12.09 Sala di Cesenatico 1 in fondo c’è altra versione Gesù bambino 18 giugno 2000 MISTERO BUFFO EDIZIONE 2000 DI DARIO FO a cura della povera Franca 110/02/12 1 12.09 Sala di Cesenatico 2 PROLOGO I MISTERI ATTORE “Mistero” è il termine usato già dai greci dell’epoca rappresentazione arcaica, sacra: per misteri definire eleusini una e dionisiaci. Il termine fu ripreso dai cristiani per indicare i propri riti fin dal II e III secolo dopo Cristo. Ancora oggi, in chiesa ci capita di ascoltare il sacerdote che declama: “Nel primo mistero glorioso... nel secondo mistero...”, e via dicendo. Mistero significa dunque rappresentazione sacra, mistero buffo significa rappresentazione di temi sacri in chiave grottesco-satirica. Ma sia chiaro che il giullare, cioè l’attore comico popolare del Medioevo, non si buttava a sbeffeggiare la religione, Dio e i santi, ma piuttosto si preoccupava di smascherare, denunciare in chiave comica le manovre furbesche di coloro che approfittando della religione e del sacro si facevano gli affari propri. 210/02/12 2 12.09 Sala di Cesenatico 3 Fin dai primi secoli dopo Cristo, i fedeli si divertivano, sotto la direzione di giullari o preti particolarmente spiritosi, a mettere in scena spettacoli in forma ironico-grottesca, proprio perché per il popolo, il teatro, specie il teatro comico, è sempre stato il mezzo primo d’espressione, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle idee. Il teatro era il giornale parlato e drammatizzato delle cosiddette “classi inferiori”. ROSA FRESCA AULENTISSIMA Per quanto riguarda la nostra storia, o meglio la storia del popolo minuto, uno dei testi primi del teatro parodistico-grottesco, satirico, è “Rosa fresca aulentissima” di Ciullo - o Cielo d’Alcamo. Ebbene, perché noi vogliamo parlare di questo testo? 310/02/12 3 12.09 Sala di Cesenatico 4 Perché è il testo più mistificato che si conosca nella storia della nostra letteratura, in quanto mistificato è sempre stato il modo di presentarcelo. Al liceo, al ginnasio, quando ci propongono quest’opera, di fatto ci propinano una vera e propria truffalderia. Prima di tutto ci fanno credere che si tratti di un testo scritto da un autore aristocratico, probabilmente un letterato-poeta alla corte dell’imperatore Federico II di Svevia, che, pur usando il volgare, si è dimostrato talmente dotato da riuscire a tramutare “il fango in oro”. Egli ha trasformato un tema bassamente triviale, una situazione rasentante l’osceno, come il dialogo che prelude a un amplesso d’amore carnale, in una poesia sublime e “culta”, propria della “classe dominante”. Per dimostrarci l’assoluta attendibilità di questa teoria, i sacri autori illuminati, chiosatori dei testi scolastici, da De Sanctis al D’Ovidio, eseguono serie incredibili di capriole e salti mortali da applauso spaccapalme. E qui voglio svelarvi che il 410/02/12 4 12.09 Sala di Cesenatico 5 primo a eseguire un gioco di prestigio e truffa è stato Dante Alighieri. Infatti, più o meno esplicitamente, nel suo De Vulgari Eloquentia, commentando sentenzia con “Rosa una fresca e aulentissima” certa sufficienza “… d’accordo… c’è pure qualche crudezza in questo “contrasto”, qualche rozzezza, ma certamente l’autore è da ritenersi un erudito, un colto”. Non parliamo poi di cosa abbiano escogitato gli studiosi della poesia trobadorica giullaresca del Settecento e Ottocento a proposito dell’origine “alta” di questo testo; il culmine dello spasso l’abbiamo avuto sotto il fascismo, ma anche poco prima non si scherzava. Lo stesso Croce, Benedetto Croce, il filosofo liberale, dichiara: “A proposito di Ciullo d’Alcamo ci troviamo di fronte a un autore privo di ogni affinità con giullari o fabulatori d’origine popolare. Infatti, l’espressione poetica delle classi culturalmente assoggettate, si limita immancabilmente a ripetere i temi e le chiavi stilistiche delle classi dominanti”. 510/02/12 5 12.09 Sala di Cesenatico 6 Il popolo, si sa, non è in grado di creare, di elevarsi al di sopra della sua innata e normale banalità. Il volgare è la sua costante vitale e quindi riesce al massimo a copiare “meccanicamente” dagli autori aristocratici, i soli in grado di creare espressioni d’arte. Il poeta di alta conoscenza e livello morale può trovarsi anche a sguazzare nel fango... ma ecco che gli basta fare ricorso al proprio lirico afflatto e... un, due... un saltello, uno zompo fantasticante... ecco che si libra nell’aria come un airone leggiadro... miracolo della classe. Invece, il giullare uso ad esibirsi sui banchi dei mercati può prendere rincorse a spaccafiato, sgambarsi, sbattere braccia a mulinello... SFLAM!... ricade immancabilmente nella melma maleodorante da cui nasce e prende linfa. Ma a buttare all’aria tutta questa bell’impostazione ecco spuntare all’improvviso due sciamannati spaccatutto, nel senso cordiale naturalmente del termine, un certo Toschi e un altro che si chiama De Bartolomeis; notate bene, due studiosi di 610/02/12 6 12.09 Sala di Cesenatico 7 formazione cattolica, oltretutto. Costoro hanno combinato una vera e propria carognata, cioè hanno dimostrato che il “contrasto” in questione è un testo straordinario, ma opera di un giullare di estrazione e cultura popolare. Come? Ecco qua, basta analizzare con attenzione l’impianto dell’opera e scopriremo che chi parla è proprio un giullare, ovvero il classico buffone dei mercati. Il giullare si presenta nei panni di un gabelliere, più precisamente di un personaggio che come professione si preoccupa di ritirare la tassa, che permette di metter banco nei mercati. Anticamente a questi gabbellieri si appioppava un soprannome piuttosto curioso, li si chiamava gru o grue, il noto fenicottero trampoliere. Perché? Per il fatto che tenevano un libro, un registro, attaccato ad una coscia con una cinghia e quando dovevano ritirare i soldi per segnare l’introito incassato dai vari mercanti si ponevano in questa posizione piuttosto curiosa (solleva una gamba, appoggiando il piede ginocchio della gamba ritta), 710/02/12 7 12.09 Sala di Cesenatico 8 appunto come le gru e tutti i fenicotteri in genere così poteva comodamente sollevare il gonnellone e scoprire il registro sul quale andava scrivendo. Ora questo gru o grue si trova a dichiarare il suo amore appassionato a una ragazza affacciata a una finestra. E come il giovane, nascondendosi il libro che ha sulla coscia con una falda della sottana, si fa credere nobile e ricco, così anche la ragazza dal verone, inventa truffaldina di essere la figlia del proprietario del palazzo. In verità si tratta di una ragazza a servizio in quella casa, la classica servetta. Da cosa lo si intuisce? Da un sonetto ironico recitato dal corteggiatore che così si esprime: “Di canno - da quando - ti vistìsti di maiùto - vestita di maiùto, di saio - bella, da quello jòrno so’ ferùto - ferito”, cioè la ragazza appare vestita di telo di juta, abbigliamento classico delle sguattere, delle lavandaie. Il gabelliere, gabba la ragazza ricordandole evidentemente d’averla veduta sciacquare i panni nella posizione assisa coi glutei 810/02/12 8 all’aria frementi dallo sbattere nel 12.09 Sala di Cesenatico 9 risciacquo, classica azione che innamora alla follia i fortunati transitanti a tergo. Ora conosciamo la collocazione sociale dei due personaggi: la ragazza che millanta la propria posizione aristocratica e il giovane che fa altrettanto. Il ragazzo declama: “Rosa fresca aulentissima ch’apàri in ver la stati…” è linguaggio aulico, raffinato, volutamente caricato per far intendere che il giovane sta inventandosi spudorato una propria origine aristocratica. “Rosa fresca aulentissima ch’apàri invèr’ la state, le donne te disìano, pulzèll’ e maritate”. Cioè, sei talmente bella figliola, che tanto le fanciulle che le maritate vorrebbero fare l’amore con te. Per non parlare delle vedove! Ma dico, è una pazzia! Ma pensate voi, a scuola, il povero professore che dovesse spiegare il dialogo così come appare in superficie: “ (Con tono professionale) È normale ragazzi... nel Medioevo le donne s’accoppiavano tra di loro con molta 910/02/12 9 12.09 Sala di Cesenatico 10 facilità”. Gli arriva un pernacchio misto a risate a non finire e viene cacciato, spedito a insegnare in Libia da Gheddafi. Ecco perché il povero insegnante, che fra l’altro “tiene famiglia”, è costretto a mentire. Attenti però, trovandoci noi davanti ad una giullarata, non dobbiamo mai dimenticarci dei lazzi a ribaltone che il fabulatore esibisce sempre in giochi di doppio senso, spesso scurrili. Quindi declamando rosa fresca e aulentissima, siamo sicuri che il corteggiatore alluda proprio alla ragazza? Il verso termina con “c’appari in ver la stati”. Ma quando mai la rosa fresca e profumata fiorisce nell’estate? Semmai in primavera. Nel caldo solleone la rosa si spampana! E allora a che razza di rosa si allude? E a stati significa proprio l’estate? No, il giullare nei panni del grue ha sollevato il gonnellone che, guardacaso nell’antico linguaggio siciliano si chiamava proprio astati, cioè una gonna composta da tante “aste di stoffa” . Quindi quel bocciolo di rosa che spunta da sotto il 10/02/12 10 10 12.09 Sala di Cesenatico 11 sottano è un fiore di ben altra origine e consistenza. (Il pubblico immancabilmente esplode in una fragorosa risata) Ohh!, ecco svelato il gioco satiresco. Invero, la preoccupazione di correggere la verità nasce già al momento di decifrare il soprannome dell’autore; infatti viene, quasi sempre citato nei testi di scuola, non come Ciullo d’Alcamo, ma come Cielo d’Alcamo. Attenzione, i lombardi sanno cosa significhi il termine “ciullo”. Senza voler fare della scurrilità gratuita, “ciullo” allude correttamente al sesso maschile. Anche ad Alcamo, sopra Palermo, ha il medesimo significato. Provatevi a recarvi in quel paese ad apostrofare il primo abitante che incontrate con “Ehi, testa di ciullo!” vi arriva una mazzata in fronte che vi stende secchi! Quindi, per evitare equivoci di sorta vi ribadisco che Ciullo d’Alcamo significa “sesso maschile d’Alcamo”. Tornando alla scuola, vi rendete conto che questo termine 10/02/12 11 11 deve essere subito modificato e 12.09 Sala di Cesenatico 12 naturalmente il professore dice: “C’è un errore!”. In aiuto degli insegnanti sono giunti alcuni ricercatori che hanno fatto carte false per indicare un’altra lettura. Prendere per buono un soprannome tanto scurrile significava accettare che il Ciullo in questione fosse sicuramente un giullare, infatti quasi tutti i giullari nel Medioevo si fregiano di epiteti scopertamente triviali. Abbiamo “Salsiccia tronfia”, “Ganassa scassa natiche” fino ad Angelo Beolco Pavan, detto “il Ruzzante” che a nostro avviso si può ben definire “l’ultimo dei giullari”. Il suo soprannome viene da “ruzzare”... qualcuno che è di Padova o delle vicinanze, sa che “ruzzare” significa “andare con gli animali”. Ma in che senso “andare”? Ce lo svela un erudito che così si esprime: “Ruzzante è colui che s’accompagna agli animali non per andarci a passeggio ma per accoppiarsi ad essi nei tempi e nei modi preferiti dai medesimi”. Non si è mai capito se i medesimi siano i ruzzati o i ruzzanti. Ma sono particolari di poco conto. Dunque, non si 10/02/12 12 12 12.09 Sala di Cesenatico 13 può dire “ciullo”. Non si può, in una scuola come la nostra, dove l’ipocrisia e la morbosità si manifestano ancora, salvo eccezioni, fin dall’asilo. Ora, proseguendo nella nostra analisi, scopriamo un altro gioco satirico verso il linguaggio amoroso dei due giovani. Il ragazzo supplica: “Tràgemi d’èste focòra, se t’èste a bolontàte” - fammi uscire da questo fuoco, se ne hai volontà, ragazza. E si sa benissimo come riescano le ragazze a far uscire dal fuoco d’amore e dal desiderio i ragazzi, quando esse ne abbiano volontà. Ma qui, non si commenta... sono particolari che non interessano e si procede con la risposta della ragazza che si esprime in modo piuttosto greve e scoprendo la propria autentica origine sociale. Essa più o meno recita: “Puoi andare ad arare il mare e a seminare al vento, ma a rotolarti con me in un letto non ci arriverai mai. Anzi, ti dirò di più, che se tu insisti, piuttosto di accettare di fare l’amore con te, mi rinchiudo suora in un convento “li cavèlli m’aritónno - mi faccio radere i capelli tondo tondo 10/02/12 13 13 12.09 Sala di Cesenatico 14 - calzando una scodella come copricapo e così non ti ho più tra i piedi! Ah, come starò bene!” E il ragazzo risponde: “Ah sì? Tu ti vai a ritónnere li cavèlli? E allora anch’io mi faccio rapare a tondo la capigliatura... mi faccio frate... vengo nel tuo convento, ti confesso... e al momento buono... sgàcchete!” Lo sgnàcchete l’ho aggiunto io, ma è implicito. La ragazza impallidisce e urla: “Ma sei un anticristo! Sei un infame!... ma come ti permetti solo di pensarlo un simile sacrilegio?! Guarda, piuttosto di accettare la tua violenza io mi butto nel mare e mi annego!” “Ti anneghi? Anch’io... No, non mi annego: mi butto nel mare a mia volta, ti vengo a prendere laggiù, nel fondo, ti trascino sulla riva, ti stendo sulla spiaggia e, annegata come sei, risgnàcchete!, faccio all’amore!” “Un’altra volta?!” “Sì!” “Con me, annegata?” 10/02/12 14 14 12.09 Sala di Cesenatico 15 “Sì!” “Oheau! - esclama la ragazza con molto candore Ma non si prova nessun piacere a fare l’amore con le annegate!” Lei sa già tutto, naturalmente. Una sua cugina era annegata, distesa sulla rena… è passato uno di lì, s’è guardato intorno: “Io ci provo”... (Pausa, con espressione disgustata) Meglio il pescespada!” La ragazza è sconvolta. Si riprende e lo aggredisce minacciosa: “Bada a te, se tu solo ti provi a farmi violenza, io mi metto ad urlare, arrivano i miei parenti e ti ammazzano a legnate!” E il ragazzo risponde sbruffone - attenti, recito il testo originale: “ Se li tòi parenti truòvami e che ci puòzzon fare?” - Se i tuoi parenti mi trovano mentre ti faccio violenza e che mi possono fare? “Una defènsa mèttoci di dumìli’ - duemila augostàri! No’ mi toccare patre to’ co’ quanto tene a Bari. Viva l’imperador grazie a deo! Intendi, bella quel che te dico eo?” e non si capisce un ostrega! 10/02/12 15 15 12.09 Sala di Cesenatico 16 La difficoltà del comprendere il testo non è dovuta ad una particolare astrusità di linguaggio, ma dal fatto che ci troviamo dinanzi ad eventi storici e leggi di cui nulla sappiamo, e normalmente gli insegnanti si guardano bene di svelarcene il significato. Cerchiamo di scoprirlo insieme: “Se i tuoi parenti mi sorprendono mentre ti faccio violenza e che mi possono fare? Una defènsa mèttoci di dumìli’ - duemila - augostàri!” Cos’è l’augustario? Era la moneta dell’Augusto inteso come Federico II, infatti siamo nel 1231-32, proprio al tempo in cui in Sicilia governava Federico II di Svevia. Duemila augustàri equivalevano, più o meno, al costo di due cavalli di razza. E che cosa è questa defènsa? Fa parte di un gruppo di leggi promulgate a vantaggio dei nobili, dei ricchi signori-possidenti e dei mercanti d’alto livello, dette “leggi melfitane”, volute proprio dall’imperatore svevo. In poche parole, si tratta del 10/02/12 16 16 12.09 Sala di Cesenatico 17 dono di un privilegio particolare a difesa degli altolocati. Ecco allora che un ricco poteva violentare tranquillamente una ragazza; bastava che nel momento in cui il padre o altri parenti dell’aggredita fossero sul punto di intervenire, il violentatore estraesse duemila augustàri, li stendesse vicino al corpo della ragazza, sollevasse le braccia e declamasse: “Viva lo ‘mperadore, grazi’ a Deo!” Il rito del versamento della defènsa era sufficiente a salvarlo. Era come avesse detto: “Attenti a voi! Chi mi tocca verrà subito impiccato!” Infatti chi toccava l’altolocato che aveva pagato la tassa veniva immediatamente appeso al ramo dell’albero più vicino… sulla destra! Grande vantaggio per il violentatore medievale consisteva nel fatto che, allora, le tasche non facevano parte dei pantaloni. Erano staccate: borse che si appendevano alla cintola, il che offriva una condizione 10/02/12 17 17 vantaggiosissima all’amatore 12.09 Sala di Cesenatico 18 assatanato: nudo, però con la borsa. Così nel caso: “Oddio, arrivano i castigatori!” trak!, defènsa... op... “Ecco i quattrini!” Naturalmente bisognava muoversi sempre con i soldi contati. È logico, non si può: “Scusi, aspetti un attimo... gli spiccioli!... Ha da cambiarmi per favore?” Subito, subito, lì, veloci! È risaputo che in quel tempo una madre di razza nobile, che avesse a cuore l’incolumità del proprio figliolo, quando questi stava per uscire di casa immancabilmente gli chiedeva: “Caro, hai con te i denari per la defènsa?”. Ad ogni modo questo vi fa capire quale fosse la chiave della “legge”, la brutalità di un espediente, la defènsa, che offriva il vantaggio spudorato ai soli potenti di uscire indenni da ogni atto di violenza. E chi se non un giullare autentico poteva rischiare esibendosi sulla piazza di scoprire al popolo minuto, con la sola voce e i gesti di tutto il suo corpo, quale fosse la sua reale condizione di 10/02/12 18 18 12.09 Sala di Cesenatico 19 “cornuto e mazziato”, come dicono ancora a Napoli, cioè bastonato oltre che cornuto. IL RITO DEI MAMMUTTONES E DEI CAPRI (Viene proietta sul fondale la foto di un dipinto) Ecco, questa è l’immagine di una buffonata, cioè una specie di preparazione agli spettacoli ironicogrotteschi ai quali partecipava in prima persona la gente delle contrade o quartieri, truccata e travestita. Li vedete... (indicando i personaggi diversi della scena proiettata) questo camuffato addirittura da “mammuttones”. Cos’è il “mammuttones”? È un’antichissima maschera mezzo capro, mezzo diavolo. In Sardegna ancora oggi, i contadini e pastori durante le feste dei sostizi, primaveraestate, si calzano in viso maschere di animali diversi, arieti, capri e tori, si addobbano con pelli varie e si caricano di un gran numero di campanacci. Così vanno saltelloni per le strade terrorizzando donne e ragazzine che fuggono urlando. I mammuttones calzano maschere che 10/02/12 19 19 12.09 Sala di Cesenatico 20 potete osservare in questa immagine, riproducono volti di diavoli animaleschi. Ecco, questo è un giullare, questo è il personaggio del Jolly, il matto -allegoria del pensiero non ufficiale - e questo è un altro diavolo... un altro ancora. Ecco un’altra sequenza. (Seconda proiezione raffigurante una processione grottesca) Diavoli, streghe e un frate decorativo di passaggio. Notate un altro particolare: tutti hanno strumenti per produrre rumore, perché il gioco del fracasso, del frastuono, era essenziale in queste feste. (Indicando un personaggio della processione grottesca) Questo addirittura ha fra le mani un “ciucciuè” del napoletano composto da un tamburo nel quale è conficcata un asta che mossa in modo adeguato produce gemiti e pernacchi strazianti. Qui c’è un altro buffone con la gamba alzata, che non ha bisogno di strumenti: è un auto-produttore: pernacchi e gemiti li produce da sé: esecuzione naturale. Questi altri emettono suoni differenziati. 10/02/12 20 20 12.09 Sala di Cesenatico 21 Durante la buffoneria i personaggi mascherati si riunivano tutti quanti nella piazza e organizzavano una specie di processo finto ma realistico ai nobili, ai padroni in genere, tra i quali erano rappresentati anche mercanti, imperatori, strozzini, banchieri... che nel Medioevo erano ritenuti della stessa classe - insisto: solo nel Medioevo… prrocesso con accuse precise di sfruttamenti e prevaricazioni. In grande evidenza apparivano anche vescovi e cardinali. Non ho mai capito perché nell’evo antico, santi uomini della chiesa venissero associati ai potenti ipocriti e simoniaci. Come cambiano i tempi! Il momento più avvincente del tribunale grottesco si sviluppava di certo nel finale: una specie d’inferno nel quale, tutti i “maggiori” , venivano precipitati deréntro pentoloni stracolmi di olio bollente, finto, naturalmente. Alla fine, l’assemblea dei “minori”, donne e uomini tutti mascherati, preceduti da mimi, acrobati e pagliacci, entravano in chiesa. 10/02/12 21 21 12.09 Sala di Cesenatico 22 La chiesa nel Medioevo rispettava il significato originale di ecclesiam, cioè luogo di assemblea. Al rito grottesco spesso presenziava il vescovo in persona che attendeva i protagonisti della buffonata in piedi sul transetto. Il vescovo si spogliava di tutti i paramenti e li offriva al capo dei giullari; costui saliva sul pulpito e dava inizio ad un’omelia, una predica, nella chiave esatta dei sermoni normalmente tenuti dal vescovo, recitando in parodia. Quando capitava un giullare di notevole talento, riusciva a scatenare vere e proprie ovazioni con risate allo scompiscio nel pubblico dei fedeli. Un pubblico che indovinava ad ogni passo l’ironia, le allusioni, la satira al linguaggio di un potere, elargito e benedetto, pare, dal creatore in persona. Si racconta che a Brescia, al tempo dei comuni, il vescovo, tale Ilario, che durante la concione carnevalesca del giullare aveva subito lazzi e ironie feroci, non ebbe più la forza di salire sul pulpito per tenerci i propri sermone, giacché, 10/02/12 22 22 12.09 Sala di Cesenatico 23 appena iniziava con la predica i presenti si lasciavano andare a matte risate... fino a singhiozzare in un pianto carico di un autentico misticismo sganasciante. Si racconta ancora che un altro vescovo, il primate di Ferrara, per evitare la faticosa rimonta di credibilità che doveva produrre dopo ogni zannata satirica, si rifiutò di consegnare i propri arredi al re del carnevale... e tentò anche di impedire alla turba delle maschere di invadere la cattedrale nei quattro giorni della “Ghignata”. A furor di popolo, quel vescovo, fu cacciato dalla città. Andando avanti con le proiezione, (quarta proiezione) troviamo questa immagine che ci mostra un’altra rappresentazione sacra, questa volta drammatica e grottesca insieme. Si tratta di uno spettacolo che si svolge nelle Fiandre, intorno al 1360 - la data è segnata sulla tavola. Osservate… qui c’è una donna con un agnello in braccio. Ve lo segnalo perché allude allo stesso 10/02/12 23 23 12.09 Sala di Cesenatico 24 testo sulla passione dei villani che Franca reciterà tra poco: “La strage degli innocenti”. Andiamo avanti. (Quinta proiezione) Qui c’è un’altra immagine abbastanza importante: ci troviamo ad Anversa nel 1465, esattamente l’anno prima dell’editto di Toledo. Quello di Toledo è l’editto che vietò definitivamente al popolo di rappresentare i misteri buffi. E lo capirete già da questa immagine, il perché di questa censura. Osservate: qui è rappresentato Gesù Cristo, un attore che rappresenta Gesù Cristo, qui due sgherri. Qui c’è un banditore, un altro attore s’intente, e il popolo, sotto, che reagisce, replica alla battuta del banditore. E cosa propone il banditore? Urla: “Chi volete sulla cròse? Gesù Cristo o Barabba?” E sotto la folla risponde urlando: “Jean Gloughert!!”, che era il sindaco della città. È risaputo che il maggiorente in questione non amava le giullarate. 10/02/12 24 24 12.09 Una Sala di Cesenatico 25 rappresentazione sensibilmente più del violenta genere, se anzi, vogliamo, è raccontata in questo dipinto. (Sesta proiezione) Parigi, qui siamo nell’antica piazza del Louvre, sempre intorno allo stesso periodo. Scopriamo in questo teatrino, un attore che recita il ruolo di Gesù Cristo, e altri attori. Appresso s’indovina Ponzio Pilato con la bacinella già pronta, che si appresta a intingervi le mani, e di fronte a lui ci sono due vescovi... notate sono due vescovi cattolici. Dovrebbero esibire costumi del rito ebraico, no, di foggia ed elementi decorativi completamente diversi, a partire dal classico copricapo a cupola da sacerdoti di Israele? Invece i rozzi allestitori dello spettacolo, fingendo di non saperne niente di epoche e di costumi, ci hanno piazzato due vescovi del rito cattolico-apostolicoromano. E credetemi, non si tratta di un lapsus, di uno sfondone anacronistico. (Settima proiezione) Ecco un giullare che gioca sulle 10/02/12 25 25 allegorie dei testi biblici. È la 12.09 Sala di Cesenatico 26 rappresentazione della famosa sbronza di re Davide. Nella Bibbia si racconta che Davide un certo giorno bevve in abbondanza. Durante questa sbronza se la prende un po’ con tutti, e brillo com’è canta e danza applaudito da altri ubriachi come lui, scandalizzando invece gli astemi. Nell’euforia sollecitata dal vino, si tramuta in un vero e proprio giullare, facendosi beffe perfino del padre suo, non solo quello carnale ma anche quello celeste e in particolare se la prende con i propri sudditi, specie con “i miseri e gli asserviti”. Il giullare, vestiti i panni sontuosi che ricordavano quelli del re, gli faceva il verso sulla piazza e recitava: “E voi... laggiù... miseri e striminziti urlava - te e te e te e te, e anche le vostre femmine, lavorerete per me e per tutti quelli che vi comandano come me e se vi lamentate vi faccio sbattere all’inferno, come è vero che sono... stato eletto... e anche unto da Dio! Perdio! Così imparerete a bervi tutte le frottole che vi raccontano, a credere che la terra che lavorate sia 10/02/12 26 26 12.09 Sala di Cesenatico 27 stata assegnata ai vostri signori da Dio in persona. No, o coglioni, quelli se la sono pappata perché sono più svelti di voi e poi ve la “sgnaccano” da lavorare e vi pagano giustamente una miseria!” Ora capirete la ragione del perché tanto spesso i giullari venivano cacciati dalle città e anche dalle campagne. Ci fu un tale, un certo Hans Holden (indica l’ottava proiezione)… eccolo… famoso giullare tedesco, questo bravissimo in gioco dell’ubriacatura di Davide, che si permise di mettere in piazza questo brano ignorando l’editto che ne vietava la rappresentazione. Finì sul rogo. Nel Medioevo si usava anche un particolare “battage” pubblicitario, per annunciare gli spettacoli sacri. Ancora oggi, in Puglia, durante i festeggiamenti del beato protettore della città, San Nicola da Bari - un famoso vescovo negro, giunto dall’Oriente - si celebrano processioni. Oggi questa festa si è ridotta a una sfilata generica, nella quale vengono portati intorno 10/02/12 27 27 12.09 Sala di Cesenatico 28 gonfaloni con scene dipinte di cui i fedeli ormai ignorano il significato. In antico quei dipinti illustravano al pubblico le varie scene che sarebbero state rappresentate la sera stessa. Dietro c’erano dei “battuti”, ovvero dei flagellanti, che andando intorno si appioppavano frustate della madonna... non per niente si trattava di uno spettacolo sacro! Lo stesso rito viene eseguito ancora nelle processioni del venerdì santo nel veneto. Si canta, con tanto di flagellazione, più o meno così: 10/02/12 28 28 12.09 Sala di Cesenatico 29 LAUDA DEI BATTUTI Prototipi: Pordenone, Brescia, mantovana. Ohiohioh… batì’, batìve! Ehiaiehieh! Compagnón, metìf in stcera, batìf forte e volentéra, n’avì’ dòia d’ésti bóti: batìve! No’ trambìt de vès isbiòt(i), no’ trambìt le visigàde, carne róte e distciuncàde. Ohiohioh… batì’, batìve! Ehiaiehieh! Chi vòl tórse salvasión c’ol se bata de rüscón col fragèl a batasciòch, no’ fi’ mostra de daf bòt: batìve! C’ol Segnor onniputént(e) foe batüd veritamént(e). Ohiohioh… batì’, batìve! 10/02/12 29 29 campagna 12.09 Sala di Cesenatico 30 Ehiaiehieh! Se vorsì’ tór peniténsa a scuntà la gran senténsa c’la se pròxima a ‘rivàre che niün podrà scampàre: batìve! Che ‘gnirà de contra a noj, ohi batémose cunt dòj! Ohiohioh… batì’, batìve! Ehiaiehieh! Par salvàrghe d’ol pecàt Jesus Cristo foe picàt, ’nsu la cróze foe ’nciudàt, su la fàcia gh’ foe spüdàt: batìve! E l’aséd gh’ foe dàit a bévar e no’ gh’éra lì ól sant Pédar. Ohiohioh… batì’, batìve! Ehiaiehieh! E vui segnori de l’usüra, vui n’avrït malaventüra, vui c’havìt spüàt a Cristo col sciorìrve al mal acquìsto: batìve! 10/02/12 30 30 12.09 Sala di Cesenatico 31 Vui c’havìt turciàt ‘mé l’üga i dinàri a quièi che süda. Ohiohioh… batì’, batìve! Ehiaiehieh! 10/02/12 31 31 12.09 Sala di Cesenatico 32 TRADUZIONE LAUDE DEI BATTUTI Ohioihi… battete, battetevi! Ehiaieehie! Compagni, mettetevi in schiera (fila), battetevi forte e volentieri, non abbiate doglia (non lamentatevi) di queste botte: battetevi! Non tremate d’esser nudi, non tremate (non abbiate paura) delle frustate che vescicano (fanno vesciche, piaghe), carni rotte e disgiunte (dalle ossa). Ohioihi… battete, battetevi! Ehiaieehie! Chi vuol prendersi salvezza che si batta col flagello con il flagello facendolo schioccare, non fingete di darvi botte: battetevi! Ché il Signore onnipotente fu battuto veramente. Ohioihi… battete, battetevi! Ehiaieehie! 10/02/12 32 32 12.09 Sala di Cesenatico 33 Se volete prendere (fare) penitenza e scontare la grande sentenza che è prossima ad arrivare che nessuno potrà scampare: battetevi! Che verrà addosso a noi, ohi battiamoci con dolore. Ohioihi battete, battetevi! Ehiaieehie! Per salvarci (liberarci) dal peccato Gesù Cristo fu picchiato, sulla cròse fu inchiodato, sulla faccia gli fu sputato: battetevi! e l’aceto gli fu dato a bere e non c’era lì San Pietro. Ohioihi battete, battetevi! Ehiaieehie! E voi signori dell’usura, voi ne avrete malaventura, voi che avete sputato a Cristo arricchendovi col malacquisto: battetevi! voi che avete torchiato come (si pigia) l’uva 10/02/12 33 33 12.09 Sala di Cesenatico 34 i denari a quelli che sudano ohioihi battete, battetevi! Ehiaieehie! 10/02/12 34 34 12.09 Sala di Cesenatico 35 LA STRAGE DEGLI INNOCENTI Prologo Qualche anno fa si è tenuta presso Milano, all’abbazia di Chiaravalle, una straordinaria mostra di macchine teatrali. Si trattava di splendide statue lignee e policrome, in cui tutti gli arti erano mobili, articolati, esattamente come nei burattini o nelle bambole. Il movimento era regolato da una serie di leve e di ganci che venivano manovrati da un burattinaio, posto dietro un apposito fondale, oppure, nel caso le statue fossero di grandi dimensioni, nascosto nell’incavo a tergo della statua in quanto la scultura non era a tutto tondo, ma costruita solo per la metà anteriore. Tra le altre era esposta una stupenda Madonna col bambino del 1100 in cui entrambi i personaggi si muovevano, braccia, tronco, gomiti e perfino gli occhi, giocando anche sul trucco del déséquilibre dei burattinai fiamminghi: per esempio, nell’avambraccio, a bilanciere, a snodo deréntro la mano, c’era un perno, che al minimo spostamento 10/02/12 35 35 12.09 Sala di Cesenatico 36 provocava una rotazione della mano sul polso, prima di ritrovare il proprio equilibrio stabile. Così succedeva per qualsiasi altra parte del corpo, che ad ogni sollecitazione si muoveva con una grazia straordinaria: il che dava l’impressione di qualcosa di vivo. Nella cattedrale di san Zeno a Verona, si può ammirare ancora oggi un Cristo seduto in groppa ad un asino; l’asino ha infisse negli zoccoli delle ruote che permettono al cavaliere e alla sua cavalcatura di essere trascinati in processione nella rappresentazione del famoso e trionfale ingresso in Gerusalemme. Con lo stesso principio è stato costruito un altro pezzo famoso, il Cristo d’Aquileia: in quella scultura teatrale gli snodi seppur numerosi, non si notano perché il suo corpo è interamente ricoperto da un abito panneggiato. Perché gli organizzatori dei misteri medioevali preferivano portare sulla scena per i ruoli dei santi, queste immagini scultoree? Forse temevano, che 10/02/12 36 36 12.09 Sala di Cesenatico 37 l’impiego di attori intaccasse la sacralità del personaggio divino e rischiassero così, di commettere atto di blasfemia? Sì, c’era anche questa preoccupazione ma il motivo reale che faceva preferire l’impiego di statue se moventi nel ruolo di Cristio la Vergine ecc. era determinato dal maggioe peso che relizzava l’attore fabulante nel presentare il dramma prestando le voci e i gesti ai personaggi, pubblico commentando spesso in e tono rivolgendosi al provocatorio e trascinandolo in una straordinaria commozione. Le sculture venivano agite quasi a vista da aiuti di scena, il fabulatore, muovendosi come un buttafuori tra quei personaggi indicativi, riusciva così a meglio sottolineare la passione del figlio di Dio e quasi in contrappunto il dramma della condizione umana la disperazione, la fame, il dolore. Ho insistito su questo tema delle macchine teatrali, proprio perché la giullarata che reciterà ora Franca ne prevede l’impiego, cioè l’entrata in scena di una 10/02/12 37 37 12.09 Sala di Cesenatico 38 statua sè movente che raffigura la Madonna col suo bambino in braccio. Con lei nell’azione drammatica, abbiamo una donna pazza che tiene tra le braccia, avvolto in uno scialle, un agnello. Ecco perché, poco fa, vi avevo fatto notare quell’immagine delle Fiandre, in cui si vede una donna con un agnello tra le braccia. Si tratta della stessa situazione drammatica che vi presenteremo tra poco: una madre, alla quale hanno ammazzato il bimbo durante la strage degli innocenti che per il dolore è impazzita. La donna che ha perso la ragione, ha raccolto in un ovile un agnello, se l’è preso in braccio e va intorno dicendo ad ognuno che quello è suo figlio sfuggito alla strage. L’allegoria è chiara: l’agnello è l’“Agnus Dei”, il figlio di Dio, quindi questa donna è anche la Vergine. Questo doppio ruolo di folle-Madonna è molto antico, risale addirittura ai greci attici; alla madre, fuori di senno, è concesso di pronunciare discorsi 10/02/12 38 38 12.09 Sala di Cesenatico 39 che un’attrice nel ruolo di Maria non può nemmeno permettersi di accennare. E’ così che, con l’alibi della follia, la pazza pronuncia insulti contro il Padre creatore. Essa dice a gran voce: “...potevi tenertelo presso di te tuo figlio, se doveva costarci tanto patimento, tanto dolore!” E continua per lungo tratto su questo tono. È certo la più grande bestemmia mai udita in una rappresentazione sacra. Con questo espediente scenico, i fedeli di certe comunità, il cui pensiero ricorda quello di certi movimenti catari, contestano duramente il Padreterno per aver favorito alcune classi sociali a tutto detrimento della stragrande maggioranza degli uomini, costretti in una insostenibile condizione sfruttamento, di ingiustistia e disperata miseria. Al contrario Gesù Cristo, non solo è ben accetto, ma addirittura amato, applaudito come un liberatore. E’ il Dio che si fa uomo e viene sulla 10/02/12 39 39 12.09 Sala di Cesenatico 40 terra a ridare speranza, ad offrire la primavera e soprattutto, la dignità. Il discorso della dignità è, in queste storie del popolo, riproposto quasi a tormentone, con un’insistenza incredibile. Andremo ora a rappresentare “La Strage degli innocenti. Devo indicarvi soltanto un particolare: il linguaggio. Il linguaggio, il dialetto, ovvero il volgare parlato nella piana del Po dal secolo XIII al XV. L’attore o l’attrice che recitavano quelle giullarate sacre o profane andavano deambulando di paese in paese seguendo l’iter delle varie fiere e delle sagre religiose. E’ risaputo che il volgare di una vasta regione come la Padania non fosse assolutamente omogeneo tanto che i giullari per farsi intendere ogni volta erano costretti ad adattare il testo inserendo termini del luogo onde rendere più accessibile la loro parlata. Ma quell’espediente era spesso insufficiente quindi i comici vaganti cominciarono ad inventarsi una lingua paspartou. Si trattava di una specie di linguaggio 10/02/12 40 40 franco composto da espressioni 12.09 Sala di Cesenatico 41 mutuate da vari dialetti e anche da diversi idiomi: provenzale, catalano e perfino latino. Ma la chiave di volta di questa parlata del tutto teatrale era esaltata dalla onomatopeica. Cioè, si sceglievano espressioni che già nel suono e nella ritmica alludevano chiaramente ad un determinato concetto o situazione. Esempio: casa squarrata, caduta a spiccicata, femmina sgualdrappona. A proposito di espedienti linguistici, vi propongo l’aneddoto che vede protagonista una ragazza illibata che si ritrova tra le braccia di un uomo del quale è follemente innamorata. La giullarata è del XIV secolo ed è narrata da un giullare di Bologna, che ci presenta la fanciulla decisa a far l’amore con l’uomo che ama, ma al momento dell’amplesso appassionato, ecco che la giovane si blocca, di colpo ha paura, teme la violenza dell’amplesso. Tende le braccia, allontana l’uomo da sé e dice tremante: “Te pregi, no’ me tocàr a mi, che mi fiòla son, 10/02/12 41 41 12.09 Sala di Cesenatico 42 puta son, zóvina son, tosa son et garsonètta”. In poche parole ha ripetuto senza fiato in cinque idiomi diversi: sono ragazza sono ragazza sono ragazza sono ragazza sono ragazza. Questo espediente è chiamato iterazione ma non produce solo il vantaggio di farsi meglio intendere, produce anche l’effetto quasi lirico di caricare d’ansia la situazione drammatica. Abbiamo accennato poco fa all’impiego dei battuti nelle sacre rappresentazioni. Spesso questi cantori che si flagellavano a ritmi ossessivi avevano anche l’incombenza di introdurre i vari brani tragici o grotteschi con brevi litanie che eseguivano anche durante le pause tra un’azione e l’altra del dramma; soprattutto le loro grida timbrate dai tamburi chiudevano ogni sequenza tragica e la commentavano. Esempio particolare è questo frammento, musicalmente simile a quello che già conoscete, 10/02/12 42 42 che introduce “La strage degli 12.09 Sala di Cesenatico 43 innocenti”. I battuti si frustavano con violenza ma ogni flagellante teneva nascosta in pugno una spugna inzuppata in una broda di color rosso, al momento della frustata fingendo di asciugarsi spruzzava sul dorso il liquido vermiglio. Alcuni penitenti al loro primo ingaggio tra i battuti si colpivano col flagello per davvero, con violenza inaudita; vero era il loro urlo di dolore e autentico lo sgorgar del loro sangue. Sotto i loro capucci i veterani della scompiscio. 10/02/12 43 43 frappata sghignazzavano allo 12.09 Sala di Cesenatico 44 LA STRAGE DEGLI INNOCENTI CORO DEI BATTUTI Ohioihi… batì’, batìve! Ehiaiehieh! Cont dulüri e cont laménti par la straze d'innozénti, innozént mila fiolìt i han scanà ‘mé pegurìt, da le mame stralunàdi ól Re Erode i ha scarpàdi. Ohioihi… batì’, batìve! Ehiaiehieh! Ahaiaiheih! (In falsetto acuto) Ahiaeeeee! In scena troviamo due soldati e una donna. I soldati stanno per ucciderle il figlio. PRIMA MADRE 'Sasìn... pòrch... no' tocà ól me fiòl. 10/02/12 44 44 12.09 Sala di Cesenatico 45 PRIMO SOLDATO Làsel andà... mòla 'sto fiòl o at taj le mane... at dagh 'na pesciàda in la panza... mòla! DONNA (disperata) Nooo! 'Màsum a mi pitòst... (Il soldato riesce a strapparle il bimbo dalle braccia e lo uccide: urlo terribile della madre) Ahaaa... ahaa... at m'l'hàit ‘masàt, cupàtt. (La donna allucinata, esce di scena, piangendo disperatamente, tenendosi stretto al petto il bambino sgozzato). Entra un'altra donna, tiene tra le braccia, un bimbo completamente avvolto in uno scialle. PRIMO SOLDATO Oh, t'en chi 'n'óltra... Férmet dóa at sèit, dòna!, o v'infìlzi a tüti e dòi... ti e ól bambìn! SECONDA MADRE Infìlzegh püra, che mi a prefèrzo... SECONDO SOLDATO No' far la mata... at sèit ancmò zúina ti e at hàit ól témp de sfurnàn 'n'altra dunzéna de fiolìt... Dam chi quèl... fa' la brava... 10/02/12 45 45 12.09 Sala di Cesenatico 46 Il soldato tenta di strapparle il bimbo SECONDA MADRE No! Giò 'sti sciampàsc de doss! (Gli morde una mano). SECONDO SOLDATO Ahio... a te sgagni eh... e alóra cata quèst... (le appioppa un violento ceffone) e mòla 'stu fagòtt! SECONDA MADRE (difende disperatamente il bambino) Pità, at prégi... no'l mé masàl... at dagh tüt quèl che a gh'ho... Il soldato riesce a strappare il fagotto che la donna tiene tra le braccia, nella colluttazione, lo scialle cade a terra e l’uomo si ritrova fra le mani un agnellino. SECONDO SOLDATO Ohj, ma se l'è quèst?! Un pegurìn... un berìn?! SECONDA MADRE Oh sì, non l'è un bambìn, a l'è un berìn... mi ne' gh'ho gimài aüdi de bambìn... no' so' capàze, mi. (Implorante) Ohj te prégi, 10/02/12 46 46 12.09 Sala di Cesenatico 47 soldàt, no' masàrme 'sto berìn... che non l'è ancmò Pasqua... e at farìet gram pecàto se at m'lo masi! SECONDO SOLDATO Oh, dòna! Ti me vòl tòr par ól de drio o ti è mata de cuntra? SECONDA MADRE Mi mata? No che no'l son mata. PRIMO SOLDATO Végn óltra, làsegh ól berìn... (il secondo soldato restituisce l'agnello alla madre) che quèla a l'è vüna che ól s'è ruersà ól çervèl par ól dulür che gh'èm cupàt ól fiolìn. (Il secondo soldato si porta le mani al petto e si preme lo stomaco) 'S'te cata? Meuvete, che agh n'èm ancmò una gran mügia de scanà. SECONDO SOLDATO Pècia... ch'am vègn de tra sü... PRIMO SOLDATO Bela forza! At màgnet 'mé 'na vaca: scigùli, muntùn salàdi e poe... Vègn chi al cantùn… gh'è 'n'ostaria... at fagarò bévar un bel grapòt. 10/02/12 47 47 12.09 Sala di Cesenatico 48 SECONDO SOLDATO No, no' l'è par ól mangià! A l'è par 'stu macèl, ‘sta becarìa de fiulìt ch'èm tràit in pie, che ól me s'è ruersà el stómegh. PRIMO SOLDATO Se ól savévet d'es inscì delicàt, no' te dovévet 'gnì a fà 'stu mesté d'ól suldàt. SECONDO SOLDATO Mi eri 'gnüd suldàt par masàr òmeni nemìsi... PRIMO SOLDATO E magari per sbatascià anca quài dòna ruèrsa sul paión... eh? SECONDO SOLDATO Bòn, se la capitava... ma sémper dóna di nemìsi! PRIMO SOLDATO E scanàgh ól bestiàm... SECONDO SOLDATO Ai nemìsi! PRIMO SOLDATO Brüsàgh le case... copàgh i vègi... le gaìne... e i fiulìt. Fiulìt sémpar di nemìsi! SECONDO SOLDATO Sì, anca i fiulìt... ma in guèra! In guèra non l'è desunùr: agh son le trombe che e sòna, i tamburi che i pica e cansón de batàja e i bèi paròli d'i capitani a la fin! 10/02/12 48 48 12.09 Sala di Cesenatico 49 PRIMO SOLDATO Oh, anca par 'sto macèl ti gh'avrà d'i bèi paròli d'i capitani! SECONDO SOLDATO Ma chì, as masa di inozénti! PRIMO SOLDATO E perchè, in guèra no' i sont tüti inozénti? Cosa t'han fàit a ti, quèi? T'han fàit quajcòsa 'sti poveràz che at cópett e at scani col sonàr de e trombe? (Sul fondo scorre il manichino raffigurante la Madonna col bambino) Ch'am s'débia sguerciàr i ögi se quèla no' a l'è la Vérzen Maria col so' bambìn che sèm óltra a cercà! 'Ndémegh a prèss inànz che la ghe scapa... meuvete che '‘sta volta agh caterémo ól prémi, ch'a l'è gròso! SECONDO SOLDATO No' al vòj 'sto prémi sgaróso, sporcelénto... PRIMO SOLDATO Bòn, al catarò mi ad zólo! SECONDO SOLDATO No, ne manco ti ól catarét... (Gli sbarra la strada). 10/02/12 49 49 12.09 Sala di Cesenatico 50 PRIMO SOLDATO Ma ti è 'gnüdo mato? Làsame pasàr, che gh'èm l'órden de masàrghe ól so' fiòl a la Vérzen... SECONDO SOLDATO Agh caghi su l' òrden mi! No' bogiàrte de lì lòga che at stciùnchi! PRIMO SOLDATO Disgrasiàd... no' t'è an' mò capìt che se quèl bambìn ól resterà in vita, ól 'gnirà lü ól re de Galilea al pòst d'ól'Erode... che gl'hài dit la profezia, quèl! SECONDO SOLDATO Agh caghi anco su l'Erode e la profezìa, a mi! PRIMO SOLDATO At gh'hàit besógn de 'ndà de corpo, minga de stòmegh te, alóra... Fate in d'una part e láseme pasàre... che mi no' vòi perd ól prémi, a mi! SECONDO SOLDATO No, ghe n'hàit abàsta de vidè amasàr fiulìt! PRIMO SOLDATO Alóra ól sarà pejòr par ti! (Lo trafigge con la spada). 10/02/12 50 50 12.09 Sala di Cesenatico 51 SECONDO SOLDATO (si porta le mani al ventre) Ohia... ch'at m'hàit cupàt... Disgraziàt... at m'hàit sfondàde le buèle. PRIMO SOLDATO Am rincrèss... at sèt stàit impròpi un tarlòch... mi no' vorsévi miga... SECONDO SOLDATO Am pisa ól sàngu da part tüt... Oh mama... mama... indùa at sètt, mama... ól vègn scür... hàit frèc, mama... mama... (Cade a terra, morto). PRIMO SOLDATO No' l'hao cupàt mi... quèst a l'èra già cadàver in dól mumént che l'ha scomenzà a 'vegh pità: "Suldàt ch'ól sént pità a l'è già bèlo morto cupà!" ól dis anca ól proverbio! E 'ntànt ól m'ha fàit pèrd l'ocasión de catà la Vérzen col bambìn! Mentre il soldato se ne va trascinando il cadavere del suo compagno, viene fatto scivolare in scena il manichino che rappresenta la Madonna. Alle sue spalle entra la pazza con l'agnello tra le braccia avvolto nello scialle. 10/02/12 51 51 12.09 Sala di Cesenatico 52 Il coro dei battuti riprende, sommesso, il suo lamento CORO DEI BATTUTI Ohioihi batì’, batìve! Ehiaiehieh! Cont dulüri e cont laménti par la straze d'innozénti, innozént mila fiolìt i han scanà ‘mé pegurìt, da le mame stralunàde ól Re Erode i ha scarpàdi. Ohioihi batì’, batìve! Ehiaiehieh! SECONDA MADRE (si rivolge al manichino della Madonna) No' scapìt, Madona... no' curìt… no' catév pagüra che mi no' sont un soldàt... sunt ‘na dòna... ‘na mama anch'mi col mé bambìn... Scondìv chi lòga tranquìla, che i suldàt i sont andàit via... No' gh’avìt pagüra… l'è fornìto ól masàcro, l'è fornìto ól masèlo… No' plangìt, no' 10/02/12 52 52 12.09 Sala di Cesenatico 53 trambìt… Sentéve, pòra dòna, che n'avìt fàito d'ól curìr... Fèime vardà ól vostro fiolì'... Oh ‘mé l'è bèl et culorìt! Bèlo, bèlo... ‘mé l'è alégher... Ma che fàcia sempàtega che ól gh'ha! Ne farà de strada quèsto, cara! Quant témp ól gh'ha? Ol dév avérghe giùsta ól témp d'ól mé... ‘Mé ól gh'ha nom? Jesus? L'è un bèl nom! (Al bambino) Jesus! Bèlo bèlo... Jesulìn... ól gh'ha già dòi dencìt! Ohi che simpàtech! Ol mé n'ól gh'ha ancmò fàit i dénci... l'è stàito un pòch malàd ól mes pasàt, ma adés ól ‘sta bén... l'è chì che ól dòrma pròpi ‘mé un angiulìn... (lo chiama) Marco? (A Maria) Ol gh'ha nóm Marco... ól dorma pròpi de güst! (Al figlio) Oh cara, ‘mé t'sét bèl! Sét bèl anca ti Marcolìn! (Alla Madonna) L'è anca vera che nojàltre mame a sèm fàit in d'una manéra che anco se ól nòster fiolìn ól gh'ha qualche difècto... nünch, no' l' vidèm miga. Agh vòj tanto de quèl bén a 'sto bestiolìn, che se m'al purtàsen via a 'gnirìa mata! Se agh pénsi al grand dulùr… stremìzi che gh'ho üt stamatìna, quand che mé sont desvegiàta… ho 10/02/12 53 53 12.09 Sala di Cesenatico 54 sentìt criàre… sont andàda a la cüna e la gh'ho truvàda svöja… piéna de sàngu e ól mè fiulìn ól gh'éra piú... e gh'ho sentìt criàre… plorìr e plangi de foravìa… sunt andàda coréndo a la porta… in la strada a gh’éra suldàt che scanàva fiulìt… matri che chiagnéva desperàt… e sangu… sangu d ‘partüto! "Me l'hann masàito! Me l'hann masàito ol mé fiulìn! - me son metùa a vusà stramortìta… Me l'hann masàito!" Par fortüna che no' l'éra vera nagòt... che a l'éra domà un sógn… ma mi n'ól savévi miga che a l'éra un sógn… tant che de lì a pòch mé sont desvegiàda ancmò sota l'impresiün d'ól 'sognamént, e tüta desesperàda che parévi 'na mata, sunt andàda de föra in d'la curt e gh'ho scomensà a biastemà contra al Segnür: "Deo treménd e spietàt - agh criàvi - at l'hàit comandàt ti 'sto 'mazamént... a l'hàit vorsüdo ti 'sto sacrifìzi in scambi de fagh 'gni giò ól to' fiòl: mila fiolìt scanàt par vün de ti! Un fiüm de sàngu par 'na tasìna! T'ól podévet bén tegnìl in prèsa a ti, 'sto fiòl, se agh duéva costàrghe 10/02/12 54 54 12.09 Sala di Cesenatico 55 tanto sacrifìzi a nunch pòver crist... Oh, at 'gnirà a cumprénd in fin anca ti, se ól veur di' crepàr de dulùr in t'ól dì che 'gnirà a murìte ól fiòl in su la cróse. At 'gnirà anca a comprénd infìna co l'è stàit ben grand treménd castigo che t'hàit picàt a i òmeni in eterno... (Accorata) Patre… no' ti è bòn, ti… no' ti è padre! Che niùno patre in sü la tèra no' gh'avarìa gimài üt ól coeur de 'mpórghe a un so’ fiòl l’incrusàda… per quant c'ól fudèss malvàz." Ero smarìta, Madona… mé capìt?… Biastemàvo parchè no' ól savéve… Ero immatìda… De bòt… mé son sentìda ciamàr dal mé fiolìn… ho voltà là i ögi e dénter a l’uvìl, in mèz a i pegurì, ho descovèrto ól mé bambìn che ól piagnéva! Mé ciamàva: "Bèèè, bèèèè…" ‘mé 'na pégura… A l'éra el mè fiulìn! De sübet agh l'ho recognosüd... Sun cùrsa in de l'ovìl… Ma cossa el ghé faséva el mè fiolìn tra i pegùr?! A l’éra lì lòga, gatóni… ingrupàt… L'hàit catàt in ti brazi... l'ho stringiùo… l'ho basàt… e ho scomensà a piàngere de consolaziùn: "At domandi pardon Segnur 10/02/12 55 55 12.09 Sala di Cesenatico 56 misericurdiùs par 'sti brüti paròli che t'hàit criàti, che mi no' le penzàva miga... che o l'è stàit ól diàvul... sì, ól è stàit ól diàvul a sugerìmei! Ti è tanto bòn, Segnur, che te ml'hàit salvàd ól fiòl de mi!... E ti gh'ha fàit de manéra che tüti ól ciàpa par ün pegurìn-berìn veràz. E anco i soldàt no' se n' incòrge miga e am lo làseno campare!” Dovarò giüsta stagh aténta… in campana, in t'ól dì che 'gnirà la Pasqua, che quèl a l'è ól témp che as masa pegurìt-berìn compàgn che incoeu bambìn. A 'gniràn i becàri, i maselàri a cercàmel... ma mi agh metarò 'na scufièta in su la crapa e ól faserò tüto de pèssa... in manére che ól scàmbia per un bambìn. Ma a près, de sübet, a varderò bén che n'ól débian recognósarlo gimài plú, par un bambìn... anze, ól menarò a pascolare e agh fagarò 'mparàre a magnàr l'erba in manéra che ól sembrerà... par tüti un pegurìn... imparchè ól vegnirà plu fazile, a 'sto mé fiòl, campàr de pégura, che non d'òmo, in 'sto mundo infamàt! (Cambia tono) Oh, ól s'è desvegià... ól ride! Vardìt, Madona 10/02/12 56 56 12.09 Sala di Cesenatico 57 se no' l'è bèl de catà ól mé Marcolìn... (La donna scosta lo scialle e mostra alla Madonna l’agnellino che tiene tra le braccia. La Vergine ha un malore) Oh Madona, av sentì mal? Cossa hai fàìto?… Parchè trambìt, parchè gh'avìt pagüra Madona?… No' ghè nisciuno… i soldat i son andàit via… ól gh'è el sole che l'è covèrto de nìvole… vegnirà a piòver e tüto el sangu che gh'è par tèra ól se laverà Madona… Suridéme Maria… suridéme… Oh, surìd anca ól fiolìn caro… Varda… bèlo! Jesulìn?… Ol gh'ha vója de durmì… Anca ól mé ól gh'ha sògno… I niném insémbia Maria? Voi niné el vostro e mi nino el méo… i ninémo insèmbia tüti e dòi… li fémo dormire… Vòj cantare Madona? l'agnello canta) Nana, nana, bel bambìn de la tua mama. La Madona la ninava 'tant che i àngiuli cantava, San Giusep in pie ól dormiva, 10/02/12 57 57 (Cullando 12.09 Sala di Cesenatico 58 e Gesù bambìn rideva e l'Erode ól biestemàva, mila fiolìt in zel volava, nana, nana… nan, nana… Mentre si abbassa lentamente la luce, alla voce della madre si sovrappone il canto dei battuti. CORO DEI BATTUTI Ohioihi… batì’, batìve! Ehiaiehieh! Cont dulüri e cont laménti par la straze d'innozénti, innozént mila fiolìt i han scanà ‘mé pegurìt, da le mame stralunàdi ól Re Erode i ha scarpàdi. Ohioihi… batì’, batìve! Ehiaiehieh! E fàite laude al Segnore che tanto pietoso l’è de core, 10/02/12 58 58 12.09 Sala di Cesenatico 59 da far sortìr de çervèllo i desesperàdi che pi’ no’ réze per ól grand dolore! Ohioihi… batì’, batìve! Ehiaiehieh! 10/02/12 59 59 12.09 Sala di Cesenatico 60 LA STRAGE DEGLI INNOCENTI Traduzione CORO DEI BATTUTI Ohiohi battete, battetevi! Eheiaiehieh! Con dolori e con lamenti per la strage degli innocenti, innocenti mille bimbetti, li han scannati come capretti, dalle mamme stralunate re Erode li ha strappati. Ohiohi battete, battetevi! Ehiaiehieh! DONNA Assassino... porco... non toccare il mio bambino. PRIMO SOLDATO Lascialo andare... molla 'sto bambino o ti taglio le mani... ti do un calcio nella pancia... molla! 10/02/12 60 60 12.09 DONNA Sala di Cesenatico 61 Nooo! Ammazza me piuttosto... (Il soldato le strappa il bambino e lo uccide) Ahia... ahaa... me lo hai ammazzato, accoppato. (La donna disperata esce di scena) Entra un'altra donna, tiene tra le braccia un bimbo completamente avvolto in uno scialle. SECONDO SOLDATO Oh, eccone qui un'altra... Fermati dove sei, donna... o v'infilzo tutte due... te e il tuo bambino! MADRE Infilzaci pure, che io preferisco... SECONDO SOLDATO Non far la matta... sei ancora giovane tu e hai il tempo di sfornarne un'altra dozzina di bambini... Dammi qui quello... fa' la brava. Il soldato tenta di strapparle il bambino. MADRE No... giù queste zampacce di dosso (Gli morde una mano). SECONDO SOLDATO Ahia... mordi eh... e allora prendi questo (le appioppa un gran ceffone) e lascia 'sto fagotto! 10/02/12 61 61 12.09 MADRE Sala di Cesenatico 62 (La donna difende disperatamente il bimbo) Pietà, ti prego... non ammazzarmelo... ti do tutto quello che ho. Il soldato riesce a strappare il fagotto che la donna tiene tra le braccia e si ritrova fra le mani un agnello. SECONDO SOLDATO Oh, ma cos'è questo?! Un pecorino... un agnellino...? MADRE Oh sì, non è un bambino, è un pecorino... io non ho mai avuto bambini... non sono capace, io. Oh ti prego, soldato, non uccidermi questo agnello... che non è ancora Pasqua... e faresti un grande peccato se me lo ammazzi! SECONDO SOLDATO Oh, donna! Mi vuoi prendere per il didietro... o forse sei matta? MADRE Io matta? No che non sono matta! PRIMO SOLDATO Vieni via, lasciale l'agnello...(il secondo soldato restituisce l'agnello alla madre) che a quella si è rovesciato (stravolto) 10/02/12 62 62 12.09 il cervello... per il Sala di Cesenatico 63 dolore che le abbiamo accoppato il figlio. (Il secondo soldato si porta le mani all’addome e se lo preme) Cosa ti prende... muoviti, che ne abbiamo ancora una gran nidiata da scannare. SECONDO SOLDATO Aspetta... che mi viene da vomitare... PRIMO SOLDATO Bella forza! Mangi come una vacca: cipolle, montone salato e poi... Vieni qui all'angolo, c'è un'osteria... ti farò bere un bel grappotto. SECONDO SOLDATO No, non è per il mangiare! È per questo macello, questa scannatoio di bambini che abbiamo messo in piedi, che mi si è rovesciato la stomaco. PRIMO SOLDATO Se sapevi di essere così delicato non dovevi venire a fare questo mestiere del soldato. SECONDO SOLDATO Io ero venuto soldato per uccidere uomini nemici... 