11
anno cinque numero undici
3
4
Mario Magnani
Editoriale
Giovanni Martini, Monica Pisetta
Salute e sviluppo
socio-economico
Erio Ziglio
14 Investire in salute
per il progresso
socio-economico
Gianfranco Domenighetti
21 Determinanti
socio-economici
della salute
Jo•ica Maucec-Zakotnik,
Bojanka Štem, Tatjana Bu•eti
29 Sviluppo economico
e sociale in Slovenia:
il Progetto Mura
Christian Lunger
39 Turismo termale
e del benessere:
potenzialità
per le regioni montane
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Peter Ambrozy
46 La sanità
nel Land Carinzia
Karl Wulz
49 Cooperazione
internazionale per la cura
dei malati
Luigi Mittone
53 La riconversione
delle strutture sanitarie
periferiche
62 Tavola rotonda:
Franco Menestrina,
Gianni Battaiola, Renzo Rensi,
Antonio Girardi, Marco Benedetti,
Fausto Zeni, Paolo Tonelli,
Fabio Bazzoli, Luigi Casanova,
Mario Magnani, Erio Ziglio
104 Le conclusioni
Erio Ziglio, Mario Magnani
Scheda
111 Glossario
“Serrati gli uni contro gli altri dalla crescita del loro numero e dalla
moltiplicazione dei collegamenti, accomunati dal risveglio della speranza e
dell’angoscia per il futuro, gli uomini di domani lavoreranno per la formazione di
una coscienza unica e di una conoscenza condivisa”.
Pierre Teilhard de Chardin
“Punto Omega”, nel pensiero di Teilhard de Chardin, filosofo e teologo vissuto
tra il 1881 e il 1955, è il punto di convergenza naturale dell’umanità, laddove
tendono tutte le coscienze, nella ricerca dell’unità che sola può salvare l’Uomo e la
Terra. “Punto Omega” è anche il titolo scelto per la rivista quadrimestrale del
Servizio sanitario del Trentino ideata nel 1995 da Giovanni Martini, poiché le sue
pagine vogliono rappresentare un punto di incontro per tutti coloro che sono
interessati ai temi della salute e della qualità della vita.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
L
a decisione di organizzare e di
realizzare la Giornata di studio
“Salute e sviluppo socio-econo­
mico - Sfide e opportunità per le
regioni di montagna”, nel con­
testo dell’Anno Internazionale
delle Montagne 2002, è nata con
l’obiettivo di dibattere un tema
di grande rilevanza: come lo svi­
luppo socio-economico influen­
za la salute dell’individuo e del­
la popolazione e come, a sua vol­
ta, la salute può costituire una
risorsa preziosa per la società e
per l’economia.
Editoriale
L’Organizzazione Mondiale
della Sanità attribuisce grande
importanza a questo tema e per
questo ha istituito recentemente
a Venezia una apposita struttura,
denominata Ufficio Europeo per
gli Investimenti in Salute e per lo
Sviluppo, con il compito di coor­
dinare le strategie e le iniziative
che si svolgono nelle regioni eu­
ropee.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Con questo convegno ci siamo
impegnati a porre le basi per un
percorso di ragionamenti riferiti
alla salute, con l’intendimento di
interagire costantemente con l’Or­
ganizzazione Mondiale della Sa­
nità - e nello specifico con l’Uffi­
cio di Venezia – allo scopo di por­
tare a compimento il programma
di sviluppo sanitario e sociale nel
quale siamo impegnati.
La scelta di svolgere questo
convegno a Rumo è motivata dal
fatto che il 2002 è stato dichiara­
to Anno Internazionale delle Mon-
tagne e a Rumo si è concluso un
percorso che, in Trentino e in Val­
le di Non in modo particolare, ha
visto l’organizzazione di “Moun­
tain Project”, una serie di manife­
stazioni relative alla montagna,
vista nei suoi molteplici aspetti e
peculiarità.
La Giornata di Rumo ha costi­
tuito l’occasione per poterci con­
frontare con le esperienze di altre
Regioni dell’arco alpino, simili al
Trentino per caratteristiche oro­
grafiche e di sviluppo socio–eco­
nomico.
Un aspetto molto importante
che vorrei sottolineare è la neces­
sità di coinvolgere le comunità
locali sui temi della salute. La sa­
lute della popolazione, infatti,
potrà aumentare solo a patto che
ciascuno sia in grado di essere re­
sponsabile della propria salute e
che tale impegno possa essere
guidato e sostenuto da comunità
che si fanno carico della salute
della popolazione come obiettivo
prioritario di tutte le azioni poli­
tiche e amministrative.
Vorrei infine rivolgere un rin­
graziamento al Sindaco di Rumo,
Vito Fedrigoni, per aver ospitato
questa giornata di studio nonché
ai prestigiosi relatori italiani e
stranieri, alle Autorità e al pubbli­
co che numeroso ha partecipato
all’iniziativa.
Mario Magnani
Assessore provinciale
alle Politiche sociali
e alla Salute
Salute e sviluppo
socio-economico:
sfide e opportunità
per le regioni di montagna
Giovanni Martini, Monica Pisetta
I principi e le evidenze scientifiche
come presupposti del Convegno.
Il contesto
I tempi odierni sono caratterizzati da fenomeni di grande portata
che stanno interessando tutte le
regioni del mondo, impattando sul
contesto socio-economico in modo
rilevante ma differenziato.
Fra i fenomeni più rilevanti pos­
siamo evidenziare:
1. La globalizzazione, intesa come
la crescente interdipendenza
economica tra i paesi, realizza­
ta attraverso l’aumento del vo­
lume e delle varietà di beni e
servizi scambiati internazional­
mente, la crescita dei flussi in­
ternazionali di capitali e la ra­
pida ed estesa diffusione della
tecnologia.
La globalizzazione è un feno­
meno caratterizzato da una plu­
ralità di dimensioni fra le quali
una delle più rilevanti riguar­
da la competizione e la concor­
renza fra regioni che produco­
no beni o servizi simili. Colle­
gati alla globalizzazione sono i
consistenti flussi migratori che
sono originati dall’esigenza di
4
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
risorse umane espressa dal mer­
cato del lavoro oltre che da una
maggiore libertà di movimen­
to, soprattutto in uscita, delle
persone.
Gli immigrati in provincia di
Trento sono circa 10.000 (pari
a poco più del 2% dell’intera
popolazione).
Un altro aspetto è quello del cre­
scente sviluppo e della diffusio­
ne delle tecnologie dell’infor­
mazione e della comunicazione
che hanno permesso un note­
vole balzo in avanti nelle rela­
zioni fra persone, comunità ed
istituzioni nonché una consi­
stente diffusione dell’informa­
zione e della conoscenza che
porta a una maggiore traspa­
renza dei vari sistemi e vicinan­
za fra le aree geografiche;
2. Alla globalizzazione fa da com­
plemento la maggiore impor­
tanza e responsabilità che vie­
ne attribuita alle comunità lo­
cali. Abbiamo potuto osservare
come negli ultimi anni ciascu­
na di esse abbia riscoperto e
valorizzato le proprie origini ed
identità culturali. Esse vengo­
no ora chiamate a svolgere un
ruolo di maggiore responsabi­
lità nel governo e nella gestio­
ne anche attraverso la potestà
e l’autonomia di imposizione
fiscale;
3. Le modifiche consistenti che si
possono apprezzare nella strut­
tura demografica. L’invecchia­
mento della popolazione viene
a costituire una sfida che per la
prima volta si presenta sulla sce­
na mondiale e della quale van­
no debitamente studiate e af­
frontate le implicazioni in tutti
settori dell’attività politica.
Questa situazione pone dei pro­
blemi di grande rilevanza non
solo per il mercato del lavoro,
ma soprattutto per il settore
della sanità e dell’assistenza e
quindi relativamente al model­
lo di sviluppo in generale. Li­
mitandosi a sintetizzare il feno­
meno in provincia di Trento,
basti dire che nell’anno 2000
le persone con età superiore ai
74 anni erano 40.500 (pari
all’8,5% dell’intera popolazio­
ne), mentre quelle con età su­
periore agli 89 anni erano
4.050 (pari allo 0,85% dell’in­
tera popolazione); l’indice di
vecchiaia (il rapporto fra la
popolazione in età superiore ai
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
64 anni e quella sotto i 15
anni) è pari a 120: per ogni 100
persone “giovani” si registrano
120 persone “anziane”;
4. I consistenti investimenti che
vengono destinati al settore
della sanità. L’Azienda provincia­
le per i servizi sanitari costitui­
sce la più grande azienda del
Trentino, con un fatturato di
700 milioni di Euro e con un nu­
mero di dipendenti pari a circa
7.000 unità.
I fenomeni e gli aspetti appena
considerati costituiscono alcuni
fra i fattori principali di dibattito,
di analisi e di nuove proposte in
tutte le regioni d’Europa, circa il
modello di sviluppo socio-econo­
mico che ciascuna di esse intende
perseguire nel medio periodo, in
5
Salute e sviluppo socio-economico
6
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
una logica di adattamento e di ade­
guamento alle condizioni genera­
li di contesto.
È proprio di questi giorni un
esteso dibattito sulla stampa lo­
cale, da parte dei rappresentanti
delle categorie economiche e del­
le organizzazioni sindacali, pro­
prio sul modello di sviluppo che
si ritiene che il Trentino debba
perseguire nei prossimi anni.
In questa logica, il servizio sa­
nitario provinciale, inteso come
insieme di risorse umane, struttu­
re, servizi e attività destinati alla
prevenzione delle malattie nonché
alla promozione, al mantenimen­
to e al miglioramento della salute
dei cittadini e della comunità, vie­
ne a costituire un importante fat­
tore nel modello di sviluppo so­
ciale ed economico che caratteriz­
zerà il Trentino nel breve-medio
periodo.
I principi
Vari documenti internazionali evi­
denziano il principio che la sanità
nel suo complesso deve svolgere
un ruolo importante per lo svilup­
po di una comunità:
- La Costituzione dell’Organizza­
zione Mondiale della Sanità, sot­
toscritta nel 1946 dai rappre­
sentanti di 61 Stati (fra cui l’Ita­
lia), che nel preambolo, pro­
pone alcuni principi densi di
significato fra i quali la ben
nota definizione di salute come
stato di completo benessere fi­
sico, mentale e sociale e non
solo assenza di malattia o d’in­
fermità. Questo principio asse­
gna agli Stati e alle loro artico­
lazioni compiti che vanno ben
al di là della semplice gestione
di un sistema sanitario. Essi do­
vrebbero farsi carico di indivi­
duare e cercare, tramite oppor­
tune alleanze, di modificare
quei fattori che influiscono ne­
gativamente sulla salute, pro­
muovendo al contempo quelli
favorevoli.
Peraltro, in tale contesto, la sa­
lute viene considerata più un
mezzo che un fine e può essere
definita come una risorsa che
consente alle persone di con­
durre una vita produttiva a li­
vello individuale, sociale ed eco­
nomico.
- La Carta di Ottawa per la pro­
mozione della salute, adottata
nel 1986, che definendo la pro­
mozione della salute come pro­
cesso che consente alla gente
di esercitare un maggior con­
trollo sulla propria salute al
fine di migliorarla, individua in
particolare fra le azioni da svol­
gere:
- la creazione di ambienti che
consentano di offrire l’ade­
guato supporto alle perso­
ne per il perseguimento del­
la salute nei contesti di vita
e di lavoro, attraverso con­
dizioni di maggiore sicurez­
za e gratificazione;
- il rafforzamento dell’azione
delle comunità che devono
essere adeguatamente so­
stenute per poter operare
autonome scelte per quanto
riguarda i problemi relativi
alla salute;
- il riorientamento dei servizi
sanitari nella logica di ren­
derli più adeguati ad inte­
ragire con gli altri settori, in
modo tale da svolgere
un’azione comune per la sa­
lute della comunità di rife­
rimento.
- Il documento “Health21: La sa­
lute per tutti nel 21° secolo”,
adottata nel 1998 dall’Assem­
blea Mondiale della Sanità, che
individua 21 obiettivi strategi­
ci che dovrebbero essere per­
seguiti a livello internazionale,
nazionale e locale nei Paesi del­
la Regione Europea. Health21
si basa su una serie di analisi e
di valutazioni secondo le qua­
li:
- la salute costituisce la pre­
condizione per il benessere
e la qualità della vita e il ri­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
ferimento per misurare la ri­
duzione della povertà, la
promozione della coesione
sociale e l’eliminazione del­
la discriminazione;
- è fondamentale l’adozione
di strategie multisettoriali
per affrontare i determinanti
della salute assicurandosi
l’alleanza da parte dei set­
tori esterni alla sanità;
- la salute è un elemento ba­
silare per una crescita eco­
nomica sostenibile; gli inve­
stimenti in salute attraver­
so un approccio intersetto­
riale non solo offrono nuo­
ve risorse per la salute, ma
anche ulteriori benefici im­
portanti, contribuendo nel
medio periodo allo sviluppo
sociale ed economico com­
plessivo.
· Il Rapporto “Il nostro comune
futuro” del 1987 (conosciuto
anche come “Rapporto Brun­
dtland” dal nome dell’allora
Presidente della “Commissione
Mondiale su Ambiente e Svilup­
po” e attuale Direttore Genera­
le dell’Organizzazione Mondia­
le della Sanità) che, nella logi­
ca di conciliare la crescita eco­
nomica con l’equa distribuzio­
ne delle risorse, definisce il con­
cetto di sostenibilità correlan­
dolo con quel modello di svi­
luppo che è in grado di soddi­
sfare i bisogni della generazio­
ne presente, senza compromet­
tere la possibilità che le gene­
razioni future riescano a sod­
disfare i propri. Nel Rapporto
7
Salute e sviluppo socio-economico
si afferma che “la sostenibilità
richiede una considerazione dei
bisogni e del benessere umani
tale da comprendere variabili
non economiche come l’istru­
zione e la salute…”
8
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
- La Québec Declaration on Eco­
tourism adottata nel 2002 che
sostiene come il turismo costi­
tuisca un’importante risorsa
economica con delle comples­
se implicazioni di tipo sociale,
economico ed ambientale, che
possono comportare benefici e
costi, anche in termini di salu­
te, per le popolazioni locali e
per l’ambiente. Viene proposto
che il turismo sia sempre di più
caratterizzato dalla sostenibili­
tà in modo da consentire la con­
servazione dell’ambiente e del­
le tradizioni culturali e contri­
buire in modo significativo al
benessere e alla salute delle
popolazioni ospitanti.
Le evidenze scientifiche
Ci sono voluti parecchi anni per
avere la consapevolezza che esisto­
no delle disuguaglianze nella sa­
lute e c’è la necessità di affrontar­
le. Aumentano sempre di più le co­
noscenze scientifiche sui determi­
nanti sociali ed economici della
salute. La necessità di indirizzare
gli sforzi per affrontarli diventa
sempre più chiara. Ciò significa
occuparsene a livello di sanità pub­
blica diffondendo la conoscenza
del problema.
È ormai chiaro che anche nei
paesi più ricchi le persone più ric­
che hanno una speranza di vita
maggiore di quelle più povere. Gli
stili e le condizioni di vita e di la­
voro influenzano in modo signifi­
cativo la salute e la longevità. Con­
dizioni di povertà portano a peg­
giori condizioni di salute. Un am­
biente malsano o un comporta­
mento insalubre hanno effetti di­
retti dannosi. Ma anche le preoc­
cupazioni e le insicurezze della
vita quotidiana e la carenza di am­
bienti di sostegno hanno la loro
influenza.
Ciascuna persona ha la respon­
sabilità di alimentarsi in modo cor­
retto, di svolgere una certa quan­
tità di attività fisica, di evitare il
fumo e di non consumare troppo
alcool, tuttavia c’è la consapevo­
lezza dell’importanza per la salute
delle condizioni sociali ed econo­
miche che molto spesso sono fuo­
ri del controllo degli individui.
Vengono di seguito esposte al­
cuni aspetti sociali ed economici
che hanno un impatto significati­
vo sulle condizioni di salute:
- Livello sociale: Le persone che
si trovano ai livelli più bassi del­
la scala sociale, di norma, han­
no il doppio della probabilità
di contrarre malattie serie e di
andare incontro a morte prema­
tura rispetto alle persone che
si trovano ai livelli più alti. Il
livello sociale implica che lo
svantaggio economico e gli ef­
fetti dell’insicurezza, dell’ansia
e la mancanza di integrazione
sociale si riflettano in modo si­
gnificativo sulle condizioni di
salute. Gli svantaggi (povertà,
scarsa istruzione, condizioni
abitative disagiate, ecc.) han­
no un effetto cumulativo sulla
salute.
Favorire buone condizioni di salute significa ridurre i livelli di
insuccesso scolastico e l’insicu­
rezza occupazionale. È dimo­
strato che i componenti delle
società che aiutano i propri cit­
tadini a svolgere ruoli attivi nella vita sociale, economica e cul­
turale, sono in complesso più
sani di quelli delle società i cui
componenti devono affrontare
l’insicurezza, l’esclusione e la
deprivazione;
- Stress: condizioni sociali e psi­
cologiche negative possono
causare stress di lunga durata.
L’ansia ricorrente, l’insicurezza,
una scarsa autostima, l’isola­
mento sociale e la mancanza di
controllo sul proprio lavoro
hanno degli effetti molto im­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
portanti sulla salute. Tali rischi
psico-sociali che si accumulano
nel corso della vita possono
aumentare il rischio di svilup­
pare malattie mentali o addirit­
tura portare a morte prematu­
ra.
Nelle scuole, nelle aziende e nelle altre istituzioni, la qualità
dell’ambiente sociale è impor­
tante per la salute tanto quan­
to quella dell’ambiente fisico.
Le istituzioni in grado di offrire un senso di appartenenza e
di valorizzare i propri collabo­
ratori vengono ad essere luo­
ghi più salubri di quelli dove le
persone si sentono escluse e
trascurate;
- Esclusione sociale e povertà: i
processi di esclusione sociale e
la povertà hanno un grande im­
patto sulla salute. È dannosa
per la salute non solo la depri­
9
Salute e sviluppo socio-economico
10
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
vazione materiale, ma anche
quella sociale e psicologica legata alle condizioni di pover­
tà. Le persone che hanno vis­
suto gran parte della loro vita
in condizioni di povertà relati­
va (definita dall’Unione Euro­
pea in termini di metà del red­
dito medio nazionale) general­
mente si trovano in pessime
condizioni di salute. Gli immigrati, i gruppi etnici minorita­
ri, i lavoratori stranieri e i rifu­
giati sono categorie particolarmente vulnerabili in termini di
esclusione sociale ed è molto
probabile che i loro figli corrano rischi importanti per la sa­
lute. È poi abbastanza proba­
bile che le persone malate, disabili, psicologicamente vulne­
rabili vengano poste ai margi­
ni delle comunità. Le persone
con problemi psichici hanno
spesso difficoltà ad avere
un’istruzione adeguata o a gua­
dagnarsi da vivere.
Le società che perseguono politi che di uguaglianza mostrano di avere livelli più rapidi di
crescita economica e standard
di salute più elevati;
- Lavoro: numerosi studi effettuati in vari luoghi d’Europa han­
no dimostrato che la salute di­
minuisce laddove le persone
hanno scarse opportunità di
utilizzare le proprie capacità
professionali e hanno scarsa
possibilità di assumere decisio­
ni. La mancanza di controllo sul
proprio lavoro, in particolare, è
fortemente correlata con un
aumento del rischio di avere
male alla schiena, di sviluppa­
re malattie cardiovascolari e di
aumentare le assenze per ma­
lattia. È stato dimostrato che
questi rischi sono indipendenti
dalle caratteristiche psicologi­
che delle persone osservate, ma
dipendenti dalle caratteristiche
del luogo di lavoro.
Poiché non è accettabile scam­
biare la salute con la produtti­
vità, è importante che si creino
dei circoli virtuosi: il miglioramento delle condizioni di lavoro porterà ad avere risorse uma­
ne più sane e ciò condurrà al­
l’aumento della produttività e
così via.
L’adeguato coinvolgimento del­
le persone nell’assunzione del­
le decisioni porterà conseguen­
ti benefici in termini di salute,
così come una riorganizzazio­
ne del lavoro che consenta alle
persone di avere un maggior
controllo sull’attività che svol­
gono. È dannoso per la salute
anche il lavoro che non preve­
de adeguate ricompense in ter­
mini economici, di autostima e
di status. Vanno infine tenuti in
considerazione tutti gli aspetti
di miglioramento dell’ergono­
mia;
- Disoccupazione: la disoccupazione costituisce un rischio per
la salute. È dimostrato che alti
livelli di disoccupazione provocano l’aumento del rischio di
morte prematura. Gli effetti sulla salute della disoccupazione
sono riconducibili alle conse­
guenze psicologiche e ai pro­
blemi finanziari. L’insicurezza
del lavoro aumenta la probabi­
lità di incorrere in patologie
mentali (in particolare ansia e
depressione) e cardiovascola­
ri. Anche la qualità del lavoro
ha la sua importanza; infatti
lavori poco soddisfacenti o
poco sicuri sono altrettanto
dannosi quanto la disoccupa­
zione, provocando un maggior
numero di assenze per malat­
tia e un più intenso utilizzo dei
servizi sanitari.
Tali rischi possono essere con­
trastati principalmente cercan­
do di prevenire la disoccupazio­
ne e l’insicurezza del posto di
lavoro;
- Trasporti: muoversi a piedi o in
bicicletta o utilizzare i traspor­
ti pubblici fa bene alla salute
per quattro motivi: consente di
svolgere attività fisica, riduce
gli incidenti mortali, aumenta
il contatto sociale e contribui­
sce alla riduzione dell’inquina­
mento atmosferico.
Nonostante i loro effetti dan­
nosi per la salute i trasferimen­
ti in automobile stanno aumen­
tando rapidamente in tutta Eu­
ropa, mentre quelli a piedi o in
bicicletta diminuiscono. Le po­
litiche pubbliche nazionali e
locali devono sforzarsi di con­
trastare ed invertire questa ten­
denza. Sono molte le industrie
che traggono profitti dall’utiliz­
zo dell’automobile. Ma come
nel ventesimo secolo si sono
fatti sforzi per ridurre l’uso di
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
tabacco e il consumo di alcol e
droghe, così nel ventunesimo
secolo ci si dovrà impegnare a
ridurre la dipendenza dall’auto­
mobile.
Il Convegno
Sulla base delle considerazioni pre­
cedentemente esposte si è deciso
di organizzare la Giornata di stu­
dio “Salute e sviluppo socio-eco­
nomico - Sfide e opportunità per
le regioni di montagna” svoltasi il
6 settembre 2002 a Rumo (Valle
di Non) presso l’Auditorium comu­
nale.
Gli obiettivi
La Giornata di studio aveva una
serie di obiettivi che vengono di
seguito elencati:
- Sensibilizzare gli operatori sa­
nitari, sociali ed economici a
condividere e applicare l’ap­
proccio intersettoriale. Se è
vero che gran parte della salu­
te è il risultato di politiche rea­
lizzate in contesti esterni alla
sanità, diventa indispensabile
diffondere la consapevolezza
che molte azioni che perseguo­
no obiettivi non sanitari han­
no un loro impatto sulla salu­
te. È pertanto importante che,
sulla base di questa consapevo­
lezza, si possano instaurare al­
leanze finalizzate a tenere in
considerazione, accanto agli
aspetti economici, anche l’im­
patto sulla salute della popo­
lazione;
- diffondere la conoscenza degli
indirizzi strategici che l’Organiz­
zazione Mondiale della Sanità
11
Salute e sviluppo socio-economico
12
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
ha elaborato e prodotto in me­
rito a questa tematica;
- conoscere alcune esperienze re­
alizzate in questo campo in al­
tre regioni d’Europa, per valu­
tare la possibilità di mutuare
alcune indicazioni acquisendo
gli aspetti positivi ed evitando
gli eventuali errori;
- favorire iniziative di cooperazio­
ne interregionale e transfronta­
liera in tema di sanità e di pro­
mozione della salute con regio­
ni che hanno caratteristiche ge­
ografiche e demografiche simili
a quelle della Provincia di Tren­
to.
- favorire la realizzazione di inizia­
tive di collaborazione continua­
tiva fra la Provincia Autonoma
di Trento e l’Ufficio Europeo
dell’Organizzazione Mondiale
della Salute per gli Investimen­
ti in Salute e per lo Sviluppo di
Venezia, soprattutto per quan­
to riguarda l’interconnessione
fra salute e sviluppo socio-eco­
nomico nelle aree di montagna.
Su questa base la Provincia Au­
tonoma di Trento ha già stabilito
di realizzare alcune importanti ini­
ziative, quali:
- L’adesione al progetto interna­
zionale dell’Ufficio dell’Ufficio
Europeo per gli Investimenti in
Salute e per lo Sviluppo dell’Or­
ganizzazione Mondiale della
Sanità di Venezia, denominato
“Indicatori sociali ed economici
per la salute e lo sviluppo della
popolazione”;
- La costituzione di un Osserva­
torio sull’equità nella salute, che
nelle sue diverse accezioni vie­
ne ritenuta come obiettivo al­
tamente significativo da inda­
gare e da perseguire anche nel
contesto territoriale trentino;
- La valutazione della possibilità
che il Trentino, in ragione del­
la sua posizione logistica, pos­
sa proporsi in futuro come sede
di alcune iniziative dell’Ufficio
dell’Organizzazione Mondiale
della Salute di Venezia, in par­
ticolare quelle riguardanti le
tematiche della salute e della
sanità e lo sviluppo socio-eco­
nomico nelle aree di montagna.
I partecipanti all’iniziativa
Al Convegno sono stati invitati i
Responsabili e i Dirigenti sanitari
e amministrativi del Servizio sani­
tario provinciale, gli Amministra­
tori locali, le Associazioni impren­
ditoriali e le Organizzazioni sinda­
cali.
Alla Giornata hanno partecipa­
to 250 persone.
L’iniziativa è stata organizzata
dal Servizio Programmazione e Ri­
cerca Sanitaria della Provincia Au­
tonoma di Trento con la collabo­
razione di “Mountain Project” - or­
ganizzazione che si propone di ri­
valutare il patrimonio naturale,
culturale, artistico e gastronomi­
co della montagna, la sua flora e
la sua fauna, riscoprirne i costu­
mi, i colori, i sapori come fonti di
benessere, analizzarne le immen­
se potenzialità turistiche ed eco­
nomiche per uno sviluppo eco-so­
stenibile - e del Comune di Rumo
(Valle di Non).
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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and principles of equity and
health – WHO, Copenhagen,
1990
[7] Wilkinson, R. Marmot, M. – The
Solid Facts, Social Determinan­
ts of Health – WHO, Copenha­
gen, 1998
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Giovanni Martini è Dirigente del Servizio
Programmazione e Ricerca Sanitaria
della Provincia Autonoma di Trento;
Monica Pisetta è funzionario del
medesimo Servizio.
13
Investire in salute
per il progresso
socio-economico
Erio Ziglio
Aumentare la speranza di vita e migliorare
le condizioni di salute di una popolazione
significa anche promuovere sviluppo
economico.
Il tema che avete scelto è di im­
portanza cruciale per l’Europa di
oggi e per quella del futuro.
L’Europa, per l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), è
un’Europa allargata: abbiamo,
oggi, 51 Paesi che fanno parte
della Regione europea dell’OMS:
circa 900 milioni di persone, distri­
buite per circa il 50% nella parte
occidentale e per il rimanente 50%
nella parte orientale. Pensare ai
temi dello sviluppo oggi, in Euro­
pa, vuole dire parlare anche di pro­
blematiche di salute e di promo­
zione della salute. Promuovere la
salute significa, infatti, dare valo­
re aggiunto allo sviluppo econo­
mico. Se pensiamo in questi ter­
mini la salute non può essere con­
siderata come spesa, ma deve es­
sere ritenuta un investimento. È un
investimento necessario se voglia­
mo continuare a progredire nello
sviluppo, che come OMS speriamo,
sia caratterizzato da equità e so­
stenibilità, per ciascuna di queste
900 milioni di persone che popo­
lano l’area europea.
14
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Oggi è legittimo porsi la doman­
da - noi come tecnici, voi come
operatori sanitari, politici, econo­
mici, sociali - se sia possibile pro­
durre contemporaneamente condi­
zioni di sviluppo e condizioni di
salute in Europa.
Io penso che le regioni e le co­
munità di montagna oggi hanno
forse opportunità uniche da co­
gliere ed è su questo che io vorrei
concentrare il mio intervento.
Quando si parla di salute, nor­
malmente, si pensa alla malattia e
siccome gli inglesi dicono che
“un’immagine vale più di mille
parole” io vorrei condividere con
voi alcune immagini di salute e be­
nessere, o non salute e non benes­
sere, scattate da alcuni miei colle­
ghi all’OMS nel loro lavoro nei Pa­
esi europei. Quindi lasciamo che le
immagini parlino.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
15
Investire in salute
16
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Come avete visto nelle due pagine
precedenti ci sono delle immagini
in bianco e nero e ci sono immagi­
ni a colori; noi dovremo comincia­
re a pensare tutti insieme - chi la­
vora nella sanità e chi lavora nel
settore dello sviluppo economico
- a come avere più immagini a co­
lori oggi in Europa, nei paesi di
montagna, e meno immagini in
bianco e nero. Le immagini in bian­
co e nero ci inducono a pensare a
come promuovere la salute. Secon­
do l’OMS “….la promozione della
salute è il processo che mette in
grado la popolazione di avere più
controllo sui determinanti della
salute stessa”. Quali sono questi
determinanti? Direi che ci sono al­
meno 4 grandi categorie di deter­
minanti. Innanzitutto i determi­
nanti genetici sui quali oggi in
Europa, o perlomeno nella parte
Nord del mondo, vengono investiti
miliardi di dollari.
Forse qualcuno di voi - sicura­
mente chi si occupa di sanità - sa
del progetto Genoma, e delle ri­
cerche che mirano ad avere più
conoscenza della struttura del DNA
delle persone. Che cosa noi po­
tremmo prevedere come impatto di
questi grandi investimenti?
Senz’altro ci saranno degli impat­
ti interessanti: per esempio sarà
possibile fare delle diagnosi e del­
le terapie più individualizzate per­
ché conosceremo molto meglio il
patrimonio genetico degli indivi­
dui.
