Programma FILARMONICA LAUDAMO DMITRIJ ŠOSTAKOVICˇ 5 Danze Preludium - Gavotte - Elegie - Walzer - Polka MESSINA CHARLES IVES Largo BELA BARTOK Contrasts Sz. 111 Verbunkos - Pihenö - Sebes ente morale onlus domenica 18 gennaio 2015 ore 18 Palacultura “Antonello da Messina” ALESSANDRO CARBONARE TRIO ANTON GIULIO PRIOLO Threepenny in the Dark (su un tema di Kurt Weill) GEORGE GERSHWIN Ballad da “Porgy and Bess”: Bess You Is My Woman Now - It Ain’t Necessarily So (arr. David Russell Bennett) Alessandro Carbonare clarinetto Elisa Papandrea violino Monaldo Braconi pianoforte REINER KUTTENBERGER Habdala-Blistpost giovedì 22 gennaio 2015 ore 21 • Teatro Vittorio Emanuele “Sala Sinopoli” PANNONICA JAZZ WORKSHOP Giovanni Randazzo sax soprano e tenore Antonino Cicero fagotto Sergio Silipigni basso tuba, chitarra Luciano Troja pianoforte, arrangiamenti Nuccio Perrotta contrabbasso Filippo Bonaccorso batteria «Strayhorn!» Omaggio a Billy Strayhorn nel centenario della nascita musiche di Billy Strayhorn, Duke Ellington Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Siciliana - Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo Amministrazione Comunale di Messina Provincia Regionale di Messina E.A.R. Teatro di Messina Fondazione Bonino Pulejo - Messina www.eurekaoffice.it concerto inserito nel calendario ufficiale degli eventi della Billy Strayhorn Foundation, New York domenica 1 febbraio 2015 ore 18 • Palacultura “Antonello da Messina” vi augura buon ascolto DAVID BRUTTI & OMNIA SAX QUARTET David Brutti solista, sax soprano e contralto Alessio Porcello sax soprano Rosario D. Greco sax contralto Giuseppe Trimarchi sax tenore Raffaele Benedetto sax baritono «200° anniversario della nascita di Adolphe Sax» musiche di Bach, Sciarrino, Fedele, Ligeti, Berio, Nyman, Glass www.filarmonicalaudamo.it 94 ª NEGOZIO SPECIALIZZATO IN MUSICA CLASSICA SCONTO DEL 10% PER ABBONATI E AMICI DELLA FILARMONICA LAUDAMO valido per ordini via telefono, fax ed e-mail Via Santa Reparata, 8/b - 50129 Firenze - Tel. 0553928712 - Fax 0555609844 www.dischifenice.it - [email protected] stagione concertistica 2014-2015 13º concerto • 2045º dalla fondazione Il Trio si riunisce attorno alla figura del clarinettista Alessandro Carbonare, primo clarinetto dell’Orchestra di Santa Cecilia a Roma oltre che collaboratore storico di Claudio Abbado. Il grande direttore d’orchestra è stato anche il trait d’union con Elisa Papandrea, per anni nei primi violini dell’Orchestra Mozart. Monaldo Braconi è invece lo storico collaboratore pianistico di Carbonare. Il Trio ha riscoperto un vario ed ampio repertorio che deve la sua particolarità alle timbriche e ai colori, impiegati anche da grandi compositori quali Bartók e Stravinskij. Non mancano incursioni nella musica klezmer, passando per Gershwin, Schubert, Zappa e il jazz di Parker. La particolarità del repertorio ha subito attirato l’attenzione del pubblico nazionale ed internazionale, portando il Trio ad esibirsi nelle più prestigiose stagioni concertistiche italiane e straniere: Teatro Colon di Buenos Aires, Filarmonica di Berˇ lino, Filarmonica di San Pietroburgo, Sala Rachmaninov del Conservatorio Cajkovskij di Mosca, Carnegie Hall e Lincoln Center di New York, Wigmore Hall di Londra, Sala Moliere di Lione. Prossimamente il Trio suonerà a Budapest, Bratislava, Stoccarda, Madrid e farà una tournée in Giappone. La critica ha scritto: «La modernità, l’eclettismo e la ricercatezza delle proposte musicali unitamente all’affiatamento di questo Trio moderno e dal grande impatto comunicativo, coinvolge gli spettatori in un magnifico viaggio attraverso gli stili musicali più diversi». ALESSANDRO CARBONARE, primo clarinetto dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dal 2003, ha ricoperto lo stesso ruolo nell’Orchestre Nationale de France, New York Philharmonic, Chicago Symphony e ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese e i Berliner Philharmoniker. Si è imposto nei principali concorsi internazionali e ha ricevuto premi della critica anche per le sue incisioni discografiche, in due casi insignite del prestigioso “Diapason d’Or”. È membro del Quintetto Bibiena, è impegnato in molte collaborazioni artistiche nell’ambito della musica da camera e si esibisce da alcuni anni anche in programmi di musica jazz e klezmer. Tiene corsi in accademie prestigiose come la Juilliard School di New York, il Royal College of Music di Londra e l’Accademia Chigiana di Siena. Invitato da Claudio Abbado ricopre il ruolo di primo clarinetto nell’Orchestra