MASCI
R I V I S TA M E N S I L E D I E D U C A Z I O N E P E R M A N E N T E
N
U M E R O
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A N N O
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I giorni della Pasqua:
Il risveglio del
ricordo, la forza del
simbolo
FRANCESCO MARCHETTI
Direttore Strade Aperte
PERIODICO MENSILE DEL
MASCI (MOVIMENTO ADULTI
SCOUT CATTOLICI ITALIANI)
DI EDUCAZIONE PERMANENTE,
PROPOSTA E CONFRONTO
SPEDIZIONE IN A. P. 45%
ART. 2 COMMA 20/B LEGGE
662/96 DAL C.M.P. PADOVA
EURO 2,00 LA COPIA
EDITORE, AMMINISTRAZIONE
E PUBBLICITÀ:
Strade Aperte
Soc. coop. a.R.L.,
via Picardi, 6 - 00197 Roma,
www.masci.it
SOMMARIO IN ULTIMA PAGINA
….è il valore del simbolo, è la percezione che
nella vita umana nulla finisce là dove sembra
chiudersi, che ci insegna che tutto si apre e
invita a qualcos’altro, che tutto porta dentro di
sé il segno e il seme di un'altra realtà….
“Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea (Lc 24,6)”. Queste sono
le parole dell’angelo alle donne recatesi al sepolcro, e l’evangelista aggiunge “…ed
esse ricordarono le sue parole e ritornate dal sepolcro annunziarono ogni cosa agli
undici”. Nel mattino della Pasqua si verifica una esperienza profonda nell’animo
delle prime testimoni della Resurrezione: si sviluppa il risveglio del ricordo e la
forza del simbolo. Questa, a mio parere, è una delle chiavi per comprendere la straordinaria “esperienza” vissuta dai discepoli, durante i quaranta giorni dopo la resurrezione.
Quando, paurosi e sfiduciati, erano riuniti nel cenacolo, tornavano loro di continuo
alla memoria le parole e le azioni del Maestro in modo tanto vivido da apparire dette
e compiute in quel momento. Ricordavano l’ultima cena. Ricordavano le sue parole
affettuose : “ amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi”. Ricordavano il triste
annuncio del tradimento: “in verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. Ricordavano l’istituzione dell’Eucarestia: “fate questo in memoria di me…”
Ed è proprio in virtù del
ricordo e della forza del
simbolo che i loro occhi si
aprono al Risorto:
Era Lui, che ripeteva loro
le parole che ricordavano.
Era Lui, che in loro presenza, compiva le azioni che
erano impresse nel ricordo.
E’ in virtù del risveglio
della memoria, toccata
dallo Spirito, e della
forza del simbolo, che i
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FEDE
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SOCIETÀ
loro ricordi si trasformano, per divenire “Rivelazione” Così i discepoli
di Emmaus si sentono rimproverare dal “Viandante” che si accompagna
loro durante il cammino, facendosi “compagno di viaggio”: “come siete
lenti a credere a quello che i profeti hanno scritto…”; intanto arrivano al
villaggio è Gesù finge di volere proseguire, ma essi lo trattengono “resta
con noi perché si fa sera…” Allora Gesù si siede a tavola con loro, spezza
il pane e, pronunciata la preghiera di benedizione, comincia a distribuirlo…
ed è solo in quel momento che il risveglio del ricordo e la forza del simbolo permettono di riconoscere nel “Viandante” il Maestro. Forse non è un
caso che il metodo educativo scout faccia affidamento su momenti suggestivi, su esperienze simboliche; si serva di ambienti e crei occasioni, dove
il fare memoria ed il linguaggio simbolico sono elementi fondanti. Forse
non è un caso che - come afferma Don Giorgio Basadonna in “Spiritualità
della Strada” - lo scoutismo si prefigga lo scopo di condurre il ragazzo e la
ragazza a sfondare lo spessore duro delle cose per cogliere la trasparenza
dello Spirito, la percezione di altre verità e altre suggestioni. E’ infatti il
valore del simbolo, è la percezione che nella vita umana nulla finisce là
dove sembra chiudersi - continua Don Giorgio Basadonna - che ci insegnano che tutto invece si apre e invita a qualcos’altro, che tutto porta dentro di
sé il segno e il seme di un'altra realtà.
Buona Pasqua
In prima pagina:
Caravaggio Cena in Emmaus (1601)
Paolo e la tradizione
cristiana
FRA PAOLO GARUTI
Il parallelo istaurato fra sacrifici ebraici, sacrifici pagani e mangiare un solo pane e benedire il calice, che domina la trattazione del
problema costituito dalle carni immolate agli idoli in 1 Cor 10,1618, si fonda sui concetti di comunità e corpo, piuttosto che sull’idea di sacrificio.
Dopo la conversione, Paolo dovette
seguire una catechesi a Damasco o
ad Antiochia. Ne resta qualche traccia nel suo epistolario autentico,
soprattutto nella Prima lettera ai
Corinzi. Ivi Paolo distingue con
estrema precisione ciò che trasmette perché ricevuto dal Signore o
dalla comunità, a proposito della
cena eucaristica e della resurrezione
(1 Cor 11,23: io infatti ho ricevuto
dal Signore quello che a mia volta
vi ho trasmesso; 15,3: vi ho tra-
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smesso, dunque, anzitutto quello che
anch’io ho ricevuto), un comando
che viene dal Signore (7,2: agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore), un precetto scaturito dalla sua
autorità personale (7,12: agli altri
dico io, non il Signore), o, solamente, un’opinione personale (7,26:
quanto alle vergini, non ho alcun
comando dal Signore, ma do un
consiglio, come uno che ha ottenuto
misericordia dal Signore e merita
fiducia). Il riferimento alla tradizio-
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ne (paràdosis) in 1 Cor 11,23, come
quello che introduce la professione
di fede di 15,3-4, acquista tutto il
suo valore quando se ne colga l’intento polemico: il comportamento
dei Corinti contraddice quanto il
Signore ha trasmesso a Paolo ed
egli ha, a sua volta, consegnato ai
fedeli della città greca. Non è questa la sede per un’analisi approfondita del contesto: possiamo, tuttavia, affermare senza difficoltà che il
peccato stigmatizzato da Paolo è
d’ordine sociale. In particolare,
mette in questione una certa isonomia (uguaglianza di legge) nel mangiare e nel bere: la dimensione orizzontale, tipica del concetto paolino
di Chiesa - corpo, è negata dal ristabilimento delle distanze sociali: non
avete le case per mangiare e per
bere? o disprezzate la Chiesa di
Dio e fate vergognare chi non ha?
(1 Cor 11,22). Gli uguali debbono
mangiare e bere fra uguali. Il parallelo istaurato fra sacrifici ebraici,
sacrifici pagani e mangiare un solo
pane e benedire il calice, che domina la trattazione del problema costituito dalle carni immolate agli idoli
in 1 Cor 10,16-18, si fonda sui concetti di comunità e corpo, piuttosto
che sull’idea di sacrificio. È noto
che su quest’ultimo punto si basano
le letture tradizionali dell’Eucaristia come sacrificio. Tuttavia, una
lettura attenta del testo di 1 Cor
10,16-18 (il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse
comunione con il sangue di Cristo?
E il pane che noi spezziamo, non è
forse comunione con il corpo di
Cristo? Poiché c’è un solo pane,
noi, pur essendo molti, siamo un
corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane. Guardate
Israele secondo la carne: quelli che
mangiano i sacrifici non sono forse
in comunione con l’altare?), mostra
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SOCIETÀ
che sull’idea “verticale” della
comunione con la divinità, prevale
quella “orizzontale” del corpo e
della comunione con l’altare. Per
quanto quest’ultimo termine possa
essere ritenuto quasi sinonimo della
divinità, è la sua natura di elemento
di comunicazione intrasociale che
pare essere messo in luce. Dobbiamo capire che, in una città qualunque dell’Impero, soprattutto in
quelle che come Corinto erano
luogo di scambio commerciale e
d’incontro cultuale, le differenze
fra le diverse etnie erano – come
ancor oggi, del resto – rese evidenti
soprattutto da usi alimentari legati
alla religione e dai costumi in fatto
di matrimonio e diritto familiare.
Attorno ai templi delle varie divinità, tradizionali i importate, si raccoglievano quartieri spesso ad essi
omogenei: il quartiere ebraico non
era diverso da quello egizio o fenicio. Per un giudeo, portare allo sho-
ket (macellaio autorizzato) un agnello per la Pasqua familiare o sinagogale era come, per un egizio, portare
un ariete al tempio di Iside: luogo di
macellazione, modalità d’uccisione
e di taglio, cottura rituale, pasto
comunitario erano modi per riconoscersi in una cultura ancestrale.
