PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno L - N. 4 - GIUGNO 2004
Sped. in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - 45% - Filiale di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani
SPECIALE ORDINAZIONI
1994-2005: TREDICI NUOVI SACERDOTI NELLA NOSTRA DIOCESI
20 GIUGNO 2004: A PENNABILLI, IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA CATTEDRALE
È la volta di Ivan Fattori
L
a Cattedrale è l’icona della Chiesa:
Chiesa madre da cui nasciamo;
Chiesa famiglia di cui tutti siamo membri; Chiesa casa di cui ognuno è una pietra; Chiesa corpo del quale ciascuno è
cellula; Chiesa tempo di cui tutti insieme
siamo ministri; Chiesa Popolo di Dio di
cui ogni battezzato fa parte.
Il 20 giugno sarà la Festa della Cattedrale, cioè della nostra Chiesa, della nostra madre, famiglia, casa; del nostro corpo, tempo e popolo. Il Vescovo ci accoglierà; farà Eucaristia con noi; dalla cattedra ci parlerà dei nostri compiti e della
nostra vita; ci unirà come famiglia di Dio
e – in piazza – prenderà con noi il cibo
“con grazia e semplicità di cuore”.
Il corridoio della nostra Cattedrale di
Pennabilli raffigura un grande albero, con
i rami che si allungano ai lati.
Anche la Cattedrale delle anime è come un albero. Esso ha rischiato di seccarsi, perché dal 1973 al 1993 non ha visto
crescere che due rami, cioè due soli sacerdoti e, nel medesimo periodo, ne ha
visti cadere cinquanta, perché tale è il numero dei sacerdoti defunti!
Mirco Cesarini, di P. Costantino Tamagnini, di P. Gabriele Raschi, nativi della
Diocesi, insieme a P. Giovanni Mascarucci e P. Mauro Galesini originari di Fano e
di Ferrara.
Poi, ancora, la lietissima ordinazione di
Don Simone Tintoni e di Don Elder Dallos, nel 2000.
In questo anno 2004, e proprio nella
Festa della Cattedrale, l’albero diocesano
rigermoglierà con un altro nuovo Sacerdote: DON IVAN FATTORI.
E già si vedono le gemme, prossime a
diventare rami: il diaconato imminente di
Manuel Ciavatta e l’Accolitato ora conferito a Carlo Adesso, Paolo Giacomini,
Rousbell Parrado e quindi, a breve, nuovi
Sacerdoti. A questi vanno aggiunti i quattro seminaristi che restano in formazione.
Ebbene, l’albero della nostra Chiesa ha
ripreso a rinverdire. Sui vari monconi dei
rami caduti qualche germoglio rispunta e
testimonia che il suo tronco ha linfa e vita e può rifiorire e fruttificare.
Nel 1997 Don Maurizio Farneti ha
preannunciato la primavera dopo l’incredibile letargo di tredici anni. Poi, nel
1998, la stupefacente ordinazione di Don
***
Dovremmo fare la “Festa dell’ALBERO” oltre che la Festa della Cattedrale!
In un decennio (1994-2004) 9 ordinazioni
presbiterali; considerando poi il decennio
1995-2005, probabilmente arriveranno a
13 i nuovi Sacerdoti: li ricordiamo tutti
continua a pag. 2
MONTEFELTRO
come si fa con i “protagonisti”. Essi non
sono solo tredici “protagonisti” ma sono i
tredici “chiamati”, già ordinati o prossimi
all’Ordinazione: Don Maurizio Farneti,
Don Mirco Cesarini, P. Gabriele Raschi,
P. Costantino Tamagnini, P. Giovanni
Mascarucci, P. Mauro Galesini, Don Simone Tintoni, Don Elder Dallos, Don
Ivan Fattori e poi Manuel Ciavatta, Carlo
Adesso, Paolo Giacomini, Rousbell Parrado.
E già guardiamo con viva attesa, ai
dieci fratelli orientati al Diaconato permanente, dopo che, nel 1995, Graziano Bartolini aveva aperto la strada. E accomuniamo a questi novelli o prossimi Sacerdoti, ai potenziali Diaconi, i Sacerdoti venuti da lontano a rimpiazzare i “vuoti” lasciati dai cinquanta defunti: Don Wladislao Antonczik, Don Giorgio Rudzky,
Don Cristoforo Bialowas, Don Sante Celli, Don Romualdo Della Santa, Don Egel
Morilla, Don Ezio Ostolani, Don Emmanuel Murmu, Don Raymond Nkindji e i
Religiosi che svolgono il loro servizio pastorale. Se non fossimo riconoscenti al Signore, saremmo imperdonabili. Il 20 giugno dovrebbero esserci tutti i feretrani e i
sammarinesi ad urlare il loro “Deo Gratias”, là dove Mons. Sormani, nel 1583,
piantò la croce per la rinascita di questa
Diocesi; e là dove Mons. Rabitti ha gridato, nel giorno del suo arrivo, ai due semi-
2
DALLA PRIMA PAGINA
naristi Mirco e Simone: “Crescete, moltiplicatevi, riempite il Montefeltro!”.
***
Bisogna che seguiamo il coraggio e la
fede del nostro Vescovo. Egli si è speso
con tutte le forze e ha sperato contro ogni
speranza! Ci ha spinti a pregare per ottenere “operai alla Messe del Signore”; ci
ha chiesto di aiutarlo a mantenere i nostri
seminaristi; ha seguito, si può dire ogni
giorno, questi neo e futuri sacerdoti, come fossero suoi figli; non passa incontro,
od omelia, o conversazione senza che il
Vescovo vada alla vocazione sacerdotale;
sta provocando molti laici a pensare seriamente al Diaconato. Ai sacerdoti raccomanda il Laicato; ai Laici pone sempre
dinanzi il dono del Sacerdozio.
Abbiamo un Vescovo che ama visceralmente la Chiesa.
Saremmo figli irriconoscenti se non ci
lasciassimo contagiare da tale amore e
non ci impegnassimo con pari intensità.
Il Papa ci ha detto che “le vocazioni
sacerdotali sono la più eloquente verifica
della vitalità di una Chiesa”.
Per la nostra Diocesi, il 20 giugno, è
giorno di verifica.
Francesco Partisani
NONO ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE
EPISCOPALE E DELL’INGRESSO IN DIOCESI DEL
VESCOVO RABITTI
MONTEFELTRO
PERIODICO DELLA DIOCESI
DI SAN MARINO -MONTEFELTRO
NUOVA SERIE
Anno L - N. 4 - giugno-luglio 2004
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Sono trascorsi già nove anni dal giorno dell’Ordinazione Episcopale e dell’ingresso in
Diocesi del nostro Vescovo Paolo: la ricorrenza ci riporta, con la mente, a quel 24 giugno del 1995 quando il Cardinale Giacomo Biffi, nella Chiesa Cattedrale di Bologna,
consacrava Vescovo Don Paolo Rabitti.
Il giorno successivo, il nuovo Pastore di San Marino-Montefeltro, faceva il suo ingresso solenne in Diocesi accolto da una grande folla, in attesa di quel fatidico momento da
oltre trent’anni. Questi nove anni di episcopato sono stati ricchi di fatti e avvenimenti
notevoli; di cambiamenti radicali; di un lavoro pastorale incessante che non ha conosciuto sosta. Vi sono stati giorni memorabili come l’udienza papale; iniziative importanti come la Visita Pastorale iniziata nel settembre del 1999; le giornate dei giovani; le
celebrazioni per i 1.700 anni della Repubblica, le Lettere Pastorali, il Convegno Pastorale Diocesano di Valdragone, gli Animatori Pastorali e l’inizio di un cammino diaconale giunto già a buon punto. E il ritorno delle Vocazioni, culminate con nove ordinazioni sacerdotali, che saliranno a tredici entro il prossimo anno. Tutta la Diocesi è stata interessata ad importanti e radicali lavori di ristrutturazione che hanno comportato un
impegno costante e investimenti rilevanti.
Insomma, un bilancio positivo che merita il nostro ricordo riconoscente ed una rinnovata promessa di un’attenzione ancora più forte nei riguardi della nostra Chiesa. Questo
anniversario ci dà anche l’occasione per riconfermare, al Vescovo Paolo, l’affetto sincero e grande nutrito per Lui e di augurargli ancora un lungo servizio episcopale nella
nostra Chiesa.
F. P.
MONTEFELTRO
6 APRILE 2004
3
MESSA CRISMALE
MESSA CRISMALE: OMELIA DI S. E. MONS. VESCOVO
Illuminati dalla sua sapienza
partecipi della sua consacrazione
testimoni della sua salvezza
I. GESÙ CRISTO: “CRISMA”
– Gesù Cristo è “il centro, il fine, la chiave di tutta la storia umana”, anzi di tutta la rivelazione e di tutta la Chiesa (G. S. 10).
– La liturgia è la perpetua attuazione del mistero di Cristo:
* è anamnesi (= memoria reale) delle realtà da lui stesso
operate: “Gesù è venuto”;
* è erogazione continua di energia del suo Spirito, il quale
prende ciò che è di Cristo e ce lo dona: “Gesù è presente”;
* è pronostico del Regno di Dio: ciò che sarà, già è: “Gesù
viene”.
– Questa Messa Crismale, poi, è come un riassunto e una
sinfonia dell’unico nome: “Cristo”, l’UNTO di Dio, il Consacrato con l’unzione dello Spirito. Addirittura S. Ireneo afferma: “Nel nome ‘Cristo’ si sottintende colui che unse: il
Padre; colui che fu unto: Cristo; e la stessa unzione: lo Spirito Santo” (Ad Haer. III, 18, 3). L’evento dell’unzione sta
dietro, pertanto, a questa giornata degli Olii; e tale evento è
l’incarnazione di Cristo, come dice lo Ps. Atanasio: “Io, il
Logos, sono il crisma” (Pseudo Atanasio, Contro gli Ariani
IV, 36). E, dopo tale evento, interviene il sacramento che
prende, dalla figura, il segno (l’olio) e, dall’evento, il significato e l’efficacia: “Voi siete chiamati Cristi” (Cirillo di Gerusalemme, Cat. Mist. III. 1).
GESÙ, DISCEPOLO - FRATELLO - MISSIONARIO
Gesù, Figlio di Dio, divenendo uomo, si è fatto “discepolo del
Padre”. Egli “non può fare nulla da se stesso, giudica secondo
quello che ascolta [dal Padre] …; non cerca la sua volontà, ma
la volontà di colui che l’ha mandato” (Gv 5, 30).
Gesù si è fatto fratello universale verso tutti gli uomini “non
vergognandosi di chiamarli fratelli” (Ebrei 2, 11) e anzi caricò
di tale amore la propria fraternità da considerare “figli, tali suoi
fratelli” (Gv 13, 33).
Gesù si è fatto missionario, messaggero, apostolo tra gli uomini, sentendosi perennemente mandato nel mondo dal Padre
(Mc 9, 36; Gv 17, 18; Gv 6, 40; Gv. 20, 21).
NELLA LITURGIA V’È FORMAZIONE
COMUNIONE - MISSIONE
Nella liturgia è rimasto questo triplice lineamento: del discepolato, della fraternità, della missionarietà.
a) Al discepolato ci si forma imparando
Far memoria è ricordare tutto ciò che Gesù ha detto. Non c’è
liturgia senza “Parola”: e la parola è per imparare; per impratichirsi; per ricordare; per allenarsi al sentire come il maestro;
per sviluppare la capacità di giudizio; per acconsentire alla volontà e al progetto che è racchiuso nella parola stessa di Dio; in
un termine solo, la “Parola” è per regalare all’uomo il pensiero
di Cristo (1 Cor 2, 16). Questo è “Scuola dei discepoli”.
b) Nella Liturgia si celebra la fraternità
“Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti siamo un corpo solo” (1 Cor 10, 16).
Venire alla liturgia è entrare nella “unione fraterna”, cioè alla
unanimità e concordia operate dallo Spirito di Gesù; “κοινο−
νια”, viene chiamata questa “fraternità” (Atti 2, 42); e la radice di questa parola può essere resa con un termine italiano:
“combaciante”, cioè tendente alla fusione e alla unità; esprimentesi con il bacio santo dell’agape. Questa è la “Casa e la
Scuola di comunione”.
c) Nella liturgia si origina la missionarietà
È tale la sequenza descritta negli Atti degli Apostoli, riferita a
Paolo, a Mileto.
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MONTEFELTRO
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MESSA CRISMALE
MESSA CRISMALE: OMELIA DI S. E. MONS. VESCOVO
–
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“In un primo giorno della settimana (il giorno del Signore)”.
“Ci si riunì, e fu per spezzare il pane”.
“Paolo prolungò il Sermone oltre la mezzanotte.
Poi “partì”: [lo stesso verbo εξερκοµαι, che viene usato per
i Dodici: “partiti ... predicavano” (Mc 6, 12) che la gente si
convertisse”: “egressi circuibant per castella evangelizzantes” (Lc 9, 6)].
