Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione
Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276
e-mail [email protected] - progetto grafico: Italgrafica NOVARA - Stampa: Italgrafica NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque
NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO
anno XIII n. 1 marzo 2011
INDICE
3 Editoriale
4 Assemblea annuale
5
Proposte formative
6
Infermiere
e sperimentazione clinica
8
Infermieri in farmacia
10 Consenso informato del nursing
12 Abcstrat di tesi
15 Infermiere e trapianti
18 Studio sull'obesità nel bambino
23 La contenzione..
22 Presentazione della sede di Novara
del Corso di Laurea in Infermieristica
32 Informazioni
36 Rubriche
39 Segreteria
informazioni
Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione
Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276
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NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO
anno XII
2
Trimestrale di informazione settoriale – AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N.6 del 11/02/1999 –
I n. 1 marzo 2011
Direttore Responsabile ARRENI Antonella – Comitato di di Redazione Consiglio Direttivo del
INDICE
3 Editoriale
Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania – Redazione
via
Biandrate
20/b,
4 Assemblea annuale
5
Proposte formative
6
Infermiere
e sperimentazione clinica
8
Infermieri in farmacia
10 Consenso informato del nursing
12 Abcstrat di tesi
28100 Novara. Tel. 0321.30237 – fax. 0321.393276 – e-mail [email protected] –
progetto grafico: Italgrafica Novara – Stampa: Italgrafica Novara – Spedizione in abbonamento
postale 70% - DCO/DC Novara – Tax perque.
15 Infermiere e trapianti
18 Studio sull'obesità nel bambino
23 La contenzione..
22 Presentazione della sede di Novara
del Corso di Laurea in Infermieristic
32 Informazioni
36 Rubriche
NORME EDITORIALI
Dialogare è il periodico del
Collegio IPASVI della provincia di Novara e Verbania
che pubblica liberamente
articoli previa approvazione
del Comitato di Redazione.
L’articolo è sotto la responsabilità dell’autore/autori.
Il materiale per la pubblicazione dovrà essere inviato alla Redazione in formato elettronico. Il testo deve
pervenire in formato word.
Le parole che gli autori desiderano evidenziare devono essere in “grassetto/
bold”. Tabelle e/o immagini (tiff oppure jpeg) devono
essere numerate e fornite
su file a parte (il numero
andrà anche richiamato nel
testo con brevi didascalie).
In allegato all’articolo dovrà
essere fornita una sintetica
nota biografica dell’autore. La pubblicazione degli
articoli è a titolo gratuito
e in nessun caso da diritto a compensi. Gli articoli
inviati saranno sottoposti
all’esame del Comitato di
Redazione che si riserva di
valutarli, eventualmente rimaneggiarli.
Il materiale inviato non verrà restituito.
Notiziario di informazione e di aggiornamento
del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO.
Direzione/Redazione/Amministrazione
Via Biandrate 20/b – 28100 Novara - tel. 0321.30237
Direttore Responsabile
Arreni Antonella
Comitato di Redazione
Arreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano,
Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina
Editore
Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO
Progetto grafico e stampa
ITALGRAFICA srl - Via Verbano, 146 - Veveri (Novara)
Foto di copertina a cura di
Cataldi Alberto
3
editoriale
Antonella Arreni Presidente
Collegio IPASVI di Novara e VCO
on il nuovo anno si riparte e
riprende in pieno l’attività del
Consiglio Direttivo, anche alla
luce dei cambiamenti politicosanitari, che stanno avvenendo nella nostra Regione, e che inducono a proporre
alcune riflessioni sul piano organizzativo,
che saranno, a breve, portate sui tavoli
dell’Assessorato alla sanità piemontese.
L’elaborazione di un documento che
pone le basi per tracciare le linee di
orientamento, della politica professionale, oltre che stabilire i requisiti inderogabili su ciò che intendiamo, quando
discutiamo di assistenza al cittadino.
Come nella maggior parte delle regioni
italiane, anche in Piemonte, l’assistenza
sanitaria è attraversata da profonde modifiche, rispetto alla tipologia delle cure
erogate, ai nuovi assetti organizzativi,
dove lo sguardo deve essere rivolto soprattutto alle caratteristiche della popolazione assistita.
L’aumento dell’età media corrisponde a
un incremento numerico delle persone
affette da una o più patologie croniche,
questi dati, sicuramente noti, dovranno
C
far riflettere su quale sanità vogliamo
così come di quale infermiere stiamo
parlando.
L’intervista proposta al Coordinatore del
CL in infermieristica, mette in luce la necessità di agire sulle figure professionali che si formeranno, attuando sinergie
tra Università e Aziende Ospedaliere/
Territoriali, per evitare la classica frase
“in ambito formativo è una cosa, nella
pratica è un’altra” poiché, ogni infermiere è identico a quello che fa.
Infine come ogni anno, annunciamo
l’Assemblea degli iscritti, che si
svolgerà presso l’Hotel il Chiostro in
Verbania il prossimo 26 marzo. In
associazione all’Assemblea, è proposto
un evento sul tema della responsabilità
amministrativa e disciplinare nella Riforma delle P.A.
Riprende in pieno anche l’attività formativa del nostro Collegio attraverso lo
sviluppo di eventi che invitiamo a visualizzare sul Sito.
Buona lettura!
informazioni
Collegio IPASVI Novara VCO
Convocazione
ASSEMBLEA ANNUALE
in ottemperanza degli art. 23 e 24 del vigente D.P.R. 221/50, è convocata l’Assemblea ordinaria degli Iscritti al Collegio Interprovinciale IPASVI,
in prima convocazione alle ore 15,30 di venerdì 25 marzo 2011 presso la sede del Collegio di Novara ed in via Biandrate 20/b ed in
SECONDA CONVOCAZIONE
SABATO 26 MARZO 2011
ALLE ORE 14.00
Presso Hotel il Chiostro - Via F.lli Cervi, 14 Verbania
Ordine del Giorno:
ƒApprovazione verbale seduta anno 2010
ƒRelazione annuale Presidente
ƒRelazione del Tesoriere
ƒApprovazione Conto Consuntivo 2010 e Bilancio di previsione 2011
Il Segretario
F.to Luigi Binelli
La Presidente
F.to Antonella Arreni
Chi non potesse partecipare all’Assemblea può delegare un/una Collega
servendosi del modulo sottostante.
Nessun iscritto può essere investito da più di due deleghe.
……………………………………………………………………………………
Il/la sottoscritta ………………………………………………………………
delega il/la Collega………………………………………………………………,
a rappresentarla/o nell’Assemblea ordinaria IPASVI del 26 marzo 2011.
In fede
Data…………………………
Firma …………………………………
4
5
informazioni
PROPOSTE FORMATIVE DEL COLLEGIO
PER IL PRIMO SEMESTRE 2011
EVENTI FORMATIVI
DATE
LUOGO
MODALITÀ
ISCRIZIONE
CREDITI ECM
L'Infermiere ascolta, informa,
coinvolge e valuta l'assistito ...
comunicare al di là delle parole
29 gennaio
2011
VERBANIA
Sede Collegio
P.zza A. Moro 5
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)
dopo il 10 gennaio
40 partecipanti
6
26 febbraio
2011
NOVARA
Hotel Europa
C.so Cavallotti 38
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)
dopo il 10 febbraio
40 partecipanti
6
26 marzo
2011
VERBANIA
Hotel Il Chiostro
Via F.lli Cervi 14
TTel. 0321 30237
(in orario di apertura)
dopo il 10 marzo
do
100 partecipanti
10
In fase
di accreditamento
9 aprile
2011
VERBANIA
Sede Collegio
P.zza A. Moro 5
0321 30237
Tel. 03
(in orario di apertura)
marzo
dopo il 20 m
partecipanti
40 partecipant
6
L'Infermiere ascolta, informa,
orma,
coinvolge e valuta l'assistito
to ...
comunicare al dii là delle parole
pa ole
21 maggio
2011
011
NOVARA
Hotel Cavour
VVia S. F. d’Assisi 6
frontee Stazione
fro
di Novara)
ovara)
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)
dopo il 10 maggio
40 partecipanti
6
Cellule Staminali:i: aspetti clinic
clinici,
etici e deontologici nella gestione
dei conflitti con laa persona,
per una nuova frontiera
ntiera
della Medicina
maggio/
giugno
2011
VERBANIAA
VERBA
Sede da definire
re
Tel.
el. 0321 30237
(in orario
rio di apertura)
dopo il 20 maggio
do
100 partecipanti
cipanti
In fase
di accreditame
accreditamentoo
La Responsabilità Professionale
e etica nella gestione
del Rischio Clinico
La nuova responsabilità nell'esercizio
pubblico della professione sanitaria
alla luce del Dlgs 150/09
La Responsabilità Professionale
e etica nella gestione
del Rischio Clinico
Per il dettaglio
aglio dei programmi
programmi consultare
consultare il sito www
www.ipasvinovara.it
asvino
(verranno inserite
nserite le brochure specifiche)
Partecipazione
one gratuita aagli
gli iscritti
iscritt del Collegio IPASVI di Novara
ovar e VCO
(fino ad esaurimento posti)
Per gli iscritti ad altri Collegi
Colleg IPASVI il costo è stabilito in euro 50,00
formativa
per giornata
gior
INOLTRE E’ IN DEFINIZIONE LA PROGRAMMAZIONE
RAMMAZIONE DEGLI EVENTI PER IL SECONDO SEMESTRE DEL 2011
approfondimenti
6
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
L’infermiere e la
sperimentazione
clinica
dei medicinali
Dal Codice deontologico dell’Infermiere ...Art. 12
L’infermiere riconosce il valore
della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale per
l’evoluzione delle conoscenze e
per i benefici sull’assistito.
Il Collega e Presidente del Collegio IPASVI di Venezia, ha sottoposto all’AIFA, Osservatorio
nazionale sulla sperimentazione
clinica dei medicinali, un’interessante riflessione riguardante il
coinvolgimento del personale di
assistenza negli studi sperimentali avviati.
Oltre a ricordare gli articoli del
Codice deontologico, riprende
quanto indicato dal Decreto del
Ministero della Sanità del 15 luglio 1997 - Recepimento delle
7
approfondimenti
(foto Alberto Cataldi)
linee guida dell'Unione europea
di buona pratica clinica per l'esecuzione delle sperimentazioni
cliniche dei medicinali - dove
al comma 4.2.4 recita: Lo sperimentatore deve far sì che tutte
le persone coinvolte nello studio siano adeguatamente informate in merito al protocollo,
al/i prodotto/i in sperimentazione ed ai loro compiti e funzioni relativi allo studio.
Per attività assistenziale e di supporto, prevista nei protocolli di
ricerca, si intende, anche, e ad
esempio, la rilevazione dei parametri, i prelievi ematici, gli appuntamenti telefonici, la tenuta
e archiviazione dei moduli, l’esecuzione di esami e di accerta-
menti. Il Direttore della Ricerca e
Sperimentazione Clinica dell’AIFA, in merito a ciò, il risponde
che: è responsabilità dello sperimentatore principale fare in modo
che tutte le persone coinvolte nello studio siano adeguatamente
informate in merito al protocollo,
al prodotto in sperimentazione e
ai loro compiti e funzioni relativi
allo studio.
Ne consegue che anche il personale infermieristico, quando coinvolto, deve far parte a tutto titolo del
gruppo operativo e informato su
tutti i dettagli dello studio.
Se questo non viene perseguito, è
responsabilità diretta dello sperimentatore che, in caso di proble-
mi vari ne risponde direttamente.
La conseguenza logica di questo
parere è di porre l'attenzione sugli aspetti che vedono il coinvolgimento, nelle sperimentazioni
cliniche, della professione infermieristica, laddove per coinvolgimento fattivo si intende il rispetto del Codice deontologico
nella logica del processo assistenziale e non nella mera esecuzione di prestazioni o di atti.
Dal
Codice
deontologico
dell’Infermiere …. Art. 22
L’infermiere conosce il progetto
diagnostico-terapeutico per le
influenze che questo ha sul percorso assistenziale e sulla relazione con l’assistito.
approfondimenti
8
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
Infermieri
in farmacia,
arriva l'accordo
Un progetto politico, risalente a qualche anno fa, propone
l’obiettivo di trasformare le farmacie in veri e propri presidi sanitari sul territorio.
La Conferenza Stato Regioni
ha recentemente approvato
i nuovi servizi attribuibili alle
farmacie come ad esempio la
prenotazione di prestazioni sanitarie di assistenza specialistica ambulatoriale, il pagamento
del ticket, il ritiro di referti e
l’esecuzione di analisi come ad
esempio il controllo di glicemia,
colesterolo, trigliceridi.
