«con il dovuto rispetto...» Al consiglio pastorale si va per consigliare o no? a pagina 3 MILANO SETTE Offerte delle Messe del 24 per Haiti a pagina 4 Il Cardinale in visita al decanato Sempione a pagina 5 Domenica 17 gennaio 2010 Pagine a cura dell'Arcidiocesi di Milano - Comunicazioni sociali Realizzazione: Itl - Via Antonio da Recanate 1 20124 Milano - telefono: 02.67131651 - fax 02.66983961 Per segnalare le iniziative: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari 3 - 20125 Milano telefono: 02.6780554 - fax: 02.6780483 sito web: www.avvenire.it email: [email protected] Progetto Portaparola per Avvenire in parrocchia tel: 02.6780291; email: [email protected] A Milano si prega nella pausa pranzo DI MARIO DELPINI Al consiglio pastorale si va per consigliare. O no? Dopo la preghiera e le premesse si passa ai punti all’ordine del giorno, chi modera l’incontro sollecita spesso: «Ci sono domande? Ci sono proposte? Ci sono osservazioni?». C’è chi parla sempre e chi non interviene mai. Capire le parole è talora difficile. Capire i silenzi è ancora più difficile. Giovanni non parla, ma, quando Gianni interviene sui canti della Messa, ha subito un pensiero malizioso: «Ha da criticare, ma il motivo è che non è più lui a dirigere il coro». Giovanna non parla, ma, quando Gianna segnala che il gruppo dei volontari si assottiglia, rimugina un giudizio tagliente: «Senti chi parla: è già tanto se viene una volta su tre». Antonio non parla, ma quando Tonino presenta le sue proposte e suscita il generale interesse, sente crescere un risentimento: «Ho proposto le stesse cose tre mesi fa e nessuno mi ha dato retta. Adesso parla lui e lo ascoltano come fosse un oracolo». Mariuccia non parla, ma, quando Maria segnala lo squallore della facciata della chiesa, si lascia trascinare al sospetto: «Già, suo marito ha una impresa di restauri...». Al consiglio pastorale si va per consigliare. O no? Al via la Settimana dell’educazione: monsignor Pagani illustra l’impegno in tutta la Diocesi Giovani, laici e preparati per educare nelle comunità DI PINO NARDI S ono decisivi nella formazione delle giovani generazioni, per questo da sempre la Chiesa ambrosiana investe su di loro. Sono migliaia gli educatori impegnati ad aiutare a crescere i ragazzi non solo nella fede in una stagione della vita sempre più delicata, fatta spesso di molte fragilità. La Settimana dell’educazione, che si tiene dal 21 al 31 gennaio sul tema «Dentro la storia... c’è di più», è l’occasione per oratori, parrocchie, comunità pastorali e decanati per mettere al centro il tema dell’educare e per sostenere gli educatori, con momenti di confronto, di riflessione, di formazione e di preghiera. Ne parliamo con monsignor Severino Pagani, vicario episcopale per la Pastorale giovanile. Con la Settimana dell’educazione la Diocesi chiama a raccolta gli educatori impegnati nella formazione dei giovani. Quali sono gli obiettivi dell’iniziativa? «La Settimana dell’educazione è un appuntamento ormai consolidato nelle proposte annuali di pastorale giovanile: negli anni scorsi ha già ampiamente dimostrato di dare buoni frutti. Viviamo però attualmente un momento storico in cui questa settimana ha bisogno di un nuovo e vigoroso rilancio. Nei nuovi assetti che la pastorale giovanile sta assumendo due sono gli elementi particolarmente significativi: primo, una responsabilità più diretta dei cristiani laici nella gestione del compito educativo dei ragazzi e dei giovani e, secondo, la necessità di un’alleanza educativa più stretta tra i diversi soggetti individuali e sociali che si occupano dell’educazione dei ragazzi». Partiamo dai laici... «Innanzitutto, le istituzioni educative legate alla pastorale dei giovani hanno bisogno di uomini e donne che si impegnino direttamente