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Campo de’ fiori
perciò la pubblicità su Campo de’ fiori
ARRIVA e PORTA BENE
ed ha un’ enorme potenzialità
per arrivare ai vostri clienti
Il nostro reporter Fabrizio Angeloro, durante il
suo ultimo viaggio in Colombia, ha fotografato
Analaura, assidua lettrice di Campo de’ fiori.
La redazione la saluta simpaticamente e
le augura di diventare una
nostra corrispondente.
Campo de’ fiori
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L’abbandono e
l’inganno
di Sandro Anselmi
Non abbandoniamo i nostri
figli!
La famiglia, quella vera, quella fondata sul
rispetto e sull’amore, aiuta i propri figli a
crescere e a difendersi dalle insidie della
vita moderna, li protegge dalle brutture
della società, crea una relazione, un passaggio d’amore, e tramanda loro tutto il
bene che ha ereditato dai padri, incitandoli a crescere per loro stessi e per i loro figli.
Questa è l’anima dell’amore!
Non vorrei, però, che tutto questo fosse,
oggi, pura utopia.
Non si spiegherebbero, altrimenti, tanti,
troppi crimini d’ogni genere da attribuire ai
nostri ragazzi.
Sono troppo soli!
Il computer, il telefonino, la televisione,
hanno sostituito la famiglia, ed i modelli
comportamentali, che questi mezzi propongono, li hanno ingannati!
La troppa libertà concessagli dalle famiglie
ed una falsa fiducia, barattata al prezzo di
un patto di non belligeranza, hanno portato ad un divario incolmabile fra generazioni.
L’uso, spesso distorto, del computer viene
giustificato dalla sua necessità per applicarsi, con profitto, agli studi.
Non è così!!!
O comunque non è del tutto vero.
Il ragazzo, e sempre più la sua età s’abbassa, è spinto dalla naturale voglia di scoprire, di conoscere,
ma non sono questi i mezzi
naturali per farlo!!!
Pochi genitori controllano e possono controllare i propri figli mentre usano il computer, anche perché, spesso, non hanno le
conoscenze tecniche per farlo e, perciò,
non immaginano neanche lontanamente le
trappole, gli inganni che nasconde la rete.
C’è poi una sorta di omertà fra gli adolescenti, e non solo, che rende impenetrabile al profano quel mondo falso e ingannevole.
La Polizia delle Comunicazioni e
l’Associazione Italiana per la Ricerca in
Sessuologia (AIRS) comunicano che il
79% dei bambini, da 11 a 14 anni, si connette ad internet. Secondo l’UNICEF, l’11%
di loro, navigando, viene
contattato
da pedofili,
ma solo 1 su
4 lo rivela ai
genitori.
Ogni 39 secondi viene
messo in rete un nuovo
video a luci
rosse.
La metà dei
cybernauti
frequenta
siti porno.
A
livello
mondiale so-
no scaricati miliardi di im-magini e vi-deo
pornografici.
Il primato non è degli uomini, come si
poteva immaginare, ma delle donne.
Il giro d’affari è astronomico.
Bisogna abbandonare l’ipocrisia.
Sta succedendo qualcosa di molto,
molto grave.
Non arriviamo all’irreparabile!!!
Questi mezzi sono un inferno di brutalità!!!
Fermiamoli!!!
Debbono assolutamente essere regolamentati, e c’è bisogno di nuove leggi,
severe e, comunque, applicate.
A me sembra che la situazione sia sfuggita
di mano non solo alle famiglie, ma anche
alle istituzioni che stanno inerti a guardare, sempre e solo pronte a comunicare statistiche e numeri.
Salviamo questo sterminio di giovani
anime, parlando con loro, dicendogli che
non si percorre così la strada della vita.
Non ci si può sentire liberi
pensando di “navigare” nel
mare dei sogni, se si diventa, poi, prigionieri di quello
stesso mare!
Campo de’ fiori
DADO
E’ compiaciuto proprio come il Dottor
Frankenstein
di
fronte alla sua
creatura, Dado!
E’ qui accanto a
me, distrutto, dopo
di Sandro Alessi
l’ultima
replica
della sua creatura al Teatro dei Satiri,
Frankenstein Humor, ma felice di aver realizzato finalmente quello che sognava da
anni : un vero musical!
Ed infatti, senza il supporto del suo gruppo, ma
come compagni attori
comici di razza, il grande
successo di pubblico
accoglie questa idea del
geniale Dado, stravagante
cantattore .
“Era tanto tempo che coltivavo questa idea e devo
ringraziare gli amici del
Teatro dei Satiri che mi
hanno permesso di realizzarla credendo in me” .
Ricordiamo che da cabarettista ha vinto, nel lontano 1997, il concorso
nazionale del settore
“Riso in Italy” e, dopo un’
apparizione su UNO MATTINA nel 1999, iniziano le
sue partecipazioni al
“Seven Show” accompagnato dal gruppo “Le
Pastine in Brothers”.
Sempre in quell’anno, dal
6 al 7 Agosto, a “Roma
estate al foro italico”, esegue con il suo gruppo la
canzone più lunga del
mondo per la durata di 25
ore consecutive ed un
minuto, entrando di diritto
nel Guiness dei Primati. Il
2004 vede la consacrazione del suo personaggio
con tantissime apparizioni
televisive a “Zelig”, su
Canale 5, e, quest’anno, è
ospite
fisso
ne
“I
Raccomandati”, su Rai
Uno, con Carlo Conti.
Per il teatro ricordiamo
una fortunatissima rappresentazione dell’operetta “Al Cavallino Bianco”, con la
regia di Don Lurio, e tre anni di successi al
Teatro Manzoni come Dado e le Pastine in
Brothers con “La vita è fatta di scale, chi le
stona e chi le sale” (1994); “Canzoni cantate in cantina e cantine cantate in canzoni” (1996); “Dormire supino farà bene a te
ma fa male a Pino” (1996)”.
Dado, parlaci di questo spettacolo.
“E’ liberamente ispirato ai personaggi di
Mel Brooks e scritto da me e Marco
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Terenzi, ed entrambi abbiamo voluto sfidare un gigante dei film cult come
Frankstein Junior. Ma decidendo di fare un
musical, e nello stesso tempo un adattamento teatrale, abbiamo scoperto veramente di aver fatto qualcosa di completamente diverso con una chiave di lettura
molto ironica e con delle canzoni inedite
che io stesso ho scritto, cosa che mi fa da
garante per quanto riguarda l’aspetto
musicale. Per il resto abbiamo una creatura interpretata dal grande Gianfranco
Phino, che non è una
creatura mostruosa, ma
un mostro di bravura. In
questo spettacolo ho
rinunciato alla parte
comica ma l’ho diretto io
stesso,
considerando
questo musical un po’ un
mio pargolo.”
Hai iniziato tanti anni
fa accompagnandoti
con un gruppo…
“Si, ho dei precedenti
corali con le Pastine in
Brothers dove ognuno
recitava e cantava interpretando un suo personaggio e quindi, stando
da solo da un po’ di
tempo, la coralità mi
manca, ma ora ho trovato
il momento giusto per
riproporla insieme a dei
compagni
d’avventura
straordinari.”
Ma come è nato tutto ?
“E’ nato da un’idea che
covavo da molto. Ad agosto dello scorso anno ho
chiamato i personaggi
giusti ed abbiamo iniziato
le prove. E devo dire che
il gioco di squadra ci ha
aiutato sempre.”
Proviamo a chiedere a
Dado dei prossimi impegni estivi, ma lui glissa
sull’argomento, anche un
po’ per scaramanzia, e ci
invita a seguirlo negli
spettacoli che lo vedranno protagonista in molti
spazi di Roma e Lazio.
Campo de’ fiori
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ORA E’ SNOB COLLEZ
Dalle dispense agli album professionali: lo stra
La moda, si sa,
è una dea spesso bizzarra, ma
sempre ammaliante e seducente.
Riesce, infatti, a
conquistare
interi
settori
dell’attività
umana e sottometterli comdi Alfonso Tozzi
pletamente ai
suoi capricci. Il
collezionismo, così permeato di fantasia,
aperto ad ogni novità di rilievo, propenso
ad approfondire qualsiasi argomento che
abbia un certo fascino, si è lasciato coinvolgere nella moda snob di collezionare
stuzzicadenti!
Chi avrebbe mai immaginato che questi
sottili stecchini di legno, adoperati per eliminare i frammenti di cibo rimasti fra i
denti, sarebbero un giorno diventati
oggetti di “raccolta”!
Naturalmente si tratta
di quelli sigillati in
apposite cartine, con
su stampato il nome di
un bar, un ristorante, un albergo, una trattoria, una pensione o la marca di un prodotto commerciale, stampa questa che,
rendendoli dissimili l’uno dall’altro, ne
costituisce il motivo di ricerca.
Approfondendo l’argomento sembra che
anche gli stuzzicadenti abbiano una storia.
Infatti, secondo l’antropologo Peter Ungar
dell’università dell’Arkansas, l’uomo di
duemila anni fa espelleva dai denti i brandelli di carne ivi depositatisi servendosi,
appunto, di uno stecco di osso o di legno.
Questo utensile viene oggi considerato,
dall’Accademia Americana delle Scienze, il
secondo “extracorporeo” dopo quelli litici
che servivano per tagliare le pelli e la
carne degli animali di cui si cibava l’uomo.
Si sa per certo che in Cina era conosciuto,
usato dai Celti, adoperato dai Greci, utilizzato dai Romani, anche per prendere la
carne che veniva presentata in tavola a
pezzi, caldamente raccomandato da
Maometto e persino ricordato nel libro
degli insegnamenti della legge ebraica: il
Talmud.
In Europa, l’uso dello stecchino si diffuse
solo ne Rinascimento: in origine fu di
legno o di osso, raramente di piuma.
Successivamente venne prodotto in bronzo, argento o addirittura in oro. In Francia
il suo uso venne fortemente osteggiato dal
Cardinale Armand-Jean Du Plessis, duca di
Richelieu, ma l’utensile continuò ad essere
adoperato in privato.
Nel 1700 lo stuzzicadenti, però, viene
scarsamente adoperato, in quanto si era
radicata la convinzione che, spinto fra i
denti, forzava le gengive nella loro naturale condizione, ma nei primi dell’Ottocento,
con la nascita della ristorazione moderna,
l’utensile si diffuse come elemento onnipresente sulla tavola di ristoranti e
trattorie di tutto il
mondo civile.
Negli Stati Uniti l’arnese, imbustato e
opportunamente
“marcato”, fu introdotto da Charles
Forster – noto proprietario del ristorante più vecchio di Boston “l’Union Oyster
House”, fondato nel 1826 – per promuovere le sue attività commerciali. L’uso di
imbustare gli stuzzicadenti risale alla metà
del secolo scorso: si sa con certezza che
gli Asburgo adoperavano pezzetti di legno
avvolti in carta rettangolare sulla quale era
stampato lo stemma del Casato, analogamente a quanto avveniva a Casa Savoia,
con la differenza che la carta usata era
azzurra e su di essa appariva il nodo
sabaudo dal colore blu intenso.
Fra i grandi collezionisti si segnalano l’inglese Lawrence Roberts e lo statunitense
Stephen Kendhal. La raccolta di quest’ultimo, fra le più famose conosciute, si compone di oltre quindicimila esemplari, rinchiusi in bustine pubblicitarie di cui almeno cinquemila si riferiscono ad alberghi di
tutto il mondo, mentre una parte considerevole è occupata dagli stuzzicadenti offerti dai vari esclusivi clubs come quelli del
Wedding Night (della prima notte), di St.
James Street o di Pall Mal.
Una curiosità è rappresentata dagli stuzzicadenti adoperati alla corte russa al tempo
di Alessandro III Aleksandrovic: pezzetti di
legno intarsiati, alti circa una quindicina di
centimetri, con una parte piatta su cui
veniva incisa l’aquila a due teste con lo
stemma dei Romanov.
Questi esemplari, se autentici, hanno una
valutazione collezionistica di tutto rispetto,
così come quelli degli Asburgo che, in
qualche asta, hanno toccato alcune centinaia di euro.
La collezione dell’inglese Lawrence
Roberts, costituita da oltre ottomila esemplari, è “impreziosita” da pezzi “storicamente” importanti come quelli provenienti
dalla tavola di Hitler, imbustati in carta rettangolare di cm
6,5x3, molto sottile, di colore
azzurro tenue,
con su stampata,
sulla parte superiore, una svastica rossa.
Superfluo ricordare che oggi, per il galateo, lo stuzzicadenti è fuori moda: non va
richiesto né al cameriere né al padrone di
casa, tuttavia esiste un’industria fiorente
che alimenta egregiamente il mercato e
Campo de’ fiori
ZIONARE STECCHINI
ordinario percorso di “umili” pezzetti di legno
favorisce ed incrementa lo scambio fra collezionisti. Attualmente i tipi italiani più
richiesti sono quelli attinenti al MONDIALE
90, all’ITALIA 90 ed i “sopravvissuti” degli
anni Quaranta, relativi cioè ad attività
commerciali e pubblicitaria esercitati in
quegli anni.
E’ appena il caso di completare il discorso
sull’oggetto, evidenziando che il nome
giapponese dato ad alcune marche quali
Mikado, Samurai, Kobe, non sta ad indicare che il prodotto è stato inventato in
Giappone, ma è solo un vezzo dato per
“esterofilia”. In Italia, infatti, esistono sin
dagli anni Venti fabbriche altamente qualificate per la produzione dell’arnese.
Per finire una curiosità dovuta al genio ed
alla capacità di due biellesi: Roberto e
Paolo Coda i quali, da oltre vent’anni,
costruiscono con gli stuzzicadenti piccoli
velieri pieni di minuziosi particolari (botole
che si aprono, regolari piani di ponteggi,
cannoni e scialuppe di salvataggio).
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8
Campo de’ fiori
Roma che se n’è andata: luoghi
Meo Patacca, un bullo per
Gigi Proietti nei panni di Meo Patacca
Meo Patacca, personaggio del teatro romanesco, è il tipico popolano indolente e
attaccabrighe, il bullo per antonomasia,
una figura popolare delle tradizioni, sempre protagonista di fatti, fattacci e avventure, di certo non vile e con una forte propensione alla ricerca della rissa e dello
scontro.
Il suo nome deriva, quasi certamente, da
Patacca che stava ad indicare una somma
pari a cinque carlini e che corrispondeva
alla misera paga di un soldato. Il suo
costume è costituito da pantaloni stretti
sotto il ginocchio, giacchetta di velluto a
coste, cravatta di taffettà annodata a cappio, fascia multicolore avvolta in vita, calze
nere, scarpe con fibbia sferragliante, reticella per raccogliere i capelli, ma che lascia
fuoriuscire il solo ciuffo sulla fronte; originariamente usava uno spadino che
nell’Ottocento sarà sostituito dal più comodo coltello a serramanico.
Ma chi è il bullo romanesco?
Il termine deriva da un sostantivo tedesco
che significa amatore, amante o ganzo, si
tratta di un personaggio popolare con una
storia ben precisa e definita mosso, essenzialmente, dal desiderio di ricercare una
affermazione personale e di supremazia
sul branco, alla costante ricerca dell’ascendente nel suo Rione, in modo assolutamente disinteressato. Non richiede e non
riscuote tangenti, la sua è una semplice
esibizione coniugata con l’esasperata ricerca della competizione con i bulli degli altri
Rioni.
E’ un personaggio che tiene al suo nome
ed al suo onore che non deve essere sporcato con azioni disonorevoli, la cosa più
abominevole per il bullo è quella di venir
meno alla parola data poiché questa è
sacra e inviolabile. Egli deve sempre dimostrare decisione e coraggio, in ogni occasione, specie davanti ad una questione di
onore, non può ritirarsi e, davanti ad un
coltello, non può far altro che battersi.
E’ nel Rione che il bullo trova terreno fertile, poiché nel romano è forte il desiderio di
prevalere, la guasconeria è nel suo DNA,
come si direbbe oggi; egli è considerato un
prepotente coraggioso “…un omo de
Panza” - “il Leader” - “er Più…”.
“…si fa rispettare perché è serio, dispone
di una sorta di galateo comportamentale.
Egli si distingue nella parlata, usa un eloquio fantasioso, adopera metafore ricercate, possiede un linguaggio quasi aulico che
serve a stupire e sopravanzare l’avversario
anche a parole. Le sue frasi sono sempre
ad effetto, vengono pronunciate con
cadenza lenta, declamatoria, fino al punto
Campo de’ fiori
9
i, figure, personaggi
r antonomasia
da renderle gravemente minacciose. Porta
con se una saracca e al fianco un pugnale, la sua camminata è stanca…”
Giuseppe Berneri (1637 - 1700), autore
del poema in romanesco dal titolo Meo
Patacca ovvero Roma in festa ne’ i trionfi
di Vienna, lo descrive come il più bravo tra
gli sgherri, con una naturale propensione
al coraggio ed alla lite, un personaggio
ricavato dalla gallerie degli eroi alla
Capitan Fracassa, ma idealizzato nei sentimenti, un autentico paladino, “…il Greve
de li Monti…”, un cavaliere di cappa e
spada, rusticano fiero e baldanzoso, tanto
abile con il coltello e la fionda quanto con
la lingua.
