MASCI R I V I S TA M E N S I L E D I E D U C A Z I O N E P E R M A N E N T E N U M E R O 4 A P R I L E 2 0 0 9 - A N N O 5 1 I giorni della Pasqua: Il risveglio del ricordo, la forza del simbolo FRANCESCO MARCHETTI Direttore Strade Aperte PERIODICO MENSILE DEL MASCI (MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI) DI EDUCAZIONE PERMANENTE, PROPOSTA E CONFRONTO SPEDIZIONE IN A. P. 45% ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 DAL C.M.P. PADOVA EURO 2,00 LA COPIA EDITORE, AMMINISTRAZIONE E PUBBLICITÀ: Strade Aperte Soc. coop. a.R.L., via Picardi, 6 - 00197 Roma, www.masci.it SOMMARIO IN ULTIMA PAGINA ….è il valore del simbolo, è la percezione che nella vita umana nulla finisce là dove sembra chiudersi, che ci insegna che tutto si apre e invita a qualcos’altro, che tutto porta dentro di sé il segno e il seme di un'altra realtà…. “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea (Lc 24,6)”. Queste sono le parole dell’angelo alle donne recatesi al sepolcro, e l’evangelista aggiunge “…ed esse ricordarono le sue parole e ritornate dal sepolcro annunziarono ogni cosa agli undici”. Nel mattino della Pasqua si verifica una esperienza profonda nell’animo delle prime testimoni della Resurrezione: si sviluppa il risveglio del ricordo e la forza del simbolo. Questa, a mio parere, è una delle chiavi per comprendere la straordinaria “esperienza” vissuta dai discepoli, durante i quaranta giorni dopo la resurrezione. Quando, paurosi e sfiduciati, erano riuniti nel cenacolo, tornavano loro di continuo alla memoria le parole e le azioni del Maestro in modo tanto vivido da apparire dette e compiute in quel momento. Ricordavano l’ultima cena. Ricordavano le sue parole affettuose : “ amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi”. Ricordavano il triste annuncio del tradimento: “in verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. Ricordavano l’istituzione dell’Eucarestia: “fate questo in memoria di me…” Ed è proprio in virtù del ricordo e della forza del simbolo che i loro occhi si aprono al Risorto: Era Lui, che ripeteva loro le parole che ricordavano. Era Lui, che in loro presenza, compiva le azioni che erano impresse nel ricordo. E’ in virtù del risveglio della memoria, toccata dallo Spirito, e della forza del simbolo, che i A P R I L E 2 0 0 9 FEDE E SOCIETÀ loro ricordi si trasformano, per divenire “Rivelazione” Così i discepoli di Emmaus si sentono rimproverare dal “Viandante” che si accompagna loro durante il cammino, facendosi “compagno di viaggio”: “come siete lenti a credere a quello che i profeti hanno scritto…”; intanto arrivano al villaggio è Gesù finge di volere proseguire, ma essi lo trattengono “resta con noi perché si fa sera…” Allora Gesù si siede a tavola con loro, spezza il pane e, pronunciata la preghiera di benedizione, comincia a distribuirlo… ed è solo in quel momento che il risveglio del ricordo e la forza del simbolo permettono di riconoscere nel “Viandante” il Maestro. Forse non è un caso che il metodo educativo scout faccia affidamento su momenti suggestivi, su esperienze simboliche; si serva di ambienti e crei occasioni, dove il fare memoria ed il linguaggio simbolico sono elementi fondanti. Forse non è un caso che - come afferma Don Giorgio Basadonna in “Spiritualità della Strada” - lo scoutismo si prefigga lo scopo di condurre il ragazzo e la ragazza a sfondare lo spessore duro delle cose per cogliere la trasparenza dello Spirito, la percezione di altre verità e altre suggestioni. E’ infatti il valore del simbolo, è la percezione che nella vita umana nulla finisce là dove sembra chiudersi - continua Don Giorgio Basadonna - che ci insegnano che tutto invece si apre e invita a qualcos’altro, che tutto porta dentro di sé il segno e il seme di un'altra realtà. Buona Pasqua In prima pagina: Caravaggio Cena in Emmaus (1601) Paolo e la tradizione cristiana FRA PAOLO GARUTI Il parallelo istaurato fra sacrifici ebraici, sacrifici pagani e mangiare un solo pane e benedire il calice, che domina la trattazione del problema costituito dalle carni immolate agli idoli in 1 Cor 10,1618, si fonda sui concetti di comunità e corpo, piuttosto che sull’idea di sacrificio. Dopo la conversione, Paolo dovette seguire una catechesi a Damasco o ad Antiochia. Ne resta qualche traccia nel suo epistolario autentico, soprattutto nella Prima lettera ai Corinzi. Ivi Paolo distingue con estrema precisione ciò che trasmette perché ricevuto dal Signore o dalla comunità, a proposito della cena eucaristica e della resurrezione (1 Cor 11,23: io infatti ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso; 15,3: vi ho tra- 2 smesso, dunque, anzitutto quello che anch’io ho ricevuto), un comando che viene dal Signore (7,2: agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore), un precetto scaturito dalla sua autorità personale (7,12: agli altri dico io, non il Signore), o, solamente, un’opinione personale (7,26: quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia). Il riferimento alla tradizio- A P R I L E 2 0 0 9 ne (paràdosis) in 1 Cor 11,23, come quello che introduce la professione di fede di 15,3-4, acquista tutto il suo valore quando se ne colga l’intento polemico: il comportamento dei Corinti contraddice quanto il Signore ha trasmesso a Paolo ed egli ha, a sua volta, consegnato ai fedeli della città greca. Non è questa la sede per un’analisi approfondita del contesto: possiamo, tuttavia, affermare senza difficoltà che il peccato stigmatizzato da Paolo è d’ordine sociale. In particolare, mette in questione una certa isonomia (uguaglianza di legge) nel mangiare e nel bere: la dimensione orizzontale, tipica del concetto paolino di Chiesa - corpo, è negata dal ristabilimento delle distanze sociali: non avete le case per mangiare e per bere? o disprezzate la Chiesa di Dio e fate vergognare chi non ha? (1 Cor 11,22). Gli uguali debbono mangiare e bere fra uguali. Il parallelo istaurato fra sacrifici ebraici, sacrifici pagani e mangiare un solo pane e benedire il calice, che domina la trattazione del problema costituito dalle carni immolate agli idoli in 1 Cor 10,16-18, si fonda sui concetti di comunità e corpo, piuttosto che sull’idea di sacrificio. È noto che su quest’ultimo punto si basano le letture tradizionali dell’Eucaristia come sacrificio. Tuttavia, una lettura attenta del testo di 1 Cor 10,16-18 (il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane. Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano i sacrifici non sono forse in comunione con l’altare?), mostra FEDE E SOCIETÀ che sull’idea “verticale” della comunione con la divinità, prevale quella “orizzontale” del corpo e della comunione con l’altare. Per quanto quest’ultimo termine possa essere ritenuto quasi sinonimo della divinità, è la sua natura di elemento di comunicazione intrasociale che pare essere messo in luce. Dobbiamo capire che, in una città qualunque dell’Impero, soprattutto in quelle che come Corinto erano luogo di scambio commerciale e d’incontro cultuale, le differenze fra le diverse etnie erano – come ancor oggi, del resto – rese evidenti soprattutto da usi alimentari legati alla religione e dai costumi in fatto di matrimonio e diritto familiare. Attorno ai templi delle varie divinità, tradizionali i importate, si raccoglievano quartieri spesso ad essi omogenei: il quartiere ebraico non era diverso da quello egizio o fenicio. Per un giudeo, portare allo sho- ket (macellaio autorizzato) un agnello per la Pasqua familiare o sinagogale era come, per un egizio, portare un ariete al tempio di Iside: luogo di macellazione, modalità d’uccisione e di taglio, cottura rituale, pasto comunitario erano modi per riconoscersi in una cultura ancestrale. L’animale ucciso diveniva totem: rappresentava miticamente il dio, in quanto organismo articolato identificava col dio un corpo sociale, diviso dava alimento a tale corpo comunitario e, in virtù della differenza delle parti attribuite a ciascuno, stabiliva una gerarchia. L’eucarestia era la paràdosis cristiana: il pane (non diversificato come il corpo animale) rappresentava l’unità organica, ma scevra da gerarchizzazioni, della Chiesa – corpo di Cristo. Il passaggio da questa visione della comunità agli usi in materia matrimoniale era scontato. Per questo, la più antica testimonianza sull’inse- 3 FEDE E SOCIETÀ gnamento di Gesù circa il ripudio si legge nella Prima ai Corinzi (7,1011): agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la donna non sia separata dall’uomo, e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con l’uomo - e l’uomo non ripudi la donna. Il carattere tradizionale di questa ingiunzione è garantito dalla formula di citazione (non