Data e Ora: 19/03/09 00.35 - Pag: 48 - Pubb: 19/03/2009 - Composite 48 spettacoli Giornale di Brescia Giovedì 19 Marzo 2009 Gaia Riva L’album «Frantic», rock grandioso Dai trionfi di Bol a «Mr Grammy» Ted Jensen ■ Si scrive Gaia, si legge ancora (per certi versi) Sonic Wave. C’è sempre Andrea Noto al fianco della rockeuse: insieme vinsero tre volte il concorso musicale di BresciaOnLine, poi lei s’iscrisse da sola e fece poker. Di «Frantic» - pubblicato dalla Oyez! e distribuito da Edel - Noto ha co-firmato tutte le musiche con la Riva, ha curato la produzione artistica e ha suonato parti di chitarra e basso. Le liriche sono di Gaia, che in quattro brani s’è avvalsa della collaborazione della londinese Cori Josias. Il disco è stato inciso al Didde Studio di Besate, con Marco Guarnerio a dare un sensibile contributo per gli arrangiamenti, al Phoenix di Castelmella, con Emilio Rossi a registrare le parti vocali ed a contribuire anch’egli agli arrangiamenti, ed al Dungeon di Oxford, con Mark Gardener ad occuparsi di «My Arms». Oltre a Noto, Guarnerio e Rossi, tra i musicisti ricorrono il batterista Eugenio Mori e il bassista Max Zaccaro. Nella lista Sergio Lorandi (chitarra), Andrea Polato, Sam Nadel ed Emanuele Sberna (batteria), Jack Pescod (piano), Barbara Garzoni, Stefano Zeni e M. De Barquin (archi). Il mastering è stato in buona parte compiuto allo Sterling Sound di New York da Ted Jensen, vincitore di un Grammy per «Come Away With Me» di Norah Jones. Esce il cd d’esordio della cantante bresciana con un sound dal respiro internazionale ■ In slang americano, «Frantic» equivale a «grandioso». E Gaia Riva - che, da buona rockeuse, il titolo l’aveva scelto pensando ai significati codificati (frenetico, pazzo, delirante, agitato...) - inconsapevolmente s’è fatta la recensione del cd. Sì. Perché «Frantic» - album d’esordio della cantante bresciana, in uscita domani - è un davvero disco grandioso. Uno di quei lavori che - per qualità, densità, urgenza - sono sempre più difficili da trovare, in un mercato radio- e tele-comandato. Questo non significa che l’album non contenga brani in grado di piacere ad ampie fasce di pubblico: anzi, vi sono non meno di cinquesei pezzi con caratteristiche da singolo. Ma tale natura deriva dalla forza dell’ispirazione di Gaia e del suo co-autore, Andrea Noto - e da grandissime doti interpretative (non usurate dal mestiere), non dalle alchimie di chi pensa di avere le ricettine giuste. L’inizio - con «Psyche» - è, insieme, una carta d’identità schiaffata sul tavolo ed un filtro all’ingresso, con il suo sound possente (persino gli archi sono «infuriati») ed il canto che si modula in varie sfumature, sino al gridato ed al verso felino della ragazza pronta ad infilarti le unghie rock nella carne. E perfetto pop-rock, sostenuto da un basso «grasso» e caratterizzante, è «Funny», uno di quei pezzi che Gaia ha saputo ben custodire (pur avendo offerto nel tempo varie anticipazioni, attraverso il blog e MySpace). Nella prima parte la Riva sembra una Chrissie Hynde e questo aggiunge un altro nome all’elenco delle cantanti alle quali è stata o può essere accostata (Alanis Morissette, Skin, Amy Lee, Toni Childs, Annie Lennox, Regina Spektor; guai solo a citarle Anouk...). La realtà è che Gaia possiede una duttilità strepitosa: che le consente di manifestare sia i riferimenti «alti» sia l’eclettismo del proprio modulo espressivo; che è personalità matura, non ricalco né ostentazione. Segue «Isolated», il singolo che su queste colonne già abbiamo definito strepitoso e sorprendente. Con «King Of Lies» si torna al rock aggressivo, quasi urticante, per poi immergersi nella novità di «Tempo perso»: un brano in italiano, per una cantante la cui lingua... madre è, artisticamente, l’inglese. Ed anche in questo caso l’inciso è di quelli che non si tolgono più dalla testa. «Come And See» è - con «It’s Easier To Be My Mirror Than My Man», «So Perfect» e «My Arms» - la trasposizione nel disco «maggiore» dei brani contenuti nell’ep d’assaggio uscito nel settembre scorso. «Face To Face» - entrata (fortunatamente) nella tracklist all’ultimo momento - è una ballad meravigliosa, con un tappeto elettronico che non disturba un’interpretazione che nel ritornello si libra dolce e potente. Altra splendida ballata in equilibrio tra emozione e grinta è «Beg For More» (inizio piano driven, «da Gaia Riva in una delle immagini di Aennepi contenute nel libretto del suo album «Frantic» sveno»; esplosione