L’animale ucciso diveniva totem:
rappresentava miticamente il dio, in
quanto organismo articolato identificava col dio un corpo sociale, diviso dava alimento a tale corpo comunitario e, in virtù della differenza
delle parti attribuite a ciascuno, stabiliva una gerarchia. L’eucarestia
era la paràdosis cristiana: il pane
(non diversificato come il corpo animale) rappresentava l’unità organica, ma scevra da gerarchizzazioni,
della Chiesa – corpo di Cristo. Il
passaggio da questa visione della
comunità agli usi in materia matrimoniale era scontato. Per questo, la
più antica testimonianza sull’inse-
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FEDE
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SOCIETÀ
gnamento di Gesù circa il ripudio si
legge nella Prima ai Corinzi (7,1011): agli sposati poi ordino, non io,
ma il Signore: la donna non sia
separata dall’uomo, e qualora si
separi, rimanga senza sposarsi o si
riconcili con l’uomo - e l’uomo non
ripudi la donna. Il carattere tradizionale di questa ingiunzione è
garantito dalla formula di citazione
(non io (comando) ma il Signore). Il
brano pone due problemi di interpretazione. L’espressione non sia
separata può essere considerata
vero passivo ed essere tradotta non
sia separata, oppure mediale
intransitivo: non si separi. In questo
secondo caso sarebbe accentuata la
costruzione in parallelismo fra
7,10c e 7,11c: la donna dall’uomo
non si separi – l’uomo la donna non
ripudi, particolarmente adatta ad un
comando che voglia coprire tutta la
casistica. Si configurerebbe così
una certa eguaglianza fra i sessi,
quanto alla dissoluzione del vincolo, che porta ad ipotizzare un
ambiente etnico-cristiano o giudeocristiano ellenizzato per l’elaborazione del comandamento. La prima
traduzione (la moglie non sia separata dal marito – il marito non
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A
ripudi la moglie), invece, supporrebbe un ambiente giudaico-cristiano palestinese, ma il comandamento risulterebbe inutilmente raddoppiato. In secondo luogo: il divieto
di risposarsi e l’invito a riconciliarsi col marito (v. 11a-b: qualora si
separi, rimanga senza sposarsi o si
riconcili con il marito) potrebbe
essere considerata inserzione paolina, e tener presente anch’essa un
diritto di famiglia che equipari la
condizione della donna a quella dell’uomo. Comunque si risolvano
questi nodi, è evidente che anche in
questo caso Paolo vuole affermare
come il Signore abbia originato una
tradizione: abbia cioè dato alla sua
Chiesa una identità particolare.
Bisogna tener presente che per gli
ebrei i cristiani erano allora una
confraternita in odore d’eresia, per
gli altri iniziavano ad essere dei
miscredenti pericolosi: non avevano templi né quartieri etnicamente
identificabili, si trovavano di notte
a bere vino, le donne partecipavano
ai banchetti comuni come nei culti
di Dioniso già dichiarati fuori legge
dai Romani. Molto meno sarebbe
bastato per accreditare un’accusa di
promiscuità e culti orgiastici. Il
terzo elemento della paràdosis è il
Credo che Paolo richiama a proposito della resurrezione di Gesù (1
Cor 15,3-4): Cristo morì per i
nostri peccati secondo le Scritture,
e fu sepolto, e fu risuscitato il terzo
giorno, secondo le Scritture.
L’espressione fu resuscitato è arcaica, sarà poi cambiata in resuscitò.
Non si tratta di una paràdosis che
crea identità sociologica, ma continuità nel racconto del dogma: e che
apparve a Cefa, e poi ai Dodici. In
seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, la maggior
parte dei quali vive ancora, mentre
alcuni sono morti. Poi apparve a
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Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli … (15,5-7). È la novità radicale.
L’adesione richiesta dal Credo non è
relativa ad un mito fondante, tale
perché trasposto al di là della storia
conosciuta e conoscibile, ricco di
simbolismi arcani capaci di adattarsi alle esigenze del gruppo liturgico,
prima fra tutte la possibilità di trasposizione delle caratteristiche di
una divinità su un’altra divinità contigua per ampliare il numero degli
adoratori (interpretatio). Così si
usava, nei misteri, accostare Iside a
Ishtar, Venere, Afrodite o Serapide a
Esculapio. Tutto, nella paràdosis
paolina, si regge sull’unicità di una
memoria condivisa.
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FEDE
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SOCIETÀ
Gesù il Crocefisso non è qui è risorto
DON ANTONELLO FODERARO
A.E. MASCI Calabria
Come le prime comunità cristiane vivevano della fede nella resurrezione del Signore, così pure
noi cristiani di oggi siamo chiamati a vivere più a fondo il mistero della Resurrezione nelle
nostre vite.
"Ma l’angelo disse alle donne: non
abbiate paura, voi. So che cercate
Gesù il Crocefisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto" (Matteo 28:67).
Queste semplici parole stanno all’inizio di tutto il cristianesimo poiché
esse costituiscono il contenuto centrale della fede cristiana.
Esse infatti sono la pura e semplice
certezza di un fatto accaduto: Gesù il
Crocefisso "non è qui", cioè non è
finito nella corruzione del sepolcro,
poiché "è risorto". Ed a sottolineare
che si tratta di una risurrezione vera e
propria, in senso fisico e non meramente spirituale o metaforico, Pietro
ci dice: "abbiamo mangiato e bevuto
con Lui dopo la sua risurrezione dai
morti" (Atti 10,41).
Cristo è risorto. "La Risurrezione di
Gesù è la verità culminante della
nostra fede in Cristo" ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC
683). La comunità cristiana dei primi
tempi visse questa verità quale centro
della sua esistenza: tutte le certezze,
la carità palese a tutti, la serenità
davanti al martirio, l´amore per
l´Eucaristia. Tutto faceva riferimento
in ultima analisi al mistero pasquale
di Cristo, alla sua morte e alla sua
resurrezione. "Se Cristo non è risorto,
è vana la vostra fede" (1Cor 15,17),
commenta san Paolo.
Come le prime comunità cristiane
vivevano della fede nella resurrezione
del Signore, così pure noi cristiani di
oggi siamo chiamati a vivere più a
fondo il mistero della Resurrezione
nelle nostre vite.
"Se siete risorti con Cristo, cercate le
cose di lassù" (Col 3,1). Il Signore è
stato fedele al suo amore e si è donato senza limiti, con sovrabbondanza.
Per il credente la resurrezione è il
dato culminante della sua fede in Cristo; nella resurrezione sono confermate tutte le promesse dell´Antico
Testamento. La resurrezione ci insegna la vera intimità riguardo a Dio
(Dio è amore) e riguardo alla salvezza umana.
Cristo nel suo mistero pasquale porta
a pienezza la rivelazione di Dio.
Siamo chiamati a "resuscitare insieme" a Cristo e a "cercare le cose di
lassù". Egli è una creatura nuova,
l´antico è finito, il nuovo è cominciato. È molto lontana dalla nostra vita
quotidiana questa verità fondamentale? A volte potrebbe sembrare una
verità troppo bella per essere vera, un
sogno, un ideale irraggiungibile.
Potrebbe sembrare che il peccato e la
morte siano più forti e condannino
l´uomo ad una vita di oscurità. Tuttavia, quando consideriamo con maggior attenzione il problema, ci rendiamo conto che il potere e l´amore di
Dio sono più forti del peccato.
"L´amore è più forte" e Dio suscita nel
cuore degli uomini desideri di conversione, di bene, di trasformazione, e
con la sua provvidenza divina li guida
su vie di salvezza. Credere vivamente
nella resurrezione del Signore per
vivere una vita nuova piena di speranza, di forza, di amore.
La resurrezione del Signore apre
all´uomo una nuova speranza. Nonostante ogni apparenza di fallimento,
l´uomo può guardare con fiducia al
futuro, nonostante i molteplici pericoli che lo insidiano in questa vita. Ora
l´uomo può intraprendere il cammino
della vita lottando con amore e con
coraggio per la verità, sapendo che
non resterà deluso.
Resuscitare con Cristo sarà partecipare con Cristo al mistero della croce e
alla salvezza degli uomini; sarà vivere
questa vita come pellegrini verso il
possesso eterno di Dio.
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SOCIETÀ
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Il Risorto è tra noi?
P. FRANCESCO
A.E.N.
COMPAGNONI
Davanti a Gesù che risorge noi vogliamo abbandonare ogni polemica troppo umana e
rivolgere invece lo sguardo interiore al Mistero della Redenzione che trova il suo compimento
nella risurrezione.
Quando celebreremo la Pasqua di
quest'anno, sarà primavera piena. Ci
verrà probabilmente in mente che la
Pasqua è una Festa della Primavera.
Sole, zeffiri, fiori, tepore, piazze
gradevoli da sostarci in conversazione con gli amici. E' la bellezza del
Creato, un dono di Dio che si rinnova di anno in anno anno, a favore dei
poveri e dei ricchi, dei soddisfatti e
dei disperati, dei buoni e dei cattivi.
Ma noi non possiamo fermarci qui.
Assaporiamo pure queste buone
cose, ma non restiamo alla superficie. Il mondo in cui Cristo si ripresenta alla nostra Memoria Liturgica
non è una primavera holliwoodiana.
C'è la crisi economica, anch'essa
globale come tutte le cose umane
oggi. Ma non tutti la sentono allo
stesso modo. Non gli anziani italiani
titolari di Assegno Sociale ( ? 395,59
mensili). E neppure le centinai di
migliaia di profughi nel deserto del
Darfur, anche se il presidente-dittatore del Sudan è stato accusato presso il Tribunale Penale Internazionale
de L'Aia per crimini contro l'umanità. Neanche le centinaia di migliaia
di bimbi africani che hanno perso
entrambi i genitori a causa dell'AIDS. Per non parlare degli abitanti della Striscia di Gaza dopo le
incursioni aeree e terrestri israeliane
e la dittatura interna di Hammas.
Ma perché avviene tutto questo ?
Perché Dio non provvede ? E' ancora possibile – sentiamo spesso ripetere - credere in una salvezza divina
dopo Auschwitz?
6
Non è Dio che dobbiamo accusare, è
la cattiveria di alcuni pochi uomini e
l'ignavia di molti altri che bisogna
accusare ! Perché Dio permetta questo, è una antica questione filosofica
e teologica che non trova una via di
risposta se non partendo dalla certezza che il Creatore rispetta l'autonomia umana nel bene e nel male.
