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Formazione professionale svizzera
Il nonprofit non esenta dal management
Le associazioni svolgono importanti compiti fra stato ed economia. Affinché esse funzionino
bene è importante un efficiente management. Il Prof. Dr. Robert Purtschert, direttore del VMI
(Verbandsmanagement Institut, Istituto per il management delle associazioni) dell’Università
di Friborgo, ci parla dei compiti e del futuro delle associazioni.
Le posso soltanto dire che ce ne sono migliaia.
Siccome le associazioni non hanno l’obbligo di
registrarsi, non esistono documenti attendibili.
Nell’economia e nella società noi distinguiamo
tre grandi player, vale a dire lo stato, l’economia e il terzo settore. Lo stato è rappresentato
dall’amministrazione e dalle aziende statali,
l’economia dalle imprese, dagli esercenti e dal
commercio, e il terzo settore sono appunto le
organizzazioni «in mezzo». Queste rispondono
a dei bisogni, quando né lo stato né il mercato
sono pronti a soddisfarli.
Ci sono dei punti in comune fra queste forme?
Ai corsi di aggiornamento dell’Istituto per il management delle associazioni si trovano sempre
dirigenti di tutti i tipi di associazioni e di organizzazioni nonprofit. Lì donne e uomini dei sindacati siedono accanto a rappresentanti di associazioni imprenditoriali, di un’associazione di
medici o di Pro Natura, e quel che continua a
sorprendere tutti i partecipanti sono le analogie che in tutte queste organizzazioni presentano i problemi di direzione. Tutte le associazioni sono dirette da comitati che svolgono la
loro attività a titolo gratuito, mentre il lavoro
esecutivo viene svolto da una segreteria. Si
tratta di forme strutturate democraticamente,
con processi decisionali dal complicato decorso.
Questo non va evitato, se vogliono coinvolgere
la base (i membri) nel processo decisionale, cosa
che corrisponde al senso di un’associazione.
Perciò i nostri programmi d’insegnamento, che
sono tematizzati nel cosiddetto «Freiburger
Management-Modell» («modello di management friborghese»), vengono impiegati con
successo in tutti questi tipi di organizzazioni.
T
Le associazioni si possono categorizzare?
Noi distinguiamo essenzialmente tre gruppi: le
associazioni economiche, che comprendono le
organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori. Poi le associazioni di persone, intendendo soprattutto le associazioni professionali.
E come terzo gruppo abbiamo le associazioni
per prestazioni a terzi, le cui prestazioni – come
dice il nome – sono rivolte a terzi (pensiamo
per es. alle organizzazioni caritative), mentre i
primi due gruppi le loro prestazioni le producono per i loro membri.
Intervista:
Silvia
Baumgartner
Traduzione:
Vittorio Dell’Era
8 2002
FPS/BCH: Ha un’idea di quante associazioni ci
sono in Svizzera?
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Tante associazioni vanno in crisi. Perché?
Per la verità non sono di questo parere. Di crisi
ce ne sono dappertutto, anche nelle imprese.
Conosco tantissime associazioni che funzionano
molto bene. Ma, come dappertutto nell’economia, naturalmente anche qui ci sono casi
problematici. A dover lottare con maggiori
difficoltà sono sicuramente le associazioni di
persone, come i sindacati e altre associazioni
professionali, perché le quote sociali le devono
procurare persone singole. Al contrario di
quanto avviene nelle associazioni imprenditoriali, che ricevono i soldi dalle ditte, o nelle organizzazioni caritative, che vengono alimentate da sovvenzioni statali o da offerte. Il membro individuale di un’associazione professionale
naturalmente fa il confronto fra la sua quota e
la prestazione ricevuta. Sta dunque nella natura della cosa che soprattutto i servizi dell’associazione sperimentati di persona vengano apprezzati più che non le prestazioni collettive,
quali la tutela degli interessi, sebbene naturalmente anche queste in linea di principio sarebbero molto importanti per il singolo socio. Ma
qui entra in gioco il fenomeno degli scrocconi,
vale dire che da un buon accordo salariale concluso da un sindacato possono trarre profitto
anche i non soci… Siccome oggi come oggi l’idea di solidarietà va diminuendo, naturalmente
ne fanno l’esperienza anche tante associazioni.
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Quali sviluppi e quali tendenze si delineano?
Sempre di più le associazioni si limitano ad offrire prestazioni essenziali, che non si trovano
sul mercato. Appena un servizio viene offerto a
condizioni più vantaggiose da un’impresa, le
cose possono farsi difficili per le associazioni.
Inoltre i servizi che offrono un vantaggio personale vengono conteggiati con una quota a
parte. Un buon esempio è quello del TCS: nella
quota sociale è compreso il soccorso stradale in
Svizzera, ma per l’estero occorre il libretto ETI.
