In Italia EURO 1,40
DOMENICA 2 FEBBRAIO 2014 ANNO 139 - N. 28
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
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Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
Serie A
Tra Milan e Torino
pari con spettacolo
Rugby
L’Italia salva l’onore
con il super Galles
Bocci, M. Colombo
Ravelli alle pagine 30-31
Calcagno a pagina 31
De Ponti a pagina 26
Il dibattito
Web senza freni:
serve la decrescita
Oggi
Evgeny Morozov
nel supplemento
Verso il commissariamento dopo la svolta del governo sul conflitto di interessi. L’ipotesi Treu
MEDIARE SEMPRE
DECIDERE MAI
Inps, Mastrapasqua si arrende
di ANGELO PANEBIANCO
Le indagini e la laurea falsa, lascia il presidente. Letta: scelta saggia
Padiglione Italia
mentazione politica, del
fatto che qualunque decisione debba passare attraverso infinite mediazioni,
e si scontri con un grandissimo numero di veti. E la
frammentazione è appunto figlia di un sistema istituzionale che, dopo averla
generata, la perpetua.
Non faremo mai gli interventi che servono per
avere di nuovo crescita
economica e dare così un
futuro ai nostri figli se non
riusciremo a ridurre drasticamente la frammentazione, se non riusciremo a
tagliare le unghie ai tanti
poteri di veto che oggi ci
paralizzano, se non disporremo di una democrazia
capace di decidere. Sta precisamente qui il legame fra
la questione istituzionale e
la vita di ogni giorno delle
persone. L’immobilismo
condanna il Paese alla decadenza e l’unico modo
per uscire dalla trappola è
fare quei cambiamenti istituzionali che possano rimettere in funzione il motore imballato.
Se a molti cittadini sfugge quel legame, esso però
non è mai sfuggito a coloro
che resistono attivamente
a qualunque cambiamento
istituzionale di una qualche serietà. C’è, e c’è sempre stata, una sovrapposizione quasi perfetta fra gli
adepti di quello che potremmo definire il «partito
trasversale del socialismo
reale» (all’italiana) e i cantori della «Costituzione più
bella del mondo». Sono in
realtà, più o meno, le stesse persone. Quelli che «la
spesa pubblica non si tocca», quelli che «le tasse alte non sono un problema»,
quelli che «il mercato del
lavoro non si tocca», eccetera eccetera.
CONTINUA A PAGINA 26
Indagini e laurea falsa: Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, si è dimesso. Per il
premier Enrico Letta si tratta di una «decisione saggia». L’Istituto verso il commissariamento dopo la svolta del governo sul conflitto d’interessi. Avanza l’ipotesi Treu.
di ALAN FRIEDMAN
A PAGINA 5
Prodi, scossa a Letta:
tenti una sortita
senza avere paura
di SERGIO RIZZO
C
he potesse mangiare un altro
panettone all’Inps, in realtà non
gli era mai passato per la mente.
Fosse accaduto, gli sarebbe andato di
traverso. Mastrapasqua si vedeva già
la prossima primavera alle Poste.
di ALDO CAZZULLO
A PAGINA 7
L
a decisione della
presidente Laura
Boldrini di applicare la
cosiddetta ghigliottina
per evitare la
decadenza del decreto
Imu-Banca d’Italia
non ha soltanto
suscitato proteste,
risse, insulti all’interno
della Camera. Con una
specie di effetto
valanga, quel clima
di scontro e di
violenza verbale
si è rapidamente
trasmesso,
amplificandosi, al web.
CONTINUA A PAGINA 26
Assurdi burocratici Soldati per liberare le strade al Nord. Bloccati i treni verso l’Austria. Esonda il Tevere. Allerta fino a martedì
La tassa
sui rifiuti
pericolosi
dal barbiere
Neve e nubifragi, mobilitato l’esercito
È emergenza meteo in tutta Italia: Tevere esondato, bloccati i treni per l’Austria, intervenuto l’esercito nel Cadore.
A PAGINA 10 Frignani, Imarisio
di DARIO DI VICO
Da Volterra a Olbia
A
parole tutti giurano di
voler semplificare le
procedure, nei fatti la burocrazia si prende mille
soddisfazioni. E ha fatto
dell’Italia un Paese di santi,
navigatori e adempimenti.
L’ultima riguarda il Sistri, il
sistema di tracciabilità dei
rifiuti più volte contestato,
prorogato per nove volte,
poi sospeso e infine ripristinato. Ebbene il Sistri sta
per celebrare il suo trionfo
a dispetto delle inchieste
giudiziarie che lo hanno
coinvolto (caso Pelaggi).
CONTINUA A PAGINA 18
LE SCELTE RINVIATE
NEL PAESE CHE FRANA
di GIAN ANTONIO STELLA
U
Borra, tra Ponsacco e Pontedera (Pisa), dove il fiume Era è straripato: la foto scattata dall’elicottero della Polizia
di Aldo Grasso
bruzzo a luci rosse. Storie a sfondo
sessuale hanno sconvolto quella
tranquilla regione, forte e gentile: adulteri, corna, prestazioni a contratto, fornicatori pitocchi, libertinaggio paradannunziano. Un abruzzese doc come Rocco
Siffredi non ha dubbi sulle serate hot:
«La politica trova nel letto solo immediato sfogo alla più scadente delle perversioni. Dominare l’altro. Averlo in proprio
possesso. Poter decidere del suo destino».
Vale per la destra come per la sinistra.
Sesso e possesso. Ma che è successo?
36.000 euro all’anno per intrattenersi
una volta a settimana. Così stabiliva un
contratto che l’assessore regionale alla
Cultura, Luigi De Fanis, avrebbe voluto
stipulare con la sua segretaria Lucia Zigariello. Ne fa fede una lettera strappata
GLI INSULTI
DI GRILLO
E LA DERIVA
SESSISTA
A PAGINA 9 Iossa, Rebotti
CONTINUA A PAGINA 3
na tabella dice tutto: nell’ultimo
mezzo secolo le frane sono state
tredici volte di più che nella seconda
metà dell’800. O San Defendente non sa
più fare il suo mestiere di patrono
oppure, dato che i meteorologi escludono
che siano avvenuti mutamenti epocali,
è colpa di come l’Italia è stata gestita.
CONTINUA A PAGINA 11
Due volte assolto, il caso si riapre. «Parlo a Chiara, sulla sua tomba»
A
Sesso e
possesso
La Regione
Abruzzo
accende le
luci rosse
Berlusconi e le elezioni
«Possiamo farcela
a superare il 37%»
Quel lungo silenzio
sulle 25 poltrone
Contro Boldrini
di GIOVANNI
BELARDELLI
Le interviste
ALLE PAGINE 2 E 3 Baccaro, R. Bagnoli, Savelli
Come coprirsi di ridicolo
nascondendosi tra le lenzuola
❜❜
Giannelli
MASSIMO SESTINI
È
9 771120 498008
Roma, Piazza Venezia 5
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ISTITUZIONI E VITA QUOTIDIANA
perfettamente
comprensibile che
tanti cittadini non
colgano il legame
che esiste fra ciò che accade e, presumibilmente, accadrà alle loro vite o a
quelle dei loro figli, e questioni «astruse» come la
legge elettorale o i propositi di riforma della Costituzione. Essi pensano che
tali questioni siano di interesse solo per i politici di
professione, per i giornalisti e per gli esperti accademici di istituzioni. Molti ritengono anche che occuparsi di riforme elettorali e
costituzionali sia, per i politici, una sorta di alibi, un
modo per eludere i problemi «veri»: l’occupazione, il
reddito delle famiglie, eccetera. Se è comprensibile
che essi non vedano quel
legame è anche un fatto
che si sbagliano. Le due
cose sono collegate.
Il problema italiano,
quello che ci impedisce di
porre le condizioni per il
rilancio dell’economia, è
l’immobilismo decisionale, il fatto che non sappiamo attuare quei radicali
interventi che ci permetterebbero di affrontare con
più ottimismo il futuro.
Ma quell’immobilismo
non è effetto del caso né,
come vuole la vulgata antipolitica, dell’inadeguatezza dei nostri uomini di governo. Non è vero che i politici britannici o spagnoli
o tedeschi, siano, mediamente, migliori dei nostri:
i politici si assomigliano
un po’ tutti. L’immobilismo, e le risposte inadeguate che diamo ai problemi (si veda, ad esempio,
ciò che ha scritto Francesco Giavazzi sulla privatizzazione delle Poste, Corriere del 29 gennaio), sono
conseguenze della fram-
40 2 0 2>
Fondato nel 1876
Luigi De Fanis
e rimessa insieme come un puzzle erotico
dalla donna.
Giorni fa, in procura, De Fanis ha confessato di aver espresso alla Zigariello il
desiderio di avvelenare la moglie: «Ho
detto quelle cose al telefono, ma non era
vero niente. Volevo fare colpo su di lei,
erano frasi a effetto per colpire il cuore di
una persona di cui ero innamorato».
Il 12 novembre scorso, quando De Fanis viene arrestato, il presidente della Regione Gianni Chiodi dichiara alla stam-
pa: «Spero che gli accusati siano in grado
di chiarire la loro estraneità». Ma anche
lui si trova ora nei guai. Si è scoperto che
il governatore, indagato con altri 24 politici per truffa, peculato e falso, nel marzo
2011 ha soggiornato in un albergo di Roma in compagnia. Spesa di 340 euro, rimborso chiesto alla Regione di 357. Farsi
l’amante, ma anche la cresta! Adesso la
donna, nominata dallo stesso governatore nella commissione regionale delle Pari
Opportunità, non intende abbandonare
la poltrona: «Voglio ricordare che l’adulterio non è più considerato reato… Non
sono stata aiutata da Chiodi, non ne avevo alcun bisogno».
Lasciata da parte una certa mollezza
di vita o se non altro di materasso, tutti
cercano ora la comprensione dei familiari, niente più porno-politica, niente più
rimborsi. Il lato paradossale della vicenda lo chiarisce l’abruzzese Ennio Flaiano:
«Il ridicolo può uccidere nelle società colte o aristocratiche. Nelle società arriviste
e democratiche è la condizione necessaria
allo sviluppo della Fama».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Stasi: il processo ha ucciso papà
di GIUSI FASANO
A
lberto Stasi tornerà
in tribunale, il 9 aprile, come imputato per
l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi. Dice Stasi: «Sarò presente in
aula come sempre. Solo
che stavolta non avrò mio
padre accanto. Se n’è andato il giorno di Natale a
57 anni, ma ha cominciato a morire il giorno in cui
la Cassazione ha deciso di
riaprire il processo». E
aggiunge: «Sono convinto che la malattia che l’ha
portato via è dovuta alla
sofferenza e allo stress.
Chiara? Vado spesso a
trovarla al cimitero. Le
parlo, sulla sua tomba».
A PAGINA 16
2
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Enti pubblici Il caso
L’ex presidente
dell’Inps, Antonio
Mastrapasqua
Le dimissioni di Mastrapasqua
Inps, pronto un commissario
Il premier: scelta saggia. L’ipotesi dell’ex ministro Treu
Il profilo
I conti dell’istituto
Il conto delle
poltrone,
siede
in 25 consigli
Un milione di euro
all’anno di compensi e
25 incarichi simultanei.
Il super manager
dimissionario dell’Inps,
Antonio Mastrapasqua,
è stato accusato più volte
di essere un
«collezionista di
poltrone», alcune delle
quali in potenziale
conflitto di interesse.
Oltre la carica di numero
uno dell’istituto di
previdenza è presidente
di Idea Fimit, società di
gestione del risparmio
controllata dal gruppo
De Agostini e partecipata
anche da Inpdap ed
Enpals, istituti confluiti
nel Super Inps con il
decreto salva Italia, che
ha in dotazione il
patrimonio immobiliare
dei due enti.
Mastrapasqua è anche
vicepresidente esecutivo
di Equitalia, la società di
riscossione dei tributi
partecipata al 49%
proprio dall’Inps. E’
amministratore delegato
di Italia Previdenza e
direttore generale
dell’ospedale israelitico
su cui indaga la Procura
di Roma per
un presunto giro di false
cartelle cliniche al fine di
ottenere rimborsi dal
Servizio sanitario
nazionale. E’
amministratore unico di
Litorale spa, azienda per
lo sviluppo economico
turistico del litorale
laziale ed è presente in
sei collegi sindacali tra
cui quello di Coni
Servizi, ente di
promozione e
organizzazione di eventi
sportivi, di Autostrade
per l’Italia spa e di
Telecontact Center,
società attiva nelle
telecomunicazioni.
Presiede il Comitato
amministratore della
gestione interventi
assistenziali e di
sostegno alle gestioni
previdenziali dell’Inps, il
Comitato pensioni
privilegiate (ex Inpdap) e
il Fondo gestione
speciale.
Titolare di studio
commercialista a Roma e
iscritto al registro dei
revisori contabili
dell’Ordine. In passato è
stato consulente di Bnl,
divisione credito
industriale e consigliere
di una società del gruppo
Ansaldo-Finmeccanica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Beneficiari di trattamenti pensionistici
323 344 733
sedi (incluse
le Direzioni
Centrali e Regionali,
le sedi
di coordinamento,
le agenzie
complesse)
miliardi
di euro
agenzie
Dipendenti
15,9% 34,8%
261,3 miliardi
di euro
Beneficiari di prestazioni di sostegno
al reddito*
Flusso
finanziario
complessivo
annuo
(somma
entrate
e uscite)
Fonte: rapporto annuale Inps (anno 2012)
ROMA — Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua,
54 anni, ha gettato la spugna e
si è dimesso. Indagato dalla
Procura di Roma per il suo ruolo di direttore generale dell’Ospedale israelitico (ente sotto inchiesta per le cartelle cliniche truccate), incalzato dalle
critiche per i molteplici incarichi professionali suoi, di sua
moglie e del fratello, ha deciso
di uscire di scena dopo la decisione del governo di proibire i
doppi incarichi negli enti pubblici, con effetto anche per
quelli in corso (il suo sarebbe
scaduto a fine anno).
A pesare sulle dimissioni,
anche la rivelazione del quotidiano Libero sulla sua laurea in
15,9 milioni
Importo annuo erogato per rate di pensione
e invalidità civile
4,4 milioni
Importo annuo erogato per sostegno al reddito,
(comprensivo di copertura per contribuzione
figurativa)
22,7 miliardi
di euro
economia e commercio alla Sapienza di Roma, annullata perché Mastrapasqua avrebbe falsificato il libretto facendo risultare come superati due esami.
Secondo lo scoop di Libero, nel
1997 la Cassazione ne avrebbe
confermato definitivamente la
pena a dieci mesi di reclusione.
Interpellato Mastrapasqua non
ha negato l’episodio ma ha precisato che successivamente ha
«ridato tutti gli esami, si è regolarmente laureato e ottenuto
la totale riabilitazione dal tribunale di sorveglianza cancellando così condanna, reato e
pena».
La lettera di dimissioni dal
vertice di uno dei più importanti istituti di previdenza eu-
Spesa
pensionistica
Inps su PIL
Spesa
pensionistica
Inps su spesa
pubblica**
*Comprende i soggetti beneficiari
di Cassa Integrazione Guadagni,
Disoccupazione e Mobilità
**Escluse le indennità agli Invalidi Civili
CORRIERE DELLA SERA
L’addio
La telefonata
al presidente
della Repubblica
per l’addio
La riforma
La scelta di un
«traghettatore»
per la riforma
dell’ente
previdenziale
ropei (30 mila dipendenti, oltre
23 milioni di pensioni erogate
per complessivi 270 miliardi di
euro all’anno) sono arrivate in
tarda mattinata al ministro di
riferimento, quello del Lavoro
Enrico Giovannini. L’ex presidente dell’Inps ha informato
personalmente della sua decisione le massime cariche dello
Stato, compreso il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano, e il presidente del
Consiglio Enrico Letta. «Credo
che Mastrapasqua abbia fatto
una scelta saggia - ha commentato il premier in viaggio verso
Abu Dhabi - ha colto l’iniziativa
del governo, non si possono
assumere incarichi così rilevanti senza esclusività». Il go-
verno, almeno formalmente,
ha ringraziato il manager: «Voglio dare atto del suo lavoro in
questi anni, fatto in modo corretto», ha detto Letta, ricordando passaggi importanti quali
l’unificazione tra Inpdap e
Inps. E anche Giovannini, nell’esprimere «anche a nome del
governo, apprezzamento per la
sensibilità dimostrata» da Mastrapasqua, lo ha ringraziato.
Ora Palazzo Chigi ha promesso di schiacciare l’acceleratore sul disegno di legge annunciato ieri che proibirà i
doppi incarichi ma l’intento è
anche quello di prevedere una
revisione della governance dei
più importanti enti pubblici
con nuove regole contro il con-
flitto di interessi. Nei prossimi
giorni la posizione al vertice
dell’Inps verrà risolta. I nomi
più gettonati e che hanno cominciato a girare da quando la
situazione di Mastrapasqua si è
fatta critica, sono due ed entrambi di area Cisl. Uno è l’ex
ministro del Lavoro, uno dei
più noti giuslavoristi italiani ed
ex senatore della Margherita,
Tiziano Treu e l’altro il segretario generale della Cisl, Raffaele
Bonanni, che ieri però, partecipando alla trasmissione di Rai
3 di Fabio Fazio, ha smentito
seccamente. Esce di scena la
candidatura di Giovannini,
ventilata quando l’ipotesi del
rimpasto di governo sembrava
imminente, poiché ora che il
La riforma Che cosa prevede il disegno di legge sugli incarichi esclusivi. Dall’Inail al Consiglio Nazionale delle Ricerche
Conflitto di interessi, i manager pubblici in bilico
Dall’Agenzia delle Entrate all’Enit,
al Coni. Il nodo delle Università
ROMA — Bisognerà capire molto
bene in cosa consiste l’obbligo di
«esclusività» cui il governo intende
sottoporre, con un disegno di legge di
prossima emanazione, presidenti e
amministratori di «enti pubblici nazionali». Perché l’ambito in cui il
provvedimento vuole incidere appare
ora molto ampio e le ricadute possono
essere anche paradossali.
Prima di tutto: cosa s’intende per
enti pubblici nazionali»? Il termine è
molto generico e può comprendere
dall’Agenzia delle Entrate all’Unione
italiana di tiro a segno. I limiti dovranno riguardare solo gli enti di natura
economica? Tra gli enti pubblici rientrano 77 tra università, istituti e scuole, vigilati dall’Istruzione, come anche
quattro consorzi e 22 enti-parco sotto
l’egida dell’Ambiente e 24 autorità
portuali controllate dalle Infrastrutture. Per non parlare delle accademie
sotto i Beni culturali: da quella della
Crusca a quella dei Lincei. Qual è il discrimine?
Secondo le prime anticipazioni di
Palazzo Chigi, il nuovo criterio verrà
applicato solo agli «enti di notevole rilevanza». In particolare, si prevede che
«in relazione all’importanza degli enti
e alla loro sfera di attività, presidente e
amministratori non potranno rivestire la carica di amministratori o componenti degli organi di controllo e revisione in enti e società né esercitare
attività imprenditoriali o commerciali
o intrattenere rapporti di lavoro». Allo
stesso modo è previsto che «il presidente e gli amministratori non possano esercitare attività professionale o
di consulenza, in materie connesse
con l’ambito di competenza dell’Ente
di appartenenza».
Ora, spulciando tra le poltrone già
occupate che, come ha precisato il
premier, non saranno risparmiate dal
nuovo disegno di legge, e incrociando
le visure camerali, sorgono altri interrogativi: Attilio Befera, direttore del-
Incompatibilità
Il nodo delle incompatibilità
con gli incarichi precedenti
e quelli esercitati in ambiti
contigui
l’Agenzia delle Entrate è anche presidente del cda di Equitalia, la società di
riscossione. Il direttore dell’Agenzia
delle Dogane, Giuseppe Peleggi è anche consigliere della società pubblica
d’informatica Sogei. Bisogna chiarire
se gli incarichi esercitati in ambiti
contigui possano considerarsi incompatibili.
Un altro dubbio da sciogliere è se si
dovrà tenere conto anche degli incarichi precedentemente ricoperti: il presidente dell’Inail, Massimo De Felice,
ad esempio, fu accolto da un’interrogazione parlamentare per essere stato
consigliere di amministrazione di Intesa Vita, membro dell’organismo di
vigilanza di Alleanza assicurazioni, oltre ad aver svolto attività di consulenza presso numerose compagnie. Attualmente De Felice risulta essere vicepresidente del consiglio direttivo di
Uni (ente nazionale italiano di Unifi-
Lo studio della Cgia di Mestre
Case, pressione fiscale record
Nel 2014 supererà i 52 miliardi
Si pagheranno più tasse per gli immobili quest’anno. Il peso fiscale su
questo tipo di beni, infatti, supererà nel 2014 i 52 miliardi di euro: ben
2,9 miliardi in più rispetto al 2013. Non solo: dall’inizio della crisi il
livello di tassazione sulle case, sui negozi, sugli uffici e sui capannoni è
aumentato di ben 10 miliardi. I dati sono stati elaborati dalla Cgia di
Mestre e indicano ancora una volta come il mattone sia sempre più
nelle mire del fisco con l’obiettivo di far cassa. «Il gettito riconducibile
al possesso dell’immobile - osserva il segretario Giuseppe Bortolussiha subito un vera impennata: dal 2007 ad oggi è cresciuto del 78%»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I dirigenti
Massimo De
Felice, attuale
presidente Inail
e vicepresidente
di Uni
Pier Luigi Celli,
presidente Enit
e consigliere
di Aeroporti
di Roma
Giovanni
Malagò,
presidente
del Coni
e di Samofin
Luigi Nicolais,
presidente
del Cnr e socio
di «One» attiva
nei brevetti
Mario Baccini,
presidente
dell’ente
nazionale per
il microcredito
Ferruccio
Dardanello,
numero uno
di Unioncamere
e dell’Enpav
cazione) oltre a mantenere la cattedra
alla «Sapienza» di Roma in Matematica finanziaria. L’incarico cattedratico
può essere compatibile con quello in
ente pubblico? Perché anche il presidente di Isfol, Pietro Antonio Varesi,
è ordinario di Diritto del lavoro alla
Cattolica di Piacenza e il presidente
dell’Ansv (sicurezza volo), Bruno
Franchi, insegna diritto aeronautico a
Modena.
Più chiaro il caso dell’Enit, l’ente
per il turismo, dove il presidente Pier
Luigi Celli risulta essere consigliere di
Aeroporti di Roma e membro del comitato esecutivo di Illy Caffè. Sul sito
dell’Aci il presidente Angelo Sticchi
Damiani dichiara di essere consigliere
del Coni da cui ha ricevuto un emolumento di 3.844 euro, ma le visure lo
danno anche consigliere del Consorzio calcolo e ricerca internazionale e di
due società. E ancora, al Coni il presidente Giovanni Malagò risulta essere
consigliere di Samocar, amministratore e presidente di Samofin, presidente di Mo.Ma line, amministratore
di Gl investimenti, consigliere della
Fondazione musica per Roma e socio
di tre aziende. Al Cnr il presidente Luigi Nicolais è socio di «One», società
che gestisce brevetti. Così come l’Ente
Nazionale per il Microcredito è presieduto da Mario Baccini che è anche socio unico della società immobiliare
Roberta srl: dovrà lasciare? E che dire
del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che guida anche
una cooperativa di Cuneo, l’ente mutualistico Enpav, il Centro estero Alpi
del mare e altre quattro società, essendo consigliere in altre sei e persino
presidente del consiglio direttivo della
Banda di Mondovì?
Antonella Baccaro
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Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Primo Piano
3
Le tappe della vicenda
Il faro della Procura
sull’Ospedale israelitico
La Procura di Roma ha
coinvolto Antonio
Mastrapasqua in un’inchiesta
su un presunto giro di false
cartelle cliniche dell’Ospedale
israelitico (di cui è direttore
generale) al fine di ottenere
rimborsi gonfiati dal servizio
sanitario nazionale
Il cumulo delle nomine
e le pressioni politiche
All’avvio dell’indagine
sul nosocomio si aggiunge
la vecchia accusa di
«collezionista di poltrone»
riguardante il presidente
dell’Inps. Quei 25 incarichi,
tra cui quella di vicepresidente
di Equitalia, alimentano
l’imbarazzo del governo
Il disegno di legge
per riformare l’istituto
Le dimissioni presentate
al ministro Giovannini
Il pressing del governo diventa
più evidente due giorni fa
quando il Consiglio dei ministri
annuncia il varo di un disegno
di legge per riformare la
governance dell’Inps e
prevenire incarichi multipli
e possibili conflitti di interessi
dei manager pubblici
Ieri mattina arrivano le
dimissioni di Mastrapasqua
da presidente dell’istituto
di previdenza. Si è recato dal
ministro del Lavoro Giovannini
che gli ha espresso
«apprezzamento per la
sensibilità dimostrata» e lo
ha ringraziato per il lavoro
Il personaggio Il silenzio della politica e dei sindacati mentre accumulava ruoli
Il maratoneta degli incarichi
che pensava già alle Poste
aziende statali e private, che magari possono avere in ballo contenziosi con
l’Inps. C’è l’Ospedale israelitico, di cui è
direttore generale: con un debito, ha rivelato Milena Gabanelli, di 42 milioni
per contributi previdenziali non pagati
che rischiano di andare in prescrizione e
dovrebbe recupere quell’Equitalia di cui
Mastrapasqua, guarda caso, è vicepresidente.
A chi si stupisce di questa girandola di
conflitti d’interessi, replica serafico: «Ma
una investitura in piena regola. La nomi- lei lo sa quanto è modesto lo stipendio
na di Mastrapasqua al vertice Inps viene del presidente dell’Inps?». Niente lo sfioapprovata in Parlamento anche dal Par- ra. Le polemiche sugli incarichi attizzate
tito democratico. Se ne occupa l’ex mini- da «Report». Le critiche della Corte dei
stro del Lavoro unionista Cesare Damia- conti sul fatto che governi l’Inps come
no in persona. Mentre nessuno bada agli un monarca e le consulenze esterne siaoltre cinquanta incarichi che in quel mo- no lievitate come la panna montata. Le
mento riveste. Non il governo Berlusco- punzecchiature per via di una campagna
ni che lo mette lì. Non la Cisl, che lo pro- televisiva nella quale sembra pubbliciztegge. Neppure la sinistra, che fa finta di zare il bifidus. Le indiscrezioni sulle denon vedere. Figuriamoci poi se è lui a cine di incarichi di sua moglie Maria
sollevare il problema, che esiste eccome. Giovanna Basile, sindaco di aziende
Perché fra i suoi incarichi ci sono con- pubbliche come Rai, Aci, Acea... Le batcessionari pubblici come Autostrade, c’è tute sulle ditte onnipresenti in certe foril Coni, c’è il gruppo Telecom, ci sono niture, tipo la società Triumph habitué
degli appalti governativi che spesso lavora in tandem con l’azienda di catering
del genero di Letta, Stefano Ottaviani.
Tanto meno lo infastidiscono i conti
in tasca che gli fanno quando il governo
Monti decide di tagliare gli stipendi dei
supermanager pubblici, scoprendo che
tutte quelle poltrone gli fruttano almeno
un milioneduecentomila euro l’anno.
Anzi. Proprio Monti da potente che era lo
rende potentissimo, affidandogli pure
l’Inpdap e prorogando di trenta mesi per
mila i dipendenti dell’Inps
decreto il suo incarico. Roba da strabuzdopo la cura dimagrante e
zare gli occhi. Il ministro Elsa Fornero,
l’accorpamento di Inpdap ed
che pure non lo ama, si deve adeguare. Il
Enpals nel super istituto di
memorabile scontro fra i due sul numeprevidenza. Solo pochi anni fa
ro degli esodati lo potrebbe far saltare,
erano circa 33 mila, ma per
ma lui resta al suo posto. Finché il maraeffetto della spending review
toneta inciampa.
è diminuita la forza lavoro
Ora i dietrologi si potranno dedicare
alla ricerca dell’autore dello sgambetto.
Ci sta, in un Paese come questo.
Almeno un paio di cose, però, sono
assodate. La prima: c’è chi è più responsabile di lui. Sono i politici che l’hanno
nominato, i sindacalisti che l’hanno coperto, i lobbisti che l’hanno sostenuto.
La seconda: questa vicenda trasuda di
ipocrisia. Quanti di coloro che fanno a
gara a bastonarlo oggi hanno osato criticarlo quando era ai vertici del potere?
le sedi territoriali dell’Inps
Detto questo, Mastrapasqua torni a fare
incluse le direzioni centrali e
regionali e le sedi di coordina- il commercialista a tempo pieno. Lo farà
ancora meglio. Ma deve sapere, e con lui
mento. Sono invece 344 le
agenzie Inps dislocate su tutto i politici, che la sua esperienza nel pubblico finisce qua.
il territorio nazionale e nei
Cinque anni fa la nomina, quei legami con la Cisl
SEGUE DALLA PRIMA
ministro ha ricevuto nelle proprie mani le dimissioni di Mastrapasqua sarebbe inopportuno che ne prendesse il posto.
Il prossimo successore di
Mastrapasqua dovrebbe avere
solo un ruolo di «traghettatore», di commissario straordinario che accompagnerà il colosso della previdenza verso la
riforma della governance con i
minori traumi possibili. Bonanni ieri, se si è sfilato ma ha
avanzato la richiesta che la futura governance dell’Inps venga affidata ai sindacati, come
avviene in molti Paesi europei.
Il professor Treu, che ieri ha
negato di aver finora ricevuto
offerte di incarico, sarebbe per
ora il principale candidato
mentre spunta il nome di Giuliano Cazzola, ex consigliere di
amministrazione dell’Inps,
grande esperto di previdenza
ed ex senatore del Pdl, ora nel
Nuovo centrodestra di Alfano.
La nomina del successore di
Mastrapasqua sarebbe questione di pochi giorni, probabilmente entro la prossima settimana. Per legge il presidente
dell’Inps viene nominato con
decreto del presidente della Repubblica e dura in carica quattro anni. La nomina poi viene
passata al vaglio delle commissioni Lavoro di Camera e Senato che devono esprimere un
parere consultivo.
Puntava alla poltrona da dodici anni
occupata da Massimo Sarmi. Tutti i tasselli sembravano al posto giusto. Compreso l’appoggio della Cisl, sindacato
potentissimo fra i postini e che lui aveva
coccolato oltre decenza piazzandone gli
uomini nei posti chiave.
Ma era prima. Prima che venisse alla
luce la brutta vicenda dei rimborsi gonfiati all’Ospedale israelitico, per cui risulta indagato. Prima che fosse riesumata la faccenda dei suoi molteplici incarichi pubblici e privati. Prima che il governo di Enrico Letta, per ironia della sorte
il nipote del suo più grande protettore,
stabilisse che chi guida un ente pubblico
Roberto Bagnoli
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4 LUGLIO 2008 In un articolo di Sergio Rizzo sul «Corriere» si registrano i
56 incarichi di Antonio Mastrapasqua
Il presidente Anshu Jain
Deutsche Bank: «Per l’Italia
il rischio default non c’è più»
Diciotto mesi fa l’Italia era a rischio di diventare insolvente,
ma ormai la situazione si è ristabilita e il pericolo è
completamente svanito. Lo afferma, nel corso di una lunga
intervista alla «Frankfurter Allgemeine Zeitung», il
copresidente di Deutsche Bank, Anshu Jain, spiegando che
«un anno e mezzo fa il resto del mondo non aveva quasi
più fiducia nell’Europa. Per un certo periodo sui mercati
finanziari si riteneva che con una probabilità del 40% lo
Stato italiano potesse diventare insolvente. Adesso questo
non è più un tema, come pure il crollo dell’euro».
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deve farlo in esclusiva. Prima che un
giornale, Libero, raccontasse la storia di
una vecchia condanna a dieci mesi per la
compravendita di esami universitari:
con lui che sostiene di essere stato completamente riabilitato.
Difficile individuare la goccia che ha
fatto traboccare il vaso, spingendolo ieri
a dimettersi. Fino a venerdì notte, però,
non era una eventualità da lui contemplata. Perché come tutti i maratoneti sa
che in una corsa lunga un imprevisto
può sempre capitare: ma bisogna resistere.
Basta guardarlo, Mastrapasqua, per
capire che il suo fisico segaligno è modellato sulla corsa di resistenza. Ne ha
corse tante, insieme a Giampaolo Letta,
il capo di Medusa, la società di produzione cinematografica di Silvio Berlusconi.
Giampaolo è il figlio di Gianni, lo zio di
Enrico e braccio destro del Cavaliere. Sono amici dai tempi della scuola, al San
Leone Magno: ancor di più ora, al circolo
Canottieri Aniene dove sgambetta tutta
la Roma che conta.
Corre forte, il maratoneta Mastrapasqua. Troppo forte per Alfredo Antoniozzi, figlio dell’ex ministro democristiano Dario, a sua volta politico dc e poi
forzista, del quale è collaboratore. A un
certo punto stacca pure lui, per agganciarsi definitivamente a Gianni Letta. Il
Nostro passa per essere un brillante
commercialista nell’avviatissimo studio
del papà. Così, quando l’Ospedale israelitico, struttura convenzionata con la sanità pubblica, finisce nei guai, Letta lo
propone per il salvataggio. E chi meglio
di lui quando c’è da riempire un posto
nel consiglio di amministrazione dell’Inps? Di nuovo, è Gianni Letta che fa il
suo nome. In quegli anni da semplice
consigliere il maratoneta corre senza sosta. Trovando il tempo anche per curare i
propri affari, scrive nel libro «Tutti a casa» Mario Giordano, raccontando come
fa a conquistare una residenza principesca in via Filippino Lippi a Roma, nel
cuore dei Parioli: compra per un milione
e mezzo di euro due case dell’Inail dagli
inquilini che le hanno acquistate dall’ente qualche giorno prima.
Mastrapasqua sa dove vuole arrivare:
in cima. Il suo protettore è potente, ma ci
vuole qualcosa di più. Come un appoggio dentro l’istituto. Allora si lega alla Cisl e al direttore generale Vittorio Crecco.
Preparandosi a fare le scarpe al presidente Gian Paolo Sassi.
Accade quando l’Inps entra in Equitalia con il 49 per cento. La vicepresidenza
della società dovrebbe andare al numero
uno dell’istituto. Ma quando Sassi sta
per assumere l’incarico, ecco la solita telefonata da Palazzo Chigi: «Il posto è di
Mastrapasqua, non si discute». E non è
una poltrona da nulla, considerando che
nel 2011 garantiva al suo occupante, dice
la Corte dei conti, 465 mila euro l’anno. Il
triplo del presidente. Quella telefonata è
29
323
Sergio Rizzo
consolati all’estero. I numeri
nel rapporto annuale Inps
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Intervista L’ex ministro del Lavoro: sugli esodati non credo di aver avuto la collaborazione istituzionale che la situazione avrebbe meritato
Fornero: la riconferma? Aveva una buona reputazione di manager
MILANO — Su Mastrapasqua dice: «Aveva una buona
reputazione di manager e non
mi sembrò appropriato cambiarlo in un momento delicato». Su quel cumulo di incarichi, accusa a più riprese manifestata all’ex (ormai) presidente dell’Inps, ci tiene a
distinguere il piano personale
da quello istituzionale: «Io
non avrei mantenuto tutte
quelle cariche, così come per
ragioni di coscienza ho deciso
di non avvalermi della possibilità di andare in pensione
come ministro e sono tornata
al mio lavoro universitario».
Parole e pensieri di Elsa
Fornero, ex ministro del Lavoro, che racconta la sua verità sulla vicenda che ha finito
per travolgere il numero uno
del maggiore ente previdenziale del Paese. Un osservatorio particolare, il suo, visto il
legame tra il dicastero che
presiedeva e l’Inps anche per
la sua natura assistenziale (è
l’ente che eroga le prestazioni
di sostegno al reddito, come
la cassa integrazione e gli assegni di disoccupazione e
mobilità). Quel doppio filo
così forte da averle provocato
più di qualche grattacapo durante la sua esperienza di governo, come la «contabilità»
degli «esodati» dopo la (sua)
riforma previdenziale che innalzò i requisiti per l’accesso
alla quiescenza. Quei «319
mila» senza né lavoro, né
pensione messi nero su bianco proprio da Mastrapasqua
che provocarono un vero pro-
L’ex ministro del Lavoro
Elsa Fornero, 65 anni, è stata
la titolare del Welfare durante
l’esecutivo guidato da Monti
prio cortocircuito nell’allora
governo Monti. Dice Fornero
- non senza vena polemica che «in quel momento così
difficile per il Paese non ritengo di aver avuto tutta la collaborazione istituzionale che la
situazione avrebbe meritato».
Collaborazione, appunto.
Inesistente - denuncia l’ex
ministro - anche da parte della «politica» sul cantiere —
ancora aperto per la verità —
di riforma della governance
dell’ente previdenziale. Fornero incaricò il docente della
Bocconi, Giovanni Valotti (e
con lui un giudice della Corte
dei Conti e un membro del
Consiglio di Stato) di elaborare una relazione sulla gestione del SuperInps appena venutosi a creare con il decreto
Salva Italia che determinò
l’accorpamento dell’Inpdap
nell’Inps . Quel testo - poi recapitato alle commissioni
parlamentari competenti - rivendicò tra l’altro l’esclusività degli impegni per il presidente Inps a causa del rischio
di conflitti di interesse: «Per
ragioni di potere che intuisco,
ma che non conosco con precisione - dice Fornero - non fu
dato corso al cambiamento
delle regole per un migliore
funzionamento dell’ente». Il
dato non confutabile è però
quella conferma di Mastrapasqua, ora vista con sospetto e
diffidenza, di altri tre anni alla
guida dell’Inps decisa dal governo Monti nel 2011. Quel
mandato, ora interrotto da
queste dimissioni, spiega
Fornero che si giustificò proprio per il buon curriculum
del manager in un momento
di transizione e di accorpamenti ispirati da criteri di
Sulla governance
La revisione della
normativa spetta
al Parlamento e non al
ministro competente
Il SuperInps
«Non fu dato corso
al cambiamento delle
regole per un migliore
funzionamento dell’ente»
economicità e di uniformità
dei regimi previdenziali.
Resta sul tavolo quella riforma della gestione dell’istituto dimenticata in Parlamento, su cui Fornero dice di
non aver potuto far nulla di
più: «La riforma della governance è di competenza delle
Camere. Un ministro può
proporre, ma è il Parlamento
che dispone». Altro tema è la
sensibilità dei funzionari
quando si parla di conflitti di
interesse e incarichi multipli.
Qui l’accusa di Fornero non è
rivolta solo a Mastrapasqua
ma a una fascia di dirigenti e
politici per la loro «insensibilità sociale».
Fabio Savelli
fabiosavelli
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Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Centrodestra Le scelte
Berlusconi attacca
Napolitano:
non lo rieleggerei
Le regole del voto
Simboli
Parità,
deputate
(bipartisan)
alla carica
Il comizio a Cagliari con Cappellacci:
«Il Quirinale ha aiutato i piccoli partiti»
Il discorso
Giustizia,
riforma mancata
«C’è una riforma che
grida vendetta davanti
a Dio e agli uomini per
non essere stata fatta,
ed è la riforma della
giustizia». A questo
passaggio del suo
discorso di ieri a Cagliari
Silvio Berlusconi è stato
molto applaudito dalla
folla che assisteva al
comizio
Il partito e il rispetto
di volti vecchi e nuovi
Il Cavaliere ha voluto
difendere pubblicamente
il volto nuovo di Forza
Italia: «Giovanni Toti è un
mio amico. Per 22 anni
ha lavorato in Mediaset e
ora è venuto a darci una
mano. Nel partito — ha
aggiunto poi — ho
rispetto di tutti e non
voglio rottamare
nessuno»
Sistema di voto,
le critiche al Colle
In un passaggio del
discorso Berlusconi ha
criticato Giorgio
Napolitano: «I piccoli
partiti hanno ottenuto,
con l’aiuto del capo dello
Stato — ha detto il
Cavaliere — che si
passasse dal 35% al
37% come soglia per il
premio di maggioranza»
DAL NOSTRO INVIATO sul Sunday Times, ho qualche
ruga, ma niente di più».
CAGLIARI — Berlusconi riTocca a Cappellacci. Lo slogan
voterebbe Napolitano presi- è «Ugo per tutti, tutti per Ugo».
dente? Risposta secca: «Franca- Gli ultimi sondaggi lo danno fra
mente no». Intervista a tarda se- il 38,2 e il 40,4 mentre il candidara, con la tv locale «Videolina». Il to di centrosinistra, professor
capo dello Stato era stato già ci- Francesco Pìgliaru, sta fra il 36,9
tato, in giornata. Berlusconi ha e il 39,7. Poi c’è la scrittrice Milodato la legge elettorale concor- chela Murgia, fra il 19 e il 22.
data con Renzi: «Il bipolarismo è
Berlusconi torna sul podio e
il miglior sistema elettorale». Peccato però
che «i piccoli partiti, La battuta su Toti
con l’aiuto di Napolita- Leggo che io starei facendo
no, siano riusciti ad al- rottamazioni. Io non rottamo
zare la soglia per ottenere il premio di mag- nessuno! Toti dà una mano per
gioranza dal 35 al 37%». amor mio, ma non siamo gay
Subito Lorenzo Guerini, portavoce di Renzi,
ha ribattuto: «Berlusconi do- parla per un’ora e mezza. Lo spivrebbe sapere bene che il presi- rito è meno frizzante, il tono coldente della Repubblica sulla leg- loquiale, il volume basso. Tanto
ge elettorale è solo arbitro e non per cominciare, complimenti vigiocatore». Napolitano, poi, per vissimi a Matteo Renzi: «Ho troBerlusconi è uno dei «tre presi- vato con lui un possibile interlodenti della Repubblica di sini- cutore. Gli faccio i miei più calostra, quindi avversari, con cui ho rosi auguri affinché mantenga
avuto una serie di episodi spia- nel suo partito la maggioranza
La sedia presidenziale non si userà più. Giorgio Napolitano lo chiedeva da tempo ma
cevoli».
per continuare il lavoro avviato
non è stato facile scardinare protocolli decennali. Alla fine il cerimoniale del Quirinale
Berlusconi arriva a Cagliari: è insieme». Certo, il ballottaggio
si è adeguato: da ora in poi il presidente della Repubblica, alle cerimonie ufficiali,
la prima uscita elettorale dopo la se nessuno raggiunge il 37% è
siederà tra il pubblico. Una piccola novità introdotta da Napolitano e che vuole avere
decadenza dal Senato, in soste- «cosa molto negativa», dato che
un valore simbolico in tempi di riduzione della spesa pubblica (Ansa)
gno del suo ex commercialista e se i due primi partiti saranno Pd
governatore uscente, Ugo Cap- e FI, i grillini voteranno probapellacci. Il buon umore, all’inizio, è grande. C’è la fidanzata
bilmente Pd. Quindi, l’obiettivo gi “per evitare che ci vengano
In provincia di Treviso
Francesca Pascale, la senatrice
per Forza Italia è superare da sola sottratti un milione e seicentoMariarosaria Rossi, il nuovo enil 37%. In modo di poter riscrive- mila voti, come nelle elezioni di
trato Giovanni Toti. A proposito:
re la Costituzione che «non per- febbraio».
«Leggo che ci sarebbe maretta in
mette di governare a nessuno».
E la Sardegna? «Inutile puntaForza Italia, che io starei facendo
Per questo, Berlusconi prepara, re su manifatture e miniere. Merottamazioni. Io non rottamo
Un gruppo del cosiddetto movimento dei Forconi ha
«di notte, le istruzioni per con- glio il turismo, la cucina di clasnessuno! Se c’è uno che tiene
manifestato ieri a San Vendemiano (Treviso) vicino
quistare uno per uno i voti del se. E i campi da golf, le maisons
agli amici... Ho chiesto a Giovanall’abitazione del presidente della Regione Veneto Luca
40% di italiani disgustati e inde- du relax, i saloni per congressi».
ni di darmi una mano, e lui lo fa
Zaia (Lega). Il corteo, circa cinquanta persone, si è
cisi e del 20% di grillini delusi. E poi «la Sardegna piace molto ai
per amor mio. Ma non siamo
fermato fuori dalla casa del governatore, tutto si è
Un lavoro che devono fare, dai russi, quindi aprite una sede delgay, eh!». Dentro la Fiera ci stansvolto in modo pacifico. Quando Zaia è arrivato in auto
club, i “missionari della libertà”: la Regione in Russia per prono duemila ammiratori: «Dopo
i dimostranti si sono avvicinati e hanno parlato con lui
scovare porta a porta gli incerti e muovere gli eventi».
chiederò alle ragazze: mettetemi
Andrea Garibaldi
delle difficoltà economiche che si trovano ad affrontare. i delusi, portare fiori e caramelle.
le mani addosso, toccate, non
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Non basta: le “sentinelle della [email protected]
sono come in quelle foto uscite
bertà” dovranno vigilare nei seg© RIPRODUZIONE RISERVATA
La rinuncia alla sedia presidenziale
Forconi, protesta a casa di Zaia
Il caso Da Forza Italia e Nuovo centrodestra un coro di approvazione. Il bentornato di Alfano
Centro in subbuglio per il ritorno a destra di Casini
Popolari e Sc attaccano il leader dell’Udc,
ma c’è preoccupazione per la legge elettorale
ROMA — La notizia è che Casini
torna nel centrodestra. Aveva inseguito un suo centro distante da Berlusconi e Alfano, ora ha cambiato
idea. La notizia viene però declinata
in modo diverso a seconda delle
prospettive: per Alfano è un figliol
prodigo da accogliere a braccia
aperte, per i montiani che ci hanno
un fatto un pezzo di strada insieme
torna all’ovile per opportunismo,
per i Popolari di Mario Mauro è uno
che gridava contro il populismo e
ora rischia di abbracciarlo.
Sono anche le contorsioni di un
centro politico che la nuova legge
elettorale rischia di cannibalizzare.
Legge bipolare, accordo Renzi-Berlusconi: quanto spazio resta per
quei moderati che non vogliono
scegliere fra Forza Italia e Pd? Casini
si è dato la risposta prima di altri,
spiazzando settori di quello che resta dell’Udc, e lo ha spiegato in
un’intervista a Repubblica: molto
poco. Dunque scelta quasi obbliga-
ROMA — C’è chi, come la
giovane pd Giuditta Pini,
sostiene che «probabilmente
Renzi e Berlusconi se ne
saranno dimenticati ma ci
penseremo noi, adesso, a
ricordaglielo». E chi, come la
berlusconiana Mara Carfagna
(nella foto), sottolinea che
«nessuna di noi in astratto è
per le quote rosa ma qualche
piccola forzatura, se serve per
migliorare la qualità della
democrazia, ogni tanto va
fatta». Senza dimenticare
l’alfaniana Barbara
Saltamartini, secondo cui
«siamo di fronte all’ennesima
conseguenza di una politica
gestita da soli uomini».
In astratto può essere uno dei
primi ostacoli dell’accordo
Renzi-Berlusconi. Di
concreto, per adesso, c’è che
decine di parlamentari di Pd e
Forza Italia, di Scelta Civica e
Nuovo centrodestra, financo
di Sel, hanno sottoscritto i
quattro emendamenti per la
«parità di genere» presentati
sulla legge elettorale. Ce n’è
uno che prevede il 50% di
capilista donne, un altro che
contempla un rapporto 40-60
tra i sessi sempre per le teste
di lista, un altro ancora
sull’alternanza uomo-donna
nelle liste e un quarto, più
tecnico, sugli arrotondamenti.
L’iniziativa è partita dalle
deputate del Pd Roberta
Agostini e Marilena Fabbri. Le
firme di Sel e Ncd sono
arrivate a seguire, le donne di
Scelta civica hanno aderito e il
ta. «Berlusconi era il più grave problema dell’Italia, adesso diventa
una persona con cui ci sono divaricazioni da risolvere con un dibattito politico», è l’ironia che si registra
in Scelta civica, confezionata dal
deputato Andrea Mazziotti. Gianfranco Librandi, collega di partito,
nella «slealtà» di Casini individua
invece un vantaggio: «Al centro ora
ci siamo solo noi». Mentre per Linda Lanzillotta, che ritiene l’annuncio una non notizia («era chiaro da
mesi, visto che si è separato da
noi»), la novità vale comunque
un’esigenza di chiarezza, almeno da
coloro come Dellai e Olivero che da
Sc sono usciti per seguire Casini e
Mauro che formavano i Popolari: e
ora, si chiede l’ex ministro, cosa farà quella costola che è stata montiana e poi popolare?
Un dibattito frutto di una diaspora annunciata, del flop elettorale
montiano, oltre che di quelle soglie
di sbarramento che l’accordo fra
Renzi e Berlusconi sta confezionando con la nuova legge. Olivero e
Dellai dicono che restano dove
stanno al momento, ma prima o poi
probabilmente anche loro dovranno prendere una direzione diversa.
Mentre in Forza Italia e nel Nuovo
centrodestra di Alfano è quasi un
coro di approvazione, all’insegna
del meglio tardi che mai. Gasparri,
per il partito del Cavaliere, ha la sintesi migliore: «Casini ha capito fi-
nalmente che il Paese è bipolare e
che un terzo polo è già occupato da
Grillo».
Un concetto che Renato Schifani,
per il partito di Alfano, articola invece richiamando principi politici
che si ritrovano dopo un periodo di
separazione: «Possiamo discutere
anche perché i valori dell’Udc e di
Casini sono stati sempre i valori
dell’area moderata nella quale il
Nuovo centrodestra si colloca in
I partiti
Popolari
per l’Italia
Unione di centro
Alla Camera prese
l’1,79%, lascia il
centro per tornare
nel centrodestra
Scelta Civica
Alle Politiche
ha preso l’8,3%,
il presidente ora
è Bombassei
Popolari
Guidati da Mario
Mauro, sono nati
da una scissione
tra i montiani
maniera convinta. Noi non abbiamo mai cambiato idea forse è lui
che l’ha cambiata e per questo lo accogliamo con piacere». In sintesi:
bravo il figliol prodigo! Bravo due
volte per il ministro Maurizio Lupi,
visto che ora questo riabbraccio
può contribuire «a unire e fare un
grande centrodestra che possa tornare a vincere le elezioni nazionali
contrapponendosi a Renzi. Siamo
contenti!».
Il suggello, almeno per il Nuovo
centrodestra, alla fine lo mette anche Angelino Alfano: «A Casini noi
diciamo di cuore un bentornato nel
centrodestra e tra le forze politiche
alternative alla sinistra. Adesso
dobbiamo tutti insieme lavorare
per un più forte raccordo delle forze
popolari e alternative alla sinistra,
proprio mentre Renzi porta il Partito democratico verso il partito socialista europeo, una direzione che
può rafforzare il centrodestra italiano e portarlo a vincere contro la sinistra alle prossime elezioni politiche».