Mozart con la quale, proprio sotto la direzione di Abbado, ha eseguito e registrato per la Deutsche Grammophon il Concerto KV 622 di Mozart con il clarinetto di bassetto (strumento per cui era stato originariamente concepito): questo CD ha ottenuto il “Record Academy Award”. ELISA PAPANDREA, nata a Torino, ha studiato a Ginevra con Corrado Romano e a New York con Nina Beilina. Diplomata al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ha poi perfezionato i suoi studi conseguendo il Master al Royal College of Music di Londra. Ha fatto parte dell’Orchestra Sinfonica Toscanini diretta da Lorin Maazel e dell’Orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado. Da anni collabora stabilmente con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino. MONALDO BRACONI, nato a Roma, ha studiato pianoforte e musica da camera al Conservatorio Santa Cecilia della sua città. Oltre a svolgere un’intensa attività di solista, collabora con molti gruppi cameristici (primo fra tutti quello dei Solisti della Scala) e con noti artisti. Come solista ha suonato con orchestre prestigiose, specialmente russe, tra cui la Filarmonica di San Pietroburgo e quella di Rostov sul Don. Al suo attivo ha numerose registrazioni radiofoniche, televisive e discografiche. Premiato in numerosi concorsi, è pianista e maestro collaboratore dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. NOTE AL PROGRAMMA Il trio con clarinetto, violino e pianoforte ha una storia recente che inizia nel ’900. In poco tempo però questa moderna formazione cameristica si è conquistata uno spazio di rispetto non solo nella musica “colta” ma anche nei repertori jazzistici e di estrazione popolare: il Trio Carbonare ce ne offre oggi una coinvolgente antologia. Il programma si apre con 5 Danze tratte da colonne sonore che Dmitrij Šostakovicˇ [San Pietroburgo 1906 - Mosca 1975] scrisse per i film con cui Stalin indottrinava il suo popolo. Levon Atovmyan trascrisse queste danze per due violini e pianoforte pubblicandole nel 1970, ancora vivente l’autore: nel suo arrangiamento il violino I ha una scrittura poco più fiorita del violino II, che lo raddoppia una terza sotto accogliendo talora piccoli spunti imitativi. Il Trio Carbonare le esegue oggi sostituendo una parte di violino con il clarinetto, senza modificare la partitura originaria. La prima danza è un sentimentale Preludium (Moderato) tratto dall’inizio della colonna sonora del film Gadfly del 1955; il secondo è una graziosa Gavotte (Tranquillo, molto leggiero) tratta dalla colonna sonora de La commedia umana del 1934; il terzo è una sognante Elegie (Andantino) tratta dallo stesso film dove commentava la scena “Il panorama di Parigi”; il quarto è un tenero Walzer (Tempo di Valse. Moderato) tratto da Il ritorno di Maxim del 1937; il quinto è una brillante Polka (Vivace) tratta dal balletto Il limpido ruscello del 1935. In questa suite, che guarda nostalgicamente al tempo antico, Šostakovic si riconosce appena: la sua firma è nei repentini cambi d’accento che talora chiudono le frasi, in qualche ironico sincopato e in certe dissonanze inattese. Originale, provocatorio, Charles Ives [Danbury 1874 - New York 1954] esplorò ancor prima dei suoi colleghi europei i terreni dell’atonalità, della poliritmia, della forma. E proprio per non dover sottomettere il suo spirito libero alle leggi del mercato musicale, scelse di fare come mestiere l’assicuratore dedicando alla composizione solo il tempo libero. Quando era ancora studente, tra il 1889 e il 1902 scrisse la sua prima sonata per violino e pianoforte, in due movimenti, definendola «un compromesso tra l’antico modo di scrivere e il nuovo». Il risultato non lo appagò; dopo averla rimaneggiata e riutilizzato qualche tema, la lasciò inedita. Del secondo movimento, un breve Largo, fece però una versione per violino, clarinetto e pianoforte. Il brano si apre e chiude con un tema dal sapore modale affidato al violino su un ostinato pianistico; il clarinetto entra nella parte centrale (Più moto. Quasi allegretto), avviando un bel crescendo espressivo con continui mutamenti ritmici. Nel 1938 Béla Bartók [Nagyszentmiklós 1881 - New York 1945] ricevette dall’America la commissione di brano per violino, clarinetto e pianoforte. A chiederlo era il famoso clarinettista Benny Goodman, spronato però da un vecchio amico di Bartók: il violinista ungherese Joseph Szigeti. Nacque così Contrasts, la sola composizione cameristica bartokiana che utilizza uno strumento a fiato. Basata su materiali folklorici