“OSPEDALE MUTANTE” IV Sessione - 3 ottobre 2008 LA FLESSIBILITA’ EDIFICIO/IMPIANTI DELLE TECNOLOGIE NELL’INTEGRAZIONE Prof. Ing. Cesare Taddia (Progettisti Associati Tecnarc S.r.l.) Il Dizionario Devoto Olli definisce la flessibilità come “la possibilità di un oggetto di adeguarsi facilmente a diverse situazioni o esigenze”. E’ evidente che per applicare simile contenuto a un oggetto complesso e fortemente strutturato occorre definire a quale scala di quell’oggetto ci si vuole o ci si può riferire. • Flessibilità a scala urbana. A scala urbana, si parte da questa macro scala più per aspetti storici che per necessità del tema, non è ipotizzabile che un edificio possa oggi indifferentemente ospitare un ospedale o qualsivoglia altra destinazione d’uso. In passato ormai lontano fu possibile trasformare conventi, palazzi immobiliari, ecc. prima in ricovero per i poveri poi, man mano, in ospedale, oggi ciò è addirittura impensabile. Questo, sia per le qualità intrinseche degli edifici (maglia strutturale, portanza solai, dimensioni del corpo degli edifici, resistenza sismica, quantità e qualità dei sistemi impiantistici e tecnologici, ecc.), sia perché l’ospedale è tra gli edifici per uso civile quello a massima voracità energetica dovuta ad attività di processo, di climatizzazione e difesa dalle contaminazioni, alle sue dimensioni, al consumo di acqua potabile e produzione di reflui e rifiuti, sia infine per concentrazione di persone e mezzi. Ne discende che anche nei confronti della capacità dei Il grafico p.l.p.l.-Qt sottoservizi e del sistema urbano è difficile che esista mette in luce una difficile standardizzazione dell’edificio Ospedale Ospedale una qualsiasi possibilità di trasformare in ospedale Si può identificare un’area dei Policlinici Universitari edifici nati per altra destinazione. comunque pochi ( 4 ) per definire uno standard I NUOVI OSPEDALI DELLA REGIONE MODENA – 6 MAGGIO 2005 1° EDIZIONE 1 1200 1000 800 n°p.l. 600 400 200 0 0 50 100 150 200 250 300 mq/p.l. Da G. Zingaretti: CHANGING THE FUNCTIONAL PARAMETERS OF HOSPITAL DESIGN: DESIGN: EXAMPLES (I.F.H.E. Sidney 2000) ASSOCIAZIONE MARIO ZANETTI A.N.M.D.O. Studio Ing. G. Zingaretti Nel contempo, come mostra la tabella a lato, sono aumentate fortemente le esigenze di superficie utile necessaria all’attività ospedaliera causando notevoli problemi di reperimento di suolo edificabile utile, che, se non disponibile perché non precedentemente previsto con grande generosità, è causa di soffocamento della struttura. • Flessibilità a media scala. Spostandoci invece alla scala media, cioè alla flessibilità interna della struttura ospedaliera, vista come capacità del sistema edilizio-impiantistico di un reparto di adattarsi, senza traumatici interventi radicali, alla rifunzionalizzazione, la risposta è ancora negativa, ma richiede più attenzione e articolazione. Anzitutto il primo esame dovrà essere quello, sempre con un occhio sul passato e con l’altro verso il futuro, di chiedersi se ha senso e se è utile parlare di flessibilità a media scala all’interno di una struttura ospedaliera, cioè, come da dizionario, chiedersi se ha senso garantire oggi la capacità di un reparto di adeguarsi a future, nuove e mutate esigenze. Occorre cioè indagare a fondo se il probabile maggior costo di oggi potrà in futuro esser verificato come un oculato investimento o come uno spreco imperdonabile. Pagina 1 di 9 Infatti, la storia delle nostre strutture ospedaliere ci insegna che le mutazioni di politica sanitaria, di sviluppo demografico, di progresso scientifico e di richiesta di sicurezza e qualità della vita hanno portato a obsolescenza irreversibile molte strutture, anche quelle pensate negli anni 80 del secolo scorso (gli ospedali a piastra e torre, che