Marco Galluzzo
[email protected]
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poker PrestigiacomoCarfagna-CentemeroPolverini ha portato dentro
anche un pezzo di Forza Italia.
Un fronte più largo della
maggioranza, insomma. Al
quale, almeno per il
momento, mancano le firme
del cerchio ristretto delle
renziane. «Dalla responsabile
riforme del Pd, che è una
donna, ci aspettavamo più
attenzione», scandisce la
Saltamartini evocando Maria
Elena Boschi. «La parità di
genere è contenuta in un
ordine del giorno votato dalla
nostra direzione. Per cui
voglio credere che Renzi se ne
ricorderà», è l’appunto di
Giuditta Pini. «Siamo davvero
tutte unite per questa
battaglia di civiltà», suona la
carica la Carfagna. E
soprattutto, aggiunge
Annagrazia Calabria, leader
dei giovani di Forza Italia,
«chiederemo il voto palese
visto che col segreto, in un
parlamento a maggioranza di
uomini, rischiamo la
bocciatura di tutti gli
emendamenti». All’eterna
domanda del «se non ora
quando?», la pattuglia
bipartisan ha risposto «ora».
Ed è agguerrita, tanto.
Tommaso Labate
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Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Primo Piano
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Centrodestra L’intervista
Gli scenari
Il leader di FI e la nuova legge elettorale: ho sempre ritenuto che dovessimo insegnare agli italiani come votare
«Si andrà alle urne tra oltre un anno
Il mio piano folle per superare il 37%»
Il Cavaliere: ci sono le riforme, non penso sia possibile un election day a maggio
di ALAN FRIEDMAN
P
ochi minuti prima di mezzogiorno, arrivo in via del Plebiscito, entro nel cortile di Palazzo Grazioli e un uomo della
scorta mi porta in ascensore al piano
nobile, che qui è il secondo, visto che il
primo è un ammezzato.
Mentre la mia troupe televisiva allestisce per le riprese l’ufficio di Silvio
Berlusconi (sto girando una puntata
per Corriere TV della nuova web serie
basata sul mio nuovo libro, che esce tra
pochi giorni con Rizzoli) io aspetto nel
salotto. Mi guardo intorno, nelle stanze
affrescate dell’imponente palazzo seicentesco, oggetti e mobili preziosi
grondano sfarzo e magnificenza. Consolle bombate dorate con superfici in
marmo. Posto su uno dei mobili con
decorazioni in oro e intarsi pregiati c’è
un modellino settecentesco del Colosseo, con una targhetta in granito su cui
spicca la scritta, in stile romano, «La
storia la scrive chi vince».
Sento un cagnolino che abbaia, e intravedo alla fine del corridoio una porta
che apre dall’appartamento privato del
presidente. L’oramai immancabile Dudù fa una brevissima apparizione e poi
v i e n e r i p o r ta to
dentro. Io intanto
arrivo nell’ufficio
di Berlusconi e il
mio sguardo corre
alle pareti damascate giallo oro, alle
tende abbinate, e si
ferma su una consolle bombata sulla
quale poggiano
delle cornici piene
di foto di Berlusconi con Bush, con Putin, con papa Ratzinger, con i figli, con la mamma Rosa.
E poi arriva il Cavaliere, dimagrito
dopo il soggiorno in beauty farm, sorridente e nel suo solito abito scuro a doppiopetto. Si siede dietro la sua scrivania
e cominciamo un’intervista a tutto
campo.
Presidente, dopo lo storico incontro che lei ha avuto con Matteo Renzi
alla sede del Pd e l’accordo sulla legge
elettorale, qual è il suo parere sul segretario democratico?
«Renzi è un nuovo protagonista che
è entrato di slancio nel panorama politico italiano e ha rinnovato il Partito democratico, che è sempre l’antico Partito
comunista italiano, che ha cambiato
tanti nomi ma è rimasto con le stesse
persone, con le stesse sedi. Ha annunciato con coraggio e anche con un filo di
arroganza, di voler rottamare tutti i vecchi campioni del partito. E l’ha fatto:
uno dopo l’altro sono stati costretti,
non per una sua azione diretta ma per il
procedere della sua salita all’interno del
partito, molti sono veramente ai lati,
addirittura non in Parlamento. Quindi
io spero che lui continui in questa direzione».
Le faccio notare comunque, presidente, che Renzi ha di fatto conquistato due terzi del partito e chi ha perso
sono D’Alema, Cuperlo e il vecchio,
quindi in un certo modo lui rappresenta un nuovo Pd, almeno agli occhi
Le tappe
Le scelte
Gli ultimi mesi sulla
scena politica di
Silvio Berlusconi
(nel fermo
immagine durante
l’intervista con Alan
Friedman) sono
stati caratterizzati
da diversi eventi.
Ad agosto c’è stata
la condanna in via
definitiva da parte
della Cassazione
per il processo
Mediaset, in
seguito le frizioni
all’interno del suo
partito e la
decadenza da
senatore
Il partito
Il Cavaliere è stato
anche promotore
del ritorno a Forza
Italia. La nuova
formazione politica
ha lasciato la
maggioranza di
governo. Due
settimane fa, l’ex
premier ha messo
a punto con Matteo
Renzi la riforma
della nuova legge
elettorale
di un giornalista straniero.
«Io convengo e sono assolutamente
contento che questo sia accaduto. Gli
auguro di procedere affinché anche il
residuo terzo venga mandato negli spogliatoi».
Ma parliamo adesso della sostanza,
perché l’accordo annunciato da lei e
Renzi era su tre questioni: legge elettorale, riforme istituzionali, Titolo V.
Cominciamo con la legge elettorale.
«Io credo che continuerà il suo percorso e che sarà approvata dai due rami
del Parlamento. Questa legge elettorale
non è il meglio che si potesse fare, perché ancora una volta abbiamo dovuto
fare i conti qui in Italia con i piccoli partiti, e questo è un fatto molto negativo
che ci perseguita dal 1948. Ma oggi con
l’ingresso di una terza forza tra destra e
sinistra, una forza che ha messo insieme tutta l’antipolitica, tutti gli italiani
disgustati da questa politica, quella
portata avanti da Grillo, i numeri sia di
destra che di sinistra si sono abbassati,
e quindi siamo arrivati a dei numeri
molto bassi come coalizione. Vede, io
ho sempre ritenuto che noi dovessimo
insegnare agli italiani a cominciare a
capire come si deve votare. Abbiamo
sempre guardato ai paesi meglio governati, Francia, Gran Bretagna e, soprattutto, Stati Uniti d’America: repubblicani e democratici, democratici e repubblicani».
Il bipolarismo…
«Il bipolarismo secondo noi è il miglior sistema per dare un governo efficiente ad una nazione. Purtroppo anche
dopo la Prima Repubblica, con la legge
elettorale che è in vigore ancora adesso,
il voto frazionato è continuato».
Però lei non esclude che la Lega e
Alfano possano in futuro far parte di
una coalizione di centrodestra?
«No. Ma guardi, le dico, io ho una
speranza, soprattutto se il voto arriverà
tra oltre un anno, che da un lato il Partito democratico a guida Renzi, da un lato
Forza Italia, possano operare in maniera
tale da poter arrivare all’appuntamento
Il comizio
Silvio
Berlusconi
ieri a Cagliari
con Ugo
Cappellacci,
governatore
uscente e
candidato per
la riconferma
a presidente
della
Sardegna
(Fotogramma)
della prossima campagna elettorale così forti da poter pensare di superare da
soli la soglia del 37% che abbiamo messo per poter godere del premio di governabilità che aggiunge un 15% al 37
per arrivare a un 52%, che rende possibile governare. Questo dipende da molte cose, ma io per esempio ho un progetto che deriva da quello che successe
a me nel ‘94 e da tutte le esperienze di
questi anni. Sarà una follia, ma io penso
di poter arrivare a superare il 37. Ho già
avuto un risultato del genere nel 2008,
perché nella coalizione raggiungemmo
un 46 e passa, e il mio partito arrivò al
37 e passa. Però da allora è successo
questo fatto, che Grillo è arrivato con il
Movimento Cinque Stelle e, avendo
raggiunto un risultato importante, il
25%, e oggi essendo ancora nei sondaggi intorno al 20- 21%, ha naturalmente
abbassato i voti a disposizione di destra
Gli avvocati dell’ex premier
Busta con proiettili
a Ghedini e Longo
Una busta contenente una lettera di minacce e
quattro proiettili, indirizzata allo studio degli
avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, due
dei difensori di Silvio Berlusconi, è stata
intercettata al centro di smistamento postale di
Tessera, nel Veneziano. Vittime delle minacce
anche il vicesindaco e l’assessore all’Ambiente
del comune di Venezia, Sandro Simionato e
Gianfranco Bettin. «Sono pazzi e mitomani,
assistiamo a una politica di aggressione.
Verificheremo il fondamento di queste
minacce. Non è che mi rovina l’esistenza», così
ha commentato Longo. Diversi i messaggi di
solidarietà dal mondo della politica. «Ferma
condanna», dice il governatore veneto Luca
Zaia, «atto ignobile» per Lorenzo Cesa (Udc).
Renzi ha annunciato con coraggio e un filo di arroganza
di voler rottamare tutti i vecchi campioni del partito
E l’ha fatto, spero che continui in questa direzione
❜❜
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e sinistra. Quindi quel 37 già raggiunto,
oggi diventa molto più difficile da raggiungere da parte di un solo partito. Ma
io sono un ottimista e ho messo su un
piano, forse un piano un po’ pazzo, ma
io sono un cultore di Erasmo da Rotterdam...».
Ma questo piano lo vuole rivelare
oggi?
«No, è prematuro. Ma io finisco con
questa frase che Erasmo da Rotterdam
ripeteva sempre: “Le decisioni migliori
e più sagge non derivano dalla ragione
ma nascono da una visionaria lungimirante follia”».
Cambiamo argomento e parliamo
del vincolo europeo del 3%.
«È un vincolo che non ha nessun
senso».
E il Fiscal Compact che richiede la
riduzione del debito. Lei che proporrebbe?
«Io propongo che il Pil sia calcolato
aggiungendo al Pil emerso il Pil sommerso. In questo modo noi andiamo
sotto il 100% nel rapporto debito Pil.
Cioè ci avviciniamo a quel 93% che è la
media dei paesi dell’Euro. Aggiungo
che quando c’è una economia che ristagna, non è assolutamente pensabile di
togliere dall’economia dei soldi per ridurre il debito».
Ma nel Pil l’Istat già stima il sommerso al 17%.
«Ma è molto di più».
Qual è la sua previsione per l’economia italiana quest’anno?
«Non è una previsione positiva perché noi tentiamo di infondere coraggio,
ottimismo, di dare speranze eccetera,
ma la situazione in cui ci troviamo noi
oggi è particolarmente precaria. Abbiamo degli svantaggi competitivi con le
altre economie dell’Europa, e insieme
all’Europa abbiamo da fare i conti con la
competizione delle economie orientali,
lei ha visto che la Cina ha superato nelle
esportazioni l’America, sta diventando
la fabbrica del mondo. Quali sono le cose insuperabili? Soprattutto due: il costo del lavoro e le imposte sugli utili. I
paragoni non reggono e quindi io credo
che sarà molto difficile per noi come
Europa di reggere questa competizione».
Presidente, lei ha fiducia nella capacità del governo Letta di lanciare la
riforma del mercato del lavoro, di avviare le misure adeguate per agganciare la ripresa e stimolare la crescita?
«Mi spiace di dover rispondere negativamente, ma purtroppo abbiamo ormai l’esperienza di questa prima sessione di governo che è durata molti mesi
in cui addirittura non sono state mantenute le promesse che erano intercorse
tra noi e loro quando abbiamo con mol-
ta responsabilità detto sì a un governo
di Grosse Koalition, di larghe intese. Le
ricordo anzi che dopo il risultato delle
elezioni che appunto era stato determinato da Grillo, noi abbiamo subito offerto al Partito democratico di fare un
governo insieme. Il Partito democratico, che ha contro di noi una antica avversione che deriva dall’ideologia comunista, ha invece tentato di fare il governo col partito di Grillo, con i Cinque
Stelle, e per due mesi il segretario...».
Quello, scusi se la interrompo, era
il vecchio Pd guidato da Bersani.
«Era il vecchio Pd, assolutamente. E
Bersani ha battuto per due mesi alla
porta di Grillo ricevendo sberleffi e anche insulti. Finalmente dopo due mesi
si è rassegnato, è venuto da noi e ci ha
proposto di fare un governo, a condizioni quasi inaccettabili, cioè una rappresentanza parlamentare di soli 5 ministri su 23, ma soprattutto non ha aderito alla nostra sacrosanta richiesta di
sederci a un tavolo e di scrivere un programma preciso. Hanno detto no, nessun programma preciso, ci diamo la
mano, e voi ci dite i punti su cui dobbiamo impegnarci. Vista la malaparata, noi
decidemmo di accettare anche questa
situazione che era veramente al di fuori
della logica. Allora noi abbiamo preso i
tre punti su cui avevamo battuto durante la nostra campagna elettorale: punto
primo, abolire l’imposta sulla casa,
l’Imu; punto secondo non aumentare
l’Iva, dal 21 al 22%, perché è un fatto anche psicologico, che deprime la voglia
di spendere da parte dei cittadini, anzi
di abbassare l’Iva dal 21 al 20. E la terza
cosa era cambiare i modi di approccio
di Equitalia e dei suo funzionari con i
contribuenti. Sull’Imu, ha visto che cosa è successo, un pasticcio incredibile
che ha fatto diminuire dal 6 al 10% il valore di tutti gli immobili, di tutte le case
in Italia. Per quanto riguarda l’Iva, è stata portata addirittura al 22%, il contra-
❜❜
Non escludo
che Lega e Ncd
possano fare
parte in futuro
della coalizione
❜❜
Il Pil? Va
calcolato
aggiungendo il
sommerso
all’emerso
rio di quello su cui Letta si era impegnato. Ma siamo riusciti a cambiare qualcosa nei sistemi di Equitalia grazie alla
nostra capacità di agire in Parlamento».
Quindi per lei sarebbe meglio tornare alle urne? E se sì, quando?
«Io non penso sinceramente che sia
possibile tornare alle urne in un election day insieme con le elezioni per il
Parlamento europeo e con 18 milioni di
italiani chiamati alle Amministrative.
Se si riuscisse ad arrivare in tempo con
la legge elettorale noi saremmo d’accordo di andare il 25 di maggio. Ma se
intanto si comincia a lavorare sui cambiamenti della Costituzione nelle due
direzioni che abbiamo ricordato, dato
che per questi cambiamenti ci vogliono
non due ma quattro votazioni a distanza di tre mesi l’una dall’altra, si va avanti di un anno o anche più di un anno. In
quel caso si andrà a votare tra un anno e
qualche mese e per noi, questa cosa credo che funzioni molto bene».
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CORRIERE.IT Il video con
l’intervista di Alan Friedman a
Berlusconi oggi su Corriere.it
6
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
#
Centrosinistra Le scelte
Legge elettorale, la partita dei tempi
Il deputato pd
Giachetti vede
il traguardo:
mi sembra
un miracolo
ROMA — Sono anni che
Roberto Giachetti protesta e
chiede invano che si
approvi una nuova legge
elettorale. Nell’inerzia
generale, e nella paralisi,
ogni tanto si scopriva che il
deputato democratico,
radicale di formazione, era
in sciopero della fame. Ora,
pare, siamo a un passo dal
successo. Ma è un passo a
rischio sgambetti.
Giachetti, è ottimista o
pessimista?
«Guardi, essere arrivati fino
a qui mi sembra già un
miracolo. Se un mese fa mi
avessero detto che la legge
entro gennaio sarebbe
arrivata alla Camera, avrei
messo non una ma dodici
firme».
Un rallentamento però c’è
stato.
«Sarei stato più contento se
si fosse andati avanti già
questa settimana, ma va
bene così. Sono soddisfatto
perché, nonostante mille
tentativi di stop, le
pregiudiziali di
costituzionalità le abbiamo
superate».
Il miracolo, però, ancora
non s’è compiuto.
«Ah, certo. È un miracolo
ancora pieno di insidie e di
trabocchetti. Anche perché
quelli che finora hanno
vissuto di chiacchiere
provano a resistere. Bisogna
essere vigili».
Che può succedere?
«Nel voto segreto si può
provare a far saltare qualche
elemento che farebbe
crollare tutto».
I primi franchi tiratori ci
sono già stati.
«Sì, ma pochi. Non m’era
mai capitato che ce ne
fossero così pochi. Non ho
mai visto voto segreto più
blindato. Un inizio
incoraggiante».
I 5 Stelle proveranno a fare
qualche scherzo o sono già
fuori dal gioco?
«Purtroppo si sono messi
fuori loro. Hanno scelto di
non avere voce in capitolo.
Non credo che vogliano fare
altri blitz. Quelli che hanno
fatto finora del resto non
hanno avuto alcun esito.
Spero che abbiano capito
che il piano su cui
misurarsi è un altro. Anche
Grillo li ha sconfessati,
invitandoli a stare calmi».
Lei di ostruzionismo se ne
intende.
«Certo, ma i 5 Stelle sono
andati oltre. Finché stressi
il regolamento e fai
ostruzionismo vero è un
discorso. Ma quando passi
ad azioni più o meno
squadriste, è un altro. Non
puoi gridare al colpo di
Stato ogni cinque minuti.
Non sei più credibile».
Al. T.
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ROMA — «La decisione finale alla Camera arriverà entro questo mese». La presidente della Camera Laura
Boldrini assicura che il percorso per il varo della legge
elettorale sarà rapido. La decisione di fissare la discussione in Aula l’11 febbraio ha rallentato un po’ i tempi previsti:
«Su mia richiesta — spiega la
presidente, reduce dalle dure
contestazioni dei parlamentari a 5 Stelle — la conferenza
dei capigruppo ha deciso che
ci sia qualche giorno in più
per il dibattito». Anche perché «la legge è arrivata in Aula senza che la commissione
Affari costituzionali abbia pot u to e s a m i n a r e u n s o l o
emendamento».
L’Italicum — come è stato
ribattezzato il modello elettorale frutto di un accordo di
massima tra Pd, Forza Italia e
Ncd — ha superato il primo
ostacolo venerdì, quando sono state respinte le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Sel, Movimento 5
Stelle e Fratelli d’Italia. Il patto
ha tenuto, nonostante una
pattuglia di una ventina e oltre di franchi tiratori. Pd e
Forza Italia avrebbero voluto
accelerare sui tempi, ma Scelta civica si è opposta e la Boldrini ha scelto di ritardare di
qualche giorno.
Bisognerà capire ora se la
legge riuscirà ad arrivare davvero fino in fondo e in che
condizioni. I piccoli partiti
sono sul piede di guerra, perché vengono sostanzialmente
fatti fuori. Per Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia), «questa
legge è più incostituzionale
del Porcellum e cercheremo
di cambiarla in ogni modo».
Di dubbi tra i giuristi ce ne
sono parecchi. Non convincono la soglia minima del
premio di maggioranza (che
pure è stata alzata al 37 per
cento), il meccanismo del
ballottaggio e il riparto nazionale dei seggi. Non è un mi-
L’iter
Boldrini: approvata entro febbraio, ma va discussa. D’Attorre: non è un totem
L’incontro al Nazareno
Il testo in commissione
tra Berlusconi e il leader pd a Montecitorio
Il 18 gennaio Matteo Renzi
incontra Silvio Berlusconi a
Roma, nella sede
democratica del Nazareno: i
due varano un accordo per
la riforma della legge
elettorale. «Profonda
sintonia», dice il segretario
del Pd dopo l’incontro
Il voto in Aula
e i franchi tiratori
Il 22 gennaio il testo della
legge elettorale viene
depositato in commissione
Affari costituzionali alla
Camera ed è sottoscritto da
Pd, Forza Italia e Nuovo
centrodestra. L’Italicum
prevede premio di
maggioranza e sbarramenti
Il 31 gennaio il testo approda
alla Camera: i deputati
bocciano le pregiudiziali di
costituzionalità presentate
dai partiti di opposizione.
Il voto è a scrutinio segreto e
nella maggioranza si
contano una ventina di
franchi tiratori
stero che il Nuovo centrodestra insista ancora per il ripristino delle preferenze.
Renzi vorrebbe blindare
l’accordo e per questo ha
chiesto alla minoranza di ritirare gli emendamenti in
Commissione. Ma gli stessi
potranno essere ripresentati
in Aula. Il bersaniano Alfredo
D’Attorre è convinto che ci siano ampi margini di miglioramento: «Questo accordo
non è un totem, ci sono già
state tre versioni diverse e si
procede per avanzamenti
successivi. Siamo a un punto
di partenza, non d’arrivo».
Renzi teme che le modifiche
facciano crollare l’intesa raggiunta con tanta fatica. «Stia
tranquillo Renzi, che chi, come noi, ha sollevato obiezioni
sui singoli punti, non l’ha fatto nell’ottica di bloccarla, ma
in quella di migliorarla».
D’Attorre vorrebbe intervenire su alcuni punti in particolare: «Bisogna trovare un mo-
Gli emendamenti
La minoranza del Pd
potrebbe rilanciare sugli
emendamenti in Aula:
superare le liste bloccate
Si decide lo slittamento
all’11 febbraio
11
Feb
Il testo della riforma tornerà
in Aula il prossimo
11 febbraio: lo ha stabilito
la conferenza dei capigruppo
su richiesta della presidente
della Camera Boldrini, che ha
sottolineato come in
commissione non siano stati
discussi gli emendamenti
Il via libera definitivo
atteso entro fine mese
L’abolizione del Senato
sì a un «testo condiviso»
A dettare i tempi, la
presidente della Camera:
«È stato deciso di assegnare
al dibattito un tempo ben
più ampio del solito, con la
garanzia tuttavia che la
Camera arriverà alla
decisione finale
entro questo mese»
Intanto il segretario del Pd
Renzi ha annunciato che
intende proseguire anche
sull’altro versante
dell’accordo per le riforme:
entro il 15 febbraio assicura
di voler presentare il ddl per
l’abolizione del Senato con
un «testo condiviso»
do per superare le liste bloccate. E rendere più razionale il
sistema delle soglie di sbarramento: perché non ha senso
che la Lega possa entrare
avendo il 9 per cento in tre regioni e poi magari un altro
partito non coalizzato resti
fuori con il 7,9 nazionale. È
manifestamente irragionevole». Altro punto su cui intervenire: «Bisogna rafforzare la
rappresentanza femminile».
Angelino Alfano, inizialmente scavalcato dall’intesa
Renzi-Berlusconi, si mostra
ancora infastidito dal tema:
«Sulla legge elettorale abbiamo cominciato bene e stiamo
andando bene, ma non possiamo parlare solo di quello.
Tanti italiani soffrono la crisi
economica e non possiamo
dare da mangiare pane e
sbarramenti e leggi elettorali».
Alessandro Trocino
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Il retroscena Il sindaco resta concentrato sulle riforme e rinvia la direzione sul programma di governo
Lo stallo sul Contratto
e le pressioni su Renzi
per la guida di Palazzo Chigi
ROMA — Tra il presidente del
Consiglio e il segretario del Partito
democratico è ormai guerra di nervi.
Il sindaco di Firenze, che avrebbe dovuto convocare la settimana entrante
la direzione sul programma di governo ha deciso di rinviare quell’appuntamento a data da destinarsi. «Di
questo argomento — ha spiegato
Matteo Renzi — parlo solo dopo che
la legge elettorale è stata approvata
alla Camera».
Il giorno previsto nel ruolino di
marcia del Pd per cominciare le votazioni sulla riforma doveva essere domani, ma lo slittamento di una settimana deciso dalla conferenza dei capigruppo comporta il rinvio di tutto il
resto. Già, anche se il primo cittadino
del capoluogo toscano è convinto
che, dopo il voto sulle pregiudiziali di
costituzionalità, l’iter della riforma
sia «in discesa», non si fida del tutto e
preferisce verificare che l’operazione
vada in porto senza problemi, e senza
nessuno «scherzetto» a voto segreto.
È convinto che ci sia sempre in agguato quello che lui definisce «il partito della palude», che sarebbe ben
contento di vederlo sprofondare nelle
sabbie mobili delle lungaggini e delle
trappole parlamentari, indebolendolo e dimezzando la sua vittoria sulla
legge elettorale.
Nel frattempo, secondo il leader
del Pd, ci sono cose più importanti da
fare del «rimpasto, rimpastino» e via
dicendo. «Non voglio perdermi in
chiacchiere, perché credo che sia necessario puntare su fatti concreti», è
il suo ritornello. E allora avanti sulle
riforme costituzionali, di cui si occuperà la direzione del 6 febbraio, con
particolare attenzione alla riforma del
titolo V della Carta. «E non si tratta di
chiacchiere, perché oltretutto queste
riforme comportano un notevole risparmio dei costi della politica».
Quindi, sempre il 6, si affronterà anche il tema del Jobs Act. Che, ovvia-
mente, non si esaurirà nella riunione
di giovedì prossimo: «Quello sarà
l’inizio, poi tireremo le somme in
un’altra direzione, probabilmente il
20, in modo che tutti abbiano il tempo di studiare la materia e di avanzare
idee, suggerimenti e miglioramenti».
E il governo? Quando verrà affrontato questo tema? La risposta alla domanda è, immancabilmente, la stessa: «Aspettiamo quello che decide di
fare Enrico». Ma che cosa può mai fare «Enrico» se il maggior partito della
coalizione non presenta le sue proposte per un programma di governo? E
se il suo segretario di fronte alla paro-
la rimpasto glissa e risponde «è una
questione che riguarda il presidente
del Consiglio, se ne occuperà lui, io
non chiederò nemmeno uno sgabello, faccia lui, è una decisione che
spetta al premier»?
L’impressione che molti hanno nel
Pd è che Renzi voglia cuocere Letta a
fuoco lento, anche se il segretario nega che questa sia la sua intenzione. E
ai suoi spiega che, semplicemente,
non intende «farsi ingabbiare», ma
vuole «lasciarsi degli spazi di manovra sennò qui la palude cerca di risucchiarmi e non mi fa fare niente». Perciò incita il partito ad andare avanti
sulla strada delle riforme «perché solo così potremo svuotare i grillini».
Ma è chiaro che prima o poi il tema
del governo verrà affrontato. Presto o
tardi che sia, è un appuntamento inevitabile. Intanto perché c’è una parte
del Pd, o, per essere piu esatti dell’area dalemian-bersaniana del partito, che sta esercitando un pressing
fortissimo sul sindaco di Firenze perché prenda il posto di Letta a Palazzo
Chigi già adesso, senza aspettare le
prossime elezioni. E c’è da aggiungere che anche una fetta dei renziani si
Il segretario
Ai suoi spiega che non vuole
«farsi ingabbiare
per mantenere libertà
di manovra»
Rimpasto nel limbo
Il leader dei democratici
sostiene che è una
questione che riguarda
Palazzo Chigi
sta convincendo che questa sia la
strada migliore. In questo modo si
potrebbe trasformare l’attuale in una
legislatura costituente per poi andare
al voto tornando a un normale schema bipolare.
Finora il leader del Pd ha resistito a
questa offensiva. Razionalmente, sa
che sarebbe un errore sedersi su
quella poltrona «senza passare dal
via», tanto più perché è stato votato
alle primarie anche contro lo schema
del governo delle larghe o ristrette intese che siano: «La legittimazione popolare è importante». Ma riuscirà il
segretario del Partito democratico a
continuare a fare muro quando anche
esponenti di spicco della sua area
sembrano più che propensi a prendere in considerazione questa ipotesi?
Raccontano che le voci di questo
pressing per un «Renzi primo» anziché per un «Letta bis» siano giunte
anche alle orecchie del premier, il
quale avrebbe posto più volte al sindaco questo quesito: «Matteo, vuoi
prendere il mio posto?». La risposta è
stata sempre, invariabilmente, la
stessa: «no».
Ma solo il tempo svelerà quale piega prenderanno gli eventi. In questa
fase l’incertezza regna sovrana, come
spiega un autorevole esponente del
Partito democratico: «La questione
del governo è ancora tutta da risolvere e ogni scenario è possibile al momento...».
Maria Teresa Meli
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Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Primo Piano
7
Centrosinistra L’intervista
Gli scenari
Il Professore: Enrico prenda iniziative anche contestate, senza il timore di mettersi in una controversia. La Germania? La fa da padrone
Nel 2008
di ALDO CAZZULLO
DAL NOSTRO INVIATO
BOLOGNA — Professor Prodi, l’Italia
vive uno dei momenti peggiori del dopoguerra. E il sogno europeo appare
infranto, con la Germania che vuole
farla da padrone.
«Non è che vuole: la Germania la fa da
padrone. E continua per la sua strada,
anche se molti osservatori, tedeschi e
non tedeschi, pensano che l’eccessivo
surplus renda il rapporto di cambio dell’euro insopportabile per gli altri Paesi.
Un surplus minore aiuterebbe l’economia di tutta l’Europa».
L’euro è troppo forte per noi?
«Oggi siamo quasi a 1,40 sul dollaro.
Fossimo a 1,10, anche 1,20, saremmo in
una situazione ben diversa».
L’euro era stato pensato per valere
un dollaro?
«Più o meno. Ricordo, quand’ero presidente della Commissione europea, gli
incontri annuali con il presidente cinese
Jiang Zemin. Avevamo dossier alti una
spanna, ma a lui interessava solo l’euro.
Gli consigliai di comprarne come riserva.
All’inizio il valore dell’euro crollò a 0,89
rispetto al dollaro e, quando tornai da
Jiang, avevo la coda fra le gambe. Ma lui
mi rasserenò subito: “Lei pensa di avermi
dato un cattivo consiglio, ma io continuerò a investire in euro. Perché l’euro
salirà. E perché non mi piace un mondo
con un solo padrone: sono felice che accanto al dollaro ci sia un’altra moneta”. A
causa degli errori europei, l’altra moneta
accanto al dollaro sta diventando lo
yuan. Le divisioni europee ci hanno fatto
perdere occasioni enormi. Vai in Medio
Oriente e ti senti dire: “Siete il primo
esportatore e il primo investitore, ma
non contate nulla”. Non c’è un grande
problema internazionale in cui l’Europa
abbia contato qualcosa».
Alle elezioni del 25 maggio si profila
un successo delle forze antieuropee.
Può essere una scossa?
«Lo sarà senz’altro. Questa del resto è
la storia d’Europa. L’Unione ha sempre
avuto uno scatto dopo le crisi. La prima
volta accadde con la “sedia vuota” di De
Gaulle. Oggi la sensazione è ancora più
forte perché abbiamo sul collo il fiato
della Cina, dove fortunatamente il costo
del lavoro continua a crescere. Anche se
rimangono ancora grandi differenze nel
costo della mano d’opera standard, oggi
Unicredit paga i neolaureati di Shanghai
come quelli di Milano. Dobbiamo ritrovare una politica europea comune, se vogliamo avere ancora una leadership. Occorre ribaltare la situazione. Nelle svolte
del mondo bisogna essere i primi a capirle».
L’Italia si impoverisce. Eppure non
c’è rivolta sociale. Perché?
«Perché la perdita del lavoro avviene
goccia a goccia: infinite gocce che fanno
molto più di un fiume, ma non fanno una
rivoluzione. È un fenomeno mondiale: la
frantumazione della classe media; la jobless society».
La società senza lavoro.
«Si distruggono i lavori di medio livello. Disegnatori. Segretarie. Praticanti degli studi legali. Cassieri. Impiegati delle
agenzie di viaggio o degli sportelli bancari e assicurativi. L’altro giorno parlavo
con il responsabile di una grande banca.
Gli ho chiesto se tra dieci anni i dipendenti saranno più o meno della metà rispetto a oggi. Mi ha risposto che saranno
molto meno della metà. Aumenta la disoccupazione diffusa, cui si cerca rimedio con i “minijobs”: spezzoni di lavoro
pagati sotto la soglia di sussistenza. Ma
quando tagli la fascia media, si distanziano non soltanto i redditi; si distanziano
due parti della società. Si salvano solo gli
innovatori. Non a caso gli Stati Uniti, patria dell’innovazione, vanno meglio di
noi».
Perché proprio l’Italia è il grande
malato d’Europa?
«Perché non agisce come un Paese
unito. I problemi aperti esigono una risposta corale. Invece la società è frammentata. Il governo ha una cronica mancanza di autorità. I sindacati si saltano gli
uni con gli altri, sono divisi anche all’interno della stessa organizzazione, e la
È il 24 gennaio
2008 e Romano
Prodi lascia il Colle
dopo aver
rassegnato le
dimissioni da
premier: non aveva
ottenuto la fiducia
al Senato, dove il
suo governo era
stato battuto con
156 sì e 161 no.
Giorgio Napolitano
scioglierà le
Camere, dopo un
mandato
esplorativo a
Franco Marini. Alle
spalle di Prodi si
vede Enrico Letta,
all’epoca
sottosegretario alla
presidenza del
Consiglio
La scossa di Prodi al premier:
non abbia paura, ora tenti una sortita
«Non voglio andare al Quirinale. Il Paese è cambiato e non sono un uomo 2.0»
Confindustria è stata sempre ben contenta di dividerli. Tra sindacato e grandi
imprese ci sono tensioni, come alla Fiat,
che non si sono viste in nessuno stabilimento europeo. Il problema non è il costo del lavoro: in Spagna è inferiore di
appena il 7%; in Germania è superiore di
oltre il 50%. Il problema è il modo in cui
si lavora. È la paralisi del sistema produttivo. È la mancanza di una politica industriale».
Che valutazione dà del Jobs Act di
Renzi?
«La direzione è quella buona. Ma bisogna tradurla in decisioni concrete. Devono capirlo tutti: il potere politico, i sindacati, le imprese. In questi anni si sono
aperti molti tavoli di concertazione; la
frammentazione li ha uccisi tutti».
Voi varaste il pacchetto Treu.
«Sì, noi usavamo l’italiano e lo chiamammo pacchetto».
Oggi a Palazzo Chigi c’è un suo allievo, Enrico Letta. Quale consiglio gli da-
Regione
Sicilia, i dipendenti
scelgono la piazza:
Crocetta ha fallito
Tornano in piazza i dipendenti
regionali siciliani. Un’assembleapresidio è stata indetta per
martedì prossimo davanti
all’assessorato all’Economia
dai segretari regionali della
funzione pubblica di Cgil, Cisl e
Uil. Alla base della protesta «gli
effetti nefasti» della finanziaria
regionale sul comparto pubblico
determinati dalla «inadeguata
gestione politica del governo
regionale».
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rebbe?
«Di tentare una sortita. Di prendere
iniziative anche contestate. Di non avere
paura di mettersi in una controversia».
In un articolo sul «Messaggero» lei
ha ricordato che il potere pubblico è intervenuto ovunque in difesa dell’industria dell’automobile, dalla Spagna agli
Stati Uniti, tranne che in Italia.
«È oggettivo che l’affare Fiat si sia concluso senza la voce del governo. E sull’Electrolux c’è stata solo una mediazione
a posteriori».
Perché è andato a votare alle primarie del Pd?
«Ho deciso il giorno dopo la sentenza
della Consulta. Perché ho avuto paura
che riemergesse una legge elettorale che
rendesse impossibile governare il Paese».
La nuova legge le piace? Cosa pensa
dell’attivismo di Renzi?
«Non rispondo a questa domanda. Ho
sentito il dovere di votare alle primarie
come risposta a un’emergenza, non come
scelta di tornare alla partecipazione. Il
ruolo elettorale è un dovere civico, non
significa proporsi o essere disponibili ad
accettare una carica. Ho ritenuto che il Pd
fosse indispensabile per evitare lo sfascio
totale. Dopo di che non ho più preso parte alla politica attiva. Sarei solo di disturbo».
Perché?
«Perché ogni azione sarebbe interpretata come appoggio all’uno o all’altro, come un disegno personale per un futuro
che non esiste».
Non vuole fare il presidente della Repubblica?
«No. Mi pare di averlo già chiarito in
più di un’occasione. Il Paese è cambiato.
C’è un nuovo mondo. Occorrono persone nuove che lo interpretino. La nuova
politica, per linguaggio, contenuto, velocità, supera la mia capacità di comprensione. Non sono un uomo 2.0».
Lei ha raccontato una telefonata con
D’Alema, nel giorno dei 101 franchi tiratori, da cui dedusse che sarebbe finita
La Merkel ha assorbito il populismo,
rassicurando i tedeschi
a scapito del resto d’Europa
❜❜
male. Come andò?
«Fu anche divertente. Ero in riunione
a Bamako, in Mali. C’era un’atmosfera distesa. France Presse scriveva che stavo
diventando presidente della Repubblica,
tutti i capi di Stato africani mi facevano il
pollice alzato. Io rispondevo con il pollice
verso, perché sapevo già come sarebbe
andata a finire. Avevo fatto le telefonate
di dovere. Prima a Marini, poi a D’Alema,
che mi disse che certe candidature non si
possono fare in modo così improvvisato.
Fu allora che chiamai mia moglie Flavia
in Italia, per dirle di andare pure alla sua
riunione, tanto non sarebbe accaduto
nulla. Poi telefonai a Monti, che mi avvisò che non mi avrebbe votato perché ero
“divisivo”. Infine telefonai a Napolitano
perché ormai era chiaro come sarebbe
andata a finire. Anche se mi aspettavo 60
defezioni, non 120: perché furono più di
101».
È stato scritto che lei è in contatto
con Grillo e Casaleggio. È vero?
«Mai avuto rapporti politici di nessun
tipo, salvo quello di spettatore divertito.
Grillo venne a trovarmi nell’81 a Nomisma, per discutere gli aspetti economici
dei suoi testi. Nel 2007 mi fece un’intervista strumentale a Palazzo Chigi: all’uscita
disse che dormivo. Avevo invece risposto
a tutte le sue domande, spesso con gli occhi chiusi, come faccio d’abitudine quando penso, e il filmato lo dimostra. Casaleggio è venuto una volta a salutarmi a un
convegno pubblico a Milano. Stop».
Come valuta il successo dei Cinque
Stelle?
«È un movimento di protesta che si
manifesta in varie forme in tutti i Paesi
europei, tranne che in Germania. La Merkel è stata molto abile ad assorbire il populismo, riassicurando i tedeschi a scapito del resto d’Europa. Anche per questo
Italia, Francia e Spagna dovrebbero reagire presentando un programma alternativo nei confronti della Germania. Noi
abbiamo gli stessi interessi, ma ognuno
pensa di essere più bravo degli altri. Dai
consigli europei si esce con le stesse decisioni con cui si è entrati».
La sua immagine pubblica è legata
alla bonomia, alla fiducia. È raro trovarla così pessimista.
«Io sono pessimista per poter essere
ottimista. Il passaggio dal pessimismo
all’ottimismo si ha solo attraverso
un’azione politica forte e coraggiosa.
L’unico fatto positivo di questa crisi
drammatica è che sta maturando la consapevolezza dell’emergenza, e della necessità di cambiare. Sempre più ci si rende conto che c’è troppa gente che soffre.
Finora la sofferenza arrivava alla Caritas.
Ora si è affacciata persino al Forum di
Davos. Anche se la finanza ha ripreso a
La carriera
In politica
Romano Prodi
è nato a
Scandiano,
in provincia di
Reggio Emilia, il
9 agosto del
1939. Ha
ricoperto la
carica di
presidente del
Consiglio per due
volte (dal 1996
al 1998 e dal
2006 al 2008)
dopo aver vinto
le elezioni contro
Silvio Berlusconi
alla guida di una
coalizione di
centrosinistra.
Fondatore e
leader dell’Ulivo,
è stato
presidente
dell’assemblea
costituente del
Partito
democratico fino
all’aprile 2008
Economista
Docente
universitario
di Economia e
politica
industriale
all’Università di
Bologna, è stato
nel 1978
ministro
dell’Industria nel
governo
Andreotti IV. È
stato presidente
dell’Iri dal 1982
al 1989 e dal
1993 al 1994.
Dal 1999 al
2004 ha
presieduto la
Commissione
europea.
Nell’ottobre
2012 è stato
nominato inviato
speciale delle
Nazioni Unite per
il Sahel africano
operare come prima».
C’è il rischio di un’altra bolla e di un
altro crollo?
«Non ci sono state riforme fondamentali nel sistema finanziario. C’è più paura
e quindi più consapevolezza ma non ci
sono veri strumenti nuovi».
Nella storia italiana recente, e quindi
nel declino del Paese, anche lei ha avuto un ruolo. C’è qualche errore che non
rifarebbe?
«Questa è una domanda inutile. Ci sono sfide che si affrontano sapendo perfettamente che si incontrerà la resistenza
e la reazione del sistema, e quindi con
buone possibilità di fallimento; eppure
sono sfide che affronterei di nuovo».
Faccia un esempio.
«La privatizzazione dell’Alfa Romeo.
Trattai con Ford perché ritenevo necessario che ci fosse concorrenza. Arrivammo
ad un progetto di accordo di grande respiro, però avvertii i negoziatori: se si
mette di mezzo la Fiat, salterà tutto, perché si muoveranno i sindacati, le autorità
ecclesiastiche, gli enti locali, insomma il
Paese. Fu proprio quello che accadde. È
vero che la Fiat offrì qualche soldo in più
ma, in ogni caso, non vi furono alternative. I negoziatori della Ford conclusero dicendo: “Ci spiace molto; lei però ci aveva
detto la verità”».
Le chiedevo di farmi l’esempio di un
errore.
«È un errore sopravvalutare le proprie
forze. Ma penso che oggi l’Italia abbia bisogno di essere messa di fronte alle sue
sfide. Per questo parlo di “sortita”. Verrà
il momento in cui le sfide non si potranno non affrontare. Se hai un disegno, devi anche rischiare. E io credo di aver rischiato sempre. Non a caso, sia il primo
sia il secondo governo Prodi sono stati
fatti saltare. Anche se tra le due cadute c’è
una bella differenza».
Quale differenza?
«Nel 2008 il mio governo è caduto a
causa della frammentazione politica e
dei personali interessi di alcuni suoi
membri ma, in ogni caso, era un cammino faticoso. Nel 1998 il mio primo governo è caduto perché andava bene. Non solo hanno buttato giù un ottimo governo,
con Ciampi all’Economia, Andreatta alla
Difesa, Napolitano agli Interni, Bersani
all’Industria e poi Flick e Treu… Peggio
ancora: hanno distrutto l’entusiasmo. E
ci vuole più di una vita per ricostruire
l’entusiasmo».
Rifarebbe pure il Pd?
«Il Pd è l’unico punto di solidità del
Paese. Ma se fosse andato avanti l’Ulivo
avremmo avuto il Pd già quindici anni fa,
e l’Italia non sarebbe sprofondata in questa crisi politica».
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8
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Primo Piano
9
I partiti Il caso
Grillo aizza il web contro Boldrini, poi frena
Un video scatena minacce e insulti. Il presidente della Camera: così si istiga alla violenza
Il leader M5S attacca il premier: vuole annullarci. La replica: la democrazia ha le sue regole
Il premio Nobel
Fo: non mi piace
il linguaggio
pesante e gratuito
ma la gente è con loro
MILANO — Era il 19 febbraio 2013, a
pochi giorni dalle elezioni politiche.
Sul palco dei 5 Stelle a Milano sale il
premio Nobel per la letteratura Dario
Fo che alla folla grida: «Ribaltate
tutto».
Cosa pensa ora del comportamento
dei deputati del M5S? Gli insulti, il
parapiglia. Non hanno esagerato?
«Penso che nella politica italiana è
successo ben di peggio. Siamo il
Paese in cui la politica non ha trattato
per Aldo Moro, dove per liberare
l’esponente della Dc Ciro Cirillo,
sequestrato dalle Br, hanno affidato
alla camorra i soldi per il riscatto».
Parliamo di oggi e del Parlamento.
«Si ricorda quando, in Parlamento,
insultavano i senatori a vita? Gli
dicevano: “Pannoloni!”. Non era
molto tempo fa. Una totale mancanza
di rispetto. E quello che si mangiò in
Aula una fetta di mortadella ? E gli
insulti alla ministra Kyenge? Cose ben
più gravi».
Qui ci sono state offese sessiste alle
donne.
«Non sono mai stato d’accordo tutte
le volte che si è usato un linguaggio
gratuito e pesante. Se facciamo
l’elenco delle cose di cattivo gusto
però non la finiamo più. La verità è
che i 5 Stelle, da quando sono arrivati
in Parlamento con quella quantità di
voti, sono stati tenuti ai margini. E
poi Casaleggio ha fatto anche un libro
con tutti gli insulti che hanno
ricevuto loro».
Stavolta però a insultare sono stati
quelli del Movimento.
«Ci sarà stata qualche forma un po’
isterica, ma per litigare bisogna
essere in due. Non vi viene voglia di
gridare se i capi di Pd e Forza Italia
fanno comunella? È indegno che il
responsabile del Pd abbia incontrato,
addirittura nella sede dell’ex Partito
comunista, uno, Berlusconi, che non
dovrebbe nemmeno essere più in
politica. E non lo dico io, lo dice la
sentenza. Loro invece ci hanno fatto
un “contratto”, Silvio li ha incastrati».
I Cinquestelle hanno chiesto
l’impeachment per Napolitano. Lei
è d’accordo?
«Sì, secondo me hanno fatto bene. Ho
sentito le loro motivazioni, Dicono
che il capo dello Stato ha fatto cose
gravi».
In questi giorni è stata insultata
anche la presidente della Camera
che, tra l’altro, proviene dalla
sinistra.
«Arrivare dalla sinistra non significa
niente. Ha usato la “tagliola” alla
Camera, non era mai avvenuto.
Hanno infilato dentro a un
provvedimento sulle tasse un regalo
alle banche. Ma nessuno ha qualcosa
da ridire? Il fatto è che il M5S fa
paura, è in crescita e la gente lo
sostiene. Li vogliono far passare per
dei baluba violenti, per gente che non
controlla la testa. Dietro questa
descrizione c’è la paura che hanno di
loro. Ma io li ho conosciuti, sono
preparati».
Grillo li ha definiti i nuovi
partigiani.
«Non credo che i partigiani che
conosco si offenderanno».
Massimo Rebotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Grillo risponde a
Letta su «tolleranza zero» e «regole democratiche» con una
lettera sul blog, a firma sua e di
Casaleggio. Il premier replica a
tono ma non rinuncia a sottolineare positivamente quel piccolo «passo indietro» fatto dal
leader di M5S che, calato a Roma per sostenere i suoi, ha tuttavia chiesto di abbassare i toni
e di non esagerare con le parolacce. Ma poi scoppia il caso di
un video satirico postato dallo
stesso Grillo sul suo profilo Facebook, nel quale un giovane
sostenitore del M5S, in macchina con una sagoma di cartone
della Boldrini, rinfaccia alla presidente della Camera la sua gestione dell’Aula e le fa indossare
una camicia nera. «Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini
in macchina?», è il titolo che
Grillo dà al post e che commenta con un «Belìn, è fantastico».
Subito vengono postati una serie di insulti pesantissimi nei
confronti della Boldrini, molti a
sfondo sessuale. C’è chi incita
allo stupro, chi la definisce una
prostituta e chi l’ammazzerebbe
di botte. Accanto alle offese
molti messaggi di sostenitori
del Movimento che chiedono di
evitare le ingiurie «per non essere strumentalizzati», e critiche a Grillo dai suoi detrattori,
anche quelle condite da insulti.
In forte imbarazzo, il M5S nel
pomeriggio cancella le frasi ingiuriose rivolte alla presidente
Rimossi
Dopo le
polemiche lo
staff rimuove
i commenti
Reazioni
Grasso e i
timori «per
chi fomenta
gli animi»
Boldrini. «Prendiamo le distanze dalle offese sessiste, quei
messaggi sono stati scritti nella
notte quando non era possibile
operare alcun controllo», scrive
in una nota lo staff comunicazione. Ma il guaio è già successo
e il mondo politico reagisce indignato. A cominciare dalla
stessa Boldrini, che scrive su Facebook: «Gli insulti e le volgarità non possono in alcun modo
fare parte del dibattito politico e
non danno nessuna risposta
concreta ai problemi dei cittadini. Piuttosto servono a istigare
alla violenza e a minare le basi
della nostra democrazia».
Il presidente del Senato Pietro Grasso: «Esprimo il mio
sdegno per le offese volgari e
sessiste»; «guardo con preoccupazione a chi fomenta gli animi,
cercando tornaconti elettorali».
Il leader di Sel Nichi Vendola:
«Mai arrivati ad un livello di degrado così basso: ora incitazione a stupro simbolico». Le senatrici del Pd De Monte, Di
Giorgi e Ginetti: «Grillo vuole il
ritorno della caccia alle streghe,
il suo medioevo punta a colpire
in modo particolare le donne».
Mara Carfagna, portavoce di
Forza Italia: «Delegittimare le
istituzioni non è difendere la
democrazia».
Eppure il sabato post caos alla Camera era cominciato più
pacatamente. Enrico Letta, prima di partire per Abu Dhabi,
aveva parlato di «livello di tolle-
ranza eccessivo» verso il M5S in
aula a Montecitorio. Ieri Grillo
gli ha risposto con una lettera,
ironizzando su quella «minaccia di tolleranza zero» e lanciando il nuovo hashtag «#TolleranzaLetta». Scrive la coppia Grillo-Casaleggio: «Si vuole annullare la voce di un’opposizione
democratica che cerca di proteggere gli interessi degli italiani? Che non vuole regalare 7,5
miliardi di euro alle banche?
Che pretende che le leggi vengano discusse in Parlamento e
non in una stanza del Nazareno
con un pregiudicato? Chi è dalla
parte della democrazia e delle
regole?». La risposta di Letta
non tarda ad arrivare: «La democrazia in Italia esiste e ha le
sue regole», per «garantire
maggioranza e opposizione.
L’opposizione non può bloccare
aula e commissioni, ognuno
deve avere il diritto di fare la sua
parte».
Mariolina Iossa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sondaggio
La ricerca
Se dovesse esprimere il suo giudizio sull’operato del governo Letta con un voto compreso fra 1 e 10, dove 1 significa giudizio completamente negativo e 10 completamente positivo, che voto darebbe?
