Rassegna del 04/02/2013 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 04/02/2013 UNIVERSITÀ DI FIRENZE Tirreno Pisa 04/02/13 P. 15 Due posti in area amministrativa Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. II L'imitazione del cervello made in Italy Giovanni De Paola 1 2 MONDO UNIVERSITARIO Stampa 04/02/13 P. 14 "Nessuna fuga dagli atenei" Flavia Amabile 3 Unita` 03/02/13 P. 18 La crisi dell'università è figlia di anni di tagli Francesco Benigno 4 Libero 03/02/13 P. 1 Troppi laureati tanti disoccupati Giampaolo Pansa 5 Giornale 04/02/13 P. 38 Meno corsi di laurea e studenti in netto calo Elso Noro 8 Manifesto 03/02/13 P. 1 L'università che ci meritiamo Alessandro Dal Lago Manifesto 03/02/13 P. 4 «Vogliamo indietro gli 8 miliardi tagliati finora» Sole 24 Ore 03/02/13 P. 16 Università, vale il rischio-rendimento Marco Liera 12 Unita` Toscana 03/02/13 P. 27 Diritto allo studio il pilastro della nostra riforma Maria Chiara Carrozza Gaetano Caravella 14 Avvenire 03/02/13 P. 2 Parlamentari, per l'università «adottate» un ricercatore Andrea Lavazza 16 Manifesto 03/02/13 P. 4 Gabbie salariali per le borse Roberto Ciccarelli 17 Manifesto 03/02/13 P. 4 Il ministro torna al Politecnico Avvenire 03/02/13 P. 2 Sì alla tecnologia in classe No agli insegnanti-robot Roberto Carnero 20 Avvenire 03/02/13 P. IV Tra chip e dna alla ricerca della memoria perfetta Giuseppe Lupo 21 Corriere Della Sera Corriereconomia 04/02/13 P. 8 E la Bocconi batte Harvard: sua la prima business school Italia Oggi Sette 04/02/13 P. 46 Nell'Mba vincono gli Stati Uniti Filippo Grossi 23 Giornale 04/02/13 P. 14 Poveri studenti americani strangolati dai debiti Michele Di Lollo 24 Giornale 04/02/13 P. 14 L'ultima invasione cinese è nel mercato dei laureati Eleonora Barbieri 25 Manifesto 03/02/13 P. 4 Espulsioni shock ad Harvard Giornale 04/02/13 P. 20 Macché choosy: i giovani vogliono fare i contadini Cristiano Gatti 28 Repubblica 04/02/13 P. 21 Altro che giovani schizzinosi metà dei laureati cambia città Corrado Zunino 30 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 7 Stage, tirocini, relazioni sociali:il lavoro si costruisce già all'università Marco Biscella 32 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 7 Le imprese non trovano laureati Eugenio Bruno 34 Italia Oggi Sette 04/02/13 P. 11 Dipendenti e collaboratori con esperienza di ricerca certificata Italia Oggi Sette 04/02/13 P. 11 Start up, conto alla rovescia Italia Oggi Sette 04/02/13 P. 20 Nuovi standard di qualità all'Ufficio marchi-brevetti 39 Italia Oggi Sette 04/02/13 P. 46 CORSI & MASTER 40 Repubblica 04/02/13 P. 18 Il prof che insultò Musy rischia la sospensione "Ignobile quel biglietto" Sara Strippoli 41 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 7 Un giovane su cinque «finanzia» i genitori Francesca Barbieri 43 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 7 Le grandi società puntano su Its e apprendistato Claudio Tucci 44 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 10 Atenei cari e vuoti Sole 24 Ore 04/02/13 P. 12 Innovazione con il freno tirato Sole 24 Ore 04/02/13 P. 15 Lavoro Sole 24 Ore 04/02/13 P. 15 Debutta il libretto dei saperi Francesca Barbieri 50 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 15 Quel «repertorio» a rischio fallimento per troppa burocrazia Giampiero Fatasca 52 Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. I L'italiano che doma il grafene Leonardo Malsano 53 Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. II Con il grafene si punta a superare la legge di Moore Indice Rassegna Stampa 9 11 19 22 27 36 Cinzia De Stefanis 37 45 Enrico Netti 46 49 54 Pagina I INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 04/02/2013 Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. II Sì alla prima cura che «spegne» gene 55 Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. II Fotografati i pensieri dei pesci 56 Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. II 1.000 euro al chilo per la scienza Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. II Un decalogo per la nuova lotta al cancro Sole 24 Ore - Nova 03/02/13 P. III Dal nanotech ai disabili,le idee per città intelligenti Stampa 04/02/13 P. 1 Cosa c'entra la finanza con l'istruzione? Tirreno 03/02/13 P. 4 Tre milioni di euro per la clinica hi-tech Tirreno 03/02/13 P. 1-4 Vado dai privati e risparmio sull'ecografia Corriere Della Sera 03/02/13 P. 47 Con le ossa fragili potrò avere un altro figlio? 68 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 3 SPECIALE":"Malattie cardiovascolari negli anziani: stesso accesso alle cure?" 69 Sole 24 Ore 04/02/13 P. 6 SPECIALE:"L'artrosi" 70 Qn 04/02/13 P. 35 «Così abbiamo indagato le fabbriche di anticorpi 72 Qn 04/02/13 P. 35 Leucemia mieloide, la guarigione dietro l'angolo 73 Qn 04/02/13 P. 35 Emoglobina 74 Qn 04/02/13 P. 35 Farmacologia Tirreno 04/02/13 P. 45 Una nuova tecnica chirurgica e il glaucoma fa meno paura 57 Francesca Cerati 58 60 Antonio Scurati 61 SANITÀ 63 Stefano Bartoli 64 SEGNALAZIONI Indice Rassegna Stampa 75 Gian Ugo Berti 76 Pagina II DUE POSTI IN AREA AMMINISTRATIVA Università di Firenze. Nota: è indetto un concorso pubblico per due posti di categoria C, posizione economica Cl, area amministrativa, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e pieno per l'assunzione di personale disabile iscritto negli elenchi di cui all'art. 8 della legge 12 marzo 1999, n. 68, emanato con Decreto direttoriale n. 2420 (129548) del 28 dicembre 2012. Bando: Gazzetta Ufficiale n. 7 del 25 gennaio. Scadenza: 21 febbraio. -----------------------------,,,, Università di Firenze aa 1 is, Pagina 1 FLAGSH I P/I L'imitazione del cervello made in Italy La ricerca italiana lavorerà sulla simulazione cerebrale: dalle funzionalità all'imaging ottico fino alle malattie di Giovanni De Paola tiamo creando il telescopio per vedere nel cervello le implicazioni mediche e tecnologiche». Richard Walker dell'Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne ha scritto la proposta del progetto "Human Brain", vincitore del bando europeo Fet (Future emerging technologies) insieme al progetto "Graphene" di un miliardo di euro di fondi. Sono stati scelti tra una lista di sei progetti presentati 3 anni fa. «Vogliamo creare una nuova generazione di computer che imitino architettura e circuiti del cervello, si chiamano neuromorfici - è l'obiettivo di Walker -. Non sostituiranno l'informatica attuale, ma faranno cose che l'informatica attuale fa male. Sono molto più veloci e consentono un enorme risparmio energetico: un grosso computer consuma milioni di watt, il cervello umano solo 20-30 watt». Raccoglieranno tutte le informazioni sul cervella che i ricercatori hanno acquisito abbinate a quelle sui più potenti database. Il finanziamento appena assegnato coprirà la fase di lancio del progetto, circa 54 milioni di euro per 30 mesi, con durata prevista di 1o anni, e richiederà un investimento complessivo di 1,19 miliardi di euro. In "Human Brain" l'apporto degli italiani è rilevante, 5 i partner tricolore: Consorzio interuniversitario Cineca, Lens-Università di Firenze, Università di Pavia, Politecnico di Torino, Provincia Lombardo Veneta Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio - Fatebenefratelli. Il progetto è coordinato dal neuroscienziato Henry Markram Polytechnique dell'Ecole Fédérale di Losanna e vi partecipano in totale 87 istituti di ricerca europei e internazionali. L'Italia ospiterà un'infrastruttura del progetto nel centro di supercalcolo del Cineca che si occuperà di fornire una piattaforma per l'analisi di ingenti quantità di dati riguardanti anatomia, fisiologia, genemica e molte altre discipline collegate alle neuroscienze. «Vogliamo - racconta Enrico Macii del Politecnico di Torino creare in 1o anni un simulatore che possa di fatto ricostruire le funzionalità del cervello umano, cioè con capacità di calcolo che sono svariate migliaia di volte superiori a quelle che i calcolatori di oggi sono in grado di offrire». Il Politecnico di Torino si occupa di acceleratori hardware neuromorfici. «Vogliamo arrivare a simulare il comportamento del cervello più semplice, quello del topolino, poi quello della scimmia, fino al cervello umano» dice Macii. L'unità di ricerca dell'Università di Pavia coordinata da Egidio D'Angelo del dipartimento di Brain and Behavioral Sciences è impegnata nello sviluppo di modelli mate- matici dei neuroni e la loro integrazione in reti neuronali di larga scala. «Noi ci occupiamo di coordinare l'imaging ottico - dice Francesco Saverio Pavone del Lens-Università di Firenze - ci occupiamo del connettoma, cioè di ricostruire in maniera dettagliata l'intera rete e mappatura delle connessioni del cervello mediante tecniche di imaging ottico. Abbiamo già ottenuto la prima immagine completa di un cervello di topolino. Ora abbiamo una risoluzione che è centinaia di volte superiore a quella di una risonanza magnetica. Vogliamo arrivare a circa un migliaio di volte in più e avere immagini a più colori tridimensionali con la possibilità di poter tracciare le connessioni da una parte all'altra del cervello, ad esempio caratterizzare cervelli di animali con particolari patologie cerebrali». «Stiamo creando un nuovo strumento di ricerca - ha detto il neurologo Giovanni Frisoni - che consente di simulare malattie, capirne meglio le cause, per arrivare a nuove terapie: malattie del cervello, Alzheimer, Parkinson, depressione, ansia, fino all'emicrania. Vogliamo modellare il funzionamento del cervello anche in condizioni di diverso tipo, in casi di malattie psichiatriche o malattie neurodegenerative». Nel 2015, secondo Walker, vedrà la luce il primo tipo di piattaforma capace di supercalcoli. O RIPRODUZIONE RISERVATA Human brain. II progetto ha vinto il bando europeo Fet da 1 miliardo di euro insieme al "Graphene" Università di Firenze Pagina 2 "Nessuna fuga dagli atenei" Il ministro dell'Istruzione Profumo: "Dietro la statistica una realt t diversa Calano gli studenti anziani, ma la crescita dei laureati italiani è superiore alla media Ue" FLAVIA AMABILE ROMA °inistro Francesco Profumo, i dati raccontano di una crisi profonda dell'università. In dieci anni —denuncia il Cun, il Consiglio Universitario Nazionale - gli iscritti sono calati del 17%, come se l'intera Statale di Milano non esistesse più. Che sta succedendo ? «Credo che per dare giudizi si debba partire da dati che abbiano valore statistico reale. In quel caso invece è stato considerato un anno di riferimento in cui c'è una bolla dovuta a due elementi. Da un lato ci sono gli studenti partiti con il vecchio ordinamento che hanno tentato di iscriversi al nuovo per ottenere la laurea breve. Questo T RAS F ORMAZ I ONE «Ora sta crescendo l'attenzione per la qualità del titolo che si ottiene» ha un grande valore sociale ma crea una bolla nei dati. E poi c'è un altro gruppo di dipendenti della pubblica amministrazione che frequentavano le università per effetto di accordi che consentivano loro di laurearsi e di ottenere crediti. Dai dati risulta invece che prima dell'avvio del nuovo ordinamento, nel 1999-2000, gli immatricolati erano 278 mila e 278 mila erano dieci anni dopo. Nel 20032004, invece, quando la riforma era operativa, quasi 64 mila studenti neo-iscritti avevano più di 23 anni. Dieci anni dopo gli stessi studenti sono solo 18 mila. La bolla si è annullata». Insomma la Statale che non c'è Mondo Universitario più era solo di studenti anzianotti. I dati assoluti però confermano che dal 2005 il calo dei nuovi iscritti è stato costante, tantissimi osservatori ed analisti hanno esaminato il fenomeno. «Nel corso di questi anni ad essere crollate sono le immatricolazioni di chi ha più di 19 anni, e cioè di quelli che sono passati dal vecchio al nuovo ordinamento. E va considerato anche l'aspetto demografico. Tra il 1999 e il 2011 si sono persi 70 mila diciannovenni per il crollo delle nascite, mentre il numero dei diplomati è rimasto costante. E evidente quindi che più correttamente va detto che la scolarità è aumentata». Ministro, la disillusione nei confronti delle università è forte e la crisi non ha fatto che aumentare la loro incapacità di rispondere alle esigenze degli studenti. «I dati ci mostrano come solo una parte di coloro che hanno fatto parte della bolla si sono poi davvero laureati. Ma mostrano anche un sistema stabile. La media di crescita dei laureati in Italia è superiore a quella dell'Ue a 21 che è del 4% e dei Paesi Ocse che è del 3,7%. Paesi come la Francia e la Germania sono fermi al 2,8% e all'1,3%. Partendo da una situazione peggiore abbiamo avuto l'opportunità di crescere di più. Il sistema universitario italiano non presenta anomalie e ha una buona tenuta, superiore alle aspettative: la crisi risale al 2007 determinando difficoltà da parte delle famiglie e minore propensione a decidere di investire risorse in questi studi». LE BORSE DI STUDIO «Saranno rimodulate per favorire chi è svantaggiato o fuorisede» mento e la valutazione, il primo passo per avere dati certificati su tutto il territorio nazionale in modo che gli studenti scelgano l'università più adatta ed efficiente». Non tutti però possono permettersi di iscriversi dove vogliono... «Stiamo lavorando per garantire il diritto allo studio. Fra pochi giorni ci sarà un decreto che premierà chi vale». Le associazioni di studenti sostengono che sarà l'ennesimo taglio alle borse di studio. «Non interverremo sulle quantità ma ci sarà una rimodulazione su base geografica che permetterà di favorire gli studenti svantaggiati e fuorisede e penalizzare i fuoricorso». Dopo poco più di un anno sta per lasciare il ministero . Che cosa sente di non aver fatto durante il suo mandato? «La possibilità di far capire che alcuni settori come scuola e università non possono seguire i tempi della politica ma sono investimenti a lungo rilascio, indispensabili, da tenere in considerazione sempre e comunque». Ci sono università dove le matricole restano per mesi senza poter fare piani di studio ed altre in cui si va avanti comunque, anche senza sapere granché. «Quelli di cui ho parlato finora sono dati medi. t chiaro che il quadro non è omogeneo in tutto il Paese. ma diverso da regione a regione e da università a università. Il vantaggio rispetto al passato è che oggi quando studenti e famiglie scelgono non badano più solo ad ottenere la laurea ma alla qualità del titolo. E esistono dati oggettivi che consentono agli studenti di fare la scelta migliore. Nei giorni scorsi abbiamo approvato il decreto sull'accredita- Pagina 3 La ffisi dell'università è figlia di anni di tagli Francesco Benigno IN UNA CAMPAGNA ELETTORALE, COME QUESTA, ATTRAVERSATA DA VENTATE DI ESASPERATO POPULISMO ESI- STONODEGLI IDOLAPOLEMICI , dei totem della comunicazione che attraggono tutta l'attenzione e impediscono di vedere approfonditamente le cose. È come se non fosse possibile, ad esempio, andare al di là del dibattito sull'abolizione totale o sulla rimodulazione dell'Imo: come se abolendo l'Imo o riducendola non si dovessero cercare i soldi da qualche altra parte, o come se, una volta abolita l'Imu questo Paese che adesso è fermo, culturalmente prima ancora che economicamente, fosse - con un tocco di bacchetta magica - pronto a rimettersi in marcia. Attorno a questi totem si schierano spesso tifoserie disposte più a riconoscersi per slogan che ad accettare gli argomenti altrui e questo disporsi a falange impedisce di guardare in faccia i problemi molto seri che il Paese ha davanti. Lo stato dell'università italiana è un ottimo esempio di questa situazione. Il Consiglio Universitario nazionale (Cun) ha ora lanciato l'allarme sul calo delle iscrizioni (-17% dal 2003 all'anno scorso, e quest'anno non sarà certo meglio) facendo notare come l'Italia sia sensibilmente sotto la media europea per numero di laureati, così come d'altra parte lo è per gli investimenti nella ricerca. Nel commento ai dati, peraltro già noti, si tira in ballo da una parte il ciclo economico negativo e la contrazione delle risorse per il diritto allo studio, la riduzione dei corsi di laurea (1195 in meno), il crescente ricorso al numero programmato. Diciamo con più nettezza quello che il Cun non ha potuto o voluto dire a chiare lettere. Negli anni di governo di Berlusconi l'antica diffidenza nei confronti dell'università pubblica si è mescolata a nuove, presunte certezze, cui il ministro Tre01 monti ha dato voce: tra esse ti .1: ` ì soldi che una serie di ripetuti tagli lineari (- 5% l'anno) avrebbe miracolosamente migliorato la qualità del sistema dell'istruzione superiore. Come se a uno zoppo si tolga la stampella immaginando che così cammini meglio. A ciò si aggiungeva la convinzione che l'autonomia del sistema universitario fosse stata un completo fallimento e che solo una gestione dal centro potesse assicurare l'efficienza del sistema: da un lato sopravvalutando così le capacità delle strutture direttive del ministero e dall'altra evitando una riflessione sul tipo di autonomia che si è sperimentata, vale a dire un'autonomia senza responsabilità, una carota (peraltro piccola e povera) senza bastone. Il tutto entro una cornice di depotenziamento del ruolo dell'università pubblica, di mancanza di un progetto di competitività delle sedi italiane nel quadro internazionale e nel contesto di una campagna di stampa che prendendo spunto da una serie di casi di malcostume, dipingeva l'università italia- Mondo Universitario na come l'epicentro dei mali del Paese (mentre ne era solo lo specchio fedele): nepotismo più inefficienza, più arroccamento nelle posizioni di privilegio. Questa strategia è culminata nell'esperienza di governo del ministro Gelmini ispirata all'idea della salubrità della dieta dimagrante per l'università: che cioè riducendo l'offerta formativa e snellendo l'università, con meno docenti e magari meno sedi, tutto si sarebbe rimesso al meglio. Ora siamo al redde rationem e presto ci diranno che bisognerà fare tutto all'incontrario: contrordine compagni. Quello che colpisce nella discussione attuale, incentrata su dove trovare i soldi per l'università è ancora una volta la tendenza a schierarsi a coorti: i coloni che vedevano nella strategia dell'affamare il cavallo l'unica soluzione, ora, davanti ai risultati penosi che abbiamo sotto gli occhi, tacciono; ma si ergono altri opposti tifosi che vogliono solo difendere il diritto allo studio, senza se e senza ma, e cioè senza precisare di quale studio; e per i quali aumentare le tasse universitarie è un tabù, anche nel caso di aumenti legati al reddito e a una possibilità così di finanziare le borse di studio peri meritevoli non abbienti. Soprattutto, questo confuso dibattito si svolge senza uno straccio di progetto sul ruolo dell'università nello sviluppo del Paese e nel contesto della accresciuta competitività internazionale. Mentre tutti sappiamo come un'istruzione superiore di qualità sia un prerequisito fondamentale di uno sviluppo duraturo nei Paesi avanzati, oltreché un volano indispensabile alla crescita sociale e culturale del Paese. Pagina 4 Troppi laureati tanti disoccupati Ho letto pagine e pagine di giornale sul crollo degli iscritti nelle università italiane. E ho notato che molti opinionisti piangono. Il Bestiario invece ride soddisfatto. Come mai? La bestia che scrive queste righe sarà forse una jena? Ma no, è un signore dal cuore d'oro che non si compiace delle disgrazie di un'Italia che ama. Tuttavia, il calo delle matricole negli ultimi dieci anni, da 338 mila a 280 mila (meno 58 mila) è davvero una sciagura? Proviamo ad andare oltre le apparenze. Anche il sottoscritto (...) segue a pagina 15 L Mondo Universitario Pagina 5 Best î ari o Meno universitari? Bene così Vuoi dire meno disoccupati Il mondo ê cambiato, e non è necessariamente un brutto segno il crollo di iscrizioni negli atenei. Molti dei quali sono inutili e di poco valore segue dalla prima GIAMPAOLO PANSA (...) è un laureato di tanti anni fa, in Scienze politiche, con il massimo dei voti, la lode e la dignità di stampa grazie a una tesi di quasi mille pagine. Mi concedete un po' di amarcord? Correva il 1954 e nell'estate avevo preso un'ottima maturità classica. Dissi a mio padre, operaio del telegrafo, e a mia madre, artigiana modista, che mi sarebbe piaciuto andare all'università. Dove? A Torino. Potevo fare il pendolare in treno, alzandomi ogni mattina alle sei. E le tasse di quell'ateneo non erano poi così alte rispetto al nostro reddito famigliare. I miei genitori non avevano studiato. Papà Ernesto, quinto di sei figli orfani di padre, aveva iniziato a faticare quando aveva appena nove anni e si era fermato alla quarta elementare. La mamma Giovanna, dopo la quinta, all'età di dieci anni era stata messa al lavoro in una pellicceria. Le bambine come lei venivano chiamate "piccinine" perché dovevano imparare a cucire, prima con l'ago in mano e poi con la macchina Singer. Entrambi mi risposero: bene, tu invece andrai all'università! Lo dissero con orgoglio e, insieme, con un ammonimento. Mio padre lo formulò Mondo Universitario nel modo seguente. Caro Giampa, siamo disposti a pagarti gli studi a Torino, però devi meritare i nostri sacrifici. Dovrai frequentare con diligenza le lezioni. E affrontare gli esami senza ritardi. Lo vedi questo taccuino? Qui segnerò se rispetti il corso di studi e i voti che prenderai. Se farai il pelandrone, andrai a lavorare in fabbrica. Per esempio all'Eternit, che sta a un passo da casa nostra. Non è un posto comodo perché lì maneggiano l'amiarnto, però le paghe sono decenti. Oppure alla Feroce. Sai di che cosa parlo? Certo, gli operai piemontesi chiamavano così la Fiat, il regno di casa Agnelli affidato a un dittatore: Vittorio Valletta. Un colosso industriale pronto per il boom dell'auto, grazie al miracolo economico che stava iniziando. Decisi di iscrivermi a Scienze politiche perché speravo di fare il giornalista, una professione sognata sin da ragazzo. A Torino era un corso di laurea della facoltà di Giurisprudenza. Gli studenti erano pochi, una cifra surreale vista con gli occhi di oggi: non più di quaranta o cinquanta al primo anno. Ma a frequentare le lezioni eravamo una trentina, non di più. I professori ci conosceva- no per nome, come accadeva al liceo. E anche noi li conoscevamo bene. Mostravano caratteri diversi. C'era il prof dal cuore buono, quello austero, il bizzarro, l'autoritario e scostante. Ma tutti erano docenti super-super, accademici di grande valore, con una sfilza di ricerche e di pubblicazioni alle spalle. Il loro potere sugli studenti era assoluto. E non esitavano a darcene una prova. Insomma erano dei veri baroni, ma di solito dal carattere bonario. Ne descriverò uno: Luigi Firpo, ordinario di Storia delle dottrine politiche. Aveva 39 anni, alto, possente, profilo da principe rinascimentale, naso adatto alla figura. Ci assaliva con un'erudizione smagliante, ma sapeva essere spiccio, pratico, capace di andare al sodo con un piglio che oggi diremmo manageriale. Aveva un carattere battagliero e lo rivelò del tutto quando cominciò a scrivere per la "Stampa" una rubrica con tanti lettori: "Cattivi pensieri". A Firpo piaceva tenere la briglia corta sulla nostra piccola truppa. E volle mettere subito in chiaro com'era fatta la gerarchia. Per subito intendo la prima lezione del suo corso inonografico. Dedicato agli scritti giovanili di Carlo Marx sulla "Gazzetta renana". Tra parentesi dirò che Firpo non era affatto un marxista e neppure un signore di sinistra. Tanti anni dopo, venne eletto deputato per il Partito repubblicano. Per introdurre il corso su Marx, Firpo presentò a noi pivelli una dotta lezione sull'educazione sessuale dei giovani aztechi. Con una crudezza di dettagli che fece quasi svenire le ragazze della prima fila. Figlie della buona borghesia torinese, avevano scelto Scienze politiche per evitare facoltà pesanti come Medicina («Troppi malati e tutto quel sangue!») o il Politecnico, considerato un covo di secchioni che studiavano ventiquattro ore al giorno e non badavano alle femmine. A lezione conclusa, chi si alzò a fare una domanda che tutti avevano sulla punta della lingua? Il sottoscritto. Chiesi: «Professore, vorrei sapere che cosa c'entrano gli aztechi con gli scritti giovanili di Marx». Firpo mi rivolse un'occhiataccia: «Quando ti rivolgi a un docente, devi alzarti e restare in piedi». Poi iniziò a interrogarmi. «Come ti chiami?». «Giampaolo Pansa». «Da quale città vieni?». «Da Casale Monferrato, professore». «Che cosa è successo da voi nel 1630?». «Abbiamo respinto l'assedio degli Spagnoli». Firpo mi trafisse con un'occhiata beffarda: «Tra gli aztechi e Marx non esiste nessun rapporto. Ma oggi Pagina 6 ho deciso così per dimostrarvi che qui comando io e faccio quello