io (comando) ma il Signore). Il brano pone due problemi di interpretazione. L’espressione non sia separata può essere considerata vero passivo ed essere tradotta non sia separata, oppure mediale intransitivo: non si separi. In questo secondo caso sarebbe accentuata la costruzione in parallelismo fra 7,10c e 7,11c: la donna dall’uomo non si separi – l’uomo la donna non ripudi, particolarmente adatta ad un comando che voglia coprire tutta la casistica. Si configurerebbe così una certa eguaglianza fra i sessi, quanto alla dissoluzione del vincolo, che porta ad ipotizzare un ambiente etnico-cristiano o giudeocristiano ellenizzato per l’elaborazione del comandamento. La prima traduzione (la moglie non sia separata dal marito – il marito non 4 A ripudi la moglie), invece, supporrebbe un ambiente giudaico-cristiano palestinese, ma il comandamento risulterebbe inutilmente raddoppiato. In secondo luogo: il divieto di risposarsi e l’invito a riconciliarsi col marito (v. 11a-b: qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito) potrebbe essere considerata inserzione paolina, e tener presente anch’essa un diritto di famiglia che equipari la condizione della donna a quella dell’uomo. Comunque si risolvano questi nodi, è evidente che anche in questo caso Paolo vuole affermare come il Signore abbia originato una tradizione: abbia cioè dato alla sua Chiesa una identità particolare. Bisogna tener presente che per gli ebrei i cristiani erano allora una confraternita in odore d’eresia, per gli altri iniziavano ad essere dei miscredenti pericolosi: non avevano templi né quartieri etnicamente identificabili, si trovavano di notte a bere vino, le donne partecipavano ai banchetti comuni come nei culti di Dioniso già dichiarati fuori legge dai Romani. Molto meno sarebbe bastato per accreditare un’accusa di promiscuità e culti orgiastici. Il terzo elemento della paràdosis è il Credo che Paolo richiama a proposito della resurrezione di Gesù (1 Cor 15,3-4): Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, e fu sepolto, e fu risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture. L’espressione fu resuscitato è arcaica, sarà poi cambiata in resuscitò. Non si tratta di una paràdosis che crea identità sociologica, ma continuità nel racconto del dogma: e che apparve a Cefa, e poi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, la maggior parte dei quali vive ancora, mentre alcuni sono morti. Poi apparve a P R I L E 2 0 0 9 Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli … (15,5-7). È la novità radicale. L’adesione richiesta dal Credo non è relativa ad un mito fondante, tale perché trasposto al di là della storia conosciuta e conoscibile, ricco di simbolismi arcani capaci di adattarsi alle esigenze del gruppo liturgico, prima fra tutte la possibilità di trasposizione delle caratteristiche di una divinità su un’altra divinità contigua per ampliare il numero degli adoratori (interpretatio). Così si usava, nei misteri, accostare Iside a Ishtar, Venere, Afrodite o Serapide a Esculapio. Tutto, nella paràdosis paolina, si regge sull’unicità di una memoria condivisa. A P R I L E 2 0 0 9 FEDE E SOCIETÀ Gesù il Crocefisso non è qui è risorto DON ANTONELLO FODERARO A.E. MASCI Calabria Come le prime comunità cristiane vivevano della fede nella resurrezione del Signore, così pure noi cristiani di oggi siamo chiamati a vivere più a fondo il mistero della Resurrezione nelle nostre vite. "Ma l’angelo disse alle donne: non abbiate paura, voi. So che cercate Gesù il Crocefisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto" (Matteo 28:67). Queste semplici parole stanno all’inizio di tutto il cristianesimo poiché esse costituiscono il contenuto centrale della fede cristiana. Esse infatti sono la pura e semplice certezza di un fatto accaduto: Gesù il Crocefisso "non è qui", cioè non è finito nella corruzione del sepolcro, poiché "è risorto". Ed a sottolineare che si tratta di una risurrezione vera e propria, in senso fisico e non meramente spirituale o metaforico, Pietro ci dice: "abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti" (Atti 10,41). Cristo è risorto. "La Risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo" ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 683). La comunità cristiana dei primi tempi visse questa verità quale centro della sua esistenza: tutte le certezze, la carità palese a tutti, la serenità davanti al martirio, l´amore per l´Eucaristia. Tutto faceva riferimento in ultima analisi al mistero pasquale di Cristo, alla sua morte e alla sua resurrezione. "Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede" (1Cor 15,17), commenta san Paolo. Come le prime comunità cristiane vivevano della fede nella resurrezione del Signore, così pure noi cristiani di oggi siamo chiamati a vivere più a fondo il mistero della Resurrezione nelle nostre vite. "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù" (Col 3,1). Il Signore è stato fedele al suo amore e si è donato senza limiti, con sovrabbondanza. Per il credente la resurrezione è il dato culminante della sua fede in Cristo; nella resurrezione sono confermate tutte le promesse dell´Antico Testamento. La resurrezione ci insegna la vera intimità riguardo a Dio (Dio è amore) e riguardo alla salvezza umana. Cristo nel suo mistero pasquale porta a pienezza la rivelazione di Dio. Siamo chiamati a "resuscitare insieme" a Cristo e a "cercare le cose di lassù". Egli è una creatura nuova, l´antico è finito, il nuovo è cominciato. È molto lontana dalla nostra vita quotidiana questa verità fondamentale? A volte potrebbe sembrare una verità troppo bella per essere vera, un sogno, un ideale irraggiungibile. Potrebbe sembrare che il peccato e la morte siano più forti e condannino l´uomo ad una vita di oscurità. Tuttavia, quando consideriamo con maggior attenzione il problema, ci rendiamo conto che il potere e l´amore di Dio sono più forti del peccato. "L´amore è più forte" e Dio suscita nel cuore degli uomini desideri di conversione, di bene, di trasformazione, e con la sua provvidenza divina li guida su vie di salvezza. Credere vivamente nella resurrezione del Signore per vivere una vita nuova piena di speranza, di forza, di amore. La resurrezione del Signore apre all´uomo una nuova speranza. Nonostante ogni apparenza di fallimento, l´uomo può guardare con fiducia al futuro, nonostante i molteplici pericoli che lo insidiano in questa vita. Ora l´uomo può intraprendere il cammino della vita lottando con amore e con coraggio per la verità, sapendo che non resterà deluso. Resuscitare con Cristo sarà partecipare con Cristo al mistero della croce e alla salvezza degli uomini; sarà vivere questa vita come pellegrini verso il possesso eterno di Dio. 5 FEDE E SOCIETÀ A P R I L E 2 0 0 9 Il Risorto è tra noi? P. FRANCESCO A.E.N. COMPAGNONI Davanti a Gesù che risorge noi vogliamo abbandonare ogni polemica troppo umana e rivolgere invece lo sguardo interiore al Mistero della Redenzione che trova il suo compimento nella risurrezione. Quando celebreremo la Pasqua di quest'anno, sarà primavera piena. Ci verrà probabilmente in mente che la Pasqua è una Festa della Primavera. Sole, zeffiri, fiori, tepore, piazze gradevoli da sostarci in conversazione con gli amici. E' la bellezza del Creato, un dono di Dio che si rinnova di anno in anno anno, a favore dei poveri e dei ricchi, dei soddisfatti e dei disperati, dei buoni e dei cattivi. Ma noi non possiamo fermarci qui. Assaporiamo pure queste buone cose, ma non restiamo alla superficie. Il mondo in cui Cristo si ripresenta alla nostra Memoria Liturgica non è una primavera holliwoodiana. C'è la crisi economica, anch'essa globale come tutte le cose umane oggi. Ma non tutti la sentono allo stesso modo. Non gli anziani italiani titolari di Assegno Sociale ( ? 395,59 mensili). E neppure le centinai di migliaia di profughi nel deserto del Darfur, anche se il presidente-dittatore del Sudan è stato accusato presso il Tribunale Penale Internazionale de L'Aia per crimini contro l'umanità. Neanche le centinaia di migliaia di bimbi africani che hanno perso entrambi i genitori a causa dell'AIDS. Per non parlare degli abitanti della Striscia di Gaza dopo le incursioni aeree e terrestri israeliane e la dittatura interna di Hammas. Ma perché avviene tutto questo ? Perché Dio non provvede ? E' ancora possibile – sentiamo spesso ripetere - credere in una salvezza divina dopo Auschwitz? 