– Poi Paolo disse agli anziani di Mileto: “Non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare, istruire, scongiurando Giudei e Greci di convertirsi e di credere
nel Signore nostro Gesù Cristo (Atti 20, 7.11; 20, 20-21).
Qui si alimenta la “coscienza missionaria”.
continua
RESTARE SEMPRE DISCEPOLI
DISCEPOLI:
nei primi “Dodici”
– vi fu un tempo di ascolto e di stupore di fronte al Maestro;
– poi ricomparvero gli egoismi e le abitudini, pur rimanendo
essi con Gesù;
– poi si alternavano le diffidenze e le delusioni, nei confronti
delle sue esigenze;
– poi vinse la stanchezza e la paura e l’incapacità a capire:
troppo diverso da loro era Cristo!
Ecco lo strazio di Gesù:
II. DA GESÙ, ALLA LITURGIA, ALLA CHIESA
In questa nostra Liturgia crismale ritornano i tre “fari” che dovrebbero aver illuminato e vitalizzato il nostro “Anno Pastorale 2003-2004”: CHIESA scuola di discepoli, casa di fratelli, vivaio di missionari.
È a voi, Sacerdoti carissimi, in questo giorno in cui riaccendiamo il nostro fervore e ricordiamo e “rigeneriamo” (2 Tim 2,
14) il nostro Sacerdozio, che vorrei chiedere di rapportare a noi
stessi tali lineamenti di Cristo, della Chiesa tutta e nostri, in ragione del nostro essere e agire “persona Christi”.
* “Un’ora sola non potete vegliare con me, perché dormite?
(Mt 26, 40; Lc 22, 46).
* “Anche voi siete senza intelletto?” (Mt 15, 16).
* “Tutti i discepoli abbandonatolo, fuggirono” (Mt 26, 56).
* “Sulla cattedra di Mosé si sono seduti … dicono e non fanno
… impongono pesanti fardelli sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23, 2-4).
* “Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore
(Mc 16, 14).
Noi apostoli, prototipo dei discepoli, dobbiamo evitare che, fra noi, sia così:
Ecco le nostre promesse:
– “volete rinnovare?”
– “volete unirvi intimamente a Cristo,
spinti dall’amore di Cristo stesso?”
Ecco la preghiera sull’olio-crisma:
– “Sia la loro vita integra e pura,
– conforme alla dignità che li riveste;
– rendano testimonianza di fedeltà e di
amore generoso”.
Se gli Apostoli non sono discepoli, i discepoli non saranno mai apostoli.
Se gli Apostoli non se la prendono a cuore,
in breve la Chiesa diverrà, da campo prediletto, un deserto desolato (Ger 12, 10).
Se gli Apostoli non custodiscono il Vangelo, ai preti si sostituiranno i Maghi.
ESSERE FRATELLI E PADRI
FRATELLI:
– nei primi dodici Apostoli è stato questo
il lineamento più difficile da imparare,
da vivere e da educare.
MONTEFELTRO
5
MESSA CRISMALE
MESSA CRISMALE: OMELIA DI S. E. MONS. VESCOVO
continua
– Discutevano “tra di loro chi fosse il più grande” (Mc 9, 33).
– Pietro gli disse: “Quante volte devo perdonare mio fratello?”
(Mt 19, 22).
– “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13, 14).
– Pietro, veduto Giovanni chiese a Gesù “Signore e lui? ...”
(Gv 21, 21).
– “Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli
altri?” (Gv 9, 44).
Eppure Gesù fu chiaro e perfino perentorio al riguardo:
– “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se vi
amerete gli uni gli altri” (Gv 13, 35).
– “Padre che siano in noi una cosa sola, perché il mondo creda” (Gv 17, 21).
E San Giovanni conclude:
“Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i nostri
fratelli” (1 Gv 3, 16).
Questa sera noi canteremo o la nostra fedeltà o la nostra incoerenza: “ubi caritas et amor, Deus ibi est. Ne nos mente dividamur, caveamus; cessent iurgia maligna, cessent lites et ex corde diligamus nos sincero; simul ergo cum in unum congregamur”.
Se gli apostoli si vogliono bene, i discepoli vedono un test di
cristianesimo; se invece sono divisi, “disperguntur oves gregis”
(Mt 26, 31). In questo secondo caso, Geremia ha pronunciato
parole gravi per i pastori: “Avete disperso le mie pecore; non
ve ne siete preoccupati. Costituirò sopra di esse nuovi pastori.
Io non ho mandato tali profeti” (Ger 23, 2; 4, 21).
– Vi furono anche coloro che “rattristarono Paolo, producendo
in lui un momento di grande afflizione, angosciandogli il
cuore, tra molte lacrime; mascherandosi da apostoli di Cristo” (2 Cor 2, 5; 11, 13) o “mantenendosi, a sbafo della comunità, facendosi dire: “chi non lavora non mangi” (2 Tess
3, 10).
***
SENTIRSI E AGIRE DA MISSIONARI
E finalmente MISSIONARI
I primi dodici Apostoli – una volta perdonati da Gesù e ripresisi dal loro ignorante torpore; e soprattutto, una volta riempiti
dal fuoco dello Spirito – sono esplosi come testimoni, evangelizzatori, missionari, ambasciatori di Cristo.
– “Perché state a guardare il cielo?” (atenizontes = completamente assorbiti) “questo Gesù tornerà” (Atti 1, 10).
– “Bisogna che uno divenga insieme a noi, testimone della risurrezione di Gesù” (Atti 1, 22).
– “IBANT gaudentes” (Andarono = poreuomai = euntes = il
verbo degli apostoli: Mt 10, 6 e 7; 28, 19; Mc 9, 30) “e ogni
giorno non cessarono di insegnare e portare il lieto anunzio
che Gesù è il Cristo” (Atti 5, 41).
Già nella prima Chiesa vi furono missionari latitanti:
– “Dema per amore di questo secolo ha abbandonato” (Tim 4, 10).
– “Marco si separò da loro; non aveva voluto partecipare alla
loro opera” (Atti 13, 13; 15, 38).
– Vi fu chi rivendicava il monopolio della fedeltà a Cristo
(2 Cor 10, 7). “Costoro si raccomandano da sé, si misurano
su se stessi; mancano di intelligenza; si vantano oltre misura; si innalzano in maniera indebita; si gloriano di fatica altrui e mercanteggiano la parola di Dio” (2 Cor 2, 17).
Anche noi Sacerdoti oggi dobbiamo incrementare il nostro anelito missionario.
Siamo tentati troppo spesso di rifugiarci nella “nequizia dei
tempi” o di proclamare la “diserzione dei giovani” o di prendercela col “secolarismo imperante” e con “l’indifferentismo
religioso”; e restiamo talvolta fermi in casa, dove nessuno viene; oppure lasciamo, per motivi non apostolici, la casa stessa,
così che nessuno ci trova.
Così potremmo trovarci a mani vuote, pur mentre la nostra
morte si avvicina.
Ridiventi finalmente nostra la convinzione di S. Paolo: “Guai a
me se non evangelizzo” (1 Cor 9, 16); e ancor più la sua dedizione: “Figlioli per i quali soffro i dolori della maternità fino a
che non sia formato in voi Cristo” (Gal 4, 19).
Non ho paura di dirvi, Cari Sacerdoti – mentre vi ringrazio per
ciò che siete e per ciò che fate – che, se il nostro Presbiterio
fosse cresciuto in gradazione di discepolato, di comunione, di
missionarietà, durante questo 2003-2004, ciò sarebbe stato il
piano pastorale più alto a cui potevamo pensare.
Al riguardo io ho un poco piantato e irrigato; ma è Dio che
farà crescere, se noi tutti – Vescovo, Preti, Diaconi, Religiosi,
Religiose, Ministri istituiti, Animatori pastorali e tutti, tutti saremo collaboratori di Lui nel suo campo.
MONTEFELTRO
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DALLA DIOCESI
IN CAMMINO
CON MARIA
Domenica 16 maggio tanti acierrini
della Diocesi hanno partecipato al Convegno del “Mese degli Incontri” tenutosi
a Perticara.
La meravigliosa giornata primaverile,
l’accurata organizzazione degli animatori
e la voglia di fare festa dei ragazzi ci
hanno permesso di trascorrere una bellissima domenica insieme.
“In cammino con Maria” è stato il titolo della giornata, titolo che vogliamo diventi proprio di ogni giorno della nostra
vita. In questo mese che conclude il nostro cammino di gruppo prima del tempo
estivo i ragazzi di Azione Cattolica hanno
rivolto, con tutta la Chiesa, lo sguardo a
Maria, la nostra Mamma del Cielo.
A Lei abbiamo dedicato le nostre riflessioni negli incontri formativi di questo mese di maggio cercando, come Lei,
di dire i nostri “Sì” quotidiani, di deporre i nostri egoismi e di amare gratuitamente affidandoci ad un Dio che non delude. Dopo un primo momento di accoglienza davanti alla facciata della Chiesa
fra canti e balli insieme, abbiamo invocato Maria in corale preghiera affinché interceda per la Pace nel mondo, per tutti i
Suoi figli che vivono in situazioni di
guerra, divisione e discordia.
Ancora a Lei e a tutte le mamme terrene abbiamo rivolto il nostro pensiero
attraverso il gioco. Invitando infatti i ragazzi a “vestire i panni” delle nostre
mamme e a cimentarsi in alcune delle loro quotidiane fatiche abbiamo riscoperto
e valorizzato le attenzioni e le premure
che sempre ci rivolgono.
Nel pomeriggio poi ci siamo messi in
cammino verso la Cappella della Madonna di Piedimonte fra canti e preghiere, riconoscendoci così pellegrini bisognosi
ed al tempo stesso fiduciosi nella protezione della Madre Celeste.
Proprio qui, in uno scenario di pace e
contemplazione, nel prato adiacente la
Cappella, dopo la calorosa accoglienza
da parte del Parroco Don Pietro abbiamo
concluso la nostra giornata con la celebrazione della Santa Messa, partecipata e
sentita da tutti i ragazzi.
Ringraziamo il Signore per queste
giornate di festa insieme, spesso impegnative da organizzare, ma così efficaci e
produttive per la nostra vita, momenti
che ci fanno assaporare la bellezza
dell’essere Chiesa, la bellezza di un cammino, quello della nostra vita, verso la
casa del Padre, fatto insieme mano nella
mano con i fratelli, condividendo le difficoltà e le gioie sotto lo sguardo premuroso e custode di Maria.
A.C.R. Parrocchia di Serravalle
MONTEFELTRO
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PROFESSIONE TEMPORANEA
Suor MARIA CHIARA del Verbo fatto carne
PROFESSIONE TEMPORANEA – 27 MARZO 2004
Benedico e ringrazio il Signore, datore
di ogni bene, perché è fedele alle sue promesse e nella sua infinita misericordia
dona all’uomo la pienezza della vita.
Il 27 marzo 2004 mi ha consacrata a sé
col dono della professione temporanea dei
consigli evangelici, unendomi alla famiglia di Sorelle Povere in S. Agata Feltria e facendo della mia vita un dono di
lode per tutta la Chiesa.
Posso dire che nella mia vita il Signore
davvero è stato fedele alla sua Parola.
Mi ha chiamata in questa fraternità
perché vivendo insieme a queste sorelle
scoprissi non solo la mia identità di figlia
di Dio, ma anche la pienezza di una vita spesa per Lui . Ci ha quindi condotte insieme a questo giorno attraverso un cammino di povertà, fatto di tanti passi compiuti nella fatica e nella gioia della vita fraterna, fino a
giungere a dire questo mio piccolo e grande “sì” con la semplicità del bambino che si abbandona all’abbraccio
del Padre, da cui si riconosce infinitamente amato. Non posso non riconoscere la misericordia del Signore
nell’abbraccio di questa fraternità che mi ha accolto nella propria storia, ha accompagnato amorevolmente la
mia crescita umana e spirituale, ed ha creduto, anche nei momenti più oscuri, nella parola che attraverso la
mia vita il Signore ha voluto dire ad essa e alla Chiesa.
Ho visto con grande gioia che anche la mia famiglia d’origine, collaborando con gioia alla preparazione della
festa, ha camminato con me verso questo momento rinsaldando le radici della propria esperienza di fede.
Un abbraccio è stato anche l’accoglienza del Vescovo, che ha voluto creare un’atmosfera familiare tra i sacerdoti e gli altri presenti appartenenti a diverse realtà ecclesiali.
Anche il coro della mia parrocchia (Gesù nostra Riconciliazione di Rimini) ha “abbracciato” la celebrazione con dei canti che hanno custodito il clima di preghiera e di raccoglimento.
Tutto è stato segno dell’abbraccio del Padre misericordioso che ha voluto ricoprire la mia miseria e povertà con
l’ombra del suo Spirito perché attraverso di essa si manifesti alla Chiesa e al mondo la potenza del suo amore e
del suo perdono.