Giuseppe Gioachino Belli lo descriveva
invece come uno sbruffone smargiasso,
caratteristiche queste che probabilmente
si adatterebbero meglio a Marco Pepe suo
tradizionale antagonista. La donna di Meo
è Nina, figura femminile che sembra
inventata a sua immagine, con un carattere simile a quello del suo innamorato,
anch’essa pratica nel maneggiare il coltello come testimoniano i seguenti versi: “Io
so trasteverina e lo sapete / nun serve,
bbello mio, che cce rugate. / So cortellate
quante ne volete!”
Come ricordato in altra occasione, era tradizione che la ragazza regalasse al proprio
innamorato, quale pegno d’amore, un coltello con il proprio nome inciso sulla lama
e così fece anche Nina con il suo Meo. Il
coltello diveniva il compagno fidato, da
tenere la notte sotto il cuscino e in saccoccia durante il giorno, sempre a portata di mano. Ne poteva essere diversamente atteso che, come scriveva Giggi
Zanazzo, una fanciulla si maritava controvoglia ad un uomo che non avesse mai
avuto a che fare con la giustizia.
Nella Roma barocca della Controriforma,
con la protezione del Cardinale Giulio
Rospigliosi di Pistoia, che sarebbe stato
eletto Papa con il nome di Clemente IX
(1667 - 1667), nonché sotto la vigile regia
dei Gesuiti, fiorì l’Accademia degli
Infecondi, che promosse un teatro popolare oltre ad alcune commedie con musiche
inneggianti alle vittorie della cristianità.
In tale contesto, il già ricordato Giuseppe
Berneri, che di quella Accademia era
segretario,
oltre
che
membro
dell’Accademia degli Intrecciati, compose il
poema eroicomico Meo Patacca, stampato
per la prima volta nel 1695 e andato in
scena all’Oratorio di San Filippo Neri, a
Palazzo Borghese ed al Porto di Ripetta.
Tale poema narra delle imprese di un
cavallaro di Trastevere che, spinto dalla
sua ambiziosa donna, arringa il popolo e
addestra un drappello di straccioni per
andare a combattere a Vienna, città assediata dai turchi, in difesa della cristianità.
Meo Patacca ha come antagonista Marco
Pepe, un antieroe, bullo soltanto a chiacchiere; ma questi novelli crociati, una sorta
di Armata Brancaleone, non riescono nemmeno ad uscire dal Lazio, dopo di che Meo
Patacca e il suo ex rivale Marco Pepe, per
evitare di continuare ad essere fantocci in
mano ai potenti, se la battono.
Ciò nonostante, alla notizia della vittoria
sui Turchi, Meo decide di devolvere le
somme raccolte per festeggiare e in quell’occasione Roma si trasforma, è un tripudio di banchetti e di sfilate di carri allegorici. Di questo comune gioire ne fanno le
spese i poveri provinciali, che vengono
presi a bastonate e i negozi del Ghetto,
che vengono regolarmente saccheggiati.
Questo poema eroicomico, considerato il
capolavoro di Giuseppe Berneri, al giorno
d’oggi è stato relegato tra i titoli semi sconosciuti della letteratura così detta minore
e può succedere che, occasionalmente, se
ne possa reperire qualche copia sulle bancarelle di libri di seconda mano o fra gli
avanzi di magazzino, cosa questa abbastanza ininfluente per molte persone, ma
non certo per coloro che hanno a cuore
quella particolare stagione vissuta da
Roma.
Non è questa la sede per parlare dei contenuti dell’opera del Berneri, tuttavia un
breve cenno sull’opera medesima si rende
necessario. Va osservato, per esempio,
come nel poema la città di Roma non si
limiti ad un ruolo di semplice sfondo, ma
va ben oltre e, sebbene i luoghi teatro dell’azione e le stesse case dei protagonisti
discendano esclusivamente dalla fantasia
dell’autore, questi non si limita ad una citazione sommaria, ma li descrive dettagliatamente, curandone i particolari, quasi a
volerli rendere, in uno con gli attori, protagonisti della storia, non a caso questi luoghi vengono ricordati come i luoghi di Meo
Patacca.
Il Ghetto, per esempio, o serraglio degli
ebrei, come era detto ai tempi di Papa
Paolo IV, Gian Pietro Carafa (1555 - 1559),
che lo istituì nel 1555, nel Meo Patacca si
può riscontrare come le porte di accesso,
dalle tre originarie, siano diventate quattro, oltre ad un portoncino e ciò per far
fronte al sovraffollamento da parte di
diverse migliaia di ebrei, che indusse lo
stesso Pontefice a ordinare l’ampliamento
dei confini.
di Riccardo Consoli
Il Berneri si sofferma nella descrizione e,
nel caso specifico, indugia sulla parlata
giudaico - romanesca, che costituiva una
sorta di dialetto parallelo a quello proprio
di Roma così come, all’inizio della storia,
cita alcuni locali di fine Seicento, fra i quali
I tre Re; non si può escludere che anche
questo nome sia frutto della fantasia dell’autore, ma si dà il caso che a quell’epoca
esistevano a Roma alcune locande e alberghi che si chiamavano proprio I tre Re.
Fra i famosi acquerelli di Ettore Roesler
Franz della serie Roma Sparita, uno riproduce Via dell’Arco di San Marco, all’epoca
ubicata in prossimità di Piazza Venezia e
oggi non più esistente; in alto, alla destra
dell’arco, è possibile notare una insegna
dove si può leggere Albergo dei tre Re,
ebbene si, è bello poter pensare che questo Albergo possa essere lo stesso di quello citato da Giuseppe Berneri allorquando
affermava:“…stava a Roma paciosa, allor,
che l’anno seicentottantatre curreva…”
Ma spostiamoci a Trastevere dove una
antica e rinomata trattoria che ricorda il
bullo, eroe del quartiere, posta “…ner core
de la vecchia Roma…”, si presenta con una
insegna che recita: “…ar posto de Roma se
magna, se beve e se canta co’ i musicisti
trasteverini…”, impegnativa dichiarazione
di genuinità che, in uno con la posizione
davvero unica e l’atmosfera inimitabile,
attira il turista e non solo.
Campo de’ fiori
10
di Carlo Cattani
Lo mistero de la musica tonante ovvero la musica “ tras
... un rock antico... mooo
Le prossime righe concludono il lungo
incontro/intervista (leggetene anche nei
n° 36 e 37 ) con alcuni dei disponibilissimi
musicisti appartenenti all’ensemble musicale della “BARBARIAN PIPE BAND”,
gruppo Piemontese della provincia di
Biella, che di… barbaro ha solo “lo nomine
et le costumanze” mentre la propria
musica e la tenuta scenica rievocano e
promuovono, con la forza “de lo fronte
tonante“ di cornamuse, pive, tamburi e
tanti altri antichi strumenti a fiato e a percussione, la ricca cultura dell’intrattenimento popolare e festaiolo ai tempi del
medioevo e “dal popolo” delle lande
Piemontesi, Bretoni, Tedesche, Scozzesi,
esibendosi, con una
“formazione (a)
base” di tre cornamusieri e due tamburisti
talvolta allargata ad ulteriori musicisti,
focogiocolieri e danzatori, in scatenati e
coinvolgenti performance di palco e “su
strada”. Un’intervista davvero partecipata
che ha tocdai “BARBARICI ragazzi”
visivo della “BARBARIAN PIPE BAND”.
Si descrivono con un sound “tonante”,
ottenuto ricercando particolari arrangiamenti per le diverse percussioni utilizzate
che esaltano il tanto fiato speso dai tre
cornamusieri/pivaioli intenti a ricamare
con i loro “tubi sonori ” passaggi musicali
“già passati fra le mani e le bocche” di
menestrelli, giullari ed artisti di strada nei
secoli del medioevo. Tornare indietro nel
tempo ……. guardando avanti a voi si può:
uno spettacolo della BARBARIAN PIPE
BAND vi darà questa suggestione dei
“dì di festa” di tanti secoli orsono!
Riprendiamo, dunque, con Deiv/DEVSKO,
cornamusiere, pivaiolo e valente maestro
cato diversi aspetti della loro attività artistica, a partire dalle origini “musicali e non
solo“ dei singoli, poi confluite nell’idea di
fare musica e dare spettacolo nelle sembianze sonore rigorosamente acustiche e
strumentali di grande impatto sonoro e
liutaio, la conversazione ….
Carlo – Le difficoltà a rappresentare il
mondo musicale della “BARBARIAN
PIPE BAND” in questi tempi dalla proposta “artistica e non solo”, prevalentemente usa e getta?
Campo de’ fiori
11
Barbarian Pipe Band
sportabile ” dei
Barbarian Pipe Band
olto antico! (lo terzo capitolo )
Devsko:
Noi non
t r ov i a m o
nessuna
difficoltà a
rappresentarci,
semplicemente noi
arriviamo
in
un
posto e ci
imponiamo... Noi
ci reputiamo al di
fuori delle
proposte
artistiche usa e getta, noi non suoniamo e
non proponiamo un genere musicale che
vende milioni di dischi; noi, ad ogni cd che
vendiamo, preghiamo la gente che ne faccia tesoro e quindi …….che ne faccia almeno 4-5 copie per gli amici! L’unica difficoltà che troviamo è vivere di sola nostra
musica nel mondo che attualmente abitiamo, ma, nonostante ciò, lo facciamo. Altre
difficoltà sinceramente non ne abbiamo.
Carlo: Una sintetica panoramica per una
guida all’ascolto del vostro ultimo cd
“FOSFENI-Spiritica fosfenica sonatica”, soffermandoti sulle caratteristiche di
qualche brano che ritieni più significativo.
Devsko: Introduci il cd nel tuo lettore,
alza il volume del tuo stereo, siediti comodo ed inizia ad ascoltare. Ascoltare la mattina a tutto volume in automobile. Il brano
che forse è più significativo per noi è
“Fosfeni”; in quel pezzo è racchiuso tutto
ciò che frammentariamente è sparso nei
vari brani presenti nel cd. Diciamo che uno
può interpretarlo come un sunto dell’intero cd .....poi che dire d’altro: il cd
“Fosfeni” è un viaggio avanti e indietro in
varie epoche, in varie sonorità!
Clarinzia:….anche in mezzo al traffico
Milanese ha il suo bel perché….magari ti
porta a scappare in un bosco!!!!!
Carlo: Deiv, cenni sul futuro a breve della
“B.P.B” e un tuo messaggio a chi leggerà le nostre chiacchiere
Devsko: L’unico programma che abbiamo
è per il prossimo inverno, ovvero sia inizieremo le registrazioni del nuovo CD che
uscirà con probabilità nel 2008; stiamo
preparando un nuovo spettacolo da palco
per la prossima stagione e poi il resto sarà
una sorpresa....anche per noi !
Carlo: l’interesse dei “media” verso la
vostra musica? Articoli, interviste, apparizioni radio e tv ...
Madrasko: Per quanto riguarda il materiale cartaceo siamo apparsi sulla rivista
“Celtica” all’epoca di “SACRA LOSNA”
(ndr : è il 1° cd della BAND ) sia come
recensione sia con la partecipazione di
due brani sulla compilation allegata alla
rivista. La recensione di “FOSFENI” appare invece su “Rievocare”, rivista specializzata di rievocazione storica, pubblicazione
interessata anche ai temi musicali dei
periodi storici trattati. Sempre con la
recensione di “FOSFENI“, che tra l’altro
vinse il “Two Star Awards”, ed un’intervista
siamo apparsi sulla pubblicazione
Francese “Trad Magazine”, specializzata in
musica tradizionale. In radio siamo andati
in onda più volte sia in Francia, che in
Italia. Con riferimento al nostro Paese,
abbiamo presentato, in diversi momenti, le
nostre produzioni discografiche, con tanto
di intervista su RADIO FLASH di Torino e
sempre con loro è capitato di fare anche
alcune co-conduzioni assai divertenti, con
lo spirito della “BARBARICA Banda”! La
Tv invece…… è una grande sconosciuta e
preferiamo, forse, rimanga tale. Siamo
sicuramente apparsi sui Tg regionali di
ognidove. A volte ci è capitato anche di
essere intervistati, come in Umbria, alla
Festa dei Barbari a Castelrigone e, di
recente, al festival di artisti di strada di
Sanremo, “RATATAPLAN”, ove si sono interessate a noi RAI 1 e TeleCupole .
Abbiamo fatto anche due interviste per
una tv via cavo e una satellitare ma non
ricordo assolutamente i nomi, comunque,
nulla d’importante.
Carlo: ho notato un assetto davvero professionale in tutte le cose che vi rappresentano, dal cd, al sito etc... chi di voi si
dedica al “Barbarico management”?
Madrasko:un po’ tutti con una casuale
divisione dei compiti a seconda delle varie
capacità o possibilità. Per quanto riguarda
i contatti con le feste, eventi, riviste e radio
me ne occupo principalmente io anche se
tutti danno il loro importante contributo….
come in questa occasione. Devsko segue,
invece, tutta la parte relativa agli ingaggi.
TuaC è un “bono tesoriere” e Clarinzia e
Diabolus stanno iniziando a seguire anche
loro la parte dei contatti cercando di svilupparla. Per quanto riguarda idee e grafica del sito, questi aspetti vengono decisi
da quelli di noi che si trovano davanti al
pc di Devsko, sommo webmaster; poi il
risultato finale viene visionato da tutti e
modificato, se è il caso. Qualsiasi azione
relativa al “Barbarico management”
viene, comunque, discussa e approvata da
tutti!
Carlo: una domanda sul “versante tecnico” che credo possa interessare i lettori
più curiosi ed appassionati: quali problematiche per la registrazione in studio di
strumenti come i vostri … accortezze particolari, un tecnico specifico ed avvezzo ai
vostri suoni ... quanto tempo impiegate
per incidere?
Deiv : guarda non vi sono problemi a registrare questo tipo di strumenti in sala di
incisione. Questo perché dopo un 20 minuti riaccordi gli strumenti, ti riposi, bevi uno
o due …… facciamo anche tre bicchieri di
vino e riprendi… insomma la vita è molto
più facile che non dal vivo, sul palco, dove
lo strumento deve essere settato bene
affinché tenga l’accordatura per un concerto intero e questo avviene solamente
grazie alla stabilità e all’affidabilità dello
strumento musicale e delle ance che utilizzi.
continua
a pag. 12
........
12
Campo de’ fiori
L’unica cosa curiosa che abbiamo notato
registrando le cornamuse è che non puoi
interromperti in mezzo al pezzo e poi ripartire da dove ti sei fermato (questa operazione è chiamato in termine tecnico
“punch”), in quanto la frequenza che viene
prodotta dalle ance e poi modulata attraverso i “tubi sonori” (intendi: bordoni e
chanter), ha un’ onda sinusoidale abbastanza caotica, il che rende la tecnica del
“punch” praticamente impossibile da eseguire e quindi il pezzo devi registrarlo dall’inizio alla fine senza sbagliare…. tutto di
seguito! Puoi immaginare, quindi, quante
pause e quindi quante bottiglie vuote che
dobbiamo ogni volta portare via...eh eh!
Carlo: l’incontro con i ragazzi della “BARBARIAN PIPE BAND” volge al termine
… fervono i preparativi per l’organizzazio-
luglio, la “BARBARICA” sarà da “gustarsela” alla 20^ edizione delle “FESTE
MEDIOEVALI”
organizzata ad Offagna
(An), in quei giorni appellata il “Paese dei
folli“, (….Folli per definizione erano i girovaghi e gli attori …..ma in generale tutti
coloro che si mostravano insofferenti ai
limiti e alle regole erano relegati ai margini della società; ad Offagna si vivranno
otto giorni che riporteranno questo borgo
al tempo del Medioevo ! ). Poi, ancora in
Portogallo ai primi di agosto ……. si salpa
per la regione, in Atlantico, delle Azzorre,
alla volta di Ribeira Grande; quindi, si ritorna sulla terraferma, con tappa nel principato di Andorra, posto tra i Pirenei e la
Spagna, per partecipare al “9th Pipe
Meeting” alla metà di agosto e ,in settembre, dal 18 al 20, si esibiranno nel
ne di future scorri “BARBARICHE”
bande;
bauli e casse già stipate dei loro preziosi
strumenti e costumi sono in partenza ……
”pive di qua, bombarde di là… pitipù,
sonagli ed attrezzi di focogiocoleria: PRESENTI! ….. già nei prossimi giorni i “nostri
cornamusieri, tamburisti e gli abbellitori
tonanti …danzanti al seguito” saranno di
nuovo sulle strade e le piazze Europee; ad
esempio “tuoneranno” ospiti della “FEIRA
MEDIEVAL de OBIDOS”, borgo medioevale
del Portogallo, un villaggio che, nel passato, veniva assegnato in dote alle regine del
Portogallo; ma, nel corso di questa estate
non saranno poche le occasioni di sentire e
vedere “tuoni (di musica) a ciel sereno”
per la presenza della “BARBARIAN
PIPE BAND” su di un palco, in una piazza o a sfilar, “tuonando”, per i vicoli di borghi e contrade fierissime delle proprie tradizioni medioeval-rinascimentali; tanto per
segnalare qualche evento che li vedrà
partecipi, cito la manifestazione, alla sua
28.ma edizione, “Di paladini e Saraceni:
gesta e conquiste” a Brisighella in provincia di Ravenna nella prima settimana di
luglio e, successivamente, dal 21 al 27
noto comune Toscano di Volterra (PI) in
occasione della 9^ edizione della manifestazione “Volterra A.D. 1398 “ ….ma
il programma della “campagna di guerra ”
2007 (così la “Barbarica” indica ironicamente i propri tour musicali ) è in continuo aggiornamento e una visita al sito
della band è caldamente consigliata!
