CORSO DI AGGIORNAMENTO
I DISPOSITIVI DI ANCORAGGIO
(linee vita)
CON IL PATROCINIO DEL
COLLEGIO DEI GEOMETRI E
GEOMETRI LAUREATI
DELLA PROVINCIA DI BRESCIA
E DELLA DITTA
La linea vita …. IN ALTO CON SICUREZZA
“I LAVORI IN QUOTA ESPONGONO I LAVORATORI A RISCHI
MOLTO ELEVATI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE
CADUTE DALL’ALTO CHE RAPPRESENTANO LA PIU’
ELEVATA PERCENTUALE DI INFORTUNI MORTALI.”
IL 47% DEGLI INFORTUNI IN EDILIZIA
AVVIENE PER CADUTE DALL’ALTO
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:
Direzione Generale della Tutela delle Condizioni di lavoro.
Istituto Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL)
Le principali fonti legislative che governano la questione della sicurezza dei lavori in
quota sono:
 Il D.L. 09.04.2008 n. 81 (Testo Unico sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro);
 Atti regionali di indirizzo e coordinamento per la prevenzione delle cadute dall’alto;
 La norma UNI EN 795:2002 – UNI EN 795:2012;
 Le linee guida ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza sul Lavoro) con
funzioni attribuite all’INAIL dalla Legge 30.07.2010 di conversione con modificazioni del D.L.
78/2010 e la norma UNI EN 11158/05;
 Regolamenti Locali di Igiene Tipo e i Regolamenti Edilizi.
Obbligatorietà dispositivi di ancoraggio (linee vita):
L’art. 115 del T.U. 81/08 prescrive che:
“Nei lavori in quota qualora non siano state attuate misure di protezione collettiva ……, è necessario che i
lavoratori utilizzino idonei sistemi di protezione …… quali i seguenti: a) assorbitori di energia; b) connettori; c)
dispositivo di ancoraggio; d) cordini; e) dispositivi retrattili; f) guide o linee vita flessibili; g) guide o linee vita
rigide; h) imbracature”.
Premesso che le Regioni esercitano le proprie competenze in materia di tutela e sicurezza del
lavoro, ai sensi dell’articolo 117 comma terzo della Costituzione e nel rispetto dei principi
fondamentali riservati alla legislazione statale, le seguenti Regioni hanno emanato atti di
indirizzo e coordinamento per la prevenzione delle cadute dall’alto nei lavori in quota nei cantieri
edili e di ingegneria civile, che rendono di fatto obbligatoria l’installazione permanente dei
dispositivi di ancoraggio.
Piemonte:
Lombardia
Veneto
Liguria:
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Sicilia
Trento (provincia)
Legge regionale n. 20 del 14.07.2009
Decreto Regione Lombardia n.119 del 14/01/2009
Allegato A alla Delibera di Giunta Regionale n. 2774 del 22.09.2009
e Delibera di Giunta Regionale n. 97 del 31.01.2012
Legge Regionale n. 5 del 15.02.2010 e aggiornamento del 05.12.2012
Atto di indirizzo e coordinamento del 17.12.2013
Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 62/R del 23.11.2005
Delibera della Giunta Regionale n.1284 del 28.10.2011
Decreto Regionale del 05.09.2012
Legge Provinciale n. 3 del 09.02.2007
Sintesi prescrittive:
1. Nel momento in cui un tetto diventa luogo di lavoro (manutenzione antenne, tegole,
riparazione o pulizia canali ecc.), è obbligatorio in qualunque luogo in Italia fornire al personale
preposto gli opportuni dispositivi e sistemi di protezione contro le cadute.
2. Tutti gli interventi di nuove costruzioni, ristrutturazioni ed ampliamenti in edilizia, nonché le
semplici manutenzioni in copertura o installazioni di impianti tecnici, telematici, fotovoltaici,
devono presentare caratteri tali da eliminare il rischio caduta dall’alto, fornendo un dispositivo di
ancoraggio permanente e sicuro per i lavoratori che operano sul tetto.
3. Le coperture piane o a falda inclinata poste ad altezza superiore a due metri rispetto ad un
piano stabile devono essere dotate di dispositivi fissi e permanenti a norma UNI EN 795.
Campo di applicazione: per le nuove costruzioni di qualsiasi tipologia d’uso (residenziale,
commerciale, industriale, agricolo, ecc.) nonché in occasione di interventi su edifici esistenti che
comportino anche il rifacimento sostanziale della copertura.
Requisiti: la copertura deve essere progettata ed eseguita in modo che le successive azioni di
verifica, manutenzione o dl riparazione dell’opera stessa e delle sue pertinenze, comprese le
componenti tecnologiche, possano avvenire in condizioni di sicurezza per i lavoratori che
effettuano tali lavori e per le persone presenti nell’edificio ed intorno ad esso.
Attuazione: la copertura può essere protetta con dispositivi di ancoraggio anti-caduta
permanenti progettati ed eseguiti nel rispetto delle norme UNI EN 795, linee giuda ISPESL, D.L.
09.04.2008 n. 81, norme regionali.
Responsabilità: i responsabili di un immobile (amministratore condominiale / proprietario /
datore di lavoro / dirigente, ecc.) possono essere coinvolti in azioni penali e civili qualora
emergano delle loro violazioni o mancanze nei confronti delle normative vigenti in materia.
Sono escluse dall’ambito di applicazione dell’atto di indirizzo e coordinamento:
 le coperture completamente portanti poste ad un’altezza inferiore ai 2,00 m, calcolati a
partire dal filo di gronda rispetto ad un piano stabile;
 le coperture completamente portanti dotate di parapetto perimetrale continuo e completo
alto almeno 1 m (N.d.A.: 1,10m secondo la norma UNI EN ISO 14122/2012 armonizzata alla
direttiva macchine 42/2006);
 le ampie e/o continue pareti a specchio esterne degli edifici per la cui manutenzione
siano installati dispositivi permanenti per l’utilizzo di attrezzature/strutture di protezione
collettiva (ponti sospesi, piattaforme di lavoro auto sollevanti o altro).
LA NORMA UNI EN 795
In materia di dispositivi di ancoraggio e di norme che li regolamentano, la norma tecnica
di riferimento è la UNI EN 795. In data 25.07.2012 il CEN (Comitato Europeo di
Normazione) ha adottato la “UNI EN 795:2012” che detta alcune novità rispetto alla
versione precedente (la UNI EN 795:2002), introducendo il concetto di NON
PERMANENZA dei dispositivi ed UTILIZZABILITÀ da parte di un unico operatore. Per
ovviare al problema della fruizione da parte di più operatori in contemporanea, è stata
introdotta la direttiva CEN TS 16415:2013 che tuttavia non permette di superare il
requisito della rimovibilità.
Di fatto i dispositivi di ancoraggio destinati al collegamento di più persone, devono
essere conformi alla UNI EN 795:2012 ed aver superato anche le prove descritte nella
CEN TS 16415:2013, però essendo progettati per una collocazione non permanente, non
risultano idonei alla messa in sicurezza delle coperture a titolo definitivo.
Da notare, inoltre, che la norma “UNI EN 795:2012” non è stata ancora pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, e pertanto la versione armonizzata è ad oggi la
versione del 2002.
Ciò significa che i dispositivi conformi alla “UNI EN 795:2002” sono ad oggi utilizzabili e,
in attesa di una norma che consenta l’installazione permanente dei dispositivi si può,
operare con la UNI EN 795:2002.