che mi pare e piace!». Volete un altro esemplare dei professori che mi hanno condotto alla laurea? Ecco Alessandro Passerin d'Entrèves, aveva 52 anni e insegnava Dottrina dello Stato e Relazioni internazionali. Era stato amico di Piero Gobetti, poi si era conquistato la cattedra di Studi italiani al Magdalen College di Oxford. Parlava uno splendido inglese e nell'aspetto ricordava il duca di Windsor: snello, quasi secco, di sobria eleganza, la cravatta sempre perfetta. Passerin trascorreva le estati nel castellotto di famiglia: una piccola fortezza al centro di Entrèves, sotto il Monte Bianco. Qui impiegava una parte delle vacanze a scrivere agli allievi lettere oggi impensabili. Ne ho conservata una diretta a me: «Caro Pansa, temo di non aver saputo rispondere in modo adeguato a un'obiezione che Lei mi ha rivolto durante l'anno accademico da poco concluso. Vorrei provare a farlo adesso con queste righe...». Che cosa hanno insegnato questi professori a un ragazzo di provincia? Prima di tutto a essere se stesso, senza truccare le carte, senza spacciare balle. Erano imbattibili nel fiutare chi bluffava e tentava di fare il furbo nel rapporto con loro, du- Mondo Universitario rante le esani e nel preparare la tesi di laurea. Quindi mi incitarono a dichiararmi senza timore e a dire sempre come la pensavo. E infine che era indispensabile studiare, studiare e ancora studiare. Con un traguardo in mente. Ricordo un consiglio di Firpo, carico della sua forza aggressiva: «Devi sempre proporti un obiettivo non perseguito da altri. Cerca una strada nuova e non aver paura di percorrerla. Datti il coraggio di osare. Scoprirai che, al di là dei risultati, è un buon sistema per non annoiarsi. Un po' come succede quando si corteggia una donna» aggiunse sornione. Poi questo mondo venne spazzato via dal famigerato Sessantotto. Una stagione orrenda che ogni tanto ci offre i suoi cascami. Venerdì, nel comizio fiorentino in coppia con Matteo Renzi, Pierluigi Bersani ha evocato il timore che «il classismo si ripresenti negli studi universitari». Una battuta demagogica della Casta rossa. Che cosa volete che m'importi se le matricole dell'università in dieci anni sono calate di 58 mila? È fatale che sia così. In Italia esistono 66 atenei, in gran parte inutili e di poco valore. Secondo l'economista Tito Boeri sarebbero addirittura 80. Il risultato di questo caos è già scritto: troppi laureati, tanti disoccupati. Pagina 7 FENOMENO 1 QUESTI TEMPI Meno corsi di laurea e studenti in netto calo Iscritti e corsi di laurea in netto calo, colpa del taglio dei fondi e delle rette che continuano a salire in un periodo in cui le famiglie fanno fatica a campare. Ci voleva un ridimensionamento, nonsipoteva continuare atenere inpiedi corsi insignificanti frequentati da meno di 10 persone l'anno. Ai tempi di «mani pulite»tutti stravedevano perla figura del pm, e di uno in particolare, chemettevain ginocchio i potenti, entusiasmo che ritraduceva in un'esplosione di iscritti alle facoltà digiurisprudenza. Tutti sognavano le aule di tribunali e ora ci si ritrova con un sovraffollamento di avvocati. Vorrei capire se la fuga degli studenti può essere una diretta conseguenzadi un anno emezzo digoverno deiprofessori. Sarebbeinteressante capire di quanto sono scese le iscrizioni alle facoltà tipo Economia e Commercio. Elso Noro Mondo Universitario Pagina 8 ANVUR E NON SOLO L'università che ci meritiamo Alessandro Dal Lago 1 documento sullo stato dell'università italiana elaborato dal Cun e ampiamente commentato in questi giorni dalla stampa è più di un rapporto. E la certificazione di un'agonia. I dati sono noti ma vale la pena riassumerli in poche righe: diminuzione degli immatricolati del 17% negli ultimi dieci anni, riduzione del corpo docente del 22 % dal 2006 a oggi, taglio inarrestabile del finanziamento ordinari o , delle borse di studio e dei fondi della ricerca. Grazie a questo dimagrimento forzato , i dati sulle prestazioni del sistema non possono che essere peggiorati. I Basti dire che nella classifica del numero dei laureati l'Italia è al 34mo posto su 36 paesi Ocse. Oddio, in questo panorama di deflazione (anzi, di depressione) culturale e scientifica c'è una vistosa eccezione: l'Anvur, la famigerata Agenzia di valutazione dell'università (ampiamente sbeffeggiata in Italia e all' estero per le sue procedure insensate , gli errori marchiani e l'avversione di cui gode nel mondo accademico), ma che ci costa più di 300 milioni di euro in tre anni. Uno spreco di denaro privo di senso: se mai l' abilitazione nazionale avrà una conclusione (ciò di cui tutti dubitano), il 90% degli abilitati non potrà essere reclutato dagli atenei per la mancanza di fondi, e quindi tutto sarà stato inutile. Una vera beffa per chi sinceramente credeva, facendo domanda, di essere riconosciuto per il suo merito di ricercatore, invece che per l' appartenenza a qualche cordata o tribù accademica. Tuttavia, la vicenda Anvur, se inserita sullo sfondo dell'agonia dell'università, ci dice molto sulla lungimiranza del sistema politico italiano, di centrodestra e centrosinistra, in tema d'innovazione scientifica e ricadute della ricerca sul benessere comune. I ministri, consulenti e opinionisti che hanno gonfiato la necessità di una valutazione oggettiva, quantitativa e neutrale dell'università, all'insegna dello slogan «basta con i fannulloni!», sono gli stessi che si auguravano fino all'altro ieri la diminuzione di studenti e professori, l'aumento delle tasse, lo sgonfiamento di un sistema troppo cresciuto e così via. Penso a Perotti, Giavazzi, Gelmini e tutti gli altri. Un coro di profeti di sventura, le cui previsioni alla fine si sono avverate: oggi l'università italiana, saccheggiata in nome del merito, della serietà, del rigore ecc. produce meno laureati, dottori di ricerca, docenti di qualsiasi altro paese sviluppato - ed è un vero miracolo che continui a sfornare un numero di brevetti e pubblicazioni scientifiche che la collocano al settimo posto nel mondo. Ma, appunto, tutto questo ha un significato che trascende le vicende dell'università. Per sintetizzare in poche parole il problema: il ceto politico italiano non ha mai ritenuto che valesse la pena investire nella ricerca e quindi nell'università pubblica. CONTINUA i PAGINA 4 il manifesta Q ui.lovoglio Mondo Universitario Pagina 9 DALLA PR I MA Alessandro Dal Lago L'univer sità che Cl mer itiamo Qui appare un paradosso clamoroso: i governi C del nostro paese sono sempre stati colonizzati da professori universitari. Tra i primi che mi vengono in mente, Amato, Prodi, Urbani, Berlinguer, Diliberto, Brunetta ecc. per non parlare del governo in carica che annovera tre rettori e professori di ogni genere e statura. Ebbene, come spiegare l'evidente e costante disinteresse di questi accademici per l'istituzione da cui provengono? Una risposta malevola potrebbe essere che tutti costoro hanno usato l'università per fare carriera politica. Ma forse quella più realisti ca è che tutti o quasi hanno voluto un'università adeguata a un paese ai margi- Mondo Universitario /FOTO ALEANDRO BIAGIANTI ni delle economie più ricche. Qui sta probabilmente il nodo della questione università. Un sistema politico di ampie vedute sa che un'università ben finanziata, capace di lavorare non solo per le aziende ma anche per lo sviluppo culturale dei suoi abitanti in campi non immediatamente remunerativi, non è solo un lusso. È un investimento sul futuro. Permette alle giovani generazioni sia di competere in campo scientifico e linguistico, sia di aprirsi la mente, di godere di capacità critica e di indipendenza di pensiero. Di giudicare le scelte politiche ed economiche di chi li governa, di arricchire le proprie esperienze non solo in tema di listini di borsa e nuovi software, ma magari di arte, letteratura e altri mondi. Se tutto questo sembrasse un'utopia andate a dare un'occhiata ai corsi di laurea in Germania o negli Usa. Certo, anche lì si taglia e si riduce, ovviamente, ma nessuno si sognerebbe di dire, come il mitico Oscar Giannino, che la diminuzione degli immatricolati è una buona cosa. O che è meglio rinunciare ai corsi di antropologia o letteratura per quelli di economia aziendale, come se questa fosse un'alternativa razionale. Un'università fatta di Bocconi e politecnici in sedicesimo a vantaggio dei privati, ma a spese dei contribuenti - è stato l'obiettivo costante dei governi di centrosinistra e centrodestra negli ultimi 25 anni. Un'università di questo tipo è perfetta per un'economia di servizi, di piccole aziende, di una Fiat che chiacchiera in Italia e investe in Am eri ca, di speculazioni finanziarie e banche allo sbando. Questo è oggi il nostro paese e questa è la sua università. Pagina 10 CORTEO A ROMA «Vogliamo indietro gli 8 miliardi tagliati finora» «Scuola, sanità, acqua sono beni comuni. Con questo striscione si é aperta ieri la manifestazione che ha attraversato il centro di Roma per concludersi sotto la pioggia verso le 17 al Colosseo. «Mentre i candidati alle elezioni parlano di finanziamento alla scuola, il ministero prepara l'ennesimo piano di tagli, pensa a eliminare un anno di scuola superiore o a ridurre un anno alla matema. Se il prossimo governo non darà indietro gli 8 miliardi tagliati alla scuola noi continueremo a protestare» hanno sostenuto i promotori della manifestazione aderenti al Coordinamento Nazionale Scuola. Molti docenti sono confluiti nella Capitale da Ferrara, Pescara, Napoli, Lamezia Terme e han no chiesto l'assunzione dei precari a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti, secondo quanto stabilito dalla normativa europea che impone la stabilizzazione dei lavoratori che lavorano da oltre tre anni a tempo determinato nelle scuole. Sostegno e rilancio dell'istruzione pubblica è stato chiesto da Sandro Medici, presidente del X municipio della Capitale e candidato sindaco indipendente a Roma: «Questa battaglia si muove in un orizzonte generale che salvaguarda il carattere pubblico del welfare». Mondo Universitario Pagina 11 V 40 Università, vale il rischio-rendimento Marco Liera - li allarmanti dati pubblicati giovedì sul crollo degli iscritti alle Università italiane hanno sollevato un ampio dibattito. Proviamo ad affrontare il tema da un punto di vista della finanza personale. L'iscrizione all'università è un investimento in capitale umano. Risorse che le famiglie decidono di dedicare a una istruzione supplementare, nell'attesa che i giovani migliorino le loro competenze in un determinato settore e acquisiscano in tempi accettabili la capacità di generare un reddito dignitoso. La percezione (che, per Mondo Universitario quanto distorta possa essere, è sempre la determinante delle decisioni umane) è che il profilo rischio-rendimento atteso di questo investimento stia peggiorando. Sostenere gli oneri connessi a un corso di laurea appare sempre meno giustificato se si guarda all'aspettativa di ritorno (misurato dalla capacità reddituale che l'istruzione consente di acquisire). Da una parte i costi univer- sitari da tempo salgono oggettivamente a un ritmo più alto dell'inflazione. In Italia negli ultimi anni i costi universitari sono cresciuti a un tasso che va da tre a quattro volte quello dell'indice dei prezzi al consumo, secondo una stima di Federconsumatori. Negli Stati Uniti (dove gli iscritti alle università non stanno scendendo, a differenza dell'Italia), il costo di un ciclo quadriennale in un college è salito di 12 volte negli ultimi 3o anni, un ritmo quadruplo rispetto all'inflazione (fonte: Bloomberg). Dall'altra parte, sono percepite in diminuzione le possibilità di trovare un impiego redditualmente soddisfacente al termine di un corso di laurea. Evidenziare che ancora oggi un laureato ha maggiori probabilità di conseguire nel tempo redditi più elevati di un non laureato, in Italia come negli Stati Uniti, non è una prova schiacciante per stimare il miglior profilo rischio-rendimento di un investimento in istruzione universitaria. Lo sarebbe se fosse possibile misurare i redditi conseguibili da una stessa persona, con o senza una laurea. Non può al contrario essere escluso che i laureati siano persone particolari che in ogni caso - anche senza aver frequentato con successo l'università - avrebbero potuto conseguire redditi più alti di quelli che non sono mai entrati in un'accademia. E ovvio che l'università resta la porta d'accesso esclusi- Pagina 12 va per professioni particolarmente delicate (come quella dei medici o degli ingegneri edili), con le aspettative reddituali che ne conseguono. Ma al di fuori di questi casi, e al netto di valutazioni extraeconomiche sulla necessità di elevarsi culturalmente odi assecondare passioni personali, l'investimento in istruzione universitaria da parte delle famiglie si dovrebbe confrontare con alcune alternative, avendo come unico metro il profilo rischio rendimento atteso. Queste alternative possono essere rappresentate dall'investimento in percorsi formativi più brevi e meno costosi dell'università, finalizzati a migliorare le possibilità occupazionali in settore ben determinato (per diventare un bravo assicuratore o consulente finanziario non è necessaria la laurea in economia!), c/o nell'aiuto economico per l'avvio di una attività imprenditoriale. O anche nella scelta di non compiere alcun investimento in istruzione aggiuntiva per via delle notevoli incertezze sul profilo rischio-rendimento atteso, cogliendo però le - non molte - opportunità occupazionali che si aprono per i diplomati. Purtroppo temo che per non pochi giovani italiani questa alternativa sia perseguita anche in assenza di occupazione, nella più totale rassegnazione. Della serie: «Non investo su di te perché percepisco che qualsiasi progetto è caratterizzato da un profilo rischio-rendimento perdente, anche se gli studi che hai fatto fino a oggi sono insufficienti a darti un lavoro» Mondo Universitario Pagina 13 Diritto allo studio il pilastro della nostra riforma L'INTERVENTO MARIA CHIARA CARROZZA* GAETANO CARAVELLA- I DATI EMERSI DAL RAPPORTO DEL CUN SULL 'UNIVERSITÀ SONO UNA FOTOGRAFIA IMPIETOSA, Un campanello d'allarme che non suona con la necessaria forza. Ne viene fuori un'Italia in cui il sapere non è volano di crescita e strumento di mobilità ma un accessorio. L'assenza di mobilità sociale oggi è uno dei più grandi vincoli alla crescita: se in Europa è ben chiaro (in Germania e Francia la percentuali di studenti borsisti sono al 25% e 30% da noi al 9%) per la destra la questione non era prioritaria. Per noi sì e in Toscana l'abbiamo dimostrato realizzando, con forti investimenti regionali, un sistema di diritto allo studio premiato dai risultati degli studenti borsisti e pochi giorni fa dal Governo. Dal MIUR però ancora un attacco: lo schema di decreto sul dsu potrebbe comportare un'ulteriore riduzione dei beneficiari, dimostrando come il richiamo all'Europa per Monti sia valido a giorni alterni. Cambiano infatti i criteri economici per l'accesso alle borse con tre soglie ISEE discutibili (14.300euro al sud, 17.150 al centro, 20mila al nord) spesso inferiori alle attuali. Si alza il numero di crediti richiesti ogni anno per il mantenimento della borsa, mentre gli appelli diminuiscono, manca l'orientamento e viene eliminato quel "bonus" di crediti, attivo in Toscana, utilizzabile per raggiungere le soglie fissate in casi particolari che impediscano il sereno svolgimento degli studi. *rettore SantAnna candidata Pd **resp. Univ. Giovani Democratici Toscana SEGUE A PAGINA 28 Mondo Universitario Pagina 14 Diritto allo studio il pilastro della nostra riforma U N TER V EN TO MARIA CHIARA CARROZZA GAETANO CARAVELLA SEGUE DALLA PAGINA 27 Viene poi introdotto l'istituto della revoca, assente in Toscana ma in vigore in altre regioni, per cui lo studente che non raggiungesse il numero di crediti necessari , oltre a perdere la borsa per gli anni successivi , dovrebbe restituire il valore della borsa e dei servizi goduti, con effetti deterrenti sulle iscrizioni, specie perle famiglie a basso reddito. E ancora viene stabilita un 'età massima di iscrizione per poter godere dei servizi: 25 anni, negando quindi, al tempo del lifelong learning, la possibilità di studiare a chi come unica colpa ha quella di non averne gli strumenti. Ancora una volta nell'operato di Profumo e Monti sembra mancare una strategia : dopo aver fatto poco per l'università , oggi invece di uniformare il sistema del diritto allo studio sugli esempi virtuosi, si decide di giocare al ribasso col rischio di infliggere un duro colpo a chi, come in Toscana, ha lavorato per migliorare i servizi, aumentando i beneficiari e rendendo efficiente il sistema. Bersani ha ribadito come non sia degno di un Paese civile che ci siano ragazzi che non possono studiare perché non se lo possono permettere. Con noi l'investimento in diritto allo studio sarà un pilastro della riforma dell'Università, l'Italia giusta si costruisce così: va sbloccato il Paese valorizzando il merito attraverso le pari opportunità. Mondo Universitario Pagina 15 IN CAMPAGNA ELETTORALE POCA ATTENZIONE ALLA RICERCA Parlamentari, per l' `versità `cercatore «adottate» ANIJRFA LAZZA carsa attenzione ai temi dell'università e della ricerca, assenza di sensibilità per cultura e scienza. I: accusa è fin troppo facile nei confronti dei partiti che si presentano ai cittadini per il voto del 24 e 25 febbraio. I soldi non ci sono, con la cultura non si mangia, l'università produce disoccupati mentre mancano operai specializzati e artigiani, ripetono i politici. Che poi infieriscono senza pietà. Il Fondo di finanziamento ordinario all'università è sceso di più di un miliardo dal 2008 a oggi, con una serie di tagli programmati. I fondi per i Prin (Progetti di ricerca di interesse nazionale) sono diminuiti da 85 milioni (2011) a 38, mentre i Firb (destinati ai giovani) sono calati da 50 milioni a 29. Considerando che il Pil è in discesa al massimo di un paio di punti percentuali, sull'università si abbatte una mannaia ingiustificata, mentre altri Paesi si avvantaggiano in termini di crescita economica e civile dai massicci investimenti in cultura (non a caso siamo al 34° posto su 36 nell'Ocse per percentuale di laureati). Una piccola e provocatoria proposta ci sentiamo allora di lanciarla. Senza cadere nel facile populismo di chi, dopo ogni scandalo, invoca tagli indiscriminati sia del numero degli eletti sia dei loro compensi, forse è possibile spendere meglio una parte di quei fondi destinati alla rappresentanza democratica. Si consideri il fatto che i 945 parlamentari eletti, oltre alla più che dignitosa indennità mensile, ricevono anche un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» pari a 3.690 euro per i deputati e 4.100 euro peri senatori. Secondo le regole della Camera, metà della cifra è versata forfettariamente senza giustificativi, l'altro 50% «a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere documentate: collaboratori; consulenze, ricerche; gesti one dell'ufficio; utili zzo di reti pubbliche di consultazione di dati; convegni». In altre parole, si tratta di un Mondo Universitario contributo volto a fare sì che il parlamentare possa informarsi, aggiornarsi e approfondire le proprie conoscenze per partecipare o dare avvio con cognizione di causa al processo legislativo, compito delicato e complesso dalle ricadute generali, di cui è evidente l'impossibilità di sopravvalutare l'importanza. E altresì noto che in moltissimi casi i "collaboratori" sono in realtà "portaborse", volenterosi assistenti dal ruolo più di promozione del consenso che di esperti, spesso poco pagati e senza contratto formale, come hanno documentato varie inchieste giornalistiche, oppure parenti e amici reclutati per fare una cosa "in famiglia". Perché allora ciascun parlamentare non destina 1.346 euro il mese per pagare la borsa di un giovane dottorando (chi dopo un esame di ammissione intraprende un percorso di formazione e studio post-laurea, primo gradino della carriera accademica) ricevendone in contraccambio consulenza scientifica per la propria attività. Per deputati e senatori - con solo un quarto del proprio rimborso - significherebbe potere contare su una documentazione rigorosa per le materie di interesse. Per 945 giovani studiosi costituirebbe la possibilità di avere un reddito assicurato per 5 anni (due oltre il percorso del dottorato, che peraltro garantisce soltanto alla metà dei vincitori la borsa mensile di 1.346 euro lordi). Per gli atenei significherebbe sgravarsi di tali pagamenti con la possibilità di bandire più posti di dottorato o di destinare ad altri impieghi di ricerca la somma risparmiata. Certo, la preferenza andrà a dottorandi di aree poli tico-economichegiuridiche, ma anche esperti di altre discipline sono necessari alla legislazione nazionale, che spazia dalla sanità all'agricoltura, dalla sicurezza sul lavoro agli scavi archeologici, solo per fare qualche esempio. Pur essendo una procedura volontaria, potrebbero esservi alcuni ostacoli formali, ad esempio quelli del regolamento stesso del dottorato. Ma sarebbe questa un'occasione in più per mostrare che flessibilità ed efficacia si possono mettere in campo per superare le strettoie burocratiche se è per una buona causa. Si innescherebbe forse una spirale virtuosa tra competenze rigorose immesse nel circuito della politica e ricerca scientifica. Cercando di evitare il rischio di "politicizzare" i giovani studiosi (la cui attività accademica non dovrebbe essere in alcun erodo influenzata; i parlamentari avrebbero ancora le risorse per un "segretario" agli affari correnti), essi avrebbero anche l'opportunità - dedicando parte del proprio tempo ai dossier di base del processo legislativo - di fare apprezzare l'utilità di cultura e ricerca per il bene complessivo del Paese. Ecco allora l'impegno concreto (minimo) che un partito potrebbe assumere in campagna elettorale come segnale di attenzione alla ricerca, all'università e ai suoi futuri protagonisti. © PiNPOU;zioNE PISEPVArA Pagina 16 DIRITTO ALLO STUDIO • Profumo approva criteri più restrittivi e «territoriali» per assegni e alloggi Gabbie salariali per le bo Roberto Ciccarelli Nel decreto ministeriale sul diritto allo studio universitario che la conferenza Stato-Regioni esaminerà giovedì 7 febbraio sarebbe contenuto un nuovo taglio al fondo nazionale delle borse di studio. L'allarme è stato lanciato dal coordinamento universitario Link, dall'Unione degli Universitari e dagli studenti InfoAut. Per gli studenti il ministro Profumo avrebbe intenzione di inasprire i criteri di accesso alle borse di studio, con il rischio di escludere il prossimo anno il 45% degli aventi diritto. Il provvedimento applica uno dei decreti attuativi della riforma Gelmini e riguarda 112mila borsisti per l'anno accademico 2011-12. Una cifra che risente dei tagli al fondo per il diritto allo studio che solo due anni prima interessava 147 mila studenti per una spesa di 399 milioni di euro. Con la «rimodulazione» dei livelli essenziali delle prestazioni prevista dal decreto il numero dei borsisti interessati potrebbe scendere a poco più di 89mila studenti. Il decreto determina due indi- Per il 2013 previste solo 89mila borse. II fondo precipita sotto i 400 milioni. A Berlino è 2 miliardi Mondo Universitario catori per assegnare una borsa di studio: il merito e la condizione economica delle famiglie di provenienza. Da un lato abbassa la soglia massima di accesso e dall'altro differenzia l'assegnazione della borsa regione per regione. Chi aspira a una borsa di studio in Lombardia deve dimostrare di avere un reddito Isee di 20 mila euro. In Sicilia deve avere 14.300 giuro. Il limite per tutti è poco più di 20 mila giuro all'anno. Il decreto terrà conto del rigonfiamento del valore fiscale degli immobili prodotto dall'Imu, oltre ai conti correnti bancari e postali, titoli di stato, pensioni di invalidità e contributi previdenziali, insomma i normali risparmi privati delle famiglie. Se l'Isee di un lavoratore dipendente è di 14.683 euro, con i nuovi indici lieviterà fino a 19.969. Se l'Isee di un lavoratore dipendente è oggi di 17.436 euro, domani aumenterà a 23.314. «Bel trucco a favore dei furbetti del Welfare - scrivono gli studenti sul portale InfoAut - è una promozione di massa nella categoria nominale dei "ricchi", escludendoli così dalle tutele». suo Isee supera il 20 mila euro. Pur con soglie di reddito diseguali, entrambi concorreranno per i posti in una residenza universitaria che nel frattempo sono stati tagliati. Dunque, che ci sia o meno un taglio nel decreto, il problema riguarda l'Isee. Una sua variazione di mille giuro corrisponde all'espulsione di diverse centinaia di studenti dalla fruizione di una borsa di studio. «E' l'ultimo colpo di