L’ UNI e la manutenzione delle porte tagliafuoco 10.2013 Le porte classificate per resistenza al fuoco e tenuta di fumo, contrariamente a quanto per altri presidi di sicurezza in prevenzione incendi quali gli estintori, gli impianti di rivelazione di allarme, di spegnimento, di evacuazione fumi a calore, non avevano norme tecniche di riferimento per la loro manutenzione; l’UNI ha avviato un’azione per concretarle, su due piani . a) Requisiti per la qualificazione del servizio (dell’operatore manutentore), b) Requisiti per la erogazione del servizio (dell’opera dallo stesso prestata). Il punto a) viene ampiamente trattato sotto tutti gli aspetti : dalla qualificazione aziendale alla risorse umane, dalla organizzazione del lavoro alla risorse strumentali alle documentazioni, ecc., ecc.; in pratica si espone il piano della strutturazione costitutiva ed operativa che deve attuare un’azienda per arrivare a svolgere correttamente una manutenzione che, nel caso specifico, è rivolta a porte TGF, similari ed annessi. È un quadro interessante e completo, ma, a quale realtà si rivolge ? Il mondo dei manutentori del settore antincendio vede tre realtà : 1) quella 1a) degli estintori e quella 1b) degli impianti, 2) quella delle porte TGF, di Piano ed US e loro accessori, 3) quella del rimanente – illuminazione, comunicazione, segnaletica, ecc. Il campo 1a) degli estintori si svolge, praticamente, con una loro determinazione per tipologia, per numero e dislocazione; il committente acquista gli oggetti previsti da un fornitore e li dispone ove indicato ( Intervenenti nella fornitura = 1) Il campo 1b) degli impianti richiede : la stesura di un progetto con le specifiche dei componenti e delle condutture, il piano di realizzazione in opera, la installazione, i collaudi e le verifiche; generalmente il progettista dell’opera da costruzione ricorre ad un progettista specialista, spesso appartenente all’azienda che, poi, provvederà alla “fornitura in opera” dell’impianto e che curerà anche il collaudo, la verificha, ecc. (asseverazione) (Intervenenti nell’opera finita = 1 ev. 2) Il campo 2) vede : il progettista che indica le caratteristiche prestazionali e dimensionali delle chiusure, il produttore delle chiusure ed eventualmente degli accessori, un possibile rivenditore che può determinare la marca delle chiusure e quella dei loro accessori, l’esecutore delle opere che è determinante per i supporti, l’installatore che opera per questo, un asseveratore (dir. dei Lav. o di Cant. o Collaudatore) ( Intervenenti nella chiusura in opera = da 5 a 6 ) Per la manutenzione : Per 1a) è normale conseguenza che il fornitore degli estintori acquisisca il contratto per la loro manutenzione : gli Intervenenti rimangono = 1) Per la 1b) è normale conseguenza che il realizzatore dell’impianto acquisisca il contratto della sua manutenzione ( gli Intervenenti non aumentano) Recapito presso Alberto Mazza - Via Giuseppe Cesare ABBA, 15 - 00141 Roma
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Per il 2) solo in un ridotto numero di casi l’installatore acquisisce il contratto di manutenzione; normalmente interviene un ulteriore soggetto che subentra in una situazione a lui sconosciuta per precedenti. Si evidenzia una differenza sostanziale tra dispositivi che hanno un fil rouge unitario dalla progettazione alla manutenzione e dispositivi che viaggiano su uno spago costituito da anche 7 e più tratti annodati l’uno a seguito dell’altro. Si rileva un’ulteriore differenza : per 1a) ed 1b) si fa capo ad aziende strutturate in grado di gestire una filiera con personale di progettazione, costruzione, installazione, collaudi e manutenzione proprio, o per esse operante e da esse qualificato, secondo precisi protocolli e cascata di informazione; per il 2) si hanno soggetti separati e non comunicanti, molti dei quali non hanno un sistema operativo strutturato, ma limitato alle sole operazioni di competenza ed attuato da aziende minimali anche con 1 – 3 operatori. Per le aziende di 1a) ed 1b) si hanno esperienze ultradecennali e si dispone di norme, linee guida, manuali, ecc. che conducono e dettagliano le operazioni di controllo periodico, manutenzione