annuario 2004/2005 Istituto di istruzione superiore “Primo Levi” via Biagi, 4 31044 Montebelluna (TV) tel. 0423 23523 fax 0423 602623 [email protected] www.liceolevi.it 2004/2005 Istituto di istruzione superiore “Primo Levi” Istituto di istruzione superiore “Primo Levi” annuario 2004/2005 Istituto di istruzione superiore “Primo Levi” Istituto di istruzione superiore “Primo Levi” via Biagi, 4 31044 Montebelluna (TV) tel. 0423 23523 fax 0423 602623 [email protected] www.liceolevi.it Sezioni Liceo Scientifico con bilinguismo Liceo Scientifico PNI Liceo Scientifico PNI – Fisica Liceo Scientifico Tecnologico Liceo Classico Dirigente scolastico prof. Lamberto Pillonetto Ringraziamenti Si ringraziano i colleghi che con il loro contributo hanno reso possibile la realizzazione dell’annuario. Angelo Guida e Claudio Perinot Realizzazione e stampa Grafiche Antiga, Cornuda (Treviso) introduzione 5 progetti 33 informazioni varie 71 chi siamo 79 La preoccupazione dell’uomo e del suo destino devono sempre costituire l’interesse principale di tutti gli sforzi tecnici. Non dimenticatelo mai in mezzo a tutti i vostri diagrammi ed alle vostre equazioni [Albert Einstein] 5 Presentazione l nuovo volume dell’Annuario del Liceo Primo Levi si propone come parziale testimonianza di un altro anno scolastico, il 2004-2005, che sta già nel nostro passato. Testimonianza parziale, non perché siano state ricostruite e ricomposte con fretta e approssimazione le tracce di un lungo percorso di attività; che, anzi, alla raccolta e al riordino della documentazione necessaria per comporre questo mosaico i professori Claudio Perinot e Angelo Guida, ai quali va unanime riconoscenza, hanno dedicato cura e premura, sollecitando alla collaborazione chiunque potesse (e dovesse) essere loro di aiuto nel lavoro. Parziale, pur essendo di alto valore, va considerata la testimonianza, perché sono la logica dei fatti e la natura stessa della scuola a rendere necessariamente incompleta la fotografia che si vorrebbe offrire di questo Istituto scolastico, così come di ogni altra istituzione educativa. Mi spiego: nella scuola si fanno tante cose, si portano a compimento tanti progetti, ma ciò che sta al centro e tutto giustifica è l’azione quotidiana di formazione e di istruzione, che di per se stessa non fa notizia e men che meno scalpore, si rinnova ogni mattina nella fedeltà a un disegno educativo, vive di relazioni sempre inedite e talora difficili, lascia traccia, e ci si augura sempre positiva e costruttiva, nel profondo di ogni persona coinvolta a vario titolo in questa “sfida” a servizio delle nuove generazioni. La qualità della relazione è la cifra della qualità della scuola e su questo devono concentrarsi l’attenzione di tutti e il bisogno di verifiche assidue. Tutte le altre iniziative che figurano nel lungo elenco dei “progetti” hanno questa attività quotidiana come centro a cui riferirsi e dal quale irradiarsi. Se così si comprendono, è giusto che nel bilancio pubblico di un anno scolastico, di cui l’annuario si fa portatore, esse acquistino rilievo e visibilità, a maggior ragione dal momento che alcune di esse (“sperimenta anche tu”, “scienza nelle scuole”, attività teatrale, giornalino di istituto, “certamina”, certificazioni linguistiche e d’altro tipo, olimpiadi varie, attività sportiva…) hanno consentito a singoli alunni, come pure a gruppi di alunni, di segnalarsi per prestazioni di eccellenza talora assoluta in ambito sia regionale che nazionale. Ogni buon risultato ne sollecita altri e sulla via di questa virtuosa emulazione il “Liceo Levi” intende proseguire. Il Liceo conosce in questi anni un momento di forte espansione. Ha superato “quota 1000” di iscrizioni e già si prevedono ulteriori avanzamenti. Tutto questo si può a buon diritto interpretare come un riscontro dell’apprezzamento che circonda l’Istituto, apprezzamento da ascrivere alla professionalità dei docenti, all’impegno e alla bravura degli studenti, alla collaborazione delle famiglie, alla dedizione del personale. Colgo doverosamente anche questa occasione della pubblicazione dell’Annuario per esprimere a tutti il grazie più sentito. Non mancano le difficoltà, immancabili in ogni impresa educativa; non mancano neppure alcune cause di disagio, dovute prevalentemente alla ormai insostenibile inadeguatezza delle strutture logistiche che ci vedono distribuiti in ben 4 sedi. Nulla, comunque, ci ferma dal perseverare nella volontà di ribadire i valori che ci ispirano e le finalità che intendiamo raggiungere. Il forte senso di appartenenza a questa istituzione farà sì che ognuno dia il proprio apporto al superamento degli ostacoli e alla individuazione di obiettivi di istruzione e formazione sempre più qualificati. I prof. Lamberto Pillonetto Dirigente scolastico 6 Conversazione con uno scrittore d’eccezione: Ferdinando Camon l 28 maggio 2005, nell’ambito della manifestazione Asolo libri. Festival della lettura, dei libri e degli autori. Nord Est, terra di scrittori, gli alunni delle classi III B e III F del Liceo “Primo Levi” hanno incontrato lo scrittore Ferdinando Camon. Hanno presentato l’opera complessa dello scrittore padovano, fatta di 12 romanzi, 3 raccolte di poesie, 6 testi di critica, oltre che da una serie lunghissima di interventi sui giornali. Costituita da cicli (ciclo dei primi e ciclo degli ultimi, due termini la cui derivazione e il cui significato evangelico risultano assolutamente evidenti; ciclo del terrore, dedicato agli anni del terrorismo in Italia; ciclo della famiglia; ciclo della coppia), l’opera, oltre a manifestare i campi di interesse dello scrittore, è la testimonianza di uno studio analitico di molti aspetti della nostra società. Attraverso la lettura di alcune pagine di Camon, tratte da Liberare l’animale, Un altare per la madre, Dal silenzio della campagna, La terra è di tutti, Mai visti sole e luna, La cavallina, la ragazza e il diavolo, sono stati approfonditi alcuni temi, in particolare: “la campagna”, ossia il mondo contadino veneto nella prima metà del secolo scorso, e “la guerra”; anche su questo secondo tema, la testimonianza è diretta, si fa spesso drammatica ed è proposta con immagini forti; la accompagna una riflessione triste: le tragedie della guerra si dimenticano rapidamente, soprattutto quando ci sono interessi economici; l’ex nemico tedesco diventa un ottimo partner d’affari; invece ricordare è una necessità. Prendendo spunto dalle parole e dalle letture degli studenti, Camon ha presentato se stesso e ha aperto il dibattito con i numerosi presenti. Si pubblica, con l’autorizzazione di Camon, la trascrizione di quell’incontro. Il testo è stato rivisto dall’autore. Lamberto Pillonetto I Questa lettura mi ha sollevato non pochi problemi. I contadini dei miei paesi non hanno amato i miei libri contadini; i sindaci volevano farmi un processo; mio padre e mia madre se ne vergognavano, volevano vendere lì e trasferirsi altrove. Eppure questi miei primi romanzi hanno rivelato il mondo contadino a chi non lo conosceva e, se si sono diffusi per il mondo, non è per merito mio, ma per l’interesse che questo mondo suscitava nelle aree fraterne della Terra. Quindi in Russia, in Ungheria, Bulgaria e Romania, in Francia, Germania, Stati Uniti, in Grecia, in Argentina, in Brasile… specialmente in Argentina, dove ho trovato molta fraternità, molta comprensione, molta sintonia che nel Veneto non ho conosciuto. Il Veneto della campagna profonda aveva vergogna di quella condizione e mirava ad uscirne per entrare nella condizione borghese del benessere e sperava che non restasse traccia del suo passato. Questa era la chiave con cui io leggevo quel mondo, un mondo che voleva liberarsi per entrare nel mondo opposto. Quando ho mandato il manoscritto a Garzanti, Garzanti a mia insaputa lo ha mandato a Pasolini, che era il suo principale autore. Pasolini mi chiamò una mattina presto, alle 5.00, e mi disse che non voleva dire a Garzanti: “Lo stampi”, ma voleva farci una prefazione. Ne fui onorato. Pasolini la mandò a Milano, io andai a Milano per leggerla, la lessi, la trovai sublime, generosa, enormemente generosa. Nelle prime 10 righe di questa presentazione citava Dante, Manzoni, Boccaccio e Verga. Ma era una prefazione sbagliata! Perché mi rimproverava di non descrivere una eternità del mondo contadino, ma lo sbocco del mondo contadino nel mondo opposto. Io sentivo che questo era il destino e che esprimere una eternità voleva dire inventare una Arcadia. Perché quel mondo oggi non è quale appare dai brani che qui avete letti? Perché non è un mondo grottesco, comico, miserabile, povero, emarginato, solitario, perdente, di uomini oligofrenici, casalinghi, inutili alla storia, spazzatura della nazione; era un mondo meraviglioso, di superuomini, di immensi valori: Dio, la Chiesa cattolica, la famiglia, l’autorità dei vecchi, la sopportazione, il risparmio, la sacralità della vita nascente, padre, madre, tuo figlio che viene prima di te, la fami- 7 glia, tu vieni dopo la famiglia, la fedeltà è tutto. Era un mondo tutto trincerato su una catena di valori enormi che valevano molto più della vita, che avrebbero avuto un premio, se applicati, un castigo, se disattesi, un mondo coerente, grandioso e fortissimo. Questo mondo è finito. Però questo mondo, che era della nostra campagna, era pure della campagna russa e della pustza ungherese e della meseta; era pure delle altre campagne del mondo; c’era tutta una serie concatenata di mondi incentrati su questi valori enormi. Un altare per la madre (titolo di Livio Garzanti; io lo avevo intitolato Immortalità; in Francia si chiama Apothéose; in America si chiama Memorial, in Brasile si chiama Immortalitade; insomma ogni lingua ha cambiato titolo) era questo: comincia con la morte, come avete sentito dalla lettura, con un funerale; ero molto amico di Pratolini in quell’epoca; andavo spesso a trovarlo; Pratolini ha un libro che io sentivo molto fraterno, che ho molto amato e che è Cronaca familiare, incentrato sulla morte del proprio fratello. Zurlini ne trasse un film molto fedele; chi non ha letto questo libro dovrebbe leggerlo, perché è uno dei pochi libri immortali del secolo scorso; ho passato intere domeniche con Vasco Pratolini, ma Pratolini aveva scritto questo libro sulla morte del fratello e il libro va verso la morte e si chiude con la morte, una morte da credente; le ultime parole sono: Sta scritto: “i poveri entreranno nel Regno dei Cieli”; se così è, la tua anima splende nel più alto dei cieli. Io ho costruito il mio piccolo libro come narrazione di un rito di salvezza. Muore una figura centrale della civiltà contadina, che è la madre; la famiglia non si rassegna alla morte e dall’inizio alla fine del libro lotta per inventare una vittoria sulla morte, e la trova. Il padre, aiutato da tutti, costruisce un simbolo sacro, che è appunto un altare. Un recente Concilio, il Vaticano II, aveva creato l’esigenza di un nuovo altare in ogni chiesa, perché la messa si celebrava da allora in poi con il sacerdote rivolto verso il popolo, e non più che voltava la schiena ai fedeli. Quando costruiscono un altare, lo collegano a tutti gli altari della cristianità, perché nell’angolo di ogni altare viene scavata una nicchia; lì vengono calate delle ossa, dei frammenti di ossa di qualche santo o martire delle vicinanze, e in questo modo tutti gli altari sono collegati tra loro, e questo buco viene sigillato. L’altare che io descrivo viene consacrato, viene offerto alla comunità, diviene proprietà di tutti; queste fasi: la consecratio, l’oblatio e la communio sono fasi di quel rito di salvezza che è la messa cattolica, ma sono anche le fasi di ogni rito di salvezza, greco-romano, pagano, tribale-africano, americano precolombiano, ripeto di ogni rito di salvezza. Ecco perché io credo di avere nel mio piccolo raccontato la forza salvatrice del cristianesimo originario, arcaico, della campagna veneta. Questo libro, oltre che in questi paesi, è stato tradotto anche nei paesi islamici; un editore integralista, barbuto, che non mi ha fatto mai conoscere sua moglie (io viaggio sempre con mia moglie, che è una specie di zingara, instancabile, insaziabile nella sua voglia di viaggiare; non fa in tempo ad atterrare a Mosca con un aereo che dice: “Si potrebbe andare a New York” ); mia moglie mi accompagnava anche in questo paese islamico, a cena con questo editore integralista, che la guardava come si guarda una prostituta perché una donna non sta bene in un ristorante in pubblico; mi portavano a parlare alla loro televisione, a fare 8 lezioni ai loro studenti nelle università e ho scoperto che hanno molto amato, loro islamici integralisti, questo libro cristiano originario integralista, perché i due misticismi, cuore con cuore, si toccano e si capiscono e si accettano. Dubito che abbiano capito chi è Gesù Cristo, che conoscono molto poco, chi è la Madonna, che cos’è un altare, che loro non hanno (infatti è stato cambiato il titolo Un altare, che nessuno avrebbe capito, gli hanno dato un altro titolo); però hanno molto sentito questa lotta e questa proposta di vittoria sulla morte. Una ragazza qui poco fa ha letto un giudizio di Sommavilla. Sommavilla è un gesuita intelligente che faceva recensioni su, non mi ricordo, La Civiltà cattolica o Letture. Incomincia la recensione con queste parole: “Un libro straordinario, un libro sacro”. Gli sono molto grato. Più tardi io scrissi La malattia chiamata uomo e La donna dei fili, che sono romanzi sull’analisi. L’analisi è un’esperienza devastante profondissima, che forma e plasma il rapporto dell’uomo con se stesso e con i suoi, con il padre e la madre, con i figli, con la vita e con la morte, rifonda il problema del rapporto con la fine, con la morte in maniera completamente rivoluzionaria. Ho molti amici che hanno fatto l’analisi: Paolo Volponi, ora morto, Bernardo Bertolucci, il regista, Ottiero Ottieri, ora morto. Tutti concordavamo, quando ci trovavamo, che l’analisi è molto più importante dell’università. Questo gesuita Sommavilla, recensendo La malattia chiamata uomo cominciò l’articolo dicendo: “Che disperazione! Dopo Un altare per la madre, La malattia chiamata uomo: un tonfo!” Lui non può capire. Essendo votato tutto alla sublimazione, a proiettare ogni angoscia e ogni dolore e ogni dubbio al di là della vita, al di sopra della vita, al di sopra dell’io, non poteva capire questo scavo, questo sprofondamento nell’io e questo esame: perché un sogno, perché un incubo, perché una paura, perché la morte? I preti del Veneto si riuniscono due o tre giorni all’anno in una villetta sul Lido del Cavallino e per 3 anni consecutivi chiamano un intellettuale del mondo 9 laico a fare con loro una conversazione su dove dovrebbero cambiare. Per 3 anni ci sono andato. Mi hanno chiamato proprio per Una malattia chiamata uomo e per La donna dei fili. E mi ricordo sempre che la mia tesi era: dovete modificare il vostro presupposto fondamentale che è: Extra Ecclesiam nulla salus. Dovete arrivare ad ammettere Etiam extra Ecclesiam salus. Un prete ancora giovane in prima fila mi guardò e sussurrò: Extra ecclesiam sola salus. Mi ha fatto male, ma ho capito che si era instaurato in lui un dubbio che evidentemente Sommavilla non aveva. Chiudo brevemente per dire: non ho fatto una narrativa patetica, ruzantiana, descrittiva di una sottoumanità schiacciata. Io ho scritto Un altare per la madre per descrivere una grande, immensa vittoria. Ero molto contento quando Moravia, presentando questo libro allo Strega, diceva: è un libro che Antonioni definirebbe “tecnicamente dolce”. Ero molto contento quando leggevo recensioni da civiltà straniere e nemiche: quella sovietica, quella islamica. Quando ho scritto i miei primi libri, mi sono fermato sulle impiccagioni e gli incendi nelle campagne venete ad opera dei tedeschi, e così io ho fatto un’opera di giustizia, un’opera di vendetta. Quando questi libri giravano in Russia, in Ungheria, in Germania Est e Ovest, un pool di magistrati tedeschi vennero a Montagnana, a Este, a Monselice, nei miei paesi, e si domandavano: “Cosa racconta questo scrittore italiano?” I libri erano pubblicati in Germania Est da Volk und Welt, a Monaco da Steinhausen, a Francoforte in edizione tascabile da Fischer; avevano una certa circolazione. Cosa dice questo scrittore italiano? Sono cose vere? Hanno preparato un processo; al processo tutte queste vittime di cui avete sentito erano rappresentate da un avvocato di Verona ancora vivo, che si chiama Guariente Guarienti. Egli era in perenne contatto con me, e il mio primo libro nella lingua tedesca era un documento a carico. La sera prima della prima udienza questo comandante della guarnigione tedesca di Este (aveva fatto 56 cadaveri in poche settimane tra fucilati e impiccati) è lì nel suo salottino che aspetta l’alba per andare alla prima udienza, ha questa montagna di documenti a carico davanti, vede la televisione che manda in onda un documentario sui miei paesi, con le foto degli impiccati, ha un infarto e muore sei o sette giorni dopo. Io l’ho ucciso. Ogni volta che ritorno nel paese di campagna, vado là dove c’è la lapide di un parente che è stato impiccato all’età di 21 anni. Non amo Dario Fo, perché in quel momento Dario Fo era tra i repubblichini; non era esattamente lì, non ha fatto esattamente quella cosa, ma era tra i repubblichini. Allora, ogni volta che vado lì, guardo la lapide di questo ragazzo, ci vado una volta al mese e dico: per te ho fatto quello che ho potuto e non è stato poco. Ho scritto sul terrorismo Occidente; mi sono documentato, sono andato notti e notti a prelevare materiale proibito e distrutto per ordine della magistratura, ma accessibile in una libreria neonazista di Padova, accanto alla facoltà di Lettere, aperta un solo giorno alla settimana, di giovedì, tra le 22.00 e le 24.00, e così ho costruito Occidente e in Occidente descrivo cos’è il terrorismo, come funziona, come si riuniscono le cellule nere e quelle rosse; ma le nere mi interessavano di più, questo delirio di uccidere, di fare la strage, di massacrare. Un anno e mezzo fa, quindi con immenso ritardo, navigando in Internet, trovo un rinvio del mio cognome alla strage di Bologna. Vado a vedere e trovo che l’Avvocatura dello Stato, la quale rappresentava lo Stato contro gli autori della strage di Bologna, che la polizia aveva individuato in una cellula nera, usava 11 pagine del mio Occidente come documento “che contiene il movente”, perché nella loro cellula questi stragisti si erano copiati a mano 11 pagine di “Occidente” e le usavano per spiegarsi a sé stessi. Sono le pagine in cui io descrivo, inventandola, una riunione di possibili assassini di massa, di stragisti, cosa si dicono, quali ragioni tirano fuori per colpire, per colpirci, per “inginocchiare il popolo”, per far sì che il popolo inginocchiato invochi un ordine, 10 Se vuoi descrivere ciò che è vero, lascia l’eleganza al sarto [Albert Einstein] quale che sia, e si rassegni alla perdita della libertà. Tre o quattro mesi dopo, sempre navigando, ho trovato che queste 11 pagine fanno parte anche della sentenza di condanna, come quelle che contengono il movente. Quindi questi stragisti si erano impossessati di queste pagine per meglio chiarirsi, per meglio spiegarsi e per fare della loro operazione l’attuazione di un sogno che io nel romanzo descrivo come un delirio. Perciò ogni volta che vado a Bologna, esco dalla stazione, guardo la lapide, vedo questi nomi e anche lì dico: “Ho fatto quello che ho potuto”. Aver aiutato la magistratura a trovare il movente e quindi arrivare a una ipotesi, non è poco. Io non sono uno scrittore che concepisca la letteratura come menzogna. Ho fatto parte della giuria del premio Viareggio e tra i diversi premiati una volta abbiamo premiato, anche con il mio voto, Giorgio Manganelli. Manganelli ritira il premio e poi incontra i giornalisti che gli chiedono: “Adesso perché un lettore dovrebbe comprare i suoi libri?” E lui: “Ma per carità, io lo sconsiglio.” E quelli insistono: “Ma lei che cosa dice nei suoi libri?” “Ma io non dico niente, dico il contrario di quello che so; la letteratura è menzogna”. Non è la mia teoria. La letteratura è potente, la letteratura ha una responsabilità, la letteratura ha una durata; io credo in questo. Io ritorno ogni tanto in quelle campagne, ma ci ritorno con l’angoscia di aver ben presente che cosa abbiamo perso. Abbiamo perso l’idea di padre e di madre, l‘idea di famiglia. La mia famiglia non ha niente di paragonabile alla famiglia che aveva mio padre. Io sono un suo figlio; i miei figli non sono miei figli. Non hanno il senso della “filialità” che avevo io. Gli anziani, poi, i nonni di una volta erano onnipotenti, intestatari di tutto; se tu comperavi un trattore, era il vecchio che doveva firmare le cambiali. Lo si prendeva, il vecchio tremava, lo si sosteneva da ogni parte, così riusciva faticosamente a firmare le cambiali e si comprava il trattore. Il vecchio doveva essere intestatario fino alla morte; c’era un proverbio che significava “mai fare testamento”, perché altrimenti, una volta 11 fatto il testamento, i figli ti danno un calcio e ti mandano via. Il proverbio: “Chi ga fato testamento, el xe morto in quel momento”. Le campagne per me sono un immenso cimitero dove sono sepolti valori enormi che non saranno mai più recuperati. Nato in quel mondo in perdita e attraversata quella crisi, ho continuato a descrivere altre crisi (terrorismo, analisi, coppia, civiltà). Sono un narratore della crisi, cioè sono un narratore parziale, ma non di un mondo piccolo, meschino, insignificante. Qualche volta sono andato a sentire congressi della Democrazia Cristiana e non mi trovavo, del P.C.I. e Berlinguer e non mi trovavo; andavo con Inge Feltrinelli e con Volponi; Berlinguer faceva discorsi di 6 ore e poi Volponi diceva: “Bello, eh!?” Replicavo: “Sì, ma non ha parlato dei contadini!” E Volponi: “Ma i contadini non contano”. Era un errore ed è ancora un errore. È stato un mondo potente, un mondo grandioso che per passare da quello stadio a questo ha perso tutto. Questa perdita si ripete oggi. I poveracci che vengono qui da tutte le parti del mondo (sono in generale contadini che non sanno fare altro, sanno zappare, badare alle bestie, raccogliere i pomodori) nel giro di 2 o 3 generazioni ascenderanno ad un piccolo primordiale stato di benessere, ma avranno perso tutto: il senso della famiglia, la tradizione, il loro Dio, la loro religione. È la stessa trafila: ascendi nel benessere, perdi nell’etica! Il viaggio è stato questo; io sono il piccolo, trascurabile narratore di questa perdita etica. Domanda: Nelle prime poesie lei ha scritto che il Veneto era “fuori storia” e oggi come lo vede? È “nella storia” o è ancora “fuori storia”? Risposta: La mia interpretazione è molto drastica: quella civiltà è morta; era contrassegnata da una serie di condizioni di feticismo; non era cattolicesimo, era un feticismo: si inchiodavano croci sugli alberi, si facevano processioni per le campagne, si facevano tridui per la pioggia, contro la pioggia, contro la tempesta, contro la siccità. Era un esteso feticismo. Tra l’altro io vengo da un paese che da secoli ha un prete che è un potente esorcista. Anche adesso il prete di quel microscopico paese è un esorcista. Vengono a lui da tutto il Veneto, anzi dalle Tre Venezie; quando lui fa gli esorcismi, a partire dalle 6 del mattino, addirittura staccano il numeretto, perché la fila è lunga, e si mettono in fila, per fare l’esorcismo alla donna, alla ragazza (ad essere indemoniate sono quasi sempre ragazze e donne; si vede che il diavolo è poco “omo” e molto “etero”). Quella civiltà è morta. I miei figlioli non la capiscono nemmeno; non ho mai parlato con loro di queste cose. Adesso il secondo figlio, che insegna a Bologna, è andato via, ha liberato la stanza; vedo che aveva molti miei libri; li ha anche segnati, ma non ha mai proferito verbo. Sono appena stato in America dal primo figlio, che vive a Los Angeles; percorrendo il corridoio del suo salottino vedo che ha i libri miei tradotti in America, vedo che li ha letti, ma non ne ha mai parlato. La mia idea è che quando uno comincia a scrivere dovrebbe cambiare nome e non rivelarsi mai; il libro altera il rapporto tra padre e figlio, marito e moglie, figli e genitori; non bisognerebbe che l’autore fosse fisicamente individuato. Ogni volta che io mi sono presentato, ho ricevuto degli smacchi, delle umiliazioni tremende. Pochi anni fa sono andato ad un incontro, non ricordo se con i Lions o il Rotary; una donna s’avvicina e mi chiede: “È 12 lei l’autore…?” E io: “Sì”. Questa mi guarda con sguardo critico e deluso e fa: “La credevo diverso!” E io: “E come mi credeva?” E quella con aria di disprezzo mi dice: “Più ascetico!” L’aspetto fisico non risponde mai a quello che uno ha immaginato attraverso la lettura. Una volta avevo un appartamentino in affitto ad Asiago, costava molto poco, una casa abbandonata, senza riscaldamento, aveva una stufa a kerosene; per avere 14-15 gradi la facevamo rombare tutta la notte e non scaldava mai; avevo perennemente tonsillite, malattie; compravo da mangiare in un negozio e ad un certo punto il negoziante mi fa: “La vedo sempre che compra il pane, il burro, la marmellata. Lei è uno scrittore. Scrive libri di ricette, vero? Venga domani; quando chiudo, le spiegherò come si fa il branzino al sale!” Avevo un unico coinquilino in questa casa, era un boscaiolo; questo boscaiolo un giorno mi ferma e mi fa: “Mi dicono che lei scrive libri come Mario Rigoni Stern. Ho capito tutto!” E io: “Che cosa ha capito?” “Lei viene qua, fa i libri e poi con la macchina li porta in pianura!” Una volta vado dal lattaio e avevo un libro sotto il braccio. Il lattaio mi chiede: “Ha scritto un nuovo libro?” “No, non è mio. È un libro di un altro autore.” E lui: “Ma lei legge i libri scritti dagli altri?” E da tipico uomo del Nordest aggiunge: “Ah, per tener d’occhio la concorrenza!” D.: Lei ha citato lo scrittore Mario Rigoni Stern. Lei ha scritto un epigramma contro questo autore. Volevo capire che cosa ne pensa. R.: Mario Rigoni Stern è un grande scrittore italiano. Io sono stato per alcuni anni presidente degli scrittori italiani associati nel P.E.N.1 e come tale candidavo da solo al Premio Nobel. Il primo scrittore che io ho candidato al Nobel, e lo ho informato, è stato Mario Rigoni Stern. Poi ho candidato Andrea Zanzotto, poi Antonio Tabucchi, poi ho fatto fare una votazione ai 1 L’International P.E.N. Club (Poets, Essayists, Novelists) è un’associazione mondiale fondata a Londra nel 1921 e conta 135 centri in tutto il mondo. È aperta a scrittori, traduttori e giornalisti senza distinzione di nazionalità, razza, colore o religione. Promuove la libertà d’espressione in tutto il mondo e si oppone ad ogni forma di oppressione delle libertà intellettuali. miei iscritti che hanno indicato Alda Merini e ho candidato Alda Merini dissentendo. Ma Rigoni Stern lo ho candidato motu proprio, in piena convinzione; quindi lo considero uno scrittore fra i grandi nel mondo. Ma devo dire: la descrizione della guerra, delle stragi, delle ritirate, delle conquiste, delle sconfitte, ha continuamente i toni, i timbri della grandiosità che sono una faccia della seduzione e quindi non sono narrazioni che allontanano, che sbigottiscono, ma sono narrazioni che attraggono, che seducono; dopo aver letto un grande libro di Mario Rigoni Stern, tu non odi la guerra, non odi la catastrofe, non odi la ritirata; in qualche modo sei coinvolto nella spirale della seduzione. Questo accade spesso. Kurosawa è un grande regista di guerra; ma non è contro la guerra; ama gli eserciti, ama le casacche, ama le divise, ama le bandiere, ama le frecce, ama gli schieramenti; sono forme di seduzione; anch’io sono sedotto. Quando una compagnia teatrale francese ha messo in scena il mio romanzo: La malattia chiamata uomo (in Francia si chiama La maladie humaine ed è stata rappresentata per quattro anni consecutivi grazie ad un geniale attore, a un geniale protagonista), la prima sera io, che sono molto timido, non volevo andare a questa rappresentazione teatrale, mi vergognavo un po’; c’era la prima di “Ran” di Akira Kurosawa in una piazza parigina; sono andato a vedere Kurosawa, preferendolo a me stesso. Magnifica opera! Ma mi son detto anche lì: è sedotto e produce seduzione. Questo è il mio rimprovero a Rigoni Stern, un rimprovero mescolato al senso di ammirazione per la grandezza e la sapienza di questa seduzione. Credo che lui non l’abbia capito; candidandolo al Nobel io, in qualche modo, gli volevo far capire che le due cose vanno insieme: “Ti considero seduttivamente pericoloso, ma ti considero grande!” D.: In Un altare per la madre ho trovato un piccolo brano che mi è sembrato interessante e ricco di significato. Desidero chiedere a lei quale sia il vero significato, come debba essere interpretato. 