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Anno XVIII N° 13/2009 - 1 ottobre
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«I capitali criminali non faranno rientro con lo scudo fiscale»
Il destino dei paradisi fiscali
«Con lo scudo fiscale - ha poi proseguito
Tremonti - ci saranno meno capitali disonesti»
Giorgio Lambrinopulos
“I
capitali criminali
non faranno rientro con lo scudo
fiscale. O sono in Italia
sbiancati o sono e resteranno all’estero’’. Lo ha detto
il ministro dell’Economia,
Giulio Tremonti, intervenendo al convegno ‘Il destino dei paradisi fiscali’ a
Roma. Le stime sui capitali detenuti all’estero, ha
aggiunto,
‘’contengono
anche capitali oggetto di
attività criminali che non
rimpatrieranno mai. Non
credo che la criminalità si
servirà di questo strumento’’. Il ministro ha poi ribadito che i capitali detenuti
all’estero
che
dovessero cadere sotto i
controlli fiscali non potranno fare domanda per
aderire allo scudo fiscale.
Tremonti ha così chiarito
ancora una volta un punto
su cui, dopo la presentazione dell’emendamento
Fleres, era nata confusione. “Se ci sono fenomeni
di casi già oggetto di attività di controllo questi non
possono essere oggetto di
rimpatrio. Questa era la fi-
Il Ministero dell’Economia in via XX settembre a Roma
losofia originaria del decreto”, ha spiegato il ministro. Con lo scudo fiscale,
ha poi proseguito Tremonti, “ci saranno meno capitali disonesti e un uso più
onesto di quei capitali in
Italia. Siamo convinti del
fatto che ci saranno, a seguito di questo provvedi-
mento, meno capitali disonesti fuori dall’Italia e un
uso più onesto per l’università, la ricerca, il 5 per
mille e la scuola”. Quindi
ha tenuto a rimarcare che
lo scudo è “l’opposto del
condono fiscale, c’è una
casistica di non punibilità
limitata” ed ha spiegato
che, nella possibilità di accedere allo scudo, “la casistica dei no è superiore a
quella dei sì e tuttavia la
riteniamo sufficiente”. Secondo Tremonti lo scudo
fiscale dovrebbe essere utilizzato soprattutto per il
rilancio delle imprese, non
dovrebbe accadere come
Sanaa Dafani morta per la libertà
è
successo di nuovo!
Un’altra ragazza di
origine marocchina, Sanaa Dafani è stata
sgozzata solo perchè aveva scelto di vivere all’occidentale. Felice di vivere in Italia, a Montereale
Valcellina in provincia di
Pordenone, Sanaa aveva frequentato la scuola,
si era costruita amicizie,
aveva trovato un lavoro
e, soprattutto, l’amore.
Sanaa, mangiava carne di
maiale, si vestiva come
tutte le altre ragazze, aveva il suo profilo su Facebook. Troppo per il suo
padre-padrone islamico.
Souad Sbai, la parlamentare del PdL di origine
marocchina, nonché portavoce dell’Associazione
delle Donne Marocchine
in Italia, è preoccupatissima: “Gli estremisti
islamici non hanno nulla
a che vedere con l’Islam.
Hanno un obiettivo, che
non è di oggi o di domani ma di lungo periodo,
che è quello di islamizzare l’Occidente. La mia
paura è che se i giovani
non vengano integrati saranno vittime di questo
estremismo. Basti pensare
che fino a qualche anno
il dibattito era sul foulard: eravamo contrarie
non solo qui, ma anche
nel mondo arabo. Oggi la
battaglia si è spostata sul
burqa; nessuno può venirmi a dire che una donna
è felice di vivere sotto il
burqa e vedere il mondo dietro quelle grate”.
(Souad Sbai, 28.09.2009
La Sicilia). Intanto l’Associazione delle donne
marocchine, si costituirà
parte civile nel processo
contro il padre-mostro e
ha già dichiarato che dopo
la sentenza di condanna
definitiva per il padre di
Saana, ci sarà un impegno
concreto affinché l’uomo
possa scontare la sua pena
nelle dure carceri marocchine, attraverso la stipula di un accordo bilaterale
tra i nostri Paesi. In Europa non si hanno i numeri precisi di quanti siano
questi delitti. Si sa solo
che la cifra è consistente e
che nessuna nazione europea ne è immune. Il settimanale tedesco Der Spiegel scrive che negli ultimi
anni almeno cinquanta
donne musulmane sono
state vittime di un delitto
d’onore in Germania. La
media di donne sgozzate a Londra è di circa 12
l’anno. Oltre alle donne
uccise ci sono poi quelle “scomparse”. Ne spariscono decine al mese,
tutte allo stesso modo: le
famiglie le convincono a
partire per un viaggio nella loro terra di origine, e
sui banchi di scuola o sul
posto di lavoro non tornano più. Un’altra statistica
impressionante è quella
dei matrimoni forzati: 60
mila nella sola Francia.
Il bello è che “i progressisti italiani” vogliono far
passare il messaggio che
bisogna essere tolleranti
con questa gente e tenere
Continua a pag 2
nella precedente edizione
che venga utilizzato soprattutto dalle famiglie.
“La casistica fondamentale
alla quale pensiamo di fare
riferimento - dice - è funzionale a mantenere l’attività di impresa, a non chiudere i capannoni e a non
mandare via gli operai”. Il
titolare del dicastero di via
XX Settembre è tornato
dunque a difendere il provvedimento. “Il buon senso
dice che tra non pagare per
niente per sempre e pagare
il 5% come avvio e poi
continuare a pagare è più
giusto da parte del bilancio
pagare e continuare a pagare”, ed ha precisato che
“questa forma di prelievo è
il principio del prelievo
che sarà fatto in Italia”.
Prima, “non pagavi niente
per sempre da adesso paghi il 50% sul reddito del
2% per i cinque anni ma
poi continuerai a pagare”.
Quanto alle modifiche che
estendono lo scudo anche
ai reati penali e alle critiche che ha sollevato, il ministro ha precisato che
“noi saremmo stati l’unico
Paese a tendere una trappola. Non è di buon senso
una formula di rimpatrio
che valeva da autodenuncia penale. Avrebbe svuotato totalmente lo strumento”. Grazie allo scudo
fiscale potrebbero rientrare
in Italia quasi 300 miliardi
di euro detenuti all’estero.
E’ quanto affermano in una
nota congiunta la Guardia
di Finanza e l’Agenzia delle Entrate in cui si ricorda
che l’Ocse stima come cifra di denaro che orbita nei
paradisi fiscali 7.000 miliardi di dollari, di questi
1.600 riconducibili ad attività criminali. Quasi 300
miliardi di euro - affermano le Fiamme gialle e le
Entrate - è la consistenza
dei patrimoni italiani detenuti all’estero che potrebbero essere rimpatriati con
lo scudo fiscale”. Di questi
125 miliardi si troverebbero in Svizzera e 86 in Lussemburgo. In una nota la
Guardia di Finanza ha poi
specificato che il dato fornito sui 300 miliardi di
euro è una stima fatta
dall’Associazione Italiana
dei Private Bankers. Il geContinua a pag 2
Storia della Calabria e del
Meridione d’Italia
Vol. 1. La storia e la cultura
Massimo Genua
Pellegrini
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E’ opinione comune che il Regno
delle Due Sicilie fosse un mondo
retrogrado, con una povertà diffusa e soprattutto con una burocrazia lenta, farraginosa e corrotta. E invece non è così! Anzi, era
persino all’avanguardia in Europa in molti settori della tecnologia, dell’industria, dell’economia
e soprattutto era ricchissimo di
cultura e di tesori dell’arte.
Politica
2
Segue dalla prima
nerale Giuseppe Vicanolo, intervenendo al convegno ‘Il destino
dei paradisi fiscali’, ha precisato
che la stima dell’Ocse sui patrimoni detenuti all’estero oscilla
tra i 5.000 e 7.000 miliardi di
dollari. E una parte rilevante di
questi patrimoni, per un valore
tra i 1.000 e i 1.600 miliardi, secondo la Banca mondiale è da
attribuire ai riciclaggio di proventi di attività criminali. A livello nazionale, spiega Vicanolo,
i patrimoni “degli italiani detenuti all’estero, secondo l’Associazione Italiana dei Private
Bankers, che potrebbero essere
rimpatriati o regolarizzati ammonterebbero a 278 miliardi di
euro. La parte più rilevante, pari
a circa 125 miliardi - spiega - sarebbe detenuta in Svizzera, altri
86 miliardi si troverebbero in
Lussemburgo, il resto in altri Paesi (compresi oltre 2 miliardi nella Repubblica di San Marino)”.
La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate sottolineano che
“le disposizioni normative per il
rientro dei capitali dall’estero appaiono come l’ultima opportunità per mettersi in regola”. Con
l’arrivo della circolare definitiva
“prevista per la prossima settimana, tutto sarà pronto per valutare se sfruttare la chance dello
scudo’’. La scadenza per lo scudo
fiscale resta quella fissata del 15
dicembre “e non ci saranno proroghe” ha messo in chiaro il sottosegretario
al
ministero
dell’Economia Luigi Casero. In
questi giorni le Fiamme gialle
stanno mettendo in campo mille
verifiche fiscali dedicate al contrasto dei fenomeni legati all’evasione fiscale internazionale. In
particolare l’attività di controllo è
mirata ai “fittizi trasferimenti
all’estero delle residenze delle
persone fisiche e giuridiche, la
presenza sul nostro territorio di
stabili organizzazioni, non dichiarate al fisco, di gruppi multinazionali esteri, le pratiche di
transfer pricing, destinate a trasferire redditi in paesi con regimi
fiscali di favore”. “Il destino dei
paradisi fiscali è, a mio avviso,
ormai segnato” ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, intervenendo al convegno. Il direttore ha ricordato
quindi che i leader del G20 nel
vertice di Londra dello scorso
aprile hanno messo in luce, come
anche l’Ocse, che il segreto bancario ai fini fiscali “è finito, una
maggiore cooperazione internazionale in tema di trasparenza e
scambio di informazioni è testimoniata sia dal fatto che sono
sempre di più i Paesi che si allineano agli standard dell’Ocse, sia
che sono in crescita gli Stati che
firmano accordi e convenzioni”.
Nel quadro di contrasto all’evasione
fiscale
internazionale
l’Agenzia delle Entrate insieme
alla Guardia di Finanza, “sta rafforzando le proprie strutture”,
spiega Befera, e “i primi, significativi, risultati sono sotto gli occhi di tutti”. Insomma, secondo il
direttore dell’Agenzia, i contribuenti “stanno davvero iniziando
a capire che non esistono più rifugi sicuri dove nascondere beni e
redditi alle autorità fiscali nazionali”. E da parte del sistema bancario arriverà “un impegno pieno,
sostanziale e assoluto” per la riuscita dello scudo fiscale. Ad assicurarlo è stato il presidente
dell’Abi, Corrado Faissola, che
ha garantito ‘’la collaborazione
più impegnata per contribuire alla
riuscita di questo, nell’interesse
del Paese, dell’amministrazione
finanziaria e dei contribuenti che
sono la nostra più grande ricchezza”. Il voto finale che avrebbe dovuto svolgersi oggi entro le 15 sul
dl anticrisi, provvedimento che
contiene le norme sullo scudo fiscale, slitta alle ore 13 di domani.
Lo ha stabilito il presidente della
Camera, Gianfranco Fini, accogliendo la richiesta di Pd, Udc e
IdV che avevano rivolto un appello affinché non scattasse la ‘tagliola’ che interrompe forzatamente il dibattito nell’aula di
Montecitorio. Secondo quanto affermato dal presidente della Camera, infatti, il dibattito avrebbe
dovuto forzatamente chiudersi
oggi e approdare alla votazione
finale anche se la discussione sugli ordini del giorno non fosse
stata ultimata. Decisione, aveva
spiegato Fini, presa per dare
modo al presidente della Repubblica di valutare in modo approfondito il contenuto del dl. Invece
il presidente della Camera, nel
corso della capigruppo, ha comunicato ai rappresentanti di maggioranza e di opposizione la scelta di prorogare il dibattito e di
spostare il voto conclusivo alle
13 di domani. L’Assemblea di
Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
Montecitorio ‘’in ogni caso sarà
chiamata alla votazione sul provvedimento’’ entro le 13 di domani, ha detto in Aula il presidente
della Camera, spiegando le decisioni prese nella capigruppo. Fini
ha sottolineato i motivi che hanno
spinto a far slittare a domani il
voto finale, contemperando al
tempo stesso le esigenze di concedere al capo dello Stato un tempo ragionevole per esaminare il
decreto (la cui scadenza è prevista per sabato 3 ottobre), di arrivare a una deliberazione entro i
termini fissati dalla Costituzione
e permettere alle opposizioni di
esprimere in modo compiuto le
proprie posizioni, tre esigenze
‘’che la presidenza reputa tutte
fondate’’. Quindi, in pratica, la
‘ghigliottina’ prevista per oggi
alle 15, scatterà improrogabilmente domani alle 13. Soddisfatti
i rappresentanti dell’opposizione.
“E’ un fatto positivo - ha detto il
presidente del gruppo Pd Antonello Soro, anche a nome di Massimo Donadi (IdV) e di Michele
Vietti (Udc) - che il presidente
della Camera abbia accolto la nostra richiesta unitaria”. “Pur confermando il nostro giudizio totalmente negativo del ‘mostruoso’
contenuto del provvedimento e
delle procedure adottate, riteniamo che la decisione del presidente della Camera sia postiiva - ha
ribadito Soro - anche se continuiamo a ritenere il ricorso alla tagliola un fatto negativo”. “Questa
- ha chiosato Vietti - è una vittoria
dell’opposizione”. ‘Un estremo,
ultimo appello al capo dello Stato
affinché fermi per tempo una norma che sancisce definitivamente
l’aiuto di questo governo e di
questo Parlamento alla criminalità’’ è stato lanciato oggi dal leader dell’Italia dei Valori, Antonio
Di Pietro, durante il sit-in di protesta dei parlamentari IdV in
piazza Montecitorio contro l’approvazione dello scudo fiscale.
‘E’ una legge che serve alla mafia’’ ha tuonato Di Pietro. Coppola scura in testa, sigaro in bocca
stile Cosa Nostra, il leader
dell’Italia dei Valori, affiancato da
tutti i deputati IdV con altrettante
coppole sul capo e dai due capigruppo Donadi e Belisario, ha
spiegato: ‘’Il nostro è un appello
che l’IdV rivolge con la dignità di
una forza politica che già sarebbe
riuscita a fermare questa legge, se
al momento del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità tutte le
opposizioni fossero state presenti
in Aula. Il capo dello Stato è l’ultimo baluardo per fermare una
legge che permette ai criminali di
utilizzare denaro che proviene da
attività illecite o delitti. Finora era
vietato dal 648 comma bis e comma ter del codice penale, ora si
introduce il 648 comma Silvio”. A
fare da cornice a Di Pietro gli slogan dei giovani del partito, militanti e parlamentari impressi sui
cartelloni come ‘Lo scudo fiscale
serve al principale’ e ‘Giorgio non
firmare’. Di Pietro, circondato da
un folto gruppo di parlamentari,
ha attaccato anche il ministro Tremonti: “Dice che così rientreranno 300 miliardi di euro? Non ne
beneficeranno gli italiani, ma i
delinquenti, che se li terranno
stretti per poi riportarseli
all’estero. Questi sono soldi che
stanno fuori dall’Italia perché
proventi di delitti. Questo è riciclaggio di Stato”.
G.L.
Segue dalla prima
conto degli usi e dei costumi
dei loro luoghi di origine. Questo è gravissimo perché significa non riconoscere la nostra
Costituzione e le nostre leggi.
Magdi Cristiano Allam ha dichiarato che: “l’Italia e l’Europa sono succubi dell’islamicamente corretto e ammalati
di buonismo. In Europa non si
vuole vedere che i padri islamici che sgozzano le proprie
figlie lo fanno perché lo considerano un sacro diritto e un dovere sociale, dettato da un’ideologia maschilista, misogina,
violenta e sanguinaria. Alla
base c’è la negazione della dignità della persona e il rispetto
della libertà di scelta”. (Magdi
Cristiano Allam, 18.9.09 Libero). Quindi, sbagliano di grosso coloro che immaginano che
l’atroce delitto consumatosi ai
danni della bella diciottenne
marocchina, colpevole di essersi fidanzata con un italiano,
possa essere catalogato come
un fatto isolato. Il vero problema è che in Italia si ha paura di
dire che in mezzo a noi ci sono
dei musulmani che sgozzano
le figlie perché glielo impone
l’islam. Abbiamo inventato la
tesi del tutto ideologica, della
maggioranza silenziosa e buo-
na che assisterebbe inerte alle
malefatte di una minoranza
violenta. Sarebbe ora che anche noi aprissimo gli occhi. I
padri taglia-gola delle figlie
sono solo la punta dell’iceberg
di un male profondo che è insito nell’islam violento. Se la
cosiddetta “maggioranza silenziosa” tace su questi atroci
crimini contro le donne, sugli
attentati terroristici, sulla predicazione d’odio nelle moschee,
sulla profanazione delle piazze
antistanti il duomo di Milano
e la basilica di San Petronio a
Bologna da parte di migliaia di
islamici, significa che è connivente. Addirittura taluni sostengono che si dovrebbe con
immediatezza anche la cittadinanza italiana agli immigrati.
Sempre la Sbai ci avverte che
tanti migranti vengono in Italia
solo per ottenere la cittadinanza
italiana ma che è inesistente la
loro volontà ad integrarsi. Altro
che cittadinanza, quindi! Per
l’autorevole parlamentare di
origine marocchina, a chi non
si vuole integrare rifiutando di
imparare l’italiano e rifiutando
le nostre leggi non si dovrebbe
nemmeno rinnovare il permesso
di soggiorno.
Alessandro Pagano
Domenico Bonvegna
Sanaa Dafani
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Pagina Tre
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
ß
Padre Giuseppe Santarelli, storico e archeologo di fama internazionale,
spiega perché la “Santa Casa” che si venera a Loreto, è proprio quella
che un tempo era a Nazaret, nella quale nacque la madre di Dio
Nella casa della Madonna
Renzo Allegri
L
’8 settembre la Chiesa ha
celebrato la festa liturgica
della Natività della Madonna. In Italia, la festa prende
particolare significato al Santuario di Loreto, in provincia di
Ancona, dove si trova la “Casa
della Madonna”, cioè una piccola
costruzione che, secondo la tradizione, sarebbe stata l’abitazione, a
Nazaret, in Palestina, dei genitori di Maria, nella quale quindi la
Vergine Santissima sarebbe nata
e cresciuta. Quella casetta, oggetto di grandissima venerazione fin
dall’inizio della storia cristiana,
nel 1291 scomparve all’improvviso da Nazaret per apparire, alcuni
anni dopo, sulle colline di Loreto, dove ancora si trova. Il fatto
suscitò naturalmente stupore. Si
verificarono subito prodigi di
ogni genere, miracoli, guarigioni,
conversioni, che fecero pensare
come quella piccola e misteriosa
costruzione avesse poteri soprannaturali. In seguito si seppe che
quella casetta un tempo era a Nazaret. Non trovando spiegazioni
di come potesse essere arrivata a
Loreto, si pensò che fosse stata
trasportata dagli Angeli. Comunque, la devozione divenne subito
grandissima. Per proteggere la casetta, venne costruito un santuario
meraviglioso, che divenne uno
dei più celebri d’Europa, visitato
da innumerevoli devoti. Nel corso
dei secoli, perfino 13 Papi si recarono in pellegrinaggio a Loreto,
ultimo Benedetto XVI nel 2007.
Giovanni Paolo II vi si recò quattro volte. E negli annali del Santuario si ricordano i nomi di parecchie persone che in vita furono
pellegrine a Loreto e che, dopo la
loro morte, venderono proclamate sante. E anche di innumerevoli
celebrità laiche, quali Cristoforo
Colombo, Galileo Galilei, Vittorio Alfieri, Torquato Tasso, Mozart, Goldoni, Giosuè Carducci,
D’Annunzio. Michel Montaigne,
il filosofo e politico francese, si
recò in pellegrinaggio a Loreto
nel 1580 per ringraziare la Madonna di una grazia che aveva
ricevuto per sua figlia Eleonora.
Cartesio, il filosofo francese del
“Cogito ergo sum”, vi andò per
sciogliere un voto e fece la strada
a piedi da Venezia a Loreto.
Grande, quindi, fu sempre la
devozione della gente per questo
Santuario nel quale si conserva la
“Casa natale della Madre Dio”,
Ma questa espressione “casa
natale della madre di Dio”, quale valore ha? E’ frutto solo di una
“pia tradizione”, di una “fede
popolare”, o poggia su ragioni
più concrete, su documentazioni
scientifiche?
