PREMESSA
Il Movimento Per l’Alleluia, MPA, è il Movimento dei Laici sorto
nel 1993 a fianco dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata.
La sua finalità è vivere la fede cristiana nella famiglia,
nell’ambiente di lavoro, nella comunità parrocchiale attraverso il
carisma della Beata Elisabetta Renzi.
“Sii felice perché il buon Dio ti ama!”: dice Madre Elisabetta; lo stile
di vita, quindi proposto all’MPA è una fede gioiosa, carica di fiducia, di
speranza cristiana.
“La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E io l’amo.”: l’amore a
Cristo crocifisso è uno degli elementi fondanti la spiritualità della
Beata.
“Io porto Colui che mi porta”: lo spirito di unione con Gesù
Crocifisso trova alimento e suggello nella partecipazione del dono
eucaristico.
Animati dalla stessa spiritualità, i laici MPA sono perciò chiamati
ad accogliere, custodire e vivere il carisma della Beata Elisabetta Renzi.
Il cammino annuale dell’MPA viene scandito da un incontro
mensile nei singoli gruppi, dove si segue il programma predisposto dalla
Commissione Formazione del Movimento per tutti i gruppi, in Italia e
all’estero.
La programmazione annuale segue generalmente le tematiche
proposte dalla Chiesa per la Catechesi degli adulti e si armonizza con la
spiritualità della Beata.
La caratteristica del cammino sta soprattutto nel metodo, che
vuole favorire.
™ L’accoglienza gioiosa a tutti i partecipanti
™ L’ascolto della parola di Dio e della Chiesa intercalate dal
canto
™ La condivisione delle proprie risonanze di fede
™ La preghiera comune
™ Il momento della fraternità
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Frequentando regolarmente gli incontri avremo occasione per
crescere in veri rapporti di amicizia dove potremo condividere i nostri
pensieri, il nostro agire, il nostro cammino personale di santità con
quella fede gioiosa, quella speranza e fiducia in Dio che caratterizzò
Madre Elisabetta e che è il fondamento di una autentica fede cristiana.
Sapendo di poter essere sempre gioiosi, non perché tutto va bene,
ma perché Dio ci ama, siamo chiamati, per vocazione, a diffondere
amicizia, condivisione, cordialità, accoglienza e ci impegniamo a
incarnare nella vita quotidiana i messaggi che lo Spirito Santo trasmette
al gruppo e ai singoli amici MPA.
E’ impegno di ciascuno l’utilizzo personale del libretto, per
arrivare agli incontri avendo già letto e meditato l’argomento che viene
via via proposto.
E’ impegno di ciascuno invitare nuovi amici a vivere un cammino
di santità secondo la spiritualità della Beata Elisabetta, infondendo nei
loro cuori pace, serenità e predisposizione all’ascolto della Parola
tenendo vive e presenti le parole di Giovanni Paolo II: “Non temere di
aprire il tuo cuore a Cristo”.
Il Cammino MPA
Per il cammino dei prossimi tre anni il Consiglio MPA ha scelto
di proporre un approfondimento sul tema delle virtù.
Nell’anno che stiamo per iniziare ci soffermeremo sulle tre virtù
teologali: FEDE, SPERANZA e CARITA’.
Data la vastità dell’argomento scelto, si è pensato che il primo
incontro potesse essere tutto incentrato ad approfondire che cosa sono
le virtù e come aiutano il nostro cammino di santità, e poi di dedicare
ad ogni virtù particolare almeno due incontri, tre per l’ultima presa in
considerazione.
Sempre per il cammino dei prossimi tre anni si è deciso di offrire
degli approfondimenti sulla vita della nostra Beata attraverso
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pellegrinaggi del gruppo sui luoghi dove lei ha vissuto, ripercorrendone
la vita e le opere.
Per questo anno proponiamo un Itinerario Elisabettiano MPA a
Saludecio e Mondaino, di cui troverete indicazioni in Appendice.
Viene lasciata a discrezione di ogni gruppo la scelta della data in
cui effettuare il pellegrinaggio. Ciò non toglie che gruppi ‘vicini’
possano scegliere di fare il pellegrinaggio insieme. Per motivi
organizzativi, è necessario comunicare almeno 15 giorni prima a Sr
Teresa (0541/730863) o Sr Sabrina (0541/603036) la data prescelta.
Anche per chi è materialmente impossibilitato ad effettuare il
pellegrinaggio, invitiamo a farlo spiritualmente, cogliendo l’occasione di
leggere le schede proposte per conoscere ancora meglio la vita e la
spiritualità della Beata.
Sempre in appendice è proposto un sussidio per la preghiera della
Corona dell’Addolorata. La devozione all’Addolorata era molto sentita
da Elisabetta Renzi. Per questo motivo desideriamo farvi conoscere
questo modo di ‘seguire’ Cristo sulla Via della Croce insieme a Maria.
Proponiamo che venga recitata ogni sabato nel periodo di
Quaresima o in qualunque altro momento si desideri.
Riteniamo inoltre importante dare spazio al canto come momento
di preghiera e di lode nell’allegrezza e giovialità proprie del laico MPA.
Per questo motivo la Commissione Musica e Canto ci propone alcuni
canti da imparare all’interno dei gruppi. Li trovate come materiale
allegato al libretto formativo, insieme ad una audio-cassetta.
Questi canti saranno quelli che utilizzeremo nei nostri incontri e
liturgie plenarie nel prossimo anno. Oltre a ciò i membri della
Commissione si sono resi disponibili ad andare nei gruppi che lo
richiedessero.
Vi auguriamo un anno ricco di grazie nel Signore e di un
rinnovato e profondo cammino di fede in compagnia della Beata
Elisabetta Renzi.
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LE VIRTÙ
“Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode,
tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri”
(Fil 4,8)
“Voi dunque sarete perfetti ,
come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli”
(Mt 5,48)
“La dignità dei fedeli laici ci
si rivela in pienezza se consideriamo la prima e fondamentale vocazione che il Padre, in
Cristo Gesù, per mezzo dello
Spirito, rivolge a ciascuno di
loro: la vocazione alla santità,
ossia alla perfezione della carità. Il santo è la testimonianza
più splendida della dignità
conferita al discepolo di Cristo.
La vita secondo lo Spirito, il
cui frutto è la santificazione,
suscita ed esige da tutti e da
ciascun battezzato la sequela e
l’imitazione
di
Cristo,
nell’accoglienza delle sue beatitudini, nell’ascolto e nella
meditazione della parola di
Dio, nella consapevole e attiva
partecipazione alla vita liturgica e sacramentale della
Chiesa, nella preghiera individuale, familiare e comunitaria, nella fame e nella sete di
giustizia, nella pratica del comandamento dell’amore in
tutte le circostanze della vita e
nel servizio ai fratelli, specialmente se piccoli, poveri e sofferenti.”
(Christifideles Laici 16)
La virtù è una disposizione
abituale e ferma a fare il bene.
Essa permette alla persona,
non solo di compiere atti
buoni, ma di dare il meglio di
sé.
Con tutte le proprie energie
sensibili e spirituali la persona
virtuosa tende verso il bene; lo
ricerca e lo sceglie in azioni
concrete.
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Il fine di una vita virtuosa
consiste nel diventare simili a
Dio.
Il cristiano deve essere un
“altro Cristo”, deve essere perfetto come il Padre di Gesù
Cristo.
Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili,
perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano
le nostre passioni e guidano la
nostra condotta secondo la
ragione e la fede.
Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per
condurre una vita moralmente buona.
La persona virtuosa è colei
che liberamente pratica il bene.
Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i
frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità della persona
ad entrare in comunione con
l’amore divino.
Le virtù umane acquisite
mediante l’educazione e una
perseveranza sempre rinnovata nello sforzo, sono purificate
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ed elevate dalla grazia divina.
Con l’aiuto di Dio forgiano il
carattere e rendono spontanea la pratica del bene. La
persona virtuosa è felice di
praticare le virtù.
Per l’uomo ferito dal peccato non è facile conservare
l’equilibrio morale.
Il dono della salvezza fattoci
da Cristo ci dà la grazia necessaria per perseverare nella ricerca delle virtù. Ciascuno deve implorare questa grazia di
luce e di forza, ricorrere ai sacramenti, cooperare con lo
Spirito Santo, seguire i suoi
inviti ad amare il bene e a stare lontano dal male.
Le virtù umane si radicano
nelle virtù teologali, le quali
rendono le facoltà dell’uomo
idonee a partecipare alla natura divina.
Le virtù teologali, infatti, si
riferiscono direttamente a Dio.
Esse dispongono i cristiani a
vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno come
origine, causa ed oggetto Dio.
Le virtù teologali fondano,
animano e caratterizzano
l’agire morale del cristiano.
Esse informano e vivificano
tutte le virtù morali.
Sono
infuse
da
Dio
nell’anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi
figli e meritare la vita eterna.
Sono il pegno della presenza e
dell’azione dello Spirito Santo
nelle facoltà della persona.
La virtù prima e distintiva
del cristiano è l’amore soprannaturale per Dio e per il
prossimo (Cfr CCC 1803, 1804,
1810, 1811, 1812, 1813).
“In questo momento storico... c’è bisogno di una nuova
primavera del laicato, che
possa rianimare, in forme significative e comunicabili, tutti gli ambiti di vita in cui un
fedele laico può essere apostolo: ell’evangelizzazione e santificazione,
nell’anima-zione
cristiana
della
società,
nell’opera caritativa, nell’azione pastorale della Chiesa, così
come nella famiglia e nella vita pubblica; delineando un
nuovo stile di vita, segnato
dalla conversione dell’intelligenza e degli affetti, in cui
l’intera rete delle relazioni con
se stesso, con gli altri e con il
creato sia abitata dal soffio
dello Spirito. Ma per fare ciò
bisogna ovviamente pregare,
riflettere, estrarre dal nostro
tesoro “cose nuove e cose antiche” (Mt 13, 52): essere cioè
veri cristiani.”
(CEI, Fare di Cristo
il cuore del mondo,
Lettera ai fedeli laici, 16)
“Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno
di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo
Dio. Vivono nel secolo, cioè
implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle
ordinarie condizioni della vita
familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta.
Qui sono da Dio chiamati a
contribuire , quasi all’interno a
modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la
guida dello spirito evangelico
e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza
della loro stessa vita e con il
fulgore della loro fede, della
loro speranza e carità. A loro
quindi spetta di illuminare e
ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono stretta7
mente legati, in modo che
siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e
siano di lode al Creatore e Redentore.”
(Lumen Gentium 31)
“A tutti gli uomini contemporanei ripeto:
‘Non abbiate paura! Aprite,
anzi spalancate le porte a Cristo! Cristo sa cosa è dentro
l’uomo! Solo Lui lo sa! Oggi
così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo
cuore. Così spesso è incerto
del senso della sua vita su questa terra. E’ invaso dal dubbio
che si tramuta in disperazione.
Permettete a Cristo di parlare
all’uomo. Solo Lui ha parole
di vita, sì! Di vita eterna!
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Spalancare le porte a Cristo,
accoglierlo nello spazio della
propria umanità non è affatto
una minaccia per l’uomo,
bensì è l’unica strada da percorrere se si vuole riconoscere
l’uomo nell’intera sua verità
ed esaltarlo nei suoi valori.
Sarà la sintesi vitale che i fedeli laici sapranno operare tra
il Vangelo e i doveri quotidiani
della vita la più splendida e
convincente
testimonianza
che, non la paura, ma la ricerca e l’adesione a Cristo sono il
fattore determinante perché
l’uomo viva e cresca e perché
si costituiscano nuovi modi di
vivere più conformi alla dignità umana.”
(Christifideles Laici 34)
Elisabetta Renzi e le Virtù
Fin da fanciulla Elisabetta fu attenta alla voce di Dio, che la
plasmò alle più belle virtù umane e cristiane, quali:
• Grande amore verso i genitori; diceva infatti, che “un
figlio non deve poter guardare sua madre senza
intenerirsi, senza sentirsi spinto a divenire migliore”;
•
•
•
Semplicità e innocenza di costumi;
Desiderio di perfezione;
Amore all’Eucaristia; davanti al Tabernacolo esclamava:
•
•
Quando era ammalata di gola, molto si rammaricava di
non potersi avvicinare al banchetto celeste;
Amore ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria;
Amore al Crocifisso e alla croce, perché diceva che
•
•
•
•
•
“Mio Dio, come qui vi amo bene per voi medesimo”.
Con questi principi Elisabetta Renzi diresse e plasmò l’Istituto
da lei fondato. Si mostrò maestra di virtù più che con la parola
con la sua stessa vita, sempre coerente ai principi che insegnava.
Leggendo i suoi scritti semplici e incisivi, trapela un’anima
tutta tesa verso la presenza e la vita di Dio, che nelle difficoltà
della vita si abbandona alla divina provvidenza, piuttosto che
fidarsi degli uomini.
Percorrendo l’intera vita della Beata si nota in lei un gran
dominio sulla propria volontà, pronta a qualunque distacco,
generosità e immolazioni non comuni. Spiccano inoltre povertà
evangelica, umiltà profonda e spirito evangelico, intensa vita
interiore, grande attenzione e cooperazione all’azione della grazia
operante in lei; zelo per la gloria di Dio amore e carità senza limiti
verso il prossimo; distacco dalla vanità del mondo.
Madre Giuseppina sua nipote, scrisse che la vita della Beata,fu:
“un intreccio di opere grandi e di eroiche virtù”.
“l’unione dell’anima con Gesù Cristo si fa per l’amore e
la virtù della croce” e dalla sofferenza della croce,
generosamente accettata, ella traeva forza e conforto
spirituale;
Retta intenzione e ricerca della gloria di Dio,
costituiscono la linea costante della sua vita e il fine
ultimo del suo operare;
Distacco dal mondo e da se stessa, al punto da farle dire:
Dalla Positio (summarium XXXV)
Per la riflessione personale
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“è proprio necessario che io giunga a far sempre e in
tutte le cose, il contrario di quello che vorrei! V’immolo
questa volontà, o Signore!”;
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Umiltà e carità note dominanti del suo cammino
spirituale;
Obbedienza incondizionata al proprio vescovo;
Grande maturità umana e spirituale, intuizione e
saggezza, equilibrio non comune e discernimento degli
spiriti.
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Preghiamo con la preghiera della Chiesa...
Perché i salmi?
Il Concilio Vaticano II definisce i salmi come “la preghiera che
Cristo unito al suo Corpo eleva al Padre”. Quale preghiera migliore, per tutti noi quindi, che cerchiamo nel nostro cammino di cristiani e di appartenenti all’MPA di sentirci sempre più in comunione, che sentiamo la necessità di pregare più a fondo e più intimamente “come Chiesa” ?!
Se dal punto di vista letterario i salmi sono preghiere in forma
poetica, sul piano religioso si differenziano da qualunque altra
composizione perché in essi convivono due elementi fondamentali ed inscindibili: l’ispirazione divina e la profezia messianica.
Pregare con i salmi richiede un balzo deciso di fede, perché al
di là del fatto poetico, nel salmo troviamo il valore perenne del
messaggio divino, contemplato nell’inscindibile unità della storia
della salvezza che si incentra su Cristo.
Immaginiamo il contesto storico di allora: il popolo di Israele
fremeva e viveva nell’attesa del Messia, e di questa attesa i salmi
erano l’espressione corale, trasmessi e pregati di generazione in
generazione, fino a Maria di Nazaret, fino a Gesù stesso che li
impersonò in sé.
Punto d’incontro non solo fra Dio e gli uomini, ma anche fra
due epoche della storia umana, Cristo, con la semplicità
dell’autenticità, assume in prima persona il poema umano-divino
dei salmi e ce ne fa dono, arricchito della sua esperienza e della
sua presenza, ne fa dono alla Chiesa tutta, che in Lui e con Lui vi
trova la propria preghiera.
Parola di Dio, preghiera d’Israele, preghiera di Cristo, il Libro
dei salmi diviene così la preghiera delle Chiesa.
