34 VENERDÌ 1 MAGGIO 2015 La Guida Se la Juve perdeva la partita, i Moratti mi mettevano i manifesti a lutto sulla porta Ha lavorato per anni nella casa dei Moratti, i petrolieri di nota fede interista. Andava con loro in giro per il mondo sull’aereo e allo stadio in tribuna a vedere le partite, perché aveva la loro piena fiducia. Giuseppina Lucia Bianco è nata Fossano l’11 febbraio 1929 e vive a Cuneo: “I miei, originari di Celle Macra, facevano i margari e d’inverno scendevano nelle cascine del Fossanese”. Ha conosciuto la povertà da bambina? “No, da mangiare ce n’era. Eravamo tre figli (due femmine e mio fratello già morto), mia sorella ha 94 anni”. Le scuole? “La prima Elementari l’ho fatta dalle Suore Giuseppine a Fossano, i due anni dopo a Tarantasca. Il diploma di terza Media l’ho poi preso a 40 anni. Mi piacevano i libri”. Le masche? “Nelle veglie si raccontavano storie strane! Mio padre una volta era nella stalla con le mucche ed è tornato a casa stravolto: “Ho visto la Caterina, mi è passata vicina. Mi ha detto di lasciarla andare”. Ma Caterina, nostra vicina di casa, era morta in quel momento!”. La parola “guerra” cosa le fa venire in mente? “Io ero ragazzina e ho ricordi precisi. Ricordo benissimo l’aereo trimotore “Pippo” degli Alleati che passava a bombardare. Ricordo quel giorno di primavera a San Sebastiano di Fossano quando sono arrivati due nazisti a cavallo: il nazista giovane voleva farmi accarezzare il suo cavallo, ma io mi sono ritirata. E ho pensato che quel ragazzo forse era stato obbligato a fare una guerra che non voleva combattere”. Che lavori ha fatto? “Tanti e lontano dalla provincia di Cuneo! Un giorno ho scritto a una contessa di Torino, spiegandole che cercavo lavoro. Ha scritto a mio padre e dopo tre giorni mi ha trovato il lavoro a Roma”. Suo padre che ha detto? “Era disperato all’idea che andassi via, nel settembre 1946 a 17 anni ho preso il treno per Roma. Ho preso il tramway da Dronero a Cuneo con mio padre, poi ho raggiunto la capitale , da sola, col treno. Non ero preoccupata, ma contenta di andare nella capitale. All’inizio ho lavorato in una casa dove guardavo tre bambini piccoli”. E dopo? “Sono andata a fare assistenza a una signora malata di cuore. Poi sono stata a Torino, in una casa dove seguivo quattro bambini. Dopo sono tornata a casa e una mia amica di Dronero mi ha proposto di andare a lavorare a Roma fino al 1950”. E poi? “Nel 1953 ho trovato lavoro a Sanremo per un anno e finalmente sono riuscita a farmi fare il libretto di lavoro! Vado a Milano e un giorno mi hanno detto che i Moratti cercavano un aiuto in casa. Mi hanno subito preso. Seguivo la bimba più piccola. Nella famiglia di Angelo Moratti sono stata 22 anni, ero di casa e mangiavo a tavola con loro. L’anno dopo ho iniziato a seguire Gioia, Maria Rosa e Massimo (il futuro presidente dell’Inter). Mi sono trovata benissimo da loro!”. Che compiti aveva? “Andavo a parlare agli insegnanti dei ragazzi, ero trattata alla pari ed ero l’unica dei dipendenti che poteva mangiare con loro. Avevamo un ottimo rapporto. Lì sono stata fino nel 1975”. E dopo il 1975? “Sono andata a fare la segretaria in uno studio medico. Con i Moratti abbiamo però mantenuto rapporti ancora per anni! A Natale mi facevano gli auguri e li ho seguiti per il mondo, anche in aereo”. Un aneddoto simpatico? “Io sono tifosa juventina e andavo allo stadio con loro. Nel 1955 Angelo Moratti è diventato presidente dell’Inter, ho visto tantissime partite con loro in tribuna. Se la Juve perdeva i ragazzi mi mettevano i manifesti listati a lutto sulla porta della mia camera!”. Pentita di non essersi sposata? “No. Sono stata fidanzatissima ma poi non ci siamo sposati. Ho voluto bene ai figli degli altri come se fossero miei!”. Il mondo di oggi? “Penso che non c’è educazione. Noi abbiamo fatto ricca l’Italia, questi invece se la sono mangiata”. Perché ama i bambini? “Perché sono magnifici e sono l’avvenire!”. Come passa le sue giornate? “Mi alzo alle 7.15, faccio colazione, poi vado a Messa. Sono certa che Dio c’è. Torno a casa, leggo i giornali e traffico. Mi piace leggere”. Le piace vivere a Cuneo? “Sì, ma una volta era perfetta. Oggi di meno, come Milano e Roma”. Ritorna in valle Maira? “Certo! Tutte le estati vado a Celle da mia sorella e con lei ci sentiamo al telefono”. La morte? “Ci penso ma non mi fa paura. Dopo potremo vivere la vita eterna e sarà bello”. Una situazione particolare? “Ero seduta dopo una passeggiata davanti alla chiesa di San Sebastiano a Celle Ma- cra. Stupenda. Mi sono assopita e mio padre “Culin” e mia mamma Margherita mi sono venuti incontro. Io ho detto a loro “Non sono pronta!” e mia mamma mi ha sorriso. Poi mi sono svegliata”. Il Papa? “Papa Pacelli mi ha dato la mano quando ero a Roma. Papa Francesco si sta