1 D I A L O G A R E – I N C O N T R I Newsletter DonneOggi Anno 16 – Settembre 2013 2 Impressum Newsletter DonneOggi Anno 16 – settembre 2013 Periodico dell’Associazione Dialogare-Incontri Abbonamento minimo di sostegno: CHF 10.– Sul CCP 65-732092-6 (polizza allegata) Editore Associazione Dialogare-Incontri Dir. Osvalda Varini-Ferrari Via Foletti 23 6900 Massagno Tel. 091 967 61 51 – Fax 091 967 61 52 [email protected] www.dialogare.ch Con il sostegno di: Divisione della formazione professionale (DECS-DFP) Fondazione per lo studio del lavoro femminile Zurigo Copertina e immagine a pag. 9 Michela Varini [email protected] – www.michelavarini.ch Redazione Lorenza Hofmann – [email protected] Impaginazione e stampa Tipografia Torriani SA, Bellinzona Editoriale di Osvalda Varini-Ferrari* Dialogare, fra continuità e rinnovamento Domani? Non so… Il titolo del Premio di scrittura 2014 di cui trovate la locandina allegata a questa edizione della Newsletter DonneOggi, stimola la riflessione sulla precarietà del mondo attuale e sulle incognite del futuro. L’associazione Dialogare, pur ponendosi questa domanda, prosegue il suo cammino e di anno in anno cerca di adeguarsi ai tempi e alle tendenze del momento. Solitamente presentiamo il programma dei nostri corsi con un pieghevole che dà una panoramica delle attività di tutta la stagione. Abbiamo deciso quest’anno di cambiare modalità. Infatti il programma in forma cartacea, pur accattivante e completo viene dimenticato dopo poche settimane. Mentre sempre di più la promozione dei corsi e delle serate passa dai nuovi mezzi informatici. Durante questi 23 anni di esistenza l’Associazione Dialogare ha visto un rapido cambiamento nel campo della comunicazione. Abbiamo così preso la decisione di presentare il programma autunnale sia tramite il sito dell’Associazione, sia con la Newsletter DonneOggi. La seconda parte del programma prevista per la primavera 2014, verrà diffusa con e-mail e i social network. Per migliorare la comunicazione e l’informazione si è pensato di ristrutturare e rendere più funzionale, rapido e tecnicamente moderno il sito www.dialogare.ch, che si presenta al pubblico in una veste completamente rinnovata. Per quel che riguarda i corsi, avevamo notato che le serate tradizionali, pur di grande valore, non riuscivano più ad entusiasmare il pubblico. La scena culturale ticinese è ricchissima ed è quindi sempre più difficile offrire iniziative innovative. Tenendo conto di queste osservazioni, abbiamo ripensato il programma formativo mantenendo quelle iniziative che hanno incontrato il favore del pubblico, ma limitando le serate, che andrebbero a sovrapporsi alle già tante iniziative culturali del momento. I temi proposti non parlano unicamente dei problemi legati alla realtà Donna, anche se l’associazione Dialogare in tutti questi anni ha presentato e presenta ancora numerose iniziative per promuovere l’universo femminile. Dialogare propone nuovamente alcune iniziative che abbinano convivialità e cultura, una formula molto apprezzata dal nostro pubblico che sta cambiando e sta diventando sempre più eterogeneo. Per cui il programma autunnale (pagine 9-12) vi invita a partecipare alle serate con Gino Buscaglia che rivisita una serie di film intitolando il ciclo Punti di vista, o se preferite potrete visitare il Centro Biologia alpina di Piora, accompagnati dal prof. Raffaele Peduzzi che ne è il Direttore oppure il Museo didattico della storia medica ticinese guidati dal fondatore Ivo Giulietti. O se amate la lettura perché non iscrivervi all’Aperitivo letterario con Daniela Pizzagalli che tornerà la prossima primavera per presentarci le opere di scrittori e scrittrici, da lei intervistati personalmente. Per chi invece ha bisogno di informazioni puntuali per meglio gestirsi nella vita privata e professionale abbiamo preparato il corso Io imparo a… Si tratta di un’offerta di formazione basata sull’osservazione dell’utenza del Consultorio Sportello Donna, che accoglie in un anno oltre 160 donne, in cerca di appoggio e di incoraggiamento, e della nostra Antenna sociale, che nel corso del 2012 ha assicurato una consulenza giuridica, sociale o psicologica a una sessantina di donne. Formazione e consulenza continuano ad essere centrali nell’attività dell’Associazione Dialogare-Incontri e sono possibili grazie anche al sostegno della Divisione della Formazione Professionale, al finanziamento dell’Ufficio federale dell’uguaglianza tra uomo e donna e da parte di Swisslos. Questa Newsletter approfondisce i temi relativi alla famiglia, alla maternità, all’infanzia, e all’importanza della narrazione sin dai primi mesi di vita, dandovi così l’occasione di conoscere alcune associazioni che lavorano in questi campi. Buona lettura! *Presidente e direttrice Associazione Dialogare-Incontri Sommario 4 La famiglia nell’era delle pari opportunità di Silvia Vegetti Finzi 5 La riscoperta della prima infanzia di Dieter Schürch 6 Deficit di attenzione e iperattività di Marcella Indelicato 7 Perché scrivere di sé nell’età adulta di Micaela Castiglioni 8 Il concorso di scrittura Dialogare-Incontri di Luciana Caglio 9-12 Dialogare-Incontri 2013/2014 13 Donne in cerca di una svolta Intervista a Fabiana Giulieri Faré 14 Licenziamento e maternità di Micaela Antonini Luvini e Nora Jardini Croci Torti 15 Qualità nella prima infanzia di Jacqueline Fehr 16 Mettere al mondo il futuro dell’umanità di Delta Geiler Caroli 17 Osservare il bambino, ascoltare i genitori a cura dell’Associazione Zerocinque 18 Nati per leggere di Orazio Dotta 19 Indirizzi utili 3 Attualità di Silvia Vegetti Finzi* La famiglia nell’era delle pari opportunità Nuovi patti di convivenza pubblici e privati In questi anni il termine “famiglia” è divenuto sinonimo di crisi e molti temono che i suoi legami arrechino soltanto infelicità. Ma, se riusciamo a considerare il cambiamento come un’opportunità e non come una catastrofe, possiamo cogliere l’occasione per aprire nuovi spazi di riflessione e di progettualità. 4 La famiglia costituisce un contenitore fondamentale perché al suo interno si vivono le emozioni più intense, quelle connesse alla nascita, all’amore e alla morte. È nella famiglia che le generazioni s’incontrano ed è in quella cornice che s’inscrive la nostra biografia. Ogni famiglia ha dietro di sé una lunga storia di cui spesso conosciamo solo una minima parte. Nome e cognome rivelano che veniamo al mondo già “narrati”, inscritti in un racconto di lunga durata, che connette passato e futuro. Della nostra biografia possiamo diventare i protagonisti solo svincolandoci, per quanto possibile, dai condizionamenti che subiamo per il fatto di essere nati in quella determinata famiglia. Per divenire sé stessi occorre sottrarsi, almeno in parte, ai desideri altrui, a costo di sentirsi soli e diversi. Chi rimane aderente alle proiezioni dei genitori, acquiescente alla loro volontà per paura di deluderli, rischia di sentirsi preso in trappola dai ricatti affettivi. E di provare poi una grande rabbia, innanzitutto contro se stesso. I due patti che reggono la famiglia La famiglia attuale si fonda su due patti non coincidenti: l’alleanza tra coniugi e l’alleanza tra genitori. Un tempo la decisione riguardava soltanto il matrimonio, i figli venivano di conseguenza. Ma ora quella sequenza è stata spezzata da avvenimenti dirompenti: mentre la contraccezione sicura ha separato la sessualità dalla procreazione, la fecondazione indotta ha reso possibile disgiungere la fecondità dalla sessualità. Adesso è possibile decidere se, quando e come diventare genitori. La separazione tra coniugalità e genitorialità è particolarmente evidente in caso di divorzio perché, se il matrimonio “dura finché dura”, si rimane genitori “per sempre”; non conosco ex figli. Nonostante il patto matrimoniale si sia allentato, la maggior parte delle coppie sceglie comunque di solennizzarlo con una cerimonia ufficiale. Ma la solidità del legame coniugale non dipende più dai riti, dalle leggi e dalle consuetudini, non è la comunità che si fa garante della sua continuità. Il compito è affidato a ciascuno, alla tenacia degli affetti e alla responsabilità dei contraenti, un compito che si è rivelato particolarmente difficile, come attesta il costante aumento delle separazioni coniugali. Come mai la famiglia è diventata così fragile rispetto al passato? Un tempo al matrimonio, spesso combinato per interesse, si chiedeva sicurezza e durata. Ai nostri giorni invece, sull’onda della cultura romantica, ci si aspetta che l’innamoramento duri tutta la vita. Una pretesa che lo rende fragile e instabile. Inoltre, nella società patriarcale, il nucleo familiare era solido perché costruito come una piramide con al vertice il padre, detentore dell’autorità e del potere. Oggi nessuno sarebbe disposto a tollerare quel sovrano assoluto, ma la gestione di rapporti democratici è più complessa rispetto a quelli regolati da una ferrea monarchia. Sino a pochi decenni fa si diceva, per paura dello scandalo, “meglio litigare che separarsi”, oggi si afferma il contrario “meglio separarsi che litigare”. La coppia della tarda modernità vuole stare insieme per convinzione, non per costrizione. La famiglia che cambia La famiglia, come ogni organismo vivente, è naturalmente predisposta al cambiamento. Se rimane statica, nonostante gli avvenimenti che la attraversano, rischia di infrangersi per rigidità. Tuttavia il suo percorso è pieno di insidie. La precarizzazione del lavoro non offre più ai giovani il senso di stabilità e di continuità necessario per formulare progetti di lunga durata. Il “lavoro”, duraturo, significativo, economicamente sufficiente, è stato sostituito da tanti “lavoretti”, precari, intercambiabili, insignificanti. Questa condizione d’instabilità rende sempre più difficile “fare famiglia”, come dimostra la diminuzione dei matrimoni e delle nascite. Nell’inconsistenza dei rapporti sociali, si cerca di stabilire legami affettivi che vengono ben presto sentiti come vincoli di cui liberarsi, magari per annodarne altri subito dopo. Nel farsi e disfarsi della famiglia si producono nuove forme di aggregazione come la famiglia monoparentale, composta da un solo genitore, quella monosessuale, costituita da partner dello stesso sesso, la famiglia ricomposta dopo