1 SCìNE “Speciale”- n. 2 - anno III, marzo 2007 - Classe V Primaria a T.P. di Roviano Ins.ti: Tacchia A. – Tilia C. - Di Rocco G. – Salinetti E. I CORONIMI DI ROVIANO La strada dove abito Il toponimo (da tòpos, luogo, e ònoma, nome) è il nome di un luogo geografico e il suo studio (la toponomastica) rientra nella categoria più vasta dell'onomastica, cioè lo studio del significato e dell'origine di un nome proprio, sia esso di un luogo o di una persona (in questo caso, antroponomastica). I toponimi, a loro volta, possono classificarsi in categorie particolari, a seconda del tipo di luogo interessato. Infatti, i nomi dei corsi d'acqua si chiamano idronimi, quelli di mari e laghi limnonimi, quelli di rilievi montuosi oronimi e quelli di strade, regioni e stati coronimi. I toponimi propriamente detti, cioè i nomi di paesi e città, hanno generalmente origine o da una caratteristica geografica locale o da un nome di persona (il fondatore, il proprietario di un antico fondo). Da Wikipedia, l'enciclopedia libera 2 DIARIO DELLA RICERCA • • • • • • • • • • • • A Febbraio, in classe abbiamo parlato della toponomastica e dei coronimi di Roviano. Il maestro ci ha chiesto di fare una ricerca sulla strada dove abitiamo; l’ha deciso perché noi siamo di Roviano e non sapevamo il perché la nostra via si chiamasse così . Con una scheda abbiamo fatto un’intervista ai nostri genitori, ai nonni e alle altre persone del nostro paese per avere qualche notizia . Poi a casa abbiamo fatto una ricerca sull’enciclopedia o su internet per trovare le notizie sul toponimo. Così abbiamo approfondito di più il primo lavoro che avevamo fatto. Nei giorni di sabato o dopo la scuola, in gruppi, abbiamo cominciato la misurazione delle strade e le abbiamo descritte. Poi il testo lo abbiamo battuto noi al computer a scuola e lo abbiamo stampato nella sala di Informatica. Con il maestro abbiamo rimisurato le strade per verificare se la lunghezza che avevamo preso noi era giusta, e pure le osservazioni. Siamo usciti dopo il pranzo, uno misurava e gli altri prendevano appunti e descrivevano i particolari più importanti. Il maestro ha scattato anche le foto alle tabelle delle strade e alle vie. Per misurare le strade abbiamo usato uno strumento inglese che si chiama “Trundle wheel”, e si traduce “far rotolare la ruota”. Infatti lo strumento è una “ruota metrica” ed a ogni metro scatta. A Marzo, il maestro ha chiesto al Dirigente e all’Assessore del Comune se potevamo andare a fare la ricerca nell’Archivio. L’Archivio comunale non era molto ordinato, ma siamo riusciti a trovare quello che ci serviva. Ci siamo andati due volte e abbiamo trovato dei fogli con i nomi delle strade nuove e vecchie. La prima volta era una delibera del 1961 e la seconda una delibera del 1991. Questa ricerca sui coronimi è stata molto appassionante e ci ha fatto capire molte cose. Abbiamo scoperto molti particolari sulle nostre strade, soprattutto quelli che abitano nelle strade più vecchie. E’ stata una bella esperienza. Con tutte le informazioni raccolte e le nostre descrizioni ci abbiamo fatto questo “Scìne” speciale. Se troveremo qualcuno che ci finanzia, stamperemo anche un libretto da regalare a tutti i rovianesi perché pensiamo di aver fatto una cosa utile anche al nostro paese. ☻ Noterelle e suggerimenti. La classe V RINGRAZIAMENTI Grazie ai genitori, ai nonni e alle persone di Roviano che hanno risposto alle nostre domande. Grazie all’Assessore, Sig. Innocenzi Luciano, e al Dirigente dell’Ufficio di Stato Civile, Sig. Innocenzi Franco, che ci hanno autorizzato e consigliato nella ricerca presso l’Archivio Comunale. Grazie ai geometri dello “Studio tecnico Azimut” per le carte topografiche. Carta topografica del territorio di Roviano (Studio tecnico Azimut) 3 L’ATTUALE ONOMASTICA STRADALE RISALE QUASI TUTTA AL 1961 Nel 1956 il Comune, vista la protesta della popolazione che chiedeva una migliore distribuzione delle targhe delle strade (il paese cresceva a vista d’occhio!), decise di intervenire sistemando alla meglio la toponomastica. Ma, in occasione del censimento, il 28 maggio del 1961 il Consiglio Comunale di