www.bellunomagazine.it o it u t a r g o ic d io Il per à t li a u t t a d e e di informazion i it m lo o D e ll e d 13 DICEMBRE 20 Anno V n. 19 Editrice Media Belluno srl Autorizzazione Tribunale di Belluno n. 691/2009 del 26/08/09 e l a t a N o n u l l e aB Speciale Vajont 1963 - 2013 L’atmosfera à t i v i t s e f e l l e d l e n e i z i l a t a n . o g o u l o p a c Sommario > Storia Scontro tra titani: Jutland 1916 Il periodico gratuito di informazione ed attualità delle Dolomiti di Daniele Tormen Nel breve lasso di tempo tra MP QEKKMS I MP KMYKRS WM GSRWYQ{ RIP QEVI del Nord, una tra le più grandi battaglie navali (forse la più grande in assoluto) della storia. Grazie alla forza della Cooperazione e di un grande gruppo, Dentalcoop è in grado di offrirti la grande qualità italiana, con il massimo del risparmio. DICEMBRE 2013 Anno V n. 19 - Editrice Media Belluno srl Autorizzazione Tribunale di Belluno n. 691/2009 del 26/08/09 Iscrizione al R.O.C. Registro Operatori della Comunicazione n. 21851 Direttore responsabile Andrea Ferrazzi In redazione Chiara Reolon Direzione e amministrazione Via Monte Grappa, 346 - 32100 Belluno Editore Media Belluno srl Stampa Tipografia Nero su Bianco - Pieve d’Alpago (BL) Concept ed impaginazione Intermedia - Ponte nelle Alpi (BL) Contatti Tel. 347 6773331 [email protected] - www.bellunomagazine.it Hanno collaborato a questo numero: Roberto Padrin, Barbara Ganz, Tomaso Pettazzi, Alice Cason, Gabriele Vanin, Elisa Casanova, El Gianluquinho, Enrico Da Boit, Ettore Saronide, Barbara Meletto, Sebastiano Saviane, Cristina Muratore, Claudia Bernabei, Monica Sponga, Eleonora D’Incà, Daniele Tormen, Sabrina Susanna, Alberto Spinazzi, Arianna Pasa, Mago Yamil, Marco Vendurin, Ilario Tancon Qualità italiana Foto di copertina: Manuele Sangalli SIAMO A TUA DISPOSIZIONE! 08 Speciale Vajont Cinquantesimo anniversario del Vajont 10 Speciale Vajont Vajont cinquant’anni dopo, un imprenditore ricorda quella notte maledetta 11 Speciale Vajont Lo sviluppo economico di una provincia 12 Il Territorio Una Provincia fondata sull’acqua 14 Wedding planner La via dello Zenzero 15 Planetario La cometa ISON 16 Turismo Giappone fai da te 18 Letto per voi Le scarpe dell’allenatore 19 Motori Suzuki S-Cross 21 Storia Federico II, Stupor Mundi 24 Arte Francisco Goya: il sabba della nostra civiltà 26 Provincia di Belluno Nasce AIT Dolomiti 28 Cucina Gastronicchia: I Finocchi 29 Salute Stress e rimedi naturali 30 Attenti al pupo Mali di stagione 34 Sport Lo slittino Alcuni vantaggi per i nostri pazienti PRENOTA SUBITO LA TUA VISITA 06 Natale a Belluno tra tradizione e novità 33 Filosofia À rebours: la “bibbia” del decadentismo Dir. San. Dott. Luca Tormen Per informazioni sulla tua pubblicità chiama il 340 7788290 BELLUNO no SEDICO E Otturazione semplice estetica � 70 Igiene dentale � 45 Corona ceramica � 395 OPT (panoramica) � 35 Impianto endosseo � 575 05 Editoriale La crisi ci ha cambiato veramente? 20 Piante Spontanee Inchiostro vegetale FE LT R Belluno Magazine Con Dentalcoop, sorride anche la convenienza. Via u Bell sal Gre 10 -RQSHSKIVKEPIPEQEVMREXIHIWGEGLMEQEZEXEPI WMXYE^MSRI²;YVWXOIWWIP² JSVRS S GEPHEME HIPPI WEPWMGGI HEXE PE WSQMKPMER^E XVE PI REZM MR ½PE indiana e il rotolo di salsicce da inserire nel forno. 0E ,SGLWII¾SXXI VMIWGI EH IZMXEVI PE JYRIWXE TVSWTIXXMZEEXXVEZIVWSUYIPPEGLIPEHSXXVMREQMPMXEVI XIYXSRMGE GLMEQE PE ±+IJIGLXWOILVX[IRHYRK² GMSrYREZMVEXEWMRGVSREHMGLITIVQIXXIEPPE ¾SXXEHMGEQFMEVIMPWIRWSHMHMVI^MSRIIHIZMXEVI appunto il taglio della T. (M GSRXVS KPM MRKPIWM JSVXM HIPPE PSVS QEKKMSV ZIPSGMXk GSWXVMRKSRS M XIHIWGLM E GSRXMRYI QERSZVI HMJIRWMZI MQTIHIRHS PSVS HM TSXIV esercitare appieno la temibile potenza di fuoco. 0E FEXXEKPME WM TVSXVEI ½RS EPPI TVMQI SVI HIP KMYKRS E UYERHS PE ¾SXXE XIHIWGE VMIWGI E KYEHEKREVI PE ZME HM ;MPLIPQWLEZIR ZIRIRHS accolta in trionfo. In realtà lo scontro si conclude in un sostanziale pareggio ZMXXSVME WXVEXIKMGE MRKPIWIHEXSGLIPE,SGLWII¾SXXIRSRYWGMVkTM MRQEVIETIVXS½RSEPPEGSRGPYWMSRIHIPPEKYIVVE ZMXXSVMEXEXXMGEXIHIWGEHEXSGLIMPFMPERGMS½REPI attesta tre incrociatori inglesi affondati contro uno e circa 6.000 morti inglesi contro 2500 tedeschi. 2IPPE WXSVME HIPPI FEXXEKPMI REZEPM RSR WM IVE QEM ZMWXEWGSRXVEVWMYREWMQMPITSXIR^ERYQIVMGEIHM fuoco.• d. Z. In il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno 7MEQS RIP TMIRS HIP TVMQS GSR¾MXXS QSRHMEPI I RSRWMrERGSVEQEMZIVM½GEXSYRSWGSRXVSHMVIXXS XVEPIHYIQEKKMSVMTSXIR^IREZEPMHIPQSQIRXS HEYRPEXSPE+VERH*PIIXPE¾SXXEMRKPIWIHEWIGSPM TEHVSRE HIM QEVM HEPP´EPXVE PE ,SGLWII¾SXXI PE ¾SXXEH´EPXSQEVIXIHIWGEHMVIGIRXIGSWXMXY^MSRI I½SVIEPP´SGGLMIPPSHIP/EMWIV+YKPMIPQS-- 2SRSWXERXI PE TSHIVSWE I VETMHE IZSPY^MSRI PE marina tedesca è comunque numericamente MRJIVMSVI EPPE 6S]EP 2EZ] I PE XEXXMGE KIVQERMGE WM WZMPYTTE EXXVEZIVWS ZIPSGM EXXEGGLM GSR KPM incrociatori da battaglia che fungono da esca per separare ed attirare parte delle forza britanniche ZIVWSPE¾SXXEXIHIWGEEPGSQTPIXSGLITSXVkGSWv XVSZEVWMMRWMXYE^MSRIHMWYTIVMSVMXk )´ GSR UYIWXE TMERM½GE^MSRI GLI ERGLI MP QEKKMSPE,SGLWII¾SXXIWEPTEHEPPEFEWIHM ;MPLIPQWLEZIR -RUYIWXSSGGEWMSRITIV{PE¾SXXEMRKPIWIKVE^MI EMFYSRMYJ½^MHIMWIVZM^MWIKVIXMVMIWGIMRUYEPGLI modo a intuire le intenzioni del nemico e, oltre GLIPIWUYEHVIHMMRGVSGMEXSVMQIXXIMRREZMKE^MSRI HE7GETE*PS[P´MRXIVE+VERH*PIIX 0I ¾SXXI REZMKERS WIR^E WETIVI IWEXXEQIRXI HSZIWMXVSZEP´EZZIVWEVMSEPP´ITSGERSRIWMWXIZE MP VEHEV I ER^M WIR^E WETIVI IWEXXEQIRXI PE GSRWMWXIR^EHIPP´EZZIVWEVMS 0E KMSVREXE WM WZMPYTTE GSR YR GSRXMRYS GIVGEVWM I WJYKKMVWM UYEWM GSQI YR JYKKIZSPI VETTSVXS H´EQSVIWSPSGLIMRZIGIHIMFEGMIHIPPIVSWIMR questo caso ci sono le cannonate e i siluri. 2IP QSQIRXS TM GVMXMGS HIPPE FEXXEKPME UYERHS PI VMWTIXXMZI EZERKYEVHMI WM JVSRXIKKMERS KMk HE EPGYRI SVI M GSQERHERXM MR GETS P´EQQMVEKPMS Jellicoe per gli inglesi, il contrammiraglio Scheer TIV M XIHIWGLM E FSVHS VMWTIXXMZEQIRXI HIPPI GSVE^^EXI -VSR (YOI I *VMIHVMGL HIV +VSWWI QYSZSRSPI¾SXXIWIGSRHSMHIXXEQMJSRHEQIRXEPM HIPPEKYIVVEREZEPI %WWMWXMEQS GSWv HE TEVXI HIM XIHIWGLM EPPS WGEQTEVI HIP GH XEKPMS HIPPE 8 P´IZMXEVI GMSr HM EWWYQIVI MP XVEXXS ZIVXMGEPI HIPPE PIXXIVE8 E JVSRXIHMYREZZIVWEVMSGLIMRZIGIEWWYQIMPXVEXXS orizzontale. 5YIWXSTIVGLqMRXEPIIZIRMIR^EGLMWMXVSZERIP XVEXXS ZIVXMGEPI TY{ WJVYXXEVI WSPS TEV^MEPQIRXI la propria potenza di fuoco e offre inoltre una WMRKSPEREZIEPJYSGSGSRGIRXVMGSHIPP´EZZIVWEVMS che può, di contro, sfruttare tutto il proprio potenziale. Unità locale di Sedico SEDICO - Via Belluno, 76 - Tel. Oppure invia una mail a [email protected] Per segnalazioni, consigli ed informazioni scrivi a [email protected] BM è anche su Iscriviti al gruppo per condividere le tue opinioni ed essere sempre aggiornato sulle novità. www.bellunomagazine.it 36 Giornalista per un giorno Dottorclown 4 Kenya 37 Salute Sistemi di analisi computerizzata 38 Racconto Giallo Molto freddo. La vigilia di Natale a Belluno 40 Estero Una giovane storia all’italiana 41 Oroscopo Dicembre 2013 0437 853391 3 Editoriale La crisi ci ha cambiato veramente? di Andrea Ferrazzi S entiamo ripetere in continuazione che, dopo la crisi economica che si protrae da cinque anni, nulla sarà come prima. Che il mondo è cambiato. Che è indispensabile trovare nuovi modelli di sviluppo. Che dobbiamo rivedere strategie e, soprattutto, stili di vita. Lo abbiamo capito? Oppure ci illudiamo che, passata la nottata, tutto tornerà come prima? Abbiamo la consapevolezza del disagio sociale che ci circonda o siamo ormai immuni alle sofferenze altrui, chiusi in un’autodifesa egoistica? Me lo sto chiedendo da quando ho scoperto che, in una scuola dell’infanzia della nostra provincia, ci sono bambini che possono permettersi (economicamente) alcune attività extra ed altri (pochi) che invece devono rinunciare. Ho manifestato la mia contrarietà a questa situazione ad una maestra. La sua risposta è stata un ulteriore stimolo alla riflessione. «Bisogna decidere - mi ha detto - è se è giusto che i genitori chiedano di introdurre sempre nuove attività che non possono essere sostenute dalla scuola, pur sapendo che ci può essere chi non può permettersi ulteriori spese». Ha ragione. Il punto è proprio questo. Siamo noi genitori a dover prendere atto che non è necessario chiedere alla scuola (all’asilo!) attività che esulano dalla programmazione ordinaria, come se una gita in più o un’ora di piscina alla settimana servissero a crescere meglio i nostri figli. Siamo vittime di un’ingiustificata smania di offrire tutto e subito ai bambini, magari pretendendo che sia la scuola ad offrire opportunità che invece spetterebbero alle famiglie. E, soprattutto, dimenticando che la prima cosa da evitare, in particolare in un asilo, è la discriminazione. Ma qui la responsabilità è anche delle istituzioni scolastiche, degli amministratori e degli insegnanti. Perché accettano, se non per debolezza, l’ingerenza dei genitori, anche quando questa si rivela palesemente deleteria? Perché non trovano il coraggio per dire ciò che non va bene? Perché non si oppongono con fermezza a situazioni a dir poco inaccettabili? Personalmente ritengo che sia più importante trasmettere ai bambini il senso di solidarietà piuttosto che proporgli programmi ricchi di attività. O tutti o nessuno: questo dovrebbe essere e invece, purtroppo, non è. «Viviamo in tempi irragionevoli», sostiene l’economista Jean-Paul Fitoussi. Possiamo dargli torto? 5 Natale a Belluno di Ufficio stampa Comune di Belluno Foto di Manuele Sangalli Natale 2013: tra tradizione e novità, per tutto il mese di dicembre a Belluno si respira l’atmosfera natalizia Mercatini natalizi, pattinaggio in piazza Duomo e tanti eventi collaterali è davvero ricco il calendario di iniziative ed eventi messi a punto dal Comune di Belluno per accogliere cittadini e visitatori in un’atmosfera di festa, all’insegna dell’autenticità e delle occasioni d’incontro, che rispetto allo scorso anno si amplia, coinvolgendo anche piazza del Duomo: la grande novità del 2013 è infatti la pista da pattinaggio su ghiaccio. Tutte le informazioni sono online sul sito www.adorable.belluno.it I “Giardini di Natale” sono aperti tutti i giorni dal 30 novembre al 31 dicembre, dalle 10.00 alle 19.00: all’interno degli storici giardini di piazza dei Martiri, nelle caratteristiche casette di legno, gli espositori proporranno creazioni artigianali e artistiche, prodotti tipici, specialità gastronomiche, addobbi natalizi e idee regalo. E per concedersi una pausa in compagnia, un caldo bicchiere di cioccolata calda o vin brulé. Per i bambini ritorna il simpatico trenino, sistemato sotto l’albero di Natale. Resterà aperto più a lungo, fino al 6 gennaio, il “Giardino di Ghiaccio”: un vero e proprio villaggio con la pista da pattinaggio all’ombra della Cattedrale e del Palazzo dei Rettori. Piazza Duomo torna così a vestirsi a festa, grazie ad un allestimento innovativo sia negli stand che fanno da cornice al pattinaggio, sia nell’atmosfera che darà il benvenuto ai visitatori, proprio all’uscita dalle scale mobili. Il Giardino sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.30, nei festivi e prefestivi dalle 10:30 alle 12:00 e dalle 14:30 alle 23:00. E’ possibile noleggiare i pattini direttamente sul posto, compresi nel costo del biglietto (prezzi agevolati per le scolaresche). Sono numerosi gli eventi in programma, in particolare nei fine settimana. Sabato 14, ritorna il Natale Solidale: un momento di condivisione con le associazioni attive in città, impegnate nel sociale. Domenica 15, c’è grande attesa per la Santa Klaus Running, la corsa dei Babbi Natale. Alle 16.30, sul Ponte della Vittoria, la suggestiva accensione della stella cometa sospesa sul Piave, a cura dei subacquei dell’Ana e del Club di Belluno. E lo stesso weekend si vola in mongolfiera sopra Belluno, grazie all’iniziativa benefica a cura dell’associazione “Una mongolfiera per tutti”. Sabato 21, ecco il Natale in musica, che porta tra le vie e le piazze del centro l’allegria dei Christmas Carols, per un pomeriggio di concerti diffusi e canti natalizi. Il 31 dicembre, tutti in piazza per festeggiare insieme Capodanno. A fare da corollario, ci sono inoltre serate a teatro, negozi aperti la domenica pomeriggio, concerti e appuntamenti tra il centro, le frazioni e il Nevegal. PEDICURE TEEN-AGER o MERAVIGLIOSA + MANICURE con trattamento mani + CREMA MANI OMAGGIO 45€- 53€ (invece di 61-69€) RITUALE BELLEZZA+BENESSERE VISO + MANICURE OMAGGIO 75€ (invece di 103€) RITUALE SEA MALAY NOVITA’ (massaggio indonesiano legato ai chakra: rilassante ed enercizzante, con coperta di sudazione e prodotto aroma-cromoterapico) 90 min 117€ (invece di 130€) Centro Benessere e Bellezza Promo valide per tutta dicembre da usufruire sino a fine gennaio. 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Ora a qualche settimana dal 9 ottobre, con l’anno celebrativo ancora in itinere e con iniziative di grande spessore ancora in cantiere (uno su tutti la presenza al Parlamento europeo a Bruxelles) posso dire che ci siamo riusciti o, quantomeno, abbiamo creato i presupposti per coglierli”. LA COMUNITÀ. Pur comprendendo che la sovraesposizione mediatica può apparire come un risvolto effimero, posso assicurare che da ogni dove sono arrivati e stanno arrivando messaggi di solidarietà, come fosse il giorno dopo la tragedia, che segnalano la vicinanza alla nostra popolazione. è vero i longaronesi sono persone, prima di tutto, umili e schivano la scena, preferendo incontrarsi tra di loro, come si è potuto vedere nella giornata del 9 ottobre al Cimitero di Fortogna e poi in Chiesa quando 1.910 lumini esprimevano l’anima dei nostri cari, Vittime della tragedia, e i cuori dei longaronesi in preghiera le hanno fatte rivivere citandoli uno ad uno. Un’emozione indescrivibile, come quella che ho provato la domenica successiva a Fossalta di Piave con la “nostra” Madonna riportata là dove fu trovata e accolta da una folla incredibile. Un altro momento indimenticabile il Requiem di Verdi, che ci ha offerto la Fondazione Cariverona, in una chiesa parrocchiale piena all’inverosimile. Sono state le occasioni che mi hanno permesso di capire che anche i nostri cittadini hanno colto le motivazioni che stavano alla base della nostra intensità comunicativa, che passava necessariamente attraverso RICONCILIAZIONE. Argomento di alto valore morale ed umano, che dopo le analisi e le riflessioni di queste settimane può diventare “perno” della “Memoria” all’unisono”. eventi che a loro volta hanno portato sul Vajont l’attenzione dei media nazionali e internazionali. ORA IL VAJONT È UN MESSAGGIO SCOLPITO NELLA MENTE DI TUTTI, UN MONITO INDELEBILE E TUTTA LA COMUNITÀ NE È CONSAPEVOLE”. BILANCIO DI QUESTE GIORNATE PIÙ SIGNIFICATIVE. Era nostro obiettivo primario far parlare del Vajont il più diffusamente possibile, della nostra storia e del suo significato. Abbiamo raggiunto l’obiettivo e la ricaduta su ogni media italiano e molti esteri, lo ha attestato. Importante era riuscire a coinvolgere le istituzioni ai massimi livelli e ci siamo riusciti. Possiamo dirci soddisfatti, anche perché tutti gli eventi realizzati avevano un fine coerente rispetto al significato universale del Vajont. Determinante, in questo senso, è stata la partecipazione propositiva delle associazioni locali che volontaristicamente ne perorano la memoria, instancabilmente. Tuttavia abbiamo ancora davanti due mesi impegnativi che ci permetteranno di amplificare ulteriormente il segno del cinquantesimo. Sono in programma serate in ogni dove del Veneto e anche fuori Regione a testimonianza della grande sensibilità di tanti che vogliono approfondire, ascoltare e rivivere il Vajont come patrimonio storico e di insegnamento del nostro Paese”. LE PRESENZE ISTITUZIONALI. Con la partecipazione alle nostre celebrazioni e con le sue dichiarazioni il Presidente del Senato, Pietro Grasso ha dato la mano a superstiti e sopravvissuti ammettendo errori e lacune di uno Stato che non può più permettersi di sbagliare nel futuro. Riconoscendo la “centralità” simbolo del cimitero delle Vittime e il suo sostentamento a carico dello Stato ha accesso una fiamma perenne alla “Memoria”. Con la Ministro alla Pubblica Istruzione, Maria Grazia Carrozza, abbiamo posto le basi perché il Vajont compaia nei libri di storia. Con il ministro all’ambiente Orlando e il capo Dipartimento di protezione civile, Franco Gabrielli posto l’accento sull’attenzione alla gestione del territorio e l’importanza dell’attività di protezione civile culminata con un’esercitazione che ha coinvolto migliaia di volontari. Quelle tre giornate di settembre ci hanno permesso anche di abbracciare i soccorritori del Vajont in un raduno che rimarrà per sempre scolpito nella mia mente e nei cuori di chi l’ha vissuto. La presenza del Premier Enrico Letta ha chiuso idealmente il cerchio attorno alla dimensione istituzionale del Vajont e del proprio messaggio, che ripreso ad esempio negativo si trasforma in un monito veramente solenne. Molto importante la sua assunzione di responsabilità rispetto alle nostre istanze, anche a favore dell’autonomia del territorio, per la quale attendiamo con grande fiducia. L’AUSPICIO. Che dopo queste luci accese e diffuse a tutto campo, i riflettori non abbiano a spegnersi, relegando il nostro impegno, quello di tutti i longaronesi e dei Comuni colpiti, anzitutto, ad una pratica meramente amministrativa e contingente riuscendo a concretizzare quanto sostenuto con forza. Ringrazio infine, la mia giunta, gli uffici comunali, i miei colleghi sindaci di Castellavazzo, Erto e Casso e Vajont, e i tanti volontari che ci hanno aiutato in queste giornate frenetiche, ma di grande spessore che hanno riportato l’attenzione sul Vajont che meritava”!. 