all’interno delle comunità. Saranno essi i referenti dei progetti e dei programmi educativi misurati sul territorio e ancora a loro toccherà l’urgente necessità di assumere direttamente le gestione delle strutture, che nella nostra Diocesi sono numerose ed efficienti. Per questo è ormai avviata una vera e propria scuola di preparazione di educatori e responsabili a cui stanno partecipando circa 200 persone interessate a questa nuova lodevole responsabilità. Il percorso di preparazione, con il contributo di diverse competenze teologiche, psicopedagogiche e giuridiche, si articola su diversi itinerari da percorrere in più di un anno». E poi l’alleanza educativa... «Infatti, in secondo luogo appare immediatamente urgente rinnovare ogni forma di alleanza educativa. La Settimana dell’educazione è un momento particolarmente privilegiato per rinnovare e valorizzare questo obiettivo: una settimana in cui riallacciare un rapporto e favorire iniziative comuni non sporadiche tra la presenza dei genitori, della scuola, dello sport, del volontariato, dei diversi movimenti e associazioni, delle istituzioni pubbliche e culturali. Soprattutto in quelle comunità in cui è possibile un fecondo collegamento, la Settimana dell’educazione è un appuntamento da non perdere. Tutto questo va considerato anche in vista della creazione delle Equipe in ogni unità di pastorale giovanile, come luogo progettuale e missionario, così come è prevista nel rinnovamento delle istituzioni educative giovanili ecclesiali». Quanto le comunità cristiane puntano sulla formazione degli educatori? «Le comunità cristiane stanno facendo uno sforzo davvero molto grande di promozione educativa. A sinistra, monsignor Severino Pagani. Nel riquadro il logo della Settimana dell’educazione. A destra, Ottavio Pirovano Sanno manifestare una notevole dedizione e una vivace inventiva per rinnovare la relazione educativa tra i ragazzi e i giovani. Anche qui, se da un lato si cerca di formare educatori che siano capaci di esprimere uno spessore spirituale e una competenza pedagogica, dall’altro emergono due orizzonti da non sottovalutare: la generosità volontaria dell’impegno come espressione di autentica carità e la necessaria qualificazione professionale degli operatori. Per diverse ragioni questi due orizzonti rappresentano obiettivi complessi verso cui stiamo lavorando sapendo che ci vogliono tempi non brevi e necessarie fasi di sperimentazione. Se è importante avere autentici «Amate così!»: imparare alla scuola di don Gnocchi sabato 23 in Statale n occasione della Settimana dell’educazione la Fom offre un agile libretto che possa accompagnare la riflessione e la preghiera personale di ogni educatore impegnato soprattutto in oratorio, mettendosi alla scuola del nuovo Beato, don Carlo Gnocchi. I testi presentati nel volumetto «Amate così! Educatori alla scuola di don Gnocchi» (editrice In Dialogo, 48 pagine, 4 euro) risalgono agli anni 1933-1934 e sono tratti dalle "conferenze" che don Gnocchi propose ai "cooperatori" dell’oratorio - gli educatori e gli animatori di oggi - nella rivista abato 23 gennaio, a partire dalle 14.30, presso l’Università degli Studi di Milano (via Festa del Perdono 7), il cardinal Tettamanzi interverrà all’incontro di presentazione dei Cammini cresimandi, 14enni e adolescenti. L’incontro si svolge in occasione della Settimana dell’educazione. Vista la rilevanza che hanno gli itinerari per i preadolescenti e gli adolescenti all’interno del percorso pastorale della Diocesi, l’Arcivescovo intende lanciare il suo messaggio educativo, esprimere la sua fiducia e incoraggiare i catechisti e gli educatori coinvolti nella preparazione agli eventi diocesani. Dopo l’ accoglienza in Aula magna, alle 15 I L’Eco degli Oratori. Lungo un itinerario che