L’accordo prevede che le farmacie potranno mettere a disposizione, per residenti e domiciliati, operatori socio sanitari,
infermieri e fisioterapisti per l’effettuazione, a domicilio, di specifiche prestazioni professionali
richieste dal medico di medici-
9
approfondimenti
na generale e/o dal pediatra di
libera scelta.
Le attività effettuabili dall'infermiere, possono essere svolte
solo alla presenza di una prescrizione medica e, per quanto
riguarda le caratteristiche della remunerazione, si dovranno aspettare i relativi accordi
regionali che stabiliranno, attraverso apposite convenzioni,
le modalità di remunerazione
(vedi art. 6 del D.M. attuativo
del D.Lgs. 3 ottobre 2009, n. 153
e concernente l’erogazione da
parte delle farmacie, di specifiche prestazioni professionali).
Sarà l'infermiere libero professionista che deciderà il proprio
compenso? Si stabiliranno delle convenzioni regionali? Degli
accordi tra aziende e territorio?
Sarà il titolare della farmacia, il
nuovo datore di lavoro? Le risposte ancora non ci sono!
All’art. 3, del medesimo decreto, vengono invece riportate
le prestazioni erogabili dagli
infermieri (sempre e tutto su
rigorosa prescrizione medica!):
a) supporto alle determinazioni analitiche di prima
istanza, rientranti nell’ambito dell’autocontrollo;
b) effettuazioni di medicazioni e di cicli iniettivi intramuscolo;
c) attività concernenti l'educazione sanitaria, e la partecipazione a programmi di
consulting, anche personalizzato;
d) iniziative finalizzate a favorire l’aderenza dei malati
alle terapie.
L’art. 4 enuncia che sono erogabili dall’infermiere, a domicilio del paziente, le prestazioni,
rientranti nelle competenze
del proprio profilo professio-
nale, prescritte dal MMG o dal
PLS e, sempre su prescrizione,
l'infermiere può erogare sia
all'interno della farmacia, sia a
domicilio del paziente, ulteriori
prestazioni rientranti fra quelle
effettuabili in autonomia secondo il proprio profilo professionale. Inoltre, a domicilio del
paziente, l’infermiere partecipa
a iniziative finalizzate al corretto utilizzo dei medicinali.
Appare evidente che il decreto, così com’è impostato, svuota di significato, la
presenza degli infermieri in
farmacia, che potrebbero diversamente fornire un enorme
servizio ai cittadini, un aiuto
concreto alla popolazione, residente nelle zone periferiche,
come le comunità montane,
dove non è sempre facile raggiungere la struttura ospedaliera.
formazione
10
Andreina Zavaglio
Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO
Il consenso informato
del nursing
Il nuovo clima culturale al quale
si è già fatto riferimento parlando
di empowerment del cittadino è
frutto di un movimento culturale che si è sviluppato nel mondo
occidentale intorno agli anni settanta e che dopo aver interessato
i vari ambiti della vita sociale, è infine giunto a toccare anche la dimensione biologica della persona
e inevitabilmente la sua salute.
Per millenni la medicina statica
e tradizionalista ha identificato
il paziente più come oggetto che
come soggetto delle cure e questa
profonda rivoluzione ancora oggi
destabilizza buona parte dei sanitari, soprattutto coloro la cui formazione di base è avvenuta in un
clima culturale diverso.
Proprio per questo motivo il consenso informato ha avuto scarsa
adesione soprattutto in Italia.
La riorganizzazione della precedente identità paternalistica in
quella odierna, orientata sulla
centralità della persona assistita,
ha implicato notevoli difficoltà
di accettazione che non esistono
solo valori professionali bensì anche personali e quindi soggettivi.
Vi è un complesso rapporto tra
coscienza individuale, cioè quella
costituita da propri valori e principi di persona, e la coscienza pro-
(foto Alberto Cataldi)
PARTE II: la bioetica all'origine del consenso informato
fessionale, ossia quella derivante
dai valori tipici di una comunità di
professionisti.
In realtà la distinzione è “artificiale” e cioè non si può parlare di
coscienze separate, bensì di due
momenti di sviluppo dell’unica
coscienza di ogni persona: nel
momento in cui un soggetto si
avvia all’ingresso in una comunità
professionale, di fatto assume su
di sé anche i valori che abbiamo
definito professionali.
Purtroppo però, ancora spesso,
si assiste all’atteggiamento in cui
alcuni professionisti entrando a
far parte di un gruppo professionale credono di poter esercitare il
proprio ruolo nei servizi sulla base
delle proprie convinzioni personali.
L’innovazione culturale sopra citata viene definita come bioetica,
una disciplina che negli Stati Uniti
nasce ufficialmente nel 1978 con
11
formazione
la pubblicazione della”Encicopedia
di bioetica” (W. Reich).
La sua peculiarità sta nell’aver individuato e portato all’attenzione
quell’insieme di problemi morali
che propongono oggi le scienze
della vita.
Reich definisce la bioetica come:
“lo studio sistematico delle dimensioni morali delle scienze della vita
e della salute utilizzando varie metodologie etiche, con una impostazione interdisciplinare”. In questo
modo acquisisce una maggior
rilevanza la dimensione morale
del fenomeno, ovvero di quei valori che sono alla base di qualsiasi
scelta, anche di quelle inerenti la
salute e la malattia.
La bioetica è stata un vero e proprio movimento, che ha messo in
luce come nella nostra società sia
difficile il consenso su questioni di
principio.
L’IMPORTANZA DELLA
DEONTOLOGIA PER LA
PERSONA ASSISTITA
Il significato di bioetica ci permette di inquadrare il consenso informato infermieristico.
Nella deontologia infermieristica,
l’azione dell’infermiere viene centrata sull’autonomia dell’assistito,
quindi rivolta al rispetto delle decisione dell’altro.
Questo lo enuncia a chiare lettere
il manifesto dei valori della professione, ossia il Codice Deontologico vigente, che in molti articoli del
Capo IV, promuove l’intervento infermieristico in un contesto orientato proprio all’autonomia dell’assistito, come riportato anche nel
documento del Nursing Competencies: “tutte le procedure assistenziali devono essere eseguite
all’interno di un quadro di consenso informato” (Unite Kingdom
Central Council for Nursing, Midwifery and Health Visiting, 2000).
Il nuovo Codice Deontologico del
2009 si allinea in quanto promosso dal Codice Etico-Deontologico
della Federazione Europea delle
Professioni Infermieristiche (FEPI)
emanato nel 2008 quale linea guida per gli enti regolatori infermieristici europei.
Oggi di consenso informato si parla comunemente: è citato da molti
documenti, è una pratica diffusa
in diverse realtà (non ancora in
tutte), è oggetto di alcune procedure aziendali, insomma non
è più una novità, ma nonostante
non sia una novità, quando si parla di consenso informato anche gli
infermieri pensano solitamente al
consenso medico e non infermieristico e questo accade in quanto
in Italia non si ha ancora una sufficiente consapevolezza del consenso informato quale evento che
riguarda ogni professionista e non
solo il medico.
Ancora oggi l’identificazione
dell’infermiere quale professionista è incerta, sia per i rimandi
esterni, che spesso sono allineati
a precedenti identità infermieristiche, sia per una riconversione
di identità non facile da sostenere
per tutti gli infermieri italiani.
Non va dimenticato che a tutt’oggi la maggior parte degli infermieri ha acquisito il proprio titolo
professionale in un’era in cui erano le scuole regionali a costruire
quest’arte ausiliaria e quest’era
non è lontanissima, risale a poco
più di 15 anni fà.
Queste le ragioni per cui gli infermieri hanno difficoltà a definire la
propria attività incentrata su interventi/prestazioni professionali,
costruzione di percorsi assistenziali.
E’ essenziale promuovere una visione del consenso informato infermieristico non incentrato sulle
singole prestazioni infermieristiche, bensì incentrato sul percorso
assistenziale; se si riesce ad accogliere questa visione esso diviene
uno strumento non del singolo
professionista, ma lo sarà dell’intero team di cura.
BIBLIOGRAFIA:
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consenso
o senso informato in
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9;15
15:8
:811-88
Rich
Oncology
Nursing
1999;15:81-88
formazione
12
Candidata Elisa Pugliese
Relatore Dott. Angelo Villani
Approccio nutrizionale al paziente
con ictus in fase acuta: studio
retrospettivo e valutazione
infermieristica della disfagia su 146
casi ricoverati in stroke unit
ABSTRACT DI TESI - Corso di Laurea in Infermieristica
L’ictus cerebrale è, in Italia, per
dimensioni epidemiologiche e
rilievo sociale, uno dei più gravi
problemi sanitari ed assistenziali.
Rappresenta, infatti, la seconda
causa di morte a livello mondiale
e la terza nei paesi industrializzati, dopo le malattie cardiovascolari ed i tumori, nonché la prima
causa d’invalidità permanente e
la seconda causa di demenza.
Tra le complicanze dell’ictus,
quelle legate alla disfagia rivestono notevole importanza per
le loro possibili influenze sul recupero funzionale dopo l’evento
acuto.
Per questo motivo, la letteratura
scientifica degli ultimi anni, che
si è occupata di questo specifico
argomento, ha posto in rilievo
l’importanza di una corretta valutazione della disfagia quale evento prognostico dell’evoluzione e
dell’outcome degli stessi pazienti.
Secondo i dati della letteratura scientifica, circa un terzo dei
pazienti ricoverati con ictus presenta uno stato di malnutrizione,
situazione questa spesso attribuibile anche al deficit della deglutizione che si verifica in una buona percentuale di soggetti con
stroke.
Scopo dello studio: in questo
studio è stata considerata la disfagia in una casistica di soggetti
con ictus in fase acuta; scopo dello studio è di ricercare i fattori di
rischio correlati a tale condizione;
i risultati ottenuti sono proposti
come indicatori di prognosi per
prevenire le cause predisponenti
la disfagia e garantire ai pazienti
il miglior recupero funzionale.
Materiali e Metodi: per questo
studio sono state consultate le
cartelle cliniche di 146 pazienti
con diagnosi d’ictus in fase acuta ricoverati presso la Stroke Unit
della Struttura Operativa Complessa di Neurologia dell’ASL VCO
in una finestra temporale di sei
mesi. Da questo campione, non
selezionato, di soggetti, sono stati esclusi solo coloro che avevano
avuto un’insorgenza dei sintomi
superiore alle 48 ore rispetto al
momento del ricovero. Per ognuno di questi pazienti sono stati
raccolti: età, sesso, diagnosi, tempo di degenza, punteggio all’ingresso e alla dimissione/decesso
della Bedside Examination, punteggio all’ingresso della Glasgow
Coma Scale e presenza o meno di
fattori di rischio per malattie cerebrovascolari.
Per le valutazioni di significatività
statistica sono stati utilizzati: Test
T-di-Student e Test Chi-quadro,
considerando significativi valori
di p<0,05, e il Coefficiente di correlazione di Pearson.
Risultati: i 146 pazienti che co-
13
formazione
stituivano il nostro campione si
suddividevano in 71 maschi e 75
femmine. L’età media dei pazienti è risultata essere di 74,82 anni.
Per quanto riguarda quest’aspetto si è osservata una discreta
differenza tra maschi e femmine
(maschi età media 71,07 anni e
femmine età media 78,37 anni): a
conferma di studi epidemiologici internazionali che dimostrano
come lo stroke in età avanzata sia
più frequente nel sesso femminile. Il 62,33% dei soggetti del
nostro campione aveva diagnosi
d’ictus ischemico, il 16,44% d’ictus emorragico, il 17,12% di Minor Stroke e il 4,11% di TIA (Attacco Ischemico Transitorio).
La disfagia si è verificata nel
28,08% dei pazienti considerati,
dei quali 23 maschi e 18 femmine. L’età media dei pazienti disfagici era nettamente superiore
(78,85 anni) rispetto a quella dei
pazienti che non hanno presentato deficit della deglutizione
(73,25 anni); questo dato ha raggiunto la significatività statistica
(p=0.009) e pertanto sembra confermare come, l’“età avanzata”, sia
fattore predisponente, oltre che
per l’ictus, anche per la disfagia.
Dai risultati ottenuti sembra apparire come il TIA e il Minor Stroke
siano condizioni protettive per la
disfagia in quanto in nessun caso
di TIA si è osservata tale condizione e c’è stata un’incidenza nettamente inferiore di tale disturbo
nel Minor Stroke, sia rispetto allo
Stroke Ischemico (p=0,017) sia
rispetto allo Stroke Emorragico
(p=0,006).