9 di Barbara Ganz SPECIALE VAJONT Giornalista de Il Sole 24 Ore Il Vajont è lo sviluppo economico di una provincia C Vajont cinquant’anni dopo, un imprenditore ricorda quella notte maledetta G irolamo Collarin, classe 1935, quella notte era già a dormire: il giorno dopo sarebbe dovuto andare a ritirare un carico di legname, la sveglia era fissata all’alba. La telefonata di uno dei fratelli gli aveva fatto pensare fosse già mattina. «È partita la diga, vai giù a vedere», era invece il messaggio. Che fosse crollata la diga, nei momenti seguenti al disastro - la notte del 9 ottobre 1963 - era quello che avevano pensato tutti. Invece è ancora lì, meta in questi giorni della memoria e delle immancabili polemiche. Il turno di notte - Pochi istanti dopo la telefonata, Collarin era già in viaggio: destinazione Borgo Piave, dove le Segherie bellunesi avevano uno stabilimento alla confluenza del fiume, «perché allora l’energia veniva dall’acqua, e i tronchi arrivavano sulle zattere dal Piave». Si lavorava su tre turni, la paura era per quello dei cinque operai che quella notte doveva essere sul posto; invece la distanza da Longarone, meno di una ventina di chilometri, aveva dato il tempo di avvisare, di mettersi in salvo. Più tardi quella notte, al rientro verso casa, a Ponte nelle Alpi, «c’erano le colonne degli alpini che salivano - ricorda -. Quando sono arrivato con altri siamo andati, un po’ in auto e poi a piedi, verso il luogo del disastro. Presto è diventato impossibile proseguire». La mattina dopo, di nuovo in azienda, «pareva che il piazzale fosse stato pulito con la scopa, non c’era un granello di polvere. Poi mi sono girato e ho visto le nostre cataste di legname che spingevano lungo l’arco del ponte della Vittoria». Un danno, all’epoca, superiore ai 35 milioni. Una delle poche aziende danneggiate al di fuori della zona più vicina al Vajont. Di un’altra segheria, la Proti, proprio sotto la diga, non è rimasta traccia: cancellata insieme alla cartiera di Verona. Un nuovo inizio - «La legge Vajont aveva fatto arrivare da Roma tanti soldi - racconta Collarin -. Il materiale perduto è stato ripagato subito al cento per cento. Poi i contributi, in parte a fondo perduto, in parte a tasso agevolato da restituire in dieci anni, per ricostruire: qui sono arrivate tante aziende a investire, ed è grazie a questi fondi che Belluno, terra di emigrazione, ha potuto industrializzarsi». L’imprenditore era parte della commissione che esaminava i progetti presentati al consorzio nato per la ricostruzione: «Non ricordo casi di aziende aperte per intascare e poi chiuse o vendute: ogni proposta veniva controllata a fondo, per vedere cosa voleva fare, se era una cosa seria». Non si può dire che sia andata sempre così, dopo i disastri e con paesi e città da ricostruire, in Italia. Il nuovo sito delle Segherie bellunesi, fondate nel 1800, è stato inaugurato nel 1970, a metà strada fra Ponte nelle Alpi e Belluno: «Sette anni dopo: perché la prima volta avevamo ripristinato la sede lungo il fiume, ma nel 1966 era arrivata l’alluvione e allora basta, abbiamo deciso di venire via da lì». L’onda della crisi - Oggi dei 15 addetti sono al lavoro circa la metà: il settore dell’edilizia è fra i più colpiti, il lavoro scarseggia. Quale l’onda peggiore? «Le persone di una certa età, come me, ne hanno viste tante di crisi: abbiamo fatto la gavetta, abbiamo visto tutta l’Italia da ricostruire, anni in cui chi non lavorava qui prendeva la valigia, ma c’erano i campi, le stalle, tante possibilità di fare qualcosa per vivere. Per chi è giovane oggi, è tutto più difficile, e non c’è più la capacità di adattamento che si aveva una volta». Il 9 ottobre sono 50 anni dalla notte della frana, precipitata dal monte Toc nel lago artificiale. Morirono 1.910 persone. Il Consiglio regionale del Veneto ha chiesto che la storia del Vajont diventi materia di studio. hiusa per lutto. La De Rigo, colosso La necessità di una sede in una zona meno montuo- del viaggio, poi ho deciso che ne valeva la pena». dell’occhialeria made in Belluno, nel sa, dove l’espansione era difficile, e il forte legame Bruno Bellò è il fondatore della Clivet di Villapaiera, giorno del cinquantesimo anniversario della famiglia con il territorio avevano fatto scegliere Feltre: lo scorso giugno era sul palco dell’assemblea della tragedia ha in cancelli sbarrati. Come ogni proprio Longarone. «Il duro lavoro della gente di qui degli industriali del comprensorio Belluno-Dolomiti, anno, come tutte le aziende delle zone industriali nate ha fatto crescere l’azienda» racconta l’amministratore simbolo di una ricostruzione che aveva fatto nascere dopo il Vajont, grazie alla legge (la457 del 1963 e 357 delegato Maurizio Aracri. Tanto che il 20 ottobre 1995 aziende, zone industriali, posti di lavoro, in una provin- del 1964, provvidenze a favore delle zone devastate le azioni ordinare De Rigo vengono quotate al NYSE di cia poverissima. «Nel nostro caso, l’aiuto era consistito dalla catastrofe del 9 ottobre 1963) che sosteneva New York. Il ricordo è quello di una gestione attenta e in una esenzione decennale dalle imposte e in un con- economicamente chi voleva investire sulla provincia. pratica degli aiuti: «Nel nostro caso gli incentivi sono tributo in conto interessi sull’investimento». L’azienda Nell’ottobre 2011 il Conib, consorzio nato per volon- durati circa tre anni, a livello locale c’era una grande è nata nel 1992, oggi progetta, produce e distribuisce tà del deputato Gianfranco Orsini per gestire il post attenzione e competenza nel valutare i progetti. E fi- sistemi in pompa di calore per la climatizzazione, il emergenza e i relativi fondi, si è riunito per l’ultima niti i contributi, mai si è messa in discussione questa riscaldamento, il rinnovo e la purificazione dell’aria, volta: secondo le stime ha creato 6mila posti di lavoro, localizzazione. L’azienda macina risultati: lo scorso con 550 dipendenti in Italia e circa 300 all’estero. La quattro aree industriali, con effetti ben oltre la città di febbraio ha presentato un fatturato retail di 340 mi- sede in zona industriale Villapaiera si è ampliata, con Longarone. lioni, +6% sul 2011, solo per il marchio Police. Tutti i l’acquisizione di una unità rimasta vuota. «All’epoca il giorni, ma non oggi che a Longarone, dove lavora un ricordo è di grande serietà di chi gestiva i fondi della DE RIGO - L’anno è il 1993: l’indirizzo, la zona in- migliaio di persone (3mila i dipendenti totali De Rigo) legge Vajont», racconta Bellò. Oggi i problemi sono gli dustriale Villanova di Longarone. I fratelli De Rigo si chiude per lutto. stessi di tante altre aree industriali: «I camion per raggiungerci devono attraversare il paesino di Anzù, con avevano già fondato a Limana, Belluno, nel 1978 la Charme Lunettes, una piccola realtà artigianale che CLIVET - All’inizio, tutta quella strada ogni giorno le sue strade strette: dopo tanti anni manca ancora impiegava 30 operai e si occupava della produzione pesava eccome: «Abitavo a Bassano del Grappa, non una strada di accesso degna di questo nome». in conto terzi di occhiali da sole, montature e com- c’erano ancora le bretelle e i collegamenti di oggi, che ponenti per montature da lenti correttive. Dopo 15 hanno ridotto il tragitto a 45 minuti di auto. Mi sono anni di esperienza, l’ingresso nel modo delle griffe. chiesto a lungo se sobbarcarmi la fatica quotidiana articolo tratto dal blog “Il cielo sopra San Marco” Albergo - Ristorante - Pizzeria “Da Beio” Specialità carne alla griglia Riaper con la tura stor gestio ica ne Vi augurate Buone fes Viale Alpago 150/152 Bastia• Puos d’Alpago - Belluno tel. 0437 454320 - 0437 46177 • [email protected] 11 Il Territorio di Tomaso Pettazzi Una Provincia fondata sull’acqua Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. (da”Cantico delle creature” di Francesco d’Assisi) I l Bellunese è ricco di fiumi e torrenti che da sempre hanno fornito energia alle varie attività umane e ne hanno caratterizzato la storia nei secoli. Si pensi all’attività dei ‘zater’, eredi dei vecchi ‘dendrophori’ romani, addetti nei secoli alla fluitazione del legname, sciolto o annodato in zattere, lungo i principali corsi d’acqua (Piave, Boite, Cordevole),. Attività che per secoli convogliò ogni anno verso la pianura e la Laguna veneta oltre 300.000 tronchi commerciali (4 metri abbondanti). La periodica rievocazione della fluitazione di tronchi e di zattere, che viene praticata in estate lungo il corso della Piave, alternativamente con altre realtà analoghe in Austria o Slovenia, è un’entusiasmante riscoperta di questa professione che coinvolgeva non solo i “zater”, ma numerosi altri mestieri artigiani che tramite essa esportavano in pianura i loro prodotti (pietra da costruzione, mole, metalli, carbone, gesso, alimentari, ecc). La fluitazione lasciò segni importanti nelle località che attraversava: in architettura con la realizzazione dei cidoli e delle stue, sorta di sbarramenti atti a produrre piene artificiali con le quali far scorrere a valle i tronchi; nella toponomastica con le denominazioni specifiche di alcune località: Tai di Cadore e Taibon agordino (da taglio, pezzo di legno), Porto di Perarolo, Nave di Mel, Prato di San Marco a Santa Giustina, ecc. L’acqua faceva funzionare, attraverso le rogge che la convogliavano in ogni dove, centinaia di mulini (oltre 500 ancora a fine XIX sec.) per la macinazione del granoturco e dell’orzo, nonché le innumerevoli officine, segherie e falegnamerie che realizzavano manufatti e tavolame per edilizia che venivano esportati in Italia e pure all’estero. Nel Feltrino si sviluppò l’arte della lana, che utilizzava la forza dell’acqua per la follatura dei tessuti; questa attività giunse a tale redditività che si formò addirittura una potente Corporazione. Ad essa seguì la produzione della seta tramite l’organzino, con contemporaneo allevamento del baco da seta in Feltrino e vallata bellunese. Questo spiega come fino a pochi anni fa esistessero in Provincia numerose fabbriche di tessuti, eredi di quell’ antica arte. La carta è un altro settore che ebbe un forte sviluppo tra Seicento e Settecento, specie a Vas, data la vicinanza di Piave e di risorgive naturali, che permettevano con continuità la battitura di stracci con battiferro dalla testa di legno; erede di questo antico sapere è l’attuale Cartiera di Santa Giustina. Infine, sempre legata alla forza dell’acqua, ecco l’arte della concia delle pelli, con forte presenza a Feltre, lungo i torrenti Colmeda e Sonna, e a Belluno, lungo l’Ardo e il Piave (pensiamo alla conceria Colle, attiva fino agli anni Sessanta del secolo scorso). Un’attività che rese famoso il Bellunese nel mondo fu certamente la produzione delle spade; a Belluno in mulini lungo l’Ardo, in località Busighel e Fisterre, nel XVI secolo, venivano prodotte dai fra- telli Ferara fino a 25.000 spade all’anno, destinate alle più importanti corti europee. Naturalmente ciò era anche dovuto all’utilizzo di ottimo ferro proveniente dalle miniere di Zoldo ed Agordino. Più recentemente, da un secolo in qua, l’acqua è divenuta fondamentale nel campo dell’energia elettrica. L’insieme delle centrali idroelettriche realizzate in Provincia fa parte del Sistema nord-orientale e genera una quantità di energia notevole in campo nazionale, pari al 5% del totale prodotto. Questa tipologia di produzione dimostra sempre più il suo valore intrinseco, in riferimento al continuo aumento di costo dell’energia prodotta da fonti fossili (petrolio) e minerali (carbone) e alla loro ecosostenibilità (inquinamento ambientale), nonché all’ apprezzamento del Dollaro sull’Euro. E’, e sarà sempre più, il primo esempio di energia verde, riciclabile, anche se devono essere presi in considerazione alcuni problemi che si presentano negli anni (uno tra tutti l’interramento del sito). La rinegoziazione dei canoni pagati dai gestori delle centrali (Enel in primo luogo, ma pure da gestori privati, anche locali) in virtù di un utilizzo che deve essere remunerato alla collettività, nonché il pagamento di congrui tributi IMU ai Comuni nel cui territorio esse sorgono (ora purtroppo destinati allo Stato, in virtù dell’ultima legge di stabilità*), possono portare a consistenti gettiti economici. Ho detto volutamente utilizzo e non “sfruttamento”; in tal senso v’era stato un approccio a questo business a cavallo degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, ripropostosi purtroppo anche recentemente, che ha portato sciaguratamente alla tragedia del Vajont. Ma l’acqua ha pure un enorme valore per i Consorzi irrigui di pianura, che se ne avvalgono per irrorare le coltivazioni. Attualmente viene loro ceduta a prezzi irrisori, se li paragoniamo al prezzo a noi addebitato dalle Società gestrici degli acquedotti. Il valore totale di queste potenzialità è di decine di milioni di € all’anno, ma tale realtà, nella sua giusta dimensione, sfugge ai più. Recentemente pure il 3% dell’ammontare della tariffa che da ciascuna Autorità d’Ambito territoriale ottimale (Aato) era tenuta a trasferire alla nostra Provincia (non per gentile concessione, ma quale concorso nella realizzazione delle principali manutenzioni in ambito idraulico), con decorrenza dal 2005, ma mai messa a regime, per un valore di una decina di milioni di € annui, è stato messo in discussione con la revisione e la futura cessazione degli Aato stessi e con la recente decisione della Consulta di impugnare la delibera in tal senso della Regione Veneto. Inoltre il valore anche “economico” del territorio è stato rivendicato in un recente incontro organizzato dai Lions bellunesi, dove è stato sottolineato che la sinergia tra pubblico e privato può/deve basarsi sul riequilibrio di valore tra apporto di capitali (privati) e disponibilità di siti (pubblici) atti all’utiliz- Direttamente dal pescato al nostro banco Ponte nelle Alpi (BL) - V.le Dolomiti, 44/D - Tel. 0437 990074 - 348 4905758 (dietro al bar Simpaty) zo idroelettrico. Le centinaia di richieste ai Comuni di derivazione idrica a fini di produzione idroelettrica cui si assiste in questi ultimi tempi (grazie ad un sistema di incentivi gonfiati, dai “certificati verdi” al “ritiro dedicato”) devono far ripensare ad una governance sovracomunale, che molti giudicano debba essere assunta dalla Provincia. In tal modo il ritorno economico potrà essere distribuito su tutte le collettività, senza generare una sorta di cittadini di serie A e di serie B, lasciando i primi cittadini, continuamente alla ricerca di fondi per sopperire ai continui tagli di risorse, in balia di avventurieri che con un piatto di lenticchie si assicurerebbero le nostre primogeniture. Si assiste, al contrario, a continue, singole dispute tra Comuni e Regole, da una parte, e soggetti privati dall’altra. Questi ultimi, forti di una recente decisione regionale che dichiara la produzione idroelettrica di interesse nazionale, perché fonte rinnovabile, riescono a bypassare le competenze comunali, raggiungendo lo scopo di accentrare a sé la quasi totalità dell’utile risultante. Si aggiunga che l’art. 37 del decreto Sviluppo del Governo Monti introduce nuove procedure per l’assegnazione delle grandi concessioni scadute o in scadenza, che mira apertamente a far cassa a danno delle nostre Comunità, introducendo l’offerta economica a favore dello Stato quale criterio prioritario per l’assegnazione delle concessioni stesse. Che già sono regolate da disposizioni contenute in una legge datata 1933 che favorisce coloro che promettono la massimizzazione della produzione. Questi sono gli aspetti negativi di una partita che, se correttamente gestita, sarebbe di enorme beneficio per la collettività ed invece assurdamente rientra fra i fattori di criticità. Faccio presente che il valore dell’energia elettrica prodotta nel Bellunese è più di 1,2 miliardi di €. Ben diverso è l’approccio all’argomento delle Province autonome di Trento e Bolzano, che alla scadenza delle concessioni di Enel o Edison sono loro subentrate, con maggioranza di quote, potendo così realizzare consistenti utili, oltre che mettersi in situazione di autosufficienza in vista di un futuro energetico sempre più dubbio. E’ interessante notare che i timori sulla possibile perdita del bene acqua a favore di soggetti terzi furono evidenziati fin dalla fine dell’Ottocento. Un dibattito importante si ebbe in seno alla CCIAA bellunese riguardo un progetto di derivazione delle acque del Piave a scopi industriali ed irrigui della pianura, tramite canali, attraverso il lago di Santa Croce ed il Fadalto. L’Amministrazione evidenziava molti più danni che benefici, appoggiando in ciò gli odg di numerosi Enti locali, definendo il progetto “disastroso”, facendo voti che venisse promossa “la utilizzazione della forza idraulica del Piave lungo il suo corso naturale”, per favorire la nascita di nuove industrie e potenziare le esistenti. Anche nel 1911 un odg molto circostanziato e deciso si schierava contro la richiesta della ditta Zara Breda e C. di derivare l’acqua del Piave verso il Meschio in modo perenne, elevandosi “a difesa di sacrosanti diritti” contro “l’esclusivo vantaggio della speculazione privata, senza arrecarne alcuno ai paesi che risentirebbero tutto il danno”. E poi ancora nel 1917 il Consiglio Camerale si oppose alla concessione governativa di usare l’acqua del Piave deviandola verso il Vittoriose, qualificando ciò come una “sottrazione pura e semplice della ricchezza della Provincia di Belluno”, reclamando comunque almeno “adeguati compensi”. A metà del secolo scorso, ancora la CCIAA col Presidente De Conz, nell’ambito della futura legge per la montagna, propose risarcimenti ai danni che venivano arrecati con la privazione delle risorse idriche, attraverso una sovrattassa che gravasse sulle imprese idroelettriche e sul costo dell’energia stessa prodotta, devolvendone i proventi alle zone montane danneggiate. La proposta fu inviata alle consorelle venete e di tutto l’arco alpino. Al solito quelle venete furono le più fredde, mentre l’adesione più convinta venne da Bolzano, il cui Presidente Walther tenne a precisare che tale provvedimento era già in vigore nella regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Provvedimento ulteriormente rivisto, a favore, lo scorso 22 ottobre 2012. Anche il Presidente Luciani, nel 1980, durante un convegno sulla questione energetica, toccò i nodi cruciali: uso della risorsa acqua, tutela del