Ma non finisce qui, aspettate …… DEIV…
DEIV… scusami: in forza della tua pluriennale esperienza di maestro liutaio, “passaci” qualche consiglio per acquistare e iniziare a suonare una cornamusa… insomma, quel tanto di dritte per non prendere
“’na sola” e per vedere qualche risultato
a breve .
DEIV : benedetto Carletto, che dire?
Fondamentale avvertimento che non
posso esimermi dal dare a chiunque voglia
iniziare a suonare una cornamusa è di DIFFIDARE ASSOLUTAMENTE delle cornamuse Scozzesi che solitamente si trovano nei
negozi di musica e che costano dai 200 ai
350€. Queste cornamuse sono, solitamente, prodotte in Pakistan con materiali di
scarsissima qualità ad un costo relativamente ridicolo e poi rivendute da noi alle
cifre sopra indicate. Questo tipo di corna-
musa NON è uno strumento musicale ma
un oggetto da arredamento, buono solo
per appenderselo al muro! Per quanto
all’apparenza sembra un bello strumento,
solitamente, non suona, è fuori tonalità,
ha la sacca che non tiene l’aria e moltissimi altri problemi che la rendono praticamente inservibile per trarne musica. Chi vi
parla ne ha provate, agli inizi, centinaia e
di tutti i tipi… una cornamusa di buona fattura deve costare almeno dalle 800/900 €
euro in su. Per chi vuole iniziare a suonare vi sono, comunque, alternative funzionali e poco costose … e non è un fattore
da poco; per esempio, chi vuole cominciare con una cornamusa Scozzese, può, in
principio, prendere un cosiddetto “practice chanter”, una sorta di flauto ad ancia
sulla quale si studiano le posizioni e la tecnica dello strumento spendendo più o
meno una cifra che varia dalle 80€ alle
120€ … si può fare, no? Per altri tipi di
cornamuse, quali ad esempio la piva
medioevale o la piva Piemontese (in specifico quelle che costruisco io), ci si può allenare ed iniziare a districare le dita con il
famosissimo flauto dolce … si, proprio
quello tanto caro agli insegnanti di educazione musicale delle scuole elementari
…. e qui la spesa è davvero irrisoria, dell’ordine di pochi euro. Le difficoltà ad
imparare questo strumento non sono elevate, sono strumenti relativamente semplici, se paragonati a molti altri, ma
comunque sia richiedono uno studio ed
una dedizione costante e, più o meno, il
tempo che si impiega per destreggiarsi
senza problemi e vedere dei buoni progressi, è di circa 2 anni. Se volete fare
altre
domande,
venite
sul
sito
www.anciamanovella.com: qui c’è un
forum dove rispondono, oltre a me, molte
altre persone che suonano (e studiano
questi strumenti ed il repertorio antico) e
che possono schiarire, con disponibilità e
competenza, le idee alla mente più nebulosa dell’apprendista cornamusiere o
pivaiolo che sia!
Carlo, abbiamo finito? Ho una “Musa
della Quattro Province” * …..sul fuoco !
Si ,grazie e ciao DEIV ! (www.barbarianpipeband.com)
LA RICETTA E’ NEL RICETTO! **
* Deiv ha elaborato e portato a termine con
successo la costruzione di un’antica cornamusa
presente in Piemonte
** Ricetto di Candelo, in provincia di Biella, è
una struttura fortificata tardo-medievale (XIIIXIV sec.) realizzata dalla comunità contadina
locale, con funzionedi protezione stabile alle
cose più preziose della comunità, ossia i prodotti della terra. In primo luogo le granaglie e il
vino e, solo in casi estremi di pericolo, rifugio
per breve tempo della popolazione. La bottega
artigiana di mastro DEVIL Liutaio è lì.
DEDICATO A NAZAR GUL, GIOVANE TAMBURINO AFGHANO, LAPIDATO E FINITO A
COLPI DI BAIONETTA: LA SUA COLPA?
ESSER STATO UN MUSICISTA!
CIAO NAZAR, SAPRAI FAR APPREZZARE I
RITMI DEL TUO DOHL ANCHE LASSU’.
Campo de’ fiori
13
Il Colosseo:
l arena, glI IpogeI e le sCenografIe
...continua dal n. 37
Il piano dell’arena
dell’Anfiteatro Flavio,
dove avvenivano i
combattimenti tra gladiatori e tra bestie
feroci, era un tavolato
ligneo, a scomparti
di
mobili, sostenuto da
Cristina
grosse travi, al di sotto
Collettini
del quale si estendevano delle strutture murarie interrate (a servizio dell’anfiteatro stesso), gli ambienti
ipogei, i cui resti sono visibili ancora oggi.
L’arena è sempre stato uno dei settori del
Colosseo maggiormente sottoposto a
restauro, data la facilità con cui le strutture lignee potevano prendere fuoco durante gli incendi, o esserne essa stessa causa,
come nel terribile incendio del 217, che
scaturì proprio dall’arena, soprattutto in
considerazione del fatto che gli ambienti
ipogei non avevano luce diretta, ma venivano illuminati esclusivamente con torce e
lampade.
A protezione degli spettatori, durante gli
spettacoli in cui erano coinvolte le bestie
feroci, tutto intorno al piano dell’arena
veniva alzata una robusta cancellata che
terminava con dei rulli d’avorio, che impedivano alle belve di aggrapparsi con le loro
zampe alla rete stessa e quindi di scavalcarla.
Poiché la rete veniva montata ad una
distanza di circa 4 metri dal podio, intorno
ad essa ne risultava uno spazio libero che
aveva molteplici finalità: permettere il passaggio del personale addetto agli spettacoli, evitare il contatto troppo ravvicinato
tra le fiere e gli spettatori (nelle prime file
assistevano agli spettacoli la famiglia
reale, i senatori, le vestali!!!), permettere
alle squadre di arcieri, posizionati in apposite nicchie rettangolari incassate nella
parete del podio, di colpire le belve che si
fossero dimostrate aggressive o avessero
tentato di abbattere la cancellata.
Soprattutto però, quello che più interessa
dal punto di vista architettonico è che in
questo modo gli spettacoli venivano limitati nella sola zona dell’arena che risultava
visibile da ogni settore della cavea!!
Gli ambienti interrati, al disotto dell’arena,
una serie di locali di servizio per il sollevamento delle scenografie e degli animali,
nonché per il loro ricovero, secondo le ipotesi più accreditate, furono realizzati sotto
l’imperatore Domiziano intorno al 95 d. C.,
mentre veniva ultimato anche l’ultimo
ordine e si dava completezza architettonica all’intera opera.
Si poteva accedere ai sotterranei attraverso quattro criptoportici, ovvero delle gallerie sotterranee, che erano ubicati alle
estremità dei due assi dell’edificio e dai
quali si dipartivano una serie di muri paralleli che individuavano corridoi e celle.
Proprio come la costruzione dell’intero edificio avvenne attraverso quattro cantieri in
contemporanea, corrispondenti ai quattro
quadranti della pseudo ellissi, secondo gli
studi del Cozzo (1), anche il ricovero ed il
sollevamento degli animali era ripartito nei
quattro settori, ad ognuno dei quali era
destinata una tipologia diversa di fiere,
come dimostrano, nei vari quadranti, le
diverse dimensioni dei vuoti murari dove
scorrevano le gabbie degli ascensori ed a
cui corrispondeva un effetto scenico non
indifferente!!
Dalle celle di ricovero e mediante la chiusura di appositi cancelli, le fiere venivano
fatte passare negli stretti cunicoli sotterranei fino a raggiungere gli ascensori.
Bloccate qui, per poter irrompere dalle
apposite botole nell’arena tutte insieme
contemporaneamente, a seguito del
segnale concordato, i singoli bestiari disinnestavano i contrappesi dai trentadue
ascensori: le gabbie si sollevavano e le
belve erano finalmente “libere” di correre
verso la luce e di uscire così sul piano dell’arena.
Gli spettacoli che si davano al Colosseo
erano arricchiti da interessanti scenografie, grazie a delle speciali macchine, dette
pegmata, ovvero dei piani lignei inclinati
che dai sotterranei, tramite un geniale
gioco di contrappesi, venivano sollevati
verso il centro dell’arena e qui si ingrandivano verso l’alto e lateralmente, separandosi in più parti, per poi riabbassarsi e
riunirsi, una volta terminato lo spettacolo,
e ritornare negli ipogei.
La molteplicità delle possibili combinazioni
permetteva ai costruttori delle pegmata di
esprimere liberamente la loro genialità,
così da stupire ogni volta in maniera diversa la moltitudine di spettatori che assisteva e gridava in quell’opera magnifica,
diventata simbolo della Città Eterna.
continua sul prossimo numero……
14
Campo de’ fiori
Scopri l’Arte
Ottavio
Chiossi
nasce a Caprarola il
26 Gennaio 1953.
Giovanissimo, inizia
ad amare e sviluppare la sua passione
per la scultura e la
pittura e, pur non
effettuando
studi
specifici, inizia a frequentare le botteghe artigiane in provincia di Vercelli,
dove presta il servizio militare sotto
l’arma dei Cara-
binieri.
Le sue opere, con il passare degli anni e con la
passione, iniziano a prendere forma e perfezionarsi.
Oggi, nel suo laboratorio, oltre a restauri, realizza
sculture in legno (faggio, castagno, noce, olivo,
pino e pioppo) e in pietra (marmo di carrara, peperino).
Durante la sua attività artistica ha partecipato a
vari concorsi a livello nazionale, sia civili che militari, riscuotendo numerosi riconoscimenti:
PER LA PITTURA
1° classificato città di Celleno 1988
2° classificato premio S.E. Caprarola 1989
3° classificato città di Attigliano 1990
Segnalato concorso naz. Roma 1986
Segnalato concorso naz. Roma 1987
Segnalato concorso naz. Roma 1988
Segnalato concorso naz. Città di Trivero (VC) 1991
PER LA SCULTURA
3° classificato concorso naz. Roma 1988
1° classificato concorso naz. Città di Orte 1989
3° classificato concorso naz. Città di Orte 1989
1° classificato concorso naz. Roma 1992
Maestro contemporaneo Firenze e medaglia oro
1989
Premio straordinario fuori concorso naz. Roma
1993
Premio straordinario fuori concorso naz. Roma
1994
Ottavio Chiossi insieme a Massimo Boldi
Campo de’ fiori
Ottavio Chiossi
15
Campo de’ fiori
Spider-man 3, Usa,
2007. Genere: avventura/azione/comics
regia: Sam Raimi;
interpreti: Tobey Maguire, Kirsten Dunst,
James Franco, Thomas Haden Church,
Topher Grace, Bryce
Dallas Howard, J. K
di
Simmons, Elizabeth
M.Cristina Caponi
Banks; sceneggiatura:
Sam Raimi, Steve Ditko, Stan Lee,
Ivan Raimi, Alvin Sargent; fotografia:
Bill Pope; musica: Christopher Young;
produzione:
Marvel,
Columbia
Pictures, Laura Ziskin Productions;
distribuzione: Sony Pictures; durata:
156 minuti.
La folla pressa, preme, schiaccia, calca e
spinge di fronte al botteghino del cinematografo. Ma niente, non c’è nulla da
fare…Bisogna pazientemente attendere il
proprio turno. Il fenomeno dell’anno è
finalmente nelle sale: il primo maggio è
uscito, a livello nazionale, Spider-man III.
Vuoi partecipare alle mirabolanti avventure aeree del tuo supereore preferito? Vuoi
vedere l’ultimo capitolo della saga lanciata
nel 2002 da Sam Raimi? Vuoi avere un
argomento su cui discutere insieme ai tuoi
amici? Recati di filato al cinema più vicino
a casa tua! Preferisci rimanere a casa?
Ebbene, sei condannato ad essere irrimediabilmente out. La sottoscritta, per metà
spinta dalla curiosità e per metà plagiata
dal roboante tamtam mediatico, ha optato
per un sabato sera all’insegna dell’Uomo
Ragno e le righe che seguiranno intendono esprimere un giudizio su tale lungometraggio.
Da grandi poteri derivano grandi
responsabilità.
17
SPIDERMAN 3
Il celebre motto di Peter Parker,
alias Spider-man, calza a pennello per il terzo episodio di
questa epopea: invero, oltre
che a guerreggiare contro tre
temibili nemici (Venom, l’Uomo
Sabbia e Goblin 2), il nostro
amato supereroe in calzamaglia
rosso-blu è costretto a fare i
conti con il suo lato oscuro.
Aggiungi a tali scalogne, anche
la nuova fiamma Gwen (Bryce
Dallas Howard) e una crisi sentimentale con la sua storica
fidanzatina, la rossa Mary Jane
(Kirsten Dunst), e il popcorn
movie è servito. I teen ager
timidi, impacciati con le ragazze
e appasionati del graphic novel
targato Marvel si compiaceranno. Sul livello di gradimento dei più maturi si è decisamente più incerti. Le ragioni:
innumerevoli. Prima di tutto, la narrazione
arranca a fatica nelle circa due ore e venti
in cui il film è strutturato; secondo, stenta
a trovare un filo tra una nugolo di citazioni degli episodi precedenti e le svariate
sottotrame di cui tale polpettone fumettistico è infarcito. Durante la prima ora di
proiezione la sceneggiatura si dilunga sul
profilo psicologico dei protagonisti ma,
ahimè, il pubblico cade spesso preda di
astinenza da scena d’azione e inizia sonoramente a sbadigliare. Per fortuna che a
risvegliare lo spettatore dal torpore in cui
è caduto, intervenga un’adrenalinica
sequenza con tanto di distruzione di un
grattacielo da parte di una gru impazzita
(e un brivido corre lungo la schiena, mentre la mente rimembra la disintegrazione
delle Twin Towers).
Il lato dark di Spiderman. Vi è, nel film,
un’immagine dalla forte pregnanza iconografica e simbolica che vale da sola il prezzo dell’intero biglietto. È quella dell’Uomo
Ragno che, fasciato in un completo di
latex aderentissimo, si trova appollaiato, a
mo’ di gargoyle, accanto alla guglia di una
cattedrale. Attenzione: il particolare più
interessante ancora non è stato rivelato…la sua tuta è monocromaticamente
nera!!! Tale inedita tinta è dovuta ad una
materia plastica scura che aderisce al suo
fisico e fa emergere tutta la cattiveria
repressa di Peter Parker. È buffo rilevare
come in quest’ultima stagione vada particolarmente di moda l’eroe malvagio; infatti, dopo l’uscita in edicola di una storia
avente come protagonista un inconsueto
Topolino farabutto, anche Spider-man
cambia filosofia di vita. Che si tratti di un
nuovo genere? Staremo a vedere…Chiuso
questo piccolo inciso, si può altresì
ammettere come risulti divertente la vanitosa falcata di Peter lungo le strade di New
York, sicuro di fare colpo su una fauna di
donne alla Sex and the city. Certo niente
di originale, si intende, ma almeno una
risata ci scappa; se non altro grazie, all’interpretazione macchiettistica di Tobey
Maguire.
Fra formidabili effetti speciali (vedesi la
demolecolarizzazione dell’Uomo Sabbia) e
il tono da feuilleton di alcuni momenti, ci si
domanda cosa mai avrà in mente Raimi
per un’ eventuale quarta puntata (se mai
ce ne sarà una); ci auguriamo che perlomeno tragga un qualche profitto dai suoi
sbagli.
18
Campo de’ fiori
Cosa sono le
fonti rinnovabili?
di Giovanni Francola
Quante volte sentiamo pronunciare l’espressione “sviluppo sostenibile”! Non è
altro che una definizione per descrivere
uno sviluppo che certamente deve garantire tutti i bisogni delle generazioni attuali,
ma senza compromettere la possibilità
che, le generazioni future, riescano a soddisfare i propri.
Questa definizione racchiude la “regola
delle tre E”: Ecology, Equity and Economy.
In questo contesto si può dire che l’utilizzo di fonti rinnovabili è l’unica chiave per
aprire le porte ad un futuro migliore.
Quali sono queste fonti rinnovabili?
L’energia solare (sia fotovoltaica che termica), l’energia eolica, l’energia idroelettrica, l’energia geotermica e le biomasse.