coda di Profumo prima delle elezioni» denuncia Link. Poi c'è la vicenda dei «vincitori di borsa non idonei». Come si può leggere nella tabella pubblicata in questa pagina, infatti, gli «idonei non beneficiari« in Italia erano 45mila nel 2010-2011 con un valore Isee minimo pari a 17 mila euro in tutte le regioni. Questo significa che hanno vinto una borsa di studio, ma non hanno trovato ospitalità in una stanza delle residenze universitarie. Esistono casi dove invece le stanze sono state affittate ad altri studenti e non concesse ai vincitori di borsa. Anche il criterio del merito non convince gli studenti per- Il ministro Profumo è intervenuto per smentire l'esistenza dei tagli. Per lui il decreto interviene solo con questa operazione sui criteri dell'accesso. Per gli studenti del coordinamento Link, il discorso è un altro. Sotto accusa è il cambiamento dei criteri Isee e la loro differenziazione su base regionale che allarga la distanza tra il Sud e il CentroNord del paese. Uno studente meridionale potrà accedere alla borsa di studio solo se il suo Isee non supererà i 15 mila euro, mentre uno studente settentrionale potrà fare domanda anche se il Pagina 17 ché il decreto renderebbe i requisiti così restrittivi da rendere impossibile ad uno studente di conseguire un numero di crediti formativi tale da mantenere una media alta. L'Udu fa notare che il decreto diminuisce l'importo delle borse destinate agli studenti residente e ai pendolari dal 7 al 12%, mentre lo aumenta per i fuorisede ai quali viene tagliata l'integrazione per l'alloggio e la mensa. Il decreto fissa i limiti di età per ottenere la borsa: 25 anni massimo per la laurea triennale, 32 per quelle magistrali o a ciclo unico. Il fondo per il diritto allo studio era pari, nel 2010-11, a 431 milioni di euro, comprensivi dei contributi delle regioni e delle tasse degli studenti. In Francia lo stesso fondo è di 1,6 miliardi di euro, in Germania di 2. I tagli hanno costretto gli enti al diritto allo studio e gli atenei, oltre che le regioni, ad aumentare le tasse agli studenti. Ma inutilmente, visto lo strano destino a cui sono andati incontro gli idonei non beneficiari. Pur pagando più tasse, spesso sono costretti ad affittare una stanza, oppure a tornare a casa. /FOTO EMBLEMA NUMERO DI IDONEI , DI BORSISTI , DI IDONEI NON BENEFICIARI , PER AREA GEOGRAFICA (A.A. 2010/11) Aventi diritto Borsisti NORD 67.164 58.892 8.272 13,8 CENTRO 45.605 37.348 8.257 14,2 SUD e ISOLE 68.543 39.982 28.561 20,3 181.312 136.222 45.090 15,8 ITALIA Aventi diritto non beneficiari borsa Aventi diritto/!scritti regolari Fonte: Elaborazione su dati MIUR elaborazione di F. Laudisa su Roar.it Mondo Universitario Pagina 18 II ministro torna al Politecnico Il ministro dell'università Francesco Profumo tornerà al Politecnico da Torino. «La mia esperienza al governo è stata molto positiva, ora sono in aspettativa obbligatoria dal Politecnico di Torino e al termine di questo mio mandato tornerò a fare il professore». «Ho potuto dare ha detto - un contributo in termini di gestione di alto livello. Mi ero proposto non di fare riforme, di cui c'è stato un eccesso in questi anni, ma di far funzionare meglio, oliare il sistema ed è quello che ho cercato di fare sulla scuola , l'università e la ricerca». Mondo Universitario Pagina 19 LIMITI DI UN'ACCELERAZIONE IMPROVVISA S'i alla tecnologia in classe No agli insegnanti-robot ROBERTO CARNERO e nuove tecnologie (computer, tablet, smartphone...) rischierebbero di soffocare negli studenti la capacità di approfondimento, lo spirito critico, l'abilità a strutturare ragionamenti complessi. Quando si parla di scuola e new media, c'è da tener conto anche di queste motivate riflessioni e analisi critiche e non solo delle valutazioni entusiastiche, tese a mostrare le "magnifiche sorti e progressive" dei nuovi strumenti che, se applicati alla didattica (dai libri di testo elettronici alle lavagne interattive multimediali), giungerebbero, come un raggio di sole in una stanza buia, a svecchiare un insegnamento ancora ottocentesco. Che la direzione del cambiamento sia di tipo tecnologico è certo. Si tratta di un mutamento inevitabile e per molti versi positivo. Ogni strumento che incontri il favore dei ragazzi, oggi tutti "nativi digitali", può servire a integrare e perché no? - a migliorare l'insegnamento tradizionale. E bene però che l'amore del nuovo e per il nuovo non conduca, quando si parla di queste cose, a trascurare di evidenziare anche i limiti e gli "effetti collaterali " di un'accelerazione tecnologica troppo spinta. Se tutta l'attenzione è puntata sugli strumenti e non sulle persone, ciò che si rischia di mettere a repentagli o è l'elemento essenziale del fare scuola, cioè la relazione educativa tra docente e discente. Tale processo di "spersonalizzazione" dell'insegnamento è molto evidente, all'università, nei cosiddetti "campus telematici", che in Italia sono una dozzina e contano attualmente 42mila iscritti (con un aumento del 200% rispetto a 3 anni fa). Veri atenei, che rilasciano titoli di laurea validi a tutti gli effetti, in cui gli alunni studiano da casa, al proprio computer, dal quale seguono lezioni pre-registrate da professori lontani magari centinaia di chilometri. Ovviamente, c'è del buono in tutto ciò: ad esempio la possibilità per gli studenti -lavoratori di seguire i corsi quando sia loro comodo, conciliando più facilmente i tempi dello studio con quelli del lavoro. Certo è, però, che così assistiamo al totale ribaltamento del modello universitario nato nel Basso Medioevo (e proseguito sino ad oggi), quando gli studenti, i clerici vagantes, migravano da un'università all'altra, in tutta Europa, per seguire i migliori maestri sulla piazza: ora, invece, sono i maestri a entrare nelle case degli studenti tramite lo schermo di un pc. Il problema è che questa impostazione ipertecnologica si sta diffondendo sempre più anche nella scuola e Mondo Universitario rischia di impoverire quella relazione umana tra chi insegna e chi impara che è parte fondamentale del processo di apprendimento. Prendiamo le "piattaforme didattiche", grazie alle quali gli studenti svolgono esercizi nelle varie materie tramite computer, in modalità, come si dice, "autocorrettiva". La piattaforma ti dice se la tua risposta a un certo quesito è corretta o errata, in quest'ultimo caso ti indica l'alternativa giusta, ma non ti spiega il perché. C'è poi un altro rischio: che insegnanti ideali del futuro siano ritenuti i più preparati nell'utilizzare le tecnologie. Pensare una cosa simile sarebbe riduttivo se non fuorviante: chiaramente vogliamo docenti aggiornati, capaci di parlare lo stesso linguaggio dei loro alunni per farsi da loro capire, ma non possiamo dimenticare che il requisito di un buon insegnante è, innanzitutto, la preparazione nella propria disciplina, unita alla passione nel trasmetterla. Tutto il resto viene dopo, ed è, caso mai, conseguenza di questa condizione di partenza. Insomma, non vorremmo che le nostre scuole finissero con l'assomigliare a quel ristorante giapponese del quale un quotidiano qualche giorno fa proponeva una fotografia certamente curiosa ma pure un po' inquietante: al posto dei camerieri, robot che stanno in carica due ore e possono lavorare per altre cinque e che - commentava giulivo l'articolista - sono anche capaci di dieci espressioni facciali diverse! Ci piacerebbe che, almeno nelle nostre scuole, i rapporti tra maestri e allievi continuassero a essere un po' più genuini. © RPRODIV_I.^.NE RISERVATA Pagina 20 TRA CHIP E DNA ALLA RICERCA DELLA MEMORIA PERFETTA ATLANTE II MAGIN RI } uando scrivo, sono ossessionato dalla paura di perdere tutto . Posiziono continuamente il cursoe del mouse sull'icona del vec:hio f oppy disk e dicco una, due +otte di seguito . Prima di spejnere il computer, cerco di ar:hiviare i miei dati su quante più :hiavette possibili e stampo an:he te pagine inutili. Pile di ri;me di carta finiscono sotto i lenti detta stampante , ma è t'uiico modo che ho la sera per anlare a tetto tranquillo . Non sia nai che durante la notte arrivi uia di quelle sofisticate pertur)azioni magnetiche, di cui rac:ontano i film catastrofici, e can:elti ogni cosa. 'urtroppo i procedimenti infor- Mondo Universitario matici non garantiscono sicurezza: anche loro invecchiano, si smemorizzano , se passa troppo tempo dimenticano il linguaggio che ti ha programmati e decidono di non funzionare più. È il problema che ci affligge da quando esistiamo : riuscire a conservare una parte di noi , trovare il deposito a cui affidare il frutto del nostro passaggio sulla terra. Le abbiamo provate tutte: incidere graffiti sulla roccia , scrivere sulla carta , ammonticchiare informazioni nel cervello dei catcotatori. E ogni volta siamo sempre rimasti con il dubbio che fosse la scelta corretta . Le pietre potevano andar bene peri disegni di caccia e per i testi brevi (te Tavole di Mosè ), ma quante montagne sarebbero state impiegate per narrare l'Iliade? Lo stesso vate per la carta : prende fuoco , si bagna , si secca , si sfarina... Alla fine degli anni Settanta abbiamo pensato di assicurarci la sopravvivenza inviando netto spazio un paio di sonde, la Voyager 1 e 2 , con la missione di portare fuori dal sistema salare il canto delle balene, il cinguettio degli uccelli , il suono del vento, te terzine di Dante, la musica di Bach. La memoria del mondo. Se fosse capitata una catastrofe, qualcosa almeno si sarebbe salvato. Quei viaggi erano stati programmati per fornire, in un ipotetico incontro con altre forme di vita, il fior fiore della nostra specie: vedete di cosa siamo stati ca. paci. Ma quei satelliti non tor• neranno più indietro, si perde. ranno anche toro nel buio che c avvolge e il problema non è rì• sotto. Adesso gli scienziati vorrebberc darci una mano. Hanno scoper• to che il Dna può essere un( straordinario magazzino di infor. mazioni: è sconfinato , si con• serva a lungo nel tempo (dicon( fra i 500 o i cinquemila anni!) E occupa pochissimo spazio. So• prattutto non è soggetto a can. cellazioni. Se lo fosse , perdereb. be i codici genetici e i nostri fi. gli, i figli dei nostri figli, un mat• tino si sveglierebbero con il na. so a proboscide di elefante e piedi palmati di una papera. La «doppia etica » - assicurano gli scienziati - è il migliore degli hard disk: dove, se non ti, conservare gallerie di immagini e di film, opere letterarie e musicati? In un capello potrebbero starci le canzoni del festival di Sanremo, su un mittimetro dì pelle la British Library, su un pezzo d'unghia i dipinti del Louvre. Magari, in un futuro non così tontano, ci insegneranno pure ad archiviare fornendoci un kit «fai da te». Atta fine di una giornata di lavoro, anziché salvare i documenti su una pen drive, prenderemo l'abitudine di tirare un sopracciglio con una pinzetta e riversarci dentro i nostri testi. Apparentemente verrebbe la tentazione di gridare urrà, finalmente! Adesso non moriremo più e anche fra 50 secoli si potranno decodificare te nostre opere. Ma a chi servirebbe ? Ammesso che sia un sogno e non un incubo avere un corpo tappezzato di quadri, libri, sinfonie ; ammesso sia questa la parvenza di immortalità che inseguiamo, non considero i nostri tessuti un retrobottega dove accumulare scorte. I libri (come il resto delle cose fantastiche) sono messaggi da infilare in bottiglia e lanciare in mare. It toro destino è viaggiare. Poi, se si dissiperanno nel vento come polline o moriranno e daranno frutti come grano, non tocca a noi decidere. Pagina 21 E la Bocconi batte Harvard: sua la prima business school italiana l'unica business school straniera con sede in India: l'ha appena aperta, battendo anche Harvard, la Sda Bocconi a Mumbai, in joint venture, come la nuova legge vuole, con il partner locale Alessandro Giuliani, imprenditore ed ex alunno dì via Sarfatti che da anni fa consulenza alle aziende che vogliono entrare in quel mercato. Bocconi mette il capitale, Giuliani è il collaudato riferimento locale, oltre che managing director. Aperta dopo uno studio iniziato nel 2008, la scuola si chiama Misb, Mumbai business school, e fornisce Il Pgpb, Post graduate program in business: un master biennale di management e finanza, in «forte connessione con il mondo delle aziende», precisa la brochure fresca di stampa. I corsi sono iniziati in luglio per la classe di 30 ragazzi che provengono da 15 stati dell'india, «in cerca di esposizione internazionale», dicono, e che potranno passare un semestre in Italia. L'obiettivo è averne 70 l'anno prossimo, con due classi. La settimana scorsa sono volati a Mumbai anche gli studenti della Bocconi di Milano, per il primo campus all'estero nella nuova sede: l'unica all'estero. Inaugurato ufficialmente il 23 ottobre, quando ha iniziato anche i primi corsi executive per Icìci, la maggiore banca privata dei Paese, il Misb intende formare la nuova classe dirigente indiana all'europea, preparandola a gestire anche le aziende italiane in India. Ma ciò che dà il senso della ricercata integrazione è la composizione dell'advìsory board, in via di formazione in questi giorni. Ne fanno parte, già confermati, Fabio Gallia di Bnl-Bnp Paribas e Roberto Colaninno di Piaggio e Alitalia, ed è in arrivo un terzo italiano. Presidente è Ashox Jha, ex segretario del Tesoro e presidente di Mcx, la Borsa privata di Mumbay, in più c'è Nari Prasad Kanoria della finanziaria Srei, joint venture in- Anjana Grewal, senior professor al Misb Bocconi Mondo Universitario diana di Bnp Paribas: la stessa che nel dicembre 2011 portò al Comune dì Milano, in ritardo di dieci minuti, l'offerta per l'acquisto della Sea alternativa al fondo F2i di Vito Gamerale, che alla fine vinse la gara. Fra ì docenti dei Mìsb c'è l'indiana Anjana Grewal (corporate governance e marketing), gli altri sono professori della Bocconi. «Vogliamo costruire luoghi di ricerca con imprese e banche, per sviluppare la conoscenza dei mercato indiano utile per le aziende italiane», dice Stefano Caselli, prorettore agli affari internazionali della Bocconi, guida accademica dei Misb e promotore, con il rettore Andrea Sironi e il consigliere delegato Bruno Pavesi, dell'iniziativa. Un esempio è it Centre of excellence on insurance, Il Centro studi sulle assicurazioni presieduto da Deepak Sood, presidente anche dei Life insurance Committee alla camera di commercio di Mombay e responsabile, fino a poche settimane fa, di Future Generali, joint venture dei leone in India. Stefano Caselli, guida accademica dei Misb Bocconi Pagina 22 II r(anking 2013 VF vede ila clcassi cta unga solca italian a (Scia Bocconi) tra, le prime cento Nell'Mba vincono gli S tati Uniti Harvard, Stanford e Pennsylvania i migliori master PAGINA A CURA DI FILIPPO GROSSI arvard scavalca Stanford e si colloca al primo posto asso. luto nel ranking FT relativo ai migliori master di business administration. Le due prestigiose università statunitensi si danno il cambio (Stanford nel 2012 era infatti al primo posto nella classifica pubblicata dal Financial Times), ma più in generale sono le business school americane a fare la parte del leone piazzando ben sei master Mba nelle prime dieci posizioni del ranking. Oltre ad Harvard e Stanford, al terzo posto si conferma l'university of Pennsylvania, al quinto la Columbia business school e al 9° e 10° posto si classificano il Mit e l'university of Chicago. Ottimo risultato anche per l'Mba di Sda Bocconi, unica italiana tra le prime 100 classificate dal Financial Times, che rispetto al 2012 scala ben tre posizioni al mondo e una in Europa nel ranking FT. Il Master of 201; : 201__ business administration della scuola di management milanese si colloca così al 39° posto al mondo ( nel 2012 era 42esima) e al 14° in Europa (l'anno passato era al 15° posto). Il ranking FT si basa su 20 parametri , comprendenti i dati forniti dalle scuole e le valutazioni degli studenti; in particolare , il posizionamento deriva da risultati apprezzabili in tutti i parametri , soprattutto in merito all'internazionalizzazione della classe e al value for money, misurato come rapporto tra la variazione del salario in uscita dal programma rispetto a quello di ingresso e al costo del programma. Grandi passi avanti per il master Ceibs China che passa dal 24° posto al 15 °, mentre sale ancora di altre due piazze (dal 10° all'8 ° posto ) l'università di Hong Kong Ust business school. Prima delle università europee per i master in business administration si conferma la London Business school che conserva il quarto posto in classifica. -© Riproduzione riservata- Master Harvard Business School Stanford Graduate School of Business Unïversity of Pennsylvania: Wharton London Business School Colun7bia Business School lnsead UK: S F=r'ance / Sir:ç7apore lese Business School stî ár? Hong Kong UST Business School :hina MIT: Sloan University of Chicago_ Booth 9B Business School University of California at Berkeley. Haas 16 Northwestern University: Kellogg 20 `tale School of Management 24 Ceibs ïf3 Das-treacrs4th College: Tuck 26 Univer5ity of Cambridge: Jud 15 Luke University: Fuqua Li S US Sç-,ain US I MD New York University: Stern ltaiy Fonte: Rr;aru:'saf 'T ìrne:, ï?,.nf<rix3 ?/;L<= 2073 Mondo Universitario Pagina 23 II buco globale ha superato i tre trilioni di dollari ivoveiri studenti americani strangolati dai debiti Una famiglia su cinque non può più restituire i prestiti per lo studio Michele 0i Collo Tasse, prestiti, donne, strizzacervellie lavoro. Queste sono le cinque principalifonti dipreoccupazione per un giovane americano. Le prime quattro co stituiscono, economicamente parlando, le uscite. Mentrel'ultimavoce, quellalavorativa, dovrebbe garantire il riassetto dellabilancia. Se quest'ultima è inferiore alla somma delle altre qualcosa non funziona. Parlare di budget finanziario quando si è poco più cheventenninon è mai facile. Neppure se seilaureato evivi negli Stati Uniti d'America. La crisi economica esplosa nel 2008 per molti resta un problema di numeri virtuali, sigle che scorrono suitabelloni delle borse mondiali. Si sente p arlare di bolla immobiliare, di prestiti subprime ma al cittadino comune tutto questo spesso suona strano. Negli ultimi anni negli States qualcosa è cambiato. Una disoccupazione all'8% - con picchi al 15% - non si era mai vista. Le entrate iniziano a scarseggiare, i salari calano e un intero sistema rischia il collasso. Da qui nasce l'ultima minaccia per il benessere dei giovani che non riescono più a rimborsare quei prestiti con cui di norma si finanzia il college. Kimberly Ross viene da Racine, Wisconsin. Ha preso la laurea da pochi mesi, in estate, e lavora a tempo pieno nel settore marketing di un'azienda. Sempre da poco ha scoperto che a suo carico pendono ben 5 prestiti. Un totale di cinquantatre mila dollari perl'universitàdiRomeovilleinIllinois. I suoi genitori sono originari del Kentucky. Lì prima che iniziasse gli studi le fecero firmare delle carte che non aveva ben compreso. «Abbiamo bisogno di te per riempire dei moduli». Eognifirmaèunpezzo di responsabilità in più che si mette in tasca. Ogni rata del pre- ficoltà di una famiglia su cinque, a rip agare i debiti contratti ai tempi della scuola. Il buco ammonta in media intorno a 25miladollari, maadestare preoccupazione è lavelo cità con cui si è giunti al totale. In soli tre anni il buco è cresciuto del 14,3%. Nel 2012 ha toccato untrilione di dollari e solo due anni fa il problema non superava i 100 miliardi. É stima- to che cresca di circa 3 milioni di dollari al secondo. E un ordigno al default. Il rischio è reale, fa sapere l'Associazione Nazionale degli Avvocati che tutela i consumatori. In un studio pubblicato si ricorda quanto sia dura per un neolaureato uscire da questo tunnel. Il 9% di loro è in difficoltà. La legge americana, ricordano, prevede che «una volta dichiarato di non poter più pagare, l'intero importo del prestito è immediatamente esigibile». Il governo non fa sconti, limitando anche l'accesso al credito futuro. Il problema è orizzontale e copre ogni fascia di reddito. Non è una questione di ricchi o pove- ri. Lafinancial bubble student loans (la bolla finanziaria dei prestiti agli studenti) si diffonde in un'economia senza garanzie, almeno nell'immediato. Negli Usa investire nell'istruzione è normale, così come richiedere un prestito non viene considerato un azzardo. Ma è diventato un lusso. Un ragazzo che sceglie cosa studiare deve fare i conti con un mercato del lavoro diverso da quello dei loro padri. Esistono lauree e lauree. Corsi di studi che permettono diguadagnare meglio rispetto ad altri. Il campo scientifico, l'ingegneria, l'economia offrono vantaggi che l'archeologia o le arti figurative non contemplano. Basti pensare che il primo stipendio annuo per un ingegnere chimico ammonta ad oltre 55mila dollari. Fino a 10 anni fatuttipotevano ricorrere alfamoso prestito, oggi non è più così. Andare all'università senza le idee chiare, alla ricerca di se stessi è come acquistare titoli tossici a Wall Street. I contivanno fatti prima. La situazione è peggiorata con il diffondersi della crisi. Le nuove generazioni non possono ignorare la recessione, lasciandosi cullare da un sistema economico che non pensa in ottiche recessive. Un meccanismo che favorisce l'indebitamento nasce perunasocietàin crescita, in cui le entrate sono certe. L'America di oggi, questo must, fatica a sostenerlo. stito varia dai 200 ai 300 dollari e con lo stipendio che percepisce non sempre riesce a coprirli. Il debito cresce a causa degli interessi. Ecco la crisi che bussa alla porta del cittadino qualunque. Lo scorso ottobre, il Pew Research Center ha pubblicato un rapporto sullo status dei giovani e dei prestiti universitari.I dati che emergono mostrano la dif- Mondo Universitario Pagina 24 La rivoluzione degli atenei L'ultima invasione cinese è nei mercato dei laureati Il governo ha deciso di investire 250 miliardi l'anno per «produrre» 195 milioni di ingegneri, informatici e manager entro il decennio di Eleonora Barbieri a Cina che non vuole rimanereindietrosuniente, ora è concentrata su una nuova sfida: quella dei cervelli. Produrre nonpiù solo parti di ricambio e magliette, giocattoli e vetture, ma laureati: giovani, preparati, pronti a competere con gli studenti americani, inglesi, giapponesi e tedeschi. Pronti a farsi assumere come manager, ingegneri, informatici, esperti dimarketing, creativi dalle grandi società. Pronti a invadere il mercato del lavoro, non più solo dal basso, come manovalanza a costi inferiori, ma anche dall'alto, in quei posti al vertice che finora sono sempre rimasti nelle manideglioccidentali. Il governo cinese affronta l'impresa a modo suo, cioè in stile piano quinquennale: un investimento da 250 miliardi di dollari l'anno che alla fine, entro il decennio, dovrebbe portare a 195 milioni di studenti uscitidacollege e università. Un esercito. Competitivo, agguerrito, voglioso di entrare nel mondo delle industrie e delle multinazionali del Nord America e dell'Europa. Oggi in Cina ci sono otto milioni di laureati l'anno e tre ragazzi su cinque ottengono un diploma delle superiori. Rispetto al'96, un progresso enorme: i diplomati erano solo uno su sei. Ma - come spiegaunlungo articolo dell'Herald Tribune dedicato al boom dei laureati made in China - anche i numeri di oggi sono, inproporzione, segno diarretratezza: sono le stesse percentuali che gli Stati Uniti avevano raggiunto a metà degli anni Cinquanta. Però le previsioni dicono che in sette anni la Cina colmerà il divario: recupererà oltre mezzo secolo e arriverà allepercentuali americane, settantacinque diciottenni su cento con il diploma di una high school. Nell'ultimo decennio i laureati sono quadruplicati, il numero di college e università è raddoppiato (2.409). Le cifre non dicono tutto, ma molto: una crescita senza sosta, una avanzata programmata come tutto il resto, come gli investimenti nei settori dell'energia, studenti che vanno all'estero, spesso con borse di studio: l'anno scorso negli atenei americani si è raggiunto il record di presenze, 194mila, il triplo di cinque anni prima. Le multinazionali (General Motors, General Electric, Ibm, Intel) se ne sono accorte e hanno già assunto migliaia di laureati delle università della Repubblica Popolare. Che anche sulfronte delle infrastrutture non vuole essere da meno dei rivali americani e come produce studenti, allo stesso ritmo costruisce campus, biblioteche, dormitori, dipartimenti e aule avveniristiche. L'unico fronte su cui i cinesi non riescano a tenere il passo è quello degli insegnanti: alla nuova Cina affamata di studio mancano professori, quelligiovani, motivati, innovatori, comunicativi. Quelli che servono per formare laureati brillanti e inventivi, non soltanto soldatini