«con il dovuto rispetto...»
Al consiglio pastorale
si va per consigliare o no?
a pagina 3
MILANO
SETTE
Offerte delle Messe
del 24 per Haiti
a pagina 4
Il Cardinale in visita
al decanato Sempione
a pagina 5
Domenica 17 gennaio 2010
Pagine a cura dell'Arcidiocesi di Milano
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Per segnalare le iniziative:
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Progetto Portaparola per Avvenire in parrocchia
tel: 02.6780291; email: [email protected]
A Milano si prega
nella pausa pranzo
DI
MARIO DELPINI
Al consiglio pastorale si va per consigliare. O no?
Dopo la preghiera e le premesse si passa ai punti all’ordine del giorno, chi modera l’incontro sollecita spesso: «Ci sono domande? Ci
sono proposte? Ci sono osservazioni?».
C’è chi parla sempre e chi non interviene mai. Capire le parole è
talora difficile. Capire i silenzi è ancora più difficile.
Giovanni non parla, ma, quando Gianni interviene sui canti
della Messa, ha subito un pensiero malizioso: «Ha da criticare,
ma il motivo è che non è più lui a dirigere il coro».
Giovanna non parla, ma, quando Gianna segnala che il gruppo
dei volontari si assottiglia, rimugina un giudizio tagliente: «Senti
chi parla: è già tanto se viene una volta su tre».
Antonio non parla, ma quando Tonino presenta le sue proposte
e suscita il generale interesse, sente crescere un risentimento:
«Ho proposto le stesse cose tre mesi fa e nessuno mi ha dato
retta. Adesso parla lui e lo ascoltano come fosse un oracolo».
Mariuccia non parla, ma, quando Maria segnala lo squallore della facciata della chiesa, si lascia trascinare al sospetto: «Già, suo
marito ha una impresa di restauri...».
Al consiglio pastorale si va per consigliare. O no?
Al via la Settimana dell’educazione: monsignor Pagani illustra l’impegno in tutta la Diocesi
Giovani, laici e preparati
per educare nelle comunità
DI
PINO NARDI
S
ono decisivi nella formazione
delle giovani generazioni, per
questo da sempre la Chiesa
ambrosiana investe su di loro.
Sono migliaia gli educatori
impegnati ad aiutare a crescere i
ragazzi non solo nella fede in una
stagione della vita sempre più
delicata, fatta spesso di molte
fragilità. La Settimana
dell’educazione, che si tiene dal 21
al 31 gennaio sul tema «Dentro la
storia... c’è di più», è l’occasione
per oratori, parrocchie, comunità
pastorali e decanati per mettere al
centro il tema dell’educare e per
sostenere gli educatori, con
momenti di confronto, di
riflessione, di formazione e di
preghiera. Ne parliamo con
monsignor Severino Pagani,
vicario episcopale per la Pastorale
giovanile.
Con la Settimana
dell’educazione la
Diocesi chiama a raccolta gli educatori impegnati nella formazione dei giovani.
Quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?
«La Settimana
dell’educazione è un
appuntamento ormai
consolidato nelle
proposte annuali di
pastorale giovanile:
negli anni scorsi ha
già ampiamente dimostrato di
dare buoni frutti. Viviamo però
attualmente un momento storico
in cui questa settimana ha
bisogno di un nuovo e vigoroso
rilancio. Nei nuovi assetti che la
pastorale giovanile sta assumendo
due sono gli elementi
particolarmente significativi:
primo, una responsabilità più
diretta dei cristiani laici nella
gestione del compito educativo
dei ragazzi e dei giovani e,
secondo, la necessità di
un’alleanza educativa più stretta
tra i diversi soggetti individuali e
sociali che si occupano
dell’educazione dei ragazzi».
Partiamo dai laici...