Utilizzi i voti intermedi per graduare la sua opinione
12%
7%
5%
7%
8%
1%
19%
14%
Molto negativo (voti 1-3)
21%
Abbastanza negativo (voti 4-5)
33%
Abbastanza positivo (voti 6-7)
37%
Pd*
Ncd*
FI*
M5s
8% Molto positivo (voti 8-10)
1% Non sa
52%
29%
67%
21%
34%
38%
42%
1%
43%
Sempre a proposito del governo, secondo lei …
16%
38%
32%
10%
4%
È meglio che duri il più a lungo possibile
Deve andare avanti fino a che ha fatto tutte le riforme principali
(legge elettorale, trasformazione del Senato in Camera
delle autonomie, riforma dei governi locali)
È meglio che si voti subito, non appena è approvata la legge elettorale
È meglio votare immediatamente, anche con la legge attuale
Non sa, non indica
4%
1%
18%
1%
Pd*
26%
25%
12%
Ncd*
51%
20%
1%
7%
18%
FI*
54%
45%
4%
7%
M5s
35%
52%
Alcuni propongono che al posto del governo Letta ci sia un governo Pd Forza Italia con Renzi presidente del Consiglio. Sarebbe un governo di scopo, cioè mirato solo a fare le riforme istituzionali
e poi tornare al voto. Lei pensa che …
2%
41%
2%
23%
1%
28%
2%
È una buona idea, le riforme si farebbero più velocemente
24%
Non cambierebbe molto rispetto ad oggi
33%
FI*
Pd*
Ncd*
M5s
È un’idea sbagliata, sarebbe solo un governo che litiga senza
39%
19%
16%
concludere nulla
4%
Non sa, non indica
47%
28%
35%
36%
25%
32%
48%
34%
*Pd comprende Partito socialista e Centro democratico, Ncd comprende le forze di centro, Forza Italia comprende Fratelli d’Italia e La Destra
Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate
1.000 interviste (su 11.565 contatti), mediante sistema CATI, il 28/29 gennaio 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it.
Cala il gradimento dell’esecutivo
No a un governo di scopo Pd-FI
S
olitamente la prima fase di vita dei governi è sostenuta da un elevato consenso, la cosiddetta luna di miele, seguita
da una flessione. Il governo guidato da Enrico Letta non fa eccezione: nei primi mesi di
vita veniva apprezzato da circa il 60% degli
elettori mentre oggi esprime gradimento il
45%, con una netta prevalenza di voti positivi
tra gli elettori del Pd (64%) e ancor più tra
quelli centristi e del Nuovo centrodestra
(72%), mentre tra quelli di Forza Italia, M5S e
tra gli indecisi e gli astensionisti prevalgono i
Scenari
di Nando Pagnoncelli
giudizi negativi.
L’apprezzamento del governo risulta più
elevato tra le persone con più di sessant’anni
e in particolar modo tra i pensionati e possessori di titolo di studio basso. Particolarmente critici con l’esecutivo risultano invece
i lavoratori autonomi e le casalinghe, i primi
alle prese con una congiuntura economica
molto difficile, le seconde con la quadratura
dei bilanci familiari. Le ragioni della diminuzione del consenso nei confronti dell’esecutivo sono da attribuire prevalentemente a
due motivi: il primo riguarda l’uscita dalla
maggioranza di Forza Italia, che attualmente
rappresenta il secondo partito nelle intenzioni di voto; il secondo riguarda l’annoso problema delle riforme: nella situazione di perdurante crisi economica aumentano le
aspettative di interventi che favoriscano la
crescita, l’occupazione, la riduzione della
pressione fiscale e il miglioramento del potere d’acquisto. Le misure finora adottate dal
governo, sebbene apprezzate da molti, sono
giudicate insufficienti e si vorrebbero interventi più incisivi.
Ma il tema delle riforme è accompagnato
da una grande contraddizione nell’opinione
pubblica: la maggior parte le reclama a gran
voce purché riguardino «gli altri»; le riforme,
infatti, sono impopolari perché obbligano i
cittadini a mettere in discussione le loro abitudini, i loro diritti acquisiti. Non è un caso
che gli interventi sulle pensioni e sul mercato
del lavoro promossi dal ministro Fornero nel
2012 abbiano determinato nel breve volgere
di qualche mese un brusco calo di consenso
(circa 20%) nei confronti del governo Monti
che risultava sostenuto, al suo esordio, dall’apprezzamento del 64% degli elettori.
Riguardo agli scenari politici futuri le opinioni si dividono: 54% auspica la permanenza del governo Letta (16% il più a lungo possibile, 38% almeno fino all’approvazione delle principali riforme istituzionali) mentre il
42% vorrebbe andare al più presto al voto
(32% non appena approvata la nuova legge
elettorale e 10% immediatamente, con quel
che resta del Porcellum). Particolarmente favorevoli ad una prosecuzione del governo
Letta, oltre agli elettori Pd (69%) e agli elettori centristi e del Nuovo centrodestra (79%),
anche i pensionati (68%) e commercianti e
artigiani (69%). Questi ultimi pragmaticamente auspicano che il governo faccia tutte
le riforme necessarie prima di andare al voto
(65%). Al contrario propendono per un rapido ritorno al voto gli operai (55%), i disoccupati (49%) e le persone intenzionate a votare
il M5S (70%).
Riguardo alla possibilità di un governo di
scopo guidato da Matteo Renzi e sostenuto
da Pd e Forza Italia prevalgono gli oppositori
(il 39% paventa contrasti continui tra i due
partiti) e gli scettici (il 33% ritiene che non
cambierebbe molto rispetto ad oggi), mentre
i sostenitori di questa ipotesi (24%) rappresentano una minoranza tra tutti gli elettorati
Il futuro
Il 54% del campione auspica la
permanenza di Letta a Palazzo Chigi,
oltre agli elettori pd (69%) molto
favorevoli centristi e Ncd (79%)
CDS
con l’eccezione di quelli di Forza Italia che intravedono in tal modo la possibilità di andare al governo, far valere il proprio peso ed approvare più speditamente le riforme istituzionali.
L’analisi del rapporto tra opinione pubblica e governo negli ultimi anni evidenzia
un’elevata ciclicità: all’entusiasmo per il governo degli ottimati presieduto da Monti ha
fatto seguito il desiderio di mettere da parte il
governo dei tecnici per tornare ad un governo «politico»; a seguire, le «larghe intese»
sono state considerate una scelta necessitata
dal risultato elettorale (che imponeva un’alleanza per poter costituire una maggioranza
di governo) e sono state inizialmente vissute
con atteggiamenti positivi, come un’occasione per voltare pagina, lasciarsi alle spalle la
dura contrapposizione tra centrodestra e
centrosinistra degli ultimi vent’anni e mettere al centro l’interesse del Paese e la ricerca di
punti di mediazione, di compromessi alti;
oggi ciò che resta delle larghe intese mantiene comunque un consenso elevato, benché
minoritario, ma prevale la percezione che si
tratti di una convivenza obbligata, tenuto
conto dell’attuale composizione delle Camere.
All’orizzonte si intravvede una prospettiva
di cambiamento, con nuovi protagonisti e
nuove proposte: chi è fuori dalla mischia risulta sempre avvantaggiato, ma è opportuno
considerare che l’aumento delle aspettative
dei cittadini va di pari passo con la durata del
consenso che ha tempi sempre più brevi. È il
paradosso della politica moderna: rincorre il
consenso evocando cambiamenti e riforme
che, se adottate, determinano il rischio di vederlo evaporare.
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10 Primo Piano
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
#
Maltempo L’emergenza
I soldati spalano la neve, fermi i treni per l’Austria
Tevere ai livelli di guardia, ma l’onda di piena è passata. Allerta meteo fino a martedì
Guarda il video con una chiamata gratuita al
Roma
+39 029 475 48 50
Pisa
La campagna I campi allagati vicino a Pisa, in Toscana (Proto)
Volterra
Travolta La chiatta dei Vigili del fuoco sul Tevere trascinata dalla corrente (foto Benvegnù-Guaitoli)
Il crollo Le mura medioevali cadute venerdì notte (LaPresse)
ROMA — In sacrestia il telefono è squillato nel pomeriggio.
A chiamare era papa Francesco
che, preoccupato per gli allagamenti a Roma Nord, ha contattato don Dario Criscuoli, parroco di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, per sincerarsi di quanto
accaduto alla Giustiniana ed
esprimere vicinanza al sacerdote e ai parrocchiani. Un gesto
che, da solo, fotografa la difficile situazione nella Capitale, dove anche ieri sono state sgomberate più di 100 abitazioni, fra
Monterotondo e Riano. Il Tevere
è straripato in più punti, fra
ponte Milvio e la zona di viale
cito al fianco dei volontari e dei
pompieri, mentre a Cortina ci
sono forti timori per la tenuta
dei tetti delle case, coperti da oltre un metro di neve.
In Alto Adige invece chiusi
tutti i passi dolomitici e nel Bergamasco circolazione vietata su
tre provinciali (Valbondione,
Vilminore di Scalve e Schilpario) a rischio valanghe. E se in
tanti si augurano che il momento più difficile sia passato in Toscana (Pisa — con le mura medioevali crollate a Volterra —,
Grosseto, Siena, Lucca e Prato) e
in Emilia Romagna, secondo la
protezione civile ora l’allerta si
Marconi, e durante la notte è
stato necessario aprire la diga di
Corbara che ha provocato una
piena controllata, in atto fino a
oggi pomeriggio. Il fiume è rimasto sotto il livello di guardia
(14 metri) e adesso c’è più ottimismo. Restano alte le polemiche: a Prima Porta, uno dei centri più colpiti dal maltempo, i
sacchi di sabbia sono stati distribuiti ieri, 24 ore dopo l’alluvione.
La Regione Lazio ha chiesto
lo stato di calamità naturale (a
Roma il Comune non l’ha ancora fatto delegando il governatore Nicola Zingaretti), anche per i
danni nel Frusinate — il commissario prefettizio ha emanato
un avviso nel quale si invitano
gli abitanti di Isola Liri a trasferirsi ai piani alti degli edifici — e
nel Viterbese, soprattutto nella
Tuscia. Ma in tutta Italia l’emergenza meteo non accenna a placarsi: per oggi è prevista pioggia
dal Triveneto alla Sicilia.
Al Nord Est ieri sono stati sospesi i collegamenti ferroviari
con Austria e Slovenia. Situazione critica nel Bellunese per le
abbondanti nevicate: solo a
Sappada sono senza corrente
elettrica 8.500 utenze. Nei centri
del Cadore è intervenuto l’eser-
I militari al lavoro
Circa ottanta unità dell’esercito sono intervenute ieri in Cadore per rimuovere
la neve dalle strade e ripristinare
la viabilità principale
(foto Ansa)
sposta decisamente verso le regioni meridionali. Durerà almeno fino a martedì.
A Pompei le infiltrazioni
d’acqua hanno già danneggiato
intonaci e iscrizioni antiche negli scavi archeologici, ma preoccupa soprattutto il pericolo
idraulico e idrogeologico — livello di criticità rossa — per tutta la Sicilia, parte della Basilicata
e della Calabria, e la zona del Tarantino. Già ieri una frana ha
interessato il lungomare di Catanzaro, che è stato subito chiuso.
Rinaldo Frignani
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Il caso I progetti per lo scolmatore del Bisagno, che ha fatto più volte da tappo creando tragedie
I lavori dichiarati «urgenti» nel 1970
che non hanno ancora un direttore
L’ultimo stanziamento per rendere sicuro il torrente di Genova: 35 milioni
DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA — Adesso che il tappo può
saltare manca l’idraulico. I primi quarant’anni da emergenza nazionale del
Bisagno vengono festeggiati con un
nuovo paradosso, l’ennesimo, della sua
epopea fatta di opere così «prioritarie»
da non essere mai realizzate.
Lo scorso 21 gennaio il Consiglio di
Stato ha giudicato incompetente a decidere il Tribunale amministrativo della
Liguria, il quale nel settembre 2013
aveva stabilito che i tecnici autori del
progetto per la messa in sicurezza del
fiume che scorre nel cuore di Genova e
raccoglie alcuni dei torrenti più pericolosi di quella provincia dal territorio
così dissestato, erano incompetenti. A
suo modo una decisione storica, che significava il teorico avvio dei lavori di
demolizione e ricostruzione della copertura del fiume, destinati a rimuovere quella strozzatura che la Regione Liguria mette al primo posto, e per distacco, nella classifica delle spade di
Damocle pronte a cadere in caso di
maltempo.
Quando gli entusiasti commessi della Prefettura sono andati a comunicare
la bella notizia al commissario ad acta
incaricato di gestire i 35 milioni di euro
stanziati da ministero delle Infrastrut-
ture e Regione per il cantiere, la stanza
era vuota. Così «prioritario» quel progetto, così fondamentale per la sicurezza dei cittadini, soprattutto dopo l’alluvione del novembre 2011 e i suoi sei
morti causati proprio dal «tappo» sul
Bisagno, che da nove mesi non c’è più
nessuno a dirigerlo.
All’inizio di maggio 2013 il commissario straordinario, l’ex prefetto Giovanni Romano, si era dimesso dopo
scadenza del mandato di Romano, prevista per l’undici ottobre. Una settimana dopo la Regione Liguria invia al ministero la lettera con il benestare. Passa
un mese e mezzo e dal ministero fanno
sapere di essere in attesa del via libera
per Doria. La lettera si è persa. Tutto da
capo. Il nuovo decreto di nomina diventa operativo proprio l’undici ottobre. Al mattino Doria viene nominato
commissario dei lavori sul Bisagno. A
sera deve dimettersi perché quel giorno scade il suo mandato. Come non
detto, pronto un altro atto per l’impegno triennale del sindaco. Ma intanto il
decreto sulla Terra dei fuochi cambia
durata e modi degli incarichi commissariali. Tutto da rifare. La scorsa settimana uno spaesato Doria fa scrivere al
ministero dell’Ambiente chiedendo lumi.
Quella stanza vuota è solo l’ultimo
tassello di una storia che rappresenta
un discreto compendio dei nostri mali.
Nel 1928 il progettista incaricato dal
Duce di interrare il Bisagno assegnò al
fiume sotterraneo una portata massima di 500 metri cubi d’acqua al secondo. Sbagliava, e non di poco. In caso di
piena, i metri cubi possono arrivare fino a 1.450. Da allora, alluvioni nel 1945,
1950, 1953 e via esondando, fino al disastro dell’ottobre 1970, quando muoiono 25 genovesi. Il governo presieduto
da Emilio Colombo stanzia 25 miliardi.
Nel terzo anniversario della strage Il Secolo XIX titola su «Quei denari mai spesi». Il primo febbraio 1974, 40 anni fa,
dopo un altro allarme che ha mandato i
genovesi sui tetti delle case, l’onorevole
Ciriaco De Mita dichiara ufficialmente
il Bisagno «emergenza nazionale». Passano 14 anni spesi a discettare sulla so-
La sentenza
Una decina di giorni fa
l’ultimo atto: il Consiglio
di Stato ha sottratto il caso
al Tar della Liguria
che il Tar ligure aveva accolto il ricorso
del gruppo di imprese contro la gara
d’appalto da lui indetta. All’origine della controversia, anche la misura della
sezione delle canne laterali destinate a
far defluire le tonnellate di acqua in eccesso, che in alcuni atti del progetto
differiva di 2,5 centimetri.
Da allora, posto vacante. Il 25 luglio,
due mesi dopo, il ministero dell’Ambiente propone agli enti locali il sindaco Marco Doria per un interim fino alla
luzione migliore. Alla fine prevale l’idea
di una galleria scavata sotto la montagna e fino al mare, destinata a riempirsi
quando il fiume e i suoi affluenti sono
in piena. L’equivalente di una valvola di
sicurezza. L’opera costa 55 miliardi.
L’undici luglio 1991 le talpe cominciano a perforare il terreno. Sei mesi
dopo i lavori si fermano. Sono finiti i
soldi, servono altri 45 miliardi. Intanto
è arrivata Tangentopoli. In carcere per
l’appalto due assessori socialisti. Verranno assolti, quattordici anni dopo.
Nel 1995 il sindaco Adriano Sansa è costretto a liquidare con nove miliardi di
lire il consorzio di imprese che aveva
cominciato i lavori. A futura memoria
rimane un tunnel di 300 metri nel
quartiere di Albaro, con dentro la talpa
che lo aveva scavato. Nel 1998 Regione,
Provincia e Comune si mettono d’accordo su un progetto preliminare che
oltre a uno scolmatore vero e proprio
prevede «l’ampliamento del deflusso al
di sotto della copertura», ovvero la rimozione del tappo. L’approvazione definitiva dal Consiglio dei lavori pubblici arriva nel 2006, per la modica cifra di
265 milioni di euro. L’opera viene divisa in tre parti. I 2,5 centimetri di ricorso al Tar bloccano tutto.
Alfonso Bellini è il geologo che ha effettuato la perizia sulla tragedia del
2011. «La situazione di grave e costante
pericolo è destinata a durare per almeno un’altra generazione. Incrociamo le
dita». I lavori sono fermi. Potrebbero
anche ripartire, ma non si trova il commissario. Nel migliore dei casi dureranno una decina di anni almeno. Anche ieri a Genova pioveva forte.
Marco Imarisio
I soccorsi I vigili aiutano a uscire una famiglia intrappolata in casa a Roma, nel quartiere di Prima Porta (Montesi)
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Primo Piano 11
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
» Approfondimenti
La difesa del territorio
LA CURA CHE MANCA ALL’ITALIA DEI DISASTRI
LE FRANE SONO 13 VOLTE QUELLE DELL’800
Tra abusi, omissioni e terreni completamente «denudati» dagli alberi
cause di tanti disastri cosa c’è?
Le colate di fango «prodotte da
terreni completamente denudati dagli incendi dolosi che si
ripetono ormai sistematicamente da anni». L’anno prima
dell’apocalisse di Sarno, nel
1997, ne erano stati contati
1.486. E «gli incendi bruciano
perfino le radici degli alberi,
rendendo definitivamente sterile il suolo».
E sempre lì torniamo, al monito, mezzo millennio fa, di
Francesco Guicciardini: è vero
«che le città sono mortali, come
sono gli uomini», ma «essendo
una città corpo gagliardo e di
grande resistenza, bisogna bene che la violenza sia estraordinaria e impietosissima ad atterrarla. Sono adunque gli errori
di chi governa quasi sempre
causa delle ruine
della città».
Vale per le frane, per i terremoti,
per le alluvioni. E
se Roma ha passato momenti di apprensione per la
Milioni di euro
piena del Tevere,
Lo stanziamento nell’ultima
Finanziaria per i rischi idroge- Paolo Camerieri e
Tommaso Mattioli
ologici (secondo una risoluricordano nel lizione firmata da tutti i gruppi
bro citato che la
parlamentari sarebbe dovuto
essere di 500 milioni all’anno) città eterna è stata
allagata un sacco
di volte fin dai
tempi più antichi
e che dopo aver liquidato la deviazione del fiume
come un’«opera
superflua e troppo
Mila
costosa» senza per
Gli interventi necessari
questo fermare la
a mettere in sicurezza tutto
spinta edilizia nelil territorio nazionale
le aree a rischio
individuati nei Pai,
«incrementando
i Piani stralcio
enormemente il
per l’assetto Idrogeologico
livello di pericolometà dell’Ottocento, 4103 nel- sità dell’onda di piena», nel 13
l’ultimo periodo considerato.
a.C. ci furono «migliaia di morCerto, la registrazione degli ti». E ciò nonostante trent’anni
eventi è probabilmente più cu- dopo, in seguito a un’«ennesirata oggi di un tempo. Ma pro- ma alluvione catastrofica», coprio il passato deve essere di me racconta Tacito, le divisioni
monito. Prendiamo la catastro- sulle cose da fare divisero il Sefe di Sarno del 1998 che uccise nato al punto che «si finì con
160 persone: prima che venisse l’accogliere il parere di Pisone,
giù un pezzo di montagna, ossia di non fare nulla».
c’erano state 5 frane in un secoCerto, non è facile fare delle
lo (dal 1841 al 1939) e 36 (una scelte in questo campo. La stesall’anno) dopo la seconda sa Venezia ci pensò trent’anni,
guerra mondiale. Eppure l’area prima di decidersi a costruire
aveva una densità abitativa sei «un nuovo sboradore al fiume
volte più alta della media italia- Po», cioè un canale che raccona.
gliesse una parte delle acque
Giorgio Botta, ne L’Italia dei del fiume. Alla fine, però, decidisastri, ricorda che «il grado se. E con i consigli di «otto pedi dissesto idrogeologico della scadori» (accanto ai professori
Campania è il più grave tra dotti e sapienti la Serenissima
quelli in atto nel Paese». E tra le affiancava sempre gente dalla
SEGUE DALLA PRIMA
E sarebbe ora di ricordarcene
non solo quando, come in questi giorni di diluvio, viviamo
l’incubo di nuove tragedie.
La statistica, elaborata da Paola Salvati e altri nello studio
«Societal landslide and flood
risk in Italy» e ripresa ne L’Italia dei disastri. Dati e riflessioni sull’impatto degli eventi naturali 1861-2013, a cura di Emanuela Guidoboni e Gianluca
Valensise, è chiara: tra il 1850 e
il 1899 l’Italia è stata colpita da
162 frane più gravi, triplicate
nel mezzo secolo successivo
(1900-1949) salendo a 509 per
poi aumentare a dismisura tra
il 1950 e il 2008 fino a 2.204. Parallelamente crescevano morti
e dispersi: 614 nella seconda
30
11
La mappa
Numero di morti,
dispersi e feriti
>5
4-5
2-5
1
LE INONDAZIONI
(eventi con vittime,
periodo 1963-2012)
Numero di evacuati
e senzatetto
INDICE DI
MORTALITÀ
0,10
>250
151-250
101-150
51-100
1-50
L’indice di mortalità
è dato dal numero
di morti e dispersi
in un anno ogni
100.000 persone
0,01
I comuni italiani che
presentano elevate
criticità idrogeologiche,
cioè rischi di frana
o alluvione
89%
Numero di morti,
dispersi e feriti
>5
4-5
2-5
1
LE FRANE
(eventi con vittime,
periodo 1963-2012)
Numero di evacuati
e senzatetto
INDICE DI
MORTALITÀ
>250
151-250
101-150
51-100
1-50
0,91
0,01
Fonte: Rapporto Periodico sul
Rischio posto alla Popolazione
Italiana da Frane e da
Inondazioni - Anno 2013
L’evoluzione
Il numero di frane e le vittime dal 1850 al 2008
1850-1899
1900-1949
162
614
509
1.207
2.204
1950-2008
4.103
Numero totale
di eventi di frana
Vittime e dispersi
2.875
TOTALE
5.924
Fonte: «L’Italia dei disastri» a cura di Guidoboni e Valensise
La capitale
Nella storia
La capitale è stata più
volte allagata, come
testimonia «La piena
del Tevere a Roma
del 1846» (a sinistra),
un acquarello del
pittore svizzero
Salomon Corrodi
(1810-1892). A
destra, l’inondazione
del 1870: il livello
delle acque raggiunto
è attestato dalla
targa visibile a
Palazzo Corsini, in via
della Lungara, sede
dell’Accademia
nazionale dei Lincei
CORRIERE DELLA SERA
visione più pratica) costruì in
quattro anni, coi badili e le carriole, quel grande canale lungo
sette chilometri che tanti danni
avrebbe evitato nei secoli a venire.
Gli studi del geologo Vincenzo Catenacci dicono che «tra il
1948 e il 1990 ben 4.570 comuni italiani sono stati interessati
da calamità di tipo idrogeologico, che hanno causato 3.488
vittime, di cui almeno 2.477 a
seguito di frane e almeno 345 a
seguito di inondazioni, nonché
danni a carico dello Stato stimati in circa 30 miliardi di euro, rivalutati al 2010». E Marco
Amanti ricorda che il progetto
Iffi «contiene più di 480.000
eventi franosi censiti, il più antico dei quali risale al 1116».
Eppure, finché non ci troviamo
con l’acqua che uccide invadendo interi quartieri abusivi
come a Olbia, finché non fa
crollare le mura antiche di città
come a Volterra, finché non tira
Il racconto di Tacito
Dopo una piena il Senato
romano discusse su cosa
fare, poi accolse il parere
di Pisone: «Nulla»
La Serenissima
Venezia costruì in quattro
anni coi badili e le carriole
un canale di 7 chilometri
per le acque del Po
giù i costoni facendo accasciare
su un fianco i treni in Liguria, il
problema della sistemazione
del territorio viene rinviato,
rinviato, rinviato.
Basti ricordare la reazione
dello stesso governo Letta alla
risoluzione firmata da tutti i
gruppi parlamentari che chiedevano uno stanziamento per il
rischio idrogeologico «pari ad
almeno 500 milioni annui».
Risposta in finanziaria: 30
milioni. Un sedicesimo della
somma richiesta. Nonostante la
denuncia che «le aree a elevata
criticità idrogeologica (rischio
frana e/o alluvione) rappresentano circa il 10 per cento della
superficie del territorio nazionale (29.500 chilometri quadrati) e riguardano l’89 per
cento dei comuni (6.631)» e
che «il 68 per cento delle frane
europee si verifica in Italia».
Scrive Claudio Margottini
che «nei Pai (Piani stralcio per
l’assetto idrogeologico) vengono individuati più di 11.000 interventi riconosciuti come necessari alla sistemazione complessiva dei bacini, per un fabbisogno di circa 44 miliardi di
euro, di cui 27 miliardi per il
Centro-Nord e 13 miliardi per il
Mezzogiorno, oltre a 4 miliardi
per il recupero e la tutela del
patrimonio costiero. Di questi,
circa 11 miliardi sono necessari
per mettere in sicurezza le aree
a più elevato rischio…».
Eppure, come denuncia Monica Ghirotti, tutti i disastri già
registrati «sono oggetto di una
sorta di amnesia collettiva e diventano tema di dibattito anche politico solo quando irrompono nella cronaca quotidiana». Insomma, ci penseremo domani. E nel frattempo?
Portiamo un cero a san Defendente…
Gian Antonio Stella
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12
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
#
Esteri
La crisi Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera sembrava tornata l’epoca della Guerra fredda
Germania
Usa e Russia allo scontro sull’Ucraina
Gauck
e il tabù
militarista
Kerry: «Siamo col popolo di Kiev». Lavrov: «Appoggiate i nazisti»
✒
con la coercizione. Per il successore di Hillary Clinton non c’è
stato nemmeno bisogno di fare
nomi e cognomi. «In nessun
luogo — ha detto — la battaglia
per un futuro democratico europeo è più importante che in
Ucraina, dove la stragrande
maggioranza della popolazione
vuole vivere liberamente in un
Paese prospero e sicuro, e la
gente combatte per avvicinarsi
a chi li aiuterà a realizzare queste aspirazioni». «Affermazioni
propagandistiche che non mi
sarei mai aspettato da lui», ha
replicato successivamente Lavrov.
Prima di Kerry, alla conferenza sulla sicurezza era stato il turno del presidente del Consiglio
della Ue Herman van Rompuy
DAL NOSTRO INVIATO
Conti esteri
e sanzioni
di GIUSEPPE SARCINA
I
soldi. Il punto debole del
gruppo di potere in Ucraina
sono le ricchezze accumulate
dal presidente Victor
Yanukovich e dai suoi sodali.
Dove sono? L’opposizione di
Piazza Maidan ha preparato un
dossier dettagliato, elencando
otto Paesi: Austria, Cipro,
Germania, Liechtenstein,
Olanda, Lussemburgo, Svizzera
e Gran Bretagna. I proventi
delle operazioni finanziarie dei
gerarchi ucraini finiscono sui
conti delle banche europee. In
Russia, Paese politicamente
così vicino, non finisce neanche
una grivnia (la moneta
ucraina). I governi europei,
dunque, hanno sotto mano uno
strumento che può mettere
sotto pressione i vertici di Kiev.
Sanzioni economiche personali:
congelamento dei conti, dei
patrimoni gestiti, dei beni
immobiliari. La discussione
comincia a partire solo ora tra
tante cautele, perché i Paesi Ue
sono divisi. Si potrebbe, però,
come suggerisce il comandante
di Piazza Maidan, Andrey
Parubiy, partire dal cerchio più
esterno del governo. E vedere
che effetto fa su Yanukovich.
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MONACO DI BAVIERA —
Sembrava tornata improvvisamente l’epoca della Guerra fredda, ieri alla conferenza di Monaco per la sicurezza, quando Ue e
Stati Uniti da una parte e Russia
dall’altra si sono scontrati sulla
crisi in Ucraina. «Incitate le proteste violente e non condannate
chi brucia gli edifici, attacca la
polizia, grida slogan nazisti,
razzisti e antisemiti», è stata
l’accusa lanciata senza tanti giri
di parole dal ministro degli
Esteri Sergej Lavrov, un uomo
altrimenti noto, nella corte di re
Putin, per la sua imperturbabile
freddezza diplomatica. «Siamo
dalla parte del popolo che vuole
decidere il proprio futuro», avevano ripetuto, visibilmente preoccupati per l’escalation della
situazione a Kiev, gli uomini di
governo europei e americani
riuniti nella capitale bavarese. E
ai ministri che hanno fatto la fila
per incontrarlo (primo fra tutti
lo statunitense John Kerry) l’ex
pugile Vitali Klitschko, uno dei
leader dell’opposizione, ha
spiegato che non bisogna perdere tempo. «Siamo sull’orlo —
ha detto — della guerra civile».
Il leader dell’«Alleanza democratica per la riforma» è diventato il personaggio numero
uno della conferenza. Sia lontano dai riflettori, nei molti colloqui riservati che ha avuto, sia
nella grande sala dei dibattiti,
come è apparso evidente dal
lungo applauso che ha ricevuto
dopo un intervento che ha interrotto per mostrare immagini
delle atrocità compiute dalla repressione governativa. Realista,
anche se molto duro con il suo
avversario Yanukovich («il suo
è un mondo di morte»), Klitschko ha indicato un percorso
possibile per «abbassare la temperatura»: liberazione dei prigionieri, revoca delle leggi speciali, dialogo, elezioni. Molte
però sono certamente le incognite, come quelle rappresentate dal ruolo dell’esercito e dai ricatti economici che vengono da
Mosca.
Come si era capito già nei
giorni scorsi da un’esternazione
11
miliardi di euro:
l’ammontare degli
aiuti finanziari
concessi dalla Russia
all’Ucraina (oltre alla
drastica riduzione
del costo del gas)
dello stesso leader del Cremlino, la linea degli occidentali sta
irritando molto i grandi protettori del presidente Viktor
Yanukovich, l’uomo che ha voltato le spalle all’Europa scatenando una rivolta che dura ormai da molte settimane. Ai russi
non sono piaciute affatto, poi, le
frasi pronunciate a Monaco del
segretario di Stato americano
John Kerry, secondo il quale
l’avvenire dell’Ucraina «non
può essere deciso da un solo Paese» e non può essere stabilito
Il caso I nazionalisti: «Non si compra l’anima». La preoccupazione di Bruxelles
A Malta la cittadinanza è in vendita
La porta d’Europa si apre (ai ricchi)
Cittadini si diventa, basta
aver compiuto 18 anni e disporre di 650 mila euro in
contanti, più 500 mila da investire. Succede a Malta, perla mediterranea 80 km a Sud
della Sicilia, porta europea
sulle rotte migratorie dal
Nord Africa, Stato tra i più
piccoli e densamente popolati del mondo.
Secondo i calcoli dell’intraprendente premier Joseph
Muscat, laburista quarantenne con studi economici tra
Bristol e La Valletta, il nuovo
piano del governo per attrarre nuovi cittadini porterà alle
casse dello Stato fino a un
miliardo di euro nei prossimi
cinque anni, innescando una
dinamica virtuosa a beneficio di scuole, sanità e occupazione. Più che sull’amore
per i tesori paesaggistici e ar-
Sul mare
Una veduta della capitale
di Malta, La Valletta. Il Paese
ha una superficie di circa
316 km quadrati e una
popolazione che supera
i 410 mila abitanti
cheologici dell’arcipelago
che nei secoli ha accolto fenici, greci, romani, arabi, normanni, aragonesi... l’esecutivo punta sulla capacità d’investimento degli aspiranti
maltesi. Non è una prima assoluta, programmi per attira-
P. L.
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re capitali e investimenti esistono già in Paesi come Gran
Bretagna, Spagna, Grecia, Cipro, dove però i criteri — come l’obbligo di residenza —
sono più selettivi.
Malgrado ogni singolo
Stato Ue possa decidere in
(«la nostra offerta è ancora sul
tavolo, siamo dalla parte di chi
vuole l’Europa») e del segretario generale della Nato Anders
Fogh Rasmussen che ha deplorato l’eccessivo uso della forza
contro i manifestanti auspicando che gli ucraini siano liberi di
decidere senza pressioni esterne. Interventi, questi, preceduti
da una forte attività diplomatica
che ha coinvolto diversi Paesi,
in primo luogo la Germania. La
tensione con Mosca, salita progressivamente, è così esplosa
ieri. La posta in gioco è molto
alta, se è vero che Lavrov ha
sentito il bisogno anche di porre degli interrogativi più ampi,
con toni quasi minacciosi, sui
confini da rispettare negli equilibri continentali. Secondo il
ministro degli Esteri russo si
tratta di scegliere, perché «l’avvenire dell’Europa non deve riguardare nuove sfere d’influenza ma le modalità per garantire
la collaborazione tra tutti i Paesi
nell’interesse comune». Un discorso che assomiglia ad un avvertimento.
Grandi speranze
Il governo
I laburisti hanno varato
un piano per agevolare
la concessione della
cittadinanza agli investitori
L’emergenza immigrazione
Negli ultimi dieci anni Malta
ha visto approdare sulle sue
coste oltre 17 mila migranti
provenienti dall’Africa.
I clandestini sono destinati
a strutture detentive
denominate «centri
di identificazione e
permanenza preventiva»
L
a Germania riflette sul futuro,
facendo un grande sforzo per
superare il passato. Senza naturalmente archiviarlo. Vuole essere meno «riluttante», se vogliamo usare una celebre definizione
dell’Economist. Non può dire
«no per principio», ha avvertito il
presidente Joachim Gauck, quando si tratterà di decidere se le sue
forze armate possano contribuire
alla soluzione delle crisi mondiali. Certo, le tragedie del secolo
scorso sono ancora relativamente vicine nel tempo, ma il complesso di colpa che ha pesato
sulla proiezione internazionale
tedesca può essere gradualmente
affidato alla Storia. È apprezzabile come la maturazione di questa
linea emerga da un dibattito che
sta coinvolgendo la leadership
tedesca nell’era del secondo
governo di grande coalizione
guidato da Angela Merkel. C’è chi
ha puntato più sulla presenza
diretta, come la ministra della
Difesa Ursula von der Leyen, e chi
ha parlato della necessità di «non
lasciare soli» gli altri, come ha
fatto il ministro degli Esteri
Frank-Walter Steinmeier pensando per esempio all’impegno
francese in Africa. La cancelliera
ha compiuto una riflessione più
generale, sottolineando l’opportunità di utilizzare in pieno, nel
mondo, «l’influenza politica»
della Germania. «Ci dobbiamo
immischiare», ha detto, con il
suo linguaggio sempre lontano
dalle nebulosità intellettuali. Poi,
alla conferenza di Monaco, l’intervento «alto» di Gauck, attento
comunque a definire l’invio di
soldati fuori dei confini nazionali
«l’ultima risorsa». Tutto ciò può
essere visto non solo senza timori, ma anche con molto interesse.
Una Germania più «protagonista» fa bene ad un’Europa che ha
bisogno di rimettere in circolo
nuove energie. È un significativo
passo in avanti sulla strada dell’integrazione, ancora molto
indietro nel campo della Difesa, e
per arrivare ad una migliore
divisione dei compiti nello scenario internazionale con gli alleati americani. Diventati anche
loro un po’ riluttanti.
Applausi a Klitschko
Lungo applauso riservato
al leader dell’opposizione,
il pugile Klitschko
Bandiere
A destra un
manifestante
ucraino su una
barricata nelle
strade di Kiev
(in 300 sono
stati arrestati
nelle ultime
settimane).
Sopra, il segretario di Stato
Usa John Kerry
e il ministro
degli Esteri
russo Sergej
Lavrov si stringono la mano
alla conferenza
di Monaco
di ieri
di PAOLO LEPRI
piena autonomia come concedere il passaporto, la flessibilità maltese ha richiamato
l’attenzione di Bruxelles, tanto che la commissaria alla
Giustizia Viviane Reding è
intervenuta per ricordare che
«non si vende» la cittadinanza europea — con
l’annesso
corredo di
diritti, accesso al welfare
e libertà di
movimento
in tutti i 28
Paesi dell’Unione
(Malta ne fa
parte dal
2004). Proprio sotto le pressioni europee, negli ultimi
giorni il governo Muscat ha
introdotto l’obbligo di residenza di almeno un anno e
ha garantito che le candidature saranno esaminate scrupolosamente. Un tetto massimo di 1.800 passaporti, proposto nei mesi scorsi, non è
stato invece approvato.
L’opposizione di centrodestra non ha esitato a giocare
la carta identitaria: «È come
vendere l’anima che ci rende
maltesi», tuona il leader nazionalista Simon Busuttil.
Secondo i sondaggi oltre metà della popolazione è contraria al programma. «E i
profughi che vivono qui da
anni, lavorano duro, pagano
le tasse? — si domanda Herman Grech del quotidiano
Times of Malta —. Per loro
niente passaporto. Concederlo solo ai ricchi è una forma di cinica xenofobia». Un
dibattito che incrocia il nodo
irrisolto dei migranti in fuga
dalla sponda Sud, pronti a rischiare la vita sui traghetti
d’anime del Mediterraneo, al
centro di penose dispute tra
Stati, respinti o rinchiusi nelle strutture di identificazione
e permanenza preventiva —
in stridente contrasto con i
paperoni arabi, cinesi, russi e
americani accolti a braccia
aperte.
Maria Serena Natale
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Esteri 13
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
✒
A Madrid Migliaia in piazza per la protesta femminista più imponente del Paese negli ultimi 30 anni
I Lord inglesi
sgambettano
Cameron
sull’Europa
di FABIO CAVALERA
I
Le leggi
In marcia Le manifestanti con la pettorina
viola giunte con i «treni della libertà» a Madrid
Spagna, i treni delle donne
contro la riforma dell’aborto
Manifestazioni anche a Londra, a Parigi e in Italia
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID — Ieri davanti al
museo del Prado pareva di essere tornati nell’Europa degli
anni ’70. Venti, forse trentamila
donne che urlavano con le dita
unite a rombo: «L’utero è mio e
decido io», «né preti, né politici, né medici, solo le donne decidono se essere madri», «aborto libero e gratuito». E’ stata la
manifestazione femminista più
imponente della Spagna degli
ultimi 30 anni. C’era tutta la sinistra politica e sindacale, i collettivi, le associazioni, le Ong.
Tutte in strada, arrivate con i
«treni della libertà» dalla Spagna intera, contro la bozza di
Disegno di Legge approvata dal
governo per restringere al massimo il diritto all’aborto. Secondo le manifestanti è un ritorno
al Medioevo che nasconde l’intenzione di chiudere le donne
in cucina. Per le associazioni ultracattoliche, una legge insufficiente che continua a permettere l’infanticidio. Per il governo
un progetto di equilibrio tra i
diritti della donna e del feto.
Nel programma elettorale
con cui il Partido Popular ha
sbaragliato le urne nel 2011
c’era l’abolizione dell’aborto
express voluto dal socialista Za-
patero anche per le minorenni.
Il progetto di legge firmato dal
ministro della Giustizia Alberto
Ruiz-Gallardón va oltre. Limita
l’aborto entro la 14esima settimana e solo in caso di stupro o
rischio per la salute fisica o psichica della gestante. Nel «rischio psichico» può, evidentemente, entrare di tutto, ma dovranno essere due i medici a
certificarlo e non la donna a deciderlo per se stessa. Torna, in
sostanza, il controllo pubblico
sul corpo delle donne.
Tra le manifestanti con la
pettorina viola non c’era la sensazione di partecipare ad un rituale politico, un no alla nuova
legge obbligato ma inutile, vista la maggioranza assoluta di
cui gode il governo in carica del
presidente Mariano Rajoy.
C’era, al contrario, la determinazione per una lotta vera. Un
entusiasmo difficile da capire
se si considera la fedeltà dei
parlamentari Pp quando si è
trattato di aumentare le tasse,
ridurre i posti di lavoro, eliminare aiuti sociali. Eppure i cori
di ieri, i «sì, se puede», sì possiamo farcela, sono giustificati.
Primo, perché la protesta paga. Proprio a Madrid, la privatizzazione di sei ospedali è stata
ritirata il mese scorso dal partito di maggioranza assoluta dopo quasi due anni di cortei. Se-
Solidarietà
A Londra Un appendiabiti (in riferimento
agli aborti clandestini) con lo slogan:
«Solidarietà per le donne spagnole»
A Roma Manifestazioni ieri nella
capitale e in altre città italiane, fra cui
Milano, Bologna, Catania, Siena, Vercelli
1936
Durante la Guerra
civile spagnola il governo
repubblicano depenalizza
l’aborto per la prima volta
1939
Al termine della
Guerra civile con la
vittoria del dittatore
Franco l’aborto viene
proibito e punito con
condanna penale
1985
Il governo socialista
di Felipe González
approva una legge che
consente l’aborto in caso
di violenza sessuale , di
«gravi tare fisiche o
psichiche» nel nascituro o
se c’ è un «grave pericolo
per la vita o la salute
psichica della madre»
2010
Con Zapatero
l’interruzione di
gravidanza diventa
libera: decide solo la
donna entro la 14esima
settimana, anche nel
caso in cui abbia
solo 16 o 17 anni
2014
Il governo Rajoy presenta
un progetto di legge per
limitare l’aborto entro la
14° settimana e solo in
caso di stupro o rischio per
la salute fisica o psichica
della gestante, rischio che
però deve essere
certificato da due medici
condo, perché l’aborto spacca il
Paese in due. Anzi, la percentuale di chi lo considera un
comportamento accettabile addirittura supera (fonte Bbva)
chi lo considera sbagliato. Siamo al 44 contro il 39 per cento.
In Italia, lo stesso studio, parla
di un 41,5 a favore e di un 41 per
cento di contrari.
Terzo, perché, il progetto
spagnolo è nel mirino di mezza
Europa. Ieri ci sono state decine
di cortei di appoggio alle spagnole in Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna. E Madrid è
sensibile alla sua immagine
moderna.
Quarto, perché sull’aborto, la
monoliticità del Pp si è già incrinata. Almeno tre presidenti
di Comunità, due uomini e una
donna, si sono detti perplessi.
Voci contrarie sono emerse a
tutti i livelli del partito. Per evitare polemiche in pubblico,
Rajoy ha escluso l’argomento
dalla Convention in corso a Valladolid in vista delle elezioni
europee. Gli interventi sono
centrati sui segnali di ripresa
economica, sulle promesse di
riduzione dell’Irpef (lenta e dal
2015), sull’unità di Spagna (in
barba alle smanie indipendentiste catalane), ma nulla, nulla,
sull’aborto. Rajoy è un campione in questi dribbling, ma ha
anche dimostrato di non voler
forzare l’opinione pubblica
quando non è necessario. Una
revisione più liberale della legge potrebbe essere la soluzione
migliore anche per il suo elettorato.
Andrea Nicastro
@andrea_nicastro
Lords fanno quello che meno
ti aspetti. Organizzano una
imboscata, italian style, e
mettono Downing Street con le
spalle al muro, impantanando
l’iter legislativo del referendum
europeo. Nella Camera Alta di
Westminster, dove gli
schieramenti di partito contano
meno e dove prevale l’interesse
a rendere governabile il Paese
non ostacolando il percorso
delle leggi care o ispirate
dall’esecutivo, i laburisti e
liberaldemocratici hanno
scardinato le tradizioni e
imposto lo stop (provvisorio) al
progetto sulla consultazione
prevista nel 2017. I conti di
David Cameron cominciano a
non tornare più. Che le sue
ritrovate velleità antieuropeiste
s’infrangessero contro il muro
dei partner continentali era
scontato. I toni ultimativi e
ricattatori che ha usato per
invocare la riforma dell’Unione
hanno irritato e prodotto
l’effetto contrario rispetto a
quanto sperato. La inasprita
regolamentazione sui permessi
di lavoro agli immigrati dell’Est
europeo che sta per essere
introdotta ha poi peggiorato, e
di tanto, le relazioni di Londra
con le possibili sponde
all’interno della UE in chiave di
rivisitazione dei patti
costituivi. Uno scenario,
comunque, prevedibile. Lo
sgambetto dei Lords, al
contrario, era l’ultimo dei
pensieri del premier britannico.
Cavalcando l’onda
antieuropeista, David Cameron
ha sempre ritenuto di avere
gioco facile in casa. Si sta
accorgendo invece di quanto i
calcoli a tavolino siano
sbagliati. I primi a contestare i
suoi piani frettolosi di
rinegoziare la distribuzione dei
poteri con Bruxelles sono stati
gli imprenditori (attraverso la
Confindustria britannica). Poi
si sono levate le voci della City e
della finanza. Adesso i Lords.
David Cameron userà la
tagliola del «Parliament Act»
che gli consentirà di
ripresentare la legge ai Comuni
e di azzerare le perplessità della
Camera Alta. Ma si è tirato la
zappa sui piedi: il suo
populismo elettorale rischia di
essere inconcludente e senza
contropartite serie.
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Thailandia Ferito in maniera non grave anche il fotoreporter americano James Nachtwey, rimasto coinvolto negli scontri tra Camicie Gialle e governativi
Vigilia del voto, scene di guerra civile nelle vie di Bangkok
Suona come una beffa, per un
pluridecorato reporter di guerra
ferito in Iraq e sopravvissuto
«per miracolo» all’11 settembre,
farsi sfiorare dalla morte lungo
un affollato stradone di Bangkok, nella proverbialmente
(fintamente) pacifica Thailandia (le case di cura svizzere ci
mandano i vecchietti in outsourcing anche perché il personale «è il più gentile del mondo»), alla vigilia di pur turbolente elezioni parlamentari: James Nachtwey ha rischiato
grosso ieri pomeriggio durante
uno scontro a fuoco durato
un’ora tra Camicie Gialle dell’opposizione e manifestanti governativi. Un proiettile ha colpito il fotografo di Time (65 anni)
al polpaccio sinistro in modo
non grave. Almeno altre sei persone sono rimaste ferite più seriamente. E’ accaduto nel quartiere nord di Laksi, intorno a un
ufficio elettorale diventato fortino. Le Camicie Gialle lo circondavano da ore, bloccando
l’invio delle schede ai seggi nell’ambito di una campagna di
boicottaggio violento promossa
dal partito di opposizione. La
tensione è salita con l’arrivo di
militanti governativi (le cosiddette Camicie Rosse). Non è
chiaro chi abbia sparato per primo. Sunai Phasuk, ricercatore di
Human Rights Watch, ha raccontato all’Ap che diversi Rossi
sono saliti sul tetto di un vicino
centro commerciale cominciando a sparare sui rivali. Per altri
testimoni, tra cui un reporter
della Bbc, avrebbe iniziato il
fronte opposto, quando un uomo ha tirato fuori una pistola da
un sacchetto. «Quel che è chiaro
— dice Sunai — è che entrambe
le parti avevano armi da fuoco.
Ed è un segnale preoccupante».
In oltre 47 milioni sono regi-
Nel mirino
James Nachtwey, 65 anni, uno
dei più famosi reporter di
guerra (nel 2003 fu ferito da
una granata in Iraq), colpito ieri
da una pallottola al polpaccio.
A destra, manifestanti armati e
non a Bangkok: 7 i feriti ieri
strati al voto. La polizia ha dislo- giato dalla classe media nelle
cato 100mila agenti nel Paese, città) sarebbe stato comunque
l’esercito ha aggiunto 5mila sol- favorito, indipendentemente
dati a Bangkok, epicentro delle dal boicottaggio dell’opposizioviolenze. Quello di ieri è stato ne che non serve a democratizl’ultimo di una serie di scontri zare il Paese. Prima di arrivare in
che dallo scorso novembre han- Thailandia, Nachtwey ha docuno fatto 10 vittime e 600 feriti. mentato la tragedia dei profughi
Ennesima puntata
di una sfida che dura
da 8 anni e ruota in- Urne e proiettili
torno a Thaksin Shi- Un’ora di battaglia intorno a
nawatra, controver- un ufficio elettorale trasformato
so premier-miliardario fuggito dopo il in fortino. Oggi 47 milioni al voto
golpe militare nel
2006. Al governo,
sull’onda del trionfo del 2011, siriani. Di fronte alla guerra in
c’è la sorella minore di Thaksin, Siria, la crisi thailandese sembra
Yingluck. Una proposta di legge quasi uno sberleffo, uno sconche avrebbe significato l’amni- tro per cui non vale la pena farsi
stia per l’ex premier in esilio ha sfiorare dalla morte con una
innescato le ultime proteste. macchina fotografica in mano.
Michele Farina
Yingluck ha indetto nuove ele@mfarina9
zioni. Il fronte pro-Shinawatra
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(forte nelle campagne e osteg-
14
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Esteri 15
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
La storia
Zagabria afferma che davanti alle sue coste si trova un giacimento di 12 mila chilometri quadrati con una riserva di 3 miliardi di barili
La corsa all’oro nero dell’Adriatico
Croati, ungheresi e l’ombra di Putin
Ma gli ecologisti protestano: «Rischio di danni all’ambiente»
La corsa all’oro (nero) è cominciata a settembre. Le cannonate
vanno al ritmo d’una decina al giorno. Cannonate sismiche. Onde sonore da 300 decibel, più assordanti
di due Boeing che decollano insieme. Quando la nave ricerca norvegese Northern Explorer s’è messa a
tirarle sul fondo dell’Adriatico
orientale – si chiama registrazione
sottomarina tridimensionale: le
cannonate rimbalzano, l’eco rivela
se c’è e dov’è il petrolio -, in Italia
non ci ha fatto caso quasi nessuno.
Sott’acqua, se ne sono accorti tutti e
subito: i capodogli, scappati oltre lo
Jonio; i delfini, sette spiaggiati in un
mese fra Jesolo e l’Abruzzo; la fauna
rara d’un mare già mezzo morto, le
tartarughe marine e le stenelle, i
tursiopi e le balenottere, i grampi e
le foche monache. «Tutti spariti —
protestano i biologi marini del Blue
World Institute di Lussino —, terrorizzati e talvolta uccisi da un inquinamento acustico che li fa impazzire». Chi va per mare ogni tanto
la incrocia, la cannoniera norvegese
della società Spectrum, ingaggiata
per 12 milioni al mese dal governo
croato: scafo rosso, fumaioli bianchi, la navigazione lenta e attenta
dei più bravi al mondo a succhiare
— come lo chiamava Antun Bonifacic, lo scrittore del Quarnero che
negli anni Trenta narrava già la sete
di petrolio della sua gente — «il
sangue nero della Madre Terra».
Cerca e ricerca, i croati l’hanno
Le riserve
energetiche
Venezia
BOSNIA
ERZEGOVINA
i miliardi di barili
che potrebbero essere
estratti dalle acque
croate
300
decibel
l’intensità delle onde
sonore lanciate
dalla nave
3
C RO A Z I A
La nave ricerca norvegese
Northern Explorer
ha esplorato le acque croate
con cannonate sismiche
Ancona
I T A L I A
Mar
Adriatico
LEGENDA
Giacimenti di gas e petrolio
Area esplorata
Roma
CORRIERE DELLA SERA
trovato. Nel loro Adriatico. Un giacimento enorme di 12 mila chilometri quadrati, s’è lasciato scappare cinque giorni fa il ministro degli
Esteri di Zagabria, Ivan Vrdoljar:
«Una piccola Norvegia di gas a Nord
e di petrolio a Sud che può fare di
noi un gigante energetico dell’Europa», una riserva di quasi tre miliardi di barili (la Norvegia, ventesimo produttore mondiale, ne ha poco più del doppio) che può valere
centinaia di miliardi di dollari e almeno tre punti percentuali di Pil.