Perché quando entra il bene nel
mondo degli uomini (opere scientifiche e d'arte, cooperazione internazionale, volontariato sociale)
dovrebbe essere merito dell'uomo, e
quando entra il male radicale di Dio?
Questa attitudine non ricorda troppo
la strategia delle imprese industriali
che tendono a privatizzare il profitto
(nella distribuzione dei dividendi)
ed a socializzare le perdite (chiedendo l'intervento pubblico) ?
Davanti a Gesù che risorge noi
vogliamo abbandonare ogni polemica troppo umana e rivolgere invece
lo sguardo interiore al Mistero della
Redenzione che trova il suo compimento nella risurrezione.
Ricordiamo quanto Paolo scriveva
nella sua prima lettera ai cristiani di
Corinto:
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto,
quello che anch'io ho ricevuto: che
cioè Cristo morì per i nostri peccati
secondo le Scritture, fu sepolto ed è
risuscitato il terzo giorno secondo le
Scritture, e che apparve a Cefa e
quindi ai Dodici. In seguito apparve
a più di cinquecento fratelli in una
sola volta: la maggior parte di essi
vive ancora, mentre alcuni sono
morti. Inoltre apparve a Giacomo, e
quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra
tutti apparve anche a me come a un
aborto. Io infatti sono l'infimo degli
apostoli, e non sono degno neppure
di essere chiamato apostolo, perché
ho perseguitato la Chiesa di Dio.”
Parole chiare e che esigono risposte
forti.
Sia nell'affermare la Risurrezione di
Cristo come mistero centrale della
nostra fede, sia nel suggerirci la posizione giusta (anche se difficoltosa)
davanti ad esso. Ognuno di noi perseguita la Chiesa di Dio, la comunità
dei poveri, la massa dei diseredati e
degli offesi, ogni volta che è egoista,
ogni volta che applica rigorosamente
il terribile assioma: “ La carità
comincia da se stessi”
Piero della Francesca Resurrezione (1463)
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FEDE
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SOCIETÀ
Il Cristiano e la cultura
della vita: Un'urgenza
imprescindibile
PROF. PIERLUIGI SGUAZZARDO
Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater
La vita, infatti, è “dono” e non possesso, e questo “dono”
per il cristiano viene direttamente da Dio il quale, come è
annunciato nella parabola dei talenti, chiederà conto
all'uomo sul modo in cui esso è stato da lui impiegato.
Quando celebreremo la Pasqua di
quest'anno, sarà primavera piena. Ci
verrà probabilmente in mente che la
Pasqua è una Festa della Primavera.
Sole, zeffiri, fiori, tepore, piazze gradevoli da sostarci in conversazione
con gli amici. E' la bellezza del Creato, un dono di Dio che si rinnova di
anno in anno anno, a favore dei poveri e dei ricchi, dei soddisfatti e dei
disperati, dei buoni e dei cattivi. Ma
noi non possiamo fermarci qui. Assaporiamo pure queste buone cose, ma
non restiamo alla superficie. Il mondo
in cui Cristo si ripresenta alla nostra
Memoria Liturgica non è una primavera holliwoodiana. C'è la crisi economica, anch'essa globale come tutte
le cose umane oggi. Ma non tutti la
sentono allo stesso modo. Non gli
anziani italiani titolari di Assegno
Sociale ( € 395,59 mensili). E neppure le centinai di migliaia di profughi
nel deserto del Darfur, anche se il presidente-dittatore del Sudan è stato
accusato presso il Tribunale Penale
Internazionale de L'Aia per crimini
contro l'umanità. Neanche le centinaia di migliaia di bimbi africani che
hanno perso entrambi i genitori a
causa dell'AIDS. Per non parlare
degli abitanti della Striscia di Gaza
dopo le incursioni aeree e terrestri
israeliane e la dittatura interna di
Hammas.
Ma perché avviene tutto questo ? Perché Dio non provvede ? E' ancora
possibile – sentiamo spesso ripetere credere in una salvezza divina dopo
Auschwitz?
Non è Dio che dobbiamo accusare, è
la cattiveria di alcuni pochi uomini e
l'ignavia di molti altri che bisogna
accusare ! Perché Dio permetta questo, è una antica questione filosofica e
teologica che non trova una via di
risposta se non partendo dalla certezza che il Creatore rispetta l'autonomia
umana nel bene e nel male. Perché
quando entra il bene nel mondo degli
uomini (opere scientifiche e d'arte,
cooperazione internazionale, volontariato sociale) dovrebbe essere merito
dell'uomo, e quando entra il male
radicale di Dio? Questa attitudine non
ricorda troppo la strategia delle
imprese industriali che tendono a privatizzare il profitto (nella distribuzione dei dividendi) ed a socializzare le
perdite (chiedendo l'intervento pubblico) ?
Davanti a Gesù che risorge noi
vogliamo abbandonare ogni polemica
troppo umana e rivolgere invece lo
sguardo interiore al Mistero della
Redenzione che trova il suo compimento nella risurrezione.
Ricordiamo quanto Paolo scriveva
nella sua prima lettera ai cristiani di
Corinto:
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto,
quello che anch'io ho ricevuto: che
cioè Cristo morì per i nostri peccati
secondo le Scritture, fu sepolto ed è
risuscitato il terzo giorno secondo le
Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più
di cinquecento fratelli in una sola
volta: la maggior parte di essi vive
ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a
tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti
apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di
essere chiamato apostolo, perché ho
perseguitato la Chiesa di Dio.”
Parole chiare e che esigono risposte
forti.
Sia nell'affermare la Risurrezione di
Cristo come mistero centrale della
nostra fede, sia nel suggerirci la posizione giusta (anche se difficoltosa)
davanti ad esso. Ognuno di noi perseguita la Chiesa di Dio, la comunità dei
poveri, la massa dei diseredati e degli
offesi, ogni volta che è egoista, ogni
volta che applica rigorosamente il terribile assioma: “ La carità comincia da
se stessi”
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A sessant’anni dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo,
spuntano nuovi “diritti”
GIUSEPPE, PINO BENAGIANO
Comunità MASCI Roma 19
Come abbiamo visto il mese scorso,
esistono diritti sanciti in una Dichiarazione Universale del 1948 che
devono essere iscritti nella coscienza
di tutti. Nel corso degli anni si sono
venuti aggiungendo altri diritti e sono
sorti movimenti per ottenere il riconoscimento di ulteriori e talora assurdi,
nuovi ‘diritti’. Ciò ha spinto, a metà
gennaio il Presidente della Corte
costituzionale a mettere tutti in guardia contro “il rischio dell'affermazione dei ‘nuovi’ diritti fondamentali,
veri e presunti, solo per via giurisprudenziale”; Il prof. Flick ha giustamente sottolineato che “esiste
oggi una sorta di frenesia di
aggiornamento dei diritti
fondamentali: i diritti alla
qualità della vita, alla
pace, alla diversità, alla
sicurezza, allo sviluppo, alla democrazia,
alla efficienza; senza
considerare le categorie per fasce
antropologiche
nel caso dei
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diritti degli anziani, dei bambini, delle
generazioni future, degli utenti; o
quelli cosiddetti naturali come i diritti degli animali”. Il Presidente concludeva: “perché tutti noi ci entusiasmiamo di più quando si amplia il catalogo delle richieste, molto meno quando un diritto già esistente venga
meglio tutelato o più compiutamente
realizzato?”
In un certo senso il Prof. Flick ha lanciato a tutti una grande sfida che il
mondo Scout deve assolutamente
accettare: contribuire a far applicare
tutti i diritti già sanciti e valutare
molto attentamente ogni nuova proposta affinché essa sia conforme ai
nostri principi basilari. Tutto questo
però con una grande apertura al dialogo con chi ha opinioni diverse e talora opposte.
Occorre infatti riconoscere che, purtroppo, esistono spesso visioni opposte di ciò che rappresenta un ‘diritto’
e ciò che costituisce invece una ‘violenza’ imposta all’intera collettività.
Due in particolare sono stati i punti su
cui si è concentrato lo scontro tra
opposte concezioni del termine ‘diritto’: l’esistenza di un diritto all’aborto volontario (IVG) da parte di tutte le
donne ed il diritto degli omosessuali
a non essere discriminati o, peggio,
puniti. Questo secondo punto, ovvio
in apparenza, conteneva il rischio gravissimo di sancire una anomala visione della famiglia, scardinando il principio che vuole il matrimonio come
unione tra uomo e donna. Le due battaglie – dobbiamo dirlo per onestà
intellettuale – sono partite dalla nostra
Europa: quella di un diritto all’IVG
senza alcuna condizione o restrizione,
è iniziata con una Risoluzione approvata lo scorso aprile dall’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa
(OSCE) dal titolo: “Accesso in Europa
all’aborto legale e senza rischi”. La
seconda, più complessa, è invece contenuta in una proposta di risoluzione
presentata dalla Presidenza Francese
dell’UE alle Nazioni Unite che chiedeva di sancire il principio che gli omosessuali devono, non solo non essere
perseguitati, ma godere di tutti i diritti
umani.
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A New York l’iter per l’approvazione
di queste proposte ha dato esito negativo: nel caso del “diritto ad abortire”
la petizione presentata da Gruppi ‘pro
choice’ non ha raccolto un vero sostegno e non è stata neppure posta ai
voti. La risoluzione Francese, è stata
invece sottoposta a votazione, raccogliendo solo una sessantina di voti e
risultando quindi bocciata.
