UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN THEORY AND HISTORY OF EDUCATION CICLO XXIV SCUOLA E SOCIETÀ NEL MERIDIONE. IL COLLEGIO SANNITICO E LA FORMAZIONE DELLE ÉLITES DIRIGENTI IN MOLISE (1806-1848) TUTOR Chiar.mo Prof. Alberto Barausse DOTTORANDO Dott. Florindo Palladino COORDINATORE Chiar.mo Prof. Roberto Sani ANNO 2011 Scuola e società nel Meridione. Il collegio Sannitico e la formazione delle élites dirigenti in Molise (1806-1848) Introduzione 4 Cap. 1 L’applicazione nel Regno di Napoli del modello dell’ Université impériale 1.1 La nascita del Liceo (1802) 1.2 L’Université impériale: moderno sistema di pubblica istruzione 1.3 L’ordinamento scolastico nel Regno di Napoli (1806-1808) 1.4 Il “sistema di pubblica istruzione” nel Decreto Organico (1811) 1.5 La regolamentazione (1816) 8 14 19 23 31 Cap. 2 Biase Zurlo e il sistema d’istruzione secondaria in Molise (1810-1820) 2.1 La fondazione del collegio Sannitico 2.2 Scuole secondarie a indirizzo umanistico 2.3 I concorsi e le nomine nelle scuole secondarie: lo sbarramento del greco 2.4 Scuole di agricoltura pratica 39 50 54 60 Cap. 3 Il declino dell’istruzione secondaria in Molise (1821-1828) 3.1 La Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione 3.2 Scrutinio del collegio Sannitico 3.3 Scrutinio e declino delle scuole secondarie 3.4 Scrutinio e declino delle scuole di agricoltura pratica 3.5 La riorganizzazione del collegio: l’opera dell’ispettore-rettore D. Orofino (1822) 3.5.1 Personale 3.5.2 Disciplina 3.5.3 Amministrazione 3.6 Il collegio negli anni Venti (1822-1828) 3.6.1 La reggenza di A. Scotti (1822-1823) 3.6.2 La reggenza di A. Amato (1823-1828) 65 68 73 80 82 82 85 90 92 92 95 Cap. 4 Le scuole secondarie ed il collegio negli anni Trenta e Quaranta 4.1 Scuole secondarie e di agricoltura pratica (1830-1848) 4.1.1 Scuole secondarie 4.1.2 Scuole di agricoltura pratica 4.2 Il collegio Sannitico negli anni Trenta 4.2.1 La reggenza di C. Nardone (1828-1839) 4.2.2 Il consiglio provinciale e le proposte organiche sull’istruzione 4.2.3 La cattedra di giurisprudenza 4.2.4 La biblioteca 4.2.5 Il laboratorio di fisica 4.2.6 Gli alunni esterni 4.2.7 La sospensione del rettore C. Nardone 4.3 Il collegio Sannitico negli anni Quaranta (1840-1848) 100 100 105 109 109 112 116 118 125 127 130 134 1 Cap. 5 Docenti, rettori e vicerettori del collegio Sannitico (1817-1848) 5.1 La figura docente nella normativa (1806-1848) 5.2 Il corpo docente del collegio Sannitico 5.2.1 Status: laici ed ecclesiastici 5.2.2 Provenienza territoriale 5.2.3 Qualifica: titolare o interino 5.2.4 Permanenza Profili biografici: maestri esterni, professori, vicerettori e rettori Cap. 6 Studenti del collegio Sannitico 6.1 Alunni interni del collegio Sannitico (1817-1834) 6.1.1 Provenienza territoriale 6.1.2 Estrazione sociale 6.1.3 Età d’ingresso nel collegio 6.1.4 Permanenza nel collegio 6.1.5 Esito formativo: qualifica/professione e incarichi politico-amministrativi 6.1.6 Conclusioni Allegati 141 149 150 153 156 158 162 223 225 229 236 239 243 247 249 Planimetria collegio Sannitico – 1822 Prospetto e planimetria collegio Sannitico – 1839 Rapporto dell’Ispettore D. Orofino - 1822 Alunni interni (1817-1834) “Inventario della biblioteca” – 1854 2 Elenco delle abbreviazioni: ASN = Archivio di Stato di Napoli ASCb = Archivio di Stato di Campobasso ASCMP = Archivio Storico del Convitto Nazionale “Mario Pagano” di Campobasso DGPI = Direzione generale della Pubblica Istruzione CPI = Commissione di Pubblica Istruzione GSPI = Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione PG = Presidenza della Regia Università e Giunta della Pubblica Istruzione CGPI = Consiglio Generale della Pubblica Istruzione b. = busta fs. = fascio f. = fascicolo Repertori di fonti giuridici-amministrativi Per la normativa sono stati consultati quattro repertori di fonti giuridico-mministrative, gerarchicamente utilizzati e abbreviati nel seguente modo: CLDAPI = Collezione delle leggi, de’ decreti e di atti riguardanti la pubblica istruzione promulgati nel già Reame di Napoli dall’anno 1806 in poi, Stamperie del Fibreno, Napoli, 3 voll., 1861-1863 DIAS = F. Dias, Collezione di reali rescritti: leggi decreti e regolamenti istruzioni, ministeriali e sovrane risoluzioni in materia civile, penale, ecclesiastica, commerciale ed amministrativa, Napoli, 10 voll., 1844-1859; PETITTI = P. Petitti, Repertorio amministrativo ossia Collezioni di leggi, decreti, reali rescritti, ministeriali di massima, regolamenti, ed istruzioni sull'amministrazione civile del Regno delle due Sicilie, Napoli, 6 voll., 18401859 GI = Giornale dell’Intendenza della provincia di Molise, 1808-1865. Gli atti normativi non contenuti nei repertori suddetti sono stati indicati con la relativa segnatura archivistica. Documenti d’archivio consultati per la ricostruzione: I Archivio di Stato di Napoli Ministero del’Interno, Inventario I: sono stati utilizzati i ff. 857-859; 861-862; 1488-1489; 1548 Consiglio Generale della Pubblica Istruzione: ff- 403-430 Ministero Pubblica Istruzione: ff. 170-171; 294/I Archivio di Polizia, Inventario I, fs. 156 Dicastero dell’Interno-Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50 II Archivio di Stato di Campobasso Intendenza di Molise: bb. 37; 69-73; 989-1001 Stati civili: atti di battesimo, matrimonio e morte (1809-1865) degli stati civili dei comuni di provenienza degli studenti III Archivio di Stato di Isernia Stati civili: atti di battesimo, matrimonio e morte (1809-1865) degli stati civili dei comuni di provenienza degli studenti IV Archivio Storico del Convitto Nazionale “Mario Pagano” di Campobasso: Atti costitutivi: b. 6 Amministratori e Personale: b. 11 Sedi e suppellettili: b. 33 Attività scolastica: 334-338; 353-355; 358; 367-369; 371; 382; 385 3 Introduzione Nel panorama storiografico sul Meridione preunitario, la storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche costituisce un ambito di studi tra i meno frequentati: inaugurata negli anni della Destra Storica da Girolamo Nisio (Della istruzione pubblica e privata in Napoli dal 1806 sino al 1871, 1871), ripresa dal liberale Alfredo Zazo negli anni Venti (tra gli altri, L’istruzione pubblica e privata nel napoletano (1767-1860)), si devono attendere, per un rinnovamento dell’impostazione, gli studi sulla cultura scolastica in ordine alla realtà socio-economica di Angelo Broccoli, pubblicati alla fine degli anni Sessanta (Educazione e politica nel Mezzogiorno d’Italia, 1968; Sulla storia della scuola privata nel Mezzogiorno, 1869). Tali autori, come ha sottolineato M. Lupo, rappresentano il corpus classico di una ricerca movimentata, almeno sino agli anni Settanta, da contributi che ne hanno accolto o, quantomeno, confermato, l’impianto critico, pur nella differenza delle fonti utilizzate e dei settori indagati1. Negli ultimi tre decenni si è registrata una tenue ripresa degli studi storico-scolastici e storicoeducativi, con ricerche talvolta rinnovate metodologicamente e criticamente, volte: a delucidare aspetti riguardanti l’educazione popolare2, a ricostruire le tappe o gli aspetti dell’ istruzione pubblica e privata3 e ad aprire nuovi settori d’indagine4. 1 M. Lupo, Istruzione, economia e società nel Mezzogiorno preunitario: note per una ricerca, in I. Zilli (a cura di), Risorse umane e Mezzogiorno. Istruzione, recupero e utilizzo tra ’700 e ’800, Napoli, ESI, 1999. 2 F. Fusco – R. Nicodemo, La scuola pubblica primaria ed il suo personale in Basilicata ed a Napoli nella prima metà dell'Ottocento attraverso l'archivio del Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione, in Massafra A. (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, Dedalo, Bari, 1988; L. Guidi, Le prime educatrici del genere umano: scuola e alfabetizzazione femminile a Napoli nell’Ottocento pre-unitario, in Pelizzari M.R. (a cura di), Sulle vie della scrittura. Alfabetizzazione, cultura scritta e istituzioni in età moderna, Centro Studi Antonio Genovesi per la Storia Economica e Sociale, Atti del Convegno di Studi, Salerno, 10-12 marzo 1987, ESI, Napoli, 1989; E. Bosna, Scuola e società nel Mezzogiorno. Lo sviluppo dell'istruzione primaria dalla proposta di Genovesi alla legge Coppino, Laterza, Bari, 1994; R. Gragnaniello, Didattica e istruzione nel Mezzogiorno preunitario, Napoli, Arte Tipografica, 2006. 3 G. Bonetta, Istruzione e società nella Sicilia dell'Ottocento, Palermo, Sellerio, 1981; S. Agresta, L'istruzione nel Mezzogiorno d'Italia (1806-1860), Samperi, Messina, 1992; A. De Scisciolo A., L'istruzione pubblica in Basilicata e a Napoli nelle realizzazioni del riformismo borbonico e del governo francese: novità o continuità?, in “Rassegna storica lucana”, XIII, nn. 17-18, 1993, pp. 109-135; T. Russo, Culure e scuole in Basilicata nell’Ottocento, Milano, Angeli, 1995; S. Agresta, L'istruzione in Sicilia: 1815-1860, Messina, Samperi, 1995; A. Scirocco, Collegi e Licei nel Mezzogiorno (1806-1860), in L. Romaniello (ed), Storia delle Istituzioni educative italiane fra Ottocento e Novecento, Milano, Edizioni Comune, 1996, pp. 7-21; F. E. D’Ippolito, Il dibattito sull’istruzione pubblica a Napoli nel Decennio francese, in “Frontiere d’Europa”, 4(1998), n. 2, pp. 151-191; Corbi E.-Strollo M.R.,L’istruzione a Napoli dal 1806 al 1860, Pensa Multimedia, Lecce, 1999; M. Lupo, La riorganizzazione del sistema scolastico pubblico nel Regno di Napoli durante il Decennio francese: primi risultati di ricerca, in “Rivista storica del Sannio”, VIII (2000), I sem., pp.127-149; R. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione dalla Restaurazione all’Unità, in H.A. Cavallera (a cura di), Marco Gatti e la riforma della scuola. Atti del Convegno internazionale di Manduria, 9-10 novembre 2000, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita Editore, 2003, pp. 175-200; G. Della Valle Pauciullo, L' istruzione a Napoli e nel Mezzogiorno d'Italia negli ultimi duecento anni, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 2005; M. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà: Stato e scuola nel Mezzogiorno tra Settecento e Ottocento, Bologna, Il Mulino, 2005. 4 Nonostante la letteratura abbia affrontato numerosi nuclei tematici con apporti di sicuro interesse, nel corpus variegato degli studi storico-educativi non si rilevano tentativi di evidenziare la costruzione del “sistema di pubblica istruzione”, a partire dal suo fondamento: la riforma dell’istruzione attuata in Francia, costituente il modello di riferimento da adattare alla realtà socio-economica nel Regno di Napoli. Nel quadro e nelle finalità proprie della nostra ricerca, tese a ricostruire le origini e gli sviluppi dell’istruzione secondaria in un’area meridionale (la Provincia di Molise), nel periodo compreso tra il governo dei Napoleonidi e il 1848, col proposito di verificare le funzioni e il ruolo assunti da tale istruzione nelle formazione delle élites locali, è risultato prioritario ripercorrere nei suoi tratti salienti: il “sistema di pubblica istruzione” impostato da Napoleone per la Francia imperiale, traslato nello stato satellite del Regno di Napoli durante il Decennio e consolidato negli anni della seconda Restaurazione. La riforma attuata con l’Université impériale (1806-1808) assicurò alla Francia un “sistema di pubblica istruzione”, amministrativamente centralizzato e verticalizzato, con un ordinamento prospetticamente diviso in tre ordini (primario-secondario-superiore), inglobante in sé tutti gli istituti, sia pubblici che privati, sia laici che ecclesiastici, miranti alla formazione professionalizzante ancorata al titolo di studio mediante il meccanismo dei gradi accademici (baccellierato, licenza e laurea). A partire da questa impostazione sistematica, idonea a creare il passaggo dal regime feudale a quello dello Stato moderno, è stato possibile comprendere e ricostruire le origini del’istruzione “secondaria” in Molise, sotto l’egida dell’intendente Biase Zurlo, che riuscì a concretizzare la fondazione del R. Collegio Sannitico (1812-1816), l’istituzione di scuole secondarie ad indirizzo umanistico in tutta la Provincia (1816-1820) e l’apertura delle prime scuole di agricoltura pratica del Regno (1817-1819). Nella ricostruzione cronologica degli sviluppi successivi, si è ritenuto opportuno ricomporre dettagliatamente le epurazioni effettuate dalla Giunta di Scrutinio per la Pubblica istruzione all’indomani dei moti (1820-1821), relativamente al personale del collegio e delle scuole istituite da Zurlo, per gettar luce su un capitolo della storia dell’istruzione ancora nebbioso nei suoi meccanismi, nei suoi corsi e ricorsi tra rivendicazioni, destituzioni e reintegrazioni, esordio di 4 Meritano una particolare attenzione le ricerche sull’istruzione agraria effettuate da R. De Lorenzo, Le scuole secondarie e gli insegnamenti di agricoltura nel Mezzogiorno borbonico, in L. Romaniello (a cura di), Storia delle Istituzioni educative in Italia tra Ottocento e Novecento, Milano, Edizioni Comune, 1996; Ead., Società Economiche ed istruzione agraria nell’Ottocento meridionale, Angeli, Milano, 1998. 5 quelle politiche scolastiche impostate dai vertici ecclesiastici susseguitisi alla direzione della P.I. e mediate dal ceto politico-amministrativo locale, che tanta parte hanno avuto nel rendere travagliata la vita delle medesime scuole molisane sino alla fine degli anni Quaranta. In questo quadro, il posto di rilievo è stato assunto dalla storia del collegio Sannitico ripercorsa e ricostruita nei passaggi delle sue vicende: puntualizzate nei problemi, articolate metodologicamente nel contesto storico e nel quadro istituzionale e regolamentare; rafforzate dalla stesura dei profili biografici dei rettori, vicerettori e docenti in servizio presso il collegio dalla sua fondazione sino al 1848. Tutte le questioni hanno tenuto costantemente presente la funzione del docente mediante il ricorso a quattro parametri: lo status (laico o ecclesiastico); la qualifica (titolare o interino); la provenienze e la permanenza nel collegio. Questo composito percorso ha fornito il quadro del processo di modernizzazione avviato nella Provincia di Molise, dove il collegio ha avuto il delicato ruolo di garantire quel titolo di studio che, sostituendo definitivamente il titolo nobiliare, avrebbe costituito lo strumento indispensabile per accedere ai vertici socio-politici. Alla ‘nobiltà’, intesa come classe di governo che per secoli aveva fornito i quadri dirigenti, subentrò, nel corso dell’ottocento molisano, il ‘notabilato’, affrancato dalla classe dei proprietari terrieri e dalla consistenza dei latifondi, per essere proiettato verso la professione, come attesta la parabola conclusiva del nostro studio costruita sulla estrazione socio-economico e territoriale degli studenti iscritti in collegio e le rispettive professioni, con i relativi incarichi politici assunti. Per procedere in questo lavoro di ricerca si è ricorsi a una tipologia differenziata di fonti, conservate presso l’Archivio di Stato di Napoli, l’ Archivio di Stato di Campobasso e l’Archivio storico del Convito Nazionale Mario Pagano. La ricognizione effettuata nei tre archivi ha permesso di ricostruire le vicende percorse partendo dagli atti ufficiali prodotti e dalle comunicazioni amministrative intercorse tra i soggetti istituzionali: Ministeri, Intendenza, Consigli provinciali e distrettuali, Diocesi, Comuni, e Collegio. Per i necessari richiami normativi, si è ricorsi a tre noti repertori di fonti giuridico- amministrative5 integrati con le circolari pubblicate sul Giornale dell’Intendenza della Provincia di Molise, conservato presso l’Archivio di Stato di Campobasso. 5 Collezione delle leggi, de’ decreti e di atti riguardanti la pubblica istruzione promulgati nel già Reame di Napoli dall’anno 1806 in poi, Stamperie del Fibreno, Napoli, 3 voll., 1861-1863; F. Dias, Collezione di reali rescritti: leggi decreti e regolamenti istruzioni, ministeriali e sovrane risoluzioni in materia civile, penale, ecclesiastica, commerciale ed amministrativa, Napoli, 10 voll., 1844-1859; P. Petitti, Repertorio amministrativo ossia Collezioni di leggi, decreti, reali rescritti, ministeriali di massima, regolamenti, ed istruzioni sull'amministrazione civile del Regno delle due Sicilie, Napoli, 6 voll., 1840-1859. 6 Presso l’Archivio storico del convitto nazioale “Mario Pagano” sono stati recuperati i fascicoli personali dei docenti, vicerettori e rettori del Collegio, costituenti la documentazione di base per stilare i rispettivi profili biografici. Lo spogli sistematico degli atti di Stati civili (nascita, matrimonio, morte) conservati presso l’Archivio di Stato di Campobasso ed Isernia ha permesso la ricostruzione delle estrazioni sociali e dell’esito formativo degli studenti iscritti nel collegio. Infine, presso l’Archivio di Stato di Napoli sono state rintracciate le Statistiche della popolazione della Provincia di Molise (18111859), fonti sinora inesplorate, utilizzate per completare la conoscenza della reale dinamica sociale dovuta all’incidenza della formazione. 7 Cap. 1 L’applicazione nel Regno di Napoli del modello dell’Univerité impériale 1.1 La nascita del Liceo (1802) La legge 11 floréal anno X (1° maggio 1802), generalmente definita dagli storici francesi la loi sur les licées, si pone, come ha ribadito di recente J.O. Bouton, “a l’origine d’un premier essai d’organisation complète du système éducatif dans la France napoléonienne”6. Resasi necessaria per regolare la confusionale sovrapposizione di interventi nel settore della pubblica istruzione, conseguenza della politica scolastica del periodo rivoluzionario, la legge affidò ai comuni l’onere dell’istruzione primaria e ripartì l’istruzione secondaria tra i licei a carico dello Stato e le scuole secondarie finanziate dai comuni o da privati, intervenendo anche nel comparto superiore con il potenziamento delle cosiddette scuole speciali7. 6 J.O. Bouton (dir.), Napoléon et les licée. Enseignement et société en Europe au début du XIXe siècle: actes du colloque des 15 et 16 novembe 2002 organisé par l'Institut Napoléon et la Bibliothèque Marmottan à l'occasion du bicentenaire des licées, Paris, Nouevau Monde Editions/Fondation Napoléon, 2004, p. 7. Il convegno curato da Bouton si iscrive nelle celebrazioni per il bicentenario della legge dell’anno X; un resoconto degli studi e degli interventi promossi in occasione dell’evento celebrativo è offerto da P. Marchand, Histoire et commémration: le bicentenaire des Lycées (1802-2003), in “Histoire de L’education”, janvier 2006, n. 109, pp. 75-117. 7 Relativamente al periodo rivoluzionario (1789-1799), ricordiamo brevemente che: con le misure prese durante la Costituente e la Legislativa fu definitivamente soppresso il sistema d’istruzione d’Ancien Regime, per cui bisognava partire dalle idee espresse e dai progetti formulati, tra il 1789 e il 1793, per porre in essere una nuova organizzazione scolastica, resasi necessaria per gli interventi frammentari assunti nello stesso arco di tempo. La riforma fu attuata, durante la Convenzione, essenzialmente attraverso i seguenti testi legislativi: 1) il decreto 30 ottobre 1793, che poneva un principio di organizzazione generale: gratuità dell’insegnamento primario e ammissione degli alunni a partire dai sei anni; obbligo di istituzione di una scuola primaria nelle località dai 400 ai 1500 abitanti; qualifica dei maestri come funzionari pubblici stipendiati; 2) il decreto 19 dicembre 1793, o decreto Bouquier, che promuoveva un ‘piano di educazione nazionale’, basato sulla gratuità, obbligatorietà e laicità dell’insegnamento primario, conformato ai principi rivoluzionari mediante l’adozione di testi approvati dalla Convenzione, e stabiliva il principio della libertà d’insegnamento; 3) il decreto 17 novembre 1794, cosiddetto decreto Lakanal che, abbandonata l’obbligatorietà, prevedeva la fondazione di scuole primarie nei comuni superiori ai 1000 abitanti, introducendo, per la prima volta, un programma d’insegnamento: lettura, scrittura, dichiarazione dei diritti, costituzione, elementi di grammatica francese, aritmetica, nozioni di agricoltura, nozioni di storia naturale e recitazioni di canti eroici; 4) il decreto 25 febbraio 1795, che provvedeva a regolare le scuole secondarie con la creazione delle ‘scuole centrali’ (1 per ogni 300.000 abitanti), distribuendo l’insegnamento sotto forma di corsi centrati sulle lettere, le arti e le scienze. A a livello di insegnamento superiore, la Convenzione istituì le scuole speciali, istituti di ricerca e formazione autonomi e non collegati tra loro, quali: il Museo, il Conservatorio di arti e mestieri, le Scuole di medicina, la Scuola di lingue orientali e la Scuola dei lavori pubblici; 5) infine, la legge 25 ottobre 1795, o legge Daunau, considerata la carta scolastica della rivoluzione, rimasta in vigore durante gli anni del Direttorio, prevedeva: l’istituzione di una o più scuole primarie per cantone e l’insegnamento primario non obbligatorio né gratuito, con insegnanti pagati dagli studenti e scelti e controllati dal giury d’istruzione, designato dalle municipalità e dai dipartimenti; l’organizzazione delle scuole centrali: almeno una per ogni dipartimento, con un ben definito programma e ciclo di studi. La legge Daunau, riorganizzò, infine anche gli studi superiori, enumerando le Ecoles che costituivano il grado superiore e fondando l’ Istitut National des sciences e des arts, con tre indirizzi: scienze fisiche e matematiche; scienze morali e politiche; letteratura e belle arti. Per una ricostruzione storica delle vicende concernenti l’educazione, l’insegnamento e le istituzioni scolastiche francesi, si segnalano i classici e fondamentali lavori di: P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, 2 voll, Mouton, Paris-La Haye, 1968-1971; J. Godechot, Les Institutions de la France sous la Révolution et l'Empire, Presses Universitaires de France, Paris, 1968 (2° ed.); M. Gontard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), Édisud, Aix-en-Provence, 1984; F. Mayeur, Histoire générale de l’enseignement et de l’éducation en France, III: De la Révolution à l’école républicaine (1789-1930), 8 Il liceo, che sostituì le scuole centrali del periodo rivoluzionario, sebbene evocasse nel nome il piano formulato dal Condorcet nel 1791, non rappresentò affatto una rottura con l’Ancien regime, ma un recupero della sua eredità: tale tesi storiografica, pur nell’apparente paradosso della sua formulazione, nello strabismo tra ‘antico’ e ‘nuovo’ regime, costituisce, ormai, un punto fermo della storiografia francese conseguente agli studi compiuti da M.M. Compère e da P. Savoie8: “Le Lyccée, c’est le retour, pour la formation générale des futures élites, à l’établissement scolaire au plein sens du terme”, e al suo prototipo radicato nell’antico collegio gesuitico del XVI secolo. Secondo P. Savoie, il cambiamento non va rintracciato nel piano di studi proposto, ma nello stabilimento stesso “qui implique una orientation pédagogique et un modèle de vie scolaire”, secondo la tradizione dei collegi gesuitici, idoneo a formare “un ensemble structuré en classes dont la succesion forme un cursus défini et offre une variété de services associés a l’enseignement (surveillance, répetition des leçons et encadrement du travail écrit, cours et activités accessories)” 9. L’internato, quindi, costituì la formula pedagogica del liceo in cui il convittore rappresentò il principale obiettivo formativo, sebbene l’istituto fosse aperto anche ad alunni esterni che potevano usufruire di una parte dei corsi. Tra i motivi che condussero alla riproposizione del modello collegiale gesuitico, rimodellato da Napoleone secondo la disciplina delle moderne scuole militari, la storiografia francese ha individuato il fallimento delle scuole centrali istituite nel 1795 e organizzate, nello stesso anno, dalla legge Daunau, che prevedeva la presenza di almeno una scuola centrale in ogni dipartimento, con un piano di studi, esteso su tre cicli, a specifica vocazione scientifica10. Nouvelle librairie de France, Paris, 1981 ; F. Mayeur, L'Education des filles en France au XIX siècles, Hachette, Paris, 1979; P. Gerbod, La vie quotidienne dans les lycées et collèges au XIX siècle, Hachette, Paris, 1968; Fouret F., Ozouf J., Lire et écrire. L'alphabetisation des Francais de Calvin à Jules Ferry, Les Edition de Minuit, Paris, 2 voll., 1977; A. Aulard, Napoléon Ier et le monopole universitarie. Origine et fonctionament de l’Université, Paris, Arman Colin, 1911. Relativamente al solo periodo rivoluzionario, la letteratura è ormai molto ampia, favorita da una ripresa degli studi in occasione del bicentenario della Rivoluzione e un accurato bilancio storiografico è stato presentato da: D. Julia, Enfance et itoyenneté. Bilan Historiographique et perspectives de recherches sur l’education et l’enseignement pendant la période révlutionnaire, in “Histoire de l’education”, n. 45, janvier 1990, pp. 3-42, e n. 49, janvier 1991, pp. 3-48; B. Belhoste, La révolution et l’éducation. Dernier bilan, in “Histoire de l’education”, n. 53, janvier 1992, pp. 3-11. Si ricorda, infine, per una ricostruzione critica e documentata del progetto rivoluzionario sull’educazione: D. Julia, Les Trois coulurs du tableau noir. La Revolution, Paris, Belin, 1981. 8 In particolare, il lavoro di M.M. Comprère, Du College au Lycée (1500-1850), Paris, Èditions Gallimard/Julliard, 1985; di P. Savoie, segnaliamo il contributo Construire un système d'instruction publique. De la création des lycées au monopole renforcé (1802-1814) ”, in Jean-François Boudon (dir.), Napoléon et les lycées. Enseignement et société en Europe au début du XIXe siècle, cit. Inoltre, M.M. Compère-P. Savoie (dir.) : L'établissement scolaire. Des collèges d'humanités à l'enseignement secondaire. XVI e -XXe siècles. Numéro spécial de la revue Histoire de l'éducation, n° 90, mai 2001. 9 P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit. p. 41. 10 I tre cicli erano così costituiti: dai 12 ai 14 anni: lingue, disegno, storia naturale; dai 14 ai 16 anni: scienze; dai 16 ai 18 anni: belle lettere, grammatica generale, storia, legislazione; scompaiono le borse di studio e viene escluso 9 Nel progetto generale, le scuole centrali costituivano il passaggio intermedio tra la scuola primaria e l’istruzione superiore; ma: l’eccessiva divaricazione culturale tra la primaria e le scuole centrali, la difficoltà a reclutare un corpo insegnate qualificato, l’impostazione del piano di studi a indirizzo scientifico (sentito dal nuovo ceto borghese dequalificante rispetto alla cultura umanistica), le diffidenze delle famiglie verso una istituzione completamente laica, contribuirono al mancato decollo delle stesse, nonostante la loro presenza attestata intorno alle cento unità11, determinando il successo delle rassicuranti scuole private, laiche o ecclesiastiche, ovvero pensionati, che fornivano una formazione e un insegnamento più tradizionale, basato sull’educazione cristiana e sulla cultura classica. Non inquadrato in una diretta gestione da parte dello Stato, il primo tentativo di organizzare un ‘settore secondario’ condusse a un generalizzato disordine determinato dalla concorrenza di istituti formativi pubblici e privati ad indirizzi disparati, cui mise fine la legge 1° maggio 1802: “Alors que la regolamentation de 1795 laissait totalement de côté la question de la concurrence, celle de 1802 entend mettre cette concurrence en système avec les établissement d’Ètat pour la contrôler, la trasformer et, au total, l’enrôler au service de l’istruction publique”12. Potendo contare sulla centralizzazione amministrativa, con il Ministero degli Interni da cui dipendeva l’istruzione pubblica e su una gerarchica organizzazione dipartimentale, stabilita nell’anno VII (1800), posta sotto il controllo di prefetti e sottoprefetti, la legge, istituendo le scuole secondarie a carico dei comuni o dei privati pose le direttive fondanti del secondo grado dell’istruzione pubblica, deficitaria nell’ordinamento scolastico rivoluzionario, ed i licei rappresentarono il terzo grado, “qui est à peu près celui des anciennes écoles centrales, et les écoles speciale le niveau supérieur. En fait, les licée recrutent des élèves aussi jeunes et de niveau scolaire comparable a ceux des écoles secondaires. Ce qui détermine leur supériorité, c’est le niveau de leurs classes supérieures”13. Questo rapporto tra scuola secondaria e liceo richiede qualche dettaglio esplicativo14: una parte dei posti del liceo fu riservato ad allievi finanziati con borse di studio e reclutati, per un terzo, tra i figli dei militari e dei funzionari e per due terzi tra i migliori allievi delle scuole secondarie, che accedevano per concorso alle classi superiori, per “susciter l’emulation parmi le directeurs l’insegnamento religioso; cfr. M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., pp. 45-54. 11 Cfr. D. Julia (dir.), Atlas de la Révolution français, T. 2, l’enseignement, 1760-1815, Paris, EHESS, 1987, p. 40. 12 P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 42. 13 Ibidem. 14 La ricostruzione puntuale della legge è contenuta in: M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 66. 10 d’ecoles secondaries et de les encourager à consentir les effotts de mise à niveau et de mise en conformité nécessaires”, con l’obiettivo degli estensori della legge di “faire des écoles secondaires les satellites des Lycées”15. Tale sistema “a rete” presupponeva una limitata presenza di licei (previsti non più, come le scuole centrali, su una ripartizione dipartimentale, ma solo dove erano presenti i tribunali d’appello) affiancati da una cospicua presenza di istituti secondari: i primi finalizzati alla formazione di una selezionata élite, gli altri chiamati a dispensare una istruzione circoscritta alla formazione di quadri intermedi16. Tra il 1802 e il 1806, furono varate le norme applicative per l’organizzazione pedagogica e amministrativa dei licei e delle scuole secondarie, in modo da fornire un aspetto definitivo alle due tipologie di stabilimento17. 15 P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit. p. 43. Già nei primi anni della loro esistenza, però, i licei parigini si differenziarono qualitativamente rispetto ai piccoli licei di provincia, riuscendo a specializzare il proprio personale docente, amministrativo e di sorveglianza; di contro, molti licei di provincia soffrirono per carenza di mezzi e di allievi, restando persino ai margini del processo di regolamentazione (cfr. P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit. p. 43). 17 Cfr. M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 6976. Relativamente ai licei, con decreto 27 ottobre 1802, si fissò la divisa del personale e il trattamento economico; con decreto 10 dicembre 1802, si regolò l’organizzazione pedagogica: gli insegnamenti cardini furono individuati nel Latino e nella Matematica, intorno ad essi si organizzarono tutti gli altri, dispensati dalla sesta classe iniziale, sino alla prima. Il corso di latinità fu affidato a 3 docenti che assicuravano 2 classi al giorno, al mattino e al pomeriggio. Nella sesta classe si insegnava il latino e i primi elementi del calcolo; nella quinta, il latino e le quattro operazioni aritmetiche; nella quarta, si impartiva un insegnamento accessorio di geografia e, nelle restanti classi, di storia. Gli allievi frequentavano due classi per anno, terminando il corso di latinità. In egual modo, il corso matematico era affidato a tre docenti: nella sesta, si impartiva l’insegnamento di matematica e le prime nozioni di storia naturale; nella quinta, gli elementi della sfera; nella quarta, fisica e nelle ultime tre classi, rispettivamente, astronomia, chimica e mineralogia. Si prescriveva inoltre, l’obbligo per l’allievo di aver frequentato almeno la quinta classe del corso di latinità per accedere alla sesta di matematica. Terminate le sei classi, si poteva accedere ai due corsi superiori, distribuiti su due anni e affidati rispettivamente a un docente in lettere: per l’apprendimento delle “belle lettere” latine e francesi; e in scienze: per l’apprendimento delle matematiche trascendenti (calcolo differenziale e principi generali di fisica). Oltre a tali insegnamenti, si prevedevano anche lezioni di calligrafia, disegno, ginnastica, danza e musica impartiti da maestri e la presenza di un cappellano. L’organizzazione era di tipo militare: gli allievi erano divisi in compagnie di 25, con in testa un sergente e 4 caporali scelti tra i migliori alunni. Con decreto, 10 giungo 1803, si provvide a organizzare l’amministrazione e la vita interna del liceo. L’amministrazione fu affidata a due consigli e tre amministratori: il primo, con a capo il prefetto, controllava la gestione finanziaria; il secondo, ovvero il consiglio di amministrazione, era presieduto dal rettore che era anche il responsabile del liceo e tra i suoi compiti, rientrava la nomina diretta dei maestri e la scelta dei domestici. Si introdusse, inoltre, l’antica figura del censore, chiamato a sorvegliare gli alunni per condotta e progresso, e le figure dei maestri di studio a lui sottoposti. La gestione finanziaria era assegnata al procuratore che rendeva conto al consiglio di amministrazione. Venne inoltre regolamentato il corpo insegnante e si provvide, infine, a regolare la vita interna dello stabilimento: il programma giornaliero delle attività dei convittori, il calendario scolastico, le sanzioni e le ricompense. Il programma di studio delle scuole secondarie, già fissato con la legge 1 maggio 1802, era limitato a “la langue latine e française, les premiers principiers de la géographie, de l’histoire et des Mathematiques” (Tit. IV); e si dividevano in scuole secondarie private o comunali, entrambi sottoposte alla sorveglianza del prefetto. Con decreto 19 vendémiaie an XII, si diedero precise norme per il loro controllo, per la nomina dei docenti e del direttore, assegnate direttamente dal ministero degli interni, e se ne regolava la vita interna del convitto secondo le norme già fissate per il liceo, ma con carattere meno militaresco. 16 11 Quasi contemporaneamente (tra il 1802 e il 1805) furono istituiti 29 licei, e si contarono 370 scuole secondarie comunali e 377 private, molte delle quali ecclesiastiche, soprattutto seminari minori, autorizzati dopo la firma del Concordato18: in apparenza il settore secondario era definitivamente decollato. Nella realtà, numerose furono le difficoltà di ordine amministrativo, pedagogico e disciplinare riguardanti i licei, ma soprattutto, come ha evidenziato M. Gontard, “les obstacles essentials que connurent les Lycéee à leur naissance étaient d’ordre psycologique et politique”: la disciplina marziale condusse non pochi capifamiglia a credere che si allevassero futuri militari e vi furono numerose denuncie di irreligiosità e lassismo morale del personale impiegato da parte di chi mal tollerava il nuovo istituto di formazione. Nel contempo, il successo delle scuole secondarie evidenziò due rilevanti problematiche: l’incapacità di fornire omogeneità ai diversi istituti, molti dei quali apparvero poco più che scuole primarie; l’emersione dei numerosi seminari che da subalterni, assunsero il ruolo di protagonisti della formazione, con il rischio di snaturare l’istruzione pubblica19. Si tentò di porre un primo rimedio ritoccando, a partire dal 1805, il regime disciplinare dei licei e risolvere i problemi legati al reclutamento, ma non sfuggì a Napoleone e ai suoi più stretti collaboratori, tra cui il direttore della pubblica istruzione, Fourcroy, padre della legge 1° maggio1802, il punto debole del regime d’istruzione: il suo essere assolutamente acefalo. Nella riforma attuata, l’istruzione superiore, con le sue molteplici scuole speciali e autonome, era pressoché indipendente dal settore secondario, costituendo un semplice quarto grado d’istruzione cui si poteva accedere per molteplici vie. A sua volta, il settore secondario, pur progettato in due gradi distinti e collegati – scuole secondarie e licei – senza un vertice verso cui tendere, restava inattuabile, ricadendo, tra l’altro, nel vecchio regime concorrenziale tra pubblico e privato e, al suo interno, nella mai superata dicotomica opposizione tra laico ed ecclesiastico. Dall’ impasse si poteva uscire, indicava Fourcroy nel suo rapporto all’imperatore del marzo 1806, rendendo “l’étude dans les Lycéès nécessaire pour plusieurs états de la société, comme elle l’était autrefois dans les universités, pour parvenir à la prêtrise, aux licences de droit et médicine, à l’instruction publique, et peut-être aux premières places de l’administration”. Per far ciò, avvertiva Fourcroy, era indispensabile ristabilire un diploma come quello dell’antico maîtrise ès-arts: “On rétablira 18 Cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p. 45; M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 79. 19 In proposito rimandiamo a M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., pp. 76-80. 12 ainsi ce qui existais autrefois dans l’Université”20. Si poneva così la base per la successiva e completa organizzazione del sistema di pubblica istruzione. 20 Rapporto, esposto a Sua Maestà dal Consigliere di Stato, direttore generale dell’istruzione pubblica, annesso all’ Exposé de la situation de l’Empire (1806), in Archives parlementaires, deuxièm série, pp. 77-86, e pubblicato anche sul Moniteur del 23 marzo 1806; cfr. P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 44; M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 81. 13 1.2 L’Université impériale: moderno sistema di pubblica istruzione Il modello delle antiche università dell’Ancien regime, costituì il riferimento storico e legittimo per attuare una riforma dell’istruzione mirante a creare un moderno quanto funzionale sistema di pubblica istruzione, in grado di chiudere il cerchio riformistico del periodo napoleonico. Il sistema di pubblica istruzione fu ridefinito con la legge 10 maggio 1806 che, nel primo dei suoi tre articoli, istituì l’Université impériale, concepita come una comunità corporativa di associati: “Il sera formé, sous le nom d'Université impériale, un corps chargé exclusivement de l'enseignement et de l'éducation publiques dans tout l'Empire” (art. 1)21. Il nuovo sistema universitario napoleonico nasceva quindi su due pilastri: lo spirito corporativo dell’antica università di Parigi e il modello della strutturazione gerarchica della congregazione dei Gesuiti. Lo stesso Napoleone appuntava: Il y aurait un corps enseignant si tout les proviseurs, censeurs, professeurs de l’Empire avaient un ou plusieurs chefs comme les Jésuites avaient un général, des provinciaux, etc., s’il y avait dans la carrière de l’insegnement un ordre progressif qui entretînt l’émulation et qui montrât dans les différentes époques de la vie un aliment et un but de l’espérance… Tout le monde sentait l’importance des Jésuites, on ne tarderai pas à sentir l’importance de la carrière de l’enseignement22. Su questo insieme organico dì interdipendenza reciproca tra le due strutture portanti doveva porsi l’egemonia dello Stato quale unico omologatore dell’insegnamento, e dei rispettivi titoli accademici recuperati dalle antiche università e divisi nei tre gradi progressivi: baccellierato, licenza e laurea. In pratica, l’Université imperiale (istituita dalla legge del 1806 e organizzata dai decreti del 1808), fu costituita da un sistema di pubblica istruzione fondato su due essenziali presupposti: la prerogativa statale dell’insegnamento e l’esclusività dei gradi: la prima, assicurata aggregando all’Università imperiale ogni istituto di educazione: “Aucune école, aucune établissement quelconque d’istruztion ne peut être formé hors de l’Université imperiale et sans l’autorisation de son chef” (d. 17 marzo 1808, Tit. I, art.2); la seconda, garantita dalle ricostituite facoltà universitarie. 21 P. Savoie sottolinea: “L’Univeritè impériale reprend pour l’essential le cadre istituzionale des anciennes università, et en particuler del l’anciennes Université de Paris, et elle l’applique au territoire impériale tout entiere. Le meilleur moyaen de saisir l’idée de cette trasposizion est de rappeler l’origine corporative dell’istitution universitarie. L’origine de l’Université de Paris, c’est l’association des maîtres parisiens, qui, au tournant des XII et XIII siècles, s’est organisée, a gagné le soutien du roi, celui du pape et un certain nombre de privilèges, parmi les quels, notamment, le droit de se donner des règlements, des officiers et une juridiction propre, tout ceci dans le but de protéger ses membres et de contrôler le marché du travail enseignant dans les limites de son ressort” (P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., pp. 45-46). 22 M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., pp. 80-81. 14 I due presupposti svilupparono la possibilità di ricreare il corpo docente: “Nul ne puet ouvrir d’école né enseigner publiquement sans être membre de l’Université impériale et gradué par l’une de ses facultés” (d. 17 marzo 1808, Tit. II, art. 3)23. Il decreto 17 marzo 1808, riformò gli ordini di scuola, stabilendo nell’art.5: - le facoltà, dedite all’insegnamento delle scienze e uniche deliberanti i corrispondenti gradi accademici; - i licei, che impartivano gli insegnamenti di lingue antiche, storia, retorica, logica, e gli elementi di matematica e fisica; - i collegi, intesi come la ridefinizione delle scuole secondarie municipali del decreto 1802, in cui si impartivano “les éléments des langues anciennes et les premiers principes de l’histoire et des sciences”; - gli istituti, ovvero scuole private in cui “l’enseignement se rapproce de celui des collèges”; - i pensionati, anch’essi scuole private, ma “consacrées à des études moins fortes que celles des institutions”; - la scuola primaria, in cui “l’on apprend à lire, à écrire et les primières notions du calcul”. Restavano esclusi dall’Univerità impériale e dal suo diretto controllo: il College de France, il Museum, le scuole speciali (Polytechnique, Navale, Art et Métiers, l’accademia militare di Saint-Cur) e i seminari24. L’Université impériale quale istituzione dello stato inglobande al suo interno le scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado, e capace di costituire una corps einsegnante mediante una formazione di “grado accademico”, aveva necessariamente bisogno di una possente organizzazione amministrativa, che fu prevista distinta in tre ordini: amministrazione centrale, accademica e prefettizia25. 23 Il baccellierato in lettere e scienze fu posto come la condizione d’accesso alla professione docente, assicurando, da una parte, alla Stato il dominio sull’insegnamento e, dall’altra, la nascita della figura docente quale professionista e funzionario di Stato. 24 Cfr. M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., pp. 82-83. 25 Nell’amministrazione centrale: furono posti ai vertici dell’Università imperiale tre alti funzionari: il grand maître, con funzioni amministrative e disciplinari, nominava il personale, accordava le borse, deliberava le autorizzazioni di apertura dei nuovi istituti, deliberava i gradi e infliggeva le sanzioni; il cancelliere, con compiti amministrativi, e il tesoriere responsabile delle questioni finanziarie. Il grand maître presiedeva il Consiglio dell’Università, composto da trenta membri, con funzioni amministrative, disciplinari e pedagogiche e responsabile, tra le altre cose, della stesura dei regolamenti, degli affari disciplinari, e delle questioni didattiche, come la scelta dei testi da adottare. Completava l’amministrazione centrale il corpo degli ispettori generali, nominati direttamente dal grand maître, responsabili delle ispezioni delle facoltà, licei e collegi. Nell’amministrazione accademica (composta da 27 accademie corrispondenti ai corsi di studio), fu posto a capo il rettore, presidente del consiglio accademico, composto da dieci membri, chiamati a esaminare i compiti dei licei e dei collegi e a sbrigare i contenziosi 15 Nella riattivazione delle antiche facoltà dello Studio generale: medicina, diritto, teologia, lettere e scienze, accanto alle conservate scuole speciali, si costituì il segmento superiore, espressamente finalizzato alla formazione dei quadri dello stato e della società: militari nell’accademia e nelle scuole politecniche; tecnici nelle scuole di ingegneria; personale amministrativo, finanziario e legale nella facoltà di diritto; personale insegnante e quadri medi nelle facoltà di lettere e di scienze; professionisti nelle facoltà di medicina e diritto e quadri ecclesiastici nella facoltà di teologia26. Napoleone fu fermamente convinto che la ragion d’essere dell’insegnamento superiore dovesse essere l’utilità professionale27. Il titolo di studio si presentava, quindi, come lo strumento più idoneo ad assicurare la nascita di una ‘aristocrazia dell’intelletto’ garante della stabilità politica e sociale e in grado di assicurare l’esistenza stessa dello Stato amministrativo, in quanto lo stesso era l’unico in grado di assicurare l’ingresso a carriere e professioni mediante un controllo sulle competenze “qui deviendrà avec le temps un des point forts de l’Universitè”28. Inevitabilmente, il nuovo regime universitario impose una “modification radicale du rapport de force” tra il liceo e gli istituti secondari che non si tradusse in una rottura con il progetto del 1802: “Ce que change […] est la nature des rapports de l’État avec les établissements privés”, finalmente posti in regime di complementarietà con gli istituti pubblici, in un sistema di istruzione gestita, controllata e vigilata dallo Stato medesimo. Dal punto di vista formativo, si ritornò ad un piano di studio completamente rimodellato sulla tradizione umanistica impostata dai Gesuiti, e fu abbandonata l’impostazione data nel 1802, che prevedeva per i licei un percorso incentrato sul latino e sulla matematica: il ‘nuovo’ corso liceale, prevedeva due anni di grammatica, due anni di umanità, uno di retorica e uno di matematica e fisica29; da questa stessa concernenti le scuole e le accademie. Furono istituiti anche gli ispettori accademici che, oltre al controllo delle facoltà, assicuravano le ispezioni nei collegi, negli istituti, nelle pensioni e nelle scuole primarie. All’amministrazione prefettizia era affidato un controllo supplementare e, all’occorrenza, i sottoprefetti, potevano essere delegati dal prefetto a sorvegliare collegi, licei, pensionati e istituti. (cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p. 48-49). 26 Cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p. 52. Le nuove facoltà accademiche “se présent comme un petit groupe de chaiers, dont les titulaires sont pour partie les professeur du lycée les plus éleves dans la hiérarchie et dont les cours ne s’addressnt pas à un public de véritable étudiants. Le plus sovent, elles ne sont guère plus que ce à quoi la Restauration les réduirà: des commissions d’examnens, qui servent essentialment à délivrer quelques baccalauréats” (P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 48. 27 L. Liard, L’Enseignement superior en Frence (1789-1889), Paris, 1888, p. 101, anche se l’autore valutò negativamente l’indirizzo napoleonico, orientato a concepire le facoltà come servizi specializzanti piuttosto che come istituti di ricerca: giudizio generalmente recepito dalla storiografia successiva. 28 P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 47. 29 Il liceo, riorganizzato con tre regolamenti, emanati il 19 settembre 1809, riguardanti rispettivamente l’insegnamento, la disciplina e la gestione finanziaria, si rimodellò strutturando il piano di studi con insegnamenti a predominio umanistico, estesi lungo l’arco di sei anni, impartito in ‘classi’ annuali che ripresero la denominazione 16 estensione degli studi, fu semplice impostare, con decreto 15 ottobre 1811, una gerarchia tra gli stabilimenti, prevedendo, per i collegi e gli istituti, insegnamenti che giungevano sino alle classi di Umanità, e, per i pensionati, sino alle classi di grammatica30. Stabilito il baccellierato in lettere come titolo necessario per poter conseguire qualunque grado accademico nelle facoltà (d. 17 marzo 1808, Tit. III), con decreto 17 ottobre 1808 si trasferì dalle facoltà al liceo la preparazione dell’esame di baccellierato in lettere: “pour être reçu bachelier dans la faculté des lettres, il faudra avoir seize ans complis, réspondre sour tout ce qu’on esseigne dans les hautes classes des licée. Il faudra, de plus, produire un certificat des professeurs d’un lycée visé par le proviseur et constatant une assiduité de deux ans”31. Il liceo, nel nuovo sistema, assunse una posizione egemonica, rafforzato come era nel suo ruolo chiave, dalle misure del 1811. La terza e conclusiva fase della legislazione scolastica napoleonica è costituita dalle disposizioni attuate con i 193 articoli del decreto 15 novembre 1811, descritte dalla storiografia francese come misure draconiane miranti a rafforzare il definitivo diritto riservato allo Stato sull’istruzione a seguito del proliferare degli istituti confessionali di educazione, soprattutto seminari minori, che sfuggivano al controllo statale. Nei suoi contenuti, il decreto annunciava la creazione, tra il 1812 e il 1813, di 100 licei sul territorio imperiale. Inoltre, “pour le écoles laïque, on opère una distinction entre les institution ou pensions installées dans des villes dotées de tels établissements. Les institutions de la première catégorie enseigneront jusqu’aux classes d’humanités inclusivement, tandis que les pensions s’arrêteront au niveau des classes de grammaire (plus quelques éléments d’arithmétique et de géometrie) (Art. 16). Les institutions rivales d’un lycée ou collèges ne pourront enseigner que les premiers éléments (lecture, écriture) (Art. 15). Les pensions se touvant dans les mêmes conditions de lieu ne pourront avoir d’internes âgés de plus de neuf ans que dans la mesure où les licée et collèges tradizionale: “les études commençaient par deux ans de grammaire où l’on enseignait le français, le latin et, en seconde anné le grec […], l’histoire sainte, la mythologie. Dans les deux années d’Hummanites, l’initiation à la géometrie et à l’algèbre s’ajotaient aux enseignements littéraires; en rhétorique on apprendi en mème temps trigonométrie et arpentage. L’ensaignement était couronné par les deux classes de mathématiques speciale et de philosophie. […]. Sur tout ces points on se rapporchait des collèges d’Ansien Regime. Il était prévu enfin l’ouvertur de classes élémentaires pour les élèves qui n’étaient pas en état de suivre les classes de grammaire et savient tout just lire, écrire, compter” (M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 88). La disciplina restava ancorata alle disposizioni precedenti: la formazione militare degli allievi e, parallelamente, l’insegnamento religioso. Infine, il regolamento sulla gestione economica fissava le nuove tabele stipendiali del personale e le rette degli student (ibidem). 30 Le misure adottate con decreto 15 ottobre 1811 rientrano nella terza e conclusiva fase della legislazione scolastica napoleonica, che prenderemo sinteticamente in esame tra breve. 31 J.B. Piobetta, Le Baccalauréat de l’enseignement secondaire, Paris, J.B. Baillière, 1937, p. 24; lo studio di Piobetta è tutt’ora fondamentale per ricostruire la storia del baccellierato. 17 ne pourront les accueillir”32. Oltre a ciò, vennero regolati anche i seminari minori, portandoli sotto il diretto controllo dell’Università (art. 15), limitando la loro presenza a uno per dipartimento interdicendoli nelle campagne (artt. 27-29)33. Tali disposizioni, pur nel pragmatismo che le hanno motivate (in particolare, la proliferazione degli istituti ecclesiastici) rientrarono a pieno titolo nel progetto di fondo impostato a partire dal 1806: creare un sistema di pubblica istruzione inquadrato in una concezione laica, in grado di rendere il settore pubblico conglobante quello privato ed ecclesiastico, in cui il liceo doveva assumere il ruolo di vertice del segmento secondario e base del segmento superiore. 32 Cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p. 53. 33 Oltre a queste misure, si obbligava i pensionati e gli istituti cittadini a inviare i loro allievi di età superiore ai dieci anni nei licei o collegi per seguirne i corsi (art. 22): disposizione, come ha evidenziato P. Savoie, già presente nei progetti del 1806, e “conforme à l’ancienne pratique universitarie”. Non è del tutto plausibile, però, la motivazione che fornisce il Savoie, individuata nelle difficoltà incontrate, dai licei, a riempire le classi (cfr. P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 49). 18 1.3 L’ordinamento scolastico nel Regno di Napoli (1806-1808) La storia dell’amministrazione scolastica è un campo d’indagine completamente da esplorare: sono carenti le ricerche espressamente dedicate ai diversi oggetti che potrebbero costituire il suo campo di studi, ed è evidente la marginale attenzione rivolta alla interconnessione esistente tra la storia dell’amministrazione e la storia dell’insegnamento, tra l’altro trascurata anche dalla storiografia Francese: “l’hisotire de l’administration de l’ensegnemet reste a écrire”, esordiva G. Caplat, nel 1984, allorché dedicò all’oggetto due voluminosi articoli ripercorrendo le questioni teoriche e ricostruendo sinteticamente alcune tappe della storia dell’amministrazione scolastica34, poiché aveva costatato che, rispetto al riformismo napoleonico, “l’Ancien Régime n’a pas une administration d’État en matière d’enseignement”35. Con la creazione dell’Université impériale, nel 1806 e con i decreti del 1808, si strutturò una organizzazione scolastica, centralizzandone l’amministrazione al cui vertice veniva posto il Grand-Maitre: solo da questo momento si può parlare appropriatamente, secondo G. Caplat, di amministrazione centrale della pubblica istruzione, necessaria premessa per veder sorgere gli “ordres d’ensegnament”, amministrativamente delimitati in primario, secondario e superiore con l’istituzione, nel corso della prima metà dell’ottocento, di specifici beaureaux de gestion (1837) e, a partire dal 1847, di tre autonomi dipartimenti in seno al Ministero della Pubblica istruzione36. A Napoli, la prima tappa verso la modernizzazione della istituzione scolastica si realizzò, durante il biennio giuseppino (1806-1808), con l’affidamento dell’istruzione al neonato Ministero degli Interni37. La riforma amministrativa dello Stato rappresentò la condizione per la 34 G. Caplat, Pour une Histoire de l’amministratione de l’ensegnament en France, I, in “Hisotire de l’Education”, 1984, n. 22, pp. 27-58; Ibidem, II, 1985, 1985, n. 25, pp. 11-51. 35 La nozione di ‘amministrazione centrale della Istruzione Pubblica’ si affermò, in Francia, con il decreto 27 aprile e 15 maggio 1791 che attribuiva la responsabilità dell’istruzione al Ministero dell’Interno. La Convenzione, nell’aprile del 1794, soppresse i ministeri e istituì una specifica Commissione per l’istruzione pubblica. Con legge 2 ottobre 1795, vennero di nuovo ripristinati i ministeri, e l’istruzione ritornò tra le competenze degli Interni, e tale restò per tutta la durata del Direttorio. Il salto di qualità si fece durante il Consolato, quando, con decreto 8 marzo 1802, si creò la Direzione dell’istruzione pubblica in seno Ministero dell’Interno, per accentuarne l’autonomia. Già sotto il Direttorio venne nominato un Direttore generale, nel 1798, ma, per l’organizzazione amministrativa di tutto il comparto scolastico, che faceva dipendere le scuole primarie e centrali dal dipartimento, la carica era svuotata di effettivo potere; G. Caplat, I, cit., pp. 40-42. 36 G. Caplat, I, cit., pp. 41-42. 37 Nel panorama storiografico sul meridione, si contano pochissimi lavori espressamente dedicati all’istruzione nel Decennio: G. Durante, La istruzione primaria in Napoli nel Decennio francese, Artigianelli, Napoli, 1920; A. Zazo, Le riforme scolastiche di G. Murat, in "Rivista pedagogica", III, 1924, p. 227-235; G. Marafioti, L'istruzione nel reame di Napoli durante il decennio dei Napoleonidi (1806-1815), con particolare riferimento alla Calabria Citeriore e Ulteriore, Peregrini, Cosenza, 1967; I. Maietta, Aspetti della pubblica istruzione nel regno di Napoli durante il periodo francese, in "Annali della facoltà di lettere e Flosofia", Università di Napoli, 1978, pp. 289-311; M. Lupo, La riorganizzazione del sistema scolastico pubblico nel Regno di Napoli durante il Decennio francese: primi risultati di ricerca, in "Rivista storica del Sannio", VIII (2000), I sem., pp.127-149; F. E. D’Ippolito, Il 19 nascita di un ordinamento scolastico pubblico. Come è noto, la storiografia concorda nel porre l’espulsione dei Gesuiti (1767) come data periodizzante della nascita della pubblica istruzione nel Regno di Napoli e nel considerare il Decennio come il periodo del riformismo scolastico; ma la stessa storiografia ignora la primogenitura, in tal senso, operata dal Principe di Cardito, presidente della CPI negli anni della seconda restaurazione, in un inedito Rapporto sullo Stato della Pubblica Istruzione nell’anno 1818: A tutti è noto che vi fu un tempo, che quasi tutta l’Europa Cattolica affidava l’educazione della Gioventù a’ Regolari: l’Ordine però, che se ne impadronì quasi del tutto fu quello de’ Gesuiti; questi ebbero nella lor Società uomini distinti nelle Lettere, e seppero soprattutto impadronirsi delle opinioni. Quando la detta Compagnia fu soppressa l’anno 1767, il Governo vide, che dovea occuparsi seriamente di una tal cosa. Allora fu, che si stabilirono dei Collegi nella Capitale, e nelle Provincie, e delle Scuole Secondarie. Nel 1784 il Re estese l’educazione anche nel Popolo col Metodo Normale. Esisteva di già da molti secoli in questo Regno una illustre Università: l’ ombra de’ Genovesi, de’ Mazzocchi, de’ Martini, de’ Serao, de’ Caravelli, de’ Martorelli ancora s’aggira fra quelle mura. Nel 1778 il Re creò un’Accademia di Scienze, e Belle Lettere. La Società per interpretar i Papiri fu dall’immortale Carlo III stabilita. Il Re in seguito spinse l’Istruzione ancora in altre scienze: mandò de’ giovani in Germania, per apprendersi la mineralogia: mandò degli uffiziali ad apprender l’Arte della Guerra, così in Germania che sulle flotte di Francia, Spagna, e d’Inghilterra. Si mandarono de’ giovani ad apprendere l’Arte Cerusica in Francia. Finalmente vi eran Collegi di Musica, da quali sono usciti gl’Iommelli, i Sacchini, i Piccinni, i Paesielli in questo Paese sino al 1799. Allora un turbine devastò questo andamento di cose. Fortunatamente durò momenti, ed il Re nell’anno 1800 cominciò a riordinare gli affari. Savi Ministri presedevano in quel tempo: il Cavalier de’ Medici rimontò le Finanze, il Cavaliere Saratti illustrò, ed incoraggiò le Belle Arti, il Signor Migliorini aveva il Ripartimento dell’Ecclesiastico, sotto cui andava la Pubblica Istruzione. Per mezzo della di lui Segreteria nel 1804 il Re prescrisse, che si facesse un piano per riordinare l’Università, e correggere de’ vecchi abusi; mentre che una Commissione di ciò si occupava, sopravvenne la seconda invasione del 1806 ed un nuovo ordine di cose per la Pubblica istruzione comparve38. Sia Cardito che gli storici son partiti da un identico assioma inespresso: “pubblico” inteso come elemento rientrante nell’interesse e nell’organizzazione dello Stato, per cui l’istruzione pubblica diventa conseguenzialmente funzione regolata dallo Stato. In realtà, il termine ‘Pubblica Istruzione’ assumerà un tale significato solo a partire dall’epoca napoleonica e si imporrà nel corso dell’Ottocento come una nozione talmente evidente da essere utilizzato anche per rileggere gli eventi storici che precedettero la nascita del ‘nuovo ordine’, dibattito sull’istruzione pubblica a Napoli nel Decennio francese, in “Frontiere d’Europa”, 4(1998), n. 2, pp. 151191; ricordiamo, inoltre, il repertorio di fonti giuridico-amministrativo curato da S. Agresta, Istruzione e scolarità nel Regno di Napoli durante il decennio francese (1806-1815), vol. 1, Messina, Bertone, 2009. Per la bibliografia relativa all’istruzione nel Decennio inserita in una più ampia periodizzazione, rimandiamo al suddetto contributo di Lupo, p. 128. Nessun lavoro ha preso in considerazione il rapporto tra il modello francese ed il modello napoletano; tanto che la lamentela espressa da S. Bucci, nel 1976, tracciando il quadro degli studi storico-educativi dedicati alle istituzioni scolastiche del periodo napoleonico, sulla mancanza di opere organiche in grado di rendere conto del “rinnovamento della scuola”, avvenuto nel primo decennio dell’Ottocento a opera del riformismo bonaparteo, pur nelle “diversità nell’applicazione in Italia del sistema scolastico francese” è ancora attuale (S. Bucci, La scuola italiana nell’età napoleonica: il sistema educativo e scolastico francese nel Regno d’Italia, Roma, Bulzoni, 1976, p. 17). Infine, Per una rassegna critica della bibliografia sul Decennio, rimandiamo al contributo di A. Rao, Temi e tendenze della recente storiografia sul Mezzogiorno nell’età rivoluzionaria e napoleonica, in A. Cestaro-A. Lerra (a cura di), Il Mezzogiorno e la Basilicata nell’età rivoluzionaria e Napoleonica, Osanna Venosa, Potenza, 1992, pp. 41-85. 38 Rapporto sullo Stato della Pubblica Istruzione, Napoli 20 novembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1548. 20 ignorando l’impostazione Settecentesca che utilizzava il termine “pubblico” per designare le scuole collettive aperte alla popolazione che si contrapponevano all’insegnamento individuale impartito dai precettori privati39. Fu il processo riformistico napoleonico a mutare alla radice il paradigma settecentesco: affidata l’istruzione al Ministro degli Interni, si creò di sana pianta nel Regno di Napoli, durante il biennio giupeppino, l’ ordinamento scolastico distinto, amministrativamente e culturalmente, su tre livelli: l’istruzione primaria, gravante sulle casse dei comuni; l’istruzione secondaria40, impartita nei collegi finanziariamente autonomi e l’istruzione superiore, posta a carico dello Stato41. L’ordinamento scolastico, attuato durante il governo di Giuseppe Bonaparte con decreto 15 agosto 1806, riordinò l’istruzione primaria, ricalcando le disposizioni emesse in Francia nel 1793: apertura obbligatoria di una scuola primaria, maschile e femminile, “in tutte le città, terre, ville ed ogni altro luogo abitato”, per insegnamento della lettura, scrittura, calcolo, dottrina cristiana e, per le sole fanciulle, anche “le arti donnesche” (art. 1); stipendio dei maestri e delle maestre posto a carico dei comuni (art. 2); possibilità di utilizzare ancora il metodo individuale nei comuni al di sotto dei 3000 abitanti e obbligatorietà del metodo normale per tutti gli altri (art. 3)42. L’anno successivo, si riordinò l’ istruzione secondaria con l’approvazione, il 30 maggio 1807, da parte del Consiglio di Stato, del progetto di legge presentato dal Ministro dell’interno Miot, che prevedeva la fondazione di due collegi a Napoli, e di uno in ogni provincia (art. 1): il collegio, con un ciclo di studi quinquennale era propedeutico all’accesso, per agli allievi più meritevoli, ad istituti di formazione superiore: seminari, scuola militare, scuola politecnica, scuola di belle arti, un convitto destinato alla formazione forense e uno per la formazione medica (art. 35). Queste istituzioni, analoghe alle scuole speciali, erano tutte in via d’allestimento43. In materia di pubblica istruzione il governo di Giuseppe Bonaparte non poteva 39 Cfr. P. Lucchi, La prima istruzione. Idee metodi, libri, in G.P. Brizzi (a cura di), Il Catechismo e la Grammatica, Bologna, Il Mulino, 1985, vol. I, Istruzione e controllo sociale nell’area emiliana e romagnola nel ‘700, p. 27. La documentazione archivistica conforta questa osservazione al punto che attesta l’utilizzo nel significato Settecentesco ancora nell’Ottocento preunitario: ad esempio, il Consiglio Generale della Provincia di Molise continuò a definire “pubblica” l’istruzione impartita nei seminari. 40 Sul concetto di istruzione secondaria, che utilizziamo qui con consapevole forzatura, ritorneremo successivamente. 41 Il Cardito, nella sua ricostruzione, segue l’ordinamento francese per ricostruire gli eventi successivi all’espulsione della Compagnia di Gesù: istituzione di scuole per il popolo, fondazione di collegi e ‘scuole secondarie’, riforma dell’università. 42 CLDAPI, vol. 1, p. 3. 43 Sulle difficoltà incontrate nella fase applicativa delle disposizioni riguardanti l’istruzione primaria e l’istituzione dei collegi, ricordiamo il lavoro di M. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà, cit., pp. 61-67; sui metodi d’insegnamento nella scuola primaria citiamo il lavoro più recente: R. Gragnaniello, Didattica e istruzione nel Mezzogiorno preunitario, Napoli, Arte Tipografica, 2006. 21 spingersi oltre: il nuovo sistema di pubblica istruzione francese fu varato con i decreti applicativi del 1808, anno stesso della sua partenza per Madrid, lasciando, al suo successore Giocchino Murat, una riforma dello stato e una impostazione dell’ordinamento scolastico che fu il necessario presupposto per poter applicare anche nel Napoletano il modello dell’Univerité impériale. 22 1.4 Il “sistema di pubblica istruzione” nel Decreto Organico (1811) A seguito dei decreti del 1808, negli Stati satelliti dell’Impero francese vennero istituite, a partire dal 1809, le Commissioni di pubblica istruzione incaricate di formulare i decreti applicativi della riforma per una adeguamento del modello francese alle diverse realtà territoriali: Giuseppe Bonaparte la istituì in Spagna, Luigi Bonaparte nel Regno d’Olanda, Gioacchino Murat in quello di Napoli e provvedimenti analoghi comparvero anche nel Ducato di Varsavia44. La Commissione napoletana, istituita il 27 gennaio 1809, fu composta da: Vincenzo Cuoco, Giuseppe Capecelatro, Melchiorre Delfico, Bernardo della Torre e Tito Manzi45. La Commissione presentò il Progetto di Decreto per la Pubblica Istruzione affidandone il Rapporto al Cuoco46, ma il Consiglio di Stato, nella seduta del 3 novembre 1809, bocciò il Progetto con la motivazione che “il meccanismo dell’istruzione proposta per il Regno di Napoli” non era “lo stesso che quello adottato nell’Impero di Francia” e stabilì che bisognava “quello modellare su questo e sì avere la medesima unità di principî e di azione, facendo che tutto quello che è destinato alla pubblica istruzione del Regno, non formi che un Corpo unico e solo le cui parti disseminate nei diversi luoghi secondo il bisogno… non riconoscano che una fonte da cui emanino tutte, fonte che abbia ad intendersi stabilita nella Capitale del Regno”47. È chiaro ed evidente, allora, quale fosse il modello cui bisognava guardare per una riforma nel Regno di Napoli: l’ Univerité impériale, ovvero il sistema di pubblica istruzione che seppe creare quel “Corpo unico” che la legge istitutrice del 1806 pose alla base della riforma della pubblica istruzione della “Francia Imperiale”. Il Progetto, presentato in consiglio dal Cuoco, apparve dissimile dal “meccanismo” imperiale su due questioni di vitale importanza, riconducibili, in estrema sintesi: ad una diversa organizzazione amministrativa, che non garantiva “l’unità di principî e di azione”, e alla 44 Nel convegno francese dedicato all’anniversario della legge istitutrice dei licei, curato da .O. Bouton nel 2002, fu organizzata una intera sessione dedicata al’ “esportation du modèle napoléonien en Europe”, con interventi: per la Spagna di: J.L. Guereña, Politique éducative en Espagne sous la Monarchie de Joseph Ier; per l’Olanda, di: W. Frijhoff, La Réforme de l’ensegneiment secondaire dans les Dèpartments Hollandais; per il ducato di Varsavia, di:A. Nieuwazny, L’education dans le Duché de Varsovie: un compromis napoléonien?; per l’area italiana, D. Marchesini ha presentato due lavori su: Scolarizzazione e alfabetizzazione nell’Italia napoleonica; e Le lycée de Parme sous le Premier Empire: une manifestation d’impérialisme culturel? Cfr. O. Bouton (dir.), Napoléon et les licée. Enseignement et société en Europe au début du XIXe siècl : actes du colloque des 15 et 16 novembe 2002 organisé par l'Institut Napoléon et la Bibliothèque Marmottan à l'occasion du bicentenaire des licées, cit, pp. 129238. 45 Sul punto resta fondamentale lo studio, ormai datato, di: A. Zazo, Le riforme scolastiche di G. Murat, cit., pp. 229-235. 46 Progetto e Rapporto in CLDAPI, vol. 1, pp. 86-228. 47 A. Zazo, Le riforme scolastiche di G. Murat, cit., 231. L’atto istitutivo della commissione è in ASN, Intendenza Borbonica, fs. 1056, f. 72. 23 presenza nel Regno di ben quattro Università, invece della sola Università partenopea, che si voleva quale “unica fonte”. Naufragato il Progetto, il ministro dell’Interno Zurlo si fece promotore di un nuovo disegno, ormai perduto, che, sottoposto a numerosi rimaneggiamenti dalla Commissione chiamata a revisionarlo, sotto la forte influenza del Cuoco, si ridusse dai 102 articoli iniziali, ai soli 37 del Decreto organico per la pubblica istruzione, varato il 29 novembre 1811. La riforma scolastica attuata con la legge, del 1806, e successivi decreti, del 1808, assicurò alla Francia un sistema di pubblica istruzione amministrativamente centralizzato e verticalizzato, con un ordinamento prospetticamente diviso in tre gradi, finalizzato alla regolamentazione di tutti gli istituti, sia pubblici che privati, sia laici che ecclesiastici, miranti alla formazione professionalizzante ancorata al titolo di studio mediante il meccanismo dei gradi accademici 48. Nel Meridione il percorso fu sostanzialmente analogo. Riformata separatamente la scuola primaria con decreto 15 settembre 181049, il Decreto Organico (DO)50 definì in modo esplicito 48 L’insegnamento secondario, come ha rilevato M.M. Compere in uno studio comparato sulla storia dell’educazione francese, inglese e tedesca, appare come il fantasma della storiografia europea, in quanto: non costituendo un ambito autonomo di ricerca come, ad esempio, l’infanzia, l’alfabetizzazione o l’università, risulta problematica anche solo una sua definizione (M.M. Compére, L’Histoire de l’éducation en Europe. Essai comparative sur la façon dont elle s’écrit, Paris/Bernem INRO, Peter Lang, 1995). Ritornando di recente sull’argomento, W. Frijhoff non ha mancato di rilevare come sia del tutto anacronistico una sua applicazione in epoca moderna: se da una parte “l’ensagnament des colléges, écoles latines, grammar schools et gymansia ne costituait pas la suite logique de l’enseignement élémentaire, dont, bien souvent, il incorporait des éléments plus ou moins importants”, dall’altra “dans la perception de maints contemporains eux-mêmes, le collège, ou l’école latine, n’était pas considéré comme une institution secondaire mais comme faisant partie de l’insegignement supérieur, dont il raprésentait la phase préparatoire, la première étape” (W. Frijhoff, L’ensegnament secondaire: un concept opératoire pour l’Europe moderne?, in: “Histoire dell’Education”, 124(2009), pp. 73-93). L’anacronismo del concetto di “insegnamento secondario” per l’epoca moderna e la sua autoevidenza per noi contemporanei, ha creato una evidente confusione concettuale nella letteratura sulla storia dell’istruzione. E’ noto come M.M. Compére, affrontando e impostando storicamente la problematica, identifichi nel collegio d’umanità del XVI secolo l’origine del’insegnamento secondario, traendo, con P. Savoie, sul numero speciale della rivista “Histoire de l’Education” (n.90, 2001), le seguenti conclusioni: “L’établissement scolaire ne se résume pas, nous pensons l’avoir montré, à une commodité logique. Son organisation, la logique de son développement, son gouvernment, son existence même eut un effet de premier ordre sur l’institution scolaire tout entière. Il a ainsi joué un rôle historique fondamental dans la structuration de l’enseignement secondaire, dont l’avènement en tant que forme scolaire n’est que la conséguence lontaine – il faut attendre les années 1830 pour que l’expresion elle-même d’enseignement secondaire entre dans la pratique administrative – de la réussite des licée crées en 1802 et devenus, non sans difficulté et adaptations, les établissements modéle du collège d’humanités, mais encore celui de l’établissement scolaire lui-même. L’histoire de l’enseignement secondaite et celle des établissement sont donc étroitement liées. Cela nous semble constituir le meilleur argument en faveur d’études historiques centurée sur les établissements secondaires” (M.M Compère-P Savoie, L’etablissement secondaire et l’histoire de l’éducation, in “Histoire de l’education”, n. 90, mai 2001, p. 20). Non v’è dubbio che la storia dell’ Etablissement scolaire - cui la Compèr ha dedicato l’intero suo programma di ricerca sfociato nel monumentale repertorio su Les Collèges francais (XVIe-XVIIIe siècle), in collaborazione con D. Julia – abbia apportato elementi e impostazioni di fondamentale importanza per la storia dell’educazione; tuttavia, istaurando un rapporto simbiotico tra la storia dell’insegnamento secondario e la storia dei collegi, si corre il rischio di porre sullo sfondo il riformismo napoleonico, che a noi sembra fondamentale per una delucidazione della problematica dell’insegnamento secondario e, più in generale, della “forme scolaire”. 49 CLDAPI, vol. 1, pp. 81-83. Il decreto introduceva diverse novità rispetto al decreto del 1806: obbligatorietà dell’istruzione primaria, estensione del metodo normale in ogni comune, obbligo per il comune di fornire locali e 24 ed inequivocabile, al primo articolo: l’istruzione pubblica è quella posta “sotto il controllo e la vigilanza del governo”. Ne scaturiva che l’istruzione pubblica veniva impartita nell’Università di Napoli, nei licei e negli “altri stabilimenti d’istruzione” (art. 2). Finalmente, il DO, nell’elencare la serie di provvedimenti, anteponeva un concetto chiaro e categorico non assoggettabile ideologicamente, né eludibile nella sostanza: l’istruzione pubblica è quella posta sotto il controllo e la vigilanza del governo. Questo principio si pose come uno spartiacque tra la scuola pubblica dello Stato e la scuola aperta al pubblico, ma gestita da ordini e congregazioni religiose, diocesi o privati cittadini. Nell’ambito di questa fondazione dell’istruzione pubblica, il DO introduceva espressamente due gradi di scuole secondarie ed identificava il “primo grado delle scuole secondarie: 1. in quei collegi reali quali non saranno convertiti in licei; 2. nei simili stabilimenti che si faranno dai comuni o dai particolari. In essi vi dovranno essere almeno quattro professori, cioè due di grammatica, uno di retorica, ed uno di filosofia e matematiche” (Titolo III, Collegi, art. 13) includendo in questo grado anche i seminari, sia pur dipendenti dall’autorità diocesana (ibidem, art. 14). Il secondo grado era costituito dal Liceo con annesso convitto, articolato in quattro diversi indirizzi universitari: letterario, matematico, medico, giuridico (Titolo IV, Licei, art. 18) e restavano comuni ai quattro indirizzi le materie impartite nei collegi (ibidem, art. 16). La sostanziale differenza tra il liceo francese e il liceo napoletano, divenuto semiuniversità, scaturì dal compromesso tra il progetto Cuoco, che prevedeva quattro università, e il progetto dello Zurlo, che ne prevedeva una soltanto, tanto è vero che fu prevista la presenza di quattro licei (uno per ciascun indirizzo) in ognuna delle macroaree in cui furono raggruppate le provincie: 1) Provincie di Bari, Otranto e Basilicata; 2) le tre provincie abruzzesi; 3) le due Provincie calabre; 4) Provincia di Molise, Provincia di Capitanata, Terra di Lavoro, Principato Ultra e Principato Citra (ibidem, artt. 15 e 19); mentre alla città di Napoli, cui era riconosciuto un particolare materiale didattico, affidamento ai parroci dei comuni più piccoli, la determinazione del minimo salariale per maestri e, per alleggerire le casse comunali, la proposizione di una tassa scolastica mensile. L’istruzione primaria è stata oggetto della maggiore attenzione da parte degli studiosi e tra questi ricordiamo: A. Morgana, Spigolature di storia della scuola: la scuola primaria nel Reame di Napoli durante il primo ventennio dell'800, Società Commerciale libraria, Napoli, 1912; G. Durante, La istruzione primaria in Napoli nel Decennio francese, Artigianelli, Napoli, 1920; L. Guidi, Le prime educatrici del genere umano: scuola e alfabetizzazione femminile a Napoli nell’Ottocento pre-unitario, in Pelizzari M.R. (a cura di), Sulle vie della scrittura. Alfabetizzazione, cultura scritta e istituzioni in età moderna, Centro Studi Antonio Genovesi per la Storia Economica e Sociale, Atti del Convegno di Studi, Salerno, 10-12 marzo 1987; F. Fuscolo-R. Nicodemo, La scuola pubblica primaria ed il suo personale in Basilicata ed a Napoli nella prima metà dell'Ottocento attraverso l'archivio del Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione, in: Massafra A. (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, Dedalo, Bari, 1988; ESI, Napoli, 1989; E. Bosna, Scuola e società nel Mezzogiorno. Lo sviluppo dell'istruzione primaria dalla proposta di Genovesi alla legge Coppino, Laterza, Bari, 1994. 50 CLDAPI, vol. 1, pp. 230-238. 25 privilegio in quanto capitale del Regno, quindi non accorpata ad alcuna macroarea, furono assegnati due licei51. Seguendo il modello francese, il “sistema istruzione” comprendeva tutte le forme educative: gli istituti pubblici e privati, laici ed ecclesiastici, secondo una gerarchia che poneva al vertice il liceo, seguito sullo stesso piano da quei collegi già istituiti con legge del 1807, e gli istituti privati (laici o ecclesiastici), affiancati dai seminari52. A questo punto si esaurirono gli interventi strutturali tesi all’organizzazione della scuola secondaria ed insorse la necessità di rivedere l’ultimo grado del “sistema istruzione”, ponendo mano all’Università per assimilarla a quella francese: furono previste (DO, Tit. V, artt. 22-28) cinque facoltà (Lettere e filosofia; Scienze matematiche e fisiche; Medicina; Giurisprudenza e Teologia); si decise di affidare ai docenti di Mineralogia, Botanica e Astronomia, rispettivamente: il Museo di Mineralogia (fondato nel 1801), l’Orto botanico (fondato nel 1807) e il nascente Osservatorio Astronomico (1812); furono previsti moderni laboratori scientifici (DO, Tit. V, art 29); furono annunciate tre scuole speciali e l’istituzione di una scuola normale a Napoli per la formazione dei ‘professori’ (DO, Tit. V, art. 33). Ultimo e fondamentale provvedimento, chiave di volta del sistema napoleonico, fu l’istituzione dei tre gradi accademici affidati esclusivamente all’Università (DO, Tit, VI) revocando tutti i privilegi di conferire i gradi, concessi agli antichi Collegi dei Dottori53. Avocati: la gestione, il controllo e la vigilanza dell’istruzione allo Stato; creato il settore secondario; riorganizzato quello universitario, cui si affidava il controllo dei gradi accademici per il conseguimento del titolo di studio, il sistema venne coronato, sulle tracce del regolamento francese, dal Regolamento per la collocazione de’ gradi delle facoltà54, fondamentale atto che 51 Ivi, pp. 19-20. Sulla costatazione che era “mancata una parte essenziale dell’istruzione pubblica da che furono chiusi, o rimasero abbandonati i Seminari delle diverse Diocesi”, nel 1812, Matteo Galdi, appena nominato Direttore della P.I , propose un potenziamento, nel numero e nelle risorse finanziarie, dei seminari in quanto “l’art. 14, Titolo III della legge de’ 29 suggerisce che i Seminari delle Diocesi saranno considerati nel numero delle scuole secondarie”, vedendo in questa disposizione “una sorgente inesausta e proficua di generale istruzione. […] I Seminarî dovendo far le veci di scuole secondarie nei Comuni ove rattrovansi stabiliti, è urgente che queste scuole esistano e siano modellate secondo un sistema di metodico insegnamento e secondo i principiî professati altamente dal Governo. Poiché gli esterni debbono e possono profittare della istruzione che si dà nei Seminari è giusto di affrettare il riapri mento di quelli già chiusi, e la più retta organizzazione degli esistenti. In tal guisa non pochi Comuni del Regno godrebbero de’ vantaggi di una scuola secondaria senza esser caricati ne’ loro bugetti [bilanci] di una spesa corrispondente. Altronde quanto si risparmierebbe con questo mezzo dai Comuni ove esiston Seminarî, potrebbe servir di soccorso allo stabilimento de’ licei e delle scuole speciali della Provincia” (Matteo Galdi al Ministero dell’Interno, Interesse da prendersi per i seminari del Regno, Napoli 1° luglio 1812, in CLDAPI, pp. 278-281). 53 Sulla riforma universitaria attuata con DO: A. Zazo, L’ultimo periodo borbonico , in AA.VV., Storia dell’Università di Napoli, Bologna, Il Mulino, 1924, pp. 479-483 (ristampa anastatica, Istituto Italiano per gli Studi Storici, 1993); A. Broccoli, Educazione e politica nel Mezzogiorno d’Italia (1767-1861), cit., pp. 85-90. 54 CLDAPI, vol. 1, pp. 239-258. 52 26 permetteva di correlare il titolo di studio alle carriere e alle professioni, ponendo fine all’epoca delle corporazioni d’arte e dei collegi delle professioni. Il Regolamento, decretato il 1 gennaio 1812, prescrisse i percorsi per conseguire i tre gradi dottorali (approvazione, licenza e laure) e sancì i titoli di studio (cedola di approvazione, diploma di licenza e diploma di laurea) necessari per esercitare funzioni e professioni, gradi e titoli secondo la stintesi schematica che segue: Facoltà Letteratura e filosofia (LF) Scienze fisiche matematiche Medicina Giurisprudenza Teologia e conseguimento gradi dottorali Licenza Approvazione e 1 anno di corso universitario Cedola in LF; 2 anni di corso Approvazione e 1 anno di corso liceale o un anno di corso universitario universitario Cedola in LF; 3 anni di corso Approvazione e 1 anno di corso liceale o un anno di corso universitario universitario Cedola in LF; 2 anni di corso Approvazione e 1 anno di corso liceale o un anno di corso universitario universitario Cedola in LF; 3 anni di corso Approvazione e due anni di seminariale e avere almeno 21 corso universitario anni Approvazione Età minima 16 anni55 laurea Esame dopo esibizione della Licenza conseguita almeno da 1 anno Esame dopo esibizione della Licenza conseguita almeno da 1 anno Esame dopo esibizione della Licenza conseguita almeno da 1 anno Licenza e universitario 1 anno di corso Licenza e universitario 1 anno di corso Titoli necessari per esercitare funzioni e professioni Facoltà Letteratura e Filosofia Cedola di approvazione Istitutori primari56 Diploma di Licenza Professori nei collegi Professori di scuole private Scienze fisiche e matematiche Agrimensori Professori dei collegi Professori privai Medicina Farmacisti Salassatori Levatrici dentisti Chirurghi professori privati Giurisprudenza notai Giudice di pace Cancellieri dei tribunali collegiali Patrocinatori Professori privati Parroci dei comuni con popolazione inf. ai 10.000 dignità e canonici delle chiese cattedrali Teologia Diploma di Laurea Professori universitari Professori liceali Professori di scuole speciali Architetti57 Professori universitari Professori liceali Medici Chirurghi58 Oculisti Norcini Professori universitari Professori liceali Giudici dei tribunali Procuratori regi Pubblico ministero Professori universitari Professori liceali Arcivescovi Vescovi Vicari vicari prime dignità dei capitoli cattedrali canonici teologi e penitenzieri Parroci dei comuni con popolazione sup. 10.000 Professori universitari 55 Il limite di 16 anni,corrispondeva all’età minima in cui si poteva uscire dal liceo: l’intero corso, in situazioni ottimali, aveva la durava di 8 anni e non vi si poteva accedere prima di aver compiuto gli otto anni di età. 56 Se parroco, era sufficiente l’approvazione in Teologia. 57 Solo se se periti di tribunali o direttori di opere pubbliche. 58 Più esattamente: “I chirurgi in capo e di prima classe dell’armata, ed i chirurgi de’ pubblici stabilimenti”. 27 La cedola in Lettere e Filosofia costituì il punto di partenza per ogni percorso ulteriore e corrispose agli insegnamenti di base comuni ai quattro indirizzi universitari: una volta conseguita, si potevano seguire corsi universitari nei liceali o nelle facoltà dell’ateneo napoletano, al termine dei quali si ottenevano le rispettive cedola nei quattro indirizzi, che consentivano l’accesso agli altri due gradi - licenza e laurea - conseguibili soltanto frequentando i corsi impartiti nell’università. Per la formazione in ingegneria fu previsto un percorso diverso, con l’istituzione della Scuola di Ponti e Strade e, per la carriera militare, furono organizzate le Accademie; mentre, per offrire un percorso finalizzato alla formazione tecnico-professionale, che non rientrava ovviamente nel novero dei gradi accademici, si ricorse alla istituzione della prima Scuola di Arti e Mestieri. Nella fase attuativa successiva alla promulgazione del Regolamento del 1812, si regolarizzarono i titoli conseguiti precedentemente all’istituzione del nuovo sistema: gli “antichi privilegi”, recitava il Regolamento, andavano convertiti in titoli autorizzati dalla Regia Università degli Studi di Napoli (art. 66-67) durante gli anni 1812 e 1813, “senza giustificare di aver fatto il corso degli studj nella Università medesima, nei licei, o nei seminarj” (art. 66), ma semplicemente certificando il superamento dei rispettivi esami per il grado richiesto. Coloro che esercitavano già una professione o carica senza possedere alcun titolo, avrebbero potuto sanare la situazione impegnandosi a conseguirlo entro i successivi 6 anni (art. 67)59. Nel sistema francese furono distinte tre amministrazioni: centrale, accademica e prefettizia per il controllo e funzionamento dell’intero ordinamento scolastico; quello napoletano risultò diverso e fu il punto di maggior contrasto tra Zurlo e Cuoco: il primo, aspirava a creare un corpo di funzionari amministrativi, sul modello ispettivo francese; il secondo mirava a creare una intellighenzia illuminata. Prevalse l’impostazione del Cuoco, tratteggiata in questi termini dal Ministro Zurlo, in Consiglio di Stato: Si è creduto in primo luogo utile che l’istruzione pubblica, l’esame e la censura dei di lei progressi, risiedesse meglio presso la classe generale dei dotti che presso un copro particolare d’impiegati, che erano stati altra volta proposti sotto il nome di ispettori, censori e procensori. Questa idea ha dato luogo al progetto di un collegio di giury composto dai dotti di ciascuna provincia, che giudicherà periodicamente dello stato degli Statuti, dei progressi degli alunni, dei premi da distribuirsi […]60. 59 Costatato il basso numero di richieste pervenute nel 1812, il governo fece ripubblicare gli articoli 66 e 67 sui Giornali dell’Intendenza per darne maggiore pubblicità, e per notificare la richiesta di altri certificati da allegare (GI, 1 gennaio 1813; Ministeriale, Docmuenti con cui si debbono accompagnare gli antichi privilegi da presentarsi al visto del Rettore dell’Universitò degli Studj e del Direttore Genrale della Pubblica Istruzione, in GI, 25 del 1813). 60 ASN, Consiglio di Stato (1806-1815), vol. 11; cfr. A. Zazo, Le riforme scolastiche di G. Murat (1808-1815), cit., p. 232. 28 L’amministrazione centrale fu affidata alla Direzione Generale di P.I. (DGPI), organismo dipendente dal Ministero dell’Interno cui venne affiancato il Giury di contabilità, destinato a vigilare sull’amministrazione e l’economia degli istituti d’istruzione; e il Giury di revisione chiamato a valutare il rendimento scolastico sulla base delle “composizioni rimesse periodicamente dai collegi e dai licei”. In ogni provincia era prevista l’istituzione di un Giury d’esame (GE) chiamato a vigilare sull’istruzione. I due presidenti del Giurì di contabilità e di revisione, e il presidente del Giury di Napoli costituivano il consiglio della DGPI. Fissate le funzioni con DO, Il Regolamento Provvisorio per Giury della pubblica Istruzione61 ne regolava l’attività e i membri, che assolvevano le loro funzioni in modo temporaneo, non potevano essere impiegati presso istituzioni della P.I. per evidenti conflitti d’interesse (Titolo I, art. 9). I Giury erano composti da: presidente di nomina regia e, vicepresidente, propresidente e membri, nominati dal Ministero degli interni. La struttura del Giury era articolata su tre livelli: il presidente, uomo di fiducia del governo; i vicepresidenti e propopresidenti scelti per le qualità culturali (“nominati tra i soggetti più qualificati per merito e per dignità”, (Tit. I, art. 3), e i membri, “scelti dal ministero su una terna de soggetti più riputati della provincia, tanto per morale, quanto per cognizione” (art. 4). Il Giury d’esame era composto da un presidente, da un vicepresidente e da sei membri che costituivano un comitato diviso in tre sezioni: scienze, lettere e lingue. Venivano inoltre previsti “Propresidenti” nei distretti della provincia (Titolo II, art. 12). I poteri del presidente del Giury d’esame andavano da quello di “ispettore abituale di tutti gli stabilimenti di pubblica istruzione della sua provincia”, al compito di vigilare “perché sieno esattamente eseguiti tutti i regolamenti tanto di disciplina e d’insegnamento, quanto di economia, riferendo continuamente al Direttore generale”. In effetti, si individuò in tale figura “l’organo intermedio tra il Direttore medesimo ed i capi de’ diversi stabilimenti della provincia, per comunicar loro tutte le disposizioni del governo, e procurarne l’adempimento” (art. 33). Al Vicepresidente e ai Propresidenti veniva assegnato il compito di “vigilare sulle scuole primarie, e gli altri stabilimenti d’istruzione che, oltre ai licei e collegii regali, si troveranno nella provincia” (Titolo II, art. 13). Il regolamento prevedeva sei adunanze l’anno, tre delle quali cadenzate all’inizio, a metà e alla fine dell’anno scolastico. 61 Regolamento provvisorio per Giury della Pubblica Istruzione, Napoli, Tip. Angelo Trani, 1812 (in ASC, Intendenza, B. 992). 29 Nelle sessioni d’esame nei licei e collegi (previsti a Novembre, aprile e settembre) dovevano essere nominati tre membri del Giury, secondo la rispettiva sezione di appartenenza: lingua, lettere e scienze, e ad essi spettava la valutazione gli alunni, sottoponendo l’esaminando a prove scritte e orali su materie proposte a discrezione del presidente, che comunque doveva presenziare gli esami anche nelle scuole secondarie o delegare un pro-presidente. La struttura piramidale e ‘diffusa’ dal centro alla peirferia, aggiunse, in tal modo, anche i caratteri amministrativi e di controllo al nuovo ‘sistema istruzione’ rigidamente costruito secondo la impostazione napoleonica: funzionari e organi di controllo non erano semplici diramazioni in provincia della presenza dello Stato, m anche, e soprattutto, i responsabili della funzionalità e i garanti del rispetto delle disposizioni. 30 1.5 La regolamentazione (1816) “Ritornato S.M. il Re nel 1815 in questo Suo Regno - continuava il Cardito nella Relazione del 1819 - si occupò subito di dare consistenza e realtà” al sistema di pubblica istruzione impostato dai napoleonidi, a conferma della politica della Restaurazione condotta dal ministro Luigi de Medici, anima del governo del Regno delle Due Sicilie, intento a recuperare l’opera riformistica del Decennio in un “sistema statale che non era altro che lo Stato napoleonico o amministrativo”62: D’altro canto – osserva W. Maturi - bisognava imporre l’assolutismo dello Stato alle nuove classi dirigenti laiche. Prenderle di fronte con misure poliziesche il Medici non voleva perché era alieno dai mezzi violenti, né poteva per le contingenze internazionali. E allora egli pensò di togliere loro le teste forti dirigenti (Zurlo, Poerio, Winspear, che furono esiliati), di addomesticarne la maggior parte colla moderazione, col mantenerla negli uffici, con un’azione statale illuminata, e, intanto, coll’alleanza colla Chiesa, preparare nuove generazioni più docili, più malleabili, più obbedienti alle direttive del Governo. Mezzo per questa rieducazione del paese doveva essere la pubblica istruzione, pervasa da spirito confessionalista; ma, poiché era strumento per la salute dello Stato e non fine a se stessa, doveva essere diretta da organi statali laici63. In questo quadro politico, “L’istruzione pubblica - suggeriva il presidente della P.I., Cardito al sovrano - se ben diretta, sarà più utile al re che la sua armata”64. Il sistema scolastico continuò a dipendere dal Ministero degli Interni, nel cui seno si conservò l’organismo amministrativo per la direzione della P.I., ribattezzato Commissione di Pubblica istruzione, cui furono attribuite tutte le funzioni della precedente DGPI65, ma si attuò il programma già stilato da Giuseppe Zurlo, mirante a creare un’unica struttura centralizzata per la gestione e il controllo: aboliti i Giury, si creò un corpo ispettivo di dodici funzionari, gli Ispettori generali della P.I., “destinati per vegliare alla esecuzione degli statuti e regolamenti de’ reali Licei e Collegi, delle Scuole Secondarie del Regno, come pure per attendere alla disciplina ed all’insegnamenti de’ pensionati e delle scuole private” (Istruzione per gli Ispettori generali della P.I , art. 1)66. A livello periferico, vennero istituite, nel 1816, le figure degli ispettori di distretto e quelli di circondario per il controllo e la vigilanza delle scuole primarie, incarichi retribuiti a partire dal 181967, e si attribuirono agli intendenti, coadiuvati dai sottintendenti, quelle funzioni di promozione, gestione e controllo della P.I. sul territorio, precedentemente assolte dai Giury 62 W. Muratori, Il concordato del 1818 tra la Sana Sede e le Due Sicilie, Firenze, Le Monnier, 1929, p. 6. Ibidem, p. 10. 64 Cit. da Zazo L’istruzione pubblica e privata nel Napoletano (1767-1860), cit., p. 189. 65 La CPI, istituita con Real Determinazione del 2 agosto 1815, ebbe con ministeriale 16 agosto 1815 le medesime attribuzioni della soppressa DGPI (CLDAPI, vol 1. pp. 325-326). 66 Circolare Ministeriale 14 febbraio 1816, in CLADPI, vol. 1, pp. 361-364. 67 Tali figure ispettive, sebbene tutte appartenenti al ramo ecclesiastico, come attesta la documentazione d’archivio, permisero di mitigare l’influenza degli ordinari diocesani e dei parroci, cui si affidò, nel 1816, l’istruzione primaria (cfr. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione dalla Restaurazione all’Unità, cit.). 63 31 d’esame68, costituendo un canale amministrativo diretto tra centro e periferia, mediante l’utilizzo di funzionari pubblici, ruotanti intorno all’intendente quale rappresentante lo Stato. L’impianto generale per l’acquisizione dei tre gradi accademici, venne pienamente riconfermato, con il Regolamento per la collocazione de' gradi dottorali varato nel 181569, introducendo qualche modifica atta a snellire il percorso per il conseguimento del titolo di studio necessario per esercitare talune professioni: decadde, ad esempio, il requisito della cedola in lettere e filosofia per gli agrimensori, farmacisti, notai, gli esercenti la bassa chirurgia, i raccoglitori di parto e le levatrici. Anche la fisionomia dell’istruzione universitaria rimase ancorata al DO70, come sintetizzò il principe Cardito: “[il re] ordinò che la Specola [Osservatorio astronomico] si completasse, come è di già completata; che si desse fine all’Orto Botanico, come lo è a quest’ora; che si arricchissero i Gabinetti dell’Università, come di già cominciano ad esserlo; ed ha di più ordinata che una Biblioteca completi nell’Università tutte le facilità per l’insegnamento”71, ponendo, però, tali strutture, sotto il diretto controllo della CPI, azzerando, in tal modo, l’autonomia di ricerca dell’Ateneo72. In ambito ‘secondario’ furono promulgati gli Statuti dei licei, collegi e scuole secondarie (febbraio 1816) e il Regolamento per le scuole private e i pensionati (luglio 1816) 73. Il complesso sistema delle macroaree previsto dal DO, che doveva fornire ad ognuna di esse i 4 indirizzi universitari (medicina, giurisprudenza, scienze matematiche e fisiche, lettere) istallati in altrettanti licei, rimase solo sulla carta a causa di insormontabili difficoltà di tipo finanziario e del mancato coordinamento tra centro e periferia: sui 17 licei previsti ne furono effettivamente aperti soltanto tre, nei quattro anni di governo murattiano successivi al varo del DO: il Salvatore di Napoli, senza cattedre universitarie per la presenza dell’Ateneo; il liceo a indirizzo medico di 68 Circolare 25 ottobre 1815, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77. CLDAPI, vol. 1, pp. 341-359. 