Così li hanno visti, sentiti e usati gli apostoli e i padri
apostolici, così, attraverso i grandi Padri della Chiesa d’Oriente e
d’Occidente sono diventati parte integrante della liturgia
cristiana, fino ai documenti del Concilio Vaticano II, fino ai giorni
nostri.
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Ma non sarà solo una esegesi approfondita, un approccio
intellettuale ai salmi che ci permetterà veramente di pregare i
salmi.
“La preghiera è una fonte d’acqua viva che zampilla dal
profondo dell’anima sotto l’azione insostituibile dello Spirito”.
Occorre, per far propria la preghiera dei salmi, un’anima
veramente desiderosa di un dialogo vivo e autentico col “Tu”
divino, occorre sentire i salmi, ancora oggi, sulla labbra di Cristo
stesso e su quelle della sua Chiesa che oggi lotta, soffre, spera ed
ama, e può esprimere, con le parole del salmista di migliaia di
anni fa, ogni particolare stato d’animo del momento presente.
Non sono coincidenze, casi fortuiti, ma vere e proprie grazie
attuali che ci devono rendere sempre più consci, più disponibili
al progetto di Dio per noi…
Salmo 10
Nel Signore mi sono rifugiato,
come potete dirmi: *
“Fuggi come un passero verso il monte”?
Ecco, gli empi tendono l’arco,
aggiustano la freccia sulla corda*
per colpire nel buio i retti di cuore.
Quando sono scosse le fondamenta,*
il giusto che cosa può fare?
Giusto è il Signore, ama le cose giuste,*
gli uomini retti vedranno il suo volto.
Rileggiamo il salmo in silenzio per alcuni istanti, ognuno poi
legga a voce alta, spontaneamente, le parole che lo hanno
maggiormente colpito…
Dopo ogni frase ripetiamo insieme:
AUMENTA, SIGNORE, LA NOSTRA FEDE
Altre intenzioni di preghiera:
- Per la Chiesa, che ha ricevuto il deposito della Fede
- Perché si instauri nella nostra società un clima di fraternità
e di giustizia
- Perché i giovani accolgano la vocazione alla fede e
all’amore
- Perché i popoli in guerra ritrovino la pace
- .................
PREGHIAMO
Ti benediciamo, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre
misericordioso e Dio di ogni consolazione, perché nel tuo santo
Spirito fortifichi la nostra fede, rassicuri la nostra speranza,
fecondi il nostro amore. Tu ci doni di perseverare in ogni
espressione di vita e di bontà, rendici testimoni credibili delle tue
promesse, perché le nostre opere buone risplendano nel mondo
intero e tutti rendano gloria a te, che sei il Dio fedele nei secoli
dei secoli. Amen
Ma il Signore nel tempio santo,*
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi sono aperti sul mondo,*
le sue pupille scrutano ogni uomo.
Il Signore scruta giusti ed empi,*
egli odia chi ama la violenza.
Farà piovere sugli empi brace, fuoco e zolfo,*
vento bruciante toccherà loro in sorte.
Preghiera alla Beata
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Nei racconti evangelici si
può dire che la fede abbia un
ruolo di primaria importanza
nell'incontro dell'uomo con
Cristo. Un insegnamento veramente ricco sulla fede deriva certamente dalla vita pubblica di Gesù e dai suoi incontri con la gente in diversi modi
bisognosa.
Le Virtù Teologali
FEDE
“Beata colei che ha creduto
nell’adempimento delle Parole del Signore”
(Lc 1, 45)
LA FEDE
E’ LA LUCE DI DIO IN NOI
La fede è la luce di Dio in
noi; quanto più essa è pura e
forte, tanto più lo conosceremo, lo ameremo, lo serviremo
per rendergli grazie e glorificarlo con la nostra vita.
La fede apre l'anima a nuovi
orizzonti e la rende capace di
pensare, di amare e di operare
in modo nuovo. Chi crede,
tende a Dio con tutto il proprio essere e considera il prossimo e gli eventi alla luce della
fede.
La figura più importante dell'Antico Testamento a questo
riguardo, e al tempo stesso la
personificazione più completa
di ciò che la fede è nella vita
dell'uomo, è senz'altro rappresentata da Abramo.
“Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: «Non temere,
Abram. Io sono il tuo scudo; la
tua ricompensa sarà molto
grande». Rispose Abram: «Mio
Signore Dio, che mi darai? Io
me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di
Damasco». Soggiunse Abram:
«Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede».
Ed ecco gli fu rivolta questa
parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo erede, ma uno
nato da te sarà il tuo erede».
Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le
stelle, se riesci a contarle» e
soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò
come giustizia.” (Gn 15,1/6).
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La caratteristica comune a
tutte le azioni salvifiche di Cristo è la fede dei destinatari.
“Se aveste fede quanto un gra-
nellino di senapa potreste dire
a questo gelso: sii sradicato e
trapiantato nel mare, ed esso
vi ascolterebbe…” (Lc 17,6b).
Gesù è la roccia della nostra
fede: “Chiunque ascolta queste
mie parole e le mette in pratica, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia…” (Mt. 7,24).
La guarigione del paralitico
è un altro episodio evangelico
di grande significato in relazione all'insegnamento sulla
fede. Nel narrare questo miracolo di guarigione, gli evangelisti concordano su un inciso
molto illuminante: la folla si
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accalca intorno a Cristo per
ascoltare la parola di Dio e
non c'è spazio per arrivare fino a Lui. La guarigione è preceduta da una premessa che
ricorre identica nei Sinottici:
“Gesù, vista la loro fede…” (Mt
9,2 e Mc 2,5); “Veduta la loro
fede…” (Lc 5,20). Gli evangelisti concordano nel dire che
Cristo ha agito non tanto per
la fede del paralitico, quanto
piuttosto per la fede delle persone che lo conducono ai suoi
piedi, perché Egli lo guarisca.
Il segno più forte che Egli dà,
è la risurrezione di Lazzaro;
prima di compiere il miracolo,
Gesù chiede a Marta una solenne professione di fede: “Io
Sono la risurrezione e la vita;
chi crede in Me, anche se
muore, vivrà; chiunque vive e
crede in Me, non morrà in eterno. Credi tu questo?” (Gv
11,25/26). E più avanti lo ribadisce dinanzi alle resistenze di
lei: “Non ti ho detto che, se
credi, vedrai la gloria di Dio?”
(Gv 11,40). La fede è necessaria perché il Messia operi la
salvezza nella nostra vita.
Credere è affidarsi, racchiudere la propria esistenza den-
tro la Parola di verità, di potenza, di grazia.
La risposta di fede più bella e
più gradita a Dio, è stata quella sbocciata dal cuore della
Vergine di Nazareth, Maria.
Non è possibile equivocare le
parole di Elisabetta: “Beata colei che ha creduto…” (Lc 1,45).
Infatti, senza la fede della Ver-
gine Maria, Cristo non si sarebbe neppure fatto uomo.
Quella fede che è stata necessaria per farlo nascere umanamente, continua a essere
necessaria perché Egli realizzi
il suo mistero in ogni battezzato.
Siamo consapevoli di questo?
parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i
veri segni della presenza e del disegno di Dio. La fede infatti tutto
rischiara di una luce nuova e svela le intenzioni di Dio sulla
vocazione integrale dell’uomo e perciò guida l’intelligenza verso
soluzioni pienamente umane.” (Christifideles Laici 3)
Elisabetta Renzi e la Fede
Una fede in Dio incondizionata e robusta, fu l’ancora a cui la
serva di Dio si attaccò fin dalla fanciullezza. Credette fermamente
di essere stata chiamata da Dio alla vita religiosa ed al padre
comunicò la sua chiamata così: “Dio mi fa tante offerte! Vuole
Dai Documenti della Chiesa
dunque che non mi curi tosto della Sua amicizia, che non faccia
tosto gran caso alle Sue promesse?”. Di fronte alle difficoltà, si
La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e
a tutto ciò che Egli ci ha detto e rivelato. Con la fede “l’uomo si
abbandona tutto a Dio liberamente” (Dei Verbum 5).
Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà
di Dio.
“Il giusto vivrà mediante la fede” (Rm 1,17).
La fede viva “opera per mezzo della carità” (Gal 5,6).
“La fede senza le opere è morta” (Gc 2,26): se non si
accompagna alla speranza e all’amore, la fede non unisce
pienamente il fedele a Cristo e non ne fa un membro vivo del suo
Corpo.
Ma il discepolo di Cristo non deve soltanto custodire la fede e
vivere di essa, ma anche professarla, darne testimonianza con
franchezza e diffonderla. (Cf CCC 1814, 1815, 1816)
Negli eventi ordinari della vita si aggrappava con semplicità e
fiducia alla divina provvidenza, tanto che alcuni eventi non
ordinari si ascrivono a tale fattore, ad esempio: l’improvvisa
cessazione di piogge dannose alla campagna, il dono inaspettato
di olio, di cui la comunità era sprovvista.
Si racconta che un giorno alla dispensiera, accadde di
rompere un vaso pieno di olio, il solo che avevano nella loro
povertà! Alla buona suora che accusò la colpa, non furono dette
che queste parole: “Ebbene, sorella mia, andate innanzi a Gesù
La voce del Signore passa anche attraverso le vicende storiche
della Chiesa e dell’umanità, come ci ricorda il Concilio: “Il popolo
di Dio, mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo
Spirito del Signore, che riempie l’universo, cerca di discernere
negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende
all’uscio di casa; un benefattore mandava in dono un vaso di olio
eccellente!
Un giorno molti anni dopo la fondazione, una maestra di gran
virtù e semplicità si lamentava dolcemente della mancanza di
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rivolse sempre al Signore per ottenere l’aiuto necessario e per
perseverare nella vocazione e nell’opera intrapresa.
Diceva, che non bisogna mai “perdere di vista che ogni bene
viene da Dio”.
sacramento e non ve ne partite, finché Egli non abbia provveduto
l’olio”. Non era trascorso mezz’ora che già s’intese bussare
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luce per lavorare: “C’è tanta nebbia!” E la madre: “Soffiatele!”
Ubbidì la suora e il sole comparve in tutto il suo splendore.
Un’altra volta le piogge danneggiavano le campagne e la
santa Madre ordinò a quella medesima buona maestra di recarsi
in mezzo all’orto, d’inginocchiarsi, colle braccia in forma di croce
e recitare 5 Pater alle piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo. La
suora ubbidiente volò all’ordine ricevuto, né si bagnò affatto, che
nel medesimo istante cessò la pioggia. Questi ed altri moltissimi
fatti simili erano dalla Fondatrice attribuiti alla sola virtù delle
altre, restando essa sempre nel suo profondo annientamento.
(Dalla Positio pag. 507)
Al fratello scrisse: “Vorremmo vedere, comprendere…e non
abbiamo bastante fiducia in Colui che ci ricolma e circonda della
sua carità. Raccogliamo tutti i lumi della fede per salire in alto,
più in alto”.
Elisabetta diceva alle consorelle che dovevano sacrificarsi per
l’educazione della fanciullezza, “senza pretendere altra
ricompensa, fuorché di vedere Dio glorificato nel perfetto
compimento dei suoi disegni”.
Devotissima del SS. Sacramento, disse che il giorno della sua
prima Comunione fu per lei un incontro di paradiso, perché
santificato “dal contatto dell’immacolato suo sposo Gesù”.
Meditava giorno e notte di fronte al Tabernacolo e dopo essersi
comunicata, rifletteva: “Io porto Colui che mi porta”. La Beata,
viveva sempre alla presenza di Dio e per sentirselo più vicino
recitava fervorose giaculatorie.
Anche in chi avvicinava, inculcava l’amore alla presenza di
Dio, prima di morire, incoraggiando le figlie a non sentirsi sole
dopo la sua morte, diceva loro: “Gesù è qui…Gesù è pur sempre
con voi”.
La sua fede era sorretta dalla preghiera ed insegnava l’amore
alla pietà anche alle giovani e durante il carnevale, soleva fare
ore di adorazione a Gesù Sacramento.
19
Organizzava lezioni e corsi istruttivi sulle verità eterne,
avvalendosi dell’insegnamento del catechismo, fatto non meno di
due volte al giorno.
Elisabetta pregava e faceva pregare molto per la Chiesa, per i
suoi bisogni e problemi del momento, ne conseguiva una grande
obbedienza e rispetto per i sacerdoti, che considerava veri
ministri di Dio.
(Dalla Positio, Summarium pag. XXXVIII)
Per la riflessione personale
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Preghiamo con la preghiera della Chiesa...
Per il 1° incontro
SALMO 26
In questo salmo troviamo due momenti distinti di un unico
atteggiamento di fiducia in Dio.
Nel primo momento il povero si rivolge al Signore nella
serenità, tutto è bello, sicuro, tranquillo… “il Signore è sua luce e
sua salvezza…”
Nel secondo momento la prova ha attanagliato l’anima, è
l’ora del buio, del Getsemani, Dio sembra avere nascosto il suo
volto. Ma il povero non desiste dalla preghiera, non mette tutto in
discussione… anzi, la fede, nell’impatto con la prova, affonda le
sue radici e acquista certezze nuove… “sono certo di
contemplare la bontà del Signore…”
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I
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Il Signore è mia luce e mia salvezza, *
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita, *
di chi avrò terrore?
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Quando mi assalgono i malvagi*
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici, *
a inciampare e cadere.
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Se contro di me si accampa un esercito,*
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia, *
anche allora ho fiducia.
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21
22
Una cosa ho chiesto al Signore, *
una sola io cerco:
abitare nella casa del Signore*
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
Mostrami , Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino, *
a causa dei miei nemici.
Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni*
che spirano violenza.
Egli mi offre un luogo di rifugio*
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,*
mi solleva sulla rupe.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore*
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte, *
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
E ora rialzo la testa *
sui nemici che mi circondano:
immolerò nella sua casa
sacrifici di esultanza,*
inni di gioia canterò al Signore.
Per il 2° incontro
SALMO 15
Il salmista, impersonando profeticamente Cristo, ne predice la
risurrezione.
L’anima che crede, che ha scelto Dio, è felice di avere messo
la propria vita nelle mani di Lui; sente di essere già inserita
nell’eterno e pregusta la dolcezza senza fine che la attende al di là
del tempo. E’ l’anticipazione di quanto poi Pietro esclamerà nel
Vangelo: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita
II
Ascolta, Signore, la mia voce.*
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore:
“Cercate il suo volto”;*
il tuo volto, Signore, io cerco.
eterna” (Gv.6,68-69).
Non nascondermi il tuo volto, *
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, *
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mio padre e mia madre
mi hanno abbandonato,*
ma il Signore mi ha raccolto.
Proteggimi, o Dio:*
in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore,*
senza di te non ho alcun bene”.
Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, *
è tutto il mio amore.
Si affrettino altri a costruire idoli:
23
24
io non spanderò le loro libazioni di sangue*
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.
Altre intenzioni di preghiera:
- nel cammino di ogni giorno
- nella fatica e nella sofferenza
- perché siano superate le guerre e le divisioni
- perché diamo testimonianza della nostra fede cristiana
- .....
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:*
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, *
la mia eredità è magnifica.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; *
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore.*
sta alla mia destra, non posso vacillare.
Abbiamo bisogno di te, Spirito Santo, per conoscere la strada
della fede. Senza la tua presenza che previene e soccorre, senza
gli aiuti interiori che solo tu puoi dare, il nostro cuore rimane
chiuso a Dio, gli occhi della mente sono ciechi, la nostra volontà
è prigioniera delle cose umane.
Donaci, te ne preghiamo, docilità alla verità di Dio, desiderio di
vivere in comunione con Lui. Fa che anche noi, come Maria,
possiamo ripetere col cuore e con la vita: “Eccomi o Dio, avvenga
Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;*
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai
la mia vita nel sepolcro, *
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
di me secondo la tua parola!”
Preghiera alla Beata
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,*
dolcezza senza fine alla tua destra.
_____Conclusione della Preghiera, sia per il 1° che per il 2° incontro _____
Rileggiamo il salmo in silenzio per alcuni istanti, ognuno poi
legga a voce alta, spontaneamente, le parole che lo hanno
maggiormente colpito.