In Cristo
sr. Maria Chiara del Verbo fatto carne
MONTEFELTRO
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S. MARINO E S. LEO
MARINO E LEONE: padri nella fede
Quando Tertulliano cercò una definizione
o descrizione di Dio, scrisse: “Nemo tam
pater”: nessuno è Padre come Dio.
Era già stato Gesù a chiamare Dio “Padre”: “dicebat Deum patrem suum” (Gv
5, 18); e fu San Paolo a scrivere che è
proprio “da Dio che ogni paternità in cielo e sulla terra prende nome” (Efes 3, 15).
dei “padrini”; oppure la locuzione frequente: “voler bene come un Padre”.
Dio è la Paternità esaustiva e per eccellenza; Dio ha disseminato, nei cieli e sulla terra, dei “sacramenti” di questa paternità.
Le diverse Diocesi sorte nel mondo hanno ben chiari questi concetti:
L’uomo dunque ha bisogno del Padre,
perché al fondo della sua persona c’è un
“genoma” che è come il marchio di fabbrica del Padre: “sanguis auctor”.
– Dio Padre, culmine definitivo e scaturigine primordiale del cosmo e della
Chiesa; idea spesso raffigurata nella
stessa iconografia della Chiesa.
San Basilio Magno dice che, guardando a
Dio Padre, noi “vedremo la indicibile bellezza dell’Archetipo” (P. G. 32, 109). E,
nella nostra preghiera allo Spirito Santo,
chiediamo sempre: di “conoscere e di avere il Padre” (per Te sciamus, dá Patrem);
– Gesù Cristo “cuore della vita trinitaria
di Dio” e “cuore del mondo”, immagine visibile del Dio invisibile”.
alla “questione” dei nostri Patroni: ha dichiarato Patroni Principali sia San Leone
che San Marino; ha ribadito la natura ecclesiale del loro ministero: San Leone,
Pastore; San Marino, Diacono; li ha ritenuti, per la loro specifica missione, Fondatori di questa Chiesa, pur rimarcando la
contestuale natura “civica” dell’opera di
– Il Patrono specifico della Diocesi, quale peculiare “rifrangenza” della esuberanza della vita e della carità divina,
proiettata sulla Chiesa particolare, quale patrocinio e certificazione della paternità di Dio.
***
Il Patrono delle Diocesi spesso è il fondatore di quella Chiesa; o è un Testimone
d’una fede particolarmente vivida; o è un
Santo assunto a particolare protezione.
Nella nostra Diocesi i Patroni sono due:
Leone e Marino; sono Patroni-Fondatori;
sono testimoni divenuti protettori; sono
addirittura plasmatori della nostra civiltà.
“Beati coloro che conoscono il Padre”, diceva Tertulliano (La preghiera 2, 3).
***
Sta qui la ragione per cui tutti gli uomini
hanno sete di paternità, come diceva
S. Ignazio di Antiochia: “Io sento dentro
di me un’acqua viva che mormora e dice:
vieni al Padre” (ad Rom 7, 2). “Mostraci
il Padre e ci basta” (Gv 14, 8). Gesù ci rivela il Padre: “Io conosco il Padre (Gv 7,
29); “Viene l’ora in cui vi parlerò apertamente del Padre” (Gv 16, 25); “ho fatto
conoscere il tuo nome” (Gv 17, 26).
E, dove noi uomini rintracciamo un’orma
di paternità, abbiamo la sensazione di essere a casa.
***
Credo che abbiano le radici in questo
“anelito al Padre” l’usanza e la tradizione
delle Chiese, dei cristiani, di ricercare Patroni; oppure la consuetudine di scegliersi
La tradizione assodata dice che San Leone
era Pastore: o vescovo o presbitero. Perciò
battezzatore, evangelizzatore, celebratore
dell’Eucarestia, Padre della Chiesa.
E di San Marino viene ribadita la figura
di anacoreta, quasi costretto ad essere
“umanizzatore” del piccolo Popolo del
Titano e perciò regolatore della vita sociale; mentre, nella preghiera e nell’evangelizzazione, Egli concretizzava il compito di Diacono assegnatogli dal Vescovo
Gaudenzo e di “collega pastorale” del
Vescovo o Presbitero Leone.
Ovviamente la Diocesi feretrana ha sempre guardato a San Leone quale precipuo
Patrono, che realizzava in pienezza ciò
che San Paolo aveva dentro di sé: “Io vi
ho generato in Cristo Gesù mediante il
Vangelo” (1Cor 4, 15).
E San Marino veniva tendenzialmente rimarcato più come Fondatore del Popolo
civico della Repubblica che non Patrono
dell’intera Diocesi. Ora la Santa Sede ha
dato un definitivo tocco ed assestamento
San Marino, Fondatore di un popolo libero e indipendente.
Non li ha unificati nella festa patronale,
rispettando la secolare tradizione delle
giornate rispettive del loro “dies natalis”:
1 agosto per San Leone; 3 settembre, per
San Marino.
Ma ha unificato il loro patrocinio, così
come è stato definitivamente unificata la
Chiesa che ad Essi si riferisce e da Essi
prende nome.
***
Siamo dunque il Popolo dei Santi Leone
e Marino;
siamo Figli di questi due Padri della fede;
siamo l’Etnìa plasmata da due Santi;
siamo la Chiesa sorta dal Vangelo da Essi annunciato;
siamo i Testimoni di Patroni protesi, da
sempre, a nostra difesa.
Dobbiamo rinnovare la nostra filialità
verso Dio Padre e verso Leone e Marino
che, di tale Padre, sono stati Immagine.
L’onore che tributiamo ai nostri Patroni,
Leone e Marino, deve esprimersi primariamente nella fedeltà verso quanto Essi
ci hanno insegnato con la vita e con la
Parola. Diversamente, a poco servirebbero l’onore liturgico e il nostro definirci
“Sammarinesi-Feretrani”.
MONTEFELTRO
9
LE
A
I
C
SPE
SPECIALE ORDINAZIONI
I
N
O
I
AZ
N
I
D
OR
UN NUOVO SACERDOTE PER LA DIOCESI
DEO GRATIAS...
E CHE NON SIA FINITA!
Dal 1994 nove ordinazioni e quattro in dirittura d’arrivo
“Le misericordie del Signore non sono finite
“non si è esaurita la sua compassione;
“grande è la sua fedeltà” (Sam 3,22)
***
Ancora un nuovo Sacerdote.
Ancora un feretrano chiamato ad essere Pastore.
Ancora un nostro fratello investito dallo Spirito di Dio.
***
Ivan: uomo come gli altri
Una vita; dei sogni; un cuore capace di amare; due braccia lavoratrici per guadagnarsi il pane; amicizie coltivate e passibili
di diventare una base per una nuova famiglia; la tendenza a costruirsi una esistenza come tutti: una professione, dei figli, una
casa, un posto nella società.
Tutto regolare e normale.
Ivan: uomo “differente”
IVAN FATTORI – un battezzato della Parrocchia di Antico;
– un ragazzo di Pieve di Carpegna;
– un adolescente un po’ naif,
mezzo pizzaiolo e mezzo eremita;
– un giovane affascinato dall’eroismo
dei Santi.
Egli arriva ora ad un traguardo ben lontano dai calcoli della sua
famiglia e imprevisto dai progetti che lo ipotizzavano diversamente: sarà Sacerdote.
Una volta ancora il mistero di questa chiamata è sotto i nostri
occhi.
Un uomo interpellato da un Dio segreto e percepibile, ad un
tempo, che sta alla porta e bussa; che parla nel fondo dell’essere e che si nasconde in tanti avvenimenti e parole umane.
Una indistinta massa di uomini che ripetono il grido dell’antico
Macedone udito da S. Paolo: “Passa da noi e aiutaci”.
Una sensazione inquietante che, se la spegni, ti fa star male; se
l’assecondi ti tormenta; se la metti in dubbio ti fa sentire un codardo; se la ritieni scontata, ti rende spavaldo.
Se poi non pensi più a quella voce, erompe nel cuore un fuoco
che non puoi contenere. Se ti nascondi, Dio ti viene a stanare
nei tuoi nascondigli (Ger 23,24).
Continua a pag. 10
MONTEFELTRO
10
E così Dio ha vinto. Ivan si consegna ora ad una vita inconsueta, paradossale, al limite fra possibile e assurdo: pieno di amore
per tutti, ma espropriato di una esperienza propria di amore; del
tutto immersa nella vita degli uomini, mai afferrata completamente dagli interessi di Dio; proteso a caricarsi dei dolori e delle gioie altrui, ma piuttosto indifferente alle proprie esigenze.
Uomo di tutti, ma di nessuno, perché di Dio.
Ivan: uomo di Dio
Dio gli chiede di identificarsi in Lui.
S. Ambrogio direbbe: “Due in una sola carne; due in una sola
passione; due in una sola esistenza”.
Per questo Ivan dirà, d’ora in poi, senza incappare in una bestemmia, “questo è il mio corpo, questo è il mio sangue“. “Io ti
assolvo dai tuoi peccati”: due persone ma un umile soggetto.
Era così di Gesù: “Io faccio sempre le cose pertinenti a Dio;.
“Io e il Padre siamo una sola cosa”; “Padre non la mia ma la tua
volontà”.
Ormai gli interessi di tutti saranno quelli di Ivan; il dolore di
Dio farà lo stesso di Ivan; la dottrina, la verità, la carità, la misericordia, la pazienza di Dio saranno le medesime per Ivan.
Più Dio vivrà in Ivan, più Ivan sarà autentico.
Più Ivan si lascerà afferrare e plasmare da Dio, più sarà edificatore della Chiesa. Perché, d’ora in poi,
Ivan sarà uomo della Chiesa
La Chiesa sarà la sua sposa e la sua famiglia;
la Chiesa sarà la sua “patria”;
la Chiesa sarà la sua missione;
la Chiesa sarà il suo Amore, anzi la sua passione;
la Chiesa sarà la sua vita.
Ivan, come tutti i sacerdoti, si sentirà un abisso di piccolezza e
di miseria subissato da conflitti e da forze smisuratamente più
grandi di Lui.
SPECIALE ORDINAZIONI
Eppure questa è la regola di Dio: a me che sono il più piccolo
è stata elargita la grazia di annunciare a tutti il mistero della
morte di Dio”. (Efes 3,8-9)
***
– Il nostro grazie a Dio che ha “stanato” Ivan dal Montefeltro
per farne un Sacerdote della Chiesa.
– Il nostro affetto alla famiglia che – investita anch’essa di tanta grazia – ha assecondato con semplicità e adesione la chiamata di Dio al loro caro.
– La nostra gioia nel constatare la perdurante fecondità della
nostra Diocesi che pare riprendersi da una paurosa sterilità
vocazionale che la stava portando alla desertificazione.
– La nostra gratitudine ad Ivan che ha saputo discernere la voce di Dio e si abbandona ora all’amore di Dio e alla dedizione per la nostra Chiesa.
***
E (se per caso queste righe andranno in mano a qualche giovane) alcune domande a bruciapelo:
– Forse consideri Ivan un uomo triste e quasi sciupato? Guarda: è più sereno e più motivato di tutti.
– Forse ritieni superata o irrilevante la missione di Ivan? Vedi
cosa fanno gli uomini senza Dio; guarda cosa succede
nell’uomo, scardinato dalla legge di Dio!
– Forse consideri Ivan un ingenuo o un illuso: ma non sai che
Iddio, più che rimanere una cellula vitale, ha ancora speranza
di salvare l’uomo? E Ivan è testimone di questa speranza.
Dunque, caro giovane “ipotetico” che leggerai queste righe, lascia che ti chieda: “perché non scruti dentro a te stesso? Può essere che anche per te vi sia un Dio che “sta alla porta e bussa”.
E a te, o mia Diocesi, lascia che ti chieda: “Si prega e si lavora
perché non manchino i sacerdoti?”.
MONTEFELTRO
11
SPECIALE ORDINAZIONI
NATO, VISSUTO, EDUCATO IN QUESTA CHIESA
E ORA SACERDOTE PER QUESTA CHIESA
di Ivan Fattori
Chi sono io?
Trascorsi 33 anni dalla mia nascita arriverà presto la radiosa alba, o meglio, lo splendido tramonto del prossimo 20 giugno, ultimo giorno di primavera.
Saremo là, nella città di Pennabilli a celebrare come tutte le domeniche la Messa e in quella Messa anche un altro dei sette Sacramenti: l’Ordine Sacro.
Un luogo ed un’ora.
Nel mondo ci sono molte case, molti comuni, regioni, nazioni,
continenti; ci sono molti secondi, minuti, ore, settimane, anni ma
spesso, noi ci ostiniamo ad usare, riguardo a delle vicende che ci
capitano, la parola “per caso” o “destino”, come se fosse solo per
pura combinazione o fatalità se ci troviamo in un dato luogo, in
un dato momento. Forse la nostra vita è un insieme di imprevisti: tutto
qui? Nient’altro che questo?
Nel IV secolo San Marino e San Leone vennero dalla Dalmazia a Rimini
come operai sconosciuti e in questo
entroterra diedero vita ad una Chiesa
e ad una Repubblica, che esistono tuttora. Fu per caso?
