ANNO XXXIII / N. 10 / OTTOBRE 2002 / SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FILIALE DI CAGLIARI (TASSA RISCOSSA - TAXE PERÇUE)
POSTE ITALIANE TARIFFA PAGATA DCO/DCCentrale/D.E./3139/02 DEL 25.03.2002
Mensile della Regione Sardegna
per gli emigrati
POLITICA REGIONALE
SICCITA'
EMIGRAZIONE / Convegno a Padova
EMIGRAZIONE / Festeggiati i 35 snni del circolo
PASSI AVANTI
ACQUA DALLE MINIERE
PER L'ISTITUZIONE
PER FRONTEGGIARE
DELLE NUOVE PROVINCE LA GRANDE SETE
IL RUOLO DEI CIRCOLI SAPORI E COLORI
PER FAVORIRE
DI SARDEGNA
L'INTEGRAZIONE
NEL CENTRO DI LOSANNA
IL MESSAGGERO SARDO
2
OTTOBRE 2002
cedurale ed è stata trasmessa
al Consiglio regionale che la
esaminerà per la definitiva
approvazione. Trattando un
argomento molto delicato, in
quanto riguarda l’assetto del
territorio, la discussione non
sarà semplice e richiederà del
tempo. Stia certo che il Messaggero non ha dimenticato la
questione e che lei sarà adeguatamente informato non
appena la normativa verrà
varata. Deve avere un po’ di
pazienza! La salutiamo molto
cordialmente.
Missionaria da 25 anni
in Kenya chiede
giornale
Caro Messaggero Sardo,
sono una suora Missionaria
della Consolata residente in
Kenya dal 1967! Una vita!
Sono di Bonorva (Sassari) e
sono sarda fino al midollo.
Orgogliosa della mia terra da
cui ereditai tanti valori spirituali e morali. Attualmente
insegno in una Secondary
School di ragazze, qui a
Wamba in piena savana! Sono
molto contenta del mio lavoro
missionario fra le mie studentesse, la gioventù e gli altri
insegnanti della Parrocchia.
Vengo in Sardegna ogni cinque anni compatibilmente con
il mio impegno di insegnamento. Sono felice di ritornare a casa e parlare il mio logudorese che qui, purtroppo, per
ovvie ragioni, devo relegare
solo nella memoria. Bene, tutta questa lunga storia è per
chiedere gentilmente se fosse
possibile ricevere il vostro
“Messaggero Sardo”, mi porterebbe un’ondata sarda. Grazie.
Suor Anna Lucia Piredda
St. Theresa’s Sec. School,
P.O. Box 5
WAMBA (via Maralal) (Kenya)
Cara Suor Anna Lucia,
abbiamo trascritto il suo indirizzo e riceverà il giornale
al più presto, come desidera.
Approfittiamo dell’occasione
per ringraziare lei e i tanti
missionari per l’importante
opera che svolgono nel mondo e rivolgiamo un saluto particolare alle ragazze della sua
scuola con l’augurio che possano crescere con l’entusiasmo e la carica umana della
loro insegnante.
Cerca notizie parenti
emigrati in Tunisia
Caro Messaggero Sardo,
mi chiamo Luciano Congiu,
sono originario di Senorbì
(Cagliari) e da 16 anni abito in
Liguria, a La Spezia. Ti scrivo
perché tu possa divulgare
questa lettera, attraverso la
pubblicazione sul giornale
letto da tantissime persone
anche all’estero. Vorrei, infatti, lanciare un appello per
avere notizie di eventuali discendenti di parenti emigrati
in Tunisia, precisamente a
Tunisi, nel periodo 1920/
1921. Il familiare cui mi riferisco è la sorella di mio nonno
paterno che si chiamava Francesca Usai ed era nata a Senorbì (Cagliari) verso il 1877.
Era emigrata in Tunisia con la
sorella Marianna, deceduta in
quel Paese, e con il fratello
Mario, poi rientrato e successivamente morto in Italia.
Dalle ultime notizie, risulta
che Francesca Usai abbia sposato Louis Tandille dal quale
ebbe due figli Giovannino e
Maria Luigia o Luisa. Faccio
presente che mia sorella ha
scritto all’Ambasciata francese e ha saputo che l’ultimo indirizzo della famiglia si trova
in una località vicina alla città di Mornag, non lontana da
Tunisi.
Luciano Congiu
Viale G. Amendola, 40
19121 La Spezia
Caro Congiu,
come vede abbiamo pubblicato il suo appello, anche se
la invitiamo a non farsi illu-
Chiede giornale
ma non scrive nome
sioni perché quello che chiede
ai lettori del giornale non è
facile. Tuttavia speriamo che
il suo desiderio di ritrovare i
parenti possa essere soddisfatto con la passione e la solidarietà degli emigrati. Per
quanto riguarda la sua richiesta del giornale per i suoi cari
amici che vivono a Roma, siamo spiacenti di non poterla
accontentare in quanto il
mensile è inviato gratuitamente agli emigrati e ai loro
familiari. Abbiamo, invece,
registrato l’indirizzo di suo
fratello che vive a Genova.
Molti auguri.
Chiarimenti
a proposito
di Puc e di Put
Caro Messaggero Sardo,
sono un gallurese residente
in Francia da oltre 40 anni,
naturalmente per motivi di lavoro, ora in pensione. Speravo tanto di tornare nella mia
terra natia, ma il destino ha
deciso altrimenti, pazienza!
Comunque ogni volta che si
presenta l’occasione ne approfitto per ritornare in Sardegna, se non altro per prendere
una “boccata d’aria” e, credetemi, fa molto bene. Anche il
giornale è un mezzo per non
dimenticare la nostra cara
Sardegna e tenerci uniti. Vi
scrivo perché nel Messaggero
del mese di febbraio 2001,
avete dedicato una pagina intera (la n. 12) per esporre che
la “Regione” aveva emanato
un nuovo “Piano Regolatore”
chiamato PUT – Piano Urbanistico Territoriale che avrebbe annullato tutti quelli precedenti, compreso il PUC (Piano Urbanistico Comunale).
Purtroppo da allora il giornale non ha dato più notizie e
all’Ufficio Tecnico del mio
paese, Palau, non sono al corrente di questa legge. Se potete, datemi una risposta in merito.
Tonino Orecchioni
21, Rue Jean Borderei
95100 Argenteuil
(Francia)
Caro Orecchioni,
abbiamo sintetizzato la sua
lettera, omettendo le informazioni private e i complimenti
per la Redazione (che ovviamente apprezza e ringrazia),
solo per motivi di spazio e siamo certi che ci perdonerà.
Per dare una risposta al suo
quesito, la informiamo che
quella da lei indicata come
“legge” è un “disegno di legge”, cioè prima che diventi
normativa regionale deve essere approvata dall’Assemblea sarda. Troverà riscontro
nell’articolo da lei citato di
cui ci ha inviato la fotocopia.
Ha, quindi, iniziato l’iter pro-
Caro Messaggero Sardo,
vi chiedo di farmi avere il
giornale. Sono nato a Siniscola e vivo da anni in Inghilterra. Amo la storia, la poesia e
l’arte della Sardegna. Vi mando sinceri saluti anche da parte dei miei familiari.
1 Fairfield Avenue
Tunbridge Wells
TN2 3SD Kent
(England)
Caro lettore,
speriamo che qualcuno dei
suoi amici legga questo messaggio e così lei possa mandarci, oltre che l’indirizzo,
anche il suo nominativo completo che ha dimenticato di
scriverci. A presto.
Ricerca circolo
emigrati in zona
Pirenei francesi
Caro Messaggero Sardo,
ricevo il giornale da molti
anni e vorrei sapere se esiste
un Circolo sardo nelle vicinanze della mia residenza
cioè nelle Landes (40 chilometri) o nei Pirenées Atlantiques (64). Vorrei inoltre che
inviaste il mensile a mia cugina che, nata come me a Orani,
vive in Bretagna.
Pascaline Cottu Wegner
15 av. Jean Lartigan
40530 Labenne
Cara Cottu Wegner,
la invitiamo a consultare
l’elenco dei Circoli che trova
nella seconda pagina del
giornale e a scegliere quello
che è più vicino alla sua residenza. Se, invece, la distanza
è eccessiva e nella zona dove
abita ci sono numerosi emigrati sardi potrebbe farsi promotrice di un’iniziativa per la
costituzione di un nuovo Circolo. Per quanto riguarda sua
cugina, abbiamo trascritto
l’indirizzo e riceverà “Il Messaggero” al più presto. Cordialità.
Bonorvese emigrata in
Argentina chiede notizie
su paese natale
Caro Messaggero Sardo,
vi scrivo per ringraziarvi
per la vostra bella e gradita
pubblicazione che ricevo, grazie all’abbonamento che ha
fatto una mia cugina, Gabina
Serra, che abita a Bonorva
(Sassari). Sono emigrata dalla
Sardegna 75 anni fa, proprio
da Bonorva, ma sono nata a
Bortigali. Abito a Leones, in
provincia di Cordoba, in Argentina. Essendo venuta da
piccolina, avevo due anni, e
poiché mio padre è morto
quando avevo 12 anni, a poco
a poco ho perso la familiarità
con la lingua sarda, ma capi-
sco l’italiano e il dialetto piemontese, giacché mio marito
discende da genitori di quella
regione.
Mi piacerebbe trovare nel
giornale qualche nota su Bonorva e Bortigali, almeno così
potrei conoscere qualcosa sulla mia terra di origine, dal momento che non sono mai ritornata in Sardegna.
Battistina Biosa Sachetto
Dante Alighieri 748
2594 Leones (Cordoba)
Argentina
Cara Biosa Sachetto,
proprio per rispondere all’esigenza di molti emigrati
che come lei non hanno avuto
modo di tornare in Sardegna,
ma anche per soddisfare la
curiosità dei lettori sulle diverse località dell’isola, abbiamo promosso una nuova
iniziativa dedicata ai paesi
della Sardegna. Speriamo che
al più presto possa trovare
soddisfazione anche la sua richiesta. La ringraziamo per le
gentili parole e per l’affetto
che manifesta per il giornale.
Cari saluti.
Abbonato da oltre 30
anni cambia indirizzo
Caro Messaggero Sardo,
da oltre 30 anni ricevo il
“nostro” mensile, grazie anche al quale ho saputo tenermi
informato su avvenimenti di
primo piano della vita politica, sociale e di costume della
nostra Sardegna, traendone
sempre motivo di intima soddisfazione. Infatti, per chi
come me è lontano dall’Isola
da cinquant’anni, ricevere un
così vasto sommario di notizie aggiornate, riportate e rappresentate con intelligente capacità da fornire un quadro
vivo e immediato dei fatti, è
molto importante in quanto
tiene sempre vivace lo spirito
e il ricordo della Sardegna.
Desidero quindi esprimere un
grazie affettuoso a quanti lavorano e collaborano a questo
notiziario che, in qualche misura, ripaga chi lo riceve della nostalgia celata nel profondo dell’animo. L’età e gli acciacchi hanno suggerito di lasciare Roma e trasferirmi in
Abruzzo dove vivono due figlie sposate, la cui vicinanza
“dovrebbe” attenuare gli effetti delle primavere immagazzinate. È possibile avere il
giornale al nuovo indirizzo?
Bernardino Rais
Via Arzuni, 11
67054 Civitella Roveto
nel 1969 ed io sono nato in
Germania il 23 gennaio 1969.
Nel dicembre di quell’anno
siamo ritornati nell’isola e ho
quindi vissuto in Sardegna
fino all’età di 21 anni. Successivamente mi sono trasferito a Bergamo dove risiedo e
dove ho costruito la mia famiglia. Il problema è che fino ad
oggi non ho mai usufruito delle agevolazioni per i residenti
o nati in Sardegna, perché, in
effetti, non lo sono! Ma sono
sardo a tutti gli effetti, come
posso dimostrarlo?
Antonio Pes
Via Papa Giovanni XXIII, 100
24040 Madone (Bergamo)
Caro Pes,
cogliamo nelle sue parole,
così come in quelle di tanti
lettori che ci hanno rivolto lo
stesso interrogativo, la duplice amarezza di aver pagato
almeno due volte la condizione di emigrato, quella di chi è
stato costretto ad abbandonare la propria terra, i familiari
e gli amici per necessità di sopravvivenza e quella, ancora
più paradossale, di chi come
lei, pur con salde radici nell’isola e di fatto sardo, non
può esibire o dimostrare le
radici “autentiche” della sua
storia personale. Non possiamo che confermarle ciò che
lei ben conosce. Purtroppo, in
questa fase della continuità
territoriale, per usufruire delle agevolazioni non basta essere figli di emigrati sardi,
occorre essere nati nell’isola.
L’auspicio che formuliamo è
che questa opportunità di
avere consistenti sconti sui
voli possa essere estesa anche
ai figli degli emigrati e ai loro
familiari, ma la realtà attuale
è quella che sa. Ricambiamo
gli affettuosi saluti.
Lettore lamenta ritardo
in pubblicazione poesie
Caro Messaggero Sardo,
nelle prime ore del mattino
ripenso al tempo trascorso
scrivendoti versi in lingua italiana e sarda dei quali però
non ho avuto ancora modo di
vederne la pubblicazione. Ora
ti chiedo di tenere in considerazione anche me ed è per
avere un piccolo spazio che ti
scrivo. Mi domando se per
caso non ho sbagliato nell’inviare i versi e non sono stati
adeguatamente
recapitati.
Ringrazio tanto per il giornale che ogni mese mi tiene più
vicino alla Sardegna.
Gesuino Orrù
Scheldestraat, 76
6413XZ Heerlen (Olanda)
Caro Rais,
abbiamo in parte ridotto la
sua lettera, per motivi di spazio, la ringraziamo molto per
gli apprezzamenti rivolti alla
testata e speriamo davvero di
offrire un servizio sempre
adeguato alle esigenze dei
lettori. Per quanto riguarda
la sua domanda conclusiva,
come potevano negare una
cortesia ad un così affezionato lettore? Vada quindi in
Abruzzo a godere degli affetti
familiari e delle cure che le
sue figliole saranno ben liete
di prodigarle, il Messaggero
la seguirà. Auguri.
Caro Orrù,
abbiamo registrato l’indirizzo del suo caro amico trasferitosi in Belgio e riceverà
al più presto il giornale. Per
quanto riguarda la pubblicazione dei suoi testi in rima,
stia tranquillo sono stati recapitati all’esatto indirizzo e
consegnati al prof. Tola curatore dell’apposita rubrica dedicata alla poesia. Le chiediamo ancora un po’ di pazienza e vedrà che sarà accontentato. Cari saluti.
Continuità territoriale
solo per nati in Sardegna
Nuovo indirizzo
per lettore “Scozzese”
Caro Messaggero Sardo,
sono figlio di genitori sardi.
Per motivi di lavoro i miei si
sono trasferiti in Germania
Caro Messaggero Sardo,
vorrei subito ringraziare di
cuore per la pubblicazione
che ricevo da molti anni. Tro-
IL MESSAGGERO SARDO
3
OTTOBRE 2002
vo il giornale molto interessante con varie informazioni,
apprezzo specialmente quelle
che portano tanta nostalgia
della Sardegna, nostra cara
terra. Chiedo di registrare il
mio nuovo indirizzo. Invio
un piccolo omaggio della
vecchia Glasgow: cartoline
d’antiquariato di cui faccio
collezione.
Abele Murru
nelle librerie né nella locale
Associazione dei Sardi.
Massimo Dorello
2 Cementery Road - Dunblane
Scotland FK15 ONT U. K.
Nuova lettrice esprime
gradimento per giornale
Caro Murru,
abbiamo registrato il nuovo indirizzo e avrà il giornale nella nuova residenza. Le
sue cartoline sono state molto apprezzate e la ringraziamo molto dell’omaggio sapendo bene il valore che hanno per un collezionista. Auguri.
Dal Cile ricorda isola
e abbraccia familiari
Caro Messaggero Sardo,
mi chiamo Silvia Pais Gerdes, sono nata a Santiago del
Cile e ho sposato un cileno.
Ho quattro figli, tre femmine
(una delle quali è monaca) e
un maschio. Sono figlia di un
sardo, Giovanni Pais Bellu di
Pozzomaggiore, che ha 92
anni, e di una tedesca, che ha
attualmente 88 anni. Mio padre è giunto in Cile nel 1927
e qui ha sposato mia madre.
Sono nate due figlie e sette
nipoti. I miei genitori, che
hanno festeggiato 60 anni di
matrimonio, mi hanno insegnato ad amare la Sardegna e
io non l’ho mai dimenticata.
La famiglia è divisa tra l’isola, il Cile e la Francia. Ho
avuto la fortuna di vedere la
Sardegna due volte: la prima,
nel 1970, con mio babbo, e la
seconda, nel 2000, con mia
figlia Rosina. Ho potuto così
conoscere i familiari, il paese
d’origine di mio padre e la
terra dei miei antenati. È stata una grande emozione. Anche io ho trasmesso a mio
marito e ai figli un grande
amore per l’isola e il mio
grande sogno è quello di potervi tornare insieme a loro
per viverci. Ricevo costantemente il giornale e così sono
sempre informata su quanto
avviene nella mia cara Sardegna. Saluto tutti con mio marito Jesus e i figli Furica, Rosina, Renza e Silvio.
Silvia Pais Barrera
(posta elettronica)
Cara Pais,
la sua gentile lettera ci
permette di ricordare e salutare i tantissimi emigrati e i
figli di sardi che, nonostante
il tempo, non dimenticano le
più lontane radici. Cogliamo
l’occasione per rivolgere
tanti cari auguri ai suoi genitori che con 60 anni di matrimonio rappresentano un bellissimo esempio di longevità
matrimoniale. A lei un abbraccio speciale dalla Redazione.
Indirizzo e casa editrice
libro Milia
Caro Messaggero Sardo,
gradirei conoscere il nome
e l’indirizzo della Casa Editrice che ha pubblicato il libro “Dialogo sulla Nazione
sarda” di Graziano Milia, da
voi citato nel numero di gennaio del “Messaggero”. Non
sono riuscito a trovarlo né
Verona
Caro Dorello,
il testo di cui lei chiede notizie è stato pubblicato da
“AM&D Edizioni” – Cagliari, via Aosta 3/5 – tel.
070.309038; fax 070.345037
Caro Messaggero Sardo,
da pochi mesi sono iscritta
all’Associazione dei Sardi in
Toscana, ricevo il vostro
mensile e ve ne sono grata.
Personalmente non sono
un’emigrata in quanto nata in
Toscana da madre pure Toscana, tuttavia mio padre è di
Luras e questo basta a farmi
sentire sarda. Trovo lodevole
ciò che fate per i sardi che si
trovano lontani dalla propria
terra e che spesso devono affrontare molte difficoltà.
Mio padre non ha mai trovato ostacoli, anzi è sempre
stato indicato come esempio
di onestà e senso del dovere,
tuttavia l’integrazione non è
affatto facile.
Francesca Cabras
Via del Tinto, 22
56010 Vicopisano (Pisa)
Cara Cabras,
ci fa piacere sapere che il
giornale è apprezzato, tuttavia non è noi che deve ringraziare ma la Regione Sardegna che attraverso il Fondo
Sociale sostiene la pubblicazione distribuita gratuitamente agli emigrati e ai loro
familiari. Per la Cooperativa
“Il Messaggero Sardo” è innanzitutto un valore dare
voce e accompagnare la crescita dell’emigrazione nel
mondo, ma non mancano le
difficoltà, soprattutto in un
momento in cui l’informazione “di servizio” è sempre
meno diffusa e aumentano le
spese per produrre giornali
su carta. Seppure la Redazione faccia di tutto per essere
“dalla parte dei lettori”, non
sempre ci riesce e le parole
di stima fanno piacere. Speriamo di continuare a meritarle.
Emigrazione, viaggi,
spese e disservizi
Caro Messaggero Sardo,
sono tanti anni che dalla
Valle d’Aosta, regolarmente
due volte all’anno, con immenso piacere, scendiamo in
Sardegna. Mio marito è sardo, io “continentale”. La nota
dolente di questi spostamenti
sta nei viaggi. Con grande
rammarico, nell’agosto scorso, con la Tirrenia, sulla rotta Genova-Porto Torres, abbiamo potuto usufruire solo
di due navi? Perché? I prezzi
sono lievitati, il servizio no.
Perchè? Prenotiamo con netto anticipo, a marzo, per avere la cuccetta. Scopriamo, in
nave, che alcuni nostri amici,
che hanno prenotato a gennaio, viaggiano in ponte. Perché. Per non parlare delle
“code”, all’imbarco, per ritirare l’apri cabina, per sbarcare… Perché? Nel dicembre
2001 ci è toccata una “mini
crociera” di tre giorni! Non si
poteva attraccare a causa del
vento di grecale. Una volta
nei garages siamo stati sollecitati ad affrettare le opera-
zioni di sbarco. Non era certo nostra intenzione rimanere
ancora a bordo, dopo 40 ore
di mare! Via “cielo”, non va
meglio. Da Torino non c’è
continuità territoriale e solo
un volo Torino-Cagliari-Palermo… Perché? Con quello
che costa il biglietto, riusciamo ad andare in Canada!
Speriamo che in un futuro
non troppo lontano, la nostra
valigia di emigrati sia piena
delle risposte a tutti i nostri
perché.
Noi in Sardegna ci torniamo, malgrado tutto, perché
amiamo questa terra.
Aiutateci però ad arrivare
più dolcemente.
A questo proposito c’è sicuramente, chi può fare qualcosa. Buon lavoro e grazie al
giornale per i servizi che offre.
Maria Fazari e Tiziano
Cotza
Fraz. Mazod, 46
11020 Nus
Cara Fazari Cotza,
abbiamo pubblicato integralmente la sua lettera in
quanto, con i ripetuti perché,
ci è sembrata idonea ad
esprimere il disappunto e
l’educata rabbia di tantissimi viaggiatori, emigrati e
non, che subiscono disservizi
e disagi per poter tornare
nella loro terra d’origine
perfino per le vacanze. È evidente che il giornale non possa fare molto di più che registrare le situazioni segnalate
dai lettori.
È importante tuttavia anche dare spazio alle proteste
e alla denuncia dei disagi
con la certezza che “c’è sicuramente chi può fare qualcosa”.
Bisogna tuttavia anche registrare qualche piccolo passo in avanti. Innanzitutto si è
spezzato il monopolio delle
Compagnie di Navigazione e
nei collegamenti via mare
qualcosa è cambiata, anche
se ciò nulla toglie ai disagi
da lei evidenziati.
È stata inoltre avviata la
richiesta di allargare anche
alle vie marittime la continuità territoriale e si comincia a parlare dell’opportunità di ampliare le rotte aeree,
per consentire di fruire degli
sconti da qualunque aeroporto. Non è poco. E’ aumentato
anche l’interesse a gestire
flussi di traffico dall’estero
da parte di compagnie aeree
straniere. Certo la valigia
dei perché è ancora molto
pesante, ma c’è da ritenere
che siano maturi i tempi per
vivere esperienze diverse. Ce
l’auguriamo per tutti i sardi
nell’isola e nel mondo. Grazie per averci scritto.
Chiede informazioni
su poeta Luigi Cabras
Caro Messaggero Sardo,
ringrazio per l’invio del
giornale di cui apprezzo in
modo particolare la pagina
dedicata alla poesia. Approfitto dell’occasione per chiedere informazioni sulle raccolte di componimenti in
rima di Luigi Cabras. Nelle
librerie e su internet non riesco a risalire all’Editore e ai
titoli. Mi potreste aiutare?
Maria Luisa Prette
(posta elettronica)
Cara Prette,
abbiamo trasmesso la sua
lettera al prof. Tola, curatore
della rubrica che lei apprezza
molto e stia certa che avrà al
più presto le informazioni che
desidera. Cari saluti.
Appello collezionista
cartoline e francobolli
Caro Messaggero Sardo,
vivo a Torino dal 1978, ma
sono originario di Uri, in provincia di Sassari, dove annualmente trascorro 15 giorni di vacanza.
Sono un collezionista di
cartoline antiche e moderne,
buste e francobolli, chiedo
pertanto se qualcuno dei numerosi lettori del giornale,
anche residenti all’estero, abbia voglia di scrivermi e di
promuovere scambi.
Raimondo Masala
Casella Postale, 48
10093 Collegno
(Torino)
Caro Masala,
abbiamo ridotto la sua lettera all’essenziale, rispettan-
do la richiesta da lei formulata. Vedrà che le cartoline
non tarderanno ad arrivare.
Buon lavoro!
Chiede invio giornale
come dono per la
mamma
Caro Messaggero Sardo,
sono figlia di un’emigrata
originaria di Posada (Nuoro)
che vive a Monterotondo, in
provincia di Roma avendo
sposato mio padre, nato a Latina. Vorrei fare una sorpresa
alla mamma facendole recapitare il giornale.
Vi sarei molto grata se poteste inviarlo.
Laura Chiurato
Via Pietro Nenni, 3
00015 Monterotondo
Cara Laura,
abbiamo sintetizzato la sua
lettera per motivi di spazio.
Sarà però accontentata e sua
mamma Aurelia avrà il giornale al più presto.
Cordialità.
LE ORIGINI DEI COGNOMI
Per poter rispondere alle domande degli emigrati sull'origine dei loro cognomi, tra le altre fonti, attingiamo anche dal prezioso volume del prof. Massimo Pittau “I Cognomi della Sardegna - significato e
origine di 5.000 cognomi” (Carlo Delfino Editore, Sassari 1990).
Per chi fosse interessato questo è l'indirizzo della casa editrice: Carlo Delfino editore, Regione Li Cadduffi, 07100 Sassari.
LAMPIS
Caro Messaggero,
oltre che comunicarvi il mio
nuovo indirizzo, al quale spero
continuerete a spedire l’amato
giornale, approfitto per salutare da queste pagine il mio paesano scrittore Tiberio Vacca
ed infine, che origine ha il mio
cognome?
Lampis Emilio
Via Pettinengo, 5
10149 Torino
Caro Lampis,
continuerà a leggere il Messaggero, speriamo che il signor Vacca possa mettersi in
contatto con lei.
Il suo cognome presenta il
plurale di famiglia, di forma
campidanese, e corrisponde al
cognome medievale Alanpi
(documentato nel Condaghe di
Silki) corrispondente probabilmente al nome personale
bizantino Eulampios.
Compare in gran parte dei
testi del XII e XIII secolo.
CANI
Caro Messaggero,
cortesemente chiedo informazioni approfondite sulla
storia del mio cognome.
Nell’aspettare la vostra risposta, porgo i più cordiali saluti.
Cani Fabio
Via Cav. Vittorio Veneto, 20
Saluzzo (CN)
Caro Cani,
l’ origine del suo cognome
può corrispondere al campidanese cani “cane” che deriva
dal sostantivo latino canis, o
potrebbe originare da cognome propriamente italiano di
significato ed origine uguale.
Si registra come Cane del
Condaghe di Silki e nel CDS II
dei secoli XI e XII.
FENU
Caro Messaggero,
avrei piacere correggeste il
mio indirizzo in quanto è ormai da tanto che il giornale a
me diretto arriva a mio omoni-
mo, peraltro felice di ciò, che
ho pregato per indicare l’indirizzo esatto, ma fino ad oggi
nulla è cambiato. Mi raccomando!
Avrei piacere sapere anche
da cosa origina il mio cognome.
Fenu Giuliano
Via G. Puecher, 18
Sovico (MI)
Caro Fenu,
siamo spiacenti del disguido
che cercheremo di risolvere al
più presto.
L’origine di Fenu ci indirizza o al latino fenum da cui fenu
“fieno”, oppure corrisponderebbe al nome di villaggio medievale Fenu, ormai scomparso, indicando naturalmente la
nascita di individuo in quella
località.
Fanno parte di tale matrice
anche i cognomi De Fenu o
Deffenu, presenti nel Condaghe di Silki.
MASCIA
Caro Messaggero,
sarei curioso di avere notizie
circa l’origine del mio cognome e di quello di mia moglie
che è Palmas.
Mascia Attilio
Via A. Mutti, 7
25126 Brescia
Caro Mascia,
presto accontentata la sua
curiosità.
Palmas sarebbe originario
dal singolare Palma, ovviamente inteso come pianta o indicante bella donna o palma
della mano.
Potrebbe essere originario
dal paese di Palmas Arborea,
nell’oristanese, o di altri cinque paesi omonimi, e quindi
indicare individuo nato in tale
luogo.
Mascia, più usato in Sardegna come Maxia, corrispondente all’omologo temine
campidanese indicante “magia, stregoneria” derivante
dal latino magia.
In subordine può essere intesa come variante del cognome Masia.
EDITORIALE
4
OTTOBRE 2002
C
on l’autunno sono tornate le nuvole. C’è stato
qualche temporale. Ma
le piogge, tanto attese e invocate, hanno provocato, come
sempre, anche danni. Comunque il beneficio per le campagne assetate, dopo la più torrida e secca estate che si ricordi,
è stato innegabile. Così come
l’apporto per gli invasi ormai
quasi prosciugati dalla siccità.
Ora c’è qualche settimana in
più d’acqua garantita per le famiglie di Cagliari e di gran
parte del Campidano, che non
saranno costrette a subire ulteriori drammatici tagli all’erogazione idrica già limitata a sei
ore giornaliere.
Ma con l’autunno sono tornate ad addensarsi dense nubi
anche sul governo della Regione. Con l’approssimarsi della
presentazione e della discussione della manovra finanziaria, è ormai prassi pressoché
consolidata, cominciano le frizioni tra le varie componenti
della coalizione di maggioranza e anche all’interno delle
stesse. E’ successo in passato,
si è ripetuto di recente e si sta
ripetendo ancora quest’ anno.
Sembrava che il presidente
Pili – dopo l’avvio drammatico del suo mandato: segnato da
un numero rilevante di sconfitte al voto segreto nell’Aula del
Consiglio regionale – fosse
riuscito se non a pacificare almeno a placare le varie componenti del Centrodestra. E invece il fuoco covava sotto la
cenere. A muovere critiche al
presidente della Giunta con richiami espliciti anche in Aula
non è stato solo il suo predecessore Mario Floris. Questa
volta la voce grossa l’ha fatta
Alleanza nazionale, il secondo
partito della coalizione. Già
alcuni mesi fa il Gruppo di An
aveva minacciato di uscire dall’esecutivo e di dare solo l’appoggio esterno (un modo come
un altro per sfiduciare il presidente). Ma ai primi d’ottobre
CON L'AUTUNNO ARRIVANO
DENSE NUBI DI CRISI
SUL GOVERNO DELLA REGIONE
la protesta di An è esplosa durante i lavori del Consiglio regionale. Per protesta, sentendosi emarginati e non considerati nelle scelte del presidente,
tutti gli undici consiglieri del
Gruppo hanno disertato l’Aula. Un fatto che non ha precedenti nella storia dell’Autonomia.
Le opposizioni hanno giudicato il gesto come una esplicita sfiducia al presidente della
Regione e hanno chiesto a Pili
di trarne le conseguenze. La situazione non è precipitata per-
Con l'autunno arrivano
dense nubi di crisi
nel governo della Regione
POLITICA REGIONALE
Con la nomina dei commissari
diventa operativa la legge
sulle nuove Province sarde
6 di Maria Grazia Caligaris
Proposte di modifica della
legge elettorale
dell'UDR e “Democratzia”
7 di Luigi Alfonso
8
Un concorso di idee
per il nuovo simbolo
dell'UDR di Floris
9
I riformatori sardi sollecitano
il rilancio delle riforme
istituzionali
Nasce tra le polemiche
l'agenzia regionale
di protezione ambientale
SERVIZI DALLA SARDEGNA
5
L'acqua delle miniere per
fronteggiare l'emergenza
siccità
di Gino Zasso
solitudine da Pili, ha rotto gli
indugi.
Per tentare di rasserenare gli
animi sono intervenuti personalmente Berlusconi e Fini.
Dopo giornate di convulse
trattative e di pubbliche prese
di posizione il gruppo consiliare di An, ha accolto un invito di Pili, e ha deciso – a maggioranza – di tornare in aula e
di far rientrare la protesta in
attesa di un chiarimento con
gli alleati, che deve essere definitivo. Mauro Pili, alla vigilia della ripresa dei lavori del-
SOMMARIO
EDITORIALE
4
ché l’uscita dall’Aula dei consiglieri di Forza Italia ha fatto
mancare il numero legale e la
seduta del Consiglio è stata
sospesa.
Il motivo scatenante della
presa di posizione di An è stato la decisione di Pili di nominare commissario dell’Agenzia per l’ Ambiente l’ex assessore dell’Agricoltura, nonché
esponente di primo piano dell’UDC, Antonello Usai.
An che rivendicava quel posto e che non aveva gradito alcune precedenti scelte fatte in
Un osservatorio per controllare
i prezzi nei mercati di Cagliari
Concluso a Ozieri il corso
per allievi del canto a chitarra
Un progetto di recupero
dei detenuti sardi
attraverso la formazione
19
Si rinnova a Posada
la festa dei poeti
20
Le origini mitologiche
a Silanus
8 di Alessandro Zorco
11
Il mondo del volontariato
rivendica dalle istituzioni
il rispetto dei diritti
di Luigi Alfonso
ECONOMIA
7
10
La SFIRS abbandona
la cordata Sardo-Veneta
per la Costa Smeralda
La chimica chiude:
ciminiere spente nella
piana di Ottana
di Giuseppe Centore
CULTURA
12
Uno studio scientifico
sulla produzione di coltelli sardi
di Eugenia Da Bove
IL MESSAGGERO SARDO. Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati e le loro famiglie
Edito dalla Cooperativa «Messaggero Sardo» s.r.l. - Pres. Gianni De Candia
Comitato di Direzione: Gianni Massa (responsabile), Marco Aresu, Gianni De Candia,
Ezio Pirastu, Luigi Coppola
Redazione e Amministrazione: Via Barcellona, 2 - 09124 Cagliari
Tel. 070/664214 - Fax 070/664742
Registrazione del Tribunale di Cagliari n. 4212 dell'11-4-1969
Iscritto al Registro Stampa n. 217
SPORT
EMIGRAZIONE
di Gerolamo Squintu
di Natalino Piras
21
La storia della Sardegna
per le scuole curata
da Manlio Brigaglia
di Giovanni Mameli
L'umanità dentro il lager
diario di Pietro Tola
di Natalino Piras
22
32
20
Parlando in Poesia
14
Eleonora d'Arborea storia
minore del monumento
di Oristano
di Adriano Vargiu
Il ruolo dell'associazionismo
per favorire l'inserimento
e l'integrazione degli emigrati
Per affrontare il presente
non dimenticare la lezione
del passato
16
Quattro giorni con la Sardegna.
I sapori e i colori dell'isola
animano il centro di Losanna
di Antonello De Candia
17
“Su Nuraghe” festeggia
35 anni di attività
al servizio dei sardi
Il Cagliari si affida
a Ventura
di Andrea Frigo
Appena quattro punti
dopo cinque giornate
Licenziato Leonardi
di Franco Ferrandu
31
La Sardegna conferma
la sua leadership
nell'hockey su prato
di Andrea Porcu
Due squadre sarde
al campionato di A/2
di Volley
di Gianni De Candia
15
a cura di Salvatore Tola
30
Un nuovo impegno
per onorare il debito
verso i padri emigrati
Antonio Marredda acclamato
presidente onorario
della Federazione belga
di Gianni Perrotti
EMIGRAZIONE
l’assemblea regionale ha scritto al coordinatore di An, Carmelo Porcu e al presidente del
Gruppo, Bruno Murgia, spiegando che “alcuni atti compiuti in questi ultimi mesi possono aver suscitato la sensazione
di un venir meno della collegialità del governo della Regione” ma che si è trattato di
“atti indispensabili per salvare
importanti risorse per la Sardegna e la cui urgenza era assolutamente improcrastinabile”. Dopo aver ribadito la
“centralità” di Alleanza nazionale, Pili riconosce che “è indispensabile maggior coesione, più determinazione, e aggiungo, maggiore collegialità”.
A fine ottobre il Consiglio
dovrà riunirsi per discutere
una mozione di sfiducia presentata dal Centrosinistra. In
quella circostanza si vedrà se il
presidente Pili è riuscito a riportare serenità nei rapporti tra
le varie forze della maggioranza. Perché la insoddisfazione
per l’azione di governo della
Regione non è solo di An. Anche i Riformatori di Massimo
Fantola, dal loro congresso di
Villasimius, già prima che la
situazione precipitasse, e
l’Udr a più riprese, avevano
chiesto più collegialità e più
incisività nell’attuazione del
programma. Tutti sono consapevoli delle nefaste conseguenze di una crisi dallo sbocco imprevedibile, ma anche
preoccupati della paralisi che
provocherebbe una situazione
di stallo.
Pili sa bene che per accontentare un alleato non può
scontentarne altri. E la lettera
inviata a Porcu e Murgia, infatti, conclude con l’impegno a
sottoporre alla maggioranza le
questioni sollevate da An ma
“tenendo ben conto che la nostra coalizione è articolata e
necessita un atteggiamento di
equilibrio che in questa fase
deve prevalere”.
di Liliana Fornasier
RUBRICHE
23
Sardegna notizie
25
Emigrazione
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IL MESSAGGERO SARDO viene inviato gratuitamente dalla Regione Sardegna a tutti gli emigrati,
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Richiedetelo a questo indirizzo: MESSAGGERO SARDO - Via Barcellona, 2 - 09124 CAGLIARI
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IL MESSAGGERO SARDO
5
OTTOBRE 2002
A
cqua, è stata l’annata dei
record: mai, negli ultimi
cento anni era piovuto,
fino a luglio, così poco, mai in
agosto e nei primi di settembre era
piovuto tanto. E a record si aggiunge record: mai, in Sardegna,
nel settore dei lavori pubblici, si
era lavorato ininterrottamente per
ventiquattr’ore al giorno, in tre
turni massacranti, per addurre nell’area metropolitana di Cagliari
l’acqua delle miniere dell’Iglesiente, come invece sta avvenendo ora.
Per attenuare i disagi della siccità di un anno, hanno dato una
poderosa mano prima Giove pluvio, poi la Regione. Rovinando le
ferie a migliaia e migliaia di villeggianti (Ciampi, il turista per
eccellenza, prima del diluvio aveva già lasciato, con tanto rimpianto, La Maddalena), a cavallo tra
agosto e settembre è piovuto
come rarissimamente è accaduto:
gran parte delle precipitazioni è
stata assorbita dal terreno riarso
(portando comunque benefici effetti alle falde) ma anche i bacini
se ne sono avvantaggiati.
Si riteneva ci fosse acqua solo
fino ad ottobre, invece la situazione è nettamente migliorata. In
assenza di piogge, a fine ottobre si
sarebbero dovute intaccare le cosiddette “acque morte”, cioé i fondali fangosi dei bacini, con grave
impegno per la loro depurazione
e con grosso pregiudizio per le
specie ittiche che popolano i bassifondi. Fortunatamente l’acqua è
arrivata e il pericolo è stato scongiurato: secondo calcoli dell’assessorato regionale dei lavori
pubblici negli invasi dell’isola
sarebbero finiti oltre 25 milioni di
metri cubi di acqua il che ha scongiurato il pericolo di una crisi più
nera. L’aumento di disponibilità
non è stato uniforme: a trarre maggior vantaggio è stato il sistema
Coghinas-Mannu-Temo, che ha
incrementato le sue esigue risorse
di oltre 21 milioni di metri cubi (a
metà settembre erano invasati 85
milioni di metri cubi), seguito dal
sistema Flumendosa-Campidano-Cixerri con 3,2 milioni di metri cubi in più: la disponibilità attuale è stabilita in nove milioni e
mezzo di metri cubi ma arriva a
venticinque milioni con l’apporto dei bacini minori, Mulargia, Sa
forada, Cixerri, Is barroccus). Nel
Sassarese nel mese di agosto sono
caduti 80 millimetri di acqua,
contro i dodici della media climatologica: il Bidighinzu, tuttavia, è
da mesi fermo a una disponibilità
di quattro milioni di metri cubi.
Pressoché stazionaria la situazione
anche negli altri dei quaranta bacini dell’isola, dove, comunque, gli
aumenti di livello hanno compensato i consumi, rilevantissimi,
come sempre, nei mesi estivi.
Nonostante il fortunato e in
gran parte imprevisto aiuto di natura meteorologica, le restrizioni
per città e campagne restano tutte:
a Sassari l’acqua viene erogata
soltanto nelle ore notturne, a Cagliari per sei ore al giorno, come
nella maggior parte dei Comuni
dell’isola. L’unica eccezione è
rappresentata da Guspini che,
grazie a un intelligente sfruttamento di pozzi e sorgenti, può
permettersi il lusso di fornire acqua ventiquattr’ore al giorno.
Altrove alla ferrea logica della
limitazione delle forniture non si
può derogare: è infatti maggiore
la quantità di acqua che si perde
negli impianti di adduzione che
quella che si consuma. Secondo
Sergio Marracini, presidente dell’Esaf, l’ente che gestisce le reti
idriche dei comuni dell’isola, il
sessanta per cento dell’acqua erogata (ma il dato è contestato dal-
ACQUA / Bizzarrie del tempo: mai negli ultimi cento
anni era piovuto così poco fino a luglio e mai così tanto
in agosto e settembre. Dai pozzi dell'iglesiente le
risorse idriche per Cagliari
L'ACQUA DELLE MINIERE
PER FRONTEGGIARE
L'EMERGENZA SICCITA'
di Gino Zasso
l’assessorato regionale dei lavori
pubblici, che ritiene il fenomeno
più contenuto) si perde per strada.
