PERIODICO INDIPENDENTE CULTURALE - ECONOMICO DI FORMAZIONE ED INFORMAZIONE REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE - Via Lucifero 40 - Crotone 88900 - Tel.(0962) 905192 - Fax (0962) 1920413 Iscr.Reg.Naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Poste Italiane Filiale di Catanzaro - Gruppo 3° - mensile pubblicità inferiore al 50% - tassa pagata - tax paid Direttore Editoriale Pino D’Ettoris - Direttore Responsabile Tina D’Ettoris - Abbonamenti: euro 26,00 - Contributo Sostenitore euro: 50,00 - Estero euro: 100,00 c.c.p. 15800881 intestato a IL CORRIERE DEL SUD Sito Web: www.corrieredelsud.it - E-Mail: [email protected] - [email protected] - [email protected] ASSOCIATO ALL’USPI 1,00 Anno XVIII N° 13/2009 - 1 ottobre UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA C REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 «I capitali criminali non faranno rientro con lo scudo fiscale» Il destino dei paradisi fiscali «Con lo scudo fiscale - ha poi proseguito Tremonti - ci saranno meno capitali disonesti» Giorgio Lambrinopulos “I capitali criminali non faranno rientro con lo scudo fiscale. O sono in Italia sbiancati o sono e resteranno all’estero’’. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenendo al convegno ‘Il destino dei paradisi fiscali’ a Roma. Le stime sui capitali detenuti all’estero, ha aggiunto, ‘’contengono anche capitali oggetto di attività criminali che non rimpatrieranno mai. Non credo che la criminalità si servirà di questo strumento’’. Il ministro ha poi ribadito che i capitali detenuti all’estero che dovessero cadere sotto i controlli fiscali non potranno fare domanda per aderire allo scudo fiscale. Tremonti ha così chiarito ancora una volta un punto su cui, dopo la presentazione dell’emendamento Fleres, era nata confusione. “Se ci sono fenomeni di casi già oggetto di attività di controllo questi non possono essere oggetto di rimpatrio. Questa era la fi- Il Ministero dell’Economia in via XX settembre a Roma losofia originaria del decreto”, ha spiegato il ministro. Con lo scudo fiscale, ha poi proseguito Tremonti, “ci saranno meno capitali disonesti e un uso più onesto di quei capitali in Italia. Siamo convinti del fatto che ci saranno, a seguito di questo provvedi- mento, meno capitali disonesti fuori dall’Italia e un uso più onesto per l’università, la ricerca, il 5 per mille e la scuola”. Quindi ha tenuto a rimarcare che lo scudo è “l’opposto del condono fiscale, c’è una casistica di non punibilità limitata” ed ha spiegato che, nella possibilità di accedere allo scudo, “la casistica dei no è superiore a quella dei sì e tuttavia la riteniamo sufficiente”. Secondo Tremonti lo scudo fiscale dovrebbe essere utilizzato soprattutto per il rilancio delle imprese, non dovrebbe accadere come Sanaa Dafani morta per la libertà è successo di nuovo! Un’altra ragazza di origine marocchina, Sanaa Dafani è stata sgozzata solo perchè aveva scelto di vivere all’occidentale. Felice di vivere in Italia, a Montereale Valcellina in provincia di Pordenone, Sanaa aveva frequentato la scuola, si era costruita amicizie, aveva trovato un lavoro e, soprattutto, l’amore. Sanaa, mangiava carne di maiale, si vestiva come tutte le altre ragazze, aveva il suo profilo su Facebook. Troppo per il suo padre-padrone islamico. Souad Sbai, la parlamentare del PdL di origine marocchina, nonché portavoce dell’Associazione delle Donne Marocchine in Italia, è preoccupatissima: “Gli estremisti islamici non hanno nulla a che vedere con l’Islam. Hanno un obiettivo, che non è di oggi o di domani ma di lungo periodo, che è quello di islamizzare l’Occidente. La mia paura è che se i giovani non vengano integrati saranno vittime di questo estremismo. Basti pensare che fino a qualche anno il dibattito era sul foulard: eravamo contrarie non solo qui, ma anche nel mondo arabo. Oggi la battaglia si è spostata sul burqa; nessuno può venirmi a dire che una donna è felice di vivere sotto il burqa e vedere il mondo dietro quelle grate”. (Souad Sbai, 28.09.2009 La Sicilia). Intanto l’Associazione delle donne marocchine, si costituirà parte civile nel processo contro il padre-mostro e ha già dichiarato che dopo la sentenza di condanna definitiva per il padre di Saana, ci sarà un impegno concreto affinché l’uomo possa scontare la sua pena nelle dure carceri marocchine, attraverso la stipula di un accordo bilaterale tra i nostri Paesi. In Europa non si hanno i numeri precisi di quanti siano questi delitti. Si sa solo che la cifra è consistente e che nessuna nazione europea ne è immune. Il settimanale tedesco Der Spiegel scrive che negli ultimi anni almeno cinquanta donne musulmane sono state vittime di un delitto d’onore in Germania. La media di donne sgozzate a Londra è di circa 12 l’anno. Oltre alle donne uccise ci sono poi quelle “scomparse”. Ne spariscono decine al mese, tutte allo stesso modo: le famiglie le convincono a partire per un viaggio nella loro terra di origine, e sui banchi di scuola o sul posto di lavoro non tornano più. Un’altra statistica impressionante è quella dei matrimoni forzati: 60 mila nella sola Francia. Il bello è che “i progressisti italiani” vogliono far passare il messaggio che bisogna essere tolleranti con questa gente e tenere Continua a pag 2 nella precedente edizione che venga utilizzato soprattutto dalle famiglie. “La casistica fondamentale alla quale pensiamo di fare riferimento - dice - è funzionale a mantenere l’attività di impresa, a non chiudere i capannoni e a non mandare via gli operai”. Il titolare del dicastero di via XX Settembre è tornato dunque a difendere il provvedimento. “Il buon senso dice che tra non pagare per niente per sempre e pagare il 5% come avvio e poi continuare a pagare è più giusto da parte del bilancio pagare e continuare a pagare”, ed ha precisato che “questa forma di prelievo è il principio del prelievo che sarà fatto in Italia”. Prima, “non pagavi niente per sempre da adesso paghi il 50% sul reddito del 2% per i cinque anni ma poi continuerai a pagare”. Quanto alle modifiche che estendono lo scudo anche ai reati penali e alle critiche che ha sollevato, il ministro ha precisato che “noi saremmo stati l’unico Paese a tendere una trappola. Non è di buon senso una formula di rimpatrio che valeva da autodenuncia penale. Avrebbe svuotato totalmente lo strumento”. Grazie allo scudo fiscale potrebbero rientrare in Italia quasi 300 miliardi di euro detenuti all’estero. E’ quanto affermano in una nota congiunta la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate in cui si ricorda che l’Ocse stima come cifra di denaro che orbita nei paradisi fiscali 7.000 miliardi di dollari, di questi 1.600 riconducibili ad attività criminali. Quasi 300 miliardi di euro - affermano le Fiamme gialle e le Entrate - è la consistenza dei patrimoni italiani detenuti all’estero che potrebbero essere rimpatriati con lo scudo fiscale”. Di questi 125 miliardi si troverebbero in Svizzera e 86 in Lussemburgo. In una nota la Guardia di Finanza ha poi specificato che il dato fornito sui 300 miliardi di euro è una stima fatta dall’Associazione Italiana dei Private Bankers. Il geContinua a pag 2 Storia della Calabria e del Meridione d’Italia Vol. 1. La storia e la cultura Massimo Genua Pellegrini pp. 1130 €. 60,00 E’ opinione comune che il Regno delle Due Sicilie fosse un mondo retrogrado, con una povertà diffusa e soprattutto con una burocrazia lenta, farraginosa e corrotta. E invece non è così! Anzi, era persino all’avanguardia in Europa in molti settori della tecnologia, dell’industria, dell’economia e soprattutto era ricchissimo di cultura e di tesori dell’arte. Politica 2 Segue dalla prima nerale Giuseppe Vicanolo, intervenendo al convegno ‘Il destino dei paradisi fiscali’, ha precisato che la stima dell’Ocse sui patrimoni detenuti all’estero oscilla tra i 5.000 e 7.000 miliardi di dollari. E una parte rilevante di questi patrimoni, per un valore tra i 1.000 e i 1.600 miliardi, secondo la Banca mondiale è da attribuire ai riciclaggio di proventi di attività criminali. A livello nazionale, spiega Vicanolo, i patrimoni “degli italiani detenuti all’estero, secondo l’Associazione Italiana dei Private Bankers, che potrebbero essere rimpatriati o regolarizzati ammonterebbero a 278 miliardi di euro. La parte più rilevante, pari a circa 125 miliardi - spiega - sarebbe detenuta in Svizzera, altri 86 miliardi si troverebbero in Lussemburgo, il resto in altri Paesi (compresi oltre 2 miliardi nella Repubblica di San Marino)”. La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate sottolineano che “le disposizioni normative per il rientro dei capitali dall’estero appaiono come l’ultima opportunità per mettersi in regola”. Con l’arrivo della circolare definitiva “prevista per la prossima settimana, tutto sarà pronto per valutare se sfruttare la chance dello scudo’’. La scadenza per lo scudo fiscale resta quella fissata del 15 dicembre “e non ci saranno proroghe” ha messo in chiaro il sottosegretario al ministero dell’Economia Luigi Casero. In questi giorni le Fiamme gialle stanno mettendo in campo mille verifiche fiscali dedicate al contrasto dei fenomeni legati all’evasione fiscale internazionale. In particolare l’attività di controllo è mirata ai “fittizi trasferimenti all’estero delle residenze delle persone fisiche e giuridiche, la presenza sul nostro territorio di stabili organizzazioni, non dichiarate al fisco, di gruppi multinazionali esteri, le pratiche di transfer pricing, destinate a trasferire redditi in paesi con regimi fiscali di favore”. “Il destino dei paradisi fiscali è, a mio avviso, ormai segnato” ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, intervenendo al convegno. Il direttore ha ricordato quindi che i leader del G20 nel vertice di Londra dello scorso aprile hanno messo in luce, come anche l’Ocse, che il segreto bancario ai fini fiscali “è finito, una maggiore cooperazione internazionale in tema di trasparenza e scambio di informazioni è testimoniata sia dal fatto che sono sempre di più i Paesi che si allineano agli standard dell’Ocse, sia che sono in crescita gli Stati che firmano accordi e convenzioni”. Nel quadro di contrasto all’evasione fiscale internazionale l’Agenzia delle Entrate insieme alla Guardia di Finanza, “sta rafforzando le proprie strutture”, spiega Befera, e “i primi, significativi, risultati sono sotto gli occhi di tutti”. Insomma, secondo il direttore dell’Agenzia, i contribuenti “stanno davvero iniziando a capire che non esistono più rifugi sicuri dove nascondere beni e redditi alle autorità fiscali nazionali”. E da parte del sistema bancario arriverà “un impegno pieno, sostanziale e assoluto” per la riuscita dello scudo fiscale. Ad assicurarlo è stato il presidente dell’Abi, Corrado Faissola, che ha garantito ‘’la collaborazione più impegnata per contribuire alla riuscita di questo, nell’interesse del Paese, dell’amministrazione finanziaria e dei contribuenti che sono la nostra più grande ricchezza”. Il voto finale che avrebbe dovuto svolgersi oggi entro le 15 sul dl anticrisi, provvedimento che contiene le norme sullo scudo fiscale, slitta alle ore 13 di domani. Lo ha stabilito il presidente della Camera, Gianfranco Fini, accogliendo la richiesta di Pd, Udc e IdV che avevano rivolto un appello affinché non scattasse la ‘tagliola’ che interrompe forzatamente il dibattito nell’aula di Montecitorio. Secondo quanto affermato dal presidente della Camera, infatti, il dibattito avrebbe dovuto forzatamente chiudersi oggi e approdare alla votazione finale anche se la discussione sugli ordini del giorno non fosse stata ultimata. Decisione, aveva spiegato Fini, presa per dare modo al presidente della Repubblica di valutare in modo approfondito il contenuto del dl. Invece il presidente della Camera, nel corso della capigruppo, ha comunicato ai rappresentanti di maggioranza e di opposizione la scelta di prorogare il dibattito e di spostare il voto conclusivo alle 13 di domani. L’Assemblea di Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre Montecitorio ‘’in ogni caso sarà chiamata alla votazione sul provvedimento’’ entro le 13 di domani, ha detto in Aula il presidente della Camera, spiegando le decisioni prese nella capigruppo. Fini ha sottolineato i motivi che hanno spinto a far slittare a domani il voto finale, contemperando al tempo stesso le esigenze di concedere al capo dello Stato un tempo ragionevole per esaminare il decreto (la cui scadenza è prevista per sabato 3 ottobre), di arrivare a una deliberazione entro i termini fissati dalla Costituzione e permettere alle opposizioni di esprimere in modo compiuto le proprie posizioni, tre esigenze ‘’che la presidenza reputa tutte fondate’’. Quindi, in pratica, la ‘ghigliottina’ prevista per oggi alle 15, scatterà improrogabilmente domani alle 13. Soddisfatti i rappresentanti dell’opposizione. “E’ un fatto positivo - ha detto il presidente del gruppo Pd Antonello Soro, anche a nome di Massimo Donadi (IdV) e di Michele Vietti (Udc) - che il presidente della Camera abbia accolto la nostra richiesta unitaria”. “Pur confermando il nostro giudizio totalmente negativo del ‘mostruoso’ contenuto del provvedimento e delle procedure adottate, riteniamo che la decisione del presidente della Camera sia postiiva - ha ribadito Soro - anche se continuiamo a ritenere il ricorso alla tagliola un fatto negativo”. “Questa - ha chiosato Vietti - è una vittoria dell’opposizione”. ‘Un estremo, ultimo appello al capo dello Stato affinché fermi per tempo una norma che sancisce definitivamente l’aiuto di questo governo e di questo Parlamento alla criminalità’’ è stato lanciato oggi dal leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, durante il sit-in di protesta dei parlamentari IdV in piazza Montecitorio contro l’approvazione dello scudo fiscale. ‘E’ una legge che serve alla mafia’’ ha tuonato Di Pietro. Coppola scura in testa, sigaro in bocca stile Cosa Nostra, il leader dell’Italia dei Valori, affiancato da tutti i deputati IdV con altrettante coppole sul capo e dai due capigruppo Donadi e Belisario, ha spiegato: ‘’Il nostro è un appello che l’IdV rivolge con la dignità di una forza politica che già sarebbe riuscita a fermare questa legge, se al momento del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità tutte le opposizioni fossero state presenti in Aula. Il capo dello Stato è l’ultimo baluardo per fermare una legge che permette ai criminali di utilizzare denaro che proviene da attività illecite o delitti. Finora era vietato dal 648 comma bis e comma ter del codice penale, ora si introduce il 648 comma Silvio”. A fare da cornice a Di Pietro gli slogan dei giovani del partito, militanti e parlamentari impressi sui cartelloni come ‘Lo scudo fiscale serve al principale’ e ‘Giorgio non firmare’. Di Pietro, circondato da un folto gruppo di parlamentari, ha attaccato anche il ministro Tremonti: “Dice che così rientreranno 300 miliardi di euro? Non ne beneficeranno gli italiani, ma i delinquenti, che se li terranno stretti per poi riportarseli all’estero. Questi sono soldi che stanno fuori dall’Italia perché proventi di delitti. Questo è riciclaggio di Stato”. G.L. Segue dalla prima conto degli usi e dei costumi dei loro luoghi di origine. Questo è gravissimo perché significa non riconoscere la nostra Costituzione e le nostre leggi. Magdi Cristiano Allam ha dichiarato che: “l’Italia e l’Europa sono succubi dell’islamicamente corretto e ammalati di buonismo. In Europa non si vuole vedere che i padri islamici che sgozzano le proprie figlie lo fanno perché lo considerano un sacro diritto e un dovere sociale, dettato da un’ideologia maschilista, misogina, violenta e sanguinaria. Alla base c’è la negazione della dignità della persona e il rispetto della libertà di scelta”. (Magdi Cristiano Allam, 18.9.09 Libero). Quindi, sbagliano di grosso coloro che immaginano che l’atroce delitto consumatosi ai danni della bella diciottenne marocchina, colpevole di essersi fidanzata con un italiano, possa essere catalogato come un fatto isolato. Il vero problema è che in Italia si ha paura di dire che in mezzo a noi ci sono dei musulmani che sgozzano le figlie perché glielo impone l’islam. Abbiamo inventato la tesi del tutto ideologica, della maggioranza silenziosa e buo- na che assisterebbe inerte alle malefatte di una minoranza violenta. Sarebbe ora che anche noi aprissimo gli occhi. I padri taglia-gola delle figlie sono solo la punta dell’iceberg di un male profondo che è insito nell’islam violento. Se la cosiddetta “maggioranza silenziosa” tace su questi atroci crimini contro le donne, sugli attentati terroristici, sulla predicazione d’odio nelle moschee, sulla profanazione delle piazze antistanti il duomo di Milano e la basilica di San Petronio a Bologna da parte di migliaia di islamici, significa che è connivente. Addirittura taluni sostengono che si dovrebbe con immediatezza anche la cittadinanza italiana agli immigrati. Sempre la Sbai ci avverte che tanti migranti vengono in Italia solo per ottenere la cittadinanza italiana ma che è inesistente la loro volontà ad integrarsi. Altro che cittadinanza, quindi! Per l’autorevole parlamentare di origine marocchina, a chi non si vuole integrare rifiutando di imparare l’italiano e rifiutando le nostre leggi non si dovrebbe nemmeno rinnovare il permesso di soggiorno. Alessandro Pagano Domenico Bonvegna Sanaa Dafani Direzione - Redazione - Amministrazione Via Lucifero 40 - 88900 Crotone Tel. (0962) 905192 Fax (0962) 1920413 Direttore Editoriale Pino D’Ettoris Direttore Responsabile Tina D’Ettoris Iscriz. registro naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 Servizi fotografici, fotocomposizione e impaginazione c/c postale 15800881 Intestato a IL CORRIERE DEL SUD Associato U. S. P. I. UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Sito Internet: http://www.corrieredelsud.it E-Mail: [email protected] - [email protected] [email protected] Pagina Tre N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre ß Padre Giuseppe Santarelli, storico e archeologo di fama internazionale, spiega perché la “Santa Casa” che si venera a Loreto, è proprio quella che un tempo era a Nazaret, nella quale nacque la madre di Dio Nella casa della Madonna Renzo Allegri L ’8 settembre la Chiesa ha celebrato la festa liturgica della Natività della Madonna. In Italia, la festa prende particolare significato al Santuario di Loreto, in provincia di Ancona, dove si trova la “Casa della Madonna”, cioè una piccola costruzione che, secondo la tradizione, sarebbe stata l’abitazione, a Nazaret, in Palestina, dei genitori di Maria, nella quale quindi la Vergine Santissima sarebbe nata e cresciuta. Quella casetta, oggetto di grandissima venerazione fin dall’inizio della storia cristiana, nel 1291 scomparve all’improvviso da Nazaret per apparire, alcuni anni dopo, sulle colline di Loreto, dove ancora si trova. Il fatto suscitò naturalmente stupore. Si verificarono subito prodigi di ogni genere, miracoli, guarigioni, conversioni, che fecero pensare come quella piccola e misteriosa costruzione avesse poteri soprannaturali. In seguito si seppe che quella casetta un tempo era a Nazaret. Non trovando spiegazioni di come potesse essere arrivata a Loreto, si pensò che fosse stata trasportata dagli Angeli. Comunque, la devozione divenne subito grandissima. Per proteggere la casetta, venne costruito un santuario meraviglioso, che divenne uno dei più celebri d’Europa, visitato da innumerevoli devoti. Nel corso dei secoli, perfino 13 Papi si recarono in pellegrinaggio a Loreto, ultimo Benedetto XVI nel 2007. Giovanni Paolo II vi si recò quattro volte. E negli annali del Santuario si ricordano i nomi di parecchie persone che in vita furono pellegrine a Loreto e che, dopo la loro morte, venderono proclamate sante. E anche di innumerevoli