Si è inoltre ricercato un eventuale rapporto tra grado di disfagia
e livello di coscienza ed è emerso
un discreto grado di correlazione positiva tra BE e GCS (r=0,45);
questo dimostra come il livello
(foto Alberto Cataldi)
di coscienza sia importante per
mantenere un’adeguata funzionalità deglutitoria.
Non si è verificato nessun caso di
disfagia nei pazienti che avevano
tra 51 e 60 anni mentre tra i soggetti disfagici che avevano tra i 61
e i 70 anni è risultato un punteggio medio della GCS superiore in
termini statisticamente significativi rispetto alle altre fasce d’età.
Questi dati sembrano andare ad
ulteriore conferma di come il fattore di rischio “età avanzata” sia rilevante, sia per la disfagia sia per
lo stato di coscienza nei pazienti
disfagici.
Si è considerata la presenza di
fattori di rischio per l’ictus (ipertensione, diabete mellito, tabagismo, dislipidemie e cardiopatie) sia nei pazienti difagici sia
in quelli non disfagici; i risultati
ottenuti hanno evidenziato come
il consumo di sigarette sia più
frequente, come stile di vita, tra
i pazienti disfagici che tra quelli non disfagici (p=0,014); dato
questo che potrebbe indicare il
tabagismo quale fattore favorente la disfagia. Altro dato che si
è evidenziato durante lo studio,
e che ha rilevato dati statisticamente significativi (p=0,0004),
formazione
14
(foto Alberto Cataldi)
è la ridotta presenza di soggetti
con dislipidemia tra i soggetti disfagici; dato questo che risulta di
difficile interpretazione e che rimane, pertanto, da approfondire
ulteriormente.
Nello studio si è inoltre evidenziato come la disfagia sia un fattore
di rischio elevato per la mortalità
dopo un ictus in quanto dei 105
pazienti non disfagici nessuno è
deceduto mentre tra i 41 pazienti
con deficit della deglutizione si
sono verificati 7 decessi durante
la degenza; alla valutazione di significatività statistica questa differenza è risultata notevolmente
significativa (p<0,001).
Si sono voluti comparare i punteggi alla GCS dei pazienti con
disfagia per analizzare se i soggetti deceduti fossero quelli con
il grado di coscienza più basso: i
risultati di tale analisi non hanno
raggiunto la significatività statistica confermando quindi che la
sola compromissione dello stato
di coscienza non risulta essere
necessariamente un fattore prognostico negativo.
Analizzando i fattori di rischio per
l’ictus come interferenti sul recupero della deglutizione si è osservato come i pazienti con diabete
mellito, dislipidemie o che facevano uso di tabacco presentavano, durante la degenza, scarsi
miglioramenti, mentre valori statisticamente significativi di recupero della funzione deglutitoria
avvenivano nei pazienti ipertesi
(p=0,016) e nei pazienti cardiopatici (p=0,045).
Questo dato va a sottolineare
come, nel valutare i processi legati all’alimentazione nel paziente con ictus, non vada ricercata
solo la disfagia, in quanto questa
rappresenta solo una parte del
capitolo più vasto relativo alla
nutrizione.
CONCLUSIONI
sanitaria……pertanto, e anche
alla luce dei risultati ottenuti da questo studio, credo che
l’infermiere, oltre a contribuire
nell’individuazione dei soggetti
a rischio di malnutrizione, debba impegnarsi nel sensibilizzare
quanto più possibile i pazienti
colpiti da ictus sull’importanza
di una corretta alimentazione e
della conduzione di sani stili di
vita non solo al fine di prevenire
l’insorgenza di gravi patologie
come l’ictus ma anche al fine di
recuperare quanto più efficacemente possibile quell’autonomia che spesso molte patologie
fanno perdere.
Sia il codice deontologico
dell’infermiere all’articolo 6 che
il profilo professionale dell’infermiere al punto 2 dell’articolo 1 riconoscono all’infermiere
tra le sue funzioni anche quella
di prevenzione e di educazione
15
clinica infermieristica
A cura di Viviana Portaluppi
Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO
Evoluzione di una nuova figura
professionale nel percorso
di donazione e trapianto:
Transplant Nurse Coordinator
(Coordinatore Clinico Trapianti)
Parte I: Normativa di riferimento, la donazione di organi (procurement)
feriscono: le frasi, vanno misurate
e bilanciate, i concetti dosati con
molta cautela.
Prima di procedere , è doverosa
una precisazione: siamo in una
fase transitoria prevista dall’art.
23 della L.91 del 1999. Prima della
applicazione del silenzio-assenso,
deve essere data la possibilità (
non l’obbligo) ai cittadini italiani
di esprimere la propria volontà.
Chi non si esprime, lascia la
possibilità di opporsi ai familiari.
La donazione, il prelievo, il
trapianto, sono tematiche forti
che
comprendono
aspetti
giuridici,
tecnico
scientifici,
professionali, etico deontologici,
culturali.
Parlare di donazione di organi
non è facile. L’atto della
donazione, uno dei più nobili che
l’essere umano possa compiere,
è inevitabilmente legato ad un
momento di profondo dolore
per coloro che hanno appena
perso una persona cara. Quando
si parla di donazione, non si
possono usare termini che
La Legge del 1° aprile 1999
n. 91 riguardante Disposizioni
in materia di prelievi e di
trapianti d’organi e tessuti ha
introdotto nuove prospettive
e nuovi orizzonti nel campo
dell’organizzazione dei trapianti
e del procurement di organi e
tessuti, sia da vivente che da
cadavere.
clinica infermieristica
16
La legge indica, tra le altre cose,
i principi organizzativi da attuarsi
a più livelli compreso quello
locale, introducendo la figura del
coordinatore locale.
Il coordinatore locale del prelievo,
in Italia è una figura medica e
può avvalersi di “collaboratori”.
Nella nostra realtà, tali figure
collaborative, sono di estrazione
infermieristica, e una giusta
collaborazione/integrazione
tra le due figure è alla base del
raggiungimento di un risultato
terapeutico ottimale.
Analizzando
il
profilo
professionale risulta evidente
come
l’infermiere
sia
impegnato in diversi settori:
assistenziale,
rivolto
al
potenziale donatore e alla
famiglia – organizzativo,
inerente al coordinamento
del prelievo e del trapianto
– relazionale, di supporto
e di sostegno alla famiglia
del
donatore
attraverso
l’elaborazione del lutto –
educativo formativo, nei
confronti
del
personale
sanitario e nei confronti della
società – di ricerca, rivolta
allo studio e all’analisi dei
processi sanitari e non inerenti
al procurement degli organi.
Gli infermieri rappresentano il perno del procurement, sono infatti i
primi a stabilire una relazione con
i familiari del potenziale donatore
di organi. Sono il principale gruppo di professionisti della salute che
riconosce la potenzialità della donazione di organi.
L’agire dell’infermiere all’interno
dell’attività di procurement, rispecchia ciò che viene individuato sia
dal Profilo Professionale sancito
dal D.M. n° 739 del 1994 che definisce l’assistenza infermieristica di
natura tecnica, relazionale ed edu-
17
clinica infermieristica
cativa, sia dal Codice Deontologico
dell’infermiere approvato dal Comitato centrale della Federazione e
dal Consiglio nazionale dei Collegi
IPASVI nel gennaio 2009.
In questi due documenti la professione si impegna nella costruzione
di un rapporto fiduciario che garantisce la relazione d’aiuto rivolta
al paziente ed ai suoi familiari.
Il Codice Deontologico tratta in
due articoli il tema specifico dei
trapianti, al Capo IV, art. 39: L’infermiere sostiene i familiari e le persone
di riferimento dell’assistito, in particolare nella evoluzione terminale
della malattia e nel momento della
perdita e della elaborazione del lutto, ed art. 40: L’infermiere favorisce
l’informazione e l’educazione sulla
donazione di sangue, tessuti ed organi quale atto di solidarietà e sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere.
Il Codice Deontologico presuppone una visione etica ed una condivisione di valori da parte di tutto il
gruppo di professionisti. L’autonomia e l’assunzione di responsabilità dei professionisti trovano nelle
norme deontologiche un supporto, ma sicuramente la qualità delle decisioni del singolo infermiere
dipendono molto dalla sua maturità etica. Queste sono le basi dalle
quali deve nascere la relazione di
aiuto e lo specifico ruolo professionale che l’infermiere impegnato
nel procurement deve occupare
nei confronti dei familiari del potenziale donatore di organi.
La risorsa infermieristica riveste
un ruolo importante nel sistema
donazione/trapianto che diventa
sempre più impegnativo sia per
aspetti organizzativi che clinici ma,
fondamentale è che vi sia un’adeguata integrazione operativa tra
medico ed infermiere. Il livello di
autonomia e responsabilità infermieristica in questo processo dipendono dal livello di competenza
raggiunto e dal rispetto di quanto
per legge demandato ad altri ruoli
professionali.
Alcuni lavori hanno evidenziato
l’importanza di una adeguata preparazione per poter affrontare nel
miglior modo possibile il doloroso
processo della donazione di or-
gani. A livello nazionale, il Centro
Nazionale Trapianti dell’Istituto
Superiore di Sanità, ha attivato un
percorso formativo per le varie figure sanitarie che operano nell’attività di donazione trapianto denominato Transplant Procurement
Management (TPM) che abbraccia
tutto il percorso della donazione di
organi e tessuti.
Vorrei chiudere questa prima parte pubblicando lo stralcio di una
lettera scritta da alcuni colleghi
di sala operatoria, pubblicata su
“I quaderni” de L’Infermiere n°19
aprile 2007: “ … Poi quando tutti se
ne sono andati restiamo noi, infermieri di sala operatoria, affaccendati attorno ad un corpo vuoto di ogni
cosa, ma non della dignità; è per noi,
come professionisti, la consapevolezza dell’atto terapeutico che tra
poco si compirà in altre sale operatorie; e questo resta comunque un
momento di grande e di autentica
solidarietà umana e noi che siamo
grati di avere l’opportunità di partecipare attivamente a questo evento”.
L’obiettivo da raggiungere lavorando in squadra … Il trapianto.
clinica infermieristica
18
Veronica Guerini
Infermiera Pediatrica, Ospedale Maggiore Policlinico,
Mangiagalli e Regina Elena, Milano
Con la collaborazione di:
Antonella Petri, Gianni Bona, Teresa Bordone
Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica,
Università del Piemonte Orientale, Novara
Epidemia Obesità
Studio della popolazione
pediatrica novarese, prevenzione
ed educazione sanitaria
Abstract: L’obesità rappresenta
uno dei più importanti problemi
di salute pubblica a livello mondiale e sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria epidemia che interessa non solo i paesi
industrializzati, ma anche quelli in
via di sviluppo con conseguente
incremento della spesa pubblica
sanitaria nei prossimi anni.
Scopo dello studio: effettuare
un’indagine di screening per sovrappeso e obesità tra bambini
residenti in Novara, descrivere le
abitudini alimentari e gli stili di
vita della popolazione e definire
l’eventuale utilità di un progetto
di intervento relativo a consigli
dietetici e al dispendio energetico
rivolto a insegnanti e famiglie.
Materiali e metodi: elaborazione e distribuzione di un libretto
illustrante le finalità del progetto
contenente un questionario per
raccogliere dati relativi alle abitu-
dini alimentari e all’attività motoria. Rilevazione di peso e statura
con pesa e statimetro portatile
nelle scuole di appartenenza.
Casistica: comprende 616 ragazzi, 310 maschi e 306 femmine
frequentanti le classi III e V elementare, I e II media di 10 scuole
pubbliche di Novara, 5 ubicate in
centro città e 5 in periferia.
Risultati: Dall’elaborazione dei
dati ottenuti risulta che il 24,4%
della popolazione esaminata è
sovrappeso o obeso, in particolare sono in sovrappeso il 28,1% dei
maschi e il 20,6% della femmine.
Anche nel gruppo dei bambini
provenienti da paesi extracomunitari la prevalenza del sovrappeso è risultata del 24,1%.
Mediante questionario è stato
inoltre possibile ottenere informazioni circa le abitudini alimentari e l’attività fisica dei ragazzi. È
comune a tutta la popolazione
un basso consumo di frutta e verdura, un’ eccessiva assunzione di
snack dolci e salati molto calorici
e di fuori pasto. Questa situazione
di eccessivo introito calorico è accompagnata ad una scarsa attività
fisica. Il 57,1% dei normopeso pratica più di 2 ore di attività sportiva
regolare alla settimana, la percentuale si riduce al 32,1% nella popolazione dei soggetti obesi.