Vi sarebbero paradossali situazioni-limite: a Olbia e a Carbonia le
perdite arriverebbero addirittura
all’ottanta per cento della quantità distribuita. Complessivamente
si perdono oltre cento milioni di
metri cubi di acqua e 150 milioni
di euro.
I dati hanno fatto gridare allo
scandalo gli agricoltori della
Gallura che, riuniti nel salone comunale di Tempio assieme ai
sindaci e ai presidenti delle comunità montane, hanno elaborato un dettagliato documento che
hanno inviato al presidente della Regione Mauro Pili, che è anche commissario per l’emergenza idrica. Chiedono, tra l’altro, la
realizzazione di una condotta di
collegamento tra gli invasi del
Coghinas e del Liscia, il definitivo collaudo della diga sul Liscia,
la ridiscussione della concessione del bacino del Coghinas all’Enel. «La priorità - ha detto
Eugenio Maddalon, presidente
di Confagricoltura - deve essere
data agli usi civili, quali agricoltura, turismo e attività produttive, e non alle centrali idroelettriche, le cui esigenze costano dai
100 ai 150 milioni di metri cubi
all’anno».
Il grave handicap dell’erogazione è comunque rappresentato
dalle reti di distribuzione, obsolete e fatiscenti in tutta la Sardegna: secondo il presidente dell’Esaf con una spesa di 150 milioni di euro in due anni sarà
possibile portare le perdite al limite fisiologico del 15 per cento.
Nel frattempo non è andato in
porto, per la netta opposizione
del Consorzio di bonifica dell’Oristanese, il progetto della
giunta regionale di prelevare acqua dal Tirso per destinarla ad
altre zone della Sardegna, in particolare al Cagliaritano. «L’acqua di cui disponiamo non basta
neanche a noi - ha detto Mario
Matta, presidente del Consorzio
- Attualmente siamo in grado di
irrigare soltanto il 30 per cento
delle nostre colture e non siamo
certo in grado di approvvigionare il Basso Campidano».
Sulla base di queste considerazioni, il presidente Mauro Pili ha
deciso di dare un’accelerazione
ai lavori per la rete di adduzione
dell’acqua delle miniere. Come
già detto si lavora alacremente,
con ritmi finora sconosciuti in
Sardegna, anche di notte, alla
luce delle fotoelettriche. Cento
persone impiegate alternativamente in tre turni, un appalto di
un milione e 667 mila euro, tem-
UN OSSERVATORIO
PER CONTROLLARE I PREZZI
NEI MERCATI DI CAGLIARI
U
n Osservatorio controllera’ i prezzi dei prodotti in vendita a Cagliari, in particolare nei Mercati Civici e contribuira’ con
un’informazione costante a
ristabilire un rapporto di fiducia tra commercianti e consumatori. E’ l’impegno assunto
con un protocollo d’intesa tra il
Comune di Cagliari, le associazioni dei commercianti Confesercenti e Confcommercio e
quelle di tutela dei consumatori Cittadinanzattiva, Unione
Nazionale Consumatori e Adiconsum. L’obiettivo e’ fronteggiare il carovita, dopo introduzione dell’euro coincisa con un
aumento indiscriminato dei
prezzi. L’iniziativa colloca Cagliari tra le prime citta’ in Italia
a essersi dotata di uno strumento operativo cui potranno fare
riferimento i cittadini. L’Osservatorio consentira’ all’assessorato delle Attivita’ produttive
di assumere anche iniziative
specifiche cui si affiancheranno
quelle delle associazioni. Il
Comune procedera’ all’adegua
mento del numero degli ispettori di vigilanza
annonaria per monitorare i
prezzi e sanzionare le violazioni alle norme sulla pubblicita’,
sull’origine dei prodotti e sulle
vendite.
E’ prevista, inoltre, l’apertura
al pubblico del Mercato Ortofrutticolo all’ingrosso almeno
un giorno la settimana o tutti i
giorni dopo le 11. I firmatari
dell’accordo si sono impegnati
a incontrarsi ogni mese per valutare la situazione, segnalando anomalie nei prezzi e proponendo e concordando strategie
per combatterle. Le associazioni sono impegnate a coinvolgere gli aderenti per ottenere il miglior risultato in quanto, in regime di libero mercato, la collaborazione tra le parti e’ determinante. L’iniziativa, che si affianca all’Osservatorio Pubblici Esercizi, istituito in attuazione del Piano per le attivita’ di
vendita, intende inoltre coinvolgere la Camera di Commer-
cio per la diffusione dei dati.
Nel protocollo d’intesa si ritiene determinante anche il supporto dei mass-media, che saranno tempestivamente informati con bollettini bisettimanali o mensili, per diffondere
l’andamento dei
prezzi e le iniziative per calmierarli. L’accordo e’ stato sottoscritto, alla presenza del sindaco Emilio Floris, dall’assessore delle attivita’ produttive
Luciano Collu, da Puppo Mareddu di Confcommercio, Carlo Abis di Confesercenti, Romano Satolli per Adiconsum e
Unione Nazionale Consumatori e Roberto Porcu di Cittadinanzattiva. “L’Osservatorio
dei prezzi”, ha precisato Collu,
sara’ a costo zero, in quanto si
avvarra’ di personale e strutture
dell’amministrazione e avra’
sede in uno dei mercati civici.
Per il funzionamento, i contraenti dell’intesa nomineranno
ciascuno un rappresentante che
partecipera’ agli incontri calendarizzati.
po concesso per concludere i lavori cinquanta giorni. Le imprese che hanno accettato questo
singolare contratto sono l’Igea,
che si occupa del pompaggio e
della verifica delle qualità, la
Opere pubbliche, che scava le
gallerie e sistema i tubi e la Saint
Gobain, che fornisce i materiali.
Collaborano tecnici e operai del
Consorzio di bonifica del Cixerri, dell’Esaf e dell’Eaf. Una scommessa, la cui verifica si avrà il 19
ottobre, quando nel Cagliaritano
dovrebbe riversarsi un fiume di
dieci milioni di metri cubi l’anno, al ritmo di 300 litri al secondo.
Per impiegarla negli usi civili,
venti chilometri di scavi e altrettanti di tubi di ghisa del diametro di 60 centimetri preleveranno
l’acqua dalle falde, a duecento
metri di profondità, dei pozzi
“Sella” e “T” della miniera di
Monteponi. Sono luoghi della
storia: in un secolo di sfruttamento industriale hanno prodotto tre milioni di tonnellate di zinco e piombo, ma nella notte dei
tempi, erano già utilizzati da Fenici, Pisani e Aragonesi. Il 18 ottobre 1985 c’era stata, in quei
luoghi ormai in crisi irreversibile, l’indimenticabile visita di
papa Wojtila, che aveva voluto
abbracciare i minatori senza lavoro. Adesso i pozzi che non
danno più minerali “produrranno” acqua: da Monteponi sarà
portata a Campo Pisano, dove
verrà convogliata, poi verso Villamassargia, per concludere il
suo viaggio, costeggiando la
strada provinciale, nell’invaso di
Gennas is abis, in territorio di
Uta. Dal bacino l’acqua proseguirà il suo cammino nelle già
esistenti tubature dell’ente Flumendosa e placherà alfine la sete
dei cagliaritani.
Una scommessa, si è detto. Una
scommessa per la quale il presidente Pili si è impegnato in prima persona, contagiando la sua
frenesia e la sua voglia di concludere a tecnici e maestranze. Era
sindaco di Iglesias quando, nel
1997, aveva subìto la chiusura
dell’impianto di pompaggio del
pozzo Sella, decisa da altri per
evitare che l’acqua finisse in
mare e a per favorirne la risalita
nei bacini sotterranei. Lui, il sindaco, quell’acqua avrebbe voluto governarla per migliorarne la
qualità. Non c’è riuscito allora,
lo sta facendo, in altra veste,
adesso, con un’opera pubblica di
eccezionale portata, destinata a
restare memorabile.
E in extremis, alla scadenza irrevocabile del 30 settembre, il
presidente della Regione ha istituito l’Arpas, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna e ha emesso
l’ordinanza per la creazione del
Piano d’ambito, lo strumento che
regolerà il governo delle acque
per i prossimi vent’anni. La Sardegna è arrivata ultima tra le regioni italiane, ma, avendolo comunque fatto entro il tempo limite, otterrà la bellezza di un miliardo di euro di fondi comunitari. Alla guida del nuovo, importantissimo organismo, Pili ha
nominato, in qualità di commissario, l’ex assessore regionale
Antonello Usai, segretario dell’Udc e direttore generale della
sanità.
La designazione è motivo di
forti polemiche: l’opposizione
parla di “golpe istituzionale”
mentre si registrano forti tensioni
anche nella coalizione di governo: anche per questo fatto An minaccia di uscire dalla maggioranza, provocando una crisi di non
facile soluzione.
IL MESSAGGERO SARDO
6
OTTOBRE 2002
L
a legge regionale, che ha
istituito quattro nuove
Province, è divenuta
concretamente esecutiva con
l’operatività dei quattro Commissari, nominati dalla Giunta
nei primi giorni di agosto e insediati dall’assessore degli Enti
Locali Andrea Biancareddu il 5
settembre. A conclusione dell’iter burocratico, in Sardegna,
oltre a quelle “storiche” di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano, ci saranno altre quattro amministrazioni provinciali che
gestiranno i territori di Medio
Campidano, Ogliastra, OlbiaTempio e Sulcis. Insomma
l’isola assumera’ in tempi brevi
una nuova fisionomia amministrativa con otto Enti Intermedi
che, al pari delle Province di
più antica istituzione, acquisiranno le relative competenze.
Un delicato compito sarà
svolto nelle prossime settimane dai quattro Commissari Adamo Pili (Ogliastra), Gabriele Asunis (Sulcis), Peppino Burrai (Olbia-Tempio) e Giovanni
Carta (Medio Campidano), tutti
funzionari e direttori dei servizi
dell’assessorato degli Enti Locali – ai quali spetta ora il compito di acquisire e gestire i beni
patrimoniali, mobili e immobili,
e il personale per dare gambe
alle nuove Province.
La strada per attuare la legge
non è semplice. Basti pensare
che per abolire la normativa regionale è stata promossa una
raccolta di firme per indire un
referendum abrogativo. Ci sono,
inoltre, altri ostacoli come per
esempio il personale che potrebbe non acconsentire al trasferimento dalla sede dove attualmente opera. Anche la cessione
dei beni potrebbe determinare
qualche “frizione” tra vecchi e
nuovi “proprietari”. Sulla normativa pende, inoltre, un ricorso
del Governo alla Corte Costituzionale per quanto riguarda il
punto in cui si stabilisce la competenza della Regione nello
scioglimento dei Consigli provinciali attuali.
Per i commissari azione
concertata
L’intento – hanno sottolineato
unanimemente i Commissari
alla conferenza stampa indetta
dall’assessore Biancareddu in
occasione dell’insediamento –
è quello di operare in sintonia e
collaborando con le Province.
Siamo convinti che troveremo
una mediazione corretta. Se,
però, dovessero sorgere impedimenti insormontabili o si dovesse ravvisare un’opposizione
netta, la legge regionale ha previsto la figura del “Commissario ad acta” un “attore” con pieni poteri in grado di procedere
nell’attuazione del deliberato
del Consiglio regionale.
L’attuazione della legge ha
anche provocato una serie di reazioni con riferimento alle spese
da sostenere che determinerebbero un autentico salasso per le
casse della Regione quantificato in 500 miliardi di vecchie
lire. A controbattere le osservazioni critiche, emerse soprattutto dal fronte referendario, è stato
l’assessore regionale Biancareddu che, nel corso dell’incontro
con i giornalisti per presentare
ed illustrare l’azione dei Commissari, ha annunciato la predisposizione di un disegno di legge con cui intende abolire le Comunità Montane.
Biancareddu: abolire
Comunità montane
La soppressione degli Enti
Montani – ha detto - complete-
RIFORME
Procede l'iter per
l'attuazione dei
nuovi enti
intermedi.
Polemiche sulla
decisione della
Giunta. Reazioni
all'annuncio di
voler sciogliere
le Comunità
montane
CON LA NOMINA DEI COMMISSARI
DIVENTA OPERATIVA LA LEGGE
SULLE NUOVE PROVINCE SARDE
di Maria Grazia Caligaris
ra’ il quadro di riferimento amministrativo-finanziario
per
dare ulteriori risorse alle nuove
quattro Province. In tempi brevi
- ha precisato l’assessore - sottoporrò all’attenzione della Giunta un disegno di legge con cui
verranno soppressi i 25 Enti
montani esistenti, che contano
oltre 200 persone negli organismi di rappresentanza. Le Comunità Montane, che costano
oltre 20 milioni di euro all’anno, hanno dimostrato nel tempo
l’incapacità di svolgere il ruolo
per cui erano state istituite. Per
esempio, non sono riuscite a
contrastare lo spopolamento dei
piccoli centri delle aree interne
che, invece, e’ in netto aumento.
I risparmi derivanti dalla soppressione delle Comunita’, che
peraltro sono in contrasto con la
legge che riconosce la Provincia quale unico Ente intermedio, consentiranno di disporre
di finanziamenti aggiuntivi per
la nascita delle nuove Province.
Occorre tuttavia precisare, in
contrasto con quanto affermano
i sostenitori dei Referendum
contro l’istituzione delle otto
Province, che nessun aggravio
ricadra’ - ha sottolineato Biancareddu che ha incontrato i
giornalisti alla presenza, oltre
che dei Commissari, di Enzo
Satta, vice Presidente, e Giovanni Giovannelli, componente,
della Commissione Autonomia
del Consiglio regionale, eletti
in Gallura - sui cittadini dalla
nascita dei nuovi Enti. Per il
funzionamento degli attuali or-
ganismi vengono spesi 300 miliardi di vecchie lire. La stessa
cifra verrà d’ora in poi suddivisa, in base alla popolazione e
alla superficie territoriale, tra le
otto Province. È vero che aumenteranno le spese per gli organi istituzionali e per i dirigenti, ma anche nella peggiore delle ipotesi questa cifra non supererà i 10 milioni di euro, che
potranno essere integralmente
coperti con i fondi destinati alle
Comunità Montane. Non solo,
se dovessero verificarsi “ammutinamenti” di personale, potrebbero essere assunti ex novo fino
a 200 persone, per un totale di 6
milioni di euro, risparmiando
ancora 4 milioni di euro e creando nuovi posti di lavoro. Siamo
quindi ben lontani dalle cifre
esorbitanti che vengono sbandierate.
Non ha neppure fondatezza –
ha osservato ancora l’assessore
degli Enti Locali rivolgendosi
alla platea dei giornalisti in cui
sedevano, tra gli altri, anche il
Capogruppo Giorgio Corona e
il consigliere di Forza Italia Antonio Granara - il rilievo che con
le nuove province si creeranno
in Sardegna otto piccole realtà.
La Provincia di Sassari è attualmente quella più estesa d’Italia,
analogamente quella di Nuoro si
colloca al terzo posto.Con questa nuova organizzazione territoriale le province sarde saranno
nella media nazionale. È indispensabile infine chiarire che la
legge è stata approvata a larga
maggioranza dai rappresentanti
eletti dal popolo ed esprime
un’esigenza di più ampia democrazia. È quasi certo che le elezioni per le nuove quattro province siano indette l’anno prossimo. Non è invece indispensabile che si voti contemporanemente in tutte, come avviene del
resto nella maggior parte delle
altre realtà della Penisola.
L’assessore regionale degli
Enti locali Andrea Biancareddu
si è detto ottimista sull’esito del
ricorso del Governo alla Corte
Costituzionale che attiene la
norma con cui si stabilisce la
competenza della Regione nello scioglimento dei Consigli
provinciali attuali. Ma se anche
si dovesse dare torto alla Regione, la norma vigente - ha spiegato Biancareddu - stabilisce l’obbligo di indire le elezioni alla
prima scadenza utile, così come
avviene nel caso di commissariamento per i Comuni.
Nell’esprimere soddisfazione
per l’esito raggiunto, Enzo Satta
ha sottolineato che sarà condotta qualunque battaglia contro
chi non vuole l’attuazione della
legge. Mi auguro - ha sottolineato invece Giovannelli - che i
promotori dei Referendum riflettano e rivedano i propri convincimenti. Se invece c’è qualche forza politica che vuole assumere una posizione contraria
alle nuove province è opportuno che palesi il punto di vista e
lo discuta alla luce del sole.
Le reazioni alla proposta
Numerose e polemiche le reazio-
CHE COSA PREVEDE IL RIASSETTO GENERALE DELLE PROVINCE
PROVINCIA
N. COMUNI
SUPERFICIE KMQ
CAGLIARI
55 (14,59%)
3.612,82 (15%)
MEDIO CAMPIDANO
CARBONIA-IGLESIAS
24 (6,37%)
41 (10,88%)
POPOLAZIONE 2001
504.018 (31,51%)
2.062,15 (8,56%)
127.565 (7,98%)
1.740,54 (7,23%)
136.164 (8,51%)
ORISTANO
86 (22,81%)
2.972,31 (12,34%)
162.480 (10,16%)
NUORO
55 (14,59%)
4.143,34 (17,20%)
165.188 (10,33%)
57.980 (3,62%)
OGLIASTRA
23 (6,10%)
1.854,24 (7,70%)
OLBIA-TEMPIO
25 (6,63%)
3.367,85 (13,98%)
128.580 (8,04%)
4.336,64 (18%)
317.536 (19,85%)
SASSARI
TOTALI
68 (18,04%)
377
24.089,89
1.599.511
ni alla proposta dell’assessore
Biancareddu. In primo piano a
protestare per la decisione assunta dall’Assessore Biancareddu, senza alcuna consultazione
con gli organismi interessati,
sono stati l’Unione Nazionale
Comunità Montane (UNCEM)
e l’Associazione dei Comuni
Italiani (ANCI). Al loro fianco si
sono schierati i Presidenti delle
quattro province. Il sistema delle Autonomie Locali ha infatti
sollecitato le forze politiche ad
un’ampia riflessione sulla riorganizzazione degli enti territoriali nella fase di elaborazione
della nuova Carta Costituzionale dei Sardi. Ha anche invitato
l’Assemblea sarda ad approvare
in tempi brevi la legge istitutiva
del Consiglio regionale delle
Autonomie Locali.
Gli oppositori, tra i quali oltre
ad amministratori provinciali e
comunali numerosi esponenti
politici, hanno sostenuto che le
valutazioni a sostegno dell’iniziativa sono errate. Si parte – è
stato precisato – da presupposti
in contrasto con la Costituzione, con il Testo Unico sugli Enti
Locali e con la legge sulla montagna. Il risparmio per la Regione sarebbe al massimo di 15 miliardi di vecchie lire e non di 40.
I finanziamenti statali inoltre
non possono essere diversamente destinati e quindi trasferiti
alle Province.
Gli Enti locali – hanno precisato i vertici dell’ANCI - non
possono accettare colpi di mano
che ne cancellino l’identita’, per
di piu’ estraniandoli dalle scelte
e dalle decisioni che direttamente li riguardano. La Regione ha
l’obbligo l’obbligo politico e
morale di confrontarsi con il sistema delle autonomie locali.
Nuovo ruolo anche
per i Cocico
Nel programma dell’assessore
Andrea Biancareddu vi è anche
il progetto di ridefinire le funzioni dei CoCiCo assegnando nuovo ruoli e compiti ai Comitati
Circoscrizionali di Controllo
sugli atti degli Enti Locali dislocati nei quattro capoluoghi
di provincia e a Iglesias, Lanusei e Tempio. Lo ha annunciato
anticipando i contenuti di un disegno di legge che, recependo
la modifica del Titolo V della
Costituzione, approvata dal
Parlamento della Repubblica,
ha abolito il controllo sugli atti
degli Enti Locali da parte delle
Regioni. Innanzitutto – ha precisato Biancareddu – saranno investiti di nuove competenze
come quella relativa al patrimonio e demanio. Affinché sia immediatamente chiaro il ruolo
verranno chiamati “Servizi territoriali per i cittadini e gli Enti
Locali”.
Rappresenteranno,
quindi, un punto di riferimento
importante soprattutto per chi
vive in periferia nell’ottica di un
concreto decentramento, ma
avranno anche funzione di supporto all’attività di chi opera
negli Enti Locali. È in atto una
rivoluzione nel sistema dei
rapporti tra i diversi organismi
che operano a livelli diversi
del territorio e la riconversione dei COCICO è in linea con
l’idea di una partecipazione
sempre più diretta dei cittadini. È appena il caso di ricordare, specialmente a chi mi accusa di centralismo, che tra le
iniziative assunte dall’assessorato – ha concluso Andrea
Biancareddu - c’è stata, non
più di quattro mesi fa, l’abolizione del CORECO (Comitato
Regionale di Controllo).
IL MESSAGGERO SARDO
7
OTTOBRE 2002
L
a Sfirs abbandona la cordata sardo-veneta, ma
l’operazione Costa Smeralda va avanti. È questa l’ultima (per ora) puntata della
telenovela della compravendita dell’impero sardo della
Starwood, un’operazione da
350 milioni di Euro. In ballo,
gli alberghi Pitrizza, Cala di
Volpe, Romazzino e Cervo, il
cantiere navale di Porto Cervo, il Pevero Golf Club e numerose altre proprietà immobiliari. Fra tutte, i 2400 ettari di
terreno sui quali è stato progettato un Master Plan da oltre un
milione e mezzo di metri cubi.
La parte sarda della cordata
risulta composta dalle società
Iti ed Ifim, che fanno capo a
vari imprenditori (Corbeddu,
Loi, Paglietti), mentre la parte
veneta è rappresentata dalla “2
g properties” della famiglia
Tabacchi, dai fratelli De Rigo
e dalla “Forma Urbis” (Toffano, Salmaso e Gallina). In più,
la Sfirs, con una partecipazione dell’8 per cento.
Proprio sulla presenza della
finanziaria sarda si è aperta
una spinosa questione in Consiglio regionale, quando, alcuni consiglieri hanno denunciato in aula che la Sfirs aveva risposto picche alla richiesta di
informazioni del suo azionista
di maggioranza, vale a dire la
Regione.
Il presidente dell’unica finanziaria regionale italiana,
Alberto Meconcelli, si era limitato a far sapere al Presidente della Giunta che aveva agito, secondo lo statuto, per
“promuovere le iniziative economiche conformi ai piani ed
ai programmi” previsti da una
serie di leggi. Ma lo sgarbo di
aver organizzato una cordata
sardo-veneta senza averne informato ufficialmente il maggior azionista era troppo grande e Mauro Pili non ha mai nascosto il proprio disappunto.
Ai primi di settembre, il presidente della Sfirs è stato sentito in audizione congiunta
dalle Commissioni consiliari
Programmazione ed Industria,
presiedute rispettivamente da
D
opo la proposta di legge
dei Riformatori per disci
plinare alle elezioni per il
Consiglio regionale il diritto di
voto ai sardi emigrati nel continente italiano ed all’estero, altre
due iniziative legislative sono all’attenzione delle forze politiche
che devono confrontarsi sui contenuti della nuova legge elettorale. Si tratta delle proposte avanzate dall’UDR (Unione Democratica della Repubblica), il partito di
centro di cui e’ leader l’ex Presidente della Regione Mario Floris
e dai quattro Consiglieri dissidenti dei DS – Ivana Dettori, Nazareno Pacifico, Giampiero Pinna
e Pier Sandro Scano - appartenenti al movimento “Democratzia”.
La proposta dell’UDR prevede
l’elezione del 60% dei consiglieri (48 seggi) in collegi uninominali maggioritari a turno unico. Il
restante 40% (32 seggi), tenuto
conto dell’istituzione delle nuove province, sarà invece espressione del metodo proporzionale e
con liste concorrenti a livello provinciale. Nello schema di ripartizione dei seggi, assegna, infatti,
alle 8 circoscrizioni un numero di
rappresentanti in Consiglio regionale in rapporto alla densita’
di popolazione ricompresa nella
provincia.
La nuova legge, ha spiegato
ECONOMIA
LA SFIRS ABBANDONA
LA CORDATA SARDO-VENETA
PER LA COSTA SMERALDA
Giorgio Balletto e Nicolò Rassu. “L’operazione – ha precisato Meconcelli – non è un semplice passaggio di mano di alberghi e terreni da una società
ad un’altra, ma propone, per
l’economia del territorio, un
effetto moltiplicatore che dovrebbe suscitare sicuri benefici. L’iniziativa risponde alle
finalità staturarie ed è stata
condivisa dal collegio sindacale. Inoltre – ha assicurato il
presidente della Sfirs – rientra
nelle linee giuda tracciate dalla Regione per lo sviluppo della filiera del turismo”.
Ai consiglieri che gli hanno
rivolto numerose domande,
Meconcelli ha risposto in maniera giudicata poco soddisfacente, soprattutto nei dettagli
di natura finanziaria, qualificati “tabù” per motivi di “riser-
vatezza legata alla natura
commerciale dell’operazione”.
Tempo venti giorni e si è
sparsa la voce di un possibile
ritiro della famiglia Tabacchi,
subito smentita. “La compagine è integra e nessun socio intende andarsene” ha dichiarato il portavoce ufficiale del
gruppo, l’avvocato romano
Antonio Romei.
La volontà ribadita, insomma, è stata quella di portare a
termine il percorso avviato
con la sottoscrizione della lettera di intenti che impegnava
la Starwood ad una trattativa
esclusiva per la cessione dell’ex regno dell’Aga Khan.
Cammin facendo, però, qualche ostacolo ha costretto a rallentare il passo. Tant’è che l’affare (che doveva essere chiuso
entro settembre), sarà presumibilmente concluso alla fine
dell’anno.
Nel frattempo, si è delineato
il quadro dei partner economici dell’operazione. Si tratta di
tre banche, che garantiranno la
copertura di 250 milioni di
euro: Antonveneta (scesa in
campo fin dall’inizio), Abaxbank (la merchant bank del
Credito emiliano) ed Unicredit
(attraverso la componente veneta di Cariverona).
Negli stessi giorni di fine
settembre, altro passo cruciale.
È stato quello compiuto dai
Ds, che col capogruppo Renato Cugini hanno avvertito il
presidente Pili: “Non faccia
scadere i termini per la comunicazione all’Unione europea
della partecipazione Sfirs alla
cordata sardo-veneta. L’assenso di Bruxelles è indispensabile. Non si può fare a meno della deroga della Commissione
europea”.
E la mossa di Pili non si è
fatta attendere. Ha ingaggiato
come consulente il legale cagliaritano Giulio Steri (avvocatura dello Stato) e spedito un
corposo malloppo a Bruxelles,
nel quale si sostiene che la finanziaria regionale avrebbe
concesso un “aiuto di Stato”
alla cordata sardo-veneta. Nel
ricorso si definisce l’operazione della Sfirs “altamente onerosa e rischiosa”. Onerosa perché esistono “forti dubbi su
una seria prospettiva di redditività: la gestione degli alberghi rimarrebbe infatti in mano
alla Starwood. A ciò aggiungasi l’alto margine di rischio connesso alle difficoltà di edifica-
POLITICA REGIONALE / Dopo quella dei Riformatori
PROPOSTE DI MODIFICA
DELLA LEGGE ELETTORALE
DELL'UDR E DEMOCRATZIA
Mario Floris ai giornalisti, apporta correttivi al sistema elettorale
proporzionale garantendo, al contempo, sia la più ampia partecipazione dei cittadini alla vita politica sia la specificità della Sardegna
dove il secco bipolarismo soffocherebbe esperienze politiche
strettamente legate alla nostra
cultura. Il disegno di legge introduce, inoltre, lo strumento della
sfiducia costruttiva con il quale
l’Assemblea regionale, una sola
volta nel corso della legislatura,
potrà salvaguardare il buon governo e la governabilità “evitando eccessivi trasformismi e frequenti ribaltoni. Tutelando il valore delle diversità, daremo vita a
un presidenzialismo moderato
che, nel rispetto delle competenze
del presidente della Giunta, assicura però al Consiglio regionale
la possibilita’ di esercitare un
controllo sulla condotta politica
del capo dell’esecutivo.
Con la proposta di legge elettorale verrebbe, tra l’altro, istituzionalizzata la volontà di voto degli
emigrati sardi. Un’apposita circoscrizione, denominata Estero, riserverà a 2 consiglieri l’elezione
con il sistema proporzionale.
Altra novità della proposta,
l’incompatibilità fra consigliere e
assessore, “per creare una netta,
opportuna distinzione fra assemblea ed esecutivo”. Vigerà il sistema alla francese che prevede
un’incompatibilità temporanea
(il consigliere cessa nella carica, e
viene sostituito dal primo dei
non eletti, per tutta la durata del
mandato assessoriale. Viene reintegrato al suo posto al termine
dell’incarico).
Il testo firmato da Piersandro
Scano, Ivana Dettori, Giampiero
Pinna e Nazareno Pacifico, con il
contributo di Verdi, Comunisti
Italiani e Italia dei Valori, è stato
presentato alle segreterie dei partiti del centrosinistra. La proposta
prevede l’elezione diretta del presidente della Regione con il ballottaggio nel caso al primo turno
nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta e l’abolizione
del listino bloccato destinato a
costituire premio di maggioranza
in cui quasi un quarto dei consiglieri (16) viene scelto di fatto
dalle segreterie dei partiti. La lista o il gruppo di liste collegate al
candidato eletto avrà, invece, un
premio di maggioranza pari al 55
per cento dei seggi. Non sono previste soglie di sbarramento, gli
emigrati potranno eleggere cinque consiglieri, con modalità stabilite da un successivo regolamento consiliare, mentre le liste
re sui 2400 ettari di terreno
acquistati. I vigenti strumenti
urbanistici consentono solo
un uso limitato di quelle aree e
la loro modifica appare quanto
mai aleatoria”. Per queste ragioni “il comportamento della
Sfirs si pone in contrasto con
le regole sulla trasparenza delle imprese pubbliche più volte
dettata dalla Commissione europea. La Regione potrebbe
vedersi esposta ad una procedura di incompatibilità dell’aiuto a seguito di esposti di
imprese concorrenti e subire,
indirettamente sul proprio bilancio, gli oneri conseguenti
all’obbligo di restituire gli
aiuti erogati”
“Ho compiuto un atto obbligatorio – ha dichiarato Mauro
Pili – al quale non deve essere
data alcuna connotazione politica”.
La risposta di Meconcelli,
giunta il primo di ottobre, contenuta in una lettera di poche
righe inviata ai Presidenti della Regione, del Consiglio regionale e delle Commissioni
Programmazione ed Industria.
“Comunico che la Sfirs non ha
posto in essere alcun intervento che possa essere qualificato,
sotto alcun profilo, aiuto di
Stato e, comunque, ha sospeso
ogni ulteriore attività inerente
all’operazione di acquisto della proprietà Starwood”.
Bisognerà partire da zero?
“Nemmeno per sogno – sostengono gli imprenditori che hanno avuto l’esclusiva del negoziato – si va avanti senza tentennamenti ed il 31 dicembre
si chiude definitivamente l’affare.
Per quanto riguarda la Sfirs,
se fosse costretta ad abbandonare, noi continueremo tranquilli sulla strada dell’acquisizione”. Insomma, l’uscita di
scena del socio pubblico non
pregiudicherebbe il buon andamento dell’affare, perché
“ci sarebbero altri imprenditori pronti ad entrare in qualsiasi
momento”.
Malgrado le smentite, la battaglia si è ormai spostata sul
fronte politico.
elettorali dovranno essere formate per metà da donne, per garantire la parità d’accesso alle cariche
elettive.
La bozza attribuisce al presidente il potere di nominare la
Giunta e di revocare e sostituire
gli assessori e al Consiglio quello
di cambiare il proprio presidente
e l’ufficio di presidenza, qualora
nel corso della legislatura non si
sentisse più rappresentato. Prevista, infine, l’incompatibilità fra la
carica di consigliere e quella di
assessore, senza possibilita’ di ripescaggio in caso di uscita dall’esecutivo. Scartato perché contro lo Statuto il meccanismo della
sfiducia costruttiva contenuto
nella proposta di legge del leader
dell’Udr Mario Floris. Se cade il
presidente della Giunta, anche i
consiglieri devono fare le valigie.
Abbiamo molti dubbi – ha osservato Scano nel corso della conferenza stampa di presentazione
dell’iniziativa - che Forza Italia e
An vogliano davvero la riforma
elettorale. Per loro conviene andare al voto con l’attuale sistema.
L’urgenza sollecitata dai quattro consiglieri di Democratzia è
giustificata anche dalla possibilità, prevista dallo Statuto, di ricorrere a un referendum entro tre mesi
dall’approvazione della riforma
elettorale.
IL MESSAGGERO SARDO
8
OTTOBRE 2002
M
ettere una pietra sopra
il passato e costruire un
futuro da onesti lavoratori reinserendosi nella società
dopo un lungo soggiorno in carcere. Magari aprendo una piccola bottega artigiana o imparando ad arare i campi. Oppure,
perché no?, diventando esperti
nel campo del turismo o dell’informatica. Un titolo professionale da spendere nel mondo civile ed un lavoro decoroso sono
due tappe obbligatorie nel percorso di riabilitazione di chi ha
pagato un conto salato alla Giustizia per i suoi errori ma è intenzionato a cambiare vita.
Per questo le istituzioni isolane hanno deciso di credere nella
formazione dei detenuti e creare
i presupposti per facilitare il loro
ingresso nel mondo del lavoro.
Nei mesi scorsi la Regione e
l’amministrazione penitenziaria
hanno dato vita ad un progetto
che cerca di tradurre compiutamente i dettami dell’articolo 27
della Costituzione (“le pene
non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”). E, lo
scorso 11 settembre, l’assessore
regionale al Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione
e Sicurezza sociale Matteo Luridiana e il responsabile delle carceri isolane, il provveditore regionale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
del Ministero della Giustizia
Francesco Massidda, hanno sigillato il protocollo d’intesa che
dà inizio ad un ambizioso programma di orientamento e formazione professionale all’interno degli istituti di pena finalizzato a favorire l’acquisizione di
specifiche competenze tecniche
e permettere il concreto inserimento dei detenuti nel mondo
del lavoro.
Il documento, a quanto hanno
affermato i protagonisti dell’accordo, segna un notevole cambio di rotta rispetto al passato.
Come ha spiegato l’assessore
Luridiana, negli anni precedenti la Regione sarda aveva finanziato i progetti di orientamento
professionale senza criteri omogenei ma sulla base dei rapporti
con i singoli direttori delle carceri. «Finora - ha assicurato Luridiana - abbiamo finanziato
corsi di formazione in quasi tutti gli istituti tranne che in quello di Buoncammino, per comprensibili problemi tecnici. Il
nostro obiettivo – ha proseguito
l’assessore - è sempre stato quello di reinserire i detenuti nel
mondo civile. Negli anni passati siamo riusciti a dare una risposta a quasi tutte le domande ma
oggi vogliamo allargare il campo e realizzare un progetto più
capillare, pianificando le attività in base alle esigenze dell’intero sistema carcerario sardo».
Il progetto prevede l’omogeneizzazione degli interventi secondo due linee guida: da un
lato si tenderà ad assicurare la
formazione e l’orientamento
professionale a tutti i detenuti
che ne facciano richiesta e, dall’altro, si mirerà alla ricerca di finanziamenti per la sperimentazione di progetti a più ampio
respiro che favoriscano l’inserimento dei detenuti nel mondo
del lavoro sfruttando le opportunità previste dalla normativa
sulla cooperazione sociale. La
legge, infatti, permette ad alcune categorie particolarmente
svantaggiate di fare parte (come
soci o come dipendenti) di imprese che per il loro carattere sociale hanno diritto a notevoli
SOCIETA' / Accordo tra Regione e Amministrazione
carceraria
UN PROGETTO DI RECUPERO
DEI DETENUTI SARDI
ATTRAVERSO LA FORMAZIONE
di Alessandro Zorco
agevolazioni fiscali e contributive.
In particolare, la vera scommessa della Regione e del Provveditorato è quella di rilanciare
le colonie agricole di Mamone,
Isili e Is Arenas. Queste, dopo
essere state per anni completamente abbandonate a sé stesse,
saranno valorizzate, rese produttive e gestite dalle cooperative
sociali in cui, appunto, è destinata a lavorare la popolazione
che attualmente dimora nelle tre
case di reclusione.
Un progetto ambizioso dunque, per realizzare il quale sarà
necessario fare quadrato e coordinare gli interventi. In base all’accordo, l’istituto penitenziario dovrà fornire alla Regione un
quadro che delinei le necessità
formative dei detenuti sardi
mentre l’assessorato regionale al
Lavoro dovrà reperire la mappa
delle cooperative sociali che
operano nel settore agricolo.
Anche per questi motivi la
conferenza stampa che ha accompagnato la firma del protocollo d’intesa è stata lo spunto
per gettare l’occhio al di là dei
muri di cinta degli istituti di
pena e per dare uno sguardo al
complesso pianeta carcerario
isolano, al centro delle polemiche in seguito alla recentissima
visita della Commissione Giustizia del Senato.
In Sardegna vi sono attualmente quattordici istituti penali
(Alghero, Arbus-Is Arenas, Cagliari-Buoncammino, Quartucciu, Iglesias, Isili, Lanusei-San
Daniele, Lodè-Mamone-Lodè,
Macomer, Nuoro, Oristano, Sassari, Sassari, Tempio Pausania)
in cui dimorano complessivamente 1820 detenuti. Per la
maggior parte si tratta di carcerati di sesso maschile: gli uomini
sono infatti 1758 contro 62 donne, per la gran parte (31) ospitate
a Cagliari (le altre dimorano a
Sassari, Nuoro e Oristano).
I dati, che risalgono allo scorso 9 settembre, segnalano però
una situazione al limite della saturazione. In molti istituti la capienza regolamentare è stata
ampiamente superata. Il caso
lampante è quello di Buoncammino, in cui la capienza regolamentare è di 276 persone mentre
il limite di tollerabilità di 403:
attualmente nel carcere cagliari-
tano sono ospitati 410 detenuti
con comprensibili problemi di
spazio. A sentire chi c’è stato,
infatti, mancano completamente le aree per le attività ricreative
e gli impianti sportivi. Così
come, purtroppo, accade in tante altre carceri isolane. Come ha
sottolineato il provveditore regionale Francesco Massidda,
una delle realtà più accettabili
dell’intera Sardegna è il carcere
di Alghero che, seppure abbia
un numero di presenze superiore alla norma (160 detenuti contro i 136 regolamentari), è
l’unico in cui i carcerati possono godere del “privilegio” di
una doccia calda in camera.
Per ovviare a questa cronica
carenza di posti, le notizie dell’ultima ora parlano di due
POLITICA
UN CONCORSO D'IDEE
PER IL NUOVO SIMBOLO
DELL'UDR DI FLORIS
L
’UDR (l’Unione Democratica della Repubblica), il partito di centro
fondato dal Presidente Emerito della Repubblica Francesco
Cossiga, cambierà nome e simbolo in occasione del convegno regionale che si svolgerà
entro l’anno. Lo ha annunciato il leader, l’ex presidente
della Regione Mario Floris illustrando un bando di concorso per “un simbolo e un inno
per i sardi” che - ha detto - sappiano interpretare i valori del
sentimento nazionalitario del
popolo isolano nei suoi aspetti storici, culturali, linguistici,
antropologici e ambientali.
Dovrà inoltre essere promossa l’identità della Sardegna
nella globalizzazione in modo
da coniugare la sua specificità
con la modernità e i processi di
cambiamento che investono il
mondo.
Il concorso di idee servirà ha sottolineato Floris ai giorna-
listi - a dare corpo visivo ed
emotivo al progetto nazionalitario sardo, nuova era e dimensione dell’autonomia che finora non ha trovato una adeguata
formulazione politica.
Floris ha parlato del progetto nazionalitario come proposta aperta a tutti i sardi, alla
società civile e ai partiti che
se aderiranno dimostreranno
di essere realmente indipendenti. Si tratta - ha aggiunto di un processo culturale e politico che appartiene al sentimento di tutti i sardi, sia dei
residenti che di quelli sparsi
per il mondo.
Il leader dell’UDR, nel rilanciare il progetto, ha auspicato
un più ampio fronte nazionalistico sardo che comprenda chi
la pensa come noi, di sinistra,
di centro, di destra. Tutti uniti
sotto la bandiera dei valori
della sardità. Floris ha anche
sottolineato la necessità di una
concezione moderna dello
Stato nazionalitario sardo,
non fondato sull’indipendentismo eroico e perdente, ma legato all’Italia, all’Europa, ai
Paesi del Mediterraneo in forme nuove di partecipazione e
integrazione economica e culturale. Questi principi - ha aggiunto - sono la “chiave di
volta” del progetto di sviluppo fondato sulla soluzione
dei problemi che hanno frenato la crescita economica dell’isola: acqua, energia, trasporti e infrastrutture. La Sardegna - ha concluso l’ex Presidente della Regione - ha bisogno di una nuova stagione
di lotte popolari. Tutto quello
che abbiamo ottenuto in passato è stato infatti il frutto di
un confronto deciso con lo
Stato. Alla conferenza stampa
erano presenti anche i consiglieri regionali Marco Fabrizio Tunis e Ettore Businco ed
il Presidente dell’UDR Ennio
Dalmasso.
nuovi istituti in via di realizzazione, uno a Sassari e uno a
Tempio Pausania. In particolare, nella sua recente visita nel
Sassarese, il presidente della
Commissione Giustizia al Senato Antonino Caruso ha annunciato l’imminente chiusura
della Casa circondariale di
Tempio (41 posti) e l’edificazione, alla periferia del centro
gallurese, di un carcere di sicurezza destinato ai detenuti speciali, i cosiddetti 41 bis.