Non si può considerare energia rinnovabile l’energia nucleare, in quanto tale energia dipende da riserve limitate di materiali
che non si rigenerano alla stessa velocità
con cui vengono consumati, in più c’è il
problema relativo allo smaltimento delle
scorie di scarto.
In Italia si incentiva la produzione di energia da fonti rinnovabili grazie a finanziamenti da contributi pubblici, le cui forme
più diffuse sono il CIP6 e Certificati Verdi.
Questi due metodi permettono di raccogliere dalle tasche di noi contribuenti
milioni di euro ogni anno, ma vengono
spesi davvero per incentivare le Energie
Rinnovabili?
Per fare un esempio, nel 1992, il governo
italiano redige una legge per obbligare
l’Enel ad acquistare elettricità da produttori di energia da fonti rinnovabili, fissando
un prezzo d’acquisto.
A sua volta l’Enel trasferisce l’aumento di
costo sulle bollette dei consumatori, tanto
che, noi italiani, ci troviamo a pagare oltre
il 10% in più sulle bollette, pensando di
contribuire alla diffusione di energia pulita.
In quel testo del decreto viene posto, in
aggiunta al termine “rinnovabile”, un
secondo termine: “assimilabile”.
In tal modo si includono tra le fonti alle
quali sono destinati i finanziamenti, anche
quelle che di fatto non sono per nulla rinnovabili, cioè i residui del petrolio e i rifiuti urbani.
Così facendo, pur ottenendo dei finanziamenti, si è del tutto estranei al concetto di
Energia Pulita.
Poi è la volta del ministro dell’ambiente
Edoardo Ronchi (1997) che, con la firma di
un decreto, include tra le aziende che possono ricevere i finanziamenti, anche aziende che si occupano degli inceneritori dei
rifiuti urbani (art. 33 comma 9 1997).
Al decreto Ronchi fa seguito, nel 1999, un
altro decreto nel quale il governo definisce
che: le fonti energetiche sono il sole, il
vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le masse, il moto ondoso e la trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici.
Tali impianti, però, disperdono nell’aria le
così dette nanoparticelle che, scientificamente provato, causano patologie gravissime per l’uomo.
Per chiudere il cerchio, diciamo che diamo
soldi per produrre energia che inquina
l’ambiente e ci intossica, poi ne diamo altri
per comprare energia pulita.
Info Pubb.
0761.513117
[email protected]
Campo de’ fiori
19
CENTRO DI CONSULENZA
Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,
Psicopedagogica
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LE FACCE DELL’ALFABETO
Ci sono dei bambini che a tre anni
parlano perfettamente e altri che,
ancora a 5-6 anni,
hanno problemi di
pronuncia (dislalia).
Nella gran parte
a cura della
dei bambini che
Dott.ssa
hanno problemi di
Sandra Falzone
pronuncia
nei
Logopedista
suoni, NON si trovano
alterazioni
organiche alla mancanza di acquisizione di
un suono, ma cause “funzionali”.
Questo significa che qualche evento ha
influenzato, modificandola, la fisiologica
evoluzione dell’apprendimento dei suoni
del linguaggio.
Il primo passo verso l’acquisizione di un
suono linguistico è il coglierne le caratteri-
stiche acustiche: il contrasto fra ciò che
sente e ciò che produce è la molla che lo
guida nella sperimentazione linguistica; la
percezione ha, quindi, un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei fonemi.
Tra i 24-36 mesi nell’inventario FONETICO del bambino sono presente i suoni: P –
B – T – D – K – G – M – N – L.
Tra i 30-48 mesi compaiono: S –SCI – F
– V – CI – GI – Z.
Tra i 48-60 mesi compaiono: R – GN –
GLI e i gruppi consonantici complessi.
Oltre i 72 mesi sa produrre parole complesse con più di quattro sillabe.
Le cause funzionali che possono determinare una difficoltà nella pronuncia dei
suoni sono molte. Le più frequenti sono:
cause che impediscono una buona percezione dei suoni, come le otiti ricorrenti nei
primi anni di vita, che possono determinare dislalie audiogene; cause che agiscono sulle strutture articolatorie. Una ipertrofia delle adenoidi, riniti ricorrenti e/o
persistenti, ecc. possono obbligare il bambino a respirare con la bocca aperta determinando dislalie a carico dei fonemi che
vengono articolati mediante elevazione
della parte anteriore della lingua.
L’uso prolungato del ciuccio o del biberon,
o in età successiva le abitudini viziate,
quali succhiarsi il pollice, mangiarsi le
unghie, mordicchiare le penne o le matite,
inducono la spinta della lingua tra gli incisivi durante la fonazione: la dislalia conseguente è il sigmatismo interdentale e lo
zetacismo che interessano l’articolazione
dei fonemi S e Z.
La scarsa abitudine a masticare e, quindi,
il preferire cibi frullati o comunque poco
consistenti, possono determinare problemi
nell’articolazione dei fonemi apicali (articolati cioè con l’apice della lingua: L, N, R,
CI).
E’ utile, per tutti i bambini che presentano
dislalie, far precedere al lavoro specifico
sul suono mancante una “ginnastica” che
alleni le strutture muscolari fonoarticolatorie della bocca.
Molti bambini o adulti che hanno un sigmatismo interdentale e/o altre dislalie presentano una modalità di deglutizione
ancora infantile.
Dopo i 7-8 anni è indispensabile affiancare alla rieducazione delle dislalie la correzione della deglutizione. Il lavoro di ABILITAZIONE è da pianificare con la logopedista.
Campo de’ fiori
21
Comunicato Stampa
Tra breve dovrà essere approvato il Piano
Aziendale della ASL di Viterbo.
Siamo venuti a conoscenza da fonti bene
informate, ma anche da notizie apparse su
alcuni giornali, che in questo importante
documento sono stati inseriti alcuni provvedimenti che penalizzano notevolmente l’
ospedale “Andosilla”.
Il servizio autonomo di Nefrologia e Dialisi
verrà accorpato a Viterbo e quindi perderà
il Primario e sarà declassato a servizio
semplice.
Il reparto di medicina verrà ridotto da 48 a
24 posti letto e quindi il 50% in meno.
Verranno eliminate le guardie mediche
notturne e il servizio sarà affidato alla
reperibilità dei medici.
Infine sono stati sospesi i lavori di ristrutturazione dell’ ospedale in quanto la ditta
appaltatrice vanterebbe un sostanzioso
credito nei confronti della Regione Lazio.
Tutto questo va ad aggiungersi ai disagi
già esistenti e evidenziati in altre occasioni, come i lunghi tempi di attesa nel reparto di radiologia, in aumento in questi ultimi tempi.
I primari di alcuni reparti sono presenti
sulla carta e quasi mai nel reparto.
Il reparto di ortopedia, nonostante la presenza di due primari, rimane completamente scoperto nei giorni prefestivi e festivi.
Il Piano Aziendale riteniamo che sia stato
predisposto dal Direttore Generale della
ASL, dott. Aloisio, e pensiamo su indicazione dei politici che governano la sanità a
livello regionale.
La nostra Associazione, è indignata e si
rende portavoce della preoccupazione dei
civitonici e dei cittadini del comprensorio
che con noi hanno lavorato per migliorare
il nostro ospedale e quindi si rivolge al
Direttore Generale per rivedere i contenuti del Piano Aziendale e ai politici Viterbesi,
ma soprattutto a quelli del nostro comprensorio, di maggioranza e di minoranza,
alle organizzazioni sindacali ed agli enti
locali, affinché si mobilitino e facciano di
tutto per scongiurare il ridimensionamento
dell’ospedale Andosilla. Se invece le notizie che sono trapelate non fossero vere,
smentiscano il tutto pubblicamente.
Vogliamo ricordare che la nostra associazione si è adoperata in questi due anni di
attività nel trovare fondi per l’ acquisto di
materiale di arredo e diagnostico per l’
Andosilla con la garanzia, da parte del
Direttore Generale, che il nostro ospedale
non solo non avrebbe subito penalizzazioni, ma avrebbe avuto miglioramenti e
maggiori attenzioni.
Noi abbiamo fatto il nostro dovere perché,
grazie alle aziende, associazioni e cittadini che hanno risposto con grande generosità, siamo riusciti a far arrivare circa 400
mila euro di donazioni, mentre, come
sembra, l’Azienda ASL non ha per nulla
rispettato gli impegni presi.
Inoltre va ricordato che già in precedenza
un noto industriale di Civita Castellana ha
donato circa 350 milioni di vecchie lire per
realizzare il reparto di Nefrologia e Dialisi,
mentre personaggi come il compianto
Giulio Massari si sono impegnati fino allo
spasimo per rendere autonomo il reparto
che, con questo atto, oltre ad offendere il
donatore, si cancellerebbe tutto quello che
di buono era stato fatto ultimamente.
L’ associazione ha in programma altri
importanti interventi a favore del nosocomio civitonico, come l’ installazione dei
condizionatori nel reparto di ginecologia,
come già avvenuto nei reparti di medicina,
chirurgia, pronto soccorso, l’acquisto di un
Ecografo 4D, sempre per la ginecologia ed
altri interventi importanti.
Ora invece si viene a sapere che pericolose ombre si addensano sul futuro dell’
Andosilla, vuoi per la sospensione dei lavori di ristrutturazione, vuoi per i tagli ed il
declassamento di alcuni servizi importanti.
Tutto ciò dopo che l’ assessore regionale
alla sanità Battaglia, nel mese di marzo
scorso, ha constatato personalmente l’
andamento dei lavori di ristrutturazione ed
ha avuto un incontro con i cittadini e le
associazioni dove ha assicurato che la
ristrutturazione sarebbe proseguita normalmente e l’ Andosilla avrebbe svolto un
ruolo importante nel territorio.
La nostra associazione, oltre a reperire i
fondi, ha l’ obbligo morale verso i cittadini
ed i donatori che il materiale fornito all’
Andosilla attraverso le donazioni venga
impiegato nella più assoluta totalità e efficienza con l’obiettivo di migliorare l’assistenza ai degenti e a tutti coloro che si
rivolgono all’ ospedale, se questo non
avviene noi ci sentiamo in dovere di alzare la voce e di manifestare il nostro malcontento nei confronti di chi gestisce la
sanità del nostro comprensorio.
Nel ribadire le nostre preoccupazioni e
quelle dei cittadini, in questa prima fase,
restiamo in attesa di eventuali smentite,
ma resteremo attenti e pronti a farci sentire se le notizie che circolano si trasformeranno in realtà.
Civita Castellana lì 24.05.2007
L’ Associazione Onlus
Una mano al tuo ospedale
Campo de’ fiori
22
Orte
STORIA La cittadina di Orte è situata
su di una roccia
tufacea, a 134 m sul
livello del mare, precisamente
nel
mezzo della Valle del
fiume Tevere, da
un’ansa del quale
sembra essere circondata a Nord e a
di Ermelinda Benedetti
Est, mentre la parte
foto Mauro Topini
Sud è delimitata dal
suo affluente Rio
Paranza. In epoca più recente si è formato il
centro di Orte scalo, in conseguenza al fatto
che Orte è un importante nodo stradale e
soprattutto ferroviario.
Le sue origini sono da ricondurre, a seguito
dei numerosi ritrovamenti di oggetti di pietra
e grotte scavate nel tufo, a varie altezze, per
uso abitazione, al periodo del paleolitico.
Numerosi altri ritrovamenti attestano, poi,
che essa fu, per lungo tempo, a partire dal
VI secolo a.C., intensamente abitata dagli
Etruschi, una delle prime civiltà italiche,
come gran parte del territorio viterbese circostante. Essi si insediarono inizialmente
nella necropoli di Civita deserta, oggi ancora
esistente sotto il nome di Villa Pinciana, sul
Colle Bernardino. Dopodiché si trasferirono
definitivamente sul’altopiano tufaceo dove
Orte vive ancora. Proprio qui, nelle vicinanze
del lago Vadimone, oggi ridotto quasi ad un
pantano e dove affiorano ancora ossa
umane, che per le dimensioni farebbero pensare ai Galli Senoni, loro alleati, furono sconfitti dai Romani per bene due volte, nel 310
e nel 283 a.C.. I vincitori elevarono Orte a
municipio, nel I secolo a.C., lasciata libera di
autogovernarsi, ma senza diritto di votare
leggi. In questo periodo, il territorio inizia a
riempirsi di ville e fattorie, che beneficiano
del passaggio della Via Amerina, e di numerose opere pubbliche, tra cui l’importante
porto flu-
Le guide di C
viale del Castellum Amerinum
(Seripola), che si estendeva sulla riva sinistra del
fiume Tevere, per oltre
500 metri e che, nei
secoli V-VI a.C. e
seguenti, fu un intenso centro di traffici
commerciali, in quanto il Tevere era l’unica
via naturale di comunicazione con Roma.
La perdita d’importanza del porto coincide con la costruzione del Ponte di
Augusto sul Tevere,
nel II secolo a.C., in
sostituzione del ponte
di legno risalente all’epoca di Pompeo Magno,
sul quale venne fatta
passare la Via Amerina,
velocizzando così viaggi
verso Roma.
Per la sua posizione strategica fu a lungo
contesa da Goti e Bizantini, che rafforzarono
le fortificazioni e dai Longobardi, che volevano assicurarsi il controllo delle vie principali
di collegamento tra Roma e Ravenna.
Successivamente, fu scissa dalle proprietà di
queste popolazioni straniere e fu annessa al
patrimonio di San Pietro in Tuscia. Nel 739,
fu sottratta alla Chiesa da Liutprando, che la
restituì a Papa Zaccaria tre anni dopo, insieme ad Amelia e Bomarzo. Venne poi occupata dagli Arabi e riconquistata nel 914,
momento da cui ha inizio il periodo più florido della città. Le lotte fra Guelfi e Ghibellini,
che raggiunsero, infatti, il massimo furore
nel X secolo, contribuirono a conferire al
governo un carattere democratico sempre
più marcato, tanto che Orte, già comune al
tempo dei Romani, non ebbe mai feudatari,
ma rimase sempre tale. Il primo statuto fu
stilato nel 1200, rinnovato per la prima volta
nel 1395 e confermato fino a Papa
Innocenzo VIII(1492). Con il trascorrere degli anni, ai piedi del maso
tufaceo sul quale è posta la
città, sorsero i borghi di San
Giacomo, San Leonardo e
Santo Stefano, protetti da
mura,
che
furono
abbandonati e ridotti a
culture, a causa delle
invasioni barbariche e
delle lotte civili. Per
accogliere gli abitanti
entro le mura delle città,
che occupava già tutta la
superficie del masso, la
comunità fu costretta a
sopraelevare al massimo le
case già esistenti e a rafforzar-
le con i tipici archetti, posti a cavallo tra le
strade. La città era divisa in sette contrade, che prendevano, quasi tutte, il
nome del Santo a cui era dedicata la chiesa più importante
della contrada stessa. Faceva
eccezione l’ottava contrada,
denominata Capo Castello
perché in essa era ubicata la
rocca a difesa della città. Il
centro storico ha, a tutt’oggi, mantenuto la divisione
in sette contrade, rispettivamente denominate: San
Gregorio,
Porcini,
Sant’Angelo, San Giovenale,
Olivola, San Biagio, San
Sebastiano. All’inizio del XIII
secolo, i Signori, eletti dai
Pontefici, alloggiavano nella
tranquilla cittadina, benchè
non si conosce bene quale
ruolo svolgessero, nonostante
alcuni lasciarono molto spazio
all’autonomia del Comune, mentre
altri tiranneggiarono sul popolo. Tale uso
rimase inalterato fino ad Antonio Colonna,
nominato Signore di Orte dallo zio Martino V,
che, immediatamente dopo la morte del
Pontefice, fu cacciato a furor di popolo e la
Rocca fu rasa al suolo per impedire a qualunque altro Signore di insediarvisi. Sulle sue
rovine, verso la fine del XVI secolo, fu
costruito, dagli Alberti, un palazzo, divenuto,
poi, dei Conti Manni. Sempre tra il XIII e XIV
secolo, ebbe una notevole attività artisticointellettuale, tanto da poter vantare una università. Contemporaneamente si svilupparono le istituzioni ospedaliere e assistenziali, di
carattere religioso e di grande rilevanza economica. Nel XIII secolo, inoltre, si trovò a
sostenere Bonifacio VIII contro i Colonna,
ma nel 1375 si ribellò alla Chiesa. Nel XV
secolo si arrese a Ladislao, Re di Napoli,
dopodiché tornò definitivamente alla Chiesa,
salvo il periodo di dominazione francese,
durante la Rivoluzione.
La costruzione della ferrovia Pontificia, nel
1864, ha dato inizio alla ripresa, assumendo
la funzione che avevano svolto, in precedenza, il Tevere e la Via Amerina. Intorno alla
stazione ferroviaria, che ha svolto un ruolo
sempre crescente nel contesto territoriale,
nonostante le grandi distruzioni del 2° conflitto mondiale, é sorta una borgata, permettendo così allo stesso capoluogo di estendersi nuovamente, andando, quasi, a rioccupare gli spazi di massima espansione di
epoca medievale. A quattro chilometri dal
centro, sorge, dunque, in un territorio anticamente chiamato Martevole, probabilmente
perchè vi sgorgava una fonte dedicata a
Marte o perché, lì, si svolse un fatto d’armi,
Orte scalo, che può essere considerata la
continuazione storica di Orte, poiché ve ne
Campo de’ fiori
23
Campo de ’ fiori
ha fatto sempre parte.