«Innanzitutto, le istituzioni
educative legate alla pastorale dei
giovani hanno bisogno di uomini
e donne che si impegnino
direttamente all’interno delle
comunità. Saranno essi i referenti
dei progetti e dei programmi
educativi misurati sul territorio e
ancora a loro toccherà l’urgente
necessità di assumere direttamente
le gestione delle strutture, che
nella nostra Diocesi sono
numerose ed efficienti. Per questo
è ormai avviata una vera e propria
scuola di preparazione di
educatori e responsabili a cui
stanno partecipando circa 200
persone interessate a questa nuova
lodevole responsabilità. Il
percorso di preparazione, con il
contributo di diverse competenze
teologiche, psicopedagogiche e
giuridiche, si articola su diversi
itinerari da percorrere in più di un
anno».
E poi l’alleanza educativa...
«Infatti, in secondo luogo appare
immediatamente urgente
rinnovare ogni forma
di alleanza educativa.
La Settimana
dell’educazione è un
momento
particolarmente
privilegiato per
rinnovare e
valorizzare questo
obiettivo: una
settimana in cui
riallacciare un
rapporto e favorire
iniziative comuni non
sporadiche tra la
presenza dei genitori, della scuola,
dello sport, del volontariato, dei
diversi movimenti e associazioni,
delle istituzioni pubbliche e
culturali. Soprattutto in quelle
comunità in cui è possibile un
fecondo collegamento, la
Settimana dell’educazione è un
appuntamento da non perdere.
Tutto questo va considerato anche
in vista della creazione delle
Equipe in ogni unità di pastorale
giovanile, come luogo progettuale
e missionario, così come è prevista
nel rinnovamento delle istituzioni
educative giovanili ecclesiali».
Quanto le comunità cristiane
puntano sulla formazione degli educatori?
«Le comunità cristiane stanno
facendo uno sforzo davvero molto
grande di promozione educativa.
A sinistra, monsignor Severino Pagani. Nel riquadro il logo della Settimana dell’educazione. A destra, Ottavio Pirovano
Sanno manifestare una notevole
dedizione e una vivace inventiva
per rinnovare la relazione
educativa tra i ragazzi e i giovani.
Anche qui, se da un lato si cerca di
formare educatori che siano
capaci di esprimere uno spessore
spirituale e una competenza
pedagogica, dall’altro emergono
due orizzonti da non
sottovalutare: la generosità
volontaria dell’impegno come
espressione di autentica carità e la
necessaria qualificazione
professionale degli operatori. Per
diverse ragioni questi due
orizzonti rappresentano obiettivi
complessi verso cui stiamo
lavorando sapendo che ci
vogliono tempi non brevi e
necessarie fasi di sperimentazione.
Se è importante avere autentici
«Amate così!»: imparare
alla scuola di don Gnocchi
sabato 23 in Statale
n occasione della
Settimana
dell’educazione la
Fom offre un agile
libretto che possa
accompagnare la
riflessione e la
preghiera personale di
ogni educatore
impegnato soprattutto
in oratorio, mettendosi
alla scuola del nuovo
Beato, don Carlo Gnocchi. I testi
presentati nel volumetto «Amate
così! Educatori alla scuola di don
Gnocchi» (editrice In Dialogo, 48
pagine, 4 euro) risalgono agli anni
1933-1934 e sono tratti dalle
"conferenze" che don Gnocchi
propose ai "cooperatori"
dell’oratorio - gli educatori e gli
animatori di oggi - nella rivista
abato 23 gennaio, a partire
dalle 14.30, presso l’Università degli Studi di Milano (via Festa del Perdono 7), il cardinal
Tettamanzi interverrà all’incontro di presentazione dei Cammini cresimandi, 14enni e adolescenti. L’incontro si svolge in
occasione della Settimana dell’educazione. Vista la rilevanza
che hanno gli itinerari per i
preadolescenti e gli adolescenti all’interno del percorso pastorale della Diocesi, l’Arcivescovo intende lanciare il suo
messaggio educativo, esprimere la sua fiducia e incoraggiare
i catechisti e gli educatori coinvolti nella preparazione agli eventi diocesani. Dopo l’ accoglienza in Aula magna, alle 15
I
L’Eco degli Oratori.