70 Statuti per la R. Università degli Studi del Regno di Napoli, 12 marzo 1816, in CLDAPI, vol. I, pp. 422-442. Si confermavano le cinque facoltà del periodo precedente, innalzando il numero delle cattedre. Rimase a capo delle facoltà rimase il decano e al governo dell’Università il collegio dei Decani, presieduto dal Rettore, eletto dal corpo docente. 71 Nel Marzo del 1816 vennero emanati gli Satuti per la Regia Università degli Studi del Regno di Napoli (CLDAPI, vol 1. Pp. 341, che; cfr. A. Zazo, L’ultimo periodo borbonico, in AAVV, Storia dell’Università di Napoli, cit. pp. 485-490. 72 Con Rapporto 2 settembre 1815, il presidente Cardito chiedeva di estendere le attribuzioni della Commissione di Pubblica istruzione appena istituita, riuscendo ad ottenere soltanto il controllo delle strutture scientifiche dell’università (cfr. CLDAPI, vol. 1, pp. 330-336) 73 La regolamentazione degli istituti pubblci fu già operata dai Napoleonidi nel 1812, con i Regolamenti pei icei, Collegi, e scuole secondarie (dati alle stampe per i tipi di Angelo Trani in Napoli). 69 32 Salerno e quello a indirizzo giuridico di Catanzaro; tutti gli altri rimasero collegi così come istituiti con la legge 140/180774. Gli Statuti pei Reali Licei75, quindi, riconfermarono l’impostazione del DO, ma lasciarono cadere lo schema delle macroaree e strutturarono un piano di studi, definito del Titolo I degli Statuti, articolato in 16 cattedre, affidate ad altrettanti docenti, che riusciva a contenere un intero corso secondario e tutti gli indirizzi universitari: questa impostazione risulterebbe ostica da comprendere, senza prima illustrare la chiave di volta del sistema, contenuta nel Titolo II, sottotitolato “gradi dottorali” e nel titolo III, “esami per il conferimento de’ gradi dottorali”. Nel primo articolo del titolo II, si pose la pietra angolare del piano di studi liceali: “Ne reali licei si possono ricevere i soli gradi di approvazione e licenza in giurisprudenza, nelle scienze fisiche e matematiche, nella medicina, e nella filosofia e letteratura” (Tit. II, art. 7). Nel primo articolo del Titolo III si elencarono i contenuti degli “esami per ottenere i gradi di approvazione e di licenza [che] si faranno ne’ licei innanzi le Commissioni formate da’ professori” schematizzati come segue: Commissione di Giurisprudenza Professore di: Professore di: Professore di: Materie Filosofia, etica e diritto delle genti Diritto del regno e di procedura civile Diritto e procedura criminale Commissione di Scienze Fisiche e Matematiche Professore di: Professore di: Professore di: Professore di: Professore di: Professore di: Materie Matematica sintetica Matematica analitica Fisica matematica Fisica sperimentale Chimica e Farmacia Storia Naturale Commissione di Medicina Professore di: Professore di: Professore di: Professore di: Professore di: Materie Notomia e Fisiologia Chirurgia teoretica e pratica Antepratica di medicina medicina pratica chimica e farmacia 74 San Carlo alle Montelle e Caravaggio (Napoli); Maddaloni (Terra di Lavoro); Avigliano (Basilicata), Cosenza e Corigliano (Calabria citra), Monteleone e Reggio (Calabria Ultra), Lecce (Terra d’Otranto), Bari (Terra diBari); Lucera (capitanata); Teramo (Abruzzo ultra I) e Sulmona (Abruzzo ultra II); Cfr. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà, cit. p. 85. 75 Statuti pei Reali Licei, decreto 14 febbraio 1816, CLDAPI, vol. I, pp. 365-342. 33 Commissione di Letteratura e Filosofia Professore di: Professore di: Professore di: (Tit. III, art. 1)76 Materie Filosofia, etica e diritto delle genti Retorica e Lingua greca Lingua latina sublime Dovendo concedere cedola e licenza cui corrispondevano precisi contenuti disciplinari, il liceo fu fornito delle relative cattedre e di un conseguente piano di studi, stabilito nel Titolo primo degli Statuti, che possiamo sintetizzare nel modo seguente: Cattedre 1° 2° - 3° - 4° 5° 6° 7° Materie Catechismo di religione e di morale Grammatica italiana Aritmetica pratica Applicazione delle regole grammaticali della lingua italiana a’ i classici, con analisi grammaticale Storia sacra Geografia Grammatica Latina Esercizio di correttamente scrivere in lingua italiana Storia profana Mitologia - Contenuti e/o libri di testo77 Catechismo stampato ad uso delle scuole primarie Soave, Grammatica Aritmetica pratica ad uso delle scuole primarie Boccaccio, Casa, Firenzuola - Storia sacra ad uso della pubblica istruzione Luigi Galanti, Geografia Portoreale, Compendio [nessuna indicazione, in quanto è una esercitazione] - Storia profana [senza atra indicazione] - Tomeo, Mitologia - Applicazione delle regole grammaticali - Portoreale, Grammatica latina; Classici: Fedro; Nipote; della lingua latina a’ classici con analisi Cicerone, Epistole; Cesare, Commentari; Virgilio, grammaticale Egloghe e Georgiche - Umanità colla spiegazione de’ classici - Portoreale, Grammatica latina; Classici: Cicerone, Uffizii prosatori e poeti che hanno maggiormente e Orazioni; Virgilio, Eneide elevazione nello stile e ne’ sentimenti, rilevandosi le grazie e la precisione per le quali si distinguono - Grammatica della lingua greca - Portoreale, Grammatica di lingua greca; Nuovo Testamento; Silloge - Antichità romane - Salvatore Aula, [Antiquatum romanarum epitome] - Antichità greche - Oliver Goldsmith, [Compendio della storia greca] - Retorica - Majelli, Istituzioni oratorie; classici: Sallustio, Livio, Tacito, - Poesia italiana e latina - Orazio - Applicazione delle regole grammaticali a’ - Classici: Isocrate, Omero, Demostene classici greci, con analisi grammaticali - Filosofia - Soave, Istituzioni - Diritto di natura - Eineccio, Elementi del diritto di natura e delle genti - Verità della religione cattolica - “[il professore] darà un trattato sulla verità della religione cattolica” - Matematica sintetica - Flauti e Giannattasio 76 A quali professioni abilitassero tali commissioni, su quali contenuti dovesse vertere l’esame dei candidati, nonché la relative modalità di esami erano già state illustrate nei Regolamenti dei gradi dottorali congiuntamente ai Regolamenti della Regia Università. 77 Gli Statuti avvertivano che i testi indicati erano provvisori, in attesa di testi “compilati per ordine del Governo, onde l’istruzione sia uniforme e progressiva” (Tit. I, art. 5). 34 8° - Matematica analitica - Fisica matematica 9° - Chimica - Farmacia (“eseguendosene le dimostrazioni laboratorio di chimica”) - Storia naturale 10° 11° nel 15° - Diritto del regno - procedura civile - Diritto - Procedura criminale - Notomia - Fisiologia “eseguendosi le sezioni anatomiche nel teatro a ciò destinato” - Chirurgia teorica - Chirurgia pratica - Ostetricia “eseguendone la parte clinica nell’ospedale” - Antepratica di medicina 16° - Medicina pratica 12° 13° 14° Bossut, [Corso di matematica]; Fergola, Sezioni coniche analitiche; “[il professore] correderà le sue lezioni con Lagrange, Eulero, Monge ed Hachette, e con Biot; per la Meccanica, Fergola” Sementini, Instituzioni; “[il professore] correderà le sue lezioni con Mojon; Adet, Brugnatelli; Thompson; Berthollet e Movillon-Lagrange “Millini; [il professore] correderà le sue lezioni per la zoologia con Buffon e supplemento di Lacepede, con Dumeril e Cuvier, e quelle di mineralogia con Brougnart, Hauy, Vernier, Breislak, Melograni “Leggi civili del Regno in vigore” “Leggi criminali del Regno in vigore” Francesco Cerio Grimaldi, Elementi di anatomia; “[il professore] correderà le sue lezioni con Goemmering, Bichat, Boyer, avendo presente le scoverte di Gall sopra le strutture del cervello” Richter, Istituzioni; “[il professore] correderà le sue lezioni con Monteggia, Richerand” “Instituzioni che formerà nell’antepatrica di Andria e su quella di Miglietti” Andria, Instituzioni di medicina pratica; “[il professore] correderà le sue lezioni con “Odier, Burserio, Cirillo, Daruwin e Pinel” Le prime sei cattedre del piano di studi fornivano gli elementi culturali della formazione, imperniata sulla tradizione umanistica (reimpostata dai Gesuiti con la Ratio studiorum maturata alla fine del XVI secolo e recuperata per il liceo napoleonico con il decreto del 1809) strutturata nei tre corsi progressivi di Grammatica, Umanità e Retorica. Solo dopo questo apprendistato letterario, seguivano i più ‘astratti’ contenuti della settima e ottava cattedra: Filosofia, Matematica e Fisica. Le successive 8 cattedre raggruppavano più propriamente gli insegnamenti universitari e professionalizzanti, forniti dal corso di studi giuridico, medico o scientifico; mentre il quarto indirizzo, quello letterario, già abbondantemente assorbito nella formazione generale, non necessitava di una ulteriore cattedra tra quelle universitarie. Tale struttura liceale poteva concedere due gradi accademici: cedola e licenza abilitando i candidati a proseguire nelle carriere amministrative o nell’esercizio delle professioni secondo i regolamenti dei gradi accademici78. L’ultimo grado, la laurea, titolo necessario per accedere alle 78 Le Commissioni d’esame erano incaricate di proporre i quesiti, ma non dovevano esprimersi sulla valutazione: “il giudizio di ammissione a’ gradi dottorali, o di rifiuto è riservato alle facoltà della regia universà degli studj” (Tit. II, art. 19). 35 più alte cariche ed esercitare le professioni liberali, poteva essere assegnata esclusivamente dall’Università di Napoli su tutta l’area continentale. Gli Statuti non tralasciarono di regolamentare: le funzioni e ruoli del personale (rettore, vicerettore, prefetto d’ordine, prefetti di camerata e docenti); l’organizzazione didattica e pedagogica (durata del corso di studi, calendario scolastico, orari delle lezioni; disciplina e vita interna del convitto); la determinazione delle tabelle stipendiali del personale e la regolamentazione della gestione economica e amministrativa dell’istituto. Con decreto della stessa data, 14 febbraio 1816, si emanarono anche gli Statuti pe’ collegi e per le scuole secondarie e, relativamente ai primi, si distinse tra collegi con convitto e senza convitto, applicando al convitto la medesima organizzazione di quella del liceo; ed il piano di studi collegiale corrispose esattamente, per progressione e contenuti, alle prime otto cattedre del liceo79. Infine, si stabilì il ruolo e la funzione delle scuole secondarie, poste a carico del comune: “Sono considerate scuole secondarie tutte quelle dove l’insegnamento non potrà ricevere quella estensione determinata de’ collegi, e dove il corso degli studi non potrà essere ugualmente metodico e progressivo”80, rendendo molto più agevole l’apertura dal momento che consentì di proporre al ministero la tipologia di corso e il numero di cattedre a seconda delle necessità e le finanze locali. Riconfermata l’impostazione data con DO al sistema di pubblica istruzione, ridisegnata la fisionomia degli istituti pubblici, si varò, a pochi mesi dall’emanazione degli Statuti, anche il Regolamento per le scuole private e i pensionati (10 luglio 1816)81, sottoponendo anch’essi al controllo dello Stato: prescritto l’obbligo di presentazione alla CPI del “piano d’istruzione letteraria, scientifica e morale” e il possesso dei gradi accademici degli insegnanti82 e solo in un secondo momento e relativo controllo, la CPI poteva richiedere al Ministero dell’Interno l’autorizzazione e il rilascio della patente, sottoposta a rinnovo annuale. Per garantire la “uniformità del metodo e delle dottrine ogni maestro autorizzato… [doveva] adoperare in 79 80 Statuti pe’ Collegi e per le scuole secondarie, Parte seconda, Titolo VI, art. 26, in CLDAPI, vol. I, p. 420. CLDAPI, pp. 481-500. 82 Si escludevano da tale obbligo i maestri di: “calligrafia, rudimenti del leggere e dello scrivere, l’aritmetica pratica, la geografia locale, la scrittura mercantile, e le lingue straniere”, tenuti a sottoporsi all’esame dinanzi all’ispettore generale, per le scuole e pensionati con sede a Napoli, e nelle provincie “diretti agli intendenti e sottintende per essere esaminati da coloro che saranno destinati all’uomo” (art. 4). 81 36 preferenza i libri… stati stampati per uso della Pubblica istruzione” (art. 12), ed ogni scuola o pensionato era sottoposto alla “vigilanza e protezione” della CPI83. In questo quadro, i canali di formazione: pubblico (Liceo, collegio e scuole secondarie) e privato (laico ed ecclesiastico), risultavano complementari, e ad essi bisognerà aggiungere, a partire dagli anni Venti, il terzo canale: i seminari riaperti e reimpostati, a partire dal concordato del 1818. Lo Stato generale dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno 1818 (ma aggiornato, con successive modifiche, al 1819), fatto predisporre dal principe di Cardito, ci fornisce la sintesi al nostro discorso: 83 Restavano esclusi dalla “vigilanza e protezione della Commissione della Pubblica istruzione” le scuole destinate a impartire “le arti del disegno, purché non si dia ammaestramento di scienze, per conoscere i principi teorici e le Accademie di scherma, di ballo, e di altro esercizio ginnastico” (art. 19). 37 “Stato generale dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno 1818”84 Provincie Licei e Collegi pubblici Napoli Provincia Napoli Terra Lavoro Numero di alunni Interni Esterni Liceo del Salvatore; 211 54 Collegio MedicoCerusico 33 44 di di Collegio in Maddaloni 59 3 Terra di Bari Collegio in Arpino Liceo in Salerno; Collegio in Avignano Collegio in Avellino “decretato” Collegio in Lucera Liceo in Bari Terra d’Otranto Collegio in Lecce Calabria Citra Collegio in Cosenza Liceo in Catanzaro Collegio in Reggio Collegio in Campobasso Principato Citra Basilicata Principato Ultra Capitanata Seconda Calabria Ultra Prima Calabria Ultra Provincia di Molise 11 Scuole secondarie (umanistiche, scientifiche e di agricoltura pratica) 2 collegi “diretti dagli Scolopi, ed a loro conto” Pensionati 2 pensionati degli Scolopi; 37 pensionati “e da approvarsi 10, oltre tre degli Scolopi riguardati dal Governo ugualmente come pensionati in quali esso da un incoraggiamento” Massalubrense; Castellammare Acerra; Airola; Cervaro 97 Nocera dei pagani 49 Montepeloso 35 8 Foggia; 2 in Lucera 16 33 Molfetta; Mola; Monopoli; 2 a Putignano Galatona; Galatina 28 22 70 77 Pensionato degli Scolopi in Gaeta 417 Pensionato degli Scolopi Pensionato degli Scolopi in Melfi 237 Liceo in Aquila 41 Collegio in Teramo 44 387 256 Pensionato degli Scolopi in Foggia Pensionato degli Scolopi in Turi 203 Pensionati degli Scolopi in: Francavilla; Manduria; Brindisi; Campi e Trifase 104 Rossano; Scigliano; 3 in Cosenza Mesuraca; Cirò; Catanzaro; 203 233 203 15 19 Scuole private (autorizzate o ancora da autorizzare) 417 253 Avellino 93 129 Abruzzo Citra Secondo Abruzzo Ultra Primo Abruzzo Ultra Collegi retti da ordini e congregazioni religiose 98 Agnone; Larino; Campobasso; Isernia; Casacalenda; Baselice; Montenero di Bisaccia; Bonefro; Bagnoli; Guglionesi; Frosolone; Civitacampomarano; 2 in: Morcone; Trivento; Riccia Torino; Atessa; Vasto; Archi; Chieti Castel di Sangro; Città Ducale; Lionessa Civita Sant’Angelo 273 Guardiagrele; pensionato degli Scolopi in Chieti e Lanciano 243 183 97 84 ASN, CGPI, fs. 1548; parzialmente utilizzato da R. Gragnaniello, Didattica e istruzione, cit., pp. 125 e 143. Non annoveriamo nella mappa le scuole primarie femminili e maschili e le cattedre dell’Ateneo napoletano, contemplate dal Cardito. 38 Cap. 2 Biase Zurlo e il sistema d’istruzione secondaria in Molise (1810-1820) 2.1 La fondazione del Collegio Sannitico All’indomani dell’approvazione del Decreto organico per l’istruzione pubblica (29 novembre 1811) il Ministero degli Interni promosse un censimento di “tutti quegli stabilimenti tenuti da Preti Secolari, da Corporaz[io]ni soppresse, o non soppresse, o da tutt’altri” nelle provincie del Regno, per reperire informazioni “sul loro stato attuale tanto per l’insegnam[ent]o, che per la disciplina, e sulle loro risorse finanziarie”, al fine di “rianimare” la pubblica istruzione85. Nella Provincia di Molise risultò aperto il solo Collegio dei Padri Missionari nel comune di Lucito86, mentre delle sette Diocesi con sede vescovile nei comuni molisani solo quella di Larino poteva avvalersi del Seminario87. In assenza del tradizionale canale ecclesiastico di formazione, venuto meno per la soppressione, tra il 1807 e il 1809, delle congregazioni e degli ordini religiosi che sul territorio molisano gestivano diversi istituti di istruzione88, e nel quadro della nuova politica scolastica inaugurata dai Napoleonidi, la fondazione di un collegio, considerata una priorità assoluta dall’intera classe 85 Circolare ministeriale, Napoli 4 gennaio 1812, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 990, f. 81. “L’istituto [di Lucito] chiama i suoi sacerdoti al dovere della pubblica Istruz[ion]e ed a quella dell’educa[zion]e dei fanciulli. A quest’oggetto essi ànno una Chiesa pubblica, dove i P.P. predicano, amministrano i Sagram[en]ti e colla massima soddisfaz[ion]e imparano ai ragazzi la Dottrina Cristiana. Tengono una scuola, dove ogni fanciullo può entrarvi gratis due volte al giorno per imparare a leggere, scrivere, ed il Catechismo di Religione e dei doveri sociali, e dove s’insegnano la lingua Latina e Filosofia. Mantengono infine un collegio aperto, dove un alunno, pagando un annualità di £. 264, gode il vantaggio di profittare di tutto il sistema di buona educaz[ion]e che i PP fanno stare sempre in vigore. In c[otest]o Collegio, oltre alle lezioni comuni alla scuola pubblica, vi s’insegnano le matematiche, la Filosofia e la Teologia” (Rapporto, Arciprete G. de Rubertis al Giury d’esame della Provincia di Molise, Lucito 10 frebbaio 1814, in ASN, CGPI, fs. 1488. Nel 1814, per le precarie condizioni dei locali e la mancanza di fondi, erano impiegati nelle scuole solo due sacerdoti e presenti 11 allievi per cui Matteo Galdi, capo della Direzione Generale della Pubblica Istruzione, consigliò al comune di versare gli avanzi di cassa in favore del Collegio, ma, per sopraggiunte calamità naturali, la municipalità aveva esaurito i fondi (ASN, CGPI, f. 1488). L’altra istituzione, retta dai Padri Missionari in Provincia, era il settecentesco collegio di Frosolone, andato distrutto col terremoto del 1805, in cui morirono docenti e allievi (Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 aprile 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 65). I Padri Missionari appartenevano alla congregazione dei Padri Sacramentini fondata nel 1746 a Lucera da padre Vincenzo Mannarini, che, richiamandosi all’esperienza di Alfonso dei Liguori, volle unire alle missioni le scuole; cfr. N. D’Antonio, Giuseppe Maria de Carlo: la voce del popolo, Bojano, Parrocchia di S. Maria Assunta, Tipolito Matese, 2007, p. 10. 87 “Il comune di Larino ha da tempo antichissimo il diritto di mandar a sentir a’ ragazzi le lezioni nel Seminario, senza esser impediti da’ Superiori Ecclesiastici” (Consiglio distrettuale di Larino, seduta 25 settembre 1818, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 62). I comuni molisani a partire dal 1811, anno dell’annessione territoriale del distretto di Larino, rientravano nelle Diocesi di Boiano, Isernia, Larino, Termoli, Trivento, Venafro, Guardialfiera, le ultime due soppresse a seguito del concordato del 1818. 88 Sugli ordini e congregazioni soppressi in provincia si veda D. Forte, Il problema dei monasteri soppressi nel Molise nel secolo 19, s.n., s.l., in “Atti della mostra documentaria: il Molise verso l'Unità” a cura dell’Archivio di Stato di Campobasso; sulle conseguenze della soppressione dei conventi si rimanda a V. De Vitiis, Il concordato del 1818 e la proprietà ecclesiastica: restituzione e ristrutturazione in Molise, in G. Galasso - C. Russo (a cura di), Per la storia sociale e religiosa nel Mezzogiorno d’Italia, 2 voll., Napoli, Guida, 1980, vol. I, pp. 531-577. 86 39 dirigente molisana, era sostenuta con forza nei consigli distrettuali89 e richiesta di continuo a ‘Sua Maestà’ nelle sessioni annuali del Consiglio Generale della Provincia90. I riordinamenti del settore secondario e universitario sotto le reggenze di Giuseppe Bonaparte e Giocchino Murat, con la Legge n. 140 per lo stabilimento dei collegi (1807)91, il Decreto organico per l’istruzione pubblica (1811)92 e il Regolamenti per la collocazione dei gradi dottorali (1812)93, avevano reso indispensabile la presenza di un collegio e di un liceo, ritenuti ormai istituzioni centrali per la formazione della nuova classe dirigente, chiamata a gestire e garantire il nuovo assetto politico-istituzionale94. Il maggior ostacolo per la fondazione di un collegio era rappresentato dalla costituzione di una rendita annua netta, fissata dalla Legge n. 140 del 30 maggio 1807 in 6.000 ducati annui (Titolo 89 “Si fa presente, che non solo il Distretto, ma la Provincia istessa è totalmente priva di Collegio, e di altre case di pubblica educazione. Che i giovani si perdono nell’ignoranza. Quindi il consiglio supplica S. M. ad accelerare l’istallazione di un Collegio nel Capoluogo della Provincia” (Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 5 ottobre 1810, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 59). 90 Nella seduta dedicata all’istruzione il Consiglio, nel 1809, stigmatizzava: “Istruzione, è una voce incognita alla Provincia. Il Governo è stato frodato generalmente nelle sue speranze, ma molto più presso di noi” ed avanzava la prima ipotesi di sede e di dotazione: “Si disse nell’anno scorso, che in Provincia vi era bisogno di un Collegio. Due locali più adattali vi sono il Monistero de’ Domenicani a Morcone piccilo, e quello a Cercemaggiore vasto. Qualunque di questi S.M. voglia prescegliere è giovevole pregarla di eseguirlo al più presto: i ragazzi della Provincia non hanno dove racchiudersi: questi son la speranza della sua miglior fonte, ma bisogna renderli saggi e costumati, perché riescano un giorno utili amatori della Patria – Sarebbe opportuno aggregare al mantenimento del Collegio i fondi de’ soppressi Monisteri, siccome si è compiaciuta S.M. disporne le altre Provincie del Regno” (Consiglio Generale della Provincia di Molise, seduta 23 ottobre 1809, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 69, f. 48). Nel 1810 il Consiglio, presieduto da Vincenzo Cuoco e alla presenza dell’intendente Matteo Galdi, futuro direttore della Pubblica Istruzione, esprimeva il medesimo indirizzo: “Per l’istruzione […] il Consiglio crede di urgentissima necessità lo stabilimento di un Collegio per gli uomini. I fondi de’ Seminari e de’ Monasteri soppressi potrebbero servire a tale oggetto” (Consiglio Generale della Provincia di Molise, seduta 29 settembre 1810, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 69, f. 48). Nella sessione del 1811, presieduto dal molisano Amodio Ricciardi, procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, si articolava la proposta dell’anno precedente: “Lungi dall’avere novi Collegi, o licei, la gioventù provinciale è ancora priva del soccorso de’ Seminari Diocesani, i quali sono tutti chiusi, o perché le sedi sono vacanti, o perché i Vescovi non gli curavano. Il consiglio propone ingiungersi ai Vescovi, ed ai Vicarj di riaprirli: ma non basta riaprirli senza corrigerne i difetti. […]. Il consiglio vede la necessità di un Collegio Provinciale, e per istabilirlo propone di assegnargli i fondi de’ Seminarj Diocesani della Provincia: propone di situarlo nel Monistero de’ Cappuccini di Campobasso sito in un ameno luogo, provveduto di fabbriche, ed un spazioso giardino, ove potrebbe ancora designarsi l’orto botanico” (Consiglio Generale della Provincia di Molise, seduta 1 ottobre 1811, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 69, f. 49). Per una visione generale sulle tematiche affrontate e sulle proposte avanzate dai Consigli provinciali si rimanda a R. Lalli, I Consigli della Provincia di Molise, 3 voll., Formia, Edizione Vitmar, 1997. 91 CLDAPI, vol. I, pp. 34-42. 92 CLDAPI, vol. I, pp. 230-239. 93 CLDAPI, vol. I, pp. 239-258. 94 Per un inquadramento storico delle politiche scolastiche nel Meridione durante l’Ottocento preunitario, in grado di fornire un approccio metodologicamente e criticamente rinnovato, si rimanda a M. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà, Bologna, Il Mulino, 2005, pp. 61 e ss.; R. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione dalla Restaurazione all’Unità, in H.A. Cavallera (a cura di), Marco Gatti e la riforma della scuola. Atti del Convegno internazionale di Manduria, 9-10 novembre 2000, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita Editore, 2003, pp. 175-200. Una rassegna bibliografica è fornita da M. Lupo, Istruzione, economia e società nel Mezzogiorno preunitario: note per una ricerca, in I. Zilli (a cura di), Risorse umane e Mezzogiorno. Istruzione, recupero e utilizzo tra ‘700 e ‘800, Napoli, ESI, 1999, pp. 1-6, note 1-6. 40 II, art. 3), la c.d. ‘dotazione’, necessaria, per i ¾ a coprire il pagamento degli stipendi di docenti e impiegati e a garantire il vitto ad alunni e personale95. Lo Stato assicurò la costituzione della ‘prima dotazione’ dei collegi utilizzando parte del patrimonio delle congregazioni e degli ordini religiosi soppressi cui aggiunse uno stanziamento di fondi per l’istruzione pubblica derivanti dalla rendita del demanio, anch’esso in gran parte costituito da beni delle case religiose soppresse96. Benché la suddetta legge prevedesse l’istituzione di un collegio in ogni Provincia del regno (Titolo I, art. 1), al Molise non vennero assegnati né fondi, né beni ecclesiastici a tale scopo, perché prevalse una diversa valutazione da parte del governo centrale, tesa ad inserire la Provincia di recente creazione (R. D. 11 dicembre 1806) all’interno del sistema infrastrutturale del Regno, progettando la realizzazione di due importanti strade di collegamento da finanziare, appunto, attraverso la gestione delle proprietà delle corporazioni religiose soppresse sul suo territorio97. Soltanto la nomina di Biase Zurlo a Intendente della Provincia di Molise, nel 1810, consentì di porre le premesse per il rilancio della pubblica istruzione sul territorio e sostanziò la volontà politica della classe dirigente molisana in un progetto organico inquadrato nei nuovi indirizzi di politica scolastica posti in essere dai Napoleonidi98. L’istallazione, poi, nel giungo del 1812, 95 Lo Stato, nella suddetta legge, si riservava di decidere, con ulteriori decreti attuativi, le modalità con cui costituire la prima dotazione (Titolo II, art. 5). Il governo borbonico, con la Legge organica sull’amministrazione civile n. 570 del 12 dicembre 1816, fece gravare sulla Provincia le spese dei collegi e dei licei, “escluse le spese di prima dotazione già stabilita” (Parte II, Titolo VI, art. 160, in Collezione delle leggi e decreti del Regno delle due Sicilie, Anno 1816, II semestre, Napoli, Stamperia Reale, p. 470); cfr. G. Landi, Istituzioni di diritto pubblico nel Regno delle Due Sicilie (1815-1816), Milano, Giuffrè, 1977, p. 642. 96 Cfr. G. Nisio, Della Istruzione pubblica e privata in Napoli dal 1806 sino al 1871, Tipografia dei Fratelli Testa, Napoli, 1871, p. 9. Secondo L. Bianchini lo Stato stanziò per l’istruzione, sino al 1 maggio 1808, 192.000 ducati; cfr. L. Bianchini, Della storia delle finanze del Regno di Napoli, Stamperia Francesco Lao, Palermo, 1839, vol. II, p. 574-586 (ristampa anastatica Arnaldo Forni editore, Bologna, 1983). 97 Con R.D. 23 settembre 1807 iniziò la vendita dei beni delle soppresse corporazioni religiose per la costruzione della Pontelandolfo-Campobasso che avrebbe collegato il capoluogo molisano con Napoli, e della Sepino-Isernia. Con R.D. 22 febbraio 1811 le proprietà ecclesiastiche furono incamerate dalla Provincia di Molise che si impegnò a corrispondere 10.000 ducati in tre anni per la realizzazione delle suddette strade. Il valore complessivo dei beni fu calcolato in 20.000 ducati; cfr. L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, Campobasso, Editrice Lampo, pp. 19-20. 98 Nato a Baranello (Cb) il 12 dicembre 1855 (fratello di Giuseppe futuro ministro degli Interni durante il Decennio francese) si trasferì a Napoli per conseguire la laurea in Legge, e qui poté formarsi accanto agli uomini più rappresentativi dell’illuminismo napoletano: Pagano, Filangieri, Longano e Galanti, i cui progetti di riforma tentò di trasferire sul piano concreto delle iniziative di governo, sulla scia di quel riformismo meridionale inaugurato da G. Genovesi. La transizione post-rivoluzionaria segnò l’inizio della sua carriera politico-amministrativa: fu nominato Visitatore economico (1799-1801) del Contado del Molise e in tale ruolo descrisse e denunciò, nella Relazione al Direttore delle Reali finanze, le condizioni sociali ed economiche del territorio, proponendo, per far fronte ai numerosi problemi: la ristrutturazione del sistema fiscale, il decentramento amministrativo e l’autonomia del Contado. Cooptato nella classe dirigente, durante gli anni di governo francese, assunse numerose e importanti cariche pubbliche nella neonata Provincia di Molise: Consigliere d’Intendenza e Sottintendente del distretto di Campobasso, Direttore delle contribuzioni dirette, Commissario ripartitore delle terre demaniali per il Molise e la 41 della Direzione Generale di Pubblica Istruzione, fornì a Zurlo il diretto canale amministrativo da utilizzare per la realizzazione della politica di governo locale, nel conseguimento di quel “sistema uniforme di insegnamento” indicato dal direttore Matteo Galdi99. Per superare lo stallo in cui si venne a trovare la fondazione del collegio in Provincia, Zurlo, esponendo il suo programma dinanzi al Consiglio Generale della Provincia, nella seduta del 1812, asseriva: Fissato questo miglioramento [le strade], almeno fino a questa Centrale [Campobasso], potrà pensarsi agli altri, di cui la Provincia manca. Il Collegio, ed il Liceo ne saranno i primi oggetti. Sono queste istituzioni degne delle premure le più grandi; ed esse da qualche tempo richiamano già tutte le mie vedute. Qual vantaggio la Provincia non ha a sperare nel ramo d’Istruzione, quando alle mie unite sono le cure di colui, che prima di me Amministratore del Sanno dirige oggi sì degnamente la pubblica Istruzione del Regno [Matteo Galdi]? Il Budget [bilancio] che io vi presento contiene questo articolo100. In questi termini, per la prima volta, veniva inserito nel bilancio provinciale un capitolo per l’istruzione pubblica, fissando la relativa copertura finanziaria in £ 4.400 (circa 1.100 ducati) che il consiglio non solo approvò per l’anno 1812, ma ripeté anche nel bilancio di previsione del 1813 la stessa somma “perché questo Art[icol]o abbia sollecitamente il bramato effetto”101. Nel 1813, però, l’intendente vide sottrarsi dal Ministero degli Affari Interni, retto dal fratello Giuseppe, i fondi previsti nel bilancio provinciale per quell’anno, perché destinati agli stabilimenti di istruzione di Napoli102. Contrariato per la decisione, Biase Zurlo scrisse, allora, al ministro rivendicando lo storno di fondi come un prestito da restituire l’anno successivo affinché, senza altre dilazioni, si potesse istituire il Collegio. La risposta del ministro non si fece attendere e fu largamente motivata: Capitanata, Presidente della Deputazione per le opere pubbliche, sino a raggiungere, nel 1810, succedendo a Matteo Galdi, l’apice dell’amministrazione provinciale quale Intendente del Molise, carica che mantenne ininterrottamente fino al 1820. Allo scoppio dei moti, il suo assolutismo illuminato lo rese inviso ai costituzionalisti tanto da non trovare una collocazione nel nuovo scenario istituzionale. Dopo la parentesi rivoluzionaria, Zurlo venne reintegrato nell’amministrazione borbonica come intendente della Provincia di Capitanata (1821), dove tentò di attuare nuovi progetti tra i quali spiccano la fondazione della cassa di sconto e lo stabilimento di colonie nei latifondi. Nel 1824 approdò al Consiglio di Stato e partecipò, dal 1825, ai lavori della Commissione incaricata di affrontare l’annosa questione delle terre demaniali del Tavoliere delle Puglie. Morì a Napoli il 18 maggio 1835. Cfr. P. Albino, Biografie e ritratti degli uomini illustri della Provincia di Molise, 3 voll., Campobasso, 1864-1866, s.n., vol. I, sez. III, pp. 23-26; R. Lalli, Politici, economisti, amministratori nel Molise. Biase Zurlo: un amministratore attento ai problemi dell’economia, in “Molise economico. Periodico della Camera di Com. Ind. Art. e Agr. di Campobasso”, 4(1977), n. 1, pp. 43-50; Id., Biase Zurlo, in “Archivio storico molisano”, 2(dicembre 1978), pp. 81-100; Id., Profili e personaggi molisani, Campobasso, Grafedit, 2001, pp. 41-54; N. Mignogna, Per una biografia di Biase Zurlo, Annali cuochiani,4(2006), pp. 63-94;G. Zarrilli, Il Molise agli inizi del Risorgimento, in “Samnium”, 36 (1963), n. 3-4, pp. 57-82 (contiene la trascrizione della Relazione al direttore delle finanze). 99 Lettera di insediamento del direttore M. Galdi all’intendente B. Zurlo, Napoli 24 giungo 1812, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 992, f. 88. 100 Consigli Generale della Provincia di Molise, seduta del 1 settembre 1812, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 69, f. 49. 101 Ibidem. 102 I fondi furono distratti nell’ottobre del 1813 e nell’aprile del 1814 (ASN, CGPI, fs. 403). 42 Niente di più giusto: le vostre vedute vanno perfettamente d’accordo con le mie circa il pronto stabilimento del Collegio, ed io procurerò di secondarle con tutt’i miei mezzi i progetti del Consiglio Generale: io prenderò tutte le occasioni per promuovere l’Istruzione pubblica nella provincia, e per ottenerle da S.M. i mezzi necessarj. Giova però prevenirvi, che le circostanze della provincia di Napoli non permettono che oltre le imposizioni, che soffrirà nel prossimo anno per accorrere essa sola a tutte le spese dell’Istruzione pubblica, possa ancora gravarsi di altra somma per rimborsare diverse provincie delle somme improntate. Altronde, Sig.r Intendente, conviene naturalmente riflettere, che la misura adottata, mentr’è stata dettata dal bisogno, parte dalla regolarità e dalla giustizia della stessa cosa. Nella Capitale si riuniscono tutti stabilimenti generali d’istruzione, che apportano de’ vantaggi, e regolano amministrazione non solo della provincia ma di tutto il Regno. La gioventù non meno di Napoli, che della provincia è educata ed istruita nella capitale. Ogni ragione vuole che tutte le provincie sentano il peso per lo mantenimento di tali stabilimenti, ciascuna in proporzione delle circostanze, e de’ mezzi attuali. Il collegio non è ancora istallato nella provincia di Molise: i fondi portati nel budget provinciale del 1813 per la istruzione pubblica sarebbero rimasti inutili. […] L’istruzione pubblica deve riguardarsi come il primo bisogno di ogni provincia. Se le circostanze di quest’anno esigono che la provincia di Napoli impronti de’ fondi dalle altre provincie; in altra occasione potrà quella 103 di Napoli fare altrettanto in di loro vantaggio . Replicando, B. Zurlo sottolineò come nella Provincia di Molise l’istallazione di un collegio costituisse il ‘primo bisogno’ in quanto, per favorire l’istruzione bisognava innanzitutto promuovere i nuovi istituti tra un ceto non ostile alle cure educative, ma ancora estraneo alle possibilità offerte dal recente ordinamento scolastico: La dissipazione quasi universale della gioventù dallo studio, cui contribuiscono nelle epoche presenti tante cagioni, che sarebbe inutile di annoverare innanzi alle sublimi vedute di E.V., ed una certa alienazione del maggior numero de’ padri di famiglia (conseguenza in parte delle loro poco felici circostanze) a volere spendere delle grandi somme in proporzione delle loro facoltà, per mantenere i loro figli negli studi della Capitale, sono due potenti ragioni pe’ progressi dell’ignoranza, alle quali sarebbe d’uopo di presto ovviare. Alla prima io penso che il più efficace rimedio sarebbe l’emulazione, da cui i giovani si sentono tanto più intimamente penetrati quanto più da vicino ne sono tocchi: alla seconda il presentare ai padri di famiglia un mezzo di buona educazione de’ loro figliuoli, che non li obbligasse a delle spese superiori alle loro presenti forze104. Fiducioso nel rientro del capitale e certo del completo sostegno del ministro, Biase Zurlo avviò l’operazione economico-finanziaria in grado di garantire la dotazione del Collegio, affidandone l’esecuzione ad una deputazione provinciale creata ad hoc, composta dai cassieri del comune di Campobasso, Crescenzio Marsico ed Eugenio D’Alena105. L’8 aprile del 1814 l’intendente spediva per l’approvazione al direttore Galdi e al Ministro Zurlo il progetto definitivo per una prima costituzione della dotazione, articolato nelle seguenti voci: £ 17.600 (fondi della provincia fissati nel Budjet per gli anni 1812, 1813, 1814); £ 23.200 (fondi del comune di Campobasso fissato nel Budjet per il 1814); il totale investito in cedole per acquistare i fondi demaniali dello stato, a favore del Collegio106. 103 Ministro G. Zurlo all’intendente B. Zurlo, Napoli 20 ottobre 1813, in ASN, CGPI, fs. 403. Intendente B. Zurlo al ministro G. Zurlo, Campobasso, 30 ottobre 1813, ASN, CGPI, fs. 403. 105 Le dettagliate informazioni tecniche sul ruolo svolto dalla deputazione nelle operazioni sono documentate in ASN, CGPI, fs. 403. 106 Intendente B. Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 8 aprile 1814, in ASN, CGPI, fs. 403. I fondi del comune di Campobasso erano già stati messi a disposizione dal sindaco Francesco Marsico a partire dal 1812. 104 43 Le cedole, emesse dal governo francese per liquidare il debito pubblico ed ammesse per l’acquisto di beni demaniali, avevano un prezzo di molto inferiore al valore nominale107; per cui l’acquisto dei beni dello Stato in favore del collegio molisano mediante le cedole, secondo i calcoli di Biase Zurlo, consentiva “un vantaggio di 2 a 1 pei beni che v’entrano” rispetto all’acquisto in contanti108. La necessaria autorizzazione fu decretata il 24 maggio e contemporaneamente furono accreditati dal Tesoro anche i fondi provinciali in precedenza distratti dal ministero e, tre giorni dopo, B. Zurlo poté comunicare il buon esito dell’ operazione a Galdi, il quale espresse un profondo e lodevole apprezzamento: Il suo graditissimo foglio de’ 27 dello spirato mese ha eccitato nel mio cuore una viva commozione […]. La premura, lo zelo e l’entusiasmo, che Ella ha spiegato per la fondazione di d[ett]o Stabilimento è una lampante pruova oltre a tante altre, della sua sapienza nel governare, e della felicità, che godono i suoi amministrati, e che debbon sempre più sperare dal suo governo109. Il primo nucleo dei beni del Collegio Sannitico fu costituito dal fondo della Badia di S. Pietro a Pianisi nel Comune di Sant’Elia, a pochi chilometri dal capoluogo molisano, che assicurava una rendita annua di 1.125 ducati110. Esauriti i fondi disponibili, l’intendente, il 28 giugno 1814, chiese al ministero degli Interni un contributo per il compimento della dotazione, sostenuto “dalla stessa sacra Parola del Re, che nella sua benevolenza si degnò promettere una convenzione ancor più ampia, sull’oggetto alla Deputazione, che recò a piè del trono l’omagio delle felicitazioni”111. Ottenuto il dono sovrano, concreta conferma della condivisione del progetto, e con la dotazione ancora da completare, Precedentemente destinati “per le spese di caserma e cimitero” (sindaco F. Marsico al direttore M. Galdi, Campobasso 2 agosto 1812, in ASN, CGPI, fs. 403), poterono essere ridestinati in quanto la Provincia, nel 1811, incamerò le proprietà delle corporazioni religiose soppresse per far fronte anche a tali spese. Sulle fasi di fondazione del collegio fin qui descritte relazionò l’intendente nel discorso pronunciato nella seduta del Consiglio Generale della Provincia del 1 ottobre 1814, trascritto in L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, cit., pp. 24-26. 107 Cfr. L. Bianchini, Della storia delle finanze del Regno di Napoli, cit., vol. II, p. 574-586; N. Ostuni, Appunti per una storia delle finanze del Mezzogiorno napoleonico, in C. D’Elia – R. Salvemini (a cura di), Riforma e struttura. L’impatto della dominazione napoleonica nel Mezzogiorno fra breve e lungo periodo, Napoli, Consiglio Nazionale delle ricerche, c2008, pp. 393-407. 108 Intendente B. Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 10 maggio 1814, in ASN, CGPI, fs. 403. 109 Direttore M. Galdi all’intendente B. Zurlo, Napoli 1 giungo 1814, in ASN, CGPI, fs. 403. 110 “Consistono essi in una vasta tenuta di tomoli 5066 di terreni colonici, su i quali si tira il decimo del rendimento annuale, ed in una casetta di sei membri, ed un orto dentro l’abitato. Il reddito di questi fondi immobili secondo l’attuale affitto è di d[ucat]i 1.125, 50. L’importo n’è stato di d[ucat]i 56.275 in cedole, oltre ducati in contante 844,12 per diritto di registratura, e di circa altri ducati (per spese minute) 200. Di tutte queste spese su fondi provinciali tirati dagli Stati discussi della Provincia del 1812, 1813, 1814 si sono impiegati d[ucat]i 4.000. Il resto è stato tutto fornito dal Comune di Campobasso, autorizzato ad invertirvi (oltre all’articolo proprio di sopra accennato di d[ucat]i 5272) dagli altri articoli dello stato discusso del 1814. Si perseguiteranno le compre di altri beni sia demaniali, sia di particolari, come meglio si giudicherà agli interessi dello Stabilimento” (Relazione, Intendente B. Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 14 ottobre 1815, in ASN, CGPI, fs. 403). 111 Intendente B. Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 28 giungo 1814, in ASN, CGPI, fs. 403. 44 Zurlo approntò, nel 1814, l’ultima e definitiva parte dell’operazione, approvata dal Consiglio provinciale nella seduta del 1815: rivendicò l’eredità di Agostino Santellis, i cui beni erano siti per lo più in Campobasso, per un controvalore di 12.905 ducati ed una rendita annua calcolata in 500 ducati112; fece cedere dalla Provincia a favore del collegio i beni appartenenti ai Monasteri soppressi dei Domenicani e di Santa Chiara d’Isernia, dei Conventuali e del Seminario abbandonato di Bojano, dei Conventuali e degli Agostiniani di Campobasso, non utilizzati per la costruzione delle strade ed assicuranti una rendita di 1.300 ducati annui113; ricorse, infine, ad una tassa da applicare ai comuni della provincia, proporzionata alle capacità finanziarie, come rateizzo per la dotazione del Collegio, a fronte della quale i comuni avrebbero ricevuto ‘piazze franche’ e ‘mezze piazze’114. Il ritorno dei Borboni, alla fine del 1815, non interruppe le iniziative intraprese dall’intendente, in quanto la politica scolastica del nuovo governo nel ramo secondario, espressa legislativamente con il Regolamento per la collocazione de’ gradi accademici (1815)115, sostanzialmente identico al precedente, e gli Statuti pei reali licei, collegj e scuole secondarie (1816)116, rappresentò un momento di continuità col periodo precedente. Del resto, la stessa classe dirigente murattiana fu cooptata nella gestione del potere: Zurlo fu riconfermato quale intendente e Galdi fu nominato 112 Nel 1730, con lascito testamentario, A. Santellis dichiarò erede universale di tutti i sui averi, calcolati in 70.000 ducati, il monastero di Santa Maria del Carmine da lui fondato in Campobasso. Il monastero non ottenne il reale riconoscimento, e, soppresso nel 1773, con il suo patrimonio ed utilizzandone i locali si fondò il Pio Monte dei Maritaggi. Quest’ultimo fu soppresso con R.D. 24 settembre 1810 e i locali utilizzati come asilo per i poveri del capoluogo; inoltre, mancando un carcere centrale, sin dal 1804 l’amministrazione provinciale utilizzò gran parte del fabbricato a carcere giudiziario. Il patrimonio del lascito, dai 70.000 del 1730 era sceso, nel 1816, a 12905 ducati e la rendita sui beni, per la maggior parte fondi urbani situati nel capoluogo, era costituita da canoni enfiteutici o censi bollari; cfr. L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, cit., pp. 38-39. 113 L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, cit., p. 38: “I beni delle corporazioni religiose erano costituiti da capitali dati a interessi chiamati Censi Bollari, da Canoni riscossi su beni rustici e urbani dati in enfiteusi, le cui corrispondenze annue o erano in denaro o in natura (grano, orzo, mosto, ecc.) o in beni rustici dati a Colonie o in beni rustici urbani dati in fitto con corrisposta in contanti o in natura”. I beni erano distribuiti in 34 comuni della provincia e in Napoli. L’ampia e spezzettata proprietà non apportò un reale beneficio al collegio perché, da una parte, numerose furono le cause che il collegio dovette sostenere per vedersi riconosciuti innanzitutto i titoli di proprietà, a volte perduti dalla soppressione del 1807 all’incameramento nel 1816; dall’altra, in quanto difficoltoso risultò riscuotere la rendita da una miriade di piccoli proprietari che coltivavano i terreni: nel 1859 erano iscritti nel registro delle cause ben 211 vertenze giudiziarie; cfr, L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, cit., pp. 209-211. 114 I comuni erano stati sgravati dal ‘Donativo’ e dal ‘supplemento di Budjet provinciale’, per cui, secondo l’intendente, potevano disporre di fondi da destinare al collegio, in cambio dei quali avrebbero disposto di posti gratuiti (piazze franche), o semi gratuiti (mezze piazze) da destinare ai propri studenti. Per una verifica sulle quote versate da ciascun comune si rimanda a R. Gragnaniello, L’istruzione superiore nell’Ottocento preunitario: i collegi di Campobasso, Avellino e Benevento, in “Rivista Storica del Sannio”, 1997, n. 7, p. 97. 115 CLDAPI, vol. I, pp. 341-359. 116 CLDAPI, vol. I, pp. 365-420. 45 membro della Commissione di Pubblica Istruzione presieduta da Ludovico Loffredo Principe di Cardito: organismo che sostituì la Direzione generale di Pubblica Istruzione. Ormai tutto era pronto per veder decretata la fondazione del Collegio e, per l’occasione, l’intendente faceva presente al presidente della CPI: Io ambirei di dare a questo nascente stabilimento di Pubblica Istruzione, dal quale il Sannio spera il suo risorgimento in fatto di coltura di talenti, sin dalla prima inaugurazione una buona fama tanto per la scelta di dotti e morali Maestri, pel loro insegnamento, pel regime e governo interno, pel trattamento e comodi, e pel tutt’altro, che possa contribuire allo stesso interessante scopo, che ottenuto dapprima può aprire la strada ad una celebrità preziosa sotto diversi aspetti e dopo aver ricordato il grave peso sopportato dai comuni per garantirne la dotazione, aggiungeva: Io sono nell’intenzione di portare la Dotazione al di là della somma fissata nella prevista Legge, […] pel far così, che la pensione degli alunni, che non potranno goder della piazza franca, sia costituita più bassa di quella che i 117 regolamenti esigono . Le proposte del consiglio provinciale ebbero la ‘sovrana approvazione’: il 12 marzo 1816 fu firmato il decreto n. 299 “portante lo stabilimento del Collegio Sannitico per l’istruzione pubblica della Provincia di Molise” con cui “volendo secondare il voto del Consiglio Generale della Provincia di Molise e gli sforzi fatti dai Comuni e dagli abitanti della Stessa Provincia di Molise per la dotazione del Collegio Sannitico da stabilirsi in Campobasso” si fissava la sua apertura per il novembre del successivo anno (art. 1), con una dotazione composta: dai residui beni dei monasteri soppressi (art. 2, comma I); dal lascito Santellis (art. 2, com. II); dai beni acquistati con i fondi comunali e dai futuri acquisti che il medesimo decreto già autorizzava (com. III); dal rateizzo dei comuni, fino al completamento della dotazione (comma IV)118. Ben presto, con i nuovi introiti si poté acquistare, nel giungo 1817, la vasta tenuta detta di ‘Cantalupo’, all’incirca 450 ettari, nel territorio del comune di Rotello, per la maggior parte a intensità boschiva, che assicurava una rendita annua di 600 ducati. Ad un mese dall’inaugurazione, avvenuta il 16 novembre del 1817, le entrate del Collegio, derivanti dai cespiti della sua dotazione e dagli introiti provenienti dalla tasse scolastiche, risultavano così costituite: 117 Intendente B. Zurlo al presidente L. Loffredo, Campobasso 16 luglio 1816, in ASN, CGPI, fs. 403. Secondo un calcolo dettagliato di B. Zurlo, per l’intero corso collegiale la formazione sarebbe costata, tra libri, mobilio, iscrizione, all’incirca 1384 ducati, calcolando una permanenza di 8 anni ed una tassa di iscrizione di 96 ducati annui: “troppo notabile somma per le famiglie non troppo agiate” (minuta, B. Zurlo al Principe di Cardito, Campobasso 1 novembre 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77). 118 CLDAPI, vol. I, pp. 443-445. 46 Stato discusso approvato dalla Commissione di Pubblica Istruzione per l’anno 1818 Titolo 1° Introito – Capitolo 1° Rendita ordinaria – art. 1° - Beni fondi Affitto sessennale della tenuta di S. Pietro nel comune di Santelia a Pianise Tenuta di Cantalupo nel comune di Rotello duc. 1.400 600 Beni esistenti in Campobasso, Isernia, Bojano [beni dei Monasteri soppressi] Rendita eredità Santellis 1200 800,63 Tot. 4000,63 Cap. 2° - Rendita ordinaria Art. 2° - Pensioni degli alunni 5 alunni a pagamento 18 alunni a mezza pizza franca 480 864 6 alunni a 1/3 di piazza franca 384 Tot. Art. 3° - Fondi provinciali Fondi provinciali per supplemento di dotazione 1728 1500 Art. 4° Dal ratizzo dei comuni della Provincia per supplemento provvisorio di rendita 1000 Tot. 8.228, 63 Commissione della Pubblica istruzione, Napoli 13 dicembre 1817119 B. Zurlo, finalmente, vide realizzato il suo progetto e la correttezza finanziaria ed economica delle operazioni effettuate per la costituzione della rendita si fece subito apprezzare già negli anni successivi all’apertura del Collegio, tanto che: nel 1820 fu possibile sospendere il finanziamento provinciale120 e, nel 1822, quello a carico dei comuni121. Non solo, ma gli introiti 119 ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 51. Il secondo titolo dello ‘stato discusso’, ovvero del bilancio preventivo, riportava le uscite, suddivise in: “Stipendiati” (rettore, vicerettore, 6 docenti interni, 5 docenti esterni, un prefetto d’ordine, due prefetti di camerata, 1 contabile, 2 camerieri, due facchini per le camerate, 1 cuoco, 1 facchino di cucina, 1 dispensiere, 1 portinaio), per un totale di 3.684 ducati; “Spese di infermeria” (medico, chirurgo, salassatore, infermiere, e medicamenti), per un totale di 163 ducati; “Spese di vitto” per 44 “bocche” (29 alunni e 15 tra impiegati e servienti), per un totale di 3533 ducati. Il totale complessivo ammontava a d. 7420, 20. Ad essi andavano aggiunti 42 ducati per la cera e le ostie e 12 per la gratificazione ai confessori; 500 ducati per “Spese varie” (olio per lumi, carbone, lavanderia, acquisto di libri e macchine, attrezzi da cucina e rimpiazzo di cristalli, manutenzione dei fondi produttivi e spese legali); venivano poi conteggiati 266 ducati per le “Spese impreviste” con l’annotazione: “da non spendersi senza l’approvazione del Presidente della Comm[issio]ne della Pubblica Istruz[io]ne”. Il totale corrispondeva alle entrate: d. 8.228, 63. I bilanci del collegio erano inizialmente esaminati ed approvati dalla CPI. Nella seduta del 19 ottobre 1819, il Consiglio Generale della Provincia richiese di esaminare esso stesso i conti morali del collegio e sottoporre i conti materiali all’esame del Consiglio d’Intendenza, sulla base della costatazione che il Collegio era uno stabilimento dipendente dalla Provincia, per cui bisognava uniformarsi al sistema già in uso per le altre opere provinciali (Consiglio Generale della Provincia, seduta 19 settembre 1818, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 50.). La proposta fu accolta dal Consiglio di Stato ed estesa a tutti i collegi del regno. 120 “La provincia non è nello stato di continuare a pagare la tassa per la dotazione del Collegio Sannitico, fondo principale convertito a quell’opera. Il collegio può sussistere decentemente coi fondi acquisiti, come la Deputazione farà conoscere al Parlamento” (Progetto di opere pubbliche, 18 novembre 1820, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 52). 47 in esubero furono investiti in altre operazioni: tra il 1818 e il 1820 si acquistò una parte dei beni dell’ex commenda di Malta122; nel 1819 il Collegio prestò 15.350 ducati, al tasso del 6%, alla Provincia e diverse somme ad alcuni comuni e persino a privati123; l’ultimo acquisto di beni avvenne nel 1828, con l’incameramento dei terreni siti nel comune di Campochiaro. Addirittura, a partire dal 1829, l’amministrazione del collegio era in grado di investire in acquisti di rendita sul Debito pubblico124, consolidando una autonomia di risorse, ammontanti mediamente a 15.000 ducati annui, che garantì al Sannitico di non patire, nel corso dell’intero periodo di governo borbonico, la penuria di mezzi finanziari. Oltre alle rendite, il collegio aveva accumulato un enorme credito in cedole, pari a 24.072 ducati, risalente alla prima operazione finanziaria voluta da B. Zurlo, nel 1814, e mai liquidato poiché le cedole furono congelate dal ministero a seguito delle disposizioni del 16 maggio 1818, che vietavano l’acquisto di fondi demaniali mediante l’utilizzo di tali titoli. Iniziò, da allora, un lungo contenzioso tra collegio e ministero che si concluse solo nel 1839, anno in cui il Consiglio di Stato, annullando le cedole in possesso del collegio, compensò l’istituto molisano con una rendita annua di 700 ducati, riservandosi, contemporaneamente, il diritto di assegnare direttamente 12 posti semigratuiti del collegio, sottraendoli, in tal modo, al controllo 125 dell’intendenza . Nel 1817, terminati i lavori di ristrutturazione della sede del collegio, istallato nel convento di San Francesco della Scarpa126, fu chiamato il sacerdote Alessandro Gennaro dell’Erba127 a 121 Come si evince dalla ricostruzione dal rapporto dell’ispettore D. Orofino (1822), in allegato. Un fondo rustico di 262 ettari, acquistato al prezzo di 6672 ducati, “sito in luogo piano” nel comune di Boiano, con rendita “in parte in grano, e in parte in denaro” per un totale di ducati 531,45 (Consiglio Generale della Provincia, seduta 19 ottobre 1819 in ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 50). 123 Il Capitale prestato alla Provincia servì per la costruzione del Carcere e del Tribunale nel Capoluogo; tale prestito apparentemente atipico, è delucidato nel meccanismo dallo stesso Ministro degli Interni: “Non ho taciuto però a S. M. che la quistione sulla misura di detti interessi è tutta oziosa, perché si fonda su una finzione di diritto, colla quale si suppone che il Collegio Sannitico dia, e la provincia prenda a prestanza, mentre in verità sotto il nome di questi due Corpi morali vengono indicati unicamente i Comuni della provincia, che colle tasse annuali hanno in parte dotato il Collegio; colle tasse medesime debbono compiere la sua dotazione, e colle istessissime tasse costruire i locali de’ tribunali, e prigioni in Campobasso” (Ministero di Stato degli Affari Interni, Napoli, febbraio 1820 in ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 51. 124 Cfr. L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, cit., pp. 33-34. 125 ASN, CGPI, fs. 415; ASN, Ministero della P.I., fs. 171. 126 O. Boffa, Storia architettura e arte nel Convitto Mario Pagano, in S. Bucci, il Convitto Nazionale “Mario Pagano” di Campobasso: ieri, oggi e domani, Campobasso, Palladino editore, 2009, pp. 223-272. 127 A. G. dell’Erba, appartenente all’ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, fu rettore del collegio degli scolopi di Manfredonia; nominato, nel 1812 a capo del collegio di Avignano, fu trasferito, dopo due anni, nel liceo di Bari, dove restò sino al 1817. Infine, rettore del collegio di Cosenza con decreto 2 aprile 1817, manifestò subito una forte avversione per quella sede e, adducendo motivi di salute, indusse la CPI ad emanare una nuova nomina per il collegio di Campobasso (cfr. ASN, CGPI, fss. 403, 406; ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 859). 122 48 svolgere le funzioni di rettore, vennero indetti i concorsi a cattedra e si distribuirono i 60 posti disponibili, assicurandone 30 con il sistema delle piazze franche, a studenti provenienti da quei comuni molisani che avevano contribuito alla dotazione del collegio. Fondato il collegio, Zurlo continuò il suo impegno nel promuovere l’istruzione secondaria con la creazione delle scuole ad indirizzo letterario e nel gettare le basi per una formazione agraria che sentiva più pragmaticamente legata al territorio. 49 2.2 Scuole secondarie a indirizzo umanistico La normativa sulle scuole secondarie definita dai Napoleonidi si iscriveva in un vasto progetto di riforma del sistema d’istruzione che presentò notevoli problemi in fase applicativa per mancanza di risorse finanziarie. Con Decreto organico del 1811, si identificò il “primo grado delle scuole secondarie: 1. in quei collegi reali i quali non saranno convertiti in licei; 2. nei simili stabilimenti che si faranno dai comuni o dai particolari”, prevedendo un organico di “almeno quattro professori, cioè due di grammatica, uno di retorica, ed uno di filosofia e matematiche”128. A breve distanza, il decreto 14 febbraio 1816, a firma borbonica, differenziò esplicitamente le scuole secondarie dai collegi e dai licei, defininendo, però, le prime solo per via negativa: “Sono considerate scuole secondarie tutte quelle dove l’insegnamento non potrà ricevere quella estensione determinata de’ collegi, e dove il corso degli studi non potrà essere ugualmente metodico e progressivo”129. Tale norma, se per un verso rimetteva in discussione il criterio di uniformità del decreto organico, in realtà rendeva molto più agevole l’apertura di scuole nei comuni dal momento che consentiva di proporre al ministero la tipologia di corso e il numero di cattedre, realizzabili a seconda delle necessità e le finanze locali. In questa ottica, B. Zurlo, che ormai aveva portato a termine la costituzione della dotazione del collegio Sannitico, poté avviare il progetto di istituzione delle scuole secondarie, per soddisfare la domanda d’istruzione in Molise che non poteva trovare concreto appagamento nel solo collegio: troppo esiguo il numero di allievi che esso poteva accogliere e troppo alto l’onere per le famiglie meno facoltose. L’apertura di tali scuole nei maggiori comuni della provincia diveva garantire una presenza formativa capace di costituire un canale pubblico in grado di assolvere le funzioni delle tradizionali scuole private ed ecclesiastiche. La spesa pubblica non preoccupò la classe dirigente locale che appoggiò all’unanimità l’iniziativa dell’intendente, ribadendo in seno ai consigli che: La creazione di un Collegio Prov[incia]le ha dato, e promette de’ felici risultamenti nel miglioramento dell’educazione della gioventù. Il medesimo però non è da tanto da poter soddisfare al bisogno dell’intera Prov[inci]a. Le scuole secondarie proposte negli anni scorsi ne’ comuni di seconda classe faciliterebbero l’educazione della gioventù, dando principalmente in tal guisa un agevolazione di educar la prole a’ quei Padri di famiglia, che un numero di figli superiori allo stato delle loro vendite, o lo stato stesso di rendite di piccol numento, non li presentassero il comodo di poter dare i loro figli all’educazione ne’ Collegj130. Sull’indirizzo da assegnare alle scuole B. Zurlo non ebbe dubbi nel programmarle in senso umanistico, poiché il corso collegiale era basato sull’indirizzo umanistico e, pertanto, ne sarebbe 128 Decreto organico per l’istruzione pubblica, Titolo III, art. 13 , in CLDAPI, vol. I, p. 233. Statuti pe’ Collegi e per le scuole secondarie, Parte seconda, Titolo VI, art. 26, in CLDAPI, vol. I, p. 420. 130 Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 16 settembre 1819, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 73, f. 64. 129 50 derivato un danno dallo spezzare la necessaria continuità didattica per chi avesse voluto e potuto proseguire gli studi da studente esterno nel Collegio Sannitico, in vista dell’acquisizione dei titoli necessari per intraprendere carriere ed esercitare professioni, secondo quanto prescritto dal regolamento dei gradi accademici131. Ricordiamo che il sistema dei gradi era fondato sulla ‘cedola di approvazione in lettere e filosofia’ per cui sarebbe bastato iniziare il percorso formativo nel comune di residenza e proseguire i corsi necessari da studente ‘esterno’ nel collegio Sannitico, col solo onere del vitto e alloggio in città, per i non residenti132. Al termine di tale percorso era previsto, dal regolamento del 1815, un esame in un liceo - istituto accreditato a rilasciare i gradi di approvazione e licenza - ma questo comportava doversi spostare fuori provincia; sennonché una tempestiva circolare ministeriale del 1816 dette la possibilità di sostenere gli esami nella sede dell’intendenza, e quindi in provincia, ad esclusione dell’ultimo grado: la laurea133. A questo punto si delineava il quadro realistico del ruolo assegnato dall’intendente alle scuole secondarie, intese come nodi periferici di un sistema locale di istruzione pubblica convergente al centro rappresentato dal Collegio Sannitico, in grado di assicurare un’istruzione saldamente finalizzata al titolo di studio134. La prima scuola secondaria ad indirizzo umanistico in Provincia fu istituita nel comune di Trivento, autorizzata direttamente dall’intendente, senza seguire l’iter regolamentare che 131 Revocato agli antichi Collegi dei dottori il potere di conferire i gradi e affidato all’Università Napoli, con R.D. 1 gennaio 1812 si regolamentava la materia distinguendo i gradi in approvazione, licenza e laurea (Decreto e Regolamento per la collocazione de’ gradi delle facoltà in CLDAPI, vol. I, pp. 239-240 e pp. 240-258). L’impostazione fu recepita dal governo borbonico che promulgò, con decreto 27 dicembre 1815, un regolamento sostanzialmente identico al precedente (Decreto e Regolamento per la collocazione de’ gradi dottorali in CLDAPI, vol. I, p. 342 e pp. 343-359). Cfr. A. Scirocco, Collegi e licei nel Mezzogiorno, in Storia delle istituzioni educative in Italia tra Ottocento e Novecento, Milano, Comune di Milano, 1996, pp. 7-21. 132 Erano definiti ‘esterni’ del collegio e dei licei gli studenti non convittori che potevano accedere gratuitamente ai corsi dietro richiesta presentata al rettore; la prima disposizione normativa in proposito risale alla Legge 140/1807, titolo V, artt. 25, 30-32, in CLDAPI pp. 39-40. 133 “S.M. uniformandosi al parere di codesta commissione [CPI] si è degnata approvare, che sino a che non saranno stabiliti i Reali Licei in tutte le Provincie del Regno, gli esami per gli Aspiranti a’ Gradi Accademici possono anche eseguirsi nelle Provincie medesime, serbandosi il seguente sistema. Si aprirà nelle intendenze, o Sotto-intendenze l’esame coll’intervento dell’Intendente, o Sotto-Intendente, del Sindaco, e di due Uomini di Lettere. Gli Aspiranti dovranno rispondere in iscritto, ed a voce su’ quesiti, che la rispettiva facoltà della Regia Università degli Studj invierà per mezzo di cotesta Commissione in un plico suggellato, da aprirsi innanzi agli Esaminatori, ed Aspiranti, formandosi di tutto il processo verbale, su di cui la stessa Facoltà dovrà fare il giudizio” (Ministeriale, Napoli 9 marzo 1816, trascritta in Circolare dell’Intendenza, Campobasso 18 marzo 1816, in Giornale dell’Intendenza della Provincia di Molise, marzo 1822). 134 La stretta correlazione tra cursus studiorum e carriere amministrative e professionali sancita in ambito giuridico, non venne teorizzata nella riflessione pedagogica: l’istruzione trovava la propria finalità nell’educazione e quest’ultima si alimentava, per lo più, con la semantica della formazione morale e civile. L’ambito in cui, nel periodo considerato, si esplicitò il rapporto tra istruzione e sbocco lavorativo fu quello assistenziale: al povero e al ‘projetto’ andava assicurata una istruzione utile all’apprendimento di un mestiere, per salvaguardare la sua esistenza e tutelare l’ordine sociale. 51 prevedeva l’autorizzazione ministeriale e l’apertura di un concorso a cattedra. Disponibili nel bilancio del comune i fondi per lo stipendio dell’insegnante e individuato un docente, la scuola era già in funzione tra il 1815 e il 1816, nonostante le difficoltà incontrate nel reclutamento dell’insegnante: problema che risulterà persistente nell’ambito dell’insegnamento secondario. Tanto è vero che il sindaco del comune di Trivento, già nell’ottobre del 1816, si vedeva costretto ad informare l’intendente Zurlo delle dimissioni del docente provvisorio, “Sig.r Bartoletti”, presentate un mese prima, e richiedere disposizioni perché “questa cattedra vacante venghi occupata all’apertura del pros[sim]o anno scolastico da qualche abile soggetto per l’istruzione di questi giovanetti, mentre qui si manca assolutamente di Maestri, e vi sono de’ giovani che promettono buona riuscita”135. Dopo due mesi il sindaco poteva comunicare all’intendente di aver trovato un nuovo docente, nella persona del sacerdote Giovanni Giannandrea di Salcito, richiedendo l’autorizzazione per affidargli l’incarico temporaneo136; ma, a distanza di appena tre mesi, il primo cittadino pregava Zurlo di sospendere l’approvazione del prelato perché “è vecchio, e difficilm[en]te può riuscirgli di venire qui a situarsi per tale oggetto” proponendo alla carica di docente provvisorio il sacerdote Luigi Paolantonio di Agnone, canonico della Cattedrale di Trivento: “soggetto di buona morale, abile per la scuola sud[dett]a essendo stato maestro di umanità, e di belle lettere in questo Seminario” 137. Finalmente, a più di un anno di distanza dalla prima autorizzazione, B. Zurlo informava la CPI dell’avvenuta nomina provvisoria del canonico chiedendo “che il detto Istruttore sia esaminato” perché “la regolarità [lo] esige”138. La risposta della CPI fu l’unica possibile: nessun concorso poteva essere indetto prima di ricevere la sovrana approvazione per l’apertura di una scuola secondaria e quanto alla sede concorsuale, lo informava che si sarebbe tenuto prima il concorso in Napoli e solo successivamente, nel caso di assenza di partecipanti, sarebbe stato possibile indirlo presso l’Intendenza. L’autorizzazione, concessa poco dopo (31 luglio 1817), permise alla CPI di comunicare all’intendente l’istituzione ufficiale della scuola con un professore di Lingua latina e Belle lettere, con lo stipendio di 120 ducati annui e le relative istruzioni inerenti alla pubblicazione dei manifesti per l’apertura del concorso139. 135 Sindaco E. Scarano all’intendente B. Zurlo, Trivento 15 ottobre 1816, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77. 136 Sindaco E. Scarano all’intendente B. Zurlo, Trivento 7 dicembre 1816, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77. 137 Sindaco E. Scarano all’intendente B. Zurlo, Trivento 3 marzo 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77. 138 Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 8 luglio 1817, in ASCb, Intendenza di molise, b. 989, f. 77. 139 CPI all’intendente B. Zurlo, Napoli 6 agosto 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77. 52 Lo stesso iter caratterizzò l’apertura della seconda scuola secondaria nel comune di Riccia: trovata la disponibilità economica del comune, l’intendente approvava provvisoriamente, nel 1817, il docente prescelto dal sindaco e dai decurioni, nella persona di Antonucci di Montefalcone in Capitanata. Quest’ultimo, però, venne meno all’assunzione dell’incarico per “non essere in stato per suoi fisici acciacchi poter cavalcare questa piazza” per cui il consiglio comunale propose un giovane della provincia, Gabriele Antonelli di Morrone, che iniziava così il suo insegnamento140 fornendo l’opportunità a Zurlo di richiedere l’autorizzazione della scuola, che venne concessa nel marzo 1818141. A differenza di quella di Trivento, la scuola di Riccia, già in sede di programmazione, considerata la maggior disponibilità riscontrata nel bilancio comunale, poté contare su due cattedre. Nel 1816, il comune di Montenero di Bisaccia predispose fondi per la scuola secondaria pari a 192 ducati per due cattedre ad indirizzo umanistico, ma l’impossibilità di reperire docenti idonei cui affidare l’incarico indusse il sottintendente del distretto di Larino, nel 1818, a chiedere a B. Zurlo il bando di concorsi pubblici, mentre il consiglio distrettuale proponeva di chiamar docenti da “fuori provincia”142. Nel frattempo, in via eccezionale, l’intendente si fece mediatore della proposta del comune di devolvere i fondi per la scuola in favore di 4 giovani di famiglie non abbienti per permettere loro di seguire i corsi presso il seminario locale, ma la richiesta non ebbe seguito perché di lì a poco si istituirono i concorsi. Nel 1818, dopo queste tre esperienze limitate e parallele, B. Zurlo, fatti stabilire i fondi necessari nei bilanci, avviò la istituzione di scuole secondarie, senza nomine provvisorie, ma rispettando l’iter legislativo, nei maggiori comuni dei tre distretti della provincia: Morcone, Casacalenda, Montenero di Bisaccia, Bonefro, Bagnoli, Baselice143. Le scuole furono autorizzate con rescritto 10 novembre 1819 generando così, insieme a quelle di Riccia e Trivento, una prima soddisfacente presenza di scuole secondarie nei tre distretti della provincia144. 140 Verbale, seduta decurionale del comune di Riccia, Riccia 30 novembre 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77; “[…] è di un sublime ingegno, e che per le sue composizioni, ed in iscritto, ed in istampa, in occasione dell’apertura del Collegio Sannitico, si ha meritati gli applausi generali” (ibidem): B. Zurlo conobbe il docente in quella occasione e dovette rimanerne anch’egli colpito perché, come si vedrà, lo caldeggiò vivamente in seguito. 141 CPI all’intendente, Napoli 18 marzo 1818, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77. 142 Consiglio distrettuale di Larino, seduta 25 settembre 1818, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 63. 143 “Nella crescente idea di diffondere, il più che sia possibile la pubblica educazione morale e scientifica fra le Popolazioni, che S.M. si è degnata affidare alla mia tutela; ho procurato di formar de’ fondi per lo stabilimento di scuole secondarie in alcuni altri comuni, dopo quelle stabilite […] non ho potuto estendere analoga determinazione, che solo ad altri sei comuni” (Intendente B. Zurlo alla CPI, 4 settembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488). 144 Rescritto 10 novembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488. 53 2.3 I concorsi e le nomine nelle scuole secondarie: lo sbarramento del greco I concorsi per le scuole secondarie seguivano lo stesso iter dei concorsi indetti per collegi e licei: la commissione spediva all’intendente i manifesti da pubblicare sul Giornale dell’intendenza, recanti: il luogo e giorno del concorso, la cattedra con le relative materie da insegnare, il compenso e l’indicazione del termine ultimo per far pervenire la necessaria documentazione (le c.d. ‘fedi di battesimo’ e di ‘perquisizione’)145. Ai concorrenti non veniva richiesto il diploma di licenza in lettere e filosofia, previsto dai gradi dottorali, in quanto il superamento stesso dell’esame era ritenuto abilitante e forniva, quindi, il necessario titolo146. In prossimità del concorso, si spedivano alla commissione locale i quesiti dell’esame scritto, che, una volta svolti, venivano inviati a Napoli per la correzione ed approvazione finale da parte dei membri della CPI. Il concorso per la cattedra di Trivento e le due cattedre di Riccia fu indetto il 26 novembre 1818 e fu fatto svolgere contemporaneamente in Napoli e nel Collegio Sannitico. La commissione locale, con funzione di controllo, era formata dall’intendente, dal rettore e dai docenti del Collegio. A Napoli non si presentò nessun aspirante, mentre nel capoluogo molisano svolsero regolarmente le prove due concorrenti poiché un terzo fu escluso per eccessivo ritardo: Gabriele Antonelli, già reggente provvisorio della cattedra di Riccia, fu costretto, a dire dell’intendente, a fare un percorso alternativo molto più lungo perché la strada principale era a rischio di ladri147. Per permettere all’Antonelli, raccomandato da Zurlo, di affrontare un esame per le stesse cattedre, il concorso fu sospeso dalla CPI, ma non annullato148. Rinnovato per il 10 febbraio del 1819, il bando andò deserto a Napoli e fu rinviato nel capoluogo perché, a seguito di una copiosa pioggia che interessava da giorni la provincia, le vie di comunicazioni erano pressoché impraticabili: si registrò l’arrivo di un solo concorrente a notte fonda149; rinviato ulteriormente, al 16 febbraio 1819, si presentarono 2 concorrenti. 145 In un unico manifesto comparivano i concorsi indetti, nello stesso periodo, nelle varie Provincie del Regno continentale: spedito alle intendenze, veniva pubblicato con circolare sul Giornale dell’Intendenza e diramato ai comuni che provvedevano ad affiggerlo sulle porte delle sale consiliari. 146 Come all’indomani della promulgazione del Regolamento per la collezione de’ gradi nelle Facoltà (1812), anche il governo borbonico dovette prevedere norme transitorie per l’acquisizione dei gradi da parte dei docenti e predispose lo specifico art. 56 degli Statuti, che consentiva la possibilità di presentarsi agli esami a cattedra senza aver acquisito i rispettivi gradi e, se approvato, “prendere i gradi […] prima che la Commessione [di pubblica istruzione fosse] abilitata a fare la proposta a S.M.”, in altre parole, il superamento dell’esame abilitava il docente, il quale era obbligato soltanto a pagare i diritti dei gradi all’Università per venirne in possesso ed essere nominato (CLDAPI, vol. I, p. 381). 147 Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 28 novembre 1818, in ASN, CGPI, fs. 1488. 148 Nota interna della CPI, Napoli 13 marzo 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488. 149 ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77. 54 In sintesi, dei 4 concorrenti ai concorsi indetti nel 1818 e nel 1819, solo due furono approvati dal canonico Francesco Rossi, decano della facoltà di teologia dell’ateneo napoletano e membro della CPI: Alessandro de Simone, per la cattedra di Grammatica latina e italiana di Riccia, e Gabriele Antonelli, per la cattedra di Belle lettere di Riccia; degli altri: l’aspirante per la cattedra di Belle lettere di Trivento rivelò carenze notevoli e Stefano Trudi, concorrente per Belle lettere in ambedue le sedi, ottenne la seguente valutazione: Ha risposto bene a’ quesiti propostigli da questa Commissione, ed ha scritto con sufficiente eleganza nella Lingua Latina, ma ignora dell’intutto la Lingua Greca, che si deve insegnare in ambedue le vacanti cattedre. Non potendosi 150 dispensare a tal difetto, che debbasi intimare nuovo concorso . La commissione si attenne a quanto previsto dalla normativa sui gradi accademici, che prevedeva la conoscenza del greco per gli insegnanti di scuole secondarie e la valutazione espressa dal Rossi confermò le preoccupazioni di Biase Zurlo, il quale, sin dalla lettura del manifesto stampato dalla Commissione per indire il concorso per le sedi di Trivento e Riccia, aveva lamentato che: Ne’ manifesti che di tempo in tempo dalla Comm[ission]e med[esim]a si fu fatti pubblicare per l’apertura degli esami per tali cattedre, la indicaz[ion]e dell’insegnam[en]to porta apprimati anche la lezione di lingua greca, la quale non s’intese mai da me includere nella mia proposta. Quantunque io conoscessi che assimilate tali scuole second[ari]e a quelle delle stesse classi, le quali sono istituite in Collegi e Licei, dovessero includere ancora la istru[zion]e del d[ett]o idioma, pure sin dapprima fui persuaso a non doversi comprendere nelle scuole secondarie perché […] nella gen[eral]e ignoranza del med[esim]o (rari essendo anche quelli che lo conoscono nella popolosa Cap[ita]le che accoglie i pochi Letterati che oggi esistono nel Regno) avrebbe tale obbligo opposto con ostacolo insuperabile a trovar degli aspiranti alle scuole second[ari]e, oltre le difficoltà ordinarie, percui restano vacanti da tanto tempo tante cattedre ne’ Collegi, ne’ Licei, e nelle scuole second[ari]e del Regno, come lo dimostrano i frequenti avvisi che la Commis[sion]e dell’Istr[uzion]e Pubb[lic]a di continuo emette, infelicem[ent]e senza successo per la riprovvista delle med[esim]e. E poi la lingua greca, essendo la più dotta degli idiomi antichi, è facile a concepire che un soggetto che la conosca, e sappia insegnarla, sia un letterato di non bassa nota: e quindi tale da non contentarsi di tenui soldi, che sono assegnati a’ professori delle scuole second[ari]e fondi di tanto inferiori al proprio merito, ed agli molumenti che lo stato delle sue forze intellettuali, nella rarità dei dotti, può facil[men]te assicurargli. Io stimo che in conseguenza di queste riflessioni, le q[ua]li parmi che abbiano un vero e real fondamento, V.E. colla rispettabile Comm[ission]e trovi utile, e saggio a determinarsi per la revoca dell’obbligo dell’insegn[ament]o del greco linguaggio nella scuola second[ari]a di Trivento, e che non comprenda il med[esim]o nelle altre scuole che ho recentemente progettato […]. In altro caso io avrò il dispiacere di veder sterili le mie mire per l’apertura delle scuole second[ari]e di Lingua latina e Belle lett[er]e […]151. L’intendente, intanto, costatata la mancata copertura della cattedra di Trivento e l’assenza del docente provvisorio per motivi di salute152, si vide costretto a conferire l’insegnamento proprio a 150 Parere, F. Rossi alla CPI, Napoli 3 aprile 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488. Minuta dell’intendente, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77; non è stata rinvenuta la lettera ufficiale spedita alla CPI. 152 Il sacerdote Luigi Paolantonio si era assentato già dal luglio del 1819 e il consiglio comunale, per non interrompere le attività didattiche, investì dell’incarico il medico del comune, in attesa dell’esito del concorso (ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77). 151 55 quel Trudi scartato dalla CPI, ma qualche mese dopo, indetto un nuovo concorso il 27 novembre 1819 per la cattedra di Trivento, lo stesso Trudi, unico aspirante, fu approvato quale docente di Lingua latina e Belle lettere153. Queste difficoltà oggettive nel reclutamento dei docenti indussero B. Zurlo a stabilire espressamente: “Per tutte le sud[dett]e Scuole non si dee far l’obbligo ai Maestri di insegnar la lingua greca, perché sarebbe il più forte ostacolo ad allontanar quasi tutt’i provinciali da’ concorsi, perché ignorano quest’idioma”, e di conseguenza proponeva, nella richiesta di autorizzazione delle restanti scuole, cattedre di Belle lettere senza il greco154. La difficoltà nel reclutamento dei docenti era una realtà per l’intera classe dirigente molisana tanto è vero che il consiglio distrettuale di Isernia, nella seduta del 1819, dopo aver riscontrato che “le scuole secondarie sono di difficile stabilimento, sia per la mancanza di soggetti abili, sia per la tenuità degli stipendj, e quindi vi veggono de’ giovani della classe civile, ne’ popolosi comuni, sortiti dalla abici andar vagando, vivendo nell’ozio, per non aver chi l’istruischi nelle Lettere umane”, proponeva: di far nominare dall’ordinario diocesano, di concerto con l’intendente, i docenti, siano stati essi “preti” o “secolari”; di stabilire gli Scolopi nel locale già dei Conventuali di Isernia e di ristabilire in Agnone i padri conventuali, coll’obbligo, già previsto prima della soppressione, di impegnar uno o più maestri per l’insegnamento pubblico, al fine di fornire docenti di scuola secondaria155. Zurlo si oppose a questo cambio di rotta e la sua posizione fu fatta propria dal Consiglio Generale della Provincia, che non sostenne l’iniziativa distrettuale. Per le scuole di Morcone, Casacalenda, Montenero di Bisaccia, Bonefro, Bagnoli e Baselice, approvate con rescritto 10 novembre del 1819156, il concorso fu indetto il 5 febbraio 1820 e la CPI, ignorando l’appello dell’intendente, inserì di nuovo la conoscenza della lingua greca tra i requisiti richiesti: Bagnoli: Baselice: Bonefro: Casacalenda: Montenero: Morcone: Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina, Storia e Geografia (duc. 144) Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina Storia e Geografia (duc. 120) Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina Storia e Geografia (duc. 120) Umanità, Belle-Lettere, Grammatica greca, Lingua Italiana, Storia e Geografia (duc. 144) Grammatica Italiana, e Latina, Storia e Geografia (duc. 76) Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina, Storia e Geografia (duc. 144) Umanità, Belle-Lettere, Grammatica greca, Lingua Italiana, Storia e Geografia (duc. 144) Grammatica Italiana, e Latina, Storia e Geografia (duc. 76)157. 153 Decreto di nomina 20 gennaio 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488. S. Trudi, che sei mesi prima “ignorava del tutto la lingua greca”, rispose correttamente ai quesiti di greco, vertenti sui comparativi. 154 Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 4 settembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488. 155 Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 settembre 1819, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 64. 156 ASN, CGPI, f. 1488. 157 Manifesto 8 aprile 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488. 56 L’occasione del bando fu colta al volo dal sacerdote Gervasio de Mattia, docente di Italiano ed Elementi di latino nel Collegio Sannitico, originario di Baselice, per ottenere il trasferimento alla scuola secondaria del comune nativo. Zurlo si oppose appellandosi alla CPI, ma quest’ultima, pur non concedendo il trasferimento, non poté impedire comunque al sacerdote di presentarsi al concorso per quella sede. Alle prove si presentarono undici candidati, nessuno, però, per la cattedra di Montenero. Gli approvati risultarono cinque: Giovannangelo Baldini per la cattedra di Grammatica italiana e latina di Morcone; Giuseppe Mancini per la cattedra di Grammatica italiana e latina di Casacalenda; il sacerdote Francesco Saverio Cerulli per la cattedra di Belle lettere di Casacalenda; il sacerdote Bernardo Santojanni per la cattedra di Belle lettere di Bonefro; il sacerdote Gervasio de Mattia per la cattedra di Belle lettere di Baselice158. Coloro che non furono approvati erano tutti accomunati dalla mancanza di conoscenza del greco per cui, come temeva l’intendente, Bagnoli e Montenero rimasero vacanti e a Morcone si poté assegnare solo una delle due cattedre previste, mentre l’altra venne affidata, poco dopo, al docente di Retorica e Greco del Collegio Sannitico, Giambattista Torti, che chiese ed ottenne dalla CPI il trasferimento, inutilmente ostacolato da Zurlo. L’istituzione delle scuole secondarie nei comuni molisani, offrendo a due docenti del collegio Sannitico, Giambattista Torti e sacerdote Gervasio De Mattia, la possibilità di ricongiungersi ai propri familiari, stava provocando, paradossalmente, il collasso del collegio campobassano rimasto privo di due titolari. Per fronteggiare nell’immediato l’emergenza, l’intendente, senza richiedere alcuna autorizzazione, impose al De Mattia e al Torti di terminare l’anno scolastico in corso prima di accedere ai nuovi incarichi. Per Zurlo alla delusione determinata dalla ostinata e velleitaria prescrizione della conoscenza della lingua greca si aggiunse l’amarezza della infondata accusa mossagli dalla CPI, che vedeva nella posizione dell’intendente molisano una malcelata intenzione di voler favorire persone del luogo. In realtà, Zurlo voleva solo riproporre il suo atteggiamento di riserva alla richiesta della conoscenza della lingua greca tanto assurda quanto limitativa ai suoi occhi, per quei partecipanti sia pure meritevoli, che privi del requisito richiesto dal bando di ammissione non venivano approvati: 158 CPI al rettore A. dell’Erba, Napoli 15 marzo 1820, in ASN, CGPI, f. 1488. 57 Quando io ebbi l’onore di proporle lo stabilimento delle novelle scuole di Morcone, Casacalenda Montenero di Bisaccia, Bonefro, Bagnoli, Baselice, io ero persuasissimo della impossibilità di trovarsi per detti comuni col tenue proposto soldo dei soggetti versati anche in Lingua Greca per veruna delle dette sei scuole […] Ai limiti della mia proposta corrispose in effetti il R. Decreto [ma rescritto] de’ 10 9bre [novembre], che le secondò, e che fissando lo stabilimento di tale scuola, ne determinò gli insegnamenti, fra quali non trovasi certamente quello di Lingua Greca. Se gli aspiranti, che si esposero al concorso avessero saputo di dover rispondere a quesiti in lingua greca, non si sarebbero esposti, e non avrebbero così sofferta una dispiacevole disapprovazione che li disamina ad altri cimenti. Calcoli la Commissione nella sua Saviezza, nella sua Giustizia, e nella sua Religione, come crede, queste mie riflessioni. Per la mia parte credo di essermi bastantemente discaricato159. Il 17 ottobre 1820 fu bandito il nuovo concorso: per le cattedre ancora vacanti nelle scuole secondarie di Bagnoli e Montenero, con l’aggiunta della cattedra di Grammatica latina e italiana di Morcone, in un primo tempo assegnata a Baldini, esonerato subito dopo per l’accusa di insana moralità160; per la cattedra di Retorica e Greco nel collegio Sannitico, rimasta scoperta dopo il trasferimento di Torti161. Per le sedi di Bagnoli, Montenero e Campobasso non vi furono aspiranti, mentre se ne presentarono due per la sede di Morcone, ma a seguito del ricorso presentato dal candidato non approvato, il Ministero, fatti i necessari accertamenti, si vide costretto, nel marzo del 1821, ad annullare il concorso162. 159 Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 9 maggio 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488. A seguito del rescritto, B. Zurlo fece pubblicare sul Giornale dell’Intendenza una circolare in cui annunciava il concorso per le suddette cattedre senza indicare la lingua greca tra le materie prescritte (Circolare dell’Intendenza 13 gennaio 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488). 160 Su G. Baldini, eletto sindaco del comune di Morcone nel 1819, gravava una denuncia anonima che indusse la CPI a indagare più a fondo. Il riscontro ebbe esito negativo: Baldini non godeva “di prestigio pubblico” secondo l’ispettore scolastico distrettuale (ispettore canonico Alfonso Filipponi alla CPI, Campobasso 26 aprile 1820, in ASN, CGPI, f. 1488) mentre l’intendente Zurlo riferiva che “trattava la carica [di sindaco] come una mercanzia, e qualche tarlo ancora in morale, che non si manifesta mai senza scandalo, che mal si addice in un privato, ed è sempre odioso in un Funzionario pubblico, fa dir di lui, o che non avrebbe dovuto mai sedere nello stallo, che occupava, o che avrebbe dovuto esser scacciato dopo tre giorni. Io lo aveva già sospeso dalle sue funzioni, ed andava a destituirlo: ma come la destituzione andava a gettarlo in uno svergognamento troppo marcato; così implorò ed io con paterna prudenza gli fece correre la rinuncia all’impiego, da cui rimane allontanato, d’ordinanza Reale” (Intendente B. Zurlo alla CPI, 25 aprile 1820). Il ministero ricusò il docente e ordinò alla CPI di indire un nuovo concorso, richiamando “la Sovrana decisione di non ammettersi al concorso, che soggetti di conosciuta morale” (Ministero degli Interni alla CPI, Napoli 13 settembre 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488). 161 La seconda cattedra rimasta scoperta nel collegio Sannitico dopo la partenza del sacerdote Gervasio De Mattia per la scuola secondaria di Baselice, era stata nel frattempo assegnata a Giuseppe Sorbo, già docente di ‘lingua latina e italiana’ nella scuola secondaria di Torino di Sangro (in Provincia di Abruzzo Citeriore), vincitore del concorso per la cattedra di Campobasso indetto il 26 maggio 1820 (ASN, CGPI, fs. 405). 162 Il concorso fu vinto dal medico Filippo Tasonna, di Morcone, ma l’altro aspirante, Pasquale Capozzi, ne denunciò le irregolarità. Questi accusava la commissione di aver riproposto al Tasonna la prova scritta in una sala appartata del collegio Sannitico, sede del concorso, per riparare agli errori commessi e, inoltre, faceva rilevare che il concorso ebbe luogo non il 17, in quanto era assente il delegato dell’intendente, ma il 18, dinanzi a una commissione priva dei docenti del Collegio. Il ministero, con circolare 14 marzo 1821, annullò il concorso per evidente irregolarità nella procedura (ASN, CGPI, fs. 1488). 58 A conclusione di questo martoriato iter: delle 8 scuole previste ne furono aperte 6 e delle 11 cattedre ne furono assegnate 8, di cui due ricoperte da docenti sottratti al collegio Sannitico (una a seguito di concorso e l’altra mediante trasferimento)163. 163 Il sacerdote Francesco Saverio Cerulli, vincitore del concorso per la cattedra di Belle lettere del comune di Casacalenda, non prese mai servizio e non è stata, finora, rintracciata documentazione relativa ai motivi. Per tale ragione, le cattedre effettivamente assegnate si riducono a 7. 59 2.4 Scuole di agricoltura pratica La recente storiografia dedicata all’istruzione agraria nel Meridione ha fatto emergere il carattere della cultura agraria nell’Ottocento preunitario favorito dalla diffusa circolazione di conoscenze ed ha individuato il suo sviluppò nel solco della “tradizione dualistica genovesiana fra agricoltura teorica e pratica, fra la concezione del’economia politica e quella dell’agronomia come servizio di governo”164. A questa tradizione apparteneva Biase Zurlo che, presidente della ‘Società di agricoltura’ inaugurata nel 1810, aveva più volte rilevato la necessità di nuove e adeguate colture ed auspicato il miglioramento dei mezzi e dei metodi di coltivazione165. L’eversione della feudalità e la spartizione delle terre demaniali stava comportando in Molise la nascita di una nuova classe di piccoli proprietari che rese ancor più urgente, in un contesto territoriale prettamente rurale, affrontare il problema della diffusione delle conoscenze e delle innovazioni agrarie, di cui tanto si discuteva nella ‘Società Economica di Molise’166. La soluzione fu individuata dall’intendente nella necessità di istituire, sotto l’egida della locale Società economica, scuole di agricoltura, che rappresentarono una assolta novità per l’epoca: prime scuole ‘governative’ del Regno, furono considerate forzatamente “secondarie” dai decreti istitutivi del 1818, non trovando una collocazione specifica nell’ordinamento scolastico167. È lo stesso Biase Zurlo ad illustrare, in una circolare pubblicata sul Giornale dell’Intendenza, tutti i passi e le finalità della fondazione: Il Signor Gaudiosi [sottintendente di Larino] […] fu il primo, che sin dal 1816 mi propose lo stabilimento in quel Capoluogo d’una scuola di Agricoltura pratica coll’onorario di annui duc. 50, onde coll’istruzione, che ne sarebbe ivi diffusa e ne’ Comuni limitrofi, si fosse potuto migliorare la coltivazione d’ogni genere in que’ terreni naturalmente felici. Abbracciai avidamente quel plausibile progetto, fissai nello Stato-discusso di Larino un soldo più sufficiente di annui ducati 60 e vi destinai per Professore provvisoriamente verso la metà dell’anno scorso il Signor Dottor Fisico D. Giuseppe Levante, Socio della Sannitica Società Economica, stimato fra i più meritevole di quella carica fra i tre proposti dal Consiglio Municipale. 164 Cfr. R. De Lorenzo, Società economiche e istruzione agraria nell’Ottocento meridionale, Milano, F. Angeli, 1998, p. 141; G. de Gennaro, La diffusione delle conoscenze agrarie nel Mezzogiorno: Puglia, Basilicata, Provincia di Salerno (1800-1915), Salerno, Centro studi per il Cilento e il Vallo di Diano, 1987. Per un inquadramento generale dell’istruzione agraria italiana nel periodo preunitario inserita nella più ampia dimensione europea, si rimanda a R. Pazzaglia, Il sapere dell’agricoltura. Istruzione, cultura, economia nell’Italia dell’Ottocento, Franco Angeli, 2008. 165 Cfr. R. Lalli, Politici, economisti, amministratori nel Molise. Biase Zurlo: un amministratore attento ai problemi dell’economia, cit., pp. 43-50. 166 Le Società di agricoltura furono trasformate nel 1812, in Società economiche. In Molise ebbe un ruolo di primo piano il segretario Raffaele Pepe, in stretti rapporti con l’ambiente toscano, tra i più avanzati nel campo della sperimentazione agraria dell’epoca. Nel 1820, Pepe avviò, primo nel Regno, la stampa dell’organo della società, il “Giornale economico-rustico del Sannio”, modificato nel 1822 in “Giornale economico-rustico ad uso dei coltivatori del Molise”. Sull’attività, l’organizzazione e i membri della Società molisana si veda I. Zilli, La “Società Economica di Molise” fra accademia e realtà, Quaderni di Studi storici del Dipartimento Seges, Campobasso, Università degli Studi del Molise, 1995. 167 R. Decreto 18 Novembre 1818, in CLDAPI, Vol. I, p. 524. 60 Mi avvisai pure allora di adottare la stessa misura per Comuni di Agnone e Morcone, i cui Stati-discussi nel 1817 mi presentavano nelle rendite ordinarie, come quello di Larino, la sufficienza dei fondi per fissarvi nelle sezioni degli stipendj il nuovo soldo per gl’Istitutori di Agronomia. Quindi con rapporto degli 11 del mese di novembre dello stesso anno proposi per l’organo della Commissione della Pubblica Istruzione a SUA MAESTA’ la fondazione delle tre Cattedre ne’ tre detti Comuni. A’ 6 seguente la Commissione mi chiese la designazione de’ soldi da assegnarsi a Professori per le cattedre medesime. Or nel darle riscontro, stimai opportuno di estendere il progetto dell’istituzione, di cui si tratta, a tre Comuni più popolosi della Provincia, cioè a questa Centrale, ad Isernia Capoluogo di Distretto, e a Riccia; colla proposta generale del soldo per ciascun Maestro di annui duc. 60. Io aveva fatta la considerazione, che con tal mezzo portandosi a sollecito miglioramento quell’arte primigenia ne’ cennati sei Comuni, principali pel numero degli abitanti, per la loro civilizzazione, per l’estensione del loro territorio, e pel frequente concorso delle altre popolazioni specialmente vicine; era ben facile che il bene, a cui io mirava, si comunicasse a poco a poco a tutta la Provincia. S.M. con Real Decreto de’ 28 aprile ultimo si degnò di approvare lo stabilimento di queste Scuole di Agricoltura pratica nei Comuni medesimi coll’additato assegnamento, e colla disposizione di doversi far lezione ne’ giorni di giovedì e domenica, e nelle altre feste di precetto. Nell’art. 3. di tal Decreto è ordinato, che i Maestri saranno prescelti in seguito di concorso, il quale sarà tenuto nel Collegio Sannitico, giusta i regolamenti, che darà la Commissione della Pubblica Istruzione. Io considerando, che gli esami per provvedere questa sorte di Scuola sarebbero opportunamente affidati alla Società Economica, indirizzai alla lodata Commissione della Pubblica Istruzione [...un] rapporto, che contemporaneamente comunicai al Real Ministero degli Affari Interni. […] Ho stabilito pei concorsi di tutte le Sei Cattedre di Agricoltura pratica la domenica del 18 del prossimo venturo mese di ottobre. Intanto raccomanda premurosamente gli Amministratori de’ sei Comuni, dove quelle Scuole vanno ad aprirsi, di preparare i locali da servirsi a tal uso, con un pajo di decenti tavolini, con sedili di legno, e con qualche altro mobile che vi potrà occorrere, da compiersene la provvista dopo istallati i Professori, e secondo le loro indicazioni, che mi si faran conoscere. Se possono servire, com’è facile, le cose addette alle Scuole primarie esistenti in tutti i detti luoghi, ed alle scuole Secondarie parte aperte e parte da aprirsi in essi; se ne profitterà, evitando nuove spese. Dopoché saranno nominati i Professori. I sindaci locali pregheranno i Signori Parrochi ad annunziare al Popolo nelle messe solenni di due domeniche consecutive l’apertura delle rispettive Scuole di Agricoltura168. La proposta di Zurlo, che prevedeva anche il calendario scolastico, fissato nei giorni di chiusura della scuola primaria, il giovedì e la domenica, entrò nella programmazione del Ministero che iniziò a promuovere e istituire, seguendo il modello organizzativo molisano, scuole agrarie in altre Provincie del Regno, forte della costatazione che per “mancanza d’istruzione l’agricoltura è in pessimo stato”169. Alle prime sei scuole di agricoltura pratica, istituite con decreto 28 aprile 1818170, Zurlo ne affiancò, sei mesi dopo, altre 4, istituite con decreto 18 novembre 1818171. In tal modo ogni distretto della Provincia vide sorgere, nei suoi maggiori comuni, le scuole di formazione agraria: nel 1° distretto furono istituite a Campobasso (capoluogo provinciale e di distretto), Morcone, Riccia e Trivento; nel 2° distretto, ad Isernia (capoluogo di distretto) , Agnone e Frosolone; nel 3° distretto a Larino (capoluogo di distretto), Civitacampomarano e Guglionesi. 