@ DELLA DOMENICA [email protected] ANNO XVI - N. 24 DOMENICA 23 gIugNO 2013 SPED. ABB. POST. - DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46 Art.1, Comma 1, DCB) ROMA TAXE PERCUE - TASSA RISCOSSA - ROMA ITALY EURO 1,50 S T E T M I A N A L Il Governo del cambiamento, e il cambiamento del Governo Presentato il progetto di legge del PSI per regolamentare l’attività di lobbying Mauro Del Bue Dario Borriello* S E O C I A L Lotta all’evasione fiscale: i Signori del Mondo dicono basta D alla montagna che Grillo ha costruito sul panorama squallido della politica italiana cominciano a cadere i primi sassi: ne seguiranno altri e sarà una frana. Un tale soggetto, il Movimento 5 Stelle, non può –restando se stesso- mettere radici in un paesaggio che con tutti gli innumerevoli difetti, ha natura politica. Dicevano i romani (Orazio): “Naturam expellas furca, tamen usque recurret”. E la politica non la puoi espellere dal terreno della politica. La classe dirigente italiana, tranne poche individuali eccezioni, è di bassissimo livello: non adempie il suo compito primordiale: risolvere i problemi della “gente”. E la gente si rivolta: astenendosi dal voto o votando per formazioni che esprimono la sua rabbia. Ma se tale rabbia non trova canali costruttivi (risolve i problemi) essa diventa delusione e provoca l’allontanamento di chi ci ha creduto. Prendete il fascismo. Mussolini giocò tutto sul malcontento dell’Italia uscita dalla guerra e sull’inerzia della classe dirigente. Ma non usò il “blog”, cioè parole: usò la violenza piegando – con l’appoggio della classe dominante – la resistenza, imponendo la sua dittatura e facendo piazza pulita con un nuovo regime. Ma vilipendere col blog classe e sistema dominante non presentando un’alternativa è velleitario. Le “camicie nere” di Mussolini erano i manipoli che dovevano fare “bivacco” dell’“aula sorda e grigia” e non deputati e senatori che con tutti i distinguo e le opposizioni finiscono per integrarsi nel sistema; il quale seguendo la sua logica li assimila, li snatura. E alle sparate di Grillo, cominciano a reagire, prendendole per “sparate”. Un sassolino, una pietra dietro l’altra, la montagna di Grillo si sgretolerà e partorirà un topolino. Se hai giurato guerra al sistema, guerra deve essere: altrimenti sono urla scomposte. La seduzione del potere, l’attrazione mass-mediatica, la routine dei meccanismi parlamentari disgregheranno il Movimento. dal blog della Fondazione Nenni L’indimenticato Sindaco di Milano Il socialismo di Antonio Greppi Nicola Del Corno a pag. 3 Maurizio Ballistreri L’ ultimo Vertice del G8 a Belfast si è svolto come, ormai, da consolidato e un po’ stanco copione. Le proteste contro la globalizzazione in primo luogo, all’insegna dello slogan, bello e immaginifico, “Un altro mondo è possibile”, animate soprattutto dal Comitato Nordirlandese del Congresso Irlandese dei Sindacati. Il complottismo poi, dopo l’ultimo incontro del Bilderberg, nel sobborgo londinese di Watford, ecco il G8 dei “Signori del Mondo” svolgersi in un esclusivo hotel a Lough Erne, villaggio della contea di Enniskillen, scelta A Camera: Psi, componente autonoma nel gruppo Misto Impegni globali nel vertice del G8 contro i ‘paradisi fiscali’ Giuseppe Tamburrano T Quello che non vi hanno detto di noi no, Riccardo Nencini, primo firmatario del disegno di legge che disciplina la rappresentanza di interessi privati, depositato in Senato nei giorni scorsi e presentato martedì 11 alla Camera dei deputati al fianco del professor Giuseppe Mazzei, presidente de “Il Chiostro”, la prima associazione nazionale dei responsabili di rapporti istituzionali, e del professor Gianluca Sgueo, docente di Istituzioni di Diritto dell’Unione europea. Questo testo sulle lobby fa parte di un ‘poker’ – esordisce il leader socialista -, perché rientra in un bouquet di quattro norme: sul conflitto d’interessi, sui criteri che precedono la scelta delle nomine pubbliche e sul tetto alle pensioni e alle indennità di quelli che prima venivano chiamati i ‘boiardi’ di Stato”. a pagina 2 La montagna di Grillo partorirà un topolino ... S - Stampa e Tv - Nencini, sulle lobby pronti a stravolgere i vecchi criteri are attività di lobby in Italia non sarà più un tabù, ma una realtà alla luce del son un’interessante intervista F le, trasparente e legale, con tanto di norme dello Stato e un Registro dei portatori da la Repubblica, Il’expubblicata di interessi particolari. È questo l’obiettivo del segretario del Partito socialista italiasegretario del Pd Pierluigi Bersani rilancia il progetto del governo di cambiamento. Che dovrebbe portare in premessa altri due cambiamenti: quello di una parte di grillini che si dovrebbero distaccare dal loro gruppo e quello del governo Letta, che dovrebbe andarsene a casa. A giudizio di Bersani potrebbe essere messo in crisi addirittura dallo stesso Berlusconi. Il primo cambiamento, di casacca, si sta già consumando. Già due parlamentari dei Cinque stelle, in polemica col loro tandem di guru Grillo-Casaleggio, hanno aderito al gruppo misto. Poi c’è l’affare Adele Gambaro, accusata di lesa maestà e in odore di espulsione, ma difesa a spada tratta da decine di parlamentari che minacciano una vera e propria scissione. Sono trascorsi solo quattro mesi e dall’altare delle politiche il movimento di Grillo sta già conoscendo la polvere della possibile dissoluzione, dopo il tragico bilancio delle amministrative. Se le cose avranno un’accelerazione potrebbe determinarsi una situazione nuova, quella auspicata da Bersani subito dopo il voto, anzi, quella che lui stesso dava per certa qualora Napolitano avesse deciso di incaricarlo di formare il governo e di inviarlo alle Camere. Bastava infatti la dissociazione di una ventina di senatori tra i Cinque stelle per rendere possibile il suo governo. Difficile affermare con sicurezza che quel che potrebbe verificarsi adesso si sarebbe verificato anche a marzo. Tuttavia una maggioranza alternativa al centro-destra, capace di contare sul voto del Pd, di Sel, del centro di Monti, e dei grillini dissidenti, potrebbe davvero proiettarsi in un orizzonte nemmeno tanto remoto, anche se dalla matematica alla politica, ad esempio la possibilità di conciliare Monti con Sel, ci passa il mare. A quel punto, sostiene Bersani, si dovrebbe far fronte alle pretese di Berlusconi con molta fermezza e sapendo di poter contare su una maggioranza numerica alternativa che renderebbe evitabile il ricorso alle urne. Non si capisce, però, perché mai dovrebbe essere Berlusconi, alla luce di una tale eventualità, a tirare la corda, a far fallire il governo Letta e a mandarlo in crisi, per finire diritto all’opposizione. Neanche fosse Comunardo Nicolai, l’uomo simbolo di tutti gli autogol. Potrebbe essere invece il Pd, una sua parte, magari lo stesso Bersani, a tentare il ribaltone, visto che potrà disporre di una soluzione diversa. Ma a quel punto, ammesso che questa, e non lo credo, sia la linea maggioritaria del Pd, sarà necessario un terzo cambiamento. E cioè quello del candidato premier, che non sarà più Bersani. Il cambiamento del segretario implicherà anche un cambia- I contestata a causa della coincidenza con la stagione delle marce lealiste. Infine il protagonismo del premier inglese, David Cameron, passato dall’incontro ultrasegreto del Bildelberg (dipinto come l’avverarsi del “complotto demoplutocratico-giudaico-massonico” del turbocapitalismo planetario o, se si preferisce, dello “Stato Imperialista delle Multinazionali”, se lo si guarda rispettivamente dalle destre e dalle sinistre totalitarie e, comunque, occasione di incontri per “orientare” le tendenze del mercato globale) al G8 come capo del Governo del Paese attualmente alla presidenza del Vertice. a pagina 2 “Dall’11 giugno scorso è ufficialmente parte del Gruppo Misto della