Petrolio più facile da pescare che in
Brasile o in Africa, dicono i croati,
perché l’Adriatico è basso e bastano
una ventina di piattaforme dall’Istria alla Dalmazia: «L’Italia ne ha
180 ed estrae comunque meno di
quel che potremmo fare noi». «È
ancora presto per parlare di quantità — sono più cauti i cercatori norvegesi —, ma senza dubbio si tratta
d’un fondale molto attraente per i
grandi marchi petroliferi». Dall’Exxon Mobil all’Eni, passando per
francesi e inglesi, una ventina di
compagnie s’è già messa in lista
d’attesa. Ultimo entrato in Europa e
afflitto da un debito estero di 50 miliardi, da cinque anni di recessione
e da una disoccupazione al 18 per
cento, il governo di Zagabria non è
in grado d’estrarre da solo e ha fretta di vendere già la pelle dell’orso,
La ricerca
L’esplorazione
Lo scorso settembre è
partita l’esplorazione del
fondo dell’Adriatico
orientale da parte della
cannoniera norvegese
della società Spectrum su
incarico del governo croato
I risultati
Secondo il ministro degli
Esteri di Zagabria nelle
acque croate sarebbe
stato scoperto un
giacimento enorme di 12
mila chilometri quadrati
che potrebbe fruttare
quasi tre miliardi di barili e
almeno tre punti
percentuali di Pil
Le concessioni
Dall’Exxon Mobil all’Eni,
passando per francesi e
inglesi, sono già una
ventina le compagnie in
lista d’attesa per ottenere
le concessioni
L’assicurazione
Severe regole
internazionali obbligano a
dimostrare la copertura
assicurativa d’eventuali
disastri ambientali prima
di procedere all’estrazione
Le polemiche
Gli ambientalisti
protestano perché la nave
norvegese con le sue onde
sonore ha fatto scappare
la fauna marina
fissando prezzi e superfici delle
concessioni: sempre che il petrolio
ci sia, e sia così tanto, ci vorrà comunque un decennio prima che le
trivelle vadano a pieno regime.
Mare nero, invidia blu. Una nuova guerra (economica) di Croazia
rischia d’esplodere: un po’ per paure fondate, un po’ per i nuovi equilibri politici dell’area. Alla commissione Ambiente del Parlamento europeo, un deputato del Pd italiano
ha presentato un’interrogazione
sulla pericolosità per le specie animali» dei metodi di ricerca impiegati. E siccome i giacimenti maggiori sono a Sud, anche il vicino
Montenegro vuole riaprire con Zagabria la questione dei confini marittimi, mai del tutto definiti. Diverse organizzazioni ecologiste, poi,
chiedono un intervento urgente
dell’Ue: da maggio ci sono severe
regole internazionali, adottate dopo le falle nel Golfo del Messico, che
obbligano a dimostrare la copertura assicurativa d’eventuali disastri
ambientali. La grana più grossa riguarda comunque l’Ina, la società
petrolifera croata fondata mezzo
secolo fa da Tito: il 25 per cento è
stato venduto anni fa all’ungherese
Mol, ma la magistratura di Zagabria
adesso chiede a Budapest d’arrestarne il presidente, accusato d’aver
pagato tangenti all’ex premier croato Sanader. Tanta foga irrita il governo ungherese, ora che spunta il
tesoro adriatico, e nelle ultime settimane ha portato a una crisi diplomatica fra i due Paesi, con una visita di Stato cancellata. Tanto offendersi degli ungheresi insospettisce
i croati: dietro la Mol, dicono, ci sono i russi di Gazprom. E dietro Gazprom, c’è Putin: farlo affacciare sull’Adriatico, non piace a nessuno.
Francesco Battistini
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16
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Cronache
L’intervista Assolto
dall’accusa di pedofilia,
tornerà in aula per il
delitto della fidanzata
L’appuntamento è nello studio dell’avvocato, il professor Angelo Giarda.
Alberto Stasi arriva con dei fogli arrotolati fra le mani, appunti della sua storia,
della sua vita, di questi sei anni e mezzo
passati sulla graticola. Li terrà sul tavolo senza aprirli mai. Anche perché conosce ogni riga delle migliaia e migliaia
di pagine scritte sul caso Garlasco, il
«suo» caso. La fidanzata, Chiara Poggi,
fu uccisa la mattina del 13 agosto 2007,
lui fu indagato, arrestato e rilasciato
dopo quattro giorni, processato e assolto in primo e in secondo grado e
adesso è di nuovo sul banco degli imputati perché la Cassazione – caso rarissimo dopo una doppia assoluzione –
ha deciso di rimandare tutto in Corte
d’appello per un nuovo processo. Ancora sotto accusa, ma stavolta a differenza di sempre, Alberto ha voglia di
parlare.
Il 9 aprile si ricomincia, quindi.
«Si riapre la ferita, sì».
Pronto ad affrontare di nuovo tutto
daccapo?
«Beh, diciamo che sarò presente in
aula come ho sempre fatto. Solo che
stavolta non avrò mio padre accanto.
Fisicamente, intendo. Perché per il resto lui è sempre con me, anche adesso».
Una malattia fulminante, la morte a
57 anni...
«Se n’è andato il giorno di Natale, ho
passato la notte del 24 a guardare su
uno schermo un numerino che segnava il suo battito cardiaco. Finché è arrivato a zero...Mio padre ha cominciato a
morire il giorno in cui la Cassazione ha
deciso di riaprire questo processo».
Sta dicendo che è morto di dispiacere?
«Io sono convinto che la malattia autoimmunitaria che l’ha portato via in
pochi giorni sia legata a tutta la sofferenza e lo stress che ha vissuto in questi
anni. Ci sono molti studi scientifici che
collegano le malattie a situazioni che
una persona ritiene ingiuste e lui era devastato psicologicamente dalle accuse
contro di me. Sono assolutamente certo
che tutto questo lo abbia fatto ammalare
nel fisico oltre che nello spirito».
Quando la Cassazione rimandò in
appello il processo per l’omicidio di
Chiara suo padre disse «sarà un altro
massacro mediatico e psicologico».
Lei come ricorda quel giorno?
«Ho pianto. Ho pianto moltissimo. lo
scriva pure, non mi vergogno di dirlo,
sono convinto che l’uomo che non
piange mai non sia un uomo ma una
macchina. È stato un giorno nerissimo,
un incubo che ha provato ad annientarmi, a soffocarmi. Se non c’è riuscito è
soltanto perché mi sono stati accanto
gli amici, quelli di sempre che non mi
hanno mai abbandonato. E poi c’erano
i miei genitori che hanno pianto con
me e che mi hanno aiutato a ritrovare la
forza e la determinazione. Non era una
cosa facile, mi creda».
Quindi, per tornare alla domanda
iniziale, adesso si sente pronto ad affrontare il nuovo processo d’appello?
«Direi di sì. Gli argomenti contro di
me sono sempre gli stessi. Non li ho
mai temuti e non c’è ragione di temerli
adesso. Sono stato scarcerato da un
giudice e sono stato assolto in primo e
in secondo grado. Adesso, come le altre
volte, torno davanti alla Corte con la coscienza pulita di chi non ha fatto niente. E in più ho in tasca anche l’assoluzione per l’altro processo».
Quello per detenzione di materiale
pedopornografico.
«Esatto. Anche lì: ho vissuto quell’infamia per anni e alla fine sono stato
assolto perché il fatto non sussiste. Si
rende conto di cosa significa portare
addosso l’etichetta del presunto pedofilo? Tante congetture, tante parole e alla fine niente: si sono finalmente accorti che sul mio computer quelle immagini non c’erano mai state. Se penso a
mio padre che è morto senza vedermi
Fotostoria
L’omicidio
Il 13 agosto 2007 viene
trovata morta Chiara Poggi.
Pochi giorni dopo Alberto è
arrestato e rilasciato.
Sotto processo Alberto Stasi, 30 anni, è in attesa del secondo appello per il delitto della fidanzata Chiara Poggi
Alberto Stasi
«Mio padre morto di dolore
Vado sulla tomba di Chiara
una volta alla settimana»
scagionato per sempre da quell’infamia...».
Torniamo all’omicidio di Garlasco.
Se i giudici decidessero di farla tornare a casa di Chiara per una nuova perizia avrebbe il coraggio di andarci?
«Vedremo. Decideremo ogni cosa
con gli avvocati quando sarà il momento. L’aspetto emotivo di un eventuale
ritorno in quella casa credo possa capirlo chiunque...».
Nel processo che partirà il 9 aprile
c’è un capello mai analizzato, ci sono
elementi da valutare daccapo, i giudici invocano una «corretta lettura dei
dati probatori». E se quella lettura
❜❜
Gli studi
Alberto resta indagato ma
riesce a completare gli studi
universitari e a preparare gli
esami da commercialista
I processi
Stasi è assolto per l’omicidio
in primo e secondo grado e
anche per il possesso di
materiale pedopornografico
non fosse più a suo favore?
«Io sono innocente, quindi sono
tranquillo. Possono valutare e rileggere
tutto di nuovo anche mille volte. Servirà solo a confermare che non sono io
l’assassino».
Mi parli di Chiara.
«Ci penso sempre e ogni volta cerco
di ricordarla nei nostri momenti felici,
non come l’ho vista quella mattina sulle scale. Quell’immagine resta un marchio perenne nella mia memoria, un
trauma che mi segnerà per sempre. Vado ogni settimana a trovarla al cimitero. La cappella di famiglia è aperta,
qualche volta entro, le parlo, vado a
So di essere innocente, temo solo
un errore giudiziario
Ho vissuto per anni l’infamia
dell’accusa di pedofilia, ora si è
visto che il fatto non sussiste
La Cassazione
Il 17 aprile 2013 la
Cassazione ordina di rifare
il processo, riconsiderando
gli elementi a carico di Stasi
L’incidente
L’ultima vittima della Concordia
Sub spagnolo incastrato tra le lamiere
FIRENZE — E’ stato il suo «angelo
custode», il compagno di
immersione addetto alla sicurezza, il
primo ad accorgersi della dramma
che si stava consumando sotto il
relitto della Concordia, all’Isola del
Giglio. Ha visto Israel annaspare e
poi restare incastrato tra le lamiere e
il sangue uscire dalla tuta. Lo ha
raggiunto, lo ha liberato e riportato
in superficie ancora vivo. Ma per
Israel Franco Moreno, sommozzatore
Esperto
Israel Moreno fotografato all’Isola
del Giglio davanti alla
Concordia:
era originario
di Barcellona
ed era considerato molto
esperto
quarantenne spagnolo, non c’è stato
niente da fare: è morto dissanguato
pochi minuti dopo. Una lamiera lo ha
ferito a una gamba e probabilmente
gli ha reciso l’arteria femorale. E’ la
prima vittima sul lavoro del cantiere,
anche se un morto c’era già stato il 26
aprile dello scorso anno: un altro
sub, di nazionalità filippina, che
lavorava al relitto, stroncato da un
infarto nella sua cabina alcune ore
dopo l’immersione. Moreno, 42 anni,
figli e casa a Barcellona, stava
lavorando all’installazione dei
cassoni che entro maggio
garantiranno il pieno galleggiamento
della nave .
Marco Gasperetti
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trovarla come si fa con una persona alla
quale si vuole molto bene ma che non è
più qui».
Se pensa a lei, adesso, cosa le viene
in mente?
«Il suo sorriso e la sua allegria che
erano contagiosi. Aveva il dono della
gioia, era straordinaria. ».
I genitori di Chiara, dopo i primissimi tempi, hanno rotto i ponti con
lei...
«Loro hanno la loro linea e io non
voglio forzarli. Hanno detto più volte di
non volere contatti con me e io rispetto
la loro decisione. I nostri rapporti sono
sospesi, per adesso. Non li ho mai incrociati nemmeno al cimitero. Quando
il processo sarà finito magari torneremo a parlarci».
Ci torna spesso a Garlasco?
«Sì, certo. Garlasco rimane la comunità della mia infanzia, dei miei amici,
della mia vita. E poi adesso devo stare
vicino a mia madre più che mai e quindi ci torno spesso, sì. Lo so, è un luogo
un po’ di provincia, ma io non aspiro a
nient’altro che a un’esistenza normale,
quindi anche la dimensione provinciale va bene. Basti pensare che sogno una
vita con tanti bambini...li adoro. Ma
sulla mia vita privata non voglio dire
altro, girano fin troppi pettegolezzi».
Provi a immaginare il suo futuro.
Ci pensa mai all’ipotesi di una condanna?
«Ci penso, certo. E vivo tutto questo
con una paura enorme, non perché ho
fatto qualcosa di male ma per i possibili
errori giudiziari che un processo come
questo può generare. Del resto non sarebbe la prima volta...per me sarebbe
una vita annientata, azzerata».
Cosa ricorda dei suoi quattro giorni di carcere nel 2007?
«Non voglio nemmeno ripensarci. Lasciamo perdere. Io credo che non sia
possibile capire fino in fondo come si sta
nei panni di un accusato ingiustamente
se non si è passati per la stessa esperienza. È come avere il cancro, solo chi lo
prova può dire veramente come ci si
sente».
Mai capitato che la fermassero
per strada degli sconosciuti per
dirle qualcosa sull’omicidio?
«Per fortuna mai per insultarmi.
Al contrario mi hanno fermato più
volte per dirmi di tenere duro.
L’ultima volta che ricordo è stato
con i miei, pochi mesi fa. Siamo
andati a San Giovanni Rotondo,
in pellegrinaggio da Padre Pio
di cui mio padre era molto devoto. Mi ha avvicinato una signora che mi ha riconosciuto e mi ha detto: vedrai che
andrà tutto per il meglio. Mi
ha fatto piacere».
Alberto tira in continuazione le maniche del maglioncino verde con le righe bianche al livello dei polsini («lo
so, fa molto british» dice lui). Racconta
del mezzo esame appena superato per
diventare commercialista («sto studiando molto per la seconda parte»).
Prova a immaginare i tempi della prossima sentenza («entro l’estate forse ce
la facciamo»). E pensa a una sola parola: «assoluzione. Ce la devo fare per un
motivo molto semplice: non sono un
assassino. E poi perché lo devo a mio
padre che non c’è più, a mia madre che
vive per me e a Chiara che non avrà giustizia finché ci sarò io sul banco degli
imputati».
Arrotola i fogli che aveva in mano
quando è entrato. Saluta e ricorda del
tempo in cui non c’era giorno senza la
sua fotografia in prima pagina o il suo
nome nei titoli dei telegiornali.
«Quante volte ho sentito dire “occhi
di ghiaccio”, serviva a creare l’immagine del cattivo... Che vuol dire? E poi
ghiaccio fa venire in mente occhi azzurri, e invece guardi: i miei sono verdi...».
Giusi Fasano
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Cronache 17
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Il processo Polemica dopo le parole del presidente della Corte
«Pregiudizi su Sollecito»
Il giudice sotto accusa
Ricorso dei difensori. L’Anm: intervista inopportuna
ROMA — Le polemiche, questa
volta, potrebbero essere l’ultimo
dei problemi. Perché le dichiarazioni rilasciate all’indomani della
sentenza dal presidente della corte
Alessandro Nencini fanno dire a
uno dei legali di Raffaele Sollecito,
Luca Maori, una frase che pare andare ben oltre i veleni pure frequenti nella storia dei processi per
l’omicidio di Meredith Kercher:
«La condanna è frutto di un evidente pregiudizio da parte dei giudici nei confronti degli imputati e
in particolare di Raffaele Sollecito,
e quell’intervista ne è la prova».
Lunedì Raffaele Sollecito, la sua famiglia, e i legali si vedranno per
decidere cosa fare: «Valuteremo
una serie di azioni possibili» spiega Giulia Bongiorno.
È Maori a spiegare che tipo di richieste potrebbe
avanzare la difesa
Sollecito: «Mi
chiedo che legittimità può avere
una Corte d’Assise
che ha emesso una
sentenza quando il
presidente ha rivelato in un’intervista passi e circostanze. Chiedo
l’intervento del Csm e del procuratore generale della Cassazione perché valutino attentamente le dichiarazioni, per considerare non
solo un’azione disciplinare ma anche la legittimità della decisione.
E’ inammissibile quanto dichiarato da Nencini riguardo a decisioni
prese in camera di consiglio e
quindi in palese violazione del segreto che impone la legge». Il caso
deflagra: il ministro della giustizia
Annamaria Cancellieri sta valutando la situazione, e i suoi collaboratori fanno sapere che l’apertura di
un procedimento scatterebbe di
certo se la difesa Sollecito presentasse un esposto al Csm. Il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli:
«Il fatto che il presidente del collegio giudicante rilasci delle dichiarazioni prima del deposito delle
motivazioni il giorno dopo una
sentenza che è all’attenzione pubblica, è di per sé inopportuno». «Il
caso è grave - dice il consigliere del
Csm, laico di Forza Italia, Nicolò
Zanon — domani decideremo».
Al Corriere di ieri, Nencini —
che giovedì ha inflitto 28 anni ad
Amanda Knox e 25 a Sollecito —
rilascia una lunga intervista: «La
difesa Sollecito ci aveva chiesto di
separare le due posizioni, motiveremo in maniera approfondita sul
punto spiegando perché non abbiamo ritenuto di accogliere que-
Le frasi
contestate
❜❜
Separazione
La difesa ci aveva
chiesto di separare
le posizioni di
Amanda e Raffaele
ma abbia ritenuto
di non accogliere la
richiesta
❜❜
L’interrogatorio
Il ragazzo non si è
mai fatto
interrogare. È un
suo diritto ma ha
detto quello che
voleva senza
contraddittorio
❜❜
La replica
Intervista a caldo
Alessandro Nencini, presidente della Corte dell’omicidio Kercher, che ha rilasciato un’intervista subito dopo il
verdetto di condanna dei
due imputati
sta impostazione. In ogni caso Sollecito ha deciso di non farsi mai interrogare nel processo. È un diritto
dell’imputato, ma certamente priva il processo di una voce. Lui si è
limitato a dichiarazioni spontanee,
ha detto quello che voleva senza
sottoporsi al contradittorio». Giulia Bongiorno è allibita: «Ho sempre difeso i magistrati, lo testimonia la mia storia, anche quella politica, e non solo in relazione a fatti
riguardanti miei assistiti. Forse
basta ricordare la posizione che
presi sulla legge sulle intercettazioni, diventando alla fine la causa
della rottura tra Fini e Berlusconi.
E però è proprio il mio profondo
rispetto per la magistratura che mi
Sotto assedio Sollecito lascia la questura di Udine dopo essere stato fermato al rientro dall’Austria (foto AFP)
induce, oggi, a pretendere silenzio:
se invece si parla con la stampa si
finisce per screditare l’intera magistratura, la si offende. E, tra le varie
conseguenze, c’è anche quella che
gli imputati finiscono per sentirsi
ancora di più delle vittime». Infatti, racconta lei, la reazione di Raffaele Sollecito si può riassumere in
poche parole: «Volevano che accusassi Amanda — ha detto ieri mattina a Bongiorno — ma io non me
la sono sentita di accusare un’innocente pur di salvare me stesso».
Bongiorno aggiunge: «Sono allibita per il fatto che Nencini abbia
criticato la strategia difensiva senza sottolineare che l’interrogatorio
di Raffaele non è stato chiesto né
dal pm né dalle parti civili, da nessuno. Le sentenze si rispettano,
naturalmente, ma le interviste no:
e quanto accaduto, oltre che gravissimo, è inaccettabile». La pensa
così anche il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin: «Cosa
aspettano il governo e il ministro
Cancellieri a porre un freno a tali
deprecabili iniziative e a varare
una riforma organica della Giustizia?».
Altre bordate, questa volta verso
Sollecito, arrivano dall’avvocato
dei Kercher, Francesco Maresca:
«Se Sollecito voleva attendere la
sentenza doveva essere o in aula o
nella propria abitazione. Qualsiasi
altro posto è indice di valutazione
diversa, come quella di darsi alla
fuga».
Alessandro Capponi
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Rosaria. La salute vien
mangiando. E bevendo.
Siamo allibiti dalle
parole di Nencini,
l’esame
dell’imputato non è
mai stato chiesto
né dal pm né dalle
parti civili
Greta la hostess,
nuova fiamma
L’incontro in volo
tra lei e Raffaele
ROMA — Si sono conosciuti in volo, Raffaele Sollecito e
Greta Menegaldo: lui tra i passeggeri, lei al lavoro come hostess. Naturalmente, adesso, il ragazzo pugliese ha ben altro a cui pensare: condannato giovedì a 25 anni per l’omicidio di Meredith Kercher, Raffaele da qualche mese frequenta questa ragazza trevigiana, conosciuta appunto in
uno dei suoi viaggi. È con lei che l’ex fidanzato di Amanda
Knox, proprio giovedì, ha raggiunto l’Austria; era con lei
quand’è arrivata la polizia, venerdì mattina, e in paese
(Oderzo, dove lei vive) sono in molti ad averli notati, «li vediamo spesso — raccontano nei pub frequentati dai due —
passeggiano mano nella mano, teneri e discreti».
Lei ha 31 anni, è di Ponte di Piave — dove vivono i genitori, in una villetta bianca, bassa, graziosa — e di mestiere
fa la hostess di terra per una compagnia low cost, all’aero-
Vita riservata
Un'immagine di
Greta Menegaldo,
la hostess da
alcuni mesi nuova
fidanzata di
Raffaele Sollecito
in una immagine
tratta da
Facebook. Lui e lei
si fanno vedere
spesso a Oderzo, il
paese della
ragazza nel
Trevigiano ma
conducono vita
ritirata
La sentenza
Asl obbligata a rimborsare
il metodo Di Bella
La terapia Di Bella torna a far parlare di sé e lo fa dalle aule
dei tribunali. Il giudice del Lavoro del Tribunale di Lecce
ne ha disposto la somministrazione gratuita da parte della
Asl, rilevando come la «terapia ufficialmente riconosciuta
sia stata inefficace nel caso della paziente», mentre la
terapia secondo il protocollo Di Bella «oltre che notevoli
benefici di tipo soggettivo, ha prodotto anche un
miglioramento obiettivo e iconografico». È un percorso
analogo a quello della vicenda Stamina, nella quale più
giudici del Lavoro hanno autorizzato strutture pubbliche
a infusioni di cellule ottenute con il cosiddetto protocollo
Stamina. In entrambi i casi si tratta di terapie che non
hanno mai superato l’esame del mondo scientifico. Nel
caso Di Bella l’inefficacia è stata anche sancita nel 1998
dalla bocciatura seguita alla sperimentazione clinica.
Il Tribunale di Lecce ha condannato la Asl a rimborsare a
una donna malata di tumore la spesa di 25.000 euro.
La Società Italiana di Farmacologia (Sif) ha inoltre
criticato il deposito alla Regione Sicilia, di un disegno di
legge che prevede uno stanziamento di 5 milioni per
somministrare la terapia Di Bella.
Il personaggio Insieme da pochi mesi
Oggi Rosaria è anche spremuta 100%,
sempre fresca e disponibile tutto l’anno.
porto di Venezia. Il padre ha lavorato con Giuseppe Stefanel
e la madre gestiva un laboratorio per lo stesso gruppo a
Ponte di Piave. Lei, dunque, in paese è conosciuta da tutti:
viene descritta come riservata, elegante, determinata. Con
la passione per i viaggi. In questi giorni si è spesso sottratta
alle mille domande che, soprattutto i media locali, le hanno rivolto: quando ha accompagnato Raffaele alla questura
di Udine, venerdì mattina, ha detto più volte ai poliziotti di
non gradire tanta attenzione. Per un po’, infatti, i due sono
riusciti a tenere la loro relazione fuori dalla portata dei
giornalisti: poi però hanno cominciato a parlarne i siti, e da
internet la notizia è rimbalzata sulla stampa del Trevigiano
e in questi ultimi giorni ovunque. I due ragazzi anche ieri
sono stati avvistati dalle parti di Treviso, anche se l’appartamento di lei ha avuto le finestre sbarrate per tutto il giorno. Escono soprattutto di sera, una birra al pub, una passeggiata: inseguono la normalità, per quanto sia possibile.
Di Greta, a Oderzo, tutti conoscono la storia: si è diplomata all’istituto linguistico Dorotee di Oderzo e subito dopo, ha cominciato a lavorare. Da hostess, in volo, ha conosciuto Raffaele: anche se forse, quel giorno di qualche mese
fa, non poteva immaginare ciò che l’aspettava una volta
tornata sulla terra.
Al. Cap.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
18 Cronache
Il caso
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
L’assurdo burocratico: i piccoli artigiani finiti nel circuito del Sistri, il sistema nato per tracciare veleni e residui industriali
LA TASSA PER I RIFIUTI PERICOLOSI
ANCHE PER BARBIERI E TATUATORI
Dovranno compilare moduli online per ogni tipo di scarto
SEGUE DALLA PRIMA
Dal mese di marzo infatti anche barbieri ed estetiste, calzolai
e tatuatori, restauratori e orafi,
orologiai e tipografi saranno
equiparati ai «produttori iniziali
di rifiuti pericolosi» e «agli enti
o imprese che effettuano operazioni di trattamento, recupero,
smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti pericolosi». Per capirci dovranno
comportarsi come se fossero i
gestori di un impianto siderurgico o di un grande ospedale.
E così, secondo una denuncia
della Cna, per 350 mila piccole e
piccolissime imprese inizierà
un ulteriore inferno burocratico. Le lamette del barbiere, la
ceretta dell’estetista, il toner dei
tipografi, le batterie degli orologiai, le sostanze utilizzate nella
produzione dell’oro e persino
gli strumenti usati per tatuare
dovranno essere tracciati e registrati. Bisognerà comprare una
chiavetta Usb speciale, con un
software protetto, seguire le
istruzioni del portale del Sistri e
pagare un’imposta che parte da
120 euro e sale a seconda dei dipendenti. Il guaio è che sul portale occorrerà fare un’operazione per ogni tipologia di rifiuto,
anche marginale.
«È stato il passaggio al digitale a complicare le cose», denun-
cia Sergio Silvestrini, segretario
generale della Cna. E infatti tra i
trasportatori c’è chi ha avuto
problemi di funzionamento
della chiavetta e chi con la black
box, la scatola nera attivata sui
veicoli che movimentano i rifiuti. C’è chi ancora oggi continua ad incontrare difficoltà insormontabili di accesso alla
piattaforma digitale o chi addirittura si è trovato nella schermata di un’azienda concorrente
in barba alla privacy e alla sicurezza nazionale.
Finora all’artigiano era richiesto di tenere un registro di
carico e scarico su cui annotare
le caratteristiche qualitative e
quantitative dei rifiuti, la desti-
nazione, la data di carico e scarico, il mezzo di trasporto e le
modalità di smaltimento e una
volta contattato il trasportatore
bastava compilare il formulario
di identificazione in quattro
copie. Ora con il passaggio al
digitale il calzolaio che usa colle e vernici, scarti di pelle conciata e solventi alla fine di ogni
giornata dovrà inserire la chiavetta Usb nel proprio computer, accedere alla piattaforma
Sistri, aprire la scheda del registro cronologico, inserire una
serie di informazioni relative a
quantità e tipologie di rifiuto
prodotto, firmare la scheda e
salvare. Il tutto replicato per
ogni tipologia di rifiuto prodotto. Al momento della necessità di smaltire le piccole quantità di rifiuti dovrà chiamare il
trasportatore, reinserire la
chiavetta, accedere alla piattaforma, aprire e compilare per
ogni tipologia di rifiuto da
smaltire una scheda movimentazione, firmare e aspettare che
il trasportatore accetti la presa
Indonesia
Sumatra come l’antica Pompei, uccisi dal vulcano
Almeno 14 persone, tra cui quattro liceali, sono
morte a causa della lava e delle ceneri provocate
dall’eruzione del vulcano Sinabung, sull’isola di
Sumatra, in Indonesia. Secondo le autorità locali
le vittime potrebbero aumentare. Nella foto,
una persona in fuga e una delle vittime (Reuters)
in carico. Quest’ultimo a sua
volta dovrà inserire la chiavetta
nel proprio pc, confermare la
scheda movimentazione, indicare il percorso che intende effettuare, stampare e consegnare la scheda all’autista che arrivato dal calzolaio inserirà la
propria Usb nel pc del calzolaio
e insieme completeranno la
procedura. Lo stesso accadrà
per il barbiere che utilizza quelli che in burocratese si chiamano «taglienti monouso a rischio infettivo» (per il volgo,
lamette) o per le estetiste produttrici di rifiuti pericolosi come batuffoli di ovatta o strisce
per la depilazione.
È chiaro che dall’estensione
La stima
Secondo la Cna, 350 mila
piccole imprese saranno
tenute a tracciare i rifiuti
del perimetro di applicazione
del Sistri non verrà aumentata
la sicurezza nazionale ma verrà
messa ulteriormente a repentaglio la vita di tante piccole imprese già stressate dalla recessione. «È stata costruita — denuncia Silvestrini — una gigantesca e costosissima macchina
digitale, un Grande Fratello che
ti segue e controlla passo passo
e che ha il difetto il funzionare
malissimo. E così le imprese
pagano gli errori di burocrati
che con ostinazione rifiutano di
dialogare per individuare insieme le proposte per uscire da
questo disastro».
Dario Di Vico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 19
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Il presidio
Il presidente
della Regione
Piemonte Roberto Cota, 45
anni (sulla destra) al presidio
della Lega Nord
per il «Reduction Day» sui
costi della politica, a Torino.
Il governatore
leghista
è indagato per
peculato, con
altri 39 tra consiglieri e assessori regionali:
sono accusati
di aver usato
a fini personali
i soldi
dei rimborsi per
i gruppi
consiliari (Ansa)
Il caso Polemica sull’emendamento voluto dalla maggioranza di centrodestra. Il Pd: queste sono le loro priorità
La leggina del Piemonte
per incassare i soldi dei vitalizi
sione», ha tuonato Mario Carossa, capogruppo della Lega
Nord, che si è astenuto mentre
gran parte del suo gruppo ha
votato il provvedimento insieme a Forza Italia, alla quasi totalità del Nuovo Centrodestra,
a Fratelli d’Italia e al gruppo
Progett’Azione. «Si tratta – ha
replicato Luca Pedrale, capogruppo di Fi – di una possibilità che abbiamo voluto dare e
di cui si parlava da almeno due
legislature. Inoltre, le casse
della Regione sono destinate a
guadagnarci in quanto non
erogherà più il vitalizio che,
per il fatto che la vita media si
è di molto allungata, sarebbe
stato più dispendioso». Come
dire, chi ha detto sì l’ha fatto
pensando al cittadino e non al
proprio portafoglio. «Eccome
no, — è insorto il capogruppo
del Pd Aldo Reschigna — Il
fatto che l’unico emendamen-
Chi rinuncia alla pensione si riprende i contributi
Pochi, maledetti ma subito.
Vista l’incertezza di fondo che
grava su finanze e politica, i
consiglieri del Piemonte devono averla pensata così sui contributi da loro stessi versati.
Cioè, meglio riprenderseli subito anche se meno piuttosto
che rischiare di non vederli
più. E siccome i tempi sono
quelli degli scandali dei rimborsi facili (una quarantina gli
indagati per peculato a Torino) e delle casse vuote, questa
decisione della maggioranza
di centrodestra del consiglio
regionale non poteva che provocare una bufera.
Più precisamente, l’emendamento al bilancio stabilisce
che i consiglieri e gli assessori
regionali arrivati a fine incarico potranno scegliere di riscattare i contributi versati,
non solo nel corso dell’attuale
mandato ma anche in quelli
precedenti. A un patto: di ri-
nunciare al vitalizio previsto al
compimento dell’età pensionabile e del tutto abolito a partire dalla prossima legislatura.
Cosicché se tutti decidessero
di scegliere l’opzione immediata, la Regione potrebbe trovarsi a dover sborsare nell’arco di pochi mesi o al massimo
di un anno addirittura 15 milioni. Somma che secondo
molti potrebbe essere spesa in
qualche altro modo, più virtuoso e meno sospetto.
A decidere le tempistiche
dell’esborso sarà l’eventuale
caduta della giunta presieduta
dal leghista Roberto Cota. Le
cui sorti sono legate all’annullamento delle ultime elezioni a
causa della vicenda delle firme
false raccolte dalla lista Pensionati a sostegno del governatore. C’è in ballo il verdetto
del Consiglio di Stato che dovrebbe giungere entro qualche
mese. «Era il momento meno
opportuno per questa discus-
15
Milioni La cifra che
la Regione potrebbe
dover sborsare per
rimborsare i contributi
di consiglieri e
assessori del Piemonte
La vicenda
L’opzione
1
L’opposizione
La maggioranza del consiglio
regionale del Piemonte ha votato
un emendamento che consente
ai consiglieri stessi di incassare
subito i contributi versati
2
La maggioranza
Il Pd: «La maggioranza si è
concentrata su una misura di
cui non si coglie l’urgenza. Il
fatto che l’unico emendamento
riguardi i vitalizi la dice lunga...»
3
Forza Italia: le casse della
Regione ci guadagnano sia
perché non erogheranno più il
vitalizio sia perché la vita
media si è allungata
to del centrodestra sia stato
sui vitalizi la dice lunga su
quali siano le reali priorità. La
maggioranza si è concentrata
su una misura di cui non si
comprende l’urgenza».
In effetti, il presidente del
consiglio regionale Valerio
Cattaneo (Ncd) avrebbe preferito approvare la norma più
avanti, in vista di «una proposta organica e possibilmente
valida a livello nazionale» sulla questione dei vitalizi regionali «peraltro — ricorda — già
soppressi dalla prossima legislatura». Tuttavia anche per
lui quello approvato è «un
emendamento giusto». Anche
se «sarebbe opportuno che tenesse conto dell’introduzione
del divieto di cumulo tra vitalizi regionali, parlamentari ed
europei, o comunque un tetto
massimo percepibile che non
possa essere superiore all’indennità di chi è in servizio».
Cumulo e tetto che al momento non esistono. Più netta la
scelta del capogruppo del Movimento 5 Stelle Davide Bono,
naturalmente: «Chiederemo
che anche i contributi e non
solo il vitalizio vengano lasciati completamente alla Regione».
Il Comitato di bioetica
«Esperimenti
su animali,
sì all’obiezione
di coscienza»
ROMA — All’università di
Ferrara una dottoranda si è
rifiutata di praticare una
sperimentazione sul gatto.
Racconta l’episodio, avvenuto
qualche anno fa Enrico Alleva,
etologo, dipartimento di
neuroscienze dell’Istituto
Superiore di Sanità:
«L’obiezione di coscienza non è
un fenomeno nuovo nei
laboratori ed è un principio
giusto purché riguardi chi
davvero poi deve fare ricerca e
non ad esempio il personale
amministrativo o chi si occupa
dell’acquisto di mangimi».
Tema attuale dopo la
pubblicazione del documento
dove il Comitato nazionale di
bioetica riafferma
l’irrinunciabilità della
sperimentazione sugli «esseri
senzienti» diversi dall’uomo e
rilancia il diritto all’obiezione:
«Sul piano etico si deve
rispettare il benessere degli
animali e rispettare la
sensibilità dei singoli
ricercatori». Già nel 2011
l’organismo coordinato da
Lorenzo D’Avack aveva
dichiarato necessari i test. Ora
ribadisce. L’Italia sta per
recepire la direttiva sulla
sperimentazione animale con
un testo meno rigido di quello
approvato dal Parlamento e
sostenuto dagli animalisti. L’Ue
aspetta l’atto del nostro
Governo. I pareri delle
Commissioni parlamentari
sono arrivati, manca solo il via
libera del Consiglio dei
ministri.Tra l’altro viene
raccomandato uno strumento
già previsto da una circolare del
Ministero della Salute. Silvio
Garattini è lapidario: «Ad oggi
non si può fare a meno di questi
test. L’obiezione di coscienza è
garantita, ogni ricercatore
prima del debutto in
laboratorio può esprimere il
suo eventuale no all’uso di
animali».
Margherita De Bac
Andrea Pasqualetto
Davide Petrizzelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Vaticano Il richiamo di Francesco nell’incontro con 414 famiglie del movimento nato 45 anni fa: «Rispettate chi sceglie altre forme di vita cristiana»
Il Papa ai Neocatecumenali: lasciate libero chi va via
CITTÀ DEL VATICANO — La
Chiesa Cattolica qui da noi è in
ritirata, ma ci sono i movimenti
ecclesiali che invece vanno crescendo e quelli che crescono di
più sono i Neocatecumenali:
ieri mattina hanno avuto un fastoso incontro con Papa Francesco, che li ha lodati ma anche
richiamati su tre punti, uno dei
quali — il più doloroso — riguarda la libertà degli affiliati.
Anche la libertà — ha precisato
il Papa — di chi voglia andarsene e cercare «altre forme di vita
cristiana».
Da Paolo VI a oggi — cioè da
quando i Neocatecumenali, nati in Spagna, hanno iniziato a
essere presenti a Roma, 45 anni
fa — tutti i Papi hanno lodato
questo movimento per la capacità di crescita, per i tanti figli,
per la missionarietà (ieri Francesco ha consegnato i crocifissi
a 414 famiglie in partenza per la
Cina, l’India, la Mongolia…) ma
li hanno anche, sempre, richiamati al rispetto della disciplina
cattolica soprattutto in materia
di liturgia, obbedienza ai vescovi locali, rispetto della libertà di coscienza degli aderenti.
L’originalità dell’incontro di
ieri è che Francesco li ha sia lodati più degli altri Papi sia richiamati con maggiore severità. Papa Bergoglio è meno di-
L’udienza
La scheda
Papa Francesco
e il segretario
padre Georg
sorridono al
fondatore del
movimento,
Kiko Arguello,
ex pittore ateo.
All’udienza,
svoltasi ieri
nella sala Paolo
VI del Vaticano,
hanno assistito
migliaia di
componenti del
movimento che
si preparano a
partire per
l’attività di
missionari in
tutto il mondo
(foto AP)
plomatico dei predecessori e
dice più direttamente quello
che apprezza e quello che disapprova.
«Ringrazio il Signore per la
gioia della vostra fede e per l’ardore della vostra testimonianza» ha detto Francesco che si è
complimentato per i figli «che
Il movimento
I Neocatecumenali sono nati
nei primi anni 60. Loro
simbolo è l’icona della
Vergine del Cammino»
(nella foto in alto)
qui sono tanti» e ha invitato a
mostrarglieli. I papà e le mamme hanno preso in braccio i
piccoli ed è stato un tripudio di
bimbi. Li ha ringraziati per la
capacità di andare in missione:
«La Chiesa vi è grata per la vostra generosità».
Ma ecco subito i richiami:
«Alcune semplici raccomandazioni». La prima è di rispettare
le direttive dei vescovi: «Avere
la massima cura per costruire e
conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete a operare». E se un vescovo — poniamo — non accettasse le loro li-
Le critiche
L’eccessiva rigidità del
movimento è stata oggetto
di critiche tra cui quelle
dell’arcivescovo di Catania
Luigi Bommarito (foto)
turgie separate, dovrebbero
mettervi fine perché — ha detto Francesco — «può essere
meglio rinunciare a vivere in
tutti i dettagli ciò che il vostro
itinerario esigerebbe, pur di
garantire l’unità».
La seconda è l’inculturazione che sta a cuore al Papa gesuita che ieri ha raccomandato ai
neocatecumenali — tendenti a
trapiantare ovunque la loro pedagogia italo-spagnola — «una
speciale attenzione al contesto
culturale nel quale voi famiglie
andrete a operare».
La terza, la più puntuta, riguarda l’eccesso di autorità interna: «La libertà di ciascuno
non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale
scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre
forme di vita cristiana».
Tra i vescovi italiani che
hanno avuto rapporti difficili
con i neocatecumenali (compresi i cardinali Biffi, Martini,
Pappalardo, Piovanelli, Tonini), quello che ha mosso la critica più severa alla vita interna
del movimento è stato l’arcivescovo di Catania Luigi Bommarito che nel 2001 accusò le guide delle loro comunità di
«scarnificare le coscienze con
domande che nessun confessore farebbe». La spinta delle gui-
de al più gran numero di figli, a
mettere a disposizione del movimento i propri beni, a partire
per paesi lontani, a inserire nel
movimento il partner è la recriminazione più frequente dei
fuoriusciti, che si esprimono
anche in siti internet intitolati
«La verità sul Cammino Neocatecumenale» e simili.
Ma il movimento l’ha spesso
vinta su ogni critica che venga
dall’interno della Chiesa a motivo della buona salute numerica: sono presenti in 124 nazioni, hanno quasi duemila preti,
Le critiche
Tra i vescovi è stato Luigi
Bommarito a muovere
le critiche più severe
un centinaio di seminari e più
di duemila seminaristi. Dove
gli altri chiudono, loro aprono
seminari e missioni. Su questa
vitalità hanno molto battuto
Kiko Arguello e Carmen Hernández — i due fondatori —
nel presentare al Papa i diecimila seguaci che riempivano
l’Aula.
Luigi Accattoli
www.luigiaccattoli.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
20 Cronache
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Istruzione La Gran Bretagna adotta a livello nazionale un nuovo sistema di valutazione anticipato
Gli esami cominciano a quattro anni
La scuola inglese accorcia l’infanzia
A confronto
La prova
dopo il triennio
Dal 2016 test anche all’asilo. Le critiche: stress eccessivo e inefficace
di SILVIA VEGETTI FINZI
perplessità e critiche che il
Times riporta in modo piuttosto esauriente. Poiché anche da noi vengono avanzate
molte proposte per migliorare l’insegnamento scolastico sottoponendolo a un
monitoraggio nazionale, vale la pena di riflettere sul dibattito inglese. La prima, più
evidente obiezione riguarda
il fatto che i più piccoli, appena giunti a scuola, rischiano di non aderire emotivamente a richieste estranee al
contesto familiare.
Vi è inoltre il pericolo di
indurre tensioni e
stress, tanto negli
alunni quanto nei
genitori, in una
fase iniziale dell’esperienza scolastica, che dovrebbe essere improntata al massiMinuti
mo di serenità e
La durata dell’esacollaborazione.
me a cui verranno
Inoltre, iscrivere
sottoposti i bambambini di 4 anni
bini di 4 anni iscritti
in una graduatoalla scuola inglese
ria significa fissarli in un detergenitori siano informati sul- minato livello evolutivo
la situazione scolastica dei quando la fluidità dell’infigli e gli insegnanti siano fanzia consente, in poche
messi in grado di conoscere, settimane, di effettuare imconfrontare e analizzare gli previsti balzi in avanti.
obiettivi raggiunti.
Per quanto riguarda i doIl progetto, come si può centi, coinvolgerli in piani di
immaginare, ha suscitato valutazione proposti da
S
i annunciano tempi duri
per gli scolaretti inglesi:
dal 2016 la somministrazione di test per misurare il loro livello di sviluppo
cognitivo sarà infatti anticipata dagli attuali sette ai
quattro anni di età. I risultati
iniziali saranno poi confrontati, tramite prove nazionali,
con quelli ottenuti a 11 anni,
al termine della scuola di base. L’intento è di valutare
obiettivamente i progressi
conseguiti, in modo che i
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In Gran Bretagna il governo
ha appena annunciato un
piano di modifiche del
sistema di valutazione
nazionale degli studenti: i
primi test per monitorare il
livello cognitivo, a cui finora
venivano sottoposti gli
alunni di sette anni, saranno
anticipati ai quattro anni. Il
nuovo progetto entrerà in
vigore nel 2016. Gli
insegnanti potranno
scegliere tra diversi tipi di
test a cui sottoporre i propri
alunni a seconda dei metodi
didattici adottati o anche
decidere di non aderire al
programma, ma solo con il
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Nell’attuale sistema
scolastico italiano, il primo
esame con cui gli alunni si
trovano a doversi
confrontare è quello al
termine del triennio della
scuola secondaria di primo
grado. Consiste di quattro
prove scritte e un colloquio
orale. Tre delle quattro
prove scritte sono preparate
dalle singole scuole, la
quarta, di provenienza
ministeriale, è unica su tutto
il territorio nazionale, è
strutturata in quiz e testa la
preparazione in italiano e in
matematica. L’esame di
licenza elementare è stato
eliminato nel 2005
conseguite è stata accantonata sotto una valanga di
proteste. Sappiamo infatti
che l’interazione tra soggetti
diversi è fonte di stimoli, di
esperienze e di incentivi.
Viviamo in un’epoca caratterizzata dalla crisi del lavoro tradizionale, basato
sulle abilità tecniche, e dalla
ricerca di talenti innovativi e
creativi, difficilmente identificabili con prove obiettive
e quantitative. Ciò non comporta la svalorizzazione delle
competenze, quanto l’opportunità di cogliere e sviluppare la pluralità delle intelligenze, dove l’accentuazione non è sulla quantità
ma sulla qualità delle capacità e delle inclinazioni.
È del 1995 il libro L’intelligenza emotiva con cui lo
psicologo Daniel Goleman
rivoluziona le tradizionali
valutazioni del Quoziente
intellettuale (Qi) mostrando
come le prestazioni intellettuali siano inscindibili dalle
motivazioni, dalla conoscenza di sé, dall’empatia,
dall’attenzione, dalla pervicacia, dalla capacità d’interagire e collaborare con gli
altri. Condizioni quasi del
tutto assenti nella somministrazione di test quantitativi, astratti e anaffettivi,
quanto mai lontani dalla ricchezza della vita e dalla singolarità degli individui. Test
che, nella loro apparente
neutralità, nascondono lo
svantaggio ambientale, sociale e culturale, che determina più di ogni altro condizionamento l’insuccesso
scolastico prima e lavorativo poi.
CHISSÀ se esiste in Milano un settantenne (più o meno) che ancora vuole
mettersi in gioco in una vita di coppia: vedova, giovanile, buona cultura; mi piace seguire il pensiero contemporaneo, conferenze, musica, arte, ma anche stare in casa. Corriere
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Cronache 21
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
✒
Le storie «Gesti doverosi, ma chissà perché in tempo di crisi veniamo considerati degli eroi»
Onesti
d’Italia
In un mese, 8 fanno notizia
restituendo soldi smarriti
Fai la cosa giusta. Se lo sono detti Ilaria,
Alice, Martina, Gerardo, Mario, Gabriele,
la gelataia e l’ex funzionario regionale
che a gennaio hanno trovato per strada
somme di denaro importanti e, anziché
tenersele, si sono rivolti alle forze dell’ordine per rintracciare il proprietario.
È successo in Toscana, in Lombardia,
in Sardegna, in Emilia Romagna, in Calabria. È successo a otto persone: due studentesse, una disoccupata, un tassista,
tre pensionati, una commessa. È successo a chi ha 15 anni e a chi he ha 76. Di certo, nessuno di loro naviga nell’oro. Tutti,
se avessero potuto, quei soldi li avrebbero spesi per delle cose concrete, per levarsi uno sfizio, per alleggerire il carico dei
genitori o per fare un regalo ai figli.
Ma i soldi non erano i loro, erano di
qualcun altro. «Non ha nemmeno voluto
la ricompensa, né ha accettato di incontrare la proprietaria, che è riuscita a rin-
graziarlo solo per telefono, emozionatissima, perché non sperava nemmeno di
rivedere i quattromila euro con cui
avrebbe dovuto pagare il falegname e gli
operai per la ristrutturazione di casa»,
racconta l’ufficiale dei vigili urbani di Cagliari Andrea Meloni che il 16 gennaio si è
trovato di fronte un uomo timido, ex funzionario della Regione Sardegna, con una
busta da lettera che conteneva i soldi. La
legge prevede un premio del 5% sugli importi superiori a 5,16 euro.
Non ha voluto nessun compenso neanche l’ucraina di 29 anni, dipendente di
una gelateria di Reggio Emilia, che fuori
dalla banca dove aveva appena estinto un
debito ha trovato un borsellino con 440
euro. Si è rivolta subito ai carabinieri: la
proprietaria era un’anziana di 85 anni che
aveva smarrito la pensione appena ritirata.
Mario Decima e Gabriele Lupo, inse-
gnanti ormai a riposo, su una panchina di
Crotone hanno visto un portafogli. Conteneva mille euro: era il tesoretto di un afghano del Cara Sant’Anna, il Centro di accoglienza richiedenti asilo.
Ilaria Monni è una disoccupata di Serrenti, ma non ha tenuto con sé il borsello
con 2.500 euro che ha trovato fuori dal
supermercato dove fa la stagista. Alice
Lamberti e Martina Burgarello, 15 anni
entrambe, hanno affidato ai bidelli le tre
banconote da 500 euro viste per terra
fuori dall’ingresso della scuola. Dice Rosalba, la mamma di Martina: «Sono cose
normali, ma siamo talmente poco abituati che poi diventano fatti eroici. Io mi
metto nei panni di chi ha perso uno stipendio. Mia figlia e Alice hanno fatto la
cosa giusta».
Elvira Serra
@elvira_serra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Medio Campidano
Milano
Ilaria la disoccupata
«Ho pensato di tenerli
Ora vorrei un lavoro»
Gerardo il tassista
Martina e Alice
«Un portafoglio gonfio «Premiate dal sindaco
L’ho dato a due ragazzi» Ma di chi è la somma?»
Ha 21 anni, è di Serrenti, poco più di cinquemila abitanti
nella provincia (abolita dal referendum) del Medio
Campidano, in Sardegna. Ilaria Monni è disoccupata. Ha
appena concluso un corso regionale di marketing e
addetta alle vendite organizzato dall’Irfoa, grazie al quale
sta facendo uno stage di 200 ore al supermarket Nonna
Isa di Sanluri (stessa provincia, 8.500 abitanti). Una
settimana fa, finito il suo turno, Ilaria ha visto per strada
un borsello. Lo ha preso in mano, le è bastato dare una
rapida occhiata per capire che c’erano dei soldi, tanti:
2.500 euro. Ha chiuso tutto ed è andata dai carabinieri.
«Mi hanno fatto gli elogi più belli», racconta timida. Il
padre, elettricista, e la mamma, casalinga, le hanno
detto brava. Anche il fratello, 25 anni, disoccupato le ha
fatto i complimenti. «Per un secondo ho pensato di
tenerli, ma è stato un attimo. Sarebbe stato come
rubarli». Se oggi potesse disporre di una somma così
ingente non la utilizzerebbe. «Quei soldi li conserverei,
non li userei di certo per comprarmi dei vestiti. È che le
cose potrebbero peggiorare, meglio essere pronti». Ilaria
non è fidanzata, ha solo un hobby, il muay thai, un’arte
marziale che assomiglia alla Kickboxing. Il suo sogno:
«Trovare lavoro. Magari fosse a tempo indeterminato...».
