Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276 e-mail [email protected] - progetto grafico: Italgrafica NOVARA - Stampa: Italgrafica NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XIII n. 1 marzo 2011 INDICE 3 Editoriale 4 Assemblea annuale 5 Proposte formative 6 Infermiere e sperimentazione clinica 8 Infermieri in farmacia 10 Consenso informato del nursing 12 Abcstrat di tesi 15 Infermiere e trapianti 18 Studio sull'obesità nel bambino 23 La contenzione.. 22 Presentazione della sede di Novara del Corso di Laurea in Infermieristica 32 Informazioni 36 Rubriche 39 Segreteria informazioni Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276 e-mail [email protected] - progetto grafico: Italgrafica NOVARA - Stampa: Italgrafica NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XII 2 Trimestrale di informazione settoriale – AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N.6 del 11/02/1999 – I n. 1 marzo 2011 Direttore Responsabile ARRENI Antonella – Comitato di di Redazione Consiglio Direttivo del INDICE 3 Editoriale Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania – Redazione via Biandrate 20/b, 4 Assemblea annuale 5 Proposte formative 6 Infermiere e sperimentazione clinica 8 Infermieri in farmacia 10 Consenso informato del nursing 12 Abcstrat di tesi 28100 Novara. Tel. 0321.30237 – fax. 0321.393276 – e-mail [email protected] – progetto grafico: Italgrafica Novara – Stampa: Italgrafica Novara – Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara – Tax perque. 15 Infermiere e trapianti 18 Studio sull'obesità nel bambino 23 La contenzione.. 22 Presentazione della sede di Novara del Corso di Laurea in Infermieristic 32 Informazioni 36 Rubriche NORME EDITORIALI Dialogare è il periodico del Collegio IPASVI della provincia di Novara e Verbania che pubblica liberamente articoli previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la responsabilità dell’autore/autori. Il materiale per la pubblicazione dovrà essere inviato alla Redazione in formato elettronico. Il testo deve pervenire in formato word. Le parole che gli autori desiderano evidenziare devono essere in “grassetto/ bold”. Tabelle e/o immagini (tiff oppure jpeg) devono essere numerate e fornite su file a parte (il numero andrà anche richiamato nel testo con brevi didascalie). In allegato all’articolo dovrà essere fornita una sintetica nota biografica dell’autore. La pubblicazione degli articoli è a titolo gratuito e in nessun caso da diritto a compensi. Gli articoli inviati saranno sottoposti all’esame del Comitato di Redazione che si riserva di valutarli, eventualmente rimaneggiarli. Il materiale inviato non verrà restituito. Notiziario di informazione e di aggiornamento del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO. Direzione/Redazione/Amministrazione Via Biandrate 20/b – 28100 Novara - tel. 0321.30237 Direttore Responsabile Arreni Antonella Comitato di Redazione Arreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano, Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina Editore Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO Progetto grafico e stampa ITALGRAFICA srl - Via Verbano, 146 - Veveri (Novara) Foto di copertina a cura di Cataldi Alberto 3 editoriale Antonella Arreni Presidente Collegio IPASVI di Novara e VCO on il nuovo anno si riparte e riprende in pieno l’attività del Consiglio Direttivo, anche alla luce dei cambiamenti politicosanitari, che stanno avvenendo nella nostra Regione, e che inducono a proporre alcune riflessioni sul piano organizzativo, che saranno, a breve, portate sui tavoli dell’Assessorato alla sanità piemontese. L’elaborazione di un documento che pone le basi per tracciare le linee di orientamento, della politica professionale, oltre che stabilire i requisiti inderogabili su ciò che intendiamo, quando discutiamo di assistenza al cittadino. Come nella maggior parte delle regioni italiane, anche in Piemonte, l’assistenza sanitaria è attraversata da profonde modifiche, rispetto alla tipologia delle cure erogate, ai nuovi assetti organizzativi, dove lo sguardo deve essere rivolto soprattutto alle caratteristiche della popolazione assistita. L’aumento dell’età media corrisponde a un incremento numerico delle persone affette da una o più patologie croniche, questi dati, sicuramente noti, dovranno C far riflettere su quale sanità vogliamo così come di quale infermiere stiamo parlando. L’intervista proposta al Coordinatore del CL in infermieristica, mette in luce la necessità di agire sulle figure professionali che si formeranno, attuando sinergie tra Università e Aziende Ospedaliere/ Territoriali, per evitare la classica frase “in ambito formativo è una cosa, nella pratica è un’altra” poiché, ogni infermiere è identico a quello che fa. Infine come ogni anno, annunciamo l’Assemblea degli iscritti, che si svolgerà presso l’Hotel il Chiostro in Verbania il prossimo 26 marzo. In associazione all’Assemblea, è proposto un evento sul tema della responsabilità amministrativa e disciplinare nella Riforma delle P.A. Riprende in pieno anche l’attività formativa del nostro Collegio attraverso lo sviluppo di eventi che invitiamo a visualizzare sul Sito. Buona lettura! informazioni Collegio IPASVI Novara VCO Convocazione ASSEMBLEA ANNUALE in ottemperanza degli art. 23 e 24 del vigente D.P.R. 221/50, è convocata l’Assemblea ordinaria degli Iscritti al Collegio Interprovinciale IPASVI, in prima convocazione alle ore 15,30 di venerdì 25 marzo 2011 presso la sede del Collegio di Novara ed in via Biandrate 20/b ed in SECONDA CONVOCAZIONE SABATO 26 MARZO 2011 ALLE ORE 14.00 Presso Hotel il Chiostro - Via F.lli Cervi, 14 Verbania Ordine del Giorno: Approvazione verbale seduta anno 2010 Relazione annuale Presidente Relazione del Tesoriere Approvazione Conto Consuntivo 2010 e Bilancio di previsione 2011 Il Segretario F.to Luigi Binelli La Presidente F.to Antonella Arreni Chi non potesse partecipare all’Assemblea può delegare un/una Collega servendosi del modulo sottostante. Nessun iscritto può essere investito da più di due deleghe. …………………………………………………………………………………… Il/la sottoscritta ……………………………………………………………… delega il/la Collega………………………………………………………………, a rappresentarla/o nell’Assemblea ordinaria IPASVI del 26 marzo 2011. In fede Data………………………… Firma ………………………………… 4 5 informazioni PROPOSTE FORMATIVE DEL COLLEGIO PER IL PRIMO SEMESTRE 2011 EVENTI FORMATIVI DATE LUOGO MODALITÀ ISCRIZIONE CREDITI ECM L'Infermiere ascolta, informa, coinvolge e valuta l'assistito ... comunicare al di là delle parole 29 gennaio 2011 VERBANIA Sede Collegio P.zza A. Moro 5 Tel. 0321 30237 (in orario di apertura) dopo il 10 gennaio 40 partecipanti 6 26 febbraio 2011 NOVARA Hotel Europa C.so Cavallotti 38 Tel. 0321 30237 (in orario di apertura) dopo il 10 febbraio 40 partecipanti 6 26 marzo 2011 VERBANIA Hotel Il Chiostro Via F.lli Cervi 14 TTel. 0321 30237 (in orario di apertura) dopo il 10 marzo do 100 partecipanti 10 In fase di accreditamento 9 aprile 2011 VERBANIA Sede Collegio P.zza A. Moro 5 0321 30237 Tel. 03 (in orario di apertura) marzo dopo il 20 m partecipanti 40 partecipant 6 L'Infermiere ascolta, informa, orma, coinvolge e valuta l'assistito to ... comunicare al dii là delle parole pa ole 21 maggio 2011 011 NOVARA Hotel Cavour VVia S. F. d’Assisi 6 frontee Stazione fro di Novara) ovara) Tel. 0321 30237 (in orario di apertura) dopo il 10 maggio 40 partecipanti 6 Cellule Staminali:i: aspetti clinic clinici, etici e deontologici nella gestione dei conflitti con laa persona, per una nuova frontiera ntiera della Medicina maggio/ giugno 2011 VERBANIAA VERBA Sede da definire re Tel. el. 0321 30237 (in orario rio di apertura) dopo il 20 maggio do 100 partecipanti cipanti In fase di accreditame accreditamentoo La Responsabilità Professionale e etica nella gestione del Rischio Clinico La nuova responsabilità nell'esercizio pubblico della professione sanitaria alla luce del Dlgs 150/09 La Responsabilità Professionale e etica nella gestione del Rischio Clinico Per il dettaglio aglio dei programmi programmi consultare consultare il sito www www.ipasvinovara.it asvino (verranno inserite nserite le brochure specifiche) Partecipazione one gratuita aagli gli iscritti iscritt del Collegio IPASVI di Novara ovar e VCO (fino ad esaurimento posti) Per gli iscritti ad altri Collegi Colleg IPASVI il costo è stabilito in euro 50,00 formativa per giornata gior INOLTRE E’ IN DEFINIZIONE LA PROGRAMMAZIONE RAMMAZIONE DEGLI EVENTI PER IL SECONDO SEMESTRE DEL 2011 approfondimenti 6 A cura di Antonella Arreni Presidente IPASVI Novara VCO L’infermiere e la sperimentazione clinica dei medicinali Dal Codice deontologico dell’Infermiere ...Art. 12 L’infermiere riconosce il valore della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale per l’evoluzione delle conoscenze e per i benefici sull’assistito. Il Collega e Presidente del Collegio IPASVI di Venezia, ha sottoposto all’AIFA, Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali, un’interessante riflessione riguardante il coinvolgimento del personale di assistenza negli studi sperimentali avviati. Oltre a ricordare gli articoli del Codice deontologico, riprende quanto indicato dal Decreto del Ministero della Sanità del 15 luglio 1997 - Recepimento delle 7 approfondimenti (foto Alberto Cataldi) linee guida dell'Unione europea di buona pratica clinica per l'esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali - dove al comma 4.2.4 recita: Lo sperimentatore deve far sì che tutte le persone coinvolte nello studio siano adeguatamente informate in merito al protocollo, al/i prodotto/i in sperimentazione ed ai loro compiti e funzioni relativi allo studio. Per attività assistenziale e di supporto, prevista nei protocolli di ricerca, si intende, anche, e ad esempio, la rilevazione dei parametri, i prelievi ematici, gli appuntamenti telefonici, la tenuta e archiviazione dei moduli, l’esecuzione di esami e di accerta- menti. Il Direttore della Ricerca e Sperimentazione Clinica dell’AIFA, in merito a ciò, il risponde che: è responsabilità dello sperimentatore principale fare in modo che tutte le persone coinvolte nello studio siano adeguatamente informate in merito al protocollo, al prodotto in sperimentazione e ai loro compiti e funzioni relativi allo studio. Ne consegue che anche il personale infermieristico, quando coinvolto, deve far parte a tutto titolo del gruppo operativo e informato su tutti i dettagli dello studio. Se questo non viene perseguito, è responsabilità diretta dello sperimentatore che, in caso di proble- mi vari ne risponde direttamente. La conseguenza logica di questo parere è di porre l'attenzione sugli aspetti che vedono il coinvolgimento, nelle sperimentazioni cliniche, della professione infermieristica, laddove per coinvolgimento fattivo si intende il rispetto del Codice deontologico nella logica del processo assistenziale e non nella mera esecuzione di prestazioni o di atti. Dal Codice deontologico dell’Infermiere …. Art. 22 L’infermiere conosce il progetto diagnostico-terapeutico per le influenze che questo ha sul percorso assistenziale e sulla relazione con l’assistito. approfondimenti 8 A cura di Antonella Arreni Presidente IPASVI Novara VCO Infermieri in farmacia, arriva l'accordo Un progetto politico, risalente a qualche anno fa, propone l’obiettivo di trasformare le farmacie in veri e propri presidi sanitari sul territorio. La Conferenza Stato Regioni ha recentemente approvato i nuovi servizi attribuibili alle farmacie come ad esempio la prenotazione di prestazioni sanitarie di assistenza specialistica ambulatoriale, il pagamento del ticket, il ritiro di referti e l’esecuzione di analisi come ad esempio il controllo di glicemia, colesterolo, trigliceridi. L’accordo prevede che le farmacie potranno mettere a disposizione, per residenti e domiciliati, operatori socio sanitari, infermieri e fisioterapisti per l’effettuazione, a domicilio, di specifiche prestazioni professionali richieste dal medico di medici- 9 approfondimenti na generale e/o dal pediatra di libera scelta. Le attività effettuabili dall'infermiere, possono essere svolte solo alla presenza di una prescrizione medica e, per quanto riguarda le caratteristiche della