Finanza ”spicciola”
sottotitolo:
come difendere i nostri soldi dalle banche .
Vincenzo Vespri
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Caffé della Scienza, Livorno
7 Aprile 2016
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Perché solo adesso dobbiamo difenderci dalle banche?
Perché prima i BOT garantivano ricchezza per tutti. Banche e
risparmiatori.
Con i tassi bassi, i risparmiatori hanno cercato interessi piú alti
accettando piú rischi.
Le banche non sempre offrono la dovuta assistenza.
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Una banca é un istituto che esercita congiuntamente l’attivitá di
raccolta del risparmio tra il pubblico e di esercizio del credito.
Le funzioni di deposito e prestito hanno origini antichissime: i
privati avevano manifestato il bisogno di affidare i loro beni ai
sacerdoti giá tra i sumeri, popolazione dell’antica Mesopotamia, e
tra i popoli della Grecia antica, dove accanto ai templi nacquero in
un tempo successivo i trapeziti, banchi dietro i quali lavoravano i
sacerdoti.
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L’origine delle banche moderne nacque nel Rinascimento con gli
orafi che custodivano dai clienti oro e altri oggetti preziosi,
rilasciando in cambio una ricevuta, la nota di banco, che certificava
l’esistenza del deposito. Ben presto si capı́ che era fisicamente piú
conveniente, per chi volesse viaggiare o fare acquisti, portarsi
dietro queste note di banco piuttosto che l’oro vero e proprio, e col
passare del tempo gli orafi ebbero sempre piú clienti, consolidando
la fiducia nella nota di banco. I banchieri fiorentini perfezionarono
questa attivitá diventando garanti dei pagamenti: firmando lettere
di credito che li impegnavano a pagare somme per conto di chi le
portava: fu la prima comparsa degli assegni, che liberavano
mercanti e sovrani dalla necessitá di portare con sé grandi quantitá
di contanti o merci preziose.
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Infatti furono i banchieri fiorentini a inventare lettere di credito e
buoni del tesoro. Quest’attivitá fece di Firenze una delle cittá piú
ricche e potenti del mondo. All’inizio del XV secolo Firenze aveva
un’ottantina di banche che facevano prestiti a Re, Imperatori e
Papi, con un reddito superiore a quello dell’Inghilterra. La prima
banca in senso moderno nacque nel 1406 a Genova con ”Banco di
San Giorgio”.
Poco per volta i banchieri si resero conto che i clienti erano
disposti ad accettare ad esempio una quantitá di oro di un dato
valore e non lo stesso oro che avevano depositato e inoltre
compresero che i clienti non ritiravano tutto insieme i loro depositi.
Il saldo tra depositi e ritiri, in condizioni economiche normali, era
positivo e quindi si poteva lasciare a disposizione dei clienti solo
una parte del denaro depositato, usando la parte restante per
investimenti fruttiferi.
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In altre parole, la gente cominció ad utilizzare sempre piú le note di
banco lasciando alla banca l’oro che le garantiva; la banca,
accortasene, ne approfittó per lucrare con lo stampare e il prestare
altre note di banco garantite dallo stesso oro in deposito che era
contemporaneamente in garanzia di altre note di banco rilasciate
ad altri clienti. Quindi la banca é in grado di creare nuova
ricchezza mediante le note di banco emesse. Da qui nasce il
meccanismo di creazione moderno della moneta da parte delle
banche e la riserva frazionaria: la percentuale dei depositi bancari
che per legge la banca é tenuta a detenere sotto forma di contanti
o di attivitá facilmente liquidabili. Da notare che il rimanente é
impegnato in altre attivitá che servono a pagare i costi della banca.
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Da notare che la riserva frazionaria é un punto di estrema
debolezza per una banca: la corsa agli sportelli é un fenomeno
tipico di una crisi finanziaria. Avviene quando un elevato numero
di clienti di una banca prelevano contemporaneamente tutti i loro
depositi per paura che la banca diventi insolvente. Tale
avvenimento destabilizza la banca stessa, che spesso fallisce. Il
fallimento dipende dal fatto che la banca detiene solo una parte dei
depositi mentre la maggior parte viene investita, o meglio,
utilizzata per espletare la sua funzione creditizia. In Europa la
legislazione appena introdotta, il bail in, facendo pagare il dissesto
di una banca ai correntisti, spinge i risparmiatori a levare i loro
depositi da una banca per metterli in una banca che loro ritengono
piú sicura. Gli effetti sono stati disastrosi per i paesi periferici: nel
2015 il sistema bancario ellenico é fallito e la proprietá é passata al
sistema tedesco. Nel modello capitalista avere il controllo del
sistema bancario implica avere il controllo di tutto il sistema
produttivo. Ossia il bail in ha permesso alla Germania di assumere
”legalmente” il controllo de facto della Grecia.
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Infatti, l’economia nell’antichitá é evoluta da C-C (commodities to
commodities , ossia baratto) a C-M-C (commodities to money to
commodities, ossia il denaro serve a rendere piú efficiente lo
scambio dei beni). Con l’avvento delle banche é stato reso
possibile il modello M-C-M (ossia la produzione dei beni serve ad
accumulare risorse finanziarie, base del modello capitalista) a M-M
(la finanziarizzazione della societá, ossia il denaro che riproduce se
stesso tipo Pinocchio che pianta nel terreno gli zecchini d’oro
aspettando che crescesse l’albero). La pericolositá di una societá
basata sulla finanza e non sul lavoro era chiara fin dall’antichitá. Il
pensiero cristiano condannava gli ”usurai”. La moneta - diceva il
teologo e dottore della Chiesa Tommaso d’Aquino - é stata in
primo luogo inventata per gli scambi; il suo uso naturale, e primo,
é dunque di essere utilizzata e spesa negli scambi. Pertanto é in sé
ingiusto ricevere un prezzo per l’uso del denaro prestato; é in ció
che consiste l’usura.
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Gli elementi che definiscono la natura peccaminosa dell’usura sono
due.
In primo luogo essa é contro natura perché il denaro deve nascere
dal lavoro e non dal denaro stesso. A questo proposito é
interessante notare come Dante Alighieri, che nella Divina
Commedia rispecchia esattamente il pensiero teologico del suo
tempo, condanni nell’Inferno gli usurai alla stessa pena dei
sodomiti e dei suicidi: tutti loro peccano infatti ”contro natura”.
Il secondo peccato dell’usuraio é il furto: nulla in natura si genera
da sé ma tutto deriva da Dio; ora l’usuraio fa nascere nuovo
denaro dal denaro sfruttando lo scorrere del tempo; ma il tempo é
creatura di Dio che Egli ha dato agli uomini perché provvedano
alla loro salvezza. L’usuraio allora ruba il tempo a Dio per farlo
proprio e lo vende per generare denaro.
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Per queste ragioni all’usuraio era negata la sepoltura in terra
consacrata. In un racconto medioevale si narra della morte di un
usuraio e delle pressioni che i suoi amici avevano fatto sul prete
perché lo seppellisse nel cimitero. Questi, dopo aver pregato, disse
mettiamo il suo corpo su un asino e vediamo qual é la volontá di
Dio e cosa ne fará: dovunque l’asino lo porti, che sia in una chiesa,
in un cimitero o altrove, io lo seppelliró. Inutile dire che l’asino si
diresse senza esitare fuori cittá fino al luogo dove venivano
impiccati i ladri e, impennandosi, scaraventó il cadavere sotto il
patibolo, in un letamaio.
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Con la nascita delle banche questa condanna senza se e senza ma
viene cancellata e si permettono investimenti finanziari non legati a
beni reali. I primi esempi di bolle finanziarie eclatanti nascono nel
XVII secolo, come ad esempio quello della bolla dei tulipani
(1634-1637). La bolla dei tulipani o tulipomania é stata una bolla
speculativa sui prezzi dei bulbi dei fiori scoppiata nell’economia
olandese del Seicento, la prima documentata nella storia del
capitalismo.
l tulipano, introdotto in Europa nella metá del XVI secolo dalla
Turchia, ebbe una crescente popolaritá nei Paesi Bassi, scatenando
la ”gara” fra i membri della middle class a superarsi l’un l’altro nel
possesso dei tulipani piú rari. I prezzi arrivarono a livelli
insostenibili. La coltivazione del tulipano fu presumibilmente
iniziata nei Paesi Bassi nel 1593. Questo fiore divenne rapidamente
una merce di lusso e uno status symbol.
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Nel 1623, un singolo bulbo di una specifica qualitá di tulipano
poteva costare anche un migliaio di fiorini olandesi (il reddito
medio annuo dell’epoca era di 150 fiorini). I tulipani erano
scambiati anche con terreni, bestiame, e case. Presumibilmente, un
buon negoziatore poteva anche guadagnare seimila fiorini al giorno.