Roviano, all’unanimità, deliberò di rifare “l’onomastica stradale” e, quindi, di istituire “nuove aree di circolazione” e di “sostituire le denominazioni” di molte strade con altrettante nuove. Fu una vera e propria rivoluzione toponomastica! Sparirono per sempre i nomi di vecchie strade come: Via della Fonte (chiamata ora Via M. Grappa), Via Pesce Strinaro (oggi Via Monte Rosa), Via Ospedale (oggi Via Dante Alighieri), Via della Canale (chiamata Via C. Battisti), Via del Forno (chiamata Via dei Rubri), Via dei Merli e Via del Cornone (oggi Via Piave), Via di Costapendente (Viale Trieste). L’antica Via S. Antonio fu spezzettata in tre parti: Viale Italia, Largo Principessa Brancaccio e Via S. Antonio (eliminando Via A. Gramsci). Sparirono anche le piazze, come P.za Campana. Furono istituite: Via Garibaldi, Viale Europa (al posto di Via Valli), Via M. Montessori (prima Via del Popolo), Viale Ungheria e Via E. De Mazenod (prima Via del Cimitero), Largo G. Rossini (vicino alla Fonte), Via G. Verdi e Via A. Manzoni (prima era tutta una strada: Via Principessa E. Brancaccio), Via Mazzini (prima si chiamava Via M. Grappa), Via degli Equi e altre ancora. Anche il Centro Storico subì un profondo cambiamento nei nomi delle strade: Via del Borgo, insieme a Porta Cancello, che praticamente abbracciava un quartiere intero, oltre ad assumere il nuovo nome di Via Trento venne anche spezzettata in tanti “tronchi” chiamati con nomi di monti: Nevoso, S. Michele, Adamello, Santo. In realtà, come risulta da molti documenti presenti in Archivio Storico Comunale, frontespizio delibera C. C. n. 10 del 28.05.1961 Archivio, già negli anni 1957-58 alcune strade venivano chiamate Via Ungheria e Via Europa, anche se non erano state ancora ufficialmente deliberate. Nello stesso Consiglio Comunale fu deciso “l’acquisto di numeri civici e targhe capovia” perché il centro abitato di Roviano ne era sprovvisto. Furono ordinati alla Ditta “Velox Italiana” di Padova e fu chiesto “ai privati il rimborso della spesa”. Senza dubbio, Roviano fu “modernizzato” e i portalettere poterono operare in maniera molto più soddisfacente per la popolazione, anche se non avevano problemi perché il paese era piccolo e si conoscevano tutti. Però, ci chiediamo: perché furono aboliti tutti o quasi gli antichi nomi? Nelle delibere non ci sono le motivazioni. Peccato, perché anche i coronimi aiutano a capire meglio la storia del nostro piccolo paese. Ma l’uomo non riesce sempre a distruggere tutto, e una targa antica si è salvata: Via del Forno. E’ un ottagono, realizzato con calce dipinta di bianco e incorniciato di nero. La scritta è stata realizzata con degli stampi e vernice nera. Non copritela, per favore, ora che l’abbiamo disvelata! Sta sopra una parete di una vecchia abitazione a Ju Buciu della Caronara dove operava un forno a legna. Il 04.07.1991, invece, dalla Giunta Comunale furono deliberati tutti i nomi alle nuove strade, tra le quali Via Aniene e Via di Fonte Maggiore. Il maestro Via S. Antonio e Largo P.ssa Brancaccio nella prima metà degli anni Cinquanta 4 Io mi chiamo Alessandra Quintiliani. La mia casa si trova in via Castello, il numero civico è 69 e abito al primo piano. Ci risiedo dal 2004, e anche i miei genitori dal 2004. Prima di noi ci abitavano i nonni. Il quartiere si chiama “Castéjjo” perché si trova vicino al castello ed è la parte più antica del paese. Il coronimo. Si parla del castello già nel 997. Esso nel corso dei secoli ha subito ampliamenti e notevoli rifacimenti per opera dei Colonna e delle varie famiglie patrizie di Roma che lo possedettero, in particolare Maffeo Barberini Colonna di Sciarra, Camillo Massimo e Marcantonio Brancaccio. Il castello ha un ingresso con un portale gotico e sopra c’è uno stemma in terracotta dei Massimo; il nucleo più antico è a pianta pentagonale con ampia corte selciata, pozzo marmoreo, mastio merlato nel 1880, finestre bifore, giardino pensile e camere illustrate con paesaggi agresti a tempera. Il castello ospita il Museo della “Civiltà Contadina della Valle dell’Aniene” molto grande e ricco di strumenti di lavoro. La strada. Via Castello si