Classificazione dei dispositivi di ancoraggio:
I dispositivi di ancoraggio sono raggruppati dalla UNI EN 795:2002 in 5 classi di appartenenza:
- classe A1: dispositivi utilizzabili su superfici verticali, orizzontali ed inclinate;
- classe A2: dispositivi utilizzabili solo su superfici inclinate;
- classe C: qualsiasi dispositivo di classe A1 e/o A2, collegato tramite funi flessibili con
inclinazione <15°;
- classe B: dispositivi provvisori portatili;
- classe D: dispositivi che utilizzano rotaie rigide orizzontali;
- classe E: dispositivi che utilizzano ancoraggi a corpo morto (inclinazione max. 5°).
La UNI EN 795/2012 e CEN TS16415:2013 prevedono l’unione delle classi A1 e A2 in un unico
tipo “A”. Spetta al produttore il compito di dichiarare il campo di utilizzo (superficie verticale e/o
orizzontale e/o inclinata) e la capacità portante dei dispositivi (n° di utilizzatori).
I dispositivi di ancoraggio sono un elemento e/o serie di elementi o componenti che
contengono uno o più punti di ancoraggio ai quali l’operatore deve assicurarsi per la propria
messa in sicurezza [UNI EN 11158/05 § 3.13].
Le seguenti figure mostrano alcuni esempi di dispositivi di ancoraggio in classe “A1”–“A2”–“C”.
PUNTO DI
ANCORAGGIO
(golfare)
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO
IN CLASSE A1 e A2
ANCORAGGIO
STRUTTURALE CL. "A2"
(flangia+golfare)
flangia
flangia
ANCORAGGIO
STRUTTURALE CL. "A1"
(flangia+golfare)
PUNTO DI
ANCORAGGIO
(golfare)
golfare
palo
LINEA DI ANCORAGGIO (fune)
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO
IN CLASSE "C"
almeno due ancoraggi strutturali collegati da una fune
flangia
ANCORAGGIO
STRUTTURALE
(golfare+palo+flangia)
IL SISTEMA DI ARRESTO CADUTA
Il sistema di arresto caduta è un dispositivo di protezione individuale (DPI) contro le cadute
dall’alto comprendente un’imbracatura per il corpo e un sottosistema di collegamento (retrattile,
cordino, moschettone, ecc.) ai fini dell’arresto caduta [UNI EN 363 – UNI EN 11158 § 3.29].
La protezione contro le cadute dall’alto si attua nel momento in cui
l’operatore utilizza un sistema di arresto caduta collegato ad uno o più
dispositivi di ancoraggio.
Ogni lavoratore che si accinge ad utilizzare i dispositivi di ancoraggio dovrà essere
dotato di un sistema di arresto caduta che comprenda almeno i seguenti DPI
IMBRACATURA ANTICADUTA
MARCHIATA “CE” A NORMA UNI EN 361 CON UN
ANELLO DI AGGANCIO DORSALE ED ALMENO UNO
STERNALE (quest’ultimo nel caso di uso di scala verticale
con fune affiancata).Essendo un DPI rivolto a
salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di
carattere permanente, ai sensi del D.L. 4.12.1992 n. 475,
appartiene alla terza categoria e necessita di informazione,
formazione e addestramento per il suo utilizzo.
DOPPIO CORDINO (UNI EN 354) DELLA LUNGHEZZA MAX. DI 2,0m CON 2
MOSCHETTONI ALLE ESTREMITÀ, E REALIZZATO CON MATERIALE CERTIFICATO
PER LIMITARE LA FORZA DI ARRESTO CADUTA ENTRO 6,0kN.
PUO’ ESSERE DOTATO ANCHE DI ASSORBITORE D’ENERGIA (UNI EN 355) CON
SPAZIO DI ARRESTO ≤ 1,75m
(spazio da aggiungere al tirante d’aria indicato nell’allegato pittogramma).
SCARPE DI SICUREZZA CON SUOLA IN
GOMMA ANTISCIVOLO DI TIPO FLESSIBILE
PER POTERE GARANTIRE LA SENSIBILITÀ
DEL PIEDE ALL’APPOGGIO.
DUE MOSCHETTONI
(UNI EN 362)
DISPOSITIVO ANTICADUTA DI TIPO RETRATTILE (UNI EN 360)
DOTATO DI:
FUNZIONE AUTOBLOCCANTE - SISTEMA AUTOMATICO DI
TENSIONE E DI RICHIAMO DEL CORDINO - ASSORBITORE
D’ENERGIA (dissipatore con spazio d’arresto ≤ 2,00m).
eventuale PROLUNGA in acciaio zincato plastificato per tetti piani
con bordi vivi (Dir.89/686/EEC con proposta di modifica CNB/11.60).
In alternativa al dispositivo retrattile:
DISPOSITIVO ANTICADUTA GUIDATO (a norma EN358 – EN353.2)
DOTATO DI:
 FUNE IN POLIAMMIDE completa di moschettone ad una estremità,
assorbitore di energia dall’altra (con spazio di arresto ≤ 1,75m) e
dispositivo di fine corsa;
 CARRELLO BLOCCANTE scorrevole regolabile e attivabile tramite
due movimenti volontari della mano.
Eventuali altri dispositivi di protezione individuali necessari in relazione al tipo di intervento (es. guanti, cuffie
antirumore, occhiali, elmetto, ecc.).
Utilizzo dei dispositivi di ancoraggio:
 Gli ancoraggi di classe A1 possono essere utilizzati anche da più operatori in
contemporanea (solitamente 2 persone), possono essere installati su superfici comunque
disposte (orizzontali, inclinate, verticali, a soffitto, ecc.), con un angolo di utilizzo di 360°
(calotta sferica).
 Gli ancoraggi in classe A2 possono essere utilizzati da un solo operatore per volta e solo
sulla falda (inclinata) a cui sono agganciati, con un angolo di deriva di ± 7,5° sulla linea di
pendenza della falda.
 I dispositivi in classe C possono essere utilizzati da più operatori in contemporanea (dato
fornito dal produttore e solitamente variabile da 3 a 4 persone).
DISPOSITIVO PRIMARIO E SECONDARIO:
Ai fini dell’utilizzo, i dispositivi di ancoraggio si distinguono in “PRIMARI” e “SECONDARI”
indipendentemente dalla loro Classe di appartenenza (“A1” – “A2” – “C” – “D” – “E”).
 I dispositivi primari (funi e/o ganci isolati) debbono essere utilizzati agganciando il solo
dispositivo anticaduta di tipo retrattile (salvo diversa indicazione presente nel
pittogramma a corredo) [vedi figura 1].
 I dispositivi secondari sono rappresentati dai ganci antipendolo (deviatori di caduta) e
dai ganci e/o funi di risalita.
o Gli antipendolo debbono essere utilizzati agganciando il dispositivo retrattile al
dispositivo di ancoraggio primario e rinviando il doppio cordino sull’antipendolo
[vedi figura 2].
o I ganci e/o funi di risalita debbono essere utilizzati solo con il doppio cordino [vedi
figura 3].