E’ un interrogativo che si presenta spontaneo, soprattutto
all’uomo d’oggi, imbevuto di
scetticismo. Interrogativo, però,
che da parte degli studiosi riceve
risposte scientifiche incredibilmente sconcertanti.
«La storia racconta che la casa
apparve all’improvviso in questo luogo la notte tra il 9 e il 10
3
Padre Giuseppe Santarelli
dicembre 1294», dice padre Giuseppe Santarelli, direttore dell’ente che ha lo scopo di diffondere il
culto mariano e di curare la promozione e il decoro artistico del
Santuario. «Che sia stata trasportata dagli Angeli, non lo possiamo
dimostrare scientificamente. Invece, oggi, dopo anni di studi, di
analisi, di ricerche archeologiche
compiute con i mezzi più sofisticati, siamo in grado di affermare
categoricamente che questa casetta è proprio quella che fino verso
la fine del tredicesimo secolo era
venerata a Nazaret come la Casa
della Madonna».
Padre Giuseppe Santarelli è
un religioso cappuccino, ma è
anche un famoso uomo di scienza. Storico e archeologo di fama
internazionale, ha dedicato gran
parte della sua vita a organizzare,
in collaborazione con altri celebri
scienziati, ricerche sull’origine
della misteriosa casetta. Le sue
numerose pubblicazioni sull’argomento fanno storia. E i dati
scientifici che fornisce in questa
intervista sono veramente impressionanti e fanno capire come
la fede “semplice” dei nostri avi
riguardo “la casa della Madonna”
poggiasse su basi granitiche..
Siamo all’interno del grande
Santuario di Loreto. La casetta
della Madonna è lì di fronte a noi.
Povere pareti, di sassi e mattoni,
annerite dal tempo, fragili per gli
anni, con mille rattoppi e interventi eseguiti lungo il corso dei
secoli che testimoniano l’amore e
la devozione dei fedeli.
«Per noi credenti, questa è la reliquia più straordinaria», dice ancor Padre Santarelli. «Per questo
la chiamiamo la “Santa Casa”. Tra
queste povere mura nacque e visse la Madonna, cioè la madre di
Dio, la creatura più santa che mai
sia esistita sulla terra. Qui, Maria
ebbe l’Annunciazione dell’Angelo e qui si realizzò il più grande
evento dell’universo, l’incarnazione di Dio».
Il religioso parla sottovoce, per
non disturbare i pellegrini che, inginocchiati, sono raccolti in preghiera.
«Vede quella scritta in latino
che sta sulla parete di fondo all’altezza del tabernacolo? », mi dice
ancora padre Santarelli. «E’ scritto: “Hic, verbum caro factum est”.
Cioè, “qui, in questo luogo, Dio si
è fatto carne”. Cerchi di pensare al
significato concreto di questa frase. Dio, il creatore dell’Universo,
in questo luogo, di fronte a queste
pietre, si è fatto uomo. Queste pietre hanno assistito all’evento degli
eventi. Per un credente, c’è da impazzire a pensare a una cosa del
genere. Ecco perché questa piccola casa costituisce un patrimonio
spirituale immenso».
«Perché è stata trasportata da
Nazaret in Italia? », chiedo.
«Per essere salvata dalla distruzione», dice padre Santarelli.
«Nella seconda metà del secolo
tredicesimo in Palestina era in atto
una violenta invasione mussulmana, con la distruzione sistematica
dei luoghi santi cristiani. Qualcu-
Padre Santarelli all’interno
della Santa Casa
no, uomini, o Angeli, o uomini
con l’aiuto certamente del soprannaturale, riuscì a salvare questa
casetta portandola in Italia».
«Ma perché proprio in Italia e
non in un altro luogo? »
«Non lo sappiamo. Gli antichi
storici, credenti naturalmente, dicevano che “per provvidenziale
disegno, la Casa della Madonna
era passata dalla terra di Cristo,
alla terra del vicario di Cristo”.
Loreto allora faceva parte dello
Stato del Vaticano.
«Prima però di fermarsi in Italia, la Casa fece trappa altrove.
Dalle ricerche storiche risulta
che nel maggio 1291 fu trovata
da alcuni boscaioli in una radura
vicino a Tersatto, nella Dalmazia.
E lì vi rimase tre anni e mezzo, e
avvennero molti prodigi.
«Poi, improvvisamente com’era
arrivata, scomparve. La seconda
tappa fu una località nei pressi
della stazione ferroviaria di Loreto, che allora era un bosco, e si
fermò lì alcuni mesi. Passò poi sul
colle di Loreto, in un campo di
proprietà di due fratelli, i quali litigavano continuamente per dividersi le offerte che facevano i pellegrini. E la casa, dopo un po’, se
ne andò da qual campo e si fermò
in mezzo a una strada, di proprietà
del comune, proprio dove si trova
ancora. Da lì non si è più mossa».
«Quali ricerche sono state fat-
te per stabilire che questa casetta è proprio quella che un tempo esisteva a Nazaret? »
«Sono state fatte ricerche di
ogni genere. Ricerche di tipo
storico e di tipo archeologico,
eseguite da celebri studiosi, sia
a Loreto, come anche a Nazaret
dove la Santa Casa un tempo si
trovava. Tutte le ricerche hanno
sempre dimostrato che il racconto
della tradizione è autentico, e cioè
che la casa di Loreto è quella che
un tempo era a Nazaret.
«Naturalmente le ricerche più
importanti sono quelle fatte in
tempi moderni. Soprattutto quelle
eseguite a Nazaret tra il 1955 e il
1960 sotto la direzione di Padre
Bellarmino Bagatti, uno dei più
illustri archeologi del Ventesimo
secolo, e quelle eseguite a Loreto
dall’architetto Nerio Alfieri, professore di archeologia a Bologna.
«Le ricerche del professor Alfieri hanno dimostrato che questa
costruzione è piena di assurde
anomalie, in netto contrasto con
le costruzioni della zona e anche
con le regole urbanistiche vigenti
nel tredicesimo secolo. La Casa
non ha fondamenta proprie, e
poggia veramente su una strada.
E’ costituita da sole tre pareti, le
quali, per un’altezza di circa tre
metri, sono fatte di pietre, e si sa
che nella zona marchigiana non
esistono cave di pietre e tutte le
costruzioni a quel tempo erano
fatta in laterizi.
«E’ anomalo che l’unica porta,
quella originaria, si trovi al centro
della parete lunga, e non in quella
breve, come è in tutte le chiese e
cappelle del tempo, e che sia collocata a nord esposta a forti e frequenti intemperie, contro ogni uso
edilizio locale. E’ anomalo ancora
che l’unica finestra sia orientata a
ovest e quindi aperta a una ridotta
illuminazione, anche qui contro
ogni regola edilizia del tempo.
«Ma tutte queste anomalie svaniscono se si confrontano con i
risultati delle ricerche archeologiche fatte a Nazaret. La casa
di Loreto non ha fondamenta
perché le sue fondamenta sono
rimaste a Nazaret, dove un tem-
ß
po si trovava. Ha solo tre pareti perché era appoggiata a una
grotta scavata nella roccia, con
la quale costituiva un solo blocco abitativo. Uno studio straordinario compiuto dall’architetto
Nanni Monelli nel 1982, quando
anch’io ero a Loreto, ha dimostrato che se si potesse ritrasportare la casa di Loreto a Nazaret,
combacerebbe perfettamente con
ciò che laggiù è stato trovato. Le
misure della casetta di Loreto e
anche lo spessore delle tre pareti
corrispondono perfettamente alle
misure delle fondamenta che si
trovano a Nazaret. Le pietre con
le quali le pareti sono state costruite, sono quelle tipiche della
Palestina e anche i tipi di muratura usati.
«Nanni Monelli ha fatto delle
ricerche approfondite sulle pietre, trovando che sono lavorate
con una tecnica specifica di quei
luoghi palestinesi, propria della
cultura nabatea, cioè di un popolo
semita che esisteva in quelle zone.
Si trattava di una lavorazione a
bulino realizzata con un utensile
detto ferrotondo e tondino, e di
un’altra lavorazione, sempre di
tradizione nabatea, realizzata con
tratti vicini e poco profondi, attuati con una subbia a punta. Queste
tecniche sono assolutamente sconosciute nell’area italiana e in
specie marchigiana.
«Io poi ho fatto uno studio specifico sui graffiti ancora leggibili
su diverse delle pietre della Santa
Casa di Loreto. Ne ho identificati
una cinquantina e sono segni che
si richiamano a quelli dei giudei
cristiani della Terra Santa e in particolare a quelli trovati a Nazaret.
Ho anche decifrato una scritta in
caratteri greci sincopati, che tradotta dice: “O Gesù Cristo, figlio
di Dio”, frase iniziale di una preghiera che si trova scritta, nella
grotta che era accanto alla casa di
Maria a Nazaret. Questi e tantissimi altri particolari inducono a
una sola conclusione: la Casa di
Loreto è proprio quella che fino al
1291 si trovava in Palestina e che
da 1300 anni era venerata come la
Casa della Madonna».
Un’immagine attuale del luogo a Nazaret dove si trovava un
tempo la “santa casa”
Politica
4
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
La Pirateria
ß
ß
Un pratico esercizio di sfruttamento del caos
Cristian Ricci
Prima Parte
L’esercizio di questa attività criminale ha sempre accompagnato la
storia dell’uomo, seppur con motivi
diversi. Un evidente esempio lo si
ritrova sfogliando i testi di storia
della letteratura, nei quali le imprese
piratesche sono raccontate dall’epica greca fino almeno ai romanzi
salgariani. Tra gli autori di questo
crimine vi furono anche personaggi
storicamente a noi noti, si pensi per
esempio a Giuseppe Garibaldi1. Ma
parallelamente a questo lato negativo si è, altresì, evidenziato lo sforzo
dell’uomo – almeno dell’individuo
figlio di una determinata cultura - di
combatterla, nella precisa convinzione della contrarietà ad una buona coscienza e della perniciosità di
questa pratica per i commerci e per
le attività umane in genere2.
Ringrazio
gli
organizzatori
dell’invito che mi hanno rivolto,
dandomi così la possibilità di contribuire ad affrontare questa problematica, ed è mio desiderio farlo
portando il contributo di un responsabile della security delle compagnie di navigazione e delle port facilities, e di un formatore, in questo
Samuel Huntington
ambito, del personale navigante o di
quello alle dipendenze di una struttura portuale, quindi di una persona
chiamata a fornire informazioni per
capire e prevenire situazioni di pericolo, cioè per riflettere su queste
emergenze.
Preciso che non avendo la possibilità e neppure la capacità di lavorare su molte fonti dirette inerenti
alla pirateria, questo mio contributo
si limita ad uno sforzo di comprensione scaturito dalla riflessione su
fonti aperte, ed anche per questo non
esaurisce certamente l’argomento.
Dalla mia esperienza nell’ attività
di gestione e di formazione della security nel settore del trasporto marittimo ho acquisito la convinzione
che nell’affrontare problematiche
come quelle in discussione, non ci
si possa limitare – specialmente nella private security - ad un approccio
solamente tecnico, puramente ascetico. Innanzitutto perché non si coglie quanto è possibile del problema che si ha di fronte e, dall’altro
lato, non si permette agli operatori
di approcciarsi completamente, con
tecnica e ragione, alla questione;
che non può mai essere solamente
tecnica, visto che in gioco vi è anche la vita o la morte dell’uomo – o
quantomeno la sua libertà - e quanto
giustifica questa alternativa.
Così facendo si correrebbe il rischio
di restare fuori dalla realtà, tanto più
che importanti tentativi di eversione
contro il mondo occidentale3, ma non
solo, sono oggi ispirati dall’Islam.
Anche nelle aree del Golfo di Adeen e della Somalia, nelle quali opera
con maggior virulenza ed insistenza
la pirateria moderna, le motivazioni
e le azioni umane sono influenzate
se non plasmate dall’Islam, che non
è definibile unicamente come pensiero religioso, ma come un sistema
religioso, in cui cultura e politica non
sono separabili4, in cui lo jihad e lo
shaid sono espressione di una cultura,
a noi lontana.
Si tratta di una realtà differente dalla nostra che non è possibile
leggere nella sua totalità con le sole
categorie occidentali, con le nostre
idee. Si pensi per esempio alla Taqiyya, che «E’ un autorizzazione
alla dissimulazione data dalla legge
islamica, quando palesare la fede
potrebbe essere lesivo della vita,
dell’incolumità personale o della
libertà»5. Cioè si tratta della piena
giustificazione morale e religiosa
a dire il falso per salvare se stessi
o per far progredire la propria religione. Comportamento sempre incompatibile con il precetto religioso
giudaico-cristiano e con il costume
occidentale di non dire falsa testimonianza. Era comunque una categoria
del pensiero religioso islamico che i
cristiani del tempo della Riconquista
spagnola già conoscevano, ed infatti definivano dispregiativamente gli
islamici convertiti per opportunità al
cristianesimo, ma che mantenevano
i loro riti e le loro tradizioni, come
moriscos. «A questa dissimulazione
si affianca la possibilità in caso di
necessità, di stringere amicizia con
infedeli, di fare intese con loro …
come pure di consumare alimenti
proibiti» perché «Il bisogno rende
lecito quello che è illecito»6.
Un ulteriore esempio di questa
incomprensione è l’analogia con la
quale spesso sentiamo accostare i nostri luoghi di culto, alle moschee. Ed
invece queste ultime non sono certo
equiparabili alle nostre chiese, perché
non sono solo un luogo di preghiera,
ma sono luogo di culto, di amministrazione della giustizia, di decisioni
politico-militari e di governo7.
E di fondamentale utilità per
comprendere meglio anche il fenomeno della pirateria è certamente il
concetto di dhimmi, secondo il quale - per origine divina - esiste una discriminazione tra musulmani e non,
nei territori islamici, che mediante
il pagamento di una tassa, evidenzia
la sottomissione e quindi lo status di
inferiorità dei non credenti in Allah,
che sono così protetti dall’azione
negativa degli stessi musulmani.
Tassa di protezione che fu il motivo
dell’intervento dei marines USA a
Tripoli durante le cosiddette Guerre Berbere (1800-1815) combattute
per porre fine agli esborsi richiesti
per il transito dell’allora nuova marina mercantile americana. Proprio
in opposizione al pagamento della tassa di protezione o al riscatto
dei propri connazionali sequestrati,
l’Amministrazione Jefferson coniò
lo slogan: “milioni per la difesa, ma
non un centesimo per il tributo”8.
A queste vicende non furono
estranei le popolazioni europee che
dal XIV al XIX secolo diedero vita
a tutta una serie di istituzioni, come
ordini religiosi, sodalizzi caritativi
laici e magistrature cittadine, per
riscattare e dare libertà a quanti venivano rapiti per essere fatti schiavi,
dalla pirateria berbera.
E visto che le idee creano dei fatti, ecco alcuni episodi che mostrano
questo errore di lettura di una realtà,
quella ispirata dall’islam, proprio
nel campo della security:
L’11 settembre 2001, 8 dei 19 attentatori – grazie ad una preventiva
opera di intelligence – furono sottoposti ad una misura di sicurezza
preventiva perché selezionati dal sistema CAPPS (Computer Assistent
Passenger Prescreening System),
ma la misura di sicurezza prevista
non era idonea al genere di attacco
che era in corso, infatti si limitava
ad imbarcare i bagagli di passeggeri selezionati solo dopo la salita
a bordo, al fine di scongiurare l’imbarco di una valigia bomba da far
detonare da terra dall’attentatore,
non presentatosi all’imbarco9. Non
si credeva, non si era pronti alla
possibilità di un attacco suicida,
benché sin dal 1985 questa pratica
fosse conosciuta e sebbene fonti di
intelligence e giornalistiche parlino
di tre tentativi simili già sventati nel
1991, nel 1994 e nel 200410 .
Nell’agosto del 1914 scoppia la I
Guerra Mondiale e nell’ottobre dello stesso anno a fianco dell’Impero
Germanico e dell’Impero AustroUngarico entra l’Impero Ottomano.
Immediatamente, il governo del
Regno Unito, pensò che fosse un
atto di grande strategia geopolitica
quello di suscitare un califfato arabo contro un califfato turco e per
questa operazione ingaggiò Thomas
Edward Lawrence (1888-1935) per
intavolare trattative con Husayn ibn
Ali. Piano che non andò a buon fine
per l’incapacità inglese di intendere la vera realtà del califfato, quale
impero comprendente tutti i musulmani11 e non come chiesa nazionale.
Questo è successo e continua a
succedere nonostante esistono esempi noti e molto spesso citati di efficace interpretazione delle cause e
degli effetti che riguardano i problemi di sicurezza nel mondo islamico.
Samuel Huntington afferma infatti
che i confini dell’Islam: «Grondano sangue, perché sanguinario è chi
vive al loro interno»12, visto che «Il
concetto di non violenza è assente
dai precetti e dalle tradizioni musulmane»13. Una considerazione
ugualmente chiara sulle possibilità
violente dell’Islam perviene anche
dal commento al Corano di Hamza Roberto Piccardo, dove facendo
l’esegesi del versetto 60 della Sura
8 asserisce che: «Il Corano teorizza
chiaramente il valore della deterrenza»14. Giunge alla medesima conclusione anche il Colonnello David Kilcullen - esperto di livello mondiale
nello studio della lotta alla pratica
della guerriglia, nonché consigliere
per la controinsorgenza dell’allora
Segretario di Stato Condoliza Rice
e già consigliere militare in Iraq del
Generale David Petreanus – quando
nel suo ultimo studio The Acciden-
Pirati somali
tal Guerrilla, analizzando il ruolo
dell’elemento religioso nella guerriglia nel sud della Thailandia, afferma che «Sebbene l’Islam condivide
una comune funzione sociale come
ha il cattolicesimo a Timor [conflitto studiato nelle pagine precedenti
n.d.a] c’è una chiara differenza qualitativa tra i contenuti teologici del
cattolicesimo e dell’Islam: l’Islam
fornisce una chiara, accessibile e
dettagliata ideologia del jihad o della guerra santa che per contro danno motivazioni e giustificazioni per
l’insorgenza in maniera molto più
forte di quanto visto a Timor, dove il
cattolicesimo era generalmente una
giustificazione, una forza, solo per
attività non violente»15. Certamente
l’Islam «Cova un seme di violenza
accanto a quello della pace. E va anche detto a chiare lettere che i semi
di violenza sono stati più coltivati di
quelli di pace»16. Anche perché l’obbligo di islamizzare il pianeta è un
dovere di obbedienza religiosa, che
fa sì che lo jihad «Sfugga da qualsiasi forma di biasimo poiché … è un
atto di sottomissione alla volontà di
Allah»17 e l’assenza del concetto di
eresia, per la mancanza di un’unica
autorità in materia di ortodossia, fa
sì che nessuno abbia la potestas di
“scomunicare” i terroristi o i pirati,
qualora le loro pratiche o modalità
apparissero eterodosse. Purtroppo
questi elementi sono trascurati, credendo di fare un servizio alla pace,
in realtà questa negligenza non giova
né all’Islam né a tutti gli altri.
Quindi per comprendere la minaccia e applicare con prudenza ed
efficacia i giusti rimedi, è necessario
non operare con sistemi standard di
fronte alle attuali minacce alla security, che seppur tutte mirino a sostituire “l’uomo vecchio”, “il mondo
vecchio”, per costruire qui quello
perfettamente felice – per mezzo della creazione di «Un unico modello di
esistenza sociale»18 - lo fanno con
strumenti differenti. E anticipo che
certamente il terrorismo, ma anche
la pirateria, può essere definita come
una tattica tra le altre, utile al raggiungimento di uno scopo.
Note
1 Francesco Pappalardo, Il mito
di Garibaldi. Vita, morte e miracoli dell’uomo che conquistò l’Italia,
PIEMME, 2002, p. 66.
2 Marco Tangheroni, Commercio
e navigazione nel medioevo, Laterza, Bari, 1996, p. 223 e certamente
di minor valore storiografico, ma
utile per la presenza in appendice
di alcuni documenti, Philip Gosse,
Storia della pirateria, Odoya, 2008,
p. 328 e ss.
3 Uno sguardo limitato alla parte europea dell’occidente fornito
dall’Europol nell’annuale report:
EU terrorism situation and trend
report 2009, mette in luce che nel
solo 2008 sono stati arrestati 187
terroristi di matrice islamica (con
esclusione dell’UK).
4 Enzo Peserico, Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto
terrorismo e rivoluzione, Sugarco
Edizioni, 2008, p. 104.
5 In Il Corano, a cura di Manza
Roberto Piccardo, Newton, 2006, p.
239 nota 43.
6 Giovanni Cantoni, Aspetti in ombra della legge sociale dell’Islam.
Per una critica della vulgata islamicamente corretta, Centro studi A.
Cammarata, 2000, pp. 131 e 132.
