N OTIZIARIO PARROCCHIALE
ANNO VI NUMERO 8 - PARROCCHIA SAN NICOLA DI MIRA - VIA MUNICIPIO, 1 - TEL. 0881/556088 - 71030 SAN MARCO LA CATOLA (FG)
1 settembre: giornata per salvaguardia del creato
Il documento dei Vescovi italiani
1. …tutto è stato creato per
mezzo di Lui…
Fin dalle prime pagine la
Scrittura parla di Dio come
Creatore, colui che per amore ha fatto ogni cosa (Gn 12). «Del Signore è la terra e
quanto contiene» (Sal 23,1)
cantano i Salmi, invitando a
contemplarne la bellezza, a
benedire il suo autore e il suo
agire provvidente (Sal 88;
103; 134; 148). Lo stesso
creato, anzi, è invitato a lasciarsi coinvolgere nella lode,
nella benedizione rivolta al
Creatore che dona la vita (Dn
3,52-90). Anche i profeti fanno spesso memoria della potenza creatrice di Dio, per
rinsaldare la fede del popolo
e per chiamarlo a conversione (Is 40,12-13; 44,24-25;
Am 4,13; 5,8-9). Essi richiamano ad un’esistenza nella
giustizia e nella fedeltà alla
Parola: solo così è possibile
vivere un rapporto con la terra, che consente una vita
buona per l’umanità e per
tutte le creature. Sono in particolare i comandamenti del
sabato, dell’anno sabbatico
e dell’anno giubilare (Lv 23,3;
25,1-17) a ricordare che l’uomo non è padrone assoluto
della terra: essa gli è data
come dono, da coltivare e
custodire in fedeltà (Gn 2,15).
Il Nuovo Testamento rilegge
tale prospettiva alla luce dell’esperienza del Signore Risorto, scoprendo in lui il mediatore dell’intera creazione:
per mezzo di Lui ogni cosa
è stata creata ed in lui tutto
trova senso e pienezza (Gv
1,1-3; Col 1,15-20; Eb 1,3).
Quello stesso Verbo che si
è fatto carne in Gesù Cristo
operava, infatti, fin dal principio, come Sapienza creatrice
del Padre.
La stessa Pasqua del Signo-
re, poi, rivela una dimensione
cosmica: è la terra stessa ad
essere coinvolta nella risurrezione, così da essere orientata, così, alla pienezza di
vita. La speranza cristiana
ha, dunque, le dimensioni
dell’intera creazione:
«aspettiamo nuovi cieli e una
terra nuova, nei quali avrà
stabile dimora la giustizia»
(2 Pt 3,13).
La Scrittura narra del creato
come del primo grande dono
di Dio, la prima radicale
espressione del suo amore
potente: un cosmo ordinato
e prezioso, capace di sostenere quella realtà misteriosa
e fragile che è la vita.
2. Il grido della terra
La stessa Scrittura, però, sa
bene che lo splendore della
creazione è anche offuscato
dal potere misterioso del male e dall’esperienza del peccato: per Paolo tutto il creato
geme e soffre, come nelle
doglie del parto (Rm 8,19ss).
Tale gemito della creazione
sembra trovare oggi un’eco
particolarmente incisiva in
quella crisi ambientale, che
ha assunto ormai una dimensione globale.
Anche il capitolo X del Compendio della Dottrina Sociale
della Chiesa Cattolica si è
ampiamente soffermato sul
degrado dell’ecosistema planetario, esaminandone i diversi aspetti (inquinamento
nelle sue diverse forme, mutamento climatico, crisi delle
risorse idriche, riduzione della
biodiversità, ecc.).
A monte di tale dinamica esso ha colto – secondo l’indicazione dell’enciclica di Giovanni Paolo II Centesimus
annus – l’incapacità di
continua a pagina 4
Dal 16 al 20 ottobre prossimo
di Don Ciro Fanelli
Un trattato tipico del prossimo Convegno ecclesiale della Chiesa Italiana, che si celebrerà a Verona
dal 16 al 20 ottobre, è che vuol
essere un Convegno di tutti, in
particolare dei laici. E’ un Convegno che, per questo motivo, è stato
preparato, a differenza degli altri
convegni, nelle comunità locali
(diocesi e parrocchie) con maggiore cura.