per la loro configurazione non consentono facili trasformazioni della torre delle degenze a favore della piastra dei servizi sanitari ed economali). Dopo decenni di staticità, a partire dagli anni 60 e con una grande accelerazione nell’ultimo ventennio, tutto è cambiato nell’organizzazione e nelle funzioni e tecnologie dell’ospedale. Il progresso della capacità di cura ha portato al pressoché dimezzamento dell’indice di fabbisogno di letti di degenza per abitante; l’evoluzione dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria ha portato dall’organizzazione divisionale per specialità a quella dipartimentale o d’area vasta o di organo; dalla centralità del medico-specialista a quella del paziente-cliente attorno a cui si impegnano i diversi saperi scientifici; dalla diagnosi su pochi dati certi e tanta esperienza all’uso massiccio delle tecnologie; dai cameroni depositi di carni e spiriti sofferenti, appena leniti dall’amore di poco personale infermieristico/religioso, si è passati a camere d’albergo ove l’individuo circondato dai suoi affetti e possibilmente ancora attento ai suoi interessi, collabora, informato, con gli specialisti sanitari al proprio benessere; è entrato prepotentemente il comfort ambientale a sostituire la ventilazione naturale e nessun benessere climatico al condizionamento dell’aria e al controllo della sua qualità e pulizia; si sono sviluppati i servizi in out soursing svuotando significative aree di attività e risorse; solo per citare le maggiori evidenze. A tutto ciò si è aggiunta l’azione del sempre più cospicuo corpo legislativo specifico e normativo, proliferato in tutti i settori dell’arte del costruire, sia nel campo edilizio che in quello delle tecnologie impiantistiche e in tutti i settori delle tecnologie biomediche. In risposta a queste e altre mutazioni, si è cercato di ristrutturare la maggior parte delle strutture esistenti per trasformarle da luogo di confinamento della sofferenza a luogo di speranza e relativa serenità; da simil antro di stregonerie a luogo di scienza e ricerca; da “stabilimento” ospedaliero che fabbrica salute a luogo ove l’uomo è al centro di ogni attenzione; da edifici privi di tecnologie a macchine complesse, ecc. È però esperienza comune a tutti i tecnici operatori del settore che ogni intervento di riqualificazione, su edifici esistenti antichi e/o recenti, sotto l’effetto combinato di queste rivoluzioni ha dimostrato l’insuccesso qualitativo di tutte le strutture ospedaliere sino ad oggi costruite. Cosa ci riserva il futuro? Edotti da queste esperienze negative ci chiediamo quale sarà il futuro dell’ospedale sotto la spinta dell’evoluzione dell’attività medico–clinica dovuta al prossimo massiccio intervento della diagnostica genetica, delle nanotecnologie, della robotica chirurgica, della telemedicina, della diagnosi-self care, delle cure residenziali, ecc., e questo futuro prossimo come modificherà la rete ospedaliera, il singolo ospedale e i suoi reparti? Rimarrà l’esigenza del ricovero ordinario o ci sarà solo quello intensivo e/o lungo demenziale (già da quest’anno il CMS indica in 4 p.l. per 1000 abitanti l’indice di fabbisogno!); come si modificheranno le aree dei servizi sanitari e diagnostici, sino all’estremo di chiedersi se ci saranno ancora gli ospedali così come li conosciamo. Pagina 2 di 9 Con l’articolo “Note a margine al convegno di Grado” (1) immaginavo la scomparsa dell’ospedale tradizionale a favore di pochi centri superspecializzati per organo, sparsi per il mondo e sopranazionali, che ricevono da ciascuno di noi informazioni genetiche dettagliate sulla funzionalità dei nostri organi, le valutano e rimandano istruzioni per cure preventive, conoscendo di noi solo i nostri codici genetici, il tutto in modo automatico attraverso il telefonino, non per nulla chiamato “cellulare”! Questa fantasia sembra in attuazione: è in sperimentazione una maglietta che indossata comunica autonomamente al centro di riferimento informazioni sulla funzionalità cardiaca! È invece in commercio negli USA a 50 dollari di abbonamento annuo, un sensore, da applicarsi sulla pelle con un cerotto, che tramite il cellulare trasmette al centro di riferimento le misure di glicemia, temperatura, reazioni allergiche, dati rilevanti per diagnosi di malattie cardiocircolatorie. 