cortesie per gli ospiti — 83 La Fenice all’ombra dell’oasi S a cura di Manuela Pivato cortesie per gli ospiti tanding ovation e dodici minuti di applausi per l’Orchestra e il Coro della Fenice che, accarezzati dalla brezza del deserto, hanno incantato Abu Dhabi. Doppio concerto in trasferta per il secondo anno consecutivo con tutto quello che suggella il successo: biglietti esauriti in poche ore, pubblico in delirio e travolgente bis con il brindisi della Traviata. Diretti da John Fiore, gli artisti della Fenice erano stati inseriti nella stagione concertistica dell’Emirato con le maggiori orchestre internazionali ma, fatalmente, hanno brillato un po’ più degli altri, complici anche le suggestioni dorate dell’oasi di Al Jahili dove la Fenice si è esibita all’aperto davanti a cinquecento paia di occhi (e di orecchi) sgranati. Alto indice di gradimento anche per la seconda serata, quella di domenica all’Auditorium dell’Emirates Palace di Abu Dhabi, davanti a un pubblico variegato molto arabo e un po’ occidentale che si è spellato le mani per dimostare le sue simpatie. Comprensibile l’entusiasmo dello stesso direttore d’orchestra che, alla fine del concerto, con mossa a sorpresa si è inserito con voce di tenore decisamente apprezzabile nei calici della Traviata accompagnato dagli applausi ritmati del pubblico. ◼ 84 Giuseppe Pugliese Ricordi e rimpianti S di Paolo Trentinaglia de Daverio* petta certamente ad altri ricordare la figura e l’opera di Giuseppe Pugliese, come musicologo, critico e, più in generale, studioso. A me è stato chiesto di scriverne un ricordo del tutto informale, quale amico di vecchia data, anche se ci dividevano molti anni; e lo faccio con grande piacere. Ricordo, ad esempio, da ragazzo, che il nome Giuseppe Pugliese entrò improvvisamente nel nostro «lessico familiare», per poi rimanervi. Tema assolutamente prevalente delle conversazioni di mio padre con amici e conoscenti era infatti la musica, i suoi esecutori (orchestre, di- rettori, solisti, cantanti) e i teatri. Tali conversazioni sfociavano spesso in discussioni, talvolta aspre, e talvolta in veri e propri scontri, verbali od epistolari. Il riferimento ai giudizi di Giuseppe Pugliese era una costante, che si fosse con lui d’accordo o che se ne dissentisse. Del resto Giuseppe, giovane e pugnace critico musicale del «Gazzettino», aveva introdotto la critica «senza peli sulla lingua», e questo naturalmente era sale per le polemiche. Nel ’59 il giornale, rompendo la prassi, dette spazio ad un botta e risposta tra mio padre e Giuseppe su alcune interpretazioni del Maestro Celibidache; Giuseppe colse l’occasione al volo per formulare una dura critica nei confronti dell’allora dirigenza della Fenice. Critica che gli procurò dei nemici, di cui di tanto in tanto si vantava, un po’ narcisisticamente. Il rapporto tra Giuseppe e mio padre poi si quietò; di- venne, anzi, cordialissimo, al punto che mio padre, nel ’91, gli affidò il volume sul trentennale delle Settimane Musicali di Stresa e del Lago Maggiore, che Giuseppe curò da par suo. Altro flash, impresso nella memoria, fu il convegno del ’94, a Venezia, delle associazioni Wagner del mondo intero. Con l’appoggio di Bruno Visentini, allora Presidente della Fondazione Cini e wagneriano di ferro, Giuseppe aveva dato vita nel ’92 all’Associazione Richard Wagner di Venezia, cui aderirono il Comune, il Teatro La Fenice, le fondazioni Cini, Amici della Fenice e Levi, l’Ateneo Veneto, il Conservatorio «Benedetto Marcello» e la Fondazione Italo Tedesca. E ricordo che ad uno stupefatto Consiglio Direttivo della neonata Associazione, Giuseppe comunicò che, raccogliendo il desiderio espressogli dalle associazioni wagneriane internazionali, Venezia sarebbe stata la sede