Nel 1635 fu registrata una vendita di 40 bulbi per 100.000 fiorini
Un prezzo record fu pagato per il bulbo piú famoso, il Semper
Augustus, venduto ad Haarlem per 6000 fiorini.
Nel 1636 i tulipani erano scambiati nei ”collegi” ospitati in taverne
di numerose cittá olandesi. Agli acquirenti era richiesto di pagare
una commissione del 2,5 % chiamata ”soldo del vino”, fino a un
massimo di tre fiorini per scambio. Erano, dunque, scambi al di
fuori delle normali borse valori. Questo incoraggió tutti i membri
della societá al commercio di tulipani, molte persone vendevano e
compravano immobili o altri possedimenti per poter speculare sul
mercato dei tulipani. Alcuni speculatori fecero grandissimi profitti.
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Alcuni commercianti vendevano bulbi che erano stati appena
piantati o quelli che avevano intenzione di piantare. Questa pratica
fu soprannominata ”commercio del vento”. Un editto statale del
1610 fece diventare illegale questa vendita allo scoperto rifiutandosi
di riconoscere carattere di coercibilitá legale a questo genere di
contratti, ma la legislazione non riuscı́ a far cessare l’attivitá
negoziale. Nel febbraio del 1637, non potendo piú spuntare prezzi
gonfiati per i loro bulbi, i commercianti di tulipani cominciarono a
vendere. La bolla speculativa scoppió. Si incominció a pensare che
la domanda di tulipani non avrebbe potuto piú mantenersi a quei
livelli, e questa opinione si diffuse man mano che aumentava il
panico. Alcuni detenevano contratti per comprare tulipani a prezzi
dieci volte maggiori di quelli di mercato (ormai crollato), mentre
altri si trovarono a possedere bulbi che valevano un decimo di
quanto li avevano pagati. Centinaia di olandesi, inclusi uomini di
affari e dignitari, caddero in rovina finanziaria.
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Tutti i tentativi esperiti per risolvere la situazione in modo da
accontentare entrambe le parti si rivelarono un insuccesso. In
sostanza, ciascuno rimase nella situazione finanziaria in cui si
trovava alla fine del crollo: nessuna corte poteva esigere che i
contratti venissero onorati, perché i giudici considerarono questi
debiti alla stregua delle obbligazioni naturali contratte con il gioco
d’azzardo, e quindi non esigibili attraverso un’esecuzione forzata
sotto la giurisdizione della legge. Le bolle finanziarie erano favorite
dalle banche che producevano prodotti finanziari ipervalutati e li
piazzavano ai clienti ignari tramite l’attivitá di sportello. Cose che
capitano ancora oggi: ad esempio la Banca Etruria che ha piazzato
le pericolosissime obbligazioni subordinate ai propri clienti
determinando la rovina finanziaria di molti correntisti.
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All’inizio del XX secolo, proprio per evitare questo conflitto
d’interessi, il Glass-Steagall Act aveva introdotto una distinzione
giuridica tra banche di commercio pubblico e banche
d’investimento pubblico, attivitá che non potevano essere svolte
dallo stesso soggetto giuridico per il conflitto di interessi esistente
fra le due. Il Glass-Steagall Act proibiva alle banche commerciali, o
a societá da esse controllate, di sottoscrivere, detenere, vendere o
comprare titoli emessi da imprese private.
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Questa separazione fu decisa dopo che un comitato d’inchiesta
(noto come Pecora Committee), promosso dal Senato americano in
seguito ai numerosi fallimenti conseguenza della crisi del ’29,
verificó che alcune banche avevano collocato presso i propri clienti
titoli emessi da imprese loro affidate e che queste avevano
successivamente utilizzato i fondi cosı́ raccolti per rimborsare i
prestiti precedentemente concessi dalla banca. In sostanza, le
banche avrebbero trasformato potenziali sofferenze in emissioni
collocate presso i propri clienti. In altri casi, gli istituti di credito
emettono dei prestiti con la cosiddetta ”opzione convertendo”, che
permette al debitore, in presenza di determinate condizioni
economiche, di non rimborsare il prestito e cedere alla banca
altrettante azioni di proprietá.
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Il Glass Steagall, sotto la pressione della lobby finanziaria, fu
revocato negli Stati Uniti, mentre era presidente Bill Clinton che
nel corso del suo mandato ha sempre accondisceso a Wall Street. Il
Gramm-Leach-Bliley Act del 1999 abrogava il Glass-Steagall Act.
Questa abolizione del Glass-Steagall Act é considerata una delle
maggiori cause della crisi dei mutui subprime del 2008.
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Altro punto di debolezza della banca é che é facilmente
manipolabile dal potere politico. Esempio storico é lo scandalo
della Banca Romana. Con l’Unitá Italiana l’idea di Cavour di
concentrare l’emissione in un solo istituto fu disattesa Inoltre la
sorveglianza sull’operato degli istituti viene ridotta a poche azioni
che si possono definire di circostanza. Nel 1888, approfittando
degli scarsi controlli, a fronte di 60 milioni di lire autorizzati, la
Banca aveva emesso per 113 milioni, fra cui banconote false per 40
milioni emesse in serie doppia. La banca risulta inoltre creditrice
per cospicue aperture di credito e finanziamenti concessi al settore
edilizio durante la grande speculazione ottocentesca per il
risanamento di Roma e la costruzione di nuovi quartieri. Crediti
che non saranno mai rimborsati. Possiamo fare il parallelo
considerando le 4 banche fallite a fine 2015 (Banca delle Marche,
Carife, Carichieti e Banca Etruria) dove mancanza di controlli da
parte degli enti preposti (Banca d’Italia e Consob) e prestiti
speculativi concessi ad amici hanno portato al fallimento queste
quattro banche pessimamente gestite.
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Nel corso degli anni venti la finanziarizzazione dell’economia era
diventata sempre piúevidente: l’investimento in borsa era diventato
un fenomeno di massa: sempre piú persone investivano i propri
risparmi acquistando azioni per poi rivenderle poco dopo
incassando la differenza. Nel 1925 nella Borsa di New York si
trattavano 500.000 azioni salite a 1.100.000 nei primi mesi del
1929. Inoltre, fra il 1927 e il 1929, il valore delle azioni raddoppió.
Mentre una parte della popolazione investiva fiduciosa in borsa,
milioni di americani vivevano in condizioni di sofferenza: i salari
degli operai crescevano ad un ritmo molto piú blando della
produzione e gli agricoltori dell’est assistevano impotenti ad una
drastica discesa dei prezzi dei prodotti agricoli, causata dalla forte
sovrapproduzione.
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L’aumento del reddito e della prosperitá aveva coinvolto solo una
parte della popolazione (ad esempio il 5% degli statunitensi
possedeva un terzo dell’intero reddito nazionale), mentre il 71%
della popolazione possedeva un reddito annuo inferiore a 2500
dollari l’anno, lo stretto necessario per vivere in maniera dignitosa.
Ció significava che la maggioranza degli americani, pur avendo
migliorato la propria condizione, non era ancora in grado di
assorbire tutta la produzione industriale e agricola. Altro elemento
che stava contribuendo a rendere instabile l’economia statunitense
era la forte frammentazione del sistema bancario che rendeva le
banche, quasi tutte piccole, vulnerabili nei periodi di crisi.
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L’euforia speculativa di Wall Street crolló improvvisamente il 24
ottobre 1929 (il ”giovedı́ nero”). La borsa aveva ormai perso ogni
contatto con la realtá: improvvisamente furono vendute milioni di
azioni con un ribasso delle quotazioni apparentemente inarrestabile.
I guadagni di mesi scomparvero in poche ore, mandando sul
lastrico centinaia di risparmiatori grandi e piccoli. Il forte periodo
di depressione che seguı́ provocó un forte aumento della
disoccupazione, il crollo dei consumi e della produzione industriale.
Il tracollo delle importazioni, inoltre, colpı́ anche gli stati che
esportavano materie prime negli Stati Uniti (ad esempio il Cile che
forniva rame agli USA).
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Il governo statunitense, nonostante le buone intenzioni del
presidente Herbert Hoover, non riuscı́ ad a risolvere o quantomeno
a tamponare la forte depressione economica. I provvedimenti
economici varati infatti si rivelarono inconsistenti e non all’altezza
della situazione. Solo nell’inverno 1931-32, quando gli Stati Uniti
avevano vissuto giá due anni di profonda crisi, Hoover autorizzó
alcune misure economiche piú incisive (creazione di un ente per
erogare prestiti alle banche in crisi, stanziamenti vari a sostegno
delle attivitá produttive). Queste iniziative rinforzarono le strutture
finanziarie ma non riattivarono l’economia: la disoccupazione
arrivó a toccare punte del 20%, le industrie chiusero e licenziarono
mentre migliaia di banche, non rimborsate dei prestiti concessi,
fallirono, scatenando il panico fra i risparmiatori.