10/02/12 63 63 12.09 Sala di Cesenatico 64 PRIMO SOLDATO E magari anche per sbattere riversa qualche donna sul paglione... eh? SECONDO SOLDATO Beh, se capitava... ma sempre donna di nemici! PRIMO SOLDATO E scannargli il bestiame... SECONDO SOLDATO Ai nemici! PRIMO SOLDATO Bruciargli le case... uccidergli i vecchi... le galline e i bambini... Bambini sempre di nemici. SECONDO SOLDATO Sì, anche i bambini... ma in guerra! In guerra non è disonore: ci sono le trombe che suonano, i tamburi che rullano e canzoni di battaglia e le belle parole dei capitani alla fine! PRIMO SOLDATO Oh, anche per questo macello avrai delle belle parole dai capitani. SECONDO SOLDATO Ma qui, si ammazzano degli innocenti! PRIMO SOLDATO E perché, in guerra non sono tutti innocenti? Cosa hanno fatto a te quelli? T'hanno fatto forse offeso a sangue quei poveracci 10/02/12 64 64 12.09 Sala di Cesenatico 65 che uccidi e scanni col suono delle trombe? (Sul fondo scorre il manichino raffigurante la Madonna col bambino). PRIMO SOLDATO Che mi si possano accecare gli occhi se quella non è la Vergine Maria col suo bambino che stiamo cercando! Andiamole appresso, prima che ci scappi... muoviti, che questa volta prenderemo il premio, che è grosso. SECONDO SOLDATO Non lo voglio 'sto premio schifoso, infame! PRIMO SOLDATO Bene, lo accatterò io solo! SECONDO SOLDATO No, neanche tu te lo pigli... (gli sbarra la strada). PRIMO SOLDATO Ma sei diventato matto? Lasciami passare, che abbiamo l'ordine di ammazzare il figlio suo alla Vergine... SECONDO SOLDATO Ci cago sull'ordine io! Non muoverti da lì o ti stronco! PRIMO SOLDATO Disgraziato... non hai ancora capito che se quel bambino resterà in vita, 10/02/12 65 65 12.09 Sala di Cesenatico 66 diventerà lui il re di Galilea al posto di Erode... che gliel'ha detto la profezia, quello! SECONDO SOLDATO Cago anche su l'Erode e la profezia, io! PRIMO SOLDATO Hai bisogno di andar di corpo tu, mica di stomaco, allora... Vai in un prato e lasciami passare... che non voglio perdere il premio, io! SECONDO SOLDATO No, ne ho abbastanza di veder accoppare bambini! PRIMO SOLDATO Allora sarà peggio per te! (Lo trafigge con la spada) SECONDO SOLDATO (Si porta le mani al ventre) Ahia... che mi hai fottuto... Disgraziato... mi hai sfondato le budella... PRIMO SOLDATO Mi rincresce... sei stato proprio un tarlocco (coglione)... io non volevo... SECONDO SOLDATO Mi piscia il sangue dappertutto... oh mamma... mamma... dove sei, mamma... Viene scuro... ho freddo, mamma... mamma... (Cade a terra, morto) 10/02/12 66 66 12.09 PRIMO SOLDATO Sala di Cesenatico 67 Non l'ho accoppato io... questo era già cadavere al momento che ha cominciato ad avere pietà. "Soldato che sente pena è già disteso sulla schiena!" lo dice anche il proverbio! E intanto mi ha fatto perdere l'occasione di acchiappare la Vergine col bambino. I battuti riprendono la litania della strage. Il soldato esce trascinandosi via il cadavere del compagno. Lentamente, portandosi in proscenio entra il manichino della Madonna, seguita dalla pazza che tiene l’agnello nascosto deréntro lo scialle. CORO DEI BATTUTI Ohiohi battete, battetevi! Eheiaiehieh! Con dolori e con lamenti per la strage degli innocenti, innocenti mille bimbetti, li han scannati come capretti, dalle mamme stralunate 10/02/12 67 67 12.09 Sala di Cesenatico 68 re Erode li ha strappati. Ohiohi battete, battetevi! Ehiaiehieh! MADRE Non scappate Madonna… non correte... non abbiate paura ché io non sono un soldato... sono una donna... una mamma anch'io... col mio bambino... Nascondetevi qui tranquilla, che i soldati sono andati via... Non abbiate paura… è finito il massacro, è finito il macello. Non piangete, non tremate... Sedetevi povera donna che ne avete fatto del correre!... Fatemelo guardare il vostro bambino… Oh, com'è bello e colorito! Bello, bello... come è allegro... Ma che faccia simpatica che ha! Ne farà di strada questo, cara! (A Maria) Quanto tempo ha? Deve avere giusto il tempo del mio... Come ha nome? Gesù? È un bel nome! (Al bambino) Gesù! Bello, bello... Gesulino... Ride… ha già due dentini... Ohi, che simpatico! Il mio non li ha ancora fatti (messi) i denti... è stato un po' malato il mese passato 10/02/12 68 68 12.09 Sala di Cesenatico 69 (scorso), ma adesso ‘sta bene... è qui che dorme proprio come un angiolino... (Lo chiama) Marco? Ha nome (si chiama) Marco... dorme proprio di gusto! Oh cara, come sei bello! Sei bello anche tu Marcolino! (Alla Madonna) È anche vero che noialtre mamme siamo fatte in una maniera che anche se il nostro bambino ha qualche difetto... noi, non lo vediamo mica. Voglio tanto di quel bene a 'sto bestiolino, che se me lo portassero via diventerei matta! Se penso al grande dolore... allo spavento che ho avuto questa mattina, quando mi sono svegliata… ho sentito gridare… sono andata alla culla e l'ho trovata vuota… piena di sangue e il mio figliolino non c'era più... E ho sentito gridare i soldati fuori nella strada… sono corsa… madri che piangevano disperate… e bambini scannati… "Me l'hanno ammazzato! Me l'hanno ammazzato!" Per fortuna che non era vero niente... che era solo un sogno, ma io non sapevo... tanto che di lì a poco mi sono svegliata ancora sotto l'impressione 10/02/12 69 69 12.09 Sala di Cesenatico 70 del sogno, e tutta disperata che sembravo una pazza, sono andata fuori nella corte e ho cominciato a bestemmiare contro il Signore: "Dio tremendo e spietato - gli gridavo - l'hai comandato tu 'sto ammazzamento... l'hai voluto tu questo sacrificio in cambio di far venir giù (scendere) tuo figlio: mille bambini scannati per uno tuo! Un fiume di sangue per una tazzina! Potevi ben tenerlo vicino a te, 'sto figlio, se doveva costare tanto sacrificio a noi poveri cristi... Oh, verrai a comprendere alla fine anche tu, cosa vuol dire crepare di dolore, nel giorno che verrà a morirti il figlio sulla croce! Arriverai anche a comprendere infine che è stato ben gramo e tremendo castigo che hai imposto agli uomini in eterno! Padre… non sei buono, tu... Non sei padre! Ché nessun padre sulla terra non avrebbe giammai avuto il cuore d'imporre ciò a un suo figlio, per quanto fosse malvagio!" Ero smarrita Madonna... mi capite? Bestemmiavo perché non sapevo… ero impazzita (fuori di testa)! 10/02/12 70 70 12.09 Sala di Cesenatico 71 Di colpo, ho voltato là (girato) gli occhi e deréntro l'ovile, in mezzo alle pecore, ho scoperto il mio bambino che piangeva! Mi chiamava: "Beeeee, beeee…" come un agnello… era mio figlio! Subito l'ho riconosciuto... Sono corsa nell'ovile… ma cosa ci faceva il mio bambino tra le pecore? Era lì "gattoni"… L'ho preso tra le braccia... l'ho stretto… l'ho baciato… e ho cominciato a piangere di consolazione: "Ti domando perdono Signore misericordioso per 'ste brutte parole che t'ho gridato, che io non le pensavo mica... ché è stato il diavolo… sì, è stato il diavolo che mi sta sempre qui… appiccicato all’orecchio… è stato lui a suggerirmele! Tu sei tanto buono, Signore, che mi hai salvato il figlio mio!... E hai fatto in modo che tutti lo scambino per un agnello-pecorino, verace. E anche i soldati non se ne accorgono mica, e me lo lasciano campare! Dovrò giusto stare attenta, in campana, nel giorno che verrà la Pasqua, ché quello è il tempo che si ammazzano agnelli-pecorini come oggi bambini. 10/02/12 71 71 12.09 Sala di Cesenatico 72 Verranno i macellai a cercarmelo... ma io gli metterò una cuffietta in testa e lo fascerò tutto con le pezze... in modo che lo scambino per un bambino. Ma appresso, subito, guarderò bene che non lo debbano riconoscere mai più per un bambino... anzi, lo porterò a pascolare e gli farò imparare a mangiare l'erba in modo che sembrerà... a tutti un pecorino... perché verrà (sarà) più facile, a 'sto mio figlio, campare da pecora, che non da uomo, in 'sto mondo infame!" Oh, si è svegliato... ride! Guardate Madonna se non è bello da cogliere ('cogliere' come fosse un fiore) il mio Marcolino... (La donna scosta lo scialle e mostra alla Madonna la pecorella. La Vergine ha un malore) Oh, Madonna, vi sentite male? Cosa vi capita? Perché tremate? Perché avete paura Madonna?… Non c'è nessuno… i soldati sono andati via... c'è il sole che è coperto dalle nuvole… verrà a piovere e tutto il sangue sui muri e per terra sarà lavato Maria! 10/02/12 72 72 12.09 Sala di Cesenatico 73 Sorridetemi Madonna, sorridetemi… Oh, sorride anche il bambino caro… Guarda... Bello! Gesulino… Ha voglia di dormire… anche il mio ha sonno… Li ninniamo insieme Maria? Li ninniamo insieme tutti e due... Vuoi cantare Madonna? (Cullando l'agnello canta) Nanna, nanna bel bambino della tua mamma. La Madonna cullava intanto che gli angeli cantavano, San Giuseppe in piedi dormiva, il Gesù bambino rideva e l'Erode bestemmiava, mille bambini in cielo volavano, nanna, nanna! A coprire il canto della pazza sale lentamente il coro dei battuti. CORO DEI BATTUTI Battetevi, battetevi, 10/02/12 73 73 12.09 Sala di Cesenatico 74 con dolore e con lamenti e fate grazia al Signore tanto misericordioso da far uscir di cervello i disperati che regger non posson il dolore! E fate laude al Signore che tanto è pietoso di cuore da far sortir di cervello i disperati che non ce la fanno a reggere per il grand dolore! Ohiohi battete, battetevi! Eheiaiehieh! 10/02/12 74 74 12.09 Sala di Cesenatico 75 MORALITA’ DEL CIECO E DELLO STORPIO La moralità del cieco e dello storpio. Abbiamo mostrato in più occasioni come nell’antico teatro popolare, testi con numerosi ruoli venissero realizzati da singoli giullari che interpretavano, uno appresso l’altro, tutti i personaggi dell’opera. Anche nel contrasto che andremo tra poco ad eseguire troviamo due giullari interpretati da un solo mimo-recitante (viene proiettata la lastrina n. 9). Ma spesso, nel medioevo, in particolare questo contrasto, veniva messo in scena facendo agire due distinti protagonisti. Arturo Corso, da anni mio collaboratore, ha infatti ripreso questa chiave in Belgio, “l’aveugle et le boiteux” affidando i due ruoli a due diversi interpreti della Compagnia Fiamminga “Nuovelle Scène”: il gioco contrasto tra cieco e storpio recitato in coppia funzionava a meraviglia anche così. È risaputo che le giullarate nel medioevo venivano chiamate anche “moralità” e non a caso in questo gioco grottesco affiora evidente un intento morale 10/02/12 75 75 12.09 Sala di Cesenatico 76 di altissimo valore. Il tema in questione è quello della dignità del guadagnarsi la vita. La chiave della storia è semplice, quasi elementare: un cieco, abbandonato dal suo cane, si trova disperato in mezzo alla strada senza sapere come muoversi, chiede aiuto. Gli risponde d’appresso un infelice come lui, si tratta di uno storpio che si trascina su un carrettino; purtroppo le ruote incastrandosi deréntro i solchi di una carreggiata, si sono spezzate, così a sua volta chiede aiuto. Il cieco allora pilotato a voce dal compagno di sventura lo raggiunge, ha un’idea davvero geniale: si caricherà sulle spalle lo storpio cosicché egli vedrà attraverso gli occhi dello sciancato e l’altro camminerà grazie alle gambe del cieco. Lo storpio esulta per la stupenda trovata del compare e già prevede la possibilità di indurre i passanti ad una maggiore commozione nello scoprire quel tragico connubio di infelici; quella visione li indurrà a essere più generosi nell’offrire loro la carità! 10/02/12 76 76 12.09 Sala di Cesenatico 77 La versione che noi recitiamo è molto simile a quella francese di André de la Vigne, autore satirico della fine del ‘400. Se ne conoscono altre numerose versioni, tutte con varianti diverse, ma ognuna riprende il tema della dignità di cui accennavamo poc’anzi. Quando i due scorgono da fuori scena Cristo legato alla colonna e bastonato, ne provano pietà. E da qui ha inizio il capovolgimento della morale. 10/02/12 77 77 12.09 Sala di Cesenatico 78 MORALITÀ DEL CIECO E DELLO STORPIO ORIGINALE EINAUDI 1969 Versione per due giullari recitanti, nei due ruoli. Il cieco sta sulla destra della scena. Lo sciancato è in ginocchio sul lato opposto. CIECO Aidème, bona zénte... fàiteme la carità, a mi che son povarèto e desgrasió, orbo de dòj ögi, che, oh meno male, no’ me pòdo vardàrme, che m' gh’avaría gran compassión e vegnaría disperàt a amatìrme. STORPIO Ohj zénte de còre, ahibèt pità de mi che sont consciàt in la manéra che an dól vardàrme am senti catàr de tanto spavéntu che voraría scapàr de tüte giàmbe, se no’ fusse che sont storpiàt de no’ mòverme se no’ cont ól carèt. CIECO (mima di andare a sbattere contro ad una colonna) TOC! Ohj che no’ pòdi andà intórna che 10/02/12 78 78 12.09 Sala di Cesenatico 79 pichi a rebatóni co’ la crapa in tüti i culòni e in di cantún... Aidème quajcün! STORPIO Ohj che no’ sont pu’ capàze de ‘gnir via de ‘sta caregiàda, che i me sont s’cepàde le ròde del caretí’(n)… a ‘gnirò a crepare chí lòga de fame, se no’ m'aída quajcün! CIECO Gh'avévi un sí bravo cagnàso che ól me scumpagnàva... ól m'è scapàd arénta a una cagna in frégula... almànch mi credi che la sia stada fèmena ‘sta cagna, che agh vedi miga mi e no’ pòdi es següro... ch'ól podría anch' ess stad un can sporcèl viziùso, o un gato smorbióso che am l'ha fàit inamuràt, ól me can. (Con tono sempre più lacrimevole e lamentoso) Aidéme! Aidéme! STORPIO Aída, aída... no’ gh'è njùno che gh’àbia quatro ròde nòve da imprestàme pol mé caretí (n)? Deo Segnor, fame la gràsia d’avérghe quatro ròde! CIECO Chi è che s’laménta che ól vòle le ròde de Deo? STORPIO Sont mi quèl, ól s’ciancàt instorpiàt coi ròdi s'cepàdi. 10/02/12 79 79 12.09 Sala di Cesenatico 80 CIECO Végna arénta de mi, da ‘sta óltra banda d'la strada, che vedarò d’aidàt.No’ che no’ podarò védar... almànch d'on miracolo. Ma ben, vedarèm! STORPIO A no’ pòdo miga ‘gní lilò... Deo maledìga toeti i ròdi del mundo e a faga ‘gní quadràde che i no’ pòdan pu’ andà intorno a rudulà. CIECO Oh se as poderèse far de manéra de ‘gní mi de drisàda infína a ti... stat següro, varda, che agh staría fin a cargàrte in sora a e spale de mi tüto intrégo… salvo le ròde e ól caretí (n)! Agh strasfurmarèm int ’na criadüra sola de dòj che sémo... e gh’avarièm satisfasión intràmboli. Mi andaría intórna co’ i to ögi de ti e ti co’ i mé giàmbi de mi. STORPIO Ohj che pensàda! Dei avérghe on gran zervèlo ti, piegn de ròde e rodèle. (Spalancando le braccia verso il cielo) Ohj che el Segnur Deo m'ha fàito la grasia de 'mprestàrme le ròde del to’ zervèlo per farme andare intùrna de nòvo a dimandàr la carità! 10/02/12 80 80 12.09 Sala di Cesenatico 81 CIECO Sigúta a parlà che mé orisùnti... (si avvia) Vagh ben in ‘sta diresiùn? STORPIO Sí, végn tranchìll che at sièt sora la róta ziùsta. CIECO Par no’ topigàr a l'è mejòr che am büti gatóni. Ehi, a vagh sémper de drita? STORPIO ‘Pògia un pòch de manca... No! Esageràt! Quèla a l'è una viràda... Büta l’àncura e torna in drio… Bòn... föra i remi, sü le vele... driza, driza... Ben, végn sigüro adès. CIECO At m’hàit catàt per un galeón? Slùngame una man quando at sont après. STORPIO Ma té 'e slónghi tote e dòje e mane! Végn, végn, bel fiolí’ de la tòa mama... ch'agh sèt... No!... ‘craméntu! no’ andar via de derìva... driza a la drita... Oh, ól mé barcón de salvatàgio! CIECO At'hàit catàt? At se' ti, proprio ti? STORPIO A sont mi quèl, o bel sguerción d’ori... fat imbrasà! 10/02/12 81 81 12.09 Sala di Cesenatico 82 CIECO Agh stàit pu’ in d'la pèl d'la contentèsa, caro ól mé sturpiàt! Végn che té carégo... móntame su e spale... STORPIO Agh monti sí... rivòltes a l'incontràri... ‘sta' bas con la s'céna... Issa! Agh son! CIECO Ohj, no’ picàrme i ginögi in le reni... co’ ti mé s'ciónchi! STORPIO Perdóname... o l'è la préma voelta co munti a cavalo, no’ ghe sont abituàt. Ohj ti, fagh atensión a no’ sbortolàrme de sóto, me aricomàndo! CIECO Stat següro che at tegnirò caro, compàgn ch'at fudèset on sach de rape róse. Ti fame da guida polìto pitòst... de no’ mandàrme a pestà i buàgne di vacch. STORPIO Fagarò atensiú’, va' schìscio. Pitòsto, no’ ti gh'ha un fèro de casciàrte in bóca a fagh de morso e un para de sìnghie ‘tacàde? Am saría plu fàzile a menàrte intórna. CIECO Oh ben: ti m'hàit catàt par un àsin? Ohjamí come té péset! Come ól va che et cosí pesàntu? 10/02/12 82 82 12.09 Sala di Cesenatico 83 STORPIO Camìna... scunsüma miga ól fiàt... (Felice, incitandolo) Ahrii! Trota, me bel sguerciòt, e fagh atensión che quand té tiri l'orègia de manca, ti té duarèt voltar de manca... e quando tiri... CIECO Hàit capìt! Hàit capìt... sont miga un àsen. Ohj! Boia, bèstia, at sèt tròp pesàntu! STORPIO Pesàntu mi?... Ma ste dìset? Sont 'na pluma... una parpàja! CIECO Una parpàja de piombo, che se at lasi burlàr par tèra at fàit un büso de trovàrghe l'acqua sorgiva... sanguededìo! T'hàit magnà un incüden de fèro a colasión? STORPIO A ti se mato… a son dòj giorni che no’ magno. CIECO Bòn, ma i saran purànco dòj mesi che no’ ti caghi! STORPIO Ohj che sberlusciàdi: Deo me végna a testimoni... a i sont sie die apéna che no’ i vagh de corpo. 10/02/12 83 83 12.09 Sala di Cesenatico 84 CIECO Sie die? Dòi pasti almànco al ziorno ai fano dódese covèrti. San Gerolamo protetór de i fachìni… son drio a portàrme intórna un magaséno de scorta par un ano de carestia. Am despiàse ma mi at scarégo chi lòga e ti am fèt ól sacrosanto piasér d’andàrte a scaregàr ól ‘magasinaménto inlegàle! STORPIO Férmate, no’l senti ‘sto fracàso? CIECO Sì, ól me pare de zénte che cria e biastéma! Contra a chi l'è che i vósa? STORPIO Fàit un pòch plu in drio che agh s’ciàro de vardàrghe... (imitando il coccchiere quando frena il cavallo) lilò pògiaaa... Bòn, adèso ól vedi... Agh l'han con lü... pòvaro Cristo! CIECO Pòvaro Cristo a chi? STORPIO A lü, Cristo in la persona... Jesus, fiòl de Deo! CIECO Fiòl de Deo? Lo qual? STORPIO Come: lo qual? Lo ünigo fiòl, ‘gniuràntu! Un fiòl santìsim... e i ghe dise che ól fa ròbe miràbil, meravegióse. Ol guarìse e maladìe, le 10/02/12 84 84 12.09 Sala di Cesenatico 85 pejór tremende co gh'è al mundo a chi e sopòrta con l’ànema zoiósa. Dònca a l'è mejòr che sbarachéme de ‘‘sta contràda. CIECO Sbaracàr? E par qual resòn? STORPIO Parchè mi no’ pòdo tòr ‘sta condisión con alegrèsa. I dise che se ‘sto fiòl de Deo ól ‘gnise a pasàr de chi lòga, mi ‘gnería miracolàt d'un bòto... e ti anca, a la misma manéra... Pénsaghe un pòch, se davéro ghe cata a tüti e dòj la desgràzia de vès liberàdi di nostri desgràzi! D'un bòto agh s'trovarìam in la cundisión d'es obligàt a tòr via un mestér per impodér campare. CIECO Mi a digaría d’andàrghe incóntra a ‘sto santo, che ól ghe traga föra de ‘sta sventüra malarbèta. STORPIO At dighi de bòn? At ‘gniràt miracolàt, bòn, e at tocherà crepar de fame... che toeti i té criaràn: “Vagj a lavorar!” CIECO Ohj che me cata i sudori frègi in del pensàrghe... 10/02/12 85 85 12.09 Sala di Cesenatico 86 STORPIO “Vagj a lavorar, vagabondo - i té diserà - brasce robàde a la galera!” E a perderèsmio ól gran previléz che gh’avémo in pari ai siòri, ai paróni, de tór gabèla: lori col slongàr i truchi de la lége, nojàrtri con la pità. Li dòj a gabàr cojóni! CIECO Andémo, scapémo via de ‘sto incontro col santo, che mi a vòj pitòsto morir. Ohj mama de mi... 'ndèm... 'ndèm de vulàda al galòp... ‘tàchete a e orège, da guidàrme pi’ lontan che ti pòl de ‘sta çità! Andarèm föra anch de Lombardia... Andarèm in Franza o in un sito dove no’ podarà ‘rivàr gimài ‘sto Jesus fiòl de Deo. Andarémo a Roma! STORPIO Sta' calmo, calmo, spiritàt ‘matìdo, che ti mé sgròpi in tèra... CIECO Ohi, té pregi, sàlvame! STORPIO State bòn... che agh salveremo tòt dòj in compagnia... no’ gh'è anch mo pericolo, co la procesión che mena ól santo no’ la s'è ancmò movüda. CIECO Agh fan cos’è? 10/02/12 86 86 12.09 Sala di Cesenatico 87 STORPIO L'han ligàt a una colòna... e i è dre' a picàl. Ohj come i pica, ‘sti scalmanàt! CIECO Oh poer fiòl... perché ól pìchen? Cos ól gh'ha fàit a lóri... ‘sti malnàt? STORPIO L'è ‘gní a parlàgh de vès tüti amorosi, compàgn de tanti fradèli. Ma ti varda ben de no’ lasàrte miga catàr de cumpassión par lü, che o l'è ól plù gran perìcol de vès miraculàt! CIECO No, no... no’ gh'ho compasión... che par mi no’ l'è nisciùn quèl Crist... che no’ ghe l'ho gimài cognosüdo mi... Ma dime cosa agh fan adèso? STORPIO Agh spùen adòso... sgarùsi purscèl, in fàcia agh spüen! CIECO E lü cossa ól fa... cosa ól dise, ‘sto poaràso santo fiòl de Deo? STORPIO No’ dise... no’l parla... no’l se rebèla... e no’ i varda miga d'inrabít a quèi desgrasió... CIECO E come i varda? STORPIO I varda con malencunìa... 10/02/12 87 87 12.09 Sala di Cesenatico 88 CIECO Oh car fiòl... No’ me dighi pù’ nagòta de quèl che va a sucéd che mi am senti sgriscí ól stòmego... e frèg al core... che gh'ho pagüra che àbia vès quajcòs che ‘somégia a la compasión. STORPIO Anch mi am senti ól fiàt che am sgiùngia al gargaròz e i sgrìsci in di brasci... Andèm, andèm via de chi lòga! CIECO Sí, 'ndèm a intrupàrse in quài lògu dua lü pòda fa' a mén de ‘gní a descovrìr de ‘sta nostra comusiùn per ól so’ patimént. Mi cognóso una hostarìa... STORPIO ‘Scolta! CIECO Cosa? STORPIO ‘Sto gran frecàs chi a rénta… CIECO No’ sarà miga ól santo fiòl che ‘rìva? STORPIO Oh Deo grazia, no’ me farme stremìre che sarèssimo perdúj... Là intórna a la culòna non gh'è pu’ niùno... CIECO Ne manco ól Jesus fiòl de Deo? Dove i se son casciàdi? 10/02/12 88 88 12.09 Sala di Cesenatico 89 STORPIO I son qua! Ècoi che i ‘riva toeti in procesión... A sémo ruinàdi! CIECO A gh'è chí anco ól santo? STORPIO Sí, a l'è in d'ól mèso... e l'han anca cargàdo d'una cróse pesànta ól poarèto!... CIECO No’ stat a pèrderte in compasión... desbrégate pitòsto a guidàrme in quài lògu indóe ghe podémo nascondere ai so’ ögi... STORPIO Sí, andémo... pògia de drita... córi, córi, prima che ól ghe pòda vardà, ‘sto santo miracoloso. CIECO Ohj che me sont inzupàd in d'una cavégia... che no’ sont piú capàz de mòverme! STORPIO Té végna un càncaro! Improprio adèso? No’ ti podévi guardare in do’ té metévi i pie? CIECO Eh no che no’ podévo vardàre... che mi sont sguèrcio e no’ me pòdo védar i pie! (Interrompendosi di colpo, sbalordito) Come no’ i pòdo?!… Sí che i pòdo védar... me i vedo!! (Quasi in estasi, scopre tutto quello che lo circolda partendo dal suo corpo) Me vedo i pie! O che bèi 10/02/12 89 89 12.09 Sala di Cesenatico 90 dòj pie che gh'ho! Santi, bèi... con tüti i didi... quanti didi! Sinco par pie... e coi óngi grosète e picinìne disgradànte in fila! (Rivolto ai piedi) Oh, vòj basàrve tòti… a un par una! (Si abbassa e lo storpio crolla a terra disarcionato). STORPIO (urlando mentre piomba a terra) Mato... stàite bòn che ti mé stravàchi. Ohj... che ti m'ha ‘copàd! Desgrasió... at podèsi tór a pesciàdi... Toi! (Gli molla un calcio). CIECO (sempre estasiato da quello che vede) Ohj maravégia... Agh vedi anca ól ciél... e i àrbori... e le done! (Come se le vedesse passare) Bele le done!... Miga tüte! STORPIO (un attimo di meraviglia) Ma sont stàit pròpi mi che t'ho molàt la pesciàda?! (Pausa: sbalordito) Fame provàr de nòvo: sí... sí... (Disperato) Còl sia malarbèto ‘sto ziórno! A sont roinàt! CIECO (ispirato) Ol sia benedèto ‘sto fiòl santo che ól m'ha guarìt! A vedi quèl che no’ gh'ho gimài vedüo in vida mea... e géri stat grama bestia 10/02/12 90 90 12.09 Sala di Cesenatico 91 a vorséme scapàr de lü, che no’ gh'è ròba pi’ dólza e zoiósa al mundo co valga la luz! STORPIO Ol diàvol gh’hàbia a menàrselo via e con lü, insèma, lo quèi ch’agh sont recognisénti! Duéva pròpi es tant malàrbio sfortunàt de vès vardàt da quèl inamorós? A son desesperàt! Am tocherà morir de buèle svòje... am magnería ‘ste giàmbe rinsanìde bele crue, p'ól despèt! CIECO Mato a géro mi, mo ól véghi ben, a scapàre del bòn camino par tegnìrme su quèlo scuro... che non savéva mi ‘sto gran premio co fusse ól vedérghe! Oh beli i colori coloràdi... i ögi de e done... i lavri e… ól rest! Beli i formìghi e e mosche... e ól sole... Agh pòdi pu’ che végna note par vedégh i stele e ‘gní a l'hostarìa a descovrìr ól colór del vin! Deo gratias, fiòl de Deo! STORPIO Ohj me mi... che 'm tocarà andar de sòta a un padrón a sudar sangu per magnàre... Ohi mala sventüra sventuràda sporscèla... dovarò 'ndàrme intórna a cercàrme un altro santo che ól mé faga la gràsia de storpiàrme de nòvo i garèti! (Alza la 10/02/12 91 91 12.09 Sala di Cesenatico 92 voce) Zénte, no’ cognosìt qualche dün che ól cognóse qualche stregognàsso c’ho gh’àbbia un inguénto e che mé stópia de giàmbe come avanti? CIECO Fiòl de Deo maravigióso... no’ gh'è parole né in volgar né in latino che pòden di' de la tòa pità… l'è un fiüm in piena! Schisciàd sòta ‘na crose, ti gh'ha ancmò de giünta tanto amor de pensàrghe pur anco e a desgràsie de nojàlteri disgrasiàt! 10/02/12 92 92 12.09 Sala di Cesenatico 93 MORALITA’ DEL CIECO E DELLO STORPIO TRADUZIONE 1969 CIECO Aiutatemi, buona gente... fatemi la carità, a me che sono poveretto e disgraziato, orbo di due occhi, che meno male, non mi posso guardare, che io avrei tanta compassione e mi dispererei da ammattirmi. STORPIO Oh gente di cuore, abbiate pietà di me che sono conciato in modo che solo a guardarmi mi sento prendere da tanto spavento che vorrei scappare a gambe levate, se non fosse che sono storpiato da non muovermi se non col carretto. (Mima di andare a sbattere contro una colonna) CIECO TOC! Ahi che non posso andare intorno che picchio e ripicchio (a ripetizione) la testa in tutte le colonne e nei cantoni... Aiutatemi qualcuno. STORPIO Ohi che non sono più capace di venir via (uscire fuori) da ‘sta carreggiata, ché mi si son rotte le ruote del carrettino, e finirò col crepare qui di fame, se non mi aiuta qualcuno. 10/02/12 93 93 12.09 Sala di Cesenatico 94 CIECO Avevo un cosí bravo cagnone che mi accompagnava... mi è scappato dietro a una cagna in fregola... almeno io credo che sia stata femmina ‘sta cagna, ché non ci vedo e non posso esser sicuro... che potrebbe anche essere stato un cane porcello vizioso, o un gatto smorfioso che me l'ha fatto innamorare. (Con tono sempre più lacrimevole e lamentoso) Aiutatemi! Aiutatemi! STORPIO Aiuto, aiuto... non c'è nessuno che abbia quattro ruote nuove da prestarmi per il mio carrettino? Dio Signore, fammi la grazia di avere quattro ruote! CIECO Chi è che si lamenta che vuole le ruote da Dio? STORPIO Sono io quello, lo sciancato storpiato con le ruote rotte. CIECO Vieni vicino a me, da quest'altra parte della strada, che vedrò di aiutarti... No’ che non potrò vedere... a meno d'un miracolo. Ma bene, vedremo! 10/02/12 94 94 12.09 Sala di Cesenatico 95 STORPIO Non posso venire lí... Dio maledica tutte le ruote del mondo e le faccia divenire quadrate che non possano piú andare intorno a rotolare. CIECO Oh se si potesse fare in modo che venga io di indrizzata fino a te... sta sicuro, guarda, che ci starei perfino a caricarti sulle spalle tutto intero, salvo le ruote e il carrettino! Ci trasformeremo in una creatura sola da due che siamo... e avremmo soddisfazione entrambi. Io andrei intorno con i tuoi occhi e tu con le mie gambe. STORPIO Oh che pensata! Devi avere un gran cervello tu, pieno di ruote e rotelle. (Spalanca le braccia verso il cielo) Oh che il Signore Iddio m'ha fatto la grazia di prestarmi le ruote del tuo cervello per farmi andare intorno di nuovo a domandare la carità! CIECO Seguita a parlare che mi orizzonto... (Si avvia) vado bene in ‘sta direzione? STORPIO Sí, vieni tranquillo che sei sulla rotta giusta. 10/02/12 95 95 12.09 Sala di Cesenatico 96 CIECO Per non inciampare è meglio che mi butti (metta) a gattoni (a quattro zampe). Ehi, vado sempre a dritta? STORPIO Appoggia un poco a manca... No! Esagerato! Quella è una virata... Butta l'ancora e torna indietro... bene... fuori i remi, su le vele... raddrizza, raddrizza... bene, vieni sicuro adesso. CIECO Mi hai preso per un galeone? Allungami una mano quando ti sono appresso (vicino). STORPIO Ma te le allungo tutt'e due le mani! Vieni vieni, bel bambino della tua mamma... che ci sei... No... sacramento!... Non andare via di deriva... raddrizza a dritta... Oh, il mio barcone di salvataggio! CIECO Ti ho preso? Sei tu, proprio tu? STORPIO Sono io quello, o bel sguercione d’oro... fatti abbracciare! CIECO Non sto piú nella pelle per la contentezza, caro il mio storpio! Vieni che ti carico... montami sulle spalle... 10/02/12 96 96 12.09 Sala di Cesenatico 97 STORPIO Ci monto sí... girati all'incontrario (di spalle)... stai basso con la schiena... Issa! Ci sono! CIECO Ohi, non picchiarmi (piantarmi) le ginocchia nelle reni... che mi stronchi. STORPIO Perdonami... è la prima volta che monto a cavallo, non ci sono abituato. Ohi tu, fai attenzione a non sbattermi (farmi rotolare) di sotto, mi raccomando. CIECO Stai sicuro che ti terrò caro, come se tu fossi un sacco di rape rosse. Tu fammi la guida pulito (attento) piuttosto... da non mandarmi a pestare lo scagazzo (merde) delle vacche. STORPIO Farò attenzione, va' tranquillo. Piuttosto, non hai un ferro da cacciarti in bocca che faccia da morso e un paio di cinghie attaccate? Mi sarebbe piú facile menarti (portarti) intorno. CIECO Oh bene: mi hai preso per un asino? Ohimè come pesi! Come va che sei cosí pesante? STORPIO Cammina... non consumare il fiato... (Felice, incitandolo) Ahrii! Trotta, mio bel sguerciotto, e fai attenzione che quando ti tiro 10/02/12 97 97 12.09 Sala di Cesenatico 98 l'orecchio di manca (sinistra), tu dovrai girare a manca... e quando tiro... CIECO Ho capito! Ho capito... non sono un asino. Oh! Boia, bestia, sei troppo pesante! STORPIO Pesante io?... Ma cosa dici? Ma sono una piuma... una farfalla! CIECO Una farfalla di piombo, che se ti lascio cadere per terra fai un buco da trovare l'acqua sorgiva... sangue di Dio! Hai mangiato un incudine di ferro a colazione? STORPIO Sei matto, sono due giorni che non mangio. CIECO Bene, ma saranno puranco due mesi che non caghi. STORPIO Ohi che sfottuta: Dio mi venga a testimone... sono sei giorni appena che non vado di corpo. CIECO Sei giorni? Due pasti almeno al giorno fanno dodici coperti. San Gerolamo protettore dei facchini, sto portandomi intorno un magazzino di scorte per un anno di carestia. Mi dispiace ma io ti 10/02/12 98 98 12.09 Sala di Cesenatico 99 scarico qui e tu fai il sacrosanto piacere di andare a scaricare l'immagazzinamento illegale! STORPIO Fermati, non senti ‘sto fracasso? CIECO Sí, mi pare gente che grida e che bestemmia! Contro chi gridano? STORPIO Fatti un po' piú indietro che c’è chiaro da vederci... (Imitando il cocchiere quando frena il cavallo) T’arresta... così… Bene, adesso lo vedo.... ce l'hanno con lui... povero Cristo! CIECO Povero Cristo a chi? STORPIO A lui, Cristo in persona... Jesus, figlio di Dio! CIECO Figlio di Dio? Quale? STORPIO Come: quale? L'unico figlio, ignorante! Un figlio santissimo... dicono che fa cose mirabili, meravigliose. Guarisce le malattie, le peggiori e tremende che ci sono al mondo, a chi le sopporta con anima gioiosa. Dunque è meglio che sbaracchiamo da questa contrada. CIECO Sbaraccare? E per quale ragione? 10/02/12 99 99 12.09 Sala di Cesenatico 100 STORPIO Perché io non posso accettare ‘sta condizione con allegria. Dicono che se ‘sto figlio di Dio venisse a passare da questa parte, io verrei miracolato di colpo... e tu anche, nella medesima maniera... Pensaci un poco, se davvero capita a tutti e due la disgrazia di essere liberati dalle nostre disgrazie! Di colpo ci troveremmo nella condizione d'essere obbligati a prendere un mestiere per poter campare. CIECO Io direi di andare incontro a questo santo, che ci tragga (tolga) da questa sventura maledetta. STORPIO Dici davvero? Verrai miracolato, bene, e ti toccherà crepare di fame... ché tutti ti grideranno: “ Vai a lavorare!”. CIECO Ohi che mi vengono i sudori freddi nel pensarci... STORPIO “Vai a lavorare, vagabondo - ti diranno - braccia rubate alla galera! ” E perderemmo il grande privilegio che abbiamo pari ai signori, ai padroni, di prendere gabelle: loro arrangiando a 10/02/12 100 100 12.09 Sala di Cesenatico 101 proprio vantaggio i trucchi della legge, noi con la pietà. Tutti e due (loro e noi) a gabbare coglioni! CIECO Andiamo via… scampiamo da questo incontro con il santo, che io voglio piuttosto morire. Ohi mamma mia... andiamo... andiamo di volata al galoppo... attaccati alle orecchie, da guidarmi il piú lontano che tu puoi da ‘sta città! Andremo fuori anche dalla Lombardia... Andremo in Francia o in un luogo dove non potrà arrivare giammai ‘sto Jesus figlio di Dio. Andremo a Roma!... STORPIO Stai calmo, calmo, spiritato ammattito, che mi scarichi (stravacchi-disarcioni) a terra... CIECO Ohi, ti prego, salvami! STORPIO Stai buono... che ci salveremo tutti e due in compagnia... non c'è ancora pericolo, ché la processione col santo non si è ancora mossa. CIECO Cosa fanno? STORPIO L'hanno legato a una colonna... e stanno picchiandolo. Ohi come picchiano, 'sti scalmanati! 10/02/12 101 101 12.09 Sala di Cesenatico 102 CIECO Oh povero figlio... perché lo picchiano? Cosa gli ha fatto... a 'sti malnati? STORPIO È venuto a parlargli di essere tutti amorosi come tanti fratelli. Ma tu guarda bene di non lasciarti prendere da compassione per lui, che è il piú gran pericolo di essere miracolati. CIECO No, no, non ho compassione... che per me non è nessuno, quel Cristo... che non l'ho gimmai conosciuto io... Ma dimmi cosa gli fanno adesso? STORPIO Gli sputano addosso... porci zozzi, in faccia gli sputano! CIECO E lui cosa fa... cosa dice, 'sto poveraccio santo figlio di Dio? STORPIO Non dice... non parla... non si ribella... e non li guarda da arrabbiato a quei disgraziati... CIECO E come li guarda? STORPIO Li guarda con malinconia. CIECO Oh caro figlio... non dirmi piú niente di quello che va succedendo che io mi sento torcere le budella e freddo al cuore, e ho paura che debba essere qualcosa che assomiglia alla compassione. 10/02/12 102 102 12.09 Sala di Cesenatico 103 STORPIO Anch'io sento il fiato che mi strozza il gargarozzo e i brividi alle braccia... Andiamo, andiamo via da qui. CIECO Sí, andiamo a rintanarci in qualche luogo dove a lui non sia possibile di scoprire questa nostra compassioneper il suo patire. STORPIO Ascolta! CIECO Cosa? STORPIO ‘Sto grande fracasso qui vicino... CIECO Non sarà il santo figlio che arriva? STORPIO Oh, Deo grazia non mi fare spaventare ché saremmo perduti... Là intorno alla colonna non c'è piú nessuno... CIECO Nemmeno Gesú figlio di Dio? Dove si sono cacciati? STORPIO Sono qua! Eccoli che arrivano tutti in processione... Siamo rovinati! CIECO C'è anche il santo? STORPIO Sí, è nel mezzo... e l'hanno anche caricato di una cròse pesante il poveretto!... 10/02/12 103 103 12.09 Sala di Cesenatico 104 CIECO Non stare a perderti in compassione... sbrigati piuttosto a guidarmi in qualche luogo dove ci possiamo nascondere ai suoi occhi... STORPIO Sí, andiamo... appoggia di dritta... corri, corri, prima che ci possa guardare, ‘sto santo miracoloso... CIECO Ohi, mi sono azzoppato una caviglia... non sono piú capace di muovermi. STORPIO Ti venga un cancro, proprio adesso?... non potevi guardare dove mettevi i piedi? CIECO Eh no che non potevo guardare... ché io sono guercio e non mi posso vedere i piedi! (Interrompendosi di colpo sbalordito) Come non posso?!... Sí che li posso vedere... me li vedo!! (Quasi in estasi scopre tutto quello che lo circonda partendo dal suo corpo) Mi vedo i piedi! Oh che bèi due piedi che ho! Santi, belli... con tutte le dita... quante dita! Cinque per piede... e con le unghie grossette e piccoline degradanti in fila! (Rivolto ai piedi) Oh, voglio baciarvi tutte, una per 10/02/12 104 104 12.09 Sala di Cesenatico 105 una. (Si abbassa e lo storpio crolla a terra disarcionato) STORPIO (urlando mentre piomba a terra) Matto... sta buono che mi scarichi abbasso (mi fai cadere). Ohi... che mi hai accoppato! Disgraziato... Potessi prenderti a pedate... tieni! (Gli molla un calcio) CIECO (sempre estasiato da quello che vede) Oh meraviglia... vedo anche il cielo... e gli alberi... e le donne! (Come se le vedesse passare) Belle le donne!... Mica tutte! STORPIO (un attimo di meraviglia) Ma sono stato proprio io che ti ho mollato la pedata? (Pausa: sbalordito) Fammi provare di nuovo: sí... sí... (Disperato) Che sia maledetto ‘sto giorno! Sono rovinato! CIECO (Ispirato) Sia benedetto ‘sto figlio santo che mi ha guarito! Vedo quello che non ho giammai visto in vita mia... ero stato grama bestia a voler scappare da lui, ché non esiste cosa piú dolce e gioiosa al mondo che valga la luce! 10/02/12 105 105 12.09 Sala di Cesenatico 106 STORPIO Che il diavolo abbia a portarselo via e insieme a lui quelli che gli sono riconoscenti! Doveva proprio capitarmi tanta scarogna maledetta da essere guardato da quell'innamoroso (uomo pieno d'amore)? Sono disperato! Mi toccherà morire di budelle vuote... mi mangerei ‘ste gambe risanate belle crude, per il dispetto (la rabbia)! CIECO Matto ero io, ora lo vedo bene, a scappare dal buon cammino per tenermi su quello oscuro... che non sapevo io che grande premio fosse il vederci! Oh belli i colori colorati... gli occhi delle donne... le labbra... e il resto! Belle le formiche e le mosche... e il sole... non ne posso piú che venga notte per vedere le stelle e andare all'osteria a scoprire il colore del vino! Deo gratias, figlio di Dio! STORPIO Oh povero me... ché mi toccherà andare sotto a un padrone a sudar sangue per mangiare... Oh mala sventura sventurata e porca... Dovrò andarmene intorno a cercarmi un altro santo che mi faccia la grazia di storpiarmi di nuovo i garretti! 10/02/12 106 106 12.09 Sala di Cesenatico 107 (Alza la voce) Gente nn conoscete qualcuno che conosca qualche stregone che abbia un unguento e che mi storti le gambe come prima? CIECO Figlio di Dio meraviglioso... non ci sono parole né in volgare né in latino che possano dire della tua pietà... è un fiume in piena! Schiacciato sotto una cròse, hai ancora, in sovrappiù, tanto amore da pensare puranche alle disgrazie di noialtri disgraziati! 10/02/12 107 107 12.09 Sala di Cesenatico 108 MORALITA DEL CIECO E LO STORPIO 2000 TRADUZIONE Versione per un solo giullare che interpreta entrambi i ruoli. CIECO Aiutatemi, buona gente... fate la carità, a me che sono poveretto e disgraziato, orbo di due occhi, che per fortuna, non mi posso guardare, che mi farei una tal compassione disperata da ammattirmi. Aiutatemi! Aiutatemi che ho perduto… (mima di andare a sbattere contro ad una colonna) Ahia! Merda! ‘Sta colonna! Aiutatemi che sono ubriaco... (sbatte contro un’altra colonna) STON! Ohio!, un’altra colonna!... Aiutatemi! (Altra colonna) TON! (Disperato) Sono circondato da colonne, prigioniero di colonne! Datemi una mano… che ho perduto il cane che mi accompagnava… no... non l’ho perduto: mi è scappato... lo tenevo con una corda... m’ha dato uno strattone... e ‘sto cane vizioso-degenerato è corso dietro a una cagna in 10/02/12 108 108 12.09 Sala di Cesenatico 109 fregola, in calore, ubriaco... che non pensano che a quello ‘sti cagnacci! Beh, almeno io credo fosse una cagna in calore che me l’ha imbesuito, ma potrebbe essere stato anche un gatto vizioso che ce ne sono di quelli che vanno a far moine dietro i cani degli accecati come me... che nessuno aiuta! (Mima di sbattere contro un’ennesima colonna) PAM! Ohi, non mi riesce di sortire da ‘sta trappola! Non posso andare intorno che picchio e ripicchio con la crapa in tutte le colonne e in tutti i cantoni... (A voce spiegata, più che disperato) Qualcuno mi aiuti! (Si sposta sul lato opposto della scena ponendosi in ginocchio: all’istante si trasforma ne “lo storpio”) STORPIO (quasi piangente) Ohi gente di cuore, abbiate pietà di me che sono conciato al punto che nel guardarmi mi sento prendere da tanto spavento che vorrei scappare a tutte gambe, se non fosse che sono storpio… non posso muovermi se non con questo trabiccolo, ma ‘sto mio carretto è andato a finire 10/02/12 109 109 dentro ‘sti squarci che s’aprono 12.09 Sala di Cesenatico 110 all’improvviso nel selciato e tutte quattro le ruote si sono rotte (spezzate). Aiuto, aiuto! Non c’è nessuno che abbia quattro ruote nuove da prestarmi? Dio Signore, fammi la grazia di quattro ruote sane! Dio aiutami! Se nessuno passa di qua a farmi la carità, come riuscirò a campare! Aiutatemi! Abbiate pietà di me! (Si porta sul lato opposto e riprende il personaggio del “cieco”) CIECO Chi grida pietà? Oh!, l’ho detto per primo io, eh! Chi si lamenta che vuole le ruote di Dio? Chi sei tu? altro cambio di posizione STORPIO Sono io che mi lamenta... lo sciancato... storpio con le ruote spaccate. Mi riconosci? CIECO Sì, sì… Vieni vicino a me... da quest’altra banda (parte) della strada, che vedrò di aiutarti... da questo momento, basteranno piccoli gesti ad indicare il cambio di personaggio 10/02/12 110 110 12.09 STORPIO Non Sala di Cesenatico 111 posso, non mi riesce di raggiungerti... Dio maledica tutte le ruote del mondo e le faccia divenire quadrate che non gli riesca più di andare intorno a rotolare! Vieni qui tu... che io non ce la faccio a spostarmi da ‘sta carreggiata! CIECO: Ma come faccio venire da te che ho tutte ‘ste colonne che non mi fanno passare! Dio maledica tutte le colonne del mondo… le faccia crollare sulla crapa di tutti, come tempesta! Maledette colonne! (Cambia tono) Ho una pensata: a furia di prendere botti sul cervello mi si è aperto spalancato! Potrei fare in modo di venire diritto fino a te… se tu mi parli e mi avverti quando sto per andar a sbattere contro una colonna... (parla come fosse lo storpio) “No, fermo! C’è una colonna… passa di là… abbassati, c’è un’altra colonna…” io vengo avanti… ti raggiungo. Guarda, ci starei perfino a caricarti sulle mie spalle, tutto intero, salvo le ruote e il 10/02/12 111 111 12.09 Sala di Cesenatico 112 carretto. Ci trasformeremo in una creatura sola di due che siamo: ti carico in groppa come se tu fossi un cavaliere a cavallo... in un botto (colpo) io divento le gambe tue e tu diventi gli occhi miei e insieme andremo intorno con quattro mani a domandare carità! Carità! Carità! Carità!… Gran pietà faremo! STORPIO Ohi, che pensata! Devi avere un gran cervello tu, pieno di ruote e rotelle! (Spalancando le braccia verso il cielo) Ohi, che il Signore Dio m'ha fatto la grazia di prestarmi le ruote del tuo cervello per farmi andare intorno di nuovo a pietire la gente! CIECO Seguita (continua) a parlare che mi oriento... (mi orizzonto) (si avvia) Vado bene in questa direzione? STORPIO Sí, vai sicuro che sei sulla rotta giusta. CIECO Vado sempre a dritta? STORPIO Sì, va tranquillo che ti do (indico) la direzione. 10/02/12 112 112 12.09 Sala di Cesenatico 113 CIECO: Vengo... Aiutami… parla, parla… che arrivo. (Si blocca, minaccioso) Ah, non fare scherzi a un povero cieco, che se poi t’abbranco, ti strozzo! STORPIO: T’ho detto di andare tranquillo! Partiamo! Va sicuro che non ci sono colonne. CIECO: Sicuro? Non ci sono colonne? (S’incammina e mima di andare a sbattere contro una colonna) TON! Ma… STORPIO: È un albero! CIECO: (inviperito) Lo so anch’io che non è una colonna: è un albero... ma spaccano la crapa (testa) anche gli alberi! Maledetto! Tu mi devi avvisare! Non solo le colonne, anche gli alberi, anche i paloni, anche le case! Per non andare a sbattere è meglio che mi butti gattoni (si pone in ginocchio, carponi. Cambiando tono) Vengo avanti... posso? Mi muovo? Sicuro? Mi muovo. (Esegue. Si blocca e annusa una mano disgustato) Non è una colonna, non è un albero, ma stratanfa (suono onomatopeico che sta per) di puzza! È merda! Me 10/02/12 113 113 12.09 Sala di Cesenatico 114 ne vengo per un’altra strada. Non mi fido dei tuoi consigli... (va verso lo storpio muovendosi a rovescio come un granchio) così anche se ci sono colonne, alberi, merda, sbatto solamente col culo! Attento che vengo! STORPIO Vieni, vieni bel bambino della tua mamma, vieni qui... vieni caro, non aver paura! Non andar via alla deriva... raddrizza a dritta... Oh, il mio barcone di salvataggio! (Tra sè orgoglioso) Sono anche poeta! Vieni bello, vieni... Attento... attento... che c’è uno smerdazzo di vacca! Ci sei andato deréntro! D’accordo che sei orbo da tutte e due gli occhi, ma sei orbo anche di naso se non senti quel tanfo! Oh povero disgraziato tutto smerdazzato! Vieni qua meschinaccio... CIECO (mima di aver trovato l’amico) Ti ho preso?! Sei proprio tu? STORPIO Sono io quello, oh bel sguercione d’oro! Fatti abbracciare! (Si abbracciano) No con le mani! (Recita disgusto ripulendosi la faccia) Vieni qui, caro... che ti do un bacino! 10/02/12 114 114 12.09 Sala di Cesenatico 115 CIECO: Sono arrivato! Sono arrivato! Oh, grazie mio san Cristoforo! Adesso muoviti… su, montami in spalla… dammi la gamba... La gamba, non il braccio! (S’interrompe meravigliato) È una gamba questa?! Che schifo! Sono contento di essere orbo per non vederla! Dammi l’altra... su, su... madonna! Oddio... Cosa sei? Un coniglio? (Tra sè) Oh, mi fa pietà! (Al compare) Vieni su, su, dammi un colpo (una spinta) col culo… su, monta con ‘sto culone! Ohi, hai le gambe da coniglio, ma il culo d’elefante, eh! Vergine Madre! Andiamo... dammi una spinta forte... daiii! Op, Op… (Risentito) Ohi, non piantarmi le ginocchia nelle reni che mi stronchi... STORPIO Perdonami... è la prima volta che monto a cavallo, non ci sono abituato. Ohi tu, fai attenzione a non sbattermi di sotto, mi raccomando! CIECO Ferma, ferma! Ohia, che quintalata che sei! 10/02/12 115 115 12.09 Sala di Cesenatico 116 STORPIO Quintalata io?... Ma se sono una piuma... una farfalla! CIECO Una farfalla di piombo, che se ti lascio cascare per terra fai un buco da trovarci l’acqua sorgiva... sangue di dio! Hai mangiato un incudine di ferro a colazione? STORPIO Sei matto, sono due giorni che non mangio. CIECO Bene, ma saranno puranche due mesi che non caghi! STORPIO Ohi che sbroffonate triviali: Dio mi venga a testimone... sono sei giorni appena che non vado di corpo. CIECO Sei giorni? Almeno due pasti al giorno fanno dodici coperti. San Gerolamo protettore dei facchini... sto portandomi intorno un magazzino di scorte per un anno di carestia. Mi dispiace ma io ti scarico qui e tu mi fai il sacrosanto piacere d’andare a scagazzar immagazzinamento illegale! 10/02/12 116 116 fuori ‘sto 12.09 Sala di Cesenatico 117 STORPIO: Piantala di ciarlare! (Felice) Ohi, che bel cavallone che sei, orbo! Orco… sono a cavallo! Com’è bello... Voglio comprare un cavallo! (Incitandolo) Trotta, mio bel sguerciotto! Hhhiiii! CIECO: Non sbattermi in ‘sta maniera che mi si stroncano le reni! STORPIO: Oh!, senti: non hai un ferro da cacciarti-infilarti in bocca a fare da morso con attaccate un paio cinghie? Mi sarebbe più facile guidarti intorno... che ti tiro di qui... ti tiro di là e poi una... Bene... lo farò con le orecchie... stai attento: quando ti tiro l’orecchio di sinistra, tu vai a sinistra, quando... CIECO: Lo so! STORPIO Fermati! Non senti ‘sto fracasso? CIECO Sí, mi pare di gente che sbraita e bestemmia! STORPIO Contro chi gridano? Fatti un poco più in dietro che c’è più chiaro e posso vedere meglio... (Come stesse parlando ad un cavallo) 10/02/12 117 117 12.09 Sala di Cesenatico 118 Pogiaaaa... leuuuuu! Bene, adesso lo vedo... ce l’hanno con quello... povero Cristo! CIECO Povero Cristo a chi? STORPIO A lui… al Cristo in persona... Jesus, figlio di Dio! CIECO Figlio di Dio? Quale? STORPIO Come, quale? L’unico figlio, ignorante! CIECO Ah, mi vieni a dire che Dio ne ha uno solo di figlio? Poveraccio! STORPIO L’hanno legato a una colonna... e lo stanno bastonando. Ohi, come pestano, ‘sti malnati! CIECO Oh povero figliolo... perché lo picchiano? Cos’ha ha fatto a ‘sti balordi? STORPIO È venuto a insegnarci ad essere tutti amorosi, come tanti fratelli. È un santone-stregone che non ce n’è un altro eguale! Dicono che fa cose mirabili, meravigliose: guarisce le malattie, le peggiori tremende che ci siano al mondo a chi le sopporta con anima gioiosa. Commozione e amore sente per te. Non ti chiede se sei d’accordo che ti 10/02/12 118 118 12.09 Sala di Cesenatico 119 raddrizzi una gamba, che ti faccia vedere da un occhio: ti miracola e basta! Ma tu guardati bene dal lasciarti prendere dalla compassione per lui, che lì sta il rischio maggiore di essere miracolati. Non lasciarti andare, non sdolcirti (addolcirti) di pietà! È meglio che sbaracchiamo da ‘sta contrada. CIECO Sbaraccare? E per quale ragione? STORPIO Dicono che se a ‘sto figlio di Dio capitasse solo di passare di qui, io verrei miracolato all’istante... e tu anche, alla stessa maniera! Toch! Miracolato, fregato, fottuto! Saremmo fottuti! Non capisci? Non posso accettare ‘sta condizione con allegria. Dovremmo lavorare sotto padrone, sopportar urla bastonate... di colpo ci ritroviamo spogliati del privilegio massimo di cui godiamo! CIECO Ohi… che son preso da sudori freddi al solo pensarci! Hai ragione! Il massimo privilegio che abbiamo è quello di avere pari ai signori, ai maggiori, di prendere gabelle: quelli, coi libri loro, 10/02/12 119 119 12.09 Sala di Cesenatico 120 con le spade... noialtri con la pietà! Se ci miracola addio accattonaggio! STORPIO: Oh! L’hai capita finalmente! Sgombriamo di qui prima che ci capiti addosso ‘sto stregone. Andiamo a “intapparci” in qualche buco, dove non riesca a trovarci ‘sto miracolatore! Io conosco un’osteria... Corri, corri! CIECO: No, dobbiamo andare più lontano! Fuori dalla città. Andiamo a Ferrara! STORPIO: Ferrara! Bene, andiamo... Vai, vai, vai! (Si blocca spaventato) Ferma! Gesù Cristo arriva di sicuro anche a Ferrara, io lo so! CIECO Bene, andiamo a Bologna! Andiamo, andiamo a Bologna! STORPIO (sconfortato) Fermo! Va anche a Bologna… Jesus va dappertutto! CIECO: No! C’è una città dove non arriva! (Pausa) A Roma! A Roma non va di sicuro! Andiamo, andiamo... (Mima di scivolare) MUAH! Disgraziato! Un altro smerdazzo di vacca! Sono 10/02/12 120 120 12.09 Sala di Cesenatico 121 scivolato! Ohi, mi sono azzoppato... non riesco più a muovere il piede! STORPIO Ti venisse un cancro! Proprio adesso?! Non potevi guardare dove poggi ‘ste zampe? CIECO: Come faccio a guardare che non ci vedo! Non ci vedo, non... (interrompendosi di colpo, sbalordito) Boia! Ci vedo!! Deo grazia, ci vedo! (Quasi in estasi, scopre tutto quello che lo circonda partendo dai suoi piedi) Ohoo... i miei piedi! Guarda che bei piedi! Uno, due, tre, quattro ditini… Oh che bel ditone!… Guarda! Gli alberi… i sassi... Ohoo! Guarda l’erba con i fiorellini... mi voglio chinare a cogliere un… (esegue e lo storpio crolla a terra disarcionato). STORPIO Disgraziato, maledetto! Mi hai fatto cadere per terra!... (Gli sferra un calcio) TOC! (Un attimo di sbigottimento) Ma sono stato proprio io che ti ho mollato la pedata? Fammi provare di nuovo... (Altra pedata) Sí... sí! (Cambia tono) Non facciamo scherzi! Chi mi ha sollevato la gamba da dietro? Chi mi ha alzato la gam... (s’interrompe 10/02/12 121 121 12.09 Sala di Cesenatico 122 sbalordito:pausa) Due gambe miracolate! Due gambe in una volta sola! Cristo, esagerato! Che sia maledetto ‘sto giorno... Sono rovinato! CIECO: (continuando a guardarsi intorno, estasiato) Le formiche, guarda! Belle, care! Le mosche... queste sono di sicuro le mosche! Ohi che moscone... no, quello è un uccello... due uccelli! Le piante… quello è il verde delle foglie... quante foglie! Oh quante foglie... una due, tre, quattro, cinque, sei (continua a contare molto velocemente, quindi s’interrompe, cambiando tono)… le conterò dopo! (Spalanca gli occhi rapito) Le donne! Va che belle le donne! (Sempre più esaltato) Va che belle le donne! Vuah! (Serie di suoni onomatopieci in segno di grande apprezzamento. Dopo un lungo sguardo a “panoramica”)… Mica tutte! (Ispirato) Il cielo, il cielo che profondo! Ohi che lungo che è! Adesso capisco cos’è il colore... che bello! Il sole come picchia! Oh luce, luce, luce… luce che non riesco 10/02/12 122 122 12.09 Sala di Cesenatico 123 più a rimirarla che mi ubriaca... che mi straripa nel cervello! Jesus grazie! Il miracolo più grande che mi hai fatto è quello di farmi intendere che dignità non è campare traendo pietà dagli altri, chieder l’elemosina a chi sgobba e fatica. Meglio andar sotto padrone ma con le gambe e gli occhi sani e brigare per cavarti dalle spalle quelli che ci succhiano il sangue. STORPIO Ma che discorsi da balengo vai facendo. Avere padroni, ma farsi scannare per liberarsene! No, io non ci sto. (Lo spintona con rabbia) Disgraziato... t’accorgerai quando sarai sotto padrone, bastonato… e quando la tua donna andrà a far la puttana e i figli tuoi, schiavi e costretti a morire di fame... t’accorgerai di cos’è fatta ‘sta dignità. Io non accetto ‘sta condizione, io non voglio ‘sto miracolo. Io pretendo di tornare come prima: accattone! Voglio campare di poco pane ma di tutta libertà! (Andando intorno come impazzito, con voce disperata) Gente, non 10/02/12 123 123 12.09 Sala di Cesenatico 124 conoscete qualche stregone che abbia un unguento o che mi faccia dei segni con le mani, col fuoco, col ferro per farmi tornare le gambe storpiate? Aiutatemi, non conoscete uno... anche femminastrega… (Piangendo) Aiutatemi! Aiutatemi a storpiarmi le gambe come prima! Jesus! Dove sei? Jesus! Jesus, pietà! Non ti ho mai bestemmiato, io! Jesus perché m’hai condannato? Jesus, Jesus… 10/02/12 124 124 12.09 Sala di Cesenatico 125 MORALITA DEL CIECO E DELLO STORPIO (2000) Versione per un solo giullare che interpreta entrambi i ruoli. CIECO Aidème, bona zénte... fàiteme la carità, a mi che son povarèto e desgrasiò, orbo de dój ògi, che meno male, no’ me pòdo vardàrme, che m'gh’avaría gran compassión de mi e vegnaría disperàt a ‘matìrme. Aìda mè, aìdame che gh’ho perdùo… (mima di andare a sbattere contro ad una colonna) Ahia! Pota! ‘Sta colòna! Aidéme che so’ inciuchìt… (sbatte contro un’altra colonna) STON! Ohio!, ‘n’altra colonna!… Aìda mè! (Altra colonna) TON! (Disperato) Son cirdondà de colòne, pregionér de colòne! Aidéme che ho gh’hai perdüo ól can che ól me scumpagnàva… no… no’ l’hai perdüo: el m’è scapà… ól tegnéva co’ ‘na corda… m’ha dàito ün stratùn… e ‘sto can smòrbio l’è andàit via… l’è ‘ndàit drio a ‘na cagna 10/02/12 125 125 12.09 Sala di Cesenatico 126 in fregola, in calór, imbreàgo… che no’ pensa che a quèlo, ‘sti cagnàsi! Boh, almén mi créo ch’ol sia stàito ‘na cagna in calór ma podrìa èser stàit anco un gato visióso, che ghe ne son de quèi che i van a far moine drio ai can dei orbàt ‘mé mi… che nisciùno aìda! (Mima di sbattere contro un’ennesima colonna) PAM! Ohi, no’ sòi capàze de sortìr! No’ pòdi andà intórna che pichi a rebatón con la crapa in tüti i culòni e in di cantón... (A voce spiegata, più che disperato) Aidème quajcun! (Si sposta sul lato opposto della scena ponendosi in ginocchio: all’istante si trasforma ne “lo storpio”) STORPIO (quasi piangente) Ohj zénte de core, ahibèt pità de mi che sont consciàt in la manéra che an dòl vardàrme am senti catàr de tanto spavéntu che voraría scapàr de tüte giàmbe, se no’ fuèsse che sun storpiàt… no’ pòdo mòverme se no’ cont ‘sto trabìcul carèt, ma ól mé carèto l’è andàit a fornìre deréntro ‘sti squaràci intrafesà in de la strada e tüte quatro le rote a se sont stcepà. 10/02/12 126 126 12.09 Sala di Cesenatico 127 Aída, aída... no’ gh'è njùno che gh'abia quatro ròde nòve da imprestàme? Deo Segnor, fame la grasia d'avérghe quatro ròde sane! Deo aìdame! Se niscün ól pasa de chi-lòga a darme de carità, come‘l fagarò a magnàre?! Aìda mé! Pità a mè! (Si porta sul lato opposto e riprende il personaggio del “cieco”) CIECO Chi è che vusa pità? Oh!, a ól dit par primo mi, eh! Chi s'laménta che ól vòle le ròde de Deo? Chi è té? altro cambio di posizione STORPIO Sont mi quèlo che ól se lamenta… ól s’ciancàt… instorpiàt… coi ròdi stcepàdi. At mé recognóset? CIECO Sì, sì… Végna arénta de mi… da ‘sta óltra banda d'la strada, che vedarò d'aidàrte... da questo momento, basteranno piccoli gesti ad indicare il cambio di personaggio 10/02/12 127 127 12.09 Sala di Cesenatico 128 STORPIO A no’ pòdo miga ‘gní lilò... Déo maledìga toeti i ròdi del mundo e a le faga ‘gní quadràde che i no’ pòdan pu’ andà intórna a rutulà! Végne chi-lòga ti… végne che mi no’ pòdo mòverme da ‘sta caregiàda! CIECO: Ma com’è che pòdo vegnìr de ti che gh’ho tüte ‘ste colòne che no’ me fano pasàr! Déo maldìga tüte le colonne del mundo, ól faga incrodàr su la crapa de tüti, come tempesta! Maledìcte colòne! (Cambia tono) Oh gh’ho ‘na pensàda: a furia de ciapàr bòte sü el zervèlo ól mé s’è avèrto sparancàdo! A podrìa far de manéra de vegnìr de drisàda infìna a ti. Se ti té mé ciàmet e mé dise dov’è ‘na colòna… (Parla come fosse lo storpio) “No, fermo! Gh’è ‘na colonna… pasa de là… sbàsate, gh’è ‘n’altra colòna…” e mi végno avanti… ‘rivo. Varda, agh starìa fin a caregàrte in sòra le mée spale de mi, tüto intrégo, salvo le ròde e ól carèt. Agh trasfurmerèm in una creadùra sola de dòj che sémo: té carégo in gropa a mi com té 10/02/12 128 128 12.09 Sala di Cesenatico 129 fusse un cavajér a cavalo… int un bòto mi devénto le giàmbe de ti e ti té devién li ögi de mi e insémbia anderèm intórna con quatro mani a dimandàr carità! Carità! Carità! Carità!… Gran pità farèm! STORPIO Ohj che pensàda! Dei avérghe on gran zervèlo ti, piégn de ròde e rodèle! (Spalancando le braccia verso il cielo) Ohj, che el Segnur Deo m'ha fàit la grazia de 'mprestàrme le ròde del to’ zervèlo per farme andare intùrna de nòvo a dimandàr la carità! CIECO Sigúta a parlà che me oriénti... (si avvia) Vagh ben in ‘sta diresiùn? STORPIO Sí, végn tranquìll che at sièt sora la róta giüsta. CIECO A vagh sémper de drita? STORPIO Sì, va tranchìlo che té do la diresiùn. CIECO: A vegnó… Aìdeme… parla, parla che ‘rivo. (Si blocca, minaccioso) Ah, no’ far schèrsi a un pòver orbiàss, che végni e té strósi! 10/02/12 129 129 12.09 Sala di Cesenatico 130 STORPIO: T’ho dit de andà tranchilo! Partémo! Va segùro che no’ ghe son colòne. CIECO: Següro? No’ gh’è colòne? (S’incammina e mima di andare a sbattere contro una colonna) TON! Ma… STORPIO: L’è un àrbaro! CIECO: (inviperito) Ol so che ‘no l’è ‘na colòna: l’è un àrboro… ma spàcan la crapa anche i àrbari! Maledìcto! Ti mé devi advisàre! No’ solo i colòni, anca i àrbori, anca i pilon, anche le case! Par no’ topigàr a l'è mejòr che am büti gatóni (si pone in ginocchio, carponi; cambiando tono) A végni avanti… pòdo? Me mòvo? Segùro? Me mòvo. (Esegue. Si blocca e annusa una mano disgustato) No’ è una colòna, no’ è un àrboro, ma spüsa! L’è merda! A me végno de ‘n’altra via. No’ me fido de tòi consèj… (va verso lo storpio muovendosi a rovescio come un granchio) cossì anco se gh’è e colòne, àrbori, merda, sbato sojaménte in tel cül! Aténto che végno! 10/02/12 130 130 12.09 Sala di Cesenatico 131 STORPIO Végne, végne bel fiolí’ de la tòa mama, végne de chi-lòga… végne caro, no’ aver pagüra! No’ andar via de deriva... driza a la drita... Oh, ól me barcón de salvatàgio! (Tra sè orgoglioso) A son poeta anca! Végne bèlo, végne… Aténto… aténto che gh’è una buàgna! Te sèt andàt deréntra! D’acòrdo che té sèt orbiàt de tüti i dòj ögi, ma té sèt orbiàt anca de naso si no’ senti la spüsa! Oh, poér desgrasiò tüt smerdosénto! Vén chi meschinàsc… CIECO (mima di aver trovato l’amico) At hai catàt?! At sèt propri ti? STORPIO A son mi quèlo, oh bel sguerción d’ori! Fàit imbrasàr! (Si abbracciano) No’ co’ i mani! (Recita disgusto, ripulendosi la faccia) Végn chilòga, caro… che te do un basìn! CIECO: A sunt arivàt! Sunt arivàt! Oh, gràsie méo san Cristòfor! Adés végne… sü, munta in spala… dam la giàmba… La giàmba, no’ ól braso! (S’interrompe meravigliato) L’è una giamba quèsta?! Che schìvio! A sunt contént d’èser orbo 10/02/12 131 131 12.09 Sala di Cesenatico 132 par no’ vederla! Dame l’óltra… sü, sü… madona! Oh… cara, cara oh… Cosa sèt? Un cunjo? (Tra sè) Oh, al me fa pità! (Al compare) Végne sü, sü, dame un culp cunt ól cül… su, monta con ‘sto culón! Ohi, té gh’èt le giàmbe de conjo, ma el cül d’elefànto, eh! Vérgene Madre! ‘Ndémo… mòlame un trisùn… dahee! Op, Op… (Risentito) Ohj, no’ picàrme i ginögi in le reni... co’ ti me stciónchi... STORPIO Perdonàme... o l'è la préma voelta co munti a cavalo, no’ ghe sont abituàt. Ohj ti, fagh atensiùn a no’ sbortolàrme de soto, me aricomàndo. CIECO Ferma, ferma! Ohia che quintalàda che té sèt! STORPIO Quintalàda mi?... Ma se a sont 'na pluma... una parpàja! CIECO Una parpàja de piombo, che se at lasi burlàr par tèra at fàit un büso de trovàrghe l'acqua sorgiva... sangodedìo! T'hàit magnà ‘n’ incùden de fèro a colasión? 