Trascorrono più di 2 ore al giorno
davanti a TV, computer, videogiochi il 37,6% dei ragazzi normopeso e il 68,3% degli obesi.
Conclusioni: questi risultati evidenziano che le scorrette abitudini alimentari e dello stile di vita
sono presenti sia nella popolazione normopeso che negli obesi
e confermano la necessità di un
intervento terapeutico precoce in
età infantile al fine di prevenire,
nelle età successive, l’obesità e le
patologie ad essa correlate.
clinica infermieristica
(foto Alberto Cataldi)
19
Introduzione
Obesità e sovrappeso rappresentano un’importante sfida per la
salute pubblica in tutto il mondo.
(1) Il crescente interesse è dovuto
sia all’ampia diffusione nei paesi
industrializzati e in quelli in via di
sviluppo, sia all’ormai riconosciuta
associazione con l’obesità in età
adulta e con patologie croniche e
degenerative.
Nei Paesi industrializzati l’obesità
dell’età evolutiva rappresenta la
più frequente causa di malnutrizione con una prevalenza stimata
oltre il 20%, mentre in Asia e in
Africa è inferiore al 10%. L’Italia
è proprio il paese europeo con il
più alto tasso di obesità infantile
(36%).
I fattori genetici sottendono la regolazione dell’appetito e del grasso corporeo; l’esistenza di una predisposizione genetica all’obesità è
sostenuta da numerose evidenze
scientifiche.(2) Tuttavia il recente
e rapido incremento della prevalenza dell’obesità non può essere
spiegato solo dai cambiamenti
nell’assetto genetico ma sicuramente attribuito ai cambiamenti
intercorsi nell’ambiente e nello
stile di vita: la dieta ad alto contenuto calorico e la sedentarietà
sono i fattori che maggiormente contribuiscono al’insorgenza
dell’obesità.(3)
Le abitudini di vita del bambino
sono attualmente influenzate in
modo importante da televisione,
videogiochi, computer che occupano il tempo che invece dovrebbe essere dedicato allo sport ed al
movimento.
Contrariamente a quanto si credeva fino ad alcuni anni or sono,
l’obesità del bambino e dell’adolescente non è da considerarsi uno
stato di benessere fisico,(4) bensì
una condizione che può condur-
re, oltre al persistere dell’obesità
in età adulta, ad una vasta serie
di complicanze a breve e lungo
termine, in particolare diabete di
tipo 2, iperlipidemia, ipertensione
(5), colelitiasi, aterosclerosi, malattie cardiovascolari, disturbi articolari, respiratori e gastrointestinali.
Poiché non esistono ancora cure
miracolose, anzi uscire da una
condizione di obesità è un percorso molto lungo ed impegnativo, la
prevenzione risulta essere il metodo migliore per contrastare questa patologia.(6)
Da tutte queste considerazioni e
poiché l’obesità è una patologia
tanto diffusa e pericolosa è nato
lo studio.
Materiali e metodi
Lo studio è stato condotto nel
mese di Maggio 2009 su un campione di bambini frequentanti le
classi III e V elementare, I e II media di 10 scuole pubbliche di No-
clinica infermieristica
vara, 5 ubicate in centro città e 5
in periferia. La scelta delle scuole
era finalizzata ad ottenere una
campione rappresentativo della
popolazione.
Nei mesi precedenti lo studio è
stato elaborato e stampato un libretto illustrante le finalità dello
studio, prevenzione dell’obesità e
delle sue complicanze e la modalità di rilevazione delle misure nei
bambini e ragazzi. Nel libretto era
inserito un questionario composto da 11 domande chiuse a risposta multipla e 4 domande aperte,
scelto per la sua rapidità e praticità, per raccogliere dati relativi alle
abitudini alimentari e all’attività
motoria (Figura 1).
Poiché i soggetti presi in esame
erano minorenni, è stata consegnata ai genitori anche un’informativa per il trattamento dei dati
personali (ai sensi dell’art. 13 del
D.Lgs 196/2003) e il consenso informato, da consegnare firmato in
caso di assenso. Inoltre per ogni
studente è stato redatto un referto per i genitori in cui sono stati
apportati i valori rilevati e si è data
possibilità di essere seguiti presso
la struttura della Clinica Pediatrica
dell’Ospedale Maggiore di Novara.
I questionari sono stati consegnati nelle scuole circa 7 giorni prima
della visita al fine di permettere
ai genitori un’accurata compilazione. Gli operatori che hanno
eseguito le misurazioni sono stati preventivamente addestrati e
sono stati uniformati i metodi di
rilevazione al fine di minimizzare
gli errori. Ogni bambino è stato
misurato con i soli indumenti intimi in ambiente tranquillo al fine di
evitare possibili disagi e ridurre il
rischio di errori di trascrizione delle misure. Le misurazioni di statura
e peso sono state rilevate mediante statimetro portatile e bilancia.
La valutazione del grado di obesità e sovrappeso è stata effettuata
mediante calcolo dell’ Indice di
Massa Corporea (BMI= peso (Kg) /
altezza (m) ²). Le variabili statura,
peso e BMI sono state riportate sui
Centili Italiani di riferimento per
età e sesso elaborati da Cacciari
nel 2006.
Risultati
La casistica dello studio comprende 616 ragazzi, 310 maschi e 306
femmine.
Globalmente il 60% delle famiglie
ha aderito allo studio, con un valore minimo del 31% in una scuola
media del centro; tale percentuale
20
di partecipazione da parte delle
famiglie è notevolmente inferiore
all’atteso nonostante la sensibilizzazione ai genitori e il libretto
distribuito precedentemente lo
studio, segno probabilmente di
sottostima del problema obesità
o retrosia e vergogna nel riconoscere la presenza del problema.
Il 18,8% della casistica era composta da bambini e ragazzi extracomunitari, percentuale maggiore rispetto a quella presente
nella popolazione novarese di età
compresa tra 8-13 anni stimata
al10,2%.
Dall’elaborazione dei dati ottenuti
risulta che il 24,4% della popolazione esaminata è sovrappeso o
obeso, in particolare sono in sovrappeso il 28,1% dei maschi e il
20,6% della femmine. (Figura 2).
Due studi analoghi condotti sulla popolazione Torinese nel 1977
e nel 1999 riportavano una prevalenza del sovrappeso rispettivamente del 12% e del 24% nei
maschi e dell’8% e del 19% nelle
femmine.La distribuzione di obesità e sovrappeso nel gruppo di
bambini extracomunitari è simile
a quella di bambini italiani (6% vs
6,8% per obesità e 18,1% vs 17,6%
per sovrappeso).
21
clinica infermieristica
Dal confronto con altri studi condotti recentemente in Italia, il
dato è drammatico: il trend di sovrappeso nel corso degli ultimi 30
anni risulta essere in continuo aumento nonostante molto sia stato
fatto in termini di prevenzione e
diffusione di informazioni circa il
problema obesità. (Figura 3).
Mediante il questionario è stato
inoltre possibile ottenere informazioni circa le abitudini alimentari e
l’attività fisica dei ragazzi.
Tutti i bambini assumono 3 o più
pasti al giorno ed in particolare
pranzo e cena sono assunti dalla totalità dei bambini mentre la
colazione dal 93% della popolazione. Gli obesi e i sovrappeso dichiarano meno frequentemente
di consumare la colazione rispetto
ai normopeso (87,8% vs 85,3% vs
95,7%). Il 30% della popolazione
(25,5% degli italiani e 47% degli
stranieri) dichiara di assumere fuori pasto prevalentemente costituiti
da snack dolci e anche gli spuntini
di metà mattina e metà pomeriggio sono prevalentemente scelti
tra gli snack più calorici quali merendine, panini, pizzette,focacce e
patatine spesso associati a succhi
di frutta e the freddi.
Il 100% della popolazione, sia
italiana che straniera, dichiara di
consumare il pranzo e il 99,8% la
cena. Molto limitato è il consumo
di verdura (50% tra italiani e stranieri) e frutta (67,3%). Analizzando la composizione dei pasti tra
obesi, sovrappeso e normopeso
non abbiamo rilevato differenze
sulla composizione dei pasti. Tutti
assumono primo e secondo, pane
e frutta sono assunti in maggior
quantità dai soggetti obesi ma
tutti presentano una ridotta assunzione di verdura. Nella cena,
rispetto al pranzo, si riscontra una
aumento del consumo di verdura,
probabilmente perché utilizzato
come contorno, rispetto al pranzo
(58,6% vs 51,6%). Gran parte della
popolazione non assume la giusta
quantità di pasta, ossia una porzione, ma effettua spesso il “bis”
(non fanno mai il bis solo il 41,7%
della casistica).
L’abitudine di mangiare fuori orario è piuttosto diffusa, sia tra italiani (31,3%) che stranieri (43,5%)
e gli alimenti più frequenti sono
caramelle, biscotti, cioccolatini,
merendine e panini. Tra gli obesi
il 39% dichiara di mangiare fuori
orario, percentuale leggermente
superiore a quella di sovrappeso
(37,6%) e normopeso (32,2%). Più
della metà della casistica (63,8%)
dichiara di mangiare fuori casa
(nonni, zii, amici e altri); tale percentuale aumenta al 68,3% tra gli
obesi. L’acqua naturale è la bevanda più utilizzata per dissetarsi
(78,6%), sia tra italiani (75,6%) che
stranieri (91,3%), seguita da succhi di frutta 30,9%, acqua frizzante
(27,5%) ed infine da bevande gasate (24,4%). Gli stranieri, rispetto
agli italiani, dichiarano di assumere più succhi di frutta (46,1%
vs 27,4%). Un maggior consumo
di bevande gasate è stato rilevato tra i bambini più grandi e tra
gli obesi.
La maggioranza della popolazio-
clinica infermieristica
ne frequenta pizzerie e fast-food
meno di una volta al mese (59,2%).
Questa situazione di eccessivo introito calorico è accompagnata ad
una scarsa attività fisica. Il 57,1%
dei normopeso pratica più di 2 ore
di attività sportiva regolare alla settimana, la percentuale si riduce al
32,1% nella popolazione dei soggetti obesi. I metodi più utilizzati
per raggiungere la scuola sono la
macchina dagli italiani (58,7%) e la
camminata a piedi dagli stranieri
(77,4%). È tra i ragazzi delle medie
che aumenta l’uso della bicicletta
(16,1%). Il numero di ore trascorse
al giorno davanti a TV, computer,
videogiochi è in media 2,5. Trascor-
22
rono più di 2 ore al giorno davanti a
TV, computer, videogiochi il 37,6%
dei ragazzi normopeso e il 68,3%
degli obesi. (Figura 4).
di vita sono presenti anche nella
popolazione proveniente da paesi
extracomunitari, senza significative differenze con la popolazione
novarese segno di come anche la
popolazione straniera acquisisce le
nostre cattive abitudini alimentari
e una scarsa abitudine all’attività
fisica, forse dovute alle scarse condizioni economiche e quindi all’impossibilità ad acquistare cibi freschi
e di prima scelta e a praticare sport
e attività fisiche.
L’attività motoria, pur essendo ben
rappresentata nel gruppo dei normopeso, è limitata tra gli obesi che
trascorrono il maggior numero di
ore davanti a TV, videogiochi e computer. Si conferma la necessità di un
intervento terapeutico precoce in
età infantile al fine di prevenire, nelle età successive, l’obesità e le patologie ad essa correlate.
Dovrebbe quindi essere attivato un
progetto di educazione sanitaria rivolto a genitori ed insegnanti finalizzato ad una corretta informazione sull’educazione alimentare e sui
sani stili di vita perché la prevenzione risulta essere ancora la “terapia”
migliore per combattere l’obesità e
le sue complicanze.
CONCLUSIONI
I risultati ottenuti evidenziano che
le scorrette abitudini alimentari, ossia frequenti fuori pasto, eccessiva
assunzione di carboidrati come “bis”
di pasta e utilizzo di snack dolci e
salati, scarsa assunzione di frutta e
verdura, e uno scorretto stile di vita
sono presenti sia nella popolazione
normopeso che negli obesi. Questo
ci conferma che è diffusa una scarsa
conoscenza delle corrette abitudini
alimentari nella maggioranza delle
famiglie prese in esame e possiamo
supporre in tutta la popolazione.
La prevalenza dell’obesità e le alterate abitudini alimentari e gli stili
BIBLIOGRAFIA
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2) Bona G, De Sanctis C, Regolazione dell’appetito, Ediz Centro studi auxologici, 2006; 121-124.
