THE
OCCUPATIONAL
HEALTH & SAFETY +
ENVIRONMENTAL
QUARTERLY
MAGAZINE
Jul-Sep 2015
VOL.13 - N.3
MICROCLIMA E STRESS TERMICO
tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare
NEBOSH
INTERNATIONAL GENERAL CERTIFICATE
IN OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY
DURATION
87 hours + private study
PERIOD
October 2015
AIM
To provide the basis for a sound, broad introduction to the fundamentals of
occupational health and safety.
INFO
• Provide candidates with a solid foundation in health and safety
• Understand the key functions of a health and safety practitioner
• Identify the occupational hazards in different industries
CONTENTS
IGC1: Management of international health & safety
• Foundations in Health & safety
• Health & safety management systems
IGC2: Control of international workplace risks
• Workplace hazards & risk control
• Transport hazards & risk control
• Musculoskeletal hazards & risk control
• Work equipment hazards & risk control
• Electrical safety
• Fire safety
• Chemical & biological health hazards & risk control
• Physical & psychological health hazards & risk control
IGC3: International Health & Safety practical application
• International health & safety practical application
INFO
TECHNO Srl
Tel. +39 0544 591393
[email protected]
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HS+E MAGAZINE
Jul-Sep 2015 / VOL. XIII - N. 3
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n. 1200 del 25/02/2003
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INTHISISSUE
04
12
MICROCLIMA E STRESS TERMICO
tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare
APPALTI DI LAVORI PUBBLICI: OBBLIGO DI PROGETTAZIONE
INTEGRATA DEGLI ASPETTI DELLA SICUREZZA SUL LAVORO
CSEPlanner
16
MASTER IN DIRITTO PENALE DELLE IMPRESE E
DELL’ECONOMIA: PRONTA LA SECONDA EDIZIONE
19
20
TOP GEAR
26
35
37
39
Il TRAINING AUTOGENO
40
43
44
Fondazione Flaminia
Shoulder Dolly Moving Strap
LA REVISIONE DELLA NORMA ISO 14001 E LE IMPLICAZIONI IN
RELAZIONE ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI NON FINANZIARI
Techno GRC Management
dall’ascolto del corpo alla psicoterapia
BOOKSHOP
Safeguarding Illustrated Concepts
SITEMAP
Swedish Work Environment Authority
PRESS REVIEW
In all probability
A ECOMONDO 2015 DEBUTTA GLOBAL WATER EXPO
il grande marketplace per l’industria idrica italiana
EVENTS CALENDAR
I prossimi eventi del settore
TECHNO NEWS
Le ultime notizie del mondo HSE