13 R.: Qual è il punto? (L’interlocutore dice qualche parola: “Da piccolo….” e Camon subito prende a parlare.) Ogni volta che vado nelle scuole vengo interrogato su questo breve passo. È un capitoletto di 6 righe. Quel capitoletto contiene una svolta che è questa: fino a lì si era parlato della vita, del funerale… Da quel momento in poi si guarda ciò che è difficile guardare, cioè la morte, ciò che è impossibile guardare, cioè la morte. La morte è qualcosa di fronte a cui lo sguardo balza indietro, rifugge. Benedetto Croce diceva: “Via i bambini dalle tombe!” Ma da quel momento lì in poi, il protagonista, che parla in prima persona, guarda anche questo evento della massima sconfitta dell’uomo, ciò che gli esistenzialisti chiamavano “lo scacco” per eccellenza, e cerca di capire dove è il punto debole, dove si può “dare scacco allo scacco”, dove si può trovare un pertugio dal quale uscire. E il libro lo trova. Il libro è la narrazione di questo simbolo di salvezza per il quale non il principe, non il condottiero, non il grandissimo (penso alle “urne dei forti” di Ugo Foscolo), ma il miserabile, il reietto, lo sconosciuto, la contadina, la analfabeta può trovare la salvezza e la gloria fra le glorie, cioè la salvezza eterna. Da quel momento lì incomincia questa strada. Allora quel capitolo dice che non bisogna fare come quel bambino che diceva alla mamma: “Lavami, ma non bagnarmi”. Non bisogna fare come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia nella speranza di non essere visto. “Sei” visto! La realtà è questa e la devi affrontare. Se vai in analisi, fai un’esperienza assolutamente grandiosa, devastante e costruttiva, esperienza nella quale risenti il peso e il senso delle parole che nell’uso quotidiano hai perduto, non significano più nulla; quando in analisi c’è un quarto d’ora di silenzio, tuo e dell’altro, la prima parola che viene pronunciata, per quanto ovvia, per quanto banale, è tale che tu non la dimentichi più; è come un pesciolino sollevato dalla balena quando vien su dall’abisso; tu da lì vedi tutto; l’analisi è fondante. Però è stato detto, e io ci credo: di qualunque cosa parli, in realtà l’uomo parla sempre della propria morte. E io penso che qualunque cosa l’uomo faccia, anche un libro, un ponte, una strada, un figlio, lo fa sempre per sfuggire alla propria morte. Penso cioè che la grande spinta all’azione sia quella. Come anche la grande paralisi: se non riesci a trovare questa spinta, resti schiacciato, resti paralizzato; sei fritto; la tua vita non ha più senso. Quel punto del libro segna questa svolta, la svolta a guardare l’inguardabile, a tener l’occhio fisso fino alla fine per trovare uno scopo, un piccolo spiraglio, un microscopico tunnel, attraversato il quale vai di là. Non so. (Camon si rivolge a colui che gli ha posto la domanda) Tu hai questo libro in mano? Posso vedere la copertina? Ecco, non in quella edizione. In edizioni successive e nelle edizioni straniere più recenti ho messo 4 righe che dicono: “Quando moriva un parente, gli antichi gli mettevano una moneta in mano oppure su un occhio, affinché potesse pagarsi il viaggio nell’aldilà, il traghetto, e trovare gli amici, gli eroi, i grandi, i giusti, i salvati e insomma salvarsi. Vorrei (lo dico in queste 4 righe) che, quando sarà il momento, questo libro mi fosse messo tra le mani come un lasciapassare: l’ho scritto per questo scopo e per nessun altro”. Ho visto che questa intenzione e questa dichiarazione funzionava, trovava comprensione, anche nelle culture atee, come quella comunista, anche nelle culture islamiche; ho visto che questo è un bisogno di tutti; sotto sotto tutti hanno questa paura, solo che non se ne parla; la nostra civiltà, la nostra cultura ci ha insegnato che non si può e non si deve parlarne. Io abito al quinto piano; di fronte a me abitava una coppia che aveva un figlio; il figlio morì di tumore; nessuno era stato informato, nessuno sapeva nulla; la coppia abbandonò quell’appartamento e se ne andò; tutti scoprirono la cosa, perché andandosene mise in vendita il garage e siccome tutti hanno bisogno di un garage, allora la cosa fu scoperta; non c’è la condizione per parlare della fine. Abbiamo sempre degli amici che stanno finendo; in questo momento ho un’ami- 14 ca; sono andato a trovarla; è certamente nell’ultima fase, c’era molta gente nella sala; si è parlato di molte cose, non di questa; è considerato inelegante, è considerato rozzo, è considerato violento, ma nella Morte di Ivan Il’jc, Tolstoj descrive dei momenti in cui Ivan Il’jc riceve la figlia che sta per andare a teatro, riceve i parenti che subito dopo se ne vanno, ma lui soffre perché vorrebbe che si parlasse di questo, che si parlasse di lui e si piangesse. La morte è diventata un indicibile e allora la vita (l’ho scritto in qualche articolo), la vita dell’uomo contemporaneo passa attraverso queste fasi; fino a 40 anni dice: “Fortissimo mio padre, mi insegna tutto”; a 50 anni dice: “Voglio essere come lui; non c’è un buco nel suo sistema”. A 60 anni dice: “Però, qualche cosa mancava!” A 70 anni dice: “Accidenti c’era un grosso buco, un grosso vuoto.” A 80 anni quel buco diventa tutto e allora dice: “Il sistema era completamente sbagliato”. Tutti noi siamo installati in questo circolo maligno e malefico e diciamo: il nostro normale commercio linguistico, il nostro galateo consiste nel percorrere tutto questo circolo facendo sempre finta di non avere il minimo sospetto che lo sbocco finale è quello, ma lo sbocco finale, mio fra poco, tuo un po’ in là nel tempo, è questo. D.: È stata letta, prima, la poesia Elegia per i bambini ed è stata avvicinata all’articolo I figli col sede- re di burro. Vorrei chiederLe qualche spunto in più su quello che pensa delle nuove generazioni e qualche spunto anche per il miglioramento. R.: Elegia per i bambini è una poesia molto breve, scritta allora per i bambini della campagna che nascevano in un mondo abbandonato, vivevano uniti, parlavano soltanto dialetto, facevano i primi gradi delle elementari e basta, vivevano una vita priva di relazioni, priva di cultura, non sapevano niente di niente, conducevano una vita “fuori storia”. Il libretto in cui uscì quella poesia (voi l’avete letta in un libro più grande che si chiama Liberare l’animale) si intitolava Fuori storia. L’articolo su I figli con il sedere di burro era un articolo che dava ragione a un prete di non so quale paese del Trevigiano che, un anno fa, facendo una predica, disse: Questi ragazzi non sanno fare niente, ricevono tutto, le mancette pesanti e sostanziose, vanno a mangiare la pizza e a bere la birra, poi vanno in discoteca, pagano anche per le ragazze, hanno il motorino, qualcuno anche l’auto, lavorano molto presto, non sono attaccati alla cultura, non hanno capito il senso di avere un titolo di studio, fanno la bella vita, non sanno cavarsela di fronte a niente, se vanno, poi, sotto le armi, alcuni addirittura si suicidano. È vero! Io non ho mai visto una quantità di suicidi come fra le reclute appena arruolate. Io ho fatto il servizio militare; ho fatto la Scuola Ufficiali a Lecce poi ho comandato un reparto d’alpini per un anno; era molto duro; abbiamo passato 2 mesi senza mai vedere una casa, dormendo sotto la neve; avevamo un collegamento radio con la base che non funzionava; quindi persi, a quota alta, oltre il limite della vegetazione, là dove c’era neve pura e basta. Ma i miei alpini erano contenti! La resistenza era totale! Allora non capisco questi ragazzi che frignano, del servizio militare hanno paura e si lamentano di tutto. Un particolare che mi ha sconcertato e che mi provoca in profondo disapprovazione e disprezzo: convivete, andate con le ragazze e convivete; un anno, due anni, tre anni; vi sposate perché state bene 15 insieme, e dopo sette mesi divorziate. Mi spiegate queste storie? Il matrimonio è un impegno, è una durata; la vita comporta anche un adattamento, uno smussamento degli angoli più acuti della propria personalità. Non avete capito una cosa: la vita non è che sia bella, non è che sia brutta, non è che sia facile, non è che sia difficile, ma ha una condizione che la rende temibile: è irripetibile! Tutto ciò che sprecate, è sprecato per sempre. Quando affronto una esperienza che deve essere fondante, questa deve fondare. Questo il senso del mio articolo sui ragazzi con il sedere di burro, articolo che ha avuto un successo sorprendente, è stato letto in un sacco di scuole, vari presidi mi hanno scritto di mandarglielo via e-mail, l’hanno appeso davanti alle aule delle loro scuole; vari preti hanno fatto la predicazione con quell’articolo; condivido quella tesi, su tutti i ragazzi, compresi i miei figli. D.: Ho notato sia in questo articolo che abbiamo letto anche in classe, sia in altri articoli riguardanti la guerra, delle posizioni molto rigide, simili a quelle che sta esponendo adesso, posizioni senza alternativa; anche il fatto di scrivere solo per vendetta, solo per criticare sempre, non lascia spazio ad altre posizioni. R.: Non mi considero un letterato, non scrivo letteratura, non sono uno scrittore, non partecipo alla vita degli scrittori, non frequento salotti, non partecipo a niente. Se si fanno dei convegni fra scrittori come si fanno delle volte a Roma, in Sicilia, non è che gli scrittori mi invitino. Se mi invitano, sai perché? Come è successo a Roma; si è tenuto un grande convegno; mi invitano perché vengono i francesi, vengono i Russi e chiedono: “Viene anche Camon?” Allora mi invitano, se no se ne dimenticano. Allora ci vado, vado con mia moglie, mi pago il biglietto del treno, arrivo là, fatalità non mi è stata prenotata la camera d’albergo; vado in un altro albergo, pago il treno e pago l’albergo, non mi rimborsano mai, poi scopro che tutti loro sono andati in prima classe, spesati. Io capisco di essere un corpo estraneo. Non considero la letteratura un elemento giocoso o un elemento comunicativo; non la trovo un elemento artistico o estetico e di abbellimento; la considero, come tutto, uno strumento etico, che ha importanza, o non ha importanza, se ce l’ha eticamente, se ce l’ha moralmente; e allora da quando ho incominciato a scrivere in poi, mi è capitato sempre di avere delle proteste da fare. Per esempio: perché il mondo contadino era ignorato? Perché tutta la letteratura era operaia? Perché tutta la politica era operaia? Allora io ho fatto una specie di “vendetta dei non detti, dei non raccontati, dei non conosciuti” sul mondo che invece doveva conoscerli. Poi è venuto Olmi che ha fatto L’albero degli zoccoli; è venuto Bertolucci che ha fatto Novecento. Io ho molto apprezzato Novecento. Ho fatto delle recensioni entusiastiche sentendolo come un film fraterno. Bertolucci mi ha ricambiato dedicandomi un’intera pagina su Paese Sera (era un bel giornale che unificava tutta l’ intellighenzia italiana) e da quel momento ho sempre dato la voce alle condizioni che non hanno voce. Per esempio, La malattia chiamata uomo e La Donna dei fili sono la voce di chi va in analisi e che non ha mai raccontato questo rapporto che è il rapporto tra un debole e un potente, anzi è il rapporto fra il più debole e il più potente, perché tutta la vita di casa, di famiglia, di lavoro, di politica, di sesso, di rapporto con il marito, di litigate con i figli, di incubi, di malesseri, di paure, di panico dell’ascensore, della strada, del preside, del prete, tutta la vita di chi va in analisi viene consegnata a chi guida l’analisi; è come un rapporto di schiavitù; nulla ti puoi tenere per te; non è che questo accada realmente e si compia così; non è che in 4 anni consegni tutto: perversioni, manie, sesso, successi, patimenti; non ce la fai; però devi avere la disponibilità a consegnare tutto; questa disponibilità a consegnare tutto fa sì che l’analisi funzioni e che il tuo cambiamento scatti; l’analisi è una guerra civile di te contro te stesso; se tu vai in analisi e dici: parlo di tutto tranne che Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore [Albert Einstein] 16 del fidanzato, tranne che di come faccio sesso con lui, tranne che della mia omosessualità, come ha fatto Pasolini… Pasolini, all’ottava seduta con Musati, disse: “Parlerò di tutto fuorché della mia omosessualità”. Musati replicò: “Parlerà anche di quella”; Pasolini disse: “No! Perché quella è natura!” E Musati: “Sì! Perché quella è cultura”. Pasolini, di fronte a questo strazio, ha avuto una crisi di angoscia e ha interrotto. La mia ipotesi è che se avesse superato la crisi e non avesse interrotto, sarebbe ancora vivo, perché la mia tesi è: Pasolini è morto così come dice la versione ufficiale, non come dicono tanti, come dice Antonio Tabucchi che nel Corriere della Sera ha scritto: “Camon piglia spesso delle cantonate”. Per me è morto così come dice la versione ufficiale. Anche Moravia alla fine si è ricreduto. Pasolini ha preso la sua Alfa Romeo metallizzata, è andato alla Stazione Termini; ora andava dal lato sinistro, ora dal lato destro, guardando la stazione da Piazza dei Cinquecento; sul lato di via Marsala s’è fermato, ha raccolto questo ragazzino che era minorenne, hanno concordato il prezzo; strada facendo il ragazzino ha detto che aveva fame; si sono fermati al ristorante Al Pommidoro; il ragazzino ha mangiato spaghetti e pollo; Pasolini ha pagato con un assegno; siccome Pasolini è morto quella notte, il gestore di questo ristorante si è tenuto l’assegno come ricordo e ad ogni cliente che poi arrivava e che lo chiedeva mostrava l’assegno. Sono arrivato anch’io; ho chiesto: “Posso vedere l’assegno?” Risposta: “No, perché me l’hanno rubato!” Un avventore che mi aveva preceduto era scappato e si era tenuto l’assegno. Poi sono andati al lido di Ostia e hanno fatto questo gioco erotico; il ragazzo onestamente s’è prestato, fu pagato. A un certo punto, finito il gioco e tutto, Pasolini osò qualcosa che il ragazzo non gradì; trovò un bastone e inseguendo il ragazzo, lo urtò con la punta del bastone sul coggige; il ragazzo s’infuriò e si voltò e cominciò la lotta. Appena Pasolini cadde, il ragazzo, che era stato condannato più volte per furto d’auto e che era un ladro d’auto, balzò sull’Alfa Romeo per la quale era lì, lui sperava di rubare quell’Alfa Romeo, mise le chiavi e partì; il corpo di Pasolini era di traverso, un po’ defilato; l’auto era parcheggiata dentro la porta di calcio di questo campetto; fuggendo il ragazzo poteva andarsene, ma sterzò bruscamente di m. 2,5 per (s)cavalcare il corpo di Pasolini; l’auto di 12 quintali entrò sul corpo con la ruota posteriore sinistra, si spezzarono le costole, queste entrarono nel cuore e il cuore si fermò. Quindi Pasolini è morto per questo; non ci fu nessun complotto fascista. Mi permetto di dire queste cose che secondo me sono la verità ed emergeranno come la verità, diventeranno la verità ufficiale. Bisogna che passi qualche anno perché non ci sia più qualcuno che, secondo me, si senta urtato da questa morte. Io sono eterosessuale. Ma non provo nessuna ripugnanza per questa morte, se non (l’ho scritto varie volte su vari giornali) per un particolare: il ragazzo era minorenne; tu non compri corpi di minorenni solo perché sei in grado di pagarli; che tu sia di destra, che tu sia di sinistra, questo non lo devi fare! Lì ci fu una colpa che ritengo tale; non è questione di omosessualità; è questione di pagamento di corpi di minorenni. Direi lo stesso se un eterosessuale trova una minorenne e la paga. Non mi importa niente che lei sia consenziente; il consenso della minorenne non vale; voi siete studentesse. Sto scrivendo una raccolta di pensieri che spero esca presto. C’è un pensiero che dice: il professore del quale le studentesse non si innamorano è un cattivo professore; il professore che si innamora di qualche studentessa è un cattivo professore. Ho reso l’idea? D.: Una domanda e una richiesta. Rispondendo prima ad un ragazzo, lei si è fatto mostrare la copertina del volume che aveva in mano e ha fatto riferimento a varie edizioni o riscritture. In questo modo lei ci ha introdotto nella sua officina di scrittore. Ebbene, quante sono le riscritture di un testo, di un’opera? Quanta influenza hanno queste riscritture, visto che la sua opera non è mai 17 finita? E ora una richiesta; questi studenti hanno colto e apprezzato lo spirito critico presente nelle sue opere; essi frequentano un Istituto che è intitolato a Primo Levi. Lei ha avuto il privilegio di dialogare con Levi prima della sua morte. Potrebbe lasciare a questi ragazzi un ricordo di questo importante testimone che noi ogni anno ricordiamo nel Giorno della Memoria, cercando di non fare celebrazione, ma di fare conoscenza e di trasmettere conoscenza? R.: Quel libro a cui lei si riferisce (Un altare per la madre) e la cui copertina ho chiesto di vedere, io lo scrissi 19 volte e mandai queste stesure a Livio Garzanti. Rimpiango che Livio Garzanti non faccia più l’editore; uomo autoritario, intrattabile, però costruttivo, abile, grande organizzatore. Il catalogo Einaudi allora era più ricco, più letterario, più ideologico; il catalogo Feltrinelli più sperimentale; il catalogo Garzanti mi risultava più fraterno; vi erano tanti scrittori (Gadda, Parise, Volponi, Pasolini, ecc.) che io stimavo e sognavo di entrare, seppure molto piccolo, nel catalogo con loro. Livio Garzanti scelse una delle prime stesure, la terza, e ha fatto bene; l’opera, nel tempo, era diventata molto più corposa e conteneva molto più vita del protagonista in città. La stesura giusta era quella e non è detto che colui che scrive l’opera sia il miglior giudice della sua opera. A un certo momento non ha più capacità autocritica. Prima vi ho detto che frequentavo Pratolini, ma anche Pasolini, Bassani, Volponi, Ottieri. Pratolini me lo ricordo per una confessione che mi faceva frequentemente: “Io lavoro di notte, tra mezzanotte e le quattro; lavoro accanitamente, fumando come un dannato; alle 4 rileggo quello che ho scritto e dico: Neanche Tolstoj! Vado a dormire, mi alzo dopo 5 o 6 ore, rileggo e mi cadono le braccia”. Questo per dire come oscilla la capacità autocritica dell’autore. Venendo a Primo Levi, egli, secondo me, fu mal capito. E fu mal capito da Natalia Ginzburg, perché fu lei a leggere il manoscritto di Se questo è un uomo e a rifiutarlo, non un anno, ma più anni. Quando Levi morì, Claudio Magris pubblicò un articolo sul Corriere della Sera e l’articolo cominciava così: “È morto uno scrittore le cui opere ce le troveremo davanti al momento del Giudizio Universale”. Allora io dico: se a te editore arriva un’opera che l’umanità si troverà davanti al momento del Giudizio Universale, come fai tu consulente a rifiutarla? Allora cambia mestiere! Se non senti questo libro, che cosa senti? Secondo me fu un enorme errore di Natalia Ginzburg. A quel punto Levi disse: “Eh sì, è stata una cattiva lettura di un consulente.” Chiedo: “Di chi?” e lui: “Se spegne il registratore, lo dico.” Lo spensi e lui disse: “Natalia Ginzburg”. Perché Levi non fu capito? Che cosa rappresenta Levi? Che cosa dice Levi? Levi è il narratore della massima colpa che la storia abbia mai conosciuto. Non al grado più alto in cui questa colpa fu commessa (altri l’hanno patita a un grado più alto; Claude Lanzmann ha fatto un film intervistando i sopravvissuti e lì vedi quelli che sono scampati alle selezioni, quelli che sono stati maltrattati, sono stati oggetto di esperimenti; questi piangono, si torcono, oppure, appena sentono la domanda, svengono, cioè non possono più dire. Levi, invece, può dire: è il narratore della massima colpa umana non al grado più alto in cui è stata commessa, ma al grado più alto in cui era ancora esprimibile. E l’ha espressa. Era un chimico; il chimico è uno che studia le reazioni di un elemento al contatto con un altro elemento. Nel lager egli studiò queste reazioni: l’elemento del potere assoluto di vita o di morte e l’elemento dell’impotenza assoluta (la riduzione a cosa che può essere soppressa senza renderne conto); Levi è il descrittore di ciò che succede nella combinazione fra queste due condizioni del massimo potere e della massima impotenza, dove l’esercizio del potere è irresponsabile, non risponderà mai a nessuno e quindi può diventare capriccio e la sofferenza dell’impotenza non è umana e quindi non conta, non vale nulla. Il fatto di aver permesso che il libro della mia conver- 18 sazione con Primo Levi fosse tradotto dal Museo di Auschwitz fa sì che io venga invitato più volte all’Università di Cracovia e ogni volta mi portano ad Auschwitz. Sono diventato amico del direttore del Campo di Auschwitz, il quale ogni volta mi accoglie con festa e mi racconta sempre nuove cose. Le cose che ho appreso, al di là di ciò che Levi ha raccontato, sono: le uccisioni avvenivano come capriccio; colui che ammazzava un prigioniero che tentava di fuggire andava in licenza premio; nel campo si era all’inferno: se l’inferno esiste non ha una struttura diversa, il sadismo non è diverso… All’ingresso di Birkenau c’era una tabella con parecchi contrassegni, simboli e colori, che dovevano consentire alle SS di riconoscere, passando per il campo, il tipo di prigioniero che si incontrava e la colpa per la quale era stato recluso nel lager. L’ebreo era lì per una particolare colpa, che era questa: essere nato. La colpa di essere nato ha una sola espiazione: la morte. Allora gli ebrei erano lì per scontare la colpa di essere nati. Levi è il descrittore di questa condizione. Il mio problema con Levi è questo. Io, cattolico, consideravo Levi come il corpo del reato della storia cattolica. Non è, come credeva lui, vittima del nazismo, perché il rapporto tra l’Europa cristiana e le minoranze ebraiche è passato attraverso diverse fasi: la fase della conversione coatta, la fase dei ghetti, la fase della soluzione finale. Queste fasi applicavano i seguenti principi: il primo principio diceva: “Potete vivere tra di noi a patto che diventiate come noi. Convertitevi!” Non si convertivano. Allora scattò, secoli dopo, la seconda fase che diceva: “Non siete diventati come noi; allora non potete vivere tra di noi; andate da un’altra parte.” E nascevano i confini dei ghetti. Lo sterminio è la terza fase, che dice: “Non potete vivere né in mezzo a noi, né separati da noi; in tutte le parti del mondo vi cercheremo e vi elimineremo.” La Chiesa cattolica ha affrontato questo problema e s’è posta la domanda: “Siamo noi colpevoli? C’è nella nostra dottrina una colpa riguardo allo sterminio?” Ha risposto di no, perché attribuisce lo sterminio a un progetto di purificazione della razza e di purificazione del territorio che è un progetto pagano, che fonda una civiltà non cristiana. Secondo me questa impostazione è sbagliata e questa risposta è sbagliata, perché la domanda deve essere posta su tutte e tre le fasi: “Siamo noi colpevoli dell’invito, anzi dell’obbligo alla conversione coatta?” Risposta: “Sì!” “Siamo noi colpevoli della reclusione nei ghetti?” Risposta: “Sì!” La Chiesa deve interrogarsi su tutte e tre le fasi, non sull’ultima soltanto! Al fondo della sua dottrina il cattolicesimo considerava la non conversione, la non salvezza eterna, un danno maggiore rispetto alla perdita della vita; considerava un premio enorme la conversione dell’altro e concepiva, e in parte concepisce ancora, il rapporto con l’altro, appartenente a un’altra religione, a un’altra idea di Dio, a un’altra idea di salvezza eterna, possibile solo a un fine: l’assimilazione dell’altro a noi; se non c’è questo fine, il rapporto con l’altro non va perseguito, va impedito, va abolito. Come dicevo prima, questo è insito nel principio cattolico dell’Extra Ecclesiam nulla salus, principio che torturava anche Dante. In un canto della Divina Commedia, il canto dell’Aquila, l’Aquila, composta da spiriti celesti, sorvola alta su Dante e dice: “Io vedo nel tuo pensiero prima che tu parli. Tu ti poni il problema: uno nasce in riva all’Indo e non ha mai sentito il nome di Cristo e non conosce la legge di Cristo, si comporta bene e tuttavia viene dannato. Perché?” (Io studente di liceo e poi studente di università mi dicevo: “Ci siamo!”). L’Aquila che rappresenta Dio risponde: “Or tu chi se’, che vuoi sedere a scranna/ per giudicare di lungi mille miglia/ con la veduta corta d’una spanna?” (Dante, Paradiso, canto XIX, vv. 7981). Ma che risposta è questa? Io sono un uomo colpevole, ma tu che rappresenti Dio dovresti dirmi il motivo. E l’Aquila non lo dice. Fellini, in Otto e mezzo, si pone lo stesso problema: Mastroianni va dal cardinale che sta “passando le acque” in una località termale, è macilento, rivestito di un lenzuolo: Gli assi- 19 stenti dicono a Mastroianni: “Sia delicato, l’Eminenza è molto stanca”. Mastroianni non sa cosa dire e dice: “Io non sono felice.” Il cardinale alza a stento la faccia sofferente, e dice: “Ascolta, ascolta il canto di questi uccelli. Gli antichi lo chiamarono Diomedeo, perché si racconta che quando Diomede morì, questi uccelli accompagnarono la sua anima all’Ade.” Ma che risposta è mai questa? L’interlocutore insiste; il cardinale alza il dito sentenziando: Extra Ecclesiam nulla salus! È significativo che da Dante sino a Fellini, tutti siamo stati tormentati da questo principio: perché extra Ecclesiam nulla salus? Se nulla è la salus, allora è obbligatorio portare tutti intra Ecclesiam, anche uccidendo. Questo principio noi lo abbiamo applicato. Ora, come ben vediamo, si affaccia un’altra civiltà che applica questo principio contro di noi. È il principio per cui gli infedeli non hanno scampo. E gli infedeli ora siamo noi. Questo principio farà ancora storia per decenni o per secoli. Noi facemmo storia con questo principio; un’altra civiltà si affaccia e fa storia con il medesimo principio. Quindi viene ripristinata una condizione che non termina. Levi fu vittima di questa condizione. Io ho voluto molto bene a Levi; sono andato spesso a trovarlo; lui si lamentava molto di essere poco e mal tradotto in Francia. Io ho molto insistito presso il mio grande editore francese, Gallimard, inviando tutte le opere di Levi, perché le pubblicassero. Mi rispondevano: “Non ci piace” e lo respingevano. Io replicavo: “Ma come non vi piace? Ma l’avete letto?” Gallimard segue una procedura per arrivare a pubblicare un libro: manda il manoscritto a tre consulenti, all’insaputa uno degli altri due, i quali hanno la possibilità di esprimere il parere con un punteggio fino 3. Per essere pubblicato il libro deve raggiungere il punteggio pieno (tre punti) di tutti e tre i consulenti; nel caso di due 3 e un 2, l’editore attribuisce a sé il diritto di decidere. Al di sotto di questo punteggio il libro viene respinto. Ebbene: Levi raggiungeva due 2 e un 3 e la pubblicazione dei suoi libri veniva respinta. Io allora chiamai il quotidiano Libération e dissi: “È un danno per voi non conoscere questo autore; datemi due pagine e io ve lo presento al pubblico francese.” Levi muore; era un giorno di sabato; io il martedì successivo ricevo una sua lettera; penso che Levi, il sabato precedente, prima di uccidersi, sia uscito e durante la consueta passeggiata abbia imbucato la lettera; la apro e trovo che è una lettera piena di progetti: Levi, se può servire, è disposto a mandare altre copie delle sue opere a Gallimard; vuole sapere quando usciranno su Libération le pagine che lo riguardano, ecc. Era una lettera piena di progetti. Libération fece l’articolone su due pagine. Un secondo editore entra in competizione con Gallimard per i diritti soprattutto con riferimento a I sommersi e i salvati. La contesa si risolve solo grazie a quella lettera, che io fornisco in fotocopia a Gallimard. Di fronte alla volontà esplicita, potremmo dire testamentaria, di Levi di uscire presso Gallimard, l’altro editore (Albin Michel), per rispetto, si ritira, e Levi diventa una colonna del catalogo Gallimard. Immeritatamente, così come immeritatamente, dopo il rifiuto, la casa editrice Einaudi ebbe Levi nel suo catalogo. Chi prima è stato rifiutato, diventa una bandiera, ma né l’una, né l’altra casa editrice se lo meritava. Ad ogni sistema autocratico fondato sulla violenza fa sempre seguito la decadenza, perché la violenza attrae inevitabilmente. [Albert Einstein] 20 Ferdinando Camon dal vivo, un incontro stimolante ccade spesso, quando un insegnante suggerisce la lettura di un libro, che gli studenti rispondano con diffidenza e scetticismo alla sua proposta, prefigurandosi già complicate relazioni su un testo noioso, che non desterà in loro il minimo interesse. La questione è diversa se la proposta è quella di incontrare dal vivo l’autore, dopo aver letto le sue opere, e di presentarlo ad un pubblico dialogando direttamente con lui. È quanto avviene nella rassegna letteraria Asololibri, che ogni anno organizza incontri con scrittori famosi anche a livello internazionale, coinvolgendo in modo diretto gli studenti delle scuole medie superiori, impegnati nella presentazione degli ospiti e delle loro opere. All’ultima edizione di Asololibri (maggio-giugno 2005), dedicata agli scrittori del Triveneto (“Nordest terra di scrittori” era il titolo) hanno partecipato anche due classi del Liceo Levi, 3F e 3B, curando la presentazione dello scrittore padovano Ferdinando Camon. L’idea, lanciata dai docenti di lettere Susanna Bolzonello e Angelo Ceron, è subito sembrata un modo inconsueto e stimolante di avvicinare e conoscere un nuovo autore e gli studenti l’hanno accolta con entusiasmo. Il punto di partenza è stata, naturalmente, la lettura personale di alcuni dei romanzi di Camon, delle sue poesie e dei suoi articoli giornalistici. Poi il lavoro è continuato in classe con l’analisi delle opere conside- A rate, l’esposizione dei loro contenuti e la ricerca di affinità o differenze nello stile e nelle tematiche affrontate. Originale è stata la modalità di presentazione scelta per la serata di Asolo: dato che degli studenti di terza superiore non possono essere critici letterari, presentare l’autore attraverso la lettura di poesie e brani tratti dai suoi romanzi è sembrata la via migliore, e in grado di coinvolgere un maggior numero di ragazzi. L’incontro con Ferdinando Camon, avvenuto domenica 29 maggio 2005, è stato senza dubbio un’esperienza stimolante, sia per il fatto che gli studenti si sono misurati con la lettura di fronte ad un pubblico, sia perché hanno potuto ascoltare dalla voce dell’autore la sua esperienza letteraria e le sue considerazioni sulla società di oggi. È evidente, anche dalle sue opere, che Camon considera il mondo moderno una realtà in profonda crisi, in opposizione al mondo contadino del secolo scorso, fondato su valori forti come la famiglia, l’amore, la pietà, che oggi sono andati perduti. Le sue critiche non hanno risparmiato il mondo dei giovani di oggi, sempre più incapaci, secondo lui, di prendere decisioni, di essere indipendenti e responsabili, e sempre più con “il sedere di burro”. Non sempre e non su tutto ci siamo trovati d’accordo con lui; è stato comunque interessante ascoltarlo e porgli domande dirette, cui egli ha risposto per quasi due ore con molta franchezza. Francesca Daniel, 3F Visita al Campo di Concentramento di Mauthausen authausen, nell’Alta Austria, a pochi chilometri da Linz, è ogni anno una delle tappe d’obbligo per alcune classi del Liceo “Primo Levi”. La “memoria” dell’eccidio del popolo ebraico, capitolo significativo del progetto formativo dell’Istituto, si traduce, nell’esperienza di visita ai campi di sterminio nazisti, in un momento forte, a tratti sconvolgente, di conoscenza, di approfondimento storico, di riflessione personale. Fino all’Anschluss (annessione) dell’Austria al III Reich (1938), Mauthausen fu conosciuta più per le cave di granito che fornivano a Vienna la più parte dei pavés, che per essere già un carcere duro per prigionieri di guerra, criminali comuni o detenuti politici. Dal 1938 al 1945 il nome di Mauthausen fu associato a una delle realtà più sinistre del regime nazista: nel campo furono sterminate più di 200.000 persone. Rimangono alcune baracche dell’epoca; rimangono soprattutto le camere a gas e i forni crematori. Mauthausen si distingue dagli altri campi per la “scala M Il primo portone d’accesso al Campo. Al centro, la “Scala della morte” che conduce alla cava di granito. 