[SPETTACOLI 45] LA PROVINCIA DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012 CINEMAITALIANO Il carcere dei Taviani commuove Berlino SEGNALAZIONI [ A COMO ] Sull’albero di Magritte (s. cer.) Bambini e famiglie sono invitati, oggi, alle 16, al Teatro Sociale di Como. Nella Sala Bianca, va in scena "L’albero del signor Magritte", produzione Tangram Teatro. Prima dello spettacolo, alle 14.30, Fata Morgana introduce i bambini a Magritte con un laboratorio di pittura (posti limitati e prenotazione obbligatoria). Biglietti 8 - 10 euro. Info: 031/270170. I detenuti di Rebibbia attori in "Cesare deve morire" I registi al Festival: «Nelle celle un’umanità complessa» RECENSIONI FILM L’attrice è una pecora Ma solo lei convince Come un maremoto demenziale in terra australiana - patria del regista Stephan Elliott - "Tre uomini e una pecora" si abbatte rotolando su una cerimonia di nozze, fulcro della commedia che esaspera la categoria con i postumi di un addio al celibato, ma oltrepassa i (pochi) limiti di "Una notte da leoni". Non ne è un succedaneo, però: deliberatamente sguaiato, il film fa scontrare il mondo tardo-adolescenziale di quattro giovanotti inglesi con la compassata apparenza della famiglia di cui agli antipodi la promessa sposa è ereditiera. Già il complicato volo di trasferimento è foriero di grottesche disavventure e non c’è trasgressiva promessa che non venga mantenuta sia prima, sia durante, sia dopo gli sponsali. Ai guasti provvedono, anche loro malgrado, gli amici, trovando un’inopinata breccia nella madre della sposa - Olivia Newton-Jones ritrovata e stagionata regge egregiamente il carico sopra le righe - dopo l’estemporanea deviazione che arma ulteriormente la combriccola. Un ariete, considerato vero divo del luogo, finisce intruppato non meno sgangheratamente di ospiti e invitati in situazioni spesso e volentieri grevi: l’aggettivo pecoreccio è quanto mai appropriato, ma nella sfida ingaggiata dal film con la commedia romantica funziona, se si apprezza un umorismo, diciamo, estremo. Pare che il regista si sia voluto vendicare dei filmetti di sposalizi con i quali agli inizi della carriera doveva campare: ha trovato tutta la complicità - storia, attori, ambientazione - necessaria. Bernardino Marinoni "Tre uomini e una pecora" di S. Elliott. BERLINO Ha ricevuto una bella accoglienza l’unico film italiano in concorso al Festival di Berlino. “Cesare deve morire” di Paolo e Vittorio Taviani (nelle sale dal 2 marzo) ha destato interesse per l’ambientazione nel carcere romano di Rebibbia, per la storia ma anche per come è stata realizzata. La vicenda dei detenuti che mettono in scena il “Giulio Cesare” di Shakespeare è raccontata in bianco e nero con soluzioni visive originali e forti. Ne abbiamo parlato con i due fratelli registi, autori di “Padre padrone” e “La notte di San Lorenzo”, che rispondono alternandosi e completandosi a vicenda, un po’ come spiegano di lavorare sul set. Come avete scoperto questi carcerati attori? Un’amica ci disse che c’era uno spettacolo teatrale che faceva piangere, una cosa rara di questi tempi. Era l’"Inferno" di Dante messo in scena in carcere sotto la guida di Fabio Cavalli. Ci ha colpito molto come si immedesimavano nei personaggi danteschi per raccontare il loro inferno. Da Paolo e Francesca arrivavano a rimpiangere i loro amori impossibili. Da lì è nata l’idea di proporgli "Giulio Cesare", anche perché, tra i carcerati che fanno teatro, molti sono colpevoli di reati legati alla camorra e alla mafia e là c’è la famosa battuta di Antonio che dice «Bruto è un uomo d’onore». Partendo dal linguaggio comune, abbiamo pensato che ci fossero tanti aspetti – la congiura, il