a cura di Paola Barigelli-Calcari

La Vergine rappresenta
il primo essere umano
che ha realizzato il fine
dell'Incarnazione: la
deificazione dell'uomo.
Anche per la Madre di
Dio esiste una
"immagine acheropita"
molto antica: la Madre
di Dio di Lydda, detta
anche "Madonna di
Roma".
Secondo la tradizione, mentre gli
apostoli Pietro e Giovanni stavano
predicando a Lydda (in seguito
chiamata Diospolis), vicino a
Gerusalemme, costruirono una
chiesa dedicata alla Santissima
Madre di Dio; in seguito tornati a
Gerusalemme chiesero alla Panagia
di venire a santificare la Chiesa con
la sua presenza. Lei li rimandò a
Lydda e disse: “Andate in pace, e io
sarò lì con voi”. Giunti a Lydda,
trovarono un’icona della Vergine
“acheropita” (non fatta da mano
d’uomo) impressa in colori sulla
parete della chiesa (alcune fonti
dicono che l’immagine era su un
pilastro). Allora la Madre di Dio
apparve rallegrando quanti si erano
lì radunati. Benedisse l’icona e le
conferì il potere di operare miracoli.
Brephocratousa = colei
che porta il bambino
Aghiosoritissa
raffigura la Vergine quasi di profilo, con le
braccia protese in atto di intercedere. Il suo
prototipo attribuito a san Luca pare che sia
stato portato a Costantinopoli dalla
Palestina nel V secolo. Andò
probabilmente perduto nel corso della crisi
iconoclastica.
Principali tipi
iconografici mariani
Il tipo ieratico
dell'Odigitria
 Il tipo affettuoso
dell'Eleousa
 Il tipo umano
dell'allattante
 Il tipo intercedente
dell'orante
 Il tipo della Kyriotissa
o «regina»

La Madre di Dio Odigitria
sorregge con un braccio
il Bambino, indicandolo
con l’altra mano come
la Via, la Verità e la Vita. Il
Bambino ha le fattezze
dell’adulto perché è il
Dio Eterno, in una mano
tiene il rotolo della
legge, mentre con l’altra
impartisce la
benedizione.
Maria vi è raffigurata in
posizione frontale; sul
braccio tiene Gesù
benedicente mentre con
l'altro lo indica a chi
guarda, alludendo nel
gesto: " È lui la via ". È
quanto significa Hodigìtria,
la "conduttrice".
All'origine del nome è
anche il toponimo del
convento degli Hodigi, o
"guide", convento nel
quale era conservato
l'originale attribuito a s.
Luca.
Teodoro il Lettore, storico del
sec. VI, riferisce che l'icona fu
da Gerusalemme mandata
all'imperatrice Pulcheria (408456) da parte della cognata
Eudocia. L‘icona godeva di
grande fama ed era considerata
uno dei palladi della città di
Costantinopoli: proteggeva la
città e conduceva alla vittoria
le armate dell'impero. Fu spesso
portata in processione sulle
mura assediate, come nel 1187,
al tempo della rivolta di Brana
contro Isacco Angelo.
Nel 1261, all'indomani della
liberazione di Costantinopoli
dal giogo dei crociati, questa
icona fu portata in trionfo
mentre l'imperatore ne era al
seguito, a piedi nudi e spoglio di
ornamenti. Molti documenti
posteriori attestano la
presenza dell'icona a
Costantinopoli sino al 1453,
anno in cui l'icona cadde in
mano ai turchi, fu spogliata del
suo prezioso rivestimento e
ignominiosamente trascinata
per le strade, poi calpestata e
distrutta.
Molte copie del ritratto erano state
fatte lungo i secoli: se ne sono
conservate su monete, avori, sigilli,
miniature, mosaici e icone. La più
antica copia che si conosca è
conservata a Roma, in S. Maria
Nova, e risale al V-VI sec. Un'altra si
trova in Russia ove fu portata dal
Monte Sinai nel secolo scorso.
Roma possiede molte altre copie,
venerate in S. Maria Maggiore, in S.
Maria del Popolo, al Pantheon, in S.
Maria in Cosmedin, ai Santi
Apostoli, in S. Agostino in Campo
Marzio, ecc. Altre sono venerate in
diverse parti d'Italia: Grottaferrata,
Bari, Monopoli, Bologna, Torino,
Venezia e altrove.
La Russia poteva vantare il
possesso di parecchie
copie, tutte molto venerate:
Madonna di Smolensk, di
Iberia, di Gerusalemme, di
Riazan, di Kostroma, di
Fedor, di Vilna, di Tikhvin, di
Koniev, di Kazan, ecc. La
Polonia possiede la
Madonna di Czestochowa.
Altre copie si trovano in
Siria, Egitto, Cipro, Monte
Sinai, Grecia, Monte Athos,
Jugoslavia, ecc.
La Madonna Hodigìtria è
considerata patrona degli
iconografi. Ne esistono copie
a mezzo busto, a figura
intera, in piedi e seduta.
Riportiamo, per finire, questa
strofa tratta dall'ufficiatura
votiva della Madonna, che i
bizantini recitano davanti alla
sua icona: «Diventino mute
le labbra degli empi che non
si prostrano avanti alla tua
veneranda immagine
Hodigìtria, dipinta dal santo
apostolo Luca»
Il tipo della
Kyriotissa o
«regina»
Può anche
denominarsi
«Dominatrice
del mondo». Il
tipo raffigura la
Madonna seduta
in trono, in abito
di Basilissa o
«imperatrice».
Questo tipo
trionfale, già
abbozzato
nelle
catacombe di
S. Priscilla a
Roma nella
scena
dell'adorazione
dei Magi, si è
imposto dopo
il concilio di
Efeso del 431.
A partire dall'epoca di
Giustiniano I (527-565)
lo vediamo risplendere
a Parenzo, a Santa Sofia
di Costantinopoli, a
Ravenna, a San
Demetrio di Salonicco,
ecc. Dopo le lotte
iconoclaste il tipo torna
in auge e alla Madonna
in trono è riservato il
posto d'onore nel
catino delle absidi
centrali delle chiese.
La Theotókos è raffigurata
vestita di porpora, assisa da
sovrana, con tutti gli onori
che sono dovuti ad una
Basilissa. Il bambino le è
seduto in grembo, e ha la
destra alzata in segno di
benedizione. La Madonna si
presenta così " trono della
Sapienza ". La solennità è
resa dalla staticità frontale di
madre e Figlio, sullo stesso
asse verticale. Questa
grandiosa visione è stata
spesso cantata dai padri
della chiesa e dai testi
liturgici.
Alcune notevoli varianti
da segnalare: la
Nicopeia- il cui originale
era custodito nel
santuario di Blacherne,
e una copia del quale è
a Venezia la Madonna
del così detto "miracolo
consueto"; la Panagia
Angeloktistos dell’abside
della chiesa di Kiti a Cipro,
mosaico del sec. IX;
la Panakrantos o " tuttapura"
dell'abside di Monreale;
la Pantanassa o
"regina
universale",
affresco della metà
dal sec. XIV a
Mistra; la Più
Eccelsa fogli Angeli
del Monte Athos,
ecc. Il tino si ritrova
ovunque irradia
l'arte bizantina:
Siria, Cappadocia,
Egitto, Cartagine,
Italia, Russia,
Romania,
Bulgaria... e
passerà inoltre
all'arte romanza e
gotica.
I simboli principali, accompagnati
da iscrizioni a cui normalmente
ricorre l'artista, sono i seguenti.
La posizione frontale delle figure e
gli occhi aperti rivolti allo spettatore
hanno lo scopo di mettere il fedele
che prega in diretto contatto con il
modello raffigurato. Il fondo
oro esprime la gloria celeste in cui
vivono attualmente le figure
rappresentate.
Il nimbo dorato suggerisce la santità
della Panaghia, o «Tuttasanta».
Le tre stelle dipinte sul capo e sulle
spalle di Maria simboleggiano
la Aeiparthenos, o «perpetua
verginità di Maria prima, durante e
dopo il parto».
Le Iscrizioni che figurano sulle icone
mariane sono di due tipi. Le prime sono
obbligatorie, le seconde facoltative. Quelle
obbligatorie accompagnano le figure di
Maria e del bambino. Quella che
accompagna la figura di Maria è costituita
dai due digrammi del nome di Maria, scritti
in grandi caratteri, spesso ornati, ai due lati
del capo della Madonna. Essi sono MP ΘY,
abbreviazione per Meter Theou, o Madre di
Dio. Questi due digrammi hanno
soppiantato ben presto il nome Aghia
Maria, o Santa Maria, che si incontrano in
alcune rare raffigurazioni antiche. Essi
corrispondono inoltre al
nomeTheotokos divenuto un nome proprio
di Maria a partire del concilio di Efeso del
431, nel quale i Padri della Chiesa
ravvisano la fonte di tutte le sue grandezze
e di tutti i suoi privilegi.
San Giovanni
Damasceno
(+749) cosi lo
celebra: «Il solo
nome
Theotókos
contiene tutto il
mistero
dell'economia
della
salvezza».
Esso
comprende
anche per i
bizantini la
fonte nascosta
della sublime
bellezza della
Madre di Dio.