territorio, “sovracanoni” idroelettrici, politiche dell’Enel, ristori a favore dell’ambiente. La storia ci dice che invece avvenne il contrario degli auspici, la Sade (quindi l’Enel) divenne monopolista e si giunse al disastro del Vajont. Mi preme sottolineare questa mission, anche politica, che la Camera di Commercio di quei decenni avocava a sé a favore del territorio; auspichiamo che pari impegno venga profuso dalla attuale dirigenza e che essa, in questa situazione di stallo, si proponga decisamente come catalizzatore delle forze cui veramente sta a cuore il nostro futuro. Il risultato scaturito dagli “Stati generali” indetti dalla precedente amministrazione non lascia purtroppo ben sperare. Cito inoltre gli “Atti della Commissione Interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo”, cosiddetta Commissione De Marchi, istituita nel 1967 a seguito della spaventosa alluvione del 1966 e pubblicati nel 1974. Il disastro viene ricordato soprattutto per le distruzioni provocate al patrimonio artistico di Firenze, che tanto scalpore suscitò nel mondo, ma si deve ricordare che esso causò nella nostra Provincia 24 morti e danni enormi. Ebbene, proprio la Commissione tecnica nazionale, nella parte dedicata al Bacino del Piave, evidenziò chiaramente la pericolosità del continuo sfruttamento sistematico a fini irrigui ed idroelettrici e l’evidente depauperamento che ciò avrebbe in ogni caso provocato al tessuto orografico e allo sviluppo economico provinciale. Infine, nel settore turistico, l’aspetto lacustre è legato alla ricchezza delle acque negli invasi esistenti. Misurina, Alleghe, Centro Cadore, Santa Croce, Mis e Corlo hanno sviluppato un’economia di un certo spessore che purtroppo è periodicamente messa in ginocchio dai prelievi dissennati da parte dei Consorzi irrigui, a ciò spinti dall’esiguità del costo dell’acqua praticato, che permette loro, a nostro svantaggio, di non utilizzare moderne metodologie di irrigazione meno idrovore. Si può quindi affermare che l’acqua è sempre stata simbolo di ricchezza, ma pure di sfruttamento e causa di lutti, per le nostre Collettività. Sta a noi stabilirne l’uso più corretto per lo sviluppo della nostra economia e la salvaguardia del nostro territorio. E questo compito ci deve essere riconosciuto da Regione e Stato centrale. *La Legge di Stabilità approvata in via definitiva (all’art.1 co.137 ddl n. 3584) riserva un’importante attenzione alle aree montane. Introduce, infatti, l’obbligatorietà al pagamento del sovracanone idroelettrico (che rappresenta l’entrata dei Consorzi di Bacino Imbrifero Montano) per tutte le centrali idroelettriche le cui opere di presa siano ricomprese all’interno del territorio dei Bim. E pertanto dovranno pagare anche gli impianti che prelevano l’acqua dal territorio bellunese per produrre energia elettrica lungo i canali di bonifica della pianura veneta. Si calcola che questo porterà al territorio bellunese 1.300.000 € in più all’anno. Tuttavia, la stessa Legge di Stabilità va a cancellare l’entrata Imu per i Comuni sulle centrali idroelettriche pari a 1.200.000 €/anno circa, che andrebbero tolti ai Comuni per confluire nella casse dello Stato. Le centrali idroelettriche, infatti, sono classificate categoria “D - opifici”, e dunque l’Imu prelevata è riservata allo Stato dalla Legge di Stabilità. Così anche i Comuni, come i privati, proprietari di centraline idroelettriche dovranno versare tutta l’Imu allo Stato. Siamo in presenza, insomma, di una manovra a saldo vicino allo zero: con il piccolo dettaglio che i sovracanoni sono aleatori (come dimostrato più sopra) mentre l’ammontare dell’IMU è certo. Solo e sempre cambiamenti in peggio. Tomaso Pettazzi Belluno, 6 aprile 2013 Bibliografia “Uomini e Macchine idrauliche”, R. Tabacchi; D. De Martin, Tipolitografia Print House snc, Cortina d’Ampezzo,2010. “Il Piave”, a cura di A: Bondesan, G. Caniato, F. Vallerai, M. Zanetti; ‘Gli opifici idraulici’, e ‘Commerci e navigazione nel bacino plavense’, pag. 291-333. “Impianti del Piave. Sistema nord-orientale”, Enel, Grafiche De Bastioni, V.Veneto, 1991 “La Camera di Commercio di Belluno”, a cura di A: Amantia, Isbrec, Cleup s.coop., 2006 pag.148/151, pag.267/276, pag.321, “Le Alpi che cambiano”, M.Pascolini, Forum, Udine, 2008, pag.43 “Atti della Commissione Interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo”, Tipolitografia Edigraf, Roma, 1974 “Canopi e Nobilomeni, Storia e Miniere nell’Agordino”, S.Tazzer, ed. Kellermann, Vittorio Veneto, 2012, pag.16,17. “La società e l’economia bellunese nei primi decenni del Novecento”, a cura di G.Larese, M.Sandi; Tipografia Piave srl, 2012 “Ruote ad acqua lungo il Vesès”, D. Bartolini, Editrice DBS, Rasai di Seren del Grappa, 2005 “Le schiavone bellunesi per la repubblica di Venezia”, G. Rotasso, articolo in Bellunopress, 2009 13 Foto di Alberto Bogo Di matrimoni io non ne so nulla. Non mi sono mai sognata in abito bianco e carrozza, nel “giorno più bello della mia vita”. Un giorno però capito a Borgo Piave in Via Rugo, 58 da Zenzero a Velo di Isa Cargnel, professione wedding planner. E’ un luogo accogliente: legno bianco, divanetti rosa antico, pasticcini e caffè. Isa organizza matrimoni su misura: in una villa elegante, in riva al lago o in una galleria d’arte. A voi la scelta. La wedding planner, volendo, si occupa di tutto: dalla location al catering, dalla confettata (che scopro essere l’ultima moda, in fatto di matrimoni) alla musica. Isa Cargnel – oltre a essere wedding planner è anche grafica – lo fa con un’attenzione speciale anche ai più piccoli dettagli. Io non vado matta per i matrimoni: per le cose belle sì, però. Un pranzo allestito in una serra, circondati da fiori, mi piace. Così come trovare i confetti tra i limoni, in un matrimonio in giallo. O ricevere un invito fatto con cura, azzurro dello stesso azzurro delle ortensie del buffet. Zenzero a Velo però non è solo cura del dettaglio e trovate creative, delicate: “Quello che più mi fa piacere – racconta Isa – è sapere che gli sposi hanno vissuto il matrimonio in maniera rilassata: vuol dire che sono riuscita a fare bene il mio lavoro. Che consiste nel farmi carico degli aspetti burocratico-organizzativi al posto loro”. Fate un salto da Zenzero a Velo, curiosate sul sito www.zenzeroavelo.it . Ma vi avverto: rischiate di uscire con la voglia di farvi organizzare un matrimonio anche se siete cronicamente single. di Gabriele Vanin Planetario La via dello Zenzero di Alice Cason La cometa ISON S arà anche vero, come diciamo sempre, che “le comete sono come i gatti, perché hanno la coda e fanno quello che vogliono”, ma questa volta forse la ISON ha esagerato. Nei 14 mesi passati dalla sua scoperta, a opera di Vitali Nevski e Artyom Novichonok, con un telescopio di 40 cm appartenente all’International Scientific Optical Network (una rete di 30 telescopi appartenenti a 20 osservatori sparsi in 10 paesi, che monitorano i detriti spaziali presenti nella fascia dei satelliti geostazionari) la ISON ha fatto di tutto e il contrario di tutto. Le prime stime sulla luminosità che doveva avere intorno ai giorni del passaggio al perielio, il 28 novembre scorso, la davano 50 volte più luminosa della Luna piena e quindi facilmente visibile in pieno giorno a poca distanza dal Sole. Avrebbe dovuto essere perciò la cometa più luminosa mai apparsa. Nei mesi seguenti, tuttavia, queste stime venivano riviste al ribasso. Durante l’estate, addirittura, l’attività della cometa non si risvegliava e perciò presso gli addetti ai lavori si diffondeva una cupa aria di pessimismo. Intorno al 13 novembre, tuttavia, la cometa aveva un outburst, aumentando la sua luminosità di 10 volte, e allineandosi così alle stime intermedie, che la davano comunque come un oggetto piuttosto cospicuo forse visibile di giorno intorno al perielio, e sicuramente ben visibile a occhio nudo, con una lunga coda, dal 5 al 15 dicembre. Nelle prime ore dopo il perielio, però, la sera del 28 novembre, la cometa è sembrata letteralmente disintegrarsi, nelle immagini delle sonde solari della NASA e dell’ESA. Nondimeno, appena poche ore dopo ha ripreso vigore, la chioma è ridiventata luminosa, si è riformata una coda, più corta di prima, ma più luminosa e doppia. L’illusione è durata fino al mattino del 30 novembre, quando la ISON ha cominciato a indebolirsi gradualmente sotto l’azione della sferza solare, mostrando che di lei era rimasta solo una nuvola di polvere, che pian piano sta indebolendosi sempre più nelle immagini spaziali. La conseguenza di tutto ciò, ovviamente, sarà che nelle prossime mattine non vedremo niente dello spettacolo tanto annunciato. Purtroppo, il 2013, annunciato come l’anno delle due comete, non è stato molto fortunato. La PANSTARRS, a marzo, pur essendo pari alle attese, si è vista poco e male, a causa della scarsa altezza sull’orizzonte e di un tempo infame, e la ISON ha deciso di suicidarsi. É dal 1997, dai tempi della Hale-Bopp, che non compare una Grande Cometa, e sarebbe veramente tempo! incrociamo le dita... Finalmente appare a stampa, dopo ben sette anni di lavoro: Gabriele Vanin Catasterismi: l’origine, la storia, la mitologia delle costellazioni Il libro più approfondito che sia mai stato pubblicato sull’argomento in Italia, con le prime traduzioni nella nostra lingua di alcuni dei più importanti documenti astronomici sul tema Lo trovate in libreria dal 2 dicembre, oppure scrivete a: [email protected] 15 Turismo di Elisa Casanova infatti nulla di grave è successo e, passato il pericolo, è tornato a splendere il sole. Il Giappone è così ben organizzato, soprattutto con i trasporti, che siamo riusciti a pianificare tutto il viaggio da soli e... da casa! Abbiamo prenotato tutti gli alberghi (di cui due ryokan, tipiche sistemazioni giapponesi dove si dorme sul futon e si cammina rigorosamente sui tatami) via internet e acquistato il conveniente pass per i treni JRP prima di partire. Abbiamo mangiato sushi, sashimi, tempura, udon, shuba shuba, wagashi-dolci per quindici giorni e sempre e solo con le bacchette. Ci sono piaciuti l’onesta, la compostezza, il rigore e la disponibilità dei giapponesi. Non è stato difficile immergersi in questo bel paese dove ci siamo sentiti sicuri, a nostro agio e ben accolti... Basta! Non diciamo altro e lasciamo il resto alla vostra curiosità, che magari un giorno porterà anche voi in questo bel pezzo di mondo! Se avete domande, curiosità, o desiderate qualche dritta per organizzare il viaggio, contattateci all’indirizzo e-mail [email protected]. Giappone fai da te C osì diversi, così belli i giapponesi e la loro terra. Il Giappone è un territorio unico, lontano da noi, non solo geograficamente, ma anche nella cultura, ed è proprio questa la ragione che ci ha portati a visitarlo. In quindici giorni - dal 9 al 23 settembre – abbiamo trascorso una settimana a Tokyo, con escursioni a Nikko, Kamakura e Hakone per ammirare il monte Fuji, simbolo del Giappone, e poi via, prima a Takayama, ai piedi delle alpi giapponesi, poi a Kanazawa, con il suo bellissimo giardino-parco e infine a Kyoto, con i numerosi santuari, templi e la sua atmosfera tipicamente nipponica. Abbiamo trovato Tokyo una grande città, caotica, piena di negozi e, sinceramente, le abbiamo preferito Kyoto, più piccola e a misura d’uomo; bellissima la sua foresta di bambù. Takayama, piccola città ai piedi delle montagne, ci è piaciuta più di tutte: abbiamo respirato la tradizione nel mercato di paese, visto i vecchi quartieri ancora integri e i negozi dei produttori di sakè, la bevanda tradizionale giapponese. Bellissime sono anche Nikko e Kamakura, ricche di santuari e templi molto affascinanti. Hakone ci è piaciuto meno, un paesino molto turistico, punto di partenza per le escursioni verso il monte Fuji: interessante solo un luogo, alle pendici delle montagne, dove vendevano uova “nere” sode bollite nelle acque sulfuree della montagna. Tra Tokyo e Takayama (circa 500 km di treno) abbiamo anche incontrato un tifone: il treno è stato fermo per ore in una stazione, per attendere prima il passaggio del tifone e poi il ripristino della linea ferroviaria. Per noi è stato un momento di grande agitazione ma, gli altri passeggeri del treno, sicuramente più abituati di noi a fenomeni atmosferici di questo tipo, erano tutti tranquilli: ci siamo rivolti a uno dei passeggeri per essere rassicurati e lui ci ha confortato dicendoci “Tranquilli, dopo il tifone torna sempre il bel tempo!”. E Zurich pubblicità Bellunomagazine.pdf C M Y CM tel 0437 25049 cell 393 1918557 facebook: Lara Merlin Merlin Lara P.zza S. Stefano, 26 32100 Belluno il centro del sè acconciature uomo donna Orari MY (su appuntam ento) martedì 8.00 - 17.0 0 mercoledì 8.00 - 17.0 0 giovedì 8.30 - 15.0 0 19.00 - 22.0 0 venerdì 8.00 - 17.0 0 sabato 8.00 - 16.3 0 CY CMY K 1 10/07/13 10:37 La tua casa protetta a 360° il nostro più grande valore, la tua sicurezza www.paologamba.it info: 0438 555.140 Agenzia di Vittorio Veneto 17 Ma è anche altro il libro “Le scarpe dell’allenatore” pubblicato per Piazza Editore dal trevigiano (con diramazioni bellunesi) Stefano Masini, nuovo esponente del già ricco panorama veneto del giallo d’autore. La storia è ambientata nel microcosmo del calcio dilettantistico veneto dei primi anni ‘80 e offre un lucido spaccato di quel mondo e di quell’epoca, un passato prossimo senza internet e senza cellulari, con campetti ai bordi delle strade, dove cominciavano appena ad affacciarsi imprenditori rampanti. Si parla di Enzo Bearzot e Marco Tardelli, o di Sparwasser, sconosciuto calciatore della Germania Est. Si parla anche di lire, di automobili come la Ritmo, della Dc, delle prime discariche e dei primi grandi ipermercati, ci sono canzoni di Vasco Rossi e Francesco de Gregori o di musicisti di nicchia come Loj e Altomare. Si parla anche di “schei”. In definitiva il libro ci racconta come eravamo ieri, ma quando lo finisci ti viene il sospetto che un po’ così lo siamo anche oggi, e che i vizi del presente siano cresciuti proprio allora, quando eravamo campioni del mondo, e anche il Veneto, in altri campi, stava per diventarlo. E che proprio allora abbia cominciato a perdere, perdendo l’innocenza. Ti viene anche il sospetto che il mondo si possa capire, e forse vedere meglio, in un paese, magari dentro una scocietà sportiva, o un Suzuki S-Cross campo di calcio. Oltre a tutto questo c’è la trama, che funziona ad orologeria, grazie anche allo stile asciutto e veloce dell’autore, con meno di 200 pagine di repentini cambiamenti di registro e di scena. di Enrico Da Boit Aspetto: la gamma della casa francese si arricchisce di un SUV dalle linee morbide e moderne, in linea col ad essere una agguerrita competitrice nel Su strada: WY WXVEHE VMWTIXXS EPPE ³KIQIPPE´ GLI ½R´SVE r WXEXS HSQMREXS HEPPE %7<HEGYMHIVMZEWMRSXEYREQEKKMSVIVMGIVGE corso stilistico intrapreso WIKQIRXS HIP GSQJSVX HM KYMHE WME TIV UYERXS VMKYEVHE 2MWWER5EWLUEM che prevede un frontale Interni:TIVTSXIVGSQFEXXIVIIJ½GEGIQIRXI PEHMREQMGEHIPZIMGSPSWSRSWXEXIQSHM½GEXI RIPWIKQIRXSHIMWYZHMXEKPMEQIHMEPE'MXVSën PIWSWTIRWMSRMWMETIVPEWMPIR^MSWMXkMRQEVGME caratterizzato dall’ormai RSRTSXIZEXVEWGYVEVIHMGYVEVIKPMMRXIVRMGYMr 3ZZMEQIRXIGSRPEQEKKMSVIHSXE^MSRIWMTEKE UYEPGSWE MR XIVQMRM HM WTYRXS ERGLI WI GLM r classica mascherina con il WXEXEVMWIVZEXEYREGIVXEEXXIR^MSRIVMWYPXERHS SVMIRXEXS EPP´EGUYMWXS HM YR ZIMGSPS HM UYIWXE GSWvKMkHMTVMQSMQTEXXSHMFYSREUYEPMXk doppio Chevron che si pro- 0E TIPPI EFFSRHE I VMZIWXI TYVI MP FVEGGMSPS categoria non è la prima cosa che guarda. In generale si Aspetto Su nota stradalo sforzo -P QSXSVI HIP QSHIPPS SKKIXXS HIPPE TVSZE r lunga sin sui fari dal taglio centrale. P´ PMXVM XYVFSHMIWIP HM SVMKMRI 1MXWYFMWLM HE di fare con unFiatsalto avanti poter la vettura, con cui la casa giapponese abbandona la joint-venture che La S-Crossper oggetto della prova GZGLIWEEWWSPZIVIIKVIKMEQIRXIMPTVSTVMS competere con uneraprodotto aggressivo. aveva prodotto la SX-4/Sedici, discende direttamente dal prototipo presentato equipaggiatacurato con il motore Anche a Belluno “Le scarpe dell’allenatore” è disponibile in libreria, oltre che on line al sito www.piazzaeditore.it. Stefano Masini è nato nel 1962 e vive da sempre nella provincia di Treviso, laureato in Lettere Moderne, lavora attualmente come funzionario in un ente locale. È stato per diversi anni giornalista televisivo ed è iscritto all’Albo dei giornalisti professionisti. Calciatore dilettante in gioventù, oltre che di calcio, è appassionato di musica. Ha realizzato alcuni video, in particolare per la scuola. È autore di musiche e testi delle sue canzoni, raccolte in un album di prossima uscita. Vi augufersate Buone BAR • BIRRERIA • PANINOTECA LIMANA (BL) - Via Refos, 17 - Tel. 0437 969844 in ogni dettaglio 0E WIHYXE r GSQI MR compito soprattutto considerando la mole al0´EWTIXXSrQEWWMGGMSIHMQTSRIRXIRSRSWXERXI salone di Parigi del 2012 ed è un inedito. turbodiesel 1.6 litri da 120cv.HIPPEZIXXYVEHEMEMOKEWIGSRHEHIP In XYXXIPIZIXXYVIHMUYIWXSWIKQIRXSVMEP^EXEI PI QMWYVIprofuso XYXXS si WSQQEXS \ TIVQIXXIYR´SXXMQEZMWYEPIMRSKRMHMVI^MSRII L’impegno nota già aGSRXIRYXI prima vista, in quanto rispetto al precedente moto si fa subito apprezzare QSHIPPSHERHSPEKMYWXEGSTTMEUYERHSWIVZI per \Q e limitando i consumi ai 15 km/l reali. contempo di tenere veicolo la linea è passata da un approccio sulla falsarigaal della Golf ad un look lasotto fluiditàcontrollo di marcia esenza per la rispo2SRSWXERXI PE FEWI HM TEVXIR^E WME P´%7< HM problemi la strumentazione e il sistema di 0EZIXXYVEGSRUYIWXSTVSTYPWSVIrEPQSQIRXS più slanciato e tipico delle cross-over. L’intento è chiaramente quello di venire sta pronta e convincente già 1MXWYFMWLMWMRSXEP´MQTVSRXEGLIrWXEXEZSPYXE MRJSXEMRQIRXFIRZMWMFMPMMRSKRMGSRHM^MSRIHM ildatop di gamma col sistema 4wd a richiesta. incontro al potersi gusto contemporaneo e di mettere a disposizione un veicolo mul- 1700 giri/minuto. La coppia è abbondante e la spinta si avverte distintamente per dare per distinguere dalla giapponese, UYIWXS TIVQIXXI MR GSRHM^MSRM RSVQEPM HM luce e di immediata utilizzazione. VMWTIXXS