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Alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America del 1932 il
candidato democratico Franklin Delano Roosvelt promise una serie
di misure urgenti al fine di rilanciare l’economia statunitense,
colpita da tre anni di dura depressione. Eletto presidente,
Roosevelt affermó:
”Sono convinto che, se c’é qualcosa da temere, é la paura stessa, il
terrore sconosciuto, immotivato e ingiustificato che paralizza.
Dobbiamo sforzarci di trasformare una ritirata in una avanzata.
Chiederó al Congresso l’unico strumento per affrontare la crisi. Il
potere di agire ad ampio raggio, per dichiarare guerra
all’emergenza. Un potere grande come quello che mi verrebbe dato
se venissimo invasi da un esercito straniero.”
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Roosevelt in un suo celebre discorso avvenuto a Chicago durante la
campagna elettorale aveva annunciato l’intenzione di dare un ”new
deal” (nuovo corso) alla politica economica statunitense senza peró
specificare nel dettaglio quali erano le sue intenzioni effettive.
Durante i quattro mesi che passarono dall’elezione all’insediamento
la crisi continuó a peggiorare a tal punto che il giorno
dell’insediamento del presidente, il 4 marzo 1933, la maggior parte
degli stati aveva chiuso a tempo indeterminato le banche al fine di
evitare il collasso dell’intero sistema bancario che sembrava ormai
imminente. Il presidente convocó d’urgenza il Congresso
sottoponendogli un disegno di legge che fu approvato dopo poche
ore di dibattito.
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L’Emergency Banking Act istituı́ una vacanza bancaria di alcuni
giorni al fine di sondare la liquiditá e la soliditá degli istituti di
credito, prima della riapertura. La legge bancaria di emergenza
inoltre, assoggettó le banche al controllo federale, garantendo cosı́
maggiore sorveglianza contro speculazioni e azioni finanziarie
sconsiderate. Il 12 marzo Roosevelt tenne la prima delle sue
periodiche ”chiacchiere al caminetto”, dei messaggi radiofonici
rivolti al popolo americano. Nel suo primo discorso al caminetto il
presidente comunicó ai suoi concittadini che il peggio era passato,
che le banche erano sicure e che la gente poteva tornare
nuovamente a depositare il denaro. Gli americani gli credettero e il
pericolo del collasso del sistema bancario fu superato.
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Durante i primi cento giorni di amministrazione Roosevelt indusse
il Congresso ad approvare una serie di provvedimenti al fine di
rilanciare l’economia. Alla legge di emergenza bancaria fecero
seguito altri importanti provvedimenti (le banche sono centrali in
un sistema capitalista ma bisogna anche incidere sulla economia
reale)
- Lo stanziamento di 500 milioni di dollari per impiegare i
disoccupati in programmi di lavori pubblici (costruzione e
manutenzione di strade, scuole, parchi, campi gioco ecc).
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- L’istituzione del Civilian Conservation Corps (CCC), la cui nascita
fu chiesta espressamente da Roosevelt in un messaggio al
Congresso del 21 marzo 1933. Il ”CCC” dal 1933 al 1942 assoldó
oltre tre milioni di disoccupati che furono destinati a curare la
manutenzione e la conservazione delle risorse naturali. I
partecipanti a questo programma, in nove anni di lavoro, hanno
piantato oltre tre miliardi di alberi, hanno migliorato la fruibilitá
dei parchi nazionali e, infine, hanno contribuito a spegnere gli
incendi boschivi e a migliorare le tecniche antincendio
- La riforma monetaria portó ad abbandonare la paritá aurea del
dollaro statunitense e consentı́ alla FED di aumentare la quantitá
di moneta in circolazione nella speranza di far diminuire i prezzi nel
mercato interno e di stimolare le esportazioni. Questa misura
favorı́ anche la produzione industriale che aumentó del 25% entro
il 1937 e del 50% entro il 1942.
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- La legge di bilancio approvata il 14 marzo 1933 taglió le spese del
bilancio federale, gli stipendi pubblici e le pensioni ai veterani della
prima guerra mondiale. Di fronte a questo provvedimento,
apparentemente contraddittorio, Roosevelt si giustificó affermando
che sosteneva l’esistenza di due bilanci separati: il bilancio
”normale” federale che doveva essere messo in pareggio, e il
”bilancio di emergenza” che serviva per sconfiggere la depressione.
- L’abrogazione del proibizionismo portó alla fine del mercato nero
della produzione e del commercio degli alcolici.
- Il National Industrial Recovery Act, approvato dopo un non facile
iter parlamentare, garantiva la protezione dei sindacati e la
concorrenza leale fra le imprese.
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- La creazione di una apposita agenzia di elettrificazione per
portare la luce elettrica in tutti gli Stati Uniti e ha favorito anche il
miglioramento delle condizioni degli agricoltori.
- Il Glass-Steagall Banking Act (1933) vietó alle banche
commerciali di operare nel settore finanziario e assicuró i risparmi
degli statunitensi fino alla cifra di 5000 dollari.
- Il Securities and Exchange Act istituı́ una commissione di
controllo sulle operazioni di borsa. Nella stessa legge era presente
anche una norma che vietava le azioni speculative e la cessione di
azioni senza il pagamento di almeno il 55% del valore della
transazione.
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Roosevelt intraprese anche una riforma del sistema fiscale ed in
particolar modo delle imposte dirette. Con la legge sulle entrate
del 1934 fu disposto l’aumento delle aliquote per i redditi piú alti.
L’anno successivo con legge del 30 agosto 1935 furono aumentate
le imposte sui redditi piú elevati: l’aliquota piú alta passó infatti
dal 63% al 75%. Con la legge delle entrate del 1936 l’aliquota che
colpiva i redditi piú alti subı́ un ulteriore aumento sino ad arrivare
al 79%.
Questi provvedimenti scatenarono le critiche dei conservatori e dei
ricchi uomini della finanza americana che furono appellati da
Roosevelt ”monarchici dell’economia”, portatori di aviditá e di
egoismo. Nel 1935-1936 la Corte Suprema, che era in gran parte
composta da giudici conservatori nominati dai vari presidenti
repubblicani che avevano preceduto Roosevelt, dichiaró
incostituzionali diversi provvedimenti del primo New Deal tra cui il
National Industrial Recovery Act.
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La lunga controversia che nacque vide nascere una forte
contrapposizione fra la Corte e la presidenza degli Stati Uniti.
Roosevelt, forte anche della sua rielezione, si appelló agli americani
indicando la Corte Suprema come l’organo rappresentante i ceti piú
elevati che si opponeva ad una equa redistribuzione della ricchezza.
Egli inoltre propose al Congresso un progetto di legge (il Judiciary
Reorganization Bill of 1937) che, se fosse stato approvato, avrebbe
permesso al presidente di nominare altri giudici aggiuntivi fino a un
totale complessivo di quindici. Il piano fu respinto dal Congresso
anche grazie all’opposizione di una parte dei Democratici, tuttavia
ebbe alcuni effetti. Con una mossa cinicamente chiamata come ”il
cambiamento giusto in tempo per evitarne nove” (in inglese the
switch in time to save nine), uno dei giudici conservatori, Owen
Roberts, spostó inesplicabilmente il suo voto nella causa West
Coast Hotel Co. contro Parrish, cambiando l’equilibrio ideologico
della Corte.
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Le decisioni di incostituzionalitá della Corte Suprema limitarono
fortemente l’effetto delle leggi contro la depressione approvate nel
biennio 1933-34. Di fronte a tale situazione il Congresso approvó
un nuovo pacchetto di riforme economiche e sociali meglio noto
come ”Secondo New Deal”. Dopo la dichiarazione di
incostituzionalitá del National Industrial Recovery Act, il Congresso
varó una nuova legge destinata ad appoggiare i diritti dei lavoratori
e dei sindacati. Il National Labor Relations Act del 1935 (chiamato
familiarmente Wagner Act, dal nome del senatore che la ideó)
riconosceva il diritto dei lavoratori di discutere l’ammontare dei
salari e di organizzarsi in sindacati liberi e indipendenti. La legge
creó anche un ente che doveva impedire il ricorso delle aziende a
pratiche di lavoro irregolari.
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Ben diversa é la storia fascista.
Il Fascismo sosteva di rappresentare una terza via rispetto al
socialismo internazionale ed al capitalismo liberale, fornendo
un’alternativa economica alle due ideologie precedentemente
esistenti.
I caratteri fondamentali delle dottrine economiche fasciste sono
rappresentati da: corporativismo, socializzazione, dirigismo e
autarchia.