6 Non è Dio che dobbiamo accusare, è la cattiveria di alcuni pochi uomini e l'ignavia di molti altri che bisogna accusare ! Perché Dio permetta questo, è una antica questione filosofica e teologica che non trova una via di risposta se non partendo dalla certezza che il Creatore rispetta l'autonomia umana nel bene e nel male. Perché quando entra il bene nel mondo degli uomini (opere scientifiche e d'arte, cooperazione internazionale, volontariato sociale) dovrebbe essere merito dell'uomo, e quando entra il male radicale di Dio? Questa attitudine non ricorda troppo la strategia delle imprese industriali che tendono a privatizzare il profitto (nella distribuzione dei dividendi) ed a socializzare le perdite (chiedendo l'intervento pubblico) ? Davanti a Gesù che risorge noi vogliamo abbandonare ogni polemica troppo umana e rivolgere invece lo sguardo interiore al Mistero della Redenzione che trova il suo compimento nella risurrezione. Ricordiamo quanto Paolo scriveva nella sua prima lettera ai cristiani di Corinto: Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.” Parole chiare e che esigono risposte forti. Sia nell'affermare la Risurrezione di Cristo come mistero centrale della nostra fede, sia nel suggerirci la posizione giusta (anche se difficoltosa) davanti ad esso. Ognuno di noi perseguita la Chiesa di Dio, la comunità dei poveri, la massa dei diseredati e degli offesi, ogni volta che è egoista, ogni volta che applica rigorosamente il terribile assioma: “ La carità comincia da se stessi” Piero della Francesca Resurrezione (1463) A P R I L E 2 0 0 9 FEDE E SOCIETÀ Il Cristiano e la cultura della vita: Un'urgenza imprescindibile PROF. PIERLUIGI SGUAZZARDO Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater La vita, infatti, è “dono” e non possesso, e questo “dono” per il cristiano viene direttamente da Dio il quale, come è annunciato nella parabola dei talenti, chiederà conto all'uomo sul modo in cui esso è stato da lui impiegato. Quando celebreremo la Pasqua di quest'anno, sarà primavera piena. Ci verrà probabilmente in mente che la Pasqua è una Festa della Primavera. Sole, zeffiri, fiori, tepore, piazze gradevoli da sostarci in conversazione con gli amici. E' la bellezza del Creato, un dono di Dio che si rinnova di anno in anno anno, a favore dei poveri e dei ricchi, dei soddisfatti e dei disperati, dei buoni e dei cattivi. Ma noi non possiamo fermarci qui. Assaporiamo pure queste buone cose, ma non restiamo alla superficie. Il mondo in cui Cristo si ripresenta alla nostra Memoria Liturgica non è una primavera holliwoodiana. C'è la crisi economica, anch'essa globale come tutte le cose umane oggi. Ma non tutti la sentono allo stesso modo. Non gli anziani italiani titolari di Assegno Sociale ( € 395,59 mensili). E neppure le centinai di migliaia di profughi nel deserto del Darfur, anche se il presidente-dittatore del Sudan è stato accusato presso il Tribunale Penale Internazionale de L'Aia per crimini contro l'umanità. Neanche le centinaia di migliaia di bimbi africani che hanno perso entrambi i genitori a causa dell'AIDS. Per non parlare degli abitanti della Striscia di Gaza dopo le incursioni aeree e terrestri israeliane e la dittatura interna di Hammas. Ma perché avviene tutto questo ? Perché Dio non provvede ? E' ancora possibile – sentiamo spesso ripetere credere in una salvezza divina dopo Auschwitz? Non è Dio che dobbiamo accusare, è la cattiveria di alcuni pochi uomini e l'ignavia di molti altri che bisogna accusare ! Perché Dio permetta questo, è una antica questione filosofica e teologica che non trova una via di risposta se non partendo dalla certezza che il Creatore rispetta l'autonomia umana nel bene e nel male. Perché quando entra il bene nel mondo degli uomini (opere scientifiche e d'arte, cooperazione internazionale, volontariato sociale) dovrebbe essere merito dell'uomo, e quando entra il male radicale di Dio? Questa attitudine non ricorda troppo la strategia delle imprese industriali che tendono a privatizzare il profitto (nella distribuzione dei dividendi) ed a socializzare le perdite (chiedendo l'intervento pubblico) ? Davanti a Gesù che risorge noi vogliamo abbandonare ogni polemica troppo umana e rivolgere invece lo sguardo interiore al Mistero della Redenzione che trova il suo compimento nella risurrezione. Ricordiamo quanto Paolo scriveva nella sua prima lettera ai cristiani di Corinto: Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.” Parole chiare e che esigono risposte forti. Sia nell'affermare la Risurrezione di Cristo come mistero centrale della nostra fede, sia nel suggerirci la posizione giusta (anche se difficoltosa) davanti ad esso. Ognuno di noi perseguita la Chiesa di Dio, la comunità dei poveri, la massa dei diseredati e degli offesi, ogni volta che è egoista, ogni volta che applica rigorosamente il terribile assioma: “ La carità comincia da se stessi” 7 FEDE E SOCIETÀ A P R I L E 2 0 0 9 A sessant’anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, spuntano nuovi “diritti” GIUSEPPE, PINO BENAGIANO Comunità MASCI Roma 19 Come abbiamo visto il mese scorso, esistono diritti sanciti in una Dichiarazione Universale del 1948 che devono essere iscritti nella coscienza di tutti. Nel corso degli anni si sono venuti aggiungendo altri diritti e sono sorti movimenti per ottenere il riconoscimento di ulteriori e talora assurdi, nuovi ‘diritti’. Ciò ha spinto, a metà gennaio il Presidente della Corte costituzionale a mettere tutti in guardia contro “il rischio dell'affermazione dei ‘nuovi’ diritti fondamentali, veri e presunti, solo per via giurisprudenziale”; Il prof. Flick ha giustamente sottolineato che “esiste oggi una sorta di frenesia di aggiornamento dei diritti fondamentali: i diritti alla qualità della vita, alla pace, alla diversità, alla sicurezza, allo sviluppo, alla democrazia, alla efficienza; senza considerare le categorie per fasce antropologiche nel caso dei 8 diritti degli anziani, dei bambini, delle generazioni future, degli utenti; o quelli cosiddetti naturali come i diritti degli animali”. Il Presidente concludeva: “perché tutti noi ci entusiasmiamo di più quando si amplia il catalogo delle richieste, molto meno quando un diritto già esistente venga meglio tutelato o più compiutamente realizzato?” In un certo senso il Prof. Flick ha lanciato a tutti una grande sfida che il mondo Scout deve assolutamente accettare: contribuire a far applicare tutti i diritti già sanciti e valutare molto attentamente ogni nuova proposta affinché essa sia conforme ai nostri principi basilari. Tutto questo però con una grande apertura al dialogo con chi ha opinioni diverse e talora opposte. Occorre infatti riconoscere che, purtroppo, esistono spesso visioni opposte di ciò che rappresenta un ‘diritto’ e ciò che costituisce invece una ‘violenza’ imposta all’intera collettività. Due in particolare sono stati i punti su cui si è concentrato lo scontro tra opposte concezioni del termine ‘diritto’: l’esistenza di un diritto all’aborto volontario (IVG) da parte di tutte le donne ed il diritto degli omosessuali a non essere discriminati o, peggio, puniti. Questo secondo punto, ovvio in apparenza, conteneva il rischio gravissimo di sancire una anomala visione della famiglia, scardinando il principio che vuole il matrimonio come unione tra uomo e donna. Le due battaglie – dobbiamo dirlo per onestà intellettuale – sono partite dalla nostra Europa: quella di un diritto all’IVG senza alcuna condizione o restrizione, è iniziata con una Risoluzione approvata lo scorso aprile dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (OSCE) dal titolo: “Accesso in Europa all’aborto legale e senza rischi”. La seconda, più complessa, è invece contenuta in una proposta di risoluzione presentata dalla Presidenza Francese dell’UE alle Nazioni Unite che chiedeva di sancire il principio che gli omosessuali devono, non solo non essere perseguitati, ma godere di tutti i diritti umani. A P R I L E 2 0 0 9 A New York l’iter per l’approvazione di queste proposte ha dato esito negativo: nel caso del “diritto ad abortire” la petizione presentata da Gruppi ‘pro choice’ non ha raccolto un vero sostegno e non è stata neppure posta ai voti. La risoluzione Francese, è stata invece sottoposta a votazione, raccogliendo solo una sessantina di voti e risultando quindi bocciata. Ciò nonostante, la guerra continua perché l’idea che l’accesso ‘senza se e senza ma’ all’IVG rappresenti un diritto di ogni donna nasce da una diffusa filosofia che nega al concepito qualunque diritto (almeno entro i primi tre mesi di vita). I suoi fautori hanno salutato l’approvazione della risoluzione OSCE e la conseguente proposta Francese come ‘affermazione del diritto alla prevenzione ed alla libertà di scelta’ delle donne. Ai loro occhi “le polemiche del mondo ‘prolife’ appaiono rituali ed esagerate” perché noi, invece di arroccarci su “posizioni vitaliste”, avremmo dovuto rilanciare i