ordinaria e manutenzione straordinaria secondo tracce precise e definite; per le aziende che operano nel campo 2) non si ha nulla di tutto ciò; la manutenzione viene demandata alla buona tecnica, alle indicazioni fornite dal produttore, alla esperienza ed alla competenza; ora le indicazioni UNI non forniscono nulla di nuovo, pratico ed operativo (salvo una indicazione che verrà poi presa in esame) in quanto : a) le indicazioni circa la qualificazione del servizio sono quanto genericamente viene previsto per una prestazione di manutenzione di un qualsivoglia manufatto e per la sua attuazione da parte di una azienda strutturata; non vanno a mirare alla specificità dell’oggetto della manutenzione (con i suoi accessori, ecc.) e non tengono conto dell’abisso tra quanto può essere attuato da una ditta di 200 addetti e quello che viene svolto da una di 2 (con un tentativo di trasferire tutti i compiti, incarichi ed operazioni dei primi ai secondi, superando il rapporto di 100 ad 1) b) le indicazioni circa l’erogazione del servizio non sono una novità, si limitano a dare delle “dritte” che già costituiscono i sussidi alla preparazione di manutentori che vengono forniti nei Corsi attuati secondo una convenzione tra la D.C.P.S.T. del Dip. dei VVF e la Associazioni che la hanno sottoscritta Il vero lavoro necessario è : 1) rendere snella e leggera l’opera dei manutentori semplificando all’essenziale le formalità, mantenendo la registrazione di tutte le operazioni svolte 2) integrare i corsi di formazione professionale e le esperienze lavorative con la formazione alla particolare opera di manutenzione di quegli specifici manufatti 3) dare al manutentore una responsabile autonomia nella determinazione della periodicità dei controlli e della frequenza degli interventi di manutenzione ordinaria in ragione delle caratteristiche delle chiusure e delle condizioni del loro impiego ed uso, con un piano di Recapito presso Alberto Mazza - Via Giuseppe Cesare ABBA, 15 - 00141 Roma
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mantenimento adeguato per singola attività e singola chiusura e che debba essere condiviso con il committente 4) definire la condizione delle chiusure nella loro integrità costitutiva e funzionale quale indispensabile base per formalizzare l’atto di inizio affidamento in manutenzione delle stesse (premettendo quindi che ci sia la prodromica operazione di adeguamento od anche sostituzione di quelle non in condizioni adeguate) 5) rendere funzionale il rapporto ed il collegamento tra la struttura del committente incaricata di gestire la sicurezza (U.P.&P., ecc.) per l’informazione e la formazione del personale e l’esercizio della sorveglianza controllata 6) portare gli attuali libretti di istruzioni a veri manuali di indicazioni per le operazioni di controllo e di manutenzione ordinaria (e consigli per quella straordinaria consentita e non accettabile) con le specifiche dei componenti ed accessori originali disponibili e compatibili 7) avere un controllo integrato sulla manutenzione, esercitato e registrato dal committente, esercitato e verbalizzato dall’Organo di controllo (CNVVF, ASL, INAIL, ecc.) il punto b) è prodigo di indicazioni anche operative e costituisce un sicuro riferimento per la attrezzatura di base, le principali operazioni di controllo e di manutenzione, presenta alcune incertezze quando da indicazioni dei pesi (sarebbe più corretto utilizzare il termine massa, dato che questa è la entità di riferimento per la misurazione di spinte, momenti, ecc.); in fase di controlli il riferimento determinante è l’intero corpo movimentato (anta ed accessori su di essa installati), su quello si devono contenere gli attriti e, quindi, le spinte; la conoscenza dell’incidenza dei singoli centri di resistenza (cardini, carrelli, massa, dispositivi di autochiusura, rifermi, ecc.) permette di indagare su quali di essi si debba accentrare l’attenzione per verificarne lo status al fine di rimuovere e ridurre gli effetti negativi. Le indicazioni fornite sono quasi un libretto di istruzioni di installazione e manutenzione di tipo generico, quasi a sostituire od integrare il documento