DOVE?
Le regioni monsoniche si trovano nella penisola indiana e indocinese. In quest’area si
distinguono due stagioni: un’estate piovosa e un inverno asciutto. La stagione delle
piogge tuttavia non è uniformemente ricca di precipitazioni perché dipendono
dall’umidità atmosferica: se i venti soffiano dall’oceano ci sono precipitazioni intense,
al contrario se provengono dall’interno, la stagione delle piogge è di breve durata e
povera di esse. Le regioni investite da masse d’aria di origine marina si chiamano
monsoniche e sono caratterizzate da una vegetazione rigogliosa, quella invece povera
di piogge hanno una vegetazione più povera e sono dette regioni della savana.
CHI?
Le regioni monsoniche sono tra le più fittamente popolate di quelle in cui la
crescita demografica è più alta; infatti l’alternarsi delle due stagioni permette la
produzione di grandi quantità di alimentari.
I popoli di queste regioni vivono principalmente:
•nelle valli e nei delta dei maggiori fiumi;
•nei fertili suoli vulcanici;
•nell’area costiera-insulare.
Nelle aree monsoniche esistono ancora zone in cui il processo di concentrazione
degli abitanti nelle città non è ancora massiccio, infatti in alcuni paesi dell’Asia
monsonica c’è stato uno sviluppo industriale diverso da luogo a luogo: certi hanno
attuato un accrescimento molto veloce, altri più lento.
Con la crescita delle attività industriali, si è rapidamente avviato un processo di
urbanesimo che ha portato milioni di persone a trasferirsi nelle città, ubicate
soprattutto nelle coste e lungo il corso dei maggiori fiumi navigabili. Oggi queste
città sono molto simili alle metropoli europee. Una di esse è Bangkok, capitale
della Thailandia dal 1792 che alla sua origine era un piccolo villaggio di pescatori.
ABITAZIONI
Le case dei villaggi poveri hanno il tetto a falde
inclinate per scaricare l’acqua piovana dal suolo: sono
fatte di legno, in particolare di bambù, mobile e
resistente. Spesso le pareti sono mobili, costruite da
stuoie di erbe vegetali intrecciate che possono essere
spostate.
In alcune zone forestali in India, in Indocina e
Indonesia vi sono gruppi umani in cui i modi di vita sono
rimasti immutati attraverso i tempi; infatti certi hanno
continuato fino a nostri giorni a vivere di caccia e di
raccolta; altri praticano l’agricoltura con la zappa,
disboscando col fuoco e lavorando il terreno solo con
essa.
PROBLEMATICHE: LAVORO MINORILE
In molti paesi in via di sviluppo le condizioni di lavoro nelle fabbriche sono
spaventose: i bambini vengono venduti dai genitori a imprenditori senza scrupoli che
li utilizzano in stato di semischiavitù nelle fabbriche e nei laboratori artigianali e la
paga dei bambini è in media inferiore del 30% di quella degli adulti. Il loro corpo
esile e le mani piccole e agili permettono di aumentare la produttività nella
lavorazione dei tappeti dove le dita sottili dei bambini sono particolarmente
indicate per annodare i fili.
Le conseguenze del lavoro sulla salute sono gravi perché se esposti a prodotti
chimici nocivi e costretti a lunghi orari di lavoro in posizioni forzate, questi bambini
crescono più lentamente e spesso con danni fisici irreparabili.
Chi osa denunciare questa triste realtà, rischia di pagare con la vita il proprio
coraggio: è stato questo il caso del dodicenne pachistano Iqbal Masih che, venduto
all’età di quattro anni, era rimasto incatenato a un telaio per sei anni. Trovata la
forza di ribellarsi, aveva promosso con l’aiuto del governo e dei sindacati, una
campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sugli orrori del lavoro minorile
La mafia dei tappeti lo ha ucciso nel 1995; ma il sacrificio del ragazzo ha sollevato
un’ondata di sdegno in molti paesi: ora le industrie, se vogliono vendere i loro
prodotti, devono dimostrare che nelle loro fabbriche non lavorano bambini. Inoltre,
nel 1999 è entrata in vigore una nuova convenzione internazionale, elaborata
dall’O.M.T., che stabilisce l’età minima per entrare nel mondo del lavoro e proibisce
qualunque sua forma rischiosa per i bambini.
PROBLEMATICHE
AMBIENTALI
Nelle aree delle foreste
tropicali monsoniche sono state
create immense piantagioni di
caffè, tè, cacao, cotone, arachidi e
canna da zucchero che hanno
modificato i ritmi di vita e gli
equilibri ambientali delle intere
regioni. La produzione è aumentata,
ma i suoli sono stati impoveriti in
modo spesso irreversibile, ai limiti
della desertificazione. Si tratta
infatti di suoli poveri nei quali lo
strato fertile è poco profondo:
privarli della vegetazione naturale
(alberi ed erbe) significa esporli
all’erosione delle violentissime
piogge stagionali e al disseccamento
provocato dal calore del sole.
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Le regioni monsoniche