tradimento, il potere, l’omicidio – comuni alla loro vita vera. Ci è sembrato subito il film necessario, da fare, perché Bruto e Antonio sono vivi e veri oggi come allora. I detenuti sono dei veri attori. Sì, alcuni recitano da dieci anni. E in questo periodo almeno sette o otto sono usciti di galera e fanno gli attori, come Salvatore Striano che interpreta Bruto nel nostro film e ora fa anche tv. Li abbiamo scel- ti facendo i provini e fin da allora tutti affermavano se stessi, per dire «ricordatevi che siamo qui!». Recitano in modo diverso dagli attori convenzionali. Nel loro dolore c’è una sofferenza vera, un loro passato. Per noi è stata tutti i giorni un’emozione. Ci siamo affezionati a loro, anche fuori ne parlavamo sempre con affetto quasi dimenticando che erano dentro per gravi colpe che avevano compiuto, alcuni anche per omicidio. Come mai la scelta di girare in gran parte in bianco e nero? Oggi nell’immagine il colore è l’obiettività naturalistica. Noi volevamo raccontare come nasce e rinasce in continuazione l’anima di Bruto. Il bianco e nero era una scelta per staccarsi dal realismo e andare verso una dimensione che non è reale. Volevamo che i sei me- [ A FIGINO SERENZA ] Un curioso "Schiaccianoci" si di prove che precedono lo spettacolo fossero particolari, come sono particolari l’ambiente e il modo in cui noi abbiamo lavorato con loro. All’inizio ci sentivamo degli estranei in carcere, poi è cambiato tutto e siamo rimasti noi e loro, come persone. L’umanità è complessa, si fa in fretta a giudicare, ma le persone sono complicate. Questo film ci ha aiutato a capire e speriamo serva. A cosa pensate possa servire il vostro film? Sicuramente a guardare con più attenzione la situazione delle carceri, che oggi in Italia sono in una situazione drammatica e molti detenuti si impiccano. Speriamo faccia commuovere. E faccia anche pensare bene gli italiani prima di andare a votare il prossimo Cesare. Nicola Falcinella (s. cer.) Questa sera, alle 21, all’oratorio del Sacro Cuore di Figino Serenza, va in scena "Schiaccianoci e il re dei topi", spettacolo fuori abbonamento. Info: www.teatroindirigibile.it. [ TEATRO DIALETTALE A COMO /1 ] Condominio tutto da ridere (s. cer.) Oggi, alle 15, al teatro don Guanella di Como, in via Tomaso Grossi, 18, si rappresenta la commedia dialettale "L’assemblea cunduminaal" della compagnia La classe del ’54, di Como. Biglietti a 10/8 euro (22/20, pranzo incluso). Info: 031/278500 e www.teatrocomo.com. [ TEATRO DIALETTALE A COMO / 2 ] "Cose turche" sul palco (s. cer.) Oggi, alle 15, al teatro Nuovo di Rebbio, sul palco la commedia dialettale "Cose turche" della compagnia "La Tarumba" di Milano. Biglietti a 10 euro. Info e prenotazioni allo 031/590744 o www.teatronuovorebbio.it. [ A TURATE ] Come in una favola Oggi a Turate, nella sala polifunzionale (via Galilei angolo via Cadorna), va in scena lo spettacolo teatrale per famiglie "C’era una volta e quindi ancora c’è". Ingresso 1 euro, devoluto al Comitato Maria Letizia Verga. [ A SARONNO ] Il "Can can" dell’operetta (s. cer.) Domenica con l’operetta, oggi, alle 15.30, a Saronno. Il teatro Giuditta Pasta presenta la compagnia Corrado Abbati in "Can can". Biglietti a 25 - 23- 15 euro. Info: 02/96702127. [ MARTEDÌ IL FESTIVAL ] Sanremo, ricordi e polemiche Mentre il conduttore del Festival, Gianni Morandi, ricorda di conoscere da 50 anni Celentano, che gli chiese «di entrare nel Clan», Vasco Rossi, su Facebook, ha scritto ieri che la canzone per Patty Pravo, composta insieme a Curreri, «non è stata nemmeno ascoltata». [ LIRICA ] [ RECENSIONE BALLETTO CONTEMPORANEO ] Jessica,dalla Fenice al San Carlo È comasca la voce del momento Talento non