10/02/12 132 132 12.09 Sala di Cesenatico 133 STORPIO A ti se mato, a son dòj ziórni che no’ magno. CIECO Bòn, ma i saran purànco dòj mesi che no’ ti caghi! STORPIO Ohj che sberlusciàdi...: Déo me végna a testimòni... a i sont sie die apéna che no’ i vago de corpo. CIECO Sie die? Dòj pasti almanco al ziòrno ai fano dódese covèrti. San Gerolamo protetór de i fachìni… son drio a portàrme intórna un magaséno de scorta par un ano de carestia. Am despiàse ma mi at scarégo chi lòga e ti am fèt ól sacrosanto piasér d'andàrte a sbrofàr de föra ‘sto ‘magasinaménto inlegàle! STORPIO: Ma no’ dir demiénse, stupidàe! (Felice) Oih, che bel cavalón che té sèt, orbiàt! Orco… son a cavalo! Cuma l’è bèlo… Voi comprà un cavalo! (Incitandolo) Tròta, me’ bel sguerciòt! Hhhiiii! CIECO: No’ sbàterme in ‘sta manéra che mé se stròpian i reni! 10/02/12 133 133 12.09 Sala di Cesenatico 134 STORPIO: Oh!, senta: no’ té gh’ha un fèro de casciàrte in boca a fagh da morso con un para de singhe ‘tacàde. Am sarìa plu fàzile a menàrte intorno… che te tiro de chi… te tiro de là e pö ‘na… Bòn… ól fagarò co’ le urège… ‘sta aténto: quando té tiro l’orègia de manca, té ve a manca, quando… CIECO: Ol so! STORPIO Férmate! No’ ól sente ‘sto fracàso? CIECO Sí, ól me pare de zénte che sbraita e biastéma! STORPIO Contra chi l'è che i vusa? Fàit un pòch plu in drio che agh è ól stciàro de vedérghe... (Come stesse parlando ad un cavallo) Lilò pògiaaaa... leuuuuu! Bòn, adèso ól vedi... agh l'han con lü... pòvaro Cristo! CIECO Pòvaro Cristo a chi? STORPIO A lu… ól Cristo in la persona... Jesus, fiòl de Deo! CIECO Fiòl de Deo? Lo quale? 10/02/12 134 134 12.09 Sala di Cesenatico 135 STORPIO Come, lo quale? Lo ünigo fiòl, ‘gniuràntu! CIECO At mé végne a dir ca Déio ne gh’ha vüno sol de fiòl? Poeràsso! STORPIO L'han ligàt a ‘na colòna... e i è dre' a picàl. Ohj, come i pica, ‘sti manàt! CIECO Oh poer fiòl... perchè ól pìchen? Cos ól gh'ha fàit a lori... a ‘sti scalmanàt? STORPIO L'è ‘gní a parlàgh de vès tüti amorosi, compàgn de tanti fradèli. L’è un santòn stregonàsso che no’ ghe n’è un ólter ihuàl! I dise che ól fa robe miràbil, meravegióse: ól guarìse e maladìe, le pejòr tremende co’ gh'è al mundo a chi e sopórta con l'ànema zoiósa. Comosión e amor ul sente par ti. No’ ti dimanda se té sèt contento se té drisa una giàmba, se té fa vèder da un ögio: te miràcula e basta! Ma ti varda ben de no’ lasàrte miga catàr de cumpassión par lü, che o l'è ól plu’ gran perìcol de vès miraculàt. No’ fàite comosìon, no’ sdolzìrte de pità! A l'è mejòr che sbarachéme de ‘sta contràda. 10/02/12 135 135 12.09 Sala di Cesenatico 136 CIECO Sbaracàr? E par qual resòn? STORPIO I dise che se ‘sto fiòl de Deo ól ‘gnise solo a traversàr de chi lòga, mi ‘gnería miracolàt d'un bòto... e ti anca, a la misma manéra! TOC! Meracolà, fregà, fotùo! Sarèsmo fotüi! No’ té comprende? Mi no’ pòdo tór ‘sta condisión con alegrèssa. Dovarémo lavorar sóto padrón, col criàr, coi bastùn… perderèsmo ól privilegio mas de cui vivémo! CIECO Ohj che me cata i südori frègi in del pensàrghe! T’è gh’ha rasùn! Ol màsimo priviléz che gh’avémo l’è quèlo de avérghe in pari ai siòri, i magióri, de tòr gabèla: lori coi libri lori, con le spade… nojàrtri co’ la pità! Se ól ghe meràcula a dio ‘catunàg! STORPIO: Oh! Te l’hàit capìda finalmént! Sgomberèm de chi-lòga prima che ól ghe piómba adòso ‘sto stregonàsso. 'Ndèm a intapàrse in quai bögio, dua miracoladór! córi! 10/02/12 136 136 no’ riéssa a trovàrghe ‘sto Mi cognóso una hostària... Córi, 12.09 Sala di Cesenatico 137 CIECO: No, dovémo andàr plu lontàn! Föra da la çitàde. Andémo a Ferara! STORPIO: Ferara! Bòn, ‘démo… Vaì vaì vaì! (Si blocca spaventato) Ferma! Jesus Cristo ól ‘riva de següro anco a Ferara, ól sàbie me! CIECO Bòn, andémo a Bologna! ‘Ndemo,‘ndémo a Bologna! STORPIO (sconfortato) Ferma! Ol vai anco a Bologna… Jesus ól va dapartüto! CIECO: No! Ol gh’ha una çità dove no’ l’arìva! (Pausa) A Roma! A Roma no’ ghe va de següro! ‘Démo, ’démo… (Mima si scivolare) MUAH! Desgrasió! Un’ altra buàgna! Sont ‘ndà a slisegàr! Ohj che me sont inzupàd... no’ sont plú capàz de mòverme! STORPIO Té végna un càncaro! Impròprio adèso?! No’ ti podévi vardàre in do’ té metévi i pie? CIECO: Come fago a vardàr che no’ ghe vedo! No’ ghe vedo, no’… (interrompendosi sbalordito:pausa) Bòja! Ghe vedo!! Deo grazie, 10/02/12 137 137 12.09 Sala di Cesenatico 138 ghe vedo! (Quasi in estasi, scopre tutto quello che lo circonda partendo dai suoi piedi) Ohoo… i miei pie! Varda che bèi pie! Ün, dü, tri, quatro didìni… Oh che bel didón!… Varda! I àrbori… i sasi… Ohoo! Varda tüti i èrbori coi fiorelìn… mé voi ‘basàre a còjere un… (si abbassa e lo storpio crolla a terra disarcionato). STORPIO Desgrasiào, maledècto! Té m’è fàit tombàr par tèra!… (Gli sferra un calcio) TOC! (Un attimo di sbigottimento) Ma sont stàit propi mi che t'ho molàt la pesciàda? Fame provàr de nòvo… (Altra pedata) Sí... sí! (Cambia tono) No’ fémo schèrsi! Chi me valzà la giàmba de drio? Chi m’alsà la giàm… (si interrompe sbalordito: pausa) Dòj giàmbe meracolàt! Dòj giàmbe en una volta sola! Cristo, esageràt! C'ól sia malarbéto ‘sto ziórno... A sont roinàt! CIECO: (continuando a guardarsi inorno, estasiato) Le formìgole, varda! Bele, care! I moschi… quèsti a son de segùro i moschi! Ohi che moscón… no, quèlo l’è ‘n’usélo… dòj uséli! Le 10/02/12 138 138 12.09 Sala di Cesenatico 139 piante, quèlo l’è ól verde de le föje… quante föje! Oh quante föie… ün, dòj, tri, quater, sinc, sise (contina a contare molto velocemente, quindi s’interrompe, cambiando tono)… i conti dopo! (Spalanca gli occhi rapito) Le done! Va che bele le done! (Sempre più esaltato) Va che bele le done! Vuah! (Serie di suoni onomatopieci in segno di grande apprezzamento, dopo un lungo sguardo a “panoramica”)… Miga tutte! (Ispirato) Ol ziélo, ól ziélo che fondo… ohi che lóngo co è! Adèso comprendo còssa l’è ól colór… che bèlo! Ol sol còmo es che pica! Oh luz, luz, luz, luz che no’ riésso plù de mirarla che me inciuchìse… co mé strarìpa in tèl zervèlo! Jesus gràsie! Ol miràculo plu grando che te me fàito l’è quèl de comprénder che dignitàt no’ ès campàr traiénde pità a i altri, dimandàr carità a chi sgòba e fadìga. Mejòr andàr sota padron ma co’ tüte giàmbe e ügi sani e brigàr par cavarsélo da le spale quèl che te ciücia ól sangue. 10/02/12 139 139 12.09 Sala di Cesenatico 140 STORPIO Ma che descórsi de baléngo te vai faséndo. Avérghe padron ma farse scanàr par liberàrse. No, mi no’ ghe sto miga! (Lo spintona con rabbia) Desgrasiò… t’ancorgerìt quando saràit sóto padròn, bastonàt… e quando la tòa dona andrà a putàne e i fiöl de té, desclàvi e imbregà a morir de fame… t’ancorgerìt col’è ‘sta dignitàd. Mi no’ apzètto ‘sta condisión, mi no’ voi ‘sto meràcolo. Mi pretendo de tornar come avànte:acatón! (Andando intorno come impazzito, con voce disperata) Zénte, no’ cognosìt qualche stregognàsso c’ho gh’àbbia un inguénto o che me faga dei segni coi man, col fògo, col fèro de fàrme tornare le giàmbe incrusciàde, storpiàt? Aidème, no’ cognosìt vün... anca fèmena-stròliga (Piangendo) Aidéme! Aidéme a storpiàrme le giàmbe come avanti! Jesus! Dove sei? Jesus! Jesus, pitàt! No’ té gh’’ho giamài blasfemàto mi! Jesus parchè m’hai condanàto? Jesus, Jesus! 10/02/12 140 140 12.09 Sala di Cesenatico 141 MORALITÀ’ DEL CIECO E LO STORPIO 2000 TRADUZIONE Versione per un solo giullare che interpreta entrambi i ruoli. CIECO Aiutatemi, buona gente... fate la carità, a me che sono poveretto e disgraziato, orbo di due occhi, che per fortuna, non mi posso guardare, che mi farei una tal compassione disperata da ammattirmi. Aiutatemi! Aiutatemi che ho perduto… (mima di andare a sbattere contro ad una colonna) Ahia! Merda! ‘Sta colonna! Aiutatemi che sono ubriaco... (sbatte contro un’altra colonna) STON! Ohio!, un’altra colonna!... Aiutatemi! (Altra colonna) TON! (Disperato) Sono circondato da colonne, prigioniero di colonne! Datemi una mano… che ho perduto il cane che mi accompagnava… no... non l’ho perduto: mi è scappato... lo tenevo con una corda... m’ha dato uno strattone... e ‘sto cane vizioso-degenerato è corso dietro a una cagna in 10/02/12 141 141 12.09 Sala di Cesenatico 142 fregola, in calore, ubriaco... che non pensano che a quello ‘sti cagnacci! Beh, almeno io credo fosse una cagna in calore che me l’ha imbesuito, ma potrebbe essere stato anche un gatto vizioso che ce ne sono di quelli che vanno a far moine dietro i cani degli accecati come me... che nessuno aiuta! (Mima di sbattere contro un’ennesima colonna) PAM! Ohi, non mi riesce di sortire da ‘sta trappola! Non posso andare intorno che picchio e ripicchio con la crapa in tutte le colonne e in tutti i cantoni... (A voce spiegata, più che disperato) Qualcuno mi aiuti! (Si sposta sul lato opposto della scena ponendosi in ginocchio: all’istante si trasforma ne “lo storpio”) STORPIO (quasi piangente) Ohi gente di cuore, abbiate pietà di me che sono conciato al punto che nel guardarmi mi sento prendere da tanto spavento che vorrei scappare a tutte gambe, se non fosse che sono storpio… non posso muovermi se non con questo trabiccolo, ma ‘sto mio carretto è andato a finire 10/02/12 142 142 dentro ‘sti squarci che s’aprono 12.09 Sala di Cesenatico 143 all’improvviso nel selciato e tutte quattro le ruote si sono rotte (spezzate). Aiuto, aiuto! Non c’è nessuno che abbia quattro ruote nuove da prestarmi? Dio Signore, fammi la grazia di quattro ruote sane! Dio aiutami! Se nessuno passa di qua a farmi la carità, come riuscirò a campare! Aiutatemi! Abbiate pietà di me! (Si porta sul lato opposto e riprende il personaggio del “cieco”) CIECO Chi grida pietà? Oh!, l’ho detto per primo io, eh! Chi si lamenta che vuole le ruote di Dio? Chi sei tu? altro cambio di posizione STORPIO Sono io che mi lamenta... lo sciancato... storpio con le ruote spaccate. Mi riconosci? CIECO Sì, sì… Vieni vicino a me... da quest’altra banda (parte) della strada, che vedrò di aiutarti... da questo momento, basteranno piccoli gesti ad indicare il cambio di personaggio 10/02/12 143 143 12.09 STORPIO Non Sala di Cesenatico 144 posso, non mi riesce di raggiungerti... Dio maledica tutte le ruote del mondo e le faccia divenire quadrate che non gli riesca più di andare intorno a rotolare! Vieni qui tu... che io non ce la faccio a spostarmi da ‘sta carreggiata! CIECO: Ma come faccio venire da te che ho tutte ‘ste colonne che non mi fanno passare! Dio maledica tutte le colonne del mondo… le faccia crollare sulla crapa di tutti, come tempesta! Maledette colonne! (Cambia tono) Ho una pensata: a furia di prendere botti sul cervello mi si è aperto spalancato! Potrei fare in modo di venire diritto fino a te… se tu mi parli e mi avverti quando sto per andar a sbattere contro una colonna... (parla come fosse lo storpio) “No, fermo! C’è una colonna… passa di là… abbassati, c’è un’altra colonna…” io vengo avanti… ti raggiungo. Guarda, ci starei perfino a caricarti sulle mie spalle, tutto intero, salvo le ruote e il 10/02/12 144 144 12.09 Sala di Cesenatico 145 carretto. Ci trasformeremo in una creatura sola di due che siamo: ti carico in groppa come se tu fossi un cavaliere a cavallo... in un botto (colpo) io divento le gambe tue e tu diventi gli occhi miei e insieme andremo intorno con quattro mani a domandare carità! Carità! Carità! Carità!… Gran pietà faremo! STORPIO Ohi, che pensata! Devi avere un gran cervello tu, pieno di ruote e rotelle! (Spalancando le braccia verso il cielo) Ohi, che il Signore Dio m'ha fatto la grazia di prestarmi le ruote del tuo cervello per farmi andare intorno di nuovo a pietire la gente! CIECO Seguita (continua) a parlare che mi oriento... (mi orizzonto) (si avvia) Vado bene in questa direzione? STORPIO Sí, vai sicuro che sei sulla rotta giusta. CIECO Vado sempre a dritta? STORPIO Sì, va tranquillo che ti do (indico) la direzione. 10/02/12 145 145 12.09 Sala di Cesenatico 146 CIECO: Vengo... Aiutami… parla, parla… che arrivo. (Si blocca, minaccioso) Ah, non fare scherzi a un povero cieco, che se poi t’abbranco, ti strozzo! STORPIO: T’ho detto di andare tranquillo! Partiamo! Va sicuro che non ci sono colonne. CIECO: Sicuro? Non ci sono colonne? (S’incammina e mima di andare a sbattere contro una colonna) TON! Ma… STORPIO: È un albero! CIECO: (inviperito) Lo so anch’io che non è una colonna: è un albero... ma spaccano la crapa (testa) anche gli alberi! Maledetto! Tu mi devi avvisare! Non solo le colonne, anche gli alberi, anche i paloni, anche le case! Per non andare a sbattere è meglio che mi butti gattoni (si pone in ginocchio, carponi. Cambiando tono) Vengo avanti... posso? Mi muovo? Sicuro? Mi muovo. (Esegue. Si blocca e annusa una mano disgustato) Non è una colonna, non è un albero, ma stratanfa di puzza! È merda! Me ne vengo per un’altra strada. Non mi 10/02/12 146 146 12.09 Sala di Cesenatico 147 fido dei tuoi consigli... (va verso lo storpio muovendosi a rovescio come un granchio) così anche se ci sono colonne, alberi, merda, sbatto solamente col culo! Attento che vengo! STORPIO Vieni, vieni bel bambino della tua mamma, vieni qui... vieni caro, non aver paura! Non andar via alla deriva... raddrizza a dritta... Oh, il mio barcone di salvataggio! (Tra sè orgoglioso) Sono anche poeta! Vieni bello, vieni... Attento... attento... che c’è uno smerdazzo di vacca! Ci sei andato deréntro! D’accordo che sei orbo da tutte e due gli occhi, ma sei orbo anche di naso se non senti quel tanfo! Oh povero disgraziato tutto smerdazzato! Vieni qua meschinaccio... CIECO (mima di aver trovato l’amico) Ti ho preso?! Sei proprio tu? STORPIO Sono io quello, oh bel sguercione d’oro! Fatti abbracciare! (Si abbracciano) No con le mani! (Recita disgusto ripulendosi la faccia) Vieni qui, caro... che ti do un bacino! 10/02/12 147 147 12.09 Sala di Cesenatico 148 CIECO: Sono arrivato! Sono arrivato! Oh, grazie mio san Cristoforo! Adesso muoviti… su, montami in spalla… dammi la gamba... La gamba, non il braccio! (S’interrompe meravigliato) È una gamba questa?! Che schifo! Sono contento di essere orbo per non vederla! Dammi l’altra... su, su... madonna! Oddio... Cosa sei? Un coniglio? (Tra sè) Oh, mi fa pietà! (Al compare) Vieni su, su, dammi un colpo (una spinta) col culo… su, monta con ‘sto culone! Ohi, hai le gambe da coniglio, ma il culo d’elefante, eh! Vergine Madre! Andiamo... dammi una spinta forte... daiii! Op, Op… (Risentito) Ohi, non piantarmi le ginocchia nelle reni che mi stronchi... STORPIO Perdonami... è la prima volta che monto a cavallo, non ci sono abituato. Ohi tu, fai attenzione a non sbattermi di sotto, mi raccomando! CIECO Ferma, ferma! Ohia, che quintalata che sei! 10/02/12 148 148 12.09 Sala di Cesenatico 149 STORPIO Quintalata io?... Ma se sono una piuma... una farfalla! CIECO Una farfalla di piombo, che se ti lascio cascare per terra fai un buco da trovarci l’acqua sorgiva... sangue di dio! Hai mangiato un incudine di ferro a colazione? STORPIO Sei matto, sono due giorni che non mangio. CIECO Bene, ma saranno puranche due mesi che non caghi! STORPIO Ohi che sbroffonate triviali: Dio mi venga a testimone... sono sei giorni appena che non vado di corpo. CIECO Sei giorni? Almeno due pasti al giorno fanno dodici coperti. San Gerolamo protettore dei facchini... sto portandomi intorno un magazzino di scorte per un anno di carestia. Mi dispiace ma io ti scarico qui e tu mi fai il sacrosanto piacere d’andare a scagazzar immagazzinamento illegale! 10/02/12 149 149 fuori ‘sto 12.09 Sala di Cesenatico 150 STORPIO: Piantala di ciarlare! (Felice) Ohi, che bel cavallone che sei, orbo! Orco… sono a cavallo! Com’è bello... Voglio comprare un cavallo! (Incitandolo) Trotta, mio bel sguerciotto! Hhhiiii! CIECO: Non sbattermi in ‘sta maniera che mi si stroncano le reni! STORPIO: Oh!, senti: non hai un ferro da cacciarti-infilarti in bocca a fare da morso con attaccate un paio cinghie? Mi sarebbe più facile guidarti intorno... che ti tiro di qui... ti tiro di là e poi una... Bene... lo farò con le orecchie... stai attento: quando ti tiro l’orecchio di sinistra, tu vai a sinistra, quando... CIECO: Lo so! STORPIO Fermati! Non senti ‘sto fracasso? CIECO Sí, mi pare di gente che sbraita e bestemmia! STORPIO Contro chi gridano? Fatti un poco più in dietro che c’è più chiaro e posso vedere meglio... (Come stesse parlando ad un cavallo) 10/02/12 150 150 12.09 Sala di Cesenatico 151 Pogiaaaa... leuuuuu! Bene, adesso lo vedo... ce l’hanno con quello... povero Cristo! CIECO Povero Cristo a chi? STORPIO A lui… al Cristo in persona... Jesus, figlio di Dio! CIECO Figlio di Dio? Quale? STORPIO Come, quale? L’unico figlio, ignorante! CIECO Ah, mi vieni a dire che Dio ne ha uno solo di figlio? Poveraccio! STORPIO L’hanno legato a una colonna... e lo stanno bastonando. Ohi, come pestano, ‘sti malnati! CIECO Oh povero figliolo... perché lo picchiano? Cos’ha ha fatto a ‘sti balordi? STORPIO È venuto a insegnarci ad essere tutti amorosi, come tanti fratelli. È un santone-stregone che non ce n’è un altro eguale! Dicono che fa cose mirabili, meravigliose: guarisce le malattie, le peggiori tremende che ci siano al mondo a chi le sopporta con anima gioiosa. Commozione e amore sente per te. Non ti chiede se sei d’accordo che ti 10/02/12 151 151 12.09 Sala di Cesenatico 152 raddrizzi una gamba, che ti faccia vedere da un occhio: ti miracola e basta! Ma tu guardati bene dal lasciarti prendere dalla compassione per lui, che lì sta il rischio maggiore di essere miracolati. Non lasciarti andare, non sdolcirti (addolcirti) di pietà! È meglio che sbaracchiamo da ‘sta contrada. CIECO Sbaraccare? E per quale ragione? STORPIO Dicono che se a ‘sto figlio di Dio capitasse solo di passare di qui, io verrei miracolato all’istante... e tu anche, alla stessa maniera! Toch! Miracolato, fregato, fottuto! Saremmo fottuti! Non capisci? Non posso accettare ‘sta condizione con allegria. Dovremmo lavorare sotto padrone, sopportar urla bastonate... di colpo ci ritroviamo spogliati del privilegio massimo di cui godiamo! CIECO Ohi… che son preso da sudori freddi al solo pensarci! Hai ragione! Il massimo privilegio che abbiamo è quello di avere pari ai signori, ai maggiori, di prendere gabelle: quelli, coi libri loro, 10/02/12 152 152 12.09 Sala di Cesenatico 153 con le spade... noialtri con la pietà! Se ci miracola addio accattonaggio! STORPIO: Oh! L’hai capita finalmente! Sgombriamo di qui prima che ci capiti addosso ‘sto stregone. Andiamo a “intapparci” in qualche buco, dove non riesca a trovarci ‘sto miracolatore! Io conosco un’osteria... Corri, corri! CIECO: No, dobbiamo andare più lontano! Fuori dalla città. Andiamo a Ferrara! STORPIO: Ferrara! Bene, andiamo... Vai, vai, vai! (Si blocca spaventato) Ferma! Gesù Cristo arriva di sicuro anche a Ferrara, io lo so! CIECO Bene, andiamo a Bologna! Andiamo, andiamo a Bologna! STORPIO (sconfortato) Fermo! Va anche a Bologna… Jesus va dappertutto! CIECO: No! C’è una città dove non arriva! (Pausa) A Roma! A Roma non va di sicuro! Andiamo, andiamo... (Mima di scivolare) MUAH! Disgraziato! Un altro smerdazzo di vacca! Sono 10/02/12 153 153 12.09 Sala di Cesenatico 154 scivolato! Ohi, mi sono azzoppato... non riesco più a muovere il piede! STORPIO Ti venisse un cancro! Proprio adesso?! Non potevi guardare dove poggi ‘ste zampe? CIECO: Come faccio a guardare che non ci vedo! Non ci vedo, non... (interrompendosi di colpo, sbalordito) Boia! Ci vedo!! Deo grazia, ci vedo! (Quasi in estasi, scopre tutto quello che lo circonda partendo dai suoi piedi) Ohoo... i miei piedi! Guarda che bei piedi! Uno, due, tre, quattro ditini… Oh che bel ditone!… Guarda! Gli alberi… i sassi... Ohoo! Guarda l’erba con i fiorellini... mi voglio chinare a cogliere un… (esegue e lo storpio crolla a terra disarcionato). STORPIO Disgraziato, maledetto! Mi hai fatto cadere per terra!... (Gli sferra un calcio) TOC! (Un attimo di sbigottimento) Ma sono stato proprio io che ti ho mollato la pedata? Fammi provare di nuovo... (Altra pedata) Sí... sí! (Cambia tono) Non facciamo scherzi! Chi mi ha sollevato la gamba da dietro? Chi mi ha alzato la gam... (s’interrompe 10/02/12 154 154 12.09 Sala di Cesenatico 155 sbalordito: pausa) Due gambe miracolate! Due gambe in una volta sola! Cristo, esagerato! Che sia maledetto ‘sto giorno... Sono rovinato! CIECO: (continuando a guardarsi intorno, estasiato) Le formiche, guarda! Belle, care! Le mosche... queste sono di sicuro le mosche! Ohi che moscone... no, quello è un uccello... due uccelli! Le piante… quello è il verde delle foglie... quante foglie! Oh quante foglie... una due, tre, quattro, cinque, sei (continua a contare molto velocemente, quindi s’interrompe, cambiando tono)… le conterò dopo! (Spalanca gli occhi rapito) Le donne! Va che belle le donne! (Sempre più esaltato) Va che belle le donne! Vuah! (Serie di suoni onomatopieci in segno di grande apprezzamento. Dopo un lungo sguardo a “panoramica”)… Mica tutte! (Ispirato) Il cielo, il cielo che profondo! Ohi che lungo che è! Adesso capisco cos’è il colore... che bello! Il sole come picchia! Oh luce, luce, luce… luce che non riesco 10/02/12 155 155 12.09 Sala di Cesenatico 156 più a rimirarla che mi ubriaca... che mi straripa nel cervello! Jesus grazie! Il miracolo più grande che mi hai fatto è quello di farmi intendere che dignità non è campare traendo pietà dagli altri, chieder l’elemosina a chi sgobba e fatica. Meglio andar sotto padrone ma con le gambe e gli occhi sani e brigare per cavarti dalle spalle quelli che ci succhiano il sangue. STORPIO Ma che discorsi da balengo vai facendo. Avere padroni, ma farsi scannare per liberarsene! No, io non ci sto. (Lo spintona con rabbia) Disgraziato... t’accorgerai quando sarai sotto padrone, bastonato… e quando la tua donna andrà a far la puttana e i figli tuoi, schiavi e costretti a morire di fame... t’accorgerai di cos’è fatta ‘sta dignità. Io non accetto ‘sta condizione, io non voglio ‘sto miracolo. Io pretendo di tornare come prima: accattone! Voglio campare di poco pane ma di tutta libertà! (Andando intorno come impazzito, con voce disperata) Gente, non 10/02/12 156 156 12.09 Sala di Cesenatico 157 conoscete qualche stregone che abbia un unguento o che mi faccia dei segni con le mani, col fuoco, col ferro per farmi tornare le gambe storpiate? Aiutatemi, non conoscete uno... anche femminastrega… (Piangendo) Aiutatemi! Aiutatemi a storpiarmi le gambe come prima! Jesus! Dove sei? Jesus! Jesus, pietà! Non ti ho mai bestemmiato, io! Jesus perché m’hai condannato? Jesus, Jesus… 10/02/12 157 157 12.09 Sala di Cesenatico 158 IL MIRACOLO DELLE NOZZE DI CANA Foto 10. “La Domenica delle Palme”. Stampa popolare del secolo XVIII. Prologo EINAUDI 1969 Un inglese, certo Smith, nell’Ottocento ha raccolto in un volume parecchie rappresentazioni sacre d’Italia (viene proietta la foto 10). Ecco, questa è l’immagine di un “mistero” che ancora oggi si rappresenta in Sicilia, esattamente nella Piana dei Greci. Questa azione corale indica tre riti diversi che si esprimono in una situazione analoga: l’entrata di Cristo in Gerusalemme applaudito come re di Israele, attorniato dal popolo festante che agita rami d’ulivo e tralci di palma. Ancora rappresenta Bacco, il dio dell’allegrezza e dell’ebbrezza, in processione con i satiri; e infine Dioniso accompagnato dai sileni e dalle baccanti che scende agli inferi. A proposito di questa divinità della Grecia primitiva, di origine tessalicominoica, dobbiamo ricordare che nelle prime 10/02/12 158 158 12.09 Sala di Cesenatico 159 catacombe cristiane troviamo la figura di Cristo rappresentata con la stessa immagine del dio greco arcaico. Di lui si racconta che preso di immenso amore per le creature umane, quando Plutone dio delle tenebre venne sulla terra a rapire CoreProserpina, vergine dea “del novello aprile” (come si canta in un maggio toscano) per trascinarla all’inferi e godersela tutta per sé, egli Dioniso, si sacrificò: salì in groppa a un mulo, scese all’Ade, pagò di persona, con la propria vita, pur di restituire agli uomini la dolce fanciulla simbolo della primavera. Anche Gesù, appresso, è quel Dio che viene sulla terra per cercar di ridare la primavera agli uomini. Questo incastrare le divinità e i loro eventi l’uno deréntro l’altro, notate bene, non è casuale nella storia delle religioni di tutti i popoli, assomiglia piuttosto a un disegno a cerchi susseguenti che riproducono gli stessi motivi trasformandoli e riproponendoli all’infinito. A raccontare questo mistero, sacro e buffo insieme, “Le nozze di Cana” 10/02/12 159 159 12.09 abbiamo il Sala di Cesenatico 160 personaggio personaggio-guida di questa dell’ubriacone, giullarata, che racconta come, trovandosi ad una festa nuziale, si sia ubriacato con il vino fabbricato, inventato espressamente da Gesù Cristo. Gesù Cristo, dunque, che diventa Bacco, e che ad un certo punto è rappresentato all’impiedi, sopra un tavolo, mentre esaltato incita tutti i commensali: “Imbriaghìve zénte, fèite alegrèssa, inciuchìve, fèit bòn! No' aspecìt dòpo!” Siate felici, è questo che conta: non aspettate il paradiso “dopo”, appresso, il paradiso è anche qua sulla terra. Proprio il contrario di ciò che ci insegnano a dottrina, da ragazzini, quando ci spiegano che, insomma, bisogna pur sopportare... siamo in una valle di lacrime... non tutti possono essere ricchi, c’è chi va bene e chi va male, ma poi ognuno viene ricompensato quando saremo nell’aldilà... State tranquilli, state buoni e non rompete le scatole. Questo, più o meno. 10/02/12 160 160 12.09 Sala di Cesenatico 161 Due sono i personaggi che conducono questa rappresentazione: l’ubriaco e l’angelo. L’angelo, meglio un arcangelo, vorrebbe raccontare il prologo di uno spettacolo sacro, deréntro i canoni tradizionali; l’ubriaco sproloquiante, vuole a sua volta, ad ogni costo, raccontare l’evento come lo ha vissuto di persona a testimoniare della sbronza procuratasi col vino delle nozze di Cana. L’angelo parla un veneto aristocratico, elegante, forbito; l’altro in un volgare rozzo, becero e fortemente colorito. I due giungeranno ad un diverbio poco dialettico che si risolverà con pedate e spintoni: l’angelo sarà costretto alla fuga. La giullarata sarà da me realizzata senza l’aiuto di alcun attore di “spalla”, non per un eccesso di protagonismo ma perché me lo impone la struttura monologante del brano. Abbiamo tentato più di una volta a mettere in scena brani di questo tipo con diversi interpreti ma abbiamo scoperto che non reggevano. L’azione nella versione dialogata 10/02/12 161 161 12.09 Sala di Cesenatico 162 ristagna, si creano continui vuoti di ritmo e spesso cala ogni tensione comica e drammatica. Al contrario l’affabulazione del giullare, unico interprete, realizza effetti di sintesi e velocità di sdoppiamenti, che proiettano un fitto gioco d’azioni allusive, cariche di fantastica teatralità e che raddoppiano tensione e comicità. Allora, quando mi troverò da questo lato del proscenio (indica a sinistra), rappresenterò l’angelo, aristocratico, con bei gesti; quando mi sposterò sull’altro lato (indica a destra), sarò l’ubriaco. (Fino a quando il personaggio dell’angelo rimarrà in scena, ne sarà proiettata sul fondo l’immagine: foto 11. Un “angelo”, di Cimabue, Assisi, Triforio di San Francesco (fine secolo XIII). 10/02/12 162 162 12.09 Sala di Cesenatico 163 LE NOZZE DI CANA Presentazione 2000 corretta “Le nozze di Cana”: si tratta evidentemente della festa di nozze - il mariazzo - con l’immancabile miracolo del vino. Il racconto del miracolo è introdotto da un “contrasto” fra un angelo e un ubriaco, un beone che si è inciucchito grazie al vino fabbricato da Gesù Cristo. La descrizione della qualità di questo vino è espressa in un linguaggio quasi luculliano, ma la parte più epica della giullarata è senz’altro la presentazione di Cristo. L’ubriaco ce lo descrive come una persona profondamente umana di una simpatia e giovialità a dir poco divina, forse fin troppo espansivo… Gesù alla levata dei calici, sferra manate sulle spalle degli invitati da procurar loro un pneumatorace spontaneo! Ad un certo punto, sale su un tavolo e mesce da bere a tutti, invitando i 10/02/12 163 163 12.09 Sala di Cesenatico 164 commensali a gran voce ad un brindisi quasi orgiastico. Uguale e preciso a quei Gesù che noi conosciamo grazie la raffigurazione classica del Quattro e Cinquecento... non so se avete in mente quella scena, la gran tela delle “Nozze di Cana” dipinta dal Veronese dove appare un Cristo bellissimo con boccoli fluttuanti che scendono a cascata fin sulle spalle... occhi che spargono luce, naso sottile, barba fitta e riccioluta: Sandokan, tanto per capirci. Avvolto in un panneggio con pieghe studiate, proiettanti riflessi, double face. Il dipinto ci mostra ancora uno stuolo di belle signore eleganti, tutte ornate di collane splendide, che fan cerchio al Messia: “Che ci offre oggi, Maestro? Ci suona qualcosa?” ... e un discepolo le avverte: “ E’ un altro maestro, questo!” Si sa... nei ricevimenti fastosi si cade spesso in confusione. Proprio un ambiente da gran signori: colonne a torciglioni, archi, tendaggi... quassù gli invitati di riguardo, più sotto quelli della corte bassa che trincano e 10/02/12 164 164 12.09 Sala di Cesenatico 165 sbevazzano, versando da otri e botticelle il vino del miracolo... Cristo fra i notabili regge una coppa di cristallo... Lui beve whisky. Vi posso ricordare anche di quell’altro Cristo... quello aristotelico, quasi euclideo, opera sublime di Piero della Francesca, pittore straordinario. Vediamo il figlio di Dio collocato deréntro una perfetta geometria prospettica, capolavoro di metafisica! Colonne in progressione, con trabeazioni a scorcio, lui, Cristo... nudo, legato ad una colonna... un raggio di taglio, una splendida luce che mette in risalto il fluire dei capelli... così: (si atteggia a statua ellenistica, tenendo il viso alto e leggermente piegato)…la sua parte buona è questa (indica un lato del viso)” ... appoggiato su una gamba, l’altra ripiegata... gioco a basculla dell’anca, la spalla di destra un poco alzata, il busto leggermente torto... Prassitele, insomma! Ai lati del Cristo due energumeni che lo aggrediscono con flagelli e verghe... froppate della madonna! Sudati, abbruttiti... nella foga di battere si sono 10/02/12 165 165 12.09 Sala di Cesenatico 166 quasi attorcigliati su se stessi, lo percuotono con furore inaudito e lui è lì... assente che sembra dire annoiato: “Ne avete ancora per molto?” Non ha partecipazione umana. D’altra parte è DIO... che gliene frega: “Il corpo è lì ed è dell’uomo, ma io sto lassù!” Invece quest’altro Gesù che vi presentiamo ora è proprio deréntro tutto il suo corpo; sto parlando del Cristo descritto dall’ubriaco. Lo vediamo in piedi sul tavolo che incita i commensali a godere del suo vino: “Bevét zénte, inciuchìve, imbriachìve... fàit bón... no’ aspecít... dopo... de morti, a vès felìz!”. Bevete gente… state bene… subito qua, su questa terra! Non aspettate dopo… da morti ad essere felici! In fondo sono proprio gli stessi discorsi, precisi, che il curato o cugitore ci propinano da ragazzini a dottrina. Ci spiegano che siamo in una valle di lacrime, che bisogna sopportare pazienti, che siamo di transito... come in una sala d’aspetto: ognuno che attende il proprio turno. (Fa 10/02/12 166 166 12.09 Sala di Cesenatico 167 immaginare l’ingresso di un angelo-uscere che legge su un registro) “Alfonso Pierin! Si va !” (Mima il levarsi di scatto di un’anima) “Tocca a me... addio gente! (Accenna ad un’ascesa leggera, quasi danzata, in cielo)” “Fiornina Lazzati: via!” “Tocca a me! Saluti alla compagnia... ci vediamo!” I parroci ci assicurano anche che nascere poveri in un certo senso è una fortuna: “Povero, sei povero! Beati i poveri di spirito…” “Ah sì?... Ciumbia!! (Gesto di allegria mistica) Ah, ah, ah... fino a poco fa mi sentivo un catorcio, un diseredato... ma adesso che me lo dici tu... mi stento proprio beato... ah, ah, ah... sto proprio bene, guarda... ah, ah, ah (sghignazza saltellando felice)... sono povero, sono povero!” (Cambio rapido di tono e atteggiamento) Al contrario, per i ricchi: “Porco cane, mi è andata male, sono nato ricco! Vabbé”. Senza scherzi: essere ricchi al tempo in cui in Palestina viveva Gesù era un’autentica iattura, perché quel Cristo era un santo tosto! Vi ricordate le insolenze che lanciava... un tremendo moto 10/02/12 167 167 12.09 Sala di Cesenatico 168 d’accidia verso il ricco, quasi un odio di classe... non l’ho mai capito. (Entra nel personaggio di Gesù che s’arresta indicando lontano con il braccio teso): “Ricco!” (agita la mano in segno di minaccia, mima di afferrare il ricco, gettarlo a terra e di schiacciarlo come un bacherozzo. Alla fine della pantomima commenta) Tanto che i ricchi in Palestina non uscivano neanche di casa, vivevano nel terrore di incontrare Gesù: “Andiamo fuori a prendere una boccata d’aria?” “No, no... poi incontro Gesù di Nazaret che mi punta il dito!” “Sta tranquillo, è nell’orto dei Getsèmani che prega. ” “No, io non esco! ” Rimanevano chiusi in casa, guardavano attraverso le imposte. Sono nate in quel tempo le persiane... per premettere ai ricchi di sbirciare fuori, senza essere scorti (mima di spiare attraverso le 10/02/12 168 168 12.09 Sala di Cesenatico 169 imposte). “Non c’è, non c’è (si ritira di colpo, spaventato)...CRISTO!!” Ed è lì che è nata questa espressione. Prima d’allora era assolutamente sconosciuta. Uscivano solo di notte, quando non c’era anima viva per la città: “Vieni, respiriamo un po' d’aria fresca... non c’è nessuno... piano, piano... ah, che bello!”... TOM! Il dito terribile di Gesù Cristo che spunta dall’angolo: (in atteggiamento di giudice estremo) “Ricco, è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago, che tu nel regno mio dei cieli... ah, ah, ah!” (Sghignazzando agita le braccia e produce l’immagine di Cristo che spiega le ali e spicca il volo, salendo in cielo, sempre più piccolo fino a scomparire nell’infinito). Io da ragazzo mi chiedevo perché ce l’avessero tanto con questo povero cammello, al punto di volerlo ficcare ad ogni costo deréntro la cruna di un ago. Ma che v’aveva fatto ‘sta povera bestia? E mi vedevo una banda di energumeni scatenati: “Dov’è ‘sto cammello... acchiappalo, dai... reggi la 10/02/12 169 169 12.09 Sala di Cesenatico 170 cruna... spingi, ruzza... forza! Tutti insieme! Dai che s’infila. No... si è bloccato... maledetta gobba! Spingiamo... ohohoh”... FLOOP (mima l’infilata dell’animale nella cruna sventrata dell’ago). Fatto: vien fuori un cammello senza gobbe... Ecco come e quando è nato il cavallo. Torniamo al “dialogo a contrasto” fra l’angelo e l’ubriaco. Anche qui abbiamo un unico giullare che rappresenta i due personaggi. Immaginate da questa parte (indica il lato destro del proscenio) c’è l’ubriaco, dall’altra l’angelo. Basterà di volta in volta che io accenni solo al cambio di posizione e voi indovinerete chi dei due sta parlando. Il volgare che ascolterete in questa “conta” è ancora lombardo, ma naturalmente infarcito di termini provenzali, veneti, romagnoli con qualche espressione napoletana, tanto per renderlo più brillante. Il primo a intervenire è l’angelo che si prepara ad introdurre il mistero del vino in forma canonico, l’altro lo interrompe per raccontare a sua 10/02/12 170 170 12.09 Sala di Cesenatico 171 volta il miracolo ma come sua esperienza personale: lui c’era a quel miracolo. Nel diverbio, vengono addirittura alle mani. L’angelo ci appare in tutto il suo splendore, biondo, occhi grandi e luminosi, slanciato, elegante in ogni suo gesto... qui (indicando se stesso) dovrete dimostrare molta fantasia! (Parte il contrasto ) 10/02/12 171 171 12.09 Sala di Cesenatico 172 LE NOZZE DI CANA monologo - didascalia ANGELO (si rivolge al pubblico sollevando le braccia al cielo ad imitazione degli oranti) Fèite atensión, brava zénte, che mi vòi parlarve de una storia vera, una storia che l'è cominzàda... UBRIACO (interrompendolo) Anco mi ve voi ‘contàre de una storia maravegiósa... de ‘na ciùca belìsima che me son catàt! ANGELO 'Briagon!... Cito! UBRIACO Vorìa ‘contàre anca mi... ANGELO No! Ti no' te conti! Che mi son lo spròlogo e débio sprologàre a mi! Föra! UBRIACO (accenna a parlare) Ma… ANGELO: Cito! (Al pubblico riprendendo la posizione iniziale) Brava zénte, tüto quèlo che anderémo a ‘contàre ól sarà tüto vero, tüto el sorte dai libri dei vanzéli e quèl pòch che gh'èm tacà de fantasia... UBRIACO Mi no’ ghe taco de fantasia, l'è una storia vera: me son catàt un'imbriagadüra si dólza, 10/02/12 172 172 12.09 Sala di Cesenatico 173 che non me vògio gimài plù embriagàre al mundo... ANGELO Cito! 'Briagón! UBRIACO No' pòdo nemanco ‘contàre... ANGELO No! UBRIACO Eh... ma mi... ANGELO No, ti no' te ‘cónti! (Al pubblico, come sopra) Bòna zénte... Tüto quèlo che anderémo a ‘contàrve ól sarà tüto vero, tüto o l'è sortío dei libri e dei vanzéli e quèl pòch che gh'èm tacàt de fantasia... UBRIACO (sottovoce e mimando) Dopo (indica col dito) ve raconto de quèsta ciòca belìsima... ANGELO Oh!, imbriagón! UBRIACO Non fazéva niente!... Solo col dido... ANGELO Neanche col dido! UBRIACO Eh, ma non fago rumor col dido! ANGELO Ti fa' rumor sì... Te fasévi: rrrrr... UBRIACO No' è vera! ANGELO: Cito! UBRIACO: Eh, ma no' pòdo nemanco fiadàre? 10/02/12 173 173 12.09 Sala di Cesenatico 174 ANGELO: No! UBRIACO: No' pòdo fiadàre? ANGELO: No! UBRIACO: Nemanco col naso? ANGELO: No! UBRIACO: Se no' fiàdo a s’ciòpo! ANGELO S’ciòpa! UBRIACO Ah ma... se a s'ciòpo a fago rumor, ah! ANGELO S’ciòpa in silénsio! UBRIACO: Oh, ma l'è dificile s’ciopàre in silénsio! ANGELO: Cito! UBRIACO (ribadisce) Ma no' son capàze! ANGELO Citooo! (Al pubblico) De tüto quèlo che andarémo a ‘contàre ól sarà tüto vero, tüto o l'è sortío dai livri, dai vanzéli… quèl pòch che gh'èm tacàt de fantasia... L'ubriaco si avvicina all'angelo giungendogli a tergo e gli strappa una piuma. 10/02/12 174 174 12.09 Sala di Cesenatico 175 UBRIACO (sottovoce, tra sè, mimando di far volare la piuma) Uhi, che bela pluma coloràda... ANGELO Briagón!... UBRIACO (sussulta spaventato, getta la piuma per aria e mimando fa immaginare che una delle piume, ricadendo, gli si infili in bocca: tossisce rumorosamente) Eh... ma... Te me l'hai fàita magnàre!?... (Si torce come preso da un gran solletico nello stomaco) I sgrìsoi!... El galìttigo! ANGELO (indispettito) Cito! UBRIACO Eh, ma mi... non... ANGELO Föra! UBRIACO: Ma mi... (continua a sghignazzare per il solletico) Oh, oh... ANGELO (lancia un’occhiataccia all’ubriaco e riprende il suo discorso) Tüto quèlo che anderémo a ‘contàr el sarà tüto vero, tüto o l'è sortío dai livri, dai vanzéli... (L'ubriaco torna vicino all'angelo e gli strappa, da dietro, altre piume, mima l'ammirazione per le medesime; ne strappa un’altra e l’annusa: disgustato la butta. Compone 10/02/12 175 175 12.09 Sala di Cesenatico 176 le piume a ventaglio, si fa vento e si pavoneggia. L'angelo se ne accorge) 'Briagón!... UBRIACO Eh?... (Butta in aria le piume che fa immaginare ricadano come pioggia) Névega... ANGELO Ma ti vòl sortìr da ‘sto palco? Se no' ti sorti subetaménte mi te trago föra a pesciàdi! UBRIACO: A pesciàdi?! ANGELO: Sì, a pesciàdi! Föra! UBRIACO: (al pubblico, indignato) Zénte!... Avìt ascultàt? Un ànzelo che me vòl casciàr via a pesciàde... a mi! Un ànzelo!! (Aggressivo, all’angelo) Végne, végne anzelón, végne galinàsso! Che mi te strapo i plume a vuna a vuna, anco dal cül... dal de drio... Végne, galinón... Végne! ANGELO Aído... No’ tocàrme! Aìdo! ‘Sassìnoo... (Fugge spaventato). UBRIACO L'ànzelo l'è scapàt e m'ha dit ‘sasìno! Ma come pòl dirme ‘sasìno a mi? A mi che me retruòvo con tanta bontà adòso, che me sorte dolzór de santo anco da le orègie, gràsie a 'sto vin 10/02/12 176 176 12.09 Sala di Cesenatico 177 che me se deslèngua da partüto, me se sglòsa anca partèra, de spanzegàrghe de soravìa... Che mi non imazinàva mia che se saría finìda si bén sta zornàda, ca o l’éra cominzàda in una manéra malarbèta, desgrasiàda... Mi s'eri invitào in un mariazzo, un spusalìsio, in un loegu chi-lòga che ciàmeno Cana... Cana... che apòsta, dòpo, ghe digaràno: nosse di Cana. Bón, lì, mi son andàit! Son ‘rivào... gh’éra un gran tavolón con la roba de mangiare soravìa... tanti invitati... no' sentà, tüti in pie, che o i biastemàva o i spüdàva par tèra, dàvan pesciàdi tremende a le piére de rutulàrle. O gh’éra la sposa che la piagnéva, la madre de la sposa che se strasàva i cavèi. O gh’éra ól patre de la sposa devànti al muro che quèl dava testunàti, a rebatùn... catìvo! "Ma cosa è capitàt?” a domandi. “Oh, desgràsia?” - “O l’è scapàt el sposo?" - "No! El sposo è quèl li-lòga (indica) che biastéma pù de tüti!" - "Ma cosa è capitàt alóra?" - "Oh, desgràsia... émo descovèrto che un tinàsso empiegnìdo de vino par 10/02/12 177 177 12.09 Sala di Cesenatico 178 ól banchèto del sponsalìsi, ól s'è rovérso tüto in aséto!" - "Tüto in asét?! Bòja che disgràsia! Sposa bagnàda a l'è fortunàda, ma bagnàda in du l'asét a l'è desgrasiàda de schisciàre e casciàre via!" E tüti che piangnévan, ól sposo biastemàva, la matre se strasciàva i cavèi, la sposa la piagnéva, ól padre de la sposa devànti al muro ch'ól dava testunàde a rebatùn, catìvo! In quèl mentre ‘riva dénter un zióvine, un che ghe dìseno Jesus... fiòl de Deo de sovranóme. No l’éra sulèngo, a no, l’éra incumpagnàt de la sòa mama, vüna che ghe dígheno la Madona. Gran bela dona! (Accenna ad una camminata elegante e fascinosa) Eveno invitati de riguardo, che rivàveno un pòch in ritardo. Apéna questa sciüra Madona l’è vegnüda a savér de sto impiastro burlérei che o gh’éra in pie per ‘sto facto che s'era roversàt el vin en asét, la gh'è andàda visín al so Jesus, fiòl de Deo, fiòl anca de la Madona, e ól gh'ha dit(si esprime infilando le parole una dopo l’altra a grande velocità senza 10/02/12 178 178 12.09 Sala di Cesenatico 179 prender fiato): “Ti fiòl che ti è tanto bòn zóvin caro che te fa' de robe meravigliose par tüti quèi che gh'han besógn in quèsto momento de tristìssia varda se te ha el plasér de traj foera de impiàster burlérei che i ha infesciàt sta povera zént e daghe plasér ‘legrèssa che se pòda recordàr de ‘sto santo ziórno. Alelùia! Alelùia!”. Apéna la Madona l'è andà a dirghe quèste quattro cialàde al so' fiòl, emo visto tüti fiorìrghe sui làver del Jesus, un surìso dólzu, ma cossì dólzu... che se nu’ te stàvet aténtu, te se stacàvan i rudèli di genöcc a tumburlàrse sui didón dei pie, par la cumusiùn! E tüto d'un colpo 'sto Jesus l'ha dit: “Bòn, zénte, podarìa ‘verghe dódeze sidèle o ótri impiegnìde de acqua ciàra e nèta?” L'è stat un fülmin, tràchete, dódeze otri son ‘rivà lí davanti, impiegnìde d'acqua, che mi, vedè tuta quèl'acqua in un culp sol, me sont sentí infìn male... me pareva de negare... Bòja! S'è fai un silénsio che pareva de v’èsser in gésa al Santus, e ‘stu Jesus l'ha insciunscicà un po' cui 10/02/12 179 179 12.09 Sala di Cesenatico 180 man, slongàndo (fa il gesto di tirarsi le dita), vun per vun i didi a s'cioch, e po’ l'ha valzà su tri didi, sojaménte tri didi, i alter dòi i tegnéva schisciàt... e l'ha cuminzàt a far di segni suravía a l'acqua... di segni che fan sojaménte i fiòl de Deo. Mi, che s’eri distacàt de söravia, che v’ho dito: l'acqua me fa impressiùn a vardàrla... no’ vardàva... miravo i ögi in del vòdo co’ tristìssia... s'eri pugià sóra lí, un po’ tristànso, e d'un bòto me senti ‘rivà de deréntro i böcc del naso un parfüm come de üga schisciàda! No pudéva cunfùnderse... a l’éra vino! Bòja, che vin! Me n'han pasàt ‘na bròca, gh’ho pugià i làver, hu mandà giò un góto... (come in estasi) bòja!... Oh... Oh... beati del purgatorio, che vin!... ‘Bucàta apéna, amareul in tul fund, un frizzìch frizzantìn, saladín in tèl mèzz, c'ól mandava stralüzz de garànza e barbàj da par tüt, senza fiùr né bave, tri an almànco de stagiunadüra... anàta d'ora! Che l’andava giò slizigàndo par ul gargòzz a gorgogiàr fin in dul stòmego... ul se freluntàva un pochetìn fremendo, ul restava lí de rimpiàz, peu, gnòch, ól 10/02/12 180 180 12.09 Sala di Cesenatico 181 dava un rigatón, turnàva indré a rutulún sü par ól gargòzz, ól ‘rivàva fina ai böcc del nas, ól se spantegàva in feura tütt el parfùm... che se pasàva vun anca a cavalo, de prèscia, (mima l’impennarsi di un cavallo col cavaliere allocchito in atteggiamento monumentale) gniuu... bll... “A l'è primavera! " el vusàva! Che vin!... E tüti che ‘plaudiva al Jesus, “Bravo Jesus, at sei divino! ” E tüti che tracanàva, s’enciuchìva, balàvan, balàva la sposa, cantava lo sposo. Sojaménte o gh’éra ól patre de la sposa, devànti a un müro, c'ul dava testunàde a ribatón, catìvo... che nisciün ól gh’avéa ‘vertìdo del miracolo! Ol Jesus a l'éra montàt in còpa a un banco, in pie, ul masceva vin par tüti. “Bevé zénte, fèite ‘legrìa, fèite bòn!, inchiuchìve, imbriaghìve, no aspetí ól paradiso dòpo... sübito, adèso catélo... no’ dopo de morti!” D’un bòto ól s’è incurgiùt dela sòa mama: “Perdunéme 10/02/12 181 181 mama sunt andàit un po' in 12.09 Sala di Cesenatico 182 barlòcca!... Bévete un góto de vino, mama!" - “No, no, fiòl, gràsie, at ringràsi, ma mi no’ podi béver, che mi no’ son abituàda al vino... me fa turnà la testa... che dopo disi i stupidàdi.” “Ma no, mama, no’ te pò far mal, te menarà solamente un po' de alegrèssa! No te pò far mal, ‘sto vino, l'è bòn, l'è santo, a l'è vin s’cèto... a l'ho fai me!” E peu, a ghe son amò i canàja malarbèti, che va intórna a racontàre che ól vino a l'è un'invensiùn del diàol satànazzo e l'è pecàto. Ma te paresse che se ól vin ól fudèsse pecàto, ól Jesus ghe l'avaria dato de bévere a la sua mama? A la sua mama de lu? Che lu l'è ciapàt de tanto amor par lée, che mi no gh'ho par tuta la sgnapa de ‘sto mondo! Mi son següro che se el Deo Padre in la persona, invece de imparàrghelo al Noè, tanto tempo dòpo, ‘sto truco meravigióso de schisciàre l'üga, de trar foeura el vino, ól ghe l'avesse insegnàt sübit, fin dal prinzìpio, all'Adamo, (levando il tono della voce) subito, prima de l’Eva, sübit, come l'aveva 10/02/12 182 182 12.09 Sala di Cesenatico 183 impastàt co' la mota,(mima l’azione di uno scultore che fabbrica un pupazzo di creta) co' la tèra, cu' l'hai fàito un prucugnùn (allude alla testa del pupazzo)... po' gh'aveva fàit dò bögi per i ögi, po' le balète de i ögi, le palète de le orège par sentìrghe, ól naso coi bügit, la boca...(infilare due dita nella bocca del pupazzo) "Sta 'tento co' quei dencìt de no' cagnàre, veh! Adèso el còlo... spalète, po’ i brascìt... i gómbeti, i didi... Le fago come ghe le ho mi… (conta le proprie dita) un, du, tri, quattro, cinque par parte… cunt ól biro… (mima con discrezione, di improntare il sesso di Adamo) ól pisèlo, le ciapète, végni giò coi giambi, coi pie, anche chi… cinque dida... Mo’ te dago la vida... (come gli soffiasse in bocca) FFFPPPHHOO... respira Adamo... (soffia come un mantice e lo incita ad aspirare aria con forza) ah, ah, ah, ah... Vita vita Adamo! Dèrva i ögi, vai che te sèt vivo! (Mima di sorreggere la creatura costringendola a camminare) Adèso ‘spècia che te preparo ól mèsto. (Fa il gesto di approntare un gran mastello 10/02/12 183 183 12.09 Sala di Cesenatico 184 e invita Adamo ad entrarci) Deréntro, chi-lòga, deréntro ól mastèlo... adèso l'üga, va che graspi d'üga, dai schìscia l'üga, dai bala, sgàmba, salta, via, alè... spantéga! (Lo incita a danzare e a calpestare il mosto battendo le mani a segnare il ritmo)” (Staccandosi dall’azione viene in proscenio e commenta con foga) Subito Deo dovéa insegnàrghe: “Adamo, uva, Eva, vino!” Non sarèsmo in ‘sto mundo malarbèto, sarèsmo tüti in paradiso (fa il gesto di sollevare un bicchiere e brindare): salüt! Parchè a l’éra a basta che in tèl ziórno malarbèto che atacàdo... a rénta a l'Adamo a l'è ‘‘rivàto el serpentùn canàja cont in boca la pòma che ól diséva: “Magna la pòma, Adamo! (Come in una danza orientale mima i movimenti a torciglione del serpente che si annoda intorno all’Adamo tenendo il pomo nelle fauci spalancate) Dólze, bòne, dólze le pòme... rosse!, bòne le pòme ‘mé l'üga!”. L'éra basta che l'Adamo gh’avéa aut nascondùo int tèl de drio un biceròt impiegnìdo de 10/02/12 184 184 12.09 Sala di Cesenatico 185 vino l'avría catàt á pesciàdi tüti i pomi de la terra, schisciàt la crapa al serpentón, e l’avrìa criàt (brindando): "Salüt! Alè! Partì, par lü, ‘legrìa, 'cu Dio la t’era!". 10/02/12 185 185 12.09 Sala di Cesenatico 186 NOZZE DI CANA TRADUZIONE ANGELO (si rivolge al pubblico sollevando le braccia ad imitazione degli oranti) Fate attenzione, brava gente, che io voglio parlare di una storia vera, una storia che è cominciata... UBRIACO (interrompendolo) Anch’io vi voglio raccontare una storia meravigliosa… di una ubriacatura bellissima che mi sono preso! ANGELO Ubriacone!...Zitto! UBRIACO Vorrei raccontare anch’io... ANGELO No! Tu non racconti! Che io sono il prologo e devo prologare io! Fuori! UBRIACO: (accenna a parlare). ANGELO Zitto! (Al pubblico riprendendo la posizione iniziale) Buona gente, tutto quello che vi andremo a raccontare sarà tutto vero, tutto sorte (esce, viene) dai libri e dai vangeli e quel poco che abbiamo aggiunto di fantasia... UBRIACO Io non ci attacco niente di fantasia, è una storia vera: mi sono preso una ubriacatura così 10/02/12 186 186 12.09 Sala di Cesenatico 187 dolce mi sono presa una ubriacatura così dolce, che non voglio più ubriacarmi al mondo... ANGELO Zitto!… Ubriacone!... UBRIACO Non posso nemmeno raccontare… ANGELO No! UBRIACO Eh... ma io... ANGELO No, tu non racconti! Sssss!... (Al pubblico, come sopra) Buona gente... Tutto quello che andremo a raccontarvi sarà tutto vero, tutto è sortito dai libri e dai vangeli. Quel poco che ci abbiamo aggiunto di fantasia... UBRIACO (sottovoce e mimando) Dopo, (indica col dito) vi racconto di questa ubriacatura bellissima... ANGELO Oh!, ubriacone! UBRIACO Non facevo niente... solo col dito… ANGELO Neanche col dito! UBRIACO Ma non faccio rumore col dito! ANGELO Sì, fai rumore... facevi: rrrrrr! UBRIACO Non è vero! ANGELO Zitto! Te fasévi: rrrrrr! 10/02/12 187 187 12.09 Sala di Cesenatico 188 UBRIACO E ma non posso nemmeno fiatare (respirare)? ANGELO No! UBRIACO Non posso fiatare?! ANGELO No! UBRIACO Nemmeno col naso?... ANGELO No! UBRIACO Se non respiro scoppio! ANGELO Scoppia! UBRIACO Ah ma... se scoppio farò rumore, eh! ANGELO Scoppia in silenzio! UBRIACO: Oh, ma è difficile scoppiare in silenzio! ANGELO: Zitto! UBRIACO (ribadisce) Ma no' son capace... ANGELO Zittooo! (Al pubblico) Di tutto quello che andremo a raccontare sarà tutto vero, tutto è sortito dai libri, dai vangeli: quel poco che abbiamo aggiunto di fantasia... 10/02/12 188 188 12.09 Sala di Cesenatico 189 L’ubriaco si avvicina all’angelo giungendogli a tergo e gli strappa una piuma. UBRIACO (sottovoce, tra sè, mimando di far volare la piuma) Oh, che bella piuma colorata... ANGELO Ubriacone!... UBRIACO (sussulta spaventato, getta la piuma per aria e mimando fa immaginare che la piuma, ricadendo, gli si infilata in bocca: quindi tossisce rumorosamente) Eh... ma... Me l'hai fatta mangiare!?... (Si torce come preso da un gran solletico nello stomaco) Il solletico! ANGELO (indispettito) Zitto! UBRIACO Eh, ma io... non... ANGELO Fuori! UBRIACO: Ma io... (continua a sghignazzare per il solletico) Oh, oh... ANGELO (lancia un’occhiataccia all’ubriaco e riprende il suo discorso) Tutto quello che andremo a raccontare sarà tutto vero, tutto è sortito dai libri, dai vangeli... (L'ubriaco torna vicino all'angelo e 10/02/12 189 189 12.09 Sala di Cesenatico 190 gli strappa, da dietro, altre piume, mima l'ammirazione per le medesime; ne strappa un’altra e l’annusa, disgustato la butta. Compone le piume a ventaglio, si fa vento e si pavoneggia. L'angelo se ne accorge) Ubriacone!... UBRIACO Eh?... (Butta in aria le piume che fa immaginare ricadano come pioggia) Nevica... ANGELO Ma vuoi sortire da questo palco? Se non sorti subito io ti caccio fuori a pedate! UBRIACO A pedate?! ANGELO Sì, a pedate! Fuori!... UBRIACO (al pubblico, indignato) Gente!... Avete ascoltato? Un angelo che mi vuol buttare fuori a pedate... all’angelo) a me! Vieni... Un angelo!! vieni (Aggressivo, angiolone... vieni gallinaccio! Che io ti strappo le penne a una a una, anche dal culo… dal di dietro... Vieni, gallinone... Vieni! ANGELO Aiuto... Non toccarmi! Assassinoo... (Fugge spaventato). 10/02/12 190 190 Aiuto! 12.09 Sala di Cesenatico 191 UBRIACO L’angelo è scappato e m’ha detto (chiamato) assassino!?!... Ma come può dire assassino a me? Ma come può dire assassino a me che mi ritrovo con tanta bontà addosso sono così buono che mi esce bontà anche dalle orecchie... grazie a ‘sto vino che mi si scioglie dappertutto, mi si spampana anche per terra da scivolarci sopra... Che io non immaginavo che sarebbe finita così bene questa giornata, che era cominciata in modo maledetto, disgraziato... Io ero invitato a un matrimonio, uno sposalizio, in un luogo qui vicino, che chiamano Cana... Cana... che apposta, (per questa ragione) dopo, diranno: “Le nozze di Cana”. Bene, lì io sono andato! Sono arrivato... c’era un gran tavolo con la roba da mangiare sopra... tanti invitati… non seduti, tutti in piedi, che o bestemmiavano o sputavano per terra, o davano pedate tremende alle pietre facendole rotolare. C'era la sposa che piangeva, la madre della sposa che si strappava i capelli. C’era 10/02/12 191 191 12.09 Sala di Cesenatico 192 il padre della sposa, davanti ad un muro, che dava testate, a ripetizione, cattivo! “Ma cosa è successo?” chiedo io... “Oh, disgrazia...” “È scappato lo sposo?...” “No, lo sposo è quello lì (indica) che bestemmia più di tutti!” “E cosa è successo allora?” “Oh disgrazia... abbiamo scoperto che un tino pieno di vino preparato per il banchetto del matrimonio, si è rovesciato in aceto”. “Tutto in aceto?! Boia che disgrazia! Sposa bagnata è fortunata, ma bagnata nell’aceto è disgraziata da schiacciare e cacciare via!” E tutti che piangevano… lo sposo bestemmiava, la madre della sposa si stracciava (strappava) i capelli, la sposa piangeva, il padre della sposa davanti al muro che dava testate a ripetizione cattivo! In quel mentre arriva deréntro un giovane, un certo Gesù… figlio di Dio di soprannome. Non era solo, no, era accompagnato dalla sua mamma, una che 10/02/12 192 192 12.09 Sala di Cesenatico 193 le dicono (la chiamano) la Madonna. Gran bella donna! (Accenna ad una camminata elegante e fascinosa) Erano invitati di riguardo che arrivavano giusto con un po’ di ritardo. Appena questa signora Madonna è venuta a sapere di questo pasticcio che c’era in piedi (questo fatto) che si era mutato il vino in aceto, è andata vicino al suo Gesù, figlio di Dio e anche della Madonna, e gli ha detto (si esprime infilando le parole una dopo l’altra a grande velocità senza prender fiato): “Tu figlio che sei tanto buono giovane caro che fai delle cose meravigliose per tutti quelli che hanno bisogno, in questo momento di tristezza guarda se hai il piacere di tirar fuori da questo pasticcio che ha imbarazzato (messo nell’imbarazzo) questa povera gente e dar loro piacere allegria che si possano ricordare di ‘sto santo giorno. Alleluia! Alleluia!”