Le inondazioni
Obiettivo di questa unità
didattica conoscere e
comprendere le inondazioni, le
cause e gli effetti di tali
fenomeni e le strategie
previsionali e/o preventive.
Le inondazioni
-: conoscere la dinamica fluviale, le
grandezze fisiche ed i parametri
utilizzati per descriverla, le
variazioni stagionali o annuali alle
quali va incontro.
-: comprendere i processi di
erosione-trasporto-sedimentazione
fluviali.
-: conoscere l’influenza che tali
processi esercitano sull’evoluzione
del paesaggio, e sull’evoluzione
della stessa dinamica fluviale.
Le inondazioni
-: definire una inondazione,
conoscere le modalità attraverso le
quali si stima la tempistica di ritorno
di tali eventi,; comprendere il
concetto di rischio idrogeologico.
-: conoscere le modalità di
prevenzione e /o previsione di tali
fenomeni.
Il termine "inondazione"
In
realtà lesi
inondazioni
alluvioni inondazione
da un punto
Quando
utilizza ilotermine
di
vistamentalità
geomorfologico
non sono
nella
comune
si fa eventi
riferimento
funesti
o eccezionali
ma rappresentano
ad eventi
drammatici
dove le acque
solamente
fase stagionale
o annuale
correnti una
spazzano
via tutto
ciòdella
che
"dinamica
deisul
corsi
d'acqua".
incontrano
loro
cammino.
Gli effetti devastanti che possono, in alcuni
casi, verificarsi sono solo la conseguenza
diretta o indiretta dell'intervento umano
sull'ambiente, intervento spesso incosciente
ed indiscriminato.
Il termine "inondazione"
Prima di definire cosa si intende per
"alluvione" è necessario chiarire alcuni
concetti base sulla dinamica dei corsi
d'acqua
Corsi d'acqua e bacini
idrografici
Corsi d'acqua e bacini
idrografici
Una
grandefiume
distinzione
da farsi è
Conprima
il termine
si indicano
contra
il termine
torrente si
quella
fiumi e torrenti
corsi d'acqua caratterizzati da
indica invece un corso
"lunghezza" rilevante, "portata
d'acqua
a
breve
percorrenza
consistente" e "regime"
con "regime"
e "portata"
uniforme
e regolare
estremamente variabili
Corsi d'acqua e bacini
idrografici
Generalmente con il termine torrente si
indicano i corsi d'acqua che scorrono nelle
regioni montuose o collinari e che sono
pertanto caratterizzati da breve percorso,
modesta pendenza, profilo longitudinale
molto irregolare, anche con bruschi salti e
quantità di acqua trasportata assai
variabile.
Corsi d'acqua e bacini
idrografici
Con
caratteristiche
di
questo
tipo
è
In questo caso nella prima parte del
chiaro
che
l'evoluzione
del
"letto"
o
percorso essi hanno maggiormente
"alveo"
nel
quale
scorrono
le
acque
è
caratteristiche torrentizie, mentre
continua.
Vi
sono
inoltre
dei
corsi
nella seconda porzione acquistano
d'acqua
che
sviluppano
il
loro
quelle tipiche di un fiume:
percorso in parte in aree montuose o
collinari ed in parte in zone
pianeggianti.
Corsi d'acqua e bacini idrografici
• è questo il caso di molti corsi d'acqua
italiani (Po compreso) che nascono sulle
Alpi, ne attraversano una porzione, e si
riversano poi in pianura;
• andrebbero più correttamente chiamati
torrenti nel tratto alpino e fiumi in quello di
pianura, ma nella realtà viene usato per
entrambe le porzioni il termine "fiume".
I bacini idrografici
• bacino idrografico, ovvero dell'area nella
quale si raccolgono le acque che
alimentano un corso d'acqua. Un bacino
idrografico è quindi una porzione di
superficie terrestre dove si incanalano
tutte le acque (lungo "linee di flusso" dette
di "impluvio") verso un corso principale (o
"impluvio principale");
I bacini idrografici
• tale superficie è delimitata da linee dette
"spartiacque" che corrispondono ai rilievi
ed ai versanti dominanti la distribuzione
delle acque lungo i diversi "impluvi". Gli
"spartiacque" dividono pertanto le acque
che cadono in un "bacino" da quelle che
cadono nei "bacini confinanti".
