-MSGR - 20 CITTA - 25 - 24/09/08-N: 25 CULTURA 25 & SPETTACOLI 25 IL MESSAGGERO MERCOLEDÌ 24 SETTEMBRE 2008 Debutta martedì al Sistina la commedia con Stefano Masciarelli nel ruolo della cicciona portata al successo in Usa da John Travolta di PAOLA POLIDORO ROMA - «La prima forma di integrazione, in Italia, avviene nelle discipline dello spettacolo. Quando dieci anni fa ci furono i provini per Jesus Christ Superstar-ricorda MassimoRomeo Piparo - dovetti andare all’estero per trovare artisti di colore. Oggi, in Hairspray, c’è Fani, che è nata in Sardegna», dice indicando una ragazza in costume Anni Sessanta. Lei, come la metà del corpo di ballo di Hairspray-Grasso... è bello!, è “black coloured”. Insieme all’altra metà, quella “white”, formano il cast del nuovo musical di Piparo. Doppio debutto: non solo lo spettacolo arriva al Sistina in prima nazionale il 30 settembre (replica fino al 26 ottobre, poi in tournée), ma è anche la prima versione tutta in italiano(canzoni comprese) della storia resa arcinota dal remake di Adam Shankman, protagonista un John Travolta en travesti di straripante esuberanza. Per l’edizione nostrana sarà Stefano Masciarelli a vestire i pannidiEdna, abbondante donnone e mamma di Tracy, ragazzetta in carne con il sogno nel cassetto di fare la ballerina per il Corny Collins Show. I destini di Masciarelli e di Travolta si incrociano per la seconda volta: il nostro è infatti reduce dai successi de La febbre del sabato sera, il musical - sempre di Piparo - dove interpretava dj Monty. Da quella stessa confezione vieneSimone Di Pasquale, campione della trasmissione Ballando con le stelle: lì Tony Manero, qui Link-cuore tenero, che molla la bellona bionda e si innamora della “bella dentro”. Chi è lei? Non la conosciamo. Si chiama Giovanna D’Angi, ha ventitré anni, messinese, è stata scelta su trecento, e quan- I protagonisti del musical ambientato negli anni Sessanta, da sinistra: Giovanna D’Angi, Simone Di Pasquale, Stefano Masciarelli e Romeo Piparo Sotto: una scena “Il giorno della tartaruga” do si è presentata alla commissione aveva una taglia 52. Ora dopo due mesi di prove - è scesa alla 48. Strizzata in un abitino rosa scintillante, fa il paio con la sovrastante Edna/Mascia, anche lei/lui inguainata e cotonata come ogni signora con pretese poco miti nei Sixties. Prima dello spettacolo si sottopone a due ore di “trucco e parrucco”, e mai locuzione fu più appropriata, perché Hairspray è il trionfo della lacca scintillante. Mascia teme il confronto con Travolta? Neanche a parlarne. «Lui è talmente megagalattico che non mi pongo neanche il problema. Però l’energia che dispieghiamo in questo spettacolo è più effervescente di quella che avete visto al cinema. Non mi sono ispirato né a Tootsie né a Mrs. Doubtfire, ho osservato mia madre e mia suocera, il loro modo di essere carezzevoli e permissive. L’intuizione del regista è stata saper sfruttare le mie capacità e non far diventare il personaggio una caricatura». Di tutto rispetto il team creativo, che si cimenta nell’impresa di far rivivere la forza del rock degli anni «in cui era tutto nuovo e tutto possibile, e questo si deve sentire», sottolinea il californiano Bill Goodson, già coreografo di Michael Jackson e di Diana Ross. Di Marco Calzavara le scene: una parete di monitor con immagini che, partendo da Martin Luther King e dal suo “Sogno” arriveranno a Barack Obama passando per Spike Lee, Marvin Gaye, Carl Anderson, Louis Armstrong, Diana Ross e Condoleezza Rice. «Siamo nel giugno del 1962, a un anno esatto da “I have a dream”. Ora le elezioni americane vedono candidato un uomo di colore, e la sua vittoria potrebbe cambiare l’America: ho voluto immagini che ne sottolineassero l’importanza», spiega Piparo. I costumi sono di Federica Boldrini, Emanuele Friello ha arrangiato le musiche di Marc Shaiman. Nel cast anche Giulio Farnese, Flavia Astolfi, Christian Ruiz e Tia Architto. «Questo spettacolo è un inno alla fratellanza», chiosa Masciarelli. Hairspray, il musical tra King e Obama «In Italia c’è la convinzione che il musical non funzioni sostiene uno che del musical ha fatto il proprio mestiere come Massimo Romeo Piparo - lo dimostra il fatto che Mamma mia è in uscita (il 3 ottobre nei cinema, ndr) e in pochi sanno che è un musical». Per contrastare questo “rifiuto” tutto italiano che, secondo Piparo, si traduce anche nella mancata traduzione dei testi,le nostresale si preparano a spiegare concretamente al pubblico - che, va detto, daalmeno