Lo scopo della preparazione a
questo Convegno di Verona consiste nell’aiutare a vivere un’esperienza analoga a quella dei discepoli di Emmaus: ri-scoprire la
presenza del Cristo Risorto che si
fa compagno di viaggio nella propria esistenza. Questa preparazione deve assumere una caratteristica fortemente esperienziale in
quanto intende non solo illuminare
la mente ma anche scaldare il
cuore, cioè coinvolgere la persona
nella sua interezza.
La tematica che sta al centro del
Convegno di Verona è incentrata
in sintesi su un progetto di evangelizzazione e di rievangelizzazione dell’essere cristiani oggi in Italia.
In questa prospettiva l’appuntamento di Verona è un vero tempo
di grazia per la Chiesa italiana.
Il Convegno di Verona è il quarto
convegno ecclesiale della chiesa
italiana. Esso si colloca sulla scia
dei grandi convegni che lo hanno
preceduto: Roma (1976); Loreto
(1985); Palermo (1995).
I Convegni ecclesiali in Italia sono
stati tutti un significativo servizio
offerto innanzitutto all’attuazione
del Concilio Vaticano II e un modo
assembleare per rendere operativi
gli orientamenti della Conferenza
episcopale.
Il Convegno di Verona ha più degli
altri una forte connotazione missionaria. Esso desidera rivolgersi
agli uomini e alle donne del nostro
tempo con annuncio di speranza.
Il Convegno invita, infatti, a considerare, con molto realismo e senso
pratico, la condizione umana negli
ambiti più sensibili e significativi:
la vita affettiva, il lavoro, la festa,
la fragilità, la tradizione, la cittadinanza.
Queste prospettive inducono molti
attenti osservatori a parlare di una
svolta nel processo di evangelizzazione. Questa sfida pastorale
coinvolge in maniera tutta particolare i laici.
Come icona biblica si è scelta la
Prima Lettera di san Pietro, (una
copia viene data in omaggio con
questo numero del Notiziario) un
testo biblico che spinge alla gioia
di essere cristiani e alla speranza.
Il cuore di questo Convegno è
racchiuso nel binomio Testimonianza – Speranza.
La testimonianza cristiana nasce
da una esperienza personale e
comunitaria di un evento, Gesù
Cristo, e dalla consapevolezza che
altri possono entrare in contatto
con il Signore solo attraverso la
trasmissione di questo dono posseduto.
I testimoni di Gesù Cristo, unico
salvatore del mondo, devono necessariamente essere testimoni
convergenti ed uniti nell’orizzonte
della comunione.
Infatti, è la comunità eccelsale il
grembo vitale della autentica testimonianza del Risorto.
La comunità diventa il luogo originario dove si esplica il dinamismo
della testimonianza: vedere, incontrare e comunicare il Risorto.
Non posso cioè annunciare in maniera credibile il Signore se prima
non lo “vedo” e non l'ho incontrato”
nella comunità. Il testimone è un
“narratore della speranza”: è colui
che racconta la propria personale
esperienza di fede maturata alla
luce della Parola di Dio.
2
Notiziario Parrocchiale
Se ci si mette in ascolto, anche un tramonto può insegnare tante cose
di Mary Colagrossi
Il sole sta scomparendo all’orizzonte in un
tramonto di colori che s’irradiano sulla piana
d’Assisi fino a Perugia ed oltre. In lontananza Rivotorto e, più in là, Santa Maria degli
Angeli sembrano investiti da un turbinio di
sfumature che ad ogni istante assumono
nuove e diverse gradazioni mentre, alle
mie spalle, in alto, Monte Subasio sembra
erigersi in tutta la sua maestà.
Me ne sto seduta, quasi in religioso silenzio
e penso, di fronte a questo spettacolo che,
forse, non deve essere stato poi molto
dissimile da quello quando il “Poverello”
scrisse il Cantico delle Creature: se t’immergi nel silenzio del giorno che volge al
declivio, dove gli uccelli sembrano accompagnarti nella preghiera, ti accorgi di essere,
nella tua insignificante grandezza, un tutto
uno con l’aria ed il vento, la pioggia e
l’acqua, il sole e la luna.