Tornando alla conferenza
stampa dell’11 settembre, il
provveditore Massidda, pur
non tacendo le molteplici difficoltà legate soprattutto al limitato numero di direttori impiegati stabilmente negli istituti
(negli ultimi anni nel carcere di
Nuoro si sono temporaneamente avvicendati ben quattordici
direttori) ha evidenziato la disponibilità della Regione sarda
nel risolvere i problemi del sistema carcerario isolano, specificando come lo scopo del
progetto di formazione professionale sia quello di ottimizzare i pochi spazi a disposizione
dei detenuti e consentire eventuali spostamenti da un carcere
all’altro per completare i percorsi formativi.
Il provveditore, in particolare, si è detto soddisfatto per la
recente apertura da parte dell’assessorato regionale alla Sanità che nei mesi scorsi ha garantito la fornitura dei medicinali e l’assistenza sanitaria negli istituti penali sardi.
I corsi di formazione professionale previsti dal protocollo
d’intesa saranno finanziati con
i fondi comunitari del Programma operativo plurifondo (Por)
Sardegna 2000-2006. Il progetto, approvato dalla Giunta e ora
al vaglio dell’ottava Commissione del Consilio regionale,
stanzia esattamente 1.898 mila
euro (circa 3miliardi e 600 milioni di vecchie lire) per l’organizzazione di 15 corsi di formazione destinati a 150 detenuti. «Pur essendo meno del 10
per cento», ha assicurato l’assessore Luridiana, «150 detenuti sono sicuramente una
quota rappresentativa dell’intera popolazione carceraria
isolana».
Quasi un miliardo di vecchie
lire, esattamente 821 mila euro,
saranno invece destinati ai corsi
di formazione per i 25 minori
detenuti nel carcere di Quartucciu, i quali – ha puntualizzato
Pepe Deiala, consulente dell’assessore Luridiana – effettueranno inizialmente un percorso formativo all’interno del carcere e
poi saranno accompagnati per
mano in un percorso lavorativo
all’esterno dell’istituto.
L’avvio del progetto, ha assicurato l’assessore Luridiana, è
imminente ed ora si aspetta
solo l’esito del bando di gara.
D’altronde, la somma destinata
dal Por Sardegna 2000-2006
alla formazione dei detenuti è
più o meno in linea con la programmazione del Pop 1994/
1999. Nel quinquennio precedente, infatti, erano stati finanziati complessivamente 94
corsi di formazione rivolti a
1060 utenti, tra carcerati ospiti
degli istituti penitenziari sardi
e tossicodipendenti che avevano in corso un trattamento di
recupero presso le comunità terapeutiche dell’isola.
Oggi, tuttavia, l’intervento
sarà più capillare e, nelle intenzioni degli amministratori,
consentirà di dare risposte più
efficaci ai detenuti sardi.
IL MESSAGGERO SARDO
9
OTTOBRE 2002
Messaggi forti sono stati lanciati da parte del leader dei Riformatori sardi, Massimo Fantola, al
Congresso del partito (questo è il
terzo) che si è tenuto al Tanka
Village di Villasimius a fine settembre: “O si cambia rotta o non si
va avanti” ha detto perentorio
agli alleati della coalizione di
centro destra che governa la Regione. “Una coalizione - ha aggiunto Fantola - che non è stata
finora sufficientemente all’altezza delle aspettative, troppo distratta dai riti dalla vecchia politica (una verifica che non finisce
mai!), e caratterizzata da personalismi esasperati, incapace di farla
finita con l’assistenzialismo e soprattutto di avere una linea guida
capace di rompere la ragnatela
della conservazione”. “È arrivato
il momento - ha detto Fantola - di
buttare il cuore oltre l’ostacolo e
di realizzare i programmi che abbiamo scritto”.
E tra gli impegni assunti, secondo il leader dei Riformatori
sardi, prioritario è quello della
Costituente: “L’unica, vera, grande idea politica degli ultimi anni
nell’Isola”.
“Senza Costituente - ha ribadito il leader dei Riformisti sardi non c’è coalizione. Siamo e rimaniamo fedeli all’alleanza di centro destra e alla Giunta di Mauro
Pili - ha confermato - e siamo alternativi alla sinistra, ma se la destra non fa di più e la Costituente
non passa, non ci sarà più maggioranza. Le forze politiche che hanno appoggiato la Costituente
hanno il dovere della coerenza e
della lealtà, e se il Parlamento non
farà la sua parte - ha concluso Fantola - saremo noi, qui in Sardegna
ad Istituire l’Assemblea Costituente”.
Dell’urgenza delle riforme ha
parlato anche il deputato dei riformatori Michele Cossa, il quale
ha denunciato le inefficienze della Pubblica Amministrazione che
si ritorcono inevitabilmente sui
più deboli.
L’Assessore regionale al Turismo, Roberto Frongia, ha lanciato cinque grandi sfide per la Sardegna del futuro: un piano della
portualità, la valorizzazione del
golf, l’autodromo, cinque grandi
eventi internazionali da portare
nell’Isola, e la formazione dei
menager del Turismo.
Il capogruppo al Consiglio regionale, Pier Paolo Vargiu, ha ribadito la lealtà alla Casa delle Libertà, “ma - ha detto - deve essere
molto chiaro che lealtà non significa appiattimento al centro
destra isolano che invece deve incarnare la forza del cambiamento,
un cambiamento che i sardi chiedono a gran voce”.
Il consigliere regionale Sergio
Pisanu ha parlato della proposta
di legge perché ci sia una rappresentanza del mondo dell’ emigrazione in Consiglio Regionale,
mentre l’assessore del Lavoro
Matteo Luridiana ha illustrato i
notevoli passa avanti che il mondo dell’emigrazione ha fatto e ha
sostenuto come esso sia un punto
di riferimento in Europa e nel
Mondo per lo sviluppo culturale,
sociale ed economico della Sardegna.
A chiusura del Congresso l’intervento di Mario Segni, leader
storico dei Riformatori, il quale ha
apprezzato l’iniziativa dei Riformatori sardi di proporsi come forza
politica “liberale” alternativa alla
sinistra, che sia diversa da quella
portata avanti da Forza Italia.
“C’è bisogno di noi in Italia - ha
detto Mario Segni - e questa fiammella deve accendersi anche nel
Paese”. Segni ha poi criticato Silvio Berlusconi (“il premier - ha
POLITICA REGIONALE / Dal congresso di Villasimius
I RIFORMATORI SARDI
SOLLECITANO IL RILANCIO
DELLE RIFORME ISTITUZIONALI
detto - non mi convincerà che la
battaglia contro il duopolio televisivo è una battaglia di sinistra”)
e il leghista Umberto Bossi (“è dichiaratamente un antieuropeista”). “I Riformatori - ha ribadito
Segni - non sono nella Casa delle
Libertà. Ssiamo una cosa diversa,
anche perché a dividerci ci sono
due questioni di fondo, l’informazione, appunto, e la giustizia.
E poi - ha aggiunto - il Governo
non ha fatto tutto quello che doveva fare per far valere il principio
dell’insularità, nei documenti italiani la questione dell’insularità è
appena accennata. È arrivato il
momento di scendere in campo.
Quello del riconoscimento della
questione dell’insularità è uno
dei nostri obiettivi prioritari - ha
concluso – e per realizzarlo andremo avanti anche a costo di
mettere le tende a Roma!”.
Al congresso dei Riformatori
hanno partecipato in rappresentanza dell’ emigrazione organizzata, invitati dall’Assessore Luridiana, i presidenti delle Federazioni: Domenico Scala, della
Svizzera, Mario Agus, Presidente
dell’ Olanda, Francesco Laconi,
della Francia, Telemaco Bundone, della Germania, Sandro Mameli del Belgio, e Filippo Soggiu, Presidente onorario della
FASI la Federazione dei Circoli
sardi in Italia, i quali hanno portato i saluti delle loro comunità, lasciando poi il compito a Domenico Scala, che è anche vice Presidente vicario della Consulta Regionale dell’Emigrazione, di
svolgere un intervento unitario a
nome delle Federazioni dei Circoli sardi nel mondo.
Scala ha subito affrontato le tematiche di fondo che interessano
il mondo dell’Emigrazione.
“In questo mio intervento - ha
esordito - mi propongo di correggere, o perlomeno tentare di correggere, il pensiero che l’opinione pubblica sarda ha degli emigrati sardi e delle loro organizzazioni, e di esprimere un giudizio su
due iniziative dei Riformatori
Sardi che sono state apprezzate
dai Sardi fuori Sardegna: la Costituente per la revisione dello Statuto e l’elezione di una rappresentanza degli emigrati nel Consiglio Regionale della Sardegna.
“È ormai tempo che siano denun-
ciate e sfatate tutte quelle leggende e stereotipi, artatamente e lungamente propagandati, sull’emigrazione sarda ancora strettamente avvinta alla valigia di cartone
legata con spago consumato, afflitta da un perenne mal di nostalgia per la terra madre e matrigna.
Gli emigrati sardi hanno maturato
esperienze importanti nel mondo
della produzione, delle professioni, hanno raggiunto posizioni di
prestigio in ambito sociale, politico e culturale nei luoghi di residenza. Le nuove generazioni dei
sardi fuori Sardegna hanno studiato, conseguito titoli di studio
accademici (lauree e dottorati) e
sono oggi imprenditori, professionisti, docenti universitari perfettamente inseriti nei contesti
sociali dei luoghi di residenza.
Siamo oggi tutti convinti e desiderosi di poter operare, congiuntamente con i sardi residenti, per
promuovere e conseguire lo sviluppo dell’Isola e raggiungere un
maggior benessere. Offriamo questa totale disponibilità al popolo
sardo e attendiamo che ci vengano riconosciuti gli strumenti per
poter lavorare insieme”.
POLITICA
NASCE TRA LE POLEMICHE
L'AGENZIA REGIONALE
DI PROTEZIONE AMBIENTALE
S
arà l’attuale direttore generale della Sanità Antonello Usai a guidare,
come commissario straordinario, l’Agenzia regionale per la
protezione
dell’ambiente
(ARPA) istituita con un’ordinanza dal presidente della Regione Mauro Pili che ha esercitato i poteri straordinari conferitigli dal Presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi. I
poteri straordinari sono stati
concessi in quanto la Sardegna
era l’unica regione dove, in
assenza dell’apposita Legge,
l’Agenzia non è ancora operativa. La gestione commissariale di
Usai, che andrà in aspettativa
dall’attuale incarico, non ha una
durata predefinita. Spetterà alla
Giunta nominare il direttore generale che in base all’ordinanza
firmata da Pili reggerà l’Agenzia, a meno che nel frattempo il
Consiglio regionale non approvi la legge istitutiva dell’Arpa,
all’ordine del giorno.
L’Agenzia doveva essere
istituita otto anni fa, 180 giorni dopo l’entrata in vigore della legge nazionale n.61 del
1994 istitutiva dell’Agenzia
nazionale per la protezione
dell’ambiente.
L’ordinanza
Berlusconi, che arriva (di fatto
integrandola) dopo quella firmata il 12 aprile scorso dall’allora ministro dell’Interno
Scajola per attribuire poteri
straordinari a Pili in materia di
gestione delle acque per attuare la legge Galli istituendo
l’Autorita’ d’ambito, consente
al Commissario anche di accedere a risorse stanziate per le
aree depresse in deroga alle
procedure previste dalle deliberazioni del Cipe (Comitato
Interministeriale per la Programmazione
Economica).
Autorizza inoltre Pili a stipulare 10 contratti di lavoro a tempo determinato per l’assunzione di personale tecnico e/o
amministrativo.
È “un testo ottimale”, secondo Pili e gli assessori all’Ambiente Emilio Pani e alla
Sanità Giorgio Oppi, quello
definito dopo lunghe trattative con il Ministero dell’Economia per cercare di far rientrare la Sardegna nella premialità dei fondi comunitari di sostegno. Rappresenta una sintesi della proposta di partenza
della Giunta regionale e del
testo esitato dalla Commissione consiliare.
L’ARPA ha compiti in materia di tutela, controllo, recupero dell’ambiente, prevenzione
e promozione della salute
pubblica, attraverso l’utilizzo
integrato e coordinato delle
risorse e la rimozione dei fattori di rischio. La competenza
dell’Agenzia si estende a acqua, aria (compreso inquinamento acustico ed elettromagnetico), suolo, rifiuti, radioattività e rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali. Ogni
anno la Giunta dovrà approvare gli indirizzi strategici da
sottoporre poi al futuro direttore generale che istituisce e
presiede un comitato tecnico.
Altro organo dell’Arpa è il
collegio dei revisori, composto da tre membri e nominato
con decreto del presidente della Regione previa deliberazione della Giunta su proposta
degli assessori alla Sanità e all’Ambiente. Nella fase di avvio sarà il presidente Pili a a
nominare direttamente il collegio entro 30 giorni come
prevede l’ordinanza istitutiva.
L’Agenzia opera attraverso
una struttura centrale regionale e dipartimenti locali di ambito provinciale. Per ora l’Arpa
svolgerà l’attivita’ in base a un
programma valido fino al 31
dicembre 2003, scadenza della
gestione commissariale scattata nel dicembre 2001 con la
proclamazione dello stato di
emergenza idrica in Sardegna.
Con la nascita dell’Agenzia
vengono
provvisoriamente
soppressi i presidi Multizonali di prevenzione (Pmp).
Scala ha quindi affrontato il
rapporto burocratico con le Istituzioni e in particolare con la Regione. “Un rapporto ormai datato
e superato dagli eventi - ha sottolineato - un rapporto che si è instaurato sulla base delle leggi 10/
65 e 7/91, e che si è sviluppato
esclusivamente in un’ottica assistenziale e clientelare. Chiediamo pertanto che si provveda con
sollecitudine ad una revisione
della legge 7/91, prendendo atto
dei cambiamenti intervenuti e
degli sviluppi prevedibili a breve
e medio termine. Chiediamo, nel
quadro della programmazione regionale e delle compatibilità economiche e finanziarie, tenuto
conto della capacità di autogoverno del mondo dell’emigrazione
sopra ricordata, che la gestione del
raccordo tra Sardegna e emigrati
sardi venga affidata in toto agli
emigrati. Ciò avrebbe tra l’altro la
funzione di riconoscere e ulteriormente promuovere l’associazionismo sardo sia in termini qualitativi
che quantitativi, con evidenti vantaggi per la propria capacità di rappresentanza degli interessi della
Sardegna in contesti economici e
sociali evoluti”.
Soffermandosi sulla questione
delle riforme Scala ha ricordato
che la proposta di varo di una Assemblea Costituente, è stata salutata positivamente dal mondo
dell’emigrazione come un esplicito atto del popolo sardo di voler
riscrivere la propria Carta Statutaria. “Purtroppo - ha lamentato il
rappresentante degli Emigrati gli avvenimenti degli ultimi giorni nel Parlamento Italiano, con
l’esclusione della questione dell’Assemblea Costituente dal calendario dei lavori della Commissione Affari Costituzionali su iniziativa di parlamentari sardi, è la
prova della debolezza della classe politica sarda, della incapacità
di capire che esistono momenti
nella vita politica di un popolo in
cui gli interessi supremi di quel
popolo e la sua dignità prevalgono su qualsiasi interesse di parte.
Il mondo dell’Emigrazione continuerà in ogni caso a rivendicare e
sostenere il varo della Costituente - ha detto Scala - e chiederà che
una sua delegazione faccia parte
dell’Assemblea Costituente e che
il nuovo Statuto sancisca il principio dell’unitarietà del popolo sardo, sia quello residente nell’Isola
che quello fuori, con uguaglianza
di diritti e doveri e di accesso al
governo della Sardegna in tutte le
sue articolazioni.”
“C’è però un altro e decisivo
passo che deve essere fatto affinché gli emigrati siano messi nelle
condizioni di poter condividere
con i Sardi residenti scelte e strategie per un futuro migliore - ha detto ancora Scala - ed è la presenza
in Consiglio Regionale di una
rappresentanza degli emigrati. E’
stato pertanto accolto con estremo favore il disegno di legge, di
iniziativa dei Riformatori Sardi”.
“Le nostre braccia di uomini e
donne emigrate – ha concluso
Scala - hanno arricchito l` Italia ,
il mondo, ma arricchiscono ancora la Sardegna, ne hanno ancora
tutti bisogno, soprattutto la nostra Isola. Spetta pertanto a questo
Congresso approvare una linea
politica che tenga conto di questa
grande riserva di energie, di intelligenze, di competenze, di esperienze espresse dal mondo dell’emigrazione. Con una sola riserva: le sole parole, per quanto lusinghiere, accattivanti ed elogiative non sono più sufficienti. Ci
vogliono atti e fatti concreti e
possibilmente in tempi ravvicinati”.
A.D.C.
IL MESSAGGERO SARDO
10
OTTOBRE 2002
L
a vecchia chimica, quella di Stato o collegata ad
essa è morta. Al suo fianco vive la chimica privata, legata più al profitto che alla politica. Tutt’intorno un panorama che doveva tornare a vivere con ingenti sostegni pubblici, ma che a dir poco stenta a
decollare. L’industria, nell’area di Ottana, non c’è, e
quando c’è fa salti mortali per
sopravvivere. Del resto non ci
si poteva aspettare alcun miracolo da un’area al centro della
Sardegna, non direttamente
servita dalla ferrovie,isolata
nell’isola, con servizi mai nati
e che ancora adesso stentano a
decollare. La storia, quella
quasi recente, si intreccia con
il presente. Allora, erano gli
anni Settanta, Ottana diventò
per più di un anno il terreno di
scontro della battaglia tra Sir
ed Eni, con progetti fantasmagorici che si rincorrevano per
strappare quanti pi— contributi possibile. Poi l’accordo
tra i giganti (dai piedi d’argilla) della chimica, e la divisione dei ruoli. A Ottana sbarcò
l’Eni, che diede via a un polo
chimico dove le lavorazioni
principali erano le fibre. Migliaia di persone varcarono i
cancelli della fabbrica, nacque
per la prima volta la figura dell’operaio industriale anche in
provincia di Nuoro. Un mondo
venne sconvolto, e con esse
antiche consuetudini e perenni garanzie. La crisi della chimica, e del mercato delle fibre,
oltre a un oggettivo sovradimensionamento (ai fini di una
ricerca spasmodica del consenso), della manodopera, portò
all’ingresso per anni, a Ottana
dell’istituto della cassa integrazione, che accompagnò le
stagioni della chimica, e dell’indotto, che naturalmente
crebbe a fianco delle ciminiere. Il sistema impresa, a Ottana,
e nella Sardegna centrale, non
subì però importanti modifiche. I trasporti, la loro assenza
e gli handicap che chiunque
volesse produrre in quella valle doveva affrontare, rimasero
e rimangono la vera palla al
piede. Anche oggi i costi però
uscire dalla Sardegna sono elevatissimi: un dato su tutti. Un
container, non importa il suo
contenuto, da Ottana a Livorno o Genova costa quanto lo
stesso container, dagli scali
della penisola a Hong-Kong.
Con queste premesse essere
concorrenziali, nel nuorese è
più che un sogno.
La storia degli anni
recenti,únon ha visto però solo
la lenta moria della chimica di
Stato, ma anche l’affacciarsi di
altre società chimiche e non
che a poco a poco hanno rilevato le produzioni abbandonate da Enichem.Tra tutte la
Montefibre del gruppo Orlandi, e la Inca del gruppo americano della Dow Chemical. A
queste, da ultima la Aes, multinazionale dell’energia statunitense che ha acquistato la centrale elettrica dello stabilimento proprio da Enichem. La
scomparsa della chimica pubblica, e la riduzione ai minimi
termini degli addetti,non potevano però essere compensate
solo dai nuovi soggetti privati,
che non a caso hanno acquistato, con personale ridotto all’osso e per quattro soldi, impianti tecnologicamente non
certo scadenti.
Ci voleva qualcos’altro per
dare speranza alla Sardegna
centrale, per non far disperdere
INDUSTRIA
Con il ritiro
dell'intervento
pubblico fallito il
tentativo di far
decollare il
comparto.
Stentato avvio
delle nuove
imprese
LA CHIMICA CHIUDE:
CIMINIERE SPENTE
NELLA PIANA DI OTTANA
di Giuseppe Centore
un patrimonio di professionalità conquistato con fatica in
tanti anni e per tornare, o meglio, per iniziare a produr
re ricchezza. Il sistema utilizzato a OttaÄna, ma anche in
decine di altre piccole e medie
realtà del centro-sud, con maggiore fortuna, a dire il vero, era
quello del contratto d’area. In
sostanza si decise di utilizzare
anche le agevolazioni dello
Stato, a cui si sarebbero sommate quelle locali e regionali,
questa volta concesse sulla
base di progetti seri e selezionati in grado di attivare un arcipelago di piccole e medie
imprese. Insomma, la via della
cosiddetta programmazione
negoziata. I primi a credere nel
nuovo progetto furono le parti
sociali. Sindacati e industriali
sotterrarono l’ascia di guerra e
cominciarono insieme a creare
una nuova cultura del lavoro.
A Roma trovarono interlocutori disponibili sul piano politico e operativo. La nuova geografia produttiva della Sardegna centrale, disegnata dall’associazione industriali e da
Cgil, Cisl e Uil, promotori e
sostenitori sin da subito del
contratto d’area, venneúsottoposta all’esame della task force governativa per l’occupazione. La procedura venne attivata nel luglio del 1997.
Qualche mese prima, l’Enichem aveva annunciato la
chiusura del fiocco-poliestere.
Occorreva fare in fretta per non
perdere il treno verso una nuo-
va primavera industriale. Nell’agosto 1997 venne costituita
una società di gestione, la Ottana-sviluppo con il difficile
compito, lo si capirà solo
dopo, di far dialogare soggetti
pubblici e privati e di accelerare i tempi per la nascita di nuove iniziative. Partì la ricerca di
nuovi imprenditori anche fuori dall’Isola. Il 15 maggio del
1998 il contratto d’ area venne
firmato a palazzo Chigi dall’allora vice presidente del consiglio, Walter Veltroni,údai sindacati nuoresi, dagli imprenditori e dai comuni di Ottana e
Bolotana. Nel pacchetto, oltre
ai protocolli sulla flessibilità
del costo del lavoro, (argomento chiave per attirare imprese)
sulla procedura amministrativa
(semplificata per non morire di
burocrazia) e sulla sicurezza,
(con un impegno del ministero
degli interni che dotandosi di
nuove tecnologie avrebbe
monitorato l’intera area) c’erano 62 progetti per 907 miliardi
di investimenti e un’occupazione di tre mila e 500 addetti.
Il compito di curarne l’istruttoria venne affidato a una autorevole società privata l’esame venne superato da 29 iniziative, per 343 miliardi di investimenti e 1184 addetti.
Quasi il 50 per cento dei progetti ottenne il via libera ai finanziamenti agevolati del primo protocollo aggiuntivo.
Oggi il contratto è nelle mani
degli imprenditori e si vedono
finalmente i primi passi, ma
non tutto va bene. I problemi
sono gli stessi, e si chiamano
ritardi nell’allacciamento della corrente, e del telefono, assenza di strade, acqua col contagocce, fognature un miraggio, accesso al credito quasi
impossibile, burocrazia che
continua ad essere una croce
più che una delizia. Si sta proponendo anche il secondo protocollo aggiuntivo, ma se le 29
imprese del primo protocollo
non sono operanti _ dicono diversi imprenditori _ non si possono chiedere altri finanziamenti. Le altre imprese non
sono a regime per loro responsabilità, ma per ritardi oggettivi.
Il vecchio tramonta a ritmi
sostenuti, del nuovo non c’è
quasi traccia. Lo scorso anno
la centrale termoelettrica è stata ceduta alla multinazionale
americana Aes, che ha preso in
carico a Ottana 170 dipendenti. Anche il deposito costiero
di Santa Giusta è stato ceduto
alla societ… Sedem.úDei comparti produttivi, diúcui un
tempo aveva il monopolio,
nulla è rimasto nelle mani di
Enichem. Oggi lo stabilimento
è polverizzato in cinque
aziende indipendenti fra loro.
Rimangono in carico a Enichem ancora 200 lavoratori
addetti alla manutenzione e ai
servizi tecnici, amministrativi,
generali e logistici. Per la società dell’Eni, liberarsi di questi è solo questione di tempo.
La metà è già in cassa integrazione, poi arriverà la mobilità
e poi, per i fortunati una leggera pensione o il nulla.
Ma la cassa integrazione
non colpisce solo i lavoratori
dell’Enichem, ma anche quelli
delle altre società chimiche,
come la Montefibre, dove a
ogni stornir di mercato (debole e molto competitivo, visto
che le fibre nuoresi vanno nell’estremo oriente) la metà del
personale va a casa, e persino
le nuove attività nate pochi
mesi fa, come la Ecoplast, una
azienda di riciclaggio di materie plastiche, e poi la Plasteco.
Queste due società fanno parte
di un consorzio che avrebbe
dovuto garantire a regime 112
posti di lavoro per 23 milioni
di euro di investimento. Ecoplast nasce ai primi del 2001,
ma a fine anno gli stipendi non
arrivano, per tre mesi di fila. In
cambio, per 18 dei 112 operai
arriva la cassa integrazione,
per quattro mesi.
Adesso è tempo di ripensare
all’utilità e al senso delle intese siglate pochi anni fa. Da un
lato l’Enichem, ha continuato
in una strategica e ordinata riduzione di produzioni e personale (mille persone in meno in
dieci anni, delle quali solo la
metà riassorbite dalle altre iniziative); a nulla sono servite le
sue promesse di investimenti
in ambiente e sicurezza. Ottana è una piccola-grande pattumiera chimica, dove chi ha fatto danni e creato illusioni va
via senza pagare alcun pegno.
Dall’altro c’è l’inconsistenza,
progettuale, se non culturale di
un piano di reindustrializzazione che partendo dalla coda voleva far nascere un tessuto di
piccole e medie imprese in una
zona dove la cultura d’impresa
è scarsa e dove manca quasi
tutto. In mezzo un’area di centomila abitanti, sparpagliati in
una trentina di comuni dove
anche l’agricoltura stenta a
conquistare nuovi mercati, e
dove la sussistenza sembra
l’unica strada percorribile.
Ottana, una metafora della
Sardegna, o del nuorese, non
intende però arrendersi. Le imprese, che hanno avuto finanziamenti interessanti e che
credevano nel progetto della
Sardegna centrale, continuano
a lavorare per creare sviluppo
anche in quell’area. Hanno
però bisogno di un sostegno
doppio; non solo quello dei
lavoratori, disposti anche a
fare i salti mortali per non morire, ma anche quello di tutte
le istituzioni. Non basta firmare un protocollo, e concedere
dei finanziamenti per far decollare un’area industriale.
Non basta promettere di accelerare le pratiche burocratiche
se poi le linee telefoniche sono
un miraggio. Non serve, se non a
racimolare voti, assumere i giovani, se poi le produzioni sono
fuori mercato. A Ottana si sta
facendo tutto questo, ma quell’area industriale rimane forse la
cenerentola rispetto a tutte le
zone simili dell’isola. Questa
volta la colpa non è di Enichem,
nè del destino cinico e baro, ma
di uomini, con nomi e cognomi,
spesso sardi, che non hanno creduto sino in fondo ad una legge
banale. E’ l’impresa che crea ricchezza, non i finanziamenti
pubblici. Senza questa, qualsiasi cifra spesa è inutile. E per attirare imprenditori, nel centro
Sardegna bisogna avere le carte in regola e offrire più di quelle che promettono, e danno, le
altre aree industriali del Mezzogiorno.
IL MESSAGGERO SARDO
11
OTTOBRE 2002
I
l mondo del volontariato
sardo alza la voce, pretendendo il sacrosanto rispetto dei diritti da parte delle istituzioni. “Non vogliamo privilegi, solo il riconoscimento
del lavoro di migliaia di persone a favore di chi soffre o è
in condizioni svantaggiate”,
ha tuonato Giampiero Farru,
direttore del Centro di servizi
‘Sardegna Solidale’, dal palco
della prima Conferenza regionale del volontariato.
L’appuntamento celebrato
alla Fiera di Cagliari lo scorso
21 settembre, ha registrato la
presenza di mille delegati in
rappresentanza delle 1.401 associazioni che operano nell’Isola: 648 in provincia di
Cagliari, 371 nel Sassarese,
234 nel Nuorese e 148 in provincia di Oristano. Numeri importanti: sono 40 mila i volontari attivi, che diventano 100
mila con quelli saltuari. “Ottocento delle associazioni iscritte all’Albo operano nei 22
maggiori Comuni della Sardegna – spiega Farru – che è la
terza regione in Italia per numero di realtà operative in rapporto alla popolazione, dopo
Valle d’Aosta e Toscana. Tutte e 1.400 sono impegnate per
fare dell’Isola una terra di solidarietà, legalità e giustizia”.
Forte dei numeri e del grande lavoro svolto dai volontari
dal secondo Dopoguerra ad
oggi, con un particolare incremento di iniziative negli ultimi 25 anni, Farru si è lamentato della “colpevole assenza
del presidente della Regione,
Mauro Pili, o di un suo rappresentante”. Un disappunto sottolineato dai fischi dell’uditorio, per giunta alla presenza
del Sottosegretario del Welfare, la senatrice Grazia Sestini.
Il problema è che “Pili, per legge (in quanto presidente della
Giunta regionale, ndr) presiede
l’Osservatorio regionale del
volontariato, ma non lo ha mai
convocato. E i fondi per le attività restano bloccati”, sottolinea Farru.
Applausi calorosi, invece,
per l’ex presidente della Regione, Federico Palomba: nessuno ha dimenticato che fu lui,
nel 1994, a promuovere la prima delle tre assemblee regionali del volontariato e due Osservatori, dando un forte impulso al settore. Non è una
questione politica: le associazioni di volontariato, e soprattutto i loro assistiti, non possono pensare in questa chiave
e non vogliono neppure cadere nella trappola vischiosa della logica di mercato, come in
tanti hanno sottolineato nei
loro interventi. “Ma il mio impegno – sottolinea Palomba –
è sempre stato limpido ed è
frutto della cultura di governo
del Centrosinistra. La prima
assemblea regionale fu pure il
primo atto politico della
Giunta da me guidata, potrei
dimenticarmelo? Quel film ora
si è interrotto, perché alla Regione oggi non c’è capacità o
sensibilità di valutare certe tematiche”.
L’appuntamento cagliaritano, come ha sottolineato Padre
Salvatore Morittu, fondatore
delle comunità di recupero
‘Mondo X – Sardegna’, doveva servire a elaborare le proposte da portare in ottobre alla
quarta Conferenza nazionale
del volontariato, che si terrà ad
Arezzo. Una parte del mondo
politico isolano ha offerto un
contributo concreto. Salvatore
SOCIETA'
Ferma presa di
posizione alla
Prima
Conferenza
Regionale.
Non chiedono
privilegi ma il
riconoscimento
del loro impegno
IL MONDO DEL VOLONTARIATO
RIVENDICA DALLE ISTITUZIONI
IL RISPETTO DEI DIRITTI
di Luigi Alfonso
Sanna, vicepresidente del
Consiglio regionale, ha sottolineato che “la Sardegna si
pone come modello a livello
nazionale per i numeri e la
qualità del lavoro svolto”. Poi
ha ricordato che “le modifiche
al Titolo V della Costituzione
impongono alle istituzioni
una particolare attenzione al
mondo del volontariato”.
Sanna ha parlato a lungo
delle trasformazioni in atto in
tutta l’Europa e della forza trascinatrice del terzo settore in
economia. “Può diventare una
straordinaria fonte di occupazione qualificata. Il Consiglio
regionale deve peraltro discutere ben quattro proposte sulla
valorizzazione del volontariato sociale e l’istituzioni di un
Consorzio fidi per le organizzazioni no-profit”.
Don Angelo Pittau, presidente del Comitato promotore
del Centro servizi ‘Sardegna
Solidale’, non ha mancato di
essere pungente: “Vogliamo
che sia garantita l’indipendenza del volontariato dal potere
politico e da quello economico, anche se concordo con il
fatto che si stanno aprendo
nuovi scenari. Vorremmo stimolare le istituzioni a costruire una politica di solidarietà e
a dare ascolto ai bisogni al-
trui”.
Isa Sarullo, volontaria vicenziana, ha ricordato che “è
impossibile quantificare le dimensioni della povertà, soprattutto in una regione depressa
come la Sardegna. In 106 Comuni isolani non sono state
costituite associazioni di volontariato ma, per fortuna, non
sono escluse altre forme di solidarietà. Occorre fare gioco di
squadra, non è certo questo il
luogo per personalismi o egoismi. Proponiamo l’istituzione di una cassa di solidarietà,
con una parte dei fondi regionali da destinare a progetti di
sostegno”.
Il mondo delle donazioni,
che nell’Isola conta un esercito di 65 mila iscritti, è stato
rappresentato in blocco da
Piergiorgio Deliperi, presidente dell’Avis Sardegna. “Nonostante la grande generosità dei
Sardi – ha spiegato – nella nostra regione lamentiamo la
mancanza di 40 mila unità di
sangue all’anno per essere autosufficienti. Ne riceviamo 35
mila dai nostri donatori, ma
non bastano. Dal 1990 aspettiamo la legge regionale per la
disciplina del settore, però
manca la dovuta collaborazione delle strutture medicoospedaliere e della classe po-
litica sarda”.
Un richiamo ai politici è
stato fatto anche dal rappresentante dell’handicap. “Le
istituzioni regionali e locali –
ha detto Sandrino Porru (Saspo) – devono prestare maggiore attenzione nella spendita dei fondi: talvolta non sono
sfruttati a dovere. Capita anche che gli interventi non rispettino le nuove normative
europee. Le famiglie vanno
aiutate nel superamento delle
enormi difficoltà quotidiane
che affrontano con i disabili.
In Sardegna, almeno il 6 per
cento della popolazione ha
problemi accertati a livello
fisico o mentale (ufficialmente siamo nell’ordine delle 93
mila persone, ma c’è ancora
un sommerso da scoprire,
ndr). Occorre una Consulta
delle associazioni per dialogare proficuamente con gli
amministratori pubblici. Spero che il 2003, Anno dei Disabili, porti un cambio culturale
e di mentalità”.
Gino Mereu, segretario generale regionale della Uil,
parla a nome delle tre confederazioni: “Si può essere religiosi, laici o atei, ma nessuno
può negare l’importanza del
ruolo svolto dai volontari.
Una realtà che in Sardegna
S'ISPERANTZIA SARDA
IL SITO DEL PSD'AZ
F
ar partecipare cittadini e
partiti al progetto del
PSDAZ per un nuovo governo regionale che rilanci lo
sviluppo dell’isola. È l’obiettivo del sito internet (www.progettosardista.net) aperto al
contributo anche dei sardi all’estero, presentato ai giornalisti dal Capogruppo in Consiglio regionale del partito dei
quattro mori Giacomo Sanna.
Ci ammoderniamo - ha spiegato Sanna - utilizzando le nuove tecnologie mediatiche per
chiedere alle forze politiche
proposte sulle cose da fare e su
come portarle avanti. Il nostro
non è infatti un “progetto
chiuso” ma uno strumento che
riteniamo “unico” per imprimere una svolta politica al governo della regione. Con il
sito vogliamo anche verificare
quanti intendono partecipare
alla sua realizzazione. Il portale si articola in sei sezioni. La
prima contiene una poesia di
un vecchio sardista. Seguono
le linee guida del documento
programmatico per il governo
regionale, la sezione proposte,
quella dedicata a appuntamenti e iniziative, la rubrica “Scri-
vi al segretario” e il “Libro
degli ospiti”. Il progetto
“S’isperantzia Sarda”, denominato “La nuova stagione della
non dipendenza” è articolato
in otto brevi capitoli: il Sardismo ha vinto; il movimento
per la Rinascita ha perso; la
politica; i diritti del Popolo
sardo; lo Statuto; l’Europa dei
Popoli; l’economia e i saperi;
la nuova Regione. Il Partito
Sardo d’Azione – ha precisato
Giacomo Sanna – si candida a
governare la Sardegna, al di là
della contingenza politica che
lo vede all’opposizione.
cozza con l’insensibilità delle istituzioni, confermata
oggi dall’assenza dei rappresentanti della Regione e della
Provincia di Cagliari. I sindacati vi sono vicini, perché capiscono che cosa significhi
lavorare al fianco delle famiglie che vivono nel disagio
sociale”.
Numerosi anche gli ospiti
giunti dalla penisola. Stefania
Mancini, commissario dell’Agenzia per le Onlus (operativa dal febbraio 2002), sostiene che “il mondo del volontariato in Italia è diventato
visibile politicamente. Altri
Paesi sono molto più indietro,
ed è forse per questo che
l’Unione europea non ci riconosce fondi adeguati. Per
giunta, nell’ambito del terzo
settore, il volontariato è quello che fruisce del minor numero di interventi comunitari.
Occorre impegnarsi per attivare una rete europea”.
Punti in comune con Sardegna Solidale sono stati individuati da Paolo Balli, direttore
del Centro Servizio volontariato della Toscana. “Non è
stato facile neppure per noi
riunire le singole realtà e confrontarsi sulle tematiche comuni – ammette – Ma oggi
contiamo 2.650 associazioni
in una popolazione di 3 milioni e mezzo di abitanti. Anche
noi chiediamo di accorciare
le distanze tra istituzioni e
volontari”. Emanuele Alecci,
componente dell’Osservatorio nazionale del volontariato, ricorda che “non possiamo
sostituirci allo Stato, ma è
giusto veder riconosciuto il
nostro ruolo nella società civile. Dobbiamo guardare al
futuro più che al passato. Il
volontariato autentico non
sta morendo, solo bisogna
avere gli occhi giusti per incontrarlo. Le motivazioni da
sole non bastano più, occorre
anche la formazione. La società però non può basarsi
solo sulle regole dettate dall’economia di mercato. Attenzione a non mercificare la solidarietà, l’affarismo è dietro
l’angolo. Il no-profit non è sinonimo di gratuità”.
Il Sottosegretario Sestini ha
voluto premiare la Sardegna:
“Spettava alla vostra regione
l’organizzazione della prossima Conferenza nazionale, ma
i tagli alle spese non ce l’hanno permesso. Mi sentivo in debito con la vostra importante
realtà, perciò ho voluto partecipare a questi lavori, unica
occasione tra le conferenze regionali”. Poi parole di incoraggiamento: “Il governo non
vuole creare nuovi intoppi
burocratici, semmai si deve facilitare il rapporto con gli strumenti offerti dalle leggi esistenti. Il futuro è fatto di un
welfare sempre più regionalizzato, per un moderno sistema
realmente al servizio dei cittadini. Occorrono interventi mirati e non contributi a pioggia,
peraltro mai richiesti dai volontari: di questo vi do atto”.
Intanto si aprono le porte
delle scuole sarde. In autunno
sono previste due grandi manifestazioni nelle medie superiori delle province di Cagliari e Sassari. Nel 2001, i
cinque camper della Carovana
della solidarietà “Hajò” hanno toccato 254 centri della
Sardegna e incontrato 220
Consigli comunali, per promuovere l’educazione al volontariato.
IL MESSAGGERO SARDO
12
OTTOBRE 2002
D
epositari di un sapere antico, i maestri coltellinai
della Sardegna sono oggi
una ristretta cerchia di artigiani
gelosa e consapevole del valore
delle proprie creazioni. In La dinamica economica di un sapere
locale. La coltelleria di Sardegna
(AM&D Edizioni, euro 25,00
pagine 168) l’economista Antonio Sassu, attuale presidente del
Banco di Sardegna, analizza un
settore della produzione sarda
poco studiato ma dalle grandi potenzialità sia dal punto di vista
economico sia da quello dell’immagine dell’isola nel mondo. Pur
avendo un impianto prettamente
economico il saggio di Sassu dà
conto anche della storia della coltelleria sarda e italiana, nella sezione affidata alla giovane studiosa Antonella Scalas, e dell’ambiente socio istituzionale nel quale operano i coltellinai sardi nel
capitolo scritto da un altro allievo
di Sassu, Simone Atzeni. Il libro
si avvale inoltre di una nutrita sezione iconografica che illustra efficacemente la grande varietà di
coltelli sardi e i diversi processi e
tecniche di produzione. Emerge
così un quadro del passato, del
presente ma anche di quello che
potrà essere il futuro di un comparto (la cui produzione ha un
valore stimato intorno ai 3 miliardi di lire) finora rimasto legato a
forme, sebbene alte, di artigianato. E che rischia di non riuscire
più a tramandare il proprio knowhow mentre avrebbe tutte le caratteristiche per diventare una vera
epropria industria.
Secondo l’indagine condotta
gli odierni produttori di coltelli
tradizionali sono nell’isola 22 ai
quali vanno aggiunti altri 166
non ufficiali, hobbisti che comunque hanno una loro committenza spesso costituita da facoltosi collezionisti. Si tratta in entrambi i casi di piccole imprese con
pochi addetti, più spesso individuali, sparse in alcuni centri dell’isola come Pattada, Arbus, Guspini e Santulussurgiu. Centri nei
quali l’arte della coltelleria è stata tramandata di padre in figlio
secondo tecniche ormai scomparse nel resto del mondo o dove la
produzione del coltello è sorta
solo dagli anni Settanta proprio
per rispondere alle esigenze di
una clientela diversa da quella
tradizionale. Se infatti fino a pochi decenni orsono la produzione
andava a soddisfare una domanda locale legata all’uso quotidiano che del coltello si faceva in una
società agro pastorale, oggi l’offerta è rivolta principalmente al
settore del turismo e al collezionismo. Ma la domanda di un oggetto che ormai può essere prodotto
con tecniche industriali senza
perdere troppo delle sue caratteristiche migliori è, secondo Sassu,
potenzialmente molto più ampia.