Dopo ogni frase ripetiamo insieme:
DONACI LA GIOIA DI CREDERE, SIGNORE
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26
Le Virtù Teologali
SPERANZA
“Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione
della speranza che è in voi”
(1 Pt 3, 15)
LA FELICITÀ DELL'UOMO
È DIO
Ci sembra opportuno trattare l'argomento entrando direttamente nel NT. Infatti, sotto
un certo aspetto, tutto l'AT potrebbe essere riletto sotto la
chiave della “speranza”, nel
senso che esso rappresenta
per definizione il tempo dell'attesa. Si tratta però di un'attesa orientata verso la venuta
storica del Messia, che ovviamente è cessata con l'Incarnazione.
La nascita umana di Cristo,
considerata in se stessa, non
ha compiuto tutte le promesse
antiche, o meglio: con la nascita di Gesù inizia il tempo
del compimento, che si prolungherà fino al giorno della
risurrezione dei morti e alla
costituzione di cieli nuovi e
terra nuova. La nascita di Ge-
sù è dunque la premessa storica perché quel futuro di felicità promesso da Dio possa diventare una certezza per ogni
singolo uomo e per l'umanità.
Infatti l'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio,
aspira all'infinito ed all'eterno.
Dio soltanto può essere la sua
felicità. La speranza ci aiuta a
dare il giusto valore ai beni
materiali, orientando le scelte
della vita ai beni eterni, non
fuggendo l'oggi, ma vivendolo
in pienezza, per attuare, già su
questa terra, le promesse del
Regno.
La virtù della speranza risponde all'aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel
cuore di ogni uomo; la speranza salvaguarda dallo scoraggiamento, sostiene in tutti i
momenti di abbandono, dilata
il cuore nell'attesa della beatitudine eterna. Lo slancio della
27
speranza preserva dall'egoismo e conduce alla gioia della
carità.
La speranza cristiana si fonda sul fatto che il Signore Gesù ha vinto la morte e ci ha
fatto partecipi della condizione di figli di Dio ed eredi del
Regno di Dio. Nel Nuovo Testamento la morte dell'individuo appare del tutto liberata
da ogni senso di ansia o di angoscia. L'insegnamento di Gesù, a questo riguardo, suona
così: “Non abbiate paura di
quelli che uccidono il corpo,
ma non hanno il potere di uccidere l'anima” (Mt 10,28). La
disposizione di libertà nei confronti della propria vita fisica,
e la conseguente serenità dinanzi alla prospettiva della
propria morte, si radicano in
un particolare frutto della
morte di Gesù, vissuta da Lui
nella sensazione interiore dell'abbandono del Padre. Il grido
di Cristo sulla croce, “Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato” (Mc 15,34), espri-
me il grido dell'umanità che
sperimenta la morte nello stato di separazione da Dio. La
sua morte ha eliminato l'abis28
so di separazione ed ha trasferito l'uomo in un nuovo Eden,
dove il dialogo con Dio è stato
definitivamente riallacciato.
Adesso è possibile udire il suo
passo nel giardino senza più
fuggire dinanzi alla sua maestà.
Se l'uomo è stato reintrodotto nell'Eden, allora l'albero
della vita è diventato di nuovo
accessibile. Il suo frutto che
comunica l'immortalità è l'Eucaristia. Anche su questo punto l'insegnamento di Gesù è
del tutto esplicito: “Io sono il
pane vivo disceso dal cielo. Se
uno mangia di questo pane
vivrà in eterno e il pane che io
darò è la mia carne per la vita
del mondo” (Gv 6,51).
Ciò significa che nessuno di
noi sperimenterà la morte nella solitudine dell'abbandono
di Dio, perché Cristo ha voluto
morire Lui come l'Abbandonato, appunto per redimere l'esperienza della nostra morte,
in modo da aprirci la via al
morire nel Signore. Il libro
dell'Apocalisse proclama beati
d'ora in poi coloro che
muoiono nel Signore (cfr. Ap
14,13).
Dai Documenti della Chiesa
La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il
Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la
nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle
nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo.
“Manteniamo senza vacillare la professione della nostra
speranza, perché è fedele colui che ha promesso” (Eb 10,23).
La virtù della speranza risponde all’aspirazione alla felicità,
che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese
che ispirano le attività degli uomini; le purifica per ordinarle al
Regno dei cieli; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in
tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore nell’attesa della
beatitudine eterna. Lo slancio della speranza preserva
dall’egoismo e conduce alla gioia della carità.
La speranza cristiana porta a compimento la speranza del
popolo eletto, la quale trova la sua origine ed il proprio modello
nella speranza di Abramo. “Egli ebbe fede sperando contro ogni
speranza e così divenne padre di molti popoli” (Rm 4,18).
La speranza cristiana si sviluppa, fin dagli inizi della
predicazione di Gesù, nell’annuncio delle Beatitudini, le quali
elevano la nostra speranza verso il Cielo come verso la Terra
Promessa; ne tracciano il cammino attraverso le prove che
attendono i discepoli di Gesù.
La speranza è un’arma che ci protegge nel combattimento
della salvezza: “Dobbiamo essere rivestiti con la corazza della fede
e della carità, avendo come elmo la speranza della salvezza” (1 Ts
5,8).
Essa ci procura la gioia anche nella prova: “lieti nella
speranza, forti nella tribolazione” ( Rm 12,12).
Si esprime e si alimenta nella preghiera, in modo
particolarissimo nel Padre nostro, sintesi di tutto ciò che la
speranza ci fa desiderare.
( Cfr. CCC dal 1817al 1821)
29
“Nel pellegrinaggio della vita presente, nascosti con Cristo in
Dio e liberi dalla schiavitù delle ricchezze, i laici, mentre mirano
ai beni eterni, con animo generoso si dedicano totalmente ad
estendere il Regno di Dio e ad animare e perfezionare con lo
spirito cristiano l’ordine delle realtà temporali. Nelle avversità
della vita trovano la forza della speranza, pensando che “le
sofferenze del tempo presente non reggono il confronto con la
gloria futura che si rivelerà in noi” (Rm 8,18).
(Apostolicam Actuositatem 4)
Elisabetta Renzi e la Speranza
Se la fede costituì il fondamento della vita soprannaturale
della Beata Elisabetta, la speranza la sostenne nelle prove della
vita e nella costanza a perseguire il fine dell’Istituto da lei fondato.
Questa virtù la riscontriamo in lei, nella continua unione con
Dio, nella preghiera perseverante e nella feconda attività
apostolica.
Ella anteponeva sempre con convinzione e amore, i beni
eterni e insostituibili a quelli terreni.
Quando scrisse al padre, per comunicargli la decisione di
abbracciare la vita religiosa asseriva: “se è la ricchezza sfugge, se è
la salute perdersi, se è la reputazione la ci viene intaccata, ah!
Tutte le cose se ne vanno precipitano”.
Tutta la sua vita fu protesa con le parole e le opere al
soprannaturale. Animava le consorelle ad accettare con amore,
ogni sacrificio di questa vita che passa, perchè solo il cielo è
eterno. Raccomandava di sacrificarsi per l’acquisto delle virtù.
La virtù della speranza rendeva efficaci le sue preghiere e
penitenze.
La Beata scriveva alle consorelle di Coriano nel 1832: “... Non
temiamo il male che ci travaglia; alziamo gli occhi all’alto cielo;il
dolce Gesù ci guarda; Egli abbellisce così di preziose perle la
30
corona; più ci ama e più ci fa meritare questi tesori colle
umiliazioni e coi patimenti. Solo il cielo è eterno. Camminiamo
alla sua volta in amore e pazienza. Certamente dovremo ancora
molto e sempre patire, ma senza il venerdì santo non vi è il
giorno di Pasqua, senza il Crucifige non vi è l’alleluia! Amen!
Amen! Preghiamo, preghiamo: dir tutto a Dio Signore nostro con
amore umile e forte è il segreto di grazie innumerevoli.
(Dalla Positio, doc. V, A, 6, pag. 127) .
Dopo aver ricevuto dal vescovo, la comunicazione che la data
della vestizione era stata di nuovo rinviata parlava alle dolenti
consorelle: “Confidiamo, sorelle, che la procellosa giornata
tramonti presto, che non sia lontano il giorno dei nostri sponsali e
della presa dell’abito. Per farci sante ci vuole la croce e la grazia.
Senza guerra non c’è vittoria. Questa terra è detta valle delle
lagrime, ma io la chiamo pure paese della pazienza. Coraggio e
cantiamo nella nostra marcia il ritornello è volontà di Dio... Voi
siete l’amor mio! Nè più ne men sarà di quel che Dio vorrà! Voler
quel che vuoi tu, dolcissimo Gesù!” (4 maggio 1839).
(Dalla Positio, doc. XIV pag. 518)
Nutriva ferma fiducia, che nel ricorso a Dio si superasse ogni
difficoltà, riteneva che la mortificazione ed il digiuno, fossero
mezzi utili per piegare la divina giustizia e lottare contro l’inferno.
Pregava e faceva pregare per la liberazione delle anime del
purgatorio ed educava a riparare il male.
La serva di Dio, affrontò con fortezza e tenacia tutte le
difficoltà, abbandonandosi con fiducia alla Divina Provvidenza;
ad esempio, in occasione dell’erezione canonica dell’Istituto,
cedette tutti i beni, in favore del vescovo pro-tempore di Rimini,
anche se comunque vivevano nella massima parsimonia.
A tal proposito si racconta che mentre la Serva di Dio
rimaneva in attesa di nuove disposizioni del vescovo (relative alla
sua vestizione) l’8 maggio 1839 rilasciò a lui formale dichiarazione
di attenersi “interamente e ciecamente alla volontà del superiore,
31
al quale solo riconosce” la libertà di decidere in merito alla
disciplina interna ed esterna e all’economia del Conservatorio. In
conseguenza a questa dichiarazione pensò di fare la cessione del
fabbricato, come già, dice, se ne era parlato nella seduta che si
era tenuta in episcopato il 12 novembre 1838.
(Dalla Positio, pag.113)
Elisabetta confidò in Dio fiduciosamente, sopportando le
proprie infermità e sofferenze fisiche, la speranza rifulse in lei
anche nell’ora della morte, quando alle figlie in lacrime indicò
ancora una volta il cielo; fu ricompensata, spirando in una
visione di quel cielo in cui aveva tanto sperato.
(Dalla Positio, summarium XLI)
Per la riflessione personale
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Preghiamo con la Preghiera della Chiesa…
Per il 1° incontro
SALMO 125
Questo è il salmo della speranza.
Una speranza che non nasce dall’uomo, né si appoggia
sull’uomo. Emerge proprio quando umanamente non c’è più
nessun ragionevole motivo di sperare: il popolo è prigioniero in
Babilonia… “Riconduci, Signore, i nostri prigionieri..”.
E’ il miracolo stupendo della fede, che crede contro ogni
evidenza, che ci assicura che “Quando sarò andato e vi avrò
preparato un posto, ritornerò e vi porterò con me”, per riporre
nei granai del cielo i covoni della semente gettata “nella lacrime”.
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Quando il Signore ricondusse
i prigionieri di Sion, *
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,*
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
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Allora si diceva tra i popoli:*
“Il Signore ha fatto grandi cose per loro”.
Grandi cose ha fatto il Signore per noi,*
ci ha colmati di gioia.
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Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, *
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime *
mieterà con giubilo.
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Nell’andare, se ne va e piange,*
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo, *
portando i suoi covoni.
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34
Per il 2° incontro
SALMO 62
E’ il grido assetato d’amore di un’anima che cerca Dio con
cuore sincero.
Il Signore Gesù ha proclamato beati coloro che hanno fame e
sete di giustizia: oggi, come allora, i nostri cuori d’argilla anelano
a Dio come zolle riarse, solo Lui può saziarci e dissetarci al
convito della sua parola e della sua grazia.
Perseveriamo fedeli nella speranza, nell’attesa e in
preparazione del convito celeste, in cui l’anima troverà
finalmente vera pace nel “contemplare la sua potenza e la sua
gloria”.
O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,*
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,*
come terra deserta, arida, senza acqua.
Ma quelli che attentano alla mia vita*
scenderanno nel profondo della terra,
saranno dati in potere alla spada,*
diverranno preda di sciacalli.
Il re gioirà in Dio,
si glorierà chi giura per lui,*
perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.
_____Conclusione della Preghiera, sia per il 1° che per il 2° incontro _____
Rileggiamo il salmo in silenzio per alcuni istanti, ognuno poi
legga a voce alta, spontaneamente, le parole che lo hanno
maggiormente colpito.
Dopo ogni frase ripetiamo insieme:
DONACI LA TUA SPERANZA, SIGNORE
Così nel santuario ti ho creato,*
per contemplare la tua potenza e la tua gloria,
Poiché la tua grazia vale più della vita,*
le mie labbra diranno la tua lode.
Altre intenzione di preghiera:
- alle comunità cristiane e a quanti vivono in esse
- alle famiglie, ai genitori e ai figli
- a quanti soffrono o vivono in solitudine
- a quanti cercano la loro strada nella vita
- ......
Così ti benedirò finché io viva,*
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,*
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
PREGHIAMO
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulle esiste di
valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da
te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella
continua ricerca dei beni eterni.
Nel mio giaciglio di te mi ricordo*
penso a te nelle veglie notturne,
tu sei stato il mio aiuto,*
esulto di gioia all’ombra delle tua ali,
A te si stringe l’anima mia*
la forza della tua destra mi sostiene.
Preghiera alla Beata
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36
Le Virtù Teologali
CARITÀ
“Dio è amore;
chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”
(1 Gv 4, 16)
LA CARITÀ È IL DONO PIÙ
DESIDERABILE.
DIO SI IDENTIFICA IN ESSA
Tutto il Vecchio Testamento
è pieno di indicazioni che Dio
dà all’uomo, in ordine alla carità.
Le sezioni legislative del Pentateuco, accanto all’esi-genze
della giustizia sociale, conoscono anche una delicata attenzione alla persona umana.
La letteratura sapienziale è estremamente ricca di indicazioni circa l’amore verso il
prossimo, indicazioni che, a
differenza del Pentateuco,
hanno un carattere più di
consigli che di prescrizioni legali. Inoltre, la prospettiva sapienziale è molto più ampia,
abbracciando
praticamente
l'intero raggio delle relazioni
umane.
Sebbene non manchino gli
insegnamenti necessari, è solo
il compimento neotestamentario, Gesù, che porterà al definitivo completamento la dottrina appena abbozzata nell'Antico Testamento.
Comunemente, la parola
“carità” si associa all'idea di
assistenzialismo. In altre parole, si assimila la carità cristiana
all'impegno verso i bisognosi.
Alla luce della Parola di Dio,
questa associazione si rivela
errata. La carità teologale non
è un'opera in favore dei poveri.
L'Apostolo Giovanni ci dice
con chiarezza in cosa consiste
la carità: “In questo sta l'amo-
re: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha
amato noi” (1Gv 4,10). Ciò si-
gnifica che per intendere la
carità teologale non bisogna
37
pensare tanto all'amore che
dona, quanto all'amore che
riceve. La carità teologale
consiste infatti non nell'amare, ma nell'essere amati.
Più precisamente, l'amore teologale comincia quando abbiamo sperimentato e sentito
che Dio ci sta amando. In sostanza, la carità teologale ha la
sua sorgente nel percepire di
essere amati da Dio.
Di conseguenza, la nostra
capacità di amare non deriva
dalla decisione di amare gli altri, ma dalla gioia di sentirsi
amati da Dio. Questa è la
condizione basilare perché
l'amore non si arrenda dinanzi
all'ingratitudine o dinanzi a
qualunque mancanza di amabilità. Chi percepisce di essere
amato da Dio, si sente già pieno di questo amore, e non ha
bisogno di raccogliere consensi intorno a sé per sentirsi bene con se stesso.
Da queste premesse, dobbiamo concludere: l'amore
teologale è innanzitutto un
amore che riguarda Dio; vale
a dire: la carità teologale è l'amore col quale Dio ama la
singola persona.