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4) Caprio S, MD, Daniels S, Drewnowski A, Kaufman F, Palinkas L, Rosenbloom A, Schwimmer J. Influence of Race, Ethnicity, and Culture on Childhood Obesity: Implications for Prevention and Treatment, a consensus statement of Shaping
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5) Rahmouni K, Correia ML, Haynes WG, Mark AL. Obesity-associated hipertension: new insights into mechanisms.
Hypertension. 2005, Vol. 45, 1 (9-14).
6) Maffeis C, Silvagni D, Consolaro A, Grezzani A. Inquadramento diagnostico dell’obesità. Area Pediatrica. Giugno 2005.
23
legislazione
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
Master in Metodologia e analisi
della responsabilità professionale nell'area infermieristica
La contenzione...
un problema
ancora aperto
La contenzione fisica è un argomento controverso e complesso, ancora oggi molto dibattuto,
resta un problema di non facile
gestione per gli operatori sanitari.
Con quest’articolo si vuole fare
chiarezza, senza la pretesa di
essere esaustivi, su alcuni punti
essenziali.
In passato il ricorso alla contenzione faceva parte della routine
assistenziale all’interno dei manicomi; oggi la contenzione persiste soprattutto nelle strutture
geriatriche, nelle lungodegenze
e nelle case di riposo, ma vi si ricorre anche nelle strutture ospedaliere per acuti come rianimazioni, pronto soccorso, reparti
chirurgici, medicine generali. Se
da un lato il ricorso alla contenzione è ritenuto necessario per il
trattamento terapeutico, dall’altro l’utilizzo di mezzi contenitivi
ha dato luogo a responsabilità
penali a carico degli operatori
sanitari1.
DEFINIZIONE: per contenzione
s’intende l’uso di forza fisica2, o
di mezzi meccanici3, o farmacologici4, limitanti la sfera di libertà di una persona, con partico-
1 Rodriguez, Medicina legale per infermieri, p. 219, Carocci, 2004.
2 La contenzione fisica fa riferimento al ricorso della forza fisica e persegue lo scopo di aiutare il paziente a superare una situazione critica.
3 La contenzione meccanica è quella che si esercita attraverso strumenti come le spondine del letto, cinture, polsiere o cavigliere, corpetti.
E’ consentita unicamente quando destinata ad apportare un qualche beneficio al paziente.
4 La contenzione chimica o farmacologica è legata all’uso di farmaci psicoattivi. E’ ammissibile quando abbia natura di intervento sanitario, da evitare quando persegue finalità di controllo in persone di non facile gestione.
legislazione
24
(foto Alberto Cataldi)
lare riguardo alle sue capacità
di movimento, con la finalità di
garantire la corretta esecuzione
di un trattamento diagnostico o
terapeutico o per assicurare l’incolumità dell’assistito o di persone terze.
RIFERIMENTI
LEGISLATIVI:
in passato il legislatore, attraverso la norma, Regio Decreto
615/1909, specificava che il ricorso ai mezzi coercitivi, da parte degli infermieri era consentito solo in casi eccezionali e con
il permesso scritto dei medici.
L’articolo 60 dello stesso decreto prevedeva anche che,... Nei
manicomi debbono essere aboliti o ridotti ai casi assolutamente
eccezionali i mezzi di coercizione
degli infermi e non possono essere utilizzati se non con l’autorizzazione scritta del direttore o di
un medico dell’istituto.
Il R.D. 615/1909 è stato abrogato
dalla legge n. 180 del 1978.
Altri riferimenti sono contenuti nell’art. 32 della Costituzione
che recita: La Repubblica tutela
la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti. Nessuno
può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario
se non per disposizione di legge.
La legge non può in nessun caso
violare i limiti imposti dal rispetto
della persona umana.
Sempre la Costituzione italiana
all’art. 13: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa
nessuna forma di detenzione …
omisiss… E’ punita ogni violenza
fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione
5 Nursing Oggi, 2001, 4: 62-66
6 D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005.
di libertà.
L’art. 41 della legge n. 354 del 26
luglio 1975 afferma: “Non può
essere usato alcun mezzo di coercizione fisica se non espressamente previsto dal regolamento
e comunque non vi si può far ricorso a fini disciplinari, ma solo
al fine di evitare danni a persone
o cose o di garantire l’incolumità del soggetto. “L’uso deve essere limitato, al tempo strettamente necessario, e deve essere
costantemente controllato dal
sanitario”.
L’articolo 82 del DPR n. 230 del
30 giugno 2000 afferma: “La coercizione fisica, consentita per le
finalità indicate dal comma terzo dell’art. 41 citato, si effettua
sotto controllo del sanitario con
l’uso dei mezzi impiegati per le
medesime finalità presso le isti-
25
legislazione
tuzioni ospedaliere pubbliche”.
Il Codice Penale prevede situazioni nelle quali la contenzione è giustificata come l’art. 51
“Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere” o l’articolo 54 “Stato di necessità”.
Vale la pena evidenziare che lo
stato di necessità, previsto dal
nostro codice penale, legittima un soggetto all’azione (nel
nostro caso, contenere!!) indipendentemente da una manifestazione di volontà da parte
del soggetto passivo, cioè senza
l’espressione del consenso. Naturalmente il ricorso allo stato di
necessità richiede l’esistenza di
tutti i requisiti previsti dalla legge come l’attualità del pericolo
di danno grave alla persona (valutazione ex ante) e la non evitabilità del pericolo. La contenzione deve apparire come unico
mezzo che il sanitario possiede
per fronteggiare il pericolo.
Evidentemente il legislatore
vuole stringere il campo di operatività della norma. Nel caso
invece la contenzione fosse sostenuta per sopperire a carenze
organizzative del personale sanitario, si possono configurare
i reati di sequestro di persona
(art. 605 c.p.), violenza privata
(art. 610 c.p.) e maltrattamenti
(art. 572).
RIFERIMENTI DEONTOLOGI
CI: il codice deontologico degli
infermieri (2009), pone l’accento anche sugli aspetti della contenzione. L’articolo 30 evidenzia
che l’infermiere si adopera affinché il ricorso alla contenzione
sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o
da documentate valutazioni assistenziali.
Il Codice deontologico proclama che la contenzione è inaccettabile quando è un’implicita
risposta alle necessità istituzionali.
L’infermiere, in assenza della
prescrizione, (Codice Deontologico . . . sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali) può
applicare le misure contenitive
se ne ravvisa la necessità, motivando e documentando quanto attuato, in particolar modo
rispetto al processo valutativo
che ha condotto all’attivazione
della contenzione.
Quali responsabilità per gli
operatori?
La giurisprudenza, in una non
recentissima sentenza, (Tribunale di Milano, 4 aprile 1979)
ha stabilito la legittimità della
contenzione fisica quando il suo
ricorso, è motivato da necessità
terapeutiche.
Possiamo definire la contenzione come un atto medico prescrittivo pertanto, la decisione
di contenere un paziente, deve
essere riportata nella cartella medica e infermieristica. La
prescrizione deve chiaramente
indicare: la motivazione che ha
portato alla contenzione, il mezzo contenitivo adottato e la durata.
Alla luce di quanto sopra, l’utilizzo di un metodo di contenzione, se strettamente necessario,
deve essere appropriato e ben
documentato, oltre che limitato nel tempo. E’ raccomandata l’adozione di un protocollo
multidisciplinare per la gestione
della contenzione fisica per garantire la correttezza del trattamento oltre che monitoraggio
7 M. Marin, Sole 24 Ore Sanità, p. 27, 13-19 marzo 2007.
temporale per tutelare utenti e
operatori5.
La responsabilità della prescrizione del trattamento è medica
e deriva da una valutazione attuale, l’infermiere è responsabile della corretta attuazione e del
controllo, che può esercitare anche attraverso l’utilizzo dell’operatore di supporto (OSS).
Tuttavia la decisione di applicare o meno la contenzione deve
scaturire da una valutazione collegiale che trova giustificazione
giuridica solo quando consiste
in un trattamento terapeutico o
preventivo6.
L’uso dei mezzi di contenzione,
sia fisica sia farmacologica, è
vietato per i pazienti in età pediatrica, divieto sancito dalla
“Carta dei diritti del bambino
ricoverato in ospedale” del Consiglio d’Europa.
E’ corretto rilevare anche la
possibile responsabilità dei dirigenti di struttura, rispetto alla
congruità del personale per garantire un’adeguata assistenza
e un appropriato monitoraggio
dell’uso di mezzi contenitivi. La
sentenza di Corte di Cassazione
n.27882/2003 riporta che l’economicità della gestione di una
casa di riposo per anziani, non
può giustificare alcun deficit di
assistenza, ciò al fine di evitare
che i mezzi di contenzione, invece che misura straordinaria
e temporanea, diventino strumento abituale di compensazione a carenze di organico7.
Utile ricordare l’articolo 40,
comma 2, del codice penale
che afferma: “Non impedire un
evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.
legislazione
leg
Quali avvertenze adottare?
❏ La contenzione NON può essere imposta per più di 12 ore
consecutive salvo che non lo richiedano le condizioni del soggetto
❏ Durante il periodo di contenzione garantire al paziente
la possibilità di movimento per
non meno di 10 minuti ogni 2
ore
❏ Ogni 3-4 ore valutare l’eventuale insorgenza di effetti dannosi, direttamente attribuiti alla
contenzione, come abrasioni,
ulcerazioni, edemi, ematomi etc.
❏ La sicurezza ed il comfort del
paziente sono aspetti da perseguire per tutta la durata della
contenzione
❏ Quanto sopra deve essere
sempre opportunamente documentato, anche attraverso
schede di monitoraggio chiare,
rispetto a quanto messo in atto
dagli operatori oltre che alle
condizioni della persona assistita.
L’infermiere,
responsabile
dell’assistenza, dovrà garantire
la corretta applicazione della
contenzione, coinvolgendo nella pianificazione, sia i colleghi,
sia il medico, che il personale di
supporto.
26
RACCOMANDAZIONI
Sono state proposte alcune raccomandazioni
sulla base dei risultati di alcuni studi di livello
III e IV:
1.Ridurre la variabilità che esiste nella pratica
clinica (è raccomandato che le organizzazioni
e gli erogatori di assistenza adottino un metodo standardizzato nell’uso dei dispositivi
per la contenzione fisica)
2.Ridurre il rischio di ferita
• La contenzione fisica dovrebbe essere usata
soltanto come ultima risorsa e soltanto quando i potenziali benefici sono più grandi del
danno potenziale
• Se deve essere usata la contenzione fisica, è
raccomandato che sia impiegato il minimo livello di contenzione che assicura la sicurezza
della persona, o che facilita il trattamento
• Una volta iniziata, l’esigenza della contenzione fisica dovrebbe essere rivalutata regolarmente
Joanna Briggs Istitute Physical Restraint- Part
1: Use in Acute and Residential Care Facilities
Systematic Review.
BIBLIOGRAFIA
1.I Quaderni de l’Infermiere, n. 25 luglio 2009
2.Professione Infermiere, marzo 2009, 1: 40-42
3.La contenzione fisica in ospedale, www.evidencebasednursing.it
4. A. Zagari, La contenzione fisica del malato: aspetti giuridici. Io Infermiere, 2/2006, 2:54-60
5. Zanetti E., Costantini S., Uso dei mezzi di contenzione fisica, Gruppo di ricerca di Geriatria, 2001
6. D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005
7. M. Schiavon, La contenzione. Il recupero della centralità della persona assistita. L’assistenza, la sicurezza, Lithos,
Roma, 2006
8. Best Practice, Contenzione fisica, volume 6, Issue 3-4, 2002
9. Codice deontologico dell’Infermiere, 2009
10. Codice Penale
27
interviste
A cura di Luciano Giroldini
Infermiere Coordinatore e Consigliere IPASVI Novara VCO
Presentazione
della sede di Novara
del corso di laurea
in infermieristica
dell'università
del Piemonte Orientale
"A. Avogadro"
BREVE PRESENTAZIONE
ITER FORMATIVO
Si riprendono le interviste
dedicate alle presentazioni
dei Corsi di Laurea
delle nostre Professioni.
L'intervista di questo numero
è rivolta al Coordinatore del
Corso di Laurea
in Infermieristica di Novara,
Dottoressa Barbara Suardi.
