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Consiglio nazionale
Cussegl naziunal
12.445 n Iv. Pa. Gruppo GL. Soppressione del tiro obbligatorio
Rapporto della Commissione della politica di sicurezza del 7 gennaio 2013
Riunitasi il 7 gennaio 2013, la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale
ha esaminato l'iniziativa parlamentare presentata il 14 giugno 2012 dal gruppo verde liberale. L'iniziativa richiede l'abrogazione dell'articolo 63 Tiro obbligatorio della legge federale
sull'esercito e sull'amministrazione militare (LM). Richiede inoltre l'introduzione di un nuovo
articolo nella stessa legge in base al quale l'esercito è tenuto a ritirare l'arma personale del
militare alla fine di un servizio o di un corso affinché venga depositata nell'arsenale e a
riconsegnargliela all'inizio di un prossimo servizio o corso. Previa richiesta al comandante in
servizio, il militare può portare l'arma a casa. Proposta della Commissione La Commissione propone con 16 voti contro 8 e senza astensioni di non dare seguito
all'iniziativa. Una minoranza (Fischer Roland, Allemann, Flach, Fridez, Galladé, Graf­Litscher, Jositsch, van
Singer) propone di dare seguito all'iniziativa. Relatori: Büchler (ted.), Perrin (franc.) In nome della Commissione:
La presidente Chantal Galladé
1. Testo e motivazione 1. 1. Testo 1. 2. Motivazione 2. Stato dell'esame preliminare 2. 1. Il tiro fuori del servizio 2. 2. Custodia a domicilio dell'arma d'ordinanza 3. Considerazioni della Commissione 3. 1. Considerazioni della maggioranza 3. 2. Considerazioni della minoranza 1. Testo e motivazione
1. 1. Testo
Fondandomi sull'articolo 160 capoverso 1 della Costituzione federale e sull'articolo 107 della
legge sul Parlamento, presento la seguente iniziativa. La legge federale sull'esercito e sull'amministrazione militare (legge militare, LM) va modificata
come segue: 1. l'articolo 63 Tiro obbligatorio è abrogato; 2. è introdotto un nuovo articolo in base al quale l'esercito è tenuto a ritirare l'arma personale
del militare alla fine di un servizio o di un corso affinché venga depositata nell'arsenale e a
riconsegnargliela all'inizio di un prossimo servizio o corso. Previa richiesta al comandante in
servizio, il militare può portare l'arma a casa. 1. 2. Motivazione
Il tiro obbligatorio non è più conforme ai tempi né motivato da una vera e propria esigenza.
Quando è stato introdotto, i militari dovevano presentarsi alla loro piazza di mobilitazione già
pronti a combattere (con arma carica). Il numero degli anni di servizio era comparativamente
alto. Oggi la truppa e i sottufficiali effettuano un corso di ripetizione annuale e, di regola, sono
prosciolti già al compimento del 30mo anno d'età, mentre la munizione da tasca non viene più
distribuita. Inoltre, l'utilità formativa del tiro obbligatorio è esigua se paragonata all'onere, sia
finanziario che in termini di tempo. Oggi il tiro obbligatorio ha assunto la funzione di finanziamento indiretto alle società di tiro, un
compito che non può essere di competenza dell'esercito. Come succede per tutte le
organizzazioni, anche il numero dei membri delle società di tiro è in calo, cosicché occorre
comunque procedere con una certa urgenza a una riduzione e fusione degli impianti di tiro
esistenti. Sarà in tal modo possibile anche adottare misure volte a ridurre il rumore. Sopprimendo il tiro obbligatorio viene inoltre meno uno dei motivi per cui alla fine di un servizio
o di un corso i militari portano l'arma a casa. In seguito agli adeguamenti proposti con
l'iniziativa parlamentare, il deposito delle armi militari personali nell'arsenale diventa la norma,
contribuendo ad aumentare la sicurezza della popolazione. Poiché, su richiesta, l'arma
personale potrà ancora essere portata a casa, non vi sarà tuttavia alcuna limitazione per i
tiratori impegnati. 2. Stato dell'esame preliminare
2. 1. Il tiro fuori del servizio
Il tiro fuori del servizio comprende tutti gli esercizi svolti con armi d'ordinanza e munizioni
all'infuori delle scuole e dei corsi dell'esercito svizzero, in particolare nell'ambito di esercizi
federali e altri esercizi di tiro volontario, organizzati da società di tiro riconosciute. In Svizzera esiste una lunga tradizione di allenamento al tiro per mantenere e promuovere la
capacità di difesa. Al momento della fondazione dello Stato federale il tiro fuori del servizio è
stato sancito nella legge federale dell'8 marzo 1850 sull'organizzazione militare della
Confederazione svizzera, che, per la prima volta, prevedeva esercizi annuali di tiro a segno. Ai sensi dell'articolo 25 capoverso 1 lettera c e dell'articolo 63 capoverso 1 della legge federale
sull'esercito e sull'amministrazione militare (LM, RS 510.10), gli ufficiali subalterni, i
sottoufficiali, gli appuntati e i soldati devono assolvere il tiro obbligatorio. Ogni anno devono
dare prova della loro precisione nel tiro con l'arma personale, ottenendo un punteggio minimo
al programma federale obbligatorio. Il tiro obbligatorio va assolto entro il proscioglimento
dall'obbligo militare ma non oltre la fine dell'anno in cui il militare compie 34 anni. Chi non
assolve il tiro obbligatorio deve seguire un corso di tiro per ritardatari, senza soldo. Chi non
consegue i risultati minimi richiesti deve assolvere un corso di tiro, con diritto al soldo. Ai sensi
dell'articolo 81 segg. del Codice penale militare (CPM, RS 321.0), i militari che non si
presentano al corso di tiro per ritardatari in linea di principio sono punibili. 2
L'ordinanza sul tiro fuori del servizio (ordinanza sul tiro, RS 512.31) disciplina le modalità di tiro
obbligatorio e l'impiego delle armi e delle munizioni. Secondo l'articolo 2 gli scopi del tiro fuori
del servizio sono: completare e sgravare l'istruzione al tiro con l'arma personale nelle scuole e nei corsi
militari;
mantenere e promuovere la destrezza al tiro e il tiro di precisione dei militari fuori del
servizio;
promuovere il perfezionamento dei tiratori in corsi d'istruzione speciali;
verificare l'efficienza dell'arma personale e promuovere il tiro facoltativo.
Solo le società di tiro riconosciute possono organizzare esercizi, il cui svolgimento viene
controllato dai membri delle Commissioni cantonali di tiro (art. 19 dell'ordinanza sul tiro). 2. 2. Custodia a domicilio dell'arma d'ordinanza
La custodia a domicilio dell'arma d'ordinanza fu disciplinata per la prima volta a livello federale
nell'articolo 18 della Costituzione federale del 1874. Prima di allora, i Cantoni applicavano
regole diverse: nei Cantoni di Uri, Svitto, Obvaldo, Lucerna e Appenzello Interno le armi
d'ordinanza erano depositate nell'arsenale mentre negli altri Cantoni i militari potevano portarle
a casa. Dal 1908, l'arma personale può essere tenuta anche dopo il proscioglimento dagli
obblighi militari. Le basi legali per la custodia a domicilio dell'arma d'ordinanza sono segnatamente le seguenti:
art. 110 segg. della legge militare (LM, RS 510.10), ordinanza sull'equipaggiamento personale
dei militari (OEPM, RS 514.10) e ordinanza sul tiro (RS 512.31) nonché le corrispondenti
ordinanze del DDPS (OEPM­DDPS, RS 514.101 e ordinanza del DDPS sul tiro, RS 512.311). Il 13 febbraio 2011 il Popolo ha respinto, con il 56,3 per cento dei voti, l'iniziativa popolare Per
la protezione dalla violenza perpetrata con le armi che chiedeva, tra le altre cose, il deposito
delle armi d'ordinanza negli arsenali. Prima dell'iniziativa, diverse basi legali sulle armi
d'ordinanza e sulle munizioni sono state inasprite come segue: ritiro delle munizioni da tasca;
i militari ricevono un'arma soltanto se è stato attestato che non rischiano di commettere
atti di violenza;
i militari possono depositare l'arma in un punto di ristabilimento della Base logistica
dell'esercito senza dover addurre motivi e gratuitamente;
i militari che lasciano l'esercito e che desiderano acquistare l'arma personale devono
presentare un permesso d'acquisto di armi;
terzi, autorità, medici e psicologi curanti o incaricati possono effettuare una
comunicazione se vi sono segni o indizi di un incombente abuso dell'arma personale da
parte del militare. Anche i quadri dell'esercito devono segnalare ai propri superiori i
militari con potenziale di violenza o suicidio;
i comandi di circondario possono procedere ad un ritiro preventivo dell'arma personale
del militare di cui notino segnali di un potenziale impiego abusivo;
i giovani tiratori possono portare a casa un fucile d'assalto soltanto se privo di otturatore.
Inoltre, è stato controllato se agli ex militari che hanno lasciato l'esercito tra il 2006 e il 2011
erano state ritirate le armi. In caso contrario, è stato loro richiesto di consegnare
l'equipaggiamento. All'occorrenza i dossier sono stati trasmessi alla Sicurezza militare.