Camera, la componente autonoma denominata “Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l’Italia (PLI)”. Lo ha comunicato il presidente dell’Assemblea di Montecitorio. Della componente fanno parte: i deputati Lello Di Gioia, Marco Di Lello, Pia Elda Locatelli e Oreste Pastorelli. Capogruppo Di Lello. Riforme: Schifani contraddice Quagliariello “Quagliariello ha svolto una relazione tecnica, Schifani ha contraddetto politicamente il Ministro. Perché? L’inizio del cammino delle riforme è decisamente in salita”. Lo ha detto Riccardo Nencini, intervenendo il 12 giugno scorso in Aula al Senato per la votazione della procedura d’urgenza richiesta dal governo sul ddl costituzionale che istituisce il comitato parlamentare per le riforme. “L’unica giustificazione ad una deroga della Carta e la possibilità che il governo si è auto-conferito di stabilire i tempi può essere la condizione di emergenza e di eccezionalità alle quali faceva riferimento anche il Presidente Letta riferendo in Aula. Quando si riscrive l’ordinamento dello Stato, è necessario che tutte le parti ordinamentali siano tenute in considerazione, dagli Enti locali, alle Regioni, fino alla forma di Governo. Basta con interventi settoriali. Si sarebbe dovuta dare priorità alla modifica della legge elettorale, separandola da questo percorso. É necessario un referendum per chiedere agli italiani la loro opinione: non si cambia la Costituzione senza passare da chi mantiene la sovranità”. La voce delle istituzioni culturali arriverà in Parlamento “Come membro della VII Commissione (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport) del Senato ho intenzione - ha affermato Riccardo Nencini - di incontrare personalmente le istituzioni culturali per poterne rappresentare le istanze in Parlamento. A loro sono destinati, nel 2013, circa 14 milioni di euro, il 18% in meno del 2009. Il ciclo di incontri parte dalla mia regione, la Toscana incontrando tutte le sovrintendenze e i responsabili dei maggiori musei e fondazioni del territorio. È giusto ridare voce e dignità a quel comparto che maggiormente garantisce prestigio, il 5% del totale degli occupati italiani, turismo, sviluppo economico, occupazione e competitività al nostro Paese. Eppure il più mortificato dai tagli della spending review”. Le responsabilità di Pd e Pdl Quel maledetto imbroglio della legge elettorale Alberto Benzoni M aledetto imbroglio. Non pasticciaccio brutto. Perché la questione della riforma è in sé semplice. Mentre, a complicarla sino alla paralisi sono i politici; con la loro capacità inesausta di imbrogliare gli altri ma, in primo luogo, loro stessi. A dire il vero, il primo responsabile di questa vicenda è il Pd. Perché, l’anno scorso, ha avuto la possibilità di cambiare la legge, con l’assenso del centro-destra; e l’ha scientemente buttata via. a pagina 3 La sinistra riformista riparte dalle elezioni comunali “La sinistra riformista - ha detto Riccardo Nencini - riparte dai comuni. Alla vittoria nella Capitale si aggiungono vittorie a Brescia, Treviso e in altri centri, compresi quelli ‘minori’, e la Lega si avvia sul viale del tramonto. É la conferma del desiderio di un forte cambiamento che i cittadini ci chiedono incessantemente di mettere in opera. Ci sono ora due cose da fare: lasciar lavorare il governo e il suo presidente del Consiglio e al contempo lavorare con urgenza perché la sinistra delle riforme torni a sedersi allo stesso tavolo. Dopo tre mesi superato il Piave!”. DELLA DOMENICA 2 www.partitosocialista.it ANNO XVI - N.24 - DOMENICA 23 GIUGNO - 2013 Presentato il progetto di legge del PSI Con la crisi mondiale i ‘paradisi fiscali’ sono divenuti insopportabili a tutti Nencini: Sulle lobby, pronti a stravolgere i vecchi criteri Evasione fiscale, il G8 prende un impegno Maurizio Ballistreri L’ ultimo Vertice del G8 a Belfast si è svolto come, ormai, da consolidato e un po’ stanco copione. Le proteste contro la globalizzazione in primo luogo, all’insegna dello slogan, bello e immaginifico, “Un altro mondo è possibile”, animate soprattutto dal Comitato Nordirlandese del Congresso Irlandese dei Sindacati (Northern Ireland Committee of the Irish Congress of Trade Unions). Il complottismo poi, dopo l’ultimo incontro del Bilderberg, nel sobborgo londinese di Watford, ecco il G8 dei “Signori del Mondo” svolgersi in un esclusivo hotel a Lough Erne, villaggio della contea di Enniskillen, scelta fortemente contestata a causa della coincidenza con la stagione delle marce lealiste e i rischi di attacchi di repubblicani dissidenti. Infine il protagonismo del premier inglese, il conservatore David Cameron, passato dall’incontro ultrasegreto del Bildelberg (dipinto come l’avverarsi del “complotto demo-plutocraticogiudaico-massonico” del turbocapitalismo planetario o, se si preferisce, dello “Stato Imperialista delle Multinazionali”, se lo si guarda rispettivamente dalle destre e dalle sinistre totalitarie e, comunque, occasione di incontri per “orientare” le tendenze del mercato globale) al G8 come capo del Governo del Paese attualmente alla presidenza del Vertice. Il summit, costato 60 milioni di sterline (circa 70,5 milioni di euro) dovrebbe servire a Cameron per rallentare la sua notevole caduta di consensi in Gran Bretagna, a causa della crisi economica, della disoccupazione di massa e dei tagli al Welfare. E probabilmente, la proposta agli altri “Grandi” della Terra (ma mancano ormai Paesi dalle economie in costante crescita come Cina, India e Brasile, ma anche Sud Africa) di una ferrea lotta all’evasione fiscale aveva come obiettivo quello di recuperare consensi su di un tema sensibile per le classi popolari e il ceto medio, attraverso l’istituzione di un “registro centrale” delle tasse per “sradicare” il fenomeno delle “società segrete in luoghi segreti” a livello internazionale, attraverso i cosiddetti “paradisi fiscali”. Ecco, quindi, che il G8 di Belfast è diventato il vertice delle tre T, trade, taxation and trasparency (commercio, tassazione e trasparenza), con gli impegni in agenda per la riduzione della fame nei Paesi poveri, presi già nel 2005 a Gleneagles. Una discussione che, probabilmente, circa gli esiti finali e, quindi, i risultati, ha risentito dell’emergenza della guerra civile in Siria e della rivolta in Turchia, area geopolitica strategica sia per i Paesi della Nato che per la Russia. E la lotta all’evasione fiscale quindi? Come nel “Cinque Maggio” di Alessandro Manzoni: “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”. IN BRICIOLE BREVI Epifania Il segretario del Pd, il puntuale Guglielmo, ha detto in tivù che vede meglio Matteo Renzi alla guida del governo che alla segreteria del partito. Un pensierino per sé? Infine esclude che il governo Letta possa essere messo in crisi dal Pd, mentre Veltroni assicura che nessuno deve lavorare per dividere i grillini. E chi mai ha sostenuto la tattica dello scauting? La più bella è quella attribuita a Bersani. Secondo Epifani l’ex segretario del Pd ha lavorato per un governo di servizio, cioè di larghe intese. Avevamo visto un altro film, anche in streaming... Talebani contro dissidenti Ormai non se ne può più. E il corpo elettorale lo ha perfettamente capito. Il grillismo dalla possibile terapia per curare i mali del Paese e diventato una malattia. E anche grave. I più feroci critici del grillismo sono diventati i suoi adepti che l’hanno conosciuto bene e l’hanno sopportato sulla loro pelle. L’on. Pinna ha detto proprio così: “Siamo divisi tra talebani e dissidenti”. Il vero dramma è che i talebani, i dissidenti li mettono al muro... La Gambaro nella Rete E infatti l’on. Gambaro, rea di aver parlato male del capo, è finita nelle grinfie della rete. Una sorta di tribunale del popolo in stile brigatista, dovrà sancire o meno la sua espulsione. In 42 hanno votato contro. E si apprestano a scindersi dagli altri. Forse non era sbagliata la strategia di Grillo. Ai parlamentari è vietata la parola. E anche il pensiero. Se no è finita. Casaleggio nipotino di Pilato Diciamo la verità. Qui esiste un problema grande come una casa. Un problema di democrazia e di rispetto della Costituzione. I parlamentari non sono strumenti in mano a un padrone esterno. Una sorta di grande fratello che li elegge, li guida, li controlla, li caccia. Un potere invisibile che tutto prestabilisce e poi rimanda a quello della rete che controlla. E a lei si appella. “Volete Gesù o Barabba?”