ANNO XXXIII / N. 10 / OTTOBRE 2002 / SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FILIALE DI CAGLIARI (TASSA RISCOSSA - TAXE PERÇUE) POSTE ITALIANE TARIFFA PAGATA DCO/DCCentrale/D.E./3139/02 DEL 25.03.2002 Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati POLITICA REGIONALE SICCITA' EMIGRAZIONE / Convegno a Padova EMIGRAZIONE / Festeggiati i 35 snni del circolo PASSI AVANTI ACQUA DALLE MINIERE PER L'ISTITUZIONE PER FRONTEGGIARE DELLE NUOVE PROVINCE LA GRANDE SETE IL RUOLO DEI CIRCOLI SAPORI E COLORI PER FAVORIRE DI SARDEGNA L'INTEGRAZIONE NEL CENTRO DI LOSANNA IL MESSAGGERO SARDO 2 OTTOBRE 2002 cedurale ed è stata trasmessa al Consiglio regionale che la esaminerà per la definitiva approvazione. Trattando un argomento molto delicato, in quanto riguarda l’assetto del territorio, la discussione non sarà semplice e richiederà del tempo. Stia certo che il Messaggero non ha dimenticato la questione e che lei sarà adeguatamente informato non appena la normativa verrà varata. Deve avere un po’ di pazienza! La salutiamo molto cordialmente. Missionaria da 25 anni in Kenya chiede giornale Caro Messaggero Sardo, sono una suora Missionaria della Consolata residente in Kenya dal 1967! Una vita! Sono di Bonorva (Sassari) e sono sarda fino al midollo. Orgogliosa della mia terra da cui ereditai tanti valori spirituali e morali. Attualmente insegno in una Secondary School di ragazze, qui a Wamba in piena savana! Sono molto contenta del mio lavoro missionario fra le mie studentesse, la gioventù e gli altri insegnanti della Parrocchia. Vengo in Sardegna ogni cinque anni compatibilmente con il mio impegno di insegnamento. Sono felice di ritornare a casa e parlare il mio logudorese che qui, purtroppo, per ovvie ragioni, devo relegare solo nella memoria. Bene, tutta questa lunga storia è per chiedere gentilmente se fosse possibile ricevere il vostro “Messaggero Sardo”, mi porterebbe un’ondata sarda. Grazie. Suor Anna Lucia Piredda St. Theresa’s Sec. School, P.O. Box 5 WAMBA (via Maralal) (Kenya) Cara Suor Anna Lucia, abbiamo trascritto il suo indirizzo e riceverà il giornale al più presto, come desidera. Approfittiamo dell’occasione per ringraziare lei e i tanti missionari per l’importante opera che svolgono nel mondo e rivolgiamo un saluto particolare alle ragazze della sua scuola con l’augurio che possano crescere con l’entusiasmo e la carica umana della loro insegnante. Cerca notizie parenti emigrati in Tunisia Caro Messaggero Sardo, mi chiamo Luciano Congiu, sono originario di Senorbì (Cagliari) e da 16 anni abito in Liguria, a La Spezia. Ti scrivo perché tu possa divulgare questa lettera, attraverso la pubblicazione sul giornale letto da tantissime persone anche all’estero. Vorrei, infatti, lanciare un appello per avere notizie di eventuali discendenti di parenti emigrati in Tunisia, precisamente a Tunisi, nel periodo 1920/ 1921. Il familiare cui mi riferisco è la sorella di mio nonno paterno che si chiamava Francesca Usai ed era nata a Senorbì (Cagliari) verso il 1877. Era emigrata in Tunisia con la sorella Marianna, deceduta in quel Paese, e con il fratello Mario, poi rientrato e successivamente morto in Italia. Dalle ultime notizie, risulta che Francesca Usai abbia sposato Louis Tandille dal quale ebbe due figli Giovannino e Maria Luigia o Luisa. Faccio presente che mia sorella ha scritto all’Ambasciata francese e ha saputo che l’ultimo indirizzo della famiglia si trova in una località vicina alla città di Mornag, non lontana da Tunisi. Luciano Congiu Viale G. Amendola, 40 19121 La Spezia Caro Congiu, come vede abbiamo pubblicato il suo appello, anche se la invitiamo a non farsi illu- Chiede giornale ma non scrive nome sioni perché quello che chiede ai lettori del giornale non è facile. Tuttavia speriamo che il suo desiderio di ritrovare i parenti possa essere soddisfatto con la passione e la solidarietà degli emigrati. Per quanto riguarda la sua richiesta del giornale per i suoi cari amici che vivono a Roma, siamo spiacenti di non poterla accontentare in quanto il mensile è inviato gratuitamente agli emigrati e ai loro familiari. Abbiamo, invece, registrato l’indirizzo di suo fratello che vive a Genova. Molti auguri. Chiarimenti a proposito di Puc e di Put Caro Messaggero Sardo, sono un gallurese residente in Francia da oltre 40 anni, naturalmente per motivi di lavoro, ora in pensione. Speravo tanto di tornare nella mia terra natia, ma il destino ha deciso altrimenti, pazienza! Comunque ogni volta che si presenta l’occasione ne approfitto per ritornare in Sardegna, se non altro per prendere una “boccata d’aria” e, credetemi, fa molto bene. Anche il giornale è un mezzo per non dimenticare la nostra cara Sardegna e tenerci uniti. Vi scrivo perché nel Messaggero del mese di febbraio 2001, avete dedicato una pagina intera (la n. 12) per esporre che la “Regione” aveva emanato un nuovo “Piano Regolatore” chiamato PUT – Piano Urbanistico Territoriale che avrebbe annullato tutti quelli precedenti, compreso il PUC (Piano Urbanistico Comunale). Purtroppo da allora il giornale non ha dato più notizie e all’Ufficio Tecnico del mio paese, Palau, non sono al corrente di questa legge. Se potete, datemi una risposta in merito. Tonino Orecchioni 21, Rue Jean Borderei 95100 Argenteuil (Francia) Caro Orecchioni, abbiamo sintetizzato la sua lettera, omettendo le informazioni private e i complimenti per la Redazione (che ovviamente apprezza e ringrazia), solo per motivi di spazio e siamo certi che ci perdonerà. Per dare una risposta al suo quesito, la informiamo che quella da lei indicata come “legge” è un “disegno di legge”, cioè prima che diventi normativa regionale deve essere approvata dall’Assemblea sarda. Troverà riscontro nell’articolo da lei citato di cui ci ha inviato la fotocopia. Ha, quindi, iniziato l’iter pro- Caro Messaggero Sardo, vi chiedo di farmi avere il giornale. Sono nato a Siniscola e vivo da anni in Inghilterra. Amo la storia, la poesia e l’arte della Sardegna. Vi mando sinceri saluti anche da parte dei miei familiari. 1 Fairfield Avenue Tunbridge Wells TN2 3SD Kent (England) Caro lettore, speriamo che qualcuno dei suoi amici legga questo messaggio e così lei possa mandarci, oltre che l’indirizzo, anche il suo nominativo completo che ha dimenticato di scriverci. A presto. Ricerca circolo emigrati in zona Pirenei francesi Caro Messaggero Sardo, ricevo il giornale da molti anni e vorrei sapere se esiste un Circolo sardo nelle vicinanze della mia residenza cioè nelle Landes (40 chilometri) o nei Pirenées Atlantiques (64). Vorrei inoltre che inviaste il mensile a mia cugina che, nata come me a Orani, vive in Bretagna. Pascaline Cottu Wegner 15 av. Jean Lartigan 40530 Labenne Cara Cottu Wegner, la invitiamo a consultare l’elenco dei Circoli che trova nella seconda pagina del giornale e a scegliere quello che è più vicino alla sua residenza. Se, invece, la distanza è eccessiva e nella zona dove abita ci sono numerosi emigrati sardi potrebbe farsi promotrice di un’iniziativa per la costituzione di un nuovo Circolo. Per quanto riguarda sua cugina, abbiamo trascritto l’indirizzo e riceverà “Il Messaggero” al più presto. Cordialità. Bonorvese emigrata in Argentina chiede notizie su paese natale Caro Messaggero Sardo, vi scrivo per ringraziarvi per la vostra bella e gradita pubblicazione che ricevo, grazie all’abbonamento che ha fatto una mia cugina, Gabina Serra, che abita a Bonorva (Sassari). Sono emigrata dalla Sardegna 75 anni fa, proprio da Bonorva, ma sono nata a Bortigali. Abito a Leones, in provincia di Cordoba, in Argentina. Essendo venuta da piccolina, avevo due anni, e poiché mio padre è morto quando avevo 12 anni, a poco a poco ho perso la familiarità con la lingua sarda, ma capi- sco l’italiano e il dialetto piemontese, giacché mio marito discende da genitori di quella regione. Mi piacerebbe trovare nel giornale qualche nota su Bonorva e Bortigali, almeno così potrei conoscere qualcosa sulla mia terra di origine, dal momento che non sono mai ritornata in Sardegna. Battistina Biosa Sachetto Dante Alighieri 748 2594 Leones (Cordoba) Argentina Cara Biosa Sachetto, proprio per rispondere all’esigenza di molti emigrati che come lei non hanno avuto modo di tornare in Sardegna, ma anche per soddisfare la curiosità dei lettori sulle diverse località dell’isola, abbiamo promosso una nuova iniziativa dedicata ai paesi della Sardegna. Speriamo che al più presto possa trovare soddisfazione anche la sua richiesta. La ringraziamo per le gentili parole e per l’affetto che manifesta per il giornale. Cari saluti. Abbonato da oltre 30 anni cambia indirizzo Caro Messaggero Sardo, da oltre 30 anni ricevo il “nostro” mensile, grazie anche al quale ho saputo tenermi informato su avvenimenti di primo piano della vita politica, sociale e di costume della nostra Sardegna, traendone sempre motivo di intima soddisfazione. Infatti, per chi come me è lontano dall’Isola da cinquant’anni, ricevere un così vasto sommario di notizie aggiornate, riportate e rappresentate con intelligente capacità da fornire un quadro vivo e immediato dei fatti, è molto importante in quanto tiene sempre vivace lo spirito e il ricordo della Sardegna. Desidero quindi esprimere un grazie affettuoso a quanti lavorano e collaborano a questo notiziario che, in qualche misura, ripaga chi lo riceve della nostalgia celata nel profondo dell’animo. L’età e gli acciacchi hanno suggerito di lasciare Roma e trasferirmi in Abruzzo dove vivono due figlie sposate, la cui vicinanza “dovrebbe” attenuare gli effetti delle primavere immagazzinate. È possibile avere il giornale al nuovo indirizzo? Bernardino Rais Via Arzuni, 11 67054 Civitella Roveto nel 1969 ed io sono nato in Germania il 23 gennaio 1969. Nel dicembre di quell’anno siamo ritornati nell’isola e ho quindi vissuto in Sardegna fino all’età di 21 anni. Successivamente mi sono trasferito a Bergamo dove risiedo e dove ho costruito la mia famiglia. Il problema è che fino ad oggi non ho mai usufruito delle agevolazioni per i residenti o nati in Sardegna, perché, in effetti, non lo sono! Ma sono sardo a tutti gli effetti, come posso dimostrarlo? Antonio Pes Via Papa Giovanni XXIII, 100 24040 Madone (Bergamo) Caro Pes, cogliamo nelle sue parole, così come in quelle di tanti lettori che ci hanno rivolto lo stesso interrogativo, la duplice amarezza di aver pagato almeno due volte la condizione di emigrato, quella di chi è stato costretto ad abbandonare la propria terra, i familiari e gli amici per necessità di sopravvivenza e quella, ancora più paradossale, di chi come lei, pur con salde radici nell’isola e di fatto sardo, non può esibire o dimostrare le radici “autentiche” della sua storia personale. Non possiamo che confermarle ciò che lei ben conosce. Purtroppo, in questa fase della continuità territoriale, per usufruire delle agevolazioni non basta essere figli di emigrati sardi, occorre essere nati nell’isola. L’auspicio che formuliamo è che questa opportunità di avere consistenti sconti sui voli possa essere estesa anche ai figli degli emigrati e ai loro familiari, ma la realtà attuale è quella che sa. Ricambiamo gli affettuosi saluti. Lettore lamenta ritardo in pubblicazione poesie Caro Messaggero Sardo, nelle prime ore del mattino ripenso al tempo trascorso scrivendoti versi in lingua italiana e sarda dei quali però non ho avuto ancora modo di vederne la pubblicazione. Ora ti chiedo di tenere in considerazione anche me ed è per avere un piccolo spazio che ti scrivo. Mi domando se per caso non ho sbagliato nell’inviare i versi e non sono stati adeguatamente recapitati. Ringrazio tanto per il giornale che ogni mese mi tiene più vicino alla Sardegna. Gesuino Orrù Scheldestraat, 76 6413XZ Heerlen (Olanda) Caro Rais, abbiamo in parte ridotto la sua lettera, per motivi di spazio, la ringraziamo molto per gli apprezzamenti rivolti alla testata e speriamo davvero di offrire un servizio sempre adeguato alle esigenze dei lettori. Per quanto riguarda la sua domanda conclusiva, come potevano negare una cortesia ad un così affezionato lettore? Vada quindi in Abruzzo a godere degli affetti familiari e delle cure che le sue figliole saranno ben liete di prodigarle, il Messaggero la seguirà. Auguri. Caro Orrù, abbiamo registrato l’indirizzo del suo caro amico trasferitosi in Belgio e riceverà al più presto il giornale. Per quanto riguarda la pubblicazione dei suoi testi in rima, stia tranquillo sono stati recapitati all’esatto indirizzo e consegnati al prof. Tola curatore dell’apposita rubrica dedicata alla poesia. Le chiediamo ancora un po’ di pazienza e vedrà che sarà accontentato. Cari saluti. Continuità territoriale solo per nati in Sardegna Nuovo indirizzo per lettore “Scozzese” Caro Messaggero Sardo, sono figlio di genitori sardi. Per motivi di lavoro i miei si sono trasferiti in Germania Caro Messaggero Sardo, vorrei subito ringraziare di cuore per la pubblicazione che ricevo da molti anni. Tro- IL MESSAGGERO SARDO 3 OTTOBRE 2002 vo il giornale molto interessante con varie informazioni, apprezzo specialmente quelle che portano tanta nostalgia della Sardegna, nostra cara terra. Chiedo di registrare il mio nuovo indirizzo. Invio un piccolo omaggio della vecchia Glasgow: cartoline d’antiquariato di cui faccio collezione. Abele Murru nelle librerie né nella locale Associazione dei Sardi. Massimo Dorello 2 Cementery Road - Dunblane Scotland FK15 ONT U. K. Nuova lettrice esprime gradimento per giornale Caro Murru, abbiamo registrato il nuovo indirizzo e avrà il giornale nella nuova residenza. Le sue cartoline sono state molto apprezzate e la ringraziamo molto dell’omaggio sapendo bene il valore che hanno per un collezionista. Auguri. Dal Cile ricorda isola e abbraccia familiari Caro Messaggero Sardo, mi chiamo Silvia Pais Gerdes, sono nata a Santiago del Cile e ho sposato un cileno. Ho quattro figli, tre femmine (una delle quali è monaca) e un maschio. Sono figlia di un sardo, Giovanni Pais Bellu di Pozzomaggiore, che ha 92 anni, e di una tedesca, che ha attualmente 88 anni. Mio padre è giunto in Cile nel 1927 e qui ha sposato mia madre. Sono nate due figlie e sette nipoti. I miei genitori, che hanno festeggiato 60 anni di matrimonio, mi hanno insegnato ad amare la Sardegna e io non l’ho mai dimenticata. La famiglia è divisa tra l’isola, il Cile e la Francia. Ho avuto la fortuna di vedere la Sardegna due volte: la prima, nel 1970, con mio babbo, e la seconda, nel 2000, con mia figlia Rosina. Ho potuto così conoscere i familiari, il paese d’origine di mio padre e la terra dei miei antenati. È stata una grande emozione. Anche io ho trasmesso a mio marito e ai figli un grande amore per l’isola e il mio grande sogno è quello di potervi tornare insieme a loro per viverci. Ricevo costantemente il giornale e così sono sempre informata su quanto avviene nella mia cara Sardegna. Saluto tutti con mio marito Jesus e i figli Furica, Rosina, Renza e Silvio. Silvia Pais Barrera (posta elettronica) Cara Pais, la sua gentile lettera ci permette di ricordare e salutare i tantissimi emigrati e i figli di sardi che, nonostante il tempo, non dimenticano le più lontane radici. Cogliamo l’occasione per rivolgere tanti cari auguri ai suoi genitori che con 60 anni di matrimonio rappresentano un bellissimo esempio di longevità matrimoniale. A lei un abbraccio speciale dalla Redazione. Indirizzo e casa editrice libro Milia Caro Messaggero Sardo, gradirei conoscere il nome e l’indirizzo della Casa Editrice che ha pubblicato il libro “Dialogo sulla Nazione sarda” di Graziano Milia, da voi citato nel numero di gennaio del “Messaggero”. Non sono riuscito a trovarlo né Verona Caro Dorello, il testo di cui lei chiede notizie è stato pubblicato da “AM&D Edizioni” – Cagliari, via Aosta 3/5 – tel. 070.309038; fax 070.345037 Caro Messaggero Sardo, da pochi mesi sono iscritta all’Associazione dei Sardi in Toscana, ricevo il vostro mensile e ve ne sono grata. Personalmente non sono un’emigrata in quanto nata in Toscana da madre pure Toscana, tuttavia mio padre è di Luras e questo basta a farmi sentire sarda. Trovo lodevole ciò che fate per i sardi che si trovano lontani dalla propria terra e che spesso devono affrontare molte difficoltà. Mio padre non ha mai trovato ostacoli, anzi è sempre stato indicato come esempio di onestà e senso del dovere, tuttavia l’integrazione non è affatto facile. Francesca Cabras Via del Tinto, 22 56010 Vicopisano (Pisa) Cara Cabras, ci fa piacere sapere che il giornale è apprezzato, tuttavia non è noi che deve ringraziare ma la Regione Sardegna che attraverso il Fondo Sociale sostiene la pubblicazione distribuita gratuitamente agli emigrati e ai loro familiari. Per la Cooperativa “Il Messaggero Sardo” è innanzitutto un valore dare voce e accompagnare la crescita dell’emigrazione nel mondo, ma non mancano le difficoltà, soprattutto in un momento in cui l’informazione “di servizio” è sempre meno diffusa e aumentano le spese per produrre giornali su carta. Seppure la Redazione faccia di tutto per essere “dalla parte dei lettori”, non sempre ci riesce e le parole di stima fanno piacere. Speriamo di continuare a meritarle. Emigrazione, viaggi, spese e disservizi Caro Messaggero Sardo, sono tanti anni che dalla Valle d’Aosta, regolarmente due volte all’anno, con immenso piacere, scendiamo in Sardegna. Mio marito è sardo, io “continentale”. La nota dolente di questi spostamenti sta nei viaggi. Con grande rammarico, nell’agosto scorso, con la Tirrenia, sulla rotta Genova-Porto Torres, abbiamo potuto usufruire solo di due navi? Perché? I prezzi sono lievitati, il servizio no. Perchè? Prenotiamo con netto anticipo, a marzo, per avere la cuccetta. Scopriamo, in nave, che alcuni nostri amici, che hanno prenotato a gennaio, viaggiano in ponte. Perché. Per non parlare delle “code”, all’imbarco, per ritirare l’apri cabina, per sbarcare… Perché? Nel dicembre 2001 ci è toccata una “mini crociera” di tre giorni! Non si poteva attraccare a causa del vento di grecale. Una volta nei garages siamo stati sollecitati ad affrettare le opera- zioni di sbarco. Non era certo nostra intenzione rimanere ancora a bordo, dopo 40 ore di mare! Via “cielo”, non va meglio. Da Torino non c’è continuità territoriale e solo un volo Torino-Cagliari-Palermo… Perché? Con quello che costa il biglietto, riusciamo ad andare in Canada! Speriamo che in un futuro non troppo lontano, la nostra valigia di emigrati sia piena delle risposte a tutti i nostri perché. Noi in Sardegna ci torniamo, malgrado tutto, perché amiamo questa terra. Aiutateci però ad arrivare più dolcemente. A questo proposito c’è sicuramente, chi può fare qualcosa. Buon lavoro e grazie al giornale per i servizi che offre. Maria Fazari e Tiziano Cotza Fraz. Mazod, 46 11020 Nus Cara Fazari Cotza, abbiamo pubblicato integralmente la sua lettera in quanto, con i ripetuti perché, ci è sembrata idonea ad esprimere il disappunto e l’educata rabbia di tantissimi viaggiatori, emigrati e non, che subiscono disservizi e disagi per poter tornare nella loro terra d’origine perfino per le vacanze. È evidente che il giornale non possa fare molto di più che registrare le situazioni segnalate dai lettori. È importante tuttavia anche dare spazio alle proteste e alla denuncia dei disagi con la certezza che “c’è sicuramente chi può fare qualcosa”. Bisogna tuttavia anche registrare qualche piccolo passo in avanti. Innanzitutto si è spezzato il monopolio delle Compagnie di Navigazione e nei collegamenti via mare qualcosa è cambiata, anche se ciò nulla toglie ai disagi da lei evidenziati. È stata inoltre avviata la richiesta di allargare anche alle vie marittime la continuità territoriale e si comincia a parlare dell’opportunità di ampliare le rotte aeree, per consentire di fruire degli sconti da qualunque aeroporto. Non è poco. E’ aumentato anche l’interesse a gestire flussi di traffico dall’estero da parte di compagnie aeree straniere. Certo la valigia dei perché è ancora molto pesante, ma c’è da ritenere che siano maturi i tempi per vivere esperienze diverse. Ce l’auguriamo per tutti i sardi nell’isola e nel mondo. Grazie per averci scritto. Chiede informazioni su poeta Luigi Cabras Caro Messaggero Sardo, ringrazio per l’invio del giornale di cui apprezzo in modo particolare la pagina dedicata alla poesia. Approfitto dell’occasione per chiedere informazioni sulle raccolte di componimenti in rima di Luigi Cabras. Nelle librerie e su internet non riesco a risalire all’Editore e ai titoli. Mi potreste aiutare? Maria Luisa Prette (posta elettronica) Cara Prette, abbiamo trasmesso la sua lettera al prof. Tola, curatore della rubrica che lei apprezza molto e stia certa che avrà al più presto le informazioni che desidera. Cari saluti. Appello collezionista cartoline e francobolli Caro Messaggero Sardo, vivo a Torino dal 1978, ma sono originario di Uri, in provincia di Sassari, dove annualmente trascorro 15 giorni di vacanza. Sono un collezionista di cartoline antiche e moderne, buste e francobolli, chiedo pertanto se qualcuno dei numerosi lettori del giornale, anche residenti all’estero, abbia voglia di scrivermi e di promuovere scambi. Raimondo Masala Casella Postale, 48 10093 Collegno (Torino) Caro Masala, abbiamo ridotto la sua lettera all’essenziale, rispettan- do la richiesta da lei formulata. Vedrà che le cartoline non tarderanno ad arrivare. Buon lavoro! Chiede invio giornale come dono per la mamma Caro Messaggero Sardo, sono figlia di un’emigrata originaria di Posada (Nuoro) che vive a Monterotondo, in provincia di Roma avendo sposato mio padre, nato a Latina. Vorrei fare una sorpresa alla mamma facendole recapitare il giornale. Vi sarei molto grata se poteste inviarlo. Laura Chiurato Via Pietro Nenni, 3 00015 Monterotondo Cara Laura, abbiamo sintetizzato la sua lettera per motivi di spazio. Sarà però accontentata e sua mamma Aurelia avrà il giornale al più presto. Cordialità. LE ORIGINI DEI COGNOMI Per poter rispondere alle domande degli emigrati sull'origine dei loro cognomi, tra le altre fonti, attingiamo anche dal prezioso volume del prof. Massimo Pittau “I Cognomi della Sardegna - significato e origine di 5.000 cognomi” (Carlo Delfino Editore, Sassari 1990). Per chi fosse interessato questo è l'indirizzo della casa editrice: Carlo Delfino editore, Regione Li Cadduffi, 07100 Sassari. LAMPIS Caro Messaggero, oltre che comunicarvi il mio nuovo indirizzo, al quale spero continuerete a spedire l’amato giornale, approfitto per salutare da queste pagine il mio paesano scrittore Tiberio Vacca ed infine, che origine ha il mio cognome? Lampis Emilio Via Pettinengo, 5 10149 Torino Caro Lampis, continuerà a leggere il Messaggero, speriamo che il signor Vacca possa mettersi in contatto con lei. Il suo cognome presenta il plurale di famiglia, di forma campidanese, e corrisponde al cognome medievale Alanpi (documentato nel Condaghe di Silki) corrispondente probabilmente al nome personale bizantino Eulampios. Compare in gran parte dei testi del XII e XIII secolo. CANI Caro Messaggero, cortesemente chiedo informazioni approfondite sulla storia del mio cognome. Nell’aspettare la vostra risposta, porgo i più cordiali saluti. Cani Fabio Via Cav. Vittorio Veneto, 20 Saluzzo (CN) Caro Cani, l’ origine del suo cognome può corrispondere al campidanese cani “cane” che deriva dal sostantivo latino canis, o potrebbe originare da cognome propriamente italiano di significato ed origine uguale. Si registra come Cane del Condaghe di Silki e nel CDS II dei secoli XI e XII. FENU Caro Messaggero, avrei piacere correggeste il mio indirizzo in quanto è ormai da tanto che il giornale a me diretto arriva a mio omoni- mo, peraltro felice di ciò, che ho pregato per indicare l’indirizzo esatto, ma fino ad oggi nulla è cambiato. Mi raccomando! Avrei piacere sapere anche da cosa origina il mio cognome. Fenu Giuliano Via G. Puecher, 18 Sovico (MI) Caro Fenu, siamo spiacenti del disguido che cercheremo di risolvere al più presto. L’origine di Fenu ci indirizza o al latino fenum da cui fenu “fieno”, oppure corrisponderebbe al nome di villaggio medievale Fenu, ormai scomparso, indicando naturalmente la nascita di individuo in quella località. Fanno parte di tale matrice anche i cognomi De Fenu o Deffenu, presenti nel Condaghe di Silki. MASCIA Caro Messaggero, sarei curioso di avere notizie circa l’origine del mio cognome e di quello di mia moglie che è Palmas. Mascia Attilio Via A. Mutti, 7 25126 Brescia Caro Mascia, presto accontentata la sua curiosità. Palmas sarebbe originario dal singolare Palma, ovviamente inteso come pianta o indicante bella donna o palma della mano. Potrebbe essere originario dal paese di Palmas Arborea, nell’oristanese, o di altri cinque paesi omonimi, e quindi indicare individuo nato in tale luogo. Mascia, più usato in Sardegna come Maxia, corrispondente all’omologo temine campidanese indicante “magia, stregoneria” derivante dal latino magia. In subordine può essere intesa come variante del cognome Masia. EDITORIALE 4 OTTOBRE 2002 C on l’autunno sono tornate le nuvole. C’è stato qualche temporale. Ma le piogge, tanto attese e invocate, hanno provocato, come sempre, anche danni. Comunque il beneficio per le campagne assetate, dopo la più torrida e secca estate che si ricordi, è stato innegabile. Così come l’apporto per gli invasi ormai quasi prosciugati dalla siccità. Ora c’è qualche settimana in più d’acqua garantita per le famiglie di Cagliari e di gran parte del Campidano, che non saranno costrette a subire ulteriori drammatici tagli all’erogazione idrica già limitata a sei ore giornaliere. Ma con l’autunno sono tornate ad addensarsi dense nubi anche sul governo della Regione. Con l’approssimarsi della presentazione e della discussione della manovra finanziaria, è ormai prassi pressoché consolidata, cominciano le frizioni tra le varie componenti della coalizione di maggioranza e anche all’interno delle stesse. E’ successo in passato, si è ripetuto di recente e si sta ripetendo ancora quest’ anno. Sembrava che il presidente Pili – dopo l’avvio drammatico del suo mandato: segnato da un numero rilevante di sconfitte al voto segreto nell’Aula del Consiglio regionale – fosse riuscito se non a pacificare almeno a placare le varie componenti del Centrodestra. E invece il fuoco covava sotto la cenere. A muovere critiche al presidente della Giunta con richiami espliciti anche in Aula non è stato solo il suo predecessore Mario Floris. Questa volta la voce grossa l’ha fatta Alleanza nazionale, il secondo partito della coalizione. Già alcuni mesi fa il Gruppo di An aveva minacciato di uscire dall’esecutivo e di dare solo l’appoggio esterno (un modo come un altro per sfiduciare il presidente). Ma ai primi d’ottobre CON L'AUTUNNO ARRIVANO DENSE NUBI DI CRISI SUL GOVERNO DELLA REGIONE la protesta di An è esplosa durante i lavori del Consiglio regionale. Per protesta, sentendosi emarginati e non considerati nelle scelte del presidente, tutti gli undici consiglieri del Gruppo hanno disertato l’Aula. Un fatto che non ha precedenti nella storia dell’Autonomia. Le opposizioni hanno giudicato il gesto come una esplicita sfiducia al presidente della Regione e hanno chiesto a Pili di trarne le conseguenze. La situazione non è precipitata per- Con l'autunno arrivano dense nubi di crisi nel governo della Regione POLITICA REGIONALE Con la nomina dei commissari diventa operativa la legge sulle nuove Province sarde 6 di Maria Grazia Caligaris Proposte di modifica della legge elettorale dell'UDR e Democratzia 7 di Luigi Alfonso 8 Un concorso di idee per il nuovo simbolo dell'UDR di Floris 9 I riformatori sardi sollecitano il rilancio delle riforme istituzionali Nasce tra le polemiche l'agenzia regionale di protezione ambientale SERVIZI DALLA SARDEGNA 5 L'acqua delle miniere per fronteggiare l'emergenza siccità di Gino Zasso solitudine da Pili, ha rotto gli indugi. Per tentare di rasserenare gli animi sono intervenuti personalmente Berlusconi e Fini. Dopo giornate di convulse trattative e di pubbliche prese di posizione il gruppo consiliare di An, ha accolto un invito di Pili, e ha deciso – a maggioranza – di tornare in aula e di far rientrare la protesta in attesa di un chiarimento con gli alleati, che deve essere definitivo. Mauro Pili, alla vigilia della ripresa dei lavori del- SOMMARIO EDITORIALE 4 ché l’uscita dall’Aula dei consiglieri di Forza Italia ha fatto mancare il numero legale e la seduta del Consiglio è stata sospesa. Il motivo scatenante della presa di posizione di An è stato la decisione di Pili di nominare commissario dell’Agenzia per l’ Ambiente l’ex assessore dell’Agricoltura, nonché esponente di primo piano dell’UDC, Antonello Usai. An che rivendicava quel posto e che non aveva gradito alcune precedenti scelte fatte in Un osservatorio per controllare i prezzi nei mercati di Cagliari Concluso a Ozieri il corso per allievi del canto a chitarra Un progetto di recupero dei detenuti sardi attraverso la formazione 19 Si rinnova a Posada la festa dei poeti 20 Le origini mitologiche a Silanus 8 di Alessandro Zorco 11 Il mondo del volontariato rivendica dalle istituzioni il rispetto dei diritti di Luigi Alfonso ECONOMIA 7 10 La SFIRS abbandona la cordata Sardo-Veneta per la Costa Smeralda La chimica chiude: ciminiere spente nella piana di Ottana di Giuseppe Centore CULTURA 12 Uno studio scientifico sulla produzione di coltelli sardi di Eugenia Da Bove IL MESSAGGERO SARDO. Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati e le loro famiglie Edito dalla Cooperativa «Messaggero Sardo» s.r.l. - Pres. Gianni De Candia Comitato di Direzione: Gianni Massa (responsabile), Marco Aresu, Gianni De Candia, Ezio Pirastu, Luigi Coppola Redazione e Amministrazione: Via Barcellona, 2 - 09124 Cagliari Tel. 070/664214 - Fax 070/664742 Registrazione del Tribunale di Cagliari n. 4212 dell'11-4-1969 Iscritto al Registro Stampa n. 217 SPORT EMIGRAZIONE di Gerolamo Squintu di Natalino Piras 21 La storia della Sardegna per le scuole curata da Manlio Brigaglia di Giovanni Mameli L'umanità dentro il lager diario di Pietro Tola di Natalino Piras 22 32 20 Parlando in Poesia 14 Eleonora d'Arborea storia minore del monumento di Oristano di Adriano Vargiu Il ruolo dell'associazionismo per favorire l'inserimento e l'integrazione degli emigrati Per affrontare il presente non dimenticare la lezione del passato 16 Quattro giorni con la Sardegna. I sapori e i colori dell'isola animano il centro di Losanna di Antonello De Candia 17 Su Nuraghe festeggia 35 anni di attività al servizio dei sardi Il Cagliari si affida a Ventura di Andrea Frigo Appena quattro punti dopo cinque giornate Licenziato Leonardi di Franco Ferrandu 31 La Sardegna conferma la sua leadership nell'hockey su prato di Andrea Porcu Due squadre sarde al campionato di A/2 di Volley di Gianni De Candia 15 a cura di Salvatore Tola 30 Un nuovo impegno per onorare il debito verso i padri emigrati Antonio Marredda acclamato presidente onorario della Federazione belga di Gianni Perrotti EMIGRAZIONE l’assemblea regionale ha scritto al coordinatore di An, Carmelo Porcu e al presidente del Gruppo, Bruno Murgia, spiegando che “alcuni atti compiuti in questi ultimi mesi possono aver suscitato la sensazione di un venir meno della collegialità del governo della Regione” ma che si è trattato di “atti indispensabili per salvare importanti risorse per la Sardegna e la cui urgenza era assolutamente improcrastinabile”. Dopo aver ribadito la “centralità” di Alleanza nazionale, Pili riconosce che “è indispensabile maggior coesione, più determinazione, e aggiungo, maggiore collegialità”. A fine ottobre il Consiglio dovrà riunirsi per discutere una mozione di sfiducia presentata dal Centrosinistra. In quella circostanza si vedrà se il presidente Pili è riuscito a riportare serenità nei rapporti tra le varie forze della maggioranza. Perché la insoddisfazione per l’azione di governo della Regione non è solo di An. Anche i Riformatori di Massimo Fantola, dal loro congresso di Villasimius, già prima che la situazione precipitasse, e l’Udr a più riprese, avevano chiesto più collegialità e più incisività nell’attuazione del programma. Tutti sono consapevoli delle nefaste conseguenze di una crisi dallo sbocco imprevedibile, ma anche preoccupati della paralisi che provocherebbe una situazione di stallo. Pili sa bene che per accontentare un alleato non può scontentarne altri. E la lettera inviata a Porcu e Murgia, infatti, conclude con l’impegno a sottoporre alla maggioranza le questioni sollevate da An ma “tenendo ben conto che la nostra coalizione è articolata e necessita un atteggiamento di equilibrio che in questa fase deve prevalere”. di Liliana Fornasier RUBRICHE 23 Sardegna notizie 25 Emigrazione Fotocomposizione, impaginazione, fotolito: PRESTAMPA - Via Nenni 133, tel. 070/883223 - 09045 Quartu S. Elena (CA) Stampa: Officine Grafiche SOCIETÀ POLIGRAFICA SARDA di Ettore Gasperini Editore - Cagliari - Via della Pineta, 24/36 - Tel. 070/303777-78 IL MESSAGGERO SARDO viene inviato gratuitamente dalla Regione Sardegna a tutti gli emigrati, in Italia e all'Estero e alle loro famiglie in Sardegna. Richiedetelo a questo indirizzo: MESSAGGERO SARDO - Via Barcellona, 2 - 09124 CAGLIARI e-mail: [email protected] IL MESSAGGERO SARDO 5 OTTOBRE 2002 A cqua, è stata l’annata dei record: mai, negli ultimi cento anni era piovuto, fino a luglio, così poco, mai in agosto e nei primi di settembre era piovuto tanto. E a record si aggiunge record: mai, in Sardegna, nel settore dei lavori pubblici, si era lavorato ininterrottamente per ventiquattr’ore al giorno, in tre turni massacranti, per addurre nell’area metropolitana di Cagliari l’acqua delle miniere dell’Iglesiente, come invece sta avvenendo ora. Per attenuare i disagi della siccità di un anno, hanno dato una poderosa mano prima Giove pluvio, poi la Regione. Rovinando le ferie a migliaia e migliaia di villeggianti (Ciampi, il turista per eccellenza, prima del diluvio aveva già lasciato, con tanto rimpianto, La Maddalena), a cavallo tra agosto e settembre è piovuto come rarissimamente è accaduto: gran parte delle precipitazioni è stata assorbita dal terreno riarso (portando comunque benefici effetti alle falde) ma anche i bacini se ne sono avvantaggiati. Si riteneva ci fosse acqua solo fino ad ottobre, invece la situazione è nettamente migliorata. In assenza di piogge, a fine ottobre si sarebbero dovute intaccare le cosiddette “acque morte”, cioé i fondali fangosi dei bacini, con grave impegno per la loro depurazione e con grosso pregiudizio per le specie ittiche che popolano i bassifondi. Fortunatamente l’acqua è arrivata e il pericolo è stato scongiurato: secondo calcoli dell’assessorato regionale dei lavori pubblici negli invasi dell’isola sarebbero finiti oltre 25 milioni di metri cubi di acqua il che ha scongiurato il pericolo di una crisi più nera. L’aumento di disponibilità non è stato uniforme: a trarre maggior vantaggio è stato il sistema Coghinas-Mannu-Temo, che ha incrementato le sue esigue risorse di oltre 21 milioni di metri cubi (a metà settembre erano invasati 85 milioni di metri cubi), seguito dal sistema Flumendosa-Campidano-Cixerri con 3,2 milioni di metri cubi in più: la disponibilità attuale è stabilita in nove milioni e mezzo di metri cubi ma arriva a venticinque milioni con l’apporto dei bacini minori, Mulargia, Sa forada, Cixerri, Is barroccus). Nel Sassarese nel mese di agosto sono caduti 80 millimetri di acqua, contro i dodici della media climatologica: il Bidighinzu, tuttavia, è da mesi fermo a una disponibilità di quattro milioni di metri cubi. Pressoché stazionaria la situazione anche negli altri dei quaranta bacini dell’isola, dove, comunque, gli aumenti di livello hanno compensato i consumi, rilevantissimi, come sempre, nei mesi estivi. Nonostante il fortunato e in gran parte imprevisto aiuto di natura meteorologica, le restrizioni per città e campagne restano tutte: a Sassari l’acqua viene erogata soltanto nelle ore notturne, a Cagliari per sei ore al giorno, come nella maggior parte dei Comuni dell’isola. L’unica eccezione è rappresentata da Guspini che, grazie a un intelligente sfruttamento di pozzi e sorgenti, può permettersi il lusso di fornire acqua ventiquattr’ore al giorno. Altrove alla ferrea logica della limitazione delle forniture non si può derogare: è infatti maggiore la quantità di acqua che si perde negli impianti di adduzione che quella che si consuma. Secondo Sergio Marracini, presidente dell’Esaf, l’ente che gestisce le reti idriche dei comuni dell’isola, il sessanta per cento dell’acqua erogata (ma il dato è contestato dal- ACQUA / Bizzarrie del tempo: mai negli ultimi cento anni era piovuto così poco fino a luglio e mai così tanto in agosto e settembre. Dai pozzi dell'iglesiente le risorse idriche per Cagliari L'ACQUA DELLE MINIERE PER FRONTEGGIARE L'EMERGENZA SICCITA' di Gino Zasso l’assessorato regionale dei lavori pubblici, che ritiene il fenomeno più contenuto) si perde per strada. Vi sarebbero paradossali situazioni-limite: a Olbia e a Carbonia le perdite arriverebbero addirittura all’ottanta per cento della quantità distribuita. Complessivamente si perdono oltre cento milioni di metri cubi di acqua e 150 milioni di euro. I dati hanno fatto gridare allo scandalo gli agricoltori della Gallura che, riuniti nel salone comunale di Tempio assieme ai sindaci e ai presidenti delle comunità montane, hanno elaborato un dettagliato documento che hanno inviato al presidente della Regione Mauro Pili, che è anche commissario per l’emergenza idrica. Chiedono, tra l’altro, la realizzazione di una condotta di collegamento tra gli invasi del Coghinas e del Liscia, il definitivo collaudo della diga sul Liscia, la ridiscussione della concessione del bacino del Coghinas all’Enel. «La priorità - ha detto Eugenio Maddalon, presidente di Confagricoltura - deve essere data agli usi civili, quali agricoltura, turismo e attività produttive, e non alle centrali idroelettriche, le cui esigenze costano dai 100 ai 150 milioni di metri cubi all’anno». Il grave