ideale del convegno annuale delle associazioni, mai tenutosi in Italia. Il Consiglio, molto perplesso, accettò comunque la sfida. E Giuseppe, con la moglie Alessandra e con mezzi ed organizzazione irrisori, fece il miracolo. I partecipanti erano circa milletrecento, più del doppio rispetto ai precedenti convegni, ma il successo fu totale. Per parte mia mi limitai a ospitare, una sera, un gruppo di congressisti, ed ebbi un sussulto quando, seduto su una poltrona, vidi un signore identico al Richard Wagner delle litografie (in realtà suo nipote Wolfgang). Per un attimo pensai alla resurrezione del Maestro, miracolo che se a nessuno era in precedenza riuscito consideravo ormai, anche questo, alla portata dei coniugi Pugliese. Un ricordo, infine, leggero, di convivialità; convivialità che Giuseppe non disprezzava affatto. Una sera dell’estate 2007, provato dal Crepuscolo degli Dei e dalle spartane panche del Festspielhaus di Bayreuth, raggiunsi, con qualche amico, Alessandra e Giuseppe che cenavano vicino al Teatro. Con noi c’era una giovane bellezza nordica, ovviamente wagneriana, e quando Giuseppe la vide entrare si alzò dal tavolo con piglio giovanile, e con i suoi occhi un po’ di falco l’accolse e la volle accanto a sé, del tutto indifferente all’incendio del Wahalla. Correva il novantaduesimo anno di Giuseppe! ◼ * vicepresidente dell'Associazione Richard Wagner Venezia e consigliere della Fondazione Amici della Fenice zoom — 85 all’opera Marco Bellussi affronta all’Olimpico la «Cambiale di matrimonio» in un’età della vita, l’adolescenza, segnata da inquietudini e smarrimenti. dintorni / cinema Il prossimo 18 maggio debutta all’Olimpico di Vicenza La cambiale di matrimonio di Gioacchino Rossini (sotto, a destra) nella versione di Marco Bellussi e con la direzione di Dino Doni, alla testa dell’Orchestra del Veneto Orientale. Ecco alcune note firmate dal regista: «Il 3 novembre 1810 debutta a Venezia La cambiale di matrimonio e con essa prende il via la sfolgorante carriera di Gioacchino Rossini. L’ esprit de géométrie et de finesse che caratterizza i capolavori del pesarese è già perfettamente riscontrabile in questa sua opera giovanile e l’attuale messinscena per il palcoscenico olimpico è studiata proprio per quel calibrato gioco di simmetrie musicali. L’intera vicenda si svolge in un unico spazio: il salotto della casa londinese di Tobia Mill. Io ho però deciso di visualizzare altri due ambienti, lo studio del padrone di casa e la stanza della figlia Fanny; questo consente “narrazioni parallele” che mantengono comunque la dimensione di controscena rispetto alla situazione principale. Una trasposizione temporale agli ultimi anni del XIX secolo consente poi di sottolineare con maggior efficacia gli aspetti buffi della partitura; la moda di quel periodo infatti, aprendosi a uno stile “sportivo” caratterizzato da giacche ed accessori di stoffa a quadrettoni, ci conduce in un’atmosfera elegantemente allegra… proprio come la musica di Rossini». (l.m.) prosa «Il ragazzo dell’ultimo banco» di Juan Mayorga È andato in scena lo scorso aprile al Teatro Aurora di Mestre Il ragazzo dell’ultimo banco di Juan Mayorga, autore contemporaneo spagnolo che sta vivendo anche in Italia un momento di grande interesse (premio Ubu 2008 come miglior autore straniero). Prodotta da Veneziainscena e Questa Nave, la pièce è stata diretta in prima nazionale da Adriano Jurissevich. Il testo di Mayorga presenta con crudo disincanto la realtà di una famiglia medio borghese «progressista», amalgamando elementi di dura e penetrante critica sociale a istanze di ricerca formale – elisione temporale, compenetrazione di piano narrativo e azione, compresenza di spazialità diverse, lingua parlata realista e forma astratta – senza mai perdere la leggerezza dell’ironia e il gusto della battuta caustica. Il testo tocca temi inerenti il mondo della scuola, o che su questa si riflettono, quali ad esempio il classismo e l’ingiustizia sociale, ma soprattutto affronta la complessità del rapporto insegnante-allievo, Mazzacurati e Kieslowski, la «Fotografia di cinema» «Padova Aprile Fotografia 2010» rinnova, per il sesto anno consecutivo, il suo appuntamento con la fotografia d’autore, che vede protagonisti due grandi cineasti: Carlo Mazzacurati e Krzysztof Kieslowski. L’Assessorato alla Cultura-Centro Nazionale di Fotografia del Comune di Padova, con «La Fotografia di cinema» presenta una nuova rassegna che propone due singolari mostre, con lo scopo di indagare il rapporto tra fotografia e cinema. Gli spazi espositivi della Galleria Cavour e del Museo Diocesano accolgono, fino al 30 maggio, Carlo Mazzacurati nelle immagini di Lucia Baldini e Giovanni Umicini e Ricordando Krz ysztof Kieslowski. Fotografie di Piotr Jaxa. Attraverso gli scatti di tre fotografi di scena la kermesse patavina offre un punto di vista curioso e coinvolgente direttamente dai set cinematografici. Le immagini, a colori e in bianco e nero, restituiscono atmosfere e sequenze in grado di esprimere l’essenza del momento e di ricostruire, come in un mosaico, il lavoro di questi due maestri del cinema. (Info: Galleria Cavour, tel. 049 8752747; Museo Diocesano, tel. 049 652855) Nell'immagine: Tre colori: Film rosso, Krz ysztof Kieslowski, 1994. Foto di Piotr Jaxa in vetrina A Carmen Consoli il Premio Amnesty Italia «Mio zio» è il brano che proclama Carmen Consoli (in alto) vincitrice dell’ottava edizione del Premio Amnesty Italia, che – indetto nel 2003 dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dall’Associazione culturale Voci per la libertà – omaggia il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente. La premiazione della Consoli avrà luogo a Villadose (Rovigo), nel corso della serata finale della tredicesima edizione del concorso musicale dal vivo Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty, in programma dal 22 al 25 luglio. «Sono onorata e felice di ricevere questo premio», ha dichiarato Carmen Consoli. «Appoggio Amnesty International ogni volta che posso, nelle sue battaglie, nell’etica e nell’idea di persona che difende e promuove. Ma ringrazio per l’assegnazione di questo riconoscimento so- prattutto per una ragione: gli abusi sui minori si consumano in famiglia, molto in famiglia, troppo in famiglia. La famiglia è il luogo fisico e ideale nel quale dovremmo trovare sempre rifugio e protezione e invece diventa troppo spesso il teatro di mostruosità, un teatrino che tendiamo a nascondere dietro il perbenismo, l’ipocrisia, la menzogna, a discapito ancora di chi non sa e non può difendersi. Parlarne, parlarne tanto e apertamente è il modo migliore per sgretolare questo teatro dell’orrore». «Il brano “Mio zio” è una canzone che fa gelare il sangue nelle vene», ha affemato Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, «che con un’ironia crudele è capace di farti sentire la sofferenza e l’impotenza della bambina violata, la solitudine e la vergogna di tutte quelle che non ricevono aiuto perché i loro aguzzini sono uomini perbene, al di sopra di ogni sospetto in una società abituata ad addestrare “brave bambine”, docili, gioiose e disponibili e che faticano a conquistarsi un’autentica libertà. È ora di riconoscere che la violenza di genere è la violazione dei diritti umani più diffusa nel mondo, che donne e bambine hanno bisogno di solidarietà nel loro cammino verso l’autodeterminazione vera. La canzone di Carmen Consoli può dare coraggio e consapevolezza». (Info: tel. 0425 405562; www.vociperlaliberta.it) la