38
Alla fine del capitolo, l'Apostolo Giovanni approda all'unificazione dei due amori: da
un lato ci si sente amati da Dio
e si diventa così capaci di amare il prossimo; dall'altro
l'amore del prossimo è inseparabile dall'amare Dio. Quale
poi sia l'equilibrio tra questi
due amori, Giovanni non ne
parla. Ne parla il Vangelo.
Il Vangelo è abbastanza esplicito circa le manifestazioni
della carità. Nell'insegnamento
di Gesù, come nel suo modo
di essere uomo, si possono facilmente delineare tutte le
sfaccettature di uno stile di vita che caratterizza il cittadino
di un altro regno.
La carità teologale produce
un primo e basilare effetto nella vita del battezzato che può
chiamarsi riequilibrio della
capacità di amare. E' quello
che Gesù lascia intendere al
dottore della Legge che lo interrogava sul comandamento
più importante (cfr. Mt 22,
34ss). Nel momento in cui Dio
è amato più di tutto, gli altri
amori assumono la loro vera
posizione. Il che significa imparare ad amare ciascuna
realtà nel suo ordine, senza
che il proprio cane sia amato
più di una persona umana e
senza che una qualsiasi creatura sia amata più di Dio.
Questo amore equilibrato Gesù lo chiede esplicitamente a
Pietro, quando gli affida la
comunità cristiana: “Quan-
d'ebbero mangiato, Gesù disse
a Simon Pietro: «Simone di
Giovanni, mi vuoi bene tu più
di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i
miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi
vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le
mie pecorelle». Gli disse per la
terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro
rimase addolorato che per la
terza volta gli dicesse: Mi vuoi
bene?, e gli disse: «Signore, tu
sai tutto; tu sai che ti voglio
bene». Gli rispose Gesù: «Pasci
le mie pecorelle.” (Gv 21,
15/17).
L'esclusivismo è un’altra caratteristica normale dell'amore umano, ma esce fuori dal
quadro della nuova creazione.
L'insegnamento di Cristo indica chiaramente al discepolo la
meta di un amore capace di
superare ogni genere di confine. Per questa ragione, al dottore della Legge che lo interrogava sul senso della parola
“prossimo” (cfr Lc 10, 25ss),
Gesù presenta due figure che
fanno saltare tutte le categorie
giudaiche: un uomo, di cui
non si sa la provenienza né la
nazionalità (v. 30) e un samaritano (v. 33), detestato dai Giudei. Il superamento dell'esclusivismo culmina poi nella disposizione di benevolenza verso i propri nemici (cfr Lc 6,
27ss), cosa che rappresenta il
tratto peculiare e irripetibile
dell'amore teologale.
Un'altra manifestazione dell'amore umano, bisognoso di
essere illuminato dalla Grazia,
è la tendenza, non sempre
consapevole, a strumentalizzare il prossimo, ossia ad amare
gli altri a motivo di se stessi e
non a motivo della loro autentica felicità. Cristo ha corretto
questa tendenza molto umana
mediante l'icona del Maestro
che lava i piedi ai suoi discepoli: “Se io, Maestro e Signore,
39
ho lavato i vostri piedi…” (Gv
13,3ss). Il Maestro non usa gli
altri per ottenere benefici per
sé, ma vive in funzione della
felicità degli altri.
L'amore teologale è insomma un esodo da se stessi senza
ritorno. Chi vive perché gli altri siano felici non ha più la
voglia di interrogarsi circa i
propri bisogni personali. Questa maniera di amare riempie
così tanto la propria interiorità
che a un certo momento sembra meschino fermarsi a pensare a se stessi e ai propri eventuali bisogni. Il Cristo storico ha amato così e ha esplicitamente chiesto ai suoi discepoli di fare altrettanto: “Vi
do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri
come Io vi ho amato” (Gv
13,34).
Gesù disapprova i Farisei in
molti aspetti del loro operato.
Tra tutte le altre cose, Egli li
rimprovera di avere troppe
aspettative: fanno l'elemosina,
e si aspettano la lode degli
uomini (cfr Mt 6,2), pregano in
modo da essere visti (v. 5), digiunano facendo in modo che
40
gli altri se ne accorgano (v.
16), vanno in piazza e si aspettano di essere salutati (Mt
23,7), vanno al Tempio e si aspettano la benedizione di Dio
sulle loro opere di giustizia (cfr
Lc 18,9/14).
A questo stile di vita privo di
vera libertà, perché condizionato dalle risposte del prossimo, Cristo contrappone uno
stile di vita fondato sulla gratuità: “Se amate quelli che vi
amano, che merito ne avete?”
(Mt 5,46). In questo modo la
persona si libera da ogni attesa
di ritorno, e se ha qualcosa da
fare, la fa perché ci crede, o
perché vale la pena di farla, o
perché dà gloria a Dio. Questo
modo di amare è inoltre il sigillo della figliolanza: “… per-
ché siate figli del Padre celeste, che fa sorgere il suo sole
sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e
sopra gli ingiusti” (v. 45).
Il frutto più bello dell'amore
teologale, e del modo di amare secondo la nuova creazione, è l'ansia della evangelizzazione. Se lo sviluppo del dono
battesimale dell'amore pone il
battezzato al servizio della felicità degli altri, ciò avviene in
modo equilibrato e ordinato.
Al paralitico calato dal tetto
Gesù prima perdona i peccati
e poi restituisce la salute fisica
(cfr. Lc. 5, 18/26). Vi è dunque
un ordine di procedimento
nel ricercare la felicità del
prossimo.
Il primo pensiero deve perciò andare all'annuncio del
Vangelo, primissima ed essenziale carità. La responsabilità
dei credenti nei confronti del
mondo è infatti proprio questa: fare uscire Cristo dalla
Chiesa verso il mondo. La
massima felicità dell'uomo è
infatti quella di conoscere Dio.
Ritrovare se stessi nel quadro
della paternità di Dio è l'esperienza più radicale e più profonda di guarigione. Per questo, Gesù collega all'annuncio
del Vangelo anche il ministero
di guarigione.
Naturalmente, l'evangelizzazione non si fa con le parole,
ma con la propria vita trasformata. Da qui la necessità
che il cristianesimo sia “un
cammino” e non “un posteggio”. Solo chi cammina, cambia, si trasforma, e diventa
credibile davanti alla Chiesa e
davanti al mondo.
Dai Documenti della Chiesa
La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra
ogni cosa per se stesso e il nostro prossimo come noi stessi per
amore di Dio.
Gesù fa della carità il comandamento nuovo. Amando i suoi
“fino alla fine” (Gv 13,1), Egli manifesta l’amore che riceve dal
Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l’amore di
Gesù, che essi ricevono a loro volta: “Questo è il mio
Lui, perfino i nostri nemici, di farci il prossimo del più lontano, di
amare i bambini e i poveri come lui stesso. (Cfr. Mt 25, 40.45)
L’Apostolo san Paolo ha dato un quadro ineguagliabile della
carità:
“La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la
carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non
cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male
ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto spera, tutto sopporta” ( 1 Cor 13)
La carità è superiore a tutte le virtù. L’esercizio di tutte le
virtù è animato e ispirato dalla carità.
La carità garantisce e purifica la nostra capacità umana di
amare. La eleva alla perfezione soprannaturale dell’amore divino.
La carità ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia;
esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza; suscita
la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è
amicizia e comunione. ( Cfr. CCC dal n.1822 al n. 1829)
“Con la carità verso il prossimo i fedeli laici vivono e
manifestano la loro partecipazione alla regalità di Gesù Cristo, al
potere cioè del figlio dell’uomo che non è venuto per essere
servito, ma per servire: essi vivono e manifestano tale regalità nel
modo più semplice, possibile a tutti e sempre, ed insieme nel
modo più esaltante, perché la carità è il più alto dono che lo
Spirito offre per l’edificazione della Chiesa e per il bene
dell’umanità.
La carità, infatti, anima e sostiene un’operosa solidarietà
attenta alla totalità dei bisogni dell’essere umano.”
(Christifideles Laici 41)
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho
amato” (Gv 15, 12).
Cristo è morto per amore verso di noi, quando eravamo
ancora “nemici”(Rm 5,10). Il Signore ci chiede di amare come
41
42
Devotissima della Vergine, la chiamò sempre “col dolce nome
Elisabetta Renzi e la Carità
•
di madre”.
CARITÀ VERSO DIO
In tutta l’opera della Beata Elisabetta, si rivela che l’unione
con Dio, era vissuta nella sua pienezza, sia nel rapporto diretto
con il Signore, sia in quello verso il prossimo.
Ella “apparve a tutti immagine di Gesù Cristo”. La Beata
Maddalena di Canossa scrisse: “Tra Elisabetta ed il Signore vi è
Nel conservatorio di Coriano
dell’immacolato Cuore di Maria.
fondò
la
confraternita
(Dalla Positio, Summarium pag. XLIII)
•
CARITÀ VERSO IL PROSSIMO
apertamente (…) col tenersi più che poteva ritirata e raccolta”.
La serva di Dio aiutò sempre spiritualmente il prossimo senza
soste, era solita dire “mi riposerò in Paradiso”.
Amò le sue consorelle come una madre, avendone a cuore sia
la formazione umana che spirituale. Cercò sempre di
immedesimarle nello spirito dell’Istituto e nel distacco da ciò che
più allontana dal Signore.
La Beata, compativa i difetti commessi per fragilità ma con
amorevole fermezza ammoniva chi mancava per abitudine e
poca attenzione, esigeva che nella comunità, regnasse la pace e la
concordia. Amava particolarmente le consorelle meno
intelligenti, facendosi piccola con loro, visitava e curava le figlie
inferme, servendole personalmente, anche quando le forze
cominciavano ad abbandonarla.
Ella raccomandava: “L’infermiera non deve respirare che
nostro cuore rimane appagato (…) solo nel godimento di Dio e
del suo Sacro Cuore”.
All’interno della comunità regnava i buon umore in quanto la
fondatrice aveva sempre il sorriso in ogni situazione e la gaiezza si
accentuò in lei anche nelle proprie infermità.
Lo scopo principale della sua opera, fu l’educazione delle
fanciulle per le quali istituì scuole, onde dare loro una
formazione umana e cristiana: le educava alla preghiera, al modo
di comportarsi in famiglia e con gli estranei, le rendeva abili ed
esperte nei lavori muliebri. Ella si preoccupava del loro futuro,
tale effusione di reciproco amore, tale perfetta donazione
scambievole (…) che fra la creatura ed il Creatore si stringeva
quel nodo che s’insempra in cielo”.
La serva di Dio, aveva timore della più piccola ombra di
peccato. Fanciulla, si era scelta una compagna con la quale
faceva a gara chi più sapesse amare Dio, si correggevano
scambievolmente. Questo esercizio, continuò a farlo anche da
religiosa.
Quando ella aveva delle mancanze verso le consorelle,
chiedeva perdono in refettorio e faceva penitenze pubbliche per
riparare le colpe ed i difetti.
La preghiera era il suo cibo quotidiano ed indispensabile;
aveva “una grande inclinazione alla pietà” che “dimostrò
Diceva alle consorelle che l’orazione è frutto di carità, è un
colloquio con “lo Sposo divino”, che nel silenzio e nel
raccoglimento, fa sentire la sua voce amorosa.
Lo studio attento della Sacra Scrittura, il suo amore alla
Eucaristia e la meditazione a Gesù Crocifisso, alimentarono il suo
spirito di pietà.
Ella voleva configurarsi a Cristo, cercando di partecipare, per
quanto glielo permettevano le forze, alla sua passione redentrice,
con mortificazioni e digiuni.
Parlando del proprio rapporto e quello delle consorelle con
Gesù diceva. “Egli è tutto e a tutto e a tutte basta” ed ancora: “Il
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carità, tanto per ben servire le sorelle ammalate, quanto per
sopportare i fastidi e i mali umori che l’indisposizione cagiona,
bene e spesso, alle povere inferme; mai mostrerà d’essere
disgustata, né infastidita di servirla; ella deve riguardarla come
viva immagine di Gesù Crocifisso”.
44
avendo premura che nulla mancasse nelle case che le
ospitavano. Sapendo inoltre discernere le vocazioni alla vita
religiosa, incoraggiava le giovani che vi aspiravano.
La serva di Dio vedeva veramente Cristo nei suoi superiori e in
tutti i sacerdoti e si dimostrava pertanto obbediente e sottomessa;
questi sentimenti di stima e di venerazione le inculcava anche
alle sue figlie.
La gente la cercava per i suoi saggi consigli e per il suo
conversare che sembrava più divino che umano. Il suo spirito di
carità era tanto noto che i poveri la ricercavano ogni giorno
ottenendo in cambio non solo il materiale ma soprattutto
conforto e amicizia. Questo fu un grande esempio per la
comunità, nella quale si faceva a gara per privarsi di qualcosa per
poi donarla ai poveri.
La Beata diceva alle consorelle di procurare “sollievo e
rimedio alle miserie umane”.
(Dalla Positio, Summarium pag. XLVII)
•
ZELO PER LA SALVEZZA DELLE ANIME
Fin da giovane la Beata Elisabetta, sentì il grande desiderio di
lavorare per la gloria di Dio e la salute delle anime, lo si legge
nella lettera scritta al padre, per comunicargli il suo proposito di
farsi religiosa: “ho un vivo desiderio di fare del bene, di pregare
tanto per la gloria di Dio”. Ella avrebbe voluto essere così piena di
Lui per “poterLo dare a quelle povere anime che non conoscono
osservanza della povertà, castità, obbedienza e al desiderio
costante di proseguire nella perfezione.
Quando accettava le ragazze, nelle sue scuole, dava
precedenza alle più povere e predisposte a recepire l’educazione
umana e cristiana.
Quando si presentavano delle difficoltà, nella costruzione di
opere buone, era più che mai convinta che fosse il demonio a
suscitarle, mostrava una inflessibile ed amorosa volontà nel
superarle, diceva: “il demonio è molto astuto ma non è forte”.
Curava i pochi beni di cui disponeva, per lo zelo ardente, di
istituire delle scuole in cui le fanciulle potessero salvarsi dai
pericoli del mondo. La fama del gran bene che diffondeva in
Coriano, si propagò in altri paesi dove ella incrementò la sua
opera. Si preoccupò degli interessi dell’Istituto fino agli ultimi
giorni della sua vita.
(Dalla Positio, Summarium pag. LI)
Per la Riflessione Personale
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il dono di Dio”.
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“non solo alla propria santificazione, ma a salvare altre anime
ancora”.
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All’età di ventisei anni, ribadì il fermo proposito di attendere
La Serva di Dio non si arrendeva mai, guardava il bene che
ancora poteva fare, prevedeva le urgenze che in futuro sarebbero
insorte, per cui “s’accendeva nella sua operosità, nel desiderio del
meglio”.
Stimolava sempre le consorelle alla costanza nel lavoro,
devozione all’Eucaristia, alla passione del Signore, alla perfetta
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Preghiamo con la preghiera della Chiesa…
Per il 1° incontro
SALMO 23
La sincerità e la purezza di cuore sono i requisiti per salire al
monte del Signore.
Solo un cuore puro è capace di un amore vero, che apre lo
sguardo verso i confini dell’universo. Solo questo amore ci rende
figli del Padre, fratelli del Re della Gloria.
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Del Signore è la terra e quanto contiene,*
l’universo e i suoi abitanti.
E’ lui che l’ha fondata sui mari, *
e sui fiumi l’ha stabilita.
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Chi salirà il monte del Signore, *
chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
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Egli otterrà benedizione dal Signore,*
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,*
che cerca il tuo volto , Dio di Giacobbe.
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Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
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Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi porte antiche,*
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
Cerca la gioia nel Signore,*
esaudirà i desideri del tuo cuore.
Manifesta al Signore la tua vita,*
confida in lui: compirà la sua opera;
farà brillare come luce la tua giustizia,*
come il meriggio il tuo diritto.