Ciò nonostante, la guerra continua
perché l’idea che l’accesso ‘senza se e
senza ma’ all’IVG rappresenti un
diritto di ogni donna nasce da una diffusa filosofia che nega al concepito
qualunque diritto (almeno entro i
primi tre mesi di vita). I suoi fautori
hanno salutato l’approvazione della
risoluzione OSCE e la conseguente
proposta Francese come ‘affermazione del diritto alla prevenzione ed alla
libertà di scelta’ delle donne. Ai loro
occhi “le polemiche del mondo ‘prolife’ appaiono rituali ed esagerate”
perché noi, invece di arroccarci su
“posizioni vitaliste”, avremmo dovuto rilanciare i discorsi sulla preven-
FEDE
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SOCIETÀ
zione per “offrire maggiori opportunità alle donne che pensano di abortire,
come invita a fare la risoluzione”.
Quest’accusa è falsa nel senso che
ignora le ripetute proposte del mondo
cattolico volte a rafforzare l’opera di
prevenzione dell’aborto e di sostegno
alla maternità. Inoltre, chi afferma
che le nostre reazioni siano state ‘esagerate’, trascura volutamente la fondamentale differenza tra decriminalizzare l’IVG, considerandola tuttavia
come un ‘male necessario’ ed affermare il diritto a ricorrervi ‘sempre,
dovunque e senza alcuna pre-condizione’. Oltre tutto, è proprio l’articolo
1 della Risoluzione OSCE a dettare
che “l’aborto non può in alcuna circostanza essere considerato come un
metodo di pianificazione familiare.
L’aborto deve, per quanto possibile,
essere evitato. Ogni mezzo possibile e
compatibile con i diritti delle donne
deve essere utilizzato per ridurre il
numero sia delle gravidanze non
volute che degli aborti”. E’ ben strano
un diritto per il quale ogni mezzo
deve essere posto in atto per evitare
che esso venga esercitato.
Più ‘sottile’ è la questione della ‘parità
di diritti’ degli omosessuali. Qui si
scontrano per così dire, due esigenze:
la prima sacrosanta, di impedire ogni
violenza contro chi è considerato
‘diverso’; la seconda di non permettere che, attraverso una dichiarazione di
parità di diritti, sia consentito stravolgere il significato della famiglia ed il
futuro dei figli. Infatti, anche se sono
ben note le enormi capacità di condizionamento e di adattamento dei bambini, questo non significa che abbiamo
il diritto di creare artificialmente (sia
con l’adozione che con la fertilizzazione in vitro) famiglie che non rispettano
il diritto fondamentale di ogni bambino ad avere una madre ed un padre.
Certamente si tratta di un diritto calpestato un po’ dovunque (madri nubili,
orfani, coppie separate e divorziate),
ma pur sempre un diritto inalienabile
che non può essere legalmente abolito.
Va detto che la Francia si è accorta
dell’errore di fondo e, per bocca del
portavoce del Quai d’Orsay, ha precisato: “Non vogliamo creare nuovi
diritti, solo ridurre le discriminazioni”.
Resta il fatto che la proposta non è
stata riformulata in modo chiaro e non
è stata approvata.
Le opposte concezioni su questi due
argomenti restano e riaffioreranno alla
prima occasione. Ecco perché il
mondo Scout, da sempre così attento
alla difesa della vita e dei più giovani,
non solo non può ignorare queste problematiche, ma deve anche scendere
in campo in difesa di chi è totalmente
indifeso.
Nel corso degli anni si sono venuti
aggiungendo altri diritti e sono sorti
movimenti per ottenere il
riconoscimento di ulteriori e talora
assurdi, nuovi ‘diritti’.
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Verso una cittadinanza attiva:
utopia o realtà?
LUCIANO LEPERDI
Incaricato Nazionale al Servizio, Cittadinanza ed Ambiente
Si tratta di “trasformare la realtà sociale” non con una lotta di parte, che sembra risolvere i
problemi quando non fa che spostarli altrove, ma “con la forza del Vangelo” come è stato
detto nel 2004 nella presentazione del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.
Mi rendo conto, con gli anni che passano, di diventare sempre più critico
nei confronti della pubblica amministrazione e non solo. Sia che si tratti
dell’ufficio postale, del comune, dell’ASL, dell’ambulatorio in ospedale,
ecc, mentre attendo il mio turno non
posso fare a meno di notare che la
maggior parte della gente è impaziente ed ha sempre qualcosa per cui
lamentarsi (questo capita dappertutto
ma in questi luoghi ha la sua cassa di
risonanza).
Ci rendiamo conto che c’è ancora
molto da fare per offrire a tutti i citta-
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dini un miglior servizio ed in un clima
di giustizia ma questo può avvenire
solo con il contributo di tutti, a partire dai cittadini stessi che devono
prendere coscienza di avere non solo
diritti ma anche dei doveri.
Si tratta di “trasformare la realtà
sociale” non con una lotta di parte
che sembra risolvere i problemi quando non fa che spostarli altrove, ma
“con la forza del Vangelo” come è
stato detto nel 2004 nella presentazione del Compendio della Dottrina
Sociale della Chiesa.
Mi domando quanti l’hanno letto ?
Personalmente confesso di essermi
fermato all’indice e a qualche paragrafo che è stato però sufficente a
farmi intravedere che una strada c’è
ed è quella che passa attraverso le relazioni
umane e fa emergere l'importanza
dei valori morali,
fondati sulla legge
naturale scritta nella
coscienza di ogni
essere umano (indipendentemente dal suo
credo religioso), che
è perciò tenuto a
riconoscerla e a
rispettarla.
Si dice
che per
cambiare il mondo bisogna cominciare a cambiare se stessi e tutti ne siamo
coscienti; il difficile sta nel rendersi
conto che facciamo parte di una stessa
orchestra in cui ognuno ha uno strumento che deve saper suonare (per cui
occorre un impegno continuo nell’educarsi) ed in sintonia con quelli
degli altri, allora il direttore d’orchestra non sarà più visto come quello che
comanda ma come quello che aiuta
tutti affinchè l’armonia dei suoni sia
l‘espressione più vera dell’armonia
dei componenti l’orchestra.
Non dovrebbe essere difficile per chi
ha fatto la scelta scout (da ragazzo o
da adulto) e quindi si riconosce nei
valori espressi dalla Promessa e dalla
Legge Scout, e si impegna ad aderire
al Patto Comunitario.
Ma gli altri al di fuori dal Masci ?
come fare a raggiungerli ? come
comunicare con loro ?
Mi pare che non ci sia che un modo ed
è quello della testimonianza sia dal
punto di vista umano (far emergere la
persona nel contesto del ruolo che
esercita) che dal punto di vista cristiano (la trasparenza del Vangelo davanti
a tutti).
In entrambi i casi occorre una competenza che va costruita ogni giorno per
far sì che l’utopia diventi realtà.
“Trasformare la realtà sociale con la
forza del Vangelo”.
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Nascono altri capitali
ALBERTO ALBERTINI
Segretario Nazionale
Forse è questo proprio l'antidoto alla crisi... la scelta della comunità vista come nuova forma
di capitale sociale adatto a produrre sussidiarietà tra di noi, nel condominio, nel quartiere,
praticando l'accoglienza la protezione, insomma con tutte le realtà deboli che ci circondano
E' una sfida, è quella che ci si pone
d'avanti, la crisi economica preannunciata da anni da una crisi valoriale ha,
come si intravede, dei risvolti ancora
sconosciuti, ma che si stanno delineando in modo sempre più chiaro.
All'incertezza valoriale vissuta e da
tutti segnalata, oggi si somma in
modo tragico quella anche economica. Si parla sempre più frequentemente di impiegare i soldi in beni rifugio
quali oro e mattone, come era accaduto durante il secondo conflitto mondiale. Secondo me, in questa difficile
fase è necessaria più che mai una analisi profonda e una risposta radicale al
problema. Qui di seguito propongo
piste sulle quali indirizzare il nostro
cammino, ma prima vi propongo ciò
che gli esperti hanno intuito dall'analisi del nostro paese Italia. Ecco cosa
il CENSIS scrive:
"La coesione sociale, ovvero la capacità delle tante componenti soggettive
e istituzionali del nostro paese di cercare compattezza e proposte unificanti, pur in presenza di spinte centrifughe,... Il quadro reattivo delle "reti
comunitarie" (famiglia, vicinato
urbano e parente, volontariato), la
capacità delle aziende di produrre
capitale sociale."
Si parla in modo specifico di questo “
capitale sociale” che sarebbe l'antidoto alla paura alla miseria, in buona
sostanza, avrebbe quella funzione che
aveva in passato la Famiglia, non
quella in appartamento per intenderci,
ma quella che viveva nella casa colonica nella quale i nonni vivevano con i
nipoti e le nuore con le suocere.
Insomma, quella bella realtà descritta
nel film l'albero degli zoccoli! ve lo
ricordate?
Dalla Carità alla sussidiarietà
Siamo consapevoli della necessità di
praticare la carità, quella ai poveri!
oggi penso sia necessaria un nuovo
tipo di carità, che più modernamente si
chiama sussidiarietà, una carità che sia
in rete!
La comunità come rete per la solidarietà
Forse è questo proprio l'antidoto alla
crisi... la scelta della comunità vista
come nuova forma di capitale sociale
adatto a produrre sussidiarietà tra di
noi, nel condominio, nel quartiere,
praticando l'accoglienza la protezione,
insomma con tutte le realtà deboli che
ci circondano. Mettersi in Comunità è
sicuramente un “Bene Comune” sul
quale merita soffermare un attimo la
nostra attenzione anche al “Sinodo”
ad Alghero, quindi è necessario esserci per poter dire la propria opinione.......
