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6 6
( 2 0 1 2 )
6 4 1 - 6 6 2
A RT I C O L I
L’ORAZIONE NEGLI
ESERCIZI SPIRITUALI DI
IGNAZIO DI LOYOLA
Angela Tagliafico
L’
articolo analizza l’orazione negli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, quale esperienza spirituale che influisce sulla
vita dell’uomo a tal punto da condurla all’edificazione del
Regno, secondo la vocazione personale di ciascuno. Nel libro degli
Esercizi spirituali, Ignazio espone alcuni metodi di preghiera che
costituiscono una vera e propria educazione dell’anima desiderosa
di imparare a pregare. Gli Esercizi spirituali non contengono una
definizione di preghiera; Ignazio per orazione intende un insieme
di operazioni che preparano e dispongono l’anima a levare da se
stessa ogni affetto e attaccamento disordinato, al fine di cercare e
trovare la volontà divina all’interno della propria vita. Egli parte
da un presupposto che lui stesso ha sperimentato: Dio comunica
liberamente, il Creatore opera immediatamente nella creatura e
l’orazione è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo.
Articoli
641-662
Introduzione
L’esperienza spirituale di Ignazio di Loyola è confluita
interamente nel libro degli Esercizi, piccolo manuale di preghiera pratica, cioè finalizzato alla conversione, ad aiutare l’uomo
a passare da un orientamento ancora egoistico della volontà e
affettività, a un orientamento sempre maggiormente in sintonia
con l’opzione fondamentale, che si suppone già affermata, almeno nell’apice della libera volontà.
L’uomo viene condotto a gustare e coltivare profonde
e radicate convinzioni, poiché si è consapevoli che, senza un
cambiamento degli abiti mentali, non è possibile alcuna duratura conversione1.
La preghiera degli Esercizi spirituali, dunque, influisce sulla
vita dell’uomo e la conduce all’edificazione del Regno, secondo
la vocazione personale di ciascuno. A tal fine è necessario viverla:
– in un atteggiamento di consegna di se stessi alla volontà
salvifica e trasformatrice di Dio amore;
– in ascolto della Parola, che è chiamata a divenire nell’uomo creatività di vita e motivo di comunicazione con il Signore;
– in ammirazione ed esultanza nei confronti di Dio, anche
quando Egli opera duramente e mette alla prova, al fine di trarre
l’uomo dal male e portarlo alla perfetta carità;
– in ripetizione, adeguata a ciascuno, dell’esperienza di
Gesù al Getsemani.
1
642
W. Barry, Contemplatives in action, Paulist Press, New York 2002, 45.
L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Gli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola sono un’esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della Sua Parola, compresa e
accolta nel proprio vissuto personale sotto l’azione dello Spirito
Santo che, in un clima di silenzio e preghiera e con la mediazione di una guida, dona la capacità del discernimento in ordine
alla purificazione del cuore e alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo.
Gli Esercizi spirituali si compongono di quattro settimane
precedute da: venti annotazioni, che elencano alcune condizioni
spazio-temporali e disposizioni richieste a coloro che intendono
fare gli Esercizi; una definizione di Esercizi2; un presupposto3 e il
principio e fondamento, nel quale Ignazio espone le verità da cui
tutto deriva e su cui tutto poggia4.
La prima settimana degli Esercizi corrisponde alla via
purgativa e aiuta l’orante a rigettare le sue pulsioni di appropriazione, pertanto si compone degli esami particolare e generale
di coscienza e di alcune meditazioni che mirano a: far conoscere l’amore misericordioso del Padre per l’uomo; suscitare la
conversione del cuore della persona e rafforzare la sua volontà di
seguire Cristo, il Salvatore5.
La seconda settimana degli Esercizi corrisponde alla via
illuminativa e aiuta l’orante a lasciarsi attrarre da Cristo, modello della divino-umanità e a porsi alla Sua sequela, pertanto si
compone di diverse contemplazioni riguardanti i misteri della
vita di Gesù, dalla nascita alla domenica delle palme. Queste
Angela Tagliafico
Presentazione del testo degli Esercizi spirituali
Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 21, Edizioni San Paolo, Milano
2004, 41.
3
Ibid., 22, 41.
4
Ibid., 23, 42-47.
5
Ibid., 24-90, 48-87.
2
643
Articoli
641-662
contemplazioni sono intervallate da due meditazioni e da una
considerazione. Questa settimana culmina per l’orante nella
elezione, che può essere del genere o stato di vita o di riforma
dello stesso6.
La terza settimana degli Esercizi corrisponde alla via unitiva e aiuta l’orante a partecipare alla kenosi di Cristo, pertanto si
compone di diverse contemplazioni riguardanti i misteri della
vita di Gesù, dall’ultima cena alla deposizione nel sepolcro del
corpo del Signore7.