Lo dimostra anche il fatto che alcuni produttori italiani, in particolar modo toscani, si sono appropriati del marchio “Pattada” e fabbricano industrialmente, per poi
vendere a prezzi sensibilmente
più bassi, coltelli che gli acquirenti sono convinti vengano realizzati in Sardegna. La conclusione e il suggerimento dell’autore è
perciò quello di non abbandonare la nicchia di mercato medio
alta ma di ampliare il target attraverso una produzione industriale
realizzata entro i confini dell’isola. Una strategia che porterebbe
fra l’altro alla creazione di nuovi
e numerosi posti di lavoro. A tale
intrapresa, sottolinea, Sassu devono però collaborare le istituzioni politiche con la creazione
di un marchio “Doc” per il coltel-
CULTURA
Realizzato
dall'economista
Antonio Sassu
Presidente del
Banco di
Sardegna.
Le potenziali
risorse di
un'antica attività
UNO STUDIO SCIENTIFICO
SULLA PRODUZIONE
DI COLTELLI SARDI
di Eugenia Da Bove
lo sardo e quelle creditizie con un
supporto economico alle nuove
imprese che decidessero di affacciarsi sul mercato. Un mercato che
sarebbe ampio e internazionale e
che darebbe nuovo smalto all’immagine e all’economia dell’isola.
In occasione della presentazione del volume La dinamica economica di un sapere locale. La
coltelleria di Sardegna (AM&D
Edizioni, euro 25,00 pagine 168)
abbiamo rivolto alcune domande
all’autore, Antonio Sassu, professore ordinario di politica economica presso l’Università di Ca-
gliari e attuale presidente del
Banco di Sardegna.
Come nasce l’idea di dedicare
uno studio a un argomento così
specifico come quello della coltelleria?
«Da almeno cinque anni mi
occupo di problemi relativi ai saperi locali. Infatti sono coordinatore di un progetto di ricerca finanziato dal ministero dell’Università a cui partecipano diverse
università del Meridione. Si tratta
di un progetto che ha come obiettivo lo studio e la valorizzazione
dei saperi locali. Per quanto ri-
guarda la Sardegna ci siamo occupati del pane, del miele, dei tessuti, dell’olio, del cuoio, cioè di tutti quei settori in cui abbiamo
un’attività produttiva fortemente
identitaria. Nel corso di questi
studi ci siamo resi conto che il
settore della produzione dei coltelli aveva la consistenza per essere studiata. In Sardegna esiste
un grande numero di imprese che
producono coltelli ma, mentre la
produzione italiana del coltello si
è saputa trasformare inserendo
molti elementi tecnologici nuovi, gran parte dei produttori sardi
CONCLUSO A OZIERI
IL CORSO PER ALLIEVI
DEL CANTO A CHITARRA
di Gerolamo Squintu
D
opo
cinque
intensi
mesi di lavoro si è con
cluso nel Centro culturale San Francesco di Ozieri il
primo corso svolto a livello regionale sulla valorizzazione
ed il rilancio in grande stile
del canto sardo a chitarra.
L’impegno della amministrazione comunale ozierese ed in
particolare dell’assessore alla
cultura signora Franca Cossu è
stato premiato dagli ottimi risultati conseguiti in ciò favoriti anche dalla grande passione,
competenza ed entusiasmo dei
docenti, i notissimi cantadores
Franco e Gianni Denanni, Salvatorangelo Salis, Franco Dessena, Franco Demuru , Daniele
Giallara e del chitarrista Nino
Manca; tutti facenti parte della cooperativa Bemintinde.
Così venerdì 5 aprile, sul palco del Teatro Civico di Ozieri
si sono potuti presentare gli allievi Walter Bittau (11 anni) e
Gianpaolo Saba (entrambi di
Ozieri, 17 anni appena compiuti ed i poco più anziani Costantino Piga (Sassari), Salvatore Spanu (Pozzomaggiore),
Battista Murgia (Tula), Giovanni Tedde (Ardara), Gianni
Salaris e Salvatore Camboni
(Ozieri). Nella interpretazione
dei vari stili e tecniche di canto essi sono stati accompagnati alla chitarra oltre che dal
“maestro” Nino Manca dall’allievo Andrea Satta(Tula), che
ha suonato all’“antica” e cioé
senza l’uso del pennino.
La sala era gremitissima ed il
pubblico si è scatenato spesso
in manifestazioni di tifo da stadio, segno che il canto sardo ad
Ozieri, culla fra l’altro di numerose importanti espressioni
culturali fra cui il tradizionale
“Usignolo della Sardegna” e
gli affermati Premio Letterario
Ozieri e “Premio Logudoro di
poesia in rima ed a tema imposto”, così come è stato rilevato
dal brillante conduttore della
riuscitissima serata il prof. Giovanni Perria, è sempre nell’interesse della gente che ha mostrato di aver “fame” di spettacoli simili. Per le premiazioni,
sul palco, sono saliti il sindaco
di Ozieri Dr. Vanni Fadda, l’assessore regionale alla cultura
on. Beniamino Scarpa, la signora Franca Cossu ed il presidente della Cooperativa Remintinde Franceschino Dettori.
Tutti hanno rilevato la importanza e la necessità di prosegui-
re nella linea dell’approfondimento del perfezionamento affinché questi ed anche altri giovani sardi possano meglio impadronirsi delle varie tecniche,
dal canto in re o a s’otieresa, ai
muttos, a sa nuaresa, a sa corsicana, a sa tempiesina, a bogh’e
carru, e così via.
«Certo in questi mesi tanto
si è fatto e già l’esser riusciti
ad aver invogliato i ragazzi ad
impegnarsi fattivamente in
questo affascinante settore
della cultura musicale isolana
forse è la più viva espressione
delle nostre più originali radici, è già per noi assai gratificante» hanno detto Giovanni
Perria, Nino Manca e Gianni
Denanni. Essi pertanto hanno
richiesto ai programmatori regionali e locali ancora uno
sforzo per proseguire in questa
direzione, organizzando altri
corsi di formazione, ampliando se possibile l’offerta e sostenendo magari i giovani nelle loro trasferte consentendo
anche ai nostri fratelli residenti nella penisola o all’estero di
poter godere della presenza fra
loro dei nuovi cantanti, magari con al fianco i più affermati
loro colleghi.
ha mantenuto una produzione
tradizionale».
L’indicazione
fondamentale
che emerge dal suo studio sulla
coltelleria sarda è sostanzialmente quella che si tratti di una produzione suscettibile di espandersi
verso un target medio basso. Lei
lo crede davvero possibile sia
come economista che come uomo
di banca?
«Molti dei coltelli che vengono venduti in Sardegna sono realizzati fuori dall’isola e hanno un
prezzo che si aggira sui 25-50
euro, mentre il coltello prodotto
in Sardegna ha prezzi sensibilmente più alti anche perché è realizzato in maniera diversa. Questa
produzione che ha prezzi medio
bassi e che si rivolge a una fascia
più ampia di acquirenti potremmo farla noi o altrimenti questi
coltelli verranno comunque offerti e venduti in Sardegna. Si tratta
insomma di un prodotto che ha un
mercato che oggi viene occupato
da produttori non sardi: ecco, credo che sia possibile che i sardi si
sostituiscano a questi. E dato che
la Sardegna ha un’ottima reputazione in questo campo credo che
sia possibile vendere anche fuori
dell’isola facendo concorrenza
direttamente agli altri con questo
tipo di produzione».
Lei sostiene anche la necessità
di un supporto a questo settore da
parte di Regione e istituti di credito. «Se vogliamo creare un distretto industriale di questo tipo si
tratta di supporti necessari per fare
emergere quel consistente numero di “hobbisti” - ne abbiamo
contati 166- che porterebbe il settore a circa 200 aziende: neanche
i produttori di pecorino sardo
sono tanti».
Una domanda più generale sull’economia sarda e sui saperi locali: perché la Sardegna che ha
tante produzioni di qualità, che
lei stesso ha già citato, e anche un
patrimonio ambientale e archeologico unico al mondo, non riesce
ad avere un decollo e uno sviluppo economico reale basato su
queste sue peculiarità?
«Indicherei due elementi: uno è
la mancanza di conoscenze adeguate, cioè la mancanza di una
evoluzione delle conoscenze,
ovvero un’arretratezza delle tecnologie. Oggi ad esempio i produttori di pane carasau, che fino a
vent’anni veniva fatto a mano
con il forno a fuoco, producono
un pane altrettanto buono con un
processo in parte meccanizzato.
Oltre a non perdere in qualità questo pane può quindi essere prodotto in grandi quantità e a costi
più bassi cioè, come dicono gli
economisti, con grandi economie
di scala. In questo caso le macchine sostituiscono la manodopera
che è molto costosa e ha una produttività più bassa. Come dimostra questo esempio, utilizzando
una tecnica produttiva più avanzata si possono fare notevoli progressi. Ecco perché lo sviluppo
locale non è andato particolarmente avanti. Ma vi è anche un
problema di fiducia e di sicurezza
in certe zone, perlopiù interne,
dell’isola dove la criminalità è
più diffusa e dove la diffidenza e
la paura hanno finora impedito un
vero e proprio sviluppo economico. D’altra parte ci sono dei segnali che inducono all’ottimismo:
oggi si avverte una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni
pubbliche a questi problemi e,
inoltre, i giovani che vanno a studiare e a lavorare fuori dell’isola
quando ritornano portano nuove
conoscenze e nuova voglia di
fare. Insomma esistono fondate
speranze che le cose possano cambiare».
IL MESSAGGERO SARDO
13
OTTOBRE 2002
– “Ciao, piacere, mi chiamo
Telemaco Bundone, sono della
Federazione tedesca”
– “Piacere, sono Sandro Mameli, del Belgio”
– “Simone, benn’inoche!, Ti
presento Simone Pisano, della
FASI”.
È così che ricordo il mio incontro con due delegati giovani
delle Federazioni dei Circoli Sardi nel Mondo, era metà Maggio
del 2000. Tutti a Berlino per incontrare il nuovo Assessore Matteo Luridiana!
Era la mia prima esperienza
all’Estero in quanto membro di
un direttivo della Federazione
dei Circoli sardi in Belgio. Erano
presenti tutti i Presidenti delle
Federazioni e i delegati giovani.
C’era molta tensione, non solo
perché si cercava di capire di che
pasta era fatto questo nuovo interlocutore politico (due anni
dopo, posso dire che ha un pregio che pochi politici hanno : sa
ascoltare), ma anche perché era
palpabile in tutte le discussioni
la necessità di un cambiamento,
di ‘fare qualcosa’ per far uscire le
strutture dell’Emigrazione da
una serie di rapporti di forza sedimentati che non portavano a
nulla di buono.
È stata l’occasione di ascoltare, di capire quanto diversificato
ed eterogeneo era il concetto
‘Emigrazione’. Da questa presa
di coscienza ho definito la mia
‘visione’ dell’Emigrazione, ed
in particolare del ruolo dei Circoli e delle Federazioni. Una visione che ha trovato un riscontro
positivo nella mia Federazione,
che ha deciso di affidarmi l’incarico di presidente un anno fa, il
23 giugno 2002. Circoli forti, autonomi, responsabilizzati e che
rispondano alle necessità ed
aspirazioni delle proprie comunità, ma soprattutto che trovino il
giusto equilibrio tra passato e
futuro. Federazioni garanti del
buon funzionamento dei Circoli
e del collegamento con la Regione, fonti di idee e sempre più
attori nei paesi di residenza.
Ma torniamo a Berlino, e a
Telemaco e Simone, oggi rispettivamente Presidente della Federazione dei Circoli Sardi in Germania e Vicepresidente della
FASI. Che cambiamenti!
La prima esperienza all’Estero,
e la prima notte senza dormire.
Tante cose da dirsi, tante idee,
frustrazioni, progetti, storie de
condividere. Assieme agli altri
delegati, tra cui la Presidente del
Circolo di Lausanne, Francesca
Fais, abbiamo subito capito una
cosa: il nostro futuro in quanto
giovani sardi all’Estero sta nei
circoli, non al di fuori. Sarà dura,
talvolta scoraggiante, ma questo
è il prezzo da pagare per chi vede
nell’azione sociale e culturale un
modo di conoscersi meglio, di
capire da dove viene per meglio
andare avanti.
La nostra sacrosanta identità
sarda! A noi giovani sardi, per la
maggior parte nati all’Estero,
nessuno può dettarci come e con
quale intensità la dobbiamo sentire, coltivare, trasmettere. Siamo sardi, sardi dentro, e con la
pazienza riusciremo a farlo capire a chi ha vissuto sulla propria
pelle l’avventura, spesso drammatica dell’emigrazione. Ma
non esiste un conflitto di generazione, esiste solo un momento di
passaggio, un momento di dialogo a viso aperto.
In questa occasione, anche su
sollecitazione
dell’Assessore,
abbiamo gettato le basi di un
progetto per realizzare un Congresso mondiale dei giovani. La
critica principale rivolta alle se-
EMIGRAZIONE
Perché un
giovane crede
nel circolo?
La risposta di
Sandro Mameli
presidente della
Federazione dei
circoli sardi in
Belgio.
L'impulso
dall'incontro di
Berlino con altri
giovani dirigenti
Sandro Mameli
UN NUOVO IMPEGNO
PER ONORARE IL DEBITO
VERSO I PADRI EMIGRATI
Antonio Marredda (in piedi) interviene a un congresso degli emigrati
sardi in Belgio
zioni giovanili è quella della
continuità. Chi si ricorda l’incontro del 1999 a Mar del Plata in
Argentina (dove non ero presente) sa benissimo che l’ormai defunto GISAM (giovani Sardi nel
Mondo) non ha avuto nessun
seguito concreto. Cosa pensare?
Giovani di poca sostanza? Direi
proprio di no. In seguito all’incontro di Berlino, i giovani presenti hanno dato la prova che
non erano pecore smarrite, si
sono rivelati pastori agguerriti
che purtroppo si sono confrontati con Sardi sordi, e non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Creazione di una mailing list,
lavoro via internet, riunioni telefoniche hanno portato nel giro di
sei mesi a presentare all’Assessorato al Lavoro un progetto concreto, reale e realizzabile di Congresso Mondiale dei Giovani
ANTONIO MARREDDA ACCLAMATO
PRESIDENTE ONORARIO
DELLA FEDERAZIONE BELGA
L
a Federazione dei Circoli Sardi in Belgio ha conferito ad Antonio Marredda, una delle figure storiche
dell’Emigrazione sarda in
Belgio, il titolo di Presidente
Onorario. Questa iniziativa,
voluta in primo luogo dal giovane presidente della Federazione, Sandro Mameli, è soprattutto un segno di incoraggiamento per tiu Marredda, che
per motivi di salute non ha potuto proseguire il suo impegno,
lungo di 35 anni, in seno al suo
Circolo ed alla Federazione.
Antonio Marredda, originario di Benetutti, ha iniziato il
suo impegno sociale in seno
alle ACLI, per poi costituire
insieme ad altri il Circolo dei
Sardi del Borinage, nel 1966.
La creazione del sodalizio è
avvenuta in uno spirito di collaborazione con le altre comunità italiane e con il Consolato, ed era ben più che un punto
di ritrovo nostalgico. Nella logica politica dei ‘blocchi’ che
animava gli Italiani all’epoca,
si voleva un foro di discussione culturale e politica, nonché
un punto di riferimento per
servizi sociali. L’esperienza di
Marredda in seno alle ACLI ed
il suo ruolo di corrispondente
consolare gli permetteva di
decentralizzare i servizi sociali in seno al circolo, offrendo
la possibilità ai soci di sistemare numerosissime ‘pratiche’, dal passaporto al biglietto per la nave, e rispondendo
cosi alle prime necessità della
comunità sarda del Borinage
(zona mineraria del sud del
Belgio).
E con il sorriso e lo sguardo
di chi è cosciente di aver svolto un lavoro utile, ci racconta
alcuni aneddoti per aiutare famiglie a disagio o per far capire alla Regione Sardegna la
realtà dei suoi emigrati in Belgio e soprattutto nel Borinage.
Ma già allora - ricorda Marredda - il Circolo era una vetrina della Sardegna, e numerosi
erano i Belgi desiderosi di
scoprire la nostra Isola, oggetto di un orgoglio che incuriosiva i nostri ospiti. Anche a
loro erano offerti servizi di biglietteria ed informazioni turistiche sull’Isola.
Certo, la salute non permette
ancora al Presidente Onorario
di impegnarsi quanto lo vorrebbe, ma Tiu Marredda ha le
idee chiare, vuole rimanere informato e la sua visione dell’Emigrazione è impregnata di
una modernità che può essere
un punto di riferimento per le
nuove generazioni di quadri
dirigenti nei circoli.
E in questo senso si è complimentato per l’elezione del
giovane Presidente della Federazione, Sandro Mameli, e
lo ha incoraggiato nel suo impegno. Per Marredda la Federazione ha saputo compiere un
passo importante per non
ghettizzare i giovani e sfruttare al meglio le capacità delle
nuove generazioni.
Sardi, da tenersi a Cagliari nel
2001.
Era inclusa nel progetto una
serie di incontri con le realtà giovanili della Sardegna, con le Istituzioni politiche e con operatori
commerciali per sponsorizzare
l’evento.
Una bozza di statuto di un comitato permanente dei Giovani
Sardi Nel Mondo era stata dibattuta per un Week-end a Zurigo, a
metà Ottobre del 2000, al fine di
dare continuità a queste iniziative.
Ne eravamo orgogliosi perché
rappresentava il frutto di una sardità tutta nostra. E orgogliosi lo
siamo ancora perché questo progetto andrà avanti, altrimenti si
verificherà solo il fallimento della politica regionale nei confronti dell’Emigrazione.
Ma in tutto questo ci sono dei
punti positivi, e voglio insistere
sulla necessità di questi incontri,
perché la creazione di legami forti a livello giovanile permette
oggi di concepire a livello internazionale una maggior cooperazione tra le Federazioni. E questo è un punto di forza sul quale
oggi più che mai dobbiamo focalizzarci nel dibattito con la Regione Sardegna, che per troppi
anni ha trovato nella litigiosità
dei Sardi nel Mondo il suo più
forte alleato per imporre dall’alto
una visione riduttrice del suo
ruolo e soprattutto delle sue responsabilità nei nostri confronti.
Sono convinto che spetta a noi
giovani sfruttare questi spazi per
rafforzare la nostra collaborazione. Essere giovane socio di un
Circolo vuol dire anche impegnarsi in questo processo di comunicazione e di collaborazione.
Perché credo nei circoli? Perché credo nelle strutture dell’Emigrazione? Perché passo i
miei week-end sui treni per andare nei Circoli? Mio padre, obiettivamente più sardo di me (?),
non lo capisce nemmeno, mi dà
del testardo che non vuol prendere la patente. Ma so che è orgoglioso di me, so che ripensa alle
serate passate con la televisione
spenta, a raccontarci com’era la
vita laggiù, ad Ussana. E so che si
ricorda che questo suo figlio gli
chiedeva mille volte di raccontare le sue avventure al fiume, e
anche se ne conosceva la fine,
rideva come la prima volta. La
solidarietà tra le generazioni non
sempre si manifesta in modo plateale, ma c’è, e ne dobbiamo essere coscienti quando rivendichiamo più spazio.
Abbiamo un debito verso chi
se n’è andato per offrirci un futuro migliore, ma anche verso chi
non conosce oggi in Sardegna le
stesse opportunità di crescita personale, perché trovare un lavoro
è duro, perché il mondo, più che
globalizzarsi, è in verità un insieme di mondi che entrano ormai in collisione. E spetta ad
ognuno di noi trarne i vantaggi.
Ma non possiamo ignorare le difficoltà di chi non ha gli strumenti per sfruttare questo fenomeno e
di chi oggi si deve confrontare
con un altro fenomeno ben noto
a noi dell’Emigrazione : la crisi
d’identità.
È in questo contesto che voglio lanciare un appello a tutti i
giovani sardi nel mondo e nell’Isola.
Non aspettate! Il futuro della
Sardegna si decide oggi. E dall’esperienza dell’incontro che si
può capire meglio chi siamo e
che cosa vogliamo fare.
Sandro Mameli
Presidente della Federazione dei
Circoli sardi in Belgio
IL MESSAGGERO SARDO
14
OTTOBRE 2002
I
l “Messaggero di Sant’Antonio”, il giornale più attento ai mutamenti sociali
(e non solo religiosi) delle comunità emigrate, ha promosso
un interessante e intenso convegno sul tema “Associazionismo e Intercultura” che si è
tenuto a Padova, nel Chiostro
della Magnolia della Basilica
del Santo, il 28 settembre. Il
convegno, organizzato dal Sodalizio Abruzzese Molisano di
Padova in collaborazione con
il Circolo culturale sardo “Eleonora d’Arborea”, ha posto al
centro del confronto tra studiosi e rappresentanti delle istituzioni, il ruolo delle associazioni. Si sono confrontate esperienze e proposte ed è stata
confermata la tesi che il patrimonio di cultura e di identità
di ciascuna comunità, se fatto
interagire nel rispetto dei valori e delle reciproche tradizioni, rappresenta un arricchimento anche per le comunità
di accoglienza.
Al convegno, magistralmente coordinato da padre Luciano Segafreddo, inesauribile e
instancabile direttore del
“Messaggero di Sant’Antonio”, edizione italiana per
l’estero, sono intervenuti tra
gli altri due assessori della
Regione Veneto, Antonio De
Poli, delle Politiche Sociali, e
Raffaele Zanon, dell’ Emigrazione, il segretario generale
del Consiglio Nazionale degli
Italiani all’Estero, Franco Narducci, il sociologo Sabino Acquaviva, il vicedirettore del
Gazzettino, Edoardo Pittalis,
“emigrato” da oltre 20 anni in
Veneto ma sempre profondamente attaccato alla sua Sardegna, che ha moderato magistralmente una tavola rotonda
sui problemi e le prospettive
dell’ associazionismo in Italia
e nel Mondo di fronte al cambio generazionale e alle “nuove famiglie”, al quale hanno
partecipato il coordinatore
della Fasi per il Nord Est, Gian
Vittorio Masala, la presidente
del circolo “E. D’Arborea”,
Serafina Mascia, il presidente
onorario del Sodalizio Abruzzese Molisano, Adriano Ciccotosto, Anita Correli, una
giovane dirigente del circolo
sardo, e Gianni Tosin esperto
di problemi degli emigrati della Terza Età. I rappresentanti
della Regione Sardegna che
avrebbero dovuto partecipare
alla tavola rotonda su come
Regioni e Comuni rispondono
alle attese delle associazioni,
sono stati bloccati - così come
altri ospiti - dallo sciopero dei
controllori di volo che ha paralizzato il traffico aereo e non
hanno potuto raggiungere per
tempo Padova.
Dal dibattito coordinato da
padre Segafreddo sono emerse
esperienze e testimonianze
confortanti per il futuro dell’associazionismo. Particolar-
Le sorelle Elisa e Anita Curreli
EMIGRAZIONE
Importanti
indicazioni da un
convegno
organizzato nella
Basilica del
Santo a Padova
dal Messaggero
di S. Antonio con
la partecipazione
del circolo sardo
e del sodalizio
abruzzese e
molisano
l’assessore ha sottolineato
l’esigenza di dare un ruolo ai
giovani nell’ associazionismo. Ha concluso annunciando le iniziative dei giovani
veneti a favore degli anziani
d’Argentina.
Franco Narducci ha ricordato a tutti che l’ ”emigrazione è
frutto di condizioni disperate”,
e che i flussi si dirigono dove
ci sono opportunità di lavoro,
“per svolgere mansioni che altri non vogliono svolgere”.
Padre Segafreddo, Armando Traini e Sabino Acquaviva
IL RUOLO DELL'ASSOCIAZIONISMO
PER FAVORIRE L'INSERIMENTO
E L'INTEGRAZIONE DEGLI EMIGRATI
Servizio e foto dell'inviato Gianni De Candia
mente apprezzata l’opera della Regione sarda che tra le prime, fin dagli anni Sessanta –
come ha ricordato Gianni De
Candia, presidente della cooperativa di giornalisti che da
circa 30 anni realizza “Il Messaggero Sardo”, mensile che
tiene unita e in contatto la comunità sarda sparsa in ogni angolo del mondo – ha varato
una politica di interventi a favore dell’emigrazione. Politica e interventi che in questi
anni hanno subito modifiche e
integrazioni, per rispondere
alle esigenze mutate dei sardi
fuori dall’Isola, ma che restano
ancora fondamentali per tenere vivi i rapporti con i discendenti delle centinaia di migliaia di sardi emigrati. Anche
se oggi ci sono regioni che destinano più risorse a sostegno
dell’emigrazione, la Sardegna
è tra le più organizzate e strutturate. La organizzazione dei
suoi circoli e presa ad esempio
dai rappresentanti delle altre
comunità.
Aprendo il convegno Armando Traini, presidente del
Sodalizio Abruzzese Molisano
di Padova, ha rimarcato che
solo dall’ associazionismo e
dell’ intercultura potranno venire i buoni frutti per la valorizzazione di quell’ esperienza
straordinaria che è l’ emigrazione, coinvolgendo vecchie e
nuove generazioni in un processo evolutivo e di integrazione ricco di creatività e di
benessere.
L’ assessore alla Cultura del
comune di Padova, Giorgio
Castellani, ha espresso apprezzamento e gratitudine per tutto quello che “sardi, abruzzesi
e molisani hanno fatto per la
nostra città”. Gente che pur essendo da considerare padovana a tutti gli effetti “conserva
immutato l’amore per la propria terra e per la propria cultura”, e ha sottolineato che
“Padova ha ricevuto molti benefici da queste presenze”.
Nel suo intervento Sabino
Acquaviva ha posto l’ accento
sul fatto che sta nascendo una
nuova civiltà, ha parlato della
crisi demografica dell’ Occidente e ha riaffermato che
“avremo bisogno sempre più
di emigrati”.
Acquaviva ha allargato
l’orizzonte del suo intervento
al fatto che con la evoluzione
degli Stati Nazione e con la
nascita dell’Unione Europea,
stanno riemergendo le culture
regionali. “Bisogna aiutare le
realtà regionali a salvarsi”, sul
modello della Catalogna, che
ha ricuperato la sua lingua. Per
il sociologo gli Stati Uniti
d’Europa sono il “nostro grande futuro”, ma - ha avvertito –
anche la riscoperta e la valorizzazione delle culture regionali è una grande modernizzazione”.
L’ assessore De Poli ha invitato a rivisitare ciò che è successo dal dopoguerra a oggi
per capire cosa sta succedendo
e cosa potrà ancora accadere in
questi fenomeni sociali. Ha ricordato gli interventi della
Regione a sostegno dell’ associazionismo, considerato lo
strumento più efficace per l’integrazione e per evitare le discriminazioni.
Raffaele Zanon è stato ancor
più esplicito. “I popoli – ha
detto - non si fermano. Le migrazioni ci sono sempre state e
continueranno a esserci”.
Dopo aver sostenuto che il futuro è l’Europa delle culture,
TAVOLA
ROTONDA
La Tavola rotonda, introdotta
da Edoardo Pittalis (pubblichiamo a parte il suo intervento), ha messo a confronto esperienze diverse. Gian Vittorio
Masala ha spiegato che la Regione sarda riconosce i circoli
e li sostiene nelle loro attività.
Ha raccontato che il flusso più
massiccio dalla Sardegna risale al periodo 1950-70 e concise con la crisi delle miniere e
delle campagne, ma ha evidenziato che esiste anche un’emigrazione intellettuale. “La
Sardegna - ha detto – resta
sempre la terra d’origine e di
riferimento culturale anche se
con il passare del tempo anche
i sardi si integrano nelle nuove
realtà”. Masala ha riconosciuto che la classe politica sarda
ha favorito la costituzione dei
circoli e ha spiegato che ora la
Regione si aspetta che i sardi
emigrati apportino nell’Isola i
loro patrimoni di con conoscenze e esperienze.
Adriano Ciccotosto, un ex
preside, ha posto l’accento sul
problema scolastico e sulla tutela delle identità perché ci sia
integrazione ma mai assimilazione.
Serafina Mascia ha parlato
della collaborazione tra le associazioni come occasione per
mettere a confronto le diverse
esperienze. Ha poi posto l’ accento sul ruolo della famiglia
e della donna per favorire l’integrazione. I circoli – ha concluso – sono nati come luoghi
di rifugio e di difesa ora invece
abbiamo obiettivi nuovi e importanti, primo fra tutti la salvaguardia e la promozione
della cultura e dei valori d’origine.
Anita Curreli, unica voce
giovane, ha ricordato che per il
sardo “il mare segna una linea
di demarcazione netta”. Ha poi
ripercorso le tappe della sua
presa di contatto con il circolo
e ha valutato positivamente
l’esperienza fatta in occasione
di alcune iniziative della Regione sarda che ha favorito il
contatto con altri giovani provenienti da realtà diverse,
come positivo è stato il giudizio sui corsi di formazione per
dirigenti di circoli fatti per i
giovani. “Le nostre associazioni - ha detto – sono punti di
incontro per i giovani perché
portatori del senso di apparte-
Adriano Ciccotosto, Edoardo Pittalis, Gianvittorio Masala, Serafina, Gianni Tosin
IL MESSAGGERO SARDO
15
OTTOBRE 2002
nenza e di identità”. Ha poi
spiegato che per mantenere in
collegamento la comunità sarda nel mondo oltre a internet
c’è “Il Messaggero Sardo” che
si occupa di veicolare e far circolare le nostre iniziative. Anita Correli ha quindi raccontato
una sua esperienza che l’ ha
messa in contatto con bambini figli di immigrati. “Io non
posso fare a meno di dire a tutti che sono sarda, pur essendomi realizzata e integrata in
Veneto, perché la mia famiglia mi ha fatto sentire forte il
senso dell’appartenenza, molti di quei bambini invece non
hanno avuto racconti e non
hanno memoria”.
Ha concluso gli interventi
Gianni Tosin che si è soffermato sui problemi della Terza età e delle iniziative per
favorire questo tipo di associazionismo.
CONCLUSIONI
Una delle caratteristiche
dell’attività delle associazioni – ha detto padre Segafreddo concludendo il convegno – è di essere espressione della loro terra d’ origine. Il territorio - vale a dire
le Regioni, i Comuni e le
Province - è lo spazio privilegiato per rapporti di collaborazione, d’interscambio e
M
io
nonno
paterno
Giovanni Maria emigrò in Argentina nel
1910. Dal suo paese, Cossoine,
partirono in otto, avevano
meno di vent’anni. Alcuni si
sono sposati laggiù, hanno
avuto figli e nipoti tra Rosario
e Santa Fè.
Cossoine è un paesino dell’interno, distante cinquanta
chilometri da Sassari, una strada tortuosa che richiedeva allora molte ore di viaggio a cavallo. Non c’è mai stato un treno per Cossoine, la corriera è
venuta dopo l’ultima guerra.
Il nonno partì povero e rimpatriò povero nel 1915, quando si arruolò per combattere
una guerra, talmente enorme e
tragica da passare alla storia
come la Grande Guerra. Era
lanciafiamme del 151° reggimento fanteria della Brigata
Sassari, è stato sulle trincee
dell’Altopiano e poi in quelle
del Carso. Il suo tenente era
Emilio Lussu.
L’intero fronte era nel Nordest dell’Italia, la città nella
quale si svolge questo convegno sull’immigrazione, Padova, era allora presidio militare.
Di più: dopo la rotta di Caporetto, divenne “capitale militare”, sede del Comando e residenza del re.
Il nonno raccontava che gli
anni da emigrante erano stati
terribili come quelli in trincea.
Nel lavoro e in guerra il senso
della vita era precario. Quando il piroscafo che li portava
in Argentina fu in vista delle
coste, dove il Rio della Plata si
getta nell’Atlantico, il comandante diede ordine di calare in
mare le barche con i passeggeri irregolari, per farli sbarcare
fuori dal controllo delle autorità. Ieri come oggi li chiamavano clandestini. Su quelle
barche c’erano sardi, calabresi,
campani, veneti. Molti erano
nati nei villaggi dell’interno e
non avevano mai visto il mare,
pochissimi sapevano nuotare,
qualcuno morì annegato alle
prime ondate, trascinandosi sul
di iniziative che le associazioni possono instaurare nel
campo sociale, economico e
culturale. Divengono così
protagoniste di un processo
d’attiva integrazione, trasformando il territonio in
una “casa comune” dove persone provenienti da diverse
regioni e città imparano a
convivere e a relazionarsi.
La sfida dell’ integrazione
in un nuovo territorio con
culture e tradizioni diverse –
ha sottolineato padre Segafreddo - si supera nel riispetto e nella reciproca valorizzazione della propria identità. Le differenze culturali diventano motivo di reciproci
arricchimenti.
Le associazioni oggi sono
chiamate non a difendere i
loro privilegi e le loro conquiste ma a divenire dei “laboratori d’idee”, di cultura al
dialogo e all’incontro. Sono
spinte a porsi in rete, con la
ricchezza della propria identità, cercando di ritrovare al
fondo della loro storia e delle loro tradizioni radici e valori che legano insieme, che
promuovano una cultura
dell’ incontro. In tal modo,
da ogni esperienza associazionistica se ne esce, nella
maggioranza del casi, arricchiti.
Con questo convegno – ha
detto - abbiamo voluto suggerire alcuni obiettivi che
l’associazionismo può oggi
raggiungere.
Innanzitutto
quello di realizzare interscambi valorizzando anche i
nuovi strumenti informatici
della comunicazione; mantenere viva una fitta rete
d’iniziative: formative, assistenziali e umanitarie, che
Questa poesia è stata composta da Adriano Ciccotosto e ispirata dall'intervento di Anita
Curreli
Il mare da un oblò
Là
perduti nell'azzurro
del cielo,
con la tristezza
dell'animo,
con gli occhi
che non vogliono
vedere,
con il cuore
vicino ai ricordi,
con la malinconia
del pensiero,
che non vuole accettare il futuro
è la vita amara del presente,
sostenuto solo dallo spirito,
con un solo pensiero:
«andare per ritornare»,
ma poi?
È cercare un'altra patria,
senza dimenticare
la propria.
possono avere sviluppo anche nella promozione del turismo culturale e sociale,
nel mondo dell’ economia e
dell’ imprenditorialità; promuovere incontri e rapporti
che rilancino l’offerta del
patrimoni storici delle regioni e delle città italiane come
valore aggiunto alle bellezze naturali e artistiche che
già caratterizzano l’Italia
nel mondo, richiamare all’attenzione dell’opinione pubblica i grandi temi e le attese
delle comunità itallane all’estero: quali i valori della
lingua, della cultura italiana
e delle tradizioni legate alle
nostre regioni, le richieste
nel settori della formazione,
dell’assistenza, della previdenza e dell’informazione di
ritorno.
Pensando all’epopea migratoria italiana, dagli ultimi decenni del 1800 fino al
primi anni del secondo dopoguerra, emergono le immagini di folle di uomini e
donne, obbligati a lasciare
le loro case per trovare all’estero lavoro e migliori
prospettive di vita per i loro
figli.
Ma queste milioni di persone, portarono nei vari Paesi europei e d’oltreoceano la
loro laboriosità: costruirono
EMIGRAZIONE
PER AFFRONTARE IL PRESENTE
NON DIMENTICARE
LA LEZIONE DEL PASSATO
fondo, con la valigia, gli ultimi
ricordi della patria. Quel punto
dell’Oceano è sicuramente bagnato anche dalle lacrime e dal
sangue di molti italiani.
Qualche tempo fa in televisione è stato trasmesso un film
a puntate sulla vita di Joe
Bonanno, “padrino” famoso
della mafia newyorkese dagli
anni Trenta ai Sessanta, arricchitosi col proibizionismo,
amico del vecchio Kennedy.
Bonanno e decine di siciliani
entrarono clandestini negli Usa
da Cuba, attraverso le paludi
della Louisiana. Una volta nella laguna, il comandante del
battello diede ordine che i
clandestini venissero gettati in
acqua: “Arrangiatevi”. Molti
toccarono terra, qualcuno morì
annegato.
Davvero, emigrare per gli italiani dell’inizio del Novecento
significava rischiare la vita,
come quando saranno fanti in
trincea. “Si sta/ come d’autunno/ sugli alberi/ le foglie”, scriveva il soldato Giuseppe Ungaretti in una trincea del Carso.
Storie vecchie che assomigliano straordinariamente alla
storia di questi mesi. Con una
differenza: gli italiani di oggi
spesso danno l’impressione di
voler dimenticare ciò che sono
stati, quasi vogliono scordare
di essere stati poveri, emigranti, persino clandestini.
L’emigrazione era allora la
sola alternativa alla miseria in
gran parte dell’Italia. Padova è
oggi il cuore colto e agiato del
ricco Nordest. Una città attenta
alle trasformazioni e alle novi-
Edoardo Pittalis, Anita Curreli, Serafina Mascia
tà. A guardarlo adesso, sembra
che il Veneto sia sempre stato
così, ugualmente ricco, abbondante. Invece, cento anni fa era
terra di emigranti, lo chiamavano la “Calabria del Nord”.
Ci volevano quaranta giorni
di nave a vapore per arrivare in
America. “Merica”, dicevano
gli emigranti veneti, e negli
anni è stata la meta di milioni di
veneti e di friulani. C’era miseria nera nei villaggi e nei paesi,
la fame riduceva le speranze, la
pellagra e la tubercolosi facevano il resto. Ogni piroscafo
trasportava duemila persone
per volta, due metri di spazio a
testa, una latrina ogni venti
passeggeri. Durante la navigazione si moriva di dissenteria,
morbillo, scorbuto.
Si moriva e si nasceva su quelle navi. Si spegnevano i sogni e
si accendevano altri sogni.
L’emigrazione era nel Veneto
come al Sud la vera professione
della maggioranza della popola-
zione maschile. Le rimesse degli emigrati erano la sola fonte
di reddito di molti paesi.
Oggi si tende a dimenticare il
passato. Ricordare “come eravamo” provoca in molti la voglia di rimozione. Così la lezione del passato non aiuta a
capire il grande problema del
presente: l’immigrazione. E’ un
esodo quasi epocale dai Paesi
più poveri, una marcia disordinata e colossale che può sconvolgere l’Europa intera. Certo
occorrono regole, il più possibili comuni, ma prima bisogna
sforzarsi di capire. L’Europa
deve adottare una legislazione
efficace che valga nel Canale di
Sicilia e nello Stretto della
Manica, sotto le coste spagnole
e nelle isole della Grecia. Una
legislazione che capisca i diritti umani e che sappia distinguere tra profughi e clandestini, tra disperati e criminali.
Questo convegno padovano
punta molto sulla parola “inter-
strade, ferrovie, nuovi centri
abitativi, oggi divenuti città. Trasmisero stilo di vita,
patrimoni di memorie e di
valori morali e religiosi; ebbero l’orgoglio e la capacità
di indirizzare i loro figli
allo studio, tanto che i loro
discendenti sono divenuti
protagonisti nelle scuole,
nelle università, del centri di
ricerca, nel mondo dell’imprenditoria e del commercio
mondiale. Hanno costruito
un’altra Italia che ora, nel
processo di globalizzazione,
non può perdere la sua identità e il suo ruolo.
Edouard Glissant nel 1996
scriveva: “Nel panorama attuale del mondo, si pone un
grande interrogativo: come
essere se stessi senza chiudersi agli altri e come aprirsi
agli altri senza perdere se
stessi?”.
Noi – ha concluso padre
Segafreddo - viviamo in un
mondo divenuto villaggio
globale, dove possiamo
esprimere la nostra identità
soprattutto nelle espressioni
quotidiane della nostra cultura e delle nostre relazioni;
ma più si accelera il processo
di globalizzazione, più abbiamo bisogno di rafforzare
la nostra identità, il nostro
senso di appartenenza.
cultura” e si pone un obiettivo:
scambiarsi le esperienze per arricchirsi e arricchire. Il sociologo veneto Ulderico Bernardi,
uno degli studiosi più attenti
dell’emigrazione a Nordest, ha
coniato una fortunata definizione: “Chi scambia, cambia”.
Gli incontri migliorano le società, le svecchiano, le preparano meglio al futuro, danno armi
nuove per capire. La cosa peggiore che si possa fare è chiudersi agli altri.
Sono stato chiamato a moderare una tavola rotonda che ha
come tema il cambio generazionale all’interno dell’immigrazione. Dagli interventi sono
emersi i ruoli della famiglia, della donna, dei giovani come interpreti della cultura della tolleranza, la sola che può arginare la
deriva del razzismo. C’è spesso
l’ignoranza alla base del rifiuto
più volgare e umiliante degli altri. Come diceva Leonardo
Sciascia: “C’è sempre un Sud
più al Sud del Sud”. C’è sempre
il pericolo del razzismo, spesso
è nella nostra presunzione.