La Famiglia, non quella in
appartamento per intenderci, ma
quella che viveva nella casa colonica
nella quale i nonni vivevano con i
nipoti e le nuore con le suocere.
Insomma, quella bella realtà descritta
nel film l'albero degli zoccoli!
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Nel 1954 Mario Mazza, su suggerimento di padre Agostino Ruggi
d’Aragona, prende in mano il movimento degli adulti, fino ad allora
rappresentato da una sbiadita “branca adulta” dell’ASCI (i “Cavalieri di
S. Giorgio”), e ne fa il Movimento
Adulti Scout Cattolici Italiani, lanciandosi in questa impresa con l’entusiasmo di un ragazzino.
Mazza aveva avuto un compito
determinante nei primissimi anni
dello scautismo in Italia, sia per
quanto riguarda le fondamenta del
metodo che per le prime strutture ed
elementi di formazione dei Capi ed,
infine, gli inizi della spiritualità
scout, come certe tradizioni ai
campi scout, ricalcate su quelle dei
primi campi delle Gioiose (altare al
centro del campo, S. Messa all’aperto ogni mattina, finalizzazione spirituale dei vari momenti della giornata, preghiere al mattino e alla sera,
fuochi di bivacco ecc). Alla penna
di Mazza furono dovuti i manuali di
tecnica scout, poi ristampati dopo la
guerra come “manuali di classe”,
miniera tecnica anche oggi non
priva di interesse. E molti furono i
Reparti nati con l’aiuto del suo
Come si fonda un Reparto, che ebbe
un’edizione aggiornata nel dopoguerra.
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DEL
MOVIMENTO
Addirittura Mazza amava presentarsi come l’iniziatore dello scautismo
in Italia (e non era esatto) o tra i fondatori dell’ASCI (e neppure era
esatto, potendoglisi al più riconoscere una primogenitura italiana nel
campo dello scautismo cattolico), o
addirittura un precursore dello scautismo con la sua Juventus Juvat del
1905. Sulle origini del Movimento
in Italia egli ebbe scambi di corrispondenza anche vivaci ed ebbe
sostenitori e detrattori: anche perché
la sua carica umana, l’efficacia, l’incisività, il brio della sua parola e
della sua penna erano tali da esigere
spesso da chi veniva a contatto con
lui una scelta di campo, talora anche
su questioni non propriamente
importanti. Bisognava essere con lui
o contro di lui, d’accordo o in disaccordo.
Mazza ebbe poi un ruolo molto
discusso col suo tentativo di inserire
la pedagogia scout nelle strutture
dell’organizzazione giovanile del
regime, l’Opera Nazionale Balilla.
In proposito egli ebbe un acceso
dibattito con gli esponenti della
disciolta ASCI (contrari erano tra gli
altri Cassinis e Salvatori, contrarissimo in particolare Agostino Ruggi,
in nome dell’inconciliabilità delle
due ideologie). In definitiva la sua
impresa naufragò, stretta tra questa
reticenza degli ambienti scout, l’opposizione del Vaticano (che temeva
che una reazione negativa dei fascisti si ripercuotesse sulle opere di
Azione Cattolica) e l’ottusa intransigenza dell’O.N.B., sostanzialmente
aliena da un vero interesse educativo.
Nei testi di storia della pedagogia,
Mazza si merita talora una limitata
menzione come esponente della
scuola attiva e teorico della “disciplina della squadra” (che poi è il
nome da lui dato in epoca fascista al
sistema delle squadriglie). Ma, se
dovessi citare una tonalità particolare della sua pedagogia metterei invece in rilievo l’etica del sacrificio,
della rinuncia, dell’ascesi cristiana.
Su questo Mazza ha pagine bellissime, come questa, risalente forse ai
primi anni ‘20:
“Allo Scoutmaster basta non annoiare i ragazzi con le storie dei bei
sacrifici, ma metterli nell’occasione
di sacrificarsi, gustando la gioia di
una vittoria su se stessi; gli basta
non respingerli edificando altissimi
piedistalli alle virtù, ma dar loro il
mezzo di praticarle una ad una, in
atti semplici, modesti, alla portata
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Sinodo dei Magister:
da Babele alla Pentecoste
Il titolo del Sinodo propone due contesti tra loro contrapposti: evoca una
situazione di confusione, la Babele biblica, ma anche un cammino di speranza che ci porta alla Pentecoste, dove a guidare i nostri passi interviene lo Spirito.
Il Sinodo è un'occasione unica per adulti scout impegnati ad affrontare
la condizione degli adulti in un mondo che cambia.
Lo scopo del Sinodo è così sintetizzabile:
1. Fotografare la situazione dell'adulto nella società d'oggi;
2. Verificare i cambiamenti sociali in atto, il cambiamento degli scenari
umani;
3. Individuare insieme i nuovi percorsi dove operare e camminare.
Abbiamo individuato tre piste sulle quali articolare il nostro “fare strada”:
1. Educazione permanente
2. Spiritualità e catechesi
3. Creato, Città, Mondialità
La nostra ricerca si svolgerà utilizzando lo strumento che B.-P. ci ha insegnato: il “Gioco”.
Sarà un gioco interessante che utilizzerà l'immagine dell'aquilone quale simbolo di libertà ma anche di mezzo che ci consente di volare alto e di vedere
dall'alto, senza paura perché quando l'aquilone è alto è difficile che cada a
terra. E più in alto voliamo più possiamo osservare orizzonti lontani.
Come nella migliori tradizioni scout, il nostro gioco inizia con una route il
cui percorso è segnato in una “Mappa”, costituita da:
1. Strade Aperte, che ha tutti i riferimenti per poter riconoscere i luoghi e gli
argomenti.
2. <<www.masci.it>>, il portale dove trovare tutte le indicazioni sul Sinodo
di ALGHERO in Sardegna e tutti gli aggiornamenti che le regioni e le comunità ci invieranno.
Il cammino di avvicinamento al Sinodo si svolgerà tra Marzo e Giugno,
periodo in cui le Regioni si incontreranno per mettere insieme tutto ciò che è
stato elaborato dalle Comunità sui Poli di Eccellenza.
Gli incontri sono così suddivisi:
Regioni di NORD-OVEST, NORD EST, CENTRO e SARDEGNA, SUD e
SICILIA.
La pagina centrale di Strade Aperte sarà costituita da poster, che potranno
essere esposti in sede, in parrocchia, in ufficio: hanno lo scopo di invitare
anche altri adulti al nostro “Gioco” (sul portale si potranno trovate anche i
files per stamparli in formati più grandi).
Le schede da portare al Sinodo saranno in formato A/1, 60x85 cm, e dovranno essere plastificate per essere esposte nel grande tendone e suddivise nei 3
colori, verde giallo e rosso delle piste.
Buon lavoro a tutti e arrivederci ad Alghero. Vi aspettiamo numerosi e se prenotate presto i viaggi, il risparmio è garantito.
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Il Sinodo è un'occasione unica per
adulti scout impegnati ad affrontare la
condizione degli adulti in un mondo
che cambia.
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Frammenti di Sardegna…
LILLI MUSTARO
SR MASCI Sardegna
In Sardegna il tempo è fluito impercettibilmente e ha
salvaguardato ciò che in altri luoghi viene conservato nei
musei… Non appena si mette piede sull’isola la fragranza del
mirto e delle ginestre ci conduce fra le testimonianze della
storia e della preistoria.
La Sardegna è ampia, corre via in lontananza... Ciò dà una sensazione di
spazio, piacere di spazio intorno e distanze aperte: nulla di finito, nulla di
definitivo. E' come la libertà stessa...
Si dice che quando Dio creò il mondo, mentre passava dall'Africa all'Europa, lasciò al centro del Mediterraneo l'impronta di un piede. Una volta finito il suo compito, poichè era rimasto un cumulo di rocce granitiche dalle
forme fantastiche e strane, si voltò e le gettò su quell'orma prima di liberare le acque dell'oceano...
E’ un paesaggio, quello sardo, molto diverso da quello " italiano ".....La
Sardegna è ampia, corre via in lontananza... Ciò dà una sensazione di spazio, che tanto manca in Italia. Piacere di spazio intorno e distanze aperte:
nulla di finito, nulla di definitivo. E' come la libertà stessa....
Tutto intorno, a perdita d'occhio, c'è la natura selvaggia, vergine e intatta
come l'hanno lasciata le mani del creatore. Si prova, ad esserci, una sensazione di primordialità. Qualsiasi paesaggio diventa, allora, banale e piatto…
In Sardegna il tempo è fluito impercettibilmente e ha salvaguardato ciò che
in altri luoghi viene conservato nei musei… Non appena si mette piede sull’isola la fragranza del mirto e delle ginestre ci conduce fra le testimonianze della storia e della preistoria e… soprattutto in luoghi lontani dai centri
abitati, nell’interno, si prova una sensazione irresistibile: le immagini che
abbiamo di fronte sono familiari, forse ci hanno accompagnato nei sogni…
Sono i settemila NURAGHI che svettano sulle alture, sentinelle di una cultura immortale, sono le DOMUS DE JANAS (le case delle fate) grotte
ancestrali scavate nella roccia, misteriose come le loro abitanti, sono le
TOMBE DEI GIGANTI, sepolture arcaiche di una stirpe speciale di uomini i cui caratteri fieri e dignitosi, permangono immutati negli uomini e nelle
donne di oggi.