chiama così da sempre. Inizia da Piazza San Giovanni, da lì comincia “ju ggiru de Castéjjo”. La strada è stretta e buia con gli scalini, è pavimentata con sampietrini bianchi, ma fino allo scorso anno erano grigi. Sui lati della strada ci sono molte case di pietra, una attaccata all’altra, anche se sono poche quelle abitate perché la maggior parte delle persone ci viene nel periodo estivo. Oltre alle case ci sono alcune cantine con porte vecchie che danno il senso di antico. Via Castello dovrebbe iniziare più avanti, invece un pezzo è della Piazza. Appena iniziata, Via Castello è larga m 1,75. Dopo 9 m c’è la sagoma di una finestra antica. Al n. 1 c’è una Via Castello 69, davanti porta nuova, però con un arco intorno e sopra la chiave c’è una stella con la coda. Al alla casa di Alessandra numero civico 6 c’è un portone antico e rovinato e le finestre sono sbarrate con grandi inferriate. A 16 m c’è un bivio: qui Via Castello continua sia a destra che a sinistra! A sinistra c’è una piazzetta, che prima era “Piazza Campana”. A 22 m, c’è un’edicola sacra con la Madonna e, dove abita Antonietta, c’è un crocefisso fuori la finestra. Vicino, al n. 7, c’è un’entrata del castello dove hanno fatto le case popolari; c’è un portone con sopra due feritoie che servivano per sparare. A 35 m ci sono cantine con Due tratti di Via Castello (1972) 5 porte basse e rovinate. Dopo 44 m si incontra “Largo Francesco Parisi” e sotto la targa c’è un pezzo di scritta vecchia sulla calce: “dottore e letterato 1710-1794”. Dopo 49 m c’è un’altra piccola edicola sempre con la Madonna e piccole piante di cactus. Di fronte c’è un portone con un arco e sopra la chiave ci sono gli attrezzi dello scalpellino: una mazzetta, uno scalpello e una squadra perché la parete di quella casa è stata tutta scalpellata. Al n. 21 c’è una casa con il gallo sopra la campanella per suonare, piastrelle con il sole, la luna e con la scritta “Attenti al gatto”. Dopo 56 m c’è un vicolo buio. A 63 m inizia la parte di Via Castello antichissima, sopra al n. civico 12 ci sono tre finestre ad arco e ficcata nella parete una palla di cannone di pietra. I muri sono tutti scuri, come bruciati. Sulla sinistra, a 70 m, ci sono delle scale, un arco e una stradina chiusa che portava alla “Fascina”. A 71 m c’è un pezzo di tubo di coccio per l’acqua. Dopo 84 m noi avremmo dovuto girare a destra, invece Via Castello continua stranamente scendendo dentro un vicolo a sinistra. Al n. 43 c’è un’edicola sacra ad arco con la Madonna e sulla scala della casa si vede inciso sulla pietra dove i bambini giocavano a “Filetto”. C’è anche un archetto di pietra. Risaliti, al n. 12 B c’è un’altra piccola edicola con Maria. A 114 m c’è un altro vicolo, che dovrebbe avere un altro nome. Si passa sotto una galleria con un vecchio portalampade. La luce in questo vicolo Via Castello n. 21, un ingresso molto originale! entra solo dal cielo perché intorno è tutto chiuso. A 128 m c’è una casa fatta a torre circolare e di fronte inizia “Via dei Rubri”. [Qui, il maestro, ci ha portato a vedere “Ju buciu ‘ella Caronara” dove ancora c’è la targa in calce di “Via del Forno”. E’ un punto molto stretto e caratteristico.] A 134 m, di fronte al numero civico 55, nella casa a torre c’è infilata una palla di pietra. Più su hanno ricostruito una casa e a 157 m c’è ancora un’edicoletta con una Madonna. Accanto c’è una finestra antica murata. Dopo 167 m si incontra un’altra entrata della chiesa S. Giovanni e il campanile. Sulla porta ci sono delle finestre strette e rettangolari. Al numero civico 69 c’è un’edicola con S. Francesco e vicino c’è una mattonella con la testa di cavallo e intorno un ferro di cavallo. Via Castello finisce al numero civico 71 e misura (compresi tutti i vicoli e piazzette) 174 metri. E’ stata difficile misurarla perché ci sono tanti vicoli dove poi devi tornare indietro. ☻ Bisognerebbe restituire il nome a “Piazza Campana” e darlo anche ai tre vicoli molto caratteristici che si sviluppano per proprio conto lateralmente a Via Castello. E magari anche al “passetto” che sbuca alla Fascina. Antichi portoni e finestre murate in Via Castello