celebrità laiche, quali Cristoforo Colombo, Galileo Galilei, Vittorio Alfieri, Torquato Tasso, Mozart, Goldoni, Giosuè Carducci, D’Annunzio. Michel Montaigne, il filosofo e politico francese, si recò in pellegrinaggio a Loreto nel 1580 per ringraziare la Madonna di una grazia che aveva ricevuto per sua figlia Eleonora. Cartesio, il filosofo francese del “Cogito ergo sum”, vi andò per sciogliere un voto e fece la strada a piedi da Venezia a Loreto. Grande, quindi, fu sempre la devozione della gente per questo Santuario nel quale si conserva la “Casa natale della Madre Dio”, Ma questa espressione “casa natale della madre di Dio”, quale valore ha? E’ frutto solo di una “pia tradizione”, di una “fede popolare”, o poggia su ragioni più concrete, su documentazioni scientifiche? E’ un interrogativo che si presenta spontaneo, soprattutto all’uomo d’oggi, imbevuto di scetticismo. Interrogativo, però, che da parte degli studiosi riceve risposte scientifiche incredibilmente sconcertanti. «La storia racconta che la casa apparve all’improvviso in questo luogo la notte tra il 9 e il 10 3 Padre Giuseppe Santarelli dicembre 1294», dice padre Giuseppe Santarelli, direttore dell’ente che ha lo scopo di diffondere il culto mariano e di curare la promozione e il decoro artistico del Santuario. «Che sia stata trasportata dagli Angeli, non lo possiamo dimostrare scientificamente. Invece, oggi, dopo anni di studi, di analisi, di ricerche archeologiche compiute con i mezzi più sofisticati, siamo in grado di affermare categoricamente che questa casetta è proprio quella che fino verso la fine del tredicesimo secolo era venerata a Nazaret come la Casa della Madonna». Padre Giuseppe Santarelli è un religioso cappuccino, ma è anche un famoso uomo di scienza. Storico e archeologo di fama internazionale, ha dedicato gran parte della sua vita a organizzare, in collaborazione con altri celebri scienziati, ricerche sull’origine della misteriosa casetta. Le sue numerose pubblicazioni sull’argomento fanno storia. E i dati scientifici che fornisce in questa intervista sono veramente impressionanti e fanno capire come la fede “semplice” dei nostri avi riguardo “la casa della Madonna” poggiasse su basi granitiche.. Siamo all’interno del grande Santuario di Loreto. La casetta della Madonna è lì di fronte a noi. Povere pareti, di sassi e mattoni, annerite dal tempo, fragili per gli anni, con mille rattoppi e interventi eseguiti lungo il corso dei secoli che testimoniano l’amore e la devozione dei fedeli. «Per noi credenti, questa è la reliquia più straordinaria», dice ancor Padre Santarelli. «Per questo la chiamiamo la “Santa Casa”. Tra queste povere mura nacque e visse la Madonna, cioè la madre di Dio, la creatura più santa che mai sia esistita sulla terra. Qui, Maria ebbe l’Annunciazione dell’Angelo e qui si realizzò il più grande evento dell’universo, l’incarnazione di Dio». Il religioso parla sottovoce, per non disturbare i pellegrini che, inginocchiati, sono raccolti in preghiera. «Vede quella scritta in latino che sta sulla parete di fondo all’altezza del tabernacolo? », mi dice ancora padre Santarelli. «E’ scritto: “Hic, verbum caro factum est”. Cioè, “qui, in questo luogo, Dio si è fatto carne”. Cerchi di pensare al significato concreto di questa frase. Dio, il creatore dell’Universo, in questo luogo, di fronte a queste pietre, si è fatto uomo. Queste pietre hanno assistito all’evento degli eventi. Per un credente, c’è da impazzire a pensare a una cosa del genere. Ecco perché questa piccola casa costituisce un patrimonio spirituale immenso». «Perché è stata trasportata da Nazaret in Italia? », chiedo. «Per essere salvata dalla distruzione», dice padre Santarelli. «Nella seconda metà del secolo tredicesimo in Palestina era in atto una violenta invasione mussulmana, con la distruzione sistematica dei luoghi santi cristiani. Qualcu- Padre Santarelli all’interno della Santa Casa no, uomini, o Angeli, o uomini con l’aiuto certamente del soprannaturale, riuscì a salvare questa casetta portandola in Italia». «Ma perché proprio in Italia e non in un altro luogo? » «Non lo sappiamo. Gli antichi storici, credenti naturalmente, dicevano che “per provvidenziale disegno, la Casa della Madonna era passata dalla terra di Cristo, alla terra del vicario di Cristo”. Loreto allora faceva parte dello Stato del Vaticano. «Prima però di fermarsi in Italia, la Casa fece trappa altrove. Dalle ricerche storiche risulta che nel maggio 1291 fu trovata da alcuni boscaioli in una radura vicino a Tersatto, nella Dalmazia. E lì vi rimase tre anni e mezzo, e avvennero molti prodigi. «Poi, improvvisamente com’era arrivata, scomparve. La seconda tappa fu una località nei pressi della stazione ferroviaria di Loreto, che allora era un bosco, e si fermò lì alcuni mesi. Passò poi sul colle di Loreto, in un campo di proprietà di due fratelli, i quali litigavano continuamente per dividersi le offerte che facevano i pellegrini. E la casa, dopo un po’, se ne andò da qual campo e si fermò in mezzo a una strada, di proprietà del comune, proprio dove si trova ancora. Da lì non si è più mossa». «Quali ricerche sono state fat- te per stabilire che questa casetta è proprio quella che un tempo esisteva a Nazaret? » «Sono state fatte ricerche di ogni genere. Ricerche di tipo storico e di tipo archeologico, eseguite da celebri studiosi, sia a Loreto, come anche a Nazaret dove la Santa Casa un tempo si trovava. Tutte le ricerche hanno sempre dimostrato che il racconto della tradizione è autentico, e cioè che la casa di Loreto è quella che un tempo era a Nazaret. «Naturalmente le ricerche più importanti sono quelle fatte in tempi moderni. Soprattutto quelle eseguite a Nazaret tra il 1955 e il 1960 sotto la direzione di Padre Bellarmino Bagatti, uno dei più illustri archeologi del Ventesimo secolo, e quelle eseguite a Loreto dall’architetto Nerio Alfieri, professore di archeologia a Bologna. «Le ricerche del professor Alfieri hanno dimostrato che questa costruzione è piena di assurde anomalie, in netto contrasto con le costruzioni della zona e anche con le regole urbanistiche vigenti nel tredicesimo secolo. La Casa non ha fondamenta proprie, e poggia veramente su una strada. E’ costituita da sole tre pareti, le quali, per un’altezza di circa tre metri, sono fatte di pietre, e si sa che nella zona marchigiana non esistono cave di pietre e tutte le costruzioni a quel tempo erano fatta in laterizi. «E’ anomalo che l’unica porta, quella originaria, si trovi al centro della parete lunga, e non in quella breve, come è in tutte le chiese e cappelle del tempo, e che sia collocata a nord esposta a forti e frequenti intemperie, contro ogni uso edilizio locale. E’ anomalo ancora che l’unica finestra sia orientata a ovest e quindi aperta a una ridotta illuminazione, anche qui contro ogni regola edilizia del tempo. «Ma tutte queste anomalie svaniscono se si confrontano con i risultati delle ricerche archeologiche fatte a Nazaret. La casa di Loreto non ha fondamenta perché le sue fondamenta sono rimaste a Nazaret, dove un tem- ß po si trovava. Ha solo tre pareti perché era appoggiata a una grotta scavata nella roccia, con la quale costituiva un solo blocco abitativo. Uno studio straordinario compiuto dall’architetto Nanni Monelli nel 1982, quando anch’io ero a Loreto, ha dimostrato che se si potesse ritrasportare la casa di Loreto a Nazaret, combacerebbe perfettamente con ciò che laggiù è stato trovato. Le misure della casetta di Loreto e anche lo spessore delle tre pareti corrispondono perfettamente alle misure delle fondamenta che si trovano a Nazaret. Le pietre con le quali le pareti sono state costruite, sono quelle tipiche della Palestina e anche i tipi di muratura usati. «Nanni Monelli ha fatto delle ricerche approfondite sulle pietre, trovando che sono lavorate con una tecnica specifica di quei luoghi palestinesi, propria della cultura nabatea, cioè di un popolo semita che esisteva in quelle zone. Si trattava di una lavorazione a bulino realizzata con un utensile detto ferrotondo e tondino, e di un’altra lavorazione, sempre di tradizione nabatea, realizzata con tratti vicini e poco profondi, attuati con una subbia a punta. Queste tecniche sono assolutamente sconosciute nell’area italiana e in specie marchigiana. «Io poi ho fatto uno studio specifico sui graffiti ancora leggibili su diverse delle pietre della Santa Casa di Loreto. Ne ho identificati una cinquantina e sono segni che si richiamano a quelli dei giudei cristiani della Terra Santa e in particolare a quelli trovati a Nazaret. Ho anche decifrato una scritta in caratteri greci sincopati, che tradotta dice: “O Gesù Cristo, figlio di Dio”, frase iniziale di una preghiera che si trova scritta, nella grotta che era accanto alla casa di Maria a Nazaret. Questi e tantissimi altri particolari inducono a una sola conclusione: la Casa di Loreto è proprio quella che fino al 1291 si trovava in Palestina e che da 1300 anni era venerata come la Casa della Madonna». Un’immagine attuale del luogo a Nazaret dove si trovava un tempo la “santa casa” Politica 4 N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre La Pirateria ß ß Un pratico esercizio di sfruttamento del caos Cristian Ricci Prima Parte L’esercizio di questa attività criminale ha sempre accompagnato la storia dell’uomo, seppur con motivi diversi. Un evidente esempio lo si ritrova sfogliando i testi di storia della letteratura, nei quali le imprese piratesche sono raccontate dall’epica greca fino almeno ai romanzi salgariani. Tra gli autori di questo crimine vi furono anche personaggi storicamente a noi noti, si pensi per esempio a Giuseppe Garibaldi1. Ma parallelamente a questo lato negativo si è, altresì, evidenziato lo sforzo dell’uomo – almeno dell’individuo figlio di una determinata cultura - di combatterla, nella precisa convinzione della contrarietà ad una buona coscienza e della perniciosità di questa pratica per i commerci e per le attività umane in genere2. Ringrazio gli organizzatori dell’invito che mi hanno rivolto, dandomi così la possibilità di contribuire ad affrontare questa problematica, ed è mio desiderio farlo portando il contributo di un responsabile della security delle compagnie di navigazione e delle port facilities, e di un formatore, in questo Samuel Huntington ambito, del personale navigante o di quello alle dipendenze di una struttura portuale, quindi di una persona chiamata a fornire informazioni per capire e prevenire situazioni di pericolo, cioè per riflettere su queste emergenze. Preciso che non avendo la possibilità e neppure la capacità di lavorare su molte fonti dirette inerenti alla pirateria, questo mio contributo si limita ad uno sforzo di comprensione scaturito dalla riflessione su fonti aperte, ed anche per questo non esaurisce certamente l’argomento. Dalla mia esperienza nell’ attività di gestione e di formazione della security nel settore del trasporto marittimo ho acquisito la convinzione che nell’affrontare problematiche come quelle in discussione, non ci si possa limitare – specialmente nella private security - ad un approccio solamente tecnico, puramente ascetico. Innanzitutto perché non si coglie quanto è possibile del problema che si ha di fronte e, dall’altro lato, non si permette agli operatori di approcciarsi completamente, con tecnica e ragione, alla questione; che non può mai essere solamente tecnica, visto che in gioco vi è anche la vita o la morte dell’uomo – o quantomeno la sua libertà - e quanto giustifica questa alternativa. Così facendo si correrebbe il rischio di restare fuori dalla realtà, tanto più che importanti tentativi di eversione contro il mondo occidentale3, ma non solo, sono oggi ispirati dall’Islam. Anche nelle aree del Golfo di Adeen e della Somalia, nelle quali opera con maggior virulenza ed insistenza la pirateria moderna, le motivazioni e le azioni umane sono influenzate se non plasmate dall’Islam, che non è definibile unicamente come pensiero religioso, ma come un sistema religioso, in cui cultura e politica non sono separabili4, in cui lo jihad e lo shaid sono espressione di una cultura, a noi lontana. Si tratta di una realtà differente dalla nostra che non è possibile leggere nella sua totalità con le sole categorie occidentali, con le nostre idee. Si pensi per esempio alla Taqiyya, che «E’ un autorizzazione alla dissimulazione data dalla legge islamica, quando palesare la fede potrebbe essere lesivo della vita, dell’incolumità personale o della libertà»5. Cioè si tratta della piena giustificazione morale e religiosa a dire il falso per salvare se stessi o per far progredire la propria religione. Comportamento sempre incompatibile con il precetto religioso giudaico-cristiano e con il costume occidentale di non dire falsa testimonianza. Era comunque una categoria del pensiero religioso islamico che i cristiani del tempo della Riconquista spagnola già conoscevano, ed infatti definivano dispregiativamente gli islamici convertiti per opportunità al cristianesimo, ma che mantenevano i loro riti e le loro tradizioni, come moriscos. «A questa dissimulazione si affianca la possibilità in caso di necessità, di stringere amicizia con infedeli, di fare intese con loro … come pure di consumare alimenti proibiti» perché «Il bisogno rende lecito quello che è illecito»6. Un ulteriore esempio di questa incomprensione è l’analogia con la quale spesso sentiamo accostare i nostri luoghi di culto, alle moschee. Ed invece queste ultime non sono certo equiparabili alle nostre chiese, perché non sono solo un luogo di preghiera, ma sono luogo di culto, di amministrazione della giustizia, di decisioni politico-militari e di governo7. E di fondamentale utilità per comprendere meglio anche il fenomeno della pirateria è certamente il concetto di dhimmi, secondo il quale - per origine divina - esiste una discriminazione tra musulmani e non, nei territori islamici, che mediante il pagamento di una tassa, evidenzia la sottomissione e quindi lo status di inferiorità dei non credenti in Allah, che sono così protetti dall’azione negativa degli stessi musulmani. Tassa di protezione che fu il motivo dell’intervento dei marines USA a Tripoli durante le cosiddette Guerre Berbere (1800-1815) combattute per porre fine agli esborsi richiesti per il transito dell’allora nuova marina mercantile americana. Proprio in opposizione al pagamento della tassa di protezione o al riscatto dei propri connazionali sequestrati, l’Amministrazione Jefferson coniò lo slogan: “milioni per la difesa, ma non un centesimo per il tributo”8. A queste vicende non furono estranei le popolazioni europee che dal XIV al XIX secolo diedero vita a tutta una serie di istituzioni, come ordini religiosi, sodalizzi caritativi laici e magistrature cittadine, per riscattare e dare libertà a quanti venivano rapiti per essere fatti schiavi, dalla pirateria berbera. E visto che le idee creano dei fatti, ecco alcuni episodi che mostrano questo errore di lettura di una realtà, quella ispirata dall’islam, proprio nel campo della security: L’11 settembre 2001, 8 dei 19 attentatori – grazie ad una preventiva opera di intelligence – furono sottoposti ad una misura di sicurezza preventiva perché selezionati dal sistema CAPPS (Computer Assistent Passenger Prescreening System), ma la misura di sicurezza prevista non era idonea al genere di attacco che era in corso, infatti si limitava ad imbarcare i bagagli di passeggeri selezionati solo dopo la salita a bordo, al fine di scongiurare l’imbarco di una valigia bomba da far detonare da terra dall’attentatore, non presentatosi all’imbarco9. Non si credeva, non si era pronti alla possibilità di un attacco suicida, benché sin dal 1985 questa pratica fosse conosciuta e sebbene fonti di intelligence e giornalistiche parlino di tre tentativi simili già sventati nel 1991, nel 1994 e nel 200410 . Nell’agosto del 1914 scoppia la I Guerra Mondiale e nell’ottobre dello stesso anno a fianco dell’Impero Germanico e dell’Impero AustroUngarico entra l’Impero Ottomano. Immediatamente, il governo del Regno Unito, pensò che fosse un atto di grande strategia geopolitica quello di suscitare un califfato arabo contro un califfato turco e per questa operazione ingaggiò Thomas Edward Lawrence (1888-1935) per intavolare trattative con Husayn ibn Ali. Piano che non andò a buon fine per l’incapacità inglese di intendere la vera realtà del califfato, quale impero comprendente tutti i musulmani11 e non come chiesa nazionale. Questo è successo e continua a succedere nonostante esistono esempi noti e molto spesso citati di efficace interpretazione delle cause e degli effetti che riguardano i problemi di sicurezza nel mondo islamico. Samuel Huntington afferma infatti che i confini dell’Islam: «Grondano sangue, perché sanguinario è chi vive al loro interno»12, visto che «Il concetto di non violenza è assente dai precetti e dalle tradizioni musulmane»13. Una considerazione ugualmente chiara sulle possibilità violente dell’Islam perviene anche dal commento al Corano di Hamza Roberto Piccardo, dove facendo l’esegesi del versetto 60 della Sura 8 asserisce che: «Il Corano teorizza chiaramente il valore della deterrenza»14. Giunge alla medesima conclusione anche il Colonnello David Kilcullen - esperto di livello mondiale nello studio della lotta alla pratica della guerriglia, nonché consigliere per la controinsorgenza dell’allora Segretario di Stato Condoliza Rice e già consigliere militare in Iraq del Generale David Petreanus – quando nel suo ultimo studio The Acciden- Pirati somali tal Guerrilla, analizzando il ruolo dell’elemento religioso nella guerriglia nel sud della Thailandia, afferma che «Sebbene l’Islam condivide una comune funzione sociale come ha il cattolicesimo a Timor [conflitto studiato nelle pagine precedenti n.d.a] c’è una chiara differenza qualitativa tra i contenuti teologici del cattolicesimo e dell’Islam: l’Islam fornisce una chiara, accessibile e dettagliata ideologia del jihad o della guerra santa che per contro danno motivazioni e giustificazioni per l’insorgenza in maniera molto più forte di quanto visto a Timor, dove il cattolicesimo era generalmente una giustificazione, una forza, solo per attività non violente»15. Certamente l’Islam «Cova un seme di violenza accanto a quello della pace. E va anche detto a chiare lettere che i semi di violenza sono stati più coltivati di quelli di pace»16. Anche perché l’obbligo di islamizzare il pianeta è un dovere di obbedienza religiosa, che fa sì che lo jihad «Sfugga da qualsiasi forma di biasimo poiché … è un atto di sottomissione alla volontà di Allah»17 e l’assenza del concetto di eresia, per la mancanza di un’unica autorità in materia di ortodossia, fa sì che nessuno abbia la potestas di “scomunicare” i terroristi o i pirati, qualora le loro pratiche o modalità apparissero eterodosse. Purtroppo questi elementi sono trascurati, credendo di fare un servizio alla pace, in realtà questa negligenza non giova né all’Islam né a tutti gli altri. Quindi per comprendere la minaccia e applicare con prudenza ed efficacia i giusti rimedi, è necessario non operare con sistemi standard di fronte alle attuali minacce alla security, che seppur tutte mirino a sostituire “l’uomo vecchio”, “il mondo vecchio”, per costruire qui quello perfettamente felice – per mezzo della creazione di «Un unico modello di esistenza sociale»18 - lo fanno con strumenti differenti. E anticipo che certamente il terrorismo, ma anche la pirateria, può essere definita come una tattica tra le altre, utile al raggiungimento di uno scopo. Note 1 Francesco Pappalardo, Il mito di Garibaldi. Vita, morte e miracoli dell’uomo che conquistò l’Italia, PIEMME, 2002, p. 66. 