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Domenica 22 Febbraio 2004
n. 7
il nostro
tempo
MILANO CHIESA
RIFLESSIONE
LITURGIA
DOMENICALE
«Col cuore si crede,
con la bocca si confessa»
«Siate misericordiosi
come il Padre vostro»
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene
a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro
che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra;
a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede;
e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano
a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano,
che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene
a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori
fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere,
che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori
per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene
e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli
dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate
e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura,
pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo,
perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
(Luca 6, 27-38)
N
EGLI ANNI ottanta Vittorio
Bachelet, già
presidente
dell’Azione
cattolica e alto magistrato dello Stato, veniva assassinato da un
commando delle Brigate
Rosse a Roma. Il giorno dei
funerali il figlio Giovanni così pregava: «Voglio pregare
anche per quelli che hanno
ucciso il mio papà, perchè
senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare,
sulle nostre labbra ci sia
sempre il perdono e mai la
vendetta, sempre la vita e
mai la richiesta della morte
degli altri». Molti, allora, si
meravigliarono di quelle parole di perdono. «È strana
questa meraviglia, disse
Giovanni Bachelet, il perdono è il nostro dovere, è quello che ci ha insegnato il catechismo, è quello che dice il
Vangelo. Non è una novità, è
qualcosa che ci è stato predicato, che noi abbiamo ricevuto per grazia di Dio e sono duemila anni che questo
popolo stanco, che soffre, la
Chiesa, sta cercando di testimoniare al mondo».
Non mancarono in quegli
“anni di piombo” discussioni accese su giustizia e perdono. Anzi si parlò di “perdonismo” ossia di eccessiva
disponibilità al perdono nei
confronti di persone che si
erano macchiate di terribili
delitti.
Il discorso della montagna ci avverte che il discepolo del vangelo è chiamato
ad uno stile di vita che sia imitazione dello stile di Dio.
Perciò: rispondi al male con
il bene e ama anche i tuoi
nemici. È importante cogliere la ragione di tale compor-
GIUSEPPE GRAMPA
tamento. È indicata al v. 36
che è davvero il cuore dell’intero discorso: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro». Ma
il nostro agire non si affida
solo all’imitazione dell’agire
di Dio. Questo concetto di imitazione, tanto prezioso
nella spiritualità cristiana,
basti pensare a quel testo
stupendo e decisivo per tante generazioni di cristiani
che è l’Imitazione di Cristo,
questo concetto può produrre un equivoco: come se
fosse a noi possibile con le
nostre risorse imitare la misericordia del Padre. Tale imitazione è resa possibile in
forza del suo Spirito che ci è
stato donato. È significativo
che nel Catechismo della
chiesa cattolica la terza parte dedicata appunto all’agire
morale sia intitolata: «La vita in Cristo». La morale cristiana risulterebbe un peso
insopportabile per le risorse
dell’uomo senza il dono dello Spirito di Gesù. Solo chi
ripete con Paolo: «Non sono
più io che vivo, è Cristo che
vive in me», può poi realizzare nella sua libertà qualche tratto del volto misericordioso del Padre.
Rispondere al male con il
bene, alla violenza con la
non-violenza e amore per i
nemici anche se apparentemente impotenti e deboli sono invece due comportamenti sostenuti da una forza straordinaria: la forza di
credere nell’umanità dell’uomo. Nonostante le apparenze che talora ci portano a
ritenere irrecuperabili certe
persone meritevoli appunto
d’esser ripagate con la loro
stessa moneta, lo stile non-
violento e il perdono osano
un gesto di fiducia, osano una prossimità che abbatta
l’inimicizia. Certo la giustizia deve individuare e punire i colpevoli, ma una giustizia solo vendicativa che non
abbia di mira il possibile e
certo arduo ricupero di chi
ha sbagliato è davvero una
ben povera giustizia.
Agire non-violento e perdono sono l’unica strada efficace per spezzare la spirale
della vendetta, della ritorsione. Certe faide che devastano regioni bellissime del
nostro Paese imponendo ai
figli di vendicare i genitori
in una catena inestinguibile di morti, possono trovare
fine solo nella scelta nonviolenta. La stessa guerra
che continua dopo molte
settimane di distruzioni e
morti domanda altre vie,
altre soluzioni che non siano l’annientamento puro e
semplice dell’avversario.
Il Vangelo ci propone stili di
comportamento sorprendenti e che defineremmo
volentieri “utopistici”, appunto perché sono gli stili
del Padre. Eppure senza
l’utopia della riconciliazione
e della possibile amicizia
tra gli uomini non ci resta
altra amara conclusione
che considerare l’uomo
sempre e solo come una
belva per l’altro uomo. Il
Vangelo ci sfida a rompere
questa logica perversa per
sognare e già realizzare gesti non-violenti e parole di
perdono.
Chiediamo a Colui che non
LA PAROLA
NELLA STRADA
G
ESÙ continua il suo
insegnamento per aprire alla mente e al
cuore dell’uomo gli orizzonti più veri, le strade di una
vera felicità, di una “beatitudine”, sempre inseguita e
così poco raggiunta. Questa volta è una lezione sull’amore, sulla capacità di
voler bene, sulla voglia di
intessere relazioni serene e
feconde con le persone che
circondano la nostra vita e
costruiscono con noi la nostra storia. Come sempre,
la parola di Gesù non si
perde in ragionamenti astratti ma scende nel particolare di ogni giorno, per
questo è un maestro seguito e al tempo stesso temuto e messo da parte. Non ci
si può nascondere, non si
può barare e fermarsi soltanto ad alcuni gesti, alcuni episodi più facili.
Gesù arriva addirittura a
chiedere di amare anche
chi ti fa del male, a benedire chi ti maledice, e usa una frase che troppo spesso
viene sciupata e malintesa
apposta per annullare tut-
Così l’uomo
raggiunge
la libertà
GIORGIO BASADONNA
to l’insegnamento di Gesù:
«Porgi anche l’altra guancia!». Se l’uomo di oggi dovesse realizzare alla lettera
questo richiamo di Gesù,
non potrebbe più denunciare ogni violenza avallando la regola del cedere al
più forte. Senza arrivare ad
affermazioni deliranti, Gesù propone di resistere al
male, come ha fatto lui
stesso. Quando durante il
processo il servo del Sommo Pontefice lo ha percosso, lui lo ha ricondotto al
suo vero compito che sarebbe stato quello di fargli
vedere la sua colpa.
Gesù vuole farci capire
che l’amore non è un gesto
di un momento, un episodio chiuso in un rapporto
particolare e spesso mesco-
Dal 23 febbraio sarà diffusa
in tutte le librerie cattoliche
la spiegazione del Credo
scritta dal cardinale Dionigi
Tettamanzi dal titolo «Questa
è la nostra fede!» (Centro
Ambrosiano, 176 pagine, 10
euro). L’arcivescovo lo aveva
promesso l’anno scorso nella
Veglia in Traditione Symboli
e riconfermato nel suo Percorso
pastorale diocesano
(«Mi sarete testimoni»)
consegnato a settembre scorso.
L’invito è dunque quello di far
riflettere giovani e adulti sul
“simbolo della fede” a partire
appunto dalle pagine del
cardinale. La spiegazione
prende spunto proprio dalla
celebrazione del Sabato
in Traditione Symboli, giorno
della consegna del simbolo
della fede ai catecumeni
che chiedono di ricevere
il battesimo. La professione
di fede è anche il tema che
l’arcivescovo ha scelto
per la catechesi quaresimale,
che andrà in onda la sera s
u Telenova (alle 20.45) e via
radio su Circuito Marconi (alle
21) a partire da martedì 2
marzo. Il testo-guida dal titolo
«Io credo: dialoghi sulla fede»
(In dialogo, 1 euro) sarà
in vendita dal 27 febbraio.
I gruppi di ascolto radunati
nelle case, nei locali della
parrocchia o in chiesa
potranno seguire con il sussidio
e ascoltare l’arcivescovo
rifletterà su cinque passi
del Credo apostolico.
FRANCO GIULIO BRAMBILLA
«Poiché se confesserai
con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai
con il tuo cuore che Dio lo
ha risuscitato dai morti,
sarai salvo» (Rm 10,9).
Questo stupendo testo
della Lettera ai Romani ci
suggerisce il rapporto tra
la fede “professata” e la fede “vissuta”. L’arcivescovo di Milano, il card. Tettamanzi, pubblica un
commento al Credo, una
Spiegazione del Simbolo
della fede, continuando la
gloriosa tradizione di molti pastori e teologi che
hanno spiegato ai credenti la fede. L’uomo d’oggi
porta con sé una domanda nascosta prima di aprire il libro che gli spiega
il Credo. Se la fede cristiana è l’incontro vivo e
vitale con Gesù Cristo,
perché è necessaria la
professione di fede esplicita? Non basta l’esperienza dell’incontro con il
Signore? Perché la fede
non deve essere solo vissuta, ma anche compresa
e confessata? Perché veniamo battezzati con la
professione di fede del
Credo e perché ogni domenica noi proclamiamo
la «nostra fede cattolica»?
L’apostolo Paolo lo dice
con chiarezza: con il cuore
si crede, con la bocca si
Veglia in Traditione Symboli. Nel riquadro, il libro dell’arcivescovo
confessa! Il verbo confessare (in greco: homologhein) allude a molti significati: dichiararsi d’accordo, confessare, riconoscere, essere in stretta relazione con, prendere posizione pubblica a favore di
qualche cosa e di qualcuno. È il verbo della proclamazione pubblica della fede soprattutto nell’annuncio pasquale e davanti ai
tribunali. Ed è un verbo
che la tradizione ripeterà
tante volte per esprimere
LSUSSIDI NELLE LIBRERIE CATTOLICHEL
Proposte per un cammino
quaresimale per ragazzi
Quaresima, tempo forte di
Palme e la Pasqua) un adesipreghiera e formazione. Per
vo che rappresenta l’episodio
questo, come ogni anno, gli
del vangelo proclamato.
organismi della pastorale dioPer gli adolescenti dai 14
cesana predispongono alcuai 17 anni la proposta quani sussidi e suggerimenti di iresimale è stata invece preditinerari educativi per ragazzi
sposta dal Servizio ragazzi e
e adolescenti, pubblicati daloratorio della Pastorale giola cooperativa In Dialogo e
vanile. «Amare questa vita»
disponibili presso la sede di
(72 pagine, 3,50 euro) è il tivia S. Antonio 5 e nelle libretolo dell’itinerario che settirie cattoliche.
mana per settimana propone
Un vero e proprio prose- Le pubblicazioni di “In dialogo” in preparazione alla Pasqua
alla meditazione e alla diguimento del sussidio di Avscussione del gruppo alcuni
vento per i ragazzi è la propersonaggi che per la loro
posta della Fom con «Gira la
santità (riconosciuta o meno
notizia… daxtutto» (40 pagine, 2,50 euro). Il libretto com- ufficialmente dalla Chiesa) sono presentati come esempio per
prende un itinerario di approfondimento dei brani di Vangelo chi vuole “vivere alla grande” la propria fede.
letti nelle domeniche di Quaresima con uno schema di prePer i ragazzi della stessa fascia di età è disponibile anche
ghiera, un gioco, sul tema della missione che si potrà svolge- un altro sussidio: si tratta dell’itinerario di preghiera quotire durante uno dei momenti di ritrovo in oratorio e delle carte diana proposto dalla Commissione diocesana studenti. Una
tipo “magic”, che rappresentano i personaggi della Scrittura. proposta che dovrebbe facilitare l’organizzazione di brevi
«Si racconta nel Vangelo» (32 pagine, 1,70 euro) il titolo appuntamenti di preghiera nelle scuole, direttamente prodel sussidio per la Via Crucis dei ragazzi, una mediazione mossi dagli studenti, per vivere la presenza nell’ambiente di
della tradizionale preghiera quaresimale che permetterà ai studio con una particolare attenzione alla testimonianza di fepiù giovani di venire a contatto con i misteri della vita e del- de. Il sussidio è disponibile su Internet alla pagina www.diola passione di Gesù.
cesi.milano.it/pgfom oppure può essere ritirato stampato
Indirizzato soprattutto ai bambini del catechismo di inizia- presso il Centro diocesano.
zione cristiana è invece la proposta «Missione quaresima»
Infine l’Azione cattolica dei ragazzi propone «Parole & pa(1,80 euro) che consiste in una croce in legno da consegna- role», un itinerario di preghiera quotidiana a partire dal Vanre ad ogni ragazzo, sulla quale sarà applicata, durante la par- gelo, che si rivolge ai ragazzi dai 6 ai 14 anni (48 pagine,
[p.r.]
tecipazione alla messa festiva (compresa la domenica delle 2,30 euro).
DIOCESI
lato a orgoglio ed egoismo:
l’amore è la dimensione
propria dell’uomo, tanto
più del cristiano, che conosce la propria radice divina
e vuole seguire Gesù, imitando la sua condotta e sapendo di avere in sé lo stesso amore di Dio che non fa
discriminazioni. Così l’uomo raggiunge la sua libertà, e supera vendette e
rancori, trovando e godendo una ricchezza di rapporti senza limiti, senza lasciarsi dominare da come
si comportano gli altri.
Perché anche in seno alle comunità cristiane non
pare che domini la legge
dell’amore e non si vede
apparire almeno qualche
germoglio della “Civiltà
dell’amore” invocata e proposta da Paolo VI alla fine
dell’Anno Santo? Perché
tutto sembra continuare
nella fredda e sterile sequenza di parole e di promesse mai realizzate, o
peggio di autocompiacimento, che suona beffa e
offesa per chi aspetta un
po’ di giustizia?
Il cardinale Dionigi Tettamanzi spiega il simbolo della fede
«Partirono
e il Signore,
era con loro»
SS. APOSTOLI
«Partirono e il Signore era
con loro» (Centro Ambrosiano, 63 pagine, 0,75 euro) è il sussidio predisposto
dalla diocesi per il cammino
quotidiano di preparazione
alla Pasqua. Il percorso è
semplice: breve brano di
Vangelo, commento e preghiera conclusiva. Ogni settimana poi la proposta di un
“impegno” concreto.
fraterna. Si comprende
allora la funzione della
professione di fede: essa
serva a compaginare la
Chiesa in un unico corpo,
a fare delle molte membra
un’unica comunione. Dire
la stessa fede è il modo
con cui si realizza la comunione “visibile”. Il simbolo fa il mistero della
Chiesa una, capace di testimoniare un solo Signore, un solo battesimo e una sola fede!
Per questo la fede non
deve essere solo vissuta,
ma deve essere anche
proclamata e confessata
come la «nostra fede cattolica». La fede è un atto
assolutamente personale,
è un gesto del cuore, è la
consegna della libertà a
Dio, ma esso non potrebbe proclamato se non
dentro la rete della fede
comune, della comunione
ecclesiale. Anzi molto di
più per alimentare la comunione che è la Chiesa
stessa. Il simbolo fa la
Chiesa! Per questo dobbiamo essere grati se un
Pastore della Chiesa si
mette a spiegare il Credo.
Come Basilio, Ambrogio,
Agostino e la schiera innumerevole di Pastori e
teologi che non sono mai
venuti meno al compito di
dire la fede in Gesù Signore, morto e risorto.
Con la bocca e col cuore!
ARCIVESCOVO
S. Ambrogio,
Via Crucis
il 9 aprile
La catechesi sul Credo
tenuta dall’arcivescovo
per i gruppi di ascolto è
uno degli appuntamenti
significativi della Quaresima ambrosiana, che avrà inizio domenica 29
febbraio con l’imposizione
delle ceneri durante la celebrazione eucaristica (in
Duomo sarà alle 17.30).
Le parrocchie della diocesi ogni venerdì di Quaresima faranno la Via
Crucis. Quest’anno anche il cardinal Tettamanzi parteciperà a questa
celebrazione tipicamente
quaresimale nelle dierse
zone pastorali. A Milano
la Via Crucis presieduta
dall’arcivescovo sarà venerdì 9 aprile alle 21,
presso la basilica di S.
Ambrogio.
Infine la Veglia in Traditione Symboli presieduta dal cardinale alla presenza dei giovani e dei catecumeni della diocesi si
terrà sabato 3 aprile alle
20.45 in Duomo.
Esposte 173 opere di Fabbri
Pregare con i salmi
in tempo di Quaresima
PAOLO RAPPELLINO
La copertina
del fascicolo
la professione di fede
battesimale fino ai
grandi Simboli di
Nicea e Costantinopoli.
Ecco una prima risposta alle nostre domande: bisogna proclamare la fede per
pregare e lodare insieme, per annunciare la
Pasqua anche agli altri,
per far crescere la fede
vissuta del credente. Si
crede con il cuore, si acclama e si annuncia con
la bocca. Si crede che la
vicenda di Gesù è il luogo
in cui incontriamo il dono
di Dio per noi, si confessa
che questa storia è la sorgente zampillante della vita nuova dell’uomo e della
comunità credente. E si
proclama a tutti la buona
notizia del vangelo della
pasqua di Gesù.
Nella storia della Chiesa, soprattutto nei primi
secoli, la confessione nel
Dio di Gesù è stata oggetto di forti contrasti che
l’hanno portata alla formulazione del grande
Simbolo di Nicea (a. 325)
e di Costantinopoli (a.