cornice sinfonica La nuova «Filarmonica Teatro La Fenice» Venezia e il Veneto hanno sempre dato grande importanza alla musica strumentale, che ha avuto, pur tra varie vicissitudini, una continuità esecutiva a dimostrazione che accanto al grande patrimonio melodrammatico vi è un quanto mai completo approfondimento di tutti gli aspetti musicali. Molte sono le istituzioni musicali veneziane che attraverso i secoli hanno partecipato allo sviluppo della tradizione sinfonica, dai Gabrieli, Vivaldi, Stravinsky fino ai giorni nostri. Su questo solco, per seguire una tradizione, ampliarla e svilupparla, si vuole inserire il progetto «Filarmonica Teatro La Fenice» (a sinistra), una sfida che parte da Venezia e dalla Fenice con lo scopo di rinsaldare e rinvigorire il legame cultura-musica, tale da metterci allo stesso livello dei più avanzati paesi europei. In un momento in cui sempre più limitati si fanno i finanziamenti statali, il progetto «Filarmonica» si pone come un momento di ottimismo e di speranza che, unito al patrimonio costituito dal Conservatorio, dai musicisti e in generale dalla civiltà musicale veneziana e italiana, ha l’obiettivo di espandersi e avvicinarsi a un pubblico sempre più vasto. L’idea si è fatta strada in quest’ultimo decennio di storia del Teatro e della sua Orchestra: l’avvento del nuovo millennio ha portato nella compagine orchestrale una nuova linfa vi- zoom a cura di Ilaria Pellanda 86 — zoom tale e prospettive più ambiziose. Le finalità e gli obiettivi della nuova «Filarmonica» sviluppano la storica attenzione della Fenice per la musica sinfonica, proponendosi al pubblico con un organico orchestrale già collaudato e apprezzato in Italia e all’estero, ulteriormente rinvigorito da un ricambio generazionale, proponendo nei propri concerti il grande patrimonio musicale del repertorio sinfonico e attivando collaborazioni e tournée in vari paesi con direttori d’orchestra e solisti di fama internazionale. Il valore di tale iniziativa si evidenzia nell’adesione e nel patrocinio di un presidente molto speciale, Umberto Veronesi, che ha accolto l’invito a presiedere l’Associazione Orchestra Filarmonica della Fenice, testimoniando così personalmente come genio, ricerca e ispirazione dialoghino tra arte e scienza in costante e reciproca osmosi. in vetrina zoom Gino Rossi e il Premio Internazionale Biennale d’Arte di Asolo Si terrà ad Asolo, in provincia di Treviso, dal 14 maggio al 4 luglio, la prima edizione del Premio Internazionale Biennale d’Arte. La manifestazione, per la quale sono stati selezionati settantadue artisti provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa, comprende quattro sezioni di pittura, grafica, scultura e fotografia e due premi speciali dedicati all’architettura e al pittore Gino Rossi (Venezia, 1884-Treviso, 1947), straordinario interprete del paesaggio asolano. L’iniziativa è organizzata da Itaca Investimenti d’Arte in collaborazione con il Comune e il Museo di Asolo e con il patrocinio della Regione del Veneto e della Provincia di Treviso. La direzione artistica è curata da Mario Guderzo, mentre la presidenza della giuria è affidata a Paolo Levi, critico d’arte, saggista, editore e presidente del comitato del Cam, catalogo dell’arte moderna. L’esposizione delle opere selezionate sarà ospitata nei suggestivi spazi della città di Asolo, proponendo così ai visitatori un itinerario anche turistico: dalla Sala della Ragione al Foyer del Teatro Eleonora Duse, dagli spazi contemporanei della Fornace dell'Innovazione alla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo e alla Torre Reata, fino al Museo Civico, che accoglierà anche una mostra dedicata a Gino Rossi (dal 16 maggio al 4 luglio), con una quindicina di opere