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Convegno Nazionale sulla Comunicazione
Loreto 5-6-7 giugno 2009
DAI SEGNALI DI FUMO AI CELLULARI
La rivoluzione che oggi viviamo è quella che riguarda il nostro modo di comunicare, penso che
Gutenberg non immaginasse la rivoluzione che ha implicato la stampa con il torchio, ma ben più
profonda sembra oggi essere la rivoluzione che i nuovi mezzi di comunicazione ci permettono. Siamo
convinti che ogni mezzo abbia bisogno di un suo linguaggio è per questo che ci vogliamo districare in
questa “babele della comunicazione” cercando di rintracciare le modalità per passare da una
comunicazione ad un dialogo. A Loreto esploreremo il nuovo mondo del dialogo.
Programma:
Venerdì 5 giugno
Inizio del convegno
ore 16,30
riflessione sulla comunicazione del Vescovo di Loreto
S.E. Mons. Giovanni Tonucci
ore 17,00
Panel animato da Mario Maffucci con
Sergio Valzania
Luciana Brentegani
Angelo Bertani
d. Giuseppe Mazza
Venerdì sera
Riflessioni e visita in Basilica
Sabato 6 giugno
Ore 9,00
Lavori di gruppo finalizzati alla presentazione di domande relative
all’”Efficacia dei sistemi di comunicazione che noi utilizziamo” e alla
“lettura critica”.
Ore 11,30
Momento di meditazione a cura della biblista Rosanna Virgili (Istituto
Teologico Marchigiano) sul tema: “Dio si comunica agli uomini”
Ore 15,00
Laboratori per lo sviluppo e per la simulazione di esperienze tecniche
di comunicazione animati da esperti
1. Simulazione di una riunione per la pubblicazione del prossimo
numero di Strade Aperte
2. Progettazione di un sito web
3. Costruzione di un sito web
4. Progettazione di un “Quaderno”
5. Comunicare con le immagini
6. Progettazione di un “Convegno”: dalla logistica alla pubblicità
7. Aspetti giuridici della comunicazione
per chi non è interessato ai laboratori: visita al Museo diocesano
“Significato di alcuni quadri e cosa vogliono comunicare” (Luigina
Lampacrescia)
Ore 18,30
Santa Messa in Basilica
Ore 21,30
Momenti di festa
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Domenica 7 giugno
Ore 9,00
Mario Maffucci reagisce e risponde agli interrogativi posti dai Gruppi
di Lavoro
Dibattito
Conclusioni
Ore 12,00
Chiusura del convegno
Relatori
Mario Maffucci (membro della redazione di Strade Aperte, già direttore dei programmi TV di RAI1)
Sergio Valzania Dall'estate del 1999 è direttore di Rai Radio Due e
dal 2002 dirige i programmi radiofonici di Radio Due e Radio Tre.
Insegna lettere all'Università di Genova
Angelo Bertani ex Vice Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica,
direttore di ADISTA
Luciana Brentegani capo redattore della rivista Proposta Educativa
dell’AGESCI
d. Giuseppe Mazza della Pontificia Università Gregoriana esperto
nelle problematiche della “rete”
Rosanna Virgili docente presso l’Istituto Teologico Marchigiano di
Ancona e Fermo. Collabora con l’Ufficio famiglia della CEI
Laura Mandolini giornalista di “Voce Misena”
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CONVEGNO “LA COMUNICAZIONE DI UN MOVIMENTO DI EDUCAZIONE PER ADULTI”
Loreto – 5-7 giugno 2009
Scheda d’iscrizione
Cognome __________________________________________
Nome __________________________________________
Città _____________________________ Prov. ___________
Tel/cell. ______________________
Via/Piazza _________________________________________ N° ________
Cap. _________________________
Sistemazione alberghiera: Camera doppia q
Camera tripla
(nel caso di camera doppia o tripla indicare le proprie scelte)
q
Arriverò a Loreto il giorno _____________ circa alle ore _________
Ripartirò da Loreto il giorno ___________ circa alle ore __________
q Posso dividere la camera senza preferenze
q Chiedo di dividere la camera con:
q Pernotto presso altra struttura e consumo solo i pasti
q Partecipo senza pernottare e senza pasti.
!
q con il treno alla stazione di Loreto / alla stazione di Ancona
q con l’aereo all’aeroporto di Falconara
q con la mia auto
q con l’auto di altra persona
q con il treno dalla stazione di Loreto / dalla stazione di Ancona
q con l’aereo dall’aeroporto di Falconara
q con l’auto
Ho versato l’anticipo di € 50,00 in data _______________________
Data _________________________________
email ________________________________
Firma _____________________________________
Il convegno si svolgerà presso il Palazzo Illirico (situato in piazza del Santuario)
Come arrivare a Loreto:
In auto: A14 uscita Loreto
In treno: Stazione di Loreto
In aereo: Aeroporto Ancona/Falconara M.ma
Quota di partecipazione dalla cena del venerdì al pranzo della domenica:
camera doppia € 100,00
camera tripla € 90,00
Costo di un singolo pasto € 15,00
Costo solo iscrizione € 25,00
NOTE LOGISTICHE E ORGANIZZATIVE
Per informazioni:
Lorena Accollettati cel. 328.7253016
Francesco Marchetti cel. 339.6133506
Ermanno Tittarelli cel. 333.6527656
La presente scheda, compilata in ogni sua parte, va
inviata entro il 15 maggio 2009, insieme al versamento
dell’anticipo di € 50,00 sul conto corrente postale:
n° 64651466 intestato a: MASCI Eventi nazionali
Via Picardi, 6 - 00197 Roma.
Causale del versamento:
“Convegno sulla comunicazione – Loreto”
• Per posta alla Sede del Masci
Via Picardi, 6 – 00197 Roma
• Per fax al n° 06.8077047
• Per email all’indirizzo [email protected]
• Attraverso il portale www.masci.it alla sezione
iscrizione ai campi
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
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La comunicazione in un movimento
di adulti
LORENA ACCOLLETTATI
Incaricata nazionale sviluppo e strumenti comunicazione
Certamente “la Parola” è la componente principe di ogni forma di espressione, sebbene
l’uomo può esprimersi anche attraverso la pittura, la scienza, la comunicazione
radiotelevisiva e telematica, ma qual è la forma di comunicazione più congeniale ad un
movimento di adulti per acquisire visibilità e costituire un centro di attrazione e da dove si
irradino valori, servizi e risorse?
Non esiste una persona senza un’identità così come non può esistere un movimento o un’associazione senza un’identità ben definita, sottolineata dallo statuto e dal Patto comunitario.
Il movimento è in realtà un’entità astratta, ma le persone, gli adulti scout che lo
compongono sono realtà vive e comunicanti, che esprimono volontà, bisogni ed
obiettivi.
Ma come può allora un movimento
comunicare le sue volontà, i suoi bisogni all’esterno?
Il nostro è un movimento composto da
persone adulte, ma chiunque accetta di
porsi alla scuola dell’apprendimento,
dimostra un animo giovanile, disposto
ad imparare, a sorprendere, a migliorare.
La giovinezza non è sempre legata
all’età, ma alla capacità di voler continuare a fare della propria vita un campo,
un cantiere di esperienze, di meravigliose conquiste, di un approccio alla realtà
che non ci deve lasciare stanchi e delusi, ma che ci deve proiettare verso nuove
conoscenze.
Nel convegno sulla comunicazione che
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si terrà a Loreto dal 5 al 7 giugno 2009,
ci interrogheremo su come trovare
forme agili e veloci di comunicazione,
su come recuperare o apprendere uno
stile “MASCI” che unisca ed accomuni
le diverse iniziative locali, in modo da
sviluppare il senso di appartenenza al
movimento come condivisione di valori
e proposte.
Gli obiettivi che il convegno si prefigge
di raggiungere sono molti, come quello
di creare una maggiore visibilità del
MASCI a livello nazionale e locale
attraverso una presenza nei mezzi di
comunicazione più rilevanti (giornali,
radio, TV, internet). Ci interrogheremo
su come diventare sempre più interlocutori autorevoli nei segmenti in cui il
movimento svolge azioni importanti e
significative. Infine proveremo a chiedere a persone autorevoli, impegnate da
sempre nella comunicazione, come far
conoscere il MASCI a gruppi informali
e piccole realtà che operano sui nostri
stessi temi, per avere la possibilità di
fare un cammino comune.
Certamente la Parola è la componente
principe di ogni forma di espressione,
sebbene l’uomo può esprimersi anche
attraverso la pittura, la scienza, la comunicazione radiotelevisiva e telematica,
ma qual è la forma di comunicazione più
congeniale ad un movimento di adulti
per acquisire visibilità e costituire un
centro di attrazione e da dove si irradino
valori, servizi e risorse?
Ogni realtà associativa è formata da persone socialmente vive o socialmente
assenti.
A quale categoria vogliamo assomigliare?
Siamo capaci di creare e di diventare dei
poli di interesse per noi stessi e per gli
altri?
La comunicazione dentro e fuori dalle
realtà associative permette di raggiungere e manifestare gli obiettivi prefissati.
Quando l’uomo non rinuncia ad esprimersi ed a comunicare, può costruire
ponti di uguaglianza, libertà e fraternità
sui quali far passare e realizzare il progetto della propria vita personale e
comunitaria.
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Riflessioni sul Convegno Comunicazione
ERMANNO TITTARELLI
Consigliere Nazionale
Oggi più che mai la tecnologia permette mezzi e metodi di comunicazione che interferiscono
meccanicamente e matematicamente con i nostri “sensori” di apprendimento, quasi a farceli
sembrare “naturali”. Ma non è così. Abbiamo il dovere di discernere i messaggi che ci
vengono trasmessi, catalogarli, capirli e criticarli.