Pisa
Gli hanno dato 100 euro di mancia. Molto meno del 5 per
cento che gli sarebbe spettato. «Ma per rivendicarlo avrei
dovuto fare la denuncia, e non ho tempo da perdere. Poi
non mi interessa nemmeno la ricompensa, se ricapitasse
lo farei un milione di volte. Son contento così». Gerardo
Capraro è il tassista dell’8585 che il 4 gennaio a Milano ha
riportato ai legittimi proprietari un portafogli da donna
con dentro diecimila euro in banconote italiane e russe.
«Erano due ragazzi, bianchi come cadaveri prima di
rivedermi», scherza adesso. Sessantuno anni, «terùn»
della provincia di Foggia, è sposato, ha tre figlie grandi e
una nipotina. Tutte sono state orgogliose del suo gesto.
«Erano contentissime. Per me, però, questa è la regola. Sa
quante volte i passeggeri dimenticano il telefonino sul
sedile posteriore? Noi siamo tenuti a controllare se dopo
essere scesi hanno scordato qualche pezzo. In quel caso,
proviamo a rintracciarli oppure lasciamo le cose all’ufficio
oggetti smarriti». Gerardo lavora dodici ore al giorno,
quando è libero accompagna la moglie a far la spesa o
resta volentieri a casa a riposare. Se potesse disporre di
una cifra come quella che ha trovato farebbe una vacanza,
perché l’anno scorso ad agosto l’ha saltata. «Mi piacerebbe
portare mia moglie in crociera per una settimana».
Martina Burgarello e Alice Lamberti hanno 15 anni e sono
due amiche per la pelle di Santa Croce sull’Arno (Pisa).
Frequentano la seconda A all’istituto tecnico commerciale
Checchi di Fucecchio. Mercoledì scorso il sindaco Claudio
Toni è andato nella loro classe per ringraziarle e premiarle
con due libri sul Palio e sulla Toscana per aver restituito
millecinquecento euro trovati fuori dall’ingresso della
scuola. «Il vostro gesto è un esempio di onestà, di educazione
e di senso civico che voglio sottolineare pubblicamente», ha
detto. Qualche compagno di classe le ha prese in giro: con
quei soldi potevano comprarsi il motorino. «Piuttosto ci
avremmo pagato la quota per la gita scolastica, senza farlo
fare ai nostri genitori», replicano. I papà di entrambe sono
operai, la mamma di Martina è parrucchiera, quella di Alice è
ragioniera. Loro sono inseparabili. Condividono la passione
per l’hip hop e la zumba. Se ripensano al 9 gennaio, quando
hanno raccolto i soldi da terra, ammettono di essersi
spaventate un po’. «Pensavamo li avesse smarriti un
professore, siamo subito andate a consegnarli ai bidelli.
Poi il vicepreside si è occupato di avvisare la polizia».
Nessuno finora ha chiesto indietro la somma. Tra un anno,
se il proprietario non lo avrà ancora fatto, le due amiche
potranno reclamarla. Magari per la prossima gita.
El. Ser.
El. Ser.
El. Ser.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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LA NORMALITÀ
DEL BENE
di GIANGIACOMO SCHIAVI
P
er fortuna ci sono anche
le buone notizie nel
panorama disastrato di un
Paese dove tutto sembra
grigio o nero come la
cronaca che parla di furti,
rapine, violenze, truffe e
ruberie. Per fortuna c’è
anche qualcuno che ci
riconcilia con la normalità
del bene attraverso un
gesto, una rinuncia, un atto
di generoso altruismo e fa i
conti con le ombre oscure
della vita trovando il modo
di uscirne a testa alta. È
giusto parlarne
contraddicendo un luogo
comune del giornalismo
secondo il quale il bene non
fa notizia, ma non
dobbiamo rallegrarcene,
perché, come scriveva
rispondendo ad un lettore
Indro Montanelli «quando
riaffiora il giornalismo della
normalità vuol dire che
essere normali, in questo
Paese è diventato eroico».
Si chiamano proprio eroi
della quotidianità i tanti
che offrono ogni giorno un
messaggio di fiducia, si
impegnano per gli altri,
sanno rinunciare a
qualcosa, sacrificando
tempo e denaro per dare
una speranza a chi l’ha
persa, dando forma a quel
welfare di comunità che
resiste anche alla crisi.
Abbiamo forse qualche torto
noi giornalisti
nell’occuparci troppo delle
vite sbagliate, ma gli
esempi grandiosi degli
ultimi tempi (dai ragazzi di
Bergamo che salvano il
coetaneo dal rogo dell’auto
distrutta, alla dottoressa
che perde la vita per
soccorrere un immigrato
ferito, ai volontari nei
luoghi delle alluvioni) ci
dicono che bisogna
ascoltare questa foresta che
cresce, e non soltanto
l’albero che cade. Se un
barista rinuncia al facile
gettito dello slot machine
perché non vuole
guadagnare sulla pelle degli
altri e un pensionato si offre
per tenere aperte le sale di
un museo o di una
biblioteca rionale,
dobbiamo rallegrarcene,
come diceva Montanelli: è
la normalità del bene. Che
può fare notizia anche
restituendo il portafoglio
con una cospicua somma.
Di questi tempi...
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Stati Uniti Aveva appena ottenuto un lungo applauso, poi nel parcheggio gli prendono il preziosissimo Stradivari
Il trionfo del violinista rovinato dal rapinatore
WASHINGTON — Un colpo inusuale. Un bottino ancora più strano quanto prezioso. Un violino Stradivari
del 1715. Valore grandissimo. Un pezzo d’arte difficile
da smerciare. Serve la persona giusta, come l’acquirente,
disposto a pagare bene per
l’oggetto del desiderio.
I fatti. Lunedì scorso, ore
22.20, Milwaukee, parcheggio del Wisconsin Lutheran
College. L’orchestra sinfonica ha appena concluso un bel
concerto. Molti gli applausi,
grande spettacolo. Gli spettatori se ne vanno, così i musicisti. Tra loro Frank Almond, 49 anni, la metà trascorsi con la «Symphony».
Riposto il suo violino nella
custodia, attraversa l’asfalto
giacchiato per raggiungere la
propria vettura.
All’improvviso viene aggredito da una persona che
lo colpisce con una pistola
stordente. Almond sente dolore, lascia cadere il violino,
non può opporre alcuna resistenza. Il bandito si impadronisce dello Stradivari e si
infila su un vecchio van in attesa. Al volante c’era — sembra — una complice. In un
attimo il veicolo sparisce
nella notte. La polizia troverà
solo la custodia del violino
qualche chilometro più lontano. L’unica traccia, per ora,
da dove far partire le indagini.
Di furti come questo non
ne capitano tutti i giorni. Sul
territorio americano, a parti-
re dal 1985, sono stati rubati
undici violini. E ne sono stati
recuperati appena tre. Statistiche diffuse dalla speciale
divisione dell’Fbi che ha distaccato uno dei suoi agenti
per assistere la polizia locale.
Un intervento federale basato anche sulla presunzione
che lo strumento sia già lontano. Per dirla in gergo «potrebbe aver camminato cen-
Lo Stradivari
Lo strumento
Il violino rubato (foto
a destra di Michael
Darnton) è stato
realizzato nel 1715. Il
primo proprietario è
stato il musicista
Giuseppe Tartini, poi è
stato acquisito dal
polacco Karol Lipinski.
L’ultimo passaggio
Il violino è arrivato a
Milwaukee nel 1962 con
l’estone Evi Liivak, morto
nel 1996. L’attuale
proprietario lo ha
affidato al violinista
Frank Almond (nel
tondo a sinistra)
tinaia di chilometri», attraversando il confine di diversi
Stati.
Gli investigatori, che non
escludono un passaggio di
mano, sono pronti ad un
paziente lavoro di intelligence. E comunque devono
per forza iniziare dalla scena del crimine così come
dall’ambiente che circonda
l’orchestra. C’è una talpa?
Qualcuno che ha suggerito la preda? È avvenuto
nulla di sospetto nei
giorni precedenti?
Non è possibile sapere se la vittima ha
fornito dati utili. La polizia gli ha proibito di
parlare con i media.
L’unica cosa certa è la
rabbia per la perdita del
violino ottenuto in prestito
permanente da un mecenate
nel 2008. Gli amici raccontano anche di Almond sotto
choc, quasi incapace di com-
prendere il gesto che ha portato via un pezzo raro, visto
che di Stradivari ve ne sono
meno di 650 al mondo.
Realizzato nel 1715, lo
strumento ha avuto come
primo proprietario il musicista Giuseppe Tartini, quindi
è stato acquisito dal polacco
Karol Lipinski, poi è arrivato
a Milwaukee nel 1962 nelle
mani del violista estone Evi
Liivak, deceduto nel 1996.
Come ha ricostruito il New
York Times, il violino è infine entrato in possesso di un
personaggio che lo ha offerto, in seguito, ad Almond.
Una figura generosa come il
misterioso Mister X che ha
messo a disposizione delle
autorità di Milwaukee una
ricompensa da 100 mila dollari, un premio per spingere
a parlare.
Guido Olimpio
@guidoolimpio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
22
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Economia
La lente
CORRIERECONOMIA
SEI RAGIONI
PER PUNTARE
SUI MERCATI
U
n arretramento medio
delle borse mondiali
di circa il 2,8% in un mese,
con punte del -5% a Wall
Street (indice Dow Jones)
e del -3% a Parigi, Londra
e Tokyo può giustamente
mettere in allarme gli
investitori. Anche il rialzo
dello spread Bund-Btp di
circa 20 punti in poche
settimane sembra un
brutto presagio. Tuttavia,
a parere degli economisti
e dei fund manager, non
ci sono elementi per
temere un cambiamento
degli scenari di fondo del
2014. La volatilità, vale a
dire i «su e giù» dei
mercati non mancherà,
ma le speranze che la
ripresa si stabilizzi e non
l negli
li Stati
St ti Uniti
U iti non
solo
sono svanite.
«CorrierEconomia»,
l’inserto del Corriere in
edicola domani con il
quotidiano, ha
sintetizzato in sei
domande (e sei risposte)
gli interrogativi principali
della nuova fase dei
mercati. Per le Borse è
lecito aspettarsi una
correzione importante? Lo
spread tra Bund e Btp ha
finito di scendere? Gli
esperti interpellati non
sono pessimisti e la crisi
di fiducia nei Paesi
emergenti, da cui ci si è
aspettati troppo nel
recente passato, era una
previsione contenuta in
molti report di fine 2013.
La fine del denaro facile
negli Stati Uniti,
annunciata dal presidente
uscente della Fed, Ben
Bernanke e già attuata in
gennaio, ha provocato lo
spostamento di capitali
verso l’economia Usa e
l’Europa e la svalutazione
delle monete emergenti.
Tra le più colpite la lira
turca e il real brasiliano.
Dalle azioni ai btp, dalla
liquidità all’oro passando
per il caso specifico di
Piazza Affari e delle Borse
della periferia europea
(meno care e quindi meno
esposte all’attuale
correzione),
«CorrierEconomia» ha
messo in fila tutte le cose
da sapere per non fare
mosse avventate e per
attraversare in sicurezza
la burrasca di inizio 2014.
Giuditta Marvelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il negoziato Sospesa l’ipotesi di cassa integrazione a zero ore per 1.900 dipendenti. La trattativa con Etihad
Alitalia, c’è la tregua sugli esuberi
Missione di Letta negli Emirati: la compagnia è tra i temi principali del viaggio
ROMA — È tregua tra Alitalia e i sindacati, in allarme
per l’apertura della procedura
di cassa integrazione a zero
ore avviata unilateralmente
dall’azienda. Alla fine ha prevalso la linea del rinvio. Perché non è difficile prevedere
che l’accordo trovato non
reggerà nel caso in cui la
compagnia emiratina Etihad
decidesse di acquisire Alitalia.
Ieri il premier Letta all’arrivo ad Abu Dhabi per la sua
missione nel Golfo, ha ammesso che quello della compagnia sarà «tra i temi privilegiati». Obiettivo: portare a
casa almeno un memorandum d’intesa tra le parti per
rendere più concreta la prospettiva di un accordo e rassicurare i creditori della compagnia, sempre più preoccupati circa la situazione della
cassa.
Intanto, come si è detto,
l’azienda non è riuscita a far
passare la linea dura. L’accordo siglato ieri prevede la sospensione della cig a zero ore
e l’adozione di una cassa integrazione a rotazione e dei
contratti di solidarietà, oltre
alla riduzione delle attività di
alcuni comparti nell’ambito
del piano di riorganizzazione
aziendale. Insomma guadagnare meno per lavorare tutti.
A spingere verso la tregua,
il ministro dei Trasporti,
Maurizio Lupi, sempre sensibile all’umore dei sindacati:
«Alitalia ha già pagato troppo
per l’uscita dei suoi dipendenti — ha dichiarato ieri,
spingendosi avanti —. Mi auguro che ci sia ora una collaborazione a livello internazionale e a livello nazionale
dei sindacati con l’impresa,
Il confronto
L’accordo
firmato da
sindacati e
azienda prevede la sospensione
della cassa
integrazione
a zero ore,
l’adozione di
cig a rotazione e dei contratti di solidarietà per
gli addetti
affinché l’Italia possa tornare
finalmente ad essere protagonista anche nel settore aereo». Lupi ha specificato inoltre che «il piano industriale
che è stato sottoposto al governo e anche ai sindacati
L’accordo
Scatteranno
la cig a rotazione
e i contratti
di solidarietà
Aveva 86 anni
Addio
a Sanson
il «re»
dei gelati
non prevede né licenziamenti, né esuberi».
Ma l’intesa sembra essere
fatta apposta per traghettare
la compagnia verso Etihad,
poi, se e quando la compagnia emiratina assumerà il
controllo di Alitalia, sarà difficile contrastare il piano di
razionalizzazione che l’ad
Gabriele Del Torchio avrebbe
voluto anticipare. Lo dice
chiaramente il leader della
Uil, Luigi Angeletti: «L’obiettivo (della trattativa, ndr) è
stato raggiunto perché il la-
voro sarà distribuito su tutti i
lavoratori, in attesa che ci sia
un accordo con un’altra compagnia aerea».
Per adesso dunque i sindacati appaiono soddisfatti:
«Da domani si apre il confronto su processi di formazione, di riqualificazione e di
ricollocazione» annuncia il
segretario nazionale della Filt
Cgil, Mauro Rossi. Più critiche le organizzazioni di settore Anpac, Avia, Anpav, che
lamentano «il maldestro tentativo dell’azienda di sotto-
Il caso Electrolux
Camusso: «Delocalizzare è un rischio per l’Europa»
«Una delocalizzazione fatta così è un guaio
anche per i polacchi». Il segretario generale
della Cgil, Susanna Camusso, ha avvertito
ieri, intervenendo a «Che tempo che fa»,
sui rischi della ricerca del minor costo del
lavoro in giro per l’Europa da parte di
multinazionali come Electrolux. «In Europa
sta aumentando la competizioni tra Paesi»,
nota il leader Cgil. «Electrolux ha fatto
profitti con i consumi degli italiani e con
prodotti italiani. Possiamo iniziare a
chiederci se c’è un margine di profitto
corretto», prosegue Camusso secondo la
quale «bisognerebbe reintrodurre criteri di
giustizia e uguaglianza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
scrivere con assoluta intempestività un contratto nazionale di settore apparentemente decoroso (ancorché
rappresentativo di un solo
vettore nazionale) ma a patto
che si sottoscrivano contestualmente immediate pesanti deroghe in pejus ad occupazione e salari, tenendo
fuori dalla negoziazione le
associazioni professionali,
per aggirare il contratto
aziendale». Insomma, l’offensiva del manager Del Torchio non si è limitata all’avviamento unilaterale delle
procedure di mobilità ma si è
spinta al punto di cercare di
modificare in corsa le regole
del settore in modo da produrre una diminuzione significativa del costo del lavoro.
Infine la Cub Trasporti ritiene che «nell’intesa siglata
non esistano rassicurazioni
di reimpiego dei lavoratori»,
anche per questo per il 10
febbraio ha proclamato uno
sciopero del settore.
Antonella Baccaro
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Sportelli L’istituto di Alife, nel casertano, ha 3 sportelli e 23 dipendenti. Il 100% è in mano alla famiglia del fondatore
La storia della Banca Capasso
In 101 anni mai un bilancio in rosso
Hsbc, la più grande banca commerciale
del mondo, ha 7.200 filiali. Banca Capasso
Antonio ne ha tre. Douglas Flint, il group
chairman, guida 300 mila dipendenti che
servono 89 milioni di clienti. Salvatore Capasso, amministratore delegato, conosce
anche i parenti dei 23 impiegati e buona
parte dei clienti. L’ headquarter di Hsbc è
stato progettato da Norman Foster, un palazzo alto 180 metri con 47 piani. La sede di
Banca Capasso ad Alife (Caserta) è una palazzina di due piani con vista sulla panetteria «da Clara». Flint guadagna 21 milioni,
Capasso 81.600 euro ma ha buoni pasto da
3,08 euro. Flint lavora a Hong Kong e ha residenza a Kensington (Londra). Capasso si
fa tutti i giorni in bicicletta da casa (Piedimonte Matese) ad Alife. Flint è un dipendente, Capasso è il padrone.
Tra i due abbiamo scelto di andare trovare Capasso anche se forse era più agevole
arrivare a Hong Kong.
Questa banca del sud merita perché: 1)
ha 101 anni di storia e 101 bilanci in utile,
compreso il 2013 ; 2) il core tier 1 (parametro che misura la solidità patrimoniale) supererà anche quest’anno il 40% quando
normalmente le banche devono sudare le
famose sette camicie per arrivare al 10%; 3)
tra i soci c’è un ex alto dirigente della Vigilanza della Banca d’Italia.
Alife è un paese di 7.600 abitanti ai piedi
del Massiccio del Matese, confine tra Campania e Molise. La sede di Banca Capasso
Antonio, appena ristrutturata (non da Foster), dà una sensazione di efficienza svizzera. Se entrando in banca si chiede dell’amministratore delegato a un tizio che gira in scarpe da ginnastica e magliettina grigia con stampato «I like to ride my bicycle»,
occhio perché è quello l’amministratore
delegato.
Salvatore Capasso, 57 anni, ha più figli
(sei) che filiali (tre), è un appassionato cicloturista, possiede il 40% di un istituto che
il suo avo Antonio fondò, ventiquattrenne,
nel 1912. Complessivamente la famiglia ha
il 100%. La banca, nel suo piccolo, va bene,
è sana, solida, moderna, ha una governance
evoluta e un bilancio che per chiarezza e
trasparenza supera parecchie colleghe quotate in Borsa. Nel 2013 la raccolta è stata di
125 milioni, 60 gli impieghi, un milione
l’utile netto, patrimonio oltre i 30 milioni,
crediti deteriorati sotto la media e con coperture sopra la media. Da domani la banca
avrà un suo sito web. I clienti sono famiglie
e piccole imprese. «La campagna — dice
Sportelli La sede della banca ad Alife
in provincia di Caserta
Salvatore Capasso — nei momenti difficili
sopravvive più della città». La crisi si sente
ma la terra, in effetti, non può fallire. E la
criminalità? «Questo è un territorio vergine».
La banca ha radici in quest’area e spalle
larghe per sostenerla. Spalle larghe costruite con una politica di continuo rafforzamento patrimoniale. Una norma dello statuto stabilisce che almeno il 40% degli utili
annuali sia destinata a riserva. Ma in realtà
a patrimonio va mediamente il 70%: i soci
hanno sempre rinunciato ad arricchirsi con
i dividendi per arricchire la banca. Pochi dividendi ma alti stipendi? No, Capasso guadagna 48 mila euro da amministratore delegato e 33.600 come consigliere. Il ticket
restaurant per i più alti in grado (1 dirigente e 4 quadri) è 3,08 euro che a Hong Kong
ci paghi sì e no il coperto ma
«da Clara» è sufficiente per
un pasto leggero.
Detto questo, chi sono i
fratelli Ferdinando (50 anni) e Domenico (53) Parente che hanno il 36% del capitale? Sono cugini di Salvatore e figli di una Capasso che
sposò il beneventano Parente trasferitosi a Roma a
lavorare come bibliotecario.
I due figli hanno vissuto e
studiato nella capitale. Ferdinando è entrato per concorso in Banca d’Italia poi ha fatto carriera
fino a diventare responsabile della Vigilanza a Milano. È in quel momento che eredita
con il fratello il 36% della banca. Nasce un
potenziale conflitto di interessi. Ferdinando si consulta con i vertici di Via Nazionale:
non c’è soluzione. E lui tra Banca d’Italia e
Banca Capasso sceglie Banca Capasso. Oggi
è consulente d’azienda, consigliere di Banca Sella e docente alla Liuc di Castellanza
(Va). Lui i biglietti da visita li ha. Il cugino
di Alife, amministratore delegato, no: «Che
me ne faccio? Mi conoscono tutti!».
Mario Gerevini
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Teofilo Sanson
È scomparso ieri a Verona,
all’età di 86 anni, Teofilo
Sanson, fondatore
dell’omonima industria di
gelati. L’imprenditore si era
da tempo ritirato a vita
privata ma la sua morte ha
segnato a lutto la città che
Sanson aveva scelto dopo
la nascita a Conegliano
(Treviso) ed i primi passi
da emigrante a Torino con
un piccolo chiosco di
gelati. Il nome
dell’imprenditore veneto è
legato a doppio filo al
mondo dello sport e in
particolare al ciclismo.
Sanson riuscì nell’impresa
di portare a Verona due
edizioni dei campionati del
mondo. Con la squadra
targata Sanson, Francesco
Moser trionfò per tre anni
consecutivi alla ParigiRoubaix, ma il futuro
Cavaliere del lavoro ebbe il
rammarico di non vincere
mai il Giro d’Italia. «Ha
dato tanto allo sport — ha
ricordato Moser — ,
perché non investiva solo
nel ciclismo, ma anche nel
calcio e nel rugby. Con lui
ho vinto tantissimo». Con
il Rovigo Rugby, Sanson
vinse due scudetti negli
anni 70, quando la città
polesana era la capitale
della palla ovale. Fino
all’approdo in grande stile
nel calcio. Prima Clodia
Sottomarina e Conegliano,
poi nel 1976 l’Udinese, che
sotto la sua guida salì e
arrivò in serie A. Fu il
primo a mettere il marchio
dell’azienda di gelati sui
pantaloncini dei calciatori.
Allora era proibito, ma tra
una multa e l’altra, si aprì
la strada agli sponsor nel
calcio, mentre il fatturato
della Sanson Gelati si
impennò arrivando fino a
100 miliardi di lire.
L’azienda con sede a
Colognola ai Colli (Verona)
fu poi ceduta alla Barilla
nel 2000, per poi passare
otto anni dopo alla
Sammontana. Nel 2012 il
marchio è scomparso.
F. D. R.
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Economia 23
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Intervista
Il superconsulente: il settore privato resta molto creativo, le imprese made in Italy sono rispettate in tutto il mondo
«L’Italia non lasci le riforme a metà
I pagamenti? Una strada per crescere»
Berger: il Pil tedesco salirà dell’1,5-2% ma il welfare costerà 50 miliardi in più
D’ARCO
Il confronto
Prodotto
interno lordo
Produzione
industriale
(terzo trimestre 2013)
(a novembre)
Inflazione
+3,5%
Bilancia
+260
commerciale
(anno 2013)
+1,5%
+1,4%
+1,3%
+0,6%
❜❜
Berlino
Anche Berlino
rischia di perdere
competitività
per le spese sociali
❜❜
I debiti
Pagare i debiti dello
Stato è il programma
di sviluppo
più ovvio
tà».
E per l’Italia?
«La quota degli occupati in Italia è scesa sotto il
60% e l’economia sommersa costituisce il 21% del
pil, mentre il 12,5% della popolazione attiva è disoccupato. In Italia la quota di partecipazione statale al Pil è pari al 51%, (in Germania al 44,7%).
Questi sono problemi strutturali fondamentali. In
Italia ci sono una politica e una burocrazia inefficiente e uno stato di diritto non sufficientemente
affidabile. E lo stato continua ad imporre sempre
tasse maggiori».
Ma il settore privato è diverso.
«Si vede che il settore privato in Italia funziona,
che le società sono creative, sono attive e rispettate in tutto il mondo. Ma sempre meno imprenditori hanno fiducia nell’Italia, nella politica nazionale, nelle condizioni quadro economiche e per
questo cercano di avere un piede fuori dall’Italia.
Del resto solo il 25% dei cittadini europei ha fiducia nel loro governo, ma in Italia ce l’ha solo
l’11%».
E’ pessimista?
«Io sono ottimista di natura e un grande ammiratore dell’Italia, da sempre. E non c’è nulla che
desidero di più di un’Italia che generi benessere e
torni ad avere il peso ed il rispetto internazionale
che gli italiani si meritano. Ma bisogna avere anche il coraggio di mettere da parte il “proprio particolare”».
Quali sono i punti di forza che ammira di più?
«Gli italiani sono diligenti, lavorano più dei tedeschi, sono molto adattabili, flessibili, molto
aperti e internazionali. Sono grandi innovatori e
Un «tutor» per portare le Pmi in Borsa
imbarcare subito nuovi soci, ossia gli investitori che hanno
aderito al progetto, e a quotarsi
«irrevocabilmente» in Borsa entro cinque anni. «Investitori internazionali e imprese non hanno più alibi — dice Tamburi —,
chi lamenta la mancanza di
strumenti per investire ora ce
l’ha e anche le aziende che dicono di volersi quotare ma poi non
lo fanno “a causa dell’instabilità
dei mercati” possono farlo».
Tip metterà a disposizione «il
network e il know how» sviluppato seguendo il core business.
Un patrimonio pressoché unico
nel panorama delle merchant
bank. Dopo una vita passata a
incontrare aziende e imprenditori, Tamburi ha accumulato un
database sterminato. «Riprenderemo in mano anche cose su
Piazza Affari
Mittel: nessuna azione
contro l’ex amministratore
«Nessuna azione nei confronti del dottor Guido De Vivo è
mai stata promossa da Mittel o da altre società appartenenti
al gruppo», precisa la società. Da parte sua l’ex
amministratore delegato della Mittel sottolinea come
«nessuna azione di qualsivoglia natura è in corso da parte di
alcuna società del gruppo Mittel contro la mia persona». E
aggiunge: l’ultimo esercizio di Mittel da me gestito risale al
2005-06.
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cui in passato avevamo lavorato
e poi scartato», dice il banchiere
d’affari rivelando che la volontà
di «non scartare più» è stata una
delle molle che lo ha spinto a
creare Tipo. «Diciamo un no a
settimana ad aziende che per
noi non hanno la dimensione —
spiega —. Ci siamo chiesti se era
giusto restare sulle imprese medio-grandi o se era opportuno
andare anche verso le mediopiccole».
La soglia di ingresso è stata
fissata a 30 milioni di euro di
fatturato (fino a 200 milioni),
ma il presupposto per accedere
a Tipo è che le società siano già
«redditizie e finanziariamente
equilibrate», spiega Tamburi. Il
quale si impegna a «fare un’analisi gratuita e dare una risposta
entro 30 giorni». Se è positiva «a
fronte di un costo fisso annuale
seguiamo tutto il percorso di
crescita, fino all’Ipo». I vantaggi,
ovviamente, non sono solo per
le aziende. I soci di Tipo, che
metteranno i capitali «a chiamata», potranno pre-prenotare
le azioni. O accedere a una tranche di titoli che le società si impegnano a riservare per chi le
porterà fino a Piazza Affari.
Federico De Rosa
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Germania
Italia
Germania
Italia
Germania
Italia
Germania
Italia
Germania
Roland Berger, 76 anni
Quotazioni
Gianni
Tamburi,
fondatore e
presidente
di Tip, ha
lanciato
Tip-pre Ipo
+3,86%
+1,64%
+17,1
Collocamenti Tamburi lancia Tip-pre Ipo: «Tra poche settimane il primo investimento»
MILANO — Sulla scrivania
sono già arrivate 15 proposte
«non sollecitate» e «tra qualche
settimana potremmo annunciare il primo investimento». Gianni Tamburi non sembra sorpreso, ma confessa che una risposta
così rapida non se l’aspettava.
Dopo aver accompagnato in
Borsa Moncler, investito su
un’infinità di storie di successo,
da Prysmian a Interpump ad
Amplifon a Printemps, Tamburi
ha deciso di lanciare una nuova
iniziativa e replicare il modello
di business di Tip, finora concentrato sulle medie-grandi imprese, alle aziende di mediapiccola dimensione che guardano a Piazza Affari, ma forse con
troppa prudenza e con il timore
di non avere i numeri e le competenze per gestire un’Ipo.
Tip-pre Ipo (Tipo) risolve il
problema creando un corsia
preferenziale per le aziende interessate ad aprire il capitale a
nuovi investitori. «In Italia —
spiega Tamburi — questo segmento è carente di strumenti
specializzati e l’intero mercato
delle società di piccola e media
capitalizzazione deve avere
maggiore attenzione». Tipo sarà
una sorta di «incubatore» per
aziende mature, disponibili ad
Tasso d’interesse
del bond decennale
(miliardi di dollari
a novembre)
-1,8%
Italia
FRANCOFORTE — «Questo governo in parte
riporterà indietro la Germania e metterà a repentaglio i progressi fatti grazie alle riforme del governo Schröder. Il governo attuale spenderà più di
quanto abbiamo a disposizione. Secondo il ministero delle Finanze, i costi annuali aggiuntivi, solo
per le misure previste entro il 2017 per pensioni,
assistenza agli anziani e politica del lavoro, ammonteranno a 50 miliardi di euro. Due milioni di
posti di lavoro sono in pericolo per via del salario
minimo garantito, della limitazione dei contratti a
tempo e della pensione minima garantita. E sono
un falso segnale anche i piani pensionistici appena presentati. Considerato lo sviluppo demografico non possiamo permetterci 160 miliardi di euro
fino al 2030 per coprire i costi di una pensione a
63 anni, di una pensione per madri di famiglia e di
una più alta per i disabili». Parlando nel suo ufficio di Francoforte, Roland Berger non nasconde la
delusione per una Germania che sta allentando
l’austerità e minaccia di perdere competitività, insieme alla Francia e all’Italia. A 75 anni il superconsulente tedesco esperto di relazioni politiche
ed economiche italo-tedesche ha lasciato gli incarichi operativi, ma resta presidente onorario e
partner della società che porta il suo nome in 35
paesi del globo mondo, e della Fondazione Roland Berger. Inoltre mantiene numerosi incarichi
di consigliere (fra cui Fresenius, Geox, Deutsche
Bank) ed è vicepresidente di Rcs Mediagroup.
Professor Berger, è in corso una redistribuzione sociale?
«Si punta a raggiungere una redistribuzione
sociale. In realtà si arriverà al punto che tutti i cittadini guadagneranno di meno. Ma alla fine non
saranno i pochi ricchi a pagare, bensì la massa
della popolazione, se l’economia, che vive al 50%
delle sue esportazioni, perde efficienza e competitività. Inoltre spese di tal genere sarebbero un segnale sbagliato nei confronti dell’Europa: non
possiamo pretendere da altri paesi una riforma
del sistema sociale, mentre noi facciamo un passo
indietro».
Invece il mondo si aspetta una Germania tornata locomotiva europea.
«Infatti l’anno prossimo la Germania crescerà
di più; il pil salirà probabilmente fra l’1,5 e il 2%,
perché esporterà di più verso gli Usa e i mercati
emergenti. Ma il problema del patto fra Cdu-Spd è
che le conseguenze di questi ulteriori costi si palesano lentamente. Ci vorranno anni prima che ci si
accorga delle conseguenze negative; altri anni per
attuare piani di riforma. Ma già adesso, gli unici
paesi dell’eurozona nei quali i costi unitari del lavoro aumentano molto sono l’Italia, la Francia e
anche la Germania, che sta perdendo competitivi-
imprenditori. Hanno tutte le carte per avere successo: dalla popolazione, alla creatività, al paesaggio, la cucina migliore del mondo, la maggiore
concentrazione di tesori culturali; l’Italia è la nostra maggiore eredità storica».
Ma...
«La politica, lo Stato e tutto ciò che è pubblico
in Italia frena la crescita. Si è visto che Monti ha
iniziato attuando tante riforme. Ma molte, anche
nel mercato del lavoro, sono rimaste purtroppo a
metà. Anche perché non possono fare affidamento sulla solidarietà dei cittadini».
Ma ora ci sono segnali di cambiamento nella
politica...
«È vero, si profilano grandi cambiamenti. A cominciare dal presidente Napolitano, un presidente straordinario, riconosciuto per la sua integrità e
UNIONE EUROPEA
FONDO SOCIALE EUROPEO
“Investiamo nel vostro futuro
credibilità in Italia e a livello internazionale, che
ha reso possibile l’attuale governo Letta. Finora il
governo ha compiuto i primi passi nella giusta direzione e punta al bene comune. E all’estero c’è
grande speranza nel movimento che sta dietro alla personalità carismatica di Renzi».
Come tornare a crescere?
«L’Italia ha bisogno di un piano strategico per
le riforme e per la crescita della sua economia. E
poi, per avere una ripresa rapida, la pubblica amministrazione dovrebbe saldare i suoi debiti con
le imprese. Dei 100 miliardi di euro di debiti nei
confronti delle imprese, la pubblica amministrazione ne ha restituiti appena 25. Pagare questi debiti sarebbe il più ovvio ed efficace programma di
crescita per il paese. Il patto di stabilità europeo
non significa che non si saldano i debiti che si sono già contratti con i fornitori, ma piuttosto che
non si facciano nuovi debiti di consumo pubblico».
La Bce ha fatto molto. Pensa che stia cambiando l’opinione su Draghi anche in Germania?
«La percezione del presidente della Bce in Germania è stata sempre positiva e recentemente è
addirittura migliorata. D’altra parte, sempre in
Germania, i fanatici assoluti dell’austerità sono
un’esigua minoranza. E poi Draghi ha salvato l’euro. È un grande europeo al momento giusto ed ha
il sostegno della cancelliera Merkel, del suo intero
governo e della maggior parte dei governi europei. Nella percezione dei cittadini di Eurolandia,
Draghi è visto come il vero presidente dell’Europa. E quello che i tedeschi dimenticano è che non
ha ancora speso un centesimo del programma
Omt (Outright monetary transactions, il programma di riacquisto dei titoli di Stato da parte di
Francoforte, ndr)».
Nel frattempo si teme la sentenza della Corte
costituzionale sul piano Omt.
«La Corte costituzionale è indipendente e non
posso prevedere come sarà la sentenza. Ma con
grande probabilità formulerà un compromesso
che dia sufficiente libertà di movimento a un governo che esprime l’80% dei deputati tedeschi e
lascerà intoccata l’indipendenza della Bce».
Marika de Feo
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REPUBBLICA ITALIANA
P.O.R. FSE 2007-2013 Regione Autonoma della Sardegna
Competitività regionale e occupazione - Asse IV - Capitale umano - Attività i.3.1
PROGRAMMA MASTER AND BACK
Avvisi Pubblici 2013
Alta Formazione - Percorsi di Rientro
L’Agenzia regionale per il lavoro della Regione Autonoma della Sardegna comunica che con Determinazione n. 2296/ARL e n.
2297/ARL del 20.12.2013, nell’ambito del Programma Master and Back, sono stati approvati gli Avvisi pubblici Alta Formazione
2013 e Percorsi di rientro 2013. Gli interventi sono finanziati con le risorse del Programma Operativo Regionale Sardegna
per il Fondo Sociale Europeo 2007/2013 - Asse IV - Capitale Umano.
L’Avviso pubblico Alta Formazione prevede l’assegnazione, ai giovani laureati sardi, di contributi individuali a fondo perduto
per la frequenza, per un massimo di 12 mesi, di Master universitari di II livello in Italia e Master universitari all’estero
erogati da università operanti fuori dal territorio regionale.
L’Avviso finanzia un massimo di 20 borse di studio per un valore massimo di € 700.000,00. Tutti i Master dovranno: garantire
una durata minima di almeno sei mesi, avere avuto inizio a partire dal 01/09/2013 o avere effettivamente inizio entro il
31/03/2014 e concludersi (con conseguimento del titolo finale) entro il 30/06/2015.
Gli interessati dovranno, a pena di esclusione, compilare la domanda di partecipazione attraverso la procedura on-line
disponibile all’indirizzo: http://www.regione.sardegna.it/masterandback, a partire dalle ore 10.00 del 09.01.2014 e fino alle
ore 13.00 del 17.02.2014.
Per l’invio tramite servizio postale, corriere o altro recapito autorizzato la spedizione dovrà essere effettuata, pena
l’inammissibilità della domanda, entro il 17.02.2014. In questo caso, farà fede il timbro postale o l’attestazione di spedizione.
Nel caso di consegna a mano all’Ufficio Protocollo il termine è fissato, pena l’inammissibilità della domanda, entro le ore 13.00
del 17.02.2014.
Il solo invio telematico oppure il solo invio o consegna del plico in formato cartaceo non costituisce diritto di partecipazione
al presente Avviso e pertanto determinerà l’inammissibilità della domanda.
L’Avviso pubblico Percorsi di rientro prevede l’assegnazione di finanziamenti per la contrattualizzazione di giovani laureati
che hanno svolto un percorso di Alta Formazione finanziato attraverso il programma Master and Back (o un percorso ad esso
assimilabile). L’inserimento lavorativo avviene con l’attivazione di “percorsi di rientro” presso organismi privati, pubblici e di
ricerca operanti all’interno del territorio regionale.
L’Avviso finanzia percorsi di rientro per un valore complessivo di € 2.000.000,00.
L’incontro tra candidati e organismi ospitanti potrà avvenire autonomamente o attraverso il portale http://www.regione.sardegna.it/masterandback/, in cui è disponibile un ambiente virtuale di incontro domanda/offerta, denominato “Vetrine”.
Per accedere ai benefici previsti i candidati e gli organismi interessati dovranno compilare congiuntamente la domanda di
finanziamento.
Il finanziamento sarà erogato ai soggetti ospitanti per le domande ritenute ammissibili secondo l’ordine cronologico di invio,
fino ad esaurimento delle risorse disponibili.
Il plico dovrà essere inviato, a partire dalle ore 10:00 del 20 gennaio 2014 ed entro la giornata del 28 febbraio 2014, pena
l’inammissibilità della domanda, esclusivamente tramite servizio postale, corriere o altro recapito autorizzato: l’attestazione
o il timbro di spedizione dovrà riportare in maniera univoca la data e l’orario di invio.
Per entrambi gli avvisi le domande di partecipazione e tutti i documenti richiesti dovranno, a pena di esclusione, essere
inviati in busta chiusa presso la sede dell’Agenzia regionale per il lavoro, Via Is Mirrionis 195, 09122 Cagliari.
Per la consultazione degli Avvisi, la modulistica da utilizzare e l’accesso alle Vetrine si rimanda al sito internet
www.regione.sardegna.it/masterandback; per qualsiasi informazione concernente il procedimento amministrativo gli
interessati potranno contattare:
• gli indirizzi email [email protected] oppure [email protected];
• l’Ufficio Relazioni con il Pubblico, sito in Via Is Mirrionis, 195 - Cagliari, aperto al pubblico dal lunedì al venerdì ore
11:00-13:00; martedì e mercoledì ore 16:00-17:00, esclusi i festivi; recapito telefonico 070 606 7039.
Il Commissario Straordinario - Massimo Temussi
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Via Villari, 50
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
24
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
25
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
I sette giorni su Twitter
di Cosimo Argentina
Tutte le settimane un ospite
suggerisce un libro al giorno
ai follower de @La_Lettura. Ecco
i consigli di Cosimo Argentina
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Beryl Markham
«A occidente con la
notte». La prima sui cieli
dell’Africa, poi fece
impallidire Hemingway.
Mohamed Choukri
«Il pane nudo».
Strangolare il proprio
figlio è un buon inizio per
un romanzo.
Philip Dick «Ma gli
androidi sognano pecore
elettriche?».
Non è come il film «Blade
Runner». È meglio.
Theodor Lessing
«Haarmann».
La vita di un killer
benefattore
e dispensatore di carne
umana.
Alfred Jarry
«Ubu re».
La libertà di poter
gridare: «Merdre!»
Louis-Ferdinand Céline
«Il dottor Semmelweis»
Una tesi di laurea
sull’uomo che ci insegnò
a lavare le mani.
Anna Achmatova
«La corsa del tempo».
Riesce a emozionare
anche un piede di porco.
Cultura
Lo storico dell’arte Filippo Pedrocco, esperto del Settecento veneto, è morto
a Venezia a 64 anni. Nel 1978 divenne conservatore del Gabinetto dei
Disegni del Museo Correr, realizzando con Terisio Pignatti il primo catalogo.
Ha firmato monografie su Giorgione, Tiziano, Veronese e Canaletto. Dal
1983 era conservatore di Ca’ Rezzonico a Venezia. I funerali si terranno
giovedì alle ore 11 nella chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia.
Il ricordo
Una fotografia
giovanile di Iela
Mari (Gabriela Ferrano), nata a Milano
nel 1931.
Dal matrimonio con
Enzo Mari
sono nati Agostina
e Michele, scrittore
La vita è una folla di coinquilini
Spettri, mariti infelici, sosia: Marías popola il mondo di «doppi»
U
n uomo, Marcelino Iturriaga,
muore, viene sepolto e, dalla
tomba nel cimitero di Madrid —
luogo che ama per il suo silenzio — assiste alle visite mensili della moglie e dei loro due figli. È il primo dei racconti di Javier Marías, raccolti nel volume einaudiano intitolato Mentre le donne dormono (traduzione di Valerio
Nardoni, pagine 193, € 14,50). In quello
successivo — siamo sempre a Madrid,
nell’Istituto Britannico — tutte le notti,
un fantasma con nome e cognome, Leandro Santiesteban, esce da una stanza,
percorre otto passi in corridoio, appende
alla bacheca una lettera con le sue dimissioni, fa all’indietro sette passi, chiude la
porta e scompare. Chi è e che cosa ha a
che fare questo individuo misterioso con
l’Istituto Britannico, e, soprattutto, da
cosa e per quale motivo si dimette, nessuno è mai riuscito a capirlo. Tantomeno
ci riesce il nuovo custode dell’Istituto, tale Derek Lilburn, approdato a Madrid da
Londra. Lilburn è un pignolo che non si
arrende. Conta i passi, si apposta in corridoio, ma è inutile. Il fantasma che si dimette dall’Istituto, non vuole farsi sorprendere. Esiste davvero quel fantasma?
Oppure non è altro che una proiezione
mentale — inevitabile — dei larvali impiegati di quel luogo austero, quieto, e
un po’ triste ?
Marías non lascia nemmeno il tempo
di riflettere al suo lettore e va giù ancora
più pesante. Stavolta, abbiamo una coabitazione che definire forzata è dire poco. Chi, infatti, potrebbe mai immaginare di sopportare la convivenza con un in-
L’opera
Francis Bacon (Dublino, 1909 - Madrid, 1992),
Studio per autoritratto n.1 (1964, olio su tela)
Da oggi il premio Nobel
Dario Fo sceglie
i libri per i follower
de @La_Lettura
Filippo Pedrocco, storico dell’arte veneta
Racconti Einaudi pubblica una raccolta dell’autore spagnolo. Trame imprevedibili, soltanto una morale
di GIORGIO MONTEFOSCHI
Dario Fo
è il nuovo
#twitterguest
dividuo grasso e corpulento al punto da
invadere ogni spazio della propria casa
con la sua semplice presenza? Se poi il
grassone mattina e pomeriggio si esercita nei vocalizzi (al punto che sono entrati
a far parte dei suoni naturali dell’appartamento), poiché è un cantante in erba
che deve superare un concorso, quale soluzione fisica e mentale si propone al
convivente violentato nei suoi spazi fisici
e mentali se non quella di una soppressione dell’individuo che con tanta prepotenza si pone come suo alter ego? Siamo poi sicuri che il cantante obeso non
si senta a sua volta prevaricato dalla presenza di colui che si ritiene vessato dal
suo grasso debordante e dai suoi ridicoli
gorgheggi?
La domanda è legittima; e sottile. Ma
non prevede una risposta immediata.
Così come non prevedono risposta, al
momento, le giuste interrogazioni che si
pongono due individui col medesimo
cognome, e il medesimo aspetto, abitanti uno a Madrid e l’altro a Barcellona.
Non prevede risposta l’ambiguo atteggiamento di una signora ricca che pretende di ignorare — mentre guarda i telefilm alla televisione — le carezze sempre più spinte che il maggiordomo spinge dal collo a ben dentro la scollatura del
vestito. Infine, non prevede nessunissima risposta che faccia riferimento a una
logica condivisibile, il comportamento
di un signore attempato che su una
spiaggia passa tutto il tempo a filmare la
sua attraente compagna (nel racconto
che dà il titolo alla raccolta) più giovane
di lui di almeno una trentina d’anni. Su
quella spiaggia — e ci risiamo — i due
non sono soli. C’è un’altra coppia di ma-
rito e moglie che stanno in vacanza. Loro, si potrebbero definire «normali». Lo
sono talmente — normali — che non
possono non accorgersi di questa attività
dell’uomo anziano: del fatto che incessantemente, in ogni momento, ogni
giorno, riprende con la cinepresa la sua
ragazza.
Che vorrà dire mai? I due «normali» se
lo chiedono senza riuscire a individuare
una spiegazione accettabile. Finché, una
notte, mentre le due donne delle due
coppie dormono, gli uomini si incontra-
Personaggi
Un individuo condivide la casa
con un uomo corpulento che gli
sottrae spazio. Ma siamo sicuri
che sia davvero lui il vessato?
no insonni sul bordo della piscina, e la
verità, dopo parecchie reticenze, viene
fuori. La verità — spiega il cinefilo dilettante — è che lui sa che quella ragazza
prima o poi (certo prima di lui) dovrà
morire. Dunque, lui non deve farsi trovare impreparato: deve avere, vuole avere,
la sua ultima immagine. Così da conservare quella per sempre. Il coniuge «normale» si congeda e torna in camera. E
adesso osserva sua moglie. Come se
avesse gli occhi dell’altro. Come se tutti
avessimo bisogno degli occhi di un nostro «coinquilino» fino a quel momento
nascosto in noi stessi — diciamo: un nostro doppio — per capire se siamo grassi
o magri, contenti o infelici, vivi o morti.
Addio a Iela Mari
Ridisegnò la realtà
per i più piccoli
C
on un Palloncino rosso rivoluzionò il
mondo dell’illustrazione per bambini.
Iela (Gabriela) Mari, milanese, classe 1931,
scomparsa mercoledì scorso, esordì così
(1967, nella Emme edizioni di Rosellina
Archinto): pagine bianche, niente parole e
un palloncino rosso (una bolla di
chewingum) che si trasforma in figure
diverse, diventando palla, mela, farfalla,
ombrello. Iela Mari (Ferrano il cognome da
nubile) era un’artista riservata, ideale
compagna di strada di artisti poliedrici come
il marito, il designer Enzo Mari, o Bruno
Munari e Leo Lionni, maestri scomparsi che
continuano a insegnare. Oggi i libri per l’età
prescolare basati sull’associazione di
immagini, composti cercando di guardare il
mondo con gli occhi (e la mente) dei più
piccoli, sono diventati linguaggio comune,
allora erano una novità. Iela Mari aveva
cominciato con il marito Enzo, conosciuto
all’Accademia di Brera dove entrambi
studiavano e con cui aveva firmato albi come
La mela e la farfalla, L’uovo e la gallina, ora
riediti da Babalibri. Poi aveva proseguito da
sola verso il mondo delle forme e della
natura (Mangia che ti mangio, Animali nel
prato). Di Iela Mari restano nove albi
benedetti dalla grazia di saper cogliere nel
dettaglio la poesia della complessità.
Cristina Taglietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’altroparlante Torino, una città moderna e afflitta: traffico, inquinamento, centri commerciali che mangiano le botteghe, meno cultura e più infelicità
Quanta nostalgia, non solo per Dapporto e Macario
di GUIDO CERONETTI
S
e un moto popolare
comincia e ha il suo
centro a Torino, c’è più
senso ad analizzarlo,
passano di là i meridiani
energetici che si prolungano
fino alle coste normanne. Richiama anche le forze occulte
del male. L’imbrattatura di violenza ha provocato il ritiro immediato della marea indignata, in
opposizione assoluta al potere ufficiale che disonora la rappresentanza democratica. Ma i violenti perché? Chi li ha chiamati?
Non ci abito, ma ci sono nato e ci ho abitato
trenta dei miei innumerevoli anni. Possiede un
talismano: l’Autoritratto di Leonardo del Palazzo Reale. Va evocato tutto, per poter comprendere Torino. La città è cambiata in peggio, dal 1969,
anno dello stupro della luna e dell’Helter Skelter
sanguinario di Charles Manson; il traffico, a partire da allora, divenne esplosivo, lo smog irrespirabile, le facce segnate dall’indicibile stress
urbano e familiare, i suicidi per droga, la gioventù alcolista spaventano la statistica. Se una protesta vuole toccare la pienezza delle sue ragioni,
una parola le può riassumere tutte: invivibilità.
In un libro sull’insonnia del 1920 Torino era indicata tra le città dove si poteva soggiornare per
un periodo di perfetto riposo. Le sue famose
strade di castrum augusteo erano corolle profumate. Io ricordo, di prima del Quaranta, i carri
funebri, e quelli dei lattai, dei lavandai, dei
ghiacciaioli, tirati dai cavalli. Quando mio padre
comprò la 509 Fiat (detta in lingua locale la Noeuv), le auto in circolazione non superavano le
cinquemila. Le famiglie passavano con disagio
davanti ai numeri in cubitali e alle porte misteriose che indicavano le case di tolleranza. Per
frequentarle, i ginnasiali ripetenti falsificavano
la carta e le guardiane chiudevano un occhio. Un
ripetente che già portava i calzoni lunghi raccontava a occhi sbigottiti: Se fai mezz’ora, tocchi
le stelle del paradiso!
Le sale di cinema, spesso con programmi di
varietà con comici e gambe (gli esordi di Dapporto, Macario, Navarrini, Chiari, Rascel, i De
Rege furono tutti o quasi torinesi) saranno state,
negli anni migliori, una cinquantina, con prezzi
per ogni borsa. Costava poco e ci sprofondavamo, imparando che la bocca è fatta anche per
baciare. Città del Cinema... E oggi, legittimamente, la strampalata Mole dell’Antonelli è la
sede di elezione del meraviglioso Museo nazionale del cinema creato da Adriana Prolo, medicazione catartica per piaghe e malesseri urbani
in atto e venturi. Nell’insieme, c’è stato un notevole incivilimento: la carta igienica, dopo il
1945, è finalmente diventata di uso comune ; lo
spazzolino, il dentifricio, il lavaggio delle mani
prima dei pasti furono imposti dal regime fascista ai futuri conquistatori distratti di imperi coloniali. I tumori non erano curabili, ma era incomparabilmente minore la loro diffusione.