remunerazione, si dovranno aspettare i relativi accordi regionali che stabiliranno, attraverso apposite convenzioni, le modalità di remunerazione (vedi art. 6 del D.M. attuativo del D.Lgs. 3 ottobre 2009, n. 153 e concernente l’erogazione da parte delle farmacie, di specifiche prestazioni professionali). Sarà l'infermiere libero professionista che deciderà il proprio compenso? Si stabiliranno delle convenzioni regionali? Degli accordi tra aziende e territorio? Sarà il titolare della farmacia, il nuovo datore di lavoro? Le risposte ancora non ci sono! All’art. 3, del medesimo decreto, vengono invece riportate le prestazioni erogabili dagli infermieri (sempre e tutto su rigorosa prescrizione medica!): a) supporto alle determinazioni analitiche di prima istanza, rientranti nell’ambito dell’autocontrollo; b) effettuazioni di medicazioni e di cicli iniettivi intramuscolo; c) attività concernenti l'educazione sanitaria, e la partecipazione a programmi di consulting, anche personalizzato; d) iniziative finalizzate a favorire l’aderenza dei malati alle terapie. L’art. 4 enuncia che sono erogabili dall’infermiere, a domicilio del paziente, le prestazioni, rientranti nelle competenze del proprio profilo professio- nale, prescritte dal MMG o dal PLS e, sempre su prescrizione, l'infermiere può erogare sia all'interno della farmacia, sia a domicilio del paziente, ulteriori prestazioni rientranti fra quelle effettuabili in autonomia secondo il proprio profilo professionale. Inoltre, a domicilio del paziente, l’infermiere partecipa a iniziative finalizzate al corretto utilizzo dei medicinali. Appare evidente che il decreto, così com’è impostato, svuota di significato, la presenza degli infermieri in farmacia, che potrebbero diversamente fornire un enorme servizio ai cittadini, un aiuto concreto alla popolazione, residente nelle zone periferiche, come le comunità montane, dove non è sempre facile raggiungere la struttura ospedaliera. formazione 10 Andreina Zavaglio Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO Il consenso informato del nursing Il nuovo clima culturale al quale si è già fatto riferimento parlando di empowerment del cittadino è frutto di un movimento culturale che si è sviluppato nel mondo occidentale intorno agli anni settanta e che dopo aver interessato i vari ambiti della vita sociale, è infine giunto a toccare anche la dimensione biologica della persona e inevitabilmente la sua salute. Per millenni la medicina statica e tradizionalista ha identificato il paziente più come oggetto che come soggetto delle cure e questa profonda rivoluzione ancora oggi destabilizza buona parte dei sanitari, soprattutto coloro la cui formazione di base è avvenuta in un clima culturale diverso. Proprio per questo motivo il consenso informato ha avuto scarsa adesione soprattutto in Italia. La riorganizzazione della precedente identità paternalistica in quella odierna, orientata sulla centralità della persona assistita, ha implicato notevoli difficoltà di accettazione che non esistono solo valori professionali bensì anche personali e quindi soggettivi. Vi è un complesso rapporto tra coscienza individuale, cioè quella costituita da propri valori e principi di persona, e la coscienza pro- (foto Alberto Cataldi) PARTE II: la bioetica all'origine del consenso informato fessionale, ossia quella derivante dai valori tipici di una comunità di professionisti. In realtà la distinzione è “artificiale” e cioè non si può parlare di coscienze separate, bensì di due momenti di sviluppo dell’unica coscienza di ogni persona: nel momento in cui un soggetto si avvia all’ingresso in una comunità professionale, di fatto assume su di sé anche i valori che abbiamo definito professionali. Purtroppo però, ancora spesso, si assiste all’atteggiamento in cui alcuni professionisti entrando a far parte di un gruppo professionale credono di poter esercitare il proprio ruolo nei servizi sulla base delle proprie convinzioni personali. L’innovazione culturale sopra citata viene definita come bioetica, una disciplina che negli Stati Uniti nasce ufficialmente nel 1978 con 11 formazione la pubblicazione della”Encicopedia di bioetica” (W. Reich). La sua peculiarità sta nell’aver individuato e portato all’attenzione quell’insieme di problemi morali che propongono oggi le scienze della vita. Reich definisce la bioetica come: “lo studio sistematico delle dimensioni morali delle scienze della vita e della salute utilizzando varie metodologie etiche, con una impostazione interdisciplinare”. In questo modo acquisisce una maggior rilevanza la dimensione morale del fenomeno, ovvero di quei valori che sono alla base di qualsiasi scelta, anche di quelle inerenti la salute e la malattia. La bioetica è stata un vero e proprio movimento, che ha messo in luce come nella nostra società sia difficile il consenso su questioni di principio. L’IMPORTANZA DELLA DEONTOLOGIA PER LA PERSONA ASSISTITA Il significato di bioetica ci permette di inquadrare il consenso informato infermieristico. Nella deontologia infermieristica, l’azione dell’infermiere viene centrata sull’autonomia dell’assistito, quindi rivolta al rispetto delle decisione dell’altro. Questo lo enuncia a chiare lettere il manifesto dei valori della professione, ossia il Codice Deontologico vigente, che in molti articoli del Capo IV, promuove l’intervento infermieristico in un contesto orientato proprio all’autonomia dell’assistito, come riportato anche nel documento del Nursing Competencies: “tutte le procedure assistenziali devono essere eseguite all’interno di un quadro di consenso informato” (Unite Kingdom Central Council for Nursing, Midwifery and Health Visiting, 2000). Il nuovo Codice Deontologico del 2009 si allinea in quanto promosso dal Codice Etico-Deontologico della Federazione Europea delle Professioni Infermieristiche (FEPI) emanato nel 2008 quale linea guida per gli enti regolatori infermieristici europei. Oggi di consenso informato si parla comunemente: è citato da molti documenti, è una pratica diffusa in diverse realtà (non ancora in tutte), è oggetto di alcune procedure aziendali, insomma non è più una novità, ma nonostante non sia una novità, quando si parla di consenso informato anche gli infermieri pensano solitamente al consenso medico e non infermieristico e questo accade in quanto in Italia non si ha ancora una sufficiente consapevolezza del consenso informato quale evento che riguarda ogni professionista e non solo il medico. Ancora oggi l’identificazione dell’infermiere quale professionista è incerta, sia per i rimandi esterni, che spesso sono allineati a precedenti identità infermieristiche, sia per una riconversione di identità non facile da sostenere per tutti gli infermieri italiani. Non va dimenticato che a tutt’oggi la maggior parte degli infermieri ha acquisito il proprio titolo professionale in un’era in cui erano le scuole regionali a costruire quest’arte ausiliaria e quest’era non è lontanissima, risale a poco più di 15 anni fà. Queste le ragioni per cui gli infermieri hanno difficoltà a definire la propria attività incentrata su interventi/prestazioni professionali, costruzione di percorsi assistenziali. E’ essenziale promuovere una visione del consenso informato infermieristico non incentrato sulle singole prestazioni infermieristiche, bensì incentrato sul percorso assistenziale; se si riesce ad accogliere questa visione esso diviene uno strumento non del singolo professionista, ma lo sarà dell’intero team di cura. BIBLIOGRAFIA: Il ccon consenso o senso informato in n iinfermieristica nfer nf ermi mier mi erris i ti t ca a D D’ Addio L., Vanzetta M., M ochi oc hi SSismondi ismo mo ond ndii C. - Ed: Ed: d: M G raw aw wH ililll 20 2010 10 D’Addio Mochi Mcc Gr Graw Hill The origin of informed conset co on nse nse set set Mallardi V. - Acta otorhinolaryngol otorhin nol olar aryn y gol yn go ol It Ital al - 22005; al 005; 00 5; 225:312-327 5:31 5: 31122 3227 Medicina Legale dell la re esp spon onssab on biili l tà àm edic ed ica a della responsabilità medica Fiori A. - Ed: Giuffrè 11999 999 99 Il consenso informato inform mato o Sassuolo A. - Ed. Raff Ra ff Ra ffa aellllo ae oC ortin i a 1996 19996 96 aello Cortina A historical per errsp pec e ti tiv ve of ve of informed in nfo forrmed ed d consent con onse sent nt in in cl clin inic ical a p ra act c ic i e an and d re rese sear arch ch perspective clinical practice research Nelson Marten Marteen P. P., Ri P., R ich ic ch B - O Onc nco olog olog ogyy N urs rsing - 1999; 9;15 15:8 :811-88 Rich Oncology Nursing 1999;15:81-88 formazione 12 Candidata Elisa Pugliese Relatore Dott. Angelo Villani Approccio nutrizionale al paziente con ictus in fase acuta: studio retrospettivo e valutazione infermieristica della disfagia su 146 casi ricoverati in stroke unit ABSTRACT DI TESI - Corso di Laurea in Infermieristica L’ictus cerebrale è, in Italia, per dimensioni epidemiologiche e rilievo sociale, uno dei più gravi problemi sanitari ed assistenziali. Rappresenta, infatti, la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei paesi industrializzati, dopo le malattie cardiovascolari ed i tumori, nonché la prima causa d’invalidità permanente e la seconda causa di demenza. Tra le complicanze dell’ictus, quelle legate alla disfagia rivestono notevole importanza per le loro possibili influenze sul recupero funzionale dopo l’evento acuto. Per questo motivo, la letteratura scientifica degli ultimi anni, che si è occupata di questo specifico argomento, ha posto in rilievo l’importanza di una corretta valutazione della disfagia quale evento prognostico dell’evoluzione e dell’outcome degli stessi pazienti. Secondo i dati della letteratura scientifica, circa un terzo dei pazienti ricoverati con ictus presenta uno stato di malnutrizione, situazione questa spesso attribuibile anche al deficit della deglutizione che si verifica in una buona percentuale di soggetti con stroke. Scopo dello studio: in questo studio è stata considerata la disfagia in una casistica di soggetti con ictus in fase acuta; scopo dello studio è di ricercare i fattori di rischio correlati a tale condizione; i risultati ottenuti sono proposti come indicatori di prognosi per prevenire le cause predisponenti la disfagia e garantire ai pazienti il miglior recupero funzionale. Materiali e Metodi: per questo studio sono state consultate le cartelle cliniche di 146 pazienti con diagnosi d’ictus in fase acuta ricoverati presso la Stroke Unit della Struttura Operativa Complessa di Neurologia dell’ASL VCO in una finestra temporale di sei mesi. Da questo campione, non selezionato, di soggetti, sono stati esclusi solo coloro che avevano avuto un’insorgenza dei sintomi superiore alle 48 ore rispetto al momento del ricovero. Per ognuno di questi pazienti sono stati raccolti: età, sesso, diagnosi, tempo di degenza, punteggio all’ingresso e alla dimissione/decesso della Bedside Examination, punteggio all’ingresso della Glasgow Coma Scale e presenza o meno di fattori di rischio per malattie cerebrovascolari. Per le valutazioni di significatività statistica sono stati utilizzati: Test T-di-Student e Test Chi-quadro, considerando significativi valori di p<0,05, e il Coefficiente di correlazione di Pearson. Risultati: i 146 pazienti che co- 13 formazione stituivano il nostro campione si suddividevano in 71 maschi e 75 femmine. L’età media dei pazienti è risultata essere di 74,82 anni. Per quanto riguarda quest’aspetto si è osservata una discreta differenza tra maschi e femmine (maschi età media 71,07 anni e femmine età media 78,37 anni): a conferma di studi epidemiologici internazionali che dimostrano come lo stroke in età avanzata sia più frequente nel sesso femminile. Il 62,33% dei soggetti del nostro campione aveva diagnosi d’ictus ischemico, il 16,44% d’ictus emorragico, il 17,12% di Minor Stroke e il 4,11% di TIA (Attacco Ischemico Transitorio). La disfagia si è verificata nel 28,08% dei pazienti considerati, dei quali 23 maschi e 18 femmine. L’età media dei pazienti disfagici era nettamente superiore (78,85 anni) rispetto a quella dei pazienti che non hanno presentato deficit della deglutizione (73,25 anni); questo dato ha raggiunto la significatività statistica (p=0.009) e