168 Circolare dell’intendenza di Molise, Campobasso 1 settembre 1818, in ASN, CGPI, f. 1488. Nota, CPI al Ministero degli Interni, Napoli 22 aprile 1818, ASN, CGPI, f. 1488. 170 CLDAPI, vol. I, p. 523. 171 CLDAPI, vol. I, p. 524. 169 61 Al concorso a cattedre, fissato per il 18 ottobre 1818, si presentarono meno concorrenti rispetto alle sei cattedre disponibili: nessuno per Riccia, Isernia e Larino; un aspirante per Campobasso e Agnone e 4 per Morcone. A seguito dell’esame, furono approvati dalla CPI: per Campobasso: Agostino Sipio, medico, socio ordinario della Società economica e suo presidente dal 1819; per Agnone: Carlo Barbieri, medico e socio corrispondente della Società economica; due gli approvati per Morcone: Giuseppe Capozzi, sacerdote, socio corrispondente della Società economica e ispettore per le scuole primarie del circondario di Morcone; a seguire, Domenico Piombi, farmacista172. Per le cattedre rimaste vacanti e per le nuove istituite fu indetto un secondo concorso, nel maggio del 1819, ma questa volta la partecipazione fu ancora più ridotta dal momento che si presentarono soltanto due candidati che la CPI, esaminate le prove scritte, non approvò 173. Si ricorse allora ad un terzo concorso le cui prove si svolsero il 17 ottobre 1819 per la cattedra di Larino e il 4 novembre per le restanti. Risultarono vincitori: Raffaele Pepe per Civitacampomarano174; Giuseppe Levante per quella di Larino e Francesco Fortini per quella di Isernia175. In conclusione: dopo tre concorsi fu possibile aprire solo 6 scuole sulle 10 previste. Ricapitolando, su un totale di 18 scuole tra secondarie e di agricoltura, programmate da Zurlo, ne furono effettivamente aperte soltanto 12, ma nonostante la difficoltà nel reclutamento dei docenti che comportò una riduzione rispetto alla programmazione di Zurlo, la consistenza numerica delle 172 Poiché a Morcone era disponibile una sola cattedra, si riservò a Piombi, approvato come secondo, la scelta di una cattedra rimasta vacante, ma il docente espresse il desiderio di insegnare esclusivamente a Morcone, suo comune di residenza, per ragioni prettamente economiche. Zurlo scrisse alla CPI sottoponendo la richiesta di Piombi, lodandolo a discapito del parroco Capozzi, troppo impegnato nell’espletamento delle sue funzioni ecclesiastiche. Il Ministero degli Affari Interni affidò comunque l’incarico al primo approvato (ASN, CGPI, fs. 1488). 173 ASN, CGPI, fs. 1488. 174 ASN, CGPI, fs. 1488. L’intendente chiese espressamente di esonerare dal concorso Raffaele Pepe, per i comprovati meriti accademici, ma la CPI non lo ritenne opportuno. Il giudizio dalla stessa commissione sulla prova concorsuale di Pepe ne conferma il valore: “Una semplice occhiata che vi da alla sua scrittura basta ad assicurare un giudizio altrettanto giusto quanto favorevole da parte di V.E. e di questa Commissione. Perciocché le sue idee si veggono esposte con tale aggiustatezza e discernimento, che anche redatte avrebbero potuto andar soggetto per lo meno a qualche piccolo sbaglio: eppure tali quali sono uscite da sotto la penna, non offrono il minimo neo di correzione” (CPI al Ministero degli Interni, Napoli 20 novembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488.) 175 Il sottintendente di Isernia raccolse le rimostranze del farmacista Nicandro Piccoli, che dichiarava di non aver potuto partecipare al concorso perché il comune non aveva diffuso il manifesto e accusò F. Fortini di aver tramato per non trovare concorrenti. L’intendente, a conclusione di un’approfondita indagine, effettivamente riscontrò “intrighi, e mal consigliate manovre” del Fortini, per cui il ministero annullò il concorso bandendone un altro espletato a Napoli, presso la sede della Commissione, il 5 febbraio 1820, vinto anch’esso dall’indiziato Fortini, a carico del quale giunse la nota del 3 luglio 1820 della CPI, la quale avvertiva l’intendente che il docente aveva subito l’arresto nel 1818 e rimpatriato in quanto carbonaro. Il Fortini diede le dimissioni prima di essere destituito, e la cattedra fu assegnata, con approvazione della CPI il 7 marzo 1821, provvisoriamente a Vincenzo Iadopi (ASN, CGPI, fs. 1488). 62 scuole secondarie ad indirizzo umanistico e di agricoltura pratica presenti in Molise si rivelava di molto superiore a quella delle altre Provincie. Stando ai dati ufficiali divulgati dal Principe di Cardito nel Breve cenno sullo stato attuale della Pubblica Istruzione, il totale delle scuole secondarie nel Regno continentale ammontava, nel 1820, a 55, di cui 40 istituite durante il quinquennio della seconda restaurazione: “Oltre l’accrescimento de’ Reali Collegi e Licei dal 1815 al 1820, si sono anche aumentate le Scuole Secondarie, le quali nel 1815 non essendo più di quindici, sono giunte al numero di cinquantacinque, cioè 17 di Agricoltura, e le altre in parte di Scienze, ed in parte di Belle lettere”176. I noti dati forniti dal principe Ludovico Loffredo si riferivano a tutte le scuole autorizzate dal ministero e non distinguevano quelle che risultarono effettivamente in attività a seguito dei concorsi. Sebbene quindi, come dimostra la storia dell’istruzione secondaria in Molise, tali dati non indichino il reale quadro della diffusione di scuole nel Regno, è, tuttavia, possibile desumere da essi che le scuole molisane programmate da Zurlo e autorizzate dal Ministero corrispondono quasi alla metà (18 su 40) del numero totale delle scuole secondarie istituite con decreti e rescritti tra il 1815 e il 1820 in tutto il Regno: un dato enorme dovuto all’impegno di Biase Zurlo ed alla sua politica scolastica, tesa a realizzare nella provincia un sistema pubblico d’istruzione, mediante l’istallazione di un collegio nel capoluogo e la costruzione di una rete di scuole secondarie ad esso propedeutico e l’apertura di scuole agrarie nei maggiori centri. L’impulso impresso da Zurlo risulta ancor più evidente considerando lo Stato generale dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno 1818 (ma aggiornato, con successive modifiche, al 1819) da cui ricaviamo, relativamente all’istruzione secondaria, la seguente mappa177: 176 Ludovico Loffredo, Principe di Cardito, Breve cenno sullo stato attuale della Pubblica Istruzione del Regno delle Due Sicilie nella parte al di qua del faro paragonato a quello che era nel 1815, in CLDAPI, Vol. I, p. 556. 177 Riproponiamo la Mappa già presentata nel primo capitolo, par. 5. 63 “Stato generale dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno 1818” Provincie Licei e Collegi pubblici Napoli Provincia Napoli Terra Lavoro Numero di alunni Interni Esterni Liceo del Salvatore; 211 54 Collegio MedicoCerusico 33 44 di di Collegio in Maddaloni 59 3 Terra di Bari Collegio in Arpino Liceo in Salerno; Collegio in Avignano Collegio in Avellino “decretato” Collegio in Lucera Liceo in Bari Terra d’Otranto Collegio in Lecce Calabria Citra Collegio in Cosenza Liceo in Catanzaro Collegio in Reggio Collegio in Campobasso Principato Citra Basilicata Principato Ultra Capitanata Seconda Calabria Ultra Prima Calabria Ultra Provincia di Molise 11 Scuole secondarie (umanistiche, scientifiche e di agricoltura pratica) 2 collegi “diretti dagli Scolopi, ed a loro conto” Pensionati 2 pensionati degli Scolopi; 37 pensionati “e da approvarsi 10, oltre tre degli Scolopi riguardati dal Governo ugualmente come pensionati in quali esso da un incoraggiamento” Massalubrense; Castellammare Acerra; Airola; Cervaro 97 Nocera dei pagani 49 Montepeloso 35 8 Foggia; 2 in Lucera 16 33 Molfetta; Mola; Monopoli; 2 a Putignano Galatona; Galatina 28 22 70 77 Pensionato degli Scolopi in Gaeta 417 Pensionato degli Scolopi Pensionato degli Scolopi in Melfi 237 Liceo in Aquila 41 Collegio in Teramo 44 387 256 Pensionato degli Scolopi in Foggia Pensionato degli Scolopi in Turi 203 Pensionati degli Scolopi in: Francavilla; Manduria; Brindisi; Campi e Trifase 104 Rossano; Scigliano; 3 in Cosenza Mesuraca; Cirò; Catanzaro; 203 233 203 15 19 Scuole private (autorizzate o ancora da autorizzare) 417 253 Avellino 93 129 Abruzzo Citra Secondo Abruzzo Ultra Primo Abruzzo Ultra Collegi retti da ordini e congregazioni religiose 98 Agnone; Larino; Campobasso; Isernia; Casacalenda; Baselice; Montenero di Bisaccia; Bonefro; Bagnoli; Guglionesi; Frosolone; Civitacampomarano; 2 in: Morcone; Trivento; Riccia Torino; Atessa; Vasto; Archi; Chieti Castel di Sangro; Città Ducale; Lionessa Civita Sant’Angelo 273 Guardiagrele; pensionato degli Scolopi in Chieti e Lanciano 243 183 97 64 Cap. 3 Il declino dell’istruzione secondaria in Molise (1821-1828) 3.1 La Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione La reazione ai moti del 1820 alimentati dalla Carboneria, diffusa soprattutto tra le fila dell’esercito e tra i rappresentanti dell’istruzione178, costituì l’inizio di una politica scolastica involutiva che ebbe drastiche ripercussioni sulle neonate scuole molisane. A conclusione del nonimestre costituzionale (luglio 1820 – marzo 1821), la restaurata autorità borbonica istituì sei ‘Giunte di Scrutinio’, di cui una destinata alla Pubblica Istruzione col precipuo scopo di esaminare e giudicare la ortodossia della ‘condotta morale e politica’ dei docenti pubblici e privati; ed alla stessa Giunta furono conferiti i poteri di concedere la licenza di stampa e la facoltà di revisionare i testi179. La presidenza fu affidata al Principe di Cardito180 con un preciso mandato esplicitato in dettagliate modalità di intervento contenute nelle Istruzioni del maggio del 1821, diramate dal Ministero degli Interni: andava indagata la carriera a partire dal Decennio francese fino al nonimestre costituzionale, per individuare i “Rei Notorij” e i “Rei presunti”, ovvero: Notorio Reo si reputa: 1) Ogni autore o complice di proclami, giornali, e di qualsivoglia stampa irreligiosa o rivoluzionaria 2) Chiunque della detta epoca de’ 22 maggio 1815 in poi si formò o scrisse lettere criminose, o pure altre ree carte relative da associazioni segrete 3) Chi pubblicamente cercò di sovvertire l’ordine pubblico, armando, stimolando, o persuadendo genti, così nella capitale come nelle provincie 4) Chi disertò dalla sua residenza per seguire lo stendardo dei sediziosi Presunti Rei si reputano: 1) Quei che fecero parte delle cosiddette vendite carbonare, ancorché non fossero intervenuti nell’unione 2) I complottatori, o contra del governo Monarchico, o contra la Real Famiglia, o contra l’autorità del Re N.S. 3)I lettori e i maestri che smaltiscono erronee massime 4) Superiori e direttori di collegi o di qualunque altro luogo di educazione, i quali conoscendo le massime false 181 dei maestri o dei prefetti, abbiano continuato a tollerarli . Per svolgere nel modo più capillare il proprio compito, la Giunta si diede anche un regolamento interno, recanti istruzioni sulle modalità organizzative, sulla prassi dello scrutinio e sulle regole per l’esame dei libri. Tale regolamento fu approvato dal Ministero degli Interni il 9 maggio 1821, 178 Sui moti napoletani rimandiamo, tra gli altri, a A. Lepre, La rivoluzione napoletana del 1820-21, Napoli, Guida, 1967. 179 R. D. 12 aprile 1821, in CLDAPI, vol. II, p. 3. Sulla Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione si veda il saggio di A. Gargano, I “Maestri Cattivi”. Il controllo sull’istruzione a Napoli tra il 1821 e il 1822, in “Sapienza”, 57(2004), n. 4, pp. 459-484. 180 Alla vicepresidenza fu nominato il duca di Lusciano; la commissione scrutinatrice era costituita da Gaetano Giannattasio, Domenico Sarno, Domenico Cotugno e Nicola Fergola; segretari Loreto Apruzzese e Desiderio Pallocchi, quest’ultimo dimissionario e sostituito da Paolo d’Arezzo. 181 Istruzioni alla Giunta di Scrutinio dipendente dagli Interni, Napoli 17 aprile 1821, in ASN, Archivio Borbonico, fs. 662, ff. 115-116; il documento è trascritto in A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 479-480. 65 il medesimo giorno in cui veniva sciolta la Commissione di Pubblica Istruzione, le cui funzioni passarono alla Giunta182. La GSPI, per reperire informazioni sui soggetti, operava attraverso un canale centrale che aveva a disposizione: i volumi degli atti del parlamento, l’ ‘archiviario di polizia per imputazione politica’, il giornale costituzionale e le carte di interesse possedute da qualunque Ministero; e due canali periferici: alti funzionari provinciali e ordinari diocesani, cui venivano richiesti dettagliati rapporti riservati sui docenti183. Il sistema, quindi, era costituito da una rete diffusa che, dalla struttura statale a quella provinciale, poteva contare su collaboratori fidati appartenenti a livelli sociali diversificati e diretti, sia politici che religiosi; e all’interno del territorio provinciale poteva contare su una efficiente ragnatela composta dai rappresenti pubblici del potere locale e dai prelati delle singole parrocchie184. All’indomani dell’istituzione, la Giunta precisava il lavoro da svolgere in questi termini: Sig.r Intendente Questa Giunta di Scrutinio della Pubblica Istruzione è stata specialmente incaricata da S.M., che in preferenza di qualunque altro esame si applicasse a vedere seriamente quale sia stato, e sia lo stato morale, e politico de’ Licei e Collegi tutti esistenti nel Regno. In virtù di tale sovrano comando dovendosi la Giunta effettivamente applicare a tale Scrutinio, energicamente prega lei, Sig.r Intendente, a prendere in seria considerazione quanto sia geloso l’incarico alla Giunta addossato, ed a quali funeste conseguenze potrebbe portare qualunque spicciola negligenza, che si andasse a commettere in un affare tanto geloso. La salute dello Stato dipende dalla educazione del popolo, e questa nasce dalla Pubblica Istruzione; quindi dovendo ciascuno prender parte in un affare di tanta importanza, ed essendo persuasa dell’attività, e gelosia colla quale vanno gli affari di cot[est]a Prov[inci]a è pregata sollecitamente prender conto dell’insegnamento, che ha avuto, ed ha luogo ne’ Licei, o Collegi siti nella sua Provincia. Specialm[ent]e è premurato il suo zelo nel riferire la morale de’ rettori, e Maestri, che dirigono tali stabilimenti: se nelle passate emergenze si è conservata a disciplina, e se il veleno della Carboneria abbia penetrato ne’ Luoghi addetti alla educazione de’ giovani. Prendere dev’ella anche conto de’ Maestri privati, quali sieno le loro massime, quale la loro morale, quale l’attaccamento all’ordine pubblico. Lo stesso potrà praticare per i Maestri delle scuole sì primarie, che secondarie. Fida dunque la Giunta poter prestare un esatto servizio allo Stato: veder adempiuto il giusto desiderio di S.M., il quale, sebbene abbia fatto uso della sua innata clemenza nel porre un velo al passato; pure vuole prevedere qualunque altro disastro, che potesse minacciare a’ suoi Stati: il che accadrebbe se si continuasse a tollerare Istruttori mal intenzionati, ed in tutta la estensione velenosi185. 182 Proposta di regolamento da accettare o sostituire, Napoli 6 maggio 1821, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 727; il documento è trascritto in A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 480-481. 183 ASN, Ministero di polizia II, Commissione di pubblica istruzione, fs. 156. 184 Impiegati ed ecclesiastici si ritrovarono nella condizione di essere contemporaneamente informatori della Giunta di scrutinio per la Pubblica Istruzione e soggetti a loro volta scrutinati dalle rispettive giunte di competenza: la Giunta di Scrutinio per gli impiegati dell’amministrazione pubblica e la Giunta Ecclesiastica di Scrutinio. 185 Circolare ministeriale, GSPI all’Intendente di Molise, Napoli 18 maggio 1821, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 990, f. 83. La generalità della circolare, con il richiamo a “Licei, o Collegi siti nella sua Provincia”, fa pensare che sia stata spedita ad ogni intendenza, ma, in assenza di altri riscontri, preferiamo circoscriverla al Molise, tenuto conto di una segnalazione di Alfredo Zazo che indicava, ad esempio, come interlocutori privilegiati della GSPI per il liceo di Salerno, soltanto due ispettori e l’arcivescovo che, a sua volta, si affidava al procuratore generale della Gran Corte di Salerno (Cfr. A. Zazo, Un episodio della reazione del 1821, “Samnium”, 1931, n. 1, pp. 80-87). 66 Un diverso tono, sia pur con le stesse finalità, assumeva la circolare che la Giunta stessa faceva pervenire, mediante il Ministero degli Affari Ecclesiastici, a tutti gli ordinari diocesani del Regno per garantirsene la collaborazione, nel quadro dei nuovi rapporti tra Stato e Chiesa istauratisi a seguito del concordato firmato nel 1818: Illustrissimo e reverendissimo signore, Il direttore della Real Segreteria di Stato degli Affari Interni mi ha rimessa la seguente lettera circolare, che la Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione stima doversi in suo nome dirigere a tutti gli ordinarij del Regno: […]. Vidde [il re], che sebbene avesse diretto tutta la sua cura per l'educazione del popolo ne' principi della sana dottrina e santa Religione Cattolica Apostolica Romana, pure la cosa era riuscita tutta all'opposto. Di fatti nel corso del suo governo si stabilirono tanti licei, tanti collegi, molte cattedre; cose tutte che dovevano dare una certa fiducia di vedere stabilita una uniforme istruzione diretta a rendere stabili le fondamenta del suo Regno, inconcussa la concordia in quel popolo che da Dio era stato affidato nelle sue mani. Difatti non si può negare che l'educazione dall'anno 1799 in seguito andiede sempre in un evidente deterioramento […]. Le passate emergenze che quanto appieno dimostrano il danno che risentì la Chiesa ed il Regno per lo smaltimento di merci erronee e pestifere che sono totalmente aliene dalla religione! Mosso quindi il paterno cuore di Sua Maestà da un giusto dolore e desiderando di dare non solo un pronto riparo al danno già avvenuto, ma prevenire in seguito qualunque disastro dai suoi stati, fin dal 12 di aprile di quest'anno formò una Giunta Scrutinatrice delle massime anzidette della dottrina e morale di coloro che dalla stessa Maestà Sua vennero prescelti all'insegnamento sia pubblico che privato. La Giunta che vuole secondare in tutta la sua estensione le paterne cure di Sua Maestà da se isolatamente non è nello stato di veder verificato tanto bene, senza il concorso delle autorità costituite. Ma verso quali persone rivolgersi? La natura delle cose stesse lo richiede, che i vescovi per ragione della loro istituzione debbano dare i lumi necessari per conoscere quali sieno quegli individui i quali abbiano smaltite merci così velenose, quali sieno i libri i quali vanno circolando in tutta l'estensione del Regno, dai quali la gioventù succhiò un sì pestifero veleno. I vescovi per diritto divino sono tenuti ad allontanare il gregge dai velenosi pascoli dell'errore; allontanarlo per quanto da loro dipende dalla insubordinazione. Eglino devono personalmente conoscere gli individui delle rispettive diocesi, o che stanno insegnando tali massime, o che cogli scritti abbiano manifestato le loro depravate inclinazioni. […]. La Giunta formata da Sua Maestà non è destinata a punire: questo ramo è totalmente alieno dalla sua istituzione. Si pretende dal Re, che col mezzo di essa si possa separarsi la paglia dal grano: riunisce per questo ramo le sue cure a quelle del vescovato. Sia però Ella persuasa essersi simili offici passati anche all'intendenti delle province, poiché se una è la causa comune deve esser la premura, e l'impegno, cioè di barbicare l'errore; piantare nel suo posto la verità. […] si fa quindi la Giunta un dovere pregare V.S. illustrissima ad aver pazienza di rimetterle un distinto ragguaglio dei professori, direttori e maestri i quali avessero spacciate delle non sane dottrine; come di coloro che avessero resistito al torrente dell'empietà insegnando a norma della ragione religiosa e politica186. In Molise, come si vedrà, si attivò inizialmente un unico canale di informazione, quello dei vescovi, in quanto il neo intendente, nominato nel luglio del 1821, nella persona del Marchese di Cammarota, si avvalse, per il suo primo rapporto, soltanto delle informazioni provenienti dalle diocesi. 186 Circolare, Ministero degli Affari Ecclesiastici ai Vescovi, Napoli 12 maggio 1821, in ASN, Ministero degli Affari Ecclesiastici, fs. 1992; documento trascritto integralmente in A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 482-483. 67 3.2 Scrutinio del Collegio sannitico Gennaro Pasca187, vescovo della diocesi di Bojano e responsabile del rapporto sul Collegio Sannitico di Campobasso, per competenza territoriale, a seguito di accurate indagini, comunicava alla Giunta la seguente tabella riassuntiva sul personale: Nomi e Cognomi Alessandro dell'Erba Francesco Laccone Nicola de Mattheis [Ruolo] Morale Condotta Politica Osservazioni [del Vescovo] Buona Carb[onar]o dopo il 7 luglio [1820] N.B. questa Carb[one]ria fu denominata così, ma fu in effetti un’ unione pub[blic]a di molti Sig[nor]i della città, con intelligenza delle Autorità locali per unire una forza, che potea opporsi all'unione de' pochi veri Carb[onar]i in Campobasso, i q[ua]li come dicesi minacciavano una totale, e generale destruz[io]ne. [Verso il rettore] vi furono anche delle minaccie credutosi opposto a sentimenti liberali idem idem Rettore Vice rettore Maestro di Matematica Sublime Idem come sopra idem Lodevole Can[onic]o Alfonso Filipponi Raffaele Afflisio Libero Bozzi Biase della vecchia Giuseppe Fusco Giuseppe Carlozzi M[aest]ro di Filosofia Maestro di Carattere [calligrafia] Maestro di scuola primaria, e lingua italiana Maestro d’Umanità Maestro di Grammatica Prefetto d'ordine idem A’ stampati varie opere drammatiche che potranno leggersi – Vedi l’osservaz[ion]e di sopra anche per lo contro scritto Filipponi idem Buona idem idem idem idem idem idem idem Idem come sopra Idem come sopra Idem come sopra 188 Bojano, 19 giugno 1821 187 G. Pasca, nominato a capo della Diocesi nel 1819, ebbe parte attiva nelle vicende educative del periodo, promuovendo presso il Ministero degli affari ecclesiastici uno progetto di riforma della morale pubblica che prevedeva, tra l’altro, l’istituzione delle Congregazioni di Spirito per gli studenti, in seguito decretate dal governo; cfr. A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 465-466. Sull’attività diocesana svolta da G. Pasca si veda: M. Miele, La diocesi di Boiano-Sepino tra Sette e Ottocento. Rilievi sulle condizioni del clero, in E. Narciso (a cura di), Dal comunitarismo pastorale all’individualismo agrario nell’Appennino dei tratturi, Atti del convegno Giuseppe Maria Galanti, 25-28 aprile 1991, Santa Croce del Sannio, Istituto Storico “G. M. Galanti”, 1993, pp. 291-317. 188 Il documento originale annota tra le Osservazioni il “Ruolo”, da noi indicato in colonna; Rapporto, G. Pasca alla GSPI, Boiano, 19 giugno 1821, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50. In realtà, questo rapporto risulterà rimaneggiato poiché la GSPI consentì al Vescovo di modificare la prima stesura nei suoi stessi uffici. L’originario rapporto, spedito un mese prima, non presentava le osservazioni contenute nel Nota Bene riportato da noi in corsivo. 68 Venivano indicati come Carbonari: il rettore e il vicerettore, rispettivamente abate e canonico; 6 docenti, tra cui 5 ecclesiastici, ed il prefetto d’ordine, a sua volta sacerdote189. Tra gli insegnanti, solo il docente di Lingua francese, Michele Petitti, non risultava membro della setta, mentre nessuna annotazione riguardava il contabile, l’economo e i tre prefetti di camerata in servizio nel Collegio Sannitico190. Inoltre, dei 9 settari segnalati dal vescovo, 6 di essi venivano annoverati come membri di un presunto partito della resistenza, non meglio definito nei contorni politici. Il rapporto del vescovo ebbe conseguenze gravissime: sentito il parere della Giunta di scrutinio, la Segreteria di Stato degli Affari Interni, in nome di Sua Maestà, ordinò l’immediata destituzione di tutti gli annotati dall’ordinario diocesano191. Come registrò l’intendente, le destituzioni sconvolsero la Provincia, che in un sol colpo vide minata l’esistenza stessa del Collegio, “che rimarrà deserto” per mancanza di degni sostituti192 e, prendendo spunto dalla richiesta della GSPI di eventuali integrazioni rispetto ai rapporti inviati, lo stesso intendente tentò di ridimensionare le accuse affermando che tutti i destituiti sostenevano “di non aver mai fatto parte di Società Segrete” e continuava evidenziando una buona dose di malcelato disagio e chiara ammissione di evidente superficialità nella compilazione del proprio rapporto: Ho l’onore di manifestarle con quella ingenuità che si conviene al mio carattere, ed al suo alto rango, che l’enunciato mio rapporto [11 dicembre 1821] fu basato interamente su quello speditomi dal Vescovo della Diocesi di Bojano, al quale io mi diressi per avere gli opportuni schiarimenti sull’assunto, ed in confidenza se questi equivocò equivocai anche io; non dovend’omettere altresì di farle riflettere per discarico del proprio dovere, che siffatto mio rapporto era ancora per istrada, quando la giunta di scrutinio già segnato avea la destituì[io]ne di professori suddetti. Questa osservaz[io]ne ad altro non tende, che a persuaderla di non essersi la destituzione poggiata sul mio semplice rapporto, ma bensì esister dovevano presso la lodata Giunta altri documenti che poterono far sorgere la convinz[io]ne nell’animo de’ rispettabili membri di essa. […] Premesso tutto ciò, debbo infine sommettere alla saviezza dell’E.V., che tranne le pruove nascenti dal rapporto del prelodato Vescovo a carico de’ divisati professori, non mi è riuscito di raccoglierne altre, onde convincerli di aver fatto parte di Società segrete. Una sorda voce … circola nel pubblico, ed è, che i medesimi, eccettuat’i soli D. Biase della Vecchia, e D. Giuseppe Carlozzi, che non si nominano affatto, si ascrissero non per volontà, ma per mera necessità alla così detta carboneria dopo l’epoca del 7 luglio 1820, sulla sola idea di esser conservati ne’ loro impieghi. Ma quanto possa fidarsi ad una voce vaga, e priva di ogni fondamento, lo rimetto alla somma sua penetrazione. Per me son convinto, che questa istessa voce 189 Il vicerettore in quel momento reggeva provvisoriamente anche la cattedra di Retorica dopo il trasferimento di Trudi nella scuola secondaria. 190 Il corpo docente del collegio annoverava anche Giuseppe Sorbo, docente di Italiano ed Elementi di Latino, ma non ancora in servizio (ASN, CGPI, fs. 405). 191 Ministero dell’Interno alla GSPI, Napoli, 4 dicembre 1821, in ASN, CGPI, fs. 405. La stessa sorte toccò, due anni dopo, all’unico docente non accusato di appartenere alla Carboneria, Michele Petitti, reo di aver fatto acquistare per la biblioteca del collegio tre opere messe all’indice (ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 859). 192 Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, Campobasso 14 dicembre 1821, in ASN, CGPI, fs. 405: “Tralascio di rappresentare a Lei la sorpresa ed il lutto che questo avvenimento ha prodotto nel pubblico. La città ne è vivamente costernata, giacché le qualità morali ed intellettuali specialmente degli individui del Collegio destituiti avevano profondamente stabilita nell’opinione, e nel cuore di tutti una stima profondissima”. 69 debba essere effimera, imperocché non viene affatto indicato né il luogo né il giorno positivam[en]te in cui si ascrissero, né presso la Polizia vi esistono documenti atti a provarlo. L’istesso Prelato, che da me si è di bel nuovo interpellato su tal particolare conviene, che per effetto delle osservazioni contenute nel precedente suo rapporto la lodata Giunta avrebbe potuto benissimo ricavare degli argomenti, onde convincersi di non essere stati i medesimi realmente carbonari193. Anche il vescovo Pasca, pentito e amareggiato per quanto rapportato, nel disperato tenativo di porvi rimedio, si profuse in una smodata difesa dei docenti in oggetto, tutti ecclesiastici suoi subalterni: A dirle il vero questo tratto della Giunta degnissima, cui Ella presiede, mi è sensibilmente funestato: dapoiché essendo la maggior parte de’ detti Maestri, Ecclesiastici, e conseguentemente più vicino al mio Sacro, e paterno Ministero, il di loro male à toccato necessariam[ent].e il mio cuore, maggiormente perché avendo io caratterizzato nel mio rapporto de’ 18 maggio 1821 tutti gli Ecclesiastici della mia Diocesi, e specialmente quelli della centrale di Campobasso per persone di buona morale, e condotta politica lodevole, non mi aspettavo questo trattamento pe’ miei Ecclesiastici, essenzialmente per que’ di Campobasso, e molto meno per l’Impiegati nel Collegio Sannitico. In questo stabilimento non ci fu mai tanta quiete, tanto ordine, tanto rispetto alla Religione, ed al nome del Re, quanto in quell’epoca di turbolenza. Gli educatori, e gli istitutori a gara si distinsero per impedire ogni accesso di persone, o di massime equivoche in quel luogo sacro destinato a formare la morale, il cuore, e lo spirito della gioventù. Posso Eccellenza francam[ent]e assicurare che quello Stabilimento non fu, che il modello d’edificazione sotto tutti gli aspetti, e che la destituzione avvenuta abbia potato una vera costernazione nel cuore di tutti i buoni, e di tutt’i Padri, i quali non facevano, che contestare in tutt’i momenti a’ destituiti la loro viva riconoscenza per aver preservati i loro figli dalla peste del tempo. Che se alcuni degli Ecclesiastici in generale potevano esser attaccati d’aver dato il nome a qualche società: io nel citato rapporto assicurai con un’osservazione ben precisata cotesta degnis[sim]a Giunta, che non lo Spirto di vertigine, o di novità gli aveva a ciò indotti, ma la premura, e l’interesse insieme di custodir l’ordine pubblico, e di far argine ad una imminente anarchia, e frenesia popolare, avea forzati varj galantuomini, ed Ecclesiatici ad unirsi con l’intelligenza, e favore de’ Magistrati, e così custodire con forze unite la pubblica tranquillità patentemente minacciata, e con ciò le loro sostanze, e vite particolari194. Evidentemente, al Vescovo Pasca, questa lunga difesa non sembrò sufficiente e, a breve distanza, fece giungere ulteriori missive alla GSPI dichiarando che, a seguito di più approfondite indagini, si poteva addirittura attribuire a quell’ “unione” di cittadini il merito del mantenimento di “quell’ordine che ad onta dell’assenza dell’Intendente si mantenne in Campobasso”195: Una società imaginata [sic] da Lucifero, e promossa da’ di lui seguaci avea già presa un’aria imponente, e minaccevole nel comune di Campobasso in Agosto del 1820. Essa si avea dato il fiero nome della Vendetta, ed aveva in mira l’anarchia, dietro la destituzione di ogni legittima autorità. Le autorità civili di allora non videro nel momento espediente migliore, che riunire un partito d’opposizione, composto delle persone più accreditate per probità, e per possidenza, onde elider l’urto colla resistenza, e salvare così da tanto flagello la patria196. 193 Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, Campobasso, 9 febbraio 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50. 194 Rapporto, Vescovo G. Pasca, s.d. [ma dicembre 1821], in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. 195 Vescovo G. Pasca alla GSPI, Napoli, (s.g.) febbraio 1822, ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. 196 Rapporto, vescovo G. Pasca alla GSPI, Campobasso, 8 giugno 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. Le indicazioni del vescovo sulla ‘setta luciferina’ trovano riscontro negli studi locali dedicati all’argomento: tra le maggiori vendite carbonare presenti nel capoluogo molisano sono state annoverate: ‘I vindicatori dell’ordine tradito’, cui fa esplicito riferimento il vescovo, 70 L’alto prelato, ormai apertamente impegnato nella strenua difesa in favore del personale del Sannitico per provocare un reintegro già chiesto in precedenza, discolpò completamente il prefetto sacerdote Carlozzi in quanto “jeri l’altro mi fu denunziato essersi preso un equivoco con un altro”; giustificò il docente canonico Filipponi, fuggito da Campobasso nel periodo dei moti, motivando la fuga “perché creduto del seguito del’Intend[ent]e Zurlo […] la carboneria diceasi, aver decretata la morte”, e lo scagionò completamente dall’aver partecipato alla setta degli oppositori197; fece rientrare il docente sacerdote De Matteis, inizialmente annotato solo come carbonaro, tra quelli che lo furono “per tranquillità pubblica” e costretto alla fuga dal capoluogo per alcuni mesi perché in opposizione alla ‘setta luciferina’198. In realtà, all’insaputa del vescovo, la GSPI autonomamente classificava già da tempo i suoi rapporti come non attendibili per le “stranezze accluse” e, per mettersi al riparo da possibili censure o riprovazioni, informava, nel febbraio del 1822, il ministro degli Interni delle proprie riserve sulle valutazioni ed informative ricevute, svelandone anche i retroscena: La Giunta di Scrutinio della Pub[bli]ca Istruzione nell’esaminare la condotta morale, e politica de’ Professori, e Maestri tanto del Collegio di Campobasso, che di tutta la Provincia ha avuto innanzi agli occhi i rapporti rimessi tanto dallo Intendente, che dai Vescovi rispettivi. Questo sistema si è specialmente tenuto nello scrutinio de’ maestri della Diocesi di Bojano; che anzi siccome questo Vescovo fin dal dì 18 Maggio fece pervenire nella Segretaria della Giunta di Scrutinio il suo rapporto; così in prosieguo si portò personalmente nella Giunta, e disse, che avea nel primo rapporto per talune persone non esattamente riferito, ed avea bisogno averlo nelle sue mani per emendarlo. La giunta autorizzò il Segretario a permettere al rid.o Vescovo di fare quelle osservazioni, che più credesse necessarie, acciocché la verità de’ fatti non venisse adombrata, di fatti così venne praticato dal rid.o Vescovo, e a suo piacere ebbe nelle mani il rapporto, che avea rimesso nella Giunta medesima. Fu quello riformato dal Vescovo e di nuovo consegnato alla Segreteria. Accaduta la destituzione de’ Professori del Collegio di Campobasso, e de’ maestri primarj, e privati della Diocesi di Bojano per opera di questa Giunta, che ricavò gli elementi del suo parere dal rapporto del Vescovo, il quale è uniforme a quello dell’Intendente; costui ha presentato un secondo, o per meglio dire un terzo rapporto nelle mani del Cardinale Presidente della Giunta permanente della Pub[bli]ca Istr[uzion]e, nel quale ha formata, e scritta una apologia a tutti i professori del Collegio, ed ai maestri primari della sua Diocesi. Un tale rapporto che porta la data del dì … Dicembre p.p. l’Eminentis.mo Cardinale lo ha fatto pervenire in questa Giunta per mezzo del Seg[reta]rio Generale della Pubblica Istruzione Angelantonio Scotti. Questo nel consegnare tale rapporto, a voce disse al Segretario della Giunta di Scrutinio della Pubblica Istruzione, a nome di Sua Eminenza, che il Vescovo di Bojano avea formato un tale rapporto ad pompam, ma che niuna cosa avea da giungere, o togliere dal rapporto, che avea rimesso fin dal 19 del mese di Giugno nella Giunta di Scrutinio della Pubblica Istruzione. In questo Stato di Cose crede questa Giunta che l’operato del Vescovo sia non lodevole, e che in questo modo rende nella Provincia sospetta la lealtà della quale si gloria questa Giunta. L’azione del Vescovo compromette le persone della Giunta in faccia a coloro per le quali diede il suo parere per la destituzione. ‘Gli illustri Sanniti’ con a capo Giovanni De Maio, fervido oppositore di Biase Zurlo, e gli ‘Illustri spartani’ formata da militari; Cfr. Antonio Santoriello, Giovanni De Maio: Giacobino, massone e carbonaro, in “Il Bene Comune”, VIII, giungo 2008, n. 6, pp. 73-77. 197 Rapporto, vescovo G. Pasca alla GSPI, Boiano, 4 febbraio 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. Secondo il Vescovo, il nome del docente comparve nell’elenco della vendita a propria insaputa. 198 Rapporto, vescovo G. Pasca alla GSPI, Boiano, febbraio 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. 71 Si è creduto tutto far presente a V.E. acciocché prenda quegli espedienti, che crederà essere più analoghi a rendere la Giunta immune da qualunque imputazione, che mai gli si potrebbe fare199. Appelli, ritrattazioni e richieste delle due massime autorità nel campo civile e religioso, caddero inesorabilmente nel vuoto e la GSPI, rassicurata da “S.M. [di] non darsi più ascolto ai posteriori rapporti fatti dal Vescovo, ma che si stesse al primo”200, impartì all’intendente, già nel dicembre, l’ordine perentorio di attenersi al decreto 24 giugno 1821: “Gli Intendenti, coll’approvazione de’ rispettivi Ordinarj diocesani, destineranno soggetti d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata condotta per interini sostituti a tutte la cattedre de’ Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o pure diverrano tali per soppressione o destituzioni de’ professori e maestri”201; nello stesso tempo, il Ministero fece riferire al vescovo di essere in futuro “più fermo e meno leggiero”202 e, contestualmente, inviò a Campobasso l’ispettore generale, Dionisio Orofino, in qualità di rettore provvisorio, affidandogli il delicato compito di rimettere ordine “nell’amministrazione, nell’insegnamento e nella disciplina” 203. 199 GSPI al Ministero degli Interni, Napoli, 16 febbraio 1822, in ASN, Ministero degli Interni, I, fs. 862. Ibidem. 201 CLDAPI, vol. II, p. 15. 202 Minuta, Ministero degli Interni alla GSPI, s.d., in ASN, Ministero degli Interni, I, fs. 862. 203 ASN, CGPI, fs. 405. 200 72 3.3 Scrutinio e declino delle scuole secondarie I Vescovi e l’intendente furono incaricati di stendere rapporti dettagliati anche su maestri di scuole primarie e professori delle scuole secondarie, oltreché sui docenti privati, per cui si innescò una serie di riferimenti a catena: l’alto funzionario della Provincia di Molise, con circolare del 10 e quella del 17 ottobre 1821, ricorse ai giudici di circondario e ai sottintendenti; questi a loro volta, fecero rifermento ai sindaci dei comuni, i quali raccolsero informazioni su docenti pubblici e privati seguendo un questionario predisposto comprendente: condotta morale e politica, attitudine ad insegnare, generale opinione di cui godevano ed eventuali utili osservazioni. A partire dal 1823, si attivò in Molise anche il canale informativo del commissariato di polizia, i cui rapporti sui docenti furono tenuti in gran conto dalla neonata ‘Presidenza della Regia Università degli Studi e Giunta di Pubblica Istruzione’, che, istituita nel settembre del 1822, assorbì le funzioni riservate alla Giunta di scrutinio e alla Giunta permanente di Pubblica Istruzione204. È interessante, a questo punto, seguire lo scrutinio dei docenti nominati nei comuni in cui furono istituite le scuole secondarie: Riccia, Morcone, Bonefro, Baselice, Casacalenda e Trivento. Riccia Deceduto, nel 1820, Gabriele Antonelli, titolare della cattedra di Grammatica latina, l’intendente, nel suo rapporto del 1821 alla Giunta, caldeggiò Alessandro De Simone, titolare di Belle lettere, per “la sua condotta politica irreprensibile” nonostante che “dopo l’epoca di luglio scorso si fosse fatto indurre a cadere nella così detta setta de’ carbonari a motivo che come forestiero non fosse inviso da paesani”; e aggiungeva: “In quanto alla morale è degno di elogio: dacché nell’istruzione dei suoi giovanetti personalmente la mattina li accompagna in Chiesa a assistere alla Santa Messa, e nella sera all’esposizione del sacramento”205. Pertanto, De Simone continuò la sua attività didattica nonostante la cauta denuncia di carboneria, ma, tre anni dopo, fu destituito per l’accusa di pedofilia mossagli dal padre di uno dei suoi allievi: il giudice regio 204 La Giunta Permanente di Pubblica Istruzione, istituita il 31 ottobre del 1821, doveva assolvere le funzioni di carattere generale della pubblica istruzione, tra cui revisionare e licenziare i testi, in modo da consentire alla Giunta di scrutinio per la P.I. di concentrarsi esclusivamente sulla inquisizione del personale. Le due Giunte furono sciolte a seguito del R.D. 12 settembre 1822 istituente la ‘Presidenza della Regia Università degli Studi e Giunta di Pubblica Istruzione’ (cfr. CLDAPI, vol. II, pp. 109-111) 205 Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, ASN, CGPI, fs. 1488, Campobasso 18 agosto 1821. Il rapporto del sindaco all’intendente, del 25 ottobre 1821, confermava le qualità del docente: “adempie al proprio dovere, di buona morale, religioso, attaccato al sovrano” (in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85). 73 avvertì l’intendente che a sua volta comunicò l’apertura del procedimento giudiziario al ministero, il quale diede ordine al Presidente della Giunta di sospenderlo immediatamente dalle sue funzioni e il Consiglio di Stato, nella seduta del 6 ottobre 1824, ne decretò la destituzione206. Morcone Giambattista Torti, già docente del collegio Sannitico, non risultando tra i carbonari nel 1821 poté insegnare indisturbato fino al 1827, anno in cui l’intendente, raccolta una denuncia di carboneria, doverosamente chiese informazioni più accorte al parroco, che si espresse in questi termini: Fu il primo che in luglio dello stesso anno [1820], portò qui la notizia di essersi pubblicata la Costituzione […]. È troppo noto che il Torti fu il promotore della rivolta di Busso contro i Baranellesi ed armato di tutto punto, dirigeva i rivoltosi che commisero violenze specialmente verso i pastori e animali di Baranello che trovansi sul monte Vairano. Prima di stabilirsi in Morcone era maestro di Belle lettere nel Collegio Sannitico e tutti i dati mi portarono a credere che sia stato carbonaro, ma non si diede a conoscere per riscaldato. Sono ignoti i mezzi da lui trovati onde 207 essere traslocato da quella cattedra all’altra di Morcone . A nulla valsero le sue discolpe e le accuse che Torti ritorse contro il parroco, ritenuto il vero settario, dal momento che le successive indagini di polizia confermarono la denuncia cosicché il docente fu destituito nell’aprile del 1828208. La scuola, nonostante la destituzione, continuò la sua attività con la nomina provvisoria del medico Pasquale Capozzi, di Morcone, voluto dal decurionato e approvato dall’intendente dopo l’imprimatur del cardinale di Benevento, ma il docente dovette accontentarsi di soli 6 ducati mensili, metà dello stipendio percepito dal suo predecessore, decurtati ancora della metà l’anno seguente209. Bonefro Il sacerdote Bernardo Santojanni fu indicato come Gran Maestro di vendita carbonaria dall’ordinario diocesano di Larino, il vescovo Raffaele Lupoli: Egli è uno degli antichi carbonari, e gran maestro delle vendite di Bonefro, e molti de’ suoi scolari furono indotti da lui a servire al fornello. Ben vero, però, che chiamato da me, e corretto si mostrò pronto a rinunziare alle dignità, e 206 ASN, CGPI, fs. 1488. Sulle sorti di G. Torti dà notizia A. Zazo, Sette nel Molise e disavventura di un insegnate molisano, in “Samnium”, 1974, n.3-4, pp. 257-258. 208 Ibidem, p. 257. 209 ASN, CGPI, fs. 1489. 207 74 mi assicurò d’averlo fatto inseguito, anche con pericolo della sua vita. Pel costume poi ho dovuto rimuovere da esso 210 la facoltà di confessare . A questo rapporto di natura politica, veniva allegata una informativa di ordine morale contenente sferzanti accuse di sfrenato libertinaggio sottoscritte dal parroco di Bonefro: Continua questo indegno sacerdote le sue debosciatezze. È uno scandalo generale vederlo amoreggiare con quattro, o cinque donne sue predilette, ed antiche penitenti, facendo colle medesime come un frenetico, ed i miei occhi col massimo rincrescimento, e dolore, quasi giornalmente ne sono offesi, anche dentro il Santuario. Un sacerdote immorale cotanto, e che nelle passate diaboliche rivoluzioni figurava da Gran Maestro nella Carboneria, vedesi con generale ammirazione de buoni continuare nell’esercizio della scuola secondaria che è qui istallata: che bella educazione morale, che belle massime politiche suole questo ottimo Istruttore comunicare ai suoi giovanetti scolari!211 La Giunta, a sua volta, annotava in calce al rapporto del parroco: “mandata dal vescovo di Larino che l’appoggia”. Il giudice del circondario di Bonefro, al contrario, nei riguardi del Santojanni sentenziava: “Egli per la sua dottrina è l’ornamento del Clero di questo Capoluogo. Egli per i suoi rari talenti potrebbe fare la figura la più luminosa in qualunque rispettabile Liceo, Seminario, od altro luogo di educazione”212. Probabilmente, proprio grazie a queste opposte posizioni che lasciavano intendere un più complesso retroscena di natura non individuabile, B. Santojanni non fu allontanato immediatamente: sciolta la Giunta di Scrutinio e la Giunta permanente, gli atti passarono alla ‘Presidenza della Regia Università degli Studi e Giunta di Pubblica Istruzione’, che si pronunciò solo dopo aver ricevuto un conclusivo rapporto dell’intendente, acquisito nel novembre del 1823213; ma passò comunque altro tempo prima che il Consiglio di Sato, in una seduta del 1824, decretasse la destituzione del Santojanni 214. 210 Rapporto, Vescovo Raffaele Lupoli alla GSPI, Larino 11 luglio 1821, in ASN, CGPI, fs. 1488. Ibidem 212 Rapporto, Giudice circondariale F. S. Buppelli all’Intendente, Bonefro, 26 ottobre 1821, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85. 213 Non è stato possibile reperire il rapporto dell’intendente; nella documentazione di cui disponiamo, è presente soltanto la lettera di trasmissione del rapporto dal Ministero degli Interni alla Giunta (ASN, CGPI, fs. 1488). È stato rintracciato, però, il rapporto all’intendente del successivo giudice di circondario di Bonefro, il quale, contrariamente al suo predecessore, confermava le informazioni date dal vescovo: “oltre di essere stato uno dei primi dignitari della infame setta, per aver occupata la carica di G[ran] M[aestro], ed oratore in questa vendita più anni prima delle ultime emergenze politiche; è immorale e di costumi rilasciati a pegno, che Monsignor Vescovo di q.a Diocesi è risolto nella necessità privarlo dell’esercizio di confessare” (Rapporto, Giudice circondariale P. Iantelli all’intendente, Bonefro 20 agosto 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 362, f. 1). 214 ASN, CGPI, fs. 1488. 211 75 Baselice Il sacerdote Gervasio De Mattia, incolume dall’accusa di esser settario, si vide costretto a difendersi dalle invettiva, mossagli dall’arciprete di Baselice, di immoralità aggravata dalla costatazione “che da due anni si è confessato una sola volta” e il quadro d’accusa si concludeva con il rilievo di “far languire la scuola”, ridotta ormai a pochi alunni215. Nella vicenda intervenne il fratello del De Mattia, di nome Giovanni, ispettore scolastico del circondario, che non riconosceva nella persona del parroco la funzione di ispettore scolastico del comune e lo accusò di aver ordito il piano solo per agevolare la nomina del proprio fratello a docente di scuola secondaria e per ambire egli stesso alla carica di ispettore di circondario216. La vicenda, nel clima politico degli anni Venti, non poteva restare relegata a livello comunale, per cui, messa in piedi la macchina investigativa, il ministero acquisiva il parere del’arcivescovo di Benevento, che nei confronti di Gervasio De Mattia espresse un vero e proprio elogio, contrastando completamente il contenuto del rapporto di polizia che affermava: 1° Essendo stato nel decennio colla stessa qualità nel Liceo di Benevento lasciò ivi di sé una pessima fama, anche quella polizia non cessa di vigilarlo allorché vi si reca; 2° passato quindi al seminario di Ariano dove stiede su qualche anno, vi si fe conoscere per un esaltato francesista; 3° ritornato in seguito in patria recò seco una donna in qualità di serva, con la quale si diceva aver egli commercio; e morta costei circa tre anni addietro, si fece venire da uno degli Ospizj di Napoli una fanciulla di circa anni dodici, che ora tiene in casa, e che il pubblico dice da lui procreata colla suddetta donna; 4° […] vi è attualmente mormorazione sul comune, che tenga pratica con la moglie del suo garzone; 5° nella rivolta del 1820 essendo egli nel Collegio di Campobasso, di dove partì sulla fine di settembre per occupare la carica di Maestro nel sud[dett]o comune, fu veduto in stretta amicizia col capo della carboneria ex Giudice criminale Ferrante, che andava a trovarlo anche nel Collegio, ed una notte fu osservato tra la turba de’ carbonari intervenuti intorno ad un casino di campagna, dove si faceva ricezione, dalle quali circostanze si desume, che esso D. Gervasio […] facesse parte della Carboneria […]217. Il Consiglio di Stato, il 24 febbraio 1824, prestando maggiormente fede al rapporto di polizia, ratificò la destituzione del docente. Un anno dopo, però, lo stesso Consiglio ritornò sui suoi passi, riscontrando l’infondatezza delle accuse mosse dal parroco e sollecitò il Ministero degli Affari Interni di ordinare alla Giunta di Pubblica Istruzione il reintegro del sacerdote, con l’accortezza di destinarlo “ove se ne presenti la vacanza, […] in un comune diverso da quello di Baselice”218. A distanza di un anno, non essendosi verificata alcuna condizione che permettesse di seguire il suggerimento, il Consiglio lo reintegrava nel comune d’origine. La situazione a 215 CPI al Cardinale arcivescovo di Benevento, Napoli, 11 gennaio 1823, in ASN, CGPI, fs. 1489. Il memoriale del dell’arciprete della parrocchia di Baselice, Domenico Caruso, inoltrato alla CPI, risaliva al 20 novembre 1822 (ASN, CGPI, fs. 1489). 216 Ispettore Giovanni De Mattha alla CPI, Baselice, 23 febbraio 1823, in ASN, CGPI, fs. 1489. 217 Rapporto dell’ufficiale del reparto di polizia del Molise, Autorini, trasmesso dal Ministero degli Interni in data 4 febbraio 1824 alla PGPI, in ASN, CGPI, fs. 1489. 218 Ministero degli Interni alla PG, Napoli 20 agosto 1825, in ASN, CGPI, fs. 1489. 76 Baselice, nel frattempo, risultava profondamente cambiata rispetto ai tempi della destituzione, tanto che l’intendente dovette comunicare alla Giunta le osservazioni oggettive del sindaco: con un scuola secondaria chiusa da 3 anni e con la scuola primaria riaperta da poco, mancavano ormai gli studenti in grado di seguire i corsi della secondaria, per cui si richiedeva di posticipare l’apertura dopo il 1828, allorché si sarebbe avuta la conclusione degli studi degli alunni della scuola primaria e il ministero fece propria la proposta. Nel 1829, Gervasio De Mattia avanzò la giusta pretesa al comune di riattivare la cattedra, ma a seguito della relazione del sindaco che riconfermava l’assenza di giovani da istruire, il ministero, nell’aprile del 1829, ne prese atto soprassedendo219. Casacalenda Giuseppe Mancini, colpito dall’accusa di essere “carbonaro”, fu immediatamente sospeso. Il vescovo di Larino, Raffaele Lupoli, segnalava: “ […] so che sia carbonaro antico. Egli però spaccia d’esserlo dopo la bandiera. Circa il costume nel pubblico niente posso dire, perché all’esteriore non c’è male. Tutto ciò sia detto a V. Ecc.a con riserbatezza grande, perché siamo ancora nel timore”. Sulla pratica la Giunta annotava: “Si spetti il rapporto dell’intendente”220, il quale acquisì, nell’ottobre 1821, il parere favorevole del sindaco: “Giovine di circa anni 23. Non ha che dirsi intorno alla sua morale, la quale sembra buona; per riguardo poi al’attuale sua condotta politica, si mostra attaccato al’attuale Felicissimo Governo”221, ma il parere non fu sufficiente a reintegrarlo. Trivento Il docente Stefano Trudi dimostrava possedere, secondo il vicario capitolare Antonio Lalli, un’ “ottima morale, di sana religione, e ben premuroso d’istruire i suoi allievi nelle belle lettere, che egli meritamente professa; nommai tacciato d’aver dato nome fra que’, che abbracciarono la Società Carbonaria”222, e, per il sindaco, godeva di “tutta la buona opinione, essendo versatissimo nel suo mestiere”223. Nel 1823, però, il consiglio comunale deliberò di non ristabilire più i fondi della scuola in quanto, come sintetizzava il ministero all’intendente a 219 ASN, CGPI, fs. 1489. Rapporto, Vescovo Raffaele Lupoli alla GSPI, Larino 21 luglio 1821, in ASN, CGPI, fs. 1488. 221 Rapporto, sindaco D. de Sanctis al sott’intendente, Casacalenda 13 novembre 1821 in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85. 222 Rapporto, Vicario capitolare Antonio Lalli alla GSPI, Trivento 12 marzo 1822, ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. 223 Sindaco G. Scarano all’intendente Marchese di Cammarota, Trivento 4 novembre 1821, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85. 220 77 chiusura della pratica, “è vicina la riapertura di quel Seminario diocesano, ove i cittadini hanno il privilegio di ricevere gratuitamente l’insegnamento; e che il Consiglio d’Intendenza ha annuito ad una tale preposizione”224. In queste poche righe veniva sintetizzato il sostanziale cambiamento della politica scolastica avvenuta all’indomani dei moti: il processo di clericalizzazione, iniziato con la nomina a Presidente della Giunta permanente di Pubblica istruzione del vescovo di Castellamare, Francesco Colangelo, nel settembre del 1822, ormai diffuso nell’opinione degli amministratori comunali e dei vertici provinciali, si rafforzerà progressivamente sotto il regno di Francesco I (1825-1830). Nel 1822, il distretto di Isernia proponeva ed otteneva la riapertura dell’antico collegio di Frosolone con annesso convitto, affidandone le cure ai Preti della Dottrina Cristiana225. Il Consiglio del distretto di Larino, nello stesso anno, procedeva nell’analogo indirizzo, come risulta chiaro dal verbale: [Il Consiglio] si è seriamente occupato ad esaminare come [l’istruzione pubblica] progredisce nel Distretto, ed ha conosciuto che anziché progredire l’istruzione pubblica nel Distretto, va’ sempre più deteriorando, anzi si è ridotta al niente. Conosce bene il Consiglio quanto interessi al bene delle popolazioni una saggia pubblica istruzione. Infelicemente, nel nostro distretto questa è stata finora trascurata, giacché non vi esiste che il solo Seminario di Larino, scampato fortunatamente dalle rovine in cui gli altri Seminari vi caddero nelle infelici passate vicende. Il Consiglio distrettuale ha però con estremo contento osservato che S. M. il Re D. G. sempre intento a beneficare i suoi amatissimi sudditi nel Consiglio de’ 8 gennaio 1822 sulle deliberazioni del Consiglio Provinciale di Molise nelle sue adunanze di Ottobre 1821 si è benignato ordinare ai Direttori delle Regali Segreterie di Stato degli Affari Ecclesiastici, e delle Finanze, che a’ termini dell’articolo 17 del Concordato con i fondi ivi indicati sottoposti alle Commissioni Diocesane siano riaperti i Seminarj di Triventi, e di Termoli, e si completi la dotazione di quelli di Isernia e di Bojano. Questo Consiglio Distrettuale nel mentre, che fa conoscere al Consiglio Provinciale di porgere i suoi più vivi ringraziamenti ai piedi del proprio Clementissimo Sovrano per essersi benignato di tanto interessarsi pel bene e vantaggio di questo nostro Distretto, lo premura di insistere perché tali Sovrane determinazioni non vengano ulteriorm[ent]e differite a discapito della pubblica istruzione226. Da analoghi verbali è possibile ricavare il declino definitivo delle scuole secondarie. Nel 1823, il Consiglio distrettuale di Isernia, per mancanza di fondi, propose addirittura l’ “abolizione [dello stipendio] dei maestri secondarj e agrarj”; proposta rigettata dal Consiglio Generale della Provincia che reclamò “la moltiplicaz[ion]e di tali scuole, almeno in ogni Capo di circondario, se fusse possibile”227. La possibilità non ci fu, anzi la situazione rovinò nella direzione opposta a 224 Ministero dell’Interno all’Intendente Marchese di Cammarota, Napoli 31 dicembre 1823, ASN, CGPI, fs. 1488. Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 aprile 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, , b. 73, f. 65; Giornale dell’Intendenza della Provincia di Molise, ottobre 1822. 226 Consiglio distrettuale di Larino, seduta 19 aprile 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 65. 227 Consiglio Generale della Provincia, seduta 18 ottobre 1823, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 53. 225 78 quella perseguita da Biase Zurlo e mediante la riattivazione dei seminari e la moltiplicazione di scuole private volute dal ministero, col decreto 28 gennaio 1822, che ne autorizzava l’apertura228, ne conseguì che alcuni tra i docenti molisani destituiti chiesero ed ottennero, nel corso degli anni Venti, l’autorizzazione ad insegnare privatamente. 228 Sugli effetti del decreto e sulla diffusione di scuole private in Molise e nel Regno si veda R. Gragnaniello, Didattica e istruzione, cit., p. 142 e passim. 79 3.4 Scrutinio e declino delle scuole di agricoltura pratica Dei 6 docenti di agricoltura pratica, soltanto 2 furono colpiti dall’accusa di carboneria, Francesco Fortini e Carlo Barbieri, ma solo il primo fu destituito a seguito di un dettagliato rapporto di polizia, nel febbraio del 1823, benché non occupasse già più la cattedra, affidata provvisoriamente a Vincenzo Iadopi sin dal marzo del 1821229. Anche nel caso di Barbieri i contenuti dei rapporti non furono univoci: il giudice di circondario scriveva: Non lo assiste buona opinione nell’esercizio del di lui magistero, e non è ascoltato che da pochissimi individui che a preghiera seco conduce onde non recitare le lezioni all’aere che riempi il vuoto del locale della cattedra. I sistemi contraddittorj, i paradossi che gli sfuggono, e le incongruenze del ragionare han prodotta la non curanza delle di lui lezioni. Le massime liberali che sovente ha disseminate, rimontando dall’epoca del 1799, allorché con fatti estrinsecò l’animo deciso di fiero repubblicano, e fece fucilare assistito da altri complottati in pubblica piazza Alessio di Pasquo [..]. È stato per molti anni nella Valdellina dopoché fuggì dal Regno per non essere arrestato. Tornato qui l’ho ravvisato persistere ne’ primieri liberali sentimenti; per la qual cosa pare che gli stia mal affidata l’istruzione della gioventù nel ramo di agricoltura; tanto più che nell’ottimestre delivio faceva cadere spesso in acconcio nelle lezioni delle novellette incitanti al sostegno della costituzione230. Diversamente, la valutazione del sindaco riferiva: Maestro di agraria, è anche professore di medicina, di buoni costumi, pieno di cognizioni, attaccato al buon ordine, ed al Re, ed il pubblico ne ha tutta la stima231. e il Vicario Capitolare confermava: Dopo aver prese le più premurose indagini, passo ad assicurare, che il Sig.r D. Carlo Barbieri, medico di Agnone non appartiene affatto alla proscritta Società Carbonaria, e che istruito dalla di lui passate vicende, mostrò attaccamento al legittimo Governo. È lodevole parimente la di lui morale condotta; poiché col fatto, e cole parole dà pruova di sua probità, e religiosa condotta232. Nonostante tutto, le scuole continuarono sia pure stentatamente la loro attività anche dopo il trasferimento di Biase Zurlo, ma, private ormai del sostegno dell’eminente figura, le stesse andarono incontro ad ostacolanti prese di posizione all’interno dei consigli distrettuali e del Consiglio provinciale, tanto che, agli inizi degli anni Trenta, risultavano ancora aperte solo le scuole di Morcone e Casacalenda. È emblematico il contenuto del verbale della seduta, del 17 aprile 1822, del distretto di Isernia: 229 Si veda, su Francesco Fortini, la nota n. 92. Poiché V. Iadopi non compare nella lista dei docenti di agricoltura scrutinati, è ipotizzabile che ricoprì l’incarico soltanto per un brevissimo lasso di tempo, oppure non prese mai servizio. 230 Rapporto, giudice di circondario G. Paolantonio all’intendente Marchese di Cammarota, Agnone 19 ottobre 1821, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85. 231 Rapporto, Sindaco P. Cremonese all’intendente Marchese di Cammarota, Agnone 19 ottobre 1821, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85. 232 Rapporto, vicario capitolare A. Lalli all’intendente Marchese di Cammarota, Trivento 16 dicembre 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 990, f. 84. 80 Il Consigliere Sig.r Cremonese ha proposto di richiamarsi l’attenzione del Consiglio su un oggetto interessantissimo della agricoltura. “La cattedra di q[uest]a scienza (egli ha detto) limitandosi ad insegnare la sola teoria, senza accompagnarsi le lezioni di prattica, rende inutile la sua bella istruzione. A questo male accorrer bisogna con pronto rimedio”. Su questa proposizione il Consiglio ha riflettuto naturalmente, che l’istituzione della cattedra di agricoltura prattica, stabilita da varj anni in diverse comuni di q[uest]o Distretto, è stata presso che inutile, per non essersi adempito da Cattedratici al fine della legge, cioè di erudire praticamente gli agricoltori delle rispettive comuni, mentre si limitano solamente a dettar precetti nella scuola, ove spesso non vi è chi li ascolta. Il Consiglio, trovando vero, e giusto og[ge]tto, che si è proposto, all’unanimità delibera di proporsi al Consiglio Provinciale i seguenti mezzi, onde ottenere, che i Cattedratici di agricoltura uniscano alla teoria anche la pratica. 1° - Che essi sian obbligati di dare dieci giorni di lezione prattica per ciascuna coltura nelle stagioni proprie in campagna, ove saranno invitati i cittadini agricoli del rispettivi comune. 2° - Che ogni cattedratico di agricoltura sia tenuto a far intervenire da varie contrade della Prov[inci]a, e delle Provincie limitrofe, a sue spese, nel proprio comune, un agricoltore ben istruito, il quale sotto la sua direzione eseguisse quelle operazioni, che son necessarie a quella coltura, di cui si tratta nella stagione, che è propria ed opportuna per la medesima. 3° - Che tal sistema si replichi per tanti anni, fino a che gli stessi cattedratici sian nel caso di poterlo essi medesimi farlo osservare, ed eseguire ai cittadini, agricoltori de’ proprj comuni. 4° - che per aversi un regolamento stabile, rimangono fissati 10 giorni di lezione prattica in campagna per la preparazioni di terreni seminatorj, e semina di essi – 10 giorni per le diverse piantagioni, puta e coltura delle viti – 10 giorni per la piantagione, e puta degli olivi – 10 giorni per i varj innesti, compresi quelli delle viti – e 10 giorni finalm[en]te per i varj altri oggetti a scelta del Cattedratico. Essendo la cattedra di agricoltura una cattedra vitalizia, non si reca gran danno ai Sig.ri Maestri, se per pochi anni soffrono qualche diminuzione della pensione, stabilita col miglioramento dell’agricoltura, e coll’ammaestramento di essi medesimi nella parte prattica. Si eviterà così la perdita di tempo, che si farebbe da loro med[esi]mi nel dettare sterili precetti, senza profitto di chi li ascolta, e con interesse dalle casse comunali, senza oggetto 233. L’attenzione alla pratica contadina, che pur costituì il nucleo della programmazione di B. Zurlo, si trasformò in un esplicito ricatto nei confronti dei docenti. In realtà, al di là dei limiti didattici riscontrati, il mancato decollo delle scuole di agricoltura ha nessi causali strettamente correlati con il più diffuso contesto economico caratterizzato da stagnazione e con la politica finanziaria e fiscale del ministro Luigi de Medici che, scaricando i costi dello Stato – come ha rilevato N. Ostuni - “sugli anelli più deboli della catena ed anche sulla proprietà terriera”, non favorì investimenti privati nel settore agricolo, contribuendo al tracollo di quei piccoli proprietari che avevano beneficiato della spartizione delle terre demaniali234. Tali situazioni comprometteranno notevolmente l’auspicata possibilità di stabilire un rapporto tra istruzione, formazione professionale e sviluppo agricolo. 233 Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 aprile 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 65. Sulla politica finanziaria ed la struttura economica del meridione durante il quarantennio borbonico si veda N. Ostuni, Finanza ed economia nel Regno delle due Sicilie, Napoli, Liguori, 1992. 234 81 3.5 La riorganizzazione del collegio: l’opera dell’ispettore-rettore Donofrio Orofino (1822) 3.5.1 Personale Contestualmente alle destituzioni del corpo docente del collegio, la GSPI, nel dicembre del 1821, autorizzava l’intendente a proporre docenti idonei in accordo col vescovo della diocesi di Boiano, Monsignor Gennaro Pasca, a norma del r. d. 24 giungo 1821, secondo cui “gli Intendenti, coll’approvazione de’ rispettivi Ordinarj diocesani, destineranno soggetti d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata condotta per interini sostituti a tutte la cattedre de’ Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o pure diverrano tali per soppressione o destituzioni de’ professori e maestri”235. Nel breve termine di pochi giorni, l’intendente spedì l’elenco dei sostituiti, tutti approvati dalla segreteria di stato degli affari interni: 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) Rettore: canonico D. Francesco Saverio Muzzi, vicario generale della diocesi di Bojano Vicerettore: arciprete di Campobasso Innocenzo Presutti Professore di matematica sublime: D. Nicolangelo Petrilli di Campobasso Professore di filosofia e matematica elementare: Carlo Rossi, sacerdote di Campodipietra Professore di rettorica: Giuseppe Castrilli, sacerdote di Roccamandolfi Professore di umanità sublime: Canonico D. Salvatore Coticone Professore di lingua italiana, geografia e storia: D. Michelangelo Grimaldi di Campobasso Prefetto d’ordine e maestro di primi rudimenti di lingua latina: D. PasqualeVarriano, sacerdote di San giuliano236 A garanzia del collegio, spiccò la nomina del braccio destro del vescovo Pasca, il vicario generale Saverio Muzzi; dei sei professori proposti, 4 appartenevano al clero molisano e, dei due laici, Grimaldi, che esercitava la professione medica a Campobasso e, contemporaneamente, prese servizio anche nel collegio Sannitico. La giunta dispose, inoltre, “la consegna della biblioteca e di tutti gli oggetti appartenenti al collegio”, ordine che di fatto significava il congelamento dei beni mobili del collegio per prevenire, in una eventuale situazione di emergenza, possibili atti della commissione amministrativa o della deputazione provinciale. Dinanzi alla precaria situazione del collegio di Campobasso, la Giunta permanente di pubblica istruzione, presieduta dal Cardinale Luigi Ruffo, non si limitò ad assicurare la nuova gestione al personale individuato dalle massime autorità locali e destinò al Collegio di Campobasso l’ispettore generale Donofrio Orofino una delle figure di spicco dell’amministrazione della pubblica istruzione, 235 236 accompagnato dal sacerdote Antonio Scotti e dal maestro di disegno CLDAPI, vol. II, p. 15. ASN, CGPI, fs. 405. 82 Gaetano D’Angelo, individuando direttamente nel sacerdote Giuseppe Mazzarella, di San Mauro in Principato Citra (Salerno), l’altro perno della futura dirigenza. Pertanto, con rapporto della Giunta di scrutinio, del 5 genaio1822, e R. decreto 17 gennaio 1822 l’elenco definitivo delle nomine provvisorie risultò composto nel modo seguente: 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) Rettore: canonico Orofino “in qualità di Ispettore o di visitatore” Vicerettore: D. Antonio Scotti, sacerdote Professore di matematica sublime: [non individuato] Professore di filosofia e matematica elementare: Giuseppe Mazzarella [sacerdote] Professore di rettorica: Giuseppe Castrilli,sacerdote di Roccamandolfi Professore di umanità sublime: Canonico D. Salvatore Coticone Professore di lingua italiana, geografia e storia: D. Michelangelo Grimaldi di campobasso [medico] Prefetto d’ordine e maestro di primi rudimenti di lingua latina: D. PasqualeVarriano, sacerdote di San Giuliano 9) Maestro di disegno: D. Gaetano d Angelo, di Napoli [pittore] Designato il canonico Orofino alla testa del collegio, in qualità di rettore interino e nominato il sacerdote Scotti quale vicerettore, la Giunta Permanente di P.I. confermò soltanto quattro delle precedenti otto nomine, nelle figure degli ecclesiastici: G. Castrilli, S. Coticone, P. Varriano e del medico M. Grimaldi. All’arrivo a Campobasso, nel gennaio del 1822, di D. Orofino e A. Scotti, il rettore e il vicerettore e i due docenti non confermati cessarono le loro funzioni “senza ombra di scontento”237. L’ispettore Orofino, nella funzione di ispettore e rettore provvisorio, iniziò senza tentennamenti ad intervenire in tre direzioni: sul personale, sulla disciplina e sull’amministrazione del collegio. Ad un mese dal suo arrivo già spedì alla PG le prime osservazioni e le relative proposte di nomine in sostituzione del personale costituente l’assetto, deciso nel gennaio ed ormai decaduto: Per sistemare i predetti tre oggetti [N.d.T: istruzione, disciplina e personale] sono meco concorsi al travaglio i Sig.i D. Antonio Scotti Vicerettore, e D. Giuseppe Maria Mazzarella Professore di Filosofia, che assiste con impegno alle lezioni della sua Cattedra. I due dinotati Soggetti, prescelti da V.ra Emin.a. ed approvati provvisoriam[ent]e da S. M. non si stancano mai di zelo, per secondarmi colle opere, e coll’esempio nel riordinamento del Collegio Sannitico, e la si loro condotta riscuote le lodi della pubblica soddisfazione. E se V.ra Eminenza è stata assistita da Dio nel presceglierli, io ardisco di pronosticare la buona riuscita del Vicerett.e attuale Sig.r Scotti nella Carica di Rettore ora vacante, pel Sig.r Mazzarella nell’impiego di Vicerettore, per le quali cariche li conosco assai ben disposti, se V.ra Eminenza vorrà degnarsi di fissarci lo sguardo. Il Sig.r D. Giuseppe Maria Castrilli Professore provvisorio di Rettorica proposta a S.M. da V.ra Eminenza a nomina dell’Ordinario di Bojano, e del S.r Intendente è fornito di un’età stagionata, di una vita esemplare, di molto credito nella Diocesi, e di molti talenti per la Sua Scuola, ed in materie Ecclesiastiche. Tali qualità fanno Coticone approvato da S.M. a proposta di V.ra Em.a in vista della nomina dell’Ordinario, e dell’Intendente, è un esemplare, ed abile ecclesiastico, ma per la sua soverchia bontà non imponendo con contegno su l’animo degli alunni della sua Scuola, stenta per riscuotere la pubblica soddisfazione. In quanto a’ maestri di lingua latina inferiore, di Grammatica italiana, di lingua Francese, di Disegno, e di musica debbo lodarli della loro morale, ma non ho avuto ancora il tempo di visitare le loro Scuole. Mi resta di far parola a 237 Rapporto, D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso 9 febbraio 1822, in ASN, CGPI, fs. 405. 83 V.ra Eminenza su la persona del Sacerd. D. Pasquale Varriano Prefetto d’Ordine approvato da S.M. a proposta di V.ra Em.a in seguito della nomina fatta dall’Ordinario, e dall’Intendente in rimpiazzo del predecessore destituito. Il S.r Varriano è un ecclesiastico d’intemerati costumi, di bastanti talenti, predicatore quaresimale, ed assai attento al disimpegno della sua carica, per la quale ha rinunziato in quest’anno al Pulpito di Cajazzo. Si vocifera la reintegra del predecessore, ed in tal caso vengo a prevenire, e pregare Vostra eminenza di non far amuovere da questo Stabilimento il Sig.r Varriano, potendosi impiegare il predecessore in altro Collegio, tanto più che non è originario di Campobasso. Intorno alla buona morale de’ Prefetti non ho che dire in contrario, e continuo intanto a sperimentare gli andamenti238. La Giunta Permanente di P.I., senza riserva, fece proprie le indicazioni dell’ispettore designando: A. Scotti quale rettore e Mazarella, provvisoriamente, vicerettore con l’incarico di tenere anche le lezioni di filosofia e lasciò ad Orofino: la discrezionalità della scelta di soggetti idonei per le cattedre di filosofia e retorica, e la possibilità di reperire un nuovo incarico per Coticone “per non lasciare immezzo la strada un vecchio di Settanta anni”239. Orofino, confortato dall’approvazione delle autorità superiori, comunicò i passi successivi: “L’istruzione dell’educatorio Sannitico dovrà soffrire qualche cambiamento nel personale. Escogiterò le misure possibili, abboccandomi anche con il Sig.r Intendente, e recandomi nell’entrante settimana da Mons.r Vescovo in Bojano, onde prender qualche lume su l’affare in questione”240. Al termine delle consultazioni con le due autorità e a conclusione delle dovute ispezioni, nel corso delle quali ebbe modo di conoscere la preparazione e le capacità didattiche dei docenti, spedì il memoriale riservato sulle sue proposte definitive del corpo docente: 1) Il vescovo Pasca di Bojano “con fermezza sostiene di aver preso un equivoco” sul conto del destituito Filippone nel riferirlo accolito di società segrete. Si devono rimettere i nuovi rapporti dell’intendente e del vescovo su Filippone alla giunta di scrutinio perché possa riconsiderare la pratica e rinominarlo docente di filosofia. 2) Per matematica: Michele Petitti, fino a nuova nomina [N.d.T: già docente di lingua Francese nel Collego e unico insegnate non destituito] 3) Latinità sublime: Coticone non è utile per questa cattedra, è da prescegliersi un soggetto idoneo che manca in Campobasso. Provvisoriamente sarebbe meglio affidarla al rettore Scotti. 4) Latinità inferiore: Sorbo desidera il trasferimento (potrebbe essere traslocato a Maddaloni). In luogo di Sorbo potrebbe andare Salvatore Coticone. 5) Grammatica italiana: Grimaldi non è di soddisfazione pubblica per l’insegnamento. per qualche compenso meriterebbe di essere nominato uno de’ Maestri di Scuola primaria di Campobasso. La scuola di grammatica italiana, potrebbe essere affidata a D. Nicola Delia, il quale ha dato alle stampe la grammatica italiana, la Caligrafia, l’aritmetica pratica. Per carica principale insegnerebbe la calligrafia, e provvisoriamente anche grammatica, fino a nuova nomina. Si nomini Delia senza ritardo per mancanza del docente di calligrafia241. Le direttive dell’ispettore-rettore furono recepite dalla giunta che, nel consiglio di stato del 2 luglio, le approvò per intero, con una sola particolarità: Coticone venne nominato, sempre su 238 Rapporto, ispettore D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso 9 febbraio 1822, in ASN, CGPI, fs. 405. 239 Giunta Permanente di P.I. all’Ispettore D. Orofino , Napoli, 23 marzo 1822, in ASN, CGPI, fs. 405. 240 Rapporto, Ipsettore D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso 6 aprile 1822, in ASN, CGPI, fs. 405. 241 Rapporto, Ipsettore D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso s.d., in ASN, CGPI, fs. 405. 84 indicazione successiva di Orofino, con Grimaldi maestro primario di Campobasso. Le nomine restarono, come da regolamento, provvisorie perché assegnate senza concorso, il che comportava la percezione del 50% dello stipendio di un titolare. A missione compiuta, Orofino lasciava la seguente pinat organica: Rettore: sac. Antonio Scotti [d. 1 maggio 1822] Vicerettore: sac. Giuseppe Mazzarella [r. 8 aprile 1822] Italiano e Aritmetica: Nicola Delia [c.m. 26 dicembre 1822; trasferimento] Italiano ed Elementi di Latino: Giuseppe Sorbo [d. 26 agosto 1820; concorso] Latino ed Elementi di Greco: sac. Antonio Scotti Retorica e Greco: [non designato] Filosofia ed Elementi di Matematica: sac. Giuseppe Mazzarella [d. 17 gennaio 1822] Matematica e Fisica: Michele Petitti Disegno: Giuseppe d’Angelo [c.m. 18 dicembre 1821 e d. 17 gennaio 1822] Calligrafia: Nicola Delia [c.m. 26 dicembre 1822; trasferimento] Lingua Francese: Michele Petitti [d.r. 20 novembre 1820] Musica: Giuseppe Pecoraro [d.r. 15 maggio 1822] Ballo: Pietro Santangelo [d.r. 11 settembre 1818] Questo organico, se da una parte portava a compimento la ricomposizione dell’intero corpo docente del collegio, dall’altra ne caratterizzava la sostanziale precarietà dovuta alla gestione risolutiva di carattere commissariale svolta dall’ispettore: il rettore supplente che conservava anche la cattedra di Latino ed Elementi di greco; il docente di Filosofia ed Elementi di matematica facente funzione da Vicerettore; due maestri esterni indicati come supplenti e la cattedra di Retorica e Greco ancora scoperta, certamente non consentivano di ritenere risolto il problema. 3.5.2 Disciplina All’indomani dei moti, l’alto clero curialista, posto ai margini durante il quinquennio precedente, riuscì a conquistare il vertice della pubblica istruzione, con la nomina di un suo importante 85 rappresentante, il cardinale arcivescovo di Napoli Luigi Ruffo di Scilla, a presidente della Giunta permanente della Pubblica Istruzione242. L’ala curialista che lo sosteneva, uscita sconfitta dal concordato del 1818, “si proponeva di rialzare la potenza economica e morale della Chiesa del Regno, profittando delle buone disposizioni del Re e delle esigenze della Restaurazione”243 ed era intenzionata a “riplasmare la società […], specialmente colla persuasione, con una vasta propaganda culturale, colla pubblica istruzione”244. Relativamente a quest’ultimo aspetto, i tre cardini del progetto icasticamente descritto dal Muratori si realizzarono storicamente, nell’ambito scolastico di nostra competenza, mediante: l’istituzione delle Congregazioni di Spirito per gli studenti; l’avvio di una vasta produzione editoriale indirizzata alla formazione ‘cristiana’ della gioventù e l’affidamento diretto o indiretto ai vescovi dell’istruzione pubblica. Il Cardinale Ruffo, senza ricorrere all’ufficialità dei decreti o dei rescritti, diramò precise indicazioni a chi, come l’ispettore-rettore Dionisio Orofino spedito a Campobasso, si apprestava a ristabilire l’ordine nei collegi o licei affinché la formula educativa dell’internato fosse finalizzata non più a rendere élite la classe dei proprietari, ma docili cristiani i sudditi. Il modello educativo per il collegio divenne il seminario, come dichiarava lo stesso Dionisio Orofino nel suo rapporto, facendo riferimento ai ‘miglioramenti della disciplina’ effettuati nel collegio Sannitico: Intorno alla morale ho procurato di stabilire nel mio arrivo i mezzi di migliorarla: ho fatto subito adottare il sistema delle Confessioni Sacramentali in ogni Sabato a norma di Suoi rispettabili Ordini [N.d.T.: Luigi Ruffo], eseguendosi dal Sig.r Vicerettore Scotti il Catechismo nei Giovedi, e l’Omelia nelle Domeniche, assistito dal Prof.re di Filosofia D. Giuseppe Maria Mazzarella, finché non saranno istallati i Confessori ordinari, pe’ quali attendo l’oracolo del Vescovo della Diocesi. Relativamente alla esatta disciplina ho trovato degli scogli a superare per le abitudini contratte nella colluvie de’ mali per la convulsione de’ tempi, ma l’esortazioni ferme e costanti han cominciato a richiamare l’ordine nell’animo degli alunni , che corrispondono con docilità. Esercizi religiosi, orazione giornaliera, messa, rosario, silenzio, decenza nel dormire, e nel portamento del giorno, subordinazione, impedimento di contatto con gente esterna sono stati i primi elementi a consolidare la disciplina. Nell’aprile del 1822 vennero nominati i responsabili della “parte spirituale del collegio”, come la definì l’intendente: il Confessore Catechista, nella persona dell’arciprete D. Innocenzio 242 La nomina, seppur breve, del Cardinale Ruffo è rimossa dagli storici, i quali, nelle ricostruzioni, dopo aver evidenziato il ruolo svolto dalla Giunta di scrutinio per la P.I., saltano – senza neppur citare Ruffo e l’ala curialista al lungo periodo di governo del vescovo Francesco Colangelo (1822-1837), perdendo in tal modo la possibilità di inquadrare la politica scolastica dello stesso Colangelo in un più complessivo disegno, già peraltro tratteggiato da W. Maturi, Il concordato del 1818 tra la Santa Sede e lo Stato, Firenze, Felice Le Monier, 1929. 243 W. Maturi, Il concordato del 1818 tra la Santa Sede e lo Statto, cit., p. 21. 244 Ibidem, p. 23. 86 Presutti; Confessore ordinario e istruttore catechetico, coll’obbligo dell’omelia festiva, il canonico D. Fabrizio D’Onofrio; il confessore aggiunto, nella persona del sacerdote D. Basilio Di Pietro245: figure che affiancavano l’operato dei prefetti di camerata e del prefetto d’ordine, che si volle, da lì in poi, sempre sacerdoti e istruiti nelle nuove pratiche246. Parallelamente, almeno fino al 1833, si rifornì annualmente la biblioteca del Collegio di opere di carattere religioso, che in totale ammontarono a circa 300 volumi, pari a circa un decimo del posseduto secondo l’inventario del 1854, comprendenti: panegirici, prediche quaresimali, orazioni sacre edite dal Nuovo Gabinetto Letterario, con sede in Napoli; esercizi di pietà, apologie storiche, opere morali pubblicate nella seconda metà degli anni Venti dalla Biblioteca Cattolica con sede a Napoli; catechismi cristiani, compendi biblici, storie ecclesiastiche, passi scelti dei Padri della chiesa, e così via , edite, per lo più, da diverse tipografie napoletane nel corso dello stesso arco di Tempo247. Agli inizi degli anni Trenta, non poteva tardare a riemergere la serpeggiante insofferenza per il clima marcatamente ecclesiastico istaurato all’indomani dei moti. In una seduta del consiglio distrettuale del 1835, presente come membro anche Giacomo De Sanctis, docente del Sannitico, venne espresso il dissenso verso quell’educazione chiesastica imposta a coloro che “dovranno poi aver massima influenza nella società” mediante prefetti sacerdoti, letteratura sacra e liturgia quotidiana, proponendo, viceversa, un modello educativo finalizzato ad una “morale maschia senza caricatura; ad urbanità decorosa senza bassezza ed inceppamento; a tratti galanti ma non affettati; e finalmente al linguaggio nazionale non ricercato, sol retto e semplice”. Sarebbe bastato, a dire del consiglio, impiegare gli ‘ufficiali militari’ dimoranti in provincia nella funzione di prefetti e utilizzare come guida, “qualche libretto di aforismi morali come sarebbe il manuale filosofico di Epitettelo (sic); ed in ogni circostanza riportassero a questo prezioso codice tutte le azioni”248. Il Consiglio Generale della Provincia accolse la proposta del distretto di Campobasso e la sottopose al vaglio del Consiglio di Stato, sintetizzandola e formulandola in modo più accorto e diplomatico, chiedendo di “veder nominati anche secolari perché uno istituto pedagogico non deve solo produrre puri, e semplici letterati scienziati, ma ancora uomini civili, sociali, i quali col tempo dovranno essere padri di famiglia, magistrati, militari, e scorrere tutt’i studii della vita 245 Intendente Marchese di Cammarota, Campobasso 11 aprile 1822, in ASCMP, 368, f. 2254. Anche le funzioni di rettore e vicerettore furono sempre assegnate ad ecclesiastici, come attesta la storia del collegio Sannitico, benché nessuna legge, decreto, rescritto o circolare ne facesse espressamente menzione. 247 Si rimanda per l’elenco delle opere all’’ ‘inventario della biblioteca – 1854”, in allegato al nostro lavoro 248 Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 2 aprile 1835, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66. 246 87 civile”. Il Consiglio di Stato, nella sedutra del 25 marzo 1836, all’unanimitò respinse la proposta249, cosichhé il collegio continuò a praticare l’identico sistema anche negli anni successivi, con una sola, ma indicativa differenza: a partire dagli inizi degli anni Trenta, non risultano più attestati acquisti di opere religiose. Il successo ottenuto nel riordino disciplinare del collegio, non si ebbe nell’ambito delle Congregazioni di Spirito per gli studenti, previste in ogni comune affinché gli studenti vi si radunassero nei giorni festivi per essere “istruiti ne’ doveri Cristiani, per frequentare i Sacranenti e santificare le Feste”; esse furono sottoposte al diretto controllo dei Vescovi, cui, con circolare 16 giugno 1821, si precisavano le modalità operative: essendo l’educazione della gioventù il fondamento della morale pubblica, che debba essere principalmente a cuore ai Vescovi; uopo è, ch’essi secondino a tutto potere le provvide cure del nostro Religiosissimo Sovrano, che tendono allo stesso oggetto. Per far dunque che negli animi de’ giovani studenti fin dalla prima età s’istillino quei sentimenti di Religione, che soli possono formare il buon costume, i Vescovi istituiranno in tutte le Comuni più popolate della diocesi per i studenti di ogni classe le Congregazioni di spirito a norma di quelle già stabilite da più tempo nella Capitale per essere istruiti ne’ doveri Religiosi; frequentare i SS Sacramenti, e santficare le Feste, senza obbligazione di contribuire cosa veruna. Sarà loro cura di provvedere siffatte Congregazioni di Sacerdoti capaci, zelanti per dirigerle, e prescrivere i regolamenti da osservarsi, e vigileranno che sieno adempite puntualmente. Tanto i Maestri di scuole pubbliche, quanto i Maestri privati, i quali tutti non potranno esercitare tale impiego senza l’approvazione del Vescovo, saranno obbligati di condurre i loro scolari alle dette Congregazioni, o almeno obbligarli ad andarvi, e prende conto delle loro mancanze, le quali mancanze, quando non sieno giustificate, dovranno essere punite coi castighi soliti darsi nelle scuole, e finalmente colla espulsione dalla scuola stessa quatevolte siano continue, ed i rispettivi parenti non sappiano obbligarli i loro figliuoli a frequentare le suddette Congregazioni, ma tale espulsione non potrà farsi senza intelligenza del Vescovo. Né piccoli luoghi della Diocesi, ove non possa stabilirsi una Congregazione formale, gli scolari si condurranno nelle Domeniche nel luogo, che destinerà il Parroco, il quale o per se stesso, o per mezzo di altro sacerdote gl’istruirà, ed insegnerà loro gli atti di Religione fondati sull’Evangelo, e Catechismo di Religione. Niun giovane recandosi nella Capitale per compiere il corso degli studj potrà essere ammesso dal Maestro, che in essa avrà scelto, se non gli presenti l’attestato di aver frequentato la Congregazione del suo paese. […]250 Il meccanismo di carattere costrittivo risultò poco idoneo a far frequentare le congregazioni, come lamentavano gli ordinari diocesani, ragion per cui, con successiva circolare 6 febbraio 1822, il ministero diede ordine agli intendenti di coadiuvare gli alti prelati per lo “stabilimento di tali Congregazioni, ed in vigilare, che gli ordini di sua Maestà per tal riguardo siino esattamente adempiti tanto da’ scolari, che da’ Maestri pubblici, e privati”. Ma ciò non bastò in quanto “i padri di famiglia in vece di obbligare i loro figliuoli a recarsi in dette Congreghe né dì di festa, sono piuttosto disposti a distoglierli da tali pratiche religiose”, ragion per cui si ricorse alle vessazioni prescrivendo, con rescritto 15 marzo 1822, l’obbligo ai Maestri privati e pubblici di produrre un attestato, in ogni semestre, firmato dall’ordinario diocesano, comprovante la 249 Ministero degli Interni, 25 marzo 1836, Intorno ai voti del consiglio provinciale di Molise riunito in maggio 1835, relativo al Real Collegio Sannitico, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861. 250 G.I., giugno 1821. 88 vigilanza sui propri scolari riguardo la frequenza delle congregazioni: “mancando tale attestato, sarà impedito il pagamento del loro soldo”, e, relativamente ai soli maestri privati, si autorizzava i vescovi a sospenderli dall’insegnamento per negligenza (art. 1); per i genitori inadempienti si prescriveva, in caso di contumacia, l’inibizione a “qualunque carica pubblica” (art. 2); inoltre, i “fanciulli o adolescenti” non in possesso di documenti comprovanti la frequenza della congregazioni, non potevano aspirare “a veruna piazza franca, né a carica qualunque, né a qualunque altra grazia” (art. 3)251, La serie delle disposizioni fu definitivamente completata con la circolare emanata dalla PG, nel settembre del 1830, che obbligava gli studenti aspiranti ai gradi accademici l’esibizione della “fede di assistenza per quattro mesi continui alla congregazione di Spirito”, a partire dall’anno scolastico 1830-1831252. Nella Provincia di Molise, il Vescovo della diocesi di Boiano nel 1827 lamentava all’intendente De Nigris, come non fossero “esattamente eseguite le disposizioni relative alle congregazioni di spirito”: alcuni studenti a suo dire ottennero certificati di buona condotta dalle “autorità de’ propri comuni, benché avessero altrove dimorato”. L’alto funzionario provvide immediatamente ad emanare la circolare 16 maggio 1827, che, oltre a richiamare alla piena osservanza delle disposizioni del 1822, , disponeva: 2. […] I maestri di pubbliche scuole, compresi quelli del Real Collegio per gli Studenti esterni, ed i maestri particolari non potranno ammettere, né ritenere presso di loro veruno scolaro, che non sia ascritto alla Congregazione di Spirito del luogo in cui dimora, o che ascritto non intervenga, e non frequenti i Sagramenti. 3. Saranno in conseguenza congedati quegli scolari che trovansi nel caso di esclusione, se dentro il termine di sei giorni non avranno documentato al Maestro di essere ascritti alla Congregazione di Spirito con certificato del Prefetto. Con tale adempimento potranno in seguito riammettersi alla scuola. 4. Sarà provocata la sospensione, o destituzione dall’officio di quei Maestri, che non si uniformassero ai doveri di sopra enunciati, per lo adempimento de’ quali alla fine di ciascun mese esigeranno da ogni scolaro il certificato del Prefetto della Congregazione. Questi certificati dovranno conservarsi dai Maestri per essere esibiti ad ogni richiesta della Polizia, indipendentemente dagli stati soliti a rimettersi dai Prefetti. 5. Resta espressamente vietato a’ Sindaci, ed alle altre Autorità municipali, di rilasciare attestati di buona condotta a’ giovani Sudenti, se pria non abbiano presentato quelli dell’assitenza nelle congregzioni di Spirito di tutt’i luoghi, in cui han fatto dimora a causa di studio253. A completare l’opera dell’intendente , almeno nella città di Campobasso, ci pensò il regolamento di polizia urbana della città di Campobasso emanato nello stesso anno, che prevedeva 24 ore di 251 Rescritto 15 marzo 1822, in DIAZ, vol. III, p. 278. Nel 1849, nella seduta del 6 novembre il Consiglio di Stato approvò un nuovo e più articolato regolamento per Congregazioni di Spirito, addirittura più vincolante e perentorio. 253 G.I., 16 maggio 1827. Le circolari 1822 e 1827, come attestano le fonti archivistiche, diedero non pochi problemi ad alcuni docenti secondari, relativamente al pagamento, in quanto li costringeva a rintracciare il vescovo per vedersi apposto il visto ed essere successivamente pagati dal comune. 252 89 arresti domiciliari per “i genitori che trascurassero l’educazione de’ figli col non mandarli alle pubbliche scuole, o nelle chiese, ove da’ Parroci gli viene insegnata la dottrina cristiana”254. 3.5.3 Amministrazione In campo amministrativo: la complessità della gestione, la delicatezza della contabilità e la varietà articolata dei flussi di denaro non erano de tutto trasparenti e proficui, per cui l’ispettore Orofino si vide costretto ad intervenire con una profonda opera di revisione, creando un “sistema amministrativo” che per la sua validità si manterrà inalterato per tutto il corso del periodo preunitario. Vale la pena, quindi, trascrivere il progetto e le riflessioni che l’accompagnarono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Un regolare andamento finanziere è quello che deve in questa parte spingere il Collegio ad uno stato di prosperità, e questo articolo ha interessato il mio animo alle più severe riflessioni. Mi sono avveduto, che questo importante oggetto mancava di quel valido, ed ordinato sistema, da cui deve risultare la ferma base della esistenza dello Stabilimento colla certezza di mezzi, e con la conoscenza di essi. In vista di tal bisogno mi sono affrettato di esporre col mio Rapporto de’ 22 adante mese al Sig.r Intendente le mie idee su questo assunto per sollecitarsene dalla Commissione Amministrativa colla mia assistenza le misure di miglioria. Questo travaglio novello sarà utile agli interessi del Collegio e basterà a soddisfare le vedute di V.ra Eminenza, e della Giunta Permanente d’Istruzione Pubblica su la periferia economica del Real Collegio Sannitico, di cui finora la Giunta avrà potuto avere una sterile conoscenza per l’imperfetto sistema. Per ora rassegno a V.ra Eminenza il prospetto delle mie idee in rapporto all’Amministrazione da migliorarsi, riserbandomi dopo questo lavoro di farle rimarcare l’occorrente su gli articoli d’Istruzione, e di disciplina, che hanno sofferto alterazione per tristi circostanze de’ tempi. Per potersi stabilire un valido sistema amministrativo, che qui esige diverse vedute per l’amministrazione cumulata da una Deputazione Provinciale incaricata da S.M. per la fabbrica, e per gli acquisti della dotazione, non che dalla Commissione Amministrativa del Collegio, ho chiesto di redigersi in scrittura gli oggetti seguenti. La platea di tutte le provenienze di rendita ordinaria, ed straordinaria, cui sarà annessa copia del Decreto de’ 12 Marzo 1816 su l’assegno approvato da S.M. Un registro particolare delle pensioni degli alunni a pagamento, distinguendo le pensioni complete, e quelle porzioni che rimangono sopra coloro che godono mezze piazze, terzi di piazze, ecc. ecc. Uno Stato indicante gli arretrati di rendita ordinaria, e straordinaria a tutto il p.p. ano 1821 con un’appendice degli attrassi de’ trimestri de’ Convittori, per darsi moto alle misure necessaire dalla Commiss.e Ammin.a. La sollecita redazione del Conto Morale, e materiale dell’esercizio dello scorso anno, per conoscersi l’avanzo effettivo di fondi di Cassa, e l’esistenza de’ medesimi, che qui dalla prima istallazione del Collegio sono stati depositati presso il Cassiere della Deputazione Provinciale approvata dal Re. Comecché i Conti del Collegio Sannitico sono discussi in prima istanza nel Consiglio d’Intendenza, ed indi in revisone presso la G.C. de’ Conti, così dovrà sollecitarsi l’esibizione del Conto del 1821 non ancora redatto, ed altro Conto antecedente, se mai fosse in attrasso. Dovrà senza indugio adattarsi il vantaggioso sistema delle cauzioni per l’anticipazione de’ trimestri de’ Convittori, e conservarsene registro nello Stabilimento. Al Collegio Sannitico manca un ben regolato registro di vitto giornaliero da ritrarsi ogni sera dal Rettore, o dal Vicerettore, manca un registro particolare per l’annotazione delle provenienze per le raccolte scientifiche, ed un altro per l’annotazione de’ mandati di pagamento, e mi sto occupando per questi oggetti. Poiché il Real Collegio Sannitico sopra i fondi di dotazione attuale, e de’ nuovi acquisti della Deputazione Provinciale soffre quistioni giudiziarie, così ho chiesto uno stato delle liti pendenti, per conoscersi compiutamente questo articolo amministrativo, ed escogitarsi gli analoghi espedienti. 254 Statuti di polizia urbana e rurale pel comune di Campobasso, Titolo II, art. 13, in G.I., 30 maggio 1827. 90 8. 