Per il 2° incontro
Salmo 36 (parte I)
C’è un certo tipo di successo che sembra premiare i disonesti,
i prepotenti, gli imbroglioni, a cui sembra vada sempre tutto a
finir bene…poi ci sono quelli che nell’umiltà cercano di fare ogni
giorno del loro meglio per seguire le vie del Signore, ne portano
nel cuore la legge e tuttavia, spesso proprio a causa di ciò, non
fanno che collezionare insuccessi… Il Signore risponde a queste
persone fedeli e provate e le invita a non fermarsi al fotogramma
di quel momento, ma a fidarsi di Lui nell’attesa del poi... Come
Gesù stesso dirà nel discorso della montagna, c’è un “poi” al
successo e c’è un “poi” alla sofferenza.
“Ancora un poco” e ci accorgeremo che l’empio tanto
invidiato è appassito come erba, sparito come fumo.
Per il giusto, invece, il Signore stesso ne segue con amore il
cammino, lo tiene per mano, esaudirà i desideri del suo cuore.
“Ancora un poco”… e ricordiamo l’amorevole tenerezza con
cui, centinaia di anni dopo, Gesù dirà queste stesse parole ai
discepoli la sera del distacco.
Non adirarti contro gli empi,*
non invidiare i malfattori.
Come fieno presto appassiranno,*
cadranno come erba del prato.
Sta’ in silenzio davanti al Signore*
e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,*
per l’uomo che trama insidie.
Desisti dall’ ira e deponi lo sdegno,*
non irritarti: faresti del male,
poiché i malvagi saranno sterminati,*
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
Ancora un poco e l’empio scompare,*
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
I miti invece possederanno la terra*
e godranno di una grande pace.
_____Conclusione della Preghiera, sia per il 1° che per il 2° incontro _____
Rileggiamo il salmo in silenzio per alcuni istanti, ognuno poi legga a voce alta, spontaneamente, le parole che lo hanno maggiormente colpito.
Dopo ogni frase ripetiamo insieme:
CREA IN NOI O DIO UN CUORE PURO
Confida nel Signore e fa il bene,*
abita la terra e vivi con fede.
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Altre intenzioni di preghiera:
-
per gli egoisti e quanti sono insensibili alle necessità dei
fratelli
per tutti i battezzati, perché ti cerchino con cuore sincero
per gli indifferenti ed i superficiali
per tutti coloro che cercano la loro vocazione
......
PREGHIAMO
Infiamma, o Padre, i nostri cuori con lo Spirito del tuo amore,
perché pensiamo e operiamo secondo la tua volontà, ti amiamo
nei fratelli con sincerità di cuore e gustiamo sempre la gioia della
perfetta carità. Per Cristo nostro Signore. Amen
Preghiera alla Beata
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APPENDICE
53
Eremiti della chiesa di S.Girolamo, dalle monache benedettine. che vivevano a mezzo chilometro dal paese e dalla forte personalità del parroco don Domenico Fronzoni.
La famiglia della Beata Elisabetta Renzi
Gratitudine
per il dono
della vita
umana e cristiana
Ci fermiamo all’ingresso del paese.
Prima di entrare leggiamo quanto segue.
Saludecio è un paese situato su una importante via di comunicazione: Rimini - Urbino - Roma. All’epoca in cui nasce Elisabetta Renzi
aveva una popolazione di 4.000 abitanti: poteva ritenersi la piccola
capitale della valle per la sua prosperità, per gli uomini di cultura che
vi erano nati e perchè il suo governatorato godeva del titolo di podestà ed aveva il potere decisionale sulle cause civili e criminali.
Secondo alcuni il nome Saludecio significherebbe, dal latino Salus a Decio «salvezza da Decio», un console romano che avrebbe
salvato il borgo dalla distruzione.
Secondo la tradizione, invece, la località avrebbe assunto nel
Medioevo il nome di San Laudizio, un martire il cui culto sarebbe stato
trasferito in queste terre probabilmente dalla Tracia.
La vita religiosa del paese si svolgeva intorno alla unica parrocchia intitolata a S.Biagio, situata sulla piazza del paese. Un notevole
impulso alla vita religiosa proveniva anche dalla presenza dei Padri
54
Giambattista, padre di Elisabetta, nacque a Saludecio da
una prestigiosa famiglia il 20 maggio 1753, e qui fu battezzato il giorno 22. Fu uomo di fede e di pietà. Perito geometra estimatore, era dedito all’amministrazione dei suoi beni
e di quelli del monastero dei SS.Bernardino e Chiara di
Mondaino. Da alcune lettere da lui firmate ci risulta che nel
1807, durante il regno d’Italia, era podestà provvisorio del
cantone di Saludecio. L’attività a lui più congeniale era
quella caritativo - assistenziale.
Vittoria Boni, fu battezzata a Urbino il 13 giugno 1753,
non si conosce il giorno della sua nascita; fu l’ultima di dodici figli, di una famiglia di Conti. All’età di cinque anni rimase orfana di padre.
Il matrimonio fu celebrato il 23 aprile 1784 nella chiesa
dei SS.Filippo e Giacomo di Forcuini, paese a pochi km da
Urbino, dal fratello di Vittoria. Da questo matrimonio nacquero sette figli: i primi quattro nacquero a Saludecio
(Giancarlo 15 febbraio 1785 - 26 novembre 1860;
M.Elisabetta 1786 - 1859; altri due che morirono poco dopo la nascita); gli altri tre a Mondaino di cui Dorotea (6
febbraio 1793-4 luglio 1813) ebbe vita più lunga e morì a
vent’anni.
Ci spostiamo e arriviamo alla casa natale di Elisabetta Renzi
(si trova nella via principale del paese,Via Roma)
55
Nascita della Beata Elisabetta
In questa casa il 19 novembre
1786 nacque Elisabetta Renzi.
Della casa di allora si conservano in
buona parte la facciata, anche se negli anni è stata adattata, le scale interne, che sono quasi intatte, e un pozzo nel cortiletto interno che è possibile vedere salendo le scale.
Ringraziamo ora il Signore che ci
ha dato Madre Elisabetta, e attraverso
di lei un modo particolare di comprendere e vivere il Vangelo.
Ringraziamolo anche del dono
della nostra vita con le parole del
salmo 139. Preghiamo a cori alterni:
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando
mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e
quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora
sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci
tutta.
56
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo
spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del
mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: “Almeno l’oscurità mi
copra
e intorno a me sia la notte”;
nemmeno le tenebre per te
sono oscure,
e la notte è chiara come il
giorno;
per te le tenebre sono come
luce.
Sei tu che hai creato le mie
viscere
e mi hai tessuto nel seno di
mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto
come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie
ossa
quando venivo formato nel
segreto,
intessuto nelle profondità della
terra.
Ancora informe mi hanno visto
i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi
pensieri,
quanto grande il loro numero,
o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono
ancora.
Scrutami, Dio, e conosci il mio
cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di
menzogna
e guidami sulla via della vita.
A questo punto continuiamo il nostro pellegrinaggio e ci spostiamo
per entrare nella Chiesa di S.Biagio, la chiesa parrocchiale che si affaccia sulla piazza del paese.
Entrando, a sinistra, vediamo in legno ciò che conservava il battistero, battistero che era in pietra e nel quale veniva versata l’acqua utilizzata poi per somministrare il Sacramento.
Da non molto tempo è tornato a svolgere la sua funzione.
57
Battesimo della Beata Elisabetta
Il giorno seguente Elisabetta fu battezzata nella chiesa di
S.Biagio; il parroco era don Domenico Fronzoni, ma il battesimo le
venne amministrato da don Luigi Rossi, padrino e amico di famiglia,
parroco di Colbordolo, paese a due chilometri da Forcuini, ove la madre di Elisabetta aveva dimorato nella sua giovinezza.
Il nome scelto, Maria Elisabetta, richiama quello della nonna materna e della zia paterna già defunte.
ATTO DI BATTESIMO (è conservato nell’archivio parrocchiale)
20 novembre 1786.
Ci disponiamo ora nella navata centrale per un momento di preghiera
e meditazione.
Dal CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
1213 “Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita
cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito, e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti.
Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati
come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo, siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione: « Il Battesimo può definirsi il sacramento della rigenerazione cristiana
mediante l’acqua e la Parola ».
1214 Lo si chiama Battesimo dal rito centrale con il quale è
compiuto: battezzare significa in greco «tuffare», «immergere»; l’«immersione» nell’acqua è simbolo del seppellimento del
catecumeno nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui,
quale «nuova creatura» (2Cor5,17; Gal 6,15).
1215 Questo sacramento è anche chiamato il «lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo» (Tt 3,5),
poichè significa e realizza quella nascita dall’acqua e dallo Spirito senza la quale nessuno «può entrare nel Regno di Dio»
(Gv 3,5).
1216 «Questo lavacro è chiamato illuminazione, perchè coloro
che ricevono questo insegnamento [catechetico] vengono illuminati nella mente...» (S.Giustino).
Poichè nel Battesimo ha ricevuto il Verbo, «la luce vera... che
illumina ogni uomo» (Gv 1,9), il battezzato, «dopo essere stato illuminato» (Eb 10,32) è divenuto «figlio della luce» (1Tes
5,5), e «luce» egli stesso (Ef 5,8).
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Rinnovo delle promesse battesimali
Dallo Statuto MPA, pag. 4
“Il laico appartenente all’MPA intende vivere il proprio battesimo secondo il carisma che lo Spirito Santo ha effuso in M.E.R.,
attraverso la consapevolezza dell’infinità dell’Amore di Dio per
ogni creatura e quell’immancabile felicità che ne caratterizza la
fede gioiosa.”
Il Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio...
Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste
d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi
è di più prezioso.
Dono, poichè è dato a coloro che non portano nulla;
grazia, perchè viene elargito anche ai colpevoli;
Battesimo, perchè il peccato viene seppellito nell’acqua;
unzione, perchè è sacro e regale
(tali sono coloro che vengono unti);
illuminazione, perchè è luce sfolgorante;
veste, perchè copre la nostra vergogna;
lavacro, perchè ci lava;
sigillo, perchè ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio
(S.Gregorio Nazianzeno).
Con il Battesimo è iniziata la nostra storia di salvezza, la nostra risposta alla chiamata alla vita umana e cristiana.
I SEGNI BATTESIMALI
G. Ora vogliamo pensare ai segni del nostro Battesimo. Nel ricordarli
chiediamo al Signore di aiutarci a vivere da cristiani nella vita di
tutti i giorni.
OLIO Il sacerdote che ci ha battezzato ha unto i nostri orecchi e le
nostre labbra con il sacro crisma perché potessimo ascoltare e
annunciare la Parola di Dio. L’unzione che abbiamo ricevuto è
segno della forza di Cristo, che ci aiuta a lottare contro il male
e il peccato.
ACQUA
E’ il simbolo della purezza e della grazia che Dio ci ha donato per mezzo di suo Figlio.
CERO Quando siamo stati battezzati nostro padre ha acceso la candela al cero pasquale simbolo di Gesù Risorto. Questo ci richiama l’impegno a camminare nella luce della fede.
VESTE BIANCA Abbiamo ricevuto anche una veste bianca. Essa è
segno che nel Battesimo siamo stati rivestiti di Cristo. Il Lui
siamo divenuti una nuova creatura, pieni di grazia e verità.
PROFESSIONE DI FEDE
Oggi desideriamo ripetere con maggiore consapevolezza ciò che è
il fondamento della nostra identità e lo faremo rinnovando le nostre
promesse battesimali:
Silenzio di meditazione
G. Carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del
mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui
nella morte, per risorgere con lui a vita nuova. Ora rinnoviamo le
promesse del nostro Battesimo con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire
fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.
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G. Rinunciate a satana?
T. Rinuncio.
Sol.
G. E a tutte le sue opere?
T. Rinuncio.
G. E a tutte le sue seduzioni?
T. Rinuncio.
Tutti: Le opere delle sue mani sono verità e giustizia,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
eseguiti con fedeltà e rettitudine.
G. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?
T. Credo.
G. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e
siede alla destra del Padre?
T. Credo.
G. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e
la vita eterna?
T. Credo.
G. Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci
gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore.
T. Amen.
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
pietà e tenerezza è il Signore.
Egli dá il cibo a chi lo teme,
si ricorda sempre della sua alleanza.
Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
gli diede l’eredità delle genti.
Sol.
Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Tutti: Santo e terribile il suo nome.
Principio della saggezza è il timore del Signore,
saggio è colui che gli è fedele;
la lode del Signore è senza fine.
Trasferimento a Mondaino
Nel 1791, all’età di 5 anni, Elisabetta si trasferisce con la famiglia
nel vicino paese di Mondaino.
Lodiamo e ringraziamo Dio Padre con le parole del Salmo 111:
Sol.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
nel consesso dei giusti e nell’assemblea.
Anche noi ci muoviamo e raggiungiamo Mondaino.
Se possibile, prima di entrare in Casa Renzi, leggiamo ciò che segue
Tutti: Grandi le opere del Signore,
le contemplino coloro che le amano.
Le sue opere sono splendore di bellezza,
la sua giustizia dura per sempre.
62
63
La vita religiosa di Mondaino era alimentata dalla ricchezza
spirituale di diverse realtà presenti: la chiesa parrocchiale dedicata a
S.Michele, il monastero dei santi Bernardino e Chiara delle Clarisse
Cappuccine, il convento delle Grazie dei Minori Conventuali, la chiesa
di S.Croce, le Confraternite del SS.Sacramento, del Suffragio e della
Madonna del Rosario
Gratitudine
per il dono della famiglia
l’Eucarestia
Amore alla Croce
Mondaino significa “Monte del daino”
Elisabetta si trasferisce con la famiglia a Mondaino nel 1791. Le
ragioni di questo trasferimento si
possono
trovare
in
una
suddivisione dell’asse paterno e
nella convenienza di suo padre di
esercitare meglio la professione di
perito
estimatore
e
di
amministratore dei suoi beni e di
quelli del monastero delle Clarisse,
posti in questa località.
Forse anche la parentela o
l’amicizia di Battista Renzi con
l’ottimo parroco don Pietro Renzi,
ha permesso ad Elisabetta di
crescere in un clima di grande
religiosità e di avvantaggiarsi,
grazie alla presenza di diverse
prestigiose istituzioni religiose.
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
Entriamo ora in Casa Renzi e visitiamola.
Visita a Casa Renzi, come era nel 1800
Entrando dal portone principale da Via Roma, nella stanza subito a
destra vi era l’ufficio dove Giambattista riceveva i mezzadri delle sue
terre o le varie persone per affari. Vi erano: una libreria a vetri che
occupava tutta la parete più lunga, piena di libri; uno scrittoio con
alcune sedie, e nell’angolo di sinistra una poltroncina.
La stanza a sinistra dell’entrata era sala di attesa o di passaggio,
quella dopo era la rimessa della carrozza. La famiglia Renzi possedeva
tre carrozze: due scoperte ed una chiusa.
Questa zona pubblica della casa era divisa dal resto da un cancello
in legno posto al termine del corridoio di entrata e prima del
pianerottolo delle scale. Di fronte troviamo la sala da pranzo nella
quale era un tavolo ovale con sopra una fruttiera e frutta finta, a destra
si apriva una porta sulla cucina che aveva un camino nell’angolo di
destra.
Tornando nel pianerottolo delle scale, pianerottolo che chiudeva
tutto il piano, c’era una porta vicina a quella della cucina, dalla quale
si scendeva nella cantina con due sole rampe di scale molto ripide.
Nella cantina erano conservati olio e vino e alimenti provenienti dai
poderi, in botti, orci, bottiglie e scaffali. Inoltre nel sottoscala vi era un
pozzo. Nella sala più grande della cantina, a sinistra, vi era un grande
tino e un passaggio che attraversava Mondaino sbucando dalla parte
opposta a dove è posta la casa. Era una buona via di fuga. Uscendo
dalla cantina sulla via, attraversandola ci si trovava nelle stalle della
casa, di un unico piano e con il soffitto ad arco. Nel cortiletto delle
stalle vi era un pozzo, che è stato conservato.
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
Torniamo al primo pianerottolo delle scale, vicino la cucina.
Salendo le scale, nella prima stanza a sinistra era una camera,
probabilmente la camera di Elisabetta e la sorella, l’unica abbastanza
larga per contenere due letti.