. Appena la Madonna è andata a dire ‘ste quattro chiacchiere a suo figlio, abbiamo visto tutti fiorirgli sulle labbra di Gesù un sorriso così dolce, 10/02/12 193 193 12.09 Sala di Cesenatico 194 ma così dolce… che se non stavi attento, ti si staccavano le rotelle (rotule) dalle ginocchia e tombolavano (cadevano) sui ditoni (alluci) dei piedi, per la commozione. E tutto d’un colpo ‘sto Gesù ha detto: “Bene, gente, potrei avere dodici secchie piene di acqua chiara e pulita?” È stato un fulmine, tracchete, dodici secchie sono arrivate lì davanti, piene d’acqua, che io, a vedere tutta quell’acqua in un colpo solo, mi sono sentito perfino male… mi sembrava di annegare... Boia! S’è fatto un silenzio che sembrava di essere in chiesa al Sanctus, e ‘sto Gesù si è massaggiato le mani strofinandosele e dando di schiocco (schioccando le dita) (fa il gesto di tirarsi le dita), e poi ha alzato tre dita… solamente tre dita, ché le altre due le teneva piegate (contro il palmo), e ha cominciato a fare dei segni sopra l’acqua... dei segni che fanno solamente i figli di Dio. Io, che ero un po’ in là, che ve l’ho detto: l’acqua mi fa impressione a guardarla… non guardavo, miravo il vuoto con tristezza… e di colpo mi sento arrivare 10/02/12 194 194 12.09 Sala di Cesenatico 195 deréntro i buchi del naso un profumo come di uva schiacciata… non ci si poteva confondere... era vino! Boia, che vino! Me n’hanno passata una brocca, ho appoggiato le labbra, ne ho mandato giù un goccio... (come in estasi) boia!... Oh... Oh... beati del purgatorio, che vino!... Abboccato appena, amarognolo nel fondo, un poco frizzantino, salatino nel mezzo, che mandava luccichii (rosso) di garanza e bagliori dappertutto! Senza fioriture né bave, tre anni di stagionatura almeno, annata d’oro! Che andava giù scivolando per il gargarozzo a gorgogliare fin nello stomaco, si sparpagliava un pocchettino fremendo, restava lì calmo, come PER PRENDER FIATO, poi, gnoch!, dava un colpo, tornava indietro a rotoloni giù per il gargarozzo, arrivava fino ai buchi del naso, si spargeva fuori tutto il profumo... che se passava uno anche a cavallo al galoppo (mima l’impennarsi di un cavallo col cavaliere 10/02/12 195 195 allocchito in atteggiamento 12.09 monumentale) gniuu... Sala di Cesenatico 196 bll... “È primavera!” gridava. Che vino!... E tutti che applaudivano: “Bravo Jesus, sei divino!” E tutti che tracannavano, si ubriacavano, ballavano, ballava la sposa, cantava lo sposo. Il padre della sposa, davanti a un muro, dava testate a ribattone, cattivo... che nessuno lo aveva avvertito del miracolo! Gesù era montato all’impiedi su un tavolo, e mesceva vino per tutti: “Bevete gente, fate allegrezza (siate allegri), siate felici!, ubriacatevi, non aspettate dopo… da morti!.” All’improvviso si è accorto di sua madre: “Perdonatemi mamma, sono andato un po’ in garbuglio di cervello… Bevete un goccio di vino, mamma!” “No, no, figliolo, grazie, ti ringrazio, ma io non posso bere, ché io non sono abituata al vino, mi fa girar la testa... e dopo dico stupidaggini…”. 10/02/12 196 196 12.09 Sala di Cesenatico 197 “Ma no, mamma, non ti può far male, ti porterà solamente un po’ di allegria! Non ti può far male, ‘sto vino è buono, è sano, è vino schietto... l’ho fatto io!” (Al pubblico,cambiando tono e stteggiamento) E poi, ci sono ancora delle canaglie maledette, che vanno in giro a raccontare che il vino è un’invenzione del diavolo satanasso… ma ti pare che se il vino fosse un’invenzione del demonio e peccato, Gesù l’avrebbe dato da bere alla sua mamma? Alla sua mamma di lui? Che lui è preso da tanto amore per lei, che io non ho per tutta la grappa di ‘sto mondo! Io sono sicuro che se il Dio Padre in persona, invece di insegnarglielo al Noè, tanto tempo dopo, questo trucco meraviglioso di schiacciare l’uva, di tirar fuori il vino, glielo avesse insegnato subito, fino dal principio, all’Adamo, subito, prima dell’Eva, subito!... come l’aveva costruito con il fango (inizia a mimare l’impasto della creta per cavarci una figura) ha impastato un gran gnocco… gli aveva fatto due buchi per gli occhi, 10/02/12 197 197 12.09 Sala di Cesenatico 198 poi anche dentro gli occhi le palline… le palette per le orecchie il naso coi buchi, la bocca… (finge di infilare due dita in bocca del pupazzo) "Stai attento con quei dentini di non morsicare veh!" Poi il collo… le spallette, i gomiti, le dita...: “Le faccio come le ho io… (conta le proprie dita) una, due, tre, quattro, cinque per parte… poi sotto la pancia il bigolo (mima con discrezione, di improntare il sesso di Adamo) il pisello, le chiappette, vengo giù con le gambe, coi piedi… anche qui cinque dita... Ora ti do la vita... (gli soffia in bocca) FFFPPPHHOO… respira Adamo! Ah, ah, ah, ah… apri gli occhi… va Adamo, dai che sei vivo (mima di sorreggere la creatura costringendola a camminare. Descrive un mastello e invita Adamo ad entrarci) Dentro, dentro al mastello… adesso l’uva, va che graspi d’uva… dai schiaccia l’uva, dai balla via, alè... (lo incita a danzare e a calpestare il mosto, battendo le mani a segnare il ritmo:) Alé! Alé! Subito Dio doveva insegnargli: Adamo, uva, vino, Eva! 10/02/12 198 198 12.09 Sala di Cesenatico 199 Non saremmo in questo mondo maledetto, saremmo tutti in paradiso (fa il gesto di sollevare un bicchiere e brindare): salute! Perché sarebbe bastato che in quel giorno maledetto che appresso all’Adamo è arrivato il serpentone canaglia con in bocca la mela e che diceva (con tono da imbonitore): “Mangia la mela, Adamo!... dolci, buone, dolci le mele, rosse, buone le mele come l’uva!” Sarebbe bastato che Adamo avesse avuto nascosto dietro la schiena un bicchierotto pieno di vino... avrebbe preso a pedate tutte le mele della terra, schiacciata la testa al serpentone e avrebbe gridato: “Salute! Alé! Per te, per lui, allegria, come Dio!” 10/02/12 199 199 12.09 Sala di Cesenatico 200 LA NASCITA DEL VILLANO Didascalia all’immagine : “Il contadino e il pastore” , indicato anche come “Il villano e il suo padrone” (da un manoscritto del Trecento) Nell’immagine ora proiettata sono rappresentati sul lato destro, un angelo con le ali spiegate che consegna al suo padrone il servo, appena creato, un villano malconcio e a piedi nudi, Questa miniatura ci porta alla memoria una famosa giullarata il cui testo si ritrova nelle pubblicazioni che trattano delle origini poetico-satiriche del volgare italiano. L’autore di questo testo è conosciuto come Mattacchione da Calignano o da Carignano, un piccolo borgo della provincia di Pavia. Per quanto riguarda il tempo in cui fu scritto e sicuramente recitato, alcuni ricercatori indicano la data sicura prima del Duecento, altri propendono per il Quattrocento. Il monologo è 10/02/12 200 200 12.09 Sala di Cesenatico 201 scritto in un lombardo primordiale con termini propri dell’ambiente agreste, un lessico specifico da contado. La giullarata inizia con una lamentazione dell’uomo, figlio di Adamo, che ricorda a Dio la promessa di un aiuto e di uno sconto di pena trascorse le sette generazioni sette: “ Signore, io non ce la faccio più! Il tuo castigo è stato davvero pesante: lavorare la terra mi abbruttisce e la mia donna invecchia anzitempo! Avevi promesso che, trascorse sette generazioni sette, mi avresti concesso un aiuto! ” E il Padre eterno: “ E non è forse stato un aiuto regalarti l’asino da caricare di ogni sacco, il bue che trascina l’aratro, il cavallo da porre tra le stanghe dei carri?” “Sì, ribatte l’uomo, ma sempre a me tocca spingere l’aratro, sollevare i sacchi e condurre il cavallo. Io ti chiedo qualcuno che mi sostituisca in queste fatiche, così che io possa governare, godere i frutti del suo lavoro e riposare!” “Ah, ho capito: tu vorresti un villano.” 10/02/12 201 201 12.09 Sala di Cesenatico 202 “Chi è ‘sto villano?” “Se non l’ho ancora creato, come lo puoi conoscere. Vieni... andiamo a metterlo al modo… andiamo da Adamo.” Come Adamo vede arrivare il Padreterno accompagnato ad un uomo, subito sospetta che si voglia ancora usare di lui, si porta le mani al torace e urla: “Basta Signore! Io di costole non ne mollo più... ho già pagato con la nascita di Eva!” “Ecco, va beh, hai ragione anche tu - ammette il Padreterno - ma adesso come risolvo, io?” In quel momento passa un asino e al Padreterno gli fulmina un’idea, che per quello lui è un vulcano viene un’idea: fa un gesto sollevando la mano e il ventre dell’asino, all’istante, si gonfia; rimane ingravidato. Ecco: da questo punto recito il testo in volgare lombardo. Il giullare è Matazone da Calignano ma mi sono permesso di arricchire la fabulata originale inserendo brani e passaggi grotteschi tratti da Bescapè e Bonvesin de la Riva il tutto 10/02/12 202 202 12.09 Sala di Cesenatico 203 condito di detti , proverbi della tradizione popolare padana. e canzoni del Medioevo. Inizio dal momento in cui il Signore scorge l’asino e lo ingravida. 10/02/12 203 203 12.09 Sala di Cesenatico 204 LA NASCITA DEL VILLANO In quèl mumént, varda ti l’ucasiùn, pasa de lì un àseno che ól va intórna bighelón… al Signur ghe vién ‘na ‘spirasiùn, ól valza ‘na man sura ‘sto corpaciün e trak, a l’àseno in un bòto ghe se sgiónfia la panza de stciopà. Per parlà stcèto ól resta ingravidàd. Passà i neuv mesi… la panza de la bèstia l'éra ingrusìda de stciupà... se sént un gran frecàs, l'àsen ól trà una slòfa treménda e con quèla salta feura ól vilàn spusénto. (Commento di un ascoltatore del fabulazzo) "Ohi che bela natività!" "Cito ti!" In de quèl, vègn óltra un tempuràl dilùvi e giò acqua revèrsa al fiòl de l'asino... e peu gràndina e torménta e fùlmeni e tüti sul curpasón del vilàn, parchè ól se faga de sübit cosiénza de la vita che ghe se presénta. 10/02/12 204 204 12.09 Sala di Cesenatico 205 'Na volta che l'è ben netàd, 'riva giò l'àngel dol Signùr, ól ciàma l'òno e ól ghe dise: "Par ordine del Segnùr, ti, da 'sto moménto, ti serà patrón e majór, e lü, vilàn minór. Mo' est stabilìcto et scripto che 'sto vilàn débia aver par victo pan de crusca con la scigóla cruda, faxòj, fava alèsa e spüda. C'ól débia dormìr sòra a un pajón che d'ól so' stato as faga ben rasón. Da po' che lü l'è nato snudo déighe un tòco de canovàzo crudo… de quèi c'as dòpra a insacàr saràche, parchè ól se faga un bel par de brache. Brache spacà in d'ól mèzo e dislasà, che n'ól débia perd trop témp in d'ól pisà.". Par inségna d'ól so’ casàt zentìl mètighe in spala vanga e badìl. Fal'andà intórna sémper a pié biòt che tanto niùn ól te dirà nagòt . De zenàro daghe un furcùn in spala e càscialo a remundà la stala. De febràro fa' che ól süda nei campi a frànger i zòl ma no' fat pena se ól gh'ha i fiàch al col, se ól 'gnirà impiegnìd de piàghi e cal, 10/02/12 205 205 12.09 Sala di Cesenatico 206 agh n'avràn vantàg i to’ cavàl liberàt di móschi e di tafàn che tüti 'gniràn a stà de casa d'ól vilàn. Pònighe 'na gabèla sü òmnia ròba ól faga, métighe 'na gabèla infina a quèl che caga. De carnovàl làselo pur balàr e pur cantar che ól s'àbia de ‘legràr, ma pòch, che no' s' débia smentegàre co l'è a 'sto mundo par fatigàre. Anco de marzo falo andar descàlzo. Faghe podàr la vigna c'ól se cati la tigna. Del mese d'avrìle c'ól stia in d'el ovìl co' e pégore a dormìr, dormire desvegiàto che ól luvo el s'è afamàto. Se l'afamàto luvo vòl tórse qualche arménto as' tolga ól vilàn pure, che mè no' mé lamento. Mandalo a ranzàr l'erba de màjo con le viole 10/02/12 206 206 12.09 Sala di Cesenatico 207 ma varda che no' se perda coréndo le bele fiòle. Le bele fiòle sane, n'importa se vilàne, fale balàr distese con ti, par tüto ól mese. Das po' che at 'gnirà noiosa dàghela al vilàn in sposa, in sposa già impregnìda che no 'l débia far fadìga. De zugno a tòr scirése fàit che ól vilàn vaghi, su i àrbori de brügne, de pèschi e de mügnàghi, ma innànz, parchè no' débia sbafàrse le plú bèle faghe magnàr la crusca che 'agh stòpi le budèle. De lùlio e de l'agosto, col caldo che at manda aròsto, per farghe pasàr la sét daghe de bévar l'azét e, s'ól biastéma d'inrabìt, no' te casciàr de so' pecàt: che ól vilàn sia bòn o malnàt 10/02/12 207 207 12.09 Sala di Cesenatico 208 sémpr a l'inferno l'è destinàt. D'ól mese de setémbre, par farlo ben desténdre, màndelo a vendemiàre le üghe a torcinàre e i graspi i rèsta a lü fali donàre ma innànz fali ben schisciàre che cont quèl vin de sguazza no'l se pòda imbriagàre. D'otüber bel, faghe mazà ól purscèl e a lü par premio làsighe i büdèl ma non lasàrghele proprio tüte, che vién bòne par sacàr salsìze. Al vilàn làseghe i sanguinàzi che i è venenùsi e intosigàzi. I bòn parsüti stagni làsighe a quei vilàni... làsegheli da salare, da po' fali menàre a la casa de ti, che ól sarà un gran bel magnàre. De novémbre e ancor dezémbre 10/02/12 208 208 12.09 Sala di Cesenatico 209 c'ól fredo no'l débia oféndre, par farlo descaldàre màndelo a caminàre, màndelo a tajàr legna e fa' che spèso végna, ch'ól végna carigàdo che no' l 'gnirà infregiàdo, e quando as prèsa al fògu càsalo in altro lògu, càsalo föra de l'üss che ól fògo ól rimbambìs. Se feura ól pióv de spèsa digh' che vaga a mèsa, in gésa l'è riparà e ól podrà anca pregà... pregà per pasatémp che tanto ghe végn niént, che tant no' gh'n'avrà salvamént, che l'ànema no' ghe l'ha e ól Deo nól pòl scultà. E com podrìa avègh l'ànema 'sto vilàn bèch 10/02/12 209 209 12.09 Sala di Cesenatico 210 se l'è 'gnì feura d'un àseno cun t'un pèt? 10/02/12 210 210 12.09 Sala di Cesenatico 211 TRADUZIONE NASCITA DEL VILLANO TRADUZIONE In quel momento, guarda tu l’occasione, passa di lì un asino che va intorno bighellone (bighellonando) e al Padreterno viene un’ispirazione, gli è fulminata un'idea… che per quello, lui è un vulcano!, leva una mano sopra quel corpaccione e trak!, all’asino gli si gonfia la pancia da scoppio (scoppiare). In poche parole, per parlare chiaro, resta ingravidato. Passati i nove mesi… la pancia - il ventre della bestia si era ingrossato da scoppiare... si sente un gran fracasso, l'asino tira una scoreggia tremenda e con quella, salta fuori il villano puzzolente. Commento di un ascoltatore del fabulazzo "Oh che bella natività!" "Zitto tu!" In quel (mentre) viene avanti (esplode) un temporale - diluvio e giú acqua a rovescio sul 10/02/12 211 211 12.09 Sala di Cesenatico 212 figlio dell'asino… e poi grandine e tormenta e fulmini e tutti sul corpaccione del villano, perché si faccia da subito coscienza della vita che gli si presenta. Una volta che è ben nettato (pulito), ecco che arriva giú (scende) l'angelo del Signore, chiama l'uomo e gli dice: "Per ordine del Signore, tu, da ‘sto momento, sarai padrone e maggiore e lui, villano minore. Ora è stabilito e scritto che ‘sto villano debba aver per vitto pane di crusca con la cipolla a ufo (a volontà), fagioli, fava lessa e sputo. Che debba (pagliericcio) dormire sopra un paglione ché del suo stato si faccia ben ragione. Dal momento che lui è nato nudo, dategli un pezzo di canovaccio crudo… di quelli che si adoperano per insaccare saracche, perché si faccia un bel paio di bracche (braghe). 10/02/12 212 212 12.09 Sala di Cesenatico 213 Braghe spaccate in mezzo a patta slacciata, che non debba perdere troppo tempo per ogni pisciata!" Come insegna del suo casato gentile mettigli in spalla vanga e badile. Fallo andare intorno scalzo come un capretto che tanto nessuno ne avrà dispetto. Di gennaio dagli un forcone in spalla e caccialo a ripulire (rimondare) la stalla. Di febbraio fai che sudi nei campi a franger terra con le zappe ma non darti pena se avrà la schiena a fiacche se verrà pieno (che si riempirà) di piaghe e calli, ne avran vantaggio i tuoi cavalli liberati dalle mosche e dai tafani che tutti verranno (andranno) a star di casa dai villani. Ponigli una gabella (tassa) secca sulla paga mettigli una gabella persino su quel che caga. Di carnevale lascialo pur ballare 10/02/12 213 213 12.09 Sala di Cesenatico 214 e pur cantare che s'abbia da allegrare (così che si possa rallegrare) ma poco, che non si debba scordare che è a 'sto mondo per faticare. Anche di marzo fallo andare scalzo. Fagli potare la vigna, che si prenda la tigna. Nel mese di aprile che stia all'ovile con le pecore a dormire, dormire svegliato (sveglio) ché il lupo è affamato! Se l'affamato lupo vuol prendersi qualche armento, si prenda pure il villano, che io, non mi lamento. Mandalo a tagliar l'erba di maggio con le viole, ma guarda che non si perda (distragga) rincorrendo le figliole. Le belle figliole sane, non importa se villane, falle ballar distese con te 10/02/12 214 214 12.09 Sala di Cesenatico 215 per tutto il mese. Dipoi che ti verrà noiosa (a noia) dalla al villano in sposa, in sposa con la pancia ben gonfiata (gravida) così che la trovi già impregnata. Di giugno s’arrampichi sui rami lesto E di ogni frutto ne colga un gran cesto ciliegie grosse, prugne e pesche toste ma prima, perché non debba sbaffarsi le più belle fagli mangiar la crusca che gli stoppi le budelle. Di luglio e d'agosto, col caldo che ti manda arrosto, perché non schiatti assetato fagli bere acqua e aceto ben salato e, se bestemmia d’arrabbiato, non ti dar pena (preoccupare) del suo peccato: che il villano sia buono o malnato (cattivo) sempre all'inferno è destinato. Nel mese di settembre per farlo ben distendere, mandalo a vendemmiare 10/02/12 215 215 12.09 Sala di Cesenatico 216 le uve a premere torchiate e le sbobbe (scarti) che restan saranno a lui donate innanzi anche quei resti falli macerare affinché con quell’intruglio a sguazzo non si possa ubriacare. D'ottobre bello, non gli far scordare di scannare vivo il tuo maiale e a lui per premio lasciagli le trippe ma non lasciargliele proprio tutte, che vengono buone (possono servire) per insaccare salsicce. Al villano lasciagli il sangue del porcel sgozzato che è velenoso e intossicato. I prosciutti grassi e lisci ali villan è meglio che lasci lasciaglieli da salare, ma una volta stagionati al tuo desco falli portare che sarà un gran bel mangiare! Di novembre , così come in dicembre perché il freddo non lo debba offendere, 10/02/12 216 216 12.09 Sala di Cesenatico 217 per farlo riscaldare mandalo a camminare, i ciocchi mandalo a tagliare e fa' che debba poi tornare che torni caricato caricato come un mulo addirittura che così non si catterà (prenderà) l’infreddatura. E quando si avvicina al fuoco caccialo in un altro loco, caccialo fuori dall'uscio ché il calor lo rimbambisce. Se fuori l’acqua vien giù spessa digli che vada a messa, in chiesa è riparato e potrà pregare e cantar beato Pregare senza passion ne carità ché tanto nessun salvamento n’avrà lui, l’anima non ce l’ha e Dio ascoltar non lo potrà. E come potrebbe avere l'anima ‘sto villan malnato ‘sto disumano mulo 10/02/12 217 217 12.09 Sala di Cesenatico 218 che non da una femmina è sortito ma da un ciuco anzi con una scoreggia dal suo culo! Sembra proprio di ritrovarci con certi imprenditori del nostro tempo! Andando in giro per l'Italia, ci capita continuamente di incontrarci con realtà dia dir poco grottesche. Per esempio, arrivati a Verona per uno spettacolo ci siamo ritrovati con il teatro completamente decorato di striscioni e grandi manifesti, che un centinaio di ragazze avevano appiccato su ogni parete. Le scritte denunciavano la loro situazione in fabbrica. Erano tutte in sciopero per protestare contro il proprietario della tessitura che aveva imposto un orario unico per i bisogni corporali delle lavoranti. Cioè, una sentiva una impellenza fisica: “Scusi, posso?” “No… e no!” Dovevano andare tutte al gabinetto alle 11,25: driiiiin, e pipì. E chi non 10/02/12 218 218 12.09 Sala di Cesenatico 219 aveva in quel momento bisogno, basta, il turno dopo:17,10. Avevano minacciato di occupare la fabbrica pur di conquistare il diritto di mescita ad orario libero. Quella sera con il pubblico e le ragazze in sciopero abbiamo scritto una canzone che poi abbiamo eseguito in “Ci ragiono e canto” * Se permettete ve la proponiamo. SIGNOR PADRONE NON SI ARRABBI Signor padrone non si arrabbi che al gabinetto vorrei andare ci sei stato l’altro ieri tutti i giorni ci vuoi andare mi vuoi proprio rovinare la catena fai rallentare. Signor padrone ci prometto che da domani non ci vado mangio solo roba in brodo e farò solo pipì la faccio qui! 10/02/12 219 219 12.09 Sala di Cesenatico 220 Vai, ma sbrigati in tre minuti come è scritto nel contratto non si fuma ala gabinetto né si legge l’Unità c’è il periscopio che ti vedrà. Sei secondi per arrivarci sei secondi per spogliarti tre secondi per sederti viene il capo a sollecitarti non ti resta che sbrigarti tre secondi per alzarti due secondi per vestirti se hai fortuna puoi pulirti e corri subito a lavorar a lavorar a lavorar. * “Ci ragiono e canto” spettacolo di canti popolari realizzato da Dario Fo con la collaborazione del Nuovo Canzoniere Italiano nel 1966:Teatro Odeon Milano. 10/02/12 220 220 12.09 10/02/12 221 221 Sala di Cesenatico 221 12.09 PRESENTAZIONE Sala di Cesenatico 222 RESURREZIONE DI LAZZARO EINAUDI Foto 14. “La Resurrezione di Lazzaro” (disegno di Dario Fo, da una sinopia rinvenuta nel camposanto di Pisa). Passiamo ora al miracolo di Lazzaro. Questo testo è un “cavallo di battaglia” da virtuosi, perché il giullare si trova a dover eseguire qualcosa come quindici-sedici personaggi di seguito, senza indicarne gli spostamenti se non con il corpo: nemmeno variando la voce, con gli atteggiamenti soltanto. Quindi è uno di quei testi che costringe chi lo esegue ad andare un po’ a soggetto, regolandosi sul ritmo delle risate, dei tempi e dei silenzi del pubblico. È, in pratica, un canovaccio sul quale dovrò improvvisare di volta in volta. Motivo dominante del testo è la satira a tutto ciò che costituisce il “momento mistico”, 10/02/12 222 222 12.09 Sala di Cesenatico 223 attraverso l’esposizione di ciò che il popolo intende normalmente per “miracolo”. La satira si rivolge contro l’esibizione del miracolistico, della magia, dello stregonesco, che è una costante di molte religioni, compresa la cattolica: il fatto cioè di esibire il miracolo come un evento soprannaturale, allo scopo di indicare che, indubbiamente, è Dio che l’ha eseguito: laddove, all’origine del racconto del miracolo, predomina il significato di amore e di attaccamento della divinità al popolo, all’uomo. Qui, il miracolo è raccontato dal punto di vista dei fedeli della classe dei “minori”: tutto è visto e presentato in funzione di uno spettacolo dove più che “il figlio divino dell’uomo” si esibisce un grande prestigiatore, un mago, qualcuno che riesce a fare cose straordinarie e immensamente spettacolose. Nessun accenno a quello che si pretende ci sia dietro. In una sinopia del camposanto di Pisa è raffigurata la resurrezione di Lazzaro. (Sinopia è l’abbozzo 10/02/12 223 223 12.09 Sala di Cesenatico 224 che precede l’esecuzione dell’affresco: strappato l’affresco per un restauro, è venuto alla luce l’abbozzo, ben conservato). Lazzaro non appare neanche: l’attenzione è tutta concentrata, come nella giullarata che tra poco reciterò, su una folla di personaggi attoniti, che esprimono col gesto, la meraviglia per il miracolo. Si nota anche tra la folla qualcuno approfittare della tensione che provoca l’evento, per ficcare le mani nella borsa di uno spettatore tutto teso a seguire la resurrezione, per alleggerirlo dei quattrini. 10/02/12 224 224 12.09 Sala di Cesenatico 225 LA RESURREZIONE DI LAZZARO PRESENTAZIONE Nel medioevo il senso della comunicazione e dello spettacolo era enorme e lo capirete ascoltando il brano de la “Resurrezione di Lazzaro”. Come mai era così importante, in particolare questa giullarata che ora andrò ad eseguire, riproposta decine di volte come ci testimoniano i testi e i numerosi frammenti che abbiamo trovato? Perché trattava di un argomento che stava a cuore alla gente, quello del mercato delle cose sacre. Infatti, come già abbiamo spiegato, "Mistero Buffo" significa rappresentazione sacra, messa in grottesco, nel senso di fare ironia e satira verso coloro che delle cose sacre si approfittano per fare mercato. quel tempo è risaputo, una delle A grandi speculazioni e giochi di basso profitto, contro le quali, con ferocia, si era scagliato Martin Lutero, era, da una parte il commercio delle reliquie e dall'altra quello delle indulgenze. Voi sapete che la 10/02/12 225 225 12.09 Sala di Cesenatico 226 chiesa offriva indulgenze a pagamento, attraverso messe e altri rituali per le anime dei beati che si trovavano in purgatorio: si diceva che quando un ricco andava morendo e l'anima usciva dal corpo del defunto, otteneva una propellenza spaventosa, grazie alle orazioni, alle messe cantate, dette, recitate dal clero, dalle confraternite, dalle congreghe religiose, che per questa loro assistenza ricevevano un obolo piuttosto vistoso. L’anima, caricata di indulgenze, veniva sparata fuori dal corpo quasi come un tappo di champagne... e andava a proiettarsi verso il Purgatorio dove avrebbe dovuto scontare anni e anni per i peccati commessi, ma trovandosi linda e pulita grazie alle indulgenze e giaculatorie, non rallentava manco per prendere fiato, anzi accelerava la sua corsa verso il Paradiso. Sotto, i penitenti del Purgatorio quando scorgevano un’anima benedetta: “Ferma che sei arrivata!”, ma quella imperterrita proseguiva traforando le nubi per sparire nell’infinito. E non 10/02/12 226 226 12.09 Sala di Cesenatico 227 s’arrestava manco in vista del Paradiso. C'era San Pietro che si sbracciava: “Anima benedetta, scendi a godere delle grazie celesti!”. E l’anima manco una piega. Travolgeva due angeli e quattro beati e via WUUUUMMM (gesto di velocità a razzo)! Tanto che ancor oggi degli astronauti spesso scorgono dal loro oblò anime dei beati che vagano disperate alla ricerca del Paradiso. Come vi dicevo, un altro oggetto di mercato che indignava la popolazione nel medioevo era quello delle reliquie. E’ risaputo che i Santi appena deceduti, venivano letteralmente spogliati dei loro abiti e spesso anche delle loro carni, cartilagini e ossa. Venivano fatti a pezzi, insomma, messi sotto vetro, portati in teche, venduti, comprati. In poche parole se una chiesa non possedeva almeno quattro o cinque pezzi si santi da mostrare non era neanche da prendersi in considerazione. C’erano addirittura città come Milano che, oltre ad un santo patrono - il mitico Ambrogio - poteva esibire altri due, tre santi protettori di riserva. 10/02/12 227 227 12.09 Sala di Cesenatico 228 La città di Norcia ha sempre vantato un grande santo, ma purtroppo, dopo l’ultima guerra, i fedeli della città si sono resi conto, aprendo l’urna, che le spoglie del saccheggiate. santo Il erano corpo state benedetto letteralmente era stato smembrato e frammenti del medesimo, venduti a varie chiese d’Europa. Ma come potevano i norcini presentare ai visitatori stranieri le due o tre ossa striminzite rimaste della grande reliquia? Così si formò un comitato di cittadini che versarono parecchi denari e ingaggiarono dei ricercatori di reliquie perché si recassero in tutte quelle chiese dove le vestigia del loro beato protettore erano state sparse, col compito di ricomprarle a qualsiasi prezzo. Dopo un certo tempo, ecco i ricercatori tornare, ognuno col proprio sacchetto contenente frammenti recuperati. Hanno consegnato il tutto a una troupe specializzata nell’assemblaggio di pezzi ossei che, stesi tutti i frammenti su un’enorme tavola, hanno dato inizio ai lavori fino a 10/02/12 228 228 12.09 Sala di Cesenatico 229 ricomporre il corpo del santo. Un vero e proprio puzzle: “ Ecco qua una tibia… due tibie… un perone… tre peroni?! Ce n’è uno in più (mima di sbarazzarsene con stizza)! Via!” Così alla fine, ecco il miracolo: la sacra spoglia è ricomposta. Un mammut! (Mima le enormi zanne che escono da sotto il lungo naso del pachiderma) Non posso garantire sull’autenticità di questa storia, ma molti cittadini dell’Umbria sono pronti a giurarci sul mammut…voglio dire… sul santo! Esiste un altro famoso aneddoto a proposito di sante reliquie, certamente autentico e suffragato da testimonianze storiche: quello legato alla nascita del regno d’Inghilterra. Voi sapete che fu Guglielmo il conquistatore, William il rosso, il normanno terribile, che riuscì a raccogliere sotto la stessa bandiera, popoli celtici, angli e sassoni, per farne un’unica nazione. Ma nel ben mezzo dell’operazione, i preti cristiani che l’avevano indotto al battesimo, gli fecero notare che alla creazione effettiva di quel regno mancava 10/02/12 229 229 12.09 Sala di Cesenatico 230 il Patrono benedetto. Senza quella santa reliquia non ci si poteva eleggere a nazione. “Beh, cosa aspettate, trovatemene uno!” - “É una parola! Questi barbari si sono fatti da poco cristiani e dove li trovi dei santi barbari?” Così, Guglielmo fu sollecitato a inviare dei messi ricercatori di là della Manica per acquistare un santo degno, con tanto di simboli e bandiera. I messi sbarcano in Danimarca: “Avete per caso un bel santo che vi avanzi da venderci?” “Ma che scherziamo? Ne abbiamo solo uno e pare pure si tatti di una copia fasulla! Anzi, se andando intorno ne trovate un paio anche per noi, portateceli!” I messi ricercatori raggiungono la Francia. Come si azzardano a raccontare che sono disposti a comprarsi un santo, per poco non rischiano il linciaggio: “Ma come vi permettete, inglesi bastardi! Da quando in qua si comprano i santi protettori? Un santo è una cosa sacra! Via i barbari zozzoni!” Quando arrivano in Spagna e ripetono la richiesta solo per miracolo si salvano dall’essere 10/02/12 230 230 12.09 Sala di Cesenatico 231 arsi vivi su un enorme rogo. Alla fine, ormai demoralizzati, giungono in Italia; sbarcano a Genova. Sulla banchina del porto incontrano alcuni liguri e, quasi meccanicamente, come in una tiritera recitata senza speranza, ripetono la loro richiesta: “Scusate, ci sapreste indicare una qualche città dove potremmo trovare qualcuno disposto a venderci un santo, anche di seconda mano?” Gli interpellati rispondono: “Qui! É inutile andare d’intorno, vi cediamo il nostro santo protettore!” Si sa, a Genova ti venderebbero anche la madre! Avrete notato dal tono usato, che questa battuta m’è uscita con un certo timore. La ragione è dovuta dal fatto che quando l’ho pronunciata in America per poco non mi succedeva un vero e proprio disastro. Eravamo nel 1986 a Boston, si debuttava per la prima volta negli Stati Uniti… Mi avevano avvertito: “Guada che Boston è una piazza difficile, il pubblico che viene a teatro ha la presunzione di possedere un gusto e una cultura 10/02/12 231 231 12.09 Sala di Cesenatico 232 dello spettacolo eccezionale, sono i figli diretti dei famosi pellegrini…” Infatti, per tutta la prima parte dello spettacolo, che era proprio “Mistero Buffo”, un silenzio in sala da tagliare col coltello. Spettatori attenti ma manco una risata, un accenno d’applauso. Ecco però, che come inizio il prologo del “Miracolo di Lazzaro” proprio il brano che vi sto presentando, gli spettatori cominciano a scaldarsi e arriva perfino qualche risata. “Ci siamo - mi dico - si sono sbloccati!”. Ma appena accenno la battuta: “Si sa, per denaro i genovesi venderebbero eccetera” per la miseria, in terza fila si leva all’impiedi un genovese emigrato a Boston da chissà quanti anni, un vero e proprio energumeno che, con un vocione da brividi, urla: “ Non è vero, noi genovesi non vendiamo nostra madre!” Un gelo tremendo per tutta la sala. Rapidissimo, correggendomi, “Beh, se gliela pagano bene!” e lui “Ah, allora... “ e si risiede soddisfatto. Ero salvo! 10/02/12 232 232 12.09 Sala di Cesenatico 233 Come stavo dicendo, nell’XI secolo i genovesi hanno offerto agli inglesi il loro santo e glielo hanno pure venduto. E sapete bene qual è il santo di Genova? San Giorgio! E guarda caso, oggi, San Giorgio è ancora il santo degli inglesi. Tutto gli hanno venduto: la mummia intera con il suo elmo, la corazza con gli spalloni, insomma la parure al completo. Fateci caso, com’era la bandiera di Genova? Bianca con una croce rossa, lunga e stretta… esattamente l’antica bandiera inglese. E per completare la parure gli hanno venduto anche il drago… un draghetto un po’ incartapecorito, tutto torto, avvinghiato a San Giorgio, che ormai col tempo, era nato un profondo affetto. Ebbene due secoli dopo, il Papa, da Roma ha decretato che San Giorgio era un santo inesistente! Non vi dico gli inglesi come se la sono presa, se la sono legata al dito! La cosa straordinaria è che gli inglesi, qualche anno fa si sono recati alla loro cattedrale di Saint 10/02/12 233 233 12.09 Sala di Cesenatico 234 Paul , dove è esposta la teca del santo per esaminarne la reliquia. Volevano scoprire da dove provenisse quella mummia. L’hanno fotografata con gli infrarossi, l’hanno sezionata, gli hanno analizzato il DNA e, alla fine, hanno scoperto che si trattava del cadavere... di un turco! Di un turco! Neanche di un cristiano! Guarda che bisogna essere proprio balordi come i genovesi! Inoltre si è scoperto che il drago non era un vero drago ma un coccodrillo del Nilo con la scogliosi! Io e Franca abbiamo recitato per parecchi mesi a Londra, ebbene tutte le sere quando raccontavo questo particolare c’era il pubblico inglese che singhioz-zava per la mortificazione. E in fondo alla sala gli irlandesi che sghignazzavano a crepapelle. Ma torniamo allo spettacolo. Perché i giullari sceglievano proprio questo episodio del Vangelo e non altri per far satira alla speculazione e al mercato delle cose sacre? Credo perché nella tradizione popolare legata al Vangelo 10/02/12 234 234 12.09 Sala di Cesenatico 235 questo fosse il miracolo più importante compiuto da Gesù Cristo. Inoltre è la sua prima resurrezione, un miracolo realizzato come gesto d’amore verso la madre. La Madonna, era parente stretta di Lazzaro e Lazzaro era amato da lei come e più di un figlio. Era un uomo giusto, generoso, capace di offrirle gran conforto, specie quando il figlio se ne andava intorno a predicare. Quel Gesù non si poteva proprio chiamare un figliolo di casa. Quando Lazzaro muore, la Madonna è colpita da un dolore inenarrabile: deperisce a vista d’occhio. I parenti preoccupati mandano subito a chiamare Gesù, ma nessuno ha idea di dove si possa trovare. Il Nazareno non si preoccupava mai di comunicare un suo programma... andava, tornava... tutto improvvisato; non era certo organizzato nei suoi viaggi come invece rappresentante in terra. 10/02/12 235 235 lo è il suo attuale 12.09 Sala di Cesenatico 236 Un gruppo di parenti parte alla sua ricerca: “Avete visto Gesù?” “Sì, è passato di qua tre giorni fa seguito da un sacco di gente.” Lo trovano finalmente lassù, in cima alla montagna, circondato da una folla di fedeli, sistemati come in un grande anfiteatro che si apprestano ad ascoltare il suo sermone: appunto, il famoso discorso della montagna. Uno degli apostoli si rivolge a Gesù e dice: “Maestro, questa gente non ce la fa più, ha camminato per tre giorni e nessuno ha toccato boccone, stanno crollando per l’inedia!”. E Gesù: “Accidenti, mi era andato via proprio di testa! Voi apostoli, avete portato qualcosa da mangiare?” “No, è andato via di testa anche a noi!” “Cominciamo bene con ‘sta nuova redenzione!” Il Nazareno si rivolge alla gente: “Qualcuno ha portato con sè del cibo?” “Io - risponde un fedele ho qui un pezzo di pane!” “E il companatico? Per caso qualcuno ha con sè carne secca, qualche legume... formaggi, insaccati?” “Un pesce. Io mi sono portato un pesce... ce l’ho qua!” Infila una 10/02/12 236 236 12.09 Sala di Cesenatico 237 mano nella saccoccia e tira fuori un pesce... una specie di merluzzo che si è tenuto deréntro una tasca per tre giorni. Infatti sta lì quasi isolato, con tutti i fedeli che gli stanno alla larga per il tanfo e imprecano: “Ma chi ci ha addosso ‘sto puzzo da vomito?!” Tira fuori il pesce, lo offre a Gesù... il Nazareno lo sistema in un cesto con il pezzo di pane, scuote il cesto, lo getta per aria: FUAFF! Dal cielo scende una tempesta di paninoni imbottiti di pesci con già fuori la lisca e l’oliva già infilzata insieme al limone. E tutti che azzannano affamati e urlano: “Che bella religione è questa!” Uno dei parenti venuto a cercarlo, grida: “Gesù, Lazzaro è morto!” Il Nazareno si porta le mani al viso ed esclama: “Oddio!”... espressione tipica di Gesù. Si sistema nel giusto equilibrio in capo il cerchio d’oro e scende giù a valle. Appena giunto alla casa della madre, la trova disperata; sono giorni e giorni che non mangia, non dorme, piange come una fontana. Il figlio, vedendo il suo dolore, è talmente rattristito e preoccupato che decide di 10/02/12 237 237 12.09 Sala di Cesenatico 238 ridare la vita a Lazzaro. È proprio per lei, per rivedere il sorriso e la serenità sul viso di sua madre che realizza questo miracolo. Il luogo deputato della giullarata è il cimitero. All’inizio non c’è anima viva, ma ecco apparire tra le tombe un primo personaggio. È un curioso che viene a prendere posto per lo spettacolo. Pian piano ecco, il camposanto si riempie di spettatori che spingono, s’ammassano, s’insultano; ognuno vuol godersi il miracolo dal posto più prossimo alla tomba di Lazzaro. Entra in scena anche un ambulante che offre sedie alle donne perché possano godersi lo spettacolo comode. Lo segue un pescivendolo che offre sardine, acciughe appena fritte. Per finire ecco un gruppo di scellerati che tengono banco per le scommesse. Scommettono sul tempo che impiegherà il Santo per far tornare in vita il defunto, se ci riuscirà o meno e se Lazzaro risorto apparirà vispo o allocchito. 10/02/12 238 238 12.09 Sala di Cesenatico 239 In poche parole, in questa giullarata viene posto ben in evidenza come tutta quella folla sia interessata unicamente allo spettacolo e ignori il miracolo nel suo senso mistico e nel grande significato d’amore che esprime. Come per le altre giullarate anche in quest’ultima il linguaggio usato è costituito da molti dialetti del nord Italia e da termini onomatopeici, spesso inventati. Un solo giullare interpreta tutti i ruoli dei personaggi che man mano si avvicendano sulla scena. Ma, è qui è proprio nello stile dei cantastorie, essi vengono appena accennati nel loro particolare ruolo. Basterà un lieve cambio di tono o cadenza, una piccola variante di atteggiamento o gestualità perché possiate intuire quali dei presenti stia parlando. Inizieremo, come ho già detto, dall’entrata del primo personaggio che si rivolge al guardiano del camposanto e gli chiede dove si trovi la tomba del miracolando. 10/02/12 239 239 Il guardiano prende da ogni 12.09 Sala di Cesenatico 240 visitatore del denaro per concedere il diritto di assistere allo spettacolo. Chiede due palanche anche ad una donna e mezza palanca per il bimbo che tiene in braccio. 10/02/12 240 240 12.09 Sala di Cesenatico 241 RESURREZIONE DI LAZZARO Inizia il dialogo tra il primo visitatore e il guardiano del camposanto “Ch'al scüsa… oh l'è quèsto ól simitéri, campusànto, due che vai a fa’ ól ‘suscitaménto d'ul Làsaro? Quèlo che l'hano sepelìto da quàter ziórni, che dòpo ‘riva un santón, un stregonàsso, Jesus… me pare che se ciàmi… Fiòl de Déo de sovranóme… salta föra el morto co' i ögi spiritàt e tüti che vusa: “L'è vivo! L'è vivo!... e po’ ‘dèm tüti a béver che s'enciuchémo ‘mé Dio!”. L'è chi lòga? “(Nel ruolo del guardiano del camposanto) Sí, dòe baiòcchi se vòi véder ól miracolo! “(Torna ad interpretare il personaggio del visitatore) Dòi baiòcchi mi a ti, parchè?” “(Torna nel ruolo del guardiano del camposanto) Parchè mi a sont ól guardiàn d'ól camposanto e déa èsser recompensà’ per tüti i impiastri e burdeléri che viàltri m'impiantì… che a vegnìt chi… andì sü i sépi… pesté i tómbi… andé sui crósi, ve senté sui 10/02/12 241 241 12.09 Sala di Cesenatico 242 crósi… mé storté tüti i brasi de le crósi e me rubìt tüti i lumìni! (Prende fiato) Dòi baiòcchi, se no andé in un’óltro camposanto! Vòi véder se lì truvé un’óltro santo bravo come ól nòster che con do' segni a tira föra i morti come fungi! Andé, andé! Anca ti dòna, dòe baiòcchi! Ol bambìn mèso baiòcco! Nol me importa se nol capìsse negótta, quando serà grando te ghe dirà: "Pecàto che te s'éri cusì inscimìt, incrugnìt de crapa, che no' t'è capì negòta e sul plù bèlo del miracolo te me gh'ha pisà anca adòso!". (Si rivolge ad un immaginario ragazzino che cerca di entrare nel cimitero scavalcando il muro di cinta) Föra! Föra dal müro! Desgrasió, canàja! Furbàsso… al vö vegnì deréntro a vedérse ól miracolo a gratis! (Rientrando nel ruolo del primo visitatore) “Bòja quante tombe che gh'è! Che simitiéro grande! Varda quante cróse! (Si rivolge direttamente al pubblico) Mi son vegnü apòsta a la matìna presto a tegnì il pòsto parchè me piàse èsser davanti bén ciàro a la tomba avèrta… a gh'è dei santoni 10/02/12 242 242 12.09 Sala di Cesenatico 243 stregonàssi che fa' dei trüchi treméndi: i prepara un morto de soravìa, un vivo de sóta, fa i segni... TRACCHETE! Se revòlta ól mesté: "L'è vivo! L'è vivo!". Mi vòi vedérghe ciaro! L'altra volta son 'rivà chi la matìna presto, dòpo mèsa ziornàda che stévo chi a ‘speciàre, el miracolaménto l'han fa' là in fondo e mi son restà chi come un barlòcco ciolà! Ma 'stavolta me son interessà, l'è chi-lòga ól Làsaro... Varda quanta zénte che arìva... (Rivolgendosi alla gente intorno) Eh! Ve piàse i miracoli, eh? No' gh’avìt niénte de fare eh? (Mima di perdere l’equilibrio per uno spintone) Bòja no' spignére! La tomba l'è avèrta! Bòrlo deréntro, po' ‘riva ól santo: "Vivo! Vivo!"... e mi éro già vivo! (Indicando intorno a sè) I arìva anca da la montagna... Ehi montagan, no' gh'avìt mai visto un miracolo viàltri, eh?... (Commenta con ironia) Forèsti! (A gesti, fa immaginare la presenza di un uomo di bassa statura) Oh, pìcolo no' spìgnere! Pìcolo no' spìgnere!! No' me importa se te s'èt picinìn e no' te vedi! Pìcoli, nani, e 10/02/12 243 243 12.09 Sala di Cesenatico 244 stciancàt in ginögio, dée vegnìr la matìna a l'alba a tórse ól pòsto! (Commenta con ironia) Ah, ah, ah... còssa te crede de vès in Paradiso, ti? Che i pìcoli saran i primi e i grandóni in fila, i ültimi? Ah, ah, ah! (Si rivolge ad un altro personaggio) Oh, dòna no' spìgnere! No' me importa se te sèt fèmena! Devànti a la morte sémo tüti uguali! (Direttamente al pubblico) No' végno miga qua per ól miracolo, végno per le ridàde che me fago. (Gridando verso l’esterno) Alóra, arìva ól santo? No' gh'è qualche d'ün de voialtri che cognósse dóe sta de casa 'sto santo che lo vaga a ciamàre... a dighe che sémo tüti preparàdi… che no' se pòl ‘speciàre tüta una ziornàda, andémo… per un miracolo... Gh’émo altro de fare!... Ma metéghe un orario a 'sti miracoli! E rispetélo! (Tra sè) ‘Riva?... (Ai presenti) No' arìva! (Fa immaginare l’ingresso di un affitta-sedie) Cadréghe! Chi vòle cadréghe? Dòne! Catéve 'na cadréga! Dòi bajòchi 'na cadréga! Sentéve, che l'è grave pericolo restà in pie a vardàrse un 10/02/12 244 244 12.09 Sala di Cesenatico 245 miracolamento! Che quando ‘riva ól santo, fa dei ségn, el fa vegní feura ul Làsaro in pie... cui ögi spiritati... ciapé un tal stremìsio-spavénto, andé indrìo cunt la crapa… andé a bàter sü un saso... TACCHETE! Morte! Sèche! (Rivolto al pubblico) E ul santo ne fa ün sojaméente de miracolo, incöe, eh! Catéve, catéve la cadréga! Dòe baiòcchi! (Accenna ad uscire di scenae ritorna ad interpretare il ruolo del primo visitatore) Pìcul… te sèt catà 'na cadréga, eh? Per diventar plù grando! Ma bravo! Monta, monta che t'aìdo! Oplà! Va che pìcolo-grando! No' apogiàrte chi-lòga sü la mia spala… te do' un trusùn che te sbato deréntro la tomba 'vèrta, po' ciàpo ól quèrcio, te lo mèto de soravìa, (mima di bussare da dentro la tomba) TON TON: silénsio! TON TON etèrnum! (Sporgendosi verso l’esterno) ‘Rìva 'sto santo? No’ arìva! Ma no’ se pòl ‘speciàre tanto… végne scüro! Ghe tóca pisà tüti i lumini, ‘riva il santo, se sbàja de tomba, va su un'altra tomba e resuscita un’àlter morto... ‘Riva la mama del Làsaro, 10/02/12 245 245 12.09 Sala di Cesenatico 246 comincia a piàgnere… tóca ‘masàre ól morto apéna resuscitato! No' se fa 'ste figure... gh'è i forèsti! (All’istante mima l’ingresso di un venditore di pesce fritto) Ohhhoh! Sardèle, sardèle, bòne, dólze, frite… dòi bajòchi… catévene un cartòcio. Bòne!… che i fa ‘suscitare i morti! (Nel ruolo di un visitatore) Daghe un cartòcio al Làzaro, che se prepara el stòmego! (Altro visitatore) Cito, blasfemo! (Nel ruolo del primo spettatore) Arìva la gént, tüti, tüti, i apostoli, varda, varda! Tüti in fila col santo... Quel con tüti i risulìn e la barba lònga l'è Piétro, quèl'altro con la crapa pelàda e con la barba tüta rìsula, quèlo là l'è Paolo... quèl'altro... (portando festoso la voce) Maarcooo!... (Cambio tono: pavoneggiandosi, al pubblico intorno) Cognósso! Sta 'tacà de casa mia! (Leva le mani agitandole vistosamente in segno di saluto, quindi, a gesti, avverte il santo che lo attenderà a miracolo avvenuto per invitarlo ad una grande bevuta) Ah, 10/02/12 246 246 12.09 Sala di Cesenatico 247 guarda quèlo l'è Jesus… quèlo pìcolo... Com a l'è zióvin... guarda no' gh'ha gniànca la barba... come l'è delicàt… ól pare un bagài. Mi me l’immazinàva plu tosto, con una gran crapa de cavèi, cun dei paletóni (indica le orecchie), cunt un crestón treméndo, cunt dei dénci, de le manàsse, che quand faséva i benedisiùn PAA!... faséva in quattro i fedeli! Che zóvine che o l’è! (Una voce fra la folla) Jeesuuus! Faghe ‘n'altra volta ól miracolo de la moltiplicasióne dei pani e dei pessìt che éran sì bòni... Dio la magnàda che gh'ho fàito! (Altro personaggio) Ohi, ma ti no' ti pensi che a magnàre!? (Risponde chi ha parlato prima) E per fòrsa! L’è par via che semo chi-lò, in del çimitério… a mi la tensiön dei miracoli me svòda ól stòmego in una manéra che me végne ‘na fame de magnàrmi anco Dèo! (Uno dei visitatori) Cito, cito che ól Jesus l’ha dàito l’órdén de ingiunugiàs! Tüti i santi s'è metü 10/02/12 247 247 12.09 Sala di Cesenatico 248 in ginögio a pregare... e anco i altri… anca noàltri dovémo andare in ginögio, se no il miracolaménto no’ riésse! (Altro visitatore) Mi no’ ghe vago. Mi no’ ghe vago! No' me importa! No' ghe credo e no' ghe vago in ginögio! (Altro visitatore) Te catàsse un fülmine che te storpiàsse i giambi! (Mima di camminare da storpio) Po' va da Jesus: "Jesus, fame ól miracolo de...". Niénte! Un’altér fülmine... TRAK!, anca le brasse! (Mima braccia da paralitico) (Altro personaggio) Cito, cito… gh'ha da' l’órden de valsà la piéra de la tomba. (Uno dei presenti urlando, ordina e dirige il sollevamento della pietra) Vàie insèma! Valzé ‘sto lastrón! Aténti ai pie! (Uno spettatore tappandosi il naso) Bòja che spüssa che végn föra! Che tanfo! Ma cosa gh’han bütà deréntro... un gato marscìo? (Altro visitatore) No, no, l'è lü… l'è Làsaro… Varda come l'è cunscià! 10/02/12 248 248 12.09 Sala di Cesenatico 249 ALTRO VISITATORE Ohia, l'è descomponìo... tüti i vèrmini che ghe vegn föra dai ögi... Ah, che schìvio! (Altro visitatore) Che schèrso che gh'han fato! (Altro visitatore) A chi? (Altro visitatore) Al Jesus! Gh'avéan dito che l'éra quatro ziórni che l’avéan interà... Sarà almanco un mese che l'è sóto tèra! No' ghe pòl riussìre 'sto miracolaménto... (Altro spettatore) Parchè? (In risposta) Parchè l'è tròpo infrolàto 'sto morto! (Altro visitatore) Ghe riésse uguale, parchè quèl lì è un santón tale, che anco se in de la tomba ghè derentro quatro òsi marscìdi e tüti sbirulàt, basta che lü ghe rivolta i ögi al ziélo... due parole a suo Padre, e 'ste òsa de colpo se riempie de carne, de muscoli e VUUUMMM!, ól va via ‘mé 'na légura a saltelón! (Altro personaggio) No' di' strunsàde! (Altro visitatore) Come strunsàde?! Fémo scomèsa? Sìnquo contro quatro che ghe riésse! 10/02/12 249 249 12.09 Sala di Cesenatico 250 (Altro visitatore) Sète contro diése che no' ghe riésse! Tégno banco mi! (Rivolto agli immaginari spettatori con tono da bookmaker che raccoglie scommesse) Tre, quattro, dòi... oto che riése… sète che no’ ghe la fa… (Altro visitatore, disgustato) Basta! Vergogna! Col santo ancora lì ch'el prega, e lori a far scomèsa! Blasfémio! Vergogna!... (All’improvviso) Zìnque baiòcchi per mi che ghe riésse! (Altra voce) Cito! Ól santo el punta ól morto e ghe ordina: "Végne föra Làsaro!". (Altro personaggio) Ah, ah, vegniràn föra i vèrmini che l'è impiegnìdo! (Altro spettatore indignato) Cito blasfémio! (Altro personaggio, allibito) Ol s'è moeve! Deo gràsia ól s'è moeve! Ol l'è vivo! (Mima il movimento di Lazzaro che risorge, barcollando) Ol Làsaro ól mónta, mónta, mónta... végn sü, végn sü, végn sü... ól bòrla, ól bòrla, ól bòrla... va giò, va giò, végn sü! Se scròda come un cagn che végne föra da l'acqua… tüti i vermèni spantegà! 10/02/12 250 250 12.09 Sala di Cesenatico 251 (Mima di ripulirsi schifato, faccia e corpo dei vermi che gli sono arrivati addosso) Oh! Desgrasiò! Va piàn co' 'sti vèrmeni! (Altro visitatore cadendo in ginocchio) Miracolo! Ol l'è vivo! Ol l'ha resüscitàt! Bòja, varda ól ride, ól piagne. A turno i personaggi si esaltano per il miracolo (Altro visitatore, a sua volta in ginocchio) Meravegióso fiòl de Deo! Mi no' credevo miga che ti té fudèsse cossì miracolànte... (quindi, veloce verso il bookmaker) Gh’ho vinciü mi! Sète baiòcchi cóntra sìnque! (A Gesù) Maravegióso! Bravo Jesus, bravo!... (All’istante si palpa sul ventre e sul fianco) La mia borsa!?... Ladro! Bravo Jesus! (Volto verso l’esterno) Jesus, bravo!... (Esce Ladro! Ladro! correndo, volgendo ripetutamente il capo sia verso Gesù che verso l’esterno) Ladroooo!… Jesus bravo, Ladroooo! Jesus bravo, Jesus! Ladroooo! 10/02/12 251 251 Jesus! 12.09 10/02/12 252 252 Sala di Cesenatico 252 12.09 Sala di Cesenatico 253 RESURREZIONE DI LAZZARO TRADUZIONE Inizia il dialogo tra il primo visitatore e il guardiano del camposanto “Scusi... è questo il cimitero, camposanto, dove vanno a fare il resuscitamento (la resurrezione) del Lazzaro? Quello che hanno seppellito da quattro giorni, che dopo arriva un santone, uno stregone, Jesus... mi pare che si chiami… Figlio di Dio di soprannome… salta fuori il morto con gli occhi spiritati e tutti che gridano: “È vivo! È vivo!... e poi andiamo a bere e ci ubriachiamo come Dio!”. È qui? “(Nel ruolo del guardiano del camposanto) Sì, due baiocchi se vuoi vedere il miracolo!” “(Torna ad interpretare il personaggio del visitatore) Due baiocchi io a te? Perché?” 10/02/12 253 253 12.09 Sala di Cesenatico 254 “(Torna nel ruolo del guardiano del camposanto) Perché io sono il guardiano del camposanto e devo essere ricompensato per tutti gli impiastri e bordelli che voialtri mi combinate... che venite qui… mi schiacciate le siepi… calpestate le tombe… vi sedete sulle croci… mi stortate tutte le braccia delle croci... e mi rubate pure i lumini! (Prende fiato) Due baiocchi, se no andate in un altro camposanto! Voglio vedere se trovate un altro santo bravo come il nostro che con due segni tira fuori i morti come funghi! Andate, andate! Anche tu donna, due baiocchi! Il bambino mezzo baiocco! Non mi importa se non capisce niente, quando sarà grande gli diranno: “Peccato che eri così tonto… imbesuito di testa, che non hai capito niente e oltretutto, sul più bello del miracolo mi hai spiaccicato anche addosso! (Si rivolge ad un immaginario ragazzino che cerca di entrare nel cimitero scavalcando il muro di cinta) Fuori! Fuori dal muro! Disgraziato, canaglia! Furbastro, vuole venire deréntro a vedersi il miracolo gratis!” 10/02/12 254 254 12.09 Sala di Cesenatico 255 (Rientrando nel ruolo del primo visitatore) “Bestia, quante tombe che ci sono! Che cimitero grande! Guarda quante croci! (Si rivolge direttamente al pubblico) Io sono venuto qua apposta la mattina di buon’ora a prendermi un bel posto, perché mi piace esser davanti... mi piace vedere ben chiaro dentro la tomba aperta… ci sono dei santoni-stregoni che fanno dei trucchi tremendi: sistemano dentro un morto sopra, un vivo sotto, fanno gesti da santoni... TRACCHETE!, si rivolta il marchingegno: “È vivo! È vivo!”. Io voglio vederci chiaro! L’altra volta sono arrivato la mattina presto, dopo mezza giornata che stavo qui ad aspettare, il miracolo l’han fatto là in fondo e io sono restato qui come un imbesuito fottuto! Ma ‘stavolta mi sono interessato, è qui il Lazzaro... Guarda quanta gente che arriva... (Rivolto alla gente intorno) Eh! Vi piacciono i miracoli, eh? Non avete niente da fare eh? (Mima di perdere l’equilibrio per uno spintone) Boia non spingete! La tomba è aperta! Ci 10/02/12 255 255 12.09 Sala di Cesenatico 256 casco dentro, poi arriva il santo: “Vivo! Vivo!”... e io ero già vivo! (Indicando intorno a sè) Arrivano anche dalla montagna... Ehi montanari non avete mai visto un miracolo voialtri, eh?... (Commenta con ironia) Forestieri! (A gesti, fa immaginare la presenza di un uomo di bassa statura) Oh, piccolo non spingere! Piccolo non spingere!! Non m’importa se sei basso e non vedi! Piccoli, gli storpi nelle ginocchia, devono venire all’alba a prendersi il posto! (Commenta con ironia) Ah, ah, ah... credi di essere in Paradiso, dove i piccoli saranno i primi e i grandoni in fila, gli ultimi? Ah, ah, ah! (Si rivolge ad un altro personaggio) Oh, donna non spingere! Non mi importa se tu sei femmina! Davanti alla morte siamo tutti uguali! (Direttamente al pubblico) Non vengo mica qua per il miracolo, vengo per le gran risate che mi faccio. (Gridando verso l’esterno) Allora, arriva il santo? Non c’è qualcuno di voialtri che conosca dove sta di casa ‘sto santo che lo vada a chiamare... a dirgli che siamo tutti preparati… che 10/02/12 256 256 12.09 Sala di Cesenatico 257 non si può aspettare tutta una giornata, andiamo… per un miracolo... Abbiamo altro da fare!... Ma metteteci un orario a ‘sti miracoli! E rispettatelo! (Tra sè) Arriva?... (Ai presenti) Non arriva! (Fa immaginare l’ingresso di un affitta-sedie) Sedie! Chi vuole sedie? Donne! Affittatevi una sedia! Due baiocchi una sedia! Assettatevi, che è grave pericolo stare in piedi e rimirarsi un miracolo! Che appena arriva il Santo e fa dei segni, sorte il Lazzaro ritto... con gli occhi spiritati… vi prende un tale spavento che vi rovesciate all’indietro con un gran tonfo e sbattete la testa su una pietra... TACCHETE! pubblico) Morte! Secche! (Rivolto al E il santo ne fa uno solamente di miracolo oggi, eh! Prendete, affittatevi la sedia! Due baiocchi! (Accenna ad uscire di scena e ritorna ad interpretare il ruolo del primo visitatore) Piccolo… ti sei preso una sedia, eh? Per diventare più grande! Ma bravo! Monta, sali che ti aiuto! Oplà! Va che piccolo-grande! Non appoggiarti sulla mia spalla… che ti ammollo una 10/02/12 257 257 12.09 Sala di Cesenatico 258 spintonata... ti sbatto dentro la tomba spalancata, poi acchiappo il coperchio, te lo sistemo sopra, (mima di bussare da dentro la tomba) TON TON: silenzio! TON TON: eterno!... (Sporgendosi verso l’esterno) Arriva ‘sto santo? Non arriva! Ma non si può aspettare così tanto… viene scuro! Ci tocca appicciare (accendere) tutti i lumini, arriva il santo, si sbaglia di tomba, va su un’altra tomba e resuscita un altro morto… Spunta la mamma di Lazzaro, scoppia a piangere… tocca ammazzare il morto appena resuscitato! Non si possono fare ‘ste figure... c’è gente di fuori! (All’istante mima l’ingresso di un venditore di pesce fritto) Ohhhoh! Sardine, sardine, buone, dolci, fritte… due baiocchi… prendetevene un cartoccio! Buone!… che fanno resuscitare i morti! (Nel ruolo di un visitatore) Ehi sardine, danne un cartoccio al Lazzaro, che si prepara lo stomaco! (Altro visitatore) Zitto, blasfemo! (Nel ruolo del primo visitatore) Arriva la gente, tutti, tutti, gli apostoli... guarda, guarda! Tutti in 10/02/12 258 258 12.09 Sala di Cesenatico 259 fila con i santo... quell’apostolo lì... è Pietro, con tutti i ricciolini, la barba lunga... quel altro con la testa pelata e con la barba tutta riccia, quello è Paolo... quell’altro... (portando festoso la voce) Maarcooo!... (Cambio tono: pavoneggiandosi, al pubblico intorno) Conosco! Sta appresso a casa mia... (Leva le mani agitandole vistosamente in segno di saluto, quindi, a gesti, avverte il santo che lo attenderà a miracolo avvenuto per invitarlo ad una grande bevuta) Ah, guarda quello è Gesù… quello piccolo... Come è giovane... guarda non ha neanche la barba... com’è delicato… pare un ragazzino. Io me lo immaginavo più tosto, con una gran testa di capelli... con delle pallettone (indica le orecchie), una crestona tremenda, con dei denti, delle manone, che quando cominciava a benedire: PAA!... troncava in quattro i fedeli! Che giovane che è!... (Una voce fra la folla) Jeesuuus! Facci un’altra volta il miracolo della moltiplicazione dei pani e 10/02/12 259 259 12.09 Sala di Cesenatico 260 dei pesci che eran così buoni... Dio la mangiata che ho fatto! (Altro personaggio) Ohi, ma tu non pensi che a mangiare!? (Risponde chi ha parlato prima) E per forza! Siamo qua, al cimitero... a me la tensione dei miracoli mi svuota lo stomaco in un modo che mi viene una fame che mio mangerei anche Dio! (Uno dei visitatori) Zitto, zitto che Jesus ha dato l’ordine di inginocchiarsi! Tutti i santi si sono messi in ginocchio a pregare… e anche gli altri… anche noi dobbiamo inginocchiarci, se no il miracolo non riesce! (Altro visitatore) Io non ci vado. Io non ci vado! Non mi importa! Non ci credo e non ci vado in ginocchio! (Altro visitatore) Ti prendesse (colpisse) un fulmine che ti storpia le gambe! (Mima di camminare da storpio) Poi vai da Gesù: “Gesù, fammi il miracolo di...” Niente! Un altro fulmine... 