pertanto sembra confermare come, l’“età avanzata”, sia fattore predisponente, oltre che per l’ictus, anche per la disfagia. Dai risultati ottenuti sembra apparire come il TIA e il Minor Stroke siano condizioni protettive per la disfagia in quanto in nessun caso di TIA si è osservata tale condizione e c’è stata un’incidenza nettamente inferiore di tale disturbo nel Minor Stroke, sia rispetto allo Stroke Ischemico (p=0,017) sia rispetto allo Stroke Emorragico (p=0,006). Si è inoltre ricercato un eventuale rapporto tra grado di disfagia e livello di coscienza ed è emerso un discreto grado di correlazione positiva tra BE e GCS (r=0,45); questo dimostra come il livello (foto Alberto Cataldi) di coscienza sia importante per mantenere un’adeguata funzionalità deglutitoria. Non si è verificato nessun caso di disfagia nei pazienti che avevano tra 51 e 60 anni mentre tra i soggetti disfagici che avevano tra i 61 e i 70 anni è risultato un punteggio medio della GCS superiore in termini statisticamente significativi rispetto alle altre fasce d’età. Questi dati sembrano andare ad ulteriore conferma di come il fattore di rischio “età avanzata” sia rilevante, sia per la disfagia sia per lo stato di coscienza nei pazienti disfagici. Si è considerata la presenza di fattori di rischio per l’ictus (ipertensione, diabete mellito, tabagismo, dislipidemie e cardiopatie) sia nei pazienti difagici sia in quelli non disfagici; i risultati ottenuti hanno evidenziato come il consumo di sigarette sia più frequente, come stile di vita, tra i pazienti disfagici che tra quelli non disfagici (p=0,014); dato questo che potrebbe indicare il tabagismo quale fattore favorente la disfagia. Altro dato che si è evidenziato durante lo studio, e che ha rilevato dati statisticamente significativi (p=0,0004), formazione 14 (foto Alberto Cataldi) è la ridotta presenza di soggetti con dislipidemia tra i soggetti disfagici; dato questo che risulta di difficile interpretazione e che rimane, pertanto, da approfondire ulteriormente. Nello studio si è inoltre evidenziato come la disfagia sia un fattore di rischio elevato per la mortalità dopo un ictus in quanto dei 105 pazienti non disfagici nessuno è deceduto mentre tra i 41 pazienti con deficit della deglutizione si sono verificati 7 decessi durante la degenza; alla valutazione di significatività statistica questa differenza è risultata notevolmente significativa (p<0,001). Si sono voluti comparare i punteggi alla GCS dei pazienti con disfagia per analizzare se i soggetti deceduti fossero quelli con il grado di coscienza più basso: i risultati di tale analisi non hanno raggiunto la significatività statistica confermando quindi che la sola compromissione dello stato di coscienza non risulta essere necessariamente un fattore prognostico negativo. Analizzando i fattori di rischio per l’ictus come interferenti sul recupero della deglutizione si è osservato come i pazienti con diabete mellito, dislipidemie o che facevano uso di tabacco presentavano, durante la degenza, scarsi miglioramenti, mentre valori statisticamente significativi di recupero della funzione deglutitoria avvenivano nei pazienti ipertesi (p=0,016) e nei pazienti cardiopatici (p=0,045). Questo dato va a sottolineare come, nel valutare i processi legati all’alimentazione nel paziente con ictus, non vada ricercata solo la disfagia, in quanto questa rappresenta solo una parte del capitolo più vasto relativo alla nutrizione. CONCLUSIONI sanitaria……pertanto, e anche alla luce dei risultati ottenuti da questo studio, credo che l’infermiere, oltre a contribuire nell’individuazione dei soggetti a rischio di malnutrizione, debba impegnarsi nel sensibilizzare quanto più possibile i pazienti colpiti da ictus sull’importanza di una corretta alimentazione e della conduzione di sani stili di vita non solo al fine di prevenire l’insorgenza di gravi patologie come l’ictus ma anche al fine di recuperare quanto più efficacemente possibile quell’autonomia che spesso molte patologie fanno perdere. Sia il codice deontologico dell’infermiere all’articolo 6 che il profilo professionale dell’infermiere al punto 2 dell’articolo 1 riconoscono all’infermiere tra le sue funzioni anche quella di prevenzione e di educazione 15 clinica infermieristica A cura di Viviana Portaluppi Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO Evoluzione di una nuova figura professionale nel percorso di donazione e trapianto: Transplant Nurse Coordinator (Coordinatore Clinico Trapianti) Parte I: Normativa di riferimento, la donazione di organi (procurement) feriscono: le frasi, vanno misurate e bilanciate, i concetti dosati con molta cautela. Prima di procedere , è doverosa una precisazione: siamo in una fase transitoria prevista dall’art. 23 della L.91 del 1999. Prima della applicazione del silenzio-assenso, deve essere data la possibilità ( non l’obbligo) ai cittadini italiani di esprimere la propria volontà. Chi non si esprime, lascia la possibilità di opporsi ai familiari. La donazione, il prelievo, il trapianto, sono tematiche forti che comprendono aspetti giuridici, tecnico scientifici, professionali, etico deontologici, culturali. Parlare di donazione di organi non è facile. L’atto della donazione, uno dei più nobili che l’essere umano possa compiere, è inevitabilmente legato ad un momento di profondo dolore per coloro che hanno appena perso una persona cara. Quando si parla di donazione, non si possono usare termini che La Legge del 1° aprile 1999 n. 91 riguardante Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti d’organi e tessuti ha introdotto nuove prospettive e nuovi orizzonti nel campo dell’organizzazione dei trapianti e del procurement di organi e tessuti, sia da vivente che da cadavere. clinica infermieristica 16 La legge indica, tra le altre cose, i principi organizzativi da attuarsi a più livelli compreso quello locale, introducendo la figura del coordinatore locale. Il coordinatore locale del prelievo, in Italia è una figura medica e può avvalersi di “collaboratori”. Nella nostra realtà, tali figure collaborative, sono di estrazione infermieristica, e una giusta collaborazione/integrazione tra le due figure è alla base del raggiungimento di un risultato terapeutico ottimale. Analizzando il profilo professionale risulta evidente come l’infermiere sia impegnato in diversi settori: assistenziale, rivolto al potenziale donatore e alla famiglia – organizzativo, inerente al coordinamento del prelievo e del trapianto – relazionale, di supporto e di sostegno alla famiglia del donatore attraverso l’elaborazione del lutto – educativo formativo, nei confronti del personale sanitario e nei confronti della società – di ricerca, rivolta allo studio e all’analisi dei processi sanitari e non inerenti al procurement degli organi. Gli infermieri rappresentano il perno del procurement, sono infatti i primi a stabilire una relazione con i familiari del potenziale donatore di organi. Sono il principale gruppo di professionisti della salute che riconosce la potenzialità della donazione di organi. L’agire dell’infermiere all’interno dell’attività di procurement, rispecchia ciò che viene individuato sia dal Profilo Professionale sancito dal D.M. n° 739 del 1994 che definisce l’assistenza infermieristica di natura tecnica, relazionale ed edu- 17 clinica infermieristica cativa, sia dal Codice Deontologico dell’infermiere approvato dal Comitato centrale della Federazione e dal Consiglio nazionale dei Collegi IPASVI nel gennaio 2009. In questi due documenti la professione si impegna nella costruzione di un rapporto fiduciario che garantisce la relazione d’aiuto rivolta al paziente ed ai suoi familiari. Il Codice Deontologico tratta in due articoli il tema specifico dei trapianti, al Capo IV, art. 39: L’infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento dell’assistito, in particolare nella evoluzione terminale della malattia e nel momento della perdita e della elaborazione del lutto, ed art. 40: L’infermiere favorisce l’informazione e l’educazione sulla donazione di sangue, tessuti ed organi quale atto di solidarietà e sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere. Il Codice Deontologico presuppone una visione etica ed una condivisione di valori da parte di tutto il gruppo di professionisti. L’autonomia e l’assunzione di responsabilità dei professionisti trovano nelle norme deontologiche un supporto, ma sicuramente la qualità delle decisioni del singolo infermiere dipendono molto dalla sua maturità etica. Queste sono le basi dalle quali deve nascere la relazione di aiuto e lo specifico ruolo professionale che l’infermiere impegnato nel procurement deve occupare nei confronti dei familiari del potenziale donatore di organi. La risorsa infermieristica riveste un ruolo importante nel sistema donazione/trapianto che diventa sempre più impegnativo sia per aspetti organizzativi che clinici ma, fondamentale è che vi sia un’adeguata integrazione operativa tra medico ed infermiere. Il livello di autonomia e responsabilità infermieristica in questo processo dipendono dal livello di competenza raggiunto e dal rispetto di quanto per legge demandato ad altri ruoli professionali. Alcuni lavori hanno evidenziato l’importanza di una adeguata preparazione per poter affrontare nel miglior modo possibile il doloroso processo della donazione di or- gani. A livello nazionale, il Centro Nazionale Trapianti dell’Istituto Superiore di Sanità, ha attivato un percorso formativo per le varie figure sanitarie che operano nell’attività di donazione trapianto denominato Transplant Procurement Management (TPM) che abbraccia tutto il percorso della donazione di organi e tessuti. Vorrei chiudere questa prima parte pubblicando lo stralcio di una lettera scritta da alcuni colleghi di sala operatoria, pubblicata su “I quaderni” de L’Infermiere n°19 aprile 2007: “ … Poi quando tutti se ne sono andati restiamo noi, infermieri di sala operatoria, affaccendati attorno ad un corpo vuoto di ogni cosa, ma non della dignità; è per noi, come professionisti, la consapevolezza dell’atto terapeutico che tra poco si compirà in altre sale operatorie; e questo resta comunque un momento di grande e di autentica solidarietà umana e noi che siamo grati di avere l’opportunità di partecipare attivamente a questo evento”. L’obiettivo da raggiungere lavorando in squadra … Il trapianto. clinica infermieristica 18 Veronica Guerini Infermiera Pediatrica, Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena, Milano Con la collaborazione di: Antonella Petri, Gianni Bona, Teresa Bordone Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica, Università del Piemonte Orientale, Novara Epidemia Obesità Studio della popolazione pediatrica novarese, prevenzione ed educazione sanitaria Abstract: L’obesità rappresenta uno dei più importanti problemi di salute pubblica a livello mondiale e sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria epidemia che interessa non solo i paesi industrializzati, ma anche quelli in via di sviluppo con conseguente incremento della spesa pubblica sanitaria nei prossimi anni. Scopo dello studio: effettuare un’indagine di screening per sovrappeso e obesità tra bambini residenti in Novara, descrivere le abitudini alimentari e gli stili di vita della popolazione e definire l’eventuale utilità di un progetto di intervento relativo a consigli dietetici e al dispendio energetico rivolto a insegnanti e famiglie. Materiali e metodi: elaborazione e distribuzione di un libretto illustrante le finalità del progetto contenente un questionario per raccogliere dati relativi alle abitu- dini alimentari e all’attività motoria. Rilevazione di peso e statura con pesa e statimetro portatile nelle scuole di appartenenza. Casistica: comprende 616 ragazzi, 310 maschi e 306 femmine frequentanti le classi III e V elementare, I e II media di 10 scuole pubbliche di Novara, 5 ubicate in centro città e 5 in periferia. Risultati: Dall’elaborazione dei dati ottenuti risulta che il 24,4% della popolazione esaminata è sovrappeso o obeso, in particolare sono in sovrappeso il 28,1% dei maschi e il 20,6% della femmine. Anche nel gruppo dei bambini provenienti da paesi extracomunitari la prevalenza del sovrappeso