precedenti separazioni, quella che riunisce membri di differenti etnie, genitori adottivi, affidatari e così via. All’interno di questo composito arcipelago si riconoscono figure diverse da quelle tradizionali come il “mammo”, la fidanzata del papà, il compagno della mamma, i fratelli aggiunti, i nonni acquisiti, i nuovi cugini, i figli adottati o affidati e altre ancora. Tale varietà fa sì che si debba parlare di “famiglie” al plurale, più che di “famiglia”, dato che non vi è più un paradigma unico, valido per tutti. Ciò nonostante, la psicoanalisi rintraccia nell’inconscio il desiderio di una famiglia stabile come quella tradizionale, ma non più patriarcale, autoritaria e verticale. Si tratta piuttosto di un triangolo equilatero dove i vertici (padre, madre, figli) hanno le stesse possibilità di ricevere e dare amore, di esprimere dissenso e opposizione. Un modello che, anche se non per tutti, può essere valido per molti, purché si liberi dalle proiezioni idealizzanti, da richieste di perfezione che suscitano sensi di inadeguatezza e di colpa. Occorre piuttosto rapportarsi con la realtà, accettare i limiti, fare i conti con le proprie capacità. In questi anni le donne si trovano divise tra due contradditori codici di comportamento: da una parte quello narcisistico che promuove l’autorealizzazione, dall’altra quello materno che richiede la massima abnegazione. Un conflitto che non può essere lasciato alla gestione individuale ma che richiede l’impegno di tutta la società. Se vogliamo garantire a uomini e donne libertà e pari opportunità, occorre ridefinire le nostre identità e sottoscrivere nuovi patti di convivenza pubblici e privati. Si tratta di un compito di lunga durata, che si scontra con ostacoli esterni e interiori, spesso invisibili. Ma che non può essere ignorato o rinviato perché da esso dipende il nostro futuro. *psicoterapeuta della famiglia e dell’infanzia Attualità di Dieter Schürch* La riscoperta della prima infanzia Un progetto della Commissione svizzera per l’UNESCO La Commissione svizzera per l’UNESCO ha rilanciato la tematica della “storia” dei primi anni di vita ponendo in termini nuovi il ruolo della scuola; una scuola concepita partendo dalla nascita e non dall’inizio dell’obbligatorietà. Perché? In rare occasioni l’incremento della vendita dei quotidiani è dovuto a tematiche che toccano la qualità del rapporto tra insegnamento e apprendimento. L’educazione interessa quando in ambito sociale non si sa quali risposte dare a fenomeni che improvvisamente coinvolgono l’opinione pubblica. È il caso della violenza attribuita a bande giovanili, della mancanza di partecipazione in ambito politico, di diatribe che riguardano i crocifissi nelle scuole e dell’abbigliamento di qualche giovane. In tutti questi casi si auspica un maggiore impegno della scuola attribuendole indirettamente precise responsabilità. I docenti si trovano confrontati con spinte e controspinte che rendono difficile il loro compito. Il loro punto di vista, scarsamente conosciuto, è quello di una classe di professionisti che fatica a sapere quale sia la loro reale competenza. La forza dei nuovi media è tale da costringere l’educatore del nostro tempo a dover ricercare i più svariati artifici per richiamare l’attenzione di chi gli sta davanti. In generale, se si cerca di leggere il quadro generale dell’oggetto “scuola” traspare sulla tela di fondo uno stato di sottile arrendevolezza di fronte a discorsi, promesse, visioni, teorie che sono naufragate nel mare delle risposte urgenti citate all’inizio di questo contributo. Da un punto di vista meno soggettivo, lo studio longitudinale TREE (2011)1, condotto sull’arco di oltre 10 anni a livello nazionale, evidenzia in modo impietoso la cronica incapacità della scuola di ridurre le disparità di natura sociale e culturale. Il percorso scolastico La scuola continua ad essere un sistema che attribuisce grande importanza a metodi, contenuti, programmi che dichiara di voler applicare. Dal primo giorno il bambino si trova confrontato con modi di fare, con rituali, con linguaggi, con tempi che lo coinvolgono in modo forte. In Svizzera il percorso scolastico di un bambino che entra nel sistema con strumenti comunicativi, con tratti comportamentali, con modi di pensare che non sono quelli che la scuola suggerisce e pratica, accumula - effetto cumulativo -, in poco tempo, esperienze che condizionano, in modo a volte irreversibile, il suo futuro profes- di riformulare la soggettività, l’atteggiamento e il punto di vista dell’interlocutore. sionale e sociale. Gran parte dei sentimenti di appartenenza e di compatibilità sociale dipendono dall’esito del giudizio scolastico: ogni bambino conferma, disconferma, consolida la sua posizione in rapporto a una media che non è mai “solo” scolastica. Il grado di marginalità, nelle sue infinite declinazioni psicologiche, aumenta nel corso degli anni della scolarità e si traduce in forme di motivazione, in gradi d’intelligenza, in stati attentivi, in competenze e in livelli di concentrazione. Di fronte a tale evidenza, la Commissione svizzera per l’UNESCO ha rilanciato la tematica della “storia” dei primi anni di vita ponendo in termini nuovi il ruolo della scuola; una scuola concepita partendo dalla nascita e non dall’inizio dell’obbligatorietà. Iniziare prima significa entrare in quell’area in cui la società attribuisce un ruolo fondamentale alla famiglia, tessera fondamentale e sensibile dello sviluppo mentale e sociale del bambino. La qualità e l’intensità del rapporto che la famiglia riesce a instaurare con il bambino favoriscono lo sviluppo delle sue potenzialità. La famiglia, o meglio il modello che la caratterizza, vive una profonda crisi. Una crisi che apre le porte alla necessità di prevedere forme integrative e di sostegno. La qualità della relazione con il bambino è elemento di piacere condiviso e di traino esperienziale. A monte di tale principio si intravvede l’approccio metodologico derivato dalla ricerca sociale ricostruttiva e comprensiva. Lo sguardo che deriva da un simile approccio è quello di considerare la relazione sociale – quella nella quale avviene il passaggio di qualsiasi informazione – come una relazione che struttura una catena di significati. Ciò significa considerare qualsiasi incontro sociale con il bambino, con la famiglia, come un’esperienza di apprendimento. Un’esperienza che non prescrive in anticipo ciò che ha da essere, ma che consente alla comunicazione di divenire mimetica, vale a dire capace Un quadro d’orientamento Sulla spinta della Commissione svizzera per l’UNESCO ha preso forma in questi mesi il Quadro di orientamento per la formazione, l’educazione e l’accoglienza della prima infanzia2. Per la prima volta in Svizzera si dispone di un documento che fornisce indicazioni di natura pedagogica che rilanciano il tema di un sistema educativo in grado di offrire opportunità e di valorizzare le potenzialità di sviluppo del singolo. Il Quadro di orientamento è di natura sperimentale e si rivolge a tutti gli attori dell’educazione della prima infanzia e della scuola. Dal dibattito in corso traspare la volontà di riconsiderare il bambino alla luce delle più recenti acquisizioni della ricerca neuro-psicologica. Questo documento è stato presentato lo scorso 1° marzo a Bellinzona, durante una giornata di studio promossa dalla Commissione UNESCO. Gli atti della giornata3 testimoniano la presenza in Ticino di una forte attenzione alla tematica negli ambienti della prima infanzia e un’assenza del mondo della scuola dell’obbligo. Da più parti si auspica un cambiamento di tale stato di cose, in futuro le occasioni non mancheranno. *membro della Commissione svizzera per l‘UNESCO 1 Bergman M. M., Hupka-Brunner S., Keller A., Meyer T., Stalder B., Transitionen im Jugendalter. Ergebnisse der Schweizer Längsschnittstudie TREE. Seismo Verlag: Zürich, 2011. 2 Il documento integrale può essere comandato o scaricato in versione elettronica dal sito: http://www.quadrodorientamento.ch/it/ 3 La documentazione è consultabile online: http://www.fruehkindliche-bildung.ch/it Commissione svizzera per l’UNESCO Progetto Formazione della prima infanzia in Svizzera http://www.fruehkindliche-bildung.ch/it Referente per la Svizzera italiana: prof. Dieter Schürch [email protected] 5 Attualità di Marcella Indelicato* Deficit di attenzione e iperattività Alle origini del problema Sono ragazzi o bambini che non tollerano l’attesa, hanno una percezione del tempo velocizzata, si annoiano in pochi minuti. In una classe questo significa disturbare, parlare in continuazione, non riuscire a stare seduti nel banco, non seguire le lezioni. Hanno in media undici o dodici anni, in alcuni casi anche solo otto o sei, o addirittura sono in età prescolare. Soffrono di un disagio interiore, profondo, che si manifesta con deficit di attenzione e iperattività, problemi ben noti a chi ha la funzione di educarli. Manifestano un disagio che compare, generalmente, quando l’inizio della scuola mette a fuoco l’inadeguatezza di alcuni comportamenti (incapacità di concentrarsi, di rimanere fermi, di bloccare le risposte spontanee, ecc.). Cosa ha permesso precedentemente lo stabilizzarsi di questa caratterialità? 