2 Marco Tangheroni, Commercio e navigazione nel medioevo, Laterza, Bari, 1996, p. 223 e certamente di minor valore storiografico, ma utile per la presenza in appendice di alcuni documenti, Philip Gosse, Storia della pirateria, Odoya, 2008, p. 328 e ss. 3 Uno sguardo limitato alla parte europea dell’occidente fornito dall’Europol nell’annuale report: EU terrorism situation and trend report 2009, mette in luce che nel solo 2008 sono stati arrestati 187 terroristi di matrice islamica (con esclusione dell’UK). 4 Enzo Peserico, Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto terrorismo e rivoluzione, Sugarco Edizioni, 2008, p. 104. 5 In Il Corano, a cura di Manza Roberto Piccardo, Newton, 2006, p. 239 nota 43. 6 Giovanni Cantoni, Aspetti in ombra della legge sociale dell’Islam. Per una critica della vulgata islamicamente corretta, Centro studi A. Cammarata, 2000, pp. 131 e 132. 7 Mark A. Gabriel, Islam and terrorism, FrontLine, 2002, p. 98. 8 Angus Konstam, Piracy. The complete History, Osprey, 2002, p. 94. 9 The 9/11 Commission Report, Final report of the National Commission on terrorist attack upon the United States, Authorized Editions, W. W. Norton & Company, New York. 10 Vittorfranco Pisano, Terrorismo e strumenti di con 11 Cfr. Giovanni Cantoni, Aspetti in ombra della legge sociale dell’Islam. Per una critica della vulgata islamicamente corretta, Centro studi A. Cammarata, 2000, pp. 36 e 37. 12 Samuel P. Huntington, Lo scontro di civiltà ed il nuovo ordine mondiale, Garzanti Elefanti, 2006, p. 383. 13 Ibidem, p.391. 14 Il Corano, op. cit. p. 164. 15 David Kilcullen, The accidental guerrilla. Fighting small wars in the midst of a big one. Oxford University Press, 2009, p. 220. 16 Samir Khalil Samir, Islam dall’apostasia alla violenza, Cantagalli, 2008, p. 192. 17 Bat Ye’or, Verso il califfato universale. Come l’Europa è diventata complice dell’espansione musulmana, Lindau, 2009, p. 10. 18 Jacob L. Talmon, Le origini della democrazia totalitaria.Il Mulino, 2000, p. 9. L’autore prosegue riferendo che <<Fintantoché essi [gli uomini] non realizzano l’accordo con tale ideale assoluto, essi possono essere ignorati, costretti all’obbedienza o portati a essa dalla paura, senza che ciò comporti una reale violazione del principio democratico>>. Politica N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre 5 Lasciare Kabul significa consegnarsi ai terroristi No alla exit strategy L’opinione pubblica non deve temere un impegno per la difesa delle popolazioni afghane “S iamo finiti dentro una guerra”, ha scritto Vittorio Emanuele Parsi sulla Stampa del 5 agosto. Ed è innegabile che questo sia accaduto davvero, se si tiene conto degli ultimi attacchi aperti alle truppe della Coalizione, e del rinnovato “interesse” nei confronti dei militari italiani da parte dei terroristi afghani: quasi una mafiosa intimidazione che sembra mirare a premere sulla via di un disimpegno del nostro Paese. Gli strateghi della tensione hanno certamente intuito quali sono i punti deboli dell’opinione pubblica e del Governo, e questo non ci deve meravigliare, se si pensa a quanti sostenitori la rete del terrore islamico può contare nelle Nazioni occidentali e come sia bene a conoscenza degli umori della gente, dei media e degli elettori. Un giovane militare che muore o che viene ferito rappresenta per tutti un momento di dolore insopportabile; e nel corale rimpianto o nell’ansia, non solo la famiglia, gli amici o i commilitoni rimangono colpiti ma tutti i compaesani, i lettori, gli spettatori, la gente comune, sono indotti a compenetrarsi nel lutto o nella preoccupazione, secondo i sentimenti di solidarietà umana che, grazie a Dio, sono ancora ampiamente diffusi. Se a questo impatto emotivo si aggiunge il dibattito politico che si sviluppa all’indomani di ogni attentato talebano, e che sostanzialmente verte sul disimpegno dell’Italia dalla guerra afghana, è chiaro che coloro che dirigono il conflitto nella martoriata Nazione asiatica, sperano di influire con le loro intimidazioni sulla sensibilità dell’opinione pubblica, e quindi di offrire ottimi spunti a quanti ritengono necessario ritirarsi da Kabul. Il dibattito che in queste ore è alimentato dalle notizie del tragico bombardamento che ha causato la morte di alcune decine di civili, intenti a rifornirsi di benzina da due autocisterne sottratte dai guerriglieri alle truppe occidentali. E che quindi ancora una volta si basa su sentimenti di pietà spesso indotti, manovrati, indirizzati. A mio avviso, il piano dei terroristi non tende solo a indebolire militarmente le truppe della Coalizione. Si sa che se cessassero i tentennamenti americani, si potrebbero infatti agevolmente riempire i vuoti lasciati da qualsiasi Governo e sostituire gli uomini partiti con truppe statunitensi ben più numerose. Nella strategia politica dei talebani, invece, ogni disimpegno di uno Stato li aiuta a dimostrare agli occhi dell’opinione pubblica islamica e non islamica che il conflitto afghano altro non è se non una guerra di conquista degli Americani, e che Washington sta mettendo in atto il suo controllo su una Nazione chiave dell’Asia centrale, cercan- Talebani do di ottenere sul territorio quella pesante influenza militare che fin dall’Ottocento non è riuscita possibile né all’Inghilterra né alla Russia. Entrambe erano Nazioni interessate al potere politico nel Subcontinente e alle rotte economiche asiatiche; ed oggi sono state sostituite da USA, da una rinnovata Russia post-comunista e dal grande gigante cinese, tutte Potenze con appetiti finanziari e strategici nei confronti dei mercati indiani e i giacimenti di idrocarburi dell’Asia centrale. Non si deve dimenticare neppure un altro fattore che a me non pare casuale. E cioè che nei momenti di maggiore tensione a Kabul, la rete del terrorismo internazionale riesce ad agitare altri fronti di lotta militare come la Palestina o l’Iraq. Compiendo uno sforzo oggi notevole per molti terroristi, in coincidenza con le offensive degli uni o degli altri, si assiste a una recrudescenza del lancio di razzi dai territori palestinesi verso lo Stato israeliano o a un ritorno di sanguinosi attentati nella capitale iraqena. Se a questo si aggiungono l’arresto di personale occidentale in Iran o le polemiche dichiarazioni e i periodici esperimenti militari della Corea del Nord, si potrebbe pensare che in alcune settimane decisive per le sorti politiche e militari del conflitto, una mente unica cerchi di distrarre l’attenzione degli Stati e di deconcentrare l’impegno del Governo americano in Afghanistan, tenendolo bloccato su fronti diversi. Sono d’accordo con Parsi e con altri osservatori sul fatto che è necessario individuare una strategia diversa da quella oggi attuata, a livello italiano e internazionale. Ma ritengo che, proprio per i risultati fino a questo momento conseguiti, sia da escludere qualsiasi disimpegno italiano dall’Afghanistan. Nonostante le accuse reciproche tra i candidati alla presidenza del Paese, il fatto stesso che le elezio- ni si siano svolte senza la temuta catastrofe terroristica, rappresenta un enorme successo. Sfidando i pericoli di rappresaglie anche personali (come la mutilazione di alcuni elettori, che è purtroppo avvenuta), la grande maggioranza della popolazione si è recata alle urne alle recenti consultazioni, dimostrando in maniera del tutto pacifica quanto grande sia la volontà di iniziare una serena vita pubblica con organi rappresentativi seri ed espressi dagli elettori. Cedere alla tentazione di partire no di parlare in nome di Dio, e quindi moltissimi “militanti” islamici, ritengono invece di appartenere a pieno titolo a questo pianeta. E non solo: essi ritengono di doversi interessare alla vita delle Nazioni musulmane ed anche di avere l’obbligo religioso di intervenire nella vita pubblica di Stati non islamici. Questo intervento si verifica attraverso un’interpretazione estensiva della religione coranica che pone in primo piano l’obbligo della guerra santa. Attenzione: i Paesi occi- Militari italiani in Afghanistan mi pare che rasenti il pericolo di uno stato d’animo già presente in America fra le due guerre mondiali, ossia la volontà di ridurre il dibattito politico a chiedersi se gli Stati Uniti, e in questo caso anche altri paesi della Coalizione, facciano o meno parte di questo pianeta. Se l’opinione pubblica statunitense e occidentale fosse stata più attenta e partecipe alla politica tedesca e a quella di altre Nazioni europee, forse il suo interesse e il suo dissenso intellettuale avrebbero frenato i mostri che si impossessarono dell’Europa, spingendola verso la strage più disumana che mai abbia travagliato la Terra. I talebani, i terroristi, quanti presumo- dentali sono sempre stati abituati ad avere a che fare con una Religione come quella cristiana, il cui Credo -qualunque sia la santità, la moralità o la capacità dei suoi esponenti- si riconduce all’amore, alla pace e al perdono. L’Islamismo, invece, pone tra i suoi precetti anche la guerra santa, ossia la conquista territoriale e la conversione degli animi con la forza. Il terrorista, l’attentatore, viene sempre qualificato come un “martire”, e quindi osannato, imitato, e mai spiritualmente condannato. Oggi l’imposizione del potere e della legge coranica viene ottenuta con i metodi sanguinosi di cui tutti siamo a conoscenza, non esclusi gli attentati contro persone inermi, i rapimenti e il finanziamento ottenuto con la vendita dell’oppio e dell’eroina. Basti pensare che nel corso degli ultimi anni, gli uomini della Coalizione sono finalmente intervenuti anche per porre fine alla gravissima piaga del controllo talebano delle piantagioni di oppio, e per intensificare un fronte di lotta che era stato tenuto sotto un basso profilo, per non inimicarsi la parte (scarsa) della popolazione la cui economia si fonda ancora su questa coltivazione. Nell’estate del 2009 gli Americani hanno distrutto 300 tonnellate di semi di oppio, e la Nato è riuscita a mettere a segno una serie di attacchi contro i laboratori, i convogli e i depositi della droga. Un altro gravissimo aspetto che dovrebbe essere tenuto in considerazione quando si parla di disimpegno, riguarda i tentativi dei terroristi afghani ed islamici di entrare a far parte sempre più attivamente del tessuto sociale e militare di un vicino Paese come il Pakistan dove esiste una potenziale base religiosa a loro favore. Il Pakistan, tuttavia, non è soltanto un grande Stato con “santuari” militari e strategici a ridosso dell’India, dell’Asia centrale ricca di gas, e dell’Oceano. Si tratta anche di una Nazione che possiede l’arma atomica. Un’arma che, come ha fatto notare Chris Patton, ultimo governatore inglese di Hong Kong, in caso di vittoria interna di una fazione filo-estremista, potrebbe passare direttamente nelle mani sbagliate di integralisti e terroristi (La Stampa, 28 luglio 2009), minacciando non solo il mondo occidentale ma tutta la parte del mondo che non intende cedere al loro programma. La paura dell’opinione pubblica irrigidita su posizioni non interventiste, è dunque prodromo di nuovi e maggiori problemi per la pace futura. I Governi della Coalizione farebbero bene ad intensificare piuttosto gli interventi in favore della popolazione civile, i piani di sviluppo e di educazione, la partecipazione di forze economiche afghane ad attività in grado di promuovere l’agricoltura e la finanza locale. Un ritiro quasi incondizionato da Kabul preparerebbe solo nuovi fronti, più ampi, e più pericolosamente vicini a noi. L’offensiva islamica che si avvicina ai quartieri della stessa capitale, dopo essersi già resa protagonista di azioni di guerra nei pressi dell’aeroporto, simboleggia bene che cosa accadrebbe degli elettori e della libertà in Afghanistan se finisse all’improvviso il supporto occidentale. Pierre Gaxotte, nella sua Storia della rivoluzione francese, riporta i commenti preoccupati di alcune menti elette che, negli anni precedenti la grande catastrofe, avevano intuito come il dibattito “culturale” a Parigi, e per prime le chiacchiere di illuministi ed enciclopedisti, stessero alimentando i futuri sconvolgimenti all’interno dello Stato. Allora, qualcuno parlò di un suicidio “annunziato” da parte della classe dirigente e dell’opinione pubblica”. Lo scrittore tedesco Gunter Grass, proprio in questi giorni ripete controcorrente l’appello intellettuale alla ragione, invitando ad un attento esame del dibattito in Europa. Uscire dall’ Afghanistan: “Non è possibile -ha affermato-, rispettiamo gli impegni”. Carmelo Currò Attualità 6 L’Unità d’Italia e l’invasione delle Due Sicilie N on si può festeggiare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia senza riconoscere l’altra Storia del Risorgimento come l’invasione e la conquista del Regno delle Due Sicilie nel 1860, prima dalla farsa epopea dei mille di Garibaldi e poi dall’esercito piemontese, con 120 mila uomini al comando del generale Cialdini. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi andando alla festa dei giovani del PdL li ha caldamente esortati a leggere due libri, Risorgimento da riscrivere di Angela Pellicciari e Le grandi menzogne della storia contemporanea di Sandro Fontana, il premier ha detto che occorre correggere ciò che è stato scritto erroneamente sulla nostra storia. E se il libro della Pellicciari è stato provocatoriamente definito, da Chiarini su Il Riformista il manifesto dell’antiRisorgimento, senza troppo enfatizzare, significa che finalmente anche un capo di governo italiano prende atto che bisogna raccontare la vera Storia del Risorgimento, che non è quella mitologica raccontata nelle nostre scuole. Certo non esiste solo il pur brillante libro della Pellicciari, ce ne sono altri, in questi giorni ho letto per recensirlo, Due Sicilie 1860 l’invasione di don Bruno Lima, edito da Fede & Cultura di Verona (www.fedecultura.com). Il libro è ben documentato con una fitta rete di note e citazioni a piè di pagina e con una completa appen- L’Italia prima dell’unità d’italia dice documentale. Il libro – scrive Carlo Alberto Agnoli nella prefazione – si colloca in quel filone di opere che i custodi della versione ufficiale della storia, e con essa dei programmi scolastici su cui vengono formate le nuove generazioni si sono sforzati di screditare ricorrendo alla espressione ad effetto ‘revisionismo storico’ e alle parole esorcizzatrici ‘dietrologia’ e ‘complottismo’. La copertina del libro E nonostante i cani da guardia di quelli che definiscono la ‘storia in due parti, nella prima, il testo patria’ vigilano pronti a stronca- sostiene che l’invasione del Rere ogni tentativo ‘revisionista’, il gno delle due Sicilie è stata una muro della leggenda risorgimen- congiura internazionale accuratatale comincia a presentare vistose mente preparata e programmata crepe, anche se ancora permane in particolare dal governo inglese, purtroppo nei testi scolastici. da Palmerston e Gladstone. La Il libro di don Lima si struttura Gran Bretagna vide nelle ambizioni del governo di Torino – utile idiota – lo strumento per attuare la sua politica di egemonia nel Mediterraneo (…)La realizzazione del piano destabilizzatore, dopo essere stata predefinita sulla carta, richiese in primo luogo la cospirazione intestina finalizzata alla corruzione delle classi dirigenti con promesse di bottino ai danni del popolo e della Chiesa. Vittorio Emanuele II, definito re ‘galantuomo’ ha aggredito senza nessuna giustificazione uno Stato sovrano ed ha perseguitato la Chiesa con sadico cinismo, per giunta cercando di giustificarsi con la falsa teoria che i popoli meridionali hanno chiesto aiuto, il famigerato grido di dolore, tra l’altro mai levatosi. Gli inglesi approntarono una campagna diffamatoria, basata su calunnie diffuse in tutta Europa a danno dei Borboni e delle Due Sicilie, dipingendo gli uni come tiranni spietati e i loro sudditi come popoli semibarbari. Bisognava fare terra bruciata attorno al nemico. Più avanti lo stesso Gladstone confessò di essersi inventato tutto. Si doveva far passare il piano eversivo di pochi uomini senza scrupoli, prezzolati dallo straniero, quale spontanea rivolta popolare. Fecero passare per epiche battaglie delle pallide scaramucce che consentirono a una masnada male assortita di banditi, ladri ed ex galeotti, di impadronirsi di un magnifico regno quasi senza far uso delle armi se non nella fase finale della conquista. Scrive Lima, Tutto sarebbe stato vano se i fed’Europa che intende adottare un delissimi soldati delle Due Sicilie nuovo Protocollo alla Convenzio- avessero avuto la possibilità di ne sulla cybercriminalità del 23 battersi contro questa ciurmaglia novembre 2001(ratificata dall’Ita- di miserabili scalzacani. In pratilia con legge n.48 del 2008). Pe- ca la fantasmagorica passeggiata raltro, queste iniziative non na- da Marsala a Napoli non sarebbe scono a caso; l’Unione europea, mai avvenuta. a detta della sua stessa Agenzia Nel 2° capitolo Bruno Lima per la sicurezza informatica, è in smonta la retorica risorgimentale pericolo. E bisogna fare presto. E del mito dell’impresa dei mille, qui noi diciamo, a chiare lettere, se non fosse per la orribile scia che la tutela dei diritti privati dei di sangue e di sciagure umane cittadini, anche di quelli fonda- che hanno lasciato – ridurrebbe mentali, non può essere messa to- quelle parodie di gesta militari talmente a carico delle istituzioni agli atti di una commedia. Dopo nazionali ed europee. Un sistema aver descritto la figura di Giuragionevole ed efficace di difesa seppe Garibaldi, un avventuriero, passa anche dalla collaborazione nelle mani delle lobbies massonidei cittadini, ma anche, e soprat- che internazionali, molto lontano tutto, dalla chiamata in causa dei da quell’oleografia creata appopoteri sopranazionali che sono sta per lui, viene descritta la coprivati, dell’economia e della fi- siddetta campagna di pirateria di nanza globale. conquista del Regno borbonico, favorita essenzialmente dal traSalvatore Resta dimento degli alti ufficiali dello Nuove tecnologie informatiche L L’Unione europea pronta ad adeguare gli standard di tutela dei cittadini a lotta al cybercrimine, in Italia, è stata rafforzata grazie agli interventi internazionali e dell’Unione europea che ha puntato a far inserire negli ordinamenti degli Stati membri nuovi reati collegati all’uso distorto dei mezzi informatici. Un esempio per tutti: Identità clonate e furti telematici. Chi è rimasto già impigliato in questa rete-virtuale fino ad un certo punto- sa quali danni concreti possono derivarne. Ma, anche, in quelli che finora ne hanno sentito parlare e, magari, spererebbero di continuare ad averne solo una conoscenza teorica, la paura di essere vittima di un cybercrimine si fa ogni giorno più consistente. Con internet è possibile che l’identificabilità di chi commette i più disparati reati spesso venga aggirata “basando” i server in Paesi che non hanno alcun interesse a far rispettare i diritti individuali, quali i dati personali e la privacy di cittadini lontani . Pertanto, in particolare, a causa di un nuovo illecito praticato su internet, il phishing, ossia il tentativo di acquisizione fraudolenta di informazioni sensibili con attacchi massicci e simultanei ai database che raccolgono dati personali, gli Stati dell’Unione europea hanno chiesto un intervento alla Commissione europea per fronteggiare i nuovi illeciti telematici , armonizzandone i reati a livello europeo. La Commissione europea ha raccolto l’invito, puntando in questa direzione nella Comunicazione del 10 giugno 2009, intitolata “Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini”, preliminare all’adozione di un piano d’azione per il Programma di Stoccolma 2010-2014. Una politica, questa, condivisa, anche, dal Consiglio N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre sprovveduto Francesco II, i vari Landi, Lanza, Clary, Brigante, tra l’altro rimasto ucciso dalle sue truppe perché