EPPE UYEPI LEdimensioni YR´EVME maggiori TM WXMPSWE tiuso. La S-Cross ha quindi del modello che va a sostituire tuttoWME l’arcoMPdi WMWXIQE utilizzo. I cavalli più cheGSR sufficienti perXVE^MSRI regalare rapide ripreseI edHM ZMEKKMEVI PE WSPE ERXIVMSVI 5YIWX´YPXMQS VEGGLMYHI HM sono VMGIVGEXEIWMGYVEQIRXITMGMXXEHMRE benchè pesi una sessantina di kg in meno. La linea è piùREZMKE^MSRI fluida e slanciata, per un’andatura divertente soprattutto se attraverso il manettino posto nel tunnel cenGLI PE VEHMS IH r XSYGL WGVIIR MRWIVMVIEPP´SGGSVVIR^EXVEQMXIYRQERIXXMRSPE % UYIWXS GSRXVMFYMWGSRS WMGYVEQIRXI M PIH migliorare il coefficiente aerodinamico, e più proporzionata. Sulla carrozzeria trale si seleziona che eroga maggiore alle ruoteautomatico posteriori trazione integrale concoppia ripartitore Inoltre la modalità è sport, di coppia bloccarla superare p ouna s smaggiore i b i l emotricità sono quindi chiari i tratti caratteristici di questo nuovo segmento soprattutto per avere in uscitaoppure di curva.diQuesto sistemaper denominato un le XVEXXMTMMQTIKREXMZM nella versione top di gamma in prova che, oltre alle cornici in alluminio dei ‘Allgrip avere 4x4’ prevede inoltre modalità Auto, Snow e Lock. La prima viene gestita m o d u l o Su strade asfaltate e in buone condizioni fendinebbia, presenta protezioni in per il paraurti anteriore e posteriore e per il in autonomia dalla centralina, utilizzando in condizioni standard la trazione anteriore [M½ GLI climatiche si consiglia di usufruire della trazione sottoscocca laterale. per attivare quella posteriore solo in casoWME di necessità, la seconda è più utile in TIV UYERXS VMKYEVHE M GSRWYQM consente agli ERXIVMSVI condizioni terza si attiva bloccando il differenziale per affronMRJIVMSVM WME TIV P´MRIZMXEFMPI o cdicfondi u p scivolosi a n t i e laWIRWMFMPQIRXI MRIV^ME HIPaTSWXIVMSVI WIRWE^MSRI UYIWXEma GLI di usufruire tare percorsi più impegnativi ma solo fino 60 km/h. L’assetto è confortevole Interni WTEVMWGI H´MRGERXS TIVsottosterzante QSWXVEVI MRZIGI XYXXE di internet non cedevole. La vettura è stabile e non marcatamente come molti Ad Hamamatsu non hanno lesinato neanche negli interni, rinnovandoli compleP´IJ½GEGME HM UYIWXS WMWXIQE accompagnato HM QSXVMGMXk da YRE per portatili, Ne consegue che l’equilibrio che dimostra, tamente e proponendo uno stile semplice e funzionale. La strumentazione è ben modelli ssi dimostrano. m a r t - ZSPXEWYPPSWXIVVEXS sincero e preciso, esalta la stabilità e la sicurezza. la gamma attualmente è composta phone e neMotori: visibile grazie anche alla retroilluminazione blu e ghiaccio, la consolle centrale uno sterzo da motori muniti di sistema start & stop ed tablet. non è troppo affollata di tasti ed è intuitiva, soprattutto se si opta per l’optional 0S WTE^MS r r WYHHMZMWE MR YR FIR^MRE PMXVM HE GZ del navigatore touch screen con telecamera di parcheggio posteriore integrata. I Motori a b b o n d a n t e proposto solo con la trazione anteriore comandi al volante poi facilitano l’utilizzo dei vari dispositivi. I materiali usati per La gamma due unità,con una benzina una turbodiesel di eguale prezzi aedpartire da 23.200 euro,potenza, un 1.6 WME prevede HEZERXM la plancia sono gradevoli al tatto e compatti, con una buona qualità globale anche e cioè 120cv. Le differenze negli allestimenti, cominciare trazione PMXVM XYVFSHMIWIP HE aGZ GSR dalla PE TSWWMFMPMXk che dietro sia stanno per gli accostamenti. La seduta è confortevole e permette un’ottima visuale e scelta eMR quindiTVSJSRHMXk se 4x2 o 4x4 edisescegliere col cambiosiamarce o l’automatico. per manuale la trazione anteriorePersia MRXIKVEPIGSRTVI^^MVMWTIXXMZEQIRXIHE altezza. un’efficace percezione degli ingombri. La luce nell’abitacolo è tanta ed aumenta fare un che po’ di in chiarezza: si parte da 19400 euro per il benzina a trazione anteriore ½RMVI GSP WSTVEGMXEXS il manuale, baule a ha se si opta per il tetto panoramico “Star View”, di nuova concezione perchè com- col cambio partireI da 22400 perIYVS avere TIV i cambio automatico CVT e da PMXVM XYVFSHMIWIP HE GZ ERGLI UYIWXS una cubatura posto da due sezioni in cristallo con apertura a scorrimento in soli dieci secondi. 23100 per avere la trazione integrale. Per il diesel da 22000 euro per la trazione generosa ed RIPPI HYI ZEVMERXM HM XVE^MSRI GSR TVI^^M HE Lo spazio è abbondante sia davanti che dietro per cinque persone ed inoltre si anteriore e dadimensione 25700 per l’integrale. L’esemplare provaTutto dotatosommato di tutti gli optional 29.000 e 33.000ineuro. ritengo una HMYVRM ZIVXMGEPM M KVSWWM GIVGLM HE ² GSR può disporre di un bagagliaio enorme già in configurazione normale GLI (430 EKIZSPERS litri). sfiora i 30000WSTVEXXYXXS euro. GLI UYIWX´YPXMQS WME HE TVIJIVMVI EPPI EPXVI VIKSPEVI MP GEVMGS KSQQEXYVE VMFEWWEXE PI ½RMXYVI GVSQEXI I EFFEXXIRHSMPHMZERIXXSTSWXIVMSVISXXIRIRHS motorizzazioni perchè meglio rapportato alla PE ZIXVEXYVE VMHSXXE XYXXS UYIWXS PE TSVXIVk GSWvYREWYTIV½GMITMEXXE massa.• www.mazzoranasport.com seguiteci su il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno E > Motori motori C4 Aircross di Stefano Masini ’ un giallo perchè c’è un crimine e perché la soluzione arriva solo alla penultima pagina. Citroën di Enrico Da Boit Belluno Magazine Letto per voi Le scarpe dell’allenatore di El Gianluquinho 11 19 Inchiostro vegetale L’UTILIZZO DELLE PIANTE SPONTANEE E DEI FUNGHI NELLA CULTURA POPOLARE BELLUNESE n questo numero voglio parlarvi di un fungo di buona commestibilità, che amo raccogliere durante le mie camminate in montagna. Si tratta del Coprinus comatus, così chiamato dai micologi, nel nome della specie, per le squame filamentose sul cappello che gli danno l’aspetto di una “chioma”. Quello del genere, invece, deriva dal greco κόπρος (“kópros”) che significa sterco oppure letame, per l’habitat che prediligono molte di queste specie. Il colore bianco del carpoforo, le numerose squame sul cappello, la taglia slanciata e spesso assai sviluppata, e il gambo leggermente più ingrossato alla base rendono questa specie facilmente identificabile. Il suo cappello é inizialmente ovoidale e poi conico-campanulato, mentre la cuticola, che appare bianca in gioventù, in seguito si frammenta in squame filamentose nerastre. Le lamelle, decisamente sottili, e molto fitte, inizialmente appaiono bianche, poi rosa e infine nerastre. Il gambo che si presenta bianco e facilmente separabile dal cappello, é liscio, cavo, e cilindrico. La carne, tenerissima nel cappello, appare piuttosto fibrosa nel gambo ed emana un odore fungino caratteristico. Si tratta di una specie comune che fruttifica dalla primavera al tardo autunno. e predilige riprodursi su piccoli frammenti di legno marcescenti. La caratteristica principale, però, che rende facilmente individuabile il Coprinus comatus, è quella di annerire precocemente, mutando completamente la caratteristica del cappello che tende a sfarsi in una sostanza gelatinosa e scura poco invitante. Il processo che consente tale trasformazione viene definito scientificamente autolisi, ed è generato dagli stessi principi che rendono possibile la digestione nello stomaco di quasi tutti gli animali. Da sempre, scienziati e micologi di tutto il mondo hanno discusso su questo strano fenomeno, unico nel suo genere, senza riuscire a comprendere il preciso motivo dell’auto distruzione o, meglio, dell’au- to digestione, con la quale i cappelli del Coprinus comatus si trasformano lentamente in un liquido simile all’inchiostro. Anticamente, per questa peculiarità, il fungo maturo veniva raccolto quando presentava già il caratteristico annerimento ed era quindi privato sia del gambo, sia della cuticola dei cappelli, cercando di eliminare anche la polpa troppo fresca. Rimanevano così le sole lamelle che, bollite al fine di favorire l’uscita del liquido nero, venivano poi filtrate e quindi usate come il comune inchiostro. Sembra che tale preparato, adoperato solo da poche famiglie nobili, garantisse l’autenticità di missive riservate o di documenti importanti, senza la possibilità di facili contraffazioni. Noi suggeriamo di limitare l’uso di questo fungo alla sola cucina, dove la sua carne bianca, minuta e senza odore o sapore particolare, si presta a essere gustata in piatti particolarmente delicati. È bene, durante la raccolta, eliminare decisamente gli esemplari che presentano delle tonalità rosate sulle lamelle e limitarsi ai più giovani, nel primo stadio di sviluppo, quando hanno il cappello perfettamente chiuso a forma di uovo e presentano le squame ancora aderenti alla cuticola; essi potranno essere gustati al forno, gratinati, in umido, oppure crudi in insalata, magari con una salsina a base di asparagi. Per questa ricetta, molto delicata e gustosa, serviranno circa mezzo chilogrammo di funghi che, puliti, lavati e asciugati molto bene, andranno tagliati a piccoli spicchi e quindi conservati al fresco in frigorifero. A parte si faranno bollire in poca acqua salata 350 grammi di asparagi che, frullati fino a ottenere una crema molto densa, andranno poi uniti a una maionese piuttosto compatta già incorporata al succo di mezzo limone, poco pepe e sale quanto basta. Il composto così ottenuto andrà amalgamato perfettamente con l’aiuto di un cucchiaio di legno e quindi versato e mescolato ai funghi preparati in precedenza. Si tratta di un ottimo antipasto da gustare prima di un pranzo importante, con un vino bianco secco come il sicule Albanello di Siracusa, da servire molto fresco meglio se di cantina o lasciato in frigorifero per almeno un’ora. I di Daniele Tormen Federico II, Stupor Mundi I l mese di dicembre è indissolubilmente legato alla figura possente e visionaria dell’imperatore Federico II di Svevia, personaggio che coniuga la tradizione medioevale con lo slancio verso l’età moderna. Il futuro Stupor Mundi (epiteto con il quale sarà ricordato nei secoli e che già lo accompagnava in vita) nasce infatti il 26 dicembre 1194 Jesi. Fatto curioso, anche la più luminosa vittoria militare dello svevo avviene alla fine dell’anno; le truppe imperiali condotte personalmente dal sovrano sbaragliano infatti le milizie della Lega lombarda alleata del Papa presso Cortenuova il 26 novembre 1237. In quegli anni siamo all’apogeo della potenza imperiale: viene fondata l’università di Napoli, Gerusalemme torna in mano cristiana senza spargimento di sangue (avvenimento questo mai occorso né prima né dopo, come è tragicamente ben noto), si sviluppa la cultura in tutto il regno di Sicilia. Viene inoltre creata, attraverso la cancelleria imperiale, la prima efficiente burocrazia (esempio purtroppo non imitato), nasce un moderno sistema di giustizia non più affidata alla discrezione dei signori locali e al vetusto sistema feudale, emerge un raffinato sincretismo culturale con gli arabi e con tutto il medio Oriente. Anche per questo attivismo da uomo rinascimentale ante litteram, i suoi contemporanei lo definirono Stupor Mundi; tante erano le doti quanto peraltro la spietata capacità di vendetta: chi abusava della sua fiducia Storia Piante Spontanee di Ettore Saronide veniva punito con violenza quasi mistica, tale era il senso della maestà imperiale di Federico II che si considerava l’unico autentico alfiere della renovatio imperii. Anche relativamente ad aspetti più “terreni” lo svevo era molto apprezzato, come testimoniano le numerose relazioni con il genti sesso; particolarmente significativa è stata la storia d’amore con la nobildonna Bianca Lancia. Anche la fine terrena dell’imperatore, quasi come un cerchio magico, arriva nel mese di dicembre: dopo una battuta di caccia, vittima molto probabilmente di febbri malariche, l’Hohenstaufen muore il 13 dicembre 1250 a Castefiorentino, nella sua amata Puglia, lasciando la sua figura sospesa tra storia e leggenda. Paradigmatiche sono le parole con cui il figlio Manfredi comunica la notizia al fratello Corrado (futuro imperatore): si è spento il sole del mondo che brillava sulle genti, si è spento il sole della giustizia, si è spento l’amore per la pace... …. ma anche se quell’astro è tramontato, i suoi ordinamenti gli assicurano continuità e nuova vita in Voi... Nessuno crede che il Padre sia assente perché si spera che nel Figlio viva...». Una visone sacrale perfettamente in linea con la potente personalità dello Staufen che ora riposa nella cattedrale di Palermo, pronto a risvegliarsi, novello re Artù, quando il mondo avrà ancora bisogno di lui. La Floricoltura Bisconti Piante da orto, da giardino, da interno, da frutto, sementi varie e composizioni floreali Bolago Mas di Sedico Agordo Belluno Sedico Nuova one i t s e G Mas di Sedico (BL) - Via Monte Schiara, 1 - Cell. 388.3457605 • Mel - Via Bardies, 55 21 Arte di Barbara Meletto Francisco Goya: il sabba della nostra civiltà www.barbarainwonderlart.com “ Goya è sempre un artista grande e spesso spaventoso. All’allegria, alla giovialità, alla satira spagnola degli anni di Cervantes, egli unisce uno spirito assai più moderno, o se non altro molto più perseguito nei tempi moderni, l’amore dell’inafferrabile, il sentimento dei contrasti violenti, dei terrori della natura e delle fisionomie umane stranamente deviate dalla circostanze a uno stato di animalità. […] tutte le dissolutezze del sogno, tutte le iperboli dell’allucinazione, e poi tutte quelle spagnole alte e slanciate che certe vecchie perpetue lavano e preparano per il sabba, o per la prostituzione della sera, il sabba della nostra civiltà! […] Il merito grande di Goya sta nel creare il mostruoso verosimile. I suoi mostri sono nati pieni di vita, di armonia. Nessuno più di lui ha osato nel senso dell’assurdo possibile. Tutti quei contorcimenti, quelle facce bestiali. quei ghigni diabolici, sono pervasi di umanità.” (Charles Baudelaire, Quelques caricaturistes étrangers, pubblicato in Le Présent del 15 ottobre 1857) Francisco José Goya y Lucientes nacque a Fuetendos, nella provincia di Saragozza, cuore dell’antico regno di Aragona, il 30 marzo 1746. In questo piccolo villaggio di contadini, Goya trascorse la sua infanzia, quell’età in cui le impressioni vivide non sono ancora corrotte dal ragionamento e tutte le sensazioni quotidiane si sedimentano in modo fluido e spontaneo nella nostra coscienza. Francisco, quarto di sei fratelli, era figlio di un doratore di origini basche, mentre la madre discendeva da un’antica famiglia aragonose di nobili natali. Goya crebbe in una misera casa contadina, un ambiente umile e dimesso dove, durante le lunghe serate invernali, gli abitanti del villaggio solevano riunirsi attorno al desco narrando storie e bevendo del vino. Il giovane Goya si trovò, dunque, a trascorrere gli interminabili inverni della sua infanzia all’ombra di stanze scure ed odorose, ascoltando racconti popolati di superstizione, diavoli e fantasmi, di cui si nutriva la fantasia popolare. Dal turbinio delle fiamme del fuoco ardente, si sprigionava una realtà più vera della realtà e più concreta di un sogno: convegni di streghe nella radura, ghigni di fattucchiere sdentate intente nella preparazione di misteriose bevande, voli di streghe pronte ad attaccare le case degli uomini, mostri di ogni genere radunati in luride schiere, caproni dalla lunga barba, asini occhialuti, corvi e pipistrelli. Questi e molti altri ancora costituiscono i temi di fondo di un’immensa sinfonia popolare, temi che, in forme varie e diverse, ritorneranno poi in modo ossessivo nell’opera pittorica di Goya: una geniale fantasia creativa che si alimentò attraverso le forze, le voci e i colori della vecchia Spagna. Tutta la vicenda artistica di Goya fu segnata da questa dimensione onirica e fantastica, ribaltando così l’aspetto della natura da paradiso dell’esteriorità ad inferno dell’interiorità: un ritrattista dell’anima delle cose e delle persone, un indagatore dell’occulto, un pittore dell’irrazionale. E nell’indagare l’irrazionale, che genera orrore e violenza, Goya si spinse verso una vera e propria critica del potere, un potere spogliato dalla sua immagine ufficiale per rivelare la sua nuda veste fatta di oppressione e di sopruso. La serie degli ottanta Capricci, del 1799, rappresentò il culmine della contestazione sociale e politica operata da Goya: il sonno della ragione produce dei mostri fatti di superstizione, religione, autorità, inquisizione, interesse ed errore. Con quest’opera il pittore riannodò i fili dei ricordi giovanili: le cupe narrazioni ascoltate da bambino riemersero, con prepotenza, in questa produzione oscura e tenebrosa, venata da una forte tensione tragica e crudele. “L’autore, essendo persuaso del fatto che la censura degli errori e dei vizi umani (benchè propria dell’Eloquenza e della Poesia) possa anche essere oggetto della Pittura, ha scelto come argomenti adatti alla sua opera, tra la moltitudine delle stravaganze e balordaggini che sono consuete a tutte le società civili, e fra i pregiudizi e le menzogne volgari, radicati dall’uso, dall’ignoranza e dall’interesse, quelli che ha creduto più idonei a fornire materia di ridicolo e a eccitare nel tempo stesso l’estro dell’artefice.” (Francisco Goya, Diario di Madrid, 6 febbraio 1799) Immagini demoniache, sabba di streghe, mostri della terra, anime perver- se di uomini, si accavallano e si confondono in queste incisioni che rivelano, tutto ad un tratto, la nudità della bassezza e della disperazione umana. Tra diavolerie e bizzarrie di ogni genere, le larve umane continuano a dibattersi fino alla morte, fino alla nausea continuano a scandire le note vuote della loro infinita stupidità e vanità. La furia polemica e dissacrante che Goya riversò nei Capricci, lo portò ad esaurire il suo tempo precipitando, così, di colpo, in mezzo alla realtà e ai problemi della pittura contemporanea. Il suo animo tormentato, il suo sentire fortemente le ingiustizie, la sua idea fissa della morte e del dolore, la sua vena perversa ed erotica, lo imprigionarono, come fece la sua stessa sordità, e lo isolarono dai suoi contemporanei. La forza di Goya, centro e fulcro della sua modernità, fu quella di non essere un intellettuale né