. E tutti: “Barabba”. E adesso: “Volete l’espulsione o no della Gambaro?”. Da scommetterci: l’espulsione. Con questo metodo di scelte plebiscitarie, si potrebbe anche chiedere se vuole la pena di morte per un reato di pensiero, così il nipotino di Pilato potrebbe diventare nipotino di qualcun altro... Casaleggio, Casaleggio, non c’è proprio limite al peggio. Cosimo Mele, sindaco pentito... Ve lo ricordate no? L’udicino Mele che se la faceva con due escort, con tanto di droga in un hotel, di Roma, con una che si è sentita male e ha rischiato di morire? Si è riciclato ed è stato eletto Sindaco del suo comune. Si è pentito, é stato lasciato dalla moglie, e adesso siede sulla poltrona di primo cittadino eletto da una messe di voti. Altro che mele marce, Mele mature... Saltanchè sempre in trincea Ancora acuti di Daniela la pasionaria. Non ha capito il nuovo clima di unità nazionale. Anzi, diciamo la verità, non lo sopporta. Non sopporta i mezzo toni, le voci dolci, i ragionamenti pacati. Lei è sempre in guerra. E adesso sogna il ribaltone. Che facciano un governo coi grillini, che lo facciano. Lei non vede l’ora. Peccato che del Paese alla Saltanchè non interessi proprio nulla. A lei interessa poter continuare a sgambettare e a urlare per il piacer suo. Una politica per gli interessi delle sue corde vocali. Berlusconi e il tre per cento Certo che il Berlusca è impareggiabile. Tutto si attribuisce. Il governo è merito suo, il rinvio dell’Imu l’ha proposto lui, il decreto del fare è farina del suo sacco. Ma l’idea di superare il 3 per cento, limite europeo nel rapporto tra deficit e Pil, non l’ha detto lui per primo, ma l’estrema sinistra politica e sindacale. Ohè Silvio,non è che invecchiando mi stai diventando comunista? Direttore Politico della domenica Organo ufficiale del Partito Socialista Italiano aderente all’Internazionale Socialista e al Partito Socialista Europeo Paceco (TP) Il sindaco uscente, Biagio Martorana, avrà la maggioranza in consiglio con 5 consiglieri della lista civica “L’impegno per Paceco continua”, due saranno del PSI (l’uscente Leo Accardo con 160 voti e Francesco Trapani con 134). Pozzallo (RG) Da un’attenta analisi delle ragioni per le quali si è arrivati alla decisione del Sindaco di azzerare la Giunta Municipale, il gruppo consiliare del PSI di Pozzallo ritiene che tutt’ora esistano le condizioni che hanno fatto aderire un anno fa il Partito al progetto politico amministrativo di Luigi Ammatuna. “Siamo fermamente convinti che si possano continuare a coniugare trasparenza e legalità negli atti amministrativi che l’Amministrazione Comunale affronterà. Con l’impegno ed il grande senso di responsabilità, presente in tutti noi, arriveranno risultati soddisfacenti per il benessere e lo sviluppo della città e della collettività. Il PSI, assicurando pieno appoggio al Sindaco, auspica che, in un prossimo immediato futuro, possano ritornare a sussistere le condizioni per portare avanti con continuità il progetto di una ‘Pozzallo Migliore’”. Sessa Aurunca (CE) “Dinanzi a noi - dichiarano i dirigenti del PSI di Sessa Aurunca - c’è una grande sfida. Il Piano commercio del SIAD può rappresentare una grande opportunità per il nostro territorio nonché uno strumento fondamentale per garantire sviluppo economico e commerciale. Il Piano, approvato dall’allora amministrazione di centro sinistra nel 2003, ad oggi è oggetto anche di importanti iniziative di modifica presso la Commissione attività produttive regionali. Occorre prevedere un incontro in virtù delle possibili proposte migliorative in Regione. Il PSi garantisce il proprio supporto”. F are attività di lobby in Italia non sarà più un tabù, ma una realtà alla luce del sole, trasparente e legale, con tanto di norme dello Stato e un Registro dei portatori di interessi particolari. È questo l’obiettivo del segretario del Partito socialista italiano, Riccardo Nencini, primo firmatario del disegno di legge che disciplina la rappresentanza di interessi privati, depositato in Senato nei giorni scorsi e presentato martedì 11 alla Camera dei deputati al fianco del professor Giuseppe Mazzei, presidente de “Il Chiostro”, la prima associazione nazionale dei responsabili di rapporti istituzionali, e del professor Gianluca Sgueo, docente di Istituzioni di Diritto dell’Unione europea. Questo testo sulle lobby fa parte di un ‘poker’ – esordisce il leader socialista -, perché rientra in un bouquet di quattro norme: sul conflitto d’interessi, sui criteri che precedono la scelta delle nomine pubbliche e sul tetto alle pensioni e alle indennità di quelli che prima venivano chiamati i ‘boiardi’ di Stato”. Nencini vede per l’Italia la possibilità di colmare un gap importante con le altre democrazie occidentali. “Sia in Usa che nel Parlamento europeo questa è una pratica attuata da anni con ottimi risultati. In Ue, addirittura – prosegue – c’è un corso universitario per perfezionare le tecniche di rappresentanza degli interessi privati”. E ovviamente possibilità di sviluppo. “Con questa legge, e i suoi criteri, l’obiettivo è concedere a chiunque di poter avere un appuntamento con questo o quel ‘decisore pubblico’, esercitando dunque un diritto trasparente e legale, senza più il rischio di ledere gli interessi dei competitor”. La legge elaborata, si fonda su tre pilastri: trasparenza, buon andamento delle azioni e legalità. “La trasparenza viene garantita attraverso il registro dei rappresentanti di interessi e attraverso l’assolvimento di una serie di obblighi di pubblicità da parte dell’organo tenutario del registro”, spiega il segretario socialista. Che aggiunge: “Il processo di accreditamento garantisce ai rappresentanti di interessi una serie di agevolazioni nel dialogo con i decisori pubblici. Queste agevolazioni non sostituiscono i canali tradizionali partecipazione concertazione, ma rappresentano un canale supplementare per garantire portatori di interessi la possibilità di rendere nota la posizione ai decisori pubblici”. Non mancano ovviamente le sanzioni per scoraggiare attività non lecite. “La legge mira a scongiurare fenomeni di malaffare e opacità che hanno interessato le cronache giudiziarie anche recenti – dice Nencini .Il sistema di accreditamento e le sanzioni previste nel testo garantiscono un maggior rispetto delle procedure e dei principi ai quali si ispira la norma: pubblicità, partecipazione democratica, trasparenza e conoscibilità dei processi decisionali”. Il segretario del Partito socialista italiano pone infatti l’accento su un altro criterio, che definisce fondamentale, della normativa: l’incompatibilità e il conflitto d’interessi, che servono a proteggere un’attività meritoria e legale dagli attacchi di chi si trincera dietro questa professione per nascondere i propri obiettivi, che con la legalità non hanno proprio nulla a che fare. Di grande impatto è stata anche l’analisi dell’impianto normativo svolta dal professor Giuseppe Mazzei, esperto del settore, nonché presidente de “Il Chiostro”, prima associazione nazionale dei responsabili di rapporti istituzionali. “Definirei questo testo il migliore tra gli oltre 40 finora presentati in Italia – sottolinea subito Mazzei -. Innanzitutto ha una maturità di