KYOSS - MENSILE N. 153 Marzo 2013 - POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, NE/PD - EURO 7,00
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marzo 2013
anno 13 numero 153
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Editore, Art Director e
Direttore Responsabile:
Simone Pavan
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Capo redattore:
Elisabetta Badiello
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Progetto Grafico:
Simone Pavan - Anna Fanchin
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e appuntamenti
Arte
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Larsen
Claus
Hanno collaborato a questo
numero:
Elisabetta Badiello - Andrea Danzo
Stefano Danzo - Anna Fanchin
Marianna Bonelli - Simone Pavan
Gelindo Pretto - Wilder Biral
Stefania Michelato - Angelo Colla
Alessandra Plichero - Michele
Amadio - Anna Chiara Brighenti
Serena Leonardi - Giorgia Riconda
Benedetta Dall’Agnola
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IL POLO A CORTINA D’AMPEZZO • di anna chiara brighenti
Cortina
Winter
Polo
J O H N T A Y L O R M O N TE C A R L O
conquista la
24° edizione
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IL POLO A CORTINA D’AMPEZZO • di anna chiara brighenti
Ancora un’edizione di successo per il Cortina Winter Polo.
Dal lago di Misurina a Fiames, una manciata di chilometri dal cuore
di Cortina. É una cartolina diversa dal consueto ma, non per questo,
di minor fascino rispetto a quella dell’edizione numero 24 del Cortina Winter Polo on Snow. Sei giorni non stop di partite per il celebre
torneo di polo (14/16 goal di handicap) che ha visto impegnati
cinque polo teams: Audi, Hotel de la Poste, John Taylor-Montecarlo,
Ruinart, U.S. Polo Assn.
Pubblico numeroso, condizioni meteo ideali e uno spettacolo di al-
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to livello tecnico hanno assicurato l’ottima riuscita del tradizionale
evento che, come sempre, ha fatto il pieno di ospiti e mondanità.
John Taylor Montecarlo Polo Team si è aggiudicato la 24° edizione
del Cortina Winter Polo - Audi Gold Cup.
Sul campo di Fiames, alle pendici dell’imponente Monte Pomagagnon, ha battuto in finale (10 - 6,5) il team Audi.
Rommy Gianni, Luca D’Orazio e l’argentino Dario Musso, lo zoccolo
duro del team vincitore che quest’anno ha visto in campo anche
l’argentino Juan Cruz Greguoli, si confermano come i giocatori più
vincenti del torneo ampezzano su neve: ciascuno con sei successi.
Per Dario Musso anche il titolo di “goleador” con 20 centri.
La finale per il terzo posto è andata al team U.S. Polo Assn. che ha
liquidato 8 – 4 l’Hotel de la Poste. Tempo incerto ma Polo Village
gremito di ospiti e buona affluenza nel parterre.
Premi speciali sono stati assegnati al miglior cavallo Turron (maschio,
baio di 9 anni del team Audi, di proprietà di Fabio Acampora) al miglior giocatore italiano Fabrizio Bulgarini, premiato dalla Presidente
della FISE, Antonella Dallari, sempre dell’Audi. Il Premio Fair Play Re-
nato Manaigo è stato assegnato al capitano della U.S. Polo Assn.
Richard Fagan, mentre il 14enne Teodoro Neuforge (Ruinart Polo
Team) è stato premiato come giocatore più giovane del torneo.
É così calato il sipario sul primo atto dell’Audi Polo Gold Cup Circuit
che a giugno (dal 25 al 29) farà rotta sulla capitale, nella storica
sede del Roma Polo Club, per la Roma Summer Polo •
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Simone
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chilometro lanciato • di ELISABETTA BADIELLO
Origone
Il co r a g g i o
di lanciarsi
a più di 250 kmh
Da 0 a 200 kmh in cinque secondi e mezzo è una velocità da Formula Uno. Ma se a raggiungere questo risultato è un uomo, bisogna
riconoscergli che ha coraggio da vendere! Lanciarsi da una montagna, con una pendenza che può raggiungere i 55°, per toccare
la velocità di 251 Km all’ora, ha dello straordinario. Il record mondiale nel chilometro lanciato appartiene a Simone Origone che
nell’aprile del 2006 ha stabilito questo primato sulla pista francese
di Les Arcs.
Chiamato uomo jet, Origone non è un aspirante suicida ma un
campione nella disciplina del chilometro lanciato, noto anche come sci di velocità. Una specialità sciistica che consiste nello scendere da un pendio con forte inclinazione, nel minor tempo possibile.
Per la quinta volta consecutiva nel gennaio 2013 Simone Origone si
conferma campione del Mondo con una velocità di 233 km orari,
inferiore al precedente record, ma sempre una prestazione straordinaria.
Ad oggi è l’atleta che ha vinto di più nella storia di questo sport.
Il chilometro lanciato è leggenda, sfida, superamento dei limiti
umani. Da molti considerato il cugino povero della discesa libera,
uno sport per “fuori di testa”.
Una disciplina, che richiede temperamento e carattere, oltre ad
una preparazione davvero straordinaria. La discesa dura dai 15 ai
18 secondi durante i quali l’atleta scende totalmente in apnea,
senza cambiare assetto, anche quando la velocità cresce vertiginosamente e gli sci tendono a dilatarsi. La muscolatura deve resistere alle sollecitazioni.
Classe ’79, originario di Aosta, Simone porta l’amore per la montagna in dote nel suo DNA. A tre anni già sciava con il padre che è
stato il suo primo allenatore. Una vita negli sci clubs fino all’incontro
con Bruno Seletto, il suo allenatore che, come asserisce lo stesso Simone, gli ha trasmesso la passione per la velocità e gli ha insegnato
a vivere da atleta.
Guida alpina e maestro di sci, ormai da sette anni fa parte della
squadra nazionale di sci di velocità e al momento, come racconta
lo stesso Simone, “la voglia di continuare a correre, e cercare di
andare sempre più veloce, è sempre la stessa”.
La disciplina del chilometro lanciato richiede però anche un approccio scientifico, applicazione di nuove tecnologie, studio sull’aerodinamicità e ricerca sulla minima resistenza all’aria.
Per questo l’assetto di discesa di Simone è stato sviluppato nella
Foto © Olivier Le Blond
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chilometro lanciato • di ELISABETTA BADIELLO
Foto © Olivier Le Blond
galleria del vento della Pininfarina: sci più larghi, gomiti dentro le
ginocchia, assetto più schiacciato possibile, testa dritta per far si
che lo spoiler del casco diventi un’unica linea con la schiena: così
la posizione del chilometrista.
Ma anche l’attrezzatura usata da Simone è speciale ed è stata
studiata per ottenere un perfetto equilibrio tra peso e resistenza alle
vibrazioni.
Gli scarponi sono dei Salomon S7 a calzata posteriore, per l’aerodinamica e la praticità. Uno scarpone da gara, completamente
trasformato per le esigenze dell’atleta, al quale è stato aggiunto
uno spoiler posteriore.
Quanto agli sci, Simone usa gli Atomic, lunghezza 238 cm, molto
rigidi, con punte ribassate e una leggerissima sciancratura.
Ne ha una trentina, denominati “Tarzan” con impresso un numero
progressivo e l’iniziale del nome di una donna. Tarzan è il soprannome che gli aveva dato Bruno Seletto grazie al suo aspetto fisico. Da
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quando il suo allenatore aveva scritto il nome Tarzan sullo sci e la
gara andò particolarmente bene, il soprannome è rimasto a contraddistinguere tutti i suoi sci da competizione. I bastoni sono simili a
quelli da discesa libera, ma molto più arcuati.
Quando all’abbigliamento la sua tuta è rigorosamente rossa, come da tradizione dell’azienda francese Jonathan Fletcher, con il
giusto compromesso tra elasticità e penetrazione dell’aria. Simone
la indossa come una seconda pelle che gli consente appena di
muoversi, ma è estremamente efficace in fatto di aerodinamica. Il
casco invece, è un prototipo in vetroresina, costruito da un artigiano svizzero. La parte esterna è fondamentale per l’aerodinamica
ma la parte interna se la è realizzata da lui stesso. I guanti, infine,
molto fini, dello stesso tessuto della tuta.
Per il resto posizione a uovo, sci paralleli e giù, a cercare la massima
velocità. Vince chi va più veloce e a Simone il coraggio non manca. Proprio un fenomeno! •
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IL GOLF • DI ELISABETTA BADIELLO
il golf
D a i l i n k s s co z z e s i
alla terra italica:
lo sport più bello
del mondo
Il miglior contributo alla diffusione di uno sport lo danno i campioni!
Questo accade anche per il golf. Sebbene sia nel mondo tra le
attività più praticate, con più di 60 milioni di giocatori, in Italia ha
accresciuto la sua popolarità grazie al successo sul green dei fratelli
Molinari e soprattutto, per merito del giovanissimo Manassero, un
vero talento. Originario del veronese, la sua carriera ha avuto inizio
nel 2009 quando, a soli 16 anni, si portò a casa il trofeo del British
Amateur Championship, uno dei due Major per dilettanti. Con questa vittoria Matteo non solo stabilì il record di più giovane vincitore
del torneo e primo italiano, ma si garantì l’invito a due Major, i tornei
più prestigiosi della stagione nel golf professionistico: L’Open Championship e il Masters!
Che il golf sia “il più bel gioco del mondo” lo sostengono, ovviamente, i golfisti. Ma è noto a tutti come questo sport si pratichi in
aree verdi di straordinaria bellezza, vere e proprie oasi dove flora e
fauna si sviluppano in armonia, in un ecosistema protetto, lontano
da rumore e frenesia.
Frequente è incontrare sul campo di gioco anatre, scoiattoli, lepri,
fagiani, e cigni che vivono in assoluta libertà, all’interno dell’area.
Uno sport, il golf, che può essere praticato e goduto a tutte le età.
Per divertirsi, non è necessario un fisico particolarmente atletico ma
un po’ di tempo a disposizione e la determinazione di voler arrivare
in fondo, senza arrendersi di fronte alle difficoltà. Il tutto nel rispetto
delle persone, del campo, e in ossequio a una fondamentale correttezza nei rapporti con gli altri. Il golf è, infatti, anche “etichetta” e
un buon giocatore non è soltanto chi imbuca con il minor numero
di colpi, ma colui che sa come comportarsi in campo!
Perché, anche se il golf si gioca contro se stessi, per arrivare a far
cadere la pallina in buca si trascorrono in campo 4/5 ore fianco
a fianco con altri giocatori, nel rispetto delle regole. E se non ci si
attiene alle regole, vige la squalifica!
Per chi non avesse mai “calpestato” un campo da golf, si tratta di
una superficie verde della lunghezza di circa 5500/6500 metri, che
si snoda in uno spazio di 60, 70 ettari. Il percorso è suddiviso generalmente in 18 buche, e ogni buca ha una lunghezza che va dai 70
ai 550 metri. Anche se un percorso di gara si svolge sulle 18 buche
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Nella foto: Matteo Manassero
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IL GOLF • DI ELISABETTA BADIELLO
Nelle foto: Matteo Manassero
(questo grazie a una convenzione che risale al 1858), ci sono dei
campi da 9 e 36 buche.
Le gare sono competizioni che si svolgono secondo regole molto
precise, stabilite dal Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews in
Scozia (dove tutto ebbe origine), e i giocatori che vi partecipano sono suddivisi in categorie in base all’abilità individuale definita
“handicap”.
Riguardo al vero e proprio gioco, il golf si pratica in campi attrezzati e curati, nei quali sono inseriti ostacoli naturali come sabbia,
acqua, alberi e altre difficoltà. Il giocatore, con l’utilizzo di appositi
bastoni, colpisce una pallina partendo da una postazione (area di
partenza) e, con una serie di colpi eseguiti nel rispetto delle regole,
la manda in buca in un’altra postazione (il green). Vince chi mette
la palla in buca con il minor numero di colpi.
In Italia i giocatori sono circa 100.000, e malgrado un leggero calo
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di iscritti negli ultimi anni, rimane uno sport trasversale alle varie fasce d’età, in crescita fra i giovani.
Da quando nacque, sulle coste orientali della Scozia, il golf è molto cambiato. In origine non si giocava su percorsi come quelli che
oggi conosciamo. Il campo di gioco era caratterizzato da avvallamenti e gibbosità del terreno causati dallo spostamento della sabbia e delle acque marine e il manto erboso era mantenuto rasato
dai conigli e dalle pecore che vi scorazzavano.
Dai links scozzesi ne ha fatta di strada! Agli inizi del secolo scorso,
nelle edizioni del 1900 e del 1904, il golf ha fatto parte del programma olimpico. Dopo quasi un secolo di oblio, tornerà finalmente alle
Olimpiadi con l’edizione 2016 a Rio de Janeiro.
E c’è da scommettere che sarà sicuramente l’occasione per dare
a questo sport la visibilità che si merita! •
Giocare a golf a Vicenza, Padova e Cortina
Golf Club Colli Berici
Il campo, disegnato dall’Architetto Marco Croze, è stato
inaugurato nel 1988. La caratteristica principale del percorso è
data dalle differenze di quota e
dalle ondulazioni. Il campo, un
18 buche ad elevato contenuto tecnico, ha una configurazione molto vivace e dinamica:
precisione e strategia di gioco
prevalgono sulla distanza.
www.golfclubcolliberici.it
Golf Club Vicenza
Il campo è stato progettato
da Peter Harradine e Giacomo
Cabrini, membri della European
Golf Society Architects. L'inaugurazione delle prime nove
buche avvenne nel 1992 e nel
1997 venne completata la Club
House. Pur essendo un campo
a 9 buche non molto lungo, il
percorso è vario e interessante.
Ampi laghi formati da acque
sorgive dividono quattro buche
ottenendo un percorso di grande suggestione paesaggistica
con buche di diverse difficoltà.