9. Ho chiesto parimenti un registro dimostrativo di tutti i comuni della Provincia, che sin oggi hanno acquistato diritto alle piazze intere, mezze piazze, e terze piazze franche, colla indicazione di contingenti di assegno di rendita fatto dai comuni con Sovrana approvazione, annotandosi poi a tal registro gli ulteriori assegni, e le corrispondenti sanzioni Reali. A tale registro seguirà un’appendice di quei Comuni, che han versato una certa somma, per acquistare il dritto alla franchigia delle piazze degli alunni, e che non ancora siesi ottenuta l’approvazione di S.M. Per la chiarezza e la regolarità del nuovo travaglio finanziere ho chiesto una copia del Decreto riguardante la Deputazione Provinciale per la dotazione. Ho premurato uno de’ Deputati di scrivermi una memoria, o uno Stato de’ fondi di Cassa pel prosieguo della dotazione non ancora giunta al suo termine, includendo nella memoria le molte cedole, e gli impieghi fatti in capitali, motivando le cagioni di esser rimaste finora oziose le dette cedole, per meditarsi gli espedienti per l’uso delle medesime, con implorarsene il Reale assenso255. A conclusione del suo operato, Orofino poteva affermare che la “riorganizzazione della disciplina [ha] ottenuto in breve tempo una riforma essenziale che ora corre regolarmente” e in quanto all’amministrazione, si dichiarava fiducioso poiché era consapevole che il nuovo sistema avrebbe avuto bisogno di tempo per entrare a regime; ma la registrazione dei risultati positivi ottenuti nel settore disciplinare ed amministrativo non furono sufficienti ad appagarlo poiché doveva ammettere con rammarico che: La languente istruzione esigeva un rimedio profondo, per rianimarla. Quest’oggetto ha avuto qualche grado di miglioria di metodo, ma per consolidarsi perfettamente, dovrà l’opera della saviezza di V.ra Eminenza e della Giunta permanente. Quali espedienti convengano, mi sarà lecito solamente di rassegnarli a voce, sdebitando la mia coscienza256. Lo stesso intendente, a conclusione del lavoro dell’ispettore asseriva: “nel breve corso di circa quattro mesi, [il collegio] ha cambiato aspetto per ciò che riguarda disciplina, amministrazione, ed economia interna: lo stesso sarebbe avvenuto per l’istruzione se [Orofino] fosse stato assistito da valenti professori quali li servirebbero”257. Contemporaneamente alla partenza dell’ispettore-rettore Orofino, avvenuta 16 maggio 1822, giungeva la nomina del sacerdote Scotti a rettore e del sacerdote Mazzarella a vicerettore. 255 Rapporto D. Orofino, in ASN, CGPI, fs. 405. Ibidem. 257 Rapporto intendete Marchese di Cammarota, in ASN, CGPI, fs. 405. 256 91 3.6 Il collegio negli anni Venti (1822-1828) 3.6.1 La reggenza di A. Scotti (1822-1823) 258 Il sacerdote Antonio Scotti, arrivato a Campobasso il 6 febbraio 1822, direttamente da Napoli al seguito dell’ispettore Dionisio Orofino su disposizioni della PG per affrontare l’emergenza creata dalle destituzioni del dicembre 1821, si distinse notevolmente nel coadiuvare Orofino nell’opera di riorganizzazione dell’istituto. Alla partenza dell’ispettore, e su proposta di quest’ultimo, fu nominato rettore incaricato del collegio (d. 1 maggio 1822) ed ottenne la titolarità con d. 16 febbraio 1823. Il problema delle cattedre, lasciato irrisolto da Orofino, fu il primo banco di prova per il neo rettore Scotti poiché delle sei cattedre in organico soltanto due era assegnate a titolari: quella di Filosofia ed Elementi di matematica attribuita al sacerdote G. Mazzarella, facente funzioni anche da Vicerettore; e quella di Italiano ed Elementi di latino affidata a Giuseppe Sorbo, in procinto di prendere servizio dopo un contenzioso iniziato due anni prima259. La cattedra di Retorica e Greco era assegnata provvisoriamente al sacerdote Castrilli, individuato all’indomani delle destituzioni; quella di ‘Italiano e Aritmetica’ era concessa al maestro di Calligrafia Nicola Delia e quella ‘Matematica e Fisica’, al maestro di Lingua Francese Michele Petitti; mentre quella di ‘Latino ed Elementi di Greco’ era tenuta provvisoriamente da lui stesso. In pratica, soltanto gli insegnamenti suppletivi, riservati ai convittori, risultavano coperti senza provocare disagi: Lingua Francese (M. Petitti) , Ballo (P. Santangelo), Musica (G. Pecorari), Disegno (G. D’Angelo) e Calligrafia (N. Delia)260. La condizione di precarietà inevitabilmente produceva una notevole carenza qualitativa dell’insegnamento reso discontinuo e disomogeneo, ma causava anche disagi economico-sociali 258 Per i singoli profili dei rettori, vicerettori e docenti e relative fonti si rimanda alle schede biografiche allegate al cap. VII. Si rimanda, invece, al cap. 6, par. 6.1, per la presentazione della figura del docente nel periodo preunitario. Nel corso dell’esposizione si utilizzeranno soltanto le informazioni biografiche essenziali per la ricostruzione delle vicende prese in esame. 259 Docente, dal 27 novembre del 1819, di “Lingua latina e italiana” nella scuola secondaria di Torino di Sangro (Abruzzo Ultra), vinse il concorso indetto il 16 maggio 1820 per la cattedra di Italiano ed Elementi di Latino del collegio Sannitico, resasi libera per il trasferimento del sacerdote G. de Mattia. Sorbo non fu accolto benevolmente a Campobasso: esplosero forti proteste presso il ministero da parte della “cittadinanza” e fu praticato un boicottaggio da parte della Deputazione provinciale del collegio, che gli preferiva il docente della scuola secondaria di Trivento, Stefano Trudi. Si arrivò persino a bloccargli fisicamente le lezioni, costringendo Sorbo alla partenza, e nominando, con approvazione della CPI, come supplenti i prefetti di camerata del collegio. Il ministro si rivolse al Principe Cardito, presidente della CPI, per disporne la nomina in un altro istituto, ma essendoci altre cattedre disponibili, la GSPI lo confermò con circolare 2 aprile 1822 e gli conferì la titolarità definitiva con d. 10 giugno 1823. 260 Non prenderemo in considerazione, in questa ricostruzione, le vicende della ‘cattedra intermedia di primi rudimenti’, presente solo nel collegio Sannitico, e alla quale dedicheremo ampio spazio nella parte dedicata all’organizzazione del piano di studi. Segnaleremo, invece, soltanto in nota gli avvicendamenti dei maestri esterni, le cui dimissioni, sospensioni o trasferimenti non provocarono particolari problemi per la vita didattica del collegio. 92 che sfociavano in rivendicazioni di ordine pratico durante tutto il periodo in cui operò la Giunta di scrutinio261: la percezione della metà dello stipendio previsto per un titolare, decurtato ulteriormente della metà per coloro che alloggiavano nel collegio, rendevano realmente stentata l’esistenza dei docenti non titolari. Anche l’intendente si fece sostenitore della rivendicazione presso il ministero, paventando una possibile rassegnazione di dimissioni a catena da parte degli interessati, ma non ottenne alcun esito. Le conseguenze non si fecero attendere: Mazzarella, reggente provvisorio di filosofia e vicerettore, chiese di essere esonerato dal’insegnamento di filosofia per motivi di salute. Accolta la richiesta, la cattedra rimase vuota già dal 20 luglio 1822. Di lì a poco, preferendo andare ad insegnare nei seminari, si dimise anche dalla carica di vicerettore, subito affidata a Domenico Paventi sacerdote di Campodipietra (Molise), ben noto alla Giunta ecclesiastica di Scrutinio per le sue salde “qualità morali”, e per l’esperienza accumulata per buona parte della sua vita “sempre occupato nell’educazione della gioventù” nella città di Napoli262. Agli inizi del 1823, rassegnate le dimissioni anche da parte del sacerdote Castrilli, il rettore non poteva far altro che denunciare alla PG la drammatica condizione del collegio: Il professore di Eloquenza Giuseppe Castrilli ha presentato la rinuncia per avere il congedo. Per quanto impegnato mi fossi a farlo seguitare altro tempo, non è stato possibile. Il motivo addotto è la indisposizione di sua salute. La mancanza del professore di Filosofia ha portato a questo Collegio un vuoto grande: aggiunta ora quella di Eloquenza, di sicuro porta la caduta del medesimo; tanto più che la latinità sublime e la lingua italiana hanno sostituti, come anche le matematiche. […] Intanto mi vedo inabilitato, mentre mi trovo in un fuoco vivo, stante che tutti gridano meco, acciò si occupino le Cattedre vacanti. Perciò prego l’E.V. e cotesta rispettabile Giunta a riempire tutte cattedre al più pesto possibile263. Intanto, l’intendente Giuseppe Spinelli Fuscaldo, spediva al Ministero degli Interni le sue osservazioni sul collegio integrate dalle annotazioni della Commissione provinciale di Pubblica Istruzione: Il primo motivo dell’abbandono, in cui è caduto il detto collegio, deve appunto riconoscersi nella poca abilità dell’attuale Rettore D. Antonio Scotti, e ne’ modi dispiacevoli che costui serba con quelli che lo avvicinano. Ha proposto nel tempo stesso la Commissione di esser cosa necessaria, che per fino a quando non saranno nominati i maestri di rettorica, ed umanità sublime, queste due scuole siano provvisoriamente rimpiazzate da due soggetti probi ed abili. 261 Furono posti in stato “provvisorio” e definiti tali tutti i docenti, titolari o meno, in servizio durante la Giunta di Scrutinio per la pubblica istruzione sino al termine della sua attività (1821-1822), in quanto le operazioni di scrutinio si basavano su una presunzione di colpevolezza che non solo comportava necessariamente l’incertezza dell’incarico che dipendeva dall’esito finale, ma determinava, di conseguenza, la remunerazione ridotta del 50% come in tutti i casi di non titolarità (si veda, per le distinzioni tra titolare, interino, provvisorio e sostituto il cap. VI, par. 6.1). 262 ASN, Ministero degli Affari Interni, I, fs. 859. Nominato vicerettore con decreto 10 novembre 1822 e in carica sino alla sua morte, avvenuta nel 1835. 263 Rettore A. Scotti alla PG, Campobasso 1 aprile 1823, in ASN, CGPI, fs. 405. 93 Io ho creduto conveniente, prima di ogni altra cosa, di sentire il parere di Monsignor Vescovo di questa Diocesi su di ciò che la Commissione mi aveva posto in veduta. Il monsignor vescovo non ha potuto non convenire colla Commissione sul punto, che la parte istruttiva del Collegio sia attualmente in decadenza, e che i maestri potrebbero esser migliori di quelli che sono. In quanto al Rettore Sig. Scotti, nel mentre Monsignore lo caratterizza per un uomo di buona morale, ha riconosciuto per vero, che una certa asprezza nel condursi con i convittori, e con i parenti de’ medesimi non lo rende a tutti egualmente soddisfacente. Sebbene Monsignor Vescovo abbia poi taciuto con me in quanto alla poca abilità del detto Rettore, tuttavia io mi credo nel dovere di non tacere a V.E. essere mio sentimento su chi pruove non dubbie, che nel Sig. Scotti non vi sia quella sufficienza di supplire lodevolmente in mancanza di qualche maestro, e molto meno di fare qualche ricerche, che potrebbero essere utile per conoscere lo stato dell’insegnamento tanto a’ studenti, che a’ professori, in conformità di Statuti de’ Reali Collegi e Licei. Se dopo di avere osservato queste qualità poco soddisfacenti nel Rettore, si vada un poco più esaminando lo stato attuale del Collegio Sannitico in riguardo alla parte istruttiva, potrà dirsi che questa effettivamente manca. Le scuole maggiori sono quasi tutte vacanti di maestri, qualcheduna di esse, è attualmente rimpiazzata da maestro provvisorio di poca conosciuta idoneità, e quindi niente frequentata da studenti; le scuole di ordine inferiore, ad eccezione di una sola, sono egualmente affidate a maestri provvisori. […] In questo stato deplorevole in cui trovasi il Collegio Sannitico, io non posso fare altro che pregare V.E. di volersi compiacere di disporre che sia apposto un pronto riparo agli inconvenienti. Il mio avviso sarebbe uniforme a quello della Commissione, cioè che traslocandosi il Rettore Sig. Scotti in altro luogo, sia qui destinato altro Rettore, in cui concorrano tutte quelle qualità che indispensabilmente si richiedono nel Capo di uno Stabilimento di pubblica Istruzione, che può dirsi nascente in questa Provincia, perché istituito da pochi anni. Sarebbe necessario nel tempo stesso che si affrettasse l’apertura de concorsi per le cattedre vacanti e per le quali la Giunta di Pubblica Istruzione ha già inviati i corrispondenti manifesti al pubblico. […] Intanto l’urgenza reclama che per non rendersi realmente chiuso il Collegio, siano almeno rimpiazzate di maestri le due scuole di rettorica, ed umanità sublime264. Il Vescovo di Bojano, Gennaro Pasca, in attesa di individuare un docente definitivo, indicava nel parroco di Morcone, Giuseppe Capozzi, la persona cui affidare temporaneamente la cattedra di Retorica e Greco e quella di Latino ed Elementi di Greco. Capozzi, Socio corrispondente della Società economica e ispettore per le scuole primarie del circondario di Morcone, nonché maestro della cattedra di agricoltura dello stesso comune, prese servizio con riserva nel maggio del 1823, poiché, in quanto parroco di Morcone della diocesi di Benevento, era soggetto alla necessaria dispensa ecclesiastica dal Cardinale di Benevento, il quale assicuratosi che nel periodo di assenza la parrocchia non rimanesse scoperta, ma assegnata alle cure dell’economo, concesse l’autorizzazione nonostante il parere contrario alla nomina di un parroco, espresso dal presidente della PG Monsignor Rossetti, vescovo di Pozzuoli265. Dì lì a poco, il Vescovo di Boiano individuò il nuovo docente, nella persone del sacerdote Giuseppe Gnaccarini, giovane e valente professore di Retorica del collegio di Caravaggio di Napoli, retto dai padri Scolopi. L’arrivo del giovane Gnaccarini nel Collegio Sannitico, nel 264 Intendente G. Spinelli Fuscaldo al Ministero dell’Interno, Campobasso, 13 maggio 1823, ASN, CGPI, fs. 405. La PG, informata della assunzione del servizio del parroco privo della necessaria dispensa, ordinò la revoca dell’incarico; ma successivamente l’urgenza e la necessità del caso, portarono a più miti consigli con la concessione della ratifica della nomina, nel settembre del 1823. 265 94 settembre del 1823, ad occupare la cattedra di Latino ed Elementi di Greco e quella di Retorica e Greco, permise a Giuseppe Capozzi di far ritorno nella sua parrocchia di Morcone. A questa travagliata nomina si aggiunse quella per la cattedra di Filosofia e Matematica per la quale si verificò una situazione non proprio ottimale. La PG, infatti, trasferì a Campobasso Antonio Uhr, cogliendo l’occasione offerta dalla richiesta di allontanamento per insubordinazione, avanzata dal rettore del collegio di Lecce nei confronti del docente, affetto da notevoli problemi di abuso di alcool tali da suscitare le proteste anche dell’intendente e della commissione provinciale di pubblica istruzione della provincia pugliese. Infine, dal momento che lo stesso rettore Scotti era ormai rimasto solo, la PG, nell’ottobre del 1823, colse l’occasione per trasferirlo al collegio di Maddaloni e chiamò a Campobasso il canonico Andrea Amato, rettore del collegio di Teramo. 3.6.2 La reggenza di A. Amato (1823-1828) Andrea Amato, licenziato in teologia, aveva esercitato per 12 anni le funzioni di confessore, predicatore quaresimale e missionario nella diocesi di Capaccio, era stato nominato docente di Filosofia e Matematica nel seminario di Diano e successivamente, nel 1816, Ispettore delle scuole del circondario di Capaccio. Chiamato a reggere, nello stesso anno, il collegio di Teramo, vi rimase sino al trasferimento al collegio di Campobasso, avvenuto nel 1823. La situazione del collegio molisano, già precaria al suo arrivo, dopo qualche tempo, nel novembre del 1823, si aggravò per le dimissioni per motivi economici (stipendio dimezzato) rassegnate dal maestro di Calligrafia Nicola Delia, reggente provvisorio anche della cattedra di Italiano e Aritmetica, per la quale fu sostituito da Stefano Trudi, docente dal 1820 al 1823 nella scuola secondaria di Trivento, rimasto nel frattempo senza incarico perché il comune, a seguito dell’apertura del seminario diocesano, si esentò dallo stanziare i fondi necessari per la scuola266. Nel febbraio del 1824 venne destituito il docente di Lingua francese Michele Petitti, contemporaneamente reggente provvisorio della cattedra di Matematica e Fisica, e responsabile della biblioteca del Sannitico, perché colpevole di aver acquistato un cospicuo fondo librario che annoverava opere messe all’indice267. La sostituzione del Petitti non ebbe facile sostituzione. 266 Per l’insegnamento di Calligrafia fu nominato, nel 1824, un prodigioso studente del collegio dal 1819 al 1829: il sedicenne Pasquale D’Ovidio che, nominato docente quando ancora studente, mantenne l’incarico interrottamente dal 1824 sino al 1861. 267 Si ritornerà più estesamente su questa vicenda nel paragrafo dedicato alla biblioteca del collegio. L’ultima destituzione accorsa nel collegio Sannitico per vicende legate ancora alla reazione ai moti si verificò, nel 1827, ai danni del maestro esterno di ballo Pietro Santangelo, medico di Matrice: uno dei pochi impiegati del collegio, sfuggito alla prima destituzione operata, nel dicembre del 1821 contro i presunti carbonari. A sei anni di distanza, 95 La instabilità dei docenti aggravata dalle tardive destituzioni, alimentò la latente incertezza degli studenti che, timorosi di non poter portare a terminare il percorso di studi, cominciarono ad abbandonare il collegio appena terminato il corso di Retorica e Greco, per proseguire gli studi nella scuola privata aperta nel capoluogo dal sacerdote De Matteis, ex docente del collegio già destituito nel 1821, ma autorizzato all’insegnamento privato con decreto 4 settembre 1823. Il rettore Amato, dinanzi alla vacanza della cattedra di Matematica e Fisica, ne chiese inutilmente il reintegro, che avrebbe apportato per il collegio il vantaggio “di chiamarvi i suoi alunni; molti de’ quali in tal caso lo seguirebbero alla Cattedra. Inoltre il richiamo del Sig. de Matteis … estinguer[ebbe] negli alunni interni la voglia di ritirarsi appena compiuti gli studj di eloquenza per apprender la filosofia da lui, come va ad accader d’alquanti giovanetti prossimi ad uscir”268. Intanto, terminata l’esperienza della Giunta di Scrutinio ed istituita la Presidenza della R. Università e Giunta di Pubblica Istruzione (1823), si ritornò alle tabelle stipendiali previste dagli Statuti dei licei, collegi e scuole secondarie (1816), ma nulla cambiò, rispetto al periodo precedente per i docenti non titolari, per i quali restava una retribuzione pari alla metà dello stipendio percepito da un titolare. Il sacerdote Gnaccarini nominato docente interino su ben due cattedre sin dal 1823, chiese la titolarità di una cattedra senza concorso, ma nonostante il sostegno della Commissione amministrativa del collegio ed una petizione firmata da decine di cittadini, non la ottenne. Il rifiuto della PG a concedergli la titolarità, determinato dalla istituzione di un concorso per le due cattedre, già aperto dal 5 aprile 1823 e non ancora espletato nel 1825, condussero Gnaccarini a rassegnare le dimissioni alla fine dell’anno scolastico 1824-1825, rinunciando persino a concorrere al bando. All’apertura dell’anno scolastico 1825-1826, in mancanza di un docente sulla cattedre di ‘Matematica e Fisica’ si accorparono i pochi alunni non trasferitisi nella scuola privata del De Matteis, nella stessa classe di Filosofia e Matematica retta da Uhr, il quale impartendo le lezioni nelle stesse ore dividendole sulle due cattedre, non riuscì a svolgere il programma di Fisica per cui, nell’anno successivo si pensò di ricorrere al valente medico molisano Francesco De Sanctis. Per la cattedra vacante di Retorica e Greco, si pensò per la seconda volta al sacerdote Giuseppe riaperta l’inchiesta a seguito di una segnalazione anonima, l’intendente accertò che fu un fedelissimo di Giovanni de Majo, tra i più noti e influenti carbonari molisani durante i moti: “Nel corso del nonimestre – relazionava l’intendente - però visse piuttosto tranquillo. La di lui attuale condotta non fa temere che possa contaminare gli alunni del collegio sannitico, nel quale recasi una o due volte la settimana”, aggiungendo che le sue lezioni avvenivano sempre alla presenza del prefetto d’ordine. Nonostante le rassicurazioni del funzionario, il ministro dell’interno trovò non “conveniente” la sua permanenza nel collegio e lo rimosse nel dicembre del 1827, sostituendolo con Gaetano Gori, ventiduenne napoletano danzatore di professione. 268 Rettore A. Amato alla PG, Campobasso 1 ottobre 1825, in ASN, CGPI, fs. 406. 96 Capozzi di Morcone, ma, benché immediatamente approvato dalla PG, il sacerdote si astenne dal prendere servizio in attesa dell’autorizzazione del suo diretto superiore in quanto: “[il cardinale di Benevento] coll’ultimo Sinodo Diocesano ha fulminato sospensione da incorrersi ipso facto da quei Curati, che abbandonassero la loro residenza per più di otto giorni senza autorizzazione di lui. Conviene quindi attendere per non essermi da una censura”269. Il cardinale concesse al sacerdote soltanto due mesi di permesso, per cui la PG ne ritenne inopportuno l’utilizzo e consigliò all’intendente di accordarsi col vescovo di Boiano, per trovare un altro soggetto idoneo270. A metà dell’anno scolastico 1825-1826, espletato finalmente il concorso per la cattedra di Latino ed Elementi di Greco, raggiunse il collegio il giovane neo laureato in giurisprudenza Vincenzo Palmieri, cui venne immediatamente affidata anche la cattedra di Retorica e Greco. Nel frattempo A. Uhr, titolare della cattedra di Filosofia e Matematica, sopraffatto dagli stessi problemi di alcolismo manifestati già a Lecce, non riuscì a garantire una continuità didattica: dal 1827 il suo stato psicofisico peggiorò e i frequenti attacchi di narcolessia lo tenevano sempre più spesso lontano dall’insegnamento, fino a quando, nel 1828, comparvero veri e propri stati “apoplettici” accompagnati da riprovevoli comportamenti che lo costrinsero a rassegnare le dimissioni prontamente accolte e ratificate dalla PG il 2 maggio 1828. Nello stesso anno rassegnò le dimissioni anche il collega, e spesso suo supplente, F. De Sanctis, risentito per non aver ottenuto la titolarità della cattedra di Matematica e Fisica, nonostante il parere favorevole del rettore e della commissione amministrativa, che gli riconosceva il merito di aver usato, per la prima volta nel collegio “il linguaggio vero magistrale dell’analisi e del calcolo”271. Dimessosi, aprì nel comune di Ferrazzano, alle porte di Campobasso, la sua scuola privata di Filosofia e Matematica, che ebbe vasta eco tanto da essere promossa dallo stesso intendente sul Giornale dell’Intendenza272. Il docente Stefano Trudi, interino sulla cattedra di Italiano e Aritmetica sin dal 1824, ottenne la titolarità senza concorso soltanto nel 1828, anno della sua morte. Il titolare della cattedra di Italiano ed Elementi di Latino, Giuseppe Sorbo, ottenne il trasferimento, nel 1827, e fu sostituito da Michele de Cia, promosso titolare dopo un servizio in qualità di prefetto di camerata e, successivamente, come interino sulla ‘cattedra intermedia di primi rudimenti’. 269 Sacerdote G. Capozzi al rettore Amato, Morcone 31 dicembre 1825, in ASN, CGPI, fs. 407. PG all’intendente G. Spinelli di Fuscaldo, Napoli, 29 marzo del 1826, in ASN, CGPI, fs. 407. 271 Rettore A. Amato all PG, Campobasso, 17 luglio 1827, ASN, CGPI, fs. 409. 272 G.I., anno 1829, p. 132; anno 1830, pp. 205-206. Fu l’unica scuola privata a trovare spazio nel Giornale dell’intendenza nel corso dell’intera storia della pubblicazione (1808-1865). 270 97 Il quadro di sintesi del collegio in questo periodo è tracciato dallo stesso intendente, nella relazione alla PG del 1827: ho versata la mia attenzione sull’importante oggetto dell’istruzione in questo Real Collegio, e con pena ho osservato, che essa né anco si ottiene al grado mediocre. Ho progredito a conoscere i motivi, che ho rinvenuto nelle diverse Cattedre che si occupano nel maggior numero da Professori Interini. Costoro o perché non riscuotono che una metà del soldo, o perché non son forniti di sufficiente elevatezza, o perché si vedono privi della speranza di ottenerne la proprietà, non insegnano con quella espertezza, e co quella perfezione, che richiederebbe il vantaggio della gioventù. Vi è dippiù: la Cattedra di Filosofia non esiste, e l’istruzione ne sta soffrendo positivamente. Il Professore Sig.r Uhr l’abbandonò sin dalla metà di maggio, né sin d’oggi vi è ritornato, tutto che l’intendenza ne avesse fatto le sue premure a cot.a Giunta273. In effetti, nel corso degli anni Venti, il collegio attraversò il periodo più critico della sua storia come documenta il crollo delle iscrizioni degli alunni interni sceso, nel 1825 alla metà (solo 30 iscrizioni su una media di 50 registrata negli anni precedenti). L’esodo si manifestò gradualmente sin dal 1822, quando ormai appariva chiaro alle famiglie che il livello d’istruzione del collegio era inesorabilmente compromesso274. A una situazione instabile da un punto di vista pedagogico, si aggiunse una gestione economica sciatta e a dir poco disinvolta da parte del rettore Amato; il quale, insofferente per il clima troppo rigido di Campobasso, inviava invano al ministero ripetute richieste di trasferimento che ottenne, il 30 aprile 1828, per il collegio di Lecce. Nei cinque anni in cui Amato fu a capo del collegio Sannitico, alla PG furono recapitate diverse lettere anonime recanti accuse che trovarono poi conferma nel verbale di consegna al nuovo rettore, redatto dalla commissione composta dai consiglieri dell’intendenza incaricata di ispezionare lo stato dell’istituto ed operare le verifiche di cassa: “abbiamo in ultimo luogo verificato, che in generale non è stato serbata specialmente per le camerate, quella decenza tenuta propria di uno stabilimento”; il giardino che, su disposizione della PG doveva essere a coltura, in parte fu utilizzato per erbaggio per il cavallo del rettore; sotto uno dei due dormitori degli alunni fu costruito per l’animale una stalla, che produceva aria malsana; come rimessa per la sua carrozza personale, fu predisposto un baraccone in legno con tavole e embrici tolte dalla strada del giardino; completamente divelta la mattonata nel locale adibito a teatro le cui corde, che reggevano le scenografie, furono utilizzate da Amato per legare i suoi bagagli al momento della partenza. Inoltre, risultò avesse utilizzato prefetti di camerata e l’infermiere come “camerieri” addetti alla sua persona. A conclusione della verifica di cassa, si registrò un 273 Intendente De Nigris alla PG, Campobasso 12 giungo 1827, in ASN, CGPI, fs 408. Il barone di Policorvo, ad esempio, ritirò i sui due figli dal collegio per iscriverli in quello di Maddaloni “perché poco soddisfacenti i professori provvisori” (Barone di Policorvo al rettore A. Amato, Policorvo settembre 1822, in ASN, CGPI, fs. 405). 274 98 ammanco di circa 1000 ducati, prodotto con la corresponsabilità diretta dei tre membri della commissione amministrativa del collegio. Nel clima politico degli anni venti, i consigli provinciali rinunciarono a denunciare inutilmente lo stato di abbandono e furono attenti a non compromettersi politicamente, limitandosi, tuttavia, a progettare la rinascita dell’istituto: investimenti di rendita, progetti di ampliamento del collegio, più equa ripartizione delle piazze franche, e, soprattutto, riqualificazione dell’istituto verso una istruzione secondaria-superiore. 99 Cap. 4 Le scuole secondarie ed il collegio negli anni Trenta e Quaranta 4.1 Scuole secondarie e di agricoltura pratica (1830-1848) 275 4.1.1 Scuole secondarie Morcone Dopo la destituzione di Giambattista Torti per presunta partecipazione alle vendite carbonare, il sindaco e l’intendente richiesero l’istituzione di un concorso e la nomina, nell’attesa, di un docente provvisorio. La scuola fu retta, quindi, dal giungo del 1828, dal medico di Morcone Pasquale Capozzi276, in attesa del concorso, indetto per il 10 marzo 1829, e fu previsto uno stipendio annuo di 144 ducati. Benché vi fossero ben 4 aspiranti, tutti di Morcone, il concorso non si tenne277. In quanto provvisorio, Capozzi si vide designato la metà dello stipendio previsto nello stato discusso, richiese, quindi, nel 1830, una “gratificazione”, motivandola con l’assiduità delle lezioni, impartite di mattina e di sera, per poter coprire le due cattedre della scuola di “Umanità” e “Grammatica”, e giustificandola con gli ottimi risultati ottenuti dagli alunni non solo negli esami di settembre del 1828 e del 1829, ma anche dal saggio pubblico tenuto nell’aprile del 1830278. La richiesta, sostenuta anche dall’arcivescovo di Benevento, Gian Battista Bussi, e dall’intendente della provincia di Molise, fu accolta dal ministero che diede disposizione di prelevare sui fondi destinati alla scuola previsti nello stato discusso del comune, 30 ducati. Tale provvedimento costituì una soluzione temporanea, nella logica stessa delle gratificazioni, che lasciava ovviamente insoluto il problema di fondo: il profilo economico del docente cosiddetto “interino”, maggiormente a rischio proprio nelle scuole secondarie, che gravavano sui bilanci già limitati dei comuni. Tanto è vero che, nel 1831, il docente, nonostante l’impegno profuso con una scolaresca che ammontava ad “un numero copioso”279, nonostante l’accoglimento della sua richiesta, non solo non si vide assegnata la gratificazione, ma percepì uno stipendio ulteriormente decurtato del 50% 275 La ricostruzione è stata effettuata, dove non diversamente indicato, utilizzando la documentazione contenuta in ASN, CGPI, fs. 1489. 276 Nato a Morcone il 3 dicembre 1805, cedolato in Lettere e Filosofia il 12 marzo 1822, e laureato in medicina. 277 Nella documentazione rintracciata non si evincono i motivi dell’annullamento. 278 A norma degli artt. 167 e 177, titolo IX, Parte II, degli Statuti pe’ reali licei, collegj e scuole secondarie, le verifiche sull’andamento scolastico nelle scuole secondarie, nei collegi e licei si tenevano ad aprile e agosto, mentre a settembre erano previsti gli esami generali che concludevano l’anno scolastico. Spesso le verifiche nelle scuole secondarie aperte nei comuni della provincia erano sostenute pubblicamente e definite “saggio”. 279 Sacerdote P. Capozzi alla PG, Morcone, 30 giungo 1831, in ASN, CGPI, fs. 1489. 100 (solo 3 ducati mensili), benché sullo stato di variazione del comune fossero stati fissati 80 ducati annui. Fu necessario l’intervento del ministero che, nel dicembre del 1831, intimò al comune il pagamento previsto. Finalmente, nel gennaio 1835, fu bandito il concorso per le due cattedre di “grammatica italiana e latina, storia e geografia” e “Umanità, belle lettere, lingua italiana, e continuazione della storia e geografia”, con lo stipendio a ciascun docente di 50 ducati280. I due aspiranti, Pasquale Capozzi e Bonaventura Prozzillo, furono approvati rispettivamente per la cattedra di Umanità con decreto 18 maggio 1835, e per quella di Grammatica, con decreto 20 luglio 1835. La scuola di Morcone risultava ancora aperta nel 1848. Casacalenda A seguito della destituzione di Giuseppe Mancini, nel 1821, coinvolto nei moti rivoluzionari, la scuola secondaria rimase chiusa per un decennio. Nel 1831, Mancini, cogliendo l’occasione della grazia accordata da Ferdinando II al personale amministrativo implicato in reati politici, inviò una supplica alla PG dichiarando di aver avuto “menoma parte [nelle] passate vicende politiche”. […] Ora – continuava il docente - la M.S. per effetto di innata Clemenza, avendo rimosso ogni ostacolo da dette vicende politiche, perciò il supplicante domanda la grazia di esser reintegrato… li domanda una tal grazia perché la piazza non è provveduta finora”281. Il ministero, nel giungo 1832, chiese le dovute informazioni al vescovo di Larino, il quale fu rassicurato dal canonico di Morcone sulle buone qualità del docente e invitato a sostenerlo perché il comune, di 6.300 abitanti, aveva con urgente bisogno di una scuola secondaria. La richiesta andò a buon fine e, nel consiglio di stato del 2 settembre del 1834, con la riapertura della scuola si decise anche la reintegrazione di Mancini. Montenero di Bisaccia La istituzione di una scuola secondaria, con la cattedra in “belle-lettere, lingua italiana, lingua latina, storia e geografia”, fu avanzata dal comune nel 1833, proponendo all’intendente, come era in uso per le scuole primarie, una terna di candidati alla docenza tra cui scegliere. Il funzionario perorò la proposta presso la PG, rimarcando come, per ristrettezze economiche delle famiglie, era preclusa ai giovani del comune la via del seminario per ricevere una istruzione. Inoltre, l’intendente evidenziava che la popolazione non aveva diritto ad accedere alla piazza franca nel 280 281 G.I., anno 1834, p. 646-647. Memoriale di Giuseppe Mancini, 26 novembre 1831, in ASN, CGPI, fs. 1489. 101 Collegio Sannitico perché il comune non aver completato il versamento richiesto, e aggiungeva che “anche quando potesse completarlo fino a d.ti 1000, non sarebbe questo vantaggio che per un solo individuo”282. Infine, l’intendente, concludendo la richiesta, proponeva per la docenza uno stipendio di 120 ducati annui. Il ministero, rimettendosi al parere della PG, nel maggio del 1834, accolse la richiesta, ma rigettò la terna poiché tale modus operandi per la nomina di docenti di scuola secondaria sarebbe stato improprio e indisse un concorso. Il primo concorso, fissato per l’agosto del 1835283, vide l’iscrizione di un solo candidato, il suddiacono Ferdinando Gaspari di Gissi. Il concorso, però, non si tenne in quanto Gaspari non ottenne l’autorizzazione dal proprio vescovo che lo ritenne essenziale alle attività della chiesa di appartenenza. Nel 1836, venne indetto il secondo concorso cui parteciparono Framcesco Soreca di Santamaria di Capua e Salvatore Cicaniglia di Atessa: il primo si ritirò subito per motivi di salute e di famiglia; mentre il secondo, pur essendo rimasto solo a concorrere, non si presentò alle prove. Finalmente al terzo concorso284, il ventenne Ambrogio Carabba, nato nel 1817 nel comune di Atessa e residente a Napoli, unico concorrente, sostenne le prove, fissate per l’8 aprile 1837 nella capitale, le superò brillantemente ed ottenne l’approvazione con circolare ministeriale 27 maggio 1837. Montenero di Bisaccia ebbe allora la sua prima scuola secondaria, ma restava ancora priva della scuola primaria, per cui il comune decise di annettere quest’ultima alla scuola secondaria e di affidarla, senza ulteriori aggravi finanziari, alle cure del Carabba, che la condusse sino al 1841, anno di nomina del maestro di scuola primaria, nella figura del sacerdote Florindo Alessandrini. A questo punto il comune decurtò dallo stipendio di Carabba venti ducati, giustificando l’atto con ragioni di ristrettezza economica, ma in realtà per coprire il costo delle due scuole con l’ importo fissato, nel bilancio, per la scuola secondaria. Carabba continuò comunque a condurre la scuola, risultando ancora in carica nel 1848, malgrado il disinteresse ministeriale per la sua vicenda285. 282 Intendente D.A. Patroni alla PG, Campobasso, 13 luglio 1833, in ASN, CGPI, fs. 1489. G.I., anno 1835, pp. 540-541. 284 G.I., anno 1836, pp. 287-288. 285 A questo proposito ricordiamo un episodio indicativo della poca attenzione rivolta dal ministero verso le scuole secondarie. Nel 1837 l’ispettore scolastico distrettuale, l’arcidiacono Giuseppe Caradonio, su richiesta dei docenti di Casacalenda e Montenero, Mancini e Carabba, inoltrò al ministero il seguente quesito: “[…] i rispettivi Maestri per mancanza di un Regolamento per le scuole secondarie ignorano, cosa debbono insegnare ai loro alunni. Questo Sig.r Sottintendente con suo ufficio si è diretto a me per conoscere un tal Regolamento, essendo stato premurato dai due Maestri, ma a tal lettera ho dato delle risposte vaghe, e generali: mi si fa quindi il piacere di farmi conoscere un 283 102 Riccia Morto il docente Antonelli nel 1820, e destituito per pedofilia De Santis, la scuola restò chiusa fino al 1844, allorché il sacerdote Gennaro di Paola, già precettore privato in provincia e per due anni a Napoli, si propose di riattivarla. Mentre la curia arcivescovile di Benevento dava un parere favorevole sul “vecchio esercente nel’ammaestramento de’ giovanetti”286, il comune di Riccia, considerate le ristrettezze economiche della cassa, si ritrovò diviso tra coloro che proponevano di aprire la scuola primaria, mai istallata a Riccia, e coloro che insistevano per l’istallazione della scuola secondaria. La curia di Benevento e l’intendenza si espressero in favore della seconda soluzione ed il ministero ne dispose l’apertura approvando come docente di “Latinità inferiore” Di Paola, con circolare ministeriale 7 dicembre 1844. L’iniziativa in campo scolastico dei comuni considerati sin qui (Morcone, Casacalenda, Montenero di Bisaccia e Riccia), fu seguita da altri comuni della Provincia di Molise, ma con esiti ben diversi. Ad esempio, il comune di Trivento (che nel 1823 aveva chiuso la scuola secondaria per l’imminente apertura del seminario) inoltrata, nel 1841, ufficiale richiesta per riottenerla, pur restando convinto dell’importanza strategica dell’istituto ecclesiastico, “ove la gioventù viene lodevolmente educata”, si vide rigettata la richiesta da parte della PG. Nel 1840, il comune di Civitacampomarano avanzò, per la prima volta, ufficiale richiesta per l’apertura di una scuola secondaria, da far gravare sulle proprie casse per 120 ducati annui. L’intendente e il Consiglio d’Intendenza prontamente sostennero il progetto motivando il parere con la costatazione dell’impossibilità delle famiglie di poter garantire un’istruzione ai figli ricorrendo alle scuole private e, tantomeno, di “mandar[li] altrove”287. L’approvazione ministeriale, nel dicembre del 1840, richiedeva la comunicazione di quali insegnamenti si intendessero impartire, e alla risposta del comune, che pretendeva di istituire una scuola retta da un unico docente impegnato sul corso di Belle lettere e sul corso di Filosofia e Matematica, provocò le forti riserve della PG che riteneva impraticabile la possibilità, per un solo docente, di gestire contemporaneamente più classi, e quindi si vide costretta a respingere la tal Regolamento, acciò tutto sia ordinato, e senza confusione”285. La risposta fu quanto mai perentoria e lapidariamente indicativa: ci si limita soltanto a enunciate le materie, come da concorso, da insegnare nelle suddette scuole: “nella scuola second.a di Montenero vi deve essere un solo professore, e questi insegnare Lingua italiana e Latina, Belle lettre, Storia e Geografia […]”. 286 Provicario generale B. Capasso alla PG, Benevento 1 settembre 1844, in ASN, CGPI, fs. 1489. 103 richiesta con una formula che diventerà diffusa nella pubblica amministrazione: “Si attendono superiori provvedimenti”. Alle richiesta, invece, del comune di Lupara, che nel 1841 stanziò 100 ducati per la scuola secondaria, la PG si mostrò propositiva, avanzando l’idea di istituire scuole come “geometria applicata, disegno applicato alle arte meccaniche, di principi di fisica e chimica, di veterinaria, pastorizia” ritenute le più idonee alle “circostanze del Comune tanto per rapporto di località che per abituale tendenza della massa del popolo per arti manifatture ed industria”288. Il consiglio municipale, quasi risentito, mediante l’intendente manifestò la volontà di veder sorgere una scuola vertente “sugli elementi della grammatica latina ed italiana, istoria, geografia, elementi di matematica, e rettorica” da distribuire su due anni di corso289. La PG allora sarcasticamente relazionò al ministro degli interni nel modo seguente: Fa certamente meraviglia che quell’Intendente creda di potersi trovare in Lupara un maestro fornito di tante cognizioni filologiche e filosofiche; ma è assolutamente strano il pensare, che possa in due anni un Maestro solo esaurire il corso, e corredare di tante cognizioni quei giovani, che frequenterebbero tale scuola. A che tante diverse Cattedre e tante varie classi ne’ Collegi! A che tante spese del Governo per la Pubb.a Istrz.e! A che tanti esiti de’ padri di famiglia! A che tanti anni di stenti pei giovani! Il decurionato di Lupara ha trovato il modo di dare un’istruzione completa di letteratura, e filosofia in due soli anni colla meschina spesa di ducati cento l’anno. Io prego V.E. di ordinare a quel Sig.r Intendente che facesse fare dal Decurionato di Lupara tutto altro uso dei D.ti cento che ha fissato per la Scuola secondaria, quando restasse nella sua falsa credenza di voler fare esperimento d’uno simile stravagante ed insensata idea, fomentata da qualche influente proprietario che va solo in cerca di 290 disporre di un Maestro pei suoi figli a spese del Comune . Al di là delle eccessive pretese di alcuni comuni che determinarono, in parte, l’esito negativo delle richieste di istituzioni di nuove scuole, la politica scolastica sulle scuole secondarie del presidente Giuseppe Maria Mazzetti era ben definita già a partire dal 1838, anno di pubblicazione del suo Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione e discusso tra il 1840 e il 1842 in seno alla Giunta. Mazzetti, preoccupato, da una parte, per l’eccessivo numero di professionisti che ormai superavano di gran lunga la domanda e, dall’altra, costatato il fallimento della politica scolastica sull’istruzione popolare, tentò di regolamentare l’accesso all’istruzione secondaria-superiore potenziando e diffondendo contemporaneamente l’istruzione agraria e artigianale. Relativamente alle scuole secondarie, Mazzetti si adoperò per la motivata ed oculata riduzione e riconversione, intimando con il rescritto 25 gennaio 1843: “1. Che il numero delle scuole 288 PG all’intendente G. Cenni, Napoli, 21 aprile 1841, ASN, CGPI, fs. 1489. Le scuole proposte corrispondono esattamente alle lezioni che G.M Mazzetti, presidente dal 1838 della PG, proponeva di impartire nelle scuole di primi rudimenti; cfr. Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione (1838). 289 Intendente G. Cenni alla PG, Campobasso, 4 maggio 1841, in ASN, CGPI, fs. 1489. 290 PG al Ministero Interno, 16 maggio 1841, in ASN, CGPI, fs. 1489. 104 secondarie che trovansi attualmente stabilite nel Regno non sia aumentato. 2. Che ciascuna di esse si prefigga una istruzione speciale”291. In Molise la riconversione delle scuole secondarie in scuole speciali non avvenne, ma di certo il loro numero non si accrebbe, se si eccettua il caso della scuola secondaria di Riccia, nel 1844; ma in realtà non si trattò di una nuova istituzione quanto piuttosto dell’autorizzazione alla riapertura di una scuola già istituita nel 1818. Dopo il citato rescritto, solo il comune di Castelluccio Acquaborrana, attuale Castelmauro, avanzò, nel 1844, per mezzo del consiglio distrettuale, la richiesta di istituzione di una scuola secondaria, motivata dal “gran numero dei giovinetti di buona speranza e di onesti natali” privi di risorse finanziarie; ma l’istanza non venne accolta nemmeno dallo stesso consiglio generale della provincia, che non ritenne neppure opportuno trasmetterla all’attenzione del consiglio di stato. Nonostante, però, la diffusa condivisione del rescritto da parte della classe dirigente locale, non mancò qualche voce dissidente come quella espressa nel discorso di apertura del consiglio distrettuale di Isernia, riunitosi nel 1847, tenuto dal presidente Bonifacio Chiovitti, il quale, citando in modo paradigmatico l’opera di Francois Guizot, ministro della pubblica istruzione francese dal 1832 al 1836, sostenne la necessità ed auspicò l’apertura di scuole secondarie, almeno nei maggiori comuni dei distretti, per la “propagazione de’ lumi” 292. 4.1.2 Scuole di agricoltura pratica Il nuovo clima politico istauratosi con la salita al trono di Ferdinando II diede nuova linfa ai consigli distrettuali e provinciali che più volte, nel corso degli anni Trenta avanzarono proposte sull’istruzione che appaiono prospetticamente interne a un progetto organico di rinascita economico-socale del Molise (cap. 4, par. 4.2.2): potenziamento della rete d’istruzione, tutela delle fasce più deboli, formazione economica delle future classi dirigenti, ammodernamento della cultura scolastica e diffusione dell’istruzione agraria, artigianale e manifatturiera. In questo quadro, si inserirono le rinnovate richieste di apertura delle scuole di agricoltura, tenuto conto che: dei cinque docenti di agricoltura pratica che avevano superato indenni le vicissitudini degli scrutini del 1821, solo due di essi erano ancora in attività agli inizi degli anni Trenta: Raffaele Pepe a Civitacampomarano e Giuseppe Capozzi a Morcone293. 291 G.I., anno 1843, p. 44. Consiglio distrettuali di Isernia, seduta del 1847, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 68. 293 Fondamentali fonti a stampa sono gli Annali del regno delle due Sicilie, che contengono una sezione dedicata all’istruzione. I dati desunti da R. De Lorenzo, dallo spoglio degli Annali del Regno delle Due Sicilie, indicano 15 292 105 Tra il 1830 e il 1832 i consigli distrettuali proposero il ristabilimento delle scuole di agricoltura già istituite nel 1818, ma chiuse negli anni Venti, al fine di estendere le conoscenze e abbattere “gli inveterati pregiudizj del volgo”, cercando di diffondere “la coltura dei prati aritificiali, lo stabilimento de’ vivai, il rispetto dovuto alla conservazione de’ boschi, e l’inselvamento delle terre in pendio o franose”294. Nel Consiglio Provinciale del 1832, Raffaele Pepe, in qualità di segretario, così verbalizzava a favore delle richieste distrettuali: tali scuole dovrebbero essere di sola pratica agraria ad uso dei Coltivatori, ma ragionata per quanto comporta la loro condizione: dovrebbero essere accompagnate or da esperienze, or da osservazioni, le quali si farebbero in diverse campagne, ed in diversi terreni. Per i Professori, oltre il soldo, si potrebbe osservare una norma di premii in proporzione del numero degli alunni agrarii; e per non far gravitare sopra un solo comune il soldo, potrebbe ripartirsi sopra quelli comuni componenti il Circondario. E fissandosi una delle lezioni in giorno festivo, sarebbe facile l’accesso ad essa dei coltivatori del Circondario senza perdita di tempo, ed abbandono de’ lavori. Il Consiglio crede tal ristabilimento di scuole agrarie conveniente assai a diffondere le conoscenze rurali in Molise; e crede pure, che ove si riattivasse il Giornale Agrario di Molise anche si otterrebbe la diffusione di nuovi lumi, e progressi rurali. Conviene il Consiglio della utilità dei Campi sperimentali, delle Tenute Modello, che o il maggior incivilimento, o maggior dovizie hanno fatto adottare da altre Nazioni; ma il Consiglio osserva che oltre di essere quelli quasi tutte intraprese private, noi in Molise non abbiamo tanta ricchezza, né crediamo che stabilimenti simili sarebbero eseguibili in Molise, ove come per tutto il Regno, gli oggetti di coltura sono tanto moltiplici, che la nostra Agricoltura teorica, e pratica è tutt’altro di quella de’ paesi, ove quei stabilimenti sono fondati295. La lucida analisi del consiglio, dietro cui è ravvisabile l’apporto di Raffaele Pepe, tra i maggior esperti di agronomia e politica agraria del regno, evidenziava un punto nodale della debolezza dell’agricoltura molisana: la mancanza di una classe imprenditoriale trainante l’economia provinciale. A tale scopo, i Consigli provinciali degli anni Trenta tentarono di proporre cattedre di agricoltura, botanica, scienze naturali e finanche di politica economica da istituire nel collegio Sannitico al fine di fornire un’adeguata formazione ai futuri proprietari, ma tali proposte non vennero considerate dal ministero, per il timore di veder stravolta la finalità formativa del collegio. Nel 1834 giunse il parere favorevole del consiglio di stato sull’apertura di concorsi a cattedra per la scuole di agricoltura di Isernia, Agnone e Frosolone296 ma, nel 1839, i concorsi ancora non venivano espletati e nel 1840, laconicamente il distretto di Larino denunciava: “Nonostante le provvide disposizioni relative alla istruzione pubblica cresce tutto dì il numero degli analfabeti, scuole di agricoltura nel regno per il periodo 1840-1845, di cui 5 in Molise (Morcone, Agnone, Isernia, Frosolone e Civitacampomarano) e sono quelle istituite con decreto 1818. Riteniamo, dalla documentazione archivistica finora rilevata, che solo due di esse erano effettivamente funzionanti tra il 1840 e il 1845: Morcone e Civitacampomarano, confortati dal fatto che sono le uniche due per le quali vengono indicati, negli Annali, i nomi dei docenti (appunto G. Capozzi e R. Pepe) e dalla costatazione, per le altre tre, che nel 1834, nel consiglio provinciale si parla ancora di “nuova autorizzazione” per l’apertura dei concorsi. 294 Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta del 1832, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66. 295 Consiglio generale della Provincia di Molise, seduta 6 maggio 1832, in ASCB, Intendenza di Molise, ASCb, b. 71, f. 54. 296 Risoluzioni sovrane in ASCB, Intendenza di Molise, B. b. 74, f. 66. 106 causa di mancanza di individui per le cariche comunali, e di nessun miglioramento dell’agricoltura, e dell’industria”297. In quello stesso anno, il governo tentò di dare una svolta decisiva alla politica scolastica in ambito agrario, disponendo, con rescritto 11 novembre 1840, l’apertura di scuole di agricoltura pratica in ogni comune del Regno. L’intendente della Provincia di Molise, Giovanni Cenni, ne dava in questi termini la comunicazione sul Giornale dell’Intendenza298: 1. 2. Oggetto – Scuole di agricoltura Campobasso li 14 Novembre 1840 Ai Signori Sotto-Intendenti, e Sindaci della Provincia Signori, Con autorevole foglio degli 11 stante S.E. il Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni mi fa conoscere che avendo il Consiglio provinciale di Bari proposto a S.M. di stabilirsi in ogni Comune lo insegnamento di Catechismo di agricoltura, la M.S. si compiacque annuire al suo voto, ordinando che la Giunta di pubblica istruzione proponesse i metodi che credesse convenienti all’oggetto: Che per effetto di tali disposizioni il Presidente della Giunta medesima, riportandosi ad altro suo rapporto col quale propose di far acquistare a ciascun Comune una copia del Catechismo di agricoltura messo a stampa da D. Luigi Granata, ha manifestato esser necessario ordinarsi: Che ciascun Decurionato proponga alla stessa Giunta, per farlo nominare superiormente ne’ legittimi modi, un abile Maestro, che valga ad accoppiare ala teoria anco la pratica, e Che i Decurionati stessi raccolgano tutte le possibili osservazioni tanto sulle qualità de’ terreni dei rispettivi Comuni, quanto sui diversi generi di coltura che vi si esercitano, e le spediscano alla Giunta suddetta, la quale darà le convenienti istruzione per miglioramento. Un tale avviso è stato dalla prelodata E.S. approvato. Io vengo quindi a disporre che i Sindaci di questo I distretto mi rimettono direttamente e subito gli adempimenti di cui è parola sì per la nomina del Maestro, sì per le notizie sulla natura de’ terreni dei rispettivi Comuni, e de’ diversi generi di coltura che vi praticano. Quelli poi de’ Comuni de’ distretti d’Isernia e di Larino lo faranno con egual prestezza ai Signori Sotto-Intendenti da cui dipendono, i quali sono da me pregati a riunirli ed inviarmeli per rassegnarli tutti in una volta all’E.S. Il Segretario Generale L’intendente F. Caccianini G. Cenni La decisione della PG si iscriveva in una nuova e necessaria impostazione della politica scolastica voluta dal neo presidente, Giuseppe Maria Mazzetti, che, nel suo Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione, pubblicato nel 1838, proponeva scuole comunali di “primi rudimenti” indirizzate “a coloro che debbono applicarsi alle arti meccaniche e mestieri, o ai lavori della campagna e al governo del bestiame”299. L’articolata proposta di un’unica scuola di primi rudimenti che assorbisse in sé la scuola primaria e il sapere di base dei diversi mestieri rimase inattuata, ma l’idea ispiratrice influenzò le decisioni della PG nel corso degli anni 297 Consiglio distrettuale di Larino, seduta 3 aprile 1840, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 67. G.I., anno 1840, pp. 662-663. 299 Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione, Napoli, Tipografia di Salvatore De Marco, 1838, pp. 12-13. 298 107 Quaranta300: il rescritto del 1840, sulle scuole di agricoltura ed il rescritto 25 gennaio 1843, istituente, in ogni provincia, scuole di “arti e mestieri” e scuole “nautiche”. Non disponiamo ancora di dati sulla reale applicazione del rescritto 11 novembre 1840, ma abbiamo notizia che il consiglio distrettuale di Isernia, nel 1842, confermava con certezza che nel distretto ogni comune “vedesi provveduto” di scuole agrarie e per tal motivo richiedeva l’istallazione di un orto agrario, che poteva risultare utile come “fertile campo d’istruzione per coloro che sono sati preposti di scuola agraria, […], potendo ivi nei riscontri acquistarsi quelle nozioni pratiche, che non sempre possono ottenersi dalla lettura dei più spianati libri agronomi”301. Nel 1844, però, a 4 anni dal rescritto istituente, il ministero disponeva la chiusura in tutte le provincie del regno di quelle scuole di agricoltura in cui “la nomina e la istallazione di … maestri non sono avvenute legittimamente”302. Per tal motivo, le uniche sopravvissute nel Molise furono quelle di Morcone e Civitacampomarano, che risultanti ancora attive nel 1857303. 300 In tale contesto va iscritta anche la nascita, nel capoluogo molisano, della “scuola di disegno applicato alle arti”, proposta nel 1841 per mezzo del Consiglio Provinciale da Michele Fiore, docente del collegio sannitico, che si offrì di fondare la scuola “fornendola di quanto occorresse […] e facendo subire ai suoi allievi un’esame (sic) in ciascun anno durante la riunione del Consiglio stesso” (rescritto 31 agosto 1841, in ASCNMP, b. 367, f. 2223). La scuola fu approvata, con rescritto 31 agosto 1841, fatta gravare per 120 ducati sui fondi della Provincia , che fornì anche il locale. Come libro di testo si utilizzò il manuale Catechismo di disegno lineare di Francoeur, tradotta dal sacerdote Lelio Visci, invece del manuale di disegno proposto dal consiglio provinciale, che fu ritenuto dal rettore del collegio sannitico troppo difficile per gli “artigiani”. La scuola funzionò sino alla morte del suo fondatore, avvenuta nel 1865. Cfr. G..I., anno 1843, p. 361. 301 Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 1842, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 68. 302 Circolare dell’intendenza della Provincia di Molise, 29 agosto 1844 in G.I., Anno 1844, p. 384. 303 Cfr. L. Di Lorenzo, Le scuole secondarie e gli insegnamenti di agricoltura nel Mezzogiorno borbonico, cit., p. 41. 108 4.2 Il collegio Sannitico negli anni Trenta 4.2.1 La reggenza di C. Nardone (1828-1839) Partito il rettore Amato per il collegio di Lecce, la PG non si premunì di nominare immediatamente un nuovo reggente, attendendo di vagliare le proposte del vescovo di Boiano, Gennaro Pasca, il quale segnalò: il canonico Nicola Vitone di Cercemaggiore e l’arcidiacono Costantino Nardone di Boiano. La scelta cadde sulla figura di spicco della diocesi di Boiano: nato nel 1779 e laureatosi in Teologia nel 1803, da suddiacono fu prescelto dal vescovo Rossetti come docente di Belle lettere e di Teologia dogmatica e morale nel seminario di Boiano sin dal 1812. Canonico penitenziale, dal 1803 sino al 1825, ed esaminatore pro sinodale ed istruttore catechetico della congregazione della “Madonna de’ Sette Dolori”, dal 1802 al 1819; fu nominato provicario generale del vescovo Rossetti e del suo successore, Gennaro Pasca. Nardone aveva già ricoperto per due volte la carica di vicario capitolare reggendo la diocesi: alla morte di Rossetti, avvenuta nel 1819 e per il trasferimento di G. Pasca alla diocesi di Nola, nel 1826. Nel 1825 fu nominato Arcidiacono della cattedrale di Boiano, ma, nel frattempo ricoprì ruoli di primo piano anche nelle istituzioni statali: socio corrispondente della Società economica di Molise, sin dal 1824; presidente della Commissione provinciale di pubblica istruzione, con decreto 26 ottobre 1827 ; ispettore degli scavi di antichità di Boiano e Isernia, due anni dopo. Affidata la reggenza dell’istituto, con decreto 12 giugno 1828, all’arcidiacono Costantino Nardone, la PG rimaneggiò la commissione amministrativa del collegio, responsabile “per negligenza”, come si esprimeva l’intendente, di una gestione fallimentare, visto l’ammanco di cassa appurato durante la reggenza di Amato: “irregolarità” ufficializzata dal Consiglio Generale della Provincia nella seduta annuale del 1828304. Posti sotto accusa gli amministratori: Michelangelo Grimaldi, medico del collegio nonché docente sulla cattedra di primi rudimenti, e Michelangelo Cancellario, avvocato del foro campobassano, il Ministero degli Interni incaricava la PG “a promuovere riservatamente che i medesimi dassero (sic) una rinuncia, e qualora si ricusassero, me lo avesse riferito per le ult.erior]i disposizioni”305. Gli amministratori, come previsto, non si dimisero e l’intendente opportunamente propose i relativi espedienti di incompatibilità puntualmente accolti dal ministero: per Michlenagelo Grimaldi, perché anche docente del collegio e per Cancellario perché esercitava anche la carica di notabile certificatore 304 305 Consiglio Generale della Provincia, seduta del 17 maggio 1828, in ASCb, Intendeza di Molise, b. 71, f. 53. Minuta, Ministero dell’Interno ala PG, 16 novembre 1828, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 862. 109 e di consigliere degli Ospizi: “motivi che lo rendono poco diligente nelle cose del Collegio”306. Con decreto 20 maggio 1829 si disposero le nuove nomine affidando gli incarichi a due eccellenti notabili del capoluogo: i legali Michelangelo Salottolo e Carlo Bellini, entrambi membri del Consiglio Provinciale, che, qualche giorno prima, aveva chiesto la estensione delle disposizioni, varate con decreto 27 settembre 1828, anche al collego di Campobasso inizialmente escluso. Gli effetti di tale estensione consentirono un duplice vantaggio: l’aumento dei posti gratuiti disponibili, mediante la riduzione di ciascuna ‘piazza intere’ a ‘due mezze piazze’ e un minor aggravio sulle famiglie per la diminuzione della retta da 8 a 6 ducati mensili307. Nello stesso tempo, il Consiglio Generale della Provincia disponese una generale ristrutturazione del collegio per aumentarne la capacità ricettiva e renderlo più funzionale con un terzo dormitorio, riducendo a nuova camerata il locale adibito ad esami generali, capace di ospitare 24 posti letto, e di ampliare il collegio con la costruzione di nuovi locali, con fondi da far gravare sugli avanzi di cassa dell’esercizio 1830308, in attesa di programmare la costruzione di un più efficiente e moderno edificio per il quale richiese la restituzione dell’enorme credito posseduto in cedole sin dal 1814 e ancora non liquidato309. Infine, fu avanzava la proposta di istituzione della cattedra di giurisprudenza. Restava da affrontare il problema della stabilizzazione in ruolo dei docenti, per completare il restyling del collegio, per cui si conclusero i concorsi già indetti e si procedette al reintegro, nel 1831, dei docenti destituiti dieci anni prima. Tra il 1823 e il 1825 erano stati pubblicati i bandi per la cattedre vacanti di: Italiano e Aritmetica, Retorica e Greco, Matematica e Fisica, Latino ed Elementi di Greco, ma solo per quest’ultima si riuscì a fissare il concorso, previsto per il 13 gennaio 1825, vinto da Vincenzo Palmieri che prese servizio nel maggio dello stesso anno. Per le altre tre cattedre la PG, esaminano le domande pervenute, non riscontrò nei curricula degli aspiranti i requisiti richiesti310 e, nel 1827, 306 ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 862. R. Decreto 27 settembre 1828, in CLDAPI, vol. II, pp. 197-198. Il governo si riservò di estendere anche ai collegi di Campobasso, Chieti e Monteleone le decretate disposizioni dopo aver ricevuto dai medesimi “i convenuti schiarimenti” (art. 6), ovvero solo dopo aver chiarito con i rispettivi consigli provinciali le procedure che regolavano le assegnazioni dei posti gratuiti nei rispettivi collegi. Il Consiglio Provinciale aveva richiesto l’estensione del decreto al collegio nella seduta del 18 maggio 1829 (ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 53). 308 ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54. 309 Si veda cap. 2, par. 2.1. La mancata restituzione del credito, determinò, nei fatti, l’impossibilità di veder realizzato il progetto durante il periodo preunitario. 310 Tra le numerose domande giunte al ministero da diverse provincie, molte furono scartate o per mancanza del requisito minimo di età, fissato per legge a venticinque anni, o per implicazioni politiche legate ai moti del ‘20-21, o per mancanza del relativo grado accademico. 307 110 dopo un’ennesima riapertura dei termini, fissò il concorso per la cattedra di Matematica e Fisica, al 31 gennaio 1829 e ne risultò vincitore il ventenne Alberto Cortes, ex alunno del Salvatore311. L’arrivo del docente non risolse il problema: la cattedra di Matematica e Fisica del collegio, rimasta vacante per l’intero anno scolastico 1828-1829, dopo le dimissini di G de Sanctis, aveva determinato l’allontanamento di alunni sia interni che esterni, che ricorsero alla scuola privata dell’ex docente del sannitico, Nicola de Matteis. Cortes, registrata l’assenza di alunni, chiese di poter soggiornare in Napoli, mantenendo l’intero stipendio, ma la PG stabilì come criterio generale che, anche in assenza di alunni, il docente non poteva allontanarsi dalla residenza di un collegio o di un liceo. In occasione delle vacanze autunnali del 1831, il docente non si presentò a Campobasso per l’avvio del nuovo anno scolastico, ma fu richiamato al dovere, pena la sospensione dallo stipendio, perché, tra l’altro, doveva impartire le lezioni all’unico studente interno classificato come idoneo per la sua cattedra. Il rientro in sede del Cortes non avvenne nelle migliori condizioni ambientali e di lavoro, per cui i continui diverbi con il rettore indussero nel 1831, a richiedere alla PG di intervenire con energici provvedimenti. Anche la soluzione per la cattedra di Italiano e Aritmetica ebbe un percorso travagliato poiché, retta provvisoriamente da Stefano Trudi, sin dal 1824, gli fu assegnata con titolarità nel 1828 ma morì lo stesso anno. La cattedra, quindi, ritornò ad essere affidata provvisoriamente dal medico Micheangelo Grimaldi, insegnante sulla cattedra di primi rudimenti; sorte analoga ebbe la cattedra di Retorica e Greco affidata al docente Vincenzo Palmieri, titolare della cattedra di Latino ed Elementi di Greco. Nel 1831, la grazia accordata da Ferdinando II, all’indomani della sua incoronazione al personale amministrativo implicato in reati politici, contribuì alla soluzione dell’annoso problema della provvisorietà degli incarichi. Per i docenti di collegi, licei e scuole secondarie destituiti a seguito dei moti, il decreto offrì la possibilità di produrre la domanda di reintegro nella titolarità sulla medesima cattedra occupata prima della destituzione con relativa sospensione dell’eventuale concorso indetta per la stessa. 311 Il Cortes, scartato in un primo momento per aver solo 18 anni, fu successivamente ammesso poiché riuscì a dimostrare ala PG che il limite di età a 25 anni riguardava solo le discipline umanistiche e non era applicabile, quindi, a quelle scientifiche. Ammesso all’esame, si dovette dispensarlo da due condizioni: dalla mancanza del diploma di licenza e dall’aver svolto la traccia matematica in Italiano e non in Latino. Pertanto la PG, per verificare quest’ultima condizione, lo richiamò e gli fece svolgere in latino un ulteriore problema matematico (ASN, CGPI, fs. 410). Superato il concorso e nominato con decreto del marzo 1829, solo a fine settembre raggiunse Campobasso, poiché l’assoluta indigenza lo costrinse a richiedere alla commissione amministrativa del collegio un prestito di 100 ducati per poter raggiungere la sede e mantenersi nei primi tempi, non potendo neanche contare sullo stipendio dei primi sei mesi, in quanto, sin dal 1825, i neo assunti del ramo amministrativo erano tenuti a versarlo nelle casse dello stato per risanare il debito pubblico. 111 Nel collegio di Campobasso rientrarono, nel febbraio del 1832: il canonico Alfonso Filipponi, sulla cattedra di Filosofia ed Elementi di Matematica e il Sacerdote Biase Della Vecchia su quella di Latino ed Elementi di Italiano; nell’aprile del 1832, il sacerdote Nicola De Mattia, sulla cattedra di Matematica e Fisica allora occupata da Alberto Cortes, che fu trasferito nella scuola secondaria di Montepeloso; nel 1834, sulla cattedra di Retorica e Greco, Giambattista Torti, docente del sannitico sino al 1820, poi trasferito nella scuola secondaria di Morcone e da lì rimosso a seguito della destituzione nel 1828. Finalmente, agli inizi degli anni Trenta, sulle sei cattedre del corso di studi, cinque erano occupate interamente da titolari312, in grado di assicurare nel collegio un livello di istruzione tale da renderlo degno di dotarsi, dal 1832, della titolarità della cattedra di giurisprudenza e, di lì a poco, di un moderno laboratorio scientifico. Il buon andamento dell’istituto produsse un progressivo aumento delle iscrizioni: dai 30 alunni interni presenti nel 1825, si arrivò alle 85 unità registrate 1834, e a queste vanno aggiunti gli esterni che toccarono l’apice di 120 iscritti, nel 1837, potendo seguire, sin dalla metà degli anni Trenta, i corsi delle prime cattedre, sino ad allora riservati esclusivamente agli interni. 4.2.2 Il Consiglio provinciale e le proposte sull’istruzione La concomitanza del nuovo clima politico inaugurato dalla reggenza di Ferdinando II, la rinascita dell’istituto, l’apporto della Società economica di Molise, sotto l’egida del segretario perpetuo Raffaele Pepe, intenta a promuovere attività agrarie e manifatturiere e ad incrementare le attività di studio della realtà economica, crearono un clima di particolare favore allo sviluppo del territorio da coinvolgere anche le istituzioni della provincia. Il Consiglio Provinciale poté avanzare, nel campo dell’istruzione, proposte prospetticamente interne a un progetto organico di rinascita economico-sociale del Molise avente il fulcro fondamentale nel Collegio Sannitico, che annoverava nel suo consiglio di amministrazione e nel corpo docente influenti membri del consiglio provinciale e della Società economica. Il progetto di rinascita, basato sul presupposto che “fondamento di qualsiasi bene inteso economico sistema è la pubblica istruzione”313, si sviluppò lungo tre direttrici convergenti: 312 Soltanto la cattedra di Italiano e Aritmetica restava assegnata provvisoriamente al medico Michelangelo Grimaldi. 313 Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 1 aprile 1838, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 67. 112 alfabetizzazione del popolo; diffusione della cultura agraria, artigianale e manifatturiera; formazione economica e scientifica delle future classi dirigenti314. Sul versante della formazione primaria, si ritenne del tutto inadeguata la misura, adottata con decreto 11 gennaio 1831, che attribuiva ai parroci la delega dell’istruzione nelle scuole primarie maschili: il governo, a parere del Consiglio provinciale, aveva adottato un indirizzo anacronistico che non avrebbe apportato alcun beneficio neanche sul lato della semplice alfabetizzazione di base: “non tutti i parroci per il loro difficile ministero possono adempiere all’esercizio delle Scuole primarie ad essi affidate. Non in tutti i comuni si potranno trovare Sacerdoti idonei”315. Tutt’altra era la strada che si sarebbe dovuto percorrere: “Bisogna trovare un mezzo, il quale concilii l’utilità delle Scuole primarie con la economia, e che faciliti l’istruzione nei villaggi per quanto più si possa”. Sembrava più idoneo per ottenere i primi risultati un diverso e più articolato intervento: creazione e diffusione di una rete di “asili” pubblici, sull’esempio austriaco, per la presa in carico dei giovani appartenenti alle fasce più deboli della popolazione; istituzione delle scuole festive; utilizzo del mutuo insegnamento; incentivazione economica ai maestri scelti, senza distinzione, tra laici ed ecclesiastici; creazione di una rete ispettiva pubblica dipendente dai sottintendenti con ispettori istruiti sui metodi didattici; ammodernamento della cultura scolastica, mediante l’utilizzo di più aggiornati manuali da distribuire ai maestri senza aggravio di spesa e, infine, potenziamento delle librerie comunali, aperte alla cittadinanza, con settori specializzati nell’istruzione di ogni ordine e grado 316. Garantita l’istruzione di base, occorreva provvedere alla formazione professionale, mediante l’istituzione e la diffusione di scuole di agricoltura indirizzate ai “coltivatori” per diffondere le conoscenze agrarie e delle scuole di arti e mestieri destinate agli artigiani, affinché apprendessero “i principii pratici di disegno, geometria, chimica, e meccanica applicata alle arti”317. 314 L’organicità del progetto ideato da Pepe e sostenuto dal gruppo dirigente locale fu illustrato, nelle sue varie articolazioni, nelle sedute dei consigli distrettuali e provinciali nell’arco di quasi quindici anni. 315 Consiglio generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54. All’indomani del decreto 10 gennaio 1843, che attribuiva ai soli vescovi la facoltà di dirigere e regolamentare l’insegnamento primario e di nominare e destituire ispettori e maestri, il Consiglio Generale, totalmente in disaccordo con il nuovo indirizzo che sottraeva allo stato l’intero comparto della scuola primaria, affermava: “Essendo i Vescovi a capo di estese Diocesi, e dovendosi da moltissimi comuni dipendere da un Vescovo che risiede presso l’estero, non sottoposto immediatamente al real nostro governo, non sono in circostanze di poter sempre ed esattamente valutare l’indole e la morale e l’entità del soggetto. Supplica perciò la Sovrana munificenza a benignarsi di sanzionare che la proposta dei Maestri primari venisse fatta dai rispettivi Decurionati e la nomina dell’Intendente, il quale ha in sé mille modi come venire in cognizione di ciò che i vescovi, quasi necessariamente debbono ignorare intorno alla qualità degli individui” (Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1843, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55. 316 Ibidem; Consiglio distrettuale di Larino, seduta 3 aprile 1835, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66. 317 Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54 113 Pepe, attento studioso della realtà economica europea, non riteneva che il decollo tanto del settore agricolo, quanto di quello manifatturiero, potesse dipendere semplicemente dal miglior grado di istruzione e preparazione del contadino e dell’artigiano: soltanto in un sistema economico strutturalmente ammodernato, istruzione e formazione professionale avrebbero potuto trovare la condizione per diffondersi ed incidere, a loro volta, sullo sviluppo economico. Il segretario della Società economica, convinto assertore che la distanza che separava il Regno dalle altre nazioni si dovesse, innanzitutto, addebitare alla mancanza di una classe imprenditoriale aggiornata culturalmente, in grado di investire nel settore agro-alimentare e di sviluppare quello manifatturiero, individuava nella futura classe dei ‘proprietari’, da formare secondo nuovi e moderni canoni ben diversi da quelli offerti sino allora dal collegio, il soggetto storico deputato a risollevare le sorti economiche della provincia. Tali presupposti fecero scaturire proposte fattive dei Consigli distrettuali e provinciali, che puntavano fondamentalmente su tre obiettivi: il rilancio di quelle scuole di agricoltura, già istituite sotto Biase Zurlo e chiuse durate gli anni Venti, che affiancassero e sostenessero le attività promosse dalla Società economica; la istituzione sperimentale di una prima scuola di arte e mestieri nel capoluogo e, parallelamente, la riconversione della funzione del collegio inteso come centro di alta formazione della futura classe imprenditoriale. A questo proposito fu avanzato un programma di radicale aggiornamento culturale e metodologico: Il metodo d’insegnamento è ancora gretto, lento e ritardante: ed i libri elementari […] sebbene approvati dalla Giunta di Pubblica istruzione, sono inferiori in merito ad elementi pubblicati dopo quell’epoca […] sarebbe opportuno adottare i più recenti corsi elementari di lettere, e di scienze, e particolarmente gli elementi di Fisica, poiché in quelli ora in uso alcune teorie della Fisica generale sono o mal sviluppate, e forse erronee; e per la Fisica particolare sono mancanti per la parte della Fisica Chimica, e magnetica, che oggi fanno il più grande oggetto di quella disciplina318 In aggiunta a ciò si proponeva una rivisitazione dell’intero programma delle due cattedre scientifiche: “Flosofia ed Elementi di Matematica” e “Matematica e Fisica”, dettagliato e motivato dal docente del collegio Sannitico, Francesco De Sanctis. A completamento della preparazione scientifica di base, si richiese l’autorizzazione a istallare, nell’istituto, un laboratorio di Fisica e, contemporaneamente, a provvedere ad un ulteriore potenziamento delle collezioni librarie della biblioteca, da aprirsi alla cittadinanza con funzione di biblioteca provinciale. 318 Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54. 114 Il potenziamento della parte scientifica del piano di studi previsto dal corso collegiale, fu un primo passo per procedere alla richiesta, tra il 1836 e il 1843, di ulteriori cattedre, in grado di fornire ai futuri proprietari il bagaglio di saperi ritenuti necessari per lo sviluppo dell’agricoltura, ancora unico e ritardato settore dell’economia molisana, ovvero: la cattedra di agricoltura, con un programma che comprendesse anche la Storia naturale affinché “vengan diffusi i lumi di tale scienza quanto indispensabile, tanto, in generale, ignorati”319; la cattedra di Botanica, e quella di Chimica. Di tutte le proposte avanzate dal consiglio in merito al collegio, solo il laboratorio e l’istituzione della biblioteca provinciale ottennero le relative autorizzazioni; ma il tentativo di aggiornare su nuove basi culturali la formazione curricolare finalizzata alla formazione del proprietarioimprenditore non si arrestò: nel 1842, il neo segretario della Società Economica di Molise, Nicola de Luca, raccolta l’eredità di Pepe, propose in seno al Consiglio provinciale, di avviare nel collego Sannitico una “scuola di Economia agraria”, in grado di fornire alla nuova figura del proprietario-imprenditore una visione generale necessaria a programmare la propria attività: è indispensabile alla macchina sociale la conoscenza delle leggi che presiedono alla formazione, alla distribuzione, ed alla consumazione delle ricchezze, altrimenti d’essere cieca la direzione dell’agricoltura, de’ capitali, e delle industrie, e sconosciuti perciò i vantaggi reali per le apparenze falsificate dai singoli interessi; considerando pure che la maggior parte de’ capitali restano improduttivi nello scrigno del proprietario; che il commercio resta inatteso, e le industrie intentate per la mancanza delle conoscenze precise delle regole dell’impiego, dell’intrapresa, e del commercio, perciò il capitalista teme d’affidare i suoi fondi, l’intraprenditore (sic) non sa quale industria afferrare e come dirigerla, ed il negoziante come ricambiare i vari prodotti delle diverse parti della terra; e così l’inerzia vince i popoli dall’ignavia avviliti; che il semensaio di coloro che debbono essere la parte più attiva dell’Economia sociale è ne’ giovanetti che si educano nel real Collegio, per esser quelli che in appresso si troveranno a capo delle famiglie più doviziose della provincia, e quindi nella felice circostanza di poter riunire in loro stessi i vantaggi del proprietario, del capitalista, e dell’industrioso. Il consiglio fa voto […] che una scuola di Economia politica sia stabilita nel Real Collegio Sannitico, come quella che procura l’istruzione più conforme all’indole del secolo, e serve meglio ai bisogni e non ai diletti delle nazioni320. La proposta avanzata dal de Luca, apparentemente velleitaria considerate le condizioni di arretratezza del Molise e del Regno, fu colta, invece, come un’occasione dal Consiglio, ben consapevole del reale stato dell’economia e delle sue carenze, ma oltretutto certo delle potenzialità del progresso: La tecnologia sembra molto lontana dal regno. Il consiglio considerando che la mancanza delle tecniche conoscenze fa sì che manchino di costruttori di qualunque genere, di persone che la macchina sappiano maneggiare, e di direttori delle nostre intraprese industriali per le quali dobbiamo ricorrere agli esteri per arrivarle a dirigerle; considerando 319 320 Consiglio Generale della Provincia, seduta 3 maggio 1836, ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54. Consiglio Generale della Provincia, seduta 10 maggio 1842, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55. 115 che non vi è provincia del regno la quale non tocchi il mare in qualche punto, se se ne eccettui Abruzzo 1° Ulteriore, e che perciò presto o tardi la marina dee ricevere notabilissimo incremento, e sì pure le strade ferrate, e tutti i mezzi che abbreviano le distanze; Che tutte le industrie attualmente sono sostenute dalla potente azione delle macchine e del vapore, e che tali generi di servigi produttivi sono quasi sconosciuti a noi, per la mancanza di tecnologia; che la felicità delle nazioni in gran parte dipende da tali conoscenze, e che parebbe (sic) dare la più grande spinta al benessere sociale, e farsi la sola capace ad ottenere l’intento, l’avere un personale atto a sciogliere tutti i problemi di macchina pratica e tecnica; Il Consiglio prega la bontà del Re […] di prendere in considerazione un oggetto così interessante il progresso della nazione, e fa voto che giovani artisti, o meccanici o ingegneri, previo esame della loro capacità ed ingegno, siano inviati in Francia ed in Inghilterra ad apprendere tecnologia e che le provincie siano autorizzate a riunire i loro sforzi per sostener della spesa un alunno per ogni due provincie321” La classe dirigente locale si esprimeva in questi termini anche a seguito della fallita esperienza industriale, nel settore tessile, dovuta non solo e non tanto all’assenza di infrastrutture o insufficienza di capitali, quanto piuttosto alla mancanza di sapere tecnico322. Dinanzi ad un ennesimo rifiuto da parte della PG, il Consiglio provinciale, nel 1845, riformulò la petizione corredandola di ulteriori considerazioni a sostegno dell’obiettivo da raggiungere: La provincia di Molise non à manofatture (sic) né un commercio attivo che moltiplicasse il valore de’ prodotti; la sua unica produzione è l’agraria, e per sventura quest’arte sovrana è esercitata con pratiche erronee e forse in opposizione col movimento economico universale. Necessità quindi di educare i proprietarii non nelle ricercatezze filologiche, ma unire all’educazione scientifica sode conoscenze di economia agraria, perché i giovani nel mettersi a capo delle loro famiglie sappiano come dirigere le loro faccende domestiche, e trarre tutto il possibile profitto da’ loro campi e dalle risorse che può presentare l sua economia. Chi non conosce il valore de’ suoi fondi, la maniera d’impiegarli nel modo più produttivo possibile, quali prodotti sono più richiesti, il modo di ottenerli più facilmente non sarà giammai buon cittadino, poiché invece di accrescere i valori sociali, li spende, o li distrugge. Quindi necessità ed imperiosa di educazione economica ne’ giovanie specialmente di queli che sono educati nel Real Collegio perché appartenendo essi alle prime famiglie della Provincia nell’uscire dal convitto siino nel caso di maneggiare utilmente i loro affari campestri e domestici, e contribuire al bene delle loro famiglie e della società. Per queste ragioni Il Consiglio implora la bontà di S.M. perché si degnasse ordinare che fosse stabilita a preferenza nel Real Collegio Sannitico una cattedra di Economia agraria, unico modo di rivedere i possidenti e proprietari ritornare ne’ campi e migliorarli, e non sviarsi in isterile letteratura che niuno soccorre, o in una classe di professori già esorbitante in Provincia323. La PG, temendo di snaturare il corso di studi del collegio, negò per l’ennesima volta l’autorizzazione, ponendo fine ai programmi di ridefinizione dell’assetto del collegio. 4.2.3 La Cattedra di giurisprudenza324 Nel 1828 il consiglio di amministrazione del collegio deliberò l’istituzione di cattedra di Giurisprudenza, individuando il docente competente nella figura di Vincenzo Palmieri, docente titolare di Latino ed Elementi di Greco e interino su quella di Retorica e Greco. Sebbene la PG 321 Consiglio generale della Provincia, seduta 10 maggio 1842, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55. Ad esempio, Isernia e Boiano, nel 1833, avanzarono proposte per istallare “macchine di filatura e tessitura” (cfr. Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54. 323 Consiglio Generale della Provincia, seduta 27 maggio 1845, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 56. 324 La ricostruzione, dove non diversamente indicato, è stata eseguita sulla base della documentazione contenuta in ASCNMP, b. 368, f. 2255. 322 116 ne avesse approvata l’istituzione, non ne permise l’inizio dei corsi sino a che la dirigenza del collegio non avesse provveduto alla sostituzione del Palmieri sulla cattedra di Retorica e Greco. Ciò avvenne con la designazione del sacerdote Francesco Maria de Benedictis e la PG, il 6 maggio 1829, conferì puntualmente la nomina al Palmieri quale docente di diritto. Tutto sembrava pronto per l’inizio dei corsi, ma a pochi giorni dall’invio della circolare, l’intendente bloccava la nomina del sacerdote De Benedictis perché assunta dal rettore senza la necessaria condivisione da parte sua. La questione dai contorni apparentemente formali e burocratici, in realtà implicava motivi di prestigio tra le due figure ed assunse toni tali da mettere in discussione la stessa istituzione della cattedra, delegittimando l’iter seguito: “occorre fare la proporzione nelle forme, - spiegava l’intendente al rettore - ed attendere la speciale approvazione sovrana: che lo stato discusso è destinato a regolare gli esiti del collegio, e non già ad alterare la pianta fissata con un decreto del re”325. In breve, poiché il collegio era un istituto dipendente dalla provincia, il ministero richiedeva un atto ufficiale del Consiglio Provinciale, cui sarebbe seguita l’approvazione sovrana in Consiglio di Stato. Il consiglio provinciale radunato in sessione annuale prontamente richiese nella seduta dell’ 8 maggio, l’istituzione della cattedra326: “Tale sentimento va dato per dar campo anche ai molti giovani che sono fuori Collegio, d’istruire in una scienza tanto interessante”327. Due mesi dopo, la PG autorizzò il Palmieri ad espletare provvisoriamente le lezioni di giurisprudenza, ufficializzando l’istallazione della cattedra nel consiglio di stato del 28 gennaio 1830, gravandola sui fondi dell’istituto per 180 ducati annui e nominando titolare Vincendo Palmieri, con decreto 24 aprile 1832. Palmieri, ceduta anche la cattedra di Retorica e Greco al reintegrato docente Biase della Vecchia, poté strutturare tranquillamente il corso di diritto raddoppiando finanche le ore di lezioni giornaliere per poter impartire non solo nozioni di “Leggi civili”, ma, per corrispondere “al desiderio del pubblico”, anche di diritto romano, senza trascurare le procedure civili e penali: uno sforzo notevole per concentrare in una sola cattedra l’intero corso universitario e garantire agli iscritti un celere accesso alla professione legale328. 325 Intendente E. Caruso al rettore C. Nardone, Campobasso 11 maggio 1829, in ASCNMP, b. 368, f. 2255. Atti del consiglio Provinciale, seduta dell’8 maggio 1829, in Intendenza di Molise, b. 71, f. 53. 327 Atti del consiglio Provinciale, seduta dell’21 maggio 1829, in Intendenza di Molise, b. 71, f. 53. 328 La cattedra sarà attiva sino al 1857, anno in cui elevato il collegio a liceo, e istallati i corsi universitari previsti dagli Statuti (1816), verrà affiancata da altre due cattedre, e Palmieri continuerà ad insegnare, affiancato dagli altri due docenti, sino all’avvento dell’Unità, quando il liceo Sannitico verrà declassato a liceo classico, secondo i disposti della legge Casati, perdendo in tal modo gli indirizzi universitari propri del liceo preunitario meridionale. 326 117 4.2.4 La biblioteca Già nel Progetto di riforma della pubblica istruzione accompagnato dal Cuoco con il suo Rapporto, era espressamente prevista nel liceo la presenza di una biblioteca, da affidare alle cure del professore di belle lettere329. La norma, però, non trovò spazio nel Decreto organico per la pubblica istruzione (1811), concettualmente formulato per tracciare il nuovo ordinamento scolastico; ma fu inserita negli Statuti per i Licei, Collegi e Scuole secondarie del 1816, nei quali, nel definire funzioni e ruoli del personale interno, si individuò nel vicerettore “il bibliotecario del liceo”, cui affidare anche “la cura degl’inventari e la responsabilità dei musei, del laboratorio di chimica, del gabinetto di fisica, e di tutte le raccolte di oggetti scientifici e letterari che si conserveranno nello stabilimento” (Titolo VI, art. 52, p. 380). Inoltre, tra gli articoli che componevano il bilancio di un collegio o liceo doveva necessariamente comparire la voce “raccolte scientifiche”, i cui fondi, stabiliti dalla commissione amministrativa dell’istituto, dovevano essere riservati all‘acquisto del materiale didattico e dei prodotti editoriali. La selezione dei testi e delle opere periodiche cui associarsi, pur essendo di competenza dei vertici della P.I., lasciava un margine di autonomia ai singoli istituti per eventuali proposte integrative, comunque sottoposte al vaglio della P.I. In quest’ultimo caso, come attesta la documentazione relativa al collegio Sannitico, le proposte di acquisto provenivano dalle più disparate fonti: dai librari e/o editori, dai medesimi autori, finanche dai singoli privati possessori di opere, oltre che dalla grande quantità di informazioni reperibili sui giornali scientifico-letterari di ampia diffusione nel Regno e sul governativo Annali civili, la cui associazione era obbligatoria per i collegi e licei. Il primo fondo librario della biblioteca del collegio fu acquistato nel 1819 con l’avanzo di cassa della gestione dell’anno precedente, per l’ammontare di 450 ducati. La risoluzione fu presa in una sessione comune tra la deputazione provinciale per il collegio Sannitico, il consiglio d’intendenza e il consiglio d’amministrazione, affidando l’incarico per l’acquisto, presso il libraio Baldassare Borel di Napoli, al delegato provinciale Giuseppe De Rubertis, il quale “con tutta la saggezza e diligenza, non meno che con il più accorto discernimento su la scelta de’ libri”, corrispose compiutamente alle aspettative, riuscendo persino a chiudere l’ordine con il librario, “notoriamente smoderato ne’ prezzi”, con un risparmio di circa il 50% rispetto al prezzo di copertina330. Oltre ai testi, furono acquistati, in quell’occasione due globi terrestri, e una sfera tolemaica e una sfera copernicana, per le esercitazioni di geografia e fisica. Spedita la lista 329 330 Titolo IV, sez. II, art. 33, comma 1°, CLDAPI, p. 208. CPI in Napoli, 18 marzo 1819, ASN, CGPI, fs. 404. 118 d’acquisto alla CPI, la stessa ne lodò la scelta, ma non tralasciò di ricordare, per il futuro, di richiedere la prescritta approvazione prima di ogni nuova iniziativa. Nella mole degli acquisti spiccano opere monumentali, intere raccolte e collane editoriali che, per veste tipografica, completezza, commento e presentazione critica rappresentavano quanto di meglio potessero offrire gli editori dell’epoca, come la “Collezione dei Classici Italiani” editi dalla Società tipografica dei classici italiani di Milano, per un totale di 250 volumi; la prestigiosa opera critica Histoire littéraire d'Italie di P.L. Guinguené, in 9 volumi; il Cours de letterature di J.F. La Harpe, nei 16 volumi dell’edizione parigina del 1815, e l’opera critico-letteraria di M. Cesarotti, in 42 volumi editi a Firenze nel 1815. Una particolare attenzione venne riservata alla lingua italiana con le Lezioni di Lingua toscana del Giglio, e i vari dizionari, tra cui il Dizionario enciclopedico Italiano dell’Alberti, in sei volumi. Per la Retorica, si scelsero le opere di G.M. Platina nell’edizioni bolognesi del 1716 e 1718; per la storia e la poetica, quelle del Muratori, del Bisso. Meno voluminosa risultò la sezione latina, con le opere di: Tito Livio, Cicerone, Cornelio Nepote, Orazio, Fedro, oltre a un Parnasso dei classici autori in una edizione veneziana del 1800 in 41 volumi e agli Annali di Tacito. Per la letteratura greca, la scelta si limitò alla Oissea di Omero, in una versione greco-latina. Tra i testi della sezione scientifica ricordiamo la la Geometria piana e solida del Flauti, e l’Aritmetica del Lacroix, in edizioni napoletane. Per quella filosofica fu rilevante l’acquisto dell’ opera omnia del Condillac e il volume L’Esistenza di Dio di Fenelon. Infine, si acquistò l’opera omnia del Soave nell’edizione milanese del 1815, in 17 volumi. Negli anni 1822-1823, la commissione amministrativa del collegio autorizzò l’acquisto di un secondo ed un terzo fondo librario, per l’ammontare di circa 800 ducati, da procurarsi ancora presso il libraio Borel di Napoli. Il delegato designato, Michele Petitti, incaricato bibliotecario e docente di Lingua francese del collegio, per il primo acquisto, autorizzato dalla sola commissione amministrativa del collegio, si rifornì dal Borel, nel novembre del 1821, scegliendo i testi tra la “Nota delle diverse opere” che lo stesso Borel aveva divulgato previa “superiore approvazione” ai collegi e licei del Regno. Anche questa volta, l’elenco dei testi fu inviato al ministero, per l’approvazione, solo successivamente all’acquisto. La scelta del Petitti fu indirizzata innanzitutto a colmare le sezioni più lacunose del primo fondo librario ed acquistò: i testi della collana della “Biblioteca storica di tutti i tempi”, edita a Milano 119 da Nicolò Bettoni , con le opere più rappresentative dei maggiori storici europei331; l’intera collezione dei classici latini editi a Parigi in 13 volumi a cura di Edente Lemaire; la “Collana degli antichi storici greci volgarizzati” editi da Sonzogno a Milano; opere della collezione dei classici italiani del XVIII secolo, editi dalla Società tipografica dei classici italiani, con sede a Milano332; alcuni “classici” italiani, editi dalla stessa società tipografica333; e completavano il fondo librario le più aggiornate opere scientifiche di fisica, matematica e storia della matematica, in lingua francese, edite a Parigi334. Il secondo ordine non seguì gli stessi passaggi amministrativi: stabiliti i fondi dalla commissione amministrativa del collegio, la selezione dei testi fu operata, almeno ufficialmente, in una seduta della Commissione provinciale di PI, organismo istituito pochi mesi prima335. Il nuovo fondo librario completò organicamente la collezione di opere delle diverse sezioni della biblioteca, con testi dei “matematici antichi e moderni”336, dei maggiori “autori tragici”337, degli autori di “poemi epici”338, dei vari classici latini, nonché grammatiche italiane e francesi, le vite dei SS. Padri e, novità assoluta rispetto alle precedenti acqusizioni, “autori di economia politica” inglesi339 e due “opere politiche”: l’opera curata da George Canning, Recueil des discours prononces au Parlement d'Angleterre par Tore et Pitt e quella curata da Alexis Eymery, Choix des rapportes et discours [prononcés a la Tribunale Nationale] a depuis 1789 jusques au jours. Il Petitti in quella occasione pensò di dar corpo ad una sezione di opere filosofiche ed acquistò le opere complete di Bacon, Hume, Montesquieu, Helvetius, il Saggio sull’Intelletto di Locke 331 Pietro Giannone (Storia di Napoli, 3 voll.), Johannes von Muller (Storia universale, 6 voll.), Carlo Botta (Storia della guerra d’America), Edward Gibbon (Storia della decadenza dell’impero, 7 voll.); Villemain (Storia di Cromwell). 332 Tra le opere, la poderosa storia d’Italia del Muratori, in 28 volumi, gli Annali d’Italia; il capolavoro storico di Carlo Denina, Delle Rivoluzioni d’Italia, in 3 volumi e opere scelte di A. Varano, F. M. Zannotti, G.V. Gravina, P. Metastasio e V. Alfieri. 333 Autori: Dino Compagni, Giannotti, Manunzio, Porzio, Fiorentino, Savonarola, Capacelatro; inoltre, diverse opere del letterato G.F.G. Napione edite da Niccolò Capurno di Pisa. 334 Autori: Biot, Lacroix, Euer e Mantuda. Oltre alle collezioni sin qui indicate, furono acquistate: ancora per l’ambito storico, la poderosa Ars de verifier le dates, in 18 volumi; per la geografia, la Geografie ancienne del D’Anville, e diverse carte geografiche; per l’italiano, il Gran dizionario della lingua italiana in 112 fascioli. Non fu possibile invece acquistare le opere del D’Alambert (Enciclopedie, Article matematique, hidraulique, et astronomie), edite a Parigi in 4 volumi, poiché non comprese nella lista autorizzata dalla PG e spedita dal Borel ai collegi e non disponibili presso il librario. 335 La Commissione provinciale di P.I. fu istituite per effetto del decreto 12 settembre 1822 e installata in Molise il 29 marzo 1823 (cfr. ASCb, intendenza di Molise, b. 992, f. 89). L’elenco delle opere acquistate è in “Allegato”. 336 Autori: Apollonio, Pappo Alessandrino, Archimede, Euclide, Viviani, Newton, Simpson, Euler, Bernouilli, Delagrange, Lacroix, Delambre, Borda, Suzanne. 337 Autori: Racine, Corneille, Crebillon, Voltaire, Shakespeare. 338 Autori: Milton, Dante, Petrarca. 339 Autori: tra gli altri, Smith. 120 nell’edizione francese di Caste e Le leggi della vita di Erasmus Darwin, Lo spettatore di Anderson340. Pervenuta a Napoli la lista dei libri già acquistati dal Petitti, la PG notò subito la presenza, tra le opere filosofiche, di almeno 3 autori notoriamente messi all’indice: Montesquieu, Helvetius e Darwin. Nel clima politico istituito all’indomani dei moti, la questione assunse tratti inquisitori al punto che, nel 1823, furono posti sotto accusa i tre membri della Commissione provinciale di P.I., dalla quale il ministero pretese precise indicazioni sul responsabile principale della compilazione della lista341. La Commissione, nella persona del presidente arciprete Innocenzo Presutti e i membri Fabrizio Petitti e Nicolangelo Mascilli, fornì una versione tratteggiata da una singolare ingenuità ed improvvisazione da rasentare il grottesco. I tre membri asserirono che nel mese di agosto si era presentato al loro cospetto, separatamente, un armigero dell’intendenza che sottopose alle rispettive firme documenti per conto del segretario generale dell’intendenza, che risultarono essere il verbale della commissione medesima sula scelta dei libri di testo. L’arciprete sottoscrisse le carte senza guardarle: se le avesse guardate, si discolpò, non le avrebbe sottoscritte, “si per la scelta poco a proposito de’ libri annotati, si anche per la stranezza del Verbale, e della lettera missiva, e principalmente perché non si era mai tenuta Commissione”; gli altri due componenti, invece, si rifiutarono di firmare342. L’armigero, convocato dall’intendente, confermò la versione, ma aggiunse che a consegnare l’incartamento, con la raccomandazione di farlo firmare a nome del segretario generale della intendenza, era stato Michele Petitti. Il ministero, raccolte le informative, decise di destituire, con decreto 14 febbraio 1824, il solo Michele Petitti e ordinò di porre sottochiave numerose opere presenti nella Biblioteca. I nuovi indirizzi di politica scolastica impostati dai vertici ecclesiastici a capo della P.I., negli anni Venti, condussero a impostare una politica culturale che significò, per i collegi e i licei, l’obbligo d’acquisto di opere a carattere religioso e, dall’altra, un severo controllo sugli acquisti per le biblioteche. Complessivamente, il Collegio, nel corso di un decennio, acquisì circa 250 opere di carattere religioso, pari a circa un decimo del posseduto secondo l’inventario del 1854, comprendenti: panegirici, prediche quaresimali, orazioni sacre edite dal Nuovo Gabinetto Letterario, con sede in 340 ASN, CGPI, fs. 405; L’intero elenco è riportato in allegato. Ministero degli Interni alla Commissione provinciale P.I., Napoli, 9 agosto 1823, ASCB, Intendenza di Molise, b. 1000, f. 108. 