La quarta settimana degli Esercizi corrisponde sempre alla
via unitiva e aiuta l’orante a partecipare agli effetti della risurrezione di Cristo, pertanto si compone di diverse contemplazioni
riguardanti le apparizioni del Risorto e di una contemplazione
e tre modi di pregare, che servono ad aiutare l’uomo a vivere in
comunione di amore costante con Dio8.
Al termine delle quattro settimane Ignazio aggiunge: alcuni misteri della vita di Cristo; le regole per il discernimento degli
spiriti più proprie della prima settimana; le regole per il discernimento degli spiriti più proprie della seconda settimana; le regole
per la distribuzione delle elemosine; le regole per combattere gli
scrupoli e le regole per l’autentico sentire nella Chiesa militante9.
Gli Esercizi conducono alla trasformazione e consegna
dell’orante nell’offerta dell’elezione, che restaura in lui l’immagine e la somiglianza divina. In tal modo essi superano i trenta giorni e divengono l’espressione dell’essere dell’uomo nel
mondo, in e verso Dio.
Ibid., 91-189, 88-133.
Ibid., 190-217, 135-146.
8
Ibid., 218-260, 147-165.
9
Ibid., 261-370, 166-220.
6
7
644
L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Nel libro degli Esercizi spirituali Ignazio espone alcuni metodi di preghiera; questi costituiscono una vera e propria educazione dell’anima desiderosa di imparare a pregare. Contrariamente
alla leggenda, non esiste un metodo ignaziano, ma il fondatore
della Compagnia di Gesù ha attinto, dai diversi autori spirituali
in auge nel suo tempo, i metodi che gli sembravano più adatti a
introdurre l’anima nella vera unione con Dio.
I metodi di preghiera hanno un valore strumentale, servono ad aiutare il singolo a rendersi disponibile, indifferente e docile nei confronti dell’azione libera e liberatrice di Dio che desidera penetrare sempre più in lui, al fine di costituirlo nella libertà
del Figlio di Dio.
I metodi aiutano la preghiera a divenire sempre maggiormente un dialogo tra l’uomo e Dio, nel quale, in un atteggiamento di ascolto al Signore che parla in Cristo, l’orante ricerca in Dio
la sua vera identità e si dispone a comprendere la Sua volontà su
di lui. In tal modo la persona è in grado di rispondere concretamente al Signore e di aderire pienamente a Lui10.
Il testo degli Esercizi spirituali contiene quattordici differenti
maniere di attendere all’orazione: la meditazione, la contemplazione, la considerazione, la ripetizione, il riassunto, l’applicazione dei sensi, l’esame di coscienza generale, l’esame di coscienza
particolare e quotidiano, il primo e il secondo modo di elezione, i
tre modi di pregare e la contemplazione per raggiungere l’amore.
Angela Tagliafico
I metodi dell’orazione ignaziana
Descrizione dei primi sei metodi dell’orazione ignaziana
La meditazione ignaziana utilizza la ragione umana per
arrivare a conoscere meglio Dio. Essa è un approfondimento
10
S. Rendina, La pedagogia degli Esercizi, Edizioni Adp, Roma 2002, 67.
645
Articoli
641-662
riflessivo delle Scritture, al fine di scoprire cosa Dio rivela di sé
nella persona di Gesù e si dimostra utile per imparare, per analogia, come Egli parla negli eventi della vita di ogni uomo. Gli
oggetti prevalenti della meditazione, anche se non esclusivi, sono
le verità dottrinali, che implicano o sembrano implicare materie
astratte e si sviluppano dando spazio al ragionamento.
Nella meditazione le tre facoltà dell’anima (memoria,
intelletto e volontà) non sono ancora unificate, vale a dire che
si esercitano in maniera distinta e discorsiva. Questo metodo di
preghiera è raccomandato nella prima settimana degli Esercizi
spirituali e nella seconda: chiamata del re temporale11; meditazione sulle due bandiere12 e meditazione sulle tre categorie di
persone13.
La contemplazione ignaziana utilizza l’immaginazione
per arrivare a conoscere meglio Dio. Rispetto alla meditazione
predilige il vedere sull’ascoltare, implicando la visione immaginaria dell’episodio che si considera, come se si fosse partecipi
di esso, è quindi più fantasiosa e meno intellettuale. Gli oggetti
prevalenti della contemplazione sono i misteri della vita, passione, morte e risurrezione di Cristo.
Nella contemplazione le tre facoltà dell’anima si esercitano
in maniera unificata e semplificata. Ignazio usa il verbo spagnolo
refletir, in italiano, “riflettere”14, quando esplica l’esercizio della
contemplazione, che per lui significa esporre se stessi al mistero
contemplato, esserne trasformati in virtù di una presenza reciproca. Questo metodo di preghiera è raccomandato nella seconda, terza e quarta settimana degli Esercizi spirituali.
Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 91-100, 88-94.
Ibid., 137-149, 108-115.
13
Ibid., 150-157, 116-119.
14
Ibid., 107, 98.
11
12
646
L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Angela Tagliafico
La considerazione è una riflessione non organizzata, ma
di durata determinata, da farsi a intervalli regolari per tutto il
giorno e implica l’utilizzo discorsivo delle tre facoltà dell’anima,
quindi è più simile alla meditazione. Questo metodo di preghiera è raccomandato nel principio e fondamento15 e nella seconda
settimana degli Esercizi: sui tre gradi di umiltà16.
In quest’ultimo caso, Ignazio la abbina al triplice colloquio: con Nostra Signora perché interceda per l’orante presso il
Figlio; con il Figlio perché interceda per l’orante presso il Padre;
con il Padre perché conceda all’orante quanto chiede. Proprio
tale abbinamento dei tre gradi di umiltà al triplice colloquio,
impedisce di ridurre questa considerazione a un semplice fatto
intellettuale, cosa che invece può capitare nel caso del principio
e fondamento.
La ripetizione invita a ripetere tutto l’esercizio (o più esercizi) precedentemente fatto e quindi segue a uno dei tre metodi
appena esposti, fermandosi laddove si è sperimentata maggior
consolazione o desolazione spirituale. I suoi punti di appoggio
pertanto sono: il sentire e gustare interiormente ignaziano17 e
il fermarsi laddove si trova quello che si desidera18. La pausa in
questo caso specifico diviene metodo di preghiera.
La ripetizione riguarda principalmente la dimensione
affettiva dell’orante, che pone la sua attenzione su quello che
ha sperimentato e sentito interiormente nella preghiera. Questo
metodo è raccomandato nella prima settimana degli Esercizi19 e
successivamente nella seconda, terza e quarta20. È il metodo di
Ibid., 23, 42-47.
Ibid., 165-168, 121-124.
17
Ibid., 2, 28.
18
Ibid., 76, 82.
19
Ibid., 62, 74.
20
Ibid., 118-120; 204; 226, 102-103; 141; 150.
15
16
647
Articoli
641-662
preghiera ignaziano che colui che fa gli Esercizi è chiamato a
praticare più volte.
Il riassunto utilizza l’intelligenza, che compie la reminiscenza e ripercorre assiduamente solo alcune delle realtà già pregate,
che riemergono naturalmente, senza divagazioni e questo perché
l’orazione ignaziana non fomenta la curiosità intellettuale ma
incentiva la profondità spirituale. Il cuore dell’orante, infatti, è
chiamato progressivamente ad assorbire e impregnarsi di ciò che
ha meditato, contemplato o considerato e questo metodo aiuta
in proposito, poiché in ultima analisi si tratta di una “ruminatio”
di alcuni punti sui quali l’uomo ha già compiuto la preghiera.
Il riassunto è una sorta di passaggio dall’analisi alla sintesi, giacché induce a un tipo di orazione più semplificata, che è
chiamata a divenire sempre più un solo atto di amore ininterrotto. Questo metodo è raccomandato nella prima settimana degli
Esercizi, dopo la ripetizione21.
L’applicazione dei sensi utilizza i cinque sensi dell’immaginazione sulle realtà già meditate o contemplate, infatti,
all’interno degli Esercizi, è proposta al termine del giorno, sulla
materia già pregata e ripetuta, e consiste nell’assegnare a ciascun
senso un aspetto di questa; sicuramente è più intuitiva rispetto
alla meditazione e alla contemplazione. Tale metodo si radica
sull’importanza che Ignazio attribuisce ai sensi corporei, quali
porte della conoscenza umana, necessari alla persona al fine di
instaurare un contatto con la realtà.
Nell’esercizio dell’applicazione dei sensi è l’immaginazione a ricoprire il ruolo fondamentale, attraverso la sua capacità
di evocare e creare situazioni e avvenimenti. Questo metodo è
raccomandato in tutte e quattro le settimane degli Esercizi22.
21
22
648
Ibid., 64, 77.
Ibid., 121-126, 103-104.
L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Gli Esercizi spirituali non contengono una definizione di
preghiera; Ignazio per orazione intende un insieme di operazioni che preparano e dispongono l’anima a levare da se stessa ogni
affetto e attaccamento disordinato, al fine di cercare e trovare la
volontà divina all’interno della propria vita23.
Ignazio parte da un presupposto che lui stesso ha sperimentato: Dio comunica liberamente, il Creatore opera immediatamente nella creatura24 e l’orazione è il luogo dell’incontro
di Dio con l’uomo.