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Golf Club Cà Daffan
Nato nel 1994 come campo
pratica, alle 3 buche iniziali se
ne aggiunsero altre 6 che completarono il percorso. Si contraddistingue per la semplicità
e familiarità che hanno consentito a molti golfisti di avvicinarsi
a questo sport.
www.golfclubcadaffan.it
GOLF CLUB PADOVA
Nato nel 1962, Il più antico percorso di golf a Padova, è considerato tra i migliori 20 campi
italiani. A partire da marzo 2003,
oltre alle sue 18 buche par 72,
il Club dispone di ulteriori 9 buche par 36, e di infrastrutture
ricettive quali piscina, sauna,
palestra e infine un iristorante,
noto nella regione e nel panorama golfistico nazionale.
www.golfpadova.it
GOLF CLUB MONTECCHIA
Il Golf della Montecchia, nato
nel 1988, dista solamente 7 km
dal centro di Padova e si sviluppa su 27 buche. Un ambiente
che trasmette l’eleganza dello
stile italiano e dell’enogastronomia, con un ristorante stellato
Michelin. Splendida la grande
terrazza con vista sul campo da
golf, ideale per aperitivi primaverili ed estivi.
www.golfmontecchia.it
GOLF CLUB FRASSANELLE
Il Golf Club Frassanella, situato a
Rovolon, è dotato di 18 buche,
ristorante, bar, club house, campo pratica, putting e pitchingreen, shop, e centro con sauna,
piscina e massaggi.
www.golffrassanelle.it
Golf Club Asiago
Il Golf Club Asiago è considerato uno dei campi di montagna
più belli d'Europa. Il tracciato è
stato disegnato nella configurazione attuale da Peter Harradine. Pur essendo in montagna,
si gioca su di un altipiano, lungo
un percorso dolce e panoramico, senza particolari dislivelli,
garantendo ai giocatori di poter giocare la propria palla con
i piedi sempre in piano.
www.golfasiago.it
GOLF CLUB TERME DI
GALZIGNANO
Un parco che diventa campo
da Golf, ecco ciò che rende
unico il percorso a 9 buche situato nella zona più bella e suggestiva dei Colli Euganei. Il Golf
Club è parte integrante del
Radisson Blu Spa & Golf Resort
Padova, che disponde di un
meraviglioso parco naturale di
350.000 mq e di 3 hotel 4 stelle con SPA, Centro Benessere,
piscine termali coperte e scoperte, campi da tennis in terra
battuta.
www.golfclubgalzignano.it
GOLF CLUB CORTINA
Nato dal volere di amici appassionati della Conca Ampezzana, il Cortina Golf si offre oggi
come un nuovo campo di nove
buche, che punta a raddoppiare la propria disponibilità ed
inserirsi così nei grandi circuiti
golfistici internazionali.
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L’ARTE DELLA BOXE • A CURA DI STEFANIA MICHELATO
la boxe
A nd r e a C on t i n , l ’ a r t i s t a
che crea performances etiche
Un ring, un arbitro, tre pugili che combattono contemporaneamente. L’edificio non è un luogo per lo sport, ma un luogo d’arte. Andrea Contin è l’artista che ha creato la performance.
Le regole dell’incontro di boxe vengono rispettate, ma la presenza del terzo uomo decostruisce dall’interno l’esperienza attesa
dall’evento, spiazzando.
Si definiscono nuove strategie, come la finta sul primo pugile per
colpire il secondo, l’attacco alle spalle dell’avversario ingaggiato
dal terzo contendente, fino alla tacita alleanza per contrastare la
prestanza e la potenza dell’avversario più fisicamente dotato.
A un certo punto, inesorabilmente, l’incontro si trasforma in rissa.
La boxe ne esce brutalizzata e trasfigurata, assumendo un valore
21
L’ARTE DELLA BOXE • A CURA DI STEFANIA MICHELATO
del tutto metaforico: se con due contendenti si perpetua lo schema rituale tradizionale, che attinge a riti antichissimi di cui conserva
la sacralità e il potere catartico, con tre uomini il combattimento si
trasforma in guerra.
A questo punto, di solito, si fa sentire il protagonista fuori dal ring, la
folla, che con il suo umore condiziona l’energia dell’evento artistico.
Spiazzata, divertita, preoccupata, indignata, punta, compromes22
sa…la gente dell’arte respira l’odore della battaglia e partecipa
tifando o si estranea snobbando.
La performance nelle intenzioni di Contin è una metafora delle dinamiche sociali e interpersonali dell’epoca contemporanea. Attraverso la messa in scena dell’assenza di ogni etica sportiva, l’artista
vuole sottolinearne la mancanza e affermarne l’assoluta, urgente
necessità. Non solo nello sport, nella vita.
Andrea Contin, classe 1972,
ha studiato all’Accademia
di Belle Arti di Bologna. Fra le
esposizioni, la performance
Matello prodotta dal Centro
Nazionale di Fotografia di
Padova, la mostra Deux sexemaniacs con Ben Vautier a
Genova, lo Scope Art Show
di Basilea e le personali alle
gallerie Loft Arte di Valdagno,
Placentia Arte di Piacenza,
Arte & Ricambi di Verona e
UnimediaModern di Genova.
Tra le collettive Persona in
Meno con la Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo di
Torino la rassegna Bigscreen
Italia allo Yunnan Arts Institute
di Kunming in Cina, The Islington
Metal Works a Londra, Kult
Fabrik a Monaco di Baviera •
Nessun moralismo, comunque. Andrea Contin usa da sempre il registro dell’ironia nella costruzione di quella che è stata definita come
l’opera-uomo, un’unità esistenziale fra Arte e Vita. Il bisogno di empatia in Contin è doloroso, l’energia è potente, la risata è un’ancora. Questa performance, presentata la prima volta a Verona nel
2002, è stata ripensata per Berlino nel 2012 •
www.andreacontin.com
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RUBRICA ARTE • A CURA DI SIMONE PAVAN
grand
C L A US L A RSE N
artista danese,
in esposizione a Vicenza
e a settembre a Boston
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tour
• OSSIGENO - 2013, litografia in
150 esemplari numerati.
Il Grand Tour, viaggio compiuto dai giovani dell’aristocrazia europea continentale a partire dal XVII secolo, compare, come termine,
per la prima volta sulla guida The Voyage of Italy di Richard Lassels,
edita nel 1670. Claus Larsen immagina un nuovo tipo di Grand Tour,
una sorta d’immaginario itinerario metalinguistico che attraversa la
Storia e la Geografia. Un viaggio a volo d’uccello, verrebbe da dire,
nel senso che le più varie specie aviarie sono le dirette protagoniste
delle sue opere, stilisticamente sospese tra Surrealismo e pittura di
genere, tra citazionismo colto e levità pop.
Laureato in Medicina e chirurgia, con un curriculum d’illustratore
scientifico (è autore e illustratore dell’Anatomia Artistica pubblicata
da Zanichelli nel 2007) e una conclamata passione per la pittura
• Dettaglio, TANGO JALOUSIE - 2013,
olio su seta, 100 x 150 cm.
• ERMELLINO CON DONNOLA - 2008,
olio su tela, 40 x 30 cm.
rinascimentale, Claus nn è uno di quegli artisti capaci di ripercorrere la storia dell’arte a ritroso, interpretandone le tappe con uno
sguardo nuovo e sognante, che traduce le suggestioni del passato
in una grammatica fantastica di stringente attualità.
Come altri pittori del nostro tempo - da John Currin a Neo Rauch,
Glenn Brown a Mark Ryden - Claus Larsen dimostra di aver profondamente compreso la lezione dei maestri. Non solo.Con la meticolosa acribia di un alchimista, ha imparato a preparare i colori alla
maniera degli antichi, usando pigmenti naturali con i quali fabbrica
tempere all’uovo e olii artigianali. Il suo non è un semplice espediente tecnico e nemmeno il capriccio di un pittore erudito.
I colori vividi e brillanti dei suoi dipinti ottenuti proprio grazie a quelle
• PINGUINI PALADINI - 2013, olio e tempera
all’uovo su seta, 55 x 65 cm.
• GERMANO REALE - 2013, olio e foglia
d’oro su tavola, 45 x 45 cm.
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RUBRICA ARTE • A CURA DI SIMONE PAVAN
• ANDATA / RITORNO - 2013, olio su legno, 20 x 40 cm.
tecniche, contribuiscono a creare una pittura ad altissima definizione, fatta di giochi ottici e trappole per lo sguardo. Non è un caso,
infatti, che Claus Larsen sia anche un esperto di grafica tridimensionale, un tecnico digitale, stregato dalla più antica delle pratiche
manuali. Distorsioni visive ed effetti paradossali degni di Escher sono,
infatti, il fulcro intorno al quale l’artista declina molte delle sue im-
• TEMPO VARIABILE - 2011, olio su tela, 25 x 25 cm.
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maginifiche visioni, sovente ambientate in un rigoglioso teatro naturale. L’approccio di Larsen alla pittura è quello tipico dell’umanista,
con competenze scientifiche che spaziano dalla chimica all’ottica,
ma che integrano anche la conoscenza della storia dell’arte con
un interesse, tutto contemporaneo, verso l’affabulazione e la fantasmagoria. Larsen è, infatti, un surrealista dei nostri tempi, un enigmista
• PASSAGGIO - 2013, olio su tela, 25 x 25 cm.
dell’immagine con una particolare predisposizione per l’allusione e
la metafora, ma anche per l’affabulazione e la sovversione dei significati. Le sue opere suggeriscono sempre livelli multipli d’interpretazione. Le opere di Grand Tour, popolate di pinguini, anatre, oche,
pappagalli e germani reali che percorrono il globo lungo traiettorie
imperscrutabili, compongono, in definitiva, l’affascinante racconto
di un pellegrinaggio simbolico. Il volo degli uccelli diventa, allora,
metafora di un nomadismo interiore che ci conduce, attraverso il
groviglio delle metamorfosi estetiche e la fitta trama d’illusioni ottiche, verso le remote sorgenti dell’ineffabile e dell’indicibile. Quel
luogo di segrete epifanie e turgide apparizioni che, a causa di un
vocabolario limitato, ci ostiniamo a chiamare fantasia.
• ANATRA E MANDARINO - 2013,
olio su legno, 30 x 40 cm.
In esposizione fino al 28 marzo 2013
Galleria Atlantica
via Piave 35, Altavilla - Vicenza
www.atlanticagalleria.it
Claus Larsen
27
APPU N TA M E N T I A R T E
Mario Albanese.
Opere dal 1948 al 2010
fino al 31 marzo
Palazzo Cordellina
Vicenza
Info: tel. 0444 222122
Fortuny e Wagner.
Il wagnerismo nelle arti visive
in Italia
fino al 19 marzo
Museo Fortuny
Venezia
Info: fortuny.visitmuve.it
Daniela Vettori e Magal:
raffinatezza di una filosofia
racchiusa in un gioiello
fino al 24 marzo
ViArt - Vicenza
Info: www.viart.it
arte
Bruno Peotta: scultura e
architettura in Pietra di
Vicenza
fino al 16 aprile
ViArt - Vicenza
Info: www.viart.it
Tiepolo, Piazzetta, Novelli.
L’incanto del libro illustrato
nel Settecento Veneto
fino al 7 aprile
Musei Civici agli Eremitani
Palazzo Zuckermann
Padova
Info: ufficiostampa@
comune.padova.it
Bruno Pedrosa
Presagi Pressàgios Omens
fino al 7 aprile
Museo Civico – Ala Nuova
Bassano del Grappa
Info: [email protected]
Conceptual minimal
narrative art - Art & Language
fino al 14 aprile
Palazzo Sturm
Bassano del Grappa
Info: iat.bassano@provincia.
vicenza.it
Soffieria Parise: la magica
leggerezza del vetro
fino al 12 maggio
Piano Nobile di ViArt
Vicenza
Info: www.viart.it
Pietro Bembo e l’invenzione del
Rinascimento
fino al 19 maggio
Palazzo del Monte di Pietà
piazza Duomo Padova
Info: [email protected]
De Nittis
fino al 26 maggio
Palazzo Zabarella
Padova
Info: www.zabarella.it
Tibet. Tesori dal tetto
del mondo
fino al 2 giugno
Casa dei Carraresi
Treviso
Info: laviadellaseta.info
• Nella foto alcuni gioielli della mostra
“Daniela Vettori e Magal”
28
La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi
stiamo realizzando
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fino a giugno 2013 si può fare la detrazione fiscale del 50%!
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ARCHITETTURA • GOOGLE IN ISRAELE
Google
L a n u ova s e d e
firmata Camenzind Evolution:
lo studio svizzero disegna la nuova
eccentrica sede
n e l l ’ E l e t ra To w e r d i Te l Av i v
Alla fine dello scorso anno Google ha aggiunto nella lista dei suoi
estrosi uffici la sede a Tel Aviv (Israele). wL’ufficio occupa 8.000 mq
al 7° ed 8° piano dell’ Eletra Tower, il più alto grattacielo della città, offrendo una vista unica di Tel Aviv. Il progetto conferma l’ormai
consolidato sodalizio con lo studio Camenzind Evolution, in collaborazione con il team di progettazione israeliano TeamSetter Architects e lo studio Yaron Tal.
Elemento comune con le altre sedi Google è la commistione tra
spazi di circolazione, sale comuni e postazioni di lavoro individuali,
con funzioni “extra” quali ristoranti, una palestra e numerose aree
relax. Con lo stesso spirito di una delle prime storiche sedi a Zurigo,
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lo studio svizzero disegna gli spazi considerando “il relax fondamentale per l’innovazione e per stimolare il pensiero originale. Lavoro e
il gioco non si escludono a vicenda”.
Un susseguirsi di spazi di lavoro informali, che favoriscono la comunicazione ed il lavoro di gruppo. Gli spazi più curiosi della nuova sede
sono caratterizzati da aree meeting con alberi d’arancio, postazioni di lavoro ambientate sulla spiaggia, con surf e sedie sdraio, ed
uno scivolo a tubo che connette i due livelli.
La ricerca progettuale si spinge oltre, cercando elementi che contaminino gli spazi ed esprimano simbolicamente l’identità locale
caratterizzando i diversi ambienti. La selezione dei temi è stata re-
alizzata da un gruppo di Googler, che ha così fornito un contribuito essenziale nell’interpretazione ed elaborazione del progetto. La
ricerca si traduce in stretti corridoi ciottolati, che richiamano alla
mente il centro storico della città, mentre l’utilizzo di listelli ondulati
in legno nella hall, ricordano il paesaggio del porto di Tel Aviv, disegnato da Mayslits Kassif Architects.
La ricerca non si traduce solo nello studio degli interni e in aspetti
formali, ma lo ritroviamo nel disegno dei tre ristoranti che propongono differenti menù in funzione del Kasherut, ovvero le regole alimentari della religione ebraica.Il progetto è stato pensato con una
forte attenzione alle tematiche della sostenibilità, ed è attualmente
in attesa della certificazione ‘Platinum’ LEED, che rappresenta la prima categoria in ambito di risparmio energetico in Israele.
Oltre ai due piani occupati dagli uffici, l’azienda patrocina il nuovo
Campus Google Tel Aviv, inaugurato lo scorso dicembre, che si conferma come il secondo centro di sviluppo e crescita per progetti di
innovazione e aziende start-up.
Il primo campus, firmato da Jump Studio, è stato inaugurato meno
di un anno fa, a Londra. Lo studio inglese ha organizzato gli spazi attraverso l’inserimento di containers che accolgono postazioni per
il lavoro individuale, la cucina e sale meeting. L’utilizzo di materiali
grezzi e di recupero sottolinea il carattere industriale dell’edificio•
33
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TEATRO A VICENZA
La danza
D an z a al T e a t r o
C om u nal e d i V i c e n z a :
ecco gli appuntamenti
di fine marzo
e aprile
Venerdì 22 e sabato 23 marzo il Teatro Comunale di Vicenza ospiterà la prima nazionale di un grande classico rivisitato, il “Lago dei
Cigni”, presentato dalla Donlon Dance Company, balletto ufficiale
della regione tedesca del Saarland.