discorsi sulla preven- FEDE E SOCIETÀ zione per “offrire maggiori opportunità alle donne che pensano di abortire, come invita a fare la risoluzione”. Quest’accusa è falsa nel senso che ignora le ripetute proposte del mondo cattolico volte a rafforzare l’opera di prevenzione dell’aborto e di sostegno alla maternità. Inoltre, chi afferma che le nostre reazioni siano state ‘esagerate’, trascura volutamente la fondamentale differenza tra decriminalizzare l’IVG, considerandola tuttavia come un ‘male necessario’ ed affermare il diritto a ricorrervi ‘sempre, dovunque e senza alcuna pre-condizione’. Oltre tutto, è proprio l’articolo 1 della Risoluzione OSCE a dettare che “l’aborto non può in alcuna circostanza essere considerato come un metodo di pianificazione familiare. L’aborto deve, per quanto possibile, essere evitato. Ogni mezzo possibile e compatibile con i diritti delle donne deve essere utilizzato per ridurre il numero sia delle gravidanze non volute che degli aborti”. E’ ben strano un diritto per il quale ogni mezzo deve essere posto in atto per evitare che esso venga esercitato. Più ‘sottile’ è la questione della ‘parità di diritti’ degli omosessuali. Qui si scontrano per così dire, due esigenze: la prima sacrosanta, di impedire ogni violenza contro chi è considerato ‘diverso’; la seconda di non permettere che, attraverso una dichiarazione di parità di diritti, sia consentito stravolgere il significato della famiglia ed il futuro dei figli. Infatti, anche se sono ben note le enormi capacità di condizionamento e di adattamento dei bambini, questo non significa che abbiamo il diritto di creare artificialmente (sia con l’adozione che con la fertilizzazione in vitro) famiglie che non rispettano il diritto fondamentale di ogni bambino ad avere una madre ed un padre. Certamente si tratta di un diritto calpestato un po’ dovunque (madri nubili, orfani, coppie separate e divorziate), ma pur sempre un diritto inalienabile che non può essere legalmente abolito. Va detto che la Francia si è accorta dell’errore di fondo e, per bocca del portavoce del Quai d’Orsay, ha precisato: “Non vogliamo creare nuovi diritti, solo ridurre le discriminazioni”. Resta il fatto che la proposta non è stata riformulata in modo chiaro e non è stata approvata. Le opposte concezioni su questi due argomenti restano e riaffioreranno alla prima occasione. Ecco perché il mondo Scout, da sempre così attento alla difesa della vita e dei più giovani, non solo non può ignorare queste problematiche, ma deve anche scendere in campo in difesa di chi è totalmente indifeso. Nel corso degli anni si sono venuti aggiungendo altri diritti e sono sorti movimenti per ottenere il riconoscimento di ulteriori e talora assurdi, nuovi ‘diritti’. 9 V I TA DEL MOVIMENTO A P R I L E 2 0 0 9 Verso una cittadinanza attiva: utopia o realtà? LUCIANO LEPERDI Incaricato Nazionale al Servizio, Cittadinanza ed Ambiente Si tratta di “trasformare la realtà sociale” non con una lotta di parte, che sembra risolvere i problemi quando non fa che spostarli altrove, ma “con la forza del Vangelo” come è stato detto nel 2004 nella presentazione del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Mi rendo conto, con gli anni che passano, di diventare sempre più critico nei confronti della pubblica amministrazione e non solo. Sia che si tratti dell’ufficio postale, del comune, dell’ASL, dell’ambulatorio in ospedale, ecc, mentre attendo il mio turno non posso fare a meno di notare che la maggior parte della gente è impaziente ed ha sempre qualcosa per cui lamentarsi (questo capita dappertutto ma in questi luoghi ha la sua cassa di risonanza). Ci rendiamo conto che c’è ancora molto da fare per offrire a tutti i citta- 10 dini un miglior servizio ed in un clima di giustizia ma questo può avvenire solo con il contributo di tutti, a partire dai cittadini stessi che devono prendere coscienza di avere non solo diritti ma anche dei doveri. Si tratta di “trasformare la realtà sociale” non con una lotta di parte che sembra risolvere i problemi quando non fa che spostarli altrove, ma “con la forza del Vangelo” come è stato detto nel 2004 nella presentazione del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Mi domando quanti l’hanno letto ? Personalmente confesso di essermi fermato all’indice e a qualche paragrafo che è stato però sufficente a farmi intravedere che una strada c’è ed è quella che passa attraverso le relazioni umane e fa emergere l'importanza dei valori morali, fondati sulla legge naturale scritta nella coscienza di ogni essere umano (indipendentemente dal suo credo religioso), che è perciò tenuto a riconoscerla e a rispettarla. Si dice che per cambiare il mondo bisogna cominciare a cambiare se stessi e tutti ne siamo coscienti; il difficile sta nel rendersi conto che facciamo parte di una stessa orchestra in cui ognuno ha uno strumento che deve saper suonare (per cui occorre un impegno continuo nell’educarsi) ed in sintonia con quelli degli altri, allora il direttore d’orchestra non sarà più visto come quello che comanda ma come quello che aiuta tutti affinchè l’armonia dei suoni sia l‘espressione più vera dell’armonia dei componenti l’orchestra. Non dovrebbe essere difficile per chi ha fatto la scelta scout (da ragazzo o da adulto) e quindi si riconosce nei valori espressi dalla Promessa e dalla Legge Scout, e si impegna ad aderire al Patto Comunitario. Ma gli altri al di fuori dal Masci ? come fare a raggiungerli ? come comunicare con loro ? Mi pare che non ci sia che un modo ed è quello della testimonianza sia dal punto di vista umano (far emergere la persona nel contesto del ruolo che esercita) che dal punto di vista cristiano (la trasparenza del Vangelo davanti a tutti). In entrambi i casi occorre una competenza che va costruita ogni giorno per far sì che l’utopia diventi realtà. “Trasformare la realtà sociale con la forza del Vangelo”. A P R I L E 2 0 0 9 V I TA DEL MOVIMENTO Nascono altri capitali ALBERTO ALBERTINI Segretario Nazionale Forse è questo proprio l'antidoto alla crisi... la scelta della comunità vista come nuova forma di capitale sociale adatto a produrre sussidiarietà tra di noi, nel condominio, nel quartiere, praticando l'accoglienza la protezione, insomma con tutte le realtà deboli che ci circondano E' una sfida, è quella che ci si pone d'avanti, la crisi economica preannunciata da anni da una crisi valoriale ha, come si intravede, dei risvolti ancora sconosciuti, ma che si stanno delineando in modo sempre più chiaro. All'incertezza valoriale vissuta e da tutti segnalata, oggi si somma in modo tragico quella anche economica. Si parla sempre più frequentemente di impiegare i soldi in beni rifugio quali oro e mattone, come era accaduto durante il secondo conflitto mondiale. Secondo me, in questa difficile fase è necessaria più che mai una analisi profonda e una risposta radicale al problema. Qui di seguito propongo piste sulle quali indirizzare il nostro cammino, ma prima vi propongo ciò che gli esperti hanno intuito dall'analisi del nostro paese Italia. Ecco cosa il CENSIS scrive: "La coesione sociale, ovvero la capacità delle tante componenti soggettive e istituzionali del nostro paese di cercare compattezza e proposte unificanti, pur in presenza di spinte centrifughe,... Il quadro reattivo delle "reti comunitarie" (famiglia, vicinato urbano e parente, volontariato), la capacità delle aziende di produrre capitale sociale." Si parla in modo specifico di questo “ capitale sociale” che sarebbe l'antidoto alla paura alla miseria, in buona sostanza, avrebbe quella funzione che aveva in passato la Famiglia, non quella in appartamento per intenderci, ma quella che viveva nella casa colonica nella quale i nonni vivevano con i nipoti e le nuore con le suocere. Insomma, quella bella realtà descritta nel film l'albero degli zoccoli! ve lo ricordate? Dalla Carità alla sussidiarietà Siamo consapevoli della necessità di praticare la carità, quella ai poveri! oggi penso sia necessaria un nuovo tipo di carità, che più modernamente si chiama sussidiarietà, una carità che sia in rete! La comunità come rete per la solidarietà Forse è questo proprio l'antidoto alla crisi... la scelta della comunità vista come nuova forma di capitale sociale adatto a produrre sussidiarietà tra di noi, nel condominio, nel quartiere, praticando l'accoglienza la protezione, insomma con tutte le realtà deboli che ci circondano. Mettersi in Comunità è sicuramente un “Bene Comune” sul quale merita soffermare un attimo la nostra attenzione anche al “Sinodo” ad Alghero, quindi è necessario esserci per poter dire la propria opinione....... La Famiglia, non quella in appartamento per intenderci, ma quella che viveva nella casa colonica nella quale i nonni vivevano con i nipoti e le nuore con le suocere. Insomma, quella bella realtà descritta nel film l'albero degli zoccoli! 