Nata nel 1971. Divenuta infermiera nel 1992 ho svolto attività clinica in Unità Coronarica dell'azienda ospedaliera Maggiore della
Carità di Novara fino al 2002. Negli
anni di esperienza clinica ho approfondito la mia formazione con
una specializzazione in area critica
ed emergenza a Torino. Successivamente ho svolto attività professionale in Ufficio Qualità della
stessa Azienda, dove mi occupavo di gestione del Rischio Clinico
e di Gestione per Processi. La mia
formazione è continuata con un
diploma di Scuola Universitaria
Diretta a Fini Speciali per Infermieri Insegnanti e Dirigenti (IID) e
laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche presso
l'Università degli Studi di Milano
nel 2005. Dal 2008 mi sono dedi-
cata alla formazione universitaria
della professione infermieristica
con il Coordinamento della Laurea
Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche e con il Coordinamento della Laurea in Infermieristica dell'Università del Piemonte Orientale. Gli ambiti di interesse
sono quindi stati la Didattica e la
pratica dell’EBN, che ho approfondito con corsi universitari di
perfezionamento e di II livello.
Insegno dal 1996 presso i corsi di
Ostetrica e Infermiere e da alcuni anni anche nel corso di Laurea
Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Parallelamente
alle attività di docenza formale mi
sono occupata di formazione continua delle Professioni Sanitarie
con collaborazioni aziendali e con
l'università Bocconi. Dal 2003 ho
svolto attività di consulenza per
aziende sanitarie nell'ambito della
gestione per processi.
28
(f t Alb t C t ldi)
interviste
PRESENTAZIONE
DELLO STAFF
Lo staff del Corso di Laurea in
Infermieristica – Sede di Novara
è costituito da un gruppo di 12
tutor pedagogiche di ricca esperienza e formazione.
Sette sono coordinatori infermieristici.
Lo staff proviene interamente
dall'esperienza di tutoraggio
clinico ed affiancamento degli
studenti nell'ambito clinico. Il
gruppo comprende Tutor con
formazione specifica destinata
alla didattica tutoriale (master
in tutoring), al coordinamento e
laureati magistrali. Alcune sono
attualmente in formazione. L'età
media è di circa 40 anni, con oltre
20 anni di anzianità media lavorativa.
Cinque tutor pedagogiche sono
dedicate al primo anno , due del-
le quali di recente inserimento.
Quattro sono dedicate al II anno
di corso e tre al III anno.
Il modello organizzativo di lavoro che è stato condiviso consente di gestire le attività proprie
del gruppo di studenti afferenti
all'anno di corso ma anche di garantire la conoscenza delle problematiche afferenti al corso di
Laurea e l’integrazione fra tutor
pedagogiche e tutor clinici afferenti ai reparti sedi di tirocinio.
Lo staff garantisce a oltre 450
studenti afferenti alla sede di Novara:
■ la consulenza pedagogica, indirizzando gli studenti verso il
raggiungimento di obiettivi di
apprendimento differenziati per
anno di corso,
■ il supporto disciplinare, garantendo il confronto basato su una
profonda esperienza clinica,
■ la gestione degli aspetti orga-
nizzativi del tirocinio, dell'attività
di laboratorio e di una parte delle
lezioni teoriche.
Il gruppo tutoriale pedagogico si avvale principalmente di
momenti di presenza in reparto
durante i quali favoriscono la discussione di casi clinici reali e la
comunicazione Università-sedi
di tirocinio clinico, della didattica
di laboratorio (esercitazioni pratiche e simulazioni di esperienze
di tirocinio), del lavoro a piccoli
gruppi per attività di revisione
dell'esperienza di tirocinio e della didattica d'aula tradizionale.
Alcune tutor pedagogiche sono
docenti dei Corsi di Laurea delle
Professioni Sanitarie.
La sede del corso di Laurea ha al
suo attivo la collaborazione con
oltre duecento tutor clinici e affiancatori distribuiti in numerose
sedi di tirocinio presenti nel quadrante.
29
interviste
(foto Alberto Cataldi)
ORGANIGRAMMA DEL CORSO DI LAUREA
E RELAZIONI CON LE ALTRE SEDI FORMATIVE
LA SEDE DI NOVARA
DEL C.L. NEL CONTESTO
UNIVERSITÀ 'A.AVOGADRO':
LOGICHE DI COLLABORAZIONE
E OBIETTIVI GENERALI
L'università del Piemonte Orientale, nell'ambito della Facoltà
di Medicina Chirurgia e Scienze
della Salute, ha previsto un'organizzazione su sei sedi. Novara è
la sede di maggiore dimensione,
nella quale le lezioni teoriche avvengono in presenza del docente,
mentre le sedi staccate utilizzano
la teledidattica per garantire le
lezioni teoriche allo studente. Il
piano di studi comprende le discipline teoriche e le attività pratiche. Le lezioni teoriche, pertanto,
sono pianificate da uffici universitari, mentre il tirocinio clinico è
progettato dal Coordinatore e dal
corpo delle Tutor Pedagogiche. Il
Coordinatore provvedere anche
a garantire un raccordo tra le attività teoriche proposte in aula agli
Studenti e le esperienze pratiche
di apprendimento. Ciò si attua
garantendo allo Studente la possibilità di raggiungere obiettivi
differenziati per anno accademico, valutati attraverso l’esperienza
di tirocinio e l’esame annuale di
tirocinio. In concerto con il Presidente del Corso di Laurea, questo
modo di procedere consente di
completare la formazione base
dell’Infermiere (autonomia tecnico-professionale) e di consentire
allo Studente l’accesso all’esame
di Stato abilitante alla Professione
Infermieristica.
MODALITÀ DIDATTICA
E OFFERTA FORMATIVA:
INNOVAZIONE DELLA DIDATTICA,
RESPONSABILIZZAZIONE DELLO
STUDENTE NEL SUO PERCORSO
FORMATIVO
L'impostazione della didattica è
di tipo curriculare, ovvero si pone
al centro la definizione di obiettivi di apprendimento e si scompo-
ne il percorso in fasi; si scelgono
precise strategie di insegnamento e la valutazione finale descrive
il livello di apprendimento raggiunto dallo Studente. Nel caso
degli studenti di Infermieristica
un obiettivo trasversale al triennio è quello di essere in grado
di utilizzare la metodologia di
pianificazione per obiettivi come
indicato nel Profilo professionale. Il percorso dello studente può
contare su un triennio di studi
universitari e di tirocinio clinico:
pertanto ogni anno accademico
consentirà di raggiungere progressivamente la competenza nel
pianificare l’assistenza infermieristica. In particolare lo studente
di Infermieristica al termine del
primo anno deve saper rilevare
i bisogni di base della Persona e
deve saperli gestire in relazione
alle risorse a disposizione (Accertamento e diagnosi dei problemi
infermieristici). Al termine del
primo anno gli esami teorici (8
corsi integrati) e l'esame di tiro-
interviste
cinio consentono di individuare
il livello di apprendimento dello
studente rispetto alla capacità
di raccogliere dati, individuare
problemi infermieristici e al possesso di conoscenze in ambito
biomedico. Nel secondo anno si
promuove l'apprendimento della
capacità di pianificare interventi
e valutare i risultati dell'assistenza, mentre durante il terzo anno
si potenzia l'apprendimento
complessivo e lo studente si può
dedicare a produrre la tesi di laurea. In ciascun anno accademico
lo studente sostiene gli esami dei
corsi integrati teorici e gli esami
di tirocinio.
L'impostazione curriculare richiede allo studente molta autonomia e abilità nell'organizzare il
proprio percorso di studi, poiché
l'approccio descritto richiede che
lo studente non subisca passivamente i mandati di studio e
tirocinio ma che si renda attivo
nel “cercare” delle occasioni di apprendimento in reparto e in aula.
Tale aspetto ci ricorda che gli studenti devono favorire un rapporto di scambio di conoscenze con
i professionisti che seguono il
tirocinio clinico in reparto e non
attendere di essere indirizzati
verso attività assistenziali basate
solo sulla disponibilità dei Tutor e
degli Affiancatori.
Nell’arco dell’ultimo biennio il
gruppo ha cercato di portate innovazione nel percorso universitario dell’Infermiere attraverso:
Il potenziamento dei momenti
di discussione di casi clinici in
reparto;
L'introduzione di attività di revisione a piccoli gruppi dell'esperienza di tirocinio;
Il supporto alla didattica d’aula
con momenti di apprendimento
on line (didattica blended, attual-
30
mente in fase di sperimentazione);
L’integrazione della didattica
d’aula con laboratori di simulazione tenuti dai Tutor clinici ed
Affiancatori;
La progettazione di laboratori
propedeutici al tirocinio degli
Studenti del primo anno di corso
sempre tenuti dai Tutor Clinici ed
Affiancatori di tutte le sedi di tirocinio;
L’avvio della formazione specifica
dei Tutor clinici e Affiancatori (occasione di confronto su temi relativi all’apprendimento e al tirocinio che ha fornito molti ulteriori
spunti di miglioramento);
L’introduzione dell’Offerta Formativa di reparto come strumento di lavoro con gli Studenti tirocinanti.
OBIETTIVI PRINCIPALI
DEL PERCORSO DI TIROCINIO
Il valore del tirocinio come momento professionalizzante è dimostrato e sempre più ritornano
informazioni sulle potenzialità
ancora aperte che lo Studente
può sfruttare nell'ambito pratico. Attualmente gli obiettivi del
tirocinio clinico sono indicati nel
Core Curriculum di tirocinio I, II e III
anno, che suddivide nel triennio
gli obiettivi di apprendimento in
un'ottica di aumento progressivo
della complessità e delle competenze richieste agli Studenti (I documenti sono leggibili da qualsiasi computer collegandosi alle
pagine web del Corso di Laurea in
Infermieristica all’indirizzo http://
www4.med.unipmn.it/edu/corsi/
ps/infermieristica/ , dove è possibile consultare gli obiettivi di
tirocinio nell'area PROGRAMMI).
In sostanza si chiede allo studente di acquisire nel tirocinio durante il primo e secondo anno di
corso capacità di osservazione e
analisi dei dati e delle informazioni, capacità di pianificazione e
abilità comunicative e relazionali con i pazienti ed i colleghi. Tali
aspetti, che divengono capacità
e competenze molto rilevanti
nell'attività professionale, sono
affiancati a conoscenze di tipo
tecnico-gestuale, ovvero la conoscenza e padronanza di tecniche assistenziali pratiche. Anche
in questo caso le tecniche che lo
studente deve apprendere nel
triennio sono declinate anno per
anno, in una logica di incremento progressivo della difficoltà e
della rischiosità della manovra,
nonché in una logica di possesso
di conoscenze necessarie a governare adeguatamente il gesto
assistenziale. In pratica non viene
richiesto allo Studente del primo
anno di corso di effettuare tecniche quali punture arteriose o clismi con sonda, poiché non è possibile garantire che le conoscenze necessarie siano possedute
interviste
e che lo studente sia in grado di
prendere decisioni che tengano
in considerazione le condizioni
della Persona Assistita.
Le Tutor Pedagogiche infatti si
rendono costantemente disponibili a discutere con Studenti, Tutor Clinici ed Affiancatori le motivazioni delle scelte di differenziazione del Core Curriculum e
ne favoriscono l’aggiornamento
continuo in relazione al progredire della conoscenza e dei tempi.
SEDI DI TIROCINIO
DEGLI STUDENTI
E MODALITÀ DI ASSEGNAZIONE
DELLO STUDENTE
NELLE SEDI DI TIROCINIO
Attualmente le sedi di tirocinio distribuite nella provincia di Novara e Vercelli offrono agli Studenti
una notevole varietà di scenari di
pratica clinica.
Le sedi attualmente coinvolte
sono:
• Arona
• Borgomanero
• Borgosesia
• Galliate
• Gattinara
• Novara
• Vercelli
• Centro Medico Veruno
• Istituto De Pagave di Novara
• Territorio ASL NO
• Territorio ASL VC
• RSA di Santhià
• RSA di Cigliano
• Country Hospital di Varallo
• Clinica “I Cedri”
di Fara Novarese.
Nel prossimo anno accademico
sono in valutazione anche altre
sedi di area medica.
Purtroppo una criticità tutt’ora
presente nella pianificazione dei
tirocini è la cronica e sempre più
consistente carenza di posti di ti-
rocinio in area chirurgica.
L’approccio scelto dal Corso di
Laurea in Infermieristica – Sede di
Novara, prevede, dopo la rilevazione dei posti complessivamente disponibili nei reparti su segnalazione dei Coordinatori Infermieristici, di favorire esperienze in
area medica e chirurgica di base,
in area medica e chirurgica specialistica, in territorio e in area intensiva secondo schemi stabiliti e
ricorrenti che consentirebbero ad
ogni Studente di effettuare almeno 6 esperienze differenziate nelle varie aree, nonché la ripetizione
di un’area e la scelta individuale di
una esperienza di tirocinio finalizzata alla scrittura della tesi (fino
ad un massimo di 9 esperienze).