impostazione completamente diversa, poi c’è un principio fondamentale che è quello della definizione dei ruoli, e infine ci sono le sanzioni per chi viola le regole”. Per l’esperto, dunque, “L’attività di lobby non va imbrigliata, perché se fatta in maniera trasparente e legale ha molti effetti benefici, ma piuttosto va regolamentata per evitare abusi e abusivismo professionale”. E in questo senso il ddl del leader riformista è ciò di cui l’Italia ha davvero bisogno. “Durante un incontro internazionale con altre associazioni come la nostra, ho presentato il testo ai miei colleghi europei – racconta Mazzei -, e lo hanno trovato di grande interesse. In altri Paesi fare lobby è già una realtà consolidata, mentre in Italia siamo ancora in una fase di dibattito. Con questa legge potremmo recuperare il gap e, anzi, migliorare la qualità dell’attività”. A completare la presentazione, sono risultate di grande interesse le valutazioni del professor Gianluca Sgueo, docente di Istituzioni di Diritto dell’Unione europea, che ha dato il proprio contributo alla stesura del testo. “È ottima la regola dell’accessibilità alla professione, perché si tratta di paletti minimi ma necessari, senza quelle restrizioni che in passato abbiamo visto che non hanno funzionato”. Sgueo si sofferma inoltre sulla positività di rendere obbligatorio il Registro dei portatori di interessi. “Abbiamo già un esempio presso il ministero delle Politiche agricole, ma ora questa esperienza, felice, può essere allargata e resa ancora più efficace”. Così come l’esperto “benedice” l’introduzione di un “codice deontologico, che avrebbe avuto uno scarso funzionamento senza le sanzioni previste dalla norma. Questo testo non è solo il modo giusto per regolare l’attività di lobby, ma molto di più – conclude Sgueo -. Del resto, avere come criterio la parità del punto di partenza per tutti non può che rendere migliore il lavoro di chi rappresenta interessi privati, ma anche di chi è chiamato a prendere decisioni dall’altra parte della scrivania”. Ora la palla passa al governo e al Parlamento. L’Italia ha un’altra occasione per entrare nel terzo millennio e adeguarsi finalmente agli altri Paesi occidentali. *da Avantionline APPUNTAMENTI Montechiarugolo (PR) sabato 22 giugno, alle ore 9,30 nella Sala Consiliare, dibattito organizzato dalle Federazioni di Parma e Reggio Emilia, ‘Acqua dell’Enza - Ricchezza da non disperdere’. Presiedono: Arcangelo Cocconcelli, Gianluca Soliani. Apertura dei lavori: Claudio Magnani, Mauro Del Bue Segreteria di Redazione Domenico Paciucci Direttore Responsabile Dario Alberto Caprio Società Editrice Nuova Editrice Mondoperaio srl Redazione Carlo Corrér, Emanuele Pecheux Dario Borriello* Presidente del Consiglio di Amministrazione Oreste Pastorelli già Presidente della Provincia di Parma. Relazione introduttiva di Emilio Bertolini, già Presidente dell’Unione dei Consorzi di Bonifica dell’Emilia Romagna. Intervengono: Ing. Alberto Montanari, Università di Bologna; Amilcare Bodria, Sindaco di Tizzano Val Parma; Redazione e amministrazione P.zza S. Lorenzo in Lucina 26 – Roma Tel. 06/68307666 - Fax. 06/68307659 email: [email protected] Impaginazione e stampa Ing. Eugenio Bertolini, Dirigente IREN. Conclude Mauro Del Bue. Collecchio (PR), domenica 23 giugno banchetto per la raccolta firme in Piazza Repubblica organizzato dalla locale sezione “Sandro Pertini” (Manuel Magnani). Sottoscrizioni versamento su c/c postale n. 87291001 intestato a Nuova Editrice Mondoperaio srl P.zza S. Lorenzo in Lucina 26 00186 Roma Chiuso in tipografia il 19/6/2013 L.G. Via delle Zoccolette 25 – Roma Ufficio Abbonamenti Roberto Rossi 1 copia € 1,50 - 1 copia arretrata € 3,00 Aut. Trib Roma 555/97 del 10/10/97 La riproduzione è consentita a patto che sia citata la fonte. Il materiale ricevuto non viene restituito. www.partitosocialista.it DELLA DOMENICA www.partitosocialista.it 3 ANNO XVI - N.24 - DOMENICA 23 GIUGNO - 2013 IL DITO NELL’OCCHIO Bersanic Quel maledetto imbroglio della legge elettorale Alberto Benzoni M aledetto imbroglio. Non pasticciaccio brutto. Perché la questione della riforma è in sé semplice. Mentre, a complicarla sino alla paralisi sono i politici; con la loro capacità inesausta di imbrogliare gli altri ma, in primo luogo, loro stessi. A dire il vero, il primo responsabile di questa vicenda è il Pd. Perché, l’anno scorso, ha avuto la possibilità di cambiare la legge, con l’assenso del centro-destra; e l’ha scientemente buttata via. Per due volte consecutive. Nella prima occasione, esisteva la possibilità di uno scambio politico tra modello elettorale francese (da sempre “bandiera”del Pd in realtà, e comunque un’ottima soluzione) e semipresidenzialismo. In tal modo si sarebbe ottenuto subito quello che interessava al centro-sinistra. Rinviando, invece, ad un domani più o meno lontano (anche per i vincoli, temporali e no, legati a qualsiasi provvedimento di modifica della costituzione) l’attuazione della proposta che interessava al centro-destra. E, invece, questa viene rifiutata pregiudizialmente. Con quella, falsa, indignazione che lo stesso Pd sa esprimere con costanza degna di miglior causa. Questione di “valori”? Andiamo! Qui i valori non c’entrano. Mentre c’entrano, e come, gli interessi; leggi la necessità di conservare così com’era un sistema suscettibile di garantire, comunque, al centro-sinistra la maggioranza assoluta dei seggi. “Porcellum”era, e Porcellum rimaneva, nella propaganda a uso e consumo dei gonzi, ma nel caso specifico, “non olet”. E che questo fosse il caso sarebbe stato dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, dall’episodio immediatamente successivo. Quando il centro-destra propone, fra l’altro del tutto correttamente, di legare la possibilità di conseguire il premio di maggioranza al raggiungimento di una determinata soglia di consensi: dal 40% in su. Anche in questo caso, sfoggio di indignazione e stracciarsi di vesti. Il tutto senza la benché minima giustificazione se non quella della pura e semplice convenienza. Di fatto, il porcellum non risponderà alle aspettative. Ma semplicemente perché non c’è, sulla faccia della terra, una legge in grado di garantire maggioranze di governo in presenza di tre blocchi tra loro antagonisti e di eguale forza. Questo per chiarezza e spirito di verità. Oggi “ritorna il dibattito” nella terra di nessuno in cui convivono, i voli pindarici più falsi e la “realpolitik”più volgare. Così da procla- mare in pubblico che il porcellum è un abominio che va cancellato qui e subito e da sussurrare in privato che rimarrà così com’è. Ma non è detto che le cose vadano in questo modo. Perché la riforma della legge elettorale è possibile. A condizione che le forze politiche valutino, con un minimo di onestà intellettuale, i dati oggettivi che condizionano il dibattito in materia. Il primo ha a che fare con il vincolo di coalizione. E con i suoi limiti. Nel concreto è assolutamente evidente che l’area antiberlusconiana ha abbondantemente i numeri per far passare il doppio turno di collegio (tralascio qui le ragioni che rendono questo modello, in tutti i sensi, infinitamente superiore - nel rapporto con gli elettori e con i partiti e nel radicamento territoriale degli eletti - al “mattarellum” da noi già disastrosamente sperimentato). Ed è altrettanto evidente che questo sistema non piace per nulla al Cavaliere. E allora delle due l’una. O il tema della legge elettorale è negoziabile. Nel senso di essere affidato al confronto tra le parti, senza che la scelta finale, se non condivisa, comporti la rottura delle larghe intese e la conseguente caduta del governo. E allora si può procedere nella direzione della riforma auspicata dal centro-sinistra. O non lo è. E allora qualsiasi ipotesi di riforma può procedere solo se condivisa. E arriviamo fatalmente alla riforma della legge esistente. Anche sulla scorta del prossimo pronunciamento della Corte costituzionale. Operazione da fare in tempi brevi (ridicola, e quindi grossolanamente strumentale, l’opinione del centro-destra, secondo la quale il sistema elettorale debba essere coerente con il sistema istituzionale nel suo complesso e basti ricordare che, in Francia, l’uninominale a due turni ha accompagnato l’esistenza della terza come della quinta repubblica) Per evitare che Berlusconi, o chiunque, sia continuamente tentato di far saltare il banco, con il ricorso alla roulette russa delle elezioni anticipate. E per rispettare le prossime indicazioni della Corte. Queste dovrebbero puntare il dito non contro l’intero dispositivo Calderoli, ma sui due punti oggettivamente più scandalosi del medesimo, la famosa “nomina”; e un premio di maggioranza, anzi di coalizione che consente, caso ripetiamolo unico al mondo, ad una coalizione che ha preso il 29% dei voti di ottenere il 55% dei seggi (e, per inciso, garantisce al Pd, con lo stesso numero di voti del Movimento 5 stelle, un numero di seggi di quasi tre volte superiore). Si dirà che una riforma lungo queste linee è stata rigettata con indignazione dal Pd appena un anno fa. E allora? [email protected] Imperia “La segreteria provinciale del PSI esprime, a nome dei socialisti della provincia di Imperia, profonda soddisfazione per l’affermazione di Capacci a sindaco della città. Con il risultato elettorale e la composizione del nuovo consiglio Comunale –commenta il segretario provinciale PSI, Bruno Marra- cessa il modello padronale con cui era gestita la politica cittadina. Motivo di ulteriore soddisfazione è il ritorno, dopo circa 15 anni di assenza, di un Socialista nel Consiglio Comunale di Imperia. All’Amministrazione tutta, compresi i consiglieri che ‘tifavano’ per altre soluzioni, un auspicio –conclude Marra- di proficuo lavoro”. Cesa (CE) Antonio Esposito è stato nominato portavoce del PSI di Cesa nella riunione svoltasi domenica 16 giugno nella sezione intitolata, proprio qualche settimana fa, a Luigi Infelice. Esposito coordinerà le attività dei socialisti per i prossimi mesi in attesa del congresso cittadino, che si dovrebbe Più tifoso di Bevilacqua che di Coppi, Pierluigi Bersani non si rassegna all’idea dello sconfitto di successo. E sembra propenso a prendere le distanze da un possibile vincitore, visto che lui non ha vinto. Quel che non stupisce è che si siano assottigliate le sue truppe. Succede sempre così quando un capo non vince. I suoi sottomessi capiscono che ha sbagliato tutto e si alleano col pretendente di turno. In molti hanno già lasciato la barca bersaniana, con canotti e materassini. Il primo, il più intelligente, è stato Massimo D’Alema, che senza farsene scrupolo, ha già chiesto asilo nell’imbarcazione di Matteo Renzi, il quale, prima di farlo salire, vuole capirne bene le intenzioni. Visto che Massimo è il più astuto e, da vero ex comunista, non ha alcun problema a trasformarsi da nemico numero uno ad alleato, con un triplo salto carpiato, come quello di Togliatti quando nel 1944 scelse la monarchia e scartò la Repubblica. D’Alema non chiede nulla per sé, ma la sola sua presenza nel fronte dei rinnovatori, lui simbolo della rottamazione, può provocare qualche scompenso. Veltroni, l’africano mancato, è più etereo e parla di Renzi con chiare allusioni a se stesso. Il sindaco di Firenze dovrebbe approfondire di più i temi, ma anche apprezzare di più il cinema, le figurine Panini e la Juventus. Più che un Veltroni che diventa renziano egli auspica un Renzi veltroniano. Anche i giovani turchi sono ormai convertiti. Perfino la più bersaniana di tutti, la bella Alessandra Moretti, la portavoce ufficiale dell’ex segretario, la donna di fiducia che tutto deve a Bersani, senza il quale mai sarebbe arrivata in Parlamento e a Porta a Porta, ha clamorosamente preso le distanze dal suo benefattore, si è tuffata come una sirena dalla sempre più povera imbarcazione bersaniana dirigendosi anche lei verso l’ormeggio renziano. E così pure l’altro Matteo, quell’Orfini che fino a poco fa non sopportava Renzi, come Fassina e Orlando, e che adesso sostiene addirittura che Bersani è sul Titanic, e precisa, “ma dopo e non prima dell’urto”. Lui dall’urto è stato sbalzato fuori e adesso nuota tra i marosi convinto di essere tra i pochi sopravissuti. Fra un po’, c’è da scommetterci, a Bersani, anzi a Bersanic, resteranno solo i fidi scudieri Errani e Migliavacca. Anche se, dicono, nella cerchia del tortello magico si stanno infiltrando nuove tendenze gastronomiche alla bistecca. Se la mettiamo in politica, visto che qualcuno ha definito la riunione dei bersaniani come un’assemblea di comunisti, non si può che prendere atto che gli ex diesse sono ormai fuori gioco. Coloro che provengono dal Pci si sono ormai volatilizzati. Nel 1989 rifiutarono di diventare socialisti. Adesso hanno ceduto il timone agli ex democristiani. Ben gli sta. mdb Un libro. Novant’anni di socialismo. Per Greppi era l’uomo al centro del socialismo APPUNTAMENTI NOTIZIE IN BREVE Liguria “I socialisti liguri, - afferma il segretario regionale Maurizio Viaggi - dopo i ballottaggi che hanno confermato il successo del centrosinistra, esprimono la loro soddisfazione, augurando buon lavoro ai consiglieri e ai sindaci eletti. Dai territori, dalla passione e dall’impegno degli amministratori locali possa emergere quella cultura di buon governo, di rispetto delle istituzioni in un proficuo rapporto partecipativo con i cittadini e le nostre comunità. La crisi sociale, economica e della politica può trovare, grazie all’opera dei Sindaci e delle amministrazioni locali, positive riposte di equità e solidarietà a tutela dei ceti sociali più deboli, del mondo del lavoro e dell’impresa. La sinistra riformista riparte dai comuni: I risultati elettorali sono la conferma del desiderio di un forte cambiamento che i cittadini ci chiedono. Ora il governo deve affrontare i gravi problemi del Paese e i socialisti lavorare con urgenza affinché la sinistra riformista torni a sedere allo stesso tavolo”. icono che l’ex segretario del Pd si sia messo alla guida del fronD te antirenziano. E che la sua parola d’ordine sia: “Mai un uomo solo al comando”. svolgere entro la fine dell’anno. Esposito sarà affiancato da: Stanislao Ciliento, Luigi Esemplare, Luigi Turco e Domenico Mangiacapra; eletti componenti del direttivo. S Frascati (RM). In attesa del terzo congresso nazionale, che si terrà a Venezia dal 25 al 27 ottobre prossimi, sarà Gianluca Travaglini il coordinatore locale delle compagne e dei compagni che hanno richiesto di aderire al PSI a Frascati. Galatone (LE) Una catena umana per salvare Galatone da una minaccia ambientale senza pari rappresentata dalla costruzione di una nuova centrale a biogas. Domenica 16 i cittadini locali, capitanati dal comitato spontaneo “No Biogas” e dal PSI, si sono radunati intorno all’ecomostro che, -dicono- se terminato, arrecherebbe danni ingenti alla salute pubblica e all’economia locale basata essenzialmente su turismo e agricoltura. “Abbiamo cercato di sensibilizzare le istituzioni a tutti i livelli – spiega Donato Pellegrino, consigliere rgionale – presentando al Senato un’interrogazione successivamente condivisa e riproposta anche dal M5S, e una richiesta di audizione del comitato ‘No Biogas’ con l’assessore regionale all’Ambiente”, Lorenzo Nicastro. I cittadini denunciano gravi irregolarità nella costruzione dell’impianto, nei controlli degli sversamenti di liquami e nella potenza della centrale. Milano Il Tribunale di Milano ha condannato per diffamazione nei confronti del PSI, Stefano Carluccio per quanto pubblicato in una newsletter del 4 febbraio 2012 dell’“Avanti! - Critica Sociale” dal titolo “Tesseramento Postale (PSI Nencini)”, che riportava notizie false e calunniose. Il risarcimento chiesto e ottenuto, salvo le spese processuali, era di 1 euro; un risarcimento puramente simbolico, che serve solo a sancire da che parte sta la verità e a difendere l’onorabilità del PSI da incredibili e ingiustificabili aggressioni a mezzo stampa. (a cura di Barbara Conti) Nicola Del Corno Roma, venerdì 21 giugno, alle 17, Sala degli Atti legislativi, Biblioteca del Senato, Piazza della Minerva, 38, presentazione del volume FRATERNITA’ di Maria Rosaria Manieri con la prefazione di Giuseppe Vacca, Edizioni Marsilio. Intervengono: Giuliano Amato, Franco Cassano, Giuseppe Vacca. Introduce Luigi Covatta. Sarà presente l’Autrice. Per adesioni e informazioni Mondoperaio – P.zza S. Lorenzo in Lucina, 26 - 00186 Roma – [email protected] Roma, venerdì 21 giugno, ore 9,30, presso la Sala delle colonne (Camera dei deputati) Via Poli, 18 le fondazioni Turati e Altobelli, presentano il volume Argentina Altobelli e “La buona battaglia” di Silvia Bianciardi (Franco Angeli editore). Presiede Pierluigi Bertinelli, introduce Maurizio Degl’Innocenti. Interventi di Giorgio Benvenuto, Massimo Fiorio, Fiorenza Taricone, Luigi Tomassini, Tiziano Treu. Conclude Stefano Mantegazza. Sarà presente l’autrice Silvia Bianciardi. e già conosciuta era l’attività pratica di Antonio Greppi (1894-1982) quale giovane dirigente del PSU, protagonista di primo piano della Resistenza in Lombardia, indimenticato sindaco della ricostruzione di Milano dalle macerie della Seconda guerra mondiale, e infine parlamentare del PSI negli anni sessanta, meno noto risultava invece il suo impegno di scrittore politico. Per questo motivo dobbiamo essere grati a Jacopo Perazzoli che ha curato questa antologia di scritti che ripercorre la sua intera traiettoria politica; il primo testo presentato è infatti datato 1921 mentre l’ultimo, sempre cronologicamente parlando, è una lettera indirizzata a Claudio Martelli nel settembre 1980. Dalle pagine presentate emerge come filo rosso della produzione a stampa il particolare socialismo umanitario di Greppi, ossia la sua costante preoccupazione nel far sì che la politica si facesse costantemente carico del compito di elevare lo stato sociale e culturale, nel senso ampio del termine, dei ceti subalterni. Cercheremmo infatti invano nei suoi scritti sottili disquisizioni filosofiche su marxismo, materialismo, revisionismo e così via; l’ansia dello Greppi scrittore era piuttosto quella di indicare soluzioni immediate per migliorare le condizioni di vita del strati popolari più bassi, così come aveva sempre cercato di fare, e con ottimi risultati, nella sua attività di amministratore del capoluogo lombardo. «I poveri hanno fretta», questa frase pronunciata nel 1955 bene testimonia infatti quale fu la mira che contraddistinse l’operare pratico e lo speculare teorico di Greppi: il socialismo aveva un senso solamente se si adoperava per trasformare radicalmente la società nella sua integralità, e questo lo doveva fare subito, senza aspettare il maturare di più o meno lunghi tempi storici. Per fornire risposte immediate e concrete alle richieste provenienti da quelle classi e da quei ceti di cui il socialismo si ergeva a difensore, era necessario, secondo Greppi, che i suoi mili- tanti abbandonassero qualsiasi forma di presuntuoso e inutile dogmatismo, retaggio di un passato dove vigevano più pseudo valori quali l’ortodossia che attitudini all’impegno e alla concretezza. Al contrario, «sia il nostro partito una libera associazione di buoni compagni […] che hanno il coraggio di criticare la loro fede e sanno avere fede nella loro critica» scriveva già nel 1921. La matrice etica e spirituale del socialismo greppiano proveniva dalla sua profonda religiosità; Greppi non aveva infatti remore nel definirsi socialista e cristiano al medesimo tempo, convinto com’era che solamente un’unione tutta terrena fra i valori trascendenti del cristianesimo e le istanze pragmatiche del socialismo potesse risolvere i drammi della vita terrena: infatti «dal primo scendono le eterne speranze della libertà interiore e della dignità civile, mentre il secondo crea i mezzi e le condizioni per la loro attuazione». E in un’altra occasione rimarcava, facendo riferimento diretto al pensiero di Ignazio Silone, come quello socialista fosse il movimento più cristiano fra tutti i contemporanei dal momento che «si occupa esclusivamente dell’uomo sotto la specie universale» nel combattere sempre qualsiasi forma di degradazione dell’umanità quale lo sfruttamento, la sopraffazione, l’asservimento. Inoltre, faceva notare Greppi, la stessa speranza di Marx a proposito di una nuova società «dove il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di tutti» si richiamava ad un concetto di uguaglianza già espresso dal cristianesimo. Peraltro, ricordava Greppi, la stessa militanza socialista era in un certo senso esperienza di apostolato religioso, una «immolazione» al servizio del progresso dell’umanità, come ben dimostravano le parole di Matteotti ai suoi carnefici, «voi ucciderete me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai», ricordate appunto dal sindaco milanese. Antonio Greppi Novant’anni di socialismo. Scritti scelti, a cura di Jacopo Perazzoli L’Ornitorinco edizioni, Milano, 2013 DELLA DOMENICA 4 www.partitosocialista.it ANNO XVI - N.24 - DOMENICA 23 GIUGNO - 2013 >> DIRITTI & LAVORO Le funzioni ridistributive ed equitative della fiscalità in un libro di Franco Gallo Fisco, non solo tasse Gianfranco Sabattini N ell’inserto “La lettura” del Corriere delle Sera del 29 maggio u.s., Sergio Romano ha recensito il volume “L’uguaglianza tributaria”, che Franco Gallo, attuale Presidente della Consulta, già professore di diritto tributario, ha pubblicato presso la casa editrice Editoriale Scientifica. La recensione è lunga ed estesa, ma da molti punti di vista imprecisa e ricca di omissioni. Il lavoro di Gallo non può essere compreso nel suo pieno significato, se si prescinde dall’idea che Gallo ha del ruolo e della funzione del fisco nei sistemi sociali capitalisti attuali. Il pensiero del Presidente della Consulta è noto per essere qui riesposto; basterà ricordare che egli ha sempre criticato le teorie fiscali deontologiche liberiste e neoliberiste che, rifacendosi ad una considerazione irrealistica della società, sopravvalutano nelle economie capitaliste i diritti proprietari, sostenendo il diritto originario e naturale dell’individuo a veder rispettata la “sacralità” della sua proprietà e del frutto del proprio lavoro, riconoscendo allo Stato solo il potere di “prelevare” da ognuno lo stretto necessario per finanziare l’offerta dei beni pubblici tradizionali e i sussidi di mantenimento delle vedove di famiglie numerose. I corifei più moderni di queste teorie sono tutti coloro, compresi gli ordoliberisti tedeschi attuali, che condividono l’idea di Friedrich August von Hayek, secondo il quale il mercato non è che un ordine spontaneo naturale pre-politico e i diritti economici non sono che libertà naturali indipendenti da ogni forma di riconoscimento costituzionale; tutti i seguaci di tali idee sono indistintamente afflitti da una forma di “autismo” intellettuale che li chiude alla comprensione, sia dei limiti del loro credo liberista, sia dei problemi dei sistemi capitalisti moderni. Alle teorie deontologiche liberiste, Gallo ha sempre contrapposto le teorie “conseguenzialiste”, le quali, pur non disconoscendo l’importanza dei diritti proprietari, li considerano, in linea con le moderne teorie sulla natura delle società, una conseguenza di leggi, di regolamenti e di regole, anche informali, che hanno come scopo la tutela di altri valori rilevanti per la conservazione della “tenuta” della pace sociale, costantemente minacciata e messa in pericolo dalle disuguaglianze causate dall’operare del “libero” mercato hayekiano. Le teorie conseguenzialiste, perciò, si distaccano da quelle proposte e sostenute dai liberali “duri e puri”; le loro implicazioni ridondano nelle teorie del liberalismo repubblicano di John Rawls, Ronald Dworkin e Amartya Sen. Questi autori, pur non allontanandosi dalla teoria deontologica dei diritti, sostengono la necessità che la libertà sia goduta sorretta da una condizione di uguaglianza solidale dei componenti del sistema sociale e soprattutto da una condizione di giustizia distributiva del carico fiscale, intesa come equità, adeguata alle capacità differenziate di ciascuno e al progetto di vita che ognuno persegue. Questa è la “cornice” teorica al cui interno può essere inserito, per una sua corretta interpretazione, il senso del libro di Gallo “L’uguaglianza tributaria”. Sergio Romano, senza mancare di profondersi in inutili salamelecchi nei confronti dell’autore, ma mancando di tenere nella dovuta considerazione il suo pensiero sul ruolo e la funzione del fisco nei sistemi sociali moderni, qualifica il suo ultimo lavoro un “manifesto degli uguali”, “un pamphlet etico-politico contro l’ideologia del mercato come supremo regolatore dell’economia moderna ... Se cadesse nelle mani dei noglobal potrebbe addirittura diventare ... il ‘libretto rosso’ del movimento e la lettura obbligata dei militanti”. Per Romano, il lavoro di Gallo è un segno dei tempi e “l’indice di un cambiamento degli umori dell’opinione pubblica di fronte a quella che è stata per più di trent’anni la verità economica delle economie mature...”. Romano, prima di esprimere il suo giudizio finale sul lavoro di Gallo, ritiene opportuno di tentare una sintesi del cambiamento degli “umori dell’opinione pubblica”; ma lo fa unicamente per criticare la posizione che, per Gallo, lo Stato deve avere nel campo fiscale, mostrando d’essere orripilato dall’idea, sostenuta da Gallo, che per realizzare una “società giusta ed equa” il mercato deve essere regolato e che il “pubblico” deve prevalere sul “privato”; Romano sottolinea di non condividere che la tassazione debba riguardare, oltre che la ricchezza materiale, anche il perseguimento dell’uguaglianza e di altri effetti socialmente rilevanti. Dulcis in fundo, la ciliegina della recensione critica di Romano a “L’uguaglianza tributaria” va colta laddove l’ex ambasciatore afferma che la “grande assente nella teoria di Gallo è la crescita”, perché secondo lui l’autore non crede evidentemente che fra gli obiettivi di un sistema tributario vi debba essere anche quello di assicurare, oltre all’equità, la produzione di ricchezza; anzi, Romano, mostrando di ignorare le cause della crisi delle società capitaliste attuali, si mostra quasi scandalizzato che dalla lettura del lavoro di Gallo possa emergere “implicitamente” la convinzione che all’origine della ricchezza vi sia “soprattutto fame di denaro e di potere”. Ciò, per Romano, non è vero, in quanto la ricchezza “è anche il risultato di una grande passione, il segno materiale di una vita coronata da successo, il premio dovuto alla capacità d’intraprendere e rischiare”. Peccato che la rivelazione del segno della grazia all’imprenditore di successo di weberiana memoria non si addica all’imprenditorialità asfittica e di routine del nostro Paese, che, grazie ad una fiscalità permissiva, dopo essersi impadronita della proprietà dei beni dello Stato, si è trasformata, con la responsabilità del sistema del credito e di un sistema massmediatico alimentato da tutti coloro che la pensano come Romano, in imprenditorialità che privilegia la rendita al profitto. A danno di tutti. [email protected] Giacomo Matteotti, un italiano diverso Tiziana Ficacci I l 10 giugno 1924, per volere di Mussolini (secondo una rilettura che oggi va per la maggiore lo statista che non aveva sbagliato un colpo fino all’entrata in guerra) fu assassinato da una banda di sicari Giacomo Matteotti. Un socialista riformista che aveva fatto dell’emancipazione sociale la ragione della sua vita. Nonostante la sua biografia sia quella di un uomo esemplare, o forse per questo, la sua memoria non è coltivata. All’indomani del suo funerale Antonio Gramsci gli dedicò un articolo definendolo «pellegrino del nulla», schiavo di una idea «la quale non può condurre i suoi credenti e militanti ad altro che ad un inutile circolo vizioso di lotte, di agitazioni, di sacrifici senza risultati e senza via d’uscita». E ancora Luigi Longo, che fu poi segretario del Pci, disse che la sua morte fu «tanto più tragica anche perché segna il fallimento della sua concezione, del suo partito, del suo metodo». Non solo: dopo la guerra i socialdemocratici di Giuseppe Saragat e i socialisti di Pietro Nenni lo commemoreranno in due cerimonie distinte, a giugno, anniversario della morte, una domenica i socialdemocratici, quella dopo i socialisti. L’interesse di questa biografia, che da giudizi poco lusinghieri sull’azione riformista di Matteotti, è nel trovare il socialista vero: antimilitarista, pacifista, anticlerica- Il l i bro le, difensore degli ultimi. Matteotti nasce nel 1885 a Fratta Polesine (Rovigo), una zona poverissima d’Italia, in una famiglia molto agiata. Sebbene cresciuto nella ricca borghesia diventa socialista già nel 1898. Si laurea in Legge a Bologna e diventa il difensore dei braccianti agricoli. Viene eletto al Parlamento nel 1919. Antimilitarista sarà richiamato per tre anni (19161919), in Sicilia, lontano dal fronte e dal suo partito. Intanto, nel 1916, si sposa con Velia Titta (solo civilmente) e con lei ha tre figli Giancarlo, Matteo e Isabella. Inviso ai fascisti, proprio per la sua strenua difesa dei braccianti (i fascisti erano i protettori degli agrari locali), lo perseguirono al punto di impedirgli il rientro in Polesine. Matteotti sarà rieletto lo stesso nel 1921. Fu, probabilmente, un discorso tenuto il 30 maggio del 1924 davanti a Mussolini che gli costerà la vita. E’ utile leggere questa vita coraggiosa di uomo con la schiena dritta, specie in un momento così buio della nostra giovane Repubblica. Giampaolo Romanato, autore di questa biografia, è docente di Storia contemporanea all’Università di Padova ed è nato a Fratta Polesine come Matteotti. dal blog liberelaiche Gianpaolo Romanato Un italiano diverso. Giacomo Matteotti Longanesi, € 20 PENSIONE, RETRIBUTIVO O CONTRIBUTIVO? Oltre che per l’età di pensionamento, la riforma Fornero ha introdotto un’importante novità nel calcolo della pensione, sancendo definitivamente il trionfo del metodo contributivo sul retributivo. Una scelta necessaria per contenere la spesa previdenziale in Italia, anche considerando l’allungamento della vita media. Una decisione, però, che penalizza il lavoratore. I due sistemi di calcolo si basano su criteri profondamente diversi: • retributivo: l’importo della pensione viene calcolato sulla media dei redditi: - degli ultimi 10 anni di lavoro per i dipendenti, - degli ultimi 15 anni di lavoro per gli autonomi, nella misura del 2% di questa media per ogni anno di contribuzione. • contributivo: l’importo del trattamento di quiescenza viene determinato sulla contribuzione effettivamente versata nel corso della vita lavorativa (cosiddetto “montante contributivo”). L’ammontare dei contributi viene rivalutato in base all’indice Istat delle variazioni quinquennali del Pil e moltiplicato per un “coefficiente di trasformazione” variabile, in base all’età del lavoratore al momento della pensione. Dal 1° gennaio 2012 il metodo contributivo, è diventato l’unica modalità di computo per la prestazione pensionistica. Pertanto - tolti i fortunati che sono andati in quiescenza prima che le nuove disposizioni fossero operative, per i quali non è cambiato nulla e che continueranno a godere del privilegio del retributivo - anche chi prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero avrebbe avuto una rendita previdenziale calcolata del tutto con il metodo retributivo vedrà ricalcolato l’assegno col contributivo per la quota di anni di lavoro che ancora gli restano. Insomma il sistema retributivo sopravvive ancora, ma riferito a un minor numero di anni e per un numero di lavoratori sempre più esiguo. Tra il 2012 e il 2021 la riforma Fornero darà 80 miliardi di risparmi rispetto alle normative precedenti tenendo conto dei costi delle salvaguardie. Lo si legge in un Rapporto dell’area attuariale dell’Inps secondo il quale “la spesa subisce una notevole contrazione che nel 2019 è di oltre un punto di Pil”. I risparmi si azzerano nel 2045. Nel grafico contenuto nel Rapporto con proiezioni fino al 2050 sulla spesa pensionistica si evidenzia come la riforma Fornero sia quella che dà maggiori risparmi a breve con il picco negativo per la spesa nel 2019 (poco sopra l’8,6% del pil). Poi la spesa risale restando al di sotto di quella prevista con le riforme precedenti (e quindi ulteriori risparmi oltre gli 80 miliardi stimati nel decennio 2012-2021) fino al 2045 quando incrocia e supera le curve delle altre riforme per spesa in termini di percentuale sul Pil (poco sotto il 10,5%). [email protected] Matteotti, Saragat, i Fratelli Rosselli. Socialisti Gianni Lubrano R icorrono in questi giorni gli anniversari della scomparsa di tre martiri socialisti e di una personalità che più di chiunque altro incarnò e seppe indicare alla sinistra italiana i valori del socialismo democratico. I fratelli Rosselli e Giacomo Matteotti, barbaramente trucidati dai fascisti restano i simboli della lotta che i socialisti e gli antifascisti condussero in nome della libertà e della democrazia fino al supremo sacrificio delle loro vite. Giuseppe Saragat, anch’egli perseguitato dal regime mussoliniano, dopo la liberazione, fu il socialista dell’eresia e dell’anticonformismo fino al punto compiere scelte dolorose che non furono comprese ma anzi avversate e che oggi si rivelano come profetiche. Il denominatore comune che ha unito in un unico filo rosso questi grandi socialisti che ricordiamo con orgoglio è stato l’amore per la democrazia, l’uguaglianza e la libertà. E, poiché essi sono un patrimonio della memoria per tutti gli italiani, ci sarebbe piaciuto, che in nome di questi valori, venissero ricordati non solo da noi socialisti. Non si può trasformare un evento laico in una celebrazione religiosa, sia pure conciliativa”. Così Giuseppe Saragat, presidente della Repubblica italiana dal dicembre 1964 al dicembre 1971, si espresse rivolgendosi a chi premeva perché a Porta Pia, la mattina del 20 settembre 1970, centenario di Roma Capitale d’Italia, venisse ce- Diego Crivellari* >> L’OSPITE << Nel numero precedente abbiamo pubblicato l’intervento di Marco Di Lello alla Camera per ricordare l’assassinio di Giacomo Matteotti. Subito dopo è intervenuto per commemmorare Matteotti anche un esponente del PD, l’on. Diego Crivellari. Qui di seguito una sintesi del suo intervento: Giacomo Matteotti, un nostro contemporaneo G entile presidente, gentili colleghi, nel pomeriggio del 10 giugno 1924, il deputato socialista polesano Giacomo Matteotti veniva rapito sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, mentre si stava recando a Montecitorio. Sono cinque i fascisti che aggrediscono Matteotti e, dopo una lunga colluttazione, durante la quale egli cerca di resistere e di farsi cadere di tasca la tessera di deputato, lo caricano in macchina. A bordo della vettura, dopo essere stato pestato a sangue, Matteotti viene accoltellato. Muore. Il suo corpo sarà portato sulla via Flaminia e seppellito lontano dal centro della capitale, per essere infine ritrovato soltanto il 16 agosto dello stesso anno. (...) Sono trascorsi 89 anni e l’esempio di Matteotti non ha cessato di apparire come un riferimento di straordi- a cura di Carlo Pareto<< naria importanza per la nostra democrazia e per le sue istituzioni. Tante lotte, tante battaglie sono state combattute nel suo nome, nel suo Polesine come nel resto d’Italia. Matteotti non volle piegarsi, non volle cedere alla violenza e al sopruso: anche in circostanze così drammatiche cercò con ogni mezzo di affermare la centralità del Parlamento e un principio di legalità e di democrazia che stava per essere definitivamente travolto dall’avanzare della marea squadrista. Ricordare Matteotti, oggi, significa tuttavia ricordare non soltanto un evento o una storia consegnati irrimediabilmente ad un passato remoto. Significa ricordare l’attualità di una figura straordinaria: la figura di un parlamentare, ma anche di amministratore moderno, di un dirigente politico moderno, di caratura europea, che nel panorama asfittico degli anni Venti, in un Vecchio Continente ancora pesantemente condizionato dal fardello dei nazionalismi e dei revanscismi, sceglieva di coltivare rapporti privilegiati con i laburisti inglesi, con i socialisti francesi e tedeschi. (...) Nel panorama storico della sinistra italiana, lebrata una messa, officiata da Sua Santità in persona. Pressioni in tal senso provenivano dal Vaticano: l’allora papa Paolo VI fece sapere al governo italiano che il Papa avrebbe gradito celebrare a Porta Pia una messa la mattina del 20 settembre. Per quanto l’esecutivo, all’epoca presieduto dal democristiano Emilio Colombo e “alcuni uffici del Quirinale” (scrive Costantino Belluscio che di Saragat fu il segretario) fossero favorevoli, Saragat invece fu irremovibile. Scartata l’ipotesi Paolo VI, il Vaticano insisté per una messa celebrata dal cardinale vicario Dell’Acqua che però doveva precedere la sfilata dei bersaglieri e quindi avere luogo di mattina presto. “Non è possibile – ribadì il Presidente chiedendo il rispetto da parte d’oltretevere – iniziare una cerimonia laica e risorgimentale con una messa”. Certo, alla fine un compromesso fu trovato, messa dopo il discorso di Saragat alle Camere riunite a Montecitorio, però quel presidente della Repubblica non si fece mettere i piedi in testa. Anzi, in incontri ufficiali con l’allora sindaco di Roma Clelio Darida, il Papa si dispiacque molto per quella vicenda. Egli avrebbe visto nella sua personale partecipazione una rinnovata riconciliazione con l’Italia democratica, senza Mussolini e Togliatti. (Gianni, amico e compagno, non è più tra noi e questo scritto è stato recentemente ritrovato tra i suoi appunti; risale all’agosto 2010) dal blog liberelaiche Giacomo Matteotti occupa tuttora una posizione centrale anche per la forza e per l’originalità del suo pensiero e del suo approccio alle questioni. È stato l’ispiratore instancabile di un socialismo pragmatico, di un socialismo nella democrazia che doveva essere realizzato attraverso le autonomie locali e la conquista del governo dei municipi da parte delle forze del movimento operaio, attraverso il consolidamento progressivo di una rete imponente formata dalle tante realtà dell’associazionismo e della cooperazione, calate sul territorio: un insieme di “leghe”, organizzazioni di massa, rappresentanze sindacali e, quindi, il partito come luogo essenziale di elaborazione di idee e di strategie. Ecco perché oggi ricordiamo la sua figura guardando al futuro. Certi di poter ritrovare nell’esempio di Giacomo Matteotti non soltanto un pezzo fondamentale della nostra storia, ma anche un sostegno e un esempio di grande attualità nei momenti in cui la nostra democrazia viene messa alla prova e in cui, più di prima, occorrono lucidità, coraggio, capacità di guardare alle sfide del nostro tempo con lungimiranza e senso delle istituzioni. Per questi e per molti altri motivi Giacomo Matteotti rimane a tutti gli effetti un nostro contemporaneo, un nostro compagno nel difficile ma quanto mai necessario cammino della democrazia”.