10/02/12 260 260 12.09 Sala di Cesenatico 261 TRAK!, anche le braccia! (Mima braccia da paralitico) (Altro personaggio) Zitto, zitto… ha dato l’ordine di sollevare la pietra della tomba. (Uno dei presenti urlando, ordina e dirige il sollevamento della pietra) Forza! Insieme! Alzate ‘sto lastrone! Attenti ai piedi! (Uno spettatore tappandosi il naso) Boia che puzza che viene fuori! Che tanfo! Ma cosa ci hanno buttato dentro... un gatto marcio? (Altro visitatore) No, no, è lui, è Lazzaro, guarda come è ridotto! (Altro visitatore) Ohia, quasi putrefatto… tutti i vermi che gli sortono dagli occhi... Ah, che schifo! (Altro visitatore) Che scherzo che gli hanno fatto! (Altro visitatore) A chi? (Altro visitatore) A lui, a Gesù! Gli avevano raccontato che era seppellito da soli quattro giorni... Sarà almeno un mese che è sotto terra! Non gli può riuscire ‘sto miracolo... (Altro spettatore) Perché? 10/02/12 261 261 12.09 Sala di Cesenatico 262 (In risposta) Perché è troppo frollo ‘sto morto! (Altro visitatore) Io son sicuro che ce la fa eguale, perché quello è un santone tale, che anche se nella tomba ci stanno quattro ossa marce fradice, basta che lui rivolga gli occhi al cielo... due parole a suo Padre, e ‘ste ossa di colpo si riempiono di carne, di muscoli, e VUUUMMM!, va via a saltelloni come una lepre! (Altro personaggio) Non dire stronzate! (Altro visitatore) Come stronzate?! Facciamo scommessa? Cinque contro quattro che ci riesce! (Altro visitatore) Sette contro dieci che non ci riesce! Tengo banco io! (Rivolto agli immaginari spettatori con tono da bookmaker che raccoglie scommesse) (Altro visitatore) Tre, quattro, due… otto che riesce… sette che non ce la fa… (Altro visitatore, disgustato) Basta! Vergogna! Col santo ancora lì, che prega e loro che fanno scommesse! 10/02/12 262 262 Blasfemi! Vergogna!... 12.09 Sala di Cesenatico 263 (All’improvviso) Cinque baiocchi per me che ci riesce! (Altra voce) Zitti! Il santo punta il morto e gli ordina: “Vieni fuori Lazzaro!”. (Altro personaggio) Ah, ah, verran fuori i vermi del ripieno. (Altro spettatore) Zitto blasfemo! (Altro personaggio, allibito) Si muove! Deo grazia si muove! È vivo! (Mima il movimento di Lazzaro che risorge, barcollando) Il Lazzaro si rizza, monta, è in piedi... casca, casca, casca... va giù, va giù, viene su! Si scrolla come un cane che sorte dall’acqua... tutti i vermi si spargono intorno! (Mima di ripulirsi schifato, faccia e corpo dei vermi che gli sono arrivati addosso) Oh disgraziato! Va piano con ‘sti vermi! (Altro visitatore cadendo in ginocchio) Miracolo! È vivo! L’ha resuscitato! Boia, guarda: ride, piange. A turno i personaggi si esaltano per il miracolo 10/02/12 263 263 12.09 Sala di Cesenatico 264 (Altro visitatore, a sua volta in ginocchio) Meraviglioso figlio di Dio, io non credevo che tu fossi così miracoloso! (quindi, veloce verso il bookmaker) Ho vinto io! Sette baiocchi contro cinque! (A Gesù) Meraviglioso! Bravo Jesus, bravo!... (All’istante si palpa sul ventre e sul fianco) La mia borsa!?... Ladro! (Volto verso l’esterno) Ladro! Ladro! Gesù, bravo! (Esce correndo, volgendo ripetutamente il capo sia verso Gesù che verso l’esterno) Ladroooo!… Jesus bravo, Jesus! Ladroooo! Jesus bravo, Jesus! Ladroooo! 10/02/12 264 264 12.09 Sala di Cesenatico 265 PARTE DA INSERIRE NEL BRANO LA NASCITA DEL VILLANO MA NON SO DOVE. ASPETTARE! L’allusione satirica che definisce il villano privo d’anima, quindi simile ad un animale che ad un essere umano ci fa venire in mente un suo simile: l’homo selvatico che, non bisogna dimenticarlo, è addirittura considerato, insieme allo zanni, il padre di Arlecchino. Uno dei più antichi fabulatori di Francia, detto Adam, ragionando sulla spiritualità dell’uomo insinuava che l’anima fosse per i figli di un Dio un peso, una pietra al collo che impedisce d’essere liberi sinceri e leali con se stessi e con il loro creatore. Bonvesin de la Riva in una disputa fra l’anima e il corpo fa dire a quest’ultimo: “Ringrazia il cielo che tu non abbia forma alcuna anima mia perché se tu possedessi natiche ti ci prenderei a pesate fino a farti volare in cielo. 10/02/12 265 265 12.09 Sala di Cesenatico 266 Punk è il prototipo del ribelle ad ogni costo, una specie di Pulcinella che manifesta la propria rabbia verso regole assurde, ingiuste e prevaricando dalla società dei potenti scaraventano poliziotti e giudici...... le droghe e ..... la morte. Personaggio che trae la sua .... anche dall’homo selvatico e anche dallo zanni primordiale. Mi ricordo di aver visto in Francia e anche ad un festival di Cervia spettacoli realizzati con elementi i più assurdi e inaspettati: cucchiai e forchette che duellavano con forbici e martelli, ombrelli che recitano scene d’amore. 10/02/12 266 266 12.09 Sala di Cesenatico 267 STAMPATI PER EINAUDI I MISTERI presentazione P. ROSA FRESCA E AULENTISSIMA BATIVE STRAGE INNOCENTI: PRESENTAZIONE, BRANO DIALETTO, TRADUZIONE MORALITA CIECO INTRODUZIONE E 1969 SRORPIO DIALETTO, TRADUZIONE MORALITA CIECO E SRORPIO 2000 dialetto traduzione NOZZE DI CANA introduzione, dialetto, traduzione NASCITA DEL VILLANO - presentazione, dialetto, traduzione MIRACOLO DI LAZZARO - presentazione, brano, traduzione 10/02/12 267 267 12.09 Sala di Cesenatico 268 II PARTE (sull’altro file) NASCITA DEL GIULLARE BONIFACIO VIII - presentazione- brano dialettotraduzione LE MARIE - napoletano - presentazione- brano dialetto- traduzione LE MARIE - lombardo - presentazione- brano dialetto- traduzione Maria sotto la croceMATTO - presentazionebrano dialetto- traduzione MATTO SOTTO LA CROCE - presentaz.- brano dialetto- traduzione Gesù bambino I GRAMMELOTTE - completi da rivedere presentazioni VARIANTE 1- AL PROLOGO: GUERRA NEL GOLFO 10/02/12 268 268 12.09 Sala di Cesenatico 269 VARIANTE 2 corretto lazzaro corretto traduzione 2000 credo, cieco e storpio con Dario occorre trasportare cambiamentio italiano su dialetto Sono un po’ in confusione. Mi devo fermare! Altra Versione Il primo miracolo di Gesù bambino Quando in tòl ziélo impiegnìdo de stèle, de bòto, come fùlmine, l'è 'rivàdo uno stelón meravegióso con 'sto grande cuùn sbarluscénto de fògo sbarlazàndo tüte le stèle i se metüe a criàr: "Ohe, 'craménto! Chi l'è?". Al'éra la stella cometa che vegnìva dall'oriente per dàrghe l'indicasiùn a i Re Magi. 10/02/12 269 269 12.09 Sala di Cesenatico 270 Gh’éra il primo Re Magio, quello vègio, co' al'éra sü un caval negro, atènti a l'allegurìa, o' l’éra ingrignàt, un nass a bèch de catìvo che ól trava sacraménti perchè ól gh'avéa dei bugnùni sul cül che a ògni selàda: toc!, se ne schisciàvan quatórdese e biastemava 'mé Dio. A gh’éra il Re Magio biondo, ciàro, sempàtego ch'ól rideva, col mantelo d'arzento, muntà sü un cavàl bianco, aténti a l'allegurìa. E appresso a gh’éra il Re Magio negro che è sü un camèlo griso: un Magio negro... un negro, ma cussì negro, che contro a 'sto camèlo griso che montava, pareva più bianco del cavàlo bianco del Magio biondo. Bèlo de fàcia e tüto ridénte de quaranta dencióni luzénti e con dòi ögi che sbalusciàva nel scüro a luminàre. E sémpre sóvra al camèlo andava cantando. E ól cantava de contìnua, 'sta tiritéra: "Oh che bèl, che bèl, che l'è andare sül camèl! Che bèl, che bèl! Un saltèl, do' saltèl sü le goebe dèl camèl! Oohh che bèl, che bèl el camèl che va a Betlèm, Sóta el lüm de mila stèl. 10/02/12 270 270 12.09 Sala di Cesenatico 271 La cométa che a cumpàgna giüsta fin a la capàna e la Madòna che la nina el Bambìn che piàgne e frìgna e Giüsèp che sega, sega. I angiulìt che i vola e i préga. L'asinèl e ól boe che i bòfa el camèl che sgamba e ól sgròpa balzelóni, vah 'm' el tròta! Oh che bèl, che bèl, che bèl che l'è andare sül camèl! De gran lónga pusé bèl ch'andar sül cavàl sul cavàl té scròla i bal che no' té càpita sul camèl che bèl, che bèl, che bèl!" "Baastaa,baastaa! - el vègio Re Magio ól biastemàva - Ma no' se pòde! O l'è quatro ziórni e quatro nòte col canta che l'è bèl andare sü 'sto camèl!" (Il Re Magio negro riprende la tiritera) 10/02/12 271 271 12.09 Sala di Cesenatico 272 "E per fòrsa che mé tóca cantare in sül camèl per farlo andare perchè se mi no' ghe canto el camèlo s'indorménta. S'indorménta, bürla par tèra s'impantéga e mi stravàco col camèl che mé sbraga adòso e ghe rèsto tüto schiscià! Sì che canto sul camèl! Oh che bèl, che bèl! Cossì arìvo a la capàna co' la Madòna che la nina San Giüsèp che ól sega ól sega ól Bambìn che ól frìgna e piàgna i angiulìt che i vola e i préga. El camèl che sgròpa e ól tròta oh che bèl, che bèl, che bèl! Sóra el camèl bisogna che canto anca per dàrghe un po' de ritmo perchè andare sul camèl no' l'è come in gròpa dèl cavàl 10/02/12 272 272 12.09 Sala di Cesenatico 273 che ól cavàl va col galòpo e ól camèl ól sgamba a tròto sciàmpe ambàde una d'avanti e l'altra de drìo, che se no' se dà el bòn témpo se intupìca de 'na gamba se scarpüscia e ól và de sciàmba borletóni el va, se stciànta e mi, sóta de roèrsa tüto schisciàto dal camèlo! Oh che bèl, che bèl, che bèlo! Dàrghe ól ritmo e farlo balàre che a Betlèm mi vòj arivàre, col camèl. Oohhee che bèl! Oohhee che bèl!" "Basta! - ól crìa desperàto ól vègio Re Magio - Té magno vivo! Té pélo via tüto el negro e mé magno el bianco de déntro! Té lo magno intiéro! Già, l'idéa de far venir anco un Re Magio négro, parchè doveva èsserghe tüta l'umanità! Poteva mìga tiràrghe aprèso uno giàldo, rosso, coi balìt?... No, negro! E poe co' 10/02/12 273 273 12.09 Sala di Cesenatico 274 'sti ögi bianchi c'ól gh'ha, co' la sfèrsula négra in mèso... che quando gh'è scüro ghe végn rossa ch'el par 'na bèstia feróce. Che l'altro ziórno sunt andà in campagna, che gh'avéa dèi mè bisogni, che anca se sont un Re Magio gh'ho i miei bisogni de fare! A gh’éra scüro, sont andàito in un pràt, mé sont tirato giò le bràghe... perdonéme se ve la cónto... éro a metà scrusciàdo sü i ginögi, proprio in quèsta posisiòn, de boto devànti a mi té vedo 'na bestia, dei denci de bestia, dò ögi... un leon! Mé sónt cagà sóra le braghe! E poe l'éra lü, devànti a mi, che ól cagàva e nol cantava! L'ünica volta che nol cantava. Mi son cossì inferocìt, desgrasiò, fra i bugnùni che mé stciòpa, il che bèl, che bèl, che bèl, i spaventi che mé fa catàre, son cossì nervoso che, se arìvo a Betlème in 'sta manèra, stròso il bambìn dentro la culla." In quèl moménto nel ziélo... woom.. ól stelòn grande de la cométa ól s'è blocàt. "Cus'è capitàt?" "La s'è fermàda per ciapà un po' el fià! El voer dì che sèm arivà! 'Rivàti quasi a Betlèm, che bèl, che bèl!" 10/02/12 274 274 12.09 Sala di Cesenatico 275 "Bastaaa! Mi ghe vago da solo a Betlèmme!" Dise desperà ól Rè Magio vègio, ghe da de spròn al sò cavàlo e ól va via come un mato e a drìo, sübito, el Re Magio negro a seguitàrlo e tüti e dòi i va in fondo nèl scüro e i scompàre... i scompàre ma se sénte sémpre più baso: "Oh che bèl, che bèl!" - "Basta!" - "Oh che bèl... " - "Basta!" (Porta la voce quasi a spegnersi sempre più flebile in lontananza) "Oh che bèl!" - "Basta!!" Nel ziélo impiegnìdo de stéle, de bòto l'è spontà l'ànzelo meravegiòso, co' dei cavèi tüti svarulénti de bòcoli che col vénto i sbanderàva... Un gran cerchión d'oro tacà, inciudàd, sü la crapa. Vestìdo de séda che col vénto i sbratacàva come vele slasàde. E de travèrso, chì sül stòmego, 'na grande svérzula de séda, ciara, granda, con scrito sopra: "Angelo!" Per quèi che no' capìse subito. E 'stu angelo, co' 'ste grande ali tüte coloràde, andava vdo 'mé 'na poiàna treménda nel ziélo. El vegnìva giò a pignamorta a raspà la tèra e ól criava: 10/02/12 275 275 12.09 Sala di Cesenatico 276 "Omeni de bòna volontàaauuuaaauvvvv, venì ch'è nato el redentoreeeeaaaauuuuuuuaaaaaavvv!" (Mima la picchiata con volo radente dell'angelo) Con tüti i pastori che se bütàvano per tèra spaventà! "Oheee... ma té sè mato! Té vo' schisciàrghe? A t'è spaventà tüti i péguri... che ghe andà via anca el late!"(Mima un'altra picchiata dell'angelo che per poco non lo travolge) "Almànco té capitàsse d'andàr a sbàtere contra la montagna a scarcagnàrte el çerción fino al còlo, a spantegàrte tüte le piüme dapartüto. Ga1inàsso!" E tüti i pastori ghe diséva: "L'è megliór che catémo quarche ròba da portar al bambìn ch'è nasùo se no questo ól va avanti e indrìo, tüta la notte, e ghe sega e ghe ara tüto!" E tüti i ghe andava con un dono, in processiòn. Chi ghe porta dèl formàjio, chi che ghe porta un cavrèto, dèi conìli, un altro de le galìne, e chi ghe porta dèl vino, de l'oli, chi che ghe porta le póme còte e le torte coi maróni. E po' ghe ne sónt de quèi che arìvan co' la pulénta apòsta da la bergamàsca. Cu' la pulénta fumànta de lontan! Roba che, dàrghe de la pulénta a un bambìn apéna nascìdo, ghe 10/02/12 276 276 12.09 Sala di Cesenatico 277 vòl una bèla testa de cojóni! E lì, a la capàna, tutt'intórno a gh’éra de la gente che faséva dei baccàni, a gh’éra di quèli che ségava: Vir, vrom, vir, vrom; e poi quèli che batéva il fèro: pim, toc, toc pem; e gh’éra quèli co l'ànsema che dava ól fià: "buò, fir, fuòm, fim; e poi quei che vendéva: végne, végne, de ün, de dòi, chi valza la man par prim. "Basta! Vergogna! Tutto 'sto baccàn! 'Sta pòvara dòna, de la Madòna, so' tre giorni e tre notti che no' la dorme, se pùò far fracàss in 'sta manéra? Vergogna!" - "Eh, ma noiàltri vorsémo far el presepio!" E dentro la capàna gh'è tüti che entra in ginögio coi regali e Sant'Ana cata tüto: "Andì indrìo, andé a pregàr de fora, dàme qua i regali. Signor Jesus bambìn ti dovéa nàssere almanco tre volte a la setimàna, chi farémo una resérva de roba!" Arìva i Re Magi, i se ingenögia. Gh'è el vègio che el porta el sò regalo, poe el giovinèto e poe arìva dentro el negro... "Ohi che bèl, che bèl, che bèl! Ól Bambìn nèl cavagnèl!" "Foera negro, via, cito! Spavénta no el fiulìn. Canta de foera!" El vousa el re vègio. 10/02/12 277 277 12.09 Sala di Cesenatico 278 In quel mentre 'riva dentro l'ànzelo, Gabriel, gridando: "Via, sübeto fuga in Egitto che gh'è ól re Erode che taja le teste ai bambìn come fuósse funghi." E allora Sant'Anna dise: "Per piasér gh'ho besògn de tre cavàli e tre carétti per caregàr tüta 'sta roba" - "No, no' gh'è tempo de caregàr, besògna andàr via sübeto. Via, fuga in Egitto." - "Ah, furbàsso ànzelo, ti voi catàre tüto ti, eh!" Poi tìren fora l'àseno che no' sta in pìe, l'è tüto embriàgo, che son tre giorni e tre notti ch'ól bófa per darghe un po' de calór al bambìn, no' sta drìsso, ól gh'ha la pànsa quasi par tèra e cominciano a caregàrghe de roba sulla stciéna, ól va par tèra, slìsséga. La Madonna ól va en gròpa e San Giüsèppe ghe dise: "Madona dessénde che 'sta bestia ól crepa!" "Ma mi no' pòdo desséndere, se la zente no' mé vede su l'àseno no' capìsse che fémo la fuga in Egitto." In quèl mentre vién dentro un ànzolo, gridando: "Foera, foera - dise - baterìa!" - "Come bateria!?" "Traslòco! Via, scapàre!" - "Dove?" - "Fuga in Egìto!" "De già?!" - "Sì, gh'è tüti i soldài de foera che ve çerca." "Aspèta, 'ndemo a tór un carèto - dise Sant'Ana - per 10/02/12 278 278 12.09 Sala di Cesenatico 279 caregàre tüti i regali che gh'han portà." - "Gnente regali, no' se porta via niénte!" Dise la Madòna: "Eh no, i mè regali li vòjo cara, i mè regali per ól fiolìn, che quando devénta grande... " - "Tira foera l'áseno!" - "Ma no, no - dise San Giusèpe - no' se pòl caregàrlo 'st'áseno, a l'è quatro ziórni e quatro nòti che el bófa, l'è sfiatà compàgn d'una lugànegha insechìda!" 'Gnìva avante infàti 'sto ásen, inciochì che no'l restava in pìe, ghe se slargàva i giambi apéna che ól caregàven. Caregàven tüti i fiaschi, i ótri, caregàven i formàj, pachi e fagòti. E 'sto ásen: wwumm! Wuwmm! el 'ndava sóto, slargàva i giambi, la pànscia per tèra. A gh'è la Madòna che monta in còpa al àsen, insentàda col fiolìn in bráscio. "Madòna - ghe diséva San Giusépe - ven giò, nol se po' mòvere, el mòre!" - "Ma no' pòdo caro, chè tüta la zénte l'è abituà, durante la fuga in Egito, a vedérme che mi son sentàda in sü l'áseno in fin da la parténsa!" *** E alóra San Giusèpe ól se mète sóta a l'áseno, caréga l'áseno in gròpa e van via tüti insémbia. Dòpo do ziórni, trè ziórni, tüta la sacra famégia 'riva davànte a Jaffa. Jaffa bianca co' tüte le tóri altìsime, maravagióse. E sübito 10/02/12 279 279 12.09 Sala di Cesenatico 280 l'ànzelo ól vola in ziélo, ól fà un gran cerchio vdo. E l'àseno ól tira sü la testa... Iiiaaaahhhhhhhhh! (Imita il ragliare dell'asino) Pprrrooofffff! Slarga le giàmbe, pom, la pànscia par tèra. Una lofa dèl cül: pluff! L'ànema de l'àseno la va in ziélo. La Madòna de in còpa a la bèstia spiràda, la varda: "Pòvara bèstia... Segno di Dio, voer di' che sémo 'rivàti!" Van drénto a la cità, tròveno 'na stambèrga, tüto un büso, che, dèl confronto, la capàna de Betlèm a l'éra 'na réggia. Giusèpe ól tòpa i büsi. La famégia se mète a dormire. La matìna sübeto, la Madòna la ciàpa 'na cavàgna, 'na cesta e la va intórna a cercar pagni de lavare, perchè besógna che jüta anche le' la faméja. San Giusèpe andava intórna col martèl, la sega e ciòdi per truà de fare mestè. El fiolìn in mèso a la strada. La sera la Madòna l'arìva, morta roversàda, con tüta la stcéna spacàda, róta. La se sèta ancmò bagnàda, straca. E San Giusèpe vién de foera imbestià chè no' gh'ha truvà lavór d'un soldo. Se punta lì col martèl sul tàvul: Ptum! Ptum! Ptum! Ptum! El pica sóra i didi, che quèla l'è l'üniga manéra de sfogàrse 10/02/12 280 280 12.09 Sala di Cesenatico 281 che gh'han i legnamèe. 'Riva dentro ól Gesù Bambìn col mücc giò dèl naso, fin sü la bóca, tüto strapenàdo, con le mani vónce, le braghe de travèrso, sénsa gnanca 'na scarpa ai pìe. "Mama! A gh'ho fame!" "Bèla manéra che té gh'è de vegnìr a casa! Invece de domandàrghe sübet dèl to’' papà, de la tua mama se i son cunténti, o fategà. Perchè té déve far ti cossì, eh?" "Eh, mama, ma mi gh'ho fame!" E la Madòna: "Ma non ti gh'ha vergogna? Proprio ti che té sèt vegnü apòsta dèl ziélo, che té sèt nasciü al mondo apòsta per insegnàrghe ai altri a èser bòni, e avérghe amore e avérghe bòne parole per tüti... e proprio ai primi dòi cristiani che té ghe déve dar respècto, ti té arìvi a gnanca saludàrghe!" E Gesù Bambìn: "Oheu, la madòna!" Sbianca la Madòna e Giusèpe anche! Se mète a tavola. "Fiulìn va' a lavàrte i man, nétate i mòcoli dèl naso, mètese un po' i cavèli a polìto. Va' i bócol... cussì! Fate el segno de la cróse! No, aspèta, l'è un po' tròpo presto!" 10/02/12 281 281 12.09 Sala di Cesenatico 282 Poe el Bambìn ól dorme. Dorme la Madòna, dorme Giusèp. La matìna Gesù se desvégia , el resta da per lü, solo, no' gh'è nisciüno. Alóra se mète sü le braghe, mangia un tòco de pane, va intorno dove che gh'è la strada e vede tüti i bambini che ziòga: cavalìna, sgiàfa a nascundùn, tòpa falsa... "Ehi, bambìn! Féme ziogàr anca mi ai vostri ziòghi!" "Nò!" - "Vo' sóta mi! Fémo la cavalìna. Anca a la sgiàfa" "No! Va' via, Palestina!" - "A córere? Viàltri mé corè drio. Fémo el ladro. Mi fel ladro?" - "No!" - "Ma perchè?" "Via, Palestina! Terün!" El fiolìn piange. Piange ól Bambìn coi ögi grandi che cola' gotón de làgrime. E pur de avérghe la posibilità de ziogàr, de far festa, de far ziògo e fantasia coi altri fiolìt, el fa un miracolo. Che la sòa mama gh'avéa sémpre dito: "No' far miràculi intorno, che i té scopre, che se i capisse che ti té sèt ól fiolìn de Dèo arìva i sbiri de l'Erode e ghe tóca scapàre de nòvo!" Lì, in de la piàsa, gh'éra 'na fontana. E tüta intorna la tèra... de la tèra créta, de quèla che se 'dòpera per fare i matóni. 10/02/12 282 282 12.09 Sala di Cesenatico 283 Jesus Bambìn ól ciàpa sü un pagnòco de tèra e ól comincia con 'sti didìni a lavuràrla: el fa foera un crapìn d'osèlo poe tüto el corpascìn con le aletìne, la cóa, poe le piüme, fine, fine. El cata sü ón bastonsìn per farghe le sciampìne... "Bambìn, varda che bèl osèlo de mòta che gh'ho fàito! De tèra l'è!" "Oh che bravo el Palestina, végne apòsta de lontano per farghe vedere l'uselìn de mòta... oh bravo!" - "Sì, ma mi sunt capàze de farlo volare." - "Come?" - "Ghe fo' 'na bufàda." - "Fà vedé?" "Èco! (Soffia con forza) Pfffuuuuu!" e l'uselìn ól dervìse tüte le piüme e le ali, se desténde, sbate, sbate: ciup, ciup, ciup, ciup, viricip, ciup, viriiii, cip! (Con le sole mani mima l'uccello che svolazza intorno fino a scomparire nel cielo) "Bòja, che drago el Palestina! Che stregonàsso! Ohi, l'ha fàit volàr l'usèl de mòta co' 'na bufàda. De tèra l'éra!" "No' l'è miga véra!" - "Com no? L'ho vidù mi!" - "Ma l'è un trüco vègio 'mé la Madòna: lü l'ha catà un uselìn de quèi inturpicà che burlà giò da 'n'albero... l'ha catà sü... poe l'ha sguatascià ne l'àqua... dòpo l'ha sfrugugnà un pochetìn 10/02/12 283 283 12.09 Sala di Cesenatico 284 ne la tèra.. poe l'ha metü sóra la man, gh'ha bufà in tèl cül: brivido... vce, vce, vce... l'è vulà via!" - "Ma no, l'ho visto mi, l'éra pròpio de tèra! Dai… Faghe védar, dài Palestina... 'n'altro tòc de créta, avanti via, möevess... (mima di creare un uccellino) dai che l'è fato... via co' le alète... Dai, bufa!" - "Spèta!" "Chi?" 'Riva un fiulòt, un bambìn, co' 'na gran testa tüta risulìt négher: "Fermo, verificare!" "Chi sèt?" "Tomaso!" "Tomaso? Come no' dito!"(Alza le mani, arreso di fronte alla consuetudine e al personaggio) Tomaso ciàpa un ciòdo... sum sum sum... sbüsa l'oselìn de tèra: "Regolamentare, vai!" "Aténti che bóffi!" (Soffia) Ppfffuuuuuuuu... (Mima nuovamente il volo dell'uccellino) cip, cip, cip, cipcipcipcip! "Vola! L'osèlo vola! Bravo Palestina! Caro come té voeri bén! Toh, un basin! Ma perchè té se stàit luntàn cossì tanto témpo? Che giògo che fémo! Adèso ognuno ól fà un 10/02/12 284 284 12.09 Sala di Cesenatico 285 osèlo... e ti, poe, Palestina: pffuuuu!, bófa e fa volar i nostri osèli!" "Dai Palestina! Che bèl Palestina che té sèt!" E tüti gh'han comincià a far dèi oselón. V'un gh'ha fàit un panotún tüto tondo co' una côa drissa, con dèe alète quadri, con un gran crapón che burlàva giò, poe l'ha fàit dò giambìne, tum... el burla giò... ghe n'ha metü quatro, poe cinque zampe. "Ma no' se pòl un osèl de çinque zampe!" "Se no' stà in pìe... Importante che vola, no?" Poe 'n'altro, 'na lugànega, una bissa, 'na bissa salàma, con dodése ali in fila, sénsa la côa, dódese zampe. "Lè un cagnòtto..." Poe 'n'altro l'ha fàit un bugugnùn... paréva 'na torta, co' la testa drissa in mèzo, sénsa còlo, el bèco su sü... e tüte le ali, tüte scompagnàde, tüte intorno. E sénsa giàmbe. "No' so se el vola, vedarèm..." Poe, 'n'altro, gh'avéa fàit dèi oselìn che pareva de le cagadìne. Poe 'n'altro un strunsùn. E l'ultimo, un gato! 10/02/12 285 285 12.09 Sala di Cesenatico 286 "No' se pòl far volare un gato!" "Se vola quèl strunsùn là, volerà ancha el mé gato!" "No, ma i gati no' se pòl far volare. Un po' de régola!" "Mama! El Palestina no' vol far volar el mè gato! (Mima la madre che si affaccia al balcone e grida:) Fa' volàr sübeto el gato d'el mè fiòl, Palestina! Se no, vegni giò e té inciòdo!" (Mima il bambino Gesù che si osserva preoccupato le palme delle mani) "Tüti i oselón, tüti in fila!" "Via, che el bófa!" (Mima il volare strampalato dei vari uccelli) Pffuuuuu... El pagnutùn: quac, quic, quoc, qua, té, pu, qua, té. Pfffeeee... La lugànega: pici, pete, qua, té, ce, che , se, té, pe. Pfffeeee... La torta: psu, pse, psu. Pfuuuu... El strunsùn: pce, pque, pte, pci, pce. El gato! Pfuuu gniaaaaoooo gna gnum gnam! Magna tüti i osèli dèl ziélo! "Ohi! Che bèl, che rìdare a stciepapànza!" "'N'altra uselàda, avanti tüti inséma!" Tüti che fan i osèli. 10/02/12 286 286 12.09 Sala di Cesenatico 287 Végnen anche dai altri quartiéri, tüti i fiolìt. Tüta la piàssa piéna de fiolìt che fan pastròchi con la tèra, tüte le statuète... Osèl de tüte le forme e culóri. I ziòga, i ride, i canta! Ma in quèl moménto: trac! Se spalanca el portón de la gran piàssa. E se vede 'parìre un cavalìn negro, tüto bardà, bèlo, con sóvra, a montàl, un fiolìn tüto rubisón, con dei öci sbricón, con i cavèli bén petenà... le piüme sül capèlo, vestìt de velùto e de séta, con un coletón de pisso. E gh'éra dòi soldati d'aprèso: el sovrastòmego de fèro, piüme anca loro sul capèl, montà sü dòi cavàli bianchi. Quèl bambìn l'éra ól fiòl dèl parón de tüta la cità. (Mima il bambino che, dal cavallo, si rivolge ai ragazzini del quartiere) "Ehi fiolìn, che cosa ziogàte?" "No' far mostra de gnénte, Palestina! Quèlo l'è un rompicojón. L'è ól fiòl d'ól parón. No' darghe trà. No' darghe corda, fa' finta de gnénte." "Mi dite a còssa state a giocare? Pòso giocare co' voiàltri?" "No!" "E perchè, de gràssia?" 10/02/12 287 287 12.09 Sala di Cesenatico 288 "Cussì! Perchè tüte le volte che noialtri domandémo de ziogàr con ti, fiòl dèl patrón, coi to’' cavàli per far un zirèto, ti té dise no! Perchè tüte le volte che vegnémo a casa tua, che té gh'è de gran ziòghi, té ne fàit descassàre da i to’' sbiri! Noiàltri adèso gh'avemo un bèl ziògo, el più bèl ziògo dèl mondo, ma el Palestina, che quèl l'è al cap dèl ziògo, l'è nostro. Ti té se sióro ma no' té gh'e ól Palestina. Palestina l'è par noiàltri. Vero Palestina? (Mima di baciare Gesù) Pciu, pciu! No' té ne andar co' quèlo ah? No' fa el Giuda, ah?!" "Ma se pòl savére che ziògo l'è?" "Sì, che té lo digo... Noiàltri fasémo i uselón. Poe ól Palestina, bófa e i fa volare. Ti vol ziogàre anca ti?" "Oh sì!" "Bòn, tira fòra el to’' oselìn, bófaghe sóvra, e vedòm se ti è bòn de farlo volare!" (Gran sghignazzo corale) Rosso, inrabìto, co l'éra ól fiolìn dèl padrón, co' i i ögi foera de la testa. Gh'ha catà 'na lanza dèl soldàt, gh'ha dàit de spròn al so' cavàl, l'è 'rivàt in mèso ai fiòl criàndo 'mé un mato: "Se no' ziògo mi, no' ziogàte gnànca voiàltri!" 10/02/12 288 288 12.09 Sala di Cesenatico 289 Zan, zan, a spacàre coi zòcoli dèl cavàl tüte le stàtue, tüte le figurine de créta. Tüta par tèra, la tèra spacàda. Coi fiulìt che piagneva... tiràva bale de mòta; i soldàt coréndo a cavàl, criava: "Via! Foera, andìt foera, via! Che el pòl fare quel che el vòl quèl, parchè l'è ól fiòl dèl padrón!" Le mame che vegnìveno foera de le finestre: "Catìvo! Un ziògo si bèlo co l'éra. No' costava gnénte... i nostri fiòl i l'éra conténti, e ti..." E i soldai: "Via matre! Via, che ve 'riva le lanze!" Pfium, pfium, ptum, ptum! Tüte le finestre seràde. La piàsa vòta. Gh’éra restà soltanto ól fiolìn dèl parón sul so' cavàlo negro, coi soldati che i rideva. E nesün gh'avéa scorgiùo che gh'éra restàt ól Bambìn Jesù visìn a la fontàna.. coi ögi grandi, impegnìdi de làgrime... che ól vardàva verso ól ziélo che el s'éra impiegnìdo de nìvole. "Paadreee, paaadreeeee!" Le nìvole se son dervìde: broomm, proomm, brooommm! (Mima il padreterno che si affaccia fra le nuvole) 10/02/12 289 289 12.09 Sala di Cesenatico 290 "Se gh'è!" (Rifacendo il tono del bambino, che a fatica trattiene il pianto) "Padree, son miii, Jesus..." "Cosa t'è capitàt, Bambìn?" "Eehh... quèl fiulìn lì l'è catìvo, chè gh'ha stcepàt tüti i figurìn de tèra che noialtri gh'avémo fato per ziogàre. G'ha scarcagnà tüto col so' cavàl e (Piange farfugliando) guduhntuchetugudutu" "Ma caro, per 'na stupidàda cusì, té gh'ha de far ciapàre un spavénto cusì grando a to’' pare? Che so' 'rivàto de volàta, de l'altra parte de l'univèrso che éro... gh'ho sbüsà quasi dódes nìvoli, gh'ho tirà sóta dódese cherubini, e mé son stùrta tüto ól triangolo, che ghe voer una eternità a rimpiasàl a 1'órden!" "E, ma lü l'è stàit catìvo! Lü l'è ól fiòl dèl parón, gh'ha tüto! Gh'ha tüti i ziòghi, ma l'istèso, quando gh'ha visto che noialtri éremo conténti, gh'ha... (Singhiozza) ghidi tüte tuduuhu stcepàdo tüto... ehheeehhhe... e mi gh'avevo tanto fadigà..." "Parla ciàro." 10/02/12 290 290 12.09 Sala di Cesenatico 291 "E mi che gh'avevo fàto tanta fatìga de far ól miracolo de far volar gli oselìni... per avérghe dèi amìsi, per ziogàre insémbia... che dòpo i mè ciamàva Palestina caro toh un basìn!... E adèso son de nòvo solo, come prima. Che tüti i amisi mìi son scapati... ehhhee... (Piange) Gh'ho gran dolore mi, gh'ho gran dolore patre eeehhheeee..." "Oh té gh'hàit rasón. A dévo bén dir che ól spacàre, ól stcepàre sogni e ziòghi de plagér de fantasia, o l'è pròpi ól pejiór de tüte i viòl! Ma quèlo l'è un fiolìt, caro... cosa devo fare eh?"(Gesù, prima si lascia sfuggire un sospiro di pianto, poi, con tono, il più candido e normale possibile) "Màsalo! (Sorride guardando accativante verso l'alto per ottenere il consenso del padre) Eh!" "Ma caro, t'ho mandàt giò apòsta dal çiélo in tèra per imparàrghe la pace fra i òmeni... parlàrghe d'amore. La prima volta che quaicün té fa quaicòsa, té voi masàrlo! Té cominci bén la professiòn, eh?" "È tròpo? Bòn, alora stórpialo... sguèrcialo... eh? Sguèrcialo e stórpialo..." "No, no' se pòl far 'ste cose, caro. No' se pòl comensàr co' la violénza cussì, eh?" 10/02/12 291 291 12.09 Sala di Cesenatico 292 "No' se pòl? No' té pòl ti? Lo maso mi?" "E bon, fàit quèl che té pare, che tanto co' ti, no' se pòl descùtere. Ma non andar intorno a racontàr che so' stado mi!" Prrooomm, bbrrraaaamm! I nìvuli sfragùglia da partüto e el Dèo scompare. No' l'è pasàto ól témpo. De nòvo a gh'è ól fiolìn dèl padron col ride, coi soldàt che i se sganàsa a rigolà, e ól Bambìn Jesù visìn, c'ól ciàma: "Patron... fiòl dèl parón!" "Eh?" "Eeehhheeeehhhh! (Ride col compiacimento di chi sta per preparando uno scherzo atroce) Té ridi, ti, eh? T'è fàit tüto 'sto sacrapànte d'intorno... t'è spatascià tüti i statuèti, el nostro ziògo. E ti sèt conténto, tranquìlo... ti pénsi che nisciün té faga gnénte, eh? Ti è convènso che no'l può èserghe nisciün che té castiga al mondo. Gnànca to’' pare, ah? E se adèso invece mi té fùlmino? Té ridi, eh? No' té ghe credi, eh?" Ffvvuuuooommmmm! Un fulmine treméndo è sortì dai ögi dèl Jesù Bambìn. (Descrive la terribile fiammata) Una 10/02/12 292 292 12.09 Sala di Cesenatico 293 léngua de fògo! 'Mé 'na bisa-serpénte infiamàda, l'intorcìga tüto 'sto fiolìn, ól scaravénta, ól revòlta, ól sbate per tèra, divénta tèra còta come in un forno. Poem! Fumante!! Tüte le done dai balcón se büta a criàre: "Stregonàso! Cosa ti gh'ha combenà de treméndo!?" I soldàt sbianchìdi de spavénto che scapa sui cavàli. La Madòna, che gh'ha sentìt criàr de lontàn la 'riva de corsa: "Cos'è succès? Fiulin cos'hàit fa' ti?" "Gnénte... ho fa' un miracolo. Mio primo miràculo. Varda, l'è ancora caldo." "Ma come... l'è un bambìn?! L'è un fiolìn che t'è trasformà in tèra cota!!! Ma cos t'è fàit cos? Ma perchè?" "Eh! Ma lü l'éra catìvo, cara!" "No' vòj 'scoltàr scüse! Resüsitalo!" "Noo!" "Jesus, obidìse! Pénse a la povera mama de 'sto bambìn... lo strapacòre che gh'averà...! Resüsitalo!" "Ma non son capàze madre, mi gh'ho imparà soltanto a fulminare; no' gh'ho ancora imparàt el resùrgit!" 10/02/12 293 293 12.09 Sala di Cesenatico 294 "No' dir bosìe! Resüsitalo e inprèscia! No' ti capìse che se 'riva i sbiri ghe tóca de scapare de nòvo... mi e to’' patre che gh'avemo apéna trovà un lavór!" "Eh, ma però... Èco... no' se pòl fare un miracolo che bisogna disfarlo sübeto! Bòn, lo resüsito, però co' 'n'a pesciàda..." Tum! 'N'a pesciàda in tèl cül de tèra. Prum! El bambìn de carne e òsa torna in pìe. Se tégne i ciàpi in dèi mani... ól varda intorno spaventàt: "Cuss'è capitàt, cuss'è sucès cos'è?" E el fiolìn Jesus ghe dise: "Mi sont stàit! Ól miracolo... fulminà... resüsità! Poe l'è 'rivà la mia mama... Ringrasia la Madòna! Faghe sübit un fiurèt! Ma ti, té sénte brüsar ól cül per la pesciàda che té ho dada? Aténto che gh'é un'alegorìa, eh! Bòn servìsi per quei che son stremìdi... che derénto le finestre son nascondüdi per gran pagüra. (Indica in alto tutt'intorno alla piazza) Se quèli comìnzeno a penzàre, razonàre, bada bén, che ti, té deventerà grande a forza di pesciàdi che ti ciàpi! El cülo 10/02/12 294 294 12.09 Sala di Cesenatico 295 té monta, té monta, té monta, té monta: puuummm! E stciòpa! In eterno senza cülo! Amen!" 10/02/12 295 295 12.09 Sala di Cesenatico 296 IL PRIMO MIRACOLO DI GESU’ BAMBINO ULTIMO Quando in tòl ziélo grando e scüro e pién de stèle, de bòto, come fülmine, l'è 'rivàda la stèla cuméta con 'sto grande cuùn sbarluscénto de fògo sbarlazàndo 'mé un serpénte immatìdo cól balo de San Vito… e l'è piombàda deréntro a 'sti lumini de stèle cupàgn d'ón scurbàt-pipistrèll a spampignà un fròtt de lùciole stremìde… 'ste pòre stèle i se metüe a criàr: "E ma chi l'è quèsto? 'Craménto!" E 'sto stelùn spricutàva e ól tornava indrèe, scumparìva de luntàn, segnàva 'na gran scia che 1'éra proprio el camìno per i Re Magi. Infàti a gh'éra tre Regi e Magi che i veniva de luntàn, fin dèl'oriénte. El pü vègio di tre Magi a l'éra un Rè con tan de corona d'òra in testa, i cavèli bianchi e una barba grisàda. La fàcia ingrognìda, un nass a bèch de catìvo che ól biastemàva e trava sacraménti perchè ól gh'avéa dei bugnùni sul cül che a ògni selàda: toc!, se schisciàvan de farlo criàre. 10/02/12 296 296 12.09 Sala di Cesenatico 297 A ghe n'éra 'n'altro, zóvane, muntà sü un cavàl bianco, in testa la corona indóva ghe spontáveno risulìn tüti d'ori e sótta dòi ögi celèstu e sémpre la bóca gh'avéa un sorìso. E un terso ghe n'éra, terzo Re Magio muntà sü un camèlo: un Magio negro... un negro, ma cussì negro, che contro a 'sto camèlo griso che montava, pareva più bianco dèl cavàlo bianco dèl Magio biondo. Bèlo de fàcia e tüto ridénte de quaranta dencióni luzénti e con dòi ögi che sbalusciàva nel scüro a luminàre. E sémpre sóvra al camèlo andava cantando. E ól cantava de contìnua, 'sta tiritéra: "Oh che bèl, che bèl, che l'è andare sül camèl! Che bèl, che bèl! Un saltèl, do' saltèl sü le goebe dèl camèl! Oohh che bèl, che bèl el camèl che va a Betlèm, Sóta el lüm de mila stèl. La cométa che a cumpàgna giüsta fin a la capàna e la Madòna che la nina el Bambìn che piàgne e frìgna 10/02/12 297 297 12.09 Sala di Cesenatico 298 e Giüsèp che sega, sega. I angiulìt che i vola e i préga. L'asinèl e ól boe che i bòfa el camèl che sgamba e ól sgròpa balzelóni, vah 'm' el tròta! Oh che bèl, che bèl, che bèl che l'è andare sül camèl! De gran lónga pusé bèl ch'andar sül cavàl sul cavàl té scròla i bal che no' té càpita sul camèl che bèl, che bèl, che bèl!" "Baastaa, baastaa! - el vègio Re Magio ól biastemàva - Ma no' se pòde! O l'è quatro ziórni e quatro nòte cól canta che l'è bèl andare sü 'sto camèl!" (Il Re Magio negro riprende la tiritera) "E per fòrsa che mé tóca cantare in sül camèl per farlo andare 10/02/12 298 298 12.09 Sala di Cesenatico 299 perchè se mi no' ghe canto el camèlo s'indorménta. S'indorménta, burla par tèra s'impantéga e mi stravàco cól camèl che mé sbraga adòso e ghe rèsto tüto schiscià! Sì che canto sul camèl! Oh che bèl, che bèl! Cossì arìvo a la capàna co' la Madòna che la nina San Giüsèp che ól sega ól sega ól Bambìn che ól frìgna e piàgna i angiulìt che i vola e i préga el camèl che sgròpa e ól tròta oh che bèl, che bèl, che bèl! Sóra el camèl bisogna che canto anca per dàrghe un po' de ritmo perchè andare sul camèl no' l'è come in gròpa dèl cavàl che ól cavàl va cól galòpo e ól camèl ól sgamba a tròto sciàmpe ambàde una d'avanti e l'altra de drìo, 10/02/12 299 299 12.09 Sala di Cesenatico 300 che se no' se dà el bòn témpo se intupìca de 'na gamba se scarpüscia e ól và de sciàmba borletóni el va, se stciànta e mi, sóta de roèrsa tüto schisciàto dal camèlo! Oh che bèl, che bèl, che bèlo! Dàrghe ól ritmo e farlo balàre che a Betlèm mi vòj arivàre, cól camèl. Oohhee che bèl! Oohhee che bèl!" "Basta! - ól crìa desperàto ól vègio Re Magio - Té magno vivo! Té pélo via tüto el negro e mé magno el bianco de déntro! Té lo magno intiéro! Già, l'idéa de far venir anco un Re Magio négro, parchè doveva èsserghe tüta l'umanità! Poteva mìga tiràrghe aprèso uno giàldo, rosso, coi balìt?... No, negro! E poe co' 'sti ögi bianchi c' gh'ha, co' la sfèrsula négra in mèso... che quando gh'è scüro ghe végn rossa ch'el par 'na bèstia feróce. Che l'altro ziórno sunt andà in campagna, che 10/02/12 300 300 12.09 Sala di Cesenatico 301 gh'avéa dèi mè bisogni un po' de corpo de fare... e mé sont tirato giò le bràghe... perdonéme se ve la cónto... éro a metà scrusciàdo sü i ginögi, proprio in quèsta posisiòn, quando té vedo devànti a mi dò ögi de bèstia! Mé sónt cagà sóra le braghe! E poe l'éra lü ch'ól cagàva devànti a mi! El cagàva ma nól cantava! L'ünica vólta che nól cantava: "Oh che bèl, che l'è cagar sénza camèl!" In quèl moménto la stèla cométa la fa' una svoltàda 'mé un fülmine e de bòta la se ferma in mèzo al ziélo blucáda. "Cus'è sucèss cus'è?" E ól negher ghe da la rispòsta con una bèla cantàda: "La s'è fermàda per ciapà un po' el fià! El voer dì che sèm arivà! 'Rivàti quasi a Betlèm, che bèl, che bèl!" Disperà, ól Rè Magio vègio ghe da de spròn al sò cavàlo e ól va via come un mato e a drìo, sübito, el Re Magio negro a seguitàrlo e tüti e dòi i va in fondo nèl scüro e i 10/02/12 301 301 12.09 Sala di Cesenatico 302 scompare... i scompàre ma se sénte sémpre più baso: "Oh che bèl, che bèl!" - "Basta!" - "Oh che bèl... " - "Basta!" (Porta la voce quasi a spegnersi sempre più flebile in lontananza) "Oh che bèl!" - "Basta!!" E poe un gran silénzio! In quèl, de bòto in dèl ziélo, se vede un grande anzolón che aparìsse, co' dei cavèi tüti svarulénti de bòcoli che cól vénto i sbanderàva... Un gran cerchión d'oro tacà, inciudàd, sü la testa. Vestìdo de séda che cól vénto i sbratacàva come vele slasàde. E de travèrso, chì sül stòmego, 'na grande svérzula de séda con scrito sopra: "Angelo!" Apòsta per quèi che no' capìse subito. E 'stu angelo, co' 'ste grande ali tüte coloràde, andava vdo 'mé 'na poiàna treménda nel ziélo. El vegnìva giò a pignamorta a raspà la tèra e ól criava: "Omeni de bòna vólontàaauuuaaauvvvv, venì ch'è nato el redentoreeeeaaaauuuuuuuaaaaaavvv!" (Mima la picchiata con volo radente dèll'angelo) Con tüti i pastori che se bütàvano per tèra spaventà! 10/02/12 302 302 12.09 Sala di Cesenatico 303 "Oheee... ma té sè mato! Té vo' schisciàrghe? A t'è spaventà tüti i péguri... che ghe andà via anca el late!"(Mima un'altra picchiata dèll'angelo che per poco non lo travolge) "Almànco té capitàsse d'andàr a sbàtere contra la montagna a scarcagnàrte el çerción fino al còlo, a spantegàrte tüte le piüme dapartüto. Ga1inàsso!" E i pastori se metéveno in camìno per andà a la capàna e ghe portàveno tüta la roba de magnàre el redentore. E chi ghe porta dèl formàjio, chi che ghe porta un cavrèto, dèi conìli, un altro de le galìne, e chi ghe porta dèl vino, de l'óli, chi che ghe porta le póme còte e le torte coi maróni. E po' ghe ne sónt de quèi che arìvan co' la pulénta apòsta de la bergamàsca. Cu' la pulénta fumànta de lontan! Roba che dàrghe de la pulénta a un bambìn apéna nascìdo, ghe vòl una bèla testa de cojóni! Ma i dise: "Bisogna far el presépio!" Sant'Ana, ne la capàna, metéva a pòsto tüti i dóni che ghe 'rivàva. Che tüta la stala l'éra piéna de roba de magnàre, l'àsino l'éra tüto covèrto de pachi e fagòti che ghe spontàva fœra solamente la crapa a mèso sofegà. 10/02/12 303 303 12.09 Sala di Cesenatico 304 La vaca l'éra covèrta che no' se vedeva più. Galìne, formàj, salami, botisèle dapartüto che paréva d'èsere al merca'! Arìva i Re Magi, i se ingenögia. Gh'è el vègio che el porta el sò regalo, poe el giovinèto e poe arìva dentro el negro... "Ohi che bèl, che bèl, che bèl! Ól Bambìn nèl cavagnèl!" "Fœra negro, via, cito! Spavénta no el fiulìn. Canta de fœra!" el vousa el re vègio. In quèl moménto se sénten i suldài ch'arìven: i suldài che van in tüte le capàne a védar se l'è nato ól Redentore, per 'masàrlo. E alóra, l'angiolón se para d'inànzi a la capàna in dove gh'éra la Madòna e ól Gesù Bambìn con un treméndo sciabolón! Arìva i suldài, e quèl che sta davanti el sé blòca: "Férma, vardé d'inànz a quèla capàna che sacraménto de angelo che gh'è lì, via che el ne spaca in dòi! Via, via scapare!" E in quèl moménto nèla cità, (mima di battere sul tamburo) patatum patatum patatum un banditore: "Ehi ascoltè mame, ascoltè dòne! Chi è che de voiàltre ha fàit nàser in 'sti tre ziórni un fiulìn pòle èser conténta, parchè 10/02/12 304 304 12.09 Sala di Cesenatico 305 ól re Erode ól ha desidìo de darghe un prémio al pü bèl bambìn che e nasciüdo. Portélo a la réggia e ól re, al bambìn pü bèlo, donarà 'na curoncìna co' sü scrito: "Oh come l'è bèl 'sto bambìn! L'è un putèlo quasi plü bèlo d'ól fiòl de déo!" E anca la dòna che l'ha purturìto o gh'avarà 'na curóna con sóvra stampà: "Quèsta l'è la mama che l'ha nascìo 'sto bambìn, bèl mé Dio!" "Sant'Ana che l'ha 'scoltà 'stò bordèléri, l'è andàit sübeto de la Madòna: "A gh'è un prémio, 'ndém, porta sübeto ól t'ho fiolìn al concorso." "No che no' lo vòjo el premio. Mi no' gh'ho besógno d'avérghe consolaziùn altri che quèla che gh'ho già avüdo!" "No, no, gh'ha importànsa! Besógna che ól sàpia tüto el mondo. Ól premio donà dall'Erode non po' catàrselo 'n'altro fiòl! Andémo, andémo! Ubbedìse a la tua mama!" E fan per sortìre ma po' ghe repénsa e i dise: "Aspèta che andémo a tór dèi nastri per farlo plù bèlo ól nostro bambìn e ti Giusèpe, daghe un ögio al fiulìn e sta aténto che no' ghe capita quaicòs." Vano fœra e, sübeto San Giusèpe ól pianta lì de ségare e dise: "Chì ghe deve èser 'na trápula, mi sénto che gh'è 'na trápula. Gesù Bambìn, cosa té dìset ti? " 10/02/12 305 305 12.09 Sala di Cesenatico 306 E Gesù Bambìn che l'éra già inteligénte ól fà: " Sì, sì..." e schìscia l'ögio. Alóra San Giusèpe ól tira fœra un biciér dove gh'éra dentro de la ròba négra per pitüràr i cadenàsc. Cunt un penèlo tac, tac, tac, fa dèi puntini in tüta la fàcia al fiulìn c'ól faséva i grimàsi p'el galìtico. "Fermo li!" poe ól se remète a ségar. Torna Sant'Ana e come la vede ól fiòlin : "Ohaiooh! La rosolìa!... La rosolìa négra! Quel negro che l'è vegnü dénter l'ha spaventà ól Bambìn!" Pœ ciàpa un strascio fru, fru, fri, nèta, nèta, e ól bambìn devénta tüto netàto, pulito. "Qualchedùn gh'ha pitürà dèi balìt sül so' facìn dèl Bambìn! Chissà chi l'è stado?" San Giusèpe che el segàva: "Su nò mi, su nò mi." "Ténto ti, cun quèla sega, che mi té ségo via quaicòss d'altro, óltre che ai corna!" Catìva che l'éra Sant'Ana! Pœ lée e la Madòna van foéra de nòvo a tór dèi inguénti per darghe un bòn parfümo al fiolìn: "Sta 'ténto che 'ndémo fœra, varda che se capita quaicòsa al fiolìn la cólpa l'è tùa!" 10/02/12 306 306 12.09 Sala di Cesenatico 307 San Giusèpe apéna che i dò dòni son sortìde fœra, no' sa cosa fare... Scòrge sü un muro un bestiolìn... tüto rigàdo giàldo e negro, una avìs, un ape granda, che l'éra pussè come un vespón. Cata un biciér... Toc... Cól biciér l'imprigiona contro ól muro... presón! Un asèta. Soomm! Ghe tòpa sóra l'òrlo! (E l'imprigiona nel bicchiere) (Al bambìn gesù)"Scüsa ma dévo farte dar 'na cagnàda propi sü la ganàsa. Tum! Ploff! (Indica un immediato rigonfio sulla guancia del bambino) Adèss, dal'altro parte: Toc! Ploff! Tum! (Indica un rigonfio che spunta sull'altra guancia) Tum! In sü la fronte! (Come sopra) La trinità dei bugnoni!" Pœ, come non fosse, ritorna a far mostra de ségare. ‘Riva deréntro Sant'Ana: "Aaahhh Dio! Varda lì. Come l'è cunsciàto... Ooeehh cos'è capità? Che mostro! Varda lì!" "Ma no' 'stà a piàgner, l'è ròba che va via quasi sübit, dò mesi al màsimo!" el dise Giusèpe. "(Indicando i bernoccoli) Cos'è?" "L'è el dénte dèl giudìssio!" "De tüte e do parte?" "Sì." fronte?" "Se no' gh'ha in testa lü el giudìssio!" Piange la Madòna, piange Sant'Ana. 10/02/12 307 307 "Anca in 12.09 Sala di Cesenatico 308 "Che desgràsia proprio adèso, che gh'éra un bèl premio de guadagnà, doveva capitàrghe 'sti trè dénti dèl giudìssio ! No' podarémo più portarlo da l’Erode, tanto che l'è mostruoso." De lì a un poco, fœra per le strade, se sént a piànzere. Se sénte criàre desperàde de le dòne, tüte matri, coi so' fiulìt insanguinàti, tajàti a tòchi. "Aahhaa! A l'éra 'na trápula! L'Erode, apéna sémo stàe ne la córte, l'ha fàit seràr tüti i porti. E i soldài sunt vegnü deréntro a masàrghe tüti i fiulìt... 'Na tràpula l'éra! Tüti masàdi!" Alóra Sant'Ana l'ha capito: l'è andàda par tèra in i ginöegio. Anca la Madòna. E tüte e dòi criàva: "Grazie Déo, iluminàto con grande mente de inteligénzia! Ti t'è vorsùo salvàrghe, con quèsta desgràzia finta d'i bognùni, 'sto fiolìn che no' 'rivàse in le sgrinfie de l'Erode. Oho! Che ménte! Che trovàde che té gh'hai Déo!" E San Giüsèpe cól segàva de ràbia, cól segàva anca ól cavalèto, biastemàva: "Cussì, sémpre, sémpre cussì! - el diséva - Quando un òmo ól gh'ha 'na pensàda de zervèlo, poe tüti, ringràsien Déo, che no' gh'ha fàit gnénte!" 10/02/12 308 308 12.09 Sala di Cesenatico 309 In quèl mentre vién dentro un anzolo, gridando: "Fœra, fœra - dise - baterìa!" - "Come bateria!?" "Traslòco! Via, scapàre!" "Dove?" "Fuga in Egìto!" "De già?!" "Sì, gh'è tüti i soldài de fœra che ve çerca." "Aspèta, 'ndemo a tór un carèto - dise Sant'Ana - per caregàre tüti i regali che gh'han portà." "Gnénte regali, no' se porta via niénte!" Dise la Madòna: "Eh no, i mè regali li vòjo cara, i mè regali per ól fiolìn, che quando devénta grande... " " (a San Giüsèppe) Tira fœra l'áseno!" - "Ma no, no - dise San Giusèpe - no' se pòl caregàrlo 'st'áseno, a l'è quatro ziórni e quatro nòti che el bófa, l'è sfiatà compàgn d'una lugànegha insechìda!" 'Gnìva avante infàti 'sto ásen, inciochì che no'l restava in pìe, ghe se slargàva i giàmbi apéna che ól caregàven. Caregàven tüti i fiaschi, i ótri, caregàven i formàj, pachi e fagòti. E 'sto ásen: wwumm! Wuwmm!, el 'ndava sóto, slargàva i giambi, la pànscia per tèra. A gh'è la Madòna che monta in còpa al àsen, insentàda cól fiolìn in bráscio. "Madòna - ghe diséva San Giusépe - ven gió, nòl sé po' mòvere… el mòre!" "Ma no' pòdo caro, chè tüta la zénte 10/02/12 309 309 12.09 Sala di Cesenatico 310 l'è abituà, durante la fuga in Egito a vedérme che mi son sentàda in sü l'áseno in fin da la parténsa!" E alóra San Giusèpe ól se mète sóta a l'áseno, caréga l'áseno in gròpa e van via tüti insémbia. Dòpo do ziórni, trè ziórni, tüta la sacra famégia 'riva davànte a Jaffa. Jaffa bianca co' tüte le tóri altìsime, maravegióse. E sübito l'ànzelo ól vola in ziélo, ól fà un gran cerchio vdo. E l'àseno ól tira sü la testa... Iiiaaaahhhhhhhhh! (Imita il ragliare dell'asino) Pprrrooofffff! Slarga le giàmbe, POM, la pànscia par tèra. Una slòfa dèl cül: pluff! L'ànema de l'àseno la va in ziélo. La Madòna de in còpa a la bèstia spiràda, la varda: "Pòvara bèstia a l’è morta!... Segno de Dio, voer di' che sémo 'rivàti!" Van drénto a la cità, tròveno 'na stambèrga, tüto un büso, che, dèl confronto, la capàna de Betlèm a l'éra 'na réggia. Giusèpe ól tòpa i büsi. La famégia se mète a dormire. La matìna sübeto, la Madòna la ciàpa 'na cavàgna, 'na cesta e la va intórna a cercar pagni de lavare, perchè besógna che jüta anche lée' la faméja. San Giusèpe andava intórna cól martèl, la sega e ciòdi per truà de fare mestè. 10/02/12 310 310 12.09 Sala di Cesenatico 311 El fiolìn in mèso a la strada. La séra la Madòna l'arìva, morta roversàda, con tüta la stcéna spacàda, róta. La se sèta ancmò bagnàda, straca. E San Giusèpe vién de fœra imbestià chè no' gh'ha truvà lavór d'un sóldo. Se punta 1ì cól martèl sul tàvul: Ptum! Ptum! Ptum! Ptum! El pica sóra i didi, che quèla l'è l'üniga manéra de sfogàrse che gh'han i legnamèe. 'Riva dentro ól Gesù Bambìn cól mücc giò dèl naso, fin sü la bóca, tüto strapenàdo, con le mani vónce, le braghe de travèrso, sénsa gnanca 'na scarpa ai pìe. "Mama! A gh'ho fame!" "Bèla manéra che té ghé de vegnìr a casa! Invece de domandàrghe sübet dèl to’' papà, de la tòa mama se i son cunténti, o fategà... Perchè té déve far cossì, eh?" "Eh, mama, ma mi gh'ho fame!" E la Madòna: "Ma non ti gh'ha vergogna? Proprio ti che té sèt vegnü apòsta dèl ziélo, che té sèt nasciüo al mondo apòsta per insegnàrghe ai altri a èser bòni… avérghe amore e avérghe bòne paròle per tüti... e proprio ai primi 10/02/12 311 311 12.09 Sala di Cesenatico 312 dòi cristiani che té ghé déve dar respècto, ti té arìvi a gnanca saludàrghe!" E Gesù Bambìn: "Oheu, la madòna!" Sbianca la Madòna e Giusèpe anco! Se mète a tavóla. "Fiulìn va' a lavàrte i man, nétate i mòcoli dèl naso, mètese un po' i cavèli a polìto. Va' i bócol... cussì! Fate el segno de la cróse! No, aspèta, l'è un po' tròpo presto!" Oh, Giüsèpe, dighe qualcósa al to’ fiòl… l’é al to’ fiòl anca lü!! O no? Chi l’é al mé fiòl? Pœ el Bambìn ól dorme. Dorme la Madòna, dorme Giusèp. La matìna Gesù se desvégia, el resta da per lü, sólo, no' gh'è nisciüno. Alóra se mète sü le braghe, mangia un tòco de pane, va intorno dove che gh'è la strada e vede tüti i bambini che ziòga: cavalìna, sgiàfa a nascundùn, tòpa falsa... "Ehi, bambìn! Féme ziogàr anca mi ai vostri ziòghi!" "Nò!" "Vo' sóta mi! Fémo la cavalìna. Anca a la sgiàfa" "No! Va' via, Palestina!" "A córere? Viàltri mé corè drio. Fémo el ladro. Mi fò ladro?" "No!" "Ma perchè?" "Via, Palestina! Terün!" 10/02/12 312 312 12.09 Sala di Cesenatico 313 El fiolìn piange. Piange ól Bambìn coi ögi grandi che cóla' gotón de làgrime. E pur de avérghe la posibilità de ziogàr, de far festa, de far ziògo e fantasia coi altri fiolìt, el fa un miracólo. Che la sòa mama gh'avéasémpre dito: "No' far miràculi intorno, che i té scopre, che se i capisse che ti té sèt ól fiolìn de Dèo arìva i sbiri de l'Erode e ghe tóca scapàre de nòvo!" Lì, in de la piàsa, gh'éra 'na fontana. E tüta intorna la tèra... de la tèra créta, de quèla che se 'dòpera per fare i matóni. Jesus Bambìn ól ciàpa sü un pagnòco de tèra e ól ‘comincia con 'sti didìni a lavuràrla: el fa fœra un crapìn d'osèlo poe tüto el corpascìn con le aletìne, la côa, poe le piüme, fine, fine. El cata sü ón bastonsìn per farghe le sciampìne... "Bambìn, varda che bèl osèlo de mòta che gh'ho fàito! De tèra l'è!" "Oh che bravo el Palestina, végne apòsta de lontano per farghe vedere l'uselìn de mòta... oh bravo!" - "Sì, ma mi sunt capàze de farlo vólare!" "Come?" "Ghe fo' 'na bufàda..." "Fà vedé?" "Èco! (Soffia con forza) Pfffuuuuu!" e l'uselìn ól dervìse tüte le piüme e le ali se desténde, sbate, sbate: ciup, ciup, 10/02/12 313 313 12.09 Sala di Cesenatico 314 ciup, ciup, viricip, ciup, viriiii, cip! (Con le sole mani mima l'uccello che svolazza intorno fino a scomparire nel cielo) "Bòja, che drago el Palestina! Che stregonàsso! Ohi, l'ha fàit volàr l'usèl de mòta co' 'na bufàda. De tèra l'éra!" "No' l'è miga véra!" "Com no? L'ho vidùo mi!" "Ma l'è un trüco vègio 'mé la Madòna: lü l'ha catà un uselìn de quèi inturpicà che l’é burlà giò da 'n'albero... l'ha catà sü... poe l'ha sguatascià ne l'àqua... dòpo l'ha sfrugugnà un pochetìn ne la tèra.. poe l'ha metü sóra la man, gh'ha bufà in tèl cül: brivido... vce, vce, vce... l'è vulà via!" "Ma no, l'ho visto mi, l'éra pròpio de tèra! Dai… Faghe védar, dài Palestina... 'n'altro tòc de créta, avanti via, mœvess... (mima come fosse Gesù bambino di creare un uccellino) dai che l'è fato... via co' le alète... Dai, bufa!" - "Spèta!" "Chi?" 'Riva un fiulòt, un bambìn, co' 'na gran testa tüta risulìt négher: "Fermo, verificare!" "Chi sèt?" "Tomaso!" 10/02/12 314 314 12.09 "Tomaso? (Alza le Sala di Cesenatico 315 mani, arreso di fronte alla consuetudine e al personaggio) Come no' dito!" Tomaso ciàpa un ciòdo... sum sum sum... sbüsa l'oselìn de tèra: "Regolamentare, vai!" "Aténti che bóffi!" (Soffia) Ppfffuuuuuuuu... (Mima nuovamente il volo dell'uccellino) cip, cip, cip, cipcipcipcip! "Vóla! L'osèlo vola! Bravo Palestina! Caro, come té vœri bén! Toh, un basìn! Ma perchè té se stàit luntàn cossì tanto témpo? Che giògo che fémo! Adèso ognuno ól fà un osèlo... e ti, poe, Palestina: pffuuuu!, bófa e fa vólar i nostri osèli!" "Dai Palestina! Che bèl Palestina che té sèt!" vusa tüti i fliolìt E tüti gh'han ‘cominciàt a far dèi oselón. V'un gh'ha fàit un panotún tüto tondo co' ‘na côa drissa, con dèe alète quadri, con un gran crapón che burlàva giò, poe l'ha fàit dò giambìne, tum... el burla giò... ghe n'ha metü quatro, poe cinque zampe. "Ma no' se pòl un osèl de çinque zampe!" ól dise Jesus "Se no' stà in pìe... Importante che vola, no?" 10/02/12 315 315 12.09 Sala di Cesenatico 316 Pœ 'n'altro, 'na lugànega, una bissa, 'na bissa salàma, con dodése ali in fila, sénsa la côa, dódese zampe. "Lè un cagnòtto..." Pœ 'n'altro l'ha fàit un bugugnùn... paréva 'na torta, co' la testa drissa in mèzo, sénsa còlo, el bèco su sü... e tüte le ali, tüte scompagnàde, tüte intorno. E sénsa giàmbe. "No' so se el vola, vedarèm..." Pœ, 'n'altro, gh'avéa fàit dèi oselìn che pareva de le cagadìne. Pœ 'n'altro un strunsùn. E l'ultimo, un gato! "No' se pòl far vólare un gato!" "Se vola quèl strunsùn là, vólerà ancha el mé gato!" "No, ma i gati no' se pòl far vólare. Un po' de régóla!" "Mama! El Palestina no' vól far vólar el mè gato! (Mima la madre che si affaccia al balcone e grida:) Fa' volàr sübeto el gato d'el mè fiòl, Palestina! Se no, vegni giò e té inciòdo!" (Mima il bambino Gesù che si osserva preoccupato le palme delle mani) "Tüti i oselón, tüti in fila!" 10/02/12 316 316 12.09 Sala di Cesenatico 317 "Via, che el bófa!" (Esegue una soffiata panoramica e mima via via il volare strampalato dei vari uccelli) Pffuuuuu... El pagnutùn: quac, quic, quoc, qua, té, pu, qua, té. Pfffeeee... La lugànega: pici, pete, qua, té, ce, che , se, té, pe. Pfffeeee... La torta: psu, pse, psu. Pfuuuu... El strunsùn: pce, pque, pte, pci, pce. El gato! Pfuuu gniaaaaoooo gna gnum gnam! Magna tüti i osèli dèl ziélo! "Ohi! Che bèl, che rìdare a stciepapànza!" "'N'altra uselàda, avanti tüti inséma!" Tüti che fan i osèli. Végnen anche dai altri quartiéri, tüti i fiolìt. Tüta la piàssa piéna de fiolìt che i ziòga, i ride, i canta!... fan pastròchi con la tèra, tüte le statuète... osèl de tüte le forme e culóri che i vola. Ma in quèl moménto: trac! Se spalanca el portón de la gran piàssa. E se vede 'parìre un cavalìn negro, tüto bardà, bèlo, con sóvra, a montàl, un fiolìn tüto rubisón, con dei öci sbricón, con i cavèli bén petenà... le piüme sül capèlo, vestìt de velùto e de séta, con un coletón de pisso. E gh'éra 10/02/12 317 317 12.09 Sala di Cesenatico 318 dòi sóldati d'aprèso: el sovrastòmego de fèro, piüme anca loro sul capèl, montà sü dòi cavàli bianchi. Quèl bambìn l'éra ól fiòl dèl parón de tüta la cità. (Mima il bambino che, dal cavallo, si rivolge con arroganza ai ragazzini del quartiere) "Ehi fiolìn, che cosa ziogàte?" "No' far mostra de gnénte, Palestina! Quèlo l'è un rompicojón. L'è ól fiòl d'ól parón. No' darghe trà. No' darghe corda, fa' finta de gnénte." "Mé dit a còssa state a jocàndo? Pòso jocàre co' voiàltri?" "No!" "E perchè, de gràssia?" "Cussì! Perchè tüte le vólte che noialtri domandémo de ziogàr con ti, fiòl dèl patrón, coi to’' cavàli per far un zirèto, ti té dise no! Perchè tüte le vólte che vegnémo a casa tua, che té gh'è de gran ziòghi, té ne fàit descassàre da i to’' sbiri! Noiàltri adèso gh'avémo un bèl ziògo, el più bèl ziògo dèl mondo, ma el Palestina, che quèl l'è al cap dèl ziògo, l'è nostro. Ti té se sióro ma no' té gh'e ól Palestina. Palestina l'è par noàltri. Vero Palestina? (Mima di baciare 10/02/12 318 318 12.09 Sala di Cesenatico 319 Gesù) Pciu, pciu! No' té n’andar co' quèlo ah? No' fa el Giuda, ah?!" "Ma se pòl savére che ziògo l'è?" "Sì, che té lo digo... Noiàltri fasémo i uselón. Pœ ól Palestina, bófa e i fa vólare. Ti vól ziogàre anca ti?" "Oh sì!" "Bòn, tira fòra el to’' oselìn, bófaghe sóvra, e védom se ti è bòn de farlo vólare!" (Gran sghignazzo corale) Rosso, inrabìto, co l'éra ól fiolìn dèl padrón, co' i i ögi fœra de la testa. Gh'ha catà 'na lanza dèl soldàt, gh'ha dàit de spròn al so' cavàl, l'è 'rivàt in mèso ai fiòl criàndo 'mé un mato: "Se no' ziògo mi, no' ziogàte gnànca voàltri!" Zan, zan, a spacàre coi zòcoli dèl cavàl tüte le stàtue, tüte le figürine de créta. Tüta la tèra spacàda. Coi fiulìt che piagneva... tiràva bale de mòta; i soldàt coréndo a cavàl, criava: "Via! Fœra, andìt fœra, via! Che el pòl fare quel che el vòl quèl, parchè l'è ól fiòl dèl padrón!" Le mame che faciàda a le finestre: "Catìvo! Un ziògo si bèlo co l'éra. No' costava gnénte... i nostri fiòl i l'éra conténti, e ti..." E i soldài: "Via matre! Via, che ve 'riva ‘na lanzàda!" 10/02/12 319 319 12.09 Sala di Cesenatico 320 Pfium, pfium, ptum, ptum! Tüte le finestre seràde. La piàsa vòda. Gh’éra restà sóltanto ól fiolìn dèl parón sul so' cavàlo negro, coi sóldati che i rideva. E nisciün gh'avéa scorgiùo che gh'éra restàt ól Bambìn Jesù visìn a la fontàna.. coi ögi grandi, impegnìdi de làgrime... che ól vardàva verso ól ziélo che el s'éra impiegnìdo de nìvole. (A tutta voce) "Paadreee, paaadreeeee!" Le nìvole se son dervìde: broomm, proomm, brooommm! (Mima il padreterno che si affaccia fra le nuvole) "Se gh'è!" (A fatica trattiene il pianto) "Padree, son miii, Jesus..." (Amorevole e preoccupato) "Cosa t'è capitàt, Bambìn?" "Eehh... quèl fiulìn lì l'è catìvo, chè gh'ha s’cepàt tüti i figurìn de tèra che noialtri gh'avémo fato per ziogàre. G'ha scarcagnà tüto cól so' cavàl e (piange farfugliando) guduhntuchetugudutu..." "Ma caro, per 'na stupidàda cusì, té gh'ha de far ciapàre un spavénto cusì grando a to’' pare che so' 'rivàto de volàta, de l'altra parte de l'univèrso che éro? Gh'ho sbüsà quasi dódes nìvoli, gh'ho tirà sóta dódese cherubini, e mé son 10/02/12 320 320 12.09 Sala di Cesenatico 321 stùrta tüto ól triangolo, che ghe vœr una eternità a rimpiasàl a 1'órden!" "E, ma lü l'è stàit catìvo! Lü l'è ól fiòl dèl parón, gh'ha tüto! Gh'ha tüti i ziòghi, ma l'istèso, quando gh'ha visto che noialtri éremo conténti, gh'ha... (singhiozza) ghidi tüte tuduuhu s’cepàdo tüto... ehheeehhhe... e mi gh'avéo tanto fadigà..." "Parla ciàro." "E mi che gh'avevo fàto tanta fatìga de far ól miracólo de far vólar gli oselìni... per avérghe dèi amìsi, per ziogàre insémbia... che dòpo i mè ciamàva Palestina caro toh un basìn!... E adèso són de nòvo sólo, come prima. Che tüti i amisi mìi son scapadi... ehhhee... (Piange) Gh'ho gran dólore mi, gh'ho gran dólore patre eeehhheeee..." "Oh té gh'hàit rasón. A dévo bén dir che ól spacàre, ól s’cepàre sogni e ziòghi de plagér de fantasia, o l'è pròpi ól pejiór de tüte i viòl! Ma quèlo l'è un fiolìt, caro... cosa devo fare eh?"(Gesù, prima si lascia sfuggire un sospiro di pianto, poi, con tono, il più candido e normale possibile) "Màsalo! (Sorride guardando accativante verso l'alto per ottenere il consenso del padre) Eh!" 10/02/12 321 321 12.09 Sala di Cesenatico 322 "Ma caro, t'ho mandàt giò apòsta dal çiélo in tèra per imparàrghe la pace fra i òmeni... parlàrghe d'amore. La prima vólta che quaicün té fa quaicòsa, té voi masàrlo! Té cominci bén la professiòn, eh?" "È tròpo? Bòn, alora stórpialo... sguèrcialo... eh? Sguèrcialo e stórpialo!" "No, no' se pòl far 'ste robe, caro. No' se pòl comensàr co' la violénza cussì, eh?" "No' se pòl? No' té pòl ti? Lo maso mi?" "E bon, fàit quèl che té pare, che tanto co' ti, no' se pòl descùtere. Ma non andar intorno a racontàr che so' stado mi!" Prrooomm, bbrrraaaamm! I nìvuli sfragùglia da partüto e el Dèo scompare. No' l'è pasàto ól témpo. De nòvo a gh'è ól fiolìn dèl padron cól ride, coi soldàt che i se sganàsa a rigolà, e ól Bambìn Jesù visìn a la fontàna, c'ól ciàma: "Patron... fiòl dèl parón!" "Eh?" (Ride col compiacimento di chi sta preparando uno scherzo atroce) “Té ridi, ti, eh? T'è fàit tüto 'sto sacrapànte d'intorno... t'è spatascià tüti i statuèti, té ruinàt el nostro 10/02/12 322 322 12.09 Sala di Cesenatico 323 ziògo. E ti sèt conténto, tranquìlo... ti pénsi che nisciün té faga gnénte, eh? Ti è convènso che no'l pòle èserghe nisciün che té castiga al mondo. Gnànca to’' pare, ah? E se adèso invece mi té fùlmino?... Té ridi, eh? No' té ghe credi, eh?" Ffvvuuuooommmmm! Un fulmine treméndo è sortì dai ögi dèl Jesù Bambìn. (Descrive la terribile fiammata) Una léngua de fògo! 'Mé 'na bisa-serpénte infiamàda, l'intorcìga tüto 'sto fiolìn, ól scaravénta, ól revòlta, ól sbate per tèra, divénta tèra còta come in un forno. Pœm! Fumante!! Tüte le done dai balcón se büta a criàre: "Stregonàso! Còssa ti gh'ha combenà de treméndo!?" I soldàt sbianchìdi de spavénto che scapa sui cavàli. La Madòna, che gh'ha sentìt criàr de lontàn la 'riva de corsa: "Cos'è succès? Fiulin cos'hàit fa' ti?" "Gnénte... ho fa' un miracólo! Mio primo miràculo! Varda, l'è ancora caldo." "Ma come... l'è un bambìn?! L'è un fiolìn che t'è trasformà in tèra còta!!! Ma cos t'è fàit còs? Ma parchè?" "Eh! Ma lü l'éra catìvo, cara!" "No' vòj 'scoltàr scüse! Resüsitalo!" 10/02/12 323 323 12.09 Sala di Cesenatico 324 "Noo!" "Jesus, obidìse! Pénse a la povéra mama de 'sto bambìn... lo strapacòre che gh'averà! Resüsitalo!" "Ma non son capàze mama, mi gh'ho imparà sóltanto a fulminare; no' gh'ho ancora imparàt el resùrgit!" 10/02/12 324 324 12.09 Sala di Cesenatico 325 "No' dir bosìe! Resüsitalo e inprèscia! No' ti capìse che se 'riva i sbiri ghe tóca de scapàre de nòvo... mi e to’' patre che gh'avémo apéna trovà un lavór!" (Lamentandosi) "Eh, ma però... Èco... no' se pòl fare un miracólo che bisogna disfarlo sübeto...! Bòn, lo resüsito, però co' 'n'a pesciàda..." (Mima di sferrare una terribile pedata al bambino disteso a terra) Tum! 'N'a pesciàda in tèl cül de tèra. Prum! El bambìn de carne e òsa torna in pìe. Se tégne i ciàpi cont i man... ól varda intorno spaventàt: "Cuss'è capitàt, cuss'è sucès cos'è?" El fiolìn Jesus ghe dise: "Mi sont stàito! Ól miracólo... fulminà... resüsità! Pœ l'è 'rivà la mia mama... Ringràsia la Madòna! Faghe sübit un fiurèt! Ma ti... tésénte brüsar ól cül per la pesciàda che t’ ho dàit? Aténto che gh'é un'alegorìa, eh! Bòn servìsi per quei che son stremìdi... che derénto le finestre son nascondüdi per gran pagüra. (Indica in alto tutt'intorno alla piazza) Se quèli comìnzeno a penzàre, razonàre, bada bén, che ti, té deventerà grande a forza di pesciàdi che ti ciàpi! El cülo té 10/02/12 325 325 12.09 Sala di Cesenatico 326 monta, té monta, té monta, té monta: puuummm! E s’ciòpa! In eterno senza cülo! Amen!" 10/02/12 326 326 12.09 Sala di Cesenatico 327 PROLOGHI GRAMMELOT PROPOSTA PER DARIO NUOVA PRESENTAZIONE Il GRAMMELOT LA FAME DELLO ZANNI Ora, prima di iniziare col Mistero Buffo vero e proprio, mi permettete di eseguire un salto in avanti nel tempo, sorpassare il Medioevo vero e proprio e raggiungere il nostro glorioso Rinascimento. Questo allo scopo di presentarvi il grammelot. All’origine e fino a quasi tutto il ‘400, le compagnie di teatro erano composte da attori dilettanti. Ma nella fine del XV secolo, cominciàrono a riunirsi in gruppi consociati con tanto di statuto e contratto. Ebbero subito una certa fortuna, specie quelle compagnie che godevano della protezione di nobili e banchieri. Ma ecco che, nella seconda metà del ‘500, quando esplose la controriforma, l’attacco condotto dalla Chiesa verso gli intellettuali liberi, colpì duramente anche le compagnie di attori associati, cioè i teatranti della Commedia dell’Arte. Costoro furono costretti a una vera e propria diaspora. Furono centinaia le 10/02/12 327 327 12.09 Sala di Cesenatico 328 compagnie che dovettero emigrare in tutti i paesi d’Europa: Spagna, Germania, Inghilterra. La maggior quantità di quei teatranti si stabilì nella Francia. Altri raggiunsero la Russia e perfino i Paesi Baltici. È ovvio che la maggior difficoltà éra quella di farsi intendere dagli abitanti di quei paesi che non conoscevano la nostra lingua. È vero che i comici dell’arte possedevano doti insuperabili di gestualità ed erano veri maestri della pantomima ma dovettero creare qualche cosa che permettesse di comunicare più profondamente il discorso del gioco satirico e tragico. Cossì utilizzarono (o inventarono?) il grammelot. Cominciàrono col impiegare un linguaggio che potremmo chiamare proto-maccheronico, cioè composto da sproloqui, apparentemente senza senso compiuto, infarciti di termini della lingua locale pronunciati con sonorità e timbri italianeschi. Via via, si perfezionarono fino a impiegare, oltre una straordinaria gestualità, suoni onomatopeici carichi di sfondoni lessicali di varie lingue. Questo gioco imponeva agli spettatori l’impiego di una 10/02/12 328 328 12.09 Sala di Cesenatico 329 certa dose di fantasia e immaginazione che produceva l’insostituibile piacere dello scoprirsi intelligenti. In Francia le compagnie dei “Gelosi” e dei “Raccolti” furono tra le prime a sviluppare questo genere di rappresentazione. Esibivano maschere dei vari Zanni fra i quali l’Arlecchino che possiamo bén chiamare il comico, massimo campione del grammelot. Cominciàrono col impiegare un linguaggio che potremmo chiamare proto-maccheronico, cioè composto da sproloqui, apparentemente senza senso compiuto, infarciti di termini della lingua locale pronunciati con sonorità e timbri italianeschi. Via via, si perfezionarono fino a impiegare, oltre una straordinaria gestualità, suoni onomatopeici carichi di sfondoni lessicali di varie lingue. Questo gioco imponeva agli spettatori l’impiego di una certa dose di fantasia e immaginazione che produceva l’insostituibile piacere dello scoprirsi intelligenti. In Francia le compagnie dei “Gelosi” e dei “Raccolti” furono tra le prime a sviluppare questo genere di rappresentazione. Esibivano maschere dei vari Zanni fra i 10/02/12 329 329 12.09 Sala di Cesenatico 330 quali l’Arlecchino che possiamo bén chiamare il comico, massimo campione del grammelot. Il grammelot è una forma onomatopeica di discorso che è nata con la Commedia dell'Arte e che realizza una tecnica di espressione che è impostata tutta sul suono, sul gesto, sull'onomatopeica cioè sull'andamento che fa assomigliare a parole il linguaggio ma in verità non si tratta di termini esatti ma soltanto fonicamente simili. (Fa un esempio di grammelot in francese, E un altro di grammelot in napoletano rappresentando Pulcinella) Cossì potrei andare avanti ad indicarvi grammelot in tutte le lingue e darvi l'impressione che davvero le parli. Ma andiamo per ordine e iniziamo dal grammelot più antico, quello dello Zanni. Lo Zanni è il prototipo di tutte le maschere della Commedia 10/02/12 330 330 12.09 Sala di Cesenatico 331 Per questa nuova edizione di "MISTERO BUFFO" 2000 abbiamo creduto opportuno inserire nel prologo dello spettacolo molti degli avvenimenti che si sono avvicendati nel nostro Paese in oltre 30 anni di reppliche. 10/02/12 331 331 12.09 Sala di Cesenatico 332 Presentazioni che si sono susseguite dal 1969 al 9O MISTERO BUFFO trascrizione dello spettacolo del 24 marzo 1991 - Torino La guerra del Golfo Mistero Buffo è nato la bèllezza di trent’anni fa. In tutto questo tempo si sono ripetute migliaia di rappresentazioni. Come mia abitudine nel prologo sempre accenno agli avvenimenti e ai fatti di cronaca. Quando, nel 69 scoppiò la bomba a Milano alla Banca dell’Agricoltura, in Piazza Fontana, ho improvvisato un intervento in chiave grottesca sul modo tutt'altro che scentifico su come si stavano svolgendo le inchieste di polizia. Indagini nella quali si indovinava chiaramente che all’attimo stesso in cui saltava per aria la bonca, gli inquirenti avéano già stabilito che i terroristi non potevano essere che gli anarchici. Ne arrestarono alcuni. Poi il suicidio - si fa per dire - di Giüsèppe Pinelli, i processi trasferiti come pacchi per tutto il sud. Si può dire che ogni settimana ero costretto ad aggiornare la cronaca. Da quel prologo, è poi nato "Morte accidentale di un anarchico". 10/02/12 332 332 12.09 Sala di Cesenatico 333 Cosa che m’è accaduta anche abbastanza di recente durante la guerra del Golfo, sto parlando della prima, quella del ‘91. Per darvi un’idea chiara dello stile e del genere di improvvisazione, tra tanti, abbiamo scelto proprio l’intervento di quèl conflitto con massacro finale annunciato e realizzato. Eccovelo. Cossì iniziava lo spettacolo: È più di un mese che siamo in guerra... come ai tempi degli scontri fra cristiani e mussulmani. Io speravo veramente che si realizzasse in breve tempo una pace definitiva, invece in IRAQ stanno combattendo ancora, si spara, c'è gente che crepa; i Curdi stanno scendendo dal nord, stanno occupano una città dietro l'altra, ci sono gli sciiti che salgono invece dal sud, c'è Saddam Hussein, che ha buttato del napal e un po’ di gas nervino che gli éra avanzato dall’ultimo conflitto, addosso ad intiere comunità di mussulmani non allineati. D'altra parte certi prodotti bèllici cossì preziosi non si possono gettare via... bisogna pure adoperarli! C'è qualche morto in più... ma che ci vuoi fare! 10/02/12 333 333 12.09 Sala di Cesenatico 334 Sorvdo sulla tragedia di questa guerra che, secondo gli esperti avrebbe dovuto risolversi senza neanche un morto... doveva essere una guerra tranquilla - ci avéano assicurato - uno scontro quasi dimostrativo e invece gli è scappata di mano... si parla già di oltre centomila caduti solo fra i militari iracheni, più altrettanti civili morti a Bagdad. E siamo solo al prologo. In compenso, fra le truppe dei “nostri”, neanche un ferito lieve. Tutti bene, grazie! La cosa veramente grottesca è il crescere ogni giorno di notizie che ci fanno scoprire quante frottole ci abbiano ammannito a proposito di questa guerra, a cominciare dalla presentazione del personaggio principale, il cattivo per antonomasia: Saddam Husseim. Sia chiaro, questo mostro scannaporci l'abbiamo inventato, costruito noi, diciamo noi occidentali; senza il nostro aiuto sarebbe rimasto un piccolo delinquente di provincia, un criminale da strapazzo. Invece, prima di tutto, grazie agli aiuti militari che gli sono stati forniti dalla coalizione dei Paesi civili, ecco che è cresciuto come il servo gigante della lampada di Aladino. Voi sapete che tutti hanno 10/02/12 334 334 12.09 Sala di Cesenatico 335 concorso a vendergli armi, Pentagono in testa, russi, polacchi, perfino la Repubblica di San Marino. Fra l'altro siamo venuti a scoprire che, secondo osservatori militari europei, Saddam Husseim dispone oggi del quarto esercito, in scala di valori, del mondo... che è proprio una notizia da scompisciarsi dal ridere, soprattutto quando si viene a conoscere il particolare che i carri armati che gli sono stati venduti dai russi non erano di produzione sovietica ma erano cinesi di scarto. È risaputo che quando in Russia un carro armato viene male si dice “c'è uscito un carro armato cinese!” Ma ad ogni modo la cosa incredibile, è che lui Saddam Husseim a sua volta si è convinto di possedere davvero il quarto esercito del mondo, che lo credessero gli altri éra la classica bufala, detto da lui è da megalomane con camicia di forza obbligatoria... ed è per questo che lo hanno sollecitato a buttarsi, con slancio in questa avventura. D’altra parte, non è la prima volta che i popoli civili scatenano massacri a scopo redditiziosentolando la bandiera della liberà, recitando spudoratamente “l’arrivano 10/02/12 335 335 12.09 Sala di Cesenatico 336 i nostri!”, ma facendo molta attenzione ai dividendi e agli interessi maturati. Vi ricordate la guerra contro Komeini? (RICHIAMO FONDO PAGINA - 1-: SI ALLUDE ALLA GUERRA ESPLOSA ,ALLA FINE DELL’8O (?) TRA IRAN (KOMEINI) E IRAK (Hussein) conflitto apparentemente causato da motivi religiosi e territoriali, ma in verità la ragione è da ricercare nella lotta per l’egemonia dei pozzi petroliferi.) Un milione di morti soltanto. E questa azione a cui concorsero in primo piano l'America, l'Inghilterra, noi, ecc... ha fatto si che il grande rais Hussein, poi venisse logicamente a richiedere il pagamento dell'obolo per il servizio eseguito. Ma appresso, ‘sto deficiente, si è permesso anche di occupare il Kuwait come risarcimento dei danni di guerra subiti dalla sua gente. Giustamente lo abbiamo mazzolato... pardon, l'hanno mazzolato! E dire che sono stati proprio i bianchi civili ad allenarlo e a incitarlo nell’acquisto e nella costruzione degli ordigni bèllici, a cominciare dall’uso dei gas fulminanti - “oh, chi si rivedete!” - sono arrivati, come maestri di produzione i tecnici tedeschi dell’est e dell’ovest, che si sono incontrati 10/02/12 336 336 12.09 Sala di Cesenatico 337 fuori sede per la prima volta a riprendere la loro tradizione di gasisti... pardon, gasatori. E tutto, guarda caso, pochi mesi prima dell’unificazione in una sola grande Germania. Almeno questa guerra è servita a qualche cosa! Possiamo immaginare di assistere alla lezione su come si impiegano i gas: “Stai attento, Hussein... dunque: c'è un catalizzatore, poi abbiamo un gas inerte, un'altro gas inerte, solo se uniti col catalizzatore funzionano. Vuoi provarlo?... Va bene, dimmi su chi li buttiamo. I Curdi? Sì! I Curdi vanno sempre bene, tanto li ammazzi e nessuno dice niente... al massimo l'ONU fa un rutto di indignazione, non più di cossì. Attenzione Saddam… il Curdo è là, lo vedi? Buttiamo la prima bomba... ecco il gas che esce, non fa niente perché è inerte. Ne buttiamo una seconda, non fa niente perché è inerte. STAI ATTENTO SADDAM!" "Ah chi???" "Là! Adesso ci buttiamo il catalizzatore... PUM!... Guarda, guarda come fa il Curdo, lo vedi? Non è un ballo regionale, è che è un pò ubriaco. Adesso attento alla testina... la inclina... TON! E' morto! Hai visto? IMPARA!!!" E cossì ha imparato. 10/02/12 337 337 12.09 Sala di Cesenatico 338 Ma sempre a proposito di frottole straordinarie... la più criminale si è rivelata quella che ci ha ammannito addirittura Bush in persona, e io l'ho bevuta, perché non pensavo che quel Presidente fosse un politico tanto spudorato da venire a raccontarci una balla di questo genere, balla che certamente anche voi come mé, l’avrete bevuta. Si tratta, e Busch ci ha assicurato che éra assolutamente necessario entrare immediatamente in conflitto, perché se si fosse atteso un anno a bloccarlo, Saddam Hussein certamente in questo tempo sarebbe riuscito a realizzare una potentissima bomba atomica… fatta in casa. Ebbene, qualche giorno fa, il quotidiano più importante di New York, il "N.Y. Times", ha realizzato un servizioinchiestae ha interrogato Scianagh, l'ultimo padre della bomba atomica: “Senta professore - gli hanno chiesto cosa ne dice del pericolo che Saddam Hussein possa costruirsi la bomba atomica?” Lo scienziato ha strabuzzato gli occhi, è scoppiato in una risata con singhiozzo inarrestabile. Hanno dovuto portarlo d’urgenza al pronto soccorso! 10/02/12 338 338 12.09 Sala di Cesenatico 339 E quei coglioncioni degli americani invece l'hanno bevuta! A proposito degli americani e del loro candore, ho da segnalarvi un fenomeno davvero surreale: prima di questo discorso sull’atomica mussulmana, Bush poteva raccogliere un’adesione popolare alla guerra pari al 51% scarso, ma appena ha tirato fuori, in diretta tv la favola suddetta, l’adesione alla guerra è salita al 90%. Questo vi dice l'importanza delle frottole, quando sono giocate bene. Ma la più criminale di tutte, devo ammettere, si è dimostrata senz'altro la bufala del cormorano; tutti quanti ci siamo veramente rattristati e indignati di fronte a quella immagine. Ve lo ricordate? Quel povero fenicottero "strapenato", inzozzato, lì sulla spiaggia, con il petrolio sparato fuori dai pozzi ad insozzare il mare, da questi bastardi di iracheni. Lui, ficcato nel bagnoasciuga, che zampettava. Arrivava quest'onda aarburante che lo travolgeva. Il bipede: BLOOB, BLOOB, rispuntava con un occhio tappato, faceva appena in tempo a respirare che BLOOOB, un'altra onda nera e oleosa lo incatramava! A 'sto punto sono sbottato, indignato: "Ma che criminali bastardi!", e tutti quanti ci siamo sentiti rivoltare lo 10/02/12 339 339 12.09 Sala di Cesenatico 340 stomaco. Ebbene, adesso vi posso svelare che éra tutta una balla, una frottola gigantesca! L’intiera categoria degli scienziati legati all'ornitologia di tutto il mondo, si sono indignati. I francesi in particolare su "Le Monde" hanno pubblicato un articolo dove nel titolo si leggeva: "Questa fandonia del cormorano non l'accettiamo!" Perché? Perché di cormorani… di baby cormorano come quello che ci avéa tanto commosso e indignato, sulle coste del Kuwait, in gennaio, quando è stata effettuata la ripresa, non ne esisteva nemmeno uno. Quei trampolieri se ne erano andati via tutti, già in settembre… e normalmente ritoranno su quelle coste a maggio. Ma col casino ecologico che c'è stato lì, figurati se fanno ritorno: non li rivedranno mai più! E allora ‘sto pellegrino di cormorano da dove è saltato fuori? Vuoi vedere che è un cormorano in ritardo con l'orario di migrazione? "Scusate, avete visto qualche volatile della mia specie? Io devo partire, temo di aver perso l’ultimo stormo migratore.” No, raccontata cossì la balla non ‘sta in piedi. La verità è che tutta la sceneggiata truculenta è stata organizzata in 10/02/12 340 340 12.09 Sala di Cesenatico 341 grande stile dai fotografi e operatori televisivi. Ma andiamo per ordine: qualche settimana prima, vi ricordate, c’è stata la insozzata di petrolio in mare: un milione e mezzo di barili buttati cossì, da affogarci miliardi di pesci. In verità, l’abbiamo saputo appresso, sempre dal New York Times, l’insozzata di petrolio s’è rivelata molto inferiore, un numero di barili che non raggiungeva i centomila ma sempre di una schifezza da criminali si tratta! A ‘sto punto i fotografi e gli operatori si sono detti: “Qui c’è da fare un bèl servizio! Magari con una bèlla famiglia di fenicotteri che zampetta incatramata sulla spiaggia fetente!”. Ma ahimè, il petrolio è stato buttato a mare solo lassù, nel nord del Kuwait, a trecentocinquanta miglia da Riad, dove appunto stavano i nostri operatori. E che fanno i nostri cacciatori di scoop guerreschi? Salgono su un gommone e a pagaiate risalgono il mare per tre giorni per poi farsi impallinare come oche di transito dagli iracheni incazzati? No, neanche ‘sta balla ‘sta in piedi. In verità la trouppe dei cameramen non si è mossa dalla spiaggia di Riad, sono andati allo zoo e lì hanno scoperto che i cormorani, che normalmente sguazzavano nel 10/02/12 341 341 12.09 Sala di Cesenatico 342 laghetto artificiale, avéano tagliato la corda già dai primi botti. L’unico fenicottero che hanno trovato éra un Mabibu, che non è della classe dei cormorani, no, è un uccello trampoliere che vive esclusivamente nell'Asia Minore e in particolare negli acquitrini paludosi di acqua dolce. Come l’hanno individuato, i cameramen: "Scusi, signor volatile-trampoliere, le spiace venire in spiaggia al posto del cormorano?" "Ma no! Ma io che c'entro! Io odio il mare!" "Venga per favore..." Ma questo animale ha degli strani pennacchi qui in testa… glieli hanno tagliati all'umberta, cioè alti un dito. Quindi l'hanno portato sulla spiaggia dove avéano rovesciato un paio di barili di petrolio, hanno abbrancato il Mabibu e PLOC PLOC, l’hanno intinto a sguazzo nel bagnasciuga. “Scusi... chiuda la bocca PIU'PIU'PIU', sorrida... UNO DUE TRE ... ci basta, grazie, vada pure BLOBLOBLOBLO". E noi tutti, come tanti boccaloni, ci siamo commossi fino alle lacrime a questa malandrinata di messa in scena. Ma la "scommozione", come a dire lo sgonfiamento emotivo, l’abbiamo provata in seguito a quella dichiarazione, vi ricordate, di Scwarz Scoop, il generale 10/02/12 342 342 12.09 Sala di Cesenatico 343 abbondante, uno dei più grandi generali del mondo, nel senso di dimensione e peso, due metri e dieci di altezza senza tacchi, un quintale e dieci chili senza l'osso, ve lo ricordate? Quello che arrivava immancabilmente ad ogni conferenza stampa, simpatico… con quella faccia rubizza, che a mé tutte le volte veniva voglia di chiedergli "mi dia quattro etti di filetto, un ossobuco e un pò di carne per il gatto". Simpatico dicevo… ebbene, alla quarta conferenza stampa, è apparso stranamente abbacchiato e perplesso. Cos’era successo? Ce l’ha confidato lui di persona: le rampe dei missimi dai quali gli iracheni sparavano su Riad, dopo essere state centrate dalle bombe lanciate dai super caccia americani, riapparivano, come nulla fosse, il giorno dopo. Ma da dove erano spuntate?! Lo stesso succedeva con i carri armati. Carri armati che uscivano non si sa da dove, i bombardieri li puntavano ne buttavano all’aria una decina, ma ecco che TRACCHETE!, altri dieci ne apparivano dal nulla. A un certo punto, i generali della coalizione hanno avuto il sospetto, lui l'ha detto, che si trattasse di falsi carri armati. Ed éra proprio cossì: erano tutte sagome di carri armati in 10/02/12 343 343 12.09 Sala di Cesenatico 344 vetro resina. E chi li ha fabbricati questi sè moventi corazzati? NOI! Noi Italiani! Guardate che siamo dei geni, dei cervelloni leonardeschi! L’inventore di queste macchine beffarde è un artigiano di Torino che ha forgiato qualche migliaio di sagome similcarrarmato, sagome che si spalancano a scatola e che visti dall’alto, non c’è dubbio, appaiono autentici Tang d’assalto e sfondamento. Scoperta l’esistenza di tanto genio, il Comume di Torino ha deciso di inalzare un monumento all’inventore, nella piazza principale della città. In quell'occassione c’erano tutte le televisioni del mondo a intervistarlo! L’hanno letteralmente aggredito con le telecamere e i microfoni: “Per favore, ci dica come ha potuto fabbricare carri armati cossì leggeri, agili e facili da trasportare in gran numero?” “Ecco qua, è semplice! - ha risposto lui e li ha condotti nell’officina - Ecco, vedete, questi fogli di pressato sono sagomati per stampa e quindi affiancati l’un l’altro a mo’ di libro. In ogni carico di camion ci stanno quaranta carri armati, ed è semplicissimo rimontarli, basta seguire il libretto di istruzioni allegato: A con A, B con B, questo va a incastro, quest’altro pezzo si inserisce a chiave, non c’è 10/02/12 344 344 12.09 Sala di Cesenatico 345 un bullone né una vite. Tempo di montaggio 5 minuti. È cossì facile e divertente assemblarli che gli irachieni lo fanno fare ai bambini delle elementari, come premio. Un cronista di Rai 3 ha chiesto: “I piloti, sia inglesi che americani, giurano che quei carri si muovevano nel deserto. Come ottenete questo portento?” E il genio risponde: "Basta una corda molto lunga. Guardi, si lega qua, uno si mette in una buca e poi tira il carro armato che, leggerissimo, viene avanti come una slitta." "Sì, ma il calore emanato dal motore, come lo realizzate?” Voi sapete che gli attrezzi di rilevamento di cui sono dotati gli aerei americani, se non registrano l'esistenza del calore non danno l’ok perché si spari, anzi, emettono una serie di pernacchi con contrappunto di sghignazzi e l'aereo se ne va! "È semplice - risponde il maestro dei carri bidone - noi ci mettiamo una stufetta a serpentina, loro rilevano il calore e dicono: ah c'è il motore! E sparano razzi e cannonate come al carnevale di Rio!" "D’accordo, ma come ve la cavate col frastuono che produce un carro del genere?” “Sempre più facile! Ci piazziamo dentro una cassetta con tanto di 10/02/12 345 345 12.09 registrazione di Sala di Cesenatico 346 cingoli e motore Leopard BLUUBLUBLU!" “Incredibile! - esclama l’inviato del New York Times - Nessuno dei nostri lettori crederà mai che i piloti della Nato si siano lasciate imbrogliare da mezzi cossì semplici, quasi infantili!” Non v’è mai capitato di dare un’occhiata dentro la cabina guida di uno di questi mostri bèllici? Nel cruscotto centrale di questi super jet, c'è una specie di schermo, appaiono tutti i disegnini che si muovono come in un videogame e il pilota non ‘sta neanche a guardare attraverso il parabrezza ma segue direttamente l’azione attraverso il cruscotto. C'è una voce che gli comunica tutti gli elementi, gli dice: "Vai,vai, stai tranquillo, ecco, ecco, prendi quota, fino a trentacinque abbassa dodici, ecco rileva, rileva, rileva, la velocità è OK… va, vai che è una meraviglia, sei splendido, la tua mamma ho saputo che ‘sta tanto bene, vai vai - e appare la faccia della mamma che gli manda bacetti - Ti andrebbe una grattatina sulla nuca? Sì? Procuriamo!" PLOP: una manina spunta dal cruscotto, viene su leggiadra, gli ammolla degli schiaffeti e gli torce appena l'orecchio “Oh come mi piace!” 10/02/12 346 346 12.09 Sala di Cesenatico 347 All’istante scatta il segnale d’attenzione e incursione: TIEIHIE! Ecco, appare l'immagine assonometrica di un carro armato, anzi due, tre, quattro, e la voce si fa epica: “Ecco qui il bersaglio è un 113 di 10 tonnellate, cannone 9-81, c'è, c'è, c'è, eccolo l'ho inquadrato, guarda che c'è! Dai adesso SCHIACCIA il pulsante rosso! Ci sei! Sei puntato! SCHIACCIA TI DICO!” Se il pilota è preso da un crac emotivo, la manina gli afferra il polso e lo costringe a schiacciare. Parte un razzo tremendo che ha anche una video camera in testa: tutto intelligente! L’ordigno avanza inesorabile. Dall'ogiva la radio emette a livelli frastornanti un canto sul motivo delle Valchirie: “IRACHENO SCELLERATO, SEI FOTTUTO, SEI FREGATO!" Obiettivo centrato! PUMPUMPAK! Frammenti di carro vo per aria, l'aereo risale a quota 2000 con grande impennata… mentre esplode una risata registrata "AAAHAHAAAA AHA AHA IIIH!", che si trasforma nell'inno americano. Il pilota e i suoi generali sono raggianti e non sanno d’essere stati fregati. Hanno sparato razzi del valore di miliardi per trappole che costano come un giocattolo per 10/02/12 347 347 12.09 Sala di Cesenatico 348 poveri trovatelli! È inutile, noi italici come bidonisti, siamo il massimo! 10/02/12 348 348 12.09 Sala di Cesenatico 349 Eppure, ci sono stati dei fabbricatori di trucchi inglesi, che ci hanno superato, hanno sorpassato in ingegno anche i torinesi. Costoro hanno realizzato addirittura un carro armato di gomma. Il carro armato gommoso, alla maniera di un preservativo gigante viene pressato dentro una valigetta di queste dimensioni... poco più di una ventiquattr’ore. Viene consegnato all’iracheno addestrato all’uso, l’iracheno ammaestrato pone la valigetta a terra, estrae dal coperchio una pompa del tipo “gonfia-gommoni”, col piede preme su e giù POT POT POT: spunta il carro armato. Dal principio informe ma che va prendendo il suo assetto sorprendente in pochi minuti: coi cingoli, la torretta, i cannoni, ch'è il punto più delicato, che se non si pompa con forza sufficiente il cannone rimane moscio cossì... e al pilota di lassù potrebbe nascere qualche sospetto. Ma quando appare il super caccia bombardiere, l’iracheno pedala come un disperato sulla pompa PEMPEMPEM TUNTUNTUN ed ecco la canna ritta come un fallo orgiastico in fase d’orgasmo multiplo! L’iracheno ha 10/02/12 349 349 12.09 Sala di Cesenatico 350 giusto il tempo di gettarsi dentro la fossa di protezione che parte il razzo e colpisce il bersaglio. C’è il commento di un pilota americano che è veramente divertente, dice: "È strano come si comportino questi nuovi carri armati iracheni, perché non esplodono, non deflagrano come gli altri russi, cinesi. Non so di che marca siano, che nazione glieli abbia procurati: come li becchi saltellano qua e là nel deserto TUM PIM TUM PIM, emettono uno strano sibilo PIHIIIIIIIIII e scompaiono nel nulla. 10/02/12 350 350 12.09 Sala di Cesenatico 351 Versione introduttiva di “Mistero Buffo” eseguita il 24 marzo ‘91. Qualche giorno dopo, spinto dai nuovi eventi, ho portato qualche variante al prologo. Eccovela. Come dicono i francesi, e hanno proprio ragione, questa è proprio una "drolle de guerre", una guerra da crepar dal ridere. Il coronamento di questo conflitto da clown è la scoperta delle galline da combattimento. No, non è un lazzo buttato lì tanto per stupire a scompiscio gli alleati elettro-supercomputerizzati, hanno davvero adoperato le galline in guerra. È la prima volta nella storia dell’umanità che assistiamo alla scesa in campo di pollame guerriero evento del quale noi tutyti dobbiamo essere molto orgogliosi perché esse sono razza scelta dei nostri pollai, quindi esultiamo: (intona l’inno nazionale) Oh polli d’Italia, l’Italia s’è desta!” Forse le superstiti di questo conflitto riceveranno una croce particolare di Gladio (richiamo fondo pagina2: organizzazione clandestina creata, per un probabile colpo di Stato, con l’apporto 10/02/12 351 351 12.09 Sala di Cesenatico 352 dell’ex Capo dello governo, Presidente Cossiga); quelle che rimarranno vive le vedremo sfilare a Taranto (NOTA FONDO PAGINA: BASE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA E LUOGO DI PARTENZA PER IL MEDIORIENTE DEL NOSTRO CONTINGENTE MILITARE) con le pime al vento e una croce di ferro penzolante sul petto. Noi staremo lì a salutarle orgogliosi e ritti sull’attenti ci saranno anche i presidenti vari che le baceranno. Ma cos’è ‘sta storia del pollame guerresco? È presto detto: l'avrete visto in uno speciale TV e l’avrete pure letto su “Il Corriere della Sera” e la “La Repubblica”… non vi racconto storie: nelle foto si scorgono alcuni marines con una gallina bianca in mano, razza emiliane e padovane. Ecco perché dicevo che le croci di guerra verranno tutte dall'Italia: hanno svuotato interamente le nostre aziende gallinifere, batterie intiere anche centomila per volta. Ma veniamo all’utilizzo di questi eroici pennuti. Nella ripresa televisiva alla quale accennavo, si nota questa gallina in braccio al marines americano. Il marines calza il 10/02/12 352 352 12.09 Sala di Cesenatico 353 suo elmo regolamentare bén mimetizzato con la rete, tiene sulla fronte due occhiali uno per vedere con il sole e il vento, l'altro per vedere di notte con gli infrarossi. Sul frontespizio dell’elmo spunta una vistosa lampadina che parabola automaticamente e scruta l'orizzonte. Qui sul petto è appeso un tubo che contiene una maschera antigas, maschera che fuoriesce e si spalanca andando a coprire la faccia del marines, il tutto con un solo scatto. Dai glutei del guerriero partono due briglie che trascinano una cassetta munita di ruote che agisce autonomamente spostandosi da una parte all’altra per meglio spiare al di là delle dune. A completare l’assetto, abbiamo una bombola di ossigeno qui sotto l’ascella, la riserva d'acqua appoggiata tra le cosce - serve anche da raffreddamento agli organi delicati - il metano di dietro, una riserva di petrolio all’altezza del ginocchio... e anche una sigaretta già accesa infilata nel bocchettone della maschera antigas, nel caso uno avesse l’impellenza irresistibile di fumare. Ma ci siamo dimenticati delle galline? No, per carità! Essa, bipide, ‘sta appollaiata su un pistolone tremendo che il nostro marines esibisce facendolo scorrere in avanti da 10/02/12 353 353 12.09 Sala di Cesenatico 354 sotto l’ascella destra. Con quello spara dei proiettili grossi come uova, che esplodono e producono raggi. Il frastuono è tremendo, ma la nostra gallina da combattimento rimane costantemente abbrancata alla cassa del caricatore. Ora mi chiederete, perché il marines si tiene la gallina sul mitragliatore? Cossì, per scaramanzia? Niente affatto! La gallina assolve a un grosso impegno. Essa possiede un istinto straordinario, cioè ha la facoltà di captare da lontano, lontanissimo anche una bava di gas nervino... se un bastardo d’iracheno tira una bombola di gas anche a centinaia di metri di distanza, la gallina WAW WAW WAW, fa un baccano d'inferno, starnazza, spara uova a grappoli e scagazza, scusate il termine, ma è un gergo tecnologico militare. Ora la cosa fa scattare subito l'intelligenza e la percezione del marines, il quale fra un passo e l'altro... dice AH! IL GAS! PIUM, schiaccia un bottone, gli parte subito la maschera già aperta che gli si incolla sul viso. Naturalmente la gallina entro dieci secondi muore secca. Andiamo, non possiamo mica dare la maschera anche alle galline! (Fingendo di rivolgersi a qualcuno del pubblico) Sì, signora… alludevo proprio al 10/02/12 354 354 12.09 Sala di Cesenatico 355 fatto che durante l’ultimo bombardamento a Tel Aviv all’arrivo dei razzi iracheni che si temeva spargessero gas letali, si sono distribuite maschere per tutti i cittadini israeliani ma non se ne sono trovate da destinare ai palestinesi presenti in città. E anche se lei signora ha sussurrato appena, l’ho sentita lo stesso. Io ho un orecchio tremendo, lei ha esclamato risentita: “Ah no! Cosa c'entrano i palestinesi con le galline!” Ha ragione, le galline sono molto più utili nel conflitto, infatti non servono soltanto a dare l’allarme per l’arrivo di gas nervino, ma soprattutto servono per disinnescare le bombe a trappola ficcate nel terreno. Voi sapete che a Sadam Hussein sono state vendute mine da quasi tutti i popoli della terra. E quante ne ha acquistate lui? Diciotto milioni di unità... c'è questo deserto del Kuwait che è tempestato di mine, è incredibile, non si può andare in giro. Se uno, mentre va sullsulla superstrada, che è l’unico percorso ripulito, gli vola via un pacchetto… guai se si permette d’andare a recuperarlo. Come mette piede sulla sabbia: PAM!, salta in aria! Per disinnescarle l'appalto è stato dato ai francesi; avrete visto qualche immagine televisiva: loro 10/02/12 355 355 12.09 Sala di Cesenatico 356 hanno una specie di cannone che spara nel deserto un aggeggio che srotola una catena lunghissima con un rostro finale… poi c'è un braccio meccanico che afferra dall'altro lato la catena e comincia a scuoterla dando ribattoni terribili, un fracasso d’inferno. Col fracasso tutte le mine di fabbricazione inglese, francese, russa polacca, svizzera ecc... PIM PAM PIM PAM saltano per aria che sembra proprio Piedigrotta, una cosa veramente festosa! Tutte, vi dico tutte le mine eslpodono... salvo le nostre, le italiane: le Vasella. Nove milioni gliene abbiamo vendute, nove milioni di mine VALSELLA: 50% di partecipazione Fiat. Perché sono tanto richieste e preferite? Perché noi abbiamo bombe INTELLIGENTI, e non trappole per topi. Le nostre Valsella quando si fa baccano sbattendo catene non fanno una piega, anzi, dalla cupola della bomba escono due manine che sbattendo una conto l’altra (mima due braccettine con mani annesse che sbattendo una contro l’altra, altezza gomito, eseguo il classico gesto scurrile napoletano). Infatti le nostre mine saltano per aria soltanto a pressione del piede umano, sono proprio a misura d'uomo, non per niente noi abbiamo creato 10/02/12 356 356 12.09 Sala di Cesenatico 357 l'umanesimo. Tutti i nostri alleati devono cominciare a rispettarci come meritiamo perché, d’accordo che in questa guerra non abbiamo dato un apporto determinante, soprattutto in materiale umano, ma abbiamo concorso con materiale meccanico e gallinaceo in partecipazione straordinaria come nessun popolo al mondo. Devono piantarla di sfottere e di prendere in giro soprattutto i nostri ministri quando ci si riunisce al banco, meglio dire al tavolo, per dividere le situazioni di vantaggio di questa guerra. Devono piantarla! C'è quèl nostro ministro De Michelis (HAMO FONDO PAGINA: MINISTRO SOCIALISTA AL TEMPO DEL GOVERNO CRAXI) che tutte le volte che arriva: PAAM!, una porta in faccia, che ormani ha un faccione cossì e ha dovuto dipingersi gli occhiali sul muso per quanti gliene hanno spiaccicati. Dobbiamo ammettere che non fa un bèl vedere con quella testa, con quei capelli impataccati di catrame schifoso, CHE E' LUI ... IL CORMORANO! E' LUI! Un cormorano ripieno! Non vi dico di che cosa. (Esegue una pantomima dove imita la camminata del fenicottero ctarso di catrame) A proposito, quasi mi stavo dimenticando di raccontarvi di 10/02/12 357 357 12.09 Sala di Cesenatico 358 come i nostri polli vengano impiegati nel far brillare i micidiali ordigni Valsella seminati nel desero. I nostri polli artificeri con il loro zampettare e col ticchettio del becco producono lo stesso effetto della pressione di un piede. Ma andiamo per ordine: per cominciare ‘sti tecnici spazzamine mettono in funzione elicotteri appositi che spandono becchime e lì gli iracheni che stanno nelle buche… cominciano ad andare in crisi: “Ma come! Ci buttano il becchime per polli?! Va bene sfotterci ma questo è un pò pesante... abbiamo fame, ma non esageriamo!". Poi, una volta steso il becchime ecco che arriva la gallineria, cioè centinaia e centinaia di polli ammassati dentro altri elicotteri speciali… i famosi "apache Vallespluga". Arrivano: WWAAAOOO!, si spalanca la pancia di questi elicotteri, e scaricano piovendo dal cielo galline a stormi che inondano il deserto, sono affamate, da cinque o sei giorni non toccano cibo. Proprio a livello iracheno! E cominciano TI TO’ TI TO’ TO’ PIIM PAAM PIIM PAAM PEEM PEEM!, con il loro zampettare e col ticchettio del becco producono lo stesso 10/02/12 358 358 12.09 Sala di Cesenatico 359 effetto. Vo dappertutto arrosti, galline fritte, alla diavolo fragrante! Gli iracheni possono godere finalmente del loro primo pasto caldo. Buon appetito! brano tagliato da rosa fresca che forse si può usare altrove. Ed altre ce n’erano di queste leggi bastarde. Quindi il giullare éra qualcuno che, nel Medioevo, éra parte del popolo; come dice il Muratori, il giullare nasceva dal popolo e al popolo, attraverso l’ironia procurava la coscenza della propria condizione. Ed è per questo che nel Medioevo ne ammazzavano con tanta abbandanza di giullari e si emulgavano leggi persecutorie proprio per loro. Ma torniamo al “Mistero Buffo” vero e proprio. questi brani stavano in fondo non so se doppi o no. controllare 10/02/12 359 359 12.09 PRESENTAZIONE Sala di Cesenatico 360 DEL GRAMMELOT 1 9 7 6 E’ STAMPATO. La prima pagina é stata usata da Dario per la nuova stesura de “La fame dello Zanni” di maggio 1998. Mistero Buffo che recitiamo questa sera è una edizione completamente nuova per Roma. Noi abbiamo recitato a Roma cinque o sei edizioni diverse, questa, soprattutto nella prima parte è una novità: è in grammelot. grammelot è l'invenzione di suoni, di termini, di gesti messi insieme, che nel ritmo, nell'andamento, negli stop di chiusura, apertura ecc..., nella tessitura musicale indica o allude a situazioni, a fatti, a cose, a oggetti. ALIULE CHE TAMUSE CHE TA URI A LUNSINGHET TÉ LI LE BLEM BLUM TU LI LE BLEM BLAM... ecco! Questo è il classico grammelot dei bambini. Ora il grammelot è tutto inventato e di volta in volta ogni sera io mi ritrovo a reinventare suoni e moduli a soggetto per ricostruire questo fatto. Qualcuno dice che il grammelot che è nato prima della commedia dell'arte, molti secoli prima... è qualche cosa che è stato inventato dagli attori per cercare di sfuggire alla censura. Gli sbirri, non so se 10/02/12 360 360 12.09 Sala di Cesenatico 361 sapete, ma quando vengono a vedere il teatro e segnano... notano certe battute, hanno una specie di codice e riferiscono. Se si parla il grammelot, cioè se si parla...(fa un esempio)... quello non riesce più a segnare, non si ritrova più, straccia e dà le dimissioni... va via dalla polizia. EFFICACISSIMO! Ma non credo che sia questa la vera ragione. Credo che la vera ragione del recitare in grammelot sia il rifiuto dell'accettazione della lingua del potere. Il potere, sapete benissimo ha sempre inventate delle lingue per imporre la propria forza, il proprio prestigio sopra le classi inferiori. Marty, che éra un poeta provenzale del 1200, diceva come consiglia ad altri poeti: " Bisogna annodare i termini, il lessico che noi prendiamo dal volgare, cioè dal popolo, annodare, riprendere termini e radici latine, greche, comporre una nuova forma, una nuova grammatica, mettere regole cossì il popolo non riconoscerà più la propria lingua, si sentirà umiliato, mortificato, ecco lo sapete benissimo... l'italiano. L'italiano è una lingua nata, costruita, fatta apposta da una classe sociale contro e sopra tutti i dialetti, le altre lingue, in modo da comporre una lingua che il popolo non è più 10/02/12 361 361 12.09 Sala di Cesenatico 362 capace di intendere e GLIELO IMPONIAMO QUASI COME COSA SACRA! Infatti da bambino io credevo che quando sbagliavo nella sintassi... commettevo un peccato! Sono andato una volta a confessarmi e ho detto un congiuntivo sbagliato PERCHE’ QUESTA CONVINZIONE TÉ LA METTONO PROPRIO NEL CRANIO! E' UN PECCATO! E' LA RELIGIONE DEL LESSICO! Pensate che piacere buttare all'aria tutta questa religione, tutti questi dogmi... ogni volta...aiutando in un gioco che il potere non può rifare... Il più antico come indicazione di grammelot è quello di Molière. Molière però descrive, da la trama di questo grammelot, la favola del perché è dovuta al discorso della censura ... in uno dei momenti in cui venne censurato duramente a proposito di una sua commedia in quanto il re Sole, il suo protettore, se ne stava fuori base... ecco che i vescovi, cardinali, nobili, gli saltarono addosso e gli impedirono di recitare la parte finale di una sua commedia che avéa messo in piedi. Esiste veramente la commedia indicata dalla favola ed è una specie di incastro tra il tartufo e il don Giovanni. Senza la possibilità di dire determinate frasi, di portarle sul 10/02/12 362 362 12.09 Sala di Cesenatico 363 palcoscenico Molière éra fregato e allora ricorse ad un comico dell'arte italiano. Si chiamava Scapino, molto più anziano di Molière... Molière ne parla in due o tre occasioni con molto affetto. Dice che il suo vero padre, il suo vero maestro è stato Scapino! Lo prega di usare la tecnica che i comici dell'arte avéano portato in Francia alla loro fuga nel 15OO, esattamente al tempo della inquisizione in Italia. Ecco questo Scapino, si ricordava bene la tecnica del grammelot... allora ha cominciato a parlare... Dicevo che Scapino ha introdotto, forse per primo o forse éra il più bravo. Questo tipo di recitazione si chiama grammelot, si scrive gramelotte perché sui giornali ogni tanto scrivono delle cose che... i critici che... ignoranti... non avete idea!!! Ricordandosi del grammelot di Scapino, Molière lo chiama e gli dice " Senti, salvami, cossì freghiamo i censori! Tu fai tutti i tuoi sproloqui e le tue onomatopeiche. Lo sbirro non riesce a ricopiare... e noi siamo salvi". Scapino che éra già vecchio "dimmi che cosa devo recitare? Quale personaggio? Che chiave?" "Allora, tu sei un servo. Ti chiamerai Scapino...servo... il più 10/02/12 363 363 12.09 Sala di Cesenatico 364 grande, più vecchio, più importante servo di una grande famiglia dove è morto il padre, il figlio giovane che si è dato alla pazza gioia e non ha avuto il tempo di imparare tutte le tecniche per entrare a prendere il potere, deve sostituire il padre, rimpiazzarlo, e non sa niente e allora ... il grande insegnamento: come si gioca il gioco del potere." e Scapino dice "Va beh! Volentieri! Grazie!". Allora Scapino insegna al giovane il modo di muoversi, di parlare, di gestire. Prima di tutto gli dice "basta le parrucche non si portano!" sapete che quello éra il tempo delle grandi parrucche. Re Sole avéa una parrucca enorme, non poteva neanche far cossì... immensa con riccioli, bigodini, contro-bigodini ecc... Ebbene dice "no, non devi portare parrucche, niente parrucca!". Poi c'éra il problema dei dantel, dei pizzi, pizzi dappertutto che uscivano dalla giacca, dal collo, che arrivavano su fin qua, poi riscendevano, poi uscivano dalla camicia... anzi éra molto distinto avere... insomma uno che viveva pieno di pizzi... non so... pensate voi,éra un supplizio!! "Niente pizzi neanche!" Poi i mantelli, si calcolava che la grandezza dei mantelli éra nel giusto rapporto della posizione e della 10/02/12 364 364 12.09 Sala di Cesenatico 365 forza economica e soprattutto nobiliare di chi li possedeva. Mantelli che per portarli bisognava avere una forza enorme, trascicare come... quasi sempre c'erano dei nani. L'origine del nano di corte è proprio per portare dal di sotto senza essere visti. La condizione del nano è tremenda perché deve sempre... ce n'è uno della... qui.. che... la cariatide... COMPLIMENTI! Siete velocissimi! Proprio ieri sera facevo caso che i teatranti hanno delle specie di sonde... sapete come quando si assaggia la carne che si adopera una forchetta particolare e ci sono dei punti dove... e la nostra forchettata sono tre o quattro battute. Le proviamo per vedere a che punto è il pubblico... a che punto di cottura è insomma... di intelligenza! Allora dicevi, insomma c'erano anche allora... c'erano già i presidenti che tenevano su... che è un grosso compito... Pare che sia andato anche questa notte ad incollare i manifesti sapete. Fa un lavoro incredibile. Fa tutto! Tutto! E' una cosa...E' qui a Roma che gira per le sezioni, con la bicicletta...con la canna del... perché i manifesti con cossì e allora con la canna li tira su... poi va in giro con le trombe... poco fa è passato di qua con la tromba... 10/02/12 365 365 12.09 Sala di Cesenatico 366 ELETTORI! ELETTORI!... ma non ha niente, lo fa con la mano cossì ELETTORI! ELETTORI!...Ma che bravo che è... velocissimo scende dalla macchina, da sotto, c'ha un buco cossì, non ha la portiera perché... Poi entra c'ha il suo cossì... ELETTORI! ELETTORI!... E' formidabile! Allora dicevo che c'erano questi mantelli enormi e ogni tanto... non vi dico quando c'éra il vento perché éra una cosa incredibile tenerli cossì tutti i nanetti attaccati cossì... Allora...eravamo???... Non cossì in modo tronfio, non parrucche, non pizzi... devi... modesto, grigio negro scuro e poi pallido, mi raccomando, pallido, sempre su té stesso devi stare... non so se vi fa venire in mente qualcuno! Poi importante ... la camminata. IMPORTANTE! Stati attenti... non piega le ginocchia... non so se avete visto nei films, non ci sono c'ha delle cose dritte... per potersi inchinare e c'ha questa sofferenza... non gli vedete mai i denti... gli vedete soltanto un dentino qua. E' una tecnica incredibile... delle ore davanti allo specchio ... li vedrete tutti questi personaggi... quelli coi doppi menti qua... beh, quell'altro lo conoscete... poi... 10/02/12 366 366 12.09 Sala di Cesenatico 367 Tutti i personaggi in fila... c'è anche la brava persona anche... è veramente una brava persona io dico... Zaccagnini... che è una brava persona davvero... perché ogni tanto dice basta! Lo tengon giù, lo tirano... "tu stai qua per Dio!"... "E no! Ma qui siete degli sozzoni" "Ah! Mé ne frega niente! Tu stai qua! Stai qua!...Ci abbiamo bisogno della brava persona!" E" brava persona soltanto perché non ruba!! Abbiamo una brava persona... perché che ha fatto??? Forse durante il Vietnam ha detto basta?! "Questo è uno schifo, io non accetto l'atteggiamento di Moro verso... e poi il bombardamento... no, no, non c'éra ... éra là. Il fatto del colpo di stato è forse corso a Roma? Infami! Voglio la democrazia!" NOO assolutamente, non si è mai visto! Brava persona soltanto perché quando ha visto rubare... "Cosa fate? Rubate?... Ah rubate!" Va beh! Cominciamo Scapino. Scapino che fa il maestro a questo giovane che deve entrare nel mondo della politica. Il grammelot è francese, ovvio, quindi quelli che conoscono il francese saranno handicappati perché cercheranno di seguire le parole francesi... che non esistono. Cercheranno di capire " perché ho studiato! 10/02/12 367 367 12.09 Sala di Cesenatico 368 Porco cane, non riesco a capire una parola!" Non capiranno e chiederanno che cosa ho detto a quello vicino che capisce tutto! Infatti non conosce una parola di francese. Il grammelot. 10/02/12 368 368 12.09 Sala di Cesenatico 369 PRESENTAZIONE DEL GRAMMELOT LA CADUTA DEL POTERE NON C' E' L A D A T A E’ STAMPATO. E arriviamo a Mistero Buffo vero e proprio. Mistero Buffo... io ho sempre la voglia di farvi un pezzo al di fuori di quello che è il programma. Pandolfi, vostro concittadino, grosso partigiano morto qualche anno fa, ha raccolto centinaia di canovacci. C'è un canovaccio che mi ha sempre molto sollecitato l'idea di riprenderlo in grammelot. Il grammelot prima di tutto è una forma di teatro onomatopeica (s'nterrompe)... c'è qualcuno che bussa... la tenda... è rimasto fuori...forse nella gabbia delle scimmie...o delle antilopi. Nel grammelot ogni tanto ci sono parole indicative, ma il capire, individuare il tema è dovuto ad intelligenza e il rapporto che c'è tra il giullare, l'attore, e il pubblico, la fantasia. Ora, fantasia ne avete! Devo dire che la velocità d'antenna che ha il pubblico romano, non sto a blandirvi per carità... è veramente eccezionale! Siete superati dai fiorentini e anche dai 10/02/12 369 369 12.09 Sala di Cesenatico 370 napoletani che addirittura ti precedono... si mettono a raccontare loro... e tu SEI FREGATO! Noi lombardi siamo un pò più gniucchi... abbiamo la testa schiacciata... sono stati i Savona che ci hanno... non so se avete mai visto il berretto che avéano nella... éra cossì (esegue)... schiacciato! Allora, questo pezzo che cos'è "la morte del potere", un grande personaggio che ha dentro l'allegoria di un potere che sta andandosene a rotoli. Molto probabilmente éra stato scritto apposta per ricordare lo sfranamento dei grandi nobili che ormai erano schiacciati dalla borghesia progressista del tempo; è un pezzo legato al 500. I vescovi, cardinali ecc... sono preoccupati di tenere ancora vivo questo potere ma sentono che gli sta sfuggendo... che sta sradicando. C'è una porta, della gente entra, esce, ci sono preti, c'è gente con siringhe, acqua calda, fredda, passa gente che non ha capito bene, che entra a sproposito, lamenti, la vedova che piange... l'altra che ride, quell'altro che viene fuori urlando, le liti tra di loro, lo scannamento... CHI SI PRENDERA' IL POTERE?... come sgraffignarlo, come sostituirsi, il funerale, 10/02/12 370 370 discussione sui soldi, gli ultimi denari, 12.09 Sala di Cesenatico 371 insomma... LA DEMOCRAZIA CRISTIANA! L'avete capito, no? M'è venuto in mente perché è proprio preciso identico il canovaccio nell'indicazione, uguale preciso a quello che sta succedendo oggi. E' difficile perché il termine è la velocità di queste entrate, uscite... 'sta bolgia! Ad ogni modo a soggetto si fa sempre, spero di fare... di cadere in piedi come è successo ieri. MISTE RO BUFFO ROMA 11-12-89 BONIFACIO VIII-E’ STAMPATO. NO Mi ricordo una delle sue prime apparizioni che avéa stordito tutti, ché avéa voluto far la messa a tremila e tanti metri... C'éra una tormenta spaventosa, poi lo hanno pregato di andar fuori, e ha salvato due o tre cani san Bernardo che si sono perduti, con la fiaschetta qua, è andato a raspare, éra l'unico che riusciva a muoversi... Ebbene con questa papalina, che per mé gliela avvitano... ha una vite qua TRAC... che se l'avvita da solo, oppure 10/02/12 371 371 12.09 Sala di Cesenatico 372 gliela dipingono fresca tutte le mattine... si mette cossì... e gliela dipingono; e quel pirulino che gli spunta qua è suo personale, anche da bambino, lui è nato cossì ...EHI PIRULINO! Ché Wojtyla infatti in polacco vuol dire pirulino. WOJTYLA! Beh, lasciamolo lì questo uomo straordinario dicevo, che niente ha a che vedere invece con Bonifacio VIII.Bonifacio VIII si prepara alla funzione, i chierici tutti in torno ripassano i pezzi per la vestizione...Lui molto duro, arrogante, severo... ed ecco che va in processione. Io canto, come naturalmente nella chiave del canto religioso di Bonifacio VIII, un canto antico gregoriano del X sec., ed è autentico. E' un canto che è metà latino e metà, cossì di colpo... di Barcellona, ecco ...Catalano,cossì di colpo non mi ricordavo più il termine "catalano", catalano che proviene da Alghero,voi sapete che ad Alghero parlano il catalano ancora oggi. Ecco questo canto è autentico, dicevo, e voglio sottolineare la straordinaria abilità con cui io riesco ad emettere suoni, ma non è casuale, non è determinata soltanto da una mia dote, no, è dovuta allo studio e esercitata da bambino... io da bambino, è una cosa che vi 10/02/12 372 372 12.09 Sala di Cesenatico 373 svelo adesso per la prima volta, non l'ho mai detto, cantavo in chiesa, ero proprio il ragazzino del coro. Poi mi hanno dispensato,non perché non avessi più la voce adatta, ma perché andavo a soggetto inventandomi delle parole che mi piacevano di più...e al prete non piaceva. Va bene, comincio senz'altro. Bonifacio VIII si prepara per la funzione religiosa: Canto gregoriano interrotto da: "el capelo", "el capelun, quelo grande","BOIA DESGRASIAAA!!! l'è de fero!! deo andare in guera a gueregiare!! Dame quelo leggero che devo andare (cantato) a passeggiare" "speciu...speciu,speciu" "guanto" "GUANTO!" "l'oltro,no gò una mano sola no, vo m'là taje??? 10/02/12 373 373 12.09 Sala di Cesenatico 374 BRANI IN PIU’ ed è stata la prima volta che gli iracheni hanno avuto il loro pasto caldo, un pò bruciacchiato ma... Tutte le volte che io mi ritrovo ad avere davanti una tragedia come è stata quella della guerra, di istinto vado a vedere cosa hanno scritto di situazioni analoghe gli antichi, e mi è capitato quest'anno di trovare oltre che forse il più geniale è Aristofane. Aristofane avéa scritto la bèllezza di quattro opere sulla guerra in particolare "La Pace", magnifica, e cosa ho ritrovato?... le cose di cui non m'ero accorto quando lo avevo letto prima.I discorsi che fanno questi uomini politici che cercano di coinvolgere Atene nella guerra che è già iniziata ad opera di Sparta, sono gli stessi, identici discorsi che abbiamo sentito fare dai nostri politici "la pace è una cosa sacra e non bisognerebbe mai violarla, ma in questo momento noi dobbiamo rompere ogni indugio e unirci ai nostri alleati perché altrimenti facciamo la figura dei soliti vigliacchi , femminucce, non abbiamo dignità, bisogna diventare virili ecc.". Tutti i discorsi, anche i luoghi comuni, soltanto che nella "La pace" di 10/02/12 374 374 12.09 Sala di Cesenatico 375 Aristofane c'è una personaggio che a un certo punto urla "MI AVETE COMMOSSO! SIETE ARRUOLATI TUTTI! e loro, questi politici, uno muore sul colpo, l'altro ha un coccolone e rimane con la paralisi eterna, l'altro se la fa addosso due scappano e tre svengono sul momento. Pensate come sarebbe stato bèllo poter fare lo stesso coi nostri uomini politici cioè alzarsi e poter dire "Vi arruoliamo", per esempio Spadolini arruolato nei mezzi da sbarco anfibi, lui proprio un mezzo da sbarco, sdraiato, i marines sopra con la pagaia che vanno nel golfo... oppure Giuliano Ferrara mezzo cingolato con sta' pancia BOLUBLUBLU, con le bretelle da lancio TOCCHETA per lanciare bombe, oppure Forlani, già mimetizzato colore neutro paglierino color sabbia e sempre giallino tale che nudo nel deserto non lo vedi più. FORLANI??? Non c'è! Poi Craxi non c'è bisogno neanche di mettergli un elmetto basta fargli una riga qua e lui è già corazzato. Poi, mezzo terroristico di persuasione occulta, Giulio Andreotti, basta sollevarlo da una duna IIIHAAAA, tutti si arrendono. Fra l'altro avete saputo che Andreotti stava per partire la sera del bombardamento? Il giorno in cui hanno 10/02/12 375 375 12.09 Sala di Cesenatico 376 bombardato Bagdad lui alle cinque, prima non si sapeva ancora che ci sarebbe stato questo bombardamento, lui éra stato incaricato da tutti i ministri degli esteri europei e naturalmente anche dai presidenti di tentare l'ultima chance, cioè di recarsi da Saddam Husseim e di convincerlo a nome dell'Europa ecc... e l'ha dichiarato lui stesso. Alle sei éra a Ciampino con un aereo speciale che doveva partire soltanto che gli hanno detto "fermi un attimo c'è un piccolo guasto, un' inezia , è un bullone con vite particolare che si ammollato e non troviamo come sostituirlo immediatamente ma adesso lo mandiamo a prendere, tempo due o tre ore ci siamo." All'una è pronto per partire, lo vengono ad avvertire "no, onorevole, non si può partire perché Bagdad è sotto il bombardamento ventimila tonnellate di bombe che stanno buttando gli americani".Per un bullone, che se non ci fosse stato quel bullone lui éra LA', a BAGDAD, con queste bombe che arrivavano, non ce lo avrebbero restituito più; pensate a che cosa è legata la storia di un popolo, a un bullone, siamo scarognati sapete...una scarogna tremenda!! Ma la cosa che mi preoccupa davvero, scusate se ve lo dico,e 10/02/12 376 376 12.09 Sala di Cesenatico 377 qui vi prego di credere che il mio è un patema terribile, è la condizione particolare in cui si trova il nostro presidente, sono preoccupato, ormai parla solo a ruota libera non lo fermi più. Dice delle cose...io volevo oggi portare il giornale dove dice delle cose sconclusionate senza capo nè coda, torna indietro, va avanti, perde i pezzi, ogni tanto fa dei tic terribili... Bisogna aiutarlo, non si può lasciarlo cossì da solo. Sono preoccupato davvero, già dà le medaglie ai fascisti, e fra poco chiede scusa all'MSI, prima ancora che il giudice abbia dato la sentenza dice che la P2 sono dei patrioti, anzi dovremmo iscriverci tutti alla P2 se no siamo fregati. Ma la cosa che mi preoccupa veramente è quello come ha cominciato con quel povero giornalista della Roiter che avéa detto che l'Italia non avéa grande importanza nel conflitto in quanto avéa partecipato solo collateralmente, e lui s'è risentito e gli ha dato del figlio di p.... poi ci ha ripensato dice "non dico neanche che è un figlio di p....perché per essere un figlio di p. bisognerebbe essere superiore, io andrei ad offendere la professione più antica del mondo, che è appunto il figlio di p.", roba dell'altro mondo... Un presidente che fa tutto un 10/02/12 377 377 12.09 Sala di Cesenatico 378 gioco sulle p. le loro origini, la loro storia, ha fatto un saggio sull'origine dei figli di ... e delle p.... nella storia dell'umanità. Ma porca di una miseria. E poi quando ha incominciato ad insultare i giudici, già i giudici è un anno e mezzo che li insulta, ma questi qua attraverso la costituzione hanno stabilito che éra illegale entrare in guerra, si è imbestialito, li ha chiamati vigliacchi, infami, terroristi... gente che ha rischiato di saltare in aria trenta volte, gli hanno fatto anche degli attentati... gli ha dato dei terroristi. Poi dice "troppo comodo sbandierare la costituzione da dietro una scrivania non esposta",... perché ci sono le scrivanie "esposte" e ci sono quelle "non esposte", ci sono quelle che vanno per la strada, avete visto quante scrivanie vanno per la strada, uno pedala con la scrivania...ci sono anche quelle che vanno sulla neve... E poi dice "un conto è parlare dietro una scrivania e un conto è da su una tolda di una nave di battaglia", infatti lui, il presidente parla solo da su la tolda delle navi. Lui ha una tolda costruita al quirinale, tutta con delle molle e ci sono dietro dei corazzieri che gli danno il colpetto, lui è cossì... poi ha un ventilatore da cinema, quelli col risucchio 10/02/12 378 378 12.09 BOOAAAAAA in Sala di Cesenatico 379 modo che lui sia sempre in disequilibrio come la niche di Sabotracia e ogni tanto c'è un corazziere con un secchio d'acqua che passa e GNACCHETTA... CHE MARE OGGI!!! E lui parla solo da lì. MILANO 20.O1.91 LA GUERRA NEL GOLFO-E’ STAMPATO Io sono felicissimo che questo teatro sia cossì saturo, esaurito di persone, in quanto sentivo proprio oggi in televisione un'inchiesta sui teatri in Italia durante la quale si diceva che i teatri in questo periodo hanno avuto un crollo sul piano della presenza di pubblico perché qualcuno si sente a disagio,qualcuno teme incidenti... ma il fatto che voi siate qua mi riempie di soddisfazione anche se nello stesso tempo sono angosciato come voi per la paura che questa guerra si stia allargando.Ci sono state persone che si sono risentite per il prologo che io in questo periodo faccio, legato all'attualità, anche perché l'attualità è il fondamento principale del nostro teatro; da sempre il nostro obiettivo è di inserire quello che è la cronaca nel 10/02/12 379 379 12.09 Sala di Cesenatico 380 teatro e meno male che oggi possiamo parlarne liberamente. C'è stato un tempo che il parlare a soggetto ci éra impedito, addirittura abbiamo avuto denunce... c'éra il questore o il commissario che stava in quinta per verificare che quello che dicevamo corrispondesse al testo che avéa l'imprimato di Andreotti allora, che éra ministro dello spettacolo... e che verificava se eravamo apposto, se avéamo proprio il timbro. Noi abbiamo avuto una cosa come 40 denunce per gli svicolamenti e quando uno éra risentito per quello che si diceva non stava neanche a rimbeccarti direttamente, telefonava alla questura , arrivava immediatamente il commissario di turno, o se éra in sala, saliva sul palcoscenico a verificare col copione. Ora siamo arrivati ad un clima straordinario però, a proposito della guerra e se éra proprio necessario entrarci a piedi giunti, il presidente della repubblica Cossiga è intervenuto l'altro giorno dicendo che è ora che noi si diventi adulti... in poche parole nel nostro paese si può polemizzare, dibattere però una volta che il governo ha deciso di intervenire SILENZIO, NESSUNO ROMPA PIU' LE SCATOLE, LASCIATECI LAVORARE! Credo 10/02/12 380 380 12.09 Sala di Cesenatico 381 che sia proprio il contrario di quello che è la democrazia, il parlare sempre e il ribadire le proprie opinioni credo sia il minimo.D'altra parte, e anche Andreotti l'ha detto questa mattina, "E' ARRIVATO IL MOMENTO DI ... TACERE E BASTA NON ROMPETECI LE SCATOLE!".E' da un pò di tempo devo dire che succedono delle cose... per quanto riguarda il nostro presidente della repubblica, lo sottolineano tutti i giornali devo dire, anche Montanelli, che addirittura è arrivato a dire che ha bisogno di uno psichiatra... io non sono d'accordo, dico che è dovuto al nervosismo come quando ha incominciato ad insultare i giornalisti i giudici dicendo che erano dei venduti, dei bottegai, dei giornalisti ha detto delle cose ignobili, che sono degli infami... Ad ogni modo il fatto particolare è incominciato quando gli è sfuggito " PER L'ITALIA SI PUO' ANCHE MORIRE"... che a mé è venuto subito un brivido lungo la schiena, mi è venuto subito in mente quando da ragazzino mi insegnavano " CHI PER LA PATRIA MUOR VISSUTO E' ASSAI" tarappappappete... D'altra parte è la stessa frase lanciata da Frankestain, voi sapete chi è Frankestain ... 10/02/12 381 381 Saddam 12.09 Sala di Cesenatico 382 Hussein è veramente il classico Frankestain, che non è nato cossì da solo ma è stato inventato da noi NOI LO ABBIAMO CREATO! Io mi ricordo gli applausi quando è partito contro Komeini... FANATICI!! Invece lui avéa i piedi in terra... quando ha detto tre giorni e Komeini è fottuto ARMI! Gli abbiamo dato le armi noi! Lo abbiamo allenato noi, gli abbiamo insegnato come si fa la guerra... NOVE anni è durato e adesso dimostra che ci sa fare. Lo diceva oggi quel generale di cui i storpio sempre il nome, diceva "ma scherziamo, non abbiamo mica a che fare con un cretino... nove anni che... l'abbiamo allenato noi, AVRA' IMPARATO QUALCOSA!! Per forza non ha tirato fuori ancora le armi , perché diceva ma perché non intervenite, perché non lanciate nel deserto i vostri marines e la facciamo finita. La borsa avéa avuto una euforia incredibile, eravamo arrivati a guadagnare quattro punti, cinque punti... e adesso cosa aspettate, dice, NON SONO MICA IL GENERALE KUSTER IO, io fin quando non li ho spianati, ammorbiditi"... non si dice massacrati, si dice ammorbiditi ... guardate che il lessico di guerra è straordinario. A parte che non si dice "andare il guerra" ma 10/02/12 382 382 12.09 Sala di Cesenatico 383 "compiere un'operazione di polizia", ce l'ha insegnato Andreotti. La mia preoccupazione è questo atteggiamento che hanno quasi tutti i giornali "chi non è per la guerra è una femminuccia, un disfattista, in fondo un mammone uno che fondamentalmente è VILE! Insomma un uomo vero, coi muscoli , col coraggio è subito per la guerra... interviene per l'onore, per l'orgoglio di una nazione che non può sempre rimanere assente davanti ai fatti". Quello che è successo esattamente a Kabul quando ad un certo punto i russi sono entrati con le truppe e l'ONU avéa detto alla stessa maniera BISOGNA INTERVENIRE! NOI ITALIANI SIAMO INTERVENUTI! E subito Andreotti dice "BISOGNA PARTIRE" manco una piega!! Cossì ad esempio per il fatto della Palestina... gli interventi dell'ONU per far rispettare le leggi internazionali e la libertà e la dignità di un popolo riguardo la Palestina sono la bèllezza di diciotto! Ma neanche han fatto UH UH neanche! E quando questo frankestain ha ammazzato cinquemila persone in venticinque minuti, cioè le ha asfissiate col nirvino, donne, bambini, BRACCHETA! C'è stato l'ONU che ha detto... EH NO! EH NO! E tutti noi 10/02/12 383 383 12.09 Sala di Cesenatico 384 abbiamo detto bisogna partire bisogna bloccarlo... NIENTE! Questa è una guerra per il petrolio, lo abbiamo visto nel gioco del salire delle azioni riguardo a quella situazione... stiamo combattendo dell'interesse, del per il vantaggio problema e via del prezzo, dicendo e a dimostrazione c'è un fatto di cronaca: la televisione ha fatto un inchiesta sul fatto che la gente non gira più con tanto entusiasmo per le balere, per i night, per i luoghi di divertimento e veniva mostrata una balera moderna completamente vuota e il padrone diceva " la gente non ha voglia, non viene a ballare e a divertirsi... ce n'erano quattro li ho fatti entrare gratis ma non avéano voglia" e lei cosa dice "E' UNA GUERRA SCHIFOSA". C'è un'altra cosa che mi ha angosciato a proposito del valore di certe frasi, io a malapene ne parlo perché ci sono di mezzo due piloti che fra l'altro sono di una compagnia di cui ho visto alcune esibizioni e sono tra i più preparati tecnicamente a livello mondiale, tant'è vero che hanno battuto in sfide sull'abilità di colpire un bersaglio, volo in quota ecc... anche gli americani e perfino gli isdraeliani. Il 10/02/12 384 384 12.09 Sala di Cesenatico 385 presidente della repubblica ha detto "buon viaggio, buon lavoro, fatevi onore" GGGNNNACCC, la sfiga fino in fondo. Scusate, forse qualcuno di voi dirà che sono cattivo, ma io temo che QUELLO LI", non bisogna neanche nominarlo... MENAGRAMO!!! Ha detto siamo adulti ... POMPETA! Che quello parte ... "il carrello!!! Porco cane!"... e in volo subito turbolenza atmosferica... ci sono mille e cinquecento aerei fra inglesi e americani che vo tranquilli NO! c'è una nube schifosa con scritto PRESIDENT! Le "vacche" si chiamano, questi aerei che contengono benzina in quantità e che tranquillamente con una pompa che va a finire nel serbatoio dell'aereo... l'aereo va, ritorna indietro, gli danno ancora un pò di benzina... OH! la prima volta nella storia che si spacca tutto TUM BOOORLOCHE, uno solo che prende e poi non torna OHHH! Io non dico più niente, ma non lo nomino più! E imparate a farlo anche voi! 10/02/12 385 385 12.09 Sala di Cesenatico 386 Stagione Teatrale 1990/91 Dario Fo in MISTERO BUFFO Questa sera il Mistero Buffo viene recitato anche a Londra in lingua arcaica del Galles, a Barcellona da da un attore dei Comediants in catalano, naturalmente, nella prigione di Norfolk, in lingua scozzese, da un condannato a 20 anni, a Bolzano da un attore svizzero di Berna, in Jugoslavia, a Zagabria in croato, negli Stati Uniti da un famoso fabulatore negro, in Argentina da Carlos Jampos, in Bolivia da un attore indio, in Israele sia da un attore palestinese che da un israelita...e potremmo continuare per qualche pagina con l'elenco, ma non vogliamo strafare...e non c'è neanche bisogno di commento. "Mistero" è il termine usato già nel II° e III° secolo dopo Cristo per indicare uno spettacolo, una rappresentazione sacra. Ancora oggi, durante la Messa, sentiamo il 10/02/12 386 386 12.09 Sala di Cesenatico 387 sacerdote che declama: "Nel primo mistero glorioso...nel secondo mistero..." e via dicendo. Mistero vuol dire, dunque: rappresentazione sacra. Mistero buffo vuol dire: spettacolo grottesco. Chi ha inventato il mistero buffo è stato il popolo. Fin dai primi secoli dopo Cristo il popolo si divertiva, e non éra solo un divertimento, a muovere, a giocare, come si diceva, spettacoli in forma ironico-grottesca, proprio perchè il teatro , specie il teatro grottesco, è sempre stato il mezzo primo d'espressione popolare, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle idee. I giullari recitavano nei mercati, nei protiri delle chiese, nei cortili e, qualche volta, addirittura dentro le chiese. I giullari, e più tardi i comici dell'arte, sono gli inventori e i perfezionatori del grammelot, termine di origine francese, coniato dai buffoni-clown-giullari. I comici dell'arte lo usavano a piene mani, perchè costretti sia dalla situazione di viaggiatori in mezzo a lingue diverse, sia dalle leggi censorie che imponevano loro di non recitare in lingua: al massimo mimare e articolare suoni senza senso compiuto. 10/02/12 387 387 12.09 Sala di Cesenatico 388 Grammelot sta a significare, appunto, gioco onomatopeico che è in grado di trasmettere, con l'apporto di gesti, ritmi e sonorità particolari, un intero discorso compiuto. Dalla tradizione dei comici dell'arte sono giunte a noi storie di esibizioni di grandi interpreti del grammelot. I brani più famosi sono: "La fame dello Zanni, "Arlecchino che beve la pozione magica" (entrambi in grammelot bergamasco), "La lezione di Scapino" (detta anche di Moliere), evidentemente in grammelot francese. Esiste anche un "Grammelot dell'Avvocato inglese", caricatura con sproloquio di tipo anglosassone- magniloquente, eseguita dai comici del XVII° secolo. 10/02/12 388 388 12.09 Sala di Cesenatico 389 MILANO 20.01.91 DISCORSO DEL GRANDE TECNOCRATE IN GRAMELO' AMERICANO- E’ STAMPATO. Io e Franca avéamo pensato di realizzare il solito schema di "mistero buffo" riguardo il gramelò: "la fame dello Zanni", poi quello francese legato a scapino e a Molière e poi quello dell'avvocato inglese che difende lo stupratore. Sono tre forme diverse ma legate allo stesso spirito, cioè d'ironia e di satira e soprattutto legate al potere, la spocchia di ogni potere quando esprime violenza. Ecco si trattava di realizzare questi due brani di cui il primo, quello francese, vede Scapino che insegna la tecnica di gestire il potere al giovane signore che è rimasto orfano ed è un banchiere. Scapino comincia con la descrizione della parrucca , delle vesti, del mantello e dell'incedere, del camminare, con un passaggio riguardo trine e i merletti che portavano i signori, cossì ampi e cossì sparsi per tutto il corpo, per cui avéano trine che uscivano ecc... per cui quando andavano a fare pipì non riuscivano poi ad usare l'estrazione... del mezzo adatto, uscivano soltanto merletti, se la facevano addosso ma con grande dignità... per cui 10/02/12 389 389 12.09 Sala di Cesenatico 390 esisteva questa stupenda camminata, nata proprio allora, dell'aristocratico. Il linguaggio éra il gramelò francese, di cui esistevano soltanto tre termini: parucche,manteau, e, dentelle, tutti gli altri erano termini inventati ed éra molto bèllo vedere che in Francia pensavano che fosse un particolare linguaggio del cinquecento che éra sfuggito alla loro memoria e alla loro conoscenza. Poi c'éra quello in inglese. Ma Franca mi ha suggerito di riprendere un tema legato a vent'anni fa, cioè alla guerra del Vietnam e ci fu un importante personaggio di origine tedesca che avéa studiato i primi razzi a lunga gittata, i quali poi saranno inseriti in macchinamenti incredibili, che in un suo discorso all'università avéa dichiarato che lì stata l'avvenire anche spirituale degli uomini, che gli uomini avrebbero cambiato il modo di essere, di esistere, la loro morale si sarebbe trasformata in conseguenza dell'alta tecnologia, cioè l'uomo diventava soggetto alla propria macchina, alla propria invenzione, alla robotica ecc... Questo stava ad indicare che il Vietnam sarebbe stato schiacciato inesorabilmente da questi armamenti, che avrebbero determinato una velocizzazione dei conflitti, 10/02/12 390 390 12.09 Sala di Cesenatico 391 cioè la guerra come partiva éra già finita grazie a questa straordinaria importanza, cosa che non è stata cossì. Io ho pensato di riprendere lo stesso tema che è di un'attualità incredibile. C'è questo grande tecnico, e voi dovete sforzarvi di immaginare di essere a vostra volta della gente a conoscenza delle terminologie, immaginate di essere la platea di quella volta che ascolta questo discorso forbito ricco di questi termini particolari. Questo simpatico tecnico descrive la tecnologia della robotica, dei computer, lo svolgimento del cervello meccanico ecc... poi va a semplificare la nascita dei grandi macchinamenti di guerra, partendo addirittura dai primordi, da quando l'uomo ha cominciato a capire che doveva fare qualche cosa per volare, gli incidenti, poi arriva il motore a scoppio degli aerei, lì veramente è il colpo di fulmine, lo scatto, fino agli aerei con razzi e macchinamenti straordinari, completamente robotizzati e diretti al di fuori del pilota, il pilota è soltanto un supporto allo svolgimento di un'azione con tutto quello che consegue. Io uso il gramelò, cioè fingo di parlare inglese, meglio un americano colto da tecnocrate, tecnologico e voi capirete tutto di questo 10/02/12 391 391 12.09 Sala di Cesenatico 392 discorso, a meno che non ci sia qualcuno che conosce molto bene l'inglese, l'americano e la tecnologia. Questo è pericoloso perché cercherà di intendere e di seguire parola per parola quello che vado dicendo e si perderà nel nulla, invece coloro che non conoscono assolutamente l'inglese, se seguiranno la propria fantasia, immaginazione e intuito, capiranno tutto e spiegheranno quello che io dico a quelli che conoscono l'inglese. Questa sera è il trionfo dell'ignoranza. 10/02/12 392 392 12.09 PRESENTAZIONE Sala di Cesenatico 393 DEL TECNOCRATE 1976-E’ STAMPATO. Come si usa... è stato usato l'antico, si può usare il grammelot nel teatro legato alla qualità. Anzi parlare delle cose più vicine a noi anche in senso drammatico... parlare di guerre, parlare di macchine, parlare di rumori che ci sono addosso, che ormai abbiamo nella testa, nella memoria e che sono linguaggio, sono parola anche quello... sono grammelot. Io mi ricordo... sono stato una volta ad una lezione di fisica superiore e ho sentito per tutto il pezzo parlare in grammelot... Ecco il personaggio che mi porta al grammelot attuale: è un fisico matematico, uno scienziato, un grande tecnico veramente di classe internazionale di origine tedesca però vive da molti anni in America e qualcuno lo chiama Braum. E' un soprannome, non ciarli, è un altro questo grandissimo tecnico scienziato... tiene una lezione, un corso per altri scienziati e dimostra come le macchine, l'evoluzione dal primordiale che ha intuito, capito, sviluppato, sono arrivati armai al punto tale da essere il centro della terra, sono il cervello, la macchina, la vera potenza, la mano che tiene il mondo. 10/02/12 393 393 12.09 Sala di Cesenatico 394 C'éra un certo Kissinger, un imitazione di Sordi lo sapete benissimo... Questo Kissinger ha detto una frase abbastanza robuante " i nostri mezzi, la nostra tecnica... il livello che abbiamo raggiunto... voi vedrete... domineremo il mondo". La moglie dice basta... ma lui éra convinto... e l'altro, il pensionato Nixson e il prossimo pensionato Ford, anche quelli, tutti e due, erano lì vicini e Nixon ha detto "APPLAUDI!2 e Ford... (batte le mani). E non so se avete visto l'espressione vera di Ford, quello che scende dagli aerei... che arriva l'aereo... subito FERMA FERMA... ché non è quella la scala e lo tengono indietro e poi quando c'è la scala...c'è la scala... si può andare TUM TUM TUM BUTUM BUTUM BUTUM AH AH AH. E qui a Roma quando arrivò, l'interprete dice il presidente... éra lì ... il presidente... e lui ha dato la mano all'interprete... "piacere!" "no! E' quello!" e si è nascosto dietro la signora Leone... mi perdo sempre... faremo un pezzo in meno questa sera...no, no, sul biglietto ci sono tutti... uno cancella ogni pezzo che faccio dice "quello l'ha fatto??" "va beh! Adesso vediamo, vediamo un pò se li fa tutti! Perché tutti li voglio stassera, sono qua... contratto"...è che 10/02/12 394 394 12.09 Sala di Cesenatico 395 io non mi ricordo più dove eravamo... Ma si! Eravamo all'arrivo di Ford, no Kissinger c'éra un'altro, un tale... un maoista di quelli tremendi, proprio fissati, un certo Tel Tunc, il quale invece diceva " è vero noi abbiamo meno tecniche, abbiamo meno mezzi, siamo indietro di anni di ricerche, abbiamo commesso diversi errori, siamo degli arretrati, siamo al periodo della pietra rispetto a voi in quanto a scienza tecnica ecc... ma noi abbiamo un grosso vantaggio che in ogni nostro lavoro mettiamo sempre L'UOMO AL PRIMO POSTO!" Ecco ... Oh Dio! Basterebbe l'esempio del Vietnam, una frase di questo genere Ocimin poteva averla detta lui tranquillamente ... e l'ha dimostrata soprattutto... e si sa tutto quello che è successo nel Vietnam con tutta la grande tecnica, le invenzioni, le infamità, l'aver bruciato terre che ancora oggi non danno raccolto e non lo daranno per anni, qualcuno dice per secoli!! Acque addirittura svuotate del loro elemento fondamentale... sono acque morte!! Anche qui per secoli hanno defogliato, hanno bruciato, hanno inventato macchine incredibili... suoni che facevano impazzire il gas TUTTO HANNO ADOPERATO! Poi alla 10/02/12 395 395 12.09 Sala di Cesenatico 396 fine la valigia! Non so se avete notato, ma questo gesto la fanno già anche qua EH EH! Avete visto con Umberto che dice " Ma dove andate, ma no!Rimanete... state qua, la Iuventus vince... neanche la Iuventus non vince più, gli va tutto male... Allora il grammelot del tecnico americano che spiega come si arriverà a guadagnare tutto... e alla fine il risvolto... lo capirete benissimo! Noterete la grande differenza tra l'inglese del 500 e questo americano.Io so che voi che siete sottili avrete molto piacere. Ah come capisco! 10/02/12 396 396 12.09 Sala di Cesenatico 397 PRATO 25. 5 91 SITUAZIONE DI GOVERNO-E’ STAMPATO Lo spettacolo è Mistero Buffo un genere di rappresentazione che viene dal medioevo, "mistero" significa rappresentazione, sacra in particolare e "buffo" significa grottesco, è chiaro da sé solo. Prima di entrare in merito al Mistero Buffo vero e proprio io, come facevano del resto i giullari che lo rappresentavano, prendo il pretesto per parlare della situazione che viviamo, anche per introdurlo su un livello non distaccato nel tempo ma che sia attuale, legato ai nostri tempi. Una delle osservazioni che devo fare subito è una delle più bèlle battute che ho sentito nei tempi, credo che è da eleggere la più importante in questo secolo quasi... a proposito della situazione del governo. Avete visto che questo governo è stato una delle più grosse beffe mai viste, e l'unica situazione di ricambio, invece delle riforme, hanno cambiato l'assetto strutturale, cioè i repubblicani sono stati messi da parte e da chiunque partito è diventato quadrupede come ha detto qualcuno. Ora questo governo 10/02/12 397 397 12.09 Sala di Cesenatico 398 nato con questo scarto ha determinato una frase veramente straordinaria da parte del responsabile del partito repubblicano La Malfa, il quale ha già un padre La Malfa... UGO! Questo La Malfa ha dimostrato di essere l'uomo più candido che esista in Europa perchè ad un certo punto ha dichiarato "CREDEVO CHE ANDREOTTI FOSSE UN UOMO ONESTO!" Uno che vive da quando è nato vicino a questo governo e che non si rende conto... insomma è veramente DA FUCILARE!! QUA AL MURO! "Lei ricorda suo padre che éra già con Andreotti... anche il nonno éra già con Andreotti... ancora con il governo di Giolitti c'éra Andreotti che portava la cartellina... già un pò curvo, cominciava già allora , con le palette di direzione. 10/02/12 398 398 12.09 Sala di Cesenatico 399 B O N I F A C I O VIII MANCA LA D A T A- E’ STAMPATO. NO Andiamo a Bonifacio VIII. Bonifacio VIII éra un figlio di buona donna che non finiva più, ne avéa fatte di tutti i colori, avéa rubato, massacrato, bruciato, raso al suolo città, organizzato spedizioni punitive, torture, tutto avéa fatto! Avéa perfino rapito il seggio pontificio, l'avéa fregato ad un altro... sapete Celestino, anima dolce éra sceso dal convento "Vieni a fare il papa" "No, grazie" "Ma si, vieni"... e poi l'avéa terrorizzato, più o meno gli avéa fatto "Cretino quando... ehm... CLOC" più o meno, un pò in sintesi ma è cossì. Fece stragi, massacri, distrusse città tipo Tortona e soprattutto organizzò anche all'estero, éra conosciuto anche all'estero. Il movimento primo che conosciamo dei tessitori, dei muratori insieme dei contadini, quelli delle Fiandre, organizzato per combattere contro lo strapotere dei padroni del tempo. La nascita di una borghesia mercantile che avéa attraverso le proprie corporazioni strozzato ogni possibilità di azione di tutti quelli che facevano mestieri cossì detti minuti , un pò 10/02/12 399 399 12.09 Sala di Cesenatico 400 come la storia che precede quella dei ciombi, quella dei senza braghe e quella del bruco, cioè tutte le lotte italiane dei tessitori, e come vedremo poi, di fra Dolcino. Questi tessitori si organizzarono con tanta forza e soprattutto ragione, coscienza, che riuscirono a stangare il più grosso esercito che fosse stato messo in campo di quel periodo. Si trattava addirittura dell'esercito de Speron d'Oro. Gli Speron d'Oro erano tutti cavaglieri nobili, gente nata per far la guerra, professionisti della guerra, talmente ricci e importanti che ognuno si éra messo speroni d'oro massiccio... qualcuno va beh, éra d'argento dorato ma non stiamo a sottolineare. Gente di guerra, nata per la guerra... presero una legnata, un esercito completamente distrutto... da chi?? Dai tessitori operai d'accordo con contadini , gente che non éra abituata a far la guerra. Ma le trappole , l'ingegno, le invenzioni, la scaltrezza, le trovate che ebbero, sono degne di un film comico. Circa diecimila morti durante questa battaglia, quasi tutti di parte padronale. Bonifacio VIII venne a sapere la notizia nella notti di natale del 1200, avéa sovvenzionato questo esercito... c'erano i borbunghi dentro, c'erano i re di 10/02/12 400 400 12.09 Sala di Cesenatico 401 Francia, e anche, naturalmente, i nobili fiamminghi, c'erano gli inglesi, i bretoni ecc.. ecc... Un esercito colossale! Soldi ce n'erano dentro! Quando lo venne a sapere ebbe un coccolone. La notte di natale arrivò velocissimo qualcuno a cavallo. Éra un nobile che si éra salvato dalla strage, arrivava dalle Fiandre, avéa sfiancato tre o quattro cavalli, non dormiva da giorni e giorni, arrivò a Roma, suonarono le trombe, entrò impolverato, inriconoscibile, grondante di sudore ed anche di sangue si buttò ai piedi di Bonifacio VIII che si éra appena alzato... avéa un camicione con un ventre pieno di cibo e di vino... éra a letto con sua moglie... éra sposato civilmente, tutti lo sanno... non si poteva sposare in chiesa. Questo cavagliere si buttò ai piedi di Bonifacio e Bonifacio appena ebbe la notizia, digrignò i denti, cercò di bestemiare TOC... rimase bloccato, gli prese un coccolone, come dite voi a Roma, e non si mosse più. Una leggera bava gli scese dalla bocca, strabuzzò gli occhi, lo presero, lo portarono via ingessato. Tutte le domeniche da quel tempo a cinque anni prima del giorno della sua morte, lo portavano alla mattina della domenica e delle feste comandate al balcone perché desse 10/02/12 401 401 12.09 Sala di Cesenatico 402 la benedizione ai fedeli... gli tiravano su il braccio, c'éra un tecnico venuto dall'estero e via... vita piena di interesse per cinque anni. Però prima di arrivare a quella condizione avéa raso al suolo Cortona, cose che non studiamo a scuola. E la cosa che mi ha meravigliato quando sono andato a leggere questa storia dell'assedio di Cortona messo in piedi dal papa... progressista, non dico rivoluzionario, di questa popolazione che voleva dignità, voleva diritti, voleva gestirsi in proprio... sugli spalti chi trovo? Jacopone da Todi.................................................................................... Un'altro grosso ribèlle, addirittura rivoluzionario, anche se grottesco del nord, éra Ségarello da Parma. Ségalello o Ségarello, come volete, il suo vero nome di famiglia éra Ségalello da Parma, ma siccome all'inizio della sua carriera di predicatore avéa una verve incredibile, avéa un chiodo fisso... éra molto giovane, poi cambiò e capì come stavano veramente le cose, ma un chiodo fisso... nei suoi discorsi ogni tanto incominciava a dire "Guai a voi cristiani che pensate al sesso e alla fornicazione e nei vostri pensieri e nei vostri sogni ci sono sempre gli 10/02/12 402 402 12.09 Sala di Cesenatico 403 amplessi, uomini e donne che siete uno contro l'altro abbracciati, carne nella carne... CHE E' PECCATO! Voi nell'inferno soffrirete..." Oh la miseria! Al che il popolo l'ha chiamato SÉGARELLO da Parma. Da Ségalello... Ségarello. Lui accettò il gioco, éra diventato uno straordinario giullare, un provocatore, per far prendere coscienza alla gente andava, per esempio, in mezzo ai contadini e incominciava "Ehi contadino, è bèlla la vita , il sole, miracolo, tu sei la mano di Dio, per Dio, senza di té saremmo tutti morti, affamati, a strascicare, a mangiare radici, e tu ci dai da mangiare, il sole. A proposito del sole, stai attento che sta venendo giù in verticale che ti spacca la testa, vai sotto la pianta e riposati un pò che già hai lavorato, è dall'alba che lavori, per Dio, guarda che bèllezza, hai arato, seminato, concimato, hai potato, c'è da mangiare per té, per la tua famiglia... e anche per mé, quando ti vengo a trovare, grazie.... Eh?? Non m'invita, non m'invita? Come? Devi lavorare ancora??? Perché, per chi?? Altra terra devi arare... ma... per il padrone??? Questa è bèlla! Padrone di chi... della terra... ah! c'è un padrone della terra! La terra è di un padrone, bèlla questa! 10/02/12 403 403 12.09 Sala di Cesenatico 404 Non l'avevo mai sentita. Io avevo letto la bibbia e non ho mai trovato che una volta il padreterno abbia consegnato un pezzo di terra a Tizio piuttosto che a Caio... COGLIONE, T'HAN FREGATO!! Il padrone è un furbastro di sette cotte, è arrivato prima di té lì, ha messo un paletto qua, un paletto là... da qui a là è mio, anche da qui a là è mio, anche lassù fino al fiume ed anche dopo il fiume è mio. DIO MÉ L'HA DATO E GUAI A CHI MÉ LO TOCCA! Dio si! Guarda qua il contratto, mé lo ha firmato lui... come no... sai leggere tu? NO??? Allora cosa parli! COGLIONE LA TERRA E' DI CHI LA LAVORA!!!". Pensate, nel medioevo andare in giro a dire ai contadini "la terra è di chi la lavora", è da deficienti... da pazzi andare a dirlo ancora oggi ai contadini, pensate nel medioevo. E l'hanno beccato e l'hanno bruciato vivo e con lui tutta la sua banda di predicatori detti insaccati. Si vestivano soltanto con un sacco, gli tagliavano gli angoli... qui per la testa OPLA! Camiciola e via. Uno solo si salvò della banda... frà Dolcino. Frà Dolcino non éra per niente dolce e gentile, se non altro nell'aspetto, éra un gigante, una montagna, un "armadio con la testa", diceva un 10/02/12 404 404 12.09 Sala di Cesenatico 405 cronista di quel tempo, e fu la ragione, dice un'altro cronista, che si salvò frà Dolcino, perché nessun sbirro ebbe il coraggio di andare ad arrestarlo, potete vederlo da voi: "FRA' DOLCINO SEI IN ARRESTO!!" "EH???" "EHM, LA STRADA PER MODENA SCUSI???". Frà Dolcino si salvò, andò nel trentino, conobbe Margherita da Trento che divenne la sua donna, una donna straordinaria, intelligente, i cronisti di parte avversa dicono addirittura che fosse la più bèlla donna che si fosse vista in Italia in quel tempo, e con coraggio, con una testardaggine, soprattutto una perspicacia nelle situazioni. Incredibile! Insieme andarono e con altri cossì... sobillatori oggi diremo...provocatori, gente un pò sbandata... andarono fino in Croazia. In Croazia mossero la presa di coscienza di molta gente poi vennero ancora in Lombardia esattamente a Romagnano Sesia, vicino a Novara, vicino a Vercelli anche che éra la patria di frà Dolcino. In quella zona c'éra stato già qualche fermento. Quando arrivò frà Dolcino ci fu addirittura una ribèllione, potremo dire una rivoluzione senza sbagliare in eccesso. Tutti i tessitori, rieccoli i tessitori, gli operai organizzati insieme ai 10/02/12 405 405 12.09 Sala di Cesenatico 406 muratori, agli artigiani, ai contadini della zona cacciàrono via i grassi borghesi che attraverso le corporazioni cercavano di soffocare, sfruttare fino in fondo questa gente che lavorava con le braccia, fatto stà che organizzarono la prima comunità che si conosce nella storia. Si chiamavano tutti fra di loro Comunitari. E' la prima volta che troviamo la credenza per intiero. La credenza è quell'armadio che abbiamo in cucina tutti quanti, in tutti i paesi d'Italia, perfino all'estero, in Francia per esempio, in Spagna si chiama credenza o con altri termini, ma hanno sempre le stesse radici. La credenza, che viene da credere, credere in... credenza nella comunità di S. Ambrogio, ecco una delle prime organizzazioni comunitarie. Questi comunitari tenevano come fisso per tutti quanti questo enorme, ideale armadio nel quale si metteva tutto il mangiare, tutto il raccolto, tutto quello che si éra prodotto e tutto veniva distribuito, attenti, questo è il particolare importante, non secondo di quello che uno avéa dato ma a secondo di quello che uno avéa bisogno. Se uno avéa dato per dieci persone e avéa bisogno per se solo, riceveva per se solo. Ancora una cos a importante è il rapporto fra l'uomo e la 10/02/12 406 406 12.09 Sala di Cesenatico 407 donna nella comunità di frà Dolcino. Le donne e gli uomini si trovavano per la prima volta alla pari. La donna ha gli stessi diritti e doveri degli uomini. Badate bene in un tempo in cui come si pensa ancora adesso, non è ancora stata cancellata questa forma... sapete bene che i dotti della chiesa, i santi padri della chiesa avéano decretato che l'anima nelle femmine entra quasi tre mesi dopo l'entrata dell'anima nel maschio. Sto dicendo quando è feto nel ventre della madre, arriva l'anima... è maschio, è maschio PLUF... arriva l'anima... dice è femmina, io non ci vado ah no... e determina che dobbiamo amare le nostre donne con dignità. Amiamole come uomini! Amiamole come esseri umani, non come femmine.Ora un simile modo di vivere avéa fatto interessare moltissimi contadini, servi della gleba, operai e via dicendo, che arrivarono proprio a fronte di quella zona e i padroni incominciavano a preoccuparsi, vedevano i contadini e gli operai sgusciar loro di mano, non potevano più sfruttarli, li rincorrevano, andavano a prenderli e organizzavano delle spedizioni punitive. La più grossa fu quella organizzata dal conte del Monferrato il quale riuscì a beccare un centinaio di comunitardi vicino a 10/02/12 407 407 12.09 Sala di Cesenatico 408 Prato Sesia, li portò a Novara dove c'éra la Roccaforte appunto del conte e il reggente di questa roccaforte appunto éra l'arcivescovo di Novara, suo cugino, che diede ordine di prendere tutti questi comunitardi e far tagliare loro mani e piedi, mozzarli e poi sconciarci a quella maniera, ridotti a tronconi furono messi sul dorso di muli, cavalli e asini e mandati, legati come salami alla volta di Romagnano Sesia. Quando i fratelli di questi sconciati videro questo orrore, non bestemiarono, non insultarono, partirono in silenzio ma con una rabbia tremenda, dice una canzone di quel tempo che le montagne, i fiumi, le pietre e gli alberi si mossero insieme, con tal slancio arrivarono a Novara, entrarono al primo slancio, beccarono tutti gli sbirri, li ammazzarono e un cronista del tempo racconta che al tramonto si vide il vescovo di Novara con il suo grande mantello, la cappa, il cappello, il pastorale, il grande libro d'oro, salire pian piano verso il cielo, controluce, lentamente e qualcuno notò che c'éra una corda che lo aiutava... la repressione fu tremenda, ci fu un massacro, ma il massacro fu all'inizio proprio per gli imperiali, per gli uomini del papa ecc... 10/02/12 408 408 12.09 Sala di Cesenatico 409 perché le trappole che organizzarono un'altra volta i dolciniani furono qualche cosa di sorprendente. Per due anni ne presero di santa ragione, poi incominciàrono a capire la lezione, a organizzare e a girare, fatto stà che dopo tre anni furono beccati proprio sul monte Rubèllo, monte dei ribèlli, si chiama ancora oggi cossì, e messi in piazza e squartati vivi, tanto Margherita da Trento che frà Dolcino e tutti gli altri. Ora ci riempie il cuore, ci sentiamo fremere e devo dire che da un pò di tempo siamo bravissimi ad applaudire e commuoverci davanti alle storie che appartengono al passato, "i nostri padri si sono sacrificati ma per Dio NE VALEVA LA PENA!!" Bravi! Bravi! E applaudiamo. Poi per quanto riguarda noi ci sono dei livelli per cui bisogna stare attenti. Va mediato. La posizione storica non è un'attualità concorde con quello che sono i risultati internazionali. Quello che io vi ho raccontato naturalmente sui libri di testo di scuola non c'è niente, e io ho raccontato molto veloce ma è logico, mica son fessi i professori, i ministri ecc..., andare a raccontare nei libri di testo... Frà Dolcino éra già un uomo straordinario, il primo rivoluzionario che lega le lotte di 10/02/12 409 409 12.09 Sala di Cesenatico 410 classe alla religione cristiana primitiva... la prima forma di comunismo ecc... VIVA FRA' DOLCINO, gridano subito i ragazzini eccitati ABBASSO IL PAPA! Ed è pericoloso perché è offensivo per un papa come quello che abbiamo oggi... scherziamo... no, no, non sto scherzando perché dico, oh, quello éra uno zozzone ma il nostro è delicato e soprattutto devo dire spiritoso... Eh? No??... Il fatto della bicicletta voi non l'avete seguito? Merk, il corridore fiammingo, dopo tante vittorie è arrivato... la cosa più cara che avéa...è arrivato su coi calzoncini... e davanti al papa ha detto "Padre accetti la cosa più bèlla che ho" e lui non ha detto "no, grazie non pedalo"... un altro papa... "no, l'accetti" "Non pedalo!"... "GRAZIE, BÈLLA!", spiritosissimo, però per mé lui è stato ingenuo perché è un candido, perché Merk è fiammingo... vuoi vedere che c'è sotto tutta una cosa atavica di odio verso i pontefici per via che suo nonno, bisnonno éra tessitore anche lui ... e allora se io gliela... infatti guardate bene la bicicletta, adesso non è una malignità a vuoto, la bicicletta ... è forse una bicicletta di strada quella che gli ha regalato? NO! E' una bicicletta da pista... sono senza freni... la malignità... 10/02/12 410 410 12.09 Sala di Cesenatico 411 quello va a Castel Gandolfo, poi viene su... troppo! Ma capite ancora prima che ve l'ho scritto! Lasciatemi almeno la soddisfazione di dire qualchecosa!... E vede tutto il nastro della strada che va giù "oh che bèllo... io quasi quasi ci vado... ", di nascosto perché non vogliono che lui vada fuori in bicicletta... i preti... "guai se ti vedo eh?" e lui fuori OPPLA!... La mitria con la visiera... con sotto scritto FIAT... adesso sappiamo che corre per la Fiat, c'ha un bèl ingaggio anche... per tutte le lezioni... insomma... e via. Insomma fate voi a vostra fantasia, io non metto piede, però la cosa veramente ... e qui non scherziamo... l'altra commovente è stato il gesto generoso, veramente di grande calore, quando è sceso tre anni fa dentro la galleria , il tunnel che avéano fatto per l'autostrada del Sasso, sasso d'Italia , no... Gran Sasso d'Italia, che hanno bucato... voraggine dentro... che non si sa dove siano finiti... il ministro dice "adesso vengono, vengono fuori... son qua TUM TUM... dove siete? Dove siete?" Chissà dove sono andati a finire... ebbene lui è sceso... notte di Natale, a dire la messa per i suoi operai, lì in questo antro... una cosa incredibile! Perché se uno non crede al diavolo ci va... col 10/02/12 411 411 12.09 Sala di Cesenatico 412 suo lanternino... oh, ma quello si è messo il caschetto da minatore bianco e giallo, due chiavi qua... perché lui al diavolo ci crede! E pensa il coraggio che ha avuto ad andare in casa del diavolo, col diavolo là in fondo con la coda, coda lunghissima... Ha avuto il coraggio di andare a dire la messa per i suoi operai... per i suoi operai... perché l'impresa che ha fatto il tunnel, la galleria, è del vaticano... non tutta!... L'85% delle azioni! L'85% delle azioni sono loro... le cosiddette buone azioni da chiesa! La voglia che ho, non ne avete idea, di vedere, essere spettatore a mia volta, perché poi quando immancabilmente, ma tutte le sere, non si sballa, quando comincio a parlare del papa, io vede... c'è sempre qualcuno che... proprio lì si vede perché mentre... non è proprio il caso! La trovo anche una questione di buon gusto... c'è vicino la moglie che sbaga AH AH... almeno tu... almeno tu. Ecco allora dicevo che non c'è niente da fare, non si può pretendere che i padroni scrivano la storia cossì come dovrebbero, con un minimo di civiltà insomma... un minimo... il 30% di verità toh! Ma neanche per idea... mica son fessi AH AH! D'altra parte non c'è niente da fare, lo diceva anche quel Tse Tung di 10/02/12 412 412 12.09 Sala di Cesenatico 413 prima, diceva... "il popolo è lui che fa la storia... da secoli, con la sua invenzione, le sofferenze, la rabbia, il problema di sopravvivere", inventa la storia... ma poi sono i padroni che ce la raccontano! E io lo immagino sempre un ... un pazzo... un giovane... lo sogno un giovane, un ragazzo che si mette di notte con un bèl secchione di vernice a suo piacimento, si metta a scrivere sulla facciata dell'università DA SEMPRE IL POPOLO FA LA STORIA MA POI SONO I PADRONI CHE CE LA RACCONTANO! Grande AH AH! E arriva una mattina il ministro dell'educazione... Malfatti... nome onomatopeico, notate bene... uno non può sbagliare... ministro dell'educazione MALFATTI... AH AH... arriva... la borsa col portafoglio... e mica la lascia in macchina... con l'ambiente di ladri in cui vivono! E brutto fare il ministro della DC... non si può più dire NO! NON SONO UN LADRO! Quando gli dicono LADRO... embè AH AH AH... e facciamo i compromessi con quelli lì! Malfatti arriva, quando vede lì... TUM, e lo portano via... no anzi non va via da solo, arrivano dei giovani di comunione-liberazione ALE' OP OP OP... Dovete permettermi una malignità... UNA... non ne ho 10/02/12 413 413 12.09 Sala di Cesenatico 414 dette... no! sono tutte cose vere quelle che ho detto, sacrosante!... Questa invece è una malignità... proprio una cattiveria cossì, ma fra compagni... tanto per raccontarla... no prego... siccome prima ho salutato dei compagni del PCI, non se la prendano, è una... cossì anche per far buon sangue eh! Non té la prendi, no? E' quello che ha detto basta? E' il più spiritoso di tutti. E' proprio quello che noi chiamiamo l'aperto... va beh, dicevo... no... simpatico... poi té la racconto! Vedrai che ti faranno!... Allora, dicevo che arrivano TUM TUM i giovani comunione e liberazione e di dietro c'è uno, un altro giovane che non ha bén inteso le nuove direttive dei superiori... un giovane della FGC, anch'io!... uno solo eh? In questo gioco la preoccupazione del tenere in piedi, salvare, andare a lezione ma non troppo, sbragare ma per carità che la DC non frani dappertutto perché se no porco cane è un disastro qui come mettiamo il problema della... una preoccupazione enorme soprattutto dei dirigenti. 10/02/12 414 414 12.09 Sala di Cesenatico 415 PRESENTAZIONE DEL GRAMMELOT LA CADUTA DEL POTERE NON C' E' L A D A T A E’ STAMPATO. E arriviamo a Mistero Buffo vero e proprio. Mistero Buffo... io ho sempre la voglia di farvi un pezzo al di fuori di quello che è il programma. Pandolfi, vostro concittadino, grosso partigiano morto qualche anno fa, ha raccolto centinaia di canovacci. C'è un canovaccio che mi ha sempre molto sollecitato l'idea di riprenderlo in grammelot. Il grammelot prima di tutto è una forma di teatro onomatopeica (s'nterrompe)... c'è qualcuno che bussa... la tenda... è rimasto fuori...forse nella gabbia delle scimmie...o delle antilopi. Nel grammelot ogni tanto ci sono parole indicative, ma il capire, individuare il tema è dovuto ad intelligenza e il rapporto che c'è tra il giullare, l'attore, e il pubblico, la fantasia. Ora, fantasia ne avete! Devo dire che la velocità d'antenna che ha il pubblico romano, non sto a blandirvi per carità... è veramente eccezionale! Siete superati dai fiorentini e anche dai 10/02/12 415 415 12.09 Sala di Cesenatico 416 napoletani che addirittura ti precedono... si mettono a raccontare loro... e tu SEI FREGATO! Noi lombardi siamo un pò più gniucchi... abbiamo la testa schiacciata... sono stati i Savona che ci hanno... non so se avete mai visto il berretto che avéano nella... éra cossì (esegue)... schiacciato! Allora, questo pezzo che cos'è "la morte del potere", un grande personaggio che ha dentro l'allegoria di un potere che sta andandosene a rotoli. Molto probabilmente éra stato scritto apposta per ricordare lo sfranamento dei grandi nobili che ormai erano schiacciati dalla borghesia progressista del tempo; è un pezzo legato al 500. I vescovi, cardinali ecc... sono preoccupati di tenere ancora vivo questo potere ma sentono che gli sta sfuggendo... che sta sradicando. C'è una porta, della gente entra, esce, ci sono preti, c'è gente con siringhe, acqua calda, fredda, passa gente che non ha capito bene, che entra a sproposito, lamenti, la vedova che piange... l'altra che ride, quell'altro che viene fuori urlando, le liti tra di loro, lo scannamento... CHI SI PRENDERA' IL POTERE?... come sgraffignarlo, come sostituirsi, il funerale, 10/02/12 416 416 discussione sui soldi, gli ultimi denari, 12.09 Sala di Cesenatico 417 insomma... LA DEMOCRAZIA CRISTIANA! L'avete capito, no? M'è venuto in mente perché è proprio preciso identico il canovaccio nell'indicazione, uguale preciso a quello che sta succedendo oggi. E' difficile perché il termine è la velocità di queste entrate, uscite... 'sta bolgia! Ad ogni modo a soggetto si fa sempre, spero di fare... di cadere in piedi come è successo ieri. MISTE RO BUFFO ROMA 11-12-89 BONIFACIO VIII-E’ STAMPATO. NO Mi ricordo una delle sue prime apparizioni che avéa stordito tutti, ché avéa voluto far la messa a tremila e tanti metri... C'éra una tormenta spaventosa, poi lo hanno pregato di andar fuori, e ha salvato due o tre cani san Bernardo che si sono perduti, con la fiaschetta qua, è andato a raspare, éra l'unico che riusciva a muoversi... Ebbene con questa papalina, che per mé gliela avvitano... ha una vite qua TRAC... che se l'avvita da solo, oppure 10/02/12 417 417 12.09 Sala di Cesenatico 418 gliela dipingono fresca tutte le mattine... si mette cossì... e gliela dipingono; e quel pirulino che gli spunta qua è suo personale, anche da bambino, lui è nato cossì ...EHI PIRULINO! Ché Wojtyla infatti in polacco vuol dire pirulino. WOJTYLA! Beh, lasciamolo lì questo uomo straordinario dicevo, che niente ha a che vedere invece con Bonifacio VIII.Bonifacio VIII si prepara alla funzione, i chierici tutti in torno ripassano i pezzi per la vestizione...Lui molto duro, arrogante, severo... ed ecco che va in processione. Io canto, come naturalmente nella chiave del canto religioso di Bonifacio VIII, un canto antico gregoriano del X sec., ed è autentico. E' un canto che è metà latino e metà, cossì di colpo... di Barcellona, ecco ...Catalano,cossì di colpo non mi ricordavo più il termine "catalano", catalano che proviene da Alghero,voi sapete che ad Alghero parlano il catalano ancora oggi. Ecco questo canto è autentico, dicevo, e voglio sottolineare la straordinaria abilità con cui io riesco ad emettere suoni, ma non è casuale, non è determinata soltanto da una mia dote, no, è dovuta allo studio e esercitata da bambino... io da bambino, è una cosa che vi 10/02/12 418 418 12.09 Sala di Cesenatico 419 svelo adesso per la prima volta, non l'ho mai detto, cantavo in chiesa, ero proprio il ragazzino del coro. Poi mi hanno dispensato,non perché non avessi più la voce adatta, ma perché andavo a soggetto inventandomi delle parole che mi piacevano di più...e al prete non piaceva. Va bene, comincio senz'altro. Bonifacio VIII si prepara per la funzione religiosa: Canto gregoriano interrotto da: "el capelo", "el capelun, quelo grande","BOIA DESGRASIAAA!!! l'è de fero!! deo andare in guera a gueregiare!! Dame quelo leggero che devo andare (cantato) a passeggiare" "speciu...speciu,speciu" "guanto" "GUANTO!" "l'oltro,no gò una mano sola no, vo m'là taje??? 10/02/12 419 419 12.09 Sala di Cesenatico 420 BRANI IN PIU’ ed è stata la prima volta che gli iracheni hanno avuto il loro pasto caldo, un pò bruciacchiato ma... Tutte le volte che io mi ritrovo ad avere davanti una tragedia come è stata quella della guerra, di istinto vado a vedere cosa hanno scritto di situazioni analoghe gli antichi, e mi è capitato quest'anno di trovare oltre che forse il più geniale è Aristofane. Aristofane avéa scritto la bèllezza di quattro opere sulla guerra in particolare "La Pace", magnifica, e cosa ho ritrovato?... le cose di cui non m'ero accorto quando lo avevo letto prima.I discorsi che fanno questi uomini politici che cercano di coinvolgere Atene nella guerra che è già iniziata ad opera di Sparta, sono gli stessi, identici discorsi che abbiamo sentito fare dai nostri politici "la pace è una cosa sacra e non bisognerebbe mai violarla, ma in questo momento noi dobbiamo rompere ogni indugio e unirci ai nostri alleati perché altrimenti facciamo la figura dei soliti vigliacchi , femminucce, non abbiamo dignità, bisogna diventare virili ecc.". Tutti i discorsi, anche i luoghi comuni, soltanto che nella "La pace" di 10/02/12 420 420 12.09 Sala di Cesenatico 421 Aristofane c'è una personaggio che a un certo punto urla "MI AVETE COMMOSSO! SIETE ARRUOLATI TUTTI! e loro, questi politici, uno muore sul colpo, l'altro ha un coccolone e rimane con la paralisi eterna, l'altro se la fa addosso due scappano e tre svengono sul momento. Pensate come sarebbe stato bèllo poter fare lo stesso coi nostri uomini politici cioè alzarsi e poter dire "Vi arruoliamo", per esempio Spadolini arruolato nei mezzi da sbarco anfibi, lui proprio un mezzo da sbarco, sdraiato, i marines sopra con la pagaia che vanno nel golfo... oppure Giuliano Ferrara mezzo cingolato con sta' pancia BOLUBLUBLU, con le bretelle da lancio TOCCHETA per lanciare bombe, oppure Forlani, già mimetizzato colore neutro paglierino color sabbia e sempre giallino tale che nudo nel deserto non lo vedi più. FORLANI??? Non c'è! Poi Craxi non c'è bisogno neanche di mettergli un elmetto basta fargli una riga qua e lui è già corazzato. Poi, mezzo terroristico di persuasione occulta, Giulio Andreotti, basta sollevarlo da una duna IIIHAAAA, tutti si arrendono. Fra l'altro avete saputo che Andreotti stava per partire la sera del bombardamento? Il giorno in cui hanno 10/02/12 421 421 12.09 Sala di Cesenatico 422 bombardato Bagdad lui alle cinque, prima non si sapeva ancora che ci sarebbe stato questo bombardamento, lui éra stato incaricato da tutti i ministri degli esteri europei e naturalmente anche dai presidenti di tentare l'ultima chance, cioè di recarsi da Saddam Husseim e di convincerlo a nome dell'Europa ecc... e l'ha dichiarato lui stesso. Alle sei éra a Ciampino con un aereo speciale che doveva partire soltanto che gli hanno detto "fermi un attimo c'è un piccolo guasto, un' inezia , è un bullone con vite particolare che si ammollato e non troviamo come sostituirlo immediatamente ma adesso lo mandiamo a prendere, tempo due o tre ore ci siamo." All'una è pronto per partire, lo vengono ad avvertire "no, onorevole, non si può partire perché Bagdad è sotto il bombardamento ventimila tonnellate di bombe che stanno buttando gli americani".Per un bullone, che se non ci fosse stato quel bullone lui éra LA', a BAGDAD, con queste bombe che arrivavano, non ce lo avrebbero restituito più; pensate a che cosa è legata la storia di un popolo, a un bullone, siamo scarognati sapete...una scarogna tremenda!! Ma la cosa che mi preoccupa davvero, scusate se ve lo dico,e 10/02/12 422 422 12.09 Sala di Cesenatico 423 qui vi prego di credere che il mio è un patema terribile, è la condizione particolare in cui si trova il nostro presidente, sono preoccupato, ormai parla solo a ruota libera non lo fermi più. Dice delle cose...io volevo oggi portare il giornale dove dice delle cose sconclusionate senza capo nè coda, torna indietro, va avanti, perde i pezzi, ogni tanto fa dei tic terribili... Bisogna aiutarlo, non si può lasciarlo cossì da solo. Sono preoccupato davvero, già dà le medaglie ai fascisti, e fra poco chiede scusa all'MSI, prima ancora che il giudice abbia dato la sentenza dice che la P2 sono dei patrioti, anzi dovremmo iscriverci tutti alla P2 se no siamo fregati. Ma la cosa che mi preoccupa veramente è quello come ha cominciato con quel povero giornalista della Roiter che avéa detto che l'Italia non avéa grande importanza nel conflitto in quanto avéa partecipato solo collateralmente, e lui s'è risentito e gli ha dato del figlio di p.... poi ci ha ripensato dice "non dico neanche che è un figlio di p....perché per essere un figlio di p. bisognerebbe essere superiore, io andrei ad offendere la professione più antica del mondo, che è appunto il figlio di p.", roba dell'altro mondo... Un presidente che fa tutto un 10/02/12 423 423 12.09 Sala di Cesenatico 424 gioco sulle p. le loro origini, la loro storia, ha fatto un saggio sull'origine dei figli di ... e delle p.... nella storia dell'umanità. Ma porca di una miseria. E poi quando ha incominciato ad insultare i giudici, già i giudici è un anno e mezzo che li insulta, ma questi qua attraverso la costituzione hanno stabilito che éra illegale entrare in guerra, si è imbestialito, li ha chiamati vigliacchi, infami, terroristi... gente che ha rischiato di saltare in aria trenta volte, gli hanno fatto anche degli attentati... gli ha dato dei terroristi. Poi dice "troppo comodo sbandierare la costituzione da dietro una scrivania non esposta",... perché ci sono le scrivanie "esposte" e ci sono quelle "non esposte", ci sono quelle che vanno per la strada, avete visto quante scrivanie vanno per la strada, uno pedala con la scrivania...ci sono anche quelle che vanno sulla neve... E poi dice "un conto è parlare dietro una scrivania e un conto è da su una tolda di una nave di battaglia", infatti lui, il presidente parla solo da su la tolda delle navi. Lui ha una tolda costruita al quirinale, tutta con delle molle e ci sono dietro dei corazzieri che gli danno il colpetto, lui è cossì... poi ha un ventilatore da cinema, quelli col risucchio 10/02/12 424 424 12.09 BOOAAAAAA in Sala di Cesenatico 425 modo che lui sia sempre in disequilibrio come la niche di Sabotracia e ogni tanto c'è un corazziere con un secchio d'acqua che passa e GNACCHETTA... CHE MARE OGGI!!! E lui parla solo da lì. MILANO 20.O1.91 LA GUERRA NEL GOLFO-E’ STAMPATO Io sono felicissimo che questo teatro sia cossì saturo, esaurito di persone, in quanto sentivo proprio oggi in televisione un'inchiesta sui teatri in Italia durante la quale si diceva che i teatri in questo periodo hanno avuto un crollo sul piano della presenza di pubblico perché qualcuno si sente a disagio,qualcuno teme incidenti... ma il fatto che voi siate qua mi riempie di soddisfazione anche se nello stesso tempo sono angosciato come voi per la paura che questa guerra si stia allargando.Ci sono state persone che si sono risentite per il prologo che io in questo periodo faccio, legato all'attualità, anche perché l'attualità è il fondamento principale del nostro teatro; da sempre il nostro obiettivo è di inserire quello che è la cronaca nel 10/02/12 425 425 12.09 Sala di Cesenatico 426 teatro e meno male che oggi possiamo parlarne liberamente. C'è stato un tempo che il parlare a soggetto ci éra impedito, addirittura abbiamo avuto denunce... c'éra il questore o il commissario che stava in quinta per verificare che quello che dicevamo corrispondesse al testo che avéa l'imprimato di Andreotti allora, che éra ministro dello spettacolo... e che verificava se eravamo apposto, se avéamo proprio il timbro. Noi abbiamo avuto una cosa come 40 denunce per gli svicolamenti e quando uno éra risentito per quello che si diceva non stava neanche a rimbeccarti direttamente, telefonava alla questura , arrivava immediatamente il commissario di turno, o se éra in sala, saliva sul palcoscenico a verificare col copione. Ora siamo arrivati ad un clima straordinario però, a proposito della guerra e se éra proprio necessario entrarci a piedi giunti, il presidente della repubblica Cossiga è intervenuto l'altro giorno dicendo che è ora che noi si diventi adulti... in poche parole nel nostro paese si può polemizzare, dibattere però una volta che il governo ha deciso di intervenire SILENZIO, NESSUNO ROMPA PIU' LE SCATOLE, LASCIATECI LAVORARE! Credo 10/02/12 426 426 12.09 Sala di Cesenatico 427 che sia proprio il contrario di quello che è la democrazia, il parlare sempre e il ribadire le proprie opinioni credo sia il minimo.D'altra parte, e anche Andreotti l'ha detto questa mattina, "E' ARRIVATO IL MOMENTO DI ... TACERE E BASTA NON ROMPETECI LE SCATOLE!".E' da un pò di tempo devo dire che succedono delle cose... per quanto riguarda il nostro presidente della repubblica, lo sottolineano tutti i giornali devo dire, anche Montanelli, che addirittura è arrivato a dire che ha bisogno di uno psichiatra... io non sono d'accordo, dico che è dovuto al nervosismo come quando ha incominciato ad insultare i giornalisti i giudici dicendo che erano dei venduti, dei bottegai, dei giornalisti ha detto delle cose ignobili, che sono degli infami... Ad ogni modo il fatto particolare è incominciato quando gli è sfuggito " PER L'ITALIA SI PUO' ANCHE MORIRE"... che a mé è venuto subito un brivido lungo la schiena, mi è venuto subito in mente quando da ragazzino mi insegnavano " CHI PER LA PATRIA MUOR VISSUTO E' ASSAI" tarappappappete... D'altra parte è la stessa frase lanciata da Frankestain, voi sapete chi è Frankestain ... 10/02/12 427 427 Saddam 12.09 Sala di Cesenatico 428 Hussein è veramente il classico Frankestain, che non è nato cossì da solo ma è stato inventato da noi NOI LO ABBIAMO CREATO! Io mi ricordo gli applausi quando è partito contro Komeini... FANATICI!! Invece lui avéa i piedi in terra... quando ha detto tre giorni e Komeini è fottuto ARMI! Gli abbiamo dato le armi noi! Lo abbiamo allenato noi, gli abbiamo insegnato come si fa la guerra... NOVE anni è durato e adesso dimostra che ci sa fare. Lo diceva oggi quel generale di cui i storpio sempre il nome, diceva "ma scherziamo, non abbiamo mica a che fare con un cretino... nove anni che... l'abbiamo allenato noi, AVRA' IMPARATO QUALCOSA!! Per forza non ha tirato fuori ancora le armi , perché diceva ma perché non intervenite, perché non lanciate nel deserto i vostri marines e la facciamo finita. La borsa avéa avuto una euforia incredibile, eravamo arrivati a guadagnare quattro punti, cinque punti... e adesso cosa aspettate, dice, NON SONO MICA IL GENERALE KUSTER IO, io fin quando non li ho spianati, ammorbiditi"... non si dice massacrati, si dice ammorbiditi ... guardate che il lessico di guerra è straordinario. A parte che non si dice "andare il guerra" ma 10/02/12 428 428 12.09 Sala di Cesenatico 429 "compiere un'operazione di polizia", ce l'ha insegnato Andreotti. La mia preoccupazione è questo atteggiamento che hanno quasi tutti i giornali "chi non è per la guerra è una femminuccia, un disfattista, in fondo un mammone uno che fondamentalmente è VILE! Insomma un uomo vero, coi muscoli , col coraggio è subito per la guerra... interviene per l'onore, per l'orgoglio di una nazione che non può sempre rimanere assente davanti ai fatti". Quello che è successo esattamente a Kabul quando ad un certo punto i russi sono entrati con le truppe e l'ONU avéa detto alla stessa maniera BISOGNA INTERVENIRE! NOI ITALIANI SIAMO INTERVENUTI! E subito Andreotti dice "BISOGNA PARTIRE" manco una piega!! Cossì ad esempio per il fatto della Palestina... gli interventi dell'ONU per far rispettare le leggi internazionali e la libertà e la dignità di un popolo riguardo la Palestina sono la bèllezza di diciotto! Ma neanche han fatto UH UH neanche! E quando questo frankestain ha ammazzato cinquemila persone in venticinque minuti, cioè le ha asfissiate col nirvino, donne, bambini, BRACCHETA! C'è stato l'ONU che ha detto... EH NO! EH NO! E tutti noi 10/02/12 429 429 12.09 Sala di Cesenatico 430 abbiamo detto bisogna partire bisogna bloccarlo... NIENTE! Questa è una guerra per il petrolio, lo abbiamo visto nel gioco del salire delle azioni riguardo a quella situazione... stiamo combattendo dell'interesse, del per il vantaggio problema e via del prezzo, dicendo e a dimostrazione c'è un fatto di cronaca: la televisione ha fatto un inchiesta sul fatto che la gente non gira più con tanto entusiasmo per le balere, per i night, per i luoghi di divertimento e veniva mostrata una balera moderna completamente vuota e il padrone diceva " la gente non ha voglia, non viene a ballare e a divertirsi... ce n'erano quattro li ho fatti entrare gratis ma non avéano voglia" e lei cosa dice "E' UNA GUERRA SCHIFOSA". C'è un'altra cosa che mi ha angosciato a proposito del valore di certe frasi, io a malapene ne parlo perché ci sono di mezzo due piloti che fra l'altro sono di una compagnia di cui ho visto alcune esibizioni e sono tra i più preparati tecnicamente a livello mondiale, tant'è vero che hanno battuto in sfide sull'abilità di colpire un bersaglio, volo in quota ecc... anche gli americani e perfino gli isdraeliani. Il 10/02/12 430 430 12.09 Sala di Cesenatico 431 presidente della repubblica ha detto "buon viaggio, buon lavoro, fatevi onore" GGGNNNACCC, la sfiga fino in fondo. Scusate, forse qualcuno di voi dirà che sono cattivo, ma io temo che QUELLO LI", non bisogna neanche nominarlo... MENAGRAMO!!! Ha detto siamo adulti ... POMPETA! Che quello parte ... "il carrello!!! Porco cane!"... e in volo subito turbolenza atmosferica... ci sono mille e cinquecento aerei fra inglesi e americani che vo tranquilli NO! c'è una nube schifosa con scritto PRESIDENT! Le "vacche" si chiamano, questi aerei che contengono benzina in quantità e che tranquillamente con una pompa che va a finire nel serbatoio dell'aereo... l'aereo va, ritorna indietro, gli danno ancora un pò di benzina... OH! la prima volta nella storia che si spacca tutto TUM BOOORLOCHE, uno solo che prende e poi non torna OHHH! Io non dico più niente, ma non lo nomino più! E imparate a farlo anche voi! 10/02/12 431 431 12.09 Sala di Cesenatico 432 Stagione Teatrale 1990/91 Dario Fo in MISTERO BUFFO Questa sera il Mistero Buffo viene recitato anche a Londra in lingua arcaica del Galles, a Barcellona da da un attore dei Comediants in catalano, naturalmente, nella prigione di Norfolk, in lingua scozzese, da un condannato a 20 anni, a Bolzano da un attore svizzero di Berna, in Jugoslavia, a Zagabria in croato, negli Stati Uniti da un famoso fabulatore negro, in Argentina da Carlos Jampos, in Bolivia da un attore indio, in Israele sia da un attore palestinese che da un israelita...e potremmo continuare per qualche pagina con l'elenco, ma non vogliamo strafare...e non c'è neanche bisogno di commento. "Mistero" è il termine usato già nel II° e III° secolo dopo Cristo per indicare uno spettacolo, una rappresentazione sacra. Ancora oggi, durante la Messa, sentiamo il 10/02/12 432 432 12.09 Sala di Cesenatico 433 sacerdote che declama: "Nel primo mistero glorioso...nel secondo mistero..." e via dicendo. Mistero vuol dire, dunque: rappresentazione sacra. Mistero buffo vuol dire: spettacolo grottesco. Chi ha inventato il mistero buffo è stato il popolo. Fin dai primi secoli dopo Cristo il popolo si divertiva, e non éra solo un divertimento, a muovere, a giocare, come si diceva, spettacoli in forma ironico-grottesca, proprio perchè il teatro , specie il teatro grottesco, è sempre stato il mezzo primo d'espressione popolare, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle idee. I giullari recitavano nei mercati, nei protiri delle chiese, nei cortili e, qualche volta, addirittura dentro le chiese. I giullari, e più tardi i comici dell'arte, sono gli inventori e i perfezionatori del grammelot, termine di origine francese, coniato dai buffoni-clown-giullari. I comici dell'arte lo usavano a piene mani, perchè costretti sia dalla situazione di viaggiatori in mezzo a lingue diverse, sia dalle leggi censorie che imponevano loro di non recitare in lingua: al massimo mimare e articolare suoni senza senso compiuto. 10/02/12 433 433 12.09 Sala di Cesenatico 434 Grammelot sta a significare, appunto, gioco onomatopeico che è in grado di trasmettere, con l'apporto di gesti, ritmi e sonorità particolari, un intero discorso compiuto. Dalla tradizione dei comici dell'arte sono giunte a noi storie di esibizioni di grandi interpreti del grammelot. I brani più famosi sono: "La fame dello Zanni, "Arlecchino che beve la pozione magica" (entrambi in grammelot bergamasco), "La lezione di Scapino" (detta anche di Moliere), evidentemente in grammelot francese. Esiste anche un "Grammelot dell'Avvocato inglese", caricatura con sproloquio di tipo anglosassone- magniloquente, eseguita dai comici del XVII° secolo. 10/02/12 434 434 12.09 Sala di Cesenatico 435 MILANO 20.01.91 DISCORSO DEL GRANDE TECNOCRATE IN GRAMELO' AMERICANO- E’ STAMPATO. Io e Franca avéamo pensato di realizzare il solito schema di "mistero buffo" riguardo il gramelò: "la fame dello Zanni", poi quello francese legato a scapino e a Molière e poi quello dell'avvocato inglese che difende lo stupratore. Sono tre forme diverse ma legate allo stesso spirito, cioè d'ironia e di satira e soprattutto legate al potere, la spocchia di ogni potere quando esprime violenza. Ecco si trattava di realizzare questi due brani di cui il primo, quello francese, vede Scapino che insegna la tecnica di gestire il potere al giovane signore che è rimasto orfano ed è un banchiere. Scapino comincia con la descrizione della parrucca , delle vesti, del mantello e dell'incedere, del camminare, con un passaggio riguardo trine e i merletti che portavano i signori, cossì ampi e cossì sparsi per tutto il corpo, per cui avéano trine che uscivano ecc... per cui quando andavano a fare pipì non riuscivano poi ad usare l'estrazione... del mezzo adatto, uscivano soltanto merletti, se la facevano addosso ma con grande dignità... per cui 10/02/12 435 435 12.09 Sala di Cesenatico 436 esisteva questa stupenda camminata, nata proprio allora, dell'aristocratico. Il linguaggio éra il gramelò francese, di cui esistevano soltanto tre termini: parucche,manteau, e, dentelle, tutti gli altri erano termini inventati ed éra molto bèllo vedere che in Francia pensavano che fosse un particolare linguaggio del cinquecento che éra sfuggito alla loro memoria e alla loro conoscenza. Poi c'éra quello in inglese. Ma Franca mi ha suggerito di riprendere un tema legato a vent'anni fa, cioè alla guerra del Vietnam e ci fu un importante personaggio di origine tedesca che avéa studiato i primi razzi a lunga gittata, i quali poi saranno inseriti in macchinamenti incredibili, che in un suo discorso all'università avéa dichiarato che lì stata l'avvenire anche spirituale degli uomini, che gli uomini avrebbero cambiato il modo di essere, di esistere, la loro morale si sarebbe trasformata in conseguenza dell'alta tecnologia, cioè l'uomo diventava soggetto alla propria macchina, alla propria invenzione, alla robotica ecc... Questo stava ad indicare che il Vietnam sarebbe stato schiacciato inesorabilmente da questi armamenti, che avrebbero determinato una velocizzazione dei conflitti, 10/02/12 436 436 12.09 Sala di Cesenatico 437 cioè la guerra come partiva éra già finita grazie a questa straordinaria importanza, cosa che non è stata cossì. Io ho pensato di riprendere lo stesso tema che è di un'attualità incredibile. C'è questo grande tecnico, e voi dovete sforzarvi di immaginare di essere a vostra volta della gente a conoscenza delle terminologie, immaginate di essere la platea di quella volta che ascolta questo discorso forbito ricco di questi termini particolari. Questo simpatico tecnico descrive la tecnologia della robotica, dei computer, lo svolgimento del cervello meccanico ecc... poi va a semplificare la nascita dei grandi macchinamenti di guerra, partendo addirittura dai primordi, da quando l'uomo ha cominciato a capire che doveva fare qualche cosa per volare, gli incidenti, poi arriva il motore a scoppio degli aerei, lì veramente è il colpo di fulmine, lo scatto, fino agli aerei con razzi e macchinamenti straordinari, completamente robotizzati e diretti al di fuori del pilota, il pilota è soltanto un supporto allo svolgimento di un'azione con tutto quello che consegue. Io uso il gramelò, cioè fingo di parlare inglese, meglio un americano colto da tecnocrate, tecnologico e voi capirete tutto di questo 10/02/12 437 437 12.09 Sala di Cesenatico 438 discorso, a meno che non ci sia qualcuno che conosce molto bene l'inglese, l'americano e la tecnologia. Questo è pericoloso perché cercherà di intendere e di seguire parola per parola quello che vado dicendo e si perderà nel nulla, invece coloro che non conoscono assolutamente l'inglese, se seguiranno la propria fantasia, immaginazione e intuito, capiranno tutto e spiegheranno quello che io dico a quelli che conoscono l'inglese. Questa sera è il trionfo dell'ignoranza. 10/02/12 438 438 12.09 PRESENTAZIONE Sala di Cesenatico 439 DEL TECNOCRATE 1976-E’ STAMPATO. Come si usa... è stato usato l'antico, si può usare il grammelot nel teatro legato alla qualità. Anzi parlare delle cose più vicine a noi anche in senso drammatico... parlare di guerre, parlare di macchine, parlare di rumori che ci sono addosso, che ormai abbiamo nella testa, nella memoria e che sono linguaggio, sono parola anche quello... sono grammelot. Io mi ricordo... sono stato una volta ad una lezione di fisica superiore e ho sentito per tutto il pezzo parlare in grammelot... Ecco il personaggio che mi porta al grammelot attuale: è un fisico matematico, uno scienziato, un grande tecnico veramente di classe internazionale di origine tedesca però vive da molti anni in America e qualcuno lo chiama Braum. E' un soprannome, non ciarli, è un altro questo grandissimo tecnico scienziato... tiene una lezione, un corso per altri scienziati e dimostra come le macchine, l'evoluzione dal primordiale che ha intuito, capito, sviluppato, sono arrivati armai al punto tale da essere il centro della terra, sono il cervello, la macchina, la vera potenza, la mano che tiene il mondo. 10/02/12 439 439 12.09 Sala di Cesenatico 440 C'éra un certo Kissinger, un imitazione di Sordi lo sapete benissimo... Questo Kissinger ha detto una frase abbastanza robuante " i nostri mezzi, la nostra tecnica... il livello che abbiamo raggiunto... voi vedrete... domineremo il mondo". La moglie dice basta... ma lui éra convinto... e l'altro, il pensionato Nixson e il prossimo pensionato Ford, anche quelli, tutti e due, erano lì vicini e Nixon ha detto "APPLAUDI!2 e Ford... (batte le mani). E non so se avete visto l'espressione vera di Ford, quello che scende dagli aerei... che arriva l'aereo... subito FERMA FERMA... ché non è quella la scala e lo tengono indietro e poi quando c'è la scala...c'è la scala... si può andare TUM TUM TUM BUTUM BUTUM BUTUM AH AH AH. E qui a Roma quando arrivò, l'interprete dice il presidente... éra lì ... il presidente... e lui ha dato la mano all'interprete... "piacere!" "no! E' quello!" e si è nascosto dietro la signora Leone... mi perdo sempre... faremo un pezzo in meno questa sera...no, no, sul biglietto ci sono tutti... uno cancella ogni pezzo che faccio dice "quello l'ha fatto??" "va beh! Adesso vediamo, vediamo un pò se li fa tutti! Perché tutti li voglio stassera, sono qua... contratto"...è che 10/02/12 440 440 12.09 Sala di Cesenatico 441 io non mi ricordo più dove eravamo... Ma si! Eravamo all'arrivo di Ford, no Kissinger c'éra un'altro, un tale... un maoista di quelli tremendi, proprio fissati, un certo Tel Tunc, il quale invece diceva " è vero noi abbiamo meno tecniche, abbiamo meno mezzi, siamo indietro di anni di ricerche, abbiamo commesso diversi errori, siamo degli arretrati, siamo al periodo della pietra rispetto a voi in quanto a scienza tecnica ecc... ma noi abbiamo un grosso vantaggio che in ogni nostro lavoro mettiamo sempre L'UOMO AL PRIMO POSTO!" Ecco ... Oh Dio! Basterebbe l'esempio del Vietnam, una frase di questo genere Ocimin poteva averla detta lui tranquillamente ... e l'ha dimostrata soprattutto... e si sa tutto quello che è successo nel Vietnam con tutta la grande tecnica, le invenzioni, le infamità, l'aver bruciato terre che ancora oggi non danno raccolto e non lo daranno per anni, qualcuno dice per secoli!! Acque addirittura svuotate del loro elemento fondamentale... sono acque morte!! Anche qui per secoli hanno defogliato, hanno bruciato, hanno inventato macchine incredibili... suoni che facevano impazzire il gas TUTTO HANNO ADOPERATO! Poi alla 10/02/12 441 441 12.09 Sala di Cesenatico 442 fine la valigia! Non so se avete notato, ma questo gesto la fanno già anche qua EH EH! Avete visto con Umberto che dice " Ma dove andate, ma no!Rimanete... state qua, la Iuventus vince... neanche la Iuventus non vince più, gli va tutto male... Allora il grammelot del tecnico americano che spiega come si arriverà a guadagnare tutto... e alla fine il risvolto... lo capirete benissimo! Noterete la grande differenza tra l'inglese del 500 e questo americano.Io so che voi che siete sottili avrete molto piacere. Ah come capisco! 10/02/12 442 442 12.09 Sala di Cesenatico 443 PRATO 25. 5 91 SITUAZIONE DI GOVERNO-E’ STAMPATO Lo spettacolo è Mistero Buffo un genere di rappresentazione che viene dal medioevo, "mistero" significa rappresentazione, sacra in particolare e "buffo" significa grottesco, è chiaro da sé solo. Prima di entrare in merito al Mistero Buffo vero e proprio io, come facevano del resto i giullari che lo rappresentavano, prendo il pretesto per parlare della situazione che viviamo, anche per introdurlo su un livello non distaccato nel tempo ma che sia attuale, legato ai nostri tempi. Una delle osservazioni che devo fare subito è una delle più bèlle battute che ho sentito nei tempi, credo che è da eleggere la più importante in questo secolo quasi... a proposito della situazione del governo. Avete visto che questo governo è stato una delle più grosse beffe mai viste, e l'unica situazione di ricambio, invece delle riforme, hanno cambiato l'assetto strutturale, cioè i repubblicani sono stati messi da parte e da chiunque partito è diventato quadrupede come ha detto qualcuno. Ora questo governo 10/02/12 443 443 12.09 Sala di Cesenatico 444 nato con questo scarto ha determinato una frase veramente straordinaria da parte del responsabile del partito repubblicano La Malfa, il quale ha già un padre La Malfa... UGO! Questo La Malfa ha dimostrato di essere l'uomo più candido che esista in Europa perchè ad un certo punto ha dichiarato "CREDEVO CHE ANDREOTTI FOSSE UN UOMO ONESTO!" Uno che vive da quando è nato vicino a questo governo e che non si rende conto... insomma è veramente DA FUCILARE!! QUA AL MURO! "Lei ricorda suo padre che éra già con Andreotti... anche il nonno éra già con Andreotti... ancora con il governo di Giolitti c'éra Andreotti che portava la cartellina... già un pò curvo, cominciava già allora , con le palette di direzione. 10/02/12 444 444 12.09 Sala di Cesenatico 445 B O N I F A C I O VIII MANCA LA D A T A- E’ STAMPATO. NO Andiamo a Bonifacio VIII. Bonifacio VIII éra un figlio di buona donna che non finiva più, ne avéa fatte di tutti i colori, avéa rubato, massacrato, bruciato, raso al suolo città, organizzato spedizioni punitive, torture, tutto avéa fatto! Avéa perfino rapito il seggio pontificio, l'avéa fregato ad un altro... sapete Celestino, anima dolce éra sceso dal convento "Vieni a fare il papa" "No, grazie" "Ma si, vieni"... e poi l'avéa terrorizzato, più o meno gli avéa fatto "Cretino quando... ehm... CLOC" più o meno, un pò in sintesi ma è cossì. Fece stragi, massacri, distrusse città tipo Tortona e soprattutto organizzò anche all'estero, éra conosciuto anche all'estero. Il movimento primo che conosciamo dei tessitori, dei muratori insieme dei contadini, quelli delle Fiandre, organizzato per combattere contro lo strapotere dei padroni del tempo. La nascita di una borghesia mercantile che avéa attraverso le proprie corporazioni strozzato ogni possibilità di azione di tutti quelli che facevano mestieri cossì detti minuti , un pò 10/02/12 445 445 12.09 Sala di Cesenatico 446 come la storia che precede quella dei ciombi, quella dei senza braghe e quella del bruco, cioè tutte le lotte italiane dei tessitori, e come vedremo poi, di fra Dolcino. Questi tessitori si organizzarono con tanta forza e soprattutto ragione, coscienza, che riuscirono a stangare il più grosso esercito che fosse stato messo in campo di quel periodo. Si trattava addirittura dell'esercito de Speron d'Oro. Gli Speron d'Oro erano tutti cavaglieri nobili, gente nata per far la guerra, professionisti della guerra, talmente ricci e importanti che ognuno si éra messo speroni d'oro massiccio... qualcuno va beh, éra d'argento dorato ma non stiamo a sottolineare. Gente di guerra, nata per la guerra... presero una legnata, un esercito completamente distrutto... da chi?? Dai tessitori operai d'accordo con contadini , gente che non éra abituata a far la guerra. Ma le trappole , l'ingegno, le invenzioni, la scaltrezza, le trovate che ebbero, sono degne di un film comico. Circa diecimila morti durante questa battaglia, quasi tutti di parte padronale. Bonifacio VIII venne a sapere la notizia nella notti di natale del 1200, avéa sovvenzionato questo esercito... c'erano i borbunghi dentro, c'erano i re di 10/02/12 446 446 12.09 Sala di Cesenatico 447 Francia, e anche, naturalmente, i nobili fiamminghi, c'erano gli inglesi, i bretoni ecc.. ecc... Un esercito colossale! Soldi ce n'erano dentro! Quando lo venne a sapere ebbe un coccolone. La notte di natale arrivò velocissimo qualcuno a cavallo. Éra un nobile che si éra salvato dalla strage, arrivava dalle Fiandre, avéa sfiancato tre o quattro cavalli, non dormiva da giorni e giorni, arrivò a Roma, suonarono le trombe, entrò impolverato, inriconoscibile, grondante di sudore ed anche di sangue si buttò ai piedi di Bonifacio VIII che si éra appena alzato... avéa un camicione con un ventre pieno di cibo e di vino... éra a letto con sua moglie... éra sposato civilmente, tutti lo sanno... non si poteva sposare in chiesa. Questo cavagliere si buttò ai piedi di Bonifacio e Bonifacio appena ebbe la notizia, digrignò i denti, cercò di bestemiare TOC... rimase bloccato, gli prese un coccolone, come dite voi a Roma, e non si mosse più. Una leggera bava gli scese dalla bocca, strabuzzò gli occhi, lo presero, lo portarono via ingessato. Tutte le domeniche da quel tempo a cinque anni prima del giorno della sua morte, lo portavano alla mattina della domenica e delle feste comandate al balcone perché desse 10/02/12 447 447 12.09 Sala di Cesenatico 448 la benedizione ai fedeli... gli tiravano su il braccio, c'éra un tecnico venuto dall'estero e via... vita piena di interesse per cinque anni. Però prima di arrivare a quella condizione avéa raso al suolo Cortona, cose che non studiamo a scuola. E la cosa che mi ha meravigliato quando sono andato a leggere questa storia dell'assedio di Cortona messo in piedi dal papa... progressista, non dico rivoluzionario, di questa popolazione che voleva dignità, voleva diritti, voleva gestirsi in proprio... sugli spalti chi trovo? Jacopone da Todi.................................................................................... Un'altro grosso ribèlle, addirittura rivoluzionario, anche se grottesco del nord, éra Ségarello da Parma. Ségalello o Ségarello, come volete, il suo vero nome di famiglia éra Ségalello da Parma, ma siccome all'inizio della sua carriera di predicatore avéa una verve incredibile, avéa un chiodo fisso... éra molto giovane, poi cambiò e capì come stavano veramente le cose, ma un chiodo fisso... nei suoi discorsi ogni tanto incominciava a dire "Guai a voi cristiani che pensate al sesso e alla fornicazione e nei vostri pensieri e nei vostri sogni ci sono sempre gli 10/02/12 448 448 12.09 Sala di Cesenatico 449 amplessi, uomini e donne che siete uno contro l'altro abbracciati, carne nella carne... CHE E' PECCATO! Voi nell'inferno soffrirete..." Oh la miseria! Al che il popolo l'ha chiamato SÉGARELLO da Parma. Da Ségalello... Ségarello. Lui accettò il gioco, éra diventato uno straordinario giullare, un provocatore, per far prendere coscienza alla gente andava, per esempio, in mezzo ai contadini e incominciava "Ehi contadino, è bèlla la vita , il sole, miracolo, tu sei la mano di Dio, per Dio, senza di té saremmo tutti morti, affamati, a strascicare, a mangiare radici, e tu ci dai da mangiare, il sole. A proposito del sole, stai attento che sta venendo giù in verticale che ti spacca la testa, vai sotto la pianta e riposati un pò che già hai lavorato, è dall'alba che lavori, per Dio, guarda che bèllezza, hai arato, seminato, concimato, hai potato, c'è da mangiare per té, per la tua famiglia... e anche per mé, quando ti vengo a trovare, grazie.... Eh?? Non m'invita, non m'invita? Come? Devi lavorare ancora??? Perché, per chi?? Altra terra devi arare... ma... per il padrone??? Questa è bèlla! Padrone di chi... della terra... ah! c'è un padrone della terra! La terra è di un padrone, bèlla questa! 10/02/12 449 449 12.09 Sala di Cesenatico 450 Non l'avevo mai sentita. Io avevo letto la bibbia e non ho mai trovato che una volta il padreterno abbia consegnato un pezzo di terra a Tizio piuttosto che a Caio... COGLIONE, T'HAN FREGATO!! Il padrone è un furbastro di sette cotte, è arrivato prima di té lì, ha messo un paletto qua, un paletto là... da qui a là è mio, anche da qui a là è mio, anche lassù fino al fiume ed anche dopo il fiume è mio. DIO MÉ L'HA DATO E GUAI A CHI MÉ LO TOCCA! Dio si! Guarda qua il contratto, mé lo ha firmato lui... come no... sai leggere tu? NO??? Allora cosa parli! COGLIONE LA TERRA E' DI CHI LA LAVORA!!!". Pensate, nel medioevo andare in giro a dire ai contadini "la terra è di chi la lavora", è da deficienti... da pazzi andare a dirlo ancora oggi ai contadini, pensate nel medioevo. E l'hanno beccato e l'hanno bruciato vivo e con lui tutta la sua banda di predicatori detti insaccati. Si vestivano soltanto con un sacco, gli tagliavano gli angoli... qui per la testa OPLA! Camiciola e via. Uno solo si salvò della banda... frà Dolcino. Frà Dolcino non éra per niente dolce e gentile, se non altro nell'aspetto, éra un gigante, una montagna, un "armadio con la testa", diceva un 10/02/12 450 450 12.09 Sala di Cesenatico 451 cronista di quel tempo, e fu la ragione, dice un'altro cronista, che si salvò frà Dolcino, perché nessun sbirro ebbe il coraggio di andare ad arrestarlo, potete vederlo da voi: "FRA' DOLCINO SEI IN ARRESTO!!" "EH???" "EHM, LA STRADA PER MODENA SCUSI???". Frà Dolcino si salvò, andò nel trentino, conobbe Margherita da Trento che divenne la sua donna, una donna straordinaria, intelligente, i cronisti di parte avversa dicono addirittura che fosse la più bèlla donna che si fosse vista in Italia in quel tempo, e con coraggio, con una testardaggine, soprattutto una perspicacia nelle situazioni. Incredibile! Insieme andarono e con altri cossì... sobillatori oggi diremo...provocatori, gente un pò sbandata... andarono fino in Croazia. In Croazia mossero la presa di coscienza di molta gente poi vennero ancora in Lombardia esattamente a Romagnano Sesia, vicino a Novara, vicino a Vercelli anche che éra la patria di frà Dolcino. In quella zona c'éra stato già qualche fermento. Quando arrivò frà Dolcino ci fu addirittura una ribèllione, potremo dire una rivoluzione senza sbagliare in eccesso. Tutti i tessitori, rieccoli i tessitori, gli operai organizzati insieme ai 10/02/12 451 451 12.09 Sala di Cesenatico 452 muratori, agli artigiani, ai contadini della zona cacciàrono via i grassi borghesi che attraverso le corporazioni cercavano di soffocare, sfruttare fino in fondo questa gente che lavorava con le braccia, fatto stà che organizzarono la prima comunità che si conosce nella storia. Si chiamavano tutti fra di loro Comunitari. E' la prima volta che troviamo la credenza per intiero. La credenza è quell'armadio che abbiamo in cucina tutti quanti, in tutti i paesi d'Italia, perfino all'estero, in Francia per esempio, in Spagna si chiama credenza o con altri termini, ma hanno sempre le stesse radici. La credenza, che viene da credere, credere in... credenza nella comunità di S. Ambrogio, ecco una delle prime organizzazioni comunitarie. Questi comunitari tenevano come fisso per tutti quanti questo enorme, ideale armadio nel quale si metteva tutto il mangiare, tutto il raccolto, tutto quello che si éra prodotto e tutto veniva distribuito, attenti, questo è il particolare importante, non secondo di quello che uno avéa dato ma a secondo di quello che uno avéa bisogno. Se uno avéa dato per dieci persone e avéa bisogno per se solo, riceveva per se solo. Ancora una cos a importante è il rapporto fra l'uomo e la 10/02/12 452 452 12.09 Sala di Cesenatico 453 donna nella comunità di frà Dolcino. Le donne e gli uomini si trovavano per la prima volta alla pari. La donna ha gli stessi diritti e doveri degli uomini. Badate bene in un tempo in cui come si pensa ancora adesso, non è ancora stata cancellata questa forma... sapete bene che i dotti della chiesa, i santi padri della chiesa avéano decretato che l'anima nelle femmine entra quasi tre mesi dopo l'entrata dell'anima nel maschio. Sto dicendo quando è feto nel ventre della madre, arriva l'anima... è maschio, è maschio PLUF... arriva l'anima... dice è femmina, io non ci vado ah no... e determina che dobbiamo amare le nostre donne con dignità. Amiamole come uomini! Amiamole come esseri umani, non come femmine.Ora un simile modo di vivere avéa fatto interessare moltissimi contadini, servi della gleba, operai e via dicendo, che arrivarono proprio a fronte di quella zona e i padroni incominciavano a preoccuparsi, vedevano i contadini e gli operai sgusciar loro di mano, non potevano più sfruttarli, li rincorrevano, andavano a prenderli e organizzavano delle spedizioni punitive. La più grossa fu quella organizzata dal conte del Monferrato il quale riuscì a beccare un centinaio di comunitardi vicino a 10/02/12 453 453 12.09 Sala di Cesenatico 454 Prato Sesia, li portò a Novara dove c'éra la Roccaforte appunto del conte e il reggente di questa roccaforte appunto éra l'arcivescovo di Novara, suo cugino, che diede ordine di prendere tutti questi comunitardi e far tagliare loro mani e piedi, mozzarli e poi sconciarci a quella maniera, ridotti a tronconi furono messi sul dorso di muli, cavalli e asini e mandati, legati come salami alla volta di Romagnano Sesia. Quando i fratelli di questi sconciati videro questo orrore, non bestemiarono, non insultarono, partirono in silenzio ma con una rabbia tremenda, dice una canzone di quel tempo che le montagne, i fiumi, le pietre e gli alberi si mossero insieme, con tal slancio arrivarono a Novara, entrarono al primo slancio, beccarono tutti gli sbirri, li ammazzarono e un cronista del tempo racconta che al tramonto si vide il vescovo di Novara con il suo grande mantello, la cappa, il cappello, il pastorale, il grande libro d'oro, salire pian piano verso il cielo, controluce, lentamente e qualcuno notò che c'éra una corda che lo aiutava... la repressione fu tremenda, ci fu un massacro, ma il massacro fu all'inizio proprio per gli imperiali, per gli uomini del papa ecc... 10/02/12 454 454 12.09 Sala di Cesenatico 455 perché le trappole che organizzarono un'altra volta i dolciniani furono qualche cosa di sorprendente. Per due anni ne presero di santa ragione, poi incominciàrono a capire la lezione, a organizzare e a girare, fatto stà che dopo tre anni furono beccati proprio sul monte Rubèllo, monte dei ribèlli, si chiama ancora oggi cossì, e messi in piazza e squartati vivi, tanto Margherita da Trento che frà Dolcino e tutti gli altri. Ora ci riempie il cuore, ci sentiamo fremere e devo dire che da un pò di tempo siamo bravissimi ad applaudire e commuoverci davanti alle storie che appartengono al passato, "i nostri padri si sono sacrificati ma per Dio NE VALEVA LA PENA!!" Bravi! Bravi! E applaudiamo. Poi per quanto riguarda noi ci sono dei livelli per cui bisogna stare attenti. Va mediato. La posizione storica non è un'attualità concorde con quello che sono i risultati internazionali. Quello che io vi ho raccontato naturalmente sui libri di testo di scuola non c'è niente, e io ho raccontato molto veloce ma è logico, mica son fessi i professori, i ministri ecc..., andare a raccontare nei libri di testo... Frà Dolcino éra già un uomo straordinario, il primo rivoluzionario che lega le lotte di 10/02/12 455 455 12.09 Sala di Cesenatico 456 classe alla religione cristiana primitiva... la prima forma di comunismo ecc... VIVA FRA' DOLCINO, gridano subito i ragazzini eccitati ABBASSO IL PAPA! Ed è pericoloso perché è offensivo per un papa come quello che abbiamo oggi... scherziamo... no, no, non sto scherzando perché dico, oh, quello éra uno zozzone ma il nostro è delicato e soprattutto devo dire spiritoso... Eh? No??... Il fatto della bicicletta voi non l'avete seguito? Merk, il corridore fiammingo, dopo tante vittorie è arrivato... la cosa più cara che avéa...è arrivato su coi calzoncini... e davanti al papa ha detto "Padre accetti la cosa più bèlla che ho" e lui non ha detto "no, grazie non pedalo"... un altro papa... "no, l'accetti" "Non pedalo!"... "GRAZIE, BÈLLA!", spiritosissimo, però per mé lui è stato ingenuo perché è un candido, perché Merk è fiammingo... vuoi vedere che c'è sotto tutta una cosa atavica di odio verso i pontefici per via che suo nonno, bisnonno éra tessitore anche lui ... e allora se io gliela... infatti guardate bene la bicicletta, adesso non è una malignità a vuoto, la bicicletta ... è forse una bicicletta di strada quella che gli ha regalato? NO! E' una bicicletta da pista... sono senza freni... la malignità... 10/02/12 456 456 12.09 Sala di Cesenatico 457 quello va a Castel Gandolfo, poi viene su... troppo! Ma capite ancora prima che ve l'ho scritto! Lasciatemi almeno la soddisfazione di dire qualchecosa!... E vede tutto il nastro della strada che va giù "oh che bèllo... io quasi quasi ci vado... ", di nascosto perché non vogliono che lui vada fuori in bicicletta... i preti... "guai se ti vedo eh?" e lui fuori OPPLA!... La mitria con la visiera... con sotto scritto FIAT... adesso sappiamo che corre per la Fiat, c'ha un bèl ingaggio anche... per tutte le lezioni... insomma... e via. Insomma fate voi a vostra fantasia, io non metto piede, però la cosa veramente ... e qui non scherziamo... l'altra commovente è stato il gesto generoso, veramente di grande calore, quando è sceso tre anni fa dentro la galleria , il tunnel che avéano fatto per l'autostrada del Sasso, sasso d'Italia , no... Gran Sasso d'Italia, che hanno bucato... voraggine dentro... che non si sa dove siano finiti... il ministro dice "adesso vengono, vengono fuori... son qua TUM TUM... dove siete? Dove siete?" Chissà dove sono andati a finire... ebbene lui è sceso... notte di Natale, a dire la messa per i suoi operai, lì in questo antro... una cosa incredibile! Perché se uno non crede al diavolo ci va... col 10/02/12 457 457 12.09 Sala di Cesenatico 458 suo lanternino... oh, ma quello si è messo il caschetto da minatore bianco e giallo, due chiavi qua... perché lui al diavolo ci crede! E pensa il coraggio che ha avuto ad andare in casa del diavolo, col diavolo là in fondo con la coda, coda lunghissima... Ha avuto il coraggio di andare a dire la messa per i suoi operai... per i suoi operai... perché l'impresa che ha fatto il tunnel, la galleria, è del vaticano... non tutta!... L'85% delle azioni! L'85% delle azioni sono loro... le cosiddette buone azioni da chiesa! La voglia che ho, non ne avete idea, di vedere, essere spettatore a mia volta, perché poi quando immancabilmente, ma tutte le sere, non si sballa, quando comincio a parlare del papa, io vede... c'è sempre qualcuno che... proprio lì si vede perché mentre... non è proprio il caso! La trovo anche una questione di buon gusto... c'è vicino la moglie che sbaga AH AH... almeno tu... almeno tu. Ecco allora dicevo che non c'è niente da fare, non si può pretendere che i padroni scrivano la storia cossì come dovrebbero, con un minimo di civiltà insomma... un minimo... il 30% di verità toh! Ma neanche per idea... mica son fessi AH AH! D'altra parte non c'è niente da fare, lo diceva anche quel Tse Tung di 10/02/12 458 458 12.09 Sala di Cesenatico 459 prima, diceva... "il popolo è lui che fa la storia... da secoli, con la sua invenzione, le sofferenze, la rabbia, il problema di sopravvivere", inventa la storia... ma poi sono i padroni che ce la raccontano! E io lo immagino sempre un ... un pazzo... un giovane... lo sogno un giovane, un ragazzo che si mette di notte con un bèl secchione di vernice a suo piacimento, si metta a scrivere sulla facciata dell'università DA SEMPRE IL POPOLO FA LA STORIA MA POI SONO I PADRONI CHE CE LA RACCONTANO! Grande AH AH! E arriva una mattina il ministro dell'educazione... Malfatti... nome onomatopeico, notate bene... uno non può sbagliare... ministro dell'educazione MALFATTI... AH AH... arriva... la borsa col portafoglio... e mica la lascia in macchina... con l'ambiente di ladri in cui vivono! E brutto fare il ministro della DC... non si può più dire NO! NON SONO UN LADRO! Quando gli dicono LADRO... embè AH AH AH... e facciamo i compromessi con quelli lì! Malfatti arriva, quando vede lì... TUM, e lo portano via... no anzi non va via da solo, arrivano dei giovani di comunione-liberazione ALE' OP OP OP... Dovete permettermi una malignità... UNA... non ne ho 10/02/12 459 459 12.09 Sala di Cesenatico 460 dette... no! sono tutte cose vere quelle che ho detto, sacrosante!... Questa invece è una malignità... proprio una cattiveria cossì, ma fra compagni... tanto per raccontarla... no prego... siccome prima ho salutato dei compagni del PCI, non se la prendano, è una... cossì anche per far buon sangue eh! Non té la prendi, no? E' quello che ha detto basta? E' il più spiritoso di tutti. E' proprio quello che noi chiamiamo l'aperto... va beh, dicevo... no... simpatico... poi té la racconto! Vedrai che ti faranno!... Allora, dicevo che arrivano TUM TUM i giovani comunione e liberazione e di dietro c'è uno, un altro giovane che non ha bén inteso le nuove direttive dei superiori... un giovane della FGC, anch'io!... uno solo eh? In questo gioco la preoccupazione del tenere in piedi, salvare, andare a lezione ma non troppo, sbragare ma per carità che la DC non frani dappertutto perché se no porco cane è un disastro qui come mettiamo il problema della... una preoccupazione enorme soprattutto dei dirigenti. 10/02/12 460 460 12.09 Sala di Cesenatico 461 PRERSENTAZIONE MIRACOLO G. DA FABULAZZO OSCENO miracolo Gesù presentazione che saranno una trentina ormai, questo è quello che mi diverte ogni volta a raccontare: ed é: "Il primo miracolo di Gesù Bambino". Allora, c'è gente che lo sa a memoria, ci sono dei ragazzi che quando sto per fare una battuta fanno UNO ,DUE, TRE ah, certe volte mi precedono la dicono, bisogna vedere, noi stiamo facendo delle riprese, ogni tanto si vedono i visi di quelli che parlano con me all'unisono. Uguale, preciso. Allora , cominciamo. Questo è una storia tratta dall'evangelo apocrifo, esattamente un'vangelo apocrifo detto il proto-Matteo. Ora voi sapete che al tempo della nascita degli evangeli si è verificato un fenomeno, straordinario, unica nella storia di tutte le religioni, credo, ed è quello che di botto vislè trovato in neanche un secolo davanti una quantità di evangeli, veramente strabordante, 10/02/12 461 461 12.09 Sala di Cesenatico 462 insomma una cosa, al concilio di nincea nel VI. secolo ho letto che c'era una cosa come 80-85 evangeli, poi sono aumentati ancora, sono arrivati a numeri incredibili verso il 1000 - 1100. Ad un certo punto , giustamente, i padri della chiesa si sono riuniti dicendo, diamocene un taglio, che qui ogni comunità si metta a fare il suo evangelo per uso proprio, per cui c'erano evangeli che contraddicevano l'altro, Gesù Cristo si trovava in Babilonia, quell'altro lo mandava in Egitto, andava in Africa a cacciare i coccodrilli, Gesù Cristo che diventava leone, si trasformava in vento, in fuoco, e così poi pascolava i cammelli, uccideva il drago, diventava S. Giorgio, niente, cose da pazzi succedevano. Io mi sono divertito a leggere qualche evangelo apocrifo, di quelli cancellati, se vi interessa magari ricordarvi, che a Palermo nella Monreale ci sono due o tre grossi, anzi sono mosaici, dove sono raccontati dei miracoli di Gesù Cristo per esempio c’è Gesù Cristo con i cammelli, io non mi ricordo di aver mai letto , a parte la cruna nel lago ed il cammello dentro, ma lui con i cammelli non me lo ricordavo. Poi ce tutto un pezzo di Gesù Cristo che va al inferno, cammina in mezzo e schiaffeggia i diavoli, discute, 10/02/12 462 462 12.09 Sala di Cesenatico 463 vive, insomma delle cose che non esistono nella nostra conoscenza. Non parliamo della natività. Ci sono addirittura dieci, venti versioni della natività; il bambino che nasce in una casa con una donna di servizio vicino, poi non ci crede fa per toccare il grembo della madonna perché vuole verificare davvero s'è vergine, rimane paralizzata, allora ce un serpente che viene fuori. Delle storie incredibili, fra l'altro, proprio vicino a Gallarate, in una brughiera c~ e una chiesa ch'è stata dipinta da un greco nel VII secolo e lì c'è proprio raccontata la storia che dicevo, della natività con la punizione alla ragazza che non crede alla verginità della madonna. Allora quello che mi interessa dirvi e sottolineare è, il fatto che si è arrivato al accomodamento. Ma la cosa no è avvenuta così, sul piano dialettico, come potrebbero fare nel oggi, s'alza uno che diventa Po rosso in faccia, non so se avete seguito, ci sono stati degli scontri molto grossi sul problema, se la religione cristiana possa essere una religione che sollecita la liberazione dei popoli, oppure deve essere una religione dell'abbiocco e dell'accettazione fino in fondo, la scolastica 10/02/12 463 463 12.09 Sala di Cesenatico 464 che riprende, quelli che esaltano S.Bernadino, gli altri che saltano S.Paolo, fuori da lì si danno dei cazzotti tremendi, ma là invece non lo facevano in disparte, si dettero veramente legnate in pubblico, il caso di dire, ci furono dei morti, ci furono dei feriti gravi e questo è ricordato ancora, dicono i storici, dal copricapo particolare che portano ancora oggi i cardinali e i vescovi ch’è spaccato in due, a ricordare le mazzate che si davano. Alla fine dicevo, si arrivò ad omologare soltanto 4 evangeli, gli altri sono stati cancellati. Però non soltanto gli evangeli tucur, ma anche gli evangeli quelli accettati, quello di Matteo per esempio, quello di Marco, ebbene furono deturcati della parte iniziale. Per quello che si dice Proto-Evangelo di Marco e Matteo, la parte iniziale, sapete tutti che in greco proto vuol dire avanti, lo sappiamo tutti. Eh allora, si, si, è una delle cose che si sa fin da bambino, fiamma, Papa proto Allora, tagliato via, qua, è esattamente la storia ohe vi vado raccontare, questa del 1~ miracolo di Gesù Bambino. Allora si racconta che Gesù Bambino con la mamma, con S. Giuseppe e anche con l'asino ch'è stato adoperato per il trasporto, proprio quello che aveva soffiato, tutta la sacra 10/02/12 464 464 12.09 Sala di Cesenatico 465 famiglia scappa perché c'è Erode intorno che taglia teste come fossero cocomeri, agli bambini soprattutto , scappano verso il nord, arrivano al mediterraneo e di lì s'imbarcano verso Jaffa. Jaffa, lo sapete benissimo è la patria almeno la città del pompelmo. Non è quello il primo miracolo di Gesù Bambino. Gesù Bambino non timbrava i pompelmi. Ne uno diceva che era la J-lunga di Jesus, che poi se l'ha corretto in Jaffa. No, non centra. niente. Allora, era molto più sottile, più delicato, più poetico, arriva a Jaffa la sacra famiglia e hanno dei problemi> perché si trovano nella condizione di emigranti, i quali hanno, oltre tutto il guaio di dover collocare il proprio figlio mentre vanno a lavorare, perché la madonna si metta a lavorare anche lei, va a lavare i panni per la gente e sta via tutto il giorno, e il ragazzino è solo isolato e gli succede come a tutti i figli degli emigranti che non riesce a comunicare con gli altri. Io sono stato in Germania a recitare per gli operai italiani laggiù e ho parlato con loro, sono stato anche a casa loro e ho visto dove abitano, in questi cortili incredibili, veramente nella giungla e i bambini poveracci sempre o pestatioppure in gruppi distaccati; o addirittura incasa a 10/02/12 465 465 12.09 Sala di Cesenatico 466 guardare dalla finestra perché temono di arrivare da basso litigare con gli altri bambini che magari li prendono a cazzotti, li picchiano, li sfottono È perché non sanno la lingua , perché hanno un altro modo di comportarsi , perché hanno un'altra cultura. Ecco, anche Gesù Bambino si ritrova con la stessa chiave, conosce un'altra lingua completamente diversa da quella di Jaffa, Palestina Jaffa e Palestina sono lontani mille miglia sul piano culturale, soprattutto sul piano delle espressioni, credi che sia una battuta? Guarda che ce una grossa differenza e credo che il piano culturale palestinese sia diverso da quelli. Prova sentirli. Io avevo, no, non, non sto scherzando. Posso farvi il grammelot, fate conto che a Palestina parlano e dai, oh, uno, la disgrazia, io mi sono trovato a tenere delle lezioni serie per esempio sulla commedia dell'arte, parlando seriamente in certe università, appena mi incontravano e dicevo la commedia dell'arte era pfruuf, ma anche se mi metto a non so, tenere una lezione di fisica o di meccanica razionale vengo subito ~effeggiato no, è un disastro. Ad ogni modo, sappiate, informatevi presso dei cultori dei studiosi di lingue e vi diranno che fra Jaffa e la Palestina ci 10/02/12 466 466 12.09 Sala di Cesenatico 467 sono veramente delle differenze enorme come fra il milanese e il siciliano. Va bene così. Allora, dicevo che la differenza è tale per cui ha difficoltà anche ad esprimersi, a farsi capire e Gesù Bambino viene veramente isolato. Pur di riuscire ad ottenere la simpatia e la possibilità di giocare con questi bambini, il Bambin Gesù arriva al massimo. Compie un miracolo picccolo, delicato, gentile, subito viene applaudito, abbracciato, riesce ad accattivassi la simpatia dei ragazzi. Il fatto sta che viene eletto addirittura capo dei giochi e organizza questo gioco con pieno di miracoli, uno dietro l'alto, piccoli, sempre da bambino, ma il fatto sta che entra in scena ad un certo punto ~n altro ragazzino, ch!è il figlio del padrone di tutta la città il quale , sostenuto da due sbirri, si trova su un bellissimo cavallo, se pur piccolo, tutto bardato d'oro e argento, ma gli altri ragazzini non lo vogliono nel gioco e lui si incazza, scusate il termine, ma in questo caso proprio s'incazza, neo è che si arrabbia , s’incazza e combina l'ira di dio. Spacca tutti i giochi, distrugge la possibilità che gli altri bambini possono continuare il gioco, Gesù Bambino proprio, gli girono i santissi mi proprio a elica, diventa una bestia. Nessuno 10/02/12 467 467 12.09 Sala di Cesenatico 468 poteva immaginarsi che un uomo così calmo, distaccato, figlio di Dio e soprattutto chevro ~a ogni ribellione o risentimento, arrivasse a delle cose così da bambino, è una peste tremenda, povero, ed anche il padre gli da ragione. Il padre venendo fuori dalle nubi gli dice: guarda hai ragione. Hai. ragione. Famiglia di vendicativi, eh. Non c'è condanna da elargire a chi compie un simile atto di brutalità verso i bambini, nel momento stesso in cui creano, qui giocano, un termine , creativo, non lo usava dio ancora, ma verso chi inventa la possibilità nel gioco di godere. Più meno è questo il discorso che fa. Ora, oggi come oggi, io sentivo ieri una trasmissione televisiva, dove c'erano dei bambini, ma paciocconi, dolci dolcissimi che venivano intervistati, molto abilmente, da un televisivo, ed i discorsi che facevano questi bambini erano veramente da capriccio, perché questi parlavano con il linguaggi ai livelli dei personaggi televisivi, che venivano fuori, e li conoscevano tutti, c'era un bambino : alla mattina mi alzo e vedo, e diceva il programma, poi conosco tizia, Caio , sempronio tutti i personaggi dei vari fumettoni, dei vdrì mazinga, coloco, tanto, marobe, tantibo, òolsciatie, poi verso le 16 h 10/02/12 468 468 12.09 Sala di Cesenatico 469 la mamma dice basta, che gli fanno male gli occhi. Io vado di la, c'ho un altro televisore bianco-nero, e mi vedo combringa, gancio, cisto, pinto ... e poi finiva con Pippo Baudo Io ho vIsto dei bambini, soprattutto a proposito di creatività, uscire dalle case, le case, le case da gioco dicevo, che sono quasi così, ormai sono casa da gioco, da questi stanzoni, dove esistono questi masse di gioco che fanno bilibanocpiochipataprapipunpengpong... poi escono e patabinpraingbunabang. Completamente robbotizzati, e quando ho notato che loro non giocano con degli immagini, no, li conoscono già, sanno che arrivano prima, l'hanno giocato 200 volte, ormai conoscono lo scherma, ci si mettono 2 monete te lo fanno loro da solo tutto il percorso. Basta trovare il tasto dov'è , te lo fanno pitipunbran, uguale, preciso. Ora questa chiave ci fa capire che la vera creatività, il gioco della fantasia, si sta veramente massacrando, non so dove si arriverà, spero tanto in qualche soluzione, una pillola che si da al bambino prima di giocare, così che non venga contaminato del tutto. Va beh, il pezzo però ha un altro particolare che io devo illustrarvi. 10/02/12 469 469 12.09 Sala di Cesenatico 470 La velocità con cui viene raccontato, devo dire alcune delle cose per cui mi piace veramente in modo morboso raccontare questa storia, è il godimento che ho nell'imprimere questa velocità e questo ritmo e questa sintesi che deriva direttamente dalla struttura dal racconto dei misteri apocrifi. Ora se vi interessa c'è Einaudi che ha pubblicato già 10 anni fa, un testo piuttosto polveroso, ma veramente divertente, sugli evangeli, andate a leggervelo, non compratelo costa l'ira di Dio, così come ci sono altre edizioni mi pare Soari, poi c'è un altro di Trombeni di Verona, basta così, se no vi faccio una biblioteca. Ad ogni modo tutti questi qua sui evangeli apocrifi sono veramente straordinari, Ecco per esempio, per quanto riguardo il nostro comincio con la descrizione rapidissima del cielo, è pieno zeppo di stelle, una quantità industriale di stelle con una stella, ch'è quella cometa naturalmente, che arriva dentro a piedi giunti e comincia a schiaffeggiare le altre stelle per farsi posto~con le stelle ~ si arrabbiano, che si, poi ecco che appresso a questa stella cometa arrivano i tre re magi I tre re magi li conoscete tutti, c'è quello vecchio un pò irrancidito, ingrugnito che sta sul cavallo nero, 10/02/12 470 470 12.09 Sala di Cesenatico 471 importante l'allegoria, nero il cavallo del vecchio che bestemmia chè ha dei problemi fra il gluteo e la sella, sono tre giorni e quattro notti che va così sculacciando il proprio sedere e subito vicino c'è un altro che sorride dolcissimo ed è un re magio biondo, delicatissimo, con una corona d'argento e oro, mantello azzuro ecc. con cavallo bianco, altra allegoria importantissima, bianco il giovane sorridente, l'ingrugnito sul cavallo nero. L'altro, il terzo, lo sapete benissimo è un negro. Un nero su un cammello, ecco, la differenza dei re magi di classe. Il negro sta sul cammello. Sta sul cammello grigio. Nutro, quindi, e però devo dire, oltre ai coroncini è il più bardato di tutti, il più colorato di tutti, ha una faccio,, 45 denti che sorridono sempre e soprattutto canto. Che cosa deve fare un negro su un cammello in Palestina, vicino al deserto, che segue una cometa ? Canta! Come minimo, canta! Il vecchio invece è fuori dalla grazia di dio, non lo accetta, non lo supporta comincia a bestemmiare, lo insulta, non ne vuole sapere. E quindi vengono al diverbio e tutti insieme vanno verso Betlemme ed ecco di colpo appare nel cielo un arcangelo tremendo. Con una testa di capelli tutti, non ve lo descrivo, 10/02/12 471 471 12.09 Sala di Cesenatico 472 ma lo sai che questo viene giù con una velocità spaventosa, dal cielo, fa delle picchiate tremende, urlando: uomo di buona volontà ecc., andate a portare i vostri doni a Gesù> e spaventa non soltanto i pastori, ma anche le capre e le pecore, che perdono il pelo ed il latte al volo. Poi c'è questo presepio stupendo, arrivano dentro i pastori, arrivano anche i re magi, c'è S. Anna, la madre della madonna che ha una velocità di rapina dei doni ai pastori che li lascia appassiti, non li lascia neanche inginocchiare: via, via, tracciate, e li incasella tutti perbene col loro bigliettino indicano cosa o 'é dentro. Arriva subito l'angelo terribile con la spada di fuoco ad avvertire che bisogna lì. andarsene in Egitto perché c'era Erode che taglia ecc. C'è la fuga io Egitto, e questo naturalmente è il raccordo. Via, il linguaggio che uso è uguale e preciso a quello che uso in Mistero Buffo con un particolare che è un pò più arcaico e forse per questo un pò più comprensibile, più chiaro di quanto non sia in certi momenti qualche discorso. Ho detto tutto, cominciamo con "Il lo miracolo di Gesù Bambino" dall'evangelo apocrifo di proto-Matteo. 10/02/12 472 472 12.09 10/02/12 473 473 Sala di Cesenatico 473