11 V I TA 12 DEL MOVIMENTO A P R I L E 2 0 0 9 A P R I L E 2 0 0 9 Nel 1954 Mario Mazza, su suggerimento di padre Agostino Ruggi d’Aragona, prende in mano il movimento degli adulti, fino ad allora rappresentato da una sbiadita “branca adulta” dell’ASCI (i “Cavalieri di S. Giorgio”), e ne fa il Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani, lanciandosi in questa impresa con l’entusiasmo di un ragazzino. Mazza aveva avuto un compito determinante nei primissimi anni dello scautismo in Italia, sia per quanto riguarda le fondamenta del metodo che per le prime strutture ed elementi di formazione dei Capi ed, infine, gli inizi della spiritualità scout, come certe tradizioni ai campi scout, ricalcate su quelle dei primi campi delle Gioiose (altare al centro del campo, S. Messa all’aperto ogni mattina, finalizzazione spirituale dei vari momenti della giornata, preghiere al mattino e alla sera, fuochi di bivacco ecc). Alla penna di Mazza furono dovuti i manuali di tecnica scout, poi ristampati dopo la guerra come “manuali di classe”, miniera tecnica anche oggi non priva di interesse. E molti furono i Reparti nati con l’aiuto del suo Come si fonda un Reparto, che ebbe un’edizione aggiornata nel dopoguerra. V I TA DEL MOVIMENTO Addirittura Mazza amava presentarsi come l’iniziatore dello scautismo in Italia (e non era esatto) o tra i fondatori dell’ASCI (e neppure era esatto, potendoglisi al più riconoscere una primogenitura italiana nel campo dello scautismo cattolico), o addirittura un precursore dello scautismo con la sua Juventus Juvat del 1905. Sulle origini del Movimento in Italia egli ebbe scambi di corrispondenza anche vivaci ed ebbe sostenitori e detrattori: anche perché la sua carica umana, l’efficacia, l’incisività, il brio della sua parola e della sua penna erano tali da esigere spesso da chi veniva a contatto con lui una scelta di campo, talora anche su questioni non propriamente importanti. Bisognava essere con lui o contro di lui, d’accordo o in disaccordo. Mazza ebbe poi un ruolo molto discusso col suo tentativo di inserire la pedagogia scout nelle strutture dell’organizzazione giovanile del regime, l’Opera Nazionale Balilla. In proposito egli ebbe un acceso dibattito con gli esponenti della disciolta ASCI (contrari erano tra gli altri Cassinis e Salvatori, contrarissimo in particolare Agostino Ruggi, in nome dell’inconciliabilità delle due ideologie). In definitiva la sua impresa naufragò, stretta tra questa reticenza degli ambienti scout, l’opposizione del Vaticano (che temeva che una reazione negativa dei fascisti si ripercuotesse sulle opere di Azione Cattolica) e l’ottusa intransigenza dell’O.N.B., sostanzialmente aliena da un vero interesse educativo. Nei testi di storia della pedagogia, Mazza si merita talora una limitata menzione come esponente della scuola attiva e teorico della “disciplina della squadra” (che poi è il nome da lui dato in epoca fascista al sistema delle squadriglie). Ma, se dovessi citare una tonalità particolare della sua pedagogia metterei invece in rilievo l’etica del sacrificio, della rinuncia, dell’ascesi cristiana. Su questo Mazza ha pagine bellissime, come questa, risalente forse ai primi anni ‘20: “Allo Scoutmaster basta non annoiare i ragazzi con le storie dei bei sacrifici, ma metterli nell’occasione di sacrificarsi, gustando la gioia di una vittoria su se stessi; gli basta non respingerli edificando altissimi piedistalli alle virtù, ma dar loro il mezzo di praticarle una ad una, in atti semplici, modesti, alla portata 13 V I TA DEL MOVIMENTO A P R I L E 2 0 0 9 Sinodo dei Magister: da Babele alla Pentecoste Il titolo del Sinodo propone due contesti tra loro contrapposti: evoca una situazione di confusione, la Babele biblica, ma anche un cammino di speranza che ci porta alla Pentecoste, dove a guidare i nostri passi interviene lo Spirito. Il Sinodo è un'occasione unica per adulti scout impegnati ad affrontare la condizione degli adulti in un mondo che cambia. Lo scopo del Sinodo è così sintetizzabile: 1. Fotografare la situazione dell'adulto nella società d'oggi; 2. Verificare i cambiamenti sociali in atto, il cambiamento degli scenari umani; 3. Individuare insieme i nuovi percorsi dove operare e camminare. Abbiamo individuato tre piste sulle quali articolare il nostro “fare strada”: 1. Educazione permanente 2. Spiritualità e catechesi 3. Creato, Città, Mondialità La nostra ricerca si svolgerà utilizzando lo strumento che B.-P. ci ha insegnato: il “Gioco”. Sarà un gioco interessante che utilizzerà l'immagine dell'aquilone quale simbolo di libertà ma anche di mezzo che ci consente di volare alto e di vedere dall'alto, senza paura perché quando l'aquilone è alto è difficile che cada a terra. E più in alto voliamo più possiamo osservare orizzonti lontani. Come nella migliori tradizioni scout, il nostro gioco inizia con una route il cui percorso è segnato in una “Mappa”, costituita da: 1. Strade Aperte, che ha tutti i riferimenti per poter riconoscere i luoghi e gli argomenti. 2. <<www.masci.it>>, il portale dove trovare tutte le indicazioni sul Sinodo di ALGHERO in Sardegna e tutti gli aggiornamenti che le regioni e le comunità ci invieranno. Il cammino di avvicinamento al Sinodo si svolgerà tra Marzo e Giugno, periodo in cui le Regioni si incontreranno per mettere insieme tutto ciò che è stato elaborato dalle Comunità sui Poli di Eccellenza. Gli incontri sono così suddivisi: Regioni di NORD-OVEST, NORD EST, CENTRO e SARDEGNA, SUD e SICILIA. La pagina centrale di Strade Aperte sarà costituita da poster, che potranno essere esposti in sede, in parrocchia, in ufficio: hanno lo scopo di invitare anche altri adulti al nostro “Gioco” (sul portale si potranno trovate anche i files per stamparli in formati più grandi). Le schede da portare al Sinodo saranno in formato A/1, 60x85 cm, e dovranno essere plastificate per essere esposte nel grande tendone e suddivise nei 3 colori, verde giallo e rosso delle piste. Buon lavoro a tutti e arrivederci ad Alghero. Vi aspettiamo numerosi e se prenotate presto i viaggi, il risparmio è garantito. 14 Il Sinodo è un'occasione unica per adulti scout impegnati ad affrontare la condizione degli adulti in un mondo che cambia. A P R I L E 2 0 0 9 V I TA DEL MOVIMENTO Frammenti di Sardegna… LILLI MUSTARO SR MASCI Sardegna In Sardegna il tempo è fluito impercettibilmente e ha salvaguardato ciò che in altri luoghi viene conservato nei musei… Non appena si mette piede sull’isola la fragranza del mirto e delle ginestre ci conduce fra le testimonianze della storia e della preistoria. La Sardegna è ampia, corre via in lontananza... Ciò dà una sensazione di spazio, piacere di spazio intorno e distanze aperte: nulla di finito, nulla di definitivo. E' come la libertà stessa... Si dice che quando Dio creò il mondo, mentre passava dall'Africa all'Europa, lasciò al centro del Mediterraneo l'impronta di un piede. Una volta finito il suo compito, poichè era rimasto un cumulo di rocce granitiche dalle forme fantastiche e strane, si voltò e le gettò su quell'orma prima di liberare le acque dell'oceano... E’ un paesaggio, quello sardo, molto diverso da quello " italiano ".....La Sardegna è ampia, corre via in lontananza... Ciò dà una sensazione di spazio, che tanto manca in Italia. Piacere di spazio intorno e distanze aperte: nulla di finito, nulla di definitivo. E' come la libertà stessa.... Tutto intorno, a perdita d'occhio, c'è la natura selvaggia, vergine e intatta come l'hanno lasciata le mani del creatore. Si prova, ad esserci, una sensazione di primordialità. Qualsiasi paesaggio diventa, allora, banale e piatto… In Sardegna il tempo è fluito impercettibilmente e ha salvaguardato ciò che in altri luoghi viene conservato nei musei… Non appena si mette piede sull’isola la fragranza del mirto e delle ginestre ci conduce fra le testimonianze della storia e della preistoria e… soprattutto in luoghi lontani dai centri abitati, nell’interno, si prova una sensazione irresistibile: le immagini che abbiamo di fronte sono familiari, forse ci hanno accompagnato nei sogni… Sono i settemila NURAGHI che svettano sulle alture, sentinelle di una cultura immortale, sono le DOMUS DE JANAS (le case delle fate) grotte ancestrali scavate nella roccia, misteriose come le loro abitanti, sono le TOMBE DEI GIGANTI, sepolture arcaiche di una stirpe speciale di uomini i cui caratteri fieri e dignitosi, permangono immutati negli uomini e nelle donne di oggi. 15 V I TA DEL MOVIMENTO A P R I L E 2 0 0 9 Convegno