21 22 Il camino dei forni crematori. della morte”: 186 gradini irregolari e sconnessi che portano alla cava di granito; di là scendevano i prigionieri e risalivano piegati in due da grossi blocchi di pietra molto spesso pesanti fino a 50 kg; lungo questa precipitavano, esausti per la denutrizione, il freddo e le angherie dei sorveglianti, trascinandosi dietro i compagni delle file accanto in un groviglio orrendo di membra straziate e maciullate. Accanto alle baracche sorgevano le prigioni; sulla parete di una delle celle un detenuto ha lasciato scritto: “Se un Dio esiste, un giorno mi deve rendere ragione!”. Tra il 1938 e il 1945, i cittadini di Mauthausen vissero accanto a questo campo. Essi non videro? Non udirono? Non sentirono l’odore proveniente dai camini? Non parlarono di quanto accadeva accanto a loro, neppure quando vedevano le fiumane di deportati salire dalla stazione ferroviaria al campo? Il campo fu liberato dalle truppe americane il 5 maggio 1945. Ora è lì, adagiato su uno stupendo, e perciò stridente, paesaggio collinare, bello e apparentemente bucolico, custode silenzioso del ricordo di migliaia di violenze, drammi e morti. Il campo è stato visitato il 6 marzo dalle classi 4 e 5 liceo scientifico sez. C; è stato visitato pure dalle classi 5 sez. A del liceo scientifico e 4 sez. A del liceo scientifico tecnologico che il 17 marzo, di ritorno da Praga, hanno fatto sosta a Mauthausen. Lamberto Pillonetto Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima [Albert Einstein] Essere genitori: un’avventura che non finisce mai irca 3 anni fa è venuto nella nostra zona don Antonio Mazzi, che ha tenuto un interessante incontro sui figli. Mi sono rimaste impresse le metafore che ha usato parlando dei figli: I figli sono come un fiume in piena; i figli sono come un grande albero; i figli sono come gli aquiloni. Pensando come madre ai miei tre figli, tutti e tre alunni di questa scuola (il primo ha finito il liceo 6 anni fa, il secondo si è appena diplomato, il terzo ha 15 anni), la metafora del fiume in piena rende bene l’idea. Sono proprio un fiume in piena i ragazzi a queste età: un fiume carico di acqua, talvolta impetuoso, difficile da contenere. Gli argini siamo noi genitori, sono gli insegnanti, gli educatori, gli animatori parrocchiali. La nostra preoccupazione non deve essere la forza dell’acqua: è importante che l’acqua non vada dispersa, ma raggiunga il mare, e che gli argini tengano. Quando ci sono certe piene… certe risposte, certi comportamenti aggressivi, un genitore si chiede dove ha sbagliato, cosa può fare per riallacciare la relazione. In certi momenti è impossibile tenere gli argini da soli. Pensando alla mia esperienza, ho visto che una parola, un’attenzione, un messaggio di qualche insegnante può essere fondamentale, perché esprime l’autorevolezza di un adulto senza l’ansia e la tensione del genitore che si trova più emotivamente coinvolto nell’esperienza educativa. In tal modo si possono smussare certi angoli, creare un dialogo meno intriso di tensione: rafforzare l’argine. Un supporto notevole in questa direzione è offerto proprio dal Liceo scientifico frequentato da tutti e tre i miei figli, che hanno avuto la fortuna di avere insegnanti competenti ma al tempo stesso esigenti e non troppo indulgenti. Sono convinta, in effetti, che educare non significa solo accompagnare i ragazzi con premurosa attenzione, ma anche responsabilizzarli e motivarli, inducendoli a “faticare” per ottenere quei risultati che non possono essere conseguiti senza C una regolare applicazione. Sarà ovviamente inevitabile qualche insuccesso, di fronte al quale però essi non dovranno abbattersi; così pure non dovranno esaltarsi per le “vittorie” conseguite, ma farne un trampolino di lancio per nuovi traguardi da raggiungere. I figli sono come un grande albero. In questi anni, con tutte le proteine che diamo ai nostri figli, essi crescono tantissimo. Hanno un fusto lungo, lungo, ma le radici – mi chiedo – sono sufficientemente profonde e radicate sul terreno per garantire a questo grande albero robustezza anche di fronte al vento, soprattutto a quello violento e improvviso che spesso coglie impreparati? Serve che intorno all’albero ci sia un terreno ricco di humus in cui le radici affondino bene e che non manchino sali minerali e vitamine indispensabili. A tal proposito, ho apprezzato le iniziative offerte dal Liceo, finalizzate a “far memoria” dei grandi drammi del nostro tempo, come l’Olocausto e la Shoah, in un’ottica di educazione alla pace e alla solidarietà tra i popoli. Anche quest’anno [NdR: a.s. 2005/2006] la proposta di riflessione sulla figura di don Lorenzo Milani e la sua singolare esperienza educativa presentata da un testimone della scuola di Barbiana, offerta sia ai ragazzi che ai genitori, è stata altamente significativa in ordine a un impegno educativo esigente e senza sconti, ma nel contempo quanto più possibile coinvolgente, in grado di far sentire i ragazzi protagonisti della loro crescita. A rafforzare inoltre valori quali l’amicizia e la condivisione sono stati di grande utilità i laboratori teatrali, che hanno dato l’opportunità a studenti e insegnanti di lavorare più attivamente insieme e di valorizzare anche qualità forse meno “scolastiche” ma più legate all’autentica personalità di ciascuno. Come madre, ho potuto apprezzare, grazie anche a tali esperienze, che questa scuola tenta di offrire una formazione ad ampio spettro, non limitata ai tradizionali programmi scolastici. 23 24 Tutto ciò concorre a creare terreno fertile, che garantisce ai nostri ragazzi una robusta crescita, a partire da valori autentici: la coscienza morale, infatti, si forma interiorizzando ideali trasmessi dai genitori, dagli insegnanti, dagli educatori, con cui ci si identifica poiché li amiamo e li stimiamo al tempo stesso. E poi c’è la potatura: non basta la mano del genitore, serve anche quella dell’insegnante per potare bene una pianta, se vogliamo che i nostri figli non si accontentino della mediocrità, né si allineino conformisticamente alle mode, ma allarghino i loro orizzonti e si aprano a méte importanti. La personalità si forma davvero solo se l’individuo impara a controllare i propri impulsi immediati e a dilazionare i propri desideri. La personalità si irrobustisce non solo lasciando spazio alla spontaneità e creatività, ma insegnando anche l’autocontrollo, l’autodisciplina, la capacità di rinviare la gratificazione in nome di un obiettivo più grande da raggiungere. I figli sono come gli aquiloni. Per volare bene, gli aquiloni devono essere preparati con cura, con passione, ma arriva il momento in cui bisogna avere il coraggio di lasciarli andare. E qui, personalmente, come madre, devo dire che è proprio dura… L’adolescenza, che inizia con la pubertà, è una vera e propria metamorfosi. Parte dal corpo e giunge fino al cambiamento della personalità e del carattere. Questo sconvolgimento mi ha trovato impreparata, soprattutto col primogenito, perché anch’io ho dovuto cambiare per capire la nuova realtà di mio figlio e i suoi bisogni del tutto particolari, per comprendere e soprattutto accettare il nuovo stile di relazione fatto a volte di tensioni e di vere e proprie sfide. Questo marcato contrasto di mio figlio nei miei confronti era, a ben vedere, inevitabile: la sua non era cattiveria, ma una legittima esigenza di distacco dalle originarie relazioni familiari per inserirsi in quelle sociali più ampie. In effetti col secondo e col terzo figlio è andata meglio: comprendendo il significato di questa loro opposizione, mi sono più facilmente adattata. Ricordo, in proposito, il ruolo positivo di alcuni insegnanti, che hanno fornito alla classe stimoli e orizzonti culturali e sociali più ampi. Quando mio figlio, a diciott’anni, ha deciso di passare l’estate a Londra cercandosi un lavoro, non solo ha migliorato la sua padronanza linguistica e ha acquisito maggiore autonomia, ma ha vissuto un’esperienza di vita particolarmente impegnativa (trovar casa, lavoro, convivere con gente di altre nazionalità e culture diverse) e comunque arricchente. “Tirarmi un po’ fuori” dalla vita dei figli mi ha chiesto di lavorare molto su me stessa. Infine arriva il momento in cui bisogna lasciarli andare, liberarli in volo perché possano costruire la loro vita autonomamente. Dobbiamo dare loro speranza, confidando nelle loro qualità, anche se essi non sempre agiscono come vorremmo: ma non si può negare loro il diritto di sbagliare. E qui il discorso mi sta un po’ stretto, perché questo filo di nylon che regge l’aquilone io cerco di tenerlo stretto stretto e faccio davvero fatica a dipanarlo. Mi pare che, se l’aquilone rimane a una lontananza contenuta, tutto funziona meglio… tutto è più sotto controllo. Di fatto non è il distacco fisico dai figli, ma la separazione affettiva che mi impone di rivedere i miei atteggiamenti, per non vivere tale distacco come una perdita. Ciò sarà possibile se saprò considerare che i miei figli stanno crescendo e “prendendo il volo”, e stanno riempiendo la loro vita di altri modelli, relazioni, sogni, ideali per i quali la vita valga la pena di essere vissuta. Annamaria Gallina 25 Il destino dell’universo “ l destino dell’universo… grande collasso, grande esplosione o dolce espansione, ovvero Einstein aveva ragione quando diceva di avere torto?” Questo è il titolo di una interessante lezione-conversazione tenutasi il 26 Maggio presso la nostra scuola. In questa occasione abbiamo avuto un prezioso momento di approfondimento sui temi più caldi della ricerca cosmologica. Il relatore, Antonio Riotto, ora dirigente ricercatore per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), è riuscito con linguaggio semplice ma al tempo stesso rigoroso, a dare una panoramica dello “stato dell’arte” della moderna astrofisica. Dalle sue parole abbiamo capito che negli ultimi sette-otto anni siamo entrati in una sorta di “età dell’oro” della cosmologia, in quanto, grazie ai nuovi strumenti tecnologici, è stato possibile cercare delle evidenze sperimentali sempre più accurate alle varie teorie interpretative dell’origine, dell’evoluzione e del destino dell’universo. Fin dal 1929, grazie a Edwin Hubble, attraverso il fenomeno del redshift delle galassie, sappiamo che l’Universo si espande; tale espansione ha avuto inizio circa 14 miliardi di anni fa con il Big Bang. È ormai accettato il modello inflazionario secondo il quale, nei primi 100 secondi di vita, l’universo, da una minuscola regione subatomica, avrebbe subito una enorme espansione dello spaziotempo che avrebbe dato origine alle prime strutture: tutto ciò che vediamo ora non sarebbe altro che il prodotto “amplificato” di questi primi 100 secondi. Tra le questioni più dibattute nell’ultimo secolo di ricerca fisica c’è sicuramente la modalità di espansione dell’universo. Se infatti nel 1917 Einstein era convinto della stabilità dell’universo, tanto da proporre l’introduzione di una Costante Cosmologica per equilibrare gli effetti gravitazionali, già nel 1934 egli stesso, a seguito delle scoperte di Hubble, confessava a Gamow che l’introduzione della Costante Cosmologica nelle sue equazioni era stato “il suo più grosso errore”. Ora i dati sperimentali (osservazione di supernovae che esplodono nelle galassie più lonta- I ne) sembrano confermare non solo una espansione dell’universo ma addirittura una sua accelerazione. Al fine di dare un modello interpretativo del fenomeno alcuni fisici negli ultimi anni, riprendendo la vecchia idea di Einstein della Costante Cosmologica, hanno introdotto una ipotetica “energia oscura” sulla cui esistenza il dibattito è ancora acceso. È chiaro che tanto più “oscura” è una grandezza fisica tanto più richiede indagini teoriche e sperimentali. Nei mesi scorsi, Riotto e altri tre astrofisici sono riusciti a dare una nuova interpretazione del fenomeno evitando di ricorrere all’energia oscura ma prevedendo che nella fase inflazionaria si siano create delle “increspature” dello spazio tempo il cui effetto (così come un’onda del mare) amplificandosi è giunto sino al momento attuale. Questa ipotesi, pur ancora in discussione Il relatore prof. Antonio Riotto durante la conferenza. 26 all’interno della comunità scientifica, risponderebbe quindi a un principio di semplificazione, tante volte auspicato nella ricerca scientifica in quanto l’espansione verrebbe giustificata nell’ambito della sola teoria della relatività classica rendendo inutile l’introduzione della energia del vuoto finora invocata. Nei prossimi anni si cercheranno conferme o smentite delle vari ipotesi avanzate. Importante sarà il previsto lancio del satellite SNAP (SuperNovae Acceleration Probe) che permetterà di rilevare il comportamento di numerosissime supernovae. Il relatore a tal proposito non si è lasciato sfuggire una riflessione in merito al rallentamento che stanno subendo tutti i finanziamenti da parte americana su questo fronte perché economicamente più impegnati verso la “conquista di Marte”, sicuramente meno importante ai fini di capire l’origine dell’universo, ma ovviamente molto più attraente e appagante da un punto di vista mediatico. L’incontro è perciò stato l’occasione per sentire quasi in tempo reale e dalla viva voce di un protagonista, gli umori, le attese e le questioni aperte più spinose. I nostri studenti hanno poi avuto l’opportunità di apprezzare un possibile curriculum per fare ricerca scientifica di alto livello. Antonio Riotto ha infatti brevemente ripercorso la sua esperienza professionale dalla laurea a Padova, al dottorato di ricerca alla SISSA di Trieste, al lavoro in Italia e all’estero per i più prestigiosi centri di ricerca (INFN, Normale di Pisa, CERN di Ginevra, Fermilab di Chicago). Il requisito fondamentale comunque per fare ricerca è il fattore delle “3P”, cioè “Passione, Passione, Passione”, con queste parole il prof. Antonio Riotto ci ha dato appuntamento ad un, speriamo prossimo, appuntamento magari aperto a tutta la cittadinanza. Roberto Marazzato La fisica contemporanea è basata su concetti qualche volte analoghi al sorriso di un gatto che non c’è [Albert Einstein] 2005: Anno Internazionale della Fisica ’Assemblea Generale dell’ONU, con la risoluzione 58/293 del 16 Giugno 2004, ha proclamato il 2005 Anno Internazionale della Fisica (International Year of Physics) ad un secolo da quel 1905 che fu un vero e proprio annus mirabilis per la comunità scientifica. Quell’anno, Einstein pubblicò su “Annalen der Physik” una serie storica di lavori in cui introdusse la teoria speciale della relatività, l’interpretazione quantica dell’effet- L to fotoelettrico, l’intercambiabilità fra massa ed energia e il moto browniano come conseguenza della teoria cinetica molecolare del calore. Ecco quella formidabile sequenza: 17 marzo, memoria sui quanti di luce Über einen die Erzeugung und Verwandlung des Lichtes betreffenden heuristischen Gesichtspunkt (Su un punto di vista euristico sulla generazione e trasformazione della luce); 11 maggio, prima memoria sul moto 27 browniano Die von der molekularkinetischen Teorie der Wärme geforderte Bewegung von in ruhenden Flüssigkeiten suspendierten Teilchen (Sul moto di particelle in sospensione in un fluido in quiete, come previsto dalla teoria cinetica del calore); 30 giugno, prima memoria sulla relatività ristretta Elektrodynamik bewegter Körper (Elettrodinamica dei corpi in movimento); 27 settembre, seconda memoria sulla relatività ristretta Ist die Trägheit eines Körpers von seinem Energieinhalt abhängig? (L’inerzia di un corpo dipende dal suo contenuto di energia?), contenente la relazione E=mc2; 19 dicembre, seconda memoria sul moto browniano Zur Theorie der Brownschen Bewegung (Sulla teoria del moto browniano). Questo grande personaggio, capace di sconvolgere con quegli articoli il modo di concepire la Fisica, capace di usare una matematica sofisticatissima e fino ad allora confinata nella sfera della pura ricerca teorica, è la stessa persona che è riuscita a scrivere un libro come “L’evoluzione della Fisica” (Ed. Boringhieri) dove sono contenute tutte le vicende di questa Disciplina fino agli anni trenta del secolo scorso, raccontate senza utilizzare una sola formula. Spiegare cose molto difficili in modo che tutti possano comprenderle è una qualità che solo in pochi possono vantare. Anche questo è un tratto del genio. Ad Einstein viene attribuita la frase, “Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna.” Leggendo quel libro tutti hanno la percezione di sentirsi dalla parte della nonna. L’anno mondiale della Fisica, oltre a suggerirci la rilettura del “testo” di Einstein indicato, ci ha indotto a leggere e riflettere su quanto è stato scritto da più parti in questa occasione. Particolarmente interes- sante ci pare l’editoriale di Carlo Bernardini, fisico, apparso sul numero di dicembre 2004 della rivista “Sapere”, da lui diretta. Lo riportiamo integralmente fra virgolette. “Nel 1905, ormai tanti anni fa, di punto in bianco, lo spazio, il tempo e la materia “non furono più quelli di una volta”. La rinuncia, per l’uomo della strada, si faceva di botto assai pesante: ma anche per il filosoEinstein in una foto del 1905. fo, il letterato, il teologo, per tutti quelli, insomma, che di solito vanno a caccia di tranquillanti concettuali. Lo scatolone imbottito di etere entro il quale era conservato lo spazio immutabile svaniva, l’idea di un orologio universale buono per ogni viaggiatore andava in fumo, la vellutata uniformità dei fluidi continui si sgranava come un mucchio di fagioli atomici. Persino la luce si mutava in mazzetti di aghi colorati. Entrava in scena l’osservatore, a seconda che si movesse e rispetto a chi. Tutto acquistava una materialità insospettata ma mutevole con il moto, granulare ma corposa; un punto in moto rispetto a un altro (chi si muove, dei due?) vedeva lunghezze dilatate, tempi allungati, la sua stessa massa appariva gonfiata. La materia marcava luoghi eccezionali in vicinanza dei quali tempo e spazio si sarebbero addirittura incurvati, di lì a poco, come se ne avvertissero il peso. Bertrand Russell aveva scritto, ironicamente, che la fisica classica, di Newton, piaceva agli inglesi perché aveva la regolarità degli orari ferroviari; ora, con la crisi della simultaneità, andavano in crisi le coincidenze, i vagoni in viaggio si deformavano, i sedili si potevano sgretolare in pulviscoli indivisibili... Era il “senso comune”, il “realismo classico” che stava andando a farsi benedire: come scrisse più tardi Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finchè arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa. [Albert Einstein] 28 McCormack, i fisici classici avrebbero provato incubi notturni. E così fu. Oggi la crisi è superata e le persone che rifiutano la relatività di Einstein o la meccanica quantistica appaiono, nell’ambiente scientifico, come “matti” senz’altro commento. Ma quei matti discendono da una moltitudine di illustri scettici o increduli, che meriterebbe di analizzare nel loro pensiero esitante di fronte al nuovo. Gli atomi apparivano assurdi ancora a Ostwald e Mach, dopo esserlo stati per Fourier; la relatività fu addirittura avversata come dottrina ebraica, incompatibile con la purezza del pensiero tedesco (di Stark, Lenard e molti altri). L’anno mirabile 1905 stava portando a un salto di qualità troppo grosso per il pensiero e la cultura degli uomini: le idee in grado di interpretare e ordinare lo studio del mondo in condizioni estreme (velocità confrontabili con quella della luce, dimensioni microscopiche come quelle di un atomo) non potevano più essere contenute nel linguaggio dell’esperienza comune, quel linguaggio che aveva consentito di esprimere con elementare chiarezza che la massa (la sostanza) dei corpi è indistruttibile, che la luce è fatta di onde che trasportano, come vibrazioni dell’etere, energia determinata dall’ampiezza di quelle vibrazioni (elettromagnetiche), che tutto è riconducibile a meccanica deterministica e la casualità non ha alcun ruolo in fisica. Il linguaggio che si impone attraverso l’anno mirabile è più matematico di quanto Galilei avrebbe osato supporre: una nuova generazione di specialisti stava per nascere, accanto agli sperimentatori, ai matematici e ai fisici matematici ibridi della tradizione ottocentesca: i fisici teorici. Alcune figure di transizione governeranno in modo ammirevole la transizione verso questi continenti ancora abitati da sole tribù di matematici isolati e scontrosi: in pieno ‘800, Hamilton con le sue idee sulla possibilità di unificare meccanica e ottica; poi Maxwell, Kirchoff, Wien, Boltzmann, Poincaré e, particolarmente, l’olan- dese Lorentz, per citare solo i più grandi. Ma intanto, la fisica aveva acquistato un ruolo di primissimo piano nella costruzione di rappresentazioni mentali di potenza senza precedenti, in grado di scavare negli angoli più riposti e remoti della realtà. Da quell’epoca in poi, appena un momento nella storia dell’uomo, oltre alle nuove chiavi di lettura del mondo nella sua estensione più vasta e completa, dagli atomi ai confini dell’universo, si fa strada una elaborazione di linguaggi senza precedenti che allo stesso tempo rende potentissima l’indagine e la recide dal linguaggio comune. Le tecnologie, che per secoli s’erano attestate sulle macchine semplici e che dalla fine del ‘700 avevano contribuito a creare e sfruttato il pensiero astratto della termodinamica per ideare motori efficienti, cominciarono a servirsi di ciò che era generalmente invisibile agli esseri viventi, campi, atomi, energie potenziali racchiuse nelle strutture materiali elementari: attraverso di esse, l’opinione pubblica aveva sentore del fatto che qualcuno avesse messo le mani su immense riserve di invenzioni future: era nata l’dea di progresso. Come in tutte le vicende umane, l’impatto sociale aveva generato interessi materiali, avidità e gelosia, concorrenza, perfino corruzione. I fisici cominciavano a mescolarsi con i politici, i militari, gli imprenditori e cominciavano anche, perciò, a subire i vizi tipici di questi ambienti. Non credo che tutte queste vicende negative possano attribuirsi alle aperture iniziate con l’anno mirabile; ma penso che una analisi obiettiva delle conseguenze indesiderate delle mirabilie di quell’anno sarebbe istruttiva. E però devo insistere sul fatto che è necessario sia obiettiva, perché molte analisi non obiettive sono state già fatte e hanno portato a integralismi pericolosi e insensati: un antiscientismo diffuso che mette la scienza alla radice di ogni male, un rifiuto pregiudiziale della razionalità e via discorrendo. Pensiamoci.” (articolo di Carlo Bernardini) Ennio Poletti Dio non gioca a dadi [Albert Einstein] 29 I protagonisti di ieri e di oggi Abbiamo intervistato due colleghi che hanno rivestito un ruolo significativo nella storia del nostro Istituto: Aldo Franceschini, storico Vicepreside e Giuseppe “Bepi” Bettolo, tecnico di laboratorio per oltre vent’anni. • Come è arrivata al liceo? Con che esperienza? Bettolo: ho iniziato nella scuola nel 1969, come educatore negli istituti per l’infanzia della provincia di Treviso. Poi, nel 1978, dopo un corso di aggiornamento effettuato presso l’Università di Padova, mi sono trasferito al Liceo, come tecnico di laboratorio. Ho insegnato al Liceo dal 1978 al 2000, con qualche periodo anche presso il Liceo di Valdobbiadene. Quindi, al momento di andare in pensione, avevo 31 anni di servizio. Franceschini: Il mio primo incarico è stato presso la Scuola Media di Fonte e Crespano, dove sono stato il primo insegnante, il ‘fondatore’ della scuola. Avevo appena ottenuto la Maturità a Luglio, quando il Sindaco mi chiamò per dirmi della possibilità di diventare il primo insegnante della nascente scuola. Accettai e subito dopo ricevetti la nomina del Preside. Rimasi fino al 1968, sempre come insegnante di Lettere. Nel 1969, mi trasferii alle Magistrali di Montebelluna sotto i presidi Mirra e Liserre. In vista del nuovo ruolo, sicuramente molto più impegnativo, mi ero preparato benissimo su tutto il programma, studiando a fondo, per esempio, tutto Dante. Un lavoro incredibile. A fine anno, c’era la valutazione del preside, il quale aveva a disposizione giudizi quali Ottimo, Valente, e via dicendo. Mi aspettavo l’Ottimo, vista la mia preparazione. Ottenni “Valente” e ne fui molto deluso e amareggiato. Nel 1970 andai al Liceo Giorgione di Castelfranco, nel 1972 ero all’Istituto Tecnico “Einaudi” di Montebelluna – che si trovava in questo stesso edificio – nel 1974, finalmente, arrivai al Liceo Scientifico, che allora era sede distaccata di Treviso e si trovava in Via Dalmazia. Preside era il Prof. Tessari, che avevo conosciuto durante il lavoro sulla mia tesi di laurea sui reperti paleoveneti. Il Vicepreside era il Prof. Brunetta. Si