I bacini idrografici
noto
che ogni corso
d'acqua
ha degli
•è Le
dimensioni
dei "bacini
idrogrografici"
"affluenti"
ed è a sua volta
"confluente"
in un
sono estremamente
variabili
in funzione
altro corso d'acqua;
del corso d'acqua o "impluvio principale"
èche
logico
quindi
cheinman
mano che si
viene
preso
considerazione
prendono in considerazione corsi d'acqua via
via più grandi, si va ad ampliare anche la
superficie del "bacino idrografico"
corrispondente e che il "bacino" di un grande
fiume contenga al suo interno anche i bacini
idrografici di tutti i suoi affluenti secondo un
chiaro e preciso ordine gerarchico
I bacini idrografici
I bacini idrografici
• Ogni bacino idrografico è caratterizzato da
una ben precisa geometria, le cui
caratteristiche determinano il trasferimento
di acqua e di materiale detritico;
• tale geometria è data dalle sue
dimensioni,
• dall'inclinazione dei versanti,
• dal numero e dalla lunghezza dei corsi
d'acqua componenti il suo "reticolo".
I bacini idrografici
Un
esempio
di questo
tipo ilsireticolo
ha nel caso in
• Le
acque che
alimentano
cuiidrografico
rocce permeabili
siano
sovrapposte a
di un bacino
derivano
rocce
impermeabili,
con strati inclinati
a tal
• dallo
scorrimento superficiale
delle acque
punto
da permettere il deflusso delle acque
di precipitazione,
in un bacino limitrofo. In queste condizioni
• dalle acque di sorgente,
si osserva come spesso non vi sia
• dalle acquetra
dovute
alla idrografico"
fusione glaciale
coincidenza
"bacino
e o
nivale;idrogeologico" (ovvero, gli
"bacino
• a volte, poi,geologici
le stessenon
acque
alimentano
spartiacque
coincidono
bacinicon
diversi
seguito di particolari
sempre
gli aspartiacque
orografici o
situazioni geologico - tettoniche
morfologici).
I bacini idrografici
• Le dimensioni di un bacino, il suo sviluppo,
l'orientamento della rete idrografica, in una
parola la sua geometria, dipendono dalle
condizioni climatiche e geologiche della
regione in cui esso si sviluppa.
• In base a queste condizioni i bacini
vengono classificati in:
I bacini idrografici
• Bacini esoreici, o bacini caratteristici delle
regioni umide a consistente piovosità,
sempre alimentati ed aperti all'esterno,
organizzati in ruscelli, torrenti, affluenti e
corso d'acqua principale che trasferisce
infine le acque al mare. Appartengono a
questa categoria i bacini della maggior
parte dei grandi corsi d'acqua europei.
I bacini idrografici
• Bacini endoreici, o bacini tipici delle
regioni semi - aride, con reticolo
scarsamente sviluppato ed orientato verso
l'interno, afflussi scarsi e temporanei che
si concludono in zone acquitrinose (non
raggiungono cioè il mare) o lacustri dove
le acque evaporano o si infiltrano in
profondità. E' questo il caso dei grandi
bacini asiatici come quello del lago d'Aral
o in Africa del lago Ciad.
I bacini idrografici
• Bacini areici, o bacini tipici delle zone aride, con
reticolo pochissimo sviluppato o addirittura
assente, che si riattiva solo in occasione di rare
precipitazioni . I corsi d'acqua hanno spesso
alveo asciutto;
I bacini idrografici
• uadi nel nord Africa è il nome che si da a queste
incisioni che sono l'impronta dello scorrere di
acque, le quali normalmente sono assenti
(e quindi sono visibili solo i letti incisi ed asciutti,
che si estendono in reticoli ciechi anche per
chilometri), in quanto si infiltrano nella sabbia e
nel detrito o rapidamente evaporano. Queste
situazioni sono osservabili nei grandi deserti
caldi come il Sahara, il deserto arabico o quello
australiano.
I bacini idrografici
• La geometria di un bacino idrografico è
determinata anche dalle condizioni
geologiche:
• composizione "litologica" (=la natura della
roccia dove si sviluppa il bacino),
discontinuità (ovvero se la roccia è
omogenea e continua o se vi sono
cambiamenti e disomogeneità litologiche),
presenza di fratture o faglie;
I bacini idrografici
• questi ultimi sono fattori molto importanti
poiché i corsi d'acqua tendono ad erodere
seguendo le vie a minore resistenza, dove
le rocce sono fratturate.
I bacini idrografici
• Questi ultimi sono fattori molto importanti
poiché i corsi d'acqua tendono ad erodere
seguendo le vie a minore resistenza, dove
le rocce sono fratturate.