TRADIZIONI E FESTE
Pasquarella
Antico rito tradizionale nella notte del 5 gennaio, vigilia dell’Epifania. Per l’occasione, un
gruppo di cantori percorre le vie del centro
storico e dintorni, intonando vecchi canti di
questua o “befanate”, che hanno per argomento la nascita di Gesù o valori come la
pace e la fratellanza e accenni alla divina
Provvidenza, accompagnati da alcuni strumenti a fiato.
Carnevale Ortano Carri allegorici e vivaci
gruppi mascherati sfilano, in ordine, per le
vie di Orte e Orte scalo, durante il periodo di
Carnevale, che si conclude con la cremazione di Re Carnevale, il giorno di martedì grasso.
Processione del Cristo Morto
Antichissima Processione in occasione della
deposizione del Corpo di Cristo Morto, nel
Venerdì Santo della settimana di Pasqua.
Segue rigidamente le regole rituali quasi
immutate del 1200 ed è, proprio per questo,
la più antica processione d’Italia, nel suo
genere. Le sette confraternite, San Michele,
Santa Maria delle Grazie, Stennardino delle
donne, San Pietro, Trinità, Misericordia e
Santa Croce, partono dalle proprie Chiese e,
percorrendo ciascuna il proprio percorso,
arrivano nella piazza principale, da dove,
accodandosi secondo la chiamata dei furieri,
si riuniscono dietro la bara di Cristo Morto e
la bara dell’Addolorata. Particolarmente toc-
cante è il canto del Miserere e dello Stabat
Mater. Al termine, viene distribuito il pane
del Venerdì Santo, in segno di fraternità.
Festa dei Santi Martiri Festeggiamenti in
onore dei Santi Marco, Quirino, Dionisio,
Aureliano, Timoteo, Apollonio, Faustina e
Dorotea, le cui reliquie vengono processionalmente portate per le vie del paese ed
erano, un tempo, accompagnate da grandi
croci di legno adornate con rose rosse.
Ricorrono la terza domenica di maggio.
Festa di Santa Maria della Strada
Festeggiamenti in onore della Santa, in località Caldare.
Corpus Domini Solenne processione in
onore del Corpo di Cristo.
Festa di Sant’Antonio da Padova
Festeggiamenti in onore del Santo Protettore
di Orte Scalo, il 13 giugno.
Festa di San Lorenzo Festeggiamenti in
onore del Santo, in località Petignano, con
grande fiera Provinciale delle Merci e
dell’Artigianato, nel primo fine settimana di
Agosto.
Processione di Mezz’agosto Nella sera
che precede il giorno di Ferragosto, una
solenne processione porta per le vie del
paese le “Macchine” del Salvatore e della
Madonna. Arrivate in Piazza della Libertà,
poste l’una di fronte all’altra, compiono tre
inchini ed entrano nella cattedrale, rivolte
verso il popolo.
Ottava di Sant’Egidio Festeggiamenti in
onore del Patrono della cittadina di Orte.
L’antica tradizione è da far risalire al 1396,
quando venne ufficializzata da Papa
Bonifacio IX. I festeggiamenti durano otto
giorni, proprio come dai tempi antichi, nella
prima intera settimana di settembre.
Prendono inizio con la benedizione dei gonfaloni in cattedrale, poi, ogni giorno c’è festa
in una delle contrade, con giochi tradizionali, teatro popolare e dialettale, musiche del
passato, taverne con prelibati piatti tipici e
quant’altro. L’ottavo giorno è dedicato al
Palio degli Arcieri, che si contendono un
anello d’argento di 10 cm, cercando di centrarlo, tirando da 25 m ad occhio nudo. Il
tutto è corredato da uno splendido corteo in
costumi trecenteschi. Questa è una tra le
rievocazioni medievali più suggestive, maestose e ricche della zona.
Festa della Madonna delle Grazie
Festeggiamenti per Maria Santissima, in
località Le Grazie.
Festa di San Michele Arcangelo
Festeggiamenti in onore del Santo, in località San Michele, nel primo fine settimana del
mese di ottobre.
Festeggiamenti Natalizi Varie manifestazioni vengono organizzate, dalle diverse
associazioni presenti in loco, durante il periodo di Natale.
continua sul prossimo numero...
01100 Viterbo
Piazza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651
e-mail: [email protected]
Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest
Tel. 0761.390013
e-mail: [email protected]
01030 Vallerano (VT)
Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551
e-mail: [email protected]
01033 Civita Castellana (VT)
Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951
e-mail: [email protected]
00169 Roma
Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011
Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988
e-mail: [email protected]
Centro Commerciale Torresina - Via A.Barbato, 31
Tel. 06.61663133
63037 Porto D’Ascoli (AP)
Centro Commerciale Portogrande
Via Pasubio, 144
Tel./Fax 0735.753665
e-mail: [email protected]
Quanto sono belli gli occhi dei bambini, grandi e limpidi!
Ma così grandi e trasparenti a 12 anni hanno assorbito più raggi U.V.
dannosi, di quanti ne assorbiranno per il resto della vita, e gli effetti
delle radiazioni dannose si accumulano sempre.
Occhiali da sole per bambini: uno scudo contro gli U.V.
Campo de’ fiori
25
Fabrica di Roma - Civita Castellana. L’erba alta, oramai, copre la visuale agli automobilisti e nasconde la segnaletica stradale
Civita Castellana
i cartelli stradali bassi, agli
incroci,
disturbano la visibilità degli
automobilisti
Fabrica di Roma
cassonetti dell’immondizia stracolmi e
posti sopra la carreggiata stradale
Campo de’ fiori
La rubrica
27
dei perchè
Perchè la nuova televisione si chiama “digitale terrestre”?
Negli anni ’80, sia in
Italia che all’estero, si
iniziò a studiare la
possibilità di impiegare
la trasmissione via
satellite.
Questa
possibilità
aumentava la capacità
di Arnaldo Ricci
di irradiazione del
segnale
televisivo,
semplicemente perché l’antenna trasmittente, che era montata sul satellite,
aumentava di 100 volte la superficie irradiata dal segnale, rispetto all’antenna terrestre.
Considerato poi il fatto che la tecnica digitale era già abbastanza sviluppata, visto
l’avvento del PC, degli orologi digitali,
macchine fotografiche, si scelse di applicarla immediatamente alla nuova TV senza
neanche considerare la vecchia tecnica
analogica. La nuova TV si chiamò
Televisione Digitale Satellitare DVB-S (
digital video broadcasting satellitare).
Per poter ricevere sui normali televisori
esistenti questo nuovo segnale, bisognava, e bisogna, istallare un’antenna simile
ad una grossa “padella” e un sintonizzatore satellitare per convertire dal digitale
all’analogico.
Ci si rese subito conto, però, che tutte
queste “padelle” sui balconi o sopra i tetti
delle case, deturpavano l’ambiente e,
oltretutto, la maggior parte dei canali
erano a pagamento.
Nel frattempo la tecnica digitale ebbe
ancora un notevole sviluppo.
Negli anni ’90, le centrali telefoniche italiane iniziarono a trasformarsi in digitale,
tanto che, quando si alza il telefono per
chiamare, dall’altra parte non vi è più una
centrale telefonica, ma un vero e proprio
potentissimo computer, capace di fornirci
servizi fino a pochi anni fa inimmaginabili.
Si iniziò a pensare di applicare le nuove
tecniche di digitalizzazione, anche sulla
vecchia ed analogica rete televisiva, che il
satellite non era riuscito a soppiantare.
Il nuovissimo modo di trasmettere la TV fu
chimato Televisione Digitale Terrestre
(DVB-T).
Nella tecnica digitale il segnale non viene
trasmesso così come esso viene generato,
ma viene prima modificato in binario e poi
trasmesso.
Questo comporta un grossissimo vantaggio: quello di rendere il segnale completamente esente dai disturbi propri della trasmissione via radio.
In realtà non è il segnale TV a viaggiare
nell’etere, ma la sua rappresentazione codificata in binario, composta dai bit 0 e 1,
che in ricezione sono sempre distinguibili.
Ovviamente il televisore delle nostre case,
riconosce solamente il segnale analogico,
per questo motivo bisogna ritrasformare in
analogico il segnale ricevuto per mezzo di
uno “scatolotto” da ubicare vicino all’apparecchio TV.
Il segnale viene generato nelle immediate
vicinanze del televisore, in base alle informazioni codificate viaggianti nell’etere, e
la conseguenza è che esso è esente da
disturbi trasmissivi perché non ha viaggiato!
Storia della Ferrovia
di Erminio
Quadraroli
La Cassia Cimina, sin
da tempi remoti, ha
rappresentato un passaggio obbligato per
chi, scendendo dal
nord, si doveva recare
a Roma. Attraverso la
strada che domina dall’alto il Lago di Vico,
hanno transitato guerrieri, pellegrini e com-
mercianti.
Esistono tuttora a Ronciglione tracce del
transito del bellicoso popolo normanno
che, proseguendo verso il santuario in
onore di San Michele Arcangelo, trovavano
rifugio e ospitalità nel piccolo paese cimino.
Nel 1567, grazie a Filippo II, la strada cimina assunse un ruolo ben più importate.
Egli istituì un servizio di posta tra Lione e
Roma, inserendo Ronciglione nel percorso
verso l’odierna capitale e dotando la cittadina di una stazione di posta: luogo dove
si potevano cambiare i cavalli dopo il lungo
cammino pieno di fatica e di pericolosi
attacchi da parte dei briganti che si incontravano frequentemente lungo il tragitto.
In seguito, intorno alla metà del diciannovesimo secolo, si disputò una battaglia
impari tra diligenza e treno a vapore
e…per questioni di velocità e sicurezza, si
decise di relegare i cavalli al pascolo e di
esiliare le carrozze postali e i carretti commerciali in umide cantine, dove la polvere
avrebbe pian piano reso opaco il ricordo di
un glorioso passato.
Fu così che il 26 Luglio del 1888 il
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
approvò il progetto per la costruzione della
ferrovia Capranica-Ronciglione, che fu
inaugurata Lunedì 30 Aprile 1894, alla presenza delle più illustri personalità dell’epoca.
Si pensò, quindi, di creare una linea che
collegasse il tirreno all’adriatico per facilitare gli scambi commerciali e il trasporto di
materie prime verso le acciaierie umbre. Il
28 Ottobre 1929 venne aperta all’esercizio, dopo numerosi anni di discussione
sulla
effettiva
utilità,
la
tratta
Civitavecchia-Orte.
Questo sembrava l’inizio di un futuro di
glorie, mentre invece una frana avvenuta
nel 1961, ne decretò un lento ma inarrestabile declino, fino alla chiusura definitiva, avvenuta nel 1995.
In questi anni di alti e bassi la tratta ronciglionese si è trasformata in un vero e proprio set cinematografico.
Alcuni dei più bei film della storia del cinema italiano hanno reso celebre la piccola
stazione:
“Le comiche”,
“La
vita è bella”
dell’oscar
Roberto Benigni, “Cuore”
del
grande Comencini,
“Due marines e un
generale”
degli indimenticabili
Franco
e
Ciccio e il capolavoro di Nanni Loy “Un
giorno da leoni”, sono stati ambientati in
quei luoghi ora lasciati al degrado.
Da anni si è formato un comitato che cerca
di battersi per la riapertura che, ora come
non mai, sembra solo un lontano e sfocato miraggio.
Questo tratto di strada ferrata adesso si
presenta come un luogo degno dei più
suggestivi film d’avventura: binari dimenticati sono vittime innocenti di sterpaglie
che, elevandosi verso il cielo, sembrano
nascondere un treno che, da anni, aspetta
di diventare la “freccia dei due mari”.
Campo de’ fiori
28
Come eravamo
Dice un proverbio antico ......
di Alessandro Soli
Dice un proverbio antico “Chi cade in povertà, perde ogni amico”.
Prendo spunto dai versi
iniziali di una mia poesia, che trovate pubblicata di seguito, per analizzare e confermare,
quanto i proverbi rappresentino la saggezza
dei popoli. L’aver vissuAnno 1963 areoporto VAM - Liceo Classico alla corsa campestre.
to sulla propria pelle
Da sx Giancarlo Gabbianelli - Palmisciano - Prof. Paolo Attilio Valletti - Alessandro Soli
situazioni simili, che, in
lasciando mai i valori primari che distinfondo, fanno parte dell’esistenza di una
“ Dice un proverbio antico…”
guono l’uomo dalla bestia : il lavoro e la
vita vissuta tra alti e bassi, tra emozioni
Dice un proverbio antico,
famiglia. Certamente altri fattori hanno
forti e indicibili frustrazioni, mi porta, gioco
chi cade in povertà, perde ogni amico!
influenzato professioni e carriere di quei
forza, indietro nel tempo. Ecco allora che
E io che in povertà ce sò caduto,
giovani, non è retorica citare la fortuna o
il “come eravamo” rappresenta l’àncora
su sto proverbio, un po’ ci’ò riflettuto.
la salute, ma sappiamo che la vita oltre
che tiene ben salda questa “mia barchetalle capacità personali ha bisogno anche di
ta” e la protegge dall’eventuale deriva.
Fino a che fai commido alla gente,
esse. La mia generazione, e questo lo dico
Eravamo giovani di “belle speranze”, noi
tutti te cerchino, insistentemente.
con orgoglio, è stata quella del cambiaragazzi degli anni ’60; dopo le medie,
Edè perché ci’ai i sòrdi, e te senti
mento, quella delle innovazioni, ha tracciaognuno verso il suo indirizzo di studi, i più
importante,
to una linea ben definita, con la speranza
pratici con la sicurezza, allora, del posto
tutti te ‘nvitino, riesci a fatte pure
di migliorare sempre più una società che
quasi certo, verso Ragioneria o Geometri,
l’amante!
doveva ricostruire tutto ed allontanare lo
gli altri, più lungimiranti, verso i Licei o gli
spettro di un’altra guerra.
Istituti Tecnici di varia natura. Tutti volevaMa si a fortuna, te vòrta a faccia,
mo arrivare, pur sapendo che le difficoltà
nun te saluta più nessuno,
da superare, visto com’era la scuola, erano
te fanno fa ‘na figuraccia!
Non voglio scendere sul personale, ma chi
tante, ma eravamo nello stesso tempo
mi conosce, mi ritroverà sicuramente in
coscienti che molti di noi sarebbero stati la
Io però, che sò signore,
questi versi, scritti forse con la rabbia di un
classe dirigente di oggi. Se mi guardo
d’animo e de core,
momento particolare della mia vita, ma
intorno vedo professionisti, politici, ma
sto proverbio, l’ò cambiato con onore:
così veri e “calzanti” per tutti i sessantenanche artigiani, commercianti e operai che
ni di oggi.
hanno saputo, e fortemente voluto, dare
“è mejo èsse poveri e considerati matti,
un senso alla loro vita, approfittando sì del
ch’èsse ricchi, ma pidocchi rifatti”.
cosiddetto “boom economico”, ma non tra-
Personaggio misterioso
Di lato è riportata la foto
deformata di un famoso
cantante.
Sai dire di chi si tratta?
I primi tre che indovineranno e si recheranno
presso la redazione, riceveranno un simpatico
omaggio offerto dal
Centro Parati Selli.
Corsi professionali e amatoriali per tutti i livelli di:
continuano gli eventi di fine anno accademico 2006/2007
Il 29 Giugno 2007 ore 21,30
nella bellissima cornice dell’anfiteatro
Romano di Sutri
Spettacolo di danza per chiusura anno accademico 2006/2007
Sbarra a Terra Acrobatica
Laboratorio Coreografico
Flamenco
Canto
Partecipano tutti i corsi della Scuola per le discipline di Danza
Classica, Passo A Due Classico e Moderno, Modern Jazz,
Contempory Jazz, Hip Hop, Acrobatica.
Coreografie:
M° Fabrizio Bartoli
Stage di danza classica
Sabina Borrelli
di altissimo spessore
Mara Giavon
artistico tenuto il 26 e
Jvan Bottaro
27 Maggio nei locali
Valentina Lorenzetti
della scuola Honey
Alessandro Pustizzi
Jeannette Righi.
Le coreografie avranno la partecipazione straordinaria dei
Ballerini Professionisti :
Fabrizio Bartoli, Gennaro Lasco, Jvan Bottaro, Sabina Borrelli,
Alessandro Pustizzi.
Nel corso della serata avverrà la consegna delle Borse di Studio
per l’anno accademico 2007/2008.