un teorico, ma, esclusivamente, l’espressione della storia di un popolo, un popolo oppresso e sottomesso agli istinti primordiali. Goya fu, infatti, l’interprete dell’animo contadino di una Spagna ancora antica e popolare: il grottesco come deformazione caricaturale e morale delle bestialità umane, di tutto ciò che nell’essere umano è meccanismo animale, automatismo, pregiudizio e vizio. “Goya, incubo colmo di cose ignorate, di feti cucinati nel cuore dei sabba, di vecchie allo specchio e di nude fanciulle che s’accarezzan le calze per tentare i demoni.” (Charles Baudelaire, Les Phares, Les Fleurs du Mal, 1821-1867) El sueno de la razon produce monstruos 1797 Erotic Dream Sex Shop Erotic Ti aspettiamo da noi, troverai tutto ciò che desideri. Via San Gervasio, 9 - Belluno Tel: 0437 291434 - [email protected] www.sexshopbelluno.it PONTE NELLE ALPI - Viale Dolomiti 44/B - Tel. 0437 981121 SEDICO - Via Agordina 41/B - Tel. 0437 852036 Vi augura Buone feste 25 Provincia di Belluno NASCE AIT DOLOMITI L’agenzia di informazione turistica di Confindustria Belluno R accontare le Dolomiti. E’ questo l’obiettivo di AIT Dolomiti (www.aitdolomiti.it), l’agenzia di informazione turistica promossa da Confindustria Belluno, che con questa iniziativa intende puntare sul turismo quale volano di sviluppo economico dell’intero territorio. Si tratta di un progetto pilota in Italia: nessun’altra associazione industriali si è mai proposta come soggetto di aggregazione e di diffusione di notizie turistiche di un’area specifica. «Abbiamo riscontrato l’esigenza, forte, di comunicare con più effi- cacia le Dolomiti bellunesi – spiega il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Gian Domenico Cappellaro – e quindi ci siamo trovati di fronte ad un bivio: o aspettare che un soggetto pubblico svolgesse questo compito o attivarsi direttamente, anche nella convinzione che il turismo sia davvero un settore strategico per l’intera economia, dall’edilizia al manifatturiero». «A differenza delle altre – aggiunge Sandro Da Rold, membro del- Carlin Diego posa e levigatura pavimenti - manutenzione infissi riparazioni varie Loc. Rive di Callibago, 2 - 32035 Santa Giustina (BL) Tel. 333 5849576 la giunta esecutiva di Confindustria Belluno Dolomiti con delega al turismo – la nostra associazione opera in un’area particolare, nel cuore delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità. Pur essendo una provincia con una forte vocazione industriale, abbiamo perciò una sensibilità e un’attenzione diverse verso le potenzialità che la natura ci ha messo a disposizione: viviamo e lavoriamo tra le montagne più belle del mondo, e questo è un elemento decisivo in ogni settore. Dire che un prodotto è stato realizzato nelle Dolomiti è e deve essere sempre di più un valore aggiunto». «In questo senso – prosegue Sandro Da Rold – la nostra è anche un’azione di marketing territoriale: in queste magnifiche montagne non troviamo solo un ambiente unico e paesaggi incantevoli, ma anche aziende leader che propongono prodotti di eccellenza, in tutti i settori. Promuovere le Dolomiti significa dunque valorizzare tutti questi aspetti, nella speranza che ciò possa tradursi anche in un incentivo allo sviluppo economico e infrastrutturale del territorio». AIT Dolomiti sarà una testata giornalistica di proprietà di Confindustria Belluno che, nelle intenzioni degli industriali, dovrà affermarsi come punto di riferimento dell’informazione turistica in provincia, in un rapporto di stretta collaborazione e di piena sinergia con tutti gli altri operatori del settore. «La crisi economica – conclude il presidente Gian Domenico Cappellaro – deve indurre tutti a ripensare le proprie strategie. I tempi sono cambiati ed è fondamentale cogliere tutte le opportunità di sviluppo e di valorizzazione delle potenzialità economiche della montagna bellunese, se vogliamo guardare con ottimismo e rinnovata fiducia al futuro di questo territorio, che è unico al mondo». VALORE VITA REALE Una scelta di cuore - Valore Vita Reale UNICA REALE Per la tutela della salute e l’integrità fisica CASA MIA Tutela l’abitazione e il patrimonio GIORGIO FACCA - Agente Capo Procuratore Agenzia - Via Vittorio veneto 278 - 32100 BELLUNO tel. 0437 932309 - FAX 0437 931 906 - MOB. 335 628 5808 27 27 Storia La storia del finocchio è molto antica. Comincia dalla pianura di Maratona, località della Grecia che fu teatro della famosa battaglia che vide affrontarsi Ateniesi e Persiani, dove in origine il finocchio cresceva spontaneo e proprio per questa ragione gli antichi lo chiamavano marathon. Infatti il finocchio è una tipica pianta mediterranea, che già in Grecia apprezzavano e che dai Romani fu diffusa in tutta l’Europa continentale. Sui racconti tramandati da Plinio, si narra che i serpenti quando cambiano pelle si sfregano contro la pianta di finocchio per riacquistare la vista, e in relazione a questa storia afferma che il finocchio è ottimo nella cura degli occhi. In latino il finocchio era diminutivo di foenum, “fieno”: derivato da un’antica lingua indoeuropea, *dhe-, che significa “succhiare” latte, acqua e nutrimento. Il posto che il finocchio occupa nelle manifestazioni religiose antiche ne riallaccia la simbologia a un’idea di rinascita, o meglio ancora, di rigenerazione spirituale. Damnatio S Il finocchio viene anche utilizzato dalle neo mamme per aumentare la produzione di latte e viene anche impiegato dalle donne per alleviare i sintomi tipici della menopausa e per lenire i dolori del ciclo mestruale. Carpaccio di finocchi marinato all’arancio INGREDIENTI memoriae 4 finocchi 2 arance 5 semi di cardamomo 1 pizzico di sale Himalaiano Olio q.b. di Daniele Tormen PRINCIPI NUTRIZIONALI: Avvocato del Foro Principi di Bellunoattivi: © fuzzbones - Fotolia.com Olii essenziali 60% e fencone Esecuzione: Quando finisce una storia(anetolo d’amore, ma- 15%), proteine, acidi organici, flavonoidi. tagliare i finocchi a metà e a julienne molto fine, mettergari in modo tragico e doloroso, può suc- Se il soggetto aveva emanato leggi, decreti, comunque scritti di ogni li su una bacinella, spremerci le due arance, schiacciare cedere che tutto ciò che ricorda la (ex) genere, questi erano abrogati e cancellati da qualsiasi raccolta uffiPrincipalmente questa pianta aiuta la digei semi di cardamomo, coprire con una pellicola e metciale. persona amata porti sofferenza e problestione. frigo x un le giorno. Venivan otere poiindistrutte effigie, decapitate le statue, mi: si cerca pertanto di utile dimenticare comE’ inoltre se si hanno gas intestinali, negli Scolarli del dipinti succo della marinatura condirli con un cancellati i volti dai e dalle monete. pletamente l’intero passato rapporto e I casi spasmi gastro-intestinali, nelle nausee, nell’ernia iatale, più famosi in olio, epocaunromana degli imperatori Nebuon pizzicofurono di salequelli Himalaiano e il carpaccio l’oblio è la soluzione ogni male. rone del e Caligola. perchè aiuta ladi produzione lattea, aiuta l’eliminazione è fatto. Questo modus non è proprio soltantoestrogeniche, delle situazioni senmuco nelle vieoperandi aeree superiori, ha proprietà utile nellePeraltro coliche già molto tempo prima, nel quattordicesimo secolo a.c., si timentali ma è il cardine di un istituto giuridico – sociale antichissiebbe un caso di damnatio memoriae ante litteram: il faraone Amee nelle diarree dei lattanti. Il finocchio ha principalmente proprietà diVinidell’abolizione in abbinamento: mo: la damnatio memoriae. nofis IV, il fautore del culto politeistico e dell’instaugestive e sono dimostrati i suoi benefici all’organismo umano in caso Verduzzo dorato. Tale istituto affonda le proprie origini nella notte dei tempi ma è razione dell’unico dio Aton (il Sole), una volta morto, fu completadi gonfiori addominali. ha infatti la capacità stato codificato e definito in L’assunzione modo precisodiin finocchio epoca romana, repubmentedi(o quasi visto che qualche traccia è comunque rimasta) dalla evitareprima la formazione di gas intestinali e si rivela quindi utile in caso di aeroblicana imperiale poi. storia ufficiale egizia. Variante dello Chef: Infagia sostanza si tratta di ciò: quando un personaggio cadevauna in sostanza Anche dopoAdagiare la cadutaildell’impero seppur senza i e meteorismo; infatti il finocchio contienepubblico al suo interno carpaccio diromano finocchil’istituto, in un piatto, appoggiadisgrazia e veniva deposto e privato cariche (spesso ininmaniera crismi della legge, sopravvisse. aromatica chiamata anetolo [1] che delle funziona da calmante caso di contraziore sopra delle fettine fine di tonno ed usare un pò di cruenta), anche dopo la sua morte, sidepurative stabiliva di pure il Gli celebri furono quelli di papa Formoso, di cui fu proni addominali. Ha anche proprietà delcancellarne sangue e del fegato, ed esempi è un più marinatura perFalier, condire il tutto. ricordo. cessato il cadavere e del all’arancio doge Marino del quale fu cancellato il buon antinfiammatorio soprattutto nei riguardi del colon. La sua assunzione Risultato “Carpaccio di finocchi marinato con crudità Innanzitutto si vietava l’uso del nome (anzi del prenomen latino), poi ritratto dalla sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale. apporta benefici anche in caso di tosse. al tonno”. veniva eliminato il cursus honorum del reietto e se ne vietava anche Una piccola consolazione quindi a tutti gli amanti abbandonati e tradi nominarlo indirettamente. Ma le vere “perle” di tale istituto erano diti che cercano di dimenticare un regalo o una vacanza: la damnatio la distruzione fisica delle tracce del “dannato”. memoriae ha una tradizione millenaria ben più tragica!• MAXI SCHE RMO pe r ve de re tu tt a la se rie A e la Ch am pio ns Le ag ue Su pe re na lo tt o Bi lia rdo Serate con mus ica dal vivo pesso capita di non riuscire a capire l’origine di un disturbo fisico e a volte anche il medico risponde che potrebbe essere causato dallo stress. Alcuni interpretano questa risposta come una negazione dei propri malesseri o un vago tentativo di fuggire da ciò che non si comprende. Altri la considerano un’ovvietà dal momento che tutti in un modo o nell’altro siamo sottoposti a ritmi di vita stressanti. In realtà lo stress è una risposta del sistema nervoso a stimoli esterni (incertezza, pericolo, problemi da risolvere, etc.), a cui il nostro organismo reagisce producendo dall’ipofisi, l’ormone ACTH (o ormone adenocorticotropo, o corticotropina) che va a sua volta a stimolare le ghiandole surrenali, le quali regolano l’equilibrio idro-salino (quindi reni e pressione arteriosa), ma anche il metabolismo degli zuccheri e i ritmi sonno-veglia (attraverso la ghiandola pineale) e la secrezione del cortisolo. È chiamato anche ‘Ormone dello Stress’ e non viene prodotto in maniera costante a causa della discontinuità della secrezione di ACTH dall’adenoipofisi, il lobo anteriore dell’ipofisi: è presente in maggiore quantità alla mattina e in minore quantità alla sera. Le reazioni allo stress sono regolate dal SNC (sistema nervoso centrale) e possono variare in base alle esperienze individuali e al patrimonio genetico. Lo stress mentale è inteso come l’insieme di tutte le influenze esterne esercitate su una persona, al punto da condizionarla mentalmente, cioè, quello stato di tensione che si instaura nel nostro organismo quando è sottoposto a stimoli emotivi o fisici negativi. Tutti, quando siamo sottoposti a tensioni emotive (malattie importanti, nostre o di congiunti), a esperienze frustranti (superlavoro, mobbing, disoccupazione) o dolorose (lutti, separazioni) ci ammaliamo più frequentemente e più difficilmente guariamo dai malanni. Non è un caso: si tratta di stress! Fondamentale è agire tempestivamente con una terapia anti stress mentale su quei soggetti che hanno subito un più o meno forte stress psicologico, in quanto corpo e mente sono collegati. Vi sono casi importanti in cui la medicina utilizza gli ansiolitici (benzodiazepine) per risolvere, o meglio placare, lo stato di emergenza difficile da gestire e che può sfociare in attacchi di panico o insonnia prolungata, che debilita il soggetto. Ma, col tempo, essi accantonano il problema e, anzichè risolverlo, generano dipendenza fisica e psichica. Perciò è più opportuno, ove possibile, utilizzare rimedi naturali (o la psicoterapia quando il problema si prolunga nel tempo); esistono rimedi omeopatici e fitoterapici che rilassano il sistema nervoso ed aiutano ad attenuare gli stati di stress, prevenendo e curando i conseguenti disturbi psicosomatici. Ad esempio l’aconitus napellus, è ottimo per l’agitazione legata alle paure (in particolare paura della morte), ma anche lo stramonium, la passiflora e la nux moscata, per quanto riguarda l’omeopatia, in par- Salute Stress e rimedi naturali Gastronomia applicata: storia, tradizione e applicazione > Storia I Finocchi di Cristina Muratore Chef Ristorante “La Nicchia” di Belluno rmazione ed attualità della Provincia di Belluno Cucina Gastronicchia di Sebastiano Saviane ticolare nei casi di ansia. Mentre l’atropa belladonna, la calendula e il viburnum opulus sono alcuni dei rimedi omeopatici più utili nelle somatizzazioni: tensioni muscolari, cervicali, insonnia, disfunzioni intestinali, gonfiori, coliche, gastriti, etc. La fitoterapia, che utilizza estratti di piante concentrati anzichè diluiti, offre rimedi derivati da eleuterococco, maca, rodiola e ginseng, uniti al magnesio e alle vitamine B1, B6 e B12, per contrastare la difficoltà dell’organismo nel reagire agli stimoli stressanti. Altro aiuto naturale è dato dai fiori di Bach, in particolare olive, impatiens e cherry plum, ma in genere si utilizzano miscele di fiori personalizzate a seconda delle caratteristiche peculiari della persona e della fase della vita che sta vivendo. Esistono poi delle tecniche che non prevedono necessariamente l’assunzione di sostanze. Ad esempio il massaggio psicosomatico, è una modalità di trattamento manuale con finalità relazionali e di benessere, che tiene conto dell’unità psicofisica della persona e si basa sulla relazione mediata dal corpo attraverso la tattilità. Nella visione psicosomatica, ove il corpo funge da “lavagna” atta a palesare le controversie emozionali fonte di stress, ogni disfunzione e/o disequilibrio energetico, oltre alla causa, hanno anche un fine , nel senso che esse sono il mezzo attraverso il quale l’unità psicofisica tende ad un nuovo equilibrio. Il massaggio psicosomatico facilita la sblocco dell’energie rimaste “intrappolate” nei punti chiave della persona (spalle, cervicale, schiena...) favorendo il ripristino della fluidità corporale dell’individuo, anche attraverso la presa di coscienza di quegli stati d’animo fonte di conflitto. Favorendo la consapevolezza del proprio corpo, il massaggio psicosomatico si rivela utile anche durante un regime alimentare ridotto, poichè aiuta a sviluppare una nuova immagine corporale di sè. dott.ssa Cristina Muratore MARTEDì-VENERDì: 9.00-19.00 CONTINUATO !!! SABATO: 9.00-13.00 / 16.00-19.00 SIAMO APERTI ANCHE QUANDO LE FARMACIE SONO CHIUSE!! BELLUNO - Via Cavour, 49 Tel. 0437 291661 - 348 7602943 - [email protected] www.paraf ar maciaolistica.it - f acebook: paraf ar macia olistica 29 29 Attenti di Claudia Bernabei A ! o p u lP Mali di stagione A cosa associate l’autunno, voialtri? A poetiche passeggiate tra le foglie croccanti, scommetto, oppure ad accidiosi pomeriggi di pioggia spesi a consumare impunemente i tasti del telecomando e la fodera del divano. Se dico, chessò, novembre, non pensate forse subito a certi golosi convivi davanti al fuoco, organizzati con la scusa di assaggiare l’olio nuovo/ il ragù di porcini/le caldarroste/gli gnocchi di zucca preparati secondo la ricetta di zia Addolorata buonanima? Ecco, a noi appartenenti alla tormentata schiatta dei neo-genitori la stagione in questione evoca, invece, soltanto un estenuante susseguirsi di notti insonni, trascorse a sturare nasi chiusi e a domare tossi canine. A settembre, mentre voi salutate le rondini e mettete via le infradito, noi inventariamo ossessivamente le scorte di tachipirina e ci prepariamo all’apocalisse, che di solito si annuncia con questa innocente domanda: “Amore, ma il bambino non ti sembra un po’ caldo?”