“Sui totalitarismi del secolo ventesimo”
Raffaele Molinelli, professore ordinario
di Storia Moderna e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
degli Studi di Urbino, venuto a mancare
nel 2005, riporta che per totalitarismi “la
definizione potrebbe essere questa: un
sistema politico in cui un solo, unico
partito ha il monopolio del potere statale, domina tutta la società attraverso il
possesso e l’uso di mezzi di comunicazione e il controllo poliziesco, propagandando un’unica ideologia, orgogliosa e salvifica e riconoscendo in un capo
carismatico o in un’oligarchia politica la
guida infallibile della comunità”. Totalitarismi che, nel secolo precedente,
hanno determinato due guerre mondiali
e, per noi italiani, una guerra civile di
cui, ancora oggi, portiamo i segni e non
sappiamo per quanti anni a venire.
Popoli che hanno intrapreso malauguratamente l’uso della violenza e della
coercizione per alludere ad un mondo
pacifico e fraterno. La maturità della
democrazia dell’Occidente ha contribui-
to, a livello europeo e nord americano,
alla scomparsa di tali regimi. Molinelli,
probabilmente per fare capire che la
regressione culturale – ed oggi possiamo dire anche economica, entrambi in
atto nel nostro paese - crea barriere alla
permanenza della democrazia, esorta i
giovani “che non con la retorica delle
grandi gesta, delle grandi frasi e degli
incantesimi, ma attraverso un lavoro
faticoso e paziente di ogni giorno si può
costruire un paese civile”. Ma non basta
costruire un paese civile, bisogna anche
mantenerlo tale. Il mondo contemporaneo ci vede bersagli e vittime, quasi
sempre passive, di continui messaggi
che in molti casi non notiamo, che sono
latenti, che ci sfiorano senza che ce ne
accorgiamo, sino a quelli quasi totalmente invisibili definiti subliminali.
Noi siamo la democrazia e dobbiamo
difenderla e salvaguardarla per evitare
che spiriti totalitaristi possano risorgere.
Oggi più che mai la tecnologia permette
mezzi e metodi di comunicazione che
interferiscono meccanicamente e mate-
maticamente con i nostri “sensori” di
apprendimento, quasi a farceli sembrare
“naturali”. Ma non è così. Abbiamo il
dovere di discernere i messaggi che ci
vengono trasmessi, catalogarli, capirli e
criticarli. La morale e l’etica contenute
nella legge e nella promessa scout ci
inducono ad essere protagonisti nella
società cercando di capirne i linguaggi
ed i messaggi che la caratterizzano.
Anche noi, Adulti e Scout, abbiamo un
“indotto”. Le persone che ci stanno vicino, che ci stimano anche nei diversi pensieri e nei diversi livelli di cultura.
Approfondire ed affinare la conoscenza
delle tecniche e delle forme di comunicazione non è solo questione “tecnica” ma
è dovere “politico e sociale” per contribuire alla permanenza ed al rafforzamento delle democrazie.
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VITA
DELLE
REGIONI
Il MASCI nei Balcani
FRANCO ROSIN
Comunità S. Francesco - Padova
E DELLE
COMUNITÀ
Compie 21 anni , e si consolida la presenza nei Balcani degli Adulti Scout aderenti
alla Comunità S. Francesco-Padova Guizza del MA.S.C.I., il Movimento Adulti
Scout Cattolici Italiani. Già impegnata in precedenza in varie parti del mondo con
progetti di cooperazione internazionale, attualmente la vede impegnata in collaborazione con la Associazione OASA – PULA nel Progetto “ Croazia “ diviso in due fasi.
Prima fase ristrutturazione del piano terra di una ex caserma serba in “Una casa di
Accoglienza per Ragazzi ex spacciatori e, Ragazze Madri ex Tossicodipendenti “ in
Pola; secondo progetto in collaborazione con l’Associazione “CENTAR ZA
POMOC I NJEGU – PULA situata in GRANDICI 1, 52297 BARBAN, ha come
obiettivo la ristrutturazione di una ex scuola italiana - data sempre in comodato d’uso
dalle Autorità locali alla Associazione – in una “ Casa di accoglienza e cura per
anziani “ con la contemporanea consegna di una “Ambulanza “ dismessa recentemente dalla Croce Verde di Padova, e donata dopo averla revisionata per il trasporto
di eventuali ospiti malati, essendo la casa lontana 35 Km. dall’Ospedale di Pola. Per
raccogliere i fondi il nostro gruppo si è impegnata in un Servizio di Comunità all’interno della parrocchia della Guizza ma non solo. Con questi progetti noi “Vogliamo
lanciare un forte messaggio di fraternità internazionale, di testimonianza e solidarietà nei confronti dei più deboli “ verso questa popolazione della ex Jugoslavia ancora
prigioniera di un odio difficile da estirpare, originato dalla recente guerra fratricida!
Un messaggio che chiede riconciliazione, spirito di accoglienza per condividere un
futuro di ricomposizione sociale pieno di speranza e fiducia nella riscoperta di valori rispettosi della dignità della persona. Che queste strutture possano formare persone forti di ideali di libertà, sviluppo intellettuale ed economico attraverso una comunione di intenti spirituali saldamente ancorati alla accoglienza ed integrazione tra
popolazioni di diversa provenienza, che abbatta le barriere, gli steccati innalzati da
ideologie del passato certamente non rispettose della dignità dell’uomo. In definitiva
noi speriamo che con lo sviluppo economico e un maggior senso ecumenico i loro
governanti sappiano far emergere le potenzialità di cui ogni uomo è stato dotato dal
Creatore, perché è anche attraverso il lavoro che l’uomo si esprime come creatura di
Dio. E’ con questo spirito che Domenica 8 marzo p.v. andremo, non solo a consegnare l’Ambulanza, ma anche ad inaugurare i nuovi locali ed incontrare i primi ospiti
della Casa di Accoglienza.
Buona Strada a tutti
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Ogni giorno per “un giorno in più”
LA GRANDE AVVENTURA DELLO SCOUTISMO CLANDESTINO,
RACCONTATA DAI PROTAGONISTI
E’ il titolo del convegno tenutosi a Bologna il 21 febbraio per celebrare “La grande
avventura dello scoutismo clandestino, raccontata dai protagonisti” e che ha visto
confluire al cinema Perla più di 500 persone tra scout dell’AGESCI, del CNGEI,
dell’ FSE e del MASCI, arrivati un po’ da tutt’Italia. La manifestazione ha voluto
ricordare e celebrare il movimento delle Aquile Randagie, attivo in particolare nel
milanese e nel monzese, che tenne vivo lo scoutismo nel periodo fascista dopo la
soppressione imposta appunto dal Fascismo (1927-28). Ma non fu solo il continuare
a tener vivo lo spirito di B.-P. che le Aquile Randagie hanno significato, quanto, e
ancor più, la difesa del diritto alla libertà che è patrimonio di ogni uomo e di ogni
donna che pretendono di vivere in una società ed in una nazione civile degna di questo nome.
E a Bologna, a rendere testimonianza di tutto ciò, sono stati alcuni membri delle
famose “Aquile”, Mario Isella, classe 1923, e don Giovanni Barbareschi (87 anni) ,
proclamato “giusto tra le Nazioni” e autodefinitosi “il ribelle” dal titolo del foglio cui
dette vita in quel periodo, supportati da Agostino Magone, presidente della Fondazione Mons. Andrea Ghetti-Baden promotrice del convegno, e da Vittorio Cagnoni,
storico delle Aquile Randagie (v. “Le Aquile Randagie” ed. Fiordaliso). Questi uomini ce l’hanno fatta: hanno resistito “un giorno in più” del Fascismo e sono venuti,
anche con sacrificio, data l’età, a renderci testimonianza di quei 17 anni vissuti con
campi fatti in luoghi nascosti e fuori mano, senza soldi, senza sedi, in clandestinità e
spesso a rischio della vita, e di un’esistenza spesa al servizio di un ideale e della
libertà. Particolarmente toccanti sono stati gli interventi di don Giovanni che, rispondendo ad alcune domande fattegli, prima dai moderatori e poi dal pubblico, ci ha dato
ancora una volta un’alta lezione su cosa sia la Libertà e su come vada intesa e vissuta: basta chiedersi ogni mattina “ a chi e a cosa dirò sì o no, oggi?” e la stessa domanda farsela la sera “a chi e a cosa ho detto sì o no, oggi? Il tutto con un profondo esame
di coscienza. E’ stata un’esperienza piena e coinvolgente, non solo per gli adulti, ma
soprattutto per i giovani e non mi ha meravigliato il fatto che, dopo alcuni interventi e testimonianze, siano comparsi qua e là dei fazzoletti ad asciugare una goccia che
solcava qualche volto.
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Il mio MUF: Momento Unitario di Formazione
ROBERTO FABBRI
Ore 18,00 di venerdì 6 marzo, Valeggio sul Mincio (VR) abbiamo viaggiato insieme io e
Luisa una FB del mio paese Savignano sul Rubicone (FC), per arrivare puntuali al nostro
primo MUF, Momento Unitario di Formazione, tappa fondamentale all’interno della
Comunità Italiana Notre-Dame de Lourdes per diventare titolare Foulards Bianco. L’emozione è alle stelle e iniziano le presentazioni, in totale siamo in 17, 17 !!! si ma noi non
siamo superstiziosi. Proveniamo da diverse regioni: Ligura, Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto e naturalmente Emilia Romagna. Recitiamo la prima preghiera insieme, è la
preghiera di BP ed subito …. momento di fratellanza... Un attimo per conoscere la casa che
ci ospiterà, Ca’ Fornelletti è davvero accogliente e meravigliosa, e iniziamo a conoscerci,
con un simpatico gioco che prevede di presentare ad ogn’uno di noi un altro fratello e alla
fine ci conosciamo tutti talmente bene che è come se fossimo amici da sempre. Segue la
cena, abbiamo un cuoco d’eccezione, il fratello Felice, FB storico, un esempio da seguire
per tutti noi, che con sua moglie ai fornelli, ci ha deliziato con un deliziosi pranzetti. Si è
già creata un’atmosfera particolare, tutta la Staff, è meravigliosa, preparata, competente,
che ci coccola, ci aiuta, ci segue ad ogni passo, approfondiamo la vita di Bernardetta, e la
spiritualità Mariana. Alterniamo il gioco, alle chiacchierate, al brain storming e le verifiche. Un momento particolare è la celebrazione comunitaria dell’eucarestia, che mi ha toccato il cuore, mi ha fatto sentire davvero’ parte integrante di una comunità, la nostra comunità di FB. Il tempo passa veloce ed è già arrivata l’ora dei saluti, abbiamo vissuto insieme due giorni pieni, intensissimi, abbiamo condiviso emozioni e momenti cosi profondi e
di vera fratellanza.
Vi ringrazio: Andrea, M. Luisa, Daniela, Cristina, Freddi, Elisa, Francesca, Angelo, Virgina, Chiara C., Chiara G, Michele, Silvana, Cinzia, Catia, Marcello, per avermi fatto vivere questa straordinaria esperienza. Grazie di cuore, miei fratellini e sorelline FB.
1-2-3- Maggio, In Sicilia un isola per te…
Magister
Sì, “nell’Arcipelago delle opportunità“, c’è l’isola dei pescatori, destinato a te Magister e
a te futuro Magister che desideri riflettere e confrontarti sul tuo ruolo per svolgere sempre
meglio il servizio cui sei stato chiamato. Infatti, per unanime decisione del Consiglio
nazionale dal 2005 il Movimento si è dotato di un nuovo iter formativo denominato “l’Arcipelago delle Opportunità“ che offre sia occasioni formative in senso stretto (acquisizione di saperi e abilità) che di carattere più culturale (competenza), lasciando al singolo la
libertà di costruire il proprio percorso formativo, anche in relazione alle esigenze della propria comunità. Nell’ambito dell’Arcipelago delle opportunità, nei giorni 1-2-3 maggio si
terrà in Sicilia (Monforte San Giorgio) un campo formazione al ruolo di Magister.
NOTE LOGISTICHE
A) Staff del campo: Francesco Marchetti - Don Antonello Foderaro – Elisabetta Mercuri- Nuccio Costantino – Maria Ausilia Migliore
B) Il Campo si terrà presso il Santuario Maria SS. di Crispino nel Comune di Monforte S. Giorgio (ME)
C) La quota di partecipazione è di Euro 40,00 (quaranta) e comprende due pernottamenti ed i relativi pasti
D) Inizio accoglienza, ore 14,00. Il cerchio di apertura è fissato per le 16,00
E) la cena del venerdì, sarà una cena “al sacco” nella quale metteremo in comune quanto di meglio ciascuno di noi avrà portato da casa!
F) NON DIMENTICATE di portare: il sacco letto (ovvero lenzuola e federa) gli asciugamani, la giacca a vento, una torcia elettrica, un paio di
scarpe comode. La Bibbia ed il Libretto delle Lodi
Per ulteriori informazioni: telefono cell: 339.6133506 e.mail: [email protected] Per Iscrizioni On Line: www.masci.it
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Sono tornati alla casa del Padre
E’ tornato alla casa del Padre il più vecchio scout d’Italia, non soltanto perché aveva raggiunto in piena lucidità i 99 anni, ma anche perché aveva pronunciato la Promessa nel
1917, Paolino Beltrame Quattrocchi “Gatto Rosso”, è volato in cielo, martedì 30 dicembre 2008, riabbracciando così i Beati genitori, Luigi e Maria, ed i fratelli suor Cecilia e don
Tarcisio, noto come “don Tar - Aquila Azzurra”.
Alla schiera dei Beati in Paradiso si è aggiunto un altro scout, anzi, un vescovo scout: il 6
marzo 2009 è ritornato alla Casa del Padre monsignor Silvio Cesare Bonicelli. Nell’Asci
prima e poi in Agesci è stato impegnato come Assistente nazionale alla Formazione Capi
(1975 al 1979) e di numerosissimi campi scuola nazionali di branca Rover Scolte a Colico fino 1998. Ha fatto pienamente sua la spiritualità della strada, rilanciando il pellegrinaggio inteso come route.
Su “Strade Aperte On Line” di Aprile (www.masci.it) il ricordo di queste due grandi
figure di scout a cura di Paola Dal Toso
E-SHOP
Strade aperte ha attivato un
negozio on line da cui è possibile acquistare direttamente
materiale scout.
STRADE APERTE
Vai all’indirizzo:
www.stradeaperte.org
Ricordiamo che è comunque possibile effettuare le ordinazioni
anche con le precedenti modalità
indicate sul Catalogo 2009 inviato a tutte le Comunità
Strade sempre più aperte
Solo per questa iniziativa, il prezzo “speciale” dell’abbonamento annuale a Strade Aperte per il 2009 è di 15 (Quindici)
Euro. Il versamento si effettua sul ccp. n° 75364000 intestato a: Strade Aperte, coop a. r.l. – via Picardi, 6 – 00197 –
Roma, con causale: abbonamento a Strade sempre più Aperte. La fotocopia della ricevuta di versamento va inviata alla
sede centrale per posta (MASCI - Via Picardi, 6 - 00197 Roma) o via FAX 06/8077047
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SGOLIM ME DITORIALI
ARIO
DI
S TRADE A PERTE
Francesco Marchetti
DEL MOVIMENTO
Verso una cittadinanza attiva, utopia o realtà? Luciano Leperdi
Nascono altri Capitali Alberto Albertini
Sinodo dei Magister POSTER
Sinodo dei Magister, da Babele alla Pentecoste
Frammenti di Sardegna a cura di Lilli Mustaro
Convegno Nazionale sulla Comunicazione, Loreto 5-6-7 giugno 2009
Convegno Nazionale sulla Comunicazione: Scheda di iscrizione
La comunicazione in un movimento di adulti Lorena Accollettati
Riflessioni sul convegno comunicazione Ermanno Tittarelli
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VITA
DELLE REGIONI E DELLE COMUNITÀ
Il Masci nei Balcani Franco Rosin
Ogni giorno per un giorno in più
Il mio MUF: Momento unitario di Formazione Roberto Fabbri
1-2-3 Maggio in Sicilia un’isola per te, Magister
Sono Tornati alla Casa del Padre Paola dal Toso
E Shop cooperativa Strade Aperte
Strade sempre più Aperte
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STRADE APERTE CONTINUA ON-LINE: www.masci.it
POTETE LEGGERE:
Paola Dal Toso ricorda due grandi scout:
Paolino Beltrame
Mons Silvio Cesare Bonicelli
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STRADE APERTE
FEDE E SOCIETÀ
Paolo e la tradizione cristiana Fra Paolo Garuti
Gesù il Crocifisso, non è qui è risorto Don Antonello Foderaro
Il Risorto è tra noi? p. Francesco Compagnoni
Il Cristiano e la cultura della vita Prof. Pierluigi Sguazzardo
A sessant’anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
spuntano nuovi “diritti” Giuseppe, Pino Benagiano
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N° 4 • ANNO 51 • APRILE 2009
EDITORIALE
I Giorni della Pasqua: il risveglio del ricordo, la forza del simbolo
A
ISCRITTO AL TRIBUNALE DI ROMA
al n° 6920/59 del 30/05/1959
CONTIENE I.R.
Spedizione in a.p. 45% art. 2 comma
20/b legge 662/96 dal C.M.P. Padova
PERIODICO MENSILE DEL MASCI
(MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI
ITALIANI) DI EDUCAZIONE PERMANENTE,
PROPOSTA E CONFRONTO
PRESIDENTE NAZIONALE:
Riccardo Della Rocca
SEGRETARIO NAZIONALE:
Alberto Albertini
DIRETTORE RESPONSABILE:
Pio Cerocchi
DIRETTORE:
Francesco Marchetti
Via Piave 1ª Traversa, 6
88046 Lamezia Terme
Tel. 0968.27445 – Cell. 339.6133506
E-mail: [email protected]
COLLABORANO IN REDAZIONE:
Giorgio Aresti
Salvatore Bevilacqua
Romano Forleo
Mario Maffucci
Franco Nerbi
Maurizio Nocera
Mario Sica
Giovanni Sosi
PROGETTO GRAFICO E
IMPAGINAZIONE: Egidio Imperi
STAMPA:
T. Zaramella Real. Graf. s.n.c.
Caselle di Selvazzano (PD)
E-mail: [email protected]
EDITORE, AMMINISTRAZIONE E
PUBBLICITÀ:
Strade Aperte Soc. coop. a.R.L.,
via Picardi, 6 – 00197 Roma,
tel. 06/8077377 – fax 06-8077047
Iscritta al Registro Registro degli
operatori di comunicazione al n. 4363
ABBONAMENTO ORDINARIO A 11
NUMERI E 3 QUADERNI DI STRADE
APERTE:
Euro 20,00 da versare sul
ccp. n.75364000
INTESTATO:
Strade Aperte, coop a.r.l. Via Picardi, 6
00197 Roma
ASSOCIATO ALL’U.S.P.I.
TIRATURA: Copie 5.000
QUESTO NUMERO È STATO SPEDITO
DALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA
CENTRALE IN DATA: 10/04/2009
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