handicap dell’erogazione è comunque rappresentato dalle reti di distribuzione, obsolete e fatiscenti in tutta la Sardegna: secondo il presidente dell’Esaf con una spesa di 150 milioni di euro in due anni sarà possibile portare le perdite al limite fisiologico del 15 per cento. Nel frattempo non è andato in porto, per la netta opposizione del Consorzio di bonifica dell’Oristanese, il progetto della giunta regionale di prelevare acqua dal Tirso per destinarla ad altre zone della Sardegna, in particolare al Cagliaritano. «L’acqua di cui disponiamo non basta neanche a noi - ha detto Mario Matta, presidente del Consorzio - Attualmente siamo in grado di irrigare soltanto il 30 per cento delle nostre colture e non siamo certo in grado di approvvigionare il Basso Campidano». Sulla base di queste considerazioni, il presidente Mauro Pili ha deciso di dare un’accelerazione ai lavori per la rete di adduzione dell’acqua delle miniere. Come già detto si lavora alacremente, con ritmi finora sconosciuti in Sardegna, anche di notte, alla luce delle fotoelettriche. Cento persone impiegate alternativamente in tre turni, un appalto di un milione e 667 mila euro, tem- UN OSSERVATORIO PER CONTROLLARE I PREZZI NEI MERCATI DI CAGLIARI U n Osservatorio controllera’ i prezzi dei prodotti in vendita a Cagliari, in particolare nei Mercati Civici e contribuira’ con un’informazione costante a ristabilire un rapporto di fiducia tra commercianti e consumatori. E’ l’impegno assunto con un protocollo d’intesa tra il Comune di Cagliari, le associazioni dei commercianti Confesercenti e Confcommercio e quelle di tutela dei consumatori Cittadinanzattiva, Unione Nazionale Consumatori e Adiconsum. L’obiettivo e’ fronteggiare il carovita, dopo introduzione dell’euro coincisa con un aumento indiscriminato dei prezzi. L’iniziativa colloca Cagliari tra le prime citta’ in Italia a essersi dotata di uno strumento operativo cui potranno fare riferimento i cittadini. L’Osservatorio consentira’ all’assessorato delle Attivita’ produttive di assumere anche iniziative specifiche cui si affiancheranno quelle delle associazioni. Il Comune procedera’ all’adegua mento del numero degli ispettori di vigilanza annonaria per monitorare i prezzi e sanzionare le violazioni alle norme sulla pubblicita’, sull’origine dei prodotti e sulle vendite. E’ prevista, inoltre, l’apertura al pubblico del Mercato Ortofrutticolo all’ingrosso almeno un giorno la settimana o tutti i giorni dopo le 11. I firmatari dell’accordo si sono impegnati a incontrarsi ogni mese per valutare la situazione, segnalando anomalie nei prezzi e proponendo e concordando strategie per combatterle. Le associazioni sono impegnate a coinvolgere gli aderenti per ottenere il miglior risultato in quanto, in regime di libero mercato, la collaborazione tra le parti e’ determinante. L’iniziativa, che si affianca all’Osservatorio Pubblici Esercizi, istituito in attuazione del Piano per le attivita’ di vendita, intende inoltre coinvolgere la Camera di Commer- cio per la diffusione dei dati. Nel protocollo d’intesa si ritiene determinante anche il supporto dei mass-media, che saranno tempestivamente informati con bollettini bisettimanali o mensili, per diffondere l’andamento dei prezzi e le iniziative per calmierarli. L’accordo e’ stato sottoscritto, alla presenza del sindaco Emilio Floris, dall’assessore delle attivita’ produttive Luciano Collu, da Puppo Mareddu di Confcommercio, Carlo Abis di Confesercenti, Romano Satolli per Adiconsum e Unione Nazionale Consumatori e Roberto Porcu di Cittadinanzattiva. “L’Osservatorio dei prezzi”, ha precisato Collu, sara’ a costo zero, in quanto si avvarra’ di personale e strutture dell’amministrazione e avra’ sede in uno dei mercati civici. Per il funzionamento, i contraenti dell’intesa nomineranno ciascuno un rappresentante che partecipera’ agli incontri calendarizzati. po concesso per concludere i lavori cinquanta giorni. Le imprese che hanno accettato questo singolare contratto sono l’Igea, che si occupa del pompaggio e della verifica delle qualità, la Opere pubbliche, che scava le gallerie e sistema i tubi e la Saint Gobain, che fornisce i materiali. Collaborano tecnici e operai del Consorzio di bonifica del Cixerri, dell’Esaf e dell’Eaf. Una scommessa, la cui verifica si avrà il 19 ottobre, quando nel Cagliaritano dovrebbe riversarsi un fiume di dieci milioni di metri cubi l’anno, al ritmo di 300 litri al secondo. Per impiegarla negli usi civili, venti chilometri di scavi e altrettanti di tubi di ghisa del diametro di 60 centimetri preleveranno l’acqua dalle falde, a duecento metri di profondità, dei pozzi “Sella” e “T” della miniera di Monteponi. Sono luoghi della storia: in un secolo di sfruttamento industriale hanno prodotto tre milioni di tonnellate di zinco e piombo, ma nella notte dei tempi, erano già utilizzati da Fenici, Pisani e Aragonesi. Il 18 ottobre 1985 c’era stata, in quei luoghi ormai in crisi irreversibile, l’indimenticabile visita di papa Wojtila, che aveva voluto abbracciare i minatori senza lavoro. Adesso i pozzi che non danno più minerali “produrranno” acqua: da Monteponi sarà portata a Campo Pisano, dove verrà convogliata, poi verso Villamassargia, per concludere il suo viaggio, costeggiando la strada provinciale, nell’invaso di Gennas is abis, in territorio di Uta. Dal bacino l’acqua proseguirà il suo cammino nelle già esistenti tubature dell’ente Flumendosa e placherà alfine la sete dei cagliaritani. Una scommessa, si è detto. Una scommessa per la quale il presidente Pili si è impegnato in prima persona, contagiando la sua frenesia e la sua voglia di concludere a tecnici e maestranze. Era sindaco di Iglesias quando, nel 1997, aveva subìto la chiusura dell’impianto di pompaggio del pozzo Sella, decisa da altri per evitare che l’acqua finisse in mare e a per favorirne la risalita nei bacini sotterranei. Lui, il sindaco, quell’acqua avrebbe voluto governarla per migliorarne la qualità. Non c’è riuscito allora, lo sta facendo, in altra veste, adesso, con un’opera pubblica di eccezionale portata, destinata a restare memorabile. E in extremis, alla scadenza irrevocabile del 30 settembre, il presidente della Regione ha istituito l’Arpas, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna e ha emesso l’ordinanza per la creazione del Piano d’ambito, lo strumento che regolerà il governo delle acque per i prossimi vent’anni. La Sardegna è arrivata ultima tra le regioni italiane, ma, avendolo comunque fatto entro il tempo limite, otterrà la bellezza di un miliardo di euro di fondi comunitari. Alla guida del nuovo, importantissimo organismo, Pili ha nominato, in qualità di commissario, l’ex assessore regionale Antonello Usai, segretario dell’Udc e direttore generale della sanità. La designazione è motivo di forti polemiche: l’opposizione parla di “golpe istituzionale” mentre si registrano forti tensioni anche nella coalizione di governo: anche per questo fatto An minaccia di uscire dalla maggioranza, provocando una crisi di non facile soluzione. IL MESSAGGERO SARDO 6 OTTOBRE 2002 L a legge regionale, che ha istituito quattro nuove Province, è divenuta concretamente esecutiva con l’operatività dei quattro Commissari, nominati dalla Giunta nei primi giorni di agosto e insediati dall’assessore degli Enti Locali Andrea Biancareddu il 5 settembre. A conclusione dell’iter burocratico, in Sardegna, oltre a quelle “storiche” di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano, ci saranno altre quattro amministrazioni provinciali che gestiranno i territori di Medio Campidano, Ogliastra, OlbiaTempio e Sulcis. Insomma l’isola assumera’ in tempi brevi una nuova fisionomia amministrativa con otto Enti Intermedi che, al pari delle Province di più antica istituzione, acquisiranno le relative competenze. Un delicato compito sarà svolto nelle prossime settimane dai quattro Commissari Adamo Pili (Ogliastra), Gabriele Asunis (Sulcis), Peppino Burrai (Olbia-Tempio) e Giovanni Carta (Medio Campidano), tutti funzionari e direttori dei servizi dell’assessorato degli Enti Locali – ai quali spetta ora il compito di acquisire e gestire i beni patrimoniali, mobili e immobili, e il personale per dare gambe alle nuove Province. La strada per attuare la legge non è semplice. Basti pensare che per abolire la normativa regionale è stata promossa una raccolta di firme per indire un referendum abrogativo. Ci sono, inoltre, altri ostacoli come per esempio il personale che potrebbe non acconsentire al trasferimento dalla sede dove attualmente opera. Anche la cessione dei beni potrebbe determinare qualche “frizione” tra vecchi e nuovi “proprietari”. Sulla normativa pende, inoltre, un ricorso del Governo alla Corte Costituzionale per quanto riguarda il punto in cui si stabilisce la competenza della Regione nello scioglimento dei Consigli provinciali attuali. Per i commissari azione concertata L’intento – hanno sottolineato unanimemente i Commissari alla conferenza stampa indetta dall’assessore Biancareddu in occasione dell’insediamento – è quello di operare in sintonia e collaborando con le Province. Siamo convinti che troveremo una mediazione corretta. Se, però, dovessero sorgere impedimenti insormontabili o si dovesse ravvisare un’opposizione netta, la legge regionale ha previsto la figura del “Commissario ad acta” un “attore” con pieni poteri in grado di procedere nell’attuazione del deliberato del Consiglio regionale. L’attuazione della legge ha anche provocato una serie di reazioni con riferimento alle spese da sostenere che determinerebbero un autentico salasso per le casse della Regione quantificato in 500 miliardi di vecchie lire. A controbattere le osservazioni critiche, emerse soprattutto dal fronte referendario, è stato l’assessore regionale Biancareddu che, nel corso dell’incontro con i giornalisti per presentare ed illustrare l’azione dei Commissari, ha annunciato la predisposizione di un disegno di legge con cui intende abolire le Comunità Montane. Biancareddu: abolire Comunità montane La soppressione degli Enti Montani – ha detto - complete- RIFORME Procede l'iter per l'attuazione dei nuovi enti intermedi. Polemiche sulla decisione della Giunta. Reazioni all'annuncio di voler sciogliere le Comunità montane CON LA NOMINA DEI COMMISSARI DIVENTA OPERATIVA LA LEGGE SULLE NUOVE PROVINCE SARDE di Maria Grazia Caligaris ra’ il quadro di riferimento amministrativo-finanziario per dare ulteriori risorse alle nuove quattro Province. In tempi brevi - ha precisato l’assessore - sottoporrò all’attenzione della Giunta un disegno di legge con cui verranno soppressi i 25 Enti montani esistenti, che contano oltre 200 persone negli organismi di rappresentanza. Le Comunità Montane, che costano oltre 20 milioni di euro all’anno, hanno dimostrato nel tempo l’incapacità di svolgere il ruolo per cui erano state istituite. Per esempio, non sono riuscite a contrastare lo spopolamento dei piccoli centri delle aree interne che, invece, e’ in netto aumento. I risparmi derivanti dalla soppressione delle Comunita’, che peraltro sono in contrasto con la legge che riconosce la Provincia quale unico Ente intermedio, consentiranno di disporre di finanziamenti aggiuntivi per la nascita delle nuove Province. Occorre tuttavia precisare, in contrasto con quanto affermano i sostenitori dei Referendum contro l’istituzione delle otto Province, che nessun aggravio ricadra’ - ha sottolineato Biancareddu che ha incontrato i giornalisti alla presenza, oltre che dei Commissari, di Enzo Satta, vice Presidente, e Giovanni Giovannelli, componente, della Commissione Autonomia del Consiglio regionale, eletti in Gallura - sui cittadini dalla nascita dei nuovi Enti. Per il funzionamento degli attuali or- ganismi vengono spesi 300 miliardi di vecchie lire. La stessa cifra verrà d’ora in poi suddivisa, in base alla popolazione e alla superficie territoriale, tra le otto Province. È vero che aumenteranno le spese per gli organi istituzionali e per i dirigenti, ma anche nella peggiore delle ipotesi questa cifra non supererà i 10 milioni di euro, che potranno essere integralmente coperti con i fondi destinati alle Comunità Montane. Non solo, se dovessero verificarsi “ammutinamenti” di personale, potrebbero essere assunti ex novo fino a 200 persone, per un totale di 6 milioni di euro, risparmiando ancora 4 milioni di euro e creando nuovi posti di lavoro. Siamo quindi ben lontani dalle cifre esorbitanti che vengono sbandierate. Non ha neppure fondatezza – ha osservato ancora l’assessore degli Enti Locali rivolgendosi alla platea dei giornalisti in cui sedevano, tra gli altri, anche il Capogruppo Giorgio Corona e il consigliere di Forza Italia Antonio Granara - il rilievo che con le nuove province si creeranno in Sardegna otto piccole realtà. La Provincia di Sassari è attualmente quella più estesa d’Italia, analogamente quella di Nuoro si colloca al terzo posto.Con questa nuova organizzazione territoriale le province sarde saranno nella media nazionale. È indispensabile infine chiarire che la legge è stata approvata a larga maggioranza dai rappresentanti eletti dal popolo ed esprime un’esigenza di più ampia democrazia. È quasi certo che le elezioni per le nuove quattro province siano indette l’anno prossimo. Non è invece indispensabile che si voti contemporanemente in tutte, come avviene del resto nella maggior parte delle altre realtà della Penisola. L’assessore regionale degli Enti locali Andrea Biancareddu si è detto ottimista sull’esito del ricorso del Governo alla Corte Costituzionale che attiene la norma con cui si stabilisce la competenza della Regione nello scioglimento dei Consigli provinciali attuali. Ma se anche si dovesse dare torto alla Regione, la norma vigente - ha spiegato Biancareddu - stabilisce l’obbligo di indire le elezioni alla prima scadenza utile, così come avviene nel caso di commissariamento per i Comuni. Nell’esprimere soddisfazione per l’esito raggiunto, Enzo Satta ha sottolineato che sarà condotta qualunque battaglia contro chi non vuole l’attuazione della legge. Mi auguro - ha sottolineato invece Giovannelli - che i promotori dei Referendum riflettano e rivedano i propri convincimenti. Se invece c’è qualche forza politica che vuole assumere una posizione contraria alle nuove province è opportuno che palesi il punto di vista e lo discuta alla luce del sole. Le reazioni alla proposta Numerose e polemiche le reazio- CHE COSA PREVEDE IL RIASSETTO GENERALE DELLE PROVINCE PROVINCIA N. COMUNI SUPERFICIE KMQ CAGLIARI 55 (14,59%) 3.612,82 (15%) MEDIO CAMPIDANO CARBONIA-IGLESIAS 24 (6,37%) 41 (10,88%) POPOLAZIONE 2001 504.018 (31,51%) 2.062,15 (8,56%) 127.565 (7,98%) 1.740,54 (7,23%) 136.164 (8,51%) ORISTANO 86 (22,81%) 2.972,31 (12,34%) 162.480 (10,16%) NUORO 55 (14,59%) 4.143,34 (17,20%) 165.188 (10,33%) 57.980 (3,62%) OGLIASTRA 23 (6,10%) 1.854,24 (7,70%) OLBIA-TEMPIO 25 (6,63%) 3.367,85 (13,98%) 128.580 (8,04%) 4.336,64 (18%) 317.536 (19,85%) SASSARI TOTALI 68 (18,04%) 377 24.089,89 1.599.511 ni alla proposta dell’assessore Biancareddu. In primo piano a protestare per la decisione assunta dall’Assessore Biancareddu, senza alcuna consultazione con gli organismi interessati, sono stati l’Unione Nazionale Comunità Montane (UNCEM) e l’Associazione dei Comuni Italiani (ANCI). Al loro fianco si sono schierati i Presidenti delle quattro province. Il sistema delle Autonomie Locali ha infatti sollecitato le forze politiche ad un’ampia riflessione sulla riorganizzazione degli enti territoriali nella fase di elaborazione della nuova Carta Costituzionale dei Sardi. Ha anche invitato l’Assemblea sarda ad approvare in tempi brevi la legge istitutiva del Consiglio regionale delle Autonomie Locali. Gli oppositori, tra i quali oltre ad amministratori provinciali e comunali numerosi esponenti politici, hanno sostenuto che le valutazioni a sostegno dell’iniziativa sono errate. Si parte – è stato precisato – da presupposti in contrasto con la Costituzione, con il Testo Unico sugli Enti Locali e con la legge sulla montagna. Il risparmio per la Regione sarebbe al massimo di 15 miliardi di vecchie lire e non di 40. I finanziamenti statali inoltre non possono essere diversamente destinati e quindi trasferiti alle Province. Gli Enti locali – hanno precisato i vertici dell’ANCI - non possono accettare colpi di mano che ne cancellino l’identita’, per di piu’ estraniandoli dalle scelte e dalle decisioni che direttamente li riguardano. La Regione ha l’obbligo l’obbligo politico e morale di confrontarsi con il sistema delle autonomie locali. Nuovo ruolo anche per i Cocico Nel programma dell’assessore Andrea Biancareddu vi è anche il progetto di ridefinire le funzioni dei CoCiCo assegnando nuovo ruoli e compiti ai Comitati Circoscrizionali di Controllo sugli atti degli Enti Locali dislocati nei quattro capoluoghi di provincia e a Iglesias, Lanusei e Tempio. Lo ha annunciato anticipando i contenuti di un disegno di legge che, recependo la modifica del Titolo V della Costituzione, approvata dal Parlamento della Repubblica, ha abolito il controllo sugli atti degli Enti Locali da parte delle Regioni. Innanzitutto – ha precisato Biancareddu – saranno investiti di nuove competenze come quella relativa al patrimonio e demanio. Affinché sia immediatamente chiaro il ruolo verranno chiamati “Servizi territoriali per i cittadini e gli Enti Locali”. Rappresenteranno, quindi, un punto di riferimento importante soprattutto per chi vive in periferia nell’ottica di un concreto decentramento, ma avranno anche funzione di supporto all’attività di chi opera negli Enti Locali. È in atto una rivoluzione nel sistema dei rapporti tra i diversi organismi che operano a livelli diversi del territorio e la riconversione dei COCICO è in linea con l’idea di una partecipazione sempre più diretta dei cittadini. È appena il caso di ricordare, specialmente a chi mi accusa di centralismo, che tra le iniziative assunte dall’assessorato – ha concluso Andrea Biancareddu - c’è stata, non più di quattro mesi fa, l’abolizione del CORECO (Comitato Regionale di Controllo). IL MESSAGGERO SARDO 7 OTTOBRE 2002 L a Sfirs abbandona la cordata sardo-veneta, ma l’operazione Costa Smeralda va avanti. È questa l’ultima (per ora) puntata della telenovela della compravendita dell’impero sardo della Starwood, un’operazione da 350 milioni di Euro. In ballo, gli alberghi Pitrizza, Cala di Volpe, Romazzino e Cervo, il cantiere navale di Porto Cervo, il Pevero Golf Club e numerose altre proprietà immobiliari. Fra tutte, i 2400 ettari di terreno sui quali è stato progettato un Master Plan da oltre un milione e mezzo di metri cubi. La parte sarda della cordata risulta composta dalle società Iti ed Ifim, che fanno capo a vari imprenditori (Corbeddu, Loi, Paglietti), mentre la parte veneta è rappresentata dalla “2 g properties” della famiglia Tabacchi, dai fratelli De Rigo e dalla “Forma Urbis” (Toffano, Salmaso e Gallina). In più, la Sfirs, con una partecipazione dell’8 per cento. Proprio sulla presenza della finanziaria sarda si è aperta una spinosa questione in Consiglio regionale, quando, alcuni consiglieri hanno denunciato in aula che la Sfirs aveva risposto picche alla richiesta di informazioni del suo azionista di maggioranza, vale a dire la Regione. Il presidente dell’unica finanziaria regionale italiana, Alberto Meconcelli, si era limitato a far sapere al Presidente della Giunta che aveva agito, secondo lo statuto, per “promuovere le iniziative economiche conformi ai piani ed ai programmi” previsti da una serie di leggi. Ma lo sgarbo di aver organizzato una cordata sardo-veneta senza averne informato ufficialmente il maggior azionista era troppo grande e Mauro Pili non ha mai nascosto il proprio disappunto. Ai primi di settembre, il presidente della Sfirs è stato sentito in audizione congiunta dalle Commissioni consiliari Programmazione ed Industria, presiedute rispettivamente da D opo la proposta di legge dei Riformatori per disci plinare alle elezioni per il Consiglio regionale il diritto di voto ai sardi emigrati nel continente italiano ed all’estero, altre due iniziative legislative sono all’attenzione delle forze politiche che devono confrontarsi sui contenuti della nuova legge elettorale. Si tratta delle proposte avanzate dall’UDR (Unione Democratica della Repubblica), il partito di centro di cui e’ leader l’ex Presidente della Regione Mario Floris e dai quattro Consiglieri dissidenti dei DS – Ivana Dettori, Nazareno Pacifico, Giampiero Pinna e Pier Sandro Scano - appartenenti al movimento “Democratzia”. La proposta dell’UDR prevede l’elezione del 60% dei consiglieri (48 seggi) in collegi uninominali maggioritari a turno unico. Il restante 40% (32 seggi), tenuto conto dell’istituzione delle nuove province, sarà invece espressione del metodo proporzionale e con liste concorrenti a livello provinciale. Nello schema di ripartizione dei seggi, assegna, infatti, alle 8 circoscrizioni un numero di rappresentanti in Consiglio regionale in rapporto alla densita’ di popolazione ricompresa nella provincia. La nuova legge, ha spiegato ECONOMIA LA SFIRS ABBANDONA LA CORDATA SARDO-VENETA PER LA COSTA SMERALDA Giorgio Balletto e Nicolò Rassu. “L’operazione – ha precisato Meconcelli – non è un semplice passaggio di mano di alberghi e terreni da una società ad un’altra, ma propone, per l’economia del territorio, un effetto moltiplicatore che dovrebbe suscitare sicuri benefici. L’iniziativa risponde alle finalità staturarie ed è stata condivisa dal collegio sindacale. Inoltre – ha assicurato il presidente della Sfirs – rientra nelle linee giuda tracciate dalla Regione per lo sviluppo della filiera del turismo”. Ai consiglieri che gli hanno rivolto numerose domande, Meconcelli ha risposto in maniera giudicata poco soddisfacente, soprattutto nei dettagli di natura finanziaria, qualificati “tabù” per motivi di “riser- vatezza legata alla natura commerciale dell’operazione”. Tempo venti giorni e si è sparsa la voce di un possibile ritiro della famiglia Tabacchi, subito smentita. “La compagine è integra e nessun socio intende andarsene” ha dichiarato il portavoce ufficiale del gruppo, l’avvocato romano Antonio Romei. La volontà ribadita, insomma, è stata quella di portare a termine il percorso avviato con la sottoscrizione della lettera di intenti che impegnava la Starwood ad una trattativa esclusiva per la cessione dell’ex regno dell’Aga Khan. Cammin facendo, però, qualche ostacolo ha costretto a rallentare il passo. Tant’è che l’affare (che doveva essere chiuso entro settembre), sarà presumibilmente concluso alla fine dell’anno. Nel frattempo, si è delineato il quadro dei partner economici dell’operazione. Si tratta di tre banche, che garantiranno la copertura di 250 milioni di euro: Antonveneta (scesa in campo fin dall’inizio), Abaxbank (la merchant bank del Credito emiliano) ed Unicredit (attraverso la componente veneta di Cariverona). Negli stessi giorni di fine settembre, altro passo cruciale. È stato quello compiuto dai Ds, che col capogruppo Renato Cugini hanno avvertito il presidente Pili: “Non faccia scadere i termini per la comunicazione all’Unione europea della partecipazione Sfirs alla cordata sardo-veneta. L’assenso di Bruxelles è indispensabile. Non si può fare a meno della deroga della Commissione europea”. E la mossa di Pili non si è fatta attendere. Ha ingaggiato come consulente il legale cagliaritano Giulio Steri (avvocatura dello Stato) e spedito un corposo malloppo a Bruxelles, nel quale si sostiene che la finanziaria regionale avrebbe concesso un “aiuto di Stato” alla cordata sardo-veneta. Nel ricorso si definisce l’operazione della Sfirs “altamente onerosa e rischiosa”. Onerosa perché esistono “forti dubbi su una seria prospettiva di redditività: la gestione degli alberghi rimarrebbe infatti in mano alla Starwood. A ciò aggiungasi l’alto margine di rischio connesso alle difficoltà di edifica- POLITICA REGIONALE / Dopo quella dei Riformatori PROPOSTE DI MODIFICA DELLA LEGGE ELETTORALE DELL'UDR E DEMOCRATZIA Mario Floris ai giornalisti, apporta correttivi al sistema elettorale proporzionale garantendo, al contempo, sia la più ampia partecipazione dei cittadini alla vita politica sia la specificità della Sardegna dove il secco bipolarismo soffocherebbe esperienze politiche strettamente legate alla nostra cultura. Il disegno di legge introduce, inoltre, lo strumento della sfiducia costruttiva con il quale l’Assemblea regionale, una sola volta nel corso della legislatura, potrà salvaguardare il buon governo e la governabilità “evitando eccessivi trasformismi e frequenti ribaltoni. Tutelando il valore delle diversità, daremo vita a un presidenzialismo moderato che, nel rispetto delle competenze del presidente della Giunta, assicura però al Consiglio regionale la possibilita’ di esercitare un controllo sulla condotta politica del capo dell’esecutivo. Con la proposta di legge elettorale verrebbe, tra l’altro, istituzionalizzata la volontà di voto degli emigrati sardi. Un’apposita circoscrizione, denominata Estero, riserverà a 2 consiglieri l’elezione con il sistema proporzionale. Altra novità della proposta, l’incompatibilità fra consigliere e assessore, “per creare una netta, opportuna distinzione fra assemblea ed esecutivo”. Vigerà il sistema alla francese che prevede un’incompatibilità temporanea (il consigliere cessa nella carica, e viene sostituito dal primo dei non eletti, per tutta la durata del mandato assessoriale. Viene reintegrato al suo posto al termine dell’incarico). Il testo firmato da Piersandro Scano, Ivana Dettori, Giampiero Pinna e Nazareno Pacifico, con il contributo di Verdi, Comunisti Italiani e Italia dei Valori, è stato presentato alle segreterie dei partiti del centrosinistra. La proposta prevede l’elezione diretta del presidente della Regione con il ballottaggio nel caso al primo turno nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta e l’abolizione del listino bloccato destinato a costituire premio di maggioranza in cui quasi un quarto dei consiglieri (16) viene scelto di fatto dalle segreterie dei partiti. La lista o il gruppo di liste collegate al candidato eletto avrà, invece, un premio di maggioranza pari al 55 per cento dei seggi. Non sono previste soglie di sbarramento, gli emigrati potranno eleggere cinque consiglieri, con modalità stabilite da un successivo regolamento consiliare, mentre le liste re sui 2400 ettari di terreno acquistati. I vigenti strumenti urbanistici consentono solo un uso limitato di quelle aree e la loro modifica appare quanto mai aleatoria”. Per queste ragioni “il comportamento della Sfirs si pone in contrasto con le regole sulla trasparenza delle imprese pubbliche più volte dettata dalla Commissione europea. La Regione potrebbe vedersi esposta ad una procedura di incompatibilità dell’aiuto a seguito di esposti di imprese concorrenti e subire, indirettamente sul proprio bilancio, gli oneri conseguenti all’obbligo di restituire gli aiuti erogati” “Ho compiuto un atto obbligatorio – ha dichiarato Mauro Pili – al quale non deve essere data alcuna connotazione politica”. La risposta di Meconcelli, giunta il primo di ottobre, contenuta in una lettera di poche righe inviata ai Presidenti della Regione, del Consiglio regionale e delle Commissioni Programmazione ed Industria. “Comunico che la Sfirs non ha posto in essere alcun intervento che possa essere qualificato, sotto alcun profilo, aiuto di Stato e, comunque, ha sospeso ogni ulteriore attività inerente all’operazione di acquisto della proprietà Starwood”. Bisognerà partire da zero? “Nemmeno per sogno – sostengono gli imprenditori che hanno avuto l’esclusiva del negoziato – si va avanti senza tentennamenti ed il 31 dicembre si chiude definitivamente l’affare. Per quanto riguarda la Sfirs, se fosse costretta ad abbandonare, noi continueremo tranquilli sulla strada dell’acquisizione”. Insomma, l’uscita di scena del socio pubblico non pregiudicherebbe il buon andamento dell’affare, perché “ci sarebbero altri imprenditori pronti ad entrare in qualsiasi momento”. Malgrado le smentite, la battaglia si è ormai spostata sul fronte politico. elettorali dovranno essere formate per metà da donne, per garantire la parità d’accesso alle cariche elettive. La bozza attribuisce al presidente il potere di nominare la Giunta e di revocare e sostituire gli assessori e al Consiglio quello di cambiare il proprio presidente e l’ufficio di presidenza, qualora nel corso della legislatura non si sentisse più rappresentato. Prevista, infine, l’incompatibilità fra la carica di consigliere e quella di assessore, senza possibilita’ di ripescaggio in caso di uscita dall’esecutivo. Scartato perché contro lo Statuto il meccanismo della sfiducia costruttiva contenuto nella proposta di legge del leader dell’Udr Mario Floris. Se cade il presidente della Giunta, anche i consiglieri devono fare le valigie. Abbiamo molti dubbi – ha osservato Scano nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa - che Forza Italia e An vogliano davvero la riforma elettorale. Per loro conviene andare al voto con l’attuale sistema. L’urgenza sollecitata dai quattro consiglieri di Democratzia è giustificata anche dalla possibilità, prevista dallo Statuto, di ricorrere a un referendum entro tre mesi dall’approvazione della riforma elettorale. IL MESSAGGERO SARDO 8 OTTOBRE 2002 M ettere una pietra sopra il passato e costruire un futuro da onesti lavoratori reinserendosi nella società dopo un lungo soggiorno in carcere. Magari aprendo una piccola bottega artigiana o imparando ad arare i campi. Oppure, perché no?, diventando esperti nel campo del turismo o dell’informatica. Un titolo professionale da spendere nel mondo civile ed un lavoro decoroso sono due tappe obbligatorie nel percorso di riabilitazione di chi ha pagato un conto salato alla Giustizia per i suoi errori ma è intenzionato a cambiare vita. Per questo le istituzioni isolane hanno deciso di credere nella formazione dei detenuti e creare i presupposti per facilitare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Nei mesi scorsi la Regione e l’amministrazione penitenziaria hanno dato vita ad un progetto che cerca di tradurre compiutamente i dettami dell’articolo 27 della Costituzione (“le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”). E, lo scorso 11 settembre, l’assessore regionale al Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale Matteo Luridiana e il responsabile delle carceri isolane, il provveditore regionale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia Francesco Massidda, hanno sigillato il protocollo d’intesa che dà inizio ad un ambizioso programma di orientamento e formazione professionale all’interno degli istituti di pena finalizzato a favorire l’acquisizione di specifiche competenze tecniche e permettere il concreto inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. Il documento, a quanto hanno affermato i protagonisti dell’accordo, segna un notevole cambio di rotta rispetto al passato. Come ha spiegato l’assessore Luridiana, negli anni precedenti la Regione sarda aveva finanziato i progetti di orientamento professionale senza criteri omogenei ma sulla base dei rapporti con i singoli direttori delle carceri. «Finora - ha assicurato Luridiana - abbiamo finanziato corsi di formazione in quasi tutti gli istituti tranne che in quello di Buoncammino, per comprensibili problemi tecnici. Il nostro obiettivo – ha proseguito l’assessore - è sempre stato quello di reinserire i detenuti nel mondo civile. Negli anni passati siamo riusciti a dare una risposta a quasi tutte le domande ma oggi vogliamo allargare il campo e realizzare un progetto più capillare, pianificando le attività in base alle esigenze dell’intero sistema carcerario sardo». Il progetto prevede l’omogeneizzazione degli interventi secondo due linee guida: da un lato si tenderà ad assicurare la formazione e l’orientamento professionale a tutti i detenuti che ne facciano richiesta e, dall’altro, si mirerà alla ricerca di finanziamenti per la sperimentazione di progetti a più ampio respiro che favoriscano l’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro sfruttando le opportunità previste dalla normativa sulla cooperazione sociale. La legge, infatti, permette ad alcune categorie particolarmente svantaggiate di fare parte (come soci o come dipendenti) di imprese che per il loro carattere sociale hanno diritto a notevoli SOCIETA' / Accordo tra Regione e Amministrazione carceraria UN PROGETTO DI RECUPERO DEI DETENUTI SARDI ATTRAVERSO LA FORMAZIONE di Alessandro Zorco agevolazioni fiscali e contributive. In particolare, la vera scommessa della Regione e del Provveditorato è quella di rilanciare le colonie agricole di Mamone, Isili e Is Arenas. Queste, dopo essere state per anni completamente abbandonate a sé stesse, saranno valorizzate, rese produttive e gestite dalle cooperative sociali in cui, appunto, è destinata a lavorare la popolazione che attualmente dimora nelle tre case di reclusione. Un progetto ambizioso dunque, per realizzare il quale sarà necessario fare quadrato e coordinare gli interventi. In base all’accordo, l’istituto penitenziario dovrà fornire alla Regione un quadro che delinei le necessità formative dei detenuti sardi mentre l’assessorato regionale al Lavoro dovrà reperire la mappa delle cooperative sociali che operano nel settore agricolo. Anche per questi motivi la conferenza stampa che ha accompagnato la firma del protocollo d’intesa è stata lo spunto per gettare l’occhio al di là dei muri di cinta degli istituti di pena e per dare uno sguardo al complesso pianeta carcerario isolano, al centro delle polemiche in seguito alla recentissima visita della Commissione Giustizia del Senato. In Sardegna vi sono attualmente quattordici istituti penali (Alghero, Arbus-Is Arenas, Cagliari-Buoncammino, Quartucciu, Iglesias, Isili, Lanusei-San Daniele, Lodè-Mamone-Lodè, Macomer, Nuoro, Oristano, Sassari, Sassari, Tempio Pausania) in cui dimorano complessivamente 1820 detenuti. Per la maggior parte si tratta di carcerati di sesso maschile: gli uomini sono infatti 1758 contro 62 donne, per la gran parte (31) ospitate a Cagliari (le altre dimorano a Sassari, Nuoro e Oristano). I dati, che risalgono allo scorso 9 settembre, segnalano però una situazione al limite della saturazione. In molti istituti la capienza regolamentare è stata ampiamente superata. Il caso lampante è quello di Buoncammino, in cui la capienza regolamentare è di 276 persone mentre il limite di tollerabilità di 403: attualmente nel carcere cagliari- tano sono ospitati 410 detenuti con comprensibili problemi di spazio. A sentire chi c’è stato, infatti, mancano completamente le aree per le attività ricreative e gli impianti sportivi. Così come, purtroppo, accade in tante altre carceri isolane. Come ha sottolineato il provveditore regionale Francesco Massidda, una delle realtà più accettabili dell’intera Sardegna è il carcere di Alghero che, seppure abbia un numero di presenze superiore alla norma (160 detenuti contro i 136 regolamentari), è l’unico in cui i carcerati possono godere del “privilegio” di una doccia calda in camera. Per ovviare a questa cronica carenza di posti, le notizie dell’ultima ora parlano di due POLITICA UN CONCORSO D'IDEE PER IL NUOVO SIMBOLO DELL'UDR DI FLORIS L ’UDR (l’Unione Democratica della Repubblica), il partito di centro fondato dal Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga, cambierà nome e simbolo in occasione del convegno regionale che si svolgerà entro l’anno. Lo ha annunciato il leader, l’ex presidente della Regione Mario Floris illustrando un bando di concorso per “un simbolo e un inno per i sardi” che - ha detto - sappiano interpretare i valori del sentimento nazionalitario del popolo isolano nei suoi aspetti storici, culturali, linguistici, antropologici e ambientali. Dovrà inoltre essere promossa l’identità della Sardegna nella globalizzazione in modo da coniugare la sua specificità con la modernità e i processi di cambiamento che investono il mondo. Il concorso di idee servirà ha sottolineato Floris ai giorna- listi - a dare corpo visivo ed emotivo al progetto nazionalitario sardo, nuova era e dimensione dell’autonomia che finora non ha trovato una adeguata formulazione politica. Floris ha parlato del progetto nazionalitario come proposta aperta a tutti i sardi, alla società civile e ai partiti che se aderiranno dimostreranno di essere realmente indipendenti. Si tratta - ha aggiunto di un processo culturale e politico che appartiene al sentimento di tutti i sardi, sia dei residenti che di quelli sparsi per il mondo. Il leader dell’UDR, nel rilanciare il progetto, ha auspicato un più ampio fronte nazionalistico sardo che comprenda chi la pensa come noi, di sinistra, di centro, di destra. Tutti uniti sotto la bandiera dei valori della sardità. Floris ha anche sottolineato la necessità di una concezione moderna dello Stato nazionalitario sardo, non fondato sull’indipendentismo eroico e perdente, ma legato all’Italia, all’Europa, ai Paesi del Mediterraneo in forme nuove di partecipazione e integrazione economica e culturale. Questi principi - ha aggiunto - sono la “chiave di volta” del progetto di sviluppo fondato sulla soluzione dei problemi che hanno frenato la crescita economica dell’isola: acqua, energia, trasporti e infrastrutture. La Sardegna - ha concluso l’ex Presidente della Regione - ha bisogno di una nuova stagione di lotte popolari. Tutto quello che abbiamo ottenuto in passato è stato infatti il frutto di un confronto deciso con lo Stato. Alla conferenza stampa erano presenti anche i consiglieri regionali Marco Fabrizio Tunis e Ettore Businco ed il Presidente dell’UDR Ennio Dalmasso. nuovi istituti in via di realizzazione, uno a Sassari e uno a Tempio Pausania. In particolare, nella sua recente visita nel Sassarese, il presidente della Commissione Giustizia al Senato Antonino Caruso ha annunciato l’imminente chiusura della Casa circondariale di Tempio (41 posti) e l’edificazione, alla periferia del