Alessandro Chiaramonte
DAL BIPOLARISMO
FRAMMENTATO AL BIPOLARISMO
LIMITATO?
EVOLUZIONE DEL SISTEMA
PARTITICO ITALIANO
A. Ambrosi
A. Motta
Le elezioni del 2008: verso un nuovo
sistema partitico?
L’assetto di bipolarismo frammentato, affermatosi dalla metà degli
anni ‘90 e che ha trovato la sua massima espressione nel risultato delle
elezioni del 2006, con le elezioni del 2008 si trasformò in un assetto di
bipolarismo limitato;
 Non muta sostanzialmente la meccanica competitiva, bensì il
«formato» del sistema partitico;
 Comparsa di due «grandi» partiti –Pd e Pdl- e la notevolissima
diminuzione della frammentazione partitica a livello elettorale,
parlamentare e governativo;
 Il nuovo sistema partitico nasce in assenza di nuove regole
del gioco. Non è stato cioè intaccato quell’assetto istituzionale
che aveva assecondato il consolidamento del bipolarismo
frammentato.
I NUMERI DELLA STORIA
•
•
Il mutamento alle elezioni del 2008 si situa sia sul versante della proposta di
liste, di coalizioni, quindi, delle strategie competitive delle varie forme
politiche, sia sul versante della risposta di voto, ossia del risultato
complessivo della competizione elettorale.
Nuove denominazioni dei partiti
Nuovi simboli
2006
2008
- Le due coalizioni comprendevano 12
liste ognuna;
- I due partiti più forti contavano insieme
circa il 43% dei voti e dei seggi totali;
- 19 partiti rappresentati alla Camera;
- 11 gruppi parlamentari, con un governo
i cui ministri appartenevano a 8 diversi
partiti e che aveva una maggioranza
risicatissima al senato.
- 2 coalizioni centrodestra (Berlusconi) e
centrosinistra (Veltroni) sono costituite
rispettivamente da 2 o 3 liste;
- Liste individuali che hanno il solo obiettivo
di superare le soglie di sbarramento cosi da
essere rappresentate in parlamento;
- Pd e Pdl insieme raccolgono oltre il 70%
dei voti e il 78% dei seggi;
- Il parlamento è rappresentato da 5-6 partiti
quindi moderatamente frammentato;
-Il governo affiliato a due soli soggetti politici
e che può godere di un’ampia maggioranza
in entrambe le camere a suo favore.
Paesi
(elezione)
N° partiti al
governo
Indice
bipartitismo
(voti)
Indice
bipartitismo
(seggi)
Italia (2006)
8
43,1
42,9
Israele (2006)
4
37,1
40,0
Belgio (2007)
5
31,0
35,3
Germania
(2005)
2
69,4
73,0
Italia (2008)
2
70,6
78,3
Regno Unito
(2005)
1
67,6
85,9
Francia (2007)
2
64,3
86,5
Spagna (2008)
1
83,7
92,3
- Nelle elezioni del 2006 il sistema partitico italiano presentava un numero (alto)
effettivo di partiti e un livello (basso) di bipartitismo elettorale e parlamentare
assimilabili solo a quelli di Belgio ed Israele.
- In Italia il numero di partiti facenti parte del governo era poi di gran lunga
maggiore di ogni altro paese.
- Nelle elezioni del 2008 la frammentazione partitica si è drasticamente ridotta,
attestandosi sui valori medi delle democrazie qui considerate.
all’origine del bipolarismo frammentato
2006: Apice del bipolarismo frammentato.
Processo dovuto a diverse strategie di competizione prevalenti che hanno messo in campo
le élite partitiche e il comportamento di voto che ha caratterizzato gli elettori in risposta ad
esse.
Due fasi possono essere distinte:
- Applicazione del sistema elettorale della Legge Mattarella (quota maggioritaria di Camera e
Senato, quota proporzionale alla Camera 75%, recupero proporzionale al Senato25%) in
vigore dal 1993 al 2005;
- Applicazione del sistema elettorale della Legge Calderoli.
L’abbandono della proporzionale pura e l’introduzione del maggioritario di collegio nel 1993
hanno indotto i partiti e gli elettori a riconsiderare le rispettive logiche di comportamento.
-Circa i Partiti, le condizioni rilevanti sono la conoscenza dei reciproci rapporti di forza e la
circostanza che essi siano dotati di razionalità strumentale di breve periodo, siano cioè
orientati a massimizzare il risultato nelle elezioni correnti;
-Circa gli Elettori, occorre che siano dotati di razionalità di breve periodo e, quindi, vogliano
conseguire da subito la massima utilità del voto espresso e che abbiano la disponibilità di
informazioni attendibili sui rapporti di forza tra i contendenti.