Nel 1213, l’8 maggio, San Francesco
venne a San Leo e lì, il Conte Cattani
di Chiusi, gli fece dono del monte
della Verna sul quale ricevette le
Stimmate. Fu per caso?
Il 13 maggio 1917 i pastorelli Lucia,
Giacinta e Francesco andarono a pascolare il loro gregge in un luogo
chiamato Cova d’Iria, lì ebbero l’apparizione della Madonna. Fu
per caso?
Se mai, nei disegni della Provvidenza divina, Signora del tempo
e della storia, ci sono degli accadimenti da attribuire al destino,
allora sì.
Non io ho scelto di venire al mondo nel Montefeltro, non io ho
scelto di nascere l’11 gennaio 1971, non mi sono scelto neppure
i genitori come loro non hanno scelto me. Ci siamo trovati fianco a fianco, come si trovano fianco a fianco le spighe di grano
nate nello stesso campo o le gocce di pioggia che scendono dal
cielo.
Quando fui battezzato, il 14 febbraio dello stesso anno da Don
Eligio Gosti ad Antico, non ero consapevole di cosa significasse
diventare cristiani ed altri hanno scelto per me. E in tutto l’arco
di tempo che va dal giorno della nascita al giorno della morte di
quanti e quanti luoghi e persone sarà intrecciata la mia vita, come la vita di tutti: Antico, Monastero (il luogo della mia prima
Comunione e Cresima), Cavoleto e Ponte Doccia (dove ho vissuto per più anni), Carpegna con la sua Pieve, Rimini, Bologna… Le persone: i nonni, mio fratello Loris (anche se nessuno
crede che siamo fratelli), sua moglie e i miei nipoti, gli amici, i
sacerdoti ai quali ho confessato i miei peccati e dai quali ho ri-
cevuto il perdono e la Comunione e ancora… volti, cuori, mani
e strade che si sono intrecciati misteriosamente con i miei passi.
A tutti un grande grazie, perché tutti hanno influito, in qualche
maniera, sulla mia storia.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, dice Gesù. Dio ha
scelto. Ha scelto di chinarsi sulla terra e di incarnarsi. Ha scelto
sua Madre, il suo capolavoro. Ha scelto i Dodici, troppo diversi
tra loro eppure tutti Apostoli. Ha scelto Disma, il buon ladrone
alla fine della sua vita. Ha scelto Paolo persecutore dei cristiani e
Stefano perseguitato. Ha scelto Marino e Leone per portare il suo
Vangelo in mezzo a noi sammarinesi e feretrani. Ha scelto i miei
antenati nella fede. Ha scelto i miei nonni, i miei genitori per trasmettermi la vita. Ha scelto Don Eligio per darmi il battesimo e
ha scelto il Vescovo Paolo che mi ordinerà sacerdote. Anch’io
mi son sentito scelto dal medesimo
Dio quando, percorrendo il fiume
Mutino, vedevo la bellezza della natura e respiravo l’Origine delle cose;
quando andando per i campi delle nostre valli la mia mente ed il mio cuore salivano fino al Cielo. Lo Spirito di
Dio mi ha fatto sentire la sua voce
quando alle Scuole Medie, per caso,
ebbi fra le mani due preziosissimi libri: il “Vangelo” e gli “Atti dei Martiri” e quando intesi di Santa Veronica Giuliani, di quel suo ardore
nell’amare il Signore e quando seppi
degli avvenimenti di Fatima del 1917.
Fu l’inizio di un rapporto con Dio
contraddistinto da un sentimento di
grandissima amicizia con Lui. Lo
Spirito Santo ha scelto il giardino in cui collocarmi: “San Marino-Montefeltro” e la sua gente.
Gesù ha scelto me ed io voglio scegliere Lui quale unico Maestro
di vita e unico Uomo che può dare liete notizie ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri, consolare e allietare tutti gli afflitti e dare loro un canto di lode invece di un cuore mesto.
Ho rinunciato e rinuncio al diavolo che sotto le spoglie di certi
personaggi dello spettacolo, della televisione, dello sport, della
musica, dell’economia propone la sequela dell’effimero, la cui
esistenza è un ballo in maschera. Sorridenti fuori, disperati dentro. Sono morti che camminano, disse Madre Teresa di Calcutta.
Chi sono io? Una creatura che esiste nel limite, ma creata a Sua
immagine e somiglianza ed orientata a Dio come i fiumi all’immensità del mare.
———————
P.S. Vorrei raggiungervi tutti personalmente ed in particolare le
comunità che mi hanno conosciuto di Antico-Maiolo, Piandimeleto-Cavoleto, Carpegna-Pieve ed ultimamente Novafeltria per
dirvi: accompagnatemi con la vostra preghiera e la vostra presenza a Pennabilli il 20 giugno, alle ore 18.
Vi aspetto, Ivan
MONTEFELTRO
12
SPECIALE ORDINAZIONI
N
on ricordo se quel giorno brillasse il sole o sussurrasse il vento su quella
unghiata sassosa che fa da balcone al bel castello di Antico. Certo è che fu
un giorno di gioia per me e per i tuoi genitori e padrini, amministrarti il battesimo, caro Ivan. Di certo so che ti ho messo il pizzico di sale giusto sulle labbruzze a bocciuolo visto la sapienza che hai acquisito con lo studio e l’esperienza. Ma non avrei immaginato che la macchia oleosa e profumata del Santo
Crisma sul petto sarebbe dilagata fino a invaderti il palmo delle mani nel giorno della tua consacrazione sacerdotale per liturgia gioiosa che il Vescovo Paolo
compirà per te.
Noi sacerdoti anziani abbiamo forse perduto quella introspezione profonda che
faceva intuire ai Santi la vocazione nei fanciulli incontrati.
Come il vecchio monaco di passaggio per Scitopoli che, ospitato in una casa,
vide un fanciullo decenne e gli profetizzò una lunga vita monastica: quel Bambino fu il grande Cirillo.
Il
Presbiterio
diocesano
vi attende
PER IVAN,
CARLO,
PAOLO ROUSBELL
O San Francesco, che alla mamma che gli proponeva il figlio per una benedizione esclamò: o Bonaventura. E fu il grande Vescovo e Dottore San Bonaventura. O San Giovanni Bosco che al fanciulletto che gli chiedeva una medaglia
propose lo scambio: dammi la metà della tua mano. E fu il Beato Michele Rua,
suo segretario e successore. Anch’io ho un ricordo al proposito: decenne sulla
scalinata di San Pietro per la beatificazione di Don Bosco fui avvicinato da un
sacerdote, di cui ricordo ancora il nome, Don Mario Acquistapace, che partiva
per la Cina, credo, e che mi disse: “Ti aspetto là”. Purtroppo anziché per la Cina sono rimasto, per ragioni di salute, in Patagonia. Ma in fondo all’anima ancora mi rode la nostalgia di quella missione lontana.
Il versetto biblico che sempre mi commuove ad Ain Karen è la profezia di Zaccaria sul piccolo Battista: “E tu, Bambino, sarai profeta dell’Altissimo”. Quando si incontra un fanciullo o si pianta un albero non si deve guardare alla dimensione del presente ma allo sviluppo del futuro. Anche tu, Ivan-Giovanni, sarai profeta del Signore. Con questo augurio ti salutano e ti attendono tutti i presbiteri della Diocesi.
La maggior parte dei quali, oltre a Zaccaria, si sentono anche Simeone l’Anziano, che tra i tanti bambini portati al tempio, seppe riconoscere il Salvatore. La
maggior parte di noi volge al tramonto e davanti allo spettro della notte si rallegra per quella scia di luce che preannuncia l’alba di un nuovo giorno.
Il numero giubilare del “MONTEFELTRO” uscito in veste festiva oltre a bei ricordi, porta lunghi elenchi di sacerdoti che formano un interminabile necrologio
e le foto spingono alla malinconia perché la maggior parte non è più. Si dovrebbe stampare una lunga fila di nastrini neri o di croci a lutto. Ma se per la
nascita di un maschietto si appende un nastro azzurro per annunziare un cielo
nuovo e per una femminuccia quello rosa per promettere dolci speranze e sogni
d’amore, quando nasce un nuovo prete si deve appendere alla porta della sua
casa un fiocco rosso a indicare la fiamma dello Spirito Santo che l’investe, e il
rosso del sangue che dovrà versare se non fisicamente, di sicuro nelle agonie
dello spirito. Mi risuona la parola di Mamma Margherita al figlio don Bosco la
sera della sua consacrazione: “Ricordati che incominciare a dir Messa, vuol dire incominciare a soffrire. Ma tu sei pronto, sei allenato a lavorare, a resistere,
a combattere. Auguri”.
Nel regalarmi la vita di Cristo del Ricciotti, il compianto Mons. Donato Bianchi, mi scriveva questa dedica: “Da oggi sarai una copia di Gesù, ti auguro di
fargli fare una bella figura”. In più di 50 anni di sacerdozio la mia fotocopiatrice dell’Ordine Sacro, ha sfornato migliaia di immagini del volto di Gesù ma,
MONTEFELTRO
13
SPECIALE ORDINAZIONI
dell’Ascensione vorrei additarti la meta
ultima della mia e della tua esistenza: il
Cielo. Il favore che vorrei da te, quando
sentirai della mia morte, che mi dica subito le 30 Messe Gregoriane. Non temere, ti lascerò un libretto per questo. Anche la testimonianza di un fraticello
morto all’infermeria della Flagellazione
pochi mesi fa, racconta delle sue paure
notturne mentre il diavolo andava a tormentarlo fin quando sentì una mano che
lo accarezzava, quella della Madonna
che gli diceva: “Non temere, non ti tormenterà più”. Poi una notte vide una colomba che gli disse: “Sono tua madre e
sono in Paradiso per le Messe Gregoriane che mi hai fatto celebrare”. Me lo
prometti, Ivan?
ahimè, pochissime sono lucide e perfette, le più sono sfocate, macchiate, velate. La mia incoscienza continua ancora a fotocopiare, perché sa che Gesù è un correttore
magnifico con la sua infinita misericordia e Maria e Giuseppe rivedono, ripuliscono, rendono accettabili le mie
immagini. Auguro invece a te, che una volta avviata la
stampa e messo a fuoco ogni meccanismo, possa dare al
mondo icone perfette di Cristo e della sua Chiesa.
Al momento della tua ordinazione molti sacerdoti a nome
di tutti imporranno sul tuo capo le mani per dire la loro
gioia di accoglierti tra loro, ma anche per trasmetterti tutta la loro esperienza, le loro speranze. Il Vescovo poi dalla cornucopia dello Spirito Santo rovescerà su di te un
torrente di doni infuocati.
Tutti siamo consapevoli che viviamo un tempo di passione e siamo chiusi nel piccolo cenacolo delle nostre paure.
Ma siamo in attesa anche della grande Pentecoste che
pioverà dall’alto e inonderà il mondo intero.
Caro Ivan, ti faccio un regalo e te ne
chiedo uno. Il mio dono per il tuo grande giorno è l’offerta di un pellegrinaggio
in Terra Santa con me, appena sarà possibile. Vorrei condurti in riva al Giordano per dirti che le gocce d’acqua versate
sul tuo capo nel lontano battesimo, sono
nulla di fronte al grande fiume che deve
dissetare tutte le genti. Vorrei sostare con
te nel Santo Cenacolo, per sentire insieme quelle parole calde d’amore: “Ho desiderato con un desiderio smisurato celebrare questa pasqua con te”. Al Gethsemani vorrei farti baciare quella roccia
che bevve il sangue e il sudore della più
grande agonia del mondo. Ma sul Monte
***
Ma il 20 giugno, Festa della Cattedrale, non sarà solo il
gran giorno di Ivan che raggiunge il più alto gradino della scala sacerdotale (anche se c’è ancora l’episcopato),
ma tende la mano a tre suoi amici che spinti dal Vescovo,
mettono il piede sul primo gradino. Infatti Carlo Adesso,
Paolo Giacomini, Rousbell Parrado riceveranno l’accolitato. Il diuturno sforzo del Vescovo per le vocazioni e il
sostegno di molti sacerdoti, fa sì che la nostra Diocesi
non perda le speranze per il domani. Anche se la vigna si
dilata e il numero degli operai si restringe, bastano pochi
germogli per garantire il domani. Il cuore, la mente, la
fantasia di tutto il presbiterio si dilateranno il 20 giungo
quando le messi sui campi e sulle colline del Montefeltro
biondeggeranno nell’attesa del raccolto. Auguri, benedizione e grazia a tutti.
Ego
MONTEFELTRO
18
SPECIALE ORDINAZIONI
I NOSTRI ANNI DI FORMAZIONE
Mi chiamo
Carlo Giuseppe Adesso e sono nato 27 anni fa in una
bella città della Puglia di nome Barletta. In famiglia ho compiuto gli studi di base. Dopo il conseguimento della maturità classica (luglio 1995) ho intrapeso un’esperienza di
discernimento vocazionale presso un centro giovanile diretto dai Padri Rogazionisti in
Assisi.