6 A monte, nei primi anni di vita, c’è stato un iperassistenzialismo, un iperprotezionismo del bambino che, invece, non andrebbe mai sostituito ma soprattutto andrebbe aspettato, rispettando i suoi tempi e protetto solo nel caso in cui ci sia un reale pericolo. Quindi, il processo di perdita avviene perché il bambino viene sostituito continuamente nel piacere della conquista; gli viene dato tutto e subito, spesso prima ancora che formuli il desiderio; gli vengono concessi piccoli vizi, pigrizie (dormire con mamma, non raccogliere i giocattoli ecc.). Inoltre, per qualunque cosa (come si vuole vestire, cosa vuole mangiare, dove andare ecc.), si chiede a Sua Maestà il bambino che diventa una specie di “dio sull’altare” di quella famiglia. In questo modo il bambino perde l’apprendimento a realizzare la propria soddisfazione, perde il piacere della conquista. Diciamo di voler tanto bene ai nostri figli: allora perché li precediamo sempre, mettendoli da parte? Tutto ciò determina nel tempo una pigrizia caratteriale: l’iper-gratificazione determina nei ragazzi una pigrizia caratteriale e una passività di fronte agli impegni che la vita prospetta loro. Poiché non si impegnano, non si realizzano. Ne deriva successivamente una frustrazione di fronte alle richieste sempre più grandi che la vita e la società fanno al giovane. La frustrazione produce in lui la paura di non sapere, di non essere capace: tanti ragazzi che non studiano, che vanno male a scuola, pensano dentro di sé di non essere all’altezza, di essere degli incapaci. In sostanza, il bambino “viziato”, dopo tante iper-gratificazioni che lo hanno reso impreparato di fronte alla vita, divenuto poi adolescente, non sa guadagnarsi la stima degli altri o un sentimento vero o un amore; resta sconfitto e umiliato e, come compensazione a questa frustrazione esistenziale, poiché si sente perso, reagisce e esterna la paura di essere incapace in aggressività, in iperattività e in tutte le forme di infiniti teatri (droga, delinquenza, malattia ecc.). È necessario quindi fare una pedagogia più diretta per preparare il giovane alla vita reale; infatti è inutile che proteggiamo o iper-gratifichiamo il bambino se poi, nella nostra società, dovrà affrontare prove “mortali” per chi non è stato abituato fin da piccolo alla lotta. Il primo diritto che ogni bambino ha è quello di poter essere se stesso, di poter esistere per come è. Quindi bisogna dargli ogni opportunità di fare da solo e di superare i piccoli, grandi ostacoli che incontra perché solo il superamento delle difficoltà creerà la base della sua sicurezza futura (“Ce l’ho fatta da solo!”). Dieci semplici regole Utili a chi ha la funzione di educare soggetti iperattivi o con deficit di attenzione (genitori e insegnanti): 1) Date loro poche e chiare regole proporzionate alle loro possibilità e presentatele semplicemente in maniera diretta (segmentare i comportamenti in una sequenza operativa: prendo il libro, cerco la pagina, la leggo tutta, ecc.). 2) Mostrategli come un compito va eseguito, dandogli istruzioni con voce chiara e facendogliele ripetere ad alta voce. 3) Concedete loro delle pause: se vi chiedono un momento per riposare, stabilitelo insieme ma non negateglielo. 4) Quando fanno bene, diteglielo e concedetegli un premio (anche solo per un successo parziale perché l’iperattivo ha spesso un basso senso di autostima). 5) Eliminate le distrazioni (per esempio, quando fanno i compiti, lasciate sul tavolo solo ciò che è indispensabile). 6) Insegnategli ad ascoltare e ricordategli di pensare prima di agire perché devono imparare a mettere del tempo tra il pensiero e l’azione. 7) Insegnategli a relazionarsi con gli adulti (per esempio, chiedere qualcosa senza essere aggressivi o parlare senza interrompere gli altri). 8) Prima di portarli in ambienti in cui possono scatenarsi (per esempio, feste di compleanno) ricordategli come si devono comportare. 9) Insegnategli che a ogni azione corrisponde una reazione. 10) Valorizzateli là dove possono distinguersi come affermazione di sé. *Psicologa dello sviluppo Le edizioni Dialogare-Incontri Uomo Lavoro Paternità La promozione delle pari opportunità in una prospettiva maschile Donna Lavoro Maternità Consultorio Sportello Donna. 10 anni di storia e di storie A cura di Osvalda Vanini-Ferrari e Lorenza Hofmann Edizioni Associazione Dialogare-Incontri, 2009 A cura di Françoise Gehring Edizioni Associazione Dialogare-Incontri, 2007 Prezzo speciale per le lettrici e i lettori di DonneOggi: CHF 15.– cadauno Fogli e parole di Micaela Castiglioni* Perché scrivere di sé nell’età adulta? L’autobiografia come risorsa nel percorso di vita Per scrivere è sufficiente poter disporre di una penna e di un foglio di carta, niente di più semplice dell’atto della scrittura, sostiene qualcuno. Anche se, ci ricorda Marguerite Duras, l’attraversamento del “blocco nero” ci conduce nella situazione in cui: “Si tratta di decifrare qualcosa che c’è già e che già è stato fatto da noi nel sonno della nostra vita, nel suo incessante ripetersi organico, a nostra insaputa”1. Ecco che, allora: “Bisogna andare più in fretta di quella parte di noi che non scrive, che vola ad alta quota dov’è il pensiero, sempre col rischio di svanire, di dissolversi nel limbo del racconto venturo, che non scenderà mai al livello della scrittura, che rifiuta i lavori ingrati”2. Di segno non molto diverso, la considerazione di Natalia Ginzburg, laddove afferma: “Ho scoperto allora che ci si stanca quando si scrive una storia sul serio. È un cattivo segno se non ci si stanca. Uno non può sperare di scrivere qualcosa di serio così alla leggera, come con una mano sola, svolazzando via fresco fresco. Non può cavarsela così con poco. Uno, quando scrive una cosa che sia seria, ci casca dentro, ci affoga dentro fino agli occhi (…). Lui non può sperare di serbarsi intatta e fresca la sua cara felicità, o la sua cara infelicità, tutto s’allontana e svanisce ed è solo con la sua pagina, nessuna felicità e nessuna infelicità può sussistere in lui che non sia strettamente legata a questa sua “A fine corso, rileggendo quello che ho scritto, mi sono meravigliata delle mie capacità di raccontare il vissuto.” (una partecipante) “Più volte ho abbozzato pensieri, sentimenti. Quasi sempre ho stracciato il foglio oppure ho riposto i miei scritti nel cassetto. Fino a quando ho osato iscrivermi al corso sull’autobiografica… ora mi sento pronto a riprovare a scrivere di me e pure a farmi leggere.” (un partecipante) pagina (…)”3. E noi, quando abbiamo scritto per la prima volta qualcosa di noi stessi, della nostra storia di vita, degli incontri avuti o non avuti, delle scelte fatte o rimandate, o non ancora fatte, delle nostre passioni, delle nostre ferite, dei nostri sogni, ecc.? E l’ultima volta che abbiamo scritto, a quando risale? Magari non abbiamo mai provato, o ne conserviamo un pallido ricordo che risale a quando eravamo adolescenti. Potremmo iniziare adesso, quasi per gioco. “Quella volta che ho scritto…” potrebbe essere l’incipit, oppure, “La storia delle mie penne”… Che cosa potremmo scoprire o trovare confermato? Molto probabilmente che la scrittura autobiografica, anche sotto forma di brevi appunti autobiografici, può aiutarci a: • riordinare le nostre idee e i nostri pensieri; • ricordare quanto pensavamo dissolto e che ci preme richiamare alla memoria; • trasformare, anche solo un po’, i ricordi dolorosi; • mettere insieme “ciò che abbiamo” e “ciò che ci manca”; • riconoscerci in un racconto su di noi e sulla nostra storia che sentiamo a noi congeniale; • darci continuità e coerenza soprattutto nei momenti faticosi, se non propriamente dolorosi, in cui ci sembra di perderci, di perdere la nostra integrità; • abbozzare possibili progetti futuri… È lungo questa direzione che ci siamo mossi all’interno del corso Appunti autobiografici per iniziare il racconto di sé. Per cui ci sembra che la pratica di scrittura di sé e della propria storia di vita possa costituire una risorsa anche negli interventi di orientamento e ri-orientamento professionale che vogliano far leva sulla presa di consapevolezza e conoscenza di sé, delle proprie risorse e fragilità a partire dal racconto di sé e dall’interno di sé, ridimensionando il rischio di essere soltanto interventi tecnici di passaggio verticale d’informazioni, poco incisivo nell’età adulta. *Ricercatrice e docente di Educazione degli adulti all’Università degli Studi di Milano Bicocca. Docente del corso Appunti autobiografici per iniziare il racconto di sé, promosso da Dialogare-Incontri in collaborazione con l’Associazione Triangolo (gennaio 2013). M. Duras, La vita materiale, tr. it., Feltrinelli, Milano, 1996, p. 32. 1 2 Ivi. N. Ginzburg, Le piccole virtù, Einaudi, Torino, 1962, p. 2. 3 7 In punta di penna di Luciana Caglio* Il concorso di scrittura Dialogare-Incontri Specchio delle contraddizioni di un’epoca 8 L’idea è nata da un’intuizione di Carla Agustoni. Nel 2001, incaricata di allestire il nuovo sito internet per Dialogare, non si limita al suo lavoro di grafica. Da autentica creativa qual era, vede più in là: pensa a come rendere più viva e attraente quella presenza sul web. E, appunto, suggerisce di lanciare un concorso di scrittura, intestato a Dialogare, una proposta di per sé non nuova, aperta però a interpretazioni diverse. Se ne rende conto la presidente dell’associazione, Osvalda Varini. Per sopravvivere l’iniziativa deve, infatti, precisare la sua fisionomia e trovare un giusto collocamento. Si tratta di conquistare, nell’affollato panorama socioculturale ticinese, uno spazio particolare destinato a sollecitare il bisogno e il piacere di esprimersi in senso partecipativo. Scrivere per proprio conto non è più un’esigenza strettamente privata, come succedeva ai tempi dei diari chiusi nei cassetti, oggi, nell’era mediatica, si esce allo scoperto. Dialogare avverte il cambiamento. Del resto, la stessa definizione “concorso di scrittura” indica qual è l’obiettivo. Distanziandosi da una competizione spiccatamente letteraria, ci si rivolge a un pubblico allargato di persone per le quali redigere un testo non è un’ambiziosa esercitazione di stile, fine a se stessa: piuttosto un mezzo per testimoniare la propria presenza nella realtà contemporanea. Scegliendo questa via, l’iniziativa di Dialogare ha fatto centro. I concorrenti hanno percepito che gli si offriva uno spazio in cui muoversi in libertà. La prima edizione parte nel 2002 con un premio dedicato alla poesia. Si decide, poi, e linguistico. Si tratta piuttosto, e parlo per di aprirsi a lavori in prosa. E con ciò il conesperienza dato che vi faccio parte anch’io corso assume un’altra dimensione che ne da una decina d’anni, di un gruppo (nato tutfarà anche una sorta di osservatorio sociale. to femminile e oggi aperto a una presenza Infatti, i temi proposti, di anno in anno dalla maschile) che definirei di osservatori curiosi. giuria, si prestano non solo a un’elaborazione E come tali disposti a lasciarsi sorprendere in chiave creativa, a un’invenzione. Come si da quelle pagine che, a volte, fanno trasavedrà sempre più chiaramente, diventano lo lire per motivi di segno opposto: piacere spunto per raccontare situazioni vissute nella o disappunto. È un lavoro, più che difficile, quotidianità. delicato: riuscire, appunto, a considerare altri Sono testi che rivelano le difficoltà, provocavalori: la spontaneità, l’originalità, lo spessore te dall’emarginazione, dalla solitudine, dalla umano. Senza dimenticare, però, che chi si fragilità dei rapporti coniugali e familiari, mette in lizza per un premio di scrittura non dalla perdita dell’identità locale o nazionale. può essere esonerato dal dovere di espriD’altro canto, parlano anche di viaggi per almersi correttamente in italiano, che magari largare i propri orizzonti, di tecnologie e proper l’autore non è neppure la lingua materna. gressi scientifici che promuovono le relazioni Fra i concorrenti cresce, infatti, la percettibile umane, l’accesso alla cultura e alla salute. presenza di stranieri, in particolare di immiSono, quindi, lo specchio delle contraddizioni grati che arrivano da lontano. Proprio la pardi un’epoca sconvolta dai cambiamenti. Da tecipazione a questa gara la dice lunga sul accettare, puntando sul nuovo, o da rifiutare, loro grado d’integrazione. A ben guardare, un ripiegando nel rimpianto? Se lo chiedono, in invito alla scrittura si rivela quanto mai utile modi diversi, i concorrenti al Premio Dialogaanche nei confronti degli italofoni: in particore, tanto che con i loro singoli contributi comlare dei giovani che si sono abituati a usare pongono, alla fine, un mosaico collettivo che segni piuttosto che parole, XK al posto di perillustra il primo decennio del 2000. Proprio ché. Ma anche dell’evoluzione del linguaggio, qui risiede il singolare valore di queste prove sotto l’influsso della rete, deve tener conto la di scrittura che, evidentemente, non vanno giuria di Dialogare svolgendo proprio uno di giudicate applicando il metro tradizionale, quei lavori che s’imparano facendoli. Ogni basato su precise regole di tipo grammativerdetto finale è il frutto di confronti, ripensacale, lessicale, estetico. Ci si trova, invece, menti, mediazioni. Raramente c’è unanimità, alle prese con una situazione nuova che ha un buon sintomo e non solo in politica. P r e m i o D i a l o g a r e 2 0 1 4 messo in imbarazzo i membri della giuria di Dialogare, dove del resto non siedono neppu*giornalista e membro della giuria Premio In occasione dell'apertura del sito www.dialogare.ch, l'11 gennaio 2001, l'Associazione Dialogare ha inaugurato il "Premio Dialogare", legato a un concorre specialisti blasonati nell’ambito letterario Dialogare so di scrittura ripetuto ogni anno sotto diverse forme di contenuto. A questo concorso possono partecipare tutte le visitatrici e i visitatori del sito. Bando di concorso, tema e giuria si possono trovare sul sito www.dialogare.ch Domani? Non so... Premio Dialogare 2014. Il concorso di scrittura è aperto a tutte le persone interessate a produrre un testo in lingua italiana, inedito e Ildella lunghezza massima di tre cartelle (10 mila caratteri, testo, in lingua italiana, inedito e della lunghezza massima di 3 cartelle (10'000 segni inclusi gli spazi) spazi inclusi), da inviare entro 30il 30novembre 2013 per posta a: è da inviareilentro novembre 2013 per e-mail: [email protected] Associazione Dialogare, perviaposta:Foletti 23, CH-6900 Massagno; opAssociazione Dialogare Via Foletti 23 pure per e-mail a [email protected]. CH-6900 Massagno I racconti presentati saranno valutati in forma anonima dalla giuria Premiola unico Fr 2’000.che proclamerà vincitrice o il vincitore nel corso del mese di marzo 2014. L’autore o l’autrice del racconto premiato riceverà un premio unico di CHF 2’000.–. Giuria: Osvalda Varini-Ferrari, psicoterapeuta e presidente, Lugano; Luciana Caglio, giornalista, Lugano; Michele Fazioli, giornalista, Bellinzona; Daniela Pizzagalli, scrittrice, Milano; Franca Tiberto, giornalista, Lugano; Maria Rosaria Valentini, scrittrice, Sorengo. Premiazione: marzo 2014 I testi sono ricevuti e raccolti dalla segreteria di Dialogare e consegnati in maniera anonima alla giuria così composta: Osvalda Varini, psicoterapeuta, presidente, Lugano Osvalda Varini-Ferrari, presidente della giuria, con il vincitore del Premio Dialogare 2013, Vincenzo Lisciani di Roma, autore del racconto Mio fratello e Roger Federer (pubblicato su www.dialogare.ch > premio Dialogare). La premiazione ha avuto luogo il 7 marzo 2013 a Lugano. Luciana Caglio, giornalista, Lugano Michele Fazioli, giornalista, Bellinzona Daniela Pizzagalli, scrittrice, Milano Franca Tiberto, giornalista, Lugano Maria Rosaria Valentini, scrittrice, Sorengo Il materiale inviato rimane proprietà dell’associazione Dialogare. Concorso2013.indd 1 21.05.13 09.52 Saperi di casa nostra Dialogare-Incontri 2013/2014 Visite guidate per conoscere antichi e nuovi saperi Punti di vista Serate cinematografiche Io imparo a… Gestire la vita privata e professionale Aperitivo letterario In giro per il mondo con autori, autrici e personaggi Associazione Dialogare Incontri Via Foletti 23, 6900 Massagno Tel. 091 967 61 51 [email protected] – www.dialogare.ch Saperi di casa nostra visite guidate Questo ciclo continua a grande richiesta dei partecipanti. Per conoscere antichi e nuovi saperi del nostro territorio. Per scoprire attività, luoghi e persone. Per condividere interessi e arricchire la propria cultura generale in una piacevole Sabato 14 settembre 2013 dalle ore 10.00 uscita in gruppo. Due le proposte per l’autunno 2013; altre proposte seguiranno per la primavera 2014. Seguiteci su www.dialogare.ch Centro Biologia Alpina, Piora Il piacere di camminare nel territorio alpino (circa 2 ore) alla conoscenza delle peculiarità storiche e naturalistiche del percorso che porta al Lago Cadagno e al centro scientifico di Piora, accompagnati dal prof. Raffaele Peduzzi. È richiesto l’equipaggiamento adatto per escursioni in montagna. Ore 10.00: ritrovo alla partenza del sentiero didattico lago Ritom (ristorante). Possibilità di posteggio davanti alla diga per chi arriva in auto fino al Ritom. Ore 12.00: arrivo al Centro di Biologia, piccolo aperitivo offerto; pranzo a pagamento. Ore 14.00: visita al Centro e ritorno libero. Quota d’iscrizione: CHF 10.- Iscrizione entro il 10 settembre 2013 al tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a [email protected] Sabato 16 novembre 2013 ore 15.30-17.30 10 Museo didattico della storia medica ticinese, Taverne Unico nel cantone Ticino, frutto dell’iniziativa privata ma soprattutto della passione di Ivo Giuletti, il museo presenta una collezione medico chirurgica, dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Settanta del Novecento, e i personaggi che hanno fatto la storia dell’arte medica e chirurgica. Inoltre, illustra l’evoluzione della didattica, custodisce una biblioteca e un archivio, di valore culturale. Visita guidata da Ivo Giulietti, fondatore e direttore del Museo. Quota d’iscrizione (compresa entrata al museo): CHF 10.- Iscrizione entro l’11 novembre 2013 (posti limitati) al tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a [email protected] Dialogare-Incontri 2013/2014 Punti di vista le serate cinematografiche con Gino Buscaglia Il Cinema è un occhio. Un occhio curioso che cerca, individua, sceglie e poi propone (impone?) sullo schermo un suo preciso e totalizzante punto di vista, che ovviamente coincide con quello di chi sta dietro la macchina da presa (l’Autore, il Regista). E quel punto di vista è la vera “anima” del film, il suo significato profondo, il suo senso, sul quale il pubblico è invitato a discutere. Ma non è sempre così. Spesso l’Autore si diverte a mescolare le carte: sceglie punti di vista inaspettati, provocatori, inconsueti. Spesso li moltiplica, li mette in conflitto tra loro oppure li maschera svelandoli a sorpresa solo alla fine. Perché il Cinema è anche ricerca di significati “altri”, che partono dalla realtà giungendo a superarla e realizzando così uno straordinario paradosso: l’apparente irreale che svela il reale più nascosto e profondo. E anche questa è magia. Lugano, sala multiuso della Facoltà di Teologia (via Buffi 13) Iscrizione al tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a segretariato@ dialogare.ch. Quota d’iscrizione Ciclo completo (8 film) CHF 120.- per persona CHF 80.- per beneficiari AVS/AI CHF 150.- per 2 persone della stessa famiglia CHF 50.- per studenti Una sola proiezione CHF 15.- per persona CHF 10.- per beneficiari AVS /AI e studenti Mercoledì 2 ottobre 2013, ore 19.30 Fantasmi a Roma – Regia di Antonio Pietrangeli (Italia, 1961) Mercoledì 6 novembre 2013, ore 19.30 A proposito di tutte queste signore – Regia di Ingmar Bergman (Svezia, 1964) Mercoledì 27 novembre 2013, ore 19.30 Cyrano de Bergerac – Regia di Jean Paul Rappenau (Francia, 1990) Mercoledì 11 dicembre 2013, ore 19.30 Il sesto senso – Regia di M. Night Shyamalan (USA, 1999) Mercoledì 8 gennaio 2014, ore 19.30 Da zero a dieci – Regia di Luciano Ligabue (Italia, 2002) Mercoledì 29 gennaio 2014, ore 19.30 Inception – Regia di Christopher Nolan (USA, 2010) Mercoledì 12 febbraio 2014, ore 19.30 Pollo alle prugne – Regia di Marjane Satrapi (Iran, 2011) Mercoledì 12 marzo 2014, ore 19.30 The Artist – Regia di Michel Azanovicius (Francia, 2011) Iscrizione online www.dialogare.ch Io imparo a… gestire la vita privata e professionale pio la rottura del rapporto di coppia, la gestione di un piccolo budget, la perdita dell’impiego o la necessità di reinserirsi nel mondo del lavoro. Per imparare non è mai troppo tardi! Massagno, via Foletti 23, aula Dialogare-Incontri Quota di iscrizione: CHF 10.- ogni lezione (documentazione compresa). In omaggio: libretto di formazione (riconosciuto in tutta la Svizzera) Iscrizione: tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a [email protected]. Modulo 1 Contratto di lavoro e assicurazioni sociali Formatrice/ Formatore Termine d’iscrizione Martedì 15 ottobre 2013 Ore 18.00-20.30 Conoscere diritti e doveri del contratto di lavoro Gli obblighi e i diritti del/la dipendente e del datore di lavoro. Il salario. La protezione della personalità. Micaela Antonini Luvini Avvocata e consulente Donna e Lavoro (consultorio FAFT) 11 ottobre 2013 Martedì 22 ottobre 2013 Ore 18.00-20.30 Conoscere diritti e doveri della lavoratrice-madre e del lavoratore-padre Micaela Antonini Luvini La protezione legale e della salute durante la Avvocata e consulente Donna gravidanza. Il congedo maternità. Il congedo e Lavoro (consultorio FAFT) paternità (diritti minimi). Diritti della madre che allatta. Assenza in caso di malattia del figlio. 