342 Commissione di Pubblica Istruzione Provincia di Molise all’Intendente Cavaliere Spinelli, 2 settembre 1823, in ASN, CGPI, fs. 404. 341 121 Napoli; esercizi di pietà, apologie storiche, opere morali pubblicate nella seconda metà degli anni Venti dalla Biblioteca Cattolica con sede a Napoli, la collana della Biblioteca Classica Sacra, cui fu fatto associare il collegio, edita dalla Tipografia Saluni con sede a Roma; catechismi cristiani, compendi biblici, storie ecclesiastiche, passi scelti dei Padri della chiesa, edite, per lo più, da diverse tipografie napoletane nel corso dello stesso arco di Tempo. Il maggior controllo si sostanziò in un irrigidimento della procedura amministrativa nell’acquisto dei testi, mediante il ricorso obbligatorio alla preventiva autorizzazione ministeriale ed una tassativa e scrupolosa valutazione delle opere. Emblema della nuova impostazione è la vicenda, tra le molte documentabili, collegata alla domanda avanzata dal rettore Amato per richiedere l’autorizzazione all’associazione dell’imponente opera della: Biografia universale antica e moderna di tutti gli altri autori, ed uomini illustri, che hanno scritto stampato, e pubblicato in genere di letteratura, e di belle arti presso tutte le altre nazioni, in tutte le età fino all’epoca presente; affinché il Rett.e ed i Professori possano conoscere non solo il merito esatto delle opere che s’insegnano nel Colleg.o, e il carattere, i costumi, la dottrina e gli errori di d.i autori; ma ancora formare un esatto giudizio di tutti i libri che possono pervenire in mano degli alunni, onde avvertirli che non facciano uso di libri sospetti che pssono pervertire la loro sana morale, e buona politica. Una tale biografia compilata in Francia da Società de dotti, e ricata in Italiano per la pena volta con aggiunte e corrz.i in Venezia 1822 è vendibile presso l’istesso S.r Sevari, la cui associaz.e è giunta per ora sino a tomi 21 343. La PG negò l’autorizzazione in quanto nell’opera erano inseriti profili di autori messi all’indice ed impose l’acquisto dei 20 volumi della Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli e Sicilia curata da Domenico Martuscelli344. I “giornali politici” furono proibiti in modo assoluto, come risulta dal diniego apposto alla proposta avanzata nel 1849 dal rettore Vincenzo Bria di associare il collegio al giornale Il tempo, ritenuto “il meglio a scegliersi nella corrente molteplicità giornalistica”: la PG, in riscontro, rispose lapidariamente che “un giornale politico non entra ne’ bisogni di un Collegio di P.I.” 345. I periodici obblighi di associazione imposti dalla PG non erano tollerati dai vertici locali, come attesta una seduta del Consiglio provinciale del 1836, nella quale si reclamò, la “cessazione dell’abuso, invalso per opera forse degl’impiegati subalterni presso della Giunta di Pubblica Istruzione” di imporre l’acquisto di libri che si ritenevano inutili346. 343 Rettore A. Amato alla Pg, 19 agosto 1826, in ASN, CGPI, fs. 407. Il rettore Amato, senza un apparente motivo, fece associare il collegio per due quote, ragion per cui, nel 1831, la commissione amministrativa chiese ed ottenne di vendere al collegio di Avellino la seconda collezione decurtata del 25% rispetto al prezzo d’acquisto. 345 ASN, CGPI, fs. 427. 346 La richiesta si inseriva in una più vasta protesta mirante a porre termine alla prassi delle associazioni obbligatorie imposte dal governo alle pubbliche amministrazione. Il malcontento, serpeggiante in tutte le istituzioni provinciali 344 122 Nel corso di trentacinque anni, ovvero dal primo acquisto avvenuto nel 1819 sino al 1854, anno in cui si stilò un dettagliato inventario347, il collegio fu fatto associare agli Annali civili; ai Rendiconto della Real Accademia Borbonica, per la sezione dell’accademia di Belle Arti e per quella del’Accademia Ercolanense; alle pubblicazioni del Real museo borbonico; alla Fauna del Regno di Napoli; alla collana della Biblioteca Classica Sacra; al Giornale enciclopedico di Napoli348; mentre le associazioni spontanee si limitarono alla Collana della Biblioteca poetica e alle raccolte del Giornale delle due Sicilie. La biblioteca ottenne l’autorizzazione per l’acquisto dei codici civili, penali, e rispettive procedure, e l’associazione al Bollettino delle leggi e dei decreti, costituendo una sezione giuridica che nacque, nel 1826, su proposta del Rettore Amato, per “non star soggetto ogni momento a Patrocinatori” nei numero casi di contenzioso giuridicoamministrativo in cui si trovava come parte in causa il collegio349. Nel 1854, il collegio era in possesso di un patrimonio librario di circa 2500 volumi350; ma già dagli anni Trenta la biblioteca del collegio risultava cospicuamente fornita di testi, collane e raccolte tali da costituire la più vasta collezione libraria di un istituto laico dell’intera provincia. La classe dirigente locale, intenta a ridefinire il ruolo e le funzioni del collegio Sannitico, individuò ben resto l’importanza strategica della biblioteca quale centro deputato a fornire un servizio culturale all’intera comunità locale e a partire dal 1832, il Consigli generale della Provincia, chiese esplicitamente di trasformare la biblioteca in “Biblioteca Provinciale”, “per comodo universale dei studiosi” auspicando che: la Biblioteca per quanto comporta l’economia del Collegio si aumenti in ogni anno di libri; preferendo sempre i più utili, di più grave argomento, quelli da consulta, il di cui acquisto non è tanto facile per l’universale della gioventù studente[…] del regno, spinse il governo a porre termine, almeno per i comuni, a questa prassi. Anche la PG si faceva promotrice di interessanti proposte editoriali, ma senza obbligo d’acquisto, come nel caso dei 40 volumi, di 10 fogli ognuno, dell’Atlante universale di geografia, fisica, politica statistica e mineralogia stampato da Vander-Maelen in Bruxelles, opera resa obbligatoria per la biblioteca della regia Università degli studi, e consigliata ai collegi e licei, che potevano acquistarla tramite il soprintendente della medesima biblioteca, prof. Vincenzo Flauti, per soli 120 ducati invece dei 160 del prezzo di copertina: occasione che non si lasciò sfuggire, nel 1828, il collegio Sannitico. 347 Trascritto e allegato alla Tesi. 348 In tale contesto, ricordiamo che il direttore dell’orto botanico di Napoli, Michele Tenore, scrisse indispettito alla CPI perché intervenisse sullo stabilimento campobassano, che ancora non aveva sottoscritto l’associazione al “Giornale enciclopedico” (ASN, CGPI, fs. 403). 349 Rettore alla PG, Campobasso 17 giungo 1826, ASN, CGPI, fs. 407. 350 La biblioteca annoverava una sola Seicentina, mentre 9 titoli, editi tra il 1766-1791 per complessivi 91 volumi; 161 titoli editi tra il 1800 e il 1820, ammontanti a circa 700 volumi; 200 titoli editi tra il 1821-1830, per oltre 750 volumi; 60 titoli editi tra il 1831-1840, per circa 200 volumi; sino ad arrivare ai soli 40 titoli per circa 60 volumi, editi tra il 1841-1854. Rivolgendo l’attenzione alle case editrici, si contano oltre 150 tipografi/editori, con sede in ventuno diverse città italiane, oltre a Parigi e Amsterdam e Bruxells, ma per le pubblicazioni edite a partire dagli anni Trenta si riscontrano editori quasi esclusivamente napoletani. 123 Il Consiglio approva che la Biblioteca possa addirsi per uso pubblico, perché fondata, e dotata insieme con il Collegio dalle contribuzioni dei Comuni e della Provincia, sembra giusto che i Cittadini di Molise avvalendosi di 351 essa ritraggano vantaggio dei sacrifici, che la di loro patria ha fatto per l’istruzione generale Nella stessa seduta, il consiglio approvò anche una bozza di regolamento, in cui venne prevista l’apertura pomeridiana riservata agli studiosi e l’antimeridiana aperta agli alunni, individuando anche il bibliotecario. Solo nel 1840, dopo ripetuti tentativi da parte del Consiglio provinciale352, il Consiglio di Stato deliberò favorevolmente, notando: molti essendo i Comuni Capo-luoghi di Provincia, ne’ quali ora si fondano pubbliche biblioteche sulle istanze de’ Consigli Provinciali. Considerando poi che in altri simili casi, le spese di prima messa e la principal parte dell’assegnamento per mantenimento della istituzione tolgonsi dai fondi del Collegio o Liceo, in cui la biblioteca viene stabilita, ma per farla ingrandire il comune che gode di tale nuovo stabilimento è chiamato, secondo che permettono le sue finanze, a contribuire una rata di assegnamento per acquisto di libri, bene inteso che si formino cataloghi separati de’ libri comprati col danaro del Comune, e che sia superiormente sanzionato il regolamento, acciò la biblioteca sia aperta al pubblico in tutt’i giorni non festivi, eleggendosi il bibliotecario con superiore 353 autorizzazione . L’orientamento del Consiglio fu recepito favorevolmente dal decurionato del comune di Campobasso, che stabilì la somma annua di 200 ducati, per cinque anni, impegnandosi ad erogarla non appena si fosse individuato e ristrutturato il locale del collegio adibito a biblioteca, secondo i voleri dello stesso ministero. La commissione amministrativa del collegio, con delibera del 31 ottobre 1842, propose come locale il “casamento” attiguo al collegio e delegò l’architetto Bellini a presentare il progetto di spesa per la ristrutturazione del caseggiato ma, “dopo questi preparativi – ricordava il consiglio provinciale nel 1844 - l’affare è caduto nel più profondo riposo”, per cui “i molti libri esistenti dormono negli scafali con danno della gioventù; il comune di Campobasso non ha somministrato le sue rate; e la biblioteca non è punto cresciuta nella copia de’ libri, che in tanti anni si sarebbero acquistati”354. 351 L’idea di convertire la biblioteca del collegio in biblioteca provinciale fu avanzata per la prima volta nel 1819, dall’intendente Zurlo, che non ebbe il tempo di concretizzarla (ASN, CGPI, fs. 403). Nel corso degli anni Venti, in una sola occasione si ritornò a parlare genericamente, in seno al Consigli Provinciale, della necessità di istituire una biblioteca nel comune di Campobasso (Consiglio generale della Provincia, seduta 21 ottobre 1823, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 53). Nel 1832, su proposta avanzata dal Consiglio distrettuale di Campobasso, il Consiglio provinciale ne sostenne con forza l’iniziativa (Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66; Consiglio generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54) 352 Consiglio generale della Provincia, sedute del 12 maggio 1833, del 3 maggio 1836 e 17 maggio 1840, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54. 353 Consiglio di Stato, seduta 10 maggio 1840, in ASN, CGPI, fs. 421. 354 Consiglio Generale della Provincia, seduta 10 maggio 1844, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55. 124 4.2.5 Il Laboratorio di Fisica La proposta di corredare un laboratorio per la fisica sperimentale, partita ufficialmente dal consiglio del distretto di Campobasso nelle sedute del 1832 e 1833 e fatta propria dal Consiglio della provincia nelle relative sessioni annuali, fu ritenuta ragionevole dal Ministero, ed approvata dalla PG, che autorizzò la commissione amministrativa del collegio a stabilire i fondi corrispondenti355. Ottenute le autorizzazioni, stabiliti i fondi, e superati i passaggi amministravi che si estero in un arco di tempo di ben 4 anni, si poté organizzare il non facile acquisto: mancando nel Regno aziende produttrici di apparati tecnologici, il Collegio dovette inserire la sua commessa tra quelle che l’Università di Napoli, per i propri laboratori, era in procinto di emettere sulle piazze di Parigi e Londra all’avanguardia nel settore tecnologico. Mediatore per il collegio fu il docente, e membro della società economica, canonico Antonio Filipponi, che contattò l’amico e molisano Antonio Nobile, docente di astronomia nell’università partenopea, il quale lo aveva avvisato nel 1840, dell’imminente partenza per i due centri euroei di Melloni, direttore del gabinetto meteorologico di Napoli. La lista degli acquisti, comprendente anche i macchinari richiesti dalla Società economica del Molise, per una spesa complessiva di 400 ducati, includeva: Una macchina pneumatica Una macchina elettrica Un prisma conico Un barometro Un ignometro Un termometro Un pluviometro Una pila di Volta Cannocchiale della spesa di ducati 25 a 30 Due modelli di aratro Due modelli di erpice356 La consistenza degli strumenti costituenti la dotazione del gabinetto di Fisica è ricavabile dettagliatamente dall’inventario predisposto nel 1854: Macchine fisiche Scaffale grande di noce con lastra nel quale son riposte le seguenti macchine fisiche. Macchina pneumatica con una sola campana Macchina elettrica Apparecchio per l’atmosfera elettrico con tre sostegni di vetro, con cilindro, ed una sfera di cristallo 355 356 ASCb, Intendenza di Molise, b. 999, f. 106. 125 Boccia di Leiden Elettroscopio di Volta Due Termometri comperati graduati sull’asta Specchi conjugati Prisma con sostegno a doppia unione Lente idem Microscopio solare Banco accestico per le leggi, e per le vibrazioni delle lamine Gran lancina quadrata per le figure de’ nodi Lancina circolare per tubo di rinforzo Due tubi conjugati uno a gomito, e l’altro impernato Tre membrane tese Altro tubo a doppia uscita con membrana di carta Campana elettrica di bronzo con manico di legno Arco di contrabasso Quattro righe di abete Quattro bacchett anche di abete Una verghetta di abete con vite Due scatolette Galvanometro multiplicatore Eccitatore con manubri di cristallo Una calamita Una piccola bussola nautica Batteria elettrica a quattro battiglie Pila di Volta Un tavolino di mogano per la macchina pneumatica357 L’inventario, quindi, documenta l’esistenza di un moderno laboratorio di fisica sperimentale che, da regolamento, era riservato soltanto nei Licei. Fu necessario, quindi, una riprogrammazione del corso fisico-matematico previsto per il collegio, articolandolo sulle due cattedre di ‘Filosofia e Matematica’ e ‘Matematica e Fisica’. A questo lavoro di rivisitazione dell’intera organizzazione del piano di studi delle due cattedre, si dedicò Francesco de Sanctis, docente del collegio che provvide a sottoporlo alla necessaria approvazione del Ministero, seguendo la via gerarchia attraverso il consiglio distrettuale e provinciale, nel 1835: Il fine di questi stabilimenti essendo quello di portare i giovani sino allo studio delle scienze meccaniche, e non potendosi ciò ottenere senza l’aiuto delle matematiche sublimi è necessario che i giovani vi siano completamente istruiti. Stante l’organizzazione attuale delle cattedre delle scienze non si può ottenere questo scopo. Difatti il Professore di Filosofia non potendo insegnare nel corso dell’anno scolastico che semplicemente la Geometria Piana e solida e l’Aritmetica, i giovani nell’anno susseguente dovendo passare nella scuola della matematica sublime, e fisica matematica, si trovano sforniti della conoscenza di Algebra dei finiti inferiore e superiore, delle due trigonometrie trattate analiticamente, per cui il professore è obbligato a discendere queste lezioni restando così quasi paralizzata l’esistenza della sua cattedra, principalmente nella linea analitica. Per evitare tanto disordine converrebbe creare una cattedra intermedia, nella quale si dettasse l’algebra dei finiti infe[riore] e superiore, le Sezioni coniche sintetiche, le due trigonometrie trattate analiticamente, e la fisica, quella propriamente, che contiene la parte sperimentale, e richiede la sola conoscenza di matematica elementare, rimanendo annesso comodamente alla cattedra di Filosofia l’insegnamento delle due Geometrie, e dell’Aritmetica. 357 Tratto dall’ Inventario stilato dal rettore Francescantonio Cundari il 20 novembre 1854 in occasione della consegna del collegio ai Padri Barnabiti avvenuto con decreto 25 gennaio 1854, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 999, f. 107. 126 In tal modo si vedrebbe utilmente attivo il gabinetto di macchine fisiche, per la fondazione del quale si fecero dei voti dal Consiglio distrettuale nell’anno 1832. E per quanto per vedute finanziere non si riconoscesse il progetto adottabile in tutto il Regno, noi crediamo però che ci convenghi per lo stato florido delle rendite del nostro Stabilimento, largamente dotato dalla nostra Provincia. Così e non altrimenti l’alunno passando dalla scuola in progetto all’altra, che segue, sarebbe in grado di studiarvi l’analisi infinitesimale, la Geometria analitica trattata coi due metodi, ed addirsi alla Meccanica in tutta la sua sublime estensione, poiché il professore trovando i giovani ben preparati potrebbe giovarsi di tutte le forze dell’Analisi moderna358. A conclusione di questo lungo percorso, però, la PG non autorizzò le modifiche da apportare al piano di studi, anzi, si oppose finanche all’introduzione di libri di testo scientificamente più aggiornati, provocando un utilizzo marginale e limitato del laboratorio. 4.2.6 Gli alunni Esterni Un posto di rilievo, tra le disposizioni prese in materia di collegi e licei negli anni Trenta, spetta alla circolare 1 giugno 1833, che permise anche agli alunni esterni la frequenza dei primi quattro corsi del piano di studi stabilito negli Statuti pei Reali Licei(1816), e riservato sino ad allora solo agli interni359. Il provvedimento ministeriale, in previsione del considerevole aumento degli alunni negli istituti pubblici, introdusse, contestualmente, una nuova figura docente: l’ “ajutante della prima cattedra”, il cui stipendio era fatto gravare su quegli esterni che avrebbero frequentato le prime quattro cattedre, restando gratuiti i corsi delle successive360. La diposizione non tardò ad avere effetti sul collegio molisano, che vide crescere esponenzialmente le iscrizioni degli esterni, favorite dalle autorizzazioni concesse dal rettore Nardone, in qualità di responsabile delle ammissioni di questa categoria di studenti. Il rettore non ricorse, tuttavia, alla nomina dell’ ‘ajutante’: in accordo con la PG, affidò a Michelangelo Grimaldi, docente interino sulle cattedre di ‘Italiano e Aritmetica’ e di ‘Primi Rudimenti’, la sola responsabilità di quest’ultima cattedra, dividendo la scolaresca in due classi di cui una affidata al prefetto di camerata e nominò, sulla cattedra di Italiano e Aritmetica rimasta scoperta, un altro prefetto di Camerata, in attesa di veder concluso il concorso in atto361. 358 Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 2 aprile 1835, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66. La circolare non è stata rilevata dagli studiosi in quanto non se ne trova traccia nei repertori di fonti giuridicoamministrativi; il provvedimento è richiamato più volte nelle comunicazioni tra il Rettore Costantino Nardone e la PG, in ASN, CGPI, fs. 421. 360 Nel collegio Sannitico, i primi quattro corsi liceali erano stati accorpati in tre cattedre: ‘Italiano ed Aritmetica’, ‘Primi rudimenti’ ed ‘Italiano ed Elementi di Latino’. 361 La cattedra di Italiano e Aritmetica venne ricoperta, a seguito del concorso, dal sacerdote Giovanni Ferrara nel 1836. 359 127 Dinanzi al provvedimento ministeriale e alla soluzione escogitata, le reazioni dei capifamiglia degli alunni interni, che pagavano a caro prezzo la formazione dei propri figli, non si fecero attendere: [gli alunni interni] sogliono essere sempre molti nelle scuole basse [..] Si vanta una ministeriale, con cui dicesi di essersi autorizzata la frequenza degli esterni nelle scuole basse, alla vile condizione di dover pagare carlini quattro per ciascuno, e formarne col ritratto un soldo ad un Coadiuvante che si crede necessario alla 1° Cattedra. Esista pure una tale autorizzazione. V.E. R.ma intanto è pregata di riflettere = il Coadiuvatore sud[dett]o o è necessario, o no. Se necessario, lo paghi il Collegio che ne ha i mezzi; se no’, ed ha voluto stabilirsi per comodo degli esterni, sembra troppo ingiusto il gravare tra scuole per giovarne una sola, se pur giovamento ne tragga. E quando si volesse stabilire un coadjuvatore, ammettendosi gli esterni, ognuna delle scuole basse dovrebbe per necessità averne uno. Si tratta di insegnare principii, o Signore; Ella con gli elevati suoi lumi si degni considerare, se la Istruzione debba, o pur no’ risentirne per l’abuso in parola. Alla di Lei saggezza la risoluzione362. Le preoccupazioni dei facoltosi capifamiglia trovano conferma nel numero di iscrizioni risalenti agli inizi del 1837 e attestate intorno alle 120 unità, più del doppio rispetto agli interni 363. Di lì a poco, Il rettore Nardone convenne di nominare, autorizzato dalla commissione amministrativa, un aitante alla prima cattedra, nella persona di Francesco Rossi, non prima di averlo sottoposto ad un serrato esame: soltanto per maggiore regolarità volle convincersi sulla idoneità del cennato, e con deliberazione di 4 aprile ult.o [1838] opinò che i Professori di questo Stabilimento Signori de Matteis, Filipponi, e Torti avessero proceduto ad un esame, poiché fu eseguito, e con apposito verbale de’ 18 d. mese fu riconosciuto il S.r Rossi esser abile a poter sostenere con decoro la d.a Cattedra, della quale ne assunse interinalmente le funzioni nell’epoca mentovata364. Negli anni ’40, l’incarico restò affidato al medesimo docente che fu pagato con fondi del collegio, ma la politica dei rettori successivi a Costantino Nardone, fu improntata a ridurre il numero delle iscrizioni esterne, giustificata: dalla limitata capacità ricettiva del collegio e dalla volontà di non compromettere la formazione degli alunni interni, come affermava il rettore Manca nel 1842: Le ragioni per le quali non si sono totalmente eseguite le Ministeriali disposizioni in parola, vedo bene che sia stato: 1° la circostanza del luogo, poiché tanto nella 1° cattedra, quanto nella cattedra intermedia, considerando che queste due scuole si fanno nell’interno della 1° e 2° camerata, così non si è creduto di ammettervi degli Alunni Esterni per evitare tutti gl’inconvenienti che avrebbero potuto succedere introducendosi nelle d.e camerata persone estranee al Collegio. 2° Che ammettendovi degli Esterni sarebbe ciò ridontato [sic] a danno della istruz.e degli alunni Interni. 362 Capifamiglia alla PG, 15 nov. 1837, in ASN, CGPI, fs. 418. Rettore C. Nardone alla PG, Campobasso, 10 luglio 1837, in ASN, CGPI, fs. 417. 364 Rettore C. Nardone alla PG, Campobasso 11 giungo 1838, in ASN, CGPI, fs. 418. La PG approvò il nuovo docente, pur rimproverando al rettore di non aver seguito l’iter regolamentare di ogni nomina effettuate senza concorso, che prevedeva per l’ordinario diocesano e l’intendente l’incarico di individuare il soggetto idoneo da autorizzare ministerialmente. 363 128 La contrazione delle iscrizioni coinvolse anche le cattedre sino allora frequentate liberamente dagli esterni: “Nella cattedra di Umanità Sub[lime] e di Rettorica – continuava il rettore Manca si può ammettendovi gli esterni fissare il numero di dieci per ciascuna”. La nuova impostazione ridusse notevolmente il numero di iscrizioni degli alunni esterni, come attesta la frequenza dell’anno scolastico 1848-1849365: Cattedre Italiano e Aritmetica Primi rudimenti Italiano ed Elementi di Latino Latino ed Elementi di Greco Retorica e Greco Filosofia ed Elem. di Matematica Matematica e Fisica Giurisprudenza Interni 18 10 4 13 6 4 0 0 Esterni 2 1 3 0 4 27 9 6 La categoria degli esterni del collegio Sannitico, dai pochi ma significativi documenti archivistici sinora rintracciati, si incrementa sempre più, almeno sino al 1842, diversificandosi per estrazione sociale: dai figli del ‘nobile’, del ‘proprietario’ e dell’ alto funzionario, sino a giungere al figlio del barbiere del collegio366. Infatti, Se per le classi più abbienti il corso da esterno si presentava come una buona soluzione per garantire una adeguata istruzione ed evitare l’asfittica disciplina interna, abbondantemente denunciata finanche nei Consigli provinciali367, per i meno agiati rappresentava l’unica occasione per proseguire gli studi, come testimonia Agostino Tagliaferri ne I miei ricordi: La mia adolescenza, dal settimo al decimoquarto anno di età, fu passata… nel seno della famiglia, avendo io compiti gli studi elementari e gran parte de' classici nelle scuole private paesane, di cui, attesa la libertà degli studi, ce n'era allora parecchie nel nostro paese. […]. La mia adolescenza era al suo termine, quando il Maestro annunciava a' miei genitori che il suo compito, rispetto a' miei studi, era finito, e che bisognava, per non perder tempo, ch'io venissi mandato fuori a proseguirli. I miei buoni genitori già s'aspettavano da un pezzo tale antifona; ma dove mandarmi e con quali mezzi? Al Seminario già vi tenevano il figlio primogenito, e mandarvene un altro, con doppio corredo e doppia pensione, era cosa superiore alle condizioni economiche della famiglia. Pensa e ripensa, poiché necessitas dat intellectum, sorge loro il pensiero di richiamare il primogenito dal Seminario, e mandarci insieme, come alunni esterni, nel Collegio governativo di Campobasso. Qui, facendoci abitare in una stessa stanzuccia, ci avrebbero mantenuti con provvisioni di famiglia (oltre ad un tenue mensile); le quali, somministrate settimana per settimana, non avrebbero squilibrate le domestiche finanze. Questo pensiero piace e viene attuato; ed eccoci, a' 4 Novembre del 1836, in Campobasso alunni esterni di quel Collegio368. 365 Stato degli alunni aprile-giugno 1849, in ASN, Ministero Pubblica Istruzione, fs. 172. Il barbiere, non avendo mezzi per pagare “altro maestro particolare”, chiedeva ed otteneva, nel 1838, l’autorizzazione per il figlio tredicenne all’iscrizione alla classe di Latino ed Elementi di greco (Barbiere de Falcis alla PG, 29 nov. 1838, in ASN, CGPI, fs. 418). 367 Cfr. cap. 3, par. 3.5.2. 368 A. Tagliaferri, I miei ricordi, a cura di R. Lalli, Isernia, Marinelli, s.d., pp. 47; 55. 366 129 4.2.7 La sospensione del rettore C. Nardone Nel 1835, il Consiglio provinciale, nel tentativo di rendere il collegio luogo di formazione di una selezionata élite proprietaria, professionista e dirigente, culturalmente preparata non più con un apprendistato letterario, ma scientifico (cap. 5, par. 4.2.2), educata secondo una “morale maschia senza caricatura” (cap. 3, par. 3.5.2), accompagnava le relative richieste muovendo aspre critiche sulla disciplina interna del collegio e sull’educazione che vi si forniva, sui metodi d’insegnamento utilizzati e sul personale in servizio, giungendo addirittura, nella stessa seduta, a prospettare la chiusura dell’istituto per tre anni (“onde 1° completare l’edificio per assicurare la vita degli alunni, 2° riformarsi il metodo d’istruzione del personale 3° e migliorarsi la posizione economica”), e a rivendicare persino il potere di nomina diretta dei docenti 369. In poche parole, l’intero operato del Nardone venne messo sotto accusa. Il consiglio di stato, nella seduta del 25 marzo 1836, “all’unanimità di voti non [giudicò] espediente un tale progetto”, ma, sulla costatazione che non mancavano “in quella provincia de’ soggetti idonei per rimpiazzare in caso di vacanza gl’impiegati ed i professori del Collegio”, richiedeva il parere della PG sulla possibilità di nominare i docenti “sulle terne che ne presenterebbe il Consiglio provinciale, surrogando al concorso prescritto dai regolamenti un esame isolato degl’individui proposti”370. Dinanzi alle accuse mosse dal Consiglio provinciale e alle risoluzioni prese dal Consiglio di Stato, il rettore Nardone inoltrò, nel maggio del 1836, un rapporto al ministro degli Interni, Niccolò Santangelo, in cui garantiva che tutto il personale si sforzava di “adempiere il proprio dovere” e riteneva, quindi, che non vi fosse “cosa meritevole di riforma circa il personale, eseguendosi per la disciplina scrupolosamente quanto dagli statuti è prescritto”, aggiungendo: onde tutto sia noto a V.E affinché possa conoscere quanto siano calunniose le imputazioni fatte allo Stabilimento, e che sono state dettate dal livore, non dalla verità, Le rassegno, che i Consiglieri Provinciali dell’anno scorso [1835], nessuno de’ quali è mai venuto in Collegio per convincersi di fatti, furono istigati da persona, che poteva in ogni modo imporre, obbligandoli a proporre le innovazioni domandate; e ciò per uno spirito di vendetta, cagionate dalle opposizioni fatte alle romantiche idee, ed al dispotismo che si voleva acquistare sul luogo. A sostegno dell’autodifesa, portava convincenti osservazioni: Se fosse il contrario le primarie famiglie di questa Centrale, come sono i sig.i Salotto, de Capoa, e Petitti, non che i Sig.i Giud.i Criminali Coche, Zampati, ed il Giud.e Civile Bracale, che spesso vengono a visitare i loro figli, e le primarie famiglie di questa Provincia gli si ritirerebbero nelle loro case, quante volte stimassero che l’educazione, e l’istruzione qui non progredisse. Né quest’ottimo Segretario G.le Sig.r Ciardulli avrebbe mandato il di lui figlio in 369 Ministero degli Interni, 25 marzo 1836, Intorno ai voti del consiglio provinciale di Molise riunito in maggio 1835, relativo al Real Collegio Sannitico, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861. 370 Ibidem. 130 questo cennato stabilimento da Alunno esterno l’anno scorso, allorché la di lui famiglia dimorava qui, se non ne avesse avuta buona opinione, né ciò farebbero gli altri impiegati che attualmente dimorano in Campobasso. Infine, non tralasciava di evidenziare che: i prefetti erano sacerdoti “di ottima morale, e bene istruiti”; i professori erano “modelli di esattezza e di morale” e i “maestri di belle arti” tutti approvati dalla “istruzione Pubblica”, con esperienze di servizio quasi decennale; che gli inservienti erano quasi tutti in servizio sin dalla istallazione del collegio e che da lui dipese soltanto la nomina di un cameriere e di un aiutante, allorquando si aprì la quarta camerata, e con enfatica retorica chiedeva: “qual è il soggetto che merita riforma?”. Sicuro di sé, il rettore arrivò a lanciare una provocazione formulando una conclusiva richiesta: “V.E… si degni spedire a mie spese un Incaricato, anche con riserva, per verificare l’andamento generale del Collegio, e mi attendo dalla di lei giustizia questa grazia, dopo di che andrò a rassegnare la mia carica, per comprovare, che io imprendo solo per la verità smentire le mal fondate calunnie dettate da particolare livore”371. A un anno di distanza, il decano Francesco Rossi, membro della PG, sulla base che “da più tempo raccolgono notizie contraddittorie, il che dimostra che [il collegio] di un qualche riordinamento abbia bisogno” consigliava inviare “da Napoli un Commissione di due professori della Regia Università degli Studj; preseduta (sic) dal Segretario della Giunta di Pubblica Istruzione, onde minutamente esaminasse lo stato di quel Collegio”372. L’intento non ebbe seguito e la già precaria condizione del Nardone si aggravò allorquando, nell’aprile del 1837, anche il vescovo della diocesi di Boiano, Giuseppe Riccardi, si scagliò, per antichi rancori, contro il rettore, richiedendo alla PG il rientro in sede dell’arcidiacono Nardone per adempiere le funzioni nella chiesa cattedratica di Boiano, segnalando che ”oltre non adempie a’ doveri dovuti alla propria chiesa […] il di costui governo però in q.o collegio lungi di rendersi profittevole, è anzi il più precipitoso, che può idearsi, conosciuto tale da tutte le autorità costituite, ed alla Provincia intera in tutta la sua direzione”373 Il rettore Nardone trovò una momentanea via di fuga, dimostrando alla PG che, a norma degli atti concordatari e conciliari, citati minuziosamente, non era obbligato alla residenza nella chiesa cattedratica374 e continuò imperterrito il suo lavoro, impegnato a mettere, in quel periodo, in sicurezza l’istituto dall’avanza del colera (cap. 6, par. 6.1.4 ) e a difendersi dal fronte interno dei 371 C. Nardone al ministro dell’Interno Niccolò Santangelo, Campobasso 2 maggio 1836, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861. 372 PG al Ministero dell’Interno, Napoli 29 aprile 1837, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861. 373 Vescovo G. Riccardi alla PG, in ASN, 6 aprile 1837, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861. 374 ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861. 131 “capifamiglia” più abbienti, che reclamavano una maggiore attenzione verso i figli iscritti come interni, a detrimento della folta schiera degli esterni chee gli autorizzava, senza limiti né distinzione di classe, alla frequenza (cap. 4, par. 4.2.6). Nel continuo scambio di informazioni tra Napoli e la provincia, anche il neo intendente Giovanni Cenni giunto nel 1838, si schierava, l’anno seguente, dalla parte dei detrattori, denunciando lo “stato di abbandono” del collegio con ridicoli rilievi, relativi agli studenti: “Gli alunni interni, contro l’espresso divieto degli statuti, sonosi continuamente a veder girar soli in uniforme per le strade, come io stesso e questo sig. Segretario Generale abbiamo osservato”; relativi all’ordine: “nel collegio si veggono spesso persone estranee, e si è tollerato che finanche le donne vi fossero penetrate per attingere acqua dal pozzo situato nel suo atrio”; relativi al personale: “Camerieri sudici e scelti fra la classe di gente più grossolana accompagnano gli alunni al passeggio, e stanno in collegio in un arnese privo di decenza, e poca nettezza si osserva anche ne’ convittori”; e, infine, relativi alla disciplina: “niun temperamento disciplinare si adotta per mancamenti de’ convittori; che anzi se qualcheduno de’ superiori ne infligge, viene torto dal Rettore invocati”. Da tali rilievi, l’intendente concludeva: “Il rettore …. non è certamente un soggetto sfornito di pregevoli doti, ma è incapace di reggere uno stabilimento di educazione, mancando di fermezza, di accorgimento e della determinazione, di cui farebbe d’uopo”, per cui “a me sembra che il sig.r Nardone, che, il suo Vescovo da più tempo richiama alla propria sede, potrebbe far colà ritorno”375. La PG, preso atto del rapporto, comunicò al Ministero quanto segue: gli inconvenienti del R.l Collegio Sannitico erano a piena mia conoscenza, ed io già stava per rassegnarli a V.E. con gli espedienti convenevoli all’uopo […]. In obbedienza quindi de’ rispettabili comandi di V.E. ho attentamente letto il d[ett]o rapporto, e mi sono maggiormente convinto, che l’assoluta mancanza di disciplina in quel collegio, la quale deriva dal non osservanza degli statuti de’ R[eal]i Licei e Collegii, è da imputarsi all’in tutto (sic) al Rettore, che non ha la capacità di ben reggere un R[ea]l educandato […]. Onde io sarei d’avviso di togliere la radice del male, che si nominasse un nuovo rettore nella persona del Sig. Angelantonio Sgambelluti attuale Vice-Rettore del R[eal]l Liceo di Salerno, dove non poco ha contribuito ad allontanarne gli antichi disordini; e che il Sig.r Nardone esonerandosi facesse ritorno in Bojano ad esercitare nella Cattedrale le funzioni di Arcidiacono, senonché il proprio Vescovo desidera da più tempo, ma, poiché egli esercita da molti anni da Rettore, ed è in difetto, non per mancanza di Morale, ma per poca capacità, siccome assicura lo stesso Intendente, crederei, che se gli potessero lasciare per equità sei ducati al mese sopra il soldo del novello Rettore376. Alla decisione presa, si aggiunse la sospensione a divinis del Nardone da parte del vescovo di Boiano, il quale, preso a pretesto un componimento goliardico del rettore, risalente al 1838, gli 375 376 Intendente G. Cenni al Ministero dell’Interno, Campobasso 12 nov. 1839, in ASN, Ministero interno, I, fs. 861. PG al Ministero dell’Interno, Napoli 11 dicembre 1839, in ASN, Ministero interno, I, fs. 861. 132 impose gli esercizi spirituali in un monastero per espiare le colpe dell’immorale pubblicazione377. La PG, profittando della sospensione, nel gennaio del 1840, ordinò all’intendente di far sottoscrivere al Nardone una “formale rinuncia”378 dall’incarico, ma il rettore, certo delle sue ragioni, declinò l’invito, costringendo la PG a porre una definitiva questione di principio: sebbene il Nardone fosse, in qualità di rettore, funzionario del Ministro, risultava, in qualità di ecclesiastico, subordinato al suo superiore, i cui ordini era quindi obbligato ad eseguire. Il Nardone fu costretto, nel gennaio del 1840, a rassegnare le dimissioni che il Ministero ratificò, insieme a quelle del vicerettore che autonomamente le aveva rassegnate già nell’ottobre del 1839. 377 C. Nardone, Al signor D. Giovanni Cenni, intendente di Molise, nella ricorrenza del suo giorno onomastico, s.l., s.n, [1838], Testo a Stampa conservato presso la Biblioteca “P. Albino” in Campobasso. 378 PG all’intendente G. Cenni, Napoli 11 gennaio 1840, in ASN, Ministero interno, I, fs. 861. 133 4.3 Il collegio Sannitico negli anni Quaranta (1840-1848) Sospeso il rettore Nardone e dimessosi il vicerettore Ferrigni, il Consiglio Provinciale ottenne l’autorizzazione ad affidare l’incarico di rettore al settantenne canonico Carlo Rossi, di Campodipietra, nominato nel gennaio del 1840, ma le ricerche di un vicerettore si fecero estenuanti sebbene non tardassero ad arrivare alla segreteria della PG numerosi curricula. La scelta cadde su un prefetto di camerata del collegio Medico-cerusico di Napoli, il sacerdote Liborio Manca, che iniziava così la sua carriera dirigenziale nel giungo del 1840. Assicurato alla testa del collegio un uomo di sua fiducia, il Consiglio provinciale, nella seduta annuale del maggio 1840, riscontrava nel collegio “un progresso di religione morale, e scientifica istruzione che fa distinguere e prosperare lo Stabilimento istesso, a preferenza degli altri del Regno” e proponeva al Consiglio di Stato di annullare la deroga, concessa al collegio sin dal 1819, che permetteva l’iscrizione degli interni sino ai 14 anni e di ristabilire l’età d’ingresso degli allievi compresa tra gli 8 e i 10 anni, come previsto dagli Statuti motivando la richiesta in tal modo: [il Consiglio] ha riflettuto essere sempre pericoloso ammettersi in uno Stabilimento di educazione giovani già adulti, i quali mentre da un lato mal si piegano alla severità della disciplina del Convitto, possono essere di nocumento agli altri loro compagni, che nella restrizione del Collegio non hanno quello sviluppo a quelle idee degli altri giovani vissuti nella società e sottoposti a meno severa ed accurata disciplina”379. Il rettore, a sua volta, ribadiva l’istanza inviando un personale rapporto alla PG, nel quale chiedeva anche la possibilità di espellere coloro che “non sanno più piegarsi alla esatta osservanza de’ regolamenti”, al fine di ristabilire “ordine e disciplina” sin nell’immediato380. Il Consiglio di Stato ristabilì l’età d’ingress , con risoluzione del 22 novembre 1840, e la PG autorizzava le espulsioni, che il rettore non ebbe il tempo di effettuare per l’improvvisa morte avvenuta nel novembre dello stesso anno. In attesa di individuare un nuovo rettore, la PG affidò l’incarico provvisorio al vicerettore Liborio Manca, che resse il collegio sino all’arrivo, nel febbraio del 1842, dell’abate Tommaso de Rosa, trasferito dal collegio di Avellino, il quale rinunciò a pochi mesi dalla nomina. Il consiglio Provinciale, profittando delle dimissioni del de Rosa, richiese la titolarità della reggenza per Liborio Manca, lodandolo per “ordine, nettezza e disciplina”. Manca ottenuta la nomina nel dicembre del 1842, la mantenne sino al trasferimento, l’anno successivo, con la funzione di “Rettore coadjuvatore” presso il collegio di Teramo. 379 380 Consiglio Generale della Provincia, seduta 17 maggio 1840, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54. Rettore C. Rossi alla PG, Campobasso 29 agosto 1840, in ASN, CGPI, fs. 419. 134 Durante il periodo della sua altalenante reggenza, Liborio Manca pose termine allo sbarramento dell’istituto, chiesto dal Consiglio provinciale e iniziato dal rettore Carlo Rossi, impedendo la frequenza sino ai corsi di Retorica agli alunni esterni381. Si realizzava in tal modo, il disegno implicito del consiglio provinciale: rendere l’istituto esclusivo, in modo da operare una selezione sociale, come indirettamente conferma il medesimo rettore, allorquando, dovendosi difendere dalle accuse mosse con lettere anonime alla PG, si soffermava, per evidenziare la qualità didattica, sul particolare rapporto insegnate-allievo: “Essendo tutti di questa stessa Provincia i rapporti di parentela, o di amicizia fra le rispettive famiglie fanno si che [gli insegnati] prendano cura speciale de’ loro discepoli”, e concludeva, per rafforzare la difesa: “Se non m’inganno, pare che dica qualche cosa a vantaggio dell’andamento attuale delle cose la pregnante circostanza, cioè che… varie persone che teneano (sic) i loro figli in educazione in Napoli, o in altri luoghi, adesso li han richiamati, e passati in questo collegio”382. Le modifiche richieste per operare una maggiore selezione sociale, furono prontamente accolte dal Presidente dell’Università e della Giunta di Pubblica Istruzione, arcivescovo Giuseppe Maria Mazzetti, che esprimeva le medesime intenzioni nel presentare al re, nel 1842, il suo Progetto di riforma pel Regolamento della Pubblica Istruzione: “Il progetto da me rassegnato parmi il più convenevole alla Monarchia della M.V. giacché vi si propone un sistema d’istruzione che impedisse il movimento delle masse, che restringe il numero de’ letterati, e li fa buoni e tranquilli, che esclude il popolo da quella istruzione che gli tornerebbe inutile e nociva, ed invece gli appresta quella che lo abilita ad essere industrioso, e perciò opulento e pago del suo stato, che preclude la via agli abusi ed intrighi in fatto di esami e concorsi, che fa camminare di pari passo l’educazione religiosa colla educazione civile e letteraria, che tende a migliorare la patria industria, e con ciò a cambiar la faccia del nostro commercio coll’estero, e che per l’esecuzione non aggraverebbe di un obolo il regio tesoro383. Il Progetto però naufragò per l’opposizione del ministro degli Interni,ma il Mazzetti portò avanti i propri indirizzi utilizzando tutti i poteri e le funzioni che il ruolo di presiedete della PI gli conferiva: per acquisire un maggior controllo sui collegi e licei del Regno, utilizzò lo strumento dei trasferimenti di rettori e vicerettori mirante a ristabilire un netto spartiacque tra consigli di amministrazione e la conduzione degli istituti riservata ai rettori con relative competenze sul personale, sulla disciplina e sull’insegnamento: un confine che, nel tempo, era divenuto sempre più labile, con i consigli di amministrazione, appendici delle classi dirigenti locali sempre più invadenti negli affari riservati al rettore. 381 Cfr. Cap. V, par. 4.2.6. Rettore L. Manca alla PG, Campobasso 28 marzo 1841, in ASN, CGPI, fs. 410. 383 Presidente G.M. Mazzetti a S.M., Napoli, 14 maggio 1842, in ASN, Minitero Pubblica Istruzione, fs. 294/I 382 135 Nel quadro appena tracciato si inscrisse il trasferimento del Rettore Liborio Manca al collegio di Teramo, e l’arrivo a Campobasso, nel novembre del 1843, del rettore abate Vincenzo Bria proveniente dal collegio di Cosenza. A sei mesi dalla nuova nomina il rettore Bria denunciava, nel suo primo rapporto alla PG 384, il meccanismo istauratosi nel collegio e teso a facilitare i percorsi scolastici: “[…] un vuoto nella istruzione si manca in questo Collegio: non per parte de’ signori Professori, ne (sic) per quella di questi docilissimi alunni; ma per la mala vigilanza fu trascurata per l’addietro, e per la pessima o veruna classificazione fatta nel principio di ogni anno scolastico; talmente che apertamente si osserva in queste cattedre alunni in cinque o sei anni d’istruzione ricevuta, che non leggono bene l’italiano e latino; Alunni che assistono alla quarta scuola senza sapere costruire quattro versi di Virgilio; ed alunni di tre anni, che alla prima scuola non arrivano ad accordare il nome col verbo, il relativo coll’antecedente. Tal disguido ha dovuto permettere che gli alunni hanno imparato lezioni nuove da 9bre a tutto aprile, e per sei altri mesi cioè d’Aprile in 7mbre si sono ripetute le stesse lezioni onde da real pubblico una apparente soddisfazione negli Esami Generali. Tal peccato ed inganno a’ poveri giovanetti ha apportato attrasso al corso delle lezioni. Sottolineava, nel seguito del rapporto, le vistose carenze della struttura, poco funzionale e inadeguata, e relazionava sulle migliorie apportate durante i suoi primi sei mesi di reggenza: […] malgrado che questo locale sia infelice ho cercato […] di stabilire li seguenti materiali, per indi ricavarne bene maggiore ! Ed in primo luogo ho richiamato il maestro di scuola leggiconta (sic) in Collegio, il quale per mancanza di locale se ne stava a casa propria cogli studenti esterni e gli si è assegnato il luogo per la sua scuola. 2° Si sono rimediate cinque sale per le lezioni di belle arti, e sono per la Calligrafia, per Disegno, per la Musica, pel Ballo, e per la Lingua Francese; nonché due altre stanze pe’ maestri di prima e seconda scuola. Questo registro, mi da libera la camerata, contenenti gli alunni, e dignitose le scuole. 3° Si sono regolarizzate le Orazioni per la mattina e sera nelle Camerate, nella Cappella, e nel Refettorio; e finalmente, si è accresciuta l’illuminazione notturna per tutto lo stabilimento. Mi mancano però le sale, di Udienza, di Correzione, d’Infermeria, pel Prefetto della scuola e per l’esami (sic); ma pazienza. Tali preparativi non potranno darmi buon effetto che nel seguente anno scolastico. Infine, non tralasciava la gestione amministrativa, ritenuta la più delicata: Rapporto poi al ramo amministrativo debbo umiliare che questo affare è un ramo profondissimo, difficile, e pericoloso pel povero Rettore Calabro e Sannitico. […] Il R. Collegio Sannitico rappresenta una fonte torbida senza che se ne può vedere il fondo: in questa fonte torbida gli esperti di essa immettono le loro mani e cacciano fuori storioni, pesci spada, un capitone senza che mai può scovrirsene la quantità che vi si trova… […] ma quello che riguarda la parte amministrativa non è cosa tanto facile. Per poco tempo che sorreggo in questo luogo, ho potuto registrare parte delle carte, platee antiche delle rendite, e qualche altra cosa di amministrazione, questo modo di agire ha dato a concepire male speranze, e mi veggo odiato da chi dovrebbe coadiuvare le mie nette intenzioni. Intanto mi vedo legate le mani, attristati i pagamenti, ed abbandonato a me solo […]. Qui si attende un novello intendente e spero che costui voglia amarmi e fare di me quella stima che mi si compete, e che ne fa il presente; se tale incontrò sarà, io proporrò che una commissione sia spedita ne’ tenimenti del Collegio in Bojano ed in Isernia onde togliere dalle mani usurpatrici le rendite di quello stabilimento abbandonate al comune ricatto. Rendite vistose tali, che da ventisettemila ducati circa, se n’èsiggano appena appena ottomila” 384 Relazione sull’andamento del collegio, Rettore V. Bria alla PG, Campobasso 22 giungo 1844, in ASN, CGPI, fs. 422. 136 Temendo ritorsioni sia esterne che interne al collegio, il Rettore Bria, chiese alla PG l’invio di un ispettore “ il quale vegga, esami, osservi, marchi ogni sconcio, e disordine, per riferirlo poscia a Lei, affinché Ella si benigni di apprestar dall’alto salutari rimedio, provvedendo così al pubblico bene della gioventù tradita, ed al bene privato di chi vuole disimpegnare, ma non vuole compromettere inutilmente la propria carica”385. Di tutta risposta, la giunta, con una lettera “riservatissima” lo informava: “La incarico di propormi ciò che le sembrerà più idoneo per riformare la disciplina, e l’insegnam[en]to, giacché per l’amministrazione ella deve dirigersi a cot[est]o Sig. Int[enden]e”386. Pur non sentendosi tutelato, Bria affrontò i nodi problematici dell’insegnamento, tentando di riorganizzare le modalità didattiche e di ristabilire il sistema della classificazione prevista dagli Statuti: Non appena furono terminati gli esami di Settembre, chiamai tutti i Professori nella mia stanza, li proposi di riordinare meglio lo stato dell’insegnamento di questo Real Collegio per nuovo anno scolastico, ed infatti tenendo presenti gli Statuti e le altre disposizioni, si divenne ad una modifica generale a seconda l’insegnamento stabilito. Quindi avvicinandosi l’apertura delle scuole con tutta premura mi richiamai questi Sig.ri Professori con invito solenne, pregai l’autorità sua [intendente ] e la Commissione di pubblica istruzione Provinciale, e furono chiamati gli Alunni e Studenti esterni per esser esaminati, e classificati nelle rispettive scuole387. Spronò, inoltre, di continuo il consiglio di amministrazione a programmare la costruzione di un nuovo edificio e, nell’attesa che qualcosa si muovesse, continuò l’opera di riorganizzazione dell’istituto, relazionata in questi termini all’intendente: Tralasciando di ripetere alla sua autorità quanto con altro mio ufficio de’ 6 settembre 1844 n. 160 le manifestai intorno alla posizione di questo infelice fabbricato, e alla necessità di averne un altro (sic) nuovo con i mezzi facile del Collegio medesimo, vengo a farle conoscere quanto ho potuto operare con ingegno e garbo per far camminare mediocremente l’andamento di questa disciplina. In primo luogo, sig.r Intendente, fissai lo sguardo per togliere la maggiore indecenza ed irregolarità di fare scuola dentro le stanze particolari, e nelle camerate. Impedire la promiscuità de’ figlioli delle diverse camerate, e l’ammissione degli Esterni nell’interno dello Stabilimento. Togliere agli Alunni l’inconvenienza di ballare dentro le camerate, come a tutte le altre lezioni di belle arti. Riordinare i Refettorio nel modo conveniente e voluto dalla legge; fissare i giorni di udienza, per evitare così le continue distrazioni degli alunni. Dippiù, mi venne il destro di raccogliere in ordine i libri di questa Biblioteca, che ammonticchiati e confusi giacevano sulla nuda terra. Mettere ancor metodo per riunire gli alunni tutti d’intorno la panca dello studio delle rispettive camerate, onde essere sotto gl’occhi de’ di loro Prefetti vigilanti. A fare ciò si dovrà ben bene studiare per far sorgere in questo cenobietto tre buone stanze per le scuole, una sola per le lezioni di Ballo, ed altre per la Musica, Calligrafia, come ancora quella di Disegno e di Lingua Francese. Tutto ciò sembra impossibile a colui che conosce questo fabbricato del Collegio, ma Ella potrà sempre verificarlo. Dippiù ancora. Si è potuto aprire una sala per la pubblica udienza dei convittori, e togliere abuso d’immettere studenti esterni e persone indecenti dentro lo stabilimento388. 385 Rettore V. Bria alla PG, Campobasso 30 giungo 1844, in ASN, CGPI, fs. 422. Minuta, PG al rettore V. Bria, Napoli, 13 luglio 1844, in ASN, CGPI, fs. 422. 387 Rettore V. Bria all’intendente F. Majolino, Campobasso 17 novembre 1844, in ASN, CGPI, fs. 422. 388 Rettore V. Bria all’intendente F. Majolino, Campobasso 13 dicembre 1844 (copia alla PG), in ASN, CGPI, fs. 422. 386 137 Consapevole, però, che l’opera di riordino, soltanto iniziata, era destinata a fallire senza la volontà di intervenire sul consiglio di amministrazione, relazionava ad un anno dal suo arrivo, alla PG ribadendo che il collegio “ricco di rendita si trova destinato come ad un giardinetto per taluni Cittadini. Alcuni impiegati maggiori, chi ne fa il Cassiere, ed altri aderenti che risparmiano i trimestri de’ loro figliuoli, amministrano questo giardinetto, e ne custodiscono l’entrata”; e dopo aver ricordato di aver richiesto invano una visita ispettiva e di non essersi visto affiancato da un valido intendente, si vedeva “ributatte le dimande, annullate le mie proposte in sessione [del consiglio di amministrazione]. Ne vale avere udienza dal nuovo intendente perché è accerchiato dagli stessi che amministrano il collegio. […] Per questo – concludeva - vengo a V.E. R.ma un Ispettore potente, mezzo unico e solo per poter appianare e sbandire questa potente combriccola, la quale vuole assolutamente usufruttuarsi a rendita di questo Stabilimento, ed attirare alle loro voglie lo stesso Rettore”389. Ancora una volta inascoltato dalla PG, ormai sconfortato, lasciò l’incarico richiedendo un periodo di aspettativa per motivi di salute. Nel gioco a scacchiera dei trasferimenti avviato dal Mazzetti, fu richiamato un ex-vicerettore del collegio molisano, il sacerdote Pietro Rossetti: prefetto d’ordine nel collegio di Chieti, nominato vicerettore del Sannitico, nel dicembre del 1842, al posto di L. Manca. Alla partenza di quest’ultimo per il collegio di Teramo, Rossetti fu promosso rettore e trasferito al collegio di Cosenza, da cui proveniva Vincenzo Bria nuovo rettore a Campobasso. Solo dopo la partenza di quest’ultimo, Rossetti venne richiamato quale rettore a Campobasso, giungendovi nell’aprile del 1845. Nei due anni in cui resse l’istituto, si consolidò il potere della commissione amministrativa, che andò a ledere anche i diritti dei docenti e degli impiegati, come testimoniano le numerose lettere di proteste inviate a Napoli, e denuncianti i lunghi ritardi nei pagamenti degli stipendi, da parte della “capricciosa e impudente” commissione amministrativa, la quale, però pretendeva pretendeva dai capifamiglia la massima puntualità dei pagamenti trimestrali delle rette degli allievi: “non appena esige le somme le inforna nella cassa triclave per riserbarle per la fabbrica del nuovo collegio (da eseguirsi da qui a cento anni) lasciando gli impiegati a sopravvivere chiedendo soldi in prestito, e per paura di licenziamenti, a continuare a lavorare macchinalmente”390. 389 390 Rettore V. Bria alla PG, Campobasso 29 novembre 1844, ASN, CGPI, fs. 423 Capifamiglia alla PG, Campobasso s.d. [ma 1846], in ASN, CGPI, fs. 424. 138 La PG decise di intervenire energicamente, nel 1847, rinnovando la commissione amministrativa, nominando un nuovo cassiere e richiamando, in servizio Vincenzo Bria il quale, memore delle passate disavventure, instaurò da subito uno stretto rapporto di collaborazione con la commissione amministrativa, che spiazzò la PG: “Dopo le molte vertenze avute con la Commissione amm[inistrati]va del R. Coll. di Cosenza, e con quella di cotesto R. Stabilimento, non può addurre ignoranza, che il personale, la disciplina, e l’insegnamento de’ reali licei e collegi non dipendono da tali Commissioni, e perciò con molta meraviglia ho letto la deliberazione di cotesta commissione”391. Non ci fu il tempo di correre ai ripari per la PG, in quanto gli eventi che seguirono i moti condussero alla creazione del Ministero della Pubblica Istruzione (6 maggio 1848) e, di lì a poco, alla soppressione della PG (22 marzo), sostituita con la Commissione provvisoria di P.I. incaricata di elaborare un ennesimo piano di riforma del sistema della pubblica istruzione. Bria restò alla testa del collegio sino all’agosto del 1848, quando chiese ed ottenne il trasferimento, ma ebbe comunque il tempo di presentare alla Vicepresidenza della Commissione provvisoria di P.I. una ultima e risolutiva proposta per rendere omogeneo il percorso di studi collegiale: vietare la concessione di piazze franche nel collegio per coloro che non sapessero ancora leggere e scrivere, richiesta approvata con circolare ministeriale 20 dicembre 1848 392. Alla sua partenza lasciva un collegio che, per personale impiegato e per l’insegnamento impartito nelle singole classi, si presentava, secondo i suoi stessi rapporti (11 aprile e 18 luglio 1848), nel seguente “stato”393: 391 minuta, PG al rettore V.B, sl, 7 luglio 1847, in ASN, CGPI, fs. 425. ASNA, CGPI, fs. 426 393 ASN, CGPI, fs. 426. 392 139 Insegnamento rispettive classi394 nelle Epoca delle rispettive nomina dec. di trasferimento 22 nov. 1843 Qualità dell’impiego Nome e cognome Rettore (titolare) Vicerettore (titolare) [abate] Vincenzo Bria [sacerdote] Lorenzo di Iorio Prefetto d'ordine (interino) Amministratore Amministratore Michelangelo de Renzis Tommaso de Francesco Giacomo d'Onofrio Prof. di Legge (titolare) Prof. di matematica (titolare) Vincenzo Palmieri Einneccio; codice civile e criminale del nostro Regno dec. 2 mag. 1832 Giacomo de Sanctis Lacroix; Scarpati dec. 1 luglio 1846 Prof. di Filosofia (titolare) Alfondo Filipponi Prof. di Filosofia (sostituto) Michelnagelo de renzis Prof. di Eloquenza (titolare) Giambattista Torti Prof. di Latinità sublime (titolare) Biase della Vecchia Prof. di Latinità inferiore (titolare) Prof. di (titolare) latinità Michele de Cia media Prof. lingua italiana (titolare) Michelangelo Grimaldi [sacerdote] Giovanni Ferrara Sostituto del sig. Ferrara Libero Trentalange Maestro di Lingua italiana aggiunto prefetto di camerata (titolare) prefetto di camerata (interino) prefetto di camerata (provvisorio) Francesco Rossi [sacerdote] Adolfo Baccardi [sacerdote] Achille Giovannitti [sacerdote] Alessandro Bria maestro di lingua francese Auguste Billieux maestro di disegno Michele Fiore maestro di calligrafia Pasquale d'Ovidio maestro di musica Donato di Zinno maestro di ballo Giuseppantonio Presutti cassiere Cesare Palombo segretario contabile titolare Nicola de Nigris sostituto della contabilità Nicola Albino 394 Osservazioni dec. 20 dic. 1847 apporvazione della presidenza 10 aprile 1847 dec. 4 ago. 1845 dec. 24 giu. 1847 Melillo; Melchionna; Flauti Majelli; Cicerone; Tito Livio; Orazio; Aula; Morero; Demostene Mastroti; Portoreale tom. 1° e 2°; Cicerone; Tibullo; Aula; Tomeo Mastroti; Portoreale; Cicerone; Cesare; Ferrara; Rucca Mastroti; Portoreale; Selette; Lettere scelte di Cicerone; Ferrara Mastroti; Portoreale; Catechismo di Religione; Ferrara; storia sacra Esercizio di leggere scrivere; L' Homond e dec. 18 feb. 1832 approvazione della Giunta di P.I: 6 feb. 1841 posto fuori servizio in forza di ufficio della giunta 1 dic. 1838 dec. 2 set. 1834 dec. 18 feb 1832 dec. 22 lug. 1827 il medesimo serviva il collegio con ufficio della giunta 10 aprile 1822 dec. 4 luglio 1847 dec. 27 giug. 1836 con ufficio dell'intendenza 19 set. 1844, e riferito alla P.I. 29 set. 1844 appovazione della presidenza della P.I. 21 lug. 1838 con approv. della giunta 19 giu. 1844 con lettera della giunta di p.i. 23 feb. 1848 con ufficio della giunta 14 marzo 1848 approvato dalla giunta 31 ott. 1837 approvato dalla giunta 18 luglio 1835 approvato dalla giunta 4 feb. 1824 autorizzato il 13 nov. 1826 approvato dalla gunta 13 ot. 1831 approvato con ministeriale 12 mag. 1847 con approvazione della giunta 17 aprile 1841 con ministeriale 14 agosto 1847 sospeso per ordine della giunta 16 luglio 1844 temporaneamente approvato Cfr. cap. 1, par. 1.5, per agli autori e i relativi testi in adozione. 140 Cap 5 Docenti, rettori e vicerettori del collegio Sannitico (1817-1848) 5.1 La figura docente nella normativa (1806-1848)395 La prima fase della modernizzazione della istituzione scolastica si realizzò durante il biennio giuseppino (1806-1808), con la riforma amministrativa dello Stato e dell’istruzione al neonato Ministero degli Interni, l’affidamento che consentì la costituzione di un ordinamento scolastico distinto, amministrativamente e culturalmente, su tre livelli: l’istruzione primaria, gravante sulle casse dei comuni; l’istruzione secondaria, impartita nei collegi finanziariamente autonomi e l’istruzione superiore, posta a carico dello stato (cap. 1, paR. 1.3). Con l’obbligo imposto ad ogni comune di fondare una scuola primaria (1806) si “superava la vecchia e perdente logica secondo cui l’istruzione primaria andava posta a carico dei monasteri”396 e si istituiva, di conseguenza, la figura del maestro e della maestra di scuola pubblica, elementi capitali del processo di alfabetizzazione. La istituzione dei collegi con la definizione delle relative materie curricolari (1807), consentiva l’identificazione della classe dei “professori” e dei “maestri di lingua e arti”, destinati ad impartire gli elementi culturali di base ai “quadri” della futura classe dirigente. Nel campo dell’istruzione accademica, l’assetto dell’università, in quanto da sempre pubblica e basata su procedure concorsuali per la docenza, non subì grosse variazioni, e si affidò ai “cattedratici” in modo precipuo la cura della formazione professionale degli allievi, prima ancora dell’attività di ricerca (1806). Con la distinzione del ruolo professionale delle tre categorie di docenti, la normativa dedicata all’istruzione nel biennio giuseppino tratteggiò la nuova figura ma lasciò irrisolte sullo sfondo due questioni centrali per la creazione di un vero e proprio “corpo docente”: le modalità di reclutamento e la definizione dei programmi culturali atti a formare gli aspiranti al ruolo di docente inquadrato nel sistema funzionale dello stato. Il Decreto organico (1811) creò quel “sistema di pubblica istruzione” in grado anche nel Regno di Napoli di istituire un “corpo insegnante” che si voleva garante, come in Francia, dell’unità dello Stato, “indispensabile per la coesione della nazione”397, tanto che lo stesso Napoleone, nel 1805 scriveva al riguardo: “De toutes les questions politiques celle-ci est peut395 Per uniformità storica la ricostruzione normativa riguardante l’istruzione scolastica ed, in particolare, il reclutamento dei docenti non si estende oltre il 1848, anno in cui la Presidenza della Regia Università e Giunta di Pubblica istruzione fu abolita con decreto 22 marzo, sostituita, nello stesso giorno, dalla Commissione provvisoria di pubblica istruzione e, a meno di un mese (16 aprile), dal Ministero di Pubblica Istruzione. Per ovvia necessità, il secondo paragrafo dedicato all’analisi del corpo docenti del Sannitico dovrà estendersi oltre il 1848 in quanto l’analisi è ricostruita anche su carriere di docenti, in servizio, a volte, fin dopo l’unità. 396 M. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà, cit. pp. 63. 397 M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 80. 141 etre de premier ordre. Il n’y aura pas d’etat politique fixe s’il n’y a pas un corps enseignant avec de principes fixes”398. È noto che l’ideale cui si ispirò l’imperatore sia stata la Compagnia di Gesù “dans la quelle l’Empereur et l’État se substitueraient au pape et à l’Église”399, tanto da fargli appuntare: Il y aurait un corps enseignant si tout les proviseurs, censeurs, professeurs de l’Empire avaient un ou plusieurs chefs comme les Jésuites avaient un général, des provinciaux, etc., s’il y avait dans la carrière de l’insegnement un ordre progressif qui entretînt l’émulation et qui montrât dans les différentes époques de la vie un aliment et un but de l’espérance… Tout le monde sentait l’importance des Jésuites, on ne tarderai pas à sentir l’importance de la carrière de l’enseignement400. Napoleone riuscì nel suo intento varando la legge 10 maggio 1806, che nel primo dei suoi 3 articoli stabiliva: ”Il sera formé, sous le nom d'Université impériale, un corps chargé exclusivement de l'enseignement et de l'éducation publiques dans tout l'Empire”. La nuova entità prese forma a pochi anni dalla riforma amministrativa, introdotta dalla legge 17 febbraio 1800, istitutrice delle prefetture e rafforzativa dell’organizzazione dipartimentale, che darà alla Francia quella struttura a rete perno dell’azione di governo, e venne istituita all’indomani della creazione della direzione dell’istruzione pubblica in seno al ministero dell’interno. L’Université impériale riuscì a garantire un corps einsegnate mediante una formazione di “grado accademico”: “Nul ne puet ouvrir d’école ni enseigner publiquement sans être membre de l’Université impériale et gradué par l’une de ses facultés” (d. 17 marzo 1808, Tit. II, art. 3). Tale sistema fu ripreso in modo perentorio nel Decreto organico per l’istruzione pubblica401, firmato il 29 novembre 1811, il quale seguendo il modello francese, escludeva assolutamente dalla funzione di docente chi non fosse in possesso del relativo titolo di studio rilasciato elusivamente dalla facoltà universitaria competente per la formazione. Col successivo Regolamento per la collezione de’ gradi nelle Facoltà (1812)402 si provvide, appunto, ad indicare i rispettivi titoli di studio per accedere all’insegnamento in ogni ordine e grado: 398 Riportato da M. Gontard, L’enseignement en France…, cit., p. 80. Ibidem. 400 Ibidem, pp. 80-81. 401 Decreto 29 novembre 1811, in CLDAPI, pp. 230-238. 402 Decreto 1 gennaio 1812, in CLDAPI, pp. 239-257. 399 142 Facoltà Cedola di approvazione Diploma di Licenza Filosofia e letteratura maestri primari (se parroco, Professori nei collegi sufficiente l’approvazione - Professori di scuole private in teologia) Giurisprudenza - Professori privati Medicina - professori privati Scienze fisiche e matematiche teologia - Professori nei collegi - Professori privati Diploma di Laurea - Professori universitari - Professori liceali - Professori di scuole speciali - Professori universitari - Professori liceali - Professori universitari - Professori liceali - Professori universitari - Professori liceali - Professori universitari Disposta la cedola per il maestro e la maestra di scuola primaria, il diploma di licenza per il docente di collegio e l’insegnante privato, la laurea per i professori del liceo e di ateneo, il Regolamento programmava il percorso di studi che garantiva la necessaria omogeneità della formazione: Facoltà Letteratura e filosofia (LF) Approvazione Età minima 16 anni Scienze fisiche e matematiche Cedola in LF; 2 anni di corso liceale o un anno di corso universitario Cedola in LF; 3 anni di corso liceale o un anno di corso universitario Cedola in LF; 2 anni di corso liceale o un anno di corso universitario Cedola in LF; 3 anni di corso seminariale e avere almeno 21 anni Medicina Giurisprudenza Teologia Licenza Approvazione e 1 anno di corso universitario Approvazione e 1 anno di corso universitario laurea Esame dopo esibizione della Licenza conseguita almeno da 1 anno Esame dopo esibizione della Licenza conseguita almeno da 1 anno Approvazione e 1 anno di corso universitario Esame dopo esibizione della Licenza conseguita almeno da 1 anno Approvazione e 1 anno di corso universitario Licenza e 1 anno di corso universitario Approvazione e due anni di corso universitario Licenza e 1 anno di corso universitario In questo nuovo quadro, la figura docente del settore secondario pubblico assunse quei tratti distintivi che ne marcheranno il profilo per tutto il secolo XIX ed oltre: il suo essere contemporaneamente professionista e funzionario di stato, giuridicamente inglobato come impiegato del ramo amministrativo afferente al Mistero degli Interni prima, della Pubblica Istruzione dopo. In quanto professionista, doveva possedere formazione e titoli stabiliti per legge; in quanto funzionario, sottoporsi a concorso se docente di scuola pubblica, o essere autorizzato se docente di scuola privata. Il ritorno dei Borboni, alla fine del 1815, rappresentò un momento di continuità rispetto alle questioni fin qui trattate. Riconfermata l’impostazione dei gradi accademici con il Regolamento 143 per la collocazione de’ gradi dottorali403 e l’ architettura del sistema della pubblica istruzione istituito, nel 1811, con gli Statuti pei reali licei, collegj e scuole secondarie404 (1816), si provvide, al definitivo e dettagliato assetto delle prerogative del corpo docente del settore secondario405. In quanto appartenente al corpo dello Stato, il docente di collegio e di liceo doveva essere in possesso del grado accademico corrispondente alla cattedra d’insegnamento (art. 55); doveva sostenere il concorso a cattedra (art. 56); e, una volta risultato vincitore e nominato da “Sua Maestà” su proposta della CPI (art. 54), al momento dell’assunzione in servizio era tenuto a prestare giuramento di fedeltà al sovrano (art. 57). In qualità di pubblico funzionario era tenuto a presenziare alle “funzioni pubbliche di rappresentanza” (art. 58) e, inserito in un corpo gerarchico, era sottoposto all’autorità del rettore, al quale doveva rispondere e relazionare sull’andamento e conduzione del corso (art. 68). Il docente, inoltre, svolgendo la sua attività all’intero di un sistema finalizzato al conseguimento di un titolo di studio, era tenuto “ a formare un corso d’istituzioni relativo al suo insegnamento, in cui avrà principal cura di conservare l’elevatezza della istruzione proporzionata agli esami che dovranno sostenere gli aspiranti ai gradi dottorali, ed a quel sistema di conoscenze che sono necessario per ottenergli” (art. 59). Nello spirito di questo intento rientrava anche la stesura ad opera del docente di un libro di testo che, a seguito dell’approvazione del presidente della CPI, una volta pubblicato, sarebbe divenuto il testo ufficiale ad uso dei licei e collegi (art. 59) ma questa disposizione non troverà applicazione poiché, in pratica, si imporrà l’obbligo di utilizzare i soli testi prescritti, nell’intento di garantire, in tal modo, l’uso di strumenti idonei ad una maggiore “uniformità di insegnamento” e “’uniformità di metodo406. Il docente in classe, puntuale nello svolgimento delle sue mansioni ed esemplare nel “contegno” (art. 61), durante il proprio orario di lezione era l’unico responsabile del “buon ordine nelle scuole”, assoggettando gli studenti alla sua “autorità” (art. 60). Non mancavano incombenze di ordine burocratico, dal momento che era chiamato: a rimette al vicerettore un rapporto settimanale “sulla condotta e su i progressi degli studenti e de’ convittori” (art. 62), a tenere aggiornato il registro delle presenze degli allievi e certificare, a richiesta degli studenti, la partecipazione ai corsi (art. 63-64). 403 Decreto 27 dicembre 1815, in CLDAPI, pp. 341-359. Decreto 14 febbraio 1816, in CLDAPI, pp. 365-420. 405 Gli Statuti furono organizzati sulla falsariga dei Regolamenti pei Licei, collegi e scuole secondarie varati dai Napoleonidi nel 1812. 406 Si veda il decreto 22 agosto 1821, in CLDAPI, p. 23; inoltre, la circolare ministeriale 19 maggio 1827, in DIAS, vol. V., p. 43. 404 144 Gli Statuti non tralasciavano neanche gli aspetti didattici e, per garantire “uniformità di metodo”, prevedevano l’obbligo di proporre agli studenti delle “composizioni” “almeno” due volte a settimana (art. 66), come verifica del lavoro svolto. Il monte ore settimanali sia per i professori, sia per i maestri di lingua francese e arti, era stabilito da regolamento, mentre il relativo calendario veniva definito dal rettore, salvaguardando i periodi di vacanza previsti dalla normativa in vigore (art. 75)407. Altre disposizioni particolari riguardavano vitto e alloggio nei licei e collegi con convitto408 e, infine, il ruolo chiamato a svolgere durante l’espletamento degli esami. Successivamente alla promulgazione degli Statuti, ricco di conseguenze per il corpo docente risultò essere il Concordato tra Stato e Santa Sede , ratificato nel 1818. Posta nel primo articolo “La religione Cattolica, Apostolica, Romana” quale “sola Religione del Regno delle Due Sicilie”, ne conseguiva necessarianete nel secondo che: “In conformità dell’articolo precedente l’insegnamento nelle Regie Università, Collegi, e Scuole, sì pubbliche che private dovrà in tutto essere conforme alla dottrina della medesima Religione Cattolica”409. In tal modo venivano fissati definitivamente i limiti ideologici e pedagogici di ogni insegnamento, e, al contempo, affidata una missione rieducativa alla pubblica istruzione410. Rispetto al trattamento economico, il governo borbonico provvide con gli Statuti a stilare tabelle stipendiali per tutti gli impiegati della pubblica istruzione, stabilendo per i docenti diverse fasce, secondo l’istituto di appartenenza, collegio o liceo, e la tipologia della cattedra. Rispetto al trattamento pensionistico, con decreto 8 marzo 1824411 venne esteso, con effetto retroattivo, anche ai docenti dei collegi e licei le norme per il pensionamento fissate con decreto 3 maggio 1816 per i dipendenti della pubblica amministrazione, che prevedeva una ritenuta del 2,5% sullo stipendio a beneficio della tesoreria generale, permettendo, ad essi di andare in pensione dopo 30 anni di servizio. La tardiva equiparazione fu dovuta al fatto che i docenti non dipendevano direttamente dal Tesoro per la loro retribuzione, ma dai collegi e dai licei. 407 I professori erano tenuti a dare lezione 2 ore e un quarto la mattina e un’ora e mezzo il pomeriggio. Nei licei e collegi dotati di convitto, i convittori usufruivano anche di lezioni di lingua francese, calligrafia e disegno, e i rispettivi docenti erano tenuti a dare le lezioni della durata di un’ora, tre volte la settimana, dopo le lezioni del mattino, da impartire per camerata; nel caso di un numero eccessivo di allievi era prevista una frequenza giornaliera delle lezioni per assicurale a tutti. (artt. 119, 121). Su richiesta, era possibile attivare anche lezioni di ballo e scherma (art. 120), con la frequenza stabilita dal rettore e la supervisione di un prefetto (art. 122). 408 Ai docenti con alloggio, riservato innanzitutto a quelli non residenti, era attribuito anche il vitto, rilasciando 6 ducati mensili, con trattamento identico ai convittori (art. 193). 409 W. Maturi, Il Concordato del 1818 tra la Santa Sede e le Due Sicilie, pp. 185-186. 410 Ibidem, p. 10. 411 Cfr. PETITTI, I, p. 35. 145 Il calcolo dell’anzianità necessaria ai fini pensionistici contemplava la computabilità di tutti gli anni di servizio prestati con nomina regia conglobando, in tal modo, anche quelli prestati nelle suole secondarie. Il decreto, a nostro avviso, assume una importanza giuridica fondamentale perché sanciva definitivamente, seppur indirettamente, il principio secondo cui i docenti di nomina regia erano “impiegati” del “ramo degli affari interni” con tutte le conseguenze funzionali ed economiche che derivavano da questo nuovo stato giuridico. Non restarono esclusi dal beneficio pensionistico gli insegnanti di scuola primaria, sia pure con profilo giuridico profondamente differente: considerati “impiegati comunali”, la trattenuta del 2,5% era versata a favore del comune che si faceva carico della relativa pensione. La classe docente dei collegi e dei licei non costituiva un gruppo omogeneo. Già gli Statuti individuano due distinte categorie: l’ordinario, definito nei documenti ministeriali e nell’uso documentato “titolare”, e il “sostituto”. Il titolare, stando alla normativa appena descritta, acquisiti i gradi accademici, e superato il concorso a cattedra veniva nominato con regio decreto412. Il “sostituto” era la nuova figura introdotta per far fronte alle possibili assenze per malattia del titolare: approvato dal ministero, doveva essere in possesso del titolo di studio o aver superato un esame a cattedra che gli consentiva ope legis il diritto di acquisire i relativi gradi senza esame. Solo se privo di entrambi i requisiti, l’aspirante sostituto era tenuto a sottoporsi a un esame per verificarne le competenze, ma non veniva individuato il soggetto esaminatore (art. 71). L’onorario, pari al 50% dello stipendio del titolare, risultava a carico di quest’ultimo. In effetti, come all’indomani della promulgazione del Regolamento per la collezione de’ gradi nelle Facoltà (1812), anche il governo borbonico dovette prevedere norme transitorie per l’acquisizione, da parte dei docenti, del relativo titolo di studio, disponendo lo specifico art. 56 degli Statuti, che consentiva la possibilità di presentarsi agli esami a cattedra senza aver acquisito i rispettivi gradi e, se approvato, “prendere i gradi […] prima che la Commessione [di pubblica istruzione fosse] abilitata a fare la proposta a S.M.”, in altre parole, il superamento dell’esame abilitava il docente obbligato soltanto a pagare i diritti del titolo all’Università per venirne in possesso ed essere nominato. A queste due categorie se ne affiancarono, nel corso degli anni, altre due non previste inizialmente dagli Statuti: gli “interini” e gli “aiutanti”. Alla prima categoria appartenevano gli occupanti una cattedra libera per mancanza di assegnazione in quanto ancora non si provvedeva 412 Vendendo in deroga al regolamento, numerosi furono i casi di titolarità concessa dopo lunghi anni di servizio prestati da “interino”, come si registra dalla documentazione pervenutaci. 146 ad indire il concorso, o perché si era in attesa del suo espletamento, che a volte poteva protrarsi per anni. Dallo studio incentrato sul collegio Sannitico risulta con evidenza, che la classe docente degli “interini” fosse la più nutrita e siamo indotti a pensare che lo fosse anche nel resto del Regno, anche se mancano studi condotti in tal senso, che possano suffragare la nostra tesi. C’è da aggiungere che l’interinalità fu sempre subita, dai docenti e dagli amministratori locali, nonché dalle famiglie degli studenti, come una condizione declassante per due ordini di motivi: la modalità della nomina, che avveniva su indicazione dell’Intendente e del Vescovo con successiva approvazione ministeriale, quindi senza attestazione del suo sapere; e la condizione economica dell’interinalità, che comportava una retribuzione pari al 50% dello stipendio previsto per un titolare e gravava sulle casse dell’amministrazione dello stabilimento, dando luogo a profondi disagi per il docente e a continui reclami degli amministratori e delle famiglie che evidenziavano gli aspetti professionalmente demotivanti di una tale condizione. Dal punto di vista economico, c’è da aggiungere che quasi l’intero stipendio era trattenuto dall’amministrazione del collegio se il docente usufruiva del vitto e dell’alloggio. L’ultima categoria docente ad essere cronologicamente introdotta fu quella dell’ “ajutante”, istituita nel 1833 allorquando il governo decise di estendere anche agli esterni i corsi delle prime quattro cattedre, fino ad allora riservati ai soli interni413. Prevedendo un aumento rimarchevole degli allievi la PG introdusse questa nuova figura che, ufficialmente, affiancava il docente di Italiano e Aritmetica, ovvero della prima cattedra. Il trattamento economico di questo “nuovo ruolo” ebbe un percorso quanto meno atipico in quanto, per non farlo gravare sulle casse dell’istituto, fu posto direttamente a carico degli studenti esterni che usufruivano dei 4 corsi previsti, versando la retta di 4 carlini al mese che venivano successivamente stornati all’aiutante. Dobbiamo aggiungere, infine, che le fonti archivistiche spesso utilizzano la definizione di “interino” anche per i “sostituti” e che, sia gli uni che gli altri, vengono compresi nella più vasta definizione di “provvisori”. Anzi, storicamente e amministrativamente, furono posti in stato “provvisorio” e definiti tali tutti i docenti, titolari o meno, in servizio durante la Giunta di Scrutinio per la pubblica istruzione sino al termine della sua attività (1821-1822), in quanto le operazioni di scrutinio si basavano su una presunzione di colpevolezza che non solo comportava necessariamente l’incertezza dell’incarico che dipendeva dall’esito finale, ma determinava, di conseguenza, la remunerazione ridotta del 50% come in tutti i casi di non titolarità. 413 C.m 1 giugno 1833, in ASN, CGPI, fs. 421. 147 È necessario a questo punto, trattare un ultimo apsetto: la possibilità del doppio impiego. Il sistema di pubblica istruzione riconducendo le professioni e le carriere al possesso del relativo titolo di studio, poneva le condizioni per costruire percorsi professionali individuali non definibili a priori. Per tale motivo ai docenti non solo era permesso la doppia professione, ma addirittura era l’unica classe di impiegati che poteva cumulare due incarichi nell’ambito della pubblica amministrazione statale, “trattandosi di classi [cattedratici, maestri di scienze e belle arti] da considerarsi in ogni tempo per la natura delle loro funzioni come privilegiate”, come recitava il rescritto 16 marzo 1831 che sancì un principio sino ad allora in uso per consuetudine414. Se a ciò si aggiunge il fatto che il ministero non escluse mai la possibilità per un docente di scuola pubblica di svolgere contemporaneamente l’incarico di precettore privato o di reggente di una scuola privata, se ne deduce matematicamente e si può attestare storicamente che le 5 variabili considerate: incarico pubblico; incarico privato; incarico in altra amministrazione (statale e/o ecclesiastica); precettore; professionista, diedero vita a dieci tipologie di carriera. 414 Il doppio incarico nella pubblica amministrazione veniva confermato con circolare del ministero delle finanze, 17 gennaio 1846. Cfr. PETITTI, vol. 4, p. 511. 148 5.2 Il corpo docente del collegio Sannitico La documentazione relativa al Collegio Sannitico conservata nell’ASN, nell’ASCB e presso l’archivio del Convitto Nazionale “Mario Pagano, ha permesso di stilare i profili biografici di quei docenti, vicerettori e rettori che svolsero servizio nell’istituto campobassano dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1817, all’anno 1848. Utilizzando le prosopografie allegate, è stato possibile evidenziare aspetti del corpo docente del collegio molisano non desumibili altrimenti. Il metodo di analisi ci ha fatto preferire il ricorso a quattro parametri: lo status (laico o ecclesiastico), la qualifica (titolare o interino), la provenienza e la permanenza nel collegio. I dati ricavati sono stati elaborati statisticamente, anche mediante grafici, che consentono a colpo d’occhio una visione d’insieme, come utile riferimento costante ed immediato all’analisi ed al commento415. 415 Dalla ricognizioni sulle fonti archivistiche da noi utilizzate non sempre è stato possibile estrarre i dati relativi ai parametri “laico/ecclesiastico” e “provenienza”, carenza comunque limitata ad un numero esiguo di profili, tale da non inficiare il quadro generale dell’analisi. Il dato non identificato è stato graficamente segnalato con la dicitura n.i. (non identificato). Non si è ritenuto opportuno annoverato tra i 47 maestri e professori, in servizio nel collegio dal 1817 al 1848, Francesco Rossi, in quanto ebbe l’incarico di “aiutante”, figura – come si è visto - atipica sotto il profilo giuridico ed economico rispetto alla classe dei maestri e dei professori, ma si è comunque provveduto a stilare il profilo biografico del docente. Sono stati, invece, annoverati tra i docenti, i vicerettori del collegio che svolsero anche le funzioni provvisorie di docenti, con approvazione ufficialmente del ministero, limitatamente alle situazioni di emergenza verificatesi nel collegio. 149 5.2.1 Status: laici ed ecclesiastici G. 1 Laici ed ecclesiastici: docenti (maestri di lingua e arti e professori) La normativa riguardante la classe docente dei collegi, licei e scuole secondarie, promulgata dal Decennio francese all’Unità, non introdusse mai una esplicita distinzione tra laici ed ecclesiastici. Stabilite le norme di assunzioni per i professori, ogni suddito poteva partecipare ai concorsi indetti lasciando al merito l’unico metro di giudizio; la nomina, invece, dei maestri di lingua francese e arti avveniva, senza concorso, direttamente con decreto rettorale e/o approvazione ministeriale. Per tali motivi, il personale docente del collegio sannitico poté annoverare una classe docente composta da laici ed ecclesiastici in cui, addirittura, la componente laica si è mantenuta quantitativamente superiore, come si evince dal primo grafico (26 laici = 55% vs 19 ecclesiastici = 41%). La situazione, però, si rivela diversa se il parametro si applica in modo distinto all’area dei maestri e all’area dei professori (grafici 2 e 3). G. 2 Laici ed ecclesiastici: maestri di lingua ed arte G. 3 Laici ed ecclesiastici: professori 150 Il primo dato lampante riguarda l’assoluta laicità dei 15 maestri di lingua francese e di arti (ovvero di Ballo, Musica, Calligrafia, Disegno), dovuta al fatto che tali saperi, introdotti dai napoleonidi nei collegi per completare la formazione dello studente convittore, storicamente non facevano parte della formazione ricevuta dalla maggior parte degli ecclesiastici, per cui restavano ad esclusivo appannaggio dei laici. Nell’altro campo, invece, dei saperi da sempre di competenza del mondo ecclesiastico, gli studia umanitatis, gli ecclesiastici risultarono numericamente quasi il doppio rispetto ai laici. Tale situazione, però, ha bisogno di più approfondite analisi. Considerando il parametro della permanenza nell’ambito della stessa istituzione scolastica e limitando l’attenzione a quei professori che maturarono un servizio superiore ad un anno (grafico 4) o a due anni (grafico 5) notiamo che: G. 4 Laici ed eccl.: professori in servizio più di 1 anno G.5 Laici ed eccl.: professori in servizio più di 2 anni tra i docenti che superarono almeno l’anno di servizio, il numero tende ad allinearsi: 13 ecclesiastici e 10 laici, risultando pressoché identico per le docenze che superano i due anni di servizio, attestandosi a 8 ecclesiastici e 9 laici. Rimandando l’analisi dettagliata della permanenza nel collegio Sannitico alla sezione ad essa dedicata, si può sin d’ora asserire che le brevi permanenze nel collegio riguardarono quasi esclusivamente gli ecclesiastici. Si ricorse, infatti, ad essi nei momenti di emergenza: ad iniziare dalla copertura delle cattedre all’indomani della destituzione, nel 1821, di quasi l’intero corpo docente del Sannitico, e tutte le volte che improvvise dimissioni, decessi o sospensioni, richiesero l’immediato inserimento di docenti senza poter attendere il bando e l’espletamento del concorso per non interrompere l’attività didattica. In realtà, il ricorso agli ecclesiastici fu scontato durante le operazioni della giunta di scrutinio, in quanto il governo si premunì nel frattempo di emanare il decreto 24 giugno 1821: “Gli Intendenti, coll’approvazione de’ rispettivi Ordinarj diocesani, destineranno soggetti d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata condotta per 151 interini sostituti a tutte la cattedre de’ Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o pure diverrano tali per soppressione o destituzioni de’ professori e maestri”416. Il decreto, però, finì con l’istituire un meccanismo di reclutamento, divenuto negli anni successivi prassi, che favorì il clero. Come dimostrano le nomine provvisorie avvenute nel collegio, i vescovi assunsero il ruolo centrale: non solo approvavano, ma individuavano personalmente il futuro supplente, scelto tra gli ecclesiastici a essi sottoposti. L’alta percentuale di professori laici in servizio nel collegio Sannitico potrebbe stridere con le più accreditate letture storiografiche, le quali hanno sempre sottolineato la carenza di personale laico culturalmente e didatticamente preparato. In realtà, analizzando il percorso formativo degli 11 docenti laici, per la maggior parte di essi si riscontra la caratteristica del possesso della laurea in medicina o in giurisprudenza, e per alcuni di essi anche l’esercizio della relativa professione. Difficilmente, invece, si rinvengono laureati nella classe ecclesiastica, pur prendendo in considerazione la laurea in teologia. Non v’è dubbio, quindi, che la classe dei professori laici possedesse una solida base culturale, attestata, in alcuni casi, persino dalla produzione scientifica e dalla lunga permanenza nel collegio: 6 di essi superarono i vent’anni di servizio; un segno chiaro, tra l’altro, di come la funzione docente, inserita in un sistema pubblico, si stesse quindi affermando come professione, riscattandosi dalla superata valutazione preferenziale nei confronti della condizione di ecclesiastico. 416 CLDAPI, vol. II, p. 15. 152 5.2.2 Provenienza territoriale G. 6 Provenienza territoriale: professori e maestri Dalle biografie risulta che 20 dei 43 docenti di cui conosciamo la provenienza erano nati nella Provincia di Molise; tra i restanti: 9 erano nativi in provincie confinanti col Molise (Capitanata (FG), Terra di lavoro (CE), Principato ultra (AV) Abruzzo ulteriore I (AQ)); 8 distribuiti tra la città di Napoli, la sua Provincia e il Principato citeriore (SA); 2 nati al di fuori dei confini del Regno, mentre degli ultimi quattro, di cui non conosciamo il comune di nascita, possiamo dedurre dalle fonti che fossero di certo nati nel Regno ma che non fossero molisani. Per i maestri e i professori il raggio di provenienza territoriale non si estese notevolmente: appartennero tutti alla stessa area geografica (grafico 6). G. 7 Provenienza territoriale: maestri G. 8 Provenienza territoriale: professori A proposito dei maestri (grafico 7), balza evidente la consistenza di quelli non provenienti da comuni molisani, con una netta prevalenza dalla città di Napoli. Ciò dimostra come in Molise, nella prima metà dell’Ottocento, risultava quanto mai difficoltoso trovare personale didatticamente preparato in Ballo, Musica, Calligrafia, Disegno e Lingua Francese: solo 4, 153 infatti, furono i docenti di origine molisana sui 14 insegnanti di cui conosciamo la provenienza. Un caso emblematico, ma anche particolarmente singolare, risulta quello del molisano Pasquale D’Ovidio, chiamato a reggere l’insegnamento di calligrafia a soli 16 anni, mentre era ancora studente del collegio, per le improvvise dimissioni rassegnate dal docente napoletano Nicola Delia. Tra i professori la metà era nativa e risiedeva in Molise (16 su 30), e ben 10 di essi pervennero alla titolarità per concorso, trasferimento o per nomina, dopo lunghi anni di servizio da interino nel collegio. Dei restanti sei: 5 furono chiamati all’indomani delle destituzioni del 1821, e il sesto fu nominato per supplire, nel 1844, un docente sospeso dall’incarico, il sacerdote Giovanni Ferrara. Tra i professori non molisani, 8 su 13 erano con titolo inseriti nel corpo docente degli istituti pubblici: 5 di essi vinsero i concorsi indetti per le cattedre del collegio Sannitico, e 3 giunsero a Campobasso a seguito di trasferimenti da altri collegi o licei. Dei restanti 5 insegnanti: 2, già in carica come vicerettori del collegio molisano, furono tenuti a supplire provvisoriamente su cattedre vacanti per mancanza di docenti idonei cui affidare l’incarico; altri 2 furono incaricati provvisoriamente dal ministero per far fronte alle destituzioni in massa all’indomani dei moti (1821), e per sostituire un docente dimissionario (1828), e, in quest’ultimo caso, la nomina cadde su un sacerdote esercitante in una diocesi molisana. L’ultimo docente, proveniente dal collegio Caravaggio di Napoli, istituzione barnabita, fu nominato interino su cattedra vacante. Per alcuni docenti non molisani, Campobasso rappresentò una sede di transito verso Napoli, che costituiva il punto di arrivo per le aspirazioni di avanzamento di carriera. La capitale del Regno si rivelò tale per 3 dei 13 docenti transitati per il collegio Sannitico: lo divenne per Luigi Palmieri, poi successore del Galluppi sulla cattedra di Logica e Metafisica; per Giuseppe Maria Mazzarella, nominato censore per le opere pubblicate all’estero; per il giovane Alberto Cortes, allievo del prestigioso liceo San Salvatore di Napoli, venuto a Campobasso di prima nomina, ma impaziente di poter tornare nella capitale per approfondire i propri studi matematici. Nello stesso tempo, però, per molti maestri e professori, l’istituto collegiale fu semplicemente l’approdo finale di una professione iniziata in scuole private o seminari che non potevano garantire la sicurezza e la consistenza dello stipendio statale. Fu questa una condizione che accomunò molti docenti non molisani, che, pur vantando più articolate esperienze didattiche rispetto ai colleghi molisani, pervennero nel collegio per garantirsi una maggiore gratificazione economica e professionale. Anche se, una volta immessi nel circuito pubblico, la maggior parte 154 di loro tentavano la strada del trasferimento in collegi e licei più vicini al paese d’origine, per riavvicinarsi ai propri nuclei familiari, agevolati da una politica ministeriale orientata a concedere facilmente i trasferimenti su cattedre rimaste vacanti, improvvisamente, per i più svariati motivi. Per alcuni, invece, l’arrivo in Molise, in giovane età, rappresentò l’inizio di una vita professionale e familiare, a volte con successo, come per il professore Vincenzo Palmieri, divenuto apprezzato avvocato del foro molisano; o per il maestro di disegno Michele Fiore, che ebbe l’opportunità di creare una scuola di disegno per artigiani. 155 5.2.3 Qualifica: titolare o interino 4; 13% 12; 40% Interino Titolare Interino-Titolare 14; 47% G. 9 Titolarità e interinalità: professori 417 Il corpo docente del collegio sannitico si presenta diviso equamente rispetto alla qualifica: la metà di essi (14 su 30 docenti) raggiunse la titolarità mediante il superamento di un concorso, indetto per il collegio Sannitico stesso o per altro collegio o liceo; l’altra metà assunse l’incarico da interino e solo per 4 di essi maturò la condizione di accedere alla titolarità senza concorso dopo un lungo periodo di servizio nello stesso collegio418. Escludendo questi ultimi, la permanenza nel collegio degli interini non si protrasse a lungo, risultando per lo più compresa tra un minimo di un mese ad un massimo di due anni. L’interinalità principalmente fu conseguenza di situazioni imprevedibili come a seguito di: eventi politici, per supplire alle destituzioni dopo i moti (6 docenti, tra cui un vicerettore) 419 ; disposizioni disciplinari che condussero alla sospensione del titolare (1)420; protrarsi delle procedure concorsuali (1)421, trasferimenti (1)422 o dimissioni del titolare (1)423. Tale quadro, però, non fornisce la dimensione esatta della discontinuità didattica in quanto i dati fin qui analizzati, riferendosi esclusivamente alla figura del docente, eludono un fenomeno ricorrente nel collegio: i doppi e, a volte, triplici incarichi affidati ai docenti titolari. Accadeva 417 L’analisi è compiuta sui soli professori, in quanto i maestri accedevano all’incarico, come si è già visto, senza concorso, con sola nomina del rettore e l’approvazione del ministero; ma tale procedura non ha nulla a che vedere con la titolarità o la precarietà, come la intendiamo oggi. 418 S. Trudi, M. Grimaldi; M. De Cia; M. De Rensis; G. de Sanctis; gli ultimi due con incarico ufficiale di “sostituti” di docenti titolari. 419 Supplenti: R. Coticone, G. Capozzi, S. Gnaccarini; G. Pallotta, C. Rossi; F. Laccone, quest’ultimo vicerettore. 420 supplente: L. Trentalange. 421 Supplente: F. De Benedictis 422 Supplente: F. Laccone, vicerettore 423 Supplente: F. Cerulli 156 spesso che questi ultimi, titolari di una cattedra, venissero nominati provvisoriamente su cattedre scoperte, determinando una stato provvisorio dell’insegnamento ben diverso e rilevabile statisticamente se si applica il parametro Titolarità/interinalità alla singola cattedra, ovvero considerando se la cattedra fu occupata da un titolare o da un interino, facendo rientrare in questa categoria anche il docente titolare che occupava la cattedra in oggetto da provvisorio (grafico 10). G. 10 Titolarità e interinalità: cattedre 424 Nel grafico n. 10 è possibile constatare come solo un terzo delle cattedre fu occupato da titolari, mentre le restanti furono occupate per limitati periodi: o dagli stessi titolari di altre cattedre, o da docenti chiamati all’occorrenza per supplire. I periodi di emergenza nella storia del collegio in cui si ricorse a nomine provvisorie furono due: gli anni Venti e gli anni Quaranta. Nei primi, destituiti i docenti compromessi con i moti carbonari, non si riuscì a bandire i concorsi a cattedra per reclutare docenti idonei e, quelle poche volte che furono indetti, non vennero espletati. Pertanto, con le reintegrazioni operate tra il 1831 e il 1832, a seguito del proscioglimento delle accuse di “carboneria”, tre antichi titolari fecero ritorno sulle cattedre loro assegnate e ancora disponibili. Negli anni Quaranta, questi stessi docenti, ormai in età avanzata, cominciarono a manifestare evidenti segni di salute cagionevole, per cui si rese necessario, da parte della PG, provvedimenti di nomine ad “interini” e “sostituti” con una certa frequenza. Se a ciò si aggiunge che tra il 1840 e il 1848 si alternarono alla guida del collegio ben 6 rettori e 5 vicerettori (a 424 La dicitura Interino-titolare si riferisce a quei docenti che occuparono la cattedra inizialmente da interini e solo in seguito giunsero alla sua titolarità. La dicitura Titolare-interino si riferisce al caso del docente che, persa la titolarità della cattedra, continua a ricoprirla da interino. Un unico caso del genere fu quello di V. Palmieri, che assunse la titolarità sulla cattedra di Latino ed Elementi di greco, che però mantenne provvisoriamente quando gli fu in seguito assegnata la titolarità della cattedra di Retorica e Greco. 