Deve esserci un core di elettori non identificati con un partito o con un schieramento
e, dunque, liberi di fluttuare nello spazio politico e di volta in volta decisivi per la
vittoria dell’uno o dell’altro.
L’introduzione dei collegi uninominali ha «costretto» i partiti presenti a
fare i conti con la necessità di allearsi, così da incrementare le proprie
possibilità di successo che, correndo da soli, sarebbero state viceversa
pressoché nulle.
Se per alcuni cooperare significava in primis sopravvivere, per
tutti era comunque anche il modo per sperare di vincere.
Queste coalizioni hanno assecondato la logica di mutuo
interesse dei partiti a cooperare ed hanno man mano allargato i propri
confini fino a ricomprendere gran parte degli attori rilevanti.
Chi ha rinunciato a coalizzarsi ed ha invece optato per una
«corsa solitaria», lo ha fatto nel tentativo di posizionarsi come attore
pivotale ottenendo magari quel pacchetto di seggi decisivo per la
formazione di un governo.
La progressiva affermazione di un assetto bipolare si deve quindi più ai partiti che agli
elettori
Riduzione a 2 del numero di candidati competitivi
Primato dell’offerta (Di Virgilio)
Le «terze» forze politiche potenziali, inclusi singoli partiti minori, hanno infatti per lo più
goduto di un potere di ricatto nei confronti della coalizione di riferimento, perché
avrebbero potuto fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
- Per i Coalition-makers «la prima regola per vincere con questo sistema elettorale è
costruire la coalizione più estesa possibile. Meglio una grande coalizione eterogenea a
una coalizione più omogenea ma più piccola».
- Data la frammentazione, una coalizione «estesa» ed «eterogena» è buona, anzi
indispensabile, per conseguire l’obiettivo del successo elettorale e conquistare così il
governo; molto meno per governare effettivamente il paese, dovendo mediare tra tante
posizioni diverse tra loro.
Dilemma: le migliori condizioni per vincere non sono anche quelle per
governare e viceversa?
Finché i partiti agiscono in base ad una razionalità strumentale di breve periodo il
dilemma non può che avere un’unica soluzione:
Per governare è innanzitutto necessario vincere; e se vincere le elezioni è prioritario,
l’interesse è quello di mettere in campo le strategie più idonee a conseguire
quell’obiettivo
APOTEOSI del BIPOLARISMO
fRAMMENTATO elezioni 2006
Varia la legge elettorale : legge «Calderoli» del 2005, che prevede:
- coalizioni con programma e capo
- premio di maggioranza alla Camera
La formula è innovativa, ma accentua i comportamenti precedenti:
- il capo della coalizione è visto come il naturale candidato premier,
la politica si personalizza sempre più
- si ha di fatto il collegio unico nazionale, la principale posta in palio
è il premio di maggioranza alla Camera
L’ elezione è a livello nazionale e decide contestualmente il destino di
candidati, partiti e governo:
- si ha la massima spinta a creare la coalizione minima vincente,
nell’ ambito di una scelta razionale di breve periodo
- la coalizione minima vincente, in una situazione di incertezza della
vittoria, è la più ampia possibile
- non è più necessario dividersi i candidati per collegio, basta creare
il cartello nazionale più ampio possibile
elezioni 2006
- Le coalizioni sono «ampie» ed «eterogenee», adatte a vincere
meno a governare
- Il centrodestra ed il centrosinistra si allargano fino a far sparire le
«terze forze»
I partiti recitano il ruolo di protagonisti nel creare un assetto bipolare,
data la scarsa propensione degli elettori al voto strategico
Le elezioni del 2006 vengono vinte dal centrosinistra, con un margine
minimo di voti e una maggioranza risicata al Senato
Il governo che nasce (Prodi II) confermerà il trade-off tra ampiezza
della coalizione e capacità di governare
Si realizza il massimo indice di bipolarismo:
per voti 99,1% per seggi 99,8%
L’indice di bipartitismo è relativamente basso:
per voti 43,1% per seggi 42,8%
Il bipolarismo limitato
elezioni 2008
Il governo Prodi II ha una maggioranza minima al Senato ed è
composto da partiti incompatibili fra loro. Il governo cade e si va alle
elezioni anticipate nel 2008
La legge elettorale ed il quadro istituzionale rimangono identici al 2006
Poiché si prospetta una elezione con un «vincitore annunciato» cambia
lo scenario politico ad opera dei partiti:
- il centrosinistra è dato perdente nel breve periodo(immagine
indebolita dalla caduta del governo, dalla fuoriuscita dalla
coalizione della sinistra estrema e dell’ Udeur)
Per primo Veltroni cambia la strategia del suo partito, puntando ad
un obiettivo di medio termine:
- nasce il PD (DS, Margherita) come partito a «vocazione
maggioritaria», votato a essere egemone della sinistra e a poter
governare da solo, non sottoposto al ricatto delle formazioni minori
elezioni 2008
In risposta alla strategia del PD anche il centrodestra si orienta
alla creazione di un grande partito e lancia il progetto del PdL (Fi,
An)
Essendo dato come sicuro vincitore, Berlusconi può ridurre la
coalizione minima vincente ed espelle lo scomodo alleato UdC di
Casini.