Il fondatore della Compagnia di Gesù utilizza espressioni
quali: entrare nell’esercizio25; entrare nell’orazione26; l’uso della
parola “entrare” evoca l’idea che la preghiera sia un luogo nel
quale il Signore invita ad andare e nel quale penetra lo Spirito.
Ignazio è convinto che lo Spirito di Dio è il vero maestro dell’orazione: è lo Spirito infatti che prega nell’uomo, il quale non è in
grado di pregare in maniera adeguata e il cui compito è unicamente quello di disporsi adeguatamente nei Suoi confronti.
L’orazione è esperienza, non è conoscenza nozionistica di
Dio e non è neppure scienza di Dio, ma sapienza che conduce l’uomo a gustare la presenza del Signore, per questo Ignazio
raccomanda il sentire e gustare le cose interiormente, poiché la
preghiera non è questione di sapere ma di assaporare.
La parola “sentire” è propria del vocabolario ignaziano,
unita ad alcuni derivati: sentire consolazione o desolazione27;
sentire conoscenza interiore dei peccati28; sentirsi inclinato e
Angela Tagliafico
L’orazione ignaziana
Ibid., 1, 25-26.
Ibid., 15, 34.
25
Ibid., 131, 105.
26
Ibid., 239, 159.
27
Ibid., 62, 74.
28
Ibid., 63, 75.
23
24
649
Articoli
641-662
affezionato ad alcune persone29. Il termine è complesso e ricco
di significati, ma frequentemente ha una connotazione affettiva
indicante che la persona è soggetto passivo di un’esperienza interiore di grazia.
L’orante si accosta alla preghiera con grande liberalità,
offrendo a Dio, fin dall’inizio, tutto il suo volere e la sua libertà, in
assoluta disponibilità30, poiché egli prega veramente solo quando
dischiude il suo udito interiore. Per Ignazio, dunque, l’uomo si
dispone alla preghiera attuando il silenzio interiore, condizionato da quello esterno e appartandosi da amici e conoscenti. In
questo isolamento e silenzio interiore, l’intelletto umano si unifica e la persona può porre tutta la sua attenzione nel servizio del
Creatore.
In tal modo, quanto maggiormente l’anima si trova sola e
appartata, tanto più diviene capace di avvicinarsi e unirsi a Dio
e quanto più si unisce a Lui, maggiormente si dispone a ricevere
grazie e doni dalla Divina e Somma bontà31.
L’orazione ignaziana unisce la coscienza della grandezza
trascendente di Dio, il totalmente Altro, la Divina Maestà, nome
che ricorre 23 volte negli Esercizi, con la convinzione, sperimentata, della Sua vicinanza e costante desiderio di comunicarsi
all’uomo. Dio abbraccia l’orante nel suo amore, che in Gesù,
l’infinita maestà, si è avvicinato a lui, ma nello stesso tempo lo
trascende. Innanzi al Signore pertanto, l’atteggiamento dell’orante deve essere sempre rispettoso e riverente.
Ignazio è molto attento ai dettagli e ricorda all’uomo che
nell’orazione, quando egli parla con Dio, Sua madre, o i Suoi
Ibid., 342, 208.
Ibid., 5, 29-30.
31
Ibid., 20, 40.
29
30
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L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Angela Tagliafico
santi, è richiesta maggior riverenza di quando utilizza l’intelligenza per capire32.
L’orazione ignaziana mira al discernimento, alla ricerca
della volontà divina, per cui l’uomo cercherà sempre in essa di
rendersi attento ascoltatore della Parola di Dio nella sua interiorità e di vagliare, conseguentemente, le mozioni che la Parola ha
suscitato in lui.
La preghiera ignaziana insegna all’uomo a fermarsi nel
punto in cui egli percepisce particolarmente la Parola del Signore, al fine di riposarsi in essa, senza aver l’ansia di procedere
oltre, finché rimanga completamente soddisfatto33. Questo esercizio favorisce il sorgere delle mozioni, consolazioni e desolazioni, che Ignazio raccomanda all’orante di annotare e di presentare successivamente al padre spirituale, affinché questi possa
aiutarlo, ogni giorno, a comprendere sempre più, la volontà di
Dio su di lui34.
Lo schema della preghiera ignaziana
La preghiera ignaziana si compone delle seguenti parti.
La preparazione lontana alla preghiera, che comprende
le disposizioni alla preghiera in generale: purezza di coscienza,
dominio di sé, magnanimità35.
La preparazione vespertina della preghiera, che comprende la lettura dei passi della Bibbia sui quali verterà l’orazione e
la consultazione di un buon commento che chiarisca il contesto
e il messaggio di base.
Ibid., 3, 28.
Ibid., 76, 82.