Roberto Nicolucci
MICROCLIMA E STRESS TERMICO
tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare
I
l cosiddetto ambiente termoigrometrico è l’ambiente nel
quale l’uomo si trova a vivere o a lavorare, valutato per
quanto riguarda le conseguenze che esso comporta sulla
situazione termica dell’individuo.
Si tratta, entro un certo limite, di conseguenze di tipo
psicologico, ovvero di una maggiore o minore soddisfazione
soggettiva, mentre in condizioni estreme le conseguenze
possono essere anche di tipo patologico; da un punto di vista
occupazionale, in pratica, negli ambienti cosiddetti “moderati”
l’obiettivo è quello del raggiungimento del benessere
termo-igrometrico, mentre negli ambienti cosiddetti “severi”
(o “estremi”) l’obiettivo è quello del raggiungimento di un
adeguato livello di sicurezza dell’individuo.
In ogni caso, ad un ambiente termo-igrometricamente
corretto corrisponde sia un’ideale situazione psicologica
(confort microclimatico) che un’ottimale situazione per quanto
riguarda gli scambi termici che avvengono tra l’organismo
e l’ambiente. In condizioni ideali la temperatura del nucleo
(organi interni, cervello, ecc.) dell’organismo di un essere
umano deve permanere alla temperatura di circa 36,7 ± 0,3 °C;
questa situazione viene detta di “omeotermia”.
Da un punto di vista ideale è possibile considerare il
sistema termico dell’organismo di un essere vivente come
un sistema interessato da flussi di energia che vengono
scambiati attraverso la superficie corporea: l’energia viene
convenzionalmente considerata entrante quando viene
ceduta dall’ambiente e assorbita dal corpo e considerata
uscente quando si tratta di energia prodotta all’interno del
corpo dalle reazioni metaboliche e ceduta all’ambiente
esterno.
L’energia metabolica è in pratica l’energia ottenuta per
reazione chimica dei nutrienti con l’ossigeno; una classica
reazione è quella della trasformazione del glucosio:
C6 H12 O6 + O2 → CO2 + H2O + M
L’energia ottenibile dagli alimenti si trasforma in energia
termica necessaria alla regolazione dell’organismo, in energia
elettrica necessaria alla trasmissione degli impulsi nervosi,
in energia meccanica spendibile come attività muscolare
e in energia chimica utilizzata dall’organismo come riserva
energetica.
Il rapporto tra l’energia meccanica spendibile come lavoro
verso l’esterno e l’energia necessaria al mantenimento delle
funzioni vitali (anche detta attività metabolica basale) e delle
attività a riposo è purtroppo assai poco favorevole poiché,
a seconda del tipo di attività, una percentuale variabile tra l’
80 ed il 95% dell’energia metabolica viene sprecata in calore
e quindi solo una percentuale molto ridotta è realmente
disponibile come lavoro meccanico.
Il calore non sfruttato meccanicamente tende a far lievitare la
temperatura corporea oltre il punto di omeotermia; il calore
in eccesso viene smaltito (almeno entro certi limiti) attraverso
vari meccanismi di termoregolazione dell’organismo.
La pelle è sensibile a diverse forme di sollecitazione tattile,
tra le quali anche la sensazione termica: per ogni centimetro
quadrato di pelle si trovano circa 130 recettori; i termorecettori sono sensibili sia alla temperatura in valore assoluto
che alla sua variazione. Al variare della temperatura esterna
i recettori inviano al cervello appositi segnali che vengono
poi sfruttati per attivare i meccanismi di termoregolazione
a seconda dell’impulso ricevuto; i tipi di termoregolazione
messi in atto per adattare l’organismo ad una sollecitazione di
raffreddamento o riscaldamento proveniente dall’ambiente
esterno sono fondamentalmente di tipo vasomotorio e
comportamentale.
La termoregolazione vasomotoria riguarda i capillari
periferici; in estrema sintesi, in caso di ambienti freddi la
vasocostrizione limita l’afflusso di sangue alla periferia
limitando, di conseguenza, lo scambio termico; nel caso
in cui questo meccanismo non si riveli sufficiente si attiva
un meccanismo comportamentale che si manifesta con la
jul-sep 2015 HS+E Magazine 5
Microclima e stress termico
comparsa dei brividi: si tratta dell’attivazione di muscoli
avente lo scopo di incrementare la produzione di energia
interna all’organismo. Negli ambienti caldi, viceversa,
la vasodilatazione determina un afflusso di sangue
maggiore verso la periferia, consentendo un maggiore
scambio termico attraverso la superficie della pelle
tramite i meccanismi di traspirazione e sudorazione
che permettono l’eliminazione del calore latente di
evaporazione e del calore sensibile.
Lo smaltimento del calore in eccesso può però avvenire
in modo ottimale solamente se le condizioni esterne
lo permettono; nei casi di elevata temperatura dell’aria,
elevata umidità, aria ferma, calore radiante, ecc. ciò non
è sempre possibile e, in questo caso, la temperatura
corporea può salire pericolosamente e condurre ad una
situazione di ipertermia con esiti anche letali; viceversa,
negli ambienti freddi, qualora i meccanismi attivati
dall’organismo non
siano sufficienti a mantenere una situazione di
omeotermia, si può giungere a situazioni di ipotermia
con i medesimi esiti. In questo caso, è molto difficile che
l’organismo sia in grado di compensare autonomamente
il raffreddamento esterno al fine di mantenere le funzioni
vitali; è quindi necessario ricorrere ad un isolamento
aggiuntivo indossando idoneo abbigliamento in modo da
limitare il calore dissipato attraverso la superficie corporea.
Gli scambi termici tra l’organismo e l’ambiente esterno
che avvengono attraverso la pelle, vengono calcolati in
base alla superficie corporea secondo la relazione di Du
Bois;
ad esempio, un uomo dell’altezza di 180 cm e del peso di
70 kg ha una superficie corporea approssimativamente
pari a 1,80 m2.
È possibile scrivere un’equazione che rappresenta il bilancio
termico dell’organismo umano riferita all’unità di tempo
6 HS+E Magazine jul-sep 2015
e di superficie corporea - quindi esprimibile in termini di
potenza (W) - nel modo seguente:
M + W + C + R + K + Cres + Eres + E = S
DOVE
M
potenza prodotta dai processi metabolici;
W
potenza meccanica dissipata per attività
lavorativa;
C
potenza termica scambiata per convezione
con l’aria ambiente;
R
potenza termica scambiata per
irraggiamento con i corpi presenti in
ambiente;
K
potenza termica scambiata per conduzione
nei confronti dei corpi solidi con cui
l’organismo viene a contatto;
Cres
variazione di temperatura dell’aria respirata;
Eres
potenza termica scambiata per
evaporazione nella respirazione;
E
potenza termica scambiata per
evaporazione nella traspirazione della cute;
S
potenza termica accumulata o dissipata
dall’organismo qualora i flussi in entrata e
uscita non si compensino.
FLUSSI ENTRANTI E USCENTI DAL CORPO UMANO
EVAPORAZIONE PER
RESPIRAZIONE Eres
Cres RESPIRAZIONE
NUCLEO
R IRRAGGIAMENTO
DISPENDIO METABOLICO
C CONVEZIONE
E EVAPORAZIONE
W LAVORO
CONDUZIONE
K
Negli ambienti industriali il termine (K + Cres + E res) si può
considerare trascurabile rispetto agli altri.
Considerando, come detto, positivi i flussi energetici entranti
e negativi i flussi energetici uscenti, quando la sommatoria
al primo membro dell’equazione è nulla, si è in condizioni
di equilibrio termico (omeotermia), se è positiva si ha una
tendenza al surriscaldamento corporeo, se è negativa,
viceversa, si ha una tendenza al raffreddamento.
La valutazione del dispendio metabolico dell’organismo
può essere effettuata per via diretta tramite misurazione del
consumo d’ossigeno; si tratta di una procedura complessa
ed in pratica riservata alla ricerca sperimentale in laboratorio.
Per applicazioni pratiche, il dispendio metabolico di qualsiasi
attività lavorativa può essere effettuato mediante confronto
con dati di letteratura riferiti ad attività standard (sia lavorative
che extra-lavorative).
Si tratta in questo caso di dati di origine sperimentale reperibili
in letteratura, dove il dispendio metabolico corrispondente
ad un certo numero di attività umane tipiche è espresso in
un’unità di misura incoerente, introdotta per la prima volta
nel 1941 da Gagge, Burton e Bazett, detta “met” (dove 1 met
= 50 Kcal/h m2 = 58,2 W/m2), in pratica corrispondente al
dispendio metabolico di una persona seduta e rilassata.
Storicamente è sempre stata data maggiore importanza al
problema dell’ipotermia rispetto a quello dell’ipertermia, ma
negli ultimi anni numerosi studi hanno evidenziato la pari
importanza di questa seconda problematica; uno studio del
Centers for Desease Control and Prevention (CDC) indica per
il periodo 1973-2003 un numero di 8015 vittime nei soli Stati
Uniti causato da ipertermia: un numero di vittime superiore
a quello causato dal complesso di tutte le calamità naturali
(inondazioni, uragani, fulminazione atmosferica, terremoti,
ecc.) nel medesimo periodo di riferimento.
Gli effetti del calore sull’organismo possono variare da un
semplice disconfort alla compromissione dei parametri vitali.
La prima conseguenza di un forte stress termico è - ancor prima
dell’insorgenza di altre patologie - rappresentata da una riduzione
della capacità lavorativa, da una perdita di concentrazione e, in
generale, da un aumentato rischio di incidenti.
Il primo stadio dell’ipertermia è rappresentato dal cosiddetto
“stress o esaurimento da calore”: i principali sintomi sono
costituiti da uno stato confusionale, malessere diffuso, cefalea,
crampi muscolari e spesso nausea o vomito. Secondo alcuni
Autori, tra i sintomi di uno stress termico pronunciato può
essere considerato il permanere - quando il soggetto compie
una normale attività lavorativa - di un ritmo cardiaco elevato (il
cui valore critico è stimabile in un numero di battiti al minuto
ottenibile sottraendo a 180 l’età del soggetto) seguito da
un periodo caratterizzato da una frequenza cardiaca ancora
superiore a 110 battiti dopo un minuto di riposo; in questa