Il 6 Luglio 2007
Esami di fine corso. Commissione di esame :
M° Fabrizio Bartoli- Primo Ballerino del Teatro dell’Opera di
Ginevra
M° George Bodnarciuc -Direttore del Teatro dell’Opera di
Bucarest
M° Fara Grieco - Docente dell’Accademia Nazionale di Danza
Roma
Direzione artistica Fabrizio Bartoli
M° ospite
Victor Litvinov
al piano
Giancarlo Cappello
Campo de’ fiori
31
CIVITONICI ILLUSTRI
PINO SMARGIASSI
Perché a Civita Castellana si sviluppi un
movimento sportivo e popolare di un certo
livello, sia dal punto di vista professionistico che amatoriale, bisogna attendere gli
anni ’70 quando viene fondata la squadra
di pallavolo “San Lorenzo”, presso la
Parrocchia omonima in Via Bonanni, fondata e costituita dal compianto Parroco
Don Giuseppe Bodini.
In questo vivace contesto culturale si
afferma la figura di PINO SMARGIASSI,
indimenticato protagonista dello sport civitonico e pallavolistico in particolare, che
raggiunge la notorietà sportiva regionale e
nazionale quale protagonista della conquista da parte dell’Ariccia, Comune dei
Castelli Romani, del campionato italiano di
pallavolo.
Dopo la fine della Seconda Guerra
Mondiale la situazione sportiva in genere,
nel nostro centro, ruota intorno al calcio,
con la squadra locale impegnata in tornei
provinciali di calcio amatoriale.
Gli anni ’50 vedono protagonista nel pugilato SERGIO CAPRARI, con la conquista
dell’oro olimpico e di vari tornei nazionali,
come elemento propulsore della nascita di
scuole di pugilato locali assai vive e numerose, con un gran numero di
iscritti che vedono, nella stessa
pratica pugilistica, una valida
alternativa allo sport del calcio.
Non soltanto il calcio, ma
anche il ciclismo, presente con
vari club amatoriali, tra cui l’ormai noto “Forti e Veloci”.
Quando viene formata la squadra di pallavolo San Lorenzo, la
stessa pratica riscuote da subito un grande successo, raccogliendo numerose adesioni da
parte dei giovani locali che si
allenano nel campo in cemento, attiguo alla Chiesa di San
Lorenzo.
La squadra è una fucina di veri
talenti e lo stesso Smargiassi la
punta di diamante.
La pallavolo e successivamente
il rugby, saranno le pratiche
sportive che romperanno il
monopolio, pressoché assoluto
del calcio.
E’ il trampolino per lo sportivo civitonico verso grandi
successi, che culmineranno
nel 1974, quando entra
nell’organico dell’Ariccia
Pallavolo, che conquista
nel 1974 l’ambito trofeo nazionale.
In un mondo dove lo sport è arrivato a
livelli tecnici e professionali impensabili
fino a poco tempo fa, e caratterizzato da
forme di competizione, purtroppo, non
sempre lecite, e spogliato, infine, dai suoi
più fecondi principi morali ed etici, la figura di Pino Smargiassi assume, dunque,
una notevole valenza etica e storica, quale
indimenticato testimone di uno sport praticamente allo stato puro, basato semplicemente sulla competizione leale, quale
momento di integrazione sociale ed
umana.
Altresì il grande sportivo civitonico, a
ben diritto, si può definire il fondatore principale della Pallavolo a Civita
Castellana, che in questa specialità
ha prodotto, negli anni, grandi squadre e notevoli campioni che hanno
brillato nei vari campionati nazionali.
La sua figura è oggi ricordata da una associazione culturale che si prefigge di ricordarne, attraverso manifestazioni ed eventi
sportivi, i suoi principi ed insegnamenti, in
particolare con il Torneo Nazionale di
Pallavolo che ogni anno si tiene a Civita
Castellana, con la partecipazione di squa-
dre nazionali che si ritrovano presso il
palazzetto comunale, in località Pizzo
Garofalo, per dare vita ad una manifestazione sportiva che ormai ha assunto
importanza nazionale.
Il Presidente Regionale della Pallavolo,
Luciano Cecchi, così ricorda la figura del
grande sportivo civitonico:
“Nella storia della nostra pallavolo, il nome
di Pino Smargiassi ha il potere di riportarci
alla mente ricordi indelebili, fatti di emozioni forti, di principi di lealtà sportiva e di
etica quotidiana, in campo e fuori dal
campo. Ecco perché, il ritorno di una manifestazione storica come il Torneo intitolato
a questo grande uomo e atleta, che tanto
ha insegnato alla sua generazione e a
quelle seguenti, va salutato con il giusto
entusiasmo, al quale è doveroso aggiungere un ringraziamento per gli amici della
Pallavolo Civitacastellana che molti sforzi
hanno fatto perché l’evento tornasse a
vivere dopo sette anni di dolorosa assenza
e a riproporsi sul grande palcoscenico della
Pallavolo”.
Enea Cisbani
Campo de’ fiori
33
Roberto Rosati
e Civita Castellana
Civita Castellana, intorno agli anni ’30-‘40,
è un centro ceramico e industriale di primaria importanza, sia a livello regionale
che nazionale, per la presenza di numerose manifatture ceramiche, note per la elevata qualità tecnica ed estetica dei loro
prodotti.
Un livello tecnologico ed artistico di grande spessore reso possibile dal felice connubio tra istanze industriali, produttive ed
estetiche.
In questo vivace contesto culturale ed
economico, si inserisce a pieno titolo la
figura di ROBERTO ROSATI, nato a
Roma nel 1890 e prematuramente scomparso nel 1949 a Grottaglie, dove dirige il
locale Istituto d’Arte per la ceramica.
Artista di notevole livello e spessore culturale la cui conoscenza si rivela fondamentale per capire l’evoluzione della ceramica
artistica nel nostro centro.
Precoce talento, si forma a Roma presso il
laboratorio d’arte di via Manzoni e
l’Accademia di Belle Arti, dove conosce il
multiforme genio artistico di DUILIO
CAMBELLOTTI, di cui diventa l’allievo
prediletto e il
collaboratore
principale in alcune fondamentali realizzazioni
pittoriche.
La recente scoperta di documenti archiviali
permette di ricostruire, con notevole ricchezza di
dati, il periodo
della permanenza di Roberto
Rosati a Civita
Castellana, dapprima come Docente di Decorazione Ceramica
presso il locale
Regio
Istituto
d’Arte per la
Ceramica, con
sede nel Palazzo
Andosilla, in via
Ferretti e, succ e s s i va m e n t e ,
come fondatore,
insieme a GIUSEPPE SPROVIERI, di una
manifattura
ceramica
nei
pressi dell’Ospedale Andosilla.
La Scuola in cui Rosati, nel 1911, muove i
primi passi come Docente di Arte
Applicata, è ancora allo stato embrionale,
ma comunque dotata di aule e laboratori,
finanziata dallo stesso Comune e diretta
con piglio manageriale dall’Avvocato
Ulderico Midossi.
Nell’Ottobre del 1912, fonda la manifattura ceramica nei pressi della strada per
Castel Sant’Elia, con una produzione
incentrata prevalentemente sulla realizzazione di oggetti d’arte applicata come
vasi, basi per lampade e statue decorative,
che riscuotono grande successo nella
Capitale e che traggono forma ed ispirazione dal vasto repertorio artistico
Cambellottiano.
La grande novità introdotta da Rosati,
nella manifattura civitonica, riguarda la
produzione di oggetti e in particolare di
mattonelle per bagni, decorate e dipinte
con motivi ornamentali e pittorici, ripresi
dai dipinti di grandi pittori italiani come
GINO SEVERINI, massimo esponente della
pittura futurista e FRANZ MARC, protago-
nista della pittura espressionista tedesca.
Ben presto i pezzi ceramici prodotti da
Rosati, caratterizzati dalla doppia “R”, si
affermano nel panorama artistico italiano.
Dal 1912 al 1917, anno della sua definitiva
chiusura, la fabbrica produce un vasto
repertorio di oggetti e rivestimenti ceramici, di cui, purtroppo, rimangono rari esemplari e che testimoniano la genialità artistica di Rosati nell’aver trasposto su ceramica dipinti celebrati in tutta Europa.
Nel 1918 abbandona definitivamente
Civita Castellana per trasferirsi nuovamente a Roma, dove nel 1920 dirige una nuova
manifattura, producendo elementi caratterizzati da forme sinuose di ispirazione animale.
Intorno agli anni ’30 abbandona le forme
naturali, per indirizzarsi verso temi ornamentali di tipo geometrico, caratterizzati
da una accesa cromia, in perfetto stile
futurista.
Dal 1924 al 1934 è il direttore artistico
della Ceramica Romana “La Fiamma”,
costituita nel 1924 da Ferruccio Palazzi e
dopo la sua cessazione fonda un nuovo
laboratorio ceramico nei pressi di Roma.
Il genio di Roberto Rosati si esprimerà,
inoltre, nell’esecuzione di dipinti ed affreschi per gli interni di alcune Ville della
Capitale, come Casa Santangeli e Armati,
utilizzando particolari tecniche come l’affresco a tempera e ad encausto.
Negli anni della maturità, Rosati dirigerà
l’Istituto d’Arte di Nove di Bassano dal
1937 al 1939.
Successivamente, fino alla prematura
morte, l’Istituto d’Arte di Grottaglie dal
1939 al 1949.
ROBERTO ROSATI, GIULIO FRANCESCONI, LUIGI MONTANARINI, RENATO GUTTUSO, GUIDO CALORI, ASSEN
PEYKOF, SANTE CIANI, GINO E
MARIANO COPPEDE’, DUILIO CAMBELLOTTI, GINO SEVERINI: dal 1920
al 1950 Civita Castellana è, dunque, la
meta artistica di grandi artisti italiani e
stranieri, che trovano nelle sue ceramiche
la fonte d’ispirazione e il laboratorio ideale, dove tradurre in forme concrete e vive
le loro idee.
Una storia in fase di attenta ricostruzione,
sia attraverso i rari documenti archiviali,
che poche opere rimaste.
Una storia che si avvale della presenza, nel
nostro centro, di due grandi architetti del
Liberty Italiano come i Fratelli Gino e
Mariano COPPEDE’.
Enea Cisbani
Tanti auguri a
Silvia Sanapo
che ha compiuto gli anni
il 14 Maggio.
Auguri da
Andrea e
dalla
nipotina Elisa.
Tantissimi auguri a Martina
Carosi che ha ricevuto il
Battesimo il 3 Giugno, dal papà,
la mamma, il fratellino Matteo,
i nonni, gli zii e i cugini
Messaggi
Saluti alla cara
nipotina
Rebecca
Possanzini di
Roma dallo zio
Mario Mele di
Fabrica di
Roma.
Tantissimi auguri
al Dottor
Stefano Roncio,
neolaureato in
Economia
Aziendale con la
votazione di 110.
Sei forte!
Auguri per una
brillante carriera! Con affetto,
mamma, papà,
Claudio, la nonna,
gli zii, i cugini e il
nipotino Damiano.
Tantissimi auguri a Ludovica Ricci che
compie 5 anni il 24 Maggio, da mamma,
papà, la sorellina Marta, i nonni, gli zii e il
cugino Daniele.
Tanti auguri a Beatrice Salza che ha
compiuto gli anni il 28 Aprile, alla sorellina Giulia che compie gli anni il 28
Giugno e alla cuginetta Federica Oddi
che compie un anno l’8 Giugno,
dai genitori e dai nonni.
Tanti auguri a
Sergio Pilera di
Corchiano che
l’8 Aprile ha
compiuto 53
anni, dalla
moglie, i figli e i
nipotini Mattia
e Samuele
La redazione di Campo de’
Tantissimi auguri a Andrea
Sperandio di Fabrica di Roma che
ha ricevuto il Sacramento della
Cresima il 19 Maggio,dalla mamma,
il papà, i nonni e tutti i suoi cari
Tantissimi auguri a Irene
Massaccesi che ha ricevuto la
Prima Comunione il 13 Maggio,
dalla mamma, il papà, i nonni, gli
zii, tutti i parenti, dalla famiglia
Anselmi e la redazione di Campo
de’ fiori
Tantissimi
auguri a
Adriana e
Giorgio
Cimarra, che il
13 Giugno
festeggeranno
il loro 25° di
matrimonio,
dalla
sorella Emilia e
famiglia
Affettuosi auguri di
buon compleanno per il
prossimo 11 giugno
2007 ad Anna Maria
Ricci di Civita
Castellana, dalle figlie
Roberta e Lina, dai
generi Bruno e Franco,
dai nipoti Pamela,
Marco e Fabio.
Tanti auguri a
Diego Sanapo
che ha compiuto 18 anni il 5
Giugno. Auguri
dai genitori, le
sorelle,
i cognati.
In questo incessante esistere,
condivido il mio tempo con te,
amandoti e augurandoti Buon
Compleanno amore mio.
Tante
congratulazioni a
Mauro Berto che il
23 Maggio scorso
si è
laureato in ingegneria informatica.
Tantissimi auguri
da Mamma, Papà,
Marta, Erminio e
Romina.
Il 30 aprile per la gioia
di papà Emanuele e
mamma Paola è venuto
alla luce in tutto il suo
splendore il piccolo
Damiano. Benvenuto tra
noi tenero fiorellino!
Con immenso affetto i
nonni, zia Serena, zio
Giacomo e
tutti i parenti.
fiori si associa agli auguri
A mamma e papà che il 13 Giugno
coronano il loro 25° anno di
Matrimonio dal figlio Federico
Cimarra
Tantissimi auguri alla piccola
Valeria Contardi che compie due
anni il 24 Giugno, dai nonni, da
zia Cinzia e zio Carlo.
Tanti auguri a Federico
De Lorenzi e Cristina Iovine
che si uniranno in matrimonio
il 16 Giugno,
da tutti i familiari
Tanti auguri
a Leonardo
Pasquali che
il 3 Giugno ha
ricevuto il
Battesimo e il
4 Giugno
compirà 4
mesi, dai
genitori, i
nonni Luigi e
Rachele, gli
amici e tutti i parenti.
Tantissimi
auguri al
piccolo
Gianluca che
il 17 Giugno
compie il suo
primo anno,
da zio
Gianluca e
zia Serena
Tanti auguri di Buon
Compleanno a Michele
Moscioni che compie
gli anni il 19 Giugno,
dalla mamma, il papà,
il fratello e tutti gli
amici di Campo de’
fiori
Congratulazioni a Daniela
Crescenzi di Corchiano
che si è laureata in
Economia Aziendale il 29
Maggio e che ha compiuto gli anni il 30, dalla
mamma, il papà, gli zii, i
cugini e gli amici.
L’8 Aprile, il
giorno di
Pasqua, è
nato
Alessandro.
Alla mamma
Giovanna
Fortuna e al
papà
Massimo
Lacrimanti,
uniti al loro
tesoro, gli
auguri più belli, dai nonni, gli zii e
parenti tutti.
Il giorno 4 Giugno ha
compiuto 50 anni
Emma Lanza. Tantissimi
auguri di Buon
Compleanno da Michela
e Letizia
Tantissimi auguri di buon
compleanno
a Massimiliano Pirro
di Gaeta che il 9
giugno
compie 31 anni!!! Un
kiss enorme da
parte della sua
ragazza Maria
Cristina
La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Auguroni
a Rosella ed
Andrea che
il 17 Giugno
festeggiano
il loro 1°
anno di
matrimonio.
Ragazzi
siete
semplicemente
magnifici.
Dai genitori
e tutti
coloro che vi vogliono
veramente bene.
Tanti auguri alla nostra
collaboratrice Ermelinda
Benedetti che ha compiuto
gli anni il 2 Giugno, dalla
redazione di Campo de’ fiori
Auguri a
Daniele Crescenzi di
Corchiano per
il suo 26° compleanno, dalla famiglia e dai
suoi amici
Buon compleanno a
Raffaele di Gaeta
che il 28 giugno
compie
gli anni.
I migliori auguri
da parte di
Massimiliano
e Maria Cristina
Tanti auguri a Melissa
Bruzzichesi che il 25
Giugno
compie 16 anni.
Auguri da mamma,
papà, la sorellina
Martina, nonna e
da tutti quelli
che ti vogliono bene.
Il giorno 27 Maggio ha
compiuto 24 anni un’amica
speciale di nome Michela. Tanti auguri di Buon
Compleanno dalla tua amica Letizia.
Tanti auguri di
Buon Compleanno a
Michele Cioccolini
che compie 12 anni
il 17 Giugno, dalla
mamma, il papà, la
sorella Francesca,
i nonni, le zie, lo
zio e il cugino
Walter
Tanti auguri di
Buon Compleanno
a Massimo
Benedetti che ha
compiuto 19 anni
il 26 Maggio.
Da mamma, papà,
Ermelinda e
Simone.
Ti facciamo un
grosso “in bocca
al lupo” per gli
esami di
maturità !!!
Paola ed Eugenio Alessi con i
loro figli Rachele, Nicolò ed
Iris, augurano ai nonni
Assunta e Giovannino
Costantini i più affettuosi
auguri per i loro primi
cinquant’anni di matrimonio
per il prossimo
24 giugno 2007
Tantissimi auguri di Buon
Compleanno alla piccola
Denise Iosca che ha compiuto
1 anno il 23 Aprile, dalla
mamma e gli zii.