Alla fine di tale esperienza (giugno 1996) ho deciso di proseguire il mio itinerario formativo in questa Congregazione il cui carisma è la preghiera per le vocazioni unita al
servizio in favore dei “minori a rischio” (quelli che un tempo si chiamavano ORFANI).
Ho trascorso 8 anni in diverse città d’Italia: Assisi, Morlupo, Messina (città in cui ho
emesso la Professione dei voti religiosi), Grottaferrata, Desenzano del Garda, San Cesareo: ho prestato il mio servizio in diversi Istituti, conoscendo tanti ragazzi e tante storie, le più diverse... In questi anni ho anche intrapreso gli studi filosofico-teologici presso la Pontificia Università Lateranense in Roma.
Lì nel giugno del 1999 ho conseguito il baccellierato in filosofia approdando così al
triennio teologico. Nel febbraio 2001 sono stato istituito Lettore. Col passare degli anni, però, il Signore mi ha fatto capire che la mia strada era leggermente diversa.
Mi sono fidato di Lui e dei miei Superiori. E in questa fase della mia vita, tramite Don
Wlady (Parroco di Fratte di Sassofeltrio) ho incontrato Mons. Paolo Rabitti. Quell’incontro – avvenuto nel luglio 2003 – è stato determinante, a tal punto che oggi sono un
figlio della Chiesa di San Marino-Montefeltro e ne sono felice.
Nel settembre 2003 sono entrato nel Seminario di Bologna come Seminarista all’ultimo
anno di teologia. L’inserimento in Seminario è stato molto facilitato dal clima di calda
umanità che ho respirato intorno a me da parte degli educatori, del padre spirituale, del
preside della Facoltà teologica e degli insegnanti.
L’accoglienza da parte dei miei amici seminaristi poi è stata, a dir poco, encomiabile.
Inoltre dall’ottobre 2003 presto un servizio di pastorale (nel fine settimana) presso la
Comunità di Mercatino Conca.
L’accoglienza del parroco Don Marino e della gente di Mercatino è stata molto amichevole: questo ha facilitato moltissimo un mio inserimento nella realtà diocesana per
la quale mi impegno con la preghiera e con uno studio serio ed accurato. A fine giugno
terminerò gli studi teologici... questo è il mio principale obiettivo! Al resto penserà Dio
tramite il nostro Vescovo.
Carlo G. Adesso
MONTEFELTRO
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SPECIALE ORDINAZIONI
I NOSTRI ANNI DI FORMAZIONE
Prima di parlare di questo grande dono del ministero dell’Accolitato in vista del Sacerdozio, mi voglio presentare: mi chiamo
Rousbell Parrado, sono nato il
29 settembre 1975 nella cittadina di Calvario Meta in Colombia.
Ho frequentato le scuole medie e superiori nella mia cittadina. Sotto invito della Congregazione Clericale Missionari della Fede sono giunto in Italia il 7 novembre 1997,
dove ho continuato la mia formazione.
Nel frattempo, in piena libertà, mi sono messo in contatto con S. E. Mons. Paolo Rabitti, che paternamente, mi ha aperto le porte della Diocesi, affidandomi alla Parrocchia
Santa Maria Assunta di Secchiano, sotto la guida di Don Sante Celli, per il sesto anno
di teologia.
Fin dalla mia tenera età, la mia famiglia mi ha insegnato a mettere al centro di tutte le
iniziative di preghiera l’Eucaristia. Questo Sacramento dell’Altare ha rivestito per me
un valore decisivo per la nascita della mia vocazione e la mia perseveranza.
Dal sacrificio redentore di Cristo si può attingere la forza per dedicarsi totalmente
all’annuncio del Vangelo.
Sono consapevole che Gesù non mi ha chiamato a “cambiare il mondo”, però mi ha
chiamato a dare una buona testimonianza.
Ecco perché approfitto del momento per chiedere a voi, cari amici, di aiutarmi con le
vostre preghiere, in questo mio cammino verso il sacerdozio; perché, come voi ben sapete, non è un cammino facile, se lo guardiamo umanamente.
Però, guardando a Gesù Eucaristia, Gesù Sacramento, possiamo dire con San Pietro
“Signore, è bello per noi restare qui”.
L’Eucarestia ci dice l’amore di Dio e ci spinge a dare la vita per la salvezza degli uomini.
Rousbell Parrado
MONTEFELTRO
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SPECIALE ORDINAZIONI
I NOSTRI ANNI DI FORMAZIONE
Carissimi, mi chiamo
Paolo Giacomini
ed è con gioia e riconoscenza
per i doni che Dio mi ha dato, che attendo il giorno in cui diventerò accolito, in vista
del presbiterato.
Vorrei anzitutto farvi partecipi a grandi linee del mio cammino spirituale e di fede che
ho maturato in questi ultimi anni, e lo vorrei fare, forse in maniera un po’ singolare,
trascrivendo una preghiera tratta da una raccolta di pensieri di Thomas Merton, che mi
ha colpito per i molti punti in comune che ha con la mia vicenda personale:
«Mio Dio, francamente non comprendo i tuoi modi di fare con me. Mi riempi di desideri coltivando e realizzando i quali ci sono persone che sono state canonizzate. Poi mi
dici di non realizzarli e me lo dici in modo tale che sembra che sarebbe un peccato se
io li realizzassi. Poi fai crescere i desideri sempre più finché consumano le fondamenta
stesse della mia vita.
Mi hai mostrato montagne piene di pace, le celle silenziose dove i tuoi solitari dimorano nascosti nel segreto del tuo volto, dimenticati da tutti, vivendo in te soltanto, senza
parole, sepolti nell’oscurità della fede, non persi in arti inutili, o nella confusione degli
affari; le loro vite non ingombre delle pulsioni e delle preoccupazioni sterili di coloro
che ti cercano ancora nel fumo delle loro proprie opere, o della loro propria attività. Tu
mi hai detto: “Questa è la parte migliore, loro l’hanno scelta, e non sarà loro tolta”. Ma
se cerco di sceglierla anch’io, Tu me la porti via e dici: “Vai qui, vai là; fa questo, e fai
quello. Non essere mai solo. Abbi la mente piena di preoccupazioni e il cuore impigliato nelle cose temporali”.
Può essere che Tu voglia queste cose?».
A queste domande non so bene rispondere; ma credo che c’è maggior conforto nella
sostanza del silenzio che nella risposta a una domanda. L’eternità è nel presente. L’eternità è nel palmo della mano. L’eternità è nel nostro cuore.
Ora, l’Eucaristia, di cui a breve sarò ministro straordinario, mi chiama a rivolgere lo
sguardo non solo verso l’alto, ma anche al presente e in avanti. Non mi chiede di fuggire dallo spazio e dal tempo, ma di credere che grazie all’economia della santa Trinità
che è stata realizzata nella persona e nell’opera di Cristo, lo spazio e il tempo sono capaci di accogliere la trasfigurazione; e che il regno di Dio non è qualcosa che rimpiazza la creazione materiale, ma piuttosto la trasfigurerà, purificandola da quegli elementi
che portano corruzione e morte.
Così ringrazio il Signore che, nonostante ne sia indegno, mi vuol fare ministro di questa sorgente inesauribile di vita eterna.
Paolo Giacomini
MONTEFELTRO
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SPECIALE ORDINAZIONI
L’ordinazione presbiterale di D. Ivan Fattori il 20 giugno 2004 nella Cattedrale di Pennabilli ci offre l’occasione per interrogarci sulle ragioni di una
così grande gioia di tutta la Diocesi di fronte all’annuncio dell’evento da
parte del nostro Vescovo. È quindi un tentativo di ricuperare la vera identità
ed il compito qualificante di un presbitero, ma anche di avere maggior consapevolezza che, se ogni vocazione sacerdotale è prima di tutto iniziativa di
Dio che chiama liberamente a suo servizio, essa è tuttavia anche frutto delle nostre preghiere, del nostro sostegno, della nostra disponibilità a collaborare con Dio. Allora, ci chiediamo, chi è il presbitero e quale è la sua funzione nella comunità cristiana?
La risposta la cerchiamo girando la duplice domanda proprio agli stessi testi del Rituale dell’ordinazione, il libro liturgico che rappresenta la fonte ufficiale della Chiesa.
IL
PRESBITERO
SECONDO
L’ATTUALE
RITO
DELLA
ORDINAZIONE
Identità “divina”…
La preghiera d’ordinazione ci insegna dall’inizio come il sacerdozio ministeriale trovi il suo fondamento lontano nel sacerdozio del popolo d’Israele
(è il sacerdozio levitico), e immediato nel nuovo sacerdozio di Cristo, unico
mediatore. La Lettera agli Ebrei vede infatti nel sacerdozio antico una preparazione e una prefigurazione al sacerdozio perfetto della nuova alleanza.
Ma dall’inizio della sua missione terrena Gesù ha voluto associare a sé alcuni uomini, da lui scelti tra i suoi discepoli, perché stessero con lui e anche
per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni
(Mc 3,14-15). Sono i dodici Apostoli, colonne del nuovo edificio della
Chiesa, testimoni di tutta l’opera di lui e responsabili della stessa missione
dopo gli eventi pasquali. Oltre ai Dodici, Gesù ha inviato anche i settantadue discepoli per la stessa missione: portare la sua pace ed annunciare la vicinanza del regno di Dio ad ogni uomo (cf. Lc 10,1-12).
Il nuovo Rituale d’ordinazione riprende questa dottrina per spiegarci oggi
chi è il sacerdote. In effetti, dopo aver collegato il ministero sacerdotale alle prefigurazioni dei settanta uomini chiamati a collaborare con Mosè nella
guida dell’antico popolo e ai figli di Aronne, esso ricorda come nella pienezza dei tempi agli apostoli siano stati uniti altri maestri nella fede perché
li aiutassero ad annunciare il Vangelo nel mondo intero (cf. la preghiera
dell’ordinazione).
Il ministero ordinato è quindi a pieno titolo il sacramento del ministero apostolico. La sua origine appartiene in particolare all’istituzione del collegio
dei Dodici, a cui si collega la missione dei settantadue discepoli e dei sette
diaconi. È su questo fondamento che la comunità ecclesiale delle origini si
è organizzata secondo la varietà dei carismi e dei ministeri suscitati dallo
Spirito per l’utilità comune e ha progressivamente recepito il ministero ordinato, configurandolo secondo i tre gradi di episcopato, presbiterato e diaconato.
Lo Spirito Santo è all’origine sia della vocazione che della santificazione e
missione dei ministri ordinati nella Chiesa, come lo è stato in tutta la vita di
Gesù di Nazaret. Non c’è azione consacratoria al ministero senza l’invocazione dello Spirito Santo (è la cosiddetta epiclesi), associata al gesto apostolico dell’imposizione delle mani. Sono i due elementi centrali e fondamentali dell’ordinazione sacerdotale.
MONTEFELTRO
22
SPECIALE ORDINAZIONI
Per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini
La preghiera d’ordinazione sottolinea come l’incarico del sacerdote consista
nella stessa missione universale del Signore Gesù che l’ha affidato agli apostoli e loro successori (cf. Atti 1,8). Questa missione è triplice: fare discepoli, battezzare, insegnare a osservare i comandamenti. Secondo le testimonianze evangeliche, “Gesù avvicinatosi loro disse: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra; andate dunque e ammaestrate tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i
giorni fino alla fine del mondo” (Mt 11,18-20; cf. anche Mc 16,15-16).
Sono dunque le stesse sue funzioni che Cristo risorto affida agli apostoli, e
quindi anche ai sacerdoti. Il primo compito del presbitero perciò, è la funzione evangelizzatrice (= annuncio); nell’incarico di battezzare c’è in blocco la totalità della santificazione sacramentale di cui il battesimo segna l’inizio (= la vita culturale della Chiesa); nel terzo incarico emerge la funzione
di governo della comunità cristiana, ossia il ministero pastorale che mira in
modo efficace (= che produce effetti salvifici) ad insegnare ed esortare continuamente a osservare i comandamenti.
Conclusioni
Gli ordini sacri si iscrivono in un disegno provvidenziale di salvezza che,
iniziato nell’A.T., è stato portato a compimento in Cristo, ma che ora attende di essere reso storicamente attuale nel tempo e nello spazio da coloro che
lo stesso Cristo Gesù ha scelto come vicari e continuatori della sua opera,
ponendoli a pastori del suo gregge.
Motore e anima di questa attualizzazione è quello stesso Spirito nel quale
Cristo fu consacrato nelle acque del Giordano, e che questi ha promesso e
poi dato ai suoi apostoli nel giorno della Pentecoste per renderli capaci di
continuare ciò che lui aveva iniziato per la potenza dello stesso Spirito. Oggi, la missione apostolica è portata avanti dai vescovi, successori degli apostoli, e dai loro collaboratori, i presbiteri che li aiutano nell’evangelizzazione, nel governo e nella santificazione del popolo di Dio, ed i diaconi chiamati ad affiancarli nel servizio del culto, della parola e della carità.