è risultata del 24,1%. Mediante questionario è stato inoltre possibile ottenere informazioni circa le abitudini alimentari e l’attività fisica dei ragazzi. È comune a tutta la popolazione un basso consumo di frutta e verdura, un’ eccessiva assunzione di snack dolci e salati molto calorici e di fuori pasto. Questa situazione di eccessivo introito calorico è accompagnata ad una scarsa attività fisica. Il 57,1% dei normopeso pratica più di 2 ore di attività sportiva regolare alla settimana, la percentuale si riduce al 32,1% nella popolazione dei soggetti obesi. Trascorrono più di 2 ore al giorno davanti a TV, computer, videogiochi il 37,6% dei ragazzi normopeso e il 68,3% degli obesi. Conclusioni: questi risultati evidenziano che le scorrette abitudini alimentari e dello stile di vita sono presenti sia nella popolazione normopeso che negli obesi e confermano la necessità di un intervento terapeutico precoce in età infantile al fine di prevenire, nelle età successive, l’obesità e le patologie ad essa correlate. clinica infermieristica (foto Alberto Cataldi) 19 Introduzione Obesità e sovrappeso rappresentano un’importante sfida per la salute pubblica in tutto il mondo. (1) Il crescente interesse è dovuto sia all’ampia diffusione nei paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo, sia all’ormai riconosciuta associazione con l’obesità in età adulta e con patologie croniche e degenerative. Nei Paesi industrializzati l’obesità dell’età evolutiva rappresenta la più frequente causa di malnutrizione con una prevalenza stimata oltre il 20%, mentre in Asia e in Africa è inferiore al 10%. L’Italia è proprio il paese europeo con il più alto tasso di obesità infantile (36%). I fattori genetici sottendono la regolazione dell’appetito e del grasso corporeo; l’esistenza di una predisposizione genetica all’obesità è sostenuta da numerose evidenze scientifiche.(2) Tuttavia il recente e rapido incremento della prevalenza dell’obesità non può essere spiegato solo dai cambiamenti nell’assetto genetico ma sicuramente attribuito ai cambiamenti intercorsi nell’ambiente e nello stile di vita: la dieta ad alto contenuto calorico e la sedentarietà sono i fattori che maggiormente contribuiscono al’insorgenza dell’obesità.(3) Le abitudini di vita del bambino sono attualmente influenzate in modo importante da televisione, videogiochi, computer che occupano il tempo che invece dovrebbe essere dedicato allo sport ed al movimento. Contrariamente a quanto si credeva fino ad alcuni anni or sono, l’obesità del bambino e dell’adolescente non è da considerarsi uno stato di benessere fisico,(4) bensì una condizione che può condur- re, oltre al persistere dell’obesità in età adulta, ad una vasta serie di complicanze a breve e lungo termine, in particolare diabete di tipo 2, iperlipidemia, ipertensione (5), colelitiasi, aterosclerosi, malattie cardiovascolari, disturbi articolari, respiratori e gastrointestinali. Poiché non esistono ancora cure miracolose, anzi uscire da una condizione di obesità è un percorso molto lungo ed impegnativo, la prevenzione risulta essere il metodo migliore per contrastare questa patologia.(6) Da tutte queste considerazioni e poiché l’obesità è una patologia tanto diffusa e pericolosa è nato lo studio. Materiali e metodi Lo studio è stato condotto nel mese di Maggio 2009 su un campione di bambini frequentanti le classi III e V elementare, I e II media di 10 scuole pubbliche di No- clinica infermieristica vara, 5 ubicate in centro città e 5 in periferia. La scelta delle scuole era finalizzata ad ottenere una campione rappresentativo della popolazione. Nei mesi precedenti lo studio è stato elaborato e stampato un libretto illustrante le finalità dello studio, prevenzione dell’obesità e delle sue complicanze e la modalità di rilevazione delle misure nei bambini e ragazzi. Nel libretto era inserito un questionario composto da 11 domande chiuse a risposta multipla e 4 domande aperte, scelto per la sua rapidità e praticità, per raccogliere dati relativi alle abitudini alimentari e all’attività motoria (Figura 1). Poiché i soggetti presi in esame erano minorenni, è stata consegnata ai genitori anche un’informativa per il trattamento dei dati personali (ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs 196/2003) e il consenso informato, da consegnare firmato in caso di assenso. Inoltre per ogni studente è stato redatto un referto per i genitori in cui sono stati apportati i valori rilevati e si è data possibilità di essere seguiti presso la struttura della Clinica Pediatrica dell’Ospedale Maggiore di Novara. I questionari sono stati consegnati nelle scuole circa 7 giorni prima della visita al fine di permettere ai genitori un’accurata compilazione. Gli operatori che hanno eseguito le misurazioni sono stati preventivamente addestrati e sono stati uniformati i metodi di rilevazione al fine di minimizzare gli errori. Ogni bambino è stato misurato con i soli indumenti intimi in ambiente tranquillo al fine di evitare possibili disagi e ridurre il rischio di errori di trascrizione delle misure. Le misurazioni di statura e peso sono state rilevate mediante statimetro portatile e bilancia. La valutazione del grado di obesità e sovrappeso è stata effettuata mediante calcolo dell’ Indice di Massa Corporea (BMI= peso (Kg) / altezza (m) ²). Le variabili statura, peso e BMI sono state riportate sui Centili Italiani di riferimento per età e sesso elaborati da Cacciari nel 2006. Risultati La casistica dello studio comprende 616 ragazzi, 310 maschi e 306 femmine. Globalmente il 60% delle famiglie ha aderito allo studio, con un valore minimo del 31% in una scuola media del centro; tale percentuale 20 di partecipazione da parte delle famiglie è notevolmente inferiore all’atteso nonostante la sensibilizzazione ai genitori e il libretto distribuito precedentemente lo studio, segno probabilmente di sottostima del problema obesità o retrosia e vergogna nel riconoscere la presenza del problema. Il 18,8% della casistica era composta da bambini e ragazzi extracomunitari, percentuale maggiore rispetto a quella presente nella popolazione novarese di età compresa tra 8-13 anni stimata al10,2%. Dall’elaborazione dei dati ottenuti risulta che il 24,4% della popolazione esaminata è sovrappeso o obeso, in particolare sono in sovrappeso il 28,1% dei maschi e il 20,6% della femmine. (Figura 2). Due studi analoghi condotti sulla popolazione Torinese nel 1977 e nel 1999 riportavano una prevalenza del sovrappeso rispettivamente del 12% e del 24% nei maschi e dell’8% e del 19% nelle femmine.La distribuzione di obesità e sovrappeso nel gruppo di bambini extracomunitari è simile a quella di bambini italiani (6% vs 6,8% per obesità e 18,1% vs 17,6% per sovrappeso). 21 clinica infermieristica Dal confronto con altri studi condotti recentemente in Italia, il dato è drammatico: il trend di sovrappeso nel corso degli ultimi 30 anni risulta essere in continuo aumento nonostante molto sia stato fatto in termini di prevenzione e diffusione di informazioni circa il problema obesità. (Figura 3). Mediante il questionario è stato inoltre possibile ottenere informazioni circa le abitudini alimentari e l’attività fisica dei ragazzi. Tutti i bambini assumono 3 o più pasti al giorno ed in particolare pranzo e cena sono assunti dalla totalità dei bambini mentre la colazione dal 93% della popolazione. Gli obesi e i sovrappeso dichiarano meno frequentemente di consumare la colazione rispetto ai normopeso (87,8% vs 85,3% vs 95,7%). Il 30% della popolazione (25,5% degli italiani e 47% degli stranieri) dichiara di assumere fuori pasto prevalentemente costituiti da snack dolci e anche gli spuntini di metà mattina e metà pomeriggio sono prevalentemente scelti tra gli snack più calorici quali merendine, panini, pizzette,focacce e patatine spesso associati a succhi di frutta e the freddi. Il 100% della popolazione, sia italiana che straniera, dichiara di consumare il pranzo e il 99,8% la cena. Molto limitato è il consumo di verdura (50% tra italiani e stranieri) e frutta (67,3%). Analizzando la composizione dei pasti tra obesi, sovrappeso e normopeso non abbiamo rilevato differenze sulla composizione dei pasti. Tutti assumono primo e secondo, pane e frutta sono assunti in maggior quantità dai soggetti obesi ma tutti presentano una ridotta assunzione di verdura. Nella cena, rispetto al pranzo, si riscontra una aumento del consumo di verdura, probabilmente perché utilizzato come contorno, rispetto al pranzo (58,6% vs 51,6%). Gran parte della popolazione non assume la giusta quantità di pasta, ossia una porzione, ma effettua spesso il “bis” (non fanno mai il bis solo il 41,7% della casistica). L’abitudine di mangiare fuori orario è piuttosto diffusa, sia tra italiani (31,3%) che stranieri (43,5%) e gli alimenti più frequenti sono caramelle, biscotti, cioccolatini, merendine e panini. Tra gli obesi il 39% dichiara di mangiare fuori orario, percentuale leggermente superiore a quella di sovrappeso (37,6%) e normopeso (32,2%). Più della metà della casistica (63,8%) dichiara di mangiare fuori casa (nonni, zii, amici e altri); tale percentuale aumenta al 68,3% tra gli obesi. L’acqua naturale è la bevanda più utilizzata per dissetarsi (78,6%), sia tra italiani (75,6%) che stranieri (91,3%), seguita da succhi di frutta 30,9%, acqua frizzante (27,5%) ed infine da bevande gasate (24,4%). Gli stranieri, rispetto agli italiani, dichiarano di assumere più succhi di frutta (46,1% vs 27,4%). Un maggior consumo di bevande gasate è stato rilevato tra i bambini più grandi e tra gli obesi. La maggioranza della popolazio- clinica infermieristica ne frequenta pizzerie e fast-food meno di una volta al mese (59,2%). Questa situazione di eccessivo introito calorico è accompagnata ad una scarsa attività fisica. Il 57,1% dei normopeso pratica più di 2 ore di attività sportiva regolare alla settimana, la percentuale si riduce al 32,1% nella popolazione dei soggetti obesi. I metodi più utilizzati per raggiungere la scuola sono la macchina dagli italiani (58,7%) e la camminata a piedi dagli stranieri (77,4%). È tra i ragazzi delle medie che aumenta l’uso della bicicletta (16,1%). Il numero di ore trascorse al giorno davanti a TV, computer, videogiochi è in media 2,5. Trascor- 22 rono più di 2 ore al giorno davanti a TV, computer, videogiochi il 37,6% dei ragazzi normopeso e il 68,3% degli obesi. (Figura 4). di vita sono presenti anche nella popolazione proveniente da paesi extracomunitari, senza significative differenze con la popolazione novarese segno di come anche la popolazione straniera acquisisce le nostre cattive abitudini alimentari e una scarsa abitudine all’attività fisica, forse dovute alle scarse condizioni economiche e quindi all’impossibilità ad acquistare cibi freschi e di prima scelta e a praticare sport e attività fisiche. L’attività motoria, pur essendo ben rappresentata nel gruppo dei normopeso, è limitata tra gli obesi che trascorrono il maggior numero di ore davanti a TV, videogiochi e computer. Si conferma la necessità di un intervento terapeutico precoce in età infantile al fine di prevenire, nelle età successive, l’obesità e le patologie ad essa correlate. Dovrebbe quindi essere attivato un progetto di educazione sanitaria rivolto a genitori ed insegnanti finalizzato ad una corretta informazione sull’educazione alimentare e sui sani stili di vita perché la prevenzione risulta essere ancora la “terapia” migliore per combattere l’obesità e le sue complicanze. CONCLUSIONI I risultati ottenuti evidenziano che le scorrette abitudini alimentari, ossia frequenti fuori pasto, eccessiva assunzione di carboidrati come “bis” di pasta e utilizzo di snack dolci e salati, scarsa assunzione di frutta e verdura, e uno scorretto stile di vita sono presenti sia nella popolazione normopeso che negli obesi. Questo ci conferma che è diffusa una scarsa conoscenza delle corrette abitudini alimentari nella maggioranza delle famiglie prese in esame e possiamo supporre in tutta la popolazione. La prevalenza dell’obesità e le alterate abitudini alimentari e gli stili BIBLIOGRAFIA 1) Cali A, Caprio S 2008 Obesity in Children and Adolescents. J of Clinical Endocrinology & Metabolism Vol.93 (111): s31 2) Bona G, De Sanctis C, Regolazione dell’appetito, Ediz Centro studi auxologici, 2006; 121-124. 