La rilettura del balletto classico per eccellenza attuato da Marguerite Donlon, direttore artistico della Compagnia, punta sia sui momenti di tormento e vuoto emozionale sia su quelli di inebriante ed
idilliaca gioia della celebre trama, proponendo soluzioni coreografiche innovative e molto originali.
Di grande impatto il contrasto tra la partitura di Tchaikovsky ed il
paesaggio sonoro creato dal duo Sam Auinger & Claas Willeke.
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Sabato 13 aprile, si cambierà completamente registro con la modern dance dei Balletboyz che presenteranno a Vicenza, unica data in Veneto, la loro nuova creazione “The Talent 2013”.
Lo spettacolo, che ha debuttato a Londra in gennaio, prevede due
coreografie appositamente commissionate ai due coreografi della
“Compagnia”, Russel Maliphant e Liam Scarlett. I dieci giovani e
talentuosi ballerini della “Compagnia”, associata al celebre Teatro
Sadler’s Wells, è considerata una delle più innovative nel panorama
della modern dance internazionale. I Balletboyz, convinti sostenitori
di una danza per tutti, sono riusciti a raggiungere un vasto pubblico
grazie ai loro lavori, presentati sia nei teatri che in tv.
La chiusura della stagione, sabato 27 aprile, proporrà infine un appuntamento davvero eccezionale, con due creazioni del celebre
ensemble brasiliano “Grupo Corpo” di Rodrigo Pederneiras: “Parabelo” e “Sem Mim”.
Lo spettacolo si terrà a Vicenza, in esclusiva per il Veneto, in una delle due date italiane della tournée europea. Si tratta di una danza
contemporanea di altissimo livello, che affonda le sue radici nelle
tradizioni popolari del paese sudamericano, proponendo esibizioni virtuosistiche, accompagnate dalle musiche dei grandi musicisti
brasiliani contemporanei.
Inoltre come nella programmazione 2013, tutti gli spettacoli saranno
preceduti dalle performances dei giovani del Progetto Supporter,
giovanissime promesse della danza nazionale, segnalate da critici
ed esperti del settore, esibizioni in “pillole” di danzatori del futuro
che propongono al pubblico emozioni, stili e storie personali, pochi
minuti di intense emozioni •
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La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi
APPU N TA M E N T I T E AT R O
Marco Travaglio
somenica 10 marzo
ore 21.15
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
Progetto Motel
Gruppo Nanou
sabato 16 marzo
ore 20.45
Teatro Comunale VIcenza
Info: 0444 324442
www.tcvi.it
Il Nipote di Rameau
mercoledì 13 marzo
ore 21
Teatro Comunale “Giuseppe
Verdi” Lonigo
Info: tel. 0444 835010
www.teatrodilonigo.it
La lettera
mercoledì 20 marzo
ore 21
Teatro Comunale “Giuseppe
Verdi” Lonigo
Info: tel. 0444 835010
www.teatrodilonigo.it
FERMENTO EVENTI
Il Cavadenti
sabato 16 marzo
ore 21
Cinema Teatro Primavera
Vicenza
Info: tel. 0444964060
www.fermentoforum.it
Il lago dei cigni
venerdì 22 e sabato 23 marzo ore 20.45
Teatro Comunale VIcenza
Info: 0444 324442
www.tcvi.it
teatro
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Giorgio Panariello
venerdì 22 marzo
ore 21.15
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
La grande magia
lunedì 25 e martedì 26 marzo ore 20.45
Teatro Comunale VIcenza
Info: 0444 324442
www.tcvi.it
Pinocchio
venerdì 5 aprile
ore 21
Teatro Comunale “Giuseppe
Verdi” Lonigo
Info: tel. 0444 835010
www.teatrodilonigo.it
Paolo Migone
domenica 7 aprile
ore 21.15
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
• Nella foto lo spettacolo
“Il lago dei cigni”
LIBRI LETTERATURA E UOMINI • A CURA Di SPRITZ LETTERARIO DI MARIANNA BONELLI
La ragazza
D ISSEZI O N E
di una
famiglia:ovvero
la strada verso
la libertà
Mi è capitato di leggere un libro che definirei di “raro spessore”,
tanto per la storia quanto per la qualità dello stile narrativo e libero,
nell’accezione più vera del termine.
Una storia che stimola il pensiero critico delle donne, nella speranza
di ottenere una maggiore consapevolezza del sé, in questo tempo
nel quale parlare di femminicidio è tristemente quotidiano.
Leggere questo libro può considerarsi un ottimo allenamento mentale e logico. Impegnativo, ma si sa che, come nello sport, solo impegnandosi si ottengono i risultati migliori.
Quando si fa una bella scoperta, viene spontanea la voglia di condividerla. Per questo vi parlerò di Tenera Valse (pseudonimo), autrice di “Anatomia della ragazza zoo” (Il Saggiatore).
Tenera Valse è una donna del Sud Italia. Insegnante di greco e latino in un liceo romano, a trentotto anni decide di diventare prostituta, per scelta, non per ripiego.
Da questa esperienza, ormai abbandonata, nasce il suo primo
romanzo “Portami tante rose”. In “Anatomia della ragazza zoo”
l’autrice indaga la disgregazione familiare e sociale, attraverso la
venticinquenne protagonista Alea, che decide di scomparire alla
vigilia di Natale, liberandosi di tutto, educazione borghese e dogmi,
per ritornare allo stato primitivo, appunto ragazza zoo.
Il resto lo scoprirà chi deciderà di intraprendere questo viaggio letterario. Di seguito, un assaggio dell’autrice.
40
zoo
Nelle foto: La scrittrice Tenera Valse
La dissezione dei sentimenti in “Anatomia della ragazza zoo” è
funzionale a capirli meglio o a frammentarli per subirli meno?
Anatomia della ragazza zoo racconta che cosa è l’educazione di
un essere angelico, il neonato, che arriva al mondo pulito e ne esce
sporco, presto diviene una specie di replicante, che ha dimenticato le cose belle che conosceva prima di nascere. Racconta che
l’educazione di un bambino è un fatto divino, e non va ridotto ad
ammaestramento, a ripetizione dell’uguale degradato. Quando si
cresce un bambino bisogna che un genitore abbia un rapporto
vivo con l’utopia. Dunque i sentimenti si dissezionano quando sono
diventati paure, malattie, autismo. Quando l’ingresso nella società
ci ha resi malati e abbiamo bisogno di recuperare noi stessi. Così
ho fatto. Anatomia è una vivisezione di me stessa, buona a capirsi
come cerca di fare ognuno di noi, vivendo.
Insegnare è guardare negli occhi il futuro. Prostituirsi è guardare negli occhi il presente?
Insegnare si può, se la società riconosce il senso magico e progressivo della cultura nella propria vita, altrimenti diventa un’azione
ripetitiva, una catena di montaggio, uno specialismo come tanti,
slegato dal senso della vita. Sex work è amore surrogato, dunque
riguarda anch’esso il futuro. Nessuno, cliente o prostituta, è in grado
di scindere amore e sesso, così come è impossibile disgiungere queste due pulsioni quando si procrea un figlio.
Quando scrive pensa a chi la leggerà?
Penso cose più grandi di me, ma cerco di renderle affini, vicine a
quanti leggeranno, come fecero i padri e le madri fondatrici della
nostra costituzione. Quando scrivo penso in termini di utopia, anche
quando mangio il panino più buono del mondo penso che sia l’ultima gioia che provo. Questo è l’unico modo che conosco di vivere
e mi dà modo di essere profondamente e sensatamente umano/a.
Cioè persona sacra.
La ricerca lessicale, così attenta e minuziosa, le è istintiva o
necessaria?
Non faccio ricerca lessicale tecnica. Il contenuto e la forma sono
un corpo unico e vengono da sé con il messaggio che si ha da
esprimere. Corpo e anima sono un tutt’uno nel corpo che ci troviamo ad abitare.
“La famiglia è una casta, l’istinto può renderci liberi” Tenera Valse •
41
SOUND AND VISION • A CURA DI GELINDO PRETTO
The Doors
“Se le porte
d e lla p e r c e z i on e
f o s s e r o s p alanca t e , ogni cosa
apparirebbe all’uomo
come realmente è,
infinita”
William Blake
42
Past • The Doors
Il 3 luglio 1971 muore a Parigi, in circostanze mai chiarite, Jim Douglas Morrison. Soprannominato il Re Lucertola, impetuoso “profeta
della libertà” e poeta maledetto, paragonato a Dionisio, divinità del
delirio e della liberazione dei sensi.
Venice, California 1965. È qui che si incontrano Jim Morrison e Ray
Manzarek, entrambi studenti della UCLA School of Theatre, Film and
Television della California. Insieme a Krieger, chitarrista appassionato di flamenco e a Densmore, batterista dalle influenze jazz, i due
formano “The Doors”. Siamo negli anni 60: fiorisce la cultura hippy,
gli studenti si mobilitano in piazza per i diritti interrazziali, ci sono
l’affermazione del femminismo e la guerra in Vietnam, gli omicidi
di Kennedy e di Martin Luther King. Nelle Università Americane gli
studenti cominciano a cercare nuovi ideali studiando i filosofi e i
romanzieri francesi e inglesi. È in questo clima che i Doors, passando
dal celebre locale Whisky a Go Go, il 24 agosto del 1966 entrano in
sala di registrazione a Los Angeles per registrare il loro straordinario
primo disco “The Doors”, secondo solo a Sgt Pepper’s dei Beatles
nella classifica degli album più importanti della storia del rock. Tra le
esibizioni al limite della legalità di Jim e le performance psichedeliche della band arriva il secondo album, Strange Days. È Jim Morrison l’artefice, il burattinaio, lo sciamano che accompagna i suoni
taglienti e inusuali della tastiera di Manzarek (che con la mano sinistra era anche il bassista del gruppo utilizzando un piano fender
bass), la chitarra slide di Krieger e lo stile esotico della batteria jazz
di Densmore. Nel 1967 Morrison viene arrestato durante il concerto
all’arena di New Haven per oscenità e indecenza in luogo pubblico. Arrivano il secondo e il terzo disco e, dopo il successo del tour
Europeo, i Doors tornano negli Usa. Jim viene di nuovo accusato di
indecenza al pudore, arrestato e liberato su cauzione dichiara la
sua innocenza. Tuttavia l’immagine della band subisce un grave
shock e vengono cancellati tutti i concerti.
La fama aumenta e i Doors incidono prima The Soft Parade, poi
Morrison Hotel e Absolutely Live. Dopo la partecipazione all’ultimo
grande raduno all’isola di Wright e alcuni deludenti concerti i Doors
decidono di prendersi una pausa. Jim è pronto a volare a Parigi
con la compagna Pamela alla fine delle registrazioni di L.A. Woman, l’album testamento spirituale dei Doors. Jim Douglas Morrison,
poeta maledetto, finalmente libero, vola a Parigi… “this is the end,
beautiful friend, this is the end, my only friend, the end”- questa è la
fine, amica bellissima, questa è la fine, mia unica amica, la fine - Jim
Morrison.
Vi consiglio di ascoltare “An American Prayer”, album realizzato nel
1978 sovrapponendo la voce di Jim Morrison presa da una registrazione di poesie declamate dal cantante nel 1970 e musiche composte dagli altri membri della band.
Ps: un ringraziamento particolare al mio vecchio amico Giulio che
mi ha fatto conoscere i “Doors”, leggere le poesie di Jim e ascoltare
i dischi di uno dei gruppi mito degli anni sessanta •
C’è un’altra storia che vorrei raccontarvi: la storia di uno sciamano
Morrison non era solo un drogato e un ubriacone, aveva un legame
con il mondo dell’occulto. L’inizio delle sue macabre fantasie ossessive accentuate dall’uso di LSD, risalgono ad un episodio tragico
dell’infanzia. “Vidi un camion rovesciato per un incidente stradale,
c’erano decine di indiani morti sparsi sulla strada… Gli spiriti di molti
di quegli indiani sono entrati dentro di me, sono ancora li…”.
Morrison, come tanti ragazzi della west-coast Californiana, negli anni sessanta è attratto da quell’onda di anticonformismo che segnerà un’epoca. Jim esalta l’uso degli allucinogeni e in particolare del
peyote, pianta messicana da cui si estrae la mescalina.
Nei suoi viaggi lisergici Morrison accentua e mistifica il suo passato,
ne fa una ragione di vita per poi sfociare nella paranoia. Colto e
amante della letteratura, Jim si ispira nello stile di vita alle tragedie greche. Musica, orge, alcool… queste parole rendono l’idea
dell’atmosfera che si respirava alle feste dionisiache.
Gli stessi elementi che troviamo in tutti gli spettacoli dei Doors.
Jim Morrison è il Dionisio moderno, affascinato dai miti pagani e dal-
la tragedia greca. Sul palco si trasforma, la sua voce diventa roca,
profonda, potente.
Nei suoi abiti in pelle di serpente Jim grida, si contorce come un
indiano, uno sciamano moderno e come gli sciamani usa le sostanze allucinogene per entrare in trance e comunicare con il mondo
dell’occulto. I suoi concerti diventano così riti, sedute spiritiche e
cerimonie di una religione pagana. I ragazzi accorrono in massa a
vedere, sentire, toccare il dio, il re lucertola.
Tra i più grandi cantanti della musica rock, Jim Morrison rimane anche uno dei più grandi esponenti della rivoluzione culturale degli
anni sessanta, poeta maledetto e profeta della libertà, bello, carismatico e simbolo dell’inquietudine giovanile •
Give peace a change
Gek Folley
Info: [email protected]
43
SOUND AND VISION • A CURA DI GELINDO PRETTO
Red Hot Chili P
“ S e i p e p e r onc i n i s ono
p e r vo i u n s e n t i m e n t o ,
una sensazione o una forma
di energia, avete indovinato.
Ma se per voi sono semplici
vegetali, anche quelli hanno
così tante connotazioni”
(Anthony Kiedis,Scar Tissue)
Present • Red Hot Chili Peppers
Venice Beach, 30 luglio 2011, Los Angeles, California.
Quattro musicisti salgono sul tetto di un palazzo di Venice Beach, la
stessa spiaggia di Los Angeles dove si incontravano “The Doors” 40
anni prima, e si esibiscono in un concerto di due ore e mezza al calar del sole. I fans accorsi sono stati avvisati tramite il social network
Twitter solo pochi minuti prima dello spettacolo. “The adventures of
rain dance Maggie” è il primo singolo estratto dal decimo album
della band “I’m whit you” ed è il brano che apre la performance.