Così compaginato e sorretto dalla potenza dello Spirito, il popolo di Dio potrà giungere, sotto la guida e con l’aiuto dei suoi pastori e ministri, fino al
premio della vita eterna.
Emerge dunque che il sacramento dell’Ordine inserisce definitivamente i
presbiteri nella comunione apostolica che devono ravvivare continuamente
con il Vescovo e con tutto il presbiterio. Essi infatti dilatano nello spazio la
presenza e l’autorità episcopali. Sono come una “moltiplicazione” del Vescovo: insegnano, santificano e governano quella porzione del popolo di Dio
che è stata affidata dal pastore comune, e alla quale questi non avrebbe potuto arrivare da solo.
A sua volta la comunità diocesana è chiamata a potenziare la propria consapevolezza di fede circa l’importanza ed il ruolo indispensabile dei sacerdoti
per la vita della Chiesa tutta. Per questo tutti i fedeli pregano ed operano
concretamente per le vocazioni, in comunione sincera e nel sostegno fattivo
dei propri presbiteri.
Don Raymond Nkindji Samuangala
MONTEFELTRO
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SPECIALE ORDINAZIONI
Pennabilli, maggio 2004
Cari Sacerdoti,
il 20 giugno prossimo celebreremo a Pennabilli la Festa solenne della Cattedrale (mentre
nella Diocesi il giorno della Dedicazione cade il 17 giugno) e avremo il dono dell’ORDINAZIONE PRESBITERALE di D. IVAN FATTORI e l’Accolitato di
Carlo, Paolo e Rousbell.
Manuel Ciavatta ed altri, invece, saranno Diaconi a Settembre.
Non sto a dirvi la gioia per tali avvenimenti.
Ne tratta ampiamente questo numero del “Montefeltro”.
Basti il linguaggio delle cifre: dal 1973 al 1993 due ordinazioni: D. Ciccioni e D. Losi
(+1980). Dal 1994 al 2001 nove ordinazioni.
Dal 1994 al 2005 probabilmente le ordinazioni passeranno a tredici.
Dietro le cifre ci stanno i doni di Dio, le preghiere e i sacrifici dei fedeli, l’impegno di chi
ha seguito i “chiamati”, la nostra attesa e speranza.
Vorrei vedervi TUTTI all’Ordinazione e alla Festa della Cattedrale. Spero anche che
portiate con voi qualche giovane, così da fargli vedere che “si può”, che “Dio chiama ancora”, che “il mondo ha bisogno di preti”, “che la Diocesi può ringiovanire”.
La Concelebrazione inizierà alle ore 18, a Pennabilli-Cattedrale. Successivamente potremo fraternizzare in un “gioioso rinfresco”, con qualche festosa appendice.
Vi arriverà il manifesto-avviso per tale avvenimento. Esponetelo e parlate ai vostri fedeli di
ciò che sta avvenendo nella nostra Diocesi: perché ringrazino Dio e preghino affinché “non
si esaurisca la sua compassione” per noi (Sam 3,22).
E noi Sacerdoti non dovremmo ringraziare, vibrare e commuoverci nel vedere il nostro Popolo e la nostra Chiesa arricchirsi di nuovi fratelli e pastori?
Arrivederci a tutti!
MONTEFELTRO
24
SPECIALE ORDINAZIONI
MONTEFELTRO
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S. MARJNO E S. LEO
Patr ono “vecchio”, impegni “nuovi”
Se non fosse stato per il meticoloso impegno richiesto dalla elaborazione del nuovo Calendario Proprio della nostra Diocesi, credo che pochi si sarebbero posti il
“problema” di verificare se e quando il
diacono Marino avesse mai ricevuto elezione ed approvazione canonica quale Patrono non solo della sua Repubblica ma
della Diocesi sammarinese-feretrana.
Per noi sammarinesi, con o senza la firma
della competente Congregazione Romana
(sia detto con tutto il rispetto) Marino è
da sempre “fondatore e patrono”; per i
feretrani, è da sempre il compagno inseparabile di San Leone e, con Lui, civilizzatore ed evangelizzatore del nostro territorio.
L’occasione, dicevo, propizia per equiparare anche nel titolo di Patroni i due nostri Padri nella fede è stata offerta dal
nuovo Calendario diocesano, recentemente approvato dalla Congregazione per il
culto divino.
UN ITER INTERESSANTE
E LABORIOSO
Le celebrazioni da iscriversi nei calendari
propri sono regolate con esattezza dalla
normativa vigente. “Nel calendario diocesano si iscrivono: la Festa del Patrono
(principale) della Diocesi, la Festa della
Dedicazione della chiesa Cattedrale nonché la memoria obbligatoria dell’eventuale
Patrono secondario. Vi si iscrivono anche
le celebrazioni di quei Santi e Beati, che
hanno un legame particolare con la stessa
diocesi: per esempio, vi sono nati, vi hanno svolto un lungo servizio ecclesiale, o vi
sono morti, soprattutto se vi sono conservati i loro corpi o le reliquie maggiori, o
ancora se ci sono oggetti di un culto immemorabile e sempre vivo (cfr. Norme n
52ª; Tabula, nn. 8a, 8b, 11a; Calendaria
particularia, n. 9)… occorre poi ricordare
le “Norme de Patronis constituendis” del
1973, le quali descrivono che ci dovrebbe
essere un solo Patrono. Qualche eccezione
è stata concessa a questa norma, che sarebbe importante non trascurare per il futuro”.
(Notificazione su alcuni aspetti dei calendari e dei testi liturgici propri, nn. 19 e 21,
20 settembre 1997).
L’ultimo calendario proprio “rivisto, approvato e stampato” dal Vescovo feretrano Mons. Raffaele Santi risale al 28 marzo 1914.
Quello predisposto da Mons. Antonio
Bergamaschi (1996) non fece in tempo a
vedere la luce, causa la repentina morte
del Vescovo.
Nell’arco di tempo intercorso tra quella
data lontana e il presente non solo è cambiata la fisionomia della Diocesi, ma sono
state poste varie pietre miliari sul cammino della riforma liturgica, con la radicale
riforma alla luce del Concilio e dei successivi documenti di applicazione dello
stesso.
Per noi è partita, nel 1998, la “investigazione teologica, storica e pastorale”, come dal dettato dei rispettivi documenti
della Santa Sede, al fine di giungere alla
preparazione e approvazione di un nuovo
Calendario proprio della Diocesi.
L’Ufficio Liturgico, per incarico e su indicazione del Vescovo, ha proceduto secondo alcuni criteri che sinteticamente
riassumo:
– tutelare e snellire la dimensione cristocentrica dell’impianto strutturale
dell’anno liturgico, ben poco presente
nel precedente calendario;
– rivitalizzare il culto dei Santi fondatori della nostra Chiesa (San Leone sacerdote e San Marino diacono) equiparandoli nel Titolo di Patroni, nel
grado di celebrazione ed evidenziandone le pecurialità;
– proporre, per il territorio della Repubblica di
San Marino, una appendice al Calendario
restituendo visibilità liturgica alle celebrazioni della Madre del Signore e dei Santi venerati per secoli come
“Patroni secondari”,
costituiti tali in forza
di particolari circostanze storiche legate alla
libertà e sopravvivenza
della Repubblica stessa
e mai caduti in oblio
nella devozione popolare.
Gli obiettivi prefissi sono
stati felicemente (e faticosamente) raggiunti.
In data 3 settembre 2003
il Vescovo firmava il decreto di approvazione della elezione di San Marino
a Patrono della Diocesi di
San Marino-Montefeltro; il giorno 8 ottobre io stesso, dopo molte precedenti peregrinazioni a Roma, presentavo alla Congregazione del Culto Divino gli atti e la
dettagliata relazione supportata dai documenti reperiti negli archivi civili ed ecclesiastici della Curia e della Repubblica.
Il giorno 18 novembre 2003 la stessa
Congregazione comunicava al Vescovo la
conferma di San Marino a Patrono della
Diocesi, precisando che “tale conferma
non intende eliminare né declassare la
consolidata e veneranda tradizione della
Diocesi di avere San Leo quale Patrono,
ma al contrario essa costituisce un atto
straordinario di benevola considerazione
verso la Repubblica di San Marino che fa
anche parte del territorio diocesano”.
Oso chiedere al Patrono Marino la Sua
preghiera di intercessione presso l’Altissimo per la pace, l’unità e l’entusiasmo
evangelico della nostra piccola, gloriosa
Diocesi; ma anche perché indichi la strada
giusta ed onorevole per rivitalizzare pastoralmente e dare dignità liturgica alla Basilica che custodisce con amore le Sue reliquie. È anche a questo che ci impegna il
Patrono; sono anche queste le motivazioni
espresse nel decreto della Santa Sede.
don Lino Tosi
MONTEFELTRO
La documentazione
della avvenuta approvazione
del Decreto
26
DECRETO
MONTEFELTRO
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DALLE MISSIONI
U N A C A S A P E R L’ O P E R A Z I O N E C O L O M B A
Gruppi di volontari civili che intervengono già da molti anni in zone dove
c’è la guerra. Trattasi di un esercito di
persone disarmate che portano solo
conforto, solidarietà e amore.
L’esperienza dei corpi civili non è
molto conosciuta dalla gente che in questi giorni in tutto il mondo manifesta per
la pace, ma l’azione di queste persone è
estremamente significativa. Essi con la
loro azione non violenta in zone di guerra cercano di dare conforto, solidarietà e
amore a chi è costretto a subìre la violenza dei conflitti; cercano di favorire
l’incontro e il dialogo fra le parti in conflitto e di assicurare ogni possibile aiuto
umanitario alle vittime più deboli ed innocenti della guerra.
La Comunità Papa Giovanni XXIII è
attiva concretamente con l’Operazione
Colomba fin dal 1992 con i vari corpi
civili di pace in vari focolai di guerra
presenti nel mondo, i volontari composti
da giovani provenienti da tutte le parti
del nostro paese hanno operato e operano attualmente in Croazia, Bosnia Erzegovina, Albania, Yugoslavia, Kosovo,
Sierra Leone, Messico, Chiapas, Repubblica Democratica del Congo, Cecenia,
Russia, Turchia, Israele, Palestina, Afganistan.
L’operazione Colomba vuole essere
come sua caratteristica:
– leggera: cioè essenziale e senza
grosse strutture, pronta a spostarsi per
seguire la guerra;
– politica: cioè farsi conoscere e di
proporsi alle istituzioni, alle chiese, ai
gruppi locali;
– non violenta: cioè di tentare di dimostrare con proposte concrete che
l’amore può essere la soluzione per i
problemi della convivenza.
L’obiettivo è: diventare un corpo civile di pace, un esercito disarmato che interviene efficacemente nei conflitti armati e sociali acuti. La struttura è organizzata su tre livelli; partiamo dall’ultimo: terzo: mobilitazione di persone e
mezzi per guadagnarci la credibilità; secondo: coloro che danno la propria disponibilità di tempo piccolo o grande.
Ed infine il più importante…
Il primo formato da coloro che dedicano a tempo pieno la propria vita a rendere concreto questo sogno, da qui la
necessità impellente di un punto di appoggio e allora nasce il
Progetto “Casa della pace”
Di avere una casa come punto di riferimento per chi sceglie di impegnarsi,
con stili di vita equo-solidali, nella costruzione della pace attraverso la non
violenza nei progetti dell’Operazione
Colomba e dei caschi Bianchi in Italia e
all’estero.
Una casa per sperimentare quotidianamente la non violenza, come esperienza di formazione, di vita comunitaria, di
fraternità e di preghiera.
Una casa come punto di riferimento
sul territorio locale e nazionale per
chiunque volesse vivere concretamente
la non violenza e la fraternità.
Una casa per promuovere e sostenere
le azioni di pace e giustizia della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Una casa per costituire un luogo di formazione permanente promovendo iniziative di pace, non violenza, giustizia sociale, luogo di riflessione e di incontro dove
fare germogliare il seme dell’amore.
Chi ne farà parte? Un nucleo base,
una famiglia che garantirà in continuità
(dato che i volontari e gli obiettori si alterneranno nell’andare all’estero in zone
di guerra):
Membri dell’Operazione Colomba
che hanno come priorità questo servizio
nella loro vita; Ragazze in Servizio Civile femminile; Giovani che svolgono
Servizio Volontario Europeo; Organizzazione del Progetto Caschi Bianchi;
contatto con l’Alto Commissariato per i
Rifugiati delle Nazioni Unite (O.N.U.).
“La Casa della Pace”, grazie ad un
congruo contributo della Fondazione
Cassa di Risparmio di Rimini, è stata
acquistata a Mercatino Conca nella zona
ex-lottizzazione Schiavi.