Nazionale sulla Comunicazione Loreto 5-6-7 giugno 2009 DAI SEGNALI DI FUMO AI CELLULARI La rivoluzione che oggi viviamo è quella che riguarda il nostro modo di comunicare, penso che Gutenberg non immaginasse la rivoluzione che ha implicato la stampa con il torchio, ma ben più profonda sembra oggi essere la rivoluzione che i nuovi mezzi di comunicazione ci permettono. Siamo convinti che ogni mezzo abbia bisogno di un suo linguaggio è per questo che ci vogliamo districare in questa “babele della comunicazione” cercando di rintracciare le modalità per passare da una comunicazione ad un dialogo. A Loreto esploreremo il nuovo mondo del dialogo. Programma: Venerdì 5 giugno Inizio del convegno ore 16,30 riflessione sulla comunicazione del Vescovo di Loreto S.E. Mons. Giovanni Tonucci ore 17,00 Panel animato da Mario Maffucci con Sergio Valzania Luciana Brentegani Angelo Bertani d. Giuseppe Mazza Venerdì sera Riflessioni e visita in Basilica Sabato 6 giugno Ore 9,00 Lavori di gruppo finalizzati alla presentazione di domande relative all’”Efficacia dei sistemi di comunicazione che noi utilizziamo” e alla “lettura critica”. Ore 11,30 Momento di meditazione a cura della biblista Rosanna Virgili (Istituto Teologico Marchigiano) sul tema: “Dio si comunica agli uomini” Ore 15,00 Laboratori per lo sviluppo e per la simulazione di esperienze tecniche di comunicazione animati da esperti 1. Simulazione di una riunione per la pubblicazione del prossimo numero di Strade Aperte 2. Progettazione di un sito web 3. Costruzione di un sito web 4. Progettazione di un “Quaderno” 5. Comunicare con le immagini 6. Progettazione di un “Convegno”: dalla logistica alla pubblicità 7. Aspetti giuridici della comunicazione per chi non è interessato ai laboratori: visita al Museo diocesano “Significato di alcuni quadri e cosa vogliono comunicare” (Luigina Lampacrescia) Ore 18,30 Santa Messa in Basilica Ore 21,30 Momenti di festa 16 Domenica 7 giugno Ore 9,00 Mario Maffucci reagisce e risponde agli interrogativi posti dai Gruppi di Lavoro Dibattito Conclusioni Ore 12,00 Chiusura del convegno Relatori Mario Maffucci (membro della redazione di Strade Aperte, già direttore dei programmi TV di RAI1) Sergio Valzania Dall'estate del 1999 è direttore di Rai Radio Due e dal 2002 dirige i programmi radiofonici di Radio Due e Radio Tre. Insegna lettere all'Università di Genova Angelo Bertani ex Vice Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica, direttore di ADISTA Luciana Brentegani capo redattore della rivista Proposta Educativa dell’AGESCI d. Giuseppe Mazza della Pontificia Università Gregoriana esperto nelle problematiche della “rete” Rosanna Virgili docente presso l’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona e Fermo. Collabora con l’Ufficio famiglia della CEI Laura Mandolini giornalista di “Voce Misena” A P R I L E 2 0 0 9 V I TA MOVIMENTO DEL CONVEGNO “LA COMUNICAZIONE DI UN MOVIMENTO DI EDUCAZIONE PER ADULTI” Loreto – 5-7 giugno 2009 Scheda d’iscrizione Cognome __________________________________________ Nome __________________________________________ Città _____________________________ Prov. ___________ Tel/cell. ______________________ Via/Piazza _________________________________________ N° ________ Cap. _________________________ Sistemazione alberghiera: Camera doppia q Camera tripla (nel caso di camera doppia o tripla indicare le proprie scelte) q Arriverò a Loreto il giorno _____________ circa alle ore _________ Ripartirò da Loreto il giorno ___________ circa alle ore __________ q Posso dividere la camera senza preferenze q Chiedo di dividere la camera con: q Pernotto presso altra struttura e consumo solo i pasti q Partecipo senza pernottare e senza pasti. ! q con il treno alla stazione di Loreto / alla stazione di Ancona q con l’aereo all’aeroporto di Falconara q con la mia auto q con l’auto di altra persona q con il treno dalla stazione di Loreto / dalla stazione di Ancona q con l’aereo dall’aeroporto di Falconara q con l’auto Ho versato l’anticipo di € 50,00 in data _______________________ Data _________________________________ email ________________________________ Firma _____________________________________ Il convegno si svolgerà presso il Palazzo Illirico (situato in piazza del Santuario) Come arrivare a Loreto: In auto: A14 uscita Loreto In treno: Stazione di Loreto In aereo: Aeroporto Ancona/Falconara M.ma Quota di partecipazione dalla cena del venerdì al pranzo della domenica: camera doppia € 100,00 camera tripla € 90,00 Costo di un singolo pasto € 15,00 Costo solo iscrizione € 25,00 NOTE LOGISTICHE E ORGANIZZATIVE Per informazioni: Lorena Accollettati cel. 328.7253016 Francesco Marchetti cel. 339.6133506 Ermanno Tittarelli cel. 333.6527656 La presente scheda, compilata in ogni sua parte, va inviata entro il 15 maggio 2009, insieme al versamento dell’anticipo di € 50,00 sul conto corrente postale: n° 64651466 intestato a: MASCI Eventi nazionali Via Picardi, 6 - 00197 Roma. Causale del versamento: “Convegno sulla comunicazione – Loreto” • Per posta alla Sede del Masci Via Picardi, 6 – 00197 Roma • Per fax al n° 06.8077047 • Per email all’indirizzo [email protected] • Attraverso il portale www.masci.it alla sezione iscrizione ai campi MODALITÀ DI ISCRIZIONE 17 V I TA DEL MOVIMENTO A P R I L E 2 0 0 9 La comunicazione in un movimento di adulti LORENA ACCOLLETTATI Incaricata nazionale sviluppo e strumenti comunicazione Certamente “la Parola” è la componente principe di ogni forma di espressione, sebbene l’uomo può esprimersi anche attraverso la pittura, la scienza, la comunicazione radiotelevisiva e telematica, ma qual è la forma di comunicazione più congeniale ad un movimento di adulti per acquisire visibilità e costituire un centro di attrazione e da dove si irradino valori, servizi e risorse? Non esiste una persona senza un’identità così come non può esistere un movimento o un’associazione senza un’identità ben definita, sottolineata dallo statuto e dal Patto comunitario. Il movimento è in realtà un’entità astratta, ma le persone, gli adulti scout che lo compongono sono realtà vive e comunicanti, che esprimono volontà, bisogni ed obiettivi. Ma come può allora un movimento comunicare le sue volontà, i suoi bisogni all’esterno? Il nostro è un movimento composto da persone adulte, ma chiunque accetta di porsi alla scuola dell’apprendimento, dimostra un animo giovanile, disposto ad imparare, a sorprendere, a migliorare. La giovinezza non è sempre legata all’età, ma alla capacità di voler continuare a fare della propria vita un campo, un cantiere di esperienze, di meravigliose conquiste, di un approccio alla realtà che non ci deve lasciare stanchi e delusi, ma che ci deve proiettare verso nuove conoscenze. Nel convegno sulla comunicazione che 18 si terrà a Loreto dal 5 al 7 giugno 2009, ci interrogheremo su come trovare forme agili e veloci di comunicazione, su come recuperare o apprendere uno stile “MASCI” che unisca ed accomuni le diverse iniziative locali, in modo da sviluppare il senso di appartenenza al movimento come condivisione di valori e proposte. Gli obiettivi che il convegno si prefigge di raggiungere sono molti, come quello di creare una maggiore visibilità del MASCI a livello nazionale e locale attraverso una presenza nei mezzi di comunicazione più rilevanti (giornali, radio, TV, internet). Ci interrogheremo su come diventare sempre più interlocutori autorevoli nei segmenti in cui il movimento svolge azioni importanti e significative. Infine proveremo a chiedere a persone autorevoli, impegnate da sempre nella comunicazione, come far conoscere il MASCI a gruppi informali e piccole realtà che operano sui nostri stessi temi, per avere la possibilità di fare un cammino comune. Certamente la Parola è la componente principe di ogni forma di espressione, sebbene l’uomo può esprimersi anche attraverso la pittura, la scienza, la comunicazione radiotelevisiva e telematica, ma qual è la forma di comunicazione più congeniale ad un movimento di adulti per acquisire visibilità e costituire un centro di attrazione e da dove si irradino valori, servizi e risorse? Ogni realtà associativa è formata da persone socialmente vive o socialmente assenti. A quale categoria vogliamo assomigliare? Siamo capaci di creare e di diventare dei poli di interesse per noi stessi e per gli altri? La comunicazione dentro e fuori dalle realtà associative permette di raggiungere e manifestare gli obiettivi prefissati. Quando l’uomo non rinuncia ad esprimersi ed a comunicare, può costruire ponti di uguaglianza, libertà e fraternità sui quali far passare e realizzare il progetto della propria vita personale e comunitaria. A P R I L E 2 0 0 9 V I TA DEL