Lungo un itinerario che
scende nel concreto,
don Gnocchi propone
di partire dal principio:
farsi discepoli
dell’unico Maestro,
scoprire in lui le fonti
dell’amore e le proprie
motivazioni per
educare con uno stile
caratteristico che è
quello del "cuore oratoriano". Alle
sue riflessioni, suddivise in 10
tappe, vengono associati un brano
della Parola di Dio, alcune
domande e una breve preghiera. Il
libretto è disponibile presso la
libreria In dialogo di via S.
Antonio, 5 a Milano (tel.
02.58391348;
[email protected]).
cristiani come educatori, è anche
giusto pensare a forme di
retribuzione economica dove
l’impegno educativo diventa un
autentico lavoro».
Molti adolescenti e giovani vivono inquietudini e solitudini che
qualche volta sfociano in gesti estremi. La comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni, riesce a
raggiungere e a dare risposte positive a questi bisogni?
«È vero che molti adolescenti e
giovani vivono grandi
inquietudini: per certi aspetti
queste rappresentano un tratto
normale dell’evoluzione educativa
di un ragazzo; per altri invece
sono conseguenze di un trapasso
sociale e culturale di oscuramento
di valori a cui la comunità
cristiana non può sottrarsi. Si
Tettamanzi dai catechisti
S
c’è la preghiera e la riflessione
con il Cardinale; alle 15.30 divisione a gruppi: presentazione
dei 100 Giorni per i catechisti di
cresimandi e iniziandi presso
l’Aula magna dell’Università;
presentazione del Cammino
14enni e dell’Itinerario quaresimale adolescenti nelle aule
208 e 211. Durante l’incontro
sarà possibile segnalare la disponibilità dei gruppi per i figuranti in occasione dell’incontro dei cresimandi a San Siro e
la partecipazione alla Messa per
i 14enni presieduta dal cardinale Angelo Comastri presso la
Basilica di San Pietro in Vaticano martedì 6 aprile e all’udienza generale del Papa di mercoledì 7 aprile.
tratta innanzitutto di prenderne
coscienza nella giusta misura, con
una lettura realistica ma fiduciosa.
La comunità cristiana si sforza di
dare risposte, non sempre riesce.
Un primo motivo di questa fatica
sta nel fatto che le risposte le trova
nel mistero di Cristo e del suo
Vangelo, sorgente di vera umanità:
ora bisogna avere il coraggio di
registrare che il Vangelo non è
sempre evidente ai molti, giovani
e ancor più adulti. D’altra parte
sono necessarie molte più risorse
educative per raggiungere risultati
credibili. Ci vogliono molte
persone, in ogni ambiente di vita e
non solo in quelli parrocchiali. Ci
vogliono adulti che si prendano a
cuore l’umanità dei giovani. Ci
vuole presenza, tempo e
passione».
Monza: tre serate
su carità, fede e vita
a Comunità pastorale «Ascensione del
Signore» di Monza (parrocchie S.
Biagio, S. Gemma e S. Pio X)
promuovono una serie di iniziative sul
tema «Educare alla carità, alla fede, alla
vita».
Sulla "carità" mostra "Don Gnocchi beato"
dal 30 gennaio al 7 febbraio presso la
Rotonda di S. Biagio, in via Prina 19 a
Monza. Su «Don Carlo Gnocchi educatore»
una testimonianza di mons. Giovanni
Barbareschi giovedì 4 febbraio alle 21
sempre alla Rotonda.
Sulla "fede" tavola rotonda con il
giornalista Michele Brambilla, don Michele
Di Tolve, responsabile servizio Irc Diocesi di
Milano e la catechista Gabriella Panerai,
giovedì 11 febbraio alle 21 all’oratorio S.
Biagio, via Manara 10 a Monza.
Sulla vita proiezione del film «Les choristes»
di Christophe Barratier, giovedì 18 febbraio
alle 21 sempre all’oratorio S. Biagio.