Tanti auguri a
Roberto Martani
di Civita Castellana
che ha compiuto gli anni il
4 Giugno
dalla comare Anna
Tanti auguri a Nicolò
E’ nato l’ 11 Maggio
Fontana che il 3
Andrea Pantani per la
Giugno ha ricevuto il
gioia della sorellina
Sacramento del
Chiara, dei genitori
Battesimo, da mamma
Alessandro e
Francesca, dei nonni Alba, papà Marco, dai
nonni, gli zii, le zie e i
e parenti tutti.
cugini.
Il 15 Giugno zio Giancarlo
compie 60 anni, tanti auguri
dai nipoti Marco, Lorella,
Cristina, Mirko, Luca e
Serena.
- Sei forte zio!! -
Tantissimi auguri di buon
compleanno alla pasticcera
Daniela che il 12 giugno
compie 23 anni... dagli
amici Gloria, Daniela, Gianni
e Cristina e da tutti gli
amici e
colleghi di lavoro!
Luca Valeriani di Caprarola
compie 8 anni il 15 Giugno.
Tanti auguri da nonna Anna,
zia Cristina, il fratello,
la sorella e Ivanho
La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Campo de’ fiori
39
Una “Fabrica” di ricordi
Storie e immagini di Fabrica di Roma
di Sandro Anselmi
La Prima Comunione di un compagno “diverso”
Dopo tanti mesi di catechismo o, come
dicevamo noi, di dottrina, era giunto il
momento di ricevere la Prima Comunione.
Tutto era pronto, il vestito grigio, la camicia bianca, la cravatta con il nodo già confezionato e tenuta dall’elastico, le scarpe
nuove ed i capelli tagliati il giorno prima.
Si era dormito poco quella notte in famiglia, e la mattina ci si era alzati di buonora, per avere il tempo di prepararsi e arrivare puntuali in chiesa.
C’era una folla di parenti invitati che,
aspettando la funzione, si compiacevano
dei vestiti indossati, ed allegri, parlavano
e ridevano pregustando già il buon pranzo
che avrebbero consumato di lì a qualche
ora.
Poco prima di entrare in sacrestia, per prepararsi alla processione che, sotto la guida
delle suore catechiste, ci avrebbe portato
ai primi banchi, arrivava il nostro amico
Gianni (1).
Gianni era un ragazzo della nostra età che,
a causa di una malformazione congenita,
non camminava, nonostante tutti gli sforzi
della famiglia che l’aveva portato in capo
al mondo, con la speranza di farlo guarire.
Sceso dalla macchina, Gianni veniva portato, in braccio dal padre, fino ai primi banchi dove si siedeva ad aspettare i compagni che dovevano arrivare in processione
per poi prendere posto vicino a lui.
La Messa iniziava tra incensi e canti solenni, e i genitori, soddisfatti, ci guardavano
ammirati per la nostra compostezza.
Arrivato, poi, il momento della Comunione,
i primi banchi si vuotavano perché ci avvicinavamo all’Altare. Ero il primo della fila e,
non appena ricevuto il Sacramento, mi
giravo per tornare al mio posto. In quel-
l’attimo mi accorgevo che Gianni era rimasto lì solo, seduto, perchè non aveva potuto seguirci.
Quest’immagine così triste, mi colpiva crudemente e mi avrebbe lasciato un segno
indelebile per tutta la vita.
Era la prima volta che il “diverso” mi suscitava un’emozione forte e cosciente e, nonostante la mia giovane età, sentivo un
immediato bisogno di dare conforto e
comprensione a lui ed alla sua famiglia,
che, da parte, aspettava sguardi d’amore e
non di commiserazione.
In quel momento pensavo che sarebbe
stato molto più bello se il sacerdote, anziché darci la Comunione in piedi, davanti
l’Altare, fosse passato lui fra i nostri banchi
e tutti noi avessimo ricevuto il Sacramento
insieme al nostro amico Gianni.
(1) Gianni non è il vero nome del protagonista
40
Campo de’ fiori
Cari amici
la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.
Conservate gli inserti e... buona lettura
dai vostri Cecilia e Federico
soggetto e testo Sandro Anselmi
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
41
42
Campo de’ fiori
Okinawa Sporting Club: KARATE MONDIALE
CAMPIONATI ITALIANI BAMBINI FIAM
2007
Bravissimi i bambini dell’Okinawa Sporting
Club che, Domenica 22 Aprile, hanno disputato i Campionati Italiani FIAM di Karate
2007 ad Ariccia (RM), conquistando numerose medaglie. I piccoli samurai del Maestro
Mercuri hanno terminato in modo splendido
la stagione agonistica odierna portando a
casa un ricco bottino, conquistato gareggiando con numerosi bambini provenienti da
tutta Italia.
CAMPIONI ITALIANI 2007: Alessia De
Federicis, Fabio Filippelli, Hariz Batik
MEDAGLIE D’ARGENTO: Pietro Daddario,
Cosmin Racovita. Congratulazioni a questi
piccoli campioni da tutti i compagni di palestra!!! Prossimi importanti appuntamenti per
tutti gli atleti dell’Okinawa saranno, il 4° trofeo Città di Montefiascone organizzato dal
Maestro Mercuri in collaborazione con il CONI
provinciale, in occasione dell’importante
manifestazione sportiva Primavera dello
Sport.
CAMPIONATI MONDIALI WKC 2007
I due atleti dell’Okinawa Sporting Club, Fabio
Mercuri e Gianluca Bernardi, sono stati ufficialmente convocati a rappresentare l’Italia
nei prossimi Campionati del mondo che si
svolgeranno a Giugno a Bergamo.
Tutti gli atleti dell’Okinawa ed il Maestro Carlo
Mercuri fanno un grande “in bocca al lupo” ai
due compagni!!!
FOTO: il Maestro Carlo Mercuri, Pietro Daddario,
Fabio Filippelli, Cosmin Roccovita, Hariz Batik,
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Campo de’ fiori
L’angolo ... cin cin
Come detto nel numero scorso, in questo
articolo ci occuperemo di Qualità
Gustativa e di Armonia Complessiva. La
Qualità Gustativa rappresenta il sunto del
giudizio dell’Intensità e della Persistenza
gusto-olfattiva, facendo entrare in gioco l’abilità del Sommelier. In questa valutazione si
tiene anche conto dell’”aroma in bocca” o
propriamente detta sensibilità retronasale
gustolfattiva, percepita attraverso l’espirazione e delle sensazioni finali (soporifere, tattili,
olfattive). Il vino, in base a questa qualità, si
definisce:
- Comune
- Poco fine
- Abbastanza fine
- Fine
- Eccellente
COMUNE
Il nostro vino presenta una qualità gustoolfattiva scadente, dove il gusto finale può
essere sgradevole.
POCO FINE
Qui la qualità è mediocre con gusto finale,
tutto sommato, nella norma.
ABBASTANZA FINE
La nostra bottiglia ha una qualità gusto-olfattiva abbastanza fine e con gusto finale piacevole.
FINE
La qualità è buona, il vino è gradevolmente
equilibrato e con gusto finale piacevolmente
elegante e fine.
ECCELLENTE
Il vino possiede una qualità gusto-olfattiva
particolarmente distinta, con gusto finale di
personalità e classe, con ricchezza e com-
plessità di piacevoli sensazioni.
CONSIDERAZIONI FINALI
Finalmente siamo giunti alle “battute finali”
della degustazione e dovremmo essere in
grado di esprimere un giudizio completo e a
tutto tondo sulla nostra bottiglia.
Ci baseremo, quindi, sul rapporto che troviamo tra l’aspetto visivo, olfattivo e gustativo,
per poter determinare l’armonia complessiva
del nostro vino.
ARMONIA COMPLESSIVA
In base all’armonia un vino verrà definito:
- Poco Armonico
- Abbastanza Armonico
- Armonico
POCO ARMONICO
Ci troviamo di fronte ad un vino in cui si
riscontra una discrepanza netta tra le l’esame
visivo, olfattivo e gustativo.
ABBASTANZA ARMONICO
In questo vino si riscontra una leggera
imperfezione
di una o più componenti
responsabili delle caratteristiche organolettiche, nelle tre fasi dell’analisi sensoriale.
ARMONICO
Qui troviamo armonizzate in modo perfetto le
tre componenti, che risultano essere al massimo della loro espressione qualitativa.
STATO EVOLUTIVO
Qui si valuta l’evoluzione e il tempo dell’affinamento del nostro vino, che verrà quindi
definito:
- Immaturo
- Giovane
- Pronto
- Maturo
-Vecchio
43
di Letizia Chilelli
IMMATURO
Vino con situazioni anomale che si riscontrano maggiormente nell’esame gustativo.
Questo vino deve ultimare la maturazione e
l’affinamento in cantina.
GIOVANE
In questo vino non troviamo ancora sensazioni equilibrate, ma tuttavia all’esame olfattivo e gustativo mostrano le loro future
potenzialità, sia che si tratti di vini da bersi
giovani, sia di vini da invecchiamento.
PRONTO
Il vino è ancora in evoluzione, ma con caratteristiche che gli permettono comunque di
essere consumato e apprezzato.
Questa è la caratteristiche che si riscontra
nella maggior parte di vini in commercio
attualmente.
MATURO
Il vino preso in esame, indipendentemente
dall’età, presenta un’ottima armonia, nella
quale si esprimono al meglio le caratteristiche organolettiche.
VECCHIO
Il vino presenta segni evidenti di cedimento,
che si manifestano in tutte le caratteristiche
organolettiche.
Esempi possono essere le variazioni di colore, riduzioni degli aromi, ossidazioni,appiattimento del gusto.
Attenzione: questo termine non deve essere assolutamente confuso con
Invecchiato!!!!
Come promesso, siamo giunti, così, alla fine
del nostro lungo viaggio tra gli aggettivi del
vino, appuntamento al prossimo numero.
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Campo de’ fiori
Album dei ricordi
Nati nel 1970 - seconda elementare di Civita Castellana - foto della Signora Emanuela Sacchi
1953 Carbognano I elementare - foto del Sig. Luca Carosi
1-Severino Mazza, 2-Casagrande, 3-Geremia Narduzzi, 4-Giorgio Marzoletti, 5-Tullio Cardini, 6-Paolo Mastrantoni, 7-Alberto Petracci,
8-Bruno Moscatelli, 9-Osvaldo Mastrogiovanni, 10-Maestra Tommasa Pallotta, 11-Luca Carosi, 12-Ernesto Palmieri, 13-Luigi Pastorelli,
14-Mario Quadraccia, 15-Sandro Cosimi, 16-Antonio Magrini, 17-Mimmo Discendenti, 18-Cesare Mastrantoni, 19-Bruno Pastorelli,
20-Filippo Marcomeni, 21-Rinaldo De Santis, 22-Piero Carosi
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
Campo de’ fiori
Anno scolastico 1959/60 V elementare Civita Castellana - foto del Sig. Antonio Armagno
1- Franco Bernardi, 2- Sansonetti, 3- Maestro Bravini, 4- Sandro Balducci, 5- Vittorio Rossi, 6-Mario Meraglia, 7- Giuseppe Annesi,
8- Fabio Mozzicarelli, 9- Sisti, 10- Antonio Armagno, 11- Nando Mariani, 12- Manoni
1962
Scampagnata
fra amici
di Fabrica di
Roma foto della
Signora
Andreina
Marcelli:
1-Andreina
Marcelli
2-Miraldo
Luparini
3-Giampiero
Calabresi
4-Vanda Ricci
5-Antonietta
Nobili
6-Laura Alessi
7-Clara Nobili
8-Silvano
Tabacchini
e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
47
48
rie
o
t
s
e
L
x
di Ma
di Sandro Anselmi
Campo de’ fiori
ADRIANO C
Origini artistiche dei nostri ca
Dopo la storia di Lucio Battisti,
continuiamo con la storia di
Adriano Celentano.
Adriano Celentano nasce il
6 Gennaio del 1938 a
Milano, quarto figlio di
una coppia di emigranti
foggiani. La sua infanzia
viene segnata dalla
morte prematura del
papà e, per questo, è
costretto a lasciare gli
studi per intraprendere
vari mestieri.
Finisce nel fare l’orologiaio dividendo il suo tempo fra il
lavoro e le scuole serali.
Frequenta il bar di Via Cesare Correnti e lì scopre i suoi idoli
americani (Bill Haley, Elvis Presley, Jerry Lee Lewis e Little
Richard) attraverso il Juke-Box, iniziando per gioco sovrappone la sua voce a quella che esce dai dischi e scimmiotta
il loro modo di ballare imitando il famosissimo Jerry Lewis.
Insieme a Elio Cesari incomincia ad esibirsi come “Gli allegri menestrelli” imitando la coppia Jerry Lewis – Dean
Martin. Debuttano al Teatro Smeraldo di Milano, ma senza
successo e decidono così di separare le loro strade e Elio
cambierà il suo nome in Tony Renis, acquistando un successo mondiale con la sua “Quando, quando, quando”.
Adriano continua lo studio della chitarra e incontra il ballerino Bruno Dossena (Bruno Boogie), che lo incita ad esibirsi nel primo festival di Rock and Roll, che si svolge a
Milano il 18 Maggio del 1957 (per l’appunto cinquant’anni
fa), al Palazzo di Ghiaccio.
Adriano si esibisce nella categoria dei cosiddetti “urlatori”,
accompagnato dai Rock Boys (il cui pianista è Enzo
Jannacci), davanti a cinquemila ragazzi presenti all’interno
del Palazzo e altrettanti che affollavano le strade intorno
bloccando anche una processione religiosa in corso.
Il giorno dopo il Vescovo di Milano, Giovanni Battisti
Montini, futuro Papa Paolo VI, scrive una lettera aperta al
Corriere della Sera accusando Adriano di aver provocato
caos ed incidenti tra il pubblico e le forze dell’ordine.
Questo episodio diede, comunque, grande popolarità al
cantante.
Campo de’ fiori
CELENTANO
antautori e cantanti più famosi
Fa una provino alla nascente televisione di
stato e viene scartato, ma la sua proverbiale tenacia lo porta al seguito del trombettista Eddie Calvert, che spopola in quel
periodo grazie ai successi come Morgen,
Ciliegi rosa, Stranger in Paradise alla
“Bussola” di Forte dei Marmi.
Terminata la tournee, torna a Milano con i
suoi spettacoli di Rock’ n’ Roll, con l’obbligo di leggere, prima dell’inizio di ogni inizio, un comunicato nel quale invita gli
spettatori alla calma e alla compostezza.
Nel 1958 firma finalmente il primo contratto discografico con Walter Gurtler, produttore anche di Tony Dallara.
Incide quattro quarantacinque giri e due
extended-play su etichetta Music, tutti
dischi oggi ricercatissimi dai collezionisti,
con i brani Rip it Up, Jailhouse Rock, Tutti
Frutti e Blueberry Hill, provenienti dal
repertorio di Elvis.
continua sul prossimo numero......
49
Campo de’ fiori
Antonio
Guglielmo:
un atletico poeta
di
Ermelinda Benedetti
Attraverso Campo
de’ fiori, il signor
Antonio Guglielmo
ha voluto estendere, per la prima
volta, le sue poesie
ad un pubblico più
ampio. Assai geloso dei frutti della
sua mente, infatti,
si limitava a far leggere i suoi componimenti a familiari o colleghi di lavoro.
Cercheremo di conoscerlo un po’ meglio, per capire come ha origine la sua vena creativa. Nasce a Mondragone, in provincia di
Caserta, un piccolo paese per metà sommerso dal mare, a causa
di un maremoto, dove suo nonno e suo padre, lavorando un
campo in proprio possesso, ritrovarono una preziosa statua antica
acefala, che consegnarono alla sovrintendenza delle Belle Arti,
dietro la ricompensa di 500 lire. Terminate le scuole elementari,
grazie al sacerdote del suo paese, che volle rimediare ad una piccola ferita accidentale, procurata, durante una funzione, al piccolo Antonio, fu mandato a studiare a Roma, presso uno degli istituti del Don Orione, dal quale uscì ragioniere dopo otto anni. In
seguito vinse il concorso di impiegato all’Ufficio delle Finanze e fu
mandato a Civita Castellana, presso l’Ufficio del Registro, dove
rimase fino al 1982, per essere trasferito, poi, a Viterbo, dove
rimase fino al 1997, quando andò in pensione, dopo 36 anni di
lavoro in quel mondo che tanto ancora lo appassiona e una brillante scalata di carriera. È a Civita Castellana dunque che trascorre tutta la sua vita, benché senta ancora molto la mancanza del
suo paese di origine.
Mi si presenta come un tipo atletico, che ama fare movimento e
che ha praticato numerosissimi sport, i quali gli hanno permesso
di mantenersi così in forma. Attualmente è consigliere del Circolo
di Tennis di Civita Castellana, di cui fu uno dei fondatori.