centro gallurese, di un carcere di sicurezza destinato ai detenuti speciali, i cosiddetti 41 bis. Tornando alla conferenza stampa dell’11 settembre, il provveditore Massidda, pur non tacendo le molteplici difficoltà legate soprattutto al limitato numero di direttori impiegati stabilmente negli istituti (negli ultimi anni nel carcere di Nuoro si sono temporaneamente avvicendati ben quattordici direttori) ha evidenziato la disponibilità della Regione sarda nel risolvere i problemi del sistema carcerario isolano, specificando come lo scopo del progetto di formazione professionale sia quello di ottimizzare i pochi spazi a disposizione dei detenuti e consentire eventuali spostamenti da un carcere all’altro per completare i percorsi formativi. Il provveditore, in particolare, si è detto soddisfatto per la recente apertura da parte dell’assessorato regionale alla Sanità che nei mesi scorsi ha garantito la fornitura dei medicinali e l’assistenza sanitaria negli istituti penali sardi. I corsi di formazione professionale previsti dal protocollo d’intesa saranno finanziati con i fondi comunitari del Programma operativo plurifondo (Por) Sardegna 2000-2006. Il progetto, approvato dalla Giunta e ora al vaglio dell’ottava Commissione del Consilio regionale, stanzia esattamente 1.898 mila euro (circa 3miliardi e 600 milioni di vecchie lire) per l’organizzazione di 15 corsi di formazione destinati a 150 detenuti. «Pur essendo meno del 10 per cento», ha assicurato l’assessore Luridiana, «150 detenuti sono sicuramente una quota rappresentativa dell’intera popolazione carceraria isolana». Quasi un miliardo di vecchie lire, esattamente 821 mila euro, saranno invece destinati ai corsi di formazione per i 25 minori detenuti nel carcere di Quartucciu, i quali – ha puntualizzato Pepe Deiala, consulente dell’assessore Luridiana – effettueranno inizialmente un percorso formativo all’interno del carcere e poi saranno accompagnati per mano in un percorso lavorativo all’esterno dell’istituto. L’avvio del progetto, ha assicurato l’assessore Luridiana, è imminente ed ora si aspetta solo l’esito del bando di gara. D’altronde, la somma destinata dal Por Sardegna 2000-2006 alla formazione dei detenuti è più o meno in linea con la programmazione del Pop 1994/ 1999. Nel quinquennio precedente, infatti, erano stati finanziati complessivamente 94 corsi di formazione rivolti a 1060 utenti, tra carcerati ospiti degli istituti penitenziari sardi e tossicodipendenti che avevano in corso un trattamento di recupero presso le comunità terapeutiche dell’isola. Oggi, tuttavia, l’intervento sarà più capillare e, nelle intenzioni degli amministratori, consentirà di dare risposte più efficaci ai detenuti sardi. IL MESSAGGERO SARDO 9 OTTOBRE 2002 Messaggi forti sono stati lanciati da parte del leader dei Riformatori sardi, Massimo Fantola, al Congresso del partito (questo è il terzo) che si è tenuto al Tanka Village di Villasimius a fine settembre: “O si cambia rotta o non si va avanti” ha detto perentorio agli alleati della coalizione di centro destra che governa la Regione. “Una coalizione - ha aggiunto Fantola - che non è stata finora sufficientemente all’altezza delle aspettative, troppo distratta dai riti dalla vecchia politica (una verifica che non finisce mai!), e caratterizzata da personalismi esasperati, incapace di farla finita con l’assistenzialismo e soprattutto di avere una linea guida capace di rompere la ragnatela della conservazione”. “È arrivato il momento - ha detto Fantola - di buttare il cuore oltre l’ostacolo e di realizzare i programmi che abbiamo scritto”. E tra gli impegni assunti, secondo il leader dei Riformatori sardi, prioritario è quello della Costituente: “L’unica, vera, grande idea politica degli ultimi anni nell’Isola”. “Senza Costituente - ha ribadito il leader dei Riformisti sardi non c’è coalizione. Siamo e rimaniamo fedeli all’alleanza di centro destra e alla Giunta di Mauro Pili - ha confermato - e siamo alternativi alla sinistra, ma se la destra non fa di più e la Costituente non passa, non ci sarà più maggioranza. Le forze politiche che hanno appoggiato la Costituente hanno il dovere della coerenza e della lealtà, e se il Parlamento non farà la sua parte - ha concluso Fantola - saremo noi, qui in Sardegna ad Istituire l’Assemblea Costituente”. Dell’urgenza delle riforme ha parlato anche il deputato dei riformatori Michele Cossa, il quale ha denunciato le inefficienze della Pubblica Amministrazione che si ritorcono inevitabilmente sui più deboli. L’Assessore regionale al Turismo, Roberto Frongia, ha lanciato cinque grandi sfide per la Sardegna del futuro: un piano della portualità, la valorizzazione del golf, l’autodromo, cinque grandi eventi internazionali da portare nell’Isola, e la formazione dei menager del Turismo. Il capogruppo al Consiglio regionale, Pier Paolo Vargiu, ha ribadito la lealtà alla Casa delle Libertà, “ma - ha detto - deve essere molto chiaro che lealtà non significa appiattimento al centro destra isolano che invece deve incarnare la forza del cambiamento, un cambiamento che i sardi chiedono a gran voce”. Il consigliere regionale Sergio Pisanu ha parlato della proposta di legge perché ci sia una rappresentanza del mondo dell’ emigrazione in Consiglio Regionale, mentre l’assessore del Lavoro Matteo Luridiana ha illustrato i notevoli passa avanti che il mondo dell’emigrazione ha fatto e ha sostenuto come esso sia un punto di riferimento in Europa e nel Mondo per lo sviluppo culturale, sociale ed economico della Sardegna. A chiusura del Congresso l’intervento di Mario Segni, leader storico dei Riformatori, il quale ha apprezzato l’iniziativa dei Riformatori sardi di proporsi come forza politica “liberale” alternativa alla sinistra, che sia diversa da quella portata avanti da Forza Italia. “C’è bisogno di noi in Italia - ha detto Mario Segni - e questa fiammella deve accendersi anche nel Paese”. Segni ha poi criticato Silvio Berlusconi (“il premier - ha POLITICA REGIONALE / Dal congresso di Villasimius I RIFORMATORI SARDI SOLLECITANO IL RILANCIO DELLE RIFORME ISTITUZIONALI detto - non mi convincerà che la battaglia contro il duopolio televisivo è una battaglia di sinistra”) e il leghista Umberto Bossi (“è dichiaratamente un antieuropeista”). “I Riformatori - ha ribadito Segni - non sono nella Casa delle Libertà. Ssiamo una cosa diversa, anche perché a dividerci ci sono due questioni di fondo, l’informazione, appunto, e la giustizia. E poi - ha aggiunto - il Governo non ha fatto tutto quello che doveva fare per far valere il principio dell’insularità, nei documenti italiani la questione dell’insularità è appena accennata. È arrivato il momento di scendere in campo. Quello del riconoscimento della questione dell’insularità è uno dei nostri obiettivi prioritari - ha concluso – e per realizzarlo andremo avanti anche a costo di mettere le tende a Roma!”. Al congresso dei Riformatori hanno partecipato in rappresentanza dell’ emigrazione organizzata, invitati dall’Assessore Luridiana, i presidenti delle Federazioni: Domenico Scala, della Svizzera, Mario Agus, Presidente dell’ Olanda, Francesco Laconi, della Francia, Telemaco Bundone, della Germania, Sandro Mameli del Belgio, e Filippo Soggiu, Presidente onorario della FASI la Federazione dei Circoli sardi in Italia, i quali hanno portato i saluti delle loro comunità, lasciando poi il compito a Domenico Scala, che è anche vice Presidente vicario della Consulta Regionale dell’Emigrazione, di svolgere un intervento unitario a nome delle Federazioni dei Circoli sardi nel mondo. Scala ha subito affrontato le tematiche di fondo che interessano il mondo dell’Emigrazione. “In questo mio intervento - ha esordito - mi propongo di correggere, o perlomeno tentare di correggere, il pensiero che l’opinione pubblica sarda ha degli emigrati sardi e delle loro organizzazioni, e di esprimere un giudizio su due iniziative dei Riformatori Sardi che sono state apprezzate dai Sardi fuori Sardegna: la Costituente per la revisione dello Statuto e l’elezione di una rappresentanza degli emigrati nel Consiglio Regionale della Sardegna. “È ormai tempo che siano denun- ciate e sfatate tutte quelle leggende e stereotipi, artatamente e lungamente propagandati, sull’emigrazione sarda ancora strettamente avvinta alla valigia di cartone legata con spago consumato, afflitta da un perenne mal di nostalgia per la terra madre e matrigna. Gli emigrati sardi hanno maturato esperienze importanti nel mondo della produzione, delle professioni, hanno raggiunto posizioni di prestigio in ambito sociale, politico e culturale nei luoghi di residenza. Le nuove generazioni dei sardi fuori Sardegna hanno studiato, conseguito titoli di studio accademici (lauree e dottorati) e sono oggi imprenditori, professionisti, docenti universitari perfettamente inseriti nei contesti sociali dei luoghi di residenza. Siamo oggi tutti convinti e desiderosi di poter operare, congiuntamente con i sardi residenti, per promuovere e conseguire lo sviluppo dell’Isola e raggiungere un maggior benessere. Offriamo questa totale disponibilità al popolo sardo e attendiamo che ci vengano riconosciuti gli strumenti per poter lavorare insieme”. POLITICA NASCE TRA LE POLEMICHE L'AGENZIA REGIONALE DI PROTEZIONE AMBIENTALE S arà l’attuale direttore generale della Sanità Antonello Usai a guidare, come commissario straordinario, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ARPA) istituita con un’ordinanza dal presidente della Regione Mauro Pili che ha esercitato i poteri straordinari conferitigli dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. I poteri straordinari sono stati concessi in quanto la Sardegna era l’unica regione dove, in assenza dell’apposita Legge, l’Agenzia non è ancora operativa. La gestione commissariale di Usai, che andrà in aspettativa dall’attuale incarico, non ha una durata predefinita. Spetterà alla Giunta nominare il direttore generale che in base all’ordinanza firmata da Pili reggerà l’Agenzia, a meno che nel frattempo il Consiglio regionale non approvi la legge istitutiva dell’Arpa, all’ordine del giorno. L’Agenzia doveva essere istituita otto anni fa, 180 giorni dopo l’entrata in vigore della legge nazionale n.61 del 1994 istitutiva dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente. L’ordinanza Berlusconi, che arriva (di fatto integrandola) dopo quella firmata il 12 aprile scorso dall’allora ministro dell’Interno Scajola per attribuire poteri straordinari a Pili in materia di gestione delle acque per attuare la legge Galli istituendo l’Autorita’ d’ambito, consente al Commissario anche di accedere a risorse stanziate per le aree depresse in deroga alle procedure previste dalle deliberazioni del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Autorizza inoltre Pili a stipulare 10 contratti di lavoro a tempo determinato per l’assunzione di personale tecnico e/o amministrativo. È “un testo ottimale”, secondo Pili e gli assessori all’Ambiente Emilio Pani e alla Sanità Giorgio Oppi, quello definito dopo lunghe trattative con il Ministero dell’Economia per cercare di far rientrare la Sardegna nella premialità dei fondi comunitari di sostegno. Rappresenta una sintesi della proposta di partenza della Giunta regionale e del testo esitato dalla Commissione consiliare. L’ARPA ha compiti in materia di tutela, controllo, recupero dell’ambiente, prevenzione e promozione della salute pubblica, attraverso l’utilizzo integrato e coordinato delle risorse e la rimozione dei fattori di rischio. La competenza dell’Agenzia si estende a acqua, aria (compreso inquinamento acustico ed elettromagnetico), suolo, rifiuti, radioattività e rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali. Ogni anno la Giunta dovrà approvare gli indirizzi strategici da sottoporre poi al futuro direttore generale che istituisce e presiede un comitato tecnico. Altro organo dell’Arpa è il collegio dei revisori, composto da tre membri e nominato con decreto del presidente della Regione previa deliberazione della Giunta su proposta degli assessori alla Sanità e all’Ambiente. Nella fase di avvio sarà il presidente Pili a a nominare direttamente il collegio entro 30 giorni come prevede l’ordinanza istitutiva. L’Agenzia opera attraverso una struttura centrale regionale e dipartimenti locali di ambito provinciale. Per ora l’Arpa svolgerà l’attivita’ in base a un programma valido fino al 31 dicembre 2003, scadenza della gestione commissariale scattata nel dicembre 2001 con la proclamazione dello stato di emergenza idrica in Sardegna. Con la nascita dell’Agenzia vengono provvisoriamente soppressi i presidi Multizonali di prevenzione (Pmp). Scala ha quindi affrontato il rapporto burocratico con le Istituzioni e in particolare con la Regione. “Un rapporto ormai datato e superato dagli eventi - ha sottolineato - un rapporto che si è instaurato sulla base delle leggi 10/ 65 e 7/91, e che si è sviluppato esclusivamente in un’ottica assistenziale e clientelare. Chiediamo pertanto che si provveda con sollecitudine ad una revisione della legge 7/91, prendendo atto dei cambiamenti intervenuti e degli sviluppi prevedibili a breve e medio termine. Chiediamo, nel quadro della programmazione regionale e delle compatibilità economiche e finanziarie, tenuto conto della capacità di autogoverno del mondo dell’emigrazione sopra ricordata, che la gestione del raccordo tra Sardegna e emigrati sardi venga affidata in toto agli emigrati. Ciò avrebbe tra l’altro la funzione di riconoscere e ulteriormente promuovere l’associazionismo sardo sia in termini qualitativi che quantitativi, con evidenti vantaggi per la propria capacità di rappresentanza degli interessi della Sardegna in contesti economici e sociali evoluti”. Soffermandosi sulla questione delle riforme Scala ha ricordato che la proposta di varo di una Assemblea Costituente, è stata salutata positivamente dal mondo dell’emigrazione come un esplicito atto del popolo sardo di voler riscrivere la propria Carta Statutaria. “Purtroppo - ha lamentato il rappresentante degli Emigrati gli avvenimenti degli ultimi giorni nel Parlamento Italiano, con l’esclusione della questione dell’Assemblea Costituente dal calendario dei lavori della Commissione Affari Costituzionali su iniziativa di parlamentari sardi, è la prova della debolezza della classe politica sarda, della incapacità di capire che esistono momenti nella vita politica di un popolo in cui gli interessi supremi di quel popolo e la sua dignità prevalgono su qualsiasi interesse di parte. Il mondo dell’Emigrazione continuerà in ogni caso a rivendicare e sostenere il varo della Costituente - ha detto Scala - e chiederà che una sua delegazione faccia parte dell’Assemblea Costituente e che il nuovo Statuto sancisca il principio dell’unitarietà del popolo sardo, sia quello residente nell’Isola che quello fuori, con uguaglianza di diritti e doveri e di accesso al governo della Sardegna in tutte le sue articolazioni.” “C’è però un altro e decisivo passo che deve essere fatto affinché gli emigrati siano messi nelle condizioni di poter condividere con i Sardi residenti scelte e strategie per un futuro migliore - ha detto ancora Scala - ed è la presenza in Consiglio Regionale di una rappresentanza degli emigrati. E’ stato pertanto accolto con estremo favore il disegno di legge, di iniziativa dei Riformatori Sardi”. “Le nostre braccia di uomini e donne emigrate – ha concluso Scala - hanno arricchito l` Italia , il mondo, ma arricchiscono ancora la Sardegna, ne hanno ancora tutti bisogno, soprattutto la nostra Isola. Spetta pertanto a questo Congresso approvare una linea politica che tenga conto di questa grande riserva di energie, di intelligenze, di competenze, di esperienze espresse dal mondo dell’emigrazione. Con una sola riserva: le sole parole, per quanto lusinghiere, accattivanti ed elogiative non sono più sufficienti. Ci vogliono atti e fatti concreti e possibilmente in tempi ravvicinati”. A.D.C. IL MESSAGGERO SARDO 10 OTTOBRE 2002 L a vecchia chimica, quella di Stato o collegata ad essa è morta. Al suo fianco vive la chimica privata, legata più al profitto che alla politica. Tutt’intorno un panorama che doveva tornare a vivere con ingenti sostegni pubblici, ma che a dir poco stenta a decollare. L’industria, nell’area di Ottana, non c’è, e quando c’è fa salti mortali per sopravvivere. Del resto non ci si poteva aspettare alcun miracolo da un’area al centro della Sardegna, non direttamente servita dalla ferrovie,isolata nell’isola, con servizi mai nati e che ancora adesso stentano a decollare. La storia, quella quasi recente, si intreccia con il presente. Allora, erano gli anni Settanta, Ottana diventò per più di un anno il terreno di scontro della battaglia tra Sir ed Eni, con progetti fantasmagorici che si rincorrevano per strappare quanti pi— contributi possibile. Poi l’accordo tra i giganti (dai piedi d’argilla) della chimica, e la divisione dei ruoli. A Ottana sbarcò l’Eni, che diede via a un polo chimico dove le lavorazioni principali erano le fibre. Migliaia di persone varcarono i cancelli della fabbrica, nacque per la prima volta la figura dell’operaio industriale anche in provincia di Nuoro. Un mondo venne sconvolto, e con esse antiche consuetudini e perenni garanzie. La crisi della chimica, e del mercato delle fibre, oltre a un oggettivo sovradimensionamento (ai fini di una ricerca spasmodica del consenso), della manodopera, portò all’ingresso per anni, a Ottana dell’istituto della cassa integrazione, che accompagnò le stagioni della chimica, e dell’indotto, che naturalmente crebbe a fianco delle ciminiere. Il sistema impresa, a Ottana, e nella Sardegna centrale, non subì però importanti modifiche. I trasporti, la loro assenza e gli handicap che chiunque volesse produrre in quella valle doveva affrontare, rimasero e rimangono la vera palla al piede. Anche oggi i costi però uscire dalla Sardegna sono elevatissimi: un dato su tutti. Un container, non importa il suo contenuto, da Ottana a Livorno o Genova costa quanto lo stesso container, dagli scali della penisola a Hong-Kong. Con queste premesse essere concorrenziali, nel nuorese è più che un sogno. La storia degli anni recenti,únon ha visto però solo la lenta moria della chimica di Stato, ma anche l’affacciarsi di altre società chimiche e non che a poco a poco hanno rilevato le produzioni abbandonate da Enichem.Tra tutte la Montefibre del gruppo Orlandi, e la Inca del gruppo americano della Dow Chemical. A queste, da ultima la Aes, multinazionale dell’energia statunitense che ha acquistato la centrale elettrica dello stabilimento proprio da Enichem. La scomparsa della chimica pubblica, e la riduzione ai minimi termini degli addetti,non potevano però essere compensate solo dai nuovi soggetti privati, che non a caso hanno acquistato, con personale ridotto all’osso e per quattro soldi, impianti tecnologicamente non certo scadenti. Ci voleva qualcos’altro per dare speranza alla Sardegna centrale, per non far disperdere INDUSTRIA Con il ritiro dell'intervento pubblico fallito il tentativo di far decollare il comparto. Stentato avvio delle nuove imprese LA CHIMICA CHIUDE: CIMINIERE SPENTE NELLA PIANA DI OTTANA di Giuseppe Centore un patrimonio di professionalità conquistato con fatica in tanti anni e per tornare, o meglio, per iniziare a produr re ricchezza. Il sistema utilizzato a OttaÄna, ma anche in decine di altre piccole e medie realtà del centro-sud, con maggiore fortuna, a dire il vero, era quello del contratto d’area. In sostanza si decise di utilizzare anche le agevolazioni dello Stato, a cui si sarebbero sommate quelle locali e regionali, questa volta concesse sulla base di progetti seri e selezionati in grado di attivare un arcipelago di piccole e medie imprese. Insomma, la via della cosiddetta programmazione negoziata. I primi a credere nel nuovo progetto furono le parti sociali. Sindacati e industriali sotterrarono l’ascia di guerra e cominciarono insieme a creare una nuova cultura del lavoro. A Roma trovarono interlocutori disponibili sul piano politico e operativo. La nuova geografia produttiva della Sardegna centrale, disegnata dall’associazione industriali e da Cgil, Cisl e Uil, promotori e sostenitori sin da subito del contratto d’area, venneúsottoposta all’esame della task force governativa per l’occupazione. La procedura venne attivata nel luglio del 1997. Qualche mese prima, l’Enichem aveva annunciato la chiusura del fiocco-poliestere. Occorreva fare in fretta per non perdere il treno verso una nuo- va primavera industriale. Nell’agosto 1997 venne costituita una società di gestione, la Ottana-sviluppo con il difficile compito, lo si capirà solo dopo, di far dialogare soggetti pubblici e privati e di accelerare i tempi per la nascita di nuove iniziative. Partì la ricerca di nuovi imprenditori anche fuori dall’Isola. Il 15 maggio del 1998 il contratto d’ area venne firmato a palazzo Chigi dall’allora vice presidente del consiglio, Walter Veltroni,údai sindacati nuoresi, dagli imprenditori e dai comuni di Ottana e Bolotana. Nel pacchetto, oltre ai protocolli sulla flessibilità del costo del lavoro, (argomento chiave per attirare imprese) sulla procedura amministrativa (semplificata per non morire di burocrazia) e sulla sicurezza, (con un impegno del ministero degli interni che dotandosi di nuove tecnologie avrebbe monitorato l’intera area) c’erano 62 progetti per 907 miliardi di investimenti e un’occupazione di tre mila e 500 addetti. Il compito di curarne l’istruttoria venne affidato a una autorevole società privata l’esame venne superato da 29 iniziative, per 343 miliardi di investimenti e 1184 addetti. Quasi il 50 per cento dei progetti ottenne il via libera ai finanziamenti agevolati del primo protocollo aggiuntivo. Oggi il contratto è nelle mani degli imprenditori e si vedono finalmente i primi passi, ma non tutto va bene. I problemi sono gli stessi, e si chiamano ritardi nell’allacciamento della corrente, e del telefono, assenza di strade, acqua col contagocce, fognature un miraggio, accesso al credito quasi impossibile, burocrazia che continua ad essere una croce più che una delizia. Si sta proponendo anche il secondo protocollo aggiuntivo, ma se le 29 imprese del primo protocollo non sono operanti _ dicono diversi imprenditori _ non si possono chiedere altri finanziamenti. Le altre imprese non sono a regime per loro responsabilità, ma per ritardi oggettivi. Il vecchio tramonta a ritmi sostenuti, del nuovo non c’è quasi traccia. Lo scorso anno la centrale termoelettrica è stata ceduta alla multinazionale americana Aes, che ha preso in carico a Ottana 170 dipendenti. Anche il deposito costiero di Santa Giusta è stato ceduto alla societ… Sedem.úDei comparti produttivi, diúcui un tempo aveva il monopolio, nulla è rimasto nelle mani di Enichem. Oggi lo stabilimento è polverizzato in cinque aziende indipendenti fra loro. Rimangono in carico a Enichem ancora 200 lavoratori addetti alla manutenzione e ai servizi tecnici, amministrativi, generali e logistici. Per la società dell’Eni, liberarsi di questi è solo questione di tempo. La metà è già in cassa integrazione, poi arriverà la mobilità e poi, per i fortunati una leggera pensione o il nulla. Ma la cassa integrazione non colpisce solo i lavoratori dell’Enichem, ma anche quelli delle altre società chimiche, come la Montefibre, dove a ogni stornir di mercato (debole e molto competitivo, visto che le fibre nuoresi vanno nell’estremo oriente) la metà del personale va a casa, e persino le nuove attività nate pochi mesi fa, come la Ecoplast, una azienda di riciclaggio di materie plastiche, e poi la Plasteco. Queste due società fanno parte di un consorzio che avrebbe dovuto garantire a regime 112 posti di lavoro per 23 milioni di euro di investimento. Ecoplast nasce ai primi del 2001, ma a fine anno gli stipendi non arrivano, per tre mesi di fila. In cambio, per 18 dei 112 operai arriva la cassa integrazione, per quattro mesi. Adesso è tempo di ripensare all’utilità e al senso delle intese siglate pochi anni fa. Da un lato l’Enichem, ha continuato in una strategica e ordinata riduzione di produzioni e personale (mille persone in meno in dieci anni, delle quali solo la metà riassorbite dalle altre iniziative); a nulla sono servite le sue promesse di investimenti in ambiente e sicurezza. Ottana è una piccola-grande pattumiera chimica, dove chi ha fatto danni e creato illusioni va via senza pagare alcun pegno. Dall’altro c’è l’inconsistenza, progettuale, se non culturale di un piano di reindustrializzazione che partendo dalla coda voleva far nascere un tessuto di piccole e medie imprese in una zona dove la cultura d’impresa è scarsa e dove manca quasi tutto. In mezzo un’area di centomila abitanti, sparpagliati in una trentina di comuni dove anche l’agricoltura stenta a conquistare nuovi mercati, e dove la sussistenza sembra l’unica strada percorribile. Ottana, una metafora della Sardegna, o del nuorese, non intende però arrendersi. Le imprese, che hanno avuto finanziamenti interessanti e che credevano nel progetto della Sardegna centrale, continuano a lavorare per creare sviluppo anche in quell’area. Hanno però bisogno di un sostegno doppio; non solo quello dei lavoratori, disposti anche a fare i salti mortali per non morire, ma anche quello di tutte le istituzioni. Non basta firmare un protocollo, e concedere dei finanziamenti per far decollare un’area industriale. Non basta promettere di accelerare le pratiche burocratiche se poi le linee telefoniche sono un miraggio. Non serve, se non a racimolare voti, assumere i giovani, se poi le produzioni sono fuori mercato. A Ottana si sta facendo tutto questo, ma quell’area industriale rimane forse la cenerentola rispetto a tutte le zone simili dell’isola. Questa volta la colpa non è di Enichem, nè del destino cinico e baro, ma di uomini, con nomi e cognomi, spesso sardi, che non hanno creduto sino in fondo ad una legge banale. E’ l’impresa che crea ricchezza, non i finanziamenti pubblici. Senza questa, qualsiasi cifra spesa è inutile. E per attirare imprenditori, nel centro Sardegna bisogna avere le carte in regola e offrire più di quelle che promettono, e danno, le altre aree industriali del Mezzogiorno. IL MESSAGGERO SARDO 11 OTTOBRE 2002 I l mondo del volontariato sardo alza la voce, pretendendo il sacrosanto rispetto dei diritti da parte delle istituzioni. “Non vogliamo privilegi, solo il riconoscimento del lavoro di migliaia di persone a favore di chi soffre o è in condizioni svantaggiate”, ha tuonato Giampiero Farru, direttore del Centro di servizi ‘Sardegna Solidale’, dal palco della prima Conferenza regionale del volontariato. L’appuntamento celebrato alla Fiera di Cagliari lo scorso 21 settembre, ha registrato la presenza di mille delegati in rappresentanza delle 1.401 associazioni che operano nell’Isola: 648 in provincia di Cagliari, 371 nel Sassarese, 234 nel Nuorese e 148 in provincia di Oristano. Numeri importanti: sono 40 mila i volontari attivi, che diventano 100 mila con quelli saltuari. “Ottocento delle associazioni iscritte all’Albo operano nei 22 maggiori Comuni della Sardegna – spiega Farru – che è la terza regione in Italia per numero di realtà operative in rapporto alla popolazione, dopo Valle d’Aosta e Toscana. Tutte e 1.400 sono impegnate per fare dell’Isola una terra di solidarietà, legalità e giustizia”. Forte dei numeri e del grande lavoro svolto dai volontari dal secondo Dopoguerra ad oggi, con un particolare incremento di iniziative negli ultimi 25 anni, Farru si è lamentato della “colpevole assenza del presidente della Regione, Mauro Pili, o di un suo rappresentante”. Un disappunto sottolineato dai fischi dell’uditorio, per giunta alla presenza del Sottosegretario del Welfare, la senatrice Grazia Sestini. Il problema è che “Pili, per legge (in quanto presidente della Giunta regionale, ndr) presiede l’Osservatorio regionale del volontariato, ma non lo ha mai convocato. E i fondi per le attività restano bloccati”, sottolinea Farru. Applausi calorosi, invece, per l’ex presidente della Regione, Federico Palomba: nessuno ha dimenticato che fu lui, nel 1994, a promuovere la prima delle tre assemblee regionali del volontariato e due Osservatori, dando un forte impulso al settore. Non è una questione politica: le associazioni di volontariato, e soprattutto i loro assistiti, non possono pensare in questa chiave e non vogliono neppure cadere nella trappola vischiosa della logica di mercato, come in tanti hanno sottolineato nei loro interventi. “Ma il mio impegno – sottolinea Palomba – è sempre stato limpido ed è frutto della cultura di governo del Centrosinistra. La prima assemblea regionale fu pure il primo atto politico della Giunta da me guidata, potrei dimenticarmelo? Quel film ora si è interrotto, perché alla Regione oggi non c’è capacità o sensibilità di valutare certe tematiche”. L’appuntamento cagliaritano, come ha sottolineato Padre Salvatore Morittu, fondatore delle comunità di recupero ‘Mondo X – Sardegna’, doveva servire a elaborare le proposte da portare in ottobre alla quarta Conferenza nazionale del volontariato, che si terrà ad Arezzo. Una parte del mondo politico isolano ha offerto un contributo concreto. Salvatore SOCIETA' Ferma presa di posizione alla Prima Conferenza Regionale. Non chiedono privilegi ma il riconoscimento del loro impegno IL MONDO DEL VOLONTARIATO RIVENDICA DALLE ISTITUZIONI IL RISPETTO DEI DIRITTI di Luigi Alfonso Sanna, vicepresidente del Consiglio regionale, ha sottolineato che “la Sardegna si pone come modello a livello nazionale per i numeri e la qualità del lavoro svolto”. Poi ha ricordato che “le modifiche al Titolo V della Costituzione impongono alle istituzioni una particolare attenzione al mondo del volontariato”. Sanna ha parlato a lungo delle trasformazioni in atto in tutta l’Europa e della forza trascinatrice del terzo settore in economia. “Può diventare una straordinaria fonte di occupazione qualificata. Il Consiglio regionale deve peraltro discutere ben quattro proposte sulla valorizzazione del volontariato sociale e l’istituzioni di un Consorzio fidi per le organizzazioni no-profit”. Don Angelo Pittau, presidente del Comitato promotore del Centro servizi ‘Sardegna Solidale’, non ha mancato di essere pungente: “Vogliamo che sia garantita l’indipendenza del volontariato dal potere politico e da quello economico, anche se concordo con il fatto che si stanno aprendo nuovi scenari. Vorremmo stimolare le istituzioni a costruire una politica di solidarietà e a dare ascolto ai bisogni al- trui”. Isa Sarullo, volontaria vicenziana, ha ricordato che “è impossibile quantificare le dimensioni della povertà, soprattutto in una regione depressa come la Sardegna. In 106 Comuni isolani non sono state costituite associazioni di volontariato ma, per fortuna, non sono escluse altre forme di solidarietà. Occorre fare gioco di squadra, non è certo questo il luogo per personalismi o egoismi. Proponiamo l’istituzione di una cassa di solidarietà, con una parte dei fondi regionali da destinare a progetti di sostegno”. Il mondo delle donazioni, che nell’Isola conta un esercito di 65 mila iscritti, è stato rappresentato in blocco da Piergiorgio Deliperi, presidente dell’Avis Sardegna. “Nonostante la grande generosità dei Sardi – ha spiegato – nella nostra regione lamentiamo la mancanza di 40 mila unità di sangue all’anno per essere autosufficienti. Ne riceviamo 35 mila dai nostri donatori, ma non bastano. Dal 1990 aspettiamo la legge regionale per la disciplina del settore, però manca la dovuta collaborazione delle strutture medicoospedaliere e della classe po- litica sarda”. Un richiamo ai politici è stato fatto anche dal rappresentante dell’handicap. “Le istituzioni regionali e locali – ha detto Sandrino Porru (Saspo) – devono prestare maggiore attenzione nella spendita dei fondi: talvolta non sono sfruttati a dovere. Capita anche che gli interventi non rispettino le nuove normative europee. Le famiglie vanno aiutate nel superamento delle enormi difficoltà quotidiane che affrontano con i disabili. In Sardegna, almeno il 6 per cento della popolazione ha problemi accertati a livello fisico o mentale (ufficialmente siamo nell’ordine delle 93 mila persone, ma c’è ancora un sommerso da scoprire, ndr). Occorre una Consulta delle associazioni per dialogare proficuamente con gli amministratori pubblici. Spero che il 2003, Anno dei Disabili, porti un cambio culturale e di mentalità”. Gino Mereu, segretario generale regionale della Uil, parla a nome delle tre confederazioni: “Si può essere religiosi, laici o atei, ma nessuno può negare l’importanza del ruolo svolto dai volontari. Una realtà che in Sardegna S'ISPERANTZIA SARDA IL SITO DEL PSD'AZ F ar partecipare cittadini e partiti al progetto del PSDAZ per un nuovo governo regionale che rilanci lo sviluppo dell’isola. È l’obiettivo del sito internet (www.progettosardista.net) aperto al contributo anche dei sardi all’estero, presentato ai giornalisti dal Capogruppo in Consiglio regionale del partito dei quattro mori Giacomo Sanna. Ci ammoderniamo - ha spiegato Sanna - utilizzando le nuove tecnologie mediatiche per chiedere alle forze politiche proposte sulle cose da fare e su come portarle avanti. Il nostro non è infatti un “progetto chiuso” ma uno strumento che riteniamo “unico” per imprimere una svolta politica al governo della regione. Con il sito vogliamo anche verificare quanti intendono partecipare alla sua realizzazione. Il portale si articola in sei sezioni. La prima contiene una poesia di un vecchio sardista. Seguono le linee guida del documento programmatico per il governo regionale, la sezione proposte, quella dedicata a appuntamenti e iniziative, la rubrica “Scri- vi al segretario” e il “Libro degli ospiti”. Il progetto “S’isperantzia Sarda”, denominato “La nuova stagione della non dipendenza” è articolato in otto brevi capitoli: il Sardismo ha vinto; il movimento per la Rinascita ha perso; la politica; i diritti del Popolo sardo; lo Statuto; l’Europa dei Popoli; l’economia e i saperi; la nuova Regione. Il Partito Sardo d’Azione – ha precisato Giacomo Sanna – si candida a governare la Sardegna, al di là della contingenza politica che lo vede all’opposizione. cozza con l’insensibilità delle istituzioni, confermata oggi dall’assenza dei rappresentanti della Regione e della Provincia di Cagliari. I sindacati vi sono vicini, perché capiscono che cosa significhi lavorare al fianco delle famiglie che vivono nel disagio sociale”. Numerosi anche gli ospiti giunti dalla penisola. Stefania Mancini, commissario dell’Agenzia per le Onlus (operativa dal febbraio 2002), sostiene che “il mondo del volontariato in Italia è diventato visibile politicamente. Altri Paesi sono molto più indietro, ed è forse per questo che l’Unione europea non ci riconosce fondi adeguati. Per giunta, nell’ambito del terzo settore, il volontariato è quello che fruisce del minor numero di interventi comunitari. Occorre impegnarsi per attivare una rete europea”. Punti in comune con Sardegna Solidale sono stati individuati da Paolo Balli, direttore del Centro Servizio volontariato della Toscana. “Non è stato facile neppure per noi riunire le singole realtà e confrontarsi sulle tematiche comuni – ammette – Ma oggi contiamo 2.650 associazioni in una popolazione di 3 milioni e mezzo di abitanti. Anche noi chiediamo di accorciare le distanze tra istituzioni e volontari”. Emanuele Alecci, componente dell’Osservatorio nazionale del volontariato, ricorda che “non possiamo sostituirci allo Stato, ma è giusto veder riconosciuto il nostro ruolo nella società civile. Dobbiamo guardare al futuro più che al passato. Il volontariato autentico non sta morendo, solo bisogna avere gli occhi giusti per incontrarlo. Le motivazioni da sole non bastano più, occorre anche la formazione. La società però non può basarsi solo sulle regole dettate dall’economia di mercato. Attenzione a non mercificare la solidarietà, l’affarismo è dietro l’angolo. Il no-profit non è sinonimo di gratuità”. Il Sottosegretario Sestini ha voluto premiare la Sardegna: “Spettava alla vostra regione l’organizzazione della prossima Conferenza nazionale, ma i tagli alle spese non ce l’hanno permesso. Mi sentivo in debito con la vostra importante realtà, perciò ho voluto partecipare a questi lavori, unica occasione tra le conferenze regionali”. Poi parole di incoraggiamento: “Il governo non vuole creare nuovi intoppi burocratici, semmai si deve facilitare il rapporto con gli strumenti offerti dalle leggi esistenti. Il futuro è fatto di un welfare sempre più regionalizzato, per un moderno sistema realmente al servizio dei cittadini. Occorrono interventi mirati e non contributi a pioggia, peraltro mai richiesti dai volontari: di questo vi do atto”. Intanto si aprono le porte delle scuole sarde. In autunno sono previste due grandi manifestazioni nelle medie superiori delle province di Cagliari e Sassari. Nel 2001, i cinque camper della Carovana della solidarietà “Hajò” hanno toccato 254 centri della Sardegna e incontrato 220 Consigli comunali, per promuovere l’educazione al volontariato. IL MESSAGGERO SARDO 12 OTTOBRE 2002 D epositari di un sapere antico, i maestri coltellinai della Sardegna sono oggi una ristretta cerchia di artigiani gelosa e consapevole del valore delle proprie creazioni. In La dinamica economica di un sapere locale. La coltelleria di Sardegna (AM&D Edizioni, euro 25,00 pagine 168) l’economista Antonio Sassu, attuale presidente del Banco di Sardegna, analizza un settore della produzione sarda poco studiato ma dalle grandi potenzialità sia dal punto di vista economico sia da quello dell’immagine dell’isola nel mondo. Pur avendo un impianto prettamente economico il saggio di Sassu dà conto anche della storia della coltelleria sarda e italiana, nella sezione affidata alla giovane studiosa Antonella Scalas, e dell’ambiente socio istituzionale nel quale operano i coltellinai sardi nel capitolo scritto da un altro allievo di Sassu, Simone Atzeni. Il libro si