34
J.I. Tellechea Idégoras, Ignazio di Loyola: solo e a piedi, Borla, Roma
1990, 111.
35
Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 5, 29-30.
32
33
651
Articoli
641-662
Le addizioni, che comprendono: prima di andare a dormire pensare per il tempo di un “Ave Maria” a cosa si mediterà
l’indomani; la mattina appena svegli rimanere nell’umore e
disposizione che meglio conviene alla preghiera; prima di iniziare a pregare sperimentare la presenza di Dio inginocchiandosi, o
compiendo un qualsiasi altro atto di riverenza e umiltà e quindi
scegliere l’atteggiamento corporeo che meglio si addice all’orazione e venerazione di Dio e che aiuta a trovare quello che si
desidera; fare quindi la preghiera preparatoria, riprendendo il
brano scelto per la preghiera o anche recitando il “Vieni Santo
Spirito”, importante è chiedere a Dio che tutte le intenzioni,
azioni e operazioni della preghiera siano ordinate al Suo servizio
e lode36.
I preamboli, ovvero il richiamare alla memoria la storia
o il soggetto sul quale si prega; l’immaginare il luogo in cui è
ambientata la storia o l’evento da meditare con i vari personaggi coinvolti; il chiedere il frutto che si desidera ottenere dalla
preghiera37. A proposito del secondo punto bisogna dire che è
utile servirsi dell’immagine nella preghiera, solo nella misura in
cui essa ci aiuta a fissare il nostro sguardo interiore, ma appena
questo scopo è raggiunto, è bene abbandonare l’immagine o per
lo meno superarla, al fine di entrare nella vera contemplazione.
Circa l’ultimo punto è bene precisare che è pedagogicamente
utile per iniziare a disporsi ad accogliere la luce e qualche dono
relativo a quello che si vuole raggiungere attraverso l’orazione.
In seguito si prega Dio affinché liberi da ciò che si è chiesto,
poiché solo Lui sa di cosa veramente abbiamo bisogno.
Il cuore dell’orazione, che implica l’applicazione delle tre
facoltà dell’anima: memoria, intelletto e volontà e affettività.38
Ibid., 73-77, 81-83.
Ibid., 104, 96.
38
Ibid., 106-108, 97-99.
36
37
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L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Angela Tagliafico
La memoria si rivolge al passato attingendovi il ricordo
delle meraviglie di Dio e ponendosi in un atteggiamento ricettivo; essa rappresenta la fedeltà alla grazia. L’intelletto cerca di
leggere il significato della storia e di trarne un profitto particolare, ovvero luce e conoscenza intima, mirando non al molto sapere ma al gusto spirituale. La volontà, o capacità di amare, cerca
di far emergere la praticità dell’orazione ignaziana, mirante ad
avviare un processo graduale di liberazione che apre a un nuovo
amore e alla novità di vita in Dio.
Ignazio prescrive che l’orante rimanga in preghiera per
un’ora intera e prosegua pure oltre, qualora fosse tentato di
accorciare il tempo dell’orazione39.
Il colloquio, che chiude la preghiera con alcune invocazioni orali rivolte a Dio40. Si ringrazia il Signore per l’ora di
preghiera e per quanto è accaduto in essa e si recita un “Padre
nostro” o un’altra preghiera vocale.
Questo momento introduce in un dialogo io-tu con Dio e
deve essere fatto seguendo lo stato d’animo del momento, vale a
dire: a seconda che ci si trovi tentati o ferventi, o che si desideri
acquisire una certa virtù, o che ci si voglia preparare a un dato
impegno, come un amico parla con il suo amico e un figlio con
suo padre o con sua madre41, perciò Ignazio prescrive di farlo
con grande affetto e tutto il cuore42. Si raccomanda anche un
colloquio con Maria e un santo amico, che interceda per noi e
ci aiuti.
L’esame della preghiera, ovvero la sintesi di quello che si è
raggiunto o non si è conseguito al termine dell’orazione43. Igna-
Ibid., 12, 33.
Ibid., 109, 99.
41
Ibid., 54, 68-69.
42
Ibid., 234, 153.
43
Ibid., 77, 83.
39
40
653
Articoli
641-662
zio non ci ha fornito alcuno schema in merito, ma l’esperienza
della scuola ignaziana ha elaborato nei secoli una sorta di struttura, ormai collaudata, per cui possiamo dire che l’esame della
preghiera comprende:
– annotare come ci si è disposti e come si è collaborato
all’andamento della preghiera (scelta del luogo di orazione e
della posizione corporea assunta, utilizzo dell’ora di preghiera);
– segnare i punti nei quali si è provato maggior gusto spirituale (stupore, fiducia, desiderio di cambiare in meglio la propria
vita);
– segnare i punti nei quali si è provato minor gusto spirituale (resistenze, aridità, distrazioni, tentazioni);
– annotare come si è conclusa la preghiera (maggior consolazione o desolazione, nuove decisioni prese).