3) S. Bernasconi, L. Iughetti, L. Ghizzoni, Endocrinologia Pediatrica. Mc Graw Hill 2001 4) Caprio S, MD, Daniels S, Drewnowski A, Kaufman F, Palinkas L, Rosenbloom A, Schwimmer J. Influence of Race, Ethnicity, and Culture on Childhood Obesity: Implications for Prevention and Treatment, a consensus statement of Shaping America’s Health and the Obesity Society . Diabetes Care. Novembre 2008, Vol. 31, 11. 5) Rahmouni K, Correia ML, Haynes WG, Mark AL. Obesity-associated hipertension: new insights into mechanisms. Hypertension. 2005, Vol. 45, 1 (9-14). 6) Maffeis C, Silvagni D, Consolaro A, Grezzani A. Inquadramento diagnostico dell’obesità. Area Pediatrica. Giugno 2005. 23 legislazione A cura di Antonella Arreni Presidente IPASVI Novara VCO Master in Metodologia e analisi della responsabilità professionale nell'area infermieristica La contenzione... un problema ancora aperto La contenzione fisica è un argomento controverso e complesso, ancora oggi molto dibattuto, resta un problema di non facile gestione per gli operatori sanitari. Con quest’articolo si vuole fare chiarezza, senza la pretesa di essere esaustivi, su alcuni punti essenziali. In passato il ricorso alla contenzione faceva parte della routine assistenziale all’interno dei manicomi; oggi la contenzione persiste soprattutto nelle strutture geriatriche, nelle lungodegenze e nelle case di riposo, ma vi si ricorre anche nelle strutture ospedaliere per acuti come rianimazioni, pronto soccorso, reparti chirurgici, medicine generali. Se da un lato il ricorso alla contenzione è ritenuto necessario per il trattamento terapeutico, dall’altro l’utilizzo di mezzi contenitivi ha dato luogo a responsabilità penali a carico degli operatori sanitari1. DEFINIZIONE: per contenzione s’intende l’uso di forza fisica2, o di mezzi meccanici3, o farmacologici4, limitanti la sfera di libertà di una persona, con partico- 1 Rodriguez, Medicina legale per infermieri, p. 219, Carocci, 2004. 2 La contenzione fisica fa riferimento al ricorso della forza fisica e persegue lo scopo di aiutare il paziente a superare una situazione critica. 3 La contenzione meccanica è quella che si esercita attraverso strumenti come le spondine del letto, cinture, polsiere o cavigliere, corpetti. E’ consentita unicamente quando destinata ad apportare un qualche beneficio al paziente. 4 La contenzione chimica o farmacologica è legata all’uso di farmaci psicoattivi. E’ ammissibile quando abbia natura di intervento sanitario, da evitare quando persegue finalità di controllo in persone di non facile gestione. legislazione 24 (foto Alberto Cataldi) lare riguardo alle sue capacità di movimento, con la finalità di garantire la corretta esecuzione di un trattamento diagnostico o terapeutico o per assicurare l’incolumità dell’assistito o di persone terze. RIFERIMENTI LEGISLATIVI: in passato il legislatore, attraverso la norma, Regio Decreto 615/1909, specificava che il ricorso ai mezzi coercitivi, da parte degli infermieri era consentito solo in casi eccezionali e con il permesso scritto dei medici. L’articolo 60 dello stesso decreto prevedeva anche che,... Nei manicomi debbono essere aboliti o ridotti ai casi assolutamente eccezionali i mezzi di coercizione degli infermi e non possono essere utilizzati se non con l’autorizzazione scritta del direttore o di un medico dell’istituto. Il R.D. 615/1909 è stato abrogato dalla legge n. 180 del 1978. Altri riferimenti sono contenuti nell’art. 32 della Costituzione che recita: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Sempre la Costituzione italiana all’art. 13: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa nessuna forma di detenzione … omisiss… E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione 5 Nursing Oggi, 2001, 4: 62-66 6 D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005. di libertà. L’art. 41 della legge n. 354 del 26 luglio 1975 afferma: “Non può essere usato alcun mezzo di coercizione fisica se non espressamente previsto dal regolamento e comunque non vi si può far ricorso a fini disciplinari, ma solo al fine di evitare danni a persone o cose o di garantire l’incolumità del soggetto. “L’uso deve essere limitato, al tempo strettamente necessario, e deve essere costantemente controllato dal sanitario”. L’articolo 82 del DPR n. 230 del 30 giugno 2000 afferma: “La coercizione fisica, consentita per le finalità indicate dal comma terzo dell’art. 41 citato, si effettua sotto controllo del sanitario con l’uso dei mezzi impiegati per le medesime finalità presso le isti- 25 legislazione tuzioni ospedaliere pubbliche”. Il Codice Penale prevede situazioni nelle quali la contenzione è giustificata come l’art. 51 “Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere” o l’articolo 54 “Stato di necessità”. Vale la pena evidenziare che lo stato di necessità, previsto dal nostro codice penale, legittima un soggetto all’azione (nel nostro caso, contenere!!) indipendentemente da una manifestazione di volontà da parte del soggetto passivo, cioè senza l’espressione del consenso. Naturalmente il ricorso allo stato di necessità richiede l’esistenza di tutti i requisiti previsti dalla legge come l’attualità del pericolo di danno grave alla persona (valutazione ex ante) e la non evitabilità del pericolo. La contenzione deve apparire come unico mezzo che il sanitario possiede per fronteggiare il pericolo. Evidentemente il legislatore vuole stringere il campo di operatività della norma. Nel caso invece la contenzione fosse sostenuta per sopperire a carenze organizzative del personale sanitario, si possono configurare i reati di sequestro di persona (art. 605 c.p.), violenza privata (art. 610 c.p.) e maltrattamenti (art. 572). RIFERIMENTI DEONTOLOGI CI: il codice deontologico degli infermieri (2009), pone l’accento anche sugli aspetti della contenzione. L’articolo 30 evidenzia che l’infermiere si adopera affinché il ricorso alla contenzione sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali. Il Codice deontologico proclama che la contenzione è inaccettabile quando è un’implicita risposta alle necessità istituzionali. L’infermiere, in assenza della prescrizione, (Codice Deontologico . . . sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali) può applicare le misure contenitive se ne ravvisa la necessità, motivando e documentando quanto attuato, in particolar modo rispetto al processo valutativo che ha condotto all’attivazione della contenzione. Quali responsabilità per gli operatori? La giurisprudenza, in una non recentissima sentenza, (Tribunale di Milano, 4 aprile 1979) ha stabilito la legittimità della contenzione fisica quando il suo ricorso, è motivato da necessità terapeutiche. Possiamo definire la contenzione come un atto medico prescrittivo pertanto, la decisione di contenere un paziente, deve essere riportata nella cartella medica e infermieristica. La prescrizione deve chiaramente indicare: la motivazione che ha portato alla contenzione, il mezzo contenitivo adottato e la durata. Alla luce di quanto sopra, l’utilizzo di un metodo di contenzione, se strettamente necessario, deve essere appropriato e ben documentato, oltre che limitato nel tempo. E’ raccomandata l’adozione di un protocollo multidisciplinare per la gestione della contenzione fisica per garantire la correttezza del trattamento oltre che monitoraggio 7 M. Marin, Sole 24 Ore Sanità, p. 27, 13-19 marzo 2007. temporale per tutelare utenti e operatori5. La responsabilità della prescrizione del trattamento è medica e deriva da una valutazione attuale, l’infermiere è responsabile della corretta attuazione e del controllo, che può esercitare anche attraverso l’utilizzo dell’operatore di supporto (OSS). Tuttavia la decisione di applicare o meno la contenzione deve scaturire da una valutazione collegiale che trova giustificazione giuridica solo quando consiste in un trattamento terapeutico o preventivo6. L’uso dei mezzi di contenzione, sia fisica sia farmacologica, è vietato per i pazienti in età pediatrica, divieto sancito dalla “Carta dei diritti del bambino ricoverato in ospedale” del Consiglio d’Europa. E’ corretto rilevare anche la possibile responsabilità dei dirigenti di struttura, rispetto alla congruità del personale per garantire un’adeguata assistenza e un appropriato monitoraggio dell’uso di mezzi contenitivi. La sentenza di Corte di Cassazione n.27882/2003 riporta che l’economicità della gestione di una casa di riposo per anziani, non può giustificare alcun deficit di assistenza, ciò al fine di evitare che i mezzi di contenzione, invece che misura straordinaria e temporanea, diventino strumento abituale di compensazione a carenze di organico7. Utile ricordare l’articolo 40, comma 2, del codice penale che afferma: “Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. legislazione leg Quali avvertenze adottare? ❏ La contenzione NON può essere imposta per più di 12 ore consecutive salvo che non lo richiedano le condizioni del soggetto ❏ Durante il periodo di contenzione garantire al paziente la possibilità di movimento per non meno di 10 minuti ogni 2 ore ❏ Ogni 3-4 ore valutare l’eventuale insorgenza di effetti dannosi, direttamente attribuiti alla contenzione, come abrasioni, ulcerazioni, edemi, ematomi etc. ❏ La sicurezza ed il comfort del paziente sono aspetti da perseguire per tutta la durata della contenzione ❏ Quanto sopra deve essere sempre opportunamente documentato, anche attraverso schede di monitoraggio chiare, rispetto a quanto messo in atto dagli operatori oltre che alle condizioni della persona assistita. L’infermiere, responsabile dell’assistenza, dovrà garantire la corretta applicazione della contenzione, coinvolgendo nella pianificazione, sia i colleghi, sia il medico, che il personale di supporto. 26 RACCOMANDAZIONI Sono state proposte alcune raccomandazioni sulla base dei risultati di alcuni studi di livello III e IV: 1.Ridurre la variabilità che esiste nella pratica clinica (è raccomandato che le organizzazioni e gli erogatori di assistenza adottino un metodo standardizzato nell’uso dei dispositivi per la contenzione fisica) 2.Ridurre il rischio di ferita • La contenzione fisica dovrebbe essere usata soltanto come ultima risorsa e soltanto quando i potenziali benefici sono più grandi del danno potenziale • Se deve essere usata la contenzione fisica, è raccomandato che sia impiegato il minimo livello di contenzione che assicura la sicurezza della persona, o che facilita il trattamento • Una volta iniziata, l’esigenza della contenzione fisica dovrebbe essere rivalutata regolarmente Joanna Briggs Istitute Physical Restraint- Part 1: Use in Acute and Residential Care Facilities Systematic Review. BIBLIOGRAFIA 1.I Quaderni de l’Infermiere, n. 25 luglio 2009 2.Professione Infermiere, marzo 2009, 1: 40-42 3.La contenzione fisica in ospedale, www.evidencebasednursing.it 4. A. Zagari, La contenzione fisica del malato: aspetti giuridici. Io Infermiere, 2/2006, 2:54-60 5. Zanetti E., Costantini S., Uso dei mezzi di contenzione fisica, Gruppo di ricerca di Geriatria, 2001 6. D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005 7. M. Schiavon, La contenzione. Il recupero della centralità della persona assistita. L’assistenza, la sicurezza, Lithos, Roma, 2006 8. Best Practice, Contenzione fisica, volume 6, Issue 3-4, 2002 9. Codice deontologico dell’Infermiere, 2009 10. Codice Penale 27 interviste A cura di Luciano Giroldini Infermiere Coordinatore e Consigliere IPASVI Novara VCO Presentazione della sede di Novara del corso di laurea in infermieristica dell'università del Piemonte Orientale "A. Avogadro" BREVE PRESENTAZIONE ITER FORMATIVO Si riprendono le interviste dedicate alle presentazioni dei Corsi di Laurea delle nostre Professioni. L'intervista di questo numero è rivolta al Coordinatore del Corso di Laurea in Infermieristica di Novara, Dottoressa Barbara Suardi. Nata nel 1971. Divenuta infermiera nel 1992 ho svolto attività clinica in Unità Coronarica dell'azienda ospedaliera Maggiore della Carità di Novara fino al 2002. Negli anni di esperienza clinica ho approfondito la mia formazione con una specializzazione in area critica ed emergenza a Torino. Successivamente ho svolto attività professionale in Ufficio Qualità della stessa Azienda, dove mi occupavo di gestione del Rischio Clinico e di Gestione per Processi. La mia formazione è continuata con un diploma di Scuola Universitaria Diretta a Fini Speciali per Infermieri Insegnanti e Dirigenti (IID) e laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche presso l'Università degli Studi di Milano nel 2005. Dal 2008 mi sono dedi- cata alla formazione universitaria della professione infermieristica con il Coordinamento della Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche e con il Coordinamento della Laurea in Infermieristica dell'Università del Piemonte Orientale. Gli ambiti di interesse sono quindi stati la Didattica e la pratica dell’EBN, che ho approfondito con corsi universitari di perfezionamento e di II livello. Insegno dal 1996 presso i corsi di Ostetrica e Infermiere e da alcuni anni anche nel corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Parallelamente alle attività di docenza formale mi sono occupata di formazione continua delle Professioni Sanitarie con collaborazioni aziendali e con l'università Bocconi. Dal 2003 ho svolto attività di consulenza per aziende sanitarie nell'ambito della gestione per processi. 