con voti eccellenti. Ci sono molti docenti alla prima cattedra, ce ne sono moltissimi alle soglie della p ensione: maiquarantenni con alle spalleuna certa esperienza sono pochi (e quei pochi non sono attratti dagli stipendi bassi, meno di trecento dollari al mese). La Cina della rivoluzione universitaria li cerca disperatamente. Soprattutto cerca laureati e corsi di qualità: i numeri appunto sono molto, ma non tutto. Se gli studenti migliori vanno ancora in America aperfezionarsi, unmotivo c'è. Mala rincorsa è più che cominciata e il governo sa in quale direzione vogliamuoversi: non soltanto produrrelaureati, ma imprenditori di successo. Menti creative. Menti che possano garantire un futuro all'economia del gigante cinese, anche quando i vantaggi della manodopera abasso costo finiranno: allora ci vorrà l'innovazione, e per l'innovazione civogliono cervelli preparati. Perciò lagrande macchina si è messa in moto, a colpi di miliardi. RIVALITA Pechino vuole «dottori» competitivi con quelli statunitensi ed europei Le università sono raddoppiate e i docenti non sono abbastanza delle auto ibride, delle biotecnologie e dell'information technology. Aumentano anche gli Mondo Universitario Pagina 25 spesa Per VFStruzìOw in Or§a di is€rfffi raWwagve s$ta sui tota e na€and€a e Stagi uniti Owl '01 '03 Fonte: New YorkTimes Nwnc,r€a dg 8aweaù Ona '05 o7 '09 '11 L'EGO LUNGA MARCIA Un gruppo di studenti cinesi: una formazione universitaria di qualità è la nuova sfida del Paese '00 Mondo Universitario '02 '04 '06 '08 '10 Pagina 26 ESPULSIONI SHOCK AD HARVARD Almeno 60 studenti sono stati sospesi per uno o 2 anni (il che equivale al ritiro) dalla facoltà di Arti e Scienze dell'università americana di Harvard dopo essere stati sorpresi a copiare un compito a casa. Contro altri 30 l'ateneo ha preso misure disciplinari. Il copiato di massa era venuto alla luce la scorsa primavera, durante un'esercitazione in cui gli insegnanti rilevarono troppi compiti simili (125 su 279) nonostante le istruzioni di svolgere l'esercizio da soli. Si tratta del più grave scandalo di questo tipo in un'università della prestigiosa Ivy League. Il preside della facoltà di Arti e Scienze di Harvard, Michael Smith, ha dichiarato chiuso il caso. Mondo Universitario Pagina 27 Studio della Coldiretti Macché choosy: i giovani vogliono fare i contadini Piuttosto che fare l'impiegato un italiano su due tra i 18 e i 34 anni preferirebbe lavorare la terra. Cioè l'esatto contrario di suo padre dì Cristiano Gatti ai prendere per verità bibliche i risultati dei sondaggi, maquest'ultimo conferma una tendenza che comunque tutti abbiamo da tempo annusato nell'aria: il mito dell' alta finanza e del terziario avanzato ci ha letteralmente disillusi. Dal Dopoguerra, è il secondo risveglio brutale. Fino agli anni Settanta abbiamo creduto ciecamente nella fabbrica, tanto da spostarci in massa verso le città industriali. Segue prima delusione. Eccoci allora travolti dall'euforia yuppista, anni Ottanta e Novanta, tutti convinti che il denaro non necessariamente debba arrivare dal sudore e dalla fatica. Nuovo equivoco. La batosta cosmica del terzo millennio, oltre ad averci squadernato altre verità, provoca ora l'effetto-retromarcia, questo generale ravvedimento contenuto nei dati Coldiretti-Swg: un italiano sutre lascerebbe ilproprio lavoro perfare il contadino, la metà dei giovani preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in banca. Ci si capisce: certo non tutti quelli chehanno risposto al sondaggio hanno ben chiaro quanto duro sia il lavoro in agricoltura. Lastessaidea che hanno igiovani dell'agriturismo risente molto di un richiamo nuovamente modaiolo, di immagini patinate e ruffiane alla Mulino Bianco, relax, cibo, natura e sorriso perenne, dal risveglio all'imbrunire. Mondo Universitario Maalnetto delle nostre- solite - infatuazioni per sentito dire, per conformismo e spirito di branco, resta comunquevivo un preciso segnale: ifuochifatuidella vita metropolitana, delle carriere rampanti nella City finanziaria e nei p alazzi delle multinazionali, cioè ilgrandemito dellavoro virtuale è esploso come la bolla della finanza. Gli italiani, persino gli italiani giovani, non si vergognano più di amare, sognare, coltivare la Zappare i campi è duro Ma più sano del lavoro e delle vite virtuali terra. All'alienazione del carrierismo in giacca e cravatta, alla dittatura del risultato e del profitto, ri-cominciano a preferire la libertà e l'equilibrio, la semplicità e la concretezza della campagna, benchè sia una campagna faticosa, sudata, polverosa. Solo cinquant' anni fa l a terra era simbolo di arretratezza sociale e ritardo culturale, adesso è un approdo ambito di salute, sicurezza, serenità. Agricoltura come cibo, ambiente, qualità della vita. Come cose vere. Non a caso, prima ancora dei sondaggi, che in fondo misurano solo orientamenti, sogni eintenzioni, risultano molto significativi altri dati, questi reali e concreti. Cresce notevolmente ilnumero deigiovani che rimettono mano alle aziende agricole abbandonate dai padri, cresce - del26per cento - ilnumero dei ragazzi che si iscrivono ai corsi universitari in scienze agroalimentari. E ancora presto per dire che l'Italia starestiituendo all' agricoltura le braccia troppo velocemente sottratte nei decenni precedenti, quando padri e madri si vergognavano di avere figli sui trattori o nelle stalle e contribuivano a ingrossare gli inutili eserciti di avvocati, medici, ingegneri disocuppati. É anzi assai improbabile che l'Italia torni a diventare nazione essenzialmenteagricola. M arestiamo pur sempreil Giardino d'Europa, dannazione. Restiamo pur sempre il forziere del mondo che detiene e conserva - peraltro malamente - l'ottanta per cento dei beni culturali. Siamo il luogo del pianeta dove si cucina e si mangia meglio. Continuiamo ad essere considerati - nonostante tutto il paradiso terrestredellavitabella, che non ha niente da spartire con la bella vita. Ce n'eravamo scordati, riconosciamolo. Se adesso la metà di noi, anche solo a livello di desiderio, vorrebbe tornare alle origini, tirando fuori dalla soffitta della storia il no stro patrimonio migliore, questo è un buon segnale. L' agri coltura non è tuttapoesia. Lavorare i campi e gestire gli allevamenti è qualcosa di molto duro, in tanti casi e in certe stagioni è più crudele e più cruento delle guerre sanguinose sui pacchetti azionari. Ma l'idea che la nostra vita non sia più spesa per produrre fumo, ma arrosto, non ha prezzo. Pagina 28 i giovani in eta compresa tra i 18 Ci 34 annichepreferirebberogesti re un agriturismcs piuttosto che fa re g l i i ni pi egati gliitalianidiogn i etachescam bierebbero volentieri il propriolavoroconquellodeìi'agricoitore aumento ! record ) nelle iscriZioni all'Universita nei corsi di laurea in scienze agroalimentari: una rivoluzione gli iscritti alla Coldi retti la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza de¡¡' agricoltura italiana Paolo Rossi ha un resort Pablitodeì ]+ilundiai,con ami co Lu3gi Polaggi, ha aperto un agriturisr-no,ilPcrggiaCenn;na a Bucine, ptov;ncia di Arezzo Marco Columbro si è dato al bio VIA DALLA Cl ' Vita sana, libertà , piacere di vivere : ecco perchè vogliono tutti tornare alle origini L'attore gestisce con l'ex moglie ia . Locanda Vesiirna, acri turismo bio ed ex monastero olivetano aSantAn;brocioSiena Michelle Ferrari dall'hard al verde Gopcsaverabbaridor3atz3'hard edessersi spQsataconilp;;rto arricrre gestisce L`isola che non C e= a*Li.:rlflasGO, I.a Spezia Simply Red produce vino Mick Bucknell, alias Simply Lted.haaportoun' aziendav;ni cuia< ll Canta:rrtcnel Catanese e nel Siracusaino. v ino rosso... Ricchi e Poveri in campagna i! ë '_tta dei fticch! i'. Poveri haapertotiri agriturisnroa Be rassi, provincia d: Alessandria: La locanda di N9au3nia!4baria Mondo Universitario Pagina 29 Altro che giovani schizzinosi metà dei laureati cambia città Canlaixiligiainmariopermare lmbro, "Gli ingeo neriipiù disponibili ROMA - I laureati italiani non sono schizzinosi né indolenti. Ora è certificato: l'aggettivo choosy del ministro Fornero, che fece seguito all'ancor più perentorio "sfigati" del suo sottosegretario Martone, non trova riscontro nell'ultimo lavoro sul tema. Lo ha commissionato la Fondazione sussidiarietà, ci hanno lavorato il dipartimento di sociologia dell'Università Cattolica e il Consorzio AlmaLaurea, che da dieci anni monitora i percorsi formativi e professionali dei neolaureati italiani. Questa volta, chiedendo a 5.730 neo] aureati se sono stati disponibili a trasferire la propria residenza in un'altra città o accettare lunghi trasferimenti casa-lavoro, i153 per cento ha mostrato un'adattabilità elevata con picchi superiori alla media tra gli uomini (63%), gli ingegneri (60%), iresidenti al Centro- Sud (60%, dieci punti in più rispetto al Nord), gli autonomi (60%) e i lavoratori precari (60%). I più "adattivi le definizioni sono del dossier, alle esigenze del mercato oggi guadagnano 100 euro al mese in più. Nel concreto, il 54 per cento ha svolto uno stage in Italia, il 9 per cento all'estero. Nei programmi di studio fuori confine primeggiano, ovviamente, i laureati in lingue: uno su tre l'ha fatto. Poi gli agrari: uno su cinque. Decisamente più diffusi gli stage in patria, frequentati dagli psicologi (74%), gli architetti (62,7%) e gli autori di studi politici e sociali (il 60,8%). Fanno poche esperienze, siain Italia che all'estero, i laureandi e laureati in Legge. L'attivismo universitario (stage nel periodo di laurea, master subito dopo) consente un guadagno netto superiore: 1.381 euro contro 1.263 (l'attivismo è Mondo Universitario ancora più importante della disponibilità a trasferirsi). Il lavoro della Fondazione sussidiari età prende in analisi, quindi, i "tipi" post-universitari. I due blocchi forti sono i "precari in cerca di gloria", pari al 39,6% egli "adattivi ma deboli", il 34,8%. I primi sono stati intraprendenti durante la laurea e hanno un'elevata disponibilità ad adattarsi ai tempi e ai luoghi di lavoro. Sono laureati in atenei del Sud Italia in lingue, ingegneria, economia o statistica. Lavorano nel settore chimico, metalmeccanico, nelle telecomunicazioni, nell'elettronica. Hanno partecipato al programma Erasmus e hanno contratti di lavoro a tempo detenninato. I "precari in cerca di gloria" hanno già cambiato tre lavori e chiedono ampia autonomia. Provengono da famiglie di ceto medio-basso e oggi guadagnano 1.265 euro al mese. Gli "adattivi ma deboli" sono stati poco attivi in facoltà, ma ora simostranomoltoflessibili. Sono inprevalenza donne che-vivono e lavorano al Nord, nel curriculum non hanno stage né esperienze all'estero . Chiedono , più che stabilità, orari di lavoro adeguati. Occupati a tempo parziale nel commercio, le loro famiglie sono di ceto medio - basso . Guadagnano 1.212 euro . "Le élites intraprendenti" sono il 14,5% e al lavoro chiedono massima soddisfazione. Figli del ceto dirigente del Nord, sono laureatiin materie politico- sociali ed economicostatistiche, in ingegneria. Hanno preso master o portato a termine dottorati. Il loro voto di laurea è sopra la media, conseguita presto. Guadagnano 1.352 euro. "I rassegnati ", infine, sono F I 1,1%: per lo più donne del Nord, sentono la laurea poco efficace rispetto al lavoro trovato . Provengono dafamiglie del cetomedio dipendente e vogliono sicurezza contrattuale. Si sono laureate tardi, e guadagnano 1.164 euro. Giorgio Tedone, dottore in Scienze politiche: "Una provocazione" "Il mio titolo di studio in vendita su eay ma nessuna azienda mi ha chiamato" l' i 1 t ROMA-«Dopo aver messo invenditailmio diploma avrei preferito ricevere telefonate dalle aziende più che dai giornalisti» ammette Giorgio'I'edone, 26 anni, laureato in scienze politiche e marketing, autore diunaweb-provocazione che non è passatainosservata. Tendo laure a causamancato utilizzo" è l' offertasurreale che Giorgiohapostato alcunigiornifasu eBay, il portale più famoso di vendite online. La tua allora non era una semplice provocazione. «L'ho fatto anche per mostrare le nozioni di marketing che ho studiato anche seguendo un corso a Londra. Dalle aziende nonho avuto riscontri, mamolti miei exprofessori sisono complimentati per come ho utilizzato gli strumenti della comunicazione virale». Questa trovata almeno ha contributo a riaccendere i riflettori sulla condizione dei giovani laureati. «Certamente. Le mie difficoltà sono le stesse di moltissimi coetanei. Neanche il 10%o dei miei excolleghi oggi riesce amantenersi autonomamente». Dichièlacolpa? «Anche dell'università italiana, troppo distante dal mondo del lavoro. Non mi stupisce che sempre meno ragazzi vi si is crivano». Secondo alcuni la colpa è anche dei giovani, troppo "choosy„ «Non mi sento schizzinoso quando dico " no" ai cali center. Se inltalianontroverò lavoro nelmio settore, farò lavaligiaetornerò all'estero». Pagina 30 L'adattabilità al lavoro La top ten r. portanti ....ara lavoro (% di laureati con adattabilità "alta" o "molto alta") 59,9 (valori %) Ingegneria 5 dei neolaureati ha un'adattabilità elevata Crescita professionale 43,5 Ampi margini di autonomia e responsabilità Stipendio buono Lavoro utile alla società 60% tra gli ingegneri e i residenti al Centro-Sud fffffttfiftfft fftttffttttfft t ttttttfttt ftttfttft orari adeguati e flessibilità Ambiente positivo, 55,3 stimolante e dinamico Politico-Sociale 53,4 Stabilità e sicurezza Giuridico del lavoro 51,8 Economico- 48 7 Statistico Scientifico 33,3 Insegnamento Mondo Universitario Pagina 31 L'indagine.1 risultati del settimo Rapporto della Fondazione perla sussidiarietà Stage, tirocini, relazioni sociali: il lavoro si costruisce già all'università -Marco Biscella r., u Volete un buon percorso professionale e un lavoro che vi darà soddisfazione? Cominciate a darvi attivamente da fare già durante gli anni dell'università, prima di arrivare a prendere la laurea. Innanzitutto, siate molto «imprenditivi e disposti a impegnarvi in varie direzioni», cercate di maturare «esperienze di studio all'estero, stage e tirocini», coltivate «varie specializzazioni» e «una ricca dotazione di capitale sociale relazionale». Con questo spirito d'iniziativa pro-attivo potete candidarvi a entrare nelle "élites intraprendenti", formate da giovani laureati,che oggi «lavorano a tempo indeterminato», soprattutto nei settori «education, chimica/petrolchimica e manifatturiero», con un nesso tra laurea e lavoro svolto «molto alto e di elevata specializzazione» e che guadagnano in media tra i loo e i 200 euro in più rispetto al resto dei giovani laureati. Peccato che a questo profilo -tracciato a partire da un indice complesso, che ' comprendel'attivismouniversitario, l'adattabilità al mercato e l'utilizzo dei canali di ricerca appartenga solo un neolaureato su sei. E gli altri? Sono "precari in cerca di gloria" (39,6%), "adattivi ma deboli" (34,8%) oppure "rassegnati" (u,1%). ........................................................................... «E1 ITE INTRAPRENDENTI» Chi si attiva subito ha maggiori chance di trovare un posto a tempo indeterminato, soprattutto nel manifatturiero Mondo Universitario A fare emergere questi identikit è il Rapporto "Sussidiarietà e..." 2013, dedicato a "neolaureati e lavoro" promosso dalla Fondazione per la sussidiarietà in collaborazione con il dipartimento di Sociologia dell'Università Cattolica e con il Consorzio AlmaLaurea (laricercaverràufficialmente presentata a Roma, giovedì7,alle io.3o,presso laSala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio). L'indagine ha coinvolto 5.750 laureati a distanza di quattro anni dal conseguimento del titolo, e tutti già impegnati in diverse attività lavorative (per inciso, un laureato impiega in media 4,8 mesi per trovare la prima occupazione). «La prima evidenza di questa indagine - spiega Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà - è che il laureato attivo in università, adattabile, collaborativo nella ricerca del lavoro, aperto ai rapporti e inserito in un mondo associativo appare il più adatto alla sfida dei tempi». Questo settimo Rapporto sullasussidiarietà, infatti, nonmanca di riservare qualche sorpresa. La prima? «A differenza di quanto si è soliti supporre - aggiunge Vittadini - le reti informali, le raccomandazioni, entrano in azione soprattutto quando si è in presenza di percorsi universitari "deboli", di fatto poco richiesti dal mercato. Nella ricerca di un lavoro, per esempio, i canali di mercato (agenzie, autopromozione, social network) risultano più efficaci nel 48,4% dei casi, percentuale doppia rispetto ai canali relazionali, cioè parenti, amici, conoscenti, che consentono di accedere a professioni che offrono un minor utilizzo delle competenze, stipendi più bassi e minore stabilità contrattuale. E tra chi ha un indice di capitale sociale relazionale basso, il 41% ha anche un basso indice di realizzazione nel lavoro». Seconda sorpresa: questa non è, nel suo complesso, una generazione"choosy". Infatti, utilizzando un indice basato sulla disponibilità a trasferire la propria residenza in altra città o Paese e a svolgere lunghi trasferimenti casa/lavoro, si scopre che il 53% dei neolaureati ha un'adattabilità elevata, con p"te-superiori alla media tra gliuomini (63%), gli ingegneri (6o%), i residenti al Centro-Sud (6o%, dieci punti in più rispetto al Nord), chi ha un lavoro autonomo oppure non standard (6p%). In uno scenario in cui è sempre più indispensabile che le persone acquisiscano competenze, conoscenze e abilità spendibili non più solo all'interno di un'azienda e che maturino un atteggiamento rivolto all'apprendimento attivo sul posto di lavo- ro, che ruolo può giocare la sussidiarietà-ilprincipio che impone di dare priorità alle iniziative che nascono "dal basso" - alle dinamiche di passaggio dagli studi universitari al mondo del lavoro? «Oggi il titolo di studio, il "pezzo di carta" - conclude Vittadini - non è più sufficiente in sé per garantire una scalata sociale ai giovani. Viviamo purtroppo inun Paese dovelamobilità sociale ascendente risulta . ampiamente bloccata. Per due motivi: da un lato, l'università italiana, appiattita su un livello buono, non è però selettiva, non premia il merito, fa poca specializzazione e internazionalizzazioné, quindibisognaincrementare master, dottorati, stage all'estero, interazioni, con il mondo produttivo. Dall'altro, il mercato del lavoro fa fatica o è incapace diprendere le persone più valide. Allora occorre valorizzare lo studente non più solo come singolo, bensì come rete che si relaziona con il mondo scientifico, sociale, culturale, produttivo. Qui la sussidiarietà è ad altissimo livello». ® RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 32 La mappa dell'«attivismo universitario» Laureati che hanno svolto le seguenti attività durante gli studi universitari (più scelte possibili, valori %) Orientamento Stage da parte di Enti Soggetti Tutoraggio pubblici privati università . Italia Estero Agrario 5,0 11,7 56,4 22,2 17,7 2,5 62,7 Architettura 6,1 10,7 5,8 4,4 2,9 57,1 Chimico-farmac. 2,3 22,6 Economico-statistico 11,6 57,4 9,3 13,4 46,5 0,7 55,5 4,7 0,9 Educazione fisica 7,2 4,5 54,0 Geo-biologico 6,1 8,2 27,6 Giuridico 3,2 23,2 9,6 3,6 23,3 11,3 8,4 Ingegneria 40,2 9,6 48,1 Insegnamento 4,7 7,1 53,4 4,2 13,4 6,8 57,1 20,1 6,1 6,7 Letterario 10,4 56,1 29,5 15,0 Linguistico 28,2 3,7 48,9 1,3 5,3 Medico 8,7 6,5 60,8 14,0 Politico-sociale 8,5 29,0 3,5 74,0 4,5 6,1 Psicologico 19,1 4,6 38,7 2,4 9,2 Scientifico 26,8 8,3 49,5 8,9 'Uomini 33,1 10,6 6,2 57,3 8,6. Donne 26,9 7,7 WE~ Fonte: Rapporto sulla sussidiarietà 2012 Mondo Universitario Pagina 33 Le imprese non trovano laureati Ogni anno il «mismatch» tra domanda, e offerta frena l'assunzione di 50mila under 30 Eugenio Bruno . Gira e rigira l'Italia si conferma ilPaese dei mille paradossi. Specie nel mondo del lavoro. Daunlato, il tasso di disoccupazione giovanile resta oltre la soglia di guardia (a dicembre al 36,6% secondo l'Istat); dall'altro, le aziende fanno fatica a riempire i vuoti d'organico. Al gap di 65mila diplomati tecnici, più volte lamentato dagli industriali, si aggiungono gli oltre 45mila laureati che le imprese non riescono ad assumere per il mismatch tra domanda e offerta dipersonale conuntitolo di studio immediatamente spendibile sul mercato. E così i posti restano vacanti e i neolaureati ripiegano su occupazioni per cui basta il diploma. Un fenomeno preoccupante, più dell'allarme "matricole in calo" lanciato dal Cun la settimana scorsa. Dei 45.900 laureati che mancano all'appello quasi la metà (19.7oo) riguarda altrettanti "reduci" della facoltà di ingegneria. Ma del gruppo fanno parte anche i4.6oo profili del ramo economico-statistico, 7.800 del campo medico-sanitario e 3.800 di quello giuridico. Viceversa, sul fronte dell'offerta, continuiamo aregistrare un surplus di 48mila unità nei campi meno appetibili sul mercato. Si va dai 15.ioo laureati in discipline politico-sociali ai 10.2oo del settore letterario. E, passando ai4.4oo psicologi e 3.700 architetti a spasso, si arriva giù ai 700 con una laurea in agraria e ai 50o in chimica o farmaceutica. Un'ulteriore prova che, crisi o non crisi, la domanda di laureati continua a essere sostenuta e spesso mevasagiunge dai dati,, del sistema informativo Ëxcelsior diUnioncamere. Che, adifferenza di altri database sul tema, parte dalle richieste delle aziende. Ebbene nel 2012 la domanda censitasi è assestata sulle;58.90o unità. In calo rispetto ai74.15Ó dell'annoprima se consideràta in valore assoluto, ma Mondo Universitario in aumento (dal 12,5% al 14,5%) se rapportata alla domanda complessiva di occupati. A tirare sono soprattutto i settori del made in Italy tradizionale (alimentare, moda, meccanica) e l'Ict, laddove arrancano ancora commercio, turismo e costruzioniL'indagine di Unioncamere testimonia inoltre come in Italia il fenomeno dell'over education sia tutt'altro che debellato. Partendo dai58.9oo profili citati, lo studio quantifica in22.2oo i laureati under 3o richiesti sul mercato. Di cui il 41,9% è destinato a professioni intellettuali, scientifiche e di alta specializzazione, il 36,5% aprofessioni tecniche, ma ben il 20,3% a profili di impiegato. Troppo spesso nei call center. Come se non ba........................................................................... LE «CASELLE» DA RIEMPIRE Mancano all'appello soprattutto gli ingegneri, ma anche i profili del ramo economico-statistico, medico-sanitario e giuridico ........................................................................... stasse, nel 45% dei casi l'under 3o assunto si rivela inadatto al lavoro trovato, perché privo di formazione (19%), esperienza (9,8%) o delle caratteristiche personali adatte alla professione. In un altro 28% delle situazioni censite, invece, è il lavoro a non essere adatto a chi lo sta cercando. Guardando avanti emerge innanzitutto l'esigenza che le numerose banche dati sui laureati si parlino meglio. E se possibile prima. Una spintapotrebbe arrivare dall'entrata a regime del consorzio Cinecaz.o, che entro giugno '2013 dovrà completare la fusione con gli altri due consorzi (Cilea e Caspur) e arriverà a monitorare 66 atenei. Per Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, la disomogeneità dei database è .solo una concausa. Peraltro superabile se si desse vita a «un sistema di tracciabilità della storia lavorativadeilaureati».Asuo giudizio, il vero limite è l'assenza di lauree triennali veramente formative. «In tutte le economie europee la vera occupabilità è quella intermedia, che è spesso legata alle lauree intermedie». Di «Paese bloccato» parla il vicepresidente di Confindustria per l'Education, Ivan Lo Bello. «E ancora diffuso il luogo comune che abbiamo troppilaureati e che la laurea non serve per entrare nel mondo del lavoro. Niente di più sbagliato. In un Paese come il nostro, che paga una crisi demografica molto acuta - aggiunge -, l'unica speranza di crescita va riposta in un capitale umano avanzato che si lega al mondo produttivo e lo rende più innovativo e competitivo. I giovani non devono scoraggiarsi: la laurea è importante, ma serve orientarsi bene nella scelta dell'università, tenendo conto della domanda delle imprese e del mercato del lavoro». Sul mismatch tra domanda e offerta, Lo Bello spiega che «alle imprese mancano ingegneri, economisti, giuristi d'impresa, chimici, tecnici specializzati. Ogni anno - commenta - l'università italiana produce circa 5omila laureati destinati alla disoccupazione o alla sottoccupazione, mentre le imprese cercano 5omila profili professionali che non trovano». Già, ma cosa fare per invertirelarotta? «Bisogna avvicinare i giovani al lavoro già durante il percorso formativo, spiegandogli l'opportunitàche il nuovo apprendistato offre loro p er svolgere l'ultimo anno della laurea triennale in azienda o, addirittura, per fare un dottorato in azienda, mettendo a fattor comune competenze acquisite on the job e competenze di ricerca degli atenei». 