cinqueanni al musical ci sta piuttosto attento per quale motivo questo genere va seguito con attenzione. A Roma il Sistina e il Brancaccio sono i portabandiera della campagna. Il teatro di Garinei inaugura con Hairspray, poi Piparo firma anche la Cenerentola di Rodgers e Hammerstein (con Roberta Lanfranchi), mentre Massimo Ranieri sarà il regista di una coproduzione Sistina-Titanus, Poveri ma belli, tratto dal celeberrimo film di Dino Risi (tra i protagonisti Bianca Guaccero, Michele Carfora e Antonello Angiolillo). Il Brancaccio, E il teatro si mette in ballo da parte sua, ospita l’High School Musical della Compagnia della Rancia (diretto da Saverio Marconi, sabato e domenica è al Parco della Reggia di Caserta) e Robin Hood interpretato da Manuel “Peter Pan” Frattini, debutto alla regia di Christian Ginepro. Il quale, a sua volta, riprende la fortunata tournée de Il giorno della tartaruga con Chiara Noschese, nato al Sistina e dall’11 novembre al Rossetti di Trieste. Un altro grande classico del musi- ROMA K La Stella della porta accanto finisce in bellezza. La favola su Raiuno batte sia la prima visione del film Il Codice DaVinci,siailsecondoappuntamento con L’Isola dei famosi. La seconda parte della fiction prodotta dalla Titanus, diretta da Gianfranco Albano e interpretata da Bianca Guaccero ottiene 6 milioni 408 mila spettatori con il 24,20 di share. Mentre il film su Canale 5 tratto dal best seller di Dan Brown segna 4 milioni 686 mila spettatori con il 21,72, e il reality condottodaSimona Ventura segna La Guaccero 3 milioni 863 mila spettatori, con il 18,66. Il successo de La Stella della porta accanto si deve all’antica infallibile ricetta della fiaba che, se ben narrata non fa addormentaregrandiepiccini,mailcontrario. E la fiction di domenica e lunedì è gradevolmente cucinata. Dentro vi sono tracce del bellissimo Incompreso di Luigi Comencini, c’è una Cenerentola dioggi, amicadei caniinvece che dei topini. E c’è anche la strega (una perfida Stefania Orsola Garello), perché senza Grimildi e Melisenti, che favola sarebbe? Dal 29 torna “Zelig”, ogni lunedì per 11 puntate su Canale 5, con comici di tutte le regioni italiane. Alla guida: Bisio e Incontrada. NOEL GALLAGHER «Cocaina a Downing Street» Noel Gallagher degli Oasis: «Ho preso cocaina in un bagno di Downing Street, riservato alla regina Elisabetta, prima del nostro incontro con Tony Blair». PAPPI CORSICATO «Un film col ministro Gelmini» Il regista Pappi Corsicato: «Vorrei il ministro Mariastella Gelmini nel mio prossimo film, la considero una donna dal grande sex appeal. La farei lavorare a fianco di Caterina Murino». GIORGIO ALBERTAZZI Torna al cinema Giorgio Albertazzi tornerà al cinema da protagonista in “Occhi a sogni aperti”, opera prima di Giancarlo Marinelli. Nel film sarà un uomo che torna al proprio passato. P.Pol. MUSICA ASCOLTI LaStella diRai1 batte “Da Vinci” einaufraghi cal, Hair (regia di Giampiero Solari), riprende il tour da Montecatini Terme il 31 ottobre. Da febbraio la Rancia riprende anche la circuitazione di A Chorus Line (da Taranto aBolzano), e, sempreafebbraio,Enzo Iacchetti sarà ilprotagonistadella commediamusicale ispirata alla vita di Casanova. Intanto sta per tornare in scena a Roma l’amatissimo Concha Bonita (dal 3 allAmbra Jovinelli), “commedia fantastica in musica” che NicolaPiovanieVincenzo Cerami hanno costruito in edizione totalmente italiana su libretto di Alfredo Arias e René De Ceccatty. Ancora a Roma: al Manzoni è in scena in questi giorni Come Ginger e Fred, che vede protagonista Simona Patitucci per la regia di Cesare Vangeli, e dal 21 ottobre, alla Sala Uno, arriva il diabolico barbiere di Tim Burton “italianizzato” da Andrea Ascari. Regia di Marco Simeoli, coreografie di Fabrizio Angelini, Andrea Croci nel ruolo di Johnny “Sweeney Todd” Depp. BISIO E INCONTRADA A “Zelig” dal 29 di FABIO FERZETTI ROMA - Fra le cose che tutti crediamo di conoscere ma nessuno conosce davvero salvo forse pochi specialisti, c’è quella tumultuosa galassia in continua evoluzione che va sotto il nome di jazz. La nascita stessa della parola è alonata di leggenda. Chi cita l’inglese jazzy, pacchiano, chi il francese jaser, mormorare, gracchiare, chi risale al frasario osceno dello slang afroamericano. Ma se andiamo nel dettaglio musicale la confusione dell’ascoltatoremedio si faaddirittura drammatica. Quali sono le correnti fondamentali del jazz, perché una stessa etichetta accosta musiche così diversamente accessibili, cosa unisce la