avvale inoltre di una nutrita sezione iconografica che illustra efficacemente la grande varietà di coltelli sardi e i diversi processi e tecniche di produzione. Emerge così un quadro del passato, del presente ma anche di quello che potrà essere il futuro di un comparto (la cui produzione ha un valore stimato intorno ai 3 miliardi di lire) finora rimasto legato a forme, sebbene alte, di artigianato. E che rischia di non riuscire più a tramandare il proprio knowhow mentre avrebbe tutte le caratteristiche per diventare una vera epropria industria. Secondo l’indagine condotta gli odierni produttori di coltelli tradizionali sono nell’isola 22 ai quali vanno aggiunti altri 166 non ufficiali, hobbisti che comunque hanno una loro committenza spesso costituita da facoltosi collezionisti. Si tratta in entrambi i casi di piccole imprese con pochi addetti, più spesso individuali, sparse in alcuni centri dell’isola come Pattada, Arbus, Guspini e Santulussurgiu. Centri nei quali l’arte della coltelleria è stata tramandata di padre in figlio secondo tecniche ormai scomparse nel resto del mondo o dove la produzione del coltello è sorta solo dagli anni Settanta proprio per rispondere alle esigenze di una clientela diversa da quella tradizionale. Se infatti fino a pochi decenni orsono la produzione andava a soddisfare una domanda locale legata all’uso quotidiano che del coltello si faceva in una società agro pastorale, oggi l’offerta è rivolta principalmente al settore del turismo e al collezionismo. Ma la domanda di un oggetto che ormai può essere prodotto con tecniche industriali senza perdere troppo delle sue caratteristiche migliori è, secondo Sassu, potenzialmente molto più ampia. Lo dimostra anche il fatto che alcuni produttori italiani, in particolar modo toscani, si sono appropriati del marchio “Pattada” e fabbricano industrialmente, per poi vendere a prezzi sensibilmente più bassi, coltelli che gli acquirenti sono convinti vengano realizzati in Sardegna. La conclusione e il suggerimento dell’autore è perciò quello di non abbandonare la nicchia di mercato medio alta ma di ampliare il target attraverso una produzione industriale realizzata entro i confini dell’isola. Una strategia che porterebbe fra l’altro alla creazione di nuovi e numerosi posti di lavoro. A tale intrapresa, sottolinea, Sassu devono però collaborare le istituzioni politiche con la creazione di un marchio “Doc” per il coltel- CULTURA Realizzato dall'economista Antonio Sassu Presidente del Banco di Sardegna. Le potenziali risorse di un'antica attività UNO STUDIO SCIENTIFICO SULLA PRODUZIONE DI COLTELLI SARDI di Eugenia Da Bove lo sardo e quelle creditizie con un supporto economico alle nuove imprese che decidessero di affacciarsi sul mercato. Un mercato che sarebbe ampio e internazionale e che darebbe nuovo smalto all’immagine e all’economia dell’isola. In occasione della presentazione del volume La dinamica economica di un sapere locale. La coltelleria di Sardegna (AM&D Edizioni, euro 25,00 pagine 168) abbiamo rivolto alcune domande all’autore, Antonio Sassu, professore ordinario di politica economica presso l’Università di Ca- gliari e attuale presidente del Banco di Sardegna. Come nasce l’idea di dedicare uno studio a un argomento così specifico come quello della coltelleria? «Da almeno cinque anni mi occupo di problemi relativi ai saperi locali. Infatti sono coordinatore di un progetto di ricerca finanziato dal ministero dell’Università a cui partecipano diverse università del Meridione. Si tratta di un progetto che ha come obiettivo lo studio e la valorizzazione dei saperi locali. Per quanto ri- guarda la Sardegna ci siamo occupati del pane, del miele, dei tessuti, dell’olio, del cuoio, cioè di tutti quei settori in cui abbiamo un’attività produttiva fortemente identitaria. Nel corso di questi studi ci siamo resi conto che il settore della produzione dei coltelli aveva la consistenza per essere studiata. In Sardegna esiste un grande numero di imprese che producono coltelli ma, mentre la produzione italiana del coltello si è saputa trasformare inserendo molti elementi tecnologici nuovi, gran parte dei produttori sardi CONCLUSO A OZIERI IL CORSO PER ALLIEVI DEL CANTO A CHITARRA di Gerolamo Squintu D opo cinque intensi mesi di lavoro si è con cluso nel Centro culturale San Francesco di Ozieri il primo corso svolto a livello regionale sulla valorizzazione ed il rilancio in grande stile del canto sardo a chitarra. L’impegno della amministrazione comunale ozierese ed in particolare dell’assessore alla cultura signora Franca Cossu è stato premiato dagli ottimi risultati conseguiti in ciò favoriti anche dalla grande passione, competenza ed entusiasmo dei docenti, i notissimi cantadores Franco e Gianni Denanni, Salvatorangelo Salis, Franco Dessena, Franco Demuru , Daniele Giallara e del chitarrista Nino Manca; tutti facenti parte della cooperativa Bemintinde. Così venerdì 5 aprile, sul palco del Teatro Civico di Ozieri si sono potuti presentare gli allievi Walter Bittau (11 anni) e Gianpaolo Saba (entrambi di Ozieri, 17 anni appena compiuti ed i poco più anziani Costantino Piga (Sassari), Salvatore Spanu (Pozzomaggiore), Battista Murgia (Tula), Giovanni Tedde (Ardara), Gianni Salaris e Salvatore Camboni (Ozieri). Nella interpretazione dei vari stili e tecniche di canto essi sono stati accompagnati alla chitarra oltre che dal “maestro” Nino Manca dall’allievo Andrea Satta(Tula), che ha suonato all’“antica” e cioé senza l’uso del pennino. La sala era gremitissima ed il pubblico si è scatenato spesso in manifestazioni di tifo da stadio, segno che il canto sardo ad Ozieri, culla fra l’altro di numerose importanti espressioni culturali fra cui il tradizionale “Usignolo della Sardegna” e gli affermati Premio Letterario Ozieri e “Premio Logudoro di poesia in rima ed a tema imposto”, così come è stato rilevato dal brillante conduttore della riuscitissima serata il prof. Giovanni Perria, è sempre nell’interesse della gente che ha mostrato di aver “fame” di spettacoli simili. Per le premiazioni, sul palco, sono saliti il sindaco di Ozieri Dr. Vanni Fadda, l’assessore regionale alla cultura on. Beniamino Scarpa, la signora Franca Cossu ed il presidente della Cooperativa Remintinde Franceschino Dettori. Tutti hanno rilevato la importanza e la necessità di prosegui- re nella linea dell’approfondimento del perfezionamento affinché questi ed anche altri giovani sardi possano meglio impadronirsi delle varie tecniche, dal canto in re o a s’otieresa, ai muttos, a sa nuaresa, a sa corsicana, a sa tempiesina, a bogh’e carru, e così via. «Certo in questi mesi tanto si è fatto e già l’esser riusciti ad aver invogliato i ragazzi ad impegnarsi fattivamente in questo affascinante settore della cultura musicale isolana forse è la più viva espressione delle nostre più originali radici, è già per noi assai gratificante» hanno detto Giovanni Perria, Nino Manca e Gianni Denanni. Essi pertanto hanno richiesto ai programmatori regionali e locali ancora uno sforzo per proseguire in questa direzione, organizzando altri corsi di formazione, ampliando se possibile l’offerta e sostenendo magari i giovani nelle loro trasferte consentendo anche ai nostri fratelli residenti nella penisola o all’estero di poter godere della presenza fra loro dei nuovi cantanti, magari con al fianco i più affermati loro colleghi. ha mantenuto una produzione tradizionale». L’indicazione fondamentale che emerge dal suo studio sulla coltelleria sarda è sostanzialmente quella che si tratti di una produzione suscettibile di espandersi verso un target medio basso. Lei lo crede davvero possibile sia come economista che come uomo di banca? «Molti dei coltelli che vengono venduti in Sardegna sono realizzati fuori dall’isola e hanno un prezzo che si aggira sui 25-50 euro, mentre il coltello prodotto in Sardegna ha prezzi sensibilmente più alti anche perché è realizzato in maniera diversa. Questa produzione che ha prezzi medio bassi e che si rivolge a una fascia più ampia di acquirenti potremmo farla noi o altrimenti questi coltelli verranno comunque offerti e venduti in Sardegna. Si tratta insomma di un prodotto che ha un mercato che oggi viene occupato da produttori non sardi: ecco, credo che sia possibile che i sardi si sostituiscano a questi. E dato che la Sardegna ha un’ottima reputazione in questo campo credo che sia possibile vendere anche fuori dell’isola facendo concorrenza direttamente agli altri con questo tipo di produzione». Lei sostiene anche la necessità di un supporto a questo settore da parte di Regione e istituti di credito. «Se vogliamo creare un distretto industriale di questo tipo si tratta di supporti necessari per fare emergere quel consistente numero di “hobbisti” - ne abbiamo contati 166- che porterebbe il settore a circa 200 aziende: neanche i produttori di pecorino sardo sono tanti». Una domanda più generale sull’economia sarda e sui saperi locali: perché la Sardegna che ha tante produzioni di qualità, che lei stesso ha già citato, e anche un patrimonio ambientale e archeologico unico al mondo, non riesce ad avere un decollo e uno sviluppo economico reale basato su queste sue peculiarità? «Indicherei due elementi: uno è la mancanza di conoscenze adeguate, cioè la mancanza di una evoluzione delle conoscenze, ovvero un’arretratezza delle tecnologie. Oggi ad esempio i produttori di pane carasau, che fino a vent’anni veniva fatto a mano con il forno a fuoco, producono un pane altrettanto buono con un processo in parte meccanizzato. Oltre a non perdere in qualità questo pane può quindi essere prodotto in grandi quantità e a costi più bassi cioè, come dicono gli economisti, con grandi economie di scala. In questo caso le macchine sostituiscono la manodopera che è molto costosa e ha una produttività più bassa. Come dimostra questo esempio, utilizzando una tecnica produttiva più avanzata si possono fare notevoli progressi. Ecco perché lo sviluppo locale non è andato particolarmente avanti. Ma vi è anche un problema di fiducia e di sicurezza in certe zone, perlopiù interne, dell’isola dove la criminalità è più diffusa e dove la diffidenza e la paura hanno finora impedito un vero e proprio sviluppo economico. D’altra parte ci sono dei segnali che inducono all’ottimismo: oggi si avverte una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni pubbliche a questi problemi e, inoltre, i giovani che vanno a studiare e a lavorare fuori dell’isola quando ritornano portano nuove conoscenze e nuova voglia di fare. Insomma esistono fondate speranze che le cose possano cambiare». IL MESSAGGERO SARDO 13 OTTOBRE 2002 – “Ciao, piacere, mi chiamo Telemaco Bundone, sono della Federazione tedesca” – “Piacere, sono Sandro Mameli, del Belgio” – “Simone, benn’inoche!, Ti presento Simone Pisano, della FASI”. È così che ricordo il mio incontro con due delegati giovani delle Federazioni dei Circoli Sardi nel Mondo, era metà Maggio del 2000. Tutti a Berlino per incontrare il nuovo Assessore Matteo Luridiana! Era la mia prima esperienza all’Estero in quanto membro di un direttivo della Federazione dei Circoli sardi in Belgio. Erano presenti tutti i Presidenti delle Federazioni e i delegati giovani. C’era molta tensione, non solo perché si cercava di capire di che pasta era fatto questo nuovo interlocutore politico (due anni dopo, posso dire che ha un pregio che pochi politici hanno : sa ascoltare), ma anche perché era palpabile in tutte le discussioni la necessità di un cambiamento, di ‘fare qualcosa’ per far uscire le strutture dell’Emigrazione da una serie di rapporti di forza sedimentati che non portavano a nulla di buono. È stata l’occasione di ascoltare, di capire quanto diversificato ed eterogeneo era il concetto ‘Emigrazione’. Da questa presa di coscienza ho definito la mia ‘visione’ dell’Emigrazione, ed in particolare del ruolo dei Circoli e delle Federazioni. Una visione che ha trovato un riscontro positivo nella mia Federazione, che ha deciso di affidarmi l’incarico di presidente un anno fa, il 23 giugno 2002. Circoli forti, autonomi, responsabilizzati e che rispondano alle necessità ed aspirazioni delle proprie comunità, ma soprattutto che trovino il giusto equilibrio tra passato e futuro. Federazioni garanti del buon funzionamento dei Circoli e del collegamento con la Regione, fonti di idee e sempre più attori nei paesi di residenza. Ma torniamo a Berlino, e a Telemaco e Simone, oggi rispettivamente Presidente della Federazione dei Circoli Sardi in Germania e Vicepresidente della FASI. Che cambiamenti! La prima esperienza all’Estero, e la prima notte senza dormire. Tante cose da dirsi, tante idee, frustrazioni, progetti, storie de condividere. Assieme agli altri delegati, tra cui la Presidente del Circolo di Lausanne, Francesca Fais, abbiamo subito capito una cosa: il nostro futuro in quanto giovani sardi all’Estero sta nei circoli, non al di fuori. Sarà dura, talvolta scoraggiante, ma questo è il prezzo da pagare per chi vede nell’azione sociale e culturale un modo di conoscersi meglio, di capire da dove viene per meglio andare avanti. La nostra sacrosanta identità sarda! A noi giovani sardi, per la maggior parte nati all’Estero, nessuno può dettarci come e con quale intensità la dobbiamo sentire, coltivare, trasmettere. Siamo sardi, sardi dentro, e con la pazienza riusciremo a farlo capire a chi ha vissuto sulla propria pelle l’avventura, spesso drammatica dell’emigrazione. Ma non esiste un conflitto di generazione, esiste solo un momento di passaggio, un momento di dialogo a viso aperto. In questa occasione, anche su sollecitazione dell’Assessore, abbiamo gettato le basi di un progetto per realizzare un Congresso mondiale dei giovani. La critica principale rivolta alle se- EMIGRAZIONE Perché un giovane crede nel circolo? La risposta di Sandro Mameli presidente della Federazione dei circoli sardi in Belgio. L'impulso dall'incontro di Berlino con altri giovani dirigenti Sandro Mameli UN NUOVO IMPEGNO PER ONORARE IL DEBITO VERSO I PADRI EMIGRATI Antonio Marredda (in piedi) interviene a un congresso degli emigrati sardi in Belgio zioni giovanili è quella della continuità. Chi si ricorda l’incontro del 1999 a Mar del Plata in Argentina (dove non ero presente) sa benissimo che l’ormai defunto GISAM (giovani Sardi nel Mondo) non ha avuto nessun seguito concreto. Cosa pensare? Giovani di poca sostanza? Direi proprio di no. In seguito all’incontro di Berlino, i giovani presenti hanno dato la prova che non erano pecore smarrite, si sono rivelati pastori agguerriti che purtroppo si sono confrontati con Sardi sordi, e non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Creazione di una mailing list, lavoro via internet, riunioni telefoniche hanno portato nel giro di sei mesi a presentare all’Assessorato al Lavoro un progetto concreto, reale e realizzabile di Congresso Mondiale dei Giovani ANTONIO MARREDDA ACCLAMATO PRESIDENTE ONORARIO DELLA FEDERAZIONE BELGA L a Federazione dei Circoli Sardi in Belgio ha conferito ad Antonio Marredda, una delle figure storiche dell’Emigrazione sarda in Belgio, il titolo di Presidente Onorario. Questa iniziativa, voluta in primo luogo dal giovane presidente della Federazione, Sandro Mameli, è soprattutto un segno di incoraggiamento per tiu Marredda, che per motivi di salute non ha potuto proseguire il suo impegno, lungo di 35 anni, in seno al suo Circolo ed alla Federazione. Antonio Marredda, originario di Benetutti, ha iniziato il suo impegno sociale in seno alle ACLI, per poi costituire insieme ad altri il Circolo dei Sardi del Borinage, nel 1966. La creazione del sodalizio è avvenuta in uno spirito di collaborazione con le altre comunità italiane e con il Consolato, ed era ben più che un punto di ritrovo nostalgico. Nella logica politica dei ‘blocchi’ che animava gli Italiani all’epoca, si voleva un foro di discussione culturale e politica, nonché un punto di riferimento per servizi sociali. L’esperienza di Marredda in seno alle ACLI ed il suo ruolo di corrispondente consolare gli permetteva di decentralizzare i servizi sociali in seno al circolo, offrendo la possibilità ai soci di sistemare numerosissime ‘pratiche’, dal passaporto al biglietto per la nave, e rispondendo cosi alle prime necessità della comunità sarda del Borinage (zona mineraria del sud del Belgio). E con il sorriso e lo sguardo di chi è cosciente di aver svolto un lavoro utile, ci racconta alcuni aneddoti per aiutare famiglie a disagio o per far capire alla Regione Sardegna la realtà dei suoi emigrati in Belgio e soprattutto nel Borinage. Ma già allora - ricorda Marredda - il Circolo era una vetrina della Sardegna, e numerosi erano i Belgi desiderosi di scoprire la nostra Isola, oggetto di un orgoglio che incuriosiva i nostri ospiti. Anche a loro erano offerti servizi di biglietteria ed informazioni turistiche sull’Isola. Certo, la salute non permette ancora al Presidente Onorario di impegnarsi quanto lo vorrebbe, ma Tiu Marredda ha le idee chiare, vuole rimanere informato e la sua visione dell’Emigrazione è impregnata di una modernità che può essere un punto di riferimento per le nuove generazioni di quadri dirigenti nei circoli. E in questo senso si è complimentato per l’elezione del giovane Presidente della Federazione, Sandro Mameli, e lo ha incoraggiato nel suo impegno. Per Marredda la Federazione ha saputo compiere un passo importante per non ghettizzare i giovani e sfruttare al meglio le capacità delle nuove generazioni. Sardi, da tenersi a Cagliari nel 2001. Era inclusa nel progetto una serie di incontri con le realtà giovanili della Sardegna, con le Istituzioni politiche e con operatori commerciali per sponsorizzare l’evento. Una bozza di statuto di un comitato permanente dei Giovani Sardi Nel Mondo era stata dibattuta per un Week-end a Zurigo, a metà Ottobre del 2000, al fine di dare continuità a queste iniziative. Ne eravamo orgogliosi perché rappresentava il frutto di una sardità tutta nostra. E orgogliosi lo siamo ancora perché questo progetto andrà avanti, altrimenti si verificherà solo il fallimento della politica regionale nei confronti dell’Emigrazione. Ma in tutto questo ci sono dei punti positivi, e voglio insistere sulla necessità di questi incontri, perché la creazione di legami forti a livello giovanile permette oggi di concepire a livello internazionale una maggior cooperazione tra le Federazioni. E questo è un punto di forza sul quale oggi più che mai dobbiamo focalizzarci nel dibattito con la Regione Sardegna, che per troppi anni ha trovato nella litigiosità dei Sardi nel Mondo il suo più forte alleato per imporre dall’alto una visione riduttrice del suo ruolo e soprattutto delle sue responsabilità nei nostri confronti. Sono convinto che spetta a noi giovani sfruttare questi spazi per rafforzare la nostra collaborazione. Essere giovane socio di un Circolo vuol dire anche impegnarsi in questo processo di comunicazione e di collaborazione. Perché credo nei circoli? Perché credo nelle strutture dell’Emigrazione? Perché passo i miei week-end sui treni per andare nei Circoli? Mio padre, obiettivamente più sardo di me (?), non lo capisce nemmeno, mi dà del testardo che non vuol prendere la patente. Ma so che è orgoglioso di me, so che ripensa alle serate passate con la televisione spenta, a raccontarci com’era la vita laggiù, ad Ussana. E so che si ricorda che questo suo figlio gli chiedeva mille volte di raccontare le sue avventure al fiume, e anche se ne conosceva la fine, rideva come la prima volta. La solidarietà tra le generazioni non sempre si manifesta in modo plateale, ma c’è, e ne dobbiamo essere coscienti quando rivendichiamo più spazio. Abbiamo un debito verso chi se n’è andato per offrirci un futuro migliore, ma anche verso chi non conosce oggi in Sardegna le stesse opportunità di crescita personale, perché trovare un lavoro è duro, perché il mondo, più che globalizzarsi, è in verità un insieme di mondi che entrano ormai in collisione. E spetta ad ognuno di noi trarne i vantaggi. Ma non possiamo ignorare le difficoltà di chi non ha gli strumenti per sfruttare questo fenomeno e di chi oggi si deve confrontare con un altro fenomeno ben noto a noi dell’Emigrazione : la crisi d’identità. È in questo contesto che voglio lanciare un appello a tutti i giovani sardi nel mondo e nell’Isola. Non aspettate! Il futuro della Sardegna si decide oggi. E dall’esperienza dell’incontro che si può capire meglio chi siamo e che cosa vogliamo fare. Sandro Mameli Presidente della Federazione dei Circoli sardi in Belgio IL MESSAGGERO SARDO 14 OTTOBRE 2002 I l “Messaggero di Sant’Antonio”, il giornale più attento ai mutamenti sociali (e non solo religiosi) delle comunità emigrate, ha promosso un interessante e intenso convegno sul tema “Associazionismo e Intercultura” che si è tenuto a Padova, nel Chiostro della Magnolia della Basilica del Santo, il 28 settembre. Il convegno, organizzato dal Sodalizio Abruzzese Molisano di Padova in collaborazione con il Circolo culturale sardo “Eleonora d’Arborea”, ha posto al centro del confronto tra studiosi e rappresentanti delle istituzioni, il ruolo delle associazioni. Si sono confrontate esperienze e proposte ed è stata confermata la tesi che il patrimonio di cultura e di identità di ciascuna comunità, se fatto interagire nel rispetto dei valori e delle reciproche tradizioni, rappresenta un arricchimento anche per le comunità di accoglienza. Al convegno, magistralmente coordinato da padre Luciano Segafreddo, inesauribile e instancabile direttore del “Messaggero di Sant’Antonio”, edizione italiana per l’estero, sono intervenuti tra gli altri due assessori della Regione Veneto, Antonio De Poli, delle Politiche Sociali, e Raffaele Zanon, dell’ Emigrazione, il segretario generale del Consiglio Nazionale degli Italiani all’Estero, Franco Narducci, il sociologo Sabino Acquaviva, il vicedirettore del Gazzettino, Edoardo Pittalis, “emigrato” da oltre 20 anni in Veneto ma sempre profondamente attaccato alla sua Sardegna, che ha moderato magistralmente una tavola rotonda sui problemi e le prospettive dell’ associazionismo in Italia e nel Mondo di fronte al cambio generazionale e alle “nuove famiglie”, al quale hanno partecipato il coordinatore della Fasi per il Nord Est, Gian Vittorio Masala, la presidente del circolo “E. D’Arborea”, Serafina Mascia, il presidente onorario del Sodalizio Abruzzese Molisano, Adriano Ciccotosto, Anita Correli, una giovane dirigente del circolo sardo, e Gianni Tosin esperto di problemi degli emigrati della Terza Età. I rappresentanti della Regione Sardegna che avrebbero dovuto partecipare alla tavola rotonda su come Regioni e Comuni rispondono alle attese delle associazioni, sono stati bloccati - così come altri ospiti - dallo sciopero dei controllori di volo che ha paralizzato il traffico aereo e non hanno potuto raggiungere per tempo Padova. Dal dibattito coordinato da padre Segafreddo sono emerse esperienze e testimonianze confortanti per il futuro dell’associazionismo. Particolar- Le sorelle Elisa e Anita Curreli EMIGRAZIONE Importanti indicazioni da un convegno organizzato nella Basilica del Santo a Padova dal Messaggero di S. Antonio con la partecipazione del circolo sardo e del sodalizio abruzzese e molisano l’assessore ha sottolineato l’esigenza di dare un ruolo ai giovani nell’ associazionismo. Ha concluso annunciando le iniziative dei giovani veneti a favore degli anziani d’Argentina. Franco Narducci ha ricordato a tutti che l’ ”emigrazione è frutto di condizioni disperate”, e che i flussi si dirigono dove ci sono opportunità di lavoro, “per svolgere mansioni che altri non vogliono svolgere”. Padre Segafreddo, Armando Traini e Sabino Acquaviva IL RUOLO DELL'ASSOCIAZIONISMO PER FAVORIRE L'INSERIMENTO E L'INTEGRAZIONE DEGLI EMIGRATI Servizio e foto dell'inviato Gianni De Candia mente apprezzata l’opera della Regione sarda che tra le prime, fin dagli anni Sessanta – come ha ricordato Gianni De Candia, presidente della cooperativa di giornalisti che da circa 30 anni realizza “Il Messaggero Sardo”, mensile che tiene unita e in contatto la comunità sarda sparsa in ogni angolo del mondo – ha varato una politica di interventi a favore dell’emigrazione. Politica e interventi che in questi anni hanno subito modifiche e integrazioni, per rispondere alle esigenze mutate dei sardi fuori dall’Isola, ma che restano ancora fondamentali per tenere vivi i rapporti con i discendenti delle centinaia di migliaia di sardi emigrati. Anche se oggi ci sono regioni che destinano più risorse a sostegno dell’emigrazione, la Sardegna è tra le più organizzate e strutturate. La organizzazione dei suoi circoli e presa ad esempio dai rappresentanti delle altre comunità. Aprendo il convegno Armando Traini, presidente del Sodalizio Abruzzese Molisano di Padova, ha rimarcato che solo dall’ associazionismo e dell’ intercultura potranno venire i buoni frutti per la valorizzazione di quell’ esperienza straordinaria che è l’ emigrazione, coinvolgendo vecchie e nuove generazioni in un processo evolutivo e di integrazione ricco di creatività e di benessere. L’ assessore alla Cultura del comune di Padova, Giorgio Castellani, ha espresso apprezzamento e gratitudine per tutto quello che “sardi, abruzzesi e molisani hanno fatto per la nostra città”. Gente che pur essendo da considerare padovana a tutti gli effetti “conserva immutato l’amore per la propria terra e per la propria cultura”, e ha sottolineato che “Padova ha ricevuto molti benefici da queste presenze”. Nel suo intervento Sabino Acquaviva ha posto l’ accento sul fatto che sta nascendo una nuova civiltà, ha parlato della crisi demografica dell’ Occidente e ha riaffermato che “avremo bisogno sempre più di emigrati”. Acquaviva ha allargato l’orizzonte del suo intervento al fatto che con la evoluzione degli Stati Nazione e con la nascita dell’Unione Europea, stanno riemergendo le culture regionali. “Bisogna aiutare le realtà regionali a salvarsi”, sul modello della Catalogna, che ha ricuperato la sua lingua. Per il sociologo gli Stati Uniti d’Europa sono il “nostro grande futuro”, ma - ha avvertito – anche la riscoperta e la valorizzazione delle culture regionali è una grande modernizzazione”. L’ assessore De Poli ha invitato a rivisitare ciò che è successo dal dopoguerra a oggi per capire cosa sta succedendo e cosa potrà ancora accadere in questi fenomeni sociali. Ha ricordato gli interventi della Regione a sostegno dell’ associazionismo, considerato lo strumento più efficace per l’integrazione e per evitare le discriminazioni. Raffaele Zanon è stato ancor più esplicito. “I popoli – ha detto - non si fermano. Le migrazioni ci sono sempre state e continueranno a esserci”. Dopo aver sostenuto che il futuro è l’Europa delle culture, TAVOLA ROTONDA La Tavola rotonda, introdotta da Edoardo Pittalis (pubblichiamo a parte il suo intervento), ha messo a confronto esperienze diverse. Gian Vittorio Masala ha spiegato che la Regione sarda riconosce i circoli e li sostiene nelle loro attività. Ha raccontato che il flusso più massiccio dalla Sardegna risale al periodo 1950-70 e concise con la crisi delle miniere e delle campagne, ma ha evidenziato che esiste anche un’emigrazione intellettuale. “La Sardegna - ha detto – resta sempre la terra d’origine e di riferimento culturale anche se con il passare del tempo anche i sardi si integrano nelle nuove realtà”. Masala ha riconosciuto che la classe politica sarda ha favorito la costituzione dei circoli e ha spiegato che ora la Regione si aspetta che i sardi emigrati apportino nell’Isola i loro patrimoni di con conoscenze e esperienze. Adriano Ciccotosto, un ex preside, ha posto l’accento sul problema scolastico e sulla tutela delle identità perché ci sia integrazione ma mai assimilazione. Serafina Mascia ha parlato della collaborazione tra le associazioni come occasione per mettere a confronto le diverse esperienze. Ha poi posto l’ accento sul ruolo della famiglia e della donna per favorire l’integrazione. I circoli – ha concluso – sono nati come luoghi di rifugio e di difesa ora invece abbiamo obiettivi nuovi e importanti, primo fra tutti la salvaguardia e la promozione della cultura e dei valori d’origine. Anita Curreli, unica voce giovane, ha ricordato che per il sardo “il mare segna una linea di demarcazione netta”. Ha poi ripercorso le tappe della sua presa di contatto con il circolo e ha valutato positivamente l’esperienza fatta in occasione di alcune iniziative della Regione sarda che ha favorito il contatto con altri giovani provenienti da realtà diverse, come positivo è stato il giudizio sui corsi di formazione per dirigenti di circoli fatti per i giovani. “Le nostre associazioni - ha detto – sono punti di incontro per i giovani perché portatori del senso di apparte- Adriano Ciccotosto, Edoardo Pittalis, Gianvittorio Masala, Serafina, Gianni Tosin IL MESSAGGERO SARDO 15 OTTOBRE 2002 nenza e di identità”. Ha poi spiegato che per mantenere in collegamento la comunità sarda nel mondo oltre a internet c’è “Il Messaggero Sardo” che si occupa di veicolare e far circolare le nostre iniziative. Anita Correli ha quindi raccontato una sua esperienza che l’ ha messa in contatto con bambini figli di immigrati. “Io non posso fare a meno di dire a tutti che sono sarda, pur essendomi realizzata e integrata in Veneto, perché la mia famiglia mi ha fatto sentire forte il senso dell’appartenenza, molti di quei bambini invece non hanno avuto racconti e non hanno memoria”. Ha concluso gli interventi Gianni Tosin che si è soffermato sui problemi della Terza età e delle iniziative per favorire questo tipo di associazionismo. CONCLUSIONI Una delle caratteristiche dell’attività delle associazioni – ha detto padre Segafreddo concludendo il convegno – è di essere espressione della loro terra d’ origine. Il territorio - vale a dire le Regioni, i Comuni e le Province - è lo spazio privilegiato per rapporti di collaborazione, d’interscambio e M io nonno paterno Giovanni Maria emigrò in Argentina nel 1910. Dal suo paese, Cossoine, partirono in otto, avevano meno di vent’anni. Alcuni si sono sposati laggiù, hanno avuto figli e nipoti tra Rosario e Santa Fè. Cossoine è un paesino dell’interno, distante cinquanta chilometri da Sassari, una strada tortuosa che richiedeva allora molte ore di viaggio a cavallo. Non c’è mai stato un treno per Cossoine, la corriera è venuta dopo l’ultima guerra. Il nonno partì povero e rimpatriò povero nel 1915, quando si arruolò per combattere una guerra, talmente enorme e tragica da passare alla storia come la Grande Guerra. Era lanciafiamme del 151° reggimento fanteria della Brigata Sassari, è stato sulle trincee dell’Altopiano e poi in quelle del Carso. Il suo tenente era Emilio Lussu. L’intero fronte era nel Nordest dell’Italia, la città nella quale si svolge questo convegno sull’immigrazione, Padova, era allora presidio militare. Di più: dopo la rotta di Caporetto, divenne “capitale militare”, sede del Comando e residenza del re. Il nonno raccontava che gli anni da emigrante erano stati terribili come quelli in trincea. Nel lavoro e in guerra il senso della vita era precario. Quando il piroscafo che li portava in Argentina fu in vista delle coste, dove il Rio della Plata si getta nell’Atlantico, il comandante diede ordine di calare in mare le barche con i passeggeri irregolari, per farli sbarcare fuori dal controllo delle autorità. Ieri come oggi li chiamavano clandestini. Su quelle barche c’erano sardi, calabresi, campani, veneti. Molti erano nati nei villaggi dell’interno e non avevano mai visto il mare, pochissimi sapevano nuotare, qualcuno morì annegato alle prime ondate, trascinandosi sul di iniziative che le associazioni possono instaurare nel campo sociale, economico e culturale. Divengono così protagoniste di un processo d’attiva integrazione, trasformando il territonio in una “casa comune” dove persone provenienti da diverse regioni e città imparano a convivere e a relazionarsi. La sfida dell’ integrazione in un nuovo territorio con culture e tradizioni diverse – ha sottolineato padre Segafreddo - si supera nel riispetto e nella reciproca valorizzazione della propria identità. Le differenze culturali diventano motivo di reciproci arricchimenti. Le associazioni oggi sono chiamate non a difendere i loro privilegi e le loro conquiste ma a divenire dei “laboratori d’idee”, di cultura al dialogo e all’incontro. Sono spinte a porsi in rete, con la ricchezza della propria identità, cercando di ritrovare al fondo della loro storia e delle loro tradizioni radici e valori che legano insieme, che promuovano una cultura dell’ incontro. In tal modo, da ogni esperienza associazionistica se ne esce, nella maggioranza del casi, arricchiti. Con questo convegno – ha detto - abbiamo voluto suggerire alcuni obiettivi che l’associazionismo può oggi raggiungere. Innanzitutto quello di realizzare interscambi valorizzando anche i nuovi strumenti informatici della comunicazione; mantenere viva una fitta rete d’iniziative: formative, assistenziali e umanitarie, che Questa poesia è stata composta da Adriano Ciccotosto e ispirata dall'intervento di Anita Curreli Il mare da un oblò Là perduti nell'azzurro del cielo, con la tristezza dell'animo, con gli occhi che non vogliono vedere, con il cuore vicino ai ricordi, con la malinconia del pensiero, che non vuole accettare il futuro è la vita amara del presente, sostenuto solo dallo spirito, con un solo pensiero: «andare per ritornare», ma poi? È cercare un'altra patria, senza dimenticare la propria. possono avere sviluppo anche nella promozione del turismo culturale e sociale, nel mondo dell’ economia e dell’ imprenditorialità; promuovere incontri e rapporti che rilancino l’offerta del patrimoni storici delle regioni e delle città italiane come valore aggiunto alle bellezze naturali e artistiche che già caratterizzano l’Italia nel mondo, richiamare all’attenzione dell’opinione pubblica i grandi temi e le attese delle comunità itallane all’estero: quali i valori della lingua, della cultura italiana e delle tradizioni legate alle nostre regioni, le richieste nel settori della formazione, dell’assistenza, della previdenza e dell’informazione di ritorno. Pensando all’epopea migratoria italiana, dagli ultimi decenni del 1800 fino al primi anni del secondo dopoguerra, emergono le immagini di folle di uomini e donne, obbligati a lasciare le loro case per trovare all’estero lavoro e migliori prospettive di vita per i loro figli. Ma queste milioni di persone, portarono nei vari Paesi europei e d’oltreoceano la loro laboriosità: costruirono EMIGRAZIONE PER AFFRONTARE IL PRESENTE NON DIMENTICARE LA LEZIONE DEL PASSATO fondo, con la valigia, gli ultimi ricordi della patria. Quel punto dell’Oceano è sicuramente bagnato anche dalle lacrime e dal sangue di molti italiani. Qualche tempo fa in televisione è stato trasmesso un film a puntate sulla vita di Joe Bonanno, “padrino” famoso della mafia newyorkese dagli anni Trenta ai Sessanta, arricchitosi col proibizionismo, amico del vecchio Kennedy. Bonanno e decine di siciliani entrarono clandestini negli Usa da Cuba, attraverso le paludi della Louisiana. Una volta nella laguna, il comandante del battello diede ordine che i clandestini venissero gettati in acqua: “Arrangiatevi”. Molti toccarono terra, qualcuno morì annegato. Davvero, emigrare per gli italiani dell’inizio del Novecento significava rischiare la vita, come quando saranno fanti in trincea. “Si sta/ come d’autunno/ sugli alberi/ le foglie”, scriveva il soldato Giuseppe Ungaretti in una trincea del Carso. Storie vecchie che assomigliano straordinariamente alla storia di questi mesi. Con una differenza: gli italiani di oggi spesso danno l’impressione di voler dimenticare ciò che sono stati, quasi vogliono scordare di essere stati poveri, emigranti, persino clandestini. L’emigrazione era allora la sola alternativa alla miseria in gran parte dell’Italia. Padova è oggi il cuore colto e agiato del ricco Nordest. Una città attenta alle trasformazioni e alle novi- Edoardo Pittalis, Anita Curreli, Serafina Mascia tà. A guardarlo adesso, sembra che il Veneto sia sempre stato così, ugualmente ricco, abbondante. Invece, cento anni fa era terra di emigranti, lo chiamavano la “Calabria del Nord”. Ci volevano quaranta giorni di nave a vapore per arrivare in America. “Merica”, dicevano gli emigranti veneti, e negli anni è stata la meta di milioni di veneti e di friulani. C’era miseria nera nei villaggi e nei paesi, la fame riduceva le speranze, la pellagra e la tubercolosi facevano il resto. Ogni piroscafo trasportava duemila persone per volta, due metri di spazio a testa, una latrina ogni venti passeggeri. Durante la navigazione si moriva di dissenteria, morbillo, scorbuto. Si moriva e si nasceva su quelle navi. Si spegnevano i sogni e si accendevano altri sogni. L’emigrazione era nel Veneto come al Sud la vera professione della maggioranza della popola- zione maschile. Le rimesse degli emigrati erano la sola fonte di reddito di molti paesi. Oggi si tende a dimenticare il passato. Ricordare “come eravamo” provoca in molti la voglia di rimozione. Così la lezione del passato non aiuta a capire il grande problema del presente: l’immigrazione. E’ un esodo quasi epocale dai Paesi più poveri, una marcia disordinata e colossale che può sconvolgere l’Europa intera. Certo occorrono regole, il più possibili comuni, ma prima bisogna sforzarsi di capire. L’Europa deve adottare una legislazione efficace che valga nel Canale di Sicilia e nello Stretto della Manica, sotto le coste spagnole e nelle isole della Grecia. Una legislazione che capisca i diritti umani e che sappia distinguere tra profughi e clandestini, tra disperati e criminali. Questo convegno padovano punta molto sulla parola “inter- strade, ferrovie, nuovi centri abitativi, oggi divenuti città. Trasmisero stilo di vita, patrimoni di memorie e di valori morali e religiosi; ebbero l’orgoglio e la capacità di indirizzare i loro figli allo studio, tanto che i loro discendenti sono divenuti protagonisti nelle scuole, nelle università, del centri di ricerca, nel mondo dell’imprenditoria e del commercio mondiale. Hanno costruito un’altra Italia che ora, nel processo di globalizzazione, non può perdere la sua identità e il suo ruolo. Edouard Glissant nel 1996 scriveva: “Nel panorama attuale del mondo, si pone un grande interrogativo: come essere se stessi senza chiudersi agli altri e come aprirsi agli altri senza perdere se stessi?”