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 34 La fotografia LO SQUILIBRIO DELLE COMPETENZE Differenza tra numero di laureati che le imprese intendono assumere e laureati dell'anno precedente Domanda superiore all'offerta IL TREND Il numero di laureati richiesti dal mercato del lavoro in Italia dal 2008 al 2012 I01 Offerta superiore Laurea vecchio ordinamento o specialistica (scala sx) %sul totale (scala dx) alla domanda I Ingegneria 91 Laurea triennale (scala sx) 19.7 00 2008 Economico-statistico 14.600 45.000 40.000 Medico-sanitario 7.8001 35.000 30.000 101 Giuridico 3.800 25.000 20.000 Chimico-farmaceutico -500 15.000 10.000 Insegnamento -600 5.000 0 0 Note: * senza preferenza ronte: Excelsior- Unioncamere Agrario VINCE L'ALTA SPECIALIZZAZIONE Le professioni per le quali sono stati richiesti laureati nel 2012 Scientifico Educazione fisica Assunzioni di Laureati Totale assunzioni «undër30» di laureati Valori Incidenza Valori Incidenza % assoluti assoluti .% -1.400 Geo-biologico 1.100 200 0,9 Architettura 24.700 41,9 9.31)0 41.9 24.700 42,0 8.100 3 (,,5 8.200 13,9 4.500 20,3- 200 0.4 100 0,5 22.200 100,0 Psicologico Linguistico Letterario Politico sociale -15.100 Fonte: elaborazioni Confindustria Education su dati Eurostat Mondo Universitario 58:900 r 100,0 Fonte: Excelsior-Unioncamere Pagina 35 Dipendenti e collaboratori con esperienza di ricerca certificata La legge 17 dicembre 2012 n. 221 prevede una serie di requisiti perché una società con la forma giuridica di società di capitali (costituita anche in forma di cooperativa ) possa qualificarsi come start up innovativa. L'elenco dei requisiti è contenuto nell ' articolo 25 della legge 22112012 che prevede: i soci, persone fisiche, detengono al momento della costituzione e nei 24 mesi successivi, la maggioranza delle quote o azioni del capitale sociale e dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria dei soci; è costituita e svolge attività d'impresa da non più di 48 mesi dalla data di presentazione della domanda; ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia; a partire dal secondo anno di attività della start - up innovativa, il totale del valore della produzione annua, così come risultante dall 'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio , non è superiore a 5 milioni di euro ; non distribuisce e non ha distribuito utili; ha quale oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo , la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda. Inoltre è richiesto che siano posseduti almeno uno dei seguenti elementi per potersi qualificare come start up innovativa: - le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 20% del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start up innovativa. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per l 'acqui- Mondo Universitario sto e la locazione di beni immobili. In aggiunta a quanto previsto dai principi contabili , sono altresì da annoverarsi tra le spese in ricerca e sviluppo : le spese relative allo sviluppo precompetitivo e competitivo , quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati , i costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale , termini e licenze d'uso. Le spese risultano dall 'ultimo bilancio approvato e sono descritte in nota integrativa . In assenza di bilancio nel primo anno di vita, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante della start up innovativa; - impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva , di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un ' università italiana o straniera , oppure in possesso di laurea e che ha svolto, da almeno tre anni , attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all ' estero. - è titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale , biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività d'impresa. (D Riproduzione riservata Pagina 36 Da Ir f (7arnere ulteriori indícaziorzi sui dati da f ornire e la tiioclulistica da compilare Start up, conto alla rovescia Iscrizione ne lla sezi Pagina a cura DI CINZIA DE STEFANIS tart up innovative alle prese con l'iscrizione nella sezione speciale del registro imprese entro il 17 febbraio. Una guida on-line realizzata da InfoCamere (braccio informatico delle camere di commercio) all'indirizzo http://startup.registroimprese.it fornisce tutte le informazioni sulle modalità di iscrizione. In particolare contiene un tutorial per le società già costituite (prima del 19 dicembre 2012) su come iscriversi (entro il 17 febbraio 2013) nella sezione speciale, quali le informazioni da fornire e la modulistica da compilare e inviare contestualmente on line. Adempimento bu- e speciale entro i 2012 n. 221 una serie di esenzioni ai fini della costituzione e iscrizione dell'impresa nel registro delle imprese, agevolazioni fiscali, nonché deroghe al diritto societario e una disciplina particolare nei rapporti di lavoro nell'impresa. La start-up, a differenza delle altre aziende, è esonerata dal pagamento dell'imposta di bollo e dei diritti di segreteria dovuti per l'iscrizione nel registro delle imprese nonché dal pagamento del diritto annuale dovuto alle camere di commercio. Potrà assumere personale con contratti a tempo determinato della durata minima di 6 mesi e massima di 36 mesi. All'interno di questo arco temporale, i contratti potranno essere anche di breve durata e rinnovati più volte. Dopo 36 mesi, il contratto potrà essere ulteriormente rinnovato una sola volta, per un massimo di altri 12 mesi, e quindi fino ad arrivare complessivamente a 48 mesi. Dopo questo periodo, il collaboratore potrà continuare a lavorare in start up solo con un contratto a tempo indeterminato. La startup può remunerare i propri collaboratori con stock option, e i fornitori di servizi esterni (come ad esempio gli avvocati e i commercialisti) attraverso il work for equity. rocratico fondamentale, in quanto l'articolo 25, commi 8 e 9, della legge 17 dicembre 2012 n. 221 (di conversione al dl 18 ottobre 2012 n. 179 c.d. decreto sviluppo-bis) pone l'iscrizione nella sezione speciale del registro imprese (si veda tabella in pagina) come condizione per ottenere le agevolazioni previste per tali nuove tipologie societarie. Al fine di favorire l'iscrizione, per la start-up innovativa sono state previste dalla legge 17 dicembre Mondo Universitario ? e r ia investono prevalentemente in start-up. Il beneficio fiscale è maggiore se l'investimento riguarda le start-up a vocazione sociale e quelle che operano nel settore energetico. È stato previsto per le start up un accesso semplificato, gratuito e diretto al fondo centrale di garanzia, un fondo governativo che facilita l'accesso al credito attraverso la concessione di garanzie sui prestiti bancari. Concesso un sostegno ad hoc nel processo di internazionalizzazione delle startup da parte dell'Agenzia Ice. Il sostegno include l'assistenza in materia normativa, societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica e creditizia, l'ospitalità a titolo gratuito alle principali fiere e manifestazioni internazionali, e l'attività volta a favorire l'incontro delle start up innovative con investitori potenziali per le fasi di early stage capital e di capitale di espansione. © Riproduzione riservata Il regime fiscale e contributivo che si applica a questi strumenti è vantaggioso e concepito su misura rispetto alle esigenze tipiche di una start-up. Può godere di un accesso prioritario alle agevolazioni per le assunzioni di personale altamente qualificato. Sono stati poi introdotti incentivi fiscali per investimenti in start up provenienti da aziende e privati per gli anni 2013, 2014 e 2015. Gli incentivi valgono sia in caso di investimenti diretti in start-up, sia in caso di investimenti indiretti per il tramite di altre società che Pagina 37 Quando Per le imprese costituite prima del 19 /12/2012, il termine per l'invio della domanda di iscrizione alla sezione speciale delle start up innovative scade il 17 febbraio 2013. In tutti gli altri casi non è previsto alcun termine Come Per iscrivere la società alla sezione speciale delle start up innovative deve essere inoltrata apposita domanda in forma telematica tramite una comunicazione unica al registro delle imprese. Alla domanda dovrà essere allegata una dichiarazione sottoscritta esclusivamente con firma digitale del legale rappresentante che attesti il possesso dei requisiti previsti dalla legge Informazioni La domanda di iscrizione alla sezione speciale si produce indicando le seguenti informazioni nel quadro relativo all'attività prevalente dell'impresa, presente nella modulistica registro Imprese: + breve descrizione dell'attività svolta e delle spese in ricerca e sviluppo; + elenco delle società partecipate; • titoli di studio ed esperienze professionali dei soci e del personale che lavora nella start up innovativa, esclusi eventuali dati sensibili; • esistenza di relazioni professionali, di collaborazione o commerciali con incubatoci certificati, investitori istituzionali e professionali, università e centri dì ricerca • elenco dei diritti di privativa su proprietà industriale e intellettuale Esenzione Dal pagamento dei diritti di segreteria, dall'imposta di bollo nonché dal pagamento del diritto annuale (tale esenzione opera dal momento dell'iscrizione nel RI e dura non oltre il quarto anno di iscrizione) Mondo Universitario Pagina 38 Nuovi stan d ard di q ua lita all'Uffi cío m arc h i- b revetti Nuova carta dei servizi per i' ìJami , l'Ufficio per l'armonizzazione di marchi e brevetti nel mercato interno. Il documento definisce gli obiettivi in termini di prestazioni che gli utenti sono in diritto di attendersi e stabilisce una serie di standard , concreti e misurabili, in tre aree fondamentali ( accessibilità, tempestività e qualità delle decisioni). In particolare , la Carta stabilisce che il centralino dell'Uami è tenuto a rispondere ad almeno il 95% delle chiamate ricevute entro 20 secondi . In 2 giorni al massimo devono essere evase almeno l'80% delle richieste pervenute e il 90 % del trattamento dei reclami non può protrarsi per un periodo superiore ai 14 giorni. Sul versante della tempestività del servizio offerto, la carta indica in 25 giorni il termine massimo dalla ricezione alla conclusione dell 'esame degli impedimenti assoluti . Mentre sul fronte delle opposizioni, non dovrebbero trascorrere più di dieci settimane dalla conclusione della fase contraddittoria del procedimento alla notifica della decisione. Sedici settimane sono invece il termine ultimo per un procedimento di annullamento mentre il deposito di registrazioni internazionali dovrebbe concludersi al massimo in 43 settimane . IJn capitolo a parte meritano i ricorsi. Dalla ricezione all'invio della notifica dovrebbero passare al massimo 90 giorni . Che salgono a 8 mesi dal rinvio alle commissioni alla notifica delle decisioni ex parte o inter partes. Mondo Universitario Pagina 39 È in partenza il 12 febbraio 2013 il master in EuroprogettazioneEuropa 2020 proposto da Eurogiovani-Europa Cube. Il master internazionale si terrà a Milano, dal 12 al 16 febbraio 2013, con lo scopo di formare una nuova generazione di professionisti esperti nelle richieste di finanziamento all'Ue. Si tratta di un programma di alta formazione dedicato a coloro che vogliono studiare, comprendere e vivere l'Europa e che si tiene attraverso una formula intensiva-executive di 5 giorni comprendente lezioni frontali e interattive di base, esercitazioni pratiche, laboratori e project work. Il master fornisce, in particolare, competenze per imparare a impostare concretamente il lavoro per una proposta progettuale che abbia tutti gli elementi per essere vincente, valutata positivamente e finanziata. Il focus tematico Europa 2020, parte integrante del programma del master, è infatti mirato ad approfondire le questioni legate alla programmazione dei finanziamenti e della strategia comunitaria per il prossimo periodo 201412020. La frequenza e il titolo riconosciuto dal master danno diritto all'iscrizione diretta al Registro europeo degli europrogettisti. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito www.eurogiovani. it, oppure si può contattare la segreteria del master all'indirizzo email: [email protected]. Partirà nel mese di marzo 2013 il master universitario di I livello in Sviluppo locale organizzato da Corep e dall'università degli studi del Piemonte orientale. Il corso, giunto quest'anno alla sua X edizione, si svolgerà ad Asti e ha come scopo principale quello di fornire ai partecipanti ®. competenze scientifiche e tecniche per intervenire nei rapporti tra società locale e sviluppo socioeconomico territoriale, con particolare attenzione alla crescita e valorizzazione del capitale sociale e Mondo Universitario in generale delle capacità relazionali, nonché al funzionamento dei sistemi socioeconomici e istituzionali locali. Al termine del corso, gli studenti saranno in grado di disegnare e coordinare progetti di sviluppo territoriale, gestire e monitorarepolitiche locali, realizzare piani di marketing territoriale e, infine, sostenere e orientare le pubbliche amministrazioni nel processo decisionale e nell'attuazione delle loro politiche. Per ulteriori e più dettagliate informazioni si consiglia di consultare il seguente indirizzo: http://www.masl.formazione.corep.itImas112o scrivere a [email protected]. Scadono il 15 febbraio 2013 i termini per iscriversi al master di II livello in Reach organizzato dall'università Ca' Foscari di Venezia. Il master in registration, evaluation, authorisation and restriction of chemical substances (Reach) scatterà il 22 febbraio 2013 e si prefigge di fornire le basi metodologiche, le conoscenze e le competenze necessarie per l'implementazione del regolamento europeo Reach (EC190712006) e di tutte le normative europee e nazionali a esso collegate o a esso riconducibili. I partecipanti acquisiranno le conoscenze tecnicoscientifiche egiuridiche necessarie per affrontare le diverse problematiche connesse con la gestione delle sostanze chimiche in Europa e saranno in grado di gestire, per esempio, la procedura di registrazione delle sostanze prodotte o importate e i relativi forum per lo scambio di informazioni (Sief), oltre a sviluppare competenze in merito all'identificazione delle sostanze estremamente problematiche (Svhc) e le conoscenze gestionali per tenere tutti i rapporti necessari con l'agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) e le autorità nazionali competenti. Per maggiori informazioni, consultare il sito web: www.uníve.it. Fino all'8 febbraio 2013 ci si può iscrivere al master in Comunicazione istituzionale organizzato dall'università degli studi Tor Vergata di Roma. Si tratta di un master universitario di II livello che si propone di perfezionare la qualificazione professionale di coloro che già svolgono attività di informazione e comunicazione in uffici stampa e uffici relazioni con il pubblico presso enti pubblici e privati e di preparare professionisti capaci di operare nell'ambito della comunicazione istituzionale e pubblica, acquisendo strumenti per la comunicazione nella e con la pubblica amministrazione. I partecipanti acquisiranno, in particolare, la capacità di promuovere l'immagine delle istituzioni pubbliche, conferendo conoscenza e visibilità alle loro attività e a eventi d'importanza locale, regionale, nazionale e internazionale e, infine, di favorire la comunicazione con la p.a. e tra le p.a. Per iscriversi al master e per avere maggiori informazioni, occorre consultare il sito web: www. uniroma2.it o scrivere all'indirizzo email: comunicazioneistituzionale@baicr it. A Pagina 40 Il prof che insultò Musy rischia la sospensione "Ignobile quel biglietto 99 Topino, l'università loprocessa: Teve spiegare SARA STRIPPOLI TORINO - Una storia dentro la storia. Agghiacciante quasi come quella principale, l'aggressione al consigliere coni una] eAlberto Musy. Un annodi indagini hanno portato in carcere il faccendiere nullafacente ma uomo di intrecci plurimi Francesco Furchì. Ma quel biglietto scarabocchiato e messo in rima durante una lezione dal professor Pier Giuseppe Monateri, «Acerbis nano celo ha insegnato. Sparare agli stronzi non è reato», ha fatto inorridire la famiglia di Musy. E finirà adesso davanti al rettore dell'Università degli Studi di Torino. Spiega il prorettore dell'Ateneo Sergio Roda: «Siamo stupiti e amareggiati nel profondo da un episodio che è accaduto nelle aule universitarie e che ci coinvolge tutti anche perché la vittima è un collega, e si trova in un letto in coma». Sarà il Senato accademico avalutareleconclusioni di questo primo colloquio: «Eventuali sanzioni saranno decise tenendo conto delle indagini della magistratura e del codice etico approvato dal nostro ateneo». Acerbis Nano è la marca del casco indossato dal killer e lo «stronzo» di cui si parla è senza alcun dubbio Musy, l'avvocato e consigliere del Terzo polo che del professore di Diritto comparato è stato allievo anche nel dottorato di ricerca. Annidi rapporti, collaborazioni e anche contrasti, tanto che lo «studente» Musy era poi finito ad insegnare all'Università del Piemonte orientale e non nell'ateneo torinese. Le dichiarazioni pubbliche di Monateri, un luminare del diritto italiano che alcuni colleghi non esitano a definire «dannunziano», non avevano risolto l'enigma: «So che sembra brutto, Mondo Universitario LA VITTIMA Alberto Musy, docente e avvocato, in coma dal 21 marzo scorso ma il giorno che lo scrissi ero all'università, nell'atrio c'era una contestazione studentesca e qualche striscione con slogan simili. Io stavo facendo un esame e ad uno studentefeciunadomanda proprio sul concetto di colpa, partendo dal caso Musy. Scribacchiai quella cosa, ma senza pensare». Una giustificazione che «è assai peggio di quel gesto ignobile», il commento della sorella di Alberto Musy, Antonella. Laqualehaannunciato azionilegali nei confronti di Monateri e commentato con durezza anche la reticenza del professore (che nonèindagato) arivelareallapolizia i suoi sospetti su Francesco Furchì, che conosceva bene e aveva personalmente raccomandato a suo fratello perché lo inserisse nella sua lista civicaAlleanza per la città. «Mi vergogno L'ACCADEMICO Giuseppe Monateri, docente anche lui, autore del biglietto di insulti a Musy sono contento di poter chiarire». Ieri, Francesco Furchì, del quale sabato è stato convalidato il fermo - sette gravi indizi pesano contro di lui - è stato ricoverato in psichiatria per comportamenti violenti nei co nfronti di altri detenuti. Atteggiamenti che qualcuno tuttavia sospetta possano essere parte diuna strategia difensiva. ma spiegherò tutto», dice adesso il docente di diritto comparato, che critica l'ateneo per aver annunciato la decisione ai giornali prima di averla comunicata ufficialmente a lui: «Dovevano dirmelo direttamente, ma in fondo Pagina 41 L'AUUUAIU II 21 marzo scorso, Alberto Musy è colpito sotto casa con sei proiettili. Per mesi resta il giallo sull'attentatore L'ARRESTO Mercoledì scorso la polizia ferma Francesco Furchì: avrebbe sparato a Musy per rancori personali LA FRASE SHOCK Nella stanza del professor Monateri, in ateneo, è trovato un biglietto di insulti contro il collega Musy L'UOMO COL CASCO Per gli inquirenti è Francesco Furchì l'uomo ripreso da una telecamera dopo aver sparato a Musy il 21 marzo scorso Mondo Universitario Pagina 42 Luogo comune da sfatare. Dopo i 25 anni sempre più figli aiutano economicamente la famiglia Un giovane su cinque «finanzia» i genitori di Francesca Barbieri B amboccíoní, Neet, choosy? Macché! Sempre più ragazzi mettono mano al portafoglio per aiutare i genitori, soprattutto quelli dai 25 anni in su. A sfatare il luogo comune e certificare il nuovo trend sono i dati elaborati nel Rapporto Giovani, la ricerca che l'Istituto Toniolo di studi superiori ha avviato nel 2011, in collaborazione con l'Università Cattolica e la Fondazione Cariplo. L'indagine - realizzata da Ipsos su un campione di 9mila under 30 - evidenzia che il 73% delle famiglie mantiene i propri figli fino al compimento dei 25 anni, con "bonifici" mensili che arrivano a i5o euro per 4 nuclei su dieci, mentre quasi il 2b% sborsa anche il doppio, e solo il 27% della prole è del tutto indipendente. La situazione, però, cambia quando si sposta il focus sulla fascia che va dai 25 ai 29 anni: nel 55,4% dei casi i giovani non chiedono più denaro a mamma e papà, mentre solo il 12,8% riceve fino a 3oo euro. Al contrario, quasi uno su cinque (18,1%) offre un contributo economico alla famiglia d'origine. La punta più elevata di aiuto "al contrario" si tocca tra chi lavora e vive ancora con i genitori, dove il 30% dei figli contribuisce al bilancio familiare. Anche chi ha staccato definitivamente il cordone ombelicale, andando a vivere per conto suo, in parte aiuta i genitori: il flusso è di ritorno nel 2o% dei casi, quota pressoché identica a quella di chi, invece, continua a ricevere soldi dai genitori nonostante sia uscito dalle Mondo Universitario mura domestiche. Il valore più basso di sostegno dalle nuove generazioni verso mamma e papà si registra, invece, tra chi non studia e non lavora: a fronte del 55% di supporto economico che arriva dai genitori solo nel 5% dei casi si verifica un flusso in direzione opposta. La famiglia, nel complesso, resta per i giovani di ogni età punto di riferimento essenziale nella vita quotidiana. Oltre 1'80% degli intervistati da Ipsos afferma) che l'esperienza familiare è di aiuto nel coltivare le sue passioni e nell'affermarsi nella vita, mentre oltre l'85% dichiara che i genitori rappresentano un sostegno nel perseguirei propri obiettivi. In particolare, i19o % di chi studia è finanziato da mamma e papà, sia che viva con loro sia che abiti altrove. I principali risultati emersi dal sondaggio condotto da Ipsos per conto dell'Istituto Toniolo su un campione rappresentativo di 9mila giovani tra i 18 e i 29 anni, intervistati tra aprile e settembre 2012. 011 GIOVANI TRA 18E24ANNI 1173% è "finanziato" dai propri genitori (i143,4% riceve fino a 150 euro al mese, circa i119% da 151 a 300 euro, poco più del 10%.da 301 euro in su), mentre il 27% non riceve niente 02 1 GIOVANI 'rRA 25 E 29 ANNI 1155% non riceve soldi dalla famiglia d'origine, mentre il 18,1% "finanzia" mamma e papà (10% con importi mensili fino a 150 euro) 03 1 GIOVANI CHE LAVORANO E VIVONO CON LA FAMIGLIA Quasi uno su tre versa una quota mensile alla famiglia (il 13,6% fino a 150 euro, il10,4% da 151 a 300 euro, il 3,6% da 301 a 500 euro e il 2,8% da 501 euro in su) Ma non solo. La famiglia resta importante anche dopo il matrimonio. I193,2% dei giovani intervistati ritiene infatti che i genitori possano essere d'aiuto nell'accudire i figli, il 90,3% nella gestione economica e l'82,3% nell'acquisto di una casa. [email protected] ® RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 43 1 casLL Eni, Telecom Italia e Finmeccanica Le grandi società puntano su Its e apprendistato Claudio Tucci Maggiore collaborazione tra università e imprese. Con l'obiettivo di orientare l'offerta formativa alle reali esigenze delle aziende. Perché, se da un lato, non è vero che i datori di lavoro "snobbano" i laureati; dall'altro, la formazione del candidato non sempre è coerente con le esigenze aziendali. Un'anomalia tutta italiana, che nonostante la riforma del "3+2" «nonhamaifatto decollare le cosiddette lauree brevi professionalizzanti che consentono un inserimento piùveloce e più mirato nel mondo del lavoro», sottolinea Attilio Oliva, presidente dell'associazione TreeLLLe. C'è quindi una difficoltà da parte delle imprese a utilizzare le attuali lauree triennali . Ma c'è anche una forte esigenza di orientare bene i giovani e di avere una buona disponibilità di profili con un background formativo eccellente dinaturatecnica. Eni, per esempio, nelprossimi 4 anni intende assumere circa 2.600 persone, di cui 300-400- neolaureati l'anno, e 300 figure senior con esperienze specifiche. Laricerca è rivolta soprattutto agli ingegneri (nonostante gli atenei ne sfornino in percentuale inferiore al 12%); e serve inoltre avere una buona conoscenza dell'inglese ed essere disponibili a viaggiare dato che Eni opera in oltre 8o Paesi e la maggioranza degli assunti.in Italia dopo alcuni anni dall'inserimento viene destinata al circuito internazionale (Africa, Medio Oriente, Asia). Negli ultimi anni, mediamente, Eni ha investito in formazione 70 milioni di euro, ed erogato 3,5 milioni di ore di formazione. t<Telecom Italia - evidenzia la responsabile Sviluppo e Sele- Mondo Universitario zione, Ida Sirolli - ha avviato un nuovo modello di relazione con le università che mette al centro la valorizzazione del talento e un nuovo modo di fare ricerca che prevede di lavorare congiuntamente alle università (anche fisicamente, attivando dei laboratori congiunti) per ittrasferimento industriale dell'innovazione. Nel periodo 2071-2012 abbiamo attivato oltre 330 contratti di alto apprendistato per laureandi in ingegneria/economia e abbiamo finanziato circa ioo borse di dottorato e formato 50 laureati (conlaurea specialistica) in 3 master di L ' :1. Zrw3LE La riforma dei «3+2» non ha mai fatto decollare le lauree triiennali, che sono poco apprezzate dalle aziende ........................................................................ II livello completamente finanziati da Telecomltalia». Il punto è che oggi «c'è una suddivisione troppo netta tra università, che sviluppa il sapere, e l'azienda che insegna ilmestiere», ricorda il responsabile Sviluppo e Formazione di Finmeccanica, Francesco Mantovani. Serve quindi un dialogo più stretto tra scuola e impresa, come avviene con gli Its, appena decollati. Ne12oi2 Finmeccanica ha assunto in Italia 1.300 persone, di cui4oo laureati (280, in ingegneria). E stato inoltre lanciato il progetto «Ticket Tö Work» finalizzato a riconoscere, in fase di selezione, il valore di ogni esperienza di lavoro - in quanto fonte preziosa di arricchimentopersonale eprofessionale. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 44 Atenei cari e vuoti Ho letto che le università italiane si stanno svuotando: quasi 6omila studenti in meno in dieci anni. Diminuiti anche i docenti e i corsi di laurea, per le minori risorse su cuipossono contaregli atenei. Pare che non funzioni più la vecchia equazione «meno chance di trovare un'occupazione, piùgiovani parcheggiati in ateneo». Del resto, se si pensa che per iscriversi e frequentare una facoltà servono diverse migliaia di euro all'anno (quando non si devono aggiungere altri soldiper l'alloggio nel caso dei fuori-sede), è normale che per le famiglie meno abbienti la laurea dei figli sia destinata a rimanere un miraggio, così come il possibile avanzamento nella scala sociale. E visto che il lavoro scarseggia e le borse di studio sono poche e di modesta entità, è difficile pure che ungiovane riesca ad autofinanziarsi l'istruzione superiore. A.B. email Mondo Universitario Pagina 45 Nel 2012 per il secondo anno consecutivo sono calate (-4% le domande di brevetto unificato europeo Innovazione con ilfreno tirato La richiesta di Confindustria: credito d'imposta automatico e strutturale Enrico Netti -- È sempre stato un must delle imprese italiane: fare ricerca per conservare il vantaggio sui concorrenti.Unmodello oggi in affanno a causa della crisi. Innovazione con il freno tirato, visto che'per il secondo anno consecutivo diminuisce il numero di richieste di brevetto europeo, strumento utile per "difendere" il risultato della ricerca nell'area della Ue. A confermare il calo sono proprio i dati diffusi dall'European patent office di Monaco diBaviera, ente che registra le richieste di brevetto unificato europeo. Mentre le richieste trasmesse ne12o12 a Monac o da tutto il mondo sono state ben 258mila (+5,7%) e, dopo l'esame, sono stati rilasciati 65.700 brevetti (+5,8%), quelle giunte l'anno scorso dall'Italia, secondo i dati preliminari, sono state 4.706, in flessione di circail40r" sul 2011, anno'già segnato da un calo. L'Italia va in controtendenza: la Germania registra un +3,4%, il Regno Unito un +4,4%, la Finlandia addirittura un +13 per cento. Meglio di noi fa anche la penisola, iberica: dalla Spagna sono arrivate 2.500 domande (+2,3%) e dal Portogallo, che occupa il 40 ° posto, i4o richieste (+lo%). Un quadro allarmante, perché nel passato le Pmi italiane innovavano e soprattutto brevettavano. E ora? «La crisi impedisce a moltissime imprese di guardare al medio-lungo periodo. Le loro attività di ricerca e brevettazione sembrano- congelate e anche quelle realtà con una buona situazione economica spesso non se la sentono di investire nel loro futuro - commenta Micaela Modiano, partner dello Studio Modiano & partners, che conta su un team di circa 75 professionisti in Italia e all'estero -. Altri in Italia fanno innovazione, ma Mondo Universitario poi non la "difendono" con il brevetto, mentre in Germania si brevetta perché c'è maggiore consapevolezza sull'uso,dei brevetti per "bloccare" la concorrenza illecita». La necessità di fare ricerca, dunque, si scontra con le presenti difficoltà, che rappresentano un evidente svantaggio competitivo per chi vuole continuare a investire nell'innovazione. Tanto che nel documento diproposte recentemente elaborato da Confindustria si sottolinea l'urgenza di definire un chiaro scenario di medio-lungo periodo che punti sulla ricerca e l'innovazione. « È fondamendatale spiegano da Viale dell'Astronomia-introdurre un credito d'imposta del lo%, automatico e strutturale, sugli investimenti in innovazione delle imprese, oltre a un'aliquota maggiore per le commesse di ricerca alle università e ai centri di ricercapubblici». È necessario, inoltre, definire un sistema efficiente di finanza per massimizzare risorse pubbliche e private. «Un'impre- B revetto u h0fic-tY9 e oSi ottienecon una procedura unificata di deposito, esame e rilascio e permette di diventare titolari di brevetto automaticamente valido nei Paesi dell'Unione che hanno sottoscritto l'accordo: oggi quelli della Ue a 27 con l'esclusione di Spagna e Italia. Il brevetto unitario dovrebbe entrare in vigore nel 2014. La sua validità è ventennale. sa che realizza un investimento in R&S in Francia - fanno sapere da Confindustria-ha diritto a un credito d'imposta, automatico e strutturale, del 3o% annuo, che arriva al40% se lo siutilizza perla prima volta». «Il gap tecnologico versoi nostri concorrenti è forte, ma la battaglia non è persa, perché in molti settori come biotech, robotica e meccanica di precisione siamo competitivi - incalza Renato Ugo, presidente dell'Associazione italiana ricerca industriale (Airi) -. Il problema è la scarsità'delle risorse che influisce sulla fuga dei cervelli». Un giudizio in sintonia con quello di Franco Masera, senior advisor di Kpmg che rimarca: «Si deve investire sulle risorse umane perché nel medio-lungo periodo accrescono l'innovazione, mentre spesso a chi fa ricerca non si dà la dovuta dignità». Su tutti continua ad aleggiare l'emergenza risorse, troppo scarse e ben lontate dal 3% del Pil fissato dalla Ue entro il 2o2o. «Il calo delle richieste è preoccupante, ma le Pini devono evitare di rimanere nell'ambito del solo segreto industriale» avverte Paolo Lazzarini, associato dello studio Nctm. E sempre sul fronte legale c'è da registrare un altro fenomeno: a causa della crisi si registra un calo dei contenziosi a difesa del know how. «Spesso per difendere la proprietà intellettuale sono necessari investimenti considerevoli - conclude Gabriele Cuonzo, partner e socio fondatore dello Studio Trevisan'& Cuonzo - con costi fuori portata per una Pmi». Un altro handicap è poi rappresentato dall'inefficienza e dai tempi lunghi del processo. L'ennesimo spread che danneggia le imprese italiane. [email protected] 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 46 Un campanello d'allarme DALL'ITALIA Iltrend delle richieste di brevetto europeo 2008 5.437 2009 4.806 2010 4.946 '2011 4.879 GLI INVESTIMENTI S pesa in ricerca, a prezzi correnti . In milioni di*euro 2012 4.706 2008 2009 2010 18.993 19.209 19.625 2011 (*) 2012 (**) 19.756 14.314 r Fonte: European patent office 42 Nota: (*) prev.; (**) esclusi atenei Fonte: elab. Airi su dati Istat IL TREND I rn ì j í t .! , 2008 1,21 - 2008 106.643 2008 9.942 2009 1,26, 2009 109.768 2009 9.778 2010 1,26 2010 112.212 2010 9.548 2011(*) 1,25 2011 (*) Nd 2011.(*) 9.161 2012 (*) Nd 2012 (*) Nd 2012 (*) 8.469 Fonte: elaborazione Airi su datiIstat Nota: (*) previsioni NOI E GLI ALTRI H Le domande di brevetti I ITALIA GERMANIA FRANCIA Perilsecondo anno consecutivo sonoin calo le doiñande:di brevetti e in termini assoluti si è tornati ai livelli del 2003. Con una quota dell'1,8%il nostro sistema Paese si piazza al decimo posto. La migliore performance nel2007'con 5.628 domande Alle spalle di Stati Uniti e Giappone, dopo annidi trend stabile, cresce (+3,4%) la Germania, dove, per esempio, si è rivelato particolarmente efficace ilsostegno pubblico perfar decollare la filiera delle biotecnologie Con un aumento modesto (+0,6%) n é l 2012 i l Paese si colloca al sesto posto per domande trasmesse. Le imprese contano su un forte sostegno dello Stato, che si concretizza in un credito d'imposta, automatico estrutturale, de130%l'anno Mondo Universitario Pagina 47 1\1O :I N Alpmedo Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, èil nuovo presidente delle Camere di Commercio dell'euroregione Alpmed (Liguria, Piemonte, ProvenceAlpes Côte d'Azur, Rhône-Alpes, Valle d'Aosta, Corsica e Sardegna). Assifer o Maurizio Manfettotto, amministratore delegato di Ansaldo Breda Spa stato nominato presidente di Assifer, Passociazione, adèrèntea FederazioneAnie che rappresenta l'industria ferroviaria nazionale. Buongiorno n Lucia Predolin è stata promossa global content strategy and licensing director di Buongiorno. La-nuova carica va ad affiancarsi all'attuale di global marketing communication director. FederSalus n Marco Fiorani, food supplements business manager del Gruppo Angelini, assume la carica di presidente di FederSalus, l'associazione di categoria che riunisce le principali aziendeitaliane operanti nel settore degli integratori alimentari. Ferpi n Il consiglio direttivo di Ferpi ha assegnato al direttore relazioni esterne di Msc Crociere, MaurizioSalvi, la delega alle Relazioni con i media. Mercer a Guido Cutilloèstato nominato responsabile dell'area executive remuneration e board related servicesiç MercerItalia.In passato, Cutillo è stato Italy h'ead oftalentand reward consultingin Aon Hewitt Italia e, precedentemente, director di Hay Group. Ntt Data a Novità in Ntt Data, società specializzata in servizi e soluzioni It, dove Patrizio Mondo Universitario Ma petti subentra a Thomas. Balgheim come nuovo. presidente e ceo perla regione Emea. Primi sui motori a A Cesare De Giorgi, che in passato ha contribuito aliancio e allo svi luppo di Omnitel-Vodafone e ha collaborato con Expa2015, è stata affidata la direzione marketing di Primi Sui Motori. Samsung ® Carlo Barloccoèilnuovo senior vice president, head of sales & marketing di Samsung Electronics Italia. Spotify ® EaVeronicaDiquattrocheè stata affidata la responsabilità del mercato italiano di Spotify, uno dei principali servizi di musica on demand in streaming. Proviene da Google, dove ha lavorato ricoprendô diversi ruoli prima di contribuire al lancio del mercatoAndroid e di Google Playin Italia. IJnimpresa ® L'Unione nazionale di imprese (Unimpresa) ha un nuovo comitato di presidenza e, ogni membro, ha una delega specifica: Alfonso D'Alessio (dottrina sociale detta chiesa), Valerio Ricci (Mezzogiorno), Paolo Stern (relazioni industriali), Emilio Ferrara (politiche agroalimentari), Alessandro Borrani (internazionalizzazione), 'Giuseppe Granata (legalità), Angelo Montana (formazione e ricerca), Luca Biffani (innovazione e tecnologia), Generoso Andria (credito e finanza), Ciro Oliviero (urbanistica, ediliziae territorio), Alessandro San soni (giovani imprenditori), Luigi Scipione (politiche legislative e tributarie), Irma Casula (terzo settore), Marcello Galli (reti d'impresa), Heten Alford (Responsabilità sociale d'impresa). LE SEGNALAZIONI [email protected] Pagina 48 UNIVERSITÀ CATT63LiCA Nuovi modelli per «educare» i giovani ,Ùn approccio innovátivò perprevenire comportamenti a rischio tra le nuove generazioni nell'era dei media e dei sociál netwórk. È questo l'obiettivo dei corso di alta formazione «Tra media e peer education. Modelli e pratiche per una prevenzione 2.0», promosso da Università Cattolica, Asi del Verbano -Cusio - Ossola, Associazione Contorno Violae Cooperativa. Lotta contro l'emarginazione. Il corso sirivolge agli operatori Asl, degli enti locali, della scuola e del terzo settore e a professionisti interessati ad ampliare le proprie competenze nell'ambito della prevenzione primaria dei comportamenti a I, rischionelle età giovanili. Articolato in 8 moduliper un totale di 96 ore suddivise in54ore dì lezioni teoriche e 42 ore di laboratorio e lavoro di gruppo; il corso prevede seminari e lezioni magistrali, unaparte intermedia sia laboratoriale sia sul campo e una parte finale rivolta.alllo sviluppo di progetti operativi da implementarenelle realtà territoriali e organizzative dei partecipanti. Leiscrizioni al corso, che prenderà il via a marzo, dovranno essere effettuate entroii'prossimo 15 febbraio (quotádi iscrizione ia5o euro). www.unicattit Mondo Universitario Pagina 49 Tutti i percorsi di studio sarari no passati ai raggi X coni I sistema diva [utazione delle competenze Debutta il libretto dei saper! Nel curriculum anche esperienze extra-scolastiche certificate Francesca Barbieri Oltre al titolo di studio ci saranno anche le esperienze "extra", come quelle legate ad attività di volontariato, al servizio civile o, perfino, a iniziative svolte durante il tempo libero. L'obiettivo? Tracciare una mappa completa di tutte le competenze "spendibili" da ciascun lavoratore, raccolte all'interno di una specie di "libretto dei saperi", utilizzabile per trovare, cambiare o conquistare un lavoro migliore. Una sorta di curriculum supercertificato, che riassume ed evidenzia il background formativo del candidato. E rende più confrontabili i percorsi di studio seguiti, grazie a un sistema nazionale di certificazione basato sul rispetto di determinati standard minimi. Lo prevede il decreto legislativo varato dal Governo Monti l'u gennaio scorso e "bollinatQ" dalle Regioni, in attesa di pubblicazione sulla GazzettaUfficiale, dedicato all'apprendimentopermanente e alla validazione delle competenze acquisite in percorsi non tradizionali. Per rimediare a una situazione deludente, fotografata dai numeri. Secondo i dati Isfol 2011 gli adulti tra i 25 e 64 anni che hanno partecipato a corsi di formazione negli ultimi 12 mesisono appenail7,9% deltotale, mentre per l'Istat oltre l'80% non raggiunge il livello 3, necess ario per garantire il pieno inserimento nella sociètà della conoscenza. Risultati troppo negativi per stare al passo con le richieste di un mercato del lavoro asfittico, che assorbe sempre meno lavoratori e dove la concorrenza per un posto è agguerrita. Il decreto legislativo in rampa di lancio -ennesimo tassello attuativo della riforma Fornero, legge 92/2012 - prevede che potranno essere certificati anche gliapprendimenti sul luogo di lavoro, nel tempo libero, nel contesto familiare. Madovranno essere ricompre- Mondo Universitario si in un «Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualifiche professionali», che sarà accessibile per via telematica.Unpassaggio-chiave, atteso da tempo, che dà attuazione alle raccomandazioni arrivate dalla Commissione europea a partire dal 2006, fino all'ultima dello dicembre scorso. «Questa ópportunità - precisa Elisabetta Perulli, ricercatrice dell'Isfol - già è presente in Italia in alcune realtà re- Standard minimo •Alla base del sistema nazionale di certificazione delle competenze c'è la definizione di livelli essenziali e standard minimi, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, anche in riferimento all'individuazione e validazione degli apprendimenti nonformali e informali. Gli enti pubblici autorizzati a certificare le competenze, adottano i livelli essenziali delle prestazioni esercitando le rispettive competenze legislative e regolamentari. Gli standard definiscono, ad esempio, le conoscenze e abilità necessarie per una certa professione; gli obiettivi dell'apprendimento, il contenuto dei programmi, i requisiti d'accesso; il livello di risultato che deve essere raggiunto dalla persona' soggetta a valutazione; le regole per ottenere un certificato o un diploma. gionali, ma ora dovrà essere estes a atutticon regole comuni nazionalie la certificazione potrà essere richiesta dagli interessati rivolgendosi adappositi servizi che saranno allestiti sul territorio soprattutto acuradelle Regioni». I contenuti del repertorio dovrebbero essere definiti, secondo il provvedimento, rendendo confrontabili gli elementi essenziali deidiversititolidistudio, compresi anche quelli di formazione professionale «perché -spiega Perulli-se èvero che unapersonaimpara ovunque, anche in ufficio e nella vita, tutte queste competenze devono essere leggibili, comparabili, valide e spendibili o nel mondo del lavoro o per tornare a studiare, indipendentemente da dove sono state acquisite». E da questo grande "albo" potranno attingere quei soggetti definiti come "entititolati" - autorizzati a certificare le competenze delle persone, comprese Camere di commercio, scuole, università e altre istituzioni formative. Il decreto legislativo disciplina anche gli standard minimi che gli enti titolati devono seguire nella certificazione delle competenze. Gli standard definiscono, ad esempio, le conoscenze e abilità necessarie per una certa professione, il contenuto dei programmi e i requisiti d'accesso. Un impianto complesso, che perla messa inpraticarichiede diversi passaggi, da realizzare entro 18 mesi dall'entrata in vigore del decreto: dalla costruzione del Repertorio nazionale delle competenze alla definizione di uno standard chiaro e ben definito che diventi parametro riconosciuto da tutti gli operatori. Senza contare che il nuovo sistema non incontra il favore delle parti socialiche ne contestano lastruttura centralizzata e l'eccesso di burocrazia (si veda Il Sole 24 Ore de115 gennaio). O RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 50 Novità in arrivo ENTI Al1TORIZZATI ALLA CERTIFICAZIONE S Definizione Soggetti pubblici e privati che siano in possesso di un'autorizzazione o accreditamento regionale a certificare te competenze, compresele Camere di commercio, te scuote, le università e le istituzioni formative Compiti Possono certificare le competenze déller persone, attingendo dal repertorio pubblico IL REPERTORIO DELLE COMPETENZE Il Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione standardizza gli elementi essenziali dei diversi titolo esistenti , compresi:anche i titoli di formazione pròfes5iònate. Il Repertorio costituisce la base da utilizzare perla certificazione dette competenze I TASSELLI MANCANTI I :::: a I 2 Mondo Universitario Entro 18 mesi dall'entrata in vigore del decreto devono essere compiuti i seguenti passaggi: • costruzione del Repertorio ñaziòna le dellecompetenze • definizione di uno standard chiaro e ben definito che diventi parametro riconosciuto da tutti gli operatori • coordinamento delle qualifiche presenti in tutti i repertori di istruzione eformazione codificati a livello nazionale, regionale odi provincia autonoma • integrazione nel repertorio delle qualifiche previste dai contratti collettivi nel repertorio nazionale • attivazione de[['organismo nazionale di accreditamento degli enti -titolati a eseguire la certificazione Pagina 51 ..................................................................................................................................................... Quel «repertorio» a rischio fallimento pertroppaburocrazia di Giampiero Falasca o schema di decreto legislativo sull'apprendimenJLsto permanente approvato dal Consiglio dei Ministri pur avendola finalità condivisibile di creare un sistema nazionale di certificazione delle competenze, presenta alcune criticità. Il provvedimento prevede che una serie di soggetti definiti come "enti titolati" possano certificare le competenze delle persone, attingendo daun repertorio pubblico dove sono - o meglio, dovrebbero essere - elencate tutte le possibili competenze. Nella lista di questi enti possono rientrare tutti i soggetti pubblici e privati che siano in possesso di un'autorizzazione o accreditamento regionale a certificare le competenze, comprese le camere di commercio, le scuole, le università e le istituzioni formative. Il decreto definisce anche la nozione di apprendimento (che viene configurato come un diritto individuale), con diverse variabili. Viene definita come "apprendimento permanente" qualsiasi attività di apprendimento intrapresa dalle persone in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi dellavita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacitàe le competenze, in unaprospettiva personale, civica, sociale e occupazionale. Viene definita come "apprendimento formale" l'attività che si svolge nel sistema di istruzione e formazione e nelle università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, e che si conclude con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o diploma professionale, consegúiti anche in apprendistato. Infine, si definisce 1`appren- Mondo Universitario dimentononformale",comel'attività caratterizzata da una scelta intenzionale della persona, che sirealizza al difuori deisistemi di apprendimento formale, in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, ánnche del volontariato, del servizio civile nazionale e delprivato sociale e (in questo caso) nelle imprese, e come "apprendimento informale" l'attività che, anche a prescindere da una scelta intenzionale, si realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attivitànelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell'ambito del contesto dilavoro, familiare e del tempo libero. Il decreto legislativo disciplina anche gli standard minimi che gli enti titolati devono s eguire nellacertificazione dellecompetenze, con norme complesse e ridondanti; ad esempio, siprevede che l'attestato della competenza debbacontenerei dati anagrafici dellapersona. Infine, viene istituto il repertorio nazionale dei titoli di istruzioni e formazione che, come abbiamo già detto, dovrebbe costituire labase cui attingono gli enti titolati perla propria attività di certificazione. I contenutidi questo repertorio dovrebbero essere definiti, secondo ilprovvedimento, mediante la standardizzazione degli elementi essenziali dei diversi titolo di istruzione e formazione esistenti, compresi anche ititoli di formazione professionale. Considerato che la storia dei repertori di questo tipo è costellata da fallimenti o, nei casi migliori, da apparati burocratici scollegati dal mercato del lavoro, non si capisce laragione per cui il decreto legislativo opera questa scelta. OR I PRODUZIONE RISERVATA Pagina 52 L'italiano che doma il grafene Sulla «plastica del XXI secolo» la Ue investirà un miliardo in ricerca: per recuperare il tempo perduto nella corsa mondiale ai brevetti di Leonardo Maisano Europa questa volta ha calato l'asso. Investiràun miliardo nella ricerca sul grafene, il materiale che per molti sarà la "plastica del XXI secolo", con un grande progetto che coinvolge istituzioni di diciassette Paesi. L'Italia è due volte in prima linea. Con il Cnr e, dall'altra sponda della Manica, con Andrea Ferrari, 40 anni, professore di nanotecnologie all'università di Cambridge dopo la laurea in ingegneria nucleare al Politecnico di Milano. Ferrari è fra gli iniziatori della nuova avventura scientifica paneuropea nella sua nuova posizione al vertice del Graphene Centre di Carabridge, operativo da venerdì scorso. Cervello in fuga, per usare un luogo comune? «No, per cortesia - esclama - nessuna fuga. Ho avuto opportunità interessanti qui a Cambridge, ma non escludo affatto di lavorare in futuro in Italia». Più che una bizzara congiunzione astrale è stata la straordinaria potenzialità del grafene a far incrociare la volontà britannica con quella europea, affiancando finanziamenti miliardari targati Bruxelles con i milioni che Londra ha concesso al centro di Cambridge e ad altre università del Paese. Una determinazione che nasce dalla voglia di smentire un'infelice tradizione, esercizio che l'esecutivo di David Came- ron ha affidato anche al professore italiano. «Non c'è dubbio - spiega Ferrari - che il governo voglia mettere fine alla lunga storia di ricerca nata in questo Paese ed emigrata, metaforicamente, all'estero dove poi sono stati raccolti i frutti industriali e commerciali. Così quando nel 2010 i docenti dell'università di Manchester, Andre Geim e Konstantin Novosolev, hanno ricevuto il premio Nobel, l'esecutivo si è mosso per garantire fondi, sperando di dare un contributo al rilancio industriale di un Paese a lungo inclinato sui servizi finanziari». I due ricercatori di origine russa