L’approccio studiato dalle Tutor
Pedagogiche di sede risponde alle
esigenze di programmazione dei
posti e alla contingente grave difficoltà a collocare numericamente
quasi cinquecento studenti negli
ambiti di tirocinio più funzionali
alla formazione accademica. Infatti, ad oggi, lo studente alterna
periodi di frequenza alle lezioni a
periodi di circa due mesi di pratica
clinica per consentire turnazioni
a blocchi nei reparti: non è infatti
possibile assicurare la frequenza
contemporanea di tre anni accademici e si è proceduto a inserire il
primo e secondo anno contemporaneamente, mentre il terzo anno
accede al tirocinio quando i primi
due sono in aula per le lezioni teoriche. L’esperienza organizzativa
del tirocinio cumulata in questi
anni consentirà di rivedere l’impostazione del tirocinio in futuro.
NUOVO PIANO DI STUDI
La riforma iniziata nel 2004 con il
decreto ministeriale 270 si concretizzerà il prossimo anno acca-
(foto Alberto Cataldi)
(foto Alberto Cataldi)
31
demico e comporterà la revisione
dell'intero piano di studi. Verranno rivisti gli insegnamenti teorici
e l'attività di tirocinio. Saranno
anche formalizzati gli insegnamenti che prevedono Laboratori
pratici.
La vera novità consiste nell'incremento dei crediti formativi a
favore del tirocinio, che passerà
da 58 a 65 crediti, più 3 di laboratorio, garantendo 300 ore in
più di attività pratica per ogni
Studente (due mesi circa). Tale
strategia, condivisa con il Presidente del Corso di Laurea Prof.
Avanzi e con il corpo tutoriale,
viene dalla volontà di conferire al
tirocinio un notevole peso nella
formazione e professionalizzazione dell'Infermiere: è importante
quindi continuare a riflettere sui
punti di forza dell'apprendimento dall'esperienza cogliendo ogni
suggerimento dei colleghi Infermieri che quotidianamente lavorano con gli studenti nei reparti
di tirocinio.
informazioni
32
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
Assicurazione
per Responsabilità Civile
per chi volesse
saperne di più
Il “Sistema di Protezione IPASVI” offerto agli iscritti, insieme
alla polizza assicurativa, è un nuovo approccio al problema della responsabilità professionale.
Non è solo importante fronteggiare le emergenze, ma anche
raccogliere tutte le esperienze, al fine di monitorare i sinistri nell'attività infermieristica,
uniformare i comportamenti su
come fronteggiare le situazioni
di rischio, fornire un aiuto effettivo come consulenza legale e
infermieristica.
Non è una fissazione, ma riteniamo che l'aspetto assicurativo, oggi
più di qualche tempo fa, debba
essere preso in considerazione, a
fronte dell’aumento esponenziale
delle denunce a carico degli operatori sanitari, oltre all’aumento
dei rischi tanto che, la Marsh ha
riqualificato il valore assicurativo
degli ospedali.
Dal recente studio è emerso che
avvengono 9,68 sinistri ogni cen-
to posti letto, 2,59 ogni mille ricoveri, 16 eventi ogni cento medici
e 7,05 ogni cento infermieri (dato
nazionale che vede differenze in
relazione alla localizzazione geografica).
Riteniamo pertanto utile, ricordare le condizioni contrattuali della
Polizza R.C. Professionale, proposta dalla Federazione Nazionale
dei Collegi IPASVI
MASSIMALE di Euro 2.000.000,
unico per sinistro e per anno per
la garanzia di Responsabilità Civile
verso terzi, con un premio annuale di Euro 48.00 (per le adesioni
effettuate tra il 01/10 e il 31/03 il
premio è ridotto del 50%).
OGGETTO DELL’ASSICURA
ZIONE: l’RCT 1 tiene indenne
l’Assicurato, civilmente responsabile ai sensi di legge, nel caso
questi sia tenuto a risarcire danni
(capitale, interesse e spese), involontariamente cagionati a terzi2,
per morte, per lesioni personali e
per distruzione o deterioramento
di cose, in relazione all'esercizio dell'attività professionale,
anche nell'ambito dell'attività
di Emergenza 118 e del Coordinamento (con esclusione della
responsabilità patrimoniale). Inoltre quando l'Assicurato è tenuto a
pagare, quale civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di
rivalsa esercitata dall’Ente presso cui esercita la propria attività
professionale, per i casi di colpa
grave.
CHI PUÒ ADERIRE: possono
aderire alla Convenzione esclusivamente gli Infermieri, Assistenti
sanitari e gli Infermieri pediatrici
iscritti ad un Collegio IPASVI, in regola con le quote associative.
ESTENSIONE TERRITORIA
LE: l'assicurazione vale per danni
che avvengono in tutte le nazioni del mondo, con esclusione di
U.S.A., Messico e Canada. L'assicurazione è valida anche per chi
esercita la professione, in territorio Svizzero.
1 Contratto volto a tenere indenne l'assicurato rispetto al risarcimento dei danni cagionati ad una persona terza. Può coprire la responsabilità contrattuale dell'assicurato, quella extracontrattuale, ovvero entrambe.
2 Chi è il c.d. terzo? Terzi sono tutte le persone al di fuori dell'assicurato, tranne: il coniuge, i genitori, i figli, i fratelli, e qualsiasi altro parente
o affiliato conviventi con l'assicurato.
33
informazioni
DECORRENZA E TERMINE:
la scadenza è fissata al 30 aprile
di ogni anno, indipendentemente dal momento di adesione. Le
garanzie decorrono, per le nuove
adesioni, dalle ore 24.00 dell'ultimo giorno del mese in cui l'iscritto
esegue il versamento e, per i rinnovi, dalle ore 24.00 del 30 aprile
di ogni anno, purché l’iscritto abbia provveduto al pagamento del
premio di rinnovo.
RINNOVI: è sufficiente provvedere al pagamento del bollettino
postale che verrà recapitato, presso il domicilio.
DISDETTA: deve essere comunicata per iscritto, tramite raccomandata, almeno 60 giorni prima
della data di scadenza dell’assicurazione.
RETROATTIVITÀ DI 36 MESI:
sono garantite le richieste di risarcimento pervenute per la prima volta all'Assicurato durante il
periodo il periodo di validità del
contratto, purché relative a comportamenti colposi posti in essere
non oltre 36 mesi prima della data
di decorrenza della copertura.
GARANZIA POSTUMA: nel
caso di cessazione del rapporto
assicurativo conseguente a decesso dell'Assicurato e a cessazione dell'attività, l'assicurazione
vale altresì per i danni derivanti
da comportamenti colposi attuati
durante il periodo di validità del
contratto, denunciati alla Società
Assicurativa entro 12 mesi dalla
cessazione del contratto stesso.
CONFERMA DELLA COPER
TURA: si ricorda che, per ogni
nuova adesione, è inviata una “Lettera di Conferma Copertura”, ma
in ogni caso, anche nell'evenienza che la conferma non arrivi, farà
fede, per la dimostrazione dell'esistenza della copertura assicurativa, la data del bollettino del versamento postale effettuato e che
l'Assicurato dovrà sempre allegare
alla propria denuncia di sinistro
unitamente al modulo di adesione.
IN CASO DI SINISTRO: l’Assicurato deve darne avviso scritto alla
Willis Italia SpA o alla Carige Assicurazioni S.p.A. entro nove giorni da
quando ne ha avuta conoscenza.
Devono seguire, nel più breve
tempo possibile, le altre indicazioni sulle modalità di accadimento
del fatto dannoso di cui l'Assicurato sia venuto a conoscenza, nonché i documenti e gli atti giudiziari
o amministrativi relativi al sinistro
successivamente a lui pervenuti.
PRESENZA DI ALTRE ASSI
CURAZIONI: nel caso in cui si
abbia o si stipuli in seguito anche
un'altra assicurazione per lo stesso rischio previsto dalle polizze
stipulate con Carige in convenzione con la Federazione, ai sensi
dell'art. 1919 c.c, è necessario comunicare per iscritto alla Carige
Assicurazione S.p.A. tale evenienza. In caso di sinistro è necessario
darne avviso a tutti gli assicuratori, indicando a ciascuno il nome
degli altri.
Per ulteriori informazioni rivolgiti al tuo Collegio oppure
scarica LE CONDIZIONI ASSICURATIVE che trovi sul sito
www.ipasvinovara.it attraverso il link Willis Italia S.p.A.
informazioni
34
A cura di Gabriele Fasolini
Vicepresidente IPASVI Novara VCO
Al via il nuovo corso
FAD per infermieri
e medici
Da Dicembre 2010 è partito il
nuovo programma di formazione a distanza sostenuto
dall’IPASVI e dalla FNOMCeO
grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero della Salute.
Nella prospettiva di offrire ai propri iscritti sempre più occasioni di
formazione a distanza, le due Federazioni nazionali hanno infatti
deciso di sviluppare una piattaforma comune (FadInMed).
Il primo corso, dedicato a tutti gli
infermieri, assistenti sanitari e infermieri pediatrici italiani (oltre a
medici e odontoiatri) riguarda la
gestione del rischio clinico e in
particolare la Root Cause Analysis (RCA), l’analisi cioè delle cause profonde degli eventi avversi,
che può aiutare le organizzazioni
e gli operatori sanitari a raggiungere obiettivi di sicurezza e di miglioramento della qualità.
Il corso, che eroga 12 crediti
ECM, è del tutto gratuito ed è
strutturato in fasi.
Prima di iniziare il corso l’operatore sanitario può valutare le proprie conoscenze con una serie
di domande a risposta multipla.
A questa prima fase segue la lettura del materiale informativo, in
questo caso il Manuale sulla Root
Cause Analysis prodotto dagli
esperti del Ministero della Salute,
disponibile in formato pdf nel sito.
Dopo eventuali ulteriori approfondimenti (attraverso link ragionati) si può affrontare il cuore della formazione, centrata
su scenari clinico-assistenziali.
Ogni scenario è dedicato a un
argomento specifico e prevede
anzitutto un’esercitazione applicativa e la possibilità di confrontare le proprie idee con i
colleghi attraverso forum di discussione, moderati da esperti.
Terminata questa fase si accede a un questionario ECM (uno
per ciascuno dei quattro scenari) con 10 domande a risposta
multipla, pescate in maniera randomizzata da un pool di 15. Per
superare il singolo questionario
ECM occorre rispondere correttamente all’80% delle domande.
Una volta superati tutti e 4 gli
scenari così proposti, si accede
all’ultima fase che prevede di
affrontare un caso clinico-assistenziale a step con domande
di tipo decisionale. Anche qui
per superare il test bisogna rispondere correttamente ad almeno l’80% delle domande.
Il superamento dei 4 questio-
nari ECM e delle domande del
caso ECM consentirà l’acquisizione dei 12 crediti ECM previsti.
Si stima che tutta l’attività comporterà per l’operatore sanitario un impegno di circa 8 ore.
Come accedere alla piattaforma
Accedere a FadInMed è semplice. Solo la prima volta bisogna passare dal sito della Federazione (http://www.ipasvi.
it/), qui si verrà riconosciuti e
da qui si arriverà direttamente alla scheda di registrazione
sulla piattaforma tecnologica.
Terminata la compilazione della
scheda, si riceveranno direttamente alla propria e-mail le password per entrare nel programma.
Da questo momento in poi si
potrà accedere direttamente alla piattaforma, all’indirizzo
http://www.fadinmed.it/
L’accesso al corso è semplice
e una volta entrati (dopo aver
inserito le proprie password)
basta cliccare su vai ai corsi
o direttamente su RCA-Root
Cause Analysis per svolgere le proprie attività formative.
Si ricorda che è fondamentale
seguire l’iter propedeutico consigliato per affrontare le varie attività proposte nel percorso FAD.
35
informazioni
@
ATTIVAZION
NE PEC
Il Collegio Interprovinciale IPASVI
ASVI
VI di Novara e Verbano Cusio Ossola, per
pe
p
ottemperare a quanto stabilitto dalla Legge 2/2009
2/2009, art
art. 16 comma 7
7, “II
professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettiv
rispettivi
Ordini e Collegi il proprio indirizzo di Posta
a Elettronica Certificata o analogo indirizz
indirizzo
di posta elettronica di cui al comma 6 entro
o un anno dalla data di entrata in vigore del
de
presente decreto. Gli Ordini e Collegi pubblicano
ano in un elenco riservato, consultabile in vi
vvia
telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni,
mministrazioni, i dati identificativi degli iscritti
iscrit
iscr
con il relativo indirizzo di posta elettronica certifi
ertificata”, ha attivato per tutti gli iscri
iscritti lla
Posta Elettronica Certificata (PEC).
Per gli iscritti che non hanno ancora richiesto
esto
o l’attiva
l’attivazione della PEC, possono farn
farne
esplicita richiesta, utilizzando l’apposito modulo
dulo scaricabile dal sito del Colleg
Collego
IPASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola ed inviarlo
rlo al Collegio tramite fax
f o email
email.
PROSSIMO EVENTO FORMATIVO
La nuova responsabilità nell'esercizio pubblico della
professione sanitaria alla luce del Dlgs 150/09
Verbania, sabato 26/03/2011 presso Hotel "Il Chiostro", via F.lli Cervi
Per orari e iscrizioni (aperte dal 10/03/2011) consultare il sito del Collegio
www.ipasvinovara.it
Si ricorda inoltre che ogni evento formativo organizzato dal Collegio IPASVI di Novara e VCO
verrà pubblicizzato tramite il sito www.ipasvinovara.it
POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA
Si ricorda a tutti gli iscritti del Collegio IPASVI di Novara e VCO
che attualmente sono in corso le operazioni di attivazione
delle caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC).
Per ulteriori informazioni controllare le news del sito.
CORSO SICURE
Si avvisano gli iscritti che sono disponibili presso le sedi
del Collegio IPASVI di Novara e VCO gli attestati di partecipazione al corso
“SICUREZZA DEI PAZIENTI E LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO”
rubriche
36
A cura di Roberto Cavagna e Andreina Zavaglio
LA PALLIAZIONE ALLUNGA LA VITA
Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”
(foto Alberto Cataldi)
LE REHAB ITALIANE
CURANO GLI ALCOLISTI
Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”
In 9 casi su 10 la riabilitazione riesce a
sconfiggere l’alcolismo. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dall’università
Milano Bicocca sulle caratteristiche delle
persone ricoverate nelle “Rehab” (servizi residenziali alcologici) attivi in Italia.
L’indagine è stata effettuata su un migliaio di pazienti. Lo standard di successo di
queste strutture sfiora l’87,6% di pazienti
che completano il percorso con successo.
Questa modalità di trattamento breve (in
genere 4-8 settimane) è infatti nota soprattutto negli Stati Uniti. Dei circa 25 centri italiani, 12 si trovano nel nord con circa
2000 pazienti l’anno.
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Notizie flash
Resiste ancora un pregiudizio da sfatare
che pesa come un macigno!
Un brutto luogo comune che vede nelle
cure palliative, cure “inutili”; una sorta di
assistenza sprecata perché destinata a malati incurabili.
Ora arriva una ricerca inedita pubblicata
sul “The new England journal of medicine”
che non solo ribadisce l’efficacia di queste
terapie nel lenire il dolore dei malati di
cancro (al centro dello studio), ma aggiunge una novità importante: le cure palliative allungano la vita.
Secondo la ricerca durata 3 anni, dagli
oncologi del Massachusetts General Hospital, le terapie di fine vita, oltre a rendere migliore la qualità degli ultimi mesi di
esistenza di questi pazienti, pare siano in
grado di farli vivere, in media, tre mesi in
più rispetto a coloro che non ne ricevono.
L’87% DEGLI ITALIANI
CHIEDE CURE DOMICILIARI
Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”
L’87% degli italiani preferisce una cura a
casa rispetto all’alternativa ospedaliera e
chiede che l’offerta domiciliare si diffonda
in modo capillare su tutto il territorio nazionale.
Questo è quanto risulta da un sondaggio
sull’Osservatorio Nazionale delle Cure a
Casa di Istud, che attraverso il primo censimento delle strutture pubbliche, private
e non profit in Italia, ha indagato il numero
di servizi attivi sul territorio del Paese.
I risultati: su 841 distretti del servizio pubblico in Italia, solo 541 sono attivi nel for-
37
rubriche
nire cure domiciliari. Analizzando la loro
suddivisione per macroaree, risultano attivi il 75% del totale dei distretti del nord, il
63% al centro e solo il 46% al sud. Da questa distribuzione ne consegue che in Italia
il 29% dei cittadini manca di una copertura
di assistenza pubblica domiciliare.
CITTADINI E SALUTE,
LA SODDISFAZIONE
DEGLI ITALIANI PER LA SANITÀ
(foto Alberto Cataldi)
Tratto dal sito
del Ministero della Salute
(http://www.salute.gov.it/)
Il quinto volume della collana “Quaderni
del Ministero della Salute”, presentato
il 14 dicembre presso l' Auditorium di
Viale Ribotta, presenta i risultati della
ricerca realizzata dal Censis per conto
del Ministero "La soddisfazione degli
italiani per la sanità”.
I risultati dell’indagine sulle aspettative, le opinioni e le valutazioni della popolazione italiana in merito alla
sanità evidenziano chiaramente che
nella maggior parte dei casi si tratta di
una relazione positiva e che il sistema
dell’offerta sanitaria italiana si dimostra capace di rispondere ampiamente
alle aspettative dei cittadini.
Tuttavia occorre sottolineare il permanere di sacche di problematicità, affrontate in dettaglio, indagando le opinioni e le esperienze degli italiani circa
il rapporto con i servizi di cure primarie,
in particolare a proposito del proprio
medico di medicina generale (MMG),
del pediatra di libera scelta (PLS), dei
tempi di attesa, del ricovero ospedaliero e della diagnostica ambulatoriale.
Inoltre, da questa indagine si evince
che gli italiani ritengono che le inefficienze della sanità siano soprattutto imputabili al livello amministrativo
e politico, attribuendo al decisore la
maggior parte della quota di responsabilità.
Seguono la scarsità di risorse finanziarie, l’incapacità dei dirigenti delle
strutture e dei servizi nel fornire e supervisionare la puntuale erogazione
dei servizi, la scarsa disponibilità al miglioramento da parte della classe medica e, infine, la negligenza delle figure
professionali non mediche.
Questa ricerca rappresenta un’esperienza pilota fondamentale per la
messa a punto di un sistema di valutazione della qualità che funzioni a regime, un sistema nel quale le opinioni
dei cittadini devono essere parte integrante di un sistema di monitoraggio,
che consenta di costruire indicatori ed
elaborare metodologie capaci di intercettare i segnali del malfunzionamento e di individuare i margini di miglioramento.
rubriche
38
Buona lettura...
Se anche Voi avete letto un libro
che vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi
altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci…
recensione a cura di Antonella Arreni
recensione a cura di Roberto Cavagna
PERDERSI
DINAMICHE DELL’AMICIZIA.
RICONOSCIMENTO E IDENTITÀ
LE SCARPE APPESE AL
CUORE
Autore: Lisa Genova
Casa editrice: Franco Angeli
Pagine 293. Anno 2010. Euro 16,50
Autore: Ghisleni M., Rebughini P.
Casa editrice: Franco Angeli
Pagine 176. Anno 2006. Euro 21,50
Autore: Ugo Riccarelli
Casa Editrice: Mondadori
Pagine 130. Anno 2007. Euro 7,00
Alice è una donna di successo,
nel lavoro così come nella vita
privata; da poco superato i 50
anni, è docente di psicologia
alla Harvard University, moglie,
madre di tre figli. Con grande
abilità riesce a coniugare la vita
familiare con quella professionale
ma, all’improvviso, tutto cambia:
piccole dimenticanze, una parola
“sulla punta della lingua” che
non riesce a ricordare, gli orari
delle lezioni, il numero di uova
nella ricetta che prepara da più
di vent’anni.
Fino al giorno in cui si trova in un
luogo vicino a casa, ma che non
riconosce. “(...) Alice, ne emerge
che il suo quadro si adatta a un
probabile morbo di Alzheimer”.
Inizia così un percorso pieno
di dolore e ricordi mancati
in cui ricominciare da capo a
conoscere se stessa e gli altri. Un
libro commovente e più che mai
realistico coinvolge il lettore fino
alla fine.
Il testo è il risultato di una ricerca di
tipo qualitativo svolta su persone
di età compresa tra i 25 e i 35 anni.
Età in cui l’amicizia riveste un ruolo
particolarmente importante ed
allo stesso tempo subisce alcune
significative trasformazioni. L’idea
che guida gli autori è che l’amicizia
rappresenta una relazione che si gioca
contemporaneamente sul piano del
riconoscimento e dell’identità. Infatti
nei diversi contatti fra amici avviene
uno scambio di atteggiamenti e gesti
che inevitabilmente contribuisce alla
costruzione, modifica e definizione
dei processi di riconoscimento
delle rispettive identità. Mentre la
rottura di un rapporto amicale, nella
stragrande maggioranza dei casi,
dipende dalla mancata ri-conferma
della fiducia. Inoltre, attraverso la
raccolta delle diverse testimonianze
dei giovani adulti intervistati, gli
autori ci mostrano come l’amicizia
sia una delle relazioni maggiormente
significative
nell’ambito
delle
cosiddette “biografie individuali”.
“Le scarpe appese al cuore” è un libro
scritto da Ugo Riccarelli che in prima
persona ha vissuto l’esperienza di un
trapianto cuore-polmone. L’autore in
queste pagine ci trasmette il sentimento
di angoscia legato alla sintomatologia
(mancanza d’aria in ogni attività
quotidiana) della patologia di cui è
affetto, ovvero l’asma bronchiale.
Racconta in maniera semplice e
partecipata la sua vita e limiti imposti
dalla patologia. Descrive lucidamente
come, passo dopo passo, la sua malattia
è andata sempre più aggravandosi sino
a dover essere obbligato all’attesa di
un trapianto cuore-polmone. Attesa,
che l’ha costretto a recarsi all’estero,
dove oltre alla palese difficoltà data
dalla malattia si associava il disagio
della non conoscenza della lingua. In
modo prorompente Ugo Riccarelli ci
impegna ad una riflessione sul senso
della vita e della morte. Questo libro è
la testimonianza vera di un cammino di
sofferenza e di speranza che si conclude
con un trapianto riuscito e il ritorno a
casa.
recensione a cura di Andreina Zavaglio
39
rubriche
la segreteria
informa
SEGRETERIA SEDE DI NOVARA
Indirizzo: Via Biandrate, 20b NOVARA
Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00
alle ore 17:00, venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Recapiti: Tel. 0321.30237 fax 0321.393276
E-mail: [email protected]
SEDE DI VERBANIA
Indirizzo: Piazza Aldo Moro, 5 VERBANIA
Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00
Recapiti: Tel. 366.1544544
E-mail: [email protected]
CAMBIO RESIDENZA
È indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità:
• attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio
• per posta, fax o e-mail.
Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento dell’iscrizione.
SMARRIMENTO TESSERA
In caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario:
• sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri)
• presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato.
I certificati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in segreteria con le seguenti modalità:
• direttamente ed in tempo reale presso la segreteria
• telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a ritirarlo,
la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete il certificato.
Si ricorda che il certificato di iscrizione è un documento e può essere autocertificato.
CANCELLAZIONE DALL’ALBO
La presentazione della domanda per la cancellazione dall’Albo deve pervenire al Collegio entro il 30/11/2011.
Per le modalità consultare il sito oppure contattare la segreteria.
LIBERA PROFESSIONE
Chi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio.
Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI.
COLLOQUI
È possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento telefonico.
POLIZZA R.C. PROFESSIONALE
È possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale: WILLIS/CARIGE Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e
la relativa modulistica contattare la segreteria del Collegio.
SERVIZIO BIBLIOTECA
Ricordiamo a tutti gli iscritti che il Collegio presso la sede di Novara mette a disposizione un servizio di biblioteca presso il quale si possono richiedere libri e consultare riviste scientifiche. All’interno del sito del Collegio, nella sezione
biblioteca potrete trovare il regolamento, l’elenco dei testi e delle riviste.
SITO www.ipasvinovara.it
All’interno del sito è possibile ad esempio scaricare la modulistica reperibile in segreteria, inviare eventuali quesiti
(tramite il link “contatti”), consultare le diverse sezioni tematiche ricche di informazioni inerenti la formazione, libera
professione, crediti formativi ecm, oppure semplicemente consultare l’elenco dei testi/riviste reperibili presso la biblioteca del Collegio.
Il Codice Deontologico
2009
ARTICOLO 8
L’infermiere, nel caso
di conflitti determinati da
diverse visioni etiche, si
impegna a trovare
la soluzione attraverso
il dialogo. Qualora vi fosse
e persistesse una richiesta
di attività in contrasto
con i principi etici della
professione e con i propri
valori, si avvale della clausola
di coscienza, facendosi
garante delle prestazioni
necessarie per l’incolumità
e la vita dell’assistito.
Scarica

Dialogare n°1 (marzo 2011)