7 Mark A. Gabriel, Islam and terrorism, FrontLine, 2002, p. 98.
8 Angus Konstam, Piracy. The
complete History, Osprey, 2002, p.
94.
9 The 9/11 Commission Report,
Final report of the National Commission on terrorist attack upon the
United States, Authorized Editions,
W. W. Norton & Company, New
York.
10 Vittorfranco Pisano, Terrorismo e strumenti di con
11 Cfr. Giovanni Cantoni, Aspetti in ombra della legge sociale
dell’Islam. Per una critica della
vulgata islamicamente corretta,
Centro studi A. Cammarata, 2000,
pp. 36 e 37.
12 Samuel P. Huntington, Lo
scontro di civiltà ed il nuovo ordine
mondiale, Garzanti Elefanti, 2006,
p. 383.
13 Ibidem, p.391.
14 Il Corano, op. cit. p. 164.
15 David Kilcullen, The accidental guerrilla. Fighting small wars in
the midst of a big one. Oxford University Press, 2009, p. 220.
16 Samir Khalil Samir, Islam
dall’apostasia alla violenza, Cantagalli, 2008, p. 192.
17 Bat Ye’or, Verso il califfato
universale. Come l’Europa è diventata complice dell’espansione musulmana, Lindau, 2009, p. 10.
18 Jacob L. Talmon, Le origini
della democrazia totalitaria.Il Mulino, 2000, p. 9. L’autore prosegue
riferendo che <<Fintantoché essi
[gli uomini] non realizzano l’accordo con tale ideale assoluto, essi
possono essere ignorati, costretti
all’obbedienza o portati a essa dalla
paura, senza che ciò comporti una
reale violazione del principio democratico>>.
Politica
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
5
Lasciare Kabul significa consegnarsi ai terroristi
No alla exit strategy
L’opinione pubblica non deve temere un
impegno per la difesa delle popolazioni afghane
“S
iamo finiti dentro una
guerra”, ha scritto Vittorio Emanuele Parsi
sulla Stampa del 5 agosto. Ed è
innegabile che questo sia accaduto davvero, se si tiene conto degli
ultimi attacchi aperti alle truppe
della Coalizione, e del rinnovato
“interesse” nei confronti dei militari italiani da parte dei terroristi
afghani: quasi una mafiosa intimidazione che sembra mirare a premere sulla via di un disimpegno
del nostro Paese. Gli strateghi
della tensione hanno certamente
intuito quali sono i punti deboli
dell’opinione pubblica e del Governo, e questo non ci deve meravigliare, se si pensa a quanti sostenitori la rete del terrore
islamico può contare nelle Nazioni occidentali e come sia bene a
conoscenza degli umori della gente, dei media e degli elettori. Un
giovane militare che muore o che
viene ferito rappresenta per tutti
un momento di dolore insopportabile; e nel corale rimpianto o
nell’ansia, non solo la famiglia,
gli amici o i commilitoni rimangono colpiti ma tutti i compaesani, i lettori, gli spettatori, la gente
comune, sono indotti a compenetrarsi nel lutto o nella preoccupazione, secondo i sentimenti di solidarietà umana che, grazie a Dio,
sono ancora ampiamente diffusi.
Se a questo impatto emotivo si aggiunge il dibattito politico che si
sviluppa all’indomani di ogni attentato talebano, e che sostanzialmente verte sul disimpegno
dell’Italia dalla guerra afghana, è
chiaro che coloro che dirigono il
conflitto nella martoriata Nazione
asiatica, sperano di influire con le
loro intimidazioni sulla sensibilità dell’opinione pubblica, e quindi
di offrire ottimi spunti a quanti ritengono necessario ritirarsi da
Kabul. Il dibattito che in queste
ore è alimentato dalle notizie del
tragico bombardamento che ha
causato la morte di alcune decine
di civili, intenti a rifornirsi di benzina da due autocisterne sottratte
dai guerriglieri alle truppe occidentali. E che quindi ancora una
volta si basa su sentimenti di pietà
spesso indotti, manovrati, indirizzati. A mio avviso, il piano dei
terroristi non tende solo a indebolire militarmente le truppe della
Coalizione. Si sa che se cessassero i tentennamenti americani, si
potrebbero infatti agevolmente riempire i vuoti lasciati da qualsiasi
Governo e sostituire gli uomini
partiti con truppe statunitensi ben
più numerose. Nella strategia politica dei talebani, invece, ogni
disimpegno di uno Stato li aiuta a
dimostrare agli occhi dell’opinione pubblica islamica e non islamica che il conflitto afghano altro
non è se non una guerra di conquista degli Americani, e che Washington sta mettendo in atto il
suo controllo su una Nazione
chiave dell’Asia centrale, cercan-
Talebani
do di ottenere sul territorio quella
pesante influenza militare che fin
dall’Ottocento non è riuscita possibile né all’Inghilterra né alla
Russia. Entrambe erano Nazioni
interessate al potere politico nel
Subcontinente e alle rotte economiche asiatiche; ed oggi sono state sostituite da USA, da una rinnovata Russia post-comunista e
dal grande gigante cinese, tutte
Potenze con appetiti finanziari e
strategici nei confronti dei mercati indiani e i giacimenti di idrocarburi dell’Asia centrale. Non si
deve dimenticare neppure un altro
fattore che a me non pare casuale.
E cioè che nei momenti di maggiore tensione a Kabul, la rete del
terrorismo internazionale riesce
ad agitare altri fronti di lotta militare come la Palestina o l’Iraq.
Compiendo uno sforzo oggi notevole per molti terroristi, in coincidenza con le offensive degli uni o
degli altri, si assiste a una recrudescenza del lancio di razzi dai
territori palestinesi verso lo Stato
israeliano o a un ritorno di sanguinosi attentati nella capitale iraqena. Se a questo si aggiungono
l’arresto di personale occidentale
in Iran o le polemiche dichiarazioni e i periodici esperimenti militari della Corea del Nord, si potrebbe pensare che in alcune settimane
decisive per le sorti politiche e
militari del conflitto, una mente
unica cerchi di distrarre l’attenzione degli Stati e di deconcentrare l’impegno del Governo americano in Afghanistan, tenendolo
bloccato su fronti diversi. Sono
d’accordo con Parsi e con altri osservatori sul fatto che è necessario
individuare una strategia diversa
da quella oggi attuata, a livello
italiano e internazionale. Ma ritengo che, proprio per i risultati
fino a questo momento conseguiti,
sia da escludere qualsiasi disimpegno italiano dall’Afghanistan.
Nonostante le accuse reciproche
tra i candidati alla presidenza del
Paese, il fatto stesso che le elezio-
ni si siano svolte senza la temuta
catastrofe terroristica, rappresenta
un enorme successo. Sfidando i
pericoli di rappresaglie anche personali (come la mutilazione di alcuni elettori, che è purtroppo avvenuta), la grande maggioranza
della popolazione si è recata alle
urne alle recenti consultazioni, dimostrando in maniera del tutto
pacifica quanto grande sia la volontà di iniziare una serena vita
pubblica con organi rappresentativi seri ed espressi dagli elettori.
Cedere alla tentazione di partire
no di parlare in nome di Dio, e
quindi moltissimi “militanti”
islamici, ritengono invece di appartenere a pieno titolo a questo
pianeta. E non solo: essi ritengono di doversi interessare alla vita
delle Nazioni musulmane ed anche di avere l’obbligo religioso
di intervenire nella vita pubblica
di Stati non islamici. Questo intervento si verifica attraverso
un’interpretazione estensiva della religione coranica che pone in
primo piano l’obbligo della guerra santa. Attenzione: i Paesi occi-
Militari italiani in Afghanistan
mi pare che rasenti il pericolo di
uno stato d’animo già presente in
America fra le due guerre mondiali, ossia la volontà di ridurre il
dibattito politico a chiedersi se
gli Stati Uniti, e in questo caso
anche altri paesi della Coalizione, facciano o meno parte di questo pianeta. Se l’opinione pubblica statunitense e occidentale
fosse stata più attenta e partecipe
alla politica tedesca e a quella di
altre Nazioni europee, forse il
suo interesse e il suo dissenso intellettuale avrebbero frenato i
mostri che si impossessarono
dell’Europa, spingendola verso
la strage più disumana che mai
abbia travagliato la Terra. I talebani, i terroristi, quanti presumo-
dentali sono sempre stati abituati
ad avere a che fare con una Religione come quella cristiana, il cui
Credo -qualunque sia la santità, la
moralità o la capacità dei suoi
esponenti- si riconduce all’amore,
alla pace e al perdono. L’Islamismo, invece, pone tra i suoi precetti anche la guerra santa, ossia
la conquista territoriale e la conversione degli animi con la forza.
Il terrorista, l’attentatore, viene
sempre qualificato come un
“martire”, e quindi osannato,
imitato, e mai spiritualmente
condannato. Oggi l’imposizione
del potere e della legge coranica
viene ottenuta con i metodi sanguinosi di cui tutti siamo a conoscenza, non esclusi gli attentati
contro persone inermi, i rapimenti e il finanziamento ottenuto con
la vendita dell’oppio e dell’eroina. Basti pensare che nel corso
degli ultimi anni, gli uomini della
Coalizione sono finalmente intervenuti anche per porre fine alla
gravissima piaga del controllo talebano delle piantagioni di oppio,
e per intensificare un fronte di
lotta che era stato tenuto sotto un
basso profilo, per non inimicarsi
la parte (scarsa) della popolazione la cui economia si fonda ancora su questa coltivazione.
Nell’estate del 2009 gli Americani hanno distrutto 300 tonnellate
di semi di oppio, e la Nato è riuscita a mettere a segno una serie
di attacchi contro i laboratori, i
convogli e i depositi della droga.
Un altro gravissimo aspetto che
dovrebbe essere tenuto in considerazione quando si parla di disimpegno, riguarda i tentativi dei
terroristi afghani ed islamici di
entrare a far parte sempre più attivamente del tessuto sociale e
militare di un vicino Paese come
il Pakistan dove esiste una potenziale base religiosa a loro favore.
Il Pakistan, tuttavia, non è soltanto un grande Stato con “santuari”
militari e strategici a ridosso
dell’India, dell’Asia centrale ricca di gas, e dell’Oceano. Si tratta
anche di una Nazione che possiede l’arma atomica. Un’arma che,
come ha fatto notare Chris Patton, ultimo governatore inglese
di Hong Kong, in caso di vittoria
interna di una fazione filo-estremista, potrebbe passare direttamente nelle mani sbagliate di integralisti e terroristi (La Stampa,
28 luglio 2009), minacciando non
solo il mondo occidentale ma tutta la parte del mondo che non intende cedere al loro programma.
La paura dell’opinione pubblica
irrigidita su posizioni non interventiste, è dunque prodromo di nuovi e maggiori problemi per la
pace futura. I Governi della Coalizione farebbero bene ad intensificare piuttosto gli interventi in favore della popolazione civile, i
piani di sviluppo e di educazione,
la partecipazione di forze economiche afghane ad attività in grado
di promuovere l’agricoltura e la
finanza locale. Un ritiro quasi incondizionato da Kabul preparerebbe solo nuovi fronti, più ampi,
e più pericolosamente vicini a noi.
L’offensiva islamica che si avvicina ai quartieri della stessa capitale, dopo essersi già resa protagonista di azioni di guerra nei pressi
dell’aeroporto, simboleggia bene
che cosa accadrebbe degli elettori
e della libertà in Afghanistan se
finisse all’improvviso il supporto
occidentale. Pierre Gaxotte, nella
sua Storia della rivoluzione francese, riporta i commenti preoccupati di alcune menti elette che,
negli anni precedenti la grande catastrofe, avevano intuito come il
dibattito “culturale” a Parigi, e per
prime le chiacchiere di illuministi
ed enciclopedisti, stessero alimentando i futuri sconvolgimenti
all’interno dello Stato. Allora,
qualcuno parlò di un suicidio “annunziato” da parte della classe dirigente e dell’opinione pubblica”.
Lo scrittore tedesco Gunter Grass,
proprio in questi giorni ripete
controcorrente l’appello intellettuale alla ragione, invitando ad un
attento esame del dibattito in Europa. Uscire dall’ Afghanistan:
“Non è possibile -ha affermato-,
rispettiamo gli impegni”.
Carmelo Currò
Attualità
6
L’Unità d’Italia e l’invasione
delle Due Sicilie
N
on si può festeggiare il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia senza
riconoscere l’altra Storia del Risorgimento come l’invasione e
la conquista del Regno delle Due
Sicilie nel 1860, prima dalla farsa epopea dei mille di Garibaldi e
poi dall’esercito piemontese, con
120 mila uomini al comando del
generale Cialdini.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi andando alla festa
dei giovani del PdL li ha caldamente esortati a leggere due libri,
Risorgimento da riscrivere di Angela Pellicciari e Le grandi menzogne della storia contemporanea
di Sandro Fontana, il premier ha
detto che occorre correggere ciò
che è stato scritto erroneamente
sulla nostra storia. E se il libro
della Pellicciari è stato provocatoriamente definito, da Chiarini su Il
Riformista il manifesto dell’antiRisorgimento, senza troppo enfatizzare, significa che finalmente
anche un capo di governo italiano
prende atto che bisogna raccontare la vera Storia del Risorgimento,
che non è quella mitologica raccontata nelle nostre scuole.
Certo non esiste solo il pur brillante libro della Pellicciari, ce ne
sono altri, in questi giorni ho letto
per recensirlo, Due Sicilie 1860
l’invasione di don Bruno Lima,
edito da Fede & Cultura di Verona (www.fedecultura.com). Il
libro è ben documentato con una
fitta rete di note e citazioni a piè di
pagina e con una completa appen-
L’Italia prima dell’unità d’italia
dice documentale. Il libro – scrive
Carlo Alberto Agnoli nella prefazione – si colloca in quel filone di
opere che i custodi della versione
ufficiale della storia, e con essa
dei programmi scolastici su cui
vengono formate le nuove generazioni si sono sforzati di screditare
ricorrendo alla espressione ad effetto ‘revisionismo storico’ e alle
parole esorcizzatrici ‘dietrologia’
e ‘complottismo’.
La copertina del libro
E nonostante i cani da guardia
di quelli che definiscono la ‘storia in due parti, nella prima, il testo
patria’ vigilano pronti a stronca- sostiene che l’invasione del Rere ogni tentativo ‘revisionista’, il gno delle due Sicilie è stata una
muro della leggenda risorgimen- congiura internazionale accuratatale comincia a presentare vistose mente preparata e programmata
crepe, anche se ancora permane in particolare dal governo inglese,
purtroppo nei testi scolastici.
da Palmerston e Gladstone. La
Il libro di don Lima si struttura Gran Bretagna vide nelle ambizioni del governo di Torino – utile
idiota – lo strumento per attuare
la sua politica di egemonia nel
Mediterraneo (…)La realizzazione del piano destabilizzatore,
dopo essere stata predefinita sulla
carta, richiese in primo luogo la
cospirazione intestina finalizzata
alla corruzione delle classi dirigenti con promesse di bottino ai
danni del popolo e della Chiesa.
Vittorio Emanuele II, definito re ‘galantuomo’ ha aggredito
senza nessuna giustificazione uno
Stato sovrano ed ha perseguitato
la Chiesa con sadico cinismo, per
giunta cercando di giustificarsi
con la falsa teoria che i popoli
meridionali hanno chiesto aiuto,
il famigerato grido di dolore, tra
l’altro mai levatosi. Gli inglesi approntarono una campagna
diffamatoria, basata su calunnie
diffuse in tutta Europa a danno
dei Borboni e delle Due Sicilie,
dipingendo gli uni come tiranni
spietati e i loro sudditi come popoli semibarbari. Bisognava fare
terra bruciata attorno al nemico.
Più avanti lo stesso Gladstone
confessò di essersi inventato tutto. Si doveva far passare il piano
eversivo di pochi uomini senza
scrupoli, prezzolati dallo straniero, quale spontanea rivolta popolare. Fecero passare per epiche
battaglie delle pallide scaramucce
che consentirono a una masnada
male assortita di banditi, ladri ed
ex galeotti, di impadronirsi di un
magnifico regno quasi senza far
uso delle armi se non nella fase finale della conquista. Scrive Lima,
Tutto sarebbe stato vano se i fed’Europa che intende adottare un delissimi soldati delle Due Sicilie
nuovo Protocollo alla Convenzio- avessero avuto la possibilità di
ne sulla cybercriminalità del 23 battersi contro questa ciurmaglia
novembre 2001(ratificata dall’Ita- di miserabili scalzacani. In pratilia con legge n.48 del 2008). Pe- ca la fantasmagorica passeggiata
raltro, queste iniziative non na- da Marsala a Napoli non sarebbe
scono a caso; l’Unione europea, mai avvenuta.
a detta della sua stessa Agenzia
Nel 2° capitolo Bruno Lima
per la sicurezza informatica, è in smonta la retorica risorgimentale
pericolo. E bisogna fare presto. E del mito dell’impresa dei mille,
qui noi diciamo, a chiare lettere, se non fosse per la orribile scia
che la tutela dei diritti privati dei di sangue e di sciagure umane
cittadini, anche di quelli fonda- che hanno lasciato – ridurrebbe
mentali, non può essere messa to- quelle parodie di gesta militari
talmente a carico delle istituzioni agli atti di una commedia. Dopo
nazionali ed europee. Un sistema aver descritto la figura di Giuragionevole ed efficace di difesa seppe Garibaldi, un avventuriero,
passa anche dalla collaborazione nelle mani delle lobbies massonidei cittadini, ma anche, e soprat- che internazionali, molto lontano
tutto, dalla chiamata in causa dei da quell’oleografia creata appopoteri sopranazionali che sono sta per lui, viene descritta la coprivati, dell’economia e della fi- siddetta campagna di pirateria di
nanza globale.
conquista del Regno borbonico,
favorita essenzialmente dal traSalvatore Resta dimento degli alti ufficiali dello
Nuove tecnologie informatiche
L
L’Unione europea pronta ad adeguare
gli standard di tutela dei cittadini
a lotta al cybercrimine,
in Italia, è stata rafforzata
grazie agli interventi internazionali e dell’Unione europea
che ha puntato a far inserire negli
ordinamenti degli Stati membri
nuovi reati collegati all’uso distorto dei mezzi informatici. Un
esempio per tutti: Identità clonate
e furti telematici. Chi è rimasto
già impigliato in questa rete-virtuale fino ad un certo punto- sa
quali danni concreti possono derivarne. Ma, anche, in quelli che
finora ne hanno sentito parlare e,
magari, spererebbero di continuare ad averne solo una conoscenza
teorica, la paura di essere vittima
di un cybercrimine si fa ogni giorno più consistente. Con internet è
possibile che l’identificabilità di
chi commette i più disparati reati
spesso venga aggirata “basando”
i server in Paesi che non hanno
alcun interesse a far rispettare
i diritti individuali, quali i dati
personali e la privacy di cittadini
lontani . Pertanto, in particolare,
a causa di un nuovo illecito praticato su internet, il phishing, ossia
il tentativo di acquisizione fraudolenta di informazioni sensibili
con attacchi massicci e simultanei
ai database che raccolgono dati
personali, gli Stati dell’Unione
europea hanno chiesto un intervento alla Commissione europea
per fronteggiare i nuovi illeciti
telematici , armonizzandone i reati a livello europeo. La Commissione europea ha raccolto l’invito,
puntando in questa direzione nella Comunicazione del 10 giugno
2009, intitolata “Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini”, preliminare
all’adozione di un piano d’azione
per il Programma di Stoccolma
2010-2014. Una politica, questa,
condivisa, anche, dal Consiglio
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
sprovveduto Francesco II, i vari
Landi, Lanza, Clary, Brigante, tra
l’altro rimasto ucciso dalle sue
truppe perché riconosciuto traditore. E infine l’onnipotente ministro Liborio Romano, colluso con
i piemontesi e con la criminalità
locale, ansioso di consegnare Napoli al nemico.
Ma i fatti d’arme non cessarono
con l’esilio di Francesco II, ospite di Pio IX a Roma. Il decennio
1860-1870, soprattutto nei primi
anni, fu contrassegnato da una
fiera resistenza armata che gli
occupanti dileggiarono col nome
di “brigantaggio” per nascondere agli occhi del mondo il loro
sopruso e giustificare in tal modo
gli innumerevoli crimini contro
l’umanità di cui si macchiarono
con raro cinismo.
La seconda parte del libro affronta l’invasione delle Due Sicilie dal punto di vista giuridico,
sostenendo la totale illegittimità
internazionale dell’occupazione
piemontese.