provenienti da collezioni pubbliche e private, alcune inedite. (Info: tel. 0423 545161; www.biennaleasolo.org) dintorni / arte Alla Marciana i «Tesori della musica veneta del Cinquecento» La Biblioteca Nazionale Marciana, in collaborazione con La Fondazione Ugo e Olga Levi onlus e la Regione del Veneto, nell’ambito delle manifestazioni per il IV centenario della morte dei musicisti Giovanni Matteo Asola (Verona 1524-Venezia 1609) e Giovanni Croce (Chioggia 1557-Venezia 1609), organizza, fino al 2 giugno nelle sue Sale monumentali (con ingresso dal Museo Correr), una nuova mostra intitolata Tesori della musica veneta del Cinquecento. La policoralità, Giovanni Matteo Asola e Giovanni Croce, dedicata all’esposizione di opere musicali manoscritte e a stampa nel contesto della tradizione policorale in area veneta nel sec. XVI. Curata da Antonio Lovato e Iain Fenlon, l’esposizione propone un percorso che illustra le tappe fondamentali della musica policorale (a due e più cori) in area veneta nel Cinquecento, attraverso testimonianze manoscritte e a stampa. Il percorso è strutturato in due sezioni: la prima prende in considerazione i precursori della policoralità, con riguardo ai musicisti Ruffino Bartolucci d’Assisi, Gasparo de Albertis, Francesco Santacroce «Patavino», fino ad arrivare ad Adrian Willaert, che ha reso esemplare questa forma di musica polifonica; segue una rassegna dei principali compositori di musica policorale della seconda metà del sec. XVI, in particolare i musicisti Andrea e Giovanni Gabrieli, Giovanni da Bassano, Giovanni Matteo Asola e Giovanni Croce. Il percorso è integrato da testimonianze di natura teorica (Gioseffo Zarlino) e organologica, con l’esposizione di alcuni strumenti musicali del Cinquecento che venivano utilizzati durante le esecuzioni policorali. (Info: tel. 041 2405211; www.museiciviciveneziani.it) dintorni / arte «Arabella Giorgi. Verso una nuova pittura» Dal 15 al 30 giugno al Palazzo delle Prigioni, sede del Circolo Artistico di Venezia, si terrà la mostra Arabella Giorgi. Verso una Nuova Pittura (a destra). La parabola artistica della Giorgi segna un percorso che copre un lasso di tempo brevissimo, solamente quindici anni, durante i quali l’artista giungerà a risultati di singolare maturità. Il suo esordio ufficiale risale al 1957, anno in cui le esperienze prodotte all’Istituto Statale d’Arte si fanno più sicure; due anni dopo inizia a frequentare l’Accademia veneziana, lavorando fianco a fianco ai futuri giovani protagonisti della nuova stagione artistica lagunare, tra i quali dobbiamo ricordare Fabrizio Plessi, suo compagno e futuro marito. Il percorso artistico della Giorgi si interromperà improvvisamente nel 1973, anno della sua prematura morte, a soli trent’anni. La sua ricerca pittorica si muove, dopo una primissima parten- za legata alle tematiche di matrice espressionista, verso un’indagine che fonde assieme la corrente della Neofigurazione a una pittura prettamente segnica, avvicinandosi, poco a poco, alle ultime esperienze informali e astratte ancora attive in città, e rappresentate non solo dalle figure di Vedova o di Santomaso, ma dagli artisti firmatari del Movimento Spaziale veneziano come Bacci, Deluigi e Morandis. Dopo il riconoscimento assegnato alla Pop Art durante la Biennale del 1964, la Giorgi vira il suo registro astratto, proponendo delle «visioni artificiali» di carattere metafisico, attraverso una singolare rilettura di questo nuovo linguaggio. La breve esperienza contrassegnata da questo nuovo linguaggio porterà la Giorgi a ripensare, attraverso un’analisi geometrico-formale sempre più sintetica degli elementi compositivi, a un fare pittorico astratto, sino a giungere a delle soluzioni strutturali e coloristiche