Il corporativismo viene favorito in un’ottica di collaborazione di
classe, in contrapposizione alla lotta di classe marxista ed
all’individualismo capitalista, sostenendo che le differenze tra gli
uomini sono feconde e positive (contrariamente a quanto
sostenevano i socialisti), ma anche la necessitá di convogliare la
forza delle singole classi sociali nell’alveo dell’interesse nazionale,
conferendo allo Stato un ruolo di intermediario nelle relazioni tra
esse
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Il dirigismo economico identifica invece un’economia in cui il
governo esercita una forte influenza direttiva controllando
produzione ed allocazione di risorse. In generale, eccetto la
nazionalizzazione di alcune industrie, le economie fasciste
inizialmente sono sempre state basate su proprietá ed iniziativa
privata condizionate al servizio nei confronti dello Stato.
L’autarchia fu uno degli obiettivi principali dei governi e dei
movimenti fascisti. L’intenzione dei provvedimenti autarchici é
quella di realizzare l’autosufficienza economica della nazione,
eliminando il ricorso alle importazioni dall’estero e favorendo perció
lo sviluppo del lavoro e della produzione nazionale interna.
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Altra base concettuale della dottrina fascista fu la visione delle
relazioni umane influenzata dal darwinismo sociale di tipo
nazionale, per il quale esiste nel susseguirsi della Storia una ”lotta
per la vita” tra le diverse comunitá e stirpi, nella quale le nazioni
decadenti soccombono di fronte a quelle piú giovani e forti.
Durante i primi quattro anni di governo, dal 1922 al 1925,
Mussolini tenne una politica economica improntata al laissez-faire
sotto il Ministero delle Finanze di Alberto De Stefani: incoraggió la
libera concorrenza, ridusse le tasse, abbatté regolamentazioni
economiche e restrizioni al commercio e ridusse inoltre la spesa
pubblica riequilibrando il bilancio, privatizzando alcuni monopoli
governativi (come la zecca di stato). Alcune leggi introdotte
precedentemente dai socialisti, come la tassa sulle ereditá, furono
abrogate.
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Nel 1925 si inizió anche a distruggere la cartamoneta al fine di
frenare l’inflazione. Complessivamente furono inceneriti 320 milioni
di lire
Durante questo periodo la ricchezza aumentó e la produzione
industriale superó il picco raggiunto durante il periodo bellico alla
metá degli anni venti, pur con un aumento dell’inflazione.
Complessivamente, in questo primo periodo, la politica economica
fascista seguı́ principalmente le linee del liberalismo classico, con
l’aggiunta di tentativi di stimolo della produzione domestica e di
equilibrio di bilancio.
Il ministro De Stefani si dimise nel 1925: la sua politica di libero
commercio lo aveva reso inviso ad ampi settori dell’industria
pesante italiana e della proprietá terriera, inclini al protezionismo e
contrari alle sue aperture doganali, fino ad alienargli il consenso
dello stesso Mussolini.
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Dissonante con il costume economico nazionale era anche la sua
avversitá ai salvataggi bancari e industriali per mano statale, a cui
pure si era dovuto inizialmente adeguare. La politica economica
fascista cambió: con l’avvento del corporativismo fascista si ritornó
alla repressione penale dello sciopero, attraverso la creazione di
alcune figure di reato previste dalla L. n. 563/1926 (e dal relativo
regolamento di esecuzione, il R.d. n. 1130/1926), le quali saranno
poi trasfuse nel codice penale del 1930 (Codice Rocco).
Difatti, il Codice Rocco, agli articoli da 502 a 508, sanzionava
come delitti contro l’economia pubblica tutte le forme di lotta
sindacale, dallo sciopero alla serrata, fino al boicottaggio, al
sabotaggio e all’occupazione d’azienda. Agli articoli 330 e 333 ora
abrogati dalla L. n. 146 del 12 giugno 1990 , invece, considerava
delitti contro la Pubblica Amministrazione l’interruzione di un
pubblico servizio o l’abbandono individuale di un pubblico servizio.
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Nel 1929 l’Italia subı́relativamente poco, rispetto alle altre nazioni
europee, gli effetti della Grande depressione, grazie al sistema
bancario solido, all’economia protezionista e poco improntata agli
scambi finanziari ed al commercio internazionale ed all’economia
ancora principalmente improntata sul settore primario. Comunque
sia, nella contingenza internazionale, i prezzi diminuirono, la
produzione rallentó e la disoccupazione sal dai 300.787 individui
del 1929 a 1.018.953 nel 1933.
Fu in questo frangente che il Fascismo operó una svolta economica
in senso nazionalistico e protezionista: nazionalizzó le holding delle
grandi banche, che avevano accumulato notevoli quantitá di titoli
industriali approfittando della crisi, emise nuovi titoli per garantire
un credito alle banche e si garantı́ il controllo dei prezzi in
conformitá con l’interesse nazionale.
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Vennero costituiti enti pubblici, tra i quali il piú importante fu
l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) (1933). Questo
andó a raccogliere tutte le partecipazioni statali in banche ed
imprese private, divenendo proprietario delle maggiori banche
italiane (tra cui il Banco di Roma, la Banca Commerciale, il
Credito Italiano, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia), e del 20%
dell’intero capitale azionario nazionale (detenendo tra l’altro la
propriet di Ansaldo, Ilva, Cantieri Riuniti dell’Adriatico, SIP, SME,
Terni, Edison,...), tra cui il 75% della produzione di ghisa e il 90%
dell’industria cantieristica navale. Tanto che nel 1935 Mussolini si
vantó del fatto che tre quarti delle imprese italiane dipendessero
dallo Stato. Una delle prime azioni in questo senso fu il salvataggio
del complesso metallurgico Ansaldo con un finanziamento di 400
milioni di Lire. Il Fascismo italiano adottó inoltre una politica di
spesa pubblica keynesiana per stimolare l’economia attraverso il
settore pubblico. Tra il 1929 ed il 1934 la spesa per i lavori
pubblici triplicó e superó la spesa per la difesa, diventando
l’elemento di maggiore rilevanza del bilancio governativo.
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Complessivamente il fascismo adottó molti provvedimenti sociali:
In una visione politicamente orientata all’interventismo economico
e all’organicitá ed inclusivitá nelle strutture dello Stato, furono
varati numerosi provvedimenti in termini di legislazione sociale. I
piú importanti furono:
- nel 1923 le leggi per la tutela del lavoro di donne e bambini,
l’assistenza ospedaliera per i poveri , l’assicurazione contro la
disoccupazione, l’assicurazione contro l’invaliditá e la vecchiaia
l’assistenza alla maternitá e all’infanzia, la Riforma Gentile della
scuola pubblica
- nel 1927 le leggi per l’assistenza agli illegittimi e abbandonati,
l’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi e la
sistematizzazione ed organizzazione dell’attivitá lavorativa e
sindacale nella Carta del Lavoro;
- nel 1928 l’esenzione tributaria per le famiglie numerose
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- nel 1929 l’assicurazione obbligatoria contro le malattie
professionali e la costituzione dell’Opera nazionale orfani di guerra
- nel 1933 la creazione Istituto nazionale fascista per l’assicurazione
contro gli infortuni sul lavoro (INFAIL, poi divenuto INAIL) ;
- nel 1933 l’istituzione libretto di lavoro e dell’Istituto nazionale
fascista della previdenza sociale (INFPS, poi divenuto INPS)
- nel 1937 la riduzione settimana lavorativa a 40 ore, ma con
proporzionale riduzione del salario, la costituzione degli enti
comunali di assistenza E.C.A. , l’introduzione degli assegni
familiari, il sostegno alle casse rurali ed artigiane l’estensione della
tessera sanitaria per gli addetti ai servizi domestici e la creazione
dell’Istituto nazionale per le assicurazioni contro le malattie
I.N.A.M.
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La nazionalizzazione delle banche da una parte riduceva i rischi di
default causati dalla corsa agli sportelli o da bolle finanziarie.
Dall’altra metteva sotto il controllo politico le banche. Nel 1990 si
decise che le banche pubbliche erano inefficienti e si decise di
privatizzarle.
La legge 30 luglio 1990, n. 218 é una norma della Repubblica
Italiana, concernente disposizioni in materia di ristrutturazione e
integrazione patrimoniale degli Istituti di credito di diritto pubblico,
con la quale venne avviato un processo di cambiamento del sistema
bancario italiano. La legge é comunemente conosciuta come legge
Amato, dal nome del precedente Ministro del tesoro Giuliano
Amato (1987-1989), promotore e relatore della suddetta norma,
durante il successivo Governo Andreotti VI. Fino al 1990 il sistema
bancario era largamente influenzato dal settore pubblico, infatti
esistevano da una parte gli istituti di credito di diritto pubblico e
dall’altro tre Banche di interesse nazionale che facevano capo
all’IRI e quindi indirettamente allo Stato italiano.