riconosciuto traditore. E infine l’onnipotente ministro Liborio Romano, colluso con i piemontesi e con la criminalità locale, ansioso di consegnare Napoli al nemico. Ma i fatti d’arme non cessarono con l’esilio di Francesco II, ospite di Pio IX a Roma. Il decennio 1860-1870, soprattutto nei primi anni, fu contrassegnato da una fiera resistenza armata che gli occupanti dileggiarono col nome di “brigantaggio” per nascondere agli occhi del mondo il loro sopruso e giustificare in tal modo gli innumerevoli crimini contro l’umanità di cui si macchiarono con raro cinismo. La seconda parte del libro affronta l’invasione delle Due Sicilie dal punto di vista giuridico, sostenendo la totale illegittimità internazionale dell’occupazione piemontese. In pratica i popoli delle Due Sicilie vennero privati della loro libertà e soggiogati da un esercito straniero, derubati dei loro beni privati e pubblici, imbavagliati con l’imposizione di un regime di terrore ufficialmente legittimato da plebisciti. – farsa. Per sottrarsi a un destino senza speranza milioni di meridionali non ebbero altra scelta che abbandonare per sempre il loro paese. Così l’immenso tesoro del Regno che ammontava a 443,2 milioni di lire del tempo fu sperperato per sanare il devastante debito pubblico piemontese. Una volta pagati i debiti dei guerrafondai piemontesi, traslocate al Nord le ricchezze meridionali(…)i governanti di Torino pianificarono scientificamente il perpetuo declassamento della società civile del Sud., L’accanimento nel saccheggio del Mezzogiorno - continua don Bruno - e lo sfruttamento incontrollato dei suoi abitanti produsse uno stato di miseria riconducibile storicamente solo alle depredazioni barbariche e a quelle dei pirati berberi. Il Sud messo in ginocchio da questo momento non si risolleverà mai più, oltre al danno si ebbe la beffa, i popoli meridionali furono anche colpiti da un ignobile terrorismo psicologico, quello di essere grati ai loro persecutori, che a sua volta avevano imposto una aberrante esaltazione del mito risorgimentale attraverso la sistematica falsificazione della verità storica. L’autore del libro è consapevole che le sue tesi potrebbero apparire esagerate e scandalose visto che ormai da tanto tempo c’è l’abitudine di vedere il cosiddetto risorgimento italiano con gli occhi di una manualistica pesantemente condizionata dal falso mito di cui esso è stato circondato. Comunque sia stando agli avvenimenti, avulse da ogni spirito di parte, si constata inevitabilmente la effettiva sussistenza di categorie giuridiche che oggi si è soliti collegare a tragedie umane più note e recenti quali lo sterminio degli armeni, l’olocausto ebraico, il dramma italiano delle foibe, gli eccidi compiuti dai diversi regimi comunisti sparsi nel mondo, fino ad arrivare alla guerra nella ex Jugoslavia e nel Ruanda, non tralasciando il Sudan con i suoi milioni di morti cristiani. Domenico Bonvegna INSERTO 7 Corriere Letterario N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre A cura di Antonio D’Ettoris La morte nera Francesco Pappalardo grazie anche alla straordinaria ricchezza della documentazione disponibile, innanzitutto i verbali delle corti feudali, conservati proprio dal secolo XIV, che forniscono una preziosa testimonianza sulla vita della gente comune. Se il protagonista dell’opera, Master John, sacerdote di umili origini ma di grande dottrina, è un personaggio di fantasia, è comunque possibile all’autore tracciare un ritratto molto verosimile anche dell’attività dei parroci e in generale del clero dell’epoca. Pure la Trionfo della morte, Palazzo Sclafani, malattia è raccontata sulGalleria Regionale di Palazzo la base delle più accurate Abbatellis, Palermo (1446) descrizioni trecentesche el 1347 giunge in Euro- dei sintomi e delle diagnosi e utipa un’epidemia di peste lizzando le moderne conoscenze che si diffonde prima nel mediche della peste bubbonica. I Mediterraneo, poi nella Francia dati storiografici relativi a ciascun meridionale, quindi in Inghilterra, capitolo sono invece riportati alla dove arriva nella primavera del fine del libro, prima delle note. 1349. La terribile malattia e il suo Vengono ricostruiti accuratamenimpatto sulla regione del Suffolk te la vita della piccola comunità e sull’operosa comunità di Wal- prima della tragedia; la diffusione sham, un villaggio di circa mille graduale delle notizie sul camabitanti, sono narrati in La morte mino dell’epidemia in Europa; nera. Storia dell’epidemia che de- l’attesa degli abitanti fra pellegrivastò l’Europa nel Trecento (Bru- naggi e processioni, studi medici no Mondadori, Milano 2009, 340 e astrologici, timori e speranze; pp., euro 28,00) da John Hatcher, quindi il violento impatto del docente di Storia sociale ed eco- morbo, che dimezzerà letteralnomica all’Università di Cam- mente la popolazione locale, e le bridge, preside del Dipartimento reazioni dei singoli e dei gruppi di Storia di quell’ateneo, membro sociali. Master John accompagna del Corpus Christi College e au- i suoi compaesani attraverso tutti tore di numerose opere dedicati al gli stadi del contagio, dai primi medioevo e alla prima età moder- sintomi ai sacramenti finali. I serna. Con una combinazione di fon- moni, basati su quelli realmente ti documentarie e tecniche narrati- pronunciati da sacerdoti e religiove, dunque di realtà e di finzione, si dell’epoca, tradiscono spesso Hatcher racconta «una storia pri- un senso di smarrimento generale vata della morte nera» (p. 273), e la consapevolezza che si stesse N Manlio Pastore Stocchi Memorie del paterno governo Marsilio pp. VIII-336 €. 26,00 cercando di spiegare l’inspiegabile. Viene messa a dura prova la fede di molti ecclesiastici e laici ma si genera anche una rinnovata sete di orientamenti morali e spirituali. Hatcher descrive, infine, il ritorno alla normalità, che avviene con una forza e una velocità impressionanti, come attesta la compilazione accurata e completa dei registri a pochi giorni dal termine dell’epidemia e il fatto che la grande maggioranza delle tenute rimaste vacanti a causa dell’elevata mortalità venga prontamente rilocata. Ciò era dovuto sia all’efficienza delle procedure radicate in molte strutture amministrative, sia alla flessibilità dei grandi proprietari terrieri, pronti ad offrire condizioni molto favorevoli ai nuovi affittuari. Anche i vescovi rispondono con elasticità alla carenza di sacerdoti, abbassando l’età minima richiesta per l’accesso agli ordini sacri e abbreviando i tempi di noviziato e di formazione dei sacerdoti. L’epidemia, comunque, non poteva passare senza conseguenze permanenti, che nell’Inghilterra meridionale furono soprattutto sociali ed economiche, perché la carenza di manodopera accrebbe il potere contrattuale di lavoratori e contadini, favorendo l’innalzamento del loro tenore di vita e aprendo la strada al declino della servitù della gleba e a incisive trasformazioni dell’assetto feudale. Hatcher è consapevole che la «narrativa L’interesse per le idee, le passioni, i rimpianti che negli ultimi anni della Repubblica Serenissima percorsero la cultura veneta, e che continuarono a segnarla, nel ricordo e nel costume dei letterati, anche molto tempo dopo la sua caduta. Eventi e figure minori, non cospicui sui grandi scenari della storia, e tuttavia non poco significativi, opere rare e dimenticate e alcuni personaggi illustri compaiono più volte in queste pagine. Il volume traccia la storia della letteratura italiana S. Carrai, G. Inglese dai suoi albori sino alla fine del XIV secolo. È La lettertura italiana del stato concepito per lo studio universitario come Medioevo supporto ai corsi di Letteratura italiana e di FiloCarocci logia italiana, ed eventualmente come sostegno al lavoro dei docenti di Lettere nelle scuole superiori. pp. 342 €. 24,30 Pur nella necessaria concisione, nessun elemento significativo del panorama letterario italiano del Medioevo è stato trascurato. Clara Rojas Prigioniera Cairo pp. 238 €. 15,00 Le pagine in cui Clara Rojas ricostruisce il proprio sequestro da parte delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e la sua prigionia di sei anni nella foresta tropicale sono un susseguirsi di emozioni e di forti sentimenti, su cui dominano l’amore da “tigre furiosa” per il figlio Emmanuel e la fede nella giustizia finale. Sei anni sull’orlo della follia, perché la foresta non è soltanto carcere e lotta senza pause: è anche chiusura in se stessi, orrore, disperazione che diventa incapacità di sopportare il compagno incatenato insieme a te. Chi non è tentato di attribuire al caso le situazioni che non sa controllare? Ben poco, però, è davvero casuale... e se lo è, siamo comunque in grado di prevedere qualcosa. E ciò che scoprono tre ragazzi grazie all’incontro con un misterioso e affabile personaggio che li guida alla scoperta dei mille “giochi d’azzardo” della sua bottega incantata. Benoit Rittaud I misteri del caso Dedalo pp. 60 €. 7,50 documentaria» (p. 270) — in cui l’elemento immaginario fa da cornice alla presentazione dei fatti e cerca di colmare le inevitabili lacune informative deducendo il più possibile da quanto già si conosce — ha i suoi difetti, ma ritiene che «[...] questa pro- spettiva insolita aiuti il lettore ad acquisire una comprensione più profonda della morte nera e del XIV secolo. In caso contrario — conclude —, avrà avuto l’utilità di spronarli ad approfondire l’argomento sui consueti libri di storia». Persone e sindrome di Down «L a mamma di un ragazzo Down (…) mi disse che con i nostri figli si sperimentava l’amore con la A maiuscola»; e queste mamme sono mamme speciali che faticano tanto nel crescere i loro figli ma vengono ricompensate con un amore grande e gratuito. Il grande genetista francese Jerome Lejeune quando scoprì che la sindrome di Down era dovuta alla presenza di tre cromosomi 21 anziché due aprì la strada a nuove cure che, grazie alle nuove conoscenze della genetica, alleviano e migliorano le condizioni di vita di questi ragazzi e delle loro famiglie. L’Associazione Trisomia 21onlus presenta grazie all’editore Mauro Pagliai (www.mauropagliai.it) di Firenze, un agile volumetto pieno di storie, di sofferenze, di gioie legate alle persone affette da questa sindrome. Le storie non negano quanto dolore possa esserci al momento in cui una famiglia sa che il proprio figli nascerà affetto da quella sindrome, come negare l’ansia di ogni genitore nei confronti della salute del proprio figlio, ma da queste sofferenze nascono storie di grande amore e rispetto per l’essere umano preso cosi come egli è. È l’accettazione della realtà che forse è veramente la cosa più difficile, ma è quella che soggiace alla scelta di molti genitori nel rifiutare tecniche di accertamento della salute del proprio figlio durante la gravidanza, vedi l’amniocentesi. Tanto cosa faremmo dopo? Interromperemmo una vita che, leggiamo nel libro, potrà dare tanta gioia e si dimostrerà piena di gioia? La pubblicazione si intitola Chi legge questo libro? (pp. 125 €. 8,00). È una sfida. Lorenzo, una delle tante voci del libro scritto a più mani, pensa che il libro sarà letto solamente da chi è già coinvolto con queste storie. Speriamo di no! Perché le storie raccontate sono un grande messaggio di cosa può portare la diversità di una persona e del bene che questa può fare ancora nella nostra società. Una società di persone perfette, tutte sane è un’utopia, e confrontarsi con queste realtà è una grande palestra per capire che siamo diversi, ma tutti indispensabili e utili per crescere e il libro può essere utile per aprire «nuove finestre alle normali concezioni di gioia di chi questa vita la percorre in fretta, a volte sbadatamente, a volte rincorrendo ricchezze diverse, a volte senza neanche sapere perché». E quando vediamo qualche bambino affetto da qualche malattia genetica o con problemi che provocano gravi handicap pensiamo all’amore che lo ha fatto nascere e alle gioie che, comunque, questo amore può dare a tutta la società. Andrea Bartelloni Gianni Puccio Alla corte degli zar Paoline pp. 360 €. 18,00 Un testo non specialistico, rivolto al grande pubblico, un viaggio nella storia della “Grande Madre Russia” alla scoperta dei contributi occidentali alla cultura del Paese. Il volume si compone di brevi capitoli per una carrellata generale che va dall’architettura alla letteratura, dall’arte e dalla musica sino ai grandi personaggi della Storia. Pensata come compendio della “Storia della letteratura italiana”, questa serie di “profili” ne ripropone la formula introduttiva. Collocandolo nel quadro storico e sociale della sua epoca, ogni volume presenta uno dei grandi autori della tradizione letteraria italiana, ne discute criticamente le opere e ne illustra la poetica. Paul DiMaggio Organizzare la cultura Il Mulino pp. 277 €. 26,00 Francesco De Cristofaro Manzoni Profili di storia letteraria Il Mulino pp. 165 €. 13,00 I contributi raccolti in questo volume mostrano come la produzione di una gerarchia culturale abbia bisogno di un sapiente utilizzo di rituali e contrassegni, destinati a regolare le relazioni tra pubblico e opera d’arte. Così viene istituito, o addirittura sacralizzato, il confine tra cultura “alta” e “popolare”; così la produzione culturale si fa oggetto di imprenditorialità e management; così certi tipi di cultura diventano, in determinati luoghi ed epoche, un preziosissimo capitale, socialmente spendibile. Paure. Paure che ci portiamo dentro da sempre, come l’abbandono e il dolore. Paure di cui è responsabile la natura, come terremoti e alluvioni, con la complicità decisiva dei comportamenti umani. Per affrontare le tossine delle nostre paure quotidiane, che ci avvelenano la vita, il primo anticorpo è l’abilità critica: saperle riconoscere per ciò che realmente sono. E superarle. Umberto Folena Alfabeto delle paure quotidiane Ancora pp. 104 €. 10,00 LIBRI DA LEGGERE 8 L Tony Crilly 50 grandi idee di matematica Dedalo pp. 208 €. 16,00 Chi ha inventato lo zero? Quanto è grande l’infinito? Dove si incontrano le rette parallele? Ed è vero che il battito d’ali di una farfalla può provocare una tempesta dall’altra parte del mondo? LIBRI INSERTO è LEGGERE stesso giudice non scontò la pena, e solo in uno spazio di pochi centimetri si leggerà che non fu punito per amnistia. Quello che manca, ed è evidente che manchi per pura e semplice volontà dell’autore è un po’ di sana e equilibrata visione, ma a quel punto, forse, non si sarebbe più potuto chiamare l’ultra casta. Cosa ancor più grave della menzogna è la mezza verità; la linea guida del libro è proprio questa. E’ vero che il nostro sistema giudiziario è in continuo affanno non riuscendo ad assorbire in tempi ragionevoli l’amministrazione della giustizia. Da qui partono i paragoni con paesi di mezza Europa, con numeri, percentuali, statistiche e via discorrendo, tanto da ritrovare in una facciata più numeri che lettere. Quello però a cui non si fa riferimento è che l’Italia è il paese in cui si contestano quasi tutte le multe, non fosse altro perché in questo modo si allunga il termine per il pagamento; ci si denuncia per ogni minimo diverbio e si usa la giustizia anche come modo per arrotondare un conto annuale forse troppo magro. E’ vero che a volte i rinvii imposti dal giudice sono C La vera storia delle ss è molto più complessa di quanto si possa immaginare: è un racconto fatto di intrighi e nepotismi, presunti richiami filosofici e significati simbolici, È la storia d un’organizzazione guidata da un uomo convinto di essere la reincarnazione del re sassone Enrico I, fondatore dell’Impero germanico; di efferati criminali che riuscirono a farsi nominare primi ministri e funzionari di polizia. Francesco Rossolini La questione della terra in Sudafrica Carocci pp. 112 €. 14,00 Il Sudafrica ha vissuto uno straordinario cambiamento a partire dal 1994, quando ha avuto inizio un pacifico corso di democratizzazione. Il governo democratico si è reso autore di un vero capolavoro mettendo in opera un poderoso processo di riconciliazione, che ha scongiurato una violenta ritorsione nei confronti dei bianchi, e adottando una Costituzione di altissimo profilo. CULTURA La Mafia Spa è la più grande azienda italiana per fatturato. Oggi non ha più bisogno di uccidere: compra. Il suo patrimonio potrebbe da solo colmare il debito pubblico italiano. È una multinazionale del crimine da mille miliardi di dollari, un grande gruppo finanziario con dirigenti e quadri, un universo in cui si coniugano arcaicità e modernità, localismo e globalizzazione. Cinque i personaggi simbolo della “Mafia pulita” qui raccontati da Elio Veltri. Storie vere tratte dai materiali inediti dei processi che li riguardano: affiliati della ‘ndrangheta, organici di Cosa Nostra e camorristi insospettabili. Una mafia invisibile che frequenta i salotti dell’alta finanza e parla più lingue, con donne che dal carcere gestiscono il mercato del falso, avvocati che hanno fatto delle discariche un affare miliardario, broker che trattano con i narcotrafficanti e fattorini che viaggiano in Ferrari organizzando traffici illegali alla luce del sole. A ogni storia nel testo fa da contrappunto la riflessione di Antonio Laudati, tra i massimi esperti di organizzazioni criminali in ambito transnazionale. (da un antico detto monastico) a cura di Maria Grazia D’Ettoris troppo lunghi, ma è vero anche che spesso sono proprio gli avvocati a chiederli per strategie difensive. Si fa riferimento alle leggi che i magistrati si fanno per rafforzare il proprio potere nel processo, ma sfugge che la riforma dell’88 fa passare il sistema processuale penale da quello inquisitorio a quello accusatorio e per i pm le cose cambiano, e non di poco. A questo punto o i magistrati si fanno, non si capisce per quale masochistico motivo un grandioso autogoal, o forse non è vero che riescono a condizionare il Ministro della Giustizia, Giuliano Vassalli(avvocato e docente universitario) né tanto meno il Parlamento. L’attenzione dell’autore si concentra molto sui rapporti tra il Csm e l’Anm (la maggior parte dei quali sono oscure macchinazioni sul filo della legalità tra l’organo di controllo dei magistrati e il sindacato che li rappresenta). In sostanza si sostiene che l’Anm (sindacato di riferimento) con tutte le altre associazioni sindacali, Movimento per la Giustizia è di estrema sinistra, Magistratura democratica è di sinistra, Unicost centro sinistra, controllino il Csm. A parere di chi scrive sa- onservali nella tua Robin Lumsden La vera storia delle SS Newton & Compton pp. 347 €. 11,00 Elio Veltri, Antonio Laudati Mafia pulita Longanesi pp. 251 €. 