pure. In meno di dieci anni Arabella giunge così a una maturità tecnica e intellettuale sorprendente che, nei successivi e ultimi cinque anni, la vanno a collocare di diritto, assieme a Giorgio Griffa, Claudio Verna, Riccardo Guarnieri e Carmengloria Morales, tra i più originali protagonisti della corrente della Pittura Analitica italiana. l’altra musica Paolo Benvegnù e Mario Biondi: la musica fa bis Paolo Benvegnù sarà il 7 maggio al New Age Club di Roncade, in provincia di Treviso, per un concerto atteso da molti. Chitarrista e cantautore, Benvegnù è ricordato anche come il fondatore degli Scisma, nel 1993, con i quali ha pubblicato Bombardano Cortina (1995), Rosemary Plexiglas (1997) e Armstrong (1999). La sua carriera da solista ha inizio nel 2000, dopo che il gruppo si sciolse. Il suo primo disco, Piccoli, fragilissimi film (2003), segna una svolta nella musica di Benvegnù, che si lascia alle spalle le sperimentazioni e le incursioni in altri generi per una proposta scarna e intimista, un cantautorato estremamente raffinato, che conquista subito il pubblico e la critica. Cerchi nell’acqua è l’ep uscito nel 2005, mentre il secondo disco vede la luce nel 2008. Si tratta di Le labbra, lavoro che viene immediatamente consacrato dalle riviste specializzate come il miglior disco dell’anno. A inizio 2009 partecipa al progetto «Il paese è reale», voluto da Manuel Agnelli degli Afterhours per sostenere e promuovere le realtà indie-rock della scena underground italiana, con la canzone «Io e il mio amore», che viene pubblicata nella compilation Afterhours presentano: il paese è reale (19 artisti per un paese migliore?). Artista dalle tante sfaccettature, ha anche portato in scena alcune pièce teatrali all’interno di luoghi insoliti, come ristoranti o salotti di case private, dando così vita alla «trilogia dell’acqua» o «trilogia dei lavori umili» con Idraulici, Marinai e Camerieri. A Padova approderà invece Mario Biondi, che il 14 maggio terrà un concerto al Gran Teatro. Cantante e compositore italiano, al secolo Mario Ranno, scegli il proprio nome d’arte in ricordo del cognome che usava il padre, il cantante Stefano Biondi. Turnista nelle sale di registrazione per etichette di nicchia, dal 1988 inizia a fare da spalla a celebri big dell’epoca, come Ray Charles. Appassionato di musica soul, forgia il suo particolare timbro vocale ascoltando i dischi di personaggi come Lou Rawls, Al Jarreau e Isaac Hayes. La svolta arriva nel 2004 con This is what you are. Il singolo era stato pensato per il mercato giapponese, ma arriva anche sul tavolo delle radio europee. Il dj inglese Norman Jay lo inserisce a sorpresa nella scaletta del suo programma alla Bbc1 e la voce di Mario Biondi, prima ancora del suo nome, si diffonde in tutto il vecchio continente. Nel 2006 esce il suo primo album, Handful of Soul, che lo porta alla ribalta facendogli conquistare, dopo soli tre mesi, il primo dei due dischi di platino. Seguono numerose participazioni: al cd tributo ad Alex Baroni, al Festival di Sanremo dove duetta con Amalia Grè, al disco di Ornella Vanoni intitolato Una bellissima ragazza, cantando «Cosa m’importa». E molto altro. Sul finire del 2009 è uscito If, anticipato dal singolo «Be Lonely». Col suo timbro vocale molto vicino a quello dei più noti Barry White e dei già menzionati Hayes e Rawls, Biondi darà vita a Padova a un soul jazz caldo e passionale. (Info: New Age Club, tel. 0422 841052; Gran Teatro, 049 8078685) in vetrina Il Nordest capitale europea della cultura Si è svolto dal 21 al 25 aprile scorso «La cultura ci fa ricchi», festival promosso dal mensile Nordesteuropa.it che ha coinvolto tutto il Nordest con una ricca carrellata di appuntamenti. La corposa rassegna, giunta alla sua terza