In pratica i popoli delle Due
Sicilie vennero privati della loro
libertà e soggiogati da un esercito
straniero, derubati dei loro beni
privati e pubblici, imbavagliati
con l’imposizione di un regime di
terrore ufficialmente legittimato
da plebisciti. – farsa. Per sottrarsi a un destino senza speranza
milioni di meridionali non ebbero altra scelta che abbandonare
per sempre il loro paese. Così
l’immenso tesoro del Regno che
ammontava a 443,2 milioni di lire
del tempo fu sperperato per sanare il devastante debito pubblico
piemontese. Una volta pagati i
debiti dei guerrafondai piemontesi, traslocate al Nord le ricchezze
meridionali(…)i governanti di Torino pianificarono scientificamente il perpetuo declassamento della
società civile del Sud., L’accanimento nel saccheggio del Mezzogiorno - continua don Bruno - e
lo sfruttamento incontrollato dei
suoi abitanti produsse uno stato
di miseria riconducibile storicamente solo alle depredazioni
barbariche e a quelle dei pirati
berberi.
Il Sud messo in ginocchio da
questo momento non si risolleverà mai più, oltre al danno si ebbe
la beffa, i popoli meridionali furono anche colpiti da un ignobile
terrorismo psicologico, quello di
essere grati ai loro persecutori,
che a sua volta avevano imposto
una aberrante esaltazione del
mito risorgimentale attraverso la
sistematica falsificazione della
verità storica.
L’autore del libro è consapevole che le sue tesi potrebbero apparire esagerate e scandalose visto che ormai da tanto tempo c’è
l’abitudine di vedere il cosiddetto
risorgimento italiano con gli occhi di una manualistica pesantemente condizionata dal falso mito
di cui esso è stato circondato.
Comunque sia stando agli avvenimenti, avulse da ogni spirito di
parte, si constata inevitabilmente
la effettiva sussistenza di categorie giuridiche che oggi si è soliti
collegare a tragedie umane più
note e recenti quali lo sterminio
degli armeni, l’olocausto ebraico,
il dramma italiano delle foibe, gli
eccidi compiuti dai diversi regimi
comunisti sparsi nel mondo, fino
ad arrivare alla guerra nella ex
Jugoslavia e nel Ruanda, non tralasciando il Sudan con i suoi milioni di morti cristiani.
Domenico Bonvegna
INSERTO
7
Corriere Letterario
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
A cura di Antonio D’Ettoris
La morte nera
Francesco Pappalardo
grazie anche alla straordinaria
ricchezza della documentazione
disponibile, innanzitutto i verbali
delle corti feudali, conservati proprio dal secolo XIV,
che forniscono una preziosa testimonianza sulla vita
della gente comune. Se il
protagonista
dell’opera,
Master John, sacerdote di
umili origini ma di grande
dottrina, è un personaggio
di fantasia, è comunque
possibile all’autore tracciare un ritratto molto verosimile anche dell’attività dei
parroci e in generale del
clero dell’epoca. Pure la
Trionfo della morte, Palazzo Sclafani,
malattia è raccontata sulGalleria Regionale di Palazzo
la base delle più accurate
Abbatellis, Palermo (1446)
descrizioni trecentesche
el 1347 giunge in Euro- dei sintomi e delle diagnosi e utipa un’epidemia di peste lizzando le moderne conoscenze
che si diffonde prima nel mediche della peste bubbonica. I
Mediterraneo, poi nella Francia dati storiografici relativi a ciascun
meridionale, quindi in Inghilterra, capitolo sono invece riportati alla
dove arriva nella primavera del fine del libro, prima delle note.
1349. La terribile malattia e il suo Vengono ricostruiti accuratamenimpatto sulla regione del Suffolk te la vita della piccola comunità
e sull’operosa comunità di Wal- prima della tragedia; la diffusione
sham, un villaggio di circa mille graduale delle notizie sul camabitanti, sono narrati in La morte mino dell’epidemia in Europa;
nera. Storia dell’epidemia che de- l’attesa degli abitanti fra pellegrivastò l’Europa nel Trecento (Bru- naggi e processioni, studi medici
no Mondadori, Milano 2009, 340 e astrologici, timori e speranze;
pp., euro 28,00) da John Hatcher, quindi il violento impatto del
docente di Storia sociale ed eco- morbo, che dimezzerà letteralnomica all’Università di Cam- mente la popolazione locale, e le
bridge, preside del Dipartimento reazioni dei singoli e dei gruppi
di Storia di quell’ateneo, membro sociali. Master John accompagna
del Corpus Christi College e au- i suoi compaesani attraverso tutti
tore di numerose opere dedicati al gli stadi del contagio, dai primi
medioevo e alla prima età moder- sintomi ai sacramenti finali. I serna. Con una combinazione di fon- moni, basati su quelli realmente
ti documentarie e tecniche narrati- pronunciati da sacerdoti e religiove, dunque di realtà e di finzione, si dell’epoca, tradiscono spesso
Hatcher racconta «una storia pri- un senso di smarrimento generale
vata della morte nera» (p. 273), e la consapevolezza che si stesse
N
Manlio Pastore Stocchi
Memorie del paterno
governo
Marsilio
pp. VIII-336 €. 26,00
cercando di spiegare l’inspiegabile. Viene messa a dura prova la
fede di molti ecclesiastici e laici
ma si genera anche una rinnovata
sete di orientamenti morali e spirituali. Hatcher descrive, infine, il
ritorno alla normalità, che avviene con una forza e una velocità
impressionanti, come attesta la
compilazione accurata e completa dei registri a pochi giorni dal
termine dell’epidemia e il fatto
che la grande maggioranza delle tenute rimaste vacanti a causa dell’elevata mortalità venga
prontamente rilocata. Ciò era dovuto sia all’efficienza delle procedure radicate in molte strutture
amministrative, sia alla flessibilità dei grandi proprietari terrieri,
pronti ad offrire condizioni molto
favorevoli ai nuovi affittuari. Anche i vescovi rispondono con elasticità alla carenza di sacerdoti,
abbassando l’età minima richiesta per l’accesso agli ordini sacri
e abbreviando i tempi di noviziato e di formazione dei sacerdoti.
L’epidemia, comunque, non poteva passare senza conseguenze
permanenti, che nell’Inghilterra
meridionale furono soprattutto
sociali ed economiche, perché la
carenza di manodopera accrebbe
il potere contrattuale di lavoratori e contadini, favorendo l’innalzamento del loro tenore di vita e
aprendo la strada al declino della
servitù della gleba e a incisive
trasformazioni dell’assetto feudale. Hatcher è consapevole che la
«narrativa
L’interesse per le idee, le passioni, i rimpianti che
negli ultimi anni della Repubblica Serenissima
percorsero la cultura veneta, e che continuarono
a segnarla, nel ricordo e nel costume dei letterati,
anche molto tempo dopo la sua caduta. Eventi e
figure minori, non cospicui sui grandi scenari della
storia, e tuttavia non poco significativi, opere rare
e dimenticate e alcuni personaggi illustri compaiono più volte in queste pagine.
Il volume traccia la storia della letteratura italiana
S. Carrai, G. Inglese
dai suoi albori sino alla fine del XIV secolo. È
La
lettertura italiana del
stato concepito per lo studio universitario come
Medioevo
supporto ai corsi di Letteratura italiana e di FiloCarocci
logia italiana, ed eventualmente come sostegno al
lavoro dei docenti di Lettere nelle scuole superiori.
pp. 342 €. 24,30
Pur nella necessaria concisione, nessun elemento
significativo del panorama letterario italiano del Medioevo è stato trascurato.
Clara Rojas
Prigioniera
Cairo
pp. 238 €. 15,00
Le pagine in cui Clara Rojas ricostruisce il proprio
sequestro da parte delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e la sua prigionia di sei anni
nella foresta tropicale sono un susseguirsi di emozioni
e di forti sentimenti, su cui dominano l’amore da “tigre
furiosa” per il figlio Emmanuel e la fede nella giustizia
finale. Sei anni sull’orlo della follia, perché la foresta
non è soltanto carcere e lotta senza pause: è anche
chiusura in se stessi, orrore, disperazione che diventa
incapacità di sopportare il compagno incatenato insieme a te.
Chi non è tentato di attribuire al caso le situazioni che
non sa controllare? Ben poco, però, è davvero casuale... e se lo è, siamo comunque in grado di prevedere
qualcosa. E ciò che scoprono tre ragazzi grazie all’incontro con un misterioso e affabile personaggio che li
guida alla scoperta dei mille “giochi d’azzardo” della
sua bottega incantata.
Benoit Rittaud
I misteri del caso
Dedalo
pp. 60 €. 7,50
documentaria» (p. 270) — in
cui l’elemento immaginario fa
da cornice alla presentazione dei
fatti e cerca di colmare le inevitabili lacune informative deducendo il più possibile da quanto
già si conosce — ha i suoi difetti,
ma ritiene che «[...] questa pro-
spettiva insolita aiuti il lettore
ad acquisire una comprensione
più profonda della morte nera e
del XIV secolo. In caso contrario
— conclude —, avrà avuto l’utilità di spronarli ad approfondire
l’argomento sui consueti libri di
storia».
Persone e sindrome di Down
«L
a mamma di un ragazzo Down (…) mi disse che con i nostri figli si sperimentava l’amore con la A maiuscola»; e
queste mamme sono mamme speciali che faticano tanto
nel crescere i loro figli ma vengono ricompensate con un amore grande
e gratuito. Il grande genetista francese Jerome Lejeune quando scoprì
che la sindrome di Down era dovuta alla presenza di tre cromosomi
21 anziché due aprì la strada a nuove cure che, grazie alle nuove conoscenze della genetica, alleviano e migliorano le condizioni di vita di
questi ragazzi e delle loro famiglie. L’Associazione Trisomia 21onlus
presenta grazie all’editore Mauro Pagliai (www.mauropagliai.it) di Firenze, un agile volumetto pieno di storie, di sofferenze, di gioie legate
alle persone affette da questa sindrome. Le storie non negano quanto
dolore possa esserci al momento in cui una famiglia sa che il proprio
figli nascerà affetto da quella sindrome, come negare l’ansia di ogni
genitore nei confronti della salute del proprio figlio, ma da queste sofferenze nascono storie di grande amore e rispetto per l’essere umano
preso cosi come egli è. È l’accettazione della realtà che forse è veramente la cosa più difficile, ma è quella che soggiace alla scelta di molti
genitori nel rifiutare tecniche di accertamento della salute del proprio
figlio durante la gravidanza, vedi l’amniocentesi. Tanto cosa faremmo
dopo? Interromperemmo una vita che, leggiamo nel libro, potrà dare
tanta gioia e si dimostrerà piena di gioia? La pubblicazione si intitola
Chi legge questo libro? (pp. 125 €. 8,00). È una sfida. Lorenzo, una
delle tante voci del libro scritto a più mani, pensa che il libro sarà letto
solamente da chi è già coinvolto con queste storie. Speriamo di no! Perché le storie raccontate sono un grande messaggio di cosa può portare
la diversità di una persona e del bene che questa può fare ancora nella
nostra società. Una società di persone perfette, tutte sane è un’utopia,
e confrontarsi con queste realtà è una grande palestra per capire che
siamo diversi, ma tutti indispensabili e utili per crescere e il libro può
essere utile per aprire «nuove finestre alle normali concezioni di gioia
di chi questa vita la percorre in fretta, a volte sbadatamente, a volte rincorrendo ricchezze diverse, a volte senza neanche sapere perché».
E quando vediamo qualche bambino affetto da qualche malattia genetica o con problemi che provocano gravi handicap
pensiamo all’amore che lo ha fatto nascere e alle gioie che,
comunque, questo amore può dare a tutta la società.
Andrea Bartelloni
Gianni Puccio
Alla corte degli zar
Paoline
pp. 360 €. 18,00
Un testo non specialistico, rivolto al grande pubblico,
un viaggio nella storia della “Grande Madre Russia”
alla scoperta dei contributi occidentali alla cultura del
Paese. Il volume si compone di brevi capitoli per una
carrellata generale che va dall’architettura alla letteratura, dall’arte e dalla musica sino ai grandi personaggi
della Storia.
Pensata come compendio della “Storia della
letteratura italiana”, questa serie di “profili” ne
ripropone la formula introduttiva. Collocandolo
nel quadro storico e sociale della sua epoca, ogni
volume presenta uno dei grandi autori della tradizione letteraria italiana, ne discute criticamente le
opere e ne illustra la poetica.
Paul DiMaggio
Organizzare la cultura
Il Mulino
pp. 277 €. 26,00
Francesco De Cristofaro
Manzoni
Profili di storia letteraria
Il Mulino
pp. 165 €. 13,00
I contributi raccolti in questo volume mostrano
come la produzione di una gerarchia culturale
abbia bisogno di un sapiente utilizzo di rituali e
contrassegni, destinati a regolare le relazioni tra
pubblico e opera d’arte. Così viene istituito, o addirittura sacralizzato, il confine tra cultura “alta” e
“popolare”; così la produzione culturale si fa oggetto di imprenditorialità e management; così certi tipi di cultura diventano, in determinati luoghi
ed epoche, un preziosissimo capitale, socialmente
spendibile.
Paure. Paure che ci portiamo dentro da sempre,
come l’abbandono e il dolore. Paure di cui è responsabile la natura, come terremoti e alluvioni, con la
complicità decisiva dei comportamenti umani. Per
affrontare le tossine delle nostre paure quotidiane,
che ci avvelenano la vita, il primo anticorpo è l’abilità critica: saperle riconoscere per ciò che realmente
sono. E superarle.
Umberto Folena
Alfabeto delle paure
quotidiane
Ancora
pp. 104 €. 10,00
LIBRI DA LEGGERE
8
L
Tony Crilly
50 grandi idee di matematica
Dedalo
pp. 208 €. 16,00
Chi ha inventato lo zero?
Quanto è grande l’infinito?
Dove si incontrano le rette
parallele? Ed è vero che il
battito d’ali di una farfalla
può provocare una tempesta
dall’altra parte del mondo?
LIBRI
INSERTO
è
LEGGERE
stesso giudice non scontò
la pena, e solo in uno spazio di pochi centimetri si
leggerà che non fu punito
per amnistia. Quello che
manca, ed è evidente che
manchi per pura e semplice volontà dell’autore è un
po’ di sana e equilibrata
visione, ma a quel punto,
forse, non si sarebbe più
potuto chiamare l’ultra casta. Cosa ancor più grave
della menzogna è la mezza
verità; la linea guida del
libro è proprio questa. E’
vero che il nostro sistema
giudiziario è in continuo
affanno non riuscendo ad
assorbire in tempi ragionevoli l’amministrazione
della giustizia. Da qui partono i paragoni con paesi di
mezza Europa, con numeri, percentuali, statistiche
e via discorrendo, tanto
da ritrovare in una facciata più numeri che lettere.
Quello però a cui non si fa
riferimento è che l’Italia è
il paese in cui si contestano quasi tutte le multe, non
fosse altro perché in questo
modo si allunga il termine
per il pagamento; ci si denuncia per ogni minimo
diverbio e si usa la giustizia anche come modo per
arrotondare un conto annuale forse troppo magro.
E’ vero che a volte i rinvii
imposti dal giudice sono
C
La vera storia delle ss è molto più complessa di quanto si possa immaginare: è
un racconto fatto di intrighi e nepotismi,
presunti richiami filosofici e significati
simbolici, È la storia d un’organizzazione guidata da un uomo convinto di essere
la reincarnazione del re sassone Enrico I,
fondatore dell’Impero germanico; di efferati criminali che riuscirono a farsi nominare primi ministri e funzionari di polizia.
Francesco Rossolini
La questione della terra in
Sudafrica
Carocci
pp. 112 €. 14,00
Il Sudafrica ha vissuto uno straordinario
cambiamento a partire dal 1994, quando
ha avuto inizio un pacifico corso di democratizzazione. Il governo democratico si
è reso autore di un vero capolavoro mettendo in opera un poderoso processo di riconciliazione, che ha scongiurato una violenta ritorsione nei confronti dei bianchi,
e adottando una Costituzione di altissimo
profilo.
CULTURA
La Mafia Spa è la più grande azienda italiana per fatturato. Oggi non ha più bisogno di uccidere:
compra. Il suo patrimonio potrebbe da solo colmare
il debito pubblico italiano. È una multinazionale del
crimine da mille miliardi di dollari, un grande gruppo
finanziario con dirigenti e quadri, un universo in cui
si coniugano arcaicità e modernità, localismo e globalizzazione. Cinque i personaggi simbolo della “Mafia
pulita” qui raccontati da Elio Veltri. Storie vere tratte dai materiali inediti dei processi che li riguardano:
affiliati della ‘ndrangheta, organici di Cosa Nostra e
camorristi insospettabili. Una mafia invisibile che frequenta i salotti dell’alta finanza e parla più lingue, con
donne che dal carcere gestiscono il mercato del falso,
avvocati che hanno fatto delle discariche un affare miliardario, broker che trattano con i narcotrafficanti e
fattorini che viaggiano in Ferrari organizzando traffici
illegali alla luce del sole. A ogni storia nel testo fa da
contrappunto la riflessione di Antonio Laudati, tra i
massimi esperti di organizzazioni criminali in ambito
transnazionale.
(da un antico detto monastico)
a cura di Maria Grazia D’Ettoris
troppo lunghi, ma è vero
anche che spesso sono proprio gli avvocati a chiederli
per strategie difensive. Si
fa riferimento alle leggi che
i magistrati si fanno per rafforzare il proprio potere nel
processo, ma sfugge che la
riforma dell’88 fa passare
il sistema processuale penale da quello inquisitorio
a quello accusatorio e per
i pm le cose cambiano, e
non di poco. A questo punto o i magistrati si fanno,
non si capisce per quale
masochistico motivo un
grandioso autogoal, o forse non è vero che riescono
a condizionare il Ministro
della Giustizia, Giuliano
Vassalli(avvocato e docente universitario) né tanto
meno il Parlamento. L’attenzione dell’autore si concentra molto sui rapporti tra
il Csm e l’Anm (la maggior
parte dei quali sono oscure
macchinazioni sul filo della legalità tra l’organo di
controllo dei magistrati e il
sindacato che li rappresenta). In sostanza si sostiene
che l’Anm (sindacato di
riferimento) con tutte le
altre associazioni sindacali, Movimento per la Giustizia è di estrema sinistra,
Magistratura democratica è
di sinistra, Unicost centro
sinistra, controllino il Csm.
A parere di chi scrive sa-
onservali nella tua
Robin Lumsden
La vera storia delle SS
Newton & Compton
pp. 347 €. 11,00
Elio Veltri, Antonio Laudati
Mafia pulita
Longanesi
pp. 251 €. 14,60
Una casa senza biblioteca è
come una fortezza senza armeria
L’ultra casta
’autore voleva accendere un faro sulla
magistratura, forse
sulla falsariga di gomorra, e ci è riuscito in parte o
meglio, nel limite in cui si
può cogliere una differenza
sostanziale tra la camorra e
il sistema giudiziario. Certo è che, per come inizia il
libro- denuncia, l’intenzione di emozionare il lettore
e prepararlo ad una sempre
più minuziosa critica, non
solo della magistratura ma,
in sostanza, dell’intero ordine Costituzionale, riesce
benissimo. Con questo non
si vuole per nulla togliere
importanza e vergogna ad
una macchia così profonda, (un pedofilo rimane un
pedofilo, perché il male
fatto ad un bambino non
è meno degno di nota se
commesso da un giudice)
ma il giudizio ricade sulla
visione d’insieme del libro
in questione(Stefano Liviadotti, l’ultra casta, edito da
Bompiani euro 17). Pagina dopo pagina, dato dopo
dato, informazione dopo
informazione, il libro si fa
leggere avendo impresso
nella mente, l’immagine di
un giudice con i pantaloni
abbassati in un bagno di un
cinema di periferia, in compagnia di un ragazzino, nel
lontano 1977. Rimane impresso nella mente che lo
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
rebbe dovuto essere oggetto,
per lo meno di menzione, il
fatto che quando qualcuno
urla che la magistratura è di
sinistra, allora probabilmente non è un folle visionario
leader con manie di persecuzione, ma forse qualcosa
di vero, con il nome di parziale, invece che di imparziale, esiste. Ci si sarebbe
aspettato che degno di nota
doveva essere il fatto che in
un paese che ha adottato in
Costituzione l’indipendenza
della magistratura dalla politica e questo lo ha ricordato ultimamente la Corte costituzionale con la sentenza
n.224 depositata lo scorso
17 luglio, i magistrati non
possano aggirare tale divieto formando sindacati para
politici che poi controllano
l’Anm e quindi il Csm. Se
questo è vero, allora come
è possibile conciliare tale
indirizzo Costituzionale con
la presenza ingombrante di
numerosi magistrati iscritti
a magistratura democratica
o movimento per la giustizia, che con sentenze o decreti hanno giocato nei coni
d’ombra di una legge, sponsorizzando e promuovendo
un pensiero politico appartenente al modello progressista di sinistra? Ma su
questo l’autore tace. Libro
giustizialista e ideologico
ma, stimolante. Da leggere
in compagnia di un “adulto”… Riccardo Rodelli
B
M. Bucarelli, L. Monzali
Italia e Slovenia fra passato,
presente e futuro
Studium
pp. 240 €. 21,00
La finalità di questo volume è di fornire al
pubblico italiano un insieme di informazioni e di analisi sulla Slovenia contemporanea e sulle relazioni italo-slovene: il
tutto al fine di favorire una migliore conoscenza reciproca fra i due Paesi, pur senza
mascherare le differenze e i diversi punti
di vista su determinati momenti storici e
sui problemi ancora irrisolti.