Soprattutto è stato sottolineato il valore della memoria che
collega il nostro passato al nostro presente. Tra quegli emigranti abbandonati nelle acque
dell’Oceano o nelle paludi della
Louisiana e gli immigrati abbandonati su vecchi canotti
contro gli scogli della Sicilia c’è
un legame molto più stretto di
quanto sembri. C’è qualcosa di
estremamente attuale che attraversa cento e più anni della storia di tutti. Se si spezza la memoria (che è fatta della nostra identità, ovunque ci troviamo, della
nostra lingua, della nostra tradizione), si spezza la storia stessa.
A quel punto davvero sarà come
se non ci fossimo, come se non
fossimo mai esistiti.
Nel prossimo numero
il servizio sulla «Settimana sarda» a MestreVenezia
IL MESSAGGERO SARDO
16
OTTOBRE 2002
Un quintale di torrone che
Mario Crobe di Buddusò aveva portato per la degustazione
nella Place du marché di Renens è scomparso dal bancone
nel giro di poco tempo con gli
svizzeri in fila ad assaggiare
quel dolce tanto gustoso fatto
di miele e nocciole.
In Svizzera, patria del cioccolato, il torrone è poco conosciuto e viene importato dalla
Francia: ecco in parte spiegato il segreto di tanto successo,
ma c’è da aggiungere che quel
torrone andato a ruba era davvero buono e si squagliava in
bocca.
Sicuramente gli Svizzeri (e
non solo loro!) se lo ricorderanno a lungo.
Oltre che dal torrone l’interesse della grande folla presente sabato mattina nella
piazza del mercato è stato catturato dai vini sardi, dai formaggi, dal pane, ma soprattutto hanno incuriosito la salsiccia e i prosciutti di capra e di
pecora (per molti dei presenti
una novità assoluta) offerti
dall’ERSAT.
Svizzeri presi per la gola,
dunque - è il caso di dirlo - ma
anche catturati dalle foto delle bellissime località della
Sardegna e del suo mare, pubblicizzate dall’ ESIT, e interessati anche alle produzioni
artigianali esposte da artisti
del sughero, del granito e del
legno, che operano a Buddusò, come Antonio Carta, Mastru Mimmiu e Mario Renzo
Solinas, Giuseppe Satta, i fratelli Fumu e Francesco Fodde
con i suoi violini.
Dopo l’importante rassegna
dello scorso anno a Ginevra,
in occasione della “Vogue di
Carouge”, quest’anno è stata
Losanna ad organizzare una
manifestazione per far conoscere ai Sardi-Svizzeri delle
nuove generazioni, e ovviamente agli Italiani e agli
Svizzeri, uno spaccato della
nostra isola: oltre ai già citati
prodotti alimentari, balli,
canti, teatro dialettale, cultura
e tradizioni della nostra terra.
Il tutto racchiuso appunto
in “4 Giorni con la Sardegna”,
manifestazione che è stata il
frutto della collaborazione tra
la Federazione dei circoli Sardi in Svizzera e il circolo “Su
Nuraghe” di Losanna, con il
patrocinio della Regione Sardegna e dell’Assessorato del
Lavoro e il contributo dei comuni di Buddusò, Mores e
Oschiri, ma più in generale di
tutta la comunità del Monte
Acuto (rappresentata dalla
sua Presidente, Maria Antonietta Mazzone) che ha partecipato attivamente alla riusci-
EMIGRAZIONE
Iniziativa della
Federazione dei
circoli sardi.
Gli svizzeri
impazziscono
per il torrone.
Esposizione di
opere di artisti
del legno e del
granito.
Anche
l'assessore
Luridiana alla
festa del Circolo
QUATTRO GIORNI CON LA SARDEGNA
I SAPORI E I COLORI DELL'ISOLA
ANIMANO IL CENTRO DI LOSANNA
Servizi e foto di Antonello De Candia
ta e al successo della manifestazione.
L’apertura ufficiale, giovedì sera nella grande sala degli
spettacoli di Renens, con il
saluto di benvenuto a tutti gli
ospiti da parte della giovane
Presidente del circolo “Su
Nuraghe”, Francesca Fais, cui
è seguito l’intervento del rappresentante della Federazione
dei Circoli sardi in Svizzera,
Gigi Masia, il quale ha sottolineato l’importanza di queste
manifestazioni. “Questo - ha
detto - rappresenta il momento più importante del 2002 per
la vita della nostra Associazione ,perché ufficializza il
lavoro che i nostri Circoli
svolgono da sempre. È risaputo che chi va all’Estero porta
con sé cultura, costumi modi
di vestire e di mangiare. Questo copioso bagaglio va con il
tempo integrandosi nella società ospitante entrando gradatamente a farne parte significativa.
Ed è quanto è accaduto in
Svizzera. E i Sardi emigrati ha detto ancora Masia - rivendicano questo ruolo di interconnessione ,perché sono nella condizione più appropriata
per farlo , ma hanno bisogno
di interlocutori che diano risposte chiare e in tempi ragionevolmente rapidi”.
Al sindaco di Renens, madame Anne Marie Depoisier ,
il compito di ricambiare e augurare la riuscita della manifestazione , alla quale ha dato
entusiasta il suo contributo,
concedendo spazi e strutture
comunali .
Renens è una cittadina di
circa 20 mila abitanti ,un
quartiere industriale di Lo-
L'assessore del lavoro, Matteo Luridiana (al centro) durante la manifestazione
sanna diventato comune autonomo negli anni ’60 .Ed è
qui che la comunità sarda è la
più numerosa per evidenti ragioni di lavoro.
Al Console di Losanna, dottoressa Venerandi ,il compito
di portare il saluto ufficiale
dell’ambasciatore
Lorenzo
Ferrari e di sottolineare che
“la Sardegna è una delle regioni più belle d’Italia. Io la
conosco in parte - ha detto - e
sono rimasta colpita dalle
rocce imponenti della Gallura
,delle vere sculture della natura”. Il Console ha poi sottolineato anch’egli l’importanza di queste manifestazioni ,
di apertura verso l’esterno:
avete capito lo spirito del futuro - ha concluso - che è
quello appunto di mantenere
la propria identità e nel contempo di aprirsi agli altri.”
Dopo i saluti di rito, sul palco si sono alternati la fanfara
“La clé d’argent” di Renens e
il coro polifonico “Lachesos”
di Mores, una formazione di
25 elementi, fondato nel
1978, che prende il nome dalla collina che sovrasta l’abitato. Il coro - presentato da Nino
Virdis - sarà poi protagonista
per
tutta
la
manifestazione,che chiuderà
con la messa cantata in sardo
nella chiesetta di Renens.
Un ricco buffet di prodotti
sardi ha quindi consentito
agli ospiti di far conoscenza e
di familiarizzare e di scambiare impressioni e convenevoli.
Per molti si è trattato di incontrare vecchi paesani, emigrati da tempo, com’è il caso
di Salvatore Putzu di Oschiri,
uno dei fondatori del circolo
di Losanna, emigrato in Svizzera ormai da oltre 40 anni.
“Sono ormai prossimo alla
pensione - si è confidato – e
pensavo di rientrare in Sardegna dove ho acquistato una
casetta , ma mia moglie non
ne vuole sentire e ha detto
che lei rimane qui con i nipotini !”
La seconda giornata è stata
caratterizzata dalle rappresentazioni teatrali della compagnia “Sos amigos de Anna”
(in origine “Sos amigos de su
teatru oschiresu”),così ribattezzata in onore della loro
maestra recentemente scomparsa, Anna Ogano. Una insegnante elementare - ha ricordato Chicca Seu, responsabile
del gruppo - che per oltre 40
anni, anche dopo essere andata in pensione , ha voluto
continuare a riunire i ragazzi
del paese, trascorrendo con
loro parte della giornata per
insegnare, o meglio per non
dimenticare, la lingua sarda e
le tradizioni della nostra terra.
Creata come associazione di
volontariato nel 1997, la
compagnia teatrale di Anna
Ogano è composta quasi tutta
da giovanissimi( e bravissimi
) attori che vogliono continuare nel loro impegno culturale per non far morire una tradizione che rischia di scomparire con le nuove generazioni.
E le due rappresentazioni proposte - opera della scrittrice
di origine oschirese, Nanda
Palmas - hanno offerto uno
spaccato di vita paesana, viva
e stimolante, fatta di pregiudizi e sentimenti che segnano
un confine tra un tempo passato e una realtà in movimento a
volte difficile da accettare,
come quella del figlio che
emigra in Germania e torna in
paese con una moglie tedesca,
biondissima e molto estrover-
Francesco Laconi, Domenico Scala, Mario Agus
IL MESSAGGERO SARDO
17
OTTOBRE 2002
sa la quale suscita simpatie e
appetiti e quindi chiacchiere e
dicerie che turbano la pace
familiare, fino ad indurre la
suocera sospettosa e bigotta a
liberarsene facendola morire
di spavento, considerato che
la giovane sposina era malata
di cuore. Insomma una commedia gustosa, ricca di sfumature e di sarcasmo, che ha riscosso successo e applausi, a
testimonianza di un teatro
dialettale sardo più che mai
vivo e che meriterebbe maggiore attenzione e sostegno
da chi è responsabile della
cultura in Sardegna .
Certo è che i Sardo-Svizzeri
o se preferire gli Svizzero-Sardi hanno apprezzato molto,
così come è stato importante
per questi giovanissimi attori
provenienti da un piccolo
centro della Sardegna conoscere una realtà come quella
dell’emigrazione in Svizzera
e soprattutto avere una platea
così numerosa che, forse, non
immaginavano neppure di poter avere mai. Queste manifestazioni, dunque, ben vengano, se questi sono i risultati
tangibili.
E nell’incontro - seppure informale - che c’è stato tra la
municipalità di Renens, con
il sindaco madame Anne Marie Depoisier, e la delegazione sarda ,capeggiata dall’Assessore del lavoro Matteo Luridiana , con il sindaco di
Buddusò, Giovanni Satta,
l’assessore alla cultura di
Oschiri ,Angelo Solinas, e il
consigliere comunale di Mores, Francesco Sanna, e la presidente della Comunità Montana Monte Acuto Maria Antonietta Mazzone, si è andati
oltre i convenevoli di circostanza con scambio di doni e
gagliardetti, e si sono gettate
le basi per un rapporto più
stretto e più concreto, sia sul
piano culturale che su quello
commerciale, con la possibilità di un gemellaggio tra
qualche comune della Sardegna e la cittadina di Renens,
famosa per la produzione di
vini Doc, oltre che di componenti per l’industria della
meccanica fine..
Si è arrivati così al “clou”
della serata con la grande
cena sarda, a base di malloreddus e di arrosti di porcetto e
agnello, in una sala affollatissima ( che non ha potuto accogliere tutte le richieste ) mentre sul palco si sono alternati
il gruppo folk “Santa Lucia
“di Buddusò, i tenores di
Buddusò e il Coro Lachesos di
Mores, che hanno animato
fino a tarda notte una serata
indimenticabile.
Ma prima di dare inizio alle
libagioni e ai canti e ai balli,
ci sono stati i discorsi ufficiali e lo scambio di doni .
Ha cominciato Francesca
Fais, presidentessa del circolo” Su Nuraghe “ di Losanna,
la quale ha ringraziato tutti
coloro che hanno dato un
contributo alla riuscita della
manifestazione:” Forse - ha
detto - alcuni anni fa non
avremmo pensato di poter fare
questa manifestazione. E ciò
dimostra - ha aggiunto con
una punta polemica - che anche i giovani, quando viene
dato loro lo spazio, riescono
anche a fare qualcosa.”
Domenico Scala, Presidente
della Federazione dei Circoli
sardi in Svizzera, si è detto orgoglioso di questa manifestazione ed ha auspicato che si-
EMIGRAZIONE
“SU NURAGHE” FESTEGGIA
35 ANNI DI ATTIVITA'
AL SERVIZIO DEI SARDI
L'Assessore Luridiana con Francesca Fais e i dirigenti del circolo
Il circolo sardo “Su Nuraghe” di Losanna è uno dei
circoli “storici” dell’Emigrazione sarda in Svizzera, essendo stato fondato alla fine
degli anni ’60 da un gruppo
di “pionieri” ( tra i quali vanno ricordati, Antonio Sanna
di Ozieri - che ne fu il primo
Presidente - ,Salvatore Putzu
di Oschiri e Pietro Meloni di
Orgosolo) spinti dalla necessità di trovarsi tra loro dopo
aver lasciato l’amata Sardegna. Vi si incontravano con le
famiglie, con i figli, per ricreare un’atmosfera di calore
umano, solidarietà e fratellanza in una Svizzera che all’epoca concedeva poco spazio agli emigrati.
Ed è proprio ripensando a
quei tempi che oggi si può capire veramente quanta strada
sia stata fatta dai lavoratori
sardi emigrati nel processo di
integrazione nella comunità
Svizzera e anche come sia
cambiata la vita del circolo
stesso, proiettato all’esterno,
e impegnato a far conoscere la
storia, la cultura e le tradizioni dell’Isola, oltre alle bellezze naturali, decantate ormai in
tutto il mondo dagli operatori turistici.
L’inaugurazione
ufficiale
della sede, che è sempre stata
in av. de Morges, risale al
1972, e quello che era un
grande appartamento vuoto,
con il tempo e con il lavoro
dei soci, è diventato un angolo di Sardegna, con un nuraghe realizzato al suo interno,
bandiere, quadri, libri e oggetti vari che ricordano inequivocabilmente
la
terra
d’origine.
La sede del Circolo è composta da un grande salone, al
centro del quale c’è il bar, una
biblioteca, una sala della Segreteria dotata di computer,
una cucina e i servizi, e d an-
che un’ampia terrazza esterna.
Per l’Assessore del lavoro
Matteo Luridiana, presente a Losanna alla manifestazione “4
giorni con la Sardegna”, la visita al Circolo è stata una tappa
obbligatoria.
Ad accoglierlo e a fare gli
onori di casa, la giovane Presidente, Francesca Fais, e alcuni
membri del Consiglio direttivo.
Alle domande di prammatica
dell’Assessore sul numero dei
soci e sull’attività del Circolo,
Francesca Fais risponde che “i
soci sono oltre un centinaio, che
sono calati rispetto al passato
perché - spiega - i Sardi, figli ormai di 2° e 3° generazione, sono
integrati nel sistema svizzero. E
con la vita degli emigrati - aggiunge - è cambiata anche la vita
del Circolo.
“Il Circolo con la stessa struttura e gli stessi programmi di 30
anni fa’ era destinato a morire dice Francesca Fais - perché non
corrispondeva più alle esigenze
dei suoi soci. Per superare quindi questa situazione abbiamo
semplicemente deciso di aprirci
agli altri e piuttosto che cercare
di portare nuovi soci nel Circolo, abbiamo deciso di uscire
noi, in quanto Circolo, e di proporci non solo ai Sardi e più in
particolare ai giovani, ma agli
Italiani e soprattutto agli Svizzeri.” E la manifestazione “ 4
jours avec la Sardaigne” a Renens - Losanna ne è la più tangibile delle prove.
Quello de “Su Nuraghe” è un
circolo quasi tutto “a trazione “
femminile: oltre alla presidente
Francesca Fais, sono donne la
vicepresidente Josane Masala e
la segretaria, Natascia Manca.
“Siano diventati dei veri e
propri ambasciatori della Sardegna a Losanna e nel cantone di
VAUD - dice ancora Francesca e restarlo è il nostro obiettivo
per il futuro”.
E in questo spirito è nata
l’idea della manifestazione
“4 giorni con la Sardegna”.
“Già nel settembre del
2001 - ricorda Francesca Fais
- in occasione della Vogue di
Carouge, la Sardegna era stata protagonista di una importante rassegna nel cantone di
Ginevra, ora siamo noi di Losanna a dare risalto alle ricchezze e alle bellezze della
nostra Isola. E l’aspetto più
importante - sottolinea la Presidente del Circolo - è che la
manifestazione ha ricevuto
l’appoggio incondizionato e
il contributo attivo dalle autorità di Renens - Losanna,
con in testa il sindaco Anne
Marie Depoisier, oltre ovviamente al patrocinio della Regione Sardegna tramite l’Assessorato del Lavoro.
Così dall’idea originaria di
promuovere un solo paese
della Sardegna, si è pensato di
coinvolgere una intera zona,
che è quella del Monte Acuto, che comprende ben 11 paesi.
L’obiettivo della manifestazione? Semplicemente ci
siamo proposti di far conoscere la Sardegna per quello
che è - dice Francesca - non
solo quella dei Vip, della Costa Smeralda ( che peraltro
non va disconosciuta ,perché
per tanti anni è stato il nostro
biglietto da visita, soprattutto
per il turismo!), ma la vera Sardegna, quella delle tradizioni,
della cultura, della eno-gastronomia, ma soprattutto del
carattere del popolo sardo
nella sua quotidianità. È questa Sardegna - conclude Francesca Fais - che abbiamo voluto presentare anche ai nostri
giovani di 2° e 3° generazione, una Sardegna di valori
che, nonostante il tempo trascorra, rimangono sempre radicati nelle nostre genti e nella nostra terra.”
mili iniziative possano ripetersi. Scala ha quindi ringraziato la presidentessa del circolo di Losanna e tutti coloro
che hanno dato un contributo
per la riuscita della manifestazione, ed in particolare agli
ospiti venuti dalla Sardegna
“che - ha detto Scala - ci hanno permesso di portare qui in
Svizzera uno spaccato della
nostra cultura e di aggiungere
un altro anello, oltre ai già
molti esistenti tra i nostri due
Paesi e tra questa bella regione e la nostra cara terra, la Sardegna.”
Scala ha poi rivolto un ringraziamento particolare al
sindaco di Renens, madame
Depoisier , ai suoi cittadini e
amministratori e al cantone di
Vaud,” e non solo per l’attenzione e l’appoggio datoci in
questa occasione, ma perché
questo cantone lo sentiamo
vicino a noi soprattutto per
aver accolto migliaia di lavoratori e giovani che lasciavano la Sardegna, offrendo loro
lavoro nell’industria meccanica fine, nel settore alberghiero e in quello dell’edilizia .”
Un ringraziamento particolare Scala ha poi rivolto agli
ospiti venuti dalla Sardegna:
al Direttore Generale dell’Assessorato del Lavoro, dott.
Roberto Neroni, alla signora
Barbara Spignesi in rappresentanza della ATEM “Emilio Lussu e delle Associazioni di tutela, ai presidenti delle Federazioni dei Circoli
Sardi della Francia e dell’Olanda, Francesco Laconi e
Mario Agus, e quindi all’Assessore Matteo Luridiana
“siamo onorati - ha concluso
Scala - della sua qualificata e
gradita partecipazione a questo importante avvenimento
e per il prezioso aiuto datoci
come assessore per la realizzazione di questa “Quattro
giorni con la Sardegna” .
Ancora ringraziamenti e
scambio di doni ( tra gli altri,
la consegna del gonfalone
del Comune di Buddusò da
parte del sindaco Giovanni
Satta alla presidente del Circolo “Su Nuraghe”, Francesca Fais ) e il saluto portato
da Maria Antonietta Mazzone, a nome dell’intero Consiglio dei circoli del territorio
del Monte Acuto “con emozione e orgoglio” che si provano - ha detto - quando si incontrano persone della nostra terra che stanno così lontane e che ci fanno venire alla
mente ricordi e pensieri di un
passato molto duro e difficile. E l’orgoglio è tanto, perché vediamo che sono perfettamente integrati in questa
realtà economica, ma soprattutto - ha concluso - sono orgogliosa perché in questa
terra ricca c’è molto del lavoro dei nostri emigrati.
E brava Francesca, per
quello che hai fatto per la riuscita di questa manifestazione, perché sei giovane e perché sei donna ; e grazie a
Domenico Scala per tutto
quello che ha fatto e che sta
facendo per gli emigrati sardi
in Svizzera e per far conoscere questa realtà a noi Sardi residenti”.
All’Assessore Matteo Luridiana il compito di chiudere
gli interventi.
“Porto il saluto del Presidente della Regione , Mauro
Pili e del Presidente del Consiglio Regionale Efisio Serrenti - ha esordito - e saluto e
ringrazio Domenico Scala e
Francesca Fais e i soci dei
Circoli che in questi anni
hanno fatto tanto per far conoscere la Sardegna nel loro
luogo di residenza e di lavoro, la Svizzera. La Sardegna ha proseguito l’Assessore ha cercato dal canto suo di
mantenere i legami con i nostri figli costretti a cercare lavoro fuori dall’Isola, e se non
fosse stato così - ha sottolineato l’Assessore - oggi questi avvenimenti, queste manifestazioni non sarebbero
potute esistere.
La Sardegna - ha proseguito Luridiana - ha bisogno di
farsi conoscere nel mondo :
abbiamo bellezze naturali
straordinarie,
produzioni
d’élite nel settore agro - alimentare ;abbiamo un mercato
potenziale molto alto, ecco
perché stiamo cercando di far
diventare i nostri emigrati
nostri ambasciatori, e questo
progetto si sta realizzando.
Non più serate che finiscono,
ma che durano nel tempo.
Come questa .Vorremmo che
la Regione contasse per voi ha concluso Luridiana - come
voi contate per la Regione.
Ringrazio infine tutti coloro
che con impegno e sacrificio
vi hanno permesso di conoscere la Sardegna e quel che
può offrire.A kent’annos !”.
E a conclusione di una manifestazione coinvolgente non
poteva mancare un finale più
emozionante come la messa celebrata da padre Luciano e cantata in sardo dal coro Lachesos
di Mores nelle chiesetta di Renens affollata di gente e portata
a un lungo applauso finale da
una struggente “Ave Maria”.
IL MESSAGGERO SARDO
19
OTTOBRE 2002
Q
uest’anno è piovuto.
Una pioggia torrenziale a pomeriggio
appena iniziato e quando stava per terminare il pranzo
collettivo consumato sulle
tavole di pietra che circondano sa corte della chiesa di
San Michele, Santu Migali.
Non è che ci fosse tanta
gente, solo un centinaio di
persone tra sardi, continentali e stranieri che comunque
hanno gustato l’antipasto di
salsicce e olive, la pasta condita con ragù di carne, la pecora bollita, il porcetto arrosto e un tocco di formaggio.
Acqua e vino.
L’anguria è arrivata quando si era già in ordine sparso
per la pioggia, riparati sotto
le tettoie, un poco prima che
servissero il caffè e l’acquavite.
Qualcuno ha ricordato la
magnificenza di altri anni
con persone a gruppi, a folle,
a continuare fino a sera il rito
dello stare insieme. Stiamo
parlando del Premio di poesia sarda di Posada giunto
quest’anno alla ventunesima
edizione. Una durata che è un
buon segnale. Così come è
segnale di grande serietà il
fatto che quest’anno la giuria
abbia deciso di non assegnare premi, solo menzioni e segnalazioni, per la poesia in
rima. Troppe ripetizioni,
inattuali arcadie e versi zoppi.
La parola che stenta a farsi
poesia e costituire senso.
Perciò un messaggio da poeti a poeti: è necessario, per la
sopravvivenza della poesia,
uscire dagli schemi e pensare
e sentire dentro il proprio
tempo con la consapevolezza
di utilizzare una lingua viva e
vitale. Alcuni dei poeti, forse
risentiti, non sono venuti alla
festa. Altri invece si sono
presentati e pure hanno letto
i loro versi. Non la piazza
quest’anno, un suggestivo
scorcio sotto il castello della
Fava, ma l’auditorium della
scuole vicino alla Traversa.
Cerimonia per forza di cose
al chiuso: la pioggia seppur
meno incessante ha continuato a battere.
La festa dei poeti in limba,
rimata e verso sciolto, si è
consumata in questo lungo
arco di tempo tra la fine del
rito della mensa e la festa serale, con la recita dei testi
premiati e segnalati da parte
L
a “Voce del Logudoro”,
settimanale cattolico di
informazione locale diffuso nel Logudoro, Monte
Acuto e Goceano, ha festeggiato i cinquant'anni.
L’evento è stato celebrato
anche con la pubblicazione,
per i tipi delle Edizioni Diocesi di Ozieri, di un volume intitolato “Una Voce” per il Logudoro e il Goceano 1952-2002,
curato sapientemente da monsignor Tonino Cabizzosu.
Il libro sottolinea ed evidenzia il percorso storico della
Voce del Logudoro ed il continuo confronto che ha consentito tra la Chiesa e le problematiche del territorio.
Nelle pagine di “Una Voce”
si snoda una puntuale rievoca-
CULTURA
SI RINNOVA A POSADA
LA FESTA DEI POETI
di Natalino Piras
degli stessi poeti. Festa serale preceduta dal ballo dei ragazzi e dei grandi in costume, pitzinnos minores e mannos e da unu corfu de su tenore de Posada. Hanno letto i
loro componimenti anche gli
alunni delle scuola media. Ha
presentato e condotto il sindaco Sebastiano Fiori alternato nella lettura di testi dei
poeti assenti da Peppino Deledda, uno dei più anziani del
Comitato.
Il rito della parola poetica
che segue il rito della mensa
ha un suo significato.
Il rito della mensa è cosa
importante in una festa che
come questa dei poeti a Posada si avvia a diventare tradizionale. Segna innanzitutto il
benvenuto a s’istranzu e insieme esprime il grado di civiltà di una comunità: quest’anno turbata nel tempo immediatamente precedente la
festa da cronache di incidenti mortali e da un assassinio
capitato in paese, solo capitato, come può accadere. I Posadini, sindaco e organizzatori della festa, ci tengono e
dire, e lo rimarcheranno pubblicamente nella cerimonia
serale, di non essere comunità violenta. Si sentono bollati da un marchio che non è
nella loro storia attuale. Insieme alla pioggia, comunque ben accetta, il tempo della festa è servito quest’anno a
elaborare la notizia di una
Posada che non si riconosce
nelle notti dei balordi. Anche
a questo serve la poesia: non
solo a ripetere convenzioni
ma a dare voce al vero dolore delle persone. Se anche il
dolore diventa fatto identitario e perciò condivisibile da
Posadini e istranzos che pure
hanno messo la loro firma
per protestare contro l’etichettatura di gente violenta.
Dovrebbe ancora servire, la
poesia, a riflettere perché comunque anche in questa civiltà si consumi a volte parte
del nostro degrado, del no-
stro residuo di balentia, incomunicabilità e sedimentati
rancori. Nel rito della mensa
le voci a tratti indicano, a
tratti cadono. Si inseguono,
si accantonano e poi ritornano. Certo bisogna separare i
fatti dalle responsabilità di
ciascuno.
Non c’erano tutti a Santu
Migali ma comunque eravamo in molti. Gente comune e
gente delle istituzioni. Parroci e viceparroci. E’ venuto
anche il sindaco di Nuoro
mentre quello di Posada serviva a tavola insieme agli altri componenti del Comitato.
Un certo effetto faceva sentire la voce di un continentale,
un lumbard, un padano imparentato qui a Posada, che,
mestolo in mano, girava per i
tavoli a chiedere se tutto fosse a posto.
Il rito della mensa collettiva abolisce i ruoli e insieme
li rafforza, in quello che è ancora oggi una proponibile recita dello scambio, una inter-
IN UN VOLUMETTO LE OPERE
DEI VINCITORI DEL PREMIO
DI POESIA SARDA
I
risultati della 21 edizione
del “Premiu ‘e poesia sarda
Posada” sono leggibili nel
volumetto che contiene i testi
dei premiati, segnalati e menzionati. Cosa importante, che
ogni anno venga prodotto questo libretto (l’anno scorso, per
il ventennale, fu un librone).
Questo del 21 è stato pubblicato con il contributo del Comune di Posada, della X Comunità Montana della Baronia ma
anche di singoli cittadini.
Due le sezioni del premio:
poesia rimata e verso sciolto.
Nella prima non è stato assegnato alcun premio in quanto
la giuria ha riscontrato “temi
triti, scontati, la rima spesso
forzata, troppi gli italianismi”.
Ci sono comunque state menzioni per Santino Marteddu di
Siniscola per la poesia “Appo
connottu”, Antonio Maria Pinna di Pozzomaggiore per
“Notte ‘entosa”, Salvatore
Murgia di Macomer per “Tempus fuidittu”. Segnalazioni per
Salvatore Fancello di Dorgali
con “S’andala ‘e s’allega”,
Angelo Porcheddu di Banari
per “Bentos” e Giulio Cossu di
Tempio per “Vespari chjari”.
Ammirevole il vecchio professore gallurese che continua a
83 anni suonati a scommettere
sulla poesia e sul suo valore,
sulle possibilità di una lingua.
Ammirevole anche per come
ha accettato, motivandolo con
la sua presenza, il verdetto della giuria, lui poeta pluripremiato e certo tutt’altro che mestierante.
Nella sezione verso sciolto il
primo premio è andato a Giuseppe Tirotto di Castelsardo
per la poesia “Che brusta buffadda”. Seconda piazza al dorgalese Gonario Carta Brocca
per “Andalas de sonnios” e terzo posto per Domenico Battaglia di La Maddalena con
“Passi di carrulanti”.
Le menzioni a Peppino Fogaritzu di Pattada per “Dolu e
interru de su printzipale”, Antonellu Bazzu di Sassari per
“Carrasegare”, Antonio Maria
Pala di Torpè per “Melios de
ispera”, Antonietta Demurtas,
bittese trapiantata a Olbia, per
“Sa limba urata” e Domenico
Uccheddu , un ragazzino di
Muravera, per “Apu pensai a
tui”.
Presieduta da Giacomino Zirottu la giuria era composta da
Gianni Pititu, Sebastiano Pilosu, Paolo Porru, Ignazio Porcheddu (che è anche presidente del Comitato organizzatore), Pinuccio Giudice Marras,
Paolo Russu, Peppino Deledda, Giovanni Piga e chi scrive.
LA “VOCE DEL LOGUDORO”
HA COMPIUTO 50 ANNI
zione dei primi cinquanta anni,
la significativa sintonia e operatività dell’associazionismo
cattolico; la pastorale e lo
spirito missionario (si veda il
caso di don Nanni Carta la
cui storia è stata rievocata recentemente anche nelle pagine del Messaggero Sardo); le
realtà locali e le problematiche del mondo agro pastorale; l’anticomunismo militante che caratterizza i primi due
decenni e più della “Voce” e il
collateralismo con la Demo-
crazia Cristiana; l’evoluzione
lenta sul piano sociale nello
spirito nuovo e innovativo del
Concilio con istanze consiliari a stimolare partecipazione e
rinnovamento secondo progetti pastorali mirati alle nuove problematiche familiari,
sociali e di identità culturale.
Secondo lo spirito della
Costituzione Pastorale Gaudium e Spes si rileva un sensibile interessamento alle
specificità del territorio e alla
povertà delle zone del Centro
Nord della Sardegna con riferimenti specifici al “Caso
Goceano” ed alla “Vertenza
Logudoro”.
Docente di Storia della
Chiesa Moderna e Contemporanea, di Archivistica ed
Ecclesiastica nella Facoltà
Teologica della Sardegna e
direttore dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari, monsignor Tonino Cabizzosu vanta numerose pubblicazioni
sulla storia ecclesiastica sarda dell’Ottocento e del No-
pretazione del lavare i piedi
ai pellegrini che arrivavano
al santuario. Così come la
qualità del cibo indica la qualità del dono, la volontà di
continuare a sorprendere
compaesani e turisti. italiani
e no. Un poco ricorda questo
pranzo dei poeti il pranzo di
Babette dell’omonimo film
dove le pietanze raffinate
servite da una straniera servono a far parlare la gente di
una comunità chiusa. Parlare
è importante.
Dopo il pranzo c’è stato un
fuori programma. Mentre
quelli del Comitato sparecchiavano, un gruppo di pattadesi, tra di loro anche uno dei
poeti menzionati, ha provocato a cantare un altro gruppo
di persone da loro credute
posadine. La provocazione è
stata fatta in maniera tradizionale, partendo dal fatto
che i pattadesi avevano sentito cenni di un canto che sembrava di Limbudu, loro compaesano.
Solito scambio di ammiccamenti e contrasti e alla
fine, accordati gli strumenti,
il gruppo dei provocati ha
dato il via a una straordinaria
performance sotto la pioggia.
Solo che non erano posadini ma di Torpè: Sebastiano
Pilosu, uno dei giurati, Antonio Maria Pala, un altro dei
menzionati, sa oche Tore
Chessa e alle launeddas Giulio Pala. Pilosu ha cantato e
suonato la chitarra e sa zampurra, così a Torpé chiamano
lo scacciapensieri.
Così come la chitarra ha
suonato alternandola su pipiarolu, lo zufolo di canna,
Antonio Maria Pala. Repertorio che ha messo insieme
barones sa tirannia, gosos sacri e profani, convincendo a
muovere qualche passo di
ballo alcuni tra spettatori e
spettatrici.
Poco discosto, Salvatore
Sanna, del comitato organizzatore, torpeino anche lui, intagliava zufoli per i bambini.
Se questo non è fare poesia
dite voi.
Se questo non è scommessa per continuare a mostrare
quanto si è civiltà contemporanea, cos’altro si può proporre. Ci sono sempre segnali e richiami all’ordine per
continuare a credere nella
poesia e in quello che la fa diventare moneta di scambio,
“monida de alma”.
vecento.
A lui, nel suo paese natale
di Illorai, si deve una ricca e
prestigiosa biblioteca attualmente in fase di catalogazione.
Nel panorama dell’informazione cattolica in Sardegna, la Voce del Logudoro
affianca per importanza i fogli “Libertà” e l’”Ortobene”,
rispettivamente di Sassari e
Nuoro.
Dal settembre del 1999
Voce del Logudoro è diretta
da Don Gavino Leone che,
forte delle esperienze maturate nei primi 50 anni, intende proiettare il giornale verso
significative e nuove sfide pastorali e culturali.
Cristoforo Puddu
IL MESSAGGERO SARDO
20
OTTOBRE 2002
Silvano, il dio romano dei
boschi, oppure Caio Silanus,
luogotenente di Cesare? Quale
personaggio della mitologia o
della storia ha alimentato le
leggende sulle origini di Silanus? Non si può escludere che il
fedelissimo del condottiero romano possa avere, rispetto alla
divinità, qualche chance in più
«perché Cesare ricompensava i
suoi fedeli cedendo loro la terra.
Però non lo sappiamo con esattezza». Per Giuseppe Runchina,
docente di matematica all’istituto tecnico di Macomer, le ipotesi sono tante ma solo alcune suffragate da riscontri obiettivi.
Come, ad esempio, quando si
sostiene che inizialmente Silanus fosse posta verso Bortigali.
Una tesi non del tutto campata
in aria e suffragata dalla scoperta di una necropoli durante i lavori di realizzazione della strada
ferrata Macomer-Nuoro. Importanti resti archeologici che
avrebbero potuto aprire un capitolo nella storia di Silanus ma
che qualche irresponsabile fece
distruggere. Poi, in seguito a
una pestilenza, Silanus si trasferì più a monte, a sinistra dell’attuale cava; lì sono state trovate
monete romane.
Silanus aveva un’economia
agropastorale; c’erano boschi
con alberi giganteschi i cui tronchi potevano essere abbracciati
da una catena umana formata da
molte decine di persone. Di certo, pastorizia e allevamento di
suini erano voci importanti per
la sopravvivenza del paese, tanto che i bambini avevano il compito di raccogliere nel bosco le
ghiande per i numerosi maiali. E
inoltre la coltivazione del grano.
Che spesso provocava qualche
contrasto fra agricoltori e pastori i quali erano circondati dai
campi coltivati e dovevano stare giorno e notte a sorvegliare il
bestiame. Da qui, piccoli screzi
che alcune volte sono sfociati in
atti non certamente edificanti.
I contadini di Silanus coltivavano anche fave, ceci, fagioli e
orzo. «Quando era il periodo
delle aie –racconta Giuseppe
Runchina-, noi ragazzi eravamo
addetti a seguire il giogo che trascinava una pietra che serviva
per aprire il chicco. E su questa
fase del lavoro c’è un anédotto:
Q
uando ci fermiamo nella piazza principale di
Arborea, nel viaggio da
Oristano verso Terralba e il
Medio
Campidano,
viene
spontaneo chiedersi se non siamo per caso capitati in un paese del continente: dall’aspetto
stesso della piazza, occupata
quasi per intero da un giardino
sempre fiorito, ai lineamenti
degli edifici, con i tetti spioventi come in montagna, tutto
indica che non ci troviamo in
uno dei soliti villaggi dell’isola, sorti con povere case nel
periodo medioevale. E poi
quella scritta sul campanile, a
prima vista misteriosa, Resurgo (“Risorgo”, “Torno a vivere”), che poi torna anche nello
stemma del comune.
In realtà nell’isola tutti sanno, almeno genericamente,
che la vicenda di Arborea è
molto diversa, e tutta racchiusa in un arco di tempo molto
più breve di un secolo.
La prima data da citare è il
1918, quando venne costituita a
Milano la Società Bonifiche
Sarde, con l’intento di riportare
alla luce tutto questo territorio,
ricoperto da epoca immemora-
PAESI DI SARDEGNA (3)
LE ORIGINI
MITOLOGICHE
DI SILANUS
un vecchio fattore della vigna di
mia suocera, Costantino Cappai,
figura molto caratteristica,
uomo alto, bel paio di baffi, mi
raccontava che prima del ‘900 i
ragazzi, dopo il lavoro nell’aia,
dovevano portare i buoi al pascolo mentre le donne preparavano la pastasciutta. Raccontava che prima di portare i buoi al
pascolo si riempiva le tasche di
maccheroni, ovviamente conditi non solo con il formaggio, non
solo con il sugo ma anche con
abbondante polvere. E, diceva
lui, erano molto buoni. Questo
per inquadrare l’ambiente e le
condizioni di vita, quando vi
erano grossissimi problemi di
sopravvivenza». Agli inizi del
Novecento, gli abitanti di Silanus e della maggioranza dei paesi della Sardegna non se la passavano molto bene. L’economia
era in mano a poche persone.
Chi per eredità o chi perché aveva fatto affari. E i più erano
“servi della gleba” che spesso
per sfamarsi utilizzavano i semi
conservati per la semina. Poi c’è
stato un fenomeno che ha cambiato il paese: l’emigrazione. La
prima, che ha preceduto la prima guerra mondiale, con tendenza verso l’America del Sud,
quando un giovane di Silanus
finì addirittura nella Terra del
Fuoco. Da che cosa ha avuto origine l’emigrazione? Di certo
dalla necessità, dalla fame.
C’era una mortalità e una morbilità infantile eccezionalmente
alte. «Il nonno di mia moglie –
ricorda Runchina- era medico
condotto, prima a Sarule, poi a
Silanus. E teneva le schede dei
pazienti: sarebbe interessante
fare una ricerca sulle cause di
morte in quel periodo. Una seconda corrente migratoria, dopo
la grande guerra, si diresse verso il Nord America, l’Australia e
molti nel bacino mediterraneo:
Libia, Tunisia. La terza corren-
di Gianni Perrotti
te migratoria dopo la seconda
guerra mondiale, in Italia settentrionale e in Europa».
Le migrazioni, tutte indistintamente, hanno inciso profondamente nel tessuto sociale di Silanus. E soprattutto nell’economia
del paese che iniziò a reggersi
sulle rimesse degli emigrati.
Quelli che rientravano avevano
acquisito una mentalità nuova,
diversa. Si verificò la tendenza a
modificare le case, oppure all’acquisto di vecchi edifici che cercavano di riattare. Iniziò a prosperare l’attività edilizia. E non fu un
avvenimento di poco conto. Vicino a Silanus, a Codes, c’erano
le cave di basalto, utilizzato prevalentemente per costruzione. In
più con l’amministrazione Aielli
ci fu l’espansione del paese.
Ecco, le rimesse degli emigrati
fecero tutto questo. Ma c’è anche
l’aspetto sociale: l’emigrante che
rientrava e vedeva come si continuava a vivere faceva i confronti
PAESI DI SARDEGNA (4)
ARBOREA UN ANGOLO
DI VENETO
IN SARDEGNA
di Salvatore Tola
bile da una distesa di acque paludose. Gli studi accertarono
che provenivano dal rio Mogoro, che discende dal monte
Arci, e fu ben presto costruita
una diga per regolamentarle;
ma non bastava, perché buona
parte delle terre sono sotto il livello del mare: per questo fu installata una potente idrovora,
che da allora getta nel mare le
acque, raccolte in un razionale
sistema di canali.
Quindi i campi furono suddivisi in poderi, affidati ad assegnatari giunti quasi tutti dal
Veneto, furono impiantate lunghe file di eucalipti per proteggere le colture; e vennero eret-
te le cascine, mentre nel luogo
scelto come centro sorgevano
soltanto i locali di aggregazione ed i servizi; il tutto in modo
da indurre i contadini – al contrario di quanto avviene solitamente in Sardegna – a risiedere sul luogo del loro lavoro.
Nel 1931 Arborea fu fatta
comune autonomo, ma in un
primo tempo col nome di Mussolinia, che avrebbe sostituito
nel dopoguerra; ed ebbe inizio
la sua vicenda fortunata, grazie a una serie di elementi favorevoli: la fertilità delle terre
e la laboriosità dei coloni, soprattutto.
Nel giro di pochi decenni
queste terre hanno raggiunto
tutta una serie di primati, sia
nell’allevamento bovino che
nelle coltivazioni. Nelle stalle
di Arborea crescono dei capi
vaccini dalla grande produttività, anche 30 e persino 50 litri di latte al giorno, tanto che
la Latteria Sociale 3A distribuisce i suoi prodotti in tutta
l’isola. Il territorio è diventato
famoso per la produzione non
solo dell’erba medica, dei pomodori (sino a 1200 quintali
ad ettaro) e di altri ortaggi, ma
anche e in particolare delle fragole e delle angurie.