28 (f t Alb t C t ldi) interviste PRESENTAZIONE DELLO STAFF Lo staff del Corso di Laurea in Infermieristica – Sede di Novara è costituito da un gruppo di 12 tutor pedagogiche di ricca esperienza e formazione. Sette sono coordinatori infermieristici. Lo staff proviene interamente dall'esperienza di tutoraggio clinico ed affiancamento degli studenti nell'ambito clinico. Il gruppo comprende Tutor con formazione specifica destinata alla didattica tutoriale (master in tutoring), al coordinamento e laureati magistrali. Alcune sono attualmente in formazione. L'età media è di circa 40 anni, con oltre 20 anni di anzianità media lavorativa. Cinque tutor pedagogiche sono dedicate al primo anno , due del- le quali di recente inserimento. Quattro sono dedicate al II anno di corso e tre al III anno. Il modello organizzativo di lavoro che è stato condiviso consente di gestire le attività proprie del gruppo di studenti afferenti all'anno di corso ma anche di garantire la conoscenza delle problematiche afferenti al corso di Laurea e l’integrazione fra tutor pedagogiche e tutor clinici afferenti ai reparti sedi di tirocinio. Lo staff garantisce a oltre 450 studenti afferenti alla sede di Novara: ■ la consulenza pedagogica, indirizzando gli studenti verso il raggiungimento di obiettivi di apprendimento differenziati per anno di corso, ■ il supporto disciplinare, garantendo il confronto basato su una profonda esperienza clinica, ■ la gestione degli aspetti orga- nizzativi del tirocinio, dell'attività di laboratorio e di una parte delle lezioni teoriche. Il gruppo tutoriale pedagogico si avvale principalmente di momenti di presenza in reparto durante i quali favoriscono la discussione di casi clinici reali e la comunicazione Università-sedi di tirocinio clinico, della didattica di laboratorio (esercitazioni pratiche e simulazioni di esperienze di tirocinio), del lavoro a piccoli gruppi per attività di revisione dell'esperienza di tirocinio e della didattica d'aula tradizionale. Alcune tutor pedagogiche sono docenti dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie. La sede del corso di Laurea ha al suo attivo la collaborazione con oltre duecento tutor clinici e affiancatori distribuiti in numerose sedi di tirocinio presenti nel quadrante. 29 interviste (foto Alberto Cataldi) ORGANIGRAMMA DEL CORSO DI LAUREA E RELAZIONI CON LE ALTRE SEDI FORMATIVE LA SEDE DI NOVARA DEL C.L. NEL CONTESTO UNIVERSITÀ 'A.AVOGADRO': LOGICHE DI COLLABORAZIONE E OBIETTIVI GENERALI L'università del Piemonte Orientale, nell'ambito della Facoltà di Medicina Chirurgia e Scienze della Salute, ha previsto un'organizzazione su sei sedi. Novara è la sede di maggiore dimensione, nella quale le lezioni teoriche avvengono in presenza del docente, mentre le sedi staccate utilizzano la teledidattica per garantire le lezioni teoriche allo studente. Il piano di studi comprende le discipline teoriche e le attività pratiche. Le lezioni teoriche, pertanto, sono pianificate da uffici universitari, mentre il tirocinio clinico è progettato dal Coordinatore e dal corpo delle Tutor Pedagogiche. Il Coordinatore provvedere anche a garantire un raccordo tra le attività teoriche proposte in aula agli Studenti e le esperienze pratiche di apprendimento. Ciò si attua garantendo allo Studente la possibilità di raggiungere obiettivi differenziati per anno accademico, valutati attraverso l’esperienza di tirocinio e l’esame annuale di tirocinio. In concerto con il Presidente del Corso di Laurea, questo modo di procedere consente di completare la formazione base dell’Infermiere (autonomia tecnico-professionale) e di consentire allo Studente l’accesso all’esame di Stato abilitante alla Professione Infermieristica. MODALITÀ DIDATTICA E OFFERTA FORMATIVA: INNOVAZIONE DELLA DIDATTICA, RESPONSABILIZZAZIONE DELLO STUDENTE NEL SUO PERCORSO FORMATIVO L'impostazione della didattica è di tipo curriculare, ovvero si pone al centro la definizione di obiettivi di apprendimento e si scompo- ne il percorso in fasi; si scelgono precise strategie di insegnamento e la valutazione finale descrive il livello di apprendimento raggiunto dallo Studente. Nel caso degli studenti di Infermieristica un obiettivo trasversale al triennio è quello di essere in grado di utilizzare la metodologia di pianificazione per obiettivi come indicato nel Profilo professionale. Il percorso dello studente può contare su un triennio di studi universitari e di tirocinio clinico: pertanto ogni anno accademico consentirà di raggiungere progressivamente la competenza nel pianificare l’assistenza infermieristica. In particolare lo studente di Infermieristica al termine del primo anno deve saper rilevare i bisogni di base della Persona e deve saperli gestire in relazione alle risorse a disposizione (Accertamento e diagnosi dei problemi infermieristici). Al termine del primo anno gli esami teorici (8 corsi integrati) e l'esame di tiro- interviste cinio consentono di individuare il livello di apprendimento dello studente rispetto alla capacità di raccogliere dati, individuare problemi infermieristici e al possesso di conoscenze in ambito biomedico. Nel secondo anno si promuove l'apprendimento della capacità di pianificare interventi e valutare i risultati dell'assistenza, mentre durante il terzo anno si potenzia l'apprendimento complessivo e lo studente si può dedicare a produrre la tesi di laurea. In ciascun anno accademico lo studente sostiene gli esami dei corsi integrati teorici e gli esami di tirocinio. L'impostazione curriculare richiede allo studente molta autonomia e abilità nell'organizzare il proprio percorso di studi, poiché l'approccio descritto richiede che lo studente non subisca passivamente i mandati di studio e tirocinio ma che si renda attivo nel “cercare” delle occasioni di apprendimento in reparto e in aula. Tale aspetto ci ricorda che gli studenti devono favorire un rapporto di scambio di conoscenze con i professionisti che seguono il tirocinio clinico in reparto e non attendere di essere indirizzati verso attività assistenziali basate solo sulla disponibilità dei Tutor e degli Affiancatori. Nell’arco dell’ultimo biennio il gruppo ha cercato di portate innovazione nel percorso universitario dell’Infermiere attraverso: Il potenziamento dei momenti di discussione di casi clinici in reparto; L'introduzione di attività di revisione a piccoli gruppi dell'esperienza di tirocinio; Il supporto alla didattica d’aula con momenti di apprendimento on line (didattica blended, attual- 30 mente in fase di sperimentazione); L’integrazione della didattica d’aula con laboratori di simulazione tenuti dai Tutor clinici ed Affiancatori; La progettazione di laboratori propedeutici al tirocinio degli Studenti del primo anno di corso sempre tenuti dai Tutor Clinici ed Affiancatori di tutte le sedi di tirocinio; L’avvio della formazione specifica dei Tutor clinici e Affiancatori (occasione di confronto su temi relativi all’apprendimento e al tirocinio che ha fornito molti ulteriori spunti di miglioramento); L’introduzione dell’Offerta Formativa di reparto come strumento di lavoro con gli Studenti tirocinanti. OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PERCORSO DI TIROCINIO Il valore del tirocinio come momento professionalizzante è dimostrato e sempre più ritornano informazioni sulle potenzialità ancora aperte che lo Studente può sfruttare nell'ambito pratico. Attualmente gli obiettivi del tirocinio clinico sono indicati nel Core Curriculum di tirocinio I, II e III anno, che suddivide nel triennio gli obiettivi di apprendimento in un'ottica di aumento progressivo della complessità e delle competenze richieste agli Studenti (I documenti sono leggibili da qualsiasi computer collegandosi alle pagine web del Corso di Laurea in Infermieristica all’indirizzo http:// www4.med.unipmn.it/edu/corsi/ ps/infermieristica/ , dove è possibile consultare gli obiettivi di tirocinio nell'area PROGRAMMI). In sostanza si chiede allo studente di acquisire nel tirocinio durante il primo e secondo anno di corso capacità di osservazione e analisi dei dati e delle informazioni, capacità di pianificazione e abilità comunicative e relazionali con i pazienti ed i colleghi. Tali aspetti, che divengono capacità e competenze molto rilevanti nell'attività professionale, sono affiancati a conoscenze di tipo tecnico-gestuale, ovvero la conoscenza e padronanza di tecniche assistenziali pratiche. Anche in questo caso le tecniche che lo studente deve apprendere nel triennio sono declinate anno per anno, in una logica di incremento progressivo della difficoltà e della rischiosità della manovra, nonché in una logica di possesso di conoscenze necessarie a governare adeguatamente il gesto assistenziale. In pratica non viene richiesto allo Studente del primo anno di corso di effettuare tecniche quali punture arteriose o clismi con sonda, poiché non è possibile garantire che le conoscenze necessarie siano possedute interviste e che lo studente sia in grado di prendere decisioni che tengano in considerazione le condizioni della Persona Assistita. Le Tutor Pedagogiche infatti si rendono costantemente disponibili a discutere con Studenti, Tutor Clinici ed Affiancatori le motivazioni delle scelte di differenziazione del Core Curriculum e ne favoriscono l’aggiornamento continuo in relazione al progredire della conoscenza e dei tempi. SEDI DI TIROCINIO DEGLI STUDENTI E MODALITÀ DI ASSEGNAZIONE DELLO STUDENTE NELLE SEDI DI TIROCINIO Attualmente le sedi di tirocinio distribuite nella provincia di Novara e Vercelli offrono agli Studenti una notevole varietà di scenari di pratica clinica. Le sedi attualmente coinvolte sono: • Arona • Borgomanero • Borgosesia • Galliate • Gattinara • Novara • Vercelli • Centro Medico Veruno • Istituto De Pagave di Novara • Territorio ASL NO • Territorio ASL VC • RSA di Santhià • RSA di Cigliano • Country Hospital di Varallo • Clinica “I Cedri” di Fara Novarese. Nel prossimo anno accademico sono in valutazione anche altre sedi di area medica. Purtroppo una criticità tutt’ora presente nella pianificazione dei tirocini è la cronica e sempre più consistente carenza di posti di ti- rocinio in area chirurgica. L’approccio scelto dal Corso di Laurea in Infermieristica – Sede di Novara, prevede, dopo la rilevazione dei posti complessivamente disponibili nei reparti su segnalazione dei Coordinatori Infermieristici, di favorire esperienze in area medica e chirurgica di base, in area medica e chirurgica specialistica, in territorio e in area intensiva secondo schemi stabiliti e ricorrenti che consentirebbero ad ogni Studente di effettuare almeno 6 esperienze differenziate nelle varie aree, nonché la ripetizione di un’area e la scelta individuale di una esperienza di tirocinio finalizzata alla scrittura della tesi (fino ad un massimo di 9 esperienze). L’approccio studiato dalle Tutor Pedagogiche di sede risponde alle esigenze di programmazione dei posti e alla