scende nel concreto, don Gnocchi propone di partire dal principio: farsi discepoli dell’unico Maestro, scoprire in lui le fonti dell’amore e le proprie motivazioni per educare con uno stile caratteristico che è quello del "cuore oratoriano". Alle sue riflessioni, suddivise in 10 tappe, vengono associati un brano della Parola di Dio, alcune domande e una breve preghiera. Il libretto è disponibile presso la libreria In dialogo di via S. Antonio, 5 a Milano (tel. 02.58391348; [email protected]). cristiani come educatori, è anche giusto pensare a forme di retribuzione economica dove l’impegno educativo diventa un autentico lavoro». Molti adolescenti e giovani vivono inquietudini e solitudini che qualche volta sfociano in gesti estremi. La comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni, riesce a raggiungere e a dare risposte positive a questi bisogni? «È vero che molti adolescenti e giovani vivono grandi inquietudini: per certi aspetti queste rappresentano un tratto normale dell’evoluzione educativa di un ragazzo; per altri invece sono conseguenze di un trapasso sociale e culturale di oscuramento di valori a cui la comunità cristiana non può sottrarsi. Si Tettamanzi dai catechisti S c’è la preghiera e la riflessione con il Cardinale; alle 15.30 divisione a gruppi: presentazione dei 100 Giorni per i catechisti di cresimandi e iniziandi presso l’Aula magna dell’Università; presentazione del Cammino 14enni e dell’Itinerario quaresimale adolescenti nelle aule 208 e 211. Durante l’incontro sarà possibile segnalare la disponibilità dei gruppi per i figuranti in occasione dell’incontro dei cresimandi a San Siro e la partecipazione alla Messa per i 14enni presieduta dal cardinale Angelo Comastri presso la Basilica di San Pietro in Vaticano martedì 6 aprile e all’udienza generale del Papa di mercoledì 7 aprile. tratta innanzitutto di prenderne coscienza nella giusta misura, con una lettura realistica ma fiduciosa. La comunità cristiana si sforza di dare risposte, non sempre riesce. Un primo motivo di questa fatica sta nel fatto che le risposte le trova nel mistero di Cristo e del suo Vangelo, sorgente di vera umanità: ora bisogna avere il coraggio di registrare che il Vangelo non è sempre evidente ai molti, giovani e ancor più adulti. D’altra parte sono necessarie molte più risorse educative per raggiungere risultati credibili. Ci vogliono molte persone, in ogni ambiente di vita e non solo in quelli parrocchiali. Ci vogliono adulti che si prendano a cuore l’umanità dei giovani. Ci vuole presenza, tempo e passione». Monza: tre serate su carità, fede e vita a Comunità pastorale «Ascensione del Signore» di Monza (parrocchie S. Biagio, S. Gemma e S. Pio X) promuovono una serie di iniziative sul tema «Educare alla carità, alla fede, alla vita». Sulla "carità" mostra "Don Gnocchi beato" dal 30 gennaio al 7 febbraio presso la Rotonda di S. Biagio, in via Prina 19 a Monza. Su «Don Carlo Gnocchi educatore» una testimonianza di mons. Giovanni Barbareschi giovedì 4 febbraio alle 21 sempre alla Rotonda. Sulla "fede" tavola rotonda con il giornalista Michele Brambilla, don Michele Di Tolve, responsabile servizio Irc Diocesi di Milano e la catechista Gabriella Panerai, giovedì 11 febbraio alle 21 all’oratorio S. Biagio, via Manara 10 a Monza. Sulla vita proiezione del film «Les choristes» di Christophe Barratier, giovedì 18 febbraio alle 21 sempre all’oratorio S. Biagio. L la cooperativa «Aquila e Priscilla» «Per me è un vero e proprio lavoro» DI LUISA N BOVE el variegato mondo educativo sono nate in questi anni diverse cooperative sociali per offrire personale qualificato in grado di occuparsi delle giovani generazioni. Nel 1998 anche la Diocesi di Milano è scesa in campo con Aquila e Priscilla (sede operativa in via