essenziale che deve essere fornito dal produttore (vedi punto 6) precedente) con indicazioni che, traslate da altre tipologie di manutenzione, possono risultare non atte ai manufatti ai quali si fa attenzione Ad es. il punto 7.3.2 prevede un “cartellino” che, come indicato, va bene per un estintore, ma forse non è gradito sulla porta di una sala di albergo (salvo nasconderlo nelle spessore come il marchio di conformità); le indicazioni delle operazioni effettuate risulta dal registro degli interventi e dai documenti del titolare della attività e del manutentore, è importante, invece, che sulla chiusura sia applicato “in vista” un (anche elegante e quindi accettabile) “riferimento di abaco” della stessa, così che ogni segnalazione, intervento, ecc. abbia una identificazione univoca (anziché “quella porta che sta al piano secondo, vicino alla cucina, dalla parte del corridoio con la moquette verde”). Le operazioni di installazione e di manutenzione sono dinamiche e sul campo, non sono atte ad essere cristallizzate in uno schema rigido come quello di una norma ma troverebbero più atta una “linea guida”, il fil rouge che può avere l’elasticità del costante apporto di nuovi contributi e il vantaggio di un aggiornamento continuo. Recapito presso Alberto Mazza - Via Giuseppe Cesare ABBA, 15 - 00141 Roma
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Tra le varie indicazioni non è citato il “piano di mantenimento”, che è stato già in precedenza evidenziato e che è l’unico riferimento che può portare a commisurare le azioni di controllo e manutenzione ordinaria alla realtà operativa del singolo manufatto. Si è abituati a considerare la manutenzione di una autovettura in ragione della percorrenza chilometrica, ma si sa che ci sono fattori ponderali essenziali : l’impiego (ad es. con carico del solo conduttore, medio, o pieno), la percorrenza media (da quelle limitate urbane ai continui percorsi stradali od autostradali), il genere di strada percorsa (urbana, provinciale, statale, autostrada, di campagna o montagna, sterrata quindi polverosa, ecc.), il genere di guida che si tiene (da parte di uno solo da più conduttori con differenti modi di guida, da quella calma a quella aggressiva o sportiva, ecc.), eccetera, eccetera, eccetera; per una porta TGF o su una U.S. è lo stesso : si parte dal numero di cicli che può fare in un arco di tempo (in una settimana : una di cantina = 1 , una su un disimpegno di reparto = 500), si passa ai rischi di impatto (sulla prima 1 x 10‐ 2 sulla seconda, in un ospedale, anche 1 x 102), e così via considerando, le condizioni ambientali, le modalità d’uso, ecc. per arrivare ai due numeri essenziali : l’intervallo tra (la periodicità dei) i controlli e la frequenza (il programma) degli interventi di manutenzione ordinaria. Allora si potrà avere un piano di mantenimento adeguato, chiusura per chiusura, che verrà preso come base anche contrattuale, verrà tenuto sotto controllo ed eventualmente migliorato grazie alle verifiche, e potrà essere il giusto fattore di garanzia per la sicurezza pubblica e per le responsabilità dirette : dell’azienda e del manutentore. Una nota specifica in una “Appendice informativa B” vengono forniti criteri di guida per la sostituzione dei componenti od altri interventi similari; ci sono indicazioni che portano a far riferimento alle istruzioni poste dal produttore, ma ci sono alcune “licenze” che appaiono alquanto discutibili. Il prospetto B.1 indica che minuterie, componenti ed accessori sono sostituibili con altri “identici dimensionalmente e/o prestazionalmente o con prestazioni superiori, ma non specifica chi e come stabilisce la richiesta “compatibilità” dimensionale e/o prestazionale. Da un lato i produttori delle minuterie, componenti ed accessori sono pronubi di indicazioni circa la “adeguatezza ed attuabilità del loro prodotto a qualsiasi manufatto”, dall’altro ci sono produttori di manufatti che di fatto impongono l’impiego solo ed esclusivamente di loro “ricambi”, in mezzo il principio della conservazione della conformità che chiaramente afferma la “identità dei componenti e la invariabilità delle modalità di assemblaggio” (Lettera circolare Prot. 7853/3356/1 del 19 aprile 1988) Nel 2005 una Lettera ai Produttori precisò che la sostituzione in produzione di un componente od accessorio (da non marcato CE a Marcato CE) il produttore doveva dichiarare alla Autorità di verifica (omologazione) che tale sostituzione non variava la costituzione del manufatto del quale (intero) garantiva il mantenimento della conformità prestazionale (contro ripetizione della prova); se quella era la garanzia in partenza; quale equivalente garanzia può dare un Recapito presso Alberto Mazza - Via Giuseppe Cesare ABBA, 15 - 00141 Roma