contingente grave difficoltà a collocare numericamente quasi cinquecento studenti negli ambiti di tirocinio più funzionali alla formazione accademica. Infatti, ad oggi, lo studente alterna periodi di frequenza alle lezioni a periodi di circa due mesi di pratica clinica per consentire turnazioni a blocchi nei reparti: non è infatti possibile assicurare la frequenza contemporanea di tre anni accademici e si è proceduto a inserire il primo e secondo anno contemporaneamente, mentre il terzo anno accede al tirocinio quando i primi due sono in aula per le lezioni teoriche. L’esperienza organizzativa del tirocinio cumulata in questi anni consentirà di rivedere l’impostazione del tirocinio in futuro. NUOVO PIANO DI STUDI La riforma iniziata nel 2004 con il decreto ministeriale 270 si concretizzerà il prossimo anno acca- (foto Alberto Cataldi) (foto Alberto Cataldi) 31 demico e comporterà la revisione dell'intero piano di studi. Verranno rivisti gli insegnamenti teorici e l'attività di tirocinio. Saranno anche formalizzati gli insegnamenti che prevedono Laboratori pratici. La vera novità consiste nell'incremento dei crediti formativi a favore del tirocinio, che passerà da 58 a 65 crediti, più 3 di laboratorio, garantendo 300 ore in più di attività pratica per ogni Studente (due mesi circa). Tale strategia, condivisa con il Presidente del Corso di Laurea Prof. Avanzi e con il corpo tutoriale, viene dalla volontà di conferire al tirocinio un notevole peso nella formazione e professionalizzazione dell'Infermiere: è importante quindi continuare a riflettere sui punti di forza dell'apprendimento dall'esperienza cogliendo ogni suggerimento dei colleghi Infermieri che quotidianamente lavorano con gli studenti nei reparti di tirocinio. informazioni 32 A cura di Antonella Arreni Presidente IPASVI Novara VCO Assicurazione per Responsabilità Civile per chi volesse saperne di più Il “Sistema di Protezione IPASVI” offerto agli iscritti, insieme alla polizza assicurativa, è un nuovo approccio al problema della responsabilità professionale. Non è solo importante fronteggiare le emergenze, ma anche raccogliere tutte le esperienze, al fine di monitorare i sinistri nell'attività infermieristica, uniformare i comportamenti su come fronteggiare le situazioni di rischio, fornire un aiuto effettivo come consulenza legale e infermieristica. Non è una fissazione, ma riteniamo che l'aspetto assicurativo, oggi più di qualche tempo fa, debba essere preso in considerazione, a fronte dell’aumento esponenziale delle denunce a carico degli operatori sanitari, oltre all’aumento dei rischi tanto che, la Marsh ha riqualificato il valore assicurativo degli ospedali. Dal recente studio è emerso che avvengono 9,68 sinistri ogni cen- to posti letto, 2,59 ogni mille ricoveri, 16 eventi ogni cento medici e 7,05 ogni cento infermieri (dato nazionale che vede differenze in relazione alla localizzazione geografica). Riteniamo pertanto utile, ricordare le condizioni contrattuali della Polizza R.C. Professionale, proposta dalla Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI MASSIMALE di Euro 2.000.000, unico per sinistro e per anno per la garanzia di Responsabilità Civile verso terzi, con un premio annuale di Euro 48.00 (per le adesioni effettuate tra il 01/10 e il 31/03 il premio è ridotto del 50%). OGGETTO DELL’ASSICURA ZIONE: l’RCT 1 tiene indenne l’Assicurato, civilmente responsabile ai sensi di legge, nel caso questi sia tenuto a risarcire danni (capitale, interesse e spese), involontariamente cagionati a terzi2, per morte, per lesioni personali e per distruzione o deterioramento di cose, in relazione all'esercizio dell'attività professionale, anche nell'ambito dell'attività di Emergenza 118 e del Coordinamento (con esclusione della responsabilità patrimoniale). Inoltre quando l'Assicurato è tenuto a pagare, quale civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di rivalsa esercitata dall’Ente presso cui esercita la propria attività professionale, per i casi di colpa grave. CHI PUÒ ADERIRE: possono aderire alla Convenzione esclusivamente gli Infermieri, Assistenti sanitari e gli Infermieri pediatrici iscritti ad un Collegio IPASVI, in regola con le quote associative. ESTENSIONE TERRITORIA LE: l'assicurazione vale per danni che avvengono in tutte le nazioni del mondo, con esclusione di U.S.A., Messico e Canada. L'assicurazione è valida anche per chi esercita la professione, in territorio Svizzero. 1 Contratto volto a tenere indenne l'assicurato rispetto al risarcimento dei danni cagionati ad una persona terza. Può coprire la responsabilità contrattuale dell'assicurato, quella extracontrattuale, ovvero entrambe. 2 Chi è il c.d. terzo? Terzi sono tutte le persone al di fuori dell'assicurato, tranne: il coniuge, i genitori, i figli, i fratelli, e qualsiasi altro parente o affiliato conviventi con l'assicurato. 33 informazioni DECORRENZA E TERMINE: la scadenza è fissata al 30 aprile di ogni anno, indipendentemente dal momento di adesione. Le garanzie decorrono, per le nuove adesioni, dalle ore 24.00 dell'ultimo giorno del mese in cui l'iscritto esegue il versamento e, per i rinnovi, dalle ore 24.00 del 30 aprile di ogni anno, purché l’iscritto abbia provveduto al pagamento del premio di rinnovo. RINNOVI: è sufficiente provvedere al pagamento del bollettino postale che verrà recapitato, presso il domicilio. DISDETTA: deve essere comunicata per iscritto, tramite raccomandata, almeno 60 giorni prima della data di scadenza dell’assicurazione. RETROATTIVITÀ DI 36 MESI: sono garantite le richieste di risarcimento pervenute per la prima volta all'Assicurato durante il periodo il periodo di validità del contratto, purché relative a comportamenti colposi posti in essere non oltre 36 mesi prima della data di decorrenza della copertura. GARANZIA POSTUMA: nel caso di cessazione del rapporto assicurativo conseguente a decesso dell'Assicurato e a cessazione dell'attività, l'assicurazione vale altresì per i danni derivanti da comportamenti colposi attuati durante il periodo di validità del contratto, denunciati alla Società Assicurativa entro 12 mesi dalla cessazione del contratto stesso. CONFERMA DELLA COPER TURA: si ricorda che, per ogni nuova adesione, è inviata una “Lettera di Conferma Copertura”, ma in ogni caso, anche nell'evenienza che la conferma non arrivi, farà fede, per la dimostrazione dell'esistenza della copertura assicurativa, la data del bollettino del versamento postale effettuato e che l'Assicurato dovrà sempre allegare alla propria denuncia di sinistro unitamente al modulo di adesione. IN CASO DI SINISTRO: l’Assicurato deve darne avviso scritto alla Willis Italia SpA o alla Carige Assicurazioni S.p.A. entro nove giorni da quando ne ha avuta conoscenza. Devono seguire, nel più breve tempo possibile, le altre indicazioni sulle modalità di accadimento del fatto dannoso di cui l'Assicurato sia venuto a conoscenza, nonché i documenti e gli atti giudiziari o amministrativi relativi al sinistro successivamente a lui pervenuti. PRESENZA DI ALTRE ASSI CURAZIONI: nel caso in cui si abbia o si stipuli in seguito anche un'altra assicurazione per lo stesso rischio previsto dalle polizze stipulate con Carige in convenzione con la Federazione, ai sensi dell'art. 1919 c.c, è necessario comunicare per iscritto alla Carige Assicurazione S.p.A. tale evenienza. In caso di sinistro è necessario darne avviso a tutti gli assicuratori, indicando a ciascuno il nome degli altri. Per ulteriori informazioni rivolgiti al tuo Collegio oppure scarica LE CONDIZIONI ASSICURATIVE che trovi sul sito www.ipasvinovara.it attraverso il link Willis Italia S.p.A. informazioni 34 A cura di Gabriele Fasolini Vicepresidente IPASVI Novara VCO Al via il nuovo corso FAD per infermieri e medici Da Dicembre 2010 è partito il nuovo programma di formazione a distanza sostenuto dall’IPASVI e dalla FNOMCeO grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero della Salute. Nella prospettiva di offrire ai propri iscritti sempre più occasioni di formazione a distanza, le due Federazioni nazionali hanno infatti deciso di sviluppare una piattaforma comune (FadInMed). Il primo corso, dedicato a tutti gli infermieri, assistenti sanitari e infermieri pediatrici italiani (oltre a medici e odontoiatri) riguarda la gestione del rischio clinico e in particolare la Root Cause Analysis (RCA), l’analisi cioè delle cause profonde degli eventi avversi, che può aiutare le organizzazioni e gli operatori sanitari a raggiungere obiettivi di sicurezza e di miglioramento della qualità. Il corso, che eroga 12 crediti ECM, è del tutto gratuito ed è strutturato in fasi. Prima di iniziare il corso l’operatore sanitario può valutare le proprie conoscenze con una serie di domande a risposta multipla. A questa prima fase segue la lettura del materiale informativo, in questo caso il Manuale sulla Root Cause Analysis prodotto dagli esperti del Ministero della Salute, disponibile in formato pdf nel sito. Dopo eventuali ulteriori approfondimenti (attraverso link ragionati) si può affrontare il cuore della formazione, centrata su scenari clinico-assistenziali. Ogni scenario è dedicato a un argomento specifico e prevede anzitutto un’esercitazione applicativa e la possibilità di confrontare le proprie idee con i colleghi attraverso forum di discussione, moderati da esperti. Terminata questa fase si accede a un questionario ECM (uno per ciascuno dei quattro scenari) con 10 domande a risposta multipla, pescate in maniera randomizzata da un pool di 15. Per superare il singolo questionario ECM occorre rispondere correttamente all’80% delle domande. Una volta superati tutti e 4 gli scenari così proposti, si accede all’ultima fase che prevede di affrontare un caso clinico-assistenziale a step con domande di tipo decisionale. Anche qui per superare il test bisogna rispondere correttamente ad almeno l’80% delle domande. Il superamento dei 4 questio- nari ECM e delle domande del caso ECM consentirà l’acquisizione dei 12 crediti ECM previsti. Si stima che tutta l’attività comporterà per l’operatore sanitario un impegno di circa 8 ore. Come accedere alla piattaforma Accedere a FadInMed è semplice. Solo la prima volta bisogna passare dal sito della Federazione (http://www.ipasvi. it/), qui si verrà riconosciuti e da qui si arriverà direttamente alla scheda di registrazione sulla piattaforma tecnologica. Terminata la compilazione della scheda, si riceveranno direttamente alla propria e-mail le password per entrare nel programma. Da questo momento in poi si potrà accedere direttamente alla piattaforma, all’indirizzo http://www.fadinmed.it/ L’accesso al corso è semplice e una volta entrati (dopo aver inserito le proprie password) basta cliccare su vai ai corsi o direttamente su RCA-Root Cause Analysis per svolgere le proprie attività formative. Si ricorda che è fondamentale seguire l’iter propedeutico consigliato per affrontare le varie attività proposte nel percorso FAD. 35 informazioni @ ATTIVAZION NE PEC Il Collegio Interprovinciale IPASVI ASVI VI di Novara e Verbano Cusio Ossola, per pe p ottemperare a quanto stabilitto dalla Legge 2/2009 2/2009, art art. 16 comma 7 7, “II professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettiv rispettivi Ordini e Collegi il proprio indirizzo di Posta a Elettronica Certificata o analogo indirizz indirizzo di posta elettronica di cui al comma 6 entro o un anno dalla data di entrata in vigore del de presente decreto. Gli Ordini e Collegi pubblicano ano in un elenco riservato, consultabile in vi vvia telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, mministrazioni, i dati identificativi degli iscritti iscrit iscr con il relativo indirizzo di posta elettronica certifi ertificata”, ha attivato per tutti gli iscri iscritti lla Posta Elettronica Certificata (PEC). Per gli iscritti che non hanno ancora richiesto esto o l’attiva l’attivazione della PEC, possono farn farne esplicita richiesta, utilizzando l’apposito modulo dulo scaricabile dal sito del Colleg Collego IPASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola ed inviarlo rlo al Collegio tramite fax f o email email. PROSSIMO EVENTO FORMATIVO La nuova responsabilità nell'esercizio pubblico della professione sanitaria alla luce del Dlgs 150/09 Verbania, sabato 26/03/2011 presso Hotel "Il Chiostro", via F.lli Cervi Per orari e iscrizioni (aperte dal 10/03/2011) consultare il sito del Collegio www.ipasvinovara.it Si ricorda inoltre che ogni evento formativo organizzato dal Collegio IPASVI di Novara e VCO verrà pubblicizzato tramite il sito www.ipasvinovara.it POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA Si ricorda a tutti gli iscritti del Collegio IPASVI di Novara e VCO che attualmente sono in corso le operazioni di attivazione delle caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC). Per ulteriori informazioni controllare le news del sito. CORSO SICURE Si avvisano gli iscritti che sono disponibili presso le sedi del Collegio IPASVI di Novara e VCO gli attestati di partecipazione al corso “SICUREZZA DEI PAZIENTI E LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO” rubriche 36 A cura di Roberto Cavagna e Andreina Zavaglio LA PALLIAZIONE ALLUNGA LA VITA Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità” (foto Alberto Cataldi) LE REHAB ITALIANE CURANO GLI ALCOLISTI Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità” In 9 casi su 10 la riabilitazione riesce a sconfiggere l’alcolismo. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dall’università Milano Bicocca sulle caratteristiche delle persone ricoverate nelle “Rehab” (servizi residenziali alcologici) attivi in Italia. L’indagine è stata effettuata su un migliaio di pazienti. Lo standard di successo di queste strutture sfiora l’87,6% di pazienti che completano il percorso con successo. Questa modalità di trattamento breve (in genere 4-8 settimane) è infatti nota soprattutto negli Stati Uniti. Dei circa 25 centri italiani, 12 si trovano nel nord con circa 2000 pazienti l’anno. ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ Notizie flash Resiste ancora un pregiudizio da sfatare che pesa come un macigno! Un brutto luogo comune che vede nelle cure palliative, cure “inutili”; una sorta di assistenza sprecata perché destinata a malati incurabili. Ora arriva una ricerca inedita pubblicata sul “The new England journal of medicine” che non solo ribadisce l’efficacia di queste terapie nel lenire il dolore dei malati di cancro (al centro dello studio), ma aggiunge una novità importante: le cure palliative allungano la vita. Secondo la ricerca durata 3 anni, dagli oncologi del Massachusetts General Hospital, le terapie di fine vita, oltre a rendere migliore la qualità degli ultimi mesi di esistenza di questi pazienti, pare siano in grado di farli vivere, in media, tre mesi in più rispetto a coloro che non ne ricevono. L’87% DEGLI ITALIANI CHIEDE CURE DOMICILIARI Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità” L’87% degli italiani preferisce una cura a casa rispetto all’alternativa ospedaliera e chiede che l’offerta domiciliare si diffonda in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Questo è quanto risulta da un sondaggio sull’Osservatorio Nazionale delle Cure a Casa di Istud, che attraverso il primo censimento delle strutture pubbliche, private e non profit in Italia, ha indagato il numero di servizi attivi sul territorio del Paese. I risultati: su 841 distretti del servizio pubblico in Italia, solo 541 sono attivi nel for- 37 rubriche nire cure domiciliari. Analizzando la loro suddivisione per macroaree, risultano attivi il 75% del totale dei distretti del nord, il 63% al centro e solo il 46% al sud. Da questa distribuzione ne consegue che in Italia il 29% dei cittadini manca di una copertura di assistenza pubblica domiciliare. CITTADINI E SALUTE, LA SODDISFAZIONE DEGLI ITALIANI PER LA SANITÀ (foto Alberto Cataldi) Tratto dal sito del Ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/) Il quinto volume della collana “Quaderni del Ministero della Salute”, presentato il 14 dicembre presso l' Auditorium di Viale Ribotta, presenta i risultati della ricerca realizzata dal Censis per conto del Ministero "La soddisfazione degli italiani per la sanità”. I risultati dell’indagine sulle aspettative, le opinioni e le valutazioni della popolazione italiana in merito alla sanità evidenziano chiaramente che nella maggior parte dei casi si tratta di una relazione positiva e che il sistema dell’offerta sanitaria italiana si dimostra capace di rispondere ampiamente alle aspettative dei cittadini. Tuttavia occorre sottolineare il permanere di sacche di problematicità, affrontate in dettaglio, indagando le opinioni e le esperienze degli italiani circa il rapporto con i servizi di cure primarie, in particolare a proposito del proprio medico di medicina generale (MMG), del pediatra di libera scelta (PLS), dei tempi di attesa, del ricovero ospedaliero e della diagnostica ambulatoriale. Inoltre, da questa indagine si evince che gli italiani ritengono che le inefficienze della sanità siano soprattutto imputabili al livello amministrativo e politico, attribuendo al decisore la maggior parte della quota di responsabilità. Seguono la scarsità di risorse finanziarie, l’incapacità dei dirigenti delle strutture e dei servizi nel fornire e supervisionare la puntuale erogazione dei servizi, la scarsa disponibilità al miglioramento da parte della classe medica e, infine, la negligenza delle figure professionali non mediche. Questa ricerca rappresenta un’esperienza pilota fondamentale per la messa a punto di un sistema di valutazione della qualità che funzioni a regime, un sistema nel quale le opinioni dei cittadini devono essere parte integrante di un sistema di monitoraggio, che consenta di costruire indicatori ed elaborare metodologie capaci di intercettare i segnali del malfunzionamento e di individuare i margini di miglioramento. rubriche 38 Buona lettura... Se anche Voi avete letto un libro che vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci… recensione a cura di Antonella Arreni recensione a cura di Roberto Cavagna PERDERSI DINAMICHE DELL’AMICIZIA. RICONOSCIMENTO E IDENTITÀ LE SCARPE APPESE AL CUORE Autore: Lisa Genova Casa editrice: Franco Angeli Pagine 293. Anno 2010. Euro 16,50 Autore: Ghisleni M., Rebughini P. Casa editrice: Franco Angeli Pagine 176. Anno 2006. Euro 21,50 Autore: Ugo Riccarelli Casa Editrice: Mondadori Pagine 130. Anno 2007. Euro 7,00 Alice è una donna di successo, nel lavoro così come nella vita privata; da poco superato i 50 anni, è docente di psicologia alla Harvard University, moglie, madre di tre figli. Con grande abilità riesce a coniugare la vita familiare con quella professionale ma, all’improvviso, tutto cambia: piccole dimenticanze, una parola “sulla punta della lingua” che non riesce a ricordare, gli orari delle lezioni, il numero di uova nella ricetta che prepara da più di vent’anni. Fino al giorno in cui si trova in un luogo vicino a casa, ma che non riconosce. “(...) Alice, ne emerge che il suo quadro si adatta a un probabile morbo di Alzheimer”. Inizia così un percorso pieno di dolore e ricordi mancati in cui ricominciare da capo a conoscere se stessa e gli altri. Un libro commovente e più che mai realistico coinvolge il lettore fino alla fine. Il testo è il risultato di una ricerca di tipo qualitativo svolta su persone di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Età in cui l’amicizia riveste un ruolo particolarmente importante ed allo stesso tempo subisce alcune significative trasformazioni. L’idea che guida gli autori è che l’amicizia rappresenta una relazione che si gioca contemporaneamente sul piano del riconoscimento e dell’identità. Infatti nei diversi contatti fra amici avviene uno scambio di atteggiamenti e gesti che inevitabilmente contribuisce alla costruzione, modifica e definizione dei processi di riconoscimento delle rispettive identità. Mentre la rottura di un rapporto amicale, nella stragrande maggioranza dei casi, dipende dalla mancata ri-conferma della fiducia. Inoltre, attraverso la raccolta delle diverse testimonianze dei giovani adulti intervistati, gli autori ci mostrano come l’amicizia sia una delle relazioni maggiormente significative nell’ambito delle cosiddette “biografie individuali”. “Le scarpe appese al cuore” è un libro scritto da Ugo Riccarelli che in prima persona ha vissuto l’esperienza di un trapianto cuore-polmone. L’autore in queste pagine ci trasmette il sentimento di angoscia legato alla sintomatologia (mancanza d’aria in ogni attività quotidiana) della patologia di cui è affetto, ovvero l’asma bronchiale. Racconta in maniera semplice e partecipata la sua vita e limiti imposti dalla patologia. Descrive lucidamente come, passo dopo passo, la sua malattia è andata sempre più aggravandosi sino a dover essere obbligato all’attesa di un trapianto cuore-polmone. Attesa, che l’ha costretto a recarsi all’estero, dove oltre alla palese difficoltà data dalla malattia si associava il disagio della non conoscenza della lingua. In modo prorompente Ugo Riccarelli ci impegna ad una riflessione sul senso della vita e della morte. Questo libro è la testimonianza vera di un cammino di sofferenza e di speranza che si conclude con un trapianto riuscito e il ritorno a casa. recensione a cura di Andreina Zavaglio 39 rubriche la segreteria informa SEGRETERIA SEDE DI NOVARA Indirizzo: Via Biandrate, 20b NOVARA Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00 alle ore 17:00, venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00 Recapiti: Tel. 0321.30237 fax 0321.393276 E-mail: [email protected] SEDE DI VERBANIA Indirizzo: Piazza Aldo Moro, 5 VERBANIA Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00 Recapiti: Tel. 366.1544544 E-mail: [email protected] CAMBIO RESIDENZA È indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità: • attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio • per posta, fax o e-mail. Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento dell’iscrizione. SMARRIMENTO TESSERA In caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario: • sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri) • presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato. I certificati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in segreteria con le seguenti modalità: • direttamente ed in tempo reale presso la segreteria • telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a ritirarlo, la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete il certificato. Si ricorda che il certificato di iscrizione è un documento e può essere autocertificato. CANCELLAZIONE DALL’ALBO La presentazione della domanda per la cancellazione dall’Albo deve pervenire al Collegio entro il 30/11/2011. Per le modalità consultare il sito oppure contattare la segreteria. LIBERA PROFESSIONE Chi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio. Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI. COLLOQUI È possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento telefonico. POLIZZA R.C. PROFESSIONALE È possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale: WILLIS/CARIGE Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e la relativa modulistica contattare la segreteria del Collegio. SERVIZIO BIBLIOTECA Ricordiamo a tutti gli iscritti che il Collegio presso la sede di Novara mette a disposizione un servizio di biblioteca presso il quale si possono richiedere libri e consultare riviste scientifiche. All’interno del sito del Collegio, nella sezione biblioteca potrete trovare il regolamento, l’elenco dei testi e delle riviste. SITO www.ipasvinovara.it All’interno del sito è possibile ad esempio scaricare la modulistica reperibile in segreteria, inviare eventuali quesiti (tramite il link “contatti”), consultare le diverse sezioni tematiche ricche di informazioni inerenti la formazione, libera professione, crediti formativi ecm, oppure semplicemente consultare l’elenco dei testi/riviste reperibili presso la biblioteca del Collegio. Il Codice Deontologico 2009 ARTICOLO 8 L’infermiere, nel caso di conflitti determinati da diverse visioni etiche, si impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. Qualora vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i propri valori, si avvale della clausola di coscienza, facendosi garante delle prestazioni necessarie per l’incolumità e la vita dell’assistito.