Per questi prodotti, in particolare per gli ultimi due, ven-
con il paese che lo aveva ospitato e si impegnava per modificare
le cose. Oggi Silanus ha avuto,
come tutti i paesi della zona, la
fortuna e la sfortuna di essere vicino a Ottana. «Non voglio fare
polemiche –dice Giuseppe Runchina- sappiamo come è nata e
purtroppo stiamo assistendo a
come muore. Probabilmente se
anziché costruire tutta quella
roba, avessero costruito piccoli
invasi e irrigato bene tutta la piana, la situazione sarebbe diversa.
Anche perché, e questo mi addolora dirlo, i nostri pastori non
sempre colgono l’occasione propizia per migliorarsi. Non c’è cooperazione, siamo troppo individualisti. Forse è l’isolamento? La
risposta la lasciamo ai sociologi.
Prospettive di sviluppo? O nel
terziario o nelle industrie di manufatti edili, ma sono attività di
poco conto».
Né si può dire che Silanus abbia un artigianato tradizionale.
Le donne tessevano ma non tanto da creare un’industria come è
stato, e forse lo è ancora, a Nule.
Il pane si faceva in casa ma per le
sole esigenze e necessità domestiche. A Silanus qualcuno faceva il carbone ma i carbonai non
erano di Silanus. Il paese aveva
tutti gli artigiani ma servivano
per il fabbisogno della comunità.
La principale attività del paese
era legata al mondo agropastorale. Attività che oggi rappresenta
più un handicap che una base imprenditoriale. L’unica che continui è la pastorizia perché l’agricoltura è scomparsa. Ma purtroppo Silanus è un paese di vecchi;
ha quasi tremila abitanti. «Non si
può –conclude amaramente
Runchina- far scomparire un paese e la sua storia: ogni pietra ha
la sua storia. E non possiamo
cancellarla: chi rinnega la storia,
rinnega se stesso. Ed è tragico. Il
fatto che molti giovani non parlino il dialetto è una cosa che grida vendetta. Io non sono per l’indipendenza. Me ne guardo bene,
noi sardi faremmo ridere i polli
se con l’economia che tende a diventare globale restiamo nel particolare. Però devo tenere viva la
mia identità, la mia cultura, le
mie origini. Questo sì. E noi in
fatto di cultura non penso che
siamo secondi a tante regioni
italiane».
gono organizzate delle sagre
che attirano molti visitatori,
come accade anche per la fiera
annuale del bestiame e per una
celebrazione invernale che
viene dedicata giustamente, in
una zona abitata per il 75% da
veneti, alla polenta.
In queste occasioni vengono
esposte alcune delle macchine
che furono usate per la bonifica e per le prime coltivazioni.
Anche Arborea sente infatti il
bisogno di tornare indietro
lungo la sua vicenda storica,
anche se così breve.
Ma il territorio era stato abitato anche nelle epoche più
lontane, prima che le acque
paludose lo ricoprissero; per
rendersene conto basta recarsi
al Comune, dove in alcune vetrine al primo piano sono conservati i reperti archeologici
rinvenuti durante i lavori di
bonifica.
Sono oggetti in metallo, vetro e ceramica, per i quali si
renderebbe necessaria la sistemazione in un locale apposito.
Il “pezzo” di spicco è un
askos, ossia un piccolo vaso
per contenere liquidi, che raffigura il volto di una ragazza.
PARLIAMO DELLA SARDEGNA
21
OTTOBRE 2002
a cura di Manlio Brigaglia
N
ei libri di testo adottati
nelle scuole dell’obbligo e alle medie superiori la realtà storica della nostra
isola è quasi del tutto cancellata. Basta sfogliare i manuali
delle discipline preposte per
verificare come le vicende riguardanti la seconda isola del
Mediterraneo non abbiano il
minimo risalto (a parte qualche riferimento marginale trattato in poche righe). Per ovviare a queste lacune, già a partire dagli anni Trenta, sono state scritte opere da studiosi isolani con lo scopo di proporre ai
giovani diversi aspetti della
loro terra. Ma non sempre gli
insegnanti hanno abbinato ai
testi nazionali quelli regionali,
anche perchè i programmi ministeriali non lo imponevano.
Solo in tempi recenti, la legislazione scolastica, dalle elementari ai licei, ha espressamente invitato i docenti a portare in primo piano la storia,
l’ambiente, l’arte della regione
di appartenenza. Sensibili, a
questo richiamo, diverse case
editrici hanno varato opere affidate a esperti di quella che i
Francesi hanno chiamato microstoria. L’ultima ad averlo
fatto è la Laterza di Bari, che
ha proposto dei volumetti –
uno per ciascuna classe delle
superiori – incentrati sulle vicende delle regioni d’Italia.
Per la Sardegna questo incarico è stato affidato a Manlio
Brigaglia, che con la collaborazione di Attilio Mastino e
Gian Giacomo Ortu ha approntato cinque agili testi dal titolo
Storia della Sardegna, i quali
abbracciano un arco di tempo
compreso tra la Preistoria e i
giorni nostri. Per attuare questa iniziativa sono stati coinvolti parecchi specialisti – per
lo più docenti delle Università
di Cagliari e Sassari – ognuno
dei quali ha tracciato il profilo
di un periodo storico diverso.
C
osa c’è di meglio, per un
figlio, che sottrarre alla
dimenticanza chi fu il
padre e quanto seppe, in tempi
bui, essere uomo pieno di umanità. Qui i figli sono due, Giovanni e, firma molto conosciuta anche in questo giornale,
Salvatore Tola. Il togliere dalla dimenticanza lo hanno fatto
curando il diario del padre Pietro, da poco pubblicato dalla
Cuec nella collana Storie di
vita in collaborazione con
l’Istituto sardo per la Storia
della Resistenza e dell’Autonomia. Titolo-guida del libro:
Il lager nel bosco. Due anni di
lavoro forzato nei campi di
concentramento tedeschi (157
pagine, euro 10,50). Dice
Manlio Brigaglia nella prefazione, in qualche maniera capovolgendo il famoso se questo è un uomo di Primo Levi,
autobiografia dell’orrore di
Auschwitz, che Pietro Tola
“sì, questo è un uomo”. Lo
dice al presente, nonostante il
protagonista della vicenda narrata in questo libro sia scomparso nel 1979 e nonostante
l’arco di narrazione vada dal
1943 al 1945. Pietro Tola, allora trentottenne, guardia di finanza, attraversa in toto la tragedia della seconda guerra
mondiale.
Da militare fa in tempo a
conoscere di quanta cialtrona
inconsistenza fossero fatti gli
eserciti di Mussolini (altro
che dichiarare guerra a Fran-
CULTURA
Iniziativa
della Laterza
per colmare un
vuoto sulle
vicende
dell'Isola
LA STORIA DELLA SARDEGNA
PER LE SCUOLE
CURATA DA MANLIO BRIGAGLIA
di Giovanni Mameli
Ma c’è di più: per offrire ai
giovani un panorama ampio si
è dato risalto anche alle vicende letterarie e a quelle della
storia dell’arte, al dibattito politico sull’autonomia e al nodo
irrisolto della lingua sarda.
Insomma, l’immagine globale che si è voluta proporre
presenta una Sardegna a tutto
tondo, nella quale interagiscono politica e cultura, economia
e ambiente naturale. Al riguardo Brigaglia scrive nel capitolo Cronache nel secondo Novecento: «Anche per la Sardegna l’evento più importante
del decennio finale del secolo
è la nascita dell’Unione europea. Il processo di centralizzazione verso Strasburgo e Bruxelles di molta parte delle decisioni fondamentali per lo
sviluppo del Continente pone
molti interrogativi non solo
sullo sviluppo dell’autonomia
regionale sarda, ma anche su
quello della stessa Sardegna,
tanto più che a questo processo di centralizzazione “europeo” si accompagna quello
della globalizzazione dell’economia su scala planetaria».
In queste affermazioni conclusive è contenuto il senso di
un processo storico millenario
che ha portato la Sardegna,
nelle varie epoche, da un ruolo subalterno (frutto di diverse
dominazioni straniere) a una
piena indipendenza politica e
amministrativa, sia pure condizionata da rapporti di interazione con l’Italia e la Comunità europea. In altre parole la
nostra isola, grazie allo statuto
speciale, è diventata una piccola patria libera di legiferare
in tanti settori dell’economia,
dell’ambiente e della cultura.
CULTURA
L'UMANITÀ DENTRO IL LAGER
DIARIO DI PIETRO TOLA
di Natalino Piras
cia e Inghilterra e minacciare
di spezzare le reni alla Grecia!) e poi dopo l’8 settembre
finisce insieme a molti altri
italiani nella rete dei tedeschi,
alleati fino al 25 luglio del
1943, giorno della caduta del
fascismo. Pietro Tola è uno
dei 600 mila IMI, Internati
Militari Italiani, avviati ai
campi di prigionia e di lavoro
della Germania nazista. Il popolo tedesco sente di aver
perduto la guerra eppure è
ancora succube e esecutore
dei piani di dominio e di sterminio di Hitler. Con inumana
ferocia lega a questa sua sorte di “resistenza” centinaia di
migliaia di ostaggi provenienti da diversi paesi dell’Europa da loro occupata.
Pietro Tola, pastore-contadino thiesino trapiantato in Romagna dove si è sposato con
Laura Magnani, è in questa
moltitudine di perduta gente.
Si salverà e tornerà a casa per
riabbracciare la moglie e il
piccolo Salvatore, perché
sorretto da una forza d’animo
e da una fede, in Dio e nella
Madonnina di Montenero,
che gli fanno attraversare il
campo di Homburg e il bosco
di Musbach ridotto da uomo a
schiavo, forza-lavoro, solo
per questo sostentato, dei tedeschi che vogliono continuare la guerra e con questa
rendersi vieppiù fautori di distruzione e di stermini. A differenza dei campi di concentramento per ebrei, zingari e
oppositori politici, luoghi
chiusi e di soluzione finale, il
lager dove Pietro Tola visse
principalmente dall’autunno
del 43 ai primi mesi del 1945
è un bosco della Renania
dove insieme ad altri commilitoni come lui prigionieri abbatte alberi dal giorno alla
notte. L’alternativa sono la
fabbrica e lavori di manutenzione di strade e fognature
dei paesi circostanti, con i
“civili” che li osservano ostili e diffidenti. Certo c’è più
“libertà” rispetto ad Auschwitz e Dachau ma come in
quei luoghi diventati simbolo
globale dell’abominio anche
in questi campi attraversati
da Pietro Tola ci sono la
fame, gli stenti, il pericolo e
la tema delle malattie.
Ci sono la disumanità delle
sentinelle e degli stessi compagni di prigionia cui si contrappone, giorno dopo giorno, la capacità di credere nella fine della guerra, come esito naturale. È questo credito
alla speranza, documentato
in fogli di quaderno scritti a
penna e in mancanza, a matita, che mette Pietro Tola
come referente per i compa-
Si è fatto un buon uso o un
cattivo uso di questi strumenti,
supportati da contributi dello
Stato e della Comunità europea? A una simile domanda gli
storici non danno risposte definitive, dal momento che si
tratta di questioni aperte, suscettibili di svolte in positivo o
in negativo. Ripercorrendo le
vicende storiche del passato –
raccontate da Alberto Moravetti, Raimondo Zucca, Pier
Giorgio Spanu, Giuseppe Meloni, Giulio Paulis, Giovanni
Lupinu, Roberto Coroneo,
Bruno Anatra,
Gianfranco
Tore, Giovanni Murgia, Francesco Manconi, Luciano Carta, Luisa Maria Plaisant, Raimondo Turtas, Luciano Marrocu, Simone Sechi, Sandro
Ruju, Paola Pittalis, Salvatore
Tola, Manlio Brigaglia, Attilio
Mastino e Gian Giacomo Ortu
– si ha la percezione di uno
sviluppo di eventi contrassegnati da un intreccio quanto
mai ricco di fermenti. Da un
lato c’è stata un’apertura verso
il mondo esterno (specie nelle
fasce costiere dell’isola) per
un altro verso si è conservato
un patrimonio culturale dai
tratti fortemente autoctoni, che
resiste e rende la Sardegna –
agli occhi dei visitatori – diversa da tutte le altre isole del
Mediterraneo. Questa dialettica ancora oggi attiva, anche
nel campo letterario e delle arti
visive, costituisce un contrassegno del quale bisogna tener
conto quando ci si addentra in
questioni centrali che coivolgono studiosi dei diversi
aspetti della realtà isolana.
Ma anche insegnanti e studenti dovrebbero essere consapevoli di una simile articolazione per evitare stereotipi o
semplificazioni che rischiano
di distorcere una memoria
storica con la quale bisogna
fare i conti, se si vuole capire
meglio il presente.
gni che con lui vissero l’nferno e per i figli che quelle pagine mettono insieme, molti
anni dopo. La tecnica di costruzione di questo libro è appunto quella di seguire il racconto
del
protagonista,
l’estenuazione e l’attesa, alternandola con ricuciture di
carattere storico: a dire dei
fatti grandi, pure avvertiti nel
lager, che contengono il terribile quotidiano che vissero
Pietro e tanti altri come lui e
da lui, pure italiani, distanti.
Un fatto rivela questa differenza di sentire umanità dell’inferno: Pietro Tola, lo testimonia il commilitone e sodale Paolo Bianco, era l’unico a dividere il contenuto dei
pacchi, ogni ben di Dio, se e
quando arrivavano da casa.
Altra erano l’educazione e la
caratura, lui continuamente
disilluso dalla disumanità.
Elemento importante di
questo diario, che è anche un
libro di viaggio, sono i treni.
Segno di invagonamento ma
anche di ritorno. Per ricostruire quanto in sua assenza è
stato completamente distrutta, la Ca’ Rossa minata dai
tedeschi.
E molto altro c’è in questo
libro che come dice Brigaglia
è di “educazione insieme civica e morale”. Un libro di
testo. Per il contenuto e per
lo stile, un dato che la dice
lunga sulla capacità dei padri
di insegnare ai figli.
PARLANDO IN POESIA
22
OTTOBRE 2002
a cura di Salvatore Tola
allo studio per conoscere meglio la
storia, la mitologia, la letteratura;
aveva così maturato le competenze
necessarie per poter salire sul palco
insieme ai migliori improvvisatori
del suo tempo, Tucconi, Piras, Piredda, Sassu, Sotgiu. Allo stesso
tempo mandava avanti una produzione “a tavolino” composta di modas e altre retrogas, e poi sonetti, ot-
tave, gosos. Opere in cui, scrive Piga, esprimeva il proprio
cuore, «unu coro apertu, solianu, prenu de amore, de pache e affettu pro sa famillia,
pro sa bidda, pro sa natura».
Dopo la sua morte, avvenuta
nel 1978, i figli hanno coltivato l’idea di raccogliere in un
volume questo patrimonio di
versi, e il progetto è giunto a
compimento, dicevamo, nel
2000.
Dal libro la nostra lettrice
ha trascritto nella sua lettera
due testi; infatti, come ci racconta, è anche lei molto appassionata di poesia sarda, per
quanto sia siciliana: «So leggere le vostre poesie e mi
piacciono tanto».
Pubblichiamo quasi per intero la
seconda delle composizioni, quella
che il poeta aveva scritto negli ultimi anni di vita per dire della vecchiaia e della malattia; e la facciamo
seguire da altri versi nei quali i nostri lettori ci dicono di sé, dei propri
sentimenti e ricordi, della propria
biografia.
SAS URTIMAS RIMAS
SU CADDITTU DE CANNA
FIORI DI CARTA
Sunu settantachimbe sos Nadales
cun custu sos chi deo apo connotu:
primma solennes mi parian totu
cando sa gioventude possedia,
como so ’ezzu e non bezzu ebbia
ma ’ezzu so e garrigu de males!
So pensende a cando pitzinnu fia,
chi fia che a tantos poverittu,
sa notte subra s’istoja drommia
e pro mi sere bi fit su banchittu.
Primavere lontane,
profumo di fiori,
rugiade mattutine
e tramonti di fuoco:
son ricordi che vagano
per poi svanire
come è svanita
la mia gioventù.
Qui vedo solo
fiori di carta e panno
con profumo e colore
di nebbie artificiali;
e tramonti grigi
che mi fan rimpiangere
la tua bellezza, terra mia.
Costantino Mele
Ci è arrivata da Asti una
simpatica lettera della signora
Anna Asciutto, appassionata
di poesia come il marito, che
di cognome di chiama Longu
ed appartiene ad una famiglia
di poeti di Bolotana; purtroppo non ha conservato nessuna
composizione di suo pare,
mentre quelle di un suo zio,
Costantino, sono state raccolte in un volume a cura dei figli, che lo hanno presentato
nel luglio del 2000 con una
grande festa alla quale hanno
chiamato amici e parenti. Il
volume si intitola Rimas mias,
conta 156 pagine, costa
20.000 lire e può essere richiesto a Vittorio Longu, via
Stazione 64, 08011 Bolotana (Nuoro), telefono 339.1081274.
È stato curato da Giovanni Piga, il
noto poeta nuorese, che in una bella
prefazione in sardo racconta tra l’altro chi era Costantino Longu. Nato
nel 1904, aveva frequentato poche
scuole e poi era dovuto andare a lavorare: «Dae minoreddu at comintzadu a facher su pastore in sos sartos
LE
ULTIME
RIME
Sunu battordigh’annos chi resisto
a custu male chi non tenet cura
ma como, cando penso a coment’isto,
non nego, m’aumentat sa paura;
e nde tenzo resone si m’attristo,
ca so seguru ch’in sa sepoltura
che poto ruer dae ora in ora
mentres disizo de viver ancora.
Non poto fagher peruna faina,
so passande sas dies troppu malas;
sa vida mia la passo in coghina
e a inzottu che pigo in sas iscalas.
Cando su male mi ’enit de s’angina
dae pettorras che passat a sas palas:
cand’istat su dolore a si che franghere
che pitzinneddu mi faghet pianghere.
Costantino Longu
FATTU SOS MASONES
Da minore in campagna so istadu
pastorighende fattu sos masones,
giogaia cun canes e anzones,
che anzone m’aiana istittadu,
poi leggia sas cantones
de Padre Luca Cubeddu giamadu,
pro me non b’aiat mezus cosa
intitulada Gerusalemme vittoriosa.
Pietrino Canu
de Bolotana»; ed aveva poi conosciuto vari mestieri, sempre attaccato al lavoro, come dice in alcuni versi: «Est su tribagliu fecundu e costante / fonte de bene pro s’umanidade; / est dae su bratzu de su tribagliantre / chi dipendet sa prosperidade».
Aveva avvertito sin da giovane la
passione per la poesia, e si era dato
E pro zogare babbu mi faghia’
de ferula sos boeddos, su carrittu,
e de canna mi faghia su caddittu
e poi cun sos pes meos lu curria.
BALENTE IN GIOVENTUDE
Mi che so imbetzande lente lente
e de sos annos intendo su pesu,
como appo sa fortza mesu mesu,
m’est mancande de sa vista sa currente.
In gioventude ja fippo balente
e non timia de leare pesu,
so chena fune ja mi parzo presu,
custu lu naro e non lu cret sa zente!
Gai est sa vida ’e s’omine antzianu,
a sa etzesa est una cumbatta,
est finidu pro tottu su ’eranu!
Ca paret custa una cosa fatta
e su destinu de s’essere umanu,
ca de pagare ch’at s’ultima rata!
Micheli Morittu
SA VIDA MIA
Nadala, Capodannu e Epifania
passad’appo faghinde su pastore,
parte allegru e in malumore,
oramai cust’est sa vida mia;
SA PASSENTZIA ’E MAMA
Cando appo a pagare su dolore,
cando appo a pagare cussa pena,
cando appo assuttare su sudore,
cando la torro a bier cussa vena,
cando at a torrare cuss’amore
cando cantaias a boghe serena.
Ca non bastat dinari ne perdonu
de custa vida chi m’as dau in donu.
Francesco Soru
IL GIARDINO CHIUSO
NEL CUORE
Un vento d’amore sfoglia all’indietro
pagine di diario scritte tra solitudini
calcinate in un sud di assetati silenzi.
La speranza, ebbra d’illusione, cerca
smarriti feticci di felicità, l’immagine
che gli occhi giurano di riconoscere
sotto il tulle livido della realtà.
È il piccolo giardino chiuso nel cuore,
con gigli e gerani, cespugli di rose,
alberelli di cedrina e melograno.
Ma gracchiano corvi di magie dileguate
tra rami di un presente che non perdona.
Luigi Cabras
e fra gioia e tribulia
appo a su mistieri tantu amore,
a sos tempos cando fia minore
atter’iscelta fagher non podia.
Po passatempus calchi poesia
fatto cuntentu e cun lamentos
in settantabattor annos ch’app’in manu.
Sas tempestas mi ana postu energia
e ancora sa muida de sos bentos
non timo ca m’agatto fort’e sanu.
Pasquale Corrias
UNA MARIPOSA
E tenia de canna su fusileddu,
sas truveddas cun su pippiriolu,
poi sa matraccula cun su riu rau.
Sa bardufula ballaia cun s’ispau,
a lunamonta brincaia che crabolu,
custos fin zogos de s’antigu piseddu.
Berteddu Craba
SU SAMBEN DE SAS VENAS
A bortas non cherio esser sardu
ne esser fizu a sa terra isolana,
però in cherbeddos mi daet mattana
ca so fieru e soe testardu.
In sas venas iscurret samben sardu,
babbu oroteddesu e mamma ’e Ottana;
e barant’annos mancari a mala gana
so fora ’e domo che fizu bastardu.
Da duos annos ti appo imbiadu
un’istoria iscritta a manu mia,
e so arrennegadu de abberu:
TUCCARU E AMENTA
A s’iscurtza currende falaia
in s’impedradu, mancari metzanu,
pro comporare zigarru toscanu
in domo ’e tia Paula Maria.
A sa pigada s’andadura lenta
no la faghia, ca fia impressadu
pensende a su regalu preparadu:
unu quadu ’e tuccaru e amenta.
E cando a Tattari andaimis
in barroccio male covaccadu,
ie su caddu lanzu fadigadu,
a pè pro su piusu ch’arrivimis.
in carchi cuzone est abbandonadu,
manc’una riga in su “Messaggeru”,
forsis perdidu s’est in mesu ’ia.
Luigi Zoroddu
Poveru caddu cun paga proenda
e i sa zente pagu consolada,
sa vida de cuss’epoca passada
est pro sos de oe una lezzenda.
Giovanni Francesco Soletta
SU CAMPUZZARE
SU MASTRU SILANOS
Sos annos bellos de sa pitzinnia
mi sun bolados sena m’abizare,
sempre troppu accossadu a mattanare
in gherras, faghe faghe e tribulia.
In quinta già fia preparadu
comente tantos bravos iscolanos,
deo tenia su mastru Silanos,
già fit severu ma puru istimadu;
a sa fine manc’unu nd’at bocciadu,
votos bellos li essiat de manos,
lu trattaimis cun grande rispettu,
comente preparare fit perfettu.
Giuliano Meazza
Itte giuesit cussa marrania,
s’isfida de su duru campuzzare
ninnende sonnios mortos conc’a pare
cubinde tragos, dolu e angustia.
S’est sa bella istajone isfiorida,
su currer s’est mustradu una pelea
chi m’at lassadu s’anima artturdida;
Appo sedalzadu annos e annos
su riu de sa vida
morighende abbas fungudas,
grogads de limu,
chilchende filos de oro,
colende tra-e sas manos boidas
isperantzias faulalzas.
ma fissu unu disizu appo in idea:
mai connosca sa ’ezzesa in vida,
e mai ’ida sa morte cant’est fea!
Vittorio Falchi
Mi so frimmadu como,
istraccu mortu,
a mirare una mariposa
cun sas alas pintadas
cun piughere de oro,
bolende tra-e sos rattos
de una fozagra.
Franco Emanuel Solinas
Tiberio mi giamana dae pitzinnia,
faghia binzatteri e agricoltore,
babbu si naresit Vacca Salvatore
e mamma mia Maccioni Lughia,
chi fin disizosos de m’ider rettore,
monzas sorres mias de clausoria.
Genitores, frade e sorre in eternos bolos
nos an lassadu totos ammantad’e dolos.
Tiberio Vacca
MONZAS E RETTORE
S’ESORDIU IN SA PINNETTA
Si mi ponzo un’ora ’e bonumore
già cheria cantare che poeta,
non mi trattenzo pius de un’oretta
pro narrer cosas de pagu valore.
M’ammento cando faghia su pastore
chi faghimis s’esordiu in sa pinnetta
e altzaimis su cantigu a sas istellas
e cantu a nois nos parian bellas!
Medas de nois sun in terra istraniera
e iscriimus a su caru “Messaggeru”,
medas fuidos sun pro disisperu
e atteros pro fagher carriera,
e a sa Sardigna nobile e fiera
mandan saludos de coro sintzeru,
sentza rancore e sentza rimpiantu
a sa patria chi ancora istiman tantu.
Frantziscu Ledda
SARDEGNA NOTIZIE
23
OTTOBRE 2002
LO STEMMA DEI 4 MORI NEL NUORESE
PRIMATO
NELLO SPAZIO
CON LA MISSIONE COSMIC DI PENSIONATI
Ci sarà anche lo stemma dei
Quattro Mori nella missione
spaziale COSMIC (Combustion Synthesis Under Microgravità Conditions). Il progetto di ricerca su nuovi materiali, che partirà nello spazio a
novembre, e’ stato elaborato
dall’Universita’ di Cagliari e
dal Centro di Ricerca Sviluppo
e Studi Superiori in Sardegna.
Recepito dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), collocandosi al primo posto tra quelli coordinati da ricercatori italiani e
settimo al mondo, tra i 117
presentati, dopo quelli della
NASA e dell’agenzia spaziale
giapponese, COSMIC ha superato la prima fase sperimentale. Obiettivo della missione e’
lo studio di materiali innovativi su sistema ceramico a matrice intermetallica che potranno
essere utilizzati per la costruzione di pezzi impiegati nel
settore aerospaziale e per l’ottimizzazione del trattamento
di inertizzazione dei rifiuti e
scarti tossici. Una volta conclusi con esito positivo i test con i
voli parabolici che hanno consentito di studiare le reazioni
dei materiali in condizioni di
microgravita’, nella stazione
spaziale orbitante ISS (International Space Station) saranno
trasferite le apparecchiature
che permetteranno di effettuare
i successivi esperimenti. Un
astronauta belga, in un taxi-flight a mezzo Shuttle raggiungera’ la stazione orbitante ISS ed
eseguira’ i nuovi test.
Il team di progetto, coordinato dall’ingegner Giacomo
Cao ordinario del Dipartimento di Ingegneria Chimica e dei
Materiali dell’ateneo sardo,
vede impegnati studiosi dell’Universita’ di Lovanio, in
Belgio, dei Centri di Ricerca
Inasmet (Spagna) e Astrium
(Germania), dell’Istituto di
macrocinetica strutturale dell’Accademia delle Scienze
(Russia) e, per l’Italia, del
CNR di Milano “Tempe”. I
test effettuati con i voli parabolici in diverse giornate - ha
spiegato all’AGI Giacomo
Cao - hanno dato risultati soddisfacenti. L’equipe, costituita
da ricercatori russi e belgi e in
cui ha operato anche una giovane studiosa sarda, ha testato
i materiali in microgravita’.
Queste condizioni, con i voli,
sono tuttavia conseguibili per
un tempo molto ristretto, circa
20 secondi. Nella fase di sperimentazione spaziale, invece,
sara’ possibile effettuare lo
studio senza limiti temporali,
verificando le diverse reazioni
grazie alla presenza di una “camera a guanti” di fabbricazione NASA. Si tratta di materiali compositi che uniscono le
proprieta’ dei metalli con
quelle della ceramica le cui peculiarita’ possono offrire garanzie di impiego in settori delicati.
“MANOS DE ORO” UN VOLUME
PER VALORIZZARE I TESORI
DELL'ARTIGIANATO SARDO
I più bei tesori dell’artigianato sardo sapientemente descritti da Manlio Brigaglia
hanno fatto la loro comparsa
in una “vetrina” di carta patinata nelle librerie e in alcuni
punti vendita selezionati di
tutta Italia con il volume
«Manos de oro. Curata dalla
casa editrice specializzata
«Italia turistica» di Padova in
collaborazione con l’ISOLA
(Istituto sardo per l’organizzazione del lavoro artigiano),
la pubblicazione in tre lingue
- inglese e tedesco oltre all’italiano – illustra, attraverso le foto di Federico Meneghetti, gli aspetti piu’ suggestivi del lavoro di ceramisti,
tessitori, orafi e artigiani della pelle, del legno, dei metalli e della pietra.
L’ISOLA ha acquistato
3.000 delle 6.000 copie stampate, che saranno distribuite
per valorizzare l’immagine
della Sardegna in tutte le manifestazioni di settore -nazionali e internazionali- assieme
a 30.000 depliant che riproducono uno speciale sull’artigianato sardo, sempre dal
titolo “Manos de Oro”, apparso sul numero di maggio
del magazine “Italia Turistica”.
Il 30 per cento delle
146.000 copie della rivista,
diffusa esclusivamente per
abbonamento, è spedita all’Estero, in particolare in
Germania, Gran Bretagna,
Stati Uniti e Giappone. Una
parte dei depliant personalizzati commissionati dall’ISOLA - che nell’operazione ha
investito circa 100.000 euroriporta anche la traduzione in
giapponese.
“Manos de oro vuol essere
un segnale di cambiamento,
il primo momento del piano
di rilancio dell’ISOLA presentato ai primi del mese”, ha
dichiarato Giuseppe Ventura,
presidente dell’ente strumentale della Regione che da 40
anni promuove le produzioni
artistiche
dell’artigianato
sardo.
“La fase attuativa del piano
sara’ presentata nelle prossime settimane”. Ai primi di
agosto l’Isola ha pubblicato i
bandi di concorso per l’organizzazione della biennale
dell’Artigianato artistico di
Sassari.
La preparazione della pubblicazione, costata nel complesso 270.000 euro, e messa
in vendita da Italia Turistica
a 51,65 euro, è durata circa
sei mesi, con un lavoro di ricerca fotografica - ha spiegato lo scrittore Manlio Brigaglia - in archivi ricchi di decine di migliaia di immagini.
Nel 76% dei Comuni della provincia di Nuoro, oltre un terzo
della popolazione beneficia di trattamento pensionistico. E’
quanto emerge dal rapporto Aspen sull’economia della provincia
di Nuoro, che per la prima volta presenta una ricognizione sul
sistema pensionistico su dati Inps e Inpdap. Il 46% dei Comuni
della provincia hanno una pencentuale di pensionati che varia dal
30,1% al 40% della popolazione residente. Il 30% dei Comuni ha
una popolazione di pensionati Inps che supera il 40%. Record a
Sagama, con il 54,55%. AI 31 dicembre 2001 sono state erogate
nella provincia 93.136 pensioni di cui 81.741 dall’Inps e 11.935
dall’Inpdap. Il valore totale delle pensioni erogate è di 590 milioni 88.397,09 euro, di cui circa 441 milioni euro dall’lnps e
149.888.397 dall’lnpdap. Il 45% delle pensioni Inps è destinato
all’invalidità, il 39% alla vecchiaia, il 16% alla reversibilità.
Quanto all’lnpdap, il 70% è assegnato ai dipendenti dello Stato
ed il restante 30% al personale degli enti locali.
IN UN SITO WEB
I PRODOTTI LAPIDEI
DELLA SARDEGNA
Realizzati nell’ambito di un
progetto pilota promosso dal
Consorzio Ventuno e cofinanziato dall’Unione Europea e dalla
Regione Sardegna (POP Sardegna), sono stati presentati a Nuoro un manuale tecnico sul tema
“Lapidei omamentali della Sardegna” e il sito web “www.lapidei
sardi.it. Alla presentazione, avvenuta nella sede del Consorzio Vent u no, sono intervenuti Carlo Marini, Docente di Georisorse all’Università di Cagliari, Sergio
Russo, presidente dell’Ailun, Alberto Meconcelli, presidente della SFIRS e l’assessore regionale
dell’Industria Giorgio La Spisa.
L’obiettivo tanto del manuale
quanto del sito è quello di dotare
di strumenti informativi e promozionali le aziende del comparto
isolano delle pietre ornamentali.
Il progetto ha coinvolto nove imprese del settore e i due principali
consorzi sardi: la societa’ consorti le “Graniti e Marmi di Sardegna” e il “Consorzio marmi e gra-
UN PROGETTO
PER RECUPERARE E TRASFORMARE
LE ALGHE MARINE
Con l’intento di valutare
l’opportunità di presentare al
“programma Life Ambiente” il
progetto per il recupero ed utilizzo delle alghe marine, l’assessore provinciale dell’Ambiente Gianluca Grosso ha convocato una conferenza dei servizi dei Comuni costieri che si
è svolta nei giorni scorsi nell’aula consiliare di via Giudice
Guglielmo.
Il deposito delle alghe lungo
le spiagge ed i litorali (nel 2001
circa 65.000 tonnellate) rappresenta per i Comuni costieri - ha
detto Grosso - un problema rilevante per quanto riguarda lo
smaltimento. Le alghe, classificate come rifiuti solidi urbani,
non possono essere trattate secondo i normali metodi di eli-
minazione, quali ad esempio
l’incenerimento, in quanto il
materiale che le costituisce e’
un cattivo combustibile. Devono percio’ essere conferite in
discarica con notevoli costi e
dispendio di tempo. Con il
“Programma Life Ambiente”
saranno selezionate le proposte
di finanziamento a sostegno di
iniziative dirette alla riduzione
della produzione di rifiuti e alle
relative operazioni di recupero
e trattamento, attraverso dotazioni impiantistiche anche innovative finalizzate al recupero
di materia dai rifiuti. Il progetto di trasformazione delle alghe, brevettato da una societa’
sarda, prevede una procedura di
raccolta sull’arenile con degli
appositi mezzi ed il successivo
trasporto in un centro di trasformazione industriale.
Un metodo di smaltimento
alternativo all’ammasso in discarica - ha sottolineato l’assessore all’Ambiente - che consente di valorizzare le qualita’
di non deperibilita’ e di resistenza al fuoco e di individuare
un adeguato settore di impiego
delle alghe recuperate, nonche’
di risolvere il problema della
pulizia dei litorali. Infatti, con
una tecnologia altamente innovativa si potranno ottenere, tra
le altre cose, pannelli di elevata resistenza meccanica utilizzati nell’edilizia. Percio’, valutata l’adesione al progetto dei
Comuni costieri, la Provincia
decidera l’entita’ dell’intervento.
niti.
Il manuale tecnico e il sito web
costituiscono gli strumenti promozionali e gli archivi informativi del progetto. In essi e’ catalogata l’offerta merceologica delle
principali pietre ornamentali della Sardegna: granito, marmo, basalto e trachite. Con il manuale le
aziende sarde del settore potranno
promuovere i loro prodotti presso
i progettisti (architetti, ingegneri,
arredatori, uffici tecnici, artigiani,
etc.) e i clienti (imprese di costruzione e committenti pubblici e
privati). Il manuale è valorizzato
da un ricco corredo fotografico ed
è completato da un CD-Rom contenente un software applicativo
appositamente elaborato. Il sito è
accessibile dal 13 settembre e offre la possibilità di consultare il
manuale con gli ultimi aggiornamenti, di leggere le notizie sul
comparto e i comunicati delle
aziende, di scaricare software tecnico e aggiornamenti.
Il comparto dei lapidei della
Sardegna - ha spiegato Antonello
Fonnesu, presidente del Consorzio Ventuno - è il risultato di un
processo di formazione spontanea di una molteplicità di piccole
e medie imprese che estraggono e
lavorano materiali ornamentali
secondo un’antica tradizione
d’uso della pietra. Nel comparto,
che conta al suo intemo due importanti distretti industriali, quello del granito in Gallura e quello
del marmo di Orosei, sono attualmente attive circa 230 cave. Le
principali tra queste si occupano
anche dei processo di trasformazione della materia prima in semi
lavorato e prodotto finito. Il Consorzio Ventuno, ente regionale
per l’assistenza alle piccole e medie imprese, esercita la sua attivita’ in favore del sistema produttivo regionale promuovendo azioni
volte al rafforzarne la competitività in ambito nazionale ed internazionale.
Tale obiettivo è perseguito con
l’erogazione di servizi diretti alle
singole imprese e l’avvio di programmi sperimentali e progetti
pilota su gruppi di imprese omogenee, secondo una logica che
mira a sostenere lo sviluppo dei
distretti industriali e dei sistemi
produttivi territoriali.
SARDEGNA NOTIZIE
24
OTTOBRE 2002
SI CERCA NEL DNA DI UN SARDO ACCORDO STATO-REGIONE
L'ANTIDOTO PER DEBELLARE PER POTENZIARE
LA CASERMA DI MACOMER
IL VIRUS DELL'AIDS
Potrebbe essere racchiuso
nel DNA di un 81enne sardo
l’antidoto per debellare il male
del secolo. Sieropositivo al virus HIV da 18 anni, l’anziano,
che vive in un paese dell’Ogliastra, gode tuttora di ottima salute senza essersi mai
sottoposto a terapie antivirali.
A suscitare l’interesse del
mondo scientifico è, tra l’altro,
la resistenza all’infezione in
un’eta’ in cui, solitamente, il
decorso della malattia è piuttosto rapido. L’uomo ha contratto l’infezione nel 1985 a Milano, dove lavorava come operaio, dopo un rapporto sessuale
con una prostituta.
“Lo straordinario potere immunitario del paziente - ha
spiegato il medico patologo
Efisio Sulis che, insieme al genetista Licinio Contu, ha seguito il caso per anni nella clinica Tommasini di lerzu - è
frutto di una scoperta casuale
in seguito ad un banale prelievo effettuato nel 1992. Da allora, il paziente esegue controlli ogni sei mesi e la sua è
una normalissima cartella clinica. Nessun sintomo dell’Aids, ma solo qualche lieve acciacco imputabile alla vecchiaia. Dotato di un’eccezionale capacita’ di risposta immunitaria, l’anziano appartiene a quel 5% di popolazione
sieropositiva mondiale classificata dagli scienziati come
“long term non progressor”
ovvero portatore sano di aids.
“Nessun gene difettoso o malformazione nella struttura del
DNA”, ha assicurato il professor Sulis, “quanto, invece,
un’ottima qualità della vita”.
Una delle ipotesi più accreditate per spiegare il blocco dello sviluppo del virus pone in
stretta correlazione la capacità
immunitaria del soggetto con
il territorio. Fino al Dopoguer-
ra - ha aggiunto - malaria, tubercolosi e altre patologie infettive, tipiche del continente
africano, hanno falcidiato
l’Ogliastra, innescando un
meccanismo di selezione, cosicché i più forti sono sopravvissuti ai più deboli. Al di là
delle probabili teorie evoluzionistiche, la zona costiera del
Nuorese non è comunque nuova a scoperte di alto rilievo
scientifico. Terra di ultracentenari, è stata più volte oggetto di studi e ricerche su fattori
di invecchiamento della popolazione. Ma l’osservazione dei
medici sardi, fra i quali il genetista Licinio Contu, pubblicata sull’autorevole rivista intemazionale “New Ingland
Jurnal of medicine”, potrebbe
aprire prospettive per la sperimentazione del vaccino contro
l’Aids. In Sardegna si contano
1.523 casi, in Italia sono oltre
50.000.
Un accordo di programma
tra il ministero della Difesa
ed il Comune di Macomer è
stato siglato nei giorni scorsi
con l’obbiettivo di potenziare
le caserme della zona. Il progetto-pilota verrà predisposto
dal Comando militare autonomo d’intesa con la Regione
Sardegna.
I dettagli dell’importante
intervento sono stati discussi nel corso di un incontro a
Villa Devoto fra il presidente della Giunta Mauro Pili,
il sottosegretario alla Difesa, Salvatore Cicu, e il sindaco Giuseppe Ledda. È
prevista la realizzazione di
impianti sportivi, la ristrutturazione e l’ampliamento
della stazione ferroviaria,
oltre alla costruzione di alloggi di servizio e di strutture per il tempo libero e attività culturali.
Alla riunione hanno partecipato anche gli assessori regionali Silvestro Ladu (Lavori pubblici), Pietro Fois (Affari generali) e Salvatore
Amadu (Trasporti). Il presidente Pili ha ipotizzato anche
un Piano integrato d’Area, a
sostegno dell’iniziativa.
Secondo le stime del ministero, entro un anno nelle caserme di Macomer potranno
essere alloggiati 400 volontari. Piu’ in la’ potranno diventare un migliaio, come ha sottolineato Cicu.
Il progetto “caserme-aperte” era stato piu’ volte illustrato nei mesi scorsi dai vertici dell’Esercito, che propongono un’integrazione fra
militari e popolazione civile
anche attraverso la promozione di percorsi formativi
universitari aperti ai giovani
del posto.
LA SARDEGNA AL SALONE
DELL'ALIMENTAZIONE
BIOLOGICA E NATURALE
I FENICOTTERI
SONO TORNATI
A NIDIFICARE
Con uno stand di 16 metri
quadrati all’intemo dell’area
collettiva AIAB, destinato a
promuovere le attivita’ dell’associazione, anche l’ARPAAIAB Sardegna onlus ha partecipato nelle scorse settimane
al Salone Internazionale dell’Alimentazione Naturale, Salute e Ambiente (SANA) di
Bologna.