Il PD sale nei sondaggi e Veltroni si allea con l’ IdV tentando la
vittoria
Le elezioni del 2008 sono vinte dal centrodestra con largo margine
Il centrosinistra di Veltroni è rimasto «in mezzo al guado», diviso
tra due diverse strategie : perde le elezioni ed il PD guadagna
meno voti del previsto
Dalle elezioni emergono comunque due «grandi» partiti, mentre gli
altri non ottengono rappresentanti (Sa, Destra-Ft) o vengono
ridimensionati (UdC)
elezioni 2008
Frammentazione, bipartitismo e bipolarismo in Italia (Camera 1994-2008)
Indice di bipartitismo
2006
2008
Voti
43,1
70,6
Seggi
42,8
78,2
Indice di bipolarismo
2006
2008
Voti
99,1
84,4
Seggi
99,8
93,8
conclusIoni
 Il mutamento del sistema partitico italiano ha avuto un percorso lineare dal
1994 al 2006, per cambiare decisamente nel 2008
 Le condizioni dello sviluppo del bipolarismo frammentato dal 1994 al 2006
sono state :
- l’iniziale destrutturazione del sistema partitico
- l’introduzione di un sistema elettorale quasi-maggioritario, prima a
livello locale e poi nazionale
- l’apprendimento da parte dei partiti delle regole del gioco e degli
incentivi del sistema elettorale, in base a una razionalità
strumentale di breve periodo
- la creazione di formazioni preelettorali inclusive, fondate su una
logica di spartizione proporzionale dei posti
- la vischiosità di coordinamento, adattamento degli elettori, meno
portati a scelte razionali di breve periodo, al voto strategico, che ha
favorito i partiti di nicchia
- l’assetto istituzionale complessivo, meno adatto ad un sistema
bipolare e più favorevole alla frammentazione partitica
conclusIoni 2
 Cosa è cambiato per le elezioni del 2008, determinando il passaggio dal
bipolarismo frammentato al bipolarismo limitato:
- non è cambiato il quadro istituzionale; non è cambiato il sistema
elettorale
- nascono due partiti PD e PdL di «grandi» dimensioni, che
impongono una chiara gerarchia nella rispettiva area d’influenza
-gli elettori hanno mostrato una preferenza per i processi di
aggregazione
- i partiti hanno assecondato queste tendenze, anche in
contrasto ai comportamenti suggeriti dalle regole elettorali
(fusioni DS-Margherita, Fi-An)
- elezioni con «vincitore annunciato» per cui
- il PD è libero da vincoli e può impostare una strategia di medio
termine
- Berlusconi lancia il progetto PdL, estromettendo l’ UdC (ma
non l’MPA), riducendo la coalizione minima vincente
- cambia il comportamento di voto :
- si manifesta maggiormente un voto strategico, un voto utile degli
elettori
- rimangono esclusi dal parlamento o sono ridimensionati gli altri
partiti (Sa, UdC, Destra-Ft)
conclusIoni 3
 La mutazione del 2008 è quindi dipesa da fattori che possono consolidarsi:
- la nascita di due grandi partiti
- una maggiore propensione degli elettori al voto strategico
e da fattori contingenti:
- asimmetria dei rapporti di forza, elezioni con un vincitore
annunciato
- strategia diversa del PD , di medio termine
 In definitiva il bipolarismo limitato potrà mantenersi se:
- i partiti attualmente in parlamento si accorderanno per alcune
riforme istituzionali, volte ad arginare la frammentazione ( partiti
piccoli, potere di veto)
- gli elettori mostreranno capacità di coordinamento strategico,
dando ai grandi partiti maggiore autonomia nella formazione delle
coalizioni
 In mancanza di queste condizioni è possibile il ritorno alla situazione
precedente, con la presenza di molti piccoli partiti e una scarsa capacità di
governo
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Robert D. Putnam La tradizione civica nelle regioni italiane con