Mi sembra che questa, timidamente affacciandosi dietro una minacciosa nuvola,
sembra chiedere scusa di entrare anch’essa
in scena ad annunciare, con la sua presenza, che lo spettacolo sta volgendo alla fine.
Domani si partirà per far ritorno a casa!...E
mi accorgo che la piana del Fortore non è
poi tanto dissimile da quella di Assisi e che
il bosco di San Cristoforo non è molto
differente da quello di Monte Subasio.
Sarà, allora, l’atmosfera mistica d’Assisi
ad invitarmi, oggi, ad immergermi in questi
pensieri? A dirmi di fermarmi e di riflettere
un attimo?
Ad alzare la testa e a scorgere, dietro il
sole che va scomparendo, che c’è ben altro
al fango della strada e alle pozzanghere
dove ristagna l’acqua fetida dei miei rancori?
Nel mio recriminare, ad ogni sospiro, quello
che poteva essere e non è stato?
Del mio pormi al centro di un mondo inesistente ma creato secondo le mie arroganti
presunzioni?
Sarà stata la visita alla tomba di quel matto
di Dio, di tanti secoli addietro, a ricordarmi
che vivere la vita con la testa abbassata,
tutta presa dal timore di dove mettere i
piedi, dalla rincorsa alle cose che oggi sono
e domani no, ha un costo troppo alto nel
non scorgere l’infinita bellezza del creato?
…Ed il buio prende il sopravvento coprendo,
anche quest’oggi, gli umani affanni di una
vita spesa…ed una domanda improvvisa
balza alla mia mente: per cosa?
Già! Per cosa?
Il canto dei grilli, che hanno sostituito gli
uccelli nella preghiera al Signore, accompagna il ricordo della giornata appena trascorsa… ed il panico mi stringe il cuore
nell’angoscia che, tornando domani al natio
paese, la quotidiana monotonia di una vita
spesa con la testa abbassata a rimirare il
fango dello sdegno e le pozzanghere dell’orgoglio, possa riprendere il sopravvento.
Già! Perché il problema sta proprio in questo: per cosa e per chi ho speso fino ad
oggi il mio tempo?
Davvero è una semplice questione di luogo
e di paese, possibile ad Assisi e non a San
Marco la Catola e non quella di fare una
scelta fondamentale sulla quale ancorare
la propria esistenza?
Non è forse urgente costruire la propria
“casa sulla roccia”?
…E mi ritorna alla mente quella povera e
semplice tomba alla quale sembra convergere il mondo intero, il silenzio che la copre,
la semplicità dell’ornamento e quella scritta:
San Francesco 1182 – 1226.
…E mi ritornano alla mente le immagini di
quei giovani alla Porziuncola che pregando
lodavano il Signore e di quella Suora Operaia che, ballando, dava corpo all’anima di
Francesco innanzi al Crocefisso di San
Damiano mentre, nelle sue armoniose movenze, sembrava librarsi nell’aria.
Le immagini si accavallano e si confondono
nella mente mentre l’oscurità della sera,
intervallata ogni tanto da qualche lontana
folgore, sembra tutto coprire.
Tra un attimo verranno a chiamarmi per la
recita del Santo Rosario e per concludere
la giornata con la preghiera della Compieta.
Sarà questa l’ultima preghiera prima che
termini questo giorno nel quale, per un
attimo, ho assaporato la leggerissima carezza di Dio. Grazie Signore!
AVVISO
Tutti coloro che desiderano usufruire dei servizi di assistenza e segretariato
agli anziani (mensa, pranzo a domicilio, lavanderia e stiratura indumenti,
assistenza infermieristica, ecc.) forniti dalla "Domus Mariae", è pregato di
comunicarlo alla responsabile della Caritas Parrocchiale, Sorella Bozzuto
Michelina.
Il dono di una vecchia amica
di Lella Colagrossi
"...Perciò dobbiamo leggere anche opere
semplici, ma devote, (...) quel che ci deve
indurre alla lettura deve essere il puro
amore della verità".