I tre modi di pregare
Ignazio termina la quarta settimana degli Esercizi spirituali
definendo i tre modi in cui si può pregare44. Tali modi o stadi
corrispondono alle classiche tre vie di ogni itinerario spirituale,
schematizzate da Dionigi l’Areopagita: purgativa, illuminativa e
unitiva.
Il primo modo di pregare si attua confrontando la propria
vita con i comandamenti di Dio e con i vizi capitali e utilizzando
in maniera discorsiva le facoltà dell’anima e i cinque sensi del
corpo45.
Chiaramente questo modo si riferisce alla via purgativa,
propria dell’orante che impara a rifiutare la pulsione di appropriazione e si può definire un esame meditato. Esso consiste
più nel dare una forma, un modo ed esercizi, affinché l’anima
44
45
654
Ibid., 238-260, 159-165.
Ibid., 238-248, 159-162.
46
L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Angela Tagliafico
si prepari, porti frutto e la preghiera sia accetta, piuttosto che
un vero e proprio metodo di preghiera. È quindi una forma di
introduzione all’orazione molto concreta e realistica e un aiuto a
progredire nelle virtù. Tale preghiera dura più o meno mezz’ora
e si attua nel seguente modo:
– raccoglimento iniziale;
– doppia petizione: l’orante chiede a Dio la grazia, al fine
di conoscere i propri peccati e potersi emendare, e la perfetta
intelligenza, al fine di osservare in futuro i Suoi comandamenti a
maggior lode e gloria Sua;
– analisi dei comandamenti: l’orante si sofferma in ognuno per un tempo congruo e maggiormente quando il comandamento in questione lo riguarda;
– colloquio finale: invocazioni che l’orante rivolge indifferentemente a Dio, a Maria, al santo amico, al fine di chiedere
grazie o virtù delle quali sente di aver bisogno.
Il secondo modo di pregare si attua proferendo orazioni
vocali e riflettendo sul significato di ogni singola parola, attraverso l’utilizzo, principalmente, della facoltà dell’intelletto46.
Questo modo si riferisce alla via illuminativa, propria
dell’orante che impara a lasciarsi attrarre da Cristo, modello
della divino-umanità ed è una preghiera più affettiva rispetto
alla precedente. In essa Ignazio pone attenzione particolare alla
posizione del corpo dell’orante: in ginocchio, o seduto, tenendo
gli occhi chiusi o fissi in un luogo senza andare con essi vagando,
al fine di poter stare nella considerazione di ogni parola della
preghiera tanto tempo, quanto trova significati, paragoni, gusti e
consolazione. Tale preghiera dura un’ora e si attua nel seguente
modo:
– raccoglimento iniziale;
Ibid., 249-257, 162-163.
655
Articoli
641-662
– orazione preparatoria: l’orante la compie conformemente alla persona alla quale rivolge la preghiera, per cui: o a Cristo,
o al Padre, o a Maria;
– proclamazione vocale o mentale di una parola della
preghiera, o di una frase, se una parola soltanto non significa
nulla;
– ricerca dei significati, paragoni e considerazioni pertinenti la parola proclamata;
– nuova proclamazione vocale o mentale di un’altra parola
della preghiera, o di una frase e successiva ricerca di significati,
paragoni e considerazioni pertinenti tale parola, così procedendo fino al termine dell’ora;
– colloquio finale: invocazioni che l’orante rivolge alla
persona alla quale ha rivolto la preghiera, al fine di chiedere
grazie o virtù delle quali sente di aver bisogno.
Il terzo modo di pregare si attua attraverso una semplificazione della preghiera vocale, che diviene sempre più affettiva
e ritmata sul respiro o sul battito del cuore, tale che l’orazione
fluisce nell’orante con naturalezza e spontaneità47. A ogni respiro egli pronuncia una parola dell’orazione e prega mentalmente
pronunciandola, in tal modo, nell’intervallo che separa un respiro dall’altro, l’orante approfondisce il significato di questa parola.
Questo modo si riferisce alla via unitiva, propria dell’orante che impara lo spogliamento-pienezza della progressiva configurazione a Cristo. È bene segnalare l’affinità di questo modo di
pregare con la forma di orazione che è definita: la preghiera del
cuore. Tale preghiera non ha una durata definita e si attua nel
seguente modo:
– raccoglimento iniziale;
47
656
Ibid., 258-260, 164-165.
Il libretto degli Esercizi spirituali termina con la preghiera
della Contemplazione per giungere ad amare48, quasi un ponte
che Ignazio pone tra i momenti di preghiera dell’uomo e la sua
vita ordinaria e attiva, affinché egli impari a mantenere il contatto con Dio anche quando si trova immerso nelle occupazioni
quotidiane.
In questo senso tale orazione è una sorta di sintesi pedagogica, che mira a condurre l’uomo a essere, come lo è stato Ignazio, un contemplativo nell’azione, ovvero una persona che riesce
a trovare Dio in tutte le cose e in ogni momento della sua vita.
Questa preghiera si compone di due note previe e si articola successivamente in quattro punti che adesso analizzeremo.
La prima nota evidenzia che l’amore si deve porre più
nelle opere che nelle parole49. Questa è una grande verità, poiché
l’amore non consiste né nelle opere, né nelle parole: esso è un
atto della volontà umana.
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L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Ignazio contemplativo nell’azione
Angela Tagliafico
– orazione preparatoria: l’orante la compie conformemente alla persona alla quale rivolge la preghiera, per cui: o a Cristo,
o al Padre, o a Maria;
– proclamazione mentale, tra un respiro e l’altro, di ciascuna parola della preghiera: o considerandone il significato, o
considerando la persona alla quale è rivolta, o considerando le
proprie imperfezioni.
Il progresso nella vita di preghiera è un ritorno graduale
al Paradiso, nel quale l’uomo ascolta la voce di Dio che risuona
dapprima nei comandamenti, successivamente nella Chiesa e
nel tesoro delle Sue orazioni e infine nell’intimità del cuore.
Ibid., 230-237, 151-158.
Ibid., 230, 151.
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La seconda nota evidenzia la sostanza stessa dell’amore,
poiché afferma che esso consiste nella comunicazione reciproca,
ovvero nel dare e comunicare l’amante all’amato quello che ha,
o quello che ha o può e così a sua volta l’amato all’amante50.
I due preamboli della contemplazione per giungere ad amare
Nel corso della contemplazione per giungere ad amare
l’orante comprende sempre più chiaramente che Dio lo ama e
come lo ama e quindi che egli è chiamato a riamarlo nello stesso
modo e ad amare anche i suoi fratelli.
Dopo le due note introduttive Ignazio pone due preamboli, che a loro volta offrono validi elementi ai fini di una pedagogia
della contemplazione nell’azione.
Il primo preambolo invita l’orante a vedersi davanti a Dio,
agli angeli e ai santi che intercedono per lui51. È una realtà questa,
che non si limita al tempo della preghiera ma che accompagna
l’uomo nel corso di tutta la sua giornata. Importante, quindi, è
la coscienza della presenza di Dio in tutte le occupazioni che egli
svolge e che lo conduce all’entusiasmo e al dinamismo di colui
che si sente oggetto di uno sguardo amoroso.
Il secondo preambolo è senza dubbio il più importante
ai fini della pedagogia della contemplazione nell’azione, che in
definitiva consiste nel poter in tutto amare e servire Dio nostro
Signore52; amarlo e servirlo, però, non solo durante il tempo
della preghiera, ma per tutta la vita. Questa realtà presuppone
una conoscenza interiore del bene ricevuto, che consiste nell’interpretazione del significato e del contenuto misterioso di ogni
regalo divino.
Ibid., 231, 152.
Ibid., 232, 153.
52
Ibid., 233, 153.
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La parte più interessante della pedagogia della contemplazione nell’azione ignaziana è senza dubbio condensata nei
quattro punti che il fondatore della Compagnia di Gesù propone
nella contemplazione per giungere ad amare.
Questi quattro punti non sono progressivi in linea retta
ascendente, ma piuttosto in spirale ascendente, ovvero essi ritornano ogni volta sulle realtà già considerate superandole, secondo l’usanza delle ripetizioni ignaziane, miranti a far conseguire
all’orante la conoscenza intima e profonda della realtà53.
Ciascun punto, inoltre, si divide in due parti: nella prima
vi è l’affermazione dell’amore di Dio per l’uomo e nella seconda
di come l’uomo deve rispondere a questo amore di Dio per lui:
imparando ad amare sia il Signore, sia i fratelli, con lo stesso
amore che nasce da Dio e che ha in Lui il suo modello perfetto.
Il primo punto54 ricorda all’uomo i benefici che ha ricevuto da Dio. Importante, comunque, non è tanto quello che il
Signore dona all’uomo, quanto il fatto che Egli desideri darsi
all’orante in quanto può, secondo il suo disegno divino, in questa
vita e nella futura.
Questa è la prima lezione che l’uomo deve imparare al fine
di diventare un contemplativo nell’azione: egli è tenuto a dare
agli altri quello che possiede, il suo lavoro e tutto se stesso, con lo
stesso amore con il quale Dio lo ama. In questo modo acquista
tutto il suo valore la classica orazione del “Prendi Signore e ricevi”: una offerta senza limiti dell’orante a Dio e agli uomini, che
egli realizza pienamente, non nella quiete della contemplazione,
ma nelle occupazioni quotidiane.