hanno dimostrato che il grafene si comporta come un materiale a due dimensioni, passaggio che ha illuminato la via verso ulteriori indagini scientifiche. Mentre Londra ragionava sugli stanziamenti con i primi milioni in distribuzione a Manchester, Cambridge, Imperial di Londra e università di Exeter, a Bruxelles entrava in fase operativa l'idea dei progetti Flagship, ovvero ricerche avanzate da remunerare con un miliardo di euro. «Una cifra mai vista neppure lontanamente - aggiunge Andrea Ferrari - perchè gli stanziamenti sono nell'ordine dei milioni, raramente delle decine per singolo progetto». Tanto è bastato per allertare le migliori menti dell'Unione. Nove istituzioni, dalla Gran Bretagna alla Svezia, passando per gli scienziati del nostro Cnr, hanno collaborato, ottenendo i fondi per preparare il Flagship Grafene da presentare a Bruxelles per "sfidare" decine di progetti concorrenti. Una ricerca di 6oo pagine ha motivato le buone ragioni per credere in un materiale straordinario, più resistente del diamante, con una conduzione superiore al rame, flessibile come la gomma. «Al primo screening del concorso - dice Ferrari, che ha avuto la responsabilità di tracciare e guidare la road map scientifico-tecnologica di Flagship Grafene - eravano in ventitre. Poi siamo rimasti in sei, ridotti a quattro e alla fine i vincitori: il nostro progetto si è piazzato primo, mentre quello sul cervello umano secondo». L'iniziativa ha attratto l'attenzione di cinquecento istituzioni interessate a partecipare alla ricerca che verrà, ma alla fine i nove pionieri del progetto ne hanno selezionate settantasei. I fondi saranno divisi con quote diverse fra i centri e i Paesi, ma lo sviluppo sarà armonico. Non assisteremo, cioè, alla concorrenza di Cambridge verso Cnr o di Manchester, dove lavorano i due Nobel, contro Stoccolma. Una collaborazione paneuropea a conferma che l'interazione a Ventisette garantisce una massa critica di denari e cervelli capace di ridare slancio alla ricerca industriale europea. Un passo delicato riguarda lo sfruttamento industriale delle future scoperte anche perchè del miliardo Ue, solo metà arriva dalle casse di Bruxelles. Gli altri 5oo milioni devono essere mobilizzati dai Paesi membri. Il ruolo delle singole nazioni (l'Italia si è impegnata a versare 5o milioni nei prossimi dieci anni) nel progetto Flagship deve essere ancora messo a punto. E non è un problema secondario. «Gli avvocati - precisa Ferrari - si vedranno nelle prossime settimane per creare il framework legale della proprietà intellettuale generata dalla ricerca che verrà. Ma una cosa è certa la ricaduta economica e occupazionale sarà prevalentemente in Europa». Tra i promotori del progetto Andrea Ferrari, che guida il Graphene Centre a Cambridge Mondo Universitario Pagina 53 Con il grafene si punta a superare la legge di Moore I 1 grafene rappresentaunarivoluzione simile a quella a cui abbiamo assistito nel secolo scorso con l'utilizzo dei polimeri per produrre plastica». Non ha dubbi il ricercatore italiano Vincenzo Palermo dell'Istituto perla sintesi organica e la fotoreattività del Cnr, raccontando del progetto "Graphene". «Il Cnr si occuperà di dare il suo contributo nelle parti relative all'energia e ai na- nocompositi», indica Luigi Ambrosio, direttore del dipartimento di Scienze chimiche e tecnologie dei materiali del Cnr. Il Centro nazionale di ricerche è uno dei partner italiani del progetto "Graphene" insieme al Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Istituto italiano di tecnologia, Bruno Kessler Foundation, Università di Trieste, ST Microelectronics. Il progetto è diretto da jari Kinaret, dell'Univer- sità di Chalmers, in Svezia, e vi partecipano più di loo gruppi di ricerca, con 136 ricercatori principali, tra cui quattro vincitori del premio Nobel. Al nostro dipartimento di Fisica - spiega Giulio Cerullo del Politecnico di Milano - si concentrerà sulla fotonica e la nanoelettronica». «Per quanto riguarda la fotonica - continua Cerullo - si cercherà di sfruttare le proprietà uniche del grafene, in particolare la sua estrema velocità di risposta e la sua capacità di lavorare a qualunque lunghezza d'onda, a qualunque colore della luce». Le scoperte sul grafene hanno permesso ai fisici Konstantin Novoselov e Andre Geim di vincere il Premio Nobel per la fisica nel 2010. «L'ambizioso obiettivo a lungo termine di questo progetto - racconta Roman Sordan, del laboratorio Lness del Polo di Como del Politecnico - è superare le limitazioni imposte dalla legge di Moore sulla potenza di calcolo dei computer, rimpiazzando nei circuiti integrati i semiconduttori convenzionali come il silicio con il grafene». «Il grafene - fa notare Palermo - a differenza del silicio, è fatto di carbonio, il carbonio è lo stesso materiale che costituisce la plastica e anche il nostro corpo. Il grafene può essere funzionalizzato, modificato chimicamente in tantissimi modi. Nel lungo termine potremmo avere un materiale che si integri con tutti gli oggetti della nostra vita quotidiana: un'elettronica basata sul carbonio che sia più pervasiva». (g.d.pa.) © RIPROD PIONE RíSERVATA Mondo Universitario Pagina 54 FDA Sì alla prima cura che «spegne» gene Approvato il primo farmaco "antisenso", che funziona cioè spegnendo un particolare gene. A dare l'ok alla sua messa in commercio è stata la Food and drug administration statunitense che in un comunicato spiega che il medicinale (che si chiama kynamro) ha come indicazione una malattia genetica rara (l'ipercolesterolemia omozigote familiare) che alza talmente il livello di colesterolo da causare infarti entro i 3o anni. Il farmaco agisce "spegnendo" il gene che codifica un trasportatore del colesterolo nel sangue. La decisione è importante perché apre la strada ad altre terapie basate sullo stesso principio. Mondo Universitario Pagina 55 IN GIAPPONE Fotografati i pensieri dei pesci Per la prima volta un team di ricercatori è riuscito a «vedere» i pensieri di un pesce vivo. La nuova tecnologia, pubblicata su «Current Biology», sarà uno strumento utile per studiare la percezione e i disturbi psichiatrici. La ricerca condotta dal National institute of genetics del Giappone e dalla Saitama University è la prima a mostrare le attività cerebrali in tempo reale in un animale vivo durante l'esecuzione di comportamenti naturali. il team ha sviluppato una sonda fluorescente sensibile all'attività neuronale dei pesci zebra con cui ha mappato ciò che accade nel cervello del pesce quando si muove per catturare la preda e la mangia. La tecnica ha rilevato i circuiti cerebrali e i composti chimici coinvolti in comportamenti complessi. Mondo Universitario Pagina 56 SCARTI INO - Li 1.000 euro al chilo per la scienza Non solo bioenergie. Gli scarti industriali, come bucce di pomodoro, agrumi già spremuti, olive macerate, vinacce eccetera, possono valere anche i.ooo euro al chilo se ben usati e indirizzati alla ricerca scientifica. Per ottenere molecole per l'industria farmaceutica, alimentare e cosmetica. «In Italia - dice Fabrizio Adani, del dipartimento di produzione vegetale di Agraria dell'Università dì Milano - ogni anno si producono ìn media 12 milioni dì tonnellate di scarti agroindustriali, solo la frazione organica arriva a 9 milioni». E grazie all'innovazione è possibile estrarre molecole come polifenoli, carboidrati, omega 3, omega 6, pigmenti. «Scarti industriali e idee non mancano conclude - ma le risorse da destinare per portare avanti un processo così interessante languono». Mondo Universitario Pagina 57 1 Un decalogo per la nuova lotta al cancro La neoplasia costa 9 00 miliardi di dollari, pari all'1,5% del Pil globale. L'appello degli oncologi ai Governi per ridurre i costi e aiutare i malati di Francesca Cerati gni anno il cancro sottrae all'economia mondiale circa 900 miliardi di dollari in perdita di produttività e costi sal'equivalente dell'1,5% 0 del Pil globale. Così, già nel 2011, a un summit Onu i leader di tutto il mondo hanno concordato di voler ridurre del 25% la mortalità prematura per malattie non trasmissibili entro il 2025. Che, nel caso del cancro, significa salvare almeno 1,5 milioni di vite all'anno. Ma le attuali strategie non consentono nemmeno di avvicinarsi a questo obiettivo. «Servono nuove e incisive misu- Con le attuali misure già si potrebbe salvare più di un milione di persone all'anno re per promuovere la ricerca scientifica, modificare gli stili e gli ambienti di vita, riprogettare i sistemi sanitari e riformare le politiche sanitarie» ha precisato Douglas Hanahan, dell'Istituto svizzero per la ricerca sul cancro illustrando lo stato dell'arte della ricerca farmaceutica di questo settore, aggiungendo: «Se la domanda era "il mondo sta vincendo la guerra al cancro? A livello globale, la risposta è chiaramente no». A confermalo sono i casi in aumento della malattia e lo stallo nella ricerca. Le stime dell'Oms indicano infatti che il numero di nuovi casi diagnosticati ogni anno raddoppierà nei prossimi 25 anni e raggiungerà i 22 milioni nel 2030. Il paradosso è che chi si può curare si ammala di meno perché le campagne preventive (contro il fumo, per esempio) e la formazione (l'abitudine a sottoporsi regolarmente al pap test e alla mammografia) hanno permesso Mondo Universitario di ridurre i casi nel mondo occidentale, ma il restante 65% della popolazione non ha né i mezzi per curarsi, né è messa in condizioni di adottare stili di vita adeguati. Il caso del tumore al polmone nei paesi a basso reddito dove i fumatori sono moltissimi ne e una prova. Anche i più recenti farmaci mirati, progettati per attaccare la composizione genetica del tumore, non riescono a soddisfare le aspettative: i prezzi, esorbitanti, dei trattamenti stanno diventando insostenibili anche per i paesi "ricchi". Un esempio? Un annodi trattamento con vemurafenib da solo costa 91.000 dollari e anche se prendiamo tra le sei nuove molecole approvate nel 2011, la più economica (Zytiga per il cancro della prostata avanzato) costa all'anno 44mila dollari, con un allungamento della vita media da 5 a 16 mesi. Alexander Eggermont, direttore generale del Gustave Roussy Cancer Institute francese, ha infatti detto che i "modelli economici di medicina molecolare sono molto incerti". Domani, in occasione della giornata mondiale contro il cancro, i loo esperti di oncologia (clinici, ricercatori, politici, giornalisti, rappresentanti dell'industria e delle associazioni dei pazienti) che hanno partecipato al World oncology forum - che si è tenuto a Lugano l'ottobre scorso per il trentennale della Scuola europea di oncologia (Eso) fondata da Umberto Veronesi - lancieranno un appello ai Governi affinché prendano misure urgenti per contrastare l'aumento dei casi di cancro a livello mondiale. Non solo, hanno anche individuato una strategia in 1o punti per fermare questa "epidemia globale". Che prevede, oltre alla riduzione dei decessi a livello globale un "pacchetto" di cura del cancro per i paesi poveri. L'obiettivo è di ottenere quello che è accaduto per la cura dell'Aids in Africa: una decina di anni fa, nessuno riteneva possibile avere farmaci antiretrovirali per curare i pazienti africani con Hiv. Oggi sono più di 8 milioni le persone nei paesi a basso reddito in trattamento. Bisogna agire per interrompere questa escalation. Già ma come? «Di certo, la lotta contro il cancro non potrà più essere solo medica e scientifica, ma anche sociale, culturale e politica - precisa Ugo Rock, presidente della Eso -. Anche in questo campo la ricetta è quella di eliminare spese irrazionali e inappropriate, per rendere più efficiente l'organizzazione dei servizi e più efficace l'uso delle risorse». Il tema va affrontato nel suo complesso - interviene Alberto Costa, direttore scientifico dell'Eso -. E stata una reale sorpresa calcolare che già adesso si potrebbe evitare più di un milione di morti all'anno, con un risparmio che oscilla tra i e 2 milioni di euro. Anche l'Italia non fa eccezione. Il nostro territorio è segnato da una profonda diseguaglianza nella diagnosi e nel trattamen- Pagina 58 to come riporta un nuovo studio dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano che evidenzia come al Nord il 4S% dei tumori della mammella è diagnosticato a uno stadio precoce , mentre al Sud le percentuali scendono, arrivando al 26% di Napoli e Ragusa, dove sono frequenti i casi che presentano già metastasi al momento della diagnosi, pari rispettivamente a 9,6% e 8,1 per cento. Sebbene a questa diagnosi ritardata corrisponda una differenza di sopravvivenza a cinque anni relativamente contenuta (89% al Nord a fronte dell'85% al Sud), la scoperta di un tumore allo stato iniziale è un fattore di grande importanza per la paziente perché consente di ricorrere a trattamenti chirurgici meno invasivi e a terapie più semplici, garantendo una migliore qualità di vita e un minore costo sociale. STRATEGIE GLOBALI World cancer day Il 4 Febbraio si celebra il World Cancer Day, la Giornata mondiale contro il cancro. Sostenuta dall'Uicc (Union for international cancer contro) ) l'iniziativa mira a sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul tema e a promuovere le modalità più congrue per sconfiggere la malattia. © RLPRODllZLONF RIiFRVAAA UNA SPESA PRESTO INSOSTENIBILE Proiezione al 2030 dì tutti i casi di tumore distribuiti per livello di sviluppo dei Paesi e per sesso. Dati in milioni PREVISIONE 2030 22.200 Livello di sviluppo del Paese Molto alto Medio TOTALE CASI NEL MONDO -v- 8.302 1.074 ï3% 1.031 22% 5.533 67% ifomi e leucemie nfoidí croniche 1.20.000 Melanoma 120.000 forra ai Hodgkin 100.000 Meno spesa I miliardi di euro spesi nei primi 9 mesi del 2012 per la spesa farmaceutica nazionale totale, 3/4 dei quali rimborsati dal Ssn. La spesa a carico dei cittadini, é stata pari a 5.766 milioni di euro, -0,9% rispetto al 2011. Mondo Universitario Pagina 59 Dal nanotech ai disabili, le idee per città intelligenti Dalle nanotecnologie al social commerce, dalla realtà aumentata alle piattaforme per disabili, sono i terreni su cui si svilupperanno le idee che cambieranno la vita a dieci milioni di persone, come ha voluto Changemakers. Il programma di accelerazione d'impresa, promosso da Telecom Italia ed Expo Milano 2015, ha scelto dieci idee su cui puntare. E i 27 giovani dei team vincitori, che hanno in media 26 anni e provengono da tutta Italia, verranno ospitati gratuitamente, dal 1° marzo al 3o aprile, in un campus tecnologico a Milano, dove vivranno e lavoreranno per sviluppare dieci nuove startup sostenibili e innovative. Alla fine del percorso - curato da Make a Cube, incubatore specializzato in imprese ad alto valore ambientale, sociale i progetti verranno infatti presentati a una platea di potenziali investitori e partner aziendali in grado di garantirne la realizzazione. Il processo di selezione ha coinvolto oltre 1.,00 under 3o di 21 Paesi diversi. L'intento di Changemakers è stato promuovere lo sviluppo di idee d'impresa in grado di rendere Milano e le altre città del mondo più smart, vivibili, ecologiche, solidali e competitive. Le dieci idee vincenti sono le seguenti. Orange Fiber è un progetto di moda che trasforma in trattamenti vitaminici per abiti e in materia prima tessile, gli scarti agrumicoli, grazie a ricerca e sviluppo e nanotecnologie. Fifth Element Project è una piattaforma di terapia e learning per bambini autistici basata sul movimento e su servizi di assistenza remota. C'è poi Tooteko che rende qualsiasi superficie cliccabile, aggiunge una traccia audio agli oggetti, con una tecnologia a basso costo (ultrasuoni) e senza l'ausilio del computer; il digitai device potrebbe quindi aiutare i disabili visivi a ottenere informazioni rispetto agli oggetti e i bambini a leggere e scrivere. Trail Me Up è un sistema di real- Mondo Universitario tà virtuale aumentata che permette di fare visite guidate in luoghi accessibili solamente a piedi quali per esempio parchi naturali, deserti, foreste; per chi vuole partecipare è previsto un sistema di reclutamento attraverso il sito (www.trailmeup. com), che permette di suggerire una destinazione e proporsi come fotografo-mappatore del percorso stesso. Smart Ground è un servizio collocato alla radice della filiera agroalimentare, ottimizzando le necessità derivate dalle diverse attività; la piattaforma digitale vuole aiutare milioni di agricoltori a gestire meglio la propria produzione. Bircle è un'app mobile per creare e scaricare guide turistiche accessibili per i disabili motori. Recyproco è un social commerce che unisce i protagonisti del mondo del riuso e dell'up-cycling: artigiani, artisti, aziende, imprese Sociali, centri del Riuso, semplici cittadini. Brand Security garantisce univocità, tracciabilità e verifica del brand sempre e ovunque nel mondo grazie a Nfc e Firma Digitale. Infine PanPan è un'applicazione per smartphone che permette di porre domande in tempo reale a persone che si trovano in una qualunque area geografica. Knock'nswap è una multipiattaforma (virtuale e reale) per lo scambio di oggetti, competenze e tempo nella propria città. (a.mac.) http://changemakers . expo2015.org/ Fabio Zaffagnini. Fondatore di TrailmeUp, una delle 10 idee vincenti a Changemakers Pagina 60 [1, C.1ISO Cosa c'entra la finanza con l'istruzione? AN°PONJO SCUR.ATI università non è una bottega artigiana. E 9L non deve esserlo. Non è e non deve essere un ufficio di collocamento, né tanto meno una Borsa valori. I valori di cui l'università è depositaria non si scambiano, grazie a Dio, sulle piazze finanziarie. CONTINUAA PAGINA 14 !: .I'i l. dl 11rrlu w ---------------- Mondo Universitario Pagina 61 í-ì agli eccessi finanziari ci fanno solo del male ANTONIO SCURATI SEGUE DALLA PRIMA PAGINA gici che portano i drammatici tagli dei finanziamenti pubblici perché non immediatamente redditizi. Assistiamo a un paradosso riNon si motivano i docenti costringenvelatore. Non passa giorno doli tutti, che insegnino fisica nucleare o senza che il mondo della fifilologia romanza, ad applicare improvnanza non si dimostri un perverso visate logiche di marketing al proprio laanti-modello, incline ad aggravare le voro. Soprattutto non si motivano gli stunostre crisi economiche e a precipidenti alla scelta universitaria dandone tare la nostra crisi morale. Eppure, un'idea meramente strumentale, utilitaquando finalmente l'opinione pubbliristica e mercantile. Si motivano, invece, ca pare allarmarsi per il drammatico ribadendo che in essa risiedono valori calo di iscrizioni alle nostre universisuperiori, intrinseci e finalizzati a sé stestà, ecco che gli opinion maker corrosi: l'acculturazione, l'emancipazione delno in soccorso dell'università applil'individuo, la conoscenza dell'uomo e cando al suo caso il linguaggio della mondo, l'intelligenza del proprio tempo. finanza. «Il rendimento del capitale Che questi valori si declinino attraverso per laurearsi è circa pari al 10%, moll'acquisizione di una cultura economica, to maggiore del rendimento di un scientifica o umanistica, poco importa. portafoglio medio di azioni e obbligaDalla valorizzazione di questi valori dizioni (3,6 %)». Frasi come questa ci scenderanno, poi, in via indiretta, grandi hanno costretto a leggere nei giorni vantaggi economici- in termini di cresciscorsi - accanto ai titoli sullo scandata e sviluppo - per l'individuo e la società. lo Mps - i grandi quotidiani nazionali Ma il sapere deve essere desiderato di questo nostro bizzarro Paese. come premio a se stesso perché il sisteA questo punto è necessario pren- ma universitario possa prosperare. Gli dere posizione. La mia è la seguente: studenti che vivono l'università come un l'applicazione al mondo universitario vergognoso «parcheggio» sono proprio i di questa logica finanziaria, di questo delusi da una sua concezione meramenlinguaggio da mutui subprime e da te strumentale. Quelli che invece si apderivati, non lo soccorre ma gli asse- passionano allo studio di là di ogni calcosta il colpo letale. Anzi, proprio que- lo, sono i migliori (e i più redditizi e pro- La logica mercantile e speculativa è all`origine della desertificazione della vita e del sapere Non si motivano i docenti costringendoli ad applicare improvvisate lezioni sta colonizzazione dei territori del sapere (e della vita) da parte di una logica basso mercantile e speculativa è all'origine della loro desertificazione. Vale lo stesso per la cultura. Tra l'affermare che «con la cultura non si mangia» e l'affermare che «con la cultura si mangia» non corre molta differenza: sono entrambe figlie della stessa visione e degli stessi errori strate- fitteveli). Dovrebbe essere proibito per legge applicare all'università termini orribili e incongrui come «spendibilità». In un Paese povero di etica pubblica come il nostro, il dilagare linguistico del «market» evoca sempre di più la marchetta. Se tutto si riduce a «fare i danè», visti i modelli sociali dominanti, è molto probabile che i nostri potenziali studenti all'istruzione preferiscano lo spaccio, Mondo Universitario l'estorsione e la prostituzione. Sono conti sbagliati i conti della serva. E veniamo alla bottega artigiana. Non sto qui riproponendo il divorzio tra la teoria e la pratica (quello c'è già), ma una nuova (antica) alleanza. I saperi teorici senza la pratica sono monchi, ma quelli pratici senza la teoria sono ciechi. Torniamo, allora, ai padri nobili. Un solo esempio. Il Rinascimento italiano nacque dalla sublimazione in arte dei secolari saperi coltivati nelle botteghe artigiane. Nella Firenze del '400 tutti i grandi artisti che sono ancora oggi il nostro vanto impararono il mestiere in botteghe artigiane. Sandro Botticelli fece il suo apprendistato in quella di Filippo Lippi, ma rimase un ottimo facitore di Madonne finché non frequentò lAccademia Platonica di Marsilio Ficino (finanziata da Cosimo de' Medici, il più abile banchiere del suo tempo), aprendosi, così, a una conoscenza superiore che riscopriva le scuole dei millenni fondendole in un'unica, grandiosa visione dell'uomo e del suo posto nel cosmo. Dalla frequentazione di quella «università» scaturirono capolavori come «La primavera» e «La nascita di Venere». Sua e nostra gloria. di marketing al proprio lavoro Pagina 62 * Tre a oni di curo per la clinica hi4ech la Venturina, una nuova struttura per cavalcare il business: colori soft e macchinari all'avanguardia Almeno tre milioni di euro di investimenti complessivi a lungo termine con la previsione di un break-even, cioè il pareggio di bilancio ed il momento dal quale si dovrebbero iniziare a conteggiare utili, che, secondo la dirigenza, non arriverà prima di dieci anni. Ed inoltre macchinari e strumenti all'avanguardia, mille metri quadrati di ambienti dai colori soft e rassicuranti, musica di sottofondo a volume ultraconfortevole. Ma soprattutto l'assicurazione di un'offerta in grado di soddisfare, secondo le promesse, tutte le esigenze di natura specialistica e diagnostica». Se qualcuno crede nel business legato all'espansione dell'offerta sanitaria privata, quello nato in questi giorni a Venturina è decisamente l'esempio più concreto: il Medical Group, appena aperto in via dell'Industria, promette infatti nella sua presentazione «professionalità, tecnologia e polifunzionalità». E, ovviamente, tariffe concorrenziali con quelle offerte dal servizio sanitario pubblico, accentuate nella convenienza da una serie di promo- zioni legate a questo particolare periodo di lancio della loro offerta che spazia dalla diagnosticafino alle visite specialistiche. «E pensare che l'idea è nata quando il nostro coordinatore, il dottor Alberto Bussotti, ha avuto bisogno di sottoporsi a due esami clinici e si è trovato ad andare in due posti diversi e lontani percorrendo qualcosa come duecento chilometri - spiega l'amministratore delegato Michele Fruzzetti -. Così ci siamo chiesti se non si poteva offrire qualcosa che andasse veramente avan- *,i ;;,,%_, , Venturina : la sala operatoria del Medical Group ( Foto Paolo Barlettani) Sanità Pagina 63 SANITA: EFFETTO TICKET S. BARTOLI PAG.4-5 Vado dai privati e risparmio sull'ecografia Ticket super ari; corivicuc i' privali Sanità Pagina 64 Ticket sup crean: conviene il privato Dalle analisi alle radiografie, l' sl penalizza i redditi medi l 2012 però due prescrizioni su tre sono state gratuite di Stefano Bartoli File infinite ai centri di prenotazioni delle Asl? Attese di mesi, se non di anni anche per un esame di routine? Pendolarismo obbligato da una struttura all'altra per completare un check-up? E tutto pagando, alla fine, una cifra rilevante, pari se non superiore, almeno in una serie di casi, a quella chiesta nei tanti centri privati sparsi per la Toscana. Insomma, il paradosso è servito. A furia di incrementi, di ti