La sala con gli affreschi a soffitto era il luogo dove probabilmente
si ritrovava la famiglia. Vi era un caminetto dove ora è il quadro
dell’albero genealogico della famiglia. Nella stessa stanza vi era un
piano a coda e uno specchio nella parete di sinistra, entrando.
Su questa stanza si aprivano le camere dei genitori di Elisabetta e
probabilmente del fratello Giancarlo o dei bambini piccoli. Quella con
l’affresco nel soffitto era dei genitori. Il letto era in legno e la spalliera
si appoggiava nella parete di fondo.
In soffitta, nella parte dove ora vi sono le camerette, il pavimento
era in legno e vi si conservava il grano.
Scegliamo un luogo adatto dove potersi fermare
e proseguire nella lettura
Elisabetta e la famiglia
Con i genitori
genitori, dei fratelli, e, particolarmente, di Elisabetta che aveva
perduto, in lei, la confidente e l’appoggio morale. Inoltre, rimasta
ormai unica figlia, avrà sentito maggiormente l’impegno di essere
vicina ai genitori.” (Positio p. 24)
Qui, già Maestra Pia e Fondatrice, tornava a trovare la mamma.
Così scrive in alcune lettere al Vescovo Mons. Gentilini:
“La Mamma mi prega che vadi a ritrovarla prima che entri
l’inverno, ma non so se Vostra Eccellenza me lo permetterà.”
(6/10/1836)
“La Mamma è qualche tempo che mi prega acciò la vadi a
ritrovare, tanto più che ho saputo stare Essa al presente poco bene,
ma senza il permesso di Vostra Eccellenza non mi movo da Coriano.”
(29/05/1837)
Il 26 gennaio 1838, a 85 anni di età circa, la mamma muore.
Viene sepolta nel sepolcro antistante l’altare della cappella della
Madonna del Rosario di Belvedere Fogliense.
Qualche giorno dopo Elisabetta risponde così al Vescovo:
“Ringrazio l’Eccellenza Vostra dell’atto di condoglianza che mi fa
per l’accaduta morte della mia cara Madre, e molto più le promesse di
pregare per Essa. La Vita da Essa tenuta, e la Morte rassegnata,
congiunta agli atti di S.Chiesa mi fa sperare che fin da ora goda gli
Eterni riposi e ciò porge qualche conforto al mio afflitto Cuore.”
(02/02/1838)
In questa casa Elisabetta Renzi è vissuta con la sua famiglia, la
mamma Vittoria, il papà Giambattista, il fratello Giancarlo e la sorella
Dorotea.
Da qui è partita e qui sarà tornata più volte a visitare i genitori
nei diversi anni della sua vita. Qui fanciulla sarà tornata dal Monastero
delle Clarisse, a pochi passi da casa, dove era educanda per la sua
formazione, come era consuetudine per le ragazze di buona famiglia.
Qui è tornata alla chiusura del Monastero di Pietrarubbia nel
1810. Qui ha vissuto gli anni prima di recarsi a Coriano nel 1824, anni
di dubbi e sofferenze, di ricerca della volontà di Dio su di lei. In questi
anni già difficili “fatti nuovi concorsero a renderle più faticoso questo
periodo di dolorosa attesa: nel 1813, l’unica sorella, Dorotea, morì
all’età di vent’anni. Questo lutto incise certamente sull’animo dei
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
Il papà invece è già morto improvvisamente il 15 novembre 1824,
preso da malore, all’età di 71 anni; sarà sepolto il giorno 17 a
Mondaino nel sepolcro della Confraternita del SS.Sacramento di cui
era stato emerito priore dal 1820.
Elisabetta era molto legata al padre, al quale condivideva anche il
suo cammino interiore, come si può dedurre dalla seguente lettera
scritta dal Monastero di Pietrarubbia:
« […] ed io mi attaccherò a questo chiostro come altre volte il
servo alla gleba da lui coltivata… confitemi Domino, quoniam
bonus: quoniam in saeculum misericordia eius: date lode al
Signore perché Egli è buono: eterna è la sua misericordia.
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
All’infuori di Dio, non v’è cosa solida, nessuna, nessuna al
mondo! Se è la vita, passa; se è la ricchezza sfugge; se è la
salute, perdesi, se è la reputazione, la ci viene intaccata; ah,
tutte le cose se ne vanno, precipitano.
O babbo, mi permetta che io attenda qui il premio di opere
buone, di buoni pensieri, di desideri buoni, imperocchè Dio,
che solo è buono, anche dei buoni desideri tien conto. Dio mi
fa tante offerte! Vuole dunque che non mi curi tosto della Sua
amicizia, che non faccia tosto gran caso delle Sue promesse?
Babbo veneratissimo, glielo dico: ho un vivo desiderio di far
del bene, di pregare tanto per la gloria di Dio, anzi per la
maggior gloria di Dio… nella casa di Dio». (Positio p. 29)
Così, con le parole di Suor Caterina Giovannini, possiamo riassumere il
tempo trascorso da MER in famiglia:
“Nata da piisssimi genitori e prevenuta dal Divino Amore,
passò Elisabetta l'infanzia in una grande semplicità e
innocenza di costumi. Quando il padre e la madre vivono vita
sicura e cristiana, i figli se non possono ricevere da loro il
privilegio della santità di origine, la ricevono dai loro esempi
quasi una seconda natura.
Dio vuole le primizie di tutte le cose che ha fatte; e cura
della mamma, contessa Vittoria
Boni, fu di consacrargli, ad
omaggio, i primi battiti del cuore
della sua creaturina, i primi
lampi che guizzano della sua
ragione, i primi suoni che
sappiano articolare le sue
labbra.
"Un figlio non deve poter
guardare sua madre senza
intenerirsi spinto a divenire
migliore", così soleva ripetere in
tante occasioni la figliola cotanto
devota verso la mamma sua.
Quante volte fu udita ringraziare
il Signore di aver potuto, quasi
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
senza sforzo, e solo mercè lo spettacolo degli esempi paterni,
che passavanle e rippassavanle di continuo sotto gli occhi,
contrarre le felici abitudini dell'innocenza, e formarsi
naturalmente alla pratica delle più solide virtù.
Tra cento manifesti segni di una speciale protezione di Dio,
amatissima in casa, ammirata da chiunque la conosceva,
veniva crescendo Elisabetta, e alienissima da quelle puerili,
inezie che tutto sogliono occupare la prima età, piena di una
angelica modestia... nata per ubbidire, si rendeva ogni giorno
più rispettabile agli uomini, e cara a quel Signore che si delizia
nel cuore degli innocenti.” (Positio p. 498)
Con il fratello Giancarlo
I rapporti di Madre Elisabetta con il fratello Giancarlo li
conosciamo dalla corrispondenza che è rimasta a testimonianza di una
relazione aperta, di aiuto reciproco nella gestione dei beni e di stimolo
nel cammino di santità. Giancarlo ereditò lo spirito profondamente
cristiano dei genitori; iscritto alla compagnia del SS.Crocifisso, ne fu il
priore dalla fondazione avvenuta nel 1842. Ricoprì la carica di priore
del comune di Mondaino. Sposò Giovanna Venturi di Mondaino più
giovane di lui di ventotto anni.
Raccontano i discendenti di casa Renzi che Giancarlo non si
decideva mai a sposarsi, preso dalla caccia e dalle sue occupazioni.
Finalmente, quando incontrò Giovanna, si decise, ma rimase sempre
lui: la mattina del giorno in cui doveva celebrarsi il matrimonio andò a
caccia e tornò poco prima dell’inizio della celebrazione.
Da Giovanna ebbe undici figli di cui soltanto tre maschi
continuarono la discendenza e la secondogenita Maria Giuseppina
entrerà all’età di nove anni a Coriano come educanda e il 13 maggio
1856 all’età di diciannove anni vestì l’abito religioso e fino alla morte
di Madre Elisabetta sarà la sua segretaria. Diverrà la quarta superiora
generale dell’Istituto Fondato dalla zia Elisabetta e lo dirigerà per
trentacinque anni.
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
Così Giancarlo descrive Madre Elisabetta:
"Fanciulla schiuse se stessa nel silenzio e nella preghiera; Elisabetta
passò tra le agiatezze della casa che la vide nascere, come raggio di
luce sull'oro diffuso; non attinse bellezza dalle cose preziose che la
circondavano, ma le cose preziose rese belle essa stessa con la sua
grande bontà e soavità".
Scrive Elisabetta al fratello il giorno 1 Agosto 1839:
“Fratello caro, non guardiamo troppo noi stessi. Vorremmo vedere,
comprendere... e non abbiamo bastantemente fiducia in colui che ci
ricolma e circonda di sua carità. Raccogliamo tutti i lumi della fede per
salire in alto, più in alto. All’istante della morte, come all’estrema
frontiera che ci separa dall’altra vita vedremo e comprenderemo la
grande realtà delle cose.” (Positio p.185)
Quando Giuseppina decise di farsi religiosa la mamma Giovanna
la richiamò in famiglia per mettere alla prova la sua vocazione, vi
rimase per 17 giorni nel mese di Maggio del 1855; per tale occasione
ci sono due lettere molto significative: una da parte di Madre
Elisabetta e una da parte del padre Giancarlo (Cenni Biografici p.60) :
Scrive la zia:
“Se tu fossi sola io sarei la prima a tremare, poichè di noi stessi non
abbiamo che debolezza, impotenza e miseria; ma nostro Signore è
con te dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina!
Tu soffri? E’ una divina mano che ti dà la sua croce; quando lavori,
Egli è lì per risparmiarti metà di pena; quando piangi, Egli ti si
avvicina per asciugarti le lacrime: quando preghi, è Lui che prega in
te; ma tutto questo non fa bisogno di sentirlo! Allegra, perchè sai che
il buon Dio ti ama, perchè sai che noi abbiamo il cielo a noi davanti, e
perchè – nonostante le nostre debolezze, le nostre miserie, le nostre
montagne di difetti – noi avanziamo verso Dio ogni giorno, e forse
tanto più quanto meno lo sentiamo.
Giuseppina il tuo cuore dev’essere un canale impermeabile; nessuna
creatura vi deve stare, tutte quelle che vi entrano, anche papà e
mamma, devono uscire dal costato di Gesù. Più Dio rende ricco il tuo
cuore, più te lo rende tenero e più domanda un distacco assoluto per
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
amore di lui. Come è bello il soffrire, e come sono felici le vittime!”
(Positio p.509)
Scrive il padre:
“Figlia carissima,
quelle scene disgustose succedute costì, come narra mia sorella, mi
sono state di un dispiacere indicibile. Non ho mancato di farne
lamento con vostra madre che è pentita del modo usato, ma pure
sembra che il di lei spirito non si trovi quieto se non si premette alla
vostra ben consigliata e ferma decisione l’esperimento che essa
desidera, comochè suggeritole da molte persone religiose, fra le quali
conta questa Madre Abbadessa, ed altre sue Consorelle. I giudizi di
Dio sono imperscrutabili. Chi ci dice che questo piccolo ostacolo alla
vostra fermezza per combatterla, non sia permesso dal Signore per
maggior vostro bene? Non so cosa dirmi di più. Pregate e fate
pregare il sommo Datore della grazia perchè vi assista, e metta in
quiete il vostro spirito per ogni anche piccolo disgusto combattuto.
Fiat voluntas Dei.
Il Signore, Maria SS. e tutti i Santi vi benedicano.
Il vostro aff.mo Padre
13 Maggio 1855
La grande fede di Giancarlo è rivelata anche in una preghiera da
lui composta.
La preghiera scritta da Giancarlo è intitolata ‘Offerta da recitarsi
all’Elevazione’ ed il Cardinale Domenico Svampa, Arcivescovo di
Bologna, ha accordato “cento giorni d’indulgenza a chi devotamente
recita questa preghiera” il 30 Giugno 1905 in occasione della sua
visita a Rimini a Madre Giuseppina:
“Eterno Padre, vi offro il Corpo, il Sangue, l’Anima, la Divinità del
vostro SS.Figliuolo, che, Vittima d’amore, si sacrifica per me su
quest’altare:
e ciò in soddisfazione de’ miei peccati,
in suffragio delle Anime Sante del Purgatorio, specialmente di quelle
per cui sono tenuto di pregare secondo l’ordine della vostra Sapienza
infinita;
in riconoscenza dei benefici che mi avete fatto;
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
e finalmente in ringraziamento dei privilegi che avete accordati a
Maria SS. in questo mondo ed allorquando fu assunta in cielo.
Vi prego, begnissima Madre, di presentare quest’offerta colle vostre
purissime mani alla Triade Sacrosanta: Padre, Figliuolo e Spirito
Santo.
Ed in virtù di questa grazia di poter vivere da buon cristiano,
per poi godervi in compagnia degli Angeli e de’ Santi in Paradiso”.
Nella Cappellina di Casa Renzi fermiamoci ora per pregare
davanti al Santissimo e alla reliquia della Beata Elisabetta Renzi.
Preghiamo Gesù Cristo presentandogli tutte le necessità nostre e
delle nostre famiglia e chiediamo, per intercessione della Beata, le
grazie di cui abbiamo bisogno.
“Dio fa miracoli per nulla quando un suo amico glieli domanda” (BER)
Preghiamo insieme:
Ti benedico, Signore Gesù Cristo, che hai voluto scegliere la Beata
ELISABETTA RENZI per manifestare al mondo la gioia di conoscerti,
amarti e seguirti.
Infondi, Ti prego, nel mio cuore il suo grande amore verso i fratelli e
l’ardente sua brama di annunziare dovunque il Vangelo della
salvezza, affinchè tutti possano conoscere, amare e seguire Te, via
verità e vita.
Per sua intercessione concedimi anche, se è tua volontà, la grazia
particolare che umilmente ti chiedo. Amen.
(Tre Gloria alla SS.ma Trinità)
Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.
Spostiamoci ora nella Cappella del Monastero delle Clarisse dove
Elisabetta ricevette la Prima Comunione.
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
Elisabetta e l’Eucarestia
A nove anni circa, Elisabetta entra nel monastero delle Clarisse
come educanda, e poco dopo riceve la Prima Comunione. La sua
permanenza come educanda, dovette lasciare tracce marcate nel suo
spirito e ciò, soprattutto, attraverso l’insegnamento e l’esempio delle
monache addette direttamente alla formazione delle giovinette.
Elisabetta ha iniziato qui a percepire la presenza di Dio nella sua
vita, agevolata da un "naturale dolcissimo" e dalla forte esperienza di
vita cristiana fatta con i genitori.
Già da piccola amava stare sola, raccolta, per trascorrere con
l’amato Gesù il suo tempo; amava crescere nella virtù, tanto che si
racconta, si scelse una compagna con la quale fare a gara per vedere
chi amasse di più Gesù.
Scrive
Giovannini:
Suor
Caterina
"Fanciulletta
riflessiva,
conoscendo la preziosità del
tempo, tutti stimava perduti quei
momenti, che da lei non fossero
impiegati o nell’attuale esercizio di
qualche virtù, o in una stretta
comunicazione con Dio: onde
l’ottimo padre, Giambattista Renzi,
volle affidare il suo tesoro alle
religiose
del
monastero
di
Mondaino, ove bentosto fu
ammessa alla Prima comunione.
A nostra notizia di quel dì
beato è solo pervenuto, che, dopo
aver reso i più accesi affetti e
ringraziamenti al suo Gesù, piena
d’insolito giubilo che le brillava
anche sul volto, Elisabetta baciò la mano ai genitori commossi, baciò
la veste alla badessa, e con aria di paradiso disse loro che di lì in poi
rispettassero la sua lingua e venerassero l’anima sua, che in quella
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
mattina, erano state santificate dal contatto dell’immacolato suo
sposo Gesù". (Positio p. 499)
Ecco alcune espressioni scritte in età matura che rivelano il suo
grande amore all'Eucarestia:
Io porto colui che mi porta.
Dinanzi al tabernacolo:
"Mio Dio, come vi amo bene
per voi medesimo!".
Voglio ravvivare la fede
allorchè vado a ricevere i SS. Sacramenti,
perchè così facendo, vi andrò
con maggior fervore e disposizione
che non abbia fatto per il passato.