Si tratta del principale appuntamento per “il mondo del
naturale”, la vetrina internazionale piu’ completa e aggiomata di prodotti, tecnologie ed
eventi culturali nei settori dell’alimentazione, della salute e
dell’ambiente.
I numeri delle ultime edizioni ne sono una conferma. Oltre
90.000 metri quadrati di superficie espositiva distribuiti in
16 padiglioni. 1.600 espositori provenienti da tutto il mondo che ogni anno presentano le
loro novita’ a 80mila visitatori circa, il 70% dei quali e’
composto da operatori di settore. In crescita anche la presenza di operatori esteri, a conferma della valenza internazionale del Salone.
L’ARPA-AIAB
Sardegna
onlus ha organizzato la propria
area espositiva per favorire il
contatto tra i soggetti che operano nel settore della trasformazione e commercializzazione delle produzioni biologiche
e le aziende sarde associate.
Alcune di queste erano presenti nello stand con i loro prodotti e materiali pubblicitari
L’area delle aziende socie
AIAB comprendeva: il “Bar
dell’olio”, la piu’ importante
manifestazione internazionale
nella quale vengono premiati i
migliori olii extravergine
d’oliva biologici; il “Bio di
Dopo la fuga dello scorso
anno provocata dalle incursioni
dei cani randagi, i fenicotteri
sono tornati a nidificare sulle
rive dello stagno di Molentargius. Nei due siti di Bellarosa e
vicino all’asse mediano sono
nati oltre 2.500 pulli. L’importante avvenimento è il risultato
del servizio di vigilanza coordinato dal corpo forestale in collaborazione con l’associazione di
volontariato Paff convenzionata
con Provincia, l’Associazione
del Parco, la ASL e i Comuni di
Cagliari e Quartu Sant’Elena. In
particolare, dal 10 maggio a ferragosto, 480 forestali sono stati
impegnati in 260 turni che hanno consentito di effettuare la
sorveglianza 24 ore su 24. Il
consuntivo del servizio e’ stato
fatto dal comandante del Corpo
Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Carlo
Boni che ha sottolineato il successo dell’operazione. “Con un
vino”, una vera e propria enoteca dove si potevano degustare i migliori vini bio, in collaborazione con AIAB Piemonte, Biobacchus e Bio Slow.
Sono previsti, inoltre, uno spazio riservato ai Marchi AIAB,
partendo da quello alimentare
“Garanzia AIAB” e quelli “no
food” con particolare attenzione agli agriturismi bio e ai tessuti e cosmetici bioecologici;
lo spazio riservato all’Editoria
AIAB, con la rivista Bioagricoltura,
la
newsletter
Bio@gricultura Notizie e il
nuovo sito internet dell’associazione presentato per l’occasione; e lo spazio delle Campagne, con la presentazione della Biodomenica (6 ottobre),
della Primavera Biologica del
prossimo anno e della nuova
iniziativa in collaborazione
con
Greenpeace:
GODO
(Gruppi Organizzati Domanda
e Offerta), per contribuire alla
costruzione di una rete nazionale di vendita diretta.
Lo stand ICEA era presente
al SANA per la seconda volta,
ma quest’anno con una novita’
di grande rilievo, il riconoscimento del ministero delle Politiche Agricole e Forestali
giunto con decreto del 18 agosto 2002, che le ha consentito
di rilevare definitivamente le
attivita’ di controllo di AIAB.
Nello stand, condiviso con
Banca Popolare Etica, uno dei
soci fondatori di ICEA, si potevano ricevere tutte le informazioni utili, sull’attivita’ di
controllo e di certificazione.
E’ stato infine allestito l’angolo dedicato all’Osservatorio
Nazionale dei Prezzi dei Prodotti
Biologici
(www.prezzibio.it), nato dalla
collaborazione tra l’Azienda
Romana per i Mercati della
Camera di Commercio di
Roma e l’AIAB.
CAMBIANO I VERTICI
DELLE FERROVIE DELL'ISOLA
Importanti novità ai vertici
delle Ferrovie della Sardegna
(FdS) e delle Ferrovie Meridionali Sarde (FMS).
Entrambe in gestione governativa in attesa del trasferimento alla Regione, hanno due
nuovi Commissari nominati
dal ministro dei Trasporti Pietro Lunardi su indicazione della Giunta regionale.
Nella delicata fase di passaggio alle competenze regionali, a gestire le Ferrovie della
Sardegna e le Ferrovie Meridionali Sarde saranno, rispettivamente, l’avvocato Marco
Tedde, attuale Sindaco di Alghero, e l’ingegnere Marco
Carboni ex assessore regionale dei Trasporti. Sostituiscono
il commissario governativo
Orlando Bufaritti.
Le Ferrovie governative, in
attuazione della riforma del
trasporto pubblico locale, sono
rimaste operative solo in tre
Regioni speciali (oltre alla
Sardegna, in Sicilia e nel Friuli Venezia Giulia) in attesa
della definizione dei rapporti
di trasferimento alla Regione
delle competenze e delle funzioni operative.
Perché ciò avvenga è necessaria l’approvazione di una
legge regionale che recepisca
il provvedimento quadro nazionale.
Nelle Regioni a statuto ordinario il passaggio è stato definito l’anno scorso.
servizio mirato siamo riusciti a
fare in modo che la nidificazione andasse a buon fine. In due
mesi e mezzo sono stati catturati otto cani randagi”. Boni ha
quindi messo in evidenza la
“piena collaborazione” con i
volontari, l’Associazione del
Parco e la ASL. E’ stata invece
“saltuaria” quella con i Comuni
ai quali ha chiesto una maggiore sensibilizzazione dei proprietari dei cani che vagano nei
pressi dell’area protetta e l’istituzione dell’anagrafe canina.
Finora - ha precisato - le nostre sollecitazioni non hanno ricevuto risposte adeguate.
Il comandante del Corpo forestale ha anche auspicato la costituzione in tempi brevi del comitato di gestione del parco
(“quella di quest’anno e’ stata
un’operazione di tampona mento”) e ha annunciato la prossima
istituzione di una stazione della
forestale a Molentargius e Santa
Gilla (“la proposta e’ gia’ all’esame della Giunta regionale”).
Soddisfazione per il successo
dell’operazione e’ stata espressa
dal presidente dell’Associazione
del Parco di Molentargius Vincenzo Tiana. L’assessorato regionale all’Ambiente - ha detto ha raccolto l’invito per creare un
coordinamento per la vigilanza
in un’area che, pur non essendo
vasta, presenta problemi di rilievo a causa della vicinanza con i
centri abitati. Ora occorre
un’opera di prevenzione per impedire un aumento dei cani randagi. Il direttore dell’ispettorato
forestale di Cagliari Paolo Floris
ha sottolineato la difficoltà del
servizio svolto in concomitanza
con la campagna antincendi. È
stato - ha concluso - un importante laboratorio per future collaborazioni tra gli enti coinvolti.
EMIGRAZIONE
25
OTTOBRE 2002
CELEBRAZIONI A MELBOURNE “IL MESSAGGERO”
PER RICORDARE LA FIGURA TRA I SOLDATI SARDI
DI SANT'IGNAZIO DA LACONI A SARAJEVO
Intensa vita culturale e sociale per la Sardinian Cultural
Association di Melbourne,
presieduta da Paolo Lostia. Il
Circolo, che svolge un costante ruolo di sensibilizzazione e
di integrazione delle tradizioni
isolane, ha dedicato il mese di
ottobre al ricordo e alla celebrazione di Sant’Ignazio da
Laconi, grazie alla collaborazione con l’omonimo comitato
sardo. Oltre a un pranzo sociale, all’insegna dell’arte culinaria dell’isola, la festa in onore
di Sant’Ignazio si è svolta domenica 13 ottobre, nel Santuario di Sant’Antonio di
Hawthorn, con una solenne celebrazione eucaristica animata
dai costumi e dagli stendardi
della Sardegna.
Il mese di novembre invece
sarà all’insegna dello scambio
culturale tra le due principali
isole del Mediterraneo. In collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e l’Alias, la
Sardinian Cultural Association
ha organizzato “Sicilia e Sardegna, le due isole si incontrano e si raccontano”. Protagonisti saranno gli scrittori Giovanna Guzzardi e Lino Concas. L’appuntamento è per
mercoledì 13 novembre nella
sede dell’Istituto. Con il coordinamento di Roberta Trape’,
è previsto anche un intrattenimento musicale con Angelo e
Dora Marchese, Tony Marchi,
Anna Maria De Maria, Giovanni Portogallo che proporranno una selezione di balli
sardi e canzoni popolari siciliane.
La Sardinian Cultural Association di Melbourne non si è
però limitata all’impegno culturale nel territorio australiano, ma ha anche promosso
un’originale forma di promozione per far conoscere la realtà dell’isola. Tra le iniziative
di maggior pregio una borsa di
studio che ha consentito ad una
studentessa
dell’Università
Monash Alison Close di tra-
scorrere sei settimane in Italia
e in Sardegna. Il progetto è
nato da un accordo triennale
con la Monash con cui la SCA
di Melbourne si è impegnata a
garantire un contributo di
1.000 dollari nel 2002, 3.000
nel 2003 e 5.000 nel 2005. La
giovane universitaria, che sta
realizzando una ricerca sull’emigrazione nel dopoguerra
con particolare riferimento a
quella femminile, ha potuto
così raccogliere testimonianze
dirette a Prato, in Toscana,
sede di un Centro appartenente alla Monash, e in Sardegna.
La studentessa, che ha fruito di
un sussidio dell’Italian Australian Institut e dell’assistenza dell’ente “Monash Abroad”
e del “Monash Research Graduate School, ha approfondito
le tematiche inerenti l’esperienza degli emigrati sardi.
Ho intenzione – ha detto Alison Close – specializzarmi in
politica dell’emigrazione e la
borsa di studio mi ha aiutato a
vivere e viaggiare in Sardegna
dove sono venuta in contatto
con una realta’ che ha sofferto
per l’esodo forzato. Tante famiglie mi hanno raccontato
quanto sia doloroso essere divisi e non poter condividere i
momenti importanti della vita.
La visita in Sardegna mi ha
fatto capire in modo piu’ realistico e profondo il problema
dell’emigrazione.
Tra i progetti della Sardinian
Cultural Association anche un
accordo con l’Università di
Cagliari per realizzare un lavoro di ricerca sull’emigrazione sarda e sui Circoli di emigrati in Australia anche con
scambi di studenti. Sono previsti inoltre una visita del Centro
Australiano Aborigeno e una
serie di conferenze curate dal
Centro Monash di Prato e dall’Ateneo sardo.
Da sinistra: Salvatore Useli,
Paolo Lostia, Loana Marino
IL CIRCOLO DI AMBURGO
DEVASTATO
DALL'ALLUVIONE
Si sono rivelati particolarmente consistenti i danni provocati alla sede del Centro
Sardo Su Nuraghe di Amburgo
dall’eccezionale ondata di
maltempo che in agosto ha colpito l’Europa dell’Est facendo
straripare di diversi fiumi. I
dirigenti ed i soci del Circolo,
guidati dalla Presidente Vincenza Fiorini, si sono messi al
lavoro per restituire agibilita’
e funzionalità ai locali della
sede.
È questa la quarta volta che
le calamità naturali hanno
coinvolto “Su Nuraghe” distruggendo, in un’ondata, i
beni del sodalizio con riflessi
negativi sullo svolgimento
delle attività programmate.
“Il Messaggero Sardo” è a
disposizione, da luglio, nella
sala riunioni del Reparto Alpini dell’Esercito impegnato
a Sarajevo nella missione di
pace in Bosnia. Accogliendo
la richiesta del Sottufficiale
Giorgio Sarais, residente a
Feltre in provincia di Belluno
abbiamo inserito nel fascettario del periodico, la cui pubblicazione è prevista dalla
Regione con la legge sull’emigrazione,
l’indirizzo
dell’Esercito italiano in Bosnia. La risposta è stata graditissima e commovente. Abbiamo, infatti, ricevuto una
cartolina da Serajevo sottoscritta da una cinquantina di
sardi impegnati nella missione. Un “grazie” da parte di tutti – vi si legge – per l’invio del
“Messaggero Sardo, un riverente saluto alla Nostra terra
ed un arrivederci a presto.
Un ringraziamento che, insieme a tutti gli altri che pervengono quotidianamente in
redazione e per esigenze di
spazio non possiamo pubblicare nella rubrica delle “lettere”, ci incoraggia a continuare con tenacia ed abnegazione il lavoro iniziato 33 anni
fa con l’unico obiettivo di
servire, in attuazione dello
spirito informatore del legislatore, il mondo dell’emigrazione e di mantenere costante e vivo il legame che lo
unisce alla Sardegna. Gli apprezzamenti dei lettori compensano le difficoltà ed anche le incomprensioni che
spesso incontriamo nello
svolgere da volontari la nostra attivita’. Di questo la Cooperativa, la Direzione e la
Redazione sono grati.
VISITA IN GERMANIA
DI AMMINISTRATORI LOCALI
DELLA SARDEGNA
Una rappresentanza di
amministratori locali sardi, guidati dal deputato
Michele Cossa (Riformatori), presidente dell’Associazione
Provinciale
degli Enti Locali di Cagliari (APEL) ha effettuato un viaggio in Germania
per una serie di incontri
con i rappresentanti dei
Circoli degli emigrati.
Nel corso delle riunioni
sono stati illustrati i contenuti della proposta di
legge regionale che prevede il diritto di voto per i
Sardi all’estero.
Questa è solo la prima
di una serie di iniziative –
ha sottolineato Cossa –
che abbiamo organizzato.
Intendiamo illustrare ai
diretti interessati il contenuto di una proposta che
ha raccolto il consenso
della maggioranza delle
forze politiche isolane.
Speriamo che il Consiglio
regionale riesca a superare le attuali conflittualità e
sappia approvare in tempi
rapidi un testo molto importante che garantisca a
tutti gli emigrati una reale
partecipazione alla vita
democratica della nostra
Regione.
Anche sul nuovo assetto
costituzionale della Regione – ha concluso Cossa
– sentiremo l’autorevole
opinione degli emigrati
sardi.
FESTA SARDA IN LOMELLINA
ORGANIZZATA DAL CIRCOLO
“S'EMIGRADU“ DI VIGEVANO
Cilavegna è un paese della
Lomellina con meno di cinquemila abitanti in cui anche
nel 2002, per il quarto anno
consecutivo, il Circolo culturale sardo “S’Emigradu” di
Vigevano, presieduto da Raimondo Cuccu, ha organizzato
la festa “Sa Saldigna este a Cilavegna”.
Nella strattura attrezzata del
Parco Togliatti, il 30 e 31 agosto e domenica 1 settembre,
sono stati serviti centinaia di
piatti alla sarda, sia con carne
(porcheddu arrostidu) che con
pesce (calamari fritti e zuppa).
Non sono mancati gli stand,
molto frequentati, che hanno
assicurato la possibilità di gustare ed acquistare i prodotti
alimentari e quelli dell’artigianato artistico della Sardegna.
Il folklore è stato rappresentato degnamente dal gruppo di
ballo “P.Beccoi” dei Mamoiada.
La festa del Circolo di Vigevano è stata patrocina dall’Amministrazione comunale
di Cilavegna, dall’Assessorato
al Lavoro della Regione e dalla FASI.
Notevole è stato l’apporto
organizzativo che è stato dato
dagli amici lomellini. La collaborazione del giornalista-presentatore Bobo Bernardini ha
sicuramente valorizzato l’offerta degli spettacoli di intrattenimento proposti nelle tre
serate di festa.
EMIGRAZIONE
26
OTTOBRE 2002
La Sardegna è una terra di
missionari. Sacerdoti, frati,
suore, religiosi e laici sardi
sono sparsi per il mondo, spesso nei luoghi più emarginati, a
portare la parola di Dio e a
dare con l’esempio e con l’impegno personale – a volte pagato anche a caro prezzo – testimonianza concreta e tangibile di solidarietà umana. Dalle regioni più povere e tormentate dall’Africa, a quelle del
Centro e Sud America, all’
Asia, ovunque sono presenti
missionari sardi. In occasione
dei recenti drammatici fatti del
conflitto israelo-palestinese
con il lungo assedio alla basilica della Natività abbiamo
scoperto che molti religiosi e
religiose sarde operano a Betlemme in condizioni spesso
difficilissime.
Una delle regioni dove massiccia e consolidata è la presenza di missionari sardi è il
Madagascar, un’isola grande
tre volte l’Italia, al largo delle
coste africane, nell’ Oceano
Indiano. Qui, fin dai primi
anni Ottanta, operano un gruppo di sacerdoti, Salesiani di
Don Bosco, che si prodigano a
favore dei più poveri portando
avanti numerose attività di
istruzione e di formazione professionale per ragazzi e ragazze emarginati.
Quando nel 1980 venne deciso di inviare missionari in
Madagascar i sacerdoti sardi
furono tra i primi a partire.
Don Oreste Valle, di Arborea
APPELLO DI UN MISSIONARIO SARDO
PER COSTRUIRE UNA SCUOLA
NELL'ISOLA DEL MADAGASCAR
– che da pochi mesi è partito
per l’ Albania – fu tra i primissimi. Oggi sono quasi una dozzina, sparsi nel vastissimo territorio: don Gian Marco Lai, di
Perdasdefogu, don Piero Faret,
di Cagliari, don Mario Prina,
di Fonni, don Salvatorangelo
Artizzu, di Cagliari, don Renato Pinna, di Sardara, don Giovanni Follese di Cagliari e don
Sebastiano Campullu (ma tutti
lo conoscono come Pere Tattano), di Santulussurgiu che arrivato nel 1985, oggi coordina il
centro di Mahajanga, nel nord
dell’Isola.
Don Tattano si è rivolto al
Messaggero Sardo per chiedere la solidarietà dei sardi per
avere un aiuto, anche modesto,
che possa permettere il completamento di due nuove aule
dove far studiare i bambini
malgasci della periferia di
Mahajanga.
Diventato sacerdote nel
1980 don Campullu è stato tra
i primi, nel 1985, a accettare
l’invito a partire missionario
in Madagascar. “Quella dei salesiani non è una congregazione missionaria – precisa – ma è
INIZIATIVA DEL CIRCOLO
S. EFISIO DI TORINO
CONTRO LA THALASSEMIA
Informare e sensibilizzare
non solo i sardi ma anche la
popolazione locale su una malattia che colpisce l’Isola e anche altre aree del Mediterraneo. Da qui l’iniziativa dell’Associazione
Sant’Efisio,
circolo culturale sardo di Torino, per uno spettacolo di beneficenza che si è svolto il 29
giugno scorso seguito il giorno
dopo da un dibattito sulla thalassemia.
“Non vi è luogo più adatto
della Chiesa per rinsaldare e
consacrare come in un patto i
legami di amicizia, di solidarietà e di fratellanza fra gli uomini.
Se poi ci si ritrova fra gente
della stessa stirpe l’incontro
assume un carattere particolare”, è quanto ha scritto il presidente del Circolo, Angelo
Loddo, nel presentare l’incontro svoltosi nella Parrocchia
San Giuseppe lavoratore. La
messa cantata in sardo è stata
celebrata da don Deiana, originario di Ardauli, un salesiano
che svolge la sua missione nel
Santuario di Castelnuovo Don
Bosco, paese natale del Santo.
Significativa la partecipazione, oltre che di tantissimi sardi, di rappresentanti locali: il
presidente della VI Circoscrizione del Comune di Torino,
Eleonora Artesio, Paola Taraglio degli Affari Comunitari
della Regione Piemonte, il
presidente dell’Associazione
Piemontesi nel Mondo Michele Colombino, il presidente
della fasi Tonino Mulas. Nel
corso della cerimonia religiosa
diversi i canti in sardo proposti
anche dal Coro polifonico di
Isili che, assieme al Gruppo di
ballo S’Arramini e di Sant’Efisio, ha proposto in serata una
serie di esibizioni.
quella che ha il maggior numero di missionari”. Prima di partire chiese e ottenne il consenso della madre, donna profondamente religiosa che ha assecondato la vocazione del figlio. Per sei mesi venne ospitato in un centro per apprendere
la lingua malgascia e studiare
la cultura di quel popolo (in
Madagascar ci sono 18 differenti etnie). Fu mandato a Betafo, nel centro dell’isola dove
con padre Lai e padre Faret,
organizzò un oratorio e una
scuola. C’erano 1600 allievi,
dalle elementari al liceo. Fu
istituita la parrocchia alla quale facevano capo ben 34 piccole chiese sparse in un territorio
vastissimo, spesso raggiungibili solo dopo giornate di marcia o per via fluviale. Dopo
otto anni a Betafo Pere Tattano
fu mandato per quattro anni a
Ivato e poi per due anni nella
foresta a Bemaneviki, all’estremità nordoccidentale
del Madagascar, una missione
particolarmente disagiata con
condizioni climatiche quasi
insopportabili.
Dal 2001 Pere Tattano è sta-
to nominato coordinatore del
centro di Mahajanga dove ha
riattivato un centro professionale che è diventato il punto di
aggregazione per i bambini e i
giovani della periferia della
città. Il Centro Professionale –
dopo tre anni di lavori – ha potuto cominciare quest’anno l’
attività didattica. Dotato di sei
laboratori (meccanica, saldatura, elettromeccanica, frigoristi, muratura e falegnameria) il
Centro “Don Bosco” avrebbe
la capacità di accogliere 120
allievi. Invece sono più di 300
quelli che si sono iscritti. “Non
ci sono aule – racconta don
Campullu – e facciamo lezione
all’aperto”. Chi può, e non
sono molti, paga una retta di
2,60 euro al mese. Una parte
dei fondi necessari per pagare
gli insegnanti provengono dalla vendita dei manufatti prodotti dagli allievi (circa il
30%). Al resto – precisa don
Campullu – ci ha sempre pensato la Provvidenza.
La situazione politica – con
il vecchio presidente che non
voleva accettare la sconfitta
elettorale – ha aggravato una
situazione economica già precaria. Nonostante abbia un
considerevole patrimonio zootecnico, una florida attività di
pesca, coltivazioni di cacao,
caffè, spezie varie e riso, il
Madagascar è attanagliato da
una drammatica crisi economica.
L’opera dei salesiani che
puntano sulla istruzione e sulla formazione professionale è
importantissima per far sviluppare e crescere una classe di
tecnici.
Per aiutare don Sebastiano
Campullu a realizzare almeno
altre due aule a Mahajanga si
possono inviare offerte al seguente indirizzo.
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO, via della Pisana 1111 – 00163 ROMA
Le offerte si possono fare
con versamento in
- Conto Corrente Postale n.
36885028
- Bonficio Bancario: sul c/c
3263/1 presso la BANCA INTESA RETE CARIPLO, filiale 12 di ROMA – cod ABI
6070 – cod. CAB 03212
Bonifico BancoPosta sul c/c
postale n. 36885028 – ABI
03069 – CAB 05064
Accredito via Internet BancoPostaImpresaonline
sito
www.poste.it
IMPORTANTE: In ogni versamento va indicata la seguente CAUSALE: “Don Campullu
Sebastiano per scuola S. Domenico Savio MAHAJANGA –
Madagascar”
EMIGRAZIONE
27
OTTOBRE 2002
Intensa la Settimana Sarda,
denominata “Sardegna a Saronno 2002”, che si è svolta a
Saronno dal 14 al 23 giugno
scorso. Si è trattato di un successo della manifestazione - ha
sottolineato il presidente del
Circolo culturale sardo Grazia
Deledda di Saronno, Luciano
Aru - ben meritato. È stato stimato che nei 10 giorni di esposizione i padiglioni siano stati
visitati da non meno di 50.000
persone.
La manifestazione si è svolta con la collaborazione della
FASI, Esit, e i Comuni di Tertenia, Escalaplano, Fluminimaggiore, Morgongiori, e di
diversi artigiani ed artisti sardi
nonché di associazioni provenienti dai comuni sardi e di associazioni di Saronno. L’Amministrazione comunale di Saronno ha preso parte attiva alla
manifestazione mettendo a disposizione,
gratuitamente,
l’area in cui si è svolta la Settimana, le sale necessarie alle
conferenze, contribuendo, tramite l’Assessorato agli Eventi
Speciali e l’Assessorato della
Cultura, a parte delle spese
pubblicitarie e intervenendo in
diverse forme.
La “Settimana Sarda” è un
appuntamento tradizionale per
Saronno: con la cultura, la tradizione, la gastronomia e l’artigianato isolano, una manifestazione - come ha ricordato
Aru - voluta fortemente dal di-
RECORD DI VISITATORI
ALLA RASSEGNA
SARDEGNA A SARONNO
rettivo del Circolo e da tutti i
soci e che hanno lavorato per
la sua buona riuscita. Per realizzare il progetto sono stati allestiti, in un’area centrale della città, due padiglioni: in uno
è stato offerto al pubblico una
degustazione dei piatti tipici
della cucina sarda; nell’altro è
stata allestita una mostra di ar-
tigianato, di ceramiche artistiche, di immagini fotografiche,
di prodotti agroalimentari sardi. Il Folklore è stato rappresentato dai gruppi FoIk di
Escalaplano e di Tertenia che
sabato 15 giugno si sono esibiti nei balli tradizionali nella
piazza principale della città e
hanno sfilato per le vie centra-
li monopolizzando per l’intera
serata l’attenzione dei saronnesi. L’inaugurazione ufficiale del padiglione espositivo è
avvenuta domenica 16 giugno,
un vero “momento di incontro” fra la comunità sarda del
saronnese composta da circa
3.000 famiglie e il mondo politico e culturale di Saronno e
della provincia di Varese.
Erano presenti, fra le diverse
autorità, in rappresentanza
della Città di Saronno il Sindaco, Avv. Pierluigi Gilli, tutta la
Giunta Comunale, e il Presidente del Consiglio Comunale;
mentre la provincia di Varese
era rappresentata dall’Assessore dell’Ambiente senatore
Pintus.
Altro momento significativo
della manifestazione è stato
sabato 22 giugno con l’incontro, promosso dall’Associazione dei sardi, fra il gruppo speleologico “Grotte Su mannau”
di Fluminimaggiore e il Gruppo speleologico di Saronno.
L’incontro, un vero gemellaggio fra i due gruppi, è avvenuto alla presenza delle autorità
comunali, ed è servito a cementare l’amicizia e a stipulare un accordo di collaborazione e scambio di conoscenze
che porterà il gruppo di Saronno, composto di circa 50 persone, a restituire la visita a
Fluminimaggiore paese che il
Comune di Saronno ha voluto
omaggiare accogliendo la sua
banda musicale nel raduno
delle bande musicali lombarde
che si è svolto domenica 23
giugno. Alla mamfestazione,
denominata “Trenobanda” e
promossa dal Comune, hanno
partecipato una decina di bande Lombarde e la banda musicale di Fluminimaggiore, che
ha ben figurato.
IL CORO CITTA' DI OZIERI
OSPITE D'ONORE
A “BASSANO IN CANTO”
Domenica 28 luglio a Bassano del Grappa si è svolta la manifestazione coristica “Bassano in canto”, a coronamento del
ciclo di manifestazioni collegate al “Millennio di Bassano”.
Ospite di rilievo della serata è stato il coro “Città di Ozieri”,
che a settembre dello scorso anno aveva a sua volta ricevuto
la visita del “Coro Bassano”, nello spirito di un gemellaggio
fra i due cori. Il Circolo “Sardegna Nostra” invitato dal “Coro
Bassano” ad essere protagonista non ha avuto tentennamenti
- ha scritto al Messaggero Sardo Arianna Loi - e così rispettando il calendario predisposto dagli organizzatori sabato 27
ci si è incontrati sul famoso “Ponte di Bassano” dove i rappresentanti di Ozieri hanno dato subito un saggio della loro bravura intonando “Dimonius” (inno della Brigata Sassari), fra lo
stupore della gente. Dal ponte si è proseguito sino ad arrivare
al palazzo municipale dove vi era l’assessore dello spettacolo
L. Fabris, il presidente del “Coro Bassano” A. Zilio ed il coro
rumeno Iom Vidu di Lugoj, anch’esso ospite della manifestazione.
Il nostro circolo - ha sottolineato Arianna Loi - è stato protagonista l’indomani con la Santa Messa che ha aperto una giornata ricca di avvenimenti. Il coro “Città di Ozieri”, con i costumi
tradizionali, ha proposto cinque brani durante la messa nella
chiesa di S. Giacomo, a Romano d’Ezzelino.
A due passi dalla parrocchia vi è la chiesetta di S.Giacomo di
Torre, oggi sconsacrata e di proprietà del comune romanese e qui
si è svolta una piccola cerimonia fra il Circolo, l’Amministrazione comunale e il Coro. Il vicepresidente del circolo “Sardegna
Nostra” D. Fadda ha detto che fra i sardi e i veneti residenti nel
territorio è fondamentale il rapporto di amicizia e solidarietà, ha
poi preso la parola il sindaco A. Zen per il quale i sardi residenti
nel territorio sono un esempio di onestà e laboriosità, e si è auspicato in futuro un gemellaggio con la comunità ozierese. E’
quindi intervenuto il coordinatore per i circoli del nord est, G.
Vittorio Masala, il quale ha spiegato che l’emigrazione è un fenomeno in continua crescita, soprattutto per i giovani laureati, infine l’assessore per gli Affari sociali A. Baron e il presidente della Pro Loco S. Carlesso hanno consegnato dei doni all’assessore
comunale di Ozieri O. Contu, e al Coro.
La manifestazione si è chiusa con un pranzo sociale, preparato
da alcuni volontari del Circolo e della Comunità parrocchiale,
durante il quale il presidente del circolo “Sardegna Nostra”, G.
Denti, ha ringraziato tutti i presenti e ha donato al Coro un piatto
in ceramica bassanese. Infine alle 23 gli amici di Ozieri si sono
esibiti fra gli applausi dei Bassanesi nella splendida cornice del
Castello degli Ezzelini, eseguendo dieci canti che simboleggiano appunto dieci secoli di vita della città di Bassano (998/1998).
L’indomani vi è stata una cerimonia al sacrario del Monte Grappa dove i sardi hanno festeggiato con gli altri cori.
UN CONVEGNO SULLA DELEDDA
CONCLUDE A CONCOREZZO
LA SETTIMANA SARDA
A coronamento della festa e
delle manifestazioni organizzate dal Circolo culturale Sardegna di Vimercate-Concorezzo-Monza nell’ambito del
Giugno Concorezzese, che ha
visto dal 7 al 16 giugno al Parco Zoja di Concorezzo una intensa partecipazione dei sardi
assieme alla popolazione locale che hanno dato vita anche a
un corteo storico che ha attraversato le vie del centro storico di Concorezzo con una rievocazione degli antici vestiti
degli abitanti, si è svolto un
convegno su Grazia Deledda.
L’interessante
appendice
culturale alla intensa settimana sarda è stata, il 23 giugno
scorso, la Conferenza, organizzata sempre dal Circolo
Sardegna con il patrocinio del-
la Città di Monza nell’ambito
della sagra di San Giovanni, su
“La donna della montagna,
Grazia Deledda a 75 anni dal
Nobel”. E’ stata ricordata la
storia di una donna di montagna che da Nuoro, nelle montagne della Barbagia, è approdata a Stoccolma dove il 10
dicembre 1927 (75 anni) ricevette il Premio Nobel per la
Letteratura 1926, unica donna
scrittrice italiana a riceverlo
dopo il Nobel del Carducci assegnato 20 anni prima. La Deledda ha dato lustro alla Sardegna, all’Italia e sarebbe auspicabile che anche la Regione
sarda desse vita a iniziative
che valorizzino la sua figura.
A parlare della sua figura,
della sua opera, del suo ruolo e
del significato della donna del-
la “montagna” sono stati Paolo Pulina, il presidente del Circolo Salvatore Carta, il sindaco di Monza Michele Faglia, e
i prof. Francesco Dettori e
Giuseppe Colombo, già direttore della Biblioteca di Monza,
che si sono avvicendati per
dare un quadro quanto più
esaustivo sul Premio Nobel
sardo che ha dato lustro non
solo alla nostra Isola ma a tutta la letteratura mondiale. La
Deledda ha ambientato la maggior parte delle sue opere (300
novelle e 30 libri) nella Sardegna intrisa della cultura nuorese e scrivendo della sua gente.
A sottolineare la “sardità” della scrittrice anche i dipinti celebrativi per i 75 anni del Nobel realizzati da Janko (Gianni
Colombo).
EMIGRAZIONE
28
OTTOBRE 2002
Si è svolto il XII Congresso
Nazionale dei Giovani ItaloArgentini a Mendoza dal 17 al
19 agosto scorso. Con il motto
“Dos Culturas unidas en un
mismo racimo de valores” si
sono riuniti 600 giovani discendenti di italiani di tutto il
Paese. Ha partecipato per prima volta, in rappresentanza
del Cile, una delegazione di
giovani
dell’Associazione
Giovanile Italo-Cilena (Agic).
L’atto di apertura del Congresso si è svolto sotto la tenda
istallata nei giardini del Centro
Turistico Ejercito de los Andes
di Guaymallén, a pochi chilometri da Mendoza. Fra le autorità: Rosanna Calabretto, presidente del Agia, il sindaco di
Guaymallén Roberto Bianco,
il console di Mendoza Paolo
Campanini, il consigliere dell’Ambasciata Giorgio Gugliemino che ha portato il saluto
dell’ambasciatore Roberto Nigido, l’ing. Enrique Pescarmona, il presidente del Comites di
Mendoza Romanello.
Il lavoro è stato suddiviso ha fatto sapere Teresa Fantasia
- fra 4 commissioni: Cultura e
Educazione, Sport e Tempo libero e Salute, Economia, Associazionismo e partecipazione politica. È stata formata anche la Comissione Nazionale
dei Giovani che rappresentarà
per un anno la Gioventù Italo
Argentina, sono stati nominati:
I SARDI PROTAGONISTI
AL CONGRESSO NAZIONALE
DEI GIOVANI ITALO-ARGENTINI
Franco Baldissare, Damian
Palavecino, Marilina D’Astolfo, Antonio Pompillo, Viviana
Furci, Mario Garzola, Marcello Carrara, Leandro lo Solfo,
Maximiliano Napoli. La pros-
sima sede per il Precongresso
2003: Gruppo Giovanile di
Maipù Buenos Aires; mentre
sede del Congresso 2003 sarà
Gioventù Siciliana di Tucuman. Durante il Congresso
sono state realizzate anche attività sportive e ricreative. Al
circuito Culturale hanno partecipato vari gruppi fra i quali
Federazione Sarda con Mostra
di pittura di Artisti Sardi e sar-
di-argentini. Hanno partecipato al Congresso giovani rapresentanti di tutti i Circoli sardi
d’Argentina, fra i quali due
delegati del Circolo Sardegna
di Moreno, Alejandra Karina
Martinez Marras (commissione Educacion y Cultura), Diego Andria (Commissione
Sport, Tempo Libero e Salute),
inoltre il presidente del Circolo Sardo di Mendoza Pablo
Fernandez Pira.
Nell’ambito del XII Congresso dei giovani è stato presentato il 15 agosto in una conferenza nella Facoltà di Economia dell’Università dell’Aconcagua a Mendoza una
analisi sul modello italiano dei
consorzi export. “L’esperienza
italiana nella formazione di
consorzi export: la Regione
Sardegna come punto di riferimento” è stato il tema di una
relazione presentata da Pablo
Fernandez Pira (ICE Buenos
Aires, Circolo Sardo di Mendoza) che con Rosana Calabretto (Agia Mendoza) e Héctor Guerrero (Agrobusiness
Consulting di Mendoza) sono
stati i relatori della conferenza. Hanno spiegato il funzionamento dei consorzi in Italia
e le esperienze di export in Italia di consorzi dell’agroalimentare di Mendoza, nei periodi di controstagione, situazione molto pregiata dai produttori locali e degli italiani.
INTENSA ATTIVITA'
AL CIRCOLO DI DOUAI
NEL NORD DELLA FRANCIA
SEMPRE DRAMMATICA
LA SITUAZIONE
IN ARGENTINA
Il Circolo sardo Associazione Sardegna di Douai, regione
Nord della Francia, ha svolto,
come ha informato il presidente Giovanni Caria, una intensa
e variegata attività nel primo
semestre dell’anno.
L’Associazione Sardegna ha
deciso di collaborare allo studio sulla sclerosi multipla. Un
questionario è così stato preparato dai professori sardi e francesi (Maura Pugliatti di Sassari, Reis di Sarreguemines) per
lo studio epidemiologico. Il
Circolo ha inviato il questionario a quasi 1.000 famiglie di
origine sarda stabilitesi nel
Nord francese (dipartimenti
del Nord, Pas-de-Calais, Aisne). Il progetto ha ottenuto il
sostegno della Federazione dei
Circoli Sardi in Francia (presieduta da Francesco Laconi) e
del Comitato degli Italiani all’Estero di Lilla (presidente
Bruno de Santis). Il questionario anonimo deve essere compilato dai Sardi colpiti o no
dalla malattia e deve poi esser
restituito. Quattro mesi dopo
l’invio delle lettere solo 6%
dei questionari (60 su 1000 inviati) sono stati restituiti ben
compilati. Sempre per sensibilizzare i sardi della regione
Nord francese, è stata organizzata a Douai, sabato 29 giugno, una conferenza sulla sclerosi multipla. Sono intervenuti il prof. Patrick Vermersch,
del centro ospedaliero universitario di Lilla, e la prof. Maura Pugliatti, dell’Università di
Sassari. Entrambi hanno ricordato che la sclerosi multipla
colpisce essenzialmente gli individui caucasici e, in maggioranza, le donne. I fattori re-
In Argentina continua il
“corralito” ossia il blocco dei
conti bancari che interessa milioni di cittadini ed ha ridotto
alla povertà moltissima gente
della classe media. Lo ha ricordato in una nota all’Anfe
don Andrea Buttu che vive nel
Paese sudamericano. I conti in
dollari sono stati congelati - ha
sottolineato don Buttu - e se
uno ha la fortuna di ritirare dal
suo conto in dollari ritira a
1,40 per dollaro, mentre il
cambio corrente è di 3,503,60, ossia perde più dei 2/3
del valore reale. I poveri, che
erano circa 12 milioni fino al
dicembre scorso sono attualmente circa 19 milioni, ossia
più della metà della popolazione e sono ogni giorno in crescita perché: la disoccupazione si aggira intorno al 24%; la
maggior parte di quelli che lavorano ha lo stipendio congelato a dicembre, prima della
svalutazione; i prezzi crescono
gran parte in base alla cresita
del dollaro, il che significa che
alcuni sono aumentati di tre
volte e mezzo come, per esempio, tutto ciò§ che riguarda
l’informatica, computer, ma
anche benzina, nafta, olio, ferro, cemento e tutti i materiali
da costruzione (mentre il costo
della mano d’opera è rimasto
uguale, in alcuni casi diminuito).
Nelle grandi città, come
Buenos Aires, è diventato impossibile vivere: si sequestrano le persone per pochi soldi,
per esempio 300 pesos che corrispondono a circa 200.000 di
vecchie lire o circa 100 euro.
Vi è poi una forma di protesta
che ormai si è estesa a tutta la
sponsabili potrebbero essere di
origine ambientale e genetica
da qui l’idea di realizzare uno
studio epidemiologico sui sardi che vivono in un ambiente
completamente diverso dalla
Sardegna. Per questo sarebbe
opportuno che vengano restituiti compilati al più presto i
questionari. Alla interessante
conferenza hanno preso parte,
fra le altre persone, anche Dominique Lambelin, assessore
alla vita associativa di Donai,
la Signora Matysiak, responsabile socio-medico del Centro di reeducazione di Raimbeaucourt, e Bruno De Santis,
presidente del Comitato degli
Italiani all’estero di Lilla.
Un’altra iniziativa del Circolo è stata l’Esposizione dell’artigianato sardo in occasione
della festa di Pasqua, nella sala
“Halle aux draps” di Douai. Da
sabato 30 marzo a lunedì 1 aprile, il pubblico ha potuto ammirare e comprare tappeti, ceramiche, strumenti musicali e diversi prodotti alimentari sardi. I
prodotti artigianali sono stati
forniti da Rita Marion-Masala,
responsabile della società commerciale RM Sardomia di Ogy
(Metz). L’esposizione è stata
presentata alle personalità da
Giovanni Caria, presidente del
circolo, e da Dario Pilia, vice
presidente. Un brindisi è stato
offerto ai partecipanti che hanno potuto anche assaggiare i
dolci sardi preparati dalle signore Giovanna Piras, Antonietta Usai, Suzanne Pilia e Teresa Coffin.
L’Associazione Sardegna di
Donai è stata sollecitata, inoltre, dall’assessore della cultura della città di Denain, Signo-
ra Tonini, e dalla responsabile
dell’Ufficio culturale, Signora
Pique, per proporre delle attività sul tema della Sardegna in
occasione di una Manifestazione svoltasi sabato 11 e domenica 12 maggio 2002 a Denain. Così il Circolo ha organizzato una bancarella di prodotti alimentari tipici della
Sardegna e invitato il gruppo
folcioristico sardo “Su Nuraghe” di Mons (Belgio) composto da bravi giovani sardi della seconda generazione.
RINNOVATO
IL DIRETTIVO
DEL CIRCOLO
DI COMO
Il Circolo culturale ricreativo
“Sardegna” di Como ha un nuovo
Consiglio direttivo. Lo ha eletto,
il 24 maggio scorso, l’assemblea
generale dei soci, mentre gli incarichi esecutivi sono stati distribuiti il 7 giugno. Presieduto da Onorio Boi, l’esecutivo è composto
dai Vice Presidenti Ovidio Aresu
(vicario e tesoriere) e Gavino
Rassu (con delega per il tesseramento) e dal segretario Paolo Cristin. Completano il direttivo Pietro Sanna, responsabile dei rapporti con le autorità locali; Antonio Cocco e Antonio Masia (rapporti sociali) e Giuseppina Pisu,
coordinatrice donne. Delegato di
base alla FASI è stato nominato
Salvatore Lai.