Sparite, grazie a Dio, dai pianerottoli delle abitazioni, le sputacchiere. Nonostante i controlli
medici di legge nelle Case, le malattie veneree ci
Una delle dieci foto di Alessandro Ligato per il progetto «Urbana Nostalghia», 2011
terrorizzavano. Ne parlavamo insieme ai compiti di latino. E i compiti di latino erano come le
mosche d’estate. Ancora adesso li benedico.
Quando ci torno, il malessere della città è palpabile. Come capitale del gelato artigianale non
ha rivali in Europa, come capitale dell’Auto è un
fascio enorme di memorie, come capitale auspicabile della cultura, manca d’idee. I colossali
centri commerciali sono campane a morto per i
piccoli commerci ereditari, le insostituibili botteghe del centro. Ogni perdita di un titolare, è
un funerale per la bottega, grande o piccola che
sia. In una città dall’anima profondamente conservatrice ogni chiusura è una ferita. Irradia malessere il mostruoso grattacielo eretto da Renzo
Piano sul corso Inghilterra, visibile dappertutto,
un’offesa bruciante per l’intero contesto urbano.
Non mancano i capitali, quando si tratta di
spenderli male. Le piogge sono scarse e l’aria irrespirabile. Il traffico è di disperazione. I continui scioperi dei trasporti urbani esasperano i disagi di tutti. Stringe il cuore, io vecchio e malan-
dato come loro, vedere tanti vecchi, tanti flagellati a sangue dall’eccesso di sopravvivenze. E
questi non hanno, né mai avranno, qualcuno
che gli presti un grido. Romperebbe le finestre,
a onde concentriche come l’Urlo di Munch.
Lasciamo perdere le imminenti «uscite dal
tunnel» e simile impurità di venditori di fumo.
La stessa ripugnante disonestà politica si oppone ad ogni analisi di superficie, e se l’eziologia è
sbagliata è invalidata la diagnosi. Perché le cause vere di tanta corruzione nazionale non sono
afferrabili. L’eccesso di infelicità esistenziale
spinge alla disonestà chiunque si trovi a disporre di occasioni e potere. Ti trovi davanti il muraglione del male e non sai come aprire la porta
nel muro, che non ha brecce. Ecco una luce che
proviene, dice Giorgio de Santillana che cita a
memoria, senza data e dati, da Simone Weil. «A
lei dobbiamo il concetto dell’afflizione, che inquadra bene le masse d’oggi, ricchi o miserabili
che siano. L’afflizione svuota l’anima dell’afflitto, la quale colma il vuoto con quel che trova a
portata di mano, e ciò può essere così il razzolare tra le immondizie del recinto spinato come la
caccia all’utilitaria e all’elettrodomestico. L’afflizione e cosa anonima e senza redenzione, trasforma le vittime in cose» (Giorgio de Santillana, Fato antico e Fato moderno, Adelphi 1985).
Dalle facce, dalle parole, ben più che dagli
striscioni e dalle bocche contorte, emerge la verità nascosta dell’emblematica città magica: una
popolazione, una gioventù, un insieme di generazioni di afflitti. Non dite poveri, leggeteli dentro, per le vie come negli stadi; il loro scopo inconscio è di dire quel che non è dicibile né dimostrabile con cifre. Torino, capitale dell’afflizione.
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Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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REGOLE
SEGUE DALLA PRIMA
Si sono moltiplicati così, all’indirizzo
di Laura Boldrini, attacchi che per i toni
e gli argomenti (si fa per dire) utilizzati
vanno ben oltre la legittima critica a una
decisione da lei presa e coinvolgono —
nella persona di chi le rappresenta — le
stesse istituzioni democratiche. Occorre rendersi conto che così non si può
andare avanti, se non si vuole che il Paese si avvii su una china pericolosa. Ma a
giudicare dal linguaggio utilizzato dagli
esponenti del M5S e da Grillo, viene il
sospetto che proprio questo possa essere invece il loro obiettivo. Difficile altrimenti spiegare perché ieri il leader dei
Cinquestelle abbia deciso di gettare ulteriore benzina sul fuoco pubblicando
sulla sua bacheca Facebook un video
dallo squallido titolo sessista: Cosa faresti in macchina con Laura?
Evidentemente per Grillo il mondo
dei social network, con la violenza verbale che spesso vi dilaga liberamente, è
l’ambiente ideale attraverso cui alimentare le proteste non tanto contro questo
o quell’esponente politico, questa o
quella decisione del governo, bensì
contro le istituzioni in quanto tali. È in
fondo lo schema di un tipico movimento antisistema, come del resto già la no-
stra Camera ne ha conosciuti: alle elezioni del 1919 il partito che ebbe più deputati fu quello socialista che, allora su
posizioni rivoluzionarie, aveva come
obiettivo l’eliminazione dello stesso
Parlamento.
Incapace a considerare legittimi il
dialogo e il compromesso (che pure sono il centro della politica democratica),
messo nell’angolo dal dinamismo di
Matteo Renzi, il M5S sembra puntare
sempre più a essere un grande partito
del risentimento, che si rivolge a un’opinione pubblica che quotidianamente
misura l’abisso esistente tra le proprie
(spesso difficili) condizioni di vita e i
privilegi del ceto politico-amministrativo (dai vitalizi dei consiglieri regionali
cinquantenni all’incredibile serie di incarichi dell’ex presidente Inps Mastrapasqua). È una parte del Paese alla quale
Grillo punta a offrire, attraverso la violenza verbale intenzionalmente alimentata, la soddisfazione di attaccare tutto e
tutti. È una soddisfazione momentanea
e surrogatoria, ma rischia di rivelarsi, se
non vi si pone un freno, molto pericolosa per un’Italia già dilacerata da mille
fratture e provata dai morsi di una lunga
crisi economica.
Giovanni Belardelli
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LO SPETTACOLO DI GALLES-ITALIA
MERITAVA UNA PLATEA PIÙ AMPIA
✒
C’è un’Italia che ogni anno, di
questi tempi, conquista nuovi
appassionati: veste d’azzurro, è composta
da ragazzi grandi, grossi e veloci, non
vince poi molto ma anche quando perde
lo fa sempre con grande dignità e coraggio. E non potrebbe essere altrimenti,
perché di coraggio ne serve parecchio
per fare a botte in un campo infangato
con avversari grandi, grossi e veloci come e più di te.
Magari non saremo un
popolo di rugbisti, ma
quando scendono in mischia nel Sei Nazioni i
quindici con la maglia
della Nazionale sappiamo
diventare esperti di palla
ovale. E quando, come ieri, l’Italia gioca alla pari
con i maghi del Galles, che
la scorsa stagione hanno conquistato il
trofeo, allora siamo tutti tifosi, capaci di
riconoscere la pelata di Parisse o i chili di
Castrogiovanni come i riccioli dei Bergamasco (più le donne, in verità). La partita
di Cardiff è stata un perfetto spot per un
gruppo con cinque esordienti, con un
debuttante (Campagnaro) capace di fare
quello che a nessun italiano era mai riuscito prima, cioè segnare due mete in casa del Galles.
Un perfetto spot, appunto. Se solo i tifosi avessero scoperto esattamente su
quale canale veniva trasmessa la diretta
della partita. Da quest’anno infatti la Nazionale ha trovato casa su Dmax, che fa
capo al colosso Discovery Communications ma che al momento paga lo scotto
di una visibilità ancora tutta da costruire.
C’era una volta la Rai, a diffondere il verbo
del Sei Nazioni, poi è arrivato il turno di La7 e Sky.
Col tempo si cambia. Ma il
passaggio a Dmax non è
stato indolore, non per la
qualità del servizio (la
produzione ieri era BBC,
quindi per definizione
impeccabile, il commento
della coppia Munari-Raimondi, ovvero le voci che
già raccontavano le partite
su Sky) ma per un motivo molto più banale: il telecomando. Pescare Dmax nel
mare magno dei canali tematici si è trasformato ieri in un’impresa improba per
molti fedelissimi della palla ovale. Dmax
è intenzionata a crescere, e il rugby è un
buon modo per farlo. Ma nel frattempo,
in quanti si sono goduti la quasi impresa
dell’Italia a Cardiff? Ah, saperlo...
Roberto De Ponti
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Nella difficile partita di Telecom
ci sono azionisti più uguali degli altri
di SALVATORE BRAGANTINI
L
a crisi finanziaria ha stravolto l’agenda; trasparenza e correttezza sono
fuori moda, di contendibilità e Opa
neanche si parla più. Avanti a tutto
viene la stabilità, inclusa quella delle
cariche aziendali. La legge marziale ha sospeso le ordinarie garanzie fino al termine della
guerra, però le imprese appartengono ancora
agli azionisti, che devono poter fare le grandi
scelte senza subire angherie da qualche azionista «più uguale degli altri».
Eccoci al caso di Telecom Italia (TI) che,
caricata di debiti da una sfilza di operazioni a
leva e bisognosa di far cassa, deve scegliere
come decidere sulla cessione di Tim Brasil;
questo nell’ipotesi — da tutti negata — che
un’offerta per comprarla si materializzi. Ferve
l’attività nei cantieri del governo societario; le
migliori teste scandagliano l’orbe alla ricerca
delle best practice («migliori pratiche» è così
provinciale). Il precipitato di questa tempesta
di cervelli andrà al Consiglio di
amministrazione del 6 febbraio, che sceglierà
il processo più appropriato con il quale il Cda
stesso deciderà il prezzo di Tim Brasil. Certo
la comprerà un soggetto gradito a Telefónica,
che controlla Telco, controllante di TI al 22%.
Il problema sarebbe solo determinare come il
Cda fisserà il prezzo di vendita. A questo
Sacro Graal si dà la caccia.
Per sottrarre davvero il governo di una grande
società quotata come TI all’espropriazione dei
benefici privati del controllo, non c’è bisogno
di censire le migliori pratiche mondiali di
governo societario. Basta il buon senso, per
ispirare il quale sono utili le norme che, dopo
la consultazione del mercato, la Financial
conduct authority (Fca) sta per varare nel
Regno Unito.
Grazie alla spinta di una forte comunità di
investitori — il cui capofila da noi sarebbe
Assogestioni, se solo ritrovasse la favella e la
voglia di usarla — la Fca imporrà al segmento
alto del mercato, il Premium Listing, misure
che noi riterremmo bolsceviche. Ciò a seguito
di eventi là considerati scandalosi, ma su cui
la comunità degli affari nostra, tesa più a
mantenersi spazi di azione che a difendere la
reputazione del Paese, lieta glisserebbe.
Le nuove regole obbligheranno le società su
cui qualcuno eserciti il controllo (di norma
con più del 30%) a stipulare, con questo,
accordi per mantenere, con la giusta
«distanza di braccia», rapporti solo di
correttezza commerciale. Gli amministratori
indipendenti nominati dal controllante
andranno approvati anche dalla maggioranza
degli altri azionisti; se ciò non avviene, dopo
un adeguato periodo di riflessione il voto è
ripetuto, stavolta a maggioranza semplice.
Graverà su tali amministratori la
responsabilità di segnalare quando il
MEDIARE SEMPRE, DECIDERE MAI
M
il «modello costituzionale» a cui ci si
ispira. Importa che i succitati obiettivi
vengano, in un modo o nell’altro, raggiunti.
La legge elettorale oggi in discussione, in virtù dell’accordo fra Renzi e Berlusconi, non è certo la migliore possibile ma è, a quanto pare, il massimo che
si possa realisticamente realizzare nelle
condizioni politiche attuali. Se porterà
con sé anche la riforma del Senato e la
fine del bicameralismo simmetrico o
paritetico, l’accordo suddetto avrà comunque dato un significativo contributo alla riduzione della frammentazione
e all’indebolimento, almeno parziale,
dei tanti poteri di veto. Vedremo se ciò
basterà per lottare, finalmente ad armi
pari, con il partito immobilista, con il
partito del socialismo reale. Condizione necessaria, anche se non sufficiente,
per svoltare, per fermare il declino.
Angelo Panebianco
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In questi giorni il sistema bancario italiano fa
purtroppo sua la jacquerie delle banche
popolari contro presunti abusi di potere della
Banca d’Italia, che osa proporre norme per
limitare le distorsioni del voto capitario (una
testa un voto, indipendentemente dal
numero di azioni) nelle popolari quotate di
maggiori dimensioni. Il bello è che sono
semmai le popolari a condizionare
impropriamente il Parlamento; si ricordi il
difficile parto del Testo Unico della Finanza
nel ‘98, quando esse fecero cambiare il testo
uscito dalla «Commissione Draghi».
Se davvero si vuol lanciare «Destinazione
Italia», guardiamo il mondo oltre il nostro
orticello, ricorda Daniele Manca (Corriere, 30
gennaio). Un migliore governo societario è
fra i pochi mezzi che abbiamo per
incoraggiare gli investimenti dall’estero. Cose
buone se ne son fatte, come sul voto di lista e
le operazioni con parti correlate (aggirabili
però su TI); va recuperato quel passo spedito.
Anziché aprire alle azioni a voto multiplo,
difendiamo con coraggio, dagli abusi dei
controllanti, le grandi società a controllo
concentrato, comunque bisognose del
pubblico risparmio. Creeremmo così una
netta differenza rispetto al regime delle
medie imprese, magari con ulteriori
semplificazioni per loro. Senza però
dimenticare che la battaglia più ardua non è
convincere le imprese a quotarsi, ma
infondere fiducia in chi potrebbe investire
ma diffida del nostro sistema; che così
ristagna.
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Ludopatia, le ipocrisie dello Stato
di PAOLO DI STEFANO
SEGUE DALLA PRIMA
controllante viola gli accordi sull’autonomia
operativa della società.
Torniamo al caso di TI; il punto non è come il
suo Cda determinerà il giusto prezzo al quale
cedere Tim Brasil. Recuperiamo anzitutto la
visione d’assieme: TI ha troppi debiti e per
ridurli, o aumenta il capitale, o cede cespiti. È
questa la scelta vera che spetta agli azionisti
di TI, non al Cda. Questo avrà pure i poteri per
cedere Tim Brasil, ma è inappropriato che
decida in autonomia di cedere il cespite più
redditizio e promettente, il cui valore reale
magari supera la capitalizzazione della stessa
TI; la sola ragione per vendere, poi, è che il
socio controllante al 22% può bocciare in
assemblea l’aumento, al quale non ha i soldi
per partecipare.
Un passaggio assembleare è necessario per
chiarire le responsabilità; il mercato saprebbe
ufficialmente che TI deve «vendere il suo
futuro» perché un socio, ancor più di lei
onusto di debiti, non vuol essere diluito per
continuare a guidarla nel proprio dominante
interesse. Con tanti saluti alla «distanza di
braccia».
Se proprio non vuol proporre un aumento di
capitale, perché convinto che Telefónica lo
boccerebbe, il Cda, sopravvissuto per il rotto
della cuffia alla bocciatura assembleare, ha il
dovere almeno di sottoporre
preliminarmente ai soci, padroni della
società, l’accordo per cedere Tim Brasil a un
dato prezzo. È questo il modo: semplice,
efficace, capitalistico. Il 6 febbraio vedremo
se prevarrà il buon senso o calerà la cortina
fumogena.
ISERNIA CITTÀ SIMBOLO
ISTITUZIONI E VITA QUOTIDIANA
Sono gli stessi che difendono l’assetto istituzionale vigente, e la frammentazione che esso contribuisce a perpetuare. Essi difendono in realtà il proprio potere di veto, la propria capacità
di impedire che l’immobilismo abbia
termine.
È vero, in venti e passa anni di discussioni sulle questioni istituzionali
abbiamo abbondantemente annoiato i
cittadini mettendo in competizione
tante proposte di riforma elettorale o
costituzionale, alcune delle quali, peraltro, davvero astruse. Ma si consideri
che gli obiettivi sono sempre stati gli
stessi: ridurre la frammentazione, indebolire i poteri di veto, dare ai governi
maggior potere decisionale. Non importa il colore del gatto purché acchiappi il topo. Non importa che si segua la via britannica o quella spagnola
o quella francese. Non conta insomma
CONC
GLI INSULTI DI GRILLO A LAURA BOLDRINI
METTERE UN FRENO ALLA DERIVA SESSISTA
entre si discute sulla moltiplicazione delle slot machine, sul
dilagare del gioco d’azzardo e
della ludopatia come malattia
sociale (due milioni di italiani
considerati a rischio dipendenza), succede
una cosa paradossale. Il Comune di Isernia
perde (provvisoriamente) la sua battaglia
contro un locale di Eurobet collocato in via
Erennio Ponzio, esattamente di fronte al Servizio per le tossicodipendenze e a pochi metri da due scuole medie. «Non abbiamo potuto fare nulla», dice il sindaco Luigi Brasiello,
che aveva provato a impedirne l’apertura con
un’ordinanza dirigenziale subito esecutiva.
La notizia è apparsa ieri sull’Avvenire, dove si
ricorda che già il 20 novembre la diocesi aveva lanciato un appello contro la prevista
inaugurazione di uno spazio capace solo di
«generare illusioni». Ora il direttore della Caritas locale, Salvatore Rinaldi, allarga le braccia: «L’ennesimo grido d’aiuto da parte di
una società logorata dalle crisi e dalle povertà».
Anche un laico convinto dovrà ammettere
che ancora una volta la Chiesa di Francesco è
più lungimirante della politica, per non dire
della legislazione. Per far valere le proprie ra-
gioni, il sindaco di Isernia dovrà aspettare «la
modifica dei regolamenti comunali». Passeranno diverse settimane, aggiunge ottimisticamente. Fatto sta che la sala giochi rimane
indisturbata al suo posto, dov’è dal 20 dicembre (in quei giorni il patto di Stabilità aveva
appena aperto a nuove concessioni per incassare 145 milioni di euro): la proposta di legge
sulla ludopatia, che impedisce di installare
nuove macchine a meno di 500 metri dai
«luoghi sensibili», giace infatti in Regione
come lettera morta. Il Molise vanta (si fa per
dire) la percentuale più alta in Italia di giocatori d’azzardo. Ma il guaio è che anche l’Italia
vanta (si fa per ridire) poco invidiabili record
europei nel settore.
Dunque, Isernia diventa un simbolo. Siamo tutti idealmente a fianco del sindaco Brasiello. Con l’augurio che vinca la sua battaglia, nel solco di altre Regioni «virtuose» del
Paese: come l’Emilia Romagna, che ha aperto
servizi per le cure in tutte le città, e la Lombardia, che ha appena approvato un programma per prevenire e ridurre il rischio della dipendenza dal gioco. Permettere che il
nostro Paese diventi una Las Vegas diffusa,
installando sale Bingo ovunque e diffondendo le videolottery, cioè le slot machine online
nella speranza di ricavare milioni dalle concessioni, è un progetto irragionevole. Non
solo sul piano morale (si induce il cittadino
alla dipendenza e in sostanza alla malattia
mentale), ma anche sul piano economico,
poiché le entrate sono ampiamente compensate dalle uscite che servono alla comunità
per correre ai ripari. Un circolo vizioso: lo
Stato deve aprire dei servizi di assistenza per
patologie di cui è il solo responsabile. Una
sorta di intollerabile ipocrisia istituzionale
che sfrutta la disperazione dei cittadini più
fragili (economicamente e psichicamente).
Proposta. Se qualcuno avesse la vaga tentazione di passare un pomeriggio in una sala
Bingo, si scrolli subito dalle spalle questo
pensiero e si diriga piuttosto verso la più vicina biblioteca di quartiere. Troverà un bellissimo romanzo di Dostoevskij, Il giocatore,
che già nel 1866 raccontava l’abisso d’angoscia in cui può spingere il gioco d’azzardo.
L’annientamento di sé nonostante la persistente illusione di venirne fuori: «Domani,
domani, tutto finirà!». Era, appunto, un’illusione. Una lettura che potrebbe servire anche
ad amministratori e politici. Chissà che non
si inneschi la dipendenza da libro.
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Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Lettere al Corriere
GENTILE E LA REPUBBLICA FASCISTA
L’ULTIMO ATTO DI UNA VITA
Risponde
Sergio Romano
Desidero porle una domanda
che riguarda la complessa
storia di Giovanni Gentile.
Se è vero che nel 1923 avallò
il fascismo ritenendolo la
logica conclusione del
Risorgimento italiano, tanto
da diventare ministro nel
governo di Mussolini, credo
che sia altrettanto vero
che egli si adoperò
successivamente a salvare
tanti antifascisti dalle prigioni
o dalla morte, così come, si
adoperò negli anni che vanno
dal 1940 in poi a prendere
chiara posizione contro le
leggi razziali . Si attribuisce
a Giovanni Gentile il torto
di avere aderito alla
Repubblica di Salò,
accettando anche la
presidenza dell’Accademia
d’Italia, gesto che comunque
gli sarebbe costata la vita (fu
assassinato dai Gap nel
febbraio 1944 a Firenze). Ma
vengo alla domanda: non
NOI E LA GERMANIA
Evasione fiscale
Caro Romano, ho scoperto
una notizia veramente
sensazionale. Nella perfetta
(?) Germania dove tutti
rilasciano regolarmente lo
scontrino fiscale il valore del
sommerso ammonta a 400
miliardi di Euro.Solo,si fa per
dire,18 miliardi in meno che
in Italia. E’ mai possibile?
Virgilio Avato
[email protected]
Le cifre esatte per Germania e Italia sarebbero in realtà
351 miliardi per la Germania
e 333 per l’Italia. Ma con una
importante differenza: il
sommerso tedesco rappresenterebbe il 13% del Pil (prodotto interno lordo), mentre
quello italiano oscillerebbe
fra il 17% e il 21%.
IN TOURNÉE A KERALA
Compagnia di danza
In questi giorni in cui si
attende la risposta dell’India
sul caso dei nostri marò,
vorrei far conoscere ai lettori
che da qualche giorno, e fino
ricordo la fonte, ma da
qualche parte ho letto che
Gentile avrebbe aderito alla
Repubblica di Salò per pregare
Mussolini di intercedere
presso le autorità tedesche che
tenevano prigioniero un suo
figlio. La voce, se confermata,
darebbe una giustificazione
umana al comportamento di
Gentile.
Vincenzo Aguglia
vincenzo.aguglia@
libero.it
Caro Aguglia,
l figlio a cui lei si riferisce è
probabilmente Federico,
internato in Germania dopo l’8 settembre 1943. Ma fu
autorizzato a tornare in patria
soltanto dopo la morte del padre, nel 1944, e non fu certamente il motivo della adesione
di Gentile alla Repubblica sociale. Le ragioni, a mio avviso,
furono due. La prima fu il suo
personale rapporto con Mus-
I
al 3 febbraio, si trova a
Thrissur, la capitale culturale
del Kerala — lo stato dove
sono prigionieri Latorre e
Girone — la compagnia di
danza italiana Motus,
invitata dall’università locale
per presentare al Kerala
Festival il suo nuovo
spettacolo contro la pena di
morte «Della tua Carne». Lo
spettacolo è stato fortemente
voluto da un organismo
indipendente del
dipartimento della Cultura
governativo, a testimonianza
di come in India ci sia chi
preme con forza per una
soluzione giusta e rispettosa
dei diritti.
Marcello Flores
floresmarcello@
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Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
solini. Gli era rimasto fortemente legato anche quando
non aveva condiviso le sue
scelte politiche (come nel caso
delle leggi razziali) e non voleva fargli mancare la solidarietà
nel momento più critico della
sua vita. Fu questo il senso
della visita che fece a Salò il 17
novembre 1943. La seconda
ragione fu strettamente nazionalista. Gentile aveva reagito
allo sbarco degli Alleati in Sicilia, il 9 luglio 1943, nello stesso
modo in cui aveva reagito alla
rottura del fronte a Caporetto
nell’ottobre del 1917. Dopo l’8
settembre traspose nella realtà
del momento le vicende del
1918 e sperò che l’Italia avrebbe reagito alla disfatta con un
soprassalto d’unità nazionale.
Credette anche (e questo fu
probabilmente il suo maggiore
errore politico), che Mussolini, dopo la fuga al Sud del re e
di Badoglio, fosse il solo uomo
capace di realizzare il miracolo. Quando questi gli chiese di
presiedere l’Accademia d’Italia, accettò quindi di mettere la
sua voce, le sue doti di conferenziere e la sua personale autorità al servizio di una guerra
che, nella sua ottica nazionalista, avrebbe restituito all’Italia
l’onore perduto.
Questa non significa che la
sua presenza al vertice culturale del regime fosse gradita al
fascismo radicale e giacobino,
una delle maggiori componenti della ideologia Repubblica sociale. Ai “giacobini”
non piaceva che Gentile si valesse della sua amicizia con
Mussolini per predicare concordia, moderazione, tolleranza e condannasse la brutalità
della repressione. Gentile sa-
peva che molti intellettuali antifascisti, militanti nella Resistenza, erano stati suoi allievi
alla Scuola Normale Superiore
e che alcuni di essi avevano addirittura trovato nella sua filosofia i principi da cui avevano
preso spunto per una conversione al comunismo. Nel suo
discorso in Campidoglio del 24
giugno 1943, li aveva definiti
«corporativisti impazienti».
Non sorprende quindi che
in alcuni ambienti fiorentini la
sua morte fosse attribuita alla
famigerata banda di Mario Carità. Ogni possibile equivoco
fu comunque dissipato da una
nota che Palmiro Togliatti
pubblicò sull’Unità di Napoli
pochi giorni dopo la morte. Il
leader del Partito comunista
italiano definì Gentile «traditore volgarissimo», «bandito
politico», «camorrista», «corruttore di tutta la vita intellettuale italiana».
nostro Paese ad uscire dalla
palude.
BANCA D’ITALIA
Gian Paolo Squillace
Como
RIFORMA ELETTORALE
GRILLINI
Le quote rosa
Bravi a sbraitare
Anche per la nuova legge
elettorale si perde del tempo
prezioso a parlare di «quote
rosa», come se mandare in
Parlamento tante donne
quanti sono gli uomini
risolvesse ogni problema.
Sono, forse, le donne meglio
degli uomini o viceversa?
Quando nel nostro Paese
torneremo a parlare di
capacità, di competenze e di
merito? Sono questi, secondo
me, i valori che, assieme
all’onestà, possono aiutare il
Basta far parlare 5 stelle che
sbraitano sproloqui e si
presentano pensando di
essere detentori di verità
assolute mentre sono agli
ordini di Grillo e Casaleggio.
Con il loro atteggiamento
arrogante indispongono. Non
sanno far altro che urlare: i
problemi dell’Italia non si
risolvono certo comporta dosi
in quel modo. Democrazia è
sapersi confrontare.
Pinuccia Brunofero
Soresina (Cr)
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Il presidente dell’Inps,
Antonio
Mastrapasqua,
si è dimesso.
Ha fatto bene?
66
No
34
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
Più o Meno
di Danilo Taino
Statistical Editor
Pessimisti e vecchi
speriamo nello Stato
C’
Ho appena appreso che i
dirigenti comunali che
collaborano con i progettisti
che si occupano della
ricostruzione degli edifici in
Emilia godono a loro volta
(oltre che del proprio
stipendio) di una percentuale
in denaro sull’ammontare dei
lavori finiti. Per carità, tutto
legale, ma penso che non sia
affatto giusto!
è un problema — nel lungo periodo forse il più serio
per il Paese — che gli italiani sentono istintivamente
e in misura drammatica, ma sembra non lo abbiano
razionalizzato. È l’invecchiamento della popolazione, un fenomeno destinato a tradursi in ristrettezze
sulle pensioni, in spese sempre più alte per la Sanità e forse in
tensioni generazionali. Le Nazioni Unite calcolano (revisione
giugno 2013) che al 2010 gli italiani con più di 65 anni fossero il
20,8% della popolazione; e che nel 2050 saranno il 33%, uno su
tre. Già oggi siamo il terzo Paese con più anziani, dopo Giappone
(23%) e Germania (20,8%). A metà secolo saremo il quarto, dopo
Sol Levante (36,5%), Corea del Sud se nel frattempo non si sarà
fusa con quella del Nord (34,9%) e Spagna (34,5%). È una tendenza preoccupante. L’Italia però non ne discute e soprattutto
non cerca di prendere contromisure.
Il risultato è uno strabismo generale. Se infatti si chiede — l’ha
fatto il centro di analisi americano Pew Research — se l’invecchiamento è un «problema serio» per il Paese, solo il 41% degli
italiani risponde di sì, decisamente meno della metà. Nei Paesi
con tendenze demografiche simili, quasi sempre è la maggioranza a rispondere che il problema è serio: 87% in Giappone, 79% in
Corea del Sud, 67% in Cina, 55% in Germania, 52% in Spagna. La
cosa straordinaria è che la situazione si rovescia quando si vanno
a scandagliare le aspettative individuali. Solo il 2% degli italiani è
«molto fiducioso» di avere in età
avanzata uno «standard di vita
adeguato»: è la percentuale più
Nel 2050 un
bassa al mondo. A questa minoranza esile si aggiunge un 21% di
italiano su tre
persone che si dicono «abbastanavrà più di 65
za fiduciose» sul loro tenore di vida anziani. La somma, 23%, ci
anni: aspettative tamette
comunque al penultimo
poco rosee
posto, battuti per pessimismo solo dai russi (20%). Persino i giapponesi, al 32%, sono meno negativi. Il 37% dei francesi, il 41% degli spagnoli, il 43% dei sudcoreani, il 55% dei britannici, il 60% dei tedeschi, il 63% degli americani, il 79% dei cinesi hanno aspettative in qualche modo positive.
L’angoscia italiana è ancora più evidente se la si vede disaggregata per fasce di età. Quel 23% medio di coloro che hanno una
speranza almeno un po’ positiva per la vecchiaia diventa il 17%
nella fascia tra i 18 e i 29 anni, il 16% per coloro che ne hanno tra i
30 e i 49, per poi salire al 31% per chi è cinquantenne o oltre. Il
pessimismo è il risultato dell’osservazione delle proprie prospettive individuali, sia riferite alla struttura sociale e dei servizi che
sostiene gli anziani, sia alle finanze personali.
Il disorientamento si vede anche dalla risposta alla domanda
su chi dovrebbe avere la maggiore responsabilità per il benessere
degli anziani: secondo il 56% degli italiani, lo Stato, contro un
27% che pensa dovrebbero essere le famiglie o essi stessi. Negli
Stati Uniti, per citare l’estremo opposto, solo il 24% pensa che dovrebbe essere lo Stato. Insomma: sentiamo drammaticamente il
problema; ma incrociamo le dita sperando che lo Stato, sempre
meno in grado di farlo, lo risolva.
@danilotaino
Silvio Alessi, Bologna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Aumento di capitale
Vorrei segnalare ai lettori che
il denaro che la Banca d’Italia
restituisce è di proprietà delle
banche da tempo
immemorabile e che non è
mai stato rivalutato. Questo
è il motivo per il quale oggi ne
rientrano in possesso, dopo
che la Banca d’Italia ne ha
fatto uso per svolgere, nel
corso di tanto lungo periodo,
compiti importantissimi per
la comunità.
Lorenzo Milanesi, Milano
DIRIGENTI COMUNALI
Strani benefit
❜❜
Interventi & Repliche
Troppe regole: bonificare la legislazione
L’articolo di Ernesto Galli della Loggia del 24
gennaio tocca un aspetto centrale del sistema di
governo del Paese, quello del potere esercitato
dal blocco burocratico-corporativo la cui
responsabilità va ricercata nella debolezza della
politica. Se il Parlamento non decide, rinvia a
qualche regolamento applicativo rimettendo le
decisioni alla burocrazia ministeriale
variamente composta. L’analisi di Galli della
Loggia prende atto di una crisi del sistema
decisionale della politica, condizionata da una
patologica alterazione dei poteri dello Stato e da
forti gruppi corporativi, che suggeriscono leggi,
decidono regolamenti, procedure, circolari, e
decidono sulla legittimità di quello che si è fatto
in un’aula giudiziaria. Quel blocco burocratico è
lo stesso che valuta la correttezza formale e non
ha alcuna propensione al cambiamento. Nasce
quindi una forte alleanza tra potere
ministeriale-giudiziario e corporazioni per il
mantenimento dei privilegi. Oggi alla politica,
rilegittimata dalla fiducia dei cittadini, spetta il
compito di ripristinare il corretto equilibrio tra
decisione, applicazione e giudizio su corretta
applicazione. Va combattuto l’eccesso di regole
che invece di distribuire in modo trasparente
diritti e doveri, torti e ragioni, produce
incertezza. Il Parlamento dovrebbe dedicare la
metà del proprio lavoro non a produrre nuove
regole, ma ad abrogare le vecchie de-regolando
spazi di vita economica e sociale oggi soffocati.
Ci sono troppe regole ed esse vengono
ulteriormente moltiplicate da una pluralità di
soggetti che vive e si alimenta
dell’interpretazione delle stesse. Non sappiamo
mai chi vince nel gioco delle interpretazioni, ma
sappiamo che alla fine chi perde è il Paese. A
questa bonifica della legislazione deve
corrispondere un comportamento delle
amministrazioni ispirato al principio del fare,
dell’agire, dando un concreto e palpabile effetto
a decisioni prese da Parlamento e da governo.
Amministrazione e giurisdizione vanno
ricondotte alla loro funzione di attuazione
dell’ordinamento, di servizio ai cittadini e alla
domanda di giustizia. Per trasformare i signori
delle regole in servitori delle istituzioni occorre
riportare tutto a un corretto equilibrio: il
magistrato faccia il magistrato e valuti
l’applicazione della legge e abbondoni i luoghi
della gestione; chi ha scelto la strada della
terzietà e dell’indipendenza non vada
nell’amministrazione. Per i dirigenti si introduca
FONDATO NEL 1876
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
PRESIDENTE Angelo Provasoli
Ferruccio de Bortoli
VICE PRESIDENTE Roland Berger
CONDIRETTORE
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
Luciano Fontana
CONSIGLIERI
VICEDIRETTORI
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
Fulvio Conti, Luca Garavoglia,
Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti,
Laura Mengoni, Carlo Pesenti
DIRETTORE GENERALE DIVISIONE QUOTIDIANI
Alessandro Bompieri
Giustizia amministrativa e trasparenza
Nel suo articolo del 25 gennaio, Luigi Ferrarella,
con la consueta puntualità, ricostruisce il caso
dell’ordinanza del Tar Lombardia sugli «aiuti di
Stato» alla Sea che ha provocato reazioni e
indagini. Sono molto favorevole, e non da solo,
al controllo della stampa sulle istituzioni, la
DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A.
Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306
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2,00; Monaco P. e 2,00; Olanda e 2,00; Portogallo/Isole e 2,00; SK Slov. e 2,20; Slovenia e 2,00; Spagna/Isole e 2,00; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; UK
trasparenza è un valore della democrazia,il
potere pubblico è tale perché «si esercita in
pubblico» (Norberto Bobbio). In questa ottica
devo osservare che la critica all’attuale Consiglio
di presidenza della Giustizia Amministrativa, per
il presunto ritardo è ingenerosa. Come riferito
nell’articolo, la Commissione disciplinare ha
concluso l’indagine interna, compresa
l’audizione di 4 magistrati, in 72 giorni, Natale
incluso: sfido altri a far meglio! Un organismo
istituzionalmente «giovane» va stimolato, non
«sgridato» quando non lo merita. Ci sono
norme vetuste da cambiare e riforme legislative
da promuovere, con l’attenzione della stampa, ci
auguriamo.
Pierluigi Mantini
Consiglio di presidenza
della Giustizia Amministrativa
Como e 1,20 + e 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como e 1,20 + e 0,50 + e 0,20; sab.
Corsera + IoDonna + Cor. Como e 1,20 + e 0,50 + e 0,20. In Campania, Puglia, Matera e
prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. e 0,93 + e
0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. e 0,93 + e 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. e 0,93
+ e 0,50 + e 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47. In Veneto,
non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. e 0,93 + e 0,47; ven. Corsera +
Sette + CorVen. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. e 0,93 + e 0,50
+ e 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,93 + e 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,93 +
e 0,50 + e 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47.
A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo e 0,62 + e 0,78;
ven. Corsera + Sette + CorBo e 0,62 + e 0,50 + e 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo e
0,62 + e 0,50 + e 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera +
CorFi e 0,62 + e 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi e 0,62 + e 0,50 + e 0,78; sab. Corsera +
Io Donna + CorFi e 0,62 + e 0,50 + e 0,78.
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013
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promozioni).
* Con "Sette" e 2,90; con "Io Donna" e 2,90; con "Style Magazine" e 3,40; con "Living" e 4,90; con "I campioni ricordano" e 9,30; con "Supereroi. Il Mito" e 11,39; con "Braccialetti Rossi" e 14,30; con "Giorgio Scerbanenco e il giallo italiano" e 8,30; con "Le grandi storie Disney" e 9,39; con "Barenboim il mio Beethoven" e 8,39; con "Il Cosmo" e 12,30; con "I dolci di Benedetta" e 9,39; con "Classici
dell’Avventura" e 8,30; con "Francesco Guccini. Storie di libertà" e 11,30; con "Manara, maestro dell’Eros" e 12,39; con "Holly e Benji" e 11,39; con "Nomadi 50" e 11,39; con "Il commissario Montalbano" e 11,39; con "Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro" e 9,30; con "English da Zero" e 12,39; con "Grandi Italiani" e 13,30; con "Biblioteca della Montagna" e 10,30; con "Il Mondo" e 4,40
28
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Spettacoli
Tendenze
L’antichità grecoromana sul grande
schermo:
da «Hercules»
all’eruzione del 79 d.C
Storico
Il regista
di «Pompei»,
Paul W. S. Anderson con
Emily Browning
(a sinistra) e
Carrie-Anne
Moss
L’accordo definitivo
«Italia’s Got talent», due stagioni su SkyUno
È ufficiale il passaggio di «Italia’s Got
Talent» da Mediaset a Sky. La società
Fremantlemedia ha concluso un
accordo per la produzione in
Mitologico
Kellan Lutz è
il protagonista di «Hercules – La
leggenda ha
inizio», diretto
da Renny
Harlin, ora
nelle sale
esclusiva su SkyUno delle prossime
due stagioni del programma.
Mediaset intanto sta già studiando
un nuovo show.
Biblico
Russell
Crowe in una
scena di
«Noah», diretto da Darren Aronofsky, nei cinema dal 3
aprile
Hollywood rilancia il peplum
con il kolossal su Pompei in 3D
una teoria: il rilancio del filone peplum è dovuto anche al successo di
alcuni serial tv, come Game of Thrones, interpretato tra l’altro da Kit
Harrington. È lui l’attraente Milo,
uno schiavo, addestrato da quando
aveva sei anni a combattere nelle
arene.
Racconta l’attore: «Uno dei temi
forti è il senso del destino che condiziona tanti individui e intere comunità. Anche gli
aspetti storici sono
stimolanti per la
mia generazione.
Io ho creduto subito al progetto».
«I gladiatori nel
film — interviene
Paul W.S. Anderson — parlano anche attraverso il
linguaggio fisico
delle loro battaglie.
Volevo un assoluto
realismo. Il nostro
è un film, diciamo,
“semplice”, che
non ha retroterra
complessi come Il
Gladiatore con
Russell Crowe né
ha alle spalle produzioni imponenti
come Troy con
Brad Pitt. Io da ragazzo mi divertivo
moltissimo con i
film di genere, da
consumare facendo il tifo per gli
eroi. Per me è stato
affascinante ritornare a una sorta di
fine di un mondo,
come fu la tragedia
di Pompei nel 79 d.
C. Il film ci ricorda
le vendette della
Senatore romano Kiefer Sutherland (47anni) è un senatore romano corrotto in «Pompei» diretto da Paul W.S. Anderson
natura. Pompei vidiano a tutti il divertimento e le pa- senatore romano e fa l’elogio dei veva nel lusso, nell’opulenza, era alVendette
ure del cinema spettacolare del peplum: «Mio padre Donald mi l’avanguardia nell’irrigazione e in
passato. Anche per questo il 3D si li- portava alla domenica non alle par- tanti altri settori. Fu un vulcano a
Il regista Paul W. S.
mita soprattutto alle sequenze del- tite di baseball o di calcio, ma ad ap- distruggere ogni cosa. Non dobbiaAnderson: il film ci ricorda
l’eruzione quando la lava e i lapilli plaudire Charlton Heston in Ben- mo mai dimenticare la fragilità delle vendette della natura
sembrano investire anche gli spet- Hur e, naturalmente, Spartacus era la vita».
e le fragilità della vita
Giovanna Grassi
tatori».
per noi ragazzi un vero eroe».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Kiefer Sutherland impersona un
I giovani protagonisti azzardano
Kiefer Sutherland: i giovani hanno ancora bisogno di eroi
LOS ANGELES — Gli attori di
Pompei sono entusiasti perché il set
ha loro permesso di studiare «la città fantasma più affascinante e carica di cultura del mondo». Storia
d’amore e distruzione, quella del
kolossal in 3D che sta per approdare anche sui nostri schermi. Nei
corsi e ricorsi del cinema ritorna infatti il leggendario filone peplum,
che a Hollywood definiscono
sword-and-sandal, spade e sandali.
Appassionati come sono da sempre
americani (e inglesi) della storia
dell’Impero Romano, i nostri lontani gladiatori e personaggi mitologici rivivono come protagonisti. Per
ora si tratta di produzioni spettacolari e di richiamo popolare come
Hercules con l’ex ragazzo di Twilight Kellan Lutz nei panni dell’eroe
invincibile. E stanno per arrivare
anche i film di argomento biblico: il
Noè di Aronofsky interpretato da
Russell Crowe, l’attesissimo Exodus
con Christian Bale, il già discusso
Son of God, il seguito di 300-L’alba
di un impero e Gerard Butler si sta
preparando per Gods of Egypt.
Assicura il regista Paul W. S. Anderson, che è anche co-produttore:
«Lo spettacolo dell’antichità piace
in tutto il mondo. Pompei ha una
doppia valenza: testimonianza di
una tragedia del passato ma anche
monito contro le prepotenze della
natura, e penso ai recenti tsunami.
Io ho voluto che gli effetti speciali
non sovrastassero le vicende umane. Racconto la passione tra la giovane Cassia (Emily Browning) di
nobile e potente famiglia e lo schiavo Milo. Ho sviluppato altri temi, a
esempio l’amicizia che lega il protagonista al gladiatore africano Atticus. Spero che i 98 minuti del film
✒
Quei muscoli
che sollevarono
il nostro cinema
P
eplum, sandaloni o
mitologici, erano quei film
fatti in serie, stessi veli, stesse
colonne e stessi muscoli, che a
cavallo tra gli Anni 50 e 60
risollevarono la nostra
economia, con record di ingressi
nei vari Cinema Paradiso.
Famosi perché a basso costo,
con divi arrivati dalle passerelle
di Mister Muscolo e ninfe e
regine da fotoromanzo, quegli
eroismi non erano nuovi:
Cabiria, Quo Vadis, Gli ultimi
giorni di Pompei (di cui
arriverà la nuova versione
kolossal di Paul W. S.
Anderson) furono cult degli
Anni 10 e nel 37 Gallone diresse
Scipione l’africano, finché gli
yankees non occuparono
Cinecittà con i loro dollari. Il
peplum risorge all’epoca della
Hollywood sul Tevere con autori
riabilitati dai cinefili: Freda,
Corbucci, Tessari, Francisci,
Leone, Cottafavi, tutti amici di
Ercole e Maciste. Fino
all’Hercules di Cozzi nell’83: con
lo stesso eroe seduto sul titolo è
tornato ora il personaggio
dall’ingenuo impatto con le
platee teen e se ne attende
anche un secondo con Dwayne
Johnson, da una graphic novel.
Un tempo i budget erano
limitati, ma oggi per questi
prodotti non si bada a spese e
3D, Pompei annuncia sfracelli
in un 79 d. C. digitale e 300
l’alba di un impero rilancia le
lotte eroiche di Temistocle
contro i Persiani, un sequel del
blockbuster 300. Ma resta
sempre uguale il bisogno di
scappare dal reale «analogico»
e di affrontare, mitizzandolo,
un passato scolastico epico, uno
dei compiti del cine d’evasione.
Del resto anche le serie tv
riscoprono i cari eroi romani:
Spartacus, dopo i volti di Girotti
e Douglas, ha avuto un rilancio
pulp audace. Povero di idee e
incapace di flash sul mondo, il
cinema scappa nel fantasy,
inflazionando un mercato forse
già saturo ma di cui si vuole in
continuazione misurare il grado
di arretramento culturale e di
ritorno all’infanzia.
M. Po.
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Il personaggio L’attore austriaco aveva 83 anni. Esordio con Brando e statuetta per «Vincitori e vinti». Set con Sophia Loren, diretto da De Sica
Addio a Maximilian Schell, avvocato da Oscar nel film su Norimberga
È
morto ieri in un ospedale di
Innsbruck, a causa di «una
malattia improvvisa e grave»,
Maximilian Schell, popolare attore tedesco 83enne che debuttò
a Hollywood nei Giovani leoni
nel 58 e vinse l’Oscar per Vincitori e vinti. Figlio di attrice, fratello della celebre Maria Schell
(e di Jimmy e Carl), padre di
Anastasia, marito di Iva poi di
Natal’ja, era un uomo aitante,
baldanzoso ma percorso dentro
da una lotta senza fine con se
stesso che lo fece artista completo passando dai riflettori del teatro al set del cinema, alla tv.
Maximilian Schell fu un
Grande Romantico, permettendosi perfino il cinico avvocato
difensore dei nazisti al processo
di Norimberga in Vincitori e vinti di Kramer per cui vinse l’Oscar
nel ‘62, battendo l’altro avvocato
Spencer Tracy con un’indimenticabile, enfatica arringa molto
ben resa nelle sotterranee nevrosi. Sul sorriso cinemascopico
gli rimasero le impronte della
divisa tedesca, la psicosomatologia teutonica ed infatti sarà di
nuovo un industriale nazista in
Dossier Odessa, dove recita con
la sorella.
Spesso al centro di intrighi di
spie e guerra, in Giulia di Zinnemann fu per una volta un tedesco cupo ma buono. Massimo
della nemesi storica per un attore che non era tedesco ma viennese, nato l’8 dicembre ’30, universitario a Zurigo e Monaco, e
la cui famiglia fuggì dal nazismo, rifugiandosi nel ’38 in Svizzera.
Inizia la carriera in un teatro a
Basilea diventando poi il divo intellettuale dei teatri stabili, principe in calzamaglia del repertorio classico. Nel ’55 debutta nel
film All’Est si muore, sulla Germania spaccata in due, cui seguì
molto cinema bellico, maledizione della divisa. Che, come
detto, gli stava bene: per Hol-
1962 Schell in «Vincitori e vinti», Oscar nel 1962. A sinistra, in una recente foto. Nato a Vienna, era fuggito
con la famiglia dopo l’annessione tedesca dell’Austria
lywood era il tedesco stereotipato, perfetto antagonista nel melò
Giovani leoni di Dmytryk accanto al Brando nazi, Martin e Clift.
Nei Sequestrati di Altona di
De Sica con la Loren, riduzione
del dramma di Sartre in cui un
ex ufficiale nazista si rinchiude
per 17 anni in casa senza contatti
col mondo, recitato in Italia da
Albertazzi, Schell dà vita a una
storica battaglia morale. Da ultimo spara ancora da ufficiale tedesco nella sinfonia di bombe di
Peckinpah La croce di ferro 1977.
Negli 80 è prestatore d’opera,
meno ispirato: in Quell’ultimo
ponte finalmente si comporta
bene, così nello sceneggiato su
Pietro il Grande ma senza raggiungere i vertici espressivi e le
battaglie interiori giovanili.
Carriera divisa in due. Da una
parte i successi Usa, complotti o
colpi grossi, Chiamata per il
morto e Topkapi; dall’altra parte,
la carriera teatrale (anche a
Broadway) e in tv, dove fu un eccezionale Amleto, mettendo a
frutto la cultura di una famiglia
di mattatori: sua sorella Maria
Schell fu star del cinema d’autore di Clèment, Visconti, bravissima nel passare dal riso al pianto.
In tv Maximilian ha girato
nell’84 un documentario su
Marlene Dietrich, un’intervista
all’attrice di cui si sente la voce
ma non si vede il volto, dove l’incontro tra i due attori dà vita a
qualcosa di molto più simbiotico e complesso di uno scambio
di battute e memorie, rivelando
di entrambi un lato nascosto.
Maurizio Porro
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Spettacoli 29
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
L’intervista La sfida degli ascolti e le polemiche: parla la conduttrice di Canale 5
In onda
Barbara D’Urso, napoletana,
56 anni, conduttrice di «Domenica Live»
«Ricomincio dai politici
La mia casa è aperta a tutti»
ci, trattiamo molti temi, io
non sto a fare salotto 45 minuti sullo stesso argomento.
C’è molto ritmo, ma c’è anche
gioia, solarità. Conosco una
per una le persone che mi
guardano il pomeriggio a casa. È come se io parlassi loro
davvero. Sono una loro amica».
Instancabile davvero. Ma
ha paura di non essere più in
tv? «No, perché sono così
giovane... Perché dovrei temere di non essere più in video? Devo ancora presentare
Sanremo». Lo guarda?
«Guardo poco la televisione
Barbara D’Urso: ritmo e solarità per «Domenica Live»
E
ntra la mattina presto
a Cologno Monzese,
negli studi Mediaset, e
ne esce la sera. Sette
giorni su sette. Barbara D’Urso, forma fisica invidiabile,
macina programmi, dirette,
ascolti. «Soldatino», come
ama definirsi. Se l’azienda
chiama, lei risponde (sempre
sì). In molti le fanno la guerra, dentro e fuori. Ma lei, Carmelita, non fa una piega. Anzi rilancia. Numerose le polemiche quando ospitò Silvio
Berlusconi a «Domenica Live» su Canale 5 (il Cavaliere lì
annuncio a Barbarella di essere fidanzato con Francesca
Pascale): e lei che fa? «Rivendico quell’intervista, la rifarei
al volo. Non solo — continua
— spero che Berlusconi torni
in trasmissione».
Per questo D’Urso ha deciso: «Da oggi riprenderò le
mie interviste politiche che
andavano benissimo. Cerco
di tirare fuori dai politici la
parte che la gente non conosce. Penso a tutti quelli che
sono venuti da me: Renzi, Enrico Letta, Casini, Brunetta,
Rutelli, Veltroni. Sono andati
via tutti strafelici perché si
sentivano a proprio agio. Per
questo tornerò a farle». Oggi
ricomincia da Claudio Scajola. Perché? «Perché è di grande attualità, per tutta la settimana è stato sui giornali». E
cosa cercherà di tirare fuori a
Scajola? «Mi interesserà far
capire alla gente dov’è la verità. Nell’immaginario lui è visto come colpevole, ma è stato assolto. Si racconterà. La
gente a casa giudicherà».