198 0 B assano (7 9 5 p l) 2 0 0 2 B erg am o ( 1 2 0 0 p l) D egenza 4 1 ,0 0 % 2 3 ,0 0 % S e r v i z i s a n i ta r i 1 8 ,0 0 % 3 4 ,0 0 % S e rv iz i e c o n o m a li 2 1 ,0 0 % 2 4 ,0 0 % S e r v i z i te c n ic i 2 0 ,0 0 % 1 9 ,0 0 % T o t a le m 2 Se si guarda indietro, per vedere meglio nel nostro futuro, balza evidente che la difficoltà di previsione è intrinseca all’ospedale stesso. 7 6 .2 5 3 * 1 5 0 .0 0 0 * H o sp ita l stre e t e s c lu s a m 2/p l 9 5 ,9 0 In g. C e s a re T a d d ia P r o g e t t is t i A s s o c ia t i T e c n a r c S .r .l. 1 2 5 ,0 0 4 Basta osservare che negli anni 80 del 900 i pesi relativi delle aree funzionali fondamentali dell’ospedale erano fortemente diversi da quelli degli ospedali pensati, e in costruzione, a partire dal 2000. All’interno di questa evoluzione i singoli reparti hanno ovviamente subito significative variazioni di superficie come mostra la figura prodotta dallo studio Arch. Manara e partner per i blocchi operatori. Ancora più pesante la variazione subita dall’area dei laboratori che dai circa 2500 m2 dell’ospedale di Bassano del Grappa (1982 – 1996) è passata ai 6200 m2 di quello di Bergamo (2002 – 2009) e del Policlinico di Modena (2008), oppure quella subita dalla diagnostica per immagini e terapie profonde. Ulteriore domanda, molto attuale, cosa ci riserva il futuro per l’impiantistica in generale e del benessere in particolare? Quali modifiche apporterà la politica sull’ambiente e sull’uso delle energie solari alternative, come si modificheranno i nuovi edifici e quali obblighi (o economici o legislativi) nasceranno di adeguamento a nuove soluzioni? Già il decreto 311/06 e ssm impone modifiche rilevanti al nostro modo di pensare gli edifici; sino a quando potremo utilizzare edifici esistenti, energeticamente costosissimi, senza venire obbligati a rimodernarli? Pagina 3 di 9 Non flessibilità intrinseca Non si può sottacere che gli edifici ospedalieri esistenti hanno denunciato un grave insuccesso qualitativo anche a causa della ancora imperante “cultura del mattone”, cioè dal prevalere del sistema edilizio (a livello di concezione progettuale) sulle esigenze dei sistemi impiantistici. Occorre anche sottolineare, a scanso di malintesi, che alla non flessibilità delle strutture ospedaliere concorre pesantemente la moderna tecnologia impiantistica. Questa, non solo è governata da una sua propria normativa e da leggi dedicate spesso specifiche per l’ospedale, ma anche è invasiva e ingombrante, diffusa, di sua natura rigida e fragile e come tale necessitante di grande attenzione manutentiva, necessitante quindi di grandi spazi suoi propri. Gli impianti sono come le strutture, sono cioè retti da leggi scientifiche e da calcoli precisi, oltre che da norme specifiche (come quelle elettriche), e quindi fissi, statici, direi intrensicamente non flessibili. L’insuccesso qualitativo degli edifici è quindi anche legato alla diffusa incapacità (talvolta impossibilità) dei progettisti architettonici, impegnati nella definizione degli spazi funzionali, di concepire con altrettanta razionalità anche quelli necessari alla collocazione dei sistemi impiantistici. Paradossalmente è come se nel creare