voce calda di Louis Armstrong ai vocalizzi estremi del free jazz, quali rapporti corrono fra questa musica sinonimo di trasgressione, erotismo, fisicità, e la grande tradizione classica della musica “bianca”, cosa significa esattamente swing K e soprattutto perché diavolo la tromba di Dizzy Gillespie era storta come un periscopio? Aspettando la grande mostra del Mart di Rovereto (vedi accanto), che dal 15 novembre tufferà i visitatori nel caleidoscopico gioco di attrazioni e risonanze fra il jazz e le altre arti, chi cerca le risposte a queste e a mille altre domande può ripercorrere l’avventuroso viaggio proposto dal musicista e jazzofilo Massimo Nunzi Storie,leggende edocumentari nelsaggioe nel dvd diMassimo Nunzi E al Mart di Rovereto una mostra tra note, grafica, cinema e fumetti La nuova giovinezza del jazz sotto il titolo volutamente sottotono Jazz istruzioni per l’uso (Laterza, libro più dvd, 426 pagine, 18 euro). Nato da una serie di incontri-concerto tenuti dall’autore, integrato da un appassionante documentario di Elena Somarè che per quasi due ore oltre a far parlare (e suonare) musicisti e cultori come Rita Marcotulli, Roberto Gatto, Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, Enrico Pieranunzi, Marco Molendini, Adriano Mazzoletti e molti altri, propone immagini di storiche performance e di rari cartoons (che meraviglia quella Biancaneve con Betty Boop del ’33, quattro anni prima di quella disneyana, “interpretata” dalla voce di Cab Calloway!), il volume di Nunzi non è infatti una storia del jazz, non è un’enciclopedia divisa per generi e autori, né la classica “Introduzione all’ascolto” da cui si esce più frastornati che istruiti. È invece un testo che dialogando con i lettori, ovvero rispondendo alle domande degli spettatori, finisce per fornire una trattazione vivace ma sistematica di un mondo vasto e contraddittorio come pochi. Dai rapporti con la musica “colta” (Schönberg: la composizione è improvvisazione al rallentatore) agli intrecci con la grande Storia (fascismo e nazismo usarono il jazz come specchietto per le allodole allestendo finte radio libere); dalle tecniche e dalle poetiche dei grandi interpreti ai rapporti, decisivi ma oscuri ai più, con arrangiatori e produttori, non c’è nome, luogo o problema che Nunzi non illumini a colpi di spiegazioni, aneddoti, paragoni, citazioni. Un modello di divulgazione, e una risposta indiretta a chi crede che il web abbia messo in ginocchio la saggistica non accademica. MATISSE LO AMAVA Ornette Coleman, in alto a sinistra, e, qui sopra, uno dei quadri realizzati da Matisse e dedicati al jazz ROMA - Raccontare il jazz come arte decisiva del 20esimo secolo, con tutte le sue connessioni: letteratura, grafica, cinema, fumetti, cartoni animati. È l'idea da cui è partito Daniel Soutif, uno tra i più noti studiosi europei del jazz e rinomato esperto d'arte per “Il secolo del jazz”, una mostra che sarà allestita al Mart di Rovereto, dal 15 novembre al 15 febbraio, e che poi andrà al Quai Branly di Parigi e al Centro de cultura contemporanea di Barcellona. Soutif ieri ha presentato la mostra a Roma alla Casa del Jazz, assieme al presidente e al direttore del Mart, Franco Bernabè e Gabriella Belli. «Negli anni ci sono state delle iniziative espositive dedicate al jazz, ma una mostra di questo tipo non è mai stata proposta. Quello spiega Soutif - che abbiamo voluto raccontare è il filo rosso che lega il jazz alle altre espressioni artistiche, in modo diretto o indiretto. Il jazz è una musica dalle origini complesse che nasce a New Orleans, ma non appena si allontana contagiacome un virus ogni posto che tocca, dall'America all'Europa. Pensate cosa sarebbe stata la Parigi della rive gauche senza il jazz. Più che una mostra, quindi, è il tentativo di capire il secolo del jazz che, dalle origini a oggi si è evoluto in mille modi». Oltre a un'ampia documentazione musicale, ci sarà un percorso che illustrerà come i grandi della pittura, da Picabia a Man Ray, da Grosz a Matisse a Mondrian, passando per l'Harlem Renaissance di Aaron Douglas, fino a Winold Reiss, Picasso, Pollock e Basquiat abbiano avuto nel jazz una fonte d'ispirazione decisiva. Non mancheranno i legami con il cinema (Ascensore per il patibolo di Louis Malle e La notte di Antonioni), con la grafica (Altan, Guido Crepax, Munoz e Sampayo sono tra gli autori esposti), con i cartoni animati e la tv (il leggendario Johnny Staccato, pianista-investigatore interpretato negli anni '50 da John Cassavetes).