Mario Dal Bello
Inquieti
I giovani nel cinema italiano
del Duemila
Effatà
pp. 176 € 12,50 Nel nostro paese vengono prodotti ogni
stagione centinaia di film che hanno come
protagonisti giovani e adolescenti alle prese con i problemi quotidiani, i sentimenti,
le scelte, le paure e l’ingresso nel mondo
degli adulti. Molto spesso si tratta di adolescenti spaventati e confusi alle prese con il
proprio “romanzo di formazione” e di trentenni stretti tra le apparenze, le aspettative
altrui e un modello di vita in cui stentano a
riconoscersi.
Franco Cassano
Tre modi di vedere il Sud
Laterza
pp. 108 €. 10,00
Da circa vent’anni Franco Cassano ha promosso, anche
con il suo fortunato libro “Il pensiero meridiano”, un
forte ripensamento sul Mezzogiorno e sulla sua identità
culturale. Grazie a lui si è aperto un dibattito sull’autonomia del pensiero meridionale, e si sono poste le basi
teoriche di un nuovo meridionalismo, che parte da parametri altri, valorizzando prima di tutto l’osmosi con il
mare, l’“andar lenti” contro il mito moderno dell’“homo
currens”, la dimensione di frontiera. Cassano prosegue
ora la sua riflessione sul Sud mettendo a confronto i vari
paradigmi che lo hanno interpretato: quello della dipendenza ovvero dello sfruttamento, della modernizzazione
ovvero del ritardo, quello dell’autonomia ovvero del Sud
come risorsa critica, osservando l’eclissarsi della questione meridionale da ogni agenda e dibattito pubblico,
scalzata dall’emersione di una questione settentrionale.
iblioteca
Roberto Marchesini
Il tramonto dell’uomo
Dedalo
pp. 204 €. 16,00
Il libro esamina i grandi cambiamenti che
le nuove tecnologie stanno approntando
rispetto ai concetti di base dell’esistenza
umana, ponendo in evidenza i più importanti fuochi di metamorfosi e gli slittamenti
di significato inaugurati dalle prassi biomediche e dall’immaginario del virtuale. La
filosofia post-umanista offre delle risposte
nuove, conoscerle vuol dire avere degli
strumenti in più per affrontare le sfide del
XXI secolo.
Nicolò Carmineo
Nei mari dei pirati
Longanesi
pp. 254 €. 17,60
Lo dimostrano le cronache più recenti: i pirati sono sempre esistiti e sono ancora fra
noi, ma questa volta non siamo in un romanzo d’avventura, e men che meno al cinema. La pirateria è una guerra silenziosa:
si stima che negli ultimi venticinque anni
nelle sole acque del Sudest asiatico siano
state attaccate più di diciassettemila navi,
con una media di settecento all’anno.
Raffaele Nigro
Viaggio in Puglia
Laterza
pp. 212 €. 10,50
“Ho visto le più belle città del mondo”,
scrisse il filosofo inglese Berkeley ai primi del Settecento, dopo essersi spinto in
calesse nei più nascosti angoli della Puglia. Prima e dopo di lui altri illustri viaggiatori, dal Quinto Grazio Flacco delle
“Odi” al Cesare Brandi di “Pellegrino di
Puglia”, hanno scritto di questa terra severa e scarna. Questo libro è un taccuino
di viaggio un po’ speciale.
Sari Nusseibeh
C’era una volta un paese
Il Saggiatore
pp. 422 € 19,00
“C’era una volta un paese” è l’autobiografia di un uomo che non ha mai smesso di difendere le ragioni della pace,
della democrazia e della tolleranza, alla
ricerca di una soluzione non violenta al
conflitto israelo-palestinese. Da moderno
Don Chisciotte, Nusseibeh si muove con
visionaria caparbietà tra battaglie civili,
amori letterari, nostalgie familiari e spietati ritratti di guerra.
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
Letteratura Mediterranea
INSERTO
Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura.
Giovanna Crisà
N
ella regione del
Belpaese che ha
uno dei redditi pro
capite più alti d’Europa, la
Julia, si sta celebrando il
maxiprocesso alla banda di
Edmondo Durante, criminale plurievaso che negli anni
Ottanta, tra rapine e società
off-shore, ha costruito un
impero economico. Intanto,
nella Capitale si assiste al
tumultuoso trapasso dalla
A
Malagente
Prima alla Seconda Repubblica, tra le incontenibili
esternazioni del capo dello Stato Alberico Gentili,
le spericolate transumanze
degli uomini compromessi con il vecchio regime e i
processi delle “toghe rosse”,
accusate di voler spazzare
via un’intera classe politica. Sullo sfondo una società
civile disillusa, frastornata e
inerme che concorre più o
meno consapevolmente allo
scardinamento dei valori, in
un mondo nel quale il Male
crea profitti e il Bene non
ne produce alcuno. Ma è tra
la morte di Arcangelo Moscato, per decenni Direttore
della Struttura, un vero e
proprio corpo separato dello
Stato, e la fuga di “Lucifero” Durante insieme ad altri
cinque detenuti da un supercarcere, che nelle stanze più
segrete del potere si gioca
una partita dagli esiti imprevedibili. Una partita che
coinvolge servizi e procure,
agenti segreti e pentiti gestiti senza scrupoli, organismi
Non davanti ai bambini
mbientato nella
Budapest a cavallo fra la Seconda guerra mondiale
e l’occupazione sovietica, questo romanzo, che
prende spunto dall’infanzia dell’autore, intreccia
gli eventi storici con le
vicende di una famiglia
divisa
dall’antisemitismo. Ne è protagonista
il piccolo Andràs, che
cresce in un ambiente in
parte cattolico, in parte
di origine ebraica, anche
se agnostico e massonico. I giovanissimi genitori sono costretti a vivere con la nonna paterna
Irén, una donna animata
da sentimenti apertamente intolleranti e antisemiti, molto protettiva
nei confronti del figlio e
del nipote, ostile invece
con la nuora. Durante i
bombardamenti la famiglia ospita anche i nonni
materni di Andràs, ebrei
liberati dal ghetto che
non possono tornare nella loro casa rasa al suolo.
Questo periodo di convivenza, la vita del caseggiato e della città negli
ultimi mesi della guerra
e negli anni successivi
sono visti con gli occhi
di un bambino e raccon-
tati con sensibilità rara,
fino alla scoperta fatta da
Andràs, ormai divenuto
adulto, di una verità che
svela le origini dei suoi
antenati, mutando così radicalmente la prospettiva.
D
Otello Lupacchini
Malagente
Cairo
pp. 271 €. 16,50
Gli ultimi giorni
di Cartagine
Raffaella Barker
Uno strano scherzo
del destino
Newton & Compton
puniche, guidate da Annibale, e della flotta romana, al
seguito di Scipione l’Africano. I destini della battaglia
sono ancora incerti mentre,
nella testimonianza di Scirpus, le congiure e i tradimenti che hanno costellato
gli eventi bellici si trasformano in un racconto sincero
e appassionato.
G. C.
Juan Carlos Martin
Leroy
Gli ultimi giorni di
Cartagine
Newton & Compton
pp. 426 €. 4,90
Èdouard Bourdet
Giulio Castelli
Gli ultimi fuochi dell’impero romano
Newton & Compton
pp. 511 €. 12,90
È l’anno del Signore 458 e l’imperatore
Maggioriano tenta di restaurare ‘impero
d’Occidente ormai sull’orlo del collasso. Il giovane
Ascanio, affascinato dal mito della gloria e delle armi,
decide di seguire suo zio, il ministro Pietro, nella spedizione che dovrà riconquistare gran parte della Gallia, della Spagna e dell’Africa romana. Ma, una volta
raggiunto il quartier generale di Maggiorano, Ascanio
scopre che qualcuno sta complottando contro di loro.
In un susseguirsi di avventure, tradimenti e scontri
sanguinosi, attraverso gran parte dell’Europa e del
Mediterraneo, Ascanio diverrà sempre più consapevole della fine di un grande impero. “Gli ultimi fuochi
dell’impero romano” è l’affresco di un’epoca: nell’atmosfera torbida e conturbante del v secolo il lettore
si ritroverà a camminare tra le strade di una Roma
decadente, ma ancora piena di fascino e mistero, con
i suoi templi abbandonati, le sue chiese grandiose, i
fedeli intransigenti, gli ultimi filosofi pagani e i ricchi
nobili sempre più chiusi nel loro mondo dorato oramai giunto alla fine.
Linda Foster, Edmondo Lupieri
Il peccato dei padri
Effatà
pp. 288 €.14,00
G. C.
Andrais Nyerges Non davanti ai bambini Elliot pp. 187 €. 16,00
ue secoli prima della nascita di Cristo,
nel cuore del Mediterraneo infuria una guerra
spietata. Roma e Cartagine
si fronteggiano in una lotta senza quartiere, con la
consapevolezza che per gli
sconfitti non potrà esserci
un destino diverso dal completo annientamento. Mentre gli eserciti si scontrano
con ferocia, un delitto minaccia di sovvertire gli esili equilibri che regolano il
conflitto. Viriato, eroe della
Lusitania, è vittima di un
complotto tramato da un pugno di traditori. Tito Vibio
Scirpus, soldato cartaginese
passato al nemico, rievoca i
momenti che precedono la
morte del guerriero spagnolo e consegna ai posteri la
cronaca degli avvenimenti.
Ecco, allora, che sulla linea
dell’orizzonte si distinguono gli stendardi delle navi
antimafia e funzionari corrotti. Perché in questa operazione spericolata, e giocata
senza freno, la posta è altissima: chi arriverà per primo al
boss latitante, a cui qualcuno
molto in alto ha permesso la
fuga in cambio della sua collaborazione?
9
pp. 285 €. 12,90
Una notte d’inverno,
Robert Littell
L’oligarca
Fanucci
pp. 416 €. 18,00
in una sala affollata,
Martin Odum, ex agente
della CIA, ora detective
privato a Brooklyn, si
affanna a ricostruire la
verità in un labirinto di
ricordi e identità passate ‘leggende’, come
vengono chiamate nel
gergo delle agenzie. Ma
chi è Martin Odum? È
lui stesso un personaggio creato ad arte dai
quartier generali della
CIA?...
ti, solo il tempo per
un uomo e una donna incrociano i loro
sguardi. Pochi istanconoscere
il
nome
dell’altro. Poi un addio fugace, che lascia
senza fiato. Cinque
anni dopo, l’uomo e
la donna stanno ancora pensando a quella
notte…
In questa nuova avventura, il Cavaliere Paride Frattolini, tornato dall’America pieno di
dollari e di idee, insiste nel suo caparbio progetto
di piegare ai propri voleri la Provvidenza. Convinto
che un’antica mappa provi che i Templari avevano
incominciato proprio in Friuli la costruzione del terzo tempio di Gerusalemme, si accinge a concluderne l’opera. L’appuntamento è sulle aspre colline del
Carso, dove, in una casa isolata e fatiscente, Camilla e Gottardo, insieme con altri collaboratori, si trovano ad ascoltare la Nuova Verità. Ma, nell’affannosa ricerca della mappa, i due giovani s’imbattono
nel primo cadavere. Allora, col Cavaliere ricoverato
in sala di rianimazione, Camilla e Gottardo devono
contro voglia accollarsi la sua missione e vagare per
il Friuli inseguendo verità tutt’altro che celesti. E
nel frattempo la madre di Gottardo, l’inossidabile
Signora Cecutti, dov’è finita?
M. J. Trow
La storia segreta di Dracula
Newton & Compton
pp. 248 €. 10,00
La leggenda vuole che dopo aver impalato le sue vittime ne raccogliesse il sangue nel suo
piatto. Le nefandezze di Vlad l’Impalatore furono in
realtà un atto di legittima difesa per salvaguardare il
suo regno? Furono dettate dalla sete di vendetta per la
crudeltà con cui vennero uccisi il padre e il fratello?
O furono piuttosto la manifestazione della furia sadica di un pazzo? Lo scrittore di gialli e storico M.J.
Trow analizza i miti e la realtà storica per svelare chi
fu davvero l’uomo il cui nome ha dato origine alla
leggenda di Dracula il vampiro. Esamina i racconti
pieni di terrore associati a questo personaggio già nel
XVI secolo, per giungere al pallido conte delle creazioni letterarie di Bram Stoker e ai film della Hammer
e della Universal Studios.
Religione
10
Memorie tra
Cecoslovacchia e Vaticano
T
ra i temi pressoché censurati dalla
storiografia politicamente corretta
relativi alla seconda metà del Novecento un posto particolare spetta senz’altro alla ‘Chiesa del silenzio’, espressione
che rimanda alla persecuzione subita dalla
Chiesa cattolica ad est del Muro di Berlino nei lunghi anni della Guerra Fredda
(1946-1989). Se è vero che la libertà religiosa rappresenta oggi un parametro decisivo per misurare gli spazi di civiltà di un
Paese, non bisogna infatti dimenticare che
essa resta un osservatorio qualificato anche
per comprendere gli aspetti meno noti e i
riflessi sulla vita concreta di milioni di persone di una delle ideologie più disumane
apparse nella storia recente: il comunismo.
Nel ventennale della caduta del Muro di
Berlino arriva in libreria Chiesa del martirio. Chiesa della diplomazia. Memorie tra
Cecoslvacchia e Vaticano (EDB, Bologna
2009, pp. 100, euro 8,00), memoria appassionata di quegli anni di Jàn Bukovskŷ,
sacerdote slovacco, già nunzio apostolico
in Russia e testimone della diplomazia vaticana nella fase della controversa Ostpolitik (termine con cui si designa la difficile
strategia di ‘distensione’ avviata dalla Santa Sede verso i Paesi dell’Europa dell’Est).
Il libro, composto da dodici brevi capitoli ordinati in senso cronologico, si presenta
come un’agile rievocazione dell’avventura della Chiesa in Europa orientale tra gli
anni Settanta e Ottanta e si concentra principalmente sul Paese natale dell’Autore,
l’allora Cecoslovacchia, oggi divisa in due
Stati, la Repubblica Ceca e la Repubblica
Slovacca. Il panorama che emerge desta
impressione fin dall’inizio del racconto:
il ritorno in Patria dell’Autore dopo alcuni anni di assenza, dovuti allo studio e alla
formazione sacerdotale. Volendo celebrare
una messa con i propri familiari finalmente
riabbracciati, appena tornato a casa, il giovane sacerdote si sente infatti rispondere
che occorre il permesso del Comitato nazionale del partito. Rivoltosi alle autorità,
prima gli viene opposto un fermo rifiuto,
Le lettere di Paolo
Dalla Bibbia di Gerusalemme
Edb
pp. 240 €. 5,90
Il volume propone le Lettere di Paolo e la
Lettera agli Ebrei nella nuova traduzione
CEI, accompagnati dalla ricchezza degli
apparati della nuova Bibbia di Gerusalemme: nuovi commenti, introduzioni e
note degli studiosi dell’École Biblique di
Gerusalemme. La prefazione di uno specialista degli scritti dell’Apostolo, quale
il prof. Romano Penna, costituisce un ulteriore importante contributo.
Bruno Maggioni
Un Dio fedele alla storia
San Paolo
pp. 176 €. 10,00
“Come e dove incontro il Signore, e come
posso discernere la sua volontà?” è questa la domanda centrale del credente nella
Scrittura. Subito seguita, però, da un altro interrogativo: “Chi è l’uomo?” (Sal
8). Uno dei più noti e apprezzati biblisti
italiani affronta con chiarezza e lucidità
il tema dell’esperienza spirituale, in una
riflessione teologica e antropologica insieme che spazia dall’Antico al Nuovo
Testamento.
quindi il permesso viene accordato purché
“celebrassi la messa da solo, a porte chiuse” (pag. 13). Alla fine, dopo ulteriori proteste, al sacerdote viene concesso di celebrare in un altare laterale “durante la messa
del parroco” (pag. 14). Non è che il primo
impatto con una realtà che l’Autore scoprirà più dura di ogni immaginazione. Negli
stessi giorni apprenderà infatti che i vescovi sono tutti in prigione o internati fuori
delle loro diocesi, mentre nel Paese restano
aperti solo due seminari. Ogni manifestazione pubblica della fede viene proibita
e, in un crescendo di violenza, “gli ordini
religiosi maschili e femminili soppressi; la
stampa cattolica ridotta a soli due titoli;
l’insegnamento della religione nelle scuole limitato [mentre] la propaganda statale
imperversava nelle scuole e in tutta la vita
sociale” (pag. 15). La Santa Sede protesterà vivacemente riuscendo ad intavolare con
fatica delle trattative, ma senza riuscire a
completare il collegio episcopale né a cambiare le leggi che riguardavano la Chiesa,
dettate in maniera unilaterale dallo Stato
(i trasferimenti dei sacerdoti, ad esempio,
dovevano essere autorizzati dal regime).
In intere regioni poi, come la Slovacchia,
semplicemente non c’era nessun vescovo.
Gli attriti fra Santa Sede e Cecoslovacchia proseguirono per anni anche perché il
regime non cedeva sul punto più importante per la Chiesa, la libera scelta della nomina dei vescovi, spingendo anzi per creare
una chiesa nazionale dissidente da Roma
fiancheggiatrice della rivoluzione e dando
aperto sostegno a movimenti politicizzati
(come il cd. movimento dei preti della pace,
Pacem in terris, che Praga manipolava con
l’obiettivo di isolare la gerarchia cattolica
della Santa Sede). Proprio in uno di questi
accesi confronti morì Štefan Trochta (19051974), creato cardinale da papa Paolo VI
(1963-1978) nella speranza di migliorare la
difficile situazione dei cattolici nel Paese.
Trochta, già prostrato dagli anni trascorsi
nelle prigioni naziste e comuniste, dovette
affrontare la visita del segretario per gli af-
I
L
Lo spazio e il tempo sono le due dimensioni del nostro esistere e del nostro vivere
quotidiano. Dopo il volume dedicato alla
presenza di Gesù nei luoghi della quotidianità (Si seppe che Gesù era in casa, 2008),
gli autori propongono un percorso di riflessione e catechesi sull’uso del tempo, articolato nei vari momenti della giornata.
Daniel J. Harrington
Perché speriamo
Immagini dai Salmi
Messaggero
pp. 144 €. 13,00
In questo libro, seguito di “In che cosa speriamo? Immagini dal Nuovo Testamento”,
Daniel J. Harrington amplia le sue riflessioni sulla speranza, interpretando per noi
le vivide e toccanti immagini dei salmi - il
monte, il sole, il rifugio, il regno, le ali protettrici, l’olivo, il pastore - per condurci a
scoprire come la speranza sia l’immagine
predominante del libro dei Salmi.
Riflettiamo con i Libri
Roberto Capuzzo
Sanguis Domini Mantuae
Olschki
pp. 236 €. 26,00
Dicembre 804. Papa Leone III si reincammina
verso Carlo Magno. La maggiore tappa italiana
del viaggio è una sosta a Mantova, per la verifica
di un evento recente e sconcertante: il ritrovamento dei resti del sangue di Gesù. Con questa
notizia assume per la prima volta corposità storica la millenaria tradizione mantovana. Da essa si
apre l’indagine del volume.
Questo nuovo libro di Zygmunt Bauman è un
inventario delle nostre paure. È il tentativo di scoprirne le origini comuni, di esaminare i modi per
disinnescarle e aprirci gli occhi sul compito con cui
dobbiamo confrontarci se vogliamo che domani i
nostri simili riemergano più forti e sicuri di quanto
noi siamo mai stati.
Zygmunt Bauman
L’arte della vita
Laterza
pp. 178 €. 15,00
Zygmunt Bauman
Paura liquida
Laterza
pp. 233 €. 8,50
In questo mondo liquido-moderno, si è felici
finché non si perde la speranza di essere felici
in futuro. È una vita emozionante e logorante:
emozionante per chi ama le avventure, logorante per chi è debole di cuore. “Lascio ai lettori di
decidere se la coercizione a cercare la felicità
nella forma praticata nella nostra società dei
consumatori, renda felice chi vi è costretto.”
Sono prese in esame due importanti dispute
Paolo Broggio
teologiche – la controversia de auxiliis e gli
La
teologia
e la politica
inizi della polemica sul dogma dell’Immacolata
Olschki
Concezione. Lo studio da una parte mette in repp. 224 €. 26,00
lazione gli sviluppi politici ed istituzionali in atto
con le vicende del pensiero e dell’insegnamento
teologico, dall’altra coglie i sottintesi politici degli interventi della Monarchia ispanica in merito alle controversie dottrinali in questione.