• In linea generale tanto più il substrato sarà
permeabile, tanto meno complicato sarà il
reticolo idrografico che vi si è sviluppato e
viceversa.
I bacini idrografici
• Altro presupposto fondamentale per la
comprensione dell'evoluzione e della
dinamica
fluviale
ed
anche
delle
inondazioni è la conoscenza delle
grandezze idrologiche
Le grandezze idrologiche
• Con il termine di "alveo" o "letto", si intende
il canale scavato dai corsi d'acqua, da essi
continuamente rimodellato e nel quale essi
scorrono.
• Ciascun corso d'acqua è definito da precisi
parametri relativi alla quantità di acqua
trasportata ed alla sua geometria.
La lunghezza
• Uno dei parametri caratterizzanti un corso
d'acqua è la "lunghezza",
• ovvero, la distanza percorsa dalle acque
tra sorgente e foce.
• Questa può essere assai varia ed arrivare
persino a qualche migliaio di chilometri,
come per il Nilo - kagera (Africa) con i suoi
6671 km, il rio delle Amazzoni - Ucayaly
(America meridionale) con i suoi 6280 km,
La lunghezza
• i maggiori fiumi italiani arrivano solamente
a qualche centinaio di km e sono il Po (652
km), l'Adige (410 km) ed il Tevere (405
km).
La pendenza
• esprime in percentuale il rapporto tra il
dislivello altimetrico tra foce e sorgente e la
lunghezza totale del corso d'acqua;
• questo parametro assume valori assai
elevati per i torrenti che scorrono nelle aree
montuose mentre assume valori modesti o
bassi per i grandi fiumi che scorrono in
aree pianeggianti (la pendenza del Po, ad
esempio è pari a 0,2% - 0,3%, cioè a dire
pari ad un abbassamento di 20-30 cm per
ogni chilometro di lunghezza).
La pendenza
• In corrispondenza dell'emergenza di rocce
compatte si possono avere delle brusche
accentuazioni della pendenza che danno
origine alle cosiddette cascate, le quali
possono estendersi verticalmente anche
per dislivelli di centinaia di metri; un caso
estremo si ritrova in Venezuela dove le
cascate di salto Angel hanno un dislivello
complessivo di oltre 900 m.
La pendenza
• Un alveo caratterizzato da irregolarità
diffuse al fondo, gradini successivi e
aumenti di pendenza diffusi dà luogo a
fenomeni di turbolenza caratteristici
chiamati rapide.
I fattori della dinamica fluviale
• Per comprendere il movimento dell'acqua
nel suo scorrere dalla sorgente alla foce è
necessario
conoscere
i
fattori
caratterizzanti la dinamica fluviale.
I fattori della dinamica fluviale
• Il movimento delle acque è determinato
dalla "gravità", che deve superare il
contrasto operato dall'"attrito" al fondo e
lungo le sponde dell'"alveo"
I fattori della dinamica fluviale
I fattori della dinamica fluviale
• Per procedere alla misura della velocità
per corsi d'acqua di medie dimensioni, si
considera il valore rilevato a 6/10 della
profondità totale, che dovrebbe essere
rappresentativo della velocità media
dell'intera sezione.
• I valori normalmente registrati variano tra
gli 0,2 ed i 2 m/sec ma nei momenti di
piena tali valori possono anche triplicare
I fattori della dinamica fluviale
• . Inoltre, si tenga presente che il
movimento dell'acqua è generalmente
"turbolento" e non "laminare"; questo
significa che le particelle si muovono
secondo traiettorie non parallele (come
invece nel caso di moto laminare) ma
disordinate, formando spesso dei vortici a
seguito di irregolarità dell'alveo.
La portata
• Una delle grandezze idrologiche più
importanti per definire la dinamica fluviale
è la "portata" che esprime il volume
d'acqua che attraversa una determinata
sezione fluviale nell'unità di tempo;
• essa si esprime in m3/sec e si ottiene dal
prodotto della velocità dell'acqua in un
punto (in m/sec) per l'area della sezione
trasversale nel medesimo punto (in m2).
la portata
• Le portate vengono misurate in particolari
stazioni idrometriche e, in Italia, la loro
gestione è affidata al Servizio Idrografico
del Ministero dei Lavori Pubblici; i dati
raccolti vengono pubblicati annualmente
(dal 1921) negli Annali Idrologici.
La portata
• Per i corsi d'acqua di maggiori dimensioni
si ricorre ad un "metodo indiretto" che si
basa sulla relazione tra la "portata" di un
corso d'acqua e la sua altezza idrometrica.
Quindi misurando l'altezza con costanza è
possibili risalire alla corrispondente
portata; l'altezza viene letta con semplici
aste graduate infisse nell'alveo o registrata
in continuo con appositi strumenti
("idrometrografo").
La portata
• In uno stesso corso d'acqua la "portata"
varia dalla "sorgente"alla "foce" e in
funzione
delle
caratteristiche
meteorologiche e climatiche sul bacino;
• è ovvio che le portate più elevate si
registrano in vicinanza della foce o in
concomitanza
di
precipitazioni
particolarmente
abbondanti
(stagioni
piovose, periodi di disgelo etc).
La portata
• I valori della "portata" sono assai variabili
e possono raggiungere le centinaia di m3
al secondo oppure valore zero in caso di
alveo
asciutto
(questa
particolare
situazione si verifica nelle regioni aride o
nell'Italia meridionale per le cosiddette
"fiumare").
La portata
• L'insieme delle"variazioni della portata"
costituisce il "regime" di un corso d'acqua
dato dalla successione di "piene" (portate
massime) e di "magre" (portate minime);
"piene" e "magre" sono determinate dalle
condizioni climatiche della regione in cui si
trova il corso d'acqua, in particolare dalle
distribuzioni delle piogge e dalla fusione
glacionivale.
Il regime
• regime glaciale: Un esempio italiano di
fiume con questo tipo di regime è dato
dalla Dora Baltea che scorre in Valle
d'Aosta e Piemonte.
• regime pluviale: Un esempio particolare è
dato dai fiumi dell'Italia del Sud, come il
Simeto, importante corso d'acqua siciliano,
• regime pluvionivale: Un corso d'acqua
italiano con questo tipo di regime è il
Tevere, grande fiume laziale.
La corrivazione
• la "corrivazione"; con questo termine si
intende il "trasferimento" delle acque
piovane dal punto di caduta fino a una
determinata sezione di un corso
d'acqua.
• Il "tempo di corrivazione" corrisponde
all'intervallo impiegato dalle acque di
precipitazione per raggiungere una
sezione di chiusura del bacino
idrografico, partendo dalle zone più
lontane dalla medesima sezione.
L'energia dei fiumi
• Le acque che scorrono in fiumi e
torrenti sono dotate di una "energia"
che è funzione della "portata", della
"pendenza"
e
del
"
specifico"
dell'acqua; inoltre l'"energia peso " di
un corso d'acqua è funzione della
"velocità" dell'acqua secondo un
fattore tre, ovvero se la velocità di un
corso d'acqua cresce, l'energia dello
stesso aumenterà di tre volte.
L'energia dei fiumi
• Principalmente
l'"energia"
viene
impiegata per vincere gli attriti al fondo,
sulle sponde, con la superficie e dovuti
alla viscosità del fluido stesso, e per
trasportare materiale.
L'energia dei fiumi
• Se l'"energia" disponibile aumenta, il
corso d'acqua ne ha a disposizione un
surplus da impiegare per prendere in
carico altro materiale, ovvero per
"erodere";
• se l'"energia" disponibile diminuisce, il
corso d'acqua dovrà abbandonare una
parte del carico e quindi operare una
"deposizione" o "sedimentazione".
L'energia dei fiumi
• Il trasporto di materiale da parte delle
acque fluviale avviene principalmente
in quattro modi:
•
•
•
•
per fluitazione:
per sospensione:
Per soluzione:
Di fondo:
La sedimentazione fluviale
• Si è detto che nel caso in cui l'"energia" a
disposizione di un corso d'acqua diminuisca, esso
dovrà abbandonare una parte del suo carico e quindi
operare una "deposizione" o "sedimentazione".
• La diminuzione di energia può essere causata o da
una riduzione della velocità o da un aumento del
carico e può avvenire in qualsiasi punto del corso
d'acqua, anche se i processi di sedimentazione sono
comunque più attivi nei tratti di fiume in prossimità
della foce, dove le acque naturalmente rallentano
La sedimentazione fluviale
• I
depositi
fluviali
presentano
una
diminuzione regolare delle dimensioni, da
monte verso valle; questo perché al cadere
della velocità e dell'energia, l'acqua
abbandona prima il materiale più grande e
pesante continuando a tenere in carico
quello più piccolo e leggero e trasportandolo
più a valle. Vi possono comunque essere
riprese di velocità legate a variazioni di
pendenza, che determinano una nuova
rimobilizzazione del materiale prima deposto
complicando i depositi e mischiando le
granulometrie.
la pianura alluvionale
• questo
deposito
non
è
necessariamente caratterizzato da suborizzontalità, ma esso diviene via via
più pianeggiante man mano che ci si
sposta da monte verso valle.
la pianura alluvionale
• La deposizione di un corso d'acqua inizia
quando
esso
raggiunge
la
zona
pedemontana, rallentando il suo scorrere
e lasciando così una parte del carico; il
deposito consisterà in una "conoide
alluvionale"
la pianura alluvionale
• "conoide alluvionale" = deposito a
ventaglio appiattito, a lieve pendio,
caratterizzato da detriti via via a
granulometrie minore da monte verso
valle; infatti al cadere della velocità e
dell'energia l'acqua abbandona prima il
materiale più grande e pesante e continua
a tenere in carico quello più piccolo e
leggero trasportandolo più a valle.
la pianura alluvionale
• Questi
apparati
si
sovrapporranno
nell'area pedemontana andando in
coalescenza e creando la caratteristica
morfologia
di
pianura
alluvionale
pedemontana. È questo il caso, in Italia,
dell'alta pianura Padana, in Lombardia,
dove sono ancora visibili le forme a
ventaglio delle conoidi.
la pianura alluvionale
• Più a valle la pianura diviene ancora più
pianeggiante e spesso sono riconoscibili
"dossi" allungati e in rilievo (antichi argini
del fiume) e zone depresse formate da
sedimenti fini, dove le acque tracimate
dagli argini durante le piene hanno
decantato.
la pianura alluvionale
• La genesi delle pianure alluvionali è legata alle
"tracimazioni di piena". Quando queste si
verificano le acque escono dal letto ordinario,
passando spesso attraverso "canali di rotta", e si
espandono ai lati del letto; qui perdono subito
velocità depositando così materiale: i detriti più
grossolani e pesanti si fermano ai bordi del letto
o vanno a formare "ventagli" (conoidi) di
"esondazione" all'uscita dai canali, mentre i
detriti più fini arrivano con l'acqua in
sospensione anche a discrete distanze ed in
aree pianeggianti o depresse decantano.
la pianura alluvionale
• Il bacino di "esondazione" è l'area interessata
dalle acque di tracimazione durante le piene e
successivamente
oggetto
di
deposizione
(sviluppo orizzontale della pianura);
• inoltre la deposizione della pianura può avere
un'evoluzione verticale per il sovrapporsi di cicli
successivi di riempimento dei "bacini di
esondazione". Il fondo del letto fluviale, può, nel
tempo, divenire sopraelevato, per il progressivo
deposito di detriti alluvionali, rispetto alla
pianura, e portare ad uno scorrimento "pensile"
delle acque fluviali
la pianura alluvionale
• Questa
condizione
può
essere
conseguenza anche di argini artificiali
costruiti
dall'uomo
parallelamente
all'innalzamento del fondo dell'alveo per
porsi al riparo dalle "esondazioni".
• Con il termine di "pianure sovralluvionate"
si intendono quelle pianure riempite da
sedimenti alluvionali conseguenti a
deposizione di corsi d'acqua che hanno
determinato
il
ricoprimento
e
seppellimento di morfologie preesistenti.
la pianura alluvionale
• Vicino alle foci l'attività fluviale e quella
litorale possono interagire e dare luogo
alla formazione di "pianure deltizie" in cui
deposizione marina e fluviale coesistono
per formare strutture complesse che
possono racchiudere lagune, paludi o
stagni costieri.
la pianura alluvionale
la pianura alluvionale
• Si può concludere che il bilancio di una
piena è una sedimentazione (ed un
eventuale erosione delle sponde) mentre il
bilancio di una magra è un'erosione del
materiale deposto con la piena.
L'importanza per l'uomo delle
forme di sedimentazione fluviale
e i loro pericoli
• Conoidi e pianure alluvionali sono luoghi
che l'uomo ha sempre privilegiato per
l'insediamento, le conoidi, in particolare,
perché elevandosi rispetto al fondovalle
permettevano di evitare paludi ed
inondazioni; inoltre abbondando di acqua
superficiale e di falda ben si prestavano
all'utilizzo agricolo
L'importanza per l'uomo delle
forme di sedimentazione fluviale
e i loro pericoli
• In Italia i grandi centri abitati delle valli
alpine sono ubicati su conoidi; ne sono
esempi cittadine valtellinesi (Alpi
Lombarde) come Sondrio e Bormio,
edificate anticamente su conoidi deposti
da corsi d'acqua di valli secondarie allo
sbocco nella valle principale.