fase l’individuo suda copiosamente per dissipare il calore
corporeo in eccesso.
jul-sep 2015 HS+E Magazine 7
Microclima e stress termico
Se a seguito della sudorazione, cioè dell’attivazione del
meccanismo di termoregolazione dell’organismo, non si
ha un continuo reintegro dei liquidi persi, la capacità di
raffreddamento dell’organismo diminuisce drasticamente. Se
l’esposizione al calore prosegue - condizione a volte favorita
dallo stato confusionale in cui versa la vittima - la temperatura
corporea interna può raggiungere facilmente i 39÷40 °C
e si ha il “colpo di calore” vero e proprio, cioè l’ipertermia
conclamata. Una temperatura corporea sopra i 40 °C mette
a rischio la vita della vittima; a 41 °C il cervello inizia a subire
danni e inizia il processo di morte cerebrale; a 45 °C il decesso
risulta altamente probabile in tempi molto brevi; temperature
interne oltre i 50 °C causano rigidità muscolare e decesso
immediato.
I rischi di tipo sanitario correlati all’alta temperatura
dell’ambiente risultano incrementati dalla presenza dei
seguenti fattori:
elevata umidità;
assenza di vento;
mancato impiego di vestiario protettivo contro
l’irraggiamento solare;
vestiario non traspirante;
mancanza di acclimatazione;
attività fisica gravosa;
forte calore di irraggiamento sia naturale (solare) che
artificiale (superfici ad alta temperatura).
``
``
accentuata disidratazione (dovuta ad assunzione
di alcolici o ad imperfetto equilibrio elettrolitico anche
dovuto all’assunzione di farmaci specifici).
Per quanto riguarda gli effetti sanitari correlati ad
un’esposizione a basse temperature, le patologie possono
essere di diversa natura e gravità e vanno dai danni reversibili
o irreversibili localizzati fino alla compromissione dei parametri
vitali: in questi casi si parla, rispettivamente, di congelamento
e assideramento.
Il congelamento è una lesione locale che interessa una o
più parti del corpo in seguito all’azione del freddo sulla pelle
e sui tessuti sottostanti. Tale evento si manifesta quando la
temperatura dell’ambiente scende sotto i 0°C e la temperatura
delle parti più esposte del corpo (naso, orecchie, dita delle
mani e dei piedi) si abbassa di conseguenza.
I principali sintomi del congelamento sono costituiti da forte
dolore alle parti colpite, intorpidimento e comparsa di un
colorito biancastro.
``
``
Si possono distinguere, a seconda della gravità, congelamenti
di I, II, III e IV grado:
``
``
``
``
``
Le persone maggiormente esposte a rischio in caso di alta
temperatura ambientale sono le persone che si trovano nelle
seguenti condizioni psico-fisiche:
``
``
``
sovrappeso;
presenza di patologie cardio-circolatorie;
mancanza di acclimatazione;
8 HS+E Magazine jul-sep 2015
``
``
•il congelamento di I grado si manifesta con un iniziale
intorpidimento e formicolio soprattutto alle estremità
delle articolazioni; si tratta di un classico meccanismo
di autodifesa messo in atto dall’organismo che, in questo
modo, provoca una vasocostrizione al fine di evitare
inutili dispersioni del calore e limitare i danni ai tessuti.
Può trattarsi di una situazione reversibile, risolvibile
permanendo per un periodo sufficientemente lungo in un
ambiente più caldo;
il congelamento di II grado è caratterizzato dalla
formazione di bolle e, in questo caso, l’edema spesso
raggiunge gli strati dell’epidermide o il derma;
il congelamento di III grado si riscontra in genere
per esposizioni prolungate a temperature molto al di sotto
di 0°C; in questo caso si instaura facilmente un processo
infiammatorio e si giunge a necrosi delle parti colpite;
``
•il congelamento di IV grado si verifica quando le zone
congelate vanno in cancrena; nell’area necrotizzata
si possono facilmente impiantare batteri in grado di
portare il tessuto colpito in putrefazione; se l’arto non
viene amputato insorge il rischio di setticemia cioè di una
infezione batterica generalizzata a livello del sangue.
L’assideramento (o ipotermia propriamente detta) è una
condizione clinica in cui la temperatura interna del corpo
scende al di sotto del suo valore normale al punto da
ostacolare i normali processi metabolici; secondo diversi
Autori, si può già parlare di ipotermia quando la temperatura
del nucleo scende al di sotto dei 35 °C; scendendo al di sotto
dei 32 °C le condizioni metaboliche diventano critiche e,
se non si interviene per rialzare la temperatura, l’esito può
evolvere fatalmente. Una temperatura interna dell’organismo
inferiore a 27 °C è quasi sempre letale in tempi brevi, sebbene
in letteratura medica siano riferiti casi di individui (in genere
si tratta di bambini, raramente di adulti) sopravvissuti a
temperature corporee di 14 °C.
I principali sintomi dell’assideramento sono costituiti da
brividi, intorpidimento, difficoltà di parola e di coordinamento
dei movimenti, apatia progressiva, colore della cute bianca o
bluastra alle estremità.
Posa e saldatura di una pipeline in
condizioni climatiche di freddo estremo
Fonte: www.mavoil.com
Saldatura di una pipeline in condizioni
climatiche di caldo estremo
Fonte: Svetsaren – ESAB
Le persone maggiormente esposte a patologie da bassa
temperatura sono le persone che si trovano nelle seguenti
condizioni psico-fisiche:
``
``
``
``
•presenza di patologie cardio-circolatorie;
•pregresse patologie da congelamento;
•mancanza di acclimatazione;
•vasodilatazione dovuta ad assunzione di alcolici o
farmaci specifici.
jul-sep 2015 HS+E Magazine 9
Microclima e stress termico
Nel caso di ambienti termici moderati, per la valutazione
del confort ci si affida a diversi tipi di indice, tra i quali quelli
cosiddetti “Temperatura Effettiva”, “Nuova Temperatura
Effettiva”, “Temperatura Operativa” o gli indici ideati da Ole
Fanger negli anni Settanta: il PMV (Predicted Mean Vote) e il
PPD (Predicted Percentage of Dissatisfied).
La trattazione teorica che sta dietro a molti di questi indici
è relativamente lunga e complessa e di scarso interesse
pratico, in quanto si tratta, in prevalenza, di indici mirati
a consentire una corretta regolazione dei parametri di
benessere microclimatico in ambiente chiuso (temperatura
dell’aria, velocità relativa dell’aria, temperatura media
radiante, umidità relativa dell’aria), ovvero in pratica a
consentire il corretto dimensionamento e la corretta
regolazione degli impianti HVAC piuttosto che a fornire
indicazioni operative in ambito lavorativo.
Un breve cenno meritano però gli indici di Fanger,
poiché si basano sul concetto di soddisfazione soggettiva
derivante dall’analisi dei dati derivanti da un indagine svolta
originariamente su un campione di 1600 persone; il PMV
esprime il voto che una persona darebbe all’ambiente in cui
si trova al variare dei parametri fisici, mentre il PPD esprime
la percentuale di persone insoddisfatte in un determinato
ambiente termico. Non si tratta evidentemente di dati
assoluti, anche stante la differenza di soddisfazione tra i sessi
(a parità di parametri ambientali, l’insoddisfazione - sia nei
confronti del caldo che del freddo - da parte delle donne è
maggiore rispetto agli uomini), razze ed età diverse; si tratta,
comunque, di indici che forniscono un’indicazione corretta
(ovvero di soddisfazione) nei riguardi di un’elevatissima
percentuale di persone.
Nei casi di microclima termicamente moderato è comunque
quasi sempre sufficiente intervenire sul vestiario e,
eventualmente, sulla ventilazione naturale per ottenere
ambienti di lavoro sufficientemente confortevoli.
Parzialmente diverso è il discorso relativo alla valutazione del
microclima termico in condizioni di caldo e freddo estremo,
dove l’obiettivo non è solamente quello di garantire un
elevato confort soggettivo, ma anche quello di garantire
il mantenimento della condizione di omeotermia e quindi
salvaguardare le funzioni vitali dell’organismo.
In questo caso, pur venendo comunque utilizzati indici
valutativi derivanti dalla applicazione di modelli matematici
complessi, i risultati opportunamente tabulati risultano
di facile utilizzo per il lavoratore o per chi sovraintende
ad attività operative, consentendo così di adattare il
comportamento alla situazione termica oggettiva,
ottenendo vantaggi immediati in termini sia di confort che
di sicurezza.
Storicamente, i primi tentativi di escogitare un modello che
tenesse in considerazione non solo la temperatura dell’aria
ma anche altri fattori, nei confronti dei quali l’organismo
umano si mostra sensibile, furono condotti nell’ambito dei
climi freddi estremi, cercando di inglobare nel cosiddetto
“Wind Chill Index” (WCI) l’effetto raffreddante generato dal
vento; successivamente furono studiati modelli che nei
climi caldi tenessero in considerazione l’effetto peggiorativo
rappresentato dall’umidità dell’aria.
Le prime formule per il calcolo di una temperatura
apparente in climi di freddo estremo furono messe a punto
probabilmente da Paul Allman Siple e da Charles Passel
mentre erano impegnati in alcuni programmi di ricerca
in Antartide verso la fine degli anni Trenta del Novecento.
Formule e tabulazioni di utilizzo pratico furono poi elaborate
durante gli anni Settanta negli Stati Uniti e in Canada e
costituiscono la base di quelle attualmente proposte da ACGIH
e da varie altre organizzazioni governative e indipendenti.
Più recentemente, altri ricercatori tra i quali Robert Steadman
e Laurence Kalkstein hanno cercato di mettere a punto
modelli che fossero validi per ambienti “estremi” sia caldi
che freddi. Sono allo studio anche indici che tengano conto
di altri aspetti peggiorativi quali l’esposizione agli spruzzi
d’acqua, una “correzione” che in ambito lavorativo potrebbe
risultare di particolare utilità soprattutto per chi opera a
bordo di mezzi navali e impianti offshore, ma anche a terra in
caso di pioggia.
ROBERTO NICOLUCCI, Ingegnere esperto di sicurezza
industriale, è presidente di Techno srl.
Continua nel prossimo numero.
10 HS+E Magazine jul-sep 2015

 Giuseppe Semeraro
APPALTI DI LAVORI PUBBLICI
obbligo di progettazione integrata degli aspetti della sicurezza sul lavoro
Nell’ambito di applicazione del codice dei contratti pubblici
(D.Lgs. 81/2008), con riferimento agli appalti di lavori, sul
Responsabile del procedimento (RUP) gravano tutti gli
obblighi del committente, in quanto assume ex lege il ruolo di
Responsabile dei lavori (RL).
Particolare rilevo riveste il ruolo che il RUP riferito agli aspetti
di tutela della salute e della sicurezza delle maestranze
nell’esecuzione dei lavori.
Il D.Lgs. 81/2008, all’art. 90 (obblighi del committente o
del responsabile dei lavori), comma 1 sancisce a riguardo
il dovere che costituisce il maggior riferimento legislativo
sull’integrazione del progetto degli aspetti riguardanti la
tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei cantieri
temporanei o mobili:
“
Il committente o il responsabile dei lavori, nelle
fasi di progettazione dell’opera, si attiene ai
principi e alle misure generali di tutela di cui
all’articolo 15, in particolare:
tecniche ed organizzative, onde pianificare i
vari lavori o fasi di lavoro che si svolgeranno
simultaneamente o successivamente;
”
realizzazione di questi vari lavori o fasi di lavoro.
12 HS+E Magazine jul-sep 2015
“
insieme di scelte effettuate in fase di progettazione
dal progettista dell’opera in collaborazione con il
coordinatore per la progettazione, al fine di garantire
l’eliminazione o la riduzione al minimo dei rischi
di lavoro. Le scelte progettuali sono effettuate nel
campo delle tecniche costruttive, dei materiali da
impiegare e delle tecnologie da adottare; le scelte
organizzative sono effettuate nel campo della
pianificazione temporale e spaziale dei lavori.
”
Nell’ambito, poi, della legislazione in materia di
contratti pubblici, all’articolo 15, commi 9 e 11,
del DPR 207/2010, si specifica ulteriormente e in
maniera ancora più chiara il coinvolgimento del
progettista nelle tematiche antinfortunistiche
durante l’esecuzione dei lavori, poiché è
stabilito che:
“
a) al momento delle scelte architettoniche,
b) all’atto della previsione della durata di
Dove, per scelte progettuali (architettoniche e tecniche) ed
organizzative il punto p.to 1.1.1, lettera a), allegato XV, del
D.Lgs. 81/2008 intende:
I progetti devono essere redatti secondo criteri diretti
a salvaguardare i lavoratori nella fase di costruzione e
in quella di esercizio, gli utenti nella fase di esercizio
e nonché la popolazione delle zone interessate dai
fattori di rischio per la sicurezza e la salute;
Gli elaborati progettuali prevedono misure atte ad
evitare effetti negativi sull’ambiente, sul paesaggio
e sul patrimonio storico, artistico ed archeologico
in relazione all’attività di cantiere ed a tal fine
comprendono:
a) uno studio della viabilità di accesso ai cantieri,
ed eventualmente la progettazione di quella
provvisoria, in modo che siano contenuti
l’interferenza con il traffico locale ed il pericolo
per le persone e l’ambiente;
b) l’indicazione degli accorgimenti atti ad evitare
inquinamenti del suolo, acustici, idrici ed
atmosferici;
c)
la localizzazione delle cave eventualmente
necessarie e la valutazione sia del tipo e
quantità di materiali da prelevare, sia delle
esigenze di eventuale ripristino ambientale
finale.”
Dunque, la “questione” relativa agli aspetti di tutela della
salute e della sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei
o mobili non è di esclusiva competenza del coordinatore
per la progettazione, il quale comunque è chiamato al
compito più gravoso di attestazione della eseguibilità
dei lavori così come sono stati progettati in condizioni di
sicurezza accettabile (ciò mediante la redazione del piano
di sicurezza e coordinamento), ma è anche oggetto di
premura da parte del progettista. Costui è chiamato ad
effettuare le scelte progettuali e direttamente incide sulla
qualità, entità e quantità dei rischi di cantiere. Per tale
motivo, la sua azione, se coerente con le norme appena
richiamate, deve essere irata all’eliminazione o di ridurre al
minimo dei rischi di esecuzione dell’opera alla fonte, cioè
mediante oculate scelte progettuali.
il raggiungimento del risultato fondamentalmente atteso
dalla legge: la realizzabilità dell’opera o dei lavori in sicurezza.
Questa verifica va condotta non tanto sulla forma, ma
accertando la previsione di specifiche misure (prescrizione) di
metodi di lavoro sicuro.
IL RUOLO DEL RUP
Il Responsabile unico del procedimento è una figura nominata
dalle stazioni appaltanti alla quale sono attribuite specifiche
funzioni sia nella fase di progettazione e di affidamento, che
nella fase dell’esecuzione dell’appalto medesimo.
Ai sensi dell’articolo 10 comma 2 del DPR 207/2010, il RUP
assume “ex lege” il ruolo di Responsabile dei lavori, di cui
all’art. 89 c. 1 lett. c) del D.Lgs. 81/2008.
IL RUP COINCIDE EX
LEGE CON IL RL
Responsabile
unico
procedimento
COMPITI DEL RUP NELLA QUALITÀ DI RL
Il RUP adempiere a tutti gli obblighi che il testo unico in materia
di salute e sicurezza sul lavoro pone in capo al committente - cioè
quelli di cui agli articoli 90, 93, comma 2, 99, comma 1, 100,
comma 6-bis), e 101, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile
2008, n. 81 -, con alcune limitazioni dovute a particolari procedure
dettate dal regolamento del codice dei contratti pubblici, quali:
``
Garante di tutto ciò è il RUP, il quale governa direttamente o
indirettamente anche la fase di verifica del progetto, incluso
il piano di sicurezza e coordinamento (PSC).
``
relativamente alla designazione dei coordinatori per
la sicurezza, il RUP si limita a chiede la nomina del
coordinatore per la progettazione e del coordinatore
per l’esecuzione dei lavori e vigila sulla loro attività;
relativamente al rispetto del pagamento dei costi della
sicurezza senza alcun ribasso nel subappalto, egli
provvede, sentito il direttore dei lavori e il coordinatore
per l’esecuzione, a verificare che l’esecutore corrisponda
gli oneri della sicurezza, relativi alle prestazioni affidate in
subappalto, alle imprese subappaltatrici senza alcun ribasso;

Tale verifica non implica soltanto controllare che il PSC
contempli i contenuti minimi stabiliti dalla legge ovvero
la conformità al modello semplificato o standardizzato del
piano di sicurezza e coordinamento di cui al D.I. 9 settembre
2014, ma che i contenuti stessi consentono di presumere
Responsabile
dei lavori
jul-sep 2015 HS+E Magazine 13
CSE Planner
COMPITI DEL RUP NELLA QUALITÀ DI RL
``
r elativamente alle proposte di sospensione delle lavorazioni
in violazione delle norme di sicurezza da parte del
coordinatore per la sicurezza, egli trasmette agli organi
competenti della amministrazione aggiudicatrice sentito
il direttore dei lavori, la proposta del coordinatore per
l’esecuzione dei lavori di sospensione, allontanamento
dell’esecutore o dei subappaltatori o dei lavoratori autonomi
dal cantiere o di risoluzione del contratto.
VERIFICA DEL PROGETTO E DEL PSC
La verifica del progetto è l’attività propedeutica all’approvazione
del progetto posto a base di gara ovvero riguardante il progetto
esecutivo redatto dal contraente, disposta dalla pubblica
amministrazione e finalizzata alla verifica della coerenza interna e
della coerenza esterna.
PROGETTO
SICUREZZA
CANTIERI
D.Lgs. 81/2008, articolo 1000 – Contenuti del piano di sicurezza
e coordinamento, comma 1:
Il piano è costituito da una relazione tecnica e prescrizioni correlate
alla complessità dell’opera da realizzare ed alle eventuali fasi critiche
del processo di costruzione, atte a prevenire o ridurre i rischi per la
sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i rischi particolari
di cui all’allegato XI, con specifico riferimento ai rischi derivanti
dal possibile rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri
interessati da attività di scavo, nonché la stima dei costi di cui al
punto 4 dell’allegato XV. Il piano di sicurezza e coordinamento
(PSC) è corredato da tavole esplicative di progetto, relative agli
aspetti della sicurezza, comprendenti almeno una planimetria
sull’organizzazione del cantiere e, ove la particolarità dell’opera lo
richieda, una tavola tecnica sugli scavi. I contenuti minimi del piano
di sicurezza e di coordinamento e l’indicazione della stima dei costi
della sicurezza sono definiti all’allegato XV.

ELLI
UOVI MOD /9/14)
N
i
a
e
rm
o
9
Oggi conf I SICUREZZA (D.I.
D
I
T
A
IC
IF
EMPL
S
Con l’emanazione del D.I. 9 /09/2014 sono stati individuati i modelli semplificati
per la redazione del piano operativo di sicurezza (POS), del piano di sicurezza e di
coordinamento (PSC) e del fascicolo dell’opera (FO) nonché del piano di sicurezza
sostitutivo (PSS).
La suite Progetto Sicurezza Cantieri nasce per implementare i modelli semplificati
nella maniera più fedele possibile, senza sottovalutare l’obiettivo di qualità dei piani.
Suddivisa in moduli consente rispettivamente la redazione del PSC e del FO (modulo
PSC) e del POS e del PSS (modulo POS). Per la redazione dei vari documenti l’utente
è coadiuvato da ricchissimi archivi (banca dati fattori di rischio per fase lavorativa,
banca dati di “blocchi CAD”, prezzari) frutto dell’autorevole esperienza
dell’Ing. Giuseppe Semeraro.
Scarica subito la Demo su
www.progetto-sicurezza-cantieri.it
Per ulteriori informazioni contatta il servizio clienti:
tel. 0633245271 - mail: [email protected]
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
Michela Casadei
MASTER IN DIRITTO PENALE
DELLE IMPRESE E DELL’ECONOMIA
pronta la seconda edizione
Si è appena concluso a
Ravenna il master in Diritto
penale dell’impresa e
dell’economia, organizzato
dal Dipartimento di
scienze Giuridiche, in
collaborazione con l’Ordine
degli Avvocati di Ravenna e
con Confindustria Ravenna.
A parlarne è Désirée
Fondaroli, ordinario
di diritto penale
dell’Università di Bologna,
membro del Consiglio
scientifico del master.
16 HS+E Magazine jul-sep 2015
AVVOCATO, PERCHÉ UN MASTER IN
DIRITTO PENALE DELL’IMPRESA E
DELL’ECONOMIA?
Si pensa che il diritto penale rappresenti un settore
ristretto, che interessa solo l’avvocato nel momento in cui
vene contestata un’accusa dall’autorità giudiziaria.
Non è così. Il diritto penale interessa l’impresa a partire
dal momento in cui al mattino apre i battenti ed inizia
la propria attività. Bisogna infatti conoscere quali siano le
conseguenza sanzionatorie di determinati comportamenti,
per evitare di porre in essere tali condotte: al fine di evitare
di incorrere nella commissione, ad esempio, di un reato
societario o nella applicazione di sanzioni in materia
di infortuni sul lavoro, è necessario saper analizzare la
normativa societaria, quella sulla tutela della salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro, quella ambientale, ecc.,
nella prospettiva di prevenire fatti che costituiscano
reato. Il master è nato proprio con la finalità di formare
professionalità in grado di risolvere i problemi concreti che
si presentano in ambito imprenditoriale ed evitare che le
aziende incorrano in responsabilità amministrative e penali.
COSA LO DIFFERENZIA DAGLI ALTRI
MASTER SULLO STESSO ARGOMENTO?
Esistono altri due master in diritto penale dell’impresa,
entrambi presso università private: Milano e Roma. Nessuno
di essi, tuttavia, può vantare lo stretto collegamento
con le imprese che hanno supportato il corso a Ravenna.
La peculiarità del master consiste infatti, oltre che
nella interdisciplinarietà dell’approccio di studio, nelle
testimonianze di manager e dirigenti d’impresa offerte
nelle sedi delle rispettive società che hanno consentito
agli iscritti di conoscere la realtà dinamica delle strutture
operative della realtà imprenditoriale italiana: come e dove
si lavora, come sono organizzate le società, quali controlli
predispongono. Tali testimonianze hanno altresì permesso
alle società di conoscere direttamente gli iscritti e le attività
formative del corso, beneficiando di un inedito bacino
cui attingere per il reclutamento di risorse con esperienze
giuridiche particolarmente qualificate.
Il percorso didattico basato su diversi casi pratici sviluppati
in aula da avvocati e funzionari aziendali è inoltre una
caratteristica non scontata che assicura una pronta capacità
di soluzione delle questioni giuridiche. L’esperienza dello
stage in azienda ha consentito di accorciare le distanze tra
preparazione scientifica e applicazione pratica ed è stata
possibile sempre grazie alla disponibilità di molte imprese
del territorio.
QUALI I PRINCIPALI AMBITI TRATTATI?
Oltre a quello citato della sicurezza e della tutela
ambientale, particolare interesse hanno riscosso gli
approfondimenti relativi alla responsabilità ‘da reato’
delle società ai sensi del d.lgs. n. 231/2001: quali sono i fatti
di dirigenti e subordinati che determinano la responsabilità
della società; quali caratteristiche debba avere il Modello
di organizzazione perché la società possa essere ritenuta
esente da responsabilità; quali procedure l’azienda debba
adottare e secondo quale metodologia debba seguire
nel predisporre i protocolli; quali peculiarità, funzione e
attività di verifica debba svolgere l’Organismo di Vigilanza;
come prevenire la commissione dei reati che determinano
sanzioni patrimoniali elevate, oltre al sequestro e alla
confisca dei beni societari.
Un ulteriore settore di grande interesse è quello attinente ai
profili tributari: se e quando si configuri la responsabilità
degli amministratori per omesso versamento delle ritenute
o dell’IVA; quali fatti possano costituire auto riciclaggio; i
limiti di punibilità del transfer pricing.
Le strategie di contrasto alla corruzione, oggetto di
costante evoluzione normativa, impongono alle società di
adottare strumenti di controllo idonei a verificare i flussi
finanziari e le voci di spesa. Ciò incide naturalmente anche
sulla redazione dei bilanci societari e comporta la necessità
di razionalizzazione delle procedure aziendali e una
rivisitazione della corporate governance.
La tutela del marchio e della genuinità dei prodotti,
nei profili civilistici e penalistici, è oggetto di un modulo
specifico: come proteggere i propri marchi e garantire
la genuinità del prodotto; come cautelarsi dai rischi
di contraffazione e messa in commercio di prodotti
contraffatti.
CI SARÀ UNA SECONDA EDIZIONE?
Visto il successo della prima, il master verrà riproposto:
il nuovo bando sarà pubblicato a breve e consentirà le
iscrizioni sino a inizio dicembre.
 Info su www.masterpenaleimpresa.it.
jul-sep 2015 HS+E Magazine 17

SERENISSIMA
Circolo Velico Ravennate
BARCOLANA 2013
SERVIZIO SANITARIO REGIONALE
EMILIA-ROMAGNA
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna
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VITA
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abbiamo detto
SÌ
ai Trapianti
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dell’Emilia-Romagna
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UNA SCELTA CONSAPEVOLE
www.saluter.it/trapianti
TOPGEAR
Packer, azienda leader nel mercato del packaging e della
movimentazione, ha presentato sul mercato internazionale il
nuovo ‘Shoulder Dolly Moving Strap’.
Questo dispositivo di ausilio alla movimentazione manuale
permette ad una coppia di lavorartori di movimentare
oggetti ingombranti, pesanti e di difficile presa, eliminando
i sovraccarichi al sistema dorso-lombare (ed i relativi limiti
imposti dalla buona pratica) tipici della movimentazione
manuale dei carichi.

Il dispositivo è costituito da una imbracatura che trasferisce
completamente il carico sulle spalle in modo ergonomico
garantendo il sollevamento di carichi fino a 360 kg; il carico è
trasferito totalmente sulle gambe, scaricando completamente
le braccia in modo tale da evitare sovraccarichi indesiderati
sulla colonna vertebrale.
Il kit è costituito da due imbracature e da cinghie di
sollevamento di circa 3,6 metri di lunghezza ampiamente
regolabili e adattabili a qualsiasi carico.
www.packer-products.co.uk
jul-sep 2015 HS+E Magazine 19

Carlo Papale
LA REVISIONE DELLA NORMA ISO 14001
e le implicazioni in relazione alla valutazione dei rischi non finanziari
ABSTRACT
Il numero di aziende che forniscono informazioni sugli
aspetti sociali, ambientali e di sostenibilità delle loro attività
è in continua crescita. Gli strumenti di comunicazione più
diffusi sono di solito il Rapporto sulla Sostenibilità o Rapporti
sulla CSR (Corporate Social Responsibility). Sebbene esistano
già diversi modelli o linee-guida per la redazione di tali
documenti, e in alcuni paesi siano stati già introdotti obblighi
in tal senso, la loro adozione è ancora opzionale.
Oggi, circa 2.500 grandi aziende nella UE informano
regolarmente sulle prestazioni ambientali e sociali, il che
equivale a meno del 10% delle grandi aziende nella UE.
La nuova direttiva 2014/95/UE modifica la Direttiva 2013/34/
EU sui bilanci d’esercizio e relative relazioni: le imprese con
più di 500 dipendenti che costituiscono enti di interesse
pubblico saranno tenute ad includere nella “relazione sulla
There is an increasing trend for companies to produce information on social,
environmental and sustainable aspects of their operations. The disclosure of such
non-financial information usually takes place through Sustainability or Corporate
Social Responsibility reports. Although guidelines exist for the production of such
reporting, and legal requirements can be found in some UE countries, their use is
often optional.
Today, around 2.500 large EU companies disclose environmental and social
information regularly, which is less than 10% of the EU large companies.
The new Directive 2014/95/EU amends Directive 2013/34/EU on the annual
20 HS+E Magazine jul-sep 2015
gestione” una dichiarazione di carattere non finanziario che
illustri il modello aziendale adottato ed elementi legati alla
gestione ambientale, sociale, attinenti al personale, al rispetto
dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva.
Le informazioni riguarderanno non solo le politiche adottate
su ciascun aspetto, ma anche le azioni di due diligence
intraprese, i risultati conseguiti, i principali rischi connessi
a tali aspetti legati alle attività dell’impresa e gli indicatori
fondamentali di prestazione di carattere non finanziario
pertinenti per l’attività specifica dell’impresa.
Tale direttiva, che si applicherà a partire dai bilanci 2017,
rappresenta un passo in avanti verso l’adozione di sistemi
di reporting non finanziari ed un ulteriore impulso verso
l’adozione di modelli organizzativi orientati alla compliance
ed al risk management che consentano di integrare i dati e
rendicontare le prestazioni conseguite.
financial statements and related reports : large companies with more than 500
employees will be required to disclose in their management report relevant and
material information on policies, outcomes and risks, including due diligence that
they implement, and relevant non-financial key performance indicators concerning
environmental aspects, social and employee-related matters, respect for human
rights, anti-corruption and bribery issues, and diversity on the boards of directors.
New requirements will be effective starting with financial year 2017: companies
will have significant time to adapt their reporting systems and their compliance and
risk management systems.
LA SITUAZIONE DI PARTENZA
»» non risultare eccessivamente penalizzante per le
aziende in termini di costi;
La situazione attuale negli Stati Membri UE è alquanto
disomogenea per quanto attiene all’obbligo di rivelare
informazioni di natura non-finanziaria nei bilanci delle
società. Solo pochi Stati hanno già introdotto tali
obblighi per determinate tipologie di aziende: ad es.
il Regno Unito nel 2006 (modificata nel 2013 con lo
Strategic Report and Directors’ Report_Regulations 2013),
la Svezia nel 2007, la Spagna e la Danimarca nel 2011, la
Francia nel 2012.
»» non risultare eccessivamente vincolante in termini di
strumenti e modelli.
In Italia non sussiste ancora un obbligo specifico, fatto
salvo i richiami, molto generici, contenuti nella Direttiva
2013/34/EU sui bilanci d’esercizio (che verrà recepita nel
corso del 2015), laddove, nell’art.19, si parla dei contenuti
della “relazione sulla gestione” che deve riportare
“i fondamentali indicatori di risultato finanziari sia, se del
caso, quelli non finanziari pertinenti per l’attività specifica
dell’impresa, comprese le informazioni attinenti all’ambiente
e al personale”.
OBIETTIVI E FINALITÀ DELLA
DIRETTIVA
Gli obiettivi che la UE intende perseguire con la nuova
direttiva sono :
»» portare la trasparenza delle informazioni sociali e
ambientali fornite dalle imprese di tutti i settori a un
livello elevato comparabile in tutti gli Stati membri;
»» migliorare la comunicazione delle informazioni sociali
e ambientali da parte delle imprese;
Le nuove misure sono state introdotte al fine di :
1.
2.
3.
accrescere la fiducia degli investitori sulle
prestazioni e sui rischi sulla sostenibilità;
accrescere la fiducia dei consumatori
e garantire loro un facile accesso alle
informazioni relative all’impatto delle imprese
sulla società ed ai rischi sulla sostenibilità;
porre le premesse per creare entro il 2020
incentivi di mercato e incentivi politici collegati
agli indicatori di prestazione non finanziari,
che ricompensino gli investimenti in efficienza
realizzati dalle imprese.
A CHI SI APPLICA
I nuovi obblighi si applicano alle imprese con più di 500
dipendenti che costituiscono “enti di interesse pubblico”,
quali ad es. le società quotate in borsa, le banche, le
assicurazioni ed altre categorie che possono essere
stabilite da ciascuno Stato membro (per l’Italia il D.Lgs
39/2010).
Si stima in circa 6.000 il numero di aziende della UE
interessate da questa direttiva.

jul-sep 2015 HS+E Magazine 21
Techno GRC Management
COSA PREVEDE (I NUOVI OBBLIGHI)
La dichiarazione, di carattere “non-finanziario”,
dovrebbe essere inclusa nella “relazione sulla gestione”
predisposta in occasione del bilancio. E’ ammessa,
con alcune cautele, la presentazione di una relazione
distinta avente lo stesso contenuto.
La dichiarazione dovrà riguardare i seguenti aspetti:
Per le imprese che non applicano politiche in relazione
a uno o più dei predetti aspetti, la dichiarazione di
carattere non finanziario fornisce una spiegazione
chiara e articolata del perché di questa scelta.
Vale la pena di far notare il forte impulso che in ambito
UE si vuol dare verso l’adozione:
»» aspetti sociali e ambientali;
»» aspetti attinenti al personale, al rispetto dei diritti
umani;
»» aspetti attinenti alla lotta contro la corruzione attiva
e passiva.
La dichiarazione dovrà contenere :
»» una breve descrizione del modello aziendale
dell’impresa;
»» una descrizione delle politiche applicate dall’impresa
in merito agli aspetti di cui sopra, comprese le
procedure di due diligence applicate;
»» il risultato di tali politiche;
»» i principali rischi connessi agli aspetti di cui alla Tab.1,
legati alle attività dell’impresa anche in riferimento,
ove opportuno e proporzionato, ai suoi rapporti,
prodotti e servizi commerciali che possono avere
ripercussioni negative in tali ambiti, nonché le
relative modalità di gestione adottate dall’impresa;
»» gli indicatori fondamentali di prestazione di carattere
non finanziario pertinenti per l’attività specifica
dell’impresa.
22 HS+E Magazine jul-sep 2015
»» di modelli organizzativi finalizzati alla lotta contro
la corruzione (già introdotti in Italia con il D.Lgs.
231/2001);
»» di tecniche e strumenti di risk management, corredati
da specifici indicatori di prestazione, analogamente a
quanto sta accadendo nell’ambito della normazione
tecnica volontaria (es. ISO 31000, ISO 22301, ecc…).
In particolare si dovranno dare informazioni adeguate
sugli aspetti per cui appare più probabile che si
realizzino i principali rischi di gravi ripercussioni,
come pure sui rischi già concretizzazti. La gravità delle
ripercussioni dovrebbe essere valutata sulla base della
loro portata e incidenza.
Il rischio di ripercussioni negative può derivare dalle
attività proprie dell’impresa o essere connesso alle sue
operazioni nonché, ove opportuno e proporzionato,
ai suoi prodotti, ai suoi servizi o ai suoi rapporti
commerciali, incluse le catene di fornitura e subappalto
Il tutto al fine di prevenire e attenuare le ripercussioni
negative esistenti e potenziali.
ASPETTI OGGETTO DI DICHIARAZIONE
 ASPETTI SOCIALI E AMBIENTALI
Aspetti ambientali, informazioni dettagliate riguardanti l’impatto attuale e prevedibile delle attività dell’impresa
sull’ambiente nonché, ove opportuno, sulla salute e la sicurezza, l’utilizzo delle risorse energetiche rinnovabili
e/o non rinnovabili, le emissioni di gas a effetto serra, l’impiego di risorse idriche e l’inquinamento atmosferico.
 ASPETTI ATTINENTI AL PERSONALE, AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
Le azioni intraprese per garantire l’uguaglianza di genere, l’attuazione delle convenzioni fondamentali
dell’Organizzazione internazionale del lavoro, le condizioni lavorative, il dialogo sociale, il rispetto del diritto
dei lavoratori di essere informati e consultati, il rispetto dei diritti sindacali, la salute e la sicurezza sul lavoro e il
dialogo con le comunità locali, e/o le azioni intraprese per garantire la tutela e lo sviluppo di tali comunità.
L’obbligo di comunicare la politica in materia di diversità riguardo alla composizione degli organi di
amministrazione, gestione e sorveglianza in riferimento ad aspetti quali, ad esempio, l’età, il sesso o il percorso
formativo e professionale.
Prevenzione delle violazioni dei diritti umani.
 ASPETTI ATTINENTI ALLA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE ATTIVA E PASSIVA
Strumenti adottati per combattere la corruzione attiva e passiva. Info sulle procedure in materia di “due
diligence” applicate dall’impresa, tra l’altro per quanto riguarda le catene di fornitura e subappalto, ove
opportuno e proporzionato.
MODELLI SUGGERITI COME RIFERIMENTO
L’ENTRATA IN VIGORE
La direttiva prevede un’elevata flessibilità d’azione da parte
delle imprese, che possono scegliere il loro modello di
riferimento, tenendo conto della natura multidimensionale
della responsabilità sociale delle imprese (RSI) e della
diversità delle politiche in materia di RSI applicate dalle
imprese.
Gli Stati membri hanno tempo fino al 6 dicembre 2016 per
recepire la direttiva nei loro ordinamenti.
L’applicazione dei nuovi requisiti partirà con l’esercizio avente
inizio il 1° gennaio 2017 o nel corso dell’anno 2017.
La Commissione elaborerà comunque entro il 2016
orientamenti non vincolanti sulla metodologia di
comunicazione delle informazioni non finanziarie, compresi gli
indicatori fondamentali di prestazione generali e settoriali (ad
es. in ambito ambientale come minimo l’utilizzo del territorio,
l’impiego delle risorse idriche, le emissioni di gas a effetto
serra e l’uso di materiali). Un elenco di possibili modelli di
riferimento è presentata nella Tab.2
I revisori legali e le imprese di revisione contabile dovrebbero
limitarsi a controllare l’avvenuta presentazione della
dichiarazione di carattere non finanziario o della relazione
distinta.
I CONTROLLI
Gli Stati membri hanno la facoltà di chiedere la verifica delle
informazioni incluse nella dichiarazione di carattere non
finanziario o nella relazione distinta da parte di un fornitore
indipendente di servizi di verifica.

jul-sep 2015 HS+E Magazine 23
Techno GRC Management
MODELLI DI RIFERIMENTO CITATI DALLA DIRETTIVA PER LE DICHIARAZIONI
NON FINANZIARIE
 STANDARD NAZIONALI
 STANDARD UNIONALI, QUALE IL SISTEMA DI ECOGESTIONE E AUDIT (EMAS)
 SU STANDARD INTERNAZIONALI
1. il Patto mondiale (Global Compact) delle Nazioni Unite,
2. i principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite (Guiding Principles on Business and Human Rights)
in attuazione del quadro di riferimento «Proteggere, Rispettare e Rimediare» («Protect, Respect and Remedy»
Framework),
3. gli orientamenti dell’OCSE per le imprese multinazionali,
4. la norma ISO 26000 dell’Organizzazione internazionale per la normazione,
5. la dichiarazione tripartita di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale dell’Organizzazione
internazionale del lavoro,
6. la Global Reporting Initiative
7. altri standard internazionali riconosciuti.

Any risk.
Any business.
Anywhere.
GOVERNANCE - RISK - COMPLIANCE
Sede Legale e Amministrativa: Via Pirano, 7 - 48122, Ravenna (RA) - Tel. +39 0544 591393 | [email protected]

Angela Proto
Il TRAINING
AUTOGENO
DALL’ASCOLTO
DEL CORPO
ALLA PSICOTERAPIA
L’utilizzazione del Training Autogeno
(T.A.) permette di trattare pazienti
con disturbi d’ansia e disturbi
psicosomatici, con risultati
soddisfacenti, laddove per il paziente
non è pensabile un percorso di tipo
diverso, oppure nei casi in cui è
necessaria una presa di coscienza del
proprio disagio, del proprio corpo,
un’introspezione e vi è un desiderio/
bisogno di intraprendere un percorso
a breve termine ma di una certa
efficacia. Il T.A. costituisce un valido
strumento di prevenzione e di cura ed
offre ampie possibilità di applicazione
e di risoluzione dei sintomi. Da qui la
riflessione che, per alcuni pazienti, può
essere sufficiente ed efficace questa
tecnica piuttosto che un trattamento
psicoterapeutico (Schultz J.H. 1968).
Fin dalla vita intrauterina siamo
sottoposti a un continuo susseguirsi
di stimoli, o agenti stressanti, che
26 HS+E Magazine jul-sep 2015
colpiscono la nostra unità biopsichica.
Questi stimoli possono essere
di vario genere, ma la risposta è
sempre data da una iniziale reazione
di allarme con una tensione, una
preparazione all’attività, che ha lo
scopo di mantenere l’adattamento più
adeguato alle condizioni ambientali.
Con il passare degli anni e con il
continuo ripetersi di questo modello
di risposta, si verifica un rinforzo di
essa: la diretta conseguenza di ciò è
che anche quando cessa lo stimolo
che l’aveva provocata, non sempre
riusciamo a riportarci a uno stato di
equilibrio funzionale.
L’essere ripetutamente esposti ad
agenti stressanti e, di conseguenza,
il continuo trovarsi in tensione senza
riposo sufficiente per recuperare le
energie disperse, scatena un processo
di deterioramento che insidia qualsiasi
aspetto d ell’esperienza umana.
Ciò significa che l’adattamento alle
condizioni ambientali, con la tensione
che ne segue, ha limiti non valicabili.
Dopo la prima reazione di allarme
l’organismo si adatta, poi resiste e
infine si arriva all’esaurimento.
Attraverso vie fisiologiche e
psicologiche diventa allora facile
ammalarsi, in particolare ci si rende
più predisposti alle alterazioni
psicosomatiche o a quelle,
numerosissime, più tipicamente
emotive, legate all’ansia.
La necessità di una igiene fisica e
psichica che permetta di adattarsi
alle nuove condizioni dell’esistenza,
di resistere alle eccitazioni esterne
diventa sempre più pressante. La
ricerca di mezzi di distensione è
sempre più urgente.
Già a partire dal XIX sec. i disturbi
d’ansia e stress correlati, hanno
interessato una fetta consistente
di pazienti; i disturbi d’ansia
interessano il 12.6% della popolazione
su base annua (Andrews 1994).
Dalla ricerca risulta che i disturbi
d’ansia rappresentano il maggiore
problema per la salute mentale della
popolazione (APA 1980). Anche il
medico, nella sua pratica quotidiana,
rileva la molteplicità di forme con cui
si presenta questo disturbo: da quelle
più dirette, come uno stato di tensione
generale, o di insonnia persistente,
o di timore ossessivo e immotivato
per qualche malattia, a quelle più
mascherate, come una continua
astenia, o disturbi della sfera sessuale,
o distonie neurovegetative, fino ad
arrivare, appunto alle vere e proprie
alterazioni psicosomatiche.
È possibile smorzare questa tensione
attraverso il rilassamento psicologico e
somatico, realizzato tramite la tecnica
del T.A., che è una tecnica somatica,
ma che costituisce un vero e proprio
strumento psicoterapeutico.
Il T.A non deve dunque essere
considerato come una tecnica
distensiva pura e semplice, poiché non
basta sdraiarsi su un letto o “buttarsi” in
una comoda poltrona per ottenere uno
stato di calma e di rilassamento. Esso è
una psicoterapia a breve termine, con
la quale si possono ottenere sostanziali
modificazioni psicofisiologiche e, di
conseguenza, mutamenti strutturali
nella personalità e nel modo di
comportarsi (AAVV 1984, Balzarini
1980). L’aspetto del rilassamento è
certo un elemento importante nel T.A.
ma esso deve essere inteso non già
come nucleo centrale della tecnica,
bensì come un effetto della stessa.
(Schultz 1968).
Come sottolinea Scultzh stesso, il
soggetto ha la responsabilità di condurre
il proprio trattamento, provocando
quindi in se stesso il passaggio, o
“commutazione”, dallo stato normale
a quello autogeno. Il fenomeno della
commutazione è assai complesso;
in sintesi, con essa si verifica un
abbassamento generale del biotono
tipico dello stato di veglia e
si hanno dei mutamenti
funzionali che sono
diametralmente opposti
agli effetti dello stress.
L’atteggiamento da
assumere durante
l’esecuzione degli
esercizi è quello
della “concentrazione
passiva”.
jul-sep 2015 HS+E Magazine 27
La tecnica è caratterizzata da esercizi
fondamentali, che inducono uno
stato di rilassamento muscolare
mediante la concentrazione passiva
sulla pesantezza della massa corporea
e su un senso generale e piacevole
di calore, e da esercizi complementari.
Infatti gli obiettivi principali del T.A.,
oltre ad essere distensione fisica e
psichica, sono anche un miglioramento
del senso di tranquillità e l’attitudine a

Il training autogeno
prendere coscienza del proprio corpo.
Gli esercizi complementari servono per
far acquisire la percezione e il controllo
dell’attività cardiaca e respiratoria;
concentrandosi poi sulla regione
epigastrica piacevolmente calda e sulla
fronte fresca, la sensazione di calma,
di vuoto psichico, si fa completa (De
Bousingen 1993).
Raggiunto un buon grado di
rilassamento è anche possibile inserire
le cosiddette formule “intenzionali”
e “organo-specifiche” e cioè brevi
proposizioni che vengono ripetute,
prima di interrompere l’esercizio, al fine
di raggiungere uno scopo ben preciso
nel comportamento.
Le formule “organo-specifiche”
tendono a mantenere o a rinforzare le
modificazioni fisiologiche già indotte
dagli esercizi e dalle formule standard;
il loro uso può essere assai efficace nel
trattamento di alcune malattie.
Le formule “intenzionali”, invece,
avrebbero un effetto di suggestione
analogo a quello dei compiti
postipnotici.
La presa di coscienza del corpo è un
fatto molto importante nel T.A. Di
solito, consideriamo il nostro corpo
come qualcosa di automatico, che va
avanti per conto suo, e quasi non ci
accorgiamo di averlo, non gli prestiamo
attenzione. E’ lo stato di malattia, o
comunque la anormalità, che ce lo fa
“sentire” e ci costringe a cogliere alcune
modificazioni funzionali. Quindi gli
esercizi del T.A. permettono un dialogo
diverso con il corpo, una migliore
consapevolezza del rapporto che si ha
con esso (AAVV, 1987, De Chirico 2002).
Nei casi in cui il paziente non si
renda disponibile ad un approccio
psicoterapeutico, oppure sia necessaria
una terapia breve focale, la tecnica
del T.A. si presenta come uno
strumento valido d’intervento, che
può essere utilizzato da solo o servire
da preparazione, da “apri-pista” ad un
lavoro terapeutico successivo (AAVV
1987, Dinelli 2001).
Ricerche eseguite su una casistica
molto vasta di pazienti psicosomatici
dimostrano che il T.A. associato
alla psicoterapia, o da solo, è
particolarmente utile, rieducando al
giusto ritmo tra tensione e rilassamento
al quale l’individuo non è più abituato.
I risultati più brillanti si hanno nella
cefalea da tensione muscolare, nelle
gastroduodeniti e coliti spastiche,
nei disturbi funzionali cardiaci, nelle
ipertensioni respiratorie, specie
nell’asma bronchiale, e in molti disturbi
della sfera sessuale (Pancheri, 1993,
Peresson, 1990, Pozzi 1981).
L’applicazione del T.A. non può avvenire
invece, almeno nella forma tipica del
metodo, nei soggetti che soffrono di
gravi disturbi psichici con dissociazione
della personalità. Essa è poi
assolutamente sconsigliabile, sempre
nella sua forma tipica, in presenza di
determinate lesioni organiche o di
predisposizioni patologiche particolari
(Hoffmann, 1980).
Tutto questo suggerisce che è
necessario che le formule standard da
usare nei singoli esercizi e le formule
intenzionali devono venire preparate e
adattate con la massima attenzione a
quello che è l’individuo nella sua unità
psicofisica.
Altri risultati rilevanti si ottengono
nel mondo dello sport e dell’impresa,
poiché il T.A. consente in ambito
sportivo di allenare anche la parte
mentale ed emotiva. Motivazione,
fiducia, concentrazione, emozioni ed
arousal, sono tra i fattori psicologici
più rilevanti che condizionano
la performance atletica. Di
conseguenza sono stati elaborati
vari programmi di Mental Training,
tra cui l’insegnamento del Training
Autogeno, (scientificamente validati
con attività di ricerca) per insegnare
all’atleta/squadra le abilità necessarie
per esprimere al meglio le potenzialità
personali. La psicologia dello sport
nasce negli anni 60 come una disciplina
specifica all’interno delle scienze delle
attività motorie e sportive. In passato
gli allenamenti sportivi erano quasi
esclusivamente orientati a sviluppare
le abilità tecniche dell’atleta; poi nel
tempo, ci si è accorti di quanto sia
fondamentale allenare anche la parte
mentale ed emotiva.
Per quanto concerne invece l’utilizzo
a livello imprenditoriale, l’utilizzazione
della tecnica (che può essere
insegnata in azienda a tutti i livelli),
poiché determina un miglioramento
della capacità di concentrazione,
attenzione e memoria, a seguito
anche di un recupero psicofisico delle
energie, di un miglioramento della
qualità del sonno e di autocontrollo
ed autodeterminazione, consente
di ridurre i rischi legati allo stress
ed ansia correlata a breve, medio e
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jul-sep 2015 HS+E Magazine 29
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Il training autogeno
lungo termine. Si evidenziano infatti una diminuzione degli
incidenti legati alla distrazione, all’affaticamento, al disturbo
del sonno e all’alterazione dei ritmi circadiani; diminuiscono
le assenze per malattia e stress psicofisico, aumentano i livelli
di produttività; incrementa il tono dell’umore e migliorano le
relazioni interpersonali.
CONCLUSIONI
Il training autogeno, quale tecnica focale breve, considera
l’aspetto psicologico e somatico dell’individuo, permettendo
un immediato ed efficace intervento (Schultz 1968) che trova
applicazione nei più disparati ambiti clinici e non.
Spesso il T.A. può rappresentare un valido metodo alternativo
per coloro che abbiano già intrapreso un percorso
psicoterapeutico e/o non facciano quindi richiesta di un
ulteriore approccio terapeutico, ma rappresenta anche un
primo strumento-contatto col proprio corpo ed è inoltre
valido quando i pazienti hanno una disponibilità di tempo
limitata (Salardi 1990).
Il T.A. permette una presa di coscienza, un’introspezione
ed una possibilità d’intervento rispetto ai propri problemi
o disturbi e spesso apre la strada ad un percorso più
profondo, oppure può essere un metodo da affiancare ad un
trattamento psicoterapeutico già in atto.
risultato è raggiungibile, in questi pazienti, con uno strumento
pratico, pedagogico, ma che allo stesso tempo offre uno
spazio per la consapevolezza (Pozzi, 1981).
Inoltre occorre tenere presente che il T.A. può essere una
tecnica privilegiata per motivi strettamente tecnici e cioè
quando esistono dei limiti temporali da tenere presenti,
che non consentono un approccio più lungo. Quindi il T.A.
consente di ottenere dei risultati pur avendo a disposizione
tempi limitati e ravvicinati. Occorre comunque tenere presente
anche i limiti di questo intervento che pur essendo efficace
per alcuni sintomi, non può essere sempre certamente
risolutivo; dipende dalle problematiche evidenziate dal
paziente.
Il T.A. quindi costituisce un buon approccio per l’ascolto del
corpo e la sua rieducazione, che consente dei buoni risultati,
ma che può essere considerato comunque come ponte per
un ulteriore approccio di tipo psicoterapeutico.
Questa tecnica è uno strumento estremamente valido
in ambito clinico ovvero nei disturbi d’ansia e nei disturbi
psicosomatici e in ambito non clinico ovvero nella conduzione
della vita quotidiana (ritmi intensi e serrati; richieste ambientali
eccessive), ma soprattutto nell’ambiente lavorativo e sportivo,
e può essere utilizzata non solo come tecnica somatica ma
anche come strumento di psicoterapia, a seconda di come la
si applica (Dinelli, 2001).
Il T.A. può quindi essere utilizzato come primo approccio alla
persona, come “ponte”, per poi giungere ad una psicoterapia,
o in altri casi essere lo strumento risolutivo, tanto che i pazienti
non richiedono un successivo intervento (AAVV 1984).
Il Training Autogeno, permette prima di tutto di raggiungere
una certa consapevolezza del proprio corpo; anzi alle volte
corregge il rapporto tra sé stessi e quest’ultimo, laddove
il corpo è visto come un limite, come un ostacolo, nella
conduzione della propria vita. In questi casi il primo intervento
da fare quindi, è ristabilire un giusto rapporto con il corpo
ed una corretta interpretazione dei suoi messaggi. Questo
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jul-sep 2015 HS+E Magazine 31
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Il training autogeno
BIBLIOGRAFIA
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Pharmacia & Upjohn, 1999
CEI V., Disturbo di Panico e Agorafobia – Psicoterapia Domande varie, vol. 3,
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SCHULTZ J.H., Il Training Autogeno – I esercizi inferiori, Milano, Feltrinelli, 1968
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TROIANO M., Guarire dagli attacchi di panico, Roma, Editori Riuniti, 2001
ZANARDI A., Il linguaggio degli organi, Milano, Tecniche Nuove, 2003