Il videoclip è stato improvvisato ispirandosi al Rooftop Concert dei
Beatles e attualmente su You Tube ha raggiunto 32.000.000 di visualizzazioni. È il primo album della band con il nuovo chitarrista Josh
Klinghoffer, che ha sostituito lo storico John Frusciante. Un nuovo inizio per i “Red Hot Chili Peppers”, stesso nome per una band tutta
nuova.
I Red Hot Chili Peppers si sono formati nel 1983 a Los Angeles. Mescolando con successo vari generi, quali funk, heavy metal, punk,
rap, psichedelia e pop rock dai loro esordi ad oggi, hanno venduto
circa 60 milioni di dischi.
I testi del gruppo, scritti in gran parte da Kiedis, hanno affrontato
una grande varietà di argomenti. Tra questi l’amore, l’amicizia,
44
Peppers
l’angoscia adolescenziale, il sesso e i suoi legami con la musica, le
tematiche politiche e sociali (specie la questione dei nativi americani), il romanticismo, la droga, la solitudine, la California, la povertà,
l’alcolismo e le riflessioni sulla morte.
È con l’album “Californication” che la band ottiene il successo internazionale grazie ai suoi 9 milioni di copie vendute. Ma il loro inconfondibile funcky-rock era esploso già otto anni prima. Dopo i
primi album I Red Hot Chili Peppers diventano un fenomeno che
va oltre la musica, si impongono soprattutto per la loro imagine di
band irriverente e distruttiva. Ma nel giugno del 1988 il chitarrista
Slovak muore di overdose, il batterista Irons viene ricoverato in una
clinica psichiatrica e Kiedis si rifugia in Messico a disintossicarsi. Grazie al bassista Flea il gruppo riprende a suonare con il chitarrista
John Frusciante e pubblica “Mother’s Milk”. È il 1991 l’anno d’oro
per I Peppers che con l’album dal vivo “Blood Sugar Sex Magik”
ottengono quattro volte il disco di platino e segnano la nascita di
un nuovo genere musicale: il crossover.
Nel 1994 Dave Navarro sostituisce Frusciante e malgrado le critiche I Red Hot pubblicano “One Hot Minute”. L’album vende cinque
milioni di copie. La band continua con il successo internazionale
e i numerosi tour in giro per il mondo. Sono tanti i premi e i riconoscimenti per la band californiana che dal 1992 colleziona di anno in anno Grammy Awards come miglior gruppo, miglior album
o migliore esibizione dal vivo. Alla carriera di musicisti Kiedis e Flea
hanno affiancato anche quella di attori, interpretando alcune parti
in “Ritorno al futuro Parte 2 e 3”, “Point Break”, “Belli e Dannati” e “Il
grande Lebowski”.
Simbolo della musica pop-rock anni novanta con deviazioni funky,
come pure emblema della “vecchia scuola” snowboard, graffiti,
skate e tatuaggi, I Red Hot Chilly Peppers rimangono una pietra
miliare nella storia del rock moderno.
Un consiglio: ascoltate il pezzo “Give It Away” che identifica bene
il loro sound e naturalmente il video su Youtube ”The adventures of
rain dance Maggie” •
Give peace a change
Gek Folley
Info: [email protected]
45
APPU N TA M E N T I M U S I CA
Concerto conclusivo
mercoledì 20 marzo
ore 20.45
Teatro Comunale VIcenza
Info: 0444 324442
www.tcvi.it
La musica francese
tra 800 e 900
sabato 23 marzo
ore 21
Teatro Comunale “Giuseppe
Verdi” Lonigo
Info: tel. 0444 835010
www.teatrodilonigo.it
Musica per pregare
giovedì 28 marzo
ore 20.45
Teatro Comunale VIcenza
Info: 0444 324442
www.tcvi.it
Mick Hucknall
giovedì 21 marzo
ore 21.30
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
Paolo Fresu in Brass Bang
sabato 23 marzo
ore 21.15
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
Baustelle
venerdì 29 marzo
ore 21.30
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
musica
Robben Ford
giovedì 4 aprile
ore 21.15
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
Letz Zep – An evening with the
music of Led Zeppelin
venerdì 5 aprile
ore 21.30
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
Litfiba
sabato 6 aprile
ore 21.30
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
Anastacia
lunedì 8 aprile
ore 21.30
Gran Teatro GEOX
Padova
Info: 049 8644888
www.zedlive.com
• Nella foto:
Piero Pelù dei Litfiba
La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi
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COLLEZIONE SPOSO 2013
lost in fashioN • A CURA DI GELINDO PRETTO
God Save
Quattrocento anni e non li dimostra. Stiamo parlando di uno degli
emblemi nazionali più antichi del mondo, la UNION JACK.
Il mitico vessillo è il risultato della sovrapposizione della croce rossa
d’Inghilterra, alla croce bianca di Scozia, sullo sfondo blu. Questo
per volere di re Giacomo I d’Inghilterra il 12 aprile del 1606.
Con l’annessione dell’Irlanda nel 1801 anche la bandiera di questo
stato, la croce di San Patrizio costituita da una croce diagonale rossa su sfondo bianco, diventa parte dell’insegna del regno creando
il bellissimo stendardo che oggi tutti noi conosciamo.
Il nome Union Jack deriva dall’uso tipicamente marittimo della
bandiera che veniva inalberata al pennone, su cui si appendevano gli stendardi sulla prua delle navi, e chiamato proprio “jack staff”.
Iniziò a essere usata nella pop art negli anni ‘60 in risposta a ciò che
Jasper Johns fece con la bandiera statunitense. Tra i primi artisti a
usare la “Union Jack” ci fu Derek Boshier nel dipinto “England’s Glory” del 1962.
Pete Townshed leader dei Who portava la bandiera sulle maniche.
La Union Jack era infatti uno dei simboli dei “Mods”, che la cambiarono in una freccia. Per i punk l’uso della bandiera era sarcastico
e spesso nei concerti finiva con l’essere strappata e bruciata in
segno di ribellione e anarchia.
L’Union Jack oggi giorno non è più solo una bandiera ma un vero e
proprio simbolo che ha varcato i confini britannici assumendo connotazioni glamour.
48
The Queen
Un i on J ac k S t yl e
Le croci blu, bianche e rosse si trovano un po’ dovunque, dagli abiti
ai mobili, dagli accessori ai gioielli. Alcuni esempi del suo utilizzo costituiscono lavori magistrali d’arredamento. Come le bellissime sedie dal gusto barocco rivestite con il tessuto stampato della Union
Jack. Oppure le cassettiere dipinte a tema. E ancora bandiere incorniciate per creare quadri e porte di casa dipinte per regalare
effetti di colore. Nella cucina ci si sbizzarrisce abusando di mirtilli,
fragole, lamponi e panna per conferire non solo un sapore ma anche un aspetto british persino ai dolci. Anche la mela più famosa al
mondo giura fedeltà alla regina con cover e accessori.
Persino il make up si ispira a questo celeberrimo simbolo ricreando trucchi tematici che colorano labbra, occhi e unghie con
l’Union Jack. Ne è un esempio la proposta di Chanel in occasione
dell’apertura del corner presso Selfridges in Oxford Street, con una
mini collezione di smalti e rossetti tutti ispirati ai colori britannici, senza dimenticare la bag super-glamour 2.55.
Il mondo della moda non ha saputo resistere al fascino british. Dalle
Converse All Star ai famosissimi boot Dr Marten’s.
Sono moltissime le star che hanno scelto il gonfalone britannico come abito. Da Geri Halliwell ai tempi delle Spice Girl a Kate Moss per
arrivare a Liam Gallagher degli Oasis senza dimenticare l’iconica
Twiggy.
Proprio nel 2012, in occasione del giubileo di diamante della regina
Elisabetta e delle Olimpiadi, dalle grandi griffes fino ai marchi low
cost, sono state diverse le proposte moda che hanno preso spunto
dalla bandiera inglese.
A disegnare le divise della nazionale inglese è stata Stella McCartney,
stilista emblema della moda eco-solidale, figlia dell’ex Beatles Paul McCartney, che ispirandosi ai colori della Union Jack, ha realizzato, in collaborazione con Adidas, magliette, pantaloncini e tute che rivisitano in
chiave moderna la bandiera britannica.
Jimmy Choo, famosissimo brand di scarpe, ha creato una capsule collection dedicata al simbolo inglese. Famosissima la clutch di Alexander
Mcqueen con teschio sulla chiusura, forma arrotondata e struttura rigida, rigorosamente Union Jack. Anche la linea spagnola di abbigliamento low cost Zara ha scelto di dare spazio all’interno della propria
collezione a t-shirt con i colori della bandiera inglese. E poi Bershka e
Accessorize con gadget e accessori come cover, pochette, bag, anelli, collane, adesivi tutti rigorosamente Union Jack.
Per questa primavera 2013 vi segnalo le ballerine Pops, dipinte rigorosamente a mano o realizzate con i disegni delle bandiere tra cui
spicca evidentemente quella britannica.
Moda, tendenza, glamour, di sicuro Union Jack è una grande espressione di unità nella diversità, un simbolo antico ma attuale più che mai.
God Save the Queen •
Alla prossima. Gek Folley
Info: [email protected]
49
ECC E L L E NZ E V E N E T E • I L M E TO D O F I S I C O
Pedana vibrante PowerPlate®
fisico
C h i ha d e t t o ch e
i l f i s i co non con t a ?
Prendersi cura del
proprio corpo significa
volersi bene
Arianna Sardei
Reception
Sala Fitness - Lettino Ortostatico
Arianna Sardei, titolare di Fisico è senz’altro la migliore testimonial
del suo metodo. Alta, corpo tonico e asciutto, l’immagine stessa
della salute e del benessere. Cordiale, affabile è una persona dalle idee chiare, piuttosto determinata. Nel 2006 ha aperto a Thiene
con il marchio Fisico il suo primo centro per dimagrimento, rassodamento e rimodellamento. Sue clienti sono donne ma anche uomini, in numero sempre maggiore. Proveniente da una precedente
esperienza nello stesso settore, ha messo a punto un metodo che
colma le carenze riscontrate durante i suoi anni di lavoro.
Che siano molte le persone che non hanno un buon rapporto con
la bilancia lo testimonia il fatto che in Italia una persona su tre ha
problemi di sovrappeso. Se a questo si aggiungono il passare degli
anni e un conseguente decadimento fisico, il quadro è completo.
Si ha un bel dire che l’aspetto fisico non conta! Però, riconquistare
la forma perduta non è impresa impossibile.
Oltre che a Thiene, Fisico è presente a Trissino e da qualche mese anche a Vicenza. Proprio nella nuova sede in città Kyoss ha incontrato Arianna Sardei per farsi raccontare in che cosa consista il
50
mondo di Fisico.
“Non si tratta soltanto di dimagrimento, - spiega la titolare - perché
perdere peso è semplicemente uno degli aspetti del problema. Il
metodo prevede infatti rassodamento e rimodellamento. Una volta
persi i chili di troppo, per consolidare l’obiettivo raggiunto è necessario continuare a lavorare sul proprio corpo così da poter uscire
una volta per tutte dal rischio di recuperare il peso”.
Il primo approccio con il metodo consiste nella consulenza gratuita.
Il centro propone infatti un programma personalizzato che comprende trattamenti e attività fisica, indicazioni alimentari, tempi e
costi.
“Prima di cominciare qualsiasi percorso - prosegue Arianna - è il
cardiologo professor Cucchini, ex primario dell’Ospedale di Bassano, a verificare lo stato di salute per poi iniziare la cura vera e
propria”.
“Punto di forza del nostro metodo – continua la titolare - è l’assistenza di un personal trainer che segue singolarmente ciascun cliente
in tutte le attività svolte nel centro. Un sostegno molto importante
Thalassoterapia
Velasmooth Pro
Cabine di ossigeno-ozono
Trattamenti manuali
perché fornisce consigli, facendo sentire ogni cliente importante e
unico”.
Il percorso verso il dimagrimento e il recupero della forma fisica passa dunque attraverso l’utilizzo di macchinari, di ultima generazione,
che ottimizzano la normale attività fisica: 45 minuti di esercizi, con
l’ausilio delle attrezzature, sono paragonabili a più di 3 ore di esercizi ininterrotti in palestra!
“Oltre all’attività di fitness, - racconta Arianna - viene concordata
con il cliente un’alimentazione personalizzata che, tenendo conto di abitudini ed esigenze, è costruita in modo da consentire il rispetto delle tabelle. Per quanto riguarda la durata dei trattamenti
– prosegue - sono sufficienti due appuntamenti a settimana, per
un massimo di un’ora e un quarto a seduta. Naturalmente i tempi
dipendono dal metabolismo di ciascuno”.
Gli ambienti del centro Fisico hanno colori caldi e accoglienti, ci
si sente come a casa, da subito coccolati. Ci sono spazi separati dedicati al pubblico maschile e a quello femminile. Che si tratti
della pedana vibrante power plate o del lettino ortostatico, della
cabina di ossigeno-ozono o del massaggio Velasmooth-Pro, in ogni
momento si avvertono l’attenzione e la cura con cui il personale
lavora con il cliente per raggiungere un unico obiettivo: farlo sentire
meglio!
Nel metodo Fisico la consulenza di professionisti come cardiologo,
biologo e psicologo contribuisce alla riuscita del programma. “In
particolare – continua Arianna - l’intervento della psicologa è nato
su precisa richiesta dei genitori che, soddisfatti dei risultati raggiunti
nel loro programma personale, hanno portato al centro anche i figli
adolescenti con analoghi problemi”. Se il 33% degli adolescenti è
in sovrappeso, la percentuale di obesi tra i teenager si aggira sul
17%. Un numero considerevole pensando che un bambino con un
sovraccarico di peso fin da piccolo ha altissime probabilità di sviluppare nell’età adulta patologie correlate.
Non promette miracoli Arianna Sardei ma dichiara un calo medio
di cinque chilogrammi al mese. Ed è talmente sicura del successo
da attestare che i risultati non raggiunti saranno rimborsati •
51
RUBBRICA SALUTE • A CURA DEL DR. ALESSANDRO LAMPREDA
fattore intollera
Q u ando i l c i bo
p u ò d i v e n ta r e
u n n e m i co :
da una semplice
sensibilizzazione
all’allergia
Cibo, croce e delizia. Se da un lato il cibo è appagante, consolatorio, fa parte delle gioie della vita, dall’altra le pietanze che introduciamo possono riservare insidie e costituire un vero e proprio
attentato per l’equilibrio del nostro organismo. Un diffuso malessere,
infiammazioni, tachicardia, dolori di testa, rush cutaneo, sono talvolta i segnali lanciati dal nostro organismo per dirci che qualcosa in
ciò che mangiamo non va.
“Il fenomeno delle intolleranze alimentari” spiega il dottor Alessandro Lampreda di Medica Group “sta crescendo in modo esponenziale. Un tempo le allergie, di cui l’intolleranza rappresenta
l’anticamera, erano prerogativa del periodo primaverile. Oggi sono
invece patologie presenti in tutti le stagioni dell’anno che, in modo
“democratico”, colpiscono l’intera popolazione”.
Individuare gli alimenti cui si è intolleranti risulta spesso difficile. Per
isolare gli allergeni è necessario ricostruire le abitudini di vita del
paziente, analizzarne la dieta, identificare quelli che possono essere
i cibi che il corpo non sopporta più. Inoltre, quello che inizialmente
appare come un disagio, una lieve intolleranza, è un elemento da
non sottovalutare perché, se trascurato, può peggiorare e trasformarsi in una vera e propria allergia.
L’incremento nel fenomeno è senz’altro imputabile all’ambiente
inquinato in cui viviamo. I residui dell’esplosione nella centrale di
Chernobyl non hanno certo esaurito la loro carica. Così come le
bombe sganciate nell’Adriatico, ai tempi del conflitto in Kosovo, o
le scorie delle lavorazioni industriali, trasportate dai fiumi e sedimen52
anze
tate nel Delta del Po, continuano a condizionare la qualità del nostro territorio. A un ambiente non proprio accogliente, si aggiunge
lo stress quotidiano che accentua una certa sensibilità da parte del
nostro organismo.
Variare il cibo, ed evitare diete monotone. Essere curiosi anche in
ciò che introduciamo, far apprezzare al palato sapori diversi, senza
preclusioni. Si pensi che rispetto al passato, quando l’alimento più
utilizzato in caso di intolleranze era il tacchino, oggi la carne meno
allergizzante risulta essere quella di maiale, poco grassa e più sana.
“Rilevare un’intolleranza” spiega il dottor Lampreda “ha necessità
di un colloquio preventivo con l’allergologo durante il quale, identificati i probabili allergeni, si procede all’accertamento. Attraverso
il patch test e un’analisi di laboratorio, a seguito di un prelievo venoso, vengono individuati alimenti e sostanze che scatenano la
reazione allergica”.
L’utilizzo di farmaci sintomatici, come antistaminici e cortisone, contribuisce al contenimento dei disagi. Successivamente, si può ricorrere a una terapia desensibilizzante con l’utilizzo di un vaccino.
Da tener presente, però, che il corpo è in continuo cambiamento e
quindi anche le intolleranze vanno e vengono.
Bisogna non crearsi eccessive aspettative, consapevoli che la soluzione del problema può essere lunga. Nel frattempo, anche solo
variare la propria dieta può contribuire a migliorare lo stato di salute e, con questo, l’umore •
Alessandro Lampreda,
medico dietologo e
mesoterapista, competente
in medicina del lavoro e
presidente del Poliambulatorio
Medica Group.
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Patroni Griffi, tratto dal suo
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Bolkan, Tony Musante,
Jean-Louis Trintignant,
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54
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SAPORI • A CURA DI MICHELE AMADIO
sapori
La stagione
della focaccia
Andar per erbe
Capretto di
Gambellara
Vini dolci
Virgilio Vignato
È nel territorio di Gambellara
che l’azienda agricola Virgilio
Vignato fonda le sue radici. Qui
racconta con il vino la passione
per una terra unica, ricca di risorse minerali e tradizione. Sabato
23 Marzo, all’enoteca Emmebi di
Marostica, si terrà una degustazione di Focaccia e Colomba
Pasquale Loison accompagnata da vini dolci.
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Una rassegna dedicata alle erbe spontanee. Protagonista il
raccolto dei campi vicentini. I
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Gambellara ai tempi della Serenissima era rinomata per i
suoi “perfettissimi capretti”. Così
scriveva nel suo Comentario il
letterato Ortensio Lando, attivo
a Venezia nella prima metà del
‘500. Oggi i pascoli sulle colline
hanno ceduto il posto alle vigne
della Garganega, ma a tavola il
tradizionale pranzo di Pasqua è
rimasto invariato: capretto allo
spiedo. In abbinamento il Gambellara Classico delle aziende
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La focaccia è il più popolare
tra i dolci pasquali veneti. Si presenta come una pagnotta, e si
ottiene partendo dalla pasta
del pane con farina bianca, cui
vanno aggiunti lievito madre,
uova, zucchero e burro. Sopra
zucchero in granella.
La ricetta si tramanda da generazioni. Come Giuseppe della
Pasticceria Vicentini di Breganze, che segue ancora le regole di papà Siro, che a sua volta
aveva imparato dal “vecio” Milio. Il segreto: solo ingredienti di
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Rubrica sulle tematiche fiscali di interesse generale • A CURA DEL DOTT. GIUSEPPE POZZATO
Il bilancio
“Piove, governo ladro!”. Frase emblematica per dare a chi ci governa la colpa di ogni nostra sventura. Ma che nasconde un pericoloso gioco psicologico: permette a chi la pensa e la dice di
sgravarsi da ogni responsabilità sulle cose che gli capitano. Come
dire: “tanto, non l’ho fatto io!”. Il rischio che si percepisce in questo
momento è che tale concetto si stia impadronendo più del dovuto
delle menti degli imprenditori. È vero che l’Italia non è di certo un
sistema-paese competitivo, con pressione fiscale e costo del lavoro
altissimi, sprechi dell’apparato pubblico ormai fuori controllo e il fare impresa un sesto grado superiore. È altresì vero, però, che molte
aziende faticano o funzionano male perché sono governate da imprenditori e dirigenti culturalmente impreparati al loro difficile ruolo.
Per fare un esempio, quanti di loro sono in grado di leggere e cogliere tutte le sfumature informative contenute nel bilancio d’esercizio?
Quanti sanno comprenderne il ruolo giocato nelle decisioni di gestione strategica e operativa della loro impresa? Sovente capita,
soprattutto nelle realtà piccole e poco strutturate, che il bilancio
sia materia esclusiva dei commercialisti, ai quali delegarne redazione e interpretazione, trasformandoli così negli unici possessori del
“verbo”. Per l’imprenditore conta solo: pagare poche tasse e avere
i saldi positivi nei conti correnti. Peccato, però, che quando questi
ultimi vanno in rosso (cosa adesso molto di moda), sia ormai troppo
tardi per intervenire, nonostante l’aiuto del “divino” commercialista.
La frase di apertura diventa un tormentone e il governo l’unico capro espiatorio della sventurata situazione.
Per inquadrare al meglio il ruolo giocato dal bilancio d’esercizio,
conviene prendere spunto dalla teoria sistemica. Secondo la quale
l’impresa è un sistema artificiale, vitale e cibernetico: è cioè creato dall’uomo, deve sopravvivere in un ambiente esterno, al qua60
le si adatta autoregolandosi utilizzando informazioni. Per capire la
portata di queste definizioni conviene fare un esempio concreto.
L’essere umano, per sopravvivere, deve poter vedere. Attraverso gli
occhi rileva ciò che avviene nel mondo esterno e agisce di conseguenza. A tal fine, l’occhio è dotato della pupilla che si restringe o si
dilata a seconda dell’intensità di luce presente nell’ambiente. È un
meccanismo complesso, che serve per due ragioni: una funzionale,
lasciar passare la giusta quantità di luce affinché i sensori possano
percepire gli stimoli luminosi esterni; l’altra strutturale, troppa luce
potrebbe rovinare la retina e comprometterne il funzionamento futuro. Nella dinamica, semplificando un po’, possiamo dire che una
variabile esterna (la quantità di luce) viene costantemente monitorata e le sue variazioni determinano, a cascata, continue decisioni da parte del sistema nervoso, a sua volta trasmesse al sistema
muscolare, per allargare o restringere il foro. Tale processo rimane
inconscio per ognuno di noi. È la natura che ce lo ha fornito e lo ha
messo a punto nel corso di migliaia di anni di evoluzione.
L’impresa ha lo stesso tipo di problema: una serie di variabili i cui
cambiamenti, proprio perché possono comprometterne l’esistenza, vanno costantemente assecondati attraverso decisioni e azioni.
Ma l’impresa è un’invenzione umana, non della natura. Ciò significa
che sta alla razionalità dell’uomo costruire la macchina e dotarla
dei meccanismi di autoregolazione. Delle infinite variabili presenti
nell’ambiente, quali sono quelle che vanno monitorate? E come
vanno monitorate? Quali sono i limiti entro i quali il sistema è in equilibrio? Se oltrepassa i limiti, quali decisioni e comportamenti vanno presi? E la struttura interna, come va modificata per adattarsi?
Queste sono solo alcune delle innumerevoli domande alle quali
rispondere per raggiungere lo scopo.
d’esercizio
Dott. Giuseppe Pozzato
Commercialista e Revisore
Legale; Presidente di Control
Project System Srl - Centro
studi, formazione e servizi;
Fondatore del Network Modus
Professionisti & Partners.
Sa p e r lo i n t e r p r e t a r e
per vincere la crisi
Logicamente la complessità dell’argomento richiederebbe approfondimenti qui impensabili. Ci limitiamo a un breve accenno ai principi dell’Economia Aziendale “pura” di Aldo Amaduzzi. Secondo
tale studioso, per sopravvivere ogni impresa deve perseguire e poi
mantenere una “condizione prospettica di equilibrio” nelle tre dimensioni: economica (attitudine dell’impresa a produrre con continuità un reddito soddisfacente), finanziaria (correlazione dinamica
tra entrate e uscite) e patrimoniale (rapporto tra mezzi di finanziamento propri e di terzi). Come la quantità di luce per l’occhio,
così le tre dimensioni per l’impresa devono continuamente essere
monitorate, rilevate e trasformate in informazioni utili per prendere
decisioni e azioni di gestione che la mantengano su un sentiero di
sviluppo e di vita.
Qual è lo strumento che più di altri permette questa misurazione? Il
bilancio d’esercizio. Per questo è così importante. Attraverso il Conto Economico, esso consente di cogliere la capacità reddituale e
parte della dinamica finanziaria dell’impresa; attraverso lo Stato
Patrimoniale, di conoscere la struttura patrimoniale e la struttura finanziaria; infine, confrontando i dati così rilevati con le “condizioni
prospettiche di equilibrio”, di modificare eventualmente processi e
strutture interne per adeguarli funzionalmente alle mutate situazioni
ambientali esterne. Ecco spiegato il motivo per cui l’imprenditore
non deve assolutamente delegare la lettura del bilancio al proprio
commercialista. Deve anzi sforzarsi di comprenderne il linguaggio e
afferrare i messaggi, anche i più nascosti. Perché solo lui è il responsabile della sua impresa, anche nei momenti come quello attuale
in cui si fatica persino a sbarcare il lunario •
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61
COMUNICARE L’ARCHITETTURA • A CURA di benedetta dall’agnola
pantheon TV
L e v i ll e v e n e t e
mostrano i loro tesori
62
Gli obiettivi:
Giuliana
Fontanella
presidente irvv
Ville Venete
Italia, culla di un patrimonio culturale inestimabile, che non deve essere ignorato.
É questo l’obiettivo del Festival
delle Ville Venete, la kermesse culturale ideata dall’Istituto Regionale Ville Venete, che
coinvolge tutte le province del
Veneto.
Un viaggio tra i tesori del nostro paese attraverso le dimore storiche del Veneto e del
Friuli Venezia Giulia che sono
state protagoniste di un ciclo
di incontri sul tema “I parchi, i
giardini e la percezione della
bellezza: l’armonia nel paesaggio”.
Numerosi gli eventi straordinari:
mostre, percorsi storici, concerti,
palazzi aperti per l’occasione,
convegni, itinerari naturalistici.
“Pantheon tivù” vi racconterà
tutto questo in …pillole, la bellezza delle Ville Venete in pochi
minuti.
Ogni angolo del Veneto,
nell’eccezione della sua singolarità, è intriso di storia, cultura,
arte da tutelare.
Non prendersi cura dell’arte, è
come buttarla •
“L’iniziativa - ha spiegato la Presidente dell’Istituto Regionale
Ville Venete, Giuliana Fontanella - risponde all’obiettivo di
realizzare azioni di sviluppo e
promozione di uno straordinario e singolare sistema di oltre
quattromila ville e dimore storiche, che caratterizza il Veneto
e il Friuli Venezia Giulia: un patrimonio culturale che qualifica
l’identità di un territorio ricco di
tesori e di valori”.
La manifestazione ha promosso
un percorso sempre più innovativo, capace di riconoscere e
rendere maggiormente fruibili
questi luoghi di cultura e i loro
contesti di straordinario interesse ambientale.
Le numerose proposte in calendario hanno voluto valorizzare,
in particolar modo, il patrimonio
dei parchi e dei giardini delle
ville, lungo un itinerario che ha
toccato tutte le province del
Veneto e il Friuli.
Le tematiche scelte hanno interessato quindi una nuova
dimensione, rivolta alla percezione della bellezza, sotto diversi
profili e alla ricerca dell’armonia nel paesaggio •
Format:
programma di stile e approfondimento giornalistico culturale
Il piano casa in
mostra a villa
caldogno
Il viaggio continua per la troupe
televisiva di “Pantheon non solo
architettura”, amante dell’architettura da sempre, con la tappa
a Villa Caldogno, visitando la
mostra “Il piano casa al tempo
della crisi: il caso vicentino”, organizzata dall’Ordine degli Architetti pianificatori paesaggisti
e conservatori di Vicenza, con il
patrocinio del Comune di Caldogno. L’esposizione si compone di una serie di progetti inviati
agli organizzatori e firmati dagli
architetti vicentini. Strutture residenziali, ma anche ampliamenti di siti industriali, artigianali e
commerciali, già completati o
in fase di definizione, che dimostrano il livello architettonico del
territorio provinciale di Vicenza
seguendo l’applicazione del
nuovo Piano Casa Veneto. Con
la nuova versione del Piano
Casa, accettata in toto dal Comune di Caldogno, è stato stabilito un aumento del 45% della
cubatura per le case di qualità:
al 20% già previsto in passato,
infatti, si è aggiunto un 10% per
l’utilizzo di fonti rinnovabili e un
15% se la riqualificazione energetica riguarda l’intero edificio
e lo porta almeno alla classe B
di efficienza energetica •
Partner:
FOAV (Federazione Ordine degli
Architetti del Veneto)
Sito: www.pantheon.tv
Durata: 30 minuti circa
Email: [email protected]
Cadenza: settimanale
Rubriche:
7Pantheon, Itinerari di Style
Villa Cordellina
Lombardi
ospita Licia
Colò
È stata Licia Colò la testimonial
del convegno su “Il cervello e
la percezione della bellezza:
dall’estetica della mente, alla
civiltà delle Ville Venete”, tenutosi a Villa Cordellina Lombardi.
Durante il convegno è stato
approfondito il tema della percezione della bellezza da un
punto di vista culturale. In questa prima parte hanno portato
i loro contributi Lia Sartori, presidente del Centro Internazionale
di Studi di Architettura Andrea
Palladio, Antonio Foscari, docente dell’Istituto Universitario
di Architettura a Venezia, e Stefano Zecchi dell’Università di
Milano.
La seconda parte, di carattere
scientifico, è stata dedicata al
ruolo del cervello nel complesso processo di costruzione dei
valori, etici ed estetici, su cui si
basa anche la civiltà delle ville
venete.
Al termine è stato assegnato il
premio “Giuseppe Roi” in memoria del marchese vicentino,
creatore dell’omonima Fondazione. Quest’anno il riconoscimento è stato consegnato alle
giovanissime sorelle Elisa e Giulia Scudeller, vero prodigio del
violino. Non poteva che concludere la serata una loro esibizione, una sonata sulle note della
bellezza •
partner di:
Kyoss
Via Bellini, 6 - 36078 Valdagno
Tel. 0445 413660
www.kyoss.it
Canale: Sky EuroItaly Channel
(canale 893)
63
Cosa succede in città
Venezia
co s a s u cc e d e
in città?
Giorgia Riconda
redattrice a Venezia
82 km a est di Kyoss
Golf Lido di
Venezia
Il Bressaglio
Venezia può vantarsi di avere
istituito il più antico “tiro al bersaglio” o poligono di tiro in Italia e
nel Mondo.
Infatti il “BRESSAGLIO” in San Nicolò del Lido di Venezia, venne
costruito nel lontano 1299 sotto il
Dogado di Pietro Gradenigo.
In seguito, con l’affermazione
delle artiglierie, si sentì in Venezia
la necessità di avere a disposizione numerosi uomini pronti e atti al
maneggio di queste nuove armi,
venne così costituita il 31 ottobre
1500 la scuola dei “Bombardieri”. Il luogo esatto dove questi
“Bombardieri” si esercitavano
era nel bersaglio di San Nicolò di
Venezia, accanto alla casa del
Consiglio dei Dieci, a pochi passi dall’attuale poligono di Tiro a
Segno della sezione di Venezia.
Dal 1531 questo “bressagio” venne quindi aperto a tutti i Cittadini ché “intendono sbarare con
shioppio arcobusi”.
Infine, sotto la dominazione Austriaca, il vecchio Bersaglio di
S.Nicolò venne spostato “al di
qua del canale” dove tutt’ora
esiste.
E’ curioso notare che tra i presidenti e fondatori del Bressagio ci
sono personaggi famosi fra cui il
Generale Giorgio Manin, figlio di
quel Daniele Manin che capeggiò l’eroica insurrezione e resistenza di Venezia tra il 1848/1849,
e Giuseppe Garibaldi, vicepresidente nel 1867 •
64
Voga alla
Veneta
Golfvelasciando
Non esiste uno sport più tipico
a Venezia che la Voga Veneta,
sport nato già nel V secolo a seguito delle invasioni degli Unni.
La Voga Veneta è una tecnica
particolare di voga sviluppatasi nell’area della laguna di
Venezia con la quale un solo
rematore munito di uno o due
remi può essere sufficiente per
far avanzare l’imbarcazione. Gli
elementi che la caratterizzano sono vogata in piedi verso
avanti, l’esigenza di muovere
con libertà un remo perfettamente liscio, senza manicotti di
fissaggio, su uno scalmo aperto
(forcola) per facilitare le manovre e la conduzione, data
l’assenza di timone. Ogni imbarcazione tradizionale ha un determinato numero di posti voga
e quelli chiave sono il pope e il
provier. Il primo voga a poppa
determinando la rotta dell’imbarcazione e comandando
l’equipaggio. Il secondo sta a
prua, con la forcola sulla sinistra,
imprime forza e determina la
cadenza della vogata che tutti
i vogatori devono rispettare •
Nella località Alberoni, verso
l’estremità meridionale dell’isola del Lido di Venezia, si trova Il
Golf Club; si tratta di un impianto sportivo storico realizzato nella straordinaria area boschiva
ricca di pini marittimi, pioppi,
salici e gelsi a pochi passi dalle
dune sabbiose create dal mare
e dai venti. La leggenda vuole
che il campo sia stato costruito grazie alle insistenti richieste
di Henry Ford, fondatore della
celebre casa automobilistica,
che nel 1926, ospite dell’Hotel
Excelsior, aveva cercato invano
di giocare a golf al Lido, non
ancora dotato di attrezzature
per uno sport allora molto conosciuto in America ma non in
Italia. Successivamente, la Ciga, Compagnia Italiana Grandi
Alberghi, con l’aiuto del conte
Giuseppe Volpi di Misurata, decise di iniziarne la costruzione.
L’intero campo da golf si trova
all’interno dell’oasi degli Alberoni, protetta dal WWF, e comprende al suo interno alcuni
resti del Forte degli Alberoni. Tra
i personaggi illustri che hanno
giocato su questo percorso ricordiamo Henry Cotton, Johnny
Miller, Tony Jaclin e Lee Treviso. Il
Golf Club ha ospitato importanti manifestazioni quali l’Open
d’Italia e l’Open Seniores •
Il 17 Marzo 2013 prenderà il
via da da Cortina d’Ampezzo
la decima edizione di Golfvelasciando, la combinata tra
bianco, verde e blu, ideata dal
velista e organizzatore di eventi
sportivi Mirko Sguario.
La manifestazione si compone
di tre tappe anticipate da una
fiaccolata per i partecipanti
dal rifugio Averau al Scoiattoli, dove si svolgerà la cena. La
prima tappa avrà inizio appunto la mattina del 17 con l
prova sugli sci - in programma
sulla pista delle 5 Torri a Cortina
-. La seconda tappa, di golf, si
svolgerà il 1° maggio al Lido di
Venezia sui green del Golf Club
Alberoni. Ultima tappa sarà il 2
giugno, sempre a Venezia, con
una grande regata finale •
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Certificazione di Qualità
Cosa succede in città
Milano
co s a s u cc e d e
in città?
Serena Leonardi
designer a Milano
200 km a ovest di Kyoss
tooplay.org
Polisportiva
Milanese
Giocosport
Sport a Milano
La città di Milano, grazie ai numerosi enti, associazioni, onlus e
progetti ricorda ai suoi cittadini
un valore fondamentale della
pratica sportiva: lo sport è per
tutti, agonisti e non, e i suoi benefici non sono solo fisici ma soprattutto sociali e legati a sentimenti
ed emozioni. In una grande città
lo sport si può trasformare in uno
strumento di connessione per intessere relazioni fra persone spesso lontane nel contesto urbano.
E’ inoltre un importante veicolo
di educazione e di aggregazione sociale, capace di creare dei
ponti fra mondi diversi e di ridare
speranza, fiducia e prospettive a
coloro che apparentemente lo
sport non lo potrebbero più praticare •
66
Tooplay.org
è
un’innovativa piattaforma web fondata
dall’Associazione di Promozione
Sociale PlayMore! con lo scopo
di incentivare lo sport a Milano
come occasione di aggregazione sociale. Il portale fornisce
informazioni utili su tutte le discipline praticabili in città e la sua
peculiarità sta nella partecipazione attiva che viene proposta
agli sportivi. Essi vengono infatti
invitati a condividere online la
propria passione fornendo recensioni e commenti riguardo le
strutture in cui le varie discipline
possono essere praticate. Inoltre
il portale si propone di creare
uno spazio di conoscenza per
promuovere incontri sportivi, integrazione fra persone appartenenti a tessuti sociali diversi, stili
di vita più sani e attivi, occasioni
di confronto e crescita •
Lo sport può diventare un fondamentale veicolo di riaffermazione sociale per persone
diversamente abili. A questo
proposito l’onlus “Polisportiva
milanese”, fondata nel 1979,
promuove la diffusione della
pratica sportiva fra individui
con differenti possibilità fisiche,
in modo da trasformarli in atleti e instaurare sentimenti di non
rassegnazione, accrescendo la
consapevolezza di poter superare i propri disagi psicologici.
L’impegno degli ultimi vent’anni nel ricercare spazi, tecnici e
volontari adatti alle varie discipline, fornisce oggi alle persone
diversamente abili ampie possibilità consentendo ad ognuno
di poter scegliere la disciplina
che più si addice alle proprie
capacità fisiche •
Lo sport può avere benefici
evidenti nella salute fisica delle persone, in particolar modo
nei bambini che sempre di più
presentano problemi di obesità.
A questo proposito il progetto
“Giocosport” si propone di promuovere nelle scuole elementari una sorta di “alfabetizzazione
motoria”, in modo da avvicinare i bambini al mondo dello
sport e ad uno stile di vita attivo
e sano tramite attività ludiche.
L’iniziativa, promossa dall’Assessorato allo Sport del Comune di
Milano, con la collaborazione
dell’Ufficio Scolastico Territoriale e del C.O.N.I Provinciale di
Milano, prevede l’inserimento di
un docente qualificato in ogni
scuola aderente, in modo da
svolgere attività di consulenza
e supporto all’organizzazione
e allo svolgimento delle attività
motorie da inserire nel piano
educativo dei bambini •
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Cosa succede in città
Cortina
co s a s u cc e d e
in città?
Anna Chiara Brighenti
architetto
a Cortina d’Ampezzo
200 km a nord-est di Kyoss
Il Polo “on
snow” a Cortina
Vie ferrate
invernali
Sci alpino
Cortina Winter Polo: l’appuntamento del polo “on snow” si
rinnova da oltre vent’anni. Un
evento nato nel 1989 sull’esempio del torneo organizzato a
St. Moritz già nel 1985. La prima
location fu il lago di Landro, tra
Cortina e Dobbiaco, all’ombra
delle ripide pareti del Monte
Cristallo. Due anni dopo il torneo venne spostato sul lago di
Misurina, in una magnifica posizione aperta e assolata, adagiata ai piedi delle Tre Cime di
Lavaredo e del Monte Sorapis.
Nel 2002 l’inizio di un nuovo ciclo completamente rinnovato
che ha portato alla nascita del
“Cortina Winter Polo Gold Cup”.
Una
nuova
organizzazione,
nuovi giocatori, nuovi sponsor,
ma sempre con lo stesso spirito. Il torneo su neve di Cortina
è assunto al novero dei migliori
eventi nel panorama mondiale
del polo, da tutti riconosciuto
come una delle più affascinanti
sedi di gioco. La Cortina Winter
Polo Audi Gold Cup cambia
quest’anno forzatamente sede.
Il torneo si svolgerà dal 17 al 23
febbraio a Cortina d’Ampezzo, in Località Fiames nell’area
del Centro Fondo. La superficie
ghiacciata del lago di Misurina
(Auronzo di Cadore), tradizionale ospite del celebre torneo
ampezzano, non ha infatti raggiunto il sufficiente spessore per
consentire lo svolgimento del
torneo •
68
Ciaspe
Un classico intramontabile. Con
discese di ogni ordine e grado di difficoltà, il comprensorio
di Cortina fa parte di Dolomiti Superski, il carosello sciistico
numero uno al mondo che unisce 12 località con un solo skipass per 450 impianti di risalita
e 1.220 chilometri di piste percorribili. Settantadue le piste
ampezzane per un totale di 120
chilometri su 1.715 metri di dislivello cui si accede grazie a 38
impianti di risalita (5 funivie, 26
seggiovie e 5 skilift). Imperdibile
per i fedelissimi dello sci alpino
è la Pista Vitelli, nella ski-area
Tondi-Faloria dove lo scii magicamente rallenta: da sport diventa spettacolo panoramico,
grazie a speciali points view allestiti lungo il percorso con soste
e tappe rigeneratrici •
Salire una via ferrata in inverno
è sicuramente un’attività insolita, riservata a veri appassionati.
Un’esperienza per sfidare i brividi dell’alta quota, anche quando le arrampicate sembrano
off-limits. Un fascino particolare
lo riservano la Via ferrata Alpini
al Col dei Bos (di media difficoltà) e l’impegnativa, ma di grande soddisfazione, Via ferrata Sci
18. Le guide alpine di Cortina –
una delle località con maggior
numero di vie ferrate che, tra le
Dolomiti, hanno fatto la storia
di questo sport – organizzano
escursioni per accompagnare i
più avventurosi in questa esperienza unica •
Ciaspe “off-line”, per assaporare appieno il lusso del silenzio
e tornare a sentirsi un tutt’uno
con la natura. A Cortina ci sono quattro percorsi, veri e propri
paradisi della quiete, dove non
un trillo di cellulare disturberà
l’andare del viandante. È così
che i rumori della tecnologia
lasciano il posto al suono della
natura. Per un tuffo nella storia
è possibile visitare le postazioni
militari della Grande Guerra –
caposaldo di Cima Col Gallina
– accompagnati da una guida
alpina e da figuranti in divisa
d’epoca: un percorso di un’ora
e mezzo, adatto anche ai più
piccoli •
Londra
co s a s u cc e d e
in città?
Fuggire da
Londra: le
scogliere di
Hastings
Adatto a chi ha bisogno di uno
stacco dalla vita metropolitana. La fuga da Londra è facile:
40 minuti di treno, dalla stazione
di Charing Cross, siete subito ad
Hastings. Ad attendervi, spiagge e passeggiate costiere di
particolare bellezza. Il cammino consigliato è di 10 km e dura all’incirca 3 ore, in un anello
che inizia attraversando il centro storico di Hastings, prosegue
sul lungomare di Rock-A-Nore,
con le sue svettanti costruzioni in legno, alte e nere, dove i
pescatori mettevano le reti da
pesca ad asciugare, per poi
arrampicarsi in una ripida pista
sulla scogliera. Troverete alla vostra destra la funicolare Oriente Hill. Si percorrono poi boschi
e zone ideali per i pic-nic, fino
a raggiungere la casa di Titus Oates, lo spergiuro che nel
1678 dichiarò di aver scoperto
un complotto papista per uccidere Carlo II e sostituirlo con il
fratello cattolico Giacomo: 80
persone furono imprigionate a
alcune condannate a morte
prima che lui ammettesse di
aver inventato tutta la faccenda. Da qui in un attimo si arriva
alle rovine del Castello di Hastings. E siete di ritorno •
Alessandra Plichero
Consulente aziendale di
comunicazione e relazioni
pubbliche a Londra
1500 km a nord di Kyoss
Correre a
Londra: la
Virgin London
Marathon 2013
Chiudersi in
casa a Londra:
meglio con la
Ciclotte
Una delle maratone più note
al mondo, quella di Londra, da
tre anni brandizzata Virgin, si
correrà il prossimo 21 di Aprile.