. Noi – ha concluso padre Segafreddo - viviamo in un mondo divenuto villaggio globale, dove possiamo esprimere la nostra identità soprattutto nelle espressioni quotidiane della nostra cultura e delle nostre relazioni; ma più si accelera il processo di globalizzazione, più abbiamo bisogno di rafforzare la nostra identità, il nostro senso di appartenenza. cultura” e si pone un obiettivo: scambiarsi le esperienze per arricchirsi e arricchire. Il sociologo veneto Ulderico Bernardi, uno degli studiosi più attenti dell’emigrazione a Nordest, ha coniato una fortunata definizione: “Chi scambia, cambia”. Gli incontri migliorano le società, le svecchiano, le preparano meglio al futuro, danno armi nuove per capire. La cosa peggiore che si possa fare è chiudersi agli altri. Sono stato chiamato a moderare una tavola rotonda che ha come tema il cambio generazionale all’interno dell’immigrazione. Dagli interventi sono emersi i ruoli della famiglia, della donna, dei giovani come interpreti della cultura della tolleranza, la sola che può arginare la deriva del razzismo. C’è spesso l’ignoranza alla base del rifiuto più volgare e umiliante degli altri. Come diceva Leonardo Sciascia: “C’è sempre un Sud più al Sud del Sud”. C’è sempre il pericolo del razzismo, spesso è nella nostra presunzione. Soprattutto è stato sottolineato il valore della memoria che collega il nostro passato al nostro presente. Tra quegli emigranti abbandonati nelle acque dell’Oceano o nelle paludi della Louisiana e gli immigrati abbandonati su vecchi canotti contro gli scogli della Sicilia c’è un legame molto più stretto di quanto sembri. C’è qualcosa di estremamente attuale che attraversa cento e più anni della storia di tutti. Se si spezza la memoria (che è fatta della nostra identità, ovunque ci troviamo, della nostra lingua, della nostra tradizione), si spezza la storia stessa. A quel punto davvero sarà come se non ci fossimo, come se non fossimo mai esistiti. Nel prossimo numero il servizio sulla «Settimana sarda» a MestreVenezia IL MESSAGGERO SARDO 16 OTTOBRE 2002 Un quintale di torrone che Mario Crobe di Buddusò aveva portato per la degustazione nella Place du marché di Renens è scomparso dal bancone nel giro di poco tempo con gli svizzeri in fila ad assaggiare quel dolce tanto gustoso fatto di miele e nocciole. In Svizzera, patria del cioccolato, il torrone è poco conosciuto e viene importato dalla Francia: ecco in parte spiegato il segreto di tanto successo, ma c’è da aggiungere che quel torrone andato a ruba era davvero buono e si squagliava in bocca. Sicuramente gli Svizzeri (e non solo loro!) se lo ricorderanno a lungo. Oltre che dal torrone l’interesse della grande folla presente sabato mattina nella piazza del mercato è stato catturato dai vini sardi, dai formaggi, dal pane, ma soprattutto hanno incuriosito la salsiccia e i prosciutti di capra e di pecora (per molti dei presenti una novità assoluta) offerti dall’ERSAT. Svizzeri presi per la gola, dunque - è il caso di dirlo - ma anche catturati dalle foto delle bellissime località della Sardegna e del suo mare, pubblicizzate dall’ ESIT, e interessati anche alle produzioni artigianali esposte da artisti del sughero, del granito e del legno, che operano a Buddusò, come Antonio Carta, Mastru Mimmiu e Mario Renzo Solinas, Giuseppe Satta, i fratelli Fumu e Francesco Fodde con i suoi violini. Dopo l’importante rassegna dello scorso anno a Ginevra, in occasione della “Vogue di Carouge”, quest’anno è stata Losanna ad organizzare una manifestazione per far conoscere ai Sardi-Svizzeri delle nuove generazioni, e ovviamente agli Italiani e agli Svizzeri, uno spaccato della nostra isola: oltre ai già citati prodotti alimentari, balli, canti, teatro dialettale, cultura e tradizioni della nostra terra. Il tutto racchiuso appunto in “4 Giorni con la Sardegna”, manifestazione che è stata il frutto della collaborazione tra la Federazione dei circoli Sardi in Svizzera e il circolo “Su Nuraghe” di Losanna, con il patrocinio della Regione Sardegna e dell’Assessorato del Lavoro e il contributo dei comuni di Buddusò, Mores e Oschiri, ma più in generale di tutta la comunità del Monte Acuto (rappresentata dalla sua Presidente, Maria Antonietta Mazzone) che ha partecipato attivamente alla riusci- EMIGRAZIONE Iniziativa della Federazione dei circoli sardi. Gli svizzeri impazziscono per il torrone. Esposizione di opere di artisti del legno e del granito. Anche l'assessore Luridiana alla festa del Circolo QUATTRO GIORNI CON LA SARDEGNA I SAPORI E I COLORI DELL'ISOLA ANIMANO IL CENTRO DI LOSANNA Servizi e foto di Antonello De Candia ta e al successo della manifestazione. L’apertura ufficiale, giovedì sera nella grande sala degli spettacoli di Renens, con il saluto di benvenuto a tutti gli ospiti da parte della giovane Presidente del circolo “Su Nuraghe”, Francesca Fais, cui è seguito l’intervento del rappresentante della Federazione dei Circoli sardi in Svizzera, Gigi Masia, il quale ha sottolineato l’importanza di queste manifestazioni. “Questo - ha detto - rappresenta il momento più importante del 2002 per la vita della nostra Associazione ,perché ufficializza il lavoro che i nostri Circoli svolgono da sempre. È risaputo che chi va all’Estero porta con sé cultura, costumi modi di vestire e di mangiare. Questo copioso bagaglio va con il tempo integrandosi nella società ospitante entrando gradatamente a farne parte significativa. Ed è quanto è accaduto in Svizzera. E i Sardi emigrati ha detto ancora Masia - rivendicano questo ruolo di interconnessione ,perché sono nella condizione più appropriata per farlo , ma hanno bisogno di interlocutori che diano risposte chiare e in tempi ragionevolmente rapidi”. Al sindaco di Renens, madame Anne Marie Depoisier , il compito di ricambiare e augurare la riuscita della manifestazione , alla quale ha dato entusiasta il suo contributo, concedendo spazi e strutture comunali . Renens è una cittadina di circa 20 mila abitanti ,un quartiere industriale di Lo- L'assessore del lavoro, Matteo Luridiana (al centro) durante la manifestazione sanna diventato comune autonomo negli anni ’60 .Ed è qui che la comunità sarda è la più numerosa per evidenti ragioni di lavoro. Al Console di Losanna, dottoressa Venerandi ,il compito di portare il saluto ufficiale dell’ambasciatore Lorenzo Ferrari e di sottolineare che “la Sardegna è una delle regioni più belle d’Italia. Io la conosco in parte - ha detto - e sono rimasta colpita dalle rocce imponenti della Gallura ,delle vere sculture della natura”. Il Console ha poi sottolineato anch’egli l’importanza di queste manifestazioni , di apertura verso l’esterno: avete capito lo spirito del futuro - ha concluso - che è quello appunto di mantenere la propria identità e nel contempo di aprirsi agli altri.” Dopo i saluti di rito, sul palco si sono alternati la fanfara “La clé d’argent” di Renens e il coro polifonico “Lachesos” di Mores, una formazione di 25 elementi, fondato nel 1978, che prende il nome dalla collina che sovrasta l’abitato. Il coro - presentato da Nino Virdis - sarà poi protagonista per tutta la manifestazione,che chiuderà con la messa cantata in sardo nella chiesetta di Renens. Un ricco buffet di prodotti sardi ha quindi consentito agli ospiti di far conoscenza e di familiarizzare e di scambiare impressioni e convenevoli. Per molti si è trattato di incontrare vecchi paesani, emigrati da tempo, com’è il caso di Salvatore Putzu di Oschiri, uno dei fondatori del circolo di Losanna, emigrato in Svizzera ormai da oltre 40 anni. “Sono ormai prossimo alla pensione - si è confidato – e pensavo di rientrare in Sardegna dove ho acquistato una casetta , ma mia moglie non ne vuole sentire e ha detto che lei rimane qui con i nipotini !” La seconda giornata è stata caratterizzata dalle rappresentazioni teatrali della compagnia “Sos amigos de Anna” (in origine “Sos amigos de su teatru oschiresu”),così ribattezzata in onore della loro maestra recentemente scomparsa, Anna Ogano. Una insegnante elementare - ha ricordato Chicca Seu, responsabile del gruppo - che per oltre 40 anni, anche dopo essere andata in pensione , ha voluto continuare a riunire i ragazzi del paese, trascorrendo con loro parte della giornata per insegnare, o meglio per non dimenticare, la lingua sarda e le tradizioni della nostra terra. Creata come associazione di volontariato nel 1997, la compagnia teatrale di Anna Ogano è composta quasi tutta da giovanissimi( e bravissimi ) attori che vogliono continuare nel loro impegno culturale per non far morire una tradizione che rischia di scomparire con le nuove generazioni. E le due rappresentazioni proposte - opera della scrittrice di origine oschirese, Nanda Palmas - hanno offerto uno spaccato di vita paesana, viva e stimolante, fatta di pregiudizi e sentimenti che segnano un confine tra un tempo passato e una realtà in movimento a volte difficile da accettare, come quella del figlio che emigra in Germania e torna in paese con una moglie tedesca, biondissima e molto estrover- Francesco Laconi, Domenico Scala, Mario Agus IL MESSAGGERO SARDO 17 OTTOBRE 2002 sa la quale suscita simpatie e appetiti e quindi chiacchiere e dicerie che turbano la pace familiare, fino ad indurre la suocera sospettosa e bigotta a liberarsene facendola morire di spavento, considerato che la giovane sposina era malata di cuore. Insomma una commedia gustosa, ricca di sfumature e di sarcasmo, che ha riscosso successo e applausi, a testimonianza di un teatro dialettale sardo più che mai vivo e che meriterebbe maggiore attenzione e sostegno da chi è responsabile della cultura in Sardegna . Certo è che i Sardo-Svizzeri o se preferire gli Svizzero-Sardi hanno apprezzato molto, così come è stato importante per questi giovanissimi attori provenienti da un piccolo centro della Sardegna conoscere una realtà come quella dell’emigrazione in Svizzera e soprattutto avere una platea così numerosa che, forse, non immaginavano neppure di poter avere mai. Queste manifestazioni, dunque, ben vengano, se questi sono i risultati tangibili. E nell’incontro - seppure informale - che c’è stato tra la municipalità di Renens, con il sindaco madame Anne Marie Depoisier, e la delegazione sarda ,capeggiata dall’Assessore del lavoro Matteo Luridiana , con il sindaco di Buddusò, Giovanni Satta, l’assessore alla cultura di Oschiri ,Angelo Solinas, e il consigliere comunale di Mores, Francesco Sanna, e la presidente della Comunità Montana Monte Acuto Maria Antonietta Mazzone, si è andati oltre i convenevoli di circostanza con scambio di doni e gagliardetti, e si sono gettate le basi per un rapporto più stretto e più concreto, sia sul piano culturale che su quello commerciale, con la possibilità di un gemellaggio tra qualche comune della Sardegna e la cittadina di Renens, famosa per la produzione di vini Doc, oltre che di componenti per l’industria della meccanica fine.. Si è arrivati così al “clou” della serata con la grande cena sarda, a base di malloreddus e di arrosti di porcetto e agnello, in una sala affollatissima ( che non ha potuto accogliere tutte le richieste ) mentre sul palco si sono alternati il gruppo folk “Santa Lucia “di Buddusò, i tenores di Buddusò e il Coro Lachesos di Mores, che hanno animato fino a tarda notte una serata indimenticabile. Ma prima di dare inizio alle libagioni e ai canti e ai balli, ci sono stati i discorsi ufficiali e lo scambio di doni . Ha cominciato Francesca Fais, presidentessa del circolo” Su Nuraghe “ di Losanna, la quale ha ringraziato tutti coloro che hanno dato un contributo alla riuscita della manifestazione:” Forse - ha detto - alcuni anni fa non avremmo pensato di poter fare questa manifestazione. E ciò dimostra - ha aggiunto con una punta polemica - che anche i giovani, quando viene dato loro lo spazio, riescono anche a fare qualcosa.” Domenico Scala, Presidente della Federazione dei Circoli sardi in Svizzera, si è detto orgoglioso di questa manifestazione ed ha auspicato che si- EMIGRAZIONE SU NURAGHE FESTEGGIA 35 ANNI DI ATTIVITA' AL SERVIZIO DEI SARDI L'Assessore Luridiana con Francesca Fais e i dirigenti del circolo Il circolo sardo “Su Nuraghe” di Losanna è uno dei circoli “storici” dell’Emigrazione sarda in Svizzera, essendo stato fondato alla fine degli anni ’60 da un gruppo di “pionieri” ( tra i quali vanno ricordati, Antonio Sanna di Ozieri - che ne fu il primo Presidente - ,Salvatore Putzu di Oschiri e Pietro Meloni di Orgosolo) spinti dalla necessità di trovarsi tra loro dopo aver lasciato l’amata Sardegna. Vi si incontravano con le famiglie, con i figli, per ricreare un’atmosfera di calore umano, solidarietà e fratellanza in una Svizzera che all’epoca concedeva poco spazio agli emigrati. Ed è proprio ripensando a quei tempi che oggi si può capire veramente quanta strada sia stata fatta dai lavoratori sardi emigrati nel processo di integrazione nella comunità Svizzera e anche come sia cambiata la vita del circolo stesso, proiettato all’esterno, e impegnato a far conoscere la storia, la cultura e le tradizioni dell’Isola, oltre alle bellezze naturali, decantate ormai in tutto il mondo dagli operatori turistici. L’inaugurazione ufficiale della sede, che è sempre stata in av. de Morges, risale al 1972, e quello che era un grande appartamento vuoto, con il tempo e con il lavoro dei soci, è diventato un angolo di Sardegna, con un nuraghe realizzato al suo interno, bandiere, quadri, libri e oggetti vari che ricordano inequivocabilmente la terra d’origine. La sede del Circolo è composta da un grande salone, al centro del quale c’è il bar, una biblioteca, una sala della Segreteria dotata di computer, una cucina e i servizi, e d an- che un’ampia terrazza esterna. Per l’Assessore del lavoro Matteo Luridiana, presente a Losanna alla manifestazione “4 giorni con la Sardegna”, la visita al Circolo è stata una tappa obbligatoria. Ad accoglierlo e a fare gli onori di casa, la giovane Presidente, Francesca Fais, e alcuni membri del Consiglio direttivo. Alle domande di prammatica dell’Assessore sul numero dei soci e sull’attività del Circolo, Francesca Fais risponde che “i soci sono oltre un centinaio, che sono calati rispetto al passato perché - spiega - i Sardi, figli ormai di 2° e 3° generazione, sono integrati nel sistema svizzero. E con la vita degli emigrati - aggiunge - è cambiata anche la vita del Circolo. “Il Circolo con la stessa struttura e gli stessi programmi di 30 anni fa’ era destinato a morire dice Francesca Fais - perché non corrispondeva più alle esigenze dei suoi soci. Per superare quindi questa situazione abbiamo semplicemente deciso di aprirci agli altri e piuttosto che cercare di portare nuovi soci nel Circolo, abbiamo deciso di uscire noi, in quanto Circolo, e di proporci non solo ai Sardi e più in particolare ai giovani, ma agli Italiani e soprattutto agli Svizzeri.” E la manifestazione “ 4 jours avec la Sardaigne” a Renens - Losanna ne è la più tangibile delle prove. Quello de “Su Nuraghe” è un circolo quasi tutto “a trazione “ femminile: oltre alla presidente Francesca Fais, sono donne la vicepresidente Josane Masala e la segretaria, Natascia Manca. “Siano diventati dei veri e propri ambasciatori della Sardegna a Losanna e nel cantone di VAUD - dice ancora Francesca e restarlo è il nostro obiettivo per il futuro”. E in questo spirito è nata l’idea della manifestazione “4 giorni con la Sardegna”. “Già nel settembre del 2001 - ricorda Francesca Fais - in occasione della Vogue di Carouge, la Sardegna era stata protagonista di una importante rassegna nel cantone di Ginevra, ora siamo noi di Losanna a dare risalto alle ricchezze e alle bellezze della nostra Isola. E l’aspetto più importante - sottolinea la Presidente del Circolo - è che la manifestazione ha ricevuto l’appoggio incondizionato e il contributo attivo dalle autorità di Renens - Losanna, con in testa il sindaco Anne Marie Depoisier, oltre ovviamente al patrocinio della Regione Sardegna tramite l’Assessorato del Lavoro. Così dall’idea originaria di promuovere un solo paese della Sardegna, si è pensato di coinvolgere una intera zona, che è quella del Monte Acuto, che comprende ben 11 paesi. L’obiettivo della manifestazione? Semplicemente ci siamo proposti di far conoscere la Sardegna per quello che è - dice Francesca - non solo quella dei Vip, della Costa Smeralda ( che peraltro non va disconosciuta ,perché per tanti anni è stato il nostro biglietto da visita, soprattutto per il turismo!), ma la vera Sardegna, quella delle tradizioni, della cultura, della eno-gastronomia, ma soprattutto del carattere del popolo sardo nella sua quotidianità. È questa Sardegna - conclude Francesca Fais - che abbiamo voluto presentare anche ai nostri giovani di 2° e 3° generazione, una Sardegna di valori che, nonostante il tempo trascorra, rimangono sempre radicati nelle nostre genti e nella nostra terra.” mili iniziative possano ripetersi. Scala ha quindi ringraziato la presidentessa del circolo di Losanna e tutti coloro che hanno dato un contributo per la riuscita della manifestazione, ed in particolare agli ospiti venuti dalla Sardegna “che - ha detto Scala - ci hanno permesso di portare qui in Svizzera uno spaccato della nostra cultura e di aggiungere un altro anello, oltre ai già molti esistenti tra i nostri due Paesi e tra questa bella regione e la nostra cara terra, la Sardegna.” Scala ha poi rivolto un ringraziamento particolare al sindaco di Renens, madame Depoisier , ai suoi cittadini e amministratori e al cantone di Vaud,” e non solo per l’attenzione e l’appoggio datoci in questa occasione, ma perché questo cantone lo sentiamo vicino a noi soprattutto per aver accolto migliaia di lavoratori e giovani che lasciavano la Sardegna, offrendo loro lavoro nell’industria meccanica fine, nel settore alberghiero e in quello dell’edilizia .” Un ringraziamento particolare Scala ha poi rivolto agli ospiti venuti dalla Sardegna: al Direttore Generale dell’Assessorato del Lavoro, dott. Roberto Neroni, alla signora Barbara Spignesi in rappresentanza della ATEM “Emilio Lussu e delle Associazioni di tutela, ai presidenti delle Federazioni dei Circoli Sardi della Francia e dell’Olanda, Francesco Laconi e Mario Agus, e quindi all’Assessore Matteo Luridiana “siamo onorati - ha concluso Scala - della sua qualificata e gradita partecipazione a questo importante avvenimento e per il prezioso aiuto datoci come assessore per la realizzazione di questa “Quattro giorni con la Sardegna” . Ancora ringraziamenti e scambio di doni ( tra gli altri, la consegna del gonfalone del Comune di Buddusò da parte del sindaco Giovanni Satta alla presidente del Circolo “Su Nuraghe”, Francesca Fais ) e il saluto portato da Maria Antonietta Mazzone, a nome dell’intero Consiglio dei circoli del territorio del Monte Acuto “con emozione e orgoglio” che si provano - ha detto - quando si incontrano persone della nostra terra che stanno così lontane e che ci fanno venire alla mente ricordi e pensieri di un passato molto duro e difficile. E l’orgoglio è tanto, perché vediamo che sono perfettamente integrati in questa realtà economica, ma soprattutto - ha concluso - sono orgogliosa perché in questa terra ricca c’è molto del lavoro dei nostri emigrati. E brava Francesca, per quello che hai fatto per la riuscita di questa manifestazione, perché sei giovane e perché sei donna ; e grazie a Domenico Scala per tutto quello che ha fatto e che sta facendo per gli emigrati sardi in Svizzera e per far conoscere questa realtà a noi Sardi residenti”. All’Assessore Matteo Luridiana il compito di chiudere gli interventi. “Porto il saluto del Presidente della Regione , Mauro Pili e del Presidente del Consiglio Regionale Efisio Serrenti - ha esordito - e saluto e ringrazio Domenico Scala e Francesca Fais e i soci dei Circoli che in questi anni hanno fatto tanto per far conoscere la Sardegna nel loro luogo di residenza e di lavoro, la Svizzera. La Sardegna ha proseguito l’Assessore ha cercato dal canto suo di mantenere i legami con i nostri figli costretti a cercare lavoro fuori dall’Isola, e se non fosse stato così - ha sottolineato l’Assessore - oggi questi avvenimenti, queste manifestazioni non sarebbero potute esistere. La Sardegna - ha proseguito Luridiana - ha bisogno di farsi conoscere nel mondo : abbiamo bellezze naturali straordinarie, produzioni d’élite nel settore agro - alimentare ;abbiamo un mercato potenziale molto alto, ecco perché stiamo cercando di far diventare i nostri emigrati nostri ambasciatori, e questo progetto si sta realizzando. Non più serate che finiscono, ma che durano nel tempo. Come questa .Vorremmo che la Regione contasse per voi ha concluso Luridiana - come voi contate per la Regione. Ringrazio infine tutti coloro che con impegno e sacrificio vi hanno permesso di conoscere la Sardegna e quel che può offrire.A kent’annos !”. E a conclusione di una manifestazione coinvolgente non poteva mancare un finale più emozionante come la messa celebrata da padre Luciano e cantata in sardo dal coro Lachesos di Mores nelle chiesetta di Renens affollata di gente e portata a un lungo applauso finale da una struggente “Ave Maria”. IL MESSAGGERO SARDO 19 OTTOBRE 2002 Q uest’anno è piovuto. Una pioggia torrenziale a pomeriggio appena iniziato e quando stava per terminare il pranzo collettivo consumato sulle tavole di pietra che circondano sa corte della chiesa di San Michele, Santu Migali. Non è che ci fosse tanta gente, solo un centinaio di persone tra sardi, continentali e stranieri che comunque hanno gustato l’antipasto di salsicce e olive, la pasta condita con ragù di carne, la pecora bollita, il porcetto arrosto e un tocco di formaggio. Acqua e vino. L’anguria è arrivata quando si era già in ordine sparso per la pioggia, riparati sotto le tettoie, un poco prima che servissero il caffè e l’acquavite. Qualcuno ha ricordato la magnificenza di altri anni con persone a gruppi, a folle, a continuare fino a sera il rito dello stare insieme. Stiamo parlando del Premio di poesia sarda di Posada giunto quest’anno alla ventunesima edizione. Una durata che è un buon segnale. Così come è segnale di grande serietà il fatto che quest’anno la giuria abbia deciso di non assegnare premi, solo menzioni e segnalazioni, per la poesia in rima. Troppe ripetizioni, inattuali arcadie e versi zoppi. La parola che stenta a farsi poesia e costituire senso. Perciò un messaggio da poeti a poeti: è necessario, per la sopravvivenza della poesia, uscire dagli schemi e pensare e sentire dentro il proprio tempo con la consapevolezza di utilizzare una lingua viva e vitale. Alcuni dei poeti, forse risentiti, non sono venuti alla festa. Altri invece si sono presentati e pure hanno letto i loro versi. Non la piazza quest’anno, un suggestivo scorcio sotto il castello della Fava, ma l’auditorium della scuole vicino alla Traversa. Cerimonia per forza di cose al chiuso: la pioggia seppur meno incessante ha continuato a battere. La festa dei poeti in limba, rimata e verso sciolto, si è consumata in questo lungo arco di tempo tra la fine del rito della mensa e la festa serale, con la recita dei testi premiati e segnalati da parte L a “Voce del Logudoro”, settimanale cattolico di informazione locale diffuso nel Logudoro, Monte Acuto e Goceano, ha festeggiato i cinquant'anni. L’evento è stato celebrato anche con la pubblicazione, per i tipi delle Edizioni Diocesi di Ozieri, di un volume intitolato “Una Voce” per il Logudoro e il Goceano 1952-2002, curato sapientemente da monsignor Tonino Cabizzosu. Il libro sottolinea ed evidenzia il percorso storico della Voce del Logudoro ed il continuo confronto che ha consentito tra la Chiesa e le problematiche del territorio. Nelle pagine di “Una Voce” si snoda una puntuale rievoca- CULTURA SI RINNOVA A POSADA LA FESTA DEI POETI di Natalino Piras degli stessi poeti. Festa serale preceduta dal ballo dei ragazzi e dei grandi in costume, pitzinnos minores e mannos e da unu corfu de su tenore de Posada. Hanno letto i loro componimenti anche gli alunni delle scuola media. Ha presentato e condotto il sindaco Sebastiano Fiori alternato nella lettura di testi dei poeti assenti da Peppino Deledda, uno dei più anziani del Comitato. Il rito della parola poetica che segue il rito della mensa ha un suo significato. Il rito della mensa è cosa importante in una festa che come questa dei poeti a Posada si avvia a diventare tradizionale. Segna innanzitutto il benvenuto a s’istranzu e insieme esprime il grado di civiltà di una comunità: quest’anno turbata nel tempo immediatamente precedente la festa da cronache di incidenti mortali e da un assassinio capitato in paese, solo capitato, come può accadere. I Posadini, sindaco e organizzatori della festa, ci tengono e dire, e lo rimarcheranno pubblicamente nella cerimonia serale, di non essere comunità violenta. Si sentono bollati da un marchio che non è nella loro storia attuale. Insieme alla pioggia, comunque ben accetta, il tempo della festa è servito quest’anno a elaborare la notizia di una Posada che non si riconosce nelle notti dei balordi. Anche a questo serve la poesia: non solo a ripetere convenzioni ma a dare voce al vero dolore delle persone. Se anche il dolore diventa fatto identitario e perciò condivisibile da Posadini e istranzos che pure hanno messo la loro firma per protestare contro l’etichettatura di gente violenta. Dovrebbe ancora servire, la poesia, a riflettere perché comunque anche in questa civiltà si consumi a volte parte del nostro degrado, del no- stro residuo di balentia, incomunicabilità e sedimentati rancori. Nel rito della mensa le voci a tratti indicano, a tratti cadono. Si inseguono, si accantonano e poi ritornano. Certo bisogna separare i fatti dalle responsabilità di ciascuno. Non c’erano tutti a Santu Migali ma comunque eravamo in molti. Gente comune e gente delle istituzioni. Parroci e viceparroci. E’ venuto anche il sindaco di Nuoro mentre quello di Posada serviva a tavola insieme agli altri componenti del Comitato. Un certo effetto faceva sentire la voce di un continentale, un lumbard, un padano imparentato qui a Posada, che, mestolo in mano, girava per i tavoli a chiedere se tutto fosse a posto. Il rito della mensa collettiva abolisce i ruoli e insieme li rafforza, in quello che è ancora oggi una proponibile recita dello scambio, una inter- IN UN VOLUMETTO LE OPERE DEI VINCITORI DEL PREMIO DI POESIA SARDA I risultati della 21 edizione del “Premiu ‘e poesia sarda Posada” sono leggibili nel volumetto che contiene i testi dei premiati, segnalati e menzionati. Cosa importante, che ogni anno venga prodotto questo libretto (l’anno scorso, per il ventennale, fu un librone). Questo del 21 è stato pubblicato con il contributo del Comune di Posada, della X Comunità Montana della Baronia ma anche di singoli cittadini. Due le sezioni del premio: poesia rimata e verso sciolto. Nella prima non è stato assegnato alcun premio in quanto la giuria ha riscontrato “temi triti, scontati, la rima spesso forzata, troppi gli italianismi”. Ci sono comunque state menzioni per Santino Marteddu di Siniscola per la poesia “Appo connottu”, Antonio Maria Pinna di Pozzomaggiore per “Notte ‘entosa”, Salvatore Murgia di Macomer per “Tempus fuidittu”. Segnalazioni per Salvatore Fancello di Dorgali con “S’andala ‘e s’allega”, Angelo Porcheddu di Banari per “Bentos” e Giulio Cossu di Tempio per “Vespari chjari”. Ammirevole il vecchio professore gallurese che continua a 83 anni suonati a scommettere sulla poesia e sul suo valore, sulle possibilità di una lingua. Ammirevole anche per come ha accettato, motivandolo con la sua presenza, il verdetto della giuria, lui poeta pluripremiato e certo tutt’altro che mestierante. Nella sezione verso sciolto il primo premio è andato a Giuseppe Tirotto di Castelsardo per la poesia “Che brusta buffadda”. Seconda piazza al dorgalese Gonario Carta Brocca per “Andalas de sonnios” e terzo posto per Domenico Battaglia di La Maddalena con “Passi di carrulanti”. Le menzioni a Peppino Fogaritzu di Pattada per “Dolu e interru de su printzipale”, Antonellu Bazzu di Sassari per “Carrasegare”, Antonio Maria Pala di Torpè per “Melios de ispera”, Antonietta Demurtas, bittese trapiantata a Olbia, per “Sa limba urata” e Domenico Uccheddu , un ragazzino di Muravera, per “Apu pensai a tui”. Presieduta da Giacomino Zirottu la giuria era composta da Gianni Pititu, Sebastiano Pilosu, Paolo Porru, Ignazio Porcheddu (che è anche presidente del Comitato organizzatore), Pinuccio Giudice Marras, Paolo Russu, Peppino Deledda, Giovanni Piga e chi scrive. LA VOCE DEL LOGUDORO HA COMPIUTO 50 ANNI zione dei primi cinquanta anni, la significativa sintonia e operatività dell’associazionismo cattolico; la pastorale e lo spirito missionario (si veda il caso di don Nanni Carta la cui storia è stata rievocata recentemente anche nelle pagine del Messaggero Sardo); le realtà locali e le problematiche del mondo agro pastorale; l’anticomunismo militante che caratterizza i primi due decenni e più della “Voce” e il collateralismo con la Demo- crazia Cristiana; l’evoluzione lenta sul piano sociale nello spirito nuovo e innovativo del Concilio con istanze consiliari a stimolare partecipazione e rinnovamento secondo progetti pastorali mirati alle nuove problematiche familiari, sociali e di identità culturale. Secondo lo spirito della Costituzione Pastorale Gaudium e Spes si rileva un sensibile interessamento alle specificità del territorio e alla povertà delle zone del Centro Nord della Sardegna con riferimenti specifici al “Caso Goceano” ed alla “Vertenza Logudoro”. Docente di Storia della Chiesa Moderna e Contemporanea, di Archivistica ed Ecclesiastica nella Facoltà Teologica della Sardegna e direttore dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari, monsignor Tonino Cabizzosu vanta numerose pubblicazioni sulla storia ecclesiastica sarda dell’Ottocento e del No- pretazione del lavare i piedi ai pellegrini che arrivavano al santuario. Così come la qualità del cibo indica la qualità del dono, la volontà di continuare a sorprendere compaesani e turisti. italiani e no. Un poco ricorda questo pranzo dei poeti il pranzo di Babette dell’omonimo film dove le pietanze raffinate servite da una straniera servono a far parlare la gente di una comunità chiusa. Parlare è importante. Dopo il pranzo c’è stato un fuori programma. Mentre quelli del Comitato sparecchiavano, un gruppo di pattadesi, tra di loro anche uno dei poeti menzionati, ha provocato a cantare un altro gruppo di persone da loro credute posadine. La provocazione è stata fatta in maniera tradizionale, partendo dal fatto che i pattadesi avevano sentito cenni di un canto che sembrava di Limbudu, loro compaesano. Solito scambio di ammiccamenti e contrasti e alla fine, accordati gli strumenti, il gruppo dei provocati ha dato il via a una straordinaria performance sotto la pioggia. Solo che non erano posadini ma di Torpè: Sebastiano Pilosu, uno dei giurati, Antonio Maria Pala, un altro dei menzionati, sa oche Tore Chessa e alle launeddas Giulio Pala. Pilosu ha cantato e suonato la chitarra e sa zampurra, così a Torpé chiamano lo scacciapensieri. Così come la chitarra ha suonato alternandola su pipiarolu, lo zufolo di canna, Antonio Maria Pala. Repertorio che ha messo insieme barones sa tirannia, gosos sacri e profani, convincendo a muovere qualche passo di ballo alcuni tra spettatori e spettatrici. Poco discosto, Salvatore Sanna, del comitato organizzatore, torpeino anche lui, intagliava zufoli per i bambini. Se questo non è fare poesia dite voi. Se questo non è scommessa per continuare a mostrare quanto si è civiltà contemporanea, cos’altro si può proporre. Ci sono sempre segnali e richiami all’ordine per continuare a credere nella poesia e in quello che la fa diventare moneta di scambio, “monida de alma”. vecento. A lui, nel suo paese natale di Illorai, si deve una ricca e prestigiosa biblioteca attualmente in fase di catalogazione. Nel panorama dell’informazione cattolica in Sardegna, la Voce del Logudoro affianca per importanza i fogli “Libertà” e l’”Ortobene”, rispettivamente di Sassari e Nuoro. Dal settembre del 1999 Voce del Logudoro è diretta da Don Gavino Leone che, forte delle esperienze maturate nei primi 50 anni, intende proiettare il giornale verso significative e nuove sfide pastorali e culturali. Cristoforo Puddu IL MESSAGGERO SARDO 20 OTTOBRE 2002 Silvano, il dio romano dei boschi, oppure Caio Silanus, luogotenente di Cesare? Quale personaggio della mitologia o della storia ha alimentato le leggende sulle origini di Silanus? Non si può escludere che il fedelissimo del condottiero romano possa avere, rispetto alla divinità, qualche chance in più «perché Cesare ricompensava i suoi fedeli cedendo loro la terra. Però non lo sappiamo con esattezza». Per Giuseppe Runchina, docente di matematica all’istituto tecnico di Macomer, le ipotesi sono tante ma solo alcune suffragate da riscontri obiettivi. Come, ad esempio, quando si sostiene che inizialmente Silanus fosse posta verso Bortigali. Una tesi non del tutto campata in aria e suffragata dalla scoperta di una necropoli durante i lavori di realizzazione della strada ferrata Macomer-Nuoro. Importanti resti archeologici che avrebbero potuto aprire un capitolo nella storia di Silanus ma che qualche irresponsabile fece distruggere. Poi, in seguito a una pestilenza, Silanus si trasferì più a monte, a sinistra dell’attuale cava; lì sono state trovate monete romane. Silanus aveva un’economia agropastorale; c’erano boschi con alberi giganteschi i cui tronchi potevano essere abbracciati da una catena umana formata da molte decine di persone. Di certo, pastorizia e allevamento di suini erano voci importanti per la sopravvivenza del paese, tanto che i bambini avevano il compito di raccogliere nel bosco le ghiande per i numerosi maiali. E inoltre la coltivazione del grano. Che spesso provocava qualche contrasto fra agricoltori e pastori i quali erano circondati dai campi coltivati e dovevano stare giorno e notte a sorvegliare il bestiame. Da qui, piccoli screzi che alcune volte sono sfociati in atti non certamente edificanti. I contadini di Silanus coltivavano anche fave, ceci, fagioli e orzo. «Quando era il periodo delle aie –racconta Giuseppe Runchina-, noi ragazzi eravamo addetti a seguire il giogo che trascinava una pietra che serviva per aprire il chicco. E su questa fase del lavoro c’è un anédotto: Q uando ci fermiamo nella piazza principale di Arborea, nel viaggio da Oristano verso Terralba e il Medio Campidano, viene spontaneo chiedersi se non siamo per caso capitati in un paese del continente: dall’aspetto stesso della piazza, occupata quasi per intero da un giardino sempre fiorito, ai lineamenti degli edifici, con i tetti spioventi come in montagna, tutto indica che non ci troviamo in uno dei soliti villaggi dell’isola, sorti con povere case nel periodo medioevale. E poi quella scritta sul campanile, a prima vista misteriosa, Resurgo (“Risorgo”, “Torno a vivere”), che poi torna anche nello stemma del comune. In realtà nell’isola tutti sanno, almeno genericamente, che la vicenda di Arborea è molto diversa, e tutta racchiusa in un arco di tempo molto più breve di un secolo. La prima data da citare è il 1918, quando venne costituita a Milano la Società Bonifiche Sarde, con l’intento di riportare alla luce tutto questo territorio, ricoperto da epoca immemora- PAESI DI SARDEGNA (3) LE ORIGINI MITOLOGICHE DI SILANUS un vecchio fattore della vigna di mia suocera, Costantino Cappai, figura molto caratteristica, uomo alto, bel paio di baffi, mi raccontava che prima del ‘900 i ragazzi, dopo il lavoro nell’aia, dovevano portare i buoi al pascolo mentre le donne preparavano la pastasciutta. Raccontava che prima di portare i buoi al pascolo si riempiva le tasche di maccheroni, ovviamente conditi non solo con il formaggio, non solo con il sugo ma anche con abbondante polvere. E, diceva lui, erano molto buoni. Questo per inquadrare l’ambiente e le condizioni di vita, quando vi erano grossissimi problemi di sopravvivenza». Agli inizi del Novecento, gli abitanti di Silanus e della maggioranza dei paesi della Sardegna non se la passavano molto bene. L’economia era in mano a poche persone. Chi per eredità o chi perché aveva fatto affari. E i più erano “servi della gleba” che spesso per sfamarsi utilizzavano i semi conservati per la semina. Poi c’è stato un fenomeno che ha cambiato il paese: l’emigrazione. La prima, che ha preceduto la prima guerra mondiale, con tendenza verso l’America del Sud, quando un giovane di Silanus finì addirittura nella Terra del Fuoco. Da che cosa ha avuto origine l’emigrazione? Di certo dalla necessità, dalla fame. C’era una mortalità e una morbilità infantile eccezionalmente alte. «Il nonno di mia moglie – ricorda Runchina- era medico condotto, prima a Sarule, poi a Silanus. E teneva le schede dei pazienti: sarebbe interessante fare una ricerca sulle cause di morte in quel periodo. Una seconda corrente migratoria, dopo la grande guerra, si diresse verso il Nord America, l’Australia e molti nel bacino mediterraneo: Libia, Tunisia. La terza corren- di Gianni Perrotti te migratoria dopo la seconda guerra mondiale, in Italia settentrionale e in Europa». Le migrazioni, tutte indistintamente, hanno inciso profondamente nel tessuto sociale di Silanus. E soprattutto nell’economia del paese che iniziò a reggersi sulle rimesse degli emigrati. Quelli che rientravano avevano acquisito una mentalità nuova, diversa. Si verificò la tendenza a modificare le case, oppure all’acquisto di vecchi edifici che cercavano di riattare. Iniziò a prosperare l’attività