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La legge, anche in vista della normativa Basilea I entrata in vigore
nel 1990, era tesa a dare maggiore competitivitá alle banche
italiane sui mercati nazionali e internazionali in una visione europea
e globale. Il modello di riferimento era quello della societá per
azioni, anche se le banche potevano scegliere la propria forma
giuridica. Tale legge ha permesso alle banche italiane che erano
istituti di credito di diritto pubblico (Banco di Napoli, Monte dei
Paschi di Siena, Istituto Bancario San Paolo di Torino,Banco di
Sicilia, Banco di Sardegna, Banca Nazionale del Lavoro) di
trasformarsi in societá per azioni. La legge ha previsto per gli
istituti bancari meridionali uno stanziamento di fondi in quanto la
loro rivalutazione patrimoniale determinava un gap fra patrimonio
contabile e patrimonio liquido.
Una volta accontentate le lobby finanziarie avendo riprivatizzato le
banche si doveva accontentare i politici permettendogli di dire la
loro anche sulla gestione di banche non piú pubbliche nominando
in posizione chiave i loro protetti. A tal fine sono state istituite le
fondazioni bancarie.
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Una fondazione bancaria é una persona giuridica non profit, privata
e autonoma, che persegue esclusivamente scopi di utilitá sociale e
di promozione dello sviluppo economico, appartenente
all’ordinamento civile. Le fondazioni bancarie sono state introdotte
per la prima volta nell’ordinamento italiano, sia pure con la dizione
di ”Enti conferenti” ed un profilo all’inizio accentuatamente
pubblicistico, con la legge n. 218 del 1990, la cosiddetta
”legge-delega Amato-Carli”. La legge-delega del 1990 configura le
fondazioni bancarie come holding pubbliche che gestiscono il
pacchetto di controllo della banca partecipata ma non possono
esercitare attivitá bancaria; i dividendi sono intesi come reddito che
deve perseguire ”fini di interesse pubblico e di utilitá sociale”.
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Nella prima fase (1990-1997), prevale una ambiguitá di fondo:
attivitá bancaria e finalitá istituzionali sono ancora piuttosto
confuse, anche perché le fondazioni bancarie da un lato devono
controllare la banca e dall’altro devono perseguire scopi non di
lucro. La legge-delega n. 461 del 1998 e il Decreto legislativo n.
153 del 1999 affermano l’idea per cui le fondazioni devono operare
nel mondo non-profit, pur potendo conservare una certa vocazione
economica (ma sempre nell’ambito degli scopi non lucrativi).
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Il decreto, nel testo vigente, individua i settori ammessi (famiglia e
valori connessi; crescita e formazione giovanile; educazione,
istruzione e formazione, incluso l’acquisto di prodotti editoriali per
la scuola; volontariato, filantropia e beneficenza; religione e
sviluppo spirituale; assistenza agli anziani; diritti civili; prevenzione
della criminalitá e sicurezza pubblica; sicurezza alimentare e
agricoltura di qualitá; sviluppo locale ed edilizia popolare locale;
protezione dei consumatori; protezione civile; salute pubblica,
medicina preventiva e riabilitativa; attivitá sportiva; prevenzione e
recupero delle tossicodipendenze; patologie e disturbi psichici e
mentali; ricerca scientifica e tecnologica; protezione e qualitá
ambientale; arte, attivitá e beni culturali) nell’ambito dei quali le
fondazioni scelgono, ogni tre anni, non piú di cinque settori
rilevanti. Le fondazioni bancarie possono cosı́ assumere la struttura
di ”fondazioni grant-making” (erogare denaro ad organizzazioni
non profit che operano neii settori individuati) oppure possono
scegliere quella di ”fondazioni operative”, svolgendo direttamente
attivitá d’impresa nei suddetti settori, attivitá strumentale al
raggiungimento dello scopo di utilitá sociale.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Cosı́ le fondazioni esercitano una funzione clientelare erogando ”a
pioggia” fondi in modo assolutamente discrezionale.
Lo stesso Giuliano Amato, il creatore delle fondazioni bancarie, le
defin mostro giuridico al momento di illustrare la legge approvata.
La Corte Costituzionale si é dovuta esercitare in difficili equilibrismi
per giustificare l’esistenza nell’ordinamento delle fondazioni
bancarie. A partire dal 2001, la disciplina delle fondazioni registra
ulteriori modifiche, non essendo ancora chiaro che cosa deve fare la
fondazione una volta dismesso il controllo della banca conferitaria.
Le fondazioni infatti hanno obiettivi di carattere sociale o
umanitario o culturale, e la loro attivitá é resa possibile dal
possesso di un capitale che genera delle rendite.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
In piú, quasi il 90% delle risorse economiche delle fondazioni deve
essere, per la legge Tremonti, destinato ad iniziative di carattere
locale, cioé nell’ambito della Regione di appartenenza.
Chiaramente le fondazioni sono state oggetto di molti scandali. Le
Fondazioni Bancarie sono infatti accusate di essere in mano a
lobby di ex-politici e faccendieri. Sono anche criticate come a
rischio di clientelismi e scambi di influenze. Un esempio il servizio
di Report del 14/10/2012 sulla Cassa Depositi e Prestiti dove si
denuncia una grave ingerenza della politica nei consigli di
amministrazione (Cda) delle fondazioni.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Principio fondamentale:
Non arbitraggio: ossia non é possibile ricavare soldi dal nulla.
Prezzo di una casa X:
Da una casa ricavo l’affitto annuale A.
X per R(Tasso d’interesse) = A
X =
Vincenzo Vespri [email protected]
A
R
Risparmi e Matematica
Quando R tende a zero, X va a ∞. É capitato?
Si in Giappone anni 80, in USA dopo il 2001. Sta capitando anche
adesso...
Ma vediamo le conseguenze nei casi storici...
Prezzi vanno a ∞.
Se uno trova che una casa normale costa 100 milioni di Euro, che
fa?
1) se non possiede una casa, rinuncia alla possibilitá di comprarla
(viaggi, vacanze..)
2) se possiede una casa, uno cerca di venderla per poi passare il
resto della vita su una spiaggia caraibica mangiando aragoste,
bevendo margarita, e facendosi flabellare da belle fanciulle ( o bei
fanciulli)
Ma chi é cosı́ pazzo da comprare case cosı́ sopravalutate?
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Le banche!
Con i mutui... La crisi, sia Giapponese che Americana, nasce dai
mutui.
Tassi bassi aiutano le banche nel non svalutare in modo
catastrofico l’immobiliare da loro posseduto, ma riduce i loro ritorni
(le banche impegnano a lungo e prendono in prestito a breve..Ma
adesso il tasso d’interesse a dieci anni é del 1.22%...)
Perché R = 0?
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Domanda che gli economisti seri si sono posti negli ultimi 500 anni
e che non si pongono piú..
Puó esistere una economia con un tasso d’interesse privo di rischio
e positivo?
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Prima di rispondere si, facciamo un esperimento mentale. Galilea,
anno zero. I Magi offrono un lingotto d’oro (oltre che l’incenso e la
mirra) a un certo Giuseppe. Giuseppe lo deposita in una banca al 3
per cento d’interessi. Facciamo, nella tradizione degli emirati, fosse
un kg d’oro (ci sono distributori automatici per strada, usati per la
preparazione del Gold Cappuccino..). Supponiamo che la banca di
Giuseppe sia sopravvissuta fino ad adesso..e che Papa Francesco, in
qualitá di vicario del figlio di Giuseppe, vada a ritirare il
deposito...e trova di dover ritirare una montagna d’oro dal peso
100 volte la Terra...
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Malthus dice che le risorse crescono linearmente, mentre le
popolazioni (qui direi i debiti) crescono esponenzialmente.
L’idea di un tasso di interesse é recente:
L’Islam proibisce il tasso di interesse positivo (finanza islamica).
Le banca etiche al pari delle cosiddette banche dei poveri, operano
spesso anche nell’ambito del microcredito fornendo, a clientela
particolarmente disagiata (in tipici casi ove tale clientela ha
estrema difficoltá a usufruire dei canali finanziari tradizionali),
prestiti di importo anche molto basso ed a interesse relativamente
basso. Ovviamente forniscono alla propria clientela i normali servizi
bancari muovendosi, peró, nell’ambito di particolari criteri
(diversamente definiti da istituto ad istituto) nella selezione degli
investimenti sui quali concentrare il risparmio raccolto.
Ma noi siamo abituati al tasso d’interesse positivo ...
Come puó esistere un tasso d’interesse negativo?
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
I mercati obbligazionari hanno inaugurato un’era di tassi
d’interesse negativi, confutando la perdurante convinzione che lo
zero costituisca una soglia sotto la quale i rendimenti non possono
scendere. Quasi il 22% dei titoli di Stato dei paesi sviluppati
presenta rendimenti negativi, e svariati altri trilioni per lo piú in
Giappone evidenziano rendimenti di poco superiori a zero. Per
ottenere un rendimento positivo in Germania, gli investitori devono
privilegiare i titoli con scadenza quasi di dieci anni. In Svizzera, per
sottrarsi ai rendimenti negativi, devono acquistare obbligazioni a 16
anni.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Gli investitori obbligazionari sono nel complesso usciti di senno?