Io non sottovaluto questo
aspetto, ma di per sé questi gran­
di investimenti non creeranno con­
dizioni migliori per la salute, ma
piuttosto condizioni migliori per
curare. Lasciamo da parte gli
aspetti etici (come sapete ce ne
sono molti) in cui non mi adden­
tro.
Noi dobbiamo concentrarci su­
gli aspetti utili a creare condizio­
ni per la salute e per lo sviluppo,
che sono più legate a determinan­
ti sociali ed economici. L’Organiz­
zazione Mondiale della Salute ha
deciso di aprire una struttura nuo­
va, per 51 Paesi europei, che si de­
dichi completamente al tentativo
di saperne di più sui determinanti
sociali ed economici e a come uti­
lizzarne l’evidenza scientifica nei
processi di riforma dei sistemi sa­
nitari, nella formazione degli ope­
ratori sanitari, nella creazione di
opportunità di cooperazione e di
partnership con altri settori ester­
ni alla sanità. Questo discorso sul­
la salute e lo sviluppo, oggi, per
l’Europa, è un discorso molto im­
portante, su cui ci giocheremo
gran parte delle opportunità che i
nostri figli avranno di vivere una
vita in pace, con buone opportu­
nità di lavoro e buone opportuni­
tà di vivere in salute.
La situazione europea non è,
come molti credono, una situazio­
ne ideale: per esempio nel grafico
1 si possono vedere dei trend, de­
gli andamenti degli ultimi 30 anni
della speranza di vita degli euro­
pei. La parte verde è la speranza
di vita media dei 15 paesi che fan­
no parte dell’Unione Europea. Que­
sta parte rossa è la media di spe­
ranza di vita di tutti i 51 Paesi di
cui parlavo prima. Questa parte
rossa a trattini è la speranza di vita
nei Paesi nati recentemente nell’Est
Europa. Vedete i dati importanti:
l’Europa, dal punto di vista degli
indicatori sanitari, di speranza di
vita, alla nascita era molto più
omogenea 30 anni fa che non
adesso.
La speranza di vita di un italiano, di un finlandese e di un ungherese era più o meno la stessa;
oggi, invece, ci sono dei grandi
squilibri. Ci sono state anche delle situazioni drammatiche; ci sono
alcuni Paesi europei dove la speranza di vita è diminuita.
Quindi abbiamo di fronte delle
grandi sfide per far sì che l’Europa
diventi più omogenea, dal punto
di vista della salute, e non possiamo immaginarci di avere dei trend
più confortanti in Europa pensando solamente a quello che possiamo fare all’interno dei sistemi sanitari locali. Dirò di più, in manieGrafico 1
Speranza di vita
degli europei.
Andamento
degli anni
1970-2000.
ra provocatoria: se oggi non riusciamo a lavorare con gli altri settori, e soprattutto a posizionare la
salute all’interno delle politiche di
sviluppo dei paesi, delle regioni e
delle aree locali europee, corriamo
il rischio che i sistemi sanitari debbano accudire un numero sempre
maggiore di vittime dello svilup­
po disuguale, non sostenibile, ec­
cetera. Potrei fornire altri dati, ma
già così, in termini generali, pos­
siamo essere d’accordo sul fatto
che oggi sia cruciale pensare in ter­
mini di salute e sviluppo; questo
non è importante solo per l’Euro­
pa orientale, ma è importantissi­
mo anche per l’Europa occidenta­
le. Abbiamo disuguaglianze in fat­
to di salute anche in Paesi e zone
molto ricche; abbiamo disugua­
glianze che non sono accettabili
dal punto di vista sanitario, ma,
sempre di più, non saranno accet­
060101 +Life expectancy at birth, in years
80
75
70
65
60
1970
1975
1980
Italy
Spain
EUROPE
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
1985
1990
1995
2000
EU average
NIS average
17
Investire in salute
18
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
tabili anche dal punto di vista del­
lo sviluppo economico.
Vorrei adesso fare alcune riflessioni
conclusive.
La prima considerazione da fare
è che oggi le riforme dei sistemi
sanitari non possono più concen­
trarsi solo su problematiche di ac­
cesso ai servizi, importantissime
peraltro, o su come contenere i
costi. Il grande dibattito di oggi,
in Europa, è come assicurare l’ac­
cesso ai servizi e contenere i co­
sti. Oggi le riforme sanitarie do­
vrebbero essere molto più colle­
gate ai processi di sviluppo, e chi
lavora nella sanità ha tantissimo
da offrire, ha competenze specifi­
che e poi sono disponibili eviden­
ze scientifiche che dimostrano che
aumentando la speranza di vita,
soprattutto in condizioni di buo­
na salute, abbiamo degli impatti
molto positivi, in termini di svilup­
po economico. Quindi ritorno a
questo concetto: salute vuol dire
investimento, non spesa.
La seconda considerazione è
che, oggi, nel pensare alla salute
e allo sviluppo, siamo confortati
da una nuova frontiera, per quan­
to riguarda la ricerca. Così come
abbiamo una nuova frontiera per
quanto riguarda la ricerca geneti­
ca, abbiamo una nuova frontiera
in termini di evidenze scientifiche
nel campo dei fattori sociali ed
economici che possono aiutarci a
orientare meglio i nostri investi­
menti.
Vorrei, in modo molto semplice,
darvi l’idea, su come utilizzare
l’evidenza scientifica, che abbiamo
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
oggi, su come definire modi d’in­
vestimento per la salute e lo svi­
luppo, forse un po’ diversi da ciò
che normalmente pensiamo e dai
criteri che normalmente utilizzia­
mo.
C’è una buona evidenza scienti­
fica che dice che tutti gli investi­
menti, provenienti dal settore sa­
nitario o da altri settori, che raf­
forzano il capitale sociale, cioè la
qualità delle risorse umane che
esistono e il rapporto fra risorse
umane ed istituzioni, sono ottimi
investimenti per creare salute e al
tempo stesso per creare sviluppo.
Sto parlando degli investimenti
che aiutano a diminuire l’esclusio­
ne sociale, che, purtroppo, in mol­
ti paesi, sta aumentando; questi
sono ottimi investimenti per la
salute, ottime condizioni per lo
sviluppo economico e, quindi, in­
vestimenti che ci danno più sicu­
rezza economica. Gli investimenti
che ci aiutano a dare più risorse
agli individui, alla collettività, ad
esempio risorse per affrontare i
grandi processi di cambiamento
che viviamo oggi in Europa nelle
politiche del lavoro, sono ottimi
investimenti per la salute ed otti­
mi investimenti per lo sviluppo.
Penso che i Paesi e le comunità di
montagna hanno grandissime op­
portunità proprio perché il capi­
tale sociale delle aree di monta­
gna è notevole.
L’ultima cosa che noi vogliamo
è che, per decisioni prese o all’in­
terno del settore sanitario o delle
politiche di sviluppo o delle poli­
tiche del turismo, del lavoro o dei
trasporti, questo capitale sociale
19
Investire in salute
20
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
diminiusca, perché se diminuisce
avremo tutta una serie di proble­
mi di natura sociale, di natura sa­
nitaria e di natura economica.
Quindi se questo è un patrimonio
notevole dei paesi di montagna ­
e questa è la considerazione che
vorrei fare - ne teniamo conto? lo
misuriamo? discutiamo su come
possiamo rafforzarlo?
Sono molto contento che i par­
tecipanti a questa Giornata di stu­
dio non provengano solo dal set­
tore sanitario, ma anche dal mon­
do delle attività economiche, del­
le attività imprenditoriali, delle
politiche agricole, delle politiche
del turismo. Abbiamo un interes­
se comune a rafforzare questi tipi
di elementi che esistono nelle no­
stre comunità.
L’ultima considerazione che vor­
rei fare è che oggi dobbiamo, da
un certo punto di vista, pensare
in modo diverso: dobbiamo pen­
sare alla salute non solamente
come assenza di malattia, ma dob­
biamo anche agire in modo diver­
so, attraverso investimenti orga­
nizzati in maniera diversa.
Per concludere, le opportunità
per la salute e lo sviluppo sono
connaturate, connesse alla nostra
capacità di creare sinergie fra la
salute, lo sviluppo sociale e lo svi­
luppo economico.
Questi tre tipi di sviluppo devo­
no trovare sinergie, altrimenti
avremo problemi in futuro.
In generale le amministrazioni
statali, regionali e comunali sono
organizzate in dipartimenti verti­
cali, spesso con scarsa capacità di
cooperare e di realizzare azioni in­
tersettoriali. Dobbiamo quindi
chiederci se il modo in cui noi sia­
mo organizzati fa parte del proble­
ma, per quanto riguarda la salute
e lo sviluppo, oppure se potrebbe
far parte della soluzione. Forse i
paesi di montagna, rispetto agli
altri, per le loro tradizioni stori­
che, hanno sempre dovuto pensa­
re in maniera intersettoriale. Quin­
di qui esiste un patrimonio stori­
co da riconsiderare, da rivalutare.
Si può vedere se è possibile avere
un’infrastruttura del modo in cui
siamo organizzati, che sia più ca­
pace di creare sinergie in termini
di sviluppo sociale ed economico.
Le comunità di montagna, for­
se, hanno elementi e risorse uni­
che che dovremo cercare di raffor­
zare, sicuramente di non perdere.
Sarà sempre di più un imperativo
riuscire a collocare la salute all’in­
terno delle politiche di sviluppo
dei nostri Paesi, delle nostre regio­
ni e delle aree locali.
Erio Ziglio è il Responsabile dell’Ufficio
Europeo per gli Investimenti in Salute e
per lo Sviluppo dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, Venezia.
Determinanti
socio-economici
della salute
Gianfranco Domenighetti
Ricondurre alla realtà le attese
verso il settore sanitario.
Popolazione e società civile iden­
tificano nella sempre maggiore di­
sponibilità di strutture, di servizi
e di tecnologia medico-sanitaria di
diagnosi e di cura il presupposto
indispensabile per garantire lon­
gevità, benessere sanitario ed il
cosiddetto "diritto alla salute".
Il 90% degli svizzeri ritiene che
la salute sia "un completo stato di
benessere psichico, fisico e socia­
le" mentre per soltanto il 10% la
salute è uno stato "di assenza di
malattia".
Se aggiungiamo che circa l'80%
della popolazione crede che la me­
dicina sia una scienza esatta ecco
creati i presupposti per una do­
manda di "salute" potenzialmente
"illimitata" che "dovrà" essere sod­
disfatta da una sempre maggior
disponibilità di prestazioni e di
servizi medico-sanitari.
Questa visione "mitica" dell'ef­
ficacia della medicina è sostenuta
e indotta dai media che general­
mente ne enfatizzano unicamente
i benefici, sottacendo sistematica­
mente rischi e incertezze nonché
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
le eventuali controversie di tipo
scientifico.
Inoltre le nuove "opportunità"
di medicalizzazione di ogni pro­
blema legato all'esistenza umana
stanno rapidamente crescendo. I
progressi della genetica daranno
l'opportunità alla grande maggio­
ranza delle persone di essere de­
finite quali "ammalati" dando così
ai soggetti implicati "considerazio­
ne etica e morale" ed ai produtto­
ri e prescrittori di beni e servizi
redditi e "autorevolezza" supple­
mentari. Le grandi multinazionali
farmaceutiche hanno un chiaro
interesse alla medicalizzazione dei
problemi e dei rischi della vita e
di avere "an ill for every pill".
Tuttavia quando si valutano e si
comparano i sistemi sanitari in ter­
mini di "speranza di vita" delle po­
polazioni di riferimento si vede
che, tra i paesi industrializzati
avanzati che da anni garantiscono
un accesso equo ai servizi medico­
sanitari, non esiste nessuna cor­
relazione tra la spesa e la quantità
(e probabilmente anche la quali­
tà) di benessere socio-sanitario.
Questo fatto non deve in effetti
sorprendere perché altri fattori,
esogeni al settore sanitario in sen­
so stretto (che ha una funzione
essenzialmente "di riparazione")
sono più atti a produrre "quantità
e qualità di vita" e soprattutto a
spiegare tali differenze.
I determinanti della salute
Ne consegue che il benessere sa­
nitario di una popolazione dipen­
de anche, se non soprattutto, da
determinanti che di regola sono ri­
21
Determinanti socio-economici della salute
DETERMINANTI DEL BENESSERE SANITARIO
22
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
PATRIMONIO
GENETICO
SALUTE
CULTURA + CONDIZIONE
SOCIO-ECONOMICA
• comportamenti
• stili di vita
• attitudini
SERVIZI SANITARI
• prevenzione
• diagnosi
• cura
• riabilitazione
AMBIENTE
(ECOSISTEMA)
D OME/F+bn
tenuti estranei o poco influenti
sulla "produzione" di quantità e di
qualità di vita di una popolazio­
ne. Essi sono: la cultura 1, intesa in
senso lato, la condizione socioeco­
nomica (fattori che a loro volta in­
fluenzeranno i comportamenti e gli
stili di vita) e l'ambiente inteso
come ecosistema. A questi deter­
minanti il benessere sociosanita­
rio vanno poi aggiunti il patrimo­
nio genetico individuale ed infine
la disponibilità e l'accesso ad un
sistema sanitario "universale" che,
come detto, avrà una funzione es­
senzialmente di tipo "riparatore"
(fig. 1).
Il contributo relativo dato da
ciascuno di questi determinanti
alla longevità (raggiungimento
dell'età di 75 anni) è stato da più
autori stimato. Ad esempio l'im­
portanza del contributo dato dal
settore prettamente sanitario (ge­
neralmente mitizzato) al consegui­
mento di questo obiettivo è stato
valutato come pari al 10-15%, quel­
lo del patrimonio genetico tra il
20 e il 30%, il contributo dell'eco­
sistema al 20%, mentre l'influen­
za dei fattori socioeconomici, di
gran lunga la più importante, è
stata stimata tra il 40 e il 50%.
Il gradiente socioeconomico risul­
ta infatti essere probabilmente il
più importante fattore esplicativo
della quantità di vita (e probabil­
mente della qualità) e ciò indipen­
dentemente dall"humus" cultura­
le in senso lato in cui un indivi­
duo od una popolazione sono "im­
mersi". Come avvenne in occasio­
ne del naufragio del Titanic, ove
la sopravvivenza era positivamen­
te correlata con la classe d'imbar­
co, così nella società civile coloro
che si trovano in una condizione
di maggior benessere socioecono­
Figura 1
mico beneficeranno di una mag­
giore longevità e quindi avranno
tassi di mortalità più bassi (fig. 2).
L'abbondanza di studi pubblica­
ti in questi ultimi anni mostrano
senza nessuna ambiguità che l'ine­
guaglianza socioeconomica porta
ineluttabilmente all'ineguaglianza
sanitaria . Da qui l'evidenza che tut­
ta una serie di decisioni politiche
e legislative prese in settori non
sanitari si ripercuoteranno poi, di­
rettamente o indirettamente, sul­
la salute individuale e collettiva
degli individui e delle popolazio­
ni esposte a tali provvedimenti.
Ne consegue che ogni decisio­
ne politica d'importanza che tocca
settori cosiddetti "sensibili" come
quelli dell'economia, del lavoro,
dell'educazione, dei trasporti, del­
l'ambiente e della protezione so­
ciale dovrebbe prendere in consi­
derazione, prima di essere adotta-
ta, anche le ripercussioni di tipo
sanitario che essa potrebbe com­
portare.
Probabilmente il modello bio­
medico alla base dell'eziologia del­
le malattie ha impedito, e tuttora
impedisce, di porre le vere priori­
tà di salute pubblica.
Nei paesi industrializzati avan­
zati le decisioni del ministro delle
finanze avranno probabilmente
maggiore impatto sulla salute di
una popolazione di quelle del mi­
nistro della sanità. Tuttavia nessu­
no dei due ministri è disposto ad
ammetterlo, come non lo è la po­
polazione per la quale la salute
passa unicamente attraverso sem­
pre maggiori consumi di prestazio­
ni medico-sanitarie.
Il fatto che la popolazione sia
in grado di riconoscere l'influen­
za sulla salute dei fattori socioeco­
nomici è un aspetto determinante
Figura 2
TITANIC: mortalità dei
passeggeri secondo
la classe di imbarco
SVIZZERA: mortalità per
classe socio-professionale
(SMR)
CLASSE
CLASSE
I
40%
I
64
II
58%
II
77
III
68%
III
104
IV
124
DOME/F2bn
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
23
Determinanti socio-economici della salute
24
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
al fine del sostegno ad un model­
lo di sviluppo socioeconomico so­
stenibile come pure per la defini­
zione di obiettivi di salute pubbli­
ca largamente condivisi.
Complessivamente, come mo­
strano i due grafici (fig. 3 e 4), la
maggior parte dei residenti in Ti­
cino non percepisce o addirittura
rifiuta di ammettere l’esistenza di
una relazione tra le condizioni so­
cioeconomiche e lo stato di salu­
te. Ciò vale soprattutto per le per­
sone giovani, bene formate e in­
serite fra i quadri intermedi e su-
periori, una tipologia di persone
che gode generalmente di buona
salute e di buona situazione so­
cioeconomica. L’influsso dell’am­
biente sulla salute è al contrario
ampiamente identificato.
Disuguaglianze di salute
in Ticino
Parallelamente a quanto detto
poc'anzi, i dati concernenti il Can­
tone Ticino mostrano che la salu­
te non è ripartita equamente tra
le diverse classi sociali. In gene­
rale le persone appartenenti alle
ACCORDO/DISACCORDO CON L'AFFERMAZIONE:"L'INQUINAMENTO
DELL'ARIA E DELL'ACQUA INFLUISCE NEGATIVAMENTE SULLA SALUTE"
TICINO
N =1000
100
89,5
80
%
60
40
20
1,5
0
TOTALMENTE O
PARZIALMENTE
D'ACCORDO
NON SO
9
TOTALMENTE O
PARZIALMENTE
IN DISACCORDO
DSS/SEZ.SAN. 2000
ACCORDO/DISACCORDO CON L'AFFERMAZIONE:"CHI HA UN BASSO
REDDITO HA GENERALMENTE UNA SPERANZA DI VITA INFERIORE DI CHI
HA UN REDDITO ELEVATO"
TICINO
N=1000
%
100
80
60
40
63,3
32,1
20
4,6
0
TOTALMENTE O
PARZIALMENTE
D'ACCORDO
DSS/SEZ.SAN. 2000
NON SO
TOTALMENTE O
PARZIALMENTE
IN DISACCORDO
Tabella 1
Stato soggettivo di salute
Il 68.4% dei soggetti della classe sociale inferiore
giudica “buono” o “molto buono” il proprio stato di
salute, la classe superiore raggiunge l’88.8%.
Problemi psichici e fisici da
+ di 1 anno
La percentuale raddoppia dalla classe sociale superiore
(10.1%) alla classe sociale inferiore (27.2%).
Insonnia
Il 16.5% dei soggetti della classe sociale inferiore
segnala di soffrire molto spesso di questi disturbi
contro la metà nella classe superiore (7.3%).
Obesità
Nella classe sociale inferiore la percentuale di obesi
risulta più alta (10.6%) che in quella più elevata
(6.2%).
Consultazioni mediche
L’85,6% degli appartenenti alla classe sociale inferiore,
durante i 12 mesi precedenti l’inchiesta, ha effettuato
almeno una visita medica contro il 76,3% per coloro
che appartengono a quella superiore.
Ospedalizzazione
Il 16.2% delle persone appartenenti alla classe sociale
inferiore riferiscono di essere state ospedalizzate nel
corso dell’anno precedente, mentre la classe sociale
superiore denuncia una percentuale del 6.1%. La durata
della degenza ospedaliera è inoltre più breve per le
persone appartenenti alla classe sociale superiore.
Consumo di farmaci
Nella classe sociale superiore meno di 1 persona su 3
(30.7%) ha consumato medicine nella settimana
precedente l’inchiesta. La percentuale aumenta per la
classe media (42.3%) per raggiungere quasi 1 persona
su 2 per la classe sociale più disagiata (48.9%).
Un’analisi più specifica mostra che questa tendenza è
soprattutto presente nelle donne.
Consumo di sonniferi e
tranquillanti
Se si considera l’assunzione di almeno un sonnifero o
un tranquillante nella settimana precedente l’indagine,
la differenza fra i ceti sociali risulta estremamente
marcata. Nella classe sociale più bassa, il consumo di
queste sostanze è 4 volte superiore (16.9%) al consumo
della classe più agiata (3.9%).
Figura 3
Figura 4
classi più disagiate si trovano in
condizioni di vita che non favori­
scono la promozione del benesse­
re sanitario. I rapporti fra inegua­
glianza sociale e salute costitui­
scono pertanto un tema d'attuali­
tà. La ragione principale risiede so­
prattutto nell'accentuarsi delle dif­
ferenze di reddito, di precarietà e
di insicurezza tra le diverse classi
sociali.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Che fare?
Tra i vari livelli d'intervento gene­
ralmente riconosciuti in sanità, la
prevenzione è spesso evocata (più
a livello di principi che di azione
concreta) come particolarmente
efficace poiché essa dovrebbe agi­
re sulle condizioni che determine­
ranno il malessere sanitario.
L'unica forma di prevenzione pri­
maria sarà in questo caso rappre­
25
Determinanti socio-economici della salute
26
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
sentata dall'azione politica inter­
settoriale (interministeriale) che
miri a valutare "ex-ante" l'impat­
to sanitario delle decisioni, delle
legislazioni e delle politiche pub­
bliche che si intendono adottare,
attinenti i settori "sensibili" dian­
zi citati. Sarà ad esempio preven­
zione sanitaria vegliare che le de­
cisioni che influiscono sull'orga­
nizzazione e sulle forme di lavoro
promuovano anche il benessere
sanitario dell'uomo e non solo il
benessere economico dell'azienda.
In questo ambito il Cantone Ti­
cino ha programmato un duplice
intervento, uno a livello culturale
e l'altro a livello politico. Queste
misure sono già state approvate ed
inserite nel piano strategico per lo
sviluppo cantonale (Rapporto al
Parlamento sul secondo aggiorna­
mento delle linee direttive e del
piano finanziario 2000-2003 del
Governo del Cantone Ticino).
Il primo intervento è stato
orientato all'empowerment della
popolazione e concretizzato in
giornate di sensibilizzazione sui
determinanti eco-socio-economici
della salute.
Il secondo intervento è orien­
tato all'azione politica intersetto­
riale a livello governativo intesa a
considerare l'impatto sulla salute
dei determinanti economici, sociali
ed ambientali. La Valutazione
d'impatto sulla salute (VIS per
semplicità) è lo strumento indivi­
duato per tradurre questa nuova
visione in politiche pubbliche
"sane" e sostenibili.
Poiché, come abbiamo visto, la
salute è una variabile multidimen­
sionale, la VIS si presenta come
una combinazione di metodi d'in­
dagine il cui scopo è la valutazio­
ne di un provvedimento (una po­
litica, una legge o una decisione)
per individuarne i potenziali be­
nefici oppure rischi in termini di
salute. Questa multidimensionali­
tà rappresenta la reale sfida nell'applicazione corretta di questo
approccio. Oggi, infatti, ancora
non esiste un "pacchetto” analiti­
co standard e una guida pratica
per la realizzazione delle valuta­
zioni d’impatto sulla salute. In par­
ticolare, non esistono strumenti
che consentano la selezione (scre­
ening) automatica dei provvedi­
menti che senz'altro necessitano di
un’approfondita valutazione quan­
to al loro reale o potenziale im­
patto sulla salute. Un'ampia com­
petenza su temi economici, sociali
ed ambientali è necessaria per sta­
bilire se un provvedimento da
adottare sia rilevante per il benes­
sere sanitario della popolazione.
Dati questi limiti, sarà sperimen­
tato un approccio pragmatico in
base al quale:
1. lo screening è affidato a un
Gruppo di Coordinamento In­
terdipartimentale (composto
dai rappresentanti dei 5 dipar­
timenti che compongono la
pubblica amministrazione del
Canton Ticino), che dovrebbe
anche stimolare l'intersettoria­
lità delle politiche pubbliche
già in fase propositiva;
2. i progetti di decisione presen­
tati al Governo sono accompa­
gnati da un primo rapporto, ela­
borato sulla base della lettera­
tura scientifica disponibile ed
eseguito dall'unità competente
di salute pubblica, che indivi­
dua il potenziale impatto sulla
salute del provvedimento che si
intende adottare e propone, se
del caso, le modifiche necessa­
rie oppure l'adozione di misure
di "accompagnamento" come
pure il monitoraggio dei possi­
bili effetti;
3. al Governo compete la decisio­
ne finale se accogliere le racco­
mandazioni;
4. se la decisione finale compete
al Parlamento il rapporto d'im­
patto accompagnerà il provve­
dimento.
Nel contempo, anche in collabo­
razione con enti esterni al Canto­
ne Ticino, proseguirà il perfezio­
namento degli strumenti della Va­
lutazione d'impatto sulla salute,
primi fra tutti quelli per la stan­
dardizzazione della procedura di
screening e di monitoraggio, con
lo sviluppo di griglie d'analisi e di
indicatori della qualità di vita.
NOTE
1 Ad esempio, la “cultura” medi­
terranea, legata essenzialmente a
fattori alimentari e climatici, con­
cede una “rendita” di partenza in
termini di speranza di vita ai po­
poli del sud dell’Europa di circa 3/
4 anni rispetto a quelli del nord e
ciò indipendentemente dall’effi­
cienza e dall’efficacia dei servizi
sanitari
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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dence. Lancet 1997; 350: 235-9.
Gianfranco Domenighetti è Direttore della
Sezione sanitaria del Canton Ticino,
Docente di economia e politica sanitaria
presso le università di Losanna e Ginevra
Sviluppo economico
e sociale in Slovenia:
il Progetto Mura
Jo•ica Maucec-Zakotnik, Bojanka Š tern,
Tatjana Bu•eti
Obiettivi, ambiti di intervento e risultati
di un’iniziativa di sviluppo intersettoriale
nella regione di Pomurje.
È ormai ben noto che le condizio­
ni sociali ed economiche svolgo­
no un ruolo fondamentale nel de­
terminare la qualità del nostro sta­
to di salute. In altre parole, gli in­
dicatori economici e sociali, la
mortalità e l’aspettativa di vita
sono strettamente correlati. Altret­
tanto si può affermare per quanto
riguarda la morbilità e i fattori re­
lativi a condizioni di vita poco sa­
lubri.
Le persone che hanno un basso
grado di scolarizzazione, coloro
che si trovano in fondo alla scala
sociale, che sono disoccupati, che
non partecipano ai processi deci­
sionali e che sono esclusi dalla par­
tecipazione sociale si trovano ad
avere uno scarsissimo stato di sa­
lute, si ammalano più di frequente
delle patologie tipiche della socie­
tà del benessere (malattie cardio­
vascolari, cancro, diabete, obesi­
tà, stati depressivi, ecc.), hanno
una maggiore frequenza nell’as­
senza dal lavoro e sono maggior­
mente esposti ai rischi rispetto a
coloro che godono di un maggio­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
re livello d’istruzione e benessere
economico.
Lo stato di salute e lo sviluppo
economico e sociale sono pertan­
to strettamente correlati. L’idea di
migliorare la salute pubblica come
auspicato dall’Organizzazione Mon­
diale della Sanità (OMS) è stata svi­
luppata sulla base dei suddetti ri­
scontri, che sono universalmente
riconosciuti, e sul fatto che gli in­
dicatori di salute dipendono solo
in ristretta misura dalle conside­
razioni di natura prettamente “me­
dica”. Per questo motivo l’impor­
tanza di disporre di un sistema
sanitario di alta qualità, efficiente
e ampiamente accessibile, risulta
meno rilevante; pur tuttavia que­
sto implica che il sistema sanita­
rio debba garantire la possibilità
di migliorare lo stato di salute in
tutti gli ambiti sociali e a diversi
livelli.
La sfida consiste pertanto nell’individuare le possibilità di svi­
luppo che contribuiscono a miglio­
rare la salute pubblica e del sin­
golo migliorando contemporanea­
mente la qualità di vita.
La Slovenia e gli sloveni
La Slovenia ha una superficie di
20.273 chilometri quadrati e si
estende tra la catena delle Alpi, il
mare Adriatico e la pianura Pan­
nonica. Pur avendo una limitata
dimensione geografica essa rap­
presenta il punto di convergenza
di tre diverse tipologie di paesag­
gio: l’ambiente alpino, quello me­
diterraneo, quello pannonico e di­
narico, ognuno con caratteristiche
proprie e unic he. Vi sono
29
dito pro capite e il relativo valore
aggiunto sono molto inferiori alla
media nazionale slovena 2; nel
2000, il tasso di disoccupazione
nella popolazione attiva era pari
al 17.7%2, il livello di scolarizza­
zione è inferiore alla media e la
mortalità nel 1996 era del 25.4%
in più rispetto alla media nazio­
nale3-5. Le più frequenti cause di
morte sono le malattie cardiova­
scolari, il cancro, gli incidenti, l’av­
velenamento ed il suicidio, le ma-
1.965.986 abitanti (statistiche del
1991) e la lingua nazionale è lo
sloveno. Vi sono due zone bilin­
gui (ad est e ad ovest) ove vivono
rispettivamente le minoranze di lin­
gua italiana e ungherese. La den­
sità di popolazione è pari a 98 abi­
tanti per kmq.1
Slovenia: il Progetto Mura
Una regione pilota
Pomurje si trova nel nord-est del
paese ed è la regione maggiormen­
te sfavorita della Slovenia: il red­
30
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
0.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
Regione
SLOVENIA
NOVO MESTO
LUBIANA
KRŠKO
CAPODISTRIA
NOVA GORICA
VELENJE
KRANJ
TRBOVLJE
CELJE
POSTUMIA
MARIBOR
DRAVOGRAD
MURSKA SOBOTA
Regioni
Central
Slovenia
Coastal-Carst
Gorenjska
Goriška
Savinjska
Jugovzhodna
Pomuršk
Notranjsko
Kraška
Podravska
Koroška
Posavska
Zasavska
Slovenia (97)
EUR
21,288
24,808
24,558
24,421
22,978
22,169
20,413
19,848
19,219
18,070
17,887
17,810
16,502
14,770
Health
PIL in
Determinant
talleri
Index
sloveni
(1996)
(1997)
1.886.000
0,872
Indice 00/99
104.0
104.5
102.2
133.0
103.8
104.2
105.4
106.2
102.1
103.0
109.2
103.2
102.6
100.4
Indici
Speranza
di vita
M+F
(1997)
9,5
74,5
Tasso di
disoccup.