. Dove “un po’ caldo” è un ottimistico eufemismo, dal momento che il pargolo in questi casi scotta come l’altoforno di un’acciaieria; il che, tra l’altro, impone di recarsi di corsa in pellegrinaggio dal pediatra, al fine di appurare l’esatta natura della pestilenza abbattutasi sulla prole. L’incombente, in apparenza banale, si rivela spesso, all’atto pratico, irto di insidie e di difficilissima esecuzione. Nel mio caso, ad esempio, di solito va così. Le cose si mettono male già al momento della prenotazione, quando la segretaria del dottore, memore della mia incoercibile tendenza al ritardo, sibila: “Però alle undici puntuale, sssignora. Non facciamo come l’altra volta”, scatenandomi seduta stante un vigoroso attacco d’ansia preventivo. Decisa a non ripetere la figuraccia, la sera prima dell’appuntamento punto la sveglia alle sei di mattina. Sveglia che, al primo trillo, viene immancabilmente lanciata contro al muro perché, siamo seri, alla visita mancano cinque ore, vuoi non riuscire ad arrivare in tempo? Alle otto, per fortuna, vengo delicatamente destata da una craniata del pupo, forse in preda ad un incubo. Massaggiandomi lo zigomo, mi chiedo confusamente come abbia fatto l’amato bene a finire nel lettone, visto che solo poche ore prima dormiva come un putto nel suo lettino, abbracciato teneramente all’orsetto Mario. Nel dubbio, applico la prima regola del matrimonio e do senz’altro colpa al marito. Con stoica rassegnazione mi alzo, piena di buoni propositi, ma, ahimè, per andare in cucina a fare il caffè devo per forza passare davanti allo studio; questa infelice sistemazione d’interni fa sì che io venga attratta dalle sirene di internet e che mi fermi davanti al computer. Un attimino, sia chiaro, giusto per leggere le e-mail e controllare il meteo. Già, peccato che la prima volta che alzo gli occhi dallo schermo l’orologio segni le nove e mezza. Decido, quindi, di ottimizzare il poco tempo che mi resta e corro a fare la doccia, portando il pupo - febbricitante ma pieno di energia - in bagno con me, per mancanza di alternative. Mentre mi insapono, mi avvedo che il dolce angioletto si è tirato in piedi e protende la lingua verso il wc; mi asciugo alla meglio, rimetto il pigiama e acciuffo l’erede per la collottola, appena prima che succeda l’irreparabile. Per stare sul sicuro ed evitare ulteriori infestazioni, perdo dieci preziosi minuti a sciacquargli la bocca con l’amuchina. Nel frattempo, si è decisamente fatta l’ora di vestirlo. Lo adagio sul fasciatoio, ma, alla vista delle sue cosciotte da porcellino che sgambettano in aria, non resisto e trascorro sciaguratamente la successiva mezz’ora tra pernacchie, cucù e faccette buffe. Sono le dieci. Non ce la farò mai, mi dico sconsolata. Iniziando ad iperventilare, ringrazio il cielo di non essere mai arrivata in cucina a farmi quel caffè, che già così ho i battiti a 140 da ferma. Non tutto il male vien per nuocere, medito tuttavia, trangugiando un ansiolitico; l’adrenalina in esubero mi rende, infatti, efficientissima e in dieci minuti raduno lo stretto necessario per percorrere quei due chilometri scarsi che mi separano dall’ambulatorio. Ovverosia, nell’ordine: n. 2 ciucci, scatolina portaciuccio e molletta legaciuccio, n.3 pannolini, body di ricambio, fasciatoio portatile, asciugamanino, salviette, pantaloni e calzini di ricambio (l’esperienza mi ha insegnato brutalmente che la prudenza non è mai troppa), giocherelli d’intrattenimento in caso di attesa, occhialini da sole visto che la giornata è bella, ma anche copertina di lana, nel caso in cui rannuvoli, bavaglino, cucchiaino e merenda, biberon con l’acqua, biberon col latte con annesso thermos e biberon con la camomilla, quest’ultimo per me. Resta il fatto che alle dieci e dieci sono ancora in pigiama, mentre il pupo, lasciato in giro per casa a piede libero, con tutta probabilità sta rosicchiando di gusto un filo elettrico. Un interrogativo, inoltre, mi assale: chi ha portato in giro l’ultima volta il pargolo? Il padre e, infatti, guarda caso, giacca, scarpine, guantini e cappello del bimbo non si trovano nel luogo deputato, ovvero ordinatamente impilati all’ingresso. Alle dieci e venticinque rinvengo l’ultimo guantino nella lettiera del gatto e canto troppo presto vittoria, non avendo fatto i conti col caratterino del giovane virgulto. Egli, infatti, accetta di farsi imbacuccare più o meno docilmente sino al momento dell’odiato cappello. Sfodero ogni tattica di convincimento, anche perché, da quando è nato, tutti mi vanno ripetendo che il pupo può tranquillamente uscire nudo, purché le orecchie siano ben coperte. Spiego onestamente al pargolo che, per quanto ne so, le suddette orecchie potrebbero anche cadergli al solo contatto con l’aria esterna. Dopo un confronto serrato egli accetta di portare il copricapo. In mano. Colgo, quindi, l’occasione per segnare sull’agenda di iscrivermi a quel workshop di negotiation skills, che davvero ne ho bisogno. Tenete conto che sono le 10 e 45, che il pupo, finalmente infilato nel passeggino, è nuovamente chiuso in un piumino ideato per affrontare le tempeste artiche e che io, tuttavia, sono ancora in pigiama. Cosa fare? Soppeso le alternative: lascio il pupo al suo tragico destino di ipertermia, abbandono l’idea di arrivare in tempo e mi dirigo in camera per cambio d’abito, trucco e parrucco, oppure mi autoconvinco che il pigiama che indosso a ben guardare può quasi ricordare una tuta, completo l’improvvisato outfit con un paio di stivali e un piumino lungo e mi dirigo all’uscita? I capelli, rifletto, posso sempre acconciarli davanti allo specchio dell’ascensore; se poi scelgo un piumino di color verdone, nel tragitto, a tratti, posso pure mimetizzarmi con le siepi. Ed è, in effetti, con una certa aria di trionfo che alle 11.00 spaccate varco la soglia dello studio. Mi pare perfino che la segretaria mi sorrida. Di solito, però, io a quel punto inizio a non sentirmi tanto bene. il nuovo punto di riferimento per l’abbigliamento intimo calze e calzini Centro commerciale Mussoi Tel. 0437 949216 fashion leggins moda giovane pigiami taglie morbide Da martedì a sabato orario continuato 10.00 - 19.30 Via Liberazione,16 - Feltre (BL) Tel. 0439 80449 Tel. 0437 998516 Un gioiello conserva il ricordo di chi te l ’ha regalato e la gioia di quando l ’hai acquistato Viale Cadore, 73 32014 Ponte nelle Alpi (BL) Estetica, abbronzatura, ricostruzione unghie, extension ciglia 31 Come si effettua la diagnosi? E’ sufficiente un prelievo di sangue per la ricerca degli anticorpi specifici: anti-transglutaminasi e anti-endomisio. Nel caso di risultati positivi, la diagnosi va confermata con la biopsia. CELIACHIA: DAI SINTOMI ALLA DIAGNOSI La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine che genera in soggetti geneticamente predisposti gravi danni alla mucosa intestinale causando l’atrofia dei villi. La conseguenza di una celiachia non diagnosticata è un malassorbimento dei cibi che causa a lungo termine gravi ripercussioni al paziente. La celiachia è una reazione avversa al glutine di tipo autoimmune: due anticorpi, l’anti-endomisio e l’anti-transglutaminasi, specifici per la diagnosi della malattia celiachia, quando vengono a contatto con il glutine (tramite il cibo) agiscono contro le cellule del nostro stesso organismo. Sintomi classici • Stanchezza • Gonfiore addominale • Dolori addominali • Diarrea • Stipsi • Sindrome dell’intestino irritabile Quando effettuare il test genetico? E’ necessario effettuare il test alla ricerca dei geni predisponenti allo sviluppo della celiachia: HLA DQ2/ DQ8 quando non si hanno i sintomi classici della celiachia e nei seguenti casi: • Un parente di 1° grado con celiachia • Un’anemia di cui non si conoscono esattamente le cause • Problemi di infertilità o aborti spontanei • Bassa statura e scarso accrescimento (nel bambino) • Deficit di IgA • Disturbi gastrointestinali • Disturbi neurologici non ben definiti • Una patologia autoimmunitaria (diabete di tipo 1) • Sindrome di Down E dopo la diagnosi? La diagnosi di celiachia per la maggior parte delle persone rappresenta un miglioramento della qualità della vita, perché, seguendo la dieta senza glutine, i disturbi e i sintomi scompaiono. Fonte: Celiachia Oggi n. 7 Agosto/Settembre 2012 Vasto assortimento di prodotti: • senza glutine (secco, fresco e surgelato) • senza uova, latte, zucchero, lievito di Eleonora D’Incà À rebours: la “bibbia” del decadentismo C ontrocorrente, à rebours, per l’appunto, è un libro uscito nel 1884, in pieno decadentismo, epoca in cui l’uomo, conscio dei propri limiti inerenti alla sua natura di essere finito, comprende di non poter penetrare fino in fondo l’insondabile profondità tanto della sua esistenza, quanto della realtà che lo circonda. In virtù di questa mancanza, però, egli scopre, altresì, di possedere un riflesso di quell’abissale profondità e cerca di tentare di realizzare un contatto più vero e concreto con se stesso e con il reale, sia attraverso l’analogia, la quale accostando elementi lontani mostra somiglianze impensate tra le cose normalmente diverse, svelando, così, il senso riposto nelle cose (che è esattamente il processo descritto delle “Corrispondenze” baudelairiane), sia per mezzo dell’acutizzazione dell’esperienza sensoriale (lo “sregolamento dei sensi” di Rimbaud). Tornando al libro, esso è stato scritto da un autore non molto conosciuto Joris Karl Huysmans, il quale, biograficamente parlando, ripercorre esattamente la “vita estetica” descritta da Kierkegaard: egli, cioè, passa dallo “stadio estetico”, in cui era artefice di avventure simili a quelle di un Don Giovanni dai toni piuttosto cupi, allo “stadio religioso”, segnato dall’incontro con l’abate Mugnier, che lo spingerà, prima, a trascorrere un breve soggiorno in un chiostro e poi a vivere, per alcuni anni, nell’abbazia benedettina di Ligugé, fino al suo triste rientro nella capitale francese, dove morirà 7 anni dopo. Oltre alle varie opere scritte dal suddetto autore, à rebours risulta essere quella più significativa poiché segna una sorta di spartiacque tra un prima di dissolutezze e un dopo di riscoperta dei valori cristiani tradizionali: quindi, chi meglio di Huysmans può riassumere nella sua persona istanze così diverse tra loro e vivere appieno “due vite”? Alla luce di quanto detto poc’anzi, si può ben dire che il fascino che avvolge, tutt’oggi, questo libro, risiede non solo nelle atmosfere che esso evoca, ma anche nell’esperienza di vita così diversa che ha caratterizzato il suo autore. Addentrandoci nelle pagine del libro in questione, emerge, tra i fumi e i profumi degli incensi orientali, un sentore di esotico e misterioso che avvolge il protagonista Des Esseintes; egli, giovane esteta tenta davvero di fare della “propria vita un’opera d’arte”, al fine di realizzare un’ambizione ancora più alta, quella, in altre parole, di sottrarsi all’idea della corruzione finale per giungere, così, all’immortalità. In vista di ciò, Filosofia di Monica Sponga egli fa suo il precetto baudelairiano dell’andare “controcorrente”, nel senso di mirare allo sfruttamento di tutte le sensazioni possibili per provare emozioni sempre nuove. Proprio a tal fine, Des Esseintes, si circonda di quadri (in particolare quelli di Gustave Moreau, in cui la bellezza rispecchia i canoni tipici della decadentismo: le nudità ingioiellate, la corruzione della lussuria, l’essere ammaliante e selvaggia) e di libri “maledetti” (i testi di Baudelaire, Sade e Mallarmé, per citarne alcuni), ma non solo, egli trasporta questo gusto anche nel mobili e nell’arredamento della sua casa in periferia, nonché nei suoi abiti e nella sua persona: sono i dettagli, gli oggetti apparentemente irrilevanti che eccitano la sua attenzione; in poche parole, è come se egli fluttuasse da una sensazione ad un’altra, dategli dai vari oggetti con i quali entra in contatto, e ne volesse ancora una più forte: “era arrivato a cercare in torbide pagine delle frasi che sprigionavano una sorta di elettricità che lo faceva trasalire quando scaricavano il loro fluido in un ambiente che sembrava dapprima refrattario”. Nonostante quest’apparente dissolutezza, Des Esseintes si auto imponeva delle regole rigidissime, a cui, come uno stoico antico, si sottoponeva scrupolosamente, con atteggiamento ascetico, espressione, questa, di quella tanto ricercata unità di corpo-anima auspicata tanto da Nietzsche, quanto da Baudelaire. Lungi dall’essere una banale storia di un giovane annoiato, à rebours si configura come l’emblema del decadentismo, non solo per il gusto con il quale Huysmans descrive la vita di Des Esseintes, ma anche per essersi focalizzato su questo tentativo di riunire corpo e anima, due istanze apparentemente inconciliabili. La figura del protagonista assume le fattezze del prototipo dei dandies per eccellenza, tant’è vero che Wilde, nel suo Ritratto di “Dorian Gray”, fa perdere la testa a Dorian per questo “libretto ocra”e anche D’Annunzio, ne “Il Piacere”, fa subire ad Andrea Sperelli il fascino incantatore dello stesso libro. In conclusione, l’eroe decadente, sovente è considerato in negativo: amorale, cinico, dissoluto e chiuso nella sua eleganza come in un bozzolo di seta, al fine di perseguire i piaceri più raffinati, soffocando ogni nozione di giustizia e di bontà. In realtà tale opinione è il frutto di una superficialità dilagante: questa ricerca alla scoperta di ogni sensazione possibile è la risposta, per dirla alla Nietzsche, alla mortificazione del corpo e dei sensi perpetrata dalla morale cristiana, e quindi si configura come un risveglio-riscatto del se dalla sottomissione e dall’impoverimento delle coscienze in generale; ovviamente questo processo, se portato allo stremo, ha le sue nefaste conseguenze (si pensi alla fine del povero Dorian Gray, per esempio), ma ciononostante, siffatti atteggiamenti rientrano perfettamente nella coerenza della vita vissuta come tentativo ultimo di riappropriazione del se. • aproteici • da agricoltura biologica a base LIMANA (BL) - Via La Cal, 63/1 Cell. 340 3121585 • [email protected] www.mamey.it facebook.com/mamey.belluno Tante idee regalo per Natale "Auguri di buone feste" di farro, kamut e altri cereali Ritiro buono ULSS di tutta la Regione Veneto Aperto dal Martedì al Sabato dalle 09.00 alle 12.30 e 15.30 alle 19.30 Chiuso Domenica e Lunedì ra Vi augu ste fe Buone 33 Sport di Ilario Tancon Sport Invernali - lo slittino S Sta tornando in auge una pratica, che definire sportiva è riduttivo, che da sempre ha parte importante nell’immaginario collettivo legato all’inverno: lo slittino. Velocità, abilità, divertimento, gioco: tutto questo e molto altro ancora costituisce il fascino di un oggetto nato per esigenze pratiche (come il trasporto di persone, di legna, provviste o altro materiale) e con il tempo divenuto occasione sia di svago sia di competizione. La storia dello slittino è più che millenaria: ci sono testimonianze di come i Vichinghi nel IX secolo usassero slitte biposto per muoversi e di competizioni si ha notizia già dal XV e XVI secolo in Norvegia ma anche sui Monti Metalliferi, tra le attuali Germania e Repubblica Ceca. A proposito di competizioni, la prima gara ufficiale a livello internazionale è quella del 12 febbraio del 1883, corsa in Svizzera su una pista lunga più di quattro chilometri che collegava Davos a Klosters e sulla quale si sfidarono atleti provenienti da sei nazioni differenti. Lo slittino è anche specialità olimpica dal 1964: furono infatti le Olimpiadi di Innsbruck i primi Giochi che ospitarono le discese del doppio e del singolo. Sempre a proposito di competizioni, come non ricordare uno dei “mostri sacri” della disciplina, ma anche dello sport internazionale tutto, quell’ Armin Zöggeler, altoatesino di Lana (poco ditante da Merano), capace di conquistare cinque medaglie olimpiche (due d’oro, una d’argento e due di bronzo), 6 titoli iridati e 10 Coppa del Mondo? Un po’ dimenticato nei decenni e negli anni scorsi, lo slittino negli ultimi tempi comincia a conoscere un interesse crescente. Discese in compagnia dopo una camminata fino al rifugio, sfide tra amici, divertimento in famiglia. Per grandi e piccoli. Per questi ultimi, lo slittino può rappresentare un primo divertente approccio al mondo della neve. Per tutti, la scoperta o la riscoperta di un’attività nella natura, all’insegna di ritmi meno frenetici e, perché no, di costi contenuti. “E’ proprio così – conferma Otto Bachmann, un passato da atleta dello slittino prima di diventare, dal 1983, apprezzato costruttore di slittini a San Candido – Prato Drava –. Lo slittino è una disciplina in crescita che sta cominciando a riavere una certa popolarità anche in Italia oltre che in Austria, Svizzera e Germania, paesi dove ha un buon successo da tempo. E’ soprattutto come occasione di svago e divertimento che si sta affermando: è bello per le famiglie, è alla portata di tutti, fai movimento e provi l’ebbrezza della velocità. E i costi non sono proibitivi: il prezzo di uno slittino per il tempo libero varia dai cento ai trecento euro”. Sono molte le località montane che stanno permettendo l’uso, con opportuni interventi per la sicurezza, di alcune strade forestali per lo slittino. Il suo uso sta crescendo un po’ in tutto l’arco alpino. L’Alto Adige è un po’ il capofila di questo ritorno di fiamma, con la Valle d’Isarco, ad esempio, che propone oltre 50 piste per lo slittino, una addirittura di oltre 11 chilometri. Ampia anche l’offerta di Cortina. In località Guargné, a Mietres, una speciale pista slittini lunga un chilometro permette emozionanti discese con gli snow bob, che si possono noleggiare in loco. Inoltre, su prenotazione, si organizzano cene al nuovo Rifugio Mietres, con salita in motoslitta ed eventuale discesa in slittino. Altri rifugi d’alta quota organizzano (sempre su prenotazione) cene con successive discese in slittino in notturna, per trascorrere momenti alternativi allo sci. Tra i percorsi praticabili la discesa dal Rifugio Scoiattoli-5 Torri per cui si sale a piedi per circa 2 ore, altrimenti più comodamente in seggiovia, e si scende lungo i 4 chilometri della pista con un dislivello è di 550 metri; la discesa dal Rifugio Croda da Lago che è interminabile ed entusiasmante dopo una salita piuttosto impegnativa (circa 2 ore). Il Rifugio Dibona a 2.037 metri è raggiungibile con circa un’ora di cammino: il percorso è affascinante e poco ripido e adatto anche ai bambini. La discesa dal Rifugio Ra Stua, si trova a 1.668 metri e si raggiunge con circa un’ora di cammino; lungo la stradina (3 chilometri per un dislivello di 200 metri), bella e varia, si incontrano tratti sia pianeggianti che ripidi (info da www.cortina.dolomiti. org ). Nella zona di Borca di Cadore c’è poi la discesa dai Piani di Ciauta. E come non ricordare il “Torneo di ridòle” che ogni anno, con le vecchie slitte, appassiona i paesi dell’Agordino? e in Agordino ci sono Lo spettacolo e le emozioni della velocità sulla neve, insomma, al di là dai canoni consueti, ha un presente importante, e un futuro di crescita, anche tra le Dolomiti Bellunesi. E i mezzi sono al passo con i tempi. Dimentichiamoci, o meglio non pensiamo solo agli slittini in legno cui eravamo abituati fino a qualche anno fa. Oggi gli slittini sono progettati accuratamente e costruiti in materiali resistenti, aerodinamici e coloratissimi, non di rado equipaggiati anche di sterzo collegato a un monosci anteriore che permette di controllare le curve in modo praticamente perfetto. Importante è non lasciarsi trascinare dall’entusiasmo senza la necessaria attenzione. “La sicurezza prima di tutto – spiega ancora Otto Bachmann –. Può sembrare superfluo sottolinearlo ma di fatto non lo è: prima di lanciarsi lungo un pendio, sempre meglio aver imparato prima qualche “rudimento” della disciplina”. Ad esempio quelli relativi alla corretta posizione da assumere nei