Pagare qualcuno per il privilegio di detenere il proprio denaro é
certamente contrario alla logica. Vi sono tuttavia alcune valide
ragioni per le quali gli acquirenti di titoli a reddito fisso potrebbero
accettare tassi negativi:
1) la deflazione (o il timore della stessa), che contribuirebbe a
produrre un rendimento reale positivo;
2) la speculazione sull’apprezzamento delle valute;
3) la repressione finanziaria, nella quale un investitore é costretto a
detenere tali attivitá o scoraggiato dal detenere liquiditá;
4) l’insensibilitá ai prezzi, che potrebbe prodursi quando gli
acquisti effettuati da una banca centrale sono dettati non
dall’incentivo del profitto ma da motivazioni di politica economica;
5) l’arbitraggio, presente in alcuni mercati come la Danimarca o la
Svezia, dove gli investitori sono molto fiduciosi che i tassi ufficiali
rimarranno negativi per un periodo prolungato;
6) gli acquisti basati su regole, come nel caso dei fondi indicizzati.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
La ricerca di rendimento é uno dei nostri temi cruciali da diversi
anni. I tassi negativi sui depositi e i rendimenti obbligazionari
estremamente contenuti garantiranno una prosecuzione di questa
tendenza. Molti investitori ricercheranno un rendimento abbinato
alla sicurezza, molti altri un rendimento accompagnato da un
elevato potenziale di performance, ma in qualche misura quasi tutti
gli investitori privati necessiteranno di rendimento. Il contesto
odierno dovrebbe risultare favorevole per altre attivitá generatrici
di reddito di elevata qualitá Gli investitori obbligazionari si
spingeranno sempre piú avanti lungo la curva dei rendimenti e
sempre piú in basso lungo lo spettro creditizio, con un potenziale
aggravio dei problemi quando i tassi di interesse finiranno per
aumentare.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Tutti scommettono che i rendimenti in Europa e in Giappone
rimangano relativamente depressi, ma nessun investitore oggi
dovrebbe considerare i titoli di Stato a lunga scadenza alla stregua
di ”attivitá sicure”. Solo un anno fa i bund decennali tedeschi
rendevano l1,56%. Un ritorno a tali livelli nei prossimi 12 mesi
genererebbe una performance del -15,8%. Un simile aumento dei
rendimenti dei bund trentennali si tradurrebbe in una cospicua
perdita del 30%.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Il dollaro dovrebbe rafforzarsi perché un mondo inondato di
liquiditá in eccesso continuerá a considerare i Treasury USA un
investimento redditizio. L’asimmetria delle performance rimane uno
dei maggiori timori per gli investitori in titoli sovrani. La misura in
cui si possono realizzare modesti guadagni ma subire perdite
elevate produce un trade-off impegnativo tra rischio e rendimento.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Le incertezze a lungo termine per il reddito fisso sono in aumento.
I cambiamenti radicali di politica monetaria non sono privi di effetti
collaterali. Il quantitative easing, i tassi negativi sui depositi e il
crollo dei rendimenti obbligazionari rappresentano un cocktail
poderoso per i mercati globali. I tassi reali persistentemente
contenuti penalizzano i risparmiatori, costringendoli a risparmiare
di piú per un periodo prolungato allo scopo di conseguire i loro
obiettivi finanziari. Inoltre, possono indurre altri investitori a
privilegiare attivitá piú rischiose, aggravando il problema nel caso
abbia inizio una fase ribassista. Ció potrebbe creare un circolo
vizioso per contrastare il quale le banche disporrebbero di pochi
strumenti.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
Le implicazioni di rendimenti obbligazionari contenuti o negativi
possono essere catastrofiche per gli sponsor degli schemi
pensionistici a prestazioni definite, poiché il valore attuale delle
passivitá a lungo termine viene calcolato di norma con riferimento
al rendimento di un’obbligazione a lunga scadenza. I rendimenti
bassi o negativi creano un dilemma per i fondi pensione dotati di
risorse finanziarie insufficienti, che possono ridurre il gap di
finanziamento tramite ulteriori acquisti di obbligazioni con
rendimenti ai minimi storici, oppure incrementare le posizioni in
attivitá rischiose, assumendo tuttavia una significativa esposizione
a una grave correzione di mercato.
Vincenzo Vespri [email protected]
Risparmi e Matematica
La capacitá di spiegare i rendimenti negativi non li rende una
valida fonte di valore. L’acquisto di obbligazioni a tassi negativi é
garanzia di una perdita di denaro in termini nominali. Gli operatori
di mercato sono abituati alla possibilitá di subire perdite: é un
rischio che viene assunto nel perseguimento di rendimenti positivi.
La certezza di incorrere in una perdita, invece, é tutta un’altra
cosa. Viviamo in uno strano nuovo mondo. In questo nuovo
paradigma, gli investitori dovrebbero domandarsi:
Fino a che punto possono diminuire i rendimenti obbligazionari?
Le attuali politiche saranno uno strumento efficace per dare
impulso alla crescita?
Come dovrebbero reagire gli investitori a tali sviluppi?
Vincenzo Vespri [email protected]
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Vi é un limite alla flessione dei rendimenti. Via via che i tassi
d’interesse diventano sempre piú punitivi, ci attendiamo l’emergere
di metodi piú o meno tecnologici per conservare i ”soldi sotto il
materasso”. Il denaro contante é un mezzo terribilmente scomodo
per regolare le transazioni di importo elevato, ma puó essere
utilizzato nelle operazioni di ammontare minore. Le banche, che
sono tenute a versare un interesse dello 0,20% sulle riserve libere,
potrebbero decidere semplicemente di custodire il denaro nei propri
caveau anziché depositarlo presso la banca centrale. Si potrebbero
inoltre creare nuovi prodotti, come un ETF che tiene il denaro in
cassaforte e paga un interesse privo di rischio prossimo allo zero.
Riteniamo che ció manterrebbe i rendimenti negativi fra il -0,25%
e il -0,30% per tutti i titoli tranne quelli a breve scadenza.
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Le autoritá, naturalmente, potrebbero fissare i tassi a breve a livelli
ancora piú contenuti. Se il -0,20% non sufficiente per rimettere
l’Eurozona in carreggiata, il prossimo passo potrebbe essere un
tasso del -0,50% o del -0,75%. Danimarca, Svezia e Svizzera
hanno giá adottato questo approccio aggressivo. Riteniamo che la
maggior parte delle banche centrali si asterrá dall’adottare tali
misure draconiane, poiché é troppo difficile prevederne gli eventuali
effetti indesiderati. La riduzione dei tassi ufficiali a livelli
profondamente negativi distruggerebbe di fatto il settore dei fondi
monetari che sono un’importante ruota nell’ingranaggio del sistema
finanziario globale.
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Pregiudicherebbe inoltre la redditivitá delle banche, provocando un
esito perverso caratterizzato da un aumento dei prestiti speculativi
volto a evitare gli oneri sulle riserve libere. Oscurerebbe i segnali e
i feedback dei mercati, rendendo difficile per le autoritá
comprendere le implicazioni dei loro interventi.
Infine, equivarrebbe a un’imposta negativa sul risparmio e a un
guadagno inatteso per i mutuatari, con importanti implicazioni a
lungo termine per le economie che presentano giá livelli eccessivi di
debito e un rapido invecchiamento della popolazione.
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Risparmi e Matematica
Nella crisi dei mutui sub prime alcune delle banche in crisi avevano
impieghi superiori un paio di volte il PIL degli USA.
Lasciar fallire queste banche implicava uno tsunami finanziario.
Molto meno problematico far fallire singoli stati che far fallire una
banca come la Goldman Sachs o la JP Morgan.
Non é efficiente che il managemlent sia deresponsabilizzato.
Quando l’FMI ha garantito i prestiti, ci sono sempre stati sprechi.
Quando uno presta denaro, perché la cosa sia efficiente, deve
essere concesso al debitore la possibilitá di non pagare. Non solo
per motivi etici (debiti della Germania dopo la I Guerra mondiale,
debiti di Haiti, debiti in Nepal) ma per motivi di efficienza.
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Bail in, cos’ é?
La direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive)
introduce in tutti i paesi europei regole armonizzate per prevenire e
gestire le crisi delle banche e delle imprese di investimento.
La crisi finanziaria ha dimostrato che in molti paesi dell’Unione gli
strumenti di gestione delle crisi bancarie non erano adeguati,
soprattutto di fronte alle difficoltá di intermediari con strutture
organizzative complesse e con una fitta rete di relazioni con altri
operatori finanziari. Per evitare che la crisi di una singola banca si
propagasse in modo incontrollato sono stati necessari ingenti
interventi pubblici che hanno peró comportato elevati oneri per i
contribuenti.