MOVIMENTO Riflessioni sul Convegno Comunicazione ERMANNO TITTARELLI Consigliere Nazionale Oggi più che mai la tecnologia permette mezzi e metodi di comunicazione che interferiscono meccanicamente e matematicamente con i nostri “sensori” di apprendimento, quasi a farceli sembrare “naturali”. Ma non è così. Abbiamo il dovere di discernere i messaggi che ci vengono trasmessi, catalogarli, capirli e criticarli. “Sui totalitarismi del secolo ventesimo” Raffaele Molinelli, professore ordinario di Storia Moderna e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Urbino, venuto a mancare nel 2005, riporta che per totalitarismi “la definizione potrebbe essere questa: un sistema politico in cui un solo, unico partito ha il monopolio del potere statale, domina tutta la società attraverso il possesso e l’uso di mezzi di comunicazione e il controllo poliziesco, propagandando un’unica ideologia, orgogliosa e salvifica e riconoscendo in un capo carismatico o in un’oligarchia politica la guida infallibile della comunità”. Totalitarismi che, nel secolo precedente, hanno determinato due guerre mondiali e, per noi italiani, una guerra civile di cui, ancora oggi, portiamo i segni e non sappiamo per quanti anni a venire. Popoli che hanno intrapreso malauguratamente l’uso della violenza e della coercizione per alludere ad un mondo pacifico e fraterno. La maturità della democrazia dell’Occidente ha contribui- to, a livello europeo e nord americano, alla scomparsa di tali regimi. Molinelli, probabilmente per fare capire che la regressione culturale – ed oggi possiamo dire anche economica, entrambi in atto nel nostro paese - crea barriere alla permanenza della democrazia, esorta i giovani “che non con la retorica delle grandi gesta, delle grandi frasi e degli incantesimi, ma attraverso un lavoro faticoso e paziente di ogni giorno si può costruire un paese civile”. Ma non basta costruire un paese civile, bisogna anche mantenerlo tale. Il mondo contemporaneo ci vede bersagli e vittime, quasi sempre passive, di continui messaggi che in molti casi non notiamo, che sono latenti, che ci sfiorano senza che ce ne accorgiamo, sino a quelli quasi totalmente invisibili definiti subliminali. Noi siamo la democrazia e dobbiamo difenderla e salvaguardarla per evitare che spiriti totalitaristi possano risorgere. Oggi più che mai la tecnologia permette mezzi e metodi di comunicazione che interferiscono meccanicamente e mate- maticamente con i nostri “sensori” di apprendimento, quasi a farceli sembrare “naturali”. Ma non è così. Abbiamo il dovere di discernere i messaggi che ci vengono trasmessi, catalogarli, capirli e criticarli. La morale e l’etica contenute nella legge e nella promessa scout ci inducono ad essere protagonisti nella società cercando di capirne i linguaggi ed i messaggi che la caratterizzano. Anche noi, Adulti e Scout, abbiamo un “indotto”. Le persone che ci stanno vicino, che ci stimano anche nei diversi pensieri e nei diversi livelli di cultura. Approfondire ed affinare la conoscenza delle tecniche e delle forme di comunicazione non è solo questione “tecnica” ma è dovere “politico e sociale” per contribuire alla permanenza ed al rafforzamento delle democrazie. 19 VITA DELLE REGIONI Il MASCI nei Balcani FRANCO ROSIN Comunità S. Francesco - Padova E DELLE COMUNITÀ Compie 21 anni , e si consolida la presenza nei Balcani degli Adulti Scout aderenti alla Comunità S. Francesco-Padova Guizza del MA.S.C.I., il Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani. Già impegnata in precedenza in varie parti del mondo con progetti di cooperazione internazionale, attualmente la vede impegnata in collaborazione con la Associazione OASA – PULA nel Progetto “ Croazia “ diviso in due fasi. Prima fase ristrutturazione del piano terra di una ex caserma serba in “Una casa di Accoglienza per Ragazzi ex spacciatori e, Ragazze Madri ex Tossicodipendenti “ in Pola; secondo progetto in collaborazione con l’Associazione “CENTAR ZA POMOC I NJEGU – PULA situata in GRANDICI 1, 52297 BARBAN, ha come obiettivo la ristrutturazione di una ex scuola italiana - data sempre in comodato d’uso dalle Autorità locali alla Associazione – in una “ Casa di accoglienza e cura per anziani “ con la contemporanea consegna di una “Ambulanza “ dismessa recentemente dalla Croce Verde di Padova, e donata dopo averla revisionata per il trasporto di eventuali ospiti malati, essendo la casa lontana 35 Km. dall’Ospedale di Pola. Per raccogliere i fondi il nostro gruppo si è impegnata in un Servizio di Comunità all’interno della parrocchia della Guizza ma non solo. Con questi progetti noi “Vogliamo lanciare un forte messaggio di fraternità internazionale, di testimonianza e solidarietà nei confronti dei più deboli “ verso questa popolazione della ex Jugoslavia ancora prigioniera di un odio difficile da estirpare, originato dalla recente guerra fratricida! Un messaggio che chiede riconciliazione, spirito di accoglienza per condividere un futuro di ricomposizione sociale pieno di speranza e fiducia nella riscoperta di valori rispettosi della dignità della persona. Che queste strutture possano formare persone forti di ideali di libertà, sviluppo intellettuale ed economico attraverso una comunione di intenti spirituali saldamente ancorati alla accoglienza ed integrazione tra popolazioni di diversa provenienza, che abbatta le barriere, gli steccati innalzati da ideologie del passato certamente non rispettose della dignità dell’uomo. In definitiva noi speriamo che con lo sviluppo economico e un maggior senso ecumenico i loro governanti sappiano far emergere le potenzialità di cui ogni uomo è stato dotato dal Creatore, perché è anche attraverso il lavoro che l’uomo si esprime come creatura di Dio. E’ con questo spirito che Domenica 8 marzo p.v. andremo, non solo a consegnare l’Ambulanza, ma anche ad inaugurare i nuovi locali ed incontrare i primi ospiti della Casa di Accoglienza. Buona Strada a tutti 20 A P R I L E 2 0 0 9 A P R I L E 2 0 0 9 VITA DELLE REGIONI E DELLE COMUNITÀ Ogni giorno per “un giorno in più” LA GRANDE AVVENTURA DELLO SCOUTISMO CLANDESTINO, RACCONTATA DAI PROTAGONISTI E’ il titolo del convegno tenutosi a Bologna il 21 febbraio per celebrare “La grande avventura dello scoutismo clandestino, raccontata dai protagonisti” e che ha visto confluire al cinema Perla più di 500 persone tra scout dell’AGESCI, del CNGEI, dell’ FSE e del MASCI, arrivati un po’ da tutt’Italia. La manifestazione ha voluto ricordare e celebrare il movimento delle Aquile Randagie, attivo in particolare nel milanese e nel monzese, che tenne vivo lo scoutismo nel periodo fascista dopo la soppressione imposta appunto dal Fascismo (1927-28). Ma non fu solo il continuare a tener vivo lo spirito di B.-P. che le Aquile Randagie hanno significato, quanto, e ancor più, la difesa del diritto alla libertà che è patrimonio di ogni uomo e di ogni donna che pretendono di vivere in una società ed in una nazione civile degna di questo nome. E a Bologna, a rendere testimonianza di tutto ciò, sono stati alcuni membri delle famose “Aquile”, Mario Isella, classe 1923, e don Giovanni Barbareschi (87 anni) , proclamato “giusto tra le Nazioni” e autodefinitosi “il ribelle” dal titolo del foglio cui dette vita in quel periodo, supportati da Agostino Magone, presidente della Fondazione Mons. Andrea Ghetti-Baden promotrice del convegno, e da Vittorio Cagnoni, storico delle Aquile Randagie (v. “Le Aquile Randagie” ed. Fiordaliso). Questi uomini ce l’hanno fatta: hanno resistito “un giorno in più” del Fascismo e sono venuti, anche con sacrificio, data l’età, a renderci testimonianza di quei 17 anni vissuti con campi fatti in luoghi nascosti e fuori mano, senza soldi, senza sedi, in clandestinità e spesso a rischio della vita, e di un’esistenza spesa al servizio di un ideale e della libertà. Particolarmente toccanti sono stati gli interventi di don Giovanni che, rispondendo ad alcune domande fattegli, prima dai moderatori e poi dal pubblico, ci ha dato ancora una volta un’alta lezione su cosa sia la Libertà e su come vada intesa e vissuta: basta chiedersi ogni mattina “ a chi e a cosa dirò sì o no, oggi?” e la stessa domanda farsela la sera “a chi e a cosa ho detto sì o no, oggi? Il tutto con un profondo esame di coscienza. E’ stata un’esperienza piena e coinvolgente, non solo per gli adulti, ma soprattutto per i giovani e non mi ha meravigliato il fatto che, dopo alcuni interventi e testimonianze, siano comparsi qua e là dei fazzoletti ad asciugare una goccia che solcava qualche volto. 