sono poi succeduti numerosi presidi: Toffoletto (con il quale prestai il mio giuramento ufficiale – all’epoca era ancora obbligatorio), Bonfanti, Raffaelli, Sola, Brunetta, Nencioli, Brunetta di nuovo, Brancato, Claut, Brancato bis, e Lucato. Sono andato in pensione nel 1997. • Cosa si ricorda dei primi anni? Bettolo: Era sicuramente un lavoro nuovo per me, quello del tecnico, e poi alle Superiori… L’inizio è stato abbastanza difficile, ma poi mi sono integrato benissimo e questa scuola mi ha dato molte soddisfazioni – essere stato insegnante al Liceo lo considero un privilegio, soprattutto se considero le problematiche che avevo conosciuto negli istituti educativi, dove gli alunni vivevano tutti delle situazioni di profondo disagio. Qui, invece, la popolazione studentesca ha caratteristiche notevolmente diverse, e gli alunni sono quasi sempre agevolati nello studio. Ho sempre avuto un buon rapporto con gli alunni e ho impostato il mio lavoro sul rispetto reciproco. All’inizio c’erano due, tre sezioni e ci conoscevamo tutti. Io ero arrivato poco dopo il Prof. Pavan e, insieme, abbiamo organizzato i laboratori. Io mi interessavo di quello di Chimica / Scienze, nel quale lavoravo con la Prof.ssa Bassi. La ricordo con stima, professionalmente e anche per l’ottimo rapporto instaurato. Franceschini: Intanto, mi sono fatto trovare pronto, avevo già una certa esperienza alle spalle – non ero certo alle prime armi. Poi, in quegli anni gli alunni erano davvero interessati, motivati – volevano studiare, imparare – questa mentalità cominciò a cambiare verso la metà degli anni ’80, forse perché la scuola si ingrandiva anno dopo anno… All’inizio eravamo davvero una famiglia e i rapporti tra i colleghi, con il Preside, tra le varie componenti erano affabilissimi – per esempio era facile trovare sostituzioni per i colleghi assenti. Con i colleghi mi sono trovato subito bene, certo ci potevano essere diversità di opinioni ma mai screzi insanabili. Mi ricordo una persona in 30 particolare, la bidella, la Sig.ra Anita Cima. Una persona squisita, che andava d’accordo con tutti. Gli alunni la rispettavano moltissimo. Era così brava che riusciva anche ad organizzare l’orario quando ve n’era bisogno. Quando andò in pensione lasciò un vero vuoto. Poi, Natalino Marin, segretario per molti anni, che ha ricoperto il ruolo con grande competenza e capacità diplomatiche, specialmente con i vari Presidi che si succedevano. Era sempre disponibile a trovare soluzioni ai problemi, lavorando con grandissima esperienza. Era una scuola dove si lavorava e si stava bene. Bettolo: …Sì, forse una della caratteristiche maggiori della nostra scuola all’epoca, era l’assenza di tensioni, di attriti, un ambiente sereno… • Com’era la Montebelluna di allora? E oggi? Bettolo: Gli ultimi dieci anni sono stati di cambiamento notevole, Montebelluna è passata dall’essere un paesotto all’essere una cittadina in pieno sviluppo. Quindi, i problemi dell’epoca erano molto diversi, forse più semplici da risolvere. Direi, però, che è anche cambiata la mentalità dei cittadini. Oggi ritengo ci sia meno la possibilità di risolvere le controversie parlandone, con il dialogo, attraverso i rapporti umani. Oggi c’è molta insensibilità, burocrazia… Franceschini: Sicuramente, all’inizio, se paragoniamo Montebelluna ai comuni più importanti dell’area, Castelfranco era più “città”, una cittadina dove la cultura, l’istruzione aveva un suo peso, dove la scuola era importante. Questo è mancato a Montebelluna fino a pochi anni fa. La sensazione era di lavorare in un paesotto, dove le priorità erano altrove, in altri campi, l’industria, l’artigianato, ecc. Poi, verso gli anni ’90, qualcosa è cambiato, ed ora Montebelluna non teme il confronto con Castelfranco, per esempio. • Adesso che è in pensione, ha mai avuto nostalgia della scuola? Le manca qualcosa? Bettolo: Cosa mi manca? Mi manca soprattutto il rap- porto umano, gli scambi quotidiani con le persone, i colleghi, i ragazzi. Era un rapporto gratificante perché in qualche modo ti rendevi conto che li stavi aiutando a crescere, a maturare, li stavi dando delle conoscenze che li avrebbero aiutati ad affrontare la vita con più successo. E, all’epoca, i ragazzi te ne erano anche visibilmente grati. Franceschini: Ho cercato di dare tutto quello che potevo alla scuola, come impegno ma anche come relazioni, rapporti con i colleghi. Ho sempre cercato di tenere alta la mia motivazione, in tutti i sensi. Ma, verso la fine, mi sono accorto di aver perso molti stimoli, interessi, ecc. Sentivo un po’ di delusione, dovuta forse al clima di incertezza che stava incominciando ad investire anche il mondo della scuola, specialmente per quanto riguardava le leggi, i regolamenti, le procedure. Quindi, la prospettiva di lasciare la scuola non mi era del tutto sgradita. Comunque, ho ancora molta nostalgia, e ogni occasione per ritrovarsi con i colleghi mi rende molto felice. Quando torno qui, sento sempre una certa emozione. • Com’è il Liceo da fuori? Bettolo: Il Liceo gode di molta stima. Il Liceo ha sempre ricoperto un ruolo importantissimo nella nostra zona, preparando dei ragazzi davvero bravi. Si sapeva che i nostri alunni erano preparati a dovere, e negli anni ’70 e ’80 la fama della nostra scuola si diffuse sempre di più. Non si è mai sentito niente che potesse scalfire la sua buona fama. L’impressione è di un’ottima scuola e, secondo me, senza togliere niente ai suoi predecessori, l’attuale Preside ha dato una marcia in più all’istituto – nuove iniziative, ma anche disponibilità e impegno. Franceschini: Vivo quasi ai margini dell’area di maggior utenza del Liceo. Si pensi che da noi per arrivare a Montebelluna i collegamenti sono tuttora molto scomodi. Comunque, qualcosa si sente ed è sempre positivo: è una scuola valida, anche per i genitori che le affidano i figli. La tradizione continua. 31 • Cosa pensa della scuola in generale? Di che cosa avrebbe bisogno la scuola? È aggiornata rispetto alla società di oggi? Franceschini: Direi che, quasi naturalmente, la scuola è sempre un passo indietro rispetto a ciò che accade nella vita, nel Paese. Molto è dovuto al fatto che la scuola soffre da sempre di una mancanza di fondi, per il personale, per le attrezzature, le iniziative collaterali, e così via. Tutto questo limita la sua azione e può limitare anche le capacità e le conoscenze degli studenti. Poi, sono cambiati anche i tempi, le aspettative degli studenti. La scuola è vista non come un trampolino verso future soddisfazioni, ma come un ostacolo alle proprie ambizioni, desideri. I ragazzi sembrano quasi insofferenti verso la scuola, come se non fosse necessaria o utile. Ci vorrebbe un clima più tranquillo, meno fretta, dei ritmi più adatti alla riflessione culturale. Questo è senz’altro uno dei problemi che assillano la scuola d’oggi: cedere al ritmo forsennato imposto dalla società, dal lavoro, o cercare di mantenere degli spazi e dei tempi che aiutino la crescita intellettuale, la riflessione approfondita e duratura. I ragazzi sono molto utilitaristici – cosa mi dà il diploma? Si può forse collegare questa sfiducia nello studio al sempre crescente grado di precarietà che sta investendo la nostra società. Una volta almeno c’erano delle professioni ed esse erano stabili, durature, vi accedevi con gli studi e sapevi che avresti avuto un buon lavoro per il resto della vita. Oggi perfino le professioni più ambite stanno diventando “precarie”. Credo che manchi in tutta questa “frenesia”, la meditazione, il pensiero, un ponte che colleghi lo sviluppo tecnologico al sapere umanistico. Bettolo: Purtroppo, è il mondo che non ce lo permette, è uno dei grandi problemi. Il mondo è veloce, i cinesi andranno sulla Luna, e soltanto qualche anno fa la Cina poteva dirsi un Paese in via di sviluppo. Allora, la scuola è all’altezza, soprattutto sotto l’aspetto tecnologico, è in grado di preparare i ragazzi per questo Bepi Bettolo e Aldo Franceschini futuro? Per questi cambiamenti repentini ed epocali? L’aspetto umanistico è importante, ma oggi, purtroppo, la tecnologia ha il sopravvento. • Insegnare è stata la scelta giusta? Franceschini: Per me sì! Insegnare mi è sempre piaciuto, anche se, a dir il vero, prima di iscrivermi a Lettere avevo fatto un pensierino a Medicina. Ciò non era possibile in quegli anni perché comportava stabilirsi a Padova, e quindi si doveva avere una certa possibilità economica. Ho scelto l’insegnamento e sono convinto che sia stata la scelta giusta, quella che mi ha permesso di realizzarmi in un modo più completo. Una scelta condizionata, forse, ma non me ne sono mai pentito, neanche nei primi anni, fatti di sacrifici, lavoro e studio, correre avanti e indietro, scuola, casa, università. No, non me ne sono mai pentito. Bettolo: La mia è stata una scelta condizionata da vari motivi. Mi sono avvicinato a Montebelluna per motivi familiari, e lo spostamento era più facile da realizzare rimanendo all’interno del mondo della scuola, quindi rifiutai alcune proposte provenienti dall’industria. Forse dal punto di vista economico ho perso qualcosa ma ho potuto gestire il mio tempo più liberamente. Ciò mi ha dato la possibilità di seguire la politica, di impegnarmi nel sociale. Quindi, alla fine, sono contento, è stata una scelta positiva. La perfezione della tecnologia e la confusione degli obiettivi sembrano, a mio parere, caratterizzare la nostra epoca [Albert Einstein] 32 Riportiamo l’intervista gentilmente concessaci dalla prof. Rosanna Ruperti, docente di Lettere al Liceo Classico e Vicepreside. • Quando ha iniziato ad insegnare in questo istituto, con quale esperienza e cosa si ricorda dei primi anni? Ho preso servizio al Liceo Classico “Manara Valgimigli” nell’anno 1986/87. Avevo già insegnato in vari istituti della provincia di Vicenza e, appena l’anno precedente, in seguito a concorso, ero entrata in ruolo nella scuola media. Ricordo che arrivai a Montebelluna molto dispiaciuta perché a Valstagna, la sede di servizio che mi era stata assegnata, lavoravo tra colleghi con cui avevo stabilito un ottimo rapporto. Devo riconoscere però che, dopo qualche mese, ero perfettamente inserita nel nuovo ambiente grazie ai compagni di lavoro che mi affiancavano, alla Preside Gianna Miola, fonte preziosa di insegnamenti e consigli, e agli studenti che erano interessati alle discipline che insegnavo e che si applicavano allo studio con assiduità. • In quegli anni, che rapporto c’era tra la scuola e la città? Ricordo anni di attività molto intensa e di collaborazione con l’Amministrazione Comunale che si è mostrata disponibile ad ascoltare e, in discreta misura, ad accogliere le nostre richieste, sostenendo la realizzazione di alcuni progetti come gli scambi culturali con il Liceo Dammarie Les Lys, città gemellata con Montebelluna. Questi sono stati indubbiamente un’occasione di incontro tra la scuola e la comunità e di reciproco arricchimento, come pure le altre attività che si organizzavano: spettacoli musicali, conferenze, cineforum. • quali sono stati i cambiamenti maggiori avvenuti nella scuola in tutti questi anni? Nel Liceo Classico sono state apportate alcune modifiche al piano di studi tradizionale: lo studio della lingua protratto per tutto il triennio, l’aumento delle ore di insegnamento della storia dell’arte e della matematica. Questo ha comportato anche delle modifiche ai programmi. La didattica delle lingue classiche è stata adeguata alle diverse abilità che caratterizzano gli studenti di oggi rispetto a quelli di ieri. • Cosa può dare la nostra scuola ai nostri alunni? Una preparazione di base che consenta loro di affrontare qualsiasi tipo di facoltà universitaria, rigore metodologico e, cosa non da poco, allenamento allo studio. • Come vede la scuola di domani? Mi preoccupano la riforma della scuola superiore e i nuovi metodi di reclutamento degli insegnanti. Mi sembra che questi, sommati ai cambiamenti previsti per l’Università, provocheranno un ulteriore abbassamento del livello di preparazione degli studenti. • Fare l’insegnante è stata la scelta giusta? Sì. Questa professione non è facile, ma è molto stimolante. Bisogna sempre mettersi in discussione ed essere pronti a ricominciare inventandosi modi e strategie diverse di insegnamento. 33 33 Presentazione dell’Annuario progetti Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra:… [Primo Levi] 34 Un ponte tra poesia e scienza questo il nome di un concorso bandito dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) nel dicembre 2004, rivolto agli studenti delle scuole secondarie superiori italiane e avente come tema “Fenomeni e azioni della vita di tutti i giorni descritti e commentati con la consapevolezza e il metodo di chi abbia assimilato linguaggio, modelli e risultati delle scienze matematiche e fisiche”. Un gruppo di allievi del nostro Liceo, coordinati da chi scrive, si è cimentato in una ricerca sul tema dell’arcobaleno, i cui esiti, raccolti in forma di relazione scientifica, ma con un occhio anche a Dante e Ovidio, sono stati inviati all’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto per partecipare alla fase locale del concorso. Il lavoro, dal titolo “Un ponte tra poesia e scienza”, dopo aver superato la fase regionale, è stato apprezzato anche dalla Giuria Nazionale del concorso che lo ha selezionato tra i quattro (due per i Licei e due per gli altri tipi di scuola) lavori migliori prodotti in Italia per questa occasione. Il riconoscimento è tanto più importante se si pensa che gli elaborati presentati per questo concorso dalle varie scuole, sparse in tutto il territorio nazionale, sono stati seicento e che le regioni ne hanno inviato a Roma per la selezione finale novantadue. Gli studenti vincitori, insieme al coordinatore, al Preside e a due docenti accompagnatrici, sono stati È invitati ed ospitati nella capitale nei giorni 5, 6 e 7 ottobre 2005 dove, alla presenza del Ministro Letizia Moratti, del Viceministro Guido Possa e del professor Antonino Zichichi hanno ricevuto in premio il meritato diploma. Hanno partecipato a questa “avventura” gruppi di studenti appartenenti a classi diverse della nostra scuola. Precisamente, hanno collaborato: la classe 2D della sperimentazione PNI, nella quasi totalità dei suoi alunni e due allievi della classe 5B Tecnologico. Ecco i loro nomi: 2D (a. s. 2004/05) FRANZOIA Federica BETTIOL Laura GOBBO Arianna BOF Riccardo MARDEGAN Alessandra BONORA Fabio PANDOLFO Enrico BREDA Paola SOLDERA Katia BRUNETTA Martina STORGATO Filippo CALLEGARI Enrico TRINCA Gloria COLLA Ambra VETTORETTI Giordano DE MARCHI Alessandro 5B Tec (a. s. 2004/05) FORNASIER Chiara MERLO Pierangelo FORTE Francesco SPADA Federica Riportiamo il giudizio sul progetto presentato, espresso dalla Commissione nazionale valutatrice: “È un lavoro originale, che già nel titolo “Un ponte tra poesia e scienza” intende dimostrare lo straordinario e mirabile legame esistente tra questi due grandi ambiti nei quali si sono espresse nei secoli le grandi affermazioni dell’intelletto e dello spirito umano. L’elaborato, realizzato in forma scritto-grafica da un gruppo di allievi delle classi seconda e quinta del liceo scientifico di Montebelluna in provincia di Treviso, è incentrato sulla spiegazione del fenomeno dell’arcobaleno e del processo di riflessione e rifrazione della luce. Adeguatamente corredato da espressioni grafico-matematiche commentate con puntualità e chiarezza, il lavoro rappresenta un esempio significativo di una efficace modalità di divulgazione corretta della cultura scientifi- 35 ca, che non rimane però avulsa dal mondo delle emozioni, dalla realtà spirituale e dalla creatività dell’uomo. La propizia integrazione di arte, poesia e scienza viene dimostrata attraverso riferimenti al “Paradiso” di Dante, in particolare al canto XII, che viene definito il canto della Luce, del Cielo, del Sole, ai cui raggi, diretti o riflessi, danzano le anime dei grandi sapienti come Bonaventura e San Domenico. La luce del “Paradiso” dantesco si intreccia con quella delle aurore e dei tramonti che fanno da scenario alle grandi figure mitologiche delle “Metamorfosi” di Ovidio. Degno di grande considerazione è pertanto questo elaborato che si apprezza anche per l’accuratezza e fluidità della forma e la originalità della impostazione.” Qualche considerazione, infine, di carattere metodologico sulla feconda collaborazione fra studenti di biennio e triennio. Essa risulta sicuramente inusuale, ma nasce da un tentativo di conferire forma organica alla ricerca, senza perdere di vista il senso specifico del “fare scienza”. Qualunque sia il fenomeno che si vuole indagare, da qualche parte bisogna pur cominciare. L’importante è che l’interpretazione dei fatti osservati sia plausibile e in accordo col bagaglio di conoscenze di chi ascolta. Il quadro dei riferimenti scientifici che gli allievi maturano nel corso del Liceo evolve rapidamente e si arricchisce di continuo: ciò che prima poteva soddisfare, ora crea nuove esigenze. È così che nascono, vengono utilizzati e, poi, abbandonati o perfezionati quei modelli interpretativi della realtà che, attraverso metafore o semplificazioni, ci aiutano a capire qualcosa di tutto quello che ci accade intorno. La gran parte della riuscita del lavoro di un docente di Fisica si gioca proprio intorno al concetto di modello, ed è in questa ottica che è stata affrontata la ricerca presentata al concorso. Dapprima, con gli allievi di seconda, l’arcobaleno è stato scomposto nei suoi aspetti essenziali riconducibili alla riflessione e alla rifrazione della luce, che in questa fase è stata Il gruppo del “Levi” assieme al professor Antonino Zichichi. La premiazione alla presenza del Ministro Moratti. interpretata ricorrendo al semplice “modello a raggi”. Successivamente, con gli allievi di quinta, sono stati esaminati gli aspetti legati ai colori della luce, la cui comprensione necessitava di un modello “più potente” di quello a raggi, come il “modello ondulatorio”. L’occasione di consolidare il concetto di modello, dunque, è stata offerta sia agli allievi più grandi, che in questo modo hanno potuto “rileggere” fenomeni già noti con un linguaggio più evoluto, sia agli allievi più giovani che dal confronto hanno potuto rendersi conto dei limiti del loro modello di riferimento. Il lavoro eseguito è di tipo laboratoriale in senso lato. Da una parte c’è il laboratorio di Fisica dove i concetti vengono studiati per via induttiva facendo risultare prevalente l’aspetto della scoperta; dall’altra c’è il laboratorio di informatica come insostituibile ausilio nelle elaborazioni e rappresentazioni dei dati, e nelle Il processo di una scoperta scientifica è, in effetti, un continuo conflitto di meraviglie [Albert Einstein] 36 Foto ricordo di un’esperienza memorabile. simulazioni. Far “passare per il laboratorio” i concetti fisici più importanti senza che l’attività sia ridotta alla sola verifica di ciò che sta scritto sui libri di testo, è una operazione didattica fondamentale, se si vuole che gli allievi siano partecipi della costruzione del pensiero scientifico. La Fisica non è una materia facile per gli allievi e, talvolta, anche per i docenti. Occorre una via di uscita per evitare che il lavoro dei ragazzi e dei loro insegnanti risulti inutile. Un proverbio inglese recita così: You can take a horse to the water, but you can’t make it drink. La parola chiave è “motivazione”. Se questa manca, nella migliore delle ipotesi, possiamo far studiare ai nostri allievi la lezioncina per il giorno dopo, però non possiamo certo costringerli ad imparare. Le occasioni offerte dai concorsi “Sperimenta anche tu” (di cui si tratta in un altro articolo del presente Annuario) e “Scienza nelle scuole”, hanno fornito le giuste motivazioni a questo gruppo di ragazzi. Per studiare l’arcobaleno gli studenti si sono recati a scuola per diversi pomeriggi e si sono incontrati fra loro anche durante le vacanze di carnevale. Questo è un sintomo importante. Vuol dire che incominciano a vedere una Fisica a colori… Ennio Poletti Sperimentando 2005 perimentando” è una mostra scientifica la cui caratteristica principale è l’interattività. Alla sua organizzazione partecipano il Dipartimento di Fisica dell’Università di Padova, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Padova, L’Istituto Nazionale di Fisica per la Materia di Padova, la sezione di Padova dell’Associazione per l’Insegnamento della Fisica e gli Assessorati alla Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Padova. Il visitatore che si aggira per le sale dell’esposizione ha la possibilità di osservare e toccare ciò che viene esposto e, con l’ausilio di schede sintetiche, è guidato alla scoperta di concetti fisici importanti con un approccio curioso e divertente. Accanto a dispositivi presentati dai vari enti di ricerca, la mostra riserva uno spazio particolare ai lavori eseguiti da “ S Alunni della 2D. 37 gruppi di studenti delle scuole del Veneto che poi partecipano ad un concorso a premi denominato “Sperimenta anche tu”. Fondamentale requisito di ogni exhibit in concorso è quello di essere costruito con materiali cosiddetti “poveri”, proprio allo scopo di mettere in evidenza che la Fisica può essere ritrovata negli oggetti di uso quotidiano e non solo nelle apparecchiature sofisticate presenti nei laboratori di ricerca importanti. L’edizione 2005 si è tenuta a Ponte di Brenta (PD) presso Villa Breda, nei mesi di Aprile-Maggio. Hanno partecipato al concorso 51 lavori, presentati da allievi di 23 scuole di tutto il Veneto. Il nostro Liceo ha coinvolto nell’iniziativa circa 60 alunni di varie classi che hanno svolto la loro attività di ricerca nelle ore pomeridiane, al di fuori delle ore di Fisica curricolari. Il lavoro dei diversi gruppi di studenti è stato coordinato dai docenti Massimo Basurto, Giuseppe Flora, Ennio Poletti e Emanuele Spada. Tutte le attività di progettazione e costruzione degli exhibit si sono svolte con la preziosa collaborazione dei Tecnici di Laboratorio Mario Bonora e Lucio Pavan, senza l’aiuto dei quali l’esperienza non sarebbe andata in porto. L’impegno e l’entusiasmo per questa avventura alla fine sono stati ampiamente ricompensati: dei sei lavori che la nostra scuola aveva presentato al concorso, ne sono stati premiati ben quattro, mentre la scuola ha ricevuto un particolare riconoscimento per l’alto livello di tutti i lavori presentati. Ecco i lavori premiati: Sopra: L’arcobaleno: … un ponte tra poesia e scienza. Sotto: Dispositivo per la misura dell’accelerazione di gravità g (2B Tec). La bilancia impazzita. Dispositivo per evidenziare la differenza fra le grandezze Pressione e Peso (1A Tec). 38 Alunni della 2D. Alunni della 5B Tec. 1° premio, di 500 Euro per gli alunni e 250 Euro per il docente e i tecnici, al lavoro dal titolo “La bilancia impazzita” presentato da Baiocco Matteo, Dal Fabbro Davide, Gallina Gianluca, Mattiello Enrico, della 4A Tecnologico, coordinati dai professori Emanuele Spada e Giuseppe Flora. La massa di un fluido non può dipendere dal modo in cui viene misurata. Eppure un semplice dispositivo sperimentale sembra mettere in dubbio questa affermazione. Nell’esperienza presentata viene affrontato sperimentalmente e chiarito questo paradosso, detto paradosso idrostatico “L’arcobaleno: …un ponte tra poesia e scienza” presentato da diciotto allievi della classe 2D (Bettiol Laura, Bof Riccardo, Bonora Fabio, Breda Paola, Brunetta Martina, Callegari Enrico, Colla Ambra, De Marchi Alessandro, Fornasier Chiara, Forte Francesco, Franzoia Federica, Gobbo Arianna, Mardegan Alessandra, Pandolfo Enrico, Soldera Katia, Storgato Filippo, Trinca Gloria, Vettoretti Giordano) e da due allievi della classe 5B Tecnologico (Merlo Pierangelo, Spada Federica), coordinati dal prof. Ennio Poletti. L’arcobaleno coi suoi colori induce in noi sentimenti di stupore e meraviglia ogni volta che ce lo troviamo davanti. Qualcuno lo ha definito come un “ponte fra poesia e scienza”, tanti sono stati coloro che lo hanno descritto in ambiti disciplinari completamente diversi. Il dispositivo presentato al concorso riproduce l’arcobaleno primario e quello secondario, favorendo la comprensione dei meccanismi che regolano la formazione di questo straordinario fenomeno naturale. 2° premio, di 400 Euro per gli alunni e 200 Euro per docenti e tecnici, condiviso, a pari merito, dai lavori: “La tensione superficiale: un’indagine che si risolve in una… bolla d’aria” presentato da Basso Andrea, Contessotto Elisa, Loeffler Sylvia della classe 3A Tecnologico, coordinati dal prof. Ennio Poletti. Uno spillo che appoggiato delicatamente sulla superficie dell’acqua galleggia, o un insetto che riesce a camminare sull’acqua di uno stagno, sono fenomeni riconducibili alla stessa grandezza fisica: la tensione superficiale. L’apparecchiatura realizzata permette di misurare la forza che tiene unite le molecole superficiali di un liquido qualsiasi. Si sfrutta la differenza di pressione fra l’interno e l’esterno di una bolla d’aria creata nel liquido in esame e l’equazione di Laplace. Menzione di merito per il lavoro “La racchetta Magica” presentato dagli allievi: Baldo Giacomo (4B), Bolzonello Luca (4B), Facchin Martino (4B), Soligo Matteo (4B), Callegari Gianluca (4C), Biral Alessandro (4D), Biral Andrea (4D), Longo Francesco (4D), coordinati dai professori Emanuele Spada e Giuseppe Flora. Quando una racchetta da tennis viene lanciata con il piatto orizzontale e la si riprende dopo che ha compiuto un giro completo sul piano verticale, essa ci ricade in mano con la faccia opposta rispetto a quella di lancio. Molti giocatori di tennis conoscono questo strano fenomeno, che trova una spiegazione nell’analisi delle forze centrifughe in gioco su un quadrupolo massivo rotante. Il dispositivo interattivo costruito permette la simulazione del movimento della racchetta e la misura delle grandezze necessarie per la sua spiegazione. Dispositivo per la misura dell’accelerazione di gravità, g, e della massa della Terra, curato da un gruppo di ragazzi della 2B Tec coordinati dal prof. Massimo Basurto: Martina Andreola, Federico Bonora, Luca De Marchi, Federica De Zen, Federico Polo, Federico Poloni, Eleonora Salomon, Davide Titotto. Dispositivo per evidenziare la differenza fra le grandezze Pressione e Peso, curato da un gruppo di ragazzi della 1A Tec coordinati dal prof. Ennio Poletti: Barro Christian, Ceccato Alberto, Chemello Tommaso, Masaro Simone, Vidotto Alvise, Zabara Eduard, Zanni Andrea. I concetti della fisica sono libere creazioni dello spirito umano, e non sono, nonostante le apparenze, determinati unicamente dal mondo esterno. [Albert Einstein] 39 È superfluo ricordare l’alto valore formativo dell’iniziativa. Gli alunni partecipanti, infatti, hanno avuto la possibilità di “fare ricerca” al di fuori degli schemi e di cimentarsi con problematiche normalmente ignorate dai libri di Fisica, mentre i docenti coordinatori dei lavori hanno trovato nell’attività connessa alla mostra una sicura occasione di crescita culturale e professionale. Quando si affronta una questione per via sperimentale, gli esiti non sono quasi mai quelli descritti dalla teoria. Eppure le cose vanno in quel modo, anche quando sembrano in contraddizione con le nostre attese. Ed è proprio nel tentativo di fare andare d’accordo i fatti osservati in Laboratorio col quadro delle conoscenze condivise che la Fisica ci mostra il suo volto più divertente e stimolante. Ricordiamo, infine, anche i due lavori che, pur non avendo ottenuto premi, hanno contribuito a far riconoscere alla nostra scuola una speciale menzione per l’alta qualità dei progetti realizzati. Un dispositivo permette la misura dell’accelerazione di gravità, mentre l’altro mette in evidenza la differenza fra i concetti di Peso e Pressione (di seguito le foto e le persone coinvolte). Il 2005 è stato proclamato dall’Assemblea Generale dell’ONU Anno Mondiale della Fisica (World Year of Physics), ad un secolo da quel 1905 che fu giustamente definito annus mirabilis della Fisica (vedi apposito articolo nel presente Annuario). I riconoscimenti giunti al nostro Liceo costituiscono un bella testimonianza di come sia stata coerentemente festeggiata questa ricorrenza. Ennio Poletti In senso orario: Dispositivo per evidenziare la differenza tra le grandezze Pressione e Peso (1A Tec). La tensione superficiale: un’indagine che si risolve in una…bolla d’aria. La racchetta Magica. L’arcobaleno: … un ponte tra poesia e scienza. 40 La rete di Eratostene ratostene (276 a.C., 194 a.C., le date sono incerte), figura poliedrica di intellettuale dell’antica Grecia, verso la metà della sua vita fu chiamato da Tolomeo III ad Alessandria d’Egitto perché facesse da maestro a suo figlio e dirigesse la locale biblioteca. Fu durante la sua permanenza in Egitto che egli concepì quel metodo formidabile per la misura del raggio della Terra che ancora oggi, a più di duemila anni di distanza, ricordiamo con ammirazione e cerchiamo di indicare ai nostri allievi quale esempio di come l’applicazione di una corretta metodologia di lavoro possa condurre a mete che sembrano, a prima vista, irraggiungibili. Come fece Eratostene a dare per primo una stima delle dimensioni della Terra che, per i mezzi di cui disponeva, stupisce tuttora tanto è vicina alla realtà? Semplicemente stando seduto e modellizzando, con una geometria semplicissima, alcune acute osservazioni che egli ebbe modo di fare direttamente in occasione di una spedizione scientifica da lui stesso organizzata col supporto di Tolomeo III. Eratostene si accorse, infatti, che a Siene (l’attuale Assuan), un bastone verticale nel giorno del solstizio d’estate, a mezzogiorno non proiettava nessuna ombra (in alcuni testi si legge che in quel posto, in quel giorno e a quell’ora, egli osservò che il Sole si specchiava perfettamente nella superficie dell’acqua di un profondo pozzo; ma la sostanza non cambia). Ciò significa che quel giorno, a quell’ora, a Siene il Sole si trovava esattamente allo zenit. Nello stesso giorno, ma ad Alessandria, un bastone verticale proiettava a mezzogiorno un’ombra che indicava una inclinazione dei raggi del Sole pari a 7°12’ rispetto alla verticale. Eratostene assunse correttamente questo valore come differenza di latitudine fra le due località e, conoscendo la distanza fra Alessandria e Siene, calcolò il raggio della Terra con una semplice proporzione. (In realtà, non essendo le due città situate sullo stesso meridiano, la loro distanza non è uguale alla distanza fra i paralleli, come Eratostene suppose, ma leggermente superiore, tuttavia l’errore E commesso è trascurabile e non incide minimamente sul valore del metodo). La distanza fra le due città, a quel tempo, era stimata in 5.000 stadi (uno stadio corrisponde a circa 157 metri, anche se non tutti concordano su questo valore) e fu Eratostene stesso a misurarla, durante la sua spedizione, con l’aiuto di un “bematista”. Così era chiamata una figura… professionale dell’epoca, specializzata nel mantenere il passo costante per lungo tempo durante il cammino. Contando i passi e sapendo la lunghezza di un passo, si poteva misurare qualsiasi distanza. Dunque, dato che 7°12’ sono la cinquantesima parte dell’angolo giro, anche 5.000 stadi dovevano rappresentare la cinquantesima parte della circonferenza terrestre; quindi Eratostene stimò la lunghezza della circonferenza terrestre pari a (5.000 stadi) x 50 = 250.000 stadi, equivalenti a circa 39250 Km. Dividendo per 2p (vedi Nota, alla fine) trovò un valore per il raggio della Terra che, in unità attuali, corrisponde a circa 6247 km. La differenza con quello oggi riconosciuto di 6378 Km è appena del 2%! Possiamo trovare una avvincente descrizione della spedizione scientifica che Eratostene organizzò per realizzare la sua idea, nel libro “La chioma di Berenice”, scritto da Denis Guedj (edizioni Longanesi), al quale rimandiamo per eventuali approfondimenti. Il racconto è in forma romanzata, ma rispetta i personaggi e i fatti storici ai quali la vicenda si riferisce. Per valorizzare il metodo di questo grande intellettuale dell’antichità, è nata la “Rete di Eratostene” (www.vialattea.net/eratostene/) che, sfruttando le potenzialità offerte da Internet, permette ai “cittadini” di tutto il mondo di partecipare a questa straordinaria esperienza. L’uso del Web consente, infatti, a due persone residenti in località con latitudini sensibilmente diverse, di misurare a mezzogiorno (vero solare) dello stesso giorno l’altezza del sole sull’orizzonte e di scambiarsi reciprocamente i dati. La differenza fra i due valori angolari misurati è la “differenza di Eratostene”, cioè la differenza di latitudine. La 41 “distanza” da considerare, fra le due località, è quella fra i loro paralleli e la si misura col metro su una carta geografica. Il resto si fa a tavolino. Quest’anno alcune classi del nostro Liceo hanno aderito al progetto di misura del raggio della Terra attraverso la “Rete di Eratostene”. Il quadro delle partecipazioni è stato il seguente: Classe 2D 2A Tec 1B Docenti coordinatori Ennio Poletti Ennio Poletti Giuseppe Flora Le scuole partner con cui abbiamo scambiato i dati relativi alle misure dell’inclinazione del Sole a mezzogiorno (vero locale) sono state: Istituto Comprensivo “G. Verga”, Viagrande (Catania) Liceo Sperimentale “G. Marconi”, Asmara (Eritrea). Studenti con gli stessi dati di partenza possono ottenere valori diversi per il raggio terrestre, in quanto la misura, eseguita col metro, della distanza del parallelo di Montebelluna da quelli delle due località, dipende dalla scala della carta geografica utilizzata e dall’abilità dell’operatore. In ogni caso, al di là dei numeri, l’obiettivo di rileggere con mezzi moderni una esperienza metodologica vecchia più di duemila anni è stato raggiunto, con piena soddisfazione di tutti i protagonisti della ricerca. Nota: Nel terzo secolo a. C., p non era conosciuto con la precisione attuale, però teniamo presente che Eratostene era contemporaneo (anche se un po’ più giovane) di Archimede, il quale aveva già calcolato il rapporto fra circonferenza e relativo diametro con ottima approssimazione. Il valore da lui trovato, infatti, era compreso fra 3 + 10/71 e 3 + 10/70, cioè fra 3,140845... e 3,142857... che, come si vede, fino alla seconda cifra decimale, coincide con quello attuale (3,14159265359...), che tutti conoscono. Ennio Poletti Riportiamo le misure relative al giorno 18 aprile 2005 e i calcoli eseguiti nella classe II A Tec: Montebelluna Asmara (Eritrea) Catania Altezza sole a mezzogiorno vero locale Distanza dal parallelo di Montebelluna Raggio calcolato Raggio reale Errore % 55° 12’ 46” 85° 30’ 27” 63° 27’ 3345 km 927 km 6352 km 6472 km 6378 km 0,4 1,5 Torna a eterno merito della scienza l’aver liberato l’uomo dalle insicurezze su se stesso e sulla natura agendo sulla sua mente [Albert Einstein] 42 Relazionarsi con il diverso Obiettivo del progetto è sensibilizzare i ragazzi alla solidarietà riconoscendo nel disabile, anziano, bambino… un “diverso” interessante ed arricchente. I ragazzi vengono preparati prima in aula, poi condividono una giornata assieme ad alcune persone “diverse” incontrandole nel loro ambiente quotidiano fatto di Cooperative sociali, Residenze Sanitarie Assistenziali, Case di riposo, Comunità di Accoglienza, Scuole materne, ecc… L’esperienza viene poi rielaborata in un secondo momento di nuovo in aula. Condividere un’intera giornata con queste persone, incontrarle nel loro ambiente quotidiano può essere un’occasione unica per i giovani, a volte accusati frettolosamente dagli adulti di essere frivoli e poco sensibili. L’esperienza ci insegna invece che, dopo il primo “naturale” imbarazzo, i giovani si inseriscono positivamente nell’attività quotidiana dei centri operativi. Per la buona riuscita dell’iniziativa la classe viene suddivisa in tanti piccoli gruppi da inserire nei diversi centri, i singoli ragazzi vengono poi affiancati da operatori professionali (animatori, educatori, addetti all’assistenza, ecc.) che li guidano nelle diverse attività e li aiutano a relazionarsi con le persone considerate “diverse” che usufruiscono dei servizi del centro. L’attività è organizzata dalla scuola in collaborazione con l’associazione “C.E.M.P. – Le querce di Mamre”. Viene effettuata da alcuni anni ed ha riscosso positivi risultati e consensi tra studenti e genitori. Le attività proposte per le classi del Triennio, iniziate nell’anno scolastico 2000/2001, sono state sperimentate inizialmente nelle Terze (per quanto riguarda i “diversamente abili”), alle quali, in un secondo tempo, si sono aggiunte anche le Quarte con gli “anziani” delle case di riposo e quest’anno forse anche qualche classe Quinta. Gli obiettivi educativi sono così individuati: • Incontrare persone “diverse” per motivi di disagio fisico, psichico e sociale • Saper relazionarsi con queste, all’interno di una struttura protetta • Individuare le risorse che associazioni, strutture residenziali di assistenza, cooperative sociali costituiscono per la società • Comprendere il valore sociale del volontariato • Superare pregiudizi e paure circa le difficoltà o l’impossibilità di instaurare relazioni con persone svantaggiate. Michele Cimolato Olimpiadi della matematica: Giochi di Archimede ella fase di istituto (denominata “Giochi di Archimede”), tenutasi il 19 Novembre 2004, hanno partecipato 545 allievi, di cui 409 per il biennio e 136 per il triennio. Alla fase provinciale sono stati ammessi 10 allievi, 9 dei quali hanno partecipato alla gara tenutasi il 17 febbraio 2005 a Treviso, presso il Liceo “L. Da Vinci”: Mazzarollo Elia e Mazzocco Luca per il biennio; Gemin Stefano, Ghidini Nicola, Zago Nicola, Feltracco Alberto, Merlo Pierangelo, Vedelago Enrico, Facchin Martino per il triennio. Gemin stefano si è classificato 1°. Sono stati premiati i seguenti allievi: per il biennio – Mazzarollo Elia (8°) e Mazzocco Luca (12°); per il triennio – Gemin Stefano (1°), Vedelago Enrico (9°), Zago Nicola (13°). A Trieste, si è svolta il 19 marzo 2005, una selezione interprovinciale a squadre. Il nostro liceo ha partecipato con una squadra, composta dagli allievi: Gemin Stefano (5D), Merlo Pierangelo (5B Tec.), Zago Nicola (5E), Baldo Giacomo (4B), Facchin Martino (4B), Zammuner Davide (3D), classificandosi seconda. Alla fase Nazionale di Cesenatico, finale italiana delle Olimpiadi di Matematica, svoltasi nei giorni 6, 7 e 8 Maggio 2005, hanno partecipato Gemin Stefano, nella gara individuale, e la squadra composta dagli allievi sopra citati, nella gara a squadre. Ottimo piazzamento di Gemin, classificatosi 7°, che è stato selezionato con altri 25 concorrenti per le prove tenutesi a Pisa per individuare i 5 partecipanti alla gara internazionale di Città del Messico. Nelle prove di Pisa si è classificato 6°, un risultato eccellente. N Pietro Furlanetto Anche se le leggi della matematica si riferiscono alla realtà, non possiedono una veridicità assoluta, e se l’avessero, allora non si riferirebbero alla realtà. [Albert Einstein] Giochi della chimica: XXII edizione l Liceo Levi continua a mietere successi nell’annuale gara Regionale dei Giochi della Chimica che ha visto competere oltre 250 studenti provenienti da tutto il Veneto. La rappresentativa del nostro Istituto, formata da 11 alunni selezionati mediante una prova interna, ha raggiunto risultati di assoluto rilievo: 3 alunni nei primi dieci e tutta la squadra entro i primi 42 della classifica generale. Quest’anno è stato centrato il primo posto con Gemin Stefano, primo della classifica generale, primo della provincia di Treviso e primo tra i partecipanti dei Licei, premiato il 9 maggio al centro Interchimico dell’Università di Padova. La partecipazione ai Giochi della Chimica è stata curata dai proff. Bordin, Milisenna, Stocco e Morellato. La preparazione in vista della gara regionale è stata curata dalla prof.ssa Bonesso. Questi i nomi dei partecipanti: Gemin Stefano, Durante Davide, Damini Stefano, Bolzonello Luca, Damini Stefano, Baseggio Mauro, Dal Fabbro Davide, Longo Francesco, Merlo Pierangelo, Spada Federica, Tosello Martino. I Claudio Morellato I Giochi di Anacleto i ricordate il film-cartone “La spada nella roccia”? Anacleto era il gufo assistente di Mago Merlino. Viveva in mezzo ai libri, non volava mai fuori dal laboratorio, aveva paura delle “magie” e si arrabbiava tantissimo per le “pazzie” di Merlino. Questo simpatico pennuto è stato scelto come simbolo per rappresentare i giochi nazionali della Fisica, propedeutici alle vere Olimpiadi della disciplina. I Giochi di Anacleto si rivolgono, in particolare, agli allievi dei bienni della scuola superiore dove si studia la Fisica. I partecipanti vengono scelti dai singoli insegnanti che, generalmente, tendono ad indicare per questa competizione gli alunni più meritevoli e motivati verso le discipline di carattere sperimentale. La gara si articola in due momenti di verifica: una prova di carattere teorico ed una di tipo sperimentale. La classifica finale d’Istituto viene stilata tenendo conto della somma dei punti maturati nelle due prove, e ciascuna scuola è libera di decidere se premiare o meno gli alunni che si mettono in particolare evidenza. All’edizione 2005 dei Giochi hanno partecipato 51 allievi provenienti dalle classi 1AT, 2 AT, 1 BT, 2 BT, 1B, 2B, 1D, 2D del nostro Liceo. La prova teorica si è svolta il 28 aprile e consisteva in un test con 25 domande a scelta multipla, mentre quella di laboratorio si è tenuta il 6 maggio e richiedeva lo studio della discesa di un piccolo magnete lungo un tubo di rame verticale con relativa stesura di un rapporto completo sulla ricerca eseguita. La prima prova è stata svolta dai singoli allievi, mentre la seconda si è svolta consentendo ai partecipanti di aggregarsi in piccoli gruppi. La scuola ha riservato il premio di un libro, associato a un buono per l’acquisto di un CD, agli allievi che hanno maturato globalmente i tre punteggi migliori, mentre agli alunni primi classificati di ciascuna classe e non inclusi tra i primi assoluti è stato riservato il premio di un CD. In tutto i premiati sono stati undici. Eccoli nel dettaglio: 1° assoluto: Spada Gabriele, 2A Tec, 2° assoluto: Visentin Andrea, 2A Tec, 3° assoluto: Tessariol Alberto, 1B, Primi delle rispettive classi: Mezzalira Luca (2B), Florian Beatrice (1B), Xiaolong Li (2A Tec), Colla Ambra (2D), Barro Christian (1A Tec), Poloni Federico (2B Tec), Gallina Riccardo (1D), Savietto Mathias (1B Tec). V Ennio Poletti 43 44 L’acqua e le sue straordinarie proprietà al 1990, l’equipe del Dr. Massimo Citro sta svolgendo sperimentazioni riguardanti il trasferimento delle proprietà farmacologiche delle sostanze attraverso radiazioni elettromagnetiche a soluzioni idroalcoliche: Trasferimento Farmacologico Frequenziale (TFF). L’idea di trasferire al paziente le proprietà terapeutiche di un farmaco senza somministrarlo in molecola, nasce dall’osservazione della metodica seguita nella Moraterapia con i farmaci omeopatici. Questa tecnica documentata da più di trent’anni di pratica clinica, sembra confermare che l’azione dei medicinali omeopatici avvenga attraverso l’informazione elettromagnetica immagazzinata nella particolare struttura dell’acqua (Del Giudice, 1988). I recettori cellulari stimolati dal segnale reagiscono come se fossero in presenza della sostanza materiale, anzi risultano più sensibili agli stimoli ultradeboli (Popp, 1983). Esperimenti in collaborazione con il Prof. Popp, direttore dell’Istituto di Biofisica di Kaiserslautern, dimostrarono evidente sofferenza nelle coltivazioni di Acetabularia, alga unicellulare, trattate con TFF di sostanze tossiche per la stessa. In collaborazione con due biologi dell’istituto Boltzmann di Graz, si sono osservati effetti nella metamorfosi di larve di Rana Temporaria in seguito a somministrazione di TFF di tiroxina. Tutte queste esperienze hanno portato il Dr. Citro a concludere che le radiazioni elettromagnetiche costituiscono la più D importante forma di comunicazione intercellulare e che anche un farmaco tradizionale può essere trasferito in frequenza permettendo di curare un malato solo con gli effetti farmacologici utili, eliminando gli effetti tossici collaterali. Nella nostra sperimentazione abbiamo deciso di utilizzare semi di Festuca, una comune erba dei prati, e li abbiamo innaffiati con soluzioni di concime chimico e diserbante nelle diluizioni consigliate, con soluzioni di TFF delle stesse sostanze, realizzate con l’apparecchio Mora dal Dr. Solerio a cui vanno i nostri ringraziamenti, con soluzioni di un rimedio omeopatico, con soluzioni del suo TFF e con il TFF di semplice acqua come controllo sempre gentilmente forniteci dal Dr. Solerio. In una fase iniziale abbiamo osservato solamente il fattore nascite, successivamente anche la tipologia di crescita con risultati contradditori. Gli esperimenti con la festuca sono durati fino a Luglio e gli abbiamo ripresi col nuovo anno scolastico dopo aver scelto come referente la classe Seconda Liceo Classico, ma abbiamo cambiato il vegetale: al posto della Festuca utilizziamo come soggetto sperimentale la Lenticchia d’acqua (Lemna Minor), una pianta fanerogama, che vive nelle acque stagnanti e prevalentemente si riproduce per via agamica. Luigi Cima Il relatore, dott. Massimo Citro. Olimpiadi della Fisica nche quest’anno la nostra scuola ha partecipato alle Olimpiadi della Fisica. La gara locale di primo livello, interna all’istituto, si è svolta il 9 dicembre 2004 e ha visto vincitori gli alunni: Merlo Pierangelo (5B tec.), Zago Nicola (5E), Baseggio Mauro (5B tec.), Vedelago Enrico (5D) e Gemin Stefano (5D). Merlo Pierangelo, poi, è risultato tra i vincitori della gara interprovinciale di secondo livello che si è tenuta a Treviso il 10 febbraio 2005 e ha potuto pertanto partecipare alla Gara Nazionale, svoltasi tra il 6 e il 9 aprile 2005 a Senigallia. Complimenti a Pierangelo che ha reso onore a se stesso e alla sua scuola di provenienza! A Giuseppe Flora Astronomia dal vivo: il cielo a portata di mano. stronomia dal vivo è il nome di un progetto che da parecchi anni si sviluppa all’interno del nostro Liceo con l’obiettivo di approfondire le tematiche astronomiche attraverso l’osservazione diretta degli oggetti celesti. In effetti non sembra proficuo imparare tante nozioni astronomiche se manca la possibilità di proiettarle su un piano concreto. E questa possibilità è spesso negata dal nostro concitato stile di vita che, di certo, non si cura di quanto avviene in cielo; l’inquinamento luminoso, poi, rende ulteriormente problematico l’approccio osservativo. Il programma di lavoro annuale si è articolato in alcuni momenti qui riassunti: • osservazione del cielo invernale ad occhio nudo (sul Montello). • osservazione della Luna e dei pianeti al telescopio (dal cortile del Liceo). • osservazione del cielo profondo al telescopio (all’Osservatorio di Vignui – Feltre). La partecipazione degli alunni, pur facoltativa ed in orario extrascolastico serale, è stata considerevole: almeno una cinquantina di studenti hanno seguito con interesse le spiegazioni, spesso stupiti dalla bellezza dello spettacolo celeste. Altre attività si sono svolte durante l’orario scolastico: • osservazione del Sole al telescopio (dal Liceo) • lezioni ai Planetari di Treviso e Feltre per tutte le classi conclusive del ciclo di studi. Le varie attività sono state organizzate dai proff. Cristina Bordin, Patrizia Bonesso, Angela Stocco, Elisabetta Milisenna, Claudio Morellato e condotte dal prof. Gabriele Vanin. A Claudio Morellato 45 46 Laboratorio teatrale a prima riunione del Laboratorio teatrale dell’anno 2004/2005 si aprì con grande entusiasmo e, come al solito, con le più svariate proposte dei numerosi studenti presenti. Dopo il periodo previsto per gli esercizi propedeutici finalizzati alla conoscenza del gruppo, al modo di relazionarsi con lo spazio e cogli altri compagni, il problema più urgente da risolvere era la preparazione e il coordinamento di uno spettacolo in cui avrebbero dovuto agire i circa quaranta ragazzi del laboratorio; immediatamente fu chiaro che il gruppo si sarebbe dovuto dividere in sottogruppi, ciascuno dei quali avrebbe allestito autonomamente uno spettacolo. La scelta di generi teatrali diversi produsse l’effetto di selezionare automaticamente i ragazzi in base ai loro gusti e alle inclinazioni personali: un gruppo si dedicò ad un teatro classico, di parola; un altro s’impegnò in un musical, l’altro ancora in uno spettacolo che avrebbe coinvolto varie forme di espressione, da quella corporea a quella musicale con il supporto di tecniche moderne. Nacquero così gli allestimenti de “L’importanza di chiamarsi onesto” di Oscar Wilde, “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino, e “La casa degli spiriti” di I. L Allende, rielaborati, questi ultimi due, in modo creativo e talora originale, nonché piegati alle esigenze dei ragazzi che, attraverso queste esperienze, hanno voluto esprimere vitalità ed emozioni. Le difficoltà incontrate e dai ragazzi e dagli insegnanti coordinatori sono state numerose e di diversa natura: dall’urgenza di costruire e realizzare in modo coerente le scene del copione, alla necessità di esprimere al meglio i ruoli dei personaggi, dalla preoccupazione di scegliere le musiche adatte e i balletti da inserire nel Musical alla fatica affrontata dai più sicuri nel coinvolgimento degli altri compagni più timidi, dall’utilizzo dei mezzi tecnici all’esecuzione dei vari pezzi musicali e alle riprese del video. Non bisogna sottovalutare neanche il lavoro di preparazione, verso gennaio, di una breve performance che viene eseguita ogni anno da alcuni allievi del laboratorio per la Giornata della Memoria. È stata proposta una riflessione su “La tregua” di P. Levi, opera di cui sono stati letti alcuni passi inseriti all’interno di una manifestazione più ampia che prevedeva la testimonianza di un ebreo sopravvissuto al lager e la presentazione di brani musicali ad opera degli stessi studenti del nostro Istituto. Il bilancio, dopo il successo riscosso dai tre spettacoli di fine anno è stato positivo, ma le finalità educative del Laboratorio, cioè la percezione di sé e degli altri che spinge allo spirito collaborativo, il sentire la forza e la compattezza del gruppo nel raggiungimento di un obiettivo comune, la volontà di superare gli ostacoli trovando soluzioni sempre nuove nelle diverse situazioni, non si possono mai considerare esaurite alla fine degli spettacoli, quando cala il sipario e ci sentiamo confortati e inorgogliti dagli applausi e dalle congratulazioni degli amici e dei parenti. Antonia Billé 48 Cinema e Letteratura Da Sciascia a Kubrik: diverse inquietudini giunto ormai alla terza edizione il Progetto Cinema e letteratura del nostro Istituto. Simile a quelle degli anni scorsi nell’impostazione (quattro incontri con le classi Seconde e Terze nelle mattinate del 3 e 4 marzo, due incontri pomeridiani a tema) e nel relatore, l’esperto prof. Massimo Morelli di Brescia, l’edizione di quest’anno, proposta da un gruppo di docenti del Dipartimento di Lettere, si è rinnovata nelle scelte dei film (diversi per le classi Seconde e Terze) e delle tematiche, offrendo spazi alla riflessione e all’analisi di alunni e docenti. Per le classi Seconde l’attività – il confronto tra un libro e la sua trasposizione cinematografica – è ruotata attorno al film Una storia semplice del regista Emidio Greco, tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Tutti gli ingredienti del genere giallo-noir – una morte misteriosa, spacciata per suicidio, una serie di indizi poco chiari, la ricerca della verità che si scontra con i tentativi di depistaggio – concorrono a trasmettere, con la consueta razionale lucidità di Sciascia, ben resa dal regista anche attraverso sequenze fortemente simboliche, l’inquietudine dell’uomo comune a fronte dell’impossibilità di giungere alla verità, ostacolato dagli interessi dei centri di potere, più o meno occulto, fra loro conniventi. Gli alunni del terzo anno si sono, invece, confrontati con il mondo giovanile di Radiofreccia, il film del rocker Luciano Ligabue tratto dal suo libro di racconti Fuori e dentro il borgo. Non certo un classico della letteratura, ma senza dubbio un documento vivo, e a tratti inquietante, delle irrequietudini della gioventù di una trentina di anni fa nel mondo “sonorizzato” dalle onde FM delle radio libere. Scienza e potere e Raccontare la guerra per immagini erano i temi dei due incontri pomeridiani, aperti alla partecipazione libera degli alunni e dei docenti soprattutto delle ultime classi. Nel primo incontro l’analisi del prof. Morelli ha percorso diversi film, dal Dottor Stranamore di Stanley Kubrik, parabola ironica e grottesca sull’uso della scienza per scopi bellici, all’indimenticabile 2001 Odissea nello spazio, sempre di Kubrik, sorta di premonizione sulla tecnologia che si ribella all’uomo, a film meno inquietanti ma ugualmente significativi quali Bianca di Nanni Moretti (i limiti di un sapere scientifico nello spiegare le relazioni umane) e Cielo d’ottobre, una storia a lieto fine sulle possibilità di emancipazione, anche sociale, offerte dalla conoscenza scientifica. Il secondo incontro ha preso le mosse dalle sequenze più forti di uno dei film più recenti di Ermanno Olmi, Il mestiere delle armi, metafora, in chiave rinascimentale, del cambiamento del “concetto di guerra” indotto dalla tecnologia, per tornare, in un’ottica dichiaratamente pacifista e antimilitarista, al Kubrik di Orizzonti di gloria, denuncia spietata della follia della Grande guerra. Sono stati poi toccati temi quali la Shoah, con spezzoni da La vita è bella di Roberto Benigni e da Train de vie del rumeno Radu Milehanu e, venendo ad eventi più recenti, la guerra in Libano, con la storia di due giovani nella Beirut degli anni ’70 tracciata nel film West Beiruth, di Ziad Doueirii. In chiusura alcune cifre: l’attività del mattino ha coinvolto complessivamente 18 classi (per un totale di 385 alunni), mentre gli incontri pomeridiani sono stati seguiti, in media da una quarantina di studenti e docenti. È Paolo Poggi Una classe di lettori ostinati ià da qualche anno la Biblioteca Comunale, nell’ambito del Progetto Lettura, propone alle scuole di Montebelluna interessanti iniziative rivolte a docenti, educatori e studenti. Il progetto per la promozione alla lettura “Xanadu. Comunità per lettori ostinati” è curato da Hamelin, Associazione culturale di Bologna. Basato su libri, fumetti, musica e cinema, il progetto si rivolge alle classi del biennio superiore di tutta Italia. La classe ID del Liceo Scientifico, il 23 febbraio 2005, partecipa ad un incontro di animazione, dove Nicola e Federica, esperti in letteratura per ragazzi di Hamelin, propongono un percorso sulle emozioni nell’adolescenza. L’incontro ha l’obiettivo di avvicinare gli adolescenti ai libri e alla biblioteca attraverso la presentazione di storie che aiutino a costruire un dialogo con i ragazzi su temi come le emozioni, le passioni, la malinconia, il senso di smarrimento, e dà la possibilità di intervenire attivamente nelle scelte della propria vita, per non essere protagonisti passivi della propria storia. Dopo quest’incontro il passaggio al concorso di lettura e scrittura “Xanadu” è breve: la I D, unica tra le classi delle scuole superiori di Montebelluna, aderisce al progetto fino in fondo. Legge i 33 libri della bibliografia preparata da esperti, scelti tra classici e pubblicazioni recentissime, italiani e stranieri, fra i quali anche libri a fumetti, e scrive per ogni testo letto due recensioni. Ogni studente infatti legge almeno due libri, esprimendo un voto e valutando la storia, lo stile e i personaggi. Punto in comune dei testi, sono le atmosfere malinconiche, cupe o noir. Così mille giovani di tutta Italia, fra i 14 e i 16 anni, hanno decretato il successo del genere noir, proclamando vincitori ex aequo “Almost blue”, il pulp-noir di Carlo Lucarelli e il malinconico “Quando eravamo in tre” di Aidam Chambers. Tutte le recensioni sono raccolte nel sito di “Xanadu” dove gli studenti hanno avuto la possibilità di incontrarsi e di dialogare con altri lettori. (Si veda: www.bibliotecasalaborsa.it/ragazzi/xanadu.). Ultima fase di questo progetto, la giornata premio del 7 giugno 2005 a Bologna, nella bellissima Cappella Farnese, tra 300 ragazzi delle superiori e alcuni degli autori italiani della bibliografia (Maurizio Matrone, Simona Vinci, Vanna Vinci e Bruno Tognolini). Gli alunni della 1D, tra applausi e partecipazione, apprendono così la classifica definitiva dei libri che, rimasti sicuramente nel cuore, sono stati oggetto di lavoro e di scrittura per buona parte dell’anno scolastico. Tutti i dati, i risultati ed i commenti dei ragazzi sui libri letti sono nel sito. Un grazie particolare per la collaborazione ed il sostegno tecnico con cui siamo stati seguiti nel progetto va alla Dott.ssa Mirca Da Riva che, della Biblioteca Comunale, ha messo a disposizione risorse e professionalità. G Nicoletta Padovan Certamen Horatianum a partecipazione al “Certamen Horatianum”, che si è tenuto a Venosa dal 6 all’8 maggio 2005 e che è stata coronata dal successo di una mia compagna di classe, Marta