Per quanto riguarda la poesia, mi confessa di aver sempre scritto,
anche quando lavorava e, ad oggi, avrebbe avuto più di quattrocento suoi componimenti, se non fosse stato per un furto subito,
nel quale venne rubata, scambiandola per chissà cosa, una valigetta, chiusa a chiave, dove ne custodiva, con grande cura, almeno trecento. “La poesia è una ispirazione, che si ha a momenti,
non sempre -mi confessa- ed è proprio per questo che bisogna
tenere sempre a portata di mano carta e penna, altrimenti si
dimentica e non la si ricorda più”. I suoi versi trattano argomenti
vari, che toccano un po’ tutti i campi del vivere umano e spesso si
soffermano sulla natura, perché il signor Antonio ama le cose semplici. Ed è proprio da un momento trascorso in campagna che
nasce la poesia intitolata “La viola e la farfalla”, qui riportata.
Voglio inoltre proporvi una poesia simpaticissima, intitolata
“Pippetto buggerato”, dove Antonio sfodera quel dialetto, ma
anche quello spirito romanesco che ha appreso durante la sua
adolescenza, rifacendosi un po’ allo humour sardonico di Giuseppe
Gioachino Belli.
PIPPETTO BUGGERATO
Pippetto comprò un paro de carzoni
da Lemme ebreo de piazza der Giardino
belli e confezionati, forti, bboni,
che sarebbero stati rimborsati
se se fossero ar caso ritirati.
Du ggiorni dopo un’acqua co li fiocchi
fece de Pippo un povero purcino
e li carzoni agnedero ai ginocchi
come fusse tornato un ragazzino.
Pippetto nel vedesse buggerato
corse dar negoziante,
er quale in quell’istante,
completamente in ozzio,
pensava sulla porta del negozio
che er metro suo lograto
potev’esse benissimo accorciato.
Ner vede Pippo disse: “Già ce semo”
E Pippo pronto come un accidente:
“Sor Lemme, li vedete?
Fate ste belle azioni?”
“Come dite? Voi chi siete?”
“Chi so’! – rispose Pippo – Sete Scemo?
So’ quello de sto paro de carzoni!”
“Pippetto tu? Ma dico, me canzoni?
E chi t’avrebbe mai riconosciuto.
Madonna, fijo, come si cresciuto!......”
LA VIOLA E LA FARFALLA
Una volta, una farfalla
mezza nera e mezza gialla,
si posò sulla viola
senza nemmeno salutarla.
La viola dispiaciuta,
di essere tanto trascurata,
glielo disse chiaramente:
Quanto sei maleducata!
M’ha preso niente niente
per un per un piede d’insalata?
Io sono il fiore più grazioso,
più odoroso di questo mondo.
Sono avvenente e non ci poso,
sono carina e mi nascondo.
Non me ne importa di stare accanto
a l’ortica e a la cicoria.
Non mi preme non ciò boria:
sono modesta e me ne vanto!
Se sono fresca, per un soldo
vado in mano alle signore.
Appassita sono un ricordo;
secca curo il raffreddore
prima o poi sono sempre quella,
sempre bella, sempre buona.
Piaccio agli uomini e alle donne
a qualunque sia persona.
Tu d’altronde, sei una bestia,
non capisci certe cose.
La farfalla gli rispose
Accidenti che modestia.
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Campo de’ fiori
Album dei rico
Civita Castellana anno scolastico 1974 - foto della Signora Immacolata Iammella
INDOVINELLO
Prese una cotta un giorno, e per tal fatto
s’è tutto rinsecchito e si è messo a letto.
Ancora oggi a riveder le fiamme, diventa
rosso e si consuma tutto.
Indovina che cos’è
Avete risolto l’indovinello ??
Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico
omaggio offerto dalla
GIOIELLERIA SPERANDIO
ordi
Campo de’ fiori
Civita Castellana anno scolastico
1979 I elementare - foto della
Signora Cinzia Topini.
Nella foto sono stati riconosciuti:
Gianpaolo Calisti
Emanuela Funari
Bruno Barboni
Giovanni D’Abbondanza
Cinzia Topini
Mariella Brocchi
Laura Bocchini
Anna Rita Pinardi
Daniela Cima
Sandro Maggio
Stefania Brocchi
Stefania Franco
Marco Sansonetti
Carlo Fallini
Arianna Carabelli
Giancarlo Bobboni
Massimiliano Dionisi
Stefano Gelanga
Francesca Santini
Maestra Solla Ameriga Chiani
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e
riceverete un simpatico omaggio.
Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto, portatele presso la
redazione di Campo de’ fiori,
esse vi verranno immediatamente restituite.
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Campo de’ fiori
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Vorrei incontrarti fra cent’anni...
Iole Bronzetti
Questa volta l’espressione “Vorrei incontrarti fra cent’anni” non è
del tutto corretta.
Sarebbe, infatti, più
esatto dire “Vorrei
incontrarti tra novantatrè anni”, perché questa è l’età precisa della
di Ermelinda
signora Iole Bronzetti,
Benedetti
chiamata, affettuosamente, dai più col diminutivo “Ioletta” e
molto conosciuta a Civita Castella, dove
nacque il 19 luglio del lontano 1915, non
perché abbia fatto chissà cosa, ma semplicemente per il suo modo di essere.
La sua caratteristica particolare era quella
di uscire di casa indossando sempre un
cappello, coordinato con il suo abbigliamento. Tutto ciò mi incuriosisce molto e mi
reco a casa di Fernanda, la più piccola
delle due sorelle di Iole, benché abbia
anche lei ben ottantacinque anni, seppur
portati magnificamente, con cui vive ormai
da qualche tempo. In cima alla scalinata di
uno dei vecchi palazzi di via Bruno Buozzi,
trovo la loro casa. Iole è seduta sul letto
della sua cameretta, il suo piccolo regno,
dove custodisce gelosissimamente tutto
ciò che ha e che crea, senza buttare mai
via nulla.
“Ecco la mia bamboletta!”, così me la presenta Fernanda. Ci sediamo in soggiorno e
inizia una breve e allegra chiacchierata
dove Iole, con una memoria formidabile,
Iole insieme alle
sue sorelle
Maria e Fernanda
che mi ha veramente stupita, quasi da non
credere vista la sua veneranda età e da far
invidia a chiunque, mi racconta un po’ la
sua vita piena di lavoro. Dopo aver frequentato per tre volte la seconda elementare viene mandata a lavorare come “servetta” e, subito dopo la Seconda Guerra
Mondiale, si trasferisce a Roma, dove
rimane per più di qualche anno al servizio
di diverse famiglie benestanti, originarie di
Civita Castellana. Dopodiché torna al suo
paese nativo, e continua a svolgere il suo
lavoro di domestica per alcune ricche famiglie del luogo, occupandosi, spesso, anche
dei loro figli, come se fossero i suoi.
Quando usciva con loro a passeggio, orgogliosa, non permetteva a nessuno di
baciarli, tanto che, una volta, trovando in
un negozio un bavaglino con su scritto
“Non baciatemi” decise di comprarlo e di
legarlo al collo di uno dei suoi “figliocci”.
Ma è grazie a questo suo comportamento
così serio e preciso che si conquistò, a
poco a poco, la stima, la simpatia e la fiducia di tutti. Cresciuti i figli e morti i genitori di queste grandi famiglie, Iole continuò,
per molto tempo ancora, a fare le pulizie,
muovendosi da un capo all’altro di Civita
Castellana a piedi e senza mai accettare
passaggi dagli sconosciuti, riuscendo così a
guadagnarsi sempre da vivere con le sole
sue forze e la buona volontà.
Ora si sta godendo il riposo che meritatamente le spetta, senza rimanere, comunque, con le mani in mano, se non negli
orari delle trasmissioni televisive o dei telefilm che più le piace guardare, essendo
molto amante dei gialli. Per il resto della
giornata si dedica al ricamo o al lavoro con
i ferri, confezionandosi dei maglioncini di
lana molto carini, che sembrano comperati. È sempre puntuale quand’è ora di mangiare e non rifiuta niente, perché “Io a Iole
je vojo bene!”, mi dice simpaticamente.
È stato veramente un piacere trascorrere
qualche ora con lei e sono stata proprio
contenta di aver avuto la possibilità di
conoscerla. Iole è veramente una di quelle
persone che se non esistessero bisognerebbe inventarle.
Campo de’ fiori
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Il Fumetto
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
SPEED LOOP #0
Soggetto e sceneggiatura:
Fausto Vitaliano
Disegni:
Claudio Sciarrone
Nonostante sia un
fumetto
Disney,
Speed Loop esce da
quei rigidi schemi in
di
modo magistrale, a
Daniele Vessella
partire dalla grafica,
resa unica dalle
atmosfere angoscianti e divertenti al
tempo stesso. Fin dalle prime tavole,
Fausto crea una sceneggiatura impeccabile rendendo vivi i personaggi, dal carattere palpabile, e immergendoli in una trama
appassionante che regala emozioni… emozioni forti che colpiscono al cuore per non
lasciarlo più. Azione, umorismo, misteri,
fantascienza, noir, tutto si mescola in
modo aggraziato e senza mostrare forzature di sorta per far “quadrare” l’Episodio
Zero. Il tutto è supportato dalla straordinaria matita di Claudio che veste i personaggi di un’espressività sognata da molti
disegnatori. Preparatevi a incrociare le vite
di Reno, PJ e Gilliam: tre studenti del prestigioso collegio Deeps Pool House. Tutti i
ricchi e potenti padri vorrebbero far approdare i propri figli in una scuola che plasma
i dirigenti del domani, non solo per con-
servare l’alta posizione sociale, ma anche
per migliorarla. E nel Deeps Pool House si
fa proprio questo. Un collegio adatto all’alta borghesia, dove il protagonista, Reno
Albarn, figlio di un piccolo negoziante, è
stato catapultato lì perché qualcuno ha
proposto la borsa di studio che gli consente di frequentarlo. Chi l’ha fatto e perché?
Qualunque siano le risposte, Reno accetta
e si ritrova in mezzo a personaggi bizzarri
che scaturiscono siparietti comici e ad una
scuola all’apparenza normale… solo all’apparenza. Dietro o, per meglio dire, dentro
quella facciata si nasconde un videogioco
che potrebbe far morire i personaggi che
vi accedono.
Per ora, solo Reno è entrato nel gioco e lì
ha già perso due delle tre vite a lui concesse, cosa succederà se perderà anche
l’ultima? Al fianco a questa duplice traccia
(commedia scolastica e mistero), si snoda
quello che potrebbe essere lo svincolo più
profondo della storia, destinato forse a
fungere da ponte ai vari intrecci: la sorte
della madre di Reno che abbandonò la
famiglia quattro anni prima. Reno è deciso
a ritrovarla e chissà che il Deeps Pool
House non gli offra la chiave giusta in questa ricerca… Con questi ingredienti, Fausto
e Claudio presentano un prodotto dal
sapore squisito e dal ritmo incalzante che
non ti lascia andare fino all’ultima tavola e,
quando hai chiuso il volume, ne vorresti
ancora… e ancora… e ancora…! So che
siamo solo al primo numero ed è prematuro parlare come se fosse un capolavoro
della Nona Arte, ma conosco l’abilità di
Fausto e di Claudio e so per certo che non
tradiranno mai le aspettative dei lettori.
Per questo reputo Speed Loop un fumetto
che già dal Numero Zero offre più chiavi di
lettura, un fumetto imperdibile creato ad
Arte da due grandi Maestri.
Campo de’ fiori
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Vita Cittadina
Martedì 22 Maggio si è tenuta, presso la Sala della Curia
di Civita Castellana, la conferenza “Famiglia e scuola di
fronte all’emergenza educativa”, organizzata dall’Istituto
Faleritano di Cultura “Alberto Trocchi”, il Lions Club di
Civita Castellana, l’Ufficio Scuola diocesano e
L’UCIIM, con il patrocinio del
Comune di Civita Castellana.
La conferenza, d’altissimo livello e spessore culturale, è
stata seguita da giovani, insegnanti di religione, responsabili parrocchiali e cittadini.
Erano presenti il Presidente dei Lions Club di Civita
Castellana, Pasqualino Spaziano, il Sindaco Dottor
Massimo Giampieri, i moderatori, Prof. Erasmo Di
Giuseppe e Dott. Luigi Aquilanti. Relatore d’eccezione il
Dott. Magdi Allam, Vice Direttore del Corriere della Sera.
Ha presenziato la conferenza il
Vescovo Sua Eccellenza Divo Zadi.
foto Mauro Topini
NATI
Civita Castellana
26.04 Arenas Granados Claudia
27.04 Antonini Chiara
30.04 Pirrottina Damiano
01.05 Hanganu Alexandra
01.05 Massaccesi Angela
02.05 Nelli Giulia
11.05 Pantani Andrea
16.05 Morelli Gian Marco
18.05 Giovannini Francesco
19.05 Custura Rayan Clarc
MATRIMONI
DECEDUTI
Civita Castellana
Civita Castellana
28.04 Dediu Florin / Dediu Mihaela
29.04 Liberali Anna / Di Maria Luigi
12.05 Tarantino Fabio / Noto Liberata
12.05 Corciulo Antonella / Simmini
Francesco
13.05 Adriani Mariano /Fastampa Silvia
19.05 Cecchini Andrea / Uras Manuela
20.05 Calcinari Laura / Gagnoli Federico
20.05 Ghena Dumitru / Ilie Mariana Elena
20.05 Morelli Roberta / Ottaviani Walter
24.05 Mancini Francesco / Osajie Esther
26.05 Papa Gianfranco / Pontoni Paola
26.05 Vilella Anna / Martinez Mario
03.05 Parroccini Vincenzo
06.05 Scarcia Lucio
08.05 Alessandrini Vincenzo
08.05 Bettinelli Aurilla
09.05 Selli Luigi
09.05 Vallini Giovanni
11.05 Mossi Edda
14.05 Casadidio Rosanna
17.05 De Luca Vincenzina
17.05 Annesi Pia
23.05 Ciocchetti Alfia Marcella
26.05 Vaselli Guido
28.05 Alibrando Antonia Celeste
Campo de’ fiori
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Vita Cittadina
La Pallavolo femminile
Ceramica Flaminia Civita Castellana
festeggia la vittoria del Campionato Regionale
che l’ha vista vincitrice del girone B della serie D.
Il prossimo anno le ragazze parteciperanno
alla serie C.
La squadra è formata da:
in piedi da sx - Micheli, Bacchiocchi, Schiavone,
Quirini, Lazzarini, Cardinali (allenatore), Meleleo.
sedute da sx: Gelanga, Chiacchiari, Sabia,
Di Giuseppe, Brunetti, Micheli (Dirigente)
Pallavolo femminile Ceramica Flaminia Civita Castellana - foto Mauro Topini
Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Giugno 2007
02/03 Giugno - Farmacia Filizzola C.so Bruno Buozzi - Tel. 0761.513087
10 Giugno - Farmacia Municipale Via Ferretti - Tel. 0761.513002
17 Giugno - Farmacia Municipale Santa Felicissima - Tel. 0761.514680
Farmacia Versace Sassacci - Tel .0761.540381
24 Giugno - Farmacia Filizzola C.so Bruno Buozzi - Tel. 0761.513087
Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Giugno 2007
10 Giugno - Farmacia Liberati di Fabrica di Roma - Tel. 0761.569114
17 Giugno - Farmacia Minelli di Corchiano - Tel. 0761.572103
Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Giugno 2007
02 Giugno - Api Via Flaminia Borghetto - Enerpetroli s.s. 311 Nepesina - Agip Via Belvedere Falerii
03 Giugno - Tamoil Via Flaminia - IP Circonvallazione - Tamoil Via Falisca
10 Giugno - Api Via Flaminia Borghetto - Enerpetroli s.s. 311 Nepesina - Agip Via Terni
17 Giugno - Schell Via Flaminia - Erg Via Nepesina - Q8 Via Terni
24 Giugno - Esso Via Flaminia - Total Via Terni
58
Campo de’ fiori
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ramo amministrativo come segretaria
contabile e/o addetta alla vendita.
Tel. 0761.557924 - 338.6167707
-AGENZIA DI VIAGGI esamina candidate con minima esperienza, conoscenza
lingua Inglese ed utilizzo PC. Contattare il
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al numero 0761.567528
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Ronciglione, Sutri, Capranica e dintorni.
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ed Attualità edito
dall’Associazione
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Presidente
Fondatore:
Sandro Anselmi
Direttore Editoriale:
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Responsabile:
Stefano De Santis
Errata Corrige
Campo de’ fiori n. 37: “L’Istituto d’Arte di Civita Castellana”
Il nostro collaboratore Enea Cisbani, si scusa per non aver menzionato nell’articolo citato, le
figure dei Professori Olindo Percossi, docente di decorazione ceramica e Fernando Sacchi,
docente di formatura e foggiatura.
Non ultima la presenza del collaboratore tecnico del laboratorio ceramico, Stefano Stefanini.
Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras
Patrocinante in Cassazione, ha stipulato una convenzione con
Campo de’fiori con la quale, tutti i lettori, avranno diritto
a n. 3 consulenze gratuite.
Per informazioni rivolgersi in redazione
Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina,
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