rettilinei, oppure quelli su come e quando frenare. “Per evitare di ferirsi con gli slittini più evoluti – prosegue Bachmann – consigliamo ad esempio di smussare lungo tutta la lunghezza gli spigoli esterni delle lame. Per farlo, basta strofinarli più volte con carta abrasiva”. Da oltre 20 anni il tuo consulente di fiducia PAOLO GAMBA Vittorio Veneto (TV) - Via S. Fortunato Venanzio, 3 Tel. 0438 555140 - Fax 0438 940332 - [email protected] www.paologamba.it 35 35 Q uest’estate i Dottorclown sono andati in missione con lo scopo di donare un sorriso e assieme a quello anche alcuni fondi raccolti attraverso alcuni spettacoli nei mesi di giugno e luglio. Il gruppo che è partito contava 9 clowns: Barbara Zucco, Carmen Reduce, Alberto Pallaoro, Patrizia Bertoli, Monica Menegat, Elisa Trimeri, Sabrina Susanna, Mirna Targa e Erik Sacco Zirio. Sono partiti assieme a due membri dell’Associazione Stella della Speranza, Gianni Sansone e Anna Dal Pan, che hanno svolto il ruolo di guide in quanto la loro associazione già da anni è impegnata in attività di volontariato in terra africana. L’intero gruppo è partito il girono di ferragosto per Roma da dove con due scali, uno dei quali imprevisto, hanno raggiunto Nairobi. Dalla capitale keniota attraverso 2 matatu (furgoncini) sono arrivati a Matiri piccolo villaggio alle pendici del monte Kenya destinazione finale. Inaspettatamente la situazione che si è presentata non era quella prevista in quanto l’ospedale Sant’Orsola di Matiri, che li ospitava e dove avrebbero dovuto fare servizio, era tristemente semi-vuoto. Così in breve tempo si sono ritrovati a dover riorganizzare l’intera missione cambiandone le modalità e gli obiettivi. Di giorno in giorno sono riusciti a trovare luoghi, strutture e persone che necessitassero del loro intervento: hanno diffuso la figura del clown nei mercati e nei villaggi limitrofi (1h e 30’ a piedi solo andata) con spettacoli di strada, hanno visitato altri ospedali nella zona (3h di macchina) e hanno conosciuto una signora davvero speciale: Rita Drago, italiana che una volta in pensione si è trasferita a Matiri adottando 19 bambini e aiutandone molti altri attraverso i fondi che si impegna a raccogliere www. friends-onlus.org/rita.html; i primi 15 giorni, quindi, li hanno trascorsi esplorando questa realtà rurale molto povera, polverosa, collinare, a bordo di furgoncini arrugginiti, su strade sterrate e dissestate, tra Tecnologie per la salute del piede O -P WIXXIQFVI WGSVWS r mslm, in un sito che presenta caratteristiche stato inaugurato ad Arson JEZSVIZSPM TIV P´SWWIVZE^MSRI EWXVSRSQMGE di Feltre, alla presenza di KMEGIRHS WSTVE PE JEWGME QIHME HM MRZIVWMSRI GMVGETIVWSRIMPRYSZS XIVQMGEGSRGSRWIKYIRXIWXEFMPMXkEXQSWJIVMGE atmosfera limpida con scarsa presenza Centro ggiAstronomico Giula tecnologia ci aiuta anche nella progettaziofacendo una PMZIPPS media,HMpossiamo vedere i punti di maggiore HM MRUYMRERXM I TSPZIVM FEWWS MRUYMREQIRXSPYQMRSWSJEGMPIVEKKMYRKMFMPMXk ne e realizzazione dei plantari su misura, sofferenza dei nostri piedi. liano Vanin dell’Associa0S WGSTS HIP 'IRXVS r UYIPPS HM agire grazie alle pedane baropodometriche di ultima ANALISI DINAMICA, con l’acquisizione in fase conzione Astronomica Feltrina per la divulgazione e la didattica generazione, ad altissima fedeltà e dall’elevata frequenza di tinua della deambulazione, in cui spesso, i punti di magRheticus. dell’astronomia e della scienza in n testo e foto alla nostra re redazione@ dazione: bellunomag azine.it capre e mucche magre, ma con una popolazione sorridente, accogliente, viva. A fine agosto il gruppo si è diviso in due: 5 sono tornati in Italia e i 4 restanti hanno continuato la missione a Nairobi. Nella capitale è iniziata praticamente un altro tipo di esperienza. Ospitati e coordinati dall’Associazione AmaniForAfrica (www.amaniforafrica.it) che gestisce parecchie strutture per bambini e ragazzi di strada, si sono impegnati nella realizzazione di un laboratorio di clownerie per i giovani del centro di accoglienza di Ndugu Ndogo. L’attività era organizzata direttamente sul luogo e si svolgeva per tutto l’arco della giornata condividendo anche il pranzo con i bambini partecipanti. Il laboratorio si è concluso con uno spettacolo clown, con protagonisti i ragazzi, al centro di Kibera, la seconda baraccopoli più grande dell’Africa, in collaborazione anche con un gruppo teatrale, i Pillars of Kibera (www.pillarsofkibera.blogspot.it), che vive e svolge la propria attività all’interno dello slum. Il gruppetto è rientrato in Italia, poi, il 6 settembre. I Dottorclown hanno così lasciato una scia di sorrisi alle loro spalle, ma non solo quella: i fondi raccolti prima del viaggio, che constavano all’incirca sui 5000€, sono infatti stati suddivisi tra le due realtà forti incontrate. Il 60% è stato donato all’Associazione di Rita Drago e il 25% ad Amani for Africa. Il rimanente 15% è stato sfruttato per pagare i mezzi di trasporto con cui si sono mossi i clowns durante l’intera missione. Un sentito grazie va naturalmente a tutti coloro che hanno permesso tutto questo offrendo un contributo all’Associazione Dottorclown Belluno. Salute > territ Ti piace sc rivere o ha i una passione da raccontare? BM pubblica i tuoi elabor ati! Inviali co acquisizione.EZIZE TSWWIHYXS HEP EP 0´EWWSGME^MSRI I nostri piedi subiscono ogni E:MKRYM giorno YR 3WWIVZEXSVMS%WXVSRSQMGS un carico di lavoro enorme, sopporWIQTVI MR GSQYRI HM *IPXVI GLI TIV ZEVM TVSFPIQM HSZIXXI IWWIVI HMWQIWWS RYSZS tando tutto il nostro peso, per -Pquesto GIRXVS XYXXEZME SPXVI VMGVIEVI PE WXIWWE è importante, per il E Tecnico OrtopediWXVYXXYVE SWWIVZEXMZE TVIWIRXI quali E :MKRYM GLI co, conoscere esattamente sono i SWTMXE HYI XIPIWGSTM TVMRGMTEPM 2I[XSR HE punti di maggior carico, per andarli a IGQHMHMEQIXVSSPXVIEHMZIVWMQMRSVMLE scaricare la realizzazione deiospita plan-il realizzato un con padiglione attrezzato che tari su misura. TMKVERHIXIPIWGSTMSMRHSXE^MSRIYR(SFWSR la dipedana baropodometrica, posdaCon 64 cm diametro, uno dei più grandi strumenti per uso pubblico Italia e siamo effettuare diversi tipi diinanalisi: unANALISI planetario che uguaglia per STATICA, cioèdimensioni, da fermi 8,4 in Qposizione HM HMEQIXVS TIV TSWXM UYIPPM YFMGEXMdi MR eretta, con l’acquisizione EPXVI GMXXk HIP:IRIXS GSQI 4EHSZE:IRI^ME I 250 fotogrammi in 5 secondi, dai quali Cortina. Il Centro sorge sulle colline di Feltre, a 520 il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno Dottorclown 4 Kenya Belluno Magazine Giornalista per un giorno di Sabrina Susanna Il nuovo centro Astronomico di Feltre Sistemi di analisi computerizzata 16 generaleIHrVMZSPXSEPTYFFPMGSHMSKRMIXk per la formazione permanente e alle scuole di ogni ordine e grado per il complemento alla HMHEXXMGEWGMIRXM½GE Il Centro, che nei primi due mesi di apertura è KMkWXEXSZMWMXEXSHEUYEWMTIVWSRIETVI al pubblico tutti i venerdì sera alle 21 con uno spettacolo al planetario e, se il tempo PS GSRWIRXI P´SWWIVZE^MSRI EWXVSRSQMGE EP XIPIWGSTMS 4IV PI WGYSPI r ETIVXS XYXXI PI QEXXMRIIXYXXIPIWIVIIGGIXXYEXSZIRIVHvWIVE TVIZMETVIRSXE^MSRIZMEQEMP [email protected] o telefonica, 347 +EFVMIPI:ERMR (MVIXXSVI 7YP WMXS www.rheticus.it si possono consultare PI QSHEPMXk HM ZMWMXE I MP GEPIRHEVMS HIKPM spettacoli.• 'DO ODVFHOWD JLXVWDSHUOD WXDVDOXWH gior carico, differiscono da quelli acquisiti in fase statica, e siccome per la maggior parte della giornata alterniamo lo stare fermi alla camminata, è importante conoscerli entrambi. ANALISI STABILOMETRICA, che permette un’accurata valutazione e studio del meccanismo di mantenimento dell’equilibrio, dal quale il Tecno Ortopedico può capire come riequilibrare i carichi. Tutte le immagini possono essere acquisite in 2DDall’alto. o in 3D. L’ammasso stellare delle Pleiadi Visione notturna dell’osservatorio L’interno del planetario Ź Analisi computerizzata del piede Ź Plantari e calzature su misura Ź &DO]DWXUH¿VLRORJLFKHHSUHGLVSRVWH Ź Corsetti e busti su misura Ź Carrozzine e ausili per disabili Ź Letti ortopedici e sollevatori Ź Sistemi antidecubito Ź Protesi mammarie Ź &RUVHWWHULDOHJJHUDHSHVDQWH Ź $UWLFROLSHUJHVWDQWLHQHRQDWL Ź &DO]HHODVWLFKHFXUDWLYHHULSRVDQWL Ź $SSDUHFFKLHOHWWURPHGLFDOL Laboratorio Tecnici ortopedici Servizio a domicilio Convenzionato ASL-INAIL di Bertin Paolo e Walter BELLUNO - Via J. Tasso, 1 - Tel. 0437 944648 / Via Feltre 246/A - Tel. e fax 0437 940459 37 37 -FITOTERAPIA -OMEOPATIA -COSMESI -FARMACO gridò “Offro da bere a tutti”. In realtà nel locale non c’erano più di cinque persone e avevano tutte l’aria di non voler essere disturbate, ma Saverio continuava a urlare “È la vigilia di Natale, dobbiamo festeggiare, al diavolo le nostre belle famiglie riunite, voglio offrire da bere!”. Quattro dei cinque avventori accettarono, ma il quinto, un uomo che sembrava non radersi né lavarsi da tempo fece cenno di no, continuando a guardare davanti a sé. Saverio si diresse verso di lui e gli sorrise: “Dai, bevi con noi, voglio solo offriti da bere, non cerco altro”. “Non me ne importa un accidente”, imprecò l’altro e scagliò il suo bicchiere verso lo specchio dei liquori. “Calmati”, insistette Saverio. L’altro lo spinse e usci dal locale. “Si comporta sempre cosi?” “Sono solo poche sere che viene, è un solitario, meglio lasciarlo stare”, intervenne il barista, “paga lei per lo specchio?”. Eppure c’era qualcosa in quell’uomo che aveva colpito Saverio. Lo seguì fuori. Lo sconosciuto se ne stava rannicchiato sugli scalini del bar e Saverio non poteva togliere gli occhi dal tatuaggio sulla sua mano. Saverio continuava ad andare su e giù per il marciapiede fino a quando agguantò il polso dell’uomo che lo fissò con occhi di ghiaccio. “Cos’è questo ragno sulla mano destra? Te lo sei fatto con il fil di ferro in carcere? L’uomo si alzò minaccioso: “E tu che ne sai? “Ero un poliziotto” rispose Saverio. “il ragno significa indipendenza e potenza. Eri un duro dentro”. L’uomo scrollò la mano da Saverio e si risedette. “Lasciami in pace”. “Mostrami l’altra mano”. -AUTOANALISI -PRODOTTI VETERINARI -concessionario ABOCA - PLANTA MEDICA FARMACIA PICCIRILLI A BELLUNO DAL 1922 Via Feltre, 75 Belluno > Cucina & salute S averio aveva finito il suo lavoro all’agenzia di viaggi. Tutti gli impianti sciistici erano prenotati, esaurite le settimane bianche delle scuole, tutto avrebbe dovuto filare liscio. In ufficio aveva brindato controvoglia con prosecco in bicchieri di carta e fette di panettone. Poi se n’era andato via. Daniela, la segretaria, gli aveva tolto la cravatta e improvvisato uno strip, lui l’aveva abbracciata ed era uscito solo. Avrebbe voluto festeggiare con qualcuno di vicino ma era solo. In piazza Duomo tutti si brindava attorno a un albero di Natale enorme, le vetrine scintillanti. Tutti a casa con la famiglia. Lui non aveva più una famiglia. Sua moglie aveva chiesto il divorzio da alcuni mesi. L’aria delle feste di Natale lo faceva sentire sempre più solo. Avrebbe voluto fare una crociera, ma le spese per il divorzio lo avrebbero dissanguato. Meglio risparmiare. Lasciò Piazza Duomo e camminò per venti minuti, anche in Piazza Martiri c’erano le luminarie e il grande albero di Natale. Si sentiva sempre più solo e cercò di evitare il baldacchino del vin Brulé. Proseguì per Via Sant’Andrea ed entrò in un bar. Sembrava un bar anonimo. Era quello che voleva. Non c’era quasi nessuno. Chiese al barista un whisky doppio. Si sentì subito più calmo, ne bevve un altro, si fissò nello specchio dietro il bancone è urlò a squarciagola “Buon Natale a tutti”. Ordinò un terzo whisky, il barista sembrava restio a darglielo, ma dopo varie insistenze cedette. Saverio, sempre più eccitato L’utilizzo delle il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno Molto freddo. La vigilia di Natale a Belluno Foto di Manuele Sangalli Belluno Magazine Racconto Giallo di Alberto Spinazzi 18 piante spontanee nella cultura di Ettore Saronide popolare bellunese Una zuppa generatrice di ‘‘buon sangue” “Scordatelo, sbirro”. Saverio fece uno sforzo e tirò il braccio sinistro dell’uomo. Il braccio era monco. “Cosa fai sbirro, non hai mai visto un monco che vuole farsi gli affari suoi, che vive di elemosina, che non sa dove dormire la sera, non hai mai conosciuto la sofferenza?” Originaria del Mediterraneo orientale, la “L’ho conosciuta fin troppo bene”. Rimasero in silenzio per alcuni minuti borraggine a guardare la neve.è una pianta erbacea annuale diffusa, allo anch’io statoqui,spontaneo, inchiese tutta Europa, “Posso sedermi ho bevuto troppo”, Saverio. “Non cresce c’è spazio per duecampi persone”.e nei terreni incolti, ma che nei “Se ci stringiamo?”. che viene anche coltivata perché commestiUscì il sia padrone del locale: “Via di qua, coppia di ubriaconi, avrò ben diritbile cruda, sia cotta. to anch’io a una cena di Natale”, chiuseWIGSRHS la saracinesca e scaricò un secchio -P WYS XIVQMRI WGMIRXM½GS ±FSVEKS² di neveEYXSVM fresca addosso ai due,HEP cheXEVHS si alzarono con l’aria di chiedersi “Dove EPGYRM HIVMZIVIFFI PEXMRS ±FSVYW²YWEXSTIVMHIRXM½GEVIMPPYRKSQERXIPPS andiamo adesso, cosa facciamo?” HMPEREVYZMHEGLIZIRMZEMRHSWWEXSERXMGEQIRXI Ormai era molto buio. “Ma tu chi sei? Cosa vuoi da me? Hai qualcosa da HEM TEWXSVM UYIWXS GSQI VMJIVMQIRXS EPPI dirmi?”, chiese aggressivo il vagabondo. Saverio TEVXMGSPEVM JSKPMI HIPPE RSWXVE TMERXMRE 0E tacque, gli occhi dell’altro rabbioso “Vai la tuaispirato strada, sconosciuto, non ho bisogno dei tuoi santi, borragine ha per anche una simpatica leggenda. dice, infatti, che un tempo i suoi vai e nonSiseguirmi.” ½SVMJSWWIVSGERHMHMQEGLIHMZIRRIVS Io non sono uno sconosciuto – pensò Saverio. dell’attuale colore perché vi si specchiò Stette fermo in mezzo alla neve, tenendo d’occhio l’uomo. Telefonò la Madonna. Sembra che la borraggine non alla centrale di Polizia dove unItempo lavorava. JSWWI GSRSWGMYXE RIPP´ERXMGLMXk GLI JY%PFIVXS “Davide, sono Saverio.” 1EKRSRIP1IHMSIZSEHIWGVMZIVRITIVTVMQSPI TVSTVMIXkQIHMGEQIR XSWIXERXSHEGSRWMHIVEVPE “Dottor Cristicchi, come sta?, non si è fatto più vedere”. “generatrice di buon “Scusa ma ho moltasangue”. fretta. Controlla velocemente l’archivio. Lo hanno -RVIEPXkHEUYERXSWMPIKKIMTSTSPMERXMGLMYWEZERS liberato?” KMkPETMERXETIVPIWYITVSTVMIXkWYHSVMJIVIWMETIV “Dottore, non può continuare a pensare a questa storia… GYVEVI MP VEJJVIHHSVI WME PE FVSRGLMXI I TIV½RS M“Sì VIYQEXMWQM o no? -RSPXVI TVIWWS +VIGM I 0EXMRM JY JEQSWEERGLIGSQIXSRMGSRIVZMRSIGSRWMKPMEXE “Controllo.” RIPPEGYVEHIKPMWXEXMHITVIWWMZM+PMERXMGLM6SQERM “Il più velocemente possibile”. Saverio stava perdendo di vista lo sconoTSM GSRSWGIZERS PE FSVVEKKMRI I PE YWEZERS WME sciuto che arrancava nella neve. MRQE^^MSVREQIRXEPMTIVHIGSVEVIPIGEWIHSZI “Dottore, stato liberato la settimana scorsaEPper buona condotta… dotWM WZSPKIZEèYR QEXVMQSRMS WME MR EKKMYRXE ZMRS GSRXVS PE XVMWXI^^E 4IV½RS tore,GSQI dottorERXMHSXS Cristicchi… 1EVGS 1EV^MEPI Saverio:EPIVMS aveva già gettatoPEil GSRWMHIVEZE cellulare nellaP´YRMGE neve e stava inseguendo come IVFEGETEGIHMVEPPIKVEVIMPGYSVIHIPP´YSQSIEP poteva lo sconosciuto. XIQTSWXIWWSHMHEVKPMJSV^EIEYHEGME-RVIEPXk “Ehi, Ehi, fermati, doveilvai?”. secondo alcuni studiosi suo nome potrebbe ERGLI HIVMZEVIvuoi HEPPE TEVSPE “Che diamine ancora daGIPXMGE me?” ±FSVVEGL² GLIWMKRM½GE±GSVEKKMS²7IQFVIVIFFIMRJEXXMGLI “Con quegli stracci ai piedi non puoi durare tanto. Dove pensi di passare TVSTVMSM'IPXMPEEKKMYRKIWWIVSEPZMRSTIVHEVI la notte?” GSVEKKMS EM KYIVVMIVM GLI HSZIZERS EJJVSRXEVI te cosaMRimporta?” M“ARIQMGM FEXXEKPME 8YXXS UYIWXS MR¾YIR^{ “Siamo soli. Tu non sai dove andare. Andiamo ERGLI4PMRMSMP:IGGLMSMPUYEPIWSWXIRIZEche la a casa mia, una spaghettata FSVVEKKMRIJSWWIEHHMVMXXYVEMPJEQSWS±2ITIRXI e birra a volontà. Non voglio restare da solo questa notte.” “E perché dovrei venire da te? Chi sei tu per me? Io vado al rifugio dei DONADEL Onoranze Funebri BELLUNO Via F. M. Colle, 22 (strada per la chiesa Don Bosco) Tel. 0437 852313 - 336 200212 SEDICO (BL) - Via Feltre, 51 - Tel. 0437 852313 senzatetto. Preferisco le loro brodaglie. Oppure ci sono le mense delle suore. Pensa a un Natale tra gli altri peccatori. “Vuoi cantare le lodi del Signore e aprire uno spumante dolce a mezzanotte con altri vecchietti?” “Meglio che stare con te. Emetti un odore di morte”. “Ho perso mio figlio la notte di Natale di dieci anni fa. Aveva solo dieci anni. Non chiedermi nulla ma questa sera non voglio stare solo, sia anche con una bestia come te”. Alcuni minuti di silenzio. HM3QIVS²IGLIEWWETSVEXERIPZMRS TSVXEZEEPP´SFPMSIEPPEWTIRWMIVEXI^^E “Mi dispiace per tuo figlio ma …”. A parte tutte queste affermazioni “Per favore”, sulla nostra pianta, “Non so ancora perché d e c i sloa faccio m e n tma e va bene, andiamo da te, siamo distanti?” esagerate, in effetti, PE KVERHI UYERXMXk “No, è molto vicino, due stradine e siamo arrivati”. e Fecero le scale finodia unmucillagini piccolo appartamentino, arredato bene, ma pieno di sali che contiene la rendono decisamente utile contro di confusione, vestiti qua e là, cartoni di pizza e tante piccole videocassette WZEVMEXMQEPERRM video 8 sparse in giro. Gli Inglesi per esempio, non a torto, con il suo succo ne “Che taglia hai di scarpe”, chiese Saverio JEGIZERSYREFIZERHEVMRJVIWGERXIIZMHIR XIQIRXIVMGGEHM WEPM non HE GSRWYQEVI HYVERXI PI GEPYVI IWXMZI 1E r GSQI “Credo il 43, in carcere ce lo chiedevano” ortaggio la borraggine è dadelle sempre apprezzata dagli “Queste dovrebbero andartiche bene”, Saverio prese scarpe da ginnastiappassionati della cucina popolare che la ricercano sia per ca da uno stipetto MKMSZERMKIVQSKPMHEGSRWYQEVIMRMRWEPEXEWMETIVPIJSKPMI e le diede allo sconosciuto. “Fatti una doccia calda”, quando uscirai, ti faròfrittate trovaree dei vestiti puliti. con le quali si fanno gustose succulenti minestre. %RGLIPIMR½SVIWGIR^IJVMXXIGSRPETEWXIP PETSWWSRSIWWIVI “Perché sei così gentile con me? io potrei ucciderti e derubarti.” proposte come un particolare “Non credo che lo farai, sei appena uscito di antipasto. galera. Io mi chi chiamo La zuppa però è il “piatto forte” di questa Saverio e tu?” verdura4IVVIEPM^^EVPEWMHSZVkWGSXXEVIMREGUYEFSPPIRXI “Filippo”. leggermente salata 150 grammi di foglie di borraggine con 300 “Va’ in doccia, Filippo, e non ti preoccupare”. KVEQQMHMJSKPMIHMPEXXYKE-PXYXXSZIVVkTSMWGSPEXSQIWWS MREGUYEJVIHHEWKSGGMSPEXSFIRIIWQMRY^^EXS½RIQIRXI7M XVMXIVkTSMYREGMTSPPEHEETTEWWMVIMRYRTEMSHMGYGGLMEMHM “Sei curioso di sapere come mai il Dott. Cristicchi sia così SPMSQIWGSPERHSPETSMEPPIZIVHYVIGSRP´EKKMYRXEHMWEPIHM interessato al rozzo vagabondo?” TITIIHMYRTM^^MGSHMIVFIEVSQEXMGLIWIGGLI(STSEZIV Non perderti il prossimo numero Belluno cotto il tutto per 30di minuti circa,Magazine. a parte si sbatteranno tre YSZEMRXIVIGSRQI^^SIXXSHMKVEREKVEXXYKMEXS%UYIWXS TYRXSFEWXEEKKMYRKIVIPIZIVHYVIETTIREGYGMREXIEZIRHS P´EGGSVXI^^EHMQIWGSPEVIEG GYVEXEQIRXIMRQSHSGLIXYXXM www.tragopano.it. gli ingredienti si impastino completamente. Il preparato TRAGOPANO è una nuova casa ERHVkMR½RIZIVWEXSMRYRETMVS½PEYRXEHMSPMSQIWWSRIP JSVRSEKVEHMTIVGMVGEQI^^´SVEIPEWGMEXSVEJJVIHHEVI editrice che ha l’ambizione di TIV XEKPMEVPS TSM E PMWXEVIPPI 7M uno ½RMVk JEGIRHS FSPPMVI costituire spazio aperto che YR PMXVS I QI^^S HM FVSHS ZIKIXEPI STTYVI HM GEVRI HSZI WM possa proposte, segna-HEP MRXVSHYVVERRS PI PMWXEVIP PI HMaccogliere ZIVHYVI 0IZEXE PE ^YTTE JYSGS PE WM WIVZMVk ERGSVE GSR MP TEVQMKMERS I GSR lazioni,GEPHE suggerimenti, collaborazioni YR ZMRS FMERGS WIGGS MP Cinqueterre HIPPE 0MKYVME EPPE utiliGSQI alla circolazione delle idee. temperatura di 10-12 gradi.• PONTALPINE PONTE NELLE ALPI (BL) Viale Dolomiti, 44 Tel. 0437 981241 VALLESINE CENCENIGHE (BL) Via XX Settembre, 22 Tel. 0437 591118 Servizio di Onoranze Funebri 24ore. Per urgenze chiamare il 336 200212 Lavorazione e posa lapidi 39 Estero di Arianna Pasa Una giovane storia all’italiana C ena tra amiche. Non ci si vede da tanto e si coglie l’occasione per aggiornarsi sulle rispettive vite. C’è chi fortunatamente lavora da un paio di anni, chi inizia un nuovo corso all’università, chi si deve laureare, chi è appena tornato dall’estero, chi fa uno stage, chi è in disoccupazione e chi lavora a nero. Un piccolo campione di donne che può significativamente rappresentare i giovani italiani. Ebbene, il caso volle che alla mia sinistra si sedesse Elena (nome di fantasia), la stagista. Sapevo che stava facendo un tirocinio legato ad un corso regionale finanziato dall’Unione europea e così, per dare il via alla conversazione, le chiedo appunto come sta andando. Mi fa un timido sorriso che termina in un accenno di smorfia e mi dice: “All’inizio bene! Mi piaceva, mi facevano fare qualcosa…ora invece, sto lì otto ore a non fare niente!” – Incalzo io: ”Come niente? Non t’insegnano nulla? Nemmeno le fotocopie ti fanno fare?” – Ribadisce lei: ”Niente. Proprio Niente. Prego i superiori di farmi fare qualcosa e questi mi dicono che ci pensano e poi spariscono rinchiusi nel loro ufficio fino a fine giornata.” - “Accidenti,” –penso io – “speriamo che quantomeno il corso le sia servito!” – così le chiedo: ”Ma dimmi, il corso com’è stato? Ti hanno insegnato qualcosa?” – “Bah…insomma! Mi aspettavo molto di più! Alla fine non hanno aggiunto nulla a quello che già avevo appreso all’università”; Elena infatti è laureata in Economia per il turismo. Conoscendo un po’ la situazione del settore turistico locale, mi incuriosisco sempre più. Per il lettore, la nostra provincia, la provincia di Belluno, è piuttosto tranquilla, poca criminalità, ottima qualità della vita secondo “ilSole24ore”, un po’ meno secondo i suoi giovani abitanti che si dedicano troppo spesso all’alcol per combattere la noia e così via. Di noi i media italiani se ne ricordano due volte l’anno: il 9 ottobre per commemorare le vittime del Vajont e nel periodo natalizio, quando vip ed evasori pullulano a Cortina D’Ampezzo. Di Belluno, fuori dall’Italia, non se ne ricorda nessuno, nonostante le montagne da patrimonio mondiale dell’Unesco, i paesaggi meravigliosi e le piste sciistiche all’avanguardia. Com’è possibile? Ebbene, manca un vero piano generalizzato di promozione turistica del territorio, soprattutto perché non realmente progettato dagli enti pubblici locali e nazionali. Basti pensare agli uffici turistici: se in Francia se ne trova uno anche nel più piccolo dei paesi, in Italia, con il nostro ricchissimo patrimonio paesaggistico, storico, culturale ed enogastronomico, abbiamo pensato bene di metterne giusto un paio dove fosse proprio necessario e questi sono rigorosamente chiusi in pausa pranzo e, rullo di tamburi, la domenica! Per quanto si possa essere amanti nostalgici dei vecchi ritmi italiani, bisogna riconoscere che non rientrano in una buona strategia turistica. Tornando ad Elena, le chiedo se quantomeno ha imparato a costruire un sito internet, l’indicizzazione e quei pochi concetti base per una buona pubblicità on-line, fondamentale per attirare il turismo oggi, e mi dice: “In teoria sì, ma in pratica non ci ho mai provato. Ci hanno spiegato come fare un sito internet Wordpress, che quindi lo può fare quasi chiunque, e ci hanno dato qualche concetto base per l’indicizzazione. Tuttavia, la pratica, che credevo avrei appreso durante il tirocinio, non l’ho fatta!”. Replico io: “Quella la puoi sempre fare da te. Per esempio, potreste creare una pre-società (non dico società, perché in quel caso servirebbero dei soldi e so benissimo che gli unici soldi che posso avere io, e come me i miei coetanei, sono quelli di mamma e papà) con figure professionali diverse e offrire, all’inizio gratuitamente, poiché senza esperienza, la progettazione di un sito a piccoli bed & breakfast o hotel. Magari, una volta sicuri delle vostre capacità, potreste mettervi in affari”. Così Elena un po’ sconfitta mi spiega quel che è palese a chiunque si sia trovato a voler sviluppare un progetto “innovativo”. La mentalità gioca un ruolo fondamentale: anche se hai un bel piano da proporre, non trovi le strutture che ti supportino, perché molti enti, alla meglio non ti sostengono e alla peggio, ti danno contro e alcuni privati, gelosi del proprio microscopico impero in rovina, non hanno spirito né di rinnovamento, né collaborativo. Ostinata a voler dare un impulso positivo alla mia amica stagista mi metto a riflettere sui possibili progetti. Nel frattempo riesce a raccontarmi di tutti gli annunci di offerte di lavoro che legge quotidianamente, dove si richiedono giovani supereroi con un paio di lauree, esperienze a go-go e quattro o cinque lingue parlate fluentemente. Inoltre, mi narra pure le sfortunate vicende di quelle amiche stagiste che credevano di essere ad un passo dal lavoro retribuito e che invece hanno lavorato per mesi a 200 euro per poi essere lasciate a casa. Ed ecco l’ispirazione: ricordavo di avere fatto una visita guidata gratuita della città di Edimburgo e sapevo per certo che tour simili esistono anche a Dublino. Generalmente a gestirli sono aziende internazionali che lavorano in diverse città europee. Così le accenno l’idea di creare un piccolo gruppo di guide turistiche. Se funziona all’estero, perché non dovrebbe funzionare qui? Ebbene, la mia talentuosa amica Elena, mi spiega com’è geniale il sistema italiano. Nei corsi insistono molto sull’autoimprenditorialità, ma una volta fuori, si fa di tutto per renderla difficile, talmente difficile, che chi già ha pochi fondi, non li va certo a rischiare per combattere la burocrazia italiana. Così ci perdiamo giovani intraprendenti, formati dalle nostre ottime università, che, per sopravvivere, sono costretti ad andare a produrre PIL altrove. Insomma, se tu, singolo cittadino, vuoi fare la guida turistica, devi superare un esame che ti permetta di avere il patentino di guida turistica. Tale patentino è generalmente concesso dalle provincie, così, l’esame che si fa, dà la possibilità di lavorare in quella determinata provincia che è materia d’esame e poi, eventualmente, si possono sostenere altri esami per ottenere delle estensioni. Un costoso rompicapo. Per concludere, è chiaro che per svolgere un’attività ci vogliono delle competenze, ma per far sì che l’economia possa riprendersi, bisogna dare la possibilità ai giovani di mettersi in gioco. Se intraprendere una qualsiasi attività in proprio comporta un iter burocratico infinito, nessuno avrà voglia di rischiare, perché nel caso del fallimento, le forze investite sarebbero troppe per riprendersi in fretta. La paura del fallimento sta quindi diventando un vero ostacolo alle opportunità fruibili dai giovani e finché la paura sarà più grande della voglia di farcela, la situazione difficilmente si sbloccherà. Questo è solo un esempio di come il nostro amato Paese stia fallendo nei confronti dei suoi abitanti, tuttavia s’intravede uno spiraglio di luce, perché i cittadini e gli enti virtuosi esistono, devono però vincere un sistema che va radicalmente riformato. Rebecca's Bar il posto ideale per i momenti di vero relax Sala slot e tutto il calcio - Bar - cioccolateria - te - infusi Giorno Di Chiusura -Lunedì le a t a N n o Bu a tutti! Via Feltre, 14 - 32100 Belluno [email protected] Voucher INPS Bollettini postali Bollettini bancari Cartelle Equitalia Ricariche Postepay Ricariche Telefoniche Canone Rai Bollo auto Valori bollati Paghi TUTTO con Bancomat di Giuanluigi d’Alpaos c/o Centro Servizi Alpago - Z.I. Paludi Vi augurfea ste Buone Tel. 0437 980302 - [email protected] 41 41 Oroscopo di Mago Yamil Dicembre 2013 [email protected] AMORE: possibili tensioni con il partner per via di situazioni non ancora risolte LAVORO: vi piace rischiare e le sfide vi attirano, saprete raggiungere e superare con coraggio un traguardo davvero ambizioso. SALUTE: probabile uno stato di spossatezza per via dei tanti impegni, cercate il punto d’equilibrio. AMORE: Sarete corteggiati, è un ottimo periodo per voi, vedrete persone conosciute con occhi diversi e scoprirete affinità che non immaginavate. LAVORO: Ottimo periodo per fare il punto della situazione e muovere le giuste critiche, purché siano costruttive e in prospettiva dello sviluppo. SALUTE: Se la tensione e il nervosismo li sentite a livelli elevati, dovete fare qualcosa per ridurli ed evitare di arrivare all’eccesso. AMORE: A volte pensate che non è facile comunicare con il partner, mentre basta dire le cose con semplicità e amore per scoprire come saprà comprendervi. LAVORO: Ci sono periodi dove è preferibile delegare o farvi aiutare e periodi dove è preferibile far da sé, adesso per voi è il ciclo di arrangiarsi. SALUTE: Per recuperare energie fisiche e mentali cercate di dedicare del tempo in mezzo alla natura. AMORE: comunicare con il partner non è sempre facile, in questo periodo l’intercessione di una persona amica o familiare può esservi utile. LAVORO: Certo che la diplomazia aiuta, anche per uscire da certi “pasticci” che però sono da evitare e non ripetere. SALUTE: un pò di stress che vi rende davvero intrattabili, meglio evitare le solite amicizie. AMORE: Date fiducia al partner è importante, scoprirete così di vivere meglio il vostro rapporto e imparerete a limare quel vostro caratterino a volte troppo spigoloso. LAVORO: Possibilità di portare a termine un affare molto sostanzioso, agite però con cautela e senza fretta. SALUTE: Siete davvero al top, massima energia e anche il buonumore vi accompagna. AMORE: Voglia di evasione? Se ci tenete davvero al vostro partner uscite, ma con gli amici. Il sereno ritorna anche per voi. LAVORO: Lavorando in squadra saprete risolvere problemi anche rilevanti, il vostro intuito con il confronto costruttivo è il punto di forza. SALUTE: Sappiate concedervi delle pause utili a recuperare energie. Riposate di più. AMORE: Aver ragione non vuol dire che va bene lo scontro diretto, siete chiamati a maggior moderazione e comprensione verso il vostro partner. LAVORO: I problemi difficili vanno superati anche con il confronto tra colleghi, anche quando bisogna azzardare. SALUTE: L’equilibrio psicofisico è in una fase difficile e sarà facile perdere la pazienza. AMORE: L’equilibrio sta nel mezzo, ovvio direte voi. Siete sicuri che il vostro atteggiamento è davvero equilibrato? LAVORO: Tante soddisfazioni e riconoscimenti, il successo grazie al vostro intuito è sostenuto dalle stelle. SALUTE: Ottima forma fisica e la voglia di fare va alla grande. AMORE: Le nuvole si stanno diradando e ritorna il sereno, saprete sorprendere il vostro partner in maniera romantica e frizzante. LAVORO: Anche gli insuccessi servono per crescere, non affliggetevi troppo e alla prossima occasione fate tesoro dell’esperienza. SALUTE: Vi sentite prestanti e psicologicamente motivati, ma il fisico richiede anche il giusto riposo, non dimenticatelo. AMORE: Le buone occasioni sono dietro l’angolo, finalmente direte voi. Attenzione però a non strafare e rovinare tutto. LAVORO: Probabili delusioni, ma non prendetevela troppo, non tutto può andare bene. Possibili aiuti da persone influenti. SALUTE: Prendete in considerazione di fare un pò di moto, certamente ne troverete beneficio. AMORE: Per coloro che hanno iniziato una nuova relazione l’invito ad essere più naturali e metterete così basi solide e durature per un futuro felice. LAVORO: A volte bisogna saper attendere periodi migliori prima di agire o pensare a cambiamenti, tenete a freno la vostra insoddisfazione, non è il momento. SALUTE: Attenzione a non esagerare con il cibo, non tanto per la dieta, siete più vulnerabili allo stomaco e intestino. AMORE: Le differenze possono insinuare il dubbio di non aver scelto la persona giusta, cercate di comprendere quanto possono migliorarvi e completarvi. LAVORO: Potrete finalmente risolvere un problema che si trascinava da tempo, la perseveranza e le intuizioni hanno il consenso delle stelle. SALUTE: Alimentatevi con tanta frutta, possibilmente di stagione. re promozioni! st o n le el d a n u ti la a g Pieve d'Alpago (BL) Via dell'Industria, 8 z.i. Paludi Cell. 335 5761639 Regala e re TRATTAMENTO VISO/CORPO (gommage,impacco+massaggio) rilassante e distensivo MANICURE + PEDICURE CON SPA RIGENERANTE ED IDRATANTE TRATTAMENTO VISO ANTI TEMPO AI 15 ACIDI PER LEVIGARE E FAR SPLENDERE IL TUO VISO Vieni a trovarci per scoprire le altre proposte... Martedì, Mercoledì e Venerdì dalle 10.00 alle 19.00 Giovedì dalle 12.00 alle 21.00 - Sabato dalle 9.00 alle 17.00 Chiuso il lunedì. di Marco Vendurin Ottico-Optometrista Vederci bene dai 50 anni in su è un gioco da “ragazzi” L La “presbiopia” ovvero la difficoltà di mettere a fuoco da vicino è una condizione che interessa la maggior parte della popolazione tra i 45-50 anni in poi. Tale condizione è fisiologica ed avviene a causa della progressiva incapacità del cristallino di mettere a fuoco sulla retina le immagini alle varie distanze. La presbiopia si manifesta con la classica necessità di dover allontanare gli oggetti per rimetterli a fuoco. E’ chiaro che entro breve tempo tale manovra sarà sempre meno efficace perchè le attività quotidiane richiedono un’adeguata efficienza visiva a tutte le distanze. Il semplice atto di fare la spesa, per esempio, impegna la vista sia da lontano che da vicino contemporaneamente. Quindi come fare? Le possibilità che il soggetto presbite ha, sono essenzialmente due. La prima è di avere un occhiale per ogni distanza di visione: lontano, vicino, computer ecc. Soluzione praticabile per chi non ha difetti di vista da lontano, ma è pur sempre una soluzione approssimativa, perchè qualche distanza (sovente quella intermedia) rimarrà scoperta. Chi invece porta già una correzione per lontano si troverà a cambiare continuamente occhiali, con il risultato di affaticare costantemente la vista, deformare le montature e non avere mai una soluzione soddisfacente. La seconda è invece le lente progressiva, l’unica soluzione che contempla tutte le distanze simultaneamente; dai 30-40 cm per il vicino, all’infinito con un solo paio di occhiali. Questo avviene perchè questa lente viene costruita con una variazione del potere al suo interno permettendo di avere davanti agli occhi la giusta gradazione per ogni distanza. Qualcuno potrebbe ora obiettare di aver sentito un conoscente lamentarsi della difficoltà di adattamento a queste lenti o di non essere addirittura riuscito a portarle. Questa “cattiva” fama delle lenti progressive risale alla loro prima commercializzazione (fine anni ‘50) ed ai decenni successivi dove effettivamente le lenti erano “difficili” e costringevano il portatore a notevoli adattamenti. Oggi invece la tecnologia permette di avere un’ alta performance che riduce drasticamente i tempi di adattamento rendendole semplici da usare, quasi “naturali”. Le lenti di ultima generazione infatti (la cosiddetta generazione “freeform”) vengono progettate e costruite su misura in base al difetto di vista ed alle esigenze del cliente perché le lenti progressive non sono tutte uguali, ma anzi sono sempre più personalizzate. Secondo una ricerca di mercato di qualche tempo fa, l’86% dei portatori di lenti progressive in Italia dichiara di essere pienamente soddisfatto della propria scelta, di non avere segnalazioni negative da fare e di essersi adattato completamente dopo pochi giorni di utilizzo. (CRA per Consorzio Comunicazione Vista). Percentuale in aumento grazie alle nuove tipologie di lenti. Quindi, se siete stanchi di allungare le braccia, di “combattere” con duetre paia di occhiali, se gli occhiali da lettura non sono mai a portata di mano quando servono, insomma se cercate una soluzione efficace in un unico occhiale, questo è il momento giusto per le vostre prime lenti progressive. Assieme al vostro ottico-optometrista troverete la soluzione migliore per le vostre esigenze e subito dopo vi chiederete : “perché non c’ho pensato prima?!” • Vendita e riparazione macchine per cucire • Macchine per ricamo • Macchine per maglieria • Prodotti per lo stiro • Presse da stiro • Corsi di taglio e cucito gura u a Vi feste e n o Bu Perchè la vista è preziosa Via Feltre 28/30 - 32100 Belluno Tel. 0437 943062 - Fax. 0437 943062 [email protected] - www.macchinepercuciredemin.com Viale Alpago, 220 - 32015 Puos D’Alpago (BL) - Tel e fax 0437 46978 - [email protected] www.ottipolzotto.com 43 43