(2000)
INDICE
100
116.51
115.34
114.70
107.92
104.12
95.87
93.24
90.38
84.87
84.00
83.66
77.50
69.36
Speranza
di vita
Maschi
(1997)
70,7
Speranza
di vita
Femmine
(1997)
78,0
Anni di
scuola
(1991)
9,9
1.507.000
1.356.000
1.446.000
1.375.000
1.430.000
1.136.000
1.253.000
0,860
0,848
0,851
0,838
0,840
0,819
0,840
9,4
10,4
6,4
13,9
10,9
17,7
11,1
75,5
73,9
74,4
72,5
71,9
72,1
74,1
71,7
70,0
70,0
68,5
67,2
67,6
69,5
79,4
77,6
78,6
76,3
76,5
76,4
78,6
9,3
9,2
8,9
8,9
8,5
8,7
8,7
1.208.000
1.272.000
1.266.000
1.205.000
0,828
0,835
0,829
0833
0,864*
19,2
10,8
13,9
15,7
72,1
72,7
71,4
71,9
68,0
68,5
67,4
67,2
75,9
76,9
75,3
76,3
9,2
8,7
8,5
8,8
Tab. 1
Valore aggiunto
per occupato
Fonte: Indici
finanziari
della Camera
di Commercio
slovena per
l’anno 2000
Tab. 3
Mortalità
standardizzata per
età per 100.000
abitanti per alcuni
Stati europei
(anno 1997)
Tab. 2
Alcuni indici
relativi allo
sviluppo umano
nelle statistiche
relative alle 12
regioni della
Slovenia tra il 1991
e il 2000
Tab. 4
Andamento del
tasso di mortalità
nelle Regioni
sanitarie della
Slovenia (1996­
2000)
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
lattie respiratorie e gastrointesti­
nali6. I giovani iniziano a fumare
ed a consumare alcol assai preco­
cemente.
Risulta evidente dalla Tabella 3
che la mortalità standardizzata per
età in Slovenia è superiore ai va­
lori relativi ai paesi dell’Europa oc­
cidentale. Questo dato è ancor più
allarmante quando si osservano i
dati relativi alle differenze esistenti
all’interno della Slovenia (vedi Ta­
bella 4). I dati sono tratti dalle sta­
tistiche pubblicate dall’Istituto na­
zionale di sanità pubblica8-12.
Obiettivo generale
del Progetto MURA
Lo scopo del progetto consiste nell’identificare, sviluppare, attuare e
potenziare le migliori pratiche nel-
l’ambito dello sviluppo sociale,
economico ed ambientale per mi­
gliorare la salute e la qualità di vita
degli abitanti della regione di Po­
murje.
L’obiettivo del progetto MURA è
valutare in che misura è possibile
utilizzare la salute come potenzia­
le di sviluppo economico nella re­
gione e viceversa: lo sviluppo qua­
le base per una salute migliore7.
Obiettivi specifici del progetto
1. Diffondere le conoscenze rela­
tive ai determinanti economici,
sociali e comportamentali del­
la salute e qualità di vita;
2. Sensibilizzare e responsabiliz­
zare le persone relativamente
alla loro salute e prepararle ad
Mortalità standardizzata per età
Cause di morte
Tutte le cause
Malattie
cardiovascolari
Tumori
Cause di morte
esterne
Regione
sanitaria
Celje
Nova Gorica
Koper
Kranj
Ljubljana
Maribor
Murska Sobota
Novo Mesto
Ravne
Slovenia
856,6
338,0
709,7
355,7
616,1
175,6
724,1
323,8
702,4
249,0
Gran
Bretagna
737,0
292,1
218,6
83,2
182,3
48,4
187,8
59,9
189,4
38,3
204,6
29,2
198,1
28,5
Tasso di Mortalità
1997
1998
1999
10,16
10,17
9,92
10,63
11,11
9,90
9,78
10,27
9,70
8,34
8,53
8,92
8,85
8,83
8,90
10,27
10,01
10,00
11,63
11,52
11,70
9,18
9,86
9,74
8,63
8,52
8,48
9,56
9,64
9,57
2000
9,60
10,60
9,48
8,32
8,77
10,10
11,10
9,33
8,64
9,40
Slovenia
Austria
1996
10,30
9,90
8,90
8,30
8,80
10,10
12,00
9,20
8,30
9,40
Francia
Germania
Olanda
31
3.
4.
5.
6.
Slovenia: il Progetto Mura
7.
32
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
8.
agire di conseguenza avviando
programmi di promozione del­
la salute;
Migliorare lo stato degli indi­
catori di salute e la qualità di
vita degli abitanti della regio­
ne di Pomurje;
Individuare le risorse naturali,
imprenditoriali e umane pre­
senti nella regione;
Identificare ed eliminare i prin­
cipali ostacoli al progresso so­
ciale, economico e di salute del­
la regione;
Migliorare la rete di istituti pro­
fessionali ed universitari nella
regione;
Ridurre i fattori ambientali ne­
gativi nella regione;
Favorire lo sviluppo economi­
co e sociale promovendo e so­
stenendo programmi e partena­
riati strategici nella regione.
Ambiti d’intervento
Sono stati individuati sette ambi­
ti generali di intervento che sono
in diversa misura fra loro collega­
ti nell’ambito del progetto.
Agricultura e Turismo
La riforma agricola locale e la pre­
vista produzione di alimenti sani
prodotti secondo metodi eco-com­
patibili (prodotti orto-frutticoli,
piccoli frutti, corrette pratiche zoo­
tecniche, ecc.) in funzione della
domanda del mercato locale e na­
zionale consentiranno di coinvol­
gere gli agricoltori locali nel pro­
cesso di sviluppo della regione.
Grazie alla produzione di alimenti
sani, gli agricoltori possono avvia­
re dei rapporti di collaborazione
nel settore del turismo (vi sono
quattro centri termali ed altre
strutture turistiche) per lo svilup­
po e la messa a disposizione di
nuovi prodotti turistici (sani pro­
dotti locali e corretta alimentazio­
ne). In tal modo è possibile dare
valore aggiunto ad agricoltura e
turismo, creando dei partenariati
finalizzati allo sviluppo. Allo stes­
so modo è possibile coinvolgere
l’industria di trasformazione ali­
mentare per la produzione di ali­
menti più sani. La salute (nella
forma di alimenti sani e di un am­
biente più favorevole alla salute)
può divenire il principio ispirato­
re dell’offerta turistica (eco/agri­
turismo). Il settore dell’agricoltu­
ra e quello del turismo possono
divenire partner, con la firma di
accordi, la pianificazione della pro­
duzione, garantendo l’approvvi­
gionamento ai mercati. Il rappor­
to di collaborazione deve essere
oggetto di accordi ed inserito in
un processo di pianificazione. Le
possibili eccedenze possono esse­
re smaltite sui mercati nazionali e
presso le stazioni termali che si
trovano all’esterno della regione
(in virtù di specifici accordi).
Istruzione, Conoscenze, Ricerca
La regione di Pomurje presenta la
più bassa percentuale di studenti
per 100 abitanti e non esistono
istituti per l’istruzione universita­
ria (istruzione terziaria). E’ fonda­
mentale attirare nuovi “cervelli”
nella regione per impedire la fuga
di quelli esistenti e favorire lo
sviluppo della regione. Saranno
attuati interventi per favorire ul­
teriori opportunità di sviluppo, ad
esempio sviluppando adeguate fi­
gure professionali nell’ambito di
agricoltura, trasformazione ali­
mentare, turismo e ristorazione
collettiva, creando i necessari isti­
tuti formativi che saranno soste­
nuti dalle attività di ricerca di base.
Ambiente sano e salute
La regione di Pomurje è esposta a
diverse minacce ambientali a cau­
sa delle pratiche di agricoltura in­
tensiva e alla inadeguatezza delle
misure di tutela dell’ambiente.
L’adozione di pratiche di produzio­
ne alimentare rispettose dell’am­
biente consentiranno di tutelare
l’ambiente e la salute degli abitan­
ti. Sono inoltre necessari interventi
di ripristino ambientale.
È assolutamente necessario che
siano migliorati i rapporti con i cit­
tadini e sia attuato un maggiore
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
scambio di informazioni per ovvia­
re allo scarso interesse da parte
dei potenziali partner e della po­
polazione in generale. L’Istituto
regionale di sanità pubblica (ZZV),
che abbisogna di un potenziamen­
to professionale, e l’Agenzia di svi­
luppo regionale MURA possono e
devono svolgere un ruolo chiave
a tale fine.
Nuove opportunità
occupazionali
La disoccupazione rappresenta un
grave problema nella regione di
Pomurje. Grazie allo sviluppo di
nuove opportunità nell’agricoltu­
ra e nel turismo i disoccupati han­
no avuto nuove possibilità occu­
pazionali. La regione ha una forte
tradizione nell’ambito del turismo
e lo sviluppo di nuovi prodotti in
tale settore potrebbe migliorare il
livello occupazionale ed offrire
nuove opportunità. E’ pertanto
estremamente importante defini­
re nuovi programmi di istruzione
e formazione scolastica per svi­
luppare i relativi profili professio­
nali.
Come dare nuova vita
al patrimonio culturale
La regione di Pomurje vanta un ric­
co patrimonio culturale ed ha ca­
ratteristiche etnologiche di gran­
de interesse, con una vita cultura­
le di grande modernità e vivacità.
È pertanto importante potenziare
queste caratteristiche nell’ambito
del mercato turistico e in altri mer­
cati, per ampliare l’offerta turisti­
ca aggiungendo valore a essa e
all’offerta locale.
33
Slovenia: il Progetto Mura
Promozione della salute
L’Istituto di sanità pubblica può
svolgere un ruolo importante nel­
la gestione del progetto. Nello
stesso tempo è principalmente
chiamato a promuovere program­
mi di promozione della salute a di­
versi livelli: sul territorio, presso
le scuole e gli istituti pubblici, ecc.
34
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
I partner del progetto
Il progetto richiede l’esecuzione di
complesse attività ed il coordina­
mento di diversi partner e istitu­
zioni, a livello centrale e regiona­
le. Il Governo sloveno ha costitui­
to la Commissione nazionale di
progetto per il coordinamento a
livello interministeriale. È in fase
di costituzione la Commissione re­
gionale di progetto.
Numerose organizzazioni gover­
native e non governative sono sta­
te invitate a collaborare al proget­
to: ognuna di esse contribuirà in
funzione della propria posizione,
capacità ed interessi. Le autorità
locali, l’Istituto regionale di sani­
tà pubblica, il Centro per l’assi­
stenza sanitaria primaria e l’Ospe­
dale, il Servizio nazionale e regio­
nale per l’occupazione, numerosi
organismi ed associazioni nel tu­
rismo e nell’agricoltura, i dirigen­
ti dell’Istituto professionale turi­
stico ed alberghiero, i responsa­
bili del settore del turismo terma­
le e altri partner sono stati coin­
volti in questo intervento.
Sono stati individuati i partner
a livello internazionale, nazionale
e locale e a questo elenco saranno
aggiunti altri nominativi in futu­
ro (tab. 5).
Risultati
- La Dichiarazione di intenti sul­
la cooperazione è stata sottoscritta dai più importanti ope­
ratori commerciali e politici
della regione. Il Progetto “Vita
sana – Healthy Living” è stato
attuato nel comune di Beltinci;
- i primi interventi del progetto
Mura sono iniziati nel mese di
giugno 2001 con un seminario
locale su salute e sviluppo;
- è stato attuato il programma
nazionale per la riduzione del
rischio di malattie croniche non
trasmissibili e lo screening dei
gruppi esposti a maggiore ri­
schio;
- è stato costituito il Consiglio
nazionale intersettoriale di pro­
getto (che coinvolge il Ministe­
ro del lavoro, famiglia e affari
sociali, il Ministero dell’Istruzio­
ne, scienza e sport, il Ministero
dell’Economia e il Ministero del­
l’agricoltura, foreste e produ­
zione alimentare) per favorire
ed ottimizzare le attività di pro­
getto;
- sono stati siglati accordi di par­
tenariato fra alcune aziende tu­
ristiche ed i titolari di aziende
agricole;
- è stato costituito un Comitato
d’intervento (Initiative Board)
per la creazione di un Istituto
professionale turistico-alber­
ghiero;
- si sono tenuti diversi incontri
informativi con la popolazione
locale;
- sono stati avviati alcuni impor­
tanti progetti collaterali, quali
ad esempio l”Iniziativa per la
Tab. 5
I Partner
del progetto
Partner locali
Istituto regionale
di sanità
Partner nazionali
Ministero della Salute
Agenzia di
sviluppo regionale
CINDI Slovenia
Centri ed Agenzie
per lo sviluppo
locale
Ministero dell’Economia
Sindaci
Camera
dell’Agricoltura
Servizio di
sviluppo agricolo
Organismi per il
turismo locale
Federazione
Turismo
di Pomurje
ONG
Agenzia regionale
per l’occupazione
Istituti per
l’istruzione
Parco regionale
di Goriko
Centri per
il turismo termale
Associazione
Agriturismo
OMS
Esperti
nell’ambito
della salute
pubblica di
diversi paesi
Esperti
internazionali
in altri campi
Agenzia della Repubblica slovena
per lo sviluppo regionale
Ministero per l’Agricoltura,
le foreste e la produzione
alimentare
Ministero dell’A mbiente
Ministero per l’Istruzione,
la ricerca e lo sport
Ministero della Cultura
Università di Lubiana
Istituto per lo Sviluppo
Sostenibile
Organizzazione delle Aziende
agricole ecologiche
ONG
Servizio per lo sviluppo agricolo
ecologico di Maribor
produzione di alimenti sani e
sicuri nella regione di Pomurje”,
“Sana alimentazione nella re­
gione di Pomurje”, “Turismo e
Salute”, e un progetto per ri­
durre il numero di incidenti sul
lavoro in agricoltura e per mi­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Partner
internazionali
gliorare la sicurezza del traffi­
co dei mezzi agricoli;
- valutazione di impatto sulla sa­
lute – OMS-Slovenia.
Problemi
Nella fase iniziale del progetto si
35
Slovenia: il Progetto Mura
36
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
è immediatamente riscontrata una
scarsa disponibilità di personale
qualificato per lo sviluppo e l’at­
tuazione degli obiettivi progettuali
a livello regionale. La mancanza di
una tradizione di partenariato stra­
tegico nella regione e la presenza
di interessi diversi e a volte incom­
patibili rendono difficile il coin­
volgimento dei diversi settori. Un
altro problema è costituito dalla
bassa propensione al cambiamen­
to a livello nazionale e locale e la
grande complessità del progetto.
L’attuazione del progetto dipende
dall’esperienza e dalle risorse fi­
nanziarie disponibili, che sono li­
mitate. Si lamenta inoltre l’incom­
pletezza della metodologia per la
valutazione dell’impatto sanitario.
Know-how ed esperienze
La metodologia di base del pro­
getto consiste nel creare dei par­
tenariati strategici per potenziare
le forze economiche e migliorare
la salute pubblica, le condizioni
sociali e la qualità di vita degli
abitanti della regione di Pomurje.
L’esperienza raccolta è ancora li­
mitata, ma si effettua comunque
un attento monitoraggio delle di­
verse attività. Inizialmente è sta­
to espresso notevole scetticismo a
differenti livelli e da parte di sog­
getti diversi. Molti di loro però ora
partecipano attivamente al proget­
to. Tutti i partner sottolineano che
sarebbe possibile fare molti pro­
gressi educando e motivando le
persone e le aziende a collabora­
re.
Una “conditio sine qua non” per
un efficace intervento consiste
nell’individuare e “collegare” i
partner che condividono interessi
comuni. E’ inevitabile che i part­
ner abbiano diversi interessi eco­
nomici che vanno rispettati, ed è
necessario stimare e monitorare at­
tentamente l’impatto ambientale e
sanitario degli interventi proposti.
E’ allo stesso modo fondamentale
per il buon esito del progetto po­
ter disporre del sostegno degli
organismi di governo.
Occorre sottolineare che è ur­
gente costituire partenariati stra­
tegici per conseguire effetti siner­
gici, prestando nello stesso tem­
po attenzione alla valutazione del­
l’impatto di politiche, programmi
e progetti. È inoltre importante
effettuare il monitoraggio conti­
nuo dell’impatto sull’ambiente e
sulla salute.
È indispensabile ottenere infor­
mazioni sugli interessi strategici
dei potenziali partner, mantenere
una comunicazione reciproca ed
intervenire per motivare i sogget­
ti coinvolti al fine di predisporre
programmi concreti che devono
essere prima sottoposti alle valu­
tazioni di impatto ambientale e
sanitario, coinvolgendo i mass
media e le autorità locali.
Qualora siano individuati osta­
coli “sistemici” sarà attivato l’in­
tervento del Consiglio governati­
vo interministeriale di progetto in
collaborazione con il Consiglio in­
tersettoriale locale di progetto. Il
ruolo di quest’ultimo sarà proba­
bilmente assorbito dall’Istituto per
la sanità e lo sviluppo sostenibile
di Pomurje.
Il progetto Mura è infatti un pro­
getto di sviluppo di natura inter­
settoriale, che coinvolge diversi
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
settori e, se correttamente attua­
to, esso può offrire numerose op­
portunità di sviluppo sociale ed
economico e di miglioramento del­
la salute nella regione di Pomurje.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
E ALTRE FONTI
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blica Slovena
[2] Murn A, Kmet R. ur. Porocilo o
razvoju 2002. Ljubljana, Urad
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vekovem razvoju Slovenija
1998. Ljubljana, Urad za
makroekonomske analize in
razvoj, 1998:109
[4] Han•ek M, ur. Porocilo o clo­
vekovem razvoju Slovenija
1999. Ljubljana, Urad za
makroekonomske analize in
razvoj, 1999:118
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vekovem razvoju Slovenija
2000- 2001. Ljubljana, Urad
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Ministry of Health 2001
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Slovenija 1997. Zdrav. Var,
1998; 36 (Suppl 1): 338
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Slovenija 1998. Zdrav. Var,
1999; 36 (Suppl 1): 360
[11]Zdravstveni statisticni letopis,
Slovenija 1999. Zdrav. Var,
2000; 36 (Suppl 1): 380
Slovenia: il Progetto Mura
[12]Zdravstveni statisticni letopis,
Slovenija 2000. Zdrav. Var,
2001; 36 (Suppl 1): 397
38
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
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stvenega varstva Republike
Slovenije- Zdravje za vse do
leta 2004. Ur. List RS, 2000;
10 (49): 6650- 6677
[15]Belovic B. Zdravje, zdravstve­
no stanje in zdravstveno var­
stvo. Porocilo o stanju v Po­
murju za posvet v okviru
projekta 'Mura'. Ministrstvo za
zdravje, 2001:11
Jo•ica Maucec-Zakotnik è il Segretario di
Stato per la Salute della Repubblica di
Slovenia; Bojanka Štern, CINDI, Slovenia;
Tatjana Bu•eti, Istituto Regionale di
Sanità Pubblica, MursKa Sobota, Slovenia
Turismo termale
e del benessere:
potenzialità
per le regioni montane
Christian Lunger
Domanda di salute e turismo
come nuovo ambiente competitivo
per le regioni europee. Le potenzialità
del turismo termale e del benessere
nelle regioni montane e la risposta
strategica dell’Austria.
“Slides”
della relazione
al convegno.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
39
Austria: turismo termale e del benessere
40
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
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Austria: turismo termale e del benessere
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Punto Omega 11
Christian Lunger è coordinatore del Progetto “Wellbeing Destination of Europe”.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
45
La sanità
nel Land Carinzia
Peter Ambrozy
Punti di forza e problemi aperti.
Sono il Vicepresidente del Land
della Carinzia, e sotto la mia re­
sponsabilità diretta c’è il settore
della Sanità e degli Ospedali, che
consistono in 11 strutture, di cui
5 sono ospedali regionali.
Vorrei innanzitutto toccare alcu­
ne problemi fondamentali che ri­
guardano la sanità. Le questioni
fondamentali, secondo il mio pa­
rere, sono quattro:
- Come vengono distribuite le ri­
sorse economiche?
- Qual è il rapporto tra costi e
qualità delle prestazioni sani­
tarie offerte?
- Come vengono distribuite que­
ste prestazioni sanitarie nelle
varie classi sociali?
- Quale significato riveste il set­
tore della sanità, in quanto fat­
tore economico e fonte di red­
dito?
Il politico si chiede a quali am­
biti della vita sociale venga con­
ferita più o meno priorità, se si
spenda troppo o troppo poco per
le prestazioni sanitarie rispetto ad
altri servizi, e come si ripartiscono
46
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
le spese. Anche in Austria questo
dibattito viene condotto in modo
molto intenso e quindi anche in Ca­
rinzia, anche se si tratta, preva­
lentemente, di una questione che
riguarda gli economisti sanitari.
Nonostante spesso si tenda a cri­
ticare l’ammontare della spesa sa­
nitaria, devo dire che le nostre
uscite per la sanità ammontano
all’8% del PIL. Diamo accesso a tut­
ti i tipi di servizi sanitari pratica­
mente alla totalità della popola­
zione. Per fare un confronto con
gli altri Paesi, si ricordi che gli USA
spendono il 14% del loro PIL, of­
frendo l’assistenza sanitaria solo
alla metà circa della popolazione.
Dunque è molto importante, anche
da un punto di vista socio econo­
mico, chiedersi, innanzitutto, chi
usufruisca di queste prestazioni e
per quali persone le prestazioni
stesse vengono erogate. In altre
parole, dobbiamo chiederci: come
si distribuiscono le risorse? Infat­
ti, se consideriamo la sanità solo
dal punto di vista dell’economia di
mercato, dal punto di vista del
business, c’è il rischio che possa
accedervi solo chi può permetter­
selo, e non magari chi più ne ha
bisogno.
In Carinzia abbiamo sviluppato
un sistema sanitario e ospedalie­
ro vicino ai pazienti che tiene con­
to delle loro esigenze, che consente
di offrire alla popolazione presta­
zioni mediche, ospedaliere e am­
bulatoriali. Quindi il nostro è un
sistema sanitario aperto a tutti i
ceti della popolazione, indipen­
dentemente dalla loro situazione
economica. Noi possiamo garanti­
re queste prestazioni, non solo a
livello di unità centrali ma anche
nelle singole Regioni, proprio per
una scelta meditata di politica sa­
nitaria.
In Carinzia, presso gli ospedali
sono occupati 1.200 medici, e
5.300 fra infermieri, tecnici e ad­
detti ai laboratori. Inoltre altre
2.600 persone sono occupate nel
settore economico degli approvvi­
gionamenti. Dunque le strutture
ospedaliere danno lavoro a circa
9.000 persone, distribuite in tut­
ta la regione. L’aspetto economico
è fondamentale, soprattutto per­
ché ci consente di garantire posti
di lavoro e di offrire anche buone
possibilità occupazionali ai giova­
ni. Per quanto riguarda il numero
degli occupati volevo ricordare an­
che che vi sono circa 900 medici
che hanno il proprio ambulatorio
in Carinzia. Come oggi anche per
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
il futuro sarà importante il miglio­
ramento della qualità delle presta­
zioni - ma non dobbiamo dimenti­
care aspetti come la redditività e
la solidarietà. Solo un sistema sa­
nitario ben funzionante, aperto a
tutti i ceti della popolazione, che
realmente si basa sul principio
della solidarietà, può sopravvive­
re. Questo significa che tutti con­
tribuiscono al finanziamento del
sistema sanitario, secondo le pro­
prie capacità e che le prestazioni
del sistema sanitario sono aperte
e a disposizione di tutti, indipen­
dentemente dalla situazione eco­
nomica, personale o familiare.
Solo così è possibile avere un si­
stema sanitario capace di garanti­
re anche uno sviluppo equilibrato
a livello regionale.
Questo sistema sanitario si sta
espandendo: la Carinzia ha buoni
rapporti con il Friuli Venezia Giu­
47
La sanità nel Land Carinzia
48
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
lia e con la Slovenia, che presto
entrerà a far parte dell’Unione Eu­
ropea. Noi quindi abbiamo deciso
di guardare anche al di là dei no­
stri confini, in modo da migliora­
re la collaborazione e l’assistenza
sanitaria per i nostri cittadini. Si
pensi ad esempio che, in Carinzia,
lo scorso anno abbiamo seguito
2.500 pazienti stranieri, che si
sono rivolti ai nostri ospedali per
varie ragioni, legate essenzialmen­
te al turismo del benessere, alla
qualità di alcune nostre strutture
ed anche alla vocazione turistica
della nostra regione. I livelli di
qualità di tutti i nostri ospedali
sono molto elevati.
Recentemente abbiamo avviato
un’iniziativa di collaborazione
transfrontaliera con la Regione
Friuli Venezia Giulia e con la Slo­
venia, alla quale partecipano gli
ospedali di Villach e Ermagor e di
cui vi parlerà in modo più detta­
gliato la successiva relazione del
dottor Wulz.
Peter Ambrozy è Vice Presidente del
Land Carinzia (Austria) con responsabilità
del Settore sanità.
Cooperazione
internazionale per la cura
dei malati
Karl Wulz
Un progetto di collaborazione
transfrontaliera fra Carinzia,
Friuli - Venezia Giulia e Slovenia.
In occasione di una visita nel
2001 del direttore generale del­
l’Azienda Ospedaliera di Udine, Gil­
berto Bragonzi, all’ospedale di Vil­
lach è stato proposto di rafforza­
re ed eventualmente istituzionaliz­
zare la cooperazione transfronta­
liera in ambito medico e ammini­
strativo.
Nella primavera di quest’anno,
in un colloquio con il dottor Hugo
Tschernutter, direttore del reparto
ospedali nell’Ufficio della giunta
regionale della Carinzia, e con la
dottoressa Petra Oberrauner, diret­
trice della Società di consulenza
Euralp, è nata l’idea di studiare le
possibilità di collaborazione sot­
to forma di un progetto Interreg.
Ringrazio il vicepresidente del­
la giunta regionale, dottor Peter
Ambrozy, di aver subito sostenuto
tale progetto e di aver provvedu­
to a considerarlo progetto priori­
tario.
La situazione iniziale
Gli ospedali pubblici delle regioni
Carinzia, Friuli Venezia Giulia e Slo­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
venia sono vincolati alle rispetti­
ve legislazioni statali. L’assistenza
ai pazienti delle regioni limitrofe
viene prestata esclusivamente sul­
la base degli accordi europei in­
terstatali. In realtà tale assistenza
è limitata fondamentalmente ai
casi urgenti riguardanti i turisti.
La cooperazione fra gli ospedali di
Villach, Udine, Monfalcone, Lubia­
na e altri ancora si basa, per ora,
su singole iniziative relative all’ag­
giornamento in varie specializza­
zioni quali la ginecologia o la cura
delle ustioni. Buone relazioni man­
tengono però anche i dirigenti
degli ospedali di Hermagor in Ca­
rinzia, Jesenice in Slovenia e Latisana in Friuli Venezia Giulia.
Lo scambio di informazioni sui
referti di pazienti delle regioni
confinanti presenta, attualmente,
forti carenze. Da un lato la spedi­
zione via posta comporta notevoli
ritardi, dall’altro la trasmissione
via fax risulta poco adeguata, sia
da un punto di vista qualitativo
che sotto l’aspetto della protezio­
ne dei dati.
Obiettivo generale del progetto
è pertanto il seguente: sviluppare
la cooperazione tra le regioni Ca­
rinzia, Friuli Venezia Giulia e Slo­
venia a favore del paziente. Lo sco­
po principale è l’orientamento al
paziente, ma in più dovranno av­
verarsi anche effetti positivi in
campo scientifico ed economico.
In dettaglio si dovranno studia­
re:
- La possibilità dello sfruttamen­
to delle specializzazioni medi­
che e delle attrezzature tecni­
che all’interno delle regioni, con
49
Cooperazione internazionale per la cura
-
50
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
-
-
-
-
-
un reciproco smistamento dei
pazienti in questi ambiti predefiniti;
la possibilità della divisione
temporale delle risorse ai fini
di un’assistenza ottimale dei
pazienti in casi d’emergenza. Si
pensa, ad esempio, alla messa
a disposizione di determinate
attrezzature per il ciclo diurno
e notturno, quali l’angiografia
in caso di infarto acuto;
la possibilità di un migliora­
mento della cooperazione me­
dico-scientifica tra le regioni.
Avranno priorità l’organizza­
zione di congressi medici comu­
ni e l’istituzione di uno scam­
bio d’esperienze;
la possibilità di istituzionaliz­
zare attività congiunte di ag­
giornamento in ambito sociocomunicativo e in ambito lin­
guistico;
la predisposizione di materiali
informativi plurilingue per i pa­
zienti e i dipendenti;
la creazione di un collegamen­
to dei dati allo scopo di una tra­
smissione in tempo reale dei
referti fra gli ospedali interes­
sati nel rispetto della protezio­
ne dei dati;
la creazione di una piattaforma
comune di informazioni.
Come si dovrà allora svolgere
questo progetto? Terminata la pro­
cedura di approvazione e ottenu­
ta la garanzia del finanziamento,
sarà formato, a livello politico, un
comitato direttivo del progetto.
L’organizzazione del progetto av­
verrà, successivamente, con l’inte­
ressamento degli ospedali di Vil­
lach, Hermagor e Udine e, più tar­
di, anche Jesenice, eventualmen­
te anche Aviano, Latisana e Mon­
falcone.
Si prevede che la direzione del
progetto venga affidata all’ospe­
dale di Villach. Da parte carinzia­
na anche l’ospedale di Hermagor
ha manifestato interesse di parte­
cipare al progetto, per dedicarsi,
soprattutto, alle esigenze dei pa­
zienti alloglotti. Tale parte del pro­
getto originariamente era prevista
come progetto a parte, ma essen­
do ideale integrazione al proget­
to in questione, vi è stata inserita.
Compito di questa parte del pro­
getto sarà prevalentemente rileva­
re in maniera dettagliata le esigen­
ze per poterne dedurre e anche
realizzare alternative comporta­
mentali. In questo segmento si
prevede di procedere nel modo
seguente:
- chiarimento dei principi e scel­
ta della metodologia dell’inda­
gine;
- sviluppo di strumenti di inda­
gine:
- metodo delle interviste di
gruppi focali per l’elabora­
zione di un catalogo delle
esigenze;
- scelta degli intervistati se­
condo la composizione dei
pazienti alloglotti negli
ospedali aderenti al proget­
to;
- attuazione e analisi delle
interviste;
- gradazione delle priorità
delle esigenze da parte dei
pazienti;
-
redazione di una guida col­
loqui per la fase pilota e pro­
posta per l’analisi dei risul­
tati dell’indagine.