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manutentore quando opera la stessa sostituzione “fuori produzione” e, magari, anche con le varianti del caso ? Il caso è evidente nei maniglioni antipanico e le serrature per la loro effettiva capacità di operare in tempo di resistenza al fuoco accertata pari a quella di classificazione della porta, ecc. E proprio di maniglioni e serrature si interessa il Caso 2 per i quali si indicano accettabili interventi di tipo intrusivo sulla chiusura; se si indica che si possono “chiudere” dei fori di viti tolte si presuppone che ci sono dei “fori nuovi per accogliere viti da mettere”, ad es. per delle “piastre da fissare”, ma effettuare un foro sul paramento in acciaio di una porta metallica è una alterazione che fa perdere la conformità (un caso esemplare si verificò a Roma quando furono avvitati sulle ante di porte metalliche dei magneti di riscontro di finecorsa con funzione di segnalazione porta aperta ai fini della security; il Funzionario del Comando Prov.le deo VVF, in sede di sopralluogo per il rilascio del C.P.I. giudicò le porte “non più conformi” e negò il documento. Riempire spazi vuoti con fibra minerale o prodotti intumescenti non ripristina l’integrità del sistema strutturato originale di resistenza al fuoco sul quale si è effettuata la prova; si hanno dei punti alterati che possono essere deboli e causa di prematuro cedimento prestazionale. Stesso discorso per i chiudiporta : se sono anche di medesime dimensioni e prestazioni ma portano a forature aggiuntive come si può dichiarare di non aver alterato la conformità originaria della chiusura ? e così per cerniere, regolatori di chiusura, ecc. Con tre ultime osservazioni : prima : le indicazioni che fornisce il Caso 2 ,rivolte essenzialmente, a porte TGF metalliche, sono già meno adatte a porte vetrate, ma su porte in legno come si può parlare di “piastre in acciaio da 1 mm a 1,5 mm” da applicare su un paramento in legno che può essere esposto al fuoco ? seconda : poiché non è stato ancora identificato un soggetto terzo privato che possa attestare il mantenimento della conformità di una porta TGF, particolarmente di una porta TGF sulla quale è stato effettuato un’opera che è di “manutenzione straordinaria”, l’unica garanzia di sicurezza di continuità di previsione prestazionale è quella che dovrebbe dare il manutentore che la ha effettuata con una sua attestazione che “l’intervento è stato effettuato senza provocare alterazione della conformità (vedi Lettera citata) costitutiva originale della chiusura interessata”; con quegli interventi il Manutentore se la può sentire di rilasciarla ? terza : aver introdotto dei “sistemi compensativi” per alcuni casi, anche se i più comuni, apre una strada pericolosa di deregulation in un settore nel quale, si è più volte evidenziato, manca il controllo rigoroso di verifica del mantenimento delle caratteristiche originali di conformità, che è l’unico baluardo della efficacia del prodotto in caso di emergenza. È evidente che il manufatto porta classificata per resistenza al fuoco è estremamente fragile contro la perdita di quel suo requisito essenziale, non pare opportuna questa strada rispetto quella di sollecitare la disponibilità di ricambi originali e compatibili e di imporre istruzioni dirette del produttore della porta e/o chiusura su ogni azione lecita effettuabile su di essa con ogni particolare e protocollo procedurale garantista. Recapito presso Alberto Mazza - Via Giuseppe Cesare ABBA, 15 - 00141 Roma
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ant . uni e porte tgf