18 ottobre 2013 Martedì 5 novembre 2013 Ore 18.00-20.30 Capire le assicurazioni sociali (1) AVS/AI/IPG/AD e LAINF. Quali rischi coprono. Contributi e prestazioni. Andrea Tamagni perito federale in assicurazioni 31 ottobre 2013 Martedì Capire le assicurazioni sociali (2) 12 novembre 2013 La Cassa pensione. Contributi e prestazioni. Ore 18.00-20.30 Prelievi anticipati. Libero passaggio. Andrea Tamagni perito federale in assicurazioni 8 novembre 2013 Modulo 2 Formatrici Termine d’iscrizione Gestione del budget familiare Monica Garbani Formatrice per adulti, coordinatrice associazione PerCorsoGenitori Martedì 11 febbraio 2014 Ore 18.00-20.30 Gestire e organizzare il budget familiare (1) Organizzare la gestione dei pagamenti e dei documenti personali contabili. Martedì 18 febbraio 2014 Ore 18.00-20.30 Gestire e organizzare il budget familiare (2) Prevedere spese e gestire imprevisti. Monica Garbani e Sandra Killer 14 febbraio 2014 Martedì 25 febbraio 2014 Ore 18.00-20.30 Gestire e organizzare il budget familiare (3) Pianificare per realizzare obiettivi. Monica Garbani e Sandra Killer 21 febbraio 2014 7 febbraio 2014 Sandra Killer Formatrice per adulti e coach, coordinatrice Associazione famiglie monoparentali e ricostituite Iscrizione online www.dialogare.ch 11 Dialogare-Incontri 2013/2014 Quattro moduli per acquisire competenze basilari, teoriche e pratiche, per gestirsi al meglio nella vita privata e professionale. Un corso per tutti, donne e uomini, che desiderano essere più consapevoli e autonomi di fronte alle cose correnti della vita: il lavoro, le assicurazione sociali, i conti a fine mese, la dichiarazione fiscale, la ricerca di un impiego, la conciliabilità fra lavoro e famiglia. Conoscere diritti e doveri di lavoratrice/ lavoratore, di cittadina/cittadino rende più forti! Soprattutto in situazioni particolari della vita: in quelle positive, come per esempio la maternità, la paternità, un nuovo impiego, una nuova fase della vita; in quelle negative, come per esem- Dialogare-Incontri 2013/2014 12 Modulo 3 La dichiarazione fiscale Formatrice Termine d’iscrizione Martedì 11 marzo 2014 Ore 18.00-20.30 Conoscere la fiscalità A che cosa serve? Come funziona? Chi e che cosa è imponibile? Tanja Uboldi Ermani avvocata e notaio 7 marzo 2014 Martedì 18 marzo 2014 Ore 18.00-20.30 Compilare la dichiarazione fiscale (1) Reddito, sostanza, debiti, deduzioni… Tanja Uboldi Ermani avvocata e notaio 14 marzo 2014 Martedì 25 marzo 2014 Ore 18.00-20.30 Compilare la dichiarazione fiscale (2) Situazioni particolari (per esempio, separazione, divorzio, decesso…) Tanja Uboldi Ermani avvocata e notaio 21 marzo 2014 Modulo 4 Trovare un’occupazione e conciliare lavoro e famiglia Formatrice Termine d’iscrizione Martedì 1° aprile 2014 Ore 9.30-11.00 Attivarmi nella ricerca del lavoro I passi da intraprendere per la ricerca di un posto Fabiana Giulieri Faré di lavoro. Riflessione sulle proprie risorse e sui consulente Sportello donna propri punti forti. 28 marzo 2014 Martedì 8 aprile 2014 Ore 9.30-11.00 Redigere una lettera di candidatura Lettera di candidatura spontanea e in risposta a un annuncio di lavoro. Fabiana Giulieri Faré consulente Sportello donna 4 aprile 2014 Martedì 15 aprile 2014 Ore 9.30-11.00 Redigere il curriculum vitae L’importanza della personalizzazione. Fabiana Giulieri Faré consulente Sportello donna 11 aprile 2014 Martedì 29 aprile 2014 Ore 9.30-11.00 Conciliare famiglia e lavoro Lorenza Hofmann Strutture e servizi sul territorio. Agevolazioni collaboratrice finanziarie. Possibili proposte al datore di lavoro. Dialogare-Incontri 25 aprile 2014 Aperitivo letterario con Daniela Pizzagalli In giro per il mondo con autori, autrici e personaggi Un happy hour molto speciale per soddisfare i sensi e la mente. Novanta minuti di sfiziosi stuzzichini e finger food mentre Daniela Pizzagalli, nota giornalista e scrittrice italiana, accompagnerà i partecipanti in giro per il mondo con autori, autrici e personaggi protagonisti della scena letteraria internazionale, offrendo una brillante panoramica di temi di assoluta attualità. Riservate già sin d’ora la data: giovedì 8 maggio 2014, dalle 18.30 alle 20.00. Massagno, via Foletti 23, aula Dialogare-Incontri Quota di iscrizione: CHF 25.Iscrizione (posti limitati) entro il 5 maggio 2014 al tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a [email protected] Iscrizione online www.dialogare.ch Lavoro in rete intervista a Fabiana Giulieri Faré Donne in cerca di una svolta Sportello donna e Antenna sociale È un lunedì mattina. Siamo nella sede del consultorio Sportello donna. Squilla il telefono. Maria Alberti, la segretaria, risponde e subito il suo volto esprime preoccupazione. L’interlocutrice deve avere un problema serio! «È una signora molto angosciata. È possibile prevedere un colloquio a breve?». La consulente, Fabiana Giulieri Faré, riceverà l’utente – che chiameremo fittiziamente Jessica – il giovedì seguente: un primo incontro per capire quali sono le priorità da affrontare e orientarla. «La nostra metodologia – precisa Fabiana Giulieri Faré – non prevede di prendere a carico l’utente, ma di guidarla verso una presa a carico attiva». Chi sono le utenti di Sportello donna? Donne giovani, con figli, talvolta in fase di separazione dal compagno, pochi soldi in tasca, cercano impiego, hanno una scarsa formazione e esperienze professionali minime. Le accomuna il disorientamento, una matassa di problemi da sbrogliare. Chiediamo alla consulente: qual è la prima cosa che fai quando incontri per la prima volta un’utente? «Una cosa molto importante è l’accoglienza, vale a dire far sentire la persona a suo agio. Quindi chiedo all’utente se ha trovato subito il posto, se vuole un bicchiere d’acqua, ecc. In un secondo tempo presento l’attività del consultorio Sportello donna, di cosa ci occupiamo, come si svolge la consulenza (tempi, costi, segreto professionale, ecc.). Dopo questa introduzione lascio parlare la donna liberamente della sua situazione». Qual è il problema di Jessica? «Jessica ne ha più di uno e ogni problema è concatenato con un altro. Si sta separando, non lavora da 3 anni, ovvero dalla nascita del primo figlio, ha conseguito il diploma di venditrice ma non può più lavorare come tale perché non sa come conciliare la vita privata con quella professionale. Inoltre, a seguito della separazione, è depressa e vorrebbe informazioni supplementari riguardo la procedura di divorzio e riguardo la strada da intraprendere per la richiesta di aiuti finanziari qualora dovesse iniziare una nuova formazione». In questo caso i problemi sono più di uno ed esulano dalla competenze di Sportello donna… «Sì, infatti! Sportello donna è competente per quello che riguarda l’orientamento e la ricerca di un nuovo posto di lavoro. Valutiamo con Jessica quale nuova formazione professionale potrebbe intraprendere e diamo gli indirizzi delle diverse scuole presenti sul territorio. In un secondo tempo scriveremo un nuovo curriculum vitae e una nuova lettera di presentazione da inoltrare ai datori di lavoro. In presenza di altre problematiche indirizziamo la persona verso altri servizi e professionisti specializzati. Ho consigliato a Jessica di rivolgersi alla nostra Antenna sociale per una consulenza giuridica che le permetta di affrontare al meglio la separazione e il divorzio, di essere informata su che cosa la legge prevede per i figli, dal diritto di visita al contributo finanziario del padre. In un secondo tempo, se lo desidera, potrà ricorrere anche a consulenze di mediazione di altri servizi operativi sul territorio. Per quanto concerne la depressione, diamo inoltre il contatto con la psicologa dell’Antenna sociale e, per gli aiuti finanziari, quello dell’assistente sociale». Jessica si è sentita subito a suo agio, tornerà per un secondo colloquio di approfondimento per la ricerca di un lavoro. «Sportello donna non è un’agenzia di collocamento. Durante il primo colloquio l’utente ci parla della sua situazione e dei problemi che vorrebbe risolvere. Con una seconda consulenza più approfondita entriamo nel vivo del problema e diamo informazioni per il raggiungimento dell’obiettivo pattuito insieme alla persona, ad esempio la redazione del dossier di candidatura, il valutare insieme che strada potrebbe intraprendere, i contatti con eventuali scuole dove iniziare una nuova formazione». Jessica come altre utenti, per meglio orientarsi nel mondo del lavoro, necessiterebbe di rafforzare la sue conoscenze. Per questo Dialogare sviluppa annualmente dei corsi per acquisire quelle conoscenze basilari per gestirsi autonomamente nella vita. La consulente le propone di seguire il corso Io imparo a… (cfr. pag.11-12). «Nella fase di separazione Jessica ha qualche preoccupazione finanziaria. Potrà incontrare l’assistente sociale della nostra Antenna sociale e seguire le lezioni sulla gestione e l’organizzazione del budget familiare». Nel corso del 2012, Sportello donna ha registrato 281 colloqui. Fra le 164 utenti, le situazioni sono molto simili e talvolta anche molto diverse - donne vittime di violenza domestica, che necessitano di un sostegno psicologico; donne straniere ignare dei propri diritti…- tutte donne che hanno bisogno di “ripartire”. Consultorio Sportello donna 091 967 61 51 [email protected] 13 Lavoro in rete di Micaela Antonini Luvini e Nora Jardini Croci Torti* Licenziamento e maternità Casi pratici del Consultorio giuridico Donna & Lavoro 14 Il Consultorio giuridico Donna & Lavoro della Federazione Associazioni Femminili Ticino (FAFT) offre consulenza alle donne che hanno problemi sul posto di lavoro. Di seguito trovate dei piccoli casi realmente accaduti in cui le due consulenti sono intervenute per aiutare delle utenti. Per maggiori informazioni: www.faft.ch. Per appuntamenti le consulenti rispondono al numero 091 950 00 88. dalla gravidanza non vi è comunque il diritto di chiedere un’occupazione a tempo parziale poiché la legge non sancisce questo principio. Non vi è nemmeno la possibilità di ottenere un congedo non pagato (ad eccezione del settore pubblico dove le norme concedono in genere maggiori diritti alle neo mamme). La concessione o meno del tempo parziale e del congedo dipendono quindi dal datore di lavoro. si riesce a provare che il licenziamento è discriminatorio (dato a causa della gravidanza) bisogna rassegnarsi. Potrà ad esempio chiedere alla collega se eventualmente è disposta a testimoniare quanto le ha detto anche se bisogna considerare che è molto raro che un dipendente testimoni contro il datore di lavoro. La legge sulla parità donna uomo vieta infatti che si proceda a licenziamenti discriminatori. Sono stata licenziata e mi sono accorta solo dopo l’ultimo conteggio che le vacanze non godute di circa due settimane non mi sono state pagate. Posso ancora pretendere che le due settimane mi vengano pagate? Inoltre mi chiedo se è giusto che in tanti anni di lavoro presso la stessa azienda io non abbia mai avuto due settimane consecutive di vacanze. La risposta è si. Normalmente né il datore di lavoro né il lavoratore possono decidere di non concedere, rispettivamente di non usufruire delle vacanze. Queste devono essere decise di comune accordo con il datore di lavoro e non possono essere compensate con soldi. Tuttavia se, come nel caso citato, la lavoratrice non ha potuto beneficiare di tutte le vacanze ed il rapporto di lavoro è terminato allora il datore di lavoro nell’ultimo conteggio doveva riconoscere la compensazione per le vacanze non godute. Non vi è un termine preciso tuttavia è meglio agire subito e tramite lettera raccomandata rivendicare il saldo vacanze. Per quanto concerne invece il secondo problema di norma il lavoratore ha diritto ad almeno due settimane consecutive e solo eccezionalmente in casi urgenti e non altrimenti risolvibili è possibile chiedere al lavoratore di rinunciare alle due settimane consecutive, ma in nessun caso può diventare la regola. Assunta con periodo di prova di tre mesi sono stata licenziata dopo due mesi e precisamente dopo aver detto di essere incinta. La lettera di licenziamento ovviamente non faceva riferimento a questo fatto, ma ho saputo da una collega che il licenziamento è dovuto a questo motivo. Purtroppo durante il periodo di prova non vi è alcuna protezione per le donne incinte. La protezione dal licenziamento dura per tutta la gravidanza (dopo il periodo di prova) e nelle sedici settimane dopo il parto. Se non Sono attualmente in congedo maternità per le 14 settimane previste dopo il parto. È vero che durante questo periodo maturano le vacanze? Sì è vero. Giusta l’art. 329b cpv. 3 il datore di lavoro non può ridurre le vacanze della lavoratrice che ha fruito del congedo maternità. Di fatto quindi durante il congedo maternità si matura una settimana di vacanza supplementare. Da 7 anni lavoro presso lo stesso datore di lavoro e attualmente sono incinta. Ho il timore che sarò discriminata dopo la gravidanza e che il mio capo cominci a mettermi i “bastoni fra le ruote” per far sì che non torni al lavoro. Posso ad esempio chiedere di continuare a lavorare a metà tempo? Come posso procedere per tutelarmi? Potrà ad esempio chiedere un certificato di lavoro intermedio prima che il datore di lavoro venga a conoscenza della gravidanza. Visto che avete sempre avuto buoni rapporti e che era soddisfatto del suo lavoro avrà in questo modo la possibilità di dimostrare che la qualità del suo lavoro era buona. Al ritorno *Avvocate, consulenti Donna e Lavoro Lavoro in rete di Jacqueline Fehr* Qualità nella prima infanzia Dentro e fuori la famiglia Voce per la qualità vuole sensibilizzare sulla qualità nella formazione, nell’educazione e nell’accoglienza della prima infanzia, dentro e fuori la famiglia. Fondata nell’autunno 2012 da oltre 20 organizzazioni della società civile, è un’associazione politicamente indipendente, presente nelle tre regioni linguistiche che si prefigge di costituire una piattaforma per favorire la comunicazione e il dialogo tra il mondo degli esperti, i professionisti della prima infanzia e la società. Può contare sul sostegno di importanti fondazioni e organizzazioni svizzere (menzionate in modo trasparente sul sito www.voce-qualità. ch) e sull’adesione di persone giuridiche, tutte accomunate dalla preoccupazione e dalla volontà di creare benessere per la prima infanzia. Da alcuni anni, in seno alla società è sempre più presente il bisogno di conciliare i compiti di cura ed educazione dei figli con la sfera professionale. Il dibattito politico si è finora concentrato sulla necessità di aumentare in termini quantitativi l’offerta di servizi di accoglienza extra-familiare. Stato e partner sociali hanno incitato il mondo del lavoro ad adottare misure favorevoli alla conciliabilità fra famiglia e lavoro. Si sono fatti notevoli passi avanti. Tuttavia, gli interventi sono stati mirati agli aspetti quantitativo e materiale. Voce per la qualità vuole portare l’attenzione anche sulla qualità nei primi anni di vita. Cosa vogliono i bambini? Di che cosa hanno bisogno? Qual è il contesto nel quale si trovano bene? Qual è il ruolo dei genitori e in generale degli adulti, in primis dei professionisti dell’infanzia? Voce per la qualità intende porsi queste e altre domande, far incontrare gli esperti della pedagogia e i professionisti della prima infanzia, senza escludere i genitori, rafforzare il dialogo tra scienza, società e politica. Ogni bambino/a merita le migliori condizioni di vita. La Costituzione svizzera recita “(…) che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. La Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo afferma che ogni bambino, sin dalla nascita, ha diritto alla formazione e al sostegno. Numerosi studi a livello internazionale indicano che i primi anni di vita sono decisivi per lo sviluppo del bambino. Gli specialisti della prima infanzia hanno osservato che i bambini piccoli sono naturalmente inclini a scoprire il mondo, soprattutto attraverso il gioco e l’interazione sociale con i coetanei e gli adulti. È così che essi si integrano socialmente, sviluppano e sperimentano le loro capacità. Non coltivare questa loro propensione alla scoperta e all’apprendimento significherebbe tarpare la loro curiosità, a scapito del loro sviluppo personale. Le ricerche nel settore della prima infanzia condotte dal premio Nobel per l’Economia James Heckman dimostrano che ogni euro investito a sostegno dei bambini in età prescolare rende fino al 50%. La professoressa Margrit Stamm, ex-direttrice del Centro di formazione, educazione e accoglienza della prima infanzia presso l’Università di Friburgo, è giunta a conclusioni analoghe per quanto concerne la Svizzera: “Ogni franco investito nel settore della formazione, educazione e accoglienza della prima infanzia produce un rendimento pari a tre franchi”. Sia chiaro: questo “rendimento” non è da intendere in termini puramente pecuniari bensì in effetti positivi. In altre parole, investire per dare le migliori opportunità al/la bambino/a consente di scongiurare ritardi di sviluppo, per esempio dovuti a una scarsa stimolazione linguistica oppure a limitate possibilità di gioco e quindi contenere i costi per interventi specialistici finalizzati a recuperi. Il mondo scientifico ci ha dato e ci darà conoscenze importanti per orientare il ruolo degli adulti nella formazione, nell’educazione e nell’accoglienza della prima infanzia. Ora si tratta di rendere operative queste conoscenze, di tradurle nella realtà delle famiglie e delle strutture di accoglienza extrafamiliare, affinché la qualità non sia un concetto astratto ma concretamente implementabile in un contesto sempre più caratterizzato dalla coeducazione dei bimbi da parte dei genitori e dei professionisti operativi negli asili nido, in seguito nella scuola. Dunque, che cosa possiamo fare, noi adulti, per assicurare qualità nei primi anni di vita? Il bambino non ha solo bisogno di cure fisiche e materiali ma pure di un contesto adeguato ai suoi bisogni per accompagnarlo nel percorso di sviluppo personale. Per raggiungere nuovi obiettivi qualitativi riteniamo molto utile scambiare esperienze e lavorare tutti insieme per il benessere dei bambini che sono il nostro futuro. Benessere, a mio avviso, è proprio l’obiettivo che dovrebbe unire la società, al di là delle differenze ideologiche e culturali, dei modelli familiari e di ripartizione dei ruoli di cura e educativi all’interno del nucleo familiare. * Direttrice del progetto Voce per la qualità, consigliera nazionale 15 Che cosa fa Voce per la qualità? Redige relazioni su asili nido, su formazione dei genitori e dei programmi di sostegno alle famiglie con particolare attenzione alla qualità. Offre sul proprio sito una panoramica dei progetti in corso di realizzazione e dei soggetti coinvolti. Crea un network di professionisti della comunicazione, del mondo universitario, del settore privato imprenditoriale e dell’universo politico. Organizza visite di informazione per giornalisti e altri professionisti in patria e all’estero. Voce per la qualità – Voix pour la qualité – Stimme Q Ackeretstrasse 19 8400 Winterthur Tel. 052 224 09 01 www.voce-qualità.ch [email protected] Referente per la Svizzera italiana Lorenza Hofmann [email protected] Tel. 091 825 75 50 Lavoro in rete di Delta Geiler Caroli* Mettere al mondo il futuro dell’umanità Associazione Nascere Bene Ticino 16 Dopo la seconda metà degli anni 70, scegliere un parto dolce (allora si diceva “alla Leboyer”) per riappropriarsi del proprio corpo e vivere l’evento da protagoniste, in tutta la sua sacralità, era parte integrante del pensiero femminista. Da allora molte cose sono cambiate: negli ospedali le sale parto sono state abbellite, fornite di vasche e attrezzi per il travaglio, e le pratiche ostetriche e pediatriche si sono ammorbidite. Inoltre i progressi della chirurgia hanno permesso di salvare molte vite grazie al cesareo semplificato, rapido e sicuro. Parallelamente, sono però anche in aumento l’induzione del travaglio e l’anestesia peridurale, l’uso di ormoni sintetici (soprattutto ossitocina), di forcipe e ventosa e soprattutto i parti cesarei; ben oltre il massimo del 10-15%, che l’OMS ritiene giustificato. Oggi in Svizzera un bambino su tre nasce con il cesareo. Eppure, come ripete l’OMS, il parto non è una malattia bensì un processo biologico involontario (come respirare o digerire) programmato nella parte più arcaica del nostro cervello di mammiferi. Funziona meglio e con dolore sopportabile, se si rispettano le condizioni necessarie per favorire un parto fisiologico, più armonioso per madre e bambino. Condizioni raccomandate dall’OMS e descritte con precisione dal punto di vista endocrinologico e neuro-psicologico: accompagnamento per tutto il percorso maternità da parte di una levatrice di fiducia, che garantisca durante il parto la massima intimità, quiete e sicurezza e il rispetto dei tempi e dei bisogni della donna e del bambino. Condizioni però ancora poco conosciute dal pubblico e poco applicate nella pratica ostetrica. Il motivo è che la nascita ha subito per millenni un controllo sociale e interferenze culturali, sia nelle società più primitive, sia in quelle altamente tecnologizzate, probabilmente per assicurare all’Homo sapiens “predatore” un certo vantaggio evolutivo1. Promuovere il rispetto della fisiologia non significa però tornare indietro o demonizzare il parto cesareo, giacché è provvidenziale nei casi a rischio e per le complicazioni che un tempo rendevano pericoloso il parto a domicilio. Significa invece evitare nascite traumatiche per i bambini e stimolare la fiducia delle donne nelle immense risorse di cui dispongono dentro di loro per vivere serenamente la maternità sin dal concepimento, traendone quel senso di potenza e di autostima che le aiuta ad affrontare la vita con le proprie forze. Nascere bene è però importante anche per la società, perché quanto vissuto in grembo e il modo di venire al mondo, sono cruciali per l’ontogenesi umana e possono influenzare tutta la vita di una persona. Numerosi studi (nel campo dell’epidemiologia e dell’epigenetica) dimostrano che molti disturbi della salute e dell’equilibrio psico-fisico degli adulti hanno origine nella fase perinatale, quando ci si distanzia troppo dai meccanismi per i quali siamo biologicamente programmati. Il motivo è che durante e subito dopo il parto, mamma e bambino (purché non siano separati e disturbati, o sotto l’effetto di farmaci o ormoni sintetici) rilasciano picchi irripetibili di “ormoni dell’amore” (soprattutto ossitocina, endorfine e prolattina), base biologica che favorisce l’istinto materno, l’attaccamento reciproco e la L’ANBT si è costituita il 13 maggio 2012 (giorno della mamma) per promuovere le conoscenze e le opportunità che permettano al maggior numero possibile di bambini di nascere bene e alle donne di rimanere protagoniste del proprio parto. A questo scopo offre informazioni e momenti di formazione sulla fisiologia del percorso maternità, basate su evidenze scientifiche aggiornate e conformi alle raccomandazioni dell’OMS e dell’UNICEF. I mezzi di cui dispone (per ora) l’ANBT per raggiungere questi obiettivi sono: • un sito costantemente alimentato con nuovi documenti (anche video e audio) dove ognuno può attingere informazioni: www.nascerebene.ch; • un prospetto largamente distribuito agli studi ginecologici e pediatrici, ai consultori genitore bambino SACD, agli asili nido, ecc. (può essere richiesto a [email protected]); • serate pubbliche e seminari di formazione su vari temi che riguardano gravidanza, parto e primo anno di vita (le più recenti con il dott. Michel Odent all’ORBV/EOC). L’ANBT sostiene la figura centrale della levatrice che, grazie alla sua formazione e alla sua responsabilità medica (riconosciuta e coperta dalla LAMal), favorisce capacità empatica del futuro adulto. Inoltre in quella prima ora il bambino trova istintivamente il seno e si procura i batteri e gli anticorpi che rafforzano il suo sistema immunitario. Un notevole investimento per la sua salute e per la prevenzione sanitaria! Mettere al mondo il futuro dell’umanità non è cosa da poco... *Presidente ANBT v. Michel Odent, Childbirth and the future of Homo Sapiens, Pinter&Martin, 2013. 1 l’esperienza di una gravidanza serena, un parto fisiologico e un allattamento armonioso, collaborando con le altre figure professionali e istituzioni sanitarie. Sostiene anche la funzione della doula, figura materna complementare alla levatrice, che può fornire un accompagnamento emotivo e un aiuto pratico alle donne che ne sentono la necessità. Per questo motivo l’ANBT appoggia: • il progetto di un gruppo di levatrici per la creazione di una casa della nascita nel Luganese, www.nascerebene.ch/casanascita ; • la petizione della Federazione Svizzera delle Levatrici per la creazione negli ospedali di unità ostetriche dirette da levatrici www.nascerebene.ch/petizionelevatrici/ • la richiesta delle levatrici indipendenti di poter assistere anche per il parto in ospedale le mamme che hanno già seguito in gravidanza (“sage-femme agrée”); • la scelta del parto a domicilio per i genitori che lo desiderano. Per contatti: Associazione Nascere Bene Ticino (ANBT) casella postale 343 6950 Tesserete www.nascerebene.ch [email protected] Lavoro in rete a cura dell’Associazione Zerocinque Osservare il bambino, ascoltare i genitori Associazione Zerocinque L’osservazione del neonato permette di mettere a fuoco lo sbocciare del mondo interno e relazionale del bambino, con le fantasie, paure, desideri, ansie, conflitti e gratificazioni e soprattutto il formarsi del pensiero in uno stadio molto precoce. È in questa ottica che l’associazione Zerocinque, costituitasi nel 2004, si occupa di prima infanzia. Alle famiglie con bambini da zero a cinque anni offre un servizio di ascolto e di consultazione psicologica sui temi relativi alla genitorialità e alla prima infanzia. Agli operatori a contatto con questa fascia di età propone attività formative, consulenza, aggiornamento e supervisione in campo psico-educativo. Sul territorio promuove una maggiore consapevolezza dell’importanza di un buon accudimento del bambino e dell’opportunità dell’intervento preventivo. Inoltre svolge attività di studio, ricerca, pubblicazioni relative all’oggetto sociale, nel rispetto delle norme sulla tutela della privacy. I membri titolari sono professionisti nel campo della psicologia evolutiva e hanno una formazione secondo la metodologia dell’”osservazione del neonato”, ispirata alla scuola di Esther Bick, la psicoanalista polacca che nel 1948 ha messo a punto il metodo di infant observation. Il metodo consiste nell’osservazione settimanale del neonato e della madre nel contesto del suo ambiente domestico a partire dalla nascita fino al termine del secondo anno di vita del bambino. Per la formazione professionale di psicoanalisti e psicoterapeuti, l’osservazione del neonato costituisce uno strumento essenziale per lavorare con bambini e famiglie ma anche con adulti. La consultazione ai genitori e ai loro bambini è l’equivalente di una psicoterapia breve perché si concretizza in cinque incontri quindicinali o mensili in cui tutti i membri della famiglia sono presenti in seduta e interagiscono parlando delle loro reciproche difficoltà con uno o due terapeuti che osservano e interpretano. Questo modello di psicoterapia genitori-bebè e bambini fino ai cinque anni si basa sull’integrazione di approcci diversi: quello psicoanalitico pulsionale e delle relazioni oggettuali, la teoria dell’attaccamento, la conoscenza dello sviluppo evolutivo del bambino, e i principi della terapia familiare. Ha inoltre rilevanza l’idea che i conflitti e i traumi individuali tendono ed essere ripetuti a livello intergenerazionale, se non si interviene per dar loro una profonda elaborazione. Perché focalizzare sulla fascia da zero a cinque anni? È nei primi anni di vita che il bambino forma i suoi modelli interni di riferimento ed è molto plastico e predisposto a cambiamenti. Il potenziale di sviluppo delle capacità genitoriali è in relazione col potenziale di sviluppo del bambino; per questo motivo gli interventi possono rivelarsi molto efficaci e permettono di prevenire disturbi psicopatologici. Gli sviluppi della ricerca sulle neuroscienze mettono strettamente in relazione le esperienze relazionali precoci del bambino con il suo sviluppo (psico-fisico) cerebrale e della personalità. Le famiglie si trovano a vivere disagi legati al ruolo genitoriale spesso in una situazione di isolamento che necessita sostegno. Di solito, i genitori riferiscono le loro difficoltà di educare i figli al pediatra, investito così di un compito che esula dalle sue competenze mediche. Egli non vuole spaventare i genitori segnalando le prime manifestazioni di disagio al suo collega psichiatra, e tende a banalizzare. Così il problema si acuisce. Con la metodologia della terapia breve è possibile intervenire e consentire ai genitori di affrontare meglio i loro ruoli educativi. I disturbi che si manifestano nel bambino nella prima infanzia, sono contrassegnati da un’intensità che porta angoscia e confusione nei genitori. Un intervento precoce che coinvolge tutta la famiglia evita che questi problemi peggiorino, diventando stabili e si trasformino in patologie. 17 L’associazione Zerocinque è nata su impulso di Maria Pagliarani, psicoterapeuta specializzata nei problemi di prevenzione delle patologie mentali, e di Maria Pozzi, psicoterapeuta psicoanalitica infantile, operante a Londra, quale estensione della loro attività seminariale nel campo della psicoterapia. Ne fanno parte operatori dei servizi psico-socio-sanitari attivi in strutture pubbliche e/o private del Ticino e dell’Insubria. Associazione Zerocinque Vicolo Pozzolo 1 6833 Vacallo [email protected] www.zerocinque.ch Servizio di consulenza telefonica Tel. 079 913 91 99 Con un servizio telefonico, l’associazione Zerocinque può dare sostegno immediato ai genitori nei momenti di crisi o di maggior difficoltà, ancora prima di un incontro. Consultazione per le famiglie: Marlise Suter e Simona Bomio, presso lo studio di psicoterapia via Foletti 23 6900 Massagno. Tel. 091 967 35 80 Nel contempo, l’associazione si impegna in attività di formazione e di supervisione per dare agli operatori un contributo di comprensione di tipo psicoanalitico delle dinamiche inconsce che vivono giornalmente a contatto con le situazioni disagiate. Formazione per operatori della prima infanzia [email protected] www.zerocinque.ch Lavoro in rete di Orazio Dotta* Nati per leggere Dal Ticino al resto della Svizzera sensibilizzazione, informazione e formazione sull’importanza della lettura in età precoce, come fattore di benessere personale e sociale. Nel progetto sono stati coinvolti, a vario titolo, bibliotecari, pediatri, docenti, assistenti di cura a domicilio, ospedali ed enti locali. La promozione della lettura va a tutto vantaggio dell’intera società, ecco perché non deve essere appannaggio unicamente degli operatori del settore, ma coinvolgere anche entità esterne. 18 Nati per leggere (NPL) è un progetto volto a sensibilizzare le famiglie sull’importanza della lettura ad alta voce sin dai primi mesi di vita per un sano sviluppo affettivo e cognitivo e si prefigge di fare in modo che la lettura e i libri diventino una parte integrante del vivere quotidiano. L’iniziativa ha mosso i primi passi nel 2006, quando la fondazione Bibliomedia della Svizzera italiana e l’associazione Media e Ragazzi Ticino e Grigioni italiano hanno lanciato un primo progetto pilota in Ticino. I due enti sono così andati a coprire uno spazio totalmente libero nella promozione della lettura: quello della prima infanzia (0-5 anni). Nel 2008, grazie all’impegno finanziario messo in campo da Bibliomedia, questo primo tentativo ticinese si è poi esteso a livello nazionale, tanto da essere supportato anche dall’Ufficio Federale della Cultura. I motivi che hanno portato gli enti promotori a sviluppare questo progetto partono da alcuni studi nazionali e internazionali nei quali si evidenzia nella popolazione una scarsa propensione alla lettura che si riflette in modo negativo sulla comprensione di testi semplici e sulla capacità di esprimersi tramite la parola scritta. In Svizzera il 22% della popolazione, tra cui 600 mila adulti, accusa problemi in questo settore. Ne conseguono costi sociali prudentemente calcolati in 1.1 miliardi di franchi l’anno. Nati per leggere si inserisce quindi in un contesto di proposte che desiderano creare nuove strategie d’intervento per migliorare le competenze linguistiche della popolazione. In sintesi, si tratta di una campagna di Per raggiungere gli scopi prefissati, Nati per leggere organizza corsi di formazione e informazione, ha creato un pieghevole divulgativo in quattordici lingue e un sito internet (www.natiperleggere.ch). Nelle pagine on-line si offrono consigli pratici alle famiglie, si trovano documenti di approfondimento e si suggeriscono mensilmente delle bibliografie utili per potersi orientare in un contesto editoriale molto vasto e di difficile interpretazione per i genitori desiderosi di trovare letture adeguate per i loro bambini. Inoltre, sempre per i genitori, è stato realizzato un “pacchet- to regalo” contenente un opuscolo informativo e tre libri per la prima infanzia. Grazie ai vari partner del progetto, il pacchetto viene recapitato alle famiglie in cui si registra una nuova nascita. Nel 2012 sono stati prodotti e distribuiti 50’000 pacchetti che hanno raggiunto il 60% delle famiglie residenti in Svizzera. A ciò si aggiunge l’operato delle 600 biblioteche di lettura pubblica aderenti all’iniziativa che si sono impegnate a creare un angolo Nati per leggere nelle loro strutture e a organizzare eventi pubblici (conferenze, letture, corsi di formazione). La lettura ad alta voce e il rapporto con l’oggetto libro sin dai primi mesi di vita comporta indubbi vantaggi sia per i bambini che per i genitori. Evidenze scientifiche dimostrano come i piccoli riescano a sviluppare capacità di comprensione ed espressione (lessico rafforzato) propizie al successo scolastico e all’inserimento sociale proprio grazie alla lettura. Non solo, anche il grado d’attenzione e le capacità di creare immagini risultano nettamente Alcuni consigli per i genitori I genitori che leggono e raccontano storie offrono ai loro bambini un dono molto prezioso: la voce, la disponibilità e l’attenzione. Fin dalla nascita il bambino è in grado di riconoscere la voce dei genitori: la musicalità di una ninna-nanna o di una filastrocca sono per lui fonte di grande piacere. • Condividete • Ai • Provate bambini piace molto ascoltare le storie, sfogliare i libri, guardare le figure. Ancor più piace riascoltare, risfogliare e riguardare gli stessi libri e le stesse figure. • È utile mettersi comodi, prendete in braccio il bambino in modo che possa vedere le immagini del libro che vi apprestate a leggere o a raccontare. l’occasione è fondamentale ascoltare e rispondere alle domande di vostro figlio. la lettura di un libro senza imporre il vostro tempo, i vostri gusti, le vostre interpretazioni. Lasciate che sia il bambino a scegliere il libro. a riservare alla lettura un momento particolare della giornata, ad esempio dopo i pasti o prima della nanna. Fate in modo che il libro diventi per voi e per il bambino un rituale quotidiano. Se vostro figlio non ha voglia di ascoltare una storia, non lasciatevi scoraggiare, non insistete. Prima o poi si lascerà conquistare dai libri e dalla lettura. • Portate sempre con voi un libro, in modo • È importante creare l’atmosfera giusta che si addice ad una lettura tranquilla: spegnere il televisore o la radio e allontanarsi da altre fonti di rumore. • Lasciatevi coinvolgere dalla storia che state leggendo. Quando se ne presenta particolare quando sapete che ci saranno dei momenti d’attesa (in viaggio, dal medico, …): il tempo trascorrerà più piacevolmente. • A casa, riponete i libri sempre nello stesso posto. più marcate in chi può godere di queste opportunità. Attraverso il contatto diretto con i libri, mediato dall’adulto, i bambini hanno inoltre la possibilità di godere di un momento privilegiato; un momento che li vede a tu per tu con i propri genitori e che contribuisce in modo determinante alla loro crescita affettiva. Per i genitori l’esperienza di ritagliarsi giornalmente un momento per stare con i figli attraverso i libri è impagabile. Tra adulto e bambino si instaura un rapporto di stretta collaborazione. Attraverso le storie narrate nascono momenti di dialogo importanti per la conoscenza reciproca. I piccoli si sentono protetti e amati e con facilità riescono ad esprimere le loro paure, le loro emozioni, le loro sensazioni. In questo modo lo scambio adulto/bambino non favorisce solo la sfera cognitiva ma anche quella affettiva, un’opportunità che non fa altro che soddisfare quell’impulso innato nei bambini di voler apprendere, scoprire e crearsi una propria immagine del mondo. I bambini nei primi anni di vita si trovano in una fase in cui lo sviluppo del cervello è al massimo della sua operatività, sono desiderosi di stimoli e di nuove conoscenze. Offrire loro letture giuste al loro grado di sviluppo cognitivo concorre a creare una sorta di imprinting verso la lettura che si spera possa durare nel tempo. Nati per leggere Svizzera italiana Bibliomedia Svizzera italiana Via Lepori 9 6710 Biasca Tel. 091 880 01 60 www.natiperleggere.ch [email protected] *direttore di Bibliomedia Svizzera italiana Indirizzi utili Antenna Mayday Informazioni per persone immigrate c/o Soccorso Operaio Svizzero (SOS) Lugano, via Merlina 3 tel. 091 973 70 67 http://www.sos-ti.ch > mayday Associazione Armònia Sostegno e protezione a donne in grave disagio Tenero, cp 249 • Casa Armonia Centro accoglienza donne in difficoltà tel. 0848 33 47 33 • Consultorio Alissa Spazio di consulenza in caso di difficoltà relazionali Bellinzona, vicolo Von Mentlen 1 tel. 091 826 13 75 www.associazione-armonia.ch Associazione consultorio delle donne Aiuto in caso di maltrattamento e violenza Lugano, via Vignola 14 tel. 091 972 68 68 Urgenze: cell. 078 624 90 70 http://ccdlugano.wordpress.com/ Associazione famiglie diurne Accoglienza diurna di bambini •Sopraceneri Locarno, via G. Cattori 11 tel. 091 760 06 20 •Luganese Vezia, vicolo Antico 2 tel. 091 968 15 70 •Mendrisiotto Vacallo, via Stefano Franscini tel. 091 682 14 19 www.famigliediurne.ch Associazione ticinese famiglie monoparentali e ricostituite Balerna, viale C. Pereda tel. 091 859 05 45 www.famigliemonoparentali.ch Associazione Opera Prima Aiuto domestico e integrazione Rivera, via Cantonale tel 091 091 936 10 90 http://operaprima.ch Centro Coppia e Famiglia Consultorio matrimoniale-familiare •Sottoceneri Mendrisio, palazzo Pollini, vicolo Confalonieri tel. 091 646 04 14 •Sopraceneri Locarno, via S. Antonio 13 tel. 091 752 29 28 www.coppiafamiglia.ch Comunità familiare Consultorio matrimoniale e familiare •Sottoceneri Lugano, via Trevano 13 tel. 091 923 30 55 •Sopraceneri Bellinzona, via Motta 3 a tel. 091 826 21 44 www.comfamiliare.org Delegata per i problemi delle vittime e per la prevenzione dei maltrattamenti Bellinzona, viale Stazione 21 Tel. 091 814 75 08 Per casi urgenti, fuori dagli orari d’ufficio: • Polizia (tel. 117) • Ticino Soccorso - ambulanza (tel. 144) • Ospedali regionali EOC www.ti.ch/lav Ufficio della legislazione e delle pari opportunità Residenza Governativa, 6500 Bellinzona Tel. 091 814 30 10 www.ti.ch/asg Ufficio di conciliazione in materia di parità dei sessi c/o Segreteria Divisione della Giustizia Residenza governativa, 6501 Bellinzona Tel. 091 814 32 30 www.ti.ch/pg > parità dei sessi 19 Sabato 19 ottobre 2013, ore 17.00 Bellinzona, Chiesa del Sacro Cuore Concerto solidale Luca Pianca, liutista Sarah Albertoni, clarinettista, accompagnata al pianoforte da Eva Bohte Fabio Valsangiacomo, tenore accompagnato all’organo da Giuseppe Sanzari Parte del ricavato del concerto (gratuito, offerta libera) andrà a sostegno del Consultorio Sportello donna Mercatino dalle 11.00 alle 19.00 presso l’attiguo centro Spazio Aperto con la partecipazione di numerose associazioni solidali, artisti e… per info: [email protected] P r e m i o D i a l o g a r e 2 0 1 4 In occasione dell'apertura del sito www.dialogare.ch, l'11 gennaio 2001, l'Associazione Dialogare ha inaugurato il "Premio Dialogare", legato a un concorso di scrittura ripetuto ogni anno sotto diverse forme di contenuto. A questo concorso possono partecipare tutte le visitatrici e i visitatori del sito. Bando di concorso, tema e giuria si possono trovare sul sito www.dialogare.ch Domani? Non so... Vuoi essere informato sulle proposte di Dialogare-Incontri? Segnala il tuo indirizzo mail a: Il testo, in lingua italiana, inedito e della lunghezza massima di [email protected] Consulta il sito www.dialogare.ch 3 cartelle (10'000 segni inclusi gli spazi) è da inviare entro il 30 novembre 2013 per e-mail: [email protected]