Se comprendessi
il valore della S.Comunione,
eviterei i più lievi mancamenti,
conserverei l'anima sempre pura
agli occhi di Dio.
Quando un'anima
ha degnamente ricevuto il Sacramento dell'Eucarestia
è un'anima capace di maggiori sacrifici,
non è più quella di prima.
Quando un'anima
ha degnamente ricevuto
il sacramento dell'Eucarestia
è umile, dolce, mortificata, caritatevole e modesta,
con tutti concorde.
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
Dallo Statuto MPA, pag. 4 e 6
“Il laico MPA sente la partecipazione all’Eucarestia necessario
alimento di formazione, meta mai raggiunta, ma un costante
cammino di vita e realtà di comunione nella Chiesa.”
Formazione spirituale:
i momenti forti dello spirito quali: preghiera, approfondimento
della Sacra Scrittura, esercizi, ritiri e direzione spirituale,
permettono di mettersi in sintonia con Cristo e consentono al
laico MPA di cogliere la centralità dell’Eucarestia, di nutrirsi di
essa, per essere realtà di comunione nella Chiesa, cioè essere
elemento trainante e di coesione tra i fratelli, per comunicare
con la sua esistenza la grazia donata dal Padre.
Silenzio di riflessione
Spostiamoci ora nella cappella ove è conservato il Crocifisso che era
nel coro del Monastero delle Clarisse e davanti al quale Elisabetta ha
pregato e meditato tante volte la Passione di Gesù Cristo.
Insieme a lei fermiamoci ai piedi della Croce.
Itinerario Elisabettiano MPA – Saludecio e Mondaino
Dallo Statuto MPA, pag. 3-4
PROGETTO DI VITA
“All’infuori di Dio, non v’è cosa solida, nessuna, nessuna al
mondo! Se è la vita, passa; se è la ricchezza sfugge; se è la
salute perdesi; se è la reputazione ci viene intaccata; ah! tutte
le cose se ne vanno e precipitano”.
Introduzione
G. Nel nome del Padre…
T. Amen
Spiritualità
G. Noi cerchiamo il tuo volto,
Signore.
T. Attiraci tutti a te.
L’amore di Cristo per gli uomini ha trovato testimonianza in
Madre Elisabetta Renzi: Dio svela ad Elisabetta il cuore di se
stesso, la sua propria ed intima natura e conferisce carisma al
suo profilo di giovialità ed allegrezza di Spirito, vie più sicure e
più brevi per giungere alla perfezione.
G. “Volgeranno lo sguardo a
Colui che hanno trafitto”.
T. Fa’ che oggi comprendiamo
questa tua Parola.
“Allegra/o, perchè sai che il buon Dio ti ama!.
“La Croce essa ha dato la pace al mondo! Ed io l’Amo”.
L’amore al crocifisso è il punto fondamentale della vita di MER
perchè “l’unione dell’anima con Gesù Cristo si fa per l’amore e
la virtù della croce”.
La spiritualità di Elisabetta si ispira all’Addolorata che sta sotto
il Crocifisso e gli parla. Ai piedi della croce Elisabetta è rapita
nella contemplazione del totale amore di Cristo, incarnazione
della fedeltà al Padre e all’uomo. Illuminata da questa intuizione, ella trova la sua gioia ed il vitalizzante messaggio da offrire
al mondo: “Egli è tutto e, a tutto e a tutti, basta”.
Questo spirito di unione con Gesù crocifisso trova sostegno ed
alimento nella partecipazione al dono eucaristico “Io porto Colui che mi porta”. Animati dalla stessa spiritualità i laici sono
perciò chiamati ad accogliere, custodire e vivere nel dinamismo dello Spirito il carisma di MER.
Il laico MPA si porrà in vitale comunione con Gesù crocifisso;
l’unione con Lui sarà così intima e profonda che “come l’anima
è la vita del corpo e lo dirige in tutti i sensi, così Gesù Crocifisso deve essere la vita della nostra anima”.
76
Meditazione davanti a Gesù sulla Croce
Gesù Cristo ha patito prima di
noi, più di noi, e per noi...
Non si trattava già di piccoli
sacrifici come i nostri, ma di
abbracciare somma povertà,
disprezzi, fatiche, umiliazioni e patimenti tali, che Gli dovevano
far terminare la vita sopra una Croce. (E.R.)
G. Nella luce della Santissima Trinità, seguiamo il cammino di Gesù
che sulla croce ci ha rivelato il mistero del suo amore per il Padre e
per noi.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua
ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi
che erano nel mondo, li amò sino alla fine. (Gv.13,1)
G. Preghiamo. O Padre, hai tanto amato il mondo da donare il tuo
Figlio unigenito, perché credendo in lui abbiamo la vita eterna:
donaci il tuo Spirito, affinché possiamo avere la forza di seguire il
tuo dilettissimo Figlio sulla croce. Egli vive e regna nei secoli dei
secoli.
T. Amen
77
Prima Riflessione
G. L’evangelista Marco comincia il suo Vangelo in questo modo:
“Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Nei
carmi del servo del Signore, il profeta Isaia aveva detto:
“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì bocca; era come
agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi
tosatori, e non aprì la sua bocca”. (Is 53,7).
Tutti, chi per un verso, chi per un altro, sentiamo il peso delle
nostre croci, e tutti abbiamo bisogno di cercare il conforto “in
Cruce Domini Nostri Jesu Christi, in quo est salus, vita et
resurrectio nostra” (nella croce di nostro Signore Gesù Cristo, nel
quale è salute, vita e resurrezione nostra). (E.R)
G. Preghiamo. O Dio onnipotente e misericordioso, il Figlio tuo, che
era senza peccato, accettò di patire per noi peccatori e,
consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso delle nostre
colpe; concedi ora a noi, che commemoriamo la sua Passione, il
dono della misericordia e della Pace. Per Cristo nostro Signore.
T. Amen
Dal Vangelo secondo Luca
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i
due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva.
“Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno.”
(Lc 23,33-34)
Quella che non vuole perdonare a sua sorella non deve sperare
di ricevere il frutto dell’Orazione. (E.R)
(Pausa di riflessione)
Preghiamo il salmo 50 in forma responsoriale, ripetendo:
T. Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.
78
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nella tua grande bontà
cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal
mio peccato.
T. Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro
di te, contro te solo ho peccato quello che è male ai tuoi occhi io l’ho
fatto.
T. Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.
Tu non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno
spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato tu, o
Dio, non disprezzi.
T. Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.
G. Preghiamo. Infondi in noi, o Padre, la sapienza e la forza del tuo
Spirito, perché camminiamo con Cristo sulla via della croce, pronti
a far dono della nostra vita per manifestare al mondo la speranza
del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.
T. Amen
Seconda Riflessione
G. Nel descrivere il battesimo di Gesù, Marco afferma: “E si sentì
una voce dal cielo ‘Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono
compiaciuto’” (Mc 1,11). Isaia profetizza: “E’ cresciuto come un
virgulto davanti a Lui e come una radice in terra arida. Non ha
apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore
per provare in lui diletto” (Is 53,2).
Non solo nei beni di questa terra non può il nostro cuore
rimanere appagato, ma neanche con le delizie del Paradiso, bensì
solo del godimento di Dio e del Suo Sacro Cuore. (E.R)
G. Preghiamo. Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che salisti il
patibolo della croce per la salvezza del mondo, e spargesti il tuo
79
sangue prezioso in remissione dei nostri peccati, concedi, ti
preghiamo, di poter entrare gioiosi con te nel tuo regno beato. Tu
che vivi e regni nei secoli dei secoli.
T. Amen
Dal Vangelo secondo Luca
Uno dei malfattori appeso alla croce lo insultava: ”Non sei tu il
Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava:
“Neanche tu hai timore di Dio benchè condannato alla stessa
pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre
azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose
Gesù: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.
(Lc 23, 39-43).
Nonostante le nostre debolezze, le nostre miserie, le nostre
montagne di difetti, noi avanziamo verso Dio ogni giorno, e forse
tanto più quanto meno lo sentiamo. (E.R)
(Pausa di riflessione)
Preghiamo il salmo 102 in forma responsoriale, ripetendo:
T. Il Signore è buono e grande nell’amore.
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo
nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare i suoi benefici.
T. Il Signore è buono e grande nell’amore.
Egli perdona tutte le colpe, guarisce tutte le malattie; salva dalla fossa
la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia.
T. Il Signore è buono e grande nell’amore.
Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su
quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da
noi le nostre colpe:
T. Il Signore è buono e grande nell’amore.
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G. Preghiamo. Dio grande e fedele, che hai fatto conoscere ai piccoli
il mistero insondabile del cuore di Cristo, formaci alla scuola del
tuo Spirito, perché nella fede del tuo Figlio che ha condiviso la
nostra debolezza per farci eredi della tua gloria, sappiamo
accoglierci gli uni gli altri con animo mite e generoso, e rimanere
in te che sei l’amore. Per Cristo nostro Signore.
T. Amen
Terza Riflessione
G. Dopo la professione di fede di Pietro, l’evangelista Marco riporta
il primo annuncio della passione fatto da Gesù. "E cominciò ad
insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed
essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi ,
poi venir ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare”. (Mc 8,31) . E già
Isaia aveva proclamato: “Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al
quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevano
alcuna stima”. (Is. 53,3)
Lassù, in Cielo, non incontreremo più sguardi indifferenti; sono
certa che vi saranno, lassù, delle simpatie deliziose e
sorprendenti. (E.R)
G. Preghiamo. O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio,
innalzato in croce, fosse presente la sua Madre Addolorata;
concedi alla tua Chiesa di essere associata con lei alla passione di
Cristo, per partecipare alla vita del Signore risorto. Lui che vive e
regna nei secoli dei secoli.
T. Amen
Dal Vangelo secondo Giovanni
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua
madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo
la madre e lì accanto a lei il discepolo che amava, disse alla
madre: "Donna, ecco il tuo figlio!” Poi disse al discepolo: “Ecco
la tua madre!” E da quel momento il discepolo la prese nella sua
casa. (Gv 19,25-27)
81
La cara Madre (Elisabetta Renzi) passa lunghe ore nella preghiera
davanti alla sua Madonna Addolorata, nella meditazione dei suoi
dolori, e nella solitudine si sente più vicina al caro Gesù
Crocefisso.
“O Vergine Maria, quanto sei bella, quanto mi piace il Verginal
candore, di che adorna risplendi agli occhi miei! Della terra e del
ciel Tu sei l’amore”. (E.R)
G. Preghiamo. O Dio, Padre del Cristo, il solo uomo perfetto, nato
dalla Vergine Maria, fa’ di tutti noi radunati nella Chiesa il segno
della sua presenza, che continua fino alla fine dei secoli, primizia
della creazione rinnovata nello Spirito. Per Cristo nostro Signore.
T. Amen
Quarta Riflessione
(Pausa di riflessione)
Eleviamo a Dio, insieme a Maria, il canto del Magnificat.
Preghiamo a cori alterni:
L’anima mia magnifica il Signore,
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo il suo Nome:
di generazione in generazione
la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo.
Ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
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G. Dopo il primo annuncio della sua passione, Gesù rimprovera
severamente Pietro, poi il vangelo di Marco continua così:
“Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se
qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua
croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la
perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del
vangelo, la salverà” (Mc 8,34-35). Anche Isaia dice: “Chi tra di voi
teme il Signore ascolti la voce del suo servo! Il Signore Dio mi ha
dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo
sfiduciato una parola”.(Is.50,10.4a).
Se tu facessi cosa anche grandemente utile al prossimo senza
l’occhio della pura intenzione di piacere a Dio, a nulla ti varrebbe
per crescere nell’amore, per conoscere la grandezza del divino
amore. (E.R)
G. Preghiamo. O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come
modello agli uomini Gesù Cristo nostro salvatore, fatto uomo ed
umiliato sino alla morte di croce, concedi a noi di avere sempre
presente questa prova suprema di obbedienza e di amore per
partecipare alla gloria della sua risurrezione. Lui che è Dio, e vive e
regna con te per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen
Dal Vangelo secondo Marco
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del
pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: “Eloì, Eloì, lema
sabactàni?” che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?” (Mc 15, 33-34).
83
Quando tutto s’intricava, quando il presente mi era così doloroso
e l’avvenire mi appariva ancor più buio, chiudevo gli occhi e mi
abbandonavo come una creaturella tra le braccia del Padre che è
nei cieli. (E.R)
(Pausa di riflessione)
ascoltiamo: “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si
sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà
molti, egli si addosserà la loro iniquità”. (Is. 53,11).
Certamente dovremo ancor molto e sempre patire, ma senza il
Venerdì Santo non vi è il giorno di Pasqua.
L’Alleluia sta di casa al di là del Calvario. (E.R)
Preghiamo il salmo 22 in forma responsoriale, ripetendo:
T. Salvami, Signore, per il tuo grande amore.
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla
mia salvezza”: sono le parole del mio lamento.
T. Salvami, Signore, per il tuo grande amore.
Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo
riposo.
T. Salvami, Signore, per il tuo grande amore.
Da me non stare lontano, poiché l’angoscia è vicina e nessuno mi
aiuta.
T. Salvami, Signore, per il tuo grande amore.
G. Preghiamo. O Dio, sorgente inesauribile di vita, sostieni con la
forza del tuo Spirito l’umanità che aspira a un avvenire di giustizia
e di pace, perché resti salda in ogni uomo la fede nella vittoria del
bene sul male, promessa e attuata nella croce del tuo figlio. Per
Cristo...
T. Amen
G. Preghiamo. O Dio onnipotente, che conosci l’umana miseria e
debolezza in mezzo a tante difficoltà, concedi a noi, che ti
preghiamo, di essere sostenuti e confortati dalla Passione del Figlio
tuo, che vive e regna con te nei secoli dei secoli.
T. Amen
Dal Vangelo secondo Giovanni
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata compiuta,
disse per adempiere la scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso
pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in
cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. (Gv 19, 28-29).
Le pene o contraddizioni ci mettono ai piedi della Croce e la
Croce alla porta del Cielo: sono, quindi, i doni impareggiabili che
Dio fa ai suoi amici.
Voglio pensare spesso al mio ultimo fine, e pensare in ogni azione
che farò come la farei se fosse l’ultima di mia vita. (E.R)
(Pausa di riflessione)
Preghiamo il salmo 84 in forma responsoriale, ripetendo:
T. Rialzaci, o Dio, nostra salvezza.
Quinta Riflessione
G. Nel suo vangelo, Marco, pone un secondo annuncio della passione
dopo che Gesù ha guarito un epilettico. “Istruiva infatti i suoi
discepoli e diceva: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato
nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso,
dopo tre giorni, risusciterà” (Mc 9,31). Sempre dal profeta Isaia
84
Non tornerai tu forse a darci la vita perché in te gioisca il tuo popolo?
T. Rialzaci, o Dio, nostra salvezza.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza
T. Rialzaci, o Dio, nostra salvezza.
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Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il
suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
T. Rialzaci, o Dio, nostra salvezza.
G. Preghiamo. O Padre, che fai ogni cosa per amore e sei la più sicura
difesa degli umili e dei poveri, donaci un cuore libero da tutti gli
idoli, per servire te solo e amare i fratelli secondo lo Spirito del tuo
Figlio, facendo del suo comandamento nuovo l’unica legge di vita.
Per Cristo nostro Signore.
T. Amen
Sesta Riflessione
G. Marco, nel suo vangelo, pone il terzo annuncio della passione
dopo la rinuncia del giovane ricco: “Ecco, noi saliamo a
Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi
sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo
consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno
addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno: ma dopo tre giorni
risusciterà” (Mc 10,33-34). Nel carme del servo del Signore di Isaia
è riferito: “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho
opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il
dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la
barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”. (Is 50,5-6)
Quando a noi si presenta un grave dolore e un minimo sacrificio,
pensiamo subito che quella è l’ora nostra, l’ora nella quale
proveremo il nostro amore a Colui che troppo ci ha amati. (E.R)
G. Preghiamo. O Dio, che nel cuore del tuo Figlio ferito per i nostri
peccati, ci hai aperto tesori di carità infinita: concedi a noi di
corrispondere con una generosa riparazione all’offerta del tuo
amore misericordioso. Per Cristo...