prendendo responsabilità pazzesche e ha una forza fantastica”. Un bilancio della sua vita? “Era tracciata, ho la sensazione che Qualcuno mi abbia sempre guidato”. Alberto Burzio pagamento dai professionisti che collaborano in maniera continuativa con la Fondazione: otto medici specialisti, sei infermiere professionali, due fisioterapiste e una psicologa. Inoltre incidono sui costi l’acquisto dei materiali e dei presidi medici, i rimborsi spese per coprire i 178.019 chilometri percorsi dall’équipe, la gestione, la formazione e la ricerca”. L’équipe medico-infermieristica segue gli ammalati per lo più a domicilio, ma anche all’hospice di Busca, al Santa Croce e in altri ospedali della provincia. L’attività viene inoltre integrata, in base ai bisogni dell’assistito o delle famiglie, con l’intervento specialistico di psicologi, fisioterapiste, operatrici socio sanitarie e con l’assistenza fornita da un gruppo di 20 volontari. “Per poter continuare nella nostra missione, per poter garantire un servizio sempre più accurato, professionalmente e umanamente di eccellenza - conclude Silumbra - abbiamo bisogno di una sempre maggiore visibilità e di un’opera di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica che possa aumentare la partecipazione morale e di sostegno economico da parte della comunità in cui operiamo. I cittadini devono sapere che è un loro diritto poter accedere alle cure palliative domiciliari gratuite e specializzate, di fruire di terapie adeguate volte a ridurre, contenere, limitare il dolore e tutti quei sintomi che influenzano negativamente la qualità di vita, garantendo loro di poter completare con dignità e umanità, accanto ai propri cari, il proprio percorso di vita terreno. Grazie a tutti coloro che vorranno aiutarci a continuare la nostra attività di assistenza”. La Fondazione Adas onlus è retta da un consiglio di amministrazione composto da sei membri, oltre alla presidente fondatrice Mariangela Brunelli Buzzi. Adas, da 25 anni il prezioso servizio a domicilio per i malati più in sofferenza Cuneo - (fv). Sono 25 anni che la Fondazione Adas (Assistenza domiciliare ai sofferenti) onlus è attiva nel campo delle cure palliative e della terapia del dolore. L’Adas fornisce gratuitamente, per esclusive finalità di solidarietà sociale e senza intenti di lucro, assistenza domiciliare ad ammalati affetti principalmente da patologie oncologiche terminali o malattie croniche debilitanti, diretta ad alleviare il dolore e i sintomi che possono comparire in questa fase della malattia, a migliorare la qualità della vita e la situazione ambientale dei sofferenti, a dare assistenza pratica e morale ai familiari. “Le cure palliative si uniscono pertanto idealmente con le terapie del dolore in un percorso ben definito dalla normativa e nell’ottica di un forte spirito collaborativo tra la componente pubblica delegata ad operare sul territorio, l’Asl Cn1, e gli enti privati come la Fondazione Adas precisa il direttore dell’Adas, Massimo Silumbra -. L’Adas fa parte della Rete territoriale di cure palliative della provincia di Cuneo. Dall’analisi dei dati relativi all’assistenza prestata nel 2014 si può facilmente intuire il valore non solo umanitario e sociale, ma anche il risparmio in termini economici per la collettività che tale servizio compor- ta. L’Adas nel 2014 ha assistito gratuitamente sul territorio provinciale 137 ammalati, accompagnandoli e assistendoli nel fine vita presso le loro case e accanto ai loro cari. L’incremento rispetto al 2013 è stato di 14 pazienti (+10%) ed è anche aumentato il numero complessivo di giorni di assistenza prestati, che è passato da 7.109 a 7.406. Da questi dati si può dedurre quanto siano stati elevati i costi di cui si è fatta carico l’Adas, che nel 2014 hanno sfiorato i 600.000 euro”. “ L’ a s s i s t e n z a p r e s t a t a dall’equipe medico-infermieristica Adas è assolutamente gratuita per gli ammalati e le loro famiglie, per la Regione Piemonte e per l’Asl Cn1, con cui l’Adas opera in forza di specifica convenzione stipulata con l’espressa rinuncia a qualsivoglia forma di contributo o rimborso economico – sottolinea ancora Silumbra -. I costi sono stati parzialmente sostenuti grazie ad alcune Fondazioni bancarie, aziende, enti e associazioni operanti sul territorio provincia- le e mediante libere offerte di cittadini, che hanno donato quasi 83.000 euro, segno tangibile dell’importanza con cui viene percepito dalla comunità cuneese il servizio svolto dall’Adas. Purtroppo le spese che devono essere sostenute per svolgere l’attività di assistenza sono elevate. L’équipe Adas è composta da quattro infermiere professionali, due operatrici socio sanitarie e due segretarie dipendenti dirette della Fondazione; inoltre può contare sulle prestazioni che vengono svolte a