cket, superticket e supplementi vari, come quello per la digitalizzazione delle risposte, si scopre che, almeno per le fasce che dichiarano un reddito medio e medio-allo non vale proprio la pena di sottoporsi a trafile lunghe e complicate: le strutture private hanno fiutato l'affare e propongono tariffe a dir poco concorrenziali per la maggior parte degli accertamenti diagnostici, dalle analisi del sangue fino alle radiografie, con pochissime eccezioni che ri guardano sostanzialmente gli esami più tecnologici e le terapie più lunghe e complicate. E così, come di può vedere dalla tabella pubblicata in queste pagine, bastano una serie di telefonate per scoprire che un'analisi completa del sangue, di quelle che il medico di base prescrive quando vuole "testare" periodicamente le condizioni di salute di un paziente, possono costare mediamente 33 euro nel privato come nel pubblico, almeno per la prima fascia di reddito, cioè quella al di sotto dei 36.151 euro, con la differenza che, sempre presso le Asl, si può crescere fino a 73 euro per chi dichiara un reddito, Ir- Sanità pef o attraverso la certificazione Isee (cioè l'Indicatore sociale economico equivalente che diventerà prossirnannente obbligatorio per chi chiederà le prestazioni agevolate) al di sopra dei 100mila euro. Ma si può risparmiare anche sulla classica radiografia "panoramica" dei denti (30 euro contro una cifra oscillante tra i 36 ed i 66 della prima fascia in cui sono compresi anche i dieci euro della digitalizzazione). Oppure sulla radiografia alla spalla (26 nel privato contro un minimo di 36 con i ticket), al torace (stessi importi) o al ginocchio (35 euro contro i 36 del servizio sanitario). I laboratori privati, nonostante la comprensibile voglia di accaparrarsi pazienti, la maggior parte delle volte si devono però arrendere di fronte ad un'ecografia (65 contro i 46 della prima fascia od al massimo i 76 di quella più alta), oppure ad una Risonanza Magnetica o ad una Tac (da 128 a 300 euro nelle strutture private contro un range di 48-82 euro del servizio pubblico. La carica degli esenti. Il tutto comunque, come spiegano dalla Regione Toscana, in un quadro che vede un vero e proprio esercito di "esenti". I risultati relativi al 2012, viene sottolineato da Firenze, evidenziano che la maggior parte delle prestazioni, più o meno i due terzi, cioè il 66,5 per cento, è completamente alleggerito dal ticket, con la conseguenza che su circa 12 milioni di ricette, quasi 8 sono state erogate a titolo completamente gratuito. «E evidente - viene commentato - che qualunque sia la tariffa applicata dal privato, per tali soggetti è più conveniente acce- dere alla prestazione in regime pubblico o convenzionato». Va ricordato, a questo proposito, che sono previsti due livelli di contribuzione e cioè il ticket ordinario a livello nazionale e la quota ricetta di 10 euro da applicare a tutte le ricette ambulatoriali erogate a soggetti non esenti, a patto che il "valore" della prestazione prescritta non sia inferiore. In base alle scelte regionali, chi ha un reddito Irpef od Isee che non supera i 36mila giuro non paga questa quota integrativa, con la conseguenza che 1'88 per cento del totale delle ricette vede ridurre la convenienza a rivolgersi fuori dellaAsl. Prestazioni in calo. Il quadro attuale vede comunque un calo delle richieste alle strutture pubbliche che però, come spiega Gabriele Morotti, direttore amministrativa dell'Azienda sanitaria dell'area livornese, «era già iniziato nel 2011 ed è attribuibil e alla crisi economica». «Comunque la flessione c'è - prosegue Morotti -, in particolare nel numero degli esami richiesti, mentre per quanto riguarda gli incassi la flessione è un po' più contenuta. Insomma, chi prima faceva esami di routine periodicamente adesso rimanda di più, magari facendosi le analisi del sangue unavolta di meno». «Il problema - aggiunge Filippo la Marca, uno dei coordinatori toscani di Cittadinanza attiva, Tribunale dei diritti del malato è che adesso si diventa "ricchi" troppo presto: basta avere una casa, magari arrivata in eredità, ed un reddito discreto per trovarsi nella fascia più alta. Chiaro che in questo modo, dovendo pagare ticket simili o molto spes- so addirittura superiori, di fatto si privilegia il privato provocando una fuga dal pubblico. Senza considerare che un'ulteriore spinta apriva anche dai tempi di attesa e da situazioni singolari: nei giorni scorsi a Livorno una signora che ha dovuto ripetere un'analisi del sangue dopo venti giorni si è vista arrivare una lettera con la restituzione del ticket e la comunicazione che il campione prelevato era stato buttato via. Il motivo? Solo il fatto che il medico non aveva indicato lanecessità della ripetizione urgente sulla richiesta e, in nome del risparmio, un paziente non può fare due esami del sangue al di sotto di un intervallo di almeno due mesi». Richieste eccessive. «In realtà non si tiene conto che chi guadagna di più paga anche più tasse già in partenza - conclude Pier Francesco Greco, titolare di un laboratorio a Montecatini Terme e presidente toscano di Federlab, la federazione degli operatori sanitari privati -, ma intanto si devono fare i conti con la rottura delle convenzioni da parte delle Asl, come hanno già fatto a Livorno ed annunciato in altre realtà. Questo porterà sicuramente dei problemi sulle liste d'attesa e, a parte esami costosi come la Tac, ci renderà ancora più competi ti». ®RIPRODDZIONE <S <VA A Pagina 65 Ñf i,° da a — nella Ñ : I ' t Ñ Ñ t" f`ir Ñ 1" Ñ FASCIA . ». FASCIA 3: W FASCIA . oltr i ANALISI DEL SANGUE E URINE, CHECK-UP DI BASE Glicemia 2 euro, Azotemia 2, Uricemia 3, Colesterolo totale 2, Colesterolo Hdl 2, Colesterolo Ldi 1, Trigliceridi 2, Esame emocromocitometrico 4, Transaminasi Gp 2, Transaminasi Go 2, Gamma Gt 2, Creatinina 2, Esame completo urine 3 Prelievo venoso: 4 euro Totale spesa laboratorio privato: 33 euro Totale spesa AsI: 26 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 36 euro (fascia 1), 41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4) Totale spesa AsI: 33 euro di ticket. Più un supplemento su due ricette (obbligatorie quando si superano RADIOGRAFIA TORACE Laboratorio privato : 26 euro le 8 prescrizioni) legato al reddito, per un totale di 33 euro (fascia 1), 43 (fascia 2), 63 (fascia 3), 73 (fascia 4) Totale spese AsI: 26 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 36 euro (fascia 1), 41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4) il contributo 1 -- - ri t 1 - 0 coro RADIOGRAFIA PANORAMICA DEI DENTI Laboratorio privato: 30 euro Totale spesa AsI: 26 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 36 euro (fascia 1), 41 (fascia 2), 51 (fascia 3), 66 (fascia 4) ECOG RAFIA AL SENO Laboratorio privato : 65 euro Totale spesa AsI: 36 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 46 euro (fascia 1), Si (fascia 2), 61 (fascia 3), 76 (fascia 4) ECOGRAFIA OSTEOARTICOLARE (BRACCIO, GAMBA, MANO, POLSO, ECC.) Laboratorio privato : 50 euro Totale spesa AsI: 38 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 48 euro (fascia 1), 53 (fascia 2), 63 (fascia 3), 78 (fascia 4) MAMMOGRAFIA Laboratorio privato : 60 euro Totale spesa Asi: 38 euro di ticket, 10 euro la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 48 euro (fascia 1), 53 (fascia 2), 63 (fascia 3), 78 (fascia 4) ECOG RAFIA COMPLETA DELL'ADDOME Laboratorio privato : 65 euro RADIOGRAFIA GINOCCHIO Laboratorio privato : 35 euro Totale spesa AsI: 38 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 48 euro (fascia 1), 53 (fascia 2), 63 (fascia 3), 78 (fascia 4) Totale spesa AsI: 26 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 36 euro (fascia 1), 41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4) RISONANZA MAGNETICA E TAC Laboratorio privato : 128-300 euro RADIOGRAFIA GINOCCHIO Laboratorio privato : 35 euro Totale spesa AsI: 38 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Totale spesa AsI: 26 euro di ticket, 10 euro per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 36 euro (fascia 1), 41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4) Più il contributo legato al reddito, per un totale di 48 euro (fascia 1), 58 (fascia 2), 72 (fascia 3), 82 (fascia 4) Sanità RADIOGRAFIA SPALLA Laboratorio privato : 26 euro Pagina 66 FISIOTERAPIA FISICA (CICLO DI ULTRASUONI, MASSAGGI E GINNASTICA RIABILITATIVA PER BRACCIA, GAMBE, CERVICALE ECC.) Laboratorio privato : 250-300 euro Totale spesa Asl: 38 euro di ticket. Più il contributo legato al reddito, per un totale di 38 euro (fascia 1), 70 (fascia 2), 90 (fascia 3), 120 (fascia 4) 'he71 , ,7m r A Iato un esame radiologico (Corbis) Sanità Pagina 67 C ori le o2irri Ú 6;lj'4,lÓ ¡wt %'65 %í% ve ;`e wn ïiii;` /'r f i j;i; /'r? <s:krsï cS:,r; : ò '-..SI 'ere -on Risponde M aria Luisa Brandi Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Università di Firenze Prima di avventurarsi in una nuova meravigliosa gravidanza, sono necessari esami più approfonditi, quali una valutazione qualitativa ossea (es. con Sanità TAC periferica ossea quantitativa) e biochimica (calcemia, fosforemia, PTH, 25(OH)D3, fosfatasi alcalina ossea,CTX, calciuria delle 24 ore, fosfaturia delle 24 ore, fT3, fT4, TSH, emocromo, protidogramma, creatinina clearance, screening per celiachia). É poi importante applicare al suo caso la «carta di rischio FRAX», che permetterà di valutare anche la sua storia familiare In poche parole, il caso va pesato bene da uno specialista nel settore delle malattie del metabolismo osseo, che potrà decidere se somministrare, o meno, un farmaco antifratturativo per aumentare la massa ossea, unitamente a vitamina D e calcio, se insufficiente nella dieta. Infine, si potrà programmare una gravidanza serena. Pagina 68 Da sapere MALATTIE CARDIOVASCOLARI NEGLI ANZIAN STESSO ACCES SO ALLE CURE? Niccolò Marchionni Ordinario di Geriatria Università di Firenze, Presidente SICGe Nel 2009 le malattie cardiovascolari hanno causato in Italia il 38% di tutti i decessi: prima causa di morte, concentrata tra gli ultra65enni, colpiti dalle-varie manifestazioni dell'arteriosclerosi coronarica. Negli ultimi 30 anni, la cardiologia ha prodotto enormi rivoluzioni terapeutiche: tra queste, le tecniche di riapertura (con farmaci o angioplastica) delle coronarie occluse durante infarto; o farmaci che dominano con grande efficacia ipertensione arteriosa o eccesso di colesterolo circolante. Avanzamenti che hanno largamente contribuito a produrre lo "tsunami demografico" che abbiamo sotto gli occhi: il tasso di mortalità per malattie cardiovascolari si è molto ridotto, con prolungamento dell'aspettativa di vita media e conseguente invecchiamento della popolazione. Del quale oggi molti parlano - invece che di un successo della medicina - con toni preoccupati, per ipotetici problemi di sostenibilità dei sistemi previdenziale e. sanitario. Una prospettiva che fa ventilare striscianti ipotesi di razionamento delle risorse, in evidente conflitto con l'art.32 della Costituzione: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività...". Di fatto, i sistemi sanitari europei non sembrano in grado di garantire un'assistenza adeguata alla crescente popolazione anziana. Un allarme lanciato nel gennaio 2012 dal British Medical Journal: l'80% dei medici della UE è pre- Sanità occupato per le cure che riceverà da vecchio, e il 50% è convinto che il principale ostacolo all'accesso degli anziani a trattamenti ottimali sia il pervasivo ageismo della sanità. Neologismo che indica un «atteggiamento di discriminazione verso gli anziani sulla base della loro età cronologica». In effetti, molti studi di pratica clinica segnalano il sotto-trattamento degli anziani, e il settore della cardiologia non fa eccezione: l'uso dell'angioplastica coronarica in corso di infarto diminuisce all'aumentare dell'età, e.dopo la fase acuta ai più anziani vengono prescritti meno farmaci per la prevenzione delle recidive; il rischio di ictus in corso di fibrillazione atriale aumenta con l'età, ma gli anticoagulanti che ridu.cono tale rischio sono prescritti agli ultra75enni in meno del 50% dei casi indicati. Tutto questo non solo, o non tanto, per risparmiare risorse alle volte costose, ma nel timore che le reazioni avverse dal trattamento più appropriato - ma anche più aggressivo - produca nei fragili anziani più danni che benefici. In realtà, analisi condotte negli ultimi anni dimostrano che il beneficio clinico netto di queste terapie "salva-vita" è non solo comparabile, ma spesso addirittura superiore nei più vecchi. Proprio per superare questo evidente paradosso,, nel marzo 2012 cardiologi e geriatri hanno fondato la Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe): un think-tank interdisciplinare che vuole disegnare le strategie per promuovere il superamento di queste barriere alle cure più appropriate dei cardiopatici anziani. Pagina 69 .................................................................... ] Primopiano ;................ .......................:......_........................................................ ...... Professor Marco Matucci-Cerinic, Presidente della Società Italiana di Reumatologia, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Medicina Interna dell'Università degli Studi di Firenze e Direttore della Divisione di Reumatologia del Dipartimento di Biomedicina dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi a Firenze Lo scheletro è un capolavoro di ingegneria: sostiene tutto il peso del corpo e al tempo stesso ne consente il movimento, garantendo la possibilità di svolgere tutte quelle azioni quotidiane, dalla più semplice alla più complessa. Per gli oltre 5,6 milioni di malati reumatici ogni movimento è contrassegnato dal dolore e la quotidianità equivale ad una sfida. Colpendo circa 4 milioni di persone, l'artrosi (osteoartrosi o osteoartrite) è la più diffusa malattia reumatica ed è una delle cause principali di disabilità nell'anziano. È una patologia articolare ad evoluzione cronica caratterizzata da lesioni degenerative della cartilagine, il tessuto connettivo che ricopre e protegge le ossa sopportando il carico esercitato sulle articolazioni soprattutto durante il movimento. Le forme più frequenti sono l'artrosi generalizzata, l'artrosi delle ginocchia, quella cervicale, lombare, delle mani e delle anche e l'artrosi generalizzata della colonna. La patologia comincia a manifestarsi intorno ai 40 anni d'età, colpendo soprattutto le donne, per poi svilupparsi lentamente ma progressivamente nel corso della vita. La fascia di età più colpita è quella sopra i 60 anni e negli ultrasessantacinquenni è pressoché costante. Dolore,' rigidità e progressiva limitazione nei movimenti, a volte associate a deformazioni, sono i sintomi della patologia spesso comuni ad altre malattie reumatiche. Nonostante le cause siano sconosciute, si titiene che nella maggior parte dei casi la corrosione della cartilagine sia dovuta ad una combinazione di fattori genetici e ambientali. Sanità Nell'artrosi della mano è stata riscontrata una predisposizione familiare; sovrappeso e alterazioni del menisco possono essere causa di artrosi del ginocchio, mentre le lussazioni dell'artrosi dell'anca. Sebbene predisposizione genetica ed età non siano fattori di rischio modificabili, è possibile intervenire su fattori meccanici o sul controllo del peso. Questo fa si che, a differenza di altre malattie reumatiche, l'artrosi possa essere "prevista". L'approccio terapeutico deve tenere conto dei fattori di rischio relativi alla particolare forma artrosi:ca e generali, dei sintomi (intensità del dolore, grado di disabilità, localizzazione) e del livello del danno strutturale. La European League Against Rheumatism (EULAR) ha elaborare delle linee guida, adat-, tate in Italia dalla Società Italiana di Reu- Pagina 70 matologia in due Consensus per il trattamento dell'osteoartrosi dell'anca e dei ginocchio, che prevedono l'affiancamento di misure di carattere generale (educazione del paziente alla conoscenza della malattia, ginnastica o uso di tutori) a un approccio farmacologico personalizzato i cui obiettivi sono il cuntrolló dei dolore, della rigidità, il rallentamento della malattia e il ripristino delle funzioni articolari. La terapia per il controllo dei dolore prevede come prima scelta, per il buon rapporto rischio-beneficio e l'alta tollerabilità, l'impiego dei paracetamolo; nei pazienti che non rispondono a questo trattamento vengono prescritti i tradizionali antinfiammatori FANS, sostituito con i COXIB in quei pazienti a rischio gastrointestinale. Altri farmaci impiegati sono i condroprotettori, farmaci in grado di proteggere il metabolismo del tessuto cartilagineo, e gli antidolorifici. o.artrosi o, secondo là torrente terminologia anglosassone, osteoartrite (osteoarthritis), è una malattia degenerativa che interessa le articolazioni. È una delle cause più comuni di disturbi dolorosi, colpisce circa il 10% della popolazione adulta generale, e il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età. Durante il manifestarsi ditale patologia nascono nuovo tessuto-connettivo e nuovo osso°attorno alla zona interessata. Generalmente sono più colpite le articolazioni più sottoposte ad usura, soprattutto al carico del peso corporeo, come le vertebre lombari o le ginocchia. l'articolazione interessata presenta caratteristiche alterazioni della cartilagine, con assottigliamento, fissurazione, formazione diosteofiti marginali e zone di osteoscierosisubcondrale nelle aree di carico. La terapia locale si effettua invece, mediante infiltrazioni di cortisone e/o di acido ialuronico. Diagnosi precoce e terapia corretta restano le armi fondamentali per combattere l'artrosi, la prima malattia reumatica per numero di soggetti colpiti, e ridurre il suo rilevante impatto socio-economico. Ad essa, infatti, corrispondono costi diretti elevatissimi che compreñdono le spese previdenziali, il ricovero ospedaliero, l'assistenza ambulatoriale, gli accertamenti diagnostici e le terapie riabilitative. Ad essi vanno sommati_i costi indiretti riconducibili alla perdita di giornate lavorative, al peggioramento della qualità della vita del paziente e agli ausili assistenziali non rimborsabili. Sanità Pagina 71 LOTTA AL MIELOMA, UNO STUDIO DI SIMONE CENCI DEL SAN RAFFAELE 0 ,,,,, ,,,,,,,, SI O fabbr che i R ICERCATORI del San Raffaele, coordinati da Simone Cenci dell'Unità di malattie dell'invecchiamento hanno annunciato di aver identificato un meccanismo molecolare che regola il differenziamento delle plasmacellule, le fabbriche degli anticorpi circolanti, la loro emivita e la quantità di anticorpi che producono. LE PLASMACELLULE sono deputate alla produzione di anticorpi, e si è scoperto che al tempo stesso ne frenano la produzione. Un comportamento, per così dire, apparentemente controproducente (come tenere in auto un piede sull'acceleratore e l'altro sul freno) ma che risponde a una perfetta filosofia sostenibile: una maggiore produzione accorcerebbe la vita delle plasmacellule, generando un profondo difetto della risposta anticorpale e della memoria immunologica. Attraverso un meccanismo di cannibalismo selettivo, prima sconosciuto, le plasmacellule digeriscono una parte del reticolo endoplasmico, il compartimento dove gli anticorpi vengono fabbricati, creando l'equilibrio migliore tra sintesi e risorse energetiche. / %,,/,. • ll . hf 2 ato • • a/ntIcoipi» Simone Cenci, coordinatore dello studio - sono molteplici. «Imparare a modulare questo meccanismo, cioè identificare i punti deboli delle plasmacellule, potrebbe permetterci in futuro di combattere con maggiore efficacia alcuni tumori come il mieloma multiplo, oppure aiutarci a produrre più efficacemente e a costi più bassi anticorpi monoclonali usati per la ricerca e la terapia di numerose malattie». LO ST UD I O è reso possibile grazie a finanziamenti di Ministero della Salute, European Calcified Tissue Society, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e Multiple Myeloma Research Foundation. í`íA ",3yWACELL LE rosi appaiono al microscopio i tessuti precursori degli anticorpi «I R ISVOLTI applicativi di questa scoperta - dichiara SIMONE CENCI Responsabile dell'Unità di malattie dell'invecchiamento del San Raffaele di Milano Segnalazioni Pagina 72 L'EMATOLOGO BAC NI SULLE FORME CRONICHE Leucemia mieloide, la guarigione dietro l'angolo G RAZIE Al N U OVI inibitori della tirosin-chinasi come nilotinib, più potenti ed efficaci del capostipite imatinib, un numero significativo di pazienti (quattro-cinque su dieci tra quanti ottengono la risposta molecolare totale, ovvero la scomparsa delle tracce di cellule atipiche in corso di leucemia mieloide cronica) potrebbero arrivare a sospendere la terapia perché guariti. Questo risultato è frutto della strategia Path io Cure voluta da Novartis che ha portato allo sviluppo di tecniche di monitoraggio in tutta Italia e allo sviluppo di studi che si pongono l'obiettivo di interrompere le cure in una percentuale più elevata di pazienti. Lo ha affermato un qualificato Segnalazioni panel di esperti riuniti a convegno al Carlton Monrif Hotel di Bologna. In questo senso sta per partire lo studio ENESTFreedom, che mira proprio a valutare la possibilità di sospensione della terapia con nilotinib. «LA SC ENA terapeutica è stata dominata da imatinib, al quale fanno oggi compagnia almeno altri quattro inibitori delle tirosin-chinasi - ha affermato Michele Baccarani, docente di Ematologia all'Università di Bologna - . Il trapianto di staminali ematopoietiche è ora impiegato solo in casi di provata resistenza agli inibitori delle tirosin-chinasi». Pagina 73 Contro le carenze i ferro nasce «Anernia lliance» Nel mondo sono 700 milioni le persone che soffrono di anemia da carenza di ferro. Su queste basi si è costituita «Anemia Alliance», una piattaforma che riunisce esperti di diversa estrazione con il prof. Francesco Fedele (Policlinico Umberto I ° Roma) in veste di presidente onorario. Progetto promosso da «Fondazione Carta» e Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione con il patrocinio del Senato della Repubblica e con un grant non condizionato di Vifor Pharma. Segnalazioni Pagina 74 Mai smettere le terapie Sentire pri ma il medico Nei Paesi occidentali l'aderenza al trattamento farmacologico, tra persone con malattie croniche, si ferma al 50%. Per ovviare a questo problema è stato varato il «Manifesto per l'aderenza alla terapia farmacologica», iniziativa dall'Associazione per il diritto alla prevenzione con contributo educazionale di Merck Serono. Interventi di Achille Patrizio Caputi, ordinario di Farmacologia a Messina, e di Stefano Cianfarani, associato di Pediatria all'Università di Roma, Tor Vergata. Segnalazioni Pagina 75 OCCHI E VISTA Una nuova tecnica chirurgica e il glaucoma fa meno paura di Gian Ugo Berti ra il glaucoma fa meno paura. La nuova, rivoluzionaria tecnica chirurgica (il primo intervento in Italia è stato eseguito a Pisa dal prof. Marco Nardi) si sta dimostrando veramente efficace e risolutiva, grazie anche ai minori effetti collaterali. Ciò consente, fra l'altro,di praticarlo a livello ambulatoriale con immediata dimissione della persona. «Sia chiaro - precisa Nardi, direttore dell'Unità Operativa di Oculistica Universitaria all'Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana - che per questo progressivo aumento della pressione interna all'occhio capace di portare alla cecità, molti casi si affrontano con specifici colliri. Il problema è che i paziente su 2, spesso anziano, non segue la cura, anche perla comparsa di bruciore, arrossamento, mal di testa e riduzione della lacrimazione, peggiorando la situazione». Per i 30mila pazienti toscani, la diagnosi è stata infatti tardiva, proprio perché la malattia non dà all'inizio disturbi. Si continua a vedere bene nella parte centrale e non si fa caso alla perdita visiva laterale (sovente si sbatte con il braccio contro lo stipite della porta,etc.) . Poi anche quella centrale sparisce. E si cerca in Segnalazioni Visita oculistica (Foto Vip) qualche modo di correre ai ripari. «Il nuovo intervento propone, in particolare, un'incisione molto più piccola - aggiunge Nardi, presidente della Società italiana del glaucoma - che non necessita di sutura a differenza della precedente. Poi agisce sulla cornea e non su congiuntiva e sclera, parti dell'occhio prive di vasi sanguigni. Quindi è un intervento non diverso da quello della cataratta, che si esegue a livello ambulatoriale, più rapido, senza necessità di ricovero e minor rischio d'infezioni. Dunque la storia del glaucoma - conclude Nardi- è destinata senz'altro a cambiare volto. Ciò non toglie, però, come rimanga importante l'efficacia della prevenzione e della diagnosi precoce». Pagina 76