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A titolo di esempio, per salvare le banche inglesi, la BCE ha
garantito loro 3500 Miliardi di Euro (too big to fail). Cifra pari al
debito Italiano + il debito Greco + il debito Spagnolo. Poi ha
negato la garanzia del debito ai PIIGS (Portugal, Ireland, Italy,
Greece, Spain). I banchieri inglesi si sono autoassegnati a fine anno
premi fino a 100 Milioni di Sterline.
Sottoporre una banca a risoluzione significa avviare un processo di
ristrutturazione gestito da autoritá indipendenti per evitare
interruzioni nella prestazione dei servizi essenziali offerti dalla
banca (ad esempio, i depositi e i servizi di pagamento), per
ripristinare condizioni di sostenibilitá economica della parte sana
della banca e a liquidare le parti restanti.
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Le autoritá di risoluzione possono sottoporre una banca a
risoluzione se ritengono soddisfatte tutte le seguenti condizioni:
a) la banca é in dissesto o a rischio di dissesto (ad esempio,
quando, a causa di perdite, l’intermediario abbia azzerato o ridotto
in modo significativo il proprio capitale);
b) non si ritiene che misure alternative di natura privata (quali
aumenti di capitale) o di vigilanza consentano di evitare in tempi
ragionevoli il dissesto dell’intermediario
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Le autoritá di risoluzione potranno: applicare il bail-in, ossia
svalutare azioni e crediti e convertirli in azioni per assorbire le
perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltá o una nuova entitá
che ne continui le funzioni essenziali.
L’intervento pubblico é previsto soltanto in circostanze
straordinarie per evitare che la crisi di un intermediario abbia gravi
ripercussioni sul funzionamento del sistema finanziario nel suo
complesso. L’attivazione dell’intervento pubblico, come ad esempio
la nazionalizzazione temporanea, richiede comunque che i costi
della crisi siano ripartiti con gli azionisti e i creditori
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Il bail-in (letteralmente salvataggio interno) é uno strumento che
consente alle autoritá di risoluzione di disporre, al ricorrere delle
condizioni di risoluzione, la riduzione del valore delle azioni e di
alcuni crediti o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite
e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a ripristinare
un’adeguata capitalizzazione.
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Sono completamente esclusi dall’ambito di applicazione e non
possono quindi essere né svalutati né convertiti in capitale:
i) i depositi protetti dal sistema di garanzia dei depositi, cioé quelli
di importo fino a 100.000 euro;
ii) le passivitá derivanti da una relazione fiduciaria, come ad
esempio il contenuto delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in
un conto apposito;
iii) i debiti verso i dipendenti e i debiti commerciali
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Il bail-in si applica seguendo una gerarchia la cui logica prevede che
chi investe in strumenti finanziari piú rischiosi sostenga prima degli
altri le eventuali perdite o la conversione in azioni
In primo luogo, si sacrificano gli interessi dei proprietari della
banca, ossia degli azionisti esistenti, riducendo o azzerando il
valore delle loro azioni.
In secondo luogo, si interviene sugli obbligazionisti, le cui attivitá
possono essere trasformate in azioni e quindi subire lo stesso
trattamento degli azionisti.
In terzo luogo i correntisti.
Infine i possessori di depositi bancari.
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In Italia hanno quasi applicato il bail in per 4 banche Italiane:
Banca Marche, Popolare dell’Etruria, CariFe e CariChieti.
Non é stata applicato il bail in (hanno perso tutto gli azionisti e gli
obbligazionisti subordinati, non ha perso nulla l’obbigazionista e il
correntista), perché se si fosse applicato il bail in una ondata di
panico avrebbe creato problemi alle altre banche
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Risparmi e Matematica
Il bail in é quindi nella direzione di rendere meno finanziario il
sistema. Rendere piú responsabili i banchieri. Rendere piú attenti i
clienti nello scegliere la banca giusta.
Cambia il modo di investire. Meno investimenti finanziari, piú
investimenti in economia reale. Tassi di interessi bassi implica
necessitá per le banche di investire nell’economia reale per avere
rendimenti positivi. Tassi bassi implica che il prezzo degli immobili
smetteranno di decrescere, tassi bassi priviligeranno azioni di
societá solide con dividendi . Ad esempio Generali ha un rating
superiore all’Italia e ha un dividendo al 2% molto di piú di un BTP
decennale.
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Riassumendo il bail in cambierá il modo in cui la banca opererá in
quanto banche che avranno comportamenti tali da perdere la
fiducia dei propri clienti falliranno. Questo cambiamento capita in
una profonda trasformazione dell’economia, un po’ meno
finanziaria e un po’ piú legata all’economia reale.
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Risparmi e Matematica
Ad oggi, ci sono in circolo circa 200 miliardi di crediti in sofferenza
( credito nei confronti di soggetti in stato di insolvenza , o in
situazioni sostanzialmente equiparabili) é tra gli 80 e i 100 netti di
perdite nette. La stragrande maggioranza é detenuta dai 15 gruppi
bancari italiani che hanno passato l’asset quality review (revisione
della qualitá degli attivi o AQR) della BCE. La vendita di parte
delle sofferenze di Monte Paschi per 1 miliardo (vicino a valore
stimato dallAQR) é un segnale che l’aggiustamento delle
provvigioni e delle valutazioni voluto dalla BCE era piú o meno
accurato. Inoltre, si sta giá delineando un mercato per la
cartolarizzazione dei crediti deteriorati che dovrebbe aiutare a
ripulire i bilanci.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Quello che non sappiamo per ora é il valore netto reale e la
concentrazione dei crediti deteriorati a livello di singola banca per
tutte le banche che non hanno partecipato all’AQR, specialmente
le piú piccole. Bankitalia dovrebbe procedere velocemente a una
AQR di tutte le banche non incluse nell’AQR della BCE e valutare
l’aggiustamento che queste dovranno fare come risultato di una
valutazione indipendente degli attivi. Se il valore aggregato rimane
nelle attuali proporzioni tra piccole e grandi, l’esposizione verso i
crediti deteriorati dovrebbe essere facilmente gestibile.
Con 4.000 miliardi di risparmio privato e circa 1.500 miliardi in
depositi, il sistema bancario italiano ha una solida base che
difficilmente avrá bisogno dinterventi pubblici disordinati con fondi
statali o dello European Stability Mechanism (ESM). Per evitare
inutile panico e restituire fiducia ai risparmiatori serve trasparenza
sull’esposizione verso crediti deteriorati e maggiore vigilanza sulle
pratiche di vendita delle banche.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Un’analisi aggregata del profilo di rischio medio del singolo
investitore/cliente per banca, rispetto al valore storico o medio di
settore, puó fornire segnali di potenziali pratiche aggressive di
vendita di prodotti finanziari.
Un valore molto superiore alla media o un cambiamento repentino
nei profili di rischio a ridosso di emissioni obbligazionarie della
banca potrebbe essere un segnale di misselling (vendita di prodotti
finanziari non adatti al profilo di rischio dell’acquirente) che
richiederebbe un intervento piú capillare della Consob.
Solo 120 gruppi bancari europei (su oltre 1.200) sono sotto la
vigilanza diretta del Single Supervisory Mechanism (SSM o
meccanismo di vigilanza unico, MVU). Le banche restanti sono
vigilate direttamente dal regolatore nazionale, con l’SSM che ha
potere di indirizzo vincolante, soprattutto se le politiche di
supervisione nazionale vanno contro le decisioni o il funzionamento
dell’SSM.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Aver lasciato alla Germania la possibilitá di mantenere la
supervisione delle Landesbanken al di fuori anche della supervisione
indiretta dell’SSM é stata una decisione sbagliata, soprattutto per
l’interazione con la vigilanza delle banche piú grandi in situazioni
come condivisione d’informazioni o interventi per evitare
insolvenza. Nei prossimi mesi, vedremo certamente un
inasprimento del contenzioso legale tra SSM e il regolatore tedesco
nel caso di conflitti con le pratiche di supervisione della
giurisdizione SSM.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Detto questo, la procedura di aiuti di stato in vigore dal 2013 e le
nuove regole europee sul bail-in si applicano allo stesso modo
anche alle landesbanken e alle sparkassen tedesche. Non c’é nessun
vantaggio rilevante per loro rispetto alle regole d’insolvenza e
ristrutturazione bancaria. Non cambia nemmeno la possibilitá per
lo stato di nazionalizzare le proprie banche, direttamente o tramite
un prestito al fondo di risoluzione, dopo l’applicazione del bail-in e
delle altre regole sugli aiuti di stato (tra cui l’approvazione della
Commissione di un piano di ristrutturazione).