In ogni caso il passaggio tra due punti di ancoraggio secondari deve avvenire con
operazioni di aggancio e sgancio del doppio cordino (ad esempio più ganci di risalita
disposti in sequenza).
dispositivo di ancoraggio primario (fune)
dispositivo
retrattile
FIGURA 3
dispositivo
retrattile
dispositivi di ancoraggio
secondari (risalita)
FIGURA 2
doppio
cordino
FIGURA 1
dispositivo di ancoraggio
secondario (antipendolo)
cordino
Posizionamento:
I dispositivi di ancoraggio devono essere dislocati in modo da procedere in sicurezza sulla parte
di copertura raggiungibile.
La raggiungibilità non coincidere con la possibilità da parte dell’operatore
di calpestare l’intera superficie, ma con la possibilità di poterla raggiungere
con le mani per attuare le opere manutentive.
 Per i tetti inclinati, i dispositivi primari dovranno essere posizionati sul colmo e/o sulla
parte più alta del tetto (UNI EN 11158 § 8.6.1). Il corretto posizionamento degli ancoranti
deve scongiurare altresì il manifestarsi dell’effetto pendolo.
 L’impiego di dispositivi di ancoraggio puntuali o ganci di sicurezza da tetto è consentito
solo per brevi spostamenti o laddove le linee di ancoraggio risultino non installabili per le
caratteristiche delle coperture.
Pendenza delle coperture:
La norma Uni 8088 classifica le coperture secondo la loro pendenza, in tre principali tipi:
tipo A)
tipo B)
tipo C)
Coperture orizzontali o sub orizzontali con pendenze fino al 15 % (8,5°): il lavoratore
in posizione stazionaria e/o in movimento è esente da rischio di scivolamento e/o
rotolamento e mantiene la sua iniziale posizione di equilibrio.
Coperture inclinate con pendenze da 15% (debole pendenza) al 50% (26°) (forte
pendenza): il lavoratore in posizione stazionaria e/o in movimento è soggetto ad un
lieve e/o elevato rischio di scivolamento e/o rotolamento e/o urto contro ostacoli e
mantiene la sua iniziale posizione di equilibrio.
Coperture fortemente inclinate con pendenze oltre il 50% (fortissima pendenza): il
lavoratore non può mantenere la posizione stazionaria e/o in movimento senza
scivolare e/o rotolare e/o urtare contro ostacoli.
Per le coperture fortemente inclinate si sconsiglia l’uso di dispositivi di classe UNI 795 classe C
a causa della forte pendenza che genera instabilità tali da consentire le attività manutentive
solo a personale specificamente addestrato con attestato di formazione specifica (utilizzo di
funi come da art. 116 del Titolo 4 del D.L. 81/08). In alternativa utilizzare i dispositivi UNI EN
795 in classe “A” - “D” o dispositivi strutturali fissi (scale).
Accesso alla copertura:
Sebbene i Regolamenti Regionali non distinguano tra percorso d’accesso interno o esterno, le
norme antinfortunistiche prevedono che sia impedito l’accesso a soggetti non autorizzati alle
zone a rischio come una copertura.
L’acceso può essere attuato tramite percorsi - aperture - scale.
 I percorsi devono avere una altezza libera > 1,80m, larghezza > 0,70m, essere dotati di parapetti nei
tratti esposti al vuoto, essere adeguatamente segnalati e illuminati e dotati di piani di calpestio di
materiale antisdrucciolo. Inclinazione <75° superabile con scale fisse e/o retrattili.
 Le aperture orizzontali o inclinate devono avere una superficie non inferiore a 0,50m 2 e almeno un
lato >0,70m; le aperture verticali devono essere di almeno 0,70m x 1,20m.
 Le scale a gradini e/o chiocciola devono essere dotate di parapetto e corrimano (h=1,00m) almeno su
un lato. Le scale verticali devono essere dotate di funi e/o rotaie lungo tutto il loro sviluppo (in
alternativa prevedere una gabbia metallica a partire da 2,5m).
 Le parti non praticabili devono essere adeguatamente segnalate e nel caso protette.
L’effetto pendolo:
L’ “effetto pendolo” è costituito da un movimento laterale oscillatorio
incontrollato e incontrollabile prodotto da un operatore in caduta.
L’effetto è maggiore nei pressi degli angoli della copertura.
La normativa più restrittiva per la prevenzione dell’effetto pendolo
(ALS e INAIL di Bergamo) riferisce che l’effetto pendolo si evita
facendo in modo che il punto d’ancoraggio sia sempre posto
verticalmente sopra l’operatore, oppure che l’inclinazione massima
della fune rispetto alla verticale sia minore di un angolo di ampiezza
pari a 15° (per la Regione Toscana i gradi sono 30°). Questa è una
condizione necessaria ma non sufficiente in quanto prescinde dalla
lunghezza della falda.
Secondo quanto riportato dall’ AIPAA (Associazione Italiana Per l’Anti-caduta e l’Antinfortunistica), si
rileva che una persona in discreto stato di salute, se indossa una adeguata imbracatura ed è inserita in
un dispositivo di arresto caduta con dissipatore, può sopportare una forza di arresto fino a 6,00 kN senza
risentire di gravi danni per la sua salute.
Gli stessi dispositivi anti caduta di tipo retrattile (DPI di terza categoria) secondo le norme UNI EN 360 e
UNI EN 11158 § 7.4.1. non devono trasmettere all’utilizzatore una forza maggiore di 6,0 kN.
Inoltre bisogna considerare il fatto che i dispositivi retrattili hanno un angolo di funzionamento di ±30° e il
blocco frizione interviene per velocità di caduta ≥1,5m/s (5,4 Km/h) ovvero dopo soli 11cm di caduta in
un tempo di 0,15s.
Al fine di garantire l’incolumità dell’operatore (dal peso convenzionale di 100 kg) in caduta per effetto
pendolo, è necessario che la sua energia cinetica massima sia ≤ 600Joule. Ciò corrisponde ad una
velocità di impatto pari a 3,46 m/s ottenibile con una differenza di quota (H) tra il punto di caduta e il
punto con il cavo in verticale, pari a 0,60m per uno spazio di arresto convenzionale minimo di 0,1m. Gli
esempi seguenti mostrano la posizione degli ancoranti per limitare l’effetto pendolo.
2,00
2,00
fune linea vita
1 persona
5,00
1,25
1,75
2,00
elevato
effetto
pendolo
2,37
0,98
elevato
effetto
pendolo
mancanza dei
ganci di risalita
lucernario di
ridotte dimensioni
1 persona
1,25
6,50m
0,60
1,75
1,00
colmo
5,00
0,00m
0,00m
elevato
effetto
pendolo
9,00
6,50m
9,00
linea di bordo
0,50
0,50
1 persona
1,00
1,25
1,25
0,50
0
1 persona
elevato
effetto
pendolo
2,00
83
2,
R2,0
0
R2,0
max. 4 persone totali
1,75
0,00m
0,50
colmo
0,50
3
0,00m
2,00
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
0,50
0,50
0,50
0,50
0,50
83
8
2,
2,00
0
R2,0
0
0,50
0,00m
R2,0
2,
0,00m
0,57
2,00
5,00
6,50m
linea di gronda
83
5,00
6,50m
linea di gronda
2,
1,75
6,50m
0,50
linea di gronda
0,50
6,50m
0,50
0,00m
6,50m
0,00m
2,00
1°: MANCA IL GANCIO DI RISALITA (ECCESSIVA DISTANZA TRA IL PUNTO DI SBARCO ED IL SISTEMA DI SICUREZZA PRIMARIO (fune);
2°: IL LUCERNARIO PRESENTA DIMENSIONI INSUFFICIENTI;
3°: I PALI TERMINALI SONO TROPPO VICINI ALLA LINEA DI BORDO PER CUI SI HANNO ZONE CON ELEVATO EFFETTO PENDOLO;
4°: GLI ANTIPENDOLO PERMETTONO DI LAVORARE IN TRATTENUTA TOTALE, MA NON CONSENTONO ALL'OPERATORE DI RAGGIUNGERE LO SPIGOLO.