S. Antonio 5 a Milano; tel. 02.58391310; [email protected]), «una cooperativa di laici al servizio dell’evangelizzazione, in particolare negli oratori», dice il coordinatore e vicepresidente Ottavio Pirovano. «Attualmente gli educatori sono 57, di cui 4 della Diocesi di Pavia: mons. Giovanni Giudici infatti ha voluto avviare questa esperienza nella sua Chiesa e invece di aprire un’altra cooperativa si è appoggiato alla nostra». I responsabili di oratorio, di età compresa tra i 25 e i 45 anni, sono oggi presenti in tutte le zone pastorali, con parrocchie che vantano primati: a S. Enrico (San Donato Milanese) c’è un responsabile laico di Aquila e Priscilla da 10 anni, mentre a Cantù (ora Comunità pastorale) dal 1997 lavorano tre educatori, anche se nel tempo sono cambiati. Qual è il ruolo di queste figure professionali? «Gli educatori sono il perno centrale dell’oratorio e sono responsabili di tutti, non solo di una particolare fascia di età. Rispetto all’iniziazione cristiana poi dipende dalle parrocchie, perché in alcuni casi la cura ancora il parroco. Comunque con i bambini delle elementari si ha a che fare per l’animazione e per altri percorsi educativi. Se una parrocchia chiede che si formino gli educatori, allora per il responsabile laico quello diventa uno dei compiti più importanti. Molti tengono anche incontri per le famiglie e se sono pedagogisti o psicologi vengono interpellati anche dagli stessi genitori che chiedono consigli per l’educazione dei figli». Quali sono i requisiti richiesti? «Un giovane deve anzitutto avere un vissuto spirituale, di fede ed ecclesiale forte, non basta sapere che cos’è l’oratorio. Il secondo requisito è che abbia le caratteristiche umane per essere leader (autorevole) di una comunità cristiana. I due aspetti a volte stridono, perché di solito si pensa al leader come a una persona che comanda, invece deve saper collaborare e avere doti come la pazienza, l’ascolto, l’attenzione a tutti e non creare divisioni». E rispetto invece al percorso di studi? «Noi chiediamo che ci sia almeno un corso di laurea, non solo per innalzare l’età di ingresso nel lavoro, ma come ulteriore esperienza umana che li mette a confronto con un mondo universitario più ampio di quello delle scuole superiori. Se un giovane ha un vissuto ecclesiale che gli ha permesso di vivere l’oratorio in un determinato modo, questo è già sufficiente dal punto di vista umano, ma se a questo si accompagna un percorso di studi oggettivo che rafforza alcune convinzioni... Potrebbe fare il responsabile di oratorio anche un giovane che ha studiato ingegneria, ma se poi deve parlare di Vangelo e realizzare percorsi educativi è chiaro che gli aspetti pedagogico e teologico sono quelli che più facilitano questo lavoro». Qual è il contratto che applicate e quanto guadagna un responsabile laico? «Ogni educatore viene assunto da Aquila e Priscilla e il contratto è quello nazionale delle cooperative. Poi con le parrocchie si rinnova la convenzione ogni anno, ma le richieste sono presentate dal Vicario di zona. Di solito i responsabili lavorano a tempo pieno (38 ore settimanali per 1.150 euro nette al mese), ma ci sono anche part-time. Dipende dalle esigenze della parrocchia e dalla disponibilità dei giovani, specie per quelli che stanno finendo di studiare». La Cooperativa garantisce anche l’aggiornamento? «Ci sono due proposte: la prima è un incontro mensile di formazione ecclesiale e diocesana, la seconda è un ciclo di contenuti specifici il venerdì mattina presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (un semestre all’anno per 12 settimane). Poi con ogni educatore si stabilisce un percorso di approfondimento in base alla propria preparazione di partenza e sono molti a integrare la formazione con corsi biblici».