157 fronte dei 7 rettori e 6 vicerettori in carica dal 1817 al 1840) , si può immaginare lo stato di precarietà didattico-amministrativa subito dal collegio in quegli anni. 5.2.4 Permanenza G. 11 Permanenza nel collegio: professori e maestri 425 Sui 47 docenti, tra professori e maestri che assunsero servizio nel collegio tra il 1817 e il 1848, 16 di essi non superarono i due anni; 7 restarono in carica tra i 2 e i 4 anni; 5 raggiunsero i 5 o 6 anni si insegnamento; 7 superarono i 9 anni e 11 vi rimasero per oltre 20 anni. Le cause che motivarono l’interruzione della permanenza in servizio nell’istituto si possono ricondurre a cinque: destituzioni e sospensioni; trasferimenti; esonero per nomina del titolare o per nomina di altro personale interino; dimissioni; l’avvento dell’Unità d’Italia. Destituzioni e sospensioni Le epurazioni del corpo docente per motivi politico-disciplinari costituirono il principale motivo di interruzione di servizio: ben 13 docenti su 47 furono destituiti o sospesi nel corso dei trent’anni di storia del collegio presi in considerazione (1817-1848). La prima destituzione si ebbe nel 1818, ad appena un anno dall’inaugurazione “per misura di alta polizia” ai danni del docente di Lingua Francese, G. Evans, che fu addirittura espulso dal Regno. Otto docenti furono destituiti con l’accusa di appartenere a vendite carbonare, ben sette di solo nel dicembre del 1821, a seguito delle indagini eseguite dalla Giunta di scrutinio per la P.I. 426 e l’ultimo, P. Santangelo, per i medesimi motivi, nel 1827. Nel nuovo clima politico instauratosi 425 Le permanenze sono calcolate sui periodi di servizio effettivo nel collegio Sannitico. Per tale motivo, non si sono computati gli anni trascorsi da titolare fuori servizio di A. Filipponi e N. De Matteis, né gli anni in cui il docente A. Cortes, sebbene titolare, non soggiornò in collegio per mancanza di allievi. 426 R. Afflisio; G. Fusco; B. Della Vecchia; A. Filipponi; N. De Matteis; F. Laccone (vicerettore e docente). 158 agli inizi degli anni Trenta, tre di essi furono reintegrati e, nel decennio successivo, maturarono l’età pensionabile427. Ancora agli inizi degli anni Venti, fu destituito il docente-blibliotecario M. Petitti, reo di aver acquistato per il collegio opere messe all’indice. Nel corso degli anni trenta non si ebbero sospensioni o destituzioni, se si eccettua la sospensione per motivi penali, del docente di disegno: arrestato per furto ed omicidio nel 1835 e condannato definitivamente nel 1836428. Un episodio che lascia pensare è la sospensione, nel 1844, del docente G. Ferrara per motivi che restarono volutamente segreti, e reintegrato undici anni dopo429. All’indomani dei moti del 1848 ormai ai limiti cronologici della nostra ricerca, l’incarico di sorvegliare il corpo docente del collegio, conferito al commissariato di polizia, portò alla classificazione come soggetti “pericolosi”, di due docenti, che furono immediatamente sospesi dall’incarico, senza ulteriori motivazioni430. Trasferimenti Incidono sensibilmente a tener bassa la permanenza del corpo docente nell’istituto i trasferimenti concessi a 3 maestri431 e 7 docenti (tra cui 6 titolari e un vicerettore)432. Su dieci docenti, infatti, 4 restarono in servizio da un minimo di pochi mesi ad un massimo di due433; quattro di essi dai 2 ai 4 anni434, e solo due docenti superarono la permanenza decennale435. Tra i motivi che determinarono le richieste di trasferimento, fu quasi esclusivamente l’avvicinamento al nucleo familiare, tenuto conto del fatto che solo uno di essi proveniva da un comune molisano436. Escluso un vicerettore che occupava provvisoriamente la cattedra per mancanza di docenti idonei, i 9 docenti che ottennero il trasferimenti ebbero come destinazione: 3 in scuole secondarie (Baselice, Morcone e Monteleone); 4 nei collegi (3 ad Avellino e 1 a Lucera) e 2 nei Licei (Bari e Salerno). Il dato è significativo in quanto dimostra che, sebbene vi fosse una differenza di grado e prestigio tra scuola secondaria, collegio e liceo, essa non influì sulle decisioni del corpo docente che evidentemente faceva cadere ogni motivazione di carriera 427 B. Della Vecchia; A. Filipponi; N. De Matteis. G. D’Angelo. 429 G. Ferarra 430 M. De Cia; G. Presutti. 431 C. Revellis; C. Perifano; G. Gori. 432 G. De Mattia; G. Sorbo; G. Torti; L. Palmieri; N. Tecce; A. Cortes 433 A. Scotti (vicerettore); L. Palmieri; N. Tecce; A. Cortes. 434 C. Revellis; G. Gori; G. De Mattia; g. Sorbo. 435 C. Perifano; G. Torti. 436 G. De Mattia, il quale richiese ed ottenne il trasferimento nella scuola secondaria del paese nativo. 428 159 rispetto al motivo socio-familiare. Del resto, il sistema di pubblica istruzione, rispecchiando il principio di integrazione tra le tre tipologie di istituti e non di esclusione, permetteva la mobilità dei docenti che stiamo storicamente riportando. Interruzione di incarico provvisorio e dimissioni Le destituzioni, le sospensioni e, a volte, i trasferimenti, occorsi nel collegio, per un totale di 23 unità, crearono situazioni di emergenza cui non si rimediò con tempestivi concorsi, in quanto soggetti a tempio troppo lunghi, ma affidando gli incarichi a docenti già in servizio su altra cattedra o ricorrendo alla nomina provvisoria che oggi si direbbe: a tempo determinato. I docenti utilizzati provvisoriamente andarono incontro a tre diversi destini: alcuni riuscirono ad ottenere la titolarità dopo un lungo servizio (4)437; ad altri fu interrotto il percorso per il sopraggiungere del titolare, per non aver ottenuto la dispensa dal vescovo, o perché ritenuti non idonei all’incarico (6)438; i rimanenti rassegnarono le dimissioni (7, tra cui un titolare)439. Questo gruppo di docenti, in qualità di interini, come già evidenziato in precedenza, esclusi i 4 che cumularono parecchi anni di servizio, conseguendo la titolarità, non superò quasi mai i due anni. Tra i 7 dimissionari, tutti degli anni Venti, sono da annoverarsi: 2 maestri e 5 professori, di cui solo uno titolare e tra questi solo due superarono i due anni di servizio. Le ragioni delle dimissioni, per due di loro sono da motivare con l’amarezza e la deluzione di essere stati esclusi dalla titolarità senza concorso, nonostante ritenessero di aver svolto un servizio esemplare; per altri si trattò di motivi riconducibili alla situazione di malessere in cui versarono i docenti interini, soprattutto se provenienti, come quasi tutti i dimissionari (5 su 7), da comuni non molisani: chiamati a reggere le cattedre con basse remunerazioni e senza alcuna reale prospettive di carriera. Resta poi da evidenziare la motivazione dell’unico titolare di cattedre, costretto alle dimissioni in seguito ad una complessa storia di alcolismo. Queste dimissioni accorse negli anni Venti comunque sono un segno evidente della L’avvento dell’Unità d’Italia Degli undici docenti che raggiunsero gli oltre venti anni di servizio, 7 di essi (4 maestri e tre professori) insegnavano ancora nel 1860, anno del plebiscito di annessione al regno d’Italia. Nel 1861, però, furono riconfermati nell’incarico solo 3 maestri, mentre un solo professore continuò 437 S. Trudi, M. Grimaldi; M. De Cia; M. De Rensis; G. de Sanctis. L. Tretalange; R. Coticone; G. Capozzi; F.M. de Benedictis; G. Pallotta; C. Rossi. 439 N. Delia; G. Pecorari; S. Gnaccarini; G. Castrilli; G.M. Mazzarella; G. De Sanctis; A. Uhr (titolare). 438 160 ad essere impiegato nel collegio, ma con altra funzione e non sappiamo perché gli altri docenti furono posti fuori servizio. Segnaliamo, in questo clima di repentini e radicali cambiamenti verificatisi all’avvento del nuovo governo unitario,la singolarità della carriera di Michele De Rensis, il quale, già prefetto di camerata, poi prefetto d’ordine e infine docente titolare di Filosofia e Matematica durante il periodo borbonico, fu incaricato quale direttore spirituale del liceo “Mario Pagano”, la nuova denominazione assunta dal collegio Sannitico, e presidente di diverse commissioni, tra cui quella di esaminatrice per l’assegnazione dei posti semigratuiti del collegio: ruoli chiave nel collegio post-unitario. Ma non basta, c’è da aggiungere che le prime due reggenze del liceo (1860-1867) furono affidate, in assoluta continuità con l’impostazione borbonica, a ecclesiastici. Tale situazione di fatto lascia intravedere una complessità, nel periodo di transizione dal preunitario a quello unitario, maggiore rispetta quanto rilevato storiografica, che vede nell’applicazione della legge Casati un momento di assoluta cesura tra i due periodi. 161 Profili biografici: maestri esterni, professori, vicerettori e rettori Nota esplicativa Gli insegnamenti previsti nei collegi dal Regolamento del 1816 avevano una dicitura estesa, tanto che nei documenti dell’epoca venivano sintetizzati in diversi modi [i più comuni riportati, di seguito, tra parentesi quadre]. Per convenzione, nel corso della esposizione, utilizzeremo le seguenti abbreviazioni: - Catechismo di religione e di morale, grammatica italiana ed applicazioni delle regole grammaticali, aritmetica pratica, storia sacra e geografia [lingua italiana; prima cattedra] = Italiano e Aritmetica - Esercizio di correttamente scrivere in italiano, grammatica latina, ed applicazioni delle sue regole aì classici con analisi grammaticale, storia profana e mitologia [latino elementare; umanità inferiore; latinità inferiore; grammatica; seconda cattedra]= Italiano ed Elementi di latino - Lingua latina sublime colla spiegazione de' classici prosatori e poeti, grammatica di lingua greca ed antichità romane [lingua latina sublime; umanità maggiore; latinità superiore, latinità sublime; belle lettere] = Latino ed Elementi di greco - Rettorica, poesia italiana e latina, applicazioni delle regole grammaticali a' Classici greci con analisi grammaticale [rettorica; rettorica e poesia; eloquenza]= Retorica e Greco - Filosofia, etica, diritto di natura, verità della religione cattolica, sintesi ed analisi elementare [filosofia e sintesi; filosofia e matematiche] = Filosofia ed elementi di matematica - Matematica sublime e fisica matematica [Matematica sublime] = Matematica e Fisica A queste cattedre si affiancò, per volere dell’intendente Biase Zurlo sin dalla inaugurazione del collegio, la Cattedra intermedia di primi rudimenti, non presente negli altri collegi del Regno. Sino al 1822, fu retta da prefetti di camerata. La cattedra, riconosciuta ufficialmente dal ministero nel 1823, trovava la sua collocazione tra la Cattedra di Italiano e Aritmetica e quella di Italiano ed Elementi di Latino. È da noi denominata “Primi rudimenti”. Dal 1829, fu istituita anche la cattedra di Giurisprudenza. Si possono individuare nella corpo docente dei collegi e licei, 4 categorie: Titolare, Interino, Sostituto e Aiutante, da noi utilizzate nella stesura dei profili. Per maggiore chiarezza: Titolare = docente vincitore di concorso. La titolarità venne, a volte, accordata anche per merito. Percepiva uno stipendio stabilito da tabelle salariali (Statuti, 1816) Sostituto = supplente di un titolare, nominato dal ministero. Percepiva metà dello stipendio del titolare, e posto a suo carico. 162 Interino = docente che occupa una cattedra vacante, ovvero senza titolare, per l’assenza di un concorso o nell’attesa del suo espletamento. Percepiva metà dello stipendio previsto per i titolari, gravante sulla cassa del collegio. Aiutante = figura docente istituita nel 1833, allorquando il governo decise di estendere anche agli esterni i corsi delle prime quattro cattedre, fino ad allora riservati ai soli interni. L’aumento rimarchevole degli allievi condusse la PG a introdurre questa nuova figura che affiancava il docente di Italiano e Aritmetica. Era a carico degli alunni esterni che frequentavano le lezioni delle prime quattro cattedre. Per completezza, ricordiamo che è attestata dalla documentazione pervenutaci la definizione di “interino” anche per il “sostituto”, l’uno e l’altro, chiamato, a volte, docente “provvisoro”. Storicamente e amministrativamente, furono posti in stato “provvisorio” e definiti tali tutti i docenti, titolari o meno, in servizio durante la Giunta di Scrutinio per la pubblica istruzione e sino al termine della sua attività (1821-1822), in quanto le operazioni di scrutinio si basavano su una presunzione di colpevolezza che comportò per i docenti l’incertezza dell’incarico. Durante tale periodo anche i docenti titolari furono remunerati, per la provvisorietà dell’incarico, al 50%. I profili sono ordinati in modo cronologico e compresi in 4 categorie: 1) Maestri esterni (nel seguente ordine: Disegno; Calligrafia; Lingua francese; Musica; Ballo) 2) Professori (nel seguente ordine: Italiano e Aritmetica; Primi rudimenti; Italiano ed Elementi di Latino; Latino ed Elementi di greco; Retorica e Greco; Filosofia e Matematica; Matematica e Fisica) 3) Rettori 4) Vicerettori 163 Maestri esterni 1817 1818 1819 1820 1821 1822 1823 1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830 1831 1832 1833 1834 1835 1836 1837 1838 1839 1840 1841 1842 1843 1844 1845 1846 1847 1848 Disegno Calligrafia Lingua francese R. Afflisio * * * * G. D'Angelo * * * * * * * * * * * * M. Fiore * * * * * * * * * * * * * R. Afflisio * * * * N. Delia * P. D'Ovidio * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * G. Evans R. Aloisi * * M. Petitti * * C. Revellis * * C. Perifano * * * * * * * * * A. Bellieux * * * * * * * * * * * Musica Ballo / / D. Iammarino P. Santangelo * * * * G. Pecorari * * * * * * * * * D. Zinno * * G. Gori * * * * * * * G. Presutti * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Scherma440 / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / 440 Il corso di scherma non venne mai attivato in quanto si ritenne l’arte marziale diseducativa e pericolosa per l’incolumità degli allievi. 164 Disegno Afflisio Raffaele Napoli ? - ? Status: laico Cattedra: Calligrafia e Disegno Periodo di servizio nel collegio Sannitico: d.r. 30 ottobre 1817 (trasferimento) – c.m. 21 dicembre 1821 (destituzione) Maestro di Calligrafa e Disegno nel collegio di Avignano (1811-1812) e, successivamente, in quello di Lucera (1812-1817), informato dell’apertura del collegio di Campobasso, inoltrò, nell’ottobre del 1817, ufficiale richiesta di trasferimento presso il collegio molisano, giustificata con motivi di salute, e chiedendo di godere dei medesimi diritti goduti a Lucera: stipendio, vitto e alloggio. Già conosciuto dal rettore dell’Erba, che lo aveva avuto come docente ad Avigliano, ottenne dalla CPI l’autorizzazione e la nomina, con decreto rettorale 30 ottobre 1817. Terminati i moti costituzionali (1820-1821), fu accusato, a seguito delle ispezioni condotte dalla Giunta di scrutinio per la pubblica istruzione, di comparire tra i membri della Carboneria e immediatamente destituito dal Ministero degli Interni con c.m. 21 dicembre 1821. Trasferitosi a Napoli, continuò ad insegnare nell’istituto scolastico privato di Domenico Franco, tra i più rinomati della capitale, ininterrottamente dal 1823 al 1846, anno in cui richiese alla PG di essere reintegrato nel sistema della pubblica istruzione. La PG non potendo reintegrarlo per mancanza di cattedre vacanti, ne annotava la disponibilità alla nomina in un collegio o liceo statale appena se ne fosse presentata l’occasione. Fonti: ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN, CGPI, fs. 403, 424; ASCNMP, b. 367, f. 2209. D’Angelo Gaetano Napoli, ? - ? Status: laico (pittore) Cattedra: Calligrafia e Disegno Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: r. 17 gennaio 1822 (provvisorio; approvato con c.m. 18 dicembre 1822) – 1835 (sospensione) All’indomani dei moti costituzionali del 1820-21 che ebbero come conseguenza la destituzione di molti docenti nei collegi e licei del Regno, si aprì per il pittore d’Angelo la possibilità di 165 accedere all’insegnamento di disegno rese disponibili e manifestò la volontà di insegnare nel collegio di Campobasso. Il presidente della Società Reale Borbonica sottopose al vaglio dell’affermato artista Andrea Celestino due tele di D’Angelo ed ottenendo parere favorevole, conferì l’incarico provvisorio, con r.17 gennaio 1822, e approvato definitivamente con c.m. 18 dicembre 1822. All’indomani della incoronazione di Ferdinando II a Re delle due Sicilie, D’Angelo ottenne dal Ministero degli Interni la privativa sulle copie dei ritratti originali della famiglia reale da apporre negli uffici pubblici molisani. Non brillò per disciplina: nel 1826, fu autore di una ingiuriosa lettera anonima, contro due impiegati e due docenti del Sannitico, ma fu scoperto dal rettore che lo fece ritirare nel convento dei Cappuccini di Campobasso per sei giorni con l’obbligo della confessione e degli esercizi spirituali. Nel 1835, fu arrestato a Campobasso con l’accusa di “marcato furto qualificato per lo mezzo e per la violenza, e accompagnato da omicidio confermato in persona del Vicerettore D. Domenico Pavente” e condannato nel 1836. Fonti: ASN, CGPI, ffs. 405,407, 409, 415-416; ASCNMP, b. 367, f. 2214. Fiore Michele Lauro in Principato ultra (AV), 1809 – Campobasso, 7 ottobre1865 Status: laico (artista) Cattedra: Disegno Periodo di servizio nel collegio Sannitico: c.m. 18 luglio 1835 (trasferimento) – 1865 (defunto) Maestro di Disegno nel collegio di Lucera, fu trasferito alla stessa cattedra nel Collegio di Campobasso con c.m. 18 luglio 1835. Nativo di Lauro, sposò una donna di Monaciglioni e si trasferì definitivamente in Molise. Nel 1841 propose per mezzo del Consiglio generale della Provincia una scuola di disegno applicato alle arti, offrendosi di fondare la scuola “fornendola di quanto occorresse […] e facendo subire ai suoi allievi un’esame (sic) in ciascun anno durante la riunione del Consiglio stesso” (rescritto 31 agosto 1841, in GI, anno 1842, p. 361). La scuola, approvata, con rescritto 31 agosto 1841, fu fatta gravare per 120 ducati sui fondi della Provincia , che fornì anche il locale. Come libro di testo si utilizzò il manuale Catechismo di disegno lineare di Franceour, tradotto dal sacerdote Luigi Visci, invece del manuale di disegno 166 proposto dal consiglio provinciale, che fu ritenuto dal rettore del collegio sannitico troppo difficile per gli “artigiani”. La scuola per artigiani si inseriva a pieno titolo nella nuova politica scolastica, promossa dal presidente della P.I, Giuseppe Maria Mazzetti, tesa a rilanciare l’istruzione di “arti e mestieri”, già teorizzata nel suo Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione (1838) e veniva incontro alle esigenze di una modernizzazione del mondo del lavoro espressa già a partire dagli inizi degli anni Trenta dalla classe dirigente locale. Il suo impegno nella scuola di disegno e nel collegio Sannitico continuarono ininterrottamente sino alla morte, avvenuta nel 1865. Fonti: ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, ff. 55-57; ASCNMP, b. 367, f. 2223 ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 57 Bibliografia: Giornale dell’Intendenza, anno 1842, p. 361; Dante Gentile Lorusso, Attraversamenti. Sulla cultura artistica nell’Ottocento molisano, Campobasso, Regia, 2010. 167 Calligrafia Afflisio Raffaele [v. Disegno] Delia Nicola Napoli, ? - ? - Status: laico (docente) Cattedre: Calligrafia; Italiano e Aritmetica Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: Calligrafia: c.m. 26 dicembre 1822 (trasferimento) – novembre 1823 (dimissioni) Italiano e Aritmetica: c.m. 26 dicembre 1822 – novembre 1823 Maestro di Calligrafia sin dal 1809 nei collegi di Catanzaro e poi Cosenza, e maestro di scuola primaria nei comuni di Cetraro e di Bonifati, giunse nel Collegio di Campobasso agli inizi del 1822 su proposta dell’ispettore-rettore D. Orofino, quale incaricato di Calligrafia e, provvisoriamente, come docente di Italiano e Aritmetica. Autore di opere di “grammatica italiana, calligrafia, aritmetica pratica” (D. Orofino alla GSPI, Campobasso, 6 aprile 1822, in ASN, CGPI, fs. 405), ormai perdute, fu confermato definitivamente dalla PG quale docente di Calligrafia con circolare 26 dicembre 1822, ma si dimise già nel novembre 1823, a seguito della perdita della moglie, per accudire i suoi sei figli residenti a Napoli. Fonti: ASN, CGPI, fs. 405-406; ASN, Ministero Interno, Inventario I, f. 859, ASCNMP, b. 368, f. 2249. D’Ovidio Pasquale Trivento, 3 marzo 1808 - ? Status: laico (musicista-calligrafo) Cattedra: Calligrafia Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 4 febbraio 1824 - 1860 Figlio di Amato, proprietario di Trivento, e padre di Francesco ed Enrico D’Ovidio, entrò in collegio nel novembre del 1819, e ne uscì ancora studente al compimento del suo diciottesimo compleanno, nel 1826. Nel 1824, a seguito della rinuncia di Nicola Delia, maestro di calligrafia e lingua italiana, il rettore Amato lo propose come maestro di calligrafia e la nomina fu approvata con c.m. 4 febbraio 1824. Fu l’unico caso, riscontrato nel periodo 1817-1848, di alunno-docente del collegio, ed è rimasto il docente con il maggior numero di anni di servizio 168 continuativo nel collegio, fino al 1860, anno in cui si trasferì a Napoli dove ottenne la nomina di docente di Calligrafia nella neonata scuola normale maschile della capitale, con d. 28 novembre 1860, all’indomani dell’annessione plebiscitaria al Piemonte. Esercitò anche la professione di calligrafo presso i tribunali (Delle principali norme da tenersi nelle perizie calligrafiche giudiziarie) e fu un valente musicista: primo violino e direttore dell’orchestra che si esibiva nel teatro del capoluogo molisano, estimatore di Rossini, che definiva il “grande Maestro Compositore” (Dilucidazioni sulla musica dello Stabar Mater di Rossini, Campobasso, s.n., 1843), fu autore di numerose composizioni musicali che eseguite in occasione di celebrazioni ufficiali. Fonte: ASNA, CGPI, fs. 425; ASCNMP, b. 367, f. 2216. Bibliografia: Atti del governo estratti dal giornale officiale di Napoli, Napoli, s.n., 1860. 169 Lingua francese Evans Giuseppe Status: laico Cattedra: Lingua francese Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 16 novembre 1817 – febbraio 1818 (destituzione) Fu il primo docente di Lingua francese del neonato collegio Sannitico, in esercizio dalla inaugurazione del Collegio, avvenuta il 16 novembre del 1817, ma già l’anno successivo fu destituito “per misura di alta Polizia”, e si dispose la sua espulsione dal regno. Fonti: ASCNMP, b. 367, f. 2210. Aloisi Raffaele Avezzano in Abruzzo ulteriore (AQ), ? - ? Status: laico (medico) Cattedra: Lingua francese Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d.r. 11 novembre 1818 – novembre 1820 Laureato in medicina, lavorò durante il Decennio francese negli uffici della provincia di Molise come traduttore. Nel 1818 chiese e ed ottenne la cattedra di Francese nel collegio Sannitico con nomina rettorale dell’11 novembre 1818, e vi rimase fino al 1820. Fonti: ASCb, Intendenza di Molise, b. 999; ASCNMP, b. 367, 2211. Petitti Michele ? [ma Provincia di Molise] - ? Status: Laico Cattedra: Lingua Francese; Matematica e Fisica Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: - Lingua Francese: d.r. 20 novembre 1820– d. 14 febbraio 1824 (destituzione) - Matematica e Fisica (provvisorio): d. 4 luglio 1822 – d. 14 febbraio 1824 (destituzione) Membro della Società economica di Molise, fu nominato, nel novembre del 1820, docente di Lingua Francese e due anni dopo, a seguito della destituzione di quasi l’intero corpo docente del 170 Sannitico, gli fu affidata provvisoriamente anche la cattedra di Matematica e Fisica rimasta scoperta. Responsabile della biblioteca del collegio, fece acquistare, senza autorizzazione ministeriale, un cospicuo fondo librario, che annoverava opere di Voltaire, Helvetius e Darwin nonno, messe all’indice; per questo motivo, inquisito dalla CPI, fu destituito nel febbraio del 1824. Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASCNMP, b. 368, f. 2247. Revellis Carlo Nativo francese Status: laico Cattedra: Lingua Francese Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 29 maggio 1824 – c.m. 4 luglio 1827 (trasferimento) A seguito della destituzione di M. Petitti, la PG lo nominò maestro di Lingua francese con c.m. 29 maggio 1824. Dopo solo tre anni, Revellis chiese ed ottenne, con c.m. 4 luglio 1827, il trasferimento nel liceo di Bari. Fonti: ASCNMP, b. 367, f. 2217. Perifano Costantino Foggia in Capitanata - ? Status: laico (avvocato) Cattedra: Lingua francese; Primi Rudimenti Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: Lingua Francese: c.m. 18 agosto 1827 (trasferimento) – dicembre 1837 (trasferimento) Primi rudimenti: 1828 - 1835 Docente di Lingua francese nel collegio di Chieti, chiese ed ottenne il trasferimento nel collegio di Campobasso nell’agosto 1827 scambiando la sede con il docente di Campobasso, Biellux, che a sua volta aveva chiesti l’assegnazione a Chieti. Avvocato, e in possesso anche della licenza in Filosofia e Matematica, non solo si ritrovò a sostituire i docenti delle cattedre di Latino e di Filosofia e Matematica, ma resse con continuità, dal 1828 al 1835, la cattedra di Primi rudimenti, e gli fu anche assegnato l’incarico di impartire 171 durante le ferie autunnali lezioni di geografia e di latino agli alunni interni che non facevano rientro a casa, ricevendo per questo la c.d. “gratificazione”, che si assommava allo stipendio. Durante gli anni di permanenza nel collegio molisano tentò più volte e in tutti i modi avvicinarsi al suo paese natio, chiedendo trasferimenti su posti vacanti, partecipando ai concorsi per i collegi di Lucera e di Avellino e proponendosi persino al posto di contabile del collegio di Lucera. Finalmente, partecipò e vinse il concorso indetto per la cattedra di Filosofia e Matematica del collegio di Avellino, che raggiunse nel dicembre del 1837 e vi rimase sino al termine della sua lunga carriera, affrontando e superando nel 1853 anche l’esame per giudice di 2° classe. La sua predilezione per le opere di Voltaire e Racine restò viva nella mente dei suoi allievi molisani anche dopo il trasferimento, tanto che ne citavano i versi ad ogni occasione. (M. Grimaldi alla PG, Campobasso, s.d. [ma 1837], in ASNa, CGPI, fs. 418). Fonti: ASN, CGPI, bb. 408, 412; ASCNMP, b. 367, f. 2218. Bibliografia: M. D’Addio, Politica e magistratura (1848-1876), Milano, Giuffrè, 1966, p. 310. Billieux Teodoro Augusto ?, 1798 - ? Status: laico (docente) Cattedra: Lingua francese Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 31 ottobre 1837 (trasferimento) - 1862 Di madre molisana e padre francese, fu nominato docente di lingua francese nel collegio di Chieti (1827). Chiesto, nel 1830, il trasferimento al collegio di Campobasso, trovandosi la cattedra del collegio Sannitico già occupata da Costantino Perifano, già suo predecessore a Chieti, dovette attendere il passaggio del docente campobassano nel neo collegio di Avellino per essere nominato nel collegio del capoluogo molisano con c.m. 31 ottobre 1837, occupando la cattedra ininterrottamente sino al 1862. Dedicò la vita esclusivamente all’insegnamento. Fu autore di un Manuale dello studente di lingua francese contenente gli elementi della pronuncia, la declinazione dei nomi, e la coniugazione de’ verbi francesi (1842) Fonti: ASN, CGPI, ffs. 408, 418; ASCNMP, b. 367, f. 2220. 172 Musica Iammarino Donato ?-? Status: laico Cattedra: Musica Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d.r. 11 novembre 1818 - 1820 La scuola di Musica, prevista dai regolamenti esclusivamente a favore degli alunni interni le cui famiglie ne facessero richiesta, partì solo nel secondo anno di vita del collegio e fu affidata dal rettore, nel novembre del 1818, all’apertura del nuovo anno scolastico, a Donato Iammarino: docente rimasto in carica sino al 1820. Fonti: ASNA, CGPI, fs. 403. Pecorari Giuseppe Napoli, ? - ? Status: laico (musicista) Cattedra: Musica Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 15 maggio 1821 – 15 agosto 1826 (dimissioni) Maestro di musica nel liceo di Bari durante la reggenza di Alessandro dell’Erba, fu chiamato da quest’ultimo a insegnare musica nel collegio campobassano, acquisendo la cattedra con nomina rettorale del 15 maggio del 1821. Le sue lezioni si tenevano giornalmente, invece dei 3 giorni previsti dallo statuto. Oltre all’insegnamento nel collegio, il maestro continuò la sua attività privata in città, fino il 15 agosto del 1826, anno in cui si dimise per “affari di famiglia”. Musicista e compositore, fu autore di un Compendio di musica elementare (Campobasso, 1820) pensato e scritto espressamente “per uso della sua scuola”, in cui esponeva i primi elementi di musica e di canto, accompagnati da un trattato sull’origine ed evoluzione dell’arte musicale, con particolare attenzione alla tradizione napoletana. Fonti: ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASCNMP, b. 367, f. 2213. 173 Di Zinno Donato Campobasso ? - ? Status: laico Cattedra: Musica Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d.r. 13 novembre 1826 - 1861 Nominato docente di musica dal rettore per Amato nel 1826 per far fronte alle improvvise dimissioni del titolare Giuseppe Pecorari, fu da subito apprezzato come abile insegnante della “moderna scuola di digitare il pianoforte, e nel solfeggio, e nel canto, che ne deriva” (Rettore Amato all’intendente, Campobasso, 4 maggio 1826, in ASCNMP, b. 367, f. 2212). Insegnò con continuità sino all’indomani dell’Unità, quando la cattedra di musica fu soppressa nel “R. liceo e convitto nazionale” di Campobasso. Fonti: ASNA, CGPI, fs. 408; ASCNMP, b. 367, f. 2212 174 Ballo Santengelo Pietro Matrice, 1778 - ? Status: laico (medico) Cattedra: Ballo Periodo di servizio nel collegio Sannitico: d.r. 11 novembre 1818 – c.m. 8 dicembre 1827 (destituzione) Medico di Matrice, Pietro Santangelo ebbe affidata, dal rettore Alessandro dell’Erba nel 1818, la scuola di Ballo. Fu uno dei pochi impiegati del collegio a non essere destituito nel dicembre del 1821 a seguito delle indagini sull’appartenenza alla carboneria. Non si salvò però, sei anni dopo, quando, dietro una segnalazione anonima, l’intendente accertò che fu un fedelissimo di Giovanni de Majo, tra i più noti e influenti carbonari molisani durante i moti. “Nel corso del nonimestre – relazionava l’intendente - però visse piuttosto tranquillo. La di lui attuale condotta non fa temere che possa contaminare gli alunni del collegio sannitico, nel quale recasi una o due volte la settimana”, aggiungendo che le sue lezioni avvenivano sempre alla presenza del prefetto d’ordine. (Intendente alla PG, Campobasso, 1 dicembre 1827, ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 858). Nonostante le rassicurazioni del funzionario, il ministro dell’interno trovò non “conveniente” la sua presenza in collegio e fu di conseguenza rimosso nel dicembre del 1827. Nel 1831, a seguito del reintegro dei pubblici impiegati destituiti per reati politici, presentò istanza ma la cattedra ormai assegnata ad altri non gli permise di beneficiare del disposto di legge. Fonti: ASN, CGPI, fs. 408; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 858; ASCNMP, b. 367, f. 2215 Gori Gaetano Napoli, 1806 - ? Status: laico (ballerino) Cattedra: Ballo Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 31 ottobre 1828 – 12 ottobre 1831 (trasferimento) 175 All’età di ventidue anni chiese alla PG, come “esperto di ballo”, di occupare le cattedra allora vacante nel Collegio Sannitico. Benché approvato dal ministero nell’ottobre 1828, l’intendente molisano, in accordo con il rettore del collegio campobassano, lo fece esibire nel teatro dello stabilimento per dare “un saggio delle sue abilità sul ballo”, dinanzi alle “principali autorità gentiluomini di questa città, i quali tutti applaudirono il maestro, e specialmente i genitori degli alunni (Intendente alla PG, Campobasso, 12 novembre 1828). Nel 1830 richiese un trasferimento in un collegio o liceo più vicino alla capitale per avvicinarsi alla sua famiglia, residente a Napoli. Ottenne il trasferimento nel collegio di Avellino con c.m. 24 aprile 1830, ma dovette attenderne l’inaugurazione avvenuta nel novembre del 1831 e vi rimase sino al termine della sua carriera. Il suo approccio al ballo fu di tipo pantomimico, genere drammaturgico sviluppatosi a partire dalla seconda metà del Settecento che coniugava letteratura, arti visive e rappresentazioni drammatiche. Nel collego campobassano ebbe la collaborazione degli stessi docenti per la stesura del “racconto” pantomimico, rappresentato in forma di ballo in occasioni celebrative dagli allievi, giungendo in anni più maturi a ideare egli stesso l’intera opera (I due genii, Avellino, Tiografia Sanduli e Guerriero, 1840; Il perdono, Avellino, Tiografia Sanduli e Guerriero, 1843). Fonti: ASN, CGPI, ffs. 409, 412; ASCNMP, b. 367, f. 2219. Presutti Giuseppantonio ?-? Status: laico Cattedra: Ballo Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: c.m. 12 ottobre 1831 – 19 dicembre 1849 (destituzione) Trasferito G. Gori al collegio di Avellino, il ministero nominò, come docente di Ballo nel collegio Sannitico, G. Presutti nell’ottobre del 1831. La sua attività didattica fu espletata con continuità mediante l’accompagnamento di un maestro di violino, inizialmente pagato dal docente stesso, poi dai fondi del collegio. Oltre a lezioni di ballo, faceva esercitare gli allievi anche in musica, insegnando pianoforte. 176 La sua attività fu favorita dall’attenzione che le famiglie degli allievi riservavano all’insegnamento della musica e del ballo, attività preferite a quella di scherma, e considerate pedagogicamente fondamentali per lo sviluppo delle qualità non solo artistiche ma anche fisiche. Nel novembre del 1849, all’indomani dei moti costituzionali, il ministero richiese la lista degli impiegati del collegio con le annotazioni morali e politiche. L’intendente, fatti i dovuti accertamenti, individuava consigliando nei soli docenti M. de Cia e G. Presutti i soggetti pericolosi, che “converrebbe prendersi sollecitamente sul loro conto un qualche provvedimento, perché secondo le assicurazioni dello stesso Commissario [di polizia] incaricato espressamente a sorvegliarli, sono la vera peste del Collegio” (Intendente al Ministero degli Affari Interni, Campobasso, 13 nov. 1849, in ASN, CGPI, fs. 412). Pertanto, nel dicembre del 1849, seguì il provvedimento di sospensione. Fonti: ASNa, CGPI, fs. 412; ASCNMP, b. 367, f. 2221. 177 Professori Italiano e Aritmetica Primi rudimenti 1817 1818 1819 1820 G. Fusco * * * prefetto di camerata * * * 1821 M. Grimaldi * 1822 N. Delia M. de Cia G. De Mattia * * Sorbo titolare ma non presente titolare ma non presente 1823 1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830 1831 1832 1833 1834 1835 1836 1837 1838 1839 1840 1841 1842 1843 * S. Trudi * * * M. Grimaldi * * * * * * * G. Ferrara * * * * * * * L. Trentalange (sostituto) * * * * * * * * M. Grimaldi C. Perifano * * * * * * * M. Grimaldi * * * * * * * Sorbo * * * M. de Cia * * * * * * * * * * * * * * * * * R. Coticone/A. Scotti G. Capozzi/S. Gnaccarini S. Gnaccarini V. Palmieri * * * * F.M. de Benedictis * B. della Vecchia * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * 1844 1845 1846 1847 1848 Italiano ed El. latino Latino ed El. greco B. della Vecchia * * * 178 1817 1818 1819 1820 1821 1822 1823 1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830 1831 1832 1833 1834 1835 1836 Retorica e Greco Giurisprudenza Filosofia e Matematica Matematica e Fisica G. Torti * * * G.Pallotta/F. Laccone G. Castrilli G. Capozzi/S. Gnaccarini S. Gnaccarini V. Palmieri * * * * * * B. della Vecchia * G. Torti * * / / / / A. Filipponi * * * N. Tecce N. de Matteis * * / / * G.M. Mazzarella * C. Rossi/M. Petitti / / / / / / V. Palmieri * * * * * * * A. Uhr * * * * F. S. Cerulli * L. Palmieri * A. Filipponi * * * * A. Filipponi e G. De Sanctis * * * A. Filipponi e de Rensis * * * * * de Rensis * * * A. Uhr G. de Sanctis * * / A. Cortes * N. de Matteis * * * * 1837 * 1838 * 1839 * 1840 * 1841 * 1842 * 1843 * 1844 * 1845 G. Torti e G. Diodati 1846 * 1847 * 1848 * * * * * * * * * * * * * * * * G. de Sanctis * * * * * * * * 179 Italiano e Aritmetica Fusco Giuseppe S. Lorenzo Minore in Terra di Lavoro [oggi San Lorenzello (BN)] ? - ? Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Italiano e Aritmetica Periodo servizio nel Collegio Sannitico: d. 17 luglio 1817 (concorso) – c.m. 21 dicembre 1821 (destituzione) Nato nel comune di S. Lorenzo Minore appartenente alla Diocese di Cerreto in Terra di Lavoro, distretto di Piedimonte, studiò nel seminario di Cerreto. Ordinato sacerdote, fu nominato maestro di Grammatica nello stesso seminario, ricoprendo, tra il 1814 e il 1816, anche la carica di Vice-rettore. Nel 1816 partecipò, unico candidato, al concorso per docente presso i collegi di Campobasso e Maddaloni, e lo superò per la cattedra di Italiano e Aritmetica al Collegio Sannitico, ricevendo anche la prevista licenza in Lettere e Filosofia. Prese servizio con d. 17 luglio 1817. Non tragga in inganno il fatto che sia stato l’unico concorrente e vincitore: allora era frequente che si presentasse un unico candidato ad un concorso, ma non per questo veniva dichiarato necessariamente vincitore. Nel 1820 venne accusato dal padre di un alunno di pedofilia, ma le ampie e sincere testimonianze a suo favore lo discolparono completamente. L’accaduto, però, lo indusse, per prudenza, a lasciare la resindeza interna del collegio, per trasferirsi presso il nobile campobassano Japoce, di cui curava già l’educazione dei suoi due figli. Accusato di essere membro della Carboneria, venne destituito nel dicembre 1821. Fu autore di un poderoso Saggio fisico-morale sull’uomo sano (Napoli, Mosino, 1820) in cui, ispirato dalle ricerche dell’anatomista e fisiologo tedesco padre della frenologia, Franz Joseph Gall, trattò tematiche di fisiologia metafisica, mediante le analisi del “sentimento, la facoltà locomotoria, la nutrizione, la respirazione, l’assorbimento e la traspirazione cutanea”. Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN, fss. 403, 405; ASN, Ministero degli Affari Interni , Inventario I, fs. 859. 180 Grimaldi Michelangelo Campobasso 1784/85 - ? - Status: laico (medico) Cattedra: Italiano e Aritmetica; Primi rudimenti Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: Italiano e Aritmetica: d. rettorale 17 novembre 1821 – 6 febbraio 1822; 1828-1836 (provvisorio) Primi rudimenti: giugno 1827 – 1828; 1836-1861 (titolare con d. 4 luglio 1847) Proprietario e medico esercitante a Campobasso, fu chiamato a supplire, con nomina rettorale del 17 novembre 1821, il docente di Italiano e Aritmetica, assente per malattia. Appena un mese dopo, il collegio fu colpito dalla destituzione di quasi tutti i suoi docenti, a seguito degli scrutini della Giunta per la pubblica istruzione, ma Grimaldi continuò a insegnare sino all’arrivo, nel febbraio 1822, dell’ispettore-rettore D. Orofino, che gli tolse l’incarico per destinarlo quale maestro di scuola primaria del capoluogo. Rientrato nel collegio nel 1827 come amministratore e medico del collegio, fu incaricato lo stesso anno quale maestro di Primi rudimenti e l’anno successivo, per l’improvvisa morte del docente Stefano Trudo, chiamato a insegnare di nuovo sulla cattedra di Italiano e Aritmetica che resse sino al 1836, chiedendone la titolarità ma senza successo. Nel 1836, a seguito della circolare ministeriale che permise la frequenza delle prime classi del collegio anche agli esterni, determinando un aumento consistente degli alunni, gli fu di nuovo affidata la cattedra di Primi rudimenti, affiancato dai prefetti di camerata Ravalli e Stanziani, affinché, con metodo individuale, si portassero gli studenti ad un livello in grado di poter seguire i corsi di Italiano e Aritmetica, e quelli di Italiano ed Elementi di Latino. Resse la cattedra sino al 1861, acquisendone la titolarità senza concorso nel 1847, ottenendo, negli anni Trenta, anche alla nomina di membro della Commissione provinciale di pubblica istruzione. Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, fss. 410, 423; ASCNMP, b. 368, f. 2252; ASCNMP, b. 367, f. 2234. Delia Nicola [v. Calligrafia] 181 Trudi Sefano Forlì del Sannio, 1768 - Campobasso, 4 novembre 1828 Status: Laico Cattedra: Italiano e Aritmetica Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 1824 - 1828 (defunto) Vinse il concorso per la cattedra di Belle lettere presso il comune di Trivento e, nominato il 20 gennaio 1820, vi rimase sino al 1823, anno della chiusura definitiva della scuola. Nel contempo, insegnò privatamente dal 1819 al 1823 nel comune di Castropignano. Noto ed apprezzato in provincia, fu a gran voce richiesto dalle famiglie degli allievi e dai membri della Deputazione provinciale del collegio come insegnate del Sannitico, i quali arrivarono persino a boicottare le lezioni del neo titolare della cattedra di Italiano ed Elementi di Latino, Giuseppe Sorbo, ma senza successo. Le dimissioni di N. Delia, offrirono l’occasione per chiamarlo a reggere da interino la cattedra di Italiano e Aritmetica del collegio, riuscendo ad acquisirne la titolarità, con passaggio ufficiale dalla cattedra secondaria di Trivento nel 1828, anno della sua morte. Fu padre di Nicola Trudi, allievo del sannitico, l’illustre matematico, docente di Calcolo all’Università di Napoli. Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I fs. 858; ASCNMP, b. 368, f. 2244: ASN, CGPI, fss. 406407. Bibliografia: Giornale di matematiche di Battaglini, 30(1923), voll. 61-62, p. 93. Ferrara Giovanni Castelpetroso - ? Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Italiano e Aritmetica Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 27 giungo 1836 – 1861 (sospeso con c.m. 16 luglio 1844 e reintegrato nel 1855) Ordinato sacerdote nel 1812, fu maestro di scuola primaria nel comune di Castelpetroso e ispettore, per sette anni, delle scuole primarie del circondario di Carpinone, prima di esser nominato, nel 1818, docente nel seminario di Bojano. Un anno dopo gli venne conferita la carica di prefetto di camerata del collegio Sannitico, ma ben presto la lasciò per trasferirsi a Napoli come precettore privato dei figli di alti funzionari dell’amministrazione partenopea. Con decreto 22 settembre 1831, fu autorizzato ad aprire una scuola privata, che resse sino al 1836, quando, 182 vinto il concorso, con decreto del 27 giungo fu nominato docente titolare della cattedra di Italiano e Aritmetica del collegio Sannitico, che mantenne sino al 1844, anno della sua sospensione da parte della PG, senza motivazioni ufficiali alle autorità locali, che ne sottolineavano l’eccellente preparazione. Continuò comunque a percepire metà dello stipendio, fino al 1855, anno di reintegrazione sulla stessa cattedra che resse sino al 1861. Fonti: ASN, CGPI, fss. 413, 423, 425; ASCNMP, b. 368, f. 2245. Rossi Francesco Colletorto - ? Status: laico funzione: docente aggiunto alla cattedra di Italiano e Aritmetica Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 4 aprile 1838 (c.m. 21 luglio 1838) – 1848 (?) La carriera di docente di Francesco Rossi, nato a Colletorto (CB) ma domiciliato con la famiglia a Campobasso, ebbe inizio allorquando il ministero, su proposta della PG prese l’importante decisione di aprire i corsi delle prime quattro cattedre dei Collegi e Licei anche agli alunni esterni (ministeriale 1 giungo 1833), fino ad allora ad esclusivo appannaggio degli alunni interni secondo il regolamento del 1816, e di affiancare al titolare della cattedra di Italiano e Aritmetica un “ajutante” per far fronte al numero crescente di alunni. Si creò in tal modo una nuova categoria di docente, chiamato anche “maestro di lingua italiana aggiunto”, assunto senza concorso e con sola approvazione della PG, pagato con la tassa di iscrizione richiesta agli esterni che usufruivano dei primi 4 corsi, per un massimo di 12 ducati mensili. Nel collegio sannitico l’insegnamento fu inizialmente affidato a Giuseppe Stanziani, di cui non abbiamo rintracciato finora sufficienti informazioni, e solo il 4 aprile 1838, dopo aver superato un esame voluto dal rettore del collegio di Campobasso dinanzi a tre docenti del Sannitico, Francesco Rossi, domiciliato a Campobasso con la sua famiglia, assunse le sue funzioni provvisoriamente in attesa della definitiva approvazione della PG, arrivata con ministeriale del 21 luglio 1838. Sotto la seconda reggenza del rettore Bria (1844-1848) gli fu affidato anche l’incarico di seguire, in orario extrascolastico, gli alunni ancora non in grado di leggere e scrivere correttamente. Fonti: ASN, CGPI, fs. 420 183 Trentalange Libero Campobasso, 1799 – Campobasso, 10 ottobre 1860 Status: ecclesiastico (canonico) Cattedra: Italiano e Aritmetica Periodo di servizio nel collegio Sannitico: c.i. 19 settembre 1844 – 1850 Figlio di un locandiere di Campobasso, vestì l’abito sacerdotale e restò nella città natale, membro della chiesa cattedrale. A seguito della sospensione di G. Ferrara si rese disponibile come docente sostituto, e fu nominato in emergenza direttamente dall’intendente alla cattedra di Italiano e Aritmetica, che resse per 6 anni. Fonti: ASN, CGPI, fs. 422. 184 Cattedra di Primi rudimenti De Cia Michele Tufara 1798 - ? Status: secolare Cattedre: Primi Rudimenti; Italiano ed Elementi di Latino Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: - Primi rudimenti: c.m. 10 aprile 1822 – giugno 1827 - Italiano ed Elementi di Latino: c.m. 28 marzo 1827 (titolare con d. 22 luglio 1827) - 19 dicembre 1849 (destituzione) Seminarista, non poté prendere gli ordini perché non in possesso del “sacro patrimonio” a norma del concordato del 1818. Impiegato nel seminario di Benevento, fu nominato prefetto di camerata nel collegio Sannitico nel novembre del 1821, carica che dovette lasciare forzatamente nel maggio del 1822 perché il Regolamento non permetteva ai secolari di ricoprire tale incarico, riservato ai sacerdoti. L’ispettore-rettore D. Orofino, chiamato nel 1822 a rimetter ordine nel collegio all’indomani della destituzione dell’intero corpo docente avvenuta nel dicembre1821, lo designò, nel marzo del 1822, quale docente provvisorio di Primi rudimenti, per impartire le prime nozioni agli alunni interni del collegio che non avevano ricevuto una istruzione elementare o comunque carenti. Tre mesi dopo, nel luglio del 1822, fu nominato docente provvisorio di Italiano e Latino elementare, per effetto dell’assenza del titolare Sorbo, provvedendo, tra il novembre del 1823 e l’aprile del 1824, anche ad impartire le lezioni della cattedra di Italiano e Aritmetica, in attesa della nomina di un nuovo docente a seguito delle dimissioni rassegnate improvvisamente da N. Delia. Trasferito G. Sorbo, nel 1827, ottenne la titolarità della cattedra di Italiano ed Elementi di Latino, senza concorso, e la mantenne per 22 anni, fino al dicembre del 1849, allorché venne sospeso perdendo anche il diritto alla pensione, per le segnalazioni dell’intendente a seguito delle indagini svolte sul coinvolgimento del personale del collegio nei moti del 1848. Fonti: ASN, CSPI, fss. 405, 408, 410, 426; ASCNMP, b. 368, f. 2248. Grimaldi Michelangelo [v. Italiano e Aritmetica] Perifano Costantino [v. Lingua francese] 185 Italiano ed Elementi di Latino De Mattia Gervasio Baselice in Provincia di Molise (BN), ? - ? Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Italiano ed Elementi di latino Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d. 18 marzo 1817 - settembre 1820 (trasferimento con d. 6 giugno 1820) Vestito l’abito sacerdotale insegnò durante il Decennio francese nel seminario di Benevento, poi Belle lettere nel seminario di Ariano, fino alla nomina, nel 1817, al collegio di Campobasso, dove resse la cattedra di Italiano ed Elementi di latino per tre anni. All’apertura del concorso per le scuole secondarie della Provincia di Molise, indetto il 5 febbraio 1820, ne approfittò per concorrere alla cattedra di Belle lettere di Baselice, suo comune natio. Risultato vincitore, venne nominato con decreto 6 giugno 1820, lasciando però il collegio, su disposizione dell’intendente Biase Zurlo, solo alla fine dell’anno scolastico. Accusato nel 1822 di condotta immorale, nel clima politico del periodo, la questione non poté rimanere relegata nei confini paesani. Tanto che, messa in moto la macchina investigativa, fu indicato, nel 1823 anche come membro della carboneria, e destituito nel consiglio di stato del 24 febbraio 1824. Un anno dopo, a seguito di più approfondite indagini, caddero tutte le accuse, ma De Mattia, seppur reintegrato, non poté riprendere servizio per assenza di studenti che, nel frattempo, avevano trovato altri canali d’istruzione. Fonti: ASN, CGPI, fss. 405, 1489; ASCNMP, b. 368, f. 2241 Sorbo Giuseppe Sant’Antimo in Provincia di Napoli (NA), ? - ? Status: Laico Cattedra: Italiano ed Elementi di Latino Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 26 agosto 1820 (concorso) – d. 12 marzo 1827 (trasferimento) Docente, dal 27 novembre del 1819, di “Lingua latina e italiana” nella scuola secondaria di Torino di Sangro (Abruzzo Ultra), vinse il concorso indetto il 16 maggio 1820 per la cattedra di 186 Italiano ed Elementi di Latino del collegio Sannitico, resasi libera per il trasferimento di G. de Mattia. Benché vincitore di concorso fu nominato come “provvisorio”, secondo le disposizioni del ministero in regime di Giunta di Scrutinio per la P.I, percependo quindi, metà dello stipendio. Sorbo non fu accolto benevolmente a Campobasso: forti furono le proteste presso il ministero da parte della “cittadinanza”, e fu praticato un ostracismo da parte della Deputazione provinciale del collegio, che gli preferiva il docente della scuola secondaria di Trivento, Stefano Trudi. Si arrivò persino a bloccargli fisicamente le lezioni, costringendo Sorbo alla partenza, e nominando, con approvazione della CPI, come supplenti i prefetti di camerata Giovanni Ferrara e Michele de Cia. Il ministro si rivolse al Principe Cardito, presidente della CPI, per disporre la nomina in un altro istituto, ma essendoci altre cattedre disponbili, la GSPI lo rimise in servizio nel 1822, con circolare 2 aprile, e gli conferì la titolarità definitiva con d. 10 giugno 1823. Tre anni dopo, chiese il trasferimento nel liceo di Salerno, accordatogli con decreto 12 marzo 1827. Fonti: ASN, Ministero Interno, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, fs. 405; ASNA, CGPI, fs. 406; ASNa, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASCNMP; b. 368, f. 2243 De Cia Michele [v. Cattedra di Primi rudimenti] 187 Latino ed Elementi di Greco Della Vecchia Biase Spinete in Provincia di Molise, 2 febbraio 1795 - ? Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Latino e ed Elementi di greco Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 18 marzo 1817 (concorso) – c.m. 21 dicembre 1821 (destituzione); d. 18 febbraio 1832 (reintegro) - 1861 Sacerdote di Spinete, partecipò e vinse il concorso per la cattedra di Lingua e Greco del collegio Sannitico nel 1816 a soli 21 anni, insegnando dall’inaugurazione del collegio, avvenuta nel novembre del 1817, sino al dicembre del 1821, anno in cui fu destituito per l’accusa di appartenere alla Carboneria. Fu reintegrato dopo aver ottenuta la grazia concessa agli impiegati pubblici, nel febbraio del 1832. Gli fu affidata, al suo rientro, anche la cattedra di Retorica e Greco sino a conclusione del successivo anno scolastico (1832-1833). Fu posto a riposo solo nel 1861, a sessantasei anni, non avendo ottenuto nel computo degli anni di servizio per accedere al pensionamento quelli trascorsi tra il 1821 e il 1832, la sanatoria da lui richiesta al Ministero della Pubblica Istruzione sin dal 1848. Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN, CGPI, fs. 413; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASCNPP, b. 368, f. 2241. Coticone Raffaele Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Latino ed Elementi di greco Periodo servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 16 dicembre 1821 - 6 febbraio 1822 Nominato direttamente dall’intendente Marchese di Camerota, in accordo col vescovo di Boiano Gennaro Pasca, per far fronte all’emergenza creatasi con le destituzioni del dicembre del 1821, al settantenne Coticone gli fu assegnata la cattedra di Latino ed Elementi di Greco, che resse dal 16 dicembre 1821 al 6 febbraio 1822. Con l’arrivo dell’ispettore–rettore D. Orofino, non gli fu confermato l’incarico benché fosse “un esemplare, ed abile ecclesiastico, … per la sua soverchia bontà non imponendo con contegno su l’animo degli alunni della sua Scuola, stenta per 188 riscuotere la pubblica soddisfazione” (Ispettore-rettore D. Orofino alla PG, Campobasso 23 marzo 1822, in ASN, CGPI, fs. 403). Per assicurargli comunque un viatico, Orofino lo assegnò alla scuola primaria di Campobasso. Fonti: ASN, CGPI, fs. 403; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859, ASCNMP, b. 367, f. 2234 Scotti Antonio [v. Rettori] Capozzi Giuseppe Morcone ? - ? Status: ecclesiastico (parroco) Cattedra: Latino ed Elementi di greco; Retorica e Greco Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 12 maggio 1823 – 3 agosto 1823 Il parroco Giuseppe Capozzi, era rettore della chiesa S. Govanni de Restauris di Morcone, socio corrispondente della Società economica di Molise ed ispettore per le scuole primarie del circondario di Morcone, nonché maestro della cattedra di agricoltura dello stesso comune (a seguito del concorso indetto il 18 ottobre 1818) ininterrottamente sino agli anni Cinquanta, allorché fu indicato dal Vescovo di Bojano, Gennaro Pasca, nel 1823, a insegnare temporaneamente Latino ed Elementi di greco e Retorica e Greco nel Collego Sannitico per far fronte all’emergenza determinatasi con la destituzione dei docenti titolari all’indomani dei moti costituzionali e alla rinuncia del docente provvisorio G. Castrilli. Assunto l’incarico, però, in quanto parroco di Morcone, appartenente alla diocesi di Benevento, dovette ricevere la necessaria dispensa ecclesiastica dal Cardinale di Benevento, il quale, assicuratosi che nel periodo di assenza la parrocchia venisse assegnata alle cure dell’economo, nonostante il parere contrario alla nomina di un parroco del presidente della PG Monsignor Rossetti, Vescovo di Pozzuoli, concesse la dispensa, data l’urgenza della situazione verificatasi nel collegio. Capozzi occupò le due cattedre, dal 12 maggio al 3 agosto 1823, vale a dire sino all’arrivo del nuovo docente designato dalla PG, il sacerdote Gnaccarini, il quale, improvvisamente due anni dopo rassegnò le dimissioni. In occasione dell’inizio dell’anno scolastico 1825-1826, Capozzi fu richiamato dal rettore Amato per far fronte alla situazione e, benché la PG lo avesse già nominato docente interino il 7 novembre 1825, non poté rendersi disponibile in quanto, si giustificava in una lettera, il cardinale di Benevento “coll’ultimo Sinodo Diocesano ha fulminato sospensione da incorrersi ipso facto da quei Curati, che abbandonassero la loro residenza per più 189 di otto giorni senza autorizzazione di lui. Conviene quindi attendere per non essermi da una censura” (sacerdote G. Capozzi al Rettore A. Amato, Morcone, 31 dicembre 1825, in ASN, CGPI, fs, 407). Si attese, quindi, la dispensa del Cardinale, che concesse al parroco solo due mesi. La PG, naturalmente, non ritenne opportuno utilizzare Capozzi per un periodo così breve e ordinò al rettore e all’intendente di accordarsi con vescovo di Boiano, Gennaro Pasca per reperire un altro docente. Capozzi, profondo erudito, fu socio di diverse accademie di Scienze e Lettere, ispettore degli Scavi di Antichità e, dal 1834, membro della Famiglia Pontificia ecclesiastica con la nomina a Cappellano d’onore extra urbem. Diede alle stampe numerose allocuzioni ecclesiastiche e scritti di carattere storico-memoristico - tra cui l’importante testimonianza Memorie sul tremuoto avvenuto nel contado di Molise nella sera de’ 26 luglio dell’anno 1805 (Benevento, Stamperia del Sacro Seminario, s.d.) - e letterario (tra i quali Saggio di poesie toscane, Napoli, Stamperia Mergelliana, 1806). Ripropose, tradotto in strofe, anche Il Libro X di Lucio Giunio Moderato Colummella messo in sestine (Campobasso, Tip. Nuzzi, 1825) inserito nella politica culturale dei redattori del Giornale Economico Rustico del Molise, che si proponeva anche traduzioni di classici della letteratura riguardanti l’arte agraria per ricavarne “istruzioni” e “metodi classici” (Il libro X…, p. 6). Fonti: ASN, CGPI, fss. 405, 407; ASCNMP, b. 368, f. 2254 Gnaccarini Salvatore Roma, 1798 – Roma, luglio 1830 Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Retorica e Greco; Latino ed Elementi di greco Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 2 agosto 1823 – settembre 1825 Giovanissimo professore nel Seminario della diocesi di Pozzuoli, fu nominato Docente di Lingua greca nel collegio medico-cerusico nel 1817, cattedra che mantenne fino al 1820, anno in cui passò a quella di Retorica del collegio di Caravaggio retto dai padri scolopi. Nel 1823 fu indicato dal vescovo di Bojano Gennaro Pasca come idoneo ad occupare la cattedre di Retorica e Greco, temporaneamente sostenute dal parroco Giuseppe Capozzi e metter così fine allo stato precario in cui si trovò il collegio Sannitico all’indomani della destituzione dei docenti titolari a seguito dei moti del 20-21. Nominato docente provvisorio nell’agosto del 1823, chiese, ma non 190 ottenne, la titolarità della cattedra senza concorso, percependo, quindi per legge, la metà dello stipendio di un titolare, ma riuscì ad integrarlo con l’insegnamento della cattedra di Latino ed Elementi di Greco. Il rifiuto della PG a concedergli la titolarità, determinato dalla istituzione di un concorso per le due cattedre già aperto dal 5 aprile 1823, ma non ancora espletato nel 1825, condussero Gnaccarini a rassegnare le dimissioni alla fine dell’anno scolastico 1824-1825, rinunciando persino a concorrere al bando per le due cattedre e si ritirò a Roma. Versato nelle lingue classiche e conoscitore dell’ebraico e dell’arabo, fu “autore di diversi componimenti in italiano, latino e greco ed opuscoli in materia archeologica” (ASNA, CGPI, fs. 407), tra cui le Poesie italiane (1818), opere che gi diedero notorietà negli ambienti colti del napoletano, come testimoniano gli elogi espressi, tra gli altri, dal marchese di Villarosa e dall’abate Serafino Gatti negli Ultimi uffizii alla memoria del sacerdote Salvatore Gnaccarini romano (1830). Fonti: ASNA, CGPI, fss. 405, 407; Ministero degli Affari Interni, Inventario I, f. 859. Bibliografia: Giornale araldico di Scienze, lettere e arti, Tomo XLVIII, mesi ottobre-novembre-dicembre 1830, p. 415. Palmieri Vincenzo [v. Giurisprudenza] De Benedictis Francesco Maria Castelluccio Acquaborrana Provincia di Molise (attuale Castelmauro, prov. CB), ? – ? Status: n.i. Cattedra: Latino e Greco Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 1830-1832 Chiamato a occupare da interino la cattedra vacante di Latino ed Elementi di greco nel collegio Sannitico dall’anno scolastico 1830-1831, la disimpegnò sino al 1832, anno in cui fu reintegrato l’antico titolare destituito nel 1821, Biase della Vecchia. Nel 1831 presentò domanda per aprire una scuola privata che fu autorizzata dal ministero, nel 1832. Fonti: ASN, CGPI, fs. 413; MP, 369, f. 2258 191 Retorica e Greco Gianbattista Torti Busso, ? - ? Status: laico (docente-proprietario) Cattedra: Retorica e Greco Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 5 novembre 1817 – dicembre 1821 (destituzione); d. 20 settembre 1834 (reintegro) – 1851 (pensionamento) Appartenente ad una famiglia benestante, vinse il concorso, aperto il 1 ottobre 1817 per la cattedra di Retorica e Greco del collegio di Campobasso, riportando un lodevole giudizio del decano e membro della CPI Francesco Rossi. Nel 1820 chiese ed ottenne il trasferimento alla cattedra di Belle lettere del comune di Morcone, paese nativo della moglie, dove rimase sino al 1828, anno in cui fu destituito in seguito all’accusa mossagli da alcuni suoi compaesani, di implicazione nelle vendite carbonare durante il nonimestre, poiché genero di Tito Magri, proprietario, noto giacobino nel 1799 e uomo influente. La vicenda fu chiarita solo nel 1832 e venne reintegrato sulla cattedra vacante di Retorica e Greco del collegio Sannitico, con autorizzazione del Consiglio di Stato del 20 settembre 1834. Insegnò con regolarità sino al 1845, anno in cui, per il manifestarsi di una malattia, gli venne affiancato un “sostituto” ufficiale nella persona di Girolamo Diodati, avvocato di Campobasso, che lo sostituì nella seconda lezione pomeridiana. Nel 1851, venne messo in pensionamento, dispensato dall’età minima per intercessione del Consiglio generale della Provincia, dopo 27 anni di effettivo servizio, con la somma di 144 ducati annui. Per la sua posizione sociale legata allo status di benestante proprietario, fu nominato due volte nel Consiglio generale della Provincia (1832 e 1833) e più volte nel consiglio distrettuale di Campobasso, che presiedette nel 1844. A tal proposito, è bene ricordare che la presenza di docenti del Sannitico in seno ai consigli provinciali e distrettuali fu garanzia di una maggior attenzione ai problemi dell’istruzione da parte della classe dirigente locale, la quale si espresse più volte a favore di una maggior centralità del collegio nel progetto di rinascita economica del territorio, richiedendo assiduamente nel corso degli anni trenta l’istituzione di cattedre ad indirizzo economico e scientifico. Fonti: ASN, Ministerodegli Affari Interni, Inventario I, fss. 857, Intendenza di Molise, bb. 71, 73; f. 54; ASCNMP, b. 368, f. 2240. 859; ASN, CGPI, fss. 403, 425; ASCB, 192 Pallotta Giovammatteo S. Giuliano di Sepino in Provincia di Molise [San Giuliano del Sannio, CB], ? - ? Status: ecclesiastico (arciprete) Cattedra: Retorica e Greco Periodo di servizio nel collegio Sannitico: settembre 1820 – 1821 Arciprete di San Giuliano di Sepino, fu chiamato dall’intendente a ricoprire provvisoriamente la cattedra di Retorica e Greco vacante per il trasferimento di Giambattista Torti alla scuola secondaria di Morcone. Pallotta rimase in collegio per pochi mesi, poiché fu intimato al ritorno in parrocchia dal proprio Vescovo, che non concesse la proroga richiesta dall’intendente fino alla nomina di un nuovo sostituto. L’emergenza fu allora affrontata con la nomina a docente provvisorio del vicerettore F. Laccone, nel giugno del 1821. Fonti: ASN, CGPI, fs. 403. Laccone Francesco [v. Vicerettori] Castrilli Giuseppe Roccamandolfi, ? - ? Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Retorica e Greco Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d. 17 gennaio 1822 – 1 aprile 1823 All’indomani della destituzione dei docenti del Sannitico, nel 1821, venne chiamato dall’intendente in accordo col vescovo, a reggere da provvisorio la cattedra di Retorica e Greco. La nomina fu ratificata dall’ispettore-rettore D. Orofino in quanto, sebbene di età ormai avanzata, “fornito […] di una vita esemplare, di molto credito nella Diocesi, e di molti talenti per la Sua Scuola, ed in materie Ecclesiastiche” (Ispettore-rettore D. Orofino alla PG, Campobasso 23 marzo 1822, in ASN, CGPI, fs. 403). Ad appena un anno dalla nomina, però, rassegnò le dimissioni per motivi di salute, nonostante la richiesta del rettore di soprassedere e per non mettere a rischio la sopravvivenza stessa del Collegio, in un momento di assoluta necessità. Fonti: ASN, CSPI, fs. 405. 193 Capozzi Giuseppe [v. Latino ed Elemento di greco] Gnaccarini Salvatore [v. Latino ed Elemento di greco] Palmieri Vincenzo [v. Giurisprudenza] Della Vecchia Biase [v. Latino ed Elemento di greco] 194 Giurisprudenza Palmieri Vincenzo Faicchio in Terra di Lavoro (BN), 1802 - ? - Status: laico (legale) Cattedra: Latino ed Elementi di Greco; Retorica e Greco; Giurisprudenza Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: Latino ed elementi di Greco: titolare con d. 26 maggio 1825 (concorso) sino al 12 febbraio 1827, e interino da tale data sino al 1830; Retorica e Greco: 26 maggio 1825 - 24 aprile 1832 (titolare con d. 12 febbraio 1827); Giurisprudenza: maggio 1829 - 1854 (titolare con d. 24 aprile 1832, senza concorso) Laureato in Giurisprudenza, partecipò e vinse il concorso indetto il 13 gennaio 1825 per la cattedra di Latino ed Elementi di Greco del Collegio Sannitico, e, contemporaneamente, fu nominato interino della cattedra di Retorica e Greco, che fu unita alla prima, per tamponare la situazione di emergenza in cui venne a trovarsi l’istituto in quegli anni. Nel 1827 gli fu conferita, su sua richiesta, la titolarità della cattedra di Retorica e Greco, in quanto non si era presentato nessun aspirante al concorso indetto, continuando a reggere in modo provvisorio la cattedra di Latino ed Elementi di Greco e la Cattedra Intermedia sino al 1830. Nel 1829, su proposta del Consiglio generale della Provincia, fu approvata dalla PG la cattedra di Giurisprudenza, e gli fu affidata nonostante continuasse ad espletare da titolare anche le lezioni di Retorica e Greco. La situazione si stabilizzò solo a partire dal 1832, allorché, reintegrati sulle rispettive cattedre i docenti destituiti nel 1821, a Palmieri fu affidato, come titolare, il solo corso di Giurisprudenza, che mantenne sino al 1857, anno in cui il collegio fu elevato a liceo con l’istituzione di 3 cattedre di giurisprudenza e 5 di medicina. Vincenzo Palmieri, cui fu assegnata la cattedra di ?, affiancato da altri due colleghi espletò il suo incarico sino all’avvento dell’Unità, allorquando il liceo Sannitico venne declassato a liceo classico, secondo i disposti della legge Casati. All’attività didattica Palmieri affiancò l’attività professionale di avvocato, e fu tra i più apprezzati del foro molisano tanto che, nel 1841, il Consigli provinciale lo propose quale giudice di Tribunale civile, anche a seguito delle valutazioni espresse dalla PG: “Dalle indagini prese ho rilevato, che il Professore del R. Coll.o di Campobasso D. Vincenzo Palmieri serva una condotta lodevolissima in tutti i suoi portamenti, ed è dotato di talenti tali, che lo distinguono verso il pubblico, che glie ne fa pieni elogi” (minuta, PG al Ministero degli Interni, 10 agosto 1831, in ASN, CGPI, fs. 421). 195 L’istituzione della cattedra di Giurisprudenza rese il collegio un semi-liceo ad indirizzo giuridico: limitato alle sole Leggi civili, ma le lezioni di Palmieri spaziarono tra diritti e procedure civili e penali, sui quali verteva l’esame di Licenza, fornendo contemporaneamente una preparazione fondamentale e propedeutica per accedere all’università e conseguire la laurea in un solo anno. Approfittarono dei suoi corsi soprattutto gli studenti esterni. Ricevette, per le sue capacità didattiche, anche un generoso encomio sul Giornale abruzzese di scienze, lettere ed arti: “Grande merito va riconosciuto al professor Vincenzo Palmieri per la sua straordinaria capacità di rendere semplici e comprensibili agli allievi anche le più difficili e astratte nozioni di diritto” (a. 1839, p. 247). Sulla preparazione giuridica e la capacità oratoria restano alcune arringhe del Palmieri date alle stampe (tra cui, In difesa di Fra Francesco Maria Andresini, Napoli, G. Gentile, 1836). Attento anche ai problemi sociali, promosse, negli anni cinquanta, l’apertura di una Casa Pia di lavoro per le fanciulle e i faniulli bisognose istituendo una deputazione per la raccolta fondi, presieduta dal parroco e docente del sannitico Alfondo Filoppone, con l’ampio sostegno del giornale “Il Sannita”. Fonti: ASN, CGPI, fss.. 407-408, 421; ASCNMP, b. 368, f. 2255; ASCb, Opere pie, b. 4 Bibliografia: R. Lalli, L’Ottocento, in R. Lalli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura di), Campobasso Capoluogo del Molise, Palladino editore, vol. I, p. 129. 196 Filosofia e Matematica Filipponi Alfonso Campobasso, 1785 – Campobasso, 9 gennaio 1856 - Status: ecclesiastico (canonico) Cattedra: Filosofia e Matematica Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 27 nov. 1817 (concorso) – c.m. 21 dicembre 1821 (destituzione); d. 18 febbraio 1832 (reintegro) – 5 febbraio 1851 (pensionamento) [posto fuori servizio dal 1846] Nominato con decreto 27 nov. 1817, il canonico Alfondo Filipponi fu docente di Filosofia e Matematica nel collegio Sannitico sin dalla sua inaugurazione, dopo il superamento del concorso svoltosi nel 1816. Colpito dall’accusa di esser membro della Carboneria, fu destituito nel dicembre del 1821, e reintegrato sulla stessa cattedra solo nel febbraio del 1832. Nel 1835, chiese ed ottenne dal Ministero un anno sabatico “proponendosi di visitare a titolo d’istruzione i luoghi più cospicui della Germania, della Francia e dell’Inghilterra”, continuando a percepire la metà dello stipendio (ASNA, CGP, b. 417). Già, a metà degli anni Venti, aveva intrapreso un viaggio per l’Italia incontrando i maggiori letterati, tra cui Pietro Giordani. Venuto a contatto con le più progredite realtà europee, negli anni trenta si fece promotore di una più moderna cultura scientifica nel collegio, istituendo un laboratorio di fisica attrezzato con macchine e strumenti provenienti da Parigi ed acquistati grazie all’aiuto dell’amico e accademico napoletano Antonio Nobile. Nel 1837, iniziarono a manifestarsi i primi sintomi di una malattia, che lo tenne spesso lontano dal collegio per lunghi periodi, supplito da Giacomo de Sanctis (1837-1840) e de Renzis (18411844), fino a quando, nel 1844, su sua richiesta tenne lezione solo nelle ore mattutine per il corso di Filosofia, delegando le lezioni pomeridiane di matematica al sostituto de Renzis. Due anni dopo lasciò definitivamente l’insegnamento senza perdere la titolarità della cattedra continuando a percepire, per tal motivo, metà dello stipendio, fino al pensionamento accordato nel febbraio del 1851. Su proposta della Commissione amministrativa del Collegio, venne accordato all’ “emerito” docente una integrazione di pensione di 48 ducati gravanti sui fondi del collegio, che si assommavano ai 96 ducati percepiti. Socio dell’Accademia pontaniana, Filipponi fu tra i principali esponenti della cultura molisana, autore di numerose pubblicazioni letterarie, molte delle quali raccolte in Tragedie (2 voll., 197 1842). La sua attività si estese anche in campo economico-sociale: fu prima socio e poi presidente della Società Economica di Molise, impegnato, con il gruppo dirigente raccolto intorno a Raffaele Pepe, a incentivare l’artigianato e lo sviluppo agrario, promuovendo società artigiane e tentando di introdurre macchine agricole, sull’assunto programmatico espresso nel suo Discorso sulla necessità di far risorgere le arti nella Provincia di Molise (1832), che: “1. Non può esser ricco un popolo obbligato ad acquistar dall’altro le manifatture a lui necessarie. 2. Sarà sempre opulenta quella società che trovasi ne’ termini […] di esportare in altri lidi le proprie produzioni”. Fonti: ASN, CGPI, b. 413, 417, 424, 426; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, f. 859; ASCNMP, b. 368, f. 2241; ASCNMP, b. 369, f. 2260. Bibliografia: Elogio di Alfonso Filipponi letto dall’avvocato Giuseppe de Rubertis alla Reale Società Economica di Molise il giorno 26 agosto 1856, Campobasso, Tipografia Nuzzi, 1856; Almanacco reale del Regno delle due Sicilie, 1841, p. 576. Pietro Calà Ullca, Pensée set souvenirs sul la littérature contemporaine du royame de Naples,J. Cherbulier, 1858, p. 255. R. Lalli, L’Ottocento, in R. Lalli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura di), Campobasso Capoluogo del Molise, Campobasso, Palladino editore, 2008, vol. I, pp. 97-146. Mazzarella Giuseppe Maria San Mauro 1796 in Principato citeriore (SA) - ? - Status: ecclesiastico (sacerdote) Funzione: 1) docente di Filosofia e Matematica; 2) Vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: Docente di Filosofia: d. 17 gennaio 1822 – 20 luglio 1822 (dimissioni) Vicerettore: r. 8 aprile 1822 – luglio 1822 (dimissioni) Allievo di Giuseppe Capocasale, G.M. Mazzarella all’indomani delle destituzioni occorse nel collegio sannitico (dicembre 1821), fu individuato direttamente dalla GSPI quale docente di Filosofia e Matematica. Alla partenza dell’ispettore D. Orofino fu da quest’ultimo proposto e nominato, con rescritto 8 aprile 1822, anche vicerettore del Collegio. Si dimise per motivi di salute dalle due cariche nel luglio del 1822, continuando a insegnare nei seminari. Considerato galluppiano da Giovanni Gentile ed Eugenio Garin, fu autore di un Corso di ideologia elementare (1826), ispirato a Condillac, seguito dal trattato Delle scienze metafisiche per li giovanetti dell’abate Genovesi (2 voll. 1833) in cui tentava di coniugare le posizioni filosofiche dell’economista napoletano con le teorie filosofiche a lui coeve. In ultimo, pubblicò il Catechisto filosofico istorico dela religione cristiana per istruzione de giovani filosofi (1843). 198 Ebbe un ruolo di primo piano nella politica culturale del periodo borbonico in qualità di “revisore di libri esteri”, ovvero censore dei testi che si importando nel Regno delle due Sicilie. In tale ruolo, fu aspramente criticato da Gioberti, la cui opera Mazzarella giudicava caratterizzata da un eccesso di panteismo. Fonti: ASN, Ministero degli Affari dell’Interno, Inventario I, fs. 859; ASCNMP, b.11, f. 155; ASCNMP, b. 368, f. 2250 Bibliografia: pochi ma essenziali riferimenti in G. Gentile, Storia della filosofia italiana da Genovesi al Galluppi, Sandoni, 1937, p. 155; V. Gioberti-G. Calò, Introduzione alo studio della filosofia, vol. 1, 1939, p. XIII; E. Garin, La Filosofia. Dal Rinascimento al Risorgimento, F. Vallardi, 1947, p. 513; M.F. Sciacca, Il pensiero italiano nell’età del Risorgimento, Marzorati, 1963, p. 167. Uhr Antonio Napoli, ? - ? Status: Laico Cattedra: Filosofia e Matematica Periodo di servizio Collegio Sannitico: d. 6 agosto 1823 (trasferimento) – 2 maggio 1828 (dimissioni) Unico aspirante alla cattedra di Filosofia e Matematica per il collegio di Lecce, indetto il 2 febbraio 1819, lo superò brillantemente, e gli furono accordate le licenze in Lettere e Filosofia e in Fisica Matematica. Preso servizio nella città pugliese, manifestò ben presto notevoli problemi di abuso di alcool tali da suscitare le proteste del rettore, dell’intendente e della commissione provinciale di pubblica istruzione, sino alla richiesta di allontanamento dal collegio avanzata dal rettore, nel 1823, per insubordinazione. La PG lo destinò allora al Collegio di Campobasso, informando preventivamente rettore e intendente, ma a nulla valsero le ammonizioni dei due funzionari, né le “misure di rigore” minacciate della PG, perché il docente presentò le stesse problematiche e diede vita agli stessi reclami, benché se ne apprezzassero “i rari talenti in Filosofia e Belle lettere”, anche da parte del Vescovo di Bojano, Gennaro Pasca, che lo invitò più volte come conferenziere nel suo seminario. Oltre alla cattedra di Filosofia e Matematica, supplì per l’intero anno scolastico 1825-1826 il docente di Matematica e Fisica, accorpando gli alunni nella stessa classe di Filosofia e Matematica, e dando, quindi, lezione nelle stesse ore. Ciò comportò non solo il rifiuto di attribuirgli una aggiuntiva gratificazione economica, ma anche il mancato svolgimento del programma di Fisica. 199 Dal 1827 il suo stato psicofisico peggiorò, allontanandosi per lunghi periodo dall’insegnamento per il sopraggiungere di una “grave sonnolenza”, fino a quando, l’alcolismo ormai avanzato lo condussero, nel 1828, a manifestare stati “apoplettici” e a tenere comportamenti riprovevoli che non ebbero conseguenza per la sua carriera solo perché rassegnò egli stesso le dimissioni prontamente accolte e ratificate dalla PG il 2 maggio 1828. Fonti: ASN, Ministero Interno, Inventario I, fs. 859: ASN, CGPI, fs. 405, 412: ASCNMP, b. 368, f. 2251. Cerulli Francesco Saverio Celenza in Capitanata (FG), ? - ? Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Filosofia e Matematica Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: c.m. 1 ottobre 1828 - 1830 Docente di filosofia nel seminario di Trivento, vinse il concorso per la cattedra di Belle lettere della scuola secondaria di Casacalenda nel 1820, ma non prese mai servizio. Nel 1828, conobbe l’intendente di Molise in visita nella diocesi di Trivento, che lo richiese come docente del Sannitico per far fronte alla vacanza della cattedra dopo le dimissioni del titolare Uhr. Il vescovo con enfasi “disse generosamente” all’intendente di “volerlo cedere al Collegio Reale” (minuta della PG al Ministero degli Affari Interni, Inventario I, 12 agosto 1828, in ASN, CGPI, fs. 410). Approvato come docente interino di Filosofia e Matematica nell’ottobre 1828, resse la cattedra per due anni, durante i quali richiese la titolarità senza ottenerla. Fonti: ASN, CGPI, fss. 410, 1488. Palmieri Luigi Faicchio in Terra di lavoro (BN), 23 aprile 1807- Napoli, 9 settembre 1896 Status: laico (docente universitario) Cattedra: Filosofia e Matematica Periodo di servizio nel collegio Sannitico: c.m. 26 ottobre 1830 (trasferimento) – c.m 26 ottobre 1831 (trasferimento, ma ancora in servizio sino al 1832) Nato a Faicchio, entrò a 13 ani nel seminario di Caiazzo e due anni dopo in quello di Avellino. Laureatosi nel 1825 in Scienze fisiche e matematiche, iniziò a insegnare nel liceo di Salerno 200 prima di giungere a Campobasso nell’ottobre del 1830. Rimase nel collegio sannitico sino all’arrivo , nel 1832, del reintegrato De Matteis, allorché ottenne il trasferimento con c.m. 26 ottobre 1831 ad Avellino, da dove ben prestò partì per risiedere a Napoli, dove avviò, a metà degli anni Trenta, una scuola privata in Filosofia, Matematica e Fisica che ebbe un enorme successo, attiva sino al 1860. Nel 1845 fu nominato assistente di Galluppi alla cattedra di Logica e Metafisica, divenendone titolare alla morte del filosofo napoletano nel 1847. Nel 1860, su volere del ministro della P.I, Francesco de Sanctis, la cattedra fu affidata a Bertando Spaventa e Palmieri fu nominato alla cattedra, per lui istituita, di Fisica Terrestre e Meteorologia. Direttore dell’osservatorio meteorologico vesuviano (1855-1896), senatore del regno d’Italia (1876), socio delle più prestigiose accademie, L. Palmieri è ricordato soprattutto per i suoi notevoli studi di vulcanologia. Fonti: ASCNMP; b. 368, f. 2242; ASCNMP; b. 369, f. 2059. Bibliografia: si segnalano solo le più recenti monografie sulla figura e l’opera di Luigi Palmieri: M. Giugliano, L.P. Direttore del Reale Osservatorio Meteorologico Vesuviano negli anni 1855-1896, Piedimonte Matese, Tipografia del Matese, 2007; G.M. Buglione, Per la storia di L.P.: l’esperienza filosofica (1834-1861), Napoli, LER, 2000. De Rensis Michelangelo Pietracatella, 1807 - ? - Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Filosofia e Matematica Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: prefetto di camerata dal novembre 1839 al 4 settembre 1844; “sostituto” del titolare della cattedra di Fisica e Matematica con c.m. 6 febbraio 1841 - al 1844; docente di Matematica (mezza cattedra) dal 4 settembre 1844 al 1847; reggente, come sostituto, l’intera cattedra di Filosofia e Matematica dal 1847 al 7 maggio 1850, data in cui con decreto ne assunse la titolarità conservata sino al 1861 prefetto d’ordine con d. 10 aprile 1847 al 7 aprile 1851 (interino sino al 23 febbraio 1850, poi titolare) Nominato su proposta del consiglio d’intendenza prefetto di camerata nel novembre del 1839, ottenne nel 1841 l’incarico ufficiale di “sostituto” di Alfonso Filipponi, titolare della cattedra di Filosofia e Matematica elementare, che supplì periodicamente fino al 1844. Dal 1844 al 1847, su richiesta del titolare, espletò tutte le lezioni di Matematica, secondo la circolare della PG del 4 settembre 1844. Dal 1847 resse l’intera cattedra, giungendo alla titolarità nel 1851 e conservandola sino al 1861. 201 Esonerato da prefetto di camerata nel 1844, per poter espletare la funzione di supplente con continuità, dal 1847 al 1849, oltre alle funzioni di docente, svolse da interino anche la funzione di prefetto d’ordine, in quanto per la vacanza della carica di vicerettore, il titolare Lorenzo di Iorio ne aveva assunta la funzione. Nel 1850 gli venne concessa la titolarità della funzione di prefetto d’ordine, incarico che dovette lasciare, da lì a poco, per la sopraggiunta titolarità della cattedra di Filosofia e Matematica, nel 1850. Tra i compiti svolti all’interno del collegio, va ricordata l’autorizzazione concessagli, nel 1846 (d. 28 marzo 1846) ad impartire gratuitamente e in orario extrascolastico agli alunni esterni lezioni di disegno lineare. In tal modo fu assicurato anche agli esterni che ne facevano richiesta, un insegnamento che per regolamento era riservato solo agli interni. Con la nomina da titolare di Filosofia e Matematica, fu approvato, senza esame, “dottore di Belle Lettere e Filosofia” dalla R. Università di Napoli (17 settembre 1851). Pubblicò, nel 1856, un “opuscolo di osservazioni filosofiche” e compose, nel 1859, una “Istituzione completa di Aritmetica rimasta inedita col lusinghiero giudizio dato dal celebre Professore di Fisica e Matematica sublime Giacomo de Sanctis” (Real Liceo ginnasiale e Convitto Nazionale in Campobasso, Stato di Servizio del prof. M. de Rensis, Campobasso, Colitti, 1868). All’indomani dell’Unità, non riconfermato come docente, fu nominato bibliotecario e direttore spirituale del collegio, e sovente supplì i rettori durante le loro assenze. Negli anni Sessanta, presiedette tre commissioni esaminatrici: quella per l’assegnazione dei “mezzi posti gratuiti governativi al Convitto” (1863) e al Collegio di medicina veterinaria e agricoltura di Napoli (1867); la commissione esaminatrice degli aspiranti maestri (1863). Fu anche membro della giunta per la composizione dei temi di Licenza ginnasiale (1867 e 1868). ASNA: CGPI, fs. 424-426. 202 Matematica e Fisica Nicola Tecce ?-? Status: n.i. Cattedra: Matematica e Fisica Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 17 novembre 1817 (concorso) – d. 8 aprile 1818 (trasferimento) Vincitore del concorso per la cattedra di Matematica e Fisica del collegio Sannitico e al suo primo incarico in un collegio del Regno, non ebbe mai modo di espletare le sue funzioni perché nel primo anno scolastico del neonato collegio non vi erano alunni iscritti ai suoi corsi. Per tal motivo si allontanò spontaneamente dalla sede il giorno stesso della inaugurazione (17 novembre 1817), perdendo la retribuzione. L’anno successivo fu trasferito al collegio di Lucera, su stessa cattedra, perché l’intendente Biase Zurlo gli preferì il più accreditato Nicola de Matteis, proveniente appunto da quella sede. Fonti: ASN, CGPI, fs. 403; ASN, Ministero degli Affari Interni I, Inventario I, fs. 859. Nicola De Matteis Alberona in Capitanata (FG) – Campobasso, 13 giugno 1843 Status: ecclesiastico (sacerdote) Cattedra: Matematica e Fisica Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d. 8 aprile 1818 (trasferimento) – c.m. 21 dicembre 1821 (destituzione); 9 aprile 1832 (reintegro) – 13 giungo 1843 (morte; ma già assente dal 1840) Il sacerdote Nicola De Matteis fu rettore nel liceo di Lecce e, dal 1815, rettore prima e poi professore di Matematica e Fisica nel collego di Lucera. Ben noto in Molise, il Consiglio generale della provincia lo propose, nella seduta del febbraio del 1816, quale rettore del collegio Sannitico ma la CPI gli preferì Alessandro dell’Erba. L’intendente di Molise, Biase Zurlo, lo volle allora come docente preferendolo al titolare Tecce, benché De Matteis non avesse mai espresso la volontà di giungere a Campobasso per le ostili condizioni climatiche. L’intendente ottenne dalla CPI il trasferimento parallelo dei due docenti, Tecce e De Matteis, da Lucera a Campobasso e viceversa, con decreto 8 aprile 1818. 203 “Grandemente versato nelle matematiche”, come ricorda Giuseppe del Re nella sua Descrizione topografica fisica economica de’ reali domini al di qua dal Faro nel Regno dele Due Sicilie (vol. III, 1836, p. 136), conservò la cattedra sino al dicembre del 1821, quando, colpito dall’accusa di esser membro della Carboneria, fu destituito. Nel 1823 fu autorizzato ad aprire nel capoluogo molisano una scuola privata che ebbe un enorme successo, dovuto anche al fatto che dopo la destituzione dell’intero corpo docente nel 1821, non si riuscì a provvedere con docenti accreditati alle cattedre del collegio. Si venne così a creare la paradossale situazione che costrinse gli alunni del Sannitico, terminato il corso di Retorica e Greco, uscivano definitivamente dal collegio per continuare gli studi nella sua scuola privata, per l’apprendimento della filosofia e della matematica. In quegli stessi anni il vescovo di Boiano, Gennaro Pasca, gli affidò la predicazione agli studenti della diocesi nelle Congregazioni di Spirito, istituite in tutto il Regno, su proprio suggerimento, all’indomani dei moti con lo scopo di edificare cristianamente la “gioventù studiosa”. Fu reintegrato nell’aprile del 1832 come titolare della cattedra di Matematica e Fisica allora occupata con titolarità da Alberto Cortes, che fu trasferito nella scuola secondaria di Montepeloso. Questa volta si verificò il fenomeno inverso a quello del 1823, poiché i trentadue alunni della sua scuola privata profittarono del regime di alunni esterni del collegio per seguire i suoi corsi risparmiando in tal modo anche i 12 carlini che mensilmente versavano al docente. Nel 1837, per l’avanzata età e problemi di salute, chiese un “sostituto” ufficiale, già previsto dagli Statuti, per tutte le volte che si fosse assentato per malattia, pagato con la metà del suo stipendio pur di non perdere la titolarità della cattedra per il resto dei suoi giorni. La PG acconsentì alla richiesta, nominando, nel 1838, Giacomo de Sanctis quale “sostituto”. Nel dicembre del 1840 De Matteis fu costretto dalla malattia ad abbandonare completamente e definitivamente l’insegnamento pur conservando la remunerazione pattuita fino alla sua morte avvenuta nel 1843. Come membro della Società economica di Molise e suo presidente nel 1840, partecipò al dibattito sullo sviluppo economico della provincia, proponendo nel programma della presidenza, la proliferazione di nuove piantagioni, tra cui il gelso per la produzione dei bachi da seta. Fonti: ASN, CGPI, fss. 406, 407, 413, 415, 424; ASCNMP, b. 368, f. 2242. Bibliografia: R. Lalli, L’Ottocento, in R. Lalli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura di), Campobasso Capoluogo del Molise, Campobasso, Palladino editore, 2008, vol. I, p. 120. 204 Rossi Carlo [v. Rettori] Petitti Michele [v. Lingua francese] Uhr Antonio [V. Filosofia e Matematica] De Sanctis Giacomo Ferrazzano, in Provincia di Molise (CB), ? - ? Status: Laico (medico) Cattedra: Matematica e Fisica e matematica; Filosofia e Matematica Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: - Matematica e Fisica: o c.m. 23 dicembre 1826 – 5 novembre 1828 (dimissioni); o 1841-1861 (titolare con d. 1 luglio 1846) - Filosofia e matematica: 1837-1840 (sostituto) La cronica mancanza di docenti nel collegio Sannitico, determinatasi con la destituzione dopo i moti costituzionali dell’intero corpo docente, rappresentò Giacomo De Sanctis, laureato in medicina, l’occasione per proporsi come docente di Matematica e Fisica. Individuato dal vescovo della diocesi di Boiano e dall’intendente, fu approvato nel dicembre del 1826 come docente interino, e diede di non comuni conoscenze, tanto da far dire al Rettore Amato che era la prima volta che questo Collegio di che è stato istallato sente parlare su questa Cattedra il linguaggio vero magistrale dell’analisi, e del calcolo sublime. L’esame periodico dato in quest’anno dagli alunni di questo Profess[or]e e specialm.e del P. Iacolucci, e Trudi, che originalm[ent]e le trasmetto, nelle varie soluzioni di quesiti matematici dati da me sulle sezioni coniche analitiche, sulla meccanica, sull’algebra de’ finiti, sul calcolo differenziale; a prescindere dal saggio che offre del profitto degli alunni fatto in si celere periodo di tempo scolastico, offre simultaneam[ent]e una pruova più che matematica, ed apodittica del merito del professore. Costui io l’ho veduto nel processo del suo insegnamento sulla Cattedra enucleare alla mia presenza le questioni le più ardite, ed elevate in genere di calcolo colla massima facilità, e robustezza di raziocini, e con un metodo il più proprio, e dignitoso, che distingue il vero professore di queste materie astratte. Ed è perciò che nella coscienza io posso assicuratam[ent]e rassegnare a V.E., ed a tutta la Giunta insieme, che costui è il solo nella Provincia, che di questo ramo di scienze esatte, gode di tutti i vantaggi della pubb[lic]a opinione; e che nel fatto dell’insegnamento, pei suoi talenti, per la probità della vita, morigeratezza di costumi, e sensatezza de’ sentimenti, non ammette nessun equivoco nella sua persona. (Rettore Amato alla PG, 12 maggio 1827, in ASCNMP, b. 369, f. 2256). Tali fondati motivi spinsero il rettore e l’intendente a richiedere per il de Sanctis la titolarità della cattedra senza concorso. Il secco rifiuto della PG e l’apertura del concorso per la cattedra di Matematica e Fisica, determinarono le pronte dimissioni di De Sanctis nel settembre del 1827. Convinto dall’intendente a ritirarle per non mettere a rischio la sopravvivenza stessa della 205 cattedra, vi insegnò ancora un anno, sino alle definitive dimissioni rassegnate il 5 novembre 1828, lasciando la cattedra scoperta per l’intero anno scolastico 1828-1829. Nel frattempo De Sanctis organizzò e aprì a Ferrazzano una scuola di Filosofia e Matematica che ebbe vasta eco, tanto da essere pubblicizzata dallo stesso intendente sul Giornale dell’Intendenza (G.I., anno 1829, p. 132; anno 1830, pp. 205-206). A metà degli anni Trenta fu di nuovo chiamato a supplire Alfonso Filippone, titolare delle cattedre di Filosofia e Matematica, quasi ininterrottamente dal 1837 al 1840, e di Nicola De Matteis, titolare della cattedra di Matematica e Fisica matematica. Nel 1838, fu approvato come “sostituto” ufficiale di De Matteis e la malattia che colpì quest’ultimo, nel dicembre del 1840, gli permise di subentrare definitivamente sulla cattedra di Matematica e Fisica che resse da supplente sino alla morte del titolare, avvenuta nel 1843, e da interino sino al 1846, anno in cui, dopo ripetuti appelli del rettore, dell’intendente, della commissione amministrativa del collegio e del Consiglio Generale della Provincia, ottenne la titolarità della cattedra senza concorso, retta ininterrottamente sino al 1861. La particolare attenzione posta ai progressi delle scienze, lo posero non di rado in netto contrasto con la PG, cui contestava la scelta dei libri di testo, a suo dire poco aggiornati e metodologicamente inadeguati, e l’intera architettura dei programmi delle due cattedre scientifiche, proponendone una nuova ritenuta interessante anche dallo stesso ministero, ma mai approvata. Benché fosse stato richiamato ad attenersi ai programmi ministeriali, insegnò non solo i contenuti prescritti, ma “ben anche altre materie che gli statuti non prescrivono, come sarebbero le teoriche del’Euristica, per le due analisi, algebrica, e geometrica”, il calcolo infinitesimale e la meccanica analitica. La profonda preparazione del docente, unita alla possibilità di utilizzare il laboratorio di Fisica sperimentale, istallato nel collegio a partire dalla metà degli anni Trenta, consentirono agli studenti che accedevano al suo corso una formazione propedeutica agli studi universitari pressoché unica nel suo genere, come attestano: Agostino Tagliaferri, nelle pagine de I miei Ricordi, e, indirettamente, le brillanti carriere accademiche dei matematici Nicola Trudi ed Enrico D’Ovidio, suoi allievi. All’attività didattica, de Sanctis affiancò anche una intensa attività politica e professionale: consigliere distrettuale prima, e provinciale poi, fu delegato dell’intendenza in affari rilevanti tanto in ambito scientifico, quanto riguardanti l’amministrazione della provincia; come medico si spese per promuovere la vaccinazione, e fu impegnato in prima linea nelle ricorrenze delle malattie contagiose ed epidemiche, “ed in modo speciale nella funesta epoca del colera, nella 206 quale si distinse con dette memorie date alle stampe, e con cure difficili” (Rapporto del segretario generale dell’intendenza della provincia, Campobasso 24 gennaio 1844). Nelle citate Memorie riguardanti il Colera asiatico e le malattia colerose del tremore, e catarro convulso (Campobasso, Tipografia Nuzzi, 1837) espose il metodo da lui approntato per affrontare l’epidemia del colera, riportando anche interessanti dati epidemiologici. All’indomani dell’Unità, pubblicò un Piano d’insegnamento scientifico-morale (1861), il cui fine veniva individuato “nell’educare un popolo ed assicurarlo al benessere sociale e civile”, mediante un sapere che coniugasse “Storia, Scienza, Filosofia e Moralità”. Fonti: ASN, CGPI, fss. 410, 424; ASCNMP, b. 369, f. 2256. Bibliografia: A. Tagliaferri, I miei ricordi, a cura di R. Lalli, Isernia, Marinelli, s.d., passim. Cortes Alberto ?, 1809 - ? Status: Laico Cattedra: Matematica e Fisica Periodo di servizio nel collegio Sannitico: d. 9 marzo 1829 (concorso) – d. 9 maggio 1832 (trasferimento) Di famiglia non abbiente, ottenne la piazza franca nel collegio del Salvatore in Napoli, in cui restò, per munificenza reale, anche dopo il compimento del suo diciottesimo anno, supplendo per una anno alla cattedra di Matematica e Fisica. Non ancora licenziato nella facoltà di matematica, ma già autore di diverse pubblicazioni scientifiche, partecipò al concorso per la cattedra vacante di Matematica e Fisica del collegio sannitico, indetto a Napoli il 31 gennaio 1829, ottenendo la eccezionale dispensa dal possesso di licenza. Superato il concorso, venne nominato con decreto del marzo 1829, ma solo a fine settembre raggiunse Campobasso, poiché l’assoluta indigenza lo costrinse a richiedere alla commissione amministrativa del collegio un anticipo di 100 ducati per poter raggiungere il collegio e mantenersi nei primi tempi, tenuto conto che nel 1825 i pubblici impiegati al primo impiego furono obbligati a versare allo stato, come ritenuta, l’intero stipendio dei primi sei mesi di servizio. Intanto la cattedra del collegio campobassano rimasta vacante, dopo le dimissioni di G. de Sanctis, per l’intero anno scolastico 1828-1829, aveva determinato la fuoriuscita di alunni interni ed esterni, che completavano i loro studi nella scuola privata dell’ex docente del sannitico, Nicola de Matteis, per cui, Cortes, registrata l’assenza di alunni, chiese di poter soggiornare in 207 Napoli, mantenendo l’intero stipendio, ma la PG stabilì come criterio generale che anche in assenza di alunni il docente non poteva allontanarsi dalla residenza di un collegio o di un liceo. Partito per le vacanze autunnali nel 1831, non si presentò a Campobasso per l’avvio del nuovo anno scolastico, ma fu prontamente richiamato al suo dovere, pena la sospensione dallo stipendio, dovendo, tra l’altro impartire le lezioni all’unico studente interno classificato come idoneo per la sua cattedra. Al suo rientro furono tanti i diverbi tra il docente e il rettore, che spinsero quest’ultimo a richiedere alla PG di intervenire con energici provvedimenti. La richiesta di reintegro presentata da Nicola De Matteis, destituito nel dicembre del 1821 a seguito delle accuse mossegli per Carboneria, rappresentò per la PG un’ottima occasione per risolvere la delicata questione e, con decreto 9 aprile 1832, a De Matteis fu assegnata la cattedra di Matematica e Fisica, mentre Cortes fu trasferito, come titolare della stessa cattedra, nella scuola secondaria di Montepeloso. Fonti: ASN, CGPI, fss. 410, 413 ASCNMP, b. 369, f. 2257; ASCNMP, b. 368, f. 2242. 