edilizia. E non fu un avvenimento di poco conto. Vicino a Silanus, a Codes, c’erano le cave di basalto, utilizzato prevalentemente per costruzione. In più con l’amministrazione Aielli ci fu l’espansione del paese. Ecco, le rimesse degli emigrati fecero tutto questo. Ma c’è anche l’aspetto sociale: l’emigrante che rientrava e vedeva come si continuava a vivere faceva i confronti PAESI DI SARDEGNA (4) ARBOREA UN ANGOLO DI VENETO IN SARDEGNA di Salvatore Tola bile da una distesa di acque paludose. Gli studi accertarono che provenivano dal rio Mogoro, che discende dal monte Arci, e fu ben presto costruita una diga per regolamentarle; ma non bastava, perché buona parte delle terre sono sotto il livello del mare: per questo fu installata una potente idrovora, che da allora getta nel mare le acque, raccolte in un razionale sistema di canali. Quindi i campi furono suddivisi in poderi, affidati ad assegnatari giunti quasi tutti dal Veneto, furono impiantate lunghe file di eucalipti per proteggere le colture; e vennero eret- te le cascine, mentre nel luogo scelto come centro sorgevano soltanto i locali di aggregazione ed i servizi; il tutto in modo da indurre i contadini – al contrario di quanto avviene solitamente in Sardegna – a risiedere sul luogo del loro lavoro. Nel 1931 Arborea fu fatta comune autonomo, ma in un primo tempo col nome di Mussolinia, che avrebbe sostituito nel dopoguerra; ed ebbe inizio la sua vicenda fortunata, grazie a una serie di elementi favorevoli: la fertilità delle terre e la laboriosità dei coloni, soprattutto. Nel giro di pochi decenni queste terre hanno raggiunto tutta una serie di primati, sia nell’allevamento bovino che nelle coltivazioni. Nelle stalle di Arborea crescono dei capi vaccini dalla grande produttività, anche 30 e persino 50 litri di latte al giorno, tanto che la Latteria Sociale 3A distribuisce i suoi prodotti in tutta l’isola. Il territorio è diventato famoso per la produzione non solo dell’erba medica, dei pomodori (sino a 1200 quintali ad ettaro) e di altri ortaggi, ma anche e in particolare delle fragole e delle angurie. Per questi prodotti, in particolare per gli ultimi due, ven- con il paese che lo aveva ospitato e si impegnava per modificare le cose. Oggi Silanus ha avuto, come tutti i paesi della zona, la fortuna e la sfortuna di essere vicino a Ottana. «Non voglio fare polemiche –dice Giuseppe Runchina- sappiamo come è nata e purtroppo stiamo assistendo a come muore. Probabilmente se anziché costruire tutta quella roba, avessero costruito piccoli invasi e irrigato bene tutta la piana, la situazione sarebbe diversa. Anche perché, e questo mi addolora dirlo, i nostri pastori non sempre colgono l’occasione propizia per migliorarsi. Non c’è cooperazione, siamo troppo individualisti. Forse è l’isolamento? La risposta la lasciamo ai sociologi. Prospettive di sviluppo? O nel terziario o nelle industrie di manufatti edili, ma sono attività di poco conto». Né si può dire che Silanus abbia un artigianato tradizionale. Le donne tessevano ma non tanto da creare un’industria come è stato, e forse lo è ancora, a Nule. Il pane si faceva in casa ma per le sole esigenze e necessità domestiche. A Silanus qualcuno faceva il carbone ma i carbonai non erano di Silanus. Il paese aveva tutti gli artigiani ma servivano per il fabbisogno della comunità. La principale attività del paese era legata al mondo agropastorale. Attività che oggi rappresenta più un handicap che una base imprenditoriale. L’unica che continui è la pastorizia perché l’agricoltura è scomparsa. Ma purtroppo Silanus è un paese di vecchi; ha quasi tremila abitanti. «Non si può –conclude amaramente Runchina- far scomparire un paese e la sua storia: ogni pietra ha la sua storia. E non possiamo cancellarla: chi rinnega la storia, rinnega se stesso. Ed è tragico. Il fatto che molti giovani non parlino il dialetto è una cosa che grida vendetta. Io non sono per l’indipendenza. Me ne guardo bene, noi sardi faremmo ridere i polli se con l’economia che tende a diventare globale restiamo nel particolare. Però devo tenere viva la mia identità, la mia cultura, le mie origini. Questo sì. E noi in fatto di cultura non penso che siamo secondi a tante regioni italiane». gono organizzate delle sagre che attirano molti visitatori, come accade anche per la fiera annuale del bestiame e per una celebrazione invernale che viene dedicata giustamente, in una zona abitata per il 75% da veneti, alla polenta. In queste occasioni vengono esposte alcune delle macchine che furono usate per la bonifica e per le prime coltivazioni. Anche Arborea sente infatti il bisogno di tornare indietro lungo la sua vicenda storica, anche se così breve. Ma il territorio era stato abitato anche nelle epoche più lontane, prima che le acque paludose lo ricoprissero; per rendersene conto basta recarsi al Comune, dove in alcune vetrine al primo piano sono conservati i reperti archeologici rinvenuti durante i lavori di bonifica. Sono oggetti in metallo, vetro e ceramica, per i quali si renderebbe necessaria la sistemazione in un locale apposito. Il “pezzo” di spicco è un askos, ossia un piccolo vaso per contenere liquidi, che raffigura il volto di una ragazza. PARLIAMO DELLA SARDEGNA 21 OTTOBRE 2002 a cura di Manlio Brigaglia N ei libri di testo adottati nelle scuole dell’obbligo e alle medie superiori la realtà storica della nostra isola è quasi del tutto cancellata. Basta sfogliare i manuali delle discipline preposte per verificare come le vicende riguardanti la seconda isola del Mediterraneo non abbiano il minimo risalto (a parte qualche riferimento marginale trattato in poche righe). Per ovviare a queste lacune, già a partire dagli anni Trenta, sono state scritte opere da studiosi isolani con lo scopo di proporre ai giovani diversi aspetti della loro terra. Ma non sempre gli insegnanti hanno abbinato ai testi nazionali quelli regionali, anche perchè i programmi ministeriali non lo imponevano. Solo in tempi recenti, la legislazione scolastica, dalle elementari ai licei, ha espressamente invitato i docenti a portare in primo piano la storia, l’ambiente, l’arte della regione di appartenenza. Sensibili, a questo richiamo, diverse case editrici hanno varato opere affidate a esperti di quella che i Francesi hanno chiamato microstoria. L’ultima ad averlo fatto è la Laterza di Bari, che ha proposto dei volumetti – uno per ciascuna classe delle superiori – incentrati sulle vicende delle regioni d’Italia. Per la Sardegna questo incarico è stato affidato a Manlio Brigaglia, che con la collaborazione di Attilio Mastino e Gian Giacomo Ortu ha approntato cinque agili testi dal titolo Storia della Sardegna, i quali abbracciano un arco di tempo compreso tra la Preistoria e i giorni nostri. Per attuare questa iniziativa sono stati coinvolti parecchi specialisti – per lo più docenti delle Università di Cagliari e Sassari – ognuno dei quali ha tracciato il profilo di un periodo storico diverso. C osa c’è di meglio, per un figlio, che sottrarre alla dimenticanza chi fu il padre e quanto seppe, in tempi bui, essere uomo pieno di umanità. Qui i figli sono due, Giovanni e, firma molto conosciuta anche in questo giornale, Salvatore Tola. Il togliere dalla dimenticanza lo hanno fatto curando il diario del padre Pietro, da poco pubblicato dalla Cuec nella collana Storie di vita in collaborazione con l’Istituto sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia. Titolo-guida del libro: Il lager nel bosco. Due anni di lavoro forzato nei campi di concentramento tedeschi (157 pagine, euro 10,50). Dice Manlio Brigaglia nella prefazione, in qualche maniera capovolgendo il famoso se questo è un uomo di Primo Levi, autobiografia dell’orrore di Auschwitz, che Pietro Tola “sì, questo è un uomo”. Lo dice al presente, nonostante il protagonista della vicenda narrata in questo libro sia scomparso nel 1979 e nonostante l’arco di narrazione vada dal 1943 al 1945. Pietro Tola, allora trentottenne, guardia di finanza, attraversa in toto la tragedia della seconda guerra mondiale. Da militare fa in tempo a conoscere di quanta cialtrona inconsistenza fossero fatti gli eserciti di Mussolini (altro che dichiarare guerra a Fran- CULTURA Iniziativa della Laterza per colmare un vuoto sulle vicende dell'Isola LA STORIA DELLA SARDEGNA PER LE SCUOLE CURATA DA MANLIO BRIGAGLIA di Giovanni Mameli Ma c’è di più: per offrire ai giovani un panorama ampio si è dato risalto anche alle vicende letterarie e a quelle della storia dell’arte, al dibattito politico sull’autonomia e al nodo irrisolto della lingua sarda. Insomma, l’immagine globale che si è voluta proporre presenta una Sardegna a tutto tondo, nella quale interagiscono politica e cultura, economia e ambiente naturale. Al riguardo Brigaglia scrive nel capitolo Cronache nel secondo Novecento: «Anche per la Sardegna l’evento più importante del decennio finale del secolo è la nascita dell’Unione europea. Il processo di centralizzazione verso Strasburgo e Bruxelles di molta parte delle decisioni fondamentali per lo sviluppo del Continente pone molti interrogativi non solo sullo sviluppo dell’autonomia regionale sarda, ma anche su quello della stessa Sardegna, tanto più che a questo processo di centralizzazione “europeo” si accompagna quello della globalizzazione dell’economia su scala planetaria». In queste affermazioni conclusive è contenuto il senso di un processo storico millenario che ha portato la Sardegna, nelle varie epoche, da un ruolo subalterno (frutto di diverse dominazioni straniere) a una piena indipendenza politica e amministrativa, sia pure condizionata da rapporti di interazione con l’Italia e la Comunità europea. In altre parole la nostra isola, grazie allo statuto speciale, è diventata una piccola patria libera di legiferare in tanti settori dell’economia, dell’ambiente e della cultura. CULTURA L'UMANITÀ DENTRO IL LAGER DIARIO DI PIETRO TOLA di Natalino Piras cia e Inghilterra e minacciare di spezzare le reni alla Grecia!) e poi dopo l’8 settembre finisce insieme a molti altri italiani nella rete dei tedeschi, alleati fino al 25 luglio del 1943, giorno della caduta del fascismo. Pietro Tola è uno dei 600 mila IMI, Internati Militari Italiani, avviati ai campi di prigionia e di lavoro della Germania nazista. Il popolo tedesco sente di aver perduto la guerra eppure è ancora succube e esecutore dei piani di dominio e di sterminio di Hitler. Con inumana ferocia lega a questa sua sorte di “resistenza” centinaia di migliaia di ostaggi provenienti da diversi paesi dell’Europa da loro occupata. Pietro Tola, pastore-contadino thiesino trapiantato in Romagna dove si è sposato con Laura Magnani, è in questa moltitudine di perduta gente. Si salverà e tornerà a casa per riabbracciare la moglie e il piccolo Salvatore, perché sorretto da una forza d’animo e da una fede, in Dio e nella Madonnina di Montenero, che gli fanno attraversare il campo di Homburg e il bosco di Musbach ridotto da uomo a schiavo, forza-lavoro, solo per questo sostentato, dei tedeschi che vogliono continuare la guerra e con questa rendersi vieppiù fautori di distruzione e di stermini. A differenza dei campi di concentramento per ebrei, zingari e oppositori politici, luoghi chiusi e di soluzione finale, il lager dove Pietro Tola visse principalmente dall’autunno del 43 ai primi mesi del 1945 è un bosco della Renania dove insieme ad altri commilitoni come lui prigionieri abbatte alberi dal giorno alla notte. L’alternativa sono la fabbrica e lavori di manutenzione di strade e fognature dei paesi circostanti, con i “civili” che li osservano ostili e diffidenti. Certo c’è più “libertà” rispetto ad Auschwitz e Dachau ma come in quei luoghi diventati simbolo globale dell’abominio anche in questi campi attraversati da Pietro Tola ci sono la fame, gli stenti, il pericolo e la tema delle malattie. Ci sono la disumanità delle sentinelle e degli stessi compagni di prigionia cui si contrappone, giorno dopo giorno, la capacità di credere nella fine della guerra, come esito naturale. È questo credito alla speranza, documentato in fogli di quaderno scritti a penna e in mancanza, a matita, che mette Pietro Tola come referente per i compa- Si è fatto un buon uso o un cattivo uso di questi strumenti, supportati da contributi dello Stato e della Comunità europea? A una simile domanda gli storici non danno risposte definitive, dal momento che si tratta di questioni aperte, suscettibili di svolte in positivo o in negativo. Ripercorrendo le vicende storiche del passato – raccontate da Alberto Moravetti, Raimondo Zucca, Pier Giorgio Spanu, Giuseppe Meloni, Giulio Paulis, Giovanni Lupinu, Roberto Coroneo, Bruno Anatra, Gianfranco Tore, Giovanni Murgia, Francesco Manconi, Luciano Carta, Luisa Maria Plaisant, Raimondo Turtas, Luciano Marrocu, Simone Sechi, Sandro Ruju, Paola Pittalis, Salvatore Tola, Manlio Brigaglia, Attilio Mastino e Gian Giacomo Ortu – si ha la percezione di uno sviluppo di eventi contrassegnati da un intreccio quanto mai ricco di fermenti. Da un lato c’è stata un’apertura verso il mondo esterno (specie nelle fasce costiere dell’isola) per un altro verso si è conservato un patrimonio culturale dai tratti fortemente autoctoni, che resiste e rende la Sardegna – agli occhi dei visitatori – diversa da tutte le altre isole del Mediterraneo. Questa dialettica ancora oggi attiva, anche nel campo letterario e delle arti visive, costituisce un contrassegno del quale bisogna tener conto quando ci si addentra in questioni centrali che coivolgono studiosi dei diversi aspetti della realtà isolana. Ma anche insegnanti e studenti dovrebbero essere consapevoli di una simile articolazione per evitare stereotipi o semplificazioni che rischiano di distorcere una memoria storica con la quale bisogna fare i conti, se si vuole capire meglio il presente. gni che con lui vissero l’nferno e per i figli che quelle pagine mettono insieme, molti anni dopo. La tecnica di costruzione di questo libro è appunto quella di seguire il racconto del protagonista, l’estenuazione e l’attesa, alternandola con ricuciture di carattere storico: a dire dei fatti grandi, pure avvertiti nel lager, che contengono il terribile quotidiano che vissero Pietro e tanti altri come lui e da lui, pure italiani, distanti. Un fatto rivela questa differenza di sentire umanità dell’inferno: Pietro Tola, lo testimonia il commilitone e sodale Paolo Bianco, era l’unico a dividere il contenuto dei pacchi, ogni ben di Dio, se e quando arrivavano da casa. Altra erano l’educazione e la caratura, lui continuamente disilluso dalla disumanità. Elemento importante di questo diario, che è anche un libro di viaggio, sono i treni. Segno di invagonamento ma anche di ritorno. Per ricostruire quanto in sua assenza è stato completamente distrutta, la Ca’ Rossa minata dai tedeschi. E molto altro c’è in questo libro che come dice Brigaglia è di “educazione insieme civica e morale”. Un libro di testo. Per il contenuto e per lo stile, un dato che la dice lunga sulla capacità dei padri di insegnare ai figli. PARLANDO IN POESIA 22 OTTOBRE 2002 a cura di Salvatore Tola allo studio per conoscere meglio la storia, la mitologia, la letteratura; aveva così maturato le competenze necessarie per poter salire sul palco insieme ai migliori improvvisatori del suo tempo, Tucconi, Piras, Piredda, Sassu, Sotgiu. Allo stesso tempo mandava avanti una produzione “a tavolino” composta di modas e altre retrogas, e poi sonetti, ot- tave, gosos. Opere in cui, scrive Piga, esprimeva il proprio cuore, «unu coro apertu, solianu, prenu de amore, de pache e affettu pro sa famillia, pro sa bidda, pro sa natura». Dopo la sua morte, avvenuta nel 1978, i figli hanno coltivato l’idea di raccogliere in un volume questo patrimonio di versi, e il progetto è giunto a compimento, dicevamo, nel 2000. Dal libro la nostra lettrice ha trascritto nella sua lettera due testi; infatti, come ci racconta, è anche lei molto appassionata di poesia sarda, per quanto sia siciliana: «So leggere le vostre poesie e mi piacciono tanto». Pubblichiamo quasi per intero la seconda delle composizioni, quella che il poeta aveva scritto negli ultimi anni di vita per dire della vecchiaia e della malattia; e la facciamo seguire da altri versi nei quali i nostri lettori ci dicono di sé, dei propri sentimenti e ricordi, della propria biografia. SAS URTIMAS RIMAS SU CADDITTU DE CANNA FIORI DI CARTA Sunu settantachimbe sos Nadales cun custu sos chi deo apo connotu: primma solennes mi parian totu cando sa gioventude possedia, como so ’ezzu e non bezzu ebbia ma ’ezzu so e garrigu de males! So pensende a cando pitzinnu fia, chi fia che a tantos poverittu, sa notte subra s’istoja drommia e pro mi sere bi fit su banchittu. Primavere lontane, profumo di fiori, rugiade mattutine e tramonti di fuoco: son ricordi che vagano per poi svanire come è svanita la mia gioventù. Qui vedo solo fiori di carta e panno con profumo e colore di nebbie artificiali; e tramonti grigi che mi fan rimpiangere la tua bellezza, terra mia. Costantino Mele Ci è arrivata da Asti una simpatica lettera della signora Anna Asciutto, appassionata di poesia come il marito, che di cognome di chiama Longu ed appartiene ad una famiglia di poeti di Bolotana; purtroppo non ha conservato nessuna composizione di suo pare, mentre quelle di un suo zio, Costantino, sono state raccolte in un volume a cura dei figli, che lo hanno presentato nel luglio del 2000 con una grande festa alla quale hanno chiamato amici e parenti. Il volume si intitola Rimas mias, conta 156 pagine, costa 20.000 lire e può essere richiesto a Vittorio Longu, via Stazione 64, 08011 Bolotana (Nuoro), telefono 339.1081274. È stato curato da Giovanni Piga, il noto poeta nuorese, che in una bella prefazione in sardo racconta tra l’altro chi era Costantino Longu. Nato nel 1904, aveva frequentato poche scuole e poi era dovuto andare a lavorare: «Dae minoreddu at comintzadu a facher su pastore in sos sartos LE ULTIME RIME Sunu battordigh’annos chi resisto a custu male chi non tenet cura ma como, cando penso a coment’isto, non nego, m’aumentat sa paura; e nde tenzo resone si m’attristo, ca so seguru ch’in sa sepoltura che poto ruer dae ora in ora mentres disizo de viver ancora. Non poto fagher peruna faina, so passande sas dies troppu malas; sa vida mia la passo in coghina e a inzottu che pigo in sas iscalas. Cando su male mi ’enit de s’angina dae pettorras che passat a sas palas: cand’istat su dolore a si che franghere che pitzinneddu mi faghet pianghere. Costantino Longu FATTU SOS MASONES Da minore in campagna so istadu pastorighende fattu sos masones, giogaia cun canes e anzones, che anzone m’aiana istittadu, poi leggia sas cantones de Padre Luca Cubeddu giamadu, pro me non b’aiat mezus cosa intitulada Gerusalemme vittoriosa. Pietrino Canu de Bolotana»; ed aveva poi conosciuto vari mestieri, sempre attaccato al lavoro, come dice in alcuni versi: «Est su tribagliu fecundu e costante / fonte de bene pro s’umanidade; / est dae su bratzu de su tribagliantre / chi dipendet sa prosperidade». Aveva avvertito sin da giovane la passione per la poesia, e si era dato E pro zogare babbu mi faghia’ de ferula sos boeddos, su carrittu, e de canna mi faghia su caddittu e poi cun sos pes meos lu curria. BALENTE IN GIOVENTUDE Mi che so imbetzande lente lente e de sos annos intendo su pesu, como appo sa fortza mesu mesu, m’est mancande de sa vista sa currente. In gioventude ja fippo balente e non timia de leare pesu, so chena fune ja mi parzo presu, custu lu naro e non lu cret sa zente! Gai est sa vida ’e s’omine antzianu, a sa etzesa est una cumbatta, est finidu pro tottu su ’eranu! Ca paret custa una cosa fatta e su destinu de s’essere umanu, ca de pagare ch’at s’ultima rata! Micheli Morittu SA VIDA MIA Nadala, Capodannu e Epifania passad’appo faghinde su pastore, parte allegru e in malumore, oramai cust’est sa vida mia; SA PASSENTZIA ’E MAMA Cando appo a pagare su dolore, cando appo a pagare cussa pena, cando appo assuttare su sudore, cando la torro a bier cussa vena, cando at a torrare cuss’amore cando cantaias a boghe serena. Ca non bastat dinari ne perdonu de custa vida chi m’as dau in donu. Francesco Soru IL GIARDINO CHIUSO NEL CUORE Un vento d’amore sfoglia all’indietro pagine di diario scritte tra solitudini calcinate in un sud di assetati silenzi. La speranza, ebbra d’illusione, cerca smarriti feticci di felicità, l’immagine che gli occhi giurano di riconoscere sotto il tulle livido della realtà. È il piccolo giardino chiuso nel cuore, con gigli e gerani, cespugli di rose, alberelli di cedrina e melograno. Ma gracchiano corvi di magie dileguate tra rami di un presente che non perdona. Luigi Cabras e fra gioia e tribulia appo a su mistieri tantu amore, a sos tempos cando fia minore atter’iscelta fagher non podia. Po passatempus calchi poesia fatto cuntentu e cun lamentos in settantabattor annos ch’app’in manu. Sas tempestas mi ana postu energia e ancora sa muida de sos bentos non timo ca m’agatto fort’e sanu. Pasquale Corrias UNA MARIPOSA E tenia de canna su fusileddu, sas truveddas cun su pippiriolu, poi sa matraccula cun su riu rau. Sa bardufula ballaia cun s’ispau, a lunamonta brincaia che crabolu, custos fin zogos de s’antigu piseddu. Berteddu Craba SU SAMBEN DE SAS VENAS A bortas non cherio esser sardu ne esser fizu a sa terra isolana, però in cherbeddos mi daet mattana ca so fieru e soe testardu. In sas venas iscurret samben sardu, babbu oroteddesu e mamma ’e Ottana; e barant’annos mancari a mala gana so fora ’e domo che fizu bastardu. Da duos annos ti appo imbiadu un’istoria iscritta a manu mia, e so arrennegadu de abberu: TUCCARU E AMENTA A s’iscurtza currende falaia in s’impedradu, mancari metzanu, pro comporare zigarru toscanu in domo ’e tia Paula Maria. A sa pigada s’andadura lenta no la faghia, ca fia impressadu pensende a su regalu preparadu: unu quadu ’e tuccaru e amenta. E cando a Tattari andaimis in barroccio male covaccadu, ie su caddu lanzu fadigadu, a pè pro su piusu ch’arrivimis. in carchi cuzone est abbandonadu, manc’una riga in su “Messaggeru”, forsis perdidu s’est in mesu ’ia. Luigi Zoroddu Poveru caddu cun paga proenda e i sa zente pagu consolada, sa vida de cuss’epoca passada est pro sos de oe una lezzenda. Giovanni Francesco Soletta SU CAMPUZZARE SU MASTRU SILANOS Sos annos bellos de sa pitzinnia mi sun bolados sena m’abizare, sempre troppu accossadu a mattanare in gherras, faghe faghe e tribulia. In quinta già fia preparadu comente tantos bravos iscolanos, deo tenia su mastru Silanos, già fit severu ma puru istimadu; a sa fine manc’unu nd’at bocciadu, votos bellos li essiat de manos, lu trattaimis cun grande rispettu, comente preparare fit perfettu. Giuliano Meazza Itte giuesit cussa marrania, s’isfida de su duru campuzzare ninnende sonnios mortos conc’a pare cubinde tragos, dolu e angustia. S’est sa bella istajone isfiorida, su currer s’est mustradu una pelea chi m’at lassadu s’anima artturdida; Appo sedalzadu annos e annos su riu de sa vida morighende abbas fungudas, grogads de limu, chilchende filos de oro, colende tra-e sas manos boidas isperantzias faulalzas. ma fissu unu disizu appo in idea: mai connosca sa ’ezzesa in vida, e mai ’ida sa morte cant’est fea! Vittorio Falchi Mi so frimmadu como, istraccu mortu, a mirare una mariposa cun sas alas pintadas cun piughere de oro, bolende tra-e sos rattos de una fozagra. Franco Emanuel Solinas Tiberio mi giamana dae pitzinnia, faghia binzatteri e agricoltore, babbu si naresit Vacca Salvatore e mamma mia Maccioni Lughia, chi fin disizosos de m’ider rettore, monzas sorres mias de clausoria. Genitores, frade e sorre in eternos bolos nos an lassadu totos ammantad’e dolos. Tiberio Vacca MONZAS E RETTORE S’ESORDIU IN SA PINNETTA Si mi ponzo un’ora ’e bonumore già cheria cantare che poeta, non mi trattenzo pius de un’oretta pro narrer cosas de pagu valore. M’ammento cando faghia su pastore chi faghimis s’esordiu in sa pinnetta e altzaimis su cantigu a sas istellas e cantu a nois nos parian bellas! Medas de nois sun in terra istraniera e iscriimus a su caru “Messaggeru”, medas fuidos sun pro disisperu e atteros pro fagher carriera, e a sa Sardigna nobile e fiera mandan saludos de coro sintzeru, sentza rancore e sentza rimpiantu a sa patria chi ancora istiman tantu. Frantziscu Ledda SARDEGNA NOTIZIE 23 OTTOBRE 2002 LO STEMMA DEI 4 MORI NEL NUORESE PRIMATO NELLO SPAZIO CON LA MISSIONE COSMIC DI PENSIONATI Ci sarà anche lo stemma dei Quattro Mori nella missione spaziale COSMIC (Combustion Synthesis Under Microgravità Conditions). Il progetto di ricerca su nuovi materiali, che partirà nello spazio a novembre, e’ stato elaborato dall’Universita’ di Cagliari e dal Centro di Ricerca Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna. Recepito dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), collocandosi al primo posto tra quelli coordinati da ricercatori italiani e settimo al mondo, tra i 117 presentati, dopo quelli della NASA e dell’agenzia spaziale giapponese, COSMIC ha superato la prima fase sperimentale. Obiettivo della missione e’ lo studio di materiali innovativi su sistema ceramico a matrice intermetallica che potranno essere utilizzati per la costruzione di pezzi impiegati nel settore aerospaziale e per l’ottimizzazione del trattamento di inertizzazione dei rifiuti e scarti tossici. Una volta conclusi con esito positivo i test con i voli parabolici che hanno consentito di studiare le reazioni dei materiali in condizioni di microgravita’, nella stazione spaziale orbitante ISS (International Space Station) saranno trasferite le apparecchiature che permetteranno di effettuare i successivi esperimenti. Un astronauta belga, in un taxi-flight a mezzo Shuttle raggiungera’ la stazione orbitante ISS ed eseguira’ i nuovi test. Il team di progetto, coordinato dall’ingegner Giacomo Cao ordinario del Dipartimento di Ingegneria Chimica e dei Materiali dell’ateneo sardo, vede impegnati studiosi dell’Universita’ di Lovanio, in Belgio, dei Centri di Ricerca Inasmet (Spagna) e Astrium (Germania), dell’Istituto di macrocinetica strutturale dell’Accademia delle Scienze (Russia) e, per l’Italia, del CNR di Milano “Tempe”. I test effettuati con i voli parabolici in diverse giornate - ha spiegato all’AGI Giacomo Cao - hanno dato risultati soddisfacenti. L’equipe, costituita da ricercatori russi e belgi e in cui ha operato anche una giovane studiosa sarda, ha testato i materiali in microgravita’. Queste condizioni, con i voli, sono tuttavia conseguibili per un tempo molto ristretto, circa 20 secondi. Nella fase di sperimentazione spaziale, invece, sara’ possibile effettuare lo studio senza limiti temporali, verificando le diverse reazioni grazie alla presenza di una “camera a guanti” di fabbricazione NASA. Si tratta di materiali compositi che uniscono le proprieta’ dei metalli con quelle della ceramica le cui peculiarita’ possono offrire garanzie di impiego in settori delicati. MANOS DE ORO UN VOLUME PER VALORIZZARE I TESORI DELL'ARTIGIANATO SARDO I più bei tesori dell’artigianato sardo sapientemente descritti da Manlio Brigaglia hanno fatto la loro comparsa in una “vetrina” di carta patinata nelle librerie e in alcuni punti vendita selezionati di tutta Italia con il volume «Manos de oro. Curata dalla casa editrice specializzata «Italia turistica» di Padova in collaborazione con l’ISOLA (Istituto sardo per l’organizzazione del lavoro artigiano), la pubblicazione in tre lingue - inglese e tedesco oltre all’italiano – illustra, attraverso le foto di Federico Meneghetti, gli aspetti piu’ suggestivi del lavoro di ceramisti, tessitori, orafi e artigiani della pelle, del legno, dei metalli e della pietra. L’ISOLA ha acquistato 3.000 delle 6.000 copie stampate, che saranno distribuite per valorizzare l’immagine della Sardegna in tutte le manifestazioni di settore -nazionali e internazionali- assieme a 30.000 depliant che riproducono uno speciale sull’artigianato sardo, sempre dal titolo “Manos de Oro”, apparso sul numero di maggio del magazine “Italia Turistica”. Il 30 per cento delle 146.000 copie della rivista, diffusa esclusivamente per abbonamento, è spedita all’Estero, in particolare in Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone. Una parte dei depliant personalizzati commissionati dall’ISOLA - che nell’operazione ha investito circa 100.000 euroriporta anche la traduzione in giapponese. “Manos de oro vuol essere un segnale di cambiamento, il primo momento del piano di rilancio dell’ISOLA presentato ai primi del mese”, ha dichiarato Giuseppe Ventura, presidente dell’ente strumentale della Regione che da 40 anni promuove le produzioni artistiche dell’artigianato sardo. “La fase attuativa del piano sara’ presentata nelle prossime settimane”. Ai primi di agosto l’Isola ha pubblicato i bandi di concorso per l’organizzazione della biennale dell’Artigianato artistico di Sassari. La preparazione della pubblicazione, costata nel complesso 270.000 euro, e messa in vendita da Italia Turistica a 51,65 euro, è durata circa sei mesi, con un lavoro di ricerca fotografica - ha spiegato lo scrittore Manlio Brigaglia - in archivi ricchi di decine di migliaia di immagini. Nel 76% dei Comuni della provincia di Nuoro, oltre un terzo della popolazione beneficia di trattamento pensionistico. E’ quanto emerge dal rapporto Aspen sull’economia della provincia di Nuoro, che per la prima volta presenta una ricognizione sul sistema pensionistico su dati Inps e Inpdap. Il 46% dei Comuni della provincia hanno una pencentuale di pensionati che varia dal 30,1% al 40% della popolazione residente. Il 30% dei Comuni ha una popolazione di pensionati Inps che supera il 40%. Record a Sagama, con il 54,55%. AI 31 dicembre 2001 sono state erogate nella provincia 93.136 pensioni di cui 81.741 dall’Inps e 11.935 dall’Inpdap. Il valore totale delle pensioni erogate è di 590 milioni 88.397,09 euro, di cui circa 441 milioni euro dall’lnps e 149.888.397 dall’lnpdap. Il 45% delle pensioni Inps è destinato all’invalidità, il 39% alla vecchiaia, il 16% alla reversibilità. Quanto all’lnpdap, il 70% è assegnato ai dipendenti dello Stato ed il restante 30% al personale degli enti locali. IN UN SITO WEB I PRODOTTI LAPIDEI DELLA SARDEGNA Realizzati nell’ambito di un progetto pilota promosso dal Consorzio Ventuno e cofinanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Sardegna (POP Sardegna), sono stati presentati a Nuoro un manuale tecnico sul tema “Lapidei omamentali della Sardegna” e il sito web “www.lapidei sardi.it. Alla presentazione, avvenuta nella sede del Consorzio Vent u no, sono intervenuti Carlo Marini, Docente di Georisorse all’Università di Cagliari, Sergio Russo, presidente dell’Ailun, Alberto Meconcelli, presidente della SFIRS e l’assessore regionale dell’Industria Giorgio La Spisa. L’obiettivo tanto del manuale quanto del sito è quello di dotare di strumenti informativi e promozionali le aziende del comparto isolano delle pietre ornamentali. Il progetto ha coinvolto nove imprese del settore e i due principali consorzi sardi: la societa’ consorti le “Graniti e Marmi di Sardegna” e il “Consorzio marmi e gra- UN PROGETTO PER RECUPERARE E TRASFORMARE LE ALGHE MARINE Con l’intento di valutare l’opportunità di presentare al “programma Life Ambiente” il progetto per il recupero ed utilizzo delle alghe marine, l’assessore provinciale dell’Ambiente Gianluca Grosso ha convocato una conferenza dei servizi dei Comuni costieri che si è svolta nei giorni scorsi nell’aula consiliare di via Giudice Guglielmo. Il deposito delle alghe lungo le spiagge ed i litorali (nel 2001 circa 65.000 tonnellate) rappresenta per i Comuni costieri - ha detto Grosso - un problema rilevante per quanto riguarda lo smaltimento. Le alghe, classificate come rifiuti solidi urbani, non possono essere trattate secondo i normali metodi di eli- minazione, quali ad esempio l’incenerimento, in quanto il materiale che le costituisce e’ un cattivo combustibile. Devono percio’ essere conferite in discarica con notevoli costi e dispendio di tempo. Con il “Programma Life Ambiente” saranno selezionate le proposte di finanziamento a sostegno di iniziative dirette alla riduzione della produzione di rifiuti e alle relative operazioni di recupero e trattamento, attraverso dotazioni impiantistiche anche innovative finalizzate al recupero di materia dai rifiuti. Il progetto di trasformazione delle alghe, brevettato da una societa’ sarda, prevede una procedura di raccolta sull’arenile con degli appositi mezzi ed il successivo trasporto in un centro di trasformazione industriale. Un metodo di smaltimento alternativo all’ammasso in discarica - ha sottolineato l’assessore all’Ambiente - che consente di valorizzare le qualita’ di non deperibilita’ e di resistenza al fuoco e di individuare un adeguato settore di impiego delle alghe recuperate, nonche’ di risolvere il problema della pulizia dei litorali. Infatti, con una tecnologia altamente innovativa si potranno ottenere, tra le altre cose, pannelli di elevata resistenza meccanica utilizzati nell’edilizia. Percio’, valutata l’adesione al progetto dei Comuni costieri, la Provincia decidera l’entita’ dell’intervento. niti. Il manuale tecnico e il sito web costituiscono gli strumenti promozionali e gli archivi informativi del progetto. In essi e’ catalogata l’offerta merceologica delle principali pietre ornamentali della Sardegna: granito, marmo, basalto e trachite. Con il manuale le aziende sarde del settore potranno promuovere i loro prodotti presso i progettisti (architetti, ingegneri, arredatori, uffici tecnici, artigiani, etc.) e i clienti (imprese di costruzione e committenti pubblici e privati). Il manuale è valorizzato da un ricco corredo fotografico ed è completato da un CD-Rom contenente un software applicativo appositamente elaborato. Il sito è accessibile dal 13 settembre e offre la possibilità di consultare il manuale con gli ultimi aggiornamenti, di leggere le notizie sul comparto e i comunicati delle aziende, di scaricare software tecnico e aggiornamenti. Il comparto dei lapidei della Sardegna - ha spiegato Antonello Fonnesu, presidente del Consorzio Ventuno - è il risultato di un processo di formazione spontanea di una molteplicità di piccole e medie imprese che estraggono e lavorano materiali ornamentali secondo un’antica tradizione d’uso della pietra. Nel comparto, che conta al suo intemo due importanti distretti industriali, quello del granito in Gallura e quello del marmo di Orosei, sono attualmente attive circa 230 cave. Le principali tra queste si occupano anche dei processo di trasformazione della materia prima in semi lavorato e prodotto finito. Il Consorzio Ventuno, ente regionale per l’assistenza alle piccole e medie imprese, esercita la sua attivita’ in favore del sistema produttivo regionale promuovendo azioni volte al rafforzarne la competitività in ambito nazionale ed internazionale. Tale obiettivo è perseguito con l’erogazione di servizi diretti alle singole imprese e l’avvio di programmi sperimentali e progetti pilota su gruppi di imprese omogenee, secondo una logica che mira a sostenere lo sviluppo dei distretti industriali e dei sistemi produttivi territoriali. SARDEGNA NOTIZIE 24 OTTOBRE 2002 SI CERCA NEL DNA DI UN SARDO ACCORDO STATO-REGIONE L'ANTIDOTO PER DEBELLARE PER POTENZIARE LA CASERMA DI MACOMER IL VIRUS DELL'AIDS Potrebbe essere racchiuso nel DNA di un 81enne sardo l’antidoto per debellare il male del secolo. Sieropositivo al virus HIV da 18 anni, l’anziano, che vive in un paese dell’Ogliastra, gode tuttora di ottima salute senza essersi mai sottoposto a terapie antivirali. A suscitare l’interesse del mondo scientifico è, tra l’altro, la resistenza all’infezione in un’eta’ in cui, solitamente, il decorso della malattia è piuttosto rapido. L’uomo ha contratto l’infezione nel 1985 a Milano, dove lavorava come operaio, dopo un rapporto sessuale con una prostituta. “Lo straordinario potere immunitario del paziente - ha spiegato il medico patologo Efisio Sulis che, insieme al genetista Licinio Contu, ha seguito il caso per anni nella clinica Tommasini di lerzu - è frutto di una scoperta casuale in seguito ad un banale prelievo effettuato nel 1992. Da allora, il paziente esegue controlli ogni sei mesi e la sua è una normalissima cartella clinica. Nessun sintomo dell’Aids, ma solo qualche lieve acciacco imputabile alla vecchiaia. Dotato di un’eccezionale capacita’ di risposta immunitaria, l’anziano appartiene a quel 5% di popolazione sieropositiva mondiale classificata dagli scienziati come “long term non progressor” ovvero portatore sano di aids. “Nessun gene difettoso o malformazione nella struttura del DNA”, ha assicurato il professor Sulis, “quanto, invece, un’ottima qualità della vita”. Una delle ipotesi più accreditate per spiegare il blocco dello sviluppo del virus pone in stretta correlazione la capacità immunitaria del soggetto con il territorio. Fino al Dopoguer- ra - ha aggiunto - malaria, tubercolosi e altre patologie infettive, tipiche del continente africano, hanno falcidiato l’Ogliastra, innescando un meccanismo di selezione, cosicché i più forti sono sopravvissuti ai più deboli. Al di là delle probabili teorie evoluzionistiche, la zona costiera del Nuorese non è comunque nuova a scoperte di alto rilievo scientifico. Terra di ultracentenari, è stata più volte oggetto di studi e ricerche su fattori di invecchiamento della popolazione. Ma l’osservazione dei medici sardi, fra i quali il genetista Licinio Contu, pubblicata sull’autorevole rivista intemazionale “New Ingland Jurnal of medicine”, potrebbe aprire prospettive per la sperimentazione del vaccino contro l’Aids. In Sardegna si contano 1.523 casi, in Italia sono oltre 50.000. Un accordo di programma tra il ministero della Difesa ed il Comune di Macomer è stato siglato nei giorni scorsi con l’obbiettivo di potenziare le caserme della zona. Il progetto-pilota verrà predisposto dal Comando militare autonomo d’intesa con la Regione Sardegna. I dettagli dell’importante intervento sono stati discussi nel corso di un incontro a Villa Devoto fra il presidente della Giunta Mauro Pili, il sottosegretario alla Difesa, Salvatore Cicu, e il sindaco Giuseppe Ledda. È prevista la realizzazione di impianti sportivi, la ristrutturazione e l’ampliamento della stazione ferroviaria, oltre alla costruzione di alloggi di servizio e di strutture per il tempo libero e attività culturali. Alla riunione hanno partecipato anche gli assessori regionali Silvestro Ladu (Lavori pubblici), Pietro Fois (Affari generali) e Salvatore Amadu (Trasporti). Il presidente Pili ha ipotizzato anche un Piano integrato d’Area, a sostegno dell’iniziativa. Secondo le stime del ministero, entro un anno nelle caserme di Macomer potranno essere alloggiati 400 volontari. Piu’ in la’ potranno diventare un migliaio, come ha sottolineato Cicu. Il progetto “caserme-aperte” era stato piu’ volte illustrato nei mesi scorsi dai vertici dell’Esercito, che propongono un’integrazione fra militari e popolazione civile anche attraverso la promozione di percorsi formativi universitari aperti ai giovani del posto. LA SARDEGNA AL SALONE DELL'ALIMENTAZIONE BIOLOGICA E NATURALE I FENICOTTERI SONO TORNATI A NIDIFICARE Con uno stand di 16 metri quadrati all’intemo dell’area collettiva AIAB, destinato a promuovere le attivita’ dell’associazione, anche l’ARPAAIAB Sardegna onlus ha partecipato nelle scorse settimane al Salone Internazionale dell’Alimentazione Naturale, Salute e Ambiente (SANA) di Bologna. Si tratta del principale appuntamento per “il mondo del naturale”, la vetrina internazionale piu’ completa e aggiomata di prodotti, tecnologie ed eventi culturali nei settori dell’alimentazione, della salute e dell’ambiente. I numeri delle ultime edizioni ne sono una conferma. Oltre 90.000 metri quadrati di superficie espositiva distribuiti in 16 padiglioni. 