ungheresi e rumeni e non su stilemi jazzistici come si potrebbe ipotizzare considerato il committente, Contrasts all’inizio sia chiamava Rhapsodie ed era formata da due soli pezzi per la durata totale di circa 8 minuti, quella delle due facciate di un disco a 78 giri - Szigeti desiderava infatti inciderla per la Columbia. In questa versione fu eseguita alla Carnegie Hall dal pianista ungherese Ende Petri e dai due committenti nonché dedicatari. Bartók aggiunse poi un terzo brano, dando al lavoro la struttura e il titolo che conosciamo. Nella versione definitiva ricca di ritmi, colori ed effetti strumentali, Contrasts fu eseguita sempre a New York nel 1940 da Goodman, Szigeti e Bartók e pubblicata nel 1942. I tre pannelli che la compongono sono Verbunkos (Danza del reclutamento - Moderato ben ritmato), Pihenö (Riposo - Lento) e Sebes (Veloce - Allegro vivace). Nei primi due è utilizzato il clarinetto in La, nel terzo il clarinetto in Si bem.; all’inizio di Sebes il violino usa la “scordatura”, modificando l’intonazione della prima e quarta corda. Due belle cadenze, rispettivamente per clarinetto e per violino, concludono Verbunkos e Sebes. Da saldi studi accademici e importanti frequentazioni nella scena jazz internazionale Anton Giulio Priolo [Roma 1966], compositore, chitarrista, direttore d’orchestra, ha maturato un linguaggio originale che avvicina mondi musicali tra loro lontani. Del 2013 è il suo Threepenny in the Dark, una fantasia sul tema della Kanonen-Song cantata da Macheath, “il più grande e famoso criminale di Londra”, nell’Atto I de L’opera da tre soldi di Kurt Weill su libretto di Bertold Brecht. L’opera, andata in scena a Berlino nel 1928, aveva come organico strumentale una piccola Band: appena sette esecutori per una partitura ricca di accenti dissacranti, sonorità da cabaret e influenze jazzistiche. Tratti, questi, ben riconoscibili nella fantasia di Priolo dove il tema originario è metabolizzato in un nuovo percorso sonoro. Porgy and Bess di George Gershwin [Brooklyn 1898 - Hollywood 1937] su libretto di DuBose Heyward e Ira Gershwin, andò in scena a Boston nel 1935. Dopo decenni di successo contrastato a causa della trama e ambientazione, oggi è tra i musicals americani più famosi e amati dal pubblico. Questa popolarità è dovuta anche alle trascrizioni che per vari organici fece il prolifico compositore americano Robert Russel Bennett [Kansas City 1894 - New York 1981] il quale fin dagli anni ’30 collaborò come orchestratore con lo stesso Gershwin. Nel 1935 Bennet pubblicò una Ballad per violino, clarinetto e pianoforte su due temi di Porgy and Bess tratti dall’Atto II: Bess, You Is My Woman Now (duetto tra Porgy e Bess) e It Ain’t Necessarily So cantata da Sportin’ Life, “spacciatore di droga”. In questo arrangiamento, dove gli strumenti intrecciano con espressività le loro voci, resta inalterato il fascino delle melodie di Gershwin portate al successo da celebri cantanti come Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Harry Belafonte e Aretha Franklin. Il clarinetto e il violino sono gli strumenti tipici della musica klezmer, cioè del repertorio di tradizione orale in cui si è espressa attraverso i secoli la comunità ebraica di lingua yiddish dell’Europa orientale, annientata poi dalla Shoah. Un repertorio fatto di melodie e danze che i klezmorim suonavano con funambolica abilità nelle feste popolari, facendo “piangere” o “ridere” i loro strumenti come se questi fossero dotati di voce umana. Reiner Kuttenberger [Lindau 1975], compositore, clarinettista e saxofonista bavarese attivo anche come jazzista, scrive oggi molta musica klezmer per il suo ensemble Zizal, specializzato in questo ambito. Habdala-Blitspost, del 2002, ha come titolo una parola che in yiddish significa “separazione tra sacro e profano”: la composizione è infatti formata da due parti contrastanti per ritmi e dinamiche. La prima parte inizia con un’intensa melodia affidata al violino e sostenuta dal pianoforte; al violino si affianca poi il clarinetto che prosegue il canto innalzandolo verso il registro acuto, in un’ideale rievocazione delle antiche musiche sinagogali. La seconda parte è un Allegro fortemente ritmico, scandito dagli accordi percussivi del pianoforte. Accenti e colori sono quelli di una festa di paese animata e travolgente, in cui il klezmer si mescola al jazz: non a caso la composizione si conclude con un’ampia improvvisazione del clarinetto e Jazmer è il titolo del CD dell’ensemble Zizal con la prima incisione di Habdala. Alba Crea