208 Rettori e Vicerettori Rettore Vicerettore 1817 1818 1819 1820 1821 A. dell'Erba * * * * 1822 1823 1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830 1831 1832 1833 1834 1835 1836 1837 1838 1839 1840 1841 1842 1843 1844 F.S.Muzzi/D. Orofino/ A. Scotti A. Scotti A. Amato * * * C. Nardone * * * * * * * * * * * C. Rossi / (vicerettore L. Manca) T. de Rosa L. Manca V. Bria 1845 1846 1847 1848 M. Rossetti * V. Bria * F. Laccone * * * * I. Presutti/A. Scotti/G.M. Mazzarella D. Paventi * * * * * * * * * * * * D. Ferrigni * * * L. Manca * * M. Rossetti P. Romanelli/A. Scambelluri A. Scambelluri/ (Prefetto d'ordine L. Di Iorio) (Prefetto d'ordine L. Di Iorio) L. Di Iorio * 209 Rettori Dell’Erba Alessandro Gennaro Rutigliano in Terra di Bari (Ba) ? - ? Status: ecclesiastico (abate) Funzione: Rettore Periodo di servizio: d. 20 agosto 1817 (trasferimento) – dicembre 1821 (destituzione) Appartenente all’ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, fu rettore del collegio degli scolopi di Manfredonia. Nominato nel 1812 a capo del collegio di Avignano, fu trasferito, dopo due anni, nel liceo di Bari, dove restò sino a 1817. Nominato rettore del collegio di Cosenza con decreto 2 aprile 1817, manifestò subito una forte avversione per quella sede e, adducendo motivi di salute, indusse la CPI ad emanare una nuova nomina per il collegio di Campobasso. Primo rettore del collegio Sannitico, il padre scolopo Alessandro dell’Erba fu ufficialmente preferito dalla CPI, contro le indicazioni che provenivano dal Consiglio generale della provincia di Molise, per i seguenti motivi: “Questo Stabilimento essendo tutto nuovo ha bisogno di un Capo, che conosca bene, e sia pratico de’ sistemi da tenersi per regolarlo né varj rami dell’economia, e dell’istruzione. Così questi sistemi sarebbero prontamente posti in esecuzione, e lo Stabilimento nella stessa sua apertura sarebbe in tutta la sua attività. Un Capo, da cui si possono attendere questi vantaggi, è appunto il Sig. dell’Erba, ch’è stato Rettore nel Real Collegio di Avigniano, in quello di Bari, e che prima era stato anche Rettore tra i PP. Scolopj. In questa carica egli ha acquistato somma pratica in reggere Stabilimenti di Pubblica Educazione, siccome ha sempre mostrato le virtù che sono necessarie per reggerli co proprio decoro, e con pubblico giovamento” (CPI al Ministero dell’Interno, Napoli 13 agosto 1817, in ASN, CGPI, fs. 403). Al di là delle motivazioni ufficiali, sorsero presto profondi dissidi tra dell’Erba e la CPI durante gli anni della sua reggenza, sopratutto in occasione del’acquisto di opere per la biblioteca del collegio sponsorizzate dalla commissione napoletana. Dinanzi al rifiuto del rettore di acquistare opere da lui ritenute inutili per la formazione degli studenti, la CPI manifestava al ministro degli interni tutte le proprie riserve esplose nel frattempo: “Questo Rettore era alla testa del liceo di Bari; la commissione dovette ricorrere al Re di ritirarlo da colà per giusti motivi, e volendo aver riguardo per medesimo si disse, che quell’aria non gli conveniva, e si appoggiò per fargli ottenere il Collegio di Cosenza; e non avendo egli voluto condursi in Calabria, fu raccomandato pel Collegio di Campobasso che ottenne. Nel corso del tempo ch’è stato colà Rettore mille lagnanze la Commissione avrebbe potuto far di lui, ma ha sempre taciuto, sperando meglio; ora egli però è giunto a quel termine, per cui la Commissione si vede obbligata di domandarne la destituzione” (CPI all’Intendente di Molise, Napoli 12 dicembre 182o, in ASN, CGPI, fs. 403). 210 La destituzione arrivò un anno dopo, ma per ben altri motivi: accusato di appartenere alla carboneria, fu rimosso a seguito delle indagini condotte dalla Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione nel dicembre, del 1821. La gestione di dell’Erba, nei pochi anni in cui resse il collegio, fu caratterizzata da una stretta collaborazione con l’intendente Biase Zurlo finalizzata a rendere il collegio, di recente creazione, centro di formazione della Provincia. In tale contesto va ascritta l’istituzione, nel collegio, della “scuola intermedia di primi rudimenti”, di fatto una scuola primaria non prevista dai regolamenti, voluta dai due funzionari e indirizzata agli studenti che non avevano una preparazione sufficiente per affrontare le lezioni delle prime cattedre. Come autore, pubblicò un Saggio di Meteorologia (1835) a testimonianza dei suoi interessi scientifici. Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50: ASN, Ministero Interno, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, f. 403 Muzzi Francesco Saverio Status: ecclesiastico (vicario generale) Funzione: Rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 15 dicembre 1821 – 6 febbraio 1822 Presutti Innocenzo Status: ecclesiastico (arciprete) Funzione: Vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 15 dicembre 1821 – 6 febbraio 1822 All’indomani della destituzione del rettore e vicerettore del collegio Sannitico, nel dicembre del 1821, la GSPI autorizzava, l’intendente Marchese di Camerota, da poco giunto in Provincia, a proporre soggetti idonei e, dopo solo tre giorni, in accordo vescovo della diocesi di Boiano, Monsign Gennaro Pasca, l’intendente provvedeva a spedire una lista di sostituti, approvata dalla segreteria di stato degli affari interni a norma del r. d. 24 giungo 1821, secondo cui “gli Intendenti, coll’approvazione de’ rispettivi Ordinarj diocesani, destineranno soggetti d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata condotta per interini sostituti a tutte la cattedre de’ Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o pure diverranno tali per soppressione o destituzioni de’ professori e maestri”. A rettore provvisorio del collegio Sannitico fu nominato il canonico 211 Francesco Saverio Muzzi, vicario generale della diocesi di Bojano e braccio destro del vescovo Pasca; a vicerettore l’arciprete campobassano Innocenzo Presutti. I due ecclesiastici restarono effettivamente in carica soltanto nel mese di gennaio 1822, poiché, il 5 febbraio, con l’arrivo dell’ispettore Dionisio Orofino che assunse la carica di rettore provvisorio, Presutti fu nominato catechista confessore del collegio e Mussi rientrò in curia. Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, fs. 403 Orofino Dionisio ?-? Status: ecclesiastico Funzione: Rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 5 febbraio 1822 – 16 maggio 1822 Noto per il suo efficace insegnamento nel collegio di Salerno (1789), fu rettore del Collegio di Monteleone e presidente del Giury d’esame di Calabria (1812-1815). Nominato, nel 1816, Ispettore generale di Pubblica Istruzione, riordinò il Liceo di Lecce, quello di Reggio Calabria e il collegio di Campobasso, oltre a numerose scuole primarie e secondarie. Giunto a Campobasso nel febbraio del 1822, a seguito della destituzione del personale del collegio dopo i moti del 1820-21, e assunta la reggenza provvisoria, provvide a riorganizzare la disciplina, l’insegnamento e l’amministrazione, con poteri pressoché illimitati. Nei pochi mesi di reggenza, riuscì a istituire un nuovo sistema amministrativo e a riorganizzare la disciplina imperniandola su una liturgia monastica. Non ebbe però possibilità di migliorare l’insegnamento a causa dell’impossibilità di reperire docenti idonei, la qual cosa ebbe immediate ripercussioni sul collegio, determinando un drastico calo di iscrizioni. Nel 1823 fu nominato rettore e Vice-Governatore della Real Paggeria di Napoli, istituzione fondata nel XVIII secolo da Carlo III all’inizio del suo regno per educare i giovanetti che avrebbero dovuto prestare servizio a Corte. Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859, ASN, CGPI, fs. 403. Bibliografia: Almanacco della Real Casa e Corte per l’anno 1824, Napoli, Stamperia Reale, 1824, p. 26; L. Lace, Monigrafia del Real Liceo e Convitto nazionale Filangieri in Monteleone, Biella, Tipografia Amosso, 1884; A. Zazo, L’istruzione pubblica e privata nel napoletano (1767-1860), Città di Castello, Il Solco, 1927, p. 179. 212 Scotti Antonio ?-? - Status: ecclesiastico (sacerdote) Funzione: Vicerettore; Rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: Vicerettore: d. 17 gennaio 1822 (inizio servizio: 6 febbraio 1822) – 30 aprile 1822; Rettore: d. 1 maggio 1822 (inizialmente “provvisorio”, poi “titolare” con d. 16 febbraio 1823) – c.m. 16 ottobre 1823 (trasferimento) Arrivato a Campobasso il 6 febbraio 1822, direttamente da Napoli al seguito dell’ispettore Dionisio Orofino su disposizioni della PG per affrontare l’emergenza creatasi a seguito della destituzioni del dicembre 1821, fu da subito nominato vicerettore del collegio, coadiuvando Orofino nell’opera di riorganizzazione del collegio. Alla partenza dell’ispettore, e su proposta di questo, fu nominato Rettore provvisorio del Collegio, provvisoriamente prima (d. 1 maggio 1822) e titolare in seguito (16 febbraio 1823), ma rimase in carica nel collegio solo sino all’ottobre dello stesso anno, per andare a dirigere il Collegio di Maddaloni. Dal luglio del 1822 sino alla partenza, resse provvisoriamente anche la cattedra di Latino ed Elementi di greco, in assenza di personale idoneo. Fonti: ASN, CGPI, fs. 405; ASCNMP, b.11, ff. 155-156. Amato Andrea ?-? Status: ecclesiastico (canonico) Cattedra: Rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 1823 (trasferimento) - c.m. 30 aprile 1828 (trasferimento) Licenziato in teologia, prima di entrare nel sistema della pubblica istruzione, esercitò per 12 anni le funzioni di confessore, predicatore quaresimale e missionario nella diocesi di Capaccio, e fu nominato poi docente di Filosofia e Matematica nel seminario di Diano. Ispettore, nel 1816, delle scuole del circondario di Capaccio, fu chiamato a reggere nello stesso anno il collegio di Teramo, dove rimase sino alla nomina nel collegio di Campobasso, avvenuta nel 1823. Il clima rigido del capoluogo molisano lo costrinse, ben presto, a cercare in ogni modo di esser trasferito. La sua conduzione, avvenuta in un periodo di assoluta emergenza per il collegio, carente di docenti e strutture adeguate, fu sottoposta a numerose accuse, non ultimo quella di peculato. 213 Ottenuto finalmente il trasferimento nel Liceo di Lecce con c.m. 30 aprile 1828, la Commissione chiamata a verificare lo stato del collegio, rilevò effettivamente un uso privatistico delle strutture del collegio e l’utilizzo personalizzato di infermieri e camerieri, ma tali abusi non influirono sulla sua carriera. Nel 1822, Amato pubblicò la traduzione Degli elementi del diritto di natura, e delle genti del filosofo e giurista Johann Gottlieb Heinecke, una delle prime in lingua italiana. Fonti: ASN, CGPI, fss. 405, 408, 411; ACNMP, b. 11, f. 156 Nardone Costantino Boiano, 1771 - ? Status: ecclesiastico (arcidiacono) Funzione: rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 12 giungo 1828 – gennaio 1840 (sospensione) Laureatosi in Teologia nel 1803, da suddiacono fu prescelto dal vescovo Rossetti come docente di Belle lettere e di Teologia dogmatica e morale nel seminario di Boiano sin dal 1812. Canonico penitenziale dal 1803 sino al 1825 ed esaminatore pro sinodale ed istruttore catechetico della congregazione della “Madonna de’ Sette Dolori” dal 1802 al 1819, fu nominato provicario generale prima del vescovo Rossetti e poi del suo successore, Gennaro Pasca. Ricoprì per tre volte la carica di vicario capitolare reggendo la diocesi: alla morte di Rossetti, avvenuta nel 1819, per il trasferimento di G. Pasca nella diocesi di Nola nel 1826 e, infine, nel 1834. Nel 1825 fu nominato Arcidiacono della cattedrale di Boiano. Ebbe un ruolo di primo piano anche nelle istituzioni statali: socio corrispondente della Società economica di Molise, sin dal 1824, fu nominato presidente della Commissione di pubblica istruzione provinciale con decreto 26 ottobre 1827 e, due anni dopo, anche ispettore degli scavi di antichità di Boiano e Isernia. Raccomandato dal vescovo di Boiano Gennaro Pasca, fu nominato, nel giungo del 1828, rettore del collegio Sannitico, e fu accolto favorevolmente dall’opinione pubblica locale, tanto che il collegio vide accrescere considerevolmente il numero di iscritti sin dal primo anno della sua amministrazione. Fu sotto la sua reggenza che il collegio riprese vigore, distinguendosi per una politica gestionale orientata a implementare gli strumenti didattici: favorendo l’istituzione del laboratorio di fisica sperimentale e l’acquisto di materiali didattici e di testi per la biblioteca; garantendo 214 l’insegnamento a un maggior numero di allievi accettando senza riserve l’iscrizione di alunni esterni. Convinto assertore della funzione modernizzante dell’istruzione, sostenne tutti i progetti del consiglio provinciale volti a istituire nuove cattedre nel collegio. Intanto i profondi dissapori con il nuovo vescovo di Bojano Giuseppe Riccardi, dovuti alla gestione della diocesi durante il suo vicariato, ne determinarono la sospensione dall’incarico: accusato dal vescovo, in modo pretestuoso, di aver pubblicato un “indecente” componimento satirico, dato alle stampe nel 1838 (Al Sig.D. Giovanni Cenni, Intendente di Molise, nella ricorrenza del suo giorno onomastico: supplica), fu sospeso, nel 1839, addirittura a divinis dalle sue funzioni ecclesiastiche, con l’obbligo di esercizi nel convento dei Minori osservanti di Macchiagodena. Ecclesiastico sottoposto alle direttive del diretto superiore, ma anche funzionario di Stato, sottoposto alle direttive del Ministero, Nardone si rifiutò di adempiere alle disposizioni del vescovo, ricorrendo al Metropolitano di Benevento e al Ministero degli Interni. Il ministero, cautamente, non lo destituì ma, riconoscendo all’autorità ecclesiastica un potere sui funzionari appartenenti al clero, ne dispose l’allontanamento dal collegio tramite una mera “sospensione” nel gennaio del 1840. Discolpato completamente dalle accuse dopo gli accertamenti voluti dal cardinale Metropolitano di Benevento, non riebbe comunque l’incarico rettorale nel frattempo assegnato ad un altro ecclesiastico-funzionario. Membro dell’Accademia letteraria Arcadia di Roma, Nardone diede prova della sua vena goliardica e sarcastica pubblicando La Baccaide (1825), strofe in rima all’indirizzo di tutti i personaggi pubblici della provincia di Molise. Fonti: ASN, CGPI, fss. 409, 411, 416; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 862; ASCNMP, b. 11, f. 157. Rossi Carlo Campodipietra, 1770 – Campobasso, 10 novembre 1840 - Status: ecclesiastico (sacerdote, canonico) Funzione: docente di Filosofia e Matematica; Rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: Docente di Filosofia e Matematica : c.i. 31 dicembre 1821 – 6 febbraio 1822 Rettore: d. 17 gennaio 1840– 10 novembre 1840 (decesso) 215 Nominato direttamente dall’intendente docente di Filosofia e Matematica del collegio Sannitico, nel dicembre del 1821, per far fronte, con urgenza, alla destituzione del corpo docente a seguito dello scrutinio, tenne la cattedra per soli due mesi, sino all’arrivo dell’ispettore Dionisio Orofino. Venti anni dopo, nel gennaio del 1840, dinanzi alla vacanza della carica di Rettore per la sospensione di C. Nardone, su esplicita richiesta del Consiglio generale della Provincia di Molise, gli fu affidata la reggenza, che mantenne per pochi mesi per l’improvvisa morte avvenuta nel novembre dello stesso anno. Fonti: ASN, CGPI, fs. 419. Manca Liborio [V. vicerettori] De Rosa Tommaso ?-? Status: ecclesiastico (abate) Funzione: rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: febbraio 1842 (trasferimento) – settembre 1842 Rettore del collegio di Avellino, venne chiamato a reggere il collegio Sannitico nel gennaio del 1842, rinunciando a pochi mesi dalla nomina. Fu autore di un poderoso Saggio storico filosofico politico delle vicende del diritto pubblico universale dal principio del mondo fino ai nostri tempi (3 voll., 1841), teso a fondare il diritto su princìpi religiosi, contrapponendosi alla scuola storica e a quella filosofica. Fonti: ASNA, CGPI, fs. 421 Bibliografia: Il progresso delle scienze e delle arti, vol. 33, 1844, p. 162. Bria Vincenzo ?-? Status: ecclesiastico (sacerdote, abate) Funzione: rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 22 novembre 1843 (trasferimento) – d. 26 aprile 1845; [posto fuori servizio]; 1847 - 1849 Rettore del collegio di Cosenza, fu trasferito nel novembre del 1843 a Campobasso. Energico e determinato, denunciò e cercò di porre rimedio a diverse situazioni problematiche, tra cui: l’ammissione di alunni alle diverse classi senza previo esame per verificarne le conoscenze; le 216 continue sostituzioni dei docenti da parte dei prefetti, richiedendo e ottenendo che fosse il vicerettore nei periodi di assenza del docente a supplire; una diversa organizzazione degli spazi interni del collegio a vantaggio della didattica, e soprattutto, tentando di risanare la gestione amministrativa, in cui aveva riscontrato fondati indizi di arricchimenti personali da parte degli amministratori. Cercò, in un clima a lui resosi ostile, di tutelarsi dai possibili attacchi, interni ed esterni al collegio, richiedendo la collaborazione dell’intendente e l’invio di un ispettore centrale “il quale vegga, esami, osservi, marchi ogni sconcio, e disordine, per riferirlo poscia a Lei, affinché Ella si benigni di apprestar dall’alto salutari rimedio, provvedendo così al pubblico bene della gioventù tradita, ed al bene privato di chi vuole disimpegnare, ma non vuole compromettere inutilmente la propria carica” (Rettore Bria alla PG, Napoli, 30 giungo 1844, in ASN, CGPI, fs. 422). Di tutta risposta, la giunta, con una lettera “riservatissima” scriveva il 13 luglio 1844: “la incarico di propormi ciò che le sembrerà più idoneo per riformare la disciplina, e l’insegnam.to, giacché per l’amministrazione ella deve dirigersi a cot[est]o Sig. Int[enden]e”. Non tutelato, lasciò il collegio richiedendo un periodo di aspettativa, durante il quale continuò a percepire metà dello stipendio. Due anni dopo, a seguito delle negative segnalazioni dell’intendente di Molise sulla conduzione del collegio, Bria fu reintegrato nel collegio Sannitico e vi trovò condizioni migliori per il proprio lavoro, a partire da consiglio di amministrazione che durante la sua assenza fu interamente rinnovato su volere della PG per porre fine ai presunti illeciti. Nel 1848, chiese ed ottenne che nel collegio entrassero solo ragazzi tra gli 8 e i 10 anni in grado di leggere e scrivere, ripristinando una omogeneità che risultò precondizione essenziale per una migliore attività didattica. Un anno dopo si ammalò gravemente, lasciando definitivamente l’incarico, sostituito provvisoriamente dal vicerettore Di Iorio. Fonti: ASN, CGPI, b. 422-423, 425-426, ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 68; ASCNMP, b.11, f. 175. Rossetti Michelangelo ?-? - Status: ecclesiastico (sacerdote) Funzione: vicerettore; rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: Vicerettore: d. 10 dicembre 1842 – 22 novembre 1843 (trasferimento) Rettore: d. 26 aprile 1845 (trasferimento) – 1847 (in attesa di nuovo incarico) 217 Prefetto d’ordine nel collegio di Chieti, fu nominato vicerettore del Sannitico al posto di L. Manca, che con lo stesso decreto acquisiva la nomina di rettore del collegio di Campobasso. Alla partenza di Manca per il collegio di Teramo, Rossetti fu promosso rettore e trasferito, sempre con identico decreto 22 novembre 1843, al collegio di Cosenza. Nel frattempo giungevano a Campobasso rettore e vicerettore provenienti dal collegio di Cosenza, i sacerdoti Vincenzo Bria e Pietro Romanelli. Un anno e mezzo dopo, nell’aprile del 1845, Rossetti venne richiamato a Campobasso quale rettore, per l’aspettativa accordata al rettore Bria. La sua conduzione del collegio fu sottoposta, parte della classe dirigente locale, a continue critiche che indussero, nel 1847, il ministro a richiamare di nuovo in servizio Vincenzo Bria. Rossetti, rimasto senza incarico, richiese un trasferimento in un collegio con carica vacante. Il vescovo di Chieti, preventivamente scrisse alla PG scongiurandola di non trasferire Rossetti nel collegio cittadino per la pessima opinione di cui aveva goduto durante gli anni del suo servizio. In quel momento solo Lucera risultava senza Rettore ma, avvertiva la PG “per quel Collegio ci bisognerebbe un soggetto che sia non solo capace di regolarlo, ma che godesse già opinione, ed avesse una certa imponenza nella Provincia; perché altrimenti potrebbe darsi luogo agli istessi disturbi avvenuti sotto il passato Rettore” ( PG al Ministero degli Affari Interni, Napoli, 8 settembre 1847, in ASN, CGPI, fs. 425). Il ministero a questo punto decise di concedergli metà stipendio, fatto gravare sulle casse del collegio di Cosenza, in attesa di trovargli una sede più confacente alle sue qualità. Fonti: ASN, CGPI, fs. 422-423; 425. 218 Vicerettori Laccone Francesco Celenza Valfortore in Capitanata (FG) - ? Status: ecclesiastico (canonico) Funzione: Vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 4 novembre 1817 – c.m. dicembre 1821 Canonico di Celenza Val Fortore, Francesco Laccone era insegnate di Retorica e vicerettore del seminario di San Bartolomeo in Galdo quando, all’apertura del collegio Sannitico, nel novembre del 1817, fu nominato vicerettore per le segnalazioni positive dell’intendente e del vescovo della diocesi di Bojano, che ne sottolinearono le qualità morali, i talenti intellettuali e le capacità amministrative. Nominato nel 1821 docente provvisorio dopo il trasferimento di G. Torti, e il forzato ritiro di G. Pallotta, assicurò le lezioni di Retorica e Greco, oltre ad assolvere alle funzioni di vicerettore, dal giungo al dicembre del 1821, epoca della sua destituzione per l’accusa di appartenere alla Carboneria. Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN. Ministero Interni, Inventario I, fs. 859; ACNMP, b. 11, f. 170 Presutti Innocenzio [v. Rettori] Scotti Antonio [v. Rettori] Mazzarella Giuseppe Maria [v. Filosofia e Matematica] Paventi Domenico Campodipietra in Provincia di Molise (CB) ? – Campobasso 1835 Status: ecclesiastico (sacerdote) Funzione: Vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 10 novembre 1822 -1835 (decesso) 219 Domenico Paventi, sacerdote di Campodipietra, visse gran parte della sua vita a Napoli, “sempre occupato nell’educazione della gioventù” (ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859). Dimessosi il vicerettore del Sannitico G. M. Mazzarella, e ben conosciuto dalla Giunta ecclesiastica di Scrutinio per le sue salde “qualità morali”, fu nominato vicerettore con decreto 10 novembre 1822. Rimase in carica sino alla morte, avvenuta nel 1835. Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASCNMP, b. 11, f. 171 Ferrigni Domenico ?-? Status: ecclesiastico (sacerdote, canonico) Funzione: Vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 28 marzo1836 – gennaio 1840 Prefetto d’ordine del prestigioso collegio del Salvatore di Napoli, fu nominato vicerettore del collegio Sannitico nel marzo del 1836, coadiuvando il rettore C. Nardone nell’opera di riorganizzazione interna del collegio. Con la sospensione di quest’ultimo, avvenuta nel gennaio del 1840, rassegnò anch’egli le dimissioni. Fonti: ASN, CGPI, fs. 419; ASCNMP, b. 11, f. 172-173 Manca Liborio ?-? - Status: ecclesiastico (sacerdote) Funzione: Vicerettore; Rettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: Vicerettore: c.m. 3 giungo 1840 (titolare con d. 22 gennaio 1841) – 10 dicembre 1842 Rettore: d. 10 dicembre 1842 – d. 22 novembre 1843 (trasferimento) Sacerdote, agli inizi degli anni Trenta fu nominato prefetto di camerata nel Liceo di Lecce prima, e di Bari poi. Passò in seguito, con la stessa carica, nel collegio Medico-cerusico di Napoli. Nominato, dopo estenuanti ricerche della PG, vicerettore del collegio Sannitico nel giungo del 1840 a seguito delle dimissioni del suo predecessore, D. Ferrigni, resse, da vicerettore, lo stabilimento per l’improvvisa morte del rettore C. Rossi sino all’arrivo, nel febbraio del 1842, 220 del neo-nominato Tommaso de Rosa, già rettore del collegio di Avellino. La rinuncia di De Rosa, pochi mesi dopo, e le osservazioni del Consiglio generale della Provincia che lo lodò per “ordine, nettezza e disciplina”, condussero la PG a nominarlo rettore nel dicembre del 1842. Un anno dopo fu trasferito, con la funzione di “Rettore coadjuvatore” del rettore del collegio di Teramo. Fonti: ASN, CGPI, fs. 419-420, 422; ASCNMP; b. 11, f. 173. Rossetti Michelangelo [v. Rettori] Romanelli Pietro ?-? Status: ecclesiastico (sacerdote) Funzione: vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 22 novembre 1843 (trasferimento) – c.m. 30 marzo 1844 (trasferimento) Vicerettore del collegio di Cosenza, venne trasferito insieme al rettore V. Bria, nel collegio di Campobasso con d. 22 novembre 1843. Negli archivi del ministero pervennero da Cosenza rapporti negativi dell’intendente e del’arcivescovo: insubordinazione, inadempienze burocratiche, scarsa vigilanza sugli alunni, comportamenti denigratori e mancanza di autorità, erano le maggiori accuse, sebbene il rettore Bria registrasse dei miglioramenti nell’andamento del collegio proprio nell’anno del suo trasferimento. Restò nel collegio sannitico pochi mesi, poiché fu trasferito nuovamente nel collegio di provenienza, nel marzo del 1844. Fonti: ASN, CGPI, fs. 422. Scambelluri Angelantonio ?-? Status: ecclesiastico (sacerdote) 221 Funzione: vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 30 marzo 1844 (provvisorio, definitivo con r. 22 maggio 1844) – giungo 1845 (sospensione) Vicerettore nel collegio di Lucera, fu trasferito con decreto 20 febbraio del 1844 nel collegio di Cosenza ma appena un mese dopo, nel marzo del 1844, venne nominato provvisoriamente vicerettore del Sannitico, a seguito del trasferimento del vicerettore del collegio campobassano, P. Romanelli, a Cosenza. Nel 1845 fu al centro di uno scandalo sessuale tra due alunni del sannitico, che gli costò la carica, sebbene non avesse, di fatto, alcuna responsabilità. Pressato dal ministero degli interni affinché rassegnasse le dimissioni, al suo rifiuto seguì la sospensione. Fu comunque tutelato, concedendogli la nomina, nel dicembre del 1845, di docente provvisorio di retorica nel Liceo di Catanzaro, ove rimase sino al termine della sua carriera, e dove diede alle stampe un Saggio di prose e di versi (1859). All’indomani dell’unità si schierò su posizioni conciliatoriste, firmando la nota e discussa Petizione di novemila sacerdoti italiani a S.S Pio IX ed ai vescovi cattolici ad esso unito (1862). Fonti: ASN, CGPI, fs. 425; ASCNMP, b. 11, f. 174 Di Iorio Lorenzo Pietracatella in Provincia di Molise (CB) ? - ? Status: ecclesiastico (sacerdote) Funzione: vicerettore Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 20 dicembre 1847 (titolare) – 1854 Prefetto di camerata sin dal 1821, dopo lo scrutinio della curia e la certificazione dell’arciprete curato e del sindaco del comune di Pietracatella, suo paese nativo, e dietro consenso dell’ordinario diocesano che gli rilasciò il necessario “permesso discepolare”, venne nominato, con decreto rettorale, prefetto d’ordine del collegio nel dicembre del 1825. Trascorse in tale ruolo ben 22 anni, sino a quando nel dicembre del 1847, dietro richiesta della commissione amministrativa del collegio, decisa a interrompere la continua turnazione dei rettori e vicerettori nel collegio, fu nominato vicerettore del collegio, funzione da lui esercitata già a partire dal 1845 per l’assenza di un incaricato. Solo l’arrivo dei padri Barnabiti, nel 1854, chiamati a gestire il collegio, interruppe il suo lungo servizio. Fonti: ASNA, CGPI, fs. 424; ASCNMP, b. 11, f. 1 222 Cap. 6 Studenti del collegio Sannitico 6.1 Gli alunni interni del collegio Sannitico (1817-1834) Nella letteratura sulle istituzioni scolastiche del Regno delle Due Sicilie la figura dello studente collegiale e liceale è stata oggetto di interventi volti a delinearne un profilo ricavato quasi esclusivamente dagli atti normativi e amministrativi e dagli ordinamenti interni scendendo a notizie e descrizioni con dovizia di particolari sulla foggia della divisa indossata, il corredo richiesto, il vitto consumato, e così via. Aderendo a un modello storiografico che ha privilegiato la storia politico-istituzionale dell’istruzione, gli studi prodotti hanno ignorato la dimensione individuale e sociale dell’alunno. Per la finalità poste alla nostra ricerca, tesa a indagare la formazione delle élites dirigenti locali a partire da un caso-studio, l’approccio sociale risulta non solo necessario, ma obbligato per comprendere le funzioni caratterizzanti l’istituzione collegiale e liceale nel periodo preunitario. Per evidenziare gli effetti sociali della formazione, abbiamo individuato cinque parametri: provenienza; estrazione sociale; età d’ingresso nel collegio; permanenza nel collegio ed esito formativo (qualifica/professione dello studente al termine del percorso di studi). Il punto di partenza fondamentale è costituito dagli “stati mensili” degli alunni interni conservati nell’archivio storico del Mario Pagano e presso l’archivio di stato di Napoli. Tali documenti hanno consentito la ricostruzione dell’elenco degli iscritti dalla inaugurazione del collegio, avvenuta nel novembre 1817, sino a tutto il 1834, anno che costituisce uno spartiacque tra un periodo ben documentato dalle fonti e un lasso di tempo carente di informazioni relativamente agli elenchi degli studenti iscritti. Tale indagine, condotta su un campione limitato nel tempo per mancanza di ulteriore documentazione, e ammontante complessivamente a 201 unità, è tuttavia esemplificativo e sufficiente a lumeggiare alcuni tratti della formazione delle élites dirigenti che saranno attive, a partire dagli anni Trenta, fin dopo l’Unità, estendendosi, a volte, sino all’ultimo decennio del XIX secolo. Gli “stati mensili” riportavano: il cognome e nome dell’alunno, la data di nascita, il luogo di nascita, l’eventuale data di concessione, da parte del Consiglio di Stato, del posto gratuito o semigratuito (“epoca della grazia”), la data di effettiva entrata in collegio ed infine, le eventuali “osservazioni” che, nei casi più comuni, registravano la data di uscita definitiva dal collegio o le assenze per malattia. Da questa griglia, si è risaliti alla paternità e alla professione o qualifica dei capifamiglia, mediante: lo spoglio delle domande di ammissione e di certificati di battesimo allegati 223 (conservati nei suddetti archivi); ricorrendo agli stati civili (atti di nascita, di matrimonio e di morte) conservati presso gli Archivi di Stato di Campobasso e Isernia; ed avvalendosi di ogni altra fonte stampa disponibile. Allo stesso modo e con le medesime tipologie di fonti, si sono ricavate preziose informazioni sulla qualifica o professione svolta dagli alunni censiti. Non è stato possibile ricostruire tutti i percorsi professionali degli iscritti, in quanto lo spoglio degli atti degli stati civili, effettuato limitatamente agli Archivi di Stato di Campobasso e di Isernia, ha permesso di individuare i percorsi professionali degli iscritti provenienti dalla Provincia di Molise e, tra questi, soltanto di coloro che sono ritornati a risiedere nel comune di nascita441. Tuttavia, per un campione significativo è stato possibile individuare con certezza lo sbocco professionale. Per quanto concerne gli incarichi politico-amministrativi, i dati sono completi ed estesi al periodo postunitario e riguardano: sindaci, consiglieri provinciali, deputati e senatori. I dati raccolti sull’estrazione sociale e sullo sbocco professionale degli studenti iscritti al collegio tra il 1817 e il 1834, sono stati messi a confronto con i dati contenuti nelle ‘statistiche sulla popolazione’ molisana nel periodo preunitario, relativamente alla “sussistenza” e alla “condizione civile” (qualifica o professione): utile fonti archivistiche per completare la conoscenza della reale dinamica sociale dovuta all’incidenza della formazione442. 441 La ricostruzione completa di tutti gli iscritti molisani richiederebbe lo spoglio degli atti di stato civile di ogni comune molisano, dando per scontato la rispettiva residenza all’interno dei confini molisani; oppure, si dovrebbe effettuare lo spoglio dell’intera serie archivistica, custodite presso l’ASN, inerente le concessioni dei titoli di studio: un lavoro enorme, senza alcuna garanzia di risultati utili allo scopo. 442 Si utilizzeranno, in questa sede, i dati relativi soprattutto ai “possidenti” e agli “impiegati alle arti liberali”. A tale proposito ricordiamo che si sta provvedendo a raccogliere e trascrivere i dati di ogni provincia del regno, per il periodo 1811-1860, in prosecuzione del lavoro già iniziato da Stefania Martuscelli, limitato agli anni 1811-1815 (S. Sabatucci, La popolazione del Mezzogiorno nella statitica del Re Murat, Napoli, Guida, 1979). Poiché il lavoro è in fieri, per la provincia di Molise si farà riferimento alla documentazione finora disponibile per gli anni: 1811; 18131828; 1844-1855. 224 6.1.1 Provenienza territoriale L’amministrazione borbonica mantenne e consolidò la presenza, nel regno continentale, degli istituti collegiali e liceali inizialmente istituiti dai napoleonidi. Tra il 1815 al 1831, i licei da 3 (Napoli, Catanzaro e Salerno) passarono a 5 con la fondazione di quelli di quelli di Bari e l’Aquila; i collegi da 7 (Avigliano, Avellino, Cosenza, Lecce, Lucera, Maddaloni, Sulmona) arrivarono a 12 (Arpino, Campobasso, Chieti, Teramo e Monteleone)443; in pratica si può affermare che ogni provincia disponesse ormai di un canale formativo pubblico in grado di rispondere alla domanda di istruzione secondaria-superiore interna del territorio. I dati quantitativi sulla provenienza degli studenti iscritti al collegio sannitico tra il 1817 e il 1834 esprimono, confermandola, la funzione prettamente provinciale della istituzione (tabella 1). Provincia di Molise 168 Abruzzo Citeriore (CH) 9 Capitanata (FG) 9 Napoli 7 Terra di Lavoro (BN) 4 Principato Ulteriore (BN) 2 Abruzzo Ulteriore 2 (AQ) 1 Basilicata (PZ) 1 Tab. 1 Provenienza: Provincie Su 201 iscritti dell’intero arco di tempo considerato, solo 33 (pari al 16% del totale) proveniva da comuni non molisani e, per molti di loro, studiare a Campobasso fu una conseguenza strettamente legata agli spostamenti dovuti alla carriera amministrativa seguita dai rispettivi padri, come: i 3 figli del procuratore generale della corte criminale di Campobasso, Antonio De Filippo; il figlio del cancelliere della gran corte criminale, Gaetano Senese; il figlio del segretario generale dell’Intendenza di Molise, Paola Maria Sambiase, Duca di San Malvito e San donato, una diramazione della potente famiglia dei Sanseverino. Per alcuni la scelta del collegio di Campobasso non fu obbligata, ma preferita per le buone garanzie di formazione o, quantomeno, per il miglior collegamento al comune di residenza. Ricordiamo in proposito che, tra gli istituti limitrofi, il collegio di Avellino fu inaugurato solo 443 Cfr. R. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione, in H.A. Cavallera (a cura di), Marco Gatti e la riforma della scuola, cit., pp. 175-200. 225 nel 1831444, e quello di Chieti, decretato nel 1817, fu inaugurato nel 1826445. Di certo tali iscritti appartenevano a famiglie facoltose; non a caso si annoverano tra loro i due figli del barone di Policorvo, Nicola Cauli; il figlio del marchese Antonio de Luca, di Foggia, ed altri provenienti provenienti da nuclei familiari definiti nei documenti come “doviziosi” proprietari. Concentrando l’attenzione sui 168 studenti della Provincia di Molise, è stato possibile ricostruire la dettagliata schematizzazione dei comuni di provenienza, divisi per distretti: Distretto di Campobasso N. Distretto di Isernia N. Distretto di Larino N. Campobasso Morcone Foiano Busso Campodipietra Fossaceca Ripalimosani Trivento Bagnoli Ferrazzano Matrice Montagano Riccia Vinchiaturo Colle d’Anchise Campolieto Casalciprano Limosani Macchia Valfortore Mirabello Monacilioni San Giovanni in Galdo Sepino Spinete Toro 70 9 7 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Agnone Boiano Frosolone Isernia 4 2 2 1 Lucito Bonefro Casacalenda Santa Croce di Magliano Castelluccio Acquaborrana Guardialfiera Guglionesi San Martino in Pensilis Civitacampomarano Montefalcone Montenero di Bisaccia Palata Portocannone Ripabottoni Rotello San Felice 7 5 4 3 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 Tot. 124 Tab. 2 Provenienza: Provincia di Molise 9 35 Gli studenti, quindi, provenivano da 45 diversi comuni della Provincia di Molise: 70 di loro, quasi la metà, da Camponasso; seguivano 9 allievi di Morcone, 7 da Foiano e Lucito, 5 da Bonefro, e 4 da Agnone e Casacalenda, mentre i rimanenti 106 erano distribuiti tra 38 comuni in modo difforme. 444 Per i collegi di Avellino e Benevento si veda R. Gragnaniello, L’istruzione superiore nell’Ottocento preunitario: i collegi di Campobasso, Avellino e Benevento, cit., pp. 83-131. 445 L. Romaniello (a cura di), Storia delle istituzioni educative in Italia tra Otto e Novecento: atti del convegno, Alghero, 14-15 ottobre 1994, Milano, Amici del Museo del Risorgimento, 1996, p. 17. 226 Non fu la sola diversa distribuzione della popolazione a determinare la disparità numerica di allievi provenienti dai singoli comuni, poiché, ad esempio, il capoluogo molisano, che contava, nel 1817, 7035 abitanti e, nel 1833, 9112 residenti, non si distanziava poi di molto dai comuni più popolosi446; la motivazione è da ricercare altrove, e precisamente in 3 fattori: il ruolo egemonico assunto da Campobasso rispetto agli altri centri molisani a partire dalla costituzione della Provincia di Molise, nel 1806; il costo elevato per la permanenza nel collegio; la capacità ricettiva del collegio e il sistema di ripartizione delle piazze franche. Il capoluogo molisano, cuore amministrativo della provincia, era sede dell’intendenza, da cui dipendeva l’azione amministrativa provinciale; delle due direzioni provinciali dei dazi diretti e indiretti; della direzione provinciale delle poste e de’ procacci, della direzione generale de’ ponti e delle strade; e, in ultimo, del Tribunale civile e della Gran Corte criminale. La città, divenuta residenza di funzionari, impiegati e professionisti, soprattutto afferenti all’ambito legale, in aggiunta al ruolo di residenza di prestigio delle maggiori famiglie di proprietari, costituì inevitabilmente il primo bacino di utenza del collegio. Il secondo motivo che determinò un così basso numero di iscritti provenienti dai restanti comuni va ricercato nell’elevato costo del percorso di studi. I posti completamente a pagamento comportavano una spesa considerevole per le famiglie, tenuto conto che soltanto la retta ammontava a 96 ducati annui – sceso a 72 nel 1828 – cui bisognava aggiungere il costo del mobilio, del corredo, dell’uniforme e dei libri, per altri 500 ducati, secondo i calcoli dell’intendente Biase Zurlo. Anche i posti gratuiti e semigratuiti comportavano comunque una spesa non irrisoria, perché si veniva esentati, in tutto o in parte, soltanto dalla retta. L’ultimo fattore è legato alla capacità ricettiva del collegio e al sistema delle piazze franche: l’istituto, posto inizialmente in un antico convento cittadino, in attesa di poter costruire una struttura più moderna, ampia ed efficiente - che non vedrà mai la luce nel periodo preunitario-, aveva una capacità ricettiva di soli sessanta posti, che l’intendente Biase Zurlo, all’atto della inaugurazione, volle dividere equamente tra posti gratuiti o semigratuiti e posti a pagamento. La ripartizione dei 30 posti gratuiti e semigratuiti, effettuata proporzionalmente in base al contributo versato per completare la dotazione del collegio, certamente non agevolò i comuni più poveri, i 446 I comuni molisani con più di 6000 abitanti erano: Campobasso, Riccia, Morcone, Isernia, Agnone e Casacalenda; tra i 3000 e i 6000 abitanti: Ferrazzano, Montagano, Ripalimosani, S. Elia a Pianisi, Pietracatella, Baselice, Castelvetere, Colle, Circello, Ponte Landolfo, Casalduni, Santa Croce di Morcone, Sepino, Vinchiaturo, Trivento, Bagnoli, Capracotta, Frosolone, Civitanoca, Boiano, Larino, S. Croce di Magliano, Bonefro, Morrone, Ripabottoni, Castelluccio Acquaborrana, Montecilfone, Gluglionesi; gli altri non raggiungevano le 3000 unità (cfr. G. del Re, Descrizione topografica fisica economica d’ reali domini al di qua dal Faro nel Regno delle due Sicilie, Napoli, Tipografia dentro la Pietà de’ Turchini, vol. III, 1836, p. 126). 227 quali, pur versando con fatica al collegio il dovuto contributo calcolato in proporzione ai rispettivi bilanci, non raggiunsero la soglia stabilita inizialmente di almeno 1000 ducati per vedersi riconosciuto il diritto di una mezza piazza franca e 2.000 per quella l’intera447. Tra gli aventi diritto alle varie forme di piazza, primeggiò Campobasso, la cui municipalità investì un’enorme somma (d. 15.153), seguita da Morcone (d. 8.720), Guardialfiera (d. 1530) Trivento (d. 1348) Riccia (d. 1259) Bagnoli (d. 1338) Montefalcone (d. 1182) Agnone (d. 1164) Frosolone (d. 1040), e a seguire, tutti gli altri, sino ai paesi che riuscivano a versare poche decine di ducati448. Tali cifre spiegano il riservato dominio sul collegio della cittadinanza di Campobasso, che usufruì, complessivamente, di 45 posti, tra gratuiti e semigratuiti, sui 98 assegnati tra il 1817 e il 1834. Un consistente versamento garantì 8 posti gratuiti al comune di Morcone, antico centro di cultura letteraria e di industria laniera e, tra tutti i comuni molisani, l’unico a finanziare ininterrottamente, dalla fondazione sino al 1848, limite cronologico della nostra ricerca, la scuola secondaria e quella di agricoltura pratica. Continuando l’analisi sulla provenienza degli studenti molisani, senza distinguerli tra paganti o non paganti e scorporando da essi i dati relativi a Campobasso, già commentati, si nota una forte discrepanza tra i distretti di Campobasso (54 studenti), e Larino (35 studenti ) nei confronti del distretto di Isernia (solo 9 studenti). La discrepanza si spiega considerando i dati relativi agli “impiegati alle arti liberali”, che registrano nel distretto di Isernia, per il 1817, solo 432 unità a fronte delle 946 nel distretto di Campobasso e delle 502 in quello di Larino, con un divario destinato a crescere con il passare degli anni, arrivando addirittura, alle soglie dell’Unità, a 275 unità professionali presenti nel distretto di Isernia contro le 1255 del distretto di Larino e le 1666 del distretto di Campobasso449. Ne consegue che i dati relativi agli iscritti del collegio, restando ancorati all’assetto socio-economico non omogeneo tra territori, contribuì a determinare una minore o maggiore esigenza di possedere un titolo di studio nei tre distretti. 447 Sino al 1820 si assegnò anche 1/3 di piazza, ovvero, una “borsa di studio” che copriva un terzo della retta. L’intera contribuzione è in G.I., 1825, p. 153-155; cfr. Gragnaniello, L’istruzione superiore nell’Ottocento preunitario: i collegi di Campobasso, Avellino e Benevento, cit., p. 97. 449 Dati relativi al 1855. 448 228 6.1.2 Estrazione sociale450 I dati ricavati dallo spoglio del materiale documentale prospettano una articolata configurazione della estrazione sociale degli alunni: Qualifica/professione N. Proprietario Professione medica 41 19 Professione legale 19 Impiegato Commercianti 11 9 Nobile Ingegnere 7 1 Sottocategorie 15 medici; 4 farmacisti 1 procuratore generale; 2 giudici; 10 avvocati; 6 notai 1 verificatore del registro e bollo; 1 impiegato ufficio postale; 1 conservatore delle ipoteche, 3 cancellieri; 1 usciere del tribunale; 2 impiegati dell'intendenza; 1 segretario della procura, 1 impiegato n.i. 5 mercanti; 2 negozianti; 3 orefici; 4 baroni; 1 marchese; 2 duchi Docente 1 Docente del Sannitico e proprietario Muratore 1 “Maccaronaro” 1 Estrazione sociale degli iscritti (1817-1834) Incarichi politici 3 sindaci 2 sindaci 1 sindaco; d'Intendenza 2 2 segretari dell'intendenza Consigliere distrettuale consigliere generale provinciale e Si registra, accanto ad un consistente ceto possidente, che rappresenta il 37%, una numerosa presenza di professionisti, pari al 34 %, equamente divisi tra esercenti professioni mediche e legali; una discreta presenza della categoria degli impiegati pubblici (10%), anche se, il loro numero, in Provincia, restava comunque contenuto rispetto a quella dei proprietari e dei professionisti. I commercianti (8%), e gli appartenenti alla nobiltà (7%) costituivano l’ultimo nucleo di una certa consistenza, cui seguivano sparute presenze di quelle nuove professioni (ingegnere; docente) e nuove figure artigianali (“maccaronaro” e muratore) che si affacciavano sullo scenario lavorativo del primo Ottocento. Sebbene manchino, per la realtà molisana, studi espressamente dedicati a delineare consistenza e profilo delle élites economiche, amministrative e professionali, cui far riferimento per inquadrare i dati appena riscontrati, è possibile, tuttavia, avanzare delle osservazioni funzionali al nostro discorso ricorrendo alle statistiche sulla “condizione civile” della popolazione451. 450 Dalla documentazione a disposizione siamo riusciti a risalire alla professione di 101 padri di famiglia; i non identificati risultano 52. Il numero totale (153) non corrisponde ai 201 allievi perché tra questi ultimi si annoverano numerosi casi appartenenti alla stessa famiglia. 451 Come diversi casi-studio sull’Ottocento preunitario hanno rilevato, il confine tra l’una e l’altra élite non è affatto netto, in quanto esse sono composte da “famiglie” sette-ottocentesche costituite da una estesa e complessa rete di alleanze parentali, finalizzate ad occupare le funzioni sociali emergenti in una società che si andava sempre più diversificando; e a sua volta la differenziazione della società incideva profondamente sulle strutture e funzioni di 229 Dai dati statistici del periodo compreso tra il 1811 e il 1828, è possibile rilevare che: su una popolazione oscillante tra un minimo di 288.941 unità registrata nel 1811, e un massimo di 331.922, registrata nel 1827, i “possidenti” rappresentavano il 15 - 17% della popolazione. Ma se si sposta l’osservazione esclusivamente sulla popolazione attiva - come suddivisa statisticamente dal ministero (possidenti, impiegati ad arti liberali, preti; frati, monache, addetti alle arti meccaniche [contadini; artisti e domestici; marinai e pescatori]; mendici) la percentuale si attesta tra il 25 e il 30%. I dati ricavabili dalle statistiche sulla popolazione, pur fornendo utili indicazioni sul ceto, non forniscono i livelli di reddito, risultando insufficienti a comprendere l’effettiva estrazione sociale di coloro che i registri del collegio definiscono “proprietari”. Abbiamo tentato di colmare la lacuna ricorrendo alle notizie fornite da Giuseppe del Re nella seconda edizione della Descrizione topografica fisica economica…, in cui è riportato il il numero dei contribuenti ripartiti per fasce di reddito secondo i ruoli fondiari del 1834: [contribuenti] 616 19238 37645 7329 5113 9454 [rendite in ducati] da 101 in poi da 100 a 61 da 60 a 41 da 40 a 16 da 15 a 7 da 6 a 2 L’alto numero dei possidenti potrebbe sembrare sorprendente per una piccola provincia, ma, come evidenzia lo stesso Del Re, la motivazione va ricercata in 3 eventi storici verificatisi durante il Decennio francese: “l’abolizione della feudalità, la divisione de’ demanii, e la soppressione degli Ordini monastici possidenti”, che condussero a un frazionamento della terra destinato a parcellizzarsi ulteriormente nel corso del XIX secolo, per via “delle giornaliere ripartizioni e passaggi di fondo da mano a mano”452. una tale “famiglia”, mutandone, nel lungo periodo, completamente la fisionomia. Si vedano, per i casi-studio, i saggi contenuti in A. Massafra (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni, Bari, Edizioni Dedalo, 1998, pp. 821-1038; per un quadro della realtà sociale ed economica del Meridione preunitario, si rimanda a P. Bevilacqua, Breve storia dell’Italia Meridionale dall’Ottocento ad oggi, Donzelli, Roma, 1993. Per il Molise ottocentesco, come realtà amministrativa, politica, economica, si rimanda ai saggi contenuti in G. Massullo (a cura di), Storia del Molise in età contemporanea, Roma, Donzelli, 2006. Si segnala, inoltre, M. Rossi, L’economia molisana nell’Ottocento preunitario (1815-1860), tesi di dottorato in Storia economica, Napoli, Istituto Universitario Navale, a.a. 1999-2000. 452 G. del Re, Descrizione topografica fisica economica d’ reali domini al di qua dal Faro nel Regno delle due Sicilie, cit., p. 98. 230 La possibilità di iscrivere i figli in collegio, per l’alto costo, era riservata, per lo più, alla prima fascia di contribuenti: 616 persone censite nel 1834; ma abbiamo verificato che tra i 41 proprietari da noi censiti in qualità di capifamiglia, di cui è stato possibile ricostruire la consistenza patrimoniale, più di qualcuno, che, secondo il meccanismo di tassazione, rientrava nella seconda fascia, in realtà poteva contare su maggiori entrate453; mentre altri, possedevano, secondo il gergo dell’epoca, “beni di fortuna che non corrispondeva alla loro condizione”, che veniva seriamente compromesso dalla mancanza di liquidità, determinata da fattori esterni imprevedibili in grado di rompere la tranquillità economica sino al punto da ritardare la retta scolastica, rischiando l’espulsione del figlio dal collegio. Una situazione che si verificò per tre proprietari la cui rendita dipendeva dalla produzione del grano, soggetta a troppe variabili per poter garantire una costante disponibilità di danaro. Emblematico è il caso di Silvestro Colesanti di Morcone, padre di Saverio (alunno a posto gratuito), Epifanio (alunno a pagamento), e di altri 7 figli di tenera età, il quale chiese, nel gennaio del 1830, una dilazione di pagamento per i 18 ducati dovuti per un trimestre: debbo vendere un poco di grano; qui q[es]sto genere non si trova neppure a donare, così vi prego in mio nome pregare la commissione, che mi dia quest’altro poco di dilazione, perché io non voglio sentir nessuno, e non voglio mancare di adempiere ai miei doveri 454. Alla fine dello stesso anno, il Colesanti si vide costretto a comunicare al rettore l’intenzione di ritirare il figlio Epifanio perché “le mie circostanze economiche non permettono che ulteriormente vi resti, attesa la numerosa famiglia di nove teneri figli, la q[ua]le è tutta bisognosa di educazione, perché sono sette maschi”. Ritirato di lì a poco il figlio, nel gennaio del 1831, per onorare l’impegno assunto, si rivolse al rettore per una ulteriore dilazione della retta dovuta per l’ultimo trimestre frequentato dal figlio Epifanio: “il suddetto mio figlio esaminato le mie critiche circostanze, e vedendosi privo di non poter più ritornare in Collegio si è dato quasi alla disperazione, cosa che a me ha fatto perdere i sensi, né ha voluto andare alla Scuola; per cui sono stato molto disturbato per questo riflesso”.[…] Circa l’arretrato poi dovete sapere, che io ho più premura di voi per soddisfare il Collegio, e mi vergogno di fare questa felice figura; ma che debbo fare quando la scorsa stagione non ha permesso di farmi esigere neppure il terzo di quei miei pochi averi; in ogni modo, mi sforzerò al più che posso di 453 Nel 1839, Vincenzo Mancini di Isernia chiese per suo figlio Gaetano la possibilità di usufruire di una mezza piazza franca in quanto “stretto di mezzi”, vedovo e con 4 figli a carico di cui tre femmine. In seguito ad accertamenti, il sottintendente d’Isernia comunicò all’intendente che il Mancini aveva sì un basso imponibile sulla possidenza, ma anche terreni “in enfiteusi per qualche centinaio di ducati” e “la dote della moglie”. Il sottintendente ritenne comunque opportuno ammettere il figlio nel collegio a mezza piazza “perché in qualunque modo non è un forte proprietario” (sottintendente all’Intendente, Isernia 19 set. 1839, in ASCNMP, b. 336). 454 S. Colesanti al rettore, Morcone 20 gennaio 1830, in ASCNMP, b. 335, f. 1899. 231 saldare il mio dare coll’aiuto del Signore per la fine di questo corrente mese, o al più nei primi giorni dell’entrante Febbraio e non manderò mai a rilevare le robe del mio figlio che sono costà, se prima non si copre il mio vuoto, giacché per lui sono chiuse tutte le strade”455. Questo, come altri casi isolati, attestano, forse meglio di altri esempi, di come la formazione collegiale fosse percepita come un’occasione di tale importanza tale da investire una cospicua parte del reddito, tentando si assicurarla, nei limiti del possibile, a tutti i figli maschi della famiglia, come dimostra il dato che su 201 iscritti, ben 37 risultavano avere un legame di fratellanza e, tra loro, si riscontrano addirittura 2 casi di quattro fratelli iscritti contemporaneamente456. Se la possidenza si connotava come un asse portante della realtà sociale ed economica molisana, il peso specifico della componente professionale risulta essere altrettanto rilevante se si considera il ruolo e la funzione che andò ad assumere nel nuovo sistema statale, sebbene la sua consistenza numerica, rispetto al nutrito gruppo di possidenti, era notevolmente inferiore: ricordiamo che nella provincia di Molise gli “impiegati ad arti liberali” si attestavano negli anni compresi tra il 1813 e il 1828, tra lo 0,6 e lo 0,8% rispetto al totale della popolazione e tra l’ 1 e l’1,4% sul totale della popolazione attiva. I profili professionali evidenziano una cospicua presenza di avvocati e medici: due figure con antiche radici, ma che nell’articolazione interna dell’élite locale assumono una importanza fondamentale per la loro “ambivalenza … legate a tradizionali forme di gestione del potere, e al tempo stesso disponibili per una “riconversione” in chiave moderna”457, quasi ad anello di congiunzione tra il mondo feudale abrogato e la nuova era delle professioni liberali: nel prestigio sociale, il titolo di studio e la professione si sostituivano al titolo nobiliare. La classe degli impiegati da noi censiti, tutti residenti nella provincia di Molise, era interamente in servizio nelle amministrazioni provinciali (5 nei Tribunali, 2 nell’intendenza, 2 negli uffici dei Dazi diretti e indiretti, 1 in quello di Poste e procacci); tutti appartenenti al personale burocratico-amministrativo cui fu attribuito l’enorme privilegio, sancito per legge, di vedersi preferita nell’assegnazione dei posti gratuiti nei collegi e licei pubblici. L’atro gruppo ben rappresentato è costituito dai commercianti: 8% , distinti in “mercanti” e “orefici”, provenienti da Campobasso, e “negozianti”, residenti a Ripalimosani. Sebbene la 455 S. Colesanti al rettore, Morcone 31 gennaio 1831, in ASCNMP, b. 335, f. 1899. A chi non riusciva a pagare il trimestre venivano requisiti i beni lasciati nel collegio, secondo il real rescritto 4 gennaio 1823. Nel 1841 per “superiori disposizioni” si affermò un nuovo principio: pagamento anticipato del trimestre e nel caso di adempienza la possibile espulsione dopo un mese, rimanendo in deposito l’equipaggio dello studente fino all’avvenuto pagamento. 456 In questo caso, intervivano provvedimenti assistenziali previsti dalle legge, che garantivano un posto interamente gratuito al quarto figlio. 457 P. Magry, Le élites urbane, in A. Massafra ( a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, cit. p. 810. 232 categoria dei commercianti non fosse rilevata dalla statistica dedicata alla “condizione civile”, gli studi di storia economica sul Molise ottocentesco sono concordi nell’evidenziare una “economia con limitate attività industriali e commerciali”, ed anche questa, quando era presente, restava quasi esclusivamente collegata al settore agricolo, unico trainante458. Per tali motivi, i commercianti rappresentavano un gruppo esiguo e poco consolidato in provincia. La presenza, in questa lista, di un solo docente (Giambattista Torti), tra l’altro in servizio nello stesso collegio Sannitico, non deve meravigliare e merita una spiegazione: benché il figlio usufruisse di un posto semigratuito, lo stipendio di insegnante non gli avrebbe consentito di coprire i costi derivanti dalla retta sia pure ridotta e dall’equipaggiamento; in effetti, fu la sua condizione di facoltoso proprietario terriero a garantire al figlio l’istruzione da “alunno interno” e non quella di docente. Appartenenti alla nobiltà, il cui titolo, ormai onorifico, ricordava soltanto l’origine feudale delle famiglie, erano i capifamiglia: Paolo Maria Sambiase, duca di San Malvito e San Donato, una diramazione della potente famiglia dei Sanseverino, in Molise in veste di segretario generale dell’Intendenza; Francesco Frangipani, duca di Mirabello; il marchesino Antonio de Luca, proprietario, ed esponente di una delle più influenti famiglie di Foggia; Nicola Cauli, barone di Policorvo (Abruzzo), e i baroni molisani Francesco Iannucci, proprietario di Campolieto, Luigi Mascione, proprietario di Fossaceca, e Pompilio Petitti, di Campobasso, magistrato e poi alto funzionario, autore di quel noto Repertorio amministrativo, tuttora utilizzato dagli storici come primaria fonte normativa. Nei nobili era presente più che mai, nel periodo preunitario, l’identità dell’antica discendenza e la rivalità nei confronti del nuovo ceto proprietario, testimoniata finanche da una seduta del Consiglio provinciale del 1846, nella quale, rispondendo ad un quesito ministeriale, si indicava come prima causa che determinava la “miseria” in Provincia, “i notabili de luoghi succeduti agli antichi Baroni [che] hanno meno generosamente di questi curato i loro interessi materiali, donde avviene in danno della classe bisognosa, ed accumulo di capitali in poche mani”459. Questa risposta riassumeva tutto il contenuto di una antica “guerra all’ultimo sangue per il potere”, tra il notabilato demanista e i feudatari, incentrata “sul controllo fondiario, fondamento allora di ogni altro potere, ingaggiata a partire dalla seconda metà del Settecento460; nel collegio però, i figli 458 M. Iarossi, Mercato e commercio fra Otto e Novecento, in G. Massullo (a cura di), Storia del Molise in età contemporanea, cit., pp. 147.184. 459 Consiglio Generale della Provincia, seduta 1 giugno 1846, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 56. 460 G. Massullo, Il Molise che non c’era, in Idem (a cura di), Storia del Molise in età contemporanea, Roma, Donzelli editore, 2006, pp. 3-97. 233 di questi due “partiti” sedevano fianco a fianco sugli scanni del collegio Sannitico, ed entrambi accanto ai figli del “maccaronaro” e del “muratore”, in una competizione che si misurava ormai col metro della capacità e dell’impegno negli studi, e non più con le misure di superficie. Le ultime figure rilevate nel nostro elenco - l’ingegnere, il muratore e il “maccaronaro” - sono poco rappresentative da un punto di vista statistico, ma la loro presenza ci offre lo spunto per qualche considerazione. La professione tecnica dell’ingegnere risulta tra le meno diffuse nel Molise preunitario tanto è vero che dallo spoglio degli atti di nascita del Comune di Campobasso è stato possibile rilevare che, tra il 1809 e il 1865, solo 7 furono i capifamiglia che esercitarono una tale professione, per cui, visto il breve arco di tempo da noi considerato (1817-1834), la presenza, nell’elenco, di un solo ingegnere , residente a Campobasso, può rientrare nella consolidata media di quegli anni. Una diversa valutazione va fatta sul produttore e venditore di pasta (“maccaronaro”), residente a Campobasso, ed il muratore di Vinchiaturo, comune alle porte del capoluogo molisano. Dallo spoglio effettuato sugli atti di nascita dei due comuni, per il periodo 1809-1865, è risultato che: a Campobasso lavoravano 39 “maccaronari” e, a Vinchiaturo, 26 muratori (3 di essi definiti “mastri”, tra cui il padre dell’alunno iscritto al collegio Sannitico). La presenza, tra gli iscritti del figlio di un “mastro” muratore e di un produttore e venditore di pasta, attesta come alcuni mestieri e attività artigianali iniziavano ad assumere i caratteri di attività imprenditoriali tali da consentire ad alcuni di loro di inserirsi nei ceti più abbienti. In riferimento agli incarichi pubblici, sebbene la documentazione consultata abbia permesso, solo in minima parte, di rilevare le cariche ricoperte, i dati ricavati sono, tuttavia, sufficienti ad esprimere l’articolazione interna della classe politico-amministrativa locale. Coloro che assunsero incarichi di vertice della pubblica amministrazione appartenevano soprattutto alla nobiltà: il Barone Gennaro Petitti, negli anni in cui suo figlio era iscritto al Sannitico, ricopriva tale incarico nella Terra di Bari, mentre il suo collega napoletano, il duca Paolo Maria San Biase fu destinato a Campobasso, e a questi, secondo la documentazione archivistica, sono da aggiungere, in qualità di capifamiglia di alunni iscritti come esterni nel 1822: l’intendente della Provincia, il marchese di Cammarota; il segretario generale dell’Intendenza, Ignazio Termini duca di Vatticani, e seppur non nobile, il figlio del giudice della gran corte criminale di Campobasso, Gioacchino Villani461. 461 ASN, CGPI, fs. 405. Come figli di alti funzionari e magistrati potevano seguire, a differenza degli altri alunni esterni, anche le prime quattro cattedre del collegio. 234 Questa classe dirigente annoverava nell’intero Regno tra le 100 e 200 persone ed a loro era affidato un “incarico amministrativo […] per il quale si richiede solo, eventualmente, competenza e correttezza” e per questo “buoni per tutte le stagioni”462: quasi a formare, come lascia intendere Pasquale Villani, una classe dirigente a sé463, cui seguiva in via gerarchica, a livello provinciale, il Consiglio d’intendenza. Questo organo aveva compiti decisionali rispetto al contenzioso amministrativo e funzioni consultive “su determinate materie fissate dalla legge ma interpellabile, a discrezione dell’Intendente, su ogni questione di sua competenza”464. I suoi membri rivestivano il ruolo chiave di consulenti-collaboratori dell’intendente e, poiché intendenti e segretari generali, per indirizzo generale del governo, non provenivano mai dalle provincie amministrate, essi influenzavano secondo la propria discrezione la politica in Provincia. Le funzioni del consiglio d’intendenza presupponevano, per definizione, una preparazione giuridica: ed infatti, i consiglieri d’intendenza da noi censiti appartengono entrambi all’ambito delle professioni legali. Gli ingressi negli altri ambiti politico-amministrativi, a partire dall’amministrazione comunale (sindaco e decurioni), passando per quello distrettuale (consigli distrettuali) sino ad arrivare all’organo provinciale (il consiglio generale della provincia), erano regolati dal criterio del censo e direttamente controllati dall’organo centrale che individuava le nomine a partire dalla lista degli eleggibili. In questa area socio-economica si mettevano in gioco tutti i fattori idonei all’attuazione dei lenti e faticosi processi di modernizzazione del Molise e del Regno. Le trasformazioni della struttura economica feudale e delle forme giuridico-amministrative apportate dai Napoleonidi provocarono profondi mutamenti favorendo l’affermazione di nuovi ceti, pronti ad occupare lo spazio lasciato dal declino del ruolo dell’aristocrazia. Come accennato, dalla ricerca archivistica risulta una borghesia variamente articolata al suo interno che cresce grazie ai processi di modernizzazione (eversione della feudalità, liquidazione dei demani, riforme amministrative) e che non tarda a rivendicare, sulla base dello status economico conseguito, anche un prestigio sociale ed un autonomo spazio di gestione del potere, trovando, attraverso l’istruzione, nei municipi, nei tribunali, negli uffici finanziari, nelle strutture burocratiche di varia natura e nell’esercizio delle professioni: la propria naturale collocazione 462 A. Spagnoletti, Centri e periferie nello Stato napoletano di primo ottocento, in A. Massafra (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, cit, pp. 379-392. 463 Sezione Dibattito, in A. Massafra (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, cit., pp. 1270-1296. 464 L. Russo, Consiglieri D’Intendenza di Terra di Lavoro nel Decennio Francese, in “Rivista di Terra di Lavoro”, Bollettino on-line dell’Archivio di Stato di Caserta, III (2008), n. 1, pp. 86-94. 235 6.1.3 Età d’ingresso nel collegio Figura 1 numero di alunni per età d’ingresso nel collegio Tra il 1817 e il 1834, l’età d’ingresso degli alunni è compresa tra i 7 e i 17 anni compiuti, ma la maggior parte di loro entrarono in collegio tra gli 11 e i 12 anni di età, per cui, solo il 33% di essi rispettava i termini di legge contenuti tra gli otto e i dieci anni; degli altri: il 36% aveva un’età compresa tra gli undici e i dodici anni, il 26% tra i 14 e i 15 anni, e addirittura, 3 alunni furono accettati a 16 e 17 anni compiuti. A determinare questa anomalia, rispetto a quanto prevedevano gli Statuti (1816)465, concorse la dispensa accordata dal Ministero al collegio Sannitico su richiesta avanzata dall’intendente Biase Zurlo, prima della inaugurazione del collegio e mantenuta ininterrottamente sino al 1848. Le motivazioni addotte da Zurlo erano fondate sulla costatazione che in provincia non si sarebbe riusciti a trovare tanti giovani, di età compresa tra gli 8 e 10 anni, abbastanza istruiti per iniziare il percorso di studi collegiale. La deroga concessa risolveva un problema ma ne provocava un altro; tanto che nel 1840, il rettore Carlo Rossi, appena nominato, si vide costretto ad ammettere l’impossibilità di portare “ordine e disciplina” in un collegio dove si permetteva l’ingresso a studenti che, per età avanzata, “non sanno più piegarsi alla esatta osservanza de’ regolamenti, e se non danno a sperare del profitto nelle scienze, perché è avvenuto per essi quello che accade delle pianticine, che trascurate nella loro prima età dall’agricoltore, non possono in età avanzata 465 Statuti pe’ Reali licei del Regno di Napoli, Parte II, Tit. VI, art. 130, in CLDAPI, p. 396. 236 esser più raddrizzate”, e ne propose l’espulsione: strumento approvato dalla PGPI, ma non applicato per l’improvvisa morte del canonico rettore466, che comunque richiese ed ottenne. il ristabilimento dell’età d’ingresso previsto dai regolamenti (cap. 4, par. 4.2.6). Il criterio di inserimento nelle classi di un collegio, non poteva seguire, come oggi, l’età anagrafica cui di solito corrisponde la relativa formazione scolastica che è rigidamente configurata dalla programmazione statale ma, come negli antichi ‘Collegi dei nobili’ del Sei e Settecento, il criterio d’iscrizione era identificato nel livello di istruzione dello studente467, ad opera di una commissione interna nominata allo scopo. Nel collegio Sannitico una dirigenza sin troppo permissiva non rispettò neanche questo vincolo, come attesta la documentazione d’archivio e il vivo ricordo auto biografico di Agostino Tagliaferri, risalenti al 1836, anno in cui si iscrisse da studente esterno: “ In quei tempi non c’erano esami formali di ammissione alle varie classi, ma s’andava alla buona; ognuno si sceglieva da sé la classe che meglio gli conveniva”468 e a fine anno lo studente era tenuto a sostenere l’esame generale che gli permetteva l’iscrizione alla classe successiva. Ancora una volta, fu il rettore Bria a ristabilire un certo ordine eliminando anche questa atipica procedura d’iscrizione. Le due anomalie presenti nel Collegio Sannitico danno adito a qualche perplessità sull’insegnamento nel collegio, con classi estremamente eterogenee per età e livello d’istruzione. La carente documentazione sugli esami, sui singoli corsi e l’assenza dei registri, che ci avrebbero fornito preziose informazioni, non ci vietano però di opinare che l’orientamento generale sia stato, comunque, quello di un adeguamento dell’età man mano che si procedesse verso gli ultimi corsi del piano di studio (Latino ed Elementi di Greco, Retorica e Greco, Filosofia ed Elementi di matematica, Matematica e Fisica) determinato dal limite massimo di permanenza nel collegio previsto al compimento del diciottesimo anno:infatti, l’inserimento nel collegio all’età prescritta (8-10 anni) avrebbe portato gli studenti a iniziare gli ultimi anni di corso in età compresa tra i 12 e i 14 anni; viceversa, coloro che vi entravano in tarda età, soprattutto se semianalfabeti, non avrebbero potuto, per il limite di età di permanenza nel collegio, frequentare le lezioni delle ultime cattedre. Il problema dell’eterogeneità per l’età, e quindi per la preparazione, si presentava delicato soprattutto nelle prime classi del corso di studio, poiché la discrepanza tra età e livello di preparazione avrebbe fortemente compromesso l’intero percorso di studi. Un problema affrontato dallo stesso intendente Biase Zurlo, che istituì, già dal primo anno di vita del collegio, la ‘cattedra intermedia di primi rudimenti’, propedeutica alle prime due cattedre del 466 Rettore Carlo Rossi alla PGPI, Campobasso 29 agosto 1840, in ASN, CGPI, fs. 419. G.P. Brizzi, La formazione della classe dirigente nel Sei-Settecento, Bologna, il Mulino, 1976. 468 A. Tagliaferri, I miei ricordi, a cura di R. Lalli, Isernia, Marinelli, s.d., p. 55. 467 237 collegio; e si programmò un sistema didattico che spianava ogni ostacolo, prevedendo: il metodo individuale nelle prime due cattedre e frontale nelle successive quattro; la frequenza di un unico corso per anno scolastico; la presentazione dei contenuti da novembre a marzo con esami interni ad Aprile; la ripresentazione degli stessi contenuti da maggio ad agosto , con esami generali a Settembre; inoltre, erano previste continue esercitazioni e, per i convittori, stabilite scansioni temporali dello studio personale con la supervisione dei prefetti di camerata469. Una conferma sulla sull’omogeneità delle classi superiori, per età e livello d’istruzione, ci è fornita ancora da Agostino Tagliaferri: Il dì che s'aprono le scuole, mi presento alla scuola di Umanità maggiore: al vedermi con un corpo mingherlino e gracile, quasi d'un fanciullo, in mezzo a circa trenta giovani, tutti maggiori di me, uno sgomento inesprimibile m'invade; sgomento però che dura poco. Appena principiata la scuola, io già comincio a intravedere ch'esso non ha ragion d'essere; più si va innanzi, e più mi si fa evidente la mia superiorità su tutt'i trenta miei condiscepoli, e finisco col persuadermi che restando in quella scuola io non farei che perder tempo; sicché, senza esitare, mi risolvo d'abbandonarla e salire più alto. Il giorno stesso, nella seconda scuola, senza dir verbo a chicchessia, né anche a mio fratello che lascio andare alla scuola d'Umanità, m'infilo tra gli scolari di Rettorica franco e imperterrito. Ma quando, con la piccola statura di fanciullo, vi veggo intorno una ventina di giovani adulti ed aitanti della persona, che mi fissano con aria di meraviglia, e di fronte il Professore (allora Giambattista Torti), che col suo imperioso sussiego m'inspira una riverenza paurosa, il mio sgomento del mattino risorge più gigante, e già mi sento sorgere nell'animo il pentimento della mia audacia. Lo sgomento però anche questa volta dura poco; al sospetto angoscioso d'essere stato troppo ardito, in breve succede il soave conforto e la piena sicurezza d'averla azzeccata, sentendomi nel mio proprio campo e tra' miei pari, con un segreto presentimento che forse fra non molto avrei potuto essere fra tutti il primo470. 469 470 Cap. ?, par. ? A. Tagliaferri, I miei ricordi, cit., pp. 55-56. 238 6.1.4 Permanenza nel collegio471 G. 1 Permanenza: alunni interni G. 2 Permanenza: alunni interni I dati sulla permanenza degli alunni evidenziano come, per la ma maggior parte di essi, il percorso di studi non fu completato all’interno dell’istituto: solo il 18% restò tra i 7 e i 10 anni; il 48% non superò i 3 anni e il restante 34% seguì una formazione che si estese tra i 3 e i 6 anni, di cui la metà con una permanenza compresa tra i 4 e i 5 anni (grafico 1). I dati appena rilevati sottolineano la frammentaria, discontinua e complessa vicenda della formazione secondaria, non sintetizzabile in un unico paradigma. A tale discontinuità contribuirono principalmente quattro cause: la reazione ai moti; l’età d’ingresso; i trasferimenti dei padri; le malattie (colera). Le improvvise destituzioni del dicembre del 1821, operate nei confronti dell’intero corpo docente, ebbero nell’opinione pubblica immediate ripercussioni registrate dall’intendente, il Marchese di Cammarota, in questi termini: “Tralascio di rappresentare a Lei la sorpresa ed il lutto che questo avvenimento ha prodotto nel pubblico. La città ne è vivamente costernata, giacché le qualità morali ed intellettuali specialmente degli individui del Collegio destituiti avevano profondamente stabilita nell’opinione, e nel cuore di tutti una stima profondissima”472. L’inevitabile ed urgente ricorso ad insegnanti interini, reclutati per l’occasione, non solo non garantì la necessaria qualificazione professionale lamentata dallo stesso rappresentante ministeriale, l’ispettore Dionisio Orofino, ma provocò un vortice continuo di turnazioni dei 471 Sui 201 alunni interni, entrati in collegio tra il 1817 e il 1834, siamo riusciti a reperire le permanenze per 174 di essi, per cui i rimanenti 27 alunni non rientrano nella rappresentazione grafica. 472 Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, Campobasso 14 dicembre 1821, in ASN, CGPI, b. 405. 239 docenti, che determinò uno stato precario e carente dell’insegnamento durato per tutti gli anni Venti. Furono proprio questi crolli della continuità didattica, aggravata dalla caduta del livello culturale dei docenti ad indurre i genitori a ritirare i figli dal collegio. Degli stati mensili risulta una caduta libera degli iscritti: da 57 a 30 in soli tre anni (1822-1825): Alunni Su posti graut. o interni semig. Gennaio 1818 30 15 (15) dicembre 1819 46 19 (27) Giungo 1820 49 18 31 Luglio 1821 52 20 32 Luglio 1822 57 21 36 Gennaio 1823 34 16 18 Gennaio 1824 37 12 25 Settembre 1825 30 8 22 Gennaio 1826 37 17 20 Marzo 1827 35 22 13 Aprile 1828 48 30 18 Aprile 1829 42 28 14 Maggio 1830 46 30 16 Novembre 1831 55 33 22 Novembre 1832 62 34 28 Novembre 1833 78 39 39 Dicembre 1834 85 48 37 Periodo A pagamento Inscritti risultanti dagli stati mensili (1817-1834) Le iscrizioni non scesero immediatamente tra il 1821 e il 1822, anzi aumentarono, seppur leggermente (da 52 a 57 iscritti), probabilmente per l’effetto del decreto 4 aprile 1821 che disponeva “che tutti gli studenti i quali appartengono a' diversi comuni del regno, e che riseggono nella capitale, tornino in seno alle loro famiglie ove continueranno i loro studi”473: una misura di ordine pubblico presa a seguito dei moti. A partire dal nuovo anno scolastico 1822-1823, il numero di alunni interni, si ridusse drasticamente, arrivando quasi a dimezzarsi nel 1825 (solo 30 iscrizioni su una media di 50 473 CLDAPI, vol II, p. 1. 240 registrata negli anni precedenti). L’esodo giustificato con motivi di salute si registrò tra l’agosto e settembre del 1822, quando ormai era chiaro alle famiglie che il livello d’istruzione del collegio era inesorabilmente compromesso. Verso la fine degli anni venti, espletati alcuni concorsi, ed assegnate le cattedre ai titolari, le iscrizioni cominciarono a risalire e, nel 1831, con il reintegro degli insegnanti destituiti dieci anni prima, il collegio riprese vigore e gli iscritti aumentarono, di conseguenza, vertiginosamente nel giro di soli 4 anni: dai 46 del 1830 sino agli 85 del 1834. La seconda causa che contribuì a mantenere bassa la permanenza degli alunni nel collegio, fu l’intempestiva età d’ingresso nell’istituto. Gli Statuti stabilivano, infatti, l’uscita dallo stabilimento, all’età massima di 18 anni, quindi, coloro che entrarono in collegio dopo aver compiuto i 14 anni, ed erano il 30%, avevano un periodo formativo di tre o quattro anni 474, limiti di tempo che assolutamente non potevano consentire di compiere l’intero percorso di studi. La terza causa fu determinata dai trasferimenti, poiché i Borboni, per evitare il rischio di una gestione privatistica del potere nelle strutture portanti della pubblica amministrazione statale e assicurarsi un maggior controllo del territorio, affidavano quasi sempre gli incarichi di vertice (intendenti e segretari generali d’intendenza, giudici di tribunale e direttori di uffici) a personale non originario della provincia interessata475. Gli alti funzionari , quindi, costretti a periodica turnazione, si spostavano, solitamente, con le famiglie a seguito e iscrivevano i figli ancora in età scolare sia come interni sia come esterni, nei collegi e licei delle province di destinazione. La quarta causa, fu determinata dalla epidemia di colera che colpì il territorio molisano tra il 1836 e il 1837. La testimonianza di Agostino Tagliaferri, riferita al 1837, ci permette di rivivere quel tragico evento: Questo primo anno de' miei studi, fatti fuori di casa, mi è rimasto indelebile nella memoria, non solo per l'allargamento del mio spirito operatosi nel gran mondo, ma anche e più perché sul finire di esso ci funestava con la sua prima visita il cholera; prima visita che, più d'ogni altra fattaci in seguito, riuscì micidialissima, sì perché il contagio suole riuscire più violento nella sua prima invasione, sì perché esso era grandemente accresciuto dal costume universale di seppellire i cadaveri entro le chiese. Esso si manifestò in Montagano (come in tutta la provincia) su' principi di Luglio. Dapprima tra parecchi attaccati dal feral morbo, non c'era che un caso di morte ogni tre o quattro giorni: ma dopo qualche mese i primi più non si contavano, e i casi di morte si moltiplicavano sì rapidamente che se n'aveano tre, quattro, cinque, sei, sino a dodici al giorno. Queste notizie ci pervenivano dì per dì in Campobasso, dove tuttora eravamo io e il fratello, le scuole non essendo state per anco chiuse; e più terribili ancora erano quelle che ad ogni istante ci risonavano all'orecchio, relative alla strage che il morbo faceva in 474 Al compimento del diciottesimo anno, i capifamiglia chiedevano, di norma, la dispensa, sempre accordata, per permettere ai figli di completare l’anno scolastico in corso e sostenere gli esami di settembre, perdendo soltanto il diritto al posto gratuito o semigratuito. 475 Una impostazione che seguirà, in linea di massima, anche nella conduzione dei collegi a partire dagli anni ‘40, per riequilibrare il peso di una amministrazione tutta provinciale. 241 Campobasso. Il cholera era, nella maggior parte de' casi, fulminante e non dava neppure il tempo di farsi la croce; lo spavento avea invaso tutti gli animi e si leggeva in tutti i volti; nessuno riteneasi ormai sicuro del domani; per le vie non vèdeasi che gente spaventata, con ampolline odorifere alle nari, camminava in fretta, paurosa d'esser toccata da' passanti, in ognuno de' quali vedeva un infetto. Le autorità centrali non diramarono direttive di chiusura degli istituti scolastici, né diedero disposizione ai rettori su come fronteggiare l’emergenza. A Campobasso, fu il rettore Costantino Nardone ad informare la PGPI del precipitare della situazione: In alcuni limitrofi comuni di questa città, per quanto dicesi, si son verificatisi varj casi di malattia, che i Professori, sebbene non pienamente, hanno caratterizzata per Cholera morbus. Tale circostanza, ha in certa maniera allarmato alcuni genitori di questi alunni, i quali vorrebbero richiamare in famiglia i propri figli nel caso, quod absit, questa Centrale ne venisse anco invasa. Che perciò si compiaccia V.E.R istruirmi, se se posso accordare per tale motivo di permessi agli alunni, come ancora si benignerà di autorizzarmi, che laddove in questa città si sviluppasse tal flagello, io possa impedire agli alunni Esterni, che sono al numero di circa 120, d’intervenire nelle cattedre, onde evitare per quanto più si può il contatto cogli alunni Interni476. La PGPI, rimandando all’art. 135 del regolamento, non autorizzò il rettore alla chiusura, ma si limitò a concedergli, in caso di necessità, la facoltà di precludere l’ingresso degli esterni nella struttura. La situazione, come ha raccontato Tagliaferri, precipitò nel volgere di poco tempo, interessando anche il collegio: agli inizi di agosto dello stesso anno, fu colpito dal morbo un prefetto di camerata, il sacerdote Cosmo Barile: prontamente messo in quarantena e curato dai medici del collegio, dopo un’apparente ripresa, si spense agli inizi di settembre. Sebbene, come ricorda il Tagliaferri, alla “fine di Agosto il crudo morbo che ha fatto strage fin qui, comincia a rimettere alquanto della sua violenza, sì che i casi di morte si fanno ogni dì più rari”, la dirigenza del collegio, probabilmente pressata dai genitori, garantì il ritorno in famiglia degli studenti con certificazioni del medico del collegio attestanti , per lo più, “febbre reumatico-gastrica” e “febbre gastrica verminosa”. Gli alunni esterni, attestati, agli inizi del mese di luglio, in circa 120 dal rettore Nardone, già ad agosto erano ridotti alla metà477. 476 Rettore C. Nardone alla PGPI, Campobasso, 10 luglio 1837, in ASN, CGPI, fs. 417. Alcuni capifamiglia, già nel maggio del 1837, iniziarono a ritirare i propri figli, senza attendere alcuna autorizzazione. 477 Per l’esattezza, erano 62 come risulta dallo “Stato degli alunni esterni che hanno assistito alle Cattedre in Agosto 1837”, in ASN, Ministero degli Interni, II, fs. 4247. 242 6.1.5 Esito formativo: qualifica/professione e incarichi politico-amministrativi478 I dati ricavati dallo spoglio del materiale documentale ricostruiscono una articolata configurazione dell’esito formativo del campione di alunni interni del collegio, tra il 1817 e il 1834: Qualifica/professione professioni legali professioni mediche proprietario impiegato funzionari architetto ingegnere agronomo militare calligrafo ecllesiastico docente-musicistacalligrafo 20 8 24 9 2 2 1 1 1 1 1 17 avvocati; 2 notai; 1 giudice 7 medici; 1 farmacista Ufficiale di ripartimento del Ministero di Polizia; funzionario della Corte dei conti, (entrambi laureati in giurisprudenza) maggiore dell'esercito canonico 1 La prevalenza è dei professionisti, pari al 43%, seguiti dal nutrito numero dei proprietari, pari a 33%; tra i primi hanno una netta prevalenza le professioni legali, seguite da quelle mediche, che si connotano come gli assi portanti dell’esito formativo; ma, rispetto alle rilevazioni sull’estrazione sociale, compaiono anche nuove figure professionali, come quella dell’architetto, del calligrafo e dell’agronomo; mentre gli impiegati con la loro consistenza del 12% costituiscono il nucle avanzante di quella classe di quadri intermedi che avevano avuto una forte considerazione dopo i Napoleonidi. Queste stesse consistenze trovano conferma nel quadro più generale offerto dalle ‘statistiche della popolazione’. Tra il 1813 e il 1855 la quota dei possidenti, nella Provincia di Molise, aumentò rispetto alla popolazione (dal 14,96% al 17, 33%) ma diminuì in relazione alla popolazione attiva, passando dal 26,97% al 24,15%, con incrementi e decrementi diversamente distribuiti nei tre distretti della Provincia (tabb. 1-4). La variazione percentuale, ovvero la variazione assoluta tra il numero dei possidenti registrato nel 1855 e quello registrato nel 1813 478 Si considera solo l’esito formativo degli studenti molisani che ammontano, sulla base della documentazione sinora rintracciata, a 71 sui 168 iscritti in Collegio tra il 1817 e il 1834. Per quanto concerne gli incarichi politicoamministrativi, i dati sono completi e diffusi a tutto il post-unitario e riguardano: sindaci, consiglieri provinciali, deputati e senatori; per il periodo preunitario, i dati sono completi relativamente alla carica di sindaco. La ricognizione è stata effettuata su G. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, 4 voll., 1915-1952. 243 espressa in termini percentuali, è pari a 37,39% (1855: 66.059 possidenti 1813: 48.083 possidenti) [tabb. 5-6]. Nello stesso acro di tempo, la quota degli ‘impiegati alle arti liberali’ passò dallo 0,61% al 0,84 % sul totale della popolazione, e aumentò, rispetto alla popolazione attiva, passando da 1,01% a 1,17%, con una variazione percentuale pari a 76,66% (3.194 professionisti nel 1855, contro i 1.808 nel 1813), ma estremamente diversificata tra i tre distretti: con un incremento del 163,66% nel distretto di Larino; del 71,4% nel distretto di Campobasso ed un decremento pari al 23% nel distretto di Isernia. Anno 1813 Distretto/Provincia Pop. Totale % possidenti % impiegati ad arti liberali Campobasso 143021 14,96 0,68 Isernia 82754 16,99 0,44 Larino 70756 17,84 0,67 Provincia 296531 16,22 0,61 Tab. 1 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione (1813) Anno 1813 Distretto/Provincia Totale pop. Attiva % possidenti % impiegati ad arti liberali Campobasso 87901 24,35 1,11 Isernia 51811 27,13 0,69 Larino 38563 32,73 1,23 Provincia 178275 26,97 1,01 Tab. 2 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione attiva (1813) Anno 1855 Distretto/Provincia Pop. Totale % possidenti % impiegati ad arti liberali Campobasso 173263 18,14 0,96 Isernia 114431 16,69 0,24 Larino 93515 16,60 1,34 Provincia 381209 17,33 0,84 Tab. 3 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione Anno 1855 Distretto/Provincia Totale pop. Attiva % possidenti % impiegati ad arti liberali Campobasso 136782 22,97 1,22 Isernia 71118 26,85 0,39 Larino 65603 23,66 1,91 Provincia 273519 24,15 1,17 Tab. 4 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione attiva 244 Distretto/Provincia Variazione assoluta 1813-1855 Variazione % possidenti 1813-1855 Campobasso 10019 46,81 Isernia 5039 35,84 Larino 2898 22,96 Provincia 17976 37,39 Tab. 5 Variazione assoluta e Varizazione percentuale dei possidenti (1813-1855) Variazione % impiegati ad arti liberali 1813-1855 Distretto/Provincia Variazione assoluta 1813-1855 Campobasso 694 71,40 Isernia -85 -23,61 Larino 779 163,66 Provincia 1386 76,66 Tab. 6 Variazione assoluta e Variazione percentuale degli impiegati alle arti liberali (1813-1855) 1813 Tot. popolazione % possidenti % impiegati ad arti liberali 7035 13,40 2,86 1855 11001 13,61 4,56 Tab. 7 Possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione di Campobasso (1813 e 1855) Tot. popolazione attiva 1813 2873 1855 7893 % possidenti % impiegati ad arti liberali 32,82 7,00 18,97 6,36 Tab. 8 Possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione attiva di Camposso (1813-1855) Rivolgendo l’attenzione alla singola realtà di Campobasso (tabb. 7-8) si nota che nel capoluogo di provincia la possidenza rispetto alla popolazione residente rimase pressoché immutata tra il 1813 e il 1855 (circa il 13,5%), ma quasi dimezzata rispetto ai residenti attivi, passando dal 32, 82% al 18,97%. Viceversa, risulta quasi raddoppiato il numero degli ‘impiegati alle arti liberali’ rispetto al totale dei residenti, passando dal 2,86% al 4,56, restando pressoché identico rispetto alla sola popolazione attiva, passando dal 6,36 al 7% (tab. 7-8)479. In definitiva, si osserva in modo macroscopico e più accelerato, lo stesso processo che interessò la Provincia: la professionalizzazione dell’élite locale, trovò nell’avvocatura innanzitutto e, a seguire, nella professione medica, il principale sbocco formativo, svincolandosi dalla semplice possidenza. Gli ex studenti del Sannitico si distinsero per il loro contributo fornito al rinvigorimento ed al ricambio nel campo politico e amministrativo assumendo gli incarichi di: sindaco e consigliere provinciale, cui si aggiunsero quelli di deputato e senatore nel periodo unitario. 479 Dai dati sin qui presentati si ricava che nel 1855 il 16% dei professionisti esercitanti in Provincia risiedevano nel capoluogo. 245 Tra i 168 studenti molisani iscritti tra il 1817 e il 1834, si annoverano 21 sindaci, di cui 5 con incarico nel capoluogo molisano. Essi furono in carica nel periodo compreso tra il 1841 ed il 1894 e rispettivamente: 6 nel periodo preunitario, 14 in quello postunitario e uno in carica nel delicato periodo di transizione, dal 1858 al 1863. Dei cinque sindaci che ricoprirono l’incarico a Campobasso, quattro egemonizzarono la vita politica del capoluogo nel periodo post-unitario: dopo l’avvocato Federico Cerio, in carica dal 1866 al 1868, seguirono i mandati conferiti all’avvocato Luigi Mascilli (1879-1882), al proprietario Gaetano Bucci (1882-1891) e dall’avvocato Mercurio Magno (1891-1894). Furono invece 8 gli ex studenti del collegio entrati a far parte del Consiglio Provinciale, ovvero: Cognome e nome Agostinelli Annibale Barbieri Domenico Tito D’Alena Donato Franceschini Francescantonio Mascilli Luigi Provenienza Bonefro Ripabottoni Frosolone Casacalenda Professione medico proprietario ingegnere proprietario Periodo di incarico 1862-1885 1865 1866-1874 1861-1862 Campobasso legale Ricciardi Giuseppe Ricciotti Giuseppe Sipio Gennaro Palata Riccia Campobasso legale legale legale 1861-1869; [sindaco di Campobasso: 1879-1882; deputato: 1870-1890] 1862-1867 1861 1863-1883 [deputato in parlamento per 5 legislature (XI-XIII )] Tra i deputati si annoverano: l’avvocato Lorenzo Iacampo, di Vinchiaturo, eletto in Parlamento nel 1848, deputato, dopo l’Unità dal 1861 al 1865 e successivamente dal 1870 al 1874; l’avvocato Gennaro Sipio, consigliere provinciale per vent’anni, poi deputato per 5 legislature (IX-XIII); l’avvocato Luigi Mascilli, già sindaco di Campobasso e consigliere provinciale, per ben vent’anni deputato (1870-1890)480; e infine, l’avvocato Michele Giacchi, già deputato al parlamento nel 1848, fu eletto senatore del Regno d'Italia, nel 1876.. 480 Tra i non Molisani, ma studenti in collegio, ricordiamo Gennaro de Filippo, originario di Napoli, al seguito del padre in Molise, iscritto in collegio tra il 1824 e il 1826, deputato nella IX legislatura ed eletto nel collegio di Isernia. 246 6.1.6 Conclusioni I dati statistici sull’istruzione sia pubblica che privata, relativi al periodo preunitario, hanno indicato una rinascita territoriale dell’area molisana e una preminenza della neonata Provincia rispetto alle altre provincie del Regno, grazie anche e soprattutto alla presenza di Biase Zurlo, nel settore dell’istruzione pubblica secondaria. I dati statistici sulla ‘condizione civile’ della Provincia di Molise hanno dimostrato come, già nel periodo preunitario, si sia risvegliato un interesse rivolto alla formazione mirata alle professioni liberali che si affermeranno sempre più come cardini strutturali portanti nell’Italia unita. Il fermento di iniziative pubbliche nel settore scolastico secondario, e l’esito formativo che ne derivò in Molise, oltre ad essere interpretato come il risultato delle politiche scolastiche governative o delle azioni illuminate di una parte della classe dirigente locale, deve rimandare a quei fattori storicamente individuabili durante gli anni di governo dei Napoleonidi. Per l’antico Contado di Molise, quasi corpo aggiunto alla Capitanata, il “decennio francese” costituì l’avvio concomitante di quattro storici processi: la creazione della Provincia di Molise (1806-1811); l’abolizione del feudalesimo e degli ordini religiosi possidenti con conseguente spartizione delle terre demaniali; il riordino dell’istruzione e la nascita del ceto ‘proprietario’. L’abolizione del feudalesimo fu il culmine di un processo, iniziato nel regno di Napoli, dalla seconda metà del Settecento, che comportò la perdita del potere economico e di conseguenza del potere politico del ceto nobiliare: un processo, come ha mostrato P. Villari, che si connota per la lenta erosione della proprietà feudale a vantaggio di un ceto emergente composto da amministratori di tenute feudali e governanti di terre baronali, usurai, pubblici ufficiali delle università e commercianti. Il nuovo ceto, aspirando al possesso della terra, elemento costituente e fondante del potere socio-economico e politico, trovò nell’opera riformistica dei Napoleonidi l’occasione idonea ad investire la liquidità finanziaria nella spartizione delle terre demaniali e nella vendita dei beni immobili degli aboliti ordini religiosi. ; ma non stravolse il territorio rendendolo più modernizzato: le leggi ed i provvedimenti richiedono tempi mediolunghi per penetrare negli strati sociali e provocarne trasformazioni radicali, con tutti gli effetti che ne derivano. Defeudalizzazione, abolizione degli ordini religiosi, spartizione del demanio rappresentarono per il “ceto mezzano” l’occasione di una affermazione che trovò: nella qualifica di “proprietario”, la propria legittimazione sociale ed economica, nel codice napoleonico la propria tutela e nell’istituzione della Provincia di Molise l’occasione per divenire classe dirigente. 247 L’antico Contado, libero dalle dipendenza della Capitanata, permise al ‘proprietaio’, inteso come sintesi terminologica che assimilava i due antichi partiti, gli aristocratici e il ceto emergente, di accedere alle cariche politico-amministrative distrettuali e provinciali: forme istituzionali in cui le funzioni giuridico-formali avevano immediate ripercussioni sulla struttura economico-sociale. E proprio dai consigli distrettuali e provinciali, appena 4 anni dopo la fondazione della Provincia di Molise, la istituzione del collegio fu considerata una priorità assoluta e sostenuta con forza: i riordinamenti del settore secondario-superiore sin dal Decennio avevano reso il collegio una istituzione centrale per garantirsi quel titolo di studio che, sostituendo definitivamente il titolo nobiliare, rappresentava lo strumento indispensabile per acquisire potere e prestigio. Alla ‘nobiltà’, intesa come classe di governo che per secoli fornì i quadri dirigenti, subentrò, nel corso dell’ottocento, il ‘notabilato’, non più identificabile con la semplice classe dei proprietari terrieri, ma conseguibile con il ricorso alla professione che intanto perde il carattere di servizio che aveva in passato, per assumere quello di funzione socio-politica, assolta in Molise dal medico e dal legale: il primo, avverte P. Macry, “dotato di un forte consenso, tipico anello di giunzione tra comunità e istituti statali. Insomma una figura mediana centrale, sebbene a questo livello, è la professione legale il settore chiave: gli avvocati sono il cuore delle elités locali e dei gruppi di parentela che le controllano”481. Non fu certo un caso che, a partire dal 1829, il collegio Sannitico, per volontà del consiglio provinciale, si dotò di una cattedra di giurisprudenza. 481 P. Magri, Le élites urbane, in A. Massafra ( a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, cit., p. 810. 