Bianchin, è stata sicuramente un’occasione per mettermi alla prova sia dal punto di vista “scolastico” che da quello personale ed umano. Se infatti avevo molte perplessità sull’esito della competizione (che in effetti si sono rivelate più che fondate), ancora di più erano quelle riguardo al rapporto con gli altri partecipanti. Queste ultime sono del tutto svanite fin dal primo incontro con ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia: al di fuori della gara, le amicizie che si sono create tra noi sono state belle e forti, tanto che ancora adesso ci sentiamo spesso! Indimenticabile è stato poi l’incontro con Alessandro Baricco, che ha condiviso con noi un’originale e, per quanto mi riguarda, illuminante visione dell’Iliade. Tirando le somme, definirei questa un’esperienza decisamente positiva e costruttiva, che ripeterei molto volentieri. L Francesca Durante, 3A Liceo Classico 49 50 Premio David: campus cinema giovani, Roma 2005 o lasciato il cuore negli occhi di Luna, ragazza palermitana dai colori mediterranei e la voce dolce, avrà una piccola parte nel nuovo film di Marco Bellocchio, e nel sorriso di Gioia, una giovane umbra di una solarità accecante che vive nella cittadina medievale dove girano la fiction televisiva Carabinieri, nella voce calda e profonda di Federico, studente di Scienze Politiche di Milano e critico cinematografico di un piccolo giornale di Brugherio, nella simpatia di Emiliano, un romano-libanese che abita a Massa e coordina il progetto David Scuola nella sua città, e in Marta, Chiara, e Francesco… di loro mi ricorderò, prim’ancora che degli attori, registi e produttori che ho conosciuto, perché solo loro possono capire cosa vuol dire amare il cinema, scrivere di cinema, vivere di cinema. Dei 4 giorni nella capitale – io, piccolo topo di campagna partito tutto intimidito con la valigia sulle spalle – mi ricorderò sempre il caleidoscopio di dialetti che sono vorticosamente ruotati attorno a me; dopo poche ore passate con gli altri vincitori del secondo premio David Scuola 2005 mi sono scoperto a parlare uno strano idioma a metà tra il torinese ed il calabro. Dodici spaccati d’Italia, dodici spaccati di gioventù che mi hanno ricordato cosa c’è oltre la TV, oltre il calcio la domenica, e soprattutto, quanto i giovani amino il cinema. Nella sede dell’Agiscuola si è parlato, all’insegna dei “percorsi educativi per il diritto alla cultura”, di educazione estetica, di arte del far cinema, di valori, di narrazione. Due giornate di incontri intensi, ora commoventi ora divertenti, sempre molto emozionanti: come potrei non citare gli occhi neri e profondi come pozzi di un Omar Sharif elegante e straordinariamente umano, che ci ha presentato con emozione il suo nuovo film e ci ha raccontato di come è diventato attore; la travolgente simpatia di Roberto Benigni, un H vulcano di sapere, ironia e disponibilità che ha riempito 45 minuti di vita – mi stupisco di come un solo essere umano possa parlare di amore e di morte con tanta semplicità e tanta saggezza; la gentilezza d’animo di Sergio Rubini, che ci ha commossi con la sua interpretazione di Sacco nella fiction dedicata ai due emigranti italiani; Pierfrancesco Favino, nuova leva del cinema italiano e interprete di Gino Bartali nel film ispirato alla sua vita, col quale ho avuto una piccola discussione sui valori del vecchio sport contro i nuovi campioni di calcio; l’intelligenza di Leo Gullotta, che si è prestato alle nostre domande con estrema gentilezza; il sarcasmo di Pino Insegno, impegnato nella fondazione del primo corso di laurea con la recitazione quale materia pratica specializzante… Quattro giorni volati con incredibile velocità eppure durati una microeternità, per parafrasare Prévert, una bolla di sapone lontana dalla grigia quotidianità del NordEst, in una Roma che mi è sembrata più bella che mai, coi suoi colori giallo ed arancione, monumentale e poetica, frenetica e boccaccesca; quattro giorni all’insegna di un’unica passione che ci ha accomunati tutti: quella per il cinema, una fonte di arricchimento culturale sottovalutata prima di tutto dalle scuole (a cosa servono lezioni sulla Shoah se puoi proiettare La vita è bella?), uno strumento di comunicazione fra i più immediati e coinvolgenti, e soprattutto l’ultimo mezzo rimastoci per sognare, per visitare i posti dell’anima e del mondo che in nessun altro modo potremmo vedere. Il ritorno è stato amaro, ma il bello del viaggio sta proprio in questo, nel tornare, per raccontare e rivivere; e per scoprire che attraverso le storie degli altri, non importa se quelle di un pluripremiato agli Oscar o di una diciassettenne di Locri, è possibile conoscere meglio se stessi: e a cosa serve, se non a questo, ogni buon film? Marco D’Agostin, 3A Liceo 51 Teatri a confronto isto il successo dell’anno precedente, si è ritenuto giusto proporre agli studenti del Liceo Classico anche per il 2004/2005 l’attività di “Teatri a confronto”. La nostra attenzione questa volta si è spostata sul teatro francese. Nel corso di tre incontri, il dottor Paolo Magagnin ha illustrato agli alunni del triennio la storia del teatro francese dal XIII secolo al Novecento. Dopo una veloce introduzione sulle origini e una panoramica sugli sviluppi del teatro dal ‘300 al ‘500, ci si è soffermati sui caratteri dell’opera di Corbeille (il dramma del conflitto morale e il dramma politico), Molière (commedia dell’arte e tradizione farsesca francese; personaggi, testo teatrale come rappresentazione dei difetti e delle inquietudini della società del tempo), Racine (trame, protagonisti, temi, forma, azione, lingua). Largo spazio è stato dato al secolo dell’Illuminismo, il ’700, (Opéra e Comédie Française, Comèdie Italienne, la comédie larmoyante, la commedia satirica e il dramma borghese; Voltaire, il dramma borghese e il teatro realista di Diderot, Marivaux e la commedia eroica, sentimentale, di costume, la commedia illuministica e quella psicologica). Si è passati poi all’800 con l’illustrazione del dramma romantico, dell’opera di Hugo, De Vigny, Musset, il teatro leggero, la commedia vaudeville e le operette, la nascita del teatro naturalista e simbolista. Del Novecento, infine, sono stati trattati i seguenti argomenti: • il teatro di avanguardia • il teatro surrealista • il teatro della crudeltà di Antonin Artaud • l’opera di Giraudoux, Anouilh, Pagnol • l’esistenzialismo • Sartre • Vian • Camus • il teatro dell’assurdo • Genet • Ionesco • Beckett. Gli alunni hanno molto apprezzato il corso, l’hanno seguito con vivo interesse intervenendo più volte per porre domande, esporre loro riflessioni, fare riferimento a opere teatrali lette. V Rosanna Ruperti Talvolta un pensiero mi annebbia l’Io: sono pazzi gli altri, o sono pazzo io? [Albert Einstein] Scambio culturale Montebelluna – Oberkochen nche quest’anno gli alunni della classe 4A bilinguismo hanno avuto la possibilità di approfondire la conoscenza della lingua e della cultura tedesca grazie allo scambio culturale realizzato dalla nostra scuola con il Ernst-Abbe Gymnasium di Oberkochen (Baden-Württemberg). La prima visita da parte della scuola tedesca era avvenuta nell’anno scolastico 2002/2003; in seguito a ciò si è instaurato un stabile rapporto di gemellaggio con il liceo tedesco, dove, fra l’altro, a partire da quest’anno scolastico, è stata attivata una cattedra di lingua italiana. La classe e le rispettive famiglie si sono dimostrate sin dall’inizio molto disponibili ad effettuare uno scambio culturale. Si tratta infatti di una esperienza di vita stimolante ed arricchente. Dal 3 al 9 aprile ha avuto luogo la prima parte dello scambio tra la classe 4A e gli alunni tedeschi. Il 24 aprile la classe 4A è partita per la Germania. Il programma proposto prevedeva l’inserimento degli alunni nella normale attività didattica e visite d’istruzione. Le attività di visita svolte durante il soggiorno in Germania sono state numerose e interessanti; anche le mattinate trascorse a scuola si sono rivelate utili per un confronto tra le modalità d’insegnamento dei docenti di quel liceo e quelle utilizzate nel nostro istituto. Lo scambio culturale resta pertanto un’esperienza straordinaria che ha effetti positivi sulla classe e sui singoli alunni; basti pensare alla necessità di esprimersi in lingua straniera, alla motivazione di approfondire aspetti della civiltà straniera; inoltre vivere a contatto con coetanei di un’altra nazione aiuta a cogliere similarità e differenze, ad accettarle, a mettersi in discussione, ad adattarsi a diventare flessibili e tolleranti. Responsabile del progetto: prof.ssa Nadia Quaggiotto Docenti accompagnatori: prof. Michele Cimolato, prof.ssa Nadia Quaggiotto Destinatari: 20 alunni della classe 4A bilinguismo Obiettivi: favorire occasione di incontro con altre culture europee, perfezionare le proprie competenze linguistiche Tempi: due fasi: 3/9 aprile, 24/30 aprile 2005. A Nadia Quaggiotto 52 Scambio culturale Montebelluna – Oberkochen La parola agli studenti on avremmo mai pensato che in due settimane, in sole due settimane, saremmo riuscite ad instaurare un’amicizia così profonda con dei ragazzi che non avevamo mai visto prima. Nove ragazze e undici ragazzi tedeschi che sono entrati nella nostra vita, che hanno trascorso con noi 24 ore al giorno… Che non dimenticheremo mai! È nato subito tra i due gruppi un rapporto di complicità, di amicizia sincera. Basti pensare al primo addio dopo la settimana che loro hanno trascorso qui in Italia: noi avevamo gli occhi rossi e gonfi, il respiro rotto dai singhiozzi… Le loro mani continuavano a salutarci anche quando ormai l’autobus non era più visibile… Gli sms che arrivavano sui cellulari nostri e loro con scritto semplicemente: ICH VERMISSE DICH!!! (Mi manchi!) Ed oggi, dopo più di due mesi dal nostro primo incontro, ci mancano ancora questi ragazzi da Oberkochen con cui abbiamo condiviso tutto; ci viene ancora il batticuore ogni volta che, scaricando la posta da Internet, troviamo una loro e-mail (e qualche volta scende anche una lacrima). Inutile cercare di capire perché tutto questo è accaduto, l’importante è che sia successo e che porteremo questa esperienza nel nostro cuore per sempre. Tutto è stato semplicemente perfetto, sia qui in Italia che in Germania. Le famiglie sono state gentilissime ed estremamente disponibili (ogni sera ci organizzavamo in modo tale da trovarci più o meno tutti insieme e i genitori ci hanno sempre portato dove volevamo… Grazie!), i professori ci hanno sempre capite ed assecondate (anche a loro va un grosso ringraziamento). Inutile anche cercare di raccontare tutto quello che abbiamo fatto… Ci vorrebbe un libro intero, o quasi. Loro qui hanno visto città stupende come Venezia, Treviso e Sirmione; noi in Germania N abbiamo visitato città altrettanto interessanti come Monaco, Ulm, Aalen, Nördlingen e Neresheim. Ma i ragazzi tedeschi non sempre ci hanno accompagnate nelle visite, poiché dovevano andare a scuola (avevano compiti ed interrogazioni nella settimana in cui noi eravamo loro ospiti), quindi i momenti più divertenti sono state le serate. In particolare una sera siamo andati a cenare in una baita, accompagnati anche dai professori. Una volta terminata la cena abbiamo fatto un falò in giardino… E come resistere ai canti di gruppo sotto le stelle seduti intorno al fuoco? Purtroppo non avevamo la chitarra o altri strumenti, così sono cominciati senza base musicale. Ma è stato bellissimo lo stesso! È stata particolarmente bella la nostra versione di “Fra Martino” a due voci: noi l’abbiamo cantata in italiano e i ragazzi in tedesco… In effetti non era proprio bellissima da ascoltare, poiché i testi nelle due lingue si confondevano, ma è stato molto suggestivo… Culture, mentalità e lingue diverse che si sono unite in una canzone, che hanno dato origine ad un’unica, vera amicizia. Un’amicizia, questa, davvero troppo bella per sembrare vera… Ma è così… In queste due settimane abbiamo dato tanto e la fatica spesa per l’organizzazione di uscite e feste è stata completamente ripagata dai momenti di divertimento che abbiamo vissuto. Ma, a parte questo, lo scambio è stato molto utile per l’affinamento della nostra conoscenza della lingua tedesca, per conoscere una cultura così vicina alla nostra, ma allo stesso tempo molto diversa. Naturalmente è servita anche per portare nel cuore un ricordo che ci ha aiutate a crescere, a creare legami forti tra noi e con ragazzi stranieri, a capire quanto l’unione e l’amicizia rendano possibile ed indimenticabile qualunque cosa. Classe 4A 54 Viaggio di istruzione a Napoli l viaggio di istruzione ha avuto come meta i Campi Flegrei, Napoli, Pompei, Ercolano e Capri, in uno stupefacente crescendo di sorprese. I Campi Flegrei, che si estendono da Cuma fino a Napoli, corrispondono al primo insediamento greco importante nell’Italia peninsulare tirrenica. Cuma, fondata nel 730 a.C. da coloni greci, sorprende per l’isolamento prezioso in cui si trova, fuori dalle grandi rotte del turismo. Dalla sua acropoli si gode un panorama da mozzare il fiato: un incantevole e incontaminato paesaggio marino, scampato miracolosamente allo scempio delle coste campane. Ancora intimorisce l’orrido e trapezoidale antro della Sibilla, illuminato da sinistre lame di luce e animato dai voli dei piccioni. A Napoli, città caotica e tentacolare, tutto tace, come per incanto, nel virginale e maiolicato chiostro delle Clarisse su cui incombe il quadrato celeste del cielo. Il Museo Archeologico Nazionale si rivela un favoloso scrigno di sculture, mosaici e gemme antiche. Graditissima la breve sosta al Gambrinus per un peccato di gola: una verace sfogliatella napoletana o una granita al caffè. A Ercolano stupisce il baratro verticale di lava, là dove il mare lambiva l’antico porto. Veramente drammatico appare il contrasto tra la città moderna e quella antica, in gran parte racchiusa nel suo magmatico sarcofago. I È pura commozione a Pompei di fronte ai calchi umani dei fuggitivi, bloccati nella loro eterna tragedia. Ancora si percepiscono piccole voci e fruscii nella villa dei Misteri: gli sguardi attoniti dei partecipanti al segreto rito sembrano rianimarsi sullo sfondo rosso, presago dell’incandescente eruzione. A Baia, la Saint-Tropez dell’antichità, nelle terme di Mercurio, invase dalle acque abitate da carpe e pesci rossi, tutti applaudono la breve esibizione canora di un’alunna, la cui voce risulta magicamente ampliata dalla rotonda e monocola cupola. Tra le rovine il fico che cresce all’ingiù, con le radici verso il cielo e la chioma verso la terra, conferma che spesso è la natura ad imitare l’arte. A Capri, l’isola è avvolta da una fitta nebbia, come da noi in inverno. La salita a villa Iovis è immateriale, come in una nuvola. Solo a mezzogiorno la nebbia scompare ed è un tripudio di luce e di colori. La ripida e discendente scalinata che porta alla grotta Matromania, sacra a Cibele, sembra non finire mai; subito dopo rinfranca la visione dei Faraglioni fioriti di litosperma turchino. Durante il viaggio di ritorno, sosta a Villa Adriana a Tivoli. Una pioggia leggera cade sui monumenti fastosi e nel rotondo canale acqueo del Teatro Marittimo, protettivo dei sofisticati ozi imperiali. Il grosso coccodrillo di pietra, sulle sponde del Canopo, evoca l’Egitto e la misteriosa morte di Antinoo. Poi tutti a casa. L’ultima sosta in autogrill riserva ancora una sorpresa: al bancone del bar c’è Costantino e alcune alunne vanno in deliquio. Renato Mariuz 55 Viaggio di istruzione a Porto Tolle nche quest’anno, due classi del nostro liceo, la 4B e la 4D, si sono recate, il 16 febbraio 2005, a Porto Tolle per visitare la centrale ENEL situata sul delta del Po. Un impianto termoelettrico di grossa potenza (2,5 GW) che negli anni ’80 e ’90 forniva il 10% dell’energia elettrica prodotta in Italia. Al suo debutto, la centrale si presentava come una delle migliori d’Europa, sia per l’efficienza (42%) sia per i sistemi di filtraggio dei fumi, ma ora risulta “vecchia e sporca”: da diversi anni è al centro di aspre polemiche con associazioni ambientaliste per l’alto tasso di nitriti, nitrati, solfiti e solfati liberati in atmosfera dalla sua ciminiera (circa 15 tonnellate/ora di zolfo!). In effetti, l’impressione che tutti abbiamo avuto durante quest’ultima visita all’impianto è stata di “completo abbandono”. L’attività della centrale è ridotta al minimo: uno solo dei quattro “gruppi” è in funzione (in modo che le concentrazioni degli inquinanti in ciminiera vengano ridotte del 75%), i filtri non vengono più sostituiti, l’accoglienza alle scuole non viene più curata da un esperto ma da tecnici non sempre in grado di rispondere a domande di ampio respiro sui problemi energetici del nostro paese e del mondo. A Durante la nostra visita dello scorso anno (vedi annuario 2003/04) gli esperti di Porto Tolle ci avevano parlato di “conversione all’orimulsion”, un “catrame” proveniente dal Venezuela, i cui fumi di combustione sarebbero stati particolarmente “filtrabili” rispetto agli attuali. Ma quest’anno l’idea dell’orimulsion sembrava volatilizzata (che programmazione c’è oggi nell’ENEL?): “Troppi problemi politici col Venezuela, troppa richiesta di orimulsion da parte della Cina, troppo alto il costo, troppi pareri discordi sul basso impatto ambientale di questo combustibile (da un lato permette il filtraggio quasi totale dello zolfo ma da un altro lato risulta pericoloso il trasporto di orimulsion nelle petroliere: in caso di incidente navale questo catrame, di densità pari a quella dell’acqua, andrebbe sul fondo del mare e risulterebbe quasi impossibile praticarne un recupero)… – ci spiegano i tecnici della centrale – piuttosto passeremo al carbone”. “Al carbone? – ci chiediamo tutti – ma non è un passo indietro?” A questo punto cerchiamo di avere un quadro della situazione italiana e mondiale, per quanto ci è possibile. Nel mondo, circa il 65% dell’energia elettrica viene prodotto con combustibili fossili convenzionali (in ordine di utilizzo: carbone, gas e petrolio), il 17% con centrali nucleari, il 16% con centrali idroelettriche e solo il 2% con altre fonti di energia rinnovabile (prevalentemente eolica). Per l’Italia le percentuali sono molto simili, a parte il fatto che l’energia nucleare è sostituita da “energia importata” (il 13%, prevalentemente di origine francese e quindi “nucleare”) e che la quota di energia elettrica da fonti fossili è ottenuta prevalentemente da combustione di petrolio anziché carbone. Le percentuali dell’uno rispetto all’altro combustibile stanno, tuttavia, variando rapidamente negli ultimi anni, nel senso di un forte calo della percentuale di energia elettrica da petrolio e un forte aumento delle percentuali di energia da gas metano e da carbone. Infatti il crescente costo al barile del petrolio, le instabilità dei rapporti commerciali con alcuni paesi arabi esportatori, le mutate politiche nazionali (privatizzazione dell’ENEL) e internazionali, i notevoli passi tecnologici nella combustione del carbone (tradizionalmente considerato “il più economico ma il più sporco” dei combustibili e oggi, invece, “economico e pulito”), la reperibilità di quest’ultimo un po’ ovunque e, soprattutto, il suo costo attualmente inferiore a quello di petrolio e gas, sono elementi di forte spinta verso la “conversione” delle centrali termoelettriche “da petrolio a carbone”, al punto che la percentuale di quest’ultimo sta passando dal 6% degli anni ’80 ad un probabile 40% entro i prossimi 10 anni! Quanto questo cambiamento sia “ecocompatibile” non ci è ben chiaro: certamente i nuovi 56 “filtri a manica”, capaci di trattenere anche le polveri sottili PM10, e le nuove tecniche di combustione “a basse temperature” (900°C anziché i tradizionali 1700°, in modo da ridurre la produzione di nitriti e nitrati) e le nuove miscele di comburente (grandi quantità di polvere di calcare mescolata al carbone, in modo che lo zolfo, liberato dal carbone sotto forma di anidride solforosa durante la combustione, venga fatto immediatamente reagire col calcio del calcare dando luogo a gesso, utilizzabile nell’industria o nei fondi stradali) sembrano garantire un impatto ambientale notevolmente inferiore a quello che 20 anni fa dava una centrale termoelettrica a petrolio. Tuttavia, restano pesanti interrogativi: 1) Come viene reperito tutto questo calcare? 2) Quanta garanzia di manutenzione dei filtri c’è in Italia? 3) Il rendimento di queste centrali non è piuttosto scadente (40%) se confrontato con quello ben più alto ottenibile con centrali a metano a “ciclo combinato” (55%)? 4) Anche se le riserve di carbone sono più che triple rispetto a quelle di petrolio e gas, qual è la portata estrattiva massima di questo combustibile? I combustibili fluidi si estraggono infatti con tubature ma il carbone si estrae con miniere e minatori! Già oggi il paese che ne estrae in maggior quantità, ovvero la Cina (con il 50% dell’estrazione annua mondiale!), sta cercando di ridurre questo tasso perché troppo costoso in termini di vite umane (5000 minatori muoiono in Cina ogni anno). 5) Il carbone è attualmente economicamente vantaggioso rispetto agli altri combustibili fossili ma manterrebbe questo primato anche se aumentasse la richiesta? Secondo alcuni economisti (Il sole 24 ore) la risposta è negativa e già nel 2004 l’aumento del costo del carbone è stato percentualmente maggiore rispetto a quello del petrolio! 6) Perché non si è preferita una conversione al gas metano, visto che abbiamo la fortuna, per posizione geografica e per rapporti politico-economici, di esse- re collegati da gasdotti con l’ex URSS, con l’Algeria e tra breve anche con la Libia? Le risposte che ci sono state date ci sono apparse assai limitate: “In effetti negli anni ’90 si è assistito ad un forte aumento dell’uso del metano ma il suo costo sul mercato è troppo legato a quello del petrolio e sta purtroppo diventando economicamente svantaggioso; inoltre, malgrado i gasdotti, il metano che abbiamo non sarebbe sufficiente a sostituire tutte le centrali a petrolio”. Dicevamo “perplessi” perché ci risulta che, in clima di “privatizzazione” della produzione di energia elettrica, il gas metano sia invece il combustibile “scelto” in un gran numero di piccoli nuovi impianti “privati” di energia elettrica, mentre il carbone sia “lasciato” ai grossi impianti ancora di proprietà ENEL. Nel pomeriggio del nostro viaggio sul delta del Po, abbiamo incontrato il Dr. Piergiorgio Stevanato, ricercatore presso il Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA). Già lo scorso anno Stevanato aveva offerto alla nostra scuola una interessantissima lezione sul problema della “perdita di biodiversità” causata dalla coltivazione con OGM, in particolare della barbabietola da zucchero. Quest’anno ci ha informati che ormai l’Italia è uscita dalla situazione di “moratoria” in tema di OGM e quindi sarà possibile eseguire coltivazioni OGM in modo assai “libero”. Al di là dei problemi legati alla “contaminazione genetica” che queste coltivazioni produrranno sulle piante tradizionali e sulle piante “madri” (come la beta marittima, pianta “ancestrale” della barbabietola da zucchero) e quindi alla grave “perdita di biodiversità” provocata dagli OGM, ci sarà anche un grave problema economico per l’Italia: il nostro cavallo di battaglia sui mercati ortofrutticoli è sempre stato infatti il “prodotto tipico” (il particolare olio, il particolare radicchio, il particolare pomodoro…), insomma la “qualità del prodotto” e non di certo la produzione in monocoltura e in grandi quantità; per cui le future coltivazioni OGM in Italia potranno 57 soltanto danneggiare la nostra agricoltura! Si aggiunga il fatto che, nell’ambito della ricerca sugli OGM, la maggior parte delle “novità” vengono prodotte e brevettate da ricercatori stranieri (specialmente statunitensi), per cui anche sul piano “dell’innovazione” saremo perdenti in partenza. “Purtroppo – dice Stevanato – non c’è scelta: dovremo sottostare alle scelte internazionali e convivere con questa realtà. Il nostro lavoro come ricercatori del CRA è finalizzato a fornire indicazioni chiare sulle complicazioni ecologiche, economiche e sociali che il passaggio agli OGM in Italia produrrà, in modo che le autorità preposte siano sollecitate a difendere maggiormente la nostra economia agricola.” La giornata si è conclusa con una splendida passeggiata marittima sul delta del Po: un paesaggio dai mille colori di terra, acqua e cielo, dai suoni estasianti provenienti dalle onde del mare, dal vento e dai numerosi uccelli che nidificano negli acquitrini del delta… un lembo di terra strappato alla deturpazione edilizia e industriale, dove ancora si può godere dell’ascolto della Natura, dell’affabilità degli abitanti, di un buon pasto a base di pesce, forse un po’ inquinato ma cotto con amore e al costo di 7 euro! Giuseppe Flora L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi [Albert Einstein] 58 Un Parco Nazionale a due passi da noi... e attività di educazione ambientale per le nostre classi sono quasi diventate un’abitudine e la collaborazione con le guide del “Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi” si è ormai consolidata. Nel corso dell’anno scolastico 2004/2005 si è svolto un laboratorio di educazione ambientale dedicato alle classi Prime A e B Tecnologico dal titolo “La primavera dei fiori” composto da una lezione preparatoria a scuola con una guida del Parco, da una giornata di escursione in Val Canzoi e da una seconda lezione/laboratorio una volta tornati a scuola. L’attività è servita a far conoscere ai ragazzi la realtà di un Parco Nazionale e le sue finalità, puntando l’attenzione proprio sull’ aspetto naturalistico più importante del Parco: la varietà e la biodiversità di specie vegetali, da quelle uniche a quelle endemiche fino ai fiori più comuni che hanno fatto di questo territorio il luogo di studio di numerosi botanici ormai da molti secoli. Per alcune classi finali è stato riproposto l’approfondimento sulla geologia della Valle Imperina con visita al sito minerario e alla faglia lungo la quale scorre il torrente Imperina, nel punto in cui si unisce al Cordevole, poco prima di Agordo. Si tratta di un percorso davvero affascinante che permette di calare le conoscenze geologiche acquisite in un contesto antropologico ed economico che ha smesso di esistere solo qualche decennio fa e che, dopo un lungo oblio, è stato in parte ristrutturato dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. L …e un museo ancora più vicino Due classi quinte hanno inoltre aderito ad una delle attività proposte dal Museo di Scienze Naturali e Archeologia di Montebelluna, partecipando ad un laboratorio teorico/pratico su minerali e rocce. L’attività si è rivelata molto interessante, tanto da indurre a riproporla anche per altre classi nell’anno scolastico 2005/2006. Non è mancato, infine, il tradizionale incontro con il sig. Giampietro Corso e la sua collezione di minerali, offerta gentilmente alla vista e all’ammirazione dei nostri studenti. Angela Stocco Certificazione lingua tedesca ell’ambito del programma di certificazione della conoscenza delle lingue straniere, alcuni alunni delle classi 2A e 3A bilinguismo hanno sostenuto l’esame di certificazione della lingua tedesca (livello ZD) presso il Goethe Institut di Padova. Il nostro istituto ha attivato un corso di preparazione pomeridiano di quindici ore, tenuto dal docente di lingua tedesca Klaus Müller. N Hanno sostenuto e superato l’esame gli alunni: Gasparini Christian, Chech Andrea, De Bortoli Marta, Toffoletto Susanna, Crema Claudia, Tomat Gloria, Haralambie Lulimita. Nadia Quaggiotto 59 Attività di Lingua inglese Certificazione Linguistica nche quest’anno si sono effettuate le certificazioni PET e FCE di lingua Inglese presso il Cambridge Institute. Il PET è destinato ai ragazzi del 2° anno che dimostrino di aver acquisito una discreta competenza linguistica e si sostiene a Giugno dell’anno in corso. Quest’anno ci sono stati 65 iscritti, di essi 2 non hanno potuto sostenere l’esame; tutti quelli che hanno partecipato hanno superato l’esame, di cui ben 49 con “Merit”! L’esame FCE invece è proposto ai ragazzi più bravi e volenterosi del 4° e 5° anno e si sostiene a Marzo, dopo un corso di 40 ore pomeridiane tenuto da docenti interni alla scuola. Ben 55 studenti su 60 hanno superato l’esame! A Viaggio studio in Inghilterra al 4 al 17 Settembre 2005 è stato effettuato il viaggio studio in Inghilterra, a Cheltenham, per 24 ragazzi delle Terze, accompagnati dai proff. Spada e Dal Canton. Gli studenti hanno frequentato un corso di lingua di 21 ore settimanali con un esame finale e certificazione ARELS. Oltre allo studio hanno anche partecipato a 4 escursioni pomeridiane e 2 di una giornata ad Oxford e a Stratford. Va sottolineato a merito di questi ragazzi i complimenti fatti a fine soggiorno dalle famiglie inglesi ospitanti per il comportamento corretto dimostrato. La scuola ringrazia e li “gira” alle rispettive famiglie. D Silvia Dal Canton Il gruppo a Cheltenham. Due momenti dell’esame FCE a Feltre. 