Richiama migliaia di maratoneti (o meglio quelle migliaia che
riescono a farsi ammettere) e
spettatori da tutti i continenti
anche per i buffi costumi talvolta scelti dagli atleti. È un evento
importante per le mirabolanti
cifre che raccoglie a favore di
cause filantropiche. L’obiettivo
di Virgin Money, la fondazione
non profit che si occupa della
raccolta fondi, è di raggiungere
in 5 anni la considerevole somma di 250 milioni di sterline da
devolvere in beneficienza, ricerca medica, sostegno di opere
sociali. Si corre lungo il Tamigi,
ed è vinta in genere da atleti
kenioti, come nel 2011, quando
il vincitore Emmanuel Mutai, la
completò nel tempo record di
2:02.40 •
Tra il dubbio se correre la maratona o scappare da Londra durante la maratona, c’è una terza
opzione per fare sport e farsi i fatti
propri, in santa pace e pure con
stile. Comprare una super cyclette anzi una Steelish Ciclotte da
8.800 sterline che, soprattutto
nell’edizione limitata color oro,
ha il pregio di poter stare in salotto senza sembrare un inutile
ingombro di scarsa utilità. Vi potrete raccontare, quando inevitabilmente vi stuferete di usarla,
che perlomeno come elemento
d’arredo fa la sua degna figura •
Deloitte RAB,
l’Inghilterra
in bici
Dalla Scozia alla Cornovaglia in
bicicletta con un bel gruppo di
ciclisti più o meno allenati, ecco
un sistema che piacerà tanto
agli sportivi per visitare l’Inghilterra end-to-end. La Deloitte
Ride Across Britain (www.rideacrossbritain.com) quest’anno si
terrà nei giorni dall’8 al 16 giugno. L’intero percorso è di 960
miglia e si prevedono circa 100
miglia (160 km) al giorno tra i
paesaggi più suggestivi del Regno Unito, brulle brughiere, verdi vallate, panoramiche strade
costiere e maestosi altipiani.
Solo per i veri appassionati di
bici •
69
Lo spazio commerciale del futuro
prossimamente a Vicenza
Lungo la Statale 246 che da Montecchio Maggiore porta a Valdagno, è prevista
la realizzazione di un edificio interamente ad uso commerciale.La possibilità di
comprare uno spazio al suo interno vanterà non solo il prestigio di essere inseriti
una struttura nuova, concepita totalmente per le attività commerciali, ma anche,
sarà di grande vantaggio la posizione strategica della stessa.
70
PRESENTAZIONE DI ANGELO COLLA
l’inedito
d i N ERI P O ZZ A
“Eliseo e altre persone tra
città e campagna dopo il 1945”
Con questa puntata si chiude il primo dei due racconti che compongono l’inedito di Neri Pozza, quello che ha per protagonista
Eliseo. L’ultima puntata sarà dedicata ad un noto personaggio vicentino. A beneficio dei nuovi lettori di Kyoss si ripete la presentazione di Angelo Colla.
Questo racconto lungo appartiene alla letteratura di memoria che
Neri Pozza ha coltivato durante tutta la sua vita producendo libri
importanti come Comedia familiare, Una città per la vita, L’ultimo
della classe, Il pidocchio di ferro, Gli anni ideali, Libertà di vivere e
L’educazione cattolica, nutriti di materia autobiografica e incentrati soprattutto sulla città di Vicenza.
In quest’ultimo inedito, invece, le vicende narrate si collocano tra
Valmarana sui Colli Berici, Ponte San Michele e contrà Do Rode dove abitano i tre protagonisti del racconto: Eliseo, Salvatore e Virgilio.
Ma la scena principale è quella dei Berici, dove si ritira a vivere Eliseo, che permette a Neri Pozza di affrontare il tema della vita solitaria in un ambiente naturale dominato dai ritmi lenti che conciliano
la riflessione e che lui, tipico uomo di città e d’azione, non aveva
ancora affrontato.
Chi narra è Salvatore, il nome che Neri Pozza usa per se stesso nei
romanzi autobiografici, amico del più giovane Virgilio, che altri non
è che Virgilio Scapin, e del più anziano (ma solo di due anni) Eliseo.
È costui il personaggio principale, e dei tre il meno noto ai vicentini
d’oggi. Nella realtà si chiamava Achille Girotto che fin da giovane
aveva dimostrato grandi propensioni alla scrittura letteraria per cui
Neri Pozza sperava di farne un autore della sua casa editrice come
gli era riuscito per altri (Parise, Bandini). Ma non gli riuscì, perché quel
suo amico, dice, «era di carattere selvatico e di un talento oscuro
e poco comprensibile». Di Achille Girotto Neri Pozza dovette accontentarsi di pubblicare, postumo, un libretto di poesie in dialetto
intitolato Primavera, all’inizio del quale dà qualche informazione sul
personaggio che tornerà utile anche ai lettori di questo inedito, e
Kyoss ringrazia
che perciò trascrivo qui di seguito. «Achille Girotto, nato a Vicenza
il 21 marzo 1910, qui deceduto il 3 agosto 1983. Fece studi irregolari:
prima all’Istituto Industriale “A. Rossi” di Vicenza (fino al 4° anno) poi
all’Istituto d’agraria “Pastori” di Brescia, dove si diplomò nel 1933.
Assolti gli obblighi militari, si imbarcò, nel 1937, col fratello Giulio per
l’Abissinia, attratto dalle fortune di cui sentivano parlare gli amici. I
due giovani caricarono su una nave un camion, col quale percorrere le strade dell’Eritrea ad Addis-Abeba facendo moneta. Il fratello Giulio morì in un’imboscata nell’Abissinia del sud nel 1941, Achille
venne fatto prigioniero da una colonna anglo-indù e trasferito in
India, nel campo di Yoly. Qui visse sei anni.
Rientrato in Italia nel 1947, si inventò ogni professione possibile pur
di guadagnare, e fece perfino l’allevatore di trote. Morta la madre
nel 1956, ed entrato in possesso della parte di patrimonio che gli
spettava, Achille continuò a vivacchiare passando da un mestiere
all’altro senza costruire quello che si era ripromesso, un piccolo libro
di racconti e poesie».
E questo tentativo fallito di fargli scrivere qualcosa in vita dà il destro
a Neri Pozza per dialogare con lui sulla necessità o l’utilità della scrittura di memoria, che è il secondo tema importante che percorre
tutto il racconto.
Un’ultima informazione: Achille Girotto è il protagonista anche di
un altro libro, Una maschia gioventù, scritto dal terzo attore della
commedia narrata qui da Pozza, lo scrittore-libraio Virgilio Scapin,
che – mi rivelò quando glielo pubblicai con la sigla editoriale Neri
Pozza nel 1998 – si basava su un quadernetto di memorie africane
dell’amico Achille •
I SUPERMERCATI ITALIANI per il contributo che ha reso possibile la pubblicazione.
buona lettura
71
Kyoss - L’inedito di Neri Pozza
Eliseo e altre persone fra città e campagna dopo il 1945
L
e voci maliziose che correvano sul conto di Eliseo a proposito delle ragazzine, era vero. Lo aveva assicurato un suo
giovane competitore, cronista del giornale, che glie ne aveva disputata una, senza successo.
“Perchè lui ha i soldi.” - diceva il cronista.
Non era vero, Eliseo non barattava i favori dell’innamorata con denari, non era suo costume. Le regalava delle boccette
di profumo fatto da lui. Ne aveva in casa le essenze, decine e decine di ampolle. A far profumi delicati di mughetto, di
gelsomino e di altri fiori, pareva avesse imparato in Abissinia o in India, da un certo santone-pifferaio, che ammansiva
i serpenti al suono del suo zuffolo. Anche Virgilio aveva raccolto la notizia dei profumi, e perché trovasse credito
aggiungeva che in India, Eliseo aveva distillato alcol dai pomodori e dalle patate, insomma da ogni tubero che si
prestasse; e aveva venduto il prodotto ai nativi guadagnando sacchetti di rupie-campo; che era la moneta corrente fra i
prigionieri.
Ora Eliseo girava al largo: sia dalla libreria che dalla mia casa sul ponte. Forse aveva ripreso in mano le carte, affondato
le mani nella polvere dei giornali in mezzo ai quali erano finite, per acchiappare il filo del racconto da scrivere da qualche
vecchia storia. Bisognava pure che trovasse il bandolo del suo mondo. “Quasi ogni sera/ quando ritorno dalla strada/
scrivo al tuo piccolo cuore che mi fa pena/ .”
A ventun anni l’aveva scritta. “Scrivo dei muri/ della mia povera casa che non mi piace/ del campanello indifferente/
dell’orologio che non batte l’ora..../”
Cose di scuola. Ma intanto le chiacchiere fastidiose sulle ragazzine di Eliseo avevano irritato Virgilio a tal punto che una
sera di settembre gli fece sapere che saremmo arrivati a cena. Voleva parlargli. Eliseo fissò per le otto, disse che avremmo
trovato il cancello e la porta di casa aperti, e il pranzo preparato.
Lungo la strada Virgilio venne colto dal dubbio: che in tavola dell’amico mancassero alcune finezze; non per avarizia
ma per distrazione. E mi trascinò nel negozio in piazza di Panarotto: ordinò prosciutto crudo, formaggio piccante, un
grosso pane toscano e un fiaschetto di Brolio. Fece mettere la roba dentro un sacchetto e disse che, così armato, si sentiva
tranquillo.
Arrivati in contra’ San Pietro trovammo il cancello aperto; e mentre percorrevamo il brolo dicevo che Eliseo aveva
imparato a fare i brodetti di pesce al tempo del suo sodalizio col De Capnist e le vasche delle trote; e che i filetti
affumicati da lui dovevano essere eccellenti.
La porta di casa era aperta ma nelle stanze non c’era nessuno. Soltanto la sala da pranzo, col tavolo rotondo, era coperta di
pile di piatti e tegami usati con avanzi di cibo, le forchette unte sparse sulla tovaglia, le tazze col fondo violaceo. Nell’aria
c’era un cattivo odore di cibi acidi. I mucchi delle stoviglie messe in pila erano enormi.
“Il solito disordinato,” - aveva detto sottovoce Virgilio, come se si fosse aspettato lo spettacolo; e cominciava a portare in
cucina le stoviglie e le tazze; ma l’acquaio e il ripiano erano colmi di altrettanti piatti usati, e i coltelli d’acciaio avevano
macchie di ruggine.
Lo avevo seguito con altri tegami e stoviglie, ma poichè non trovavo spazio per posarli li mettevo per terra.
Sgomberata la tavola finimmo per liberare le sedie. Poi Virgilio, aperto un cassetto ne aveva tolto una tovaglia gialla di
bucato e alcuni mantini, i bicchieri dalla vetrina. “Come riesca a vivere nella porcheria di questo caos,” - dicevo - “non
capisco.”
“Le bambine lo hanno distratto,” - diceva Virgilio; e metteva i due soli piatti puliti che aveva trovato nella credenza e
distendeva sul primo l’involto del prosciutto.
“Questo per il brodetto di pesce,” - diceva; apriva il fiaschetto del vino, ne versava un goccio.
Mentre stavo seduto, incapace di parlare, Virgilio sbirciava intorno. Aveva trovato in un cassetto della credenza, una fila
di bottigliette scure. “Non sono quelle dei profumi,” - diceva sorridendo - “ma per fare i vini all’istante.”
Sui vetri opachi della finestra grande cadevano le tende ricamate in viola. “Sembra un paramento funebre,” - dicevo.
“Perchè non sono lavate da qualche anno,” - replicava Virgilio. - “Se vorrai andare in bagno, la porta è la prima dopo
l’ingresso. Non ci far caso se vedi nella vasca grande, con una spanna d’acqua, nuotare un bel ramarro verde. Lo ha
catturato lui, nei dintorni della campagna con le vasche delle trote.”
“E quando deve fare il bagno?” - domandavo.
“Quando deve lavarsi mette il ramarro in un secchio d’acqua.”
“Ma dove si sarà ficcato Eliseo?” - domandavo - “Sono quasi le nove.”
• Opera di Neri Pozza,
NUDO - bronzo 70 x 31 cm.
Palazzo Chiericati di Vicenza.
Kyoss - L’inedito di Neri Pozza
Infatti, fra i ricami delle tende si vedeva il cielo stellato.
“Forse,” - dicevo - “i filetti affumicati sono nel frigo.”
“Io, intanto,” - rispondeva lui - “mangio del mio.” E metteva in bocca pane e prosciutto.
Bevette un bicchiere di vino: “Eccellente.” - diceva.
Il prosciutto era quasi finito, il fiaschetto semivuoto. Pizzicava qualche pezzetto di formaggio. Dicevo: “Tu te l’aspettavi
che Eliseo facesse un tiro del genere?”
“Nemmeno per sogno,” - rispondeva - “pensavo che potesse tardare, e intanto noi ci saremmo bagnati il becco con questo
rosolio, e assaggiato qualcosa mentre lui finiva di cuocere il brodetto di pesce. Non supponevo che ci avrebbe ricevuto col
caos che c’era in tavola. Arriverà, e glie le canteremo.”
Non c’era asprezza nel discorso di Virgilio, quasi volesse rispondere al disordine dell’amico con un tratto di noncuranza
previsto e forse atteso. Del resto, aveva aggiunto, il brodetto di pesce non lo avrebbe nemmeno assaggiato. Quanto ai
filetti di trota affumicati, beh, doveva vedere e decidere dopo che li avessi assaggiati io, sulla punta della forchetta; ma
intanto continuava a girare gli occhi per la stanza come dovesse scoprire qualche cosa che, sedendo a tavola, gli era
sfuggito. Notò i fili di ragno attorno al lampadario e li indicò col dito.
Arrivò Eliseo che batteva la campana all’orologio di san Pietro, entrò senz’affanno, disse che si scusava del ritardo ma
che aveva pensato a noi come amici di casa; cioè che saremmo entrati. Portava un sacchetto. “Vado a farvi subito il
brodetto.” - diceva andando in cucina.
“Lascia stare il brodetto,” - gli replicava Virgilio risoluto - “abbiamo già mangiato cose comprate per strada. Il brodetto te
lo farei per te, domani, o la settimana ventura.”
“Allora,” - diceva lui - “vi servo i filettini affumicati.”
Aperta una credenza vi aveva tolto una terrina dove i filetti, allineati, erano coperti d’olio, per portarla in tavola.
“Aspettate, vi lavo qualche piatto. Sapete,” - diceva Eliseo - “la donna di casa non viene da una settimana. E allora...”
“Lascia stare i piatti e porta qualche forchetta pulita,” - dicevo io brusco.
Portava delle forchettine da dessert. “Vedo che il vino è finito,” - diceva sorridendo - “adesso vi faccio un buon
Borgogna.”
Stavamo a guardare il suo traffico senza parlare. Virgilio aveva la bocca disgustata dal sapore dei filetti. La bottiglia da
un litro, trasparente, era piena d’acqua. Eliseo l’aveva messa sulla credenza e adesso consultava le sue boccette sulla
mensola. Così cominciò a lasciar cadere nell’acqua qualche goccia della prima e della seconda. Con la terza fu più
generoso. La quarta l’aveva fiutata prima di assaggiare. Aveva portato sulla credenza un bicchiere. Armeggiò ancora con
la bottiglietta che aveva davanti, chiuse la bottiglia e la scosse. Ancora qualche goccia presa qua e là dalle boccette, e
infine alzò la bottiglia alla luce. Il liquido aveva un bel colore rubino scuro.