E' strano come a volte ci capita per le
mani qualcosa all'apparenza insignificante
che poi scopriamo essere di grande valore.
Qualche giorno fa ho ricevuto un dono
inaspettato, da una vecchia amica, una
di quelle con la quale si trascorre l'infanzia,
ci si perde di vista per poi ritrovarsi un po
più "cresciute" ma, in fondo, unite ancora
dagli stessi interessi (quante recitine
scritte insieme all'epoca della scuola) e
dalle stesse passioni, una fra tante quella
per la lettura! Mi porta un libricino, piccolo,
strano e con un titolo che è tutto un programma: L'imitazione di Cristo. Sgrano
gli occhi e la guardo perplessa, ci viene
da ridere ma lei non demorde ed incalza:
"...non devi divorarlo come fai con i tuoi
libri, e neanche metterlo in mostra sugli
scaffali, portalo con te, apri una pagina
a caso; leggila...e...rifletti. Ti aiuterà nei
momenti difficili"!
La ringrazio per il gentile pensiero. Più
tardi, con calma contemplo quello starno
dono e penso: non sarà mica un sunto
dei Vangeli in miniatura? Macché è un
libretto di un autore del medio evo, tra
l'altro sconosciuto! Comincio a sbirciare
la presentazione, come è possibile che
un così antico libretto possa interessare
il cristiano di oggi, le nuove generazioni
piene di pensieri e contraddizioni; ma
voglio seguire il suo consiglio, apro una
pagina a caso (pag. 36) e leggo: "Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo
più facilmente male che bene: tale è la
nostra miseria. Quelli che vogliono essere
perfetti non credono scioccamente
all'ultimo che parla, giacché conoscono
la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facilmente a blaterare.
Grande saggezza essere non precipitosi
nell'agire e, d'altra parte, non restare
ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e
non spargere subito all'orecchio di altri
quanto abbiamo udito e creduto. Devi
preferire di farti guidare da uno migliore
di te, piuttosto che andare dietro alle tue
fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con una persona saggia e di retta
coscienza. Giacché è la vita virtuosa che
rende l'uomo saggio della saggezza di
Dio, e buon giudice in molti problemi.
Quanto più uno sarà intimamente umile
e soggetto a Dio, tanto più saggio, e
pacato in ogni cosa".
Meraviglie delle meraviglie, questo strano
libretto si rivela di un'attualità sconcertante, ha tanto da dire e ha il merito di essere
un segno per ogni cristiano "che vi può
trovare consolazione, pace e serenità in
ogni situazione".
Grazie amica mia.
3
Notiziario Parrocchiale
Con lettera inviata al Sindaco e ai Consiglieri
Ancora una guerra nelle terra culla delle religioni monoteistiche
La Redazione
di Ennio Bergantino
Pubblichiamo la lettera inviata al Sindaco e al Consiglio Comunale di San Marco
la Catola, nella quale don
Nicola Cocumazzo chiede
che non gli venga concessa
la cittadinanza onoraria (vedi Notiziario Parrocchiale
7/2006).
.........San Marco la Catola,
9/8/2006
Ill.mo Sig. Sindaco,
Sig.ri Consiglieri,
da qualche giorno ho appreso che i Responsabili delle
Associazioni Ecclesiali e
Laicali, della Pro-Loco e del
Convento dei Padri Cappuccini di San Marco la Catola, hanno chiesto che fosse conferita, alla mia
persona, la cittadinanza
onoraria.
Li ringrazio per questa iniziativa. Essa mi commuove
e m'incoraggia nel continuare a servire questa amata
comunità alla quale sento
di appartenere fin dal primo
momento della mia venuta
tra la sua buona gente.
Avendo sempre e solo compiuto il mio dovere ritengo,
però, di non avere meriti
che possono giustificare un
tale onorifico riconoscimento.Vi chiedo, pertanto, che
non si dia alcun seguito alla
richiesta di conferire, alla
mia persona, la cittadinanza
onoraria di San Marco la
Catola.