60 Patente Europea del Computer nche nel corso di questo anno scolastico è proseguita intensamente l’attività del Test Center ECDL interno al nostro Liceo: come molti ormai sanno, si tratta di un’offerta formativa complementare rispetto alle attività curriculari che prevede l’erogazione di corsi di informatica di base e la possibilità di sostenere gli esami per conseguire la Patente Europea del Computer (ECDL), una certificazione riconosciuta ufficialmente dalla Comunità Europea. L’offerta riguarda anche gli alunni esterni ed il personale scolastico e ATA di tutte le scuole. In questi tre anni di attività molti alunni hanno raggiunto la certificazione delle abilità informatiche: in particolare nell’anno scolastico 2004-2005 sono stati una cinquantina gli allievi giunti all’ambito traguardo. L’attività del centro è consistita nella preparazione agli esami mediante corsi gratuiti su tutti gli argomenti, che si sono tenuti di pomeriggio. Oltre 150 alunni hanno seguito le lezioni tenute dai professori Morellato, Poletti e Tonello. Al termine dei corsi, e quando necessario, si sono svolte le sessioni d’esame. Sette sono gli esami da superare per ottenere la certificazione ECDL, in un arco massimo di tre anni: 1 – Concetti teorici di base; 2 – Uso del computer e gestione dei file; 3 – Elaborazione testi; 4 – Foglio elettronico; 5 – Basi di dati; 6 – Strumenti di presentazione; 7 – Reti informatiche. Le sessioni d’esame, considerando anche quelle riservate ai candidati esterni al Liceo Levi, sono state 13, per un totale di 645 esami sostenuti (403 da interni): 188 i candidati, di questi 144 interni. Passando all’esito degli esami, la media si è attestata su un buon 87%, con percentuali leggermente superiori se si conteggiano soltanto i candidati del nostro Liceo. Di fatto l’ECDL è la certificazione informatica riconosciuta dal MIT (Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie) che coerentemente ha dato l’avvio a progetti specifici per il conseguimento della Patente Europea per i Docenti e il personale amministrativo delle scuole. Per gli studenti nati nel 1988, dal 1° settembre 2005, è stato avviato il Progetto “PCGiovani: vola con Internet” che permette di acquistare la Skills Card ad un prezzo ridotto e sostenere gli esami gratuitamente. Per ulteriori informazioni: http://pcg.ecdl.it/. Per informazioni su ECDL: www.ecdl.it; www.liceolevi.it/ecdl. A Claudio Morellato Studenti in strada – Certificato di idoneità alla guida del ciclomotore li istituti scolastici hanno l’obbligo di organizzare, all’interno dell’attività di educazione stradale per la realizzazione del progetto “Studenti in strada”, i corsi di preparazione al conseguimento del Certificato di idoneità alla guida del ciclomotore, e di concordare con gli uffici della Motorizzazione Civile le date di svolgimento degli esami. Per legge la preparazione deve essere fornita agli alunni gratuitamente; la scelta della gratuità è stata assoluta da parte del nostro istituto, in quanto gli alunni hanno ricevuto anche tutti i sussidi didattici senza alcuna spesa per le famiglie. Erano previsti appositi finanziamenti (provenienti dal pagamento di sanzioni per infrazione al codice della strada), perché le scuole potessero far fronte alle spese organizzative risultate alla fine non esigue. Questi sono giunti in ritardo e, per giunta, in misura assai ridotta rispetto alle attese, per cui l’istituto di necessità ha dovuto reperire le risorse finanziarie necessarie all’interno delle disponibilità generali del proprio bilancio. Da due anni ormai il progetto, denominato per semplificazione “patentino ciclomotore”, trova organizzazione e compimento. Nell’anno scolastico 2003-2004 s’è fatta la prima esperienza e, trattandosi di una opportunità inedita, l’adesione degli alunni è risultata massiccia; ben 8 i corsi istituiti per 236 alunni iscritti. L’incarico di insegnamento è stato conferito a docenti esterni in possesso dei requisiti professionali previsti dalle linee guida ministeriali. Si sono tenute complessivamente 96 ore di lezione; nel computo del lavoro di preparazione vanno inserite ulteriori 8 ore di educazione alla legalità da svolgersi, nelle singole classi, in orario curricolare. 181 alunni hanno sostenuto la prova d’esame nella prima sessione (mese di luglio), 175 di questi con esito positivo. La media dei successi è valutata altissima, se confrontata con quella registrata negli istituti superiori della provincia di Treviso. Esaurita l’emergenza del primo anno, la seconda edizione del progetto “patentino ciclomotore”, nell’anno scolastico 2004-2005, ha avuto tutte le caratteristiche dell’assestamento, preludio ad una attività destinata a diventare, nel volgere di pochi anni, di “routine” per le scuole. Si è passati a 48 studenti interessati, distribuiti in 2 corsi per 24 ore complessive di lezione. 37 di questi si sono presentati all’esame finale; 35 lo hanno superato positivamente. G Lamberto Pillonetto Alternanza Scuola Lavoro l progetto di Alternanza Scuola Lavoro, preparato nell’anno scolastico 2003-2004, ha avuto realizzazione nell’anno scolastico appena trascorso. Ne è stata protagonista la classe 4A del liceo scientifico tecnologico. Si ricordano gli obiettivi formativi generali: • aiutare il processo di crescita e di consolidamento dell’identità personale attraverso il confronto con ambienti diversi rispetto a quelli scolastici • motivare o rimotivare allo studio • conoscere il proprio territorio quanto all’organizzazione sociale, economica e produttiva, e a stabilire con esso rapporti di interazione • verificare i processi di orientamento scolastico-professionale già attivati e prefigurare quelli successivi • esercitare la disponibilità a conoscere realtà nuove di vita e ad assumere impegni nuovi • educare alla cultura della verifica e I della valutazione degli obiettivi realizzati. Si ricordano pure le competenze trasversali da acquisire attraverso questa modalità di impegno pensata e voluta come vera e propria attività didattico curricolare: • saper vedere, ascoltare e interpretare • saper vivere relazioni complesse • saper raccogliere, valutare e strutturare informazioni • definire i risultati da conseguire • predisporre strumenti, pianificare strategie, strutturare il tempo a disposizione • conseguire risultati • valutare risultati • gestire ad ampio raggio la comunicazione. Che cosa ci si aspettava come ricaduta sulla didattica, nel senso di risultati benefici sul piano metodologico e contenutistico? Così gli effetti attesi erano enunciati nel documento programmatico: • metodologie per la ste- 61 62 sura di una relazione su momenti dell’attività e di una relazione globale sull’esperienza svolta • elaborazione di specifiche relazioni scientifiche • ricostruzione di processi di innovazione tecnologica • conoscenza del territorio • osservazione e valutazione delle dinamiche di lavoro di gruppo • programmi scolastici ed esperienze specialistiche di approfondimento • organizzazione del lavoro, sicurezza sul posto di lavoro, tutela della salute • sistemi di progettazione • organizzazione del lavoro, rapporto con il territorio, etica del lavoro. Gli alunni sono stati in alternanza lavorativa nelle settimane: 20-24 novembre 2004 e 28 febbraio – 4 marzo 2005, così assegnati alle varie attività produttive: Lange Rossignol (articoli sportivi) Berlato Matteo, Orsato Simone, Piccolo Alice, Slanzi Daniele. Diadora (articoli sportivi) Colosi Santi, Forner Michele, Frassetto Leonardo, Maggiotto Stefano. Chelab (laboratorio analisi) Adami Roberto, Bresolin Mattia, Gallina Gianluca, Mattiello Enrico. Chelab Servizi (sicurezza sul posto di lavoro) Baiocco Matteo, Dal Fabbro Davide, Lanfossi Paolo. Sovrintendenza beni artistici (culturale) Berry Christine, Guizzo Francesca. ULSS n. 8 (laboratorio analisi) Barzi Stefano, Bigolin Francesco, Buosi Federica, Duzzi Matteo. Tipolitografia Antiga (stampa ed editoria) Bisol Mirco. AscoPiave (servizi) Adami Katia, Franco Alberto. Questi i Docenti che hanno svolto funzione di tutor: Boerio Marco, Bonesso Patrizia, Bonora Danilo, Cimolato Michele, Guida Angelo, Mastromauro Patrizia, Morellato Claudio, Pillonetto Lamberto, Saccone Maria, Spada Emanuele, Vanin Gabriele. Completate le due settimane di alternanza, si è constatato, d’intesa piena con il parere dei tutor esterni, che il periodo di permanenza in attività produttiva è stato piuttosto limitato; secondo alcuni le due settimane, se tali rimarranno, non dovrebbero essere staccate. Si è pensato proficuo collocare al termine di ciascuna settimana un momento durante il quale ciascun alunno potesse partecipare ai colleghi, ai docenti del con- siglio di classe e anche ai genitori i dati salienti dell’esperienza fatta. Si è trattato di uno dei momenti di maggiore gratificazione per tutti dell’intera esperienza, dato che quanto vissuto nelle aziende è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti positivi e critici con una puntualità e una precisione di riferimenti che all’inizio del progetto nessuno avrebbe potuto immaginare. I risultati conseguiti sono valutati ottimi sotto ogni aspetto, per la valenza formativa dell’esperienza, per il grado di coinvolgimento di alunni e famiglie, per la grande disponibilità delle aziende, per le conoscenze acquisite dagli alunni nei vari contesti lavorativi. Tratti di criticità presentano il momento della valutazione finale da sommare alla valutazione disciplinare scolastica e quello della certificazione, dal momento che è prevista la spendibilità di fatto nel mondo del lavoro delle conoscenze e delle competenze acquisite in alternanza. Sembra significativo concludere queste note sintetiche con due passaggi della relazione fatta dai tutor di una delle ditte che hanno accolto i nostri studenti: assai positivo è risultato il grado di disponibilità e di impegno dimostrato dagli studenti, che hanno saputo stabilire proficue relazioni di collaborazione con il personale dei vari settori dell’azienda; il rapporto con il mondo del lavoro, assai diverso da quello della scuola, assume valenza positiva per una serie di circostanze: un progetto va eseguito con rigore e insieme con economico calcolo del tempo; il lavoro va preordinato secondo strategie precise; dei risultati si fa verifica attenta; è fondamentale che si faccia squadra fra le diverse persone, nel rispetto del compito specifico di ciascuna; le comunicazioni devono passare con chiarezza e efficacia; ebbene, si è fatto in modo che gli studenti in alternanza fossero partecipi di queste esigenze e, sotto questo aspetto, la loro esperienza è valutata soddisfacente, in quanto si sono dimostrati rispettosi delle regole, coinvolti con tutte le loro capacità nella esecuzione dei compiti assegnati, aperti a osservare e a capire. Lamberto Pillonetto 63 Un anno di sport e attività sportive dei Giochi Studenteschi hanno coinvolto da novembre a maggio oltre 500 alunni con la partecipazione a fine settembre alla Finale Nazionale della squadra Allieve di Atletica Leggera. Da quest’anno l’Istituto ha aderito anche al progetto regionale “Più sport @ scuola” interessando 80 alunni delle classi prime. L Corsa Campestre – Fase d’Istituto Stadio Comunale Hanno partecipato 110 alunni divisi in quattro categorie; questi sono i vincitori: Cat. Allieve Celia Chiara 3E Cat. Allievi Fantin Giona 2B Cat. Junior F Spada Federica 5B Tec Cat. Junior M Baiocco Matteo 4A Tec 30/11/04 Le prime sei classificate nella Cat. Junior Femminile. Corsa Campestre – Finali Provinciali Vittorio Veneto I primi quattro di ogni categoria partecipano alla Finale Provinciale. L’allievo Fantin Giona è primo nella sua categoria e ottiene il passaggio alla Finale Regionale. 22/01/05 Fantin Giona solitario all’arrivo Corsa Campestre – Finale Regionale – Torrebelvicino (VI). Fantin Giona si qualifica al 3° posto. 16/02/05 Atletica su pista – Fase di Istituto – Stadio San Vigilio Hanno partecipato oltre 300 atleti suddivisi in quattro categorie; la manifestazione era valida per la selezione della rappresentativa alla fase provinciale. 23/03/05 ALLIEVE 100 Bortolami Silvia 800 Sottana Giorgia ALTO Dal Fabbro Erika LUNGO Casagrande Yasmine PESO Andreola Martina DISCO Torresini Eloisa 4x100 Casagrande/Dalla Costa Perencin/Sottana 1A 1E 2C 1G 2BT 5B Ginn 13”5 3’00”1 1,50 4,20 9,39 26,70 57”6 ALLIEVI Bordignon Ulisse Fantin Giona Spada Gabriele Filippetto Niccolò Bof Riccardo Graziottin Fabio Bordignon/Ghirardo Romeo/Casanova 1D 2B 2AT 2AT 2D 2E 11”9 2’12”4 1,65 5,21 10,62 28,41 52”1 64 JUNIOR Femminile 100 Parrozzani Maria 1500 Spada Federica ALTO Sartori Margherita LUNGO Bertelli Benedetta PESO Tomat Gloria DISCO Cavallin Chiara 4x100 Tonon/Groppo Ballestrin/Bertelli Il podio del Salto in Alto Allieve. 3C 5BT 3E 4B 3A 4B 13”9 5’55”5 1,20 4,39 10,03 17,19 59”5 JUNIOR Maschile Luban Michele Maggiotto Stefano Boso Alan Martignago Mauro Bragagnolo Nicola Fent Antonio Marcomini/Zammuner Olivato/Pavan 5A 4AT 3E 5A 5BT 3E 12”1 5’03”8 1,85 5,85 11,32 41,78 49”1 Il podio del Salto in Alto Junior Maschile. Atletica su pista – Finale provinciale – Conegliano Partecipano 4 squadre di 12 componenti ciascuna. Le Allieve si classificano al primo posto, gli Junior Maschile al secondo, gli Allievi al sesto, le Junior Femminile al settimo. Le Allieve e gli Junior Maschile accedono alle Finali Regionali. 5/05/05 La squadra Allieve sul podio. La squadra Junior Maschile sul podio. 65 Atletica su pista – Finali Regionali – Stadio Euganeo Padova La squadra Allieve composta da: 26/05/05 100hs 100 300 1000 ALTO LUNGO PESO DISCO 4x100 Dalla Costa Gemma Andreatta Federica Bortolami Silvia Sottana Giorgia Dal Fabbro Erika Casagrande Yasmine Andreola Martina Torresini Eloisa Dalla Costa, Dal Fabbro, Bortolami, Casagrande 19”93 14”65 42”92 3’39”41 1,59 4,62 9,43 30,27 19^ 26^ 3^ 18^ 2^ 9^ 9^ 3^ 53”12 4^ conquista il secondo posto e si qualifica per le Finali Nazionali che si sono disputate alla fine di settembre a Lignano Sabbiadoro. Atletica su pista – Finali Regionali – Stadio Euganeo Padova. La squadra Juniores Maschile si classifica al settimo posto. In piedi: prof. Merlo, Bragagnolo Nicola, Maggiotto Stefano, Martignago Mauro, Fent Antonio; accosciati: Luban Michele, Grollo Stefano, Boso Alan e Maugeri Salvatore. 27/05/05 Progetto Regionale “PIU’ SPORT @ SCUOLA” In collaborazione con L’Atletica Montebelluna “Veneto Banca” e la ditta 6-93 Sports è stata organizzata, a conclusione del progetto, una manifestazione di atletica riservata agli alunni delle classi prime, denominata “TRIATHLON INDOOR LEVI 2005”. 3/02/05 presso il Palazzetto “O. Frassetto”, 80 alunni hanno dato vita ad una competizione di corse, salti, lanci e di staffetta. Ivo Merlo Più sport @ scuola I partecipanti. 66 Più sport @ scuola Le corse. Studenteschi, bronzo alle ragazze del Levi Più sport @ scuola I lanci. Più sport @ scuola Tutti i premiati. Il liceo Levi ai vertici dell’atletica nazionale. La nostra squadra femminile (nella foto assieme all’allenatore Ivo Merlo) ha conquistato la medaglia di bronzo nella finale dei Giochi Sportivi Studenteschi su pista, svoltasi a Lignano Sabbiadoro. Un traguardo che va al di là di ogni speranza. Lo scorso giugno, nella fase regionale svoltasi a Padova, le ragazze si erano piazzate seconde alle spalle delle colleghe del “Brocchi” di Bassano. E il risultato si è quasi ripetuto anche nella finale tricolore, dove le vicentine hanno conquistato il titolo e noi siamo arrivati ad appena un punto dall’argento, andato al Liceo Scientifico di Biella. Ben 31 le scuole impegnate sulla pista friulana. “Siamo partiti con l’obiettivo di piazzarci tra le prime 15 – spiega Ivo Merlo – poi, strada facendo, ci siamo resi conto che potevamo ambire a qualcosa in più. Ma il bronzo è un risultato inatteso, anche perché sei delle otto componenti della squadra sono del 1990 e il prossimo anno potranno ripresentarsi sulla scena e cercare di fare ancora meglio.” Decisivo ai fini del piazzamento di squadra, è stato il terzo posto della staffetta 4x100, ma la vera forza della formazione, composta da Federica Andreatta, Giulia Suman, Erika Dal Fabbro, Gemma Dalla Costa, Giorgia Sottana, Yasmine Casagrande, Silvia Bortolami ed Eloisa Torresini, è stata la compattezza del gruppo. Appuntamento al 2006. Matematica senza frontiere iprendendo in mano l’Annuario dello scorso anno scolastico si potrà notare che l’articolo sulla partecipazione della nostra scuola alla competizione di matematica Matematica senza Frontiere si chiudeva con la seguente frase: “La gara di quest’anno si è rivelata per tutti particolarmente impegnativa e purtroppo nessuna delle nostre classi è risultata vincitrice a livello di Nord-Est; è questo un motivo in più per partecipare con più entusiasmo alla gara del prossimo anno: facciamoci valere!” Detto e fatto: ci siamo fatti valere! Nell’edizione 2005 una nostra classe, la 3D, è riuscita a classificarsi nella graduatoria di eccellenza per il Nord-Est d’Italia, ottenendo il punteggio massimo. Non solo, guidati dalla professoressa Ornella Severin, nella giornata di premiazione a Mestre, hanno sostenuto una nuova gara per definire le posizioni in classifica e anche qui sono riusciti a completare in modo corretto tutta la prova che verteva su quesiti legati alla famosa successione di Fibonacci. Solo per pochissimi minuti un’altra classe del Triveneto è riuscita a fare meglio. Noi però siamo contenti ugualmente e alla 3D vanno i nostri più vivi complimenti, non solo per i premi individuali e il trofeo vinti, ma anche perché ci auguriamo che questa sia solo la prima tappa di una lunga serie positiva. Ricordiamo che Matematica senza Frontiere è una divertente gara su questioni logico-matematiche cui possono partecipare le classi seconde e terze della scuola superiore. Ciò che caratterizza questa competizione, che si svolge in ambito internazionale coinvolgendo più di trenta nazioni diverse per un totale di quasi 100 mila studenti, è il fatto che si partecipa come gruppo classe e che, quindi, per risolvere i problemi proposti tutti devono collaborare insieme. Una segnalazione meritano anche tutte le altre classi partecipanti e in particolare 2A, 2B, 2C, 2D, 2E, 5A Ginnasio, 5B Ginnasio, 2A Tecnologico, 2B Tecnologico, 3A, 3B, 3C, 3D, 3E, 3F, 1A Liceo Classico, 1B Liceo Classico, 3A Tecnologico, 3B Tecnologico. Gli insegnanti coinvolti, in ordine alfabetico, sono stati: Baccin, Basurto, Bellan, Breda, Dall’Oglio, Furlanetto, Patuzzo, Poliafico, Ramazzina, Riondato, Severin, Solitro e Visentin. Grazie a tutti e arrivederci al prossimo anno. R Roberto Marazzato Rapporti con enti esterni uesto è stato il quarto anno nel quale nel nostro liceo è stata attivata la funzione strumentale per l’Area 4, pertanto l’organizzazione del lavoro si è avvalsa di una prassi consolidata. L’iniziativa principale è stata l’organizzazione di Stage aziendali. Essendo al quarto anno si è proceduto sulla falsariga di quanto fatto lo scorso anno. Per prima cosa è stata emessa una circolare rivolta a tutti gli alunni del quarto anno, invitando gli alunni interessati a compilare una scheda nella quale era stata predisposta una griglia di preferenza con tre ambiti: economicobancario, progettazione aziendale, servizi (musei, biblioteche, pubbliche amministrazioni, ecc.). Acquisite le adesioni, è stato necessario stabilire dei contatti con gli enti e predisporre le relative convenzioni. Nella scelta degli enti si è tenuto conto delle richieste degli alunni e della disponibilità delle aziende. Le richieste sono state in una fase iniziale una ventina, con una preponderanza nelle richieste per i servizi ed il settore bancario. Alcuni alunni, soprattutto del terzo anno, si sono aggiunti verso la fine dell’anno scolastico perché c’erano ancora posti disponibili. I contatti avviati con diversi enti hanno portato a dei risultati positivi sia per quanto concerne la pubblica amministrazione che per altri enti, riuscendo in questo modo ad accontentare tutti gli alunni interessati e ad inserirne altri, Q 67 68 fino a raggiungere la quota complessiva di 26 alunni che hanno svolto quest’anno l’attività. È stato possibile anche soddisfare delle richieste particolari, come lo stage in farmacia e presso un ufficio legale, grazie alla disponibilità del comune di Montebelluna. Gli stage si sono svolti in venti fra enti pubblici ed aziende private: due alunni al Museo Bellona di Montebelluna, due alunni alla Biblioteca comunale di Montebelluna, due al Comune di Montebelluna (farmacia comunale ed ufficio legale del comune), tre al Municipio e Biblioteca di Altivole, uno al Municipio di Pederobba, uno al Consorzio di bonifica Brentella, quattro al Consorzio acquedotto Schievenin, due all’Istituto bancario Veneto Banca, uno all’Istituto bancario Banca Intesa, uno al Municipio di Cornuda, due al Municipio e Biblioteca di Maser, due presso la Tipoteca delle Grafiche Antiga di Cornuda, ed infine altri quattro alunni presso quattro ditte private diverse. Tutti gli stage hanno avuto una durata minima di tre settimane, preferibilmente dalla metà di Giugno alla metà di Luglio. Anche quest'anno sono pervenute varie richieste di stage per il settore bancario ed il settore dei servizi che, in gran parte, è stato possibile accogliere. Per l’assegnazione dei posti disponibili in Veneto Banca si è proceduto in accordo con gli studenti interessati, dato che lo stage di Veneto Banca si svolge presso il Centro servizi e per alcuni questa soluzione risulta disagevole. A tutti gli alunni che hanno effettuato lo stage lo scorso anno è stato richiesto di comporre una scheda riassuntiva, nella quale dare indicazione dell’ente presso il quale hanno effettuato lo stage, le mansioni svolte, e una breve relazione sull’esperienza. Complessivamente, l’esperienza è stata considerata da tutti positiva. È stato inoltre predisposto un questionario per le aziende, per raccogliere i dati significativi sull’esperienza dei nostri alunni. Luigi Cima Giornalino d’Istituto: il Rasoio di Ockham Direttore Andrea Tranquillin 3E • Vicedirettore Laura Biasi 3E • Condirettore (resp. sez. Classico) Gloria Viel 1A Class. • Caporedattore centrale Simone Orsato 4A Tec Caporedattore (responsabile sez.Guarda Alta) Francesco Groppo 3D • Capiredattori e Redattori per ogni Area da 1 a 6: • Area 1 Giulia Zatta 3E, Valeria Menegon 3E, Paolo Gazzola 5C • Area 2 Sara Giovine 2A, Antonio Fent 3E, Matteo Bressan 3E • Area 3 Leonardo Frassetto 4A tec, Margherita Sartori 3E, Roberto Baggio 1G, Alberto Berdusco 1G, Matteo Favero 1G, Simone Orsato 4A Tec • Area 4 Eleonora Salomon 2B Tec, Chiara Merlo 4A, Chiara Michielin 4A • Area 5 Valentina Spada 3E, Luisa Graziani 3E, Claudia Tartini 3E • Area 6 Federica Lucati 3E, Francesca Merlo 3E, Eleonora Busana 3E. Sopra: Mestre, 15 dicembre 2004: la vittoria! Il Rasoio di Ockham Miglior giornalino scolastico del Triveneto da sinistra: Federica Pizzaia, Roberta Marcon, Massimo Negrin, Alessandro Morellato, Prof. Mazzaro, Antonella Grigoletto, Nicolò Gasparetto. E, al centro, la targa di miglior giornalino del Triveneto! A lato: Vittorio Veneto, 10 giugno 2005: la vittoria! Il Rasoio di Ockham Miglior giornalino in formato multimediale della Provincia di Treviso da sinistra: Matteo Olivieri, Gloria Viel, Claudia Tartini, Valentina Spada, Valeria Menegon, Laura Biasi, Fabio Michielin, Roberta Marcon, Giulio Padoin, Prof. Mazzaro, Antonella Grigoletto, Andrea Tranquillin, Federica Pizzaia e Francesco Groppo. Pagina a fianco: La Redazione Responsabili Rubriche Opinione: Enrico Confortin 5E • Musica: Laura Biasi 3E, Gloria Panciera 3E, Ruggero Bonaventura 3E Libri: Sara Giovine 2A, Chiara Merlo 4A • Spettacolo/cinema: Pasquale Morrone 3E, Alan Boso 3E, Matteo Bressan 3E • Sport: Chiara Carmen Celia 3E, Matteo Olivieri 3E, Antonio Fent 3E • Web: Leonardo Frassetto 4A Tec • Cuore: Chiara Casteller 3E, Giulia Favaro 3E • Satira: Francesco Groppo 3D, Simone Orsato 4A Tec • Posta: Margherita Sartori 3E • Recensione giochi/programmi per pc: Leonardo Frassetto 4A Tec • Oroscopo: Mistica & Fenice • Giochi: Valeria Menegon 3E, Deborah Michielin 3E. Grafici: Matteo Olivieri 3E, Simone Orsato 4A Tec, Giovanni Grauso 5D, Eleonora Salomon 2B Tec. Responsabili settore tecnico: Giulio Padoin 3E, Francesco Nubiè 3B Tec, Alberto Garbujo 3E, Claudia Tartini 3E, Federica Lucati 3E, Stefano Visentini 3E. Responsabili settore archivio: Antonio Fent 3E, Fabio Michielin 3E, Alessandro Zambon 3E. I numeri del Rasoio 2004/05 • 9 numeri editi (4 ordinari, 4 speciali e 1 edizione straordinaria) • 180 pagine stampate • più di 200 articoli pubblicati • quasi un centinaio gli studenti coinvolti, a vario titolo, nella redazione • prestigiosi riconoscimenti ottenuti. Il rasoio di Ockham • 25 numeri pubblicati in tre anni di vita • un prestigio ed una autorevolezza unanimemente riconosciuti • un appuntamento famigliare e atteso da tutti gli studenti del Liceo. Riconoscimenti ottenuti • 1° classificato al concorso promosso dalla AICQ (Associazione Italiana Cultura e Qualità), riservato al miglior giornalino del Triveneto 2003/2004, col punteggio, mai ottenuto da altri concorrenti prima d’ora, di 13.75 quindicesimi. • 1° classificato per il miglior giornalino in formato multimediale al concorso per il miglior giornalino scolastico della Provincia di Treviso – a.s. 2004/05, promosso dalla Consulta Provinciale degli studenti, con la seguente motivazione: “perché non è una semplice trasposizione digitalizzata del modello cartaceo, ma aggiunge gli extra che i lettori web cercano in tutti i mass media anche su carta. In quest’ambito spicca in particolare la presentazione della redazione e la storia della testata. La grafica è originale, l’aggiornamento puntuale”. • 2° classificato per il miglior giornalino in formato cartaceo al concorso per il miglior giornalino scolastico della Provincia di Treviso – a.s. 2004/05, promosso dalla Consulta Provinciale degli studenti. • 3° classificato (ma primo classificato quanto a comunicazione, qualità e originalità) al concorso promosso dalla AICQ (Associazione Italiana Cultura e Qualità), riservato al miglior giornalino del Triveneto 2002/2003. • Finalista al Concorso Nazionale per il miglior giornalino scolastico “Carmine Scianguetta” di Manocalzati (Avellino). La Redazione 70 Progetto Accoglienza Classi Prime Il tradizionale viaggio d’istruzione d’inizio anno (26 Settembre 2005) aveva come destinazione il Parco Nazionale di Paneveggio e le Pale di San Martino. Le classi coinvolte erano: 1A, 1B, 1D, 1A Tec. Insegnanti accompagnatori: Cimolato, Furlanetto, Galli, Padovan, Severin. Il viaggio rappresenta l’ultima fase del progetto di accoglienza delle classi Prime, ed ha come scopo principale quello di sviluppare la conoscenza tra gli allievi e gli insegnanti, in un ambiente diverso da quello scolastico, al fine di creare un buon clima in classe. È finalizzato anche alla conoscenza di un suggestivo ambiente naturale, e a sensibilizzare gli alunni alla difesa e alla conservazione dello stesso. Progetto biblioteca È proseguito anche quest'anno il Progetto biblioteca, coordinato dai proff. Poggi e Ruperti, con i seguenti obiettivi: • arricchire e catalogare il patrimonio documentario a disposizione, presso le sedi dei licei Scientifico e Classico • rendere tale patrimonio accessibile all'utenza (gestione del servizio prestiti e consultazione) • fornire un sostegno ai docenti per l'attività didattica nelle varie discipline • curare la catalogazione informatizzata dei supporti multimediali (in particolare CD) e lo spoglio di riviste • rendere lo spazio biblioteca più accogliente e funzionale. Per i primi due obiettivi il progetto ha potuto contare sulla collaborazione di due persone: il nuovo responsabile della biblioteca del Liceo Scientifico prof. Ermanno Ramazzina (catalogazione di circa 30 CD musicali e CD-rom di argomento scientifico) e il prof. Rosario Grillo, già docente di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico in pensione da 4 anni che ha offerto la sua passione per i libri e la sua competenza a titolo volontario (circa 800 volumi della biblioteca del Liceo Classico). Pur non facendo parte del progetto, è stata fondamentale a partire dal mese di maggio