I Revisori sono Lorenzo Oggiano, presidente; Domenico Cittarella e Mario Podda, componenti.
Il Collegio dei Probiviri, presieduto da Franco Padedda, è
composto da Salvatore Canu e
Francesco Piras.
nazione: il “corte de ruta” o
blocco stradale. Chi blocca la
strada si chiama “picchetero”,
molti bloccano le strade e
chiedono il pedaggio per poter
passare, è una guerra fra poveri, i più danneggiati sono i camionisti che a volte sono costretti a giorni di sosta ed
essi stessi si trasformano in
“piccheteros” per reazione,
mettendo di traverso camion
con rimorchi. Potrei continuare nella descrizione fino
all’infinito - ha aggiunto don
Buttu - e in questa triste situazione i politici di sempre
si stanno scannando per le
prossime elezioni per eleggere il presidente (nel marzo
prossimo). Ma ora di cosa si
ha bisogno in Argentina? A
parte i soldi che, forse, non
saprebbero come spendere ha risposto don Buttu - le
cose più necessarie sono
cibo e medicine (sono tra le
cose che sono aumela ntate
di più). Di recente la Spagna
ha incomincito a mandare,
tramite la Caritas una somma di danaro che si sta trasformando in cibo e medicine. Io ho speso per la mia
diocesi - fa sapere don Andrea - 52 mila pesos che ci
sono toccati (circa 15.000
euro) comprando cibi di prima necessità da distribuire
nelle famiglie più bisognose
e per le refezioni per bambini e anziani. Anche il vestiario è necessario ma non è la
cosa più importante. La metodologia migliore mi sembra quella adottata dalla
Spagna: affidare alla Caritas
i soldi che li utilizza per i bisognosi.
EMIGRAZIONE
29
OTTOBRE 2002
CULTURA STORIA E AMBIENTE MARCO LEDDA ELETTO
I TEMI DELLE “SETTIMANE SARDE” PRESIDENTE DEL CIRCOLO
DI FIORANO MODENESE
PROMOSSE DALLA FASI
La Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (FASI),
presieduta da Tonino Mulas, è
impegnata nell’ultima parte dell’anno a coordinare la realizzazione dei progetti regionali “Settimane Sarde 2002”, finanziati
dalla Regione. Quattro manifestazioni sono state realizzate
(“Suoni e colori di Sardegna –
Isola solidale”, a cura del Circolo di Padova; convegno sulle lingue minoritarie, promosso dal
Circolo “Khintales” di Torino;
“Sardegna-Saronno 2002” organizzato dal sodalizio della cittadina della provincia di Varese;
“Sandalia” per il ventennale dell’associazione culturale dei sardi
in Toscana, svoltasi a Firenze).
Si è inoltre svolta nelle scorse
settimane (dal 10 al 13 ottobre)
a Pavia, la rassegna “I tesori di
un’isola e del suo sottosuolo” a
cura del Circolo “Logudoro”,
incentrata sulla storia e le prospettive delle miniere sarde, ma
anche sulle vicende dimenticate
di lavoratori e lavoratrici.
Gli altri progetti da realizzare
riguardano: un convegno sull’amicizia ventennale e sulla
collaborazione tra Francesco
Cocco Ortu (1842-1929) e Giuseppe Zanardelli (Presidente del
Consiglio dal 1901 al 1903),
promosso dal Circolo di Bre-
scia; il settimo concorso di poesia sarda indetto dal centro sociale e culturale di Milano nonché il circuito per la rappresentazione teatrale di “Sos Sonnos”, dal romanzo di Michelangelo Pira allestito allestito da “Il
Gremio” di Roma e dai Circoli
di Civitavecchia e di Ostia. Infine un convegno su “Continuita’
territoriale per mare, per cielo e
per terra”.
Nella riunione dell’Esecutivo
della FASI del 13 luglio scorso,
Tonino Mulas ha riferito sul
congresso della Federazione
della Germania svoltosi nel
mese di giugno a Monaco, cui
hanno partecipato i rappresentanti dei 17 Circoli e che ha eletto un Presidente molto giovane
Telemaco Bundone. Si tratta – è
stato sottolineato dall’esecutivo
– di un positivo rinnovamento
cui non è stato estraneo l’esempio dato dalla Federazione. Nel
corso della riunione è stata anche
sottolineata l’ottima accoglienza
riservata dai congressisti al Presidente Mulas e a Giovanni Loi,
coordinatore della Circoscrizione Centro/Nord in veste di accompagnatore ed interprete in
quanto conoscitore della lingua e
della cultura tedesche.
Mulas ha quindi espresso un
giudizio positivo, per le modali-
tà di svolgimento e per l’ampia
partecipazione, sul dibattito
svoltosi a Cornaredo, domenica
7 luglio, relativo al diritto di
voto agli emigrati e all’Assemblea Costituente per il nuovo
Statuto per la Sardegna.
Il Presidente ha infine riferito
sulla discussione svoltasi nell’Ufficio di Presidenza della
Consulta per l’Emigrazione tenutasi a Monaco
Nel corso della riunione sono
stati stabiliti i criteri per il finanziamento dei Progetti Regionali. I Consultori Giulio Cesare Pittalis e Giampaolo Collu
hanno dato informazioni sugli
incontri cui hanno preso parte. Il
primo si è soffermato sul lavoro
della Commissione della Consulta per la valutazione delle
proposte formulate dalle federazioni e per l’esame delle possibilità di acquisire risorse aggiuntive rispetto a quelle della
Regione. Collu ha invece riferito sui lavori della “Commissione Legislativa” che sta esaminando la revisione della legge
regionale sull’emigrazione.
Il lavoro – ha detto – è stato
completato ed è stata consegnata al Presidente della Consulta
una bozza di proposta di legge
che in pratica annulla l’attuale
regolamento.
Nuovi dirigenti al Circolo
“Nuraghe” di Fiorano Modenese. L’Assemblea dei soci
ha infatti rinnovato il Consiglio Direttivo e gli altri organismi.
Presidente è stato eletto
Mario Ledda che verrà affiancato, nell’esecutivo, dai
Vice presidenti Mario Pinna
e Giovanni Mela; dal Segretario Marcello Gallistu; dal
Vice Segretario Flaviano
Curreli e dal Tesoriere Gian
Marco Gallistu. Completano
il Direttivo i consiglieri Giulio Cesare Pittalis, Antonello
Murrutzu e Gian Mario Renga. Il Collegio dei Revisori è
composto da Giovanni Becciu, Flavio Mizzon e Mario
Niedda.
A far parte del Collegio dei
Probiviri sono stati chiamati
Antonio Lai, Mauro Giorgi e
Antonio Pittalis.
NUOVA SEDE
PER IL CIRCOLO
DI MIRAMAR
Nuova sede sociale per il
Centro Unione Regionale
Sarda di Miramar, Buenos
Aires in Argentina. Il Presidente Antonio Zidda e il
Segretario Mario Sanna ci
hanno scritto comunicandoci il nuovo indirizzo. Il
sodalizio, che fa parte del-
la Federazione dei Circoli
Sardi in Agentina, è ubicato in Celle 26 n°345 C.P.
7607 Miramar – Buenos
Aires. I numeri telefonici
sono:
0054 (02291) 43-0601 e
il fax 0054 (02291) 433619.
Nelle foto.
A sinistra: i soci
del circolo “G.
Dessì” con la
cantante Elena
Ledda, a destra
Caterina Licciardi
con il cuoco
Salvatore Loi;
sotto Caterina
Licciardi con
il governatore
di S. Paolo Geraldo
Alckimin
e Sandra Rossi,
socia del circolo
“G. Dessi”
Il 24 novembre 2002 a San
Paolo verrà consegnato il Premio Ugo Licciardi al sardo (di
Tempio Pausania) Salvatore
Loi, prestigioso chef di cucina
che lavora in Brasile e che ha
ricevuto sinora numerosi premi come “migliore chef di cucina di San Paolo” dove lavora nel Ristorante Fasano uno
dei piu importanti e conosciuti
ristoranti italiani in Brasile. Lo
ha comunicato al Messaggero
Sardo la gentilissima Angela
Licciardi che ha illustrato anche i più significativi eventi
del Circolo Giuseppe Dessì.
Nel maggio scorso la cantante Elena Ledda ed il suo gruppo ha dato “un regalo al cuore
dei sardi” interpretando canzone tipiche sardi. Hanno partecipato alla serata molti sardi
fra i quali anche i nuovi soci
del Circolo, l’architetto Pier
Paolo Cossu di Nuoro e la signora Lilian.
In giugno, poi, vi è stato l’incontro con il Governatore di
San Paolo, Geraldo Alckimin,
A UN CUOCO SARDO
IL PREMIO “LICCIARDI”
DEL CIRCOLO DI SAN PAOLO
al quale hanno preso parte diverse autorità locali
italiane e brasiliane nonché imprenditori, nel
Terrazzo Italia. “Abbiamo ripetuto il nostro invito a Lui e alla moglie
amanti dell’Italia - ha ricordato Angela Licciardi
- perché vadano in Sardegna per conoscere la nostre bellezze”. Una serata speciale è stata quella
(a cui si riferisce la foto)
in cui il socio prof.
Giampaolo Casula ha
dato un importante contributo culturale facendo
conoscere, ai sardi e ai
tanti invitati autorità italiane e brasiliane, lo
scrittore poeta Giuseppe
Dessì. Il Presidente del Circolo Italiano Giuseppe Cappellano e tutti gli invitati hanno poi
partecipato alla cena sociale.
In agosto nuovo incontro
speciale. Avere nuovi soci nel
Circolo è sempre un piacere e
così il nuovo socio Salvatore
Loi è stato il benvenuto e
a lui verrà consegnato il
Premio Ugo Licciardi a
novembre.
Ma la gioia di trovare
nuovi amici infonde
sempre un “sapore speciale” fra i sardi e quando qualche familiare dei
soci arriva in Brasile dalla Sardegna ci si riunisce
per ascoltare qualcosa
dell’Isola, lontana ma
viva e presente nei cuori
di chi è partito, come è
avvenuto, ad esempio, di
recente con la famiglia
Tola, la giovane coppia
Giampaolo Delogu, Rosalba Ledda e la signora
Maria Antonietta Schintu di Sassari.
IL MESSAGGERO SARDO
30
OTTOBRE 2002
D
oveva essere l’anno
della programmazione,
il 2002, cominciato con
Nedo Sonetti in panchina, subentrato poco prima di Natale
al tandem Nuciari-Matteoli.
Doveva essere una stagione nel
segno della continuità: dopo la
salvezza, ottenuta all’ultima
giornata a conclusione di un
campionato irto di ostacoli, era
giunto il momento di programmare nuovi e più importanti
traguardi, con lo stesso allenatore e il medesimo gruppo di
giocatori.
Ed invece, a 48 ore dall’inizio del campionato (slittato di
due settimane per le note vicende dei diritti televisivi), il
presidente Massimo Cellino,
con una decisione che ha sorpreso un po’ tutti, ha esonerato
Sonetti e richiamato sulla panchina rossoblù Giampiero Ventura. Sì, proprio il tecnico più
amato dai tifosi nella storia recente del Cagliari, colui che è
riuscito a regalare le ultime
soddisfazione a questa piazza,
con la promozione dalla serie B
alla serie A nel 1998 e la meritata salvezza l’anno successivo, in un campionato che, soprattutto nelle partite interne,
ha visto il Cagliari nel ruolo di
grande protagonista (chi mai si
scorderà le emozionanti vittorie al Sant’Elia contro Juventus, Milan, Roma e Parma?).
Di un probabile ritorno di
Ventura, si era parlato tanto in
questi ultimi tre anni. In pratica,
ogni qualvolta il presidente
Cellino si apprestava ad allontare un allenatore (consuetudine che purtroppo non ha abbandonato), ecco che saltava
fuori il nome del solito ex che
tanti bei ricordi aveva lasciato
nell’isola. Anche questa volta,
sembrava la solita sparata proveniente da radiomercato, ed
invece, le strade del Cagliari e
di Ventura si sono nuovamente
incrociate. Forse perché lo stesso tecnico, nato a Genova 54
anni fa, si è reso conto che lontano dalla Sardegna anche lui
non ha ottenuti quei grandi risultati che sognava. Una mancata promozione in A alla guida della Sampdoria (con conseguente licenziamento a fine
stagione) ed una salvezza con-
P
er festeggiare i cento
anni di storia hanno chiamato l’allenatore cui
sono legate alcune delle vittorie più belle, quel Lamberto
Leonardi capace di regalare
alla Torres due promozioni in
C1 e il sogno dei play off per la
serie B, svanito due anni fa ad
Ascoli all’ultima giornata di
campionato. Quasi un vecchio
parente con cui condividere la
festa più bella, prevista nel
2003, sembra con un’amichevole con la Juventus. Ma, come
si sa, spesso sono proprio i rapporti con i “parenti” quelli che
si logorano prima, a volte per
troppo affetto.
Così, bruscamente, dopo appena cinque giornate in cui la
Torres aveva incamerato appena
4 punti (sconfitte con Chieti,
Avellino e Crotone, vittoria con
il Benevento, pari con il Paternò), le strade tra la Torres e Leonardisi sono divise, probabilmente per sempre.
L’esonero ha colto di sorpresa
il mister romano, sassarese
d’adozione, visto che ha trascorso otto anni alla guida della
Torres. «Mi
sento
come
se mi avessero pugnalato alle
CAGLIARI
Cambio di
allenatore alla
vigilia dell'avvio
del campionato.
Esonerato
Sonetti.
La squadra
reagisce
positivamente
IL CAGLIARI
SI AFFIDA
A VENTURA
quistata all’ultimo respiro con
l’Udinese, dov’era subentrato
in corso di stagione a Roy Hodgson.
Un vero e proprio ritorno di
fiamma, quello tra Cellino e
Ventura, che tre anni fa si separarono senza un apparente perché (e molti tifosi si chiedono
ancora il motivo di quel divorzio). Il Cagliari aveva già ingaggiato, forse con troppa fretta,
Oscar Washington Tabarez,
mentre il tecnico ligure non vedeva l’ora di coronare il sogno
della carriera: allenare la Sampdoria, la squadra del cuore.
Un altro clamoroso ritorno,
dopo quello di Fabian O’Neill,
rientrato a Cagliari dopo i due
anni non proprio felici passati
con le maglie di Juventus e Pe-
rugia. E proprio il fantasista
uruguiano rappresenta il vero
colpo di mercato della società
rossoblù che, dopo aver perso
per sei mesi l’infortunato Conti, aspetta con trepidazione la
completa
guarigione
di
O’Neill, giunto nell’isola a fine
agosto ancora reduce dall’infortunio al tendine d’Achille.
Ventura, dal canto suo, ha fatto
giusto in tempo, prima della
chiusura del mercato, a portarsi
dietro da Udine il fluidificante
argentino Mauricio Hector Pineda, in un ruolo già coperto,
peraltro, da Manighetti (a sua
volta voluto da Sonetti per
rimpiazzare il partente Sulcis,
ceduto al Perugia).
Proprio l’impossibilità di fare
una squadra “a sua immagine e
di Andrea Frigo
somiglianza”, è stato uno dei
principali problemi che Ventura ha dovuto incontrare al suo
ritorno a Cagliari. Lui che è
sempre stato abituato a portarsi
dietro quei tre, quattro giocatori che “fanno spogliatoio”
(come si dice in gergo calcistico), quegli uomini di fiducia
che fanno la fortuna degli allenatori, in qualunque piazza
questi vadano ad allenare.
Nell’attesa di vedere se e
come cambierà il Cagliari, alla
riapertura del mercato di gennaio (siamo certi che Ventura
ha già consegnato a Cellino la
“lista della spesa”), la squadra
rossoblù, contro ogni pronostico, ha cominciato alla grande il
campionato,
posizionandosi
subito nelle zone alte della clas-
TORRES
APPENA QUATTRO PUNTI
DOPO CINQUE GIORNATE
LICENZIATO LEONARDI
di Franco Ferrandu
spalle», si è sfogato Leonardi
nelle interviste.
«A Sassari non tornerò più»,
ha ribadito. Il mister più volte
aveva segnalato la debolezza di
una squadra, stravolta rispetto
all’ultima stagione. Della vecchia guardia sono rimasti il portiere Pinna, il bomber Udassi, i
difensori Panetto, Chechi e Castagna. Tra i nuovi, si sperava
nella potenza del sassarese ex
Cagliari e Toro Marco Sanna,
nell’estro dell’ex romanista
Alessandro Frau.
Inoltre, si contava sulla voglia
di emergere di una pattuglia di
giovani giocatori provenienti
dalle giovanili di formazioni di
serie A, e dalle squadre sarde dei
campionati minori.
sifica. E anche se lo stesso Ventura continua a predicare umiltà dichiarando che la classifica
in questo momento della stagione non gli interessa, non
può che far piacere constatare
che, non solo il Cagliari non ha
pagato lo scotto del cambio
dell’allenatore a poche ore dall’inizio del campionato, ma sta
riuscendo ad ottenere risultanti
anche in presenza di prestazioni non proprio esaltanti. Un
buon segno.
Ventura, che ha subito inculcato nei giocatori una nuova
mentalità (dal 4-4-2 di Sonetti
si è passato al 3-5-2, che poi un
vero e proprio 3-5-2 non è in
quanto Esposito, di fatto, agisce da terza punta e Cudini gioca più staccato rispetto agli altri due marcatori; sarebbe meglio parlare di 1-3-3-3) si gode
il buon momento della squadra
ma evita, giustamente, di fare
inutili proclami e getta acqua
sul fuoco dell’entusiasmo ricordando che il torneo cadetto
è lungo e pieno di difficoltà.
Non bisogna dimenticare, d’altronde, che questa è la stessa
squadra che lo scorso anno si è
salvata per un punto all’ultima
giornata.
I più ottimisti, però, hanno
già incominciato a sognare: se
il Cagliari, nelle prime cinque
partite, ha perso solo a Siena (e
in modo rocambolesco) conquistando la bellezza di 10
punti e tenendo il passo delle
superfavorite Sampdoria e Lecce, senza l’infortunato Conti e
sempre in attesa di O’Neill, allora quando torneranno questi
due la musica sarà ancora migliore. Non sempre nel calcio,
però, due più due fa quattro, ed
ecco che Ventura continua a
puntare il dito sul lavoro del
gruppo, giudicando la prestazione complessiva della squadra, senza mai parlare di singoli episodi o episodi dei singoli.
Il campionato, insomma, è appena cominciato e il lavoro di
Ventura sarà lungo e non semplice.
Ben vengano, comunque, le
vittorie che fanno classifica e
sollevano il morale. Nessuno
ha chiesto al Cagliari di tornare immediatamente in serie A,
ma sognare non è peccato.
L’impatto con la C1 è stato
invece traumatizzante. La Torres non era più la macchina
schiacciasassi vista nelle ultime
stagioni al Vanni Sanna.
In trasferta per due volte in
vantaggio, si è fatta riacciuffare,
o battere.
Problemi di gioco, secondo
alcuni, mancanza di qualità, secondo altri.
Intanto alla corte dei dirigenti rossoblù è arrivato un mister
tutto sardo, Bernardo Mereu,
originario di Alghero, trasferito
nel sud dell’isola per lavoro,
con all’attivo sei promozioni
nelle serie minori, con La Palma, Nuorese, Villacidrese. Per
lui subito un compito difficilissimo: ridare prospettive ad un
gruppo di giocatori sfiduciato,
apparso fragile tecnicamente e
psicologicamente.
Il cambio di panchina però
non sembra aver portato benefici sostanziali: due gare fuori
casa (Martinafranca e L’Aquila,
due sconfitte). La Torres è ultima in classifica. I tifosi infuriati.
A questo punto, una salvezza
sarebbe già una grande conquista, per i primicento anni dei rossoblù di Sassari.
IL MESSAGGERO SARDO
31
OTTOBRE 2002
a pattuglia sarda nella
serie A-1 di hockey su
prato si è arricchita di
un’altra formazione sarda, la
Ferrini. E così sono tre le formazioni isolane che partecipano al massimo campionato,
edizione 2002-03.
Oltre la già citata Ferrini,
neopromossa, ci sono I’Amsicora, 18 volte campione d’Italia e il Suelli, lo scorso anno la
vera sorpresa del torneo.
Le ambizioni delle tre squadre sono naturalmente diverse.
L’Amsicora, guidata dal giocatore-allenatore Fernando
Ferrara, punta alla conquista
del diciannovesimo scudetto e
le premesse iniziali della stagione dicono che l’undici cagliaritano ha tutte le credenziali per centrare l’obiettivo.
Tra le novità il gradito ritorno del “vecchio”, si fa per dire,
Roberto Giuliani, già capitano
della nazionale e dei verdi,
nonché allenatore nella prima
fase dello scorso campionato.
Un contributo importante, il
suo, perché la squadra ha sempre bisogno di giocatori di
esperienza, che facciano soprattutto “spogliatoio”.
Giuliani d’altronde ha dichiarato fedeltà all’Amsicora e
ha voluto rimettersi le scarpette, dopo aver smesso per un
anno l’attività. Oltre a Giuliani, da segnalare anche il ritorno di Pucci, un altro grande
protagonista
delI’Amsicora
più volte campione d’Italia.
Anche lui in grado di dare un
supporto prezioso nella costruzione di una squadra vincente.
Tra i punti di forza già collaudati, Dubois, Zilio e il
pakistano Asim.
Ma l’Amsicora non trascura i
SPORT / Tra
e compagini
isolane al via
del campionato
di serie A:
con l'Amsicora
anche il Suelli e
la neopromossa
Ferrini
U
SPORT / Con il Cagliari anche le ragazze dell'Airone
di Tortolì
L
na è alla sua quarta
esperienza consecutiva
in A2, l’altra vi si affaccia per la prima volta nella sua
storia ventennale. Sono due le
squadre isolane che quest’anno rappresenteranno la Sardegna nel mondo del grande volley: i ragazzi del Cagliari e le
ragazze dell’Airone Tortolì. E
la novità più grossa riguarda
proprio la formazione ogliastrina. Arrivata lo scorso anno
sino ai playoff promozione,
non ha raggiunto l’ambito traguardo per un pelo, ma la fortuna le ha dato una mano e a
giugno è stata ripescata. La
società del presidente Nieddu
non si è fatta certo trovare impreparata: riconfermate cinque
delle protagoniste dei playoff
(la palleggiatrice Betas, l’italo-bulgara Doukova, la centrale Salvini e le giovani Mulas e
Matterazzi) si è buttata a capofitto nel mercato riuscendo a
portare a Tortolì alcuni pezzi
da novanta. Su tutte le straniere. La punta di diamante dovrebbe essere la bulgara Sokolova, che a settembre in Germania ha giocato con la sua
nazionale i campionati del
mondo che hanno visto la storica affermazione dell’Italia.
La Bulgaria si è classificata ottava ma il braccio della Sokolova si è fatto sentire parecchio; e Tortolì ne avrà più che
mai bisogno per tenere ben
stretta l’A2 appena conquistata. La seconda straniera è
un’altra attaccante di peso: la
brasiliana Marques con la quale sono arrivate Torri (una lunga carriera tra Al e A2), Arimattei (già.in A2 a Roma), Casuscelli, altra giocatrice di espe-
LA SARDEGNA CONFERMA
LA SUA LEADERSHIP
NELL'HOCKEY SU PRATO
di Andrea Porcu
giovani. Tra i più promettenti
il diciassettenne Fabio Mureddu che Ferrara ha già utilizzato
in questo primo scorcio di stagione.
E poi non dimentichiamo
che i cagliaritani hanno un
asso nella manica che si chiama Fernando Ferrara.
Allenatore dai buoni propositi, ma soprattutto ancora uno
che si diverte in campo e che va
a segno con straordinaria rego-
larità. L’italo-argentino è sicuramente una garanzia. Il
Suelli, dal suo canto, si affida
come sempre alla guida del
duo Spitoni-Pisano e intende
fare un ulteriore salto di qualità nel gioco e possibilmente in
graduatoria. Formazione abbastanza collaudata e che si ispira ai vari Cirina, Zedda, Tronci
e Caria per continuare sulla
scia dei brillanti risultati ottenuti negli ultimi anni.
A rinforzare l’organico, quest’anno, è arrivato un nuovo
giocatore straniero, Brian
Aduda, che sembra in grado di
garantire un certo numero di
gol. Lo si è visto dalle prime
gare.
Ma Pisano e Spitoni puntano ovviamente anche sull’entusiasmo di un gruppo che
vuole togliersi parecchie soddisfazioni e di una tifoseria
che segue da anni passo dopo
DUE SQUADRE SARDE
AL CAMPIONATO
DI A/2 DI VOLLEY
di Liliana Fornasier
rienza visto che negli ultimi
otto anni si è divisa tra Al e A2
e infine Menin (ex Casale
Monferrato), terzo centrale
pronto a dare una mano in caso
di necessità. Il libero è De
Liso, che garantisce ricezione
e difesa. In panchina è stato
confermato Salvatore Brancato, che l’anno scorso ha portato
la squadra sino agli spareggi
promozione.
Per prepararsi nel miglior
modo possibile al difficile
esordio la squadra si è trasferita
al completo per una settimana in
Emilia Romagna dove ha disputato una serie di amichevoli con
Modena e Novara (Al), Soliera
(che si ritroverà di fronte in A2) e
Rivergaro (Bl). L’obiettivo ovviamente è la salvezza e per raggiungerla Tortolì farà grande affidamento sul fattore campo. La
palestra dell’Istituto Tecnico
Gramsci è stata adeguata alla serie A2 (sono state ampliate le tribune, messi a posto spogliatoi e
luci) e il tutto esaurito è sin d’ora
garantito, così come l’anno scorso. L’Ogliastra non ha mai avuto
una squadra nell’A2 di volley e
le ragazze del Tortolì sono già
diventate le beniamine degli
sportivi locali.
“Sappiamo che andiamo incontro a una grande avventura”, ha
spiegato il presidente Antonello
Nieddu, “ma non abbiamo paura.
L’anno scorso, all’esordio in B1,la
nostra è stata la squadra rivelazione del campionato, giocando una
stagione memorabile. Il gruppo
compatto e un tifo da stadio sono
stati i nostri punti di forza.
Faremo ancora di questi due
elementi un’arma vincente. Sappiamo che affronteremo squadre
passo l’escalation della squadra trexentina.
Pensate, Suelli ha poco più
di mille abitanti e il paese vive
tutto attorno alle prodezze
dell’undici di hockey.
Torna nella massima serie la
Ferrini che ha come obiettivo
la salvezza. La squadra cagliaritana non vuole ripetere l’ultima sfortunata parentesi in A-1,
subito retrocessa, e gioca le
carte dell’umiltà e dell’esperienza di alcuni giocatori.
Le novità sono rappresentate dall’allenatore argentino
Jorge e dall’attaccante Paco
Whelan.
Arrivi che dovrebbero assicurare punti e spettacolo per
restare in A-1 anche nella stagione successiva. Ma non bisogna trascurare il peso che
hanno nella squadra giocatori
del calibro di Andrea Sirigu e
della vecchia guardia. Dai maschietti alle femminucce.
Nella serie A sono presenti
due squadre cagliaritane:
l’Amsicora e la neopromossa
Ferrini.
Le “verdi” hanno nell’argentina Lucia Ana Antona una
bomber di lusso che già nelle
prime giornate ha messo in
luce qualità, sostanza e concretezza. Come dire che se “il
buongiorno si vede dal mattino” I’Amsicora allenata da
Roberto Carta può compiere
quest’anno il tanto atteso salto
di qualità e puntare al vertice,
soprattutto quando l’undici
cagliaritano sarà al completo.
Discorso inverso per la Ferrini, con atlete quasi tutte al debutto nella massima serie.
L’unico obiettivo possibile appare la salvezza. L’importante
sarà crederci fino in fondo.
navigate, esperte, dotate di budget per la campagna acquisti per
noi impensabili. Ma sono sicuro
che tutte, anche le più forti, ricorderanno la trasferta in Sardegna”.
Completamente rifatto anche
il Cagliari Pallavolo: retrocesso
l’estate scorsa dopo una stagione
sfortunatissima, è stato ripescato
e i dirigenti hanno voltato decisamente pagina.
Del vecchio organico sono rimasti solo Scilì, Mascia, Cabras e
il giovane Francesconi. Nuovi
tutti gli altri giocatori ed anche
l’allenatore (Flavio Gulinelli da
Asti). Sono così arrivati due stranieri (il portoricano Soto e il brasiliano Oro), il palleggiatore
Masini (da Brescia), il centrale
Parma (ex Asti), l’attaccante di
banda Zampetti (ex Perugia) e il
libero padovano Pagotto. Tra le
seconde linee sono rientrati il secondo palleggiatore Tiddia, il
centrale Gabriele Cristiano e da
Sant’Antioco è arrivato il giovane Bernardi.
Dopo i patemi della passata
stagione il traguardo è una salvezza da mettere in tasca al più
presto possibile, anche se il coach ha maggiori ambizioni. La
squadra è giovane e Gulinelli ha
tutto il tempo per farne un gruppo omogeneo.
Il campionato infatti inizierà
più tardi del solito, dopo i campionati del mondo maschili, in
programma in Argentina, il via è
previsto per il 27 ottobre e la formula dà una mano ai rossoblù:
quest’anno le retrocessioni non
saranno quattro come l’anno
scorso ma soltanto due. Il campionato è infatti passato da 16 a
14 squadre e il Cagliari, promette Gulinelli, non sarà tra quelle in
lizza per la salvezza.
IL MESSAGGERO SARDO
32
OTTOBRE 2002
Oristano, monumento a Eleonora d’Arborea, opera dello
scultore fiorentino Ulisse
Cambi. Festa grande per l’inaugurazione, nel 1881, bande
musicali, discorsi e inni: «eseguito da 35 studenti vestiti in
elegantissimo costume sardo,
quello appositamente scritto
dalla forbita penna dell’avv.
Fara Musio e musicato dall’egregio maestro E. Lario». E
poiché l’uomo mangia, pranzo
di gala con 142 coperti, ricco
il menu, a cura del ristorante
Scala di Ferro di Cagliari:
«Consumè alla tapioca. Granelli di montone e zucchette.
Aragosta con la maionese. Filetto di bue alla Madera con
purè. Vulvas di piccioni. Lumbo di vitella d’Oristano. Asparagi alla graten. Ciliegie allo
spirito. Poncio alla romana.
Gelati. Gatòs e dolci assortiti,
Frutta e formaggio. Vini diversi e liquori».
Sul monumento sono stati
scritti diversi libri e molti articoli. Sorse grazie «a iniziativa
e impulso di diversi comitati,
sottocomitati e patronati», a
partire dal 1862. Da Oristano a
Cagliari, da Sassari a Iglesias e
Bosa, da Venezia a Trieste «fu
tutta una gara per raccogliere
fondi ed elargire di più». La
poetessa lodigiana Carlotta
Ferrari pubblicò a Torino (Tipografia Teatrale B. Sour,
1870), il dramma lirico in
quattro atti Eleonora d ‘Arborea, «da rappresentarsi al teatro lirico di Cagliari l’autunno
del 1870», come si legge nel
frontespizio. Ma non venne
rappresentato.
Al Teatro Civico di Cagliari,
nel Carnevale del 1869 - il 6
febbraio - andò in scena in prima assoluta il melodramma in
tre atti Eleonora d’Arborea alla
battaglia di Sanluri, libretto di
Gavino Nino, musica di Enrico
Gabriele Costa. Il libretto fu
stampato dalla Tipografia del
Corriere di Sardegna, a Cagliari, nel 1868, «a beneficio del
monumento a Eleonora giudicessa d’Arborea, ed era
d’esclusiva proprietà del comitato all’uopo costituito».
Quattro recite. L’opera fu accolta «pare non troppo fortunatamente», secondo Guido
Giacomelli (1896). Fra gli interpreti, il tenore debuttante
Angelo Masini. Uno dei migliori tenori di grazia del tempo, bella voce morbida e perfetta tecnica di emissione.
«Gli si attribuiscono - si legge
nella Garzantina Musica - sette variazioni per concludere La
donna è mobile». Erano altri
tempi, dominava il divismo
dei cantanti, «che troppo spesso si allontanavano dalla lettera e dallo spirito delle partiture per ragioni esclusivamente virtuosistiche». Per chi naviga in Internet, il tenore è presente anche in un sito australiano.
Ben sei furono le opere che
Angelo Masini cantò al Civico. Compresa quella del Costa: due di Giuseppe Verdi (La
Traviata ed Ernani), due di Errico Petrella (La contessa
d’Amalfi e Morosina) e una di
Giuseppe Apolloni (L’Ebreo).
Una leggenda urbana narra
del tenore fischiato al suo debutto: colto dal panico, avrebbe cantato male. Chiese scusa
al pubblico, con una lettera affissa nella bacheca del teatro,
e fu un trionfo. Le pubblicazioni oristanesi - libri e opuscoli sulla raccolta di fondi
per il monumento «a colei che
CULTURA
I luoghi comuni
della religiosità
popolare della
Sardegna
ELEONORA D'ARBOREA
STORIA MINORE
DEL MONUMENTO DI ORISTANO
di Adriano Vargiu
dal 1383 al 1404 fu l’anima
della Sardegna» - riportano
«grande successo».
L’opera - grazie al Masini - è
citata nei testi di storia della
musica, ma con un contorno di
inesattezze. A cominciare dal
musicista: non Enrico Costa
confuso con l’omonimo scrittore, narratore ecc. sassarese
(1841- 1909), ma Enrico Gabriele Costa. Perché nel libretto figura con un solo nome,
Enrico? Il libretto fu stampato
a spese del comitato pro monumento, potrebbe essere stata
una dimenticanza o una scelta.
A prescindere: nei testi di storiografia musicale - quella minore, dell’estrema periferia - figura con i nomi di Enrico Gabriele. Non sardo, ma napoletano: nella città natale studiò
composizione e arrivò a Oristano in cerca di gloria, finendo a
insegnare musica alle figlie
dei benestanti.
Il librettista Gavino Nino:
nativo di Bosa, non avv., ma
sacerdote, padre scolopio,
professore universitario, deputato al Parlamento Subalpino,
autore di «opere teatrali dalle
roboanti pagine», nel giudizio
di Francesco Alziator (1954).
Fondò - assieme a Salvator Angelo De Castro - e diresse il
giornale sardo La Meteora,
quindicinale di scienze, lettere, arti e varietà. Primo numero
il 14 gennaio 1843, ultimo il
14 dicembre 1845: cessò le
pubblicazioni costretto dalla
regia censura. Storico, strenuo
difensore delle Carte d’Arborea, «al punto da essere ritenuto, dagli avversari, uno dei falsari».
Le Carte d’Arborea: un insieme di abilissimi falsi che
cercavano di accreditare l’immagine d’una Sardegna già civilissima - e in maniera autonoma, originale - negli anni tra
il VI e il X sec. Sono la più avventurosa espressione d’un
amore per la Sardegna, cui
l’anonimo autore delle carte
voleva offrire una patente di
nobiltà che l’isola madre, egli
sentiva, meritava.
Un altro suo dramma di cinque atti in versi, Ugone d’Arborea, ampolloso e farraginoso, «ricucito - secondo Francesco Masala (1993) - sui modelli delle tragedie alfieriane», fu
stampato nel 1881 a Cagliari
dalla Tipografia Felice Muscas, in occasione dell’inaugurazione del monumento oristanese.
Personaggi e interpreti della
prima dell’Eleonora d’Arborea
alla battaglia di Sanluri (nel
libretto non sono indicate le
voci): Eleonora, giudicessa
d’Arborea, Clotilde Rosasvalle; Tomaso Bruch, gentiluomo
inglese, Angelo Masini; Michele Gallo, ufficiale di campo, Augusto Piferi. Sconosciuti gli interpreti di Corelio Branca, altro ufficiale di campo e di
Elena, damigella d’Eleonora.
Coro d’uomini. Coro di donne. Popolo e seguito di guerrieri. La scena, durante l’atto
primo, ha luogo nel campo militare degli Arborensi presso il
Castello di Sanluri, durante
l’atto secondo e terzo nella città d’Oristano.
Scena IV, Eleonora a Bruch:
«Ah! tu non sai - Qual sia tremendo immenso nel cuor mio Mortale affanno!
- E che sperar di lieti - Mi resta ormai se pria - Al suol prostrato non abbia io l’orgoglio -
Di chi ci opprime, e vinto - Le
antiche, infami sempre, - Arti
ond’ei volle questa - Terra
contaminar che lui straniero Signore aborre? E quali - E
quante ai miei non fece ingiurie e danni? - Segno ne fu sì
spesso il padre mio, - L’invitto
Mariano, che tornare - Sua
gente in piena libertà s’accinse. - Per mano or dei suoi vili
assassini - Cadde il misero
Ugone, il fratel mio - Il fratel
mio che Ascanio egli parea...».
Della musica, niente si conosce. Ipotesi meglio non farne. Per il monumento a Eleonora andava bene tutto.
Nella storia di Sardegna è un
succedersi di lotte per la libertà e l’indipendenza. Tutti i popoli più potenti che nel corso
della storia si avvicendarono
nel dominio dell’Europa, tentarono la conquista della Sardegna. «In ogni tempo - così
Giovanni Lilliu (1971), padre
della civiltà nuragica - ha avuto uno strano marchio storico:
quello di essere stata sempre
dominata (in qualche modo
ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un’isola sulla
quale è calata per i secoli la
mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto sistematicamente il graffio della
resistenza.
Perciò i sardi hanno avuto
l’aggressione d’integrazioni
d’ogni specie, ma nonostante
ciò sono riusciti a conservarsi
sempre se stessi. Nella confusione etnica e culturale che li
ha inondati per millenni, sono
riemersi costantemente nella
fedeltà alle origini autentiche
e pure».
In altre parole: abbiamo un
nostro marchio, conserviamo-
lo. Smettiamola di dare alle
nostre tradizioni origini di
questo o di quel popolo. Diversamente - per dirla con lo
scrittore ecc. Enrico Costa
(1897) - «che qualcuno chiarisca d’onde vennero e qual sia
la vera patria delle prime formiche, delle prime lucertole e
dei primi mufloni arrivati nell’isola».
A Pasqua, tornano tutti i luoghi comuni della religiosità
popolare riferita agli spagnoli.
Smettiamola. Nel nostro viaggiare, abbiamo trovato usanze
simili alle nostre in regioni
dove gli spagnoli non sono
mai passati. Nella chiesa di San
Michele Arcangelo, a Bevagna, in Umbria, la domenica di
Pasqua, al Gloria, quattro confratelli corrono lungo la navata centrale portando sulle spalle la statua del Cristo risorto.
Nella Collegiata di Castiglion
Fiorentino, in Toscana, la notte del Sabato Santo, la Compagnia di Gesù celebra la Risurrezione con la Volata, portando di corsa fino all’altare il
Cristo risorto. Esattamente
come in Sardegna: a Cagliari,
nella chiesa di San Giacomo,
al Gloria della veglia pasquale, otto confratelli dell’Arciconfratemita del SS. Crocifisso percorrono la navata centrale con il Cristo risorto. A Sestu, nella parrocchiale, sono le
donne che portano la statua,
correndo, dall’ingresso della
chiesa all’altare.
Venerdì Santo a San Marco
in Lamis, nel versante occidentale del Gargano: gli altari
della reposizione (non deposizione!), popolarmente detti
sepolcri, sono simili a quelli
allestiti in Sardegna. A San
Marco in Lamis vengono chiamati sabbuleche (sepolcri), a
Cagliari monumentus (monumenti funebri).
Caratteristica dei sepolcri
sardi sono is nenniris: steli di
cereali, soprattutto grano, pallidi ed esili perché germogliati al buio, legati con nastri rossi e dorati, impreziositi con
anemoni e botton d’oro o fiorranci (caraganzu). Per via della funzione clorofilliana, nella
religiosità popolare simboleggiano la risurrezione. Dal buio
della morte alla luce della
vita: il pallore che scompare
con la luce.
Nenniri - o nenneru, a seconda del luogo - per il glottologo
Max Leopold Wagner (1921),
è parola preromana. Is nenniris
sono un avanzo dei giardini di
Adone, simboli della vegetazione. Costituiscono un esempio di sopravvivenza e di adattamento del culto pagano a
nuove forme di religiosità.
Sono presenti anche in Calabria (samburchi, sepolcri) e in
Sicilia (lauru, grano seminato).
A Sulmona, in Abruzzo, nelle processioni pomeridiane e
serali del venerdì e sabato santi, l’Addolorata segue il Figlio
morto: come nelle città e nei
paesi della Sardegna.
E cosa dire de S’Incontru,
dell’Incontro, quando la Madonna non più addolorata, levati i segni del lutto, la domenica di Pasqua incontra il Figlio risorto? A Sulmona l’incontro è detto della Madonna
che scappa, perché la Madre
alla vista del Figlio scappa, gli
corre incontro, lasciando cadere i segni del lutto. A Montedoro, in Sicilia, l’Incontro è
Lu ‘ncuntru.
E si potrebbe continuare.
Scarica

ACQUA DALLE MINIERE PER FRONTEGGIARE LA GRANDE SETE