Chi vorrebbe avere? «Ancora Renzi. E le nuove politiche, come la Moretti che è venuta tante volte opinionista
nei miei talk politici». Grillo?
«Magari! Non viene da me,
anzi non va da nessuno».
Non dica che vorrebbe anche
Alfano... «La mia casa è aperta a tutti, se lui volesse mi farebbe piacere». Timore reverenziale per qualcuno? «Ri-
❜❜
La rivale Rai
Con Mara Venier
ci conosciamo
da 30 anni, la stima
è reciproca
Su Facebook
Cristicchi dopo le contestazioni:
racconto le foibe e i delitti fascisti
«Chi lo ha visto, sa che lo spettacolo
racconta anche i crimini fascisti. Ma
questo non giustifica le foibe». Così ieri
Simone Cristicchi ha risposto, dal suo
profilo Facebook, alle proteste dei centri
sociali in occasione del debutto al teatro
di Scandicci di Magazzino 18, il suo
spettacolo sull’esodo istriano del 1947.
«Nessuno dei manifestanti — ha scritto
— ha ritenuto importante assistere in
prima persona a ciò per cui contestava».
spetto per tutti i politici».
Continua dunque la sua
maratona da sola, senza vallette, partner, compagni, in
una lunga domenica dove
nella prima parte perde contro la corazzata de «L’Arena»
di Massimo Giletti, pressoché imbattibile; ma poi dopo
le 16.30 recupera e vince praticamente sempre contro la
«Domenica In» di Mara Venier, peraltro una delle poche
donne della televisione con
cui Barbara va d’accordo
(«Con Mara ci conosciamo
da 30 anni, abbiamo stima
reciproca, ci sentiamo al telefono»). L’ ultima puntata di
«Domenica Live» ha raggiunto il 18% (di share) di ascolto.
Ascolti alti e grandi polemiche per gli argomenti troppo
hot di domenica 19 gennaio.
D’Urso venerdì alle «Invasioni barbariche» da Daria Bignardi ha ribadito le sue scuse per quello scivolone e ha
spiegato: «È successo una sola volta in 300 ore di diretta».
E da domani la squadra del
programma si arricchisce di
una personalità televisiva di
grande e lunga esperienza:
Daniel Toaff. Già inventore de
«La vita in diretta», autore
pure di «Domenica In» e
molto altro: praticamente
una vita in Rai, molto spesso
contro Barbara D’Urso (battendola). E ora? «Ora viene da
❜❜
Uno su 300
Il pomeriggio sul
sesso? È successo
una sola volta
in 300 ore di diretta
noi. È un numero uno. La direzione di Videonews da mesi lo corteggiava, e viceversa.
Così ora che si è lasciato con
la Rai viene da noi. Sono felice, è un cavallo di razza, un
uomo che fa tv da sempre».
Pure D’Urso non scherza
visto che fa tv da quando aveva 18 anni. Oggi ne ha 56, i
conti sono presto fatti. E non
accenna a staccarsene, anzi.
Più è in onda, meglio è. Il pomeriggio di Canale 5 funziona ottimamente, nonostante
budget ridotti. C’è una squadra forte, di persone di talento, che supporta Barbara nelle dirette quotidiane. Che
battono la concorrenza di
«La vita in diretta». Spieghi
perché Barbara: «Siamo velo-
perché sono sempre in onda.
Ma con un occhio controllo
tutto... La sera però cerco di
fare altro. Libri, amici, cinema, teatro».
Barbara dorme pochissime ore («il mio cervello non
stacca mai»), è single, twitta
molto e ha 450 mila followers. Le vacanze di Natale
le ha passate a Londra. Dice
di essere stata bene, di aver
riscoperto che si può passeggiare e tenere staccato il cellulare. Ma nessuno le crede.
in streaming su www.la7.it
Amo
ore, guerra e vendetta
nell’In
nghilterra del Medioe
evo.
Dopo I Pilastri della Terra la serie tv trattta dal best-seller
di Ken Follett. Stasera su LA7 alle 21.10.
© Tandem Productions GmbH, World Without End (T5) Productions Inc., World Without End (Quebec) Productions Inc. All rights reserved.
Maria Volpe
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30
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Sport
il sondaggio
Lo scambio Vucinic-Guarin è definitivamente saltato.
La Juve e l’Inter hanno fatto bene a tenersi due giocatori
importanti ma demotivati (A) o avrebbero dovuto
far di tutto per cederli comunque a qualche squadra (B)?
Vota con uno squillo. Chiamata gratuita
A
Le pagelle Milan
Kakà ispirato a tratti
6 ABBIATI Una puntuale uscita di piede è
l’unica cosa per cui si fa vedere.
6 DE SCIGLIO Si propone molto e bene,
lasciando di conseguenza scoperta la fascia.
Qualche errore negli scambi, meglio i cross.
6,5 RAMI Farnerud lo supera di testa e anche
Immobile lo fa penare. Si riscatta con il gol (il
primo al Milan), che poi evidentemente lo
esalta perché migliora anche in difesa e chiude
tutto.
5 BONERA Nel confronto con Immobile quello
più immobile è lui: in occasione del gol il nove
granata lo mette a sedere. Tante difficoltà.
Ammonito, salta la prossima.
5,5 EMANUELSON Qualche accelerata, ma
Darmian e Cerci non sono clienti facili.
6 MONTOLIVO Quello che gli tocca è un
lavoro usurante, d’accordo, lui prova a fare
ordine, ma viene spesso superato dal numero e
dalla velocità degli avversari. Sufficienza risicata.
6 MUNTARI Preferito a De Jong, non lo fa
rimpiangere: gamba e inserimenti, va spesso al
tiro da fuori, centrando anche la porta. Triangola
con Rami nell’azione del pareggio.
5,5 HONDA Svaria molto ma sembra non
sapere cosa deve fare. Meglio nel secondo
tempo, quando gli riesce di saltare l’uomo.
6,5 KAKÀ Per lunghi tratti è decisamente il più
ispirato: cerca di infilarsi tra le linee, un bel destro
destinato all’angolino, un assist geniale, tanta
voglia e tanto impegno.
5 ROBINHO L’unica volta che la piazza
perfettamente, è in millimetrico fuorigioco. Per il
resto fischiatissimo per i tanti errori nell’ultimo
passaggio o sottoporta.
6 PAZZINI Fa subito paura al Toro con una
girata e un tiro di poco alto, poi ha l’occasione più
grossa in semirovesciata. Comunque utile.
6 DE JONG Buon impatto anche entrando in
corsa.
6 SEEDORF Soliti alti e bassi. Apprezzabile la
coerenza delle idee, ma in casa non coglie
l’occasione.
Arianna Ravelli
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Le pagelle Torino
Cerci spina nel fianco
6,5 PADELLI Bellissima risposta sulla
bellissima rovesciata di Pazzini, si ripete sul tiro
insidioso di Kakà. In forma.
6 DARMIAN L’ex rossonero è prezioso in
chiusura (vedi una diagonale in anticipo su
Pazzini) e sostiene Cerci.
6 MAKSIMOVIC Non va per il sottile, spazza
tutto.
6,5 GLIK Pazzini lo spaventa al via, poi
semplicemente, le prende tutte. Però è
sfortunato: devia il tiro di Rami, rimedia una
dolorosa pallonata e una scarpata in faccia.
Quando si dice immolarsi per la causa.
6,5 MORETTI Alla peggio ci mette il corpo per
deviare tiri pericolosi (Robinho e Honda). Bravo
anche di testa a liberare, tiene nei momenti di
difficoltà.
6,5 S. MASIELLO Oltre a coprire (bene) ha le
energie per ripartire e lanciare Immobile per il
primo gol (ci riesce un po’ meno nella ripresa).
5,5 BASHA Qualche incertezza di troppo, viene
sostituito. Si trova sui piedi una palla buona in
area, ma viene anticipato.
6 VIVES L’uomo d’ordine se la cava bene nel
primo tempo, ha più problemi nella ripresa.
5 FARNERUD Dei tre di centrocampo è quello
che accompagna più le azioni d’attacco.
L’occasione di testa che sciupa però fa male,
soprattutto a lui che poi cala. Lascia a Rami lo
spazio per tirare.
6,5 CERCI L’accelerazione di una Ferrari prima
dell’era turbo, cross perfetti. Una spina nel fianco
sinistro. Nella ripresa rifiata un po’ ma è
pericoloso su punizione.
7 IMMOBILE L’11° del campionato è un gran
gol: controllo, dribbling, destro preciso. Una rete
simile la fece col Genoa all’Inter nel 2012.
6 EL KADDOURI Prezioso nel finale.
6 KURTIC Si vede poco, lavoro di contenimento.
6,5 VENTURA La palla «frulla» come dice lui, il
Toro corre che è un piacere. Mette in difficoltà il
Milan nel primo tempo, reagisce coi cambi alle
difficoltà del secondo.
B
+39 029 475 4851
Rossoneri
La rimonta
si ferma a metà
La grinta
non manca, dubbi
sulle scelte tattiche
MILANO — La rimonta si ferma a metà. A Cagliari il furore
agonistico aveva prodotto due
gol negli ultimi cinque minuti,
stavolta una ripresa garibaldina
serve a evitare la prima sconfitta
(in campionato) della gestione
Seedorf e premia la bontà del lavoro psicologico del nuovo allenatore. Il Milan c’è, almeno sul
piano mentale: la grinta non
manca e la reazione allo svantaggio è puntuale e forte. Anche la
condizione fisica non è male. Restano i dubbi sulle scelte tattiche.
Il 4-2-3-1, sistema di riferimento
del Professore, sembra fatto apposta per evidenziare i limiti rossoneri anziché coprirne i difetti.
E il pari, determinato dalla rete di
Immobile nel primo tempo e da
quella di Rami a inizio ripresa, è
+39 029 475 4852
1
1
Milan
Torino
Marcatori: Immobile 18’ p.t.; Rami
5’ s.t.
MILAN (4-2-3-1): Abbiati 6; De
Sciglio 6, Rami 6,5, Bonera 5,
Emanuelson 5,5; Montolivo 6,
Muntari 6 (De Jong 6 18’ s.t.);
Honda 5,5 (Petagna s.v. 44’ s.t.),
Kakà 6,5, Robinho 5 (Saponara s.v.
30’ s.t.); Pazzini 6. All.: Seedorf 6
TORINO (5-3-2): Padelli 6,5;
Darmian 6, Maksimovic 6, Glik 6,5,
Moretti 6,5, S. Masiello 6,5; Basha
5,5 (Kurtic 6 24’ s.t.), Vives 6,
Farnerud 5 (El Kaddouri 6 8’ s.t.);
Cerci 6,5, Immobile 7. All.: Ventura
6,5
Arbitro: Damato 5
Ammoniti: Vives, Maksimovic,
Pazzini, Bonera
Recuperi: 0’ più 4’
Festa Adil Rami, 28 anni,
esulta dopo il gol del pareggio
(LaPresse)
Milan Immobile
un’occasione persa guardando la
classifica e pensando alle smanie
europee del Diavolo.
La partita è a due facce. Il Milan del primo tempo, come si temeva, viene infilato dalle ripartenze del Toro, che in contropiede sblocca il risultato e va vicino
al 2-0. Nella ripresa cambia lo
spartito, un po’ perché la squadra
di casa aumenta il ritmo e l’intensità e molto perché gli avversari
decidono di accontentarsi e non
graffiano più. Cerci è l’emblema
della nottata granata: imprendibile nel primo tempo, indolente
nella ripresa. Per lunghi minuti
dopo l’intervallo la banda Seedorf dà l’impressione di poter
completare il sorpasso e centrare
la terza vittoria consecutiva. Però, non c’è l’acuto. Kakà è il più
continuo e generoso sulla linea
dei trequarti, ma manca la fantasia e l’intraprendenza degli altri
due guastatori: Honda parte da
destra ma dà l’impressione di
credere poco in quello che fa e
Atalanta - Napoli LIVE
Risultato Finale
1
X
2
4,00
3,50
1,85
1
X
2
1,90
3,40
4,00
1
X
2
3,00
3,10
2,40
nell’azione che sblocca il risultato. Il lancio di Masiello evidenzia
i drammatici limiti difensivi del
Milan e Ciro, scattato sul filo del
fuorigioco, ubriaca il povero Bonera e fulmina Abbiati. I granata,
dopo una mezza rovesciata di
Pazzini deviata da Padelli, hanno
un’occasione clamorosa per raddoppiare, ma lo sciagurato Farnerud spreca di testa a due metri
dalla porta il colpo del k.o. Il Milan, lungo e fragile, si affida all’orgoglio e chiude il primo tempo in avanti: Padelli si allunga sul
destro a girare di Kakà e Masiello
si immola per deviare il sinistro
ore 15.00
Under
1,90
Over
1,80
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,70
Over
2,05
Chievo - Lazio LIVE
Risultato Finale
Robinho è molle come al solito,
una presenza lieve.
Il Milan s’accende subito, ma
come un cerino si spegne appena
la partita entra nel vivo. Pazzini,
titolare al centro dell’attacco al
posto dello squalificato Balotelli,
ha un’occasione che illude San
Siro fradicio e speranzoso. Il Toro
è proprio come te lo aspetti: attento in difesa e implacabile nelle
ripartenze veloci orchestrate con
saggezza e puntualità. Cerci affonda a destra con velocità e qualità, mentre i centrocampisti verticalizzano per Immobile, formidabile nell’uno contro uno, come
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,55
Over
2,30
Roma - Parma LIVE
Risultato Finale
1
X
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1,40
4,50
7,50
ore 15.00
Under/Over 2,5
a. rav.
SNAI S.p.A. concessione n° 4028 - 4311 - 4801 - 4501 - 15215a
Alessandro Bocci
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Under
2,15
Over
1,63
Sassuolo - Verona LIVE
Risultato Finale
1
X
2
2,35
3,25
2,95
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,90
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1,80
Juventus - Inter LIVE
Risultato Finale
1
X
2
1,42
4,50
7,00
Risultato Finale
1
X
2
Consulta le probabilità di vincita dei giochi con vincita in denaro
su www.aams.gov.it, www.snai.it o presso il tuo Punto SNAI
E’ vietato il gioco ai minori di anni 18
Il gioco può causare dipendenza patologica
2,55
3,10
2,80
ore 20.45
Under/Over 2,5
Under
2,10
Over
1,65
Genoa - Sampdoria LIVE
Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it
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di Honda, due passi dentro l’area.
Nella ripresa cambiano gli
equilibri. È un’altra partita e, soprattutto, un altro Milan. La rete
iniziale di Rami, un destro dal limite dell’area sporcato da Glik
quel tanto che basta a mettere
fuori gioco Padelli, galvanizza i
rossoneri che sono più reattivi,
veloci, intraprendenti. Il Toro, invece, non sfrutta le proprie caratteristiche, abbandona le ripartenze, si consegna all’avversario
con un solo grande obiettivo:
non prenderle. Ventura toglie
prima Farnerud e poi Basha, colpevoli di non aiutare a sufficienza la diga e inserisce El Kaddouri
e Kurtic. L’allenatore granata se
ne torna a casa rinfrancato dal
punticino con vista sull’Europa
League, ma resta forte l’interrogativo: come sarebbe andata se la
sua squadra avesse giocato la ripresa con l’intraprendenza del
primo tempo?
Le proposte di oggi sulla
Serie A
Under/Over 2,5
Catania - Livorno LIVE
Risultato Finale
L’attaccante porta
in vantaggio il Toro
poi rimedia Rami
domani, ore 20.45
Under/Over 2,5
Under
1,65
Over
2,10
Dopopartita
Seedorf si consola
«C’è lo spirito giusto»
Galliani e il futuro
«Squadra in crescita»
MILANO — Il Milan dei piccoli passi avanza
in classifica. Merito anche di Adil Rami che
— finito fuori rosa al Valencia e sbarcato a
ottobre a Milano in prestito — replica al gol
di Immobile. «Sono molto felice, perché
venivo da un momento complicato»
confessa il difensore francese. «Ho passato
quattro mesi senza giocare. Ora mi sento
bene fisicamente, mi sto adattando al vostro
calcio, la Liga è completamente diversa».
Adriano Galliani non vuol sentire parlare di
Europa League come obiettivo: «Non
intristitemi a parlare di questo, l’Europa
League non è nel nostro Dna. Intanto fra
due settimane risentiremo la musichetta
della Champions. La rosa è aumentata di
una unità dopo il mercato? Nessuno se ne
vuole andare da Milano. Sono le mogli a
opporre resistenza. Vorrà dire che
compreremo solo giocatori single» scherza
l’ad rossonero. «Vedo una squadra in
crescita, che ha voglia e che combatte. Ora il
bicchiere è più mezzo pieno che mezzo
vuoto. Veniamo da un mese complicato
contrassegnato dal cambio di allenatore, di
modulo e dal mercato. Clarence è partito
con il piede giusto, c’è una bella atmosfera.
C’è identità di vedute fra noi, io
storicamente del resto sono un proteggiallenatori». Seedorf analizza la gara e
individua i progressi: «Sapevamo che il
Torino è una squadra organizzata che ha già
degli automatismi collaudati che noi invece
stiamo ancora cercando. Ma i ragazzi hanno
dato tutto e nonostante l’errore commesso
sul gol di Immobile vedo uno spirito giusto.
Emanuelson e De Sciglio hanno dato spinta
sulle fasce, si vede che la squadra è in
crescita. Io? Mi sento più simile ad Ancelotti
che a Capello». Ventura guarda la classifica
e sorride: «Speriamo che non sospendano il
campionato». Cairo è soddisfatto:
«Abbiamo avuto l’occasione per andare sul
2-0 ma non lasciamo San Siro con l’amaro
in bocca. Il Milan ha meritato il pareggio».
Monica Colombo
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Sport 31
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Rugby Battuti dal Galles all’esordio nel Sei Nazioni, ma gli azzurri hanno lottato
L’Italia fa un figurone
nello stadio-inferno
Campagnaro trascinatore: «Correvo e non ci credevo»
DAL NOSTRO INVIATO
CARDIFF — Michele Campagnaro gioca col caschetto, i calzettoni bassi e corre alzando poco le ginocchia, rasente l’erba. Ha
20 anni e prima di ieri non aveva
mai giocato nel Sei Nazioni. Michele è di Mirano, ha iniziato a 6
anni ma respira rugby dal primo
giorno di vita perché papà, zii,
fratelli giocavano e giocano tutti
e adesso si metteranno al collo, a
turno, la medaglia che Michele,
fatta la doccia, teneva in tasca,
quella del miglior uomo in campo. Ha segnato due mete, in contropiede, al Millennium, lo sta-
2
mete segnate
da Michele Campagnaro,
20 anni, il primo giocatore
italiano a realizzare una
doppietta al Galles a Cardiff
dio-inferno. La prima dopo una
combinazioni mani-piedi con
Sarto, la seconda rubando tempo
e palla a Halfpenny, uno dei
grandi maghi gallesi e sprintando per 60 metri: «Correvo e non
ci credevo, speravo non mi venissero i crampi. È andata bene».
Campagnaro è il primo italiano a
segnare due mete al Galles a Cardiff e il secondo a far doppietta
da quando giochiamo il Sei Nazioni, dopo Troncon nel 2000 a
Parigi. Ha un gemello, Gabriele,
«l’artista» lo chiama, e a gara appena chiusa, in un inglese molto
meno sicuro della sua corsa e dei
suoi placcaggi ha raccontato ai
72 mila ancora storditi per lo
scampato pericolo: «Spero di fare meglio la prossima volta» e
nessuno ha capito se si riferiva
alla lingua o al campo. Quel campo dal quale l’Italia è uscita sconfitta per 8 punti (23-15) senza
però sgretolarsi, superando l’errore capitale di Esposito dopo 4’
che spianava a Cuthbert la via
della prima, facile meta che sembrava un annuncio d’apocalisse.
Esposito, Sarto, Allan, Campa-
Undici
Ciro Immobile,
23 anni:
contro il Milan
il suo
undicesimo
gol stagionale
in campionato
(Andreoli)
Uomo della partita Michele Campagnaro, 20 anni, vola verso la meta contro il Galles (Ipp, Photopress)
Il tabellino e la classifica
Galles-Italia 23-15
Marcatori: m Cuthbert tr Halfpenny 4’, cp Allan 13’, cp Halfpenny 28’, S.
Williams tr Halfpenny 38’ p.t.; m Campagnaro 2’, cp Halfpenny 27’, m
Campagnaro tr Allan 29’, cp Halfpenny 33’ s.t.
GALLES: Halfpenny; Cuthbert, S. Williams, Roberts, North; Priestland,
Phillips (Webb 28’ s.t.); Faletau, Tipuric, Lydiate (Warburton 25’ s.t.); A.W.
Jones, Charteris (Coombis 18’ s.t.); A. Jones (R. Jones 25’ s.t.), Hibbard
(Owens 28’ s.t.), James (Bevington 39’ s.t.). All.: Gatland
ITALIA: McLean; Esposito, Campagnaro, Sgarbi, Sarto (Iannone 37’
s.t.); Allan, Gori (Botes 26’ s.t.); Parisse, Mauro Bergamasco (Minto 18’
s.t.), Zanni (Mauro Bergamasco 33’ s.t.); Bortolami (Furno 29’ s.t.),
Geldenhuys; Castrogiovanni (Cittadini 29’ s.t.), Ghiraldini (Giazzon ),
Rizzo (De Marchi 16’ s.t.). All.: Brunel
Arbitro: Lacey (Irlanda)
Calci: Halfpenny 5 su 6, Allan 2 su 4 (un palo)
Così ieri
Francia-Inghilterra
26-24
Così oggi
ore 16: Irlanda-Scozia (Dmax)
P GVN P F S
Classifica
Galles
2 1 1 0 0 23 15
Francia
2 1 1 0 0 26 24
Irlanda
0 000 0 0 0
Scozia
0 000 0 0 0
Inghilterra
0 1 0 0 1 24 26
Italia
0 1 0 0 1 15 23
2ª giornata
8/2, ore 15.30: Irlanda-Galles
8/2, ore 18: Scozia-Inghilterra
9/2, ore 16: Francia-Italia
gnaro e Iannone (negli ultimi
minuti) sono i 5 ragazzi che ieri
hanno calpestato per la prima
volta l’erba del Torneo. Di fronte
avevano i tre quarti del Galles e
dei Lions, le armi letali dei rossi
che puntano al treble. «I nomi
fanno paura — racconta Campagnaro —. Ci siamo detti: giochiamo, in fondo hanno due braccia
e due gambe come noi. Ha funzionato». I giovani erano la
scommessa del c.t. Brunel, che
ha ritrovato a Cardiff il buon
umore perduto a giugno. «Sono
orgoglioso della squadra e contento per i ragazzi, però non dimenticate i veterani, gli avanti».
È anche un po’ seccato per la punizione inflitta alla mischia azzurra dall’irlandese Lacey, che ha
portato il Galles a +8 quando
l’Italia aveva cominciato a pensare di poter andare molto oltre la
bella sconfitta. Parisse, il capitano, è categorico: «Sul 20-15 erano in crisi. C’è stata una mischia
sotto i nostri pali, li abbiamo
spinti indietro e l’arbitro ha fischiato calcio contro... Quando
gli siamo arrivati vicino ci sono
stati un po’ troppi calci facili e
non giustificati. Ora, però, pensiamo alla prossima, a Parigi, sarà 30 volte più difficile».
Sarà difficile contro la Francia
che ha battuto l’Inghilterra, ma
questo conta poco perché nel
Torneo di semplice non c’è nulla.
Però questa Italia coraggiosa e
aggressiva, con Mauro Bergamasco che si batte come il primo
giorno d’azzurro (e da allora sono passati più di 15 anni), sfrontata con i suoi ragazzini e affidabile nei suoi veterani sa ancora
combattere. È risalita dalla meta
d’inizio, la palla innocua trasformata in palla-gol dall’incertezza
di Esposito, superando un errore
che poteva far crollare il debuttante e la squadra. Ma Esposito si
è ripreso subito, aiutato dal suo
capitano: «Gli ho detto di non
preoccuparsi: è sfiga, capita.
Gioca». E giocando come ieri
possono capitare tante belle cose. Anche perché adesso i ragazzi
di Brunel possono solo crescere.
Domenico Calcagno
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La polemica Il Cagliari si impone con un rigore di Pinilla. Montella protesta per il gioco ostruzionistico: «Ma non sono un lamentino»
La Fiorentina spuntata e sconfitta accusa ancora l’arbitro
Una non vinceva dall’8 dicembre 2013: 2-1 al Genoa,
poi tre pareggi e tre sconfitte
consecutive. L’altra non perdeva dalla stessa data: 1-2
contro la Roma all’Olimpico,
poi 7 vittorie e 2 pari contando tutte le competizioni. Ecco
perché l’1-0 (gol di Pinilla su
rigore, al 39’) è un successo
vitale per il Cagliari in ottica
salvezza e un passo falso pesante per la Fiorentina nella
corsa ai posti Champions, dopo il 3-3 con il Genoa dello
scorso turno.
I viola hanno alibi e spiegazioni: Rossi fuori per tutta la
stagione, Gomez non ancora
pervenuto, Cuadrado e Borja
Valero in panchina acciaccati.
Così è rimasto il possesso palla (62%), ma non c’è mai stato
l’uomo capace di saltare l’avversario e creare superiorità
numerica. I tiri in porta sono
stati 6 a 3 per il Cagliari.
Hanno deciso la clamorosa
ingenuità di Roncaglia e la
furbizia di Sau: l’argentino ha
affrontato con foga l’avversa-
Cagliari
Fiorentina
1
0
Marcatore: Pinilla (rig.) 39’ p.t.
CAGLIARI (4-3-1-2): Avramov
6,5; Perico 6, Rossettini 6, Astori
6,5, Murru 6; Dessena 6,5, Conti
6,5, Ekdal 6; Cabrera 6 (Vecino 6
26’ s.t.); Sau 6,5 (Nené s.v. 32’
s.t.), Pinilla 7 (Adryan s.v. 38’
s.t.). All.: Lopez 6,5
Decisivo Il rigore trasformato da Mauricio Pinilla, 29 anni (Cannas)
rio e causato un rigore evitabilissimo. Pinilla, che contro i
viola segna sempre, non ha
fallito dal dischetto. I tentativi
di cambiare uomini e modulo, da parte di Montella, non
hanno portato risultati.
L’allenatore viola, a fine gara, ha riconosciuto che la
squadra non è stata brillante
(«Era una partita da 0-0, come può capitare contro un
avversario che sa coprirsi be-
ne»), ma si è voluto togliere
un sassolino dalla scarpa riguardo all’atteggiamento dell’arbitro Mazzoleni: «Purtroppo nel nostro campionato favoriamo il gioco ostruzionistico, anche se non è per
questo che abbiamo perso la
partita. Non contano i minuti
di recupero, ma quanto si
permette di spezzettare il gioco anche con la perdita di
tempo. Nelle condizioni del
FIORENTINA (4-4-2): Neto 5;
Roncaglia 4, Savic 5,5, Rodriguez
6, Vargas 6; Aquilani 5,5
(Joaquin 6 18’ s.t.), Pizarro 5,
Anderson 5,5 (Borja Valero 6,5
8’ s.t.); Ilicic 5, Mati Fernandez
5,5 (Matos 5,5 28’ s.t.); Matri
5,5. All.: Montella 5,5
Arbitro: Mazzoleni 5
Ammoniti: Rossettini,
Rodriguez, Dessena, Borja Valero
Recuperi: 0’ più 3’
Cagliari, probabilmente, avrei
fatto lo stesso, ma mi aspettavo una conduzione diversa da
parte dell’arbitro. Lo dico
pubblicamente, visto che gli
arbitri molto spesso non hanno l’umiltà di ascoltare chi ha
giocato a calcio. Io non parlo
mai di loro e degli episodi.
Non sono un lamentino, come mi è stato detto dal signor
Mazzoleni a fine partita, anche se in passato avrei avuto
tanti motivi per poterlo essere». A Firenze non sono contenti degli arbitraggi di questa stagione e il ricordo della
scorsa, con il Milan terzo e in
Champions, è ancora vivo.
Il Cagliari, in attesa che Cellino scelga tra il passato e il
futuro (leggi: Leeds United),
tira un sospiro di sollievo. Parola di Pinilla: «Secondo me
l’amore di Cellino è e sarà
sempre il Cagliari. I periodi
brutti vissuti insieme non li
dimenticherà e non ci mollerà». Illusione o passione vera?
Luca Valdiserri
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Sbarco inglese
La giornata d’oro di Cellino
Ora il Leeds è tutto suo
Arriva come un tifone: caccia l’allenatore,
incassa la contestazione dei tifosi e poi si
presenta all’Elland Road per gustarsi il 5-1 che il
suo Leeds rifila all’Huddersfield (senza
trascurare la vittoria del suo Cagliari sulla
Fiorentina): Massimo Cellino (foto) è il nuovo
proprietario del Leeds, club di Championship
(la 2ª divisione inglese), quel «Maledetto
United» che ha in bacheca tre titoli di Premier
League. È proprio il sito della squadra a dare la notizia: la Gfh, un
gruppo finanziario guidato da una società del Bahrein, ha ceduto il 75
per cento delle proprie quote all’Eleonora Sport Ldt, di proprietà della
famiglia Cellino. Il presidente del Cagliari ha messo sul piatto 26
milioni e 800 mila euro. Resta da capire se Cellino potrà guidare in
prima persona il Leeds per via del codice etico della Federcalcio
inglese, che vieta l’azione di chi ha avuto guai giudiziari. Ma non sarà
certo un ostacolo per l’istrionico presidente cagliaritano, che avrebbe
già individuato un manager di sua fiducia. Di sicuro la panchina del
Leeds — dopo l’addio forzato di Brian McDermott — a Gianluca Festa.
Giulio Zasso
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32 Sport
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Addio
Aragones
re di Spagna
Calcio spagnolo in lutto per la morte di Luis Aragones (75
anni, foto) da tempo malato di leucemia. Da calciatore con
l’Atletico Madrid vince tre scudetti e due coppe del Re. Nel ’75
passa alla panchina vincendo Coppa Intercontinentale, 3 coppe del Re e la Liga con l’Atletico e una Coppa del Re col Barca.
Nominato c.t. nel 2004 porta la Spagna all’Europeo 2008. In
Spagna-Francia fu accusato di razzismo per aver incitato Reyes
a provocare Henry: «Dì a quel negro che tu sei meglio di lui...».
Triplo indoor
Greco, 7 cm
più di Donato
Ad Ancona, esordio stagionale di Daniele Greco (foto) che,
al coperto, ha vinto il triplo con m 16,65 (quinto salto), davanti
a Donato (m 16,58), anche lui alla prima gara del 2014. Greco
non aveva mai battuto Donato, che conduceva 5-0. Record
mondiale nei 1.500 donne indoor: a Karlsruhe, l’etiope Genzebe Dibaba ha corso in 3’55”17, 3”11/100 meno del vecchio record. Venerdì, nell’asta di Bydgoszcz (Polonia), Renaud Lavillenie ha saltato m 6,08, sette cm meno del mondiale di Bubka.
I bianconeri L’allenatore tace ma ordina di ritornare al successo dopo il pareggio con la Lazio
I giallorossi
Conte comanda: Juve torna a vincere
Roma, Totti
l’enigma
di Garcia
ROMA — Se Rudi Garcia
crede nella
predestinazione, una
maglia giallorossa da
titolare contro il Parma
è sicura al 101%: quella
di Francesco Totti (foto),
che in carriera ha già
segnato 19 gol agli
emiliani (18 in
campionato e uno in
Coppa Italia, in rete
anche nella vittoria 3-1
del girone di andata).
Il tecnico francese, però,
finora è sembrato più
cartesiano che
scaramantico. E,
soprattutto, abbottonato
al massimo nelle vigilie
pre gara. Così, visto che
la Roma è attesa da un
tour de force (Parma, le
due semifinali di Coppa
Italia contro il Napoli e,
in mezzo, il derby del 9
febbraio), ogni soluzione
è possibile. «Totti ha 37
anni, è difficile giocare
90 minuti tre volte in una
settimana. Sappiamo
dell’importanza del
capitano, è fondamentale
per noi che stia al 100% e
che si gestisca il suo
tempo di gioco. Può
iniziarle tutte e tre, ma
non può giocarle tutte
fino alla fine. Dobbiamo
valutare». La scelta più
logica sembra Gervinho,
Totti e Florenzi in avanti,
con Destro e Ljajic dentro
in Coppa Italia. A sentire
Garcia, nessun calcolo:
«L’obiettivo è vincere
sempre, in Coppa e in
campionato. Non guardo
né la Juve davanti a noi
di 6 punti né il Napoli
dietro di 6. Guardo il
Parma e basta, perché è
una buona squadra che
viene da 10 risultati utili
di fila». I nuovi arrivati
Bastos e Toloi andranno
in panchina; il primo
potrebbe trovare spazio a
gara in corso, perché a
sinistra c’è solo
Torosidis, dopo i lunghi
infortuni di Balzaretti e
di Dodò. È il motivo che
fa pensare che Maicon,
diffidato, sarà comunque
mandato in campo, sulla
fascia destra. Fare troppo
turnover e, magari, non
approfittare di un
eventuale passo falso
della Juve, nel posticipo
contro l’Inter, è un
rischio che Garcia non
vuole proprio correre.
l.v.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il silenzio di Antonio Conte
è comprensibile. L’allenatore
della Juventus è molto impegnato. Non solo deve preparare la partita con l’Inter che,
ancorché dimessa (o forse
proprio perché dimessa),
rappresenta pur sempre una
squadra pericolosa e a cui non
concedere nulla, in quanto
incarnazione, per tutto il popolo bianconero, del nemico
pubblico numero 1, ma deve
anche rifare il look, in tutti i
sensi, a Pablo Daniel Osvaldo
che si è presentato a Vinovo
convinto di entrare al circolo
Pickwick. Tra qualche giorno,
a sue spese, rinnoverà il guardaroba passando dall’abbigliamento da dandy fumo di
Londra a quello dell’Ordine
mendicante dei Frati Minori,
tutto stoffa ruvida e cilicio.
L’impatto, per uno che veniva
dalla dolce vita della Roma
pre-Garcia, potrebbe essere
sconvolgente. Ieri il primo assaggio del metodo Conte.
Votantonio, l’allenatore
vincitore del primo premio
dell’Associazione calciatori,
ha annullato l’omelia della vigilia fino a data da destinarsi.
Fosse per lui eviterebbe di
parlare anche dopo le partite,
ma con Sky, la voce più ricca
dei ricavi bianconeri (e di tutti i club italiani) non si può tirare troppo la corda. Conte è
irritato non si sa per cosa. C’è
chi sostiene che l’ultimo motivo sia lo scontro con un
giornalista romano nella sala
stampa dell’Olimpico dopo
Lazio-Juve, però non si era
presentato neanche per le due
vigilie precedenti. Di sicuro si
irrita un po’ troppo facilmente. E forse la ragione del silenzio sta qua: Conte vive anche
le conferenze stampa come
esercizio faticoso, come consumo di energie. Per lui non
c’è nulla di scontato. Quando
non parla, recupera le forze.
Però dovrebbe essere soddisfatto, tanto per cambiare,
del mercato bianconero. Lo
sarebbe stato ancora di più, se
si fosse concretizzato il baratto Vucinic-Guarin, ma tant’è.
Osvaldo, sottoposto al restyling-Conte ha risolto uno
dei problemi dell’allenatore.
Questo, più o meno, il suo
pensiero: ho due attaccanti ti-
Serie A
Ieri
BOLOGNA-UDINESE
CAGLIARI-FIORENTINA
MILAN-TORINO
Oggi, ore 15
ATALANTA-NAPOLI
CATANIA-LIVORNO
CHIEVO-LAZIO
ROMA-PARMA
SASSUOLO-VERONA
Ore 20.45
JUVENTUS-INTER
Domani, ore 20.45
GENOA-SAMPDORIA
Partite in
tempo reale
e tutti i gol e
le immagini
della
giornata su
Pirlo di nuovo al centro
E Vucinic viene ri-convocato
Per Osvaldo solo la tribuna
tolari che stanno facendo faville e tre su cui faccio un affidamento relativo; se si verificano degli infortuni o se voglio far riposare i due ,finisce
che non tiriamo mai in porta
come a Roma (Coppa Italia).
Vucinic, Quagliarella e Giovinco, riflettendo sull’arrivo
di Osvaldo, non devono essere in preda a una prorompenIn testa
Antonio
Conte,
44 anni
(Sport Image)
te vitalità, ma Conte non
guarda in faccia a nessuno.
Neanche a Osvaldo, che ha
preso il numero 18, ma non
un posto tra i convocati per
l’Inter.
È un dato che, anche negli
anni dei due scudetti, a gennaio Madama ha ingaggiato
un attaccante: Borriello
(2012) e Anelka (2013). Il primo motivò il suo passaggio
bianconero con qualche
scampolo di partita e due gol,
uno, pesantissimo, a Cesena il
25 aprile 2012. Anelka, invece, totalizzò venti minuti o
poco più, inghiottito presto
dall’oblio contiano. Osvaldo
ha un’altra rilevanza, ma ciò
non rappresenta una garanzia. Il metodo Conte non tiene
conto del curriculum: giochi
se quello che fai a Vinovo in
settimana supera la soglia di
accettazione del tecnico. In
ogni caso chi sostiene che
Osvaldo sia arrivato per vincere l’Europa League la cui finale si gioca a Torino (mercoledì 14 maggio) si sbaglia assai. Conte voleva un attaccante per sostenere l’impresa del
terzo scudetto consecutivo.
La titolarità è chiara: la premiata ditta Carlitos & Fernando non è in discussione, a
meno di un crollo improvviso. Oltre a Buffon e Osvaldo,
non è stato convocato Quagliarella (influenzato). Torna
invece in gruppo, dopo il
trauma interista, Mirko Vucinic. Per il resto il 3-5-2 tipo, a
parte Storari al posto dello
squalificato Buffon. Pirlo riprende il suo posto al centro
della squadra. Dopo il pari
con la Lazio e i troppi gol presi
ultimamente, Conte ha lavorato sulla manovra difensiva e
sull’ideologia, chiedendo alla
squadra di tornare a vincere.
Alla fine, il calcio è un gioco
semplice.
Roberto Perrone
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10
le vittorie della Juve
conquistate
allo Stadium nelle
10 partite giocate
in casa nel 2013-14
30
i gol segnati
dalla Juve nelle 10
partite giocate in
casa, tre in più della
Roma all’Olimpico
Destini Mirko in panchina, Fredy non convocato
Vucinic & Guarin uniti
da frustrazione e rabbia
Scambio mancato A sinistra il colombiano Guarin,
27 anni, e il montenegrino Vucinic, 30 (Ramella)
22a giornata
0-2
1-0
1-1
Prossimo turno
Atalanta
Napoli
Catania
Livorno
Chievo
Lazio
(4-4-1-1)
47 Consigli
29 Benalouane
2 Stendardo
33 Yepes
27 Del Grosso
77 Raimondi
21 Cigarini
8 Migliaccio
10 Bonaventura
11 M. Moralez
19 Denis
(4-2-3-1)
25 Reina
11 Maggio
33 Albiol
21 Fernandez
2 Reveillere
8 Jorginho
88 Inler
7 Callejon
17 Hamsik
14 Mertens
9 Higuain
(4-3-3)
1 Frison
2 Peruzzi
5 Rolin
3 Spolli
34 Biraghi
13 Izco
10 Lodi
15 Rinaudo
19 Castro
9 Bergessio
28 Barrientos
(5-3-2)
1 Bardi
15 Mbaye
17 Ceccherini
23 Emerson
7 Castellini
11 Mesbah
24 Benassi
10 Luci
41 Duncan
11 Mesbah
9 Paulinho
(3-5-2)
1 Puggioni
21 Frey
3 Dainelli
12 Cesar
17 Sardo
9 Bentivoglio
27 L. Rigoni
56 Hetemaj
93 Dramé
77 Thereau
43 Paloschi
(3-4-2-1)
22 Marchetti
20 Biava
3 Dias
26 Radu
39 Cavanda
24 Ledesma
5 Biglia
19 Lulic
87 Candreva
14 Keita
11 Klose
Arbitro: RIZZOLI di Bologna
Tv: ore 15 Sky Calcio 1,
Premium Calcio 1
Arbitro: BERGONZI di Genova
Tv: ore 15 Sky Calcio 5,
Premium Calcio 5
Arbitro: RUSSO di Nola
Tv: ore 15 Sky Sport 1, Sky Calcio 3,
Premium Calcio 3
Juventus
Inter
Roma
Parma
Sassuolo
Verona
(3-5-2)
30 Storari
15 Barzagli
19 Bonucci
3 Chiellini
26 Lichtsteiner
23 Vidal
21 Pirlo
6 Pogba
22 Asamoah
14 Llorente
10 Tevez
(3-5-1-1)
1 Handanovic
14 Campagnaro
35 Rolando
5 Juan Jesus
2 Jonathan
10 Kovacic
17 Kuzmanovic
21 Taider
55 Nagatomo
10 R. Alvarez
9 Palacio
(4-3-3)
26 De Sanctis
13 Maicon
5 Castan
17 Benatia
35 Torosidis
15 Pjanic
16 De Rossi
6 Strootman
24 Florenzi
10 Totti
27 Gervinho
(4-4-2)
83 Mirante
2 Cassani
29 Paletta
6 Lucarelli
18 Gobbi
30 Acquah
5 Gargano
32 Marchionni
16 Parolo
11 Amauri
99 Cassano
(3-5-2)
79 Pegolo
33 Mendes
21 Manfredini
6 Ariaudo
87 Rosi
22 Brighi
8 Marrone
16 Biondini
3 Longhi
25 Berardi
9 Floccari
(4-3-3)
1 Rafael
29 Cacciatore
18 Moras
23 A. Gonzalez
3 Albertazzi
2 Romulo
14 Cirigliano
10 Hallfredsson
15 Iturbe
9 Toni
21 Gomez
Arbitro: ROCCHI di Firenze
Tv: ore 20.45 Sky Sport 1, Sky Calcio 1
Premium Calcio
Arbitro: DE MARCO di Chiavari
Tv: ore 15 Sky Calcio 2,
Premium Calcio 2
Arbitro: GERVASONI di Mantova
Tv: ore 15 Sky Calcio 4,
Premium Calcio 4
Serie B 23ª giornata
Sabato 8/2, ore 18
FIORENTINA-ATALANTA
UDINESE-CHIEVO
Ore 20.45
NAPOLI-MILAN
Domenica 9/2, ore 12.30
TORINO-BOLOGNA
Ore 15
LAZIO-ROMA
LIVORNO-GENOA
PARMA-CATANIA
SAMPDORIA-CAGLIARI
VERONA-JUVENTUS
Ore 20.45
INTER-SASSUOLO
Venerdì
AVELLINO-LATINA
Ieri
BRESCIA-BARI
CESENA-CROTONE
MODENA-VARESE
PADOVA-CARPI
PESCARA-TRAPANI
REGGINA-V. LANCIANO
SIENA-NOVARA
SPEZIA-JUVE STABIA
TERNANA-CITTADELLA
Domani, ore 20.30
EMPOLI-PALERMO
Classifica
JUVENTUS
ROMA
NAPOLI
FIORENTINA*
INTER
TORINO*
VERONA
PARMA
MILAN*
LAZIO
56
50
44
41
33
33
32
32
29
28
*una partita in meno
GENOA
ATALANTA
CAGLIARI*
UDINESE*
SAMPDORIA
CHIEVO
BOLOGNA*
SASSUOLO
LIVORNO
CATANIA
L’armadietto svuotato e poi di nuovo
riempito alla rinfusa adesso è diventato
stretto: Mirko Vucinic torna arruolabile
per Antonio Conte, ma con l’arrivo di Pablo Osvaldo retrocede nella gerarchia degli attaccanti juventini, che ora sono sei.
Fredy Guarin aveva ancora le lozioni e le
infradito nello spogliatoio, ma si era già
fatto la bocca buona: il colombiano è rimasto con il telefono acceso fino a venerdì
in tarda serata e Walter Mazzarri lo ha lasciato a Milano a ricaricare la batteria. E a
meditare, con un mezzo sorriso, sul futuro, che potrebbe riservargli un rinnovo
(con aumento) all’Inter o la partenza verso altre destinazioni. Compresa magari la
27
24
24
23
22
18
18
17
16
14
1-1
2-1
1-0
4-1
1-4
0-1
1-0
1-0
1-1
2-1
Classifica
Palermo* 41; Empoli* 39; Avellino 38;
Cesena 37; Trapani e V. Lanciano 36;
Latina, Pescara e Spezia 34; Crotone,
Brescia e Carpi* 33; Siena (-7) 31; Varese e Ternana 28; Modena 26; Novara
24; Bari (-3) 23; Cittadella 21; Reggina
20; Padova* 18; Juve Stabia 13
*una partita in meno
Prossimo turno
Venerdì 7/2, ore 20.30: V. LancianoCesena; sabato 8/2, ore 15: Bari-Siena, Carpi-Spezia, Cittadella-Modena,
Crotone-Pescara, Juve Stabia-Reggina, Palermo-Padova, Ternana-Avellino, Trapani-Empoli, Varese-Latina; lunedì 10/2, ore 20.30: Novara-Brescia
All’estero
Barça, primo
k.o. in casa
Il Barcellona ha perso la prima partita della stagione in casa.
Al Camp Nou ha vinto il Valencia
3-2, nonostante il Barça si sia
trovato in vantaggio dopo 7’ con
Sanchez e poi abbia raggiunto il
2-2 con il rigore di Messi. Decisivo il rigore realizzato da Alcacer (14’ s.t.); Barça in 10 nel finale (espulso Alba). In classifica la
squadra di Martino resta in testa
a 54 punti, ma oggi può essere
staccato dall’Atletico Madrid (54
punti), che gioca in casa contro
la Real Sociedad e scavalcato dal
Real di Ancelotti (53 punti), se il
Madrid dovesse vincere a Bilbao
contro l’Athletic. In Francia, vittoria del Paris St. Germain (2-0
al Bordeaux), che riporta a cinque punti il vantaggio sul Monaco (2-2 con il Lorient).
Sport 33
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Davis, Italia
avanti 2-1
Doppio ok
A Mar del Plata, contro Zeballos-Schwank e un pubblico
poco «accogliente», l’Italia di Coppa Davis va 2-1 sull’Argentina. Fognini e Bolelli (foto) s’impongono in quattro set, al terzo
match point, dopo salvato una palla break: 6-7, 7-6, 7-6, 6-4 (4
ore). Oggi (15.30 Supertennis); Berlocq-Fognini; MonacoSeppi. Nel Wta di Parigi finale tra Errani e Pavlyuchenkova.
SCHERMA — Arianna Errigo ha vinto a Danzica la 1ª prova
di Coppa del mondo di fioretto battendo la Prescod (Usa) 15-8.
Straordinario argento dell’azzurra Eva Lechner (foto) che
regala la prima medaglia mondiale della storia all’Italia di ciclocross nei campionati iridati di Hoogerheide (Ola). La bolzanina s’è inchinata a Marianne Vos (Ola) che si conferma per la
7ª volta in vetta al mondo (bronzo la britannica Wyman).
VOLLEY — Anticipo della 4ª di A1: Modena-Città di Castello
0-3. Oggi, ore 18: Latina Vibo Valentia, Perugia-Verona, Cuneo-Molfetta, Macerata-Trento (ore 17.30 Raisport 1).
Ciclocross
la Lechner
è d’argento
I nerazzurri Il tecnico vuole capire che cosa può fare la sua squadra contro i primi della classe
Domande & risposte
Mazzarri: «Inter, prova a giocartela»
Le garanzie
dello spirito
guerriero
«Loro meritano gli applausi»
Hernanes non può giocare
per questioni burocratiche
90
giorni senza vittorie
in trasferta dell’Inter.
Ultima volta: 3-0
a Udine (3 novembre).
Poi 1 pari e 3 sconfitte
88
il numero scelto
da Hernanes, che alla
Lazio aveva l’8, lo
stesso numero che è
sulle spalle di Palacio
Duelli
Un’immagine
della gara
d’andata
(Newpress)
Juve, che oggi il colombiano guarderà dalla televisione. «Se il mercato chiude alle
23 e un giocatore è oggetto di discorsi —
spiega Mazzarri — non può essere concentrato come dovrebbe. Lo sapevo già
che non l’avrei convocato».
Nel novembre 2012 Guarin era stato decisivo per la prima sconfitta bianconera
allo Stadium. Adesso suo malgrado è diventato assieme a Vucinic l’attore stranito
di un B-movie, dal budget oltre i venti milioni, ma con le immagini rese sfocate e
inguardabili da una regia come minimo
confusa.
I titoli di coda, molto lunghi, li ha twittati venerdì lo stesso Fredy: «Società Inter,
siccome siete voi che mi avete messo sul
mercato...adesso vi chiedo chiarezza e rispetto... Per i tifosi ho solo parole di ringraziamento... e se me ne dovrò andare
saranno sempre nel mio cuore... E se invece devo rimanere, la mia forza, la mia responsabilità e il mio cuore saranno ancora
di più indirizzati a far vincere l’Inter». E
Bologna
Udinese
così sia.
Ma la frustrazione di Mirko e la rabbia
di Fredy, che ha un Mondiale da giocare
con la Colombia, stasera restano a bordo
campo. Però non sono da trascurare le
tensioni a distanza che la loro vicenda ha
rinvigorito. Allontanando nuovamente le
due società, che si sono scontrate tra sms,
visite mediche, incomprensioni, fusi orari, rivolte popolari, conferenze stampa e
veleni. La trattativa per lo scambio, che lunedì 20 gennaio sembrava cosa già fatta,
però è rimasta viva fino all’ultimo, perché
nessuno vuole tenersi un giocatore scontento in casa. Ma la distanza sul conguaglio economico in favore dell’Inter (che
chiedeva 7 milioni) e l’offerta della Juve
(ferma a 3) è rimasta troppo alta, così come la pressione dei tifosi. Tutti sono rimasti al loro posto, ma niente è come prima.
Una botta sull’armadietto, stile Fonzie, e
alla fine si riparte. Verso dove, non si sa.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Fra il passato,
con tutto il peso della storia e il
futuro, che resta denso di incognite (nonostante gli arrivi di
Hernanes e D’Ambrosio), c’è
questa partita contro la Juve, che
l’Inter affronta dopo aver accumulato un distacco record in
classifica (33 punti). I numeri
sono tutti a favore dei bianconeri, a parte due coincidenze. Da
quando esiste lo Stadium (settembre 2011), la Juve ha perso
soltanto due partite di campionato: contro l’Inter il 3 novembre 2012 (1-3) e contro la Sampdoria il 6 gennaio 2013 (doppietta di Icardi). Per il resto, ci
vorrebbe un notevole sforzo di
fantasia per immaginare che
l’Inter, sconfitta nelle ultime tre
partite in trasferta (Napoli, Lazio
e Genoa, più Udinese in Coppa
Italia), possa fare anche un punto dove sono stati travolti prima
il Napoli (10 novembre) e poi la
Roma (5 gennaio), con identico
risultato (0-3).