ANGELA PROTO, psicologa e psicoterapeuta, collabora con Techno per le attività di consulenza e di formazione in materia
di stress lavoro-correlato e tecniche di comunicazione.
jul-sep 2015 HS+E Magazine 33
E.QU.A. is a society that provides services and which has obtained the certifications UNI EN ISO:9001:2008,
ethical certification SA8000, Accreditation UNI CEI EN ISO/IEC 17020, IFIA (International Federation of
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
Welder qualifications and welding procedures

Management of 97/23 EC “PED” Directives – DM 329/04

Inspection, Expediting and Testing services:
Accreditation through ACCREDIA as Type A Inspection Body according to UNI CEI EN ISO/IEC 17020
standard for:
a) Industrial products:
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a settima edizione di questo
oramai classico testo edito a cura
del National Safety, Council pur
essendo alquanto datata (risale al 2002),
costituisce in tutti i casi un apprezzabile
ausilio per chi si occupa di sicurezza sul
lavoro e in particolare di sicurezza delle
macchine e degli impianti.
Nonostante le soluzioni illustrate nel
testo non rispettino, per ovvi motivi,
le più recenti normative europee
relative ai dispositivi di sicurezza delle
macchine, non di meno il testo risulta
di attualità e utilità per chi necessiti
di modificare macchine, impianti e
attrezzature (sottoponendole poi a
ricertificazione quando previsto) per
inderogabili necessità produttive
(non infrequentemente macchine e
attrezzature, se non modificate ad hoc,
non possono essere impiegate per le
necessità produttive per cui vengono
acquistate) o semplicemente per
migliorare le non sempre soddisfacenti
performance in termini protezionistici
adottate originariamente dal costruttore. Il
libro è corredato da centinaia di immagini
che rendono ancora più chiari gli esempi
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La Swedish Work Environment Authority, che ha oggi la sua
sede centrale a Stoccolma, è nata nel 2001 dalla fusione di dieci
distretti dell’Ispettorato del Lavoro con l’Agenzia Nazionale per
la Salute e Sicurezza sul Lavoro svedese. L’agenzia governativa
è preposta alla verifica del rispetto delle misure di salvaguardia
adottate dalle aziende nei confronti dei lavoratori; l’approccio
olistico, tipicamente scandinavo, spazia dagli aspetti di
salvaguardia fisica a quelli mentali fino ad abbracciare quelli
sociali.
SITEMAP
L’ambito di attività contempla, in una prospettiva salutistica
veramente globale, anche il controllo del rispetto delle politiche
antifumo e ambientali relativamente all’impiego dei pesticidi e
alle colture OGM. Questi principi salutistici sono estesi a tutti i
lavoratori stranieri che operano, anche solo temporaneamente,
sul suolo svedese.
Il sito istituzionale, realizzato in lingua inglese e di facilissima
consultazione, consente di accedere a tutte le informazioni di
base necessarie ad ottemperare ai requisiti cogenti in vigore in
Svezia.
Dalla tendina presente nella home page si può accedere alle
varie sezioni tra le quali spicca la pagina ‘publications’: da questa
si accede ad alcune sottopagine tra le quali ‘brochure’ e ‘reports’;
la prima contiene una quindicina di opuscoletti illustrati sintetici,
ma chiari ed efficaci, mentre la seconda contiene un pari numero
di studi realizzati a partire dall’inizio degli anni Duemila.
 www.av.se
Molte sezioni del sito sono disponibili oltreché in inglese in altre
venti lingue europee ed extra-europee.
jul-sep 2015 HS+E Magazine 37
International Inspection Agency
INSPECTA è una società con esperienza pluriennale nel campo dell’Oil&Gas, maturata nell’ambito
delle costruzioni multidisciplinari in differenti settori industriali.
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PRESSREVIEW
IN ALL PROBABILITY
Incidenti con conseguenze gravi o
fatali possono accadere a lavoratori
esperti ed estremamente prudenti
per la stessa ragione per la quale
neonati totalmente inermi vengono
estratti vivi dalle macerie di un
edificio crollato: la ragione sta nella
legge delle probabilità.
In un medesimo istante ed
in una medesima situazione
alcune persone possono rivelarsi
particolarmente fortunate mentre
altre particolarmente sfortunate
con conseguenze diametralmente
opposte. Più sono i lavoratori esposti,
più sono alte le probabilità che si
verifichino infortuni gravi; citando la
teoria di Heinrich più è larga la base
e più è ampia l’apertura dell’angolo
al vertice. Delle potenziali vittime
alcune apparterranno al gruppo
di lavoratori che “rischiano” di
più ma alcune apparterranno al
gruppo più prudente; per certi versi
l’esperienza è protettiva, per altri
Articolo di Tim Marsh
pubblicato per
versi è protettiva l’inesperienza che
generalmente genera maggiore
adrenalina, timore (se non paura) e
maggiore attenzione e prudenza.
Tentare di forzare i lavoratori – più o
meno esperti - a mantenere sempre
un altissimo livello di attenzione
porta ad uno stato di stress che può
facilmente oltrepassare la soglia
ammissibile; oltre questa soglia il
livello di attenzione autoprotettiva
decade repentinamente.
Andando avanti di questo passo si
potrebbero citare decine di esempi
comportamentali ed organizzativi
in grado di innalzare fino ad una
certa soglia (a volte molto elevata)
qualsivoglia azione autoprotettiva
da parte del lavoratore salvo poi
vanificarla rapidamente una volta
superato un certo limite.
In tutti i casi sia l’approccio
comportamentale di tipo attivo
(formazione, ecc.) che quello
protezionistico di tipo passivo (DPI,
ecc.) non possono in alcun modo
risolvere una problematica che
statisticamente è irrisolvibile: prima o
poi, in qualche modo, qualche cosa
potrà andare storto, ci sarà sempre
spazio per un ‘blind spot’.
Tanto per dare ancora più rilievo alla
teoria statistica vale la pena ricordare
anche che è molto probabile che
nell’arco della vita di in un impianto
di processo a rischio di incidente
rilevante accadano più infortuni per
scivolamenti e cadute nelle scale
degli uffici che per esplosioni o
fuoriuscite di sostanze pericolose.
Insomma, la statistica ci dice senza
possibilità di smentita che il rischio
zero è raggiungibile solamente
eliminando completamente il
pericolo e non è raggiungibile per
nessuna altra via di tipo preventivo
e protettivo.
A ECOMONDO 2015 DEBUTTA
GLOBAL WATER EXPO
il grande marketplace per l’industria idrica italiana
É Global Water Expo una delle novità di ECOMONDO 2015, la
grande fiera internazionale dedicata al recupero di materia ed
energia e dello sviluppo sostenibile.
Dal 3 al 6 novembre, al padiglione D3 di Rimini Fiera, sarà
allestita un’area per rappresentare le tecnologie di gestione del
ciclo idrico integrato delle acque in una logica di efficienza.
Alla depurazione delle acque reflue, urbane ed industriali, oltre
che alle acque meteoriche, sarà dedicata anche un’importante
sezione convegnistica che illustrerà i mercati attuali e prossimi
futuri, italiani ed esteri, e le tecniche innovative ready-tomarket, già applicate in impianti dimostrativi europei e pronte
per efficientare i sistemi su vasta scala, soddisfacendo le
richieste del competitivo mercato del prossimo futuro.
Il board scientifico, coordinato dal prof. Fabio Fava,
accosterà all’expo un focus sul tema della ‘Water Energy
and Carbon Nexus’, ossia il nesso fra acqua ed energia,
poiché la gestione della prima assorbe grandi quantità della
seconda ed entrambe le risorse hanno necessità di un forte
efficientamento. Saranno presentate non solo le esperienze
delle aziende del servizio idrico intergrato, ma i progetti
40 HS+E Magazine jul-sep 2015
internazionali Horizon2020 che tendono alla standardizzazione
di metodi e strumenti per l’efficienza energetica.
Difatti, oltre alla forte spinta comunitaria, un importante driver
all’adozione delle migliori pratiche per il risparmio energetico
è stato introdotto in ambito nazionale dal Decreto Legislativo
4 luglio 2014 n. 102 di attuazione della Direttiva Europea
2012/27/UE sull’efficienza energetica.
Saranno presenti le innovazioni tecnologiche per trattamento
e valorizzazione dei fanghi di depurazione, con una particolare
attenzione alla sostenibilità tecnica, economica ed ambientale
degli impianti e alle strategie per il riuso dell’acqua depurata.
Molti degli appuntamenti seminariali avranno il plus dei crediti
formativi e contribuiranno ad una alta formazione che vede le
imprese direttamente coinvolte nella spiegazione del migliore
uso delle tecnologie disponibili.
Gli eventi collaterali all’area espositiva offriranno la
concretezza chiesta dalle imprese e per questo saranno
presenti i soggetti che al momento presentano le occasioni
di nuovo business. Per quanto riguarda il territorio nazionale,
saranno presentati gli interventi per il superamento delle
infrazioni comunitarie e delle emergenze, andando nel nel
dettaglio di investimenti più importanti come Catania, ove si
prevede il completamento ed adeguamento di fognatura e
depurazione. Non solo superamento di infrazioni comunitarie,
ma saranno presentati anche interventi prioritari e strategici
come il nuovo sistema di collettamento delle acque reflue per
la salvaguardia del Lago di Garda.
“Global Water Expo – spiega il Prof. Francesco Fatone
dell’Università di Verona,membro del gruppo di lavoro
water del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo - darà
quest’anno forte impulso e supporto all’internazionalizzazione:
oltre alle tecniche alle aziende saranno presentate anche
le prospettive di business possibili in Paesi che stanno
pianificando ingenti interventi nel settore, quali ad esempio
Oman, Israele, Brasile, Iran e area Balcani. La partnership
con i principali network europei e mediterranei, come il
Water_2020, garantirà possibilità di diretta interazione con i
maggiori attori e inedite possibilità di innescare business in
nuovi mercati”
Global Water Expo è realizzata in collaborazione con FederutilityUtilitalia, Associazione Idrotecnica Italiana, IRSA-CNR, Università di
Brescia, Università di Verona e Consorzio Inca.
sono stimate intorno al 32%. In un panorama mondiale
che stima un mercato dell’acqua pari a 250 miliardi di euro
con 33 miliardi di euro investiti all’anno, l’Italia non brilla
per investimenti (mediamente 30 euro capite all’anno)
rispetto agli altri paesi europei che investono fra i 79 e i
130 euro pro capite all’anno). La situazione di fognatura
e depurazione è critica e indietro rispetto ai requisiti
comunitari: 3 italiani su 10 non sono ancora allacciati a
fognature o a depuratori, con quasi la maggioranza di chi
vive in Sicilia, in Calabria, Campania, un 30% in Lombardia e
Friuli. Questo ritardo sulla capacità di depurazione porterà
alla cifra complessiva delle sanzioni UE a circa 480 milioni di
euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere.
E’ realistico nel ciclo 2015-20 l’aumento dell’investimento
dei gestori da 1.3 miliardi l’anno a 2,5 miliardi. Aggiungendo
i 400 milioni di euro l’anno di fondi pubblici di sostegno
(FSC, POR, Regionali) e i 2.7 miliardi non spesi e da spendere
siamo a oltre 20 miliardi.
Le prospettive sono per lavori pari a 5.8 miliardi di euro
destinati alla realizzazione di 63 grandi opere nel Sud, ma la
cifra è parzialmente disponibile e mancano i piani attuativi.
Nel settore della gestione idrica operano 311 imprese con 27.822
addetti e d un fatturato complessivo di 7,2 miliardi di euro.
L’ACQUA IN CIFRE
In Italia sono necessari circa 5.2 miliardi di m3 (87m3 di acqua
pro capite) all’anno solo per uso privato. Tra 55% e 88% dei
cittadini sono serviti dall’acquedotto (indagini condotte
in modo diverso hanno dato risultati differenti). Circa 30%
dell’acqua trattata è riutilizzata in agricoltura. La rete idrica
è composta da oltre 470mila km di tubazioni e le perdite
Fonti: Blue book. Cosentino. 14 maggio 2014. Rom; L’industria dei servizi idrici.
Servizio studi e ricerche SRM. Intesa San Paolo. febbraio 2013; Acqua Tech.
Dossier: Trattamento acque. La chimica L’industria 2010 (4): 37
jul-sep 2015 HS+E Magazine 41
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EVENTSCALENDAR
16-18
GIU
IFSEC 2015
Fiera internazionale per l’innovazione della sicurezza
Londra - Regno Unito
PRAGUE FIRE SECURITY DAYS 2015
15-19
SET
21° Fiera Internazionale in materia di sicurezza e di protezione antincendio
Praga - Repubblica Ceca
22-24
SET
Fiera internazionale per la sicurezza e l’antincendio
Nairobi - Kenya
5-9
OTT
Simposio internazionale sulla gestione dei rifiuti e sullo scarico controllato
S. Margherita di Pula (CA) - Italia
14-16
OTT
3-6
NOV
SECUREXPO EAST AFRICA 2015
SARDINIA 2015
AMBIENTE LAVORO 2015
16° Salone della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro
Bologna - Italia
ECOMONDO 2015
19° Fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello
sviluppo sostenibile
Rimini - Italia
Le date indicate potrebbero subire variazioni o alcune manifestazioni potrebbero venire annullate.
Prima di recarsi alle manifestazioni si consiglia di verificare con gli organizzatori dei singoli eventi la correttezza delle date indicate.
jul-sep 2015 HS+E Magazine 43
TECHNONEWS
SICUREZZA E IGIENE INDUSTRIALE
DAL 1° FEBBRAIO IN
VIGORE LA NUOVA
CEI 11-27 (LAVORI SU
IMPIANTI ELETTRICI)
Si ricorda che il 1
febbraio 2014 il Comitato
Elettrotecnico Italiano (CEI)
aveva pubblicato la nuova
edizione (la quarta) della
norma CEI 11-27 inerente
“Lavori su impianti elettrici”, in
sostituzione della precedente
versione del 2005, lasciando
quest’ultima in vigore
fino a febbraio 2015. Ad
oggi essendo scaduto il
termine indicato, in caso
di effettuazione di lavori
elettrici si rimanda alle sole
disposizioni riportate nella
quarta versione.
A titolo di esempio, tra le
novità introdotte dalla nuova
edizione, citiamo le quattro
figure di responsabilità
per la sicurezza nei lavori
elettrici (unità responsabile
dell’impianto (URI),
44 HS+E Magazine jul-sep 2015
responsabile dell’impianto
(RI), responsabile della
realizzazione del lavoro (URL)
e preposto alla condizione
del lavoro (PL)), le modifiche
alle distanze DL e DV che
determinano il lavoro
sotto tensione ed il lavoro
in prossimità ed infine le
prescrizioni di sicurezza per
le persone comuni (PEC) che
eseguono lavori non elettrici.
DA FEBBRAIO 2015, IN
VIGORE L’OBBLIGO DI
INSTALLAZIONE DI LINEE
VITA E DISPOSITIVI DI
ANCORAGGIO SULLE
COPERTURE E SULLE
PARETI CONTINUE IN
EMILIA-ROMAGNA
Tramite un comunicato
specifico, la Regione EmiliaRomagna ha introdotto
l’obbligo di installazione
di linee vita e dispositivi di
ancoraggio sulle coperture
e sulle pareti continue a
specchio degli edifici.
L’obbligo, dopo la proroga
del luglio 2014, è entrato in
vigore il 1° febbraio 2015 e
interessa sia gli edifici pubblici
sia i privati, con la finalità di
ridurre i rischi di infortunio
in relazione alla potenziale
caduta dall’alto nei lavori in
quota in occasione di attività
di cantiere.
CHIARIMENTI DEL
MINISTERO SULLE
MODALITÀ DI
EFFETTUAZIONE DELLE
VERIFICHE PERIODICHE
ALLE ATTREZZATURE
Il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali ha pubblicato
la Circolare del 3/3/2015 Chiarimenti concernenti il D.I.
11 aprile 2011, “Disciplina della
modalità di effettuazione delle
verifiche periodiche di cui
all’all. VII del D. Lgs. 81/2008
e s.m.i., nonché i criteri per
l’abilitazione dei soggetti di
cui all’art.71, comma 13, del
medesimo decreto legislativo”.
In particolare, i contenuti della Circolare riguardano:
1.
2.
3.
4.
``
Verifiche su attrezzature di lavoro costituite da
più bombole.
Verifiche su generatori di calore alimentati
da combustibile solido, liquido o gassoso per
impianti centrali di riscaldamento utilizzanti
acqua calda sotto pressione con temperatura
dell’acqua non superiore alla temperatura di
ebollizione alla pressione atmosferica, aventi
potenzialità globale dei focolai a 116 kW e
serbatoi GPL.
Tariffe per le attività di verifica periodica delle
attrezzature di cui all’Allegato VII del D. Lgs. n.
81/2008 e s.m.i.”, con adeguamento all’indice
ISTAT delle tariffe.
NUOVO DECRETO PER LA SICUREZZA DEGLI
ASCENSORI
Il 21 febbraio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale
il D.P.R. 19 gennaio 2015 n. 8 che modifica il D.P.R.
162/99 riguardante gli ascensori in servizio pubblico. Il
provvedimento è entrato in vigore in data 8 marzo 2015. Il
decreto appena pubblicato interviene su:
1.
Segnalazioni di comportamenti anomali dei
Soggetti Abilitati.
2.
NUOVA VERSIONE DEL MODELLO DI DENUNCIA/
COMUNICAZIONE DI INFORTUNIO
3.
È stata pubblicata la nuova versione del modello di
denuncia/comunicazione di infortunio (Mod. 4 bis Prest.) e
le relative istruzioni per la compilazione.
Le novità introdotte:
``
``
SEZIONE LAVORATORE - Inseriti nuovi campi per
la comunicazione dei dati relativi ai contratti a
tempo parziale (part-time)
SEZIONE DATORE DI LAVORO - Aggiunta la
modalità “vaglia postale” per il rimborso delle
indennità di inabilità temporanea assoluta al
datore di lavoro ai sensi dell’art. 70 d.p.r. 1124/65
S EZIONE DATI RETRIBUTIVI Adeguati i campi
relativi alla comunicazione delle retribuzioni
per gli addetti ai servizi domestici e familiari e
di riassetto e pulizia locali; inserita una nuova
sottosezione per la comunicazione delle
retribuzioni per i dipendenti con contratto di
lavoro a tempo parziale (part-time).
Corretta applicazione della Direttiva 95/16/CE
per gli ascensori in servizio pubblico;
Accordo preventivo per l’installazione di
impianti di ascensori in deroga;
Inquadramento degli organismi notificati di
“tipo A”, limitatamente alle verifiche periodiche.
Le verifiche e prove periodiche per gli ascensori in
servizio pubblico saranno, invece, disciplinate con
decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del
regolamento.
INDUMENTI AD ALTA VISIBILITÀ
IlGli indumenti ad alta visibilità, DPI messi a disposizione
dal datore di Lavoro ai lavoratori che svolgono attività in
luoghi di lavoro con flusso veicolare, devono rispondere
alle regole del EN ISO 20471:2013, la nuova norma che
sostituisce la EN 471:2003 e la A1:2007.