Angela Tagliafico
I quattro punti della contemplazione per giungere ad amare
A. Izquierdo, Crescere nell’amore, Edizioni Adp, Roma 1999, 89.
Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 234, 153-154.
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Il secondo punto55 conduce l’orante, attraverso la conoscenza interiore, alla consapevolezza dell’inabitazione di Dio
nelle creature e nell’uomo. Ai doni divini quindi, Ignazio
aggiunge la presenza divina, che per il contemplativo nell’azione
si traduce nel vivere e lavorare sotto lo sguardo costante di Dio.
Questo punto aiuta a scoprire sia la vicinanza di Dio
all’uomo, sia il Suo amore per lui, e tale coscienza viva della Sua
presenza non può non indurre alla gioia, alla pace e all’audacia
apostolica, tutte caratteristiche che connotano il contemplativo
nell’azione.
Il terzo punto56 svela all’orante come Dio lavora per l’uomo in tutte le cose create sulla terra.
Questo punto, più degli altri, aiuta l’orante a divenire
un contemplativo nell’azione, perché Dio stesso si pone quale
modello del suo agire nel mondo. Lo specifico dell’attività divina, infatti, è la perfezione dell’opera di Dio e, soprattutto, l’amore con il quale Egli la compie. Per essere un contemplativo nell’azione dunque, l’uomo deve vivere il lavoro come espressione del
suo amore per Dio e per i fratelli e abbracciare il disegno del
Padre come ha fatto Gesù, che in tal modo ha salvato tutti gli
uomini.
Il quarto punto57 considera come tutti i beni discendono
dall’alto, così come dal sole discendono i raggi e dalla fonte le
acque. Uno sguardo più profondo conduce l’orante a contemplare i beni e i doni naturali e a scoprire in essi l’impronta divina.
Questo insegna all’uomo: a evitare gli inganni in cui
frequentemente inducono le realtà create, quando lui le confonde con dei beni assoluti e a evitare le distrazioni e la lontananza
da Dio, che si creano nel momento in cui lui si attacca alle real-
Ibid., 235, 154-155.
Ibid., 236, 155-156.
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Ibid., 237, 157-158.
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L’orazione ignaziana genera, dunque, azioni e si rivela un
amore che risponde all’Amore nel servizio giornaliero, invitando l’uomo ad amare e servire tutti, non in generale, ma ciascun
individuo e in tutto, non una volta sola, ma nella quotidianità,
nei tempi reali e successivi nei quali egli vive.
L’orante è perciò chiamato ad amare e servire ma non
da solo, egli deve imparare a collaborare con altre persone che
come lui sono chiamate allo stesso compito, in una globalizzazione di amore e servizio.
Prima di terminare volgiamo gli occhi a Ignazio di Loyola
quando, negli ultimi anni del suo pellegrinaggio terreno, ormai
stabilmente a Roma, egli si recava spesso sulla terrazza della casa
nella quale viveva:
L’ORAZIONE NEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DI IGNAZIO DI LOYOLA
Conclusione
Angela Tagliafico
tà create. Tutto ciò rende l’orante un contemplativo nell’azione,
ovvero un uomo in grado di penetrare il senso intimo delle realtà e di vedere il bel messaggio racchiuso in ciascuna di esse; di
scoprire Dio in tutte le cose e di vedere tutte le cose in Lui.
da dove vedeva liberamente il cielo; lì si metteva in piedi, togliendosi
il berretto e, senza affrettarsi, stava per un po’ di tempo fisso con gli
occhi al cielo. Poi, piegate le ginocchia, faceva una genuflessione a
Dio; dopo si sedeva su una bassa panchina, perché la debolezza del
corpo non gli permetteva di fare altro. Se ne stava lì, a capo scoperto,
versando lacrime in continuazione, con tanta soavità e silenzio che
non si sentivano né singhiozzi, né gemiti, né rumore, né alcun movimento del corpo58.
Questo breve “quadretto” è l’espressione del ringraziamento, della lode e della gioia a Dio di Ignazio, per quanto
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P. de Ribadeneira, Vita di S. Ignazio, Bompiani, Milano 1947, 232.
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Egli ha compiuto in lui e per lui ed è la continua invocazione al
Signore, che il fondatore della Compagnia di Gesù ha proclamato fino al termine della sua vita e che ciascuno di noi è chiamato
a ripetere ogni giorno al Signore: «Prendi, Signore, e ricevi tutto
quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato e io a Te lo ridono.
Dammi il Tuo amore e la Tua grazia; questo mi basta».
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