Con sentimenti di stima e
d'amicizia, Vi saluto distintamente
don Nicola Cocumazzo
La scomparsa di Giovannantonio Santalucia
La Redazione
Il 14 agosto scorso, nei primi vespri dell'Assunta, Giovannantonio Santalucia, a
soli quarantanove anni, è
tornato da Colui che, ancor
prima che il mondo fosse
creato, da sempre lo ha
amato.
Giovannantonio era un operatore pastorale della nostra
comunità parrocchiale, faceva parte della corale e
della banda parrocchiale oltre che del consiglio pastorale.
La sua morte ha lasciato
nello
sgomento la sua giovane
moglie Marianna e i suoi
figli Giuseppe e Francesco.
Tutti i cittadini di San Marco
la Catola, nel giorno delle
esequie celebrate il 16 agosto scorso e presiedute da
Padre Luigi Lavecchia,
Guardiano del Convento dei
Padri Cappuccini, si sono
stretti alla famiglia in un
commosso abbraccio.
A noi piace ricordare la sua
gioia di vivere e la serietà
che poneva in ogni suo impegno.
A Marianna, Giuseppe e
Francesco e a tutti i suoi
cari, porgiamo le più sentite
condoglianze da parte nostra e a nome di tutta la
comunità parrocchiale..........
Ancora una volta una guerra fra
Israele e Palestinesi.
Ancora una volta immagini di feriti,
di morti, di distruzioni, di sfollati. Di
chi le colpe? Quali le cause?
Certo non le cause apparenti, il
rapimento di soldati israeliani, il
lancio di missili da parte dei palestinesi. Bisogna risalire alle cause
prime che sono da ricercare secondo me nella nascita dell'odio verso
gli Ebrei, nella persecuzione contro
la minoranza ebraica e, per ultimo,
nel tentativo di sterminio completo
da parte del nazifascismo con la
cosiddetta "soluzione finale". Nel
dopoguerra proprio sulla spinta
dell'emozione suscitata dalla loro
persecuzione fu deciso di dare una
patria agli Ebrei, e fu scelta la Palestina. Soluzione apparentemente
giusta che però non teneva conto
di quella che da secoli era una zona
abitata appunto dai palestinesi. Gli
Stati arabi subito attaccarono il nuo-
vo Stato. Si doveva invece, secondo me, coinvolgere i palestinesi
nella scelta della nascita dello Stato
d’Israele, e creare uno Stato multietnico, pari diritti per tutti i cittadini.
Un altro motivo è nella mancata
cultura della pace, della tolleranza,
del dialogo. Ora è tutto più difficile.
Se tutto quanto si è speso e si
continua a spendere per le armi e
a distruggere fosse stato speso per
opere di pace, la Palestina ed Israele sarebbero paesi ricchi e con
tante sofferenze morali in meno.
Chi potrà ridare mai un sorriso ad
un bambino? Chi potrà ridare i figli
morti ai genitori?
E' mai possibile che tutto questo
continua a succedere?
E' mai possibile che ci siano ancora
persone convinte di risolvere i problemi con le armi? ...E tutto questo
in una terra che ha visto la nascita
delle tre grandi religioni monoteistiche.
4
Notiziario Parrocchiale
Tutti i giorni
alle ore 20,30
ORA MARIANA
Maria Immacolata
e Madre della
Chiesa prega per
San Marco la Catola
e la sua comunità parrocchiale
Vieni
anche tu!
Vieni con noi!
e...il mondo
vedrai
cambierà
I Fans di Maria e gli Ultrà di Gesù
ADORAZIONE
EUCARISTICA
Tutti i giorni
(escluso la domenica
e i giorni festivi)
dalle 11 alle 12
Presso la Cappellina dell’ex
casa delle Suore Apostole
del Sacro Cuore
(Via Vittorio Emanuele, 112)
Notiziario Parrocchiale
REDAZIONE
Parrocchia
San Nicola di Mira
Via Municipio, 1
E-Mail:
[email protected]
c.c.p. N° 16831711
A.B.I. 7601 - C.A.B. 15700
Tel. 0881/556088
71030 San Marco la Catola (Fg)
HANNO COLLABORATO
Don Ciro Fanelli
Mary Colagrossi
Ennio Bergantino
Lella Colagrossi
STAMPA
Grafiche Catapano Lucera
IMPAGINAZIONE
Segreteria Parrocchiale
ANNO VI
NUMERO 08/2006
riconoscere nel mondo quella originaria donazione che precede e fonda ogni azione umana.