Walter Mazzarri, in attesa
del temporale di gioco
(bianconero) annunciato,
ha cercato di mantenere il
basso profilo, privilegiando la concretezza ed evitando i paragoni con quello
che è stato un anno fa (altri giocatori, altre squadre, altre situazioni): «Spero che
la prova dell’Inter sia all’altezza;
le valutazioni sul distacco in
classifica le lascio ad altri; resto
del parere che se facciamo bene,
possiamo giocarcela con tutti.
Se la Juve non ha lasciato punti
in casa, è anche perché l’ambiente ha fatto tanto. Ma abbiamo provato a considerare anche
questo aspetto; penso di aver
spiegato tutto alla squadra, poi
vedremo. I nostri avversari hanno dimostrato di avere pochissimi punti deboli, meritano i
complimenti per come giocano,
hanno forza ed organizzazione,
ed è per questo che, al di là del
0 Tensione Bologna sconfitto in casa dall’Udinese
2 Di Natale «salva» Guidolin
Marcatori: Di Natale (rig.) 15’ p.t.;
Lopez 47’ s.t.
BOLOGNA (3-5-1-1): Curci 6;
Antonsson 6, Natali 6, Cherubin 6
(Christodoulopoulos s.v. 29’ s.t.);
Garics 5,5 (Moscardelli 5,5 15’ s.t.),
Kone 5, Perez 5, Pazienza 5, Morleo
5,5; Diamanti 6; Bianchi 5
(Acquafresca 5 23’ s.t.). All.: Ballardini
5
UDINESE (3-5-1-1): Scuffet 6,5;
Heurtaux 6,5, Danilo 6, Domizzi 6;
Basta 6, Badu 6, Allan 5 (Pinzi 5,5 1’
s.t.), Lazzari 6, Pereyra 6; Bruno
Fernandes 5 (Lopez 7 21’ s.t.); Di
Natale 7 (Maicosuel s.v. 30’ s.t.). All.:
Guidolin 6,5
Arbitro: Calvarese 5
Ammoniti: Allan, Domizzi, Cherubin,
Kone, Pinzi, Pereyra, Moscardelli
Recuperi: 0’ più 4’
Ci rimette Morandi: insultato
BOLOGNA — Dopo i fischi
durante Caruso e i cori beceri e
razzisti contro i napoletani, nell’ultimo match interno, al Dall’Ara arrivano gli insulti in formato striscione anche a Gianni
Morandi. Censurabile e volgare la
protesta degli ultrà del Bologna,
che in avvio di gara hanno contestato il presidente onorario, reo
di aver criticato i fischi durante il
Caruso di Dalla e il loro atteggiamento in quella partita. «Uno su
mille ce la fa a non dire banalità»
recitava lo striscione anti Morandi più tenero. Da dimenticare.
Migliore è stata la partita, decisa ancora una volta da Totò Di
Natale. Il trentaseienne attaccante dell’Udinese segna il suo
182esimo gol in serie A, l’ottavo
contro il Bologna, il sesto della
stagione. Un gol che decide la
partita, salda i bulloni della panchina di Guidolin, ferma l’emorragia di punti dei friulani, a secco
da quattro turni, e inguaia gli
emiliani. L’Udinese passa in vantaggio dopo 15 minuti di gara con
un rigore (fallo di Pazienza su
Lazzari in area) del suo capitano e
raddoppia con Lopez al 92’, per lo
0-2 finale.
Più fortunato (e bravo) di Curci è stato il giovane Scuffet, classe
‘96, all’esordio in serie A. Sostituiva il titolare Brkic infortunatosi
durante il riscaldamento ed ha
parato tutto quel che doveva. Non
è bastato al Bologna il risveglio
nella ripresa del suo miglior giocatore, Diamanti. Per Ballardini è
la prima sconfitta dopo tre pareggi, da quando allena gli emiliani.
Francesca Blesio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
risultato, mi interessa il tipo di
partita che riusciremo a fare».
A Torino, in una squadra che
dovrebbe ruotare su una punta
sola (Palacio più Alvarez in appoggio) non c’è Guarin e non
può giocare Hernanes (che aveva
già affrontato la Juve il 25 gennaio, 1-1 con la Lazio), per la mancanza del visto di esecutività, visto che la trattativa era stata
Quinto
Walter
Mazzarri,
52 anni
(Newpress)
chiusa venerdì dopo le 22, a tempo scaduto per perfezionare tutti
gli adempimenti bancari (lunedì
si farà tutto). Il brasiliano, che
costerà 13 milioni più cinque di
bonus, è comunque salito sul
pullman dell’Inter, per raggiungere Torino. Ha voluto fortemente questo trasferimento, come
era successo con Stankovic dieci
anni fa, e ha spiegato così il perché della sua scelta: «Sono in un
club che in passato ha vinto tutto, e sono qui per vincere tanto».
Mazzarri è apparso entusiasta
dell’acquisto del brasiliano e di
D’Ambrosio: «Hernanes è un
calciatore che può giocare in
tutti i ruoli di centrocampo; è
eclettico, universale, sa calciare
anche da fuori area, è bravo nelle palle inattive. Ci può essere
molto utile. D’Ambrosio è un
giocatore che con i miei meccanismi spero possa migliorare
ancora; mi fa piacere che abbia
voluto fortemente l’Inter e l’idea
di lavorare con me. Si guarda
anche all’uomo e se c’è l’uomo
ci sono margini di miglioramento. In questo mercato la
nuova proprietà ha dato
segnali chiari; abbiamo
cercato di fare qualcosa
che possa essere utile
anche per giugno; è come se dovessimo fare
due acquisti in meno
in estate».
Esausto per questi
giorni frenetici, Erick
Thohir ha lasciato Milano, non prima di aver lanciato un messaggio alla nazione (interista): «Il nostro obiettivo era incrementare il tasso tecnico e
migliorare la nostra capacità di essere competitivi dentro e fuori dal
campo. In questo senso
è stato un buon inizio.
Sono entusiasta dell’arrivo di Hernanes e D’Ambrosio; ho stimolato tutta la società per poter puntare al successo partendo da basi solide. Questo modo di lavorare
rafforzerà l’Inter nel suo status di uno tra i migliori club
al mondo». Il primo obiettivo è evitare che il prossimo
Juve-Inter possa nascere con
questo squilibrio di forze in
campo.
2
Roma e Lazio incarnano opposte filosofie di
sviluppo. Ai fini pratici
meglio gli americani in
giallorosso o il classico
e imprevedibile Lotito?
Acquistando giovani talenti
nelle sue scorribande per l’Europa, la Roma dimostra di pensare in grande. Cedendo Hernanes la Lazio invece privilegia il
piccolo cabotaggio. Ieri Reja si è
sfogato: «Abbiamo contattato
10 calciatori ma nessuno vuole
venire qui». È evidente che nella repubblica del pallone il personaggio Lotito incomincia a
fare la differenza. In peggio.
3
Qual è il caso più eclatante di questo mercato?
Senza dubbio il Sassuolo. La
traballante squadra di Squinzi
ha cambiato pelle: 12 nuovi
giocatori, nuovo pure l’allenatore (Malesani). A gennaio è
nato una sorta di Sassuolo 2,
che «rischia» seriamente di salvarsi.
Fabio Monti
Alberto Costa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di FLAVIO VANETTI
rasile, Turchia, Grecia e Finlandia
hanno ricevuto l’invito della
Federbasket internazionale a partecipare al
Mondiale 2014. Russia e Cina, come già
avevano fatto Germania e, nei giorni scorsi,
Italia, hanno rinunciato a completare la
procedura perché, contrariamente a quanto
capita in altri sport, gli inviti della Fiba
non sono gratis ma costano la bellezza di 1
milione di franchi svizzeri. Eticamente
insostenibile, hanno detto le nazioni del
forfait. Così ne hanno approfittato i
finlandesi, la cui presenza — essendo
numero 39 del ranking e avendo perso, per
dire, di 18 punti dall’Italia al recente
Europeo — è francamente imbarazzante,
nonostante la Fiba si affretti a precisare
che la Finlandia è nazione nella quale il
basket è in crescita e ha ampio seguito. A
noi invece pare che da quelle parti si esulti
Il mercato di gennaio
ha lasciato sul tappeto
situazioni paradossali.
Ad esempio Juve e Milan si ritrovano con 6
giocatori per 2 posti, rispettivamente in attacco e in mediana… Come
si regoleranno Conte e
Seedorf?
L’arrivo di Osvaldo, da valutare
anche sotto l’aspetto «etico»,
pone a Conte un problema di
gestione del parco attaccanti
che, oltre ai titolarissimi Llorente e Tevez, include pure Vucinic, Quagliarella e Giovinco.
Lo spirito guerriero del tecnico
campione d’Italia dovrebbe comunque fornire sufficienti garanzie di riuscita dell’esperimento. Più difficoltosa la sfida
che attende Seedorf: lo spogliatoio milanista non è più l’entità
monolitica degli anni belli e
non c’è stato verso di sfrondare
un organico (30 effettivi) ammalato di bulimia. Clarence ha
chiamato lo psicologo: ora si
capisce perché.
?
✒
Il mercato Fiba, l’autocanestro Fip
B
1
più che altro per Raikkonen o per Bottas, o
per qualche rallista e, soprattutto, per
l’hockey ghiaccio. Non solo: alle spalle di
questa inqualificabile scelta c’è stato un
balletto di decisioni rimangiate e di
tiramolla da suq arabo che a nostro
giudizio il presidente Gianni Petrucci
farebbe bene a raccontare nel dettaglio.
Detto questo, non riteniamo la Fip esente
da errori. Il primo sta in una evidente
lacuna nell’intelligence: le è sfuggito chi
avrebbe concorso e chi no. Il secondo è non
aver detto subito, a settembre, che non si
sarebbe inseguita la wild card: l’etica è
forse cambiata, in cinque mesi? Alla fine il
conto di questo pasticcio lo pagherà una
generazione di giocatori di qualità che al
prossimo Mondiale, sempre che l’Italia ci
sia, avrà già divorato i suoi anni migliori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Serie A 18ª giornata
Turno sulla carta facile per le
prime, Brindisi rischia a Cremona
Così oggi
Oggi, ore 16.30
VENEZIA-VARESE
ore 18.15
BOLOGNA-SIENA
MILANO-CASERTA
PISTOIA-SASSARI
PESARO-CANTù
CREMONA-BRINDISI
ROMA-AVELLINO
ore 20.30
REGGIO E.-MONTEGRANARO
(tv diretta RaiSport1)
Classifica
Brindisi
Cantù
Milano
Siena
Roma
Sassari
Venezia
Reggio E.
24
24
24
22
22
20
18
16
Avellino
16
Caserta
16
Pistoia
14
Varese
14
Bologna
14
Cremona
12
Montegranaro 10
Pesaro
6
34
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
35
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
CorriereSalute
LE PAGINE DEL VIVERE BENE
Medicina
Diritto
Alimentazione
Medicina
Quando bisogna
togliere
le tonsille
Online la mappa
delle cure
palliative in Italia
I grassi «buoni»
che si possono
trovare nei cibi
Cresce l’adesione
agli screening
contro i tumori
a pagina 39
LO STRESS FA BENE
ALLE STAMINALI
di GIANVITO MARTINO *
M
www.corriere.it/salute
entre nel nostro Paese continua il dibattito sul
cosiddetto metodo Stamina, che non è né un
metodo né una cura, nel resto del mondo la
ricerca in questo ambito va avanti. È di pochi
giorni fa la notizia, apparsa su Nature, che
Haruko Obokata, del Riken Center di Kobe in Giappone, ha
sviluppato un metodo per trasformare (riprogrammare)
cellule adulte in staminali simil-embrionali pluripotenti solo
esponendole a eventi “stressanti”, per esempio coltivandole
in ambiente acido o comprimendole fisicamente. La
scoperta, se confermata, potrà rappresentare una svolta
importante. Finora per riprogrammare cellule adulte in
staminali pluripotenti è stato necessario usare metodi di
ingegneria genetica che rendono, al momento, difficoltoso,
se non potenzialmente pericoloso, usare tali cellule a scopo
rigenerativo. Le “cellule di Obokata”, denominate Stap
(Stimulus-Triggered Acquisition of Pluripotency), sono più
semplici e veloci da ottenere e il metodo, che non richiede
l’inserimento di geni potenzialmente dannosi, è più sicuro e
sembra, anche, più
efficiente. Infine, le cellule
Stap sono più malleabili
in laboratorio, cioè meno
fragili. Obokata ha fatto
Potrebbe trattarsi
fatica a convincere la
di una svolta epocale, comunità scientifica della
solidità della sua scoperta,
frutto di anni
ma dopo cinque anni di
esperimenti fatti e rifatti
di ricerche serie
migliaia di volte,
e riproducibili
riprodotti e riproducibili,
ce l’ha fatta. Non proclami
ne’ opinioni ma fatti, così va la scienza. Se le cellule così
ottenute si dimostreranno prive di effetti tossici e capaci di
formare tessuti sani e funzionanti una volta iniettate in vivo,
si aprirebbe la possibilità di usare cellule del sangue o della
pelle di malati – quindi senza rischio di rigetto – che, una
volta “stressate” in laboratorio, potranno generare un
numero consistente di cellule potenzialmente in grado di
riparare qualsiasi organo danneggiato una volta trapiantate.
Una nota di cautela è, però, necessaria per non trarre
semplicistiche conclusioni. Le cellule STAP – a differenza
delle pluripotenti fino ad oggi ottenibili – sono in grado di
generare anche tessuti placentari e quindi la loro potenziale
utilità nelle procedure di clonaggio, anche riproduttivo, è
palese. Inoltre, il percorso che porterà alla trasferibilità di
tale scoperta in concrete terapie sarà ancora lungo poiché
sono indispensabili ulteriori passaggi sperimentali, primo
fra tutti quello di dimostrare che tale procedura è applicabile
anche a cellule umane.
* Divisione di Neuroscienze, Ist. San Raffaele, Milano
a pagina 41
a pagina 40
a pagina 38
Più attenti
alle radiazioni
L’Europa fissa nuovi
limiti per proteggere
dall’irraggiamento
la popolazione. Si va dalle
procedure per difendersi
dal radon alle normative
che riguardano aeroporti,
esami e anche alimenti
di Margherita Fronte alle pagine 36-37
Il numero
Ancora troppo poco il sostegno
per i non autosufficienti
Quattro milioni di italiani non sono autosufficienti, e vengono accuditi da oltre
un milione e mezzo di assistenti e badanti
secondo i dati del quarto rapporto
«Network Non Autosufficienza» e di una
ricerca condotta da Censis e Fondazione
Ismu (Istituto per lo Studio della Multietnicità). Il bisogno di assistenza è destinato a crescere con il
progressivo invecchiamento della
popolazione, visto
Sono gli italiani
che oggi più della
non autosufficienti.
metà dei cittadini
tra i 75 e gli 84 anSolo il 4 per cento
ni ha una malatdegli anziani, tuttavia,
tia o un problema
ha accesso al servizio
di salute cronico,
di assistenza
e che questa perdomiciliare
centuale sale fino
integrata
( )
4.000.000
al 64% tra chi ha più di 85 anni. Il 40% delle persone con più di 65 anni dichiara di
avere limitazioni nello svolgimento delle
attività quotidiane. Si fa ancora troppo
poco per soddisfare questi bisogni: solo il
4% degli anziani ha accesso all’assistenza
domiciliare integrata. La diffusione del
Servizio di assistenza domiciliare è addirittura sceso dall’1,7 % dei potenziali utenti nel 2008, all’1,4% nel 2010. Anche il tasso di fruizione delle indennità di accompagnamento è sceso negli ultimi anni.
Le politiche degli ultimi anni, infatti,
hanno portato a un forte taglio dei fondi
per la non autosufficienza.
PER SAPERNE DI PIÙ
Network Non Autosufficienza
www.inrca.it
ILLUSTRAZIONE DI ANGELO SIVIGLIA
❜❜
36 Salute
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
dossier medicina
Il radon in Italia
Il radon è un gas radioattivo. La sua concentrazione media
nel nostro Paese è di 70 Bq/m3.
Ci sono però notevoli variazioni da regione a regione
di MARGHERITA FRONTE
70
70
Radiazioni II testo si basa sugli studi degli ultimi 20 anni in questa materia
Le nuove regole
per difenderci
dai «raggi di troppo»
Una direttiva europea fissa i limiti dell’esposizione,
tenendo conto anche di professioni, aeroporti e alimenti
Lavoratori
Precauzioni
per gli occhi
dei piloti d’aereo
La direttiva europea dedica
un ampio spazio ai lavoratori.
Mancando da noi centrali nucleari,
questa categoria in Italia
comprende medici e paramedici che
usano strumenti basati
sull’impiego di radiazioni, piloti e
hostess esposti ai raggi cosmici (la
cui intensità aumenta con
l’altitudine), altri lavoratori che
operano in ambienti in cui la
radioattività naturale è alta o
impegnati in produzione o
trasporto di materiali radioattivi.
In linea con le leggi già in vigore,
l’esposizione annuale non dovrà
superare i 20 mSv; cambia invece
la dose limite ammessa per il
cristallino, che passa da 150 a 20
mSv annui, in virtù di studi recenti,
che hanno indicato che questo
tessuto ha una sensibilità alle
radiazioni più alta di quanto
ritenuto in passato. Per le
lavoratrici in gravidanza si
mantiene il limite di 1 mSv, ma la
nuova direttiva aggiunge che
l’esposizione per loro deve
mantenersi ai livelli più bassi
possibili. Il testo insiste sulla
formazione del personale e sulla
necessità di stabilire in ciascun
luogo di lavoro ruoli e
responsabilità precise in materia
di radioprotezione.
L
o scorso dicembre il
Consiglio dei ministri
dell’Unione europea
ha adottato la nuova
direttiva sulla radioprotezione, che ha lo scopo di
tutelare i cittadini dagli effetti
nocivi delle radiazioni ionizzanti. Il testo integra e aggiorna cinque direttive precedenti
che affrontavano aspetti specifici, basandosi sugli studi degli
ultimi 20 anni e sulle raccomandazioni delle principali
autorità scientifiche e sanitarie
internazionali. Il provvedimento copre tutti i tipi di radiazioni cui può essere esposta
la popolazione: da quelle derivate da sorgenti naturali (radon, raggi gamma e raggi cosmici) a quelle somministrate
a scopo medico o per i controlli
negli aeroporti, passando per
le radiazioni che potrebbero
essere presenti in prodotti di
largo consumo, e considerando le esposizioni di tipo professionale, nonché quelle che
possono scaturire da incidenti
a impianti nucleari o a strutture che utilizzano radioisotopi.
«Ci si spinge a considerare
persino i voli spaziali — dice
Anna Segalini, esperta di radioprotezione a Milano e consulente presso alcune strutture
sanitarie e aziende — anche se
le persone interessate a questo
aspetto saranno poche…».
Ciascuno Stato avrà quattro
anni per recepire la normativa.
Il principale effetto che la direttiva vuole limitare è l’incremento del rischio di alcuni tumori. Tuttavia, in situazioni
particolari o per specifiche categorie di persone, le radiazioni possono determinare anche
danni al cristallino (come la
cataratta per i piloti) o difetti
nello sviluppo del feto, se a essere esposte sono donne in
gravidanza. Gli organi più sensibili ai danni da radioattività
sono le gonadi, il midollo osseo, il colon, i polmoni, lo stomaco, la vescica, la mammella,
il fegato, la tiroide e il cristallino.
Non cambia, rispetto al passato, la dose limite alla quale
può essere sottoposta la popolazione generale: resta il valore
L’ambito
Il provvedimento
copre tutti i tipi
di radiazioni che
possono investire
la popolazione
massimo di 1 milliSievert
(mSv) all’anno per le esposizioni a sorgenti artificiali
(escluse quelle mediche), cui
si aggiunge però la radioattività presente naturalmente nell’ambiente, che sottopone in
media ciascun italiano a una
dose aggiuntiva di circa 2,4
mSv annui.
«Si va invece verso una
maggiore tutela e regolamentazione di settori in cui le norme sono ancora carenti, come
quello degli impieghi di radiazioni per i controlli di sicurezza negli aeroporti, per ragioni
sportive (per esempio, per valutare l’accrescimento e le potenzialità dei giovani atleti) o
per scopi assicurativi» dice Pa-
ola Fattibene, direttore del reparto di dosimetria delle radiazioni ionizzanti dell’Istituto
superiore di sanità — . La legge
italiana autorizza queste pratiche, trattandole in modo forse
un po’ forzato allo stesso modo
delle indagini mediche. La
nuova direttiva dedica un articolo ad hoc all’argomento e invita gli Stati a indicare con precisione gli ambiti nei quali le
radiazioni possono essere usate. Chiede inoltre di dare per
ciascun impiego una giustifi-
L’obbiettivo
Si vuole frenare
l’aumento
della possibilità
di sviluppare
alcuni tumori
cazione che evidenzi un rapporto favorevole fra i benefici e
i rischi, e di applicare il principio dell’ottimizzazione, in base al quale l’esposizione va comunque limitata il più possibile».
Un altro esempio è quello
dei body scanner, fino a oggi
entrati in Europa in via sperimentale e solo in un paio di aeroporti nel Regno Unito e in
Olanda. «Con questa espressione si intendono in realtà
due tipi di strumenti — prosegue Fattibene —. Quelli per il
controllo dei passeggeri agli
imbarchi, che usano raggi X
che non penetrano nell’organismo — e sono in grado di
scoprire se l’individuo porta
con sé armi o altri oggetti vietati — e le strumentazioni mediche usate per scopi non sanitari, che impiegano raggi X che
penetrano invece nell’organismo, permettendo di individuare gli ovuli di cocaina nei
corrieri della droga». Anche in
questo caso, ciascuno Stato
dovrà decidere se e come avvalersi di questi strumenti, soppesando vantaggi e svantaggi.
«In linea con quanto già
contenuto nelle presenti legislazioni, la direttiva europea
vieta inoltre la produzione e
l’importazione di beni di largo
consumo cui siano state aggiunte sostanze radioattive»
riprende Segalini. Riguardo ai
cibi, invece, se si escludono
episodi di contaminazione accidentale che potrebbero derivare per esempio da incidenti
in centrali nucleari, e che richiedono piani specifici di intervento, l’attenzione di alcuni
media si è concentrata in passato sui processi di irraggiamento con raggi gamma, per la
sterilizzazione. «Questa procedura non lascia alcuna traccia
di radioattività negli alimenti e
potrebbe essere di interesse
tutt’al più per i lavoratori coinvolti in queste operazioni —
dice l’esperta —. Si tratta però
di situazioni generalmente sicure, perché gli impianti per
l’irraggiamento sono controllati da remoto e il personale
non è quindi esposto direttamente alle radiazioni».
I raggi gamma entrano tuttavia nella nuova normativa
europea per un altro motivo: al
pari del radon, infatti, si sprigionano da molti materiali
usati nell’edilizia (soprattutto
99
49
44
111
Bq/m3 media
58
69
44
38
48
29
58
119
60
43 52
95
30
64
25
LEGENDA
100-120
80-100
60-80
40-60
20-40
Bq/m3
Bq/m3
Bq/m3
Bq/m3
Bq/m3
35
COME SI MISURA IL RADON IN CASA
Richiedendo all’Enea un piccolo misuratore
e tenendolo in casa 12 mesi
COME SI BONIFICA UNA CASA DAL RADON
Sigillando (con silicone, malte di cemento, membrane impermeabili
o carte da parati) le crepe su pavimenti e pareti, fori e fessure
per il passaggio degli impianti (quelle da cui passano i fili elettrici,
le tubature di gas e acqua eccetera)
Ventilando il vespaio (lo spazio che isola il pavimento dal terreno,
che però non è presente in tutti gli edifici)
Convogliando i gas radioattivi fuori dall’edificio (con pozzetti scavati
sotto le fondamenta, collegati a tubi)
tufi, lave e pozzolane, scisti di
allume). La direttiva sceglie di
mantenere al di sotto di 1 mSv
per anno l’esposizione indoor
a raggi gamma derivati da queste sorgenti, ma non cita eventuali piani di bonifiche da attuare in caso di superamento.
Obbliga tuttavia chi mette in
commercio i materiali indicati
a misurarne la radioattività e a
comunicarla alle autorità competenti, e suggerisce la necessità per gli Stati membri di varare norme specifiche rivolte ai
costruttori.
«Sebbene si tratti di piccole
dosi, studi recenti hanno rivelato che anche a quei livelli le
radiazioni determinano un lieve incremento del rischio di
sviluppare tumori e, in particolare, la leucemia infantile.
Questo effetto era ipotizzato in
passato, ma mai dimostrato»
spiega Roberto Bochicchio, responsabile del Piano Nazionale Radon all’Istituto superiore
di Sanità. La ricerca che ha
confermato i sospetti, pubblicata sulla rivista Leukemia, è
stata condotta in Inghilterra,
confrontando l’esposizione alla radioattività ambientale che
avevano sperimentato 27.447
bambini malati di tumore e
36.793 soggetti di pari età non
colpiti dalla malattia. È risultato che i raggi gamma (ma non
il radon) aumentano la probabilità di contrarre la leucemia
infantile, mentre non sono
state trovate relazioni con altre
forme tumorali. Gli autori stimano che, considerati i livelli
di radioattività ambientale, il
15% di tutte le leucemie infantili che si registrano nel Regno
Unito possa essere riconducibile ai raggi gamma di origine
naturale. «In Italia probabilmente la percentuale è un po’
maggiore — conclude Bochicchio —– perché la radioattività
di fondo è da noi più elevata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In medicina Non si è stabilito un «tetto» per gli esami, ma si invita a soppesare accuratamente il rapporto tra rischi e benefici
Per le indagini diagnostiche
la parola chiave è appropriatezza
A
ppropriatezza. Nella
nuova direttiva europea, è questa la
parola chiave per le
radiazioni emesse
da apparecchiature usate in
medicina, siano esse impiegate
a scopo diagnostico oppure terapeutico. Infatti, recita il testo,
«in campo medico, importanti
progressi tecnologici e scientifici hanno fatto sì che l’esposizione dei pazienti a questi
agenti sia aumentata nel tempo in modo considerevole».
E se questo ha portato a innegabili benefici per la salute,
l’incremento – per quanto piccolo – dei rischi connessi deve
spingere oggi più che mai i
medici a interrogarsi sulla reale necessità di utilizzare quelle
procedure. Derivano da qui le
due principali novità introdotte dalla legislazione. «La prima
è un’attenzione più alta alla
formazione anche per i medici
che prescrivono esami e terapie a base di radiazioni ionizzanti, oltre che per gli specialisti radiologi — spiega Antonella Rosi, direttore del reparto
di tecnologie fisiche in biomedicina dell’Istituto superiore di
sanità —. La seconda è il maggiore coinvolgimento dei pazienti, che con l’aiuto degli
operatori saranno resi più consapevoli anche dei rischi dell’esposizione».
Il fine è duplice: da un lato si
intende spingere i medici a
chiedersi se l’obiettivo che si
intende raggiungere con le tecniche radiologiche non possa
essere ottenuto attraverso procedure alternative (per esempio, un’ecografia potrebbe in
qualche caso sostituire la radiografia). D’altro canto, una
maggiore consapevolezza da
parte dei pazienti permetterebbe un dialogo più costruttivo
con chi li ha in cura. «I medici
già ora devono accertarsi se nei
mesi precedenti sono stati ese-
Preparazione
Gli Stati sono sollecitati
a migliorare la formazione
di tutti gli specialisti che
prescrivono prestazioni
a base di radiazioni ionizzanti
guite indagini che potrebbero
consentire di avere le risposte
cercate senza bisogno di fare di
nuovi esami — prosegue Rosi
—. La collaborazione più stretta con i pazienti potrebbe facilitare molto questo compito».
A differenza di quanto acca-
Informazione
È auspicato anche il massimo
coinvolgimento dei pazienti,
che con l’aiuto degli operatori
devono essere resi
più consapevoli dei pericoli
de con altri tipi di esposizione,
e in linea con le legislazioni in
vigore, la direttiva non pone
un limite di dose annuale per le
radiazioni usate a scopi medici, perché l’opportunità di utilizzarle va valutata di caso in
caso e, quando la decisione è
presa, significa che il rapporto
fra i rischi e i benefici è favorevole. «In generale in medicina
si fa un buon uso delle radiazioni e i vantaggi di queste tecnologie, per esempio nella diagnosi precoce e nella radioterapia per i tumori, sono notevolissimi — spiega Marta
Scorsetti, responsabile dell’unità di radioterapia e radiochirurgia dell’Istituto clinico
Humanitas di Rozzano (Milano) —. Ma la sorveglianza e
l’attenzione restano fondamentali e bisogna sempre tenerle alte, per salvaguardare i
pazienti ma anche gli operatori». Per questi ultimi, vale il limite di esposizione annuale di
20 mSv previsto per tutti i lavoratori che hanno a che fare
con materiali radioattivi.
Il testo europeo invita infine
a osservare cautele maggiori
quando l’esame medico è fatto
a scopo preventivo. Per l’Italia,
è il caso dello screening mammografico per il tumore al seno, che coinvolge le donne fra i
50 e i 69 anni, e che ha tuttavia
già ricevuto il parere favorevole degli esperti, necessario alla
sua approvazione.
«Le 10 mammografie alle
quali in media si sottopongono
le donne nell’arco della vita
comportano un aumento del
rischio tumorale molto piccolo
e comunque di gran lunga inferiore rispetto ai benefici dell’esame» dice Marta Scorsetti.
Studi recenti hanno valutato
che i programmi di screening
salvano la vita a 7-9 donne su
1.000, fra quelle che eseguono
il test con regolarità.
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Salute 37
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
La vostra opinione
Potere inviare le vostre opinioni
sul tema trattato in questa pagina su
www.corriere.it/salute
Maggiore tutela
e regolamentazione degli impieghi
non medici di radiazioni
Controlli di sicurezza
negli aeroporti
Ragioni sportive*
Scopi
assicurativi
Gas killer Si stima sia la causa del 10% dei casi di cancro al polmone
Guerra aperta contro il radon
Divieto di produzione
e importazione
di beni di largo consumo
cui siano state aggiunte
sostanze radioattive
Indicazioni uguali per uffici e abitazioni
Riduzione
dell’esposizione a raggi
gamma da materiali usati
nell’edilizia
(tufi, lave e pozzolane,
scisti di allume)
Le nuove
indicazioni
dall’Europa
C
* (per es.
per valutare
l’accrescimento
e le potenzialità
dei giovani atleti)
GLI ORGANI
PIÙ SENSIBILI AI DANNI DA RADIOATTIVITÀ
Apparato
genito-urinario
Colon
Cristallino
Fegato
Mammella
Midollo osseo
Polmoni
Stomaco
Tiroide
Vescica
RADIOATTIVITÀ DELLE PROCEDURE MEDICHE
E DEI BODY SCANNER PER SINGOLA ESPOSIZIONE
TECNICA
Radiografia convenzionale
Tomografia computerizzata
PET
Scintigrafia
Radioterapia
Body scanner per controllo passeggeri
DOSE SINGOLA
*milliSievert
1 mSv*
3-4 mSv
10-20 mSv
10-20 mSv
10-40 mSv
0,00002-0,0001 mSv (o 0,02-0,1 μSv)
D’ARCO
La verifica
per rispettarlo, e di quelli dei nuovi
standard per la costruzione degli
edifici, che dovranno essere messi a
punto.
«La direttiva colma una lacuna
importante, perché nelle leggi precedenti la questione radon era appena accennata e limiti veri, ma
molto più alti di quelli attuali, erano
stabiliti solo per i luoghi di lavoro»
osserva Roberto Bochicchio, responsabile del Piano nazionale radon all’Istituto superiore di sanità.
In Italia, poi, la situazione è più difficile che altrove, giacché da noi la
concentrazione media di questo inquinante è pari a 70 Bq/m3, contro i
56 del resto d’Europa (seppure con
variazioni notevoli fra Paese e Paese).
Anche lungo la penisola c’è comunque una certa eterogeneità, con
❜❜
La concentrazione
sono risultati superiori
alla media, perché
spesso le strutture
sono al piano terra
indoor dell’inquinante
varia a seconda
delle caratteristiche
costruttive
P
un livello superiore ai 400 Bq/m3 si può
scendere abbastanza agevolmente sotto i
100, e da alcune migliaia di Becquerel si
può calare a 2-300. Un primo intervento
consiste nel bloccare le vie di ingresso
del gas, sigillando - con materiali al silicone, malte di cemento, membrane impermeabili o anche carte da parati - le
crepe eventuali presenti su pavimento e
pareti verticali, e i fori e le fessure per il
passaggio degli impianti (per esempio,
quelle da cui passano i fili elettrici, le tubature di gas e acqua e così via). Tuttavia,
questa misura va accompagnata da altri
provvedimenti. Fra quelli consigliati c’è
la ventilazione del vespaio, lo spazio che
isola il pavimento dal terreno, che però
Un gesto semplice
Utilissimo aprire
le finestre 2-3 volte
al giorno e chiudere
le canne fumarie
dei camini quando
non sono utilizzati
non è presente in tutti gli edifici. I sistemi
più efficaci sono quelli che convogliano i
gas radioattivi fuori dall’edificio. Sono
costituiti da pozzetti, profondi anche un
paio di metri e scavati sotto le fondamenta, collegati a tubi che percorrono la casa
dal basso verso l’alto. I tubi possono correre fuori o dentro le mura e l’intero sistema può essere reso più efficiente con
ventilatori posizionati in punti strategici.
Si può infine procedere alla sostituzione
di materiali che emettono radon (per
esempio il tufo, le lave e le pozzolane, il
granito e il gesso), ma le caratteristiche
costruttive degli edifici fanno sì che questa operazione non sia sempre possibile.
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luoghi di lavoro, si sono invece registrati valori maggiori in ambienti
sotterranei (come i caveau delle
banche), ma la variabilità è comunque elevata e, tutto sommato, non
dissimile da quella riscontrata per
le abitazioni, dove i livelli di radon
dipendono da moltissime variabili.
«Per questo motivo, le mappe che
indicano le concentrazioni medie
dell’inquinante in una zona non
possono essere estrapolate ai singoli edifici, ma servono piuttosto alle
autorità, per capire come indirizzare gli interventi — dice l’esperto —.
Le caratteristiche costruttive, ma
anche le abitudini degli occupanti
influenzano moltissimo la concentrazione del gas: il solo modo di sapere quanto radon c’è in uno specifico ambiente è misurarlo».
La direttiva obbliga infine gli Stati membri a dotarsi di un Piano nazionale che coordini le attività sul
territorio. Quello italiano, partito
alla metà degli anni Duemila, è però
oggi in fortissima difficoltà. «Proprio mentre l’Europa riconosce
l’importanza di questo strumento, il
Ministero non ci ha rinnovato il finanziamento — dice Roberto Bochicchio —. I fondi che abbiamo
bastano ancora per soli tre mesi».
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Come proteggere
la nostra casa
er rispettare il limite di 300 Bq/
m3 di radon, imposto dalla nuova direttiva europea, secondo
stime dell’Istituto superiore di
sanità bisognerà bonificare il 2%
delle abitazioni italiane. Ma poiché le
mappe non permettono di individuare i
singoli edifici a rischio, «la valutazione
della concentrazione del gas negli ambienti in cui si vive andrebbe fatta da tutti» afferma Roberto Bochicchio, direttore
del Piano nazionale radon. Per farlo basta
una scatolina con un rettangolino di un
materiale plastico (il CR-39), sensibile
alle tracce lasciate dalle radiazioni.
L’Enea di Bologna le invia in tutta Italia a
chi ne fa richiesta, e l’operazione costa
poche decine di euro. «Il rilevatore va tenuto in casa per 12 mesi, così da tenere
conto delle variazioni stagionali. Al termine di questo periodo va rimandato al
mittente, che fornirà l’esito della misura» spiega l’esperto.
Ma una volta saputo quanto radon c’è
in casa, come si decide se procedere alla
bonifica? «Quando la direttiva sarà recepita, gli interventi saranno obbligatori a
partire dai 300 Bq/m3 — risponde Bochicchio —. Tuttavia, i fumatori dovrebbero procedere anche al di sotto di quella
soglia, perché fumo e radon agiscono in
sinergia, e chi consuma un pacchetto di
sigarette al giorno vede moltiplicare per
20 il rischio di contrarre il tumore del
polmone. Per queste persone, il valore da
tenere in conto potrebbe quindi essere di
200 Bq/m3».
I costi delle bonifiche sono meno alti
di quanto si pensi: «Si va da qualche centinaio di euro a poche migliaia; richieste
più alte non sono giustificate — puntualizza l’esperto —. Purtroppo per ora la
spesa ricade sui privati, anche se la direttiva invita gli Stati a ideare a strumenti
che vadano incontro alle esigenze dei cittadini».
Di solito, almeno l’80% di radon presente negli ambienti chiusi deriva dal
sottosuolo e con le tecniche adeguate, da
valori più elevati nel Lazio, in Lombardia, nel Friuli Venezia Giulia e in
Campania (rispettivamente 119,
111, 99 e 95 Bq/m3), e ben al di sotto
della media nazionale in Calabria,
Marche, Basilicata, Sicilia, Liguria,
Molise, Emilia Romagna e Valle
D’Aosta. Questa mappatura è stata
elaborata grazie a una serie di rilevamenti condotti fra il 1989 e il
1998, ma negli anni successivi diverse Regioni e lo stesso Piano nazionale hanno eseguito moltissime
altre misure. In tutto, sono state
coinvolte 38 mila abitazioni, 8.500
edifici scolastici e 12 mila luoghi di
lavoro.
«Nelle scuole i valori sono risultati un po’ superiori rispetto alla
media nazionale, perché spesso
queste strutture si trovano al piano
terra» riprende Bochicchio. Per i
❜❜
Nelle scuole i valori
Prevenzione Costi in genere sostenibili
Ragionevoli le dosi
che ricevono
i bambini in Italia
I bambini sono più sensibili agli
effetti della radioattività, perché
l’aspettativa di vita più elevata fa
aumentare le probabilità che si
possano manifestarsi effetti avversi
di lungo periodo, e perché in un
organismo che sta ancora
crescendo l’esposizione potrebbe
avere effetti più importanti. Tuttavia,
secondo uno studio presentato
recentemente al congresso
dell’Associazione italiana di fisica
medica (Aifm), le dosi ricevute dai
piccoli pazienti nella Tac multistrato
sono ampiamente sotto i livelli
di riferimento fissati per legge
e perfettamente in linea con gli
standard europei. L’indagine è stata
coordinata dall’Aifm e dalla Società
italiana di radiologia medica (Sirm),
che hanno scelto di valutare la Tac
multistrato perché è uno degli esami
diagnostici che comportano le
esposizioni più elevate. In Italia se
ne eseguono circa 7 milioni all’anno,
di cui 180 mila su bambini.
Lo studio, che ha analizzato un
migliaio di procedure eseguite in 25
centri distribuiti su tutta la penisola,
ha anche confermato che bambini
più piccoli ricevono dosi inferiori di
radiazioni, e che solo a partire dagli
11-15 anni i livelli iniziano a essere
confrontabili con quelli degli adulti.
Soddisfatti dei risultati, gli esperti
hanno però sottolineato che i livelli
di riferimento fissati per legge —
che mirano a individuare per
ciascun tipo di esame i valori di
esposizione capaci di dare alle
immagini una buona qualità, senza
eccedere con le radiazioni —
risalgono ormai al 2000 e
andrebbero aggiornati. Infatti,
nell’ultimo decennio la tecnologia si
è molto evoluta e ha permesso di
abbassare le dosi. Adeguare i livelli
diagnostici di riferimento
permetterebbe di ottimizzare
le procedure ridurre ulteriormente
le intensità che arrivano al paziente.
irca la metà delle radiazioni che assorbiamo nell’arco della vita deriva dal radon, un gas che si sprigiona naturalmente dalle rocce, riconosciuto come cancerogeno
certo dall’Agenzia internazionale
per la ricerca sul cancro di Lione.
Per questo, la decisione di includere
nella direttiva europea sulla radioprotezione limiti precisi alla sua
presenza negli ambienti indoor è
senz’altro la novità destinata ad
avere il maggiore impatto sulla salute della popolazione.
Si stima che in tutto il continente
circa il 10% dei tumori al polmone
sia dovuto a questo agente, e in Italia la conta dei casi arriva a quasi
3.300 all’anno. I numerosi studi sull’argomento non hanno invece trovato relazioni con altre forme tumorali o altre malattie.
La concentrazione di radon nell’aria si misura in Becquerel al metro cubo (Bq/m3) e la direttiva fissa
il limite di 300 per tutti gli ambienti
indoor, senza distinzioni fra luoghi
di lavoro e abitazioni. Questo valore, infatti, è ritenuto sufficiente a
contenere il rischio entro valori accettabili (azzerarlo sarebbe impossibile), tenuto conto dei costi delle
bonifiche che saranno necessarie
H
38 Salute
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Per saperne di più
sulla prevenzione e la diagnosi precoce
dei tumori www./corriere.it/salute/
sportello—cancro
medicina
I risultati raggiunti
Percentuale delle persone che hanno
eseguito esami preventivi all’interno
dei programmi di screening organizzati
o di altri progetti di offerta gratuita delle Asl
(dati riferiti al 2010-2012)
Verifica annuale
Il rapporto Tendenza positiva, ma il Sud resta indietro
Il bilancio
in chiaroscuro
redatto
dall’Osservatorio
Nazionale
Aumenta l’adesione
agli screening
contro i tumori
Approfondimenti
Tumore
della cervice uterina
(Pap-test o Hpv Test negli ultimi tre anni)
Donne fra i 25 e i 64 anni
Nord
85%
Centro
Le persone
vogliono togliersi
ogni dubbio
Fare tutte le verifiche del caso
più in fretta possibile. Sebbene
venga chiaramente spiegato che
il rischio che si tratti di un
tumore è basso, davanti a un
sintomo «sospetto» quasi nove
persone su dieci preferiscono
andare avanti con gli esami:
meglio sapere e salvarsi la vita.
E poco importa se poi le indagini
si riveleranno superflue, almeno
si è appurata la verità.
Secondo gli esiti di un vasto
studio inglese, pubblicato
sull’ultimo numero della rivista
Lancet Oncology dai ricercatori
delle Università di Bristol e
Cambridge, la maggior parte
delle persone sane intervistate
preferisce avere una
rassicurazione, oltre a capire di
cosa soffre per risolvere
il disturbo, piuttosto che
temporeggiare.
I
programmi di screening per i tumori segnano una progressiva
(anche se lenta) diffusione, per cui, complessivamente, aumentano sia
l’offerta sul territorio nazionale sia la partecipazione dei
cittadini.
La tendenza, però, non riguarda il Sud e le Isole. A dispetto degli sforzi importanti
compiuti, in alcune regioni
meridionali la situazione dei
programmi per la diagnosi
precoce continua ad apparire
sganciata da quella del resto
della penisola.
È questo il quadro tratteggiato dal Rapporto 2014 dell’Osservatorio Nazionale
Screening, appena presentato a Bologna, che traccia il bilancio sull’adesione alle
campagne di diagnosi precoce per i tumori di seno, colon
retto e cervice uterina.
Nel 2012 sono stati oltre 10
milioni gli inviti spediti per
sottoporsi gratis a un test per
Dato confortante
Il consolidamento
della «copertura»
del territorio
è un elemento
molto importante
Opportunità
La crisi spinge
gli assistiti
a non perdere
l’occasione
dei test gratuiti
la diagnosi preventiva del
cancro, più di 5 milioni gli
esami eseguiti. Oggi, in particolare, il 70 per cento delle
donne italiane dopo i 50 anni
riceve un invito per sottopor-
si allo screening mammografico contro il tumore al
seno e al 77 per cento arriva
l’offerta di sottoporsi al Pap
test per la diagnosi precoce
del cancro del collo dell’utero, mentre il 57 per cento di
maschi e femmine tra i 50 e i
70 anni è chiamato all’esame
della ricerca del sangue occulto nelle feci per scoprire in
anticipo la presenza di un
eventuale carcinoma del colon retto.
«Nella situazione attuale,
segnata dal rischio di un tendenziale disinvestimento in
campo sanitario, il radicamento (e il lieve aumento) di
copertura del territorio nazionale e di adesioni è un dato molto importante —sottolinea Marco Zappa, responsabile dell’Osservatorio —.
Anzi, parecchie realtà del
Centro e del Nord Italia segnalano che proprio l’attuale
crisi economica spinge ad accettare l’invito del programma organizzato persone che,
83%
Sud
64%
Media
nazionale
77%
Tumore del colon-retto
Tumore della mammella
(ricerca sangue occulto nelle feci negli ultimi
due anni o colonscopia negli ultimi cinque anni)
(mammografia negli ultimi due anni)
Donne fra i 50 e i 69 anni
Uomini e donne fra i 50 e i 69 anni
57%
Nord
Centro
39%
Media
nazionale
37%
Nord
Sud
Sud 16%
Fonte: Osservatorio Nazionale Screening -2014
magari, in precedenza, tendevano a scegliere percorsi
individuali a pagamento».
Il rovescio della medaglia è
il ritardo del Sud, che si ripropone in maniera così
uguale e costante nel tempo
che, si potrebbe quasi dire,
“non fa più notizia”.
Questa la situazione: se la
mammografia viene offerta a
oltre il 90 per cento delle
donne tra i 50 e i 69 anni residenti al Nord, la percentuale
crolla al 37 per cento al Sud.
Differenza ancora più marcata per la ricerca del sangue
occulto nelle feci: è proposta
all’83 per cento delle persone
con età compresa tra i 50 e i
70 anni al Nord e soltanto al
18 per cento degli “aventi diritto” al Sud.
Maggiore equilibrio si registra invece nell’offerta del
Pap test, destinato alle donne
tra i 25 e i 64 anni: in tal caso
si passa dall’86 per cento del
Nord, al 77 per cento del Centro e al 70 per cento del Sud.
«Le istituzioni regionali —
precisa Zappa — sono rego-
81%
77%
Centro
Media
nazionale
70%
52%
D’ARCO
larmente avvertite delle carenze, senza che le cose cambino. A mancare, nelle regioni meridionali e nelle isole, è
soprattutto l’organizzazione
dei programmi di screening:
in pratica non viene spedita
la lettera d’invito a quelle fas ce d i p o p o l a z i o n e c h e
avrebbero diritto, periodicamente, a ricevere gratuitamente i controlli. Eppure si
tratta di un servizio compreso nei Livelli essenziali di assistenza, cioè nelle prestazioni sanitarie che spettano a
tutti i cittadini indipendentemente dalla regione di residenza».
Margini di miglioramento
restano però aperti anche sul
fronte individuale: ancora
troppi italiani non si sottopongono ai test offerti gratuitamente per ragioni del
tutto incomprensibili, visto
che si tratta di esami rapidi e
indolore, che potrebbero salvare loro la vita.
Secondo i dati del Rapporto, infatti, nel corso del 2012
più di tre milioni di donne
sono state chiamate allo
screening cervicale, ma soltanto il 41 per cento ha accettato l’invito; a oltre quattro
milioni di connazionali è stata offerta l’opportunità dello
screening per il colon retto,
ma l’adesione è stata del 46
per cento; infine, dei 3 milioni di donne invitate a fare
una mammografia, soltanto
il 57 per cento ha colto l’occasione.
«Oggi — conclude l’esperto — una persona su tre in
Italia è a rischio di ammalarsi
di un tumore nel corso della
vita e la consapevolezza dell’importanza della diagnosi
precoce è sempre più diffusa.
Spesso scoprire la malattia
agli stadi iniziali è fondamentale per poter avere
maggiori probabilità di guarire. E nei casi di cervice uterina e colon possiamo scoprire e curare persino i precursori benigni del tumore,
prevenendo così l’insorgenza di un carcinoma».
Vera Martinella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Differenze Miglior «rendimento» per le malattie femminili
Le donne dimostrano
più senso di responsabilità
U
associazione nazionale imprese cosmetiche
na mammografia
ogni 2 anni riduce il
rischio di morire per
tumore della mammella del 40 per cento. Un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni 2 anni diminuisce del 20 per cento il
rischio di ammalarsi di carcinoma colon-rettale e del 40 per
cento quello di morirne, mentre
una rettosigmoidoscopia una
volta nella vita fa calare del 40
per cento il pericolo di svilupparlo. Infine, un Pap test ogni 3
anni riduce del 60-70 per cento
la probabilità di un cancro della
cervice. E con il test per la ricerca dell’Hpv questa protezione
cresce ulteriormente.
I dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Screening insieme al sistema di sorveglianza
Passi servono anche a questo:
rendere conto del numero di lesioni tumorali significative trovate e, dunque, dell’utilità effettiva di fare dei controlli di routine, anche se si è perfettamente
sani e non si ha alcun disturbo.
«Purtroppo però ogni 5 persone positive al test per la ricerca
del sangue occulto fecale (Sof)
una non aderisce alla successi-
va colonscopia di approfondimento — commenta Manuel
Zorzi, epidemiologo del Registro Tumori Veneto —. Poiché
con un Sof positivo il rischio di
carcinoma o adenoma avanzato
è molto alto (dal 30 al 40 per
cento) è essenziale far capire alle persone l’importanza di proseguire con le indagini. Infatti,
Il percorso
Ogni 100 controlli
mammografici,
sono 5 o 6 i casi
in cui si fanno
successive indagini
dati alla mano, il solo intervento chirurgico in endoscopia è
stato risolutivo per una quota
notevole di carcinomi, con un
evidente impatto sulla qualità
di vita delle persone interessate».
Le cose migliorano se si
guardano i numeri relativi alle
donne che eseguono lo screening mammografico. «Ogni
100 partecipanti 5 o 6 vengono
invitate a un supplemento d’indagine, di solito una seconda
mammografia, un’ecografia e
una visita senologica — dice Livia Giordano, presidente del
Gruppo Italiano per lo Screening Mammografico —. In genere tutte rispondono alla convocazione. In totale, così sono
stati oltre 12 mila i carcinomi
mammari diagnosticati dall’ultimo screening ».
Infine, per quanto riguarda i
tumori della cervice uterina
«solo il 2,5 per cento delle donne viene inviato a fare un secondo esame (colposcopia) e
l’86 per cento di queste accetta conclude Guglielmo Ronco, del
Centro per la Prevenzione del
Cancro di Torino —. Così sono
state identificate oltre 13 mila
lesioni ad alto grado di malignità. Inoltre, poiché ora abbiamo
le prove che lo screening basato
sulla ricerca dell’HPV (o Papillomavirus) è più protettivo di
quello con Pap-test nel 2012
più di 130 mila donne hanno
fatto lo screening con il nuovo
esame».
V. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Salute 39
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Per saperne di più
sulle patologie infantili si può consultare
il canale pediatria di Corriere.it
www.