spigolo non
raggiungibile
2,82
2,82
3,00m
3,00m
1,50
1,50
1 persona
0
R2,0
0
0,50
7,25
7,25
2,50
colmo
1,20
colmo
fune linea vita
max. 4 persone totali
1 persona
0,50
0,50
1 persona
1,50
1,50
1 persona
0,70
1 persona
0,47
1 persona
1,50
0,50
6,50m
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
0,50
0,50
0,50
0,50
0,50
3,00m
3,00m
1,50
1,50
1 persona
0,50
3,00m
3,00m
6,50m
6,50m
3,00m
2,82
3,00m
2,82
3,32
3,32
6,50m
linea di gronda
1,50
3,00m
1,50
0,50
6,50m
1,50
0,50
linea di gronda
0,50
6,50m
0,50
3,00m
0,50
1,50
0,50
0
1 persona
1 persona
6,50m
0,50
R2
,0
1,50
0
,00
R2
1 persona
1 persona
R2,0
0
R2,0
0,50
3,00m
1,50
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
0,50
0,50
0,50
0,50
0,50
1,50
1 persona
1,50
1 persona
3,32
0
1,50
3,32
3,00m
6,50m
1,50
6,50m
fune linea vita
max. 4 persone totali
6,50m
3,32
3,00m
1,50
3,32
8,00
5,00
colmo
0,60
linea di bordo
6,50m
R2
0
,00
,0
R2
9,50
colmo
0,50
0,50
5,00
R2,0
0
3,32
3,32
1 persona
R2,0
3,00m
1 persona
0,50
3,00m
linea di bordo
R2,0
0
1,20
0,85
linea di bordo
30°
3,00m
3,00m linea di bordo
2,50
3,00m linea di bordo
3,00m
R2,0
0,50
0,50
2,54
linea di bordo
0,50
1,50
1,50
1,50
linea di bordo
1 persona
1 persona
3,00m
3,00m
5,00
6,50m
6,50m
5,00
linea di gronda
0,50
6,50m
0,50
linea di gronda
0,50
0,50
3,00m
12
2,
5,00
6,50m
1 persona
0,50
5,00
6,50m
0,50
3,00m
0,50
3,00m
2,82
2,82
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
0,50
0,50
0,50
6,50m
1,50
3,50m
colmo
0,50
0,60
fune linea vita
max. 4 persone totali
fune di risalita
5,00
3,50m
9,50
colmo
0,50
6,50m
linea di bordo
0,50
0
R2,0
6,50m
3,50m
R2,0
0
6,50m
2,54
2 persone
2,82
2 persone
0,50
linea di bordo
2,82
1,50
1,50
0,50
3,50m
0,50
1,50
3,50m
6,50m
linea di gronda
6,50m
6,50m
linea di gronda
3,50m
2,82
2,00
9,40
9,40
9,40
7,90
2,50
colmo
R2
,00
3,00m
0,50
4,00m
1,50
1,50
1,50
1,90
2,00
1,90
2,00
linea di bordo
2,00
1,90
1,90
3,00m
3,00m
linea di bordo
3,00m
1,90
fune linea vita
max. 4 persone totali
10,00
3,00m
2,00
2,00
R2
7,90
colmo
1,50
1,50
,00
,00
2,50
1,00
3,00m
1,50
6,50m
3,00m
linea di gronda
2,00
6,50m
1,50
linea di gronda
2,00
6,50m
linea di bordo
linea di gronda
6,50m
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
6,50m
linea di gronda
6,50m
6,50m
linea di gronda
6,50m
R2
5,00
1,50
2,82
2,00
1,50
3,00m
linea di bordo 3,00m
3,00m
6,50m
3,50m
0,50
0,50
0,50
0,50
0,50
1 persona
1,50
10,00
8,81
0,50
2 persone
1,50
2 persone
1,50
0,50
0
1 persona
2,82
R2,0
0
R2,0
1,50
2,82
3,50m
1 persona
3,00m
Priorità dei livelli di protezione:
caduta impossibile
caduta prevenuta
(trattenuta totale)
caduta libera limitata
<60cm
caduta libera 60÷150cm
Secondo quanto riportato dall’AIPAA (associazione italiana per l’anti-caduta e
l’antinfortunistica), si è stabilito che una persona in discreto stato di salute, se indossa una
adeguata imbracatura ed è inserita in un sistema di arresto caduta con dissipatore, può
sopportare una forza di arresto fino a 6,00 kN senza risentire di gravi danni per la sua salute.
Inoltre tutti i dispositivi anti-caduta dedicati all’arresto della caduta devono essere inseriti in un
sistema, con o senza assorbitore di energia, tale da ridurre la forza massima di arresto entro i
6,00 kN (attuabile ad esempio con pali a deformazione programmata).
Gli stessi DISPOSITIVI ANTICADUTA DI TIPO RETRATTILE (DPI di terza categoria) secondo
le norme UNI EN 360 devono arrestare l’operatore in caduta con una forza < 6,00 kN.
In una caduta di 0,60m un operatore di 100kg raggiunge i 12,3 km/h in un tempo di 0,35s accumulando una
energia pari 600 Joule. Considerando uno spazio di arresto pari a 10cm, il “colpo” ricevuto dall’operatore alla fine
della caduta è pari a 6,00kN (massima forza sopportabile da una persona in discreto stato di salute).
In una caduta di 1,5m un operatore di 100kg raggiunge i 19,6 km/h in un tempo di 0,55s accumulando una energia
pari 1500 Joule (l’equivalente dell’energia posseduta da una pallottola esplosa da una pistola Magnum
parabellum). Tale energia deve essere dissipata dall’assorbitore contenuto nel dispositivo retrattile (calibrato in
modo tale da non trasmettere all’operatore una forza superiore ai 6,00kN).
Fattore di caduta:
Distanza degli antipendolo dal bordo di caduta: 0,50m
con altezza di caduta di 2,00 – 0,50= 1,50m e fattore di
caduta (Hcaduta / Lcordino) di 1,50 / 2,00 = 0,75
(fattore > 0,3: si ha la “caduta libera”);
Distanza degli antipendolo dal bordo di caduta: 1,50m
con altezza di caduta di 2,00 – 1,50= 0,50m e fattore di
caduta (Hcaduta / Lcordino) di 0,50 / 2,00 = 0,25
(fattore < 0,3: si ha la “caduta libera limitata”).
La distanza ideale dei ganci antipendolo dalla linea di bordo e/o di gronda è di 1,50m. Questa
distanza:
 consente di attuare la caduta libera limitata (utilizzo del cordino senza dissipatore);
 consente di limitare al minimo il tirante d’aria;
 consente all’operatore di lavorare negli angoli della copertura, distanti 2,12m dal golfare
dell’antipendolo;
Una distanza maggiore (ad esempio di 2,0m) pur attuando la “caduta prevenuta” (trattenuta
totale) non permette all’operatore di raggiungere l’angolo della copertura (distante 2,83m dal
golfare dell’antipendolo).
Il tirante d’aria:
La “distanza libera di caduta” è la distanza misurata in verticale dal punto di inizio caduta nel vuoto fino al punto
in cui l’operatore può impattare.
il “tirante d’aria” è la distanza (libera da ostacoli) misurata in verticale necessaria ad arrestare in sicurezza un
lavoratore che utilizza un sistema di arresto caduta. Dipende dai D.P.I indossati e dai dispositivi di ancoraggio
utilizzati.
È compito esclusivo dell’operatore, prima di accedere alla copertura e prima di utilizzare i dispositivi di
ancoraggio, prendere attenta visione dei luoghi e controllare che in ogni punto di possibile caduta, la
distanza libera di caduta sia maggiore del tirante d’aria indicato nel pittogramma e nella dichiarazione di
conformità. Nel caso in cui il tirante d’aria non sia verificato (per esempio per scarsa altezza dell’edificio e/o
per particolari condizioni al contorno come presenza di sottostanti balconi, sporti di fabbrica, ecc.), l’operatore
dovrà utilizzare i DPI che gli permettano di lavorare “in trattenuta totale”.
dispositivo di ancoraggio primario (fune)
A
fune
distanza libera di caduta
A
B
punto di caduta
A
B
C
C
B=2,00m
D=1,5m
D=1,50m
C=1,5m
E=1,0m
figura 2
tirante d'aria
antipendolo
antipendolo
E=1,0m
figura 3
D=1,0m
punto di
impatto
figura 1
figura 1: CADUTA LIBERA (> 0,60m)
Utilizzo del solo dispositivo retrattile (cordino da 10m) agganciato al dispositivo di sicurezza primario:
Valutazione della possibilità di caduta: lunghezza del cordino del DPI – distanza minima del dispositivo di sicurezza primario dal bordo
e/o gronda = 10,00 – 2,50 = 7,50m: l’operatore può cadere nel vuoto (con attivazione automatica dell’assorbitore d’energia
contenuto nel dispositivo retrattile);
 A: Deformazione plastica massima del dispositivo di sicurezza primario: 2,00m;
 B: Spazio di arresto dell’assorbitore d’energia (sul dispositivo retrattile): 2,00m (UNI EN 360);
 C: Distanza tra l’attacco della cintura e i piedi dell’utilizzatore: 1,50m (UNI EN 11158/05 7.9.2.5);
 D: Spazio libero residuo: 1,00m (UNI EN 11158/05 § 7.9 - fig.14).
 Tirante d’aria minimo = A + B + C + D = 2,00 + 2,00 + 1,50 + 1,00 = 6,50m.
figura 2: CADUTA LIBERA (> 0,60m)
Utilizzo del dispositivo retrattile agganciato al dispositivo di sicurezza primario, e del cordino da 2,00m (non dotato di
assorbitore di energia) rinviato sull’antipendolo e/o sul gancio di risalita:
Valutazione della possibilità di caduta: distanza minima del gancio con funzione antipendolo/risalita, dalla linea di caduta minore di
2,00m: l’operatore può cadere nel vuoto (con attivazione automatica dell’assorbitore d’energia contenuto nel dispositivo retrattile);
A: Deformazione plastica del gancio antipendolo: 0,00m;
B: Distanza del golfare dell’antipendolo dalla linea di caduta: 0,50m;
C: Spazio di caduta: 2,00 – B = 2,00 – 0,50 = 1,50m;
D: Distanza tra l’attacco della cintura e i piedi dell’utilizzatore: 1,50m (UNI EN 11158/05 7.9.2.5);
E: Spazio libero residuo: 1,00m (UNI EN 11158/05 § 7.9 - fig.14).
Tirante d’aria minimo = A + C + D + E = 0,00 + 1,50 + 1,50 + 1,00 = 4,00m.
In caso di cordino dotato di dissipatore il tirante d’aria deve essere aumentato di 1,75m (UNI EN 11158 § 6.3).
figura 3: CADUTA LIBERA LIMITATA (≤ 0,60m)
Utilizzo del dispositivo retrattile agganciato al dispositivo di sicurezza primario, e del cordino da 2,00m (non dotato di
assorbitore di energia) rinviato sull’antipendolo e/o sul gancio di risalita:
Valutazione della possibilità di caduta: distanza minima del gancio con funzione antipendolo/risalita, dalla linea di gronda e/o di bordo
minore di 2,00m: l’operatore può cadere nel vuoto (con attivazione automatica dell’assorbitore d’energia contenuto nel dispositivo
retrattile);
A: Deformazione plastica del gancio antipendolo: 0,00m;
B: Distanza del golfare dell’antipendolo dalla linea di caduta: 1,50m;
C: Spazio di caduta: 2,00 – B = 2,00 – 1,50 = 0,50m;
D: Distanza tra l’attacco della cintura e i piedi dell’utilizzatore: 1,50m (UNI EN 11158/05 § 7.9.2.5);
E: Spazio libero residuo: 1,00m (UNI EN 11158/05 § 7.9 - fig.14).
Tirante d’aria minimo = A + C + D + E = 0,00 + 0,50 + 1,50 + 1,00 = 3,00m.
In caso di cordino dotato di dissipatore il tirante d’aria deve essere maggiorato di 1,75m (UNI EN 11158 § 6.3).
In caso di utilizzo di cordino lungo ≤ 1,50m, il tirante d’aria si annulla (caduta prevenuta - trattenuta totale).
LA SCELTA DEL DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO
Volendo semplificare, si può dire che in commercio esistono due tipologie di “linee vita”:
1. INDEFORMABILE
2. DEFORMABILE
Quale scegliere?
Cronistoria
Le prime linee vita immesse sul mercato utilizzavano pali ad elevata inerzia flessionale,
ovvero di tipo “indeformabile”.
All’epoca si riteneva che di fronte ad un evento caduta si potesse riutilizzare il
dispositivo (con conseguente risparmio monetario).
Cosa dice la normativa ?
Nel 2005 la UNI EN 11158, al punto 8.5 specifica che:
“Dopo un arresto di caduta le linee di ancoraggio devono essere tolte dal servizio e
revisionate secondo le istruzioni del fabbricante”.
Inoltre, utilizzando pali indeformabili, le strutture di supporto vengono enormemente
sollecitate e, nella maggioranza dei casi, vengono danneggiate.
La linea vita di moderna concezione
Dato che la normativa sancisce l’obbligatorietà della revisione in stabilimento, decade il
mito della insostituibilità della linea vita e i produttori tendono ad orientarsi verso sistemi
che inducano delle sollecitazioni minime nelle strutture di supporto, a garanzia della loro
salvaguardia.
Nascono così le linee FLESSIBILI che “assorbono” deformandosi gran parte dell’energia
trasmessa dall’operatore in caduta.
Il seguente esempio dimostra quanto siano sollecitate le strutture di supporto in base al
tipo di palo utilizzato.
Il supporto
I dispositivi di ancoraggio possono essere installati solo
su elementi strutturali portanti realizzati in:
 calcestruzzo strutturale conforme alle UNI EN 206-1, UNI 11104 e NTC 2008, a partire
dalla Classe C 20/25;
 legno massiccio strutturale:
 di conifere e pioppo classe di resistenza C24 [EN 338-rev.2009]
 di latifoglia classe di resistenza D30 [EN 338-rev.2009]
 lamellare classe di resistenza GL24c [EN 1194]
 lamiera



metallica con tipo nominale di acciaio: S 250 GD conforme alla norma UNI
EN 10346/ 2009;
alluminio naturale tipo 3105 H16 a norma UNI EN 485;
rame conforme alle norme UNI EN 1172/98; UNI 10372; UNI EN 1172.
 laterizio di tipo strutturale portante.
Gli ancoranti:
9,5
18,0
11,0
Tasselli a controllo di coppia WURTH W-HAZ-S M6 10-50 Classe
4,0
WURTH W-HAZ-S M6 10-50
8.8 Vite testa esagonale cl.8.8.
MANICOTTO: Øest 9,50mm; Øint 6,50mm
FORARE CON PUNTA Ø =10 mm
ANIMA: Ø 5,80mm
Valori dichiarati dal produttore con benestare tecnico europeo
ETA-02/0031 del 10.03.2008. (Fissaggio senza braccio di leva).
Coppia di serraggio: 15 Nm; Diametro foratura: 10mm;
h =50,5
h
=50,0
Distanza min. dai bordi: cmin = 50mm;
nucleo filettatura: Ø 5,50mm
h =74,0
2,0
h =109,0
Interasse min. tra tasselli: smin = 50mm;
h =115,0
Resistenza caratteristica a trazione assiale: NRk,s = 16,0 kN;
Valori di estrazione rilevati in sede di collaudo del 23.11.2012:
Resistenza caratteristica a taglio : VRk,s = 17,7 kN;
Fs,coll.Rd=12,50kN per cls. 20/25; Fs,coll.Rd=13,50kN per cls. 30/35
resistenza caratteristica all’estrazione: Fs.Wurth,Rd=12,0 kN;
(Tester Hilti n.HT010210B – calibrazione del 20.01.2011).
Profondità minima di ancoraggio: hef,min=50,0mm;
Spessore serrabile: hserr,=50,5mm.
Altezza minima del cls.: hmin= 100mm
Resistenze di calcolo (riferite al singolo tassello):
Il piano di taglio NON attraversa la filettatura ed esiste un solo piano di taglio sul gambo del tassello.
Ft.Rd = 0,9 • ft,b• Anf / γM2 =0,9 • 800 • 23,76 / 1,25 = 13,686 kN: resistenza a trazione del gambo. [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 n.4.2.62];
Fv,Rd = 0,6 • ft,b• Ab / γM2 = 0,6 • 800 • 64,12 / 1,25 = 24,622 kN: resistenza a taglio del gambo [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 n.4.2.57];
γM2 = 1,25: coeff. di sicurezza parziale per viti che lavorano a taglio o trazione [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 – Tab 4.2.XII].
ef,min
serr
C
i,max
b
10,0
TASSELLI PER CALCESTRUZZO:
Comparazione tra i tasselli per calcestruzzo
Viti per legno
Viti ad alta resistenza per legno misura M8x140mm con testa
a piattello, filettatura parziale.
Classe di appartenenza:10.9 [NTC 11.3.4.6.1.–Tab 11.3.XII.b]
ft.b = 1.000 N/mm2: tensione di rottura;
60,0
80,0
fy.b= 900 N/mm2: tensione di snervamento.
140,0
143,0
Non è richiesta la preforatura [EC 5 § 10.4.5].
Resistenze di calcolo (riferite alla singola vite):
Il piano di taglio NON attraversa la filettatura ed esiste un solo piano di taglio sul gambo della vite.
Ft.Rd = 0,9 • ft,b• Anf / γM2 = 0,9 • 1.000 • 21,23 / 1,25 = 15.285 kN: resistenza a trazione del gambo [NTC 2008§4.2.8.1.1 n.4.2.62];
Fv,Rd = 0,6 • ft,b• Ag / γM2 = 0,6 • 1.000 • 23,76 / 1,25 = 11,405 kN: resistenza a taglio del gambo [NTC 2008§4.2.8.1.1 n.4.2.57];
γM2 = 1,25: coeff. di sicurezza parziale per viti che lavorano a taglio o trazione [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 – Tab 4.2.XII].
8,0
12,0
5,50
8,2
23,5
5,2
48,0
Viti ad alta resistenza per legno misura M10x140mm con testa
a piattello, filettatura parziale.
Classe di appartenenza:10.9 [NTC 11.3.4.6.1.–Tab 11.3.XII.b]
ft.b = 1.000 N/mm2: tensione di rottura;
fy.b= 900 N/mm2: tensione di snervamento.
46,2
13,8
80,0
Preforare di 13,00cm con punta Φ 5mm.
140,0
Allargare il foro con punta Φ 7mm e profondità di 4,0cm
(per la parte liscia del gambo) [EC 5 § 10.4.5].
Resistenze di calcolo (riferite alla singola vite):
Il piano di taglio NON attraversa la filettatura ed esiste un solo piano di taglio sul gambo della vite.
Ft.Rd = 0,9 • ft,b• Anf / γM2 =0,9 • 1000 • 28,27 / 1,25 = 20,354 kN: resistenza a trazione del gambo [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 n.4.2.62];
Fv,Rd = 0,6 • ft,b• Ab / γM2 = 0,6 • 1000 • 38,48 / 1,25 = 18,470 kN: resistenza a taglio del gambo [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 n.4.2.57];
γM2 = 1,25: coeff. di sicurezza parziale per viti che lavorano a taglio o trazione [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 – Tab 4.2.XII].
7,0
8,8
25,5
10,0
6,0
4,0
10
25
da 345 a 645mm
20
55
55
160
CE 01 558
Ø
da 300 a 600mm
120
100
ALF A LIVE PSX
ALFA LIVE PSX
CE 0158
Fissaggio con pacchetto isolante (viti fino a 400mm)
z
y
424
104
201
82
tto
che
pac lante
iso
o
assit
listone
min
0
. 41
y
max
20
55
160
55
12
201
18,3°
Ø
6
82
42
. 14
vista dall'alto
etto
trav
sezione
0
x
Fissaggio lamiera
52
110
191
guarnizione
Rivetti prodotti dalla ditta SFS INTEC modello BULB-TITE cod.
RV6604/6/4W Diam. 5,2mm, Corpo rivetto in alluminio Al-Mg-5 da
5,2 x 19,1mm, , rondella in EPDM,
spessore totale serrabile: da 1,5 a 6,4mm;
chiodo di diam. 2,9mm, testa chiodo diam. 10mm. Foro min 5,5mm.
Resistenze di calcolo (riferite alla singolo rivetto):
Ft.Rk = 2,050 kN valore di rottura a trazione fornito dal fabbricante del rivetto;
Fv.Rk = 3,300 kN valore di rottura a taglio fornito dal fabbricante del rivetto;
Fz.Rk = 1,362 ± 28 = 1,334 kN forza minima al limite dello sbottonamento fornita dal fabbricante del rivetto;
Fq.Rk = 2,050 ± 44 = 2,006 kN forza minima al limite del cesoiamento fornita dal fabbricante del rivetto per spessore da 0,75mm con
spostamento di 3mm tra flangia e lamina;
F1q.Rk = 1,337 kN forza minima al limite del cesoiamento, interpolata per spessori lamiera da 5/10”
Ft.Rd = 0,9 • Ft,Rk / γM2 =0,9 • 2,050 / 1,25 = 1,476 kN: resistenza a trazione del gambo. [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 n.4.2.62];
Fv,Rd = 0,6 • Fv,Rk / γM2 = 0,6 • 3,300 / 1,25 = 1,584 kN: resistenza a taglio del gambo [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 n.4.2.57];
Fz.Rd = Fz,Rk / γM2 = 1,334 / 1,25 = 1,067 kN: resistenza di progetto a sbottonamento;
Fq,Rd = F1q,Rk / γM2 = 1,337 / 1,25 = 1,070 kN: resistenza di progetto a cesoiamento;
γM2 = 1,25: coeff. di sicurezza parziale per elementi che lavorano a taglio o trazione [NTC 2008 § 4.2.8.1.1 – Tab 4.2.XII].