381), che proclamiamo ogni domenica nella messa
e che è il testo ecumenico
per eccellenza. Il suo contesto di nascita è l’esperienza cristiana, in particolare il battesimo. La
professione di fede si evolve in relazione al simbolo,
parte essenziale della liturgia battesimale. Normalmente il simbolo si
presentava in forma “interrogativa”, come nella
Traditio apostolica e come
accade fino ai nostri giorni nel battesimo. Oppure
il simbolo aveva la forma
di un testo recitato dal
candidato prima del battesimo: è la formula “dichiarativa”, di cui abbiamo un esempio nel Simbolo apostolico, composto
di dodici articoli. Questa è
di solito la forma del simbolo che viene commentata dai Padri della Chiesa e
dai teologi di ogni tempo.
Il testo che contiene la
professione di fede si
chiama il simbolo (o Credo) ed è come la tessera di
riconoscimento del cristiano. L’espressione proviene dall’uso degli antichi di avere un “segno” di
riconoscimento per gli
scambi: ad esempio una
moneta che veniva spezzata in due di modo che,
in caso di negozi commerciali, una parte veniva fatta combaciare con l’altra
per riconoscere a distanza
i due contraenti. Trasferito al linguaggio religioso,
il termine simbolo significa la tessera con cui il cristiano veniva riconosciuto
e accolto in un’altra comunità e così poteva partecipare alla stessa mensa (eucaristica) e alla vita
Una preparazione alla
Pasqua tra arte e spiritualità. Lo propone la parrocchia milanese dei Santi Apostoli e Nazaro in corso di
Porta Romana, che il 29
febbraio ha in cantiere una
prima domenica di Quaresima speciale, nella quale
sarà allestita una mostra di
173 quadri dedicati ai Salmi per accompagnare la riflessione personale dei fedeli a partire dal testo e dall’opera d’arte.
«L’idea è quella di intrecciare arte, spiritualità e pastorale», spiega il parroco
don Tarcisio Bove, «è un esperienza che avevamo già
vissuto due anni fa quando
era stata realizzata una
mostra sul tema della “Divina maternità”, in occasio-
ne dell’Avvento, attraverso
la presenza in parrocchia di
alcuni calchi di bottega rinascimentali». «Dopo le
messe d’orario», dice ancora don Bove, «che si celebrano alle 18.30 del sabato
e dalle 8.30, 10, 11.30 e
18.30 di domenica, questa
volta inviterò i parrocchiani
a visitare la mostra e a scegliersi un “personale” salmo tra quelli esposti. Ciascuno potrà orientarsi a
partire dal tema trattato nel
testo biblico o lasciandosi
attirare dal dipinto. Il quadro scelto rappresenterà il
tratto spirituale attraverso
il quale ciascuno vivrà il
tempo di Quaresima». La
domenica successiva a tutti sarà poi distribuita una
fotocopia a colori dell’opera
scelta, in modo da poterla
tenere con sé fino a Pasqua.
«È dunque chiaro che non
si tratta di una mostra d’arte, né certamente di un’iniziativa commerciale», chiarisce il sacerdote, «ma il
tentativo di aiutare i fedeli a
entrare in contatto con il
linguaggio dell’arte che parla di spiritualità. Sullo stesso filone infatti proseguiremo anche nelle settimane
successive, dapprima con
una specifica attività sui
quadri dei Salmi per i bambini del catechismo, e poi a
fine marzo, con la visita al
Museo diocesano per i genitori degli stessi ragazzi».
A fare da protagonista a
San Nazaro sarà l’opera di
Dianella Fabbri, un’artista
che in oltre vent’anni di lavoro ha trasferito sulla tela
i 150 Salmi della Bibbia traducendoli in 173 immagini
(il salmo 119, molto lungo,
Il «Salmo 34»,
opera su tela
dell’artista
Dianella Fabbri
è composto di 22 quadri, il
78 e l’89 in due ciascuno).
L’artista ha lavorato con lo
stesso spirito degli iconografi orientali, facendo cioè
nascere l’opera da un intenso clima di meditazione e
preghiera. «Ho tentato di interpretare i salmi dipingendoli secondo la mia sensibilità pittorica, rappresentandoli compatibilmente alla
mia esperienza di persona e
di credente», dice Fabbri.
«Ho pensato», prosegue, «di
suddividere i salmi secondo
i cosiddetti “tempi della vita”. Ho inteso in tal modo
facilitare la “scelta” dell’opera, perché ciascuno vi trovasse innanzitutto l’elemento fondamentale di somiglianza con la propria condizione esistenziale nella
sua complessità spirituale,
psicologica e fisica».
«La nostra è una parrocchia ricca di storia», conclude don Bove, alludendo alle
origini paleocristiane della
chiesa ed egli stesso è sensibile al linguaggio dell’arte,
«per questo mi pare importante che l’attività pastorale
favorisca l’avvicinamento
anche a questi temi».
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