1.600 espositori provenienti da tutto il mondo che ogni anno presentano le loro novita’ a 80mila visitatori circa, il 70% dei quali e’ composto da operatori di settore. In crescita anche la presenza di operatori esteri, a conferma della valenza internazionale del Salone. L’ARPA-AIAB Sardegna onlus ha organizzato la propria area espositiva per favorire il contatto tra i soggetti che operano nel settore della trasformazione e commercializzazione delle produzioni biologiche e le aziende sarde associate. Alcune di queste erano presenti nello stand con i loro prodotti e materiali pubblicitari L’area delle aziende socie AIAB comprendeva: il “Bar dell’olio”, la piu’ importante manifestazione internazionale nella quale vengono premiati i migliori olii extravergine d’oliva biologici; il “Bio di Dopo la fuga dello scorso anno provocata dalle incursioni dei cani randagi, i fenicotteri sono tornati a nidificare sulle rive dello stagno di Molentargius. Nei due siti di Bellarosa e vicino all’asse mediano sono nati oltre 2.500 pulli. L’importante avvenimento è il risultato del servizio di vigilanza coordinato dal corpo forestale in collaborazione con l’associazione di volontariato Paff convenzionata con Provincia, l’Associazione del Parco, la ASL e i Comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena. In particolare, dal 10 maggio a ferragosto, 480 forestali sono stati impegnati in 260 turni che hanno consentito di effettuare la sorveglianza 24 ore su 24. Il consuntivo del servizio e’ stato fatto dal comandante del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Carlo Boni che ha sottolineato il successo dell’operazione. “Con un vino”, una vera e propria enoteca dove si potevano degustare i migliori vini bio, in collaborazione con AIAB Piemonte, Biobacchus e Bio Slow. Sono previsti, inoltre, uno spazio riservato ai Marchi AIAB, partendo da quello alimentare “Garanzia AIAB” e quelli “no food” con particolare attenzione agli agriturismi bio e ai tessuti e cosmetici bioecologici; lo spazio riservato all’Editoria AIAB, con la rivista Bioagricoltura, la newsletter Bio@gricultura Notizie e il nuovo sito internet dell’associazione presentato per l’occasione; e lo spazio delle Campagne, con la presentazione della Biodomenica (6 ottobre), della Primavera Biologica del prossimo anno e della nuova iniziativa in collaborazione con Greenpeace: GODO (Gruppi Organizzati Domanda e Offerta), per contribuire alla costruzione di una rete nazionale di vendita diretta. Lo stand ICEA era presente al SANA per la seconda volta, ma quest’anno con una novita’ di grande rilievo, il riconoscimento del ministero delle Politiche Agricole e Forestali giunto con decreto del 18 agosto 2002, che le ha consentito di rilevare definitivamente le attivita’ di controllo di AIAB. Nello stand, condiviso con Banca Popolare Etica, uno dei soci fondatori di ICEA, si potevano ricevere tutte le informazioni utili, sull’attivita’ di controllo e di certificazione. E’ stato infine allestito l’angolo dedicato all’Osservatorio Nazionale dei Prezzi dei Prodotti Biologici (www.prezzibio.it), nato dalla collaborazione tra l’Azienda Romana per i Mercati della Camera di Commercio di Roma e l’AIAB. CAMBIANO I VERTICI DELLE FERROVIE DELL'ISOLA Importanti novità ai vertici delle Ferrovie della Sardegna (FdS) e delle Ferrovie Meridionali Sarde (FMS). Entrambe in gestione governativa in attesa del trasferimento alla Regione, hanno due nuovi Commissari nominati dal ministro dei Trasporti Pietro Lunardi su indicazione della Giunta regionale. Nella delicata fase di passaggio alle competenze regionali, a gestire le Ferrovie della Sardegna e le Ferrovie Meridionali Sarde saranno, rispettivamente, l’avvocato Marco Tedde, attuale Sindaco di Alghero, e l’ingegnere Marco Carboni ex assessore regionale dei Trasporti. Sostituiscono il commissario governativo Orlando Bufaritti. Le Ferrovie governative, in attuazione della riforma del trasporto pubblico locale, sono rimaste operative solo in tre Regioni speciali (oltre alla Sardegna, in Sicilia e nel Friuli Venezia Giulia) in attesa della definizione dei rapporti di trasferimento alla Regione delle competenze e delle funzioni operative. Perché ciò avvenga è necessaria l’approvazione di una legge regionale che recepisca il provvedimento quadro nazionale. Nelle Regioni a statuto ordinario il passaggio è stato definito l’anno scorso. servizio mirato siamo riusciti a fare in modo che la nidificazione andasse a buon fine. In due mesi e mezzo sono stati catturati otto cani randagi”. Boni ha quindi messo in evidenza la “piena collaborazione” con i volontari, l’Associazione del Parco e la ASL. E’ stata invece “saltuaria” quella con i Comuni ai quali ha chiesto una maggiore sensibilizzazione dei proprietari dei cani che vagano nei pressi dell’area protetta e l’istituzione dell’anagrafe canina. Finora - ha precisato - le nostre sollecitazioni non hanno ricevuto risposte adeguate. Il comandante del Corpo forestale ha anche auspicato la costituzione in tempi brevi del comitato di gestione del parco (“quella di quest’anno e’ stata un’operazione di tampona mento”) e ha annunciato la prossima istituzione di una stazione della forestale a Molentargius e Santa Gilla (“la proposta e’ gia’ all’esame della Giunta regionale”). Soddisfazione per il successo dell’operazione e’ stata espressa dal presidente dell’Associazione del Parco di Molentargius Vincenzo Tiana. L’assessorato regionale all’Ambiente - ha detto ha raccolto l’invito per creare un coordinamento per la vigilanza in un’area che, pur non essendo vasta, presenta problemi di rilievo a causa della vicinanza con i centri abitati. Ora occorre un’opera di prevenzione per impedire un aumento dei cani randagi. Il direttore dell’ispettorato forestale di Cagliari Paolo Floris ha sottolineato la difficoltà del servizio svolto in concomitanza con la campagna antincendi. È stato - ha concluso - un importante laboratorio per future collaborazioni tra gli enti coinvolti. EMIGRAZIONE 25 OTTOBRE 2002 CELEBRAZIONI A MELBOURNE IL MESSAGGERO PER RICORDARE LA FIGURA TRA I SOLDATI SARDI DI SANT'IGNAZIO DA LACONI A SARAJEVO Intensa vita culturale e sociale per la Sardinian Cultural Association di Melbourne, presieduta da Paolo Lostia. Il Circolo, che svolge un costante ruolo di sensibilizzazione e di integrazione delle tradizioni isolane, ha dedicato il mese di ottobre al ricordo e alla celebrazione di Sant’Ignazio da Laconi, grazie alla collaborazione con l’omonimo comitato sardo. Oltre a un pranzo sociale, all’insegna dell’arte culinaria dell’isola, la festa in onore di Sant’Ignazio si è svolta domenica 13 ottobre, nel Santuario di Sant’Antonio di Hawthorn, con una solenne celebrazione eucaristica animata dai costumi e dagli stendardi della Sardegna. Il mese di novembre invece sarà all’insegna dello scambio culturale tra le due principali isole del Mediterraneo. In collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e l’Alias, la Sardinian Cultural Association ha organizzato “Sicilia e Sardegna, le due isole si incontrano e si raccontano”. Protagonisti saranno gli scrittori Giovanna Guzzardi e Lino Concas. L’appuntamento è per mercoledì 13 novembre nella sede dell’Istituto. Con il coordinamento di Roberta Trape’, è previsto anche un intrattenimento musicale con Angelo e Dora Marchese, Tony Marchi, Anna Maria De Maria, Giovanni Portogallo che proporranno una selezione di balli sardi e canzoni popolari siciliane. La Sardinian Cultural Association di Melbourne non si è però limitata all’impegno culturale nel territorio australiano, ma ha anche promosso un’originale forma di promozione per far conoscere la realtà dell’isola. Tra le iniziative di maggior pregio una borsa di studio che ha consentito ad una studentessa dell’Università Monash Alison Close di tra- scorrere sei settimane in Italia e in Sardegna. Il progetto è nato da un accordo triennale con la Monash con cui la SCA di Melbourne si è impegnata a garantire un contributo di 1.000 dollari nel 2002, 3.000 nel 2003 e 5.000 nel 2005. La giovane universitaria, che sta realizzando una ricerca sull’emigrazione nel dopoguerra con particolare riferimento a quella femminile, ha potuto così raccogliere testimonianze dirette a Prato, in Toscana, sede di un Centro appartenente alla Monash, e in Sardegna. La studentessa, che ha fruito di un sussidio dell’Italian Australian Institut e dell’assistenza dell’ente “Monash Abroad” e del “Monash Research Graduate School, ha approfondito le tematiche inerenti l’esperienza degli emigrati sardi. Ho intenzione – ha detto Alison Close – specializzarmi in politica dell’emigrazione e la borsa di studio mi ha aiutato a vivere e viaggiare in Sardegna dove sono venuta in contatto con una realta’ che ha sofferto per l’esodo forzato. Tante famiglie mi hanno raccontato quanto sia doloroso essere divisi e non poter condividere i momenti importanti della vita. La visita in Sardegna mi ha fatto capire in modo piu’ realistico e profondo il problema dell’emigrazione. Tra i progetti della Sardinian Cultural Association anche un accordo con l’Università di Cagliari per realizzare un lavoro di ricerca sull’emigrazione sarda e sui Circoli di emigrati in Australia anche con scambi di studenti. Sono previsti inoltre una visita del Centro Australiano Aborigeno e una serie di conferenze curate dal Centro Monash di Prato e dall’Ateneo sardo. Da sinistra: Salvatore Useli, Paolo Lostia, Loana Marino IL CIRCOLO DI AMBURGO DEVASTATO DALL'ALLUVIONE Si sono rivelati particolarmente consistenti i danni provocati alla sede del Centro Sardo Su Nuraghe di Amburgo dall’eccezionale ondata di maltempo che in agosto ha colpito l’Europa dell’Est facendo straripare di diversi fiumi. I dirigenti ed i soci del Circolo, guidati dalla Presidente Vincenza Fiorini, si sono messi al lavoro per restituire agibilita’ e funzionalità ai locali della sede. È questa la quarta volta che le calamità naturali hanno coinvolto “Su Nuraghe” distruggendo, in un’ondata, i beni del sodalizio con riflessi negativi sullo svolgimento delle attività programmate. “Il Messaggero Sardo” è a disposizione, da luglio, nella sala riunioni del Reparto Alpini dell’Esercito impegnato a Sarajevo nella missione di pace in Bosnia. Accogliendo la richiesta del Sottufficiale Giorgio Sarais, residente a Feltre in provincia di Belluno abbiamo inserito nel fascettario del periodico, la cui pubblicazione è prevista dalla Regione con la legge sull’emigrazione, l’indirizzo dell’Esercito italiano in Bosnia. La risposta è stata graditissima e commovente. Abbiamo, infatti, ricevuto una cartolina da Serajevo sottoscritta da una cinquantina di sardi impegnati nella missione. Un “grazie” da parte di tutti – vi si legge – per l’invio del “Messaggero Sardo, un riverente saluto alla Nostra terra ed un arrivederci a presto. Un ringraziamento che, insieme a tutti gli altri che pervengono quotidianamente in redazione e per esigenze di spazio non possiamo pubblicare nella rubrica delle “lettere”, ci incoraggia a continuare con tenacia ed abnegazione il lavoro iniziato 33 anni fa con l’unico obiettivo di servire, in attuazione dello spirito informatore del legislatore, il mondo dell’emigrazione e di mantenere costante e vivo il legame che lo unisce alla Sardegna. Gli apprezzamenti dei lettori compensano le difficoltà ed anche le incomprensioni che spesso incontriamo nello svolgere da volontari la nostra attivita’. Di questo la Cooperativa, la Direzione e la Redazione sono grati. VISITA IN GERMANIA DI AMMINISTRATORI LOCALI DELLA SARDEGNA Una rappresentanza di amministratori locali sardi, guidati dal deputato Michele Cossa (Riformatori), presidente dell’Associazione Provinciale degli Enti Locali di Cagliari (APEL) ha effettuato un viaggio in Germania per una serie di incontri con i rappresentanti dei Circoli degli emigrati. Nel corso delle riunioni sono stati illustrati i contenuti della proposta di legge regionale che prevede il diritto di voto per i Sardi all’estero. Questa è solo la prima di una serie di iniziative – ha sottolineato Cossa – che abbiamo organizzato. Intendiamo illustrare ai diretti interessati il contenuto di una proposta che ha raccolto il consenso della maggioranza delle forze politiche isolane. Speriamo che il Consiglio regionale riesca a superare le attuali conflittualità e sappia approvare in tempi rapidi un testo molto importante che garantisca a tutti gli emigrati una reale partecipazione alla vita democratica della nostra Regione. Anche sul nuovo assetto costituzionale della Regione – ha concluso Cossa – sentiremo l’autorevole opinione degli emigrati sardi. FESTA SARDA IN LOMELLINA ORGANIZZATA DAL CIRCOLO S'EMIGRADU DI VIGEVANO Cilavegna è un paese della Lomellina con meno di cinquemila abitanti in cui anche nel 2002, per il quarto anno consecutivo, il Circolo culturale sardo “S’Emigradu” di Vigevano, presieduto da Raimondo Cuccu, ha organizzato la festa “Sa Saldigna este a Cilavegna”. Nella strattura attrezzata del Parco Togliatti, il 30 e 31 agosto e domenica 1 settembre, sono stati serviti centinaia di piatti alla sarda, sia con carne (porcheddu arrostidu) che con pesce (calamari fritti e zuppa). Non sono mancati gli stand, molto frequentati, che hanno assicurato la possibilità di gustare ed acquistare i prodotti alimentari e quelli dell’artigianato artistico della Sardegna. Il folklore è stato rappresentato degnamente dal gruppo di ballo “P.Beccoi” dei Mamoiada. La festa del Circolo di Vigevano è stata patrocina dall’Amministrazione comunale di Cilavegna, dall’Assessorato al Lavoro della Regione e dalla FASI. Notevole è stato l’apporto organizzativo che è stato dato dagli amici lomellini. La collaborazione del giornalista-presentatore Bobo Bernardini ha sicuramente valorizzato l’offerta degli spettacoli di intrattenimento proposti nelle tre serate di festa. EMIGRAZIONE 26 OTTOBRE 2002 La Sardegna è una terra di missionari. Sacerdoti, frati, suore, religiosi e laici sardi sono sparsi per il mondo, spesso nei luoghi più emarginati, a portare la parola di Dio e a dare con l’esempio e con l’impegno personale – a volte pagato anche a caro prezzo – testimonianza concreta e tangibile di solidarietà umana. Dalle regioni più povere e tormentate dall’Africa, a quelle del Centro e Sud America, all’ Asia, ovunque sono presenti missionari sardi. In occasione dei recenti drammatici fatti del conflitto israelo-palestinese con il lungo assedio alla basilica della Natività abbiamo scoperto che molti religiosi e religiose sarde operano a Betlemme in condizioni spesso difficilissime. Una delle regioni dove massiccia e consolidata è la presenza di missionari sardi è il Madagascar, un’isola grande tre volte l’Italia, al largo delle coste africane, nell’ Oceano Indiano. Qui, fin dai primi anni Ottanta, operano un gruppo di sacerdoti, Salesiani di Don Bosco, che si prodigano a favore dei più poveri portando avanti numerose attività di istruzione e di formazione professionale per ragazzi e ragazze emarginati. Quando nel 1980 venne deciso di inviare missionari in Madagascar i sacerdoti sardi furono tra i primi a partire. Don Oreste Valle, di Arborea APPELLO DI UN MISSIONARIO SARDO PER COSTRUIRE UNA SCUOLA NELL'ISOLA DEL MADAGASCAR – che da pochi mesi è partito per l’ Albania – fu tra i primissimi. Oggi sono quasi una dozzina, sparsi nel vastissimo territorio: don Gian Marco Lai, di Perdasdefogu, don Piero Faret, di Cagliari, don Mario Prina, di Fonni, don Salvatorangelo Artizzu, di Cagliari, don Renato Pinna, di Sardara, don Giovanni Follese di Cagliari e don Sebastiano Campullu (ma tutti lo conoscono come Pere Tattano), di Santulussurgiu che arrivato nel 1985, oggi coordina il centro di Mahajanga, nel nord dell’Isola. Don Tattano si è rivolto al Messaggero Sardo per chiedere la solidarietà dei sardi per avere un aiuto, anche modesto, che possa permettere il completamento di due nuove aule dove far studiare i bambini malgasci della periferia di Mahajanga. Diventato sacerdote nel 1980 don Campullu è stato tra i primi, nel 1985, a accettare l’invito a partire missionario in Madagascar. “Quella dei salesiani non è una congregazione missionaria – precisa – ma è INIZIATIVA DEL CIRCOLO S. EFISIO DI TORINO CONTRO LA THALASSEMIA Informare e sensibilizzare non solo i sardi ma anche la popolazione locale su una malattia che colpisce l’Isola e anche altre aree del Mediterraneo. Da qui l’iniziativa dell’Associazione Sant’Efisio, circolo culturale sardo di Torino, per uno spettacolo di beneficenza che si è svolto il 29 giugno scorso seguito il giorno dopo da un dibattito sulla thalassemia. “Non vi è luogo più adatto della Chiesa per rinsaldare e consacrare come in un patto i legami di amicizia, di solidarietà e di fratellanza fra gli uomini. Se poi ci si ritrova fra gente della stessa stirpe l’incontro assume un carattere particolare”, è quanto ha scritto il presidente del Circolo, Angelo Loddo, nel presentare l’incontro svoltosi nella Parrocchia San Giuseppe lavoratore. La messa cantata in sardo è stata celebrata da don Deiana, originario di Ardauli, un salesiano che svolge la sua missione nel Santuario di Castelnuovo Don Bosco, paese natale del Santo. Significativa la partecipazione, oltre che di tantissimi sardi, di rappresentanti locali: il presidente della VI Circoscrizione del Comune di Torino, Eleonora Artesio, Paola Taraglio degli Affari Comunitari della Regione Piemonte, il presidente dell’Associazione Piemontesi nel Mondo Michele Colombino, il presidente della fasi Tonino Mulas. Nel corso della cerimonia religiosa diversi i canti in sardo proposti anche dal Coro polifonico di Isili che, assieme al Gruppo di ballo S’Arramini e di Sant’Efisio, ha proposto in serata una serie di esibizioni. quella che ha il maggior numero di missionari”. Prima di partire chiese e ottenne il consenso della madre, donna profondamente religiosa che ha assecondato la vocazione del figlio. Per sei mesi venne ospitato in un centro per apprendere la lingua malgascia e studiare la cultura di quel popolo (in Madagascar ci sono 18 differenti etnie). Fu mandato a Betafo, nel centro dell’isola dove con padre Lai e padre Faret, organizzò un oratorio e una scuola. C’erano 1600 allievi, dalle elementari al liceo. Fu istituita la parrocchia alla quale facevano capo ben 34 piccole chiese sparse in un territorio vastissimo, spesso raggiungibili solo dopo giornate di marcia o per via fluviale. Dopo otto anni a Betafo Pere Tattano fu mandato per quattro anni a Ivato e poi per due anni nella foresta a Bemaneviki, all’estremità nordoccidentale del Madagascar, una missione particolarmente disagiata con condizioni climatiche quasi insopportabili. Dal 2001 Pere Tattano è sta- to nominato coordinatore del centro di Mahajanga dove ha riattivato un centro professionale che è diventato il punto di aggregazione per i bambini e i giovani della periferia della città. Il Centro Professionale – dopo tre anni di lavori – ha potuto cominciare quest’anno l’ attività didattica. Dotato di sei laboratori (meccanica, saldatura, elettromeccanica, frigoristi, muratura e falegnameria) il Centro “Don Bosco” avrebbe la capacità di accogliere 120 allievi. Invece sono più di 300 quelli che si sono iscritti. “Non ci sono aule – racconta don Campullu – e facciamo lezione all’aperto”. Chi può, e non sono molti, paga una retta di 2,60 euro al mese. Una parte dei fondi necessari per pagare gli insegnanti provengono dalla vendita dei manufatti prodotti dagli allievi (circa il 30%). Al resto – precisa don Campullu – ci ha sempre pensato la Provvidenza. La situazione politica – con il vecchio presidente che non voleva accettare la sconfitta elettorale – ha aggravato una situazione economica già precaria. Nonostante abbia un considerevole patrimonio zootecnico, una florida attività di pesca, coltivazioni di cacao, caffè, spezie varie e riso, il Madagascar è attanagliato da una drammatica crisi economica. L’opera dei salesiani che puntano sulla istruzione e sulla formazione professionale è importantissima per far sviluppare e crescere una classe di tecnici. Per aiutare don Sebastiano Campullu a realizzare almeno altre due aule a Mahajanga si possono inviare offerte al seguente indirizzo. Fondazione DON BOSCO NEL MONDO, via della Pisana 1111 – 00163 ROMA Le offerte si possono fare con versamento in - Conto Corrente Postale n. 36885028 - Bonficio Bancario: sul c/c 3263/1 presso la BANCA INTESA RETE CARIPLO, filiale 12 di ROMA – cod ABI 6070 – cod. CAB 03212 Bonifico BancoPosta sul c/c postale n. 36885028 – ABI 03069 – CAB 05064 Accredito via Internet BancoPostaImpresaonline sito www.poste.it IMPORTANTE: In ogni versamento va indicata la seguente CAUSALE: “Don Campullu Sebastiano per scuola S. Domenico Savio MAHAJANGA – Madagascar” EMIGRAZIONE 27 OTTOBRE 2002 Intensa la Settimana Sarda, denominata “Sardegna a Saronno 2002”, che si è svolta a Saronno dal 14 al 23 giugno scorso. Si è trattato di un successo della manifestazione - ha sottolineato il presidente del Circolo culturale sardo Grazia Deledda di Saronno, Luciano Aru - ben meritato. È stato stimato che nei 10 giorni di esposizione i padiglioni siano stati visitati da non meno di 50.000 persone. La manifestazione si è svolta con la collaborazione della FASI, Esit, e i Comuni di Tertenia, Escalaplano, Fluminimaggiore, Morgongiori, e di diversi artigiani ed artisti sardi nonché di associazioni provenienti dai comuni sardi e di associazioni di Saronno. L’Amministrazione comunale di Saronno ha preso parte attiva alla manifestazione mettendo a disposizione, gratuitamente, l’area in cui si è svolta la Settimana, le sale necessarie alle conferenze, contribuendo, tramite l’Assessorato agli Eventi Speciali e l’Assessorato della Cultura, a parte delle spese pubblicitarie e intervenendo in diverse forme. La “Settimana Sarda” è un appuntamento tradizionale per Saronno: con la cultura, la tradizione, la gastronomia e l’artigianato isolano, una manifestazione - come ha ricordato Aru - voluta fortemente dal di- RECORD DI VISITATORI ALLA RASSEGNA SARDEGNA A SARONNO rettivo del Circolo e da tutti i soci e che hanno lavorato per la sua buona riuscita. Per realizzare il progetto sono stati allestiti, in un’area centrale della città, due padiglioni: in uno è stato offerto al pubblico una degustazione dei piatti tipici della cucina sarda; nell’altro è stata allestita una mostra di ar- tigianato, di ceramiche artistiche, di immagini fotografiche, di prodotti agroalimentari sardi. Il Folklore è stato rappresentato dai gruppi FoIk di Escalaplano e di Tertenia che sabato 15 giugno si sono esibiti nei balli tradizionali nella piazza principale della città e hanno sfilato per le vie centra- li monopolizzando per l’intera serata l’attenzione dei saronnesi. L’inaugurazione ufficiale del padiglione espositivo è avvenuta domenica 16 giugno, un vero “momento di incontro” fra la comunità sarda del saronnese composta da circa 3.000 famiglie e il mondo politico e culturale di Saronno e della provincia di Varese. Erano presenti, fra le diverse autorità, in rappresentanza della Città di Saronno il Sindaco, Avv. Pierluigi Gilli, tutta la Giunta Comunale, e il Presidente del Consiglio Comunale; mentre la provincia di Varese era rappresentata dall’Assessore dell’Ambiente senatore Pintus. Altro momento significativo della manifestazione è stato sabato 22 giugno con l’incontro, promosso dall’Associazione dei sardi, fra il gruppo speleologico “Grotte Su mannau” di Fluminimaggiore e il Gruppo speleologico di Saronno. L’incontro, un vero gemellaggio fra i due gruppi, è avvenuto alla presenza delle autorità comunali, ed è servito a cementare l’amicizia e a stipulare un accordo di collaborazione e scambio di conoscenze che porterà il gruppo di Saronno, composto di circa 50 persone, a restituire la visita a Fluminimaggiore paese che il Comune di Saronno ha voluto omaggiare accogliendo la sua banda musicale nel raduno delle bande musicali lombarde che si è svolto domenica 23 giugno. Alla mamfestazione, denominata “Trenobanda” e promossa dal Comune, hanno partecipato una decina di bande Lombarde e la banda musicale di Fluminimaggiore, che ha ben figurato. IL CORO CITTA' DI OZIERI OSPITE D'ONORE A BASSANO IN CANTO Domenica 28 luglio a Bassano del Grappa si è svolta la manifestazione coristica “Bassano in canto”, a coronamento del ciclo di manifestazioni collegate al “Millennio di Bassano”. Ospite di rilievo della serata è stato il coro “Città di Ozieri”, che a settembre dello scorso anno aveva a sua volta ricevuto la visita del “Coro Bassano”, nello spirito di un gemellaggio fra i due cori. Il Circolo “Sardegna Nostra” invitato dal “Coro Bassano” ad essere protagonista non ha avuto tentennamenti - ha scritto al Messaggero Sardo Arianna Loi - e così rispettando il calendario predisposto dagli organizzatori sabato 27 ci si è incontrati sul famoso “Ponte di Bassano” dove i rappresentanti di Ozieri hanno dato subito un saggio della loro bravura intonando “Dimonius” (inno della Brigata Sassari), fra lo stupore della gente. Dal ponte si è proseguito sino ad arrivare al palazzo municipale dove vi era l’assessore dello spettacolo L. Fabris, il presidente del “Coro Bassano” A. Zilio ed il coro rumeno Iom Vidu di Lugoj, anch’esso ospite della manifestazione. Il nostro circolo - ha sottolineato Arianna Loi - è stato protagonista l’indomani con la Santa Messa che ha aperto una giornata ricca di avvenimenti. Il coro “Città di Ozieri”, con i costumi tradizionali, ha proposto cinque brani durante la messa nella chiesa di S. Giacomo, a Romano d’Ezzelino. A due passi dalla parrocchia vi è la chiesetta di S.Giacomo di Torre, oggi sconsacrata e di proprietà del comune romanese e qui si è svolta una piccola cerimonia fra il Circolo, l’Amministrazione comunale e il Coro. Il vicepresidente del circolo “Sardegna Nostra” D. Fadda ha detto che fra i sardi e i veneti residenti nel territorio è fondamentale il rapporto di amicizia e solidarietà, ha poi preso la parola il sindaco A. Zen per il quale i sardi residenti nel territorio sono un esempio di onestà e laboriosità, e si è auspicato in futuro un gemellaggio con la comunità ozierese. E’ quindi intervenuto il coordinatore per i circoli del nord est, G. Vittorio Masala, il quale ha spiegato che l’emigrazione è un fenomeno in continua crescita, soprattutto per i giovani laureati, infine l’assessore per gli Affari sociali A. Baron e il presidente della Pro Loco S. Carlesso hanno consegnato dei doni all’assessore comunale di Ozieri O. Contu, e al Coro. La manifestazione si è chiusa con un pranzo sociale, preparato da alcuni volontari del Circolo e della Comunità parrocchiale, durante il quale il presidente del circolo “Sardegna Nostra”, G. Denti, ha ringraziato tutti i presenti e ha donato al Coro un piatto in ceramica bassanese. Infine alle 23 gli amici di Ozieri si sono esibiti fra gli applausi dei Bassanesi nella splendida cornice del Castello degli Ezzelini, eseguendo dieci canti che simboleggiano appunto dieci secoli di vita della città di Bassano (998/1998). L’indomani vi è stata una cerimonia al sacrario del Monte Grappa dove i sardi hanno festeggiato con gli altri cori. UN CONVEGNO SULLA DELEDDA CONCLUDE A CONCOREZZO LA SETTIMANA SARDA A coronamento della festa e delle manifestazioni organizzate dal Circolo culturale Sardegna di Vimercate-Concorezzo-Monza nell’ambito del Giugno Concorezzese, che ha visto dal 7 al 16 giugno al Parco Zoja di Concorezzo una intensa partecipazione dei sardi assieme alla popolazione locale che hanno dato vita anche a un corteo storico che ha attraversato le vie del centro storico di Concorezzo con una rievocazione degli antici vestiti degli abitanti, si è svolto un convegno su Grazia Deledda. L’interessante appendice culturale alla intensa settimana sarda è stata, il 23 giugno scorso, la Conferenza, organizzata sempre dal Circolo Sardegna con il patrocinio del- la Città di Monza nell’ambito della sagra di San Giovanni, su “La donna della montagna, Grazia Deledda a 75 anni dal Nobel”. E’ stata ricordata la storia di una donna di montagna che da Nuoro, nelle montagne della Barbagia, è approdata a Stoccolma dove il 10 dicembre 1927 (75 anni) ricevette il Premio Nobel per la Letteratura 1926, unica donna scrittrice italiana a riceverlo dopo il Nobel del Carducci assegnato 20 anni prima. La Deledda ha dato lustro alla Sardegna, all’Italia e sarebbe auspicabile che anche la Regione sarda desse vita a iniziative che valorizzino la sua figura. A parlare della sua figura, della sua opera, del suo ruolo e del significato della donna del- la “montagna” sono stati Paolo Pulina, il presidente del Circolo Salvatore Carta, il sindaco di Monza Michele Faglia, e i prof. Francesco Dettori e Giuseppe Colombo, già direttore della Biblioteca di Monza, che si sono avvicendati per dare un quadro quanto più esaustivo sul Premio Nobel sardo che ha dato lustro non solo alla nostra Isola ma a tutta la letteratura mondiale. La Deledda ha ambientato la maggior parte delle sue opere (300 novelle e 30 libri) nella Sardegna intrisa della cultura nuorese e scrivendo della sua gente. A sottolineare la “sardità” della scrittrice anche i dipinti celebrativi per i 75 anni del Nobel realizzati da Janko (Gianni Colombo). EMIGRAZIONE 28 OTTOBRE 2002 Si è svolto il XII Congresso Nazionale dei Giovani ItaloArgentini a Mendoza dal 17 al 19 agosto scorso. Con il motto “Dos Culturas unidas en un mismo racimo de valores” si sono riuniti 600 giovani discendenti di italiani di tutto il Paese. Ha partecipato per prima volta, in rappresentanza del Cile, una delegazione di giovani dell’Associazione Giovanile Italo-Cilena (Agic). L’atto di apertura del Congresso si è svolto sotto la tenda istallata nei giardini del Centro Turistico Ejercito de los Andes di Guaymallén, a pochi chilometri da Mendoza. Fra le autorità: Rosanna Calabretto, presidente del Agia, il sindaco di Guaymallén Roberto Bianco, il console di Mendoza Paolo Campanini, il consigliere dell’Ambasciata Giorgio Gugliemino che ha portato il saluto dell’ambasciatore Roberto Nigido, l’ing. Enrique Pescarmona, il presidente del Comites di Mendoza Romanello. Il lavoro è stato suddiviso ha fatto sapere Teresa Fantasia - fra 4 commissioni: Cultura e Educazione, Sport e Tempo libero e Salute, Economia, Associazionismo e partecipazione politica. È stata formata anche la Comissione Nazionale dei Giovani che rappresentarà per un anno la Gioventù Italo Argentina, sono stati nominati: I SARDI PROTAGONISTI AL CONGRESSO NAZIONALE DEI GIOVANI ITALO-ARGENTINI Franco Baldissare, Damian Palavecino, Marilina D’Astolfo, Antonio Pompillo, Viviana Furci, Mario Garzola, Marcello Carrara, Leandro lo Solfo, Maximiliano Napoli. La pros- sima sede per il Precongresso 2003: Gruppo Giovanile di Maipù Buenos Aires; mentre sede del Congresso 2003 sarà Gioventù Siciliana di Tucuman. Durante il Congresso sono state realizzate anche attività sportive e ricreative. Al circuito Culturale hanno partecipato vari gruppi fra i quali Federazione Sarda con Mostra di pittura di Artisti Sardi e sar- di-argentini. Hanno partecipato al Congresso giovani rapresentanti di tutti i Circoli sardi d’Argentina, fra i quali due delegati del Circolo Sardegna di Moreno, Alejandra Karina Martinez Marras (commissione Educacion y Cultura), Diego Andria (Commissione Sport, Tempo Libero e Salute), inoltre il presidente del Circolo Sardo di Mendoza Pablo Fernandez Pira. Nell’ambito del XII Congresso dei giovani è stato presentato il 15 agosto in una conferenza nella Facoltà di Economia dell’Università dell’Aconcagua a Mendoza una analisi sul modello italiano dei consorzi export. “L’esperienza italiana nella formazione di consorzi export: la Regione Sardegna come punto di riferimento” è stato il tema di una relazione presentata da Pablo Fernandez Pira (ICE Buenos Aires, Circolo Sardo di Mendoza) che con Rosana Calabretto (Agia Mendoza) e Héctor Guerrero (Agrobusiness Consulting di Mendoza) sono stati i relatori della conferenza. Hanno spiegato il funzionamento dei consorzi in Italia e le esperienze di export in Italia di consorzi dell’agroalimentare di Mendoza, nei periodi di controstagione, situazione molto pregiata dai produttori locali e degli italiani. INTENSA ATTIVITA' AL CIRCOLO DI DOUAI NEL NORD DELLA FRANCIA SEMPRE DRAMMATICA LA SITUAZIONE IN ARGENTINA Il Circolo sardo Associazione Sardegna di Douai, regione Nord della Francia, ha svolto, come ha informato il presidente Giovanni Caria, una intensa e variegata attività nel primo semestre dell’anno. L’Associazione Sardegna ha deciso di collaborare allo studio sulla sclerosi multipla. Un questionario è così stato preparato dai professori sardi e francesi (Maura Pugliatti di Sassari, Reis di Sarreguemines) per lo studio epidemiologico. Il Circolo ha inviato il questionario a quasi 1.000 famiglie di origine sarda stabilitesi nel Nord francese (dipartimenti del Nord, Pas-de-Calais, Aisne). Il progetto ha ottenuto il sostegno della Federazione dei Circoli Sardi in Francia (presieduta da Francesco Laconi) e del Comitato degli Italiani all’Estero di Lilla (presidente Bruno de Santis). Il questionario anonimo deve essere compilato dai Sardi colpiti o no dalla malattia e deve poi esser restituito. Quattro mesi dopo l’invio delle lettere solo 6% dei questionari (60 su 1000 inviati) sono stati restituiti ben compilati. Sempre per sensibilizzare i sardi della regione Nord francese, è stata organizzata a Douai, sabato 29 giugno, una conferenza sulla sclerosi multipla. Sono intervenuti il prof. Patrick Vermersch, del centro ospedaliero universitario di Lilla, e la prof. Maura Pugliatti, dell’Università di Sassari. Entrambi hanno ricordato che la sclerosi multipla colpisce essenzialmente gli individui caucasici e, in maggioranza, le donne. I fattori re- In Argentina continua il “corralito” ossia il blocco dei conti bancari che interessa milioni di cittadini ed ha ridotto alla povertà moltissima gente della classe media. Lo ha ricordato in una nota all’Anfe don Andrea Buttu che vive nel Paese sudamericano. I conti in dollari sono stati congelati - ha sottolineato don Buttu - e se uno ha la fortuna di ritirare dal suo conto in dollari ritira a 1,40 per dollaro, mentre il cambio corrente è di 3,503,60, ossia perde più dei 2/3 del valore reale. I poveri, che erano circa 12 milioni fino al dicembre scorso sono attualmente circa 19 milioni, ossia più della metà della popolazione e sono ogni giorno in crescita perché: la disoccupazione si aggira intorno al 24%; la maggior parte di quelli che lavorano ha lo stipendio congelato a dicembre, prima della svalutazione; i prezzi crescono gran parte in base alla cresita del dollaro, il che significa che alcuni sono aumentati di tre volte e mezzo come, per esempio, tutto ciò§ che riguarda l’informatica, computer, ma anche benzina, nafta, olio, ferro, cemento e tutti i materiali da costruzione (mentre il costo della mano d’opera è rimasto uguale, in alcuni casi diminuito). Nelle grandi città, come Buenos Aires, è diventato impossibile vivere: si sequestrano le persone per pochi soldi, per esempio 300 pesos che corrispondono a circa 200.000 di vecchie lire o circa 100 euro. Vi è poi una forma di protesta che ormai si è estesa a tutta la sponsabili potrebbero essere di origine ambientale e genetica da qui l’idea di realizzare uno studio epidemiologico sui sardi che vivono in un ambiente completamente diverso dalla Sardegna. Per questo sarebbe opportuno che vengano restituiti compilati al più presto i questionari. Alla interessante conferenza hanno preso parte, fra le altre persone, anche Dominique Lambelin, assessore alla vita associativa di Donai, la Signora Matysiak, responsabile socio-medico del Centro di reeducazione di Raimbeaucourt, e Bruno De Santis, presidente del Comitato degli Italiani all’estero di Lilla. Un’altra iniziativa del Circolo è stata l’Esposizione dell’artigianato sardo in occasione della festa di Pasqua, nella sala “Halle aux draps” di Douai. Da sabato 30 marzo a lunedì 1 aprile, il pubblico ha potuto ammirare e comprare tappeti, ceramiche, strumenti musicali e diversi prodotti alimentari sardi. I prodotti artigianali sono stati forniti da Rita