Il nimbo è crociato, per
indicare il Salvatore, e
contiene il trigramma
sacro O WN, o Yahweh, il
nome rivelato da Dio a
Mosè. Ai due lati del capo
sono iscritti IC XC, per
Gesù Cristo, Figlío di Dio e
Dio lui stesso. La mano
sinistra regge un rotolo di
pergamena, simbolo della
sapienza; la mano destra
alzata suggerisce un segno
di benedizione.
Abbiamo detto che l'icona
è prima di tutto oggetto di
culto. Questo significa che
l'icona è sotto la diretta
giurisdizione della Chiesa
che obbliga l'artista a non
inventare (o creare, come si
suole dire adesso) il suo
personaggio. Questo
controllo si esercita durante
la benedizione richiesta per
ogni icona nuovamente
dipinta. Il sacerdote, prima
di procedere alla
benedizione, verifica la
corrispondenza del nome
iscritto con la persona
raffigurata. In caso positivo,
pronuncia la preghiera di
benedizione. \
Il rituale slavo propone la seguente
preghiera di benedizione,
accompagnata da aspersione con
acqua benedetta e con incensazione:
«Signore Dio Padre onnipotente. che
ti sei degnato di scegliere tra tutto il
genere umano una pura colomba e
immacolata agnella, la sempre
Vergine Maria, per essere la Madre
del tuo Figlio unigenito, e l'hai
santificata con la discesa dello Spirito
Santo nella sua dimora, tu l'hai fatta
più venerabile dei cherubini e dei
serafini e più gloriosa di ogni
creatura, orante e interceditrice di
tutto il genere umano, benedici e
santifica con la tua grazia
nell'aspersione di quest'acqua santa
questa icona dipinta in suo onore e
ricordo, …
…e a gloria di colui che da lei e
nato, il tuo Figlio unico e
consustanziale, e di te, suo Padre
senza inizio, e del tuo santissimo,
buono e vivificante Spirito, e
fanne per tutti quanti
pregheranno con fede davanti a
essa, una sorgente di guarigione
dalle malattie dell'anima e del
corpo, di liberazione e protezione
da tutte le calamità dei nemici, e
fa' che le loro preghiere ti siano
gradite. Per la misericordia del
tuo unico Figlio. che da lei è nato
nella carne, il nostro Signore
Gesù Cristo, con il quale tu sei
benedetto assieme al tuo santo.
buono e vivificante Spirito, ora e
sempre e nei secoli dei secoli.
Amen».
–
L'elemento narrativo è
l'indispensabile avvio alla
composizione di ogni icona,
essendo il cristianesimo una realtà
che si inserisce nella storia. Ogni
raffigurazione della Madonna ha
contenuto storico e si riferisce ad
un evento determinato della vita di
lei (icone festive) o ad un suo
intervento nella storia della chiesa
o dei santi. I tratti stessi di Maria
nelle icone vogliono essere quelli
di un ritratto: almeno secondo la
tradizione che tramanda i primi
ritratti di lei come opere eseguite
dalla mano di s. Luca.
CONTENUTO STORICO
CONTENUTO CULTUALE-LITURGICO
–
L'icona è oggetto di culto. Ciò è
messo in rilievo sia dall'iscrizione
che le è propria, sia dalla
benedizione che consentirà la
venerazione dei fedeli e farà
dell'icona un sacramentale e un
canale della grazia. Per questo
ogni icona - in specie quelle della
Madonna - ha un suo posto ben
preciso nel tempio, formando
parte del così detto ciclo liturgico,
e la sua esposizione rientra
nell'anno liturgico considerato
come tempo redento della liturgia.
Anche le icone patrimonio delle
case private condividono il
medesimo carattere cultuale e
liturgico.
CONTENUTO SPIRITUALE
–
La vita spirituale tende
essenzialmente alla
salvezza. L'icona è quindi un
sostegno del fedele a
pervenirvi. Inoltre i
personaggi che ne motivano
la venerazione sono coloro
che l'hanno raggiunta e sono
i più idonei ad aiutare i fedeli.
Maria è proposta dalle icone
non più quale personaggio
storico vissuto in tempi
lontani, ma come persona
vivente e che si trova nella
gloria; perciò soccorre i
fedeli per elevarsi fino a lei.
CONTENUTO SPIRITUALE –
È stato detto che l'arte dell'icona non è
arte realista, in quanto ciò che
rappresenta è l'essere umano già
trasfigurato dallo Spirito di Dio. Ma
una realtà di ordine divino può
manifestarsi sulla terra, realtà del tutto
concreta, del tutto storica, sulla quale è
la luce della grazia. Per questo motivo
l'icona può santificare al guardarla,
offrendo il senso della visione. I mezzi
per ottenerlo sono numerosi, basati su
ogni elemento della raffigurazione: i
colori, le linee, le architetture, i volti, gli
abiti, ecc. Questo contenuto spirituale si
è concretizzato nella tradizione
orientale, avvalorata da interventi dei
personaggi raffigurati, come ad esempio
la quasi totalità delle apparizioni
miracolose della Madonna verificatesi
per mezzo delle icone a lei dedicate.