L
la cooperativa «Aquila e Priscilla»
«Per me è un vero
e proprio lavoro»
DI LUISA
N
BOVE
el variegato mondo educativo sono nate
in questi anni diverse cooperative sociali
per offrire personale qualificato in grado di occuparsi delle giovani generazioni. Nel 1998 anche la Diocesi di Milano è scesa in campo con
Aquila e Priscilla (sede operativa in via S. Antonio 5 a Milano; tel. 02.58391310; [email protected]), «una cooperativa
di laici al servizio dell’evangelizzazione, in particolare negli oratori», dice il coordinatore e vicepresidente Ottavio Pirovano. «Attualmente
gli educatori sono 57, di cui 4 della Diocesi di
Pavia: mons. Giovanni Giudici infatti ha voluto avviare questa esperienza nella sua Chiesa
e invece di aprire un’altra cooperativa si è appoggiato alla nostra». I responsabili di oratorio, di età compresa tra i 25 e i 45 anni, sono
oggi presenti in tutte le zone pastorali, con parrocchie che vantano primati: a S. Enrico (San
Donato Milanese) c’è un responsabile laico di
Aquila e Priscilla da 10 anni, mentre a Cantù
(ora Comunità pastorale) dal 1997 lavorano tre
educatori, anche se nel tempo sono cambiati.
Qual è il ruolo di queste figure professionali?
«Gli educatori sono il perno centrale dell’oratorio e sono responsabili di tutti, non solo di
una particolare fascia di età. Rispetto all’iniziazione cristiana poi dipende dalle parrocchie,
perché in alcuni casi la cura ancora il parroco.
Comunque con i bambini delle elementari si
ha a che fare per l’animazione e per altri percorsi educativi. Se una parrocchia chiede che
si formino gli educatori, allora per il responsabile laico quello diventa uno
dei compiti più importanti.
Molti tengono anche incontri
per le famiglie e se sono pedagogisti o psicologi vengono
interpellati anche dagli stessi
genitori che chiedono consigli
per l’educazione dei figli».
Quali sono i requisiti richiesti?
«Un giovane deve anzitutto avere un vissuto spirituale, di
fede ed ecclesiale forte, non
basta sapere che cos’è l’oratorio. Il secondo requisito è che abbia le caratteristiche umane
per essere leader (autorevole) di una comunità
cristiana. I due aspetti a volte stridono, perché
di solito si pensa al leader come a una persona che comanda, invece deve saper collaborare e avere doti come la pazienza, l’ascolto, l’attenzione a tutti e non creare divisioni».
E rispetto invece al percorso di studi?
«Noi chiediamo che ci sia almeno un corso di
laurea, non solo per innalzare l’età di ingresso
nel lavoro, ma come ulteriore esperienza umana che li mette a confronto con un mondo
universitario più ampio di quello delle scuole
superiori. Se un giovane ha un vissuto ecclesiale
che gli ha permesso di vivere l’oratorio in un
determinato modo, questo è già sufficiente dal
punto di vista umano, ma se a questo si accompagna un percorso di studi oggettivo che
rafforza alcune convinzioni... Potrebbe fare il
responsabile di oratorio anche un giovane che
ha studiato ingegneria, ma se poi deve parlare di Vangelo e realizzare percorsi educativi è
chiaro che gli aspetti pedagogico e teologico sono quelli che più facilitano questo lavoro».
Qual è il contratto che applicate e quanto
guadagna un responsabile laico?
«Ogni educatore viene assunto da Aquila e Priscilla e il contratto è quello nazionale delle cooperative. Poi con le parrocchie si rinnova la
convenzione ogni anno, ma le richieste sono
presentate dal Vicario di zona. Di solito i responsabili lavorano a tempo pieno (38 ore settimanali per 1.150 euro nette al mese), ma ci
sono anche part-time. Dipende dalle esigenze
della parrocchia e dalla disponibilità dei giovani, specie per quelli che stanno finendo di
studiare».
La Cooperativa garantisce anche l’aggiornamento?
«Ci sono due proposte: la prima è un incontro
mensile di formazione ecclesiale e diocesana,
la seconda è un ciclo di contenuti specifici il venerdì mattina presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (un semestre all’anno per
12 settimane). Poi con ogni educatore si stabilisce un percorso di approfondimento in base
alla propria preparazione di partenza e sono
molti a integrare la formazione con corsi biblici».
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Giovani, laici e preparati per educare nelle comunità