248 Planimetria collegio Sannitico – 1822 (ASN, CGPI, 405) 249 Prospetto e planimetria collegio Sannitico – 1839 (ASCb, Intendenza di Molise, b. 81, f. 94) 250 Rapporto dell’Ispettore D. Orofino - 1822 (ASNA, CGPI, b. 405) Real Collegio Sannitico 1822 Napoli il di 17 Maggio a Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Napoli Presidente della Giunta Permanenza della Pubblica Istruzione Oggetto Rapporto generale di tutti gli oggetti amministrativi, ed economici in risulta della visita, e della riorganizzazione del Real Collegio Sannitico Eminenza Si compiacque V[ost]ra Eminenza di accordo colla rispettabile Giunta di rassegnare a S.M. il preciso bisogno di doversi riorganizzare il Real Collegio Sannitico dopo varj cambiamenti avvenuti nel personale degli Impiegati, e Professori, con aver proposta al Sovrano la debole opera mia per tale disimpegno. Io non tardai un momento ad ubbidire. Poiché mi lusingo di aver soddisfatto all’incarico affidatomi della riorganizzazione del sudd[ett]o Stabilimento, così vengo a sommettere del mio travaglio un rapporto generale all’alta intelligenza dell’eminenza V[ost]ra, ed alle luminose vedute della Giunta permanente d’Istruzione pubblica, onde aversi una estesa, e distinta conoscenza di quanto possa mai riguardare il Real Collegio della Provincia di Molise. Prima di entrare in materia è mio dovere di far rimarcare a V[ost]ra Eminenza, ed alla Giunta l’estrema bontà del Sig.r Marchese di Camerota Intendente della Provincia, che mi ha ricolmato di favori coi rischiaramenti su gli oggetti amministrativi del Collegio, a di cui vantaggio ha spiegato caldissimo impegno. Debbo, lodarmi dello zelo de’ membri della Deputazione della Provincia per la dotazione, e della Commissione Amministrativa nel coadiuvarmi pei lumi analoghi all’amministraz[ion]e dello Stabilimento. Non posso finalmente obliare lo spirito pubblico del Consiglio generale della Provincia di Molise, del Consiglio d’Intendenza, e de’ Cittadini di Campobasso nel promuovere lo splendore, e la prosperità del Real Collegio Sannitico. Siccome la parte amministrativa ed economica dell’educatorio Sannitico esige un lungo sviluppo di conoscenze, così ho stimato conducente di esporre in un rapporto separato la posizione amministrativa, raccogliendo in altro rapporto lo stato degli oggetti d’Istruzione, e di disciplina. Art[icol]o I Località del Collegio Autorizzazione de’ 20 aprile 1816. La sua situazione è nell’abitato: dinanzi alla facciata del Collegio vi è una vistosa, ed ampia piazza. Le fabbriche avean sofferto enorme guasto col muoto [terremoto] del 1805, e per l’uso di caserma militare. Dopo le restaurazioni più urgenti si divenne in Novembre del 1817 l’apertura del Collegio Sannitico, previo Real Decreto de’ 12 marzo 1816 di cui è allegata copia nella pag. e num.i 8° e 9°. La località del detto Stabilimento offre i comodi bastanti per Camerate, Stanze, Scuole ed Officine. Non essendosi eseguita una fabbrica di pianta, era inevitabile il difetto, che ha impedito una simmetrica ripartizione del Locale, ed una forma regolare. Potrà sminuirsi questo sconcio col 251 tratto progressivo delle fabbriche da dilatarsi verso Oriente, e verso settentrione, e con rendersi regolare, e vistoso il prospetto e facciata del Collegio. Nel pian terreno (oltre di un cortile coperto, e di un altro scoperto) si ha il comodo della stanza del Portinajo, di una Cappella, di sei Scuole, di una mediocre Sala da mangiare pe’ Convittori, di una grande cucina, dietro cucina, non che di abbondanti magazzini. Un giardino abbastanza esteso in 170bA palmi quadrati, con viali regolari, e con deposito di salubre acqua sorgiva, abbellisce lo Stabilimento. Nel piano superiore è stabilito il Convitto. al primo ingresso delle scale del Convitto ho fatto adempire nel breve tempo della mia ispezione alla situazione di un rastrello per la maggior sicurezza, e miglior disciplina del Convitto, come ho fatto eseguire la costruzione di un’altro rastrello tra la porta esteriore dello Stabilimento, e la comunicazione all’interno del Convitto, a norma dell’art. 126 de’ Regolamenti. Ciò si è ottenuto, a spese della Provincia, non già del Collegio. Al’arrivo poi al primo corridoio superiore, son perfezionate, ed abbellite due stanze, esposte all’Est, pel Vicerettore, con vetretti, e comodi confacenti: indi appresso trovasi compiuto un quartino di tre stanze, all’Est, e al Sud, con vetretti, e piccolo loggiato a vista del giardino per l’abitazione del Rettore: successivamente quattro stanze esposte al Sud, altre tre all’Est, ed altre tre al Nord, all’infuori di altre stanze pe’ Professori, pel Prefetto d’ordine, e per la biblioteca. Un Camerone abbastanza grande per piccoli Alunni è esposto al Sud: un altro più vasto ad uso de’ giovanetti più grandi è esposto al Nord: un terzo Camerone esposto al Sud è abitato da’ Convittori più adulti provvisoriamente. Il terzo Camerone è piccolo di estensione, ed ha una forma irregolare. Una quarta Camerata vasta, e vistosa, esposta da un lato all’Est, e dall’altro al Nord, fu fabbricata nel 1819, e sarà in questo anno abitata dagli alunni più adulti, mettendosi a profitto di provvisoria infermeria il terzo Camerone. Nel frattempo del mio disimpegno della riorganizzazione dell’educatorio Sannitico la Deputazione della Provincia per le fabbriche, e dotazione del Collegio ha fatto costruire a spese della Provincia un’ampia, e rotabile strada dalle soglie della porta d’ingresso del Collegio infino alla piazza in distanza di 16 palmi ed ha fatto compiere di lastricato il primo cortile dello Stabilimento. Per conoscersi a colpo d’occhio la località presente del Collegio, se ne vegga la piana nel n° 7°, che ho fatto disegnare dal benemerito Architetto Bernardino Musenga. Art[icol]o II Dotazione del Collegio Il collegio Sannitico riconosce la sua dotazione dai mezzi offerti da’ Comuni della Provincia di Molise fin dall’anno 1815. La Beneficenza Reale inerendo ai progetti del Consiglio generale della Provincia, e dell’Intendete d’essa si degnò con Decreto 12 marzo 1816 (di cui è alligata copia nel num[er]o 8°, e 9°) sovranamente disporre, che si continuasse con gli stessi mezzi fin allora adoperati, e di render dotati del R. Collegio Sannitico 1° Il residuo de’ beni addetti già alla strada Sannitica, ed indi appartenenti alla Provincia per uso di opere pubbliche in compenso delle contribuzioni per la costruzione della strada, e specialmente per l’opera pubblica della riduzione, e dell’ampliazione del gran locale delle 252 prigioni centrali: Beni di già di varj Monisteri soppressi in Campobasso, in Isernia, ed in Bojano dopo la rovina cagionata dal tremuoto (sic) dell’anno 1805. 2° Col cennato Decreto de’ 12 Marzo 816, previa la proposta del Consiglio Provinciale, la Maestà Sua approvò una Deputazione incaricata di nuovi acquisti infino alla completa dotazione, onde fissare la rendita del Collegio, restando esclusa per l’anno 1816 la rendita addetta alla strada Sannitica per impiegarsi alla costruzione delle prigioni centrali della Provincia. 3° In forza del suddetto Decreto i ratizzi comunali da fissarsi dal Consiglio generale della Provincia sopra gli stati discussi delle Comuni, furon destinati per una porzione di rendita, finché non fosse completata la dotazione. 4° Alla dotazione del collegio Sannitico furono aggregati i beni, che dal benemerito Cittadino di Campobasso D. Agostino Santellis erano stati legati per una pia istituzione di pubblica istruzione. A riguardo dell’aggregata eredità di Santellis fu disposto da S.M. il godimento di una piazza franca intera in favore de’ discendenti del Sig.r Santellis, appartenendo la proposta del’alunno a franchigia privativam[ent]e al Consiglio di famiglia. Piazza franche accordate aì Comuni della Provincia Col cennato Decreto de’ 12 Marzo 1816 fu risoluto dal Re di accordarsi a’ Comuni contribuenti la dotazione un numero di piazze franche a pro de’ loro Concittadini, che corrispondano alle somme erogate, serbandosi la proporzione da determinarsi dalla Real Segr[ete]ria di Stato degli Affari Interni su l’avviso dell’Intendente, e del Consiglio generale della Provincia, intesa la Giunta della Pubblica Istruzione, appartenendo a’ Decurionati de’ Comuni la proposta degli Alunni, ed a Sua Maestà l’approvazione. Membri della Deputazione per la Dotazione La Deputazione per la dotazione del Collegio, cui presiede l’Intendete della Provincia, è composta dagli avvocati D. Giacomo de Marco, D. Giuseppe de Rubertis, e D. Giuseppe Cerio, soggetti di pubblica stima. Alla cennata Deputazione è attaccato per Deputato cassiere l’Avvocato D. Nicolangelo Mascilli, cui si versano le somme riguardanti l’oggetto di completare la dotazione dello Stabilimento. Sistema per gli acquisti e per le fabbriche La Deputazione medesima stabilita da S.M. propone in ogni anno del Consiglio generale della Provincia di Molise le compre, gl’impieghi delle somme, e le fabbriche per l’ampliazione del Collegio. Il Consiglio generale dà il suo avviso, e colla trasmissione delle carte alla Real Seg[rete]ria di Stato degli Affari Interni s’implora la Sovrana sanzione; questa ottenuta, si contrattano gli acquisti; e per l’ampliazione delle fabbriche si procede alla perizia dall’Ingegnere della Provincia, ed indi si provoca l’approvazione del Direttore Generale di Ponti e Strade. Sistema in risulta dell’approvaz[ion]e degli acquisti In quanto poi alla dotazione del Real Collegio Sannitico la Deputazione in vista dell’approvazione di S.M. per gli acquisti, o per gl’impieghi delle somme provenienti da’ fondi provinciali, ne rende avvisata la Giunta della Pubblica Istruzione, e ne dà l’avvio alla Commissione Amministrativa del Collegio, per farne l’annotazione nello stato discusso. 253 Contingenti d’ Comuni della Provincia Finché non sarà compiuta la dotazione, i Comuni della Provincia di Molise contribuiscono i loro contingenti annuali, per supplire alla mancanza della rendita dello Stabilimento. È opportuno per questo, che il Consiglio generale della Provincia esamina in ogni anno lo stato della dotazione, per osservare, se i Comuni possano esonerarsi dalla rispettiva contribuzione. Compra di fondi rustici La stessa Deputazione ha avuto cura di acquistare vaste ed estese tenute di terreni, mettendo a profitto le cedole. I fondi rustici già acquistati si sono dinotati nello stato discusso, restando di aggiungervi di altri acquisti, che la Deputazione si affretta di contrattare pel compimento della dotazione. Nell’anno scorso si ebbe l’acquisto di un locale contiguo al Collegio con giardino a fianco di proprietà dello Stabilimento. Risoluz[ion]e sovrana de’ 19 Genn[ai]o pp. per l’uso da farsi del locale contiguo al Collegio Relativamente al cennato locale contiguo al Collegio debbo far rimarcare una risoluzione Sovrana de’ 19 Gennaio ultimo in risulta de’ progetti del Consiglio generale della Provincia. 1°. Sua Maestà ha approvato, che il locale suddetto, già acquistato nell’anno scorso dalla Deputazione, sia ridotto a deposito de’ grani, che si trasporteranno in vendita nella piazza di Campobasso, a somiglianza di quelle che sotto nome di Dogane di grani trovansi nelle altre piazze del Regno. Al Direttore Generale di ponti e strade è stata ordinata da S.M. la perizia per la sollecita riduzione del locale per l’oggetto indicato. 2°. Sua maestà ha dichiarato di costruirsi nel medesimo locale lo scaricatojo de’ grani a preferenza delle altre fabbriche del Collegio, al quale resterà la proprietà, e la vendita. Per l’adempimento di tal Sovrana risoluzione il Sig.r Intendente della Provincia in data de’ 12 Marzo con l’assistenza del Deputato della Dotazione Sig.r Di Giacomo de Marco, e del Deputato delle opere pubbliche D. Agostino Mascilli, per somministrare i lumi convenienti. La copia del Real Rescritto su l’assunto è alligata all’incartamento amministrativo n.10. Cedole Nella compra di alcuni fondi aggregati alla dotazione, e che ora figurano nello Stato discusso del Collegio, furon depositate alcune cedole della Provincia, ma l’apprezzo de’ fondi acquistati diè luogo all’avanzo di circa ducati 17.000. E’ rimasta finora oziosa d’applicazione delle dette cedole, perché la real Segreteria di Finanze non abilitò la Deputazione della Provincia ad impiegarla nel Gran Libro, riserbando ad altro tempo l’utile applicazione delle medesime, et queste cedole di pertinenza della Provincia potrà aver parere il Collegio per supplemento, e per aumento di vendita, quando S.M. ne permetterà l’uso, e l’impiego, se altronde non sarà assegnato dalla Provincia il supplimento accennato; su di che si sono rassegnate al Re replicate rimostanze, e con recente rapporto de’ 2 p.p. marzo, come da copia n. 13, il Sig.e Intendente ne provocò la Sovrana sanzione. Arretrati de’ Comuni per la dotazione. I Comuni della Provincia di Molise sono debitori di molte somme relative a’ nuovi acquisti da farsi dalla Deputazione della Provincia, per completazione del Collegio Sannitico. La Maestà sua con Real Rescritto de’ 19 Gennaio ultimo (come da copia n° 14 e 15), prega la seguente risoluzione su l’articolo degli arretrati. 1°. Che tutti gli arretrati della tassa del Collegio Sannitico per gli anni 1820, e 1821 sieno rilasciati a’ Comuni contribuenti, e che rimanga sospesa la tassa pel corrente anno 1822; ma che per l’anzidetto anno 1822 debbano esigersi gli arretrati dovuti a tutto il 1819 e ascendenti a circa ducati tredicimila 13000. 254 2°. Che la tassa annuale cominci a decorrere dal 1° gennaio 1823, onde impiegarsene il prodotto, giusta le antecedenti Sovrane risoluzioni, alla costruzione degli edifizi delle prigioni centrali, e de’ tribunali, e quindi dopo terminati questi, impiegarsi al progresso della successiva dotazione del Collegio. Per siccome l’esazione de’ cennati arretrati da servire alla Deputazione pe’ nuovi acquisti da completare la dotazione, appartiene al Deputato Cassiere della Deputazione della Provincia, così il Sig.r Intendente ha prevenuto il Cassiere, per sollecitare l’esazione per la cassa di dotazione, e ne ha dato avviso alla Commissione Amministrativa del Collegio, onde spingere il mentovato Cassiere D. Nicolangelo Mascilli a raddoppiare i suoi sforzi, per fare scomparir presto l’arretrato della esazione. Art[icol]o III Beni di dotazione sotto la direzione della Commissione Amministrativa. I due proprietari di Campobasso D. Gius.e Sipio, e D. Carlo Bellini con real Decreto del 1° Ottobre 1817 furono nominati Amministratori del Real Collegio Sannitico. Costoro godono molta reputazione. Di essi poi il Sig.r Bellini attende moltissimo alla carica. La rendita, che di presente risulta dai beni assegnati per dotazione dalla Provincia di Molise, mercè gli acquisti procurati dalla Deputazione del Collegio a pro del Collegio, rilevati dallo Stato discusso. Nella posizione presente la vendita ordinaria proveniente dai fondi di proprietà del Collegio ascende ad annui ducati 5727, continuando l’annuale supplemento di ducati 1500 sopra i fondi provinciali infino al compimento della dotazione. Su la continuazione di d. 1500. Sua Maestà inerendo alla premura del Consiglio generale della Provincia, ne ha approvato il supplemento convenevole con Real Rescritto de’ 19 Gennaio ultimo, come da copia alligata num. 16. Platea de’ beni della dotazione I beni finora acquistati, ed assegnati per dotazione nello Stato discusso, han fatto dipendere la redazione di una platea regolare per l’annotazione de’ fondi, de’ titoli di compra, della astensione de’ terreni, de’ prodotti rispettivi, de’ pesi che vi gravitano, e di ogni altra necessaria osservazione. Poiché si avvicina il compimento della dotazione, così ho sollecitata l’operazione della mentovata platea con l’energica, e zelante assistenza dell’Amministratore D. Carlo Bettini, che è il conoscitore degl’interessi amministrativi del Collegio, ed al di cui accorgimento si debbono dalla prima istallazione del Collegio gli elementi degli oggetti amministrativi, che mi sono servizi di base a rettificar la scrittura, e consolidare l’edifizio dell’amministrazione. Per una platea esatta, e corretta bisognano molte verifiche di titoli, di debitori nuovi in rimpiazzo degli antichi, e di partite erronee, spezialmente su le vendite esistenti in Bojano, ed Isernia, e la liquidazione farà tardare un poco una platea completa. La dispersione delle liste di carico, o la circostanza di essersi involate in tempo della soppressione de’ Monisterj, le di cui vendite sono state aggregate al Collegio, han portato l’imperiosa necessità d’incaricar persona pronta, intelligente, ed attiva, per verificare i titoli che s’ignorano, e le partite occultate, e di procedervi senza precipitanza alla verifica, e regolare redazione della Platea. Sii vegga il modello n° 17. Progetti di piazza franche Sopra i beni assegnati al Collegio di provenienza dalle contribuzioni della Provincia per titolo di dotazione, trovansi progettate le franchigie delle piazze intere, o mezze, o terzi di piazze in 255 favore degli alunni di molte Comuni della Provincia di Molise, che son dinotate nello statino alligato n°18. Stato delle piazze approvate in favore di alcuni alunni Le approvazioni accordate da S.M. agli alunni di diversi Comuni con Decreto si rilevano da un altro statino n. 19. Alunni attualmente godenti. Dallo Stato mensuale delle piazze franche risulta la conoscenza degli alunni, che di presenza godono, l’intera, o mezza piazza, o terzo di piazza. Metodo di versamenti della vendita Dall’epoca dell’apertura del Convitto in Novembre 1817 fino ad oggi i versamenti della rendita ordinaria, e straordinaria del Collegio si son fatti presso il Cassiere della Deputazione Sig.r D. Nicolangelo Mascilli, autorizzato a farda Cassiere del Collegio con sovrana nomina, comunicata a’ 3 Agosto 1816 dalla Commissione della Pubblica Istruzione. La cennata nomina è annotata nel num. 21. Il mentovato cassiere, benchè non avesse dato cauzione, è stato sempre diligente a non far soffrire attrasso de’ pagamenti per tutti gli esiti del Collegio, e viene compensato col discreto assegno dell’uno per cento, come apparisce dallo stato discusso. Sistema pei pagamenti Per costante sistema la Commissione Amministrativa del Collegio carica con ordinativo al Cassiere il versamento delle somme occorrenti nelle mani dell’economo per gli esiti dello Stabilimento, e le somme vengono precisare nel mandato. Queste somme si versano dal Cassiere dopo che la Commissione Amministrativa, previa deliberazione, ha spedito tutti gli ordinativi di pagamento in faccia all’economo, che fa da pagatore. Un tal sistema non ha finora offerto verun sinistro alla regolarità de’ pagamenti. Cassa triclave Esiste nel Collegio Sannitico una Cassa a tre chiavi ad uso soltanto dei depositi de’ fondi provenienti dalle raccolte scientifiche, come pure dalle ritenzioni sopra i saldi. Se ne farà parola nell’articolo delle raccolte scientifiche. Cauzioni pei trimestri degli alunni Ssiccome non era in osservanza l’art. 132 degli Statuti pe’ licei e collegi, confermato col Real Rescritto de’ 25 Gennaio ultimo in ordine alle cauzioni per l’anticipazione de’ trimestri degli alunni a pensione, così ne ho procurato l’adempimento. Il modello in stampa per le cauzioni si ravvisa nel n° 25. A mia preghiera il Sig.r Intendente, che protegge lo stabilimento, ha fatto circolare co’ suoi uffici, i modelli delle cauzioni a’ rispettivi Padri degli alunni per l’accettazione delle obbligazioni. Registro de’ mandati di pagamento e forma data ai mandati Per aversi presenti in ogni occasione gli ordinativi della Commissione amminist[rativ]a per gli esiti ordinari, e straordinari, con le analoghe approvazioni, ho fatto adottare un registro particolare, giusta il modello alligato n° 25, ed ho fatto adottare la forma de’ mandati in istampa, come nel num. 26 e 27. Stato discusso 256 Gli ordinativi di pagamento sono regolati dalla Commissione amminist[rativ]a, giusta lo stato discusso annuale, e le speciali autorizzazioni. Pesi di messe Gravitano sopra la dotazione del Collegio due cappellarie, ch’erano annesse alla eredità di Santellis l’una di anni duc. 72 fu conferita nell’anno 1803 al Sig.r D. Pietrantonio de Rensis attual Rettore Curato della chiesa di S. Bartolommeo in Campobasso, e l’altra di annui duc. 90 conferita nel medesimo anno 1803 al Can.co D. Gaetano Persichelli. Su tal esito non vi ha ha verun attrasso. Si obliava la riscossione delle fedi di messe celebrate dai Cappellani, e ne ho fatto adottare il sistema. Registro del vitto giornaliero. Mancava allo stabilimento un giornale regolare di vitto colle condizioni prescritte dall’art. 190 degli Statuti, e l’ho fissato in doppio originale, giusta il modello in istampa n° 28. Da tale registro viene estratto lo stato mensuale di movimento. Tabella del vitto giornaliero Poiché non era stata mai affissa al refettorio la tabella del vitto a tenore de’ regolamenti, e degli ordini circolari, così ne ho fatto eseguire l’affissione. Il trattamento del vitto per gli Impiegati, e pe’ Convittori dopo l’affissione della tabella è stato eseguito senza motivi di giusto risentimento. Giornale regolare di cassa e libro maggiore. Sebbene l’intelligenza, e lo zelo dell’Amministratore D. Carlo Bettini coll’assistenza del Contabile avesse invigilato alla redazione di un Giornale di Cassa, pure ho progettato una forma più regolare pel Giornale, e per lo Libro maggiore del corr[ent]e anno. Per gli esercizi degli anno 1819,1820, e 1821 sarà il Giornale riempiuto più perfettamente di scrittura. Rendimento conto morale e materiale. Nel Real Collegio Sannitico, si ravvisa una eccezione dalla Legge generale de’ 8 febbraio 1818 in ordine al rendimento di conto morale, e materiale su l’amministrazione de’ Licei, e Collegi. Lo Stabilimento Sannitico non presenta i suoi conti annuali né morali, né materiali alla G[ran]. C[corte]. de’ Conti. Risoluzione Sovrana del Conto morale del Collegio presso il Consiglio Prov[incia]le, ed il conto materiale presso il Consiglio d’intendenza. Per una risoluzione Sovrana de’ 19 Giugno 1819 fu deciso, a proposta del Consiglio generale della Provincia di Molise, ch’essendo stato il Collegio Sannitico dotato interamente dalla provincia, il conto morale della Commissione Ammin[istrati]va si vendesse presso il Consiglio generale della Provincia, ed il Conto materiale dell’economo presso il Consiglio d’Intendenza. Il cennato Real Rescritto fu comunicato a’ 4 Ottobre 1819 dal Sig.r Intendente alla Commissione amministrativa, come dall’incartamento n° 28 al n° 33. In Novembre poi della stesso anno 1819 il Segretario di Stato degli Affari Interni ?? al Sig.r Intendente ne’ seguenti termini. Trovando regolare la proposizione fattami dalla Commissione dell’Istruzione Pubblica, che il conto morale, e materiale del Collegio Sannitico dopo la primordiale discussione, che subirà il primo dal Consiglio Provinciale, ed il secondo dal 257 Consiglio d’Intendenza, sieno trasmesso alla Commissione ??, per indi passarvi con le sue osservazioni a questo Ministero, ed indi alla G.C. de’ Conti. Or a questa ministeriale risoluzione fu replicato dall’Intendenza di Molise con ragioni garantite dagli articoli 170, e 171 della legge organica amministrativa, e da una risoluzione Sovrana de’ 26 Giugno 1819, per esentare il Collegio Sannitico dalla G.C. de’ Conti per la discussione de’ conti morali, e materiali degli esercizi annuali. In seguito delle riflessioni esposte dall’Intendenza alla Segreteria di Stato degli Affari Interni fu emanata a’ lo Marzo 1820 la seguente risoluzione alligata n° 33. Sig.r Intendente = La discussione del Conto del Collegio Sannitico, dotato interamente co’ fondi Provinciali, ha dato luogo a varie osservazioni, tanto per parte di cotesta Intendenza, che per parte della Commissione d’Istruzione Pubblica. Dai rispettivi rapporti si rileva che l’Intendenza, e la Commissione convengono, che la discussione del conto morale appartiene al Consiglio Provinciale, e quella del Conto materiale al Consiglio d’Intendenza. Forma soltanto oggetto di dubbio, se l’uno, e l’altro conto debbano per semplice ministero della legge, e di uffizio esser riveduti dalla G.C. de’ Conti. A sciogliere questo dubbio basta l’applicazione degli articoli 170, e 171 della Legge de’ 12 Dicembre 1816. Parlandosi del promo de’ detti articoli del Conto morale de’ fondi Provinciali, è prescritto, che le deliberazioni del Consiglio sono eseguite dopo l’approvazione da impartirsi da S.M. sul rapporto di questo Ministero. L’avviso dunque del Consiglio essendo deliberativo, non è soggetto alla deliberazione di uffizio della G.C. de’ Conti. Può soltanto il Ministero prima di provocare la Sovrana approvazione su la deliberazione del Consiglio, farla esaminare nello stesso Ministero, o chiederne l’avviso alla detta G.C. o ad altro Magistrato. Riguardo al conto materiale l’avviso del Consiglio d’Intendenza essendo ugualmente deliberativo, non può la G.C. esaminarne la deliberazione, ove non vi sia richiamo avverso la medesima= Pel Seg[reta]rio di Stato Ministero degli Affari Interni = Il Seg. Di Stato Ministro di Marina. Firmato. D. Naselli. Si è portato al corrente il rendimento de’ conti del Collegio Sannitico L’apertura del Collegio Sannitico avvenne in Novembre 1817. I conti morali, e materiali dell’anno 1817 pei due mesi di amministrazione furon discussi presso la G.C. de’ Conti. I Conti poi dall’esercizio 1818 furon esaminati dal Consiglio Provinciale per la parte morale, e dal Consiglio d’Intendenza per la parte materiale, e furon emesse le rispettive decisioni. Il Conto morale dell’esercizio 1818 fu presentato in Ottobre 1820 alla discussione ella deputazione Provinciale in tempo della così detta Costituzione, ma non fu emessa la decisione: in quanto poi al conto materiale dell’anno 1819 fu eseguita in luglio 1821 la discussione, e la decisione del Consiglio d’Intendenza. Il conto morale del 1820 fu discusso, e deciso in Ottobre 1821 dal Consiglio generale della Provincia. Il conto materiale dell’anno 1820 è presso il Consiglio d’Intendenza per l’esame, e la decisione, come rilevasi dal certificato alligato al mio incartamento n° 34. Ho sollecitata la redazione del Conto morale dell’ultimo esercizio 1821, ed è già pronto, per esibisri al Consiglio Provinciale, che si riunirà à la corrente mese di Maggio. Il conto poi materiale dell’ultimo esercizio 1821 era quasi allestito co’ pezzi di appoggio, onde presentarsi al Consiglio d’Intendenza. Ho fatto redigere le copie conformi di tutti i soprannotati Conti morali, e materiali, per sommetterli alla intelligenza della Giunta contemporaneamente al mio rapporto generale amministrativo, avendo alligati ai Conti i rispettivi Stati discussi con le rispettive decisioni. Stato della cassa a tutto dicembre 1821 258 Nell’ultimo esercizio del 1821 (come dal bilancio generale del conto morale), il cassiere della dotazione, e della rendita del Collegio Sig.r Mascilli è risultato creditore in ducati 324. La Commissione Amministrativa ha deliberato, che il Cassiere debba rivalersene sopra gli arretrati. Gli arretrati riguardano soltanto la rendita ordinaria, e porzione di quella assegnata dalla Tesoreria, ed ammontano a d. 14.185,12. Contro i debitori morosi per la somma di d. 2186,15, trovansi già introdotti i giudici. Per la somma poi degli arretrati in d. 1998,97 sono stati sottoposti i debitori alle cauzioni legali. La somma totale degli arretrati apparisce dall’art. 6° del Cap. 3° del conto morale del 1821, e dallo statino alligato n° 35. Liti pendenti Con mio rapporto de’ 16 p.p. marzo fu rimesso a Sua Eminenza, ed alla Giunta lo stato delle liti pendenti, la di cui copia conforme è alligata n° 36. Art[icol]o IV° Raccolte scientifiche Fondi di cassa per le raccolte scientifiche Esiste nel Collegio Sannitico una Cassa a tre chiavi di cui una è conservata dal Rettore, la seconda dal vicerettore, e la terza dall’economo. Nella cennata cassa sono depositate soltanto le somme provenienti dal fondo delle raccolte scientifiche, e dall’altro fondo delle ritenzioni sopra i soldi. Somme esistenti per le raccolte scientifiche. Dal bilancio degl’introiti e degli esiti del p.p. anno 1821, già rimesso alla Giunta con rapporto de’ 9 Marzo p.p., si rilevava la somma netta di 316,38 esistente in Cassa. Somme per le ritenzioni sopra i soldi. Bisogna distinguere le ritenzioni giù abolite del cinque per cento, e quelle correnti del due e mezzo per cento sopra i soldi. Nella cassa triclave del Collegio furon depositate le ritenzioni del 5 per 100 in ducati 18,49,1/2 per l’anno 1817; in ducati 168,77,2/3 per l’anno 1818; e in ducati 193,36,2/3 per l’anno 1819, o sia la somma totale di ducati 380,63 Dalle descritte somme del cinque per cento mancano in Cassa ducati duecento, che in tempo della così detta Costituzione furon versati ad una Commissione allora stabilita dalla Deputazione Provinciale per le offerte gratuite. Il 19 Dicembre 1820 la Deputazione anzidetta invitò il Rettore del Collegio a fare dei doni gratuiti su i fondi dello Stabilimento. Il 4 Gennaio 1821 la Deputazione rese ringraziamenti agl’Impiegati, e Professori, per l’offerta di ducati 200 su la ritenuta del 5 e mezzo per 100, ch’esistevano nella Cassa triclave. Lì 12 Febbraio 1821 l’Intendente in nome della Deputazione Provinciale fece pervenire al Rettore, ed a’ membri della Commissione Amministrativa una decisione de’ 4 Febbraio 1821 emanata dalla Deputazione Provinciale, con cui erasi disposto di accettare il dono di ducati 200, e di restituirsi il residuo di ducati 180,63,2/3 agl’Impiegati, e Professori, giacchè la ritenzione del cinque per cento era stata abolita col Decreto del 1816, ed in conseguenza malam[ent]e operata sopra i soldi degli Impiegati, e Professori. È da osservarsi, che gli Amministratori del Collegio D. Carlo Bellini, e D. Giuseppe Sipio non presero parte al versamento dei ducati duecento. Sanatoria richiesta Il 28 Aprile 1821 l’Intendente della Provincia avendo fatto conoscere alla Commissione d’Istruzione Pubblica la circostanza del versamento dei ducati 200, dimandò l’approvazione. Di riscontro la Giunta di Scrutinio della Pubb[lic]a Istruzione con atto de’ 26 Maggio 1821 ripart[imen]o 1°, carico 2° - rescrisse al Sig.r Intendente di non poter ammettere l’esito accennato di ducati 200, per non essersene dato subito l’avviso alla Commissione. 259 Successivam[ent]e la Commissione Amministrativa del Collegio Sannitico con deliberazione de’ 5 Luglio 1821 rassegnò alla Giunta d’Istruzione Pubb[lic]a le buone ragioni di non essere tenuta a veruna responsabilità su l’oggetto. La Giunta rapportò l’affare al Re, e di risulta con Real Rescrtitto de’ 18 luglio 1821 S.M. dichiarò consentanee le sue intenzioni al parere della Giunta di Istruzione pubblica. Versamento delle ritenzioni del 2 e mezzo per cento alla ricevitoria generale Relativamente poi alle ritenzioni del 2 e mezzo per cento ho verificato, che nell’anno 1817 il prodotto ammontò a d. 9,24,1/2; nell’anno 1818 a d. 84,38,2/3; nell’anno poi 1819 a ducati 96,68,5, nell’anno 1820 a d. 92.08. Le descritte somme di ritenzione furono state versate alla Ricevitoria generale della Provincia. L’ultimo versamento per l’anno 1820 fu eseguito a’ 30 gennaio 1821. I documenti esistono nei Conti. Art[icol]o V Biblioteca Esiste nel Collegio Sannitico una collezione di libri de’ quali fu rimesso l’inventario, e l’elenco con mio rapporto de’ 9 Marzo p.p. I libri sono conservati in due armadj, in una stanza delle stabilimento. All’infuori de’ libri, è proveduto il collegio di due globi terrestri, di un globo celeste, e di due sfere armillari: come pure di una carta geografica di Europa disegnata da Monsieur Bruè; e di carte di disegno di Morgher, e di qualche altro autore. L’elenco de’ libri rimesso col mio rapporto de’ 5 Marzo offriva la conoscenza di una insufficiente biblioteca, e ne fa desiderio d’accrescimento. Art[icolo] VI Corredo del Collegio Lo stabilimento Sannitico è fornito abbastanza di mobili decenti, ed ho avuto cura di farne redigere l’inventario alligato al num[er]o 38. Art[icol]o VII Arredi sacri Non ho dimenticato di osservare il locale della Cappella interna del Collegio, ed i sacri arredi, pe’ quali si è redatto il notamento num[er]o 39. La mediocre cappella presente è provvisoria, doversene aprire a canto della medesima un’altra nuova non ancora compiuta. Dall’annotazione de’ sacri arredi si ravvisa il bisogno di aumentarsi per la maggiore decenza. Art[icol]o VII Cauzione dell’economo L’economo D. Pasquale Varone con pubblica scrittura de’ 5 Novembre 1817 di cui è alligata copia n° 41 si obbligò a versare ducati mille contanti nella Cassa Dello Stabilimento. Non fu data però esecuzione alla detta obbliganza. Comecchè per una risoluzione generale presa dalla predetta Commissione d’Istruzione Pubblica il valore contante di ducati 1000 di cauzione fu commutato in altrettanto valore di generi di consumo depositati ne’ magazzini di ogni Collegio, per assicurarsi la fornitura di vino per parte dell’economo, così mi son rivolto al Sig.r Intendente qual presidente della Commissione Amministrativa per verificarsi dalla Commissione anzidetta la quantità, e qualità de’ generi, che l’economo Sig.r Varone aveva avuto cura di conservare ne’ magazzini del Collegio Sannitico, ed indi esaminarsi, da il valore de’ generi corrispondesse al valore prescritto per la cauzione. Nella mattina del 31 p.p. marzo la Commissione Amministrativa si occupò di quest’oggetto, e dietro le debite osservazioni venne a rilevare, che i generi di consumo conservati dall’economo 260 nel locale del Collegio importavano il valore di ducati 1.506,62 come da processo verbale a tal’uopo redatto, ed alligato n° 41. L’economo per la fornitura del vitto giornaliero è indennizzato della spesa in ogni fine di mese dopo aver stabilito lo stato di movimento in quella regola, ch’io ho fatto avvertire alla Commissione Amministrativa. Art[icol]o IX Servitù di fabbriche Un disordine pericoloso per la morale, e per la disciplina non erasi avvertito relativamente a una servitù tollerata in vicinanza alle due finestre della Camerata de’ ragazzi. Due grandi finestre esposte al Sud somministrano il lume alla Camerata, la quale non potrebbe riceverlo da verun altro lato. Nel visitare diligentemente il locale mi avvidi dell’inconveniente seguente. Una finestra aperta sopra i suoi tetti dal Sig.r Domenicantonio de Santis di Campobasso a fianco del camerone de’ fanciulli Convittori, attesa la distanza di circa otto palmi, dava il facilissmo ingresso nella Camerata e da questa si passava nella stanza del Sig.r de Santis. Sollecitai le misure bonarie, ed economiche pel pronto rimedio, e dopo tali espedienti è stata eseguita dal Sig.r de Santis la chiusura della sua finestra con fisso e stabile cancello di ferro, senza ledere i dritti del Collegio per la chiusura con fabbrica. Al soprannotato disordine si aggiunge l’altro di quattro finestre appartenenti a case altrui attaccate alle mura della camerata de’ ragazzi convittori in distanza di pochi passi, ed a vista degli alunni. Fin dal 1° Ottobre 1807 (epoca in cui il locale del Collegio apparteneva a’ religiosi Conventuali) fu stipulata dai religiosi predetti con alcuni proprietari di Campobasso una pubblica scrittura di censuazione delle cennate case adiacenti con varie condizioni da osservarsi da ambe le Parti contraenti. Fu fatta ricerca della mentovata scrittura nel p.p. mese di Marzo, e ne fu effettuata copia legale per l’archivio delle Stabilimento. Nella detta scrittura è espressa la maniera di togliere, o di modificare la servitù in questione. Alla risoluzione di questa pendenza deve prender parte la Deputazione della Provincia per le fabbriche, e per la dotazione del Collegio. In data de’ 9 p.p. mese di Aprile ne passai gli uffizi (come da copia num[er]o 42) al Sig.r Intendente, da cui sarà senza dubbio animata questa sentenza in modo da farla terminare con l’energica assistenza della Deputazione cotanto impegnata per bene del Real Collegio Sannitico. Ar[ticol]o XX Stemma reale Il Collegio aperto nella Provincia de Molise sotto gli auspizj e protezione dell’Augusto Monarca mancava di uno Stemma reale al suo frontespizio. Io ho creduto un preciso dovere di coronare di sì prezioso ornamento la porta d’ingresso al Real Collegio Sannitico. Lo stemma è stato situato in luogo opportuno, e decente, ed ho così terminato, e conchiuso il travaglio della riorganizzazione del Real Collegio Sannitico della Provincia di Molise. Il visitatore della Pubblica Istruzione Dionisio Orofino 261 Alunni Interni (1817-1834) Cognome e nome Agostinelli Annibale Allocati Gaetano Antonecchia Giuseppe Baccari Beniamino Baccari Enrico Barbieri domenico Tito Barone Gioacchino Bellini Domenico Benevento Enrico Bevilacqua Gennaro Biondi Vincenzo Birone Paolo Bonucci Federico Bracale Carlo Bracale Federico Bracale Gaetano Bucci Gaetano Buonocore Pasquale Campanella Saverio Cancelario Eugenio Cannavina Nicolangelo Cannavina Pietrangelo Cardone Diego Cardone Igino Cardone Matteo Cardone Vincenzo Catelli Andrea Catelli Gregorio Catelli Nicola Cauoli Francesco Cauoli Innocenzio Cerio Berardino Cerio Carlo Cerio Federico Cerio Pasquale Chiarulli Giambattista Chiarulli Tommaso Ciaccia Emilio Ciaccia Nicola Cilenti Domenico Cilenti Liborio Cilenti Luca Colensati Saverio Colesanti Epifanio Colesanti Luigi Colesanti Saverio Colitti Luigi Colitti Paolo Colonna Achille Colozza Michelangelo Colucci Domenico D’ Elisiis Filomeno D’alena Donato D’alfonso Antonino D’Anchise Colitti Gius. D’Aurelio Aurelio D’Ovidio Pasquale De Benedictis francesco De Capua Giuseppe De Capua Lonardo De Capua Luigi De Capua Pietrantonio De Filippo Gennaro De Filippo Luigi De Filippo Raffaele Data di nascita 16 mag. 1819 1804 24 mar. 1810 1813 15 set. 1816 18 ott. 1821 28 mar. 1813 9 mar. 1817 11 gen. 1821 21 feb. 1820 14 giu. 1815 22 set. 1821 1 mar. 1817 11 mar. 1822 13 giu. 1823 6 ago. 1820 6 ago. 1820 25 apr. 1817 22 ott. 1809 10 dic. 1815 9 nov. 1827 11 mar. 1824 1808 12 ott. 1805 19 dic. 1810 26 ott. 1806 3 mar. 1812 11 lug. 1820 30 set. 1812 29 apr. 1806 13 ago. 1808 19 nov. 1817 21 ago. 1820 9 mar. 1810 12 nov. 1806 1808 3 nov. 1804 17 nov. 1821 21 mag. 1821 21 lug. 1826 13 ott. 1816 30 mag. 1824 26 lug. 1818 2 giu. 1824 5 mag. 1816 30 set. 1820 27 set. 1822 29 ott. 1818 21 apr. 1815 12 nov. 1809 10 nov. 1809 (B) 29 mar.1826 1807 1 mar. 1808 3 mar. 1808 22 mag. 1808 10 giu. 1820 11 dic, 1821 21 gen. 1807 3 feb. 1805 1813 Luogo di nascita Bonefro Campobasso Casalciprani Bonefro Bonefro Ripabottoni Foggia Campobasso Rotello San Martino in Pensilis Mirabello Agnone Campobasso Montagano Montagano Campodipietra Campobasso Campobasso Boiano Campobasso Ripalimosani Ripalimosani Vasto Aimone Vasto Aimone Vasto Aimone Vasto Aimone Campobasso Campobasso Campobasso Policorvo Policorvo Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Ferrazzano Ferrazzano Matrice Matrice Foiano Foiano Foiano Morcone Morcone Morcone Morcone Campobasso Campobasso Civitacampomarano Frosolone Campobasso San Felice Frosolone Lucito Campobasso Montenero di Bisaccia Triventi Castelluccio Acquaservara Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Napoli Napoli Napoli Entrata - uscita 1832 - 1837 1818 - 1821 1818 - 1827 1825 - 1831 1829 - 1834 1833 - 1837 1822 - 1827 1828 - 1834 1833 - 1837 1833 - 1837 1824 - 1828 1833 1827 - 1830 1833 - 1834 1833 - 1834 1833 - 1834 1832 - 1834 1828 - 1835 1822 - 1827 1826 - 1832 1835 - 1842 1833 1820 - 1822 1819 - 1821 1820 - 1822 1819 - 1821 1824 - 1828 1829 - 1837 1824 - 1826 1818 - 1822 1820 - 1822 1818 - 1821 1828 - 1835 1829 - 1833 1818 - 1825 1819 - 1821 1820 -1821 1818 - 1822 1833- 1834 1830 - 1835 1833- 1835 1830 -1834 1835 -1837 1828 - 1831 1832 - 1837 1827 - 1834 1829 - 1835 1832 - 1835 1829 - 1834 1827 - 1830 1823 - 1825 1818 - 1819 1834 - 1843 1819 - 1821 1821 - 1829 1819- 1822 1819 - 1826 1818 - 1826 1831 - 1834 1831 - 1832 1818 - 1824 1818 - 1820 1824 - 1826 1824 - 1826 1824 - 1826 Capofamiglia Nicola Nicolangelo Filippo Filippo Tito Nicola Tiberio Paolo Giuseppe Luigi Maria Raffaele Raffaele Raffaele Francesco Luigi Luca Michelangelo Domenico Domenico Giovanni Giovanni Giovanni Giovanni Domenico Domenico Raffaele Nicola Nicola Giuseppe Gennaro Gennaro Giuseppe Serafino Francesco Teodoro Pietro Pietro Pietro Giovanni Silvestro Giovanni Silvestro Francesco Francesco Perseo fu Domenicantonio Giovanni Michele figlio adot. di Gennaro Vincenzo Amato Cesare Cesare Pompeo Pompeo Antonio Antonio Antonio 262 De Lellis Gaetano De Luca Francesco De Luca Raffaele De Majo Giovanni De Marco Giuseppe De Marco Luigi De Martino Pietro De Mattheis Nicola De Mattheis Alessandro De Mattheis Giambattista de Nigris Nicola De Paola Luigi De Rubertis Emerico De Rubertis Gennaro De Rubertis Michele De rubertis Paolo Emilio De Rubertis Pietro Paolo De Socio Achille Del Conte Tomasantonio Di Donato Raffaele T. Di Pietro Nicola Diodati Gaetano Diodati Gaetano Diodati Lelio Facciolla Pietrantonio Fania Prospero Ferrone Alessandro Fiorilli Francesco Franceschini Francescantonio Franceschini Giuseppe N. Franco Donato Frangipane Giuseppe Galasso Marco Giacchi Michele Giancarlo Francesco S. Gravina Tommaso Grimaldi Achille Grimaldi Eugenio Grimaldi Francesco Grimaldi Vincenzo Grumelli Antonio Grumelli Giuseppe Gualtieri Gabriele Iacampo Lorenzo Iacobucci Gaetano Iacolucci Enrico Iacovone Giovanni Iannucci Vincenzo Iazeolla Giambattista Iazeolla Carlo Iosa Francesco Iosa Michelangelo Iosa Pasquale Iosa Pasquale Limoncelli Aurelio Lombardi Salvatore Lombardi Arcangelo Magno Mercurio Majo Beniamono Mancini Luigi Marianera Michelangelo Marsico Crescenzo Mascilli Ferdinando Mascilli Luigi Mascione Berardino Mascione Domenico Mascione Nicola Mastrosaccone Enrico Mazzara Achille 19 feb. 1816 1806 18 apr. 1818 29 dic. 1821 8 nov. 1806 20 mar. 1817 12 dic. 1814 8 gen. 1820 4 sett. 1824 4 apr. 1819 3 nov. 1824 1805 11 nov. 1817 7 dic. 1820 2 ott. 1822 1 mar. 1805 16 mag. 1820 8 dic. 1822 1803 1 dic. 1810 5 lug. 1821 21 ago. 1819 4 ott. 1825 20 ago. 1818 20 set. 1815 15 ott. 1818 25 mar. 1811 3 mar. 1807 7 lug. 1806) 1807 24 giu. 1810 5 nov. 1814 10 apr. 1805 1805 25 ott. 1820 24 gen. 1820 23 giu. 1808 7 ott. 1813 1809 16 dic. 1803 28 ott. 1805 13 set. 1814 29 mag. 1807 31 dic. 1824 23 lug. 1811 28 feb. 1804 2 lug. 1823 1805 1807 7 set. 1803 9 giu. 1815 27 feb. 1811 19 apr. 1820 19 mag. 1822 9 gen. 1821 21 set. 1820 24 lug. 1810 20 mag. 1819 1806 1 apr. 1812 12 giu. 1812 1 apr. 1815 12 nov. 1821 5 feb 1820 27 apr 1808 14 mar. 1822 1812 Triventi Campobasso Foggia Campobasso Boiano Ripalimosani Faicchio Alberone Santa Croce di Magliano Santa Croce di Magliano Campobasso Riccia Lucito Lucito Lucito Lucito Campobasso Guglionesi Napoli Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso San Martino in Pensilis San Severo Busso Campobasso Casacalenda 1826 - 1834 1817 - 1821 1828 - 1831 1831- 1837 1818 - 1824 1833 - 1834 1828 - 1829 1832 - 1834 1832 - 1834 1828 - 1834 1834 1818 - 1820 1832 - 1834 1832 - 1834 1832 - 1834 1817 - 1820 1829 - 1834 1832 - 1834 1827 - 1828 1818 - 1821 1823 - 1828 1832 - 1837 1829 - 1837 1835- 1841 1832 - 1834 1826- 1831 1832 - 1835 1820 - 1827 1819 - 1822 Vincenzo Lorenzo Antonio Domencio Giacomo Domenicangelo Nicola Giovanni Silverio Silverio Pasquale Michele Beniamino Beniamino Beniamino Giuseppe Aurelio Nicola Tommaso Felice Basilio (zio) Liborio Stefano Diodato Giuseppe Antonio Francesco Pasquale Giulio Casacalenda Cusano Campobasso Agnone Sepino Campobasso Castelluccio A.B. Campobasso Campobasso Napoli Campobasso Atessa Atessa Campobasso Vinchiaturo Vinchiaturo Campobasso Limosani Campolieto San Giorgio Lamolara San Giorgio Lamolara Campobasso Carlantino Campobasso Carlantino Macchia val Biferno Morcone Morcone Toro Vasto Aimone Casacalenda Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Fossaceca Fossaceca Campobasso Trivento Sulmona 1820 - 1823 1818 - 1821 1819 - 1822 1828 - 1832 1818 - 1821 1817 - 1822 1831 - 1834 1829 - 1836 1818 - 1820 1825 - 1831 1821 - 1823 1819 - 1820 1819 - 1821 1824 - 1829 1819 - 1822 1833 - 1841 1822 - 1827 1818 - 1819 1833 - 1840 1818 - 1821 1818 - 1821 1817 - 1819 1824 - 1829 1822 - 1827 1834 - 1839 1832 - 1834 1828 - 1834 1829 - 1839 1832 - 1834 1821 - 1824 1831 -1836 1819 - 1822 1821 - 1824 1821 - 1828 1824 - 1828 1833 - 1834 1833 - 1834 1818 - 1824 1835 1820 - 1824 Bernardino Francesco Lorenzo Biase Antonio Cosmo Michelangelo Giuseppe Michelangelo Francescantonio Francescantonio Michele Luigi Michelangelo Michelangelo Domenicangelo Francesco Nicola Giuseppe Giambattisto Emiddio Pasquale Tommaso, Alessandro Giuseppe Giuseppe Francesco Agostino Agostino Luigi Luigi Gaetano 263 Mazzarotta Francesco Mazzarotta Franco Meale Raffaele Meomartino Nicola Maria Minnis Federico Moccia Vincenzo Montano Michele Negroni Paride Olivieri Tito Manlio Pace Vincenzo Palange Scipione Palombo Benedetto Pappalardo Luigi Perna Domenico Petitti Alberto Petitti Annibale Petitti Giuseppe Petti Berardino Pettulli Vincenzo Picucci Domenicangelo Piedimonte Emilio Pietrunti Antonio Pistilli Gennaro Politi Emilio Pomarici Nicola Porto Agostino Porto Vincenzo Presutti Agostino Presutti Enrico Presutti Lorenzo Prozzillo Bonaventura Ricciardi Giuseppe Ricciotti Giuseppe Rossi Nicola Rossi Adamo Rossi Florindo Rossi Nicola Salomone Gaetano A. Salomone Giuseppe Sambiase Gennaro Sanchez Olindo Santoianni Battista Senese Tommaso Sipio Berardino Sipio Ferdinando Sipio Gennaro Sipio Pietrangelo Spetrino Giuseppe Spina Giuseppe Tanasso Matteo Tiberio Alessio Tiberio Giambattista Tiberio Giuseppe Tiberio Nicola Tirone Carlo Tirone Tommaso Tommasi Michele Torelli Raffaele Torti Tito Torzillo Arcangelo M. Trojano Michele Varrone Michelangelo Vasilotta Giuseppe VendittiGiovan Battista Zeuli Arcangelo Ziccardi Nicolangelo Zita Michele 22 ago. 1804 1809 15 nov. 1821 17 apr. 1820 3 nov. 1816 28 apr. 1823 28 set. 1805 31 mar. 1806 10 set. 1817 15 mag. 1804 26 mag. 1821 1808 1806 10 set. 1822 29 dic. 1822 19 mag. 1825 18 giu. 1821 12 lug. 1810 26 apr. 1813 26 gen.1803 12 dic. 1812 2 ott. 1820 22 set. 1815 18 mag. 1817 1815 8 dic. 1812 13 mar. 1816 21 lug. 1825 30 mag. 1821 13 feb. 1812 6 dic. 1820 18 mar. 1822 1809 4 feb. 1816 16 ott. 1823 1809 25 ott. 1821 28 mag. 1825 8 set. 1821 3 giu. 1812 21 lug. 1824 20 ott. 1806 2 mag. 1816 12 apr. 1812 11 dic. 1818 2 mag. 1816 13 mag. 1824 12 ott. 1825 31 mar. 1817 15 mar. 1808 27 gen.o 1813 15 nov. 1809 28 ott. 1810 22 set. 1821 23 dic. 1817 10 giu. 1821 12 ago. 1820 1 ott. 1824 1 ago. 1807 30 gen. 1808 28 set. 1812 1806 18 mag. 1822 9 apr. 1809 26 set. 1816 5 giu. 1814 Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Bagnoli Bagnoli Guardialfiera Isernia lucito Guglionesi Campobasso Lucito Bonefro Busso Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Santa Croce di Magliano Campobasso Fossaceca Campobasso Campobasso Morcone Ansi Faicchio Faicchio Campobasso Campobasso Campobasso Morcone Palata Riccia Celenza Valfortore Campodipietra Campodipietra Celenza Valfortore Campobasso Campobasso Napoli Montefalcone Bonefro Napoli Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Campobasso Colle d’Anchise Portocannone Foiano Foiano Foiano Foiano Agnone Agnone Spinete Casacalenda Morcone Guardialfiera Celenza Valfortore Campobasso San Giovanni in Galdo Busso Monacilioni Campobasso Campobasso 1820 -1822 1817 - 1819 1830- 1836 1831- 1836 1828 - 1834 1835- 1837 1818 - 1823 1818- 1822 1834 1818 - 1820 1833 - 1834 1819 - 1821 1819 - 1824 1833 1831 - 1837 1832 - 1837 1829 - 1835 1822 - 1828 1822- 1824 1817 - 1820 1826 - 1829 1829 - 1834 1827 - 1831 1828 - 1835 1822 - 1824 1826 - 1829 1826 - 1828 1824 - 1833 1832 - 1835 1832 - 1838 1825 - 1830 1833 - 1834 1832- 1839 1819 - 1822 1826 - 1831 1833 - 1834 1819 - 1821 1830 - 1836 1832 - 1834 1832 1822 - 1828 1835 1819 - 1822 1824 - 1827 1822 - 1824 1830 - 1832 1824 - 1831 1834 1834 1829 - 1831 1821 - 1823 1821 - 1823 1821 - 1823 1821 - 1823 1833- 1839 1832 1833- 1834 1832 - 1837 1834 - 1838 1821 - 1824 1818 - 1822 1823 - 1828 1819 - 1821 1834 1818 - 1825 1826 - 1833 1826 - 1831 Francesco Gaetano Vincenzo Annibale Angelo Giuseppe Andrea Rocco Nicolantonio Antonio Alfonso Michele Pompilio Pompilio Cesare Angelo Michelangelo Nicola Anastasio Francesco Carlo Francesco Francesco Pietrantonio Vincenzo Michelangelo Salvatore Paolo Giovanni Donato Vincenzo Vincenzo Francesco Saverio Francesco Saverio Paolo Maria Carlo Gaetano Agostino Agostino Agostino Agostino Antonio Arcangelo Francesco Saverio Aniello Giuseppe Giuseppe Giovannantonio Marcantonio Giambattista Giuseppe Pasquale Giambattista Teodosio Domenico Francesco Paolo 264 “Inventario della biblioteca” del collegio Sannitico – 1854 (ASCb, Intendenza di Molise, b. 999, f. 107) Scaffale 1° - Gradino 1° Autore Cocchi Antonio Algarotti Francesco Scaffale 1° - Gradino 2° Spallanzani Lazaro Gozzi Gaspare Lanzi Luigi Ditti Cretese e Darete Frigio Giannone Pietro Guglielmini Domenico Metastasio Pietro Muratori Ludovico Antonio Lancetti Herodiano di Pietro Mansi Polieno di Lelio Carani Senofonte di Marcantonio Gandini Erodoto Alicarnasseo di Andrea Mustoxidi Appiano Alessandro, dall'abate Marco Mastrosini Procopio da Cesarea, di Giuseppe Rossi Polibio Flavio Giuseppe di Francesco Angiolini Senofonte di Franco Regis Senofonte di Franco Regis Pausania Titolo Raccolta di melodrammi seri, scritti nel secolo 18° Raccolta di melodrammi giocosi, scritti nel secolo 18° Raccolta di poemi didascalici, e poemetti vari, scritti nel secolo 18° Raccolta di poesie liriche scritte nel secolo 18° Raccolta di poesie satiriche scritte nel secolo 18° Raccolta di Apologhi scritti nel secolo 18° Discorsi e lettere Opere scelte Viaggio alle due Sicilie, ed in alcune parti dell'Appennino Opere scelte Storia pittorica dell'Italia Storia della guerra Troiana volgarizzate dal Cavalier Campagnone Opere Della Natura dei fiumi Opere scelte Luogo Milano Editore Società Tipografica dei classici Italiani Anno 1822 Volumi 2 Tipo di ed. in 8° Milano Società Tipografica dei classici Italiani 1826 1 in 8° Milano Milano Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1828 1822 1827 1827 1824 1822 1 1 1 1 3 3 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1825 1821 1824 ? 5 4 in 8° in 8° in 8° Milano Milano Milano Milano Tipografia Giambattista Sonzogno Società Tipografica dei classici Latini Società Tipografica dei classici Latini Società Tipografica dei classici Latini 1819 1823 1821 1820 1 14 2 5 in 8° in 8° in 8° in 8° Della perfetta poesia italiana Le opere dei due Filostrati Raccolta di operette filosofiche, e filologiche, scritte nel secolo 18° Milano Milano Società Tipografica dei classici Latini Tipi Sonzogno 1821 1828 4 2 in 8° in 8° Milano Società Tipografica dei classici Latini 1832 2 in 8° Storia dell'Impero dopo Marco Gli stratagemmi Milano Milano Tipografia fratelli Sonzogno Tipografia Giambattista Sonzogno 1821 1821 1 1 in 8° in 8° Le storie Greche Milano Tipografia Giambattista Sonzogno 1821 1 in 8° Le nove muse Milano Tipografia Giambattista Sonzogno 1820 3 in 8° Le storie Romane Milano Francesco Sonzogno e compagni 1830 2 in 8° Opera Istorie Milano Milano Paolo Andrea Molino Fratelli Sonzogno 1833 1824 3 8 in 8° in 8° Antichità Giudaiche Milano Tipografia Giambattista Sonzogno 1821 7 in 8° La Ciropedia Milano Tipografia Giambattista Sonzogno 1821 2 in 8° Opuscoli Descrizione della Grecia Milano Milano Tipografia Giambattista Sonzogno Tipografia Giambattista Sonzogno 1823 1826 2 6 in 8° in 8° 265 Scaffale 1° - Gradino 3° scaffale 1° - Gradino in 4° scaffale 1° - Gradino 5° Filangieri Gaetano Senofonte di Francesco Ambrosolini Levesque Andres Giovanni Villemain Giambullari Pier Francesco Guicciardini Maffei Giampietro, di Francesco Serdonati Rufo Quinto Curzio Mallet, di Antonio Porcari Alfieri Vittorio Robertson Botta Carlo Robertson Muller Giovanni, di Gaetano Barbieri Alicarnasso Dionigi, di Mario Mastrofini Alicarnasso Dionigi, di Mario Mastrofini Tucidide, di Pietro Manzi Plutarco, di Franceso Ambrosolini Plutarco, di Girolamo Pompei Apollodoro, del Cavaliere Compagnoni Strabone Diodoro Siculo, del Cavalier Compagnoni Tacito Caio Cornelio, del Davanzati Patercolo Valleio Coxe Guglielmo Bentivoglio Salaberry, di Gaetano Barbieri Hume David, di Clerichetti Bione Canio, di Giovanni Viano La scienza della Legislazione Milano Società Tipografica dei classici Italiani 1822 6 in 8° La spedizione di Ciro Storia di Russia Origine, progresso, e stato attuale di ogni letteratura Storia di Oliviero Cromwell Milano Milano Napoli Milano Tipografia Molino Niccolò Bettoni Borel e Bonbard Niccolò Bettoni 1839 1829 1836 1821 1 3 8 1 in 8° in 8° in 8° in 8° Istoria dell'Europa Storia d'Italia Milano Milano Antonio Fontana Antonio Fontana 1830 1830 1 1 in 8° in 8° Storie delle Indie Orientali Dei Fatti di Alessandro il Grande Milano Milano 1830 1829 1 1 in 8° in 8° Storia degli Svizzeri, o Elvezi Opere scelte Storia del Regno dell'Imperatore Carlo V Storia della guerra dell'indipendenza degli Stati Uniti di America Storia dell'America Milano Milano Milano Antonio Fontana Antonio Fontana Società Tipografica dei classici Italiani presso Niccolò Bettoni Società Tipografica dei classici Italiani Niccolò Bettoni 1823 1818 1824 2 4 4 in 8° in 8° in 8° Milano Milano Niccolò Bettoni Niccolò Bettoni 1820 1821 3 3 in 8° in 8° Storia universale Milano Niccolò Bettoni 1819 6 in 8° Le antichità Romane Milano Tipografia fratelli Sonzogno 1823 3 in 8° Opuscoli Milano Francesco Sonzogno 1827 1 in 8° Le guerre del Peloponneso Milano Francesco Sonzogno 1830 2 in 8° Opuscoli Milano Tipografia fratelli Sonzogno 1825 6 in 8° Le vite degli uomini illustri Milano Tipografia fratelli Sonzogno 1824 7 in 8° Bibloteca Della Geografia Milano Milano Francesco Sonzogno Francesco Sonzogno 1826 1 5 in 8° in 8° Storia Milano Tipografia Giambattista Sonzogno 1827 7 in 8° Le opere storiche Storia Romana Storia della Casa d'Austria, tradotta da Paolo Emilio Campo Della guerra di Fiandra Milano Milano Niccolò Bettoni Niccolò Bettoni 1822 1826 2 2 in 8° in 8° Milano Milano Niccolò Bettoni Niccolò Bettoni 1824 1826 6 3 in 8° in 8° Storia dell'Impero Ottomano Milano Niccolò Bettoni 1821 3 in 8° Storia d'Inghilterra Milano Niccolò Bettoni 1825 8 in 8° Storie Romane Milano Tipografia fratelli Sonzogno 1823 5 in 8° 266 Dalla Bona Giovannantonio Arriano, di Marco Mastrofini Floro Lucio Anneo scaffale 1° - Gradino 6° Sallustio Giustino Bertolotti Davide Rampoldi Macchiavelli Niccolò Marcellino Ammiano, di Francesco Ambrosoli Isocrate, di Labanti Laerzio Diogene, del Conte Luigi Luchi Varano Alfonso Zannotti Francesco Maria Gibbon Eduardo Cicerone, del Napione Cicerone, d'Alessandro Bamdiera Cicerone, di Placido Borbnoni Walkenaer, di Giuseppe Ciuncio Paulet Flaviano, Sismondo dei Sismondi, del Cavalier Luigi Rossi Robeston Guglielmo Davila Arrigo Caterino Robeston Guglielmo Tito Livio, diacoponardi Michand, di Francesco Ambrosoli Dante Alighieri scaffale 1° - Gradino 7° Soave Francesco Napione Gianfranco Galeani Napione Gianfranco Galeani Napione Gianfranco Galeani Tolomeo Marco Tipografia fratelli Sonzogno Raccolta degli storici minori della Grecia Milano 1826 4 in 8° Tipografia fratelli Sonzogno Opere La storia Romana Le guerre Catilinarie e Giugurtina, tradotte da Vittorio Alfieri Le storie di Trogo Pompeo Storia della Casa di Savoia Cronologia Universale Le istorie Fiorentine Milano Milano Niccolò Bettoni 1826 1823 2 1 in 8° in 8° Milano Milano Milano Milano Milano Niccolò Bettoni Antonio Fontana Antonio Fontana Antonio Fontana Niccolò Bettoni 1823 1829 1830 1828 1823 1 1 1 1 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Le storie Orazioni ed Epistole Milano Milano Antonio Fontana Francesco Sonzogno 1829 1828 1 1 in 8° in 8° Le vite dei Filosofi Opere scelte Milano Milano Tipografia Molino Società Tipografica dei classici Italiani 1842 1819 1 1 in 8° in 8° Opere scelte Storia della decadenza dell'Impero Romano Le Iusculane Milano Milano Pisa Società Tipografica dei classici Italiani Niccolò Bettoni Niccolò Capurno 1818 1824 1813 2 13 2 in 8° in 8° in 8° Gli Offizi Venezia Tommaso Bettinelli 1791 2 in 8° Le orazioni scelte Venezia Tipografia Gustino Pasquale 1810 2 in 8° Cosmologia, o descrizione generale della terra Trattato elementare di economia politica Napoli Napoli Tramater Firesso Trani 1827 2 1 in 8° in 12° Storia dei Francesi Storia dell'antica Grecia Guerre civili della Francia Storia del Regno di Scozia Milano Milano Milano Milano Niccolò Bettoni Antonio Fontana Antonio Fontana Antonio Fontana 1822 1831 1829 1828 29 1 4 1 in 8° in 8° in 8° in 8° La storia Romana Milano Niccolò Bettoni 1824 7 in 8° Storia delle Crociate La Divina Commedia, illustrata da Luigi Partirelli Parnasi dei Poeti Classici d'ogni Nazione Opere Complete Milano Milano Venezia Milano Antonio Fontana Società Tipografica dei classici Italiani Antonio Zatta e figli Ferdinando Baret 1831 1804 1793 1815 6 3 41 17 in 8° in 8° in 8° in 8° Monumenti d'architettura antica Pisa Niccolò Capurno 1820 3 in 8° Estratti ragionati di varie opere di grido Pisa Niccolò Capurno 1816 2 in 8° Niccolò Capurno Real Albergo dei Poveri 1829 3 2 in 8° in 8° Vite ed Elogi d'Illustri Italiani Delle lettere Pisa Napoli 267 scaffale 1° - Gradino 7° scaffale 2° - Gradino 1° Claudio Tito Livio, di Luigi Matil Petrarca Francesco Galluppi Pasquale Orazio, di Carlo Paolino Esopo volgarizzato per Uns da Siena Genquenée Carrara Gerace Mattebrun Mattebrun D'Augimort, di Stefano Frozio Cicognara Cicognara Storia Romana Le Rime, illustrate da Francesco Soave Elementi di Filosofia Brescia Milano Napoli Tipografia dipartimentale Società Tipografica dei classici Italiani Raffaele di Napoli 1804 1805 1834 39 2 6 in 8° in 8° in 8° Le opere Napoli Michele Morelli 1815 8 in 8° Napoli Paris Real Albergo dei Poveri Michaud Freres Tipografia Sonzogno Stamperia Masi 1 8 1 8 1 in 8° in 8° Milano Livorno 1829 1811 1845 1815 1833 in 8° in 8° Fratelli Giacchetti Fratelli Giacchetti Fratelli Giacchetti 1826 1823 1821 6 7 1 in 8° in 8° in 8° Imperiale Regia Stamperia Gabinetto Bibliografico e tipografico Fratelli Giacchetti David Pasugli e soci Fratelli Giacchetti Gouttemberg Stamperia Francese Molino, Landi e compagni nella Stamperia per le opere del professor Flauti nella Stamperia per le opere del professor Flauti Fratelli Giacchetti Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno 1817 1821 1827 1833 1824 1840 1826 1813 6 2 31 2 1 1 7 2 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° 1837 3 in 8° 1837 1830 1823 1820 1820 1822 1818 3 12 1 1 1 2 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno Niccolò Capurno 1823 1819 1821 1820 1823 1818 1823 1 3 3 4 1 1 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Niccolò Capurno Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1818 1807 1821 1 1 1 in 8° in 8° in 8° Histoire Letteraire d'Italie Cenno etimologico nella lingua Francese Geografia universale Nuovo dizionario geografico portatile scaffale 2° - Gradino 2° Martini Antonio Martini Antonio Misserini Melchiorre Guanciali Ruintino Cesari Antonio Napione Storia dell'Arte Storia della scultura Memorie spettanti alla storia della Calcografia Proposta di alcune correzioni, ed agginte al vocabolario della Crusca Raccolta di scelte prose italiane Vecchio e nuovo testamento secondo la volgata La Sacra Bibbia Della vita di Antonio Canova Hannemmaunus, sec de Homeopathia Bellezze della Commedia di Dante Degli usi, e dei pregi della lingua latina scaffale 2° - Gradino 3° Flauti Vita dei due fratelli Cicerone Napoli Flauti Winckelmann Mannui Aldo Mannui Aldo Compagni Dino Nini Ettore Fiorentino Remigio Vita dei due fratelli Cicerone Opere Vita di Cogmo 1° dei Medici Le Azioni di Castruccio degli Antelminelli Storia Fiorentina Traduzione delle tragedie di seneca Traduzione dell'Epistole di Ovidio Ragionamenti sopra e invenzioni da lui dipinte in Firenze Opere Vite di pittori, scultori, ed architetti moderni Storia di Napoli Dei veri precetti della pittura La congiura dei Baroni del Regno di Napoli Vita di Michelangelo Buonarota Napoli Prato Pisa Pisa Pisa Pisa Pisa Del Reggimento degli Stati Il Pastor Fido La tebaide di Stazio Pisa Milano Milano Monti Vincenzo Vasati Giorgio Giannotti Donato Bellori Giampietro Capocelatro Francesco Armenino Giambattista Porzio Camillo Condivi Ascanio Savanarola Girolamo [sic] Guarini Battista Bentivoglio Cornelio Prato Prato Prato Milano Napoli Prato Firenze Prato Napoli Napoli Firenze Pisa Pisa Pisa Pisa Pisa Pisa Pisa 268 scaffale 2° - Gradino in 4° Tasso Torquato Vasati Giorgio Manzoni Alessandro Gosellini Giuliano Tomaseo [sic] Lanza Nicola Bucca Giacomo Tacito Caio Cornelio Tacito Caio Cornelio scaffale 2° - Gradino 5° Buffon Bruno Francesco Saverio il Giovane Liberatore Raffaele Afan de Rivera Afan de Rivera Cari Giacomo Colangelo Padre dell'Oratoria Franchi Giuseppe Genoino Giulio Manni Pietro scaffale 2° - Gradino 6° Ciarlante Gianvincenzo Colangelo Francesco Ricci Gennaro Iulio Floriano (de) Colangelo Colangelo scaffale 3° - Gradino 1° Colangelo Martuscelli Domenico Colangelo Francesco Opere Vita dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti Opere Vita di Ferrante Gonsaga Principe di Molfetta Nuovo dizionario dei sinonimi della Lingua Italiana Dictionaire des Frases Francaises-Italiennes Capua vetero, ossia descrizione di tutti i monumentidi Capua antica Gli annali tradotti da Giuseppe Sanseverino Dilucidazioni degli annali di detto Sanseverino Per l'adolescenza, ossia compendio dell'intera storia dei tre Regni della natura Viaggi per diverse parti d'Italia, Svizzera, Francia, Inghilterra e Germania Il Gilebo, ossia un aggradevole esercizio di letteratura per la studiosa gioventù Elementi di archeologia greca Dei saggi delle manifatture napolitane Considerazioni sui mezzi di retsituire il valore proprio che la natura ha conceduto al Regno delle due Sicilie Tavole di riduazione di pesi e misure della Sicilia citeriore Piano di educazione pei fancilli secondo il metodo di Bell e Lancaster Raccolta di opere appartenenti alla storia Letteraria Italiana Raccolta di vari dialoghi dei più eleganti drammatici Francesi Etica drammatia per la educazione della gioventù Manuale prattico per la cura dell'apparente morte Avvertimenti per parlare e scrivere correttamente la lingua italiana Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli e Sicilia Memorie storiche del Sannio Storia de' Filosofi e Matematici Le monete delle antiche famiglie di Roma fino all'Imperatore Augusto Elementi di Filosofia Vita di Giacomo Sannazzaro Vita di Giovanni Pontano Saggio di alcuna considerazione sulla scienza nuova di Giambattista Vico Rudimenti di Storia Apologia della Religione Cristiana Milano Milano Firenze Pisa Firenze Naples Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Fratelli Battelli Niccolò Capurno Giuseppe Celli Immpremerie de Leguin 1804 1807 1828 1821 1837 1839 4 16 2 1 1 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Napoli Napoli Firenze Tipografia di Luigi Nobile Stamperia Reale Piatti 1818 1816 1 10 1 in 8° in 8° Napoli Gervasi 1812 20 in 8° Napoli Stamperia Francese 1818 3 in 8° Napoli Tipografia Angelo Trani 1828 2 in 8° Napoli Napoli Ariosto 1835 1834 1 1 in 8° in 8° Napoli Stamperia e Cartiera del Fibreno 1832 2 in 8° Napoli Stamperia e Cartiera del Fibreno 1840 1 in 8° Napoli Angelo Coda 1817 1 Napoli Vincenzo Orsini 1816 4 in 8° Napoli Napoli Napoli Giovanbattista Leguin Società Filonatica Real Albergo dei Poveri 1834 1831 1835 1 6 1 in 8° in 12° in 8° Napoli Stamperia Accademia di Marina 1820 1 in 8° Nicola Gervasi Tipografia Onofrio Nuzzi Tipografia Trani 1815 1830 1834 20 5 3 in 4° in 4° in 4° Napoli Napoli Napoli Napoli Stamperia e Cartiera del Fibreno Raffaele di Napoli Angelo Trani Angelo Trani 1836 1829 1819 1819 1 2 1 1 in 8° in 8° in 8° in 8° Napoli Napoli Napoli Angelo Trani Giovanni de Rensis Tipografia Trani 1822 1817 1831 1 6 2 in 8° in 8° in 4° Napoli Campobasso Napoli 269 Fleury Claudio Fleury Claudio Fergola Claris Michele Basilio Scotti Angelantonio Sturmm Gaetti Geminiano Malizia Bartolommeo [sic] scaffale 3° - Gradino 2° scaffale 3° - Gradino 3° Guillon Margolbi Pasquale Margolbi Pasquale Roberti Giambattista Chateaubriand Pascal Bonald Holberg Federico Leopoldo Guineo Da Luri Toux Bonald Criteo Flamine scaffale 3° - Gradino in 4° Croiset Giovanni Croiset Giovanni Croiset Giovanni idem Cobbett Istoria Ecclesiastica Disciplina populis dei Venetiis L'irreligiosa libertà di pensare nemica del progresso delle scienze Teoria dei miracoli Il liberalissimo Cristiano Catechismo medico conciliato colla Religione Considerazioni sopra le opere di Dio Il giovane istruito nella Cristiana religione Le Sorelle della Carità Opere postume Biblioteca scelta dei padri della Chiesa Greca e Latina Versione degl'inni di S. Chiesa I cantici del nuovo ed antico testamento parafrasati in versi lirici Opere Enciclopedia ecclesiastica e morale - opera periodica Genio del Crisitanesimo Pensieri Le legistazioni primitive. Traduzione di GioacchinoVentura Vita e dottrina di Gesù Cristo. Tradotta da Caro Antici Confutazione degli errori di Voltaire in fatto di Religione Meditazione teologica Lettere sull'Italia considerate sotto il rapporto della Religione Miscellanee di diversi argomenti estratte dalle memorie di morale, religione, e letteratura di Modena saggio analitico delle leggi naturali dell'ordine sociale Dem. Sulle indissolubilità del matrimnio Lezioni ad Aristene di Traccia un nipote, e viaggi del medesimo Esercizi di pietà per tutti i giorni dell'anno Esercizio di pietà per tutte le domeniche e feste mobili dell'anno Ritiramento spirituale per un giorno in ogni mese, e riflessioni cristiane sopra vari oggetti di morale Memorie per servire alla storia ecclesiastica del secolo 18° Lista cronologia degli scrittori 18° Storia della riforma protestante in Inghilterra ed in Firenze Antoniis Zatta Napoli Napoli Messinia Napoli Napoli Napoli Napoli Vincenzo Orsino Stamperia per le opere del professor Flauti Giuseppe Pappalardi Tipografia Conelli Michele Stasi Tipografia Giuseppe Cioffi Stabilimento del Pontano 1766 1782 26 3 in 4° in 4° 1804 1 in 4° 1839 1822 1821 1835 1836 2 1 1 12 4 1 in 4° in 12° in 8° in 12° in 12° in 12° Napoli Tipografia Trani 1823 2 in 8° Napoli Napoli Tipografia del Sebeto Tipografia de Dominicis 1830 1817 26 2 in 8° in 8° Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Tipografia Luigi Nobile Minerva Domenico Sangiacomo Tipografia Zambrai Tipografia Crapart 1818 1826 1821 1822 1824 2 11 5 3 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Napoli Domenico Sangiacomo 1823 2 in 8° Napoli Biblioteca Cattolica 1826 4 in 12° Napoli Napoli Biblioteca Cattolica Biblioteca Cattolica 1826 1826 7 1 in 12° in 12° Napoli Biblioteca Cattolica 1827 4 in 12° Napoli Biblioteca Cattolica 1827 4 in 12° Napoli Napoli Biblioteca Cattolica Biblioteca Cattolica 1 1 in 12° in 12° Napoli Biblioteca Cattolica 2 in 12° Napoli Biblioteca Cattolica 1826 12 in 12° Napoli Biblioteca Cattolica 1828 5 in 12° Napoli Biblioteca Cattolica 1828 2 in 8° Napoli Napoli Napoli Biblioteca Cattolica Biblioteca Cattolica Biblioteca Cattolica 1826 1827 1826 5 3 2 in 8° in 8° in 8° 270 Labini Andrea scaffale 3° - Gradino 5° Haller Carlo Lodovico Maistre Giuseppe de Maistre Giuseppe de Maistre Giuseppe de Schedoni Pietro Passovanli Iacopo Du Clot Du Clot scaffale 3° - Gradino 6° Coppola Antonio Canovoi Stanislao Venini Ignazio Venini Ignazio Caprile Barnaba Caprile Barnaba Mansi Gianbattista Leone Evasio Daluca Antonio Serafini Roberti Giambattista Torricelli Girolamo Torricelli Girolamo Laiano Padre da Laiano Padre da Anfossi Filippo Deani Pacifico Deani Pacifico Granelli Giovanni Granelli Giovanni Albenga Claudio Lenfant Pellegrini Giuseppe Luigi Demi Billot Irlanda tradotta da Domenico Gregori Compendo della Storia Sacra del vecchio e nuovo testamento Apologhi. I belli spiriti sfidati a ragionare, e non a decidere Ristaurazione della nienza politica, ovvero teoria dello stato sociale naturale Le serate di Pietroburgo. Ovvero trattenimento intorno al governo temporale Della Chiesa Gallicana sul suo rapporto col sovrano pontefice Considerazioni sulla Francia Codici di pubblica, e privata morale Lo specchio della vera penitenza La santa Bibbia vendicata dagli attacchi della incredulità Esposizione istorica dommatica e morale di tutta la dottrina cristiana e cattolica Traduzione della vita di Maria SS. di suor Maria di Gesù Panegirici Panegirici e discorsi sacri Prediche quaresimali Orazioni Sacre Prediche quaresimali Prediche Elogi Sacri Napoli Biblioteca Cattolica 1826 2 in 8° Napoli Biblioteca Cattolica 1826 1 in 8° Napoli Biblioteca Cattolica 1828 8 in 8° Napoli Biblioteca Cattolica 1827 2 in 8° Napoli Napoli Napoli Milano Biblioteca Cattolica Biblioteca Cattolica Biblioteca Cattolica Società Tipografica dei classici Italiani 1827 1828 1829 1808 2 1 2 2 in 8° in 8° in 8° in 8° Napoli Gabinetto Bibliografico e tipografico 1821 7 in 8° Napoli Biblioteca Cattolica 1827 9 in 8° Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Minerva Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario 1827 1824 1824 1824 1824 1824 1825 1826 17 2 1 2 1 3 3 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Prediche Panegirici ed Orazioni sacre Panegirici, e discorsi sacri Quaresimae postumo Panegirici Prediche scelte Panegirici e sermoni Orazioni Panegiriche. Discorsi pei morti, sui sacramenti, e sulle beatitudini e corso di spirituale esercizio per gli Ecclesiastici il Quaresimale Prediche quaresimali Panegirici Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario 1826 1826 1827 1827 1827 1827 1828 1 1 1 2 1 2 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Napoli Napoli Napoli Napoli Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario 8 3 2 1 in 8° in 8° in 8° in 8° Corso intero di una migliore mensile sacra Prediche Napoli Napoli Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario 1831 1829 1829 1829 e 1830 1831 4 8 in 8° in 8° Prediche, e Panegirici Panegirici Discorsi ridotti in pratica per tutte le domeniche e Napoli Napoli Napoli Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario 1832 1833 1832 2 1 5 in 8° in 8° in 8° 271 Rossi Enrico Firitti Francesco Rossi Enrico scaffale in 4° - Gradino 1° scaffale in 4° - Gradino 2° scaffale in 4° - Gradino 3° scaffale in 4° - Gradino in 4° feste principali dell'anno Panegirici Panegirici ed Orazioni Discorsi quaresimali alla corte di Parma Napoli Napoli Napoli Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario 1833 1834 1833 1 3 1 in 8° in 8° Opere Il Decamerone Opere Il libro del Cortigiano Operazioni della lingua italiana Vita Trattato sopra gli ottimi reginansti delle repubbliche antiche exmoderne Opere Storia del Regno di Napoli Orlando Furioso Milano Milano Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1808 1803 1807 1803 1809 1806 12 4 8 2 4 3 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1805 1802 1805 1812 1 5 3 5 in 8° in 8° in 8° in 8° Le metamorfosi di Ovidio Opere Raccolta di tragedie scritte nel secolo 18° Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1805 1828 1825 3 14 2 in 8° in 8° in 8° Il Malmantile riaquistato Storie delle guerre civili di Francia Istorie delle Indie Orientali Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1807 1807 1806 1 6 3 in 8° in 8° in 8° Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1812 1808 1808 1 1 1 in 8° in 8° in 8° Mensini Benedetto Crescenzo Pietro Pandolfini Agnolo Sironi Rubustiani Berni Francesco Berni Francesco Varchi Benedetto Varchi Benedetto Gravina Gianvincenzo Della coltivazione del riso, e della sifilide Raccolta di poesie pastorali, e rusticali Le stanze, e l'Orfeo, ed altre poesie Raccolta di cento novelle antiche, ed altre di vari autori, dall'origine della lingua italiana sino al 1760 Poetica. Satire Trattato dell'agricoltura Trattato del Governo della famiglia Raccolta di lirici italiani fino al secolo ottavo Orlando innamorato di Matteo Boiardo Opere burlesche Storia Fiorentina L'Erculanum Opere scelte Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1804 1808 1805 1802 1808 1806 1806 1803 1804 1809 3 1 3 1 1 4 1 5 2 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Villani Giovanni Valvassone Erasmo Vettori Pietro Vinci Leonardo Verri Alessandro Alberti Leonbattista Molga Francescomaria Storie Fiorentine Poema sulla caccia Delle lodi, e delle coltivazioni degli ulivi Trattato della Pittura Opere scelte Della pittura, e della statua Poesia Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1802 1808 1806 1804 1823 1804 1808 1 1 1 1 2 1 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Bembo Pietro Boccaccio Giovanni Caro Anibale Castiglione Baldassarre Cicconio Cellini Benvenuto Cavallanti Bartolomeo Firenzuola Agnolo Torlanzo Angelo Ariosto Lodovico Anguillara Giovannandrea Baldinucci Filippo Lippi Lorenzo Davila Arrigo Caterino Maffei Giampietro Spolverino Giambattista. E Francescare Giorlamo Giulio Ferrariso Poliziano Angelo 272 Muratori Ludovico Antonio Fiorentino Giovanni Pulci Luigi Beccaria Cesare Denina Carlo Parini Giuseppe Bianco Nicolantonio Gannotti Eustachio scaffale in 4° - Gradino 5° Pothier Pothier Gothofhredi Majo Angelo Rossi Franciscus Rossi Franciscus Longo Antonio scaffale in 4° - Gradino 6° scaffale 5° - Gradino 1° Redi Francesco Sacchetti Franco Salviati Leonardo Bracciolini Francesco scaffale 5° - Gradino 2° Sannazzaro Jacopo Legni Bernardo Iaponi Alessandro Macchiavelli Niccolò Sanconcordio Bartolomeo Marchetti Alessandro Carteromaco Niccolò Dati Carlo Roberto Alamanni Luigi e Ruccellai Giovanni Tiraboschi Girolamo Maria Galileo Galilei Gelli Giambattista Della perfetta poesia Il Pecorone Il Morgante Maggiore Opere Delle rivoluzioni d'Italia Opere Saggio di storia naturale delle belle lettere Trattato teorico pratico di prospettiva Elenco ragionato delle opere contenute nella collezione dei Classici Italiani Pandectae Iustinianae in novum ordinum digestae, cum legibuseodicis et novellis Analisi delle Pandette: ossia dizionario ragionato delle dottrine contenute nel corpo del dritto Romano Corpus puris cildilis rimani Iuriscivilia ante Iustinianei reliquiae ineditae ex codice rescripto In pandecta iustiniani commendarius Iurisculesiasticis Baelutiones Nuovo studio netodico delle leggi civili del regno delle due Scicilie Venezia Milano Milano Milano Milano Milano Napoli Milano Andrea Larice Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Nicola Mosca Società Tipografica dei classici Italiani 1795 1804 1806 1822 1820 1825 1842 1825 4 2 3 2 3 2 2 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Milano Società Tipografica dei classici Italiani 1814 1 in 8° Neapolim Iancarrium Mirelli 1823 5 in 4° Napoli Napoli Iancarrium Mirelli Iancaricum Mirelli 1829 1828 1 4 in 4° in 4° Roma Napoli Napoli Burlium Raphaelem Miranda 1823 1822 1821 1 3 2 in 8° in 8° in 8° Napoli 1831 1 Napoli Stamperia e Cartiera del Fibreno Tipografia del Real Ministero degli affari interni Napoli Stabilimento Tipografia dell'aquila Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1808 1809 1804 1809 1804 1809 1806 1806 1806 1804 10 9 3 5 1 3 1 3 1 10 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Ammaestramenti degli antichi Della natura delle cose di tito lucrezio Caro Il Ricciardetto Vite dei pittori antichi Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1808 1813 1813 1806 1 1 3 1 in 8° in 8° in 8° in 8° La coltivazione, e le api Milano Società Tipografica dei classici Italiani 1804 1 in 8° Della leteratura d'Itala Opere La Circe Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1822 1808 1804 16 13 3 in 8° in 8° in 8° Annali civili del Regno delle due Sicilie Rendiconto delle adunanze dei lavori della società ed accademia delle Scienze Giornale del Regno delle due Sicilie Teatro Italiano antico Opere Novelle Opere Lo scherno degli dei Raccolta di prose italiano L'arcadia Istorie Fiorentine La vecchia rapita 1833-1846 273 scaffale 5° - Gradino 3° scaffale 5° - Gradino in 4° scaffale 5° - Gradino 5° Della Casa Giovanni Borghini Raffaello Borghini Vincenzo Magalotti Lorenzo Buommattei Benedetto Davanzati Basticchi Bernardo Prizzo Sebastiano Guicciardini Francesco Gabriello Chiabrera Aretino Pietro Goldoni Carlo Genovesi Antonio Maffei Scipione Gigli Girolamo Bentivoglio Guido Romagnosi Opere il Riposo Discorsi Lettere scientifiche ed erudite Della Lingua toscana Milano Milano Milano Milano Milano Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani 1806 1807 1808 1806 1809 4 3 4 2 2 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Lo scisma d'Inghilterra Le sei giornate Istria d'Italia Rime Raccolta di Poesie satiriche Opere scelte Opere scelte Verona Illustrata Raccolta di Commedie scritte nel secolo 18° Opere storiche Opere Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Milano Firenze Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Società Tipografica dei classici Italiani Stamperia Piatti 1807 1805 1803 1807 1808 1824 1824 1829 1827 1806 1832 1 1 10 3 1 4 2 3 2 5 13 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Muratori Lodovico Annali d'Italia Corografia Clossarina ad scriptores mediae, et infime Latinilatis Lexicon totius Latinilatis Una seconda copia Lexicon septum linguarum Dizionario universale critico ed enciclopedico Gran dizionario Francese italiano ed italiano francese Vocabolario universale Italiano Dizionario della lingua italiana Dizionario inglese italiano, ed italiano inglese Nuovo grande vocabolario di tutti i verbi italiani Atlante istorico, cronologico, geografico e quealogico Atlante universale di Geografia, Fisica, politica, ????, e minerologica Atlante della Geografia antica ed istorica composta sulle carte di Aville Atlante geografico Milano Firenze Basilae Patavii Patavii Patavii Lucca Bassano Napoli Bologna Firenze Napoli Società Tipografica dei classici Italiani 1818 1837 1762 1805 1831 1772 1797 1811 1840 1819 1816 1829 18 21 6 4 4 2 6 2 7 7 2 1 Firenze Molino, Landi e compagni 1 in 8° in 8° in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio grande 1827 6 in foglio 1807 1774 1 1 in foglio in foglio 1829 1 1 1 in foglio 1 1 Dacause Forcellini Egidio Forcellini Egidio Facciolati Alberti Alberti Francesco Baret Delia Niccolò Le Sagges Marzolla Benedetto Mastriani Raffaele Cicognara Leopoldo Cicognara Leopoldo Geografia descritta in otto dettagli Emisferi in tela grande n. 2 Carte geografiche n. 10 Atlante corografico, storico, e statistico del Regno delle due Sicilie Atlante della storia generale italiana Carte geografiche ricavate dalla litografia militare numero cinque Tavole 185 - da servire alla storia della pittura tavole 18 - da servire alla caleografia Turnissi Tonan Bettinelli Tipis Seminariis Ioannem Manfri Stamperia Domenico Marescandoli Giuseppe Ramondini Tramater Fratelli Masi, e compagni Giovanni Maremiglio Stamperia Francese Bruxelles Parigi Venezia Napoli Andrea Zatta Tipografia Carlo Cattaneo, e Francesco Ferrantes Napoli Napoli Tipografia militare 1832 Prato Prato Fratelli Giacchetti Fratelli Giacchetti 1823 1831 1 1 1 in foglio 274 D'Angicourt D'Angicourt D'Angicourt Winckelmann Martuscelli Pasqaule Sanctis Gabriel de Pomphilis Giacinto Cacciatore Leonardo Tavole 73 - da servire all'architettura Tavole 48 - da servire alla scultura tavole 204 - da servire alla pittura Tavole 200 - da servire alle opere dello stesso autore Trattato di Calligrafia Esemplare d'gni specie di carattere Geografia dello scibile Nuovo atlante istorico Esquisses pittorisques, et descriptiones de la ville, et de ???? De Naples Atlante geografico composto da otto mappe Flora napoletana, ossia descrizione delle pianteindigene del Regno di Napoli Prato Prato Prato Prato Napoli Napoli Napoli Napoli Fratelli Giacchetti Fratelli Giacchetti Fratelli Giacchetti Fratelli Giacchetti Stamperia e Cartiera del Fibreno Napoli Napoli Cucinelli, e Bianchi Napoli Napoli Napoli Lanzirotti Francesco Giuseppe Palermo Rollin Carlo Rollin Carlo Le Beau Cesarotti Melchiorre Gevier, e le Beau Leharpe Lesere D'Aville Baldi Antino Masi Angelo Tavole da servire alla detta flora in n° di 100 La Fauna del Regno di Napoli Atlante illustrativo per servire da corredoalla corografia d'Italia fisica, storica, e statistica Quadro genealogico, cronologico, e storico dei Re di Sicilia dall'epoca della fondazione dela Monarchia Siciliana Grande albo di Calligrafia Storia antica Romana Della maniera d'insegnare, e studiare le belle lettere Storia del Basso Impero Opere Storia degl'Imperatori Romani, e del Basso Impero Cour de letterature ancienne, et moderne Geografie ancienne historique Compendio di Geografia universale M. Tullio Ciceronis - de repubblica quae Hardion Giacomo Condillac Storia universale sacra e profana Oeuvre completes Roma Paris Marano Geronimo delle regole dell'arte rettorica Napoli Marano Geronimo Giampaolo Paolo Nicola Robinson Mambieri Alessandro delle regole dell'arte logica Lezioni di agricoltura Antichità Greca Teorica elementare di musica Raccolta di componimenti pronunziati nell'inaugurazione del R. Collegio Sannitico L'arte di verificare le date dei fatti storici, del'inserzioni, delle cronache, ed altri antichi monumenti avanti l'era Cristiana L'arte di verificare le date dei fatti storici, Rodino Giuseppe Tenore Michele Tenore Michele Carta Ronzio Gabriele Orlandini Attilio Zaccagni scaffale 6° - Gradino 1° scaffale 6° - Gradino 2° scaffale 6° - Gradino 3° scaffale 6° - Gradino in 4° scaffale 6° - Gradino 5° scaffale 6° - Gradino 6° 1829 1829 1829 1830 1840 1834 1829 1829 1 1 1 1 1 1 1 2 1832 1845 3 2(?) Stamperia Reale 1811-1815 5 Stamperia Reale Tramater 1832 1 4 Real Albergo dei Poveri Firenze 1843 in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in foglio in 4° in foglio in foglio grande in foglio 1826 1831 1821 1800 1831 1816 1807 1821 1822 folio 1; fogli 18 1 46 3 7 42 18 15 1 2 1 in 12° in 12° in 12° in 12° in 12° in 8° in 8° in 8° in 8° 1806 1803 35 31 in 8° in 12° 1819 1 in 8° Napoli Stamperia Guglielmini chet duprat Stamperia della Reale Accademia di Marino Stamperia della Reale Accademia di Marino 1819 1 in 8° Napoli Napoli Napoli Giovanni de Runis Tipografia Porcelli Tipografia del Vesuvio 1819 1840 5 3 1 in 8° in 8° in 4° Napoli Stamperia della Società Filomatica 1818 1 in 4° Parigi Parigi Marcon Marcon 1819 1818 5 18 in 8° in 8° Palermo Forlì Napoli Napoli Napoli Pisa Napoli Paris Paris Napoli Romae Stamperia Ruffino 1845 Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Nuovo gabinetto letteario Tipografia della società letteraria Nuovo gabinetto letteario Crapulet Gabinetto Bibliografico e tipografico Barliaem 275 Glatina Giusepe Maria Glatina Giusepe Maria Tondi Girard scaffale 7° - Gradino 1° scaffale 7° - Gradino 2° scaffale 7° - Gradino 3° scaffale 7° - Gradino in 4° scaffale 7° - Gradino 5° Seneca Seneca Quintilianus Marius Fabius Quintus Curtus Rufus Cajus Rinuius secundus Cajus Rinuius secundus Quintus Horatis Flaccus Cicero Marcus Tullius Cicero Marcus Tullius Cicero Marcus Tullius Cicero Marcus Tullius Cicero Marcus Tullius Claudianus Claudii Svetonius Caius Phedrus Martialus Marcus Valerius Caius Silvius Italicus Lucius Anneus Florus Valerius Maximus Valerium Flaccus Iustinus Iucenalis D. Tunii Hitius P. Papirius Titus Livius Paladinus Sallustius Caius Crispus Terentius Publius Tacitus Caius Cornelius Plautus Marcus Caius Lucanus Marcus Anoneu Velleius Paterculus Cajus Publius Ovidius Naso Publius Virgilius Maro del'inserzioni, delle cronache, ed altri antichi monumenti dopo la nascita di nostro Signore Stati Oratorii Arte Oratoria Elementi d'Orittognoria Sinomimes L. A. Omnia apera. Philosophica declaratoria et tragica - con le illustrazioni di Borillet - prima parte Opera tragica con le illustrazioni di Pierrot Bologna Bologna Napoli Francois Beccani Beccani Angelo Trani Amabl Noy 1818 1816 1817 1801 1 1 3 2 in 8° in 8° in 8° in 12° Parigi Parigi Firmin Didot Firmin Didot 1827 1829 5 1 in 8° De istitutione oratoria De rebus gestis Alexandri Magni Parigi Parigi Firmin Didot Firmin Didot 1821 1822 7 3 in 8° in 8° Historia naturalis Parigi Firmin Didot 1827 10 in 8° Epistolae et Panegirius Omnia opera Poaete Latini minores opera Pars prima - opera Rettorica, et oratoria Pars seconda - Orationes omes Pars tertia - Opera Philosophica Pars quarta - Epistolae Fragmenta Opera omnia Opera omnia Fablulae Esopi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot 1822 1829 1824 1831 1827 1829 1827 1831 1831 1828 1826 2 1 8 1 6 6 3 1 1 3 2 in 8° in 8° in 8° Epigram.te Opera Epitomae rerum romanorum de dictis Faetisque memoralibus Argonautica Latini Balbi Historiarum Philippicarum Satire Opera omnia Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Parigi Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot 1825 1823 1824 1824 1823 1823 1825 3 2 1 2 2 1 3 4 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Omnia opera Parigi Firmin Didot 1822 13 in 8° Opera Comediae Omnia opera Comediae Parigi Parigi Parigi Parigi Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot 1821 1827 1819 1830 1 3 6 1 in 8° in 8° in 8° in 8° Phardaliae Parigi Firmin Didot 1830 1 in 8° Omnia opera Omnia Opera Omnia Opera Parigi Parigi Parigi Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot 1822 1820 1819 1 10 9 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° 276 Cajus Iulius Caesar Tibullus Attius Catullus Cajus Valerius Piaggino Omnia Opera Omnia Opera Omnia Opera Atti della reale accademia delle scienze. Sezione della Società Reale Borbonica Monumenti inediti d'Antichità e belle arti raccolti e dati in luce da una società archeologica Annuali Ecclesiastici tratti dal Cardinal da Odonio Baronio Rinaldi Traite de Phisique experimentele et metinalique Trattat elimentare di fisica esperimentale Corso di Lingua Francese Corso elementare di Lingua e letteratura Italiana dell'Accademia di Marino Annotazioni prattiche nelle malattie degli occhi Pro recuperata valetudine Ferdinandi 1° - Utriusque Sicilia Regis Introduzione alla Geografia astronomica premessa alla descrizione della macchina geografica astronomica Padova Monticela Enciclopediae Metodique Matematiques Planghes des matematiques Amusemens Des scientes matematiques et Phisiques Plauges des amusemens de sciences Dictionaire des jeux avec les plainges relatives Histoirae des matematiques Flauti Elementi di geometria di Euclide Napoli Flauti Corso di algebra elementae e sublime Napoli Flauti Trigonometria rettilinea e sferica Napoli Flauti Sezioni coniche Napoli Flauti Eccler Leonardo Opuscoli matematici introduzione all'analisi infinitesimale Prospetto ragionato delle opere componenti un copro di studi matematici Trattato analitico delle sezioni coniche pubblicato da Vincenzo Flauti Trattato analitico dei luoghi geometrici Trattato analitico delle sezioni coniche Divinazione - Sulla Geometria analitica degli antichi Corso di analisi algebrica elementare e sublime diviso in quattro Vol. Napoli Paris scaffale 7° - Gradino 6° Biot Biot - di Nicola Cavelli Gavautan Giusepe Giamabattista scaffale 8° - Gradino 1° Fergola Nicola Fergola Nicola Scorza Giuseppe Scorza Giuseppe Parigi Parigi Parigi Firmin Didot Firmin Didot Firmin Didot 1819 1819 1816 4 1 1 in 8° in 8° in 8° Napoli Stamperia Reale 1809 1 in foglio Napoli Tipografia della società Filomatica 1820 1 Roma Paris Napoli Napoli Vitale Mascaldi Detervile Tipografia del giornale enciclopedico Stamperia Francese 1566 1816 1818 1827 5 4 5 3 Napoli Napoli Stamperia dell'Accademia di Marino Stamperia Francese 1 ? in 8° 1818 Napoli Porcelli 1819 1 2° Napoli Agnello Nobile Nouvelle ediction ? Depremarques dedie a la Serenissime Republic de Venis 1817 1 in 8° 1827 9 4 1 2 1 1 4 2° 2° 2° 2° 2° in 4° 1 in 4° 1830 1 in 4° 1828 1 in 4° 1840 1896 2 2 in 4° in 4° 1 in 4° 1818 1818 1814 1843 1 1 1 1 in 4° in 8° in 8° in 8° 1819 1 in 8° Paris Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Agosse Stamperia per le opere del professor Flauti Stamperia per le opere del professor Flauti Stamperia per le opere del professor Flauti Stamperia per le opere del professor Flauti Stamperia per le opere del professor Flauti Bardonci Stamperia per le opere del professor Flauti Stamperia dell'Accademia di Marino Fratelli Chianese Stamperia Reale Stamperia della Reale Accademia di Marina 1825 in 8° in 8° in 8° 1850 277 scaffale 8° - Gradino 2° Flauti Vincenzo La Croix La Croix La Croix Napoli Firenze Paris Paris Paris Paris La Croix La Croix i libri 11 e 12 degli elementi di Geometria di Euclide Trattato elementare di Aritmetica Traité elementaire di arithmetique Esais de Geometrie Elemens de Geometrie Comlement des Elementes d'Agebre Traité elementaire de Trogonometrie rectligno e spherique Traité elementaire de calcul differentiel et calcul integral Traité elementaire de calcul des Probatices Flauti Vincenzo Corso di Geometria elelentare e sublimne Napoli Flauti Vincenzo Fergola Gabriele Fergola Gabriele Fergola Gabriele Fergola Gabriele Corso d'analisi algebrica elementare e sublimnne Saggio di calcolo sublime Istituzione di meccanica, e d'idromeccanica Istituzione di Fisica sperimentale Istituzioni d'algebra Istituzioni d'aritmetica Istituzioni della trigonometria rettilinea, e sferica Della invenzione geometrica, opera postuma di Nicola Fergola Le istorie romane di Tito Livio Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli i Commentari di Giulio Cesare Storia delle letteratura Italiana Storia di Pio VII Biblioteca Classica sacra, ossia raccolte d'opere religiose di celebri autori edite ed inedite del secolo 1in 4° al 19° Pubblicata da Ottovaio Gigli Sant'Aurelio dela città di Dio La Croix La Croix Fergola Gabriele Flauti Vincenzo Nardi Iacopo scaffale 8° - Gradino 3° Baldolli Francesco Tirabonchi Girolamo Trisolini Giosué Agostino Pallavicini Cardinale Sforza Pallavicini Cardinale Sforza Trave Abate Delle Celle Delle Celle Cesari Antonio Stamperia della sociatà tipografica Guglielmo Piatte Courver Courver Courver Courver 1816 1811 1808 1812 1818 1804 1 1 1 1 1 1 in 4° in 8° in 8° in 8° in 8° Courver 1809 1 in 8° 1816 1816 1 1 in 8° in 8° 1843 4 in 8° 1844 1840 1843 1848 1830 1845 1845 Napoli Napoli Napoli Giuseppe Martone Stamperia dei Classici Stamperia Manfredi 1835 1836 1840 1 1 1 4 1 1 1 parte 1° vol 1 ? fascicoli 6 del 1° volume ? 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° Napoli Napoli Courver Courver Stamperia per le opere del professor Flauti Stamperia per le opere del professor Flauti tipo.fia S. Giacomo Tipo.fia del Sebeto Tipo.fia del Sebeto Tipografia S. Giacomo Tipografia S. Giacomo Stamperia del Sebeto Stamperia per le opere del professor Flauti Giuseppe Martone Roma Tipografia Saluni 1844 Paris Paris 1842 1833 8° Grande in 8° 2 in 4° Opere edite ed inedite 1 in 4° fogli 52 del vol. secondo Collezione Beato S. Giovanni Lettere Opuscoli Lezioni storico-morali Giornale Enciclopedico di Napoli 1806 - fascicoli 8; e mancano uno, otto, dieci, undici, e dodici 1807 - fascicoli sette, e mancano quelli di Febbraio, e Aprile 1807 - settembre, Novembre, e Dicembre 1808 - Fascicoli 11 - e manca quello d'Aprile 1 1 1 1 1 15 Stamperia del Giornale enciclopedico Stamperia Simoniani 1820 1806 in 4° in 4° in 8° 1 1 1 1 278 1809 - Fascicoli dieci, e manca Febbraio e Giugno 1810 - Fascicoli 12 1811 - Fascicoli 11 - e manca il quarto 1812 - Fascicoli 12 1813 - Fascicoli 12 1814 - Fascicoli 12 1815 - Fascicoli 12 1816 - Manca interamente 1817 - Fascicoli 12 1818 - Fascicoli 12 1819 - Manca interamente 1820 - Fascicoli 10 - mancano il 1° ed il 9° 1821 - Fascicoli sei Mancano i numeri 4-9-5-10-1112 Scaffale 8° - Gradino in 4° Scaffale 8° - Gradino 5° Palermo Giuseppe Marzolla Benedetto Rodini Giuseppe Petitti Taranto e Guacci Fiorentino Remigio Abbondati Niccolò Volpicella Filippo Torelli Felice Cacciatore Andrea Leoncavallo e Trombacco De Rosa Pisano Salvatore Palli Nestore 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Real Museo Borbonico Napoli Stamperia Reale 1824 13 Trattato di Calligrafia Carte Geografiche n. 52 Carte Geografiche n. 10 Repertorio Amministrativo Vicabolario Domestico Italiano Epistole ed Evangeli Istituzioni di Arte Ginnastica Proposta di una compiuta riforma sulle prigioni La chiave del concordato del 1818 Opera sull'esame della Storia del Reame di Napoli di Pietro Colletta Annali Civili in continuazione di quelle riportate nell'inventario e che terminano a tutto Agosto 1846 Il rendiconto in continuazione di quelli riportati nell'inventario e che terminano a tutto Febbraio 1847. esistono fascicoli 28, cioè da Maro 1847 a tutto Dicembe 1853 Rendiconto della Reale Società BorbonicaAccademia di Belle Arti Rendiconto della Società Storica Borbonica. Accademia Ercolanese Fauna del Regno di Napoli Il Severino Napoli Stamperia e Cartiera del Fibreno 1848 Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Stabilimento fu Migliaccio Stamperia del Vaglio Stamperia e Cartiera del Fibreno Reale Tipografia Militare Stamperia e Cartiera del Fibreno Stamperia e Cartiera del Fibreno 1851 1851 1848 1846 1847 1849 1 52 10 4 1 1 2 1 1 Napoli Stablimento Tipografico Tramater Nuovo dizionario Latino Italiano, ed Italiano Latino Aforismi d'Ippocrate Compendio del nuovo metodo di Lingua Greca Grammatica Greca Napoli Napoli Napoli Napoli 2 in 4° fascicoli cinquantaq uattro - non completo foglio grande in 4° in 4° in 4° 6° 6° in 8° in 4° 17 28 12 1° 3 Tipografia P. Androsco Raffaele Miranda Tipografia Raffaele di Napoli Stabilimento Tipografico Domenico 1850 1842 1845 fascicoli 5 6 1 1 in 8° in 6° 279 Capasso Palli Nestore Martone Martone Trosse Bellotti Arnoud Scaffale 8° Gradino 6° Supplemento alla detta Grammatica Greca Fascicolo 3in 4° del Tiraboschi, che si è unito agli altri fascicoli Fascicolo 58°, e 59° dei Classici Latini uniti agli altri fascicoli Continuazione della raccolta della Biblioteca Classica Sacra fascicoli 17 Quadro sinottico in due carte delle Regole Grammaticali di Lingua Francese Medaglia in Galvano - Plastica con corrispondente Scattola 1 in 4° 1 2 17 1 Napoli Stamperia Reale 1825 2 in 8° Napoli Lorenzo Dato Tipografia della Reale Accademia di Marina 1818 1 1818 1 in 8° in 4° grande Flauti Filosofia morale, ossia doveri dell'uomo Esercizi Cristiani per uso di S.A.R.D. Ferdinando Duca di Noto I primi sei libri e l'undicesimo e dodicesimo degli Elementi di Euclide Corso di Geometria Elementare e Sublime per uso della pubblica istruzione del Regno e della Reae Accademia di Marina Gaeta Elementi di Aritmetica Napoli Fergola Fergola Nicola (N.F.) Quadri Trattato analitico dei Luoghi Geometrici Trattato analitico delle Sezioni Coniche Annotazioni prattiche sulle malattie degli occhi Napoli Napoli Napoli Flauti Flauti Trigonometria rettilinea e sferica Geometria di Sito sul piano e nello spazio Viaggi per diverse parti dell'Italia Quadro Storico Analitico degli Atti del Governo dei Dominii al di qua del Faro Napoli Napoli Napoli Manni Manuale prattico per la cura delle asfissie Napoli Perfect Margolf Annali della pazzia Inni di Santa Chiesa L'arco Traiano di Benevento illustrato da Monsignor Rossi Napoli Napoli Tipografia Flautina Tipografia del Real Ministero degli affari interni nel Real Albergo deo Poveri Tipografia del Real Ministero degli affari interni nel Real Albergo deo Poveri Tipografia de Dominicis Napoli Stameria Simonana Storia delle finanze del Regno di Napoli Istruzioni per l'Amministrazione dei Stabilimenti di Beneficenza Napoli Tipografia Flautina Napoli Opuscoli completi dell'Istituto di Architetti Britannici Napoli Stabilimento Tipografico P. Androsio Tipografia del Minisero degli affari interni Flauti Bianchini Napoli Napoli Napoli Tipografia della Reale Accademia di Marina Tipografia della Reale Accademia di Marina Tipografia della Reale Accademia di Marina Fratelli Chianese Stamperia Francese Tipografia della Reale Accademia di Marina Stameria della Società Tipografica Stamperia Francese 4 1819 1 in 4° 1818 1814 1818 1 1 4 in foglio in 4° in foglio 1819 1815 1828 1 1 4 in foglio in 4° 8° 1833 1 in 8° 1835 1 in 8° 1835 1817 1 2 in 8° in 8° 1816 1834 e 1835 3 in foglio 3 in 8° 1850 1 in 8° 1837 1 in 8° 280 Balestrieri Adam Robinson Troya Carlo Facciolati Bonolis Taraschi Guanciali Muscari Anzelmi Domenico Ajello Giambattista Manfredonia Ginguené Petitti Regaldi Nicolas Fondamenti di Estetica Vita di Giacomo Sannazzaro Vita di Antonio Beccadelli Antichità Romane Antichità Greche Storia d'Italia del Medio Evo Additamenti ed Osservazioni dell'Arte Pittorica Saggio di Statistica Generale L'Anemanno Osservazioni sulle leggi dell'Amministrazione Civile Racconti Poetici Discorsi di Storia e letteratura Il Dogma Cattolico Istoria letteraria d'Italia Repertorio Amministrativo Poesie Estemporanee Memoria sui monumenti del Regno di Napoli Analisi del frutto del Platano Orientale Apologia della Religione Cristiana Il Gallileo proposto per guida lla gioventù studiosa Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Tipografia all'insegna Digine Angelo Trani Angelo Trani Stamperia Francese Tipografia Porcelli 1847 1819 1820 1824 1823 Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Chieti Napoli Napoli Napoli Napoli Angelo Trani Tipografia di Federcio Vitale Stabilimento Tipografico P. Androsio Stamperia e Cartiera del Fibreno Stanperia dell'Iride 1818 1851 1851 1844 1850 1850 1850 1850 1850 1839 1847 1812 1837 1818 Stabilmento Tipografico dell'Ancora Tipografia Giuseppe Colavite Stamperia dela Biblioteca Anaitica Tipografia Nelle Stamperia del Fibreno Monitore delle due Sicilie Stamperia Matteo Vera Vincenso Orsino 1 1 1 2 3 9 1 1 1 1 1 1 1 1 4 2 dispese 3 1 1 2 1 in 8° in 8° in 8° in 8° in 8° in foglio in 8° in 8° in 8° in 8° in 12° 8° piccolo 8° piccolo in 8° in 4° grandi in 8° in foglio in 8° in 8° 281