Marion-Masala, responsabile della società commerciale RM Sardomia di Ogy (Metz). L’esposizione è stata presentata alle personalità da Giovanni Caria, presidente del circolo, e da Dario Pilia, vice presidente. Un brindisi è stato offerto ai partecipanti che hanno potuto anche assaggiare i dolci sardi preparati dalle signore Giovanna Piras, Antonietta Usai, Suzanne Pilia e Teresa Coffin. L’Associazione Sardegna di Donai è stata sollecitata, inoltre, dall’assessore della cultura della città di Denain, Signo- ra Tonini, e dalla responsabile dell’Ufficio culturale, Signora Pique, per proporre delle attività sul tema della Sardegna in occasione di una Manifestazione svoltasi sabato 11 e domenica 12 maggio 2002 a Denain. Così il Circolo ha organizzato una bancarella di prodotti alimentari tipici della Sardegna e invitato il gruppo folcioristico sardo “Su Nuraghe” di Mons (Belgio) composto da bravi giovani sardi della seconda generazione. RINNOVATO IL DIRETTIVO DEL CIRCOLO DI COMO Il Circolo culturale ricreativo “Sardegna” di Como ha un nuovo Consiglio direttivo. Lo ha eletto, il 24 maggio scorso, l’assemblea generale dei soci, mentre gli incarichi esecutivi sono stati distribuiti il 7 giugno. Presieduto da Onorio Boi, l’esecutivo è composto dai Vice Presidenti Ovidio Aresu (vicario e tesoriere) e Gavino Rassu (con delega per il tesseramento) e dal segretario Paolo Cristin. Completano il direttivo Pietro Sanna, responsabile dei rapporti con le autorità locali; Antonio Cocco e Antonio Masia (rapporti sociali) e Giuseppina Pisu, coordinatrice donne. Delegato di base alla FASI è stato nominato Salvatore Lai. I Revisori sono Lorenzo Oggiano, presidente; Domenico Cittarella e Mario Podda, componenti. Il Collegio dei Probiviri, presieduto da Franco Padedda, è composto da Salvatore Canu e Francesco Piras. nazione: il “corte de ruta” o blocco stradale. Chi blocca la strada si chiama “picchetero”, molti bloccano le strade e chiedono il pedaggio per poter passare, è una guerra fra poveri, i più danneggiati sono i camionisti che a volte sono costretti a giorni di sosta ed essi stessi si trasformano in “piccheteros” per reazione, mettendo di traverso camion con rimorchi. Potrei continuare nella descrizione fino all’infinito - ha aggiunto don Buttu - e in questa triste situazione i politici di sempre si stanno scannando per le prossime elezioni per eleggere il presidente (nel marzo prossimo). Ma ora di cosa si ha bisogno in Argentina? A parte i soldi che, forse, non saprebbero come spendere ha risposto don Buttu - le cose più necessarie sono cibo e medicine (sono tra le cose che sono aumela ntate di più). Di recente la Spagna ha incomincito a mandare, tramite la Caritas una somma di danaro che si sta trasformando in cibo e medicine. Io ho speso per la mia diocesi - fa sapere don Andrea - 52 mila pesos che ci sono toccati (circa 15.000 euro) comprando cibi di prima necessità da distribuire nelle famiglie più bisognose e per le refezioni per bambini e anziani. Anche il vestiario è necessario ma non è la cosa più importante. La metodologia migliore mi sembra quella adottata dalla Spagna: affidare alla Caritas i soldi che li utilizza per i bisognosi. EMIGRAZIONE 29 OTTOBRE 2002 CULTURA STORIA E AMBIENTE MARCO LEDDA ELETTO I TEMI DELLE SETTIMANE SARDE PRESIDENTE DEL CIRCOLO DI FIORANO MODENESE PROMOSSE DALLA FASI La Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (FASI), presieduta da Tonino Mulas, è impegnata nell’ultima parte dell’anno a coordinare la realizzazione dei progetti regionali “Settimane Sarde 2002”, finanziati dalla Regione. Quattro manifestazioni sono state realizzate (“Suoni e colori di Sardegna – Isola solidale”, a cura del Circolo di Padova; convegno sulle lingue minoritarie, promosso dal Circolo “Khintales” di Torino; “Sardegna-Saronno 2002” organizzato dal sodalizio della cittadina della provincia di Varese; “Sandalia” per il ventennale dell’associazione culturale dei sardi in Toscana, svoltasi a Firenze). Si è inoltre svolta nelle scorse settimane (dal 10 al 13 ottobre) a Pavia, la rassegna “I tesori di un’isola e del suo sottosuolo” a cura del Circolo “Logudoro”, incentrata sulla storia e le prospettive delle miniere sarde, ma anche sulle vicende dimenticate di lavoratori e lavoratrici. Gli altri progetti da realizzare riguardano: un convegno sull’amicizia ventennale e sulla collaborazione tra Francesco Cocco Ortu (1842-1929) e Giuseppe Zanardelli (Presidente del Consiglio dal 1901 al 1903), promosso dal Circolo di Bre- scia; il settimo concorso di poesia sarda indetto dal centro sociale e culturale di Milano nonché il circuito per la rappresentazione teatrale di “Sos Sonnos”, dal romanzo di Michelangelo Pira allestito allestito da “Il Gremio” di Roma e dai Circoli di Civitavecchia e di Ostia. Infine un convegno su “Continuita’ territoriale per mare, per cielo e per terra”. Nella riunione dell’Esecutivo della FASI del 13 luglio scorso, Tonino Mulas ha riferito sul congresso della Federazione della Germania svoltosi nel mese di giugno a Monaco, cui hanno partecipato i rappresentanti dei 17 Circoli e che ha eletto un Presidente molto giovane Telemaco Bundone. Si tratta – è stato sottolineato dall’esecutivo – di un positivo rinnovamento cui non è stato estraneo l’esempio dato dalla Federazione. Nel corso della riunione è stata anche sottolineata l’ottima accoglienza riservata dai congressisti al Presidente Mulas e a Giovanni Loi, coordinatore della Circoscrizione Centro/Nord in veste di accompagnatore ed interprete in quanto conoscitore della lingua e della cultura tedesche. Mulas ha quindi espresso un giudizio positivo, per le modali- tà di svolgimento e per l’ampia partecipazione, sul dibattito svoltosi a Cornaredo, domenica 7 luglio, relativo al diritto di voto agli emigrati e all’Assemblea Costituente per il nuovo Statuto per la Sardegna. Il Presidente ha infine riferito sulla discussione svoltasi nell’Ufficio di Presidenza della Consulta per l’Emigrazione tenutasi a Monaco Nel corso della riunione sono stati stabiliti i criteri per il finanziamento dei Progetti Regionali. I Consultori Giulio Cesare Pittalis e Giampaolo Collu hanno dato informazioni sugli incontri cui hanno preso parte. Il primo si è soffermato sul lavoro della Commissione della Consulta per la valutazione delle proposte formulate dalle federazioni e per l’esame delle possibilità di acquisire risorse aggiuntive rispetto a quelle della Regione. Collu ha invece riferito sui lavori della “Commissione Legislativa” che sta esaminando la revisione della legge regionale sull’emigrazione. Il lavoro – ha detto – è stato completato ed è stata consegnata al Presidente della Consulta una bozza di proposta di legge che in pratica annulla l’attuale regolamento. Nuovi dirigenti al Circolo “Nuraghe” di Fiorano Modenese. L’Assemblea dei soci ha infatti rinnovato il Consiglio Direttivo e gli altri organismi. Presidente è stato eletto Mario Ledda che verrà affiancato, nell’esecutivo, dai Vice presidenti Mario Pinna e Giovanni Mela; dal Segretario Marcello Gallistu; dal Vice Segretario Flaviano Curreli e dal Tesoriere Gian Marco Gallistu. Completano il Direttivo i consiglieri Giulio Cesare Pittalis, Antonello Murrutzu e Gian Mario Renga. Il Collegio dei Revisori è composto da Giovanni Becciu, Flavio Mizzon e Mario Niedda. A far parte del Collegio dei Probiviri sono stati chiamati Antonio Lai, Mauro Giorgi e Antonio Pittalis. NUOVA SEDE PER IL CIRCOLO DI MIRAMAR Nuova sede sociale per il Centro Unione Regionale Sarda di Miramar, Buenos Aires in Argentina. Il Presidente Antonio Zidda e il Segretario Mario Sanna ci hanno scritto comunicandoci il nuovo indirizzo. Il sodalizio, che fa parte del- la Federazione dei Circoli Sardi in Agentina, è ubicato in Celle 26 n°345 C.P. 7607 Miramar – Buenos Aires. I numeri telefonici sono: 0054 (02291) 43-0601 e il fax 0054 (02291) 433619. Nelle foto. A sinistra: i soci del circolo “G. Dessì” con la cantante Elena Ledda, a destra Caterina Licciardi con il cuoco Salvatore Loi; sotto Caterina Licciardi con il governatore di S. Paolo Geraldo Alckimin e Sandra Rossi, socia del circolo “G. Dessi” Il 24 novembre 2002 a San Paolo verrà consegnato il Premio Ugo Licciardi al sardo (di Tempio Pausania) Salvatore Loi, prestigioso chef di cucina che lavora in Brasile e che ha ricevuto sinora numerosi premi come “migliore chef di cucina di San Paolo” dove lavora nel Ristorante Fasano uno dei piu importanti e conosciuti ristoranti italiani in Brasile. Lo ha comunicato al Messaggero Sardo la gentilissima Angela Licciardi che ha illustrato anche i più significativi eventi del Circolo Giuseppe Dessì. Nel maggio scorso la cantante Elena Ledda ed il suo gruppo ha dato “un regalo al cuore dei sardi” interpretando canzone tipiche sardi. Hanno partecipato alla serata molti sardi fra i quali anche i nuovi soci del Circolo, l’architetto Pier Paolo Cossu di Nuoro e la signora Lilian. In giugno, poi, vi è stato l’incontro con il Governatore di San Paolo, Geraldo Alckimin, A UN CUOCO SARDO IL PREMIO LICCIARDI DEL CIRCOLO DI SAN PAOLO al quale hanno preso parte diverse autorità locali italiane e brasiliane nonché imprenditori, nel Terrazzo Italia. “Abbiamo ripetuto il nostro invito a Lui e alla moglie amanti dell’Italia - ha ricordato Angela Licciardi - perché vadano in Sardegna per conoscere la nostre bellezze”. Una serata speciale è stata quella (a cui si riferisce la foto) in cui il socio prof. Giampaolo Casula ha dato un importante contributo culturale facendo conoscere, ai sardi e ai tanti invitati autorità italiane e brasiliane, lo scrittore poeta Giuseppe Dessì. Il Presidente del Circolo Italiano Giuseppe Cappellano e tutti gli invitati hanno poi partecipato alla cena sociale. In agosto nuovo incontro speciale. Avere nuovi soci nel Circolo è sempre un piacere e così il nuovo socio Salvatore Loi è stato il benvenuto e a lui verrà consegnato il Premio Ugo Licciardi a novembre. Ma la gioia di trovare nuovi amici infonde sempre un “sapore speciale” fra i sardi e quando qualche familiare dei soci arriva in Brasile dalla Sardegna ci si riunisce per ascoltare qualcosa dell’Isola, lontana ma viva e presente nei cuori di chi è partito, come è avvenuto, ad esempio, di recente con la famiglia Tola, la giovane coppia Giampaolo Delogu, Rosalba Ledda e la signora Maria Antonietta Schintu di Sassari. IL MESSAGGERO SARDO 30 OTTOBRE 2002 D oveva essere l’anno della programmazione, il 2002, cominciato con Nedo Sonetti in panchina, subentrato poco prima di Natale al tandem Nuciari-Matteoli. Doveva essere una stagione nel segno della continuità: dopo la salvezza, ottenuta all’ultima giornata a conclusione di un campionato irto di ostacoli, era giunto il momento di programmare nuovi e più importanti traguardi, con lo stesso allenatore e il medesimo gruppo di giocatori. Ed invece, a 48 ore dall’inizio del campionato (slittato di due settimane per le note vicende dei diritti televisivi), il presidente Massimo Cellino, con una decisione che ha sorpreso un po’ tutti, ha esonerato Sonetti e richiamato sulla panchina rossoblù Giampiero Ventura. Sì, proprio il tecnico più amato dai tifosi nella storia recente del Cagliari, colui che è riuscito a regalare le ultime soddisfazione a questa piazza, con la promozione dalla serie B alla serie A nel 1998 e la meritata salvezza l’anno successivo, in un campionato che, soprattutto nelle partite interne, ha visto il Cagliari nel ruolo di grande protagonista (chi mai si scorderà le emozionanti vittorie al Sant’Elia contro Juventus, Milan, Roma e Parma?). Di un probabile ritorno di Ventura, si era parlato tanto in questi ultimi tre anni. In pratica, ogni qualvolta il presidente Cellino si apprestava ad allontare un allenatore (consuetudine che purtroppo non ha abbandonato), ecco che saltava fuori il nome del solito ex che tanti bei ricordi aveva lasciato nell’isola. Anche questa volta, sembrava la solita sparata proveniente da radiomercato, ed invece, le strade del Cagliari e di Ventura si sono nuovamente incrociate. Forse perché lo stesso tecnico, nato a Genova 54 anni fa, si è reso conto che lontano dalla Sardegna anche lui non ha ottenuti quei grandi risultati che sognava. Una mancata promozione in A alla guida della Sampdoria (con conseguente licenziamento a fine stagione) ed una salvezza con- P er festeggiare i cento anni di storia hanno chiamato l’allenatore cui sono legate alcune delle vittorie più belle, quel Lamberto Leonardi capace di regalare alla Torres due promozioni in C1 e il sogno dei play off per la serie B, svanito due anni fa ad Ascoli all’ultima giornata di campionato. Quasi un vecchio parente con cui condividere la festa più bella, prevista nel 2003, sembra con un’amichevole con la Juventus. Ma, come si sa, spesso sono proprio i rapporti con i “parenti” quelli che si logorano prima, a volte per troppo affetto. Così, bruscamente, dopo appena cinque giornate in cui la Torres aveva incamerato appena 4 punti (sconfitte con Chieti, Avellino e Crotone, vittoria con il Benevento, pari con il Paternò), le strade tra la Torres e Leonardisi sono divise, probabilmente per sempre. L’esonero ha colto di sorpresa il mister romano, sassarese d’adozione, visto che ha trascorso otto anni alla guida della Torres. «Mi sento come se mi avessero pugnalato alle CAGLIARI Cambio di allenatore alla vigilia dell'avvio del campionato. Esonerato Sonetti. La squadra reagisce positivamente IL CAGLIARI SI AFFIDA A VENTURA quistata all’ultimo respiro con l’Udinese, dov’era subentrato in corso di stagione a Roy Hodgson. Un vero e proprio ritorno di fiamma, quello tra Cellino e Ventura, che tre anni fa si separarono senza un apparente perché (e molti tifosi si chiedono ancora il motivo di quel divorzio). Il Cagliari aveva già ingaggiato, forse con troppa fretta, Oscar Washington Tabarez, mentre il tecnico ligure non vedeva l’ora di coronare il sogno della carriera: allenare la Sampdoria, la squadra del cuore. Un altro clamoroso ritorno, dopo quello di Fabian O’Neill, rientrato a Cagliari dopo i due anni non proprio felici passati con le maglie di Juventus e Pe- rugia. E proprio il fantasista uruguiano rappresenta il vero colpo di mercato della società rossoblù che, dopo aver perso per sei mesi l’infortunato Conti, aspetta con trepidazione la completa guarigione di O’Neill, giunto nell’isola a fine agosto ancora reduce dall’infortunio al tendine d’Achille. Ventura, dal canto suo, ha fatto giusto in tempo, prima della chiusura del mercato, a portarsi dietro da Udine il fluidificante argentino Mauricio Hector Pineda, in un ruolo già coperto, peraltro, da Manighetti (a sua volta voluto da Sonetti per rimpiazzare il partente Sulcis, ceduto al Perugia). Proprio l’impossibilità di fare una squadra “a sua immagine e di Andrea Frigo somiglianza”, è stato uno dei principali problemi che Ventura ha dovuto incontrare al suo ritorno a Cagliari. Lui che è sempre stato abituato a portarsi dietro quei tre, quattro giocatori che “fanno spogliatoio” (come si dice in gergo calcistico), quegli uomini di fiducia che fanno la fortuna degli allenatori, in qualunque piazza questi vadano ad allenare. Nell’attesa di vedere se e come cambierà il Cagliari, alla riapertura del mercato di gennaio (siamo certi che Ventura ha già consegnato a Cellino la “lista della spesa”), la squadra rossoblù, contro ogni pronostico, ha cominciato alla grande il campionato, posizionandosi subito nelle zone alte della clas- TORRES APPENA QUATTRO PUNTI DOPO CINQUE GIORNATE LICENZIATO LEONARDI di Franco Ferrandu spalle», si è sfogato Leonardi nelle interviste. «A Sassari non tornerò più», ha ribadito. Il mister più volte aveva segnalato la debolezza di una squadra, stravolta rispetto all’ultima stagione. Della vecchia guardia sono rimasti il portiere Pinna, il bomber Udassi, i difensori Panetto, Chechi e Castagna. Tra i nuovi, si sperava nella potenza del sassarese ex Cagliari e Toro Marco Sanna, nell’estro dell’ex romanista Alessandro Frau. Inoltre, si contava sulla voglia di emergere di una pattuglia di giovani giocatori provenienti dalle giovanili di formazioni di serie A, e dalle squadre sarde dei campionati minori. sifica. E anche se lo stesso Ventura continua a predicare umiltà dichiarando che la classifica in questo momento della stagione non gli interessa, non può che far piacere constatare che, non solo il Cagliari non ha pagato lo scotto del cambio dell’allenatore a poche ore dall’inizio del campionato, ma sta riuscendo ad ottenere risultanti anche in presenza di prestazioni non proprio esaltanti. Un buon segno. Ventura, che ha subito inculcato nei giocatori una nuova mentalità (dal 4-4-2 di Sonetti si è passato al 3-5-2, che poi un vero e proprio 3-5-2 non è in quanto Esposito, di fatto, agisce da terza punta e Cudini gioca più staccato rispetto agli altri due marcatori; sarebbe meglio parlare di 1-3-3-3) si gode il buon momento della squadra ma evita, giustamente, di fare inutili proclami e getta acqua sul fuoco dell’entusiasmo ricordando che il torneo cadetto è lungo e pieno di difficoltà. Non bisogna dimenticare, d’altronde, che questa è la stessa squadra che lo scorso anno si è salvata per un punto all’ultima giornata. I più ottimisti, però, hanno già incominciato a sognare: se il Cagliari, nelle prime cinque partite, ha perso solo a Siena (e in modo rocambolesco) conquistando la bellezza di 10 punti e tenendo il passo delle superfavorite Sampdoria e Lecce, senza l’infortunato Conti e sempre in attesa di O’Neill, allora quando torneranno questi due la musica sarà ancora migliore. Non sempre nel calcio, però, due più due fa quattro, ed ecco che Ventura continua a puntare il dito sul lavoro del gruppo, giudicando la prestazione complessiva della squadra, senza mai parlare di singoli episodi o episodi dei singoli. Il campionato, insomma, è appena cominciato e il lavoro di Ventura sarà lungo e non semplice. Ben vengano, comunque, le vittorie che fanno classifica e sollevano il morale. Nessuno ha chiesto al Cagliari di tornare immediatamente in serie A, ma sognare non è peccato. L’impatto con la C1 è stato invece traumatizzante. La Torres non era più la macchina schiacciasassi vista nelle ultime stagioni al Vanni Sanna. In trasferta per due volte in vantaggio, si è fatta riacciuffare, o battere. Problemi di gioco, secondo alcuni, mancanza di qualità, secondo altri. Intanto alla corte dei dirigenti rossoblù è arrivato un mister tutto sardo, Bernardo Mereu, originario di Alghero, trasferito nel sud dell’isola per lavoro, con all’attivo sei promozioni nelle serie minori, con La Palma, Nuorese, Villacidrese. Per lui subito un compito difficilissimo: ridare prospettive ad un gruppo di giocatori sfiduciato, apparso fragile tecnicamente e psicologicamente. Il cambio di panchina però non sembra aver portato benefici sostanziali: due gare fuori casa (Martinafranca e L’Aquila, due sconfitte). La Torres è ultima in classifica. I tifosi infuriati. A questo punto, una salvezza sarebbe già una grande conquista, per i primicento anni dei rossoblù di Sassari. IL MESSAGGERO SARDO 31 OTTOBRE 2002 a pattuglia sarda nella serie A-1 di hockey su prato si è arricchita di un’altra formazione sarda, la Ferrini. E così sono tre le formazioni isolane che partecipano al massimo campionato, edizione 2002-03. Oltre la già citata Ferrini, neopromossa, ci sono I’Amsicora, 18 volte campione d’Italia e il Suelli, lo scorso anno la vera sorpresa del torneo. Le ambizioni delle tre squadre sono naturalmente diverse. L’Amsicora, guidata dal giocatore-allenatore Fernando Ferrara, punta alla conquista del diciannovesimo scudetto e le premesse iniziali della stagione dicono che l’undici cagliaritano ha tutte le credenziali per centrare l’obiettivo. Tra le novità il gradito ritorno del “vecchio”, si fa per dire, Roberto Giuliani, già capitano della nazionale e dei verdi, nonché allenatore nella prima fase dello scorso campionato. Un contributo importante, il suo, perché la squadra ha sempre bisogno di giocatori di esperienza, che facciano soprattutto “spogliatoio”. Giuliani d’altronde ha dichiarato fedeltà all’Amsicora e ha voluto rimettersi le scarpette, dopo aver smesso per un anno l’attività. Oltre a Giuliani, da segnalare anche il ritorno di Pucci, un altro grande protagonista delI’Amsicora più volte campione d’Italia. Anche lui in grado di dare un supporto prezioso nella costruzione di una squadra vincente. Tra i punti di forza già collaudati, Dubois, Zilio e il pakistano Asim. Ma l’Amsicora non trascura i SPORT / Tra e compagini isolane al via del campionato di serie A: con l'Amsicora anche il Suelli e la neopromossa Ferrini U SPORT / Con il Cagliari anche le ragazze dell'Airone di Tortolì L na è alla sua quarta esperienza consecutiva in A2, l’altra vi si affaccia per la prima volta nella sua storia ventennale. Sono due le squadre isolane che quest’anno rappresenteranno la Sardegna nel mondo del grande volley: i ragazzi del Cagliari e le ragazze dell’Airone Tortolì. E la novità più grossa riguarda proprio la formazione ogliastrina. Arrivata lo scorso anno sino ai playoff promozione, non ha raggiunto l’ambito traguardo per un pelo, ma la fortuna le ha dato una mano e a giugno è stata ripescata. La società del presidente Nieddu non si è fatta certo trovare impreparata: riconfermate cinque delle protagoniste dei playoff (la palleggiatrice Betas, l’italo-bulgara Doukova, la centrale Salvini e le giovani Mulas e Matterazzi) si è buttata a capofitto nel mercato riuscendo a portare a Tortolì alcuni pezzi da novanta. Su tutte le straniere. La punta di diamante dovrebbe essere la bulgara Sokolova, che a settembre in Germania ha giocato con la sua nazionale i campionati del mondo che hanno visto la storica affermazione dell’Italia. La Bulgaria si è classificata ottava ma il braccio della Sokolova si è fatto sentire parecchio; e Tortolì ne avrà più che mai bisogno per tenere ben stretta l’A2 appena conquistata. La seconda straniera è un’altra attaccante di peso: la brasiliana Marques con la quale sono arrivate Torri (una lunga carriera tra Al e A2), Arimattei (già.in A2 a Roma), Casuscelli, altra giocatrice di espe- LA SARDEGNA CONFERMA LA SUA LEADERSHIP NELL'HOCKEY SU PRATO di Andrea Porcu giovani. Tra i più promettenti il diciassettenne Fabio Mureddu che Ferrara ha già utilizzato in questo primo scorcio di stagione. E poi non dimentichiamo che i cagliaritani hanno un asso nella manica che si chiama Fernando Ferrara. Allenatore dai buoni propositi, ma soprattutto ancora uno che si diverte in campo e che va a segno con straordinaria rego- larità. L’italo-argentino è sicuramente una garanzia. Il Suelli, dal suo canto, si affida come sempre alla guida del duo Spitoni-Pisano e intende fare un ulteriore salto di qualità nel gioco e possibilmente in graduatoria. Formazione abbastanza collaudata e che si ispira ai vari Cirina, Zedda, Tronci e Caria per continuare sulla scia dei brillanti risultati ottenuti negli ultimi anni. A rinforzare l’organico, quest’anno, è arrivato un nuovo giocatore straniero, Brian Aduda, che sembra in grado di garantire un certo numero di gol. Lo si è visto dalle prime gare. Ma Pisano e Spitoni puntano ovviamente anche sull’entusiasmo di un gruppo che vuole togliersi parecchie soddisfazioni e di una tifoseria che segue da anni passo dopo DUE SQUADRE SARDE AL CAMPIONATO DI A/2 DI VOLLEY di Liliana Fornasier rienza visto che negli ultimi otto anni si è divisa tra Al e A2 e infine Menin (ex Casale Monferrato), terzo centrale pronto a dare una mano in caso di necessità. Il libero è De Liso, che garantisce ricezione e difesa. In panchina è stato confermato Salvatore Brancato, che l’anno scorso ha portato la squadra sino agli spareggi promozione. Per prepararsi nel miglior modo possibile al difficile esordio la squadra si è trasferita al completo per una settimana in Emilia Romagna dove ha disputato una serie di amichevoli con Modena e Novara (Al), Soliera (che si ritroverà di fronte in A2) e Rivergaro (Bl). L’obiettivo ovviamente è la salvezza e per raggiungerla Tortolì farà grande affidamento sul fattore campo. La palestra dell’Istituto Tecnico Gramsci è stata adeguata alla serie A2 (sono state ampliate le tribune, messi a posto spogliatoi e luci) e il tutto esaurito è sin d’ora garantito, così come l’anno scorso. L’Ogliastra non ha mai avuto una squadra nell’A2 di volley e le ragazze del Tortolì sono già diventate le beniamine degli sportivi locali. “Sappiamo che andiamo incontro a una grande avventura”, ha spiegato il presidente Antonello Nieddu, “ma non abbiamo paura. L’anno scorso, all’esordio in B1,la nostra è stata la squadra rivelazione del campionato, giocando una stagione memorabile. Il gruppo compatto e un tifo da stadio sono stati i nostri punti di forza. Faremo ancora di questi due elementi un’arma vincente. Sappiamo che affronteremo squadre passo l’escalation della squadra trexentina. Pensate, Suelli ha poco più di mille abitanti e il paese vive tutto attorno alle prodezze dell’undici di hockey. Torna nella massima serie la Ferrini che ha come obiettivo la salvezza. La squadra cagliaritana non vuole ripetere l’ultima sfortunata parentesi in A-1, subito retrocessa, e gioca le carte dell’umiltà e dell’esperienza di alcuni giocatori. Le novità sono rappresentate dall’allenatore argentino Jorge e dall’attaccante Paco Whelan. Arrivi che dovrebbero assicurare punti e spettacolo per restare in A-1 anche nella stagione successiva. Ma non bisogna trascurare il peso che hanno nella squadra giocatori del calibro di Andrea Sirigu e della vecchia guardia. Dai maschietti alle femminucce. Nella serie A sono presenti due squadre cagliaritane: l’Amsicora e la neopromossa Ferrini. Le “verdi” hanno nell’argentina Lucia Ana Antona una bomber di lusso che già nelle prime giornate ha messo in luce qualità, sostanza e concretezza. Come dire che se “il buongiorno si vede dal mattino” I’Amsicora allenata da Roberto Carta può compiere quest’anno il tanto atteso salto di qualità e puntare al vertice, soprattutto quando l’undici cagliaritano sarà al completo. Discorso inverso per la Ferrini, con atlete quasi tutte al debutto nella massima serie. L’unico obiettivo possibile appare la salvezza. L’importante sarà crederci fino in fondo. navigate, esperte, dotate di budget per la campagna acquisti per noi impensabili. Ma sono sicuro che tutte, anche le più forti, ricorderanno la trasferta in Sardegna”. Completamente rifatto anche il Cagliari Pallavolo: retrocesso l’estate scorsa dopo una stagione sfortunatissima, è stato ripescato e i dirigenti hanno voltato decisamente pagina. Del vecchio organico sono rimasti solo Scilì, Mascia, Cabras e il giovane Francesconi. Nuovi tutti gli altri giocatori ed anche l’allenatore (Flavio Gulinelli da Asti). Sono così arrivati due stranieri (il portoricano Soto e il brasiliano Oro), il palleggiatore Masini (da Brescia), il centrale Parma (ex Asti), l’attaccante di banda Zampetti (ex Perugia) e il libero padovano Pagotto. Tra le seconde linee sono rientrati il secondo palleggiatore Tiddia, il centrale Gabriele Cristiano e da Sant’Antioco è arrivato il giovane Bernardi. Dopo i patemi della passata stagione il traguardo è una salvezza da mettere in tasca al più presto possibile, anche se il coach ha maggiori ambizioni. La squadra è giovane e Gulinelli ha tutto il tempo per farne un gruppo omogeneo. Il campionato infatti inizierà più tardi del solito, dopo i campionati del mondo maschili, in programma in Argentina, il via è previsto per il 27 ottobre e la formula dà una mano ai rossoblù: quest’anno le retrocessioni non saranno quattro come l’anno scorso ma soltanto due. Il campionato è infatti passato da 16 a 14 squadre e il Cagliari, promette Gulinelli, non sarà tra quelle in lizza per la salvezza. IL MESSAGGERO SARDO 32 OTTOBRE 2002 Oristano, monumento a Eleonora d’Arborea, opera dello scultore fiorentino Ulisse Cambi. Festa grande per l’inaugurazione, nel 1881, bande musicali, discorsi e inni: «eseguito da 35 studenti vestiti in elegantissimo costume sardo, quello appositamente scritto dalla forbita penna dell’avv. Fara Musio e musicato dall’egregio maestro E. Lario». E poiché l’uomo mangia, pranzo di gala con 142 coperti, ricco il menu, a cura del ristorante Scala di Ferro di Cagliari: «Consumè alla tapioca. Granelli di montone e zucchette. Aragosta con la maionese. Filetto di bue alla Madera con purè. Vulvas di piccioni. Lumbo di vitella d’Oristano. Asparagi alla graten. Ciliegie allo spirito. Poncio alla romana. Gelati. Gatòs e dolci assortiti, Frutta e formaggio. Vini diversi e liquori». Sul monumento sono stati scritti diversi libri e molti articoli. Sorse grazie «a iniziativa e impulso di diversi comitati, sottocomitati e patronati», a partire dal 1862. Da Oristano a Cagliari, da Sassari a Iglesias e Bosa, da Venezia a Trieste «fu tutta una gara per raccogliere fondi ed elargire di più». La poetessa lodigiana Carlotta Ferrari pubblicò a Torino (Tipografia Teatrale B. Sour, 1870), il dramma lirico in quattro atti Eleonora d ‘Arborea, «da rappresentarsi al teatro lirico di Cagliari l’autunno del 1870», come si legge nel frontespizio. Ma non venne rappresentato. Al Teatro Civico di Cagliari, nel Carnevale del 1869 - il 6 febbraio - andò in scena in prima assoluta il melodramma in tre atti Eleonora d’Arborea alla battaglia di Sanluri, libretto di Gavino Nino, musica di Enrico Gabriele Costa. Il libretto fu stampato dalla Tipografia del Corriere di Sardegna, a Cagliari, nel 1868, «a beneficio del monumento a Eleonora giudicessa d’Arborea, ed era d’esclusiva proprietà del comitato all’uopo costituito». Quattro recite. L’opera fu accolta «pare non troppo fortunatamente», secondo Guido Giacomelli (1896). Fra gli interpreti, il tenore debuttante Angelo Masini. Uno dei migliori tenori di grazia del tempo, bella voce morbida e perfetta tecnica di emissione. «Gli si attribuiscono - si legge nella Garzantina Musica - sette variazioni per concludere La donna è mobile». Erano altri tempi, dominava il divismo dei cantanti, «che troppo spesso si allontanavano dalla lettera e dallo spirito delle partiture per ragioni esclusivamente virtuosistiche». Per chi naviga in Internet, il tenore è presente anche in un sito australiano. Ben sei furono le opere che Angelo Masini cantò al Civico. Compresa quella del Costa: due di Giuseppe Verdi (La Traviata ed Ernani), due di Errico Petrella (La contessa d’Amalfi e Morosina) e una di Giuseppe Apolloni (L’Ebreo). Una leggenda urbana narra del tenore fischiato al suo debutto: colto dal panico, avrebbe cantato male. Chiese scusa al pubblico, con una lettera affissa nella bacheca del teatro, e fu un trionfo. Le pubblicazioni oristanesi - libri e opuscoli sulla raccolta di fondi per il monumento «a colei che CULTURA I luoghi comuni della religiosità popolare della Sardegna ELEONORA D'ARBOREA STORIA MINORE DEL MONUMENTO DI ORISTANO di Adriano Vargiu dal 1383 al 1404 fu l’anima della Sardegna» - riportano «grande successo». L’opera - grazie al Masini - è citata nei testi di storia della musica, ma con un contorno di inesattezze. A cominciare dal musicista: non Enrico Costa confuso con l’omonimo scrittore, narratore ecc. sassarese (1841- 1909), ma Enrico Gabriele Costa. Perché nel libretto figura con un solo nome, Enrico? Il libretto fu stampato a spese del comitato pro monumento, potrebbe essere stata una dimenticanza o una scelta. A prescindere: nei testi di storiografia musicale - quella minore, dell’estrema periferia - figura con i nomi di Enrico Gabriele. Non sardo, ma napoletano: nella città natale studiò composizione e arrivò a Oristano in cerca di gloria, finendo a insegnare musica alle figlie dei benestanti. Il librettista Gavino Nino: nativo di Bosa, non avv., ma sacerdote, padre scolopio, professore universitario, deputato al Parlamento Subalpino, autore di «opere teatrali dalle roboanti pagine», nel giudizio di Francesco Alziator (1954). Fondò - assieme a Salvator Angelo De Castro - e diresse il giornale sardo La Meteora, quindicinale di scienze, lettere, arti e varietà. Primo numero il 14 gennaio 1843, ultimo il 14 dicembre 1845: cessò le pubblicazioni costretto dalla regia censura. Storico, strenuo difensore delle Carte d’Arborea, «al punto da essere ritenuto, dagli avversari, uno dei falsari». Le Carte d’Arborea: un insieme di abilissimi falsi che cercavano di accreditare l’immagine d’una Sardegna già civilissima - e in maniera autonoma, originale - negli anni tra il VI e il X sec. Sono la più avventurosa espressione d’un amore per la Sardegna, cui l’anonimo autore delle carte voleva offrire una patente di nobiltà che l’isola madre, egli sentiva, meritava. Un altro suo dramma di cinque atti in versi, Ugone d’Arborea, ampolloso e farraginoso, «ricucito - secondo Francesco Masala (1993) - sui modelli delle tragedie alfieriane», fu stampato nel 1881 a Cagliari dalla Tipografia Felice Muscas, in occasione dell’inaugurazione del monumento oristanese. Personaggi e interpreti della prima dell’Eleonora d’Arborea alla battaglia di Sanluri (nel libretto non sono indicate le voci): Eleonora, giudicessa d’Arborea, Clotilde Rosasvalle; Tomaso Bruch, gentiluomo inglese, Angelo Masini; Michele Gallo, ufficiale di campo, Augusto Piferi. Sconosciuti gli interpreti di Corelio Branca, altro ufficiale di campo e di Elena, damigella d’Eleonora. Coro d’uomini. Coro di donne. Popolo e seguito di guerrieri. La scena, durante l’atto primo, ha luogo nel campo militare degli Arborensi presso il Castello di Sanluri, durante l’atto secondo e terzo nella città d’Oristano. Scena IV, Eleonora a Bruch: «Ah! tu non sai - Qual sia tremendo immenso nel cuor mio Mortale affanno! - E che sperar di lieti - Mi resta ormai se pria - Al suol prostrato non abbia io l’orgoglio - Di chi ci opprime, e vinto - Le antiche, infami sempre, - Arti ond’ei volle questa - Terra contaminar che lui straniero Signore aborre? E quali - E quante ai miei non fece ingiurie e danni? - Segno ne fu sì spesso il padre mio, - L’invitto Mariano, che tornare - Sua gente in piena libertà s’accinse. - Per mano or dei suoi vili assassini - Cadde il misero Ugone, il fratel mio - Il fratel mio che Ascanio egli parea...». Della musica, niente si conosce. Ipotesi meglio non farne. Per il monumento a Eleonora andava bene tutto. Nella storia di Sardegna è un succedersi di lotte per la libertà e l’indipendenza. Tutti i popoli più potenti che nel corso della storia si avvicendarono nel dominio dell’Europa, tentarono la conquista della Sardegna. «In ogni tempo - così Giovanni Lilliu (1971), padre della civiltà nuragica - ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata (in qualche modo ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un’isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto sistematicamente il graffio della resistenza. Perciò i sardi hanno avuto l’aggressione d’integrazioni d’ogni specie, ma nonostante ciò sono riusciti a conservarsi sempre se stessi. Nella confusione etnica e culturale che li ha inondati per millenni, sono riemersi costantemente nella fedeltà alle origini autentiche e pure». In altre parole: abbiamo un nostro marchio, conserviamo- lo. Smettiamola di dare alle nostre tradizioni origini di questo o di quel popolo. Diversamente - per dirla con lo scrittore ecc. Enrico Costa (1897) - «che qualcuno chiarisca d’onde vennero e qual sia la vera patria delle prime formiche, delle prime lucertole e dei primi mufloni arrivati nell’isola». A Pasqua, tornano tutti i luoghi comuni della religiosità popolare riferita agli spagnoli. Smettiamola. Nel nostro viaggiare, abbiamo trovato usanze simili alle nostre in regioni dove gli spagnoli non sono mai passati. Nella chiesa di San Michele Arcangelo, a Bevagna, in Umbria, la domenica di Pasqua, al Gloria, quattro confratelli corrono lungo la navata centrale portando sulle spalle la statua del Cristo risorto. Nella Collegiata di Castiglion Fiorentino, in Toscana, la notte del Sabato Santo, la Compagnia di Gesù celebra la Risurrezione con la Volata, portando di corsa fino all’altare il Cristo risorto. Esattamente come in Sardegna: a Cagliari, nella chiesa di San Giacomo, al Gloria della veglia pasquale, otto confratelli dell’Arciconfratemita del SS. Crocifisso percorrono la navata centrale con il Cristo risorto. A Sestu, nella parrocchiale, sono le donne che portano la statua, correndo, dall’ingresso della chiesa all’altare. Venerdì Santo a San Marco in Lamis, nel versante occidentale del Gargano: gli altari della reposizione (non deposizione!), popolarmente detti sepolcri, sono simili a quelli allestiti in Sardegna. A San Marco in Lamis vengono chiamati sabbuleche (sepolcri), a Cagliari monumentus (monumenti funebri). Caratteristica dei sepolcri sardi sono is nenniris: steli di cereali, soprattutto grano, pallidi ed esili perché germogliati al buio, legati con nastri rossi e dorati, impreziositi con anemoni e botton d’oro o fiorranci (caraganzu). Per via della funzione clorofilliana, nella religiosità popolare simboleggiano la risurrezione. Dal buio della morte alla luce della vita: il pallore che scompare con la luce. Nenniri - o nenneru, a seconda del luogo - per il glottologo Max Leopold Wagner (1921), è parola preromana. Is nenniris sono un avanzo dei giardini di Adone, simboli della vegetazione. Costituiscono un esempio di sopravvivenza e di adattamento del culto pagano a nuove forme di religiosità. Sono presenti anche in Calabria (samburchi, sepolcri) e in Sicilia (lauru, grano seminato). A Sulmona, in Abruzzo, nelle processioni pomeridiane e serali del venerdì e sabato santi, l’Addolorata segue il Figlio morto: come nelle città e nei paesi della Sardegna. E cosa dire de S’Incontru, dell’Incontro, quando la Madonna non più addolorata, levati i segni del lutto, la domenica di Pasqua incontra il Figlio risorto? A Sulmona l’incontro è detto della Madonna che scappa, perché la Madre alla vista del Figlio scappa, gli corre incontro, lasciando cadere i segni del lutto. A Montedoro, in Sicilia, l’Incontro è Lu ‘ncuntru. E si potrebbe continuare.