edizione, ha invitato a tornare a riflettere sui temi legati alle trasformazioni del tessuto economico di questi territori, in circa ottanta incontri che hanno coinvolto importanti esponenti della cultura, dell’industria, della politica e della finanza, ma anche dell’architettura e dell’urbanistica: Michelangelo Pistoletto, Marco Bellocchio (sopra), Carlo Mazzacurati, Cesare Romiti, solo per citarne alcuni. Gli appuntamenti in calendario hanno offerto l’occasione per mettere in evidenza quanto l’elemento culturale contribuisca alla ricchezza delle città, delle imprese e dei cittadini, e per aprire una serie di riflessioni su come il Nordest, nel percorso che lo porterà a candidarsi Capitale Europea della Cultura 2019, può e deve crescere attraverso un proficuo rapporto tra cultura, impresa e territorio. (Info: www.festivaldellecittaimpresa.it) prosa Alessandro Bergonzoni al Teatro Duse di Asolo Ideata dall’Associazione Culturale Echidna, prosegue ad Asolo l’VIII edizione di Centorizzonti dedicata a Del Coraggio del Teatro, un titolo che disegna il significato e i contenuti di questa proposta centrata sul valore degli artisti e del loro lavoro imperniato sul presente, sull’adesione significativa dimostrata dal pubblico in questi anni di attività, sul sostegno delle istituzioni e la testimonianza dei media e degli addetti ai lavori. Dopo Giuseppe Battiston, Marta Cuscunà e Nicoletta Maragno, sabato 15 maggio a concludere il programma del Teatro Duse sarà il nuovo lavoro di Alessandro Bergonzoni (sopra), anticipato rispetto alla data già annunciata. L’autore e attore, giocoliere della parola, incontra il pubblico con una prova-laboratorio dal titolo Tàchete, un’esperienza creativa aperta al pubblico che lo porterà verso il testo definitivo del suo prossimo spettacolo, in debutto nell’ottobre di quest’anno. (Info: tel. 041 412500; www.frontiereprogetti.com) in vetrina I nuovi Amici del Conservatorio «Benedetto Marcello» di Venezia Lo scorso 21 aprile è stata presentata la nuova Associazione Amici del Conservatorio «Benedetto Marcello» di Venezia. L’iniziativa ha il nobile intento di andare incontro alle esigenze dell’Istituzione veneziana, che attualmente non attraversa un momento particolarmente felice. Anche lo splendore della stupenda sede, palazzo Pisani a Santo Stefano, è, purtroppo, non poco compromesso dal degrado. Un gruppo di amanti della musica, accogliendo un suggerimento dell’attuale direttore Massimo Contiero, ritiene di poter offrire un supporto concreto all’attività dell’Istituto, valorizzandone e tutelandone, anche mediante la ricerca di sponsorizzazioni, il cospicuo patrimonio e la sede, sostenendone la produzione e la ricerca, istituendo borse di studio per gli studenti meritevoli, incentivando manifestazioni culturali collaterali, promuovendo convegni, seminari, pubblicazioni e «viaggi musicali» per i soci e altre attività di supporto. carta canta – libri In volume «Ravel e l’anima delle cose» Lo scorso 23 aprile,presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice, è stato presentato il volume Ravel e l’anima delle cose di Enzo Restagno, edito nel novembre 2009 dalla casa editrice Il Saggiatore. Affascinato da quell’umanissimo processo di trasmissione grazie al quale il tatto, la vista e l’uso quotidiano infondono un’anima alle cose, Ravel (sotto) aveva popolato la sua musica di oggetti cui aveva dato voce. I meccanismi che si muovono nella bottega dell’orologiaio Torquemada nell’Heure espagnole e i mobili che arredano la casa in cui si svolge la vicenda dell’Enfant et les sortilèges sono parte di questo processo, che si spinge verso un orizzonte che solo un poeta come Proust è stato in grado di indagare con pari profondità. È questo orizzonte, questo