vocale, sostenuta dalla batteria; toccante chiusura). «For Someone Else» è un inserimento a furor di popolo. Una delle passioni, cioè, dello zoccolo duro dei fan nati e cresciuti attraverso la rete, grazie alla particolarità dei tocchi dub-reggae e ad uno sviluppo melodico irresistibile. «Sono da te» è l’altro pezzo in italiano: non impeccabile nell’attacco (è forse l’unico episodio che avrebbe avuto bisogno di un supplemento di lavoro), ma con una successiva «botta» e variazioni finali da far impallidire la maggior parte delle rockeuse di casa nostra... Infine «Forgive You». Canzone minimale, per chitarra acustica e voce, ma con dentro un’altra unghiata elettrica e l’urlo di chi ha dovuto aspettare anni per farsi ascoltare. Ne è valsa la pena. Cercatelo, «Frantic». «Play it loud»: fatelo (ri)suonare a tutto volume. E disattivate il tastino skip, tanto non serve. Sarete orgogliosi che proprio da Brescia si sia alzato un canto così. Maurizio Matteotti Le canzoni nelle mie stesse parole «Desiderio e paura folle della vita» di Gaia Riva ■ Questi sono i brani di «Frantic», raccontati da me. PSYCHE Psiche si agita chiusa nelle sue stanze, vestita in modo sgargiante. Spettinata e furiosa, come sempre delira e si nasconde. Rumore di vetri rotti e grida provengono dalle finestre. Io dal giardino la cerco con la voce. «Perché non mi fai entrare?» chiedo. «Non vedi che siamo la stessa persona?». Dottor Jekyll e Mr Hyde. FUNNY Canzone rosso peperone. Passeggiata solitaria e stralunata per le vie della città, un monologo continuo di personaggi strani. In ognuno c’è malinconia e spensieratezza. È il racconto di un giorno divertente, dal retrogusto amaro. ISOLATED Canzone «dietro il vetro», più Gaia che mai. È desiderio e paura folle della vita, al punto che ti limiti a sospirarla. Un amico anni fa mi spedì una cartolina da Barcellona. Raffigurava un dipinto. Qualcuno osservava una coppia danzare da dietro una finestra. «Il mondo puoi viverlo molto meglio di così», mi scrisse. Non l’ho mai dimenticato. KING OF LIES Concentrato puro di rabbia, senza metafore né vie di mezzo. Da gridare e basta, si spiega da sola. TEMPO PERSO Maledette aspettative. Le tue. Quelle più feroci ed impietose. Il non bastarsi mai. E gli altri che dicono «ma cosa vuoi di più», puntandoti il dito contro. Quello che provi è davvero tempo perso? COME AND SEE Scanzonata per eccellenza, invoca la giustizia ma non si prende sul serio. Ho citato senza volerlo le Sacre scritture: i cavalieri dell’Apocalisse. Brano moooolto, ma molto più leggero di così. FACE TO FACE Quante cose fluttuano nell’aria in mezzo a un faccia a faccia silenzioso? Microparticelle in sospensione di frasi non dette, ma che si percepiscono benissimo. Elettricità. Reazioni chimiche più efficaci di tante parole... E, soprattutto, speranza. Dedicata a una persona che non conosco, e non sapeva parlare. IT’S EASIER TO BE MY MIRROR THAN MY MAN Atmosfera rock blues per un testo provo- catorio da cattiva ragazza. L’hanno definita «urticante», mi sembra il termine più adatto. Quasi fastidiosa. Anzi, di sicuro. BEG FOR MORE Una persona ne segue un’altra nel silenzio della notte. Pochissimi rumori. Passi. Il suo respiro. I gatti nei bidoni. Il battito del cuore. Inseguimento romantico e disperato, di chi si nasconde per essere scoperto. FOR SOMEONE ELSE Canzone che preferisco spiegare per immagini. Un arcobaleno in un cielo azzurro, che finisce in bocca alla pignatta dei desideri. Una marea di nuvole e la scia di un aereo che la ferisce a metà. SONO DA TE Suoni assordanti, voci, fumo e un frastuono insopportabile. Odore di sudore, di umanità, una pioggia di lucine scintillanti che a tratti illuminano il buio. Gente che si accalca. Solo la tua determinazione a guidarti verso la meta. Ancora un attimo e... sono da te. Lui, non è una rockstar. SO PERFECT Il giorno perfetto, che non esiste. Tanto vale cantarlo. MY ARMS La fantasia di un’amara vendetta nei miei confronti e della dolcezza con cui la accoglierei. Narrata dal punto di vista del «vendicatore», si basa sul contrasto tra odio ed amore. A parti invertite. FORGIVE YOU Canzone verde pisello e silvana. Il testo allucinato parla di una delle cose per me più difficili: perdonare. Qui, tuttavia, il perdono è gioco. È un fatto da bambini, una cosa colorata che passa attraverso disegni, corse, danze, pianti e risate. «Perché ti devo pitturare la testa». Non è un modo dire. È dedicata a una persona senza capelli... E avrei tanto voluto provare.