Giuseppe jr. Dossetti
Nodi
Edb
pp. 96 €. 7,90
La Chiesa cattolica si trova oggi di fronte a diversi nodi, particolarmente intricati. L’autore ne
affronta in particolare due: il rapporto tra religione
e violenza e l’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati. Inoltre, cerca di interpretare il senso di un fenomeno, quello della diffusione delle
droghe, che normalmente genera gravi sentimenti
d’impotenza.
fari ecclesiastici del regime che “sotto forte
pressione fisica e psicologica voleva costringere il cardinale a discutere sul trasferimento di certi sacerdoti. La discussione
si prolungò fino a tarda notte. La mattina
seguente trovarono il cardinale svenuto e
nella notte del 6 aprile 1974 morì all’ospedale” (pag. 55). Insieme a lui numerosi
altri fra sacerdoti e religiosi abbandonati
misteriosamente dalla ricerca storica e di
cui forse non si conoscerà mai il nome né
il numero esatto (fra i più coraggiosi ricordiamo l’arcivescovo di Praga Josef Be-
ibri dello
Giancarla Barbon, Rinaldo
Paganelli
Sono con voi tutti i giorni
Edb
pp. 144 €. 10,00
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
S
pirito
Sabine Laphane
Frère Roger di Taizé
Meditiamo con
Paoline
pp. 112 €. 9,00
Dopo una breve biografia di frère Roger,
arricchita anche dalle parole di alcuni testimoni, il libro presenta una serie di riflessioni e spunti meditativi, distribuiti su un
arco di 15 giorni. Pagine che diventano per
il lettore invito a trascorrere un po’ di tempo in compagnia di un maestro spirituale;
quasi “giornate di ritiro” che aprono una
breccia di luce nell’universo del proprio
quotidiano.
Jacques Arnould
Teilhard de Chardin
Lindau
pp. 469 €. 28,00
Pochi studiosi e pensatori moderni hanno
saputo, come Pierre Teilhard de Chardin
(1881-1955), intrecciare nella loro opera
gli interrogativi della scienza e le certezze della religione. Formato dai gesuiti (cui
successivamente si unì), ordinato sacerdote
all’età di trent’anni, Teilhard affiancò allo
studio della teologia un’assidua attività di
paleontologo e geologo che lo portò a viaggiare in tutto il mondo e a trascorrere gran
parte della vita lontano dalla natia Francia,
soprattutto in Cina e negli Stati Uniti.
ran (1888-1969), arrestato più volte e poi
mandato in esilio e il cardinale Frantisek
Tomaŝek (1899-1992), internato nel campo di Zeliv). In questo senso le memorie di
Bukovskŷ appaiono tanto più importanti in
quanto scritte da un uomo che pure aveva
creduto di poter trattare con un’ideologia la
cui stessa ragion d’essere, come scoprirà,
risiedeva invece nella cancellazione radicale del senso religioso e della ricerca della
verità dal cuore di ogni uomo.
Omar Ebrahime
Vittorio Fusco
La sete e la sorgente
Edb
pp. 208 €. 14,90
Il volume intende essere un ricordo
dell’autore, a dieci anni dalla morte, e
insieme costituisce un suo testamento.
Esso infatti raccoglie gli incontri di lectio
divina da lui tenuti tra il 1996 e il 1997,
nei tempi liturgici di Avvento e di Quaresima. “Si tratta di un testo di facile lettura e allo stesso tempo denso di contenuto
esegetico e spirituale, che mons. Fusco
aveva redatto durante la sua malattia.
Marcello Neri
Il monte e la senape
Edb
pp. 126 €. 8,90
“Forse non ce ne accorgiamo, ma ogni volta
che confessiamo la fede durante la celebrazione dell’eucaristia iniziamo con “io”: “Io
credo...”. Quello/a che crede sono proprio io,
con la mia storia, i miei desideri, le mie fragilità e le mie passioni. In primo luogo, questo
vuol dire che nella fede c’è spazio proprio per
me - non per un’idea di me, ma per quello
che realmente sono. In secondo luogo, questo
vuol dire che senza di me la fede non ha voce,
non ha volto.
Attualità
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
11
Si estendono le fasce di disagio
sociale nel Mezzogiorno
“L
e fasce di disagio
sociale si stanno
estendendo in modo
preoccupante, in particolare nel
Mezzogiorno” ha sostenuto il
Presidente della Repubblica,
Giorgio Napoletano, nel messaggio inviato al recente convegno “Povertà e nuovi bisogni”, promosso a Napoli, dalle
Fondazioni “Italianieuropei” e
“ Mezzogiorno Europa”. In realtà, nell’ultimo quindicennio,
in quella parte d’Italia, a sud di
Roma, per ciò che riguarda la
società civile, caratterizzata da
una debolezza della cultura civica, sono accadute cose di non
poco conto: le stragi di camorra,
la questione monnezza, il peso
sempre crescente della criminalità organizzata nella vita quotidiana, nell’economia, nell’organizzazione sociale. Peraltro, va
detto, pure, che molte patologie
sociali(generalizzata assenza di
senso civico e senso dello Stato, con endemica complicità di
parti delle Istituzioni pubbliche
meridionali e di gruppi sociali
con la criminalità organizzata,
comportamenti antisolidali e
razzismo latente) non proven-
gono dal di fuori, ma dal ventre
della società civile. Del resto, è
significativo che le regioni meridionali si segnalino per la più
ampia diffusione del lavoro nero
e non regolare (che raggiunge
punte di oltre il 20%, ovvero il
doppio delle regioni del CentroNord), e per il maggior radicamento dell’economia criminale.
Tuttavia, qui, non si tratta di
negare l’esistenza di gruppi, di
settori, quali pezzi di “società
civile” attivi, generosi, preziosi per la realtà concreta di una
civile e democratica convivenza
sociale. Pertanto, per spiegare
quel circuito economico-sociale
alternativo-(che evade il fisco,
ma, anche, la normativa sul lavoro regolare, o quello sulla
sicurezza e sull’inquinamento
ambientale)-a questa “società
civile”, il punto di partenza non
può che essere l’intervento pubblico. A prima vista, può sembrare strano che venga chiamato
in causa il modo in cui funzionano alcune istituzioni politiche. Molti potrebbero pensare
che la diffusione dell’economia
sommersa non sia che l’effetto
di una situazione di sottosvilup-
po economico, come accade in
molti Paesi arretrati. Ma, non è
del tutto vero per il Mezzogiorno. “Da oltre 50 anni-sostiene
Carlo Triglia -il settore pubblico
trasferisce al Sud più risorse di
quanto ne riceva, con l’obiettivo di aiutare lo sviluppo. Eppure, paradossalmente, sono
cresciuti i consumi, alimentati
da una diffusa economia sommersa, ma non uno sviluppo
autonomo”(Cfr. “Il Sole 24 Ore”
del 7-IX-2009). In verità è che
i trasferimenti pubblici da soluzione della difficile economia
del Sud, si sono trasformati in
problema. In realtà, la classe politica locale e regionale si è trovata a gestire risorse crescenti
in un quadro di fragilità storica
della società civile e di debolezza della cultura civica . In questa situazione, il consenso politico, fatte salve alcune eccezioni,
si è basato sull’assistenzialismo
e sul clientelismo: sulla tendenza a distribuire benefici particolari, piuttosto che offrire beni e
servizi collettivi . Le conseguenze sono state rilevanti, perché,
non solo non si sono rafforzate
adeguatamente attività capaci
Suicidi e omicidi in aumento
O
gni dieci giorni in Italia si
compie un suicidio o un
omicidio, con un considerevole aumento rispetto al 2000.
E’ quanto rileva l’Eures, che da
anni si occupa di ricerche eco-
fattori che di solito accompagnano queste stragi: molti depressi
non arrivano mai nemmeno a
pensare di suicidarsi fino a che
non si sottopongono a terapia con
psicofarmaci ( http://www.eures.
Psicofarmaci
nomiche e sociali. Che cosa c’è
all’origine della rapida impennata? Secondo il rapporto il 15,8 per
cento degli autori avevano turbe
psichiche. Ma basta dare un’occhiata agli articoli di cronaca nera
per rendersi conto che una percentuale ben più alta ha fatto uso
di psicofarmaci. La depressione
viene spesso considerata la causa
scatenante, ma in questo modo si
perdono di vista alcuni importanti
it/upload/1248944827.pdf ). Qui
di seguito alcuni dei casi recentemente successi in Italia. Tutti
facevano uso di psicofarmaci o
erano sotto trattamento psichiatrico. A Milano, R. A., 56 anni, colto da un raptus getta la zia dalla
finestra e viene subito arrestato.
Faceva uso di psicofarmaci. Davanti all’Ospedale di Prato, A. H.,
una rom di 22 anni,accoltella un
uomo di 72 anni. Secondo l’av-
vocato difensore era in cura con
psicofarmaci. A Reggio Emilia
un uomo uccide moglie, due figli
e tenta il suicidio. Era in trattamento presso una struttura psichiatrica locale. Uccide la madre
con oltre 60 coltellate, poi
si siede su una sedia e la
guarda morire. L’uomo
era in cura in un centro di
igiene mentale a Bergamo.
Marcella strangola il figlio
di 4 anni, era in cura presso il Cps (Centro Psicosociale) di Parabiago. La
moglie, M. G. F., 49 anni,
postina, si uccide a colpi
di coltello, e il marito, G.
D., 48, si strangola con un
cavo elettrico. L’uomo era
da tempo in cura. Un giovane di 30 anni, colpisce
con numerose coltellate
la madre, di 63, e dopo
si suicida, utilizzando la
stessa arma. Accade a
Trani, l’uomo era in cura
presso il servizio di igiene
mentale M. C., di 33 anni,
in cura psichiatrica, uccide il padre S. di 66. Lo
massacra di botte, tanto
da sfondargli parte della
faccia. Sin dall’inizio degli anni 90 la nostra associazione ha diffuso vari
comunicati stampa, che
avvertivano dei pericoli
legati alla assunzione dei nuovi
antidepressivi (SSRI). Nel febbraio del 1990, l’articolo “Insorgenza di intensi pensieri suicidi
durante il trattamento con fluoxetina”, nell’American Journal
of Psychiatry evidenziava che
l’assunzione di SSRI può indurre
pensieri e tentativi suicidari anche
in coloro che prima non avevano
tali idee ed intenzioni. Questi pensieri spariscono a distanza di due
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
di stare sul mercato, ma si è determinato l’effetto perverso di
favorire l’economia sommersa
e la sua componente criminale.
Vediamo, in concreto cosa è accaduto! C’è una piccola imprenditorialità operante soprattutto,
nel settore di alcuni servizi, a
bassa produttività,(commercio,
alberghi, ristoranti, altri servizi
alle persone), per la quale lavoro nero ed evasione fiscale
sono requisiti strutturali per
stare sul mercato; stessa pratica può essere operante anche
nelle costruzioni e in agricoltura. E qui, rileviamo, anche, con
estremo vigore, che le attività
imprenditoriali meridionali sane
incontrano, spesso, forti difficoltà a svilupparsi per carenza
di infrastrutture e servizi, inefficienza e arbitrarietà di alcune
amministrazioni pubbliche. E’
pur vero, che, in alcune aree
del Sud, iniziative imprenditoriali capaci di stare sul mercato
sono cresciute, ma tra notevoli
difficoltà e non in misura tale da
poter assorbire il bisogno incessante di occupazione. Da qui un
primo fattore: un’ampia offerta
disponibile ad accettare lavoro
nero o, addirittura criminale(una
via questa, percorsa da molti giovani). A questa componente se ne
aggiunge un’altra particolarmente, presente, sempre, nel Sud:
una vasta area di dipendenti del
settore pubblico, spesso precari,
con remunerazioni molto basse o
sussidi esistenziali, che integrano
il loro reddito con il lavoro nero,
o irregolare. A questo punto, noi
diciamo, a chiare lettere, che lo
sviluppo del Sud passa dalla ricostruzione dell’etica sociale e
politica a seguito, anche, di quanto affermato con autorevolezza
dai relatori del convegno “La Puglia del lavoro e le responsabilità
per lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese”, tenutosi a Bari
il 15 settembre scorso. Peraltro,
va pure detto che si stanno ponendo le condizioni per sperare
in un “nuovo Rinascimento” del
Mezzogiorno. Un primo punto di
partenza è la “Fiera del Levante”,
ritenuta un faro sul Mezzogiorno, tenutasi, recentemente a Bari,
dove si è affermato con determinazione : “ Il Meridione è il Nord
di un nuovo mondo. Da qui passa
il 30% del commercio mondiale,
un giro d’affari da 4.328 miliardi
di dollari. Business e cultura sono
decisivi nella sfida per la leadership del Mediterraneo”. E dulcis
in fundo diciamo che, anche, a
seguito di questa nuova filosofia
emersa in Fiera del Levante, per
risolvere il “caso sviluppo del
Meridione” è nato il Progetto:
“Intreccio di Filiere” per l’abbigliamento, un accordo tra il
Veneto-Verona Moda(135 aziende coinvolte) e la Puglia- Filiera
Moda(203 aziende promotrici),
per riuscire a battere la crisi imperante del settore. Saranno coinvolte oltre 330 aziende che lavorano nella filiera della moda per
valorizzare il “Made in Italy”.
o tre mesi dalla sospensione della
terapia. L’identico fenomeno veniva descritto dal “Journal of the
American Accademy of Child and
Adolescent Psychiatry”, nell’articolo “Insorgenza di fenomeni
autodistruttivi in bambini e adolescenti durante il trattamento
con fluoxetina” del marzo 1991.
Alcuni pazienti hanno affermato:
“Gli SSRI mi avevano reso capace di commettere il suicidio con
successo”. Da notare che le persone coinvolte nello studio scientifico non solo svilupparono idee
di suicidio, ma in diversi casi tentarono di commetterlo con modalità tali da cercare di evitare ogni
tentativo di salvarli. Alcuni acquistarono o si procurarono armi
da fuoco. Altri si sono dichiarati
perseguitati da idee suicidiarie
e di strage così intense e violente che togliere e togliersi la vita
sembrava essere l’unico modo di
farle cessare. Questi effetti descritti si manifesterebbero in una
percentuale di pazienti che assumono SSRI che può variare dal
1,3 al 7,5 %. La correlazione tra
assunzione di SSRI e comparsa di
idee suicide intense e violente in
persone che mai prima avevano
avuto tali pensieri; la scomparsa
di tali ideazioni dopo la sospensione del trattamento con SSRI,
e le affermazioni fatte dagli stessi
pazienti in terapia, non lasciano
adito a dubbi: l’aumento di suicidi-omicidi e l’aumento di uso
di antidepressivi sono correlati.
Da allora molti altri studi hanno
confermato quanto sopra e pericoli simili sono stati identificati
anche a seguito dell’assunzione di
altri psicofarmaci, come dimostra
il crescente numero di allerta pubblicati annualmente dalle agenzie
del farmaco di vari Paesi, senza
che le Istituzioni o la Giustizia si
siano mai preoccupate di indagare le vere cause. Il Comitato dei
Cittadini per i Diritti Umani da
tre decenni denuncia gli abusi che
avvengono nel campo della salute
mentale e continuerà a farlo finché i veri responsabili di queste
stragi non verranno chiamati a risponderne.
Salvatore Resta
Comitato dei Cittadini
per i Diritti Umani Onlus
Cultura
12
C
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
Il disastro della scuola
primaria in un libro
on la questione del maestro
unico la scuola elementare,
pardon primaria, entra con
forza nel dibattito politico italiano,
è un gran discutere, il libro di Enrico Demme, A scuola dell’Anticristo. Il disastro educativo nella
primaria di Stato, Nicola Pallotta
Editore ([email protected]),
è un libro che può offrire un valido
contributo per una seria riflessione
sullo stato di salute della scuola
primaria oggi.
Il pamphlet del maestro Demme
non offre riferimenti né note a piè
pagina ma sicuramente provoca il
lettore, non lo fa stare tranquillo,
scrive nella prefazione Massimo
Introvigne, dopo averlo letto ci si
può chiedere se l’autore in fondo
non abbia ragione. Il pamphlet di
Demme è una raccolta di lettere
di fronte all’emergenza educativa.
Sono proprie quelle preoccupazioni di Benedetto XVI che diventano
carne, sangue e lacrime nel vissuto quotidiano della scuola pubblica italiana.
Dal libro emerge una pessima
scuola elementare e non c’è nessuna riforma che possa migliorarla.
Il libro della casa editrice di Nicola Pallotta di Matera è suddiviso
in tre parti, nella prima, Mission:
impossibile, Demme racconta in
una serie di piccoli quadretti dove
la sua professione all’interno delle
varie scuole diventa una missione
quasi impossibile.
Demme è schietto e scrive che
bisogna partire dal presupposto
che il cattolico che lavora nella
scuola di Stato ha due possibilità: essere un pavido (la maggior
parte dei cattolici operano questa
scelta) o essere martire. E sono
pochi quelli che vogliono fare
testimonianza, ne ha conosciuto
uno, comportandosi, semplicemente, da cattolico. All’inizio ha
messo a posto tutti i crocifissi che
erano stati asportati illegalmente
dalle aule, e in certi casi ha dovuto ricomprarli di tasca sua.
Così il docente è diventato un
“diverso” agli occhi dei dirigenti
e colleghi. In più a complicare la
situazione ha deciso di insegnare
seriamente religione, utilizzando
Bibbia e catechismo della Chiesa
Cattolica, mettendo le ore di religione al mattino e non a cavallo
della ricreazione o della mensa.
Da questo momento i genitori
hanno cominciato a definire il docente un dogmatico e integralista.
Cambiando scuola ha avuto altri
problemi perché ha ricordato ai
bambini che il significato della
Pasqua è la Resurrezione di Cristo, non le uova di Pasqua, come
la maggior parte di loro credeva
dopo quattro anni di insegnamento di ‘religione cattolica’ a scuola e diversi anni di catechismo
in parrocchia. In effetti si cerca
di rendere inefficaci le ore di religione a scuola (a cui partecipa,
sulla carta, la maggioranza degli
studenti italiani) e prima di tutto
quella di spingere gli insegnanti a
parlare d’altro.
E che dire quando sempre lo
stesso docente insegna Storia
e cerca di raccontare la Verità,
esprimendo giudizi negativi sulla
Rivoluzione Francese e sull’Illuminismo, sul Risorgimento, sulla
guerra contro il popolo meridio-
nale nel 1860. E poi ha ricordato
il vero significato del Natale, di
Gesù Bambino e non di Babbo
Natale.
E i libri di testo non aiutano gli
insegnanti, anzi spesso veicolano
menzogne a più non posso, Demme fa riferimento a “Voglia di crescere”, sussidiario di quinta, edito
da Il Capitello. Nella seconda parte del libro Demme fa riferimento
alla querelle sull’evoluzionismo
e il creazionismo, naturalmente a
scuola non si può parlare di “Disegno intelligente”. Guai a toccare
gli scimmioni.
Perché gli insegnanti - si chiede Demme – non spiegano mai
che quasi tutto ciò che è moderno e che ha migliorato la vita
dell’uomo (università e ospedali,
ad esempio, anche quelli che si
chiamano “diritti umani”) è frutto del cristianesimo? E’ possibile
che si studi Dante e Manzoni senza accennare alla loro identità cattolica. Inoltre si può studiare per
anni storia dell’arte e conoscere
a memoria termini come pronai,
capitelli, absidi ecc. architettura
appartenenti a chiese e cattedrali,
senza nemmeno un accenno alla
fede che ha permesso, a chi le ha
costruite, di fabbricare quei capolavori.
Perfino per le banche siamo debitori in qualche modo alla Chiesa. “Insegnare” non significa più
trasmettere la verità, o almeno
formare alla ricerca della verità, ma trasmettere luoghi comuni
che diventa obbligatorio ripetere
anche in presenza di chiarissime
prove contrarie. Come il caso Galileo.
Ma nella scuola primaria forse
gli argomenti più faziosi riguardano quelli sull’ambiente, fino a
sposare l’ideologia ecologista. La
difesa degli alberi, degli animali,
mentre l’Italia si svuota di bambini e si riempie di cani e altri
animali da compagnia, - per il
maestro Demme - l’unica arma a
disposizione delle famiglie è una
sana biblica insistenza sulla superiorità dell’uomo rispetto agli
animali e sul concetto di persona
umana.
Nella terza parte il libro di
Demme entra nel vivo del lavoro
dell’insegnante impegnato con il
burocratese di decreti e di circolari
ministeriali. Quante sono le discipline che dovrebbero studiare gli
alunni della primaria? Anche per
Demme come per la Mastrocola
sono troppe le materie e le ore che
si fanno a scuola. Un insegnante
per poter insegnare, dovrà vir-
Copertina libro Harris
tualmente padroneggiare tutto lo
scibile umano e anche qualcosa
di più. Addirittura ci sono associazioni di pediatri che lanciano
l’allarme: “bambini già esauriti
dopo due mesi di scuola”. Oggi si
studiano in pratica una quindicina
di materie in un ambiente che somiglia sempre meno a una scuola,
e sempre più a un frullatore.
Per molti bambini la scuola non
finisce dopo le 8 ore del cosiddetto Tempo Pieno, un orario da fabbrica, si continua nei “Laboratori
Educativi territoriali”(LET), dove
ti offrono musica, danza, teatro.
Si passa dalla tutela delle maestre
a quella di non meglio precisati
“operatori culturali”, (giovani disoccupati con qualche speranza
di lavoro). I bambini arrivano in
prima elementare, già stanchi scri-
ve Demme, tediati da migliaia di
pomeriggi inconcludenti, in edifici
che somigliano più che altro a caserme. Ci si illude che il bambino
che sta molto tempo a scuola esca
più preparato, per molti il “tempo
pieno” è un valore e si pretende
che le ore siano tutte di insegnamento, per fortuna che c’è la mensa e poi l’intervallo. A volte dopo
8 ore i bambini devono completare qualcosa a casa.
Infine una stoccata al cosiddetto
matriarcato nelle scuole primarie,
i maestri sono diventati una rarità, questo secondo i psicologi è
un male, perché la figura di riferimento maschile sarebbe importante per la crescita, soprattutto
dei maschietti. Ci sono colleghe
che si trasformano volentieri in
baby sitter, o addirittura in vice
mamme. Ma per attirare i maschi, ci vogliono stipendi più alti,
carriere prestigiose. Invece per lo
Stato meglio che l’impiego nella
scuola resti una specie di ripiego
per casalinghe in cerca di contributi. Vita dura quindi per le poche
figure maschili rimaste nella scuola. Infine un dato che fa riflettere,
quelli che desiderano andare in
pensione prima sono quelli del
settore pubblico, in particolare
gli insegnanti. Qualche ingenuo
potrebbe chiedersi: perché?In
fondo si tratta di un lavoro bellissimo(…)E poi, se gli insegnanti
sono dei privilegiati, se lavorano
poco, perché la fuga?
Domenico Bonvegna
La scuola deve fare la scuola
Alessandro Pagano
A
d ogni fine e inizio
d’anno scolastico si
accende il dibattito
sulla scuola, ognuno ha le sue
idee, di destra o di sinistra, ma
di fronte alla realtà dei fatti,
dovremmo tutti convenire che
lo stato di salute della nostra
scuola non è buono. Abbiamo assistito al dibattito sulle
bocciature agli esami di maturità, il mio amico Alessandro Pagano plaude alle nuove
regole della riforma Gelmini
che ha prodotto più serietà
agli esami di Stato con circa il
30% di bocciati in più rispetto all’anno scorso. Dall’altro
fronte quelli come il professore Umberto Veronesi che invece non applaude per niente,
anzi secondo lui se la scuola
boccia significa che i professori sono da bocciare. Veronesi continua ad avere nostalgia
della scuola del sessantotto,
del buonismo con le promozioni di massa e il merito al
bando. Certo occorre interrogarsi perché tanti studenti
sono fermati all’ultimo anno,
perché non sono stati bocciati
prima? Non si aspetta l’ultimo
anno a bocciare chi doveva
ripetere prima. La situazione che si è creata è quanto di
più contrario vi sia ad un percorso didattico-educativo, sia
perchè si è trascinato per anni
un problema senza volerlo affrontare sia perché quando lo
si è voluto guardare in faccia
è stato troppo tardi, tanto da
creare un danno ancor più
grave di quello che un buonismo irresponsabile aveva già
procurato. Così quindicimila studenti, dopo essere stati
trascinati avanti a peso morto, saranno parcheggiati per
un anno dentro nuove classi in attesa di non si sa che.
(Gianni Mereghetti, Maturità
2009. Il mistero dei 15.000
studenti bocciati e le responsabilità dei professori, 26.7.09
Il Sussidiario.net). La selezione è bene farla negli anni
prima della maturità; l’esame
di stato dovrebbe essere una
formalità, bisogna dare più
credito alla valutazione degli
anni precedenti. In ogni modo
per il professore Luca Ricolfi la realtà è che la maggior
parte dei giovani che escono
dalla scuola e dall’università
è sostanzialmente priva delle
più elementari conoscenze e
capacità che un tempo scuola e università fornivano. Non
hanno perso solo la capacità
di esprimersi correttamente per iscritto. Hanno perso
l’arte della parola, ovvero la
capacità di fare un discorso
articolato, comprensibile, che
accresca le conoscenze di chi
ascolta. Hanno perso la capacità di concentrarsi, di soffrire su un problema difficile.
Fanno continuamente errori
logici e semantici, perché credono che i concetti siano vaghi e intercambiabili, che un
segmento sia un «bastoncino»
(per usare un efficace esempio
del matematico Lucio Russo).
Banalizzano tutto quello che
non riescono a capire. (Luca
Ricolfi, La scuola ha smesso di insegnare, 23.7.09 La
Stampa). Ai grandi e non facili problemi della scuola, un
notevole contributo per cercare
di risolverli potrebbe arrivare
dalle “provocazioni” dell’ottimo libro di Paola Mastrocola, La scuola raccontata al
mio cane, Ugo Guanda editore, giunto alla 10 edizione,
(pp191, 12 euro). Mastrocola,
professoressa di lettere in un
Liceo scientifico, fa una descrizione spietata dell’attuale
sistema scolastico italiano, offrendoci ottimi spunti per una
vera “riforma” della scuola; il
libro dovrebbe essere letto da
tutti quelli che operano nelle
scuole, dai docenti ai genitori. Insieme a questo andrebbe letto il volumetto, Elogio
della disciplina, Bernhard
Bueb, Rizzoli, (pp.156, 12,50
euro) già il titolo è tutto un
programma, i giovani hanno
diritto alla disciplina, bisogna educare con severità per
insegnare a crescere. Una volta c’era un patto tra scuola e
società, si volevano le stesse
cose e si lavorava nella stessa direzione. Per esempio la
scuola esigeva studio e fatica,
e la famiglia era d’accordo.
La meta da raggiungere era
condivisa: una buona formazione culturale che la scuola
s’impegnava a fornire. Adesso questo patto è saltato, scrive la Mastrocola, la famiglia
rema contro, e desidera che i
propri figli sorridano e siano
lasciati in pace, senza traumi,
punizioni, prezzi da pagare.
Noi insegnanti, percepiamo
di avere un nemico, sono i genitori, noi stessi, o meglio, la
società. Quando noi genitori
chiediamo alla scuola che sia
facile e divertente, che abolisca le difficoltà, la fatica e
l’impegno, noi in realtà chiediamo alla scuola di snaturarsi, e di abdicare anche lei,
così come abbiamo abdicato
noi. Alla prossima puntata.
D. B.
Umberto Veronesi
Cultura
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
13
Baget Bozzo e Saleri contro Dossetti: una lettura sociologica
Massimo Introvigne
Ultima Parte
S
aleri in qualche modo risponde a questa obiezione,
affermando che sia lo Stato di Dossetti sia quello dei controrivoluzionari “dei primi anni
dell’Ottocento” sono assolutisti,
e pongono il fondamento della
sovranità in soggetti diversi dal
popolo: il re per i controrivoluzionari, un partito non corrotto
– davvero “moderno principe” –
o una élite d’illuminati dal vago
sapore gnostico per Dossetti. Vi
è qui però un noto equivoco, che
dovrebbe essere ormai superato,
dopo che negli ultimi decenni lo
studio della scuola contro-rivoluzionaria è stato notevolmente
approfondito dagli storici. La
scuola
contro-rivoluzionaria
non trova la sua ragion d’essere nell’apologia della monarchia
assoluta e dell’Antico Regime
così come esisteva nel 1788.
Sa bene che, tornando al 1788,
l’anno dopo non potrà che essere il 1789. Al contrario, i controrivoluzionari vedono nell’assolutismo e nell’erosione delle
libertà dei corpi intermedi, delle
città, delle professioni, delle famiglie la premessa della Rivoluzione. Di queste libertà concrete – molto diverse dalla libertà
astratta illuminista – quello che
Saleri definisce giustamente
come il neo-assolutismo di Dossetti non è amico, ma avversario.
Dossetti ha avuto una vita
lunga e complessa. Ha avuto
l’impressione di vincere diverse
volte: con la fine dell’esperienza politica di Alcide De Gasperi
(1881-1954) e l’egemonia sulla
Democrazia Cristiana di uomini
che in gran parte lo ammiravano e lo consideravano un punto
di riferimento; con il Concilio
Vaticano II, dove ebbe all’inizio un ruolo assai importante,
ridimensionato però da Paolo VI
(1897-1978) non appena al Papa
fu chiaro quanto radicale fosse
Luigi Gedda
la riforma in senso collegiale
dell’autorità nella Chiesa voluta da Dossetti; con Mani Pulite,
colpo di Stato “legale” che sembrò rappresentare il trionfo delle
sue idee sul ruolo della magistratura e cui egli non fu estraneo; con le vittorie elettorali di
Romano Prodi, per molti versi
il più fedele e conseguente dei
suoi allievi. E tuttavia ogni volta a Dossetti la vittoria, che già
sembrava saldamente afferrata,
finì per scivolare via dalle mani:
con la resistenza dell’ultimo
Amintore Fanfani (1908-1999)
– ma per certi versi dello stesso
Aldo Moro (1916-1978) – a una
prospettiva coerentemente dossettiana d’incontro tra cattolici e
comunisti; con l’emergere della
posizione di contrasto al Partito Comunista Italiano di Bettino Craxi (1934-2000); con gli
ostacoli frapposti da Paolo VI
– e tanto più dal suo successore
Giovanni Paolo II (1920-1985)
– all’interpretazione del Concilio secondo un’ermeneutica
di rottura rispetto alla tradizione della Chiesa, pure divulgata
in tutto il mondo dalla potente
macchina culturale dossettiana
della “scuola di Bologna”; con
la discesa in campo imprevedibile e imprevista di Silvio Berlusconi, contro il quale non a
caso il monaco italiano scagliò
negli ultimi anni della sua vita
anatemi di una durezza inusitata
e pressoché apocalittica. Dossetti, dunque, non ha vinto: ma le
alleanze da lui intessute nel corso di una lunga vita – da ultimo
quelle con il quotidiano Repubblica e con influenti settori della
magistratura, specie a Milano e
in Sicilia – hanno generato una
meccanica che per molti versi è
all’opera ancora oggi.
L’identificazione del nucleo
essenziale del dossettismo da
parte di Baget Bozzo e Saleri ci
riporta all’interesse anche per i
sociologi del loro lavoro, e alla
teoria delle nicchie. Per Dossetti
molti non comprendono la radicalità dello scontro in atto fra il
bene e il male perché sono, secondo una sua eloquente espressione, “contagiati dalla conta” (p. 220)
– e questo non
solo nella politica: “anche
nella
Chiesa” (ibidem).
“Contagiati
dalla conta”
sono
coloro
che danno rilievo a quanto il popolo
concretamente
esprime con
le sue scelte
e con i suoi
comportamenti: in politica,
con il voto; in
religione, scegliendo questa
o quella denominazione
o all’interno
della Chiesa
questo o quel
movimento o
realtà ecclesiale. La tesi
secondo cui
la
volon-
Alcide De Gasperi
tà della maggioranza espressa
attraverso i concreti comportamenti prevale sulla saggezza
delle élite custodi del “bene” è
definita da Dossetti “assurda e
violenta” (ibidem). Movimenti
come quello di Silvio Berlusconi – ma per altri versi (e senza
quel vero e proprio “odio teologico”, p. 208, che l’ultimo Dossetti riserva al fondatore di Forza Italia, e che aveva avuto un
antecedente remoto nella sua avversione per il politico cattolico
della sua generazione più coerentemente anticomunista, Luigi
Gedda, 1902-2000) anche realtà
come Comunione e Liberazione
o l’Opus Dei – sono banditi senza misericordia dal dossettiano
regno del bene, e il numero dei
loro seguaci ed elettori diventa
squisitamente irrilevante.
Vi è qui una soluzione radicale,
e a suo modo anche elegante, del
dilemma posto al moderno progressista dagli effetti della teoria
delle nicchie. Il problema, ricordiamolo, è semplice. Secondo
il progressista “il popolo” o “la
maggioranza” dovrebbero occupare le nicchie “progressiste” in
religione e “di sinistra” in politica (beninteso, molti progressisti
non si esprimono in termini sociologici e non parlano di nicchie, ma la sostanza è questa).
Ma se apre le finestre della sua
officina ideologica, guarda fuori
e conta, il progressista si accorge che non è così. “Il popolo” o
“la maggioranza” nella maggior
parte dei casi affollano invece le
nicchie centrali-conservatrici o
peggio quelle più “a destra”.
Come si è visto, la Scuola di
Francoforte – nata, si può dire,
precisamente intorno a questo
problema – risponde che è così
perché “il popolo” è sviato da
“cattivi” che dispongono di sofisticati strumenti di manipolazione mentale, i quali utilizzano
in particolare la religione e la
cultura popolare. Qualche cosa
di queste analisi passa anche in
Dossetti, il quale non manca di
prendersela con la religiosità
popolare e con le televisioni –
soprattutto quelle di Silvio Berlusconi – come forme di oppio
del popolo. Ma la sua soluzione
del dilemma è molto più radi-
cale. Anziché spiegare perché
le scelte della maggioranza non
corrispondano alle previsioni dei
progressisti, nega semplicemente
la rilevanza delle maggioranze.
Dossetti vuole liberare i progressisti dal “contagio della conta”:
“l’allergia per le procedure elettorali democratiche è assolutamente irrefrenabile nei dossettiani, e non solo in campo politico”
(p. 320). Il problema è risolto
abolendolo. Quello che è bene
per “il popolo” – in religione
come in politica – non lo sa il popolo. Lo sanno le minoranze illuminate che conoscono il bene, e
che devono – se del caso in modo
inflessibile e giacobino – imporre
il bene al popolo, esercitando una
funzione pedagogica, anche contro la sua volontà.
Vecchia teoria, si dirà, tipica
di tutte le forme di gnosticismo
politico e religioso e di tutti i
giacobinismi della volontà generale. Ma Dossetti la declina in
modo originale, considerando un
documento rivoluzionario – di
rilievo addirittura mondiale – la
Costituzione della Repubblica
Italiana, alla cui redazione aveva
collaborato. La Costituzione per
Dossetti assume la duplice funzione – per usare la terminologia
dell’antropologia contemporanea
– di totem e di tabù. Secondo lui,
non può essere modificata, nonostante il suo testo lo preveda: il
Parlamento e il presidente della
Repubblica che si muovessero in
questo senso si comporterebbero
in modo sostanzialmente eversivo. A guardia della Costituzione
non stanno tanto i parlamentari
e il governo eletti quanto i giudici non eletti. E i giudici hanno
il diritto e il dovere di svolgere
una funzione pedagogica anche
quando questa funzione non è
compresa, non è voluta, è avversata dal “popolo” e va contro
l’opinione accertata della maggioranza. I giudici, infatti, e non
il popolo, rappresentano in questo caso il bene.
Sbaglierebbe chi ritenesse che
Dossetti non fa che riproporre
una tesi cattolica tradizionale
secondo cui le maggioranze possono sbagliare, e non qualunque
legge votata a maggioranza (per
esempio, una legge abortista)
è giusta. Questa tesi – del tutto
ovvia per un cattolico – fa riferimento alla legge di Dio, che
prevale sulla legge sugli uomini
e che si manifesta come legge naturale la quale, in quanto riconoscibile dalla ragione, s’impone a
tutti, credenti e non credenti. Ma
Dossetti, il quale dubita sia della
nozione tradizionale di legge naturale sia della legittimità di un
suo discernimento da parte del
Magistero cattolico, non ha in
mente una legge iscritta da Dio
nel cuore dell’uomo ma la Costituzione. Così lo intenderanno
i suoi seguaci. “Davvero non di
poco conto – commenta Saleri –
la sostituzione del diritto naturale
con l’‘ideologia costituzionale’!”
(p. 245).
Toni apocalittici di Dossetti a
parte, il modo in cui – per via
giudiziaria – è aggirata la volontà della maggioranza va al cuore
di tanti problemi contemporanei.
Sarebbe facile evocare il caso
Eluana: ma la questione va molto al di là dell’Italia. Negli Stati
Uniti, per esempio, la maggioranza degli elettori si sono pronunciati in referendum condotti
in molti Stati dell’Unione contro
il matrimonio omosessuale: ma
i giudici, con le loro sentenze,
stanno imponendo questa forma
di matrimonio, palesemente non
voluta dalla maggioranza degli
statunitensi, città per città e Stato
per Stato. Qualcosa di simile, beninteso, potrebbe avvenire anche
in Italia dove – non diversamente dagli Stati Uniti – non manca
chi teorizza che i giudici, che ne
sanno di più e sono più avanti dei
normali cittadini, devono educarli e imporgli norme che essi
non sono “ancora” in grado di
capire, anche contro la loro volontà. Delle singole conseguenze
di questa sovversione giudiziaria
del bene comune Dossetti, evidentemente, non ha responsabilità diretta. Ma il metodo con
cui un progressismo minoritario
s’impone alla maggioranza con
diversi pretesti e in nome di una
presunta superiore eticità è precisamente l’essenza del dossettismo descritto da Baget Bozzo
e Saleri. Un pericolo, da questo
punto di vista, ancora ben vivo
e presente.
14
Cultura
Alla riscoperta dei grandi d’ogni tempo che hanno
I
San Francesco in meditazione
olio su tela cm 123x 92,5
Roma, chiesa di San Pietro a
Carpineto in deposito presso
la Galleria Nazionale
d’Arte antica
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
saputo rendere visibile ciò che non si vedeva
A
CARAVAGGIO
Caravaggio l’antiaccademico, Caravaggio che non mistifica, che
non nasconde il suo essere concretamente uno del popolo, calato
nella veracità del suo tempo, entusiasta della cristianità dei primordi ispirata ai dettami della povertà e della semplicità.
nvito all’
Natività con i
santi Lorenzo e
Francesco
olio su tela
cm 268 x 197
rte
Alla Galleria Credito Siciliano una grande mostra dedicata a Emilio Isgrò
Adriana Ginammi Crisafulli
A
cireale - Emilio Isgrò, artista siciliano legato alla sua terra da profonde radici, Milano è la sua patria
di adozione, era presente all’inaugurazione
della mostra dal titolo intrigante: “L’invasione delle formiche, ovvero Fratelli d’Italia”. La presenza delle attive formichine è
un modo per invitare la sua Sicilia ad un risveglio laborioso. È stato l’artista a mettere
la prima formichina sulla carta geografica
della Trinacria. Come la prima sera i visitatori avranno una formichina da applicare
visitando la mostra alla Galleria Credito
Varesino di Acireale. Alla chiusura, il 15
novembre prossimo anche loro avranno
partecipato ad una spettacolare installazione che sarà ampiamente documentata.
Emilio Isgrò, un artista completo: è un poeta, dal suo mondo poetico sono generate
le opere d’arte, scrittore, giornalista, con
grande passione per il teatro e la musica
(celebre la sua installazione “Chopin” per
quindici pianoforti realizzata alla Scala di
Milano nel 1973). Come giornalista, appena ventenne, fu inviato dal quotidiano
il Gazzettino al seguito di John Fitzgerald
Kennedy in viaggio elettorale per gli Stati Uniti. “È stato proprio quell’incontro,
dice l’artista, a ispirarmi nel 1965 l’opera
“Jacqueline” una delle mie poesie visive
più conosciute”. Isgrò è noto come il più
grande artista concettuale, per le sue cancellature. Cancellare è un nuovo linguaggio
artistico: quando il rapporto con la parola è
molto forte cancellare significa far risaltare
la parola mancante e Isgrò cancella… cancella anche nell’Enciclopedia Treccani. Per
la sua terra l’artista ha realizzato “Fratelli
d’Italia” cinque serigrafie su tela che formano una lunga striscia con l’inno nazionale
cancellato. Commuove la sezione dedicata
alla “Strage di Bologna”: scorrono davanti ai nostri occhi quei finestrini del treno,
nessun volto è rimasto a ricordare la vita,
cancellati per sempre. “L’ora italiana” una
vivace installazione ci riporta
al quotidiano;
è
composta
da venti pezzi rotondi con
un
orologio
incorporato e
con suoneria
funzionante.
Un’altra
ci
racconta “l’avventurosa
vita di Emilio
Isgrò”. Ricordiamo inoltre
i sorprendenti
“Semi d’arancia”
installazione di sculture in fiberglass. Sono ancora una
settantina le opere esposte
di questa sceltissima antologica dagli esordi a oggi.
Quelle grandi tele rosse ci
affascinano, non c’è nulla,
ma sappiamo che “Alma
(a sinistra) corre nel rosso
vestita di rosso”. Molte e
diversificate le opere delle Mappe ai Particolari di
Particolari, ingrandimenti
esasperati di particolari di
personaggi noti. Grande,
personalissima, riflessione, ha suscitato in
me un’opera che potrebbe essere una chiave indicativa di lettura dell’iter artistico
di Emilio Isgrò “Dio nostro Signore apre
questo occhio ma non riesce a chiuderlo”.
L’occhio che intensamente si affaccia sul
mondo è quello di Dio: è tanto quello che
c’è da vedere anche per chi ha tutto creato,
eppure noi riusciamo a chiudere gli occhi
indifferenti al miracolo che ci circonda. Di
Emilio Isgrò ricordiamo le quattro Biennali
di Venezia alle quali h partecipato, l’intervento a Gibellina, le innumerevoli mostre
che lo hanno reso famoso in campo internazionale. L’antologica di Acireale prodotta e
organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese a cur di Marco Meneguzzo
è accompagnata da un ricco catalogo edito
dal Credito Siciliano.
Due grandi eventi celebrano il
centenario del primo volo in Italia
V
arese - Molte le iniziative nell’ambito dell’ambizioso progetto “Vola Veloce Varese”, eventi
programmati dal Comune di Varese in collaborazione con il FAI, per celebrare l’anniversario del primo
volo in Italia. A Varese, nel Castello di Masnago, è allestita la mostra “L’officina del volo, futurismo, pubblicità
e design 1908-1938”. A Villa Panza, sempre a Varese,
oltre ad ammirare i lavori di restauro del FAI che hanno
ridato nuovo splendore alla villa e al parco, si possono
provare vere emozioni con la simulazione del volo dai
primi aeroplani all’esplorazione spaziale, una proposta
curata dal Museo dell’Aeronautica Gianni CVaproni in
collaborazione con la Fondazione Europa Civiltà. Sistemato in un grande prato verde un aereo Macchi 346 attira
l’attenzione di grandi e piccini. Villa Menafoglio Litta
Panza venne costruita nella metà del XVIII secolo circondata da un vastissimo parco dove si gode un panorama straordinario, nelle belle giornate si possono scorgere
le Prealpi lombarde fino al Monte Rosa. Di grande interesse è la visita ai due piani della villa donata al FAI nel
1996 dall’ultimo proprietario Giuseppe Panza di Biumo.
Grande collezionista di arte contemporanea, in particolare americana, a partire dal 1950 ha riunito più di 250
opere, molte esposte nel locali settecenteschi in armonia con gli antichi arredi e le preziose raccolte d’arte
africana e precolombiana. Famosa nel mondo questa
collezione, oltre ai protagonisti dell’arte ambientale di
Los Angeles: Irwin, Nordman, Turrell comprende la
più importante raccolta di opere di Dan Flavin, realizzata esclusivamente con tubi di luce fluorescente.
Quattro grandi eliche di aerei nel cortile del Castello
di Masnago invitano i visitatori alla mostra “L’officina del volo, futurismo, pubblicità e design 19081938”. Un filmato racconta la storia dell’aviazione: i
primi voli e progressive tappe, la trionfale trasvolata
atlantica di Italo Balbo. La mostra spazia dai manifesti pubblicitari d’epoca, circa 70 litografie, all’aereo pittura futurista, all’aereoscultura, a documenti
storici,progetti di aerei e oggettistica del tempo. Tutte
opere firmate da grandi artisti, fra gli altri alcuni nomi:
Munari, Boccioni, Sironi, Dudovich, Azzani, Depero,
Di Lazzaro, Delle Site. Il primo manifesto pubblicitario di Aldo Mazza del 1909 ricorda il circuito aereo
di Brescia, altri annunciano riunioni aviatorie, gare a
premi, evoluzioni acrobatiche. Un manifesto ricorda il
Circuito Atlantico (1927) in idrovolante di Francesco
De Pinedo. Pilota famoso che in occasione del bando di
concorso per l’ammissione alla Reale Accademia Aeronautica scrisse: “Auguro che ogni km da noi percorso in
volo susciti nel cuore dei giovanetti italiani il desiderio
di diventare aviatore”. Leggendo quello scritto, con un
flash improvviso, mi rivedo bambina guardare curiosa
una tessera che mia madre conservava gelosamente nel
cassetto. C’era stampato un aereo bellissimo. Da grande
ho letto una dedica: “Alla signora V. G. che ha avuto
l’ardire di alzarsi in volo e partecipare alle mie acrobazie con sorpresa e ammirazione, Francesco De Pinedo”.
Molti i dipinti esposti e le pubblicazioni: un manoscritto
originale riporta il discorso di Italo Balbo agli Atlantiti
prima della partenza da Orbetello. Un libro del futurista
Luciano Folgore: “Il canto dei motori esalta la velocità.
Bellissime foto di Filippo Macero hanno immortalato
l’arrivo a New York e Chicago della crociera atlantica.
Una mostra esaltante per la nostra storia dell’aviazione,
per il ricordo di tanti uomini valorosi e l’occasione per
evidenziare il grande contributo che le industrie locali
hanno dato allo sviluppo dell’aereonautica, infatti Varese è stata chiamata “La provincia con le ali”.
A. G. C.
Economia
N° 13/2009 - ANNO XVIII - 1 ottobre
15
A cura di Gianfranco D’Ettoris
La crisi, l’immobiliare
e un inquietante interrogativo
Corrado Sforza Fogliani
Presidente Confedilizia
La crisi è, per l’immobiliare,
un’opportunità e - allo stesso tempo - un pericolo. Un’opportunità,
dunque. La crisi è, infatti, partita
dall’immobiliare (per le imposizioni demagogiche della politica
statalista dei politici del radicalismo statunitense che proclamavano il “diritto alla casa”, da cui
i subprime) ma - è un paradosso
- è destinata a risolversi nel (e a
favore) dell’immobiliare, allorché
l’inflazione (che tutti prevedono
si sviluppi quando verranno a galla le potenti iniezioni di liquidità
delle banche centrali) manifesterà - contestualmente alla ripresa
economica - i propri effetti. Ma la
crisi è anche un rilevante pericolo
per l’immobiliare: e il guaio grave
è che il pericolo è già una realtà,
mentre l’opportunità è attesa. Non
si tratta della caduta dei valori: che
non c’è e non ci sarà, perché non
c’è mai stata - salvo che in poche
zone d’Italia - una “bolla” artificiosa (e chi predice - o auspica
- una caduta dei valori, lo fa solo
al fine di creare l’ambiente adatto
perché vengano ulteriormente, e di
nuovo scandalosamente, favoriti
alcuni strumenti già a fiscalità privilegiata, messi in piedi dal grosso
capitale parassitario). Il pericolo
- dunque - non sono i valori, sono
i politici: oggi più che mai tentati
- illusi da interessi di settore - dalla “via breve” (quella che Einaudi
definiva inventata da “superbia
satanica”) della creazione di lavoro buroindotto: di lavoro indotto
dalla burocrazia, e a carico dei soliti noti (proprietari). Il Ministero
dello Sviluppo (sic) economico è
già partito alla carica, varando alla
chetichella - perlomeno, rispetto
alle organizzazioni rappresenta-
tive di chi deve pagare, non certo
rispetto a quelle dei beneficiari - un
provvedimento che impone, per gli
apparati ascensoristici, lavori che
non sono obbligatori in alcun’altra
parte d’Europa. Il provvedimento
(come altri dello stesso Ministero)
farà i conti con la Confedilizia - la
sicurezza, in Italia, non può essere diversa da quella del resto del
mondo - ma è di un esemplarità
(per il discorso che abbiamo fatto) unica, anche per i costi che
comporta (15mila euro circa per
ascensore). Tanto più che non è
il solo. I Piani casa, invero, sono
diventati - sempre nell’ottica di
creare lavoro buroindotto, questa
volta per i professionisti senza altro lavoro - il veicolo privilegiato,
in alcune Regioni, per varare il famigerato “libretto casa”: già bocciato da 8 giudizi di legittimità, di
merito ed anche di costituzionalità, con sentenze del cui esito non
si vuole - pervicacemente - tener
conto. L’atteggiamento del Governo avanti a queste leggi (illegittime, perché invasive - anche - di
competenze riservate allo Stato),
sarà una cartina di tornasole. Nella stessa ottica, s’inquadra anche
la “riforma del condominio” varata da un Comitato ristretto (ma
sarebbe meglio dire ristrettissimo, per non dire “unitario”) della
Commissione Giustizia del Senato. Che nasce già vecchia (senza
risolvere con chiarezza, infatti, il
problema della capacità giuridica
riconosciuta al condominio in tutta Europa o quasi, e della conseguente valorizzazione della figura
dell’amministratore) e in patente
contrasto con tutta una serie di
normative da ultimo varate oltre
che con i diritti proprietari (messi
in discussione con una violenza
che non ha precedenti). Gli esempi
potrebbero - purtroppo - continuare (le normative buroindotte su impianti di ogni
A cura di L. Rondi e F. Silva
Produttività e cambiamento
nell’industria italiana
Il Mulino
pp. 395 €. 28,00
Superata la crisi del 2001/2002 l’industria
manifatturiera italiana è entrata in una fase
di ristrutturazione la cui natura ed estensione
non sono ancora del tutto evidenti. Qualcuno insiste sull’ipotesi di declino altri invece
pongono in rilievo i successi di numerose medie e grandi imprese. Intento del volume, che
presenta i risultati di una ricerca promossa
dalla Società Italiana di Economia e Politica
Industriale (Siepi), è contribuire a una migliore comprensione dei limiti e delle potenzialità
di tale processo.
Simone Iozzi
Medicina tradizionale
erboristica
Tecniche Nuove
pp. 336 €. 39,90
Questo lavoro sulla natura e pratica della
Medicina tradizionale erboristica, oltre
ad essere stato concepito per costituire una valida conoscenza sulla materia,
fornisce anche al lettore una cultura di
base nel campo della Dottrina Umorale, secondo i canoni ed i principi propri
della Vis medicatrix naturae ippocratica.
Il testo è completato da un ampio compendio di piante medicinali con le loro
caratteristiche, modalità di utilizzo ed
eventuali controindicazioni o limitazioni
d’utilizzo.
genere nonché sulle certificazioni
o disposizioni energetiche, con
relativo - impazzito - guazzabuglio regionale, sono sulla bocca di
tutti). Ma preme, a questo punto,
trattare di quello che è più che un
problema, un inquietante quesito:
I
perché mai si trovano centinaia e
centinaia di milioni per costruire
100mila nuovi alloggi di edilizia
popolare (destinati - com’è finora avvenuto - ai prepotenti più
che agli aventi diritto), e non si
trova un euro per rivitalizzare la
locazione? Perché mai si trovano
mezzi per costruire e ricostruire,
e sprecare così nuovo territorio
(come se non fosse, anche questo,
una risorsa limitata, per non dire
già finita), e non si affronta per
davvero il problema della cedolare secca per i redditi da locazione,
sulla quale - pure - tutti i maggiori
partiti erano d’accordo, prima delle elezioni, e lo erano senza “se”
e senza “ma” (cioè, senza distinzioni e condizionamenti, che solo
ora - e, per il vero, dal solo Pdl vengono fuori)? L’interrogativo ripetiamo - è inquietante, ed è inutile che ne spieghiamo il perché.
Turismo: presentato il Rapporto 2009
l turismo in Italia contrasta la
crisi con una tenuta maggiore
di altri settori economici. Lo
ha affermato il ministro del Turismo, Michela Brambilla, nel corso
di una conferenza stampa che si
è svolta a Palazzo Chigi per presentare il Rapporto sulla stagione
turistica 2009. Nonostante la congiuntura economica, il settore ha
mantenuto risultati di tenuta nei
primi tre mesi dell’anno grazie
alla montagna, in agosto grazie
alla politica promozionale degli
hotel, nelle prenotazioni per l’autunno grazie alla ripresa del turismo business e commerciale nel
nord del Paese. Le imprese hanno
dunque dimostrato di saper affrontare l’emergenza e i risultati danno
l’Italia in una posizione più favorevole del resto d’Europa.
Le tendenze registrate:
• gli hotel, che hanno maggiore
clientela internazionale, hanno applicato una politica di ribasso nei
prezzi (-7,2%) per contrastare il
calo registrato nei primi sei mesi,
• il turismo italiano diminuisce le
partenze all’estero e sceglie l’Italia
nei primi sei mesi dell’anno, e in
estate sceglie i mesi fuori stagione di luglio (+37%) e settembre
(+14,2) pareggiando il conto con
l’estate 2008,
• l’attrattiva del nostro Paese
rimane costante, anche tra le pre-
U
tilità
Maria Grazia Turri
La distinzione fra moneta e
denaro
Carocci
pp. 304 €. 32,50
Moneta e denaro non sono la stessa cosa.
Anzi, l’identificazione della moneta con il
denaro emerge e via via si delinea come
l’assunto fuorviante che sta all’origine delle crisi finanziarie e dei riflessi di queste
sull’economia reale. C’è un nesso fra questa mancata distinzione e il fatto che nelle
crisi economiche assistiamo a diagnosi,
prescrizioni e cure insufficienti?
Riccardo Cremona
Vincenzo De Cecco
Miss little China
Libro + dvd
Chiarelettere
pp. 76 €. 16,90
“Miss Little China fa vedere per la prima
volta i cinesi in una dimensione quotidiana. Un’intimità personale e famigliare
completamente inedita. Un’occasione rara
per entrare in un mondo di cui non si sa
niente, al netto di una quantità industriale di luoghi comuni.” Dopo “I cinesi non
muoiono mai”, con questo libro Oriani e
Staglianò tornano a raccontare la “straordinaria normalità” di un popolo molto simile
agli italiani di un tempo.
visioni di vendita del Turismo organizzato mondiale, contenendo
il calo mondiale dei flussi internazionali in Italia al –2,8%, quando
l’OMT prevede un calo mondiale
dei flussi internazionali tra il -4%
e il -6%,
• gli effetti della crisi economica
hanno influenzato maggiormente
la durata della vacanza e la spesa,
spingendo i turisti italiani e stranieri a ridurre il budget per la vacanza
e ad utilizzare maggiormente gli
alloggi privati.
sulle ricadute di immagine negativa che hanno avuto le notizie
apparse quest’estate e che sono
finite con grande eco sulla stampa internazionale sugli episodi di
truffe, abusi e disservizi a carico
dei turisti di cui il nostro paese è
stato teatro.
Nonostante i disonesti siano una
piccola minoranza a fronte dei milioni di onesti e capaci operatori
italiani del turismo – ha affermato
Michela Brambilla – ciò è sufficiente per farci finire sui giornali
di tutto il mondo. Per questo occorre garantire un’etica di comportamento ancora più solida e più
lineare nel mondo turismo, da parte di tutti gli attori coinvolti. Una
apposita struttura di vigilanza avrà
per il futuro il compito di assicurare ai turisti, e ai cittadini la tutela
dei loro diritti.
Il ministro si è poi soffermato
Gianfranco Nitti
A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192
Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr
Paul Collier
L’ultimo miliardo
Laterza
pp. XV-254 €. 6,90
Il terzo mondo si è ristretto. Per quarant’anni, la sfida dello sviluppo ha messo un mondo ricco, abitato da un miliardo di persone,
di fronte a un mondo povero, con cinque
miliardi di persone. Dobbiamo imparare
a invertire le cifre a cui siamo abituati: ci
sono in tutto cinque miliardi di persone che
vivono già adesso in condizioni agiate, o
che perlomeno hanno imboccato la strada
giusta, e un miliardo di persone che invece
rimangono inchiodate in fondo alla fila.
Luigi Bonanate
La crisi
Bruno Mondadori
pp. 177 €. 15,00
Le relazioni internazionali degli ultimi
vent’anni sono caratterizzate dall’assenza
di un principio d’ordine e dal profilarsi di
chiari sintomi di anarchia. Dalla caduta del
Muro di Berlino, suggello di uno scontro
tra superpotenze risolto senza un conflitto
armato e avvio di un periodo di armonizzazione internazionale, alle guerre - e alle
politiche belliche - che stanno segnando
l’inizio degli anni duemila.
Giovanni Federico
Breve storia economia
dell’agricoltura
Il Mulino
pp. 168 €. 14,00
Negli ultimi due secoli l’agricoltura ha
ottenuto risultati da molti punti di vista
migliori del settore industriale. Questo
testo espone e spiega con chiarezza cause e fattori di questo successo conseguito
dal settore agricolo. Il volume presenta le
informazioni disponibili sull’andamento
della produzione agricola e di altre variabili significative, come i prezzi e la composizione della produzione.
A cura di R. Gualtieri e
J. L. Rhi-Sausi
L’Europa e la Russia a
vent’anni dall’89
Il Mulino
pp. 324 €. 25,00
L’edizione 2009 del Rapporto sull’integrazione europea è centrata sui paesi
dell’Europa centro-orientale, caratterizzati dalla transizione post-socialista. Nel
saggio monografico di apertura si presenta un bilancio del ventennio apertosi con
la caduta nel muro di Berlino, la riunificazione tedesca e il crollo del sistema
economico e politico di tipo sovietico prima nei paesi satelliti dell’Europa centrale e poi nella stessa Urss, che dal 1992
si disintegrava nei quindici stati che la
costituivano.
P
Nicoletta Hristodorescu
ersonalità di alto
livello
culturale e ricercatrice per
vocazione, Nicoletta Hristodorescu vive
e lavora in Italia dal
1960. Proviene da
una famiglia di giuristi d’origine romena, francofoni per tradizione. La sua
perfetta integrazione nel mondo culturale italiano avviene attraverso un lungo iter di studi universitari negli atenei
di Napoli e di Salerno, dove si è laureata in Lingue Straniere, in Sociologia, in
Scienze dell’Educazione e in Filosofia ad
indirizzo psicologico. Le sue competenze
interdisciplinari, che spaziano dalla linguistica alla logica formale, e dalla psicosociologia all’informatica, non le hanno
impedito di esprimere le proprie valenze più marcatamente creative ed artistiche, in opere letterarie, teatrali e poetiche
di ampio respiro compositivo. Oltre alla
produzione scientifica, nell’ambito della
quale ha pubblicato recentemente, per i
tipi della D’Ettoris Editori, i saggi di psicosociologia differenziale e di psicologia cognitiva: “Eva, Venere e Minerva”
(2008) e “L’apprendimento intelligente –
Teoria dei luoghi della mente e modello
neuromimetico della Tdl”, applicato alle
scienze dell’educazione (2009), l’Autrice ha svolto anche una fertile attività di
critico d’arte e di giornalista pubblicista
in vari giornali nazionali e periodici specialistici.
Nicoletta Hristodorescu
I figli del sonno
Dialoghi tra Sofia, Lucifero e il Maestro
Opera drammatica in tre Atti
I figli del sonno
ISBN 978-88-89341-16-2
9 788889 341162
Nicoletta Hristodorescu
I figli del sonno
Dialoghi tra Sofia, Lucifero e il Maestro
Opera drammatica in tre Atti
07/08/09 17:29
In questo dramma dal sapore classico ma dai contenuti universali, l’Autrice presenta la
storia senza fine dell’anima umana alla perenne ricerca di amore e di verità, dilaniata
dall’eterna lotta tra bene e male. I personaggi principali del poema rappresentano note
tipologie dell’immaginario collettivo. Riconoscere questi personaggi immaginari, come
compagni dei propri pensieri segreti risulterà agevole a ogni lettore sensibile alle valenze
simboliche della poesia e della favola in generale. I figli del sonno incarnano i sogni che scavano labirinti nella mente e volano audaci verso orizzonti sperati e inesplorati. I sogni, per
la loro stessa natura inconscia,si prestano ad una pluralità d’interpretazioni e sono spesso
rivelatori o portatori di contenuti profondi sepolti nella memoria. Al di là di ogni filosofia o
intenzione recondita, I figli del sonno suggeriscono che l’intera esistenza umana è una continua ricerca di significati ultimi. La fame di “essere” e di attualizzare tutte le sfaccettature
della propria realtà interiore è il sogno di tutti. I nostri stessi progetti, realizzati o solo sognati sono “figli” dei nostri sogni. Le battute conclusive offrono la possibilità d’immaginare
altri possibili scenari, in un proseguo senza soluzioni di continuità. I sogni o gli incubi fanno parte della vita che, sempre in cammino, resta incompiuta e in divenire, fino alla fine.
I-88900 Crotone, via Lucifero 40
tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413
ISBN 978-88-89341-16-2
pp. 108, € 15,00
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Il destino dei paradisi fiscali