l'attività in biblioteca della prof. Natalia Ciccone, assegnata all’incarico di catalogazione e gestione dei prestiti. È stata notevolmente arricchita la dotazione documentaria mediante l'acquisto di circa 50 volumi, molti dei quali sono testi scientifici aggiornati e dizionari specialistici. Va poi segnalato l'incremento di testi riguardanti Primo Levi posti nell'armadietto appositamente a lui dedicato, oltre alla raccolta di materiale vario riguardante la Shoah. Il terzo obiettivo è stato realizzato mediante un lavoro di riorganizzazione della disposizione dei testi negli spazi della biblioteca e la raccolta di materiale vario didatticamente significativo con la creazione di appositi faldoni divisi per aree disciplinari. Il prof. Boerio ha invece curato lo spoglio di riviste riguardanti l'arte e in particolare l'architettura, con circa 70 fascicoli analizzati e catalogati in formato elettronico. Ancora in crescita rispetto allo scorso anno sono i numeri riguardanti la fruizione del servizio biblioteca, la cui apertura è stata garantita per 8 ore settimanali dai proff. Poggi, Ramazzina e Boerio (più di 20 ore settimanali da maggio con l'arrivo della prof. Ciccone): tra ottobre 2004 e giugno 2005 sono stati registrati più di 200 prestiti e quasi altrettante consultazioni di testi, con punte soprattutto nella parte finale dell'anno scolastico, nell'imminenza dell'Esame di Stato. Ermanno Ramazzina informazioni varie contributi di: Angelo Guida, Claudio Perinot 72 Organico d’Istituto Dirigente scolastico: Lamberto Pillonetto Collaborazione con la presidenza: Ceron Angelo Pavan Lucio Collaboratore Poggi Paolo Collaboratore per la sede di via Buziol Ruperti Rosa Anna Collaboratore per la sede di via Piave Funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa Guida Angelo Area 1 Gestione del piano dell’offerta formativa Perinot Claudio Area 1 Qualità Poggi Paolo Area 2 Documentazione Bolzonello Susanna Area 3 Orientamento in uscita Cima Luigi Area 4 Realizzazione dei progetti formativi d’intesa con Enti e Istituzioni esterni alle scuole Le strutture: LICEO SCIENTIFICO Sede di Via Biagi Responsabili LABORATORIO DI FISICA LABORATORIO DI CHIMICA E SCIENZE NATURALI LABORATORIO DI INFORMATICA DI CUI UNO MULTIMEDIALE LABORATORIO LINGUISTICO LABORATORIO SPORTIVO BIBLIOTECA DELLO SCIENTIFICO AULE 1 1 Pavan Lucio Morellato Claudio 3 Poletti Ennio 1 1 1 30 Dal Canton Silvia Merlo Ivo Ramazzina Ermanno Sede di Via Buziol AULE 8 LICEO CLASSICO Sede di Via Piave BIBLIOTECA LABORATORIO DI SCIENZE AULE Responsabili 1 1 6 Ruperti Anna Rosa Cima Luigi Dipartimenti e coordinatori Religione Cimolato Michele (coordinatore), De Lucchi Dina, Gobbo Flavio; Lettere Bolzonello Susanna (coordinatore), Arena Luisa, Baldasso Dino, Bellero Antonella, Billè Antonia, Bonora Danilo, Celotto Amalia, Ceron Angelo, Citeroni Raffaella, Costeniero Eva, Cusinato Bruna, Dal Piccol Michela, Demeneghi Pietro, Di Premio Giuliana, Galli Donatella, Mazzaro Stefano, Niero Marco, Nubile Giovanni, Padovan Nicoletta, Patricelli Dorotea, Pavarin Bianca, Poggi Paolo, Poloni Antonella, Pontani Filippomaria (sostituito da D’Amato Patrizia), Ramon Sergio, Ruperti Rosa Anna, Stabene Ilvia, Verducci Monica, Vitale Francesca, Vizzino Giuseppe. Storia e Filosofia Guida Angelo (coordinatore), Li Volsi Giacomo, Pantano Silvana, Sartori Lino, Tracinà Antonella, Trentin Ernestina, Zambet Claudia. Lingue straniere Dal Canton Silvia (coordinatore), Andolfato Francesco, Pasa Laura, Pedrini Rossella, Perinot Claudio, Quaggiotto Nadia, Saccone Maria, Sipala Laura, Sotgiu Iolanda. Matematica e Fisica Poletti Ennio (coordinatore), Assom Marialuisa, Baccin Maria Caterina, Basurto Massimo, Bellan Francesca, Breda Giordana, Dall’Oglio Antonella, Flora Giuseppe, Furlanetto Pietro, Marazzato Roberto, Mastromauro Patrizia, Patuzzo Monica, Poliafico Angela, Povegliano Daniela, Ramazzina Ermanno, Riondato Emily, Severin Ornella, Solitro Anna, Spada Emanuele, Visentin Fanio. Scienze naturali Morellato Claudio (coordinatore), Bonesso Patrizia, Bordin Cristina, Cima Luigi, Furlanetto Valerio, Milisenna Elisabetta, Stocco Angela. Disegno e Storia dell’Arte Zorzi Alessandro (coordinatore), Boerio Marco, De Santi Renato, Lunel Maddalena, Mariuz Renato, Quaggiotto Vittorio, Sabato Alfredo, Ragagnin Ruggero. Educazione fisica Merlo Ivo (coordinatore), Fonte Basso Chiara, Melluso Vittoria, Napolitano Maria, Vanin Gabriele. Discipline giuridiche ed economiche Fabrici Maria Santa (coordinatore). 73 Consiglio d’Istituto Docenti Morellato Claudio, Poletti Ennio, Spada Emanuele, Poloni Antonella, Mazzaro Stefano, Zorzi Alessandro, Ruperti Anna Rosa, Baldasso Dino. Genitori Bordin Mauro, genitore di Bordin Nicola, 1A Tec. Carmagnola Valeria, genitore di Lanfossi Paolo, 2A Tec. Tonellato Luigi, genitore di Tonellato Francesca Romana, 2C. Giudice Salvatore, genitore di Giudice Chiara, 5A Ginnasio Alunni Bergamin Giada 5C; Comazzetto Lamberto 5E; Guolo Stefano 5B Tec; Zannin Francesco 5E. Coordinatori di classe LICEO SCIENTIFICO 1A 2A 3A 4A 5A 1B 2B 3B 4B 5B 1C 2C 3C 4C 5C 1D 2D Prof. STABENE ILVIA GALLI DONATELLA BELLERO ANTONELLA GUIDA ANGELO CIMOLATO MICHELE DAL PICCOL MICHELA FURLANETTO PIETRO PERINOT CLAUDIO CITERONI RAFFAELLA FLORA GIUSEPPE SOLITRO ANNA BELLERO ANTONELLA VIZZINO GIUSEPPE ZORZI ALESSANDRO MARAZZATO ROBERTO DEMENEGHI PIETRO PADOVAN NICOLETTA 3D 4D 5D 1E 2E 3E 5E 1F 3F 1G Prof. VERDUCCI MONICA POGGI PAOLO PAVARIN BIANCA RIONDATO EMILY ARENA LUISA PEDRINI ROSSELLA BORDIN CRISTINA DI PREMIO GIULIANA CERON ANGELO NUBILE GIOVANNI LICEO SCIENTIFICO TECNOLOGICO 1AT Prof. POLETTI ENNIO 2AT CELOTTO AMALIA 3AT NIERO MARCO 4AT SPADA EMANUELE 5AT STOCCO ANGELA 1BT BONORA DANILO 2BT PATRICELLI DOROTEA 3BT BASURTO MASSIMO 5BT BELLAN FRANCESCA LICEO CLASSICO 4AG Prof. 5AG 1ACL 2ACL 3ACL 4BG 5BG 1BCL COSTENIERO EVA BALDASSO DINO RUPERTI ROSA ANNA BILLÈ ANTONIA CIMA LUIGI D’AMATO PATRIZIA, PONTANI FILIPPO MARIA POLONI ANTONELLA VITALE FRANCESCA 74 La parola al nuovo Direttore dei servizi amministrativi ono al Liceo Levi dal primo Settembre 2004, dopo una lunga esperienza maturata in tutti gli ordini di scuola. Questo è stato un anno molto impegnativo ma ricco di soddisfazioni, e per la disponibilità trovata da parte di tutto il personale scolastico, sempre molto disponibile, responsabile, attivo ed intraprendente, e per la fiducia dimostratami dal Dirigente scolastico sempre presente e pronto ad aiutarmi. La dislocazione dell’Istituto in più sedi e l’organico invariato rispetto a chi opera in una sola sede hanno comportato maggiore attenzione per dare risposte significative alle esigenze di servizio: organizzazione più avveduta del personale, ridotto anche per l’assenza durante tutto l’anno di un’assistente amministrativa, per la presenza di un’altra in part-time e, non ultime, per le continue variazioni delle norme fiscali, previdenziali ed assistenziali. La nota che mi sta più a cuore e che ha caratterizzato la nostra attività è stata quella di favorire la serenità dell’ambiente di lavoro e di poter dare soluzioni alle esigenze di tutti quelli che entravano, a vario titolo, nella scuola. Un piccolo esempio sono i nuovi stampati con la possibilità per gli alunni che avrebbero frequentato le future classi prime, di completare l’iscrizione con la documentazione mancante attraverso la propria scuola, evitando di far arrivare qui a scuola tutti i genitori per la conferma dell’iscrizione a fine giugno. S Maria Pepe Organico dei servizi amministrativi Direttore dei servizi generali e amministrativi: Pepe Maria Assistenti amministrativi Ufficio gestione del personale: Feltrin Alessandra Ufficio stipendi e compensi accessori: Bordonaro Sonia • Ufficio Gestione patrimoniale: Bortolami Chiara (in congedo), Di bella Leonardo (sostit. temp.) • Ufficio contabilità: Facchin Fabiola • Ufficio didattica: Bisol Giovanna, Canevese Michela, Garatti Emanuela • Ufficio protocollo: Secco Loretta Assistenti tecnici Laboratorio di chimica e fisica: Matera Raffaella, Bonora Mario • Laboratorio di Informatica: Bergamo Elio, Da Parè Tiziano • Laboratorio linguistico: Bergamo Elio, Da Parè Tiziano Collaboratori scolastici (a rotazione): Sede di via Biagi • Gasparetto Anna; Martignago Giuseppe • Sede di via Piave • Barbisan Maria • Sede di via Buziol • Baseggio Alma; Berno Antonio; Bonesso Elisabetta; Pandolfo Amabile • Pellizzari Raffaele; Rizzotto Olga • Zaniol Bruno; Savi Giacomo; Arcopinto Olimpia Statistiche (dati indicativi, soggetti a errore) Alunni - Comuni di origine Alunni per anno Scientifico – Classico – Tecnologico 75 76 Percentuale Maschi – Femmine (Istituto intero) Femmine 50,1 Maschi 49,9 Percentuali Maschi – Femmine Risultati Esame di Stato 2004/2005 (percentuali per classi di punteggio – Istituto intero) 77 Alunni – Giudizio Scuola Media (Classico) 5% 24% 54% 17% Alunni – Giudizio Scuola Media (Scientifico) 7% 24% 40% 29% Alunni – Giudizio Scuola Media (Tecnologico) 20% 6% 35% 39% sufficiente buono distinto ottimo 78 Premio Chiara Giavi ono stati Eleonora Busana e Federico Colbertaldo ad aggiudicarsi, nel 2004, le borse di studio intitolate a Chiara Giavi, destinate a ragazze e ragazzi che riescano a conciliare studio e pratica sportiva, con risultati positivi in entrambi i campi. Al concorso, indetto per ricordare Chiara Giavi, studentessa della nostra Scuola e campionessa italiana di nuoto, prematuramente scomparsa, hanno partecipato ventuno atleti-studenti. La commissione che valuta le domande ha assegnato due dei tre premi ai nostri studenti (il terzo è stato vinto da Mattia Bellio, studente del “Mazzotti” di Treviso e giocatore del Calcio Montebelluna). Eleonora Busana (4E) è atleta del Pattinaggio Artistico di Maser. Nella stagione sportiva e scolastica 2003-2004 (quella valutata ai fini dell’assegnazione della borsa di studio), oltre ad una bella pagella finale a scuola, si è classificata al quarto posto nei campionati italiani assoluti, categoria “jeunesse”, e con la nazionale giovanile ha conquistato il secondo posto in Coppa Europa. Federico Colbertaldo (4B Tecnologico) è atleta del nuoto Veneto Banca di Montebelluna. Nel 2003-2004 ha partecipato con la nazionale giovanile alla Coppa COMEN, vincendo la medaglia di bronzo sia nei 1500 sia nella staffetta 4x200 sl; nelle stesse gare ha conquistato il titolo italiano, per la categoria “ragazzi”, nei campionati nazionali estivi. Ancora una volta, gli studenti del Levi si sono fatti apprezzare in questo concorso: perché hanno vinto due delle tre borse di studio messe in palio, ma anche per la massiccia partecipazione. Dei ventuno concorrenti, undici erano della nostra scuola. Segno che studio e sport possono anche convivere. Spesso con ottimi risultati. S Angelo Ceron Centini Complimenti ai seguenti alunni che hanno superato l’Esame di Stato con il massimo dei voti (100/100): Baseggio Mauro • Biral Marianna • Ceron Giulia • Confortin Enrico • De Marchi Enrico • Durante Davide • Feltracco Alberto • Filippetto Luca • Florian Andrea • Gemin Stefano • Giacometti Valentina • Luban Michele • Marcon Roberta • Merlo Pierangelo • Michielin Federica • Pesente Beatrice • Sfoggia Giulia • Spada Federica • Tosello Martino • Vedelago Enrico • Vellandi Luca • Verbano Marco • Zago Nicola 79 79 Presentazione dell’Annuario chi siamo o anche storie di tutti e di nessuno, storie per aria, dipinte su un velo, purché un senso ce l’avessero per me,… [Primo Levi] Anastasia, Andolfato, Arena, Assom, Baccin, Baldasso, Barbon, Basurto, Bellan, Bellero, Billè, Boerio, Bolzonello, Bonesso, Bonora, Bordin, Breda, Carlucci, Celotto, Ceron, Ciccone, Cima, Cimolato, Ciceroni, Costeniero, Cusinato, Dal Canton, Dal Piccol, Dall’Oglio, Martora, De Lucchi, De Santi, Demeneghi, Di Premio, Fabrici, Flora, Fonte Basso, Fornasiero, Furlanetto P., Furlanetto V., Galli, Gobbo, Guida, Li Volsi, Lunel, Manesso, Marezzato, Mariuz, Mastromauro, Mazzero, Melluso, Merlo, Milisenna, Modellato, Napoletano, Niero, Nubile, Olivotto, Padovan, Pantano, Pasa, Patricelli, Patuzzo, Pavan, Pavarin, Pedrini, Perinot, Lamberto Pillonetto (dirigente scolastico), Poggi, Poletti, Poliafico, Poloni, Pontani, Povegliano, Quaggiotto N., Quaggiotto V., Ragagnin, Ramazzina, Ramon, Riondato, Reperti, Sabato, Saccone, Sartori, Severin, Sipala, Solito, Sotgiu, Spada, Statene, Stocco, Tracinà, Trentin, Vanin, Verducci, Visentin, Vitale, Vizzino, Zambet, Zorzi. 80 Docenti Alunni 1A Scientifico Agostinetto, Bortolami, Chech, Dal Degan, Dal Zotto, Dalla Torre, Favero, Fior, Iaconis, Mattiello, Pavan, Pedron, Piccolo, Sagrillo, Schiavinato, Sernaglia, Tenuzzo, Tomat. 1B Scientifico Bernardi, Bof, Bolzonello, Borghetto, Brambullo, Calabretto, Calcagnotto, Cavallin, Colusso, Corrà, Dalla Libera, Fighera, Florian, Fonte Basso, Frassetto, Guerra, Marcon, Morlin, Olivotto, Parolin, Poloni, Quagliotto, Salvador, Santagostino, Soldera, Tessariol, Volpato. Sopravvissuti al nostro primo anno, dopo giochi di Anacleto, Giochi di Archimede, fasi d’istituto e provinciali di atletica leggera, interrogazioni di Latino; e, soddisfatti dei risultati ottenuti, ci chiediamo come faremo a resistere per altri quattro anni. 81 82 Alunni 1C Scientifico Barbisan, Bolzonello, Bressan, Castellan, Cavallin, Cervi, Da Riva, Dalla Costa, De Bellis, Feletto, Fort, Foscarini, Meneghin, Michielin, Palumbo, Perasole, Perencin, Petrossian, Piccolo, Sandri, Sernaglia, Signor, Sottana, Toriello, Vendramini, Zancan, Zanella. Una classe di artisti! Quest’anno è passato tra compiti e risate, voti (debiti compresi). Siamo sopravvissuti perché siamo semplicemente inaffondabili. 1D Scientifico Berti, Bordignon, Campeotto, Chinellato, Cimolato, D’Andrea, Favaro, Favero, Fuser, Gallina R., Gallina U., Gheller, Ghiraldo, Manzioli, Medardo, Paronetto, Pavan F., Pavan Fi., Pestrin, Pozzebon, Precoma, Romeo, Santi, Scacciapiche, Simioni, Stefani, Tiziano, Vidotto. Alunni 1E Scientifico Alba, Baffoni, Bernardi, Bertamino, Bolzonello, Campagnol, Ceron, Colla, Conto, Coppe, Dametto, Flora, Furlan, Gatto, Lagmiri, Maria, Mazzuchelli, Minotto, Panno, Polo, Sottana, Tesser, Tomaselli, Urio, Ursino, Zanandrea, Zanatta, Zannoni. 1F Scientifico Andreatta, Baccin, Bedin, Bolzonello, Bonetto, Damini, De Lucchi, Fuser, Marcon E., Marcon L., Martinelli, Mugavero, Nardi, Pontello, Scattolin, Tafrishi, Vanin, Zanatta. 83 84 Alunni 1G Scientifico Baggio, Bandiera, Berdusco, Bolzonello F., Bolzonello M., Botto, Buratto, Cadorin, Cakilli, Casagrande, Conti, Fantin, Favero, Forner, Frascaroli, Gallina, Gandelli, Gobbo, Persegona, Pol, Rossi, Sartor, Todoverto, Visentin, Zanatta, Zucchetto. Questo primo anno, con un po’ di impegno e fatica, lo abbiamo passato facendo anche delle belle esperienze! Siamo andati in gita alla Risiera di San Sabba e al Castello di Miramare. 1A Tecnologico Baggio, Barison, Barro, Bianchin, Bordignon, Ceccato, Chemello, Colladon, Favero, Feltrin, Gallina, Graziotto, Lako, Lelli, Maccari, Marcolin, Masaro, Montevecchi, Negro, Perin, Santi, Scopel, Vidotto, Zabara, Zanni, Ziliotto. Alunni 1B Tecnologico Bacchiega, Balliana, Bastianon, Baù, Bortot, Bressan, Cason, Comazzetto, Cunial, De Marchi, Fava, Frassetto, Giovannini, Gobbato, Gosetto, Guolo, Marin, Pieri, Sartori, Savietto, Signorotto, Vendramini P., Vendramini P.M., Zambon, Zanella, Zanellato, Zilio. Un aspetto piacevole di questo primo anno è stato il legame che è nato tra noi e che ci ha permesso di superare qualsiasi difficoltà incontrata. 4A Ginnasio Carboni, Casanova, Comazzetto, Costa, De Poi, Falavigna, Giotto, Lodesani, Mazzocato, Mello, Meneghin, Piovesan, Previti, Rech, Rizzotto, Sambo, Sartor, Zardo. 85 86 Alunni 4B Ginnasio Agostinetto, Bianchin, Botter, Casagrande, Cattapan, Colle, Dal Cortivo, Daniel, De Matteis, Gasparetto, Gazzola, Graziottin, Menna, Michieli, Perissinotto, Rizzardo, Sartor, Simonetta, Spegnolice, Storgato A., Storgato T., Tormena. È stato un anno impegnativo ma anche divertente e ricco di esperienze, come la gita a Bolzano e a Capo di Ponte (BS). Abbiamo inoltre partecipato al Progetto Emoss e siamo andati al Palaghiaccio di Feltre. Siamo una classe molto unita e anche molto chiassosa. 2A Scientifico Avi, Azizi, Bonora, Campitelli, De Marchi, De Nardi, Feltrin, Fragiacomo, Gasparini, Giovine, Guizzo E. Guizzo M., Marcon, Michielin, Pestrin, Pinarello, Pizzolato, Semenzin, Specia. È stata dura ma con la nostra allegria ed esuberanza anche quest’anno è passato. Siamo stati a Verona e a Lecco–Como–Milano. Alunni 2B Scientifico Agnolazza, Baiocco, Barbieri, Bedin, Buratto, Callegarin, De Lucchi, Fantin, Favotto, Giotto, Licini, Martignago, Mazzarollo, Mazzocco, Mezzalira, Michielin, Parolin, Pregnolato, Quagliotto, Rasera, Stefani, Tosatto, Vecchiato, Venturin. Quest’anno abbiamo partecipato a varie attività, viaggi d’istruzione a Trieste e a Verona, ad un progetto organizzato dal comune per conciliare cinema e letteratura, e abbiamo messo in scena “Romeo e Giulietta” in inglese. Abbiamo inoltre preso parte a giochi di matematica e fisica, ottenendo buoni risultati. 2C Scientifico Barp, Bordin, Busnardo, Cadorin, Callegarin, Conte, Dal Fabbro, Favero, Fornasiero, Gallina, Gomiero, Marchese, Masaro, Massimo, Miglioranza, Pasa, Petrucci, Piazza, Rotolo, Santalucia, Santin, Sartori, Tonellato, Trevisiol, Volpato, Wahbi. Anche senza gite, siamo sopravvissuti tra dittonghi, polinomi e cellule. Arrivederci all’anno prossimo. 87 88 Alunni 2D Scientifico Bettiol, Bof, Bonora, Breda, Brunetta, Callegari, Cisilotto, Colla, De Marchi, Fornasier, Forte, Franzoia, Gobbo, Mardegan, Martinuzzo, Pandolfo, Soldera, Storgato, Trinca, Vettoretti, Zanatta. Anno pieno di soddisfazioni per tutti: buoni risultati ai giochi di Anacleto e nelle fasi di istituto di atletica leggera. Un grazie alla nostra magistra Padovan per il “pulcherrimum iter apud Mediolanum”. Inoltre, Poletti, il nostro angelo guida nella fisica, ci ha fatto volgere lo sguardo al cielo e lì abbiamo notato il famoso “ponte tra poesia e scienza”: l’arcobaleno. Con questo abbiamo vinto il primo premio al concorso regionale Sperimentando di Padova e ci siamo classificati tra i primi quattro a livello nazionale. 2E Scientifico Bardin, Basei, Basso A., Basso N., Bazzerla, Bisesti, Bonsembiante, Bresolin, Cazzolato, Cervi, Colusso, Del Negro, Frare, Giacomello, Grando, Graziottin, Gutierrez, Manfrin, Presca, Rebeschini, Sernagiotto, Signor, Spadetto, Vardanega, Vettoruzzo. Alunni 2A Tecnologico Baldin, Benvegnù, Bordin, Fantuzzi, Filippetto, Intini, Li, Morellato, Pilloni, Sauro, Soligo, Spada, Toffoletto, Viel, Visentin. 2B Tecnologico Andreola, Binotto, Bonetto, Bonora, Borin, Cerantola, Dalla Riva, De Marchi, De Zen, Gazzola, Girotto, Guizzo, Martini, Michieletto, Pavin, Polo, Poloni, Salomon, Titotto. La nostra classe ha partecipato con buoni risultati ad eventi come “Matematica senza Frontiere” e il concorso “Sperimentando 2005”. Nel mese di maggio ci siamo recati in visita ai luoghi manzoniani. 89 90 Alunni 5A Ginnasio Binotto, Dal Col, Fonte Basso, Forner, Gallina, Girotto, Giusti, Loro, Menegazzo, Mourchid, Pellegrini, Piazza, Pozzebon, Ravazzolo, Spada, Stella, Tosel, Trinca, Volpato. 5B Ginnasio Adami, Baggio, Bassanello, Bellè, Binotto, Biscaro, Bortignon, Bressan, Carraro, De Bortoli, Favero, Gardin, Pivetta, Rossi, Rosti, Saccol, Sandre, Soligo, Torresini. Alunni 3A Scientifico Alvino, Bressan, Camillo, Chech, Crema, De Bortoli, Faccin, Haralambie, Longo, Mantese, Manzan, Parolin, Possamai, Toffoletto, Tomat, Vidotto, Volpato, Zanella. Anche se si dice che la Terza sia l’anno dell’ “Inferno”, non abbiamo “smarrito la diritta via”. Tra le numerose attività (educazione sessuale, CEMP, Cinema e letteratura), l’uscita ad Arquà Petrarca e all’Abbazia di Praglia e il viaggio d’istruzione a Firenze, siamo riusciti anche a trovare il tempo per i nostri... intellectual pleasures. “Auf Wiedersehen bis nächstes Jahr!” 3B Scientifico Bedin, Bolzan, Bonetto, Cauduro, Codemo, Colbalchini, De Lucchi, Durante, Facchin, Fassina, Favero, Favotto, Follador, Gasparetto, Matha, Prestianni, Sartor, Sotorino, Stefani, Tocchetto, Torresan. Un anno impegnativo ma ripagato da progetti e uscite interessanti: a Padova e a Siena abbiamo avuto modo di stare insieme e trascorrere qualche giornata divertente, mentre grazie all’esperienza del consultorio e al progetto CEMP, abbiamo imparato a conoscere meglio noi stessi e altre realtà. Infine teatro, scrittori del nord-est, cinema e varie competizioni ci hanno fatto compagnia durante l’anno. 91 92 Alunni 3C Scientifico Bianchin, Bisa, Bolletta, Bolzan, Botti, Brunetta, Durante, Fasan, Favaro, Favero, Gavagnin, Ghizzo, Miotto, Pandolfo, Parrozzani, Pavan, Poloni, Salanitri, Santamaria, Tavernaro, Tiberio, Tonello, Villanova. È stato un anno duro e intenso, ma abbiamo resistito e ci siamo divertiti. Siamo rimasti uniti e qualsiasi cosa accadrà saremo sempre la vecchia 3C. 3D Scientifico Andrighetto, Arrigo, Bazzaco, Bisol, Bortolazzo, Candiotto, Chittò, Cristofoletti, De Bortoli, Gallina, Ghirardo, Golfetto, Groppo, Marcomini, Martini, Massara, Matteoli, Olivato, Pavan, Piovesan, Speranzon, Sperotto, Tessari, Torresan, Tosello, Zammuner. Alunni 3E Scientifico Biasi, Bonaventura, Boso, Bressan, Busana, Casteller, Celia, Favaro, Fent, Garbujo, Graziani, Lucati, Menegon, Merlo, Michielin D., Michielin F., Morrone, Olivieri, Padoin, Panciera, Sartori, Spada, Tartini, Tranquillin, Visentini, Zambon, Zatta. 3F Scientifico Assirelli, Baggio, Bernardi, Bordin, Burtet, Contin, Dal Degan, Daniel, Favero, Forcellini, Garbujo, Gava, Gentile, Gheller, Lalumera, Mazzier, Panazzolo, Piazza, Pizzolato, Poloni, Susanetto, Viola. Questo faticoso anno scolastico è stato movimentato da varie attività: il progetto “Matematica senza frontiere”, il progetto CEMP, la visita all’Abbazia di Praglia e ad Arquà Petrarca, il viaggio di istruzione di tre giorni a Firenze. Abbiamo anche partecipato alla rassegna Asolo Libri, presentando l’autore Ferdinando Camon. 93 94 Alunni 3A Tecnologico Bandiera, Basso, Bogana, Bortolon, Cargnello, Carniello, Colman, Condotta, Contessotto, Covolan, Gatto, Loeffler, Massarotto, Padovan, Rampin, Sartor, Stefani, Suman, Toffano, Zambon A., Zambon R. Grazie alle numerose attività extrascolastiche, come il concorso di fisica e le gite (a Praglia, a Firenze, alla Tipoteca), la classe è diventata sempre più unita. È stato un anno proficuo, divertente ed interessante… ed ora finalmente... un po’ di riposo. 3B Tecnologico Bandiera, Basso, Baù, Bogana, Bresolin, Casagrande, Ceschin, Cicchelli, Colbertaldo, De Bortoli, De Faveri, Facchin, Konopka, Michielin, Nubiè, Piccolo, Rizzardo, Sibilla, Soligo, Vardanega, Zanin. Alunni 1A Classico Bordignon, Callà, Cassandro, De Paoli, Gandelli, Girardi, Giudice, Guiotto, Guolo, Lucchetta, Moretti, Panziera, Pasquinelli, Pavan, Sossella, Viel, Zanatta, Zanibellato, Zatta, Zini. 1B Classico Bellè, Caberlotto, Calcagno, De Lazzari, Favaro, Ferraro, Gazzola, Innocente, Laggioni, Marcon, Martini, Mazzochel, Puglierin, Stradotto, Todoverto, Visentin. 95 96 Alunni 4A Scientifico Berra, Bertazzon, Bolzonello, Cavallin, Ceccon, Comazzetto, Di Natale, Fiorese, Gianni, Innocente, Merlo, Michielin, Morellato, Perferi, Prest, Rizzetto, Spada, Spagnol, Surian, Visentin. Molti dicono che il quarto anno sia il più tranquillo. Bè, noi siamo sicuri che sia stato quello più ricco in fatto di attività: molte le uscite a teatro, il progetto “Alcool e tempo libero”, la certificazione di inglese FCE sostenuto con successo da alcune di noi ed infine l’esperienza che più di tutte ci rimarrà nel cuore: lo scambio culturale con l’ “Ernst Abbe Gymnasium” di Oberkochen (Germania). 4B Scientifico Baldo, Basso, Bertelli, Biasi, Bolzonello, Bortignon, Brunello, Cavallin, Codemo, Facchin, Gallina A., Gallina S., Gerlin, Giacca, Grollo, Marcolin, Mattiuzzo, Menelle, Michieli, Soligo. Abbiamo superato il First Certificate, partecipato con successo alle gare di atletica, al concorso “Sperimentando”, alle Olimpiadi di Matematica, e organizzato la giornata dell’Arte. Nonostante l’epidemia di influenza, la gita a Roma è stata uno spasso. Alunni 4C Scientifico Ballestrin, Bordin, Callegari, Chiodero, Damian, Ghia, Ghidini, Manzato, Martignago, Michielin, Moretto, Muja, Novello, Nyeko, Panno, Sartor, Stecca, Tessaro, Tessarotto, Tonon, Zanotto, Zappelli. 4D Scientifico Biral Al., Biral An., Brunelli, Casanova, Dalla Vittoria, Delgiudice, Giomo, Longo, Lovadina, Lovisa, Marcon, Mardegan, Nichele, Onofri, Panazzolo, Piovesan, Poloni, Rossi, Schiavon, Spadetto, Storgato, Zilio. 97 98 Alunni 4A Tecnologico Adami K., Adami R., Baiocco, Barzì, Berlato, Berry, Bigolin, Bisol, Bresolin, Buosi, Colosi, Dal Fabbro, Duzzi, Forner, Franco, Frassetto, Gallina, Guizzo, Lanfossi, Maggiotto, Mattiello, Orsato, Piccolo, Slanzi. Durante l’anno abbiamo trascorso alcune giornate sulle Dolomiti, scorazzato per le strade di Praga assieme al nostro Preside e alla 5 A, partecipato al progetto di alternanza scuola-lavoro e alcuni di noi hanno partecipato al concorso “Sperimentando” con ottimi risultati. 2A Classico Barichello, Bianchin, Boranga, Busato, Cadorin, D’Agostin, De Bon, Durante, Favero, Feltracco, Guarnieri, Malosso, Mastrangelo, Mazzocco, Mazzochel, Osti, Padovan. Sei giorni molto intensi a Napoli hanno lasciato un indelebile ricordo di classe, come anche il progetto di ricerca sull’acqua e le sue proprietà che ha coinvolto tutti noi. Tra noi due secondi premi a concorsi nazionali di latino e critica cinematografica, rispettivamente Marta Bianchin e Marco D’Agostin. Alunni 5A Scientifico Basso, Binotto, Bottin, Cavazzan, Corradi, Dal Bello, Damuzzo, Danesin, Facin, Luban, Martignago, Menegon, Michielin, Michielon, Pederiva, Pellizzer, Piazza, Schiavon, Tesser, Trutalli. È stato un anno impegnativo, tuttavia è sembrato trascorrere abbastanza in fretta. Abbiamo svolto molte attività interessanti: in particolare, la visita alla gipsoteca del Canova a Possano, la visione dell’Enrico VI di Pirandello a Villa Pisani a Biadene, la visita alla mostra “Ottocento Veneto” a Treviso e, soprattutto, una stupenda gita a Praga – e ringraziamo il Preside per la sua disponibilità. 5B Scientifico Agnoletto, Bettiol, Bof, Camillo, Ceron, De Bortoli, Feltracco, Filippetto, Gasparetto, Giacometti, Lazzaroni, Lubes, Pelacani, Pivetta, Raza, Reginato, Spinnato, Valerio, Vellandi. Quest’anno la classe è stata in visita d’istruzione a Berlino, ha partecipato ai due incontri “Cinema e letteratura” tenuti dal Prof. Morelli, ha assistito alla rappresentazione di Pirandello. Inoltre ha preso parte a due incontri riguardanti la vita e le scoperte di Enrico Fermi e nel mese di maggio alla visita d’istruzione ad Agordo, Valle Imperina. Quest’ultimo anno è stato il più intenso e sarà sicuramente anche il più difficile da dimenticare. 99 100 Alunni 5C Scientifico Antonello, Bergamin, Bresolin, Bronca, Colman, Ferrarese, Gallina, Gaspari, Gazzola, Groppo, Maugeri, Morellato, Mugavero, Pizzaia, Putton, Sartor, Visentin, Zatta. Abbiamo partecipato allo scambio culturale in Svezia e visitato il campo di sterminio di Mauthausen. Inoltre ci siamo recati a Venezia, dove abbiamo ammirato la collezione d’arte moderna “Peggy Guggenheim”. 5D Scientifico Dal Col, De Marchi D., De Marchi E., Fedele, Fogal, Gemin, Grauso, Pontini, Rossi, Saran, Schiavon, Simioni, Taddio, Tartaggia, Vedelago, Zanatta, Zannol. Alunni 5E Scientifico Anziliero, Bardin, Berdusco, Bonsembiante, Bordignon, Comazzetto, Confortin, Conte, Favaro, Florian, Gasparetto, Grigoletto, Marcon, Martini, Michelin, Milani, Negrin A., Negrin M., Pizzaia, Sartor, Tantulli, Tognoni, Zago, Zannin. 5A Tecnologico Bonora, Borin, Bortolini, Casagrande, Codello, Damini, De Zordi, Donadini, Miotto, Pierobon, Santi, Scandiuzzi, Tonellato C., Tonellato D., Toniolo, Tosello, Vidori. 101 102 Alunni 5B Tecnologico Ayroldi, Baseggio, Berton, Bragagnolo, Bubola, Costanza, Durante, Guarnaccia, Guolo, Marini, Merlo, Piccolo, Precoma, Rech, Rizzardo, Spada, Torresan. 3A Classico Biral, Bortolotto, Coeli, Cortinovis, Covolan, Gallina, Garbujo, Giacomoni, Guizzo, Marsura, Menegon, Nadalin, Norris, Panno, Pesente, Pillon, Rech, Sartori, Sfoggia, Verbano, Zanetti. Durante questo nostro ultimo anno di scuola, abbiamo ammirato la mostra di Dalì a Venezia, sciato ad Alleghe, visitato Mantova e Trieste, partecipato al laboratorio teatrale (La Casa degli spiriti) e… studiato! Ci sembra ieri che entravamo per la prima volta nel “Levi”, e invece siamo già arrivati alla fine. “E così tutto passa, come una fiaba che si racconta…” La bomba atomica: Se solo l’avessi saputo, avrei fatto l’orologiaio [Albert Einstein]