jul-sep 2015 HS+E Magazine 45
Techno News
La ENI ISO 20471 del 2013 dà indicazioni sia
sulla valutazione dei rischi che sulla scelta degli
indumenti appropriati in relazione a situazioni ad
alto rischio.
I requisiti di progettazione degli indumenti
previsti dalla norma mantengono un sistema
di raggruppamento in tre classi “basato sulle
aree minime di materiali ad alta visibilità visibili
incorporati nel capo di abbigliamento, ai sensi
del quale gli indumenti in Classe 3 forniscono il
livello più alto”.
ADDETTI ALL’IMPIEGO DI GAS TOSSICI:
TERMINE PER LA REVISIONE DELLE
PATENTI RILASCIATE NEL 2010
È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.
54 del 6 marzo 2015, il DECRETO 7 gennaio
2015 recante “Revisione delle patenti di
abilitazione per l’impiego di gas tossici rilasciate
o revisionate nel periodo 1° gennaio - 31
dicembre 2010”.
La patente è prevista dall’art. 26 del Decreto
9 gennaio 1927, n. 147, che richiede apposita
autorizzazione per l’utilizzazione, custodia e
conservazione dei gas tossici.
Gli addetti all’impiego di gas tossici devono
essere persone di accertata idoneità fisica e
morale e di riconosciuta professionalità attestata
dalla patente la quale è soggetta a revisione
periodica quinquennale, può essere revocata
in ogni momento quando vengono meno i
presupposti del suo rilascio e decade se non è
rinnovata in tempo utile, come stabilito dall’art.
35 del Decreto 9 gennaio 1927, n. 147.
AMBIENTE
SANZIONI PER MANCATA ISCRIZIONE O
PAGAMENTO DEL CONTRIBUTO SISTRI A
PARTIRE DAL 01/04/2015
È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge
27/02/2015 n.11, di conversione del cosiddetto
“Dl Milleproroghe”.
Tale legge fissa al 01/04/2015 l’entrata in vigore
delle sanzioni per l’omessa iscrizione e/o
pagamento del contributo SISTRI (nella versione
originale del decreto la data era fissata nel
01/02/2015).
Restano invece sospese fino al termine del 2015
le sanzioni per la mancata registrazione su Sistri
delle movimentazioni.
Si ricorda che il pagamento del contributo era
dovuto, per i soggetti obbligati, per gli anni 2011
46 HS+E Magazine jul-sep 2015
e 2014, mentre era stato sospeso quello relativo
agli anni 2012 e 2013.
Si ricorda che sono tenuti all’iscrizione al SISTRI
ed al pagamento del relativo contributo:
``
``
``
enti e imprese produttori iniziali di rifiuti
speciali pericolosi da attività agricole e
agroindustriali con più di 10 dipendenti;
gli enti e le imprese con più di dieci
dipendenti, produttori iniziali di rifiuti
speciali pericolosi;
gli enti e le imprese produttori iniziali di
rifiuti speciali pericolosi che effettuano
attività di stoccaggio di cui all’art.
183, comma 1, lettera aa) del D. Lgs
152/2006;
``
``
gli enti e le imprese che effettuano la raccolta, il
trasporto, il recupero, lo smaltimento dei rifiuti
urbani nella regione Campania;
gli enti e le imprese produttori iniziali di
rifiuti speciali pericolosi da attività di pesca
professionale e acquicoltura con più di dieci
dipendenti.
Si ricorda inoltre che in caso di mancata iscrizione
da parte dei soggetti obbligati o di mancato
versamento del contributo si applica una sanzione
amministrativa da 15.500 a 93.000 euro.
RIFIUTI PERICOLOSI, AL VIA LA NUOVA
PROCEDURA PER UNA CORRETTA
CLASSIFICAZIONE
È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 54
del 6 marzo 2015, il DECRETO 7 gennaio 2015
recante “Revisione delle patenti di abilitazione per
l’impiego di gas tossici rilasciate o revisionate nel
periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2010”.
La patente è prevista dall’art. 26 del Decreto
9 gennaio 1927, n. 147, che richiede apposita
autorizzazione per l’utilizzazione, custodia e
conservazione dei gas tossici.
Gli addetti all’impiego di gas tossici devono essere
persone di accertata idoneità fisica e morale e
di riconosciuta professionalità attestata dalla
patente la quale è soggetta a revisione periodica
quinquennale, può essere revocata in ogni
momento quando vengono meno i presupposti
del suo rilascio e decade se non è rinnovata in
tempo utile, come stabilito dall’art. 35 del Decreto
9 gennaio 1927, n. 147.
A partire dal 18 febbraio 2015 è in vigore il nuovo
provvedimento per la corretta classificazione
dei rifiuti pericolosi, il quale introduce pesanti
sanzioni e nuove procedure per produttori e
gestori. La nuova disciplina della classificazione
dei rifiuti è contenuta nel Decreto Competitività
(D.L. 91/2014), con particolare riferimento alla
distinzione fra quelli pericolosi e non.
Nel provvedimento sono elencati i principi di
classificazione dei rifiuti che viene effettuata dal
produttore assegnando ad essi il competente
codice CER, prima che il rifiuto sia allontanato dal
luogo di produzione.
GAS FLUORURATI A EFFETTO SERRA,
NUOVO REGOLAMENTO (UE) 517/2014:
DAI KG DI F-GAS ALLE TONNELLATE DI
CO2 EQUIVALENTE
Dal 1° gennaio 2015 si applica il nuovo
Regolamento Europeo n°517/2014 sui gas
fluorurati a effetto serra, che abroga il precedente
Regolamento Europeo n°842/2006.
Questa revisione, che di fatto non stravolge
l’architettura del quadro già vigente, mira ad
estendere la norma ad apparecchiature che
utilizzano quantità considerevoli di gas fluorurati
e ampliare i casi di tenuta del registro, ma anche a
responsabilizzare i produttori.
Rispetto al regolamento (CE) n°842/2006 dove
il limite erano i 3kg di F-gas nel circuito, viene
introdotto un nuovo parametro per l’obbligo di
controllo delle perdite, basato sulle tonnellate di
CO2 equivalente.

jul-sep 2015 HS+E Magazine 47
Techno News
Non sarà più la quantità di F-gas contenuta ad essere
considerata, ma l’impatto ambientale misurato come
tonnellate di CO2 equivalente: ovvero dal prodotto del
GWP (global warming potential) del F-gas considerato per
il quantitativo in tonnellate contenute nel circuito.
Le tempistiche di controllo saranno (Regolamento
517/2014, Art. 4 comma 3):
``
``
``
tra le 5 e 50 tonnellate di CO2 equivalente almeno una
volta ogni 12 mesi (24 mesi se è presente un sistema di
rilevamento delle perdite);
tra le 50 e 500 tonnellate di CO2 equivalente almeno
una volta ogni 6 mesi (12 mesi se è presente un sistema
di rilevamento delle perdite);
Gli operatori saranno obbligati a tenere i registri dove
annotare gli esiti dei controlli.
Le informazioni che dovranno essere contenute nei registri
riguardano:
1.
2.
3.
sopra le almeno 500 tonnellate di CO2 equivalente ogni
3 mesi (6 mesi se è presente un sistema di rilevamento
delle perdite).
Ci sarà però la possibilità per le apparecchiature contenenti
meno di 3 kg di gas fluorurati a effetto serra o le
apparecchiature ermeticamente sigillate contenenti meno
di 6 kg di gas, di derogare ai controlli delle perdite fino al 31
dicembre 2016 (Regolamento 517/2014, Art. 4 comma 2).
La modifica del metodo di determinazione delle
soglie delle apparecchiature soggette a controlli
potrebbe provocare alcuni cambiamenti. Infatti per le
apparecchiature che attualmente presentano una quantità
inferiore a 30kg di F-gas il controllo periodico delle
fughe deve essere eseguito ogni 12 mesi; con il nuovo
metodo di calcolo si potrebbe verificare un superamento
del limite di 50 tonnellate di CO2 equivalenti e quindi i
controlli dovrebbero essere eseguiti ogni 6 mesi. Analoga
considerazione può essere fatta per le apparecchiature
che attualmente contengono meno di 300kg di F-gas
e con il nuovo sistema di misurazione superano le 500
tonnellate di CO2 equivalenti.
Si consiglia pertanto di contattare l’impresa che esegue
i controlli delle fughe gas e di ricalcolare l’effettivo peso
in tonnellate equivalenti di CO2 per non trovarsi nella
condizione sopra riportata della modifica della periodicità
dei controlli. Si ricorda infatti che il mancato controllo e
registrazione delle eventuali fughe gas è sanzionabile con
un’ammenda da 7.000 a 100.000 euro (D. Lgs. 26/2013, Art. 3).
48 HS+E Magazine jul-sep 2015
4.
5.
6.
7.
la quantità e il tipo di gas fluorurati a effetto
serra;
le quantità di gas fluorurati a effetto
serra aggiunti durante l’installazione, la
manutenzione o l’assistenza o a causa di
perdite;
s e le quantità di gas fluorurati a effetto serra
installati siano state riciclate o rigenerate,
incluso il nome e l’indirizzo dell’impianto di
riciclaggio o rigenerazione e, ove del caso, il
numero di certificato;
le quantità di gas fluorurati a effetto serra
recuperati;
l’identità dell’impresa che ha provveduto
all’installazione, all’assistenza, alla
manutenzione e, ove del caso, alla riparazione
o allo smantellamento delle apparecchiature
compreso, ove del caso, il relativo numero di
certificato;
le date e i risultati dei controlli effettuati;
ualora l’apparecchiatura sia stata smantellata,
q
le misure adottate per recuperare e smaltire i
gas fluorurati a effetto serra.
Oltre al registro per le apparecchiature contenenti gas
fluorurati ad effetto serra, per tutte le apparecchiature che
eseguono la climatizzazione invernale con una potenza
termica utile maggiore di 10kW e tutte le apparecchiature
che eseguono la climatizzazione estiva con una potenza
termica utile maggiore di 12kW, deve essere compilato
il Nuovo libretto di impianto sul modello stabilito dal
D.M. 10 Febbraio 2014. Si ricorda che l’utilizzo del nuovo
libretto di impianto è obbligatorio dal 15 Ottobre 2014.
PREVENZIONE INCENDI
MILLEPROROGHE 2014: NUOVO RINVIO
PER L’ADEGUAMENTO DELLE STRUTTURE
RICETTIVE
Il 27 febbraio 2015 è stato convertito in legge il
DL Milleproroghe n.192 del 31 dicembre 2014
attraverso la Legge n. 11/2015.
All’interno della legge di conversione è presente
il nuovo termine ultimo per l’adeguamento delle
strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre
25 posti letto, fissato ora per il 31 ottobre 2015.
La proroga riguarda tutte le attività esistenti
alla data di entrata in vigore del DM 9 aprile
1994 che siano già in possesso dei requisiti per
l’ammissione al piano straordinario biennale di
adeguamento (decreto del Ministro degli Interni
del 16 marzo 2012).
Inoltre, gli enti ed i privati responsabili delle
nuove attività soggette all’adeguamento alle
disposizioni di prevenzione incendi introdotte
dall’Allegato I del DPR 151/2011, ma esistenti alla
data di pubblicazione dello stesso DPR, potranno
adempiere a questi obblighi entro il nuovo
termine ultimo fissato al 7 ottobre 2016, purché
sia rispettato comunque l’art. 3 del predetto
decreto entro otto mesi dall’entrata in vigore
della legge di conversione del DL Milleproroghe
2014 (le attività di categoria B e C sono tenute
a richiedere, con apposita istanza, al Comando
dei Vigili del Fuoco la valutazione dei progetti di
adeguamento alla normativa antincendio).
CHIARIMENTO SUL SIGNIFICATO DI
INTERPORTO
Il D.P.R. 151/2011 ha introdotto fra le attività
sottoposte ai controlli di prevenzione incendi,
gli interporti con superficie superiore a 20.000
mq. Fino ad oggi però, non era chiaramente
specificata la definizione di interporto mentre
con l’uscita della relativa regola tecnica, il D.M.
18/7/2014, è stato chiarito che per interporto
deve intendersi “una infrastruttura funzionale
al sistema intermodale logistico, costituita in
un complesso organico finalizzato al deposito,
allo scambio fra diverse modalità di trasporto
delle merci ed alla logistica integrata”. Il D.M.
18/7/2014, applicabile alle nuove costruzioni od
alle costruzioni esistenti in caso di ristrutturazione,
ha l’obiettivo di minimizzare le cause di incendio,
limitare le propagazioni all’interno ed all’esterno
dell’area intermodale, assicurare che gli occupanti
lascino le aree indenni e garantire che le squadre
di soccorso possano operare in condizioni di
sicurezza.

jul-sep 2015 HS+E Magazine 49
Techno News
EDILIZIA E TERRITORIO
GIUGNO 2015: CATASTO INTERAMENTE DIGITALE
Con il provvedimento n. 35112 dell’11 marzo
2015, l’Agenzia delle Entrate ha reso obbligatoria
la trasmissione telematica per la presentazione
degli atti di aggiornamento a decorrere dal
primo giugno 2015, utilizzando il modello unico
informatico catastale (MUIC).
In particolare, è obbligatorio, per i tecnici
professionisti, abilitati a predisporre e presentare
gli atti di aggiornamento catastale, utilizzare
le procedure telematiche per presentare le
seguenti tipologie di atti di aggiornamento:
``
``
``
dichiarazioni per l’accertamento delle unità
immobiliari urbane di nuova costruzione
dichiarazioni di variazione dello stato,
consistenza e destinazione delle unità
immobiliari già censite
dichiarazioni di beni immobili non produttivi
di reddito urbano, compresi i beni comuni, e
relative variazioni
``
tipi mappali
``
tipi di frazionamento
``
``
tipi mappali aventi anche funzione di tipi di
frazionamento
tipi particellari.
Per termini, condizioni e modalità di
presentazione del MUIC, debitamente
50 HS+E Magazine jul-sep 2015
sottoscritto dal professionista con
apposizione della firma digitale, si
applicano, in quanto compatibili, le
disposizioni di cui ai provvedimenti 22
marzo 2005, 22 dicembre 2006 e primo
ottobre 2009.
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