21 VITA DELLE REGIONI E DELLE COMUNITÀ A P R I L E 2 0 0 9 Il mio MUF: Momento Unitario di Formazione ROBERTO FABBRI Ore 18,00 di venerdì 6 marzo, Valeggio sul Mincio (VR) abbiamo viaggiato insieme io e Luisa una FB del mio paese Savignano sul Rubicone (FC), per arrivare puntuali al nostro primo MUF, Momento Unitario di Formazione, tappa fondamentale all’interno della Comunità Italiana Notre-Dame de Lourdes per diventare titolare Foulards Bianco. L’emozione è alle stelle e iniziano le presentazioni, in totale siamo in 17, 17 !!! si ma noi non siamo superstiziosi. Proveniamo da diverse regioni: Ligura, Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto e naturalmente Emilia Romagna. Recitiamo la prima preghiera insieme, è la preghiera di BP ed subito …. momento di fratellanza... Un attimo per conoscere la casa che ci ospiterà, Ca’ Fornelletti è davvero accogliente e meravigliosa, e iniziamo a conoscerci, con un simpatico gioco che prevede di presentare ad ogn’uno di noi un altro fratello e alla fine ci conosciamo tutti talmente bene che è come se fossimo amici da sempre. Segue la cena, abbiamo un cuoco d’eccezione, il fratello Felice, FB storico, un esempio da seguire per tutti noi, che con sua moglie ai fornelli, ci ha deliziato con un deliziosi pranzetti. Si è già creata un’atmosfera particolare, tutta la Staff, è meravigliosa, preparata, competente, che ci coccola, ci aiuta, ci segue ad ogni passo, approfondiamo la vita di Bernardetta, e la spiritualità Mariana. Alterniamo il gioco, alle chiacchierate, al brain storming e le verifiche. Un momento particolare è la celebrazione comunitaria dell’eucarestia, che mi ha toccato il cuore, mi ha fatto sentire davvero’ parte integrante di una comunità, la nostra comunità di FB. Il tempo passa veloce ed è già arrivata l’ora dei saluti, abbiamo vissuto insieme due giorni pieni, intensissimi, abbiamo condiviso emozioni e momenti cosi profondi e di vera fratellanza. Vi ringrazio: Andrea, M. Luisa, Daniela, Cristina, Freddi, Elisa, Francesca, Angelo, Virgina, Chiara C., Chiara G, Michele, Silvana, Cinzia, Catia, Marcello, per avermi fatto vivere questa straordinaria esperienza. Grazie di cuore, miei fratellini e sorelline FB. 1-2-3- Maggio, In Sicilia un isola per te… Magister Sì, “nell’Arcipelago delle opportunità“, c’è l’isola dei pescatori, destinato a te Magister e a te futuro Magister che desideri riflettere e confrontarti sul tuo ruolo per svolgere sempre meglio il servizio cui sei stato chiamato. Infatti, per unanime decisione del Consiglio nazionale dal 2005 il Movimento si è dotato di un nuovo iter formativo denominato “l’Arcipelago delle Opportunità“ che offre sia occasioni formative in senso stretto (acquisizione di saperi e abilità) che di carattere più culturale (competenza), lasciando al singolo la libertà di costruire il proprio percorso formativo, anche in relazione alle esigenze della propria comunità. Nell’ambito dell’Arcipelago delle opportunità, nei giorni 1-2-3 maggio si terrà in Sicilia (Monforte San Giorgio) un campo formazione al ruolo di Magister. NOTE LOGISTICHE A) Staff del campo: Francesco Marchetti - Don Antonello Foderaro – Elisabetta Mercuri- Nuccio Costantino – Maria Ausilia Migliore B) Il Campo si terrà presso il Santuario Maria SS. di Crispino nel Comune di Monforte S. Giorgio (ME) C) La quota di partecipazione è di Euro 40,00 (quaranta) e comprende due pernottamenti ed i relativi pasti D) Inizio accoglienza, ore 14,00. Il cerchio di apertura è fissato per le 16,00 E) la cena del venerdì, sarà una cena “al sacco” nella quale metteremo in comune quanto di meglio ciascuno di noi avrà portato da casa! F) NON DIMENTICATE di portare: il sacco letto (ovvero lenzuola e federa) gli asciugamani, la giacca a vento, una torcia elettrica, un paio di scarpe comode. La Bibbia ed il Libretto delle Lodi Per ulteriori informazioni: telefono cell: 339.6133506 e.mail: [email protected] Per Iscrizioni On Line: www.masci.it 22 A P R I L E 2 0 0 9 VITA DELLE REGIONI E DELLE COMUNITÀ Sono tornati alla casa del Padre E’ tornato alla casa del Padre il più vecchio scout d’Italia, non soltanto perché aveva raggiunto in piena lucidità i 99 anni, ma anche perché aveva pronunciato la Promessa nel 1917, Paolino Beltrame Quattrocchi “Gatto Rosso”, è volato in cielo, martedì 30 dicembre 2008, riabbracciando così i Beati genitori, Luigi e Maria, ed i fratelli suor Cecilia e don Tarcisio, noto come “don Tar - Aquila Azzurra”. Alla schiera dei Beati in Paradiso si è aggiunto un altro scout, anzi, un vescovo scout: il 6 marzo 2009 è ritornato alla Casa del Padre monsignor Silvio Cesare Bonicelli. Nell’Asci prima e poi in Agesci è stato impegnato come Assistente nazionale alla Formazione Capi (1975 al 1979) e di numerosissimi campi scuola nazionali di branca Rover Scolte a Colico fino 1998. Ha fatto pienamente sua la spiritualità della strada, rilanciando il pellegrinaggio inteso come route. Su “Strade Aperte On Line” di Aprile (www.masci.it) il ricordo di queste due grandi figure di scout a cura di Paola Dal Toso E-SHOP Strade aperte ha attivato un negozio on line da cui è possibile acquistare direttamente materiale scout. STRADE APERTE Vai all’indirizzo: www.stradeaperte.org Ricordiamo che è comunque possibile effettuare le ordinazioni anche con le precedenti modalità indicate sul Catalogo 2009 inviato a tutte le Comunità Strade sempre più aperte Solo per questa iniziativa, il prezzo “speciale” dell’abbonamento annuale a Strade Aperte per il 2009 è di 15 (Quindici) Euro. Il versamento si effettua sul ccp. n° 75364000 intestato a: Strade Aperte, coop a. r.l. – via Picardi, 6 – 00197 – Roma, con causale: abbonamento a Strade sempre più Aperte. La fotocopia della ricevuta di versamento va inviata alla sede centrale per posta (MASCI - Via Picardi, 6 - 00197 Roma) o via FAX 06/8077047 23 SGOLIM ME DITORIALI ARIO DI S TRADE A PERTE Francesco Marchetti DEL MOVIMENTO Verso una cittadinanza attiva, utopia o realtà? Luciano Leperdi Nascono altri Capitali Alberto Albertini Sinodo dei Magister POSTER Sinodo dei Magister, da Babele alla Pentecoste Frammenti di Sardegna a cura di Lilli Mustaro Convegno Nazionale sulla Comunicazione, Loreto 5-6-7 giugno 2009 Convegno Nazionale sulla Comunicazione: Scheda di iscrizione La comunicazione in un movimento di adulti Lorena Accollettati Riflessioni sul convegno comunicazione Ermanno Tittarelli 1 2 5 6 7 8 VITA DELLE REGIONI E DELLE COMUNITÀ Il Masci nei Balcani Franco Rosin Ogni giorno per un giorno in più Il mio MUF: Momento unitario di Formazione Roberto Fabbri 1-2-3 Maggio in Sicilia un’isola per te, Magister Sono Tornati alla Casa del Padre Paola dal Toso E Shop cooperativa Strade Aperte Strade sempre più Aperte Sommario 10 11 12 14 15 16 17 18 19 VITA 20 21 22 22 23 23 23 24 STRADE APERTE CONTINUA ON-LINE: www.masci.it POTETE LEGGERE: Paola Dal Toso ricorda due grandi scout: Paolino Beltrame Mons Silvio Cesare Bonicelli 24 2 0 0 9 STRADE APERTE FEDE E SOCIETÀ Paolo e la tradizione cristiana Fra Paolo Garuti Gesù il Crocifisso, non è qui è risorto Don Antonello Foderaro Il Risorto è tra noi? p. Francesco Compagnoni Il Cristiano e la cultura della vita Prof. Pierluigi Sguazzardo A sessant’anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo spuntano nuovi “diritti” Giuseppe, Pino Benagiano P R I L E N° 4 • ANNO 51 • APRILE 2009 EDITORIALE I Giorni della Pasqua: il risveglio del ricordo, la forza del simbolo A ISCRITTO AL TRIBUNALE DI ROMA al n° 6920/59 del 30/05/1959 CONTIENE I.R. Spedizione in a.p. 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 dal C.M.P. Padova PERIODICO MENSILE DEL MASCI (MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI) DI EDUCAZIONE PERMANENTE, PROPOSTA E CONFRONTO PRESIDENTE NAZIONALE: Riccardo Della Rocca SEGRETARIO NAZIONALE: Alberto Albertini DIRETTORE RESPONSABILE: Pio Cerocchi DIRETTORE: Francesco Marchetti Via Piave 1ª Traversa, 6 88046 Lamezia Terme Tel. 0968.27445 – Cell. 339.6133506 E-mail: [email protected] COLLABORANO IN REDAZIONE: Giorgio Aresti Salvatore Bevilacqua Romano Forleo Mario Maffucci Franco Nerbi Maurizio Nocera Mario Sica Giovanni Sosi PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Egidio Imperi STAMPA: T. Zaramella Real. Graf. s.n.c. Caselle di Selvazzano (PD) E-mail: [email protected] EDITORE, AMMINISTRAZIONE E PUBBLICITÀ: Strade Aperte Soc. coop. a.R.L., via Picardi, 6 – 00197 Roma, tel. 06/8077377 – fax 06-8077047 Iscritta al Registro Registro degli operatori di comunicazione al n. 4363 ABBONAMENTO ORDINARIO A 11 NUMERI E 3 QUADERNI DI STRADE APERTE: Euro 20,00 da versare sul ccp. n.75364000 INTESTATO: Strade Aperte, coop a.r.l. Via Picardi, 6 00197 Roma ASSOCIATO ALL’U.S.P.I. TIRATURA: Copie 5.000 QUESTO NUMERO È STATO SPEDITO DALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA CENTRALE IN DATA: 10/04/2009