Trattasi del primo immobile a destra
andando verso Casilbene; il contributo
per ora è servito solo all’acquisto della
Villetta nello stato grezzo in cui si trova… ora mancano i soldi per finirla…
chissà se la provvidenza ci manderà
qualcosa… noi siamo fiduciosi. Saluti
fraterni di Pace.
Don Marino Gatti (tel. 0541 970185)
IL MEETING COMPIE 25 ANNI:
A NOVAFELTRIA LA PRESENTAZIONE DELL’EDIZIONE 2004
La sezione dell’Associazione Meeting per l’Amicizia fra
i Popoli di Novafeltria organizza per venerdì 9 luglio, alle ore 21,15, presso il Teatro parrocchiale, un incontro
nel corso del quale sarà presentata la prossima edizione
della manifestazione, in programma a Rimini dal 22 al
28 agosto. Sarà presente un rappresentante dell’associazione riminese che illustrerà il significato dell’iniziativa
2004 che avrà per titolo “Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati ma nel tendere continuamente alla mèta”. Il Meeting di quest’anno sarà
particolarmente importante essendo l’edizione n. 25; altri eventi attesi saranno le tavole rotonde sul mondo isti-
tuzionale, politico ed economico: “Capitale umano e bene comune”; sulla situazione del mondo di oggi: “Guerra e Pace”; sui rapporti fra impresa e finanza: “L’economia che va” ed ancora su problematiche di cultura,
letteratura, arte, musica, scienza, editorìa, medicina,
sport, spettacoli. Già fissate alcune mostre: “Il sugo della storia. Rileggendo I Promessi Sposi di Alessandro
Manzoni”; “Alle fonti dell’energia. Dalla natura risorse
per il cammino dell’uomo”; “San Bernardo, renovator
seculi”; “Cézanne. L’espressione di quel che esiste è un
compito infinito” e altre ancora che saranno presentate
in occasione dell’incontro annunciato.
MONTEFELTRO
NOTIZIE
SULLA MISSIONE
GUMUZ
28
DALLE MISSIONI
Carissimo,
viviamo ancora nella gioia della Canonizzazione di S. Daniele Comboni,
proclamato santo dal Papa il 5 ottobre scorso. Il suo amore per l’Africa, vissuto radicalmente sulle orme di Cristo Buon Pastore, fino a dare la vita per gli
africani “il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la mia vita
per voi”, ha sviluppato in lui la santità. Il suo entusiasmo missionario, il suo
amore per l’Africa e la certezza che il Signore opera per la rigenerazione
dell’Africa mi sono stati di ispirazione e incitamento nel vivere la missione in
Etiopia. È il Comboni, che in questo anno in cui è stato proclamato Santo, mi
ha spinto ad aprire la missione tra il popolo più povero dell’Etiopia, i Gumuz.
La missione è a Nord-Ovest dell’Etiopia, vicino al Sudan, a 800 km dal
Sidamo, ove continuiamo il nostro impegno missionario. Da tempo sono venuto a conoscenza dei Gumuz, che mi hanno preso il cuore per la loro povertà e abbandono in cui vivono. Non avrei mai pensato che in Etiopia ci fosse un popolo così emarginato, vive ancora prevalentemente di caccia, di pesca lungo il fiume e frutti selvatici. Ho trascorso circa un mese e mezzo tra
questo popolo studiando la viabilità di una missione. Ho cercato le possibilità di avere personale. Ho deciso di iniziare confidando in Dio e credendo
che Gesù ama questo popolo, estremamente povero. Lo scorso 6 agosto abbiamo iniziato a costruire una casa di pali intonacati di fango, prima casa
dei due missionari Comboniani. È una missione in nome di Comboni Santo,
suggeritami dal suo amore per gli africani. “Dio ama questo popolo”, mi sono detto, “devo fare qualcosa per loro”. Sono stato incoraggiato anche da
alcuni confratelli molto vicini a me per il loro entusiasmo missionario. Essi
mi ripetevano: “Se non apri tu fino a che sei provinciale, non pensare che il
prossimo avrà il coraggio di farlo”. Ho iniziato e continuerò. Ho fatto il primo piano di inserimento, in accordo con le autorità locali, che mi hanno
confessato: “Noi non siamo riusciti a integrare questo popolo, voi ce la farete”. Comincio con i bambini, parte più vulnerabile, lasciati a se stessi nella polvere o alle sorelline, perché la mamma va in cerca di cibo per la famiglia. Ho fatto il progetto di un bell’asilo. Attraverso la cura dei bimbi arriverò al cuore dei grandi.
Seconda opera: sale per alfabetizzazione dei grandi, che serviranno anche per il catechismo appena avremo imparato la difficilissima lingua della
gente. Ovviamente una chiesetta, che per un po’ di tempo servirà solo per i
missionari: i Gumuz sono tutti pagani e ci vorrà del tempo ad aiutarli a conoscere Cristo e il suo Vangelo. La mancanza di acqua pulita è preoccupante e fonte di tante malattie: sto già studiando progetti di acqua pulita, qualche pozzo e protezione sorgenti. Appena possibile dovrò fare una casa per i
missionari più igienica e salubre.
Una delle prime preoccupazioni sarà quella di individuare qualcuno che
ci aiuti ad entrare nel popolo e che un domani possa essere catechista. Chiedo una preghiera per questa nuova missione.
P. Corrado Masini
MONTEFELTRO
OLTRE QUARANTA FAMIGLIE
AL V CORSO
DI ESERCIZI SPIRITUALI
DI S. AGATA FELTRIA
29
PASTORALE FAMILIARE
Il per dono nella coppia
Il sacramento del per dono
Anche quest’anno numerose famiglie si
sono date appuntamento a Sant’Agata
Feltria per gli Esercizi Spirituali per coppie di sposi e fidanzati. L’iniziativa, proposta dall’Ufficio per la Pastorale Familiare, si è tenuta, come di consueto, presso il Convento delle suore Clarisse il 2021 marzo ed ha avuto per tema: “Il perdono nella coppia. Il sacramento del perdono”.
Si è trattato, ancora una volta, di un’occasione preziosa per confrontarsi insieme e
con la Parola di Dio, verificando la propria spiritualità di coniugi e di fidanzati,
vale a dire come, giorno per giorno, si
cerca di rispondere, pur con inciampi e a
fatica, alla vocazione di santificarsi a vicenda, e di santificare le proprie famiglie.
sole sopra la vostra ira” è un’indicazione
biblica preziosa per gli sposi, perché non
trascurino, per orgoglio, stanchezza o paura, le occasioni per chiedere ed accordare
il perdono. Attraverso di esso, infatti, la
coppia riscopre energie e risorse nuove e
guarisce nelle ferite inferte all’amore.
Il peccato, però, mina non solo l’alleanza
dei coniugi, ma anche e prima di tutto
quella con Dio. Per questo, per una riconciliazione piena nella coppia, è importante
riscoprire il sacramento della confessione.
Intorno a questo argomento si è snodata,
domenica mattina, la seconda riflessione di
don Piero, che ha percorso le tappe chiave
del sacramento della riconciliazione, evidenziandone le implicazioni sulla vita di
zi spirituali, perché le coppie hanno potuto, anche se in un breve arco di tempo,
verificare il proprio vissuto alla luce dei
temi trattati e metterlo in comune, successivamente, con quello di altre famiglie.
Al dialogo di coppia, infatti, è seguito un
momento di condivisione in gruppo, divisi per vicarie.
Gli spunti più interessanti, emersi all’interno dei gruppi, sono stati presentati a
tutti i partecipanti durante l’assemblea
conclusiva di domenica pomeriggio, come “perle” da portare con sé al termine
del ritiro. Dall’assemblea è emersa anche
l’esigenza di creare nelle parrocchie e
nelle vicarie occasioni di incontro tra
coppie di sposi e fidanzati, per riprendere
A fornire lo spunto per la riflessione sono
state due meditazioni di don Piero Pasquini, parroco di Sant’Angelo in Vado e
fondatore e responsabile della comunità
di Caresto, luogo che da anni costituisce
un punto di riferimento a livello nazionale per esperienze rivolte al consolidamento della spiritualità coniugale.
Don Piero ha affrontato concetti come
peccato, pentimento, perdono; parole considerate oggi troppo pesanti e imbarazzanti in una cultura in cui è più facile ammettere errori che colpe e, anziché domandare perdono, al massimo viene spontaneo chiedere scusa.
L’uso di termini più blandi nasconde, al
di là delle parole, il tentativo, più o meno
conscio, di evadere il confronto con le
proprie responsabilità, di fronte a comportamenti che creano fratture o mettono
a rischio la relazione col prossimo e, nella famiglia, col prossimo più “prossimo”
(il marito, la moglie, i figli). Ma è appunto la capacità di non fare sconti alla propria coscienza che può rendere non irreparabili in una relazione il tradimento di
una fiducia, il peccato compiuto, la ferita
arrecata; che può consentire il perdono e
la riconciliazione e permette alla relazione di rigenerarsi e di ripartire. Allo stesso
tempo il perdono, già nella parola per-dono, dà il senso di una gratuità incondizionata, supremo dono d’amore che risponde
a un pentimento sincero. “Non tramonti il
famiglia. Dio stesso ci insegna a perdonare, perché Lui per primo ci perdona, elargendo il suo amore che è più potente del
peccato. “Siate misericordiosi come Dio,
vostro padre, è misericordioso”, ci esorta
Gesù nel Vangelo di Luca (6,36).
Gli spunti emersi nelle due meditazioni
sono stati rivisitati dalle singole coppie
che si sono ritagliate un momento di confronto dopo le due relazioni. Come evidenziato nella sua introduzione dallo stesso don Piero, questo spazio è stato fondamentale per la buona riuscita degli eserci-
e approfondire le tematiche trattate, magari in occasione di feste e ricorrenze attinenti la vita di famiglia.
Un particolare ringraziamento va rivolto
ai ragazzi della parrocchia di Ponte S. Maria Maddalena che (come il gruppo Scout
di Novafeltria per le precedenti edizioni)
si sono resi disponibili per intrattenere i
bambini, consentendo così ai genitori una
partecipazione piena alle relazioni e ai lavori di coppia e di gruppo.
Laura e Guido Varagona
… sul sito internet www.coppieincammino.it sono disponibili:
– le tracce delle meditazioni sul perdono curate da don Piero Pasquini (Comunità di Caresto) per il corso di esercizi spirituali di S. Agata Feltria (20, 21
marzo 2004);
– la trascrizione della relazione sul tema “essere coppia, diventare famiglia” tenuta dalla dr.ssa Silvia Tagliavini al convegno delle famiglie del 12 ottobre
2003.
MONTEFELTRO
L’anno 1954 dell’Episcopato di Mons. Antonio Bergamaschi (ultimo
Vescovo residenziale,
prima della riconfermata
assegnazione con la nomina dell’attuale
Vescovo Rabitti e dopo la lunga, sofferta
attesa e speranza dal 1966 al 1995) è stato l’anno più ricco di ordinazioni sacerdotali – e purtroppo a tutt’oggi l’unico –
ben 7 furono gli Ordinati! Tre di questi
che hanno tanto onorato e servito la Diocesi, e già chiamati al premio eterno sono
Giannessi don Mario, Benedetti don Antonio e Bianchi don Ugo Donato, eletto
quest’ultimo anche alla dignità e responsabilità episcopale, come Arcivescovo di
Urbino, lasciandovi un’impronta di bontà
pastorale e di santità di vita.
30
50º DI SACERDOZIO
dal 1959, ha realizzato la
nuova canonica accanto
alla Chiesa parrocchiale
e ne ha curato la vita spirituale e organizzativa
con competenza e zelo a
tutt’oggi, nonostante il graduale spopolamento determinatosi con la chiusura del
lavoro nella vicina miniera di Perticara.
Contemporaneamente all’impegno parrocchiale ha unito fino alla pensione, l’insegnamento di lettere nelle Scuole medie
del capoluogo. Dal 1995 svolge con diligente passione e cura formativa l’incarico
diocesano di Assistente del settore adulti
di Azione Cattolica.
Messe d’oro
Gli altri quattro, ancora in piena attività
apostolica, s’apprestano il prossimo 29
giugno 2004 a celebrare con personale e
intima gioia la ricorrenza cinquantenaria
del loro Sacerdozio, accompagnati dalla
gratitudine, dalla preghiera del Vescovo,
dei Confratelli e delle loro Comunità parrocchiali. Di costoro diamo un breve e significativo profilo della loro personalità
pastorale, non solo per una conoscenza
dei nostri lettori, ma anche per affidare la
loro non breve né piccola responsabilità
sacerdotale alle preghiere di tutti.
AGOSTINI
don ELIO
Attualmente esercita il servizio di
“angelo confortatore dei sofferenti”, quale Cappellano dell’Ospedale
“Sacra Famiglia” di Novafeltria.