Andò a sciacquare i nostri bicchieri; poi, guardandoci dall’alto, versò nel mio e in quello di Virgilio. “Senti, matto,” diceva costui - “non hai intenzione di avvelenarci!”
“Sai il provebio,” - diceva Eliseo sorridente - “anche con l’uva si può fare il vino. Anzi si può fare un buonissimo sidro
con le mele e con i fichi, basta, quando è riposato, correggergli il dolciastro e abbassargli la gradazione alcolica, che al
solito è alta.”
“Non farcela lunga. Versa un goccio e gusteremo il veleno.”
Bevette Eliseo per primo. “Per essere un vero Borgogna bisognerebbe averlo invecchiato,” - diceva. “Un po’ più di
tannino e di estratto di palissandro.”
Pareva che Virgilio non credesse al suo palato. “Buono, stròlego,” - diceva e allungava il bicchiere. Eliseo versava.
“Adesso, coi filetti di trota affumicata vi preparo un Sauvignon,” - diceva.
“No, basta”, - dicevo - “non preparare nulla. Mi dispiace che non si sia stati insieme, la cena era soltanto un pretesto.”
“Ma non sono ancora le dieci, e la sera è lunga, - diceva.
“Sarà lunga per te,” - rispondevo - “l’ho capito, devi lavorare, devi scrivere immagino. Ti ricordi di quel lungo poema che
avevi abbozzato, così mi hai detto, due anni fa? Questa mi sembra la notte adatta per lavorarci.”
“Ma non ne ho nessuna voglia.” - diceva Eliseo - “di scrivere stanotte. Sai sono stato occupato con un affare molto
laborioso.”
“Si capisce da come sei ridotto” - borbottava Virgilio alle sue spalle - “la giacca infangata, strisciata di erba sul dorso, due
strappetti alle maniche.”
“Eh, sai, quando si è alle vasche delle trote non ci si sta mica per pensare all’abito.”
“Grazie per il brodetto. Quanto ai filetti sott’olio sapevano troppo di fumo,” - diceva Virgilio.
“Beh, grazie lo stesso,” - diceva Eliseo.
“Di che cosa ci ringrazi?” - domandavo io chiudendo l’uscio.
Eliseo e altre persone fra città e campagna dopo il 1945 - Decimo capitolo
D
a quella sera disgraziata Eliseo era scomparso. Sapemmo che era salito al suo podere a Valmarana per i soliti inutili
raccolti, starsene a guardare le colline celesti e brunite dal sole estivo. O forse parlare con quel contadino, suo familiare.
“Come mai le noci, l’anno scorso, erano tutte bacate?”
“Ah, la pianta era stata brinata quand’era in fiore.”
“E i fichi della resta, così piccoli e senza sugo. Cosa mi dite?”
“Signore” - replicava quella perla del contadino - “lo sapete anche voi che cosa succede a un albero in fiore quando si
copre di brina. Ogni pianta vuole il suo clima, cadevano dall’albero i fioretti che era una pietà.”
“Poveri fioretti,” - bisbigliava Eliseo.
Un giorno aveva telefonato a Virgilio per avere a prestito un dizionario, e sillabato Fanfani e Rigutini come si trattasse
dell’ultima novità del giorno. “Troppo vecchio, scrivi a qualche antiquario,” - gli aveva replicato Virgilio.
“Cosa dici? Una bellezza di vocabolario come quello,” - rispondeva Eliseo con voce chioccia. “Una bellezza con la
muffa!” - rispondeva Virgilio “Vieni in libreria a vedere quanti vocabolari nuovi sono usciti in vent’anni.”
Non voleva lasciare la conversazione senza averlo punzecchiato perfidamente. Non per nulla ascoltava i pettegolezzi
che correvano su di lui, da una bocca all’altra delle sue clienti lazzarone. Così gli rinfacciò al telefono non soltanto
la smemoratezza e l’accidia del carattere, ma gli riferì un paio di casi ridicoli, nei quali era incappato per eccesso di
entusiasmo. “Chiamiamolo entusiasmo,” - aveva sottolineato Virgilio. “Dovresti stare attento, bello mio, con le ragazzole,
farti mostrare almeno la carta d’identità.”
“Se mi sei amico, non devi dare ascolto a queste chiacchiere,” - aveva risposto Eliseo con voce distesa.
“Proprio perchè ti sono amico parlo così. Ora sai come regolarti.”
“Grazie, sono tutte maldicenze. Però si potrebbe andare a cena, una sera. Non da me. Lo so che ve la siete presa,” aggiungeva - “intendo andar fuori, in collina. Ci sono tanti bei posti dove si può mangiare e discorrere. Una sera, prima
che arrivi l’autunno. Da Angelo, per esempio. Poi si sta in cortile, sotto gli alberi. Non hai un’idea quanto mi riposi il
pensiero di stare lassù, in cortile, sotto gli alberi a gustare la brezza mentre viene notte...”
“Va bene, va bene,” - diceva Virgilio riattaccando il ricevitore.
Cosa lo avesse sviato dalle sue ipotetiche pratiche sessuali, e obbligato a lasciare la campagna, le vasche delle trote e
l’idea di avviare il commercio dei filetti di pesce affumicati, lo si seppe presto. Era tornato ad abitare, con l’inverno
inclemente, la sua casa in contra’ San Pietro, forse riordinata da qualcuna delle sue governanti. Pareva ne avesse una sui
sessanta, segaligna, meticolosa e dispettosa, che sbrigava ogni giorno le faccende di casa. Eliseo ne conosceva gli orari
ed evitava di incontrarla. Con lei che girava per le stanze, sbatacchiando le porte e facendo scrosciare l’acqua nel bagno
(aveva liberato nell’orto il ramarro verde, che nuotava da settimane in cinque centimetri d’acqua), diceva di non riuscire a
concentrarsi e lavorare; e Virgilio, suo confidente, gli replicava per sapere cosa stesse scrivendo. Ed Eliseo, ormai con la
lingua legata, non dava titoli, nero su bianco non ne aveva bisogno, i titoli vengono ultimi.
Era la solita bugia. Ma Virgilio, che di libri aveva pratica, incalzava: “Insomma, in tanti anni che scrivi, come dici tu, nero
su bianco, non sei capace di mettere insieme un libretto di sessanta pagine?”
Ed Eliseo: “Sicuro, un libretto. Ci sto pensando davvero. Sai che i grossi libri mi spaventano, sono pieni di fatti inutili.
Voglio dire: poche pagine nuove...”
“Avanti, allora,” - diceva Virgilio improvvisamente persuaso dalla codiscendenza dell’amico - “ne parlo con Salvatore.
Sai, è indispensabile che il libretto esca...”
“Non subito, aspetta. Sai, qualche ritocco, all’ultimo momento, è indispensabile. Uno ci ripensa... qualche giorno,
insomma.”
“Qualche giorno,” - echeggiava Virgilio sbirciandolo con l’occhio malizioso mentre quello usciva.
Era arrivata in quei giorni da Roma una troupe di cinematografi, con l’armamentario di autofurgoni, gru, automobili; e gli
operatori avevano fatto il giro dei borghi di Vicenza, alle Barche e a Santa Lucia, piazzato le loro macchine da ripresa nei
posti più squallidi. Avevano, diceva un tecnico che girava col monocolo incastrato nell’orbita, bisogno di case diroccate e
di gente lurida: insomma di tagli che ricordassero gli anni dell’immediato dopoguerra; ed Eliseo era stato visto col gruppo
degli operatori che aveva pilotato anche in contra’ San Pietro.
Bello, aveva detto l’aiuto regista, il brolo lungo col porticato che portava alle scale e all’appartamento di Eliseo; e aveva
ordinato qualche ciack: tanto per vedere come assestarlo nel film, che doveva essere un film secco, crudo, senza pietà, per
palati forti.
Eliseo, fin dal mattino, seguiva le bande dei cinematografi; e ovunque non lo tirassero s’intrufolava coi bisognosi di
informazioni; e quando era ascoltato dava alle bande ordini di marcia e di trasferimenti da una periferia all’altra della
città. Saltava sul predellino di un autofurgone, e appiccato a un palo di ferro guidava l’autista per i meandri. Lo slargo
di Barriera Eretenia, col teatro crollato e le macerie appena ammassate, la chiesetta lebbrosa delle Grazie e i vicoli che
salivano in via Fascina, mandarono in estasi il regista.
Kyoss - L’inedito di Neri Pozza
“Ma chi è,” - gridava dentro il megafono - “chi è questo raccattapalle che conosce così bene la città?”
Glielo presentarono. “Peccato che lei sia così basso di statura,” - aveva detto il regista. “Fategli un provino.” E continuava
a guardarlo. “Uno e sessanta, signore,” - replicava Eliseo rizzandosi. Gli operatori lo fecero muovere tra le rovine e il suo
provino venne fatto all’istante.
Eliseo trovò il tempo per mettere il naso in libreria da Virgilio.
“Ciao, attore,” - gli aveva strillato l’amico.
“Novità, grandi novità,” - diceva Eliseo dall’uscio socchiuso.
“Farai carriera,” - gli aveva replicato Virgilio - “sei tagliato per fare comedie.”
“Beh, non è un mestiere onorato?” - faceva in tempo a dire Eliseo.
Era scomparso, ma non così velocemente che Virgilio non facesse in tempo ad arrivare alla porta e vedere che gli correva
vicino una ragazzola popputa con tanti capelli e le sottane sopra il ginocchio. Aveva belle gambe da atleta e scarpette da
ginnastica.
La troupe cominciò a girare gli esterni e arrivarono gli attori di gran nome. Sulla piazza la gente faceva festa a Tognazzi,
il commissario Pepe, protagonista, e altre zaccole di contorno. Pareva che Eliseo, scritturato per alcune pose come ex
comandante fascista, fosse ai sette cieli. Lo vestirono da seniore e venne issato su una vecchia torpedo. Andava in fuga
con altri rannicchiati sui sedili e coperti dei loro mantelloni. Soltanto lui, ritto in piedi, sfidava la folla dei poveri cittadini
che aspettavano il passaggio dell’automobile; e rischiò - ma questo lo raccontarono più tardi - di essere preso sotto il tiro
di pomodori marci. Le macchine da presa erano appostate nei luoghi tòpici per non dover ripetere il passaggio; e quelli
che risero di quella processione (c’erano altre carrette di rinforzo alla vecchia torpedo) vennero tirati in primo piano. Era
andata bene, diceva il regista, buona buona, ripeteva. “Quel comandante è un attore nato. Me lo porterei a Roma se non
fosse un nano. È un peccato. Ma ci verrà per alcuni interni. Me lo devo studiare.”
A Roma, Eliseo ci stette quattro giorni; e quando tornò a Vicenza, scombussolato e distratto da quella avventura, salì
al suo podere di Valmarana. I raccolti erano già finiti. Nessuno seppe cosa ci stava a fare. Ormai calava novembre, una
pioggerella sottile aveva sfantato gli ultimi calori dell’estate di San Martino. Faceva freddo. Allora Eliseo tornò nella casa
di borgo San Pietro e di là si fece vivo con Virgilio, telefonando in libreria.
“Aspetto un paio di contatti importanti da Roma,” - aveva esordito - “sai, la produzione tiene molto in conto gli attori
“spontanei”. Quelli di professione sono pieni di vizi teatrali; e costano un occhio. Noi, con centomila lire a posa siamo
soddisfatti. Capirai, se viene in taglio il soggetto, sono quattrini sonanti.”
“Mi fa piacere che tu abbia trovato la tua strada,” - diceva Virgilio con ironia - “non capita a tutti, compiuti i cinquanta.”
C’era stata una pausa di silenzio.
“Sai, le occasioni, magari vengono tardi,” - diceva Eliseo.
“E il libretto che avevi promesso?”
“Ce l’ho sul tavolo, lo sto ritoccando qua e là.”
“Non ritoccarlo troppo,” - diceva Virgilio. “Sai, a furia di toccare e ritoccare, te ne stanchi. Come con le ragazzole del
cinema. Le tocchi e le ritocchi, e ti viene uno stufezzo...”
“Lascia perdere,” - diceva Eliseo. E l’altro, che non mollava: “Il fatto è che le ragazzole sono tante. Via una e sotto
un’altra.”
Avevano riappeso. I contratti dai produttori romani non erano mai arrivati a Vicenza, era passato l’inverno ed Eliseo
aveva visto, in prima visione, il film, le sue apparizioni fulminee. Durante il montaggio erano state tagliate alcune scene.
Soltanto quella del passaggio per il Corso, sulla torpedo, cioè quella della fuga dei camerati, aveva una sua consistenza;
ed Eliseo se l’era vista e rivista senza gusto. Pareva fosse tornato a Roma di sua iniziativa ma senza successo; ed era
risalito - era ormai aprile - al suo podere col brolo di Valmarana.
Forse, borbottava Virgilio, questa era la volta buona perchè finisse - deluso da quella sciocca avventura - il libretto che
aveva sul tavolo da anni. Bisognava che Eliseo la smettesse con le sue manie di perfezionismo.
A questo punto, proprio in un angolo della libreria, Salvatore aveva detto a Virgilio di mettersi l’anima in pace. Quel
libretto favoleggiato da Eliseo non esisteva. Voleva dire, non era maiscesa sulla carta dalla testa dell’amico. Si trattava di
una serie di idee senza radici; perchè un libro è come un figlio nella pancia di sua madre: a un certo punto devi partorirlo,
dargli aria, farlo respirare; altrimenti muore, o muore la madre.
Eliseo non sarebbe morto. Quindi Virgilio non strolegasse più con le chiacchiere di Eliseo, lo lasciasse alle sue
immaginazioni. Poteva vivere delle sue rendite, e vivere a modo proprio. Il problema vero era lasciarlo parlare,
fantasticare senza credergli, chiudere gli occhi sulle sue vaghe follie con le ragazzole.
Virgilio aveva ascoltato in silenzio. Un vecchio amico è tale, diceva Salvatore, resta tale anche se imbroglia le carte.
Erano loro i colpevoli che gli avevano creduto, e continuavano a seguire le sue promesse come realtà. Dovevano divertirsi
dei suoi progetti, non domandare più. Sarebbe stato lui, un giorno, a cercare quelli con i quali era vissuto, per ricapitolare
la vita fra distrazioni di ogni genere; e forse sarebbe arrivato portando quel mazzetto di carte tante volte promesso e sul
quale era caduta la polvere degli anni.
1986
Kyoss - L’inedito di Neri Pozza
• Neri Pozza, (Vicenza 1912-1988)
Ritratto di donna, 1939
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