T. Amen
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Dal Vangelo secondo Giovanni
E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse:“ Tutto è compiuto!”
(Gv 19,30)
Se per mortificare in me questo spirito di orgoglio conoscesse il
Superiore che fosse necessaria per me questa umiliazione,
benedirei anche in mezzo alle lacrime le disposizioni del Signore
manifestatemi per Suo mezzo.
Vi auguro fortunato combattimento e invitto coraggio sino alla
morte, perchè in Cielo deponiate, ai piedi di Gesù, le riportate
corone. (E.R)
(Pausa di riflessione)
Preghiamo il salmo 145 in forma responsoriale, ripetendo:
T. Salvami, Signore, in te confido.
Il Signore è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane
agli affamati.
T. Salvami, Signore, in te confido.
Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi.
T. Salvami, Signore, in te confido.
Il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti.
T. Salvami, Signore, in te confido.
G. Preghiamo. Guarda con amore, Padre, questa tua famiglia, per la
quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle
mani dei nemici e a subire il supplizio della croce. Per Cristo
nostro Signore.
T. Amen
87
Settima Riflessione
G. Il vangelo di Marco, dopo la morte di Gesù, riporta la professione
di fede di un pagano. E’ la professione del centurione romano di
guardia alla croce. “Allora il centurione che gli stava di fronte,
vistolo spirare in quel modo disse: ‘Veramente quest’uomo era il
Figlio di Dio’” (Mc 15,39). Il Vangelo di Marco inizia e termina con
l’affermazione che Gesù è il Figlio di Dio, il Messia. Di Lui, il
profeta Isaia nel suo carme del servo del Signore, aveva detto:
“Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se
stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si
compirà per mezzo suo la volontà del Signore” (Is 53,10).
Gesù mio, Amor mio crocifisso per me, abbi misericordia di me, e
benedicimi.
La povertà e l’umiltà sono i due bracci della Croce del Salvatore;
l’amore del patire è il terzo e compie, nell’anima fedele, la
rassomiglianza con Gesù Crocifisso.
Un giorno ci troveremo tutti insieme in Paradiso, dove non si
muore più. (E.R)
(Pausa di riflessione)
Preghiamo il salmo 15 in forma responsoriale, ripetendo:
La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E io l’amo.
T. Nelle tue mani, Signore, è la mia vita.
Sempre, quando si accetta di bere il calice sino alla feccia, vi si
trova Gesù Cristo e il Suo soccorso... É la superficie del calice che
è amara e non la feccia, della quale si ha tanta paura.
Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo
riposa al sicuro.
T. Nelle tue mani, Signore, è la mia vita.
L’eccesso del dolore ha fatto discendere la pace e la forza nel mio
cuore contrito. (E.R.)
G. Preghiamo. O Dio, che nel tuo disegno di amore hai voluto
annullare il decreto della nostra condanna, sul legno della Croce
guarda all’umanità sfinita per una debolezza mortale, e concedile
di riprendere vita per la passione del tuo unico Figlio: Lui che è
Dio, e vive e...
T. Amen
Dal Vangelo secondo Luca
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio
su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si
squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre,
nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò.
(Lc 23, 44-46)
88
Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, nè lascerai che il tuo santo
veda la corruzione.
T. Nelle tue mani, Signore, è la mia vita.
Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
T. Nelle tue mani, Signore, è la mia vita.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
T. Nelle tue mani, Signore, è la mia vita.
89
Preghiera dei Fedeli
G. Uniti in preghiera davanti alla Croce di Gesù, supplichiamo il
Signore che ci conceda la forza di partecipare generosamente alla
sofferenza della sua passione e diciamo insieme:
Noi ti preghiamo, o Signore.
amore, concedi di poter portare generosamente insieme con Lui la
nostra croce e di aderire sempre alla tua volontà. Per Cristo nostro
Signore.
T. Amen
G. Figli nel Figlio, sotto la croce affidati a Maria, serva e discepola di
Cristo, preghiamo Dio nostro Padre:
PADRE NOSTRO...
- Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti e i missionari perché a esempio di
Cristo possano essere testimoni fedeli della Sua presenza,
preghiamo.
Benedizione Finale
- Per le comunità delle Maestre Pie e i gruppi MPA, perché ad
esempio di Maria Addolorata possano essere sempre luoghi
d’incontro e di accoglienza fraterna, soprattutto verso chi è nel
bisogno, preghiamo.
G. Ci benedica il Dio della vita che ha dato se stesso morendo in
croce per tutti noi.
T. Amen. La nostra vita sia una risposta di amore a un amore
così grande.
- Perché seguiamo le orme di Cristo che patì per noi lasciandoci un
esempio, preghiamo.
G. Ci benedica il Cristo dalla croce che ci ha liberato dalle nostre
colpe.
T. Amen. Ci aiuti il Signore Gesù a vedere la vita dall’alto della
sua croce.
- Perché la nostra sofferenza quotidiana, unita alla passione di Cristo,
abbia per noi e i nostri cari un valore di redenzione, preghiamo.
- Perché tutti i malati, gli infelici, gli sfiduciati, gli emarginati,
abbiano la grazia di sapere unire le loro sofferenze alla passione di
Cristo, preghiamo.
G. Ci benedica lo Spirito amore che ci ha convocati per questa
preghiera.
T. Amen. Ci aiuti lo Spirito Santo a testimoniare l’amore che ci
unisce.
- Per i giovani, perché possano essere segno di speranza, di giovialità,
di apertura e di servizio, a esempio del tuo Figlio prediletto Gesù,
preghiamo.
G. Ci protegga e ci consoli sempre Maria Addolorata, nostra madre, ai
piedi della croce per tutti noi.
T. Amen. Ci aiuti affinchè sappiamo portare la luce di Cristo per
un mondo nuovo.
- Per tutti coloro che operano perché regni la pace in tutta la terra.
Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, continui ad intercedere perché
le loro forze non vengano mai meno, preghiamo.
G. Ci benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio, e Spirito Santo
T. Amen.
G. O Signore Dio nostro, che nel Figlio tuo fattosi per noi servo
sofferente, hai voluto darci un sublime esempio di fortezza e di
Vergine Addolorata. Prega per noi.
Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.
90
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Corona dell’Addolorata
Dal Vangelo secondo Giovanni
(19, 25-30)
Stavano presso la croce di Gesù
sua madre, la sorella di sua
madre, Maria di Clèofa e Maria di
Màgdala. Gesù allora, vedendo la
madre e lì accanto a lei il
discepolo che egli amava, disse
alla madre: “Donna, ecco il tuo
figlio!”. Poi disse al discepolo:
“Ecco la tua madre!”. E da quel
momento il discepolo la prese
nella sua casa.
Dopo questo, Gesù, sapendo che
ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per
adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso
pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di
aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla
bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse:
“Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò.
Dallo Statuto MPA, pag. 4-5
La spiritualità di Elisabetta si ispira all’Addolorata che sta sotto
il Crocifisso e gli parla.
Il laico MPA vede la Madre di Gesù modello della sua
vocazione e missione.
Preghiera iniziale:
O Madonna cara,
o Madre dei dolori,
vogliamo soffermarci a riflettere
su tutte quelle situazioni in cui tu più hai sofferto.
Desideriamo rimanere un po’ di tempo con te
e ricordarci con gratitudine
di quanto tu hai sofferto per noi.
Alle tue sofferenze,
che si sono protratte
per l’intero arco della tua vita terrena,
uniamo anche le nostre sofferenze,
e inoltre quelle di tutti i genitori,
di tutti i giovani ammalati,
dei bambini e degli anziani,
affinchè ogni loro dolore
sia accettato con amore
e ogni croce
sia portata con la speranza nel cuore.
Amen.
PRIMO DOLORE:
Maria nel tempo ascolta la profezia di Simeone
O Maria, mentre nel tempio presentavi a Dio il tuo Figlio, il
vecchio Simeone ti predisse che Gesù sarebbe stato segno di
contraddizione e che la tua anima sarebbe stata trafitta da una spada
di dolore. Queste stesse parole sono state già una spada per la tua
anima: hai custodito anche queste parole, come le altre, nel tuo
cuore. Grazie, o Maria.
•
Offriamo questo mistero per tutti quei genitori che in un
qualsiasi modo si trovano a soffrire per i loro figli.
7 Ave Maria
Vergine Addolorata, prega per noi
92
93
SECONDO DOLORE:
Maria fugge in Egitto per salvare Gesù
O Maria, sei dovuta fuggire col tuo Figlio in Egitto, perchè i
potenti della terra si erano alzati contro di Lui per ucciderlo.
E’ difficile immaginare tutti i sentimenti che hai provato quando,
all’invito del tuo sposo, ti sei alzata nel cuore della notte e hai preso il
tuo Bambino per fuggire, quel Bambino nel quale riconoscevi a
adoravi il Messia e il Figlio di Dio.
Sei rimasta senza quelle sicurezze che la patria e il focolare
domestico sanno offrire. Sei fuggita, e così ti sei associata a coloro
che non hanno un tetto sopra il loro capo o che vivono in paesi
stranieri, senza patria.
•
Maria, ci rivolgiamo a te, che sei Madre, e ti preghiamo per chi
è costretto ad abbandonare la propria casa.
Ti preghiamo per i profughi, per i perseguitati, per gli esiliati;
ti preghiamo per i poveri, che non hanno mezzi a sufficienza
per costruirsi una casa e una famiglia.
Ti preghiamo in particolare per quelli che, in seguito a conflitti
familiari, hanno abbandonato la loro famiglia e si trovano a
vivere sulla strada: per i giovani che sono in disaccordo con i
genitori, per i coniugi che si sono separati, per le persone che
vengono allontanate. Guidali, o Maria, attraverso la loro
sofferenza verso la “nuova dimora”.
7 Ave Maria
Vergine Addolorata, prega per noi
TERZO DOLORE:
Maria smarrisce Gesù e poi lo ritrova nel tempio.
O Maria, per tre giorni, con indicibile affanno, hai cercato il tuo
Figlio, e finalmente, piena di gioia, l’hai ritrovato nel tempio. La
sofferenza è durata a lungo nel cuore.
La pena è stata grande, perchè eri cosciente della tua
responsabilità. Sapevi che il Padre celeste ti aveva affidato il suo
94
Figlio, il Messia Redentore. Perciò il tuo dolore è stato immenso, e la
gioia dopo il ritrovamento è stata certamente sconfinata.
•
Maria, ti preghiamo per quanti si sono allontanati dalle loro
case e di conseguenza si trovano a soffrire molto.
Ti preghiamo per quelli che hanno dovuto lasciare la casa
paterna per motivi di salute e si trovano soli negli ospedali.
Ti preghiamo in modo particolare per quei giovani che sono
rimasti privi di amore e di pace, e non sanno più che cosa sia
la casa paterna. Ricercali tu, o Maria, e fa’ che si lascino
trovare, perchè la realizzazione di un mondo nuovo diventi
sempre più possibile.
7 Ave Maria
Vergine Addolorata, prega per noi
QUARTO DOLORE:
Maria incontra Gesù che porta la croce.
O Maria, hai incontrato il tuo Figlio mentre portava la Croce. Chi
potrebbe descrivere il dolore che hai provato in quel momento?
•
Madre Santissima ti preghiamo per quelli che sono lasciati soli
nel loro dolore. Visita i carcerati e confortali; visita gli infermi;
va incontro a quelli che si sono perduti.
Porgi una carezza a coloro che sono affetti da malattie
incurabili, come quando per l’ultima volta qui in terra ha
accarezzato il tuo Figlio. Aiutali a offrire la loro sofferenza per
la salvezza del mondo, come Tu stessa, accanto al tuo Figlio,
offristi il tuo dolore.
7 Ave Maria
Vergine Addolorata, prega per noi
95
tutti accolti sotto la tua protezione materna. Fa’ che il mondo
diventi una sola famiglia, dove tutti si sentano fratelli e sorelle.
QUINTO DOLORE:
Maria è presente alla crocifissione e morte di Gesù.
O Maria, ti contempliamo mentre stai in piedi accanto al tuo
Figlio morente. Lo avevi seguito con dolore, e ora con doloro
inconsolabile ti trovi sotto la sua Croce.
O Maria, la tua fedeltà nella sofferenza è veramente grande. Hai
un animo forte, il dolore non ti ha chiuso il cuore di fronte ai nuovi
impegni: per desiderio del Figlio, diventi Madre di tutti noi.
•
Ti preghiamo, Maria, per quelli che assistono i malati. Aiutali a
prestare con amore le loro cure. Dona forza e coraggio a quelli
che non ce la fanno più accanto ai loro malati. In modo
particolare, benedici le mamme che hanno bambini infermi, fa’
che anche per loro il trovarsi a contatto con la croce sia cosa
salutare.
Unisci al tuo dolore di Madre l’estenuante fatica di chi per anni
o forse per tutta la vita è chiamato a prestare servizio ai propri
cari infermi.
7 Ave Maria
Vergine Addolorata, prega per noi
7 Ave Maria
Vergine Addolorata, prega per noi
SETTIMO DOLORE:
Maria accompagna Gesù alla sepoltura.
O Maria, hai accompagnato Gesù fino al sepolcro. Hai
singhiozzato e pianto su di Lui, come si piange per un figlio unico.
Molte persone nel mondo vivono nel dolore, perchè hanno
perduto i loro cari. Consolali Tu, e dona loro il conforto della fede.
Molti sono senza fede e senza speranza, e si dibattono nei problemi di
questo mondo, perdendo fiducia e gioia di vivere.
•
Maria, intercedi per loro, perchè abbiano fede e trovino la loro
strada. Sia distrutto il male, e fiorisca una vita nuova, quella
vita che è nata dalla tua sofferenza e dal sepolcro del tuo
Figlio. Amen.
7 Ave Maria
Vergine Addolorata, prega per noi
SESTO DOLORE:
Maria riceve sulle braccia Gesù deposto dalla croce.
Ti osserviamo, o Maria, mentre, immersa nel più profondo
dolore, accogli sulle tue ginocchia il corpo esamine del tuo Figlio. Il
tuo dolore continua anche quando il suo è terminato. Lo riscaldi
ancora una volta col tuo seno materno, con la bontà e con l’amore del
tuo cuore.
•
96
Madre, ci consacriamo a te in questo momento, ti consacriamo
il nostro dolore, il dolore di tutti gli uomini. Ti consacriamo le
persone che sono sole, abbandonate, rifiutate, che sono in
discordia con gli altri. Ti consacriamo il mondo intero. Siano
Salve Regina...
Preghiamo:
O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce,
fosse presente la tua Madre Addolorata; fa’ che la tua Santa Chiesa,
associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della
risurrezione. Per lo stesso tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen.
97
INDICE
Premessa ...................................................................................... 1
Il Cammino MPA........................................................................ 2
Le Virtù ................................................................................ 5
Elisabetta Renzi e le Virtù ..................................................... 9
Per la riflessione personale .................................................. 10
Preghiamo con la preghiera della Chiesa ............................ 12
Le Virtù Teologali: FEDE .................................................... 15
Dai Documenti della Chiesa ............................................... 17
Elisabetta Renzi e la Fede .................................................... 18
Per la riflessione personale .................................................. 20
Preghiamo con la preghiera della Chiesa ............................ 22
Le Virtù Teologali: SPERANZA .......................................... 27
Dai Documenti della Chiesa ............................................... 29
Elisabetta Renzi e la Speranza ............................................. 30
Per la riflessione personale .................................................. 32
Preghiamo con la preghiera della Chiesa ............................ 34
Le Virtù Teologali: CARITÀ ............................................... 37
Dai Documenti della Chiesa ............................................... 41
Elisabetta Renzi e la Carità.................................................. 43
Per la riflessione personale .................................................. 46
Preghiamo con la preghiera della Chiesa ............................ 48
Appendice........................................................................... 53
Itinerario Elisabettiano a Saludecio e Mondaino................ 54
Corona dell’Addolorata ...................................................... 92
98
99
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Libretto Formativo 2005/2006 - Maestre Pie dell`Addolorata