Le forme di sedimentazione
fluviale e i loro pericoli
• E' chiaro che queste zone non sono
totalmente stabili e sicure poiché il corso
d'acqua, nella sua continua evoluzione, può
migrare di posizione ed inondare porzioni di
conoide danneggiando gli abitati e le
infrastrutture eventualmente presenti. Le
aree morfogeneticamente più attive (ai lati
del corso d'acqua) andrebbero evitate o
protette, ma nel caso di aumenti straordinari
della portata, legati magari a eventi
meteorologici eccezionali, le zone a rischio
di inondazione sono molto più vaste
Le forme di sedimentazione
fluviale e i loro pericoli
• Le acque si possono espandere
nell'intera "piana alluvionale", la fascia
pianeggiante ai lati dell'alveo che per la
vicinanza all'acqua e la sua fertilità nel
tempo è divenuta centro di attività
umane agricole ed industriali.
Quest'area è esposta all'azione
dell'acqua di "esondazione" e del
materiale da essa preso eventualmente
in carico che qui sedimenta
Le forme di sedimentazione
fluviale e i loro pericoli
• Alcune piene sono prevedibili con facilità,
poiché conseguenti a condizioni climatiche
stagionali o comunque regolari; in questi
casi è relativamente facile prendere
misure precauzionali e preventive per
minimizzare i danni e l'impatto sulle attività
umane.
Le forme di sedimentazione
fluviale e i loro pericoli
• Altre volte le piene sono improvvise,
poiché conseguenti a fenomeni climatici
eccezionali, e pertanto i loro effetti
possono essere devastanti su
insediamenti ed attività che si sviluppano
nella "piana alluvionale". L'Italia è un
paese intensamente segnato dagli effetti
disastrosi di piene ed inondazioni che
causano spesso pesanti danni a persone
e cose.
Le forme di sedimentazione
fluviale e i loro pericoli
• Le inondazioni più gravi della seconda
metà del XX secolo sono state
sicuramente quelle del Polesine (Rovigo)
nel 1951, di Firenze nel 1966, della
Valtellina (Alta Lombardia) nel 1987 e del
Piemonte (Alessandria e Monferrato) nel
1994
La velocità di propagazione di un
corso d'acqua;
la velocità di aumento della
portata;
la propagazione di una piena;
la prevenzione dei danni
Una piena fluviale determinata da intense
precipitazioni si propaga con una
velocità che è funzione di fattori
geomorfologici e meteorologici oltre che
funzione delle dimensioni e della
geometria del bacino.
Più correttamente si parla di
propagazione dell'"onda di piena".
Essa consiste in un rapido incremento della
portata fluviale sino ad un valore limite detto
"colmo" ed in un successivo lento decremento.
Lungo il percorso dei fiumi più grandi oggi
sono dislocate numerose "stazioni
idrometriche" che consentono di "monitorare"
continuamente la portata fluviale e seguire
un'eventuale evoluzione e propagazione
dell'"onda di piena".
Si è osservato che esiste un
"ritardo" tra l'"onda di piena" e
l'inizio delle precipitazioni;
questo intervallo temporale è
pari al "tempo di corrivazione" in
precedenza definito e pari ad
alcune ore per i bacini più piccoli
ed a qualche giorno per quelli di
dimensioni maggiori.
Idrogramma di piena
La prevenzione
Le attività di prevenzione nei
confronti delle alluvioni sono rivolte
soprattutto alla previsione degli
eventi di piena di dimensioni
maggiori e all'attuazione di misure
atte ad arginare e ridurre i danni.
La prevenzione
1)Serbatoi
2) casse di espansione
3) briglie ed arigini
4) rimboschimento dei versanti montani
5) analisi statistica degli eventi di piena
6) monitoraggio delle precipitazioni e delle
altezze idrometriche
7) applicazione ingegneria naturalistica
Rottura di un argine fluviale a
Chiavari
Rottura di un argine fluviale a
Chiavari
Rottura di un argine fluviale a
Chiavari
Rottura di un argine fluviale a
Chiavari
Genova, Torrente Entella
Genova, Torrente Entella
Monza, Lambro
Monza, Lambro
Seveso, esondazione a Milano
Seveso, esondazione a Milano
Seveso, esondazione a Milano
Viale marche, Milano
Niguarda, Milano
Tombino, Milano
Viale Zara, Milano
Lago, Como
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