l’uomo ci si fosse dimenticati dello spazio per i muscoli (produzione della capacità motoria), del sistema nervoso (reti di comunicazione e allarme), del cervello (centro di controllo e comando), delle vene/arterie (reti dei fluidi), dell’apparato digerente (produzione dell’energia) e ci si fosse limitati a scheletro (struttura) e pelle (involucro) e si tentasse poi, a individuo progettato, di rimediare aggiungendo qua e là ciò che manca. I sistemi edilizi (lay-out, struttura, involucro) sono tradizionalmente integrati e a tecnologia costruttiva matura e, pur nella sua evoluzione, conservativa. I sistemi impiantistici complessi sono appena nati (hanno solo 40 anni!) e in tumultuosa crescita sia come servizi in risposta ad esigenze, sia come tecnologie. Però le loro architetture sono ormai definite e stabili e possono quindi ben colloquiare con quelle edilizio-strutturali per formare quell’unicum che sarà quel determinato edificio. Ancora più paradossalmente i progettisti delle tecnologie non hanno saputo trasmettere in modo definitivo e convincente le esigenze ineluttabili degli impianti, e cercano sempre disperatamente degli accomodamenti, né interpretare a fondo l’evoluzione delle tecnologie e relative conseguenze. Non dimentichiamo la necessità di sicurezza, intesa nel senso più ampio di conoscenza, prevenzione, difesa e gestione, che ha imposto, abbastanza recentemente, anche il concetto di ridondanza parziale e/o totale di un rilevante numero di apparecchi tecnologici con conseguente aumento degli spazi necessari. Difficile integrazione Da tutto ciò scende l’oggettiva difficile integrazione tra sistemi edilizi e sistemi impiantistici. I due sistemi tendono, se non bene governati, a vivere vite separate: i primi sono statici e a lunga (se non lunghissima) obsolescenza; i secondi sono dinamici e a rapido decadimento. I primi tendono a ridurre i costi attraverso il razionale contenimento delle superfici costruite; i secondi, sempre più costosi ma ineluttabili, richiedono sempre più spazi (anzi le apparecchiature per lo sviluppo sostenibile sono spesso aggiuntive a quelle tradizionali), che non possono per la loro estensione che essere funzionali e organicamente in relazione con quelli architettonici con congruenti e corrette interazioni (2). Pagina 4 di 9 I primi tendono a privilegiare i fattori estetico formali del costruire; i secondi si scontrano con tali evidenze e ne soffrono sino alla rigidità irreversibile. In sovrappiù il mondo dei sistemi impiantistici è estremamente vario e corposo, non per nulla nel moderno ospedale il peso economico della tecnologia risulta superiore a quello del mattone inteso in senso lato. Gli impianti che possono entrare nelle strutture ospedaliere possono essere una cinquantina circa, cosi come elencato nella seguente tabella, e spero che da questa si possano anche ricavare le ragioni di tanta difficoltà di integrazione e della passata e presunta colposità delle scelte che hanno portato a strutture non flessibili anche a scala media. Concludendo, è ragionevolmente possibile creare condizioni di flessibilità futura a media scala? Non so dare risposte, ma vedo la dicotomia tra ciò che abbiamo saputo fare in passato e ciò che l’esperienza ci ha dimostrato e conseguentemente difficile, se non impossibile, la flessibilità interna delle strutture a media scala. Continueremo per questa strada? Probabilmente e inevitabilmente si! E in futuro qualcuno si chiederà se furono fatti errori di progetto o se era impossibile e non economico prevedere pesanti evoluzioni. Tab. 1 – Elenco dei tipi di impianti a rete presenti negli edifici ospedalieri Gruppo Classe Impianti di climatizzazione Impianti meccanici Impianti idrici e di scarico Impianti per la fornitura di