sempre in buona luce Gran debutto di Jessica Pratt in "Lucia di Lammermoor" nell’elegante cornice del "San Carlo" di Napoli, il teatro d’opera più antico d’Europa. La nostra concittadina, di origine australiana, poco più che trentenne, ha così modo di far apprezzare anche da un pubblico particolarmente sensibile al belcanto, la sua magnifica interpretazione del personaggio donizettiano. Ruolo nel quale ha debuttato, proprio al Teatro Sociale di Como, nella stagione 2007-2008, e che le servì da trampolino di lancio per la sua sfolgorante carriera. Un’ascesa continua, che l’ha portata prima al Covent Garden di Londra, poi al Teatro alla Scala e quindi, lo scorso 1° gennaio, al In un Teatro Sociale, che è an- l’uopo, mescolandole tra di loro con dato via via più affollandosi, si è svol- conseguenzalità. La musica digitato, giovedì, lo spettacolo offerto dal- lizzata per violoncello, abbastanza la famosa compagnia statunitense suggestiva, era di Zoe Keating e i co"Parsons dance". Cinque i numeri pre- stumi di Emily De Angelis. Seguiva sentati, ognuno dei quali composto "Hand dance", uno dei brani più sugdi diverse sezioni equagestivi che ha come protamente divise tra vitalismo gonisti dieci braccia e diee poesia, più che atletici mani che si animamasmo, tra il 1992 e il 2012. no solo illuminate da un La serata ha avuto inizio GUARDA fascio di luci orizzontali dalla più recente creazio- laprovinciadicomo.it del famoso Howell Binkne "Round my Wordl", Il video del balletto ley, nascondendo nel buio una sorta di omaggio alil corpo. Noi lo conoscevala globalizzazione che si mo: lo abbiamo trovato basava su un gesto ricorrente delle meno preciso del passato. Musica di braccia che sembravano voler abbrac- Kenji Bunch, costumi dello stesso ciare un mappamondo. La coreogra- Parsons. Il terzo numero "Swing fia ci è parsa vagamente datata, pri- Shift" ha vaghe corrisponenze con va di una evoluzione evidente. D’al- danze popolari (realizzato dalle quattra parte anche le note musicali sono tro coppie) culminante in due assosolo sette (anzi, veramente dodici): li femminile assai espressivi. Costusi tratta solo di saperle utilizzare al- mi di Mia Mc Swain, musica di Kenji Capodanno in Eurovisione dal palcoscenico della Fenice di Venezia. Lussuoso l’allestimento che la vede protagonista fino al 18 febbraio, con la direzione d’orchestra affidato a Nello Santi, esperto interprete del repertorio protoromantico italiano, e la regia di Gianni Amelio, celebre cineasta di "Porte aperte", "Lamerica", il "Ladro di bambini". Molto fedele al libretto di Gaetano Donizetti, la regia, secondo la stessa Pratt, è «rispettosa della musica e dell’esigenza dei cantanti». Fra i due tenori che l’affiancheranno, Jessica ha parole di grande ammirazione per il giovanissimo Ismaele Jordi. Giancarlo Arnaboldi Ottima "Parsons dance" al Sociale: giochi luminosi non all’altezza Bunch. "Caught" è sicuramente tra i pezzi pià famosi e applauditi del repertorio Parsons, da lui stesso danzato nel 1982. La grande trovata sono le luci stroboscopiche di Binkley per cui il danzatore «è catturato al culmine di salti ed evoluzioni che lo fanno apparire continuamente in aria in un gioco di luci e di grande atleticità». Costumi di Judy Wirkula e musica di Robert Fripp. Concludeva "Nascimento" su vari ritmi latino-aericani molto vitali e veloci che hanno impegnato le quattro coppie di danzatori in vertiginosi movimenti di entrate e uscite di scena. Serata colorata da abiti leggeri e svolazzanti, che hanno agevolato le evoluzioni dei protagonisti. Belli i danzatori ben costruiti muscolarmente e lievi in agilità. Alla fine, onorate le molte richieste di bis. Maria Terraneo Fonticoli