Ispezione e Manutenzione:
Il D.L. n.81/2008 prevede, tra le misure generali di tutela, l’obbligo di verificare la «regolare
manutenzione degli ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai
dispositivi di sicurezza in conformità alle indicazioni dei fabbricanti» (art. 15, comma 1,
lettera z). Lo stesso D.L. impone inoltre l’uso di sistemi e dispositivi che siano conformi alle
norme tecniche (art. 115, comma 1).
Il responsabile della verifica periodica viene riconosciuto nel datore di lavoro (proprietario
dell’immobile o amministratore condominiale) o nel responsabile di cantiere.
La norma UNI EN 11158/05 § 9.1.6 - § 9.3 e le linee guida ISPESL (sistemi di arresto caduta)
§ 10.5 - § 10.6 in assonanza prescrivono che:
“Le linee di ancoraggio flessibili e rigide permanentemente installate devono essere sottoposte
a ispezione da parte di personale competente con gli intervalli e le modalità indicate dal
fabbricante e comunque almeno una volta l’anno, se in regolare servizio, o prima del
riutilizzo, se non usate per lunghi periodi”. L’ispezione deve comprendere almeno quanto
segue:





ispezione dei punti di ancoraggio;
verifica del tensionamento delle linee di ancoraggio;
controllo degli eventuali assorbitori di energia;
controllo dell’integrità dei punti terminali delle linee di ancoraggio;
controllo delle linee di ancoraggio rigide e degli elementi terminali delle stesse: deformazioni permanenti,
corrosione dovuta alla ruggine o ad altri agenti contaminanti, fissaggio degli elementi terminali;
 controllo dei dispositivi mobili installati permanentemente sulla linea di ancoraggio;
 manutenzione: i dispositivi meccanici devono essere manutenuti in accordo alle istruzioni del fabbricante.
Ogni articolo trovato difettoso va ritirato dal servizio e quando possibile riparato da personale competente.
Le linee di ancoraggio che presentano elementi difettosi o in cattivo stato di conservazione
devono essere tolte dal servizio.
Persona preposta alle operazioni di manutenzione è colui che deve essere a conoscenza delle
raccomandazioni del produttore e delle istruzioni sui componenti prodotti; deve essere in grado
di identificare rischi esistenti e potenziali in ciascuno dei componenti del sistema di protezione
anti caduta e relativo equipaggiamento utilizzato. Egli deve avere familiarità con le relative linee
guida, con i regolamenti Nazionali ed Internazionali sulla sicurezza e con le regole
generalmente riconosciute sulla tecnologia di sicurezza (p. e. standard EN).
Per eseguire una corretta manutenzione, in aggiunta e completamento a quanto indicato nel
“Manuale di Istruzione”, l’operatore sarà tenuto a verificare parti “in vista”, ovvero dovrà:
 accertarsi visivamente che i tutti i componenti (punti di ancoraggio, funi, morsetti,
redances, tenditori, molle, golfari, ecc.) siano integri, non arrugginiti, non deformati e
collocati solidalmente nella loro giusta sede originaria.
 accertarsi che la fune sia correttamente fissata (mediante verifica del serraggio dei
morsetti da eseguirsi con chiave inglese manuale) e tesa (agendo sul tenditore in caso di
eccessiva o insufficiente freccia);
 accertarsi che gli ancoranti in vista (ad esempio i rivetti e/o le viti autofilettanti per il
fissaggio delle piastre per lamiere metalliche) siano integri e ben solidali alla struttura.
 sostituire le targhette di identificazione.
Montaggio:
il montaggio dei dispositivi anti-caduta deve essere effettuato da personale qualificato. Le Ditte
che eseguono il montaggio devono fornire al committente le opportune dichiarazioni e
certificazioni.
Documentazione obbligatoria:
il D.L. n. 81/2008 all’art. 26.1.b, impone l’obbligo al datore di lavoro di fornire ai lavoratori
“dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti nell’ambiente (di lavoro) in cui sono
destinati ad operare, e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla
propria attività”. Tutto ciò si può concretizzare in una serie di documentazioni informative che
sono poste a corredo dei dispositivi anticaduta che, nel dettaglio, sono costituite da:
1°: una “Tavola Grafica” (pittogramma) da posizionare in modo chiaramente visibile nei pressi
dell’accesso al dispositivo di ancoraggio per l’obbligatoria presa visione da parte dei fruitori.
2°: una “Dichiarazione di Conformità” che attesti la regolarità del posizionamento dei
dispositivi di ancoraggio.
3°: una “Relazione di Calcolo” che dimostri la corretta staticità dell’ancoraggio.
Gli utilizzatori, prima di accedere ai dispositivi anticaduta dovranno prendere visione
della documentazione a corredo e attenersi alle indicazioni in esse contenute.
TAVOLA GRAFICA
SCHEMA DI UTILIZZO DEI DISPOSITIVI DI ANCORAGGIO
PER LE MODALITA' DI ACCESSO E DI MANUTENZIONE DELLA COPERTURA E' OBBLIGATORIO ATTENERSI
AL SEGUENTE SCHEMA, A QUANTO CONTENUTO NELLA "DICHIARAZIONE DI CONFORMITA' " ED ALLE
INDICAZIONI DEL MANUALE DI ISTRUZIONE FONITO ALLA COMMITTENZA DALLA DITTA "ALFA LIVE"
COMUNE DI .........................
via ........................................
IL RESPONSABILE DELL'AREA TECNICA
I M P O R T A N T E:
L'ACCESSO, IL TRANSITO, LO STAZIONAMENTO E IL LAVORO
IN COPERTURA, NONCHÈ L'UTILIZZO DEI DISPOSITIVI DI
ANCORAGGIO, SONO VIETATI IN PRESENZA DI NEVE, PIOGGIA,
GHIACCIO, SUPERFICI SCIVOLOSE (per olio, brina, condense, ecc.),
TEMPORALI IN ATTO, FORTE VENTO, SCARSA ILLUMINAZIONE,
E IN QUALSIASI ALTRA CONDIZIONE AMBIENTALE CHE
POSSA METTERE A RISCHIO LA SICUREZZA DEI LAVORATORI.
2,82
1,50
6,09m
E' OBBLIGATORIO L'USO DI
GUANTI DI PROTEZIONE IN PELLE
DURANTE LA SALITA E LA
DISCESA DALLE SCALE
(esempio)
3,00m
TIRANTE D'ARIA MINIMO IN CASO DI UTILIZZO DEL
SOLO DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO PRIMARIO
TIRANTE D'ARIA MINIMO IN CASO DI UTILIZZO DEL
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO PRIMARIO CON RINVIO
SULL'ANCORAGGIO ANTIPENDOLO e/o DI RISALITA
DEL CORDINO DA 2,00m (senza dissipatore)
Disegno architettonico e posizionamento fornito dal committente. Le linee di misura sono in proiezione sul P.O.