14,60 Una casa senza biblioteca è come una fortezza senza armeria L’ultra casta ’autore voleva accendere un faro sulla magistratura, forse sulla falsariga di gomorra, e ci è riuscito in parte o meglio, nel limite in cui si può cogliere una differenza sostanziale tra la camorra e il sistema giudiziario. Certo è che, per come inizia il libro- denuncia, l’intenzione di emozionare il lettore e prepararlo ad una sempre più minuziosa critica, non solo della magistratura ma, in sostanza, dell’intero ordine Costituzionale, riesce benissimo. Con questo non si vuole per nulla togliere importanza e vergogna ad una macchia così profonda, (un pedofilo rimane un pedofilo, perché il male fatto ad un bambino non è meno degno di nota se commesso da un giudice) ma il giudizio ricade sulla visione d’insieme del libro in questione(Stefano Liviadotti, l’ultra casta, edito da Bompiani euro 17). Pagina dopo pagina, dato dopo dato, informazione dopo informazione, il libro si fa leggere avendo impresso nella mente, l’immagine di un giudice con i pantaloni abbassati in un bagno di un cinema di periferia, in compagnia di un ragazzino, nel lontano 1977. Rimane impresso nella mente che lo N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre rebbe dovuto essere oggetto, per lo meno di menzione, il fatto che quando qualcuno urla che la magistratura è di sinistra, allora probabilmente non è un folle visionario leader con manie di persecuzione, ma forse qualcosa di vero, con il nome di parziale, invece che di imparziale, esiste. Ci si sarebbe aspettato che degno di nota doveva essere il fatto che in un paese che ha adottato in Costituzione l’indipendenza della magistratura dalla politica e questo lo ha ricordato ultimamente la Corte costituzionale con la sentenza n.224 depositata lo scorso 17 luglio, i magistrati non possano aggirare tale divieto formando sindacati para politici che poi controllano l’Anm e quindi il Csm. Se questo è vero, allora come è possibile conciliare tale indirizzo Costituzionale con la presenza ingombrante di numerosi magistrati iscritti a magistratura democratica o movimento per la giustizia, che con sentenze o decreti hanno giocato nei coni d’ombra di una legge, sponsorizzando e promuovendo un pensiero politico appartenente al modello progressista di sinistra? Ma su questo l’autore tace. Libro giustizialista e ideologico ma, stimolante. Da leggere in compagnia di un “adulto”… Riccardo Rodelli B M. Bucarelli, L. Monzali Italia e Slovenia fra passato, presente e futuro Studium pp. 240 €. 21,00 La finalità di questo volume è di fornire al pubblico italiano un insieme di informazioni e di analisi sulla Slovenia contemporanea e sulle relazioni italo-slovene: il tutto al fine di favorire una migliore conoscenza reciproca fra i due Paesi, pur senza mascherare le differenze e i diversi punti di vista su determinati momenti storici e sui problemi ancora irrisolti. Mario Dal Bello Inquieti I giovani nel cinema italiano del Duemila Effatà pp. 176 € 12,50 Nel nostro paese vengono prodotti ogni stagione centinaia di film che hanno come protagonisti giovani e adolescenti alle prese con i problemi quotidiani, i sentimenti, le scelte, le paure e l’ingresso nel mondo degli adulti. Molto spesso si tratta di adolescenti spaventati e confusi alle prese con il proprio “romanzo di formazione” e di trentenni stretti tra le apparenze, le aspettative altrui e un modello di vita in cui stentano a riconoscersi. Franco Cassano Tre modi di vedere il Sud Laterza pp. 108 €. 10,00 Da circa vent’anni Franco Cassano ha promosso, anche con il suo fortunato libro “Il pensiero meridiano”, un forte ripensamento sul Mezzogiorno e sulla sua identità culturale. Grazie a lui si è aperto un dibattito sull’autonomia del pensiero meridionale, e si sono poste le basi teoriche di un nuovo meridionalismo, che parte da parametri altri, valorizzando prima di tutto l’osmosi con il mare, l’“andar lenti” contro il mito moderno dell’“homo currens”, la dimensione di frontiera. Cassano prosegue ora la sua riflessione sul Sud mettendo a confronto i vari paradigmi che lo hanno interpretato: quello della dipendenza ovvero dello sfruttamento, della modernizzazione ovvero del ritardo, quello dell’autonomia ovvero del Sud come risorsa critica, osservando l’eclissarsi della questione meridionale da ogni agenda e dibattito pubblico, scalzata dall’emersione di una questione settentrionale. iblioteca Roberto Marchesini Il tramonto dell’uomo Dedalo pp. 204 €. 16,00 Il libro esamina i grandi cambiamenti che le nuove tecnologie stanno approntando rispetto ai concetti di base dell’esistenza umana, ponendo in evidenza i più importanti fuochi di metamorfosi e gli slittamenti di significato inaugurati dalle prassi biomediche e dall’immaginario del virtuale. La filosofia post-umanista offre delle risposte nuove, conoscerle vuol dire avere degli strumenti in più per affrontare le sfide del XXI secolo. Nicolò Carmineo Nei mari dei pirati Longanesi pp. 254 €. 17,60 Lo dimostrano le cronache più recenti: i pirati sono sempre esistiti e sono ancora fra noi, ma questa volta non siamo in un romanzo d’avventura, e men che meno al cinema. La pirateria è una guerra silenziosa: si stima che negli ultimi venticinque anni nelle sole acque del Sudest asiatico siano state attaccate più di diciassettemila navi, con una media di settecento all’anno. Raffaele Nigro Viaggio in Puglia Laterza pp. 212 €. 10,50 “Ho visto le più belle città del mondo”, scrisse il filosofo inglese Berkeley ai primi del Settecento, dopo essersi spinto in calesse nei più nascosti angoli della Puglia. Prima e dopo di lui altri illustri viaggiatori, dal Quinto Grazio Flacco delle “Odi” al Cesare Brandi di “Pellegrino di Puglia”, hanno scritto di questa terra severa e scarna. Questo libro è un taccuino di viaggio un po’ speciale. Sari Nusseibeh C’era una volta un paese Il Saggiatore pp. 422 € 19,00 “C’era una volta un paese” è l’autobiografia di un uomo che non ha mai smesso di difendere le ragioni della pace, della democrazia e della tolleranza, alla ricerca di una soluzione non violenta al conflitto israelo-palestinese. Da moderno Don Chisciotte, Nusseibeh si muove con visionaria caparbietà tra battaglie civili, amori letterari, nostalgie familiari e spietati ritratti di guerra. N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre Letteratura Mediterranea INSERTO Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura. Giovanna Crisà N ella regione del Belpaese che ha uno dei redditi pro capite più alti d’Europa, la Julia, si sta celebrando il maxiprocesso alla banda di Edmondo Durante, criminale plurievaso che negli anni Ottanta, tra rapine e società off-shore, ha costruito un impero economico. Intanto, nella Capitale si assiste al tumultuoso trapasso dalla A Malagente Prima alla Seconda Repubblica, tra le incontenibili esternazioni del capo dello Stato Alberico Gentili, le spericolate transumanze degli uomini compromessi con il vecchio regime e i processi delle “toghe rosse”, accusate di voler spazzare via un’intera classe politica. Sullo sfondo una società civile disillusa, frastornata e inerme che concorre più o meno consapevolmente allo scardinamento dei valori, in un mondo nel quale il Male crea profitti e il Bene non ne produce alcuno. Ma è tra la morte di Arcangelo Moscato, per decenni Direttore della Struttura, un vero e proprio corpo separato dello Stato, e la fuga di “Lucifero” Durante insieme ad altri cinque detenuti da un supercarcere, che nelle stanze più segrete del potere si gioca una partita dagli esiti imprevedibili. Una partita che coinvolge servizi e procure, agenti segreti e pentiti gestiti senza scrupoli, organismi Non davanti ai bambini mbientato nella Budapest a cavallo fra la Seconda guerra mondiale e l’occupazione sovietica, questo romanzo, che prende spunto dall’infanzia dell’autore, intreccia gli eventi storici con le vicende di una famiglia divisa dall’antisemitismo. Ne è protagonista il piccolo Andràs, che cresce in un ambiente in parte cattolico, in parte di origine ebraica, anche se agnostico e massonico. I giovanissimi genitori sono costretti a vivere con la nonna paterna Irén, una donna animata da sentimenti apertamente intolleranti e antisemiti, molto protettiva nei confronti del figlio e del nipote, ostile invece con la nuora. Durante i bombardamenti la famiglia ospita anche i nonni materni di Andràs, ebrei liberati dal ghetto che non possono tornare nella loro casa rasa al suolo. Questo periodo di convivenza, la vita del caseggiato e della città negli ultimi mesi della guerra e negli anni successivi sono visti con gli occhi di un bambino e raccon- tati con sensibilità rara, fino alla scoperta fatta da Andràs, ormai divenuto adulto, di una verità che svela le origini dei suoi antenati, mutando così radicalmente la prospettiva. D Otello Lupacchini Malagente Cairo pp. 271 €. 16,50 Gli ultimi giorni di Cartagine Raffaella Barker Uno strano scherzo del destino Newton & Compton puniche, guidate da Annibale, e della flotta romana, al seguito di Scipione l’Africano. I destini della battaglia sono ancora incerti mentre, nella testimonianza di Scirpus, le congiure e i tradimenti che hanno costellato gli eventi bellici si trasformano in un racconto sincero e appassionato. G. C. Juan Carlos Martin Leroy Gli ultimi giorni di Cartagine Newton & Compton pp. 426 €. 4,90 Èdouard Bourdet Giulio Castelli Gli ultimi fuochi dell’impero romano Newton & Compton pp. 511 €. 12,90 È l’anno del Signore 458 e l’imperatore Maggioriano tenta di restaurare ‘impero d’Occidente ormai sull’orlo del collasso. Il giovane Ascanio, affascinato dal mito della gloria e delle armi, decide di seguire suo zio, il ministro Pietro, nella spedizione che dovrà riconquistare gran parte della Gallia, della Spagna e dell’Africa romana. Ma, una volta raggiunto il quartier generale di Maggiorano, Ascanio scopre che qualcuno sta complottando contro di loro. In un susseguirsi di avventure, tradimenti e scontri sanguinosi, attraverso gran parte dell’Europa e del Mediterraneo, Ascanio diverrà sempre più consapevole della fine di un grande impero. “Gli ultimi fuochi dell’impero romano” è l’affresco di un’epoca: nell’atmosfera torbida e conturbante del v secolo il lettore si ritroverà a camminare tra le strade di una Roma decadente, ma ancora piena di fascino e mistero, con i suoi templi abbandonati, le sue chiese grandiose, i fedeli intransigenti, gli ultimi filosofi pagani e i ricchi nobili sempre più chiusi nel loro mondo dorato oramai giunto alla fine. Linda Foster, Edmondo Lupieri Il peccato dei padri Effatà pp. 288 €.14,00 G. C. Andrais Nyerges Non davanti ai bambini Elliot pp. 187 €. 16,00 ue secoli prima della nascita di Cristo, nel cuore del Mediterraneo infuria una guerra spietata. Roma e Cartagine si fronteggiano in una lotta senza quartiere, con la consapevolezza che per gli sconfitti non potrà esserci un destino diverso dal completo annientamento. Mentre gli eserciti si scontrano con ferocia, un delitto minaccia di sovvertire gli esili equilibri che regolano il conflitto. Viriato, eroe della Lusitania, è vittima di un complotto tramato da un pugno di traditori. Tito Vibio Scirpus, soldato cartaginese passato al nemico, rievoca i momenti che precedono la morte del guerriero spagnolo e consegna ai posteri la cronaca degli avvenimenti. Ecco, allora, che sulla linea dell’orizzonte si distinguono gli stendardi delle navi antimafia e funzionari corrotti. Perché in questa operazione spericolata, e giocata senza freno, la posta è altissima: chi arriverà per primo al boss latitante, a cui qualcuno molto in alto ha permesso la fuga in cambio della sua collaborazione? 9 pp. 285 €. 12,90 Una notte d’inverno, Robert Littell L’oligarca Fanucci pp. 416 €. 18,00 in una sala affollata, Martin Odum, ex agente della CIA, ora detective privato a Brooklyn, si affanna a ricostruire la verità in un labirinto di ricordi e identità passate ‘leggende’, come vengono chiamate nel gergo delle agenzie. Ma chi è Martin Odum? È lui stesso un personaggio creato ad arte dai quartier generali della CIA?... ti, solo il tempo per un uomo e una donna incrociano i loro sguardi. Pochi istanconoscere il nome dell’altro. Poi un addio fugace, che lascia senza fiato. Cinque anni dopo, l’uomo e la donna stanno ancora pensando a quella notte… In questa nuova avventura, il Cavaliere Paride Frattolini, tornato dall’America pieno di dollari e di idee, insiste nel suo caparbio progetto di piegare ai propri voleri la Provvidenza. Convinto che un’antica mappa provi che i Templari avevano incominciato proprio in Friuli la costruzione del terzo tempio di Gerusalemme, si accinge a concluderne l’opera. L’appuntamento è sulle aspre colline del Carso, dove, in una casa isolata e fatiscente, Camilla e Gottardo, insieme con altri collaboratori, si trovano ad ascoltare la Nuova Verità. Ma, nell’affannosa ricerca della mappa, i due giovani s’imbattono nel primo cadavere. Allora, col Cavaliere ricoverato in sala di rianimazione, Camilla e Gottardo devono contro voglia accollarsi la sua missione e vagare per il Friuli inseguendo verità tutt’altro che celesti. E nel frattempo la madre di Gottardo, l’inossidabile Signora Cecutti, dov’è finita? M. J. Trow La storia segreta di Dracula Newton & Compton pp. 248 €. 10,00 La leggenda vuole che dopo aver impalato le sue vittime ne raccogliesse il sangue nel suo piatto. Le nefandezze di Vlad l’Impalatore furono in realtà un atto di legittima difesa per salvaguardare il suo regno? Furono dettate dalla sete di vendetta per la crudeltà con cui vennero uccisi il padre e il fratello? O furono piuttosto la manifestazione della furia sadica di un pazzo? Lo scrittore di gialli e storico M.J. Trow analizza i miti e la realtà storica per svelare chi fu davvero l’uomo il cui nome ha dato origine alla leggenda di Dracula il vampiro. Esamina i racconti pieni di terrore associati a questo personaggio già nel XVI secolo, per giungere al pallido conte delle creazioni letterarie di Bram Stoker e ai film della Hammer e della Universal Studios. Religione 10 Memorie tra Cecoslovacchia e Vaticano T ra i temi pressoché censurati dalla storiografia politicamente corretta relativi alla seconda metà del Novecento un posto particolare spetta senz’altro alla ‘Chiesa del silenzio’, espressione che rimanda alla persecuzione subita dalla Chiesa cattolica ad est del Muro di Berlino nei lunghi anni della Guerra Fredda (1946-1989). Se è vero che la libertà religiosa rappresenta oggi un parametro decisivo per misurare gli spazi di civiltà di un Paese, non bisogna infatti dimenticare che essa resta un osservatorio qualificato anche per comprendere gli aspetti meno noti e i riflessi sulla vita concreta di milioni di persone di una delle ideologie più disumane apparse nella storia recente: il comunismo. Nel ventennale della caduta del Muro di Berlino arriva in libreria Chiesa del martirio. Chiesa della diplomazia. Memorie tra Cecoslvacchia e Vaticano (EDB, Bologna 2009, pp. 100, euro 8,00), memoria appassionata di quegli anni di Jàn Bukovskŷ, sacerdote slovacco, già nunzio apostolico in Russia e testimone della diplomazia vaticana nella fase della controversa Ostpolitik (termine con cui si designa la difficile strategia di ‘distensione’ avviata dalla Santa Sede verso i Paesi dell’Europa dell’Est). Il libro, composto da dodici brevi capitoli ordinati in senso cronologico, si presenta come un’agile rievocazione dell’avventura della Chiesa in Europa orientale tra gli anni Settanta e Ottanta e si concentra principalmente sul Paese natale dell’Autore, l’allora Cecoslovacchia, oggi divisa in due Stati, la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca. Il panorama che emerge desta impressione fin dall’inizio del racconto: il ritorno in Patria dell’Autore dopo alcuni anni di assenza, dovuti allo studio e alla formazione sacerdotale. Volendo celebrare una messa con i propri familiari finalmente riabbracciati, appena tornato a casa, il giovane sacerdote si sente infatti rispondere che occorre il permesso del Comitato nazionale del partito. Rivoltosi alle autorità, prima gli viene opposto un fermo rifiuto, Le lettere di Paolo Dalla Bibbia di Gerusalemme Edb pp. 240 €. 5,90 Il volume propone le Lettere di Paolo e la Lettera agli Ebrei nella nuova traduzione CEI, accompagnati dalla ricchezza degli apparati della nuova Bibbia di Gerusalemme: nuovi commenti, introduzioni e note degli studiosi dell’École Biblique di Gerusalemme. La prefazione di uno specialista degli scritti dell’Apostolo, quale il prof. Romano Penna, costituisce un ulteriore importante contributo. Bruno Maggioni Un Dio fedele alla storia San Paolo pp. 176 €. 10,00 “Come e dove incontro il Signore, e come posso discernere la sua volontà?” è questa la domanda centrale del credente nella Scrittura. Subito seguita, però, da un altro interrogativo: “Chi è l’uomo?” (Sal 8). Uno dei più noti e apprezzati biblisti italiani affronta con chiarezza e lucidità il tema dell’esperienza spirituale, in una riflessione teologica e antropologica insieme che spazia dall’Antico al Nuovo Testamento. quindi il permesso viene accordato purché “celebrassi la messa da solo, a porte chiuse” (pag. 13). Alla fine, dopo ulteriori proteste, al sacerdote viene concesso di celebrare in un altare laterale “durante la messa del parroco” (pag. 14). Non è che il primo impatto con una realtà che l’Autore scoprirà più dura di ogni immaginazione. Negli stessi giorni apprenderà infatti che i vescovi sono tutti in prigione o internati fuori delle loro diocesi, mentre nel Paese restano aperti solo due seminari. Ogni manifestazione pubblica della fede viene proibita e, in un crescendo di violenza, “gli ordini religiosi maschili e femminili soppressi; la stampa cattolica ridotta a soli due titoli; l’insegnamento della religione nelle scuole limitato [mentre] la propaganda statale imperversava nelle scuole e in tutta la vita sociale” (pag. 15). La Santa Sede protesterà vivacemente riuscendo ad intavolare con fatica delle trattative, ma senza riuscire a completare il collegio episcopale né a cambiare le leggi che riguardavano la Chiesa, dettate in maniera unilaterale dallo Stato (i trasferimenti dei sacerdoti, ad esempio, dovevano essere autorizzati dal regime). In intere regioni poi, come la Slovacchia, semplicemente non c’era nessun vescovo. Gli attriti fra Santa Sede e Cecoslovacchia proseguirono per anni anche perché il regime non cedeva sul punto più importante per la Chiesa, la libera scelta della nomina dei vescovi, spingendo anzi per creare una chiesa nazionale dissidente da Roma fiancheggiatrice della rivoluzione e dando aperto sostegno a movimenti politicizzati (come il cd. movimento dei preti della pace, Pacem in terris, che Praga manipolava con l’obiettivo di isolare la gerarchia cattolica della Santa Sede). Proprio in uno di questi accesi confronti morì Štefan Trochta (19051974), creato cardinale da papa Paolo VI (1963-1978) nella speranza di migliorare la difficile situazione dei cattolici nel Paese. Trochta, già prostrato dagli anni trascorsi nelle prigioni naziste e comuniste, dovette affrontare la visita del segretario per gli af- I L Lo spazio e il tempo sono le due dimensioni del nostro esistere e del nostro vivere quotidiano. Dopo il volume dedicato alla presenza di Gesù nei luoghi della quotidianità (Si seppe che Gesù era in casa, 2008), gli autori propongono un percorso di riflessione e catechesi sull’uso del tempo, articolato nei vari momenti della giornata. Daniel J. Harrington Perché speriamo Immagini dai Salmi Messaggero pp. 144 €. 13,00 In questo libro, seguito di “In che cosa speriamo? Immagini dal Nuovo Testamento”, Daniel J. Harrington amplia le sue riflessioni sulla speranza, interpretando per noi le vivide e toccanti immagini dei salmi - il monte, il sole, il rifugio, il regno, le ali protettrici, l’olivo, il pastore - per condurci a scoprire come la speranza sia l’immagine predominante del libro dei Salmi. Riflettiamo con i Libri Roberto Capuzzo Sanguis Domini Mantuae Olschki pp. 236 €. 26,00 Dicembre 804. Papa Leone III si reincammina verso Carlo Magno. La maggiore tappa italiana del viaggio è una sosta a Mantova, per la verifica di un evento recente e sconcertante: il ritrovamento dei resti del sangue di Gesù. Con questa notizia assume per la prima volta corposità storica la millenaria tradizione mantovana. Da essa si apre l’indagine del volume. Questo nuovo libro di Zygmunt Bauman è un inventario delle nostre paure. È il tentativo di scoprirne le origini comuni, di esaminare i modi per disinnescarle e aprirci gli occhi sul compito con cui dobbiamo confrontarci se vogliamo che domani i nostri simili riemergano più forti e sicuri di quanto noi siamo mai stati. Zygmunt Bauman L’arte della vita Laterza pp. 178 €. 15,00 Zygmunt Bauman Paura liquida Laterza pp. 233 €. 8,50 In questo mondo liquido-moderno, si è felici finché non si perde la speranza di essere felici in futuro. È una vita emozionante e logorante: emozionante per chi ama le avventure, logorante per chi è debole di cuore. “Lascio ai lettori di decidere se la coercizione a cercare la felicità nella forma praticata nella nostra società dei consumatori, renda felice chi vi è costretto.” Sono prese in esame due importanti dispute Paolo Broggio teologiche – la controversia de auxiliis e gli La teologia e la politica inizi della polemica sul dogma dell’Immacolata Olschki Concezione. Lo studio da una parte mette in repp. 224 €. 26,00 lazione gli sviluppi politici ed istituzionali in atto con le vicende del pensiero e dell’insegnamento teologico, dall’altra coglie i sottintesi politici degli interventi della Monarchia ispanica in merito alle controversie dottrinali in questione. Giuseppe jr. Dossetti Nodi Edb pp. 96 €. 7,90 La Chiesa cattolica si trova oggi di fronte a diversi nodi, particolarmente intricati. L’autore ne affronta in particolare due: il rapporto tra religione e violenza e l’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati. Inoltre, cerca di interpretare il senso di un fenomeno, quello della diffusione delle droghe, che normalmente genera gravi sentimenti d’impotenza. fari ecclesiastici del regime che “sotto forte pressione fisica e psicologica voleva costringere il cardinale a discutere sul trasferimento di certi sacerdoti. La discussione si prolungò fino a tarda notte. La mattina seguente trovarono il cardinale svenuto e nella notte del 6 aprile 1974 morì all’ospedale” (pag. 55). Insieme a lui numerosi altri fra sacerdoti e religiosi abbandonati misteriosamente dalla ricerca storica e di cui forse non si conoscerà mai il nome né il numero esatto (fra i più coraggiosi ricordiamo l’arcivescovo di Praga Josef Be- ibri dello Giancarla Barbon, Rinaldo Paganelli Sono con voi tutti i giorni Edb pp. 144 €. 10,00 N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre S pirito Sabine Laphane Frère Roger di Taizé Meditiamo con Paoline pp. 112 €. 9,00 Dopo una breve biografia di frère Roger, arricchita anche dalle parole di alcuni testimoni, il libro presenta una serie di riflessioni e spunti meditativi, distribuiti su un arco di 15 giorni. Pagine che diventano per il lettore invito a trascorrere un po’ di tempo in compagnia di un maestro spirituale; quasi “giornate di ritiro” che aprono una breccia di luce nell’universo del proprio quotidiano. Jacques Arnould Teilhard de Chardin Lindau pp. 469 €. 28,00 Pochi studiosi e pensatori moderni hanno saputo, come Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), intrecciare nella loro opera gli interrogativi della scienza e le certezze della religione. Formato dai gesuiti (cui successivamente si unì), ordinato sacerdote all’età di trent’anni, Teilhard affiancò allo studio della teologia un’assidua attività di paleontologo e geologo che lo portò a viaggiare in tutto il mondo e a trascorrere gran parte della vita lontano dalla natia Francia, soprattutto in Cina e negli Stati Uniti. ran (1888-1969), arrestato più volte e poi mandato in esilio e il cardinale Frantisek Tomaŝek (1899-1992), internato nel campo di Zeliv). In questo senso le memorie di Bukovskŷ appaiono tanto più importanti in quanto scritte da un uomo che pure aveva creduto di poter trattare con un’ideologia la cui stessa ragion d’essere, come scoprirà, risiedeva invece nella cancellazione radicale del senso religioso e della ricerca della verità dal cuore di ogni uomo. Omar Ebrahime Vittorio Fusco La sete e la sorgente Edb pp. 208 €. 14,90 Il volume intende essere un ricordo dell’autore, a dieci anni dalla morte, e insieme costituisce un suo testamento. Esso infatti raccoglie gli incontri di lectio divina da lui tenuti tra il 1996 e il 1997, nei tempi liturgici di Avvento e di Quaresima. “Si tratta di un testo di facile lettura e allo stesso tempo denso di contenuto esegetico e spirituale, che mons. Fusco aveva redatto durante la sua malattia. Marcello Neri Il monte e la senape Edb pp. 126 €. 8,90 “Forse non ce ne accorgiamo, ma ogni volta che confessiamo la fede durante la celebrazione dell’eucaristia iniziamo con “io”: “Io credo...”. Quello/a che crede sono proprio io, con la mia storia, i miei desideri, le mie fragilità e le mie passioni. In primo luogo, questo vuol dire che nella fede c’è spazio proprio per me - non per un’idea di me, ma per quello che realmente sono. In secondo luogo, questo vuol dire che senza di me la fede non ha voce, non ha volto. Attualità N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre 11 Si estendono le fasce di disagio sociale nel Mezzogiorno “L e fasce di disagio sociale si stanno estendendo in modo preoccupante, in particolare nel Mezzogiorno” ha sostenuto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, nel messaggio inviato al recente convegno “Povertà e nuovi bisogni”, promosso a Napoli, dalle Fondazioni “Italianieuropei” e “ Mezzogiorno Europa”. In realtà, nell’ultimo quindicennio, in quella parte d’Italia, a sud di Roma, per ciò che riguarda la società civile, caratterizzata da una debolezza della cultura civica, sono accadute cose di non poco conto: le stragi di camorra, la questione monnezza, il peso sempre crescente della criminalità organizzata nella vita quotidiana, nell’economia, nell’organizzazione sociale. Peraltro, va detto, pure, che molte patologie sociali(generalizzata assenza di senso civico e senso dello Stato, con endemica complicità di parti delle Istituzioni pubbliche meridionali e di gruppi sociali con la criminalità organizzata, comportamenti antisolidali e razzismo latente) non proven- gono dal di fuori, ma dal ventre della società civile. Del resto, è significativo che le regioni meridionali si segnalino per la più ampia diffusione del lavoro nero e non regolare (che raggiunge punte di oltre il 20%, ovvero il doppio delle regioni del CentroNord), e per il maggior radicamento dell’economia criminale. Tuttavia, qui, non si tratta di negare l’esistenza di gruppi, di settori, quali pezzi di “società civile” attivi, generosi, preziosi per la realtà concreta di una civile e democratica convivenza sociale. Pertanto, per spiegare quel circuito economico-sociale alternativo-(che evade il fisco, ma, anche, la normativa sul lavoro regolare, o quello sulla sicurezza e sull’inquinamento ambientale)-a questa “società civile”, il punto di partenza non può che essere l’intervento pubblico. A prima vista, può sembrare strano che venga chiamato in causa il modo in cui funzionano alcune istituzioni politiche. Molti potrebbero pensare che la diffusione dell’economia sommersa non sia che l’effetto di una situazione di sottosvilup- po economico, come accade in molti Paesi arretrati. Ma, non è del tutto vero per il Mezzogiorno. “Da oltre 50 anni-sostiene Carlo Triglia -il settore pubblico trasferisce al Sud più risorse di quanto ne riceva, con l’obiettivo di aiutare lo sviluppo. Eppure, paradossalmente, sono cresciuti i consumi, alimentati da una diffusa economia sommersa, ma non uno sviluppo autonomo”(Cfr. “Il Sole 24 Ore” del 7-IX-2009). In verità è che i trasferimenti pubblici da soluzione della difficile economia del Sud, si sono trasformati in problema. In realtà, la classe politica locale e regionale si è trovata a gestire risorse crescenti in un quadro di fragilità storica della società civile e di debolezza della cultura civica . In questa situazione, il consenso politico, fatte salve alcune eccezioni, si è basato sull’assistenzialismo e sul clientelismo: sulla tendenza a distribuire benefici particolari, piuttosto che offrire beni e servizi collettivi . Le conseguenze sono state rilevanti, perché, non solo non si sono rafforzate adeguatamente attività capaci Suicidi e omicidi in aumento O gni dieci giorni in Italia si compie un suicidio o un omicidio, con un considerevole aumento rispetto al 2000. E’ quanto rileva l’Eures, che da anni si occupa di ricerche eco- fattori che di solito accompagnano queste stragi: molti depressi non arrivano mai nemmeno a pensare di suicidarsi fino a che non si sottopongono a terapia con psicofarmaci ( http://www.eures. Psicofarmaci nomiche e sociali. Che cosa c’è all’origine della rapida impennata? Secondo il rapporto il 15,8 per cento degli autori avevano turbe psichiche. Ma basta dare un’occhiata agli articoli di cronaca nera per rendersi conto che una percentuale ben più alta ha fatto uso di psicofarmaci. La depressione viene spesso considerata la causa scatenante, ma in questo modo si perdono di vista alcuni importanti it/upload/1248944827.pdf ). Qui di seguito alcuni dei casi recentemente successi in Italia. Tutti facevano uso di psicofarmaci o erano sotto trattamento psichiatrico. A Milano, R. A., 56 anni, colto da un raptus getta la zia dalla finestra e viene subito arrestato. Faceva uso di psicofarmaci. Davanti all’Ospedale di Prato, A. H., una rom di 22 anni,accoltella un uomo di 72 anni. Secondo l’av- vocato difensore era in cura con psicofarmaci. A Reggio Emilia un uomo uccide moglie, due figli e tenta il suicidio. Era in trattamento presso una struttura psichiatrica locale. Uccide la madre con oltre 60 coltellate, poi si siede su una sedia e la guarda morire. L’uomo era in cura in un centro di igiene mentale a Bergamo. Marcella strangola il figlio di 4 anni, era in cura presso il Cps (Centro Psicosociale) di Parabiago. La moglie, M. G. F., 49 anni, postina, si uccide a colpi di coltello, e il marito, G. D., 48, si strangola con un cavo elettrico. L’uomo era da tempo in cura. Un giovane di 30 anni, colpisce con numerose coltellate la madre, di 63, e dopo si suicida, utilizzando la stessa arma. Accade a Trani, l’uomo era in cura presso il servizio di igiene mentale M. C., di 33 anni, in cura psichiatrica, uccide il padre S. di 66. Lo massacra di botte, tanto da sfondargli parte della faccia. Sin dall’inizio degli anni 90 la nostra associazione ha diffuso vari comunicati stampa, che avvertivano dei pericoli legati alla assunzione dei nuovi antidepressivi (SSRI). Nel febbraio del 1990, l’articolo “Insorgenza di intensi pensieri suicidi durante il trattamento con fluoxetina”, nell’American Journal of Psychiatry evidenziava che l’assunzione di SSRI può indurre pensieri e tentativi suicidari anche in coloro che prima non avevano tali idee ed intenzioni. Questi pensieri spariscono a distanza di due Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano di stare sul mercato, ma si è determinato l’effetto perverso di favorire l’economia sommersa e la sua componente criminale. Vediamo, in concreto cosa è accaduto! C’è una piccola imprenditorialità operante soprattutto, nel settore di alcuni servizi, a bassa produttività,(commercio, alberghi, ristoranti, altri servizi alle persone), per la quale lavoro nero ed evasione fiscale sono requisiti strutturali per stare sul mercato; stessa pratica può essere operante anche nelle costruzioni e in agricoltura. E qui, rileviamo, anche, con estremo vigore, che le attività imprenditoriali meridionali sane incontrano, spesso, forti difficoltà a svilupparsi per carenza di infrastrutture e servizi, inefficienza e arbitrarietà di alcune amministrazioni pubbliche. E’ pur vero, che, in alcune aree del Sud, iniziative imprenditoriali capaci di stare sul mercato sono cresciute, ma tra notevoli difficoltà e non in misura tale da poter assorbire il bisogno incessante di occupazione. Da qui un primo fattore: un’ampia offerta disponibile ad accettare lavoro nero o, addirittura criminale(una via questa, percorsa da molti giovani). A questa componente se ne aggiunge un’altra particolarmente, presente, sempre, nel Sud: una vasta area di dipendenti del settore pubblico, spesso precari, con remunerazioni molto basse o sussidi esistenziali, che integrano il loro reddito con il lavoro nero, o irregolare. A questo punto, noi diciamo, a chiare lettere, che lo sviluppo del Sud passa dalla ricostruzione dell’etica sociale e politica a seguito, anche, di quanto affermato con autorevolezza dai relatori del convegno “La Puglia del lavoro e le responsabilità per lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese”, tenutosi a Bari il 15 settembre scorso. Peraltro, va pure detto che si stanno ponendo le condizioni per sperare in un “nuovo Rinascimento” del Mezzogiorno. Un primo punto di partenza è la “Fiera del Levante”, ritenuta un faro sul Mezzogiorno, tenutasi, recentemente a Bari, dove si è affermato con determinazione : “ Il Meridione è il Nord di un nuovo mondo. Da qui passa il 30% del commercio mondiale, un giro d’affari da 4.328 miliardi di dollari. Business e cultura sono decisivi nella sfida per la leadership del Mediterraneo”. E dulcis in fundo diciamo che, anche, a seguito di questa nuova filosofia emersa in Fiera del Levante, per risolvere il “caso sviluppo del Meridione” è nato il Progetto: “Intreccio di Filiere” per l’abbigliamento, un accordo tra il Veneto-Verona Moda(135 aziende coinvolte) e la Puglia- Filiera Moda(203 aziende promotrici), per riuscire a battere la crisi imperante del settore. Saranno coinvolte oltre 330 aziende che lavorano nella filiera della moda per valorizzare il “Made in Italy”. o tre mesi dalla sospensione della terapia. L’identico fenomeno veniva descritto dal “Journal of the American Accademy of Child and Adolescent Psychiatry”, nell’articolo “Insorgenza di fenomeni autodistruttivi in bambini e adolescenti durante il trattamento con fluoxetina” del marzo 1991. Alcuni pazienti hanno affermato: “Gli SSRI mi avevano reso capace di commettere il suicidio con successo”. Da notare che le persone coinvolte nello studio scientifico non solo svilupparono idee di suicidio, ma in diversi casi tentarono di commetterlo con modalità tali da cercare di evitare ogni tentativo di salvarli. Alcuni acquistarono o si procurarono armi da fuoco. Altri si sono dichiarati perseguitati da idee suicidiarie e di strage così intense e violente che togliere e togliersi la vita sembrava essere l’unico modo di farle cessare. Questi effetti descritti si manifesterebbero in una percentuale di pazienti che assumono SSRI che può variare dal 1,3 al 7,5 %. La correlazione tra assunzione di SSRI e comparsa di idee suicide intense e violente in persone che mai prima avevano avuto tali pensieri; la scomparsa di tali ideazioni dopo la sospensione del trattamento con SSRI, e le affermazioni fatte dagli stessi pazienti in terapia, non lasciano adito a dubbi: l’aumento di suicidi-omicidi e l’aumento di uso di antidepressivi sono correlati. Da allora molti altri studi hanno confermato quanto sopra e pericoli simili sono stati identificati anche a seguito dell’assunzione di altri psicofarmaci, come dimostra il crescente numero di allerta pubblicati annualmente dalle agenzie del farmaco di vari Paesi, senza che le Istituzioni o la Giustizia si siano mai preoccupate di indagare le vere cause. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani da tre decenni denuncia gli abusi che avvengono nel campo della salute mentale e continuerà a farlo finché i veri responsabili di queste stragi non verranno chiamati a risponderne. Salvatore Resta Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus Cultura 12 C N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre Il disastro della scuola primaria in un libro on la questione del maestro unico la scuola elementare, pardon primaria, entra con forza nel dibattito politico italiano, è un gran discutere, il libro di Enrico Demme, A scuola dell’Anticristo. Il disastro educativo nella primaria di Stato, Nicola Pallotta Editore ([email protected]), è un libro che può offrire un valido contributo per una seria riflessione sullo stato di salute della scuola primaria oggi. Il pamphlet del maestro Demme non offre riferimenti né note a piè pagina ma sicuramente provoca il lettore, non lo fa stare tranquillo, scrive nella prefazione Massimo Introvigne, dopo averlo letto ci si può chiedere se l’autore in fondo non abbia ragione. Il pamphlet di Demme è una raccolta di lettere di fronte all’emergenza educativa. Sono proprie quelle preoccupazioni di Benedetto XVI che diventano carne, sangue e lacrime nel vissuto quotidiano della scuola pubblica italiana. Dal libro emerge una pessima scuola elementare e non c’è nessuna riforma che possa migliorarla. Il libro della casa editrice di Nicola Pallotta di Matera è suddiviso in tre parti, nella prima, Mission: impossibile, Demme racconta in una serie di piccoli quadretti dove la sua professione all’interno delle varie scuole diventa una missione quasi impossibile. Demme è schietto e scrive che bisogna partire dal presupposto che il cattolico che lavora nella scuola di Stato ha due possibilità: essere un pavido (la maggior parte dei cattolici operano questa scelta) o essere martire. E sono pochi quelli che vogliono fare testimonianza, ne ha conosciuto uno, comportandosi, semplicemente, da cattolico. All’inizio ha messo a posto tutti i crocifissi che erano stati asportati illegalmente dalle aule, e in certi casi ha dovuto ricomprarli di tasca sua. Così il docente è diventato un “diverso” agli occhi dei dirigenti e colleghi. In più a complicare la situazione ha deciso di insegnare seriamente religione, utilizzando Bibbia e catechismo della Chiesa Cattolica, mettendo le ore di religione al mattino e non a cavallo della ricreazione o della mensa. Da questo momento i genitori hanno cominciato a definire il docente un dogmatico e integralista. Cambiando scuola ha avuto altri problemi perché ha ricordato ai bambini che il significato della Pasqua è la Resurrezione di Cristo, non le uova di Pasqua, come la maggior parte di loro credeva dopo quattro anni di insegnamento di ‘religione cattolica’ a scuola e diversi anni di catechismo in parrocchia. In effetti si cerca di rendere inefficaci le ore di religione a scuola (a cui partecipa, sulla carta, la maggioranza degli studenti italiani) e prima di tutto quella di spingere gli insegnanti a parlare d’altro. E che dire quando sempre lo stesso docente insegna Storia e cerca di raccontare la Verità, esprimendo giudizi negativi sulla Rivoluzione Francese e sull’Illuminismo, sul Risorgimento, sulla guerra contro il popolo meridio- nale nel 1860. E poi ha ricordato il vero significato del Natale, di Gesù Bambino e non di Babbo Natale. E i libri di testo non aiutano gli insegnanti, anzi spesso veicolano menzogne a più non posso, Demme fa riferimento a “Voglia di crescere”, sussidiario di quinta, edito da Il Capitello. Nella seconda parte del libro Demme fa riferimento alla querelle sull’evoluzionismo e il creazionismo, naturalmente a scuola non si può parlare di “Disegno intelligente”. Guai a toccare gli scimmioni. Perché gli insegnanti - si chiede Demme – non spiegano mai che quasi tutto ciò che è moderno e che ha migliorato la vita dell’uomo (università e ospedali, ad esempio, anche quelli che si chiamano “diritti umani”) è frutto del cristianesimo? E’ possibile che si studi Dante e Manzoni senza accennare alla loro identità cattolica. Inoltre si può studiare per anni storia dell’arte e conoscere a memoria termini come pronai, capitelli, absidi ecc. architettura appartenenti a chiese e cattedrali, senza nemmeno un accenno alla fede che ha permesso, a chi le ha costruite, di fabbricare quei capolavori. Perfino per le banche siamo debitori in qualche modo alla Chiesa. “Insegnare” non significa più trasmettere la verità, o almeno formare alla ricerca della verità, ma trasmettere luoghi comuni che diventa obbligatorio ripetere anche in presenza di chiarissime prove contrarie. Come il caso Galileo. Ma nella scuola primaria forse gli argomenti più faziosi riguardano quelli sull’ambiente, fino a sposare l’ideologia ecologista. La difesa degli alberi, degli animali, mentre l’Italia si svuota di bambini e si riempie di cani e altri animali da compagnia, - per il maestro Demme - l’unica arma a disposizione delle famiglie è una sana biblica insistenza sulla superiorità dell’uomo rispetto agli animali e sul concetto di persona umana. Nella terza parte il libro di Demme entra nel vivo del lavoro dell’insegnante impegnato con il burocratese di decreti e di circolari ministeriali. Quante sono le discipline che dovrebbero studiare gli alunni della primaria? Anche per Demme come per la Mastrocola sono troppe le materie e le ore che si fanno a scuola. Un insegnante per poter insegnare, dovrà vir- Copertina libro Harris tualmente padroneggiare tutto lo scibile umano e anche qualcosa di più. Addirittura ci sono associazioni di pediatri che lanciano l’allarme: “bambini già esauriti dopo due mesi di scuola”. Oggi si studiano in pratica una quindicina di materie in un ambiente che somiglia sempre meno a una scuola, e sempre più a un frullatore. Per molti bambini la scuola non finisce dopo le 8 ore del cosiddetto Tempo Pieno, un orario da fabbrica, si continua nei “Laboratori Educativi territoriali”(LET), dove ti offrono musica, danza, teatro. Si passa dalla tutela delle maestre a quella di non meglio precisati “operatori culturali”, (giovani disoccupati con qualche speranza di lavoro). I bambini arrivano in prima elementare, già stanchi scri- ve Demme, tediati da migliaia di pomeriggi inconcludenti, in edifici che somigliano più che altro a caserme. Ci si illude che il bambino che sta molto tempo a scuola esca più preparato, per molti il “tempo pieno” è un valore e si pretende che le ore siano tutte di insegnamento, per fortuna che c’è la mensa e poi l’intervallo. A volte dopo 8 ore i bambini devono completare qualcosa a casa. Infine una stoccata al cosiddetto matriarcato nelle scuole primarie, i maestri sono diventati una rarità, questo secondo i psicologi è un male, perché la figura di riferimento maschile sarebbe importante per la crescita, soprattutto dei maschietti. Ci sono colleghe che si trasformano volentieri in baby sitter, o addirittura in vice mamme. Ma per attirare i maschi, ci vogliono stipendi più alti, carriere prestigiose. Invece per lo Stato meglio che l’impiego nella scuola resti una specie di ripiego per casalinghe in cerca di contributi. Vita dura quindi per le poche figure maschili rimaste nella scuola. Infine un dato che fa riflettere, quelli che desiderano andare in pensione prima sono quelli del settore pubblico, in particolare gli insegnanti. Qualche ingenuo potrebbe chiedersi: perché?In fondo si tratta di un lavoro bellissimo(…)E poi, se gli insegnanti sono dei privilegiati, se lavorano poco, perché la fuga? Domenico Bonvegna La scuola deve fare la scuola Alessandro Pagano A d ogni fine e inizio d’anno scolastico si accende il dibattito sulla scuola, ognuno ha le sue idee, di destra o di sinistra, ma di fronte alla realtà dei fatti, dovremmo tutti convenire che lo stato di salute della nostra scuola non è buono. Abbiamo assistito al dibattito sulle bocciature agli esami di maturità, il mio amico Alessandro Pagano plaude alle nuove regole della riforma Gelmini che ha prodotto più serietà agli esami di Stato con circa il 30% di bocciati in più rispetto all’anno scorso. Dall’altro fronte quelli come il professore Umberto Veronesi che invece non applaude per niente, anzi secondo lui se la scuola boccia significa che i professori sono da bocciare. Veronesi continua ad avere nostalgia della scuola del sessantotto, del buonismo con le promozioni di massa e il merito al bando. Certo occorre interrogarsi perché tanti studenti sono fermati all’ultimo anno, perché non sono stati bocciati prima? Non si aspetta l’ultimo anno a bocciare chi doveva ripetere prima. La situazione che si è creata è quanto di più contrario vi sia ad un percorso didattico-educativo, sia perchè si è trascinato per anni un problema senza volerlo affrontare sia perché quando lo si è voluto guardare in faccia è stato troppo tardi, tanto da creare un danno ancor più grave di quello che un buonismo irresponsabile aveva già procurato. Così quindicimila studenti, dopo essere stati trascinati avanti a peso morto, saranno parcheggiati per un anno dentro nuove classi in attesa di non si sa che. (Gianni Mereghetti, Maturità 2009. Il mistero dei 15.000 studenti bocciati e le responsabilità dei professori, 26.7.09 Il Sussidiario.net). La selezione è bene farla negli anni prima della maturità; l’esame di stato dovrebbe essere una formalità, bisogna dare più credito alla valutazione degli anni precedenti. In ogni modo per il professore Luca Ricolfi la realtà è che la maggior parte dei giovani che escono dalla scuola e dall’università è sostanzialmente priva delle più elementari conoscenze e capacità che un tempo scuola e università fornivano. Non hanno perso solo la capacità di esprimersi correttamente per iscritto. Hanno perso l’arte della parola, ovvero la capacità di fare un discorso articolato, comprensibile, che accresca le conoscenze di chi ascolta. Hanno perso la capacità di concentrarsi, di soffrire su un problema difficile. Fanno continuamente errori logici e semantici, perché credono che i concetti siano vaghi e intercambiabili, che un segmento sia un «bastoncino» (per usare un efficace esempio del matematico Lucio Russo). Banalizzano tutto quello che non riescono a capire. (Luca Ricolfi, La scuola ha smesso di insegnare, 23.7.09 La Stampa). Ai grandi e non facili problemi della scuola, un notevole contributo per cercare di risolverli potrebbe arrivare dalle “provocazioni” dell’ottimo libro di Paola Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane, Ugo Guanda editore, giunto alla 10 edizione, (pp191, 12 euro). Mastrocola, professoressa di lettere in un Liceo scientifico, fa una descrizione spietata dell’attuale sistema scolastico italiano, offrendoci ottimi spunti per una vera “riforma” della scuola; il libro dovrebbe essere letto da tutti quelli che operano nelle scuole, dai docenti ai genitori. Insieme a questo andrebbe letto il volumetto, Elogio della disciplina, Bernhard Bueb, Rizzoli, (pp.156, 12,50 euro) già il titolo è tutto un programma, i giovani hanno diritto alla disciplina, bisogna educare con severità per insegnare a crescere. Una volta c’era un patto tra scuola e società, si volevano le stesse cose e si lavorava nella stessa direzione. Per esempio la scuola esigeva studio e fatica, e la famiglia era d’accordo. La meta da raggiungere era condivisa: una buona formazione culturale che la scuola s’impegnava a fornire. Adesso questo patto è saltato, scrive la Mastrocola, la famiglia rema contro, e desidera che i propri figli sorridano e siano lasciati in pace, senza traumi, punizioni, prezzi da pagare. Noi insegnanti, percepiamo di avere un nemico, sono i genitori, noi stessi, o meglio, la società. Quando noi genitori chiediamo alla scuola che sia facile e divertente, che abolisca le difficoltà, la fatica e l’impegno, noi in realtà chiediamo alla scuola di snaturarsi, e di abdicare anche lei, così come abbiamo abdicato noi. Alla prossima puntata. D. B. Umberto Veronesi Cultura N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre 13 Baget Bozzo e Saleri contro Dossetti: una lettura sociologica Massimo Introvigne Ultima Parte S aleri in qualche modo risponde a questa obiezione, affermando che sia lo Stato di Dossetti sia quello dei controrivoluzionari “dei primi anni dell’Ottocento” sono assolutisti, e pongono il fondamento della sovranità in soggetti diversi dal popolo: il re per i controrivoluzionari, un partito non corrotto – davvero “moderno principe” – o una élite d’illuminati dal vago sapore gnostico per Dossetti. Vi è qui però un noto equivoco, che dovrebbe essere ormai superato, dopo che negli ultimi decenni lo studio della scuola contro-rivoluzionaria è stato notevolmente approfondito dagli storici. La scuola contro-rivoluzionaria non trova la sua ragion d’essere nell’apologia della monarchia assoluta e dell’Antico Regime così come esisteva nel 1788. Sa bene che, tornando al 1788, l’anno dopo non potrà che essere il 1789. Al contrario, i controrivoluzionari vedono nell’assolutismo e nell’erosione delle libertà dei corpi intermedi, delle città, delle professioni, delle famiglie la premessa della Rivoluzione. Di queste libertà concrete – molto diverse dalla libertà astratta illuminista – quello che Saleri definisce giustamente come il neo-assolutismo di Dossetti non è amico, ma avversario. Dossetti ha avuto una vita lunga e complessa. Ha avuto l’impressione di vincere diverse volte: con la fine dell’esperienza politica di Alcide De Gasperi (1881-1954) e l’egemonia sulla Democrazia Cristiana di uomini che in gran parte lo ammiravano e lo consideravano un punto di riferimento; con il Concilio Vaticano II, dove ebbe all’inizio un ruolo assai importante, ridimensionato però da Paolo VI (1897-1978) non appena al Papa fu chiaro quanto radicale fosse Luigi Gedda la riforma in senso collegiale dell’autorità nella Chiesa voluta da Dossetti; con Mani Pulite, colpo di Stato “legale” che sembrò rappresentare il trionfo delle sue idee sul ruolo della magistratura e cui egli non fu estraneo; con le vittorie elettorali di Romano Prodi, per molti versi il più fedele e conseguente dei suoi allievi. E tuttavia ogni volta a Dossetti la vittoria, che già sembrava saldamente afferrata, finì per scivolare via dalle mani: con la resistenza dell’ultimo Amintore Fanfani (1908-1999) – ma per certi versi dello stesso Aldo Moro (1916-1978) – a una prospettiva coerentemente dossettiana d’incontro tra cattolici e comunisti; con l’emergere della posizione di contrasto al Partito Comunista Italiano di Bettino Craxi (1934-2000); con gli ostacoli frapposti da Paolo VI – e tanto più dal suo successore Giovanni Paolo II (1920-1985) – all’interpretazione del Concilio secondo un’ermeneutica di rottura rispetto alla tradizione della Chiesa, pure divulgata in tutto il mondo dalla potente macchina culturale dossettiana della “scuola di Bologna”; con la discesa in campo imprevedibile e imprevista di Silvio Berlusconi, contro il quale non a caso il monaco italiano scagliò negli ultimi anni della sua vita anatemi di una durezza inusitata e pressoché apocalittica. Dossetti, dunque, non ha vinto: ma le alleanze da lui intessute nel corso di una lunga vita – da ultimo quelle con il quotidiano Repubblica e con influenti settori della magistratura, specie a Milano e in Sicilia – hanno generato una meccanica che per molti versi è all’opera ancora oggi. L’identificazione del nucleo essenziale del dossettismo da parte di Baget Bozzo e Saleri ci riporta all’interesse anche per i sociologi del loro lavoro, e alla teoria delle nicchie. Per Dossetti molti non comprendono la radicalità dello scontro in atto fra il bene e il male perché sono, secondo una sua eloquente espressione, “contagiati dalla conta” (p. 220) – e questo non solo nella politica: “anche nella Chiesa” (ibidem). “Contagiati dalla conta” sono coloro che danno rilievo a quanto il popolo concretamente esprime con le sue scelte e con i suoi comportamenti: in politica, con il voto; in religione, scegliendo questa o quella denominazione o all’interno della Chiesa questo o quel movimento o realtà ecclesiale. La tesi secondo cui la volon- Alcide De Gasperi tà della maggioranza espressa attraverso i concreti comportamenti prevale sulla saggezza delle élite custodi del “bene” è definita da Dossetti “assurda e violenta” (ibidem). Movimenti come quello di Silvio Berlusconi – ma per altri versi (e senza quel vero e proprio “odio teologico”, p. 208, che l’ultimo Dossetti riserva al fondatore di Forza Italia, e che aveva avuto un antecedente remoto nella sua avversione per il politico cattolico della sua generazione più coerentemente anticomunista, Luigi Gedda, 1902-2000) anche realtà come Comunione e Liberazione o l’Opus Dei – sono banditi senza misericordia dal dossettiano regno del bene, e il numero dei loro seguaci ed elettori diventa squisitamente irrilevante. Vi è qui una soluzione radicale, e a suo modo anche elegante, del dilemma posto al moderno progressista dagli effetti della teoria delle nicchie. Il problema, ricordiamolo, è semplice. Secondo il progressista “il popolo” o “la maggioranza” dovrebbero occupare le nicchie “progressiste” in religione e “di sinistra” in politica (beninteso, molti progressisti non si esprimono in termini sociologici e non parlano di nicchie, ma la sostanza è questa). Ma se apre le finestre della sua officina ideologica, guarda fuori e conta, il progressista si accorge che non è così. “Il popolo” o “la maggioranza” nella maggior parte dei casi affollano invece le nicchie centrali-conservatrici o peggio quelle più “a destra”. Come si è visto, la Scuola di Francoforte – nata, si può dire, precisamente intorno a questo problema – risponde che è così perché “il popolo” è sviato da “cattivi” che dispongono di sofisticati strumenti di manipolazione mentale, i quali utilizzano in particolare la religione e la cultura popolare. Qualche cosa di queste analisi passa anche in Dossetti, il quale non manca di prendersela con la religiosità popolare e con le televisioni – soprattutto quelle di Silvio Berlusconi – come forme di oppio del popolo. Ma la sua soluzione del dilemma è molto più radi- cale. Anziché spiegare perché le scelte della maggioranza non corrispondano alle previsioni dei progressisti, nega semplicemente la rilevanza delle maggioranze. Dossetti vuole liberare i progressisti dal “contagio della conta”: “l’allergia per le procedure elettorali democratiche è assolutamente irrefrenabile nei dossettiani, e non solo in campo politico” (p. 320). Il problema è risolto abolendolo. Quello che è bene per “il popolo” – in religione come in politica – non lo sa il popolo. Lo sanno le minoranze illuminate che conoscono il bene, e che devono – se del caso in modo inflessibile e giacobino – imporre il bene al popolo, esercitando una funzione pedagogica, anche contro la sua volontà. Vecchia teoria, si dirà, tipica di tutte le forme di gnosticismo politico e religioso e di tutti i giacobinismi della volontà generale. Ma Dossetti la declina in modo originale, considerando un documento rivoluzionario – di rilievo addirittura mondiale – la Costituzione della Repubblica Italiana, alla cui redazione aveva collaborato. La Costituzione per Dossetti assume la duplice funzione – per usare la terminologia dell’antropologia contemporanea – di totem e di tabù. Secondo lui, non può essere modificata, nonostante il suo testo lo preveda: il Parlamento e il presidente della Repubblica che si muovessero in questo senso si comporterebbero in modo sostanzialmente eversivo. A guardia della Costituzione non stanno tanto i parlamentari e il governo eletti quanto i giudici non eletti. E i giudici hanno il diritto e il dovere di svolgere una funzione pedagogica anche quando questa funzione non è compresa, non è voluta, è avversata dal “popolo” e va contro l’opinione accertata della maggioranza. I giudici, infatti, e non il popolo, rappresentano in questo caso il bene. Sbaglierebbe chi ritenesse che Dossetti non fa che riproporre una tesi cattolica tradizionale secondo cui le maggioranze possono sbagliare, e non qualunque legge votata a maggioranza (per esempio, una legge abortista) è giusta. Questa tesi – del tutto ovvia per un cattolico – fa riferimento alla legge di Dio, che prevale sulla legge sugli uomini e che si manifesta come legge naturale la quale, in quanto riconoscibile dalla ragione, s’impone a tutti, credenti e non credenti. Ma Dossetti, il quale dubita sia della nozione tradizionale di legge naturale sia della legittimità di un suo discernimento da parte del Magistero cattolico, non ha in mente una legge iscritta da Dio nel cuore dell’uomo ma la Costituzione. Così lo intenderanno i suoi seguaci. “Davvero non di poco conto – commenta Saleri – la sostituzione del diritto naturale con l’‘ideologia costituzionale’!” (p. 245). Toni apocalittici di Dossetti a parte, il modo in cui – per via giudiziaria – è aggirata la volontà della maggioranza va al cuore di tanti problemi contemporanei. Sarebbe facile evocare il caso Eluana: ma la questione va molto al di là dell’Italia. Negli Stati Uniti, per esempio, la maggioranza degli elettori si sono pronunciati in referendum condotti in molti Stati dell’Unione contro il matrimonio omosessuale: ma i giudici, con le loro sentenze, stanno imponendo questa forma di matrimonio, palesemente non voluta dalla maggioranza degli statunitensi, città per città e Stato per Stato. Qualcosa di simile, beninteso, potrebbe avvenire anche in Italia dove – non diversamente dagli Stati Uniti – non manca chi teorizza che i giudici, che ne sanno di più e sono più avanti dei normali cittadini, devono educarli e imporgli norme che essi non sono “ancora” in grado di capire, anche contro la loro volontà. Delle singole conseguenze di questa sovversione giudiziaria del bene comune Dossetti, evidentemente, non ha responsabilità diretta. Ma il metodo con cui un progressismo minoritario s’impone alla maggioranza con diversi pretesti e in nome di una presunta superiore eticità è precisamente l’essenza del dossettismo descritto da Baget Bozzo e Saleri. Un pericolo, da questo punto di vista, ancora ben vivo e presente. 