CONTENUTO DOGMATICO
–
Le icone della Madonna
hanno il loro posto nel
cosiddetto ciclo
dogmatico
dell'iconografia e
propongono ai fedeli in
diversi modi, ed in un
linguaggio simbolico, la
dottrina mariana della
chiesa d'oriente. L'icona
della Vergine che regge
il bambino illustra il
dogma della maternità
divina di Maria e
propone Maria come la
grande testimone
dell'incarnazione .
CONTENUTO
DOGMATICO –
L’Hodigìtria mette
in risalto la divinità
del Cristo, mentre
l’ Eleusa e sue
derivazioni
insistono
sull'umanità del
Cristo.
CONTENUTO DOGMATICO-
La perpetua verginità
di Maria è espressa
dalle tre stelle che
mai mancano sulla
fronte e sulle spalle di
lei La mediazione di
Maria trova allusione
chiarissima nel gesto
della mano della
Hodigìtrìa e
soprattutto nella
raffigurazione della
Diesis.
CONTENUTO
DOGMATICO-
La mediazione
di Maria trova
allusione
chiarissima nel
gesto della
mano della
Hodigìtrìa e
soprattutto nella
raffigurazione
della Diesis.
CONTENUTO DOGMATICO
–
L'esimia dignità di Maria
è messa in rilievo dalle
parole dell'inno «In te si
rallegra tutto il creato»; lo
stesso inno e altre
espressioni propongono
ai fedeli la superiorità di
Maria e la sua suprema
dignità su tutti gli esseri.
La regalità mariana trae
bellissima affermazione
dall'icona della
Kyrìotissa, anche se la
chiesa orientale non ha
ritenuto di commemorarla
in una festa specifica,
come invece la chiesa
cattolica.
–
Le icone della dormizione, delle
esequie e dell'assunzione di
Maria mettono bene in rilievo il
dogma dell'assunta e della
glorificazione di Maria in corpo e
anima, così come i testi liturgici
della festa dell'Assunzione.
CONTENUTO DOGMATICO
1482 Dionisij Odigitria Tret'jakov
XIV recto scuola di Novgorod,
Madre di Dio del Don Tret'jakov
1314, Piccola icona della Madre di Dio
Tolgskaja II Jaroslavl museo belle arti
XV secolo, Madre di Dio della tenerezza,
Sergiev Posad, monastero della Trinità di
S. Sergio
Eleousa affresco monastero Chora
Costantinopoli
Hodegetria lato A museo bizantino
Atene
1490 Andreas Ritzos vergine della
passione
1400 Vergine cardiotissa Byzantine and
Christian Museum, Athen
Bawit Coptico museum, Il Cairo
VI sec., Madonna della
Clemenza, S. Maria in
Trastevere, Roma
XIV sec., Panaghia Psychosostria,
Ochrida , Macedonia, Museo nazionale
XII se. Madonna di S. Luca, Santuario
della Guardia, Bologna
Hodegetria con apostoli, Torcello
Venezia
Church at the Greek Orthodox
Monastery of Hosios Lukas, Greece

Theotokos ossia “Genitrice di Dio”, `e il titolo che il
Concilio di Efeso nel 431 attribuisce alla Madonna e
che la tradizione orientale ha conservato e
prediletto attraverso i secoli. L’icona della Madre di
Dio intende esprimere soprattutto il Mistero della
Divina Maternità che la Vergine manifesta nell
sguardo doloroso e lieto rivolto al Figlio. La Madre
di Dio rappresenta ogni creatura e di ogni creatura
`e madre che sa accogliere ogni sentimento umano
per trasfigurarlo nella preghiera al Figlio. Per tale
motivo ella non `e mai raffigurata se non insieme al
Cristo o in una composizione a Lui collegata.

La Madre di Dio della Tenerezza (Eleusa)
tradizione vuole che nel gesto di intenso
affetto fra la Vergine mistero della morte
e risurrezione; il riverbero del dolore,
dell’amore e della serena accettazione
della volontà divina si coglie sul volto della
Madre.
La Madre di Dio del Segno, La Più Vasta dei
Cieli leva le mani al cielo in preghiera e
porta l’effige del Salvatore Emmanuele sul
petto. Si richiama alle parole del profeta Isaia:
“Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la
Vergine concepirà e darà alla luce un figlio egli
porrà il nome di Emmanuele” (Is 7,14).
 L’icona è quindi manifestazione del Dio
presente e incarnato nell’umanità di Maria.

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Hodigitria e kyriotissa