servizi vari Impianti elettrici Impianti elettrici di potenza Impianti di illuminazione Impianti di trasporto Sottoclasse Impianti di riscaldamento Impianti di ventilazione Impianti di condizionamento Impianti di sollevamento e distribuzione dell’acqua potabile Impianti di produzione e distribuzione dell’acqua calda Impianti di scarico dei rifiuti liquidi e di ventilazione Impianto di scarico delle acque meteoriche Impianti di smaltimento delle acque sanitarie e piovane Impianti di irrigazione Impianti di distribuzione del gas naturale Impianti di stoccaggio e distribuzione del GPL Impianti per lo spegnimento degli incendi Impianti fissi di aspirazione polveri Impianti fissi di aspirazione rifiuti e biancheria sporca Impianti di produzione a trasporto dell’energia elettrica Sistemi di trasformazione Impianti di distribuzione dell’energia elettrica Sistemi di protezione e controllo Impianti di illuminazione interna Impianti di illuminazione esterna Impianti di illuminazione di emergenza Impianti di sollevamento verticali Scale mobili e tappeti mobili Impianti per il trasporto interno automatizzato pesante, leggero e di posta pneumatica Parcheggi meccanizzati Pagina 5 di 9 Impianti per la comunicazione Impianti per la sicurezza Impianti anti intrusione Impianti di automazione Sistemi di gestione integrati (building automation) Impianti telefonici Impianti citofonici e videocitofonici Impianti antenne TV Impianti multimediali Reti locali (LAN) Impianti di diffusione sonora Impianti di protezione contro le scariche atmosferiche Impianti di messa a terra Impianti di rilevazione degli incendi Impianti di rilevazione fughe gas Impianti di segnalazione Impianti a circuito chiuso (TVCC) Impianti di sicurezza interni Impianti di sicurezza esterni Impianti per il controllo degli accessi Automazione di serramenti Automazione di accessi e varchi Automazione delle barriere esterne Centri di controllo, allarme e gestione • Flessibilità a micro scala Rimane da indagare la flessibilità di ogni singolo ambiente. Ovviamente questa flessibilità è possibile per molta parte dei reparti ospedalieri, ma non senza problematicità e in particolare non per i locali a elevata specializzazione. Facile dimostrare l’affermazione se si guarda l’evoluzione di una sala operatoria confrontando il divenire tecnologico di una sala dagli anni 50 ad oggi e al futuro, ormai in costruzione, per rilevare che se grande è il divario tra ciò che si vede all’interno delle sale, non confrontabile è lo spazio necessario per il supporto tecnologico a servizio delle stesse. Questo è un esempio eclatante, anche se non unico, basta pensare alla diagnostica per immagine, alle catene diagnostiche di laboratorio, alle cucine, alla scomparsa delle lavanderie, ecc. Nell’ospedale ogni locale deve rispondere per la sua destinazione d’uso alla normativa di accreditamento, alle norme CEI, alle norme UNI sul confort ambientale, ecc. Pagina 6 di 9 Ciò significa che lo stesso locale non può essere indifferentemente sala riunioni, degenza, oppure locale visita o tisaneria, o ufficio. Tutto sommato l’architetto cambia nome al locale sulla tavola, l’impiantista mette mano ad almeno nove disegni e a svariate diverse normative. • Correttivi alla non flessibilità Ancora quindi la domanda: esistono correttivi validi alla intrinseca non flessibilità dei sistemi impiantistici e in particolare di quelli più ingombranti come quelli di climatizzazione? La risposta è positiva, sì esistono, I correttivi possono essere di tipo logico e di tipo fisico. Correttivi logici. Possiamo annoverare tra quelli di tipo logico l’innovazione tecnologica spinta, la modularità, il frazionamento e la conservazione dei documenti di progetto. L’innovazione tecnologica significa la costante