Un’associazione promettente come si presenta?
Un’associazione promettente è un’associazione
che passa dal semplice reagire (un intervento
d’emergenza dopo l’altro) all’agire, nella quale
cioè si pianifica in modo previdente e si dirige
in modo trasparente. Ciò presuppone un orientamento verso l’efficienza: il che non vuol soltanto dire fare le cose nel modo giusto, ma
anche e soprattutto fare le cose giuste. In altre
parole: quelle cose di cui i soci hanno effettivamente bisogno. È inoltre importante un orientamento verso il futuro. Per questo occorrono
dei modelli, affinché i membri possano capire
ciò che l’associazione propriamente vuole e fa.
E in terzo luogo ci vuole un orientamento verso
il mercato. Il marketing non va però inteso in
senso negativo, come un puro e semplice vendere: nell’associazione il marketing acquisisce
un significato assai più ampio. Nel nostro modello di marketing noi definiamo l’attività di
marketing come management dei processi di
scambio. L’associazione deve essere al servizio
di parecchi, importanti partner di scambio, non
solo dei clienti come l’impresa, ma dei soci, dell’opinione pubblica, delle persone che svolgono
attività a titolo gratuito o degli assistenti volontari, delle autorità, ecc.
A livello di Istituto Lei si occupa su base scientifica delle organizzazioni nonprofit. Di cosa si
interessa anzitutto la ricerca? Quali sono le Sue
visioni?
Quando, 25 anni fa, abbiamo cominciato, la bibliografia sulle associazioni e le organizzazioni
nonprofit era praticamente inesistente. Le conoscenze dell’economia aziendale si limitavano
alle imprese. Abbiamo impiegato 10 anni per
capire com’è che le associazioni «funzionano».
Ciò si è realizzato tramite progetti di ricerca sull’azione, vale a dire per esempio che attraverso
delle inchieste abbiamo scoperto come sono
strutturate le associazioni. Dalle varianti strutturali esistenti in pratica abbiamo poi dedotto
tre tipi strutturali principali ed esaminato vantaggi e svantaggi di questi rispettivi tipi. Col
tempo abbiamo così studiato a fondo tutti i settori parziali del management e dopo altri cinque anni si è potuto presentare il «Freiburger
Management-Modell» per le organizzazioni
nonprofit. Questo modello è in linea di principio una mega lista di controllo che dovrebbe
facilitare ai dirigenti delle associazioni e delle
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organizzazioni nonprofit la loro attività di management. Nell’ottobre 2002 il modello appare
già nella quarta edizione, nuovamente ampliata. Volumi di approfondimento sono disponibili sui temi organizzazione e pianificazione,
e poi marketing e contabilità. Siccome il nostro
Istituto offre curricoli formativi sia in Germania
che in Austria, Italia (Sudtirolo) e Svizzera, anche la ricerca è internazionale. Come coautore
del modello va citato il Professor Dr. Reinbert
Schauer, ordinario di economia aziendale delle
pubbliche imprese alla Johannes Kepler Universität di Linz. Ogni due anni, inoltre, realizziamo un colloquio dei ricercatori ONP (Organizzazioni Non Profit), in cooperazione con le
Università di Linz e di Monaco e la London
School of Economics. Al momento sono in corso
progetti di ricerca sul management di fondazioni (gentilmente finanziati da Swiss Foundations), e nel quadro del progetto svizzero
Virtual Campus noi elaboriamo assieme all’Università di Losanna (Prof. Dr. Jean-Loup Chapellet) il progetto SOMIT (Sport Organisation Management Interactive Teaching & Learning). Si
tratta in questo caso di un curricolo formativo
di management sportivo che viene trasmesso
interattivamente via PC ai partecipanti. Siccome
da anni realizziamo un curricolo formativo di
management sportivo in collaborazione con
Swiss Olympics Association, disponiamo di un’adeguata esperienza. Anche qui il «Freiburger
Management-Modell» per le ONP fa da base.
La nostra visione? Noi siamo fermamente convinti che, fra mercato e stato, delle organizzazioni ci saranno sempre e dovranno sempre
esserci. Ma queste organizzazioni dovrebbero
venir gestite managerialmente, in modo accurato e secondo le più moderne tecniche. Ciò implica anche un trasparente rendiconto nei confronti dei soci o delle donatrici e dei donatori.
Come dice il titolo: Il nonprofit non esenta dal
management.
Ulteriori informazioni sulla homepage www.vmi.ch, dove trovate anche indicazioni sulle proposte
formative di aggiornamento dell’Istituto per il management delle associazioni e una lista di libri.
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