I suoi 50 anni di Sacerdozio li ha svolti
però, per la maggior parte, nel servizio
pastorale parrocchiale: inizialmente a
Maiolo poi, per oltre 35 anni a Villagrande e Pugliano. Sua lodevole e apprezzata
caratteristica apostolica è stata sempre la
coscienziosa preparazione, anche scritta,
dalla sua predicazione e omelie; la puntualità agli impegni sia per rispetto dei fedeli e sia come esempio stimolante per i
medesimi; e soprattutto poi la dedizione
amorosa per il decoro delle sue Chiese e
relative suppellettili e per il doveroso e
dignitoso svolgimento delle sacre funzioni. Gli va riconosciuto il merito di aver ristrutturato e con non pochi sacrifici finanziari e lacrime, la vecchia canonica, lacchiesa e la casa colonica della parrocchia
a beneficio di Villagrande.
CORBELLOTTI
don OTTAVIO
Parroco ininterrottamente dal 1958
– ad appena quattro anni dalla sua
Ordinazione – della Parrocchia e antica Pieve di Carpegna; preziosa responsabilità pastorale ereditata dalla indimenticabile figura sacerdotale dello zio Mons.
Giuseppe Soriani.
Don Ottavio, oltre alla normale e non meno importante attività pastorale parrocchiale, molto spesso estesa anche alle
parrocchie viciniori, ha dato risalto soprattutto a due iniziative: una di carattere
strutturale, costituita dalla ristrutturazione
– in collaborazione con la Soprintendenza
alle Belle Arti – dell’antico complesso
della Pieve ed edifici annessi, valorizzando parte di questi per accoglienza di
gruppi o campeggi parrocchiali, l’altra
più significativa per volontariato caritativo-missionario, con la costituzione del
Gruppo “Noi per…” per il finanziamento
di centri nutrizionali soprattutto nella poverissima terra di Zambia e l’interessamento per interventi chirurgici specialistici a favore di handicappati africani.
MANCINI
don IVO
Da giovane Sacerdote qualificatosi
come ‘“il prete
dell’allegria” per le
sue trovate comiche e con i suoi intrattenimenti dei ragazzi del Seminario o
delle parrocchie mediante le originali rappresentazioni dei burattini o marionette.
Parroco di S. Donato di S. Agata Feltria
TOSI
don GIUSEPPE
Prete Diocesano
per formazione, ordinazione e parroco dal 1955 di Serra di Tornano è
passato sotto la
giurisdizione e nel
presbiterio della Diocesi di Cesena nel
1977 con lo smembramento dal Montefeltro della zona appartenente civilmente alla Provincia di Forlì. Attualmente è sacerdote in pratica di tre diocesi: quella di
Cesena come titolare della parrocchia di
Serra Tornano; quella di Rimini, come
amministratore della vicina parrocchia di
Savignano di Rigo e quella di San Marino-Montefeltro continuando a prestare il
suo prezioso servizio pastorale nella nostra parrocchia di Miniera e Ugrigno.
È ammirevole per la dedizione pastorale
che da tanti anni offre con notevoli sacrifici a questa zona suddivisa in tre diocesi
anche se con scarsità di popolazione. Recentemente ha rimesso a nuovo la vecchia
Chiesa di Ugrigno, testimoniando così
– se ce ne fosse bisogno – il suo immutato attaccamento e riconoscenza alla diocesi feretrana.
A questi nostri carissimi Sacerdoti che
celebrano nella gioia il loro giubileo sacerdotale il Vescovo, i Confratelli e l’intera Diocesi Sammarinese-Feretrana si
uniscono ai lodevoli e riconoscenti festeggiamenti delle rispettive Comunità
parrocchiali, augurano la continuazione
per ancora molti anni del loro ministero
pastorale, auspicando nel contempo con
loro il dono dal Signore di ulteriori indispensabili vocazioni sacerdotali.
Ciel
MONTEFELTRO
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PREGHIERA
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - LUGLIO 2004 a cura dell’Ufficio Diocesano Pastorale della Famiglia
D
io nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le
azioni e le sofferenze in unione con il tuo figlio Gesù Cristo, che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo.
Lo Spirito Santo, che ha guidato Gesù, sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese...
IN PARTICOLARE PER LE INTENZIONI AFFIDATE ALL’A.D.P. DAL PAPA ...
❏ “Perché coloro che in questo tempo possono beneficiare di un periodo di vacanze siano aiutati dal riposo a ritrovare in Dio
l’armonia interiore e ad aprirsi con amore ai fratelli”.
Vacanza non significa solo divertimento
I
l Vangelo secondo Marco racconta: «Gli apostoli si riunirono
attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e
insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un po’”. Era infatti molta la folla che andava
e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora
partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte».
Il lavoro dell’uomo, anche se concepito come collaborazione
alla creazione divina, ed ogni forma di attività umana, compresa
l’attività pastorale e missionaria, diminuiscono le nostre forze e
tolgono vigore al nostro impegno. Per questo Dio ha posto nella Legge un comando che vietava ogni lavoro nel giorno dedicato a Lui. L’uomo, infatti, ha bisogno di rientrare in se stesso, di
vedere la propria vita sotto gli occhi di Dio, di incontrare i propri
fratelli nella serenità e nella pace, in una parola: ha bisogno di
riposare. Ed affinché il riposo sia davvero efficace, sono utilissimi i tempi di vacanza piuttosto prolungati, come le ferie ed il trasferimento in luoghi ed ambienti diversi da quelli dove si trascorre la vita quotidiana. Una vita monotona, senza diversità,
logora lo spirito dell’uomo.
Però le vacanze devono restare una forma di vero riposo. Invece non pochi, di coloro che ogni anno possono permettersi un
tempo di vacanza, pensano che vacanza significhi solo divertimento. Per questo generalmente si preoccupano sia del luogo
(montagna, mare, campagna) dove farle, sia delle persone, in
compagnia delle quali trascorrerle. Quanto al modo di divertirsi
non hanno dubbi.
Accade così che il riposo vero non venga raggiunto.
Le vacanze non procurano il beneficio di un riposo, capace di
ristorare le energie esteriori ed interiori, e di cui avrebbe davvero
bisogno l’uomo di oggi, spesso assillato da molteplici occupazioni, rese più difficili dagli spostamenti, dai viaggi, dagli ingorghi
cittadini, dall’aria irrespirabile di tante nostre città. Un riposo ben
fatto, invece, deve ridare vitalità alla duplice dimensione dell’uomo: quella verticale, verso Dio e quella orizzontale, verso i fratelli; deve far ritrovare all’uomo quell’armonia interiore, che gli
fa considerare la vita e l’attività nella loro giusta luce.
Un riposo ben fatto, a contatto con tante bellezze della natura, aiuta a riscoprire la presenza del Creatore nelle sue creature,
aiuta a ridestare nell’uomo il senso della meraviglia e la conseguente lode a Dio. E chi vive in pace con Dio e con se stesso è
pronto a donarsi con gioia ai fratelli, nella comprensione e
nell’amore.
INTENZIONE PROPOSTA DAI VESCOVI ITALIANI
❏ “Perché il Vangelo della solidarietà ci renda accoglienti verso gli immigrati e i bisognosi”.
“Vergognati di essere felice da solo!”
O
vunque – nei nostri paesi – ci imbattiamo in situazioni di bisogno, che muovono a riflettere. Ci si può dire veramente
cristiani se non abbiamo percepito che cosa Dio ci domanda con
la povertà di tanti che ci circondano?
Il Vangelo ci dice che ovunque uno ha fame, ha sete, non ha
lavoro, non ha una casa o è ramingo, Gesù chiede la nostra solidarietà, il nostro impegno. Da questo saremo giudicati! Non è
da cristiani chiudere la propria porta e il proprio cuore a chi si
trova nel bisogno!
Non è da cristiani appoggiare movimenti, che egoisticamente
escludono gli immigrati dal godere delle risorse comuni!
Mons. H. Camara, il Vescovo che anche tanti cristiani tacciavano di “comunista”, perché predicava “i diritti dei poveri”, soleva dire: “Sei cristiano non per quello che dici, ma per quello
che fai”. Di predicatori parolai c’è inflazione anche nella Chiesa
di Dio. C’è carestia invece di cristiani veri, pronti a condividere
con gioia – nel segreto e senza ostentazione – i beni che Dio
mette nelle loro mani.
MONTEFELTRO
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La straordinaria crescita dei mezzi di comunicazione sociale (TV - radio - stampa) “offre oggi a molte famiglie, in
tutto il mondo, opportunità pressoché illimitate di informazione, di educazione, di arricchimento culturale e perfino
spirituale”. Tuttavia “gli stessi mezzi di comunicazione
hanno la capacità di arrecare grande danno alle famiglie,
presentando loro una visione inadeguata o perfino distorta
della vita, della famiglia, della religione e della moralità”.
Il tema di quest’anno vuole innanzi tutto ricordare agli
operatori della comunicazione sociale, come pure alle persone a cui essi si rivolgono, che ogni comunicazione ha una dimensione morale.
“La struttura morale delle persone cresce o si riduce a
secondo delle parole che esso pronunciano e dei messaggi
che scelgono di ascoltare”.
Occorrono quindi sapienza e discernimento nel fare una
scelta attenta ed oculata.
“Da una parte, il matrimonio e la vita familiare vengono spesso ritratti – dai mezzi di comunicazione sociale –
in modo sensibile, realistico, ma anche tollerante, che celebra le virtù quali l’amore, la fedeltà, il perdono e il dono
di sé agli altri”.
MESSAGGIO DEL PAPA
Le autorità pubbliche hanno il dovere di “sostenere il
matrimonio e la famiglia per il bene della società stessa”.
Senza ricorrere alla censura, è “fondamentale che le autorità pubbliche attuino delle politiche e delle procedure di
regolamentazione per assicurare che i mezzi di comunicazione sociale non agiscano contro il bene della famiglia”.
I genitori “come i primi e più importanti educatori dei
loro figli, siano anche i primi a spiegare loro i mezzi di comunicazione”. Tocca ai genitori formare i loro figli “nell’uso
moderato, critico, vigile e prudente” di tali mezzi.
“Quando i genitori lo fanno bene e con continuità, la
vita familiare viene molto arricchita”.
“Anche ai bambini molto piccoli si può insegnare qualcosa d’importante sui mezzi di comunicazione”, spiegando
loro che essi vengono prodotti da persone desiderose di trasmettere messaggi, per invitare a fare qualcosa o ad acquistare un prodotto. Bisogna dire ai bambini che non sempre è vero e giusto quello che dice ed insegna la Tv e quindi bisogna
abituarsi a rifiutare certi inviti e certi suggerimenti.
“I genitori devono anche regolare l’uso dei mezzi di
comunicazione a casa. Questo significa pianificare e programmare l’uso degli stessi, limitando severamente il tem-
BREVE SINTESI DEL MESSAGGIO DEL PAPA
PER LA XXXVIII GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI SUL TEMA
“I media in famiglia, un rischio e una ricchezza”
“Dall’altra parte, la famiglia
e la vita familiare troppo spesso
vengono rappresentate in modo
inadeguato dai mezzi di comunicazione. L’infedeltà, l’attività sessuale al di fuori del matrimonio e
l’assenza di una visione morale e
spirituale del contratto matrimoniale vengono ritratti in modo
acritico, sostenendo, talvolta, al
tempo stesso il divorzio, la contraccezione, l’aborto e l’omosessualità. Queste rappresentazioni,
promovendo cause nemiche del
matrimonio e della famiglia, sono
dannose al bene comune della società”.
La riflessione sulla dimensione etica delle comunicazioni
sociali deve sfociare in iniziative pratiche, volte ad eliminare i rischi per il benessere della famiglia.
Una grande responsabilità, a questo riguardo, spetta agli
stessi operatori delle comunicazioni, unitamente alle autorità pubbliche e ai genitori.
I responsabili delle comunicazioni sociali devono “conoscere e rispettare le esigenze della famiglia” resistendo
“alla pressioni commerciali o alle esigenze di conformarsi
alle ideologie secolari”.
po che i bambini dedicano ad essi
e rendendo l’intrattenimento
un’esperienza familiare, proibendo alcuni mezzi di comunicazione
e, periodicamente, escludendoli
tutti per lasciare spazio ad altre
attività familiari.
“Soprattutto i genitori devono
dare ai bambini il buon esempio,
facendo un uso ponderato e selettivo dei mezzi di comunicazione”.
Il Papa conclude il suo messaggio augurandosi che:
– “possano tutti coloro che sono
impegnati nell’ambito delle
comunicazioni sociali riconoscere di essere gli autentici
custodi e gli amministratori di un immenso potere spirituale che appartiene al patrimonio dell’umanità e deve
servire ad arricchire l’intera comunità umana”;
– “possano le famiglie riuscire sempre a trovare nei mezzi di comunicazione una fonte di sostegno, di incoraggiamento e di ispirazione” nell’educare i giovani ai solidi
valori morali, alla solidarietà, alla libertà, alla pace.
A cura dell’Ufficio diocesano della pastorale con la famiglia
MONTEFELTRO
PERIODICO DELLA DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO
NUOVA SERIE - Anno L - N. 4 - giugno 2004
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È la volta di Ivan Fattori