ricerca delle evidenze scientifiche e delle ricerche e dei nuovi prodotti da parte del progettista al fine di produrre logiche di progetto e soluzioni tecniche le più avanzate possibile. Una facile esemplificazione è ricavabile dagli impianti di comunicazione: chi sin da subito ha adottato reti interne infrastrutturali robuste, in grado di sopportare le sempre maggiori richieste di banda per l’IP Connected Enterprise di oggi e di domani, (per dati, video, controllo accessi, controllo illuminazione e climatizzazione) ha realizzato una flessibilità logica. Distribuzioni elettriche modulari e controllo ecc., predisposizioni modulari di attacchi idrici e di scarico, di stacchi da condotte d’aria ecc., facilitano possibili potenziamenti e cambiamenti d’uso senza costringere a invasive demolizioni. La modularità impiantistica è possibile ad almeno tre condizioni di base: 1. deve essere assistita e supportata da modularità strutturale e architettonica e da modulari predisposizioni strutturali (asole, cavedi, ecc.); 2. deve essere alimentata da dorsali di distribuzione primaria e secondaria surdimensionate e con funzione di plenum (ad esempio le blindo sbarre); 3. il maggior costo deve essere supportato da una seria analisi di convenienza. (si ricorda che statisticamente l’esistenza media di un reparto prima di interventi modificativi è oggi di circa 10 anni). Rientra in un concetto più ampio di modularità il frazionamento per reparto funzionale (o per comparto antincendio) della tecnologia più pesante quale quella di climatizzazione e di pulizia dell’aria. La soluzione minimizza l’impatto di azioni di modifica e di disservizio, consente potenziamenti mirati ai soli reparti da rifunzionalizzare, consente una economica manutenzione e gestione energetica, in modo particolare se la sottostazione di reparto è all’interno dello stesso. Chi dispone di tutta la documentazione progettuale dai dati di progetto con le motivazioni delle scelte di fondo operate dal progettista, dalle scelte del costruttore alle modifiche apportate dal tempo e dal manutentore, ha in mano un contributo logico di conoscenza. Conservare nel tempo la conoscenza delle ragioni del progetto e del dimensionamento degli impianti è un must, ancor oggi troppo spesso disatteso. Invece, nelle azioni di rinnovamento o di retrofit di esistenti aree ospedaliere, dove è necessario garantire (alle aree limitrofe) funzionalità, igiene e sicurezza, poter accedere al progetto originale, Pagina 7 di 9 studiarne le possibilità, i collegamenti e le servitù o asservimenti, è necessità tale da poter affermare che in sua assenza qualsiasi intervento diventa irresponsabile. La non conoscenza può portare a gravi conseguenze quali, migrazione di polveri e batteri, interruzioni non programmate di servizi e forniture, impossibilità di valutare l’impatto del nuovo intervento e di programmare interventi conservativi, di correttamente informare gli operatori. Pertanto manuali d’uso e di manutenzione, progetto, calcoli, ecc., prodotti dal progettista iniziale dovrebbero venire accuratamente conservati, regolarmente implementati con la registrazione di ogni e qualsiasi intervento modificativo e con la segnalazione almeno dei disservizi più significativi; in definitiva, si dovrebbe finalmente creare il così detto e auspicato libretto di edificio. Correttivi di tipo fisico. Possiamo annoverare tra questi lo spazio, la luce naturale, l’ampliabilità, la manutenzione. Spazio sufficiente, disponibile, accessibile, pulito e pulibile vuol dire possibilità di mantenere gli apparati in grado di fornire per tutto il loro arco di vita la funzionalità iniziale (anche questa è flessibilità) e consentire l’ampliabilità degli stessi, cioè la possibilità non invasiva, per