Organizzazione del progetto
Il gruppo progetto (del progetto
generale) dovrà comporsi di rap­
presentanti dei più importanti or­
ganismi di previdenza sociale e dei
soggetti che sostengono i costi dei
tre paesi. La pianificazione, la ge­
stione e il controlling del proget­
to dovranno essere eseguiti dal
gruppo di lavoro degli ospedali
interessati con il coinvolgimento
di consulenti esterni. Il gruppo
progetto riferisce al comitato di­
rettivo politico e prepara i docu­
menti informativi e le proposte
per le relazioni pubbliche.
Le pietre miliari
e i progetti parziali
Il primo passo sarà quello di ana­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
lizzare precisamente lo stato rea­
le. In particolare si presenterà una
panoramica di tutte le decisioni e
regolamenti legali e basati su ac­
cordi dell’Unione europea. Con­
temporaneamente inizierà l’accer­
tamento delle infrastrutture tecni­
che con riferimento alle prospet­
tive di uno scambio di dati fra gli
ospedali interessati. Nell’ambito
dell’assistenza al malato si dovran­
no cercare possibilità che permet­
tano un miglioramento sfruttando
le attrezzature speciali e possibili­
tà di cura. Anche i risultati delle
indagini relative alle esigenze dei
pazienti saranno inclusi nel rileva­
mento dello stato reale.
Nella seconda fase si dovranno
accertare le condizioni quadro giu­
ridiche necessarie per il raggiun­
gimento degli obiettivi e presen­
tare al comitato direttivo politico
proposte di attuazione. Questa fase
comprenderà anche l’elaborazione
51
Cooperazione internazionale per la cura
52
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
di proposte di contratti e accordi
con l’interessamento delle istitu­
zioni coinvolte. Contemporanea­
mente dovrà avvenire l’elaborazio­
ne dei necessari adattamenti tec­
nici negli ospedali attuando l’ade­
guamento dei sistemi informatici
ed addestrando i dipendenti.
Con l’implementazione di singo­
le misure d’attuazione pratiche si
provvederà allo stesso tempo an­
che ad una valutazione la cui for­
ma verrà elaborata nel progetto.
In ogni caso la valutazione sarà
istituita come parte di un sistema
di continui miglioramenti nel sen­
so di un management di qualità.
Il costo complessivo del proget­
to secondo le stime attuali si ag­
girerà su 374.000 Euro.
Spero che questo progetto pos­
sa contribuire a migliorare l’infra­
struttura nell’ambito dell’assisten­
za sanitaria interregionale, che
realizzi però anche sinergie econo­
miche e comporti una rete di ap­
prendimento reciproco. Mi permet­
to a questo punto di invitare i re­
sponsabili delle regioni aderenti a
sostenere attivamente questo pro­
getto e a sottoporre proposte.
Karl Wulz è Direttore amministrativo
dell’Ospedale di Villach (Austria)
La riconversione
delle strutture sanitarie
periferiche
Luigi Mittone
Riflessioni e proposte
per un cambiamento di paradigma
organizzativo per i piccoli ospedali.
Tra i temi di rilevanza pubblica che
hanno caratterizzato l’ultimo scor­
cio dell’agosto 2002 in Italia un
posto di primo piano va sicuramen­
te riservato al problema dei picco­
li ospedali. Recenti fatti di crona­
ca, accaduti ad esempio in Lom­
bardia, ma anche in altre regioni
italiane, hanno acceso i riflettori
dei media sui due corni di un pro­
blema per altro ampiamente noto
agli specialisti di economia sani­
taria: da un lato il desiderio del­
l’utenza delle aree decentrate di
poter disporre di strutture ospe­
daliere “in loco” e dall’altro la ne­
cessità per le amministrazioni sa­
nitarie di operare una razionaliz­
zazione dell’offerta ospedaliera.
Detto in parole molto più sem­
plici e dirette si tratta del conflit­
to tra la domanda di servizi ospe­
dalieri espressa dalle piccole co­
munità locali e la volontà di chiu­
dere i piccoli ospedali periferici
perché troppo costosi.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Come comporre questo conflit­
to? Esistono risposte non mani­
chee al problema dei piccoli ospe­
dali periferici? Lo scopo di questa
relazione è di suggerire soluzioni
possibili, di disegnare qualche sce­
nario realistico ed infine di indi­
care una strada per approfondire
scientificamente le intuizioni che
qui verranno illustrate con un ta­
glio volutamente aperto, di prima
battuta, e dunque tutt’altro che
conclusivo.
La tesi portante qui proposta è
facilmente sintetizzabile: il proble­
ma del chiudere-non chiudere i pic­
coli ospedali è mal posta. Il pro­
blema vero è quello di rendere eco­
nomicamente sostenibili le strut­
ture ospedaliere decentrate tro­
vando una formula di natura or­
ganizzativa e produttiva che sia
capace di trasformarle in “motori”
non solo di salute, ma anche di ric­
chezza per le popolazioni locali.
Così detto potrebbe sembrare ad
alcuni un compito non solo molto
ambizioso ma addirittura impossi­
bile e velleitario.
La reazione scettica che è facile
immaginare possa sorgere quando
si propone di leggere le funzioni
dei piccoli ospedali non solo in
una chiave strettamente sanitaria,
e quindi di sostenibilità economi­
ca del “prodotto” salute, ma an­
che in una logica di propulsione
delle attività economiche locali
discende dal fatto che questa nuo­
va visione impone un forte cam­
biamento di paradigma della que­
stione dei piccoli ospedali.
53
Riconversione delle strutture sanitarie periferiche
54
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Un cambiamento di paradigma
organizzativo
Prima di discutere delle alternati­
ve organizzative per mezzo delle
quali si può affrontare il tema del­
la riconversione produttiva dei
piccoli ospedali periferici è utile
sgombrare il campo dal dubbio che
questo tipo di strutture siano o
meno inefficienti, ossia occorre
capire se vale effettivamente la
pena di indagare sul loro reale gra­
do di sostenibilità-insostenibilità
economica.
Per cercare di rispondere a que­
sta domanda occorrerebbe condur­
re un’approfondita analisi empiri­
ca che in questa sede non è però
possibile produrre. Ci si limiterà
quindi a riportare alcuni dati es­
senziali riferiti al caso del Trenti­
no e sufficienti per inquadrare il
problema.
Iniziamo, ad esempio, dall’ana­
lisi di un indicatore sintetico del
grado di utilizzo dei posti letto per
ricoveri ordinari riferiti all’area
medica dell’ospedale S.Chiara di
Trento e degli ospedali di distret­
to presenti in provincia di Trento
(tab. 1).
Come si nota osservando i dati,
i tassi di utilizzo delle strutture
ospedaliere nel 2000 sono sempre
Istituto
di cura
S. Chiara
S.Lorenzo
Cles
Tione
Alto Garda
Cavalese
Posti letto
416
62
90
56
49
56
superiori al 70%, quindi possono
considerarsi complessivamente
buoni. Si nota tuttavia che l’unico
ospedale che supera l’80% è il
S.Chiara di Trento che è di gran
lunga il più grande tra quelli con­
siderati nella tavola. È inoltre ne­
cessario sottolineare che i tassi di
utilizzo delle strutture sono calco­
lati esclusivamente in funzione dei
posti letto e non dei costi comples­
sivi di gestione delle strutture. Da
questo punto di vista, se si proce­
de ad una riduzione dei posti let­
to si producono delle variazioni
immediate sul tasso di utilizzo che
Ricoveri
13.652
1.580
2.786
1.760
1.372
1.523
GG. degenza
125.881
16.795
23.106
14.529
14.012
14.448
Tasso utilizzo
82,9
74,2
70,3
71,1
78,3
70,7
tuttavia potrebbero non avere uno
equi-proporzionale ricaduta sul
fronte dell’efficienza gestionale ­
vale a dire del contenimento dei
costi pro-ricovero.
I risultati riferiti al 2000 sono
del resto il risultato di un trend di
riduzione del numero dei posti let­
to che è partito, praticamente sen­
za soluzione di continuità, già dal­
la seconda metà degli anni settan­
ta, come è ben descritto dal grafi­
co riportato nella figura 1.
Osservando il grafico si nota che
il numero complessivo dei posti
letto disponibili in Trentino si è
ridotto del 50% nel periodo con­
siderato, generando quindi preve­
dibili effetti di forte incremento
nel tasso di utilizzo delle struttu­
re ospedaliere.
Un’ ulteriore riflessione che vale
la pena di fare, sempre in merito
al problema dell’efficienza, riguar­
da il fatto che il grado di utilizzo
delle strutture dovrebbe essere in­
dagato anche considerando le
componenti che formano un ospe­
dale, vale a dire occorre investiga­
re sulla produttività dei singoli re­
parti.
Nella Tab. 2 sono riportati alcu­
ni dati riferiti ad alcune principali
strutture ospedaliere trentine (in­
dicate nelle colonne con 01 - 07)
per tipologia di intervento che,
come si può notare, sono quasi del
tutto assenti per alcuni ospedali.
Non è cioè raro che in alcuni re­
parti chirurgici il numero di ope­
razioi chirurgiche praticate per al­
cune tipologie di intervento siano
al di sotto della decina all’anno
quando non si riducono addirittu­
ra ad un solo intervento.
Dai dati appena illustrati appa­
re abbastanza evidente che risulta
decisamente difficile giustificare il
mantenimento di reparti di chiru­
gia nei quali i tassi di “produzio-
5000
Fig. 1
Posti letto
in Trentino
4000
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
3000
POSTI LETTO
Tab.1
Tassi di utilizzo
di alcune strutture
ospedaliere
in Trentino (area
medica, ricoveri
ordinari, 2000)
Fonte: Servizio
Programmazione
e ricerca Sanitaria
P.A.T.
2000
1976
ANNI
1984
1980
1978
1982
1988
1986
1992
1990
1996
1994
2000
1998
55
Riconversione delle strutture sanitarie periferiche
O1
56
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Interventi
sul naso,
bocca e laringe
Interventi
sul sistema
cardiovascolare
Interventi
sul sistema ematico
e linfatico
Interventi sul
sistema endocrino
Interventi sul
sistema nervoso
Interventi sul
sistema respiratorio
Interventi
sull'apparato
digerente
Interventi
sull'apparato
muscoloscheletrico
Interventi
sull'apparato
urinario
Interventi
sull'occhio
Interventi
sull'orecchio
O2
O3
O4
6
O5
O6
O7
TOTALE
1
569 1577
63
2216
609 2261
212
3657
75
130
160
210
12
5
5
8
38
177
24
269
19
69
144
8
249
120
56
198
197
3
605
174
478
27
722
9
31
20
1
8
14
326
492
384
409
859 2615
453
5538
488
4
472
653 1682 2511
48
5858
16
1
51 1282
81
1439
1576 2805
3
4384
2
415
1
ne” risultano così bassi. Da tutto
ciò si può quindi far discendere la
necessità di un profondo cambia­
mento dell’assetto di questi ospe­
dali, quello cioè che qui si defini­
sce “un cambiamento di paradig­
ma organizzativo”.
Introdurre un cambiamento di
paradigma organizzativo per i pic­
coli ospedali significa prendere
atto della insostenibilità economi­
ca della filosofia della miniaturiz­
zazione organizzativa - un piccolo
ospedale come riproduzione in
sedicesimo di una grande struttu­
8
318
94
ra - per passare ad immaginare
nuove formule organizzative e pro­
duttive, capaci di sposarsi con le
piccole dimensioni ed anzi realiz­
zabili solo in strutture di piccole
dimensioni. L’idea è quindi di ab­
bandonare l’ambizione di produr­
re su scala locale tutti i tipi di ser­
vizio ospedaliero per selezionare
quelli economicamente funzionali
alla scala locale e per attivare, in
parallelo, nuove tipologie di ser­
vizio. Nel contempo questo cam­
biamento di paradigma dovrà
estendersi all’intero settore del­
Tab. 2
Numero
di interventi
chirurgici
per tipologia
(ospedali Trentini)
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
l’offerta di servizi ospedalieri che
dovrà riorganizzarsi in accordo con
la riconversione dei piccoli ospe­
dali. La trasformazione dovrà es­
sere quindi complessiva, coinvol­
gere cioè l’intero sistema sanita­
rio su base per lo meno provincia­
le, se non addirittura regionale.
In concreto, che cosa significa
intervenire sull’organizzazione
produttiva dei piccoli ospedali per
riqualificarli, ossia quali servizi già
esistenti possono continuare ad
essere prodotti e quali potranno
invece essere nuovi?
I servizi ospedalieri da mante­
nere attivi nei piccoli ospedali
sono innanzitutto quelli che richie­
dono un’assistenza dei pazienti su
base periodica ad alta frequenza,
tutti i servizi tipicamente connes­
si alle attività di day hospital per
esempio o, più in generale legati
ad esigenze di monitoraggio per­
manente dei pazienti. Rientrano in
questa categoria tutte le cure con­
seguenti ad interventi chirurgici,
il follow-up farmacologico di pa­
zienti cronici, e così via. A queste
attività di assistenza continuativa
si affiancano poi le attività di
pronto intervento che devono ov­
viamente essere pienamente man­
tenute, allo scopo di garantire un
primo soccorso di alta qualità.
Per quanto riguarda invece i nuo­
vi servizi, quelli che dovranno rea­
lizzare la finalità della salute come
motore per il progresso economi­
co locale, il modello è quello dei
centri di eccellenza per il tratta­
mento di patologie specifiche, in
particolare di quelle che possono
avvalersi di terapie che integrano
le cure ospedaliere – anche in que­
sto caso prevalentemente su base
di day hospital – con i benefici che
vengono dalla specifica localizza­
zione dell’unità di cura. Si pensi
ad esempio ad un’unità di cura di
specifiche forme di allergia immer­
sa in un ambiente altamente gra­
tificante per il paziente come po­
trebbe essere una valle alpina,
oppure a un reparto per la cura di
stati depressivi o di altre patolo­
gie di natura nervosa ubicato in
una località lacustre. La possibili­
tà per l’ospedale periferico di spe­
cializzarsi in questo tipo di servi­
zi, oltre a costituire un valore per
sé, potrebbe diventare un attrat­
tore di turismo e quindi innescare
un processo virtuoso di crescita
economica.
Una riforma estesa all’intero
sistema sanitario Trentino
Si può quindi immaginare un si­
stema sanitario provinciale, o re­
gionale, nel quale convivono due
tipi ben distinti di strutture ospe­
daliere: pochi grandi ospedali cen­
trali, in grado di produrre una va­
sta gamma di tipologie di cura ad
alta qualificazione e destinate al­
l’intera area servita, e un adegua­
to numero di piccoli ospedali in
grado da un lato di fornire i servi­
zi sanitari di natura ricorrente e ad
alta frequenza periodica ai resi­
denti, oltre che ovviamente a ga­
rantire le necessità di pronto in­
tervento, e dall’altro lato attrez­
zati con uno o due reparti ad alta
specializzazione per il trattamen­
to di patologie che non richiedo­
no la cornice del grande ospedale.
57
Riconversione delle strutture sanitarie periferiche
58
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
A integrazione di questo dise­
gno si possono poi introdurre due
ulteriori elementi: il primo è quel­
lo della creazione di centri di ec­
celenza all’interno degli ospedali
centrali, reparti in grado di pro­
durre servizi sanitari con contenuti
di qualità a valenza internaziona­
le e quindi capaci di attrarre uten­
za anche oltre i confini provinciali
(o regionali). Si pensi ad esempio
a reparti in grado di condurre in­
terventi chirurgici ad altissimo
contenuto specialistico (tecnico) e
magari indirizzati al trattamento di
patologie relativamente rare. Si
noti a questo proposito che que­
sto tipo di reparti replicherebbe­
ro, con le ovvie differenze di con­
tenuto, il modello dei reparti spe­
cialistici degli ospedali locali e si
porrebbero anch’essi, con le dovu­
te differenze, nella logica del mo­
tore di attrazione di utenza e quin­
di di attivazione del volano eco­
nomico indotto.
L’altro elemento del disegno qui
descritto è rappresentato dall’uso
e dalla diffusione delle tecnologie
di comunicazione attualmente di­
sponibili come “collante” del siste­
ma. Si allude all’applicazione del­
la cosiddetta telemedicina, ossia
alla realizzazione di una rete di in­
terconnessioni via rete in tempo
reale in grado di supportare i com­
piti di follow up svolti dagli ospe­
dali locali. In questa cornice
l’ospedale centrale verrebbe quin­
di ad integrare in modo funziona­
le gli ospedali periferici, che ne di­
verrebbero idealmente delle com­
ponenti virtuali, concettualmente
assimiliabili ai reparti dell’ospeda­
le stesso.
L’itinerario appena descritto è
stato illustrato schematicamente
nella fig. 2, osservando la quale si
vedono oltre alle funzioni attribui­
te alle due tiplogie di unità ospe­
daliera anche il percorso ideale del
paziente locale che accede al siste­
Fig. 2
Schema
di riorganizzazione
del settore
ospedaliero
Paziente
1.Servizi di pronto intervento
2. Servizi di indirizzo verso i reparti
degli ospedali centrali
Piccolo ospedale
locale
Sistema di connessione
telematica in tempo reale
3.Supporto al trattamento post
operatorio
4.Supporto terapeutico per
patologie croniche
5.Day hospital
6.Servizi ad alta
specializzazione per il
trattamento di patologie che
richiedono (o che possono
beneficiare) di un ambiente
extra-ospedaliero favorevole
Ospedale centrale
(provinciale o regionale)
1. Reparti specialistici
2. Unità di altissima specializzazione
(centri di eccellenza)
ma attraverso l’ospedale locale (o
su indirizzo del medico di base)
per poi essere direttamente segui­
to in loco per le patologie di rou­
tine, oppure inviato all’ospedale
centrale per le cure specialistiche
– per esempio per essere sottopo­
sto ad un intervento chirurgico –
e quindi rientrare all’ospedale lo­
cale per il follow-up.
A fianco di questo itinerario del
paziente “tradizionale” residente
possiamo poi immaginare quello
percoso dal paziente non residen­
te, cioè dal paziente che accede
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
all’ospedale locale richiamato dei
servizi prodotti dal (o dai) reparti
ad alta specializzazione.
Come procedere per una
verifica empirica del modello
La tesi sin qui esposta non si è ap­
poggiata a dati empirici ed è stata
esposta in chiave puramente ide­
ale e propositiva. Sorge quindi
spontaneo domandarsi che cosa
occorra fare per verificarne la rea­
lizzabilità. L’itinerario per costrui­
re un modello organizzativo come
quello appena descritto (sia pure
59
Riconversione delle strutture sanitarie periferiche
in termini forzatamente sintetici)
è abbastanza lungo e complesso e
può essere sintetizzato nei seguen­
ti punti:
60
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
1. Analisi economica dell’offerta
ospedaliera provinciale (o re­
gionale) con lo scopo di iden­
tificare gli specifici reparti
ospedalieri non economica­
mente sostenibili;
2. Identificazione di esperienze
nazionali o internazionali di re­
alizzazione di unità di cura ad
alta specializzazione nel campo
delle patologie non a rischio di
vita;
3. Studio di fattibilità economica
della conversione di uno o più
reparti di ospedali periferici in
unità di cura specialistica del
tipo sin qui discusso;
4. Verifica dei presupposti locali
per l’avvio del processo di ri­
qualificazione delle strutture
ospedaliere locali.
Ciascuno dei punti appena illu­
strati meriterebbe un’opportuna
discussione ma per ragioni di per­
tinenza espositiva qui si tratterrà
solamente – e molto brevemente
– degli ultimi due punti perché
consentono di sottolineare altri
due ingredienti fondamentali del­
la ricetta sin qui suggerita.
La fattibilità economica del pro­
getto di riconversione è un ele­
mento cruciale perché i costi lega­
ti alla trasformazione degli ospe­
dali locali devono essere attenta­
mente ponderati e soprattutto de­
vono essere legati alle ricadute di
tipo economico che si prevede
potranno generare. Le ricadute
economiche non sono solo quelle
“interne” al sistema sanitario lo­
cale, ma anche quelle indotte nell’economia locale tutta.
La verifica dei presupposti lo­
cali per realizzare la riconversione
è strettamente legata allo studio
di fattibilità ed anzi potremmo im­
maginare questi due punti come
uno solo. Il tenerli distinti serve
ad enfatizzare un elemento crucia­
le del progetto quello cioè relati­
vo al coinvolgimento degli opera­
tori sanitari che lavorano nelle
strutture interessate alla trasfor­
mazione. È infatti ormai ampiamen­
te noto che nessun progetto di
riorganizzazione produttiva può
realizzarsi con successo senza che
agli interventi di natura “tecnica”
(potremmo dire addirittura fisica)
non si affianchino interventi di ri­
qualificazione e di forte motivazio­
ne dei lavoratori. L’aspirazione è
che si riesca a far respirare agli
operatori sanitari, coinvolti nella
trasformazione, un clima di forte
coinvolgimento ideale ossia di
condivisione della nuova missio­
ne dell’ospedale che da struttura
lillipuziana diventerà un’organiz­
zazione perfettamente efficiente
nelle dimensioni consone ai nuo­
vi scopi ad essa attribuiti.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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reforms on hospital costs:
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School for advanced urban
studies, Bristol.
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de ospedaliere”, Giuffrè, Mila­
no.
gioneria applicata agli enti lo­
cali e alle strutture pubbliche
sanitarie”, Casanova, Parma.
[9] Spolaore P., Maggi S., Trabuc­
chi M., (2001), “L'anziano nel­
la rete dei servizi : misura de­
gli esiti assistenziali e rileva­
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Padova.
[3] Ginzberg E., (1996), “Tomor­
row's hospital : a look to the
twenty-first century”, Yale
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trasferimento e dei Gruppi di
lavoro dei servizi sanitari ed
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di trasferimento dei servizi in­
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Bologna.
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tà management”, Supplemen­
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[6] Moran R., Anderson R., Paoli
P., (1990), “Building for peo­
ple in hospitals: workers and
consumers”, Ufficio delle pub­
blicazioni ufficiali delle Comu­
nità europee, Luxembourg.
[7] Nardone A., Parenti C., Ippo­
lito C., (2000), “La disciplina
amministrativa e tributaria
delle aziende sanitarie
[8] Paisio F., (1996-1997), “La ra­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Luigi Mittone è docente presso il
Dipartimento di Economia dell’Università
degli Studi di Trento
61
Tavola rotonda:
salute e sviluppo
in Trentino
Il punto di vista delle Categorie produttive
e delle Organizzazioni sindacali,
dell’Assessore all’Industria e al Turismo
e di quello alle Politiche sociali
e alla Salute della Provincia Autonoma
di Trento.
Franco Menestrina
Associazione Industriali
della provincia di Trento
Il Convegno di oggi ha offerto
molti dati, molte considerazioni e
molti stimoli. Desidero rifarmi al
concetto che forse più mi ha col­
pito, fra tutti quelli che ho sentito
nelle varie relazioni, e che secon­
do me sintetizza un po’ l’intera no­
stra discussione; è quello esposto
dal dottor Ziglio, il quale ha affer­
mato ad un certo punto che: “il
problema di fondo è fare sinergia
tra sviluppo economico e svilup­
po sociale e sanitario”. Ecco, ciò si­
gnifica evidentemente far opera­
re, far muovere i vari soggetti del
mondo dell’economia, così come
del mondo della società civile, ver­
so un unico obiettivo. A questo
punto anche il sistema industria­
le, che io rappresento, è molto
coinvolto nell’operazione. Come
ricordava infatti il professor Dome­
nighetti, un terzo della spesa sa­
nitaria dipende dalle condizioni di
lavoro. E questo significa che il set­
62
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
tore secondario ha un’importanza
fondamentale. Penso comunque di
poter dire che il settore industria­
le trentino, del quale mi occupo
ormai da tanti anni, ha raggiunto
una consapevolezza veramente di
alto livello riguardo al problema
della salute e della sicurezza della
forza lavoro impiegata anche per­
ché nell’ultimo decennio sono sta­
te varate molte disposizioni di leg­
ge, di tipo innovativo, a recepimen­
to di normative europee, che han­
no in qualche modo costretto a
porre ulteriore attenzione a que­
sto aspetto (mi riferisco in parti­
colare alle normative sul rumore,
sull’amianto e sul piombo dei pri­
mi anni ’90 e al Decreto Legislati­
vo 626 del 1994, che ha imposto
la programmazione della sicurez­
za sul lavoro). Vi è stata una vera
e propria presa di coscienza da par­
te imprenditoriale che quelle che
ho citato non sono solo leggi da
applicare, ma leggi in primo luo­
go da “sentire”.
Vorrei anche aggiungere che la
sensibilità sul tema, per quanto
riguarda l’imprenditoria industria­
le, in genere non riguarda sola­
mente l’interno della propria atti­
vità, cioè la fabbrica, il posto di
lavoro, ma anche l’ambiente ester­
no. L’industria, come soggetto che
opera sul territorio, ha numerose
interrelazioni con l’ambiente, che
sono positive - la stessa ricchezza
che produce - ma che qualche vol­
ta possono anche essere negative,
in relazione a taluni aspetti delle
attività produttive. Ebbene, a que­
st’ultimo riguardo è cresciuta da
diversi anni ormai, sollecitata e so­
stenuta anche dalla nostra Asso­
ciazione, la coscienza da parte del­
le aziende di dover porre ulterio­
re attenzione alla problematica
ambientale; l’adozione della certi­
ficazione di qualità ambientale del­
le aziende, di cui non credo di do­
ver qui ricordare le caratteristiche
e la validità , perché ritengo siano
note a tutti, è diventata uno dei
grandi punti di impegno per il set­
tore industriale. Sono una dozzi­
na le imprese associate già certifi­
cate dal punto di vista ambientale
in base alla norma ISO 14001.
Come Associazione siamo stati il
primo soggetto istituzionale, in
Italia, che ha presentato la norma
ISO 14001. Da poco tempo siamo
stati anche individuati e qualificati come “punto di riferimento”, a
livello nazionale, della rete EMAS/
SGA. È certo tuttavia che se c’è un
impegno dell’azienda per l’ambien­
te di lavoro, per quanto riguarda
la tutela della salute e della sicu­
rezza degli addetti, è altrettanto
importante che questa coscienza
maturi anche nei singoli lavorato­
ri. È stato affermato questa matti­
na che è nel singolo individuo che
deve nascere e crescere la cultura
della salute. Con riferimento al­
l’ambiente di lavoro questa cultu­
ra, questa consapevolezza deve
assumere aspetti particolari. In
proposito mi vengono alla mente
esempi anche un po’ banali se vo­
gliamo, ma che mi pare utile indi­
care: l’impiego in un certo modo
del tempo libero, nel fine settima­
na, che può produrre un numero
elevato di infortuni sul lavoro il
lunedì, oppure il rigoroso divieto
Val Campelle,
Trentino.
Questa e
le fotografie che
seguono sono
tratte da “Vita di
malga”, catalogo
della mostra
fotografica
itinerante proposta
dal Coordinamento
Attività Culturali
dei comuni di
Bieno, Ivano
Fracena, Samone,
Scurelle, Spera,
Strigno,
Villa Agnedo;
ed. Biblioteca
comunale di
Strigno (TN),
2002.
(Per gentile
concessione
dell’editore).
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
63
Salute e sviluppo in Trentino
64
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
di fumo sul luogo di lavoro senza
che vi sia all’esterno dello stesso
la consapevolezza del singolo che
è bene non fumare, con rispetto
per chi lo fa, responsabilizzando­
si. In altre parole se è importante
la crescita da parte dell’azienda è
altrettanto importante la crescita
da parte del singolo individuo.
Quello che mi preme sottoline­
are è che questo tipo di crescita
aziendale è stato accompagnato,
con grande impegno, dalla nostra
Associazione, che un po’ ha tenta­
to di interpretare il mutamento già
avviato nelle aziende, un po’ ha
cercato di anticiparlo e un po’ l’ha
costretto, se vogliamo, finalizzan­
dolo a quelli che sono valori di
tipo sociale. Ed ecco qui, di nuo­
vo, l’indicazione del dottor Ziglio
circa la necessità di fare sinergia
tra sviluppo economico e svilup­
po sociale. Come ha tentato di fare
la nostra Associazione – anche se
non so se ci sia riuscita fino in fon­
do - che ha realizzato tutta una
serie di iniziative per collocare le
attività industriali in un contesto
di valori che non sia esclusivamen­
te quello del profitto.
L’impresa deve lavorare per il
profitto, perché solo così produce
ricchezza, solo così c’è benessere,
solo così c’è sanità, solo così c’è
salute in un circuito virtuoso. Però
la produzione e lo sviluppo do­
vrebbero avvenire tenendo a rife­
rimento anche valori di tipo sociale.
In questa prospettiva abbiamo po­
sto in essere iniziative che, penso
di poter dire, abbiano costituito un
po’ un modello a livello provincia­
le.
Ricordo i convegni “Meeting per
lo sviluppo” degli ultimi anni ‘80
e il più recente “Oltre il Duemila”
che hanno cercato di mettere a con­
fronto le varie componenti della
società su questi valori, che il mon­
do della produzione tentava di
adottare, a volte agevolmente a
volte più faticosamente.
Recentemente, nell’ambito del­
la cosiddetta “concertazione”,
sono stati anche sottoscritti alcu­
ni protocolli tra il settore indu­
striale, le altre componenti econo­
miche, il sindacato – importantis­
simo – e l’ente pubblico. I più re­
centi, l’ultimo risale al novembre
dello scorso anno, riguardano la
materia della sicurezza sul lavoro
e dello sviluppo in generale.
Io credo che probabilmente sia
questa la strada per tentare di por­
re in essere in provincia di Trento
la sinergia tra sviluppo economi­
co e sviluppo sociale. Credo cioè
che all’interno di un metodo che
nella Provincia Autonoma di Tren­
to si è sviluppato bene per tanto
tempo, si possa inserire anche lo
spazio per il tema della salute, ol­
tre a quelli da riservare ai proble­
mi dello sviluppo, del mercato,
della burocrazia ecc. Mi rendo con­
to che questo è un momento par­
ticolarmente delicato per parlare
di concertazione fra parti sociali.
Ci sono eventi esogeni che, pro­
babilmente, non consentirebbero
iniziative a breve termine, ma in
una prospettiva di più ampio re­
spiro, come non può non essere
quella che è stata trattata oggi,
ritengo che questa sia una strada
che è possibile battere. Questa stra­
Malga Montalon
(Telve):
la pulizia
della “calgera”.
da trova qui in Trentino elementi
e tradizioni importanti, quali as­
setti produttivi consolidati e
un’autonomia provinciale sicura­
mente forte e consapevole. Le for­
ze sociali, che altrettanta consape­
volezza hanno saputo esprimere in
passato, possono quindi dedicare,
all’interno di tali formule, anche la
giusta attenzione per la salute.
Nel concludere desidero dire che
mi hanno colpito - come credo ab­
biano colpito tutti voi - le foto­
grafie, in bianco e nero e a colori,
che ci ha mostrato il dottor Ziglio
questa mattina.
Penso di poter assicurare che il
concetto che rappresentano, come
rimarrà patrimonio mio lo sarà
anche per il settore che rappresen­
to. Il mio augurio è dunque che
quelle del Trentino siano sempre
fotografie a colori.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Gianni Battaiola
Associazione Albergatori
della provincia di Trento
Analizzando quanto detto questa
mattina emergono diverse rifles­
sioni.
Qualità innanzitutto. Si è parla­
to tanto di qualità, prima di tutto
“qualità di vita”; qualità nel porsi
sul mercato, qualità da sviluppare
nella sanità legata al turismo, per
promuovere vacanze in salute. Cre­
do che questo sia un aspetto fon­
damentale, che il nostro Assesso­
rato al Turismo, assieme a quello
alle Politiche sociali e alla salute,
sta portando avanti. In effetti in
Trentino c’è il più alto numero, ri­
spetto alle altre regioni italiane,
di alberghi certificati ISO. Inoltre,
sta per essere istituito “ il marchio
di qualità Trentina “ presente nel­
65
Salute e sviluppo in Trentino
66
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
l’ultima Legge approvata sulla ri­
forma della classifica alberghiera.
Il regolamento di attuazione, e mi
rivolgo soprattutto agli Assessori
presenti, dovrà tener conto della
tutela della promozione della sa­
lute, perché la gente viene in Tren­
tino anche per questo motivo.
Il secondo aspetto che è emer­
so è vacanze per la salute. Il Tren­
tino è ricco di infrastrutture turi­
stiche legate alla salute, abbiamo
le terme, proponiamo cure alter­
native, i bagni di fieno, è stato
creato da poco il marchio: “Vita
nova – Trentino benessere” che è
in perfetta sintonia con quanto
esposto stamattina dal dottor Lun­
ger. Il club di prodotto del mar­
chio assicurerà a tutti gli utenti
standard qualitativi di buon livel­
lo e soprattutto, protocolli che
indicano come proporsi al cliente.
Quindi non solo centri fitness ab­
bandonati a sé stessi, ma infra­
strutture e personale specializza­
to e preparato per soddisfare tut­
te le esigenze dell’utente.
Poi salute = vita all’aria aperta.
Il Trentino è il regno delle pas­
seggiate che si estendono dal Lago
di Garda fino ai 3.000 metri delle
cime. Le guide alpine operano in
stretta sintonia con le nostre strut­
ture alberghiere, ormai quasi tutti
gli alberghi offrono dei pacchetti
completi di escursioni e attività.
Non dimentichiamoci che lo stare
in montagna, il camminare in mon­
tagna, significa pace interiore e
spirituale, ricarica psicologica e
mancanza di stress.
Salute significa movimento. In
Trentino da diversi anni sono nati
Consorzi, organizzazioni e Club di
prodotto che offrono pacchetti con
proposte legate alla mountain­
bike, al rafting, al canyoning, agli
sport estremi per permettere agli
utenti di svolgere vacanze attive.
Tutto questo, secondo me, crea
salute.
Credo sia necessario andare
avanti su quanto è stato proposto
oggi e migliorare e completare
quanto si sta già facendo. Credo
che gli indirizzi di programmazio­
ne siano corretti. Invito l’ammini­
strazione della Provincia Autono­
ma di Trento, qui rappresentata
dagli assessori Magnani e Benedet­
ti, a farsi promotore e allo stesso
tempo garante dello sviluppo del­
la promozione e della commercia­
lizzazione turistica legata alla sa­
lute, impegnando tutti gli opera­
tori del settore a mantenere alti gli
Malga Costa
(Telve):
il trasporto
del legname.
standard qualitativi. Non dimenti­
chiamo che il Trentino è vocato
al turismo e che la sanità trentina
per quanto riguarda i suoi servizi
è ai vertici delle classifiche italia­
ne. Il Trentino, se ben coordinato,
potrà così porsi sul mercato, or­
mai sempre più difficile, con un’of­
ferta alternativa e di sicuro succes­
so.
A dimostrazione che la sinergia
tra turismo e sanità è importante,
è stato messo in piedi un proget­
to in fase di esecuzione e che pro­
babilmente a breve verrà comple­
tato. In Val di Sole, una valle limi­
trofa a questa dove oggi ci trovia­
mo, è stato lanciato il progetto di
una “Sanicard”, che ha visto il coin­
volgimento di tutti gli operatori al­
berghieri, dei gestori degli impian­
ti di risalita, dell’Assessorato pro­
vinciale al Turismo e dell’Assesso­
rato provinciale alle Politiche so­
ciali e alla salute. La “Sanicard”
darà la possibilità di offrire gra­
tuitamente agli ospiti degli alber­
ghi l’utilizzo di tutti i servizi sanitari di base e di alcuni specialisti­
ci in fase di realizzazione. Dunque,
un modo diverso di proporsi sul
mercato. Questo è un esempio di
come il turismo e la sanità posso­
no camminare insieme.
Renzo Rensi
Associazione Artigiani e Piccole
Imprese della provincia di Trento
Anch'io, come il collega che mi ha
preceduto, sento di essere cauta­
mente ottimista sul futuro della
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
salute dei nostri concittadini.
Mi sono chiesto nei giorni scor­
si quale sarebbe stato l'elemento
caratterizzante il convegno. Ho per­
ciò letto con interesse alcune pub­
blicazioni edite dal Servizio Sani­
tario della Provincia autonoma di
Trento: “Punto Omega” e altre e
devo ammettere che la qualità dei
temi trattati e le soluzioni ipotiz­
zate contribuiscono a trasmettere
un'impressione di efficienza-effi­
cacia che ovviamente dovrà esse­
re sinergica alla qualità delle strut­
ture di base.
Le relazioni di stamane hanno
in tutti noi indotto curiosità e at­
tenzione con argomenti di stretta
attualità e relatori di sicuro pre­
stigio.
Mi ha colpito, fra le altre, una
frase del dott. Ziglio che nel con­
testo del suo intervento affer­
mava con determinazione "...Noi
siamo deputati a produrre salute,
noi vogliamo essere attrezzati per
produrre salute...".
Ho particolarmente apprezzato
l'uso del verbo "produrre" e del­
l'oggetto "salute".
Voler produrre significa aver
chiaro l'obiettivo da conseguire
e le metodologie per conseguirlo.
Sottende un approccio scientifico,
positivo - se mi è consentito dirlo
- imprenditoriale. E credo che sia
l'approccio più corretto.
Altre considerazioni, fra quelle
esposte stamane, hanno lasciato
il segno. Il riferimento al Tita­
nic e al dato, statisticamente in­
contestabile, che la maggior per­
centuale di superstiti si riscontrò
fra coloro che erano ospitati nella
67
Salute e sviluppo in Trentino
68
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
prima classe e la maggior percen­
tuale di vittime nella terza e che
tutto questo può essere traslato
metaforizzandolo nella nostra so­
cietà occidentale è indubbiamen­
te interessante. Più aspettative di
vita per coloro che possiedono un
reddito elevato rispetto ai meno
abbienti.
Mi rifiuto di considerare questa
una partita chiusa. Sono intima­
mente convinto che la qualità e la
durata della nostra vita possa di­
pendere anche e soprattutto dalla
nostra volontà e non solo dal no­
stro conto in banca.
Ricchezza significa anche cono­
scenza, ma la conoscenza non ne­
cessariamente è patrimonio delle
sole classi agiate. Ne consegue
che considerevoli risorse pubbli­
che dovrebbero essere finalizzate
a garantire un’informazione co­
stante e capillare sulle più corret­
te modalità di autogestione della
salute.
La prevenzione - è noto ed è sta­
to ripetuto più volte anche stama­
ne - rimane uno degli strumenti
più efficaci per una politica attiva
della salute sociale.
Certamente nella nostra società
delle informazioni è facile - per un
cittadino dotato di sufficiente sen­
sibilità – acquisire notizie, appro­
fondire problematiche, apprende­
re metodologie. Ciò premesso e
considerato che la buona salute è
un patrimonio individuale, ma che
la cattiva salute è un costo collet­
tivo, ritengo comunque imprescin­
dibile una campagna dì informa­
zione che copra tutto l'arco della
vita del cittadino.
Troppe volte sento ancora dire
quando una persona muore: "Era
il suo destino". E troppe volte in­
vece la malattia è dovuta a cattive
abitudini: allo stress, al tabagismo,
all'alcolismo, ad abitudini alimen­
tari errate e via di seguito.
Io sono in un'età "né giovane
né vecchio" che ha vissuto profon­
de trasformazioni epocali. Ero
bambino nei primi anni '50 e i miei
genitori spesso nei momenti di
vacanza mi lasciavano dai nonni,
contadini in una borgata alle so­
glie della Valle di Non.
Per comprendere il salto epoca­
le vi ricorderò che quando uscivo
in strada per giocare con gli altri
bambini, mio nonno mi diceva "stai
attento a non andare sotto i ca­
valli". Mia nonna invece in manie­
ra più pragmatica aggiungeva "stai
attento a dove metti i piedi". È
noto infatti che bovini ed equini
non emettono solo anidride car­
bonica. Era un mondo dai ritmi
profondamente diversi, un am­
biente bucolico fatto di campagna,
di vendemmia, di animali, di sera­
te in cui si ascoltavano i racconti
dei vecchi. Per lo meno questo ap­
pariva ai miei occhi di bimbo.
Un'estate mio nonno si ammalò
e di lì a poco morì. Mia nonna dis­
se “era destino". Questa frase ri­
mase scolpita nella memoria.
Ero stato inconsapevole testimo­
ne degli ultimi fuochi di una civil­
tà contadina destinata a scompa­
rire di lì a poco. Da quei tempi lon­
tani e pur cari alla mia memoria
l'uomo ha camminato veloce sulla
strada del progresso. Ha trapian­
tato il cuore e messo il piede sulla
luna, sta clonando gli esseri viven­
ti e ha decrittato la mappa del ge­
noma umano. Siamo già in un fu­
turo impensato, eppure ancora
sento dire "era il suo destino".
Un'azione di divulgazione mira­
ta, programmata e duratura nel
tempo deve consentire una evolu­
zione culturale un tutti gli strati
di popolazione: ognuno deve es­
sere cosciente che è egli stesso il
primo artefice della propria salu­
te. Quale è il ruolo che riveste,
in questo campo, l'Associazione
Artigiani e Piccole Imprese oggi?
Non ho alcuna falsa modestia
nell'affermare che siamo, anche su
questo versante, in prima linea. In
tutte le nostre sedi - 13 - distribu­
ite sull'intero territorio provincia­
le abbiamo attrezzato un ambula­
torio medico che viene utilizzato
per le visite mediche previste dal­
la legge sulla prevenzione e tute­
la della salute sul lavoro.
A fine anno sono migliaia le vi­
site mediche che vengono fatte ai
lavoratori delle nostre imprese
associate. Siamo convenzionati
con un cospicuo numero di medici
del lavoro – i cosiddetti medici
competenti - che con noi colla­
borano nell'evitare che di lavoro
ci si ammali.
Abbiamo organizzato convegni
sulla salute in azienda e attivato
momenti di confronto su questo
tema, che interessa certamente
l'Associazione, ma anche e soprat­
tutto gli artigiani dato che essi
stessi sono esposti ai vari fattori
di rischio per il semplice fatto che
lavorano fianco a fianco dei loro
collaboratori.
Malga Campeletto
(Scurelle):
il pranzo (1949).
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
69
Salute e sviluppo in Trentino
70
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Dell'azione tenace che noi pro­
moviamo siamo giustamente fieri.
Il dato antinfortunistico nelle no­
stre aziende ha imboccato un trend
in costante decremento e sarà no­
stro preciso impegno contribuire
a ridurlo ulteriormente nel pros­
simo futuro.
Il nostro impegno per la salute
ha segnato nei mesi scorsi un'al­
tra tappa prestigiosa. Abbiamo
varato, in collaborazione con Lega
Italiana per la Lotta ai Tumori e il
Dipartimento di Oncologia di
S.Chiara, un progetto per l'onco­
logia in Trentino. In forza di que­
sta iniziativa si stanno raccoglien­
do fondi fra le 13.000 aziende
iscritte all'Albo delle imprese arti­
giane.
Il progetto è articolato su due
livelli: quello della ricerca e quel­
lo dell'assistenza. Per quanto ri­
guarda la ricerca varranno studia­
ti circa mille casi con speciali son­
de molecolari per valutare il tipo
di risposta alle varie terapie ed il
successivo decorso clinico. Questa
fase verrà seguita dal reparto di
Oncologia medica di S. Chiara e dal
Kimmel Cancer Center di Filadelfia.
I risultati saranno presentati in un
convegno che si terrà in Trentino
entro un paio d'anni.
L'assistenza sarà finalizzata alla
personalizzazione ed al migliora­
mento della qualità dell'assisten­
za al paziente oncologico. Preve­
de l'integrazione del personale
sanitario con figure di supporto,
quali i volontari specificatamente
preparati e lo psicologo.
È prevista inoltre l'integrazione
delle strutture oncologiche con
strutture di accoglienza, quali la
foresteria, e con arredamenti e at­
trezzature di comfort per gli spazi
di Day-Hospital e di chemioterapia
ambulatoriale.
È un progetto nostro che fa della
nostra Associazione non solo
un'organizzazione di rappresen­
tanza di interessi, ma anche un
vero e proprio agente di sviluppo
della nostra terra.
È il nostro piccolo contributo e
una grande azione di sistema che,
al di là di ogni determinismo bio­
logico, può favorire una vita atti­
va, autonoma e intelligente più
lunga possibile nel tempo.
Antonio Girardi
Unione Commercio, Turismo
e Attività di servizio
della provincia di Trento
L’Unione Commercio Turismo e At­
tività di Servizio (UCTS) della pro­
vincia di Trento rappresenta circa
8000 aziende del terziario privato
diffuse sull’intero territorio, di cui
3000 commercianti al dettaglio e
1000 grossisti, un migliaio di al­
bergatori, altrettanti pubblici eser­
cizi intesi come bar, 700 ristoran­
ti, la totalità delle agenzie di viag­
gio e dei campeggi e altre mille
attività di servizio alle imprese e
al sistema economico. Il nostro è
quindi un mondo molto variega­
to, costituito da tutte le aziende o
dagli operatori che hanno un rap­
porto diretto di vendita di un pro­
dotto al cliente finale.
Ritengo interessante partire dal­
Malga Costa
(Telve):
il momento
del caffè.
la domanda che, nello “stimolo”
inviato alla nostra organizzazione,
ci era stata presentata, vale a dire:
“Le condizione politiche e il con­
senso per produrre salute esisto­
no anche da parte nostra?”, inten­
dendo per “parte nostra” non sol­
tanto la nostra categoria, ma an­
che il livello politico-amministra­
tivo. Occorre tener conto che il rap­
porto tra salute e risorse, in que­
sto momento, è determinante, non
si può ignorare e quindi le politi­
che della salute, tese ad un utiliz­
zo e soprattutto al reperimento
delle risorse, sono particolarmen­
te importanti da valutare. Sotto
questo profilo oggi esistono due
prospettive: una a livello nazionale
e una a livello locale. Si tratta di
prospettive politiche riferite a pro­
getti portati avanti dal Ministero,
da una parte, e dall’A ssessorato
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
dall’altra, ma anche dalla Provin­
cia di Bolzano. Sto parlando dei
fondi che verranno istituiti - que­
sta è la proposta - a livello nazio­
nale, in termini di contribuzione
volontaria, per poter garantire l’ac­
cesso alle prestazioni offerte dai
servizi sanitari privati, in forma
mutualistica. Dall’altra parte abbia­
mo invece, in sede provinciale e re­
gionale, fondi obbligatori, una
sorta quindi di nuova tassa obbli­
gatoria, per garantire prestazioni
rivolte a pazienti e persone non
autosufficienti.
La nostra domanda, dal punto
di vista dello sfondo politico nel
quale si colloca anche questo di­
battito, è: “Come si conciliano que­
ste due prospettive?” Come può
convivere un fondo nazionale vo­
lontario per l’accesso a prestazio­
ni e servizi per la salute gestiti da
71
Salute e sviluppo in Trentino
72
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
privati, con fondi che verrebbero
creati invece nella nostra provin­
cia attraverso contribuzioni obbli­
gatorie, finalizzati a garantire alle
persone non autosufficienti le pre­
stazioni necessarie? Queste due
iniziative rischiano di sommarsi
l’una all’altra e questo solleva un
punto interrogativo molto forte, io
credo, sia per i cittadini che per
gli operatori e in generale per tut­
ti i contribuenti. Non ritengo che
si possa ignorare la questione in
un dibattito che tratta di politiche
per la salute, e quindi chiedo di te­
nerlo presente, come punto di par­
tenza.
Vorrei proporre poi tre conside­
razioni dal punto di vista della fo­
tografia dell’esistente per quanto
riguarda le categorie rappresenta­
te dall’UCTS. Innanzitutto una
nota positiva. Abbiamo recente­
mente superato, grazie ad una de­
libera approvata nel luglio scorso
dalla Giunta provinciale, il “libret­
to di idoneità sanitaria per opera­
tori e dipendenti”, che costituiva
un notevole aggravio burocratico
e un costo in termini di tempo, ma
anche un adempimento inutile già
rimosso in altre province e regio­
ni italiane. Da tempo l’UCTS ne pro­
poneva il superamento; in parti­
colare nella scorsa primavera ab­
biamo insistito con il Presidente
della Giunta provinciale Dellai per­
ché fosse tolto di mezzo questo
meccanismo di pseudocontrollo
della salute degli operatori econo­
mici e dei loro dipendenti. Ciò è
finalmente avvenuto in luglio con
l’abolizione del libretto e della re­
lativa tassa. Resta aperta tuttavia
la domanda relativa al come ga­
rantire ora, con un nuovo sistema,
questo controllo della salute, in
particolare dei dipendenti delle
aziende che si occupano di alimen­
ti. Dobbiamo infatti tener conto
del forte turn over dei lavoratori
in campo turistico che riguarda
soprattutto gli stagionali, i dipen­
denti dei pubblici esercizi alber­
ghieri, della ristorazione e dei bar,
ma anche i commercianti al detta­
glio di prodotti alimentari, che
hanno l’assoluta necessità di dare
precise garanzie alla clientela.
Un’altra nota positiva riguarda
sicuramente l’introduzione, ormai
metabolizzata dal sistema del ter­
ziario, dell’HCCP, vale a dire del
sistema di autocontrollo che indi­
vidua i punti di criticità e consen­
te di prevenire, nella manipolazio­
ne e nella somministrazione e ven­
dita dei prodotti alimentari, tutti
i rischi che possono essere connes­
Malga Casarina
(Scurelle):
la preparazione
del formaggio.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
si a queste procedure. Si tratta
dunque di uno strumento d’auto­
gestione che ha introdotto una
consapevolezza culturale del valo­
re-salute all’interno del mondo im­
prenditoriale; questo è sicuramen­
te un guadagno sotto il profilo
della “produzione di salute” da
parte di queste categorie, pur es­
sendo una norma che ha richiesto
del tempo per essere assimilata. C’è
stata infatti la necessità di un lun­
go percorso di formazione, di cui
l’UCTS e le categorie imprendito­
riali ad essa aderenti si sono fatte
carico.
Terza nota positiva: il fumo. Si­
curamente anche questa è stata
una questione molto controversa.
Tuttavia su pressione non soltan­
to - lo sottolineo - dei clienti dei
pubblici esercizi, ma anche di una
buona parte degli operatori, oggi
il Trentino è l’unica provincia in
Italia dove il fumo non è vietato
solo negli uffici della Pubblica Am­
ministrazione, ma anche nei pub­
blici esercizi. Qui la parola può suo­
nare un po’ equivoca, ma “pubbli­
ci esercizi” significa servizi privati
rivolti al pubblico, quindi la som­
ministrazione - che avviene nei
bar, nei ristoranti e negli alberghi
- di alimenti e bevande. Negli eser­
cizi, sia pure con un sistema di fa­
sce orarie, è stata raggiunta una
soluzione accettata dagli operato­
ri. Esistono anche locali aperti al
pubblico che hanno provveduto a
ristrutturare e adattare gli ambienti
in modo tale da garantire compar­
ti separati per fumatori completa­
mente isolati da quelli per non fu­
matori. Con il sistema delle fasce
orarie si è invece arrivati ad intro­
durre il divieto di fumo sia duran­
te la preparazione degli alimenti
da somministrare, sia durante la
somministrazione effettiva sia per
un certo periodo di tempo succes­
sivo alla somministrazione. Questo
è un dato estremamente importan­
te perché, ripeto, oltre ad essere
il primo esempio in assoluto in Ita­
lia, introduce anche qui una cul­
tura della salute che risulta ormai
vincente. Si è imposta fra gli ope­
ratori la motivazione di chi era più
propenso ad andare incontro alle
esigenze della clientela, senza per
questo penalizzare i fumatori, ma
riservando ad essi ore e spazi net­
tamente separati.
Concludo segnalando tre linee
di proposta.
1. Sicuramente, per quanto riguar­
da la montagna, le località tu­
ristiche di valle, e quindi l’inte­
ro nostro territorio, mentre da
un lato sentiamo sempre più
parlare di chiusura dei piccoli
ospedali, dall’altra parte c’è
l’esigenza di mantenere questi
servizi sul territorio. In che
modo? A nostro avviso la stra­
da non può che essere quella
della specializzazione illustrata
prima dal prof. Mittone: si trat­
ta cioè di corrispondere anche
attraverso l’ospedale alla voca­
zione turistica di un territorio.
Le valli del Trentino hanno bi­
sogno di piccoli ospedali che si
specializzino per rispondere alle
specifiche esigenze locali ed in
particolare del comparto turisti­
co, per andare effettivamente
incontro ad una domanda di in­
73
Salute e sviluppo in Trentino
74
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
terventi in alcuni settori. Pen­
so, ad esempio, alla presenza
di piccoli presidi ospedalieri
specializzati in ortopedia nelle
località sciistiche o dove si pra­
tica molto la mountain bike. In
assenza di quest’offerta è ov­
vio che gli ospiti sono costretti
a ricorrere a prestazioni priva­
te con alti costi, ricavando una
cattiva immagine dei nostri ser­
vizi. Questa specializzazione
contribuirebbe a dare senso, a
conferire una missione a que­
sti piccoli ospedali;
2. La seconda proposta riguarda i
medici di famiglia, o di base. Si
sente spesso ripetere, special­
mente dai nostri operatori nel­
le località turistiche in monta­
gna, che per la salute dei loro
assistiti i medici di medicina
generale suggeriscono il mare.
Occorre allora che la montagna
ritrovi anche un valore per la
salute nella medicina di base e
nei medici di famiglia. Questo
personale medico è infatti a più
a diretto contatto con le perso­
ne nella vita quotidiana e co­
stituiscono quindi figure impor­
tanti per la scelta della vacan­
za. Sicuramente è da ricercare
un rapporto, un contatto più
stretto quindi con questo “con­
sulente” in materia di salute,
prevenzione o cura delle malat­
tie;
3. la terza proposta nasce dal­
l’esperienza delle località di
vacanza del Trentino e riguar­
da i servizi di Guardia Medica
per turisti, che risultano estre­
mamente carenti per la difficol­
tà di reclutare personale ade­
guato a causa del trattamento
Malga Montalon
(Telve):
un lavoro ben fatto.
evidentemente non appetibile
per il personale medico qualifi­
cato. Ciò comporta l’utilizzo di
Guardie mediche per turisti pri­
ve della necessaria esperienza
professionale e questo abbas­
sa il livello dei servizi offerti
agli ospiti e ai turisti. I turisti
o chi è ospite nelle località di
soggiorno del Trentino non può
infatti rivolgersi alla Guardia
Medica ordinaria, posta esclu­
sivamente a servizio dei resi­
denti. Chiediamo quindi alle au­
torità competenti e all’Azienda
sanitaria provinciale di essere
sensibili a questo tema. Ciò in
quanto non sono rari i casi di
prestazioni inefficienti da par­
te delle Guardie mediche per i
turisti.
Su questo e altri temi inerenti
la salute, l’UCTS è naturalmente di­
sponibile a collaborare con i ser­
vizi e gli enti preposti.
Fausto Zeni
Confesercenti del Trentino
La Confesercenti del Trentino è
un’Associazione di piccoli impren­
ditori che opera in Trentino da ol­
tre 25 anni, nel settore del com­
mercio, del terziario e dei servizi e
che associa circa 2.000 piccole e
medie imprese. La stragrande mag­
gioranza delle aziende nostre as­
sociate è formata da piccole e me­
die imprese, ma soprattutto da
microimprese, dove spesso l’im­
prenditore e la sua famiglia sono
impegnati operativamente in pri­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
ma persona. Per quanto riguarda
questo convegno, posso dire che
la prima impressione è stata di sor­
presa; ho potuto riscoprire tutta
una serie di elementi di analisi e
di valutazione in merito ai proble­
mi della salute che, presi uno alla
volta, possono anche essere evi­
denti e scontati, ma che letti in
maniera coerente e organica pro­
vocano sorpresa e aprono alcuni
spunti di riflessione. Ho capito che
molte cose del nostro agire quoti­
diano sono legate le une alle al­
tre, e che comunque provocano
una serie di ricadute positive e
negative molto complesse sullo
stato di salute di comunità sem­
pre più complesse quali sono le no­
stre.
Vorrei quindi fare alcune consi­
derazioni: il primo punto che vor­
rei evidenziare e nel nostro lavo­
ro non vi si riflette a sufficienza, è
un vecchio assunto dell'Organizza­
zione Mondiale della Sanità la qua­
le definisce lo stato di salute come
“un completo benessere fisico,
mentale e sociale, e non un’assen­
za di malattia o di patologia”. Mi
pare quindi appropriato affronta­
re l’argomento salute come aspet­
to più generale di stato di benes­
sere personale e di una comunità,
in un mondo che sta cambiando
molto velocemente.
In Europa, in Italia come nel no­
stro Trentino, quando parliamo di
globalizzazione teniamo conto
dell’evoluzione veloce delle rela­
zioni, perché globalizzazione vuol
dire relazionarsi sempre più spes­
so con altri, che magari sanno fare
la nostra stessa cosa, sovente la
75
Salute e sviluppo in Trentino
76
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
sanno fare meglio; questo signifi­
ca un aumento del livello genera­
le di stress dovuto alla necessità
sempre più impellente di miglio­
rare e di cambiare e cambiare è una
cosa non facile, costa fatica, cer­
tamente contribuisce a minare la
situazione di benessere delle per­
sone che vi sono costrette in ma­
niera significativa. Possiamo vede­
re ad esempio l’evoluzione del
comparto del turismo e quali sono
le capacità e le strategie di attra­
zione e di marketing sempre più
raffinate che è necessario mettere
in campo. Sappiamo ad esempio
quanto una situazione territoriale
ed ecologicamente equilibrata sia
sempre più un elemento distinti­
vo nella competizione turistica fra
i diversi territori.
La capacità di attrazione del­
l’ambiente montano con il suo
equilibrio e le sue risorse molto
fragili sono sempre più in compe­
tizione con altre realtà turistiche
nazionali ed internazionali e la sal­
vaguardia e la protezione di que­
sti equilibri sono importanti e vi­
tali per l’economia turistica, ma
anche per il mantenimento di un
sano equilibrio economico di que­
sti nostri territori e per il mante­
nimento di un discreto livello di
benessere economico ma anche
sociale e psico-fisico delle comu­
nità che ci vivono. “Dove la gente
sta bene anche gli ospiti stanno
meglio.” Parlando appunto di sta­
to di benessere, mi viene sponta­
neo dire che le cose appaiono mi­
gliori in Trentino rispetto ad altre
realtà. Sottolineo che “ mi appa­
iono migliori” ma non è detto che
lo siano veramente. Mi sembra
quindi utile la progettazione di
interventi di ricerca per quanto ri­
guarda l’evoluzione dello stato di
benessere delle nostre comunità;
ho letto delle iniziative del Can­
ton Ticino e mi sono sembrate, ol­
tre che sorprendenti, molto inte­
ressanti anche per il Trentino. Cre­
do infatti che gli aspetti socioeco­
nomici più generali in cui una co­
munità opera, gli elementi di
stress sociale o di esclusione so­
ciale, le condizioni di lavoro o di
disoccupazione, le condizioni di
precarietà o di sicurezza di reddi­
to, i livelli di soddisfazione o di
insoddisfazione, le condizioni o le
necessità di mobilità sul territorio
(tempi di percorrenza per recarsi
al lavoro), ma anche di mobilità
fisica di ognuno di noi, sono stret­
tamente correlate al livello di sa­
lute di ognuno di noi come delle
comunità di cui facciamo parte.
Penso ad esempio ai nostri asso­
ciati, piccoli e medi imprenditori;
sono normalmente persone con alti
livelli di responsabilità, che ogni
giorno devono fare i conti con si­
tuazioni di complessità crescente,
con le quali si trovano a doversi
misurare sempre più frequente­
mente.
Per certi aspetti la situazione del
Trentino è molto diversa rispetto
al passato; qualche decina di anni
fa c’erano livelli di disoccupazio­
ne molto alti, oggi siamo a livelli
cosiddetti fisiologici; certamente
in quel passato la forte disoccu­
pazione influiva fortemente sul
nostro grado di salute-benessere.
Oggi non vi è disoccupazione ma
vi è l’esigenza di stare al passo con
la tecnologia e con i cambiamenti
che entrano sempre più violente­
mente nella vita di tutti i giorni.
I bisogni individuali che la “so­
cietà” globalizzata impone ad
ognuno di noi sono sempre più
pressanti e la vita che ne risulta è
molto più frenetica e molto più
stressante che nel passato. Rico­
nosciamo allora che è sempre più
necessario aumentare i livelli del­
la qualità della vita delle nostre
comunità, questo peraltro è anche
uno degli assunti generali che
l’Unione Europea pone come con­
dizione dello sviluppo, dei nostri
lavoratori e dei nostri clienti–con­
sumatori.
Il sistema delle imprese e i no­
stri imprenditori ne sono sempre
più consapevoli, hanno bisogno di
buoni lavoratori e hanno bisogno
di buoni consumatori, di buoni
clienti. Spesso queste categorie si
scontrano su interessi che posso­
no apparire contrapposti.
Personalmente propendo più
verso la costruzione di alleanze che
verso l’alimentazione di scontri.
Credo però che la sempre maggio­
re complessità della nostra socie­
tà aumenti fortemente il rischio di
perdere la “salute”; che ci possa
far perdere o ci faccia correre il ri­
schio di abbassare il livello di be­
nessere fisico, mentale e sociale.
Non possiamo comunque non ri­
conoscere che passi in avanti ne
sono stati fatti. Penso, ad esem­
pio, alle nuove norme per quanto
riguarda gli aspetti della sicurez­
za sul lavoro e sulla salute in ge­
nerale. Sono norme che, per la ve­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
rità, abbiamo accettato con diffi­
coltà. Se si parla di Legge 626, di
HCCP o di altre cose, bisogna dire
che le nostre imprese non sono sta­
te così contente di affrontare que­
ste nuove incombenze, questi cam­
biamenti; vi è stata la necessità e
vi è ancora di un forte e diffuso
intervento di formazione.
Sono profondamente convinto,
anche perché per attività profes­
sionale mi occupo di formazione,
che la formazione non è solamen­
te dire come si fanno le cose o
aggiornare competenze che invec­
chiano rapidamente, ma deve an­
che produrre un balzo culturale,
nel senso che queste cose dobbia­
mo cominciare a farle perché ne
siamo convinti, perché siamo con­
vinti che servono a noi in prima
persona. Come lavoratori perché ne
va della nostra sicurezza e della
nostra salute. Come imprenditori
perché altrimenti saremo abban­
donati dai nostri clienti ed espulsi
dal mercato.
A mio avviso questo salto abbia­
mo iniziato a farlo, lo stiamo fa­
cendo; forse i livelli non sono an­
cora sufficienti e dobbiamo acqui­
sire una nuova consapevolezza di
queste nuove esigenze, ma lo stia­
mo facendo.
Non siamo più nella situazione
in cui si trovava il nonno dell’ami­
co Rensi, che si rendeva conto che
i veleni, per la “dorifora” o per il
ragno rosso, facevano male prima
a lui oltre che creare problemi ai
consumatori.
Gli agricoltori si sono accorti che
prima di tutto mettevano a rischio
la propria salute, un rischio diret­
77
Salute e sviluppo in Trentino
78
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
to per i prodotti che usavano, in
quantità anche massicce: ogni gior­
no nuovi e più potenti veleni.
Io credo che per quanto riguar­
da questo discorso, su questa nuo­
va filosofia di qualità che queste
leggi di fatto ci propongono im­
ponendocelo, questa nuova re­
sponsabilità che si basa sul con­
cetto di autocontrollo, dobbiamo
fare ancora grandi passi.
Stiamo facendo la formazione
obbligatoria che la legge impone,
credo e spero che passeremo alla
formazione consapevole per mi­
gliorare ulteriormente la qualità
del nostro lavoro, delle nostre im­
prese, della nostra vita. Stiamo af­
frontando al nostro interno il pro­
blema della “certificazione della
qualità ambientale”. Come diceva
il collega Menestrina nel settore
industriale è un tema affrontato da
anni e senz’altro sono già a buoni
livelli. Il mondo delle piccole im­
prese deve recuperare terreno e in
questa direzione siamo impegnati
come associazione. In questa fase
io penso però che potremmo an­
che tendere a una certificazione di
“qualità e benessere nei luoghi di
lavoro”. Io penso ai miei associati
imprenditori, e anche a me stesso:
quando mi sveglio di notte per i
problemi e per le responsabilità,
magari per le tensioni nella gestio­
ne del personale, certamente tut­
to questo non fa bene alla mia sa­
lute. Credo che oggi vi sia una mag­
giore consapevolezza di poter fare
delle scelte importanti, che non
sempre sono facili; a volte, anzi,
sono molto faticose.
Penso a molti nostri collabora­
tori, ad esempio e vedo che ci sono
sempre più figure atipiche nel nuo­
vo mondo del lavoro.
Certamente questa posizione la­
vorativa non è una situazione di
grande tranquillità in termini di
prospettiva, di sicurezza, soprat­
tutto pensionistica. È una situazio­
ne certamente di non tranquillità
per molte persone.
Malga Valsorda I
(Pieve Tesino,
1930).
Queste come altre situazioni au­
mentano il livello di precarietà di
una comunità. Se facciamo un’ana­
lisi dello stato di salute di una
comunità dovranno essere moni­
torati questi nuovi elementi di pre­
carietà e se ne dovrà valutare l’im­
patto.
Mi riallaccio alla fine di questo
intervento a una cosa che mi con­
vince molto, che con l’Assessore
Benedetti spesso abbiamo discus­
so in merito alle nostre potenzia­
lità di offerta turistica e di attra­
zione di nuovi turisti e che riguar­
da l’aumento dei livelli di qualità
della vita delle nostre popolazio­
ni.
Sono convinto che se aumentia­
mo e continuiamo a migliorare le
condizioni di vita - che sono co­
munque a un buon livello - della
nostra popolazione, delle imprese
e dei nostri lavoratori e collabo­
ratori, sapremo anche diventare
sempre più punto d’attrazione e
saremo in grado di meglio soddi­
sfare i nostri ospiti, che speriamo
continuino ad arrivare sempre più
numerosi, sia per la montagna sia
per i nostri laghi, perché eviden­
temente si troveranno a vivere
sempre meglio in mezzo a splen­
dide montagne e in mezzo a co­
munità in “salute”.
Paolo Tonelli
Federazione Trentina
delle Cooperative
La Federazione Trentina delle Co­
operative raccoglie circa 800 coo­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
perative sul territorio della provin­
cia di Trento, con un totale di cir­
ca 140.000 soci.
Tenendo conto che alcuni sono
soci di più cooperative, si può ipo­
tizzare che circa 110.000 persone
della provincia di Trento sono soci
di cooperativa. Il totale degli abi­
tanti è di 475.000 unità.
Risulta quindi evidente il peso
che il mondo della cooperazione
riveste nella storia sociale, econo­
mica ed anche politica della pro­
vincia di Trento.
Voglio ricordare che sui temi
della qualità e del rapporto fra am­
biente e salute ci siamo mossi da
molto tempo e in molti campi, pri­
ma che intervenissero sia il legi­
slatore nazionale che le direttive
dell’Unione europea. In particola­
re nel settore dell’agricoltura sia­
mo stati protagonisti di una serie
di accordi firmati fra l’ente pub­
blico e le categorie agricole e tesi
alla progressiva diminuzione del­
l’uso dei fitofarmaci. Allo stesso
modo ci siamo comportati in set­
tori importanti che qualificano al­
cuni prodotti trentini come il for­
maggio e il burro. In questo caso
siamo partiti dall’autocontrollo
esercitato dai consorzi cooperativi, anch’esso teso alla valorizzazio­
ne della qualità del prodotto e
delle sue componenti organolet­
tiche. Importante è anche ricorda­
re l’accordo ormai decennale fra il
consorzio delle cooperative di con­
sumo trentine (SAIT) e COOP ITA­
LIA.
Questo accordo ha fatto sì che
sui banchi di tutte le famiglie co­
operative della provincia di Tren­
79
Salute e sviluppo in Trentino
80
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
to, e di conseguenza su tutte le
tavole dei trentini, ci fossero in­
nanzi tutto prodotti di qualità e
quindi la certezza di non avere
merci contenenti organismi gene­
ticamente modificati. Sempre in
questo quadro non va dimentica­
to il fatto che sono cooperativi i
negozi del commercio equo e soli­
dale.
Da anni ci siamo mossi, nei li­
miti delle nostre capacità, per at­
trezzarci per la confezione e la
fornitura di pasti nelle scuole,
negli asili, nelle mense aziendali,
nei ristoranti interaziendali e nel­
le case di riposo, proponendo una
gamma di cibi che vanno dal bio­
logico ai certificati di alta qualità.
Insomma, abbiamo cercato e con­
tinuiamo a cercare di fare – accan­
to alle esigenze del mercato – ope­
ra di formazione e di convinzione.
È evidente che tutto ciò ha come
causa ed effetto l’affinamento del­
la sensibilità del consumatore, che
significa mercato con maggior va­
lore aggiunto, ma significa anche
maggiore qualità della vita. Allar­
gando un po’ il discorso della qua­
lità, ricordo che proprio in questi
mesi la Federazione Trentina delle
Cooperative ha aperto uno “spor­
tello qualità ” e - oltre alla certifi­
cazione ISO 9000 che è ormai mol­
to diffusa anche fra le nostre im­
prese - si è iniziata una certifica­
zione di qualità ambientale (par­
tendo da un campeggio a gestio­
ne cooperativa a Riva del Garda) e
alla certificazione etica SA 8000
(partendo da alcune cooperative
sociali).
Tenevo a fare questa premessa
per sottolineare l’impegno che
abbiamo cercato di profondere in
questi anni nella direzione così
ben delineata dalle relazioni di
questa mattina.
E così ho anche l’occasione di
esprimere la soddisfazione di aver
avuto l’opportunità di assistere a
questo dibattito perché mi sembra
effettivamente molto importante il
fatto che sia stata qui evidenziata
la interdipendenza fra lavoro, svi­
luppo economico e salute. Ho
ascoltato con grande attenzione e
devo dire trovando anche confer­
ma di cose intuite nel passato e
che avevano portato tanti di noi a
sottolineare il fatto che per il ben­
essere di una società non è suffi­
ciente misurare il Prodotto Inter­
no Lordo ma va, forse prima, mi­
surato il Benessere Economico Net­
to. Vanno quindi tenuti in conto
parametri diversi dalla mera som­
matoria del profitto di impresa.
Noi cooperatori siamo, qualche
volta magari solo teoricamente, i
portatori di parte di questi para­
metri. A questo proposito volevo
sottolineare, fra tutte le cose che
sono emerse, due questioni.
La prima, appunto, è stretta­
mente collegata a questo discorso
del benessere dell’individuo e si ri­
ferisce a un segmento del mercato
con il quale io mi trovo quotidia­
namente a fare i conti. Questo seg­
mento del mercato è l’area di tutti
i servizi alle imprese e agli enti
pubblici, un’area nella quale vedo
crescere una pesante precarizzazio­
ne del lavoro. Vedo quotidiana­
mente giovani, anche di alta sco­
larizzazione (diplomati o laureati)
ridotti a soldati dell’esercito delle
partite IVA o dei CO.CO.CO. e quin­
di vedo ansia, stress, paura, insi­
curezza e pertanto cattivo rappor­
to col lavoro. In definitiva, catti­
vo rapporto con la vita. Accanto
all’insicurezza individuale, cresce
l’incertezza collettiva. Quale sarà
il trattamento pensionistico, inte­
so in senso lato, fra 30 anni? Qua­
li saranno, sempre fra 30 anni, gli
elementi del welfare? I dati di in­
certezza collettiva si sommano,
talvolta anche inconsapevolmen­
te, con quelli dell’incertezza indi­
viduale. Sia chiaro che non confon­
do precarietà e flessibilità: la fles­
sibilità non solo dobbiamo accet­
tarla perché appartiene al futuro,
ma sono convinto che possa di­
ventare, sia stata e già sia un
elemento di libertà della persona.
Perché la flessibilità diventi liber­
tà e non precarietà, però, è indi­
spensabile ragionare intorno al­
l’istruzione. È evidente che biso­
gna sottolineare le regole del mer­
cato del lavoro, ma non è questo
il punto sul quale io voglio sof­
fermarmi. Quello che voglio dire è
che oggi non esiste più corrispon­
denza fra livello di istruzione e li­
vello di cultura. La scuola, così
come tutti gli altri settori della
società, si è via via adattata alla
semplificazione dualistica della
realtà (e questo quando va bene)
se non alla comunicazione unila­
terale. Per cui, i nostri giovani sono
abituati ad affrontare piccoli pez­
zi dei problemi senza mai essere
capaci di vedere il problema com­
plessivamente, mentre la realtà è
sempre più complessa. Paradossal­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
mente, in una società contempo­
ranea che ha come elemento cen­
trale la complessità, tutto quello
che ci viene detto e insegnato è,
al contrario, la semplicità. Gli
esempi sono tanti: l’uso dei refe­
rendum (si o no); la politica ridot­
ta a due; la tendenza a spartire
tutto in bianco o nero. Tutto ciò
allontana sempre di più tantissi­
me persone dall’effettiva capacità
di comprendere. È in questo modo
che si diventa schiavi. I pochi che
detengono la capacità di compren­
sione detengono anche il potere e
la salute. Gli altri no. Io credo
quindi che il tema della comples­
sità non sia affatto estraneo al
tema della salute.
L’altra questione che volevo sot­
tolineare è quella della valorizza­
zione del territorio. La cooperazio­
ne, in questo ultimo anno e mez­
zo, ha sviluppato un suo progetto
turistico che sta muovendo i primi
passi. Nel settore del turismo la
cooperazione, quando è stata pre­
sa in considerazione, si è vista as­
segnare ruoli di servizio assoluta­
mente secondari. Puntiamo, anzi­
ché essere cooperazione “serva”,
a essere cooperazione che gesti­
sce e che, a monte, contribuisce a
determinare scelte. Quindi voglia­
mo non solo fare un salto nella
qualità del nostro lavoro, ma an­
che fare un salto nella sostenibili­
tà complessiva dell’ambiente in cui
viviamo e, anche attraverso que­
sto, contribuire alla salute delle
persone. Del resto, e prima di tut­
to, anche nel settore del turismo
- come in altri settori - il modello
cooperativo determina condizioni
81
Salute e sviluppo in Trentino
82
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Malga Montalon
(Telve): preparativi
per la festa.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
di lavoro spesso diverse da quelle
conosciute. Nella cooperativa ci
sono precisi diritti per i soci, ov­
viamente accanto a precisi do­
veri. Stiamo tentando di promuo­
vere concretamente un progetto
che vada in questa direzione e che
abbia al suo cuore la sostenibilità
della vita e dell’ambiente. Mi ren­
do conto che la parola sostenibi­
lità rischia di essere abusata come
la parola solidarietà, ma non per­
do la speranza che possa diventa­
re realmente un dato che entra
nella cultura delle persone e spe­
cialmente in quella dei nostri go­
verni. Il nostro progetto, che si
inserisce nel Patto Territoriale del­
l’area del Tesino, ha come elemen­
to di partenza l’assunto che ogni
e qualsiasi proposta avrà alla base
la realtà naturale, storica, cultura­
le della zona in questione e quin­
di i servizi turistici, intesi in senso
lato, potranno trovare l’eventuale
risposta strutturale unicamente
utilizzando i volumi esistenti. È
ovvio che la nostra attenzione si
rivolge alle baite, alle malghe, ad
antiche strutture alberghiere ab­
bandonate, ecc…. Va detto che
spesso quando ci si riferisce a mal­
ghe e baite il pensiero di molti va
al turismo “saccopelista”, che pe­
raltro io non disdegno assoluta­
mente. Voglio però sottolineare –
e lo ricordava prima di me Rensi
dell’Associazione Artigiani – che
oggi moltissime persone, soprat­
tutto dei cosiddetti target alti, sen­
tono il bisogno di instaurare un
nuovo rapporto con la natura, con
le culture locali, con gli animali,
ecc…. Forse vale la pena ricorda­
re – a lato – che la SAT ha appena
finito di censire 630 malghe nella
provincia di Trento, di cui per cir­
ca 500 si può parlare ancora di
edificio. Tenendo conto che circa
250 sono monticate, si potrebbe
sviluppare un piano provinciale
che vede la di possibilità di avere
grandi ed interessantissime archi­
tetture a disposizione di un turi­
smo di nicchia molto richiesto.
Dobbiamo fornire servizi elevati e
di alta qualità, sia da un punto di
vista alberghiero che da un punto
di vista più generale. Insomma, si
può ristrutturare una malga con
livelli da tre stelle avanzato e non
prevedere la possibilità di arrivar­
ci con la propria automobile. Den­
tro questo tema si inserisce anche
un elemento che a mio parere an­
drebbe ulteriormente valorizzato
ed è il termalismo trentino, che ha
ancora alcune buone proposte e
che vede degli elementi assoluta­
mente rari se non unici nella loro
dimensione sanitaria. Mi riferisco
alla fitobalneoterapia, antica pra­
tica delle nostre genti, che nei se­
coli scorsi era stata anche organiz­
zata per esempio al passo degli
Oclini, a Fié dello Sciliar, a Garniga
Terme, a Sopramonte. Le Terme di
Garniga, seppur fra alterne vicen­
de, sono sopravvissute fino ai no­
stri giorni e costituiscono un im­
portante esempio di perfetta sin­
tesi o incontro fra esigenze della
salute e mantenimento dell’am­
biente, anche in termini di biodi­
versità.
Da una parte lo screening che
da 8 anni va avanti su tutti i pa­
zienti che sono passati dalle Ter­
83
Salute e sviluppo in Trentino
84
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
me di Garniga dimostra i notevoli
benefici salutistici in essi riscon­
trati; e dall’altra lo sfalcio delle
praterie del Monte Bondone a
1.500 metri d’altezza impedisce
che il bosco, di cui siamo abbon­
danti, si mangi le praterie e impe­
disca il continuo rigenerarsi delle
300 specie botaniche in esse pre­
senti. Credo che bisogna “spinge­
re” partendo da questi esempi
“pionieristici” e so che comuni e
imprenditori della provincia di
Trento stanno pensando di intra­
prendere in questa direzione. Tut­
te queste cose, che sono ovviamen­
te parte di tanto altro, andrebbe­
ro coordinate in una visione com­
plessiva che porti a fare determi­
nate scelte anziché quelle che
spesso vediamo davanti ai nostri
occhi.
Prima di terminare vorrei tornare
sul discorso della interdisciplina­
rietà. Mi è sembrato di capire dal­
la relazione del professor Dome­
nighetti e da quanto sottolineato
anche nel progetto illustrato qui
dal Segretario di Stato della Slo­
venia, che quelli che loro chiama­
no i “determinanti” sono quei pa­
rametri che molti di noi 30 anni
fa chiamavano “i ritorni sociali”.
Mi sembra una cosa veramente
importantissima che il Canton Ti­
cino abbia istituito una specie di
commissione che valuta questi “de­
terminanti” in relazione a ogni leg­
ge o a ogni provvedimento che il
governo di quel Cantone emana.
Ogni decisione politica, ogni prov­
vedimento amministrativo, deter­
mina qualche cosa a livello socia­
le. Può costruire, ma può anche ab­
battere; può aiutare in bene, come
può facilitare in male. Questa va­
lutazione, dunque, è un fatto estre­
mamente importante. Ricordo qui
che nella provincia di Trento esi­
ste una legge, la n. 35 del 1983,
che prevedeva all’art. 2 (mi pare)
un comitato formato da tutti i di­
rigenti della Provincia. Questo co­
mitato aveva il compito di valuta­
re proprio i ritorni dei provvedi­
menti legislativi ed amministrati­
vi oltre che di suggerire migliora­
menti ai provvedimenti stessi. È un
dato di fatto: questo comitato non
si è mai riunito. Ecco, io auspico
che i nostri governanti possano,
anche sull’esempio di quello che
ci ricordavano il Canton Ticino e
la Slovenia, riportare in vita que­
sto comitato, ovviamente nelle
forme e con sistemi totalmente
diversi e nuovi. Sul modo di ap­
procciare le questioni che qui vie­
ne proposto, il movimento coope­
rativo - nei limiti delle sue capaci­
tà e ovviamente con tutte le sue
contraddizioni – c’è, o almeno vuol
provare a esserci.
Fabio Bazzoli
CISL Medici
Sicuramente non è mai abbastan­
za sottolineata, anche da parte dei
lavoratori e dalle forze sindacali,
la necessità di potenziare e difen­
dere i requisiti di base per le azio­
ni di promozione della salute: la
pace, la casa, il cibo, il reddito,
l’ecosistema stabile, la continuità
di risorse, la giustizia, l’equità.
Malga Montalon
(Telve):
la preparazione
del burro.
Condivido quanto detto sulla
necessità di “promuovere e pro­
teggere la salute” e non solo di at­
tuare “prevenzione” e sulla neces­
sità di cercare le sinergie in que­
sto settore molto delicato. Occor­
re inoltre privilegiare la centralità
della persona e della comunità lo­
cale nelle azioni di promozione
della salute.
Intendo ora illustrare tre pro­
getti innovativi e coraggiosi di pro­
mozione della salute, della sicurez­
za e di miglioramento della quali­
tà della vita, avviati nella realtà
montana del Comprensorio delle
Giudicarie:
1. “Per un Futuro Migliore”;
2. “Alcol Meno è Meglio”;
3. “Montagna – Disabilità – Han­
dicap”.
Il terzo progetto è un’iniziativa in­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
novativa dei programmi locali del­
la Associazione Comunità Handi­
cap nel Comprensorio delle Giudi­
carie.
I primi due “Per un futuro mi­
gliore” ed “Alcol meno è meglio”
hanno il carattere di interventi di
comunità e sono finanziati per i
primi tre anni dalla Provincia Au­
tonoma di Trento, sulla Legge 309.
Essi hanno coinvolto diretta­
mente 16 comuni della Valle del
Chiese e altri due comuni vicini
nonché tutte le realtà associative
della comunità, attraverso un co­
mitato di progetto partecipativo e
rappresentativo. L’organizzazione
del comitato di progetto ha per­
messo la partecipazione di chi ha
bisogno e di chi ha problemi di
salute, di chi ha problemi di vita o
di realizzare un benessere suffi­
ciente.
Il comitato è formato da venti
persone volontarie, formate e sen­
sibilizzate, rappresentative degli
enti e delle organizzazioni sociali
che lo costituiscono.
Gli interventi hanno l’obiettivo
di favorire il miglioramento della
qualità della vita, la protezione
della salute e della sicurezza della
popolazione, attraverso la promo­
zione di stili di vita sani e sicuri,
soprattutto per soggetti e gruppi
fragili e con disagio, verso la co­
struzione di una comunità nuova
libera dalle sostanze tossiche, dal­
l’alcool e dagli stupefacenti. La
metodologia operativa è basata
sugli interventi di comunità e sul
lavoro in rete. Sono coinvolte tut­
te le componenti della comunità.
Chi amministra si pone al servi­
85
Salute e sviluppo in Trentino
86
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
zio della persona, famiglia o dei
gruppi con scelte economiche, an­
che turistiche, attuabili anche per
i soggetti più deboli.
1.“Per un Futuro Migliore” è un
progetto di promozione e prote­
zione della salute e della sicurez­
za per la costruzione di una “Co­
munità Nuova” nelle Valli Giudicarie attraverso interventi che riguar­
dano:
- Il miglioramento della qualità
della vita attraverso la promo­
zione della salute e della sicu­
rezza della popolazione, attra­
verso la promozione di stili di
vita sani e sicuri soprattutto per
soggetti (o per gruppi di sog­
getti) deboli, con fragilità o con
disagio (età evolutiva, anziani,
disabili, ecc.). Un esempio di
attività per il superamento del­
l’Handicap sarà presentato di
seguito nel punto 3;
- Il cambiamento dei comporta­
menti-rischio nella popolazio­
ne quali l’uso di alcol, farmaci,
droghe, altre sostanze tossiche
e altri comportamenti del indi­
viduo, famiglia, scuola, comu­
nità (stili educativi e interatti­
vi ). Le attività di promozione
e protezione della salute, di
sensibilizzazione, formazione e
di prevenzione dei problemi
alcol correlati rientrano nel pro­
getto “Alcol meno è meglio”,
che sarà presentato di seguito
nel punto 2;
- La formazione, la sensibilizza­
zione e il sostegno delle fami­
glie con azioni specifiche e an­
che attraverso consultazione
per famiglie con problemi com­
plessi. La formazione e la sen­
sibilizzazione di nuove figure di
operatori territoriali, animato­
ri, facilitatori , mediatori e del­
la comunità locale e le attività
di consulenza specialistica per
gli operatori coinvolti nel pro­
getto;
- Il coordinamento delle energie,
delle iniziative e la valorizzazio­
ne delle risorse, attuati anche
attraverso uno specifico comi­
tato di progetto rappresentati­
vo delle realtà pubblica (servi­
zi) e privata (famiglie, privato
sociale) della comunità locale,
volti a garantire l’integrazione
degli interventi, ma soprattut­
to la realizzazione di interventi
di comunità;
- Gli interventi di collegamentopotenziamento con altri pro­
grammi di aiuto alla persona,
alla famiglia e a gruppi di fa­
miglie.
Il progetto triennale “ Per un fu­
turo migliore” , predisposto dal
Comune di Storo in collaborazio­
ne con il Servizio di Alcologia e
l’Associazione Centro Trentino So­
lidarietà, al quale hanno aderito i
comuni della Valle del Chiese e
comuni vicini del Comprensorio
delle Giudicarie in Trentino (Sto­
ro, Bondone, Condino, Brione, Ca­
stel Condino, Cimego, Pieve di
Bono, Prezzo, Bersone, Praso, Da­
one, Lardaro, Roncone, Bondo, Bre­
guzzo, Tiarno di Sotto in Val di
Ledro).
Il progetto è attivato nel terri­
torio dei comuni sopra citati e an­
drà a interagire in rete con sog­
getti del privato sociale (tra que­
ste ricordiamo le Associazioni de­
gli Alcolisti in Trattamento (ACAT),
la Cooperativa Il Bucaneve, la Co­
munità Murialdo, la Comunità Han­
dicap, la Cooperativa Lavori in cor­
so), con soggetti già istituzional­
mente competenti nei vari ambiti
(Servizi Sanitari quali Alcologia,
SERT, Neuropsichiatria Infantile,
Psichiatria, Psicologia, Servizi So­
ciali), con il mondo della Scuola,
del Volontariato, con i Centri di ag­
gregazione giovanile, le associa­
zioni per lo sport e il tempo libero
e le altre realtà associative locali.
2. Con il progetto: “Alcol Meno
è Meglio”, i 16 Comuni coinvolti
nel progetto “per un futuro mi­
gliore” hanno aderito al progetto
nazionale triennale di promozio­
ne della salute per quanto attiene
l’alcol e i problemi alcolcorrelati,
da realizzare nell’ambito territoria-
le degli stessi comuni, con una po­
polazione di 14.000 abitanti, nei
3 anni 2001 – 2004.
Enti promotori del progetto
sono:
- comuni della Valle del Chiese e
comuni vicini del Comprenso­
rio delle Giudicarie in Trentino
(comunità attiva);
- l’Istituto Regionale di Studi e
Ricerca Sociale di Trento, il Cen­
tro Studi e Documentazione sui
Problemi Alcolcorrelati di Tren­
to (segreteria e coordinamen­
to organizzativo della ricerca
nazionale);
- l’Azienda Provinciale per i Ser­
vizi Sanitari della Provincia Au­
tonoma di Trento, Direzione
Promozione ed Educazione alla
Salute, Centro di Alcologia di
Tione (coordinamento organiz­
zativo e operativo locale).
Malga Valcion
(Pieve Tesino):
si prepara il caffè.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
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Salute e sviluppo in Trentino
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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
L’obiettivo generale è quello di
produrre una riduzione dei consu­
mi di alcol negli ambiti territoriali
dove si svolge il “Progetto”, se­
condo gli indirizzi dell’Organizza­
zione Mondiale della Sanità che
considera la riduzione dei consu­
mi di alcol un determinante di sa­
lute.
Gli obiettivi specifici sono:
- Informare sul “Progetto” alme­
no il 70% della popolazione re­
sidente negli ambiti territoriali
dove questi si svolge;
- Educare/sensibilizzare sull’al­
col e sui problemi alcolcorrela­
ti, attraverso attività struttura­
te, almeno il 5% della popola­
zione residente negli ambiti ter­
ritoriali dove si svolge il “Pro­
getto”.
La metodologia ispiratrice si
basa sull’approccio di comunità at­
traverso il lavoro di rete, volto al
coinvolgimento e alla correspon­
sabilizzazione della popolazione
generale tramite i suoi leader e le
sue organizzazioni formali e infor­
mali nonché di ogni persona rag­
giunta dal “Progetto”, anche tra­
mite l’educazione tra pari.
Le fasi attuative sono:
- Mappatura delle risorse presenti
nell’ambito territoriale e indi­
viduazione degli “attori” da
coinvolgere nelle attività;
- Coinvolgimento attivo delle ri­
sorse individuate nella fase 2
per acquisirne il consenso e la
compartecipazione al “Proget­
to” e costituzione di un Comi­
tato locale di coordinamento;
- Rilevazione dei consumi negli
ambiti territoriali del “Proget­
to” e in quelli di controllo (6
mesi);
- Elaborazione e attuazione del­
le attività informative e di edu­
cazione /sensibilizzazione at­
traverso azioni specifiche: “al­
col-guida”, “alcol-giovani”, “al­
col-scuola”, “alcol-lavoro” du­
rante 2 anni;
- Rilevazione dei cambiamenti
dei consumi negli ambiti terri­
toriali del “Progetto” e in quel­
li di controllo (6 mesi).
Il progetto ha coinvolto, in pri­
ma persona, i 16 Comuni della Valle
del Chiese e altri due Comuni vici­
ni e tutte le realtà associative del­
la comunità, attraverso un comi­
tato di progetto partecipativo e
rappresentativo. Gli interventi han­
no l’obiettivo di favorire il miglio­
ramento della qualità della vita, la
protezione della salute e della si­
curezza della popolazione, attra­
verso la promozione di stili di vita
sani e sicuri, soprattutto per sog­
getti e gruppi fragili e con disa­
gio, verso la costruzione di una
comunità nuova libera dalle so­
stanze tossiche, dall’alcool e dagli
stupefacenti.
La metodologia operativa è ba­
sata sugli interventi di comunità
e sul lavoro in rete. Sono coinvol­
te tutte le componenti della comu­
nità. Chi amministra si pone al ser­
vizio della persona, della famiglia
o dei gruppi, con scelte economi­
che, anche turistiche, attuabili an­
che per i soggetti più deboli.