Ravel, che Enzo Restagno cerca, in uno studio durato più di vent’anni: interrogando i documenti, scavando nelle opere, e ancor più nella lunga pratica artigianale dalla quale sono scaturite – frutto di una longue patience –, mettendo in prospettiva una pagina della Recherche e le fantasie incontaminate di Colette, le memorie del Grand-siècle e le intuizioni cibernetiche dei costruttori di automi del XVIII secolo, l’autore scopre via via un’immagine di Maurice Ravel che non cancella quella dell’elegante e ironico compositore di musica perfetta, ma la rende infinitamente più problematica e ricca. L’immagine di un uomo per cui «tutto il piacere dell’esistenza consiste nell’incalzare sempre un po’ più da vicino la perfezione e nel rendere un po’ meglio il fremito segreto della vita». Enzo Restagno, critico musicale, ha insegnato storia della musica al Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Torino ed è considerato uno dei maggiori specialisti di musica moderna e contemporanea. È direttore artistico del festival MiTo Settembre Musica. Oltre a numerose monografie dedicate ai maggiori compositori del Novecento (Berio, Nono, Henze, Ligeti, Xenakis, Donatoni, Petrassi, Reich, Gubajdulina), ricordiamo i volumi Arvo Pärt allo specchio (Il Saggiatore, 2004), Ovunque lontano dal mondo (Longanesi, 2001) e La musica cinese (con François Picard, Edt, 1998). all’opera Paolo Furlani mette in opera «Il vestito nuovo dell’Imperatore» Al Bup Yeong Art Center di Incheon (Bupyeong), città coreana vicino a Seoul, andrà in scena, i prossimi 21, 22 e 23 maggio, Il vestito nuovo dell’Imperatore (a sinistra), opera da camera per ragazzi, in due quadri, di Paolo Furlani su libretto di Gianni Rodari (cfr. VMeD n.30, p.43). Commissionata dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, l’opera è andata in scena a Savona nel 2009 e a Genova nel gennaio di quest’anno. zoom zoom — 87 Anno VII - maggio / giugno 2010 - n. 34 - bimestrale - Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB PD - ISSN 1971-8241 Anno VII - marzo / aprile 2010 - n. 33 - bimestrale - Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB PD - ISSN 1971-8241 Anno VII - gennaio / febbraio 2010 - n. 32 - bimestrale - Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB PD - ISSN 1971-8241 foto Monika Rittershaus Anno VI - luglio / agosto 2009 - n. 29 - bimestrale - Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB PD - ISSN 1971-8241 Anno VI - novembre / dicembre 2009 - n. 31 - bimestrale - Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB PD - ISSN 1971-8241 sottoscrivete l’abbonamento - Speciale anatolij VaSil’eV - DoSSier licei muSicali Oltre ai tradizionali punti di distribuzione, indicati nel colophon, VeneziaMusica e dintorni, grazie a Umberto Allemandi, si può trovare insieme al Giornale dell’Arte nelle principali edicole del Triveneto. (a fianco gli ultimi numeri) chance to change le esperienze di giovani a teatro 2010 L’intera rivista è inoltre consultabile on line all’indirizzo: www.euterpevenezia.it VeneziaMusica e dintorni - Euterpe Venezia s.r.l. - Dorsoduro 3488/U - 30123 Venezia Tel. 041 715188 / 041 719274 - fax 041 2753231 e-mail: [email protected] - web: www.euterpevenezia.it I(Art. 13 D.Lgs. nformativa sul trattamento dei dati personali 30 giugno 2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali”) I Suoi dati (nome e cognome/ragione sociale, indirizzo, eventuali cariche ricoperte, e simili) sono inseriti in archivio in quanto liberamente conferiti allo scopo di abbonamento alla Rivista “Venezia Musica e dintorni” oppure per ricevere informazioni sull’attività di Euterpe Venezia S.r.l. oppure in quanto tratti da elenchi pubblici. 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