1,50
R2,
00
2,96
1,50
0,50
0,50
2,00
1 persona
1,50
0,50
0,50
1 persona
4,00m
1,50
4,00m
3,00m
linea di gronda
1,93
a di
1,50
0,50
line
2,00
1 persona
bord 3,00m
o
6,50m
1,50
1 persona
3,00m
0,50
1 persona
,00
6,50m
linea di gronda
3,00m
1,50
2,82
3,53
1 persona
0
2,0
1 persona
0,50
linea di bordo
colmo
fune linea vita
max. 4 persone totali
2,00
1,57
3,00m
3,44
2,50
colmo
R
3,00m
7,90
R2
1,50
0,50
00
R2,
2,50
2,93m
(UTILIZZO: UNA SOLA PERSONA PER OGNI DISPOSITIVO)
1 persona
R2,
00
3,00
m
(UTILIZZO: UNA SOLA PERSONA PER OGNI DISPOSITIVO)
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO
PER RISALITA e/o ANTIPENDOLO
MODELLO PSX-57 (UNI EN 795 CLASSE A2)
PENDENZA DELLA FALDA
ZONA RAGGIUNGIBILE RIMANENDO ANCORATI AI
DISPOSITIVI DI ANCORAGGIO PRIMARI
ZONA RAGGIUNGIBILE RIMANENDO ANCORATI AL
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO PRIMARIO E RINVIANDO
IL CORDINO DA 2,00m SULL'ANTIPENDOLO
DISTANZA DI SICUREZZA (min. 0,50 m)
DAI PUNTI DI CADUTA (linee di gronda e/o bordo)
1,50
3,00m
0,50
0,50
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO PER RISALITA
MODELLO PSX-57 (UNI EN 795 CLASSE A2)
CON MEZZO OMOLOGATO PER LE OPERAZIONI DI SBARCO
6,50m
1,50
linea di bordo
(UTILIZZO: UNA SOLA PERSONA PER OGNI DISPOSITIVO)
PERCORSO PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI
DISPOSITIVI DI ANCORAGGIO PRIMARI
ACCESSO ALLA COPERTURA
linea di gronda
1 persona
0,50
2,96
(UTILIZZO: 3 PERSONE)
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO ANTIPENDOLO
MODELLO PSX - 57 (UNI EN 795 CLASSE A2)
E' OBBLIGATORIO L'USO DI
CALZATURE CON SUOLA
ANTISCIVOLO
2,82
6,50m linea di gronda 6,50m
3,00m
0,50
LEGENDA
DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO PRIMARIO
(UNI EN 795 CLASSE C) COMPOSTO DA:
FUNE CSX - 2008 + PALI PSX - M
3,00m
E' OBBLIGATORIO L'USO DI
IMBRACATURE DI SICUREZZA
E DI FUNI DI TRATTENUTA
ATTENZIONE:
I DEVIATORI DI CADUTA (ANTIPENDOLO) E I GANCI DI RISALITA POSSONO
ESSERE UTILIZZATI DA UNA SOLA PERSONA PER VOLTA
E SOLAMENTE SULLA FALDA SU CUI SONO POSIZIONATI.
LA FUNE PUO' ESSERE UTILIZZATA DA QUATTRO PERSONE IN CONTEMPORANEA
3,00m
E S C IA
T I R A N T E D' A R I A
PRIMA DI ACCEDERE ALLA COPERTURA E PRIMA DI UTILIZZARE I DISPOSITIVI DI
ANCORAGGIO L'OPERATORE DOVRA' PRENDERE ATTENTA VISIONE DEI LUOGHI
E CONTROLLARE CHE IN OGNI PUNTO DI POSSIBILE CADUTA LA DISTANZA LIBERA
DI CADUTA SIA MAGGIORE DEL TIRANTE D'ARIA INDICATO NEL PRESENTE DISEGNO.
IN CASO CONTRARIO L'OPERATORE DOVRA' UTILIZZARE GLI OPPORTUNI D.P.I.
CHE GLI CONSENTANO DI LAVORARE IN "TRATTENUTA TOTALE".
linea di bordo
BR
D. P. I. obbligatori:
IMBRACATURA ANTICADUTA MARCHIATA "CE" A NORMA UNI EN 361 CON
DUE ANELLI DI AGGANCIO DI CUI UNO DORSALE E UNO STERNALE
DOPPIO CORDINO A NORMA UNI EN 364 DELLA LUNGHEZZA DI 2,00m
CON DUE MOSCHETTONI ALLE ESTREMITA'
DUE MOSCHETTONI
SCARPE DI SICUREZZA CON SUOLA IN GOMMA ANTISCIVOLO DI TIPO
FLESSIBILE PER GARANTIRE LA SENSIBILITA' DEL PIEDE ALL'APPOGGIO
DISPOSITIVO ANTICADUTA RETRATTILE A NORMA UNI EN 360 CON FUNZIONE
AUTOBLOCCANTE E SISTEMA AUTOMATICO DI TENSIONE E RICHIAMO
Distanza di arresto = 2,00m
ALTRI EVENTUALI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE NECESSARI IN RELAZIONE
ALL'INTERVENTO (GUANTI, CUFFIE ANTIRUMORE, OCCHIALI, CASCO, ECC.)
3,00m
Civile ed Ambientale
Industriale
dell'Informazione
6,50m
MAURO GRANATA
0,50
Ingegnere
VINCI A
DI
PRO
DI NE DEG L I
I
OR
L
A
NG
E RI DE
EG N
L
DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ
Nella dichiarazione di conformità devono essere riportate le seguenti informazioni:
1) elenco delle misure preventive ausiliarie;
2) elenco e illustrazione dei DPI utilizzabili;
3) elenco delle misure comportamentali per l’operatore che si accinge ad utilizzare il
dispositivo di ancoraggio con riferimento alle procedure:
 prima dell’accesso;
 prima di agganciarsi;
 prima di salire;
 per il raggiungimento del dispositivo di ancoraggio primario;
 per l’esecuzione della manutenzione della copertura con la descrizione delle
operazioni vietate;
 per la discesa dalla copertura;
 per le interferenze e protezione di terzi;
 per le procedure di emergenza;
 per l’affissione e la pubblicità;
4) descrizione della copertura;
5) descrizione di tutti i componenti installati e la verifica dimensionale del loro
posizionamento;
6) calcolo del tirante d’aria per ogni tipo di ancoraggio utilizzabile in copertura;
7) schema di utilizzo del dispositivo di ancoraggio.
RELAZIONE DI CALCOLO
Nella relazione di calcolo devono essere riportate le seguenti informazioni:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
elenco delle normative di riferimento;
la descrizione del dispositivo installato;
le caratteristiche prestazionali degli ancoranti di fissaggio;
le proprietà di resistenza del supporto;
le istruzioni e le prescrizioni per la posa in opera;
i rapporti di collaudo eseguiti secondo le norme UNI EN 795;
per la Classe “A1” e “A2” la verifica dell’evento dinamico condotta con una
forza statica equivalente [UNI EN 795 § 4.3.1.1];
8. per la Classe “C” la verifica allo stato plastico dell’evento dinamico condotta
con una forza statica equivalente, ricavata dall’esito delle prove di
prestazione dinamica [UNI EN 795 / 02 § 5.3.4.2];
9. verifica della connessione flangia / supporto;
10. reazioni vincolari alla base della flangia.
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conferenza di brescia 23 gennaio 2015