L’organizzazione del comitato di
progetto ha permesso la parteci­
pazione di chi ha bisogno e di chi
ha problemi di salute, di chi ha
problemi di vita o di realizzare un
benessere sufficiente.
Il comitato è formato da venti
tra le persone ritenute più sensi­
bili e rappresentative degli enti e
delle organizzazioni sociali che lo
costituiscono.
3. A garanzia e verifica di quali­
tà è necessario chiedersi se le ini­
ziative proposte, i servizi presen­
tati, i luoghi indicati in questo se­
minario, le nostre zone, i paesi, le
chiese, i servizi, gli uffici, le coo­
perative sociali, le associazioni si­
ano accessibili ai disabili, alle per­
sone in carrozzella, ai bambini,
alle persone fragili, ai soggetti
deboli, alle persone anziane, alle
loro famiglie e gruppi.
A questo proposito, i gruppi del­
l’Associazione Comunità Handicap
del Comprensorio delle Giudicarie,
con il massiccio coinvolgimento
delle associazioni di volontariato
locali e delle amministrazioni co­
munali, hanno promosso da diver­
si anni varie iniziative in monta­
gna.
Mi sembra stimolante e propo­
sitivo richiamare qui il progetto
Montagna – Disabilità – Handicap
promosso da Comunità Handicap:
Associazione di Gruppi di Famiglie
con Handicap e Difficoltà del Com­
prensorio delle Giudicarie. Le ini­
ziative principali di questa azione
sono:
- Escursioni appositamente (e
faticosamente) organizzate,
passeggiate e giornate in alta
montagna in varie zone del par­
co Adamello Brenta, con sog­
getti disabili e le loro famiglie
(ad esempio in Val di Fumo o
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
sul Brenta);
- Soggiorni educativi, come la
settimana ecologica di Bolbe­
no per soggetti disabili con
escursioni, esplorazioni, mo­
menti ricreativi e incontri infor­
mativi ed educativi sull’ambien­
te montano;
- Acquisizione di strumenti, at­
trezzature specifiche e ausili per
l’esplorazione in montagna an­
che ad alte quote;
- Individuazione e costruzione di
percorsi in montagna accessi­
bili ai disabili.
Quando una persona con disa­
bilità si muove in montagna, come
spesso in altri ambienti, deve sa­
pere che percorsi fare, chi lo ospi­
ta, e su quale sostegno può con­
tare nel proprio cammino di accet­
tazione dei propri limiti e di supe­
ramento dell’handicap.
Ritengo che queste e altre simi­
li testimonianze possano costitui­
re cultura per far crescere le no­
stre comunità. Spesso non riuscia­
mo a metterci d’accordo su azioni
concrete per la realizzazione e la
gestione di iniziative di comune
utilità e interesse, come una strut­
tura, una strada, una casa, un
ospedale, una scuola, ma purtrop­
po anche sul modo di superare i
problemi comuni, provocando
spesso sprechi di risorse umane ed
economiche, senza la necessaria
attenzione alle priorità e alla effi­
cacia delle scelte nel tempo.
La realizzazione di interventi di
comunità per la promozione della
salute e del benessere richiede
un’alta specializzazione tecnica,
coniugata con una metodologia di
89
Salute e sviluppo in Trentino
90
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
lavoro di rete. Il Trentino e le co­
munità di montagna e di valle in
particolare, conservano ancora una
forte cultura solidale, che dovreb­
be ispirare le scelte in questo de­
licato settore.
Abbiamo la possibilità, insieme
ad altre simili comunità in Italia,
in Europa e nel mondo, di avviare
in questo ambito processi innova­
tivi che richiedono scelte coraggio­
se di investimento, anche econo­
mico, e di costante confronto e
condivisione, in una cultura di so­
lidarietà per la salute e per la si­
curezza, per realizzare programmi
di protezione della salute, fatti con
la partecipazione e la formazione
delle famiglie, della popolazione
e dei lavoratori.
Si dovranno privilegiare le per­
sone deboli e fragili, compresi gli
extracomunitari che arrivano sen­
za conoscere qual è il modo di di­
fendere la propria salute e la pro­
pria sicurezza anche nei nostri pa­
esi.
Luigi Casanova
CGIL
Ringrazio chi ha organizzato que­
sto convegno perché, finalmente,
abbiamo avuto tutti l’occasione di
vedere intrecciati, come già è sta­
to detto, argomenti che tra loro
sembrano diversi e che, invece, si
integrano e vanno a costruire la
qualità del nostro vivere. Quindi
questi termini, ossia salute, svilup­
po, lavoro e territorio, vengono a
costruire un amalgama su cui la­
vorare, progettare e costruire per
avere una ricaduta positiva su tutti
noi. Ecco, forse, fra tutti questi ele­
menti, oggi non si è parlato di ter­
ritorio, e non è forse casuale que­
sta cosa, nonostante ci troviamo
inseriti nell’Anno Internazionale
delle Montagne, nonostante il sot­
totitolo di questo Convegno reciti
testualmente: “Sfide e opportuni­
tà per le regioni di montagna”.
Forse sarebbe stato opportuno un
maggiore approfondimento sul ter­
ritorio, e su cosa significhi costru­
ire salute in montagna. I relatori
della mattinata l’hanno sottoline­
ato, ma nel pomeriggio questo ter­
mine è scivolato via.
L’argomento che però, come sin­
dacato, vogliamo affrontare, è
quello del lavoro. Nel Trentino, in
una situazione praticamente di
quasi assenza di disoccupazione, o
con cifre minimali di disoccupazio­
ne, è opportuno comunque chie­
dersi forte come si lavora.
A mio avviso, e per l’esperienza
che porto, questa doveva essere la
domanda dominante e che dovreb­
be aiutare tutte le forze politiche
a costruire il futuro programma
elettorale per le elezioni provin­
ciali del 2003. Chi riesce a rispon­
dere in maniera positiva a questo
termine fa un grande servizio alla
nostra provincia. Infatti, è vero
che non abbiamo praticamente di­
soccupazione, ma non si lavora
bene nel Trentino.
Come CGIL abbiamo deciso in
questi ultimi quindici giorni di
smorzare la polemica su quanto sta
avvenendo negli alberghi e nei
pubblici esercizi della nostra pro­
Malga Arpaco
(Cinte Tesino):
la produzione
del latte
raffreddata...
ad acqua.
vincia, ma il fatto che non siamo
più usciti sui giornali, su casi spe­
cifici, non significa che le cose si­
ano migliorate, anzi. Posso testi­
moniare che nei nostri uffici, pur­
troppo, i lavoratori sono venuti
ancora a rappresentare situazioni
che, se dovessi renderle esplicite,
scandalizzerebbero chiunque di
voi. Quindi dobbiamo tenere pre­
sente che sul nostro territorio, a
fianco di imprenditori ai quali va
dato merito della serietà e della
professionalità, ci sono anche va­
ste aree di disagio, situazioni di
lavoro precario, di lavoratori che
giornalmente vengono umiliati, di
lavoratori che non vengono aiu­
tati nel costruire un percorso di
“professionalità stabile”. Questo
poi della professionalità stabile è
un motore fondamentale anche
per consolidare il turismo, e con­
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
solidare il turismo significa poter
fare affidamento, giorno per gior­
no, su lavoratori che una volta
entrati nelle strutture alberghiere,
nei ristoranti o nei bar, riescano a
dare dei servizi efficienti, con gran­
de qualità e con risposte efficaci
verso i nostri clienti. Ecco, noi non
riusciamo a consolidare questa for­
za lavoro nel nostro territorio, per­
ché la manteniamo troppo preca­
ria, perché non costruiamo forma­
zione, perché non garantiamo i
diritti di base, ad esempio dei con­
tratti nazionali.
Come già abbiamo concordato
con l’Assessore Benedetti e con
l’Assessore al Lavoro Andreolli, in­
vito le categorie economiche - che
ho sentito qui esprimersi ed anche
molto bene - ad avere questo co­
raggio e cominciare a costruire un
incontro produttivo con le Orga­
91
Salute e sviluppo in Trentino
92
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
nizzazioni Sindacali, per arrivare al
raggiungimento dell’obiettivo a
cui ha fatto cenno il rappresentan­
te dell’Associazione Albergatori,
ossia il “marchio di qualità”. Tutto
questo, comunque, ben sapendo
che marchio di qualità, per le no­
stre strutture turistiche, significa
anche garanzia della qualità del
lavoro all’interno delle strutture
stesse.
Ciò premesso, la prima doman­
da verte su “come si lavora nella
nostra provincia”. La seconda do­
manda importante, alla quale ri­
spondere, è la “questione dell’equi­
tà”: stiamo costruendo veramente
nel Trentino una società solidale,
una società democratica ed equa?
Ci sono dei dubbi su questo. Noi
sindacalisti di periferia vediamo
che quando arrivano gli Assessori
provinciali, nelle valli chiamano a
raccolta i Sindaci, le Associazioni
imprenditoriali, ma fino ad ora
non è mai accaduto che gli Asses­
sori - di qualunque parte politica ­
abbiano chiamato ai loro incontri
le Organizzazioni Sindacali che vi­
vono in periferia, o abbiamo chia­
mato i consiglieri di minoranza.
Anzi, qui sollevo un problema for­
te di democrazia del nostro terri­
torio: sappiamo come le minoran­
ze dei Consigli comunali del no­
stro Trentino ormai siano un ag­
geggio superfluo nell’insieme del­
la discussione di un Consiglio Co­
munale. Una volta formate le mag­
gioranze, chi è arrivato in maggio­
ranza ritiene di non aver più nes­
sun obbligo di confronto, né con i
consiglieri di minoranza né con
l’insieme della società civile. È an­
che questo un aspetto che metto
sul tavolo della discussione, per­
ché rafforzare la democrazia signi­
fica anche rafforzare il benessere
sul nostro territorio, e quindi la cir­
colazione di informazioni e di pre­
venzione, con tutto quel che ne
consegue.
Arrivando poi alla nostra que­
stione territoriale, alla specificità
dell’essere montagna, ci troviamo
davanti a una fase di mutazione,
molto forte, del clima, che sta cam­
biando anche nei termini della si­
curezza e dei rischi del vivere in
montagna. Accanto alla mutazio­
ne climatica, con questi eventi
metereologici sempre più violen­
ti, troviamo anche il secondo
aspetto, ossia l’abbandono della
montagna, inteso non tanto come
numero di abitanti - perché se si
esclude qualche paese non abbia­
mo il decadimento della vita nei
paesi di montagna della nostra pe­
riferia - ma inteso come abbando­
no del territorio.
Allora, per rispondere alla vio­
lenza dei mutamenti climatici noi
un dovere l’abbiamo: dovremo co­
struire politiche che riportino l’uo­
mo a contatto diretto con il terri­
torio.
A mio avviso il modo per fare
questo è riportare attenzione al
mondo agricolo e al mondo della
forestazione. Sono due aspetti che
vengono spesso trascurati oppu­
re, quando si parla di agricoltura
lo si fa solo in termini di agricol­
tura intensiva, che poi crea tutta
una serie di problemi anche alla
salute; lo vediamo qui in Valle di
Non, lo vediamo a San’Orsola a
Pergine, lo vediamo dove c’è que­
sta pressione forte tesa alla pro­
duttività. L’agricoltura intensiva ­
com’è noto - non costruisce pre­
sidio del territorio, e quindi dovre­
mo invece avere attenzioni verso
l’agricoltura biologica e special­
mente verso la silvicoltura: dob­
biamo riportare l’uomo all’interno
dei boschi a lavorare, ma dobbia­
mo arrivare anche a costruire una
politica complessiva del settore
legno. Bisogna partire dal taglio
della materia prima, ma dobbiamo
anche riuscire ad avere in Trenti­
no la lavorazione del legno, per
mantenere sul nostro territorio il
valore aggiunto dell’intera filiera.
Quest’attenzione va a costruire
anche sicurezza idrogeologica, a
evitare rischi per il territorio. Un
altro aspetto importante della fra­
gilità del nostro territorio, di una
fragilità che riguarda ancora il
mondo del lavoro, è il mondo fem­
minile. Specialmente nelle vallate
turistiche il mondo femminile vie­
ne praticamente cacciato dal lavo­
ro. Nelle nostre valli non ci sono
asili nido adeguati: pensiamo alle
Valli di Fiemme e Fassa, del Primie­
ro, delle Giudicarie, quattro valli
che nel Trentino non hanno un
solo asilo nido. Questa è una man­
cata risposta a un servizio essen­
ziale che, invece, dovremmo dare
alla famiglia. Ma nel Trentino man­
cano altre attenzioni nei confron­
ti della famiglia, specialmente nei
confronti della donna. Troppo
spesso arrivano, nei nostri uffici,
donne che sono costrette a licen­
ziarsi, ad abbandonare il lavoro
perché le ditte, e anche gli enti
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
pubblici, non le aiutano con il part­
time, non le aiutano costruendo
politiche di attenzione nei con­
fronti della famiglia, e quindi
mantenendole inserite nei percor­
si del lavoro.
Entro ora nel merito della que­
stione degli ospedali di periferia.
La relazione che abbiamo sentito
dal docente universitario ha illu­
strato, con molta chiarezza, i pro­
blemi che investono questa mate­
ria, ma teniamo presente che sa­
nità sul territorio, significa anche
ospedalizzazione - quindi parliamo
proprio dell’aspetto curativo e non
di quello della prevenzione, e nel­
le nostre periferie significa anche
mantenere un presidio culturale ­
significa mantenere un presidio di
saperi sul territorio e significa in­
centivare i nostri giovani a intra­
prendere la carriera sanitaria, op­
pure altre professionalità di alto
livello universitario. Dobbiamo
bloccare dalle nostre valli la fuga
delle intelligenze, perché ormai le
nostre valli sono oberate da un’at­
tenzione eccessiva, quasi esclusi­
va, da parte dell’economia turisti­
ca. Non cancelliamo dunque dalle
periferie del Trentino i saperi che
ci sono, anzi, manteniamo la giu­
sta attenzione per accrescerli. Nel
territorio trentino è anche neces­
sario mantenere i servizi essenzia­
li di una struttura ospedaliera:
non possiamo togliere i servizi di
natalità, non possiamo togliere la
prima chirurgia, la chirurgia del
primo intervento; non possiamo
togliere, o come avviene oggi,
umiliare, alcuni tecnici, come quelli
dei reparti di fisioterapia, o di al­
93
Salute e sviluppo in Trentino
94
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
tri settori all’interno dei nostri
ospedali di periferia. Dobbiamo
rafforzare questi servizi; ovviamen­
te, come già è stato detto, dobbia­
mo contestualmente incentivare
poi, a livello specialistico, le vo­
cazioni che i territori esprimono.
La mia è una difesa dell’ospe­
dale di periferia, ma sono anche
convinto che questi ospedali di
periferia vadano rimodellati anche
secondo lo schema che qui è stato
presentato. Ecco, come vedete, la
questione della salute sul nostro
territorio è molto complessa. Io mi
auguro che da un convegno ricco
come quello di oggi la parte poli­
tica sappia trovare sintesi e costru­
ire progettualità. Abbiamo bisogno
di passare dalle parole ai fatti, e
questo io mi attendo dal mondo
politico che è chiamato a gover­
narci.
Marco Benedetti
Assessore all’Industria
e al Turismo della Provincia
Autonoma di Trento
Credo di poter dire che la sfida a
cui fa riferimento il titolo del con­
vegno sia già iniziata, quanto
meno per quanto riguarda la no­
stra Provincia. Sfida, che per noi
già a buon punto, dato che si par­
te da un livello di rapporto salute
– sviluppo che sicuramente non è
secondo a nessuno.
Io non ho una conoscenza ap­
profondita delle esperienze stra­
niere, ma sicuramente, per quanto
concerne quelle italiane, posso
tranquillamente affermare ciò che
segue.
Il turismo è un settore dell’eco­
nomia un po’ sui generis per quan­
to concerne le interazioni con la
salute in generale dato che, com’è
stato ricordato poc’anzi, presenta
in tal senso una duplice veste, una
sul fronte interno - il fatto di do­
ver mantenere un alto livello qua­
litativo per chi vive sul nostro ter­
ritorio - e l’altra sul fronte esterno
- una qualità della vita e una qua­
lità della salute che devono esse­
re sinonimo di buon servizio per
l’ospite e che, indubbiamente, rap­
presentano fattori di attrattiva per
chi sceglie di trascorrere le sue
vacanze in Trentino.
Le scelte che oggi vengono fat­
te debbono sostanzialmente tene­
re conto della domanda diffusa di
salute espressa dalla popolazione
e di come essa si lega alle condi­
Riposo con vista
su Malga Casarina
(Scurelle).
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
zioni socio-economiche degli indi­
vidui che vivono sul nostro terri­
torio. Come è già stato evidenzia­
to, si può a ragione affermare che
il benessere della nostra colletti­
vità è anche determinato dalla qua­
lità intrinseca dell’offerta sanita­
ria, in percentuale che comunque
risulta minimale rispetto al condi­
zionamento che esso riceve da fat­
tori come la capacità di reddito,
l’istruzione, l’abitazione, l’alimen­
tazione, ecc. In base a tali consi­
derazioni mi pare che sempre di
più dovremmo avere ben presente
quali siano gli impatti che le scel­
te pubbliche comportano sulla sa­
lute della comunità di riferimen­
to. A maggior ragione questo deve
essere ribadito in quelle zone di
montagna che, come il Trentino,
vedono il proprio sviluppo socio–
economico strettamente legato al­
l’ambiente, ambiente che si rivela
di fragile equilibrio.
Quale ruolo può giocare il turi­
smo in questo contesto? Il turismo
è un settore dell’economia deter­
minante per il Trentino, e il rap­
porto che esiste tra esso e il no­
stro territorio è stato in un recen­
te passato oggetto di un’analisi
molto approfondita. A proposito
vale la pena ricordare l’ “Atto d’in­
dirizzo sul turismo in Trentino” del
luglio 2000 che, assieme a un atto
di indirizzo sulla sostenibilità am­
bientale, ha rappresentato e rap­
presenta tuttora una chiara mani­
festazione della consapevolezza
dell’incidenza che le scelte politi­
che hanno sul benessere della co­
munità di riferimento. Si tratta di
atti che ci hanno dato un efficace
termine di paragone e di confron­
to con i territori che risultano no­
stri competitori e che presentano
un’economia analoga alla nostra.
Altro ruolo importante che il tu­
rismo riveste nelle nostre località
di montagna è stato, inizialmente,
quello di mantenere le popolazio­
ni in loco e ciò ha contribuito a
rallentare quel fenomeno di “de­
sertificazione” delle zone più pe­
riferiche del nostro territorio.
È chiaro però che sul fronte in­
terno il turismo provoca anche ef­
fetti indubbiamente problematici,
a iniziare dal carico antropico. In
base proprio a queste considera­
zioni l’atto d’indirizzo sopra cita­
to voleva gettare le basi per la cre­
azione di un equilibrio che fosse
sostenibile anche nel rapporto nu­
merico esistente tra turisti e resi­
denti nelle località di montagna,
rapporto che per essere ottimale
dovrebbe oscillare tra 2 e 2,5. Con­
siderando che ci sono delle locali­
tà in Trentino in cui questo rap­
porto è pari a 3 o 4, abbiamo la
necessità di porre dei correttivi in
tal senso. C’è da dire che dietro tale
quadro c’è una grande contraddi­
zione, che nasce dal contrasto tra
l’esigenza diffusa di tutelare la
“tranquillità” degli abitanti resi­
denti in una determinata località
turistica attraverso il mantenimen­
to del suddetto rapporto entro
certi limiti e nel contempo la ne­
cessità di creare ricchezza econo­
mica attraverso il turismo, cercan­
do di attrarre più persone possi­
bile.
È importante a questo punto
puntare in misura maggiore sulla
95
Salute e sviluppo in Trentino
96
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
qualità della nostra offerta turisti­
ca, anche al fine di limitare sul no­
stro territorio il carico antropico
derivante dal turismo, e adottare
dei sistemi di valutazione di ciò che
mettiamo in campo, per far sì che
non possano esistere fenomeni di
rigetto da parte dei residenti nei
confronti dell’economia turistica.
Bisogna inoltre considerare che
il fatto che la nostra popolazione
riesca ad avere una qualità della
vita e dei servizi sanitari, come
abbiamo sentito, all’altezza, risul­
ta un elemento di attrazione estre­
mamente forte, anche verso l’e­
sterno.
Il dott. Girardi faceva bene pri­
ma a sottolineare quello che da
anni stiamo tentando di correggere
- anche con l’amministrazione cen­
trale di Roma e con gli organismi
promozionali a livello nazionale –
nel momento in cui si rileva che a
livello promozionale vengono
maggiormente enfatizzati gli effet­
ti benefici che il “mare” ha sulla
salute rispetto a quelli derivanti
dalla vacanza in montagna. È in­
dubbiamente un rapporto da ripor­
tare a un equilibrio più corrispon­
dente alla realtà, anche al fine di
attrarre nuovi ospiti. È già stato
ricordato in questo convegno che
a tale proposito abbiamo senza
dubbio lavorato molto attraverso
la creazione di progetti legati al
benessere e alla possibilità di dare
in alcune località servizi sanitari
suppletivi per il turista. Credo in­
fatti che, da questo punto di vi­
sta, abbiamo intrapreso una stra­
da che è stata pienamente recepi­
ta dall’imprenditore; non è più in­
fatti la solita normativa che viene
calata dall’alto e subita, il più del­
le volte, in modo non del tutto
convinto.
Oggi vediamo crescere anche
nell’economia turistica la consape­
volezza che il poter offrire dei ser­
vizi suppletivi e una qualità in ter­
mini di sanità suppletiva è indub­
biamente una carta vincente da
utilizzare per il futuro. Mi pare,
peraltro, che il rapporto tra i due
Assessorati provinciali di compe­
tenza si sia espresso in questi ul­
timi anni in maniera ottimale: ri­
cordo i rifugi alpini, in merito ai
quali abbiamo avuto una serie di
incontri che ci hanno portato, an­
che in quel caso, a trovare da una
parte un equilibrio volto a dare
delle certezze in termini di sicurez­
za sanitaria, e dall’altra a tenere
presente che siamo in un ambien­
te di montagna e che le stesse
strutture ricettive non possono
Malga Campeletto
(Scurelle): in posa
con le capre.
essere paragonate all’albergo tra­
dizionale di città.
Credo, e spero, che quest’otti­
mo rapporto tra i due assessorati
continuerà a permanere per il fu­
turo attraverso la volontà di ele­
vare, in primis, la nostra qualità
della vita, per poter essere, in un
secondo momento, attrattivi ver­
so l’esterno. Forse la generale ten­
denza tutta trentina alla quotidia­
na autoflagellazione può darci
anche dei vantaggi e stimolare
maggior qualità nella gestione
della sanità, ma anche verso altre
problematiche. Bisogna essere co­
scienti che fuori dai confini del
Trentino permane un’immagine
molto positiva della nostra quali­
tà della vita, dato che veniamo con­
siderati come soggetti che posso­
no esportare in tal senso modelli
di riferimento. Sono aspetti verso
i quali bisogna tenere sempre alta
la guardia, e sono convinto che
questo convegno potrà produrre
atti che ci saranno utili per fare
alcune riflessioni in termini di scel­
te anche di natura turistica, non­
ché di natura economica in gene­
rale.
Mario Magnani
Assessore alle Politiche sociali
e alla Salute della Provincia
Autonoma di Trento
Ritengo utile riprendere alcuni
degli aspetti che sono stati presi
in considerazione nel corso dei la­
vori.
Tutti i relatori hanno ricordato
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
che la salute di una comunità e il
suo modello di sviluppo sono stret­
tamente interconnessi. Lo svilup­
po ha un forte impatto sulla salu­
te, sia che si considerino gli effet­
ti positivi che esso può determi­
nare (ad esempio il miglioramen­
to delle condizioni alimentari e
abitative, la disponibilità di un
reddito), sia pensando alle conse­
guenze negative, come l’inquina­
mento o la diminuzione della coe­
sione sociale. Quindi vi è sempre
più l’evidenza che i cambiamenti
dei livelli di salute di una comuni­
tà dipendano soprattutto dalle tra­
sformazioni dell’ambiente fisico e
sociale, indotte dal modello di svi­
luppo piuttosto che dalle sempli­
ce disponibilità di servizi sanitari
e assistenziali. Oltre quindi a con­
siderare l’impatto che lo svilup­
po può avere sulla salute, va te­
nuta in considerazione anche l’in­
fluenza che la salute può avere sui
livelli di sviluppo, dal momento
che le persone in salute sono so­
cialmente ed economicamente più
produttive, quindi pongono meno
domande ai sistemi sanitari e as­
sistenziali, e hanno maggiori op­
portunità di partecipare attiva­
mente alla vita sociale, politica ed
economica. Questa relazione circo­
lare tra salute e sviluppo si riflet­
te nell’attuale impostazione della
Organizzazione Mondiale della Sa­
nità che in termini ideali defini­
sce la salute “uno stato di benes­
sere fisico, morale, sociale”, e non
soltanto l’assenza di malattia, ma
anche, in maniera più pragmatica,
una risorsa per il vivere di tutti i
giorni. Il rapporto esistente fra la
97
Salute e sviluppo in Trentino
98
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
salute e lo sviluppo è ulteriormen­
te chiarito da due concetti di sa­
nità pubblica: i determinanti della
salute e il guadagno di salute. I
determinanti della salute sono le
condizioni e i fattori personali, so­
ciali, economici, infrastrutturali e
ambientali che influiscono sul li­
vello di salute degli individui e
delle comunità, ad esempio l’istru­
zione, i comportamenti personali,
il patrimonio genetico, l’apparte­
nenza ad un gruppo sociale, le con­
dizioni ambientali, la dotazione di
strutture e di servizi e anche le ti­
pologie occupazionali.
I diversi modelli di sviluppo
modificano profondamente, in
positivo o in negativo, molti determinanti della salute. È quindi
necessario che tutte le decisioni
strategiche, adottate dai diversi
settori della comunità, tengano
conto dell’impatto che esse pos­
sono avere nel breve, nel medio e
nel lungo periodo.
L’altro aspetto, il guadagno di
salute, è invece un modo per espri­
mere gli esiti sulla salute, cioè per
quantificare le modificazioni dei
livelli di salute di un individuo, o
di una comunità, che possono es­
sere attribuiti ad uno o più inter­
venti pianificati ai vari livelli, ad
esempio l’attivazione di un servi­
zio di diagnostica strumentale, che
consente di ottenere diagnosi pre­
coci, l’insediamento in un comune
di un’attività produttiva che inqui­
na, o la costruzione di un impian­
to sportivo che favorisce l’attività
fisica dei suoi abitanti. Dunque
porre attenzione ai determinanti
della salute e al guadagno di sa­
lute ha il doppio vantaggio di po­
ter valutare l’efficacia dei diversi
interventi e di scegliere verso quali
settori della comunità sia più op­
portuno orientare gli interventi
stessi, in modo da ottenere il mag­
gior guadagno di salute a parità
di investimento.
Questo nuovo approccio propo­
sto proprio dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità è particolar­
mente sfidante. Nelle grandi scel­
te programmatorie, che determina­
no lo sviluppo di una comunità,
non è più sufficiente fare atten­
zione a non creare nuove condi­
zioni di malattia, ma è necessario
progettare e realizzare interventi
a tutto campo, che consentano di
modificare positivamente i deter­
minanti della salute. Alla cultura
della “patogenesi” e della preven­
zione della malattia va ora aggiun­
ta la cultura della “salutegenesi”
e della promozione della salute,
cioè lo studio e la realizzazione
delle condizioni che favoriscono
livelli di salute sempre più eleva­
ti.
La doppia relazione tra salute e
sviluppo è evidente, anche nell’am­
bizioso programma proposto dal­
l’Ufficio Europeo dell’Organizza­
zione Mondiale della Sanità, deno­
minato “Salute 21: 21 obiettivi per
il 21° secolo”, che contiene gli
obiettivi di salute per l’Europa. Tale
programma mostra come la salute
debba essere costruita giorno per
giorno, con l’apporto di tutti i set­
tori di una comunità. Quindi, nel
corso del recente forum organiz­
zato dall’OMS denominato “Vero­
na Initiative”, è stata sottolineata
l’importanza di collegare il miglio­
ramento della salute con lo svilup­
po delle infrastrutture economiche
e sociali, e con il conseguente pro­
gramma d’investimenti per la sa­
lute, che costituiscono uno dei ver­
tici del triangolo ideale, insieme
allo sviluppo economico e allo svi­
luppo sociale.
È importante dunque ribadire
che gli investimenti per la salute
non s’identificano solo con i finan­
ziamenti destinati alla sanità e al­
l’assistenza - credo che questo sia
il concetto fondamentale che deve
essere calato nella nostra realtà e
nel nostro contesto - ma devono
sostenere le iniziative di tutti i
settori della comunità, che posso­
no avere un impatto positivo sul­
la salute. Gli investimenti per mi­
gliorare l’educazione e le condizio­
ni abitative, per avere un ambien­
te più pulito, o condizioni lavora­
tive stabili, per tessere un clima
sociale partecipativo e non incen­
trato sugli interessi particolari. Qui
voglio citare il lavoro che è stato
fatto presso il nostro Assessorato
riguardo alla sicurezza nei luoghi
di lavoro, credo che sia stata
un’occasione per coinvolgere tut­
te le forze economiche e sociali in­
torno all’obiettivo della riduzione
degli infortuni sul lavoro e delle
malattie professionali.
La promozione della salute rap­
presenta, oggi, la strategia trasver­
sale che può contribuire a pianifi­
care investimenti che diano i più
alti guadagni di salute, incidendo
sui determinanti della salute più
appropriati. La promozione della
salute è il processo che mette in
grado le persone e le comunità di
avere un maggior controllo sulla
Malga Costa
(Telve): vista
della “casera”.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
99
Salute e sviluppo in Trentino
100
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
propria salute, e di migliorarla.
Non è quindi una generica tutela
della salute, ma è un esplicito pro­
cesso politico globale, attentamen­
te pianificato e gestito, orientato
alla trasformazione in senso favo­
revole alla salute delle condizioni
sociali, ambientali, culturali, strut­
turali ed economiche, e al rinfor­
zo delle conoscenze, delle abilità,
dei livelli di autonomia delle persone, nelle scelte che hanno un im­
patto sulla salute. Non è dunque
una questione che riguarda solo gli
operatori sanitari, ma coinvolge
soprattutto i decisori politici e i
gestori dei macrofenomeni che de­
terminano, in genere, la salute: qui
mi riferisco anche agli enti locali,
ai cittadini, alle associazioni, al
mondo dell’agricoltura.
La promozione della salute si
traduce in programmi, in politiche
e in altre attività organizzate che
devono essere progettati e realiz­
zati in accordo con i seguenti prin­
cipi:
- l’empowerment per la salute: è
il processo generale di rinfor­
zo, crescita e responsabilizzazione delle persone e delle co­
munità, perché diventino sem­
pre più capaci di svolgere la
loro funzione sociale nel contesto della promozione della
salute. L’empowerment è il processo sociale, culturale, psico­
logico, educativo e politico at­
traverso il quale l’individuo e i
gruppi sociali diventano capa­
ci di riconoscere i propri biso­
gni di salute, partecipano ai
processi decisionali, e realizza­
no specifiche azioni per realiz­
-
-
-
-
-
zare tali bisogni, assumendo un
maggiore potere sui fattori personali, socio-economici e am­
bientali che influiscono sulla
loro salute;
la partecipazione: credo che
questo elemento sia riconosciu­
to da tutti. Io mi sono recato
in tutto il Trentino a discutere
di politiche sociali e politiche
sanitarie, invitando non solo gli
amministratori, ma l’intera cit­
tadinanza;
la globalità, quindi la multidi­
mensionalità della salute;
l’intersettorialità: la collaborazione e l’integrazione fra settori e strutture diversi, che deve
rappresentare la regola nelle
strategie di promozione della
salute, sia per favorire le sinergie operative sia per valorizzare la globalità della persona di
cui abbiamo detto prima;
l’equità: la capacità di realizza­
re pari opportunità di sviluppo,
rappresenta il punto di parten­
za per consentire a ciascuno di
esprimere il massimo potenzia­
le di salute;
la sostenibilità: quindi la capa­
cità di soddisfare i bisogni at­
tuali senza compromettere le
possibilità delle generazioni
future di soddisfare i propri
bisogni, non solo sul piano
ambientale, ma anche su quello sociale ed economico;
l’approccio complessivo: le ini­
ziative di promozione della salute devono adottare approcci
multipli, ad esempio la pianifi­
cazione strategica, il cambia­
mento organizzativo, la legisla­
zione, la tassazione, l’educazio­
ne e la comunicazione.
Nella programmazione sanitaria
strategica da parte dell’Assessora­
to provinciale alle Politiche socia­
li e alla salute, così come nella pro­
grammazione operativa dell’Azien­
da provinciale per i servizi sanita­
ri, la “Carta di Ottawa”, adottata nel
1986, costituisce un importante
documento di riferimento. Vorrei
qui richiamare le cinque aree prio­
ritarie definite dalla “Carta di Ot­
tawa”, che sono poste a sostegno
delle strategie di fondo della pro­
mozione della salute:
1. Costruire una politica pubblica
per la salute;
2. Creare ambienti favorevoli alla
salute;
3. Rafforzare l’azione della comu­
nità;
4. Sviluppare le abilità personali;
5. Riorientare i servizi sanitari.
Ho parlato della necessità di “co­
struire una politica per la salute”
e ho citato la programmazione sa­
nitaria; credo che questo sia un ele­
mento fondamentale anche se la
concretizzazione di una politica
pubblica per la salute presenta
molte difficoltà. Volevo, con l’oc­
casione, sottolineare due aspetti
particolarmente critici, ma assolu­
tamente indispensabili.
Il primo è la capacità di realiz­
zare interfacce tra i piani di setto­
re, ad esempio il Piano Urbanisti­
co, il Piano di smaltimento dei ri­
fiuti, il Piano Energetico, il Piano
Sanitario, il Piano Socio-assisten­
ziale, il Piano per l’Occupazione, il
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
Piano delle Politiche agricole e del
Lavoro, i Patti Territoriali, ai quali
stiamo lavorando all’interno della
nostra comunità. Io credo che riu­
scire veramente a sincronizzare
tutto questo sia una sfida e un
impegno che tutti dovremmo as­
sumere. L’integrazione e l’interset­
torialità costituiscono, infatti,
metodologie di lavoro indispensa­
bili per realizzare questo approc­
cio globale. La salute deve essere
un esplicito interesse di tutti i set­
tori e la conseguenza del lavoro
di tutti.
Un altro punto critico è la rea­
lizzazione di un sistema di qualità
integrato, che colleghi tra loro, e
supporti, i diversi sistemi di qua­
lità dei singoli attori, pubblici e
privati, che compongono il siste­
ma provinciale. Tale sistema di qua­
lità integrato deve essere in gra­
do di pianificare e di controllare,
di governare e di dare garanzie di
miglioramento dello sviluppo pro­
vinciale, con la capacità di soddi­
sfare in modo equilibrato le legit­
time esigenze e le aspettative di
tutte le parti interessate. Credo che
sia necessario creare ambienti fa­
vorevoli alla salute e rafforzare
l’azione della comunità. Tutto que­
sto al fine di poter valorizzare
l’aspetto comunitario della tutela
della salute e rendere più esplici­
ta e consapevole la reciproca re­
lazione che esiste tra salute e svi­
luppo.
L’altro aspetto a cui volevo ac­
cennare è inerente allo sviluppo
delle abilità personali. Il modello
di sviluppo deve creare le condi­
zioni perché aumentino le capaci­
101
Salute e sviluppo in Trentino
102
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
tà dei singoli e della comunità
d’avere comportamenti positivi,
che consentano di scegliere e di
vivere, giorno per giorno, stili di
vita favorevoli alla salute. Su que­
sto, sicuramente, c’è molto da fare.
In questo campo, il ventaglio del­
le attività possibili è ampio: dal­
l’azione diffusa, svolta quotidiana­
mente dal personale sanitario nei
confronti dei singoli pazienti, per
aiutarli ad affrontare le loro con­
dizioni patologiche, alle iniziative
educative per aiutare chi è sano a
scegliere comportamenti e atteg­
giamenti favorevoli alla salute,
fino a sostenere le capacità per­
sonali di partecipazione alla vita
sociale e politica.
È anche di fondamentale impor­
tanza lavorare al riorientamento
dei servizi sanitari. Abbiamo sen­
tito questa mattina questo tipo di
esigenza, che poi è un’esigenza
che noi stiamo cercando di risol­
vere nella nostra Provincia, sia in
termini programmatori, sia in ter­
mini di attuazione. Coerentemen­
te, con una politica pubblica per
la salute che vede tutti i settori
della comunità impegnati a pro­
muovere la salute nella quotidia­
nità delle proprie attività istituzio­
nali, i servizi sanitari ed assisten­
ziali devono necessariamente as­
sumere un nuovo ruolo. Il riorien­
tamento richiesto da un modello
di sviluppo basato sulla promozio­
ne della salute è esplicitato dallo
spostamento dell’enfasi dalla pa­
rola “malattia” alla parola “salu­
te”. È un salto culturale, professio­
nale e organizzativo molto impor­
tante, che implica, per le organiz­
zazioni sanitarie ed assistenziali,
un profondo cambiamento nella
maniera stessa di strutturarsi, di
operare, di interfacciarsi con il re­
sto del sistema. Io credo che que­
sto sia il percorso sul quale biso­
gna veramente continuare a lavo­
rare. Si tratta quindi di passare
dalla valutazione delle prestazio­
ni erogate a singoli pazienti alla
valutazione degli esiti sulla salu­
te dell’intera popolazione, quindi
dalla cura della malattia all’assi­
stenza centrata sui bisogni della
persona, dalla frammentarietà del­
le specializzazioni alla globalità
dell’approccio. In questa globali­
tà entra anche la costruzione del­
la rete ospedaliera integrata nella
più ampia rete dei servizi. Il rio­
rientamento dei servizi sanitari ed
assistenziali presuppone anche la
ricerca di un nuovo equilibro nell’attribuzione delle risorse dispo­
nibili, finalizzandole maggiormen­
te alle iniziative che contribuisco­
no a promuovere la salute.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
103
Le conclusioni
Erio Ziglio
È stato molto interessante sentire
un responsabile politico, con un
mandato nel campo della salute,
citare in modo appropriato la “Car­
ta di Ottawa” del 1986, che dà il
quadro di come pensare alla promozione della salute e alle aree di
intervento. Io sarò estremamente
breve: ho solamente tre punti da
presentare, non di conclusione ma
di riflessione.
Prima di presentare questi tre
punti vorrei però esprimere due
considerazioni, una personale e
una storica. Quella personale: io
sono trentino, però non ho avuto
praticamente contatti con questa
regione negli ultimi venticinque
anni. Per me è stato molto inte­
ressante vedere come le problema­
tiche della salute siano state rece­
pite, pensate e fatte oggetto di doverose riflessioni da chi non si occupa di salute in prima persona,
ma si occupa del mondo dell’eco­
nomia: i datori di lavoro, i sinda­
cati, le cooperative, gli artigiani,
104
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
gli albergatori, i commercianti.
Penso che qui ci siano grandi ca­
pacità, e per persone come Lei, As­
sessore, vi sia un’importante op­
portunità di esplorare queste ri­
sorse per progetti, strategie e al­
leanze che creino condizioni di sa­
lute e sviluppo. Sono stato molto
impressionato dalla “preparazio­
ne” di chi è intervenuto oggi po­
meriggio.
L’altra considerazione è di ordi­
ne storico. Vorrei fare ancora i com­
plimenti agli organizzatori trenti­
ni, che hanno avuto l’accuratezza
e il coraggio d’invitare persone di
altri Paesi e di incominciare il convegno ascoltando altre esperien­
ze. La considerazione storica è che
praticamente le persone che sono
qui, non trentine, sono persone che
appartengono a Paesi e a culture
che hanno un grande legame fra
loro. Pensiamo all’Europa dei nostri nonni: queste persone vivevano nello stesso impero. Quindi, da
un certo punto di vista, gli austria­
ci, i trentini, gli altoatesini, gli sloveni hanno un certo tipo di simi­
larità, anche a livello legislativo.
Per esempio: io credo fermamente
che uno dei più grandi uomini, in
termini di salute pubblica, sia stato il responsabile della salute pubblica a quel tempo - durante l’Im­
pero AustroUngarico, alla fine del
18° secolo, agli inizi del 19° - un
certo Johann Peter Frank, che ha
scritto sei volumi sull’argomento:
per chi si occupa di salute pubbli­
ca, si tratta di un lavoro di un’at­
tualità incredibile. Questo studio­
so è stato la prima persona che ha
proposto, per esempio, che le don­
ne incinte fossero esentate da
qualsiasi tipo di lavoro pesante
due mesi prima e tre mesi dopo il
parto; è stata la persona che ha
dato delle direttive molto precise
per la ventilazione degli ambienti
scolastici; ha individuato misure
per la salute pubblica nei posti di
lavoro, ecc. Voglio dire che le per­
sone che ci sono qui oggi appar­
tengono a Paesi diversi, ma han­
no dietro di sé esperienze, cultu­
re, “heritage” comuni molto inte­
ressanti. Molte volte noi siamo
pronti a cercare le differenze tra
le popolazioni; forse qui, in que­
sto convegno di regioni montane,
vale la pena di vedere quali siano
gli aspetti che invece sono simila­
ri, che sono comuni, e su questi
magari progettare il futuro.
Ciò premesso, vorrei presentare
tre considerazioni finali:
1. Abbiamo sentito molto questo
discorso relativo agli scenari per
le zone montane. Molti hanno par­
lato, per esempio, dell’importan­
za del turismo e di associare il tu­
rismo, con tutti i servizi e le infra­
strutture che ha questo settore ­
in grande espansione in Europa e
nel mondo - e la necessità di crea­
re valore aggiunto per la salute e
viceversa (le strategie di promo­
zione della salute che creano va­
lore aggiunto al turismo). Qui però
non dobbiamo essere “naif”, dob­
biamo chiederci fino a che punto i
nostri colleghi dell’Austria voglio­
no competere in maniera molto
decisa con chi si occupa di turismo
dall’altra parte del Brennero. Il
Ministero del Turismo sloveno ha
uno slogan molto interessante che
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
dice: “Venite in Slovenia, la parte
soleggiata delle Alpi”. Io ho dato
un suggerimento:“Venite in Slove­
nia, la parte più sana delle Alpi”.
Dobbiamo chiederci a fino a che
punto gli sloveni, per esempio, de­
vono competere con gli austriaci
e con gli italiani; fino a che punto
noi vogliamo avere delle strategie
che sono di forte competizione,
con tutto quello che ne consegue?
Qual è un buon equilibrio tra com­
petizione e cooperazione? Se noi
pensiamo, solamente in termini di
sviluppo, a tutta quest’area mon­
tana a nord est dell’Italia, all’Au­
stria, Svizzera e Slovenia, dobbia­
mo dire che è un’area unica. Io
penso che dovremo anche discu­
tere sui tipi di cooperazione, su che
tipi d’integrazione, di valore ag­
giunto noi dovremmo dare alle
nostre strategie di sviluppo della
salute. Non vorremmo mai essere
in una situazione in cui gli slove­
ni risolvono i loro problemi di sa­
lute e sviluppo a scapito dei loro
vicini e lo stesso discorso vale per
gli italiani, gli austriaci. Quindi
penso che aver messo insieme que­
ste persone, oggi, sia stato estre­
mamente importante ed io vorrei
cogliere l’occasione, è stato detto
anche da uno dei relatori, di non
fermarci qui. Io penso che siamo
consapevoli che questo può esse­
re solamente il primo passo.
2. Questa mattina ho detto che le
zone di montagna hanno poten­
zialmente molte risorse, in termi­
ni di capitale sociale e di coesione
sociale, di capitale ambientale ec­
cetera. Perché non cerchiamo di
105
mapparle, di misurarle, di vedere
se questi trend sono ascendenti o
discendenti, capire come fare per
rafforzare queste grandi risorse
per la salute, attraverso quali tipi
di strategie, attraverso quali tipi
di negoziazioni locali, provinciali,
regionali, fra i paesi che sono rap­
presentati qui. Sono molto conten­
to che, sia questa Provincia, sia il
Canton Ticino abbiano intenzione
di diventare partner del progetto
dell’OMS che cerca proprio di mi­
surare le risorse per la salute. Cosa
sono queste risorse per la salute?
Come si misurano? Come possia­
mo rafforzarle? Come possiamo
misurarle e immettere queste nuo­
ve misurazioni o indicatori all’in­
terno dei sistemi informativi che
già esistono, senza cercare qual­
che cosa di nuovo?
Le conclusioni
3. Ultima cosa: perché non creare
106
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
un Forum che s’incontra periodi­
camente e coinvolge i Paesi che
sono stati invitati oggi, e magari
anche qualche altro Paese? Un Fo­
rum dove noi possiamo discutere
questi temi di sviluppo e salute in
queste zone montane, che comun­
que stanno cambiando, perché il
mondo sta cambiando. Un Forum
dove noi possiamo condividere
conoscenze, dove possiamo svilup­
pare know-how, dove possiamo
identificare problemi, discutere e
sperimentare soluzioni. Forse que­
sta potrebbe essere una decisione
congiunta.
So che questa sera avrete una cena
di gala: magari l’Assessore con il
Segretario di Stato della Slovenia
e il rappresentante dell’Austria
possono mettersi insieme e deci­
dere se vale la pena di proseguire
tutto questo. Ebbene, se la rispo­
sta è affermativa io posso dire fin
Malga Costa
(Telve):
la distribuzione
del sale
alle manze.
Malga Costa
(Telve): il branco
dei cavalli.
d’ora che l’Ufficio per gli Investi­
menti e lo Sviluppo dell’OMS di
Venezia sarà ben lieto di dare il
proprio supporto tecnico.
Ancora complimenti per la gior­
nata, spero di rivedervi tutti quanti
presto o in questo nuovo Forum o
in una scuola estiva interdiscipli­
nare che si occupi proprio di que­
sti temi per queste popolazioni e
per questi paesi.
Mario Magnani
Raccogliendo la sfida di cui parla­
va il dottor Ziglio, cioè di fare in
modo che queste Regioni che si
sono incontrate oggi continuino
questo confronto, posso dire che
mi pare di aver colto da parte di
tutti la disponibilità a mantenere
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
vivo il confronto su queste tema­
tiche, con la collaborazione dell’Uf­
ficio di Venezia dell’Organizzazio­
ne Mondiale della Sanità.
Vorrei ringraziare il dottor Ziglio
per tutto quanto ha detto e per il
contributo che ha dato a questa
giornata. Il professor Domeni­
ghetti del Canton Ticino ha messo
in evidenza come nonostante l’au­
mento della spesa sanitaria, au­
mentino le disuguaglianze nella
salute. Questo è un concetto che
ci deve far riflettere anche nell’ot­
tica di adottare contromisure pre­
ventive. Credo che l’esempio del
Titanic, propostoci da Domeni­
ghetti, sia molto chiaro ed elo­
quente. Un’altra questione che ha
sollevato è che la sanità si trova
spesso a riparare i danni prodotti
da altre politiche. Questo è un
aspetto che evidenzia la necessità
107
Le conclusioni
108
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
di lavorare in modo maggiormen­
te sinergico con gli altri settori
della politica. Fa molto riflettere
anche il fatto che un terzo della
spesa sanitaria sia assorbito da
problemi che si creano nel conte­
sto dei luoghi di lavoro. Credo che
tutti coloro che si occupano di la­
voro debbano tenerlo presente
perché è sicuramente un versante
critico sul quale è necessario agi­
re.
Volevo anche riprendere l’altro
suggerimento e rispondere alla
domanda: “che fare?” Qualcuno ci­
tava la congiura del silenzio dei
mass media, ma io non voglio se­
guirlo e, anzi, sono grato ai mass
media per il grosso lavoro che
svolgono. Molte volte i mass me­
dia tendono a enfatizzare fatti
scandalistici più che argomenti che
forse “non fanno notizia”, come la
promozione della salute. Credo che
bisognerà lavorare anche in que­
st’area per raggiungere una mag­
giore intesa anche con gli opera­
tori della comunicazione.
Ho apprezzato la sperimentazio­
ne del Canton Ticino in tema di va­
lutazione dell'impatto sulla salu­
te delle decisioni politiche. È un
aspetto di sicuro interesse: segui­
remo da vicino quanto verrà pro­
dotto in Canton Ticino per valuta­
re se alcune metodologie potran­
no essere importate anche nella
nostra Provincia.
Il professor Mittone ha fatto un
ragionamento sugli ospedali di di­
stretto. Credo che nessuno più del
sottoscritto sia attento a dare ri­
sposte di qualità a tutti i cittadini.
In ogni caso, anche su questo
dobbiamo essere estremamente
chiari: noi cerchiamo di costruire
la rete ospedaliera del Trentino
con l’obiettivo di dare il massimo
della qualità possibile nel punto
più vicino possibile ai cittadini
stessi. Questo non vuol dire “tut­
to e dappertutto”, ma significa
“dare la massima qualità” cercan­
do il più possibile di venire incon­
tro alle esigenze dei cittadini.
È importante che la comunità
rifletta su cosa è meglio per ognu­
no di noi: se è preferibile la co­
modità oppure l’efficacia e la si­
curezza. Oggi sappiamo che ciascu­
no di noi, in caso di malattia, è di­
sposto a fare sacrifici recandosi in
posti lontani oppure spendendo
soldi di tasca propria. In Trentino
il servizio sanitario funziona e ga­
rantisce a tutti la copertura sani­
taria.
Per quanto riguarda la “Sani­
card”, volevo precisare che costi­
tuisce un’ipotesi di lavoro per
coinvolgere il settore privato, in
questo caso gli operatori turistici,
nella logica di erogare ai visitato­
ri del Trentino servizi sanitari ag­
giuntivi con il contributo di risor­
se ulteriori che le forze economi­
che del turismo intendono mette­
re a disposizione.
Relativamente ai fondi che ver­
ranno istituiti a livello nazionale,
in termini di contribuzione volon­
taria, citati dal dott. Girardi, vole­
vo precisare che l’iniziativa locale
di istituire un Fondo obbligatorio
per non autosufficienza è qualco­
sa che si configura in modo diver­
so rispetto a quello che si vuole
fare a livello nazionale. Il Fondo
per la non autosufficienza non
deve essere considerato una tas­
sa, ma qualcosa in grado di assi­
curare una certezza, una garanzia
- anche dal punto di vista della
qualità della vita - in termini di
tranquillità e di sicurezza nei con­
fronti di qualsiasi eventualità che
colpisca i cittadini nel corso della
loro vita. Questo è il nostro obiet­
tivo; non si tratta di una mutua
che vuole che il cittadino si assi­
curi per avere quello che già ha.
In merito al Fondo per la non au­
tosufficienza, intendo presentare
nei prossimi giorni un apposito
disegno di legge, che mi auguro
venga approvato ancora in questa
legislatura.
Per quanto riguarda il libretto
sanitario giustamente è stato det­
to che siamo tra i primi che lo han­
no abolito, ma questo non signifi­
ca che ci sottraiamo alle verifiche,
all’educazione sanitaria, ai corret­
ti comportamenti rispetto alla ma­
nipolazione degli alimenti.
È nostra intenzione anche pro­
cedere alla riforma della guardia
medica cercando di dare più sta­
bilità a questa figura professiona­
le; valuteremo, in prospettiva, in
quale modo riformare la medicina
turistica: questo sicuramente sarà
uno degli impegni che andrà por­
tato avanti con tenacia. La preca­
rietà dei professionisti è un ele­
mento che riduce le garanzie di
una risposta sanitaria di qualità sul
territorio.
Ho anche apprezzato il riferi­
mento che è stato fatto all’acces­
sibilità alla montagna ai portatori
di handicap. Io credo che il turi­
smo dovrebbe essere aperto anche
alle persone che hanno problemi,
siano esse anziani o disabili, in
modo che anch’essi possano frui­
Da sinistra:
Malga Montalon
(Telve): lavori
in corso.
Malga Montalon
(Telve). L’acqua,
il legno e l’ingegno
dell’uomo: energia
per la produzione
del burro.
A pagina 110:
Malga Costa
(Telve):
una raccolta più
che abbondante.
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
109
Le conclusioni
110
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
re appieno le bellezze della mon­
tagna.
Volevo anche ricordare è l’im­
portanza di una concreta azione di
sensibilizzazione nei confronti so­
prattutto dei giovani ad intrapren­
dere la carriera sanitaria. Noi dob­
biamo far sì che i giovani si rivol­
gano a questo tipo di professioni.
Concludo ricordando gli impe­
gni che intendiamo assumere nei
mesi futuri rispetto a quanto è sta­
to detto oggi, proprio per fare in
modo che questo convengo possa
avere un seguito. Ci sono tre ini­
ziative che vogliamo mettere in
campo:
1. La prima è l’adesione al proget­
to internazionale dell’Ufficio
Europeo per gli Investimenti in
Salute dell’OMS di Venezia, di­
retto dal dottor Ziglio, dal ti­
tolo: “Indicatori sociali ed eco­
nomici per la salute e lo svilup­
po della popolazione”. Il prin­
cipale obiettivo di questo pro­
getto è quello di comprendere
e di indagare i determinanti
sociali ed economici della sa­
lute, allo scopo di promuovere
la capacità delle istituzioni go­
vernative a livello locale di po­
ter agire su di essi per assicu­
rare efficaci investimenti e si­
nergie tra uno sviluppo econo­
mico, sociale equo e sostenibi­
le, e l’aumento del livello di
salute della popolazione. Quin­
di la Provincia autonoma di
Trento diverrà, assieme ad al­
tre realtà regionali europee che
si sono candidate a partecipa­
re a quest’importante iniziati­
va, una delle aree di sperimen­
tazione per l’attuazione di que­
sto progetto;
2. Si è pensato di costituire, pre­
via una valutazione di fattibi­
lità, un osservatorio sull’equi­
tà nella salute, che nelle sue di­
verse accezioni viene ritenuta
come una variabile e un obiet­
tivo altamente significativo.
3. Stiamo valutando la possibili­
tà che il Trentino, in ragione
della sua posizione logistica,
possa proporsi, in futuro, come
sede di alcune iniziative del­
l’Ufficio di Venezia, da portare
avanti in collaborazione con
l’Organizzazione Mondiale del­
la Sanità.
Credo che su questi progetti do­
vremo continuare a lavorare in
modo da far sì che la giornata di
oggi porti i suoi frutti e abbia
quella continuità che ci siamo au­
gurati avesse fin dall’inizio.
SCHEDA
Glossario
Alleanza
Un’alleanza per la promozione della salute è una partnership fra due o più soggetti che
perseguono una serie di obiettivi di salute condivisi.
Ambienti di sostegno alla salute
Gli ambienti di sostegno alla salute offrono alle persone protezione dalle minacce alla
salute mettendole in grado di espandere le loro capacità e di sviluppare un senso di
fiducia nella salute. Comprendono i luoghi di vita, le comunità locali, le abitazioni, i
luoghi di lavoro e i luoghi di divertimento.
Ambienti per la salute
I luoghi o il contesto sociale in cui le persone svolgono le loro attività quotidiane in
cui i fattori ambientali, organizzativi e personali interagiscono influenzando la salute
e il benessere
Capitale sociale
Il capitale sociale rappresenta il livello di coesione sociale che esiste in una comunità.
Si riferisce ai processi fra le persone che stabiliscono reti, norme e legami sociali e
facilitano il coordinamento e la cooperazione finalizzate al reciproco beneficio.
Collaborazione intersettoriale
Una relazione formale fra due o più soggetti appartenenti a differenti settori della
società che collaborano per intraprendere azioni finalizzate a raggiungere risultati di
salute secondo modalità più efficaci, efficienti o sostenibili rispetto a quelle che po­
trebbero essere intraprese dal solo settore sanitario.
Comunità
Uno specifico gruppo di popolazione, che spesso vive in una precisa area geografica,
che condivide una cultura, valori e norme comuni, è organizzato in una struttura socia­
le sulla base di relazioni che la comunità ha sviluppato nel corso del tempo. I membri
di una comunità acquisiscono la loro identità personale e sociale nella condivisione di
credenze, valori e norme comuni che sono state sviluppate dalla comunità nel passato
e possono essere modificate nel futuro. Essi sono consapevoli della loro identità come
gruppo e condividono bisogni comuni e l’impegno a soddisfarli.
Condizioni di vita
Le condizioni di vita sono i luoghi ambiente dove le persone svolgono le loro attività
quotidiane, dove essi vivono, dove giocano e dove lavorano. Le condizioni di vita sono
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega 11
111
il prodotto di situazioni sociali ed economiche e dell’ambiente fisico, che hanno un
impatto sulla salute e non possono essere controllate dagli individui.
Determinanti della salute
La gamma di fattori personali, sociali, economici e ambientali che determinano lo stato
di salute degli individui o delle popolazioni.
Equità nella salute
Equità vuol dire giustizia. Equità nella salute significa che i bisogni della gente devono
guidare la distribuzione delle opportunità per conseguite il benessere.
Fattore di rischio
Stato, comportamento o ambiente sociale, economico o biologico in grado di aumen­
tare la suscettibilità a specifiche patologie, a danni alla salute o lesioni.
Guadagno in salute
Guadagno in salute è un modo di esprimere i miglioramenti in termini di salute.
Indicatore di salute
Un indicatore di salute è una caratteristica misurabile (in modo diretto o indiretto) di
un individuo, di una popolazione o dell’ambiente.
Investimenti per la salute
Con questo termine ci si riferisce alle risorse che sono destinate in modo esplicito alla
produzione di salute e ai guadagni in salute. Possono essere investite da istituzioni
pubbliche o private oppure da gruppi di persone o individui. Le strategie per investire
in salute si fondano sulla conoscenza dei determinanti della salute e cercano di pro­
muovere l’impegno nei confronti di politiche pubbliche orientate alla salute.
Partnership per la promozione della salute
Una partnership per la promozione della salute è un accordo volontario fra due o più
partner che cooperano per raggiungere dei risultati di salute condivisi.
Qualità della vita
Si definisce qualità della vita la percezione della posizione nella vita di un individuo
nel contesto del sistema culturale e di valori in cui vive, e in relazione agli obiettivi,
alle aspettative, ai modelli e agli interessi. È un concetto molto ampio e complesso che
comprende la salute fisica, lo stato psichico, il livello di autonomia, le relazioni sociali,
le credenze personali e i rapporti con le caratteristiche più importanti dell’ambiente.
Responsabilità sociale per la salute
La responsabilità sociale per la salute è costituita dalle azioni dei decisori politici nel
settore pubblico e in quello privato per perseguire politiche e procedure in grado di
promuovere e proteggere la salute.
Riorientamento dei servizi sanitari
Il riorientamento dei servizi sanitari è caratterizzato da un interesse esplicito per il
raggiungimento di risultati di salute secondo le modalità con cui è organizzato e fi­
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Malga Montalon
(Telve):
uno sguardo al
panorama prima
della riparazione
di un recinto.
A pagina 115:
Malga Rolle
in Primiero (TN).
(Fototeca APT
del Trentino,
foto di
G. Deflorian).
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nanziato il sistema sanitario. Ciò può portare a un cambiamento nell’atteggiamento e
nell’organizzazione dei servizi sanitari, che si focalizzano sui bisogni dell’individuo
come persona nella sua interezza in rapporto anche con i bisogni dei gruppi di popo­
lazione.
Settore sanitario
Il settore sanitario è composto dall’organizzazione dei servizi sanitari pubblici e priva­
ti (che comprendono la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, la dia­
gnosi, la cura e l’assistenza), le politiche e le attività dei dipartimenti e dei ministeri
per la salute, le organizzazioni non governative orientate alla salute, i gruppi di comu­
nità e le associazioni professionali.
Strategia per la salute
Dichiarazione formale o procedura che, a livello istituzionale, definisce le priorità e i
parametri per l’azione in risposta ai bisogni di salute e alle risorse disponibili.
Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile è quel tipo di sviluppo in grado di soddisfare i bisogni del
presente senza compromettere la possibilità di soddisfare i bisogni delle generazioni
future. Comprende molti elementi e tutti i settori, compreso il settore sanitario, che a
sua volta, deve contribuire a perseguire lo sviluppo sostenibile.
Liberamente adattato da “Health Promotion Glossary”
(www.who.int/hpr/backgroundhp/glossary/glossary.pdf). Traduzione dall’inglese di Giovanni Martini.
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