In tale prospettiva si radicano anche un consumo di risorse e una produzione di rifiuti che
superano largamente le capacità di rinnovamento della terra, ipotecandone così la vivibilità
per le future generazioni. Ma tale realtà si
riflette fin d’ora nella nostra esperienza quotidiana: viviamo in città inquinate, in una natura
sempre più impoverita, mentre sempre più
spesso ci capita di interrogarci sulla sicurezza
di ciò che mangiamo. Per i poveri della terra,
poi, il degrado dell’ambiente è un fattore critico,
che rende insostenibili situazioni dalla vivibilità
già assai fragile: la preoccupazione per la
salvaguardia del creato si intreccia con l’esigenza della giustizia.
Non stupisce, allora, che nel gennaio 2001
Giovanni Paolo II abbia chiamato i credenti
alla “conversione ecologica” di fronte alla
minaccia di una distruzione incombente. Già
il Messaggio per la Giornata Mondiale per la
Pace del 1990, del resto, invitava a riscoprire
la relazione tra la pace con Dio creatore e
quella con il creato, in un’assunzione di
responsabilità per le future generazioni.
3. Salvaguardia del creato come impegno
ecumenico
La responsabilità per il creato è stata una
riscoperta comune delle Chiese cristiane: è
all’interno del cammino ecumenico che essa
si è imposta come esigenza determinante ed
è dal mondo ecumenico (in primo luogo dal
Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) che
nasce nel 1989 la proposta di una Giornata
per il creato.
Per l’Europa essa è stata ripresa, in particolare,
dalla II Assemblea Ecumenica Europea di
Graz (1997), che ha chiamato alla riconcilia-
zione col creato; anche nella prossima III
Assemblea Ecumenica Europea (Sibiu 2007)
il tema avrà un’importanza determinante. La
sua centralità è stata inoltre espressa nel 2001
dalla Charta Oecumenica (n. 9): c’è una comune preoccupazione dei cristiani per uno
sfruttamento dei beni della terra che avviene
«senza tener conto del loro valore intrinseco,
senza considerazione per la loro limitatezza
e senza riguardo per il bene delle generazioni
future».
Per questo la Charta indicava un impegno
comune dei cristiani «per realizzare condizioni
sostenibili di vita per l’intero creato» e per
«sviluppare ulteriormente uno stile di vita nel
quale, in contrapposizione al dominio della
logica economica e alla costrizione al consumo,
accordiamo valore a una qualità di vita responsabile e sostenibile». La sottolineatura della
dimensione formativa delle comunità cristiane
in ordine alla cura del creato si intreccia qui
con l’invito a un rinnovamento delle loro stesse
pratiche.
Nella pluralità delle tradizioni cristiane confessare Dio come il Creatore è tema condiviso,
sul quale è possibile un comune sentire e un
reciproco arricchimento.
Ecco aprirsi, dunque, un importante spazio di
dialogo e incontro tra i cristiani delle diverse
confessioni, nel quale essi porteranno le rispettive sensibilità in vista di una crescita
comune. La sottolineatura della dimensione
spirituale, la centralità della Parola, l’attenzione
per l’Eucaristia, l’impegno sul piano etico sono
dimensioni differenti, che possono arricchirsi
reciprocamente nel convocare tutti alla cura
per il creato.
Varie potranno essere le forme di espressione
di tale impegno: da una rilettura della comune
eredità biblica, a un esame delle problematiche
ecologiche del nostro tempo – su scala globale
come locale – fino alla concreta ricerca di
nuovi stili di vita personali e comunitari.
La stessa Giornata per il creato potrà vedere
iniziative in questo senso, nelle quali la ricerca
di sostenibilità ambientale sarà illuminata dalla
confessione di fede: «Credo in Dio Padre
Onnipotente, Creatore del cielo e della terra».
Roma, 20 maggio 2006
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