14 Cultura Alla riscoperta dei grandi d’ogni tempo che hanno I San Francesco in meditazione olio su tela cm 123x 92,5 Roma, chiesa di San Pietro a Carpineto in deposito presso la Galleria Nazionale d’Arte antica N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre saputo rendere visibile ciò che non si vedeva A CARAVAGGIO Caravaggio l’antiaccademico, Caravaggio che non mistifica, che non nasconde il suo essere concretamente uno del popolo, calato nella veracità del suo tempo, entusiasta della cristianità dei primordi ispirata ai dettami della povertà e della semplicità. nvito all’ Natività con i santi Lorenzo e Francesco olio su tela cm 268 x 197 rte Alla Galleria Credito Siciliano una grande mostra dedicata a Emilio Isgrò Adriana Ginammi Crisafulli A cireale - Emilio Isgrò, artista siciliano legato alla sua terra da profonde radici, Milano è la sua patria di adozione, era presente all’inaugurazione della mostra dal titolo intrigante: “L’invasione delle formiche, ovvero Fratelli d’Italia”. La presenza delle attive formichine è un modo per invitare la sua Sicilia ad un risveglio laborioso. È stato l’artista a mettere la prima formichina sulla carta geografica della Trinacria. Come la prima sera i visitatori avranno una formichina da applicare visitando la mostra alla Galleria Credito Varesino di Acireale. Alla chiusura, il 15 novembre prossimo anche loro avranno partecipato ad una spettacolare installazione che sarà ampiamente documentata. Emilio Isgrò, un artista completo: è un poeta, dal suo mondo poetico sono generate le opere d’arte, scrittore, giornalista, con grande passione per il teatro e la musica (celebre la sua installazione “Chopin” per quindici pianoforti realizzata alla Scala di Milano nel 1973). Come giornalista, appena ventenne, fu inviato dal quotidiano il Gazzettino al seguito di John Fitzgerald Kennedy in viaggio elettorale per gli Stati Uniti. “È stato proprio quell’incontro, dice l’artista, a ispirarmi nel 1965 l’opera “Jacqueline” una delle mie poesie visive più conosciute”. Isgrò è noto come il più grande artista concettuale, per le sue cancellature. Cancellare è un nuovo linguaggio artistico: quando il rapporto con la parola è molto forte cancellare significa far risaltare la parola mancante e Isgrò cancella… cancella anche nell’Enciclopedia Treccani. Per la sua terra l’artista ha realizzato “Fratelli d’Italia” cinque serigrafie su tela che formano una lunga striscia con l’inno nazionale cancellato. Commuove la sezione dedicata alla “Strage di Bologna”: scorrono davanti ai nostri occhi quei finestrini del treno, nessun volto è rimasto a ricordare la vita, cancellati per sempre. “L’ora italiana” una vivace installazione ci riporta al quotidiano; è composta da venti pezzi rotondi con un orologio incorporato e con suoneria funzionante. Un’altra ci racconta “l’avventurosa vita di Emilio Isgrò”. Ricordiamo inoltre i sorprendenti “Semi d’arancia” installazione di sculture in fiberglass. Sono ancora una settantina le opere esposte di questa sceltissima antologica dagli esordi a oggi. Quelle grandi tele rosse ci affascinano, non c’è nulla, ma sappiamo che “Alma (a sinistra) corre nel rosso vestita di rosso”. Molte e diversificate le opere delle Mappe ai Particolari di Particolari, ingrandimenti esasperati di particolari di personaggi noti. Grande, personalissima, riflessione, ha suscitato in me un’opera che potrebbe essere una chiave indicativa di lettura dell’iter artistico di Emilio Isgrò “Dio nostro Signore apre questo occhio ma non riesce a chiuderlo”. L’occhio che intensamente si affaccia sul mondo è quello di Dio: è tanto quello che c’è da vedere anche per chi ha tutto creato, eppure noi riusciamo a chiudere gli occhi indifferenti al miracolo che ci circonda. Di Emilio Isgrò ricordiamo le quattro Biennali di Venezia alle quali h partecipato, l’intervento a Gibellina, le innumerevoli mostre che lo hanno reso famoso in campo internazionale. L’antologica di Acireale prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese a cur di Marco Meneguzzo è accompagnata da un ricco catalogo edito dal Credito Siciliano. Due grandi eventi celebrano il centenario del primo volo in Italia V arese - Molte le iniziative nell’ambito dell’ambizioso progetto “Vola Veloce Varese”, eventi programmati dal Comune di Varese in collaborazione con il FAI, per celebrare l’anniversario del primo volo in Italia. A Varese, nel Castello di Masnago, è allestita la mostra “L’officina del volo, futurismo, pubblicità e design 1908-1938”. A Villa Panza, sempre a Varese, oltre ad ammirare i lavori di restauro del FAI che hanno ridato nuovo splendore alla villa e al parco, si possono provare vere emozioni con la simulazione del volo dai primi aeroplani all’esplorazione spaziale, una proposta curata dal Museo dell’Aeronautica Gianni CVaproni in collaborazione con la Fondazione Europa Civiltà. Sistemato in un grande prato verde un aereo Macchi 346 attira l’attenzione di grandi e piccini. Villa Menafoglio Litta Panza venne costruita nella metà del XVIII secolo circondata da un vastissimo parco dove si gode un panorama straordinario, nelle belle giornate si possono scorgere le Prealpi lombarde fino al Monte Rosa. Di grande interesse è la visita ai due piani della villa donata al FAI nel 1996 dall’ultimo proprietario Giuseppe Panza di Biumo. Grande collezionista di arte contemporanea, in particolare americana, a partire dal 1950 ha riunito più di 250 opere, molte esposte nel locali settecenteschi in armonia con gli antichi arredi e le preziose raccolte d’arte africana e precolombiana. Famosa nel mondo questa collezione, oltre ai protagonisti dell’arte ambientale di Los Angeles: Irwin, Nordman, Turrell comprende la più importante raccolta di opere di Dan Flavin, realizzata esclusivamente con tubi di luce fluorescente. Quattro grandi eliche di aerei nel cortile del Castello di Masnago invitano i visitatori alla mostra “L’officina del volo, futurismo, pubblicità e design 19081938”. Un filmato racconta la storia dell’aviazione: i primi voli e progressive tappe, la trionfale trasvolata atlantica di Italo Balbo. La mostra spazia dai manifesti pubblicitari d’epoca, circa 70 litografie, all’aereo pittura futurista, all’aereoscultura, a documenti storici,progetti di aerei e oggettistica del tempo. Tutte opere firmate da grandi artisti, fra gli altri alcuni nomi: Munari, Boccioni, Sironi, Dudovich, Azzani, Depero, Di Lazzaro, Delle Site. Il primo manifesto pubblicitario di Aldo Mazza del 1909 ricorda il circuito aereo di Brescia, altri annunciano riunioni aviatorie, gare a premi, evoluzioni acrobatiche. Un manifesto ricorda il Circuito Atlantico (1927) in idrovolante di Francesco De Pinedo. Pilota famoso che in occasione del bando di concorso per l’ammissione alla Reale Accademia Aeronautica scrisse: “Auguro che ogni km da noi percorso in volo susciti nel cuore dei giovanetti italiani il desiderio di diventare aviatore”. Leggendo quello scritto, con un flash improvviso, mi rivedo bambina guardare curiosa una tessera che mia madre conservava gelosamente nel cassetto. C’era stampato un aereo bellissimo. Da grande ho letto una dedica: “Alla signora V. G. che ha avuto l’ardire di alzarsi in volo e partecipare alle mie acrobazie con sorpresa e ammirazione, Francesco De Pinedo”. Molti i dipinti esposti e le pubblicazioni: un manoscritto originale riporta il discorso di Italo Balbo agli Atlantiti prima della partenza da Orbetello. Un libro del futurista Luciano Folgore: “Il canto dei motori esalta la velocità. Bellissime foto di Filippo Macero hanno immortalato l’arrivo a New York e Chicago della crociera atlantica. Una mostra esaltante per la nostra storia dell’aviazione, per il ricordo di tanti uomini valorosi e l’occasione per evidenziare il grande contributo che le industrie locali hanno dato allo sviluppo dell’aereonautica, infatti Varese è stata chiamata “La provincia con le ali”. A. G. C. Economia N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre 15 A cura di Gianfranco D’Ettoris La crisi, l’immobiliare e un inquietante interrogativo Corrado Sforza Fogliani Presidente Confedilizia La crisi è, per l’immobiliare, un’opportunità e - allo stesso tempo - un pericolo. Un’opportunità, dunque. La crisi è, infatti, partita dall’immobiliare (per le imposizioni demagogiche della politica statalista dei politici del radicalismo statunitense che proclamavano il “diritto alla casa”, da cui i subprime) ma - è un paradosso - è destinata a risolversi nel (e a favore) dell’immobiliare, allorché l’inflazione (che tutti prevedono si sviluppi quando verranno a galla le potenti iniezioni di liquidità delle banche centrali) manifesterà - contestualmente alla ripresa economica - i propri effetti. Ma la crisi è anche un rilevante pericolo per l’immobiliare: e il guaio grave è che il pericolo è già una realtà, mentre l’opportunità è attesa. Non si tratta della caduta dei valori: che non c’è e non ci sarà, perché non c’è mai stata - salvo che in poche zone d’Italia - una “bolla” artificiosa (e chi predice - o auspica - una caduta dei valori, lo fa solo al fine di creare l’ambiente adatto perché vengano ulteriormente, e di nuovo scandalosamente, favoriti alcuni strumenti già a fiscalità privilegiata, messi in piedi dal grosso capitale parassitario). Il pericolo - dunque - non sono i valori, sono i politici: oggi più che mai tentati - illusi da interessi di settore - dalla “via breve” (quella che Einaudi definiva inventata da “superbia satanica”) della creazione di lavoro buroindotto: di lavoro indotto dalla burocrazia, e a carico dei soliti noti (proprietari). Il Ministero dello Sviluppo (sic) economico è già partito alla carica, varando alla chetichella - perlomeno, rispetto alle organizzazioni rappresenta- tive di chi deve pagare, non certo rispetto a quelle dei beneficiari - un provvedimento che impone, per gli apparati ascensoristici, lavori che non sono obbligatori in alcun’altra parte d’Europa. Il provvedimento (come altri dello stesso Ministero) farà i conti con la Confedilizia - la sicurezza, in Italia, non può essere diversa da quella del resto del mondo - ma è di un esemplarità (per il discorso che abbiamo fatto) unica, anche per i costi che comporta (15mila euro circa per ascensore). Tanto più che non è il solo. I Piani casa, invero, sono diventati - sempre nell’ottica di creare lavoro buroindotto, questa volta per i professionisti senza altro lavoro - il veicolo privilegiato, in alcune Regioni, per varare il famigerato “libretto casa”: già bocciato da 8 giudizi di legittimità, di merito ed anche di costituzionalità, con sentenze del cui esito non si vuole - pervicacemente - tener conto. L’atteggiamento del Governo avanti a queste leggi (illegittime, perché invasive - anche - di competenze riservate allo Stato), sarà una cartina di tornasole. Nella stessa ottica, s’inquadra anche la “riforma del condominio” varata da un Comitato ristretto (ma sarebbe meglio dire ristrettissimo, per non dire “unitario”) della Commissione Giustizia del Senato. Che nasce già vecchia (senza risolvere con chiarezza, infatti, il problema della capacità giuridica riconosciuta al condominio in tutta Europa o quasi, e della conseguente valorizzazione della figura dell’amministratore) e in patente contrasto con tutta una serie di normative da ultimo varate oltre che con i diritti proprietari (messi in discussione con una violenza che non ha precedenti). Gli esempi potrebbero - purtroppo - continuare (le normative buroindotte su impianti di ogni A cura di L. Rondi e F. Silva Produttività e cambiamento nell’industria italiana Il Mulino pp. 395 €. 28,00 Superata la crisi del 2001/2002 l’industria manifatturiera italiana è entrata in una fase di ristrutturazione la cui natura ed estensione non sono ancora del tutto evidenti. Qualcuno insiste sull’ipotesi di declino altri invece pongono in rilievo i successi di numerose medie e grandi imprese. Intento del volume, che presenta i risultati di una ricerca promossa dalla Società Italiana di Economia e Politica Industriale (Siepi), è contribuire a una migliore comprensione dei limiti e delle potenzialità di tale processo. Simone Iozzi Medicina tradizionale erboristica Tecniche Nuove pp. 336 €. 39,90 Questo lavoro sulla natura e pratica della Medicina tradizionale erboristica, oltre ad essere stato concepito per costituire una valida conoscenza sulla materia, fornisce anche al lettore una cultura di base nel campo della Dottrina Umorale, secondo i canoni ed i principi propri della Vis medicatrix naturae ippocratica. Il testo è completato da un ampio compendio di piante medicinali con le loro caratteristiche, modalità di utilizzo ed eventuali controindicazioni o limitazioni d’utilizzo. genere nonché sulle certificazioni o disposizioni energetiche, con relativo - impazzito - guazzabuglio regionale, sono sulla bocca di tutti). Ma preme, a questo punto, trattare di quello che è più che un problema, un inquietante quesito: I perché mai si trovano centinaia e centinaia di milioni per costruire 100mila nuovi alloggi di edilizia popolare (destinati - com’è finora avvenuto - ai prepotenti più che agli aventi diritto), e non si trova un euro per rivitalizzare la locazione? Perché mai si trovano mezzi per costruire e ricostruire, e sprecare così nuovo territorio (come se non fosse, anche questo, una risorsa limitata, per non dire già finita), e non si affronta per davvero il problema della cedolare secca per i redditi da locazione, sulla quale - pure - tutti i maggiori partiti erano d’accordo, prima delle elezioni, e lo erano senza “se” e senza “ma” (cioè, senza distinzioni e condizionamenti, che solo ora - e, per il vero, dal solo Pdl vengono fuori)? L’interrogativo ripetiamo - è inquietante, ed è inutile che ne spieghiamo il perché. Turismo: presentato il Rapporto 2009 l turismo in Italia contrasta la crisi con una tenuta maggiore di altri settori economici. Lo ha affermato il ministro del Turismo, Michela Brambilla, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Chigi per presentare il Rapporto sulla stagione turistica 2009. Nonostante la congiuntura economica, il settore ha mantenuto risultati di tenuta nei primi tre mesi dell’anno grazie alla montagna, in agosto grazie alla politica promozionale degli hotel, nelle prenotazioni per l’autunno grazie alla ripresa del turismo business e commerciale nel nord del Paese. Le imprese hanno dunque dimostrato di saper affrontare l’emergenza e i risultati danno l’Italia in una posizione più favorevole del resto d’Europa. Le tendenze registrate: • gli hotel, che hanno maggiore clientela internazionale, hanno applicato una politica di ribasso nei prezzi (-7,2%) per contrastare il calo registrato nei primi sei mesi, • il turismo italiano diminuisce le partenze all’estero e sceglie l’Italia nei primi sei mesi dell’anno, e in estate sceglie i mesi fuori stagione di luglio (+37%) e settembre (+14,2) pareggiando il conto con l’estate 2008, • l’attrattiva del nostro Paese rimane costante, anche tra le pre- U tilità Maria Grazia Turri La distinzione fra moneta e denaro Carocci pp. 304 €. 32,50 Moneta e denaro non sono la stessa cosa. Anzi, l’identificazione della moneta con il denaro emerge e via via si delinea come l’assunto fuorviante che sta all’origine delle crisi finanziarie e dei riflessi di queste sull’economia reale. C’è un nesso fra questa mancata distinzione e il fatto che nelle crisi economiche assistiamo a diagnosi, prescrizioni e cure insufficienti? Riccardo Cremona Vincenzo De Cecco Miss little China Libro + dvd Chiarelettere pp. 76 €. 16,90 “Miss Little China fa vedere per la prima volta i cinesi in una dimensione quotidiana. Un’intimità personale e famigliare completamente inedita. Un’occasione rara per entrare in un mondo di cui non si sa niente, al netto di una quantità industriale di luoghi comuni.” Dopo “I cinesi non muoiono mai”, con questo libro Oriani e Staglianò tornano a raccontare la “straordinaria normalità” di un popolo molto simile agli italiani di un tempo. visioni di vendita del Turismo organizzato mondiale, contenendo il calo mondiale dei flussi internazionali in Italia al –2,8%, quando l’OMT prevede un calo mondiale dei flussi internazionali tra il -4% e il -6%, • gli effetti della crisi economica hanno influenzato maggiormente la durata della vacanza e la spesa, spingendo i turisti italiani e stranieri a ridurre il budget per la vacanza e ad utilizzare maggiormente gli alloggi privati. sulle ricadute di immagine negativa che hanno avuto le notizie apparse quest’estate e che sono finite con grande eco sulla stampa internazionale sugli episodi di truffe, abusi e disservizi a carico dei turisti di cui il nostro paese è stato teatro. Nonostante i disonesti siano una piccola minoranza a fronte dei milioni di onesti e capaci operatori italiani del turismo – ha affermato Michela Brambilla – ciò è sufficiente per farci finire sui giornali di tutto il mondo. Per questo occorre garantire un’etica di comportamento ancora più solida e più lineare nel mondo turismo, da parte di tutti gli attori coinvolti. Una apposita struttura di vigilanza avrà per il futuro il compito di assicurare ai turisti, e ai cittadini la tutela dei loro diritti. Il ministro si è poi soffermato Gianfranco Nitti A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192 Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr Paul Collier L’ultimo miliardo Laterza pp. XV-254 €. 6,90 Il terzo mondo si è ristretto. Per quarant’anni, la sfida dello sviluppo ha messo un mondo ricco, abitato da un miliardo di persone, di fronte a un mondo povero, con cinque miliardi di persone. Dobbiamo imparare a invertire le cifre a cui siamo abituati: ci sono in tutto cinque miliardi di persone che vivono già adesso in condizioni agiate, o che perlomeno hanno imboccato la strada giusta, e un miliardo di persone che invece rimangono inchiodate in fondo alla fila. Luigi Bonanate La crisi Bruno Mondadori pp. 177 €. 15,00 Le relazioni internazionali degli ultimi vent’anni sono caratterizzate dall’assenza di un principio d’ordine e dal profilarsi di chiari sintomi di anarchia. Dalla caduta del Muro di Berlino, suggello di uno scontro tra superpotenze risolto senza un conflitto armato e avvio di un periodo di armonizzazione internazionale, alle guerre - e alle politiche belliche - che stanno segnando l’inizio degli anni duemila. Giovanni Federico Breve storia economia dell’agricoltura Il Mulino pp. 168 €. 14,00 Negli ultimi due secoli l’agricoltura ha ottenuto risultati da molti punti di vista migliori del settore industriale. Questo testo espone e spiega con chiarezza cause e fattori di questo successo conseguito dal settore agricolo. Il volume presenta le informazioni disponibili sull’andamento della produzione agricola e di altre variabili significative, come i prezzi e la composizione della produzione. A cura di R. Gualtieri e J. L. Rhi-Sausi L’Europa e la Russia a vent’anni dall’89 Il Mulino pp. 324 €. 25,00 L’edizione 2009 del Rapporto sull’integrazione europea è centrata sui paesi dell’Europa centro-orientale, caratterizzati dalla transizione post-socialista. Nel saggio monografico di apertura si presenta un bilancio del ventennio apertosi con la caduta nel muro di Berlino, la riunificazione tedesca e il crollo del sistema economico e politico di tipo sovietico prima nei paesi satelliti dell’Europa centrale e poi nella stessa Urss, che dal 1992 si disintegrava nei quindici stati che la costituivano. P Nicoletta Hristodorescu ersonalità di alto livello culturale e ricercatrice per vocazione, Nicoletta Hristodorescu vive e lavora in Italia dal 1960. Proviene da una famiglia di giuristi d’origine romena, francofoni per tradizione. La sua perfetta integrazione nel mondo culturale italiano avviene attraverso un lungo iter di studi universitari negli atenei di Napoli e di Salerno, dove si è laureata in Lingue Straniere, in Sociologia, in Scienze dell’Educazione e in Filosofia ad indirizzo psicologico. Le sue competenze interdisciplinari, che spaziano dalla linguistica alla logica formale, e dalla psicosociologia all’informatica, non le hanno impedito di esprimere le proprie valenze più marcatamente creative ed artistiche, in opere letterarie, teatrali e poetiche di ampio respiro compositivo. Oltre alla produzione scientifica, nell’ambito della quale ha pubblicato recentemente, per i tipi della D’Ettoris Editori, i saggi di psicosociologia differenziale e di psicologia cognitiva: “Eva, Venere e Minerva” (2008) e “L’apprendimento intelligente – Teoria dei luoghi della mente e modello neuromimetico della Tdl”, applicato alle scienze dell’educazione (2009), l’Autrice ha svolto anche una fertile attività di critico d’arte e di giornalista pubblicista in vari giornali nazionali e periodici specialistici. Nicoletta Hristodorescu I figli del sonno Dialoghi tra Sofia, Lucifero e il Maestro Opera drammatica in tre Atti I figli del sonno ISBN 978-88-89341-16-2 9 788889 341162 Nicoletta Hristodorescu I figli del sonno Dialoghi tra Sofia, Lucifero e il Maestro Opera drammatica in tre Atti 07/08/09 17:29 In questo dramma dal sapore classico ma dai contenuti universali, l’Autrice presenta la storia senza fine dell’anima umana alla perenne ricerca di amore e di verità, dilaniata dall’eterna lotta tra bene e male. I personaggi principali del poema rappresentano note tipologie dell’immaginario collettivo. Riconoscere questi personaggi immaginari, come compagni dei propri pensieri segreti risulterà agevole a ogni lettore sensibile alle valenze simboliche della poesia e della favola in generale. I figli del sonno incarnano i sogni che scavano labirinti nella mente e volano audaci verso orizzonti sperati e inesplorati. I sogni, per la loro stessa natura inconscia,si prestano ad una pluralità d’interpretazioni e sono spesso rivelatori o portatori di contenuti profondi sepolti nella memoria. Al di là di ogni filosofia o intenzione recondita, I figli del sonno suggeriscono che l’intera esistenza umana è una continua ricerca di significati ultimi. La fame di “essere” e di attualizzare tutte le sfaccettature della propria realtà interiore è il sogno di tutti. I nostri stessi progetti, realizzati o solo sognati sono “figli” dei nostri sogni. Le battute conclusive offrono la possibilità d’immaginare altri possibili scenari, in un proseguo senza soluzioni di continuità. I sogni o gli incubi fanno parte della vita che, sempre in cammino, resta incompiuta e in divenire, fino alla fine. I-88900 Crotone, via Lucifero 40 tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413 ISBN 978-88-89341-16-2 pp. 108, € 15,00