l’area sanitaria, di installare nuovi componenti come pompe, ventilatori, batterie, serrande, stacchi di condotte e tubazioni, cavi di potenza e comunicazione, ecc.. Spazio significa possibilità di organizzazioni logiche e facilità di installazione dei sistemi impiantistici non solo nei locali a loro deputati, ma anche nei “sandwich tecnologici” rappresentati dagli interspazi dei controsoffitti, ove ordine, facilità d’accesso, di manutenzione e di modifica sono attributi essenziali della flessibilità. L’ampliabilità va intesa non solo come spazio tecnico per le modifiche impiantistiche, ma anche come spazio fisico volano o facilmente utilizzabile per nuove esigenze. Il riuscire a fornire al maggior numero di locali sorgenti luminose naturali è indubbiamente un contributo alla umanizzazione delle strutture, ma anche alla flessibilità d’uso. Infine la manutenzione, attività recentemente rivalutata, ma ancora molto negletta in quanto non aulica come la progettazione o la costruzione di cui invece è sorella e portatrice delle croci da quelle prodotte e spesso loro salvatrice, ma se trascurata è capace di affossare qualsiasi buon progetto e realizzazione in breve tempo. Le conseguenze di una cattiva manutenzione delle apparecchiature di condizionamento ed in particolare delle canalizzazioni dell’aria per l’IAQ, in molti casi possono essere gravi. Pagina 8 di 9 Spesso si è riscontrata l’esistenza di agenti patogeni diffusi negli ambienti condizionati proprio attraverso le reti di distribuzione, con gravi rischi per la salute ed il benessere degli occupanti l’edificio. Trascurare la manutenzione dei filtri, comunemente utilizzati negli impianti di climatizzazione, provoca un notevole accumulo di polveri e scorie che viene direttamente messo in circolazione attraverso le canalizzazioni di distribuzione dell’aria. Oltre a serie implicazioni igienico-sanitarie, ciò può determinare maggiori costi di funzionamento (a causa di un aumento della resistenza incontrata dall’aria, di una più bassa efficienza delle batterie di scambio termico) ed un incremento dei rischi di incendio e corrosione. È frequente il caso in cui i problemi di manutenzione derivino da errori progettuali e diviene dunque molto problematico, se non addirittura impossibile, intervenire sui sistemi aeraulici già installati. Per questi motivi, ai fini di una buona manutenzione, occorre progettare, costruire ed installare sistemi impiantistici tenendo sempre presenti le esigenze manutentive (4), perché senza spazi adeguati la manutenzione diventa impossibile e di conseguenza diventa impossibile anche la modularità e la conseguente possibilità di considerare flessibile l’installazione effettuata. (vedi UNI EN V 12097). • Conclusione Tutto quanto sin qui detto penso consenta di concludere enunciando tutte le proprietà del sostantivo flessibilità, che sono: conoscenza, progettazione integrata, spazio razionale disponibile e congruente, ampliabilità dei locali tecnici, modularità dell’edificio, illuminazione naturale. surdimensionamento delle dorsali impiantistiche, spazi volano, documento di progetto, manutenzione efficiente. Il progetto iniziale dovrebbe quindi favorire facili cambiamenti, perché la flessibilità impiantistica è più nell’architettura dell’impianto che nei suoi componenti, ma proprietà e progettisti devono ben valutare la convenienza economica e la razionalità tra livello d’investimento e possibili contingenze. bibliografia 1. 2. 3. 4. Progettare per la Sanità n° 80/2004 Prof. Ing. Paolo Bassi – “Ristrutturazione edilizia” – atti convegno AICARR. Bologna 1996 ASHRAE – HVAC. Design Manual for Hospitals and Clinics Ministero della salute – Schema di Linee Guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione Pagina 9 di 9