In ogni caso, é difficile immaginare che il Governo italiano riesca a
trovare risorse per una nazionalizzazione su larga scala. Il fondo di
risoluzione, composto dai contributi delle altre banche o con un
prestito statale, puó anche diventare azionista di maggioranza in
attesa della vendita a un’altra banca, come avvenuto per Novo
Banco in Portogallo.
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Senza una revisione dei bilanci delle banche non soggette all’AQR
della BCE sará difficile stabilire il grado di rischio e concentrazione
dei crediti deteriorati (NPL) non performing loans. La gran parte
degli NPL é nelle banche piú grandi che hanno superato (seppur a
fatica) l’AQR.
Tuttavia, non conosciamo il valore reale attuale delle perdite su
questi crediti e la concentrazione dellesposizioni nette in banche
piú piccole. Le 4 banche italiane che sono state di recente soggette
al bail-in avevano crediti deteriorati per oltre 8,5 miliardi (al valore
nominale), ma con un valore di mercato stimato solo intorno a 1
miliardo. Una moratoria di diciotto mesi servirebbe solo se ci fosse
un rischio immediato per l’intero sistema bancario.
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É vero che le obbligazioni bancarie sono viste erroneamente da
molti come equivalenti ai titoli di stato o depositi, ma non c’é
ragione di pensare che nei prossimi diciotto mesi una delle grandi
banche italiane possa diventare insolvente a causa del rischio
bail-in. L’attuale stabilitá finanziaria, con il costante intervento
della BCE sul mercato secondario del debito pubblico, dovrebbe
aiutare a ripulire i bilanci delle banche dai NPL.
i rischi concreti per obbligazionisti delle grandi banche italiane sono
limitati poiché il sistema é solido. Gli investimenti in fondi comuni
e il conto di appoggio relativo (conto titoli) non sono soldi della
banca, quindi non entrano in alcun modo nella procedura di
ristrutturazione o insolvenza (e quindi nel bail-in).
Per quanto riguarda i depositi, sono rari i casi di crisi bancarie
importanti, in passato, che abbiano causato una perdita per i
correntisti. Anche in caso d’insolvenza totale della banca, bisogna
esaurire prima tutte le altre fonti finanziarie della banca (azioni,
capitale ibrido, obbligazioni e altre fonti finanziarie) per arrivare a
toccare i depositi.
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Inoltre, i conti correnti fino a 100 mila euro sono coperti dal fondo
interbancario di garanzia dei depositi. Oltre i 100 mila euro, i
depositi di persone fisiche e piccole e medie imprese sono esclusi
dal bail-in, ma ovviamente non hanno il fondo di garanzia alle
spalle che li protegge dall’insolvenza totale della banca
Dopo la pessima esperienza di Cipro c’ é una forte determinazione
a evitare con ogni mezzo che i depositi (anche quelli sopra i 100
mila euro) siano coinvolti, per gli effetti sulla tenuta dellintero
sistema finanziario. Qualora queste rassicurazioni non fossero
sufficienti, i correntisti possono sempre dividere i loro risparmi in
depositi sotto i 100 mila euro in banche diverse o cointestare il
proprio conto per raddoppiare la garanzia a 200 mila euro. La
garanzia del fondo si applica al valore aggregato dei depositi di
ogni individuo per banca. In aggiunta, ci sono dubbi sulla tenuta
del fondo interbancario in caso di crisi sistemica, poiché basato su
garanzie e non su reali esborsi.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Tuttavia, é difficile che si arrivi a una crisi sistemica generalizzata
senza che i compartimenti stagni discussi sopra (inclusi quelli della
BCE) siano attivati. Infatti, qualora si arrivasse a una crisi
sistemica, non c’é alcun fondo interbancario che tenga e quindi si
utilizzeranno sempre strumenti alternativi, come i controlli sui
prelievi e sui movimenti di capitale (come avvenuto in Grecia) per
evitare fallimenti disordinati e perdite per i correntisti.
Sebbene improbabile, il fondo interbancario di garanzia dei depositi
potrebbe essere attivato (in via temporanea) per eventi isolati,
come il fallimento di alcune piccole banche. E cosa dire della cris
del MPS?
Vincenzo Vespri [email protected]
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Il Monte dei Paschi di Siena deve essere acquisito.
Da giorni il Tesoro, suo malgrado azionista con il 4,024%, sta
sondando tutte le realtá finanziarie italiane per far spingerle alle
nozze con la banca. In quest’ottica sono scesi in campo per gettare
acqua sul fuoco Yoram Gutgeld (”Mps rappresenta soltanto il
3-4% del sistema creditizio italiano”) e lo speculatore piú famoso a
Palazzo Chigi, Davide Serra. Il gestore di Algebris ha fatto sapere
da Davos: ”Per la prima volta sto guardando e iniziando a investire
sul credito del Monte dei Paschi, sui subordinati e sul debito
senior”.
Mps é piú solida di quanto la valuti il mercato: la banca é tornata
allutile, la patrimonializzazione é tornata sopra la soglia di guardia
(al 12%), ma ha ereditato oltre 23 miliardi di sofferenze.
Ed é proprio questo che fanno notare tutti i possibili acquirenti
contattati dagli advisor Citi e Ubs. E lo stesso avrebbero fatto
presente i banchieri interpellati dal Tesoro.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Nelle ultime ore, infatti, il titolo che ha visto dimezzare il suo
valore dall’inizio dell’anno ha scontato anche le smentite ufficiali,
dopo le ipotesi di merger. L’amministratore delegato di Unicredit,
Federico Ghizzoni, interpellato sulla vicenda, ha chiarito che il
governo non ha chiesto né sollecitato Unicredit a intervenire su
Mps.
Ancora piú duro il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: Non
siamo disponibili ad operazioni sulle banche italiane che
distruggano valore. Non siamo interessati a nessuna banca italiana.
É categorico.
Poste Italiane ha persino smentito direttamente oggi con una nota
ufficiale: Con riferimento a indiscrezioni e ipotesi di intervento di
Poste in operazioni di salvataggio di istituti bancari Poste Italiane
smentisce un suo coinvolgimento.
Vincenzo Vespri [email protected]
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Le due realtá piú interessate a Rocca Salimbeni sarebbero Ubi e
Banco Popolare. Le quali peró hanno come preda prioritaria la
Popolare di Milano. In quest’ottica non si disegnerebbe l’ingresso
di Mps in una realtá piú grande per creare quel campione nazionale
che al momento non sono né Unicredit né Intesa, chiamate in
causa in piú occasioni per salvare la piú antica banca d’Italia.
Eppure, nonostante i prezzi di realizzo, nessuno vuole il Monte dei
Paschi. Almeno per ora. Infatti l’istituto potrebbe tornare
interessante se l’Unione Europea sbloccherá la bad bank che
dovrebbe smaltire buona parte dei 200 miliardi e piú di sofferenze
in pancia del sistema creditizio. E in quest’ottica Mps, con i suoi
25 miliardi di Npl, potrebbe recuperare almeno un terzo dei soldi .
Vincenzo Vespri [email protected]
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Riassumendo:
tassi negativi stanno mettendo a dura prova la tenuta delle banche
il bail in sta cambiando la mentalitá del risparmiatore
occorre cambiare le strategie di investimento
occorre tenere conto del contesto internazionale (instabilitá in
MedioOriente, prezzi del petrolio in caduta, crisi della Cina,
instabilitá in Europa per il fenomeno della migrazione,
invecchiamento della popolazione) per individuare la strategia
giusta
Vincenzo Vespri [email protected]
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Europa e Italia
Per l’Eurozona si prevede una espansione nel corso del 2016
dell’1,5% . Sará una ripresa guidata soprattutto dalla componente
domestica, specialmente dei consumi privati che beneficeranno
della ripresa del mercato del lavoro, in un contesto di inflazione che
rimane comunque molto bassa, sotto il target della Banca centrale
europea e questo ha spinto la Bce ad agire ampliando la dose di
QE con un taglio del tasso dei depositi.
Allora avremo
tassi d’interesse bassi
dollaro forte
prezzo del petrolio basso
difficile situazione internazionale
inflazione bassa
Per un paese manifatturiero e con un notevole debito interno
votato all’esportazione i primi tre fattori sono positivi, mentre gli
ultimi due sono negativi
Vincenzo Vespri [email protected]
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Quindi ripresa endogena
obbligazioni con rendimenti praticamente nulli
rischio di shock finanziario esterno (Crisi dei Paesi Emergenti e
della Cina)
problemi relativamente all’invecchiamento della popolazione
problemi derivanti dalla migrazione
sviluppi tecnologici (spesse volte inattesi)
sistema bancario sotto stress
Quale la strategia da adottare??
Vincenzo Vespri [email protected]
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Obbligazioni corte
Azionario solido. Stare per il momento lontano dal settore bancario
Immobiliario non entrerei adesso (se non per casa di proprietá)
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