Queste misure hanno reso possibile il ritiro di circa 11 700 armi. A causa di lacune nei dati
sull'equipaggiamento personale, nel mese di marzo 2012 circa 27 000 ex militari prosciolti
ordinariamente sono stati pregati di spedire il loro libretto di servizio. In seguito a tale
operazione, in tutto e fino alla fine del gennaio 2013, sono state ritirate 33 armi dell'esercito. 3
Dal 1 settembre 2012, l'esercito può accedere online a ARMADA, la piattaforma di
informazione in materia di armi dell'Ufficio federale di polizia (fedpol). ARMADA contiene tra le
altre cose informazioni sulle persone a cui le autorità di polizia hanno rifiutato un permesso
d'acquisto d'armi o sequestrato un'arma. In questo modo si può evitare che un militare cui sia
stata sequestrata un'arma civile o negato un permesso d'acquisto possa conservare un'arma
militare. Sono previsti ulteriori provvedimenti. Nel gennaio del 2013, la Commissione della politica di
sicurezza del Consiglio nazionale ha in particolare approvato le quattro mozioni seguenti volte
a migliorare lo scambio di informazioni tra autorità civili e militari: Mozione 13.3000. Introduzione di un obbligo di comunicazione al DDPS. In futuro il pubblico
ministero o il giudice competente dovranno comunicare al DDPS i casi in cui vi è da temere
che un militare o un coscritto oggetto di un procedimento penale pendente utilizzi la sua arma
da fuoco in maniera pericolosa per se stesso o per un terzo. Mozione 13.3001. I dati trasmessi
al DDPS dal ministero pubblico e dai tribunali devono poter essere trattati nel sistema
d'informazione sul personale dell'esercito (PISA). Mozione 13.3002. Creazione di una base
legale per l'accesso online ai registri cantonali delle armi con l'obiettivo di collegare tra di loro
non solo i registri cantonali ma anche i sistemi d'informazione della Confederazione. Mozione
13.3003. Creazione di una base legale per l'utilizzo del numero AVS per un'identificazione
rapida ed efficace dei militari. Il Consiglio federale ha inoltre modificato l'ordinanza sul tiro (RS 512.31) e introdotto una
procedura uniforme per il ritiro delle armi dell'esercito. La versione modificata dell'ordinanza
entrerà in vigore il 1 marzo 2013. In futuro la base logistica dell'esercito potrà anche incaricare
i comandanti di circondario del ritiro delle armi in prestito. Questi ultimi potranno a loro volta
affidare il ritiro delle armi in prestito alle autorità cantonali di polizia. 3. Considerazioni della Commissione
3. 1. Considerazioni della maggioranza
Con il rifiuto dell'iniziativa popolare Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi del
13 febbraio 2011, il Popolo si è chiaramente espresso a favore della consegna dell'arma
personale al militare e della sua custodia a domicilio. La maggioranza ritiene pertanto che
risollevare la questione a soli due anni dalla votazione rappresenti un accanimento. Il tiro fuori
del servizio e la consegna dell'arma fanno parte integrante di un esercito di milizia. L'iniziativa
parlamentare è il primo passo per allontanare sempre più Popolo ed esercito. A questo passo
ne seguiranno altri fino a che l'esercito stesso non sarà rimesso in discussione. Il tiro fuori del
servizio è parte integrante della formazione dei soldati di milizia. Un allenamento regolare al
tiro è sensato e opportuno, a maggior ragione se si considera che circa un terzo dei militari
rinvia il servizio militare anziché assolverlo annualmente. Dal punto di vista militare, la
necessità del tiro in stand è riconosciuta e il tiro singolo ben mirato dalla lunga distanza ha
riacquistato importanza proprio nelle guerre più recenti. La consegna a casa dell'arma rappresenta inoltre un segnale che la Svizzera prende sul serio
la propria difesa. Dal momento che ci si aspetta dal soldato che, in caso di necessità, difenda
il suo Paese con le armi, occorre anche accordargli la dovuta fiducia. Le società di tiro
svolgono un ottimo lavoro, motivo per cui i contributi federali annuali sono giustificati. Sono
notevolmente aumentati i controlli in seno a tali società affinché non vengano sottratte
munizioni. Infine, le modifiche della legislazione sulle armi hanno rinforzato la sicurezza contro
l'impiego abusivo delle stesse. 3. 2. Considerazioni della minoranza
La minoranza ritiene che il tiro fuori del servizio non abbia più alcun senso dal punto di vista
militare e rappresenti una tradizione ormai superata. La soppressione del tiro fuori del servizio
offrirebbe all'esercito svizzero la possibilità di modernizzare la propria immagine. Inoltre, la
formazione al tiro può essere svolta in modo più efficiente ed efficace all'inizio di ogni corso di
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ripetizione. Tenuto conto del budget limitato a disposizione dell'esercito, la minoranza fa notare
che con la soppressione del tiro fuori del servizio si potrebbero segnatamente risparmiare ogni
anno 9,5 milioni di franchi, versati sotto forma di contributi alle società di tiro civili. Questi
contributi costituiscono in ultima analisi una sovvenzione indiretta e potrebbero essere
impiegati in modo più utile. La minoranza è del parere che, alla luce del buon lavoro svolto, le
società di tiro possano continuare ad esistere anche senza tali contributi. Abrogato il tiro fuori del servizio, viene meno anche la necessità di portare a casa l'arma. Di
conseguenza, viene meno anche l'argomentazione principale degli oppositori dell'iniziativa Per
la protezione dalla violenza perpetrata con le armi. Dato che quest'ultima risale per giunta già a
due anni fa, la minoranza ritiene che sia legittimo rimettere in discussione alcune sue parti,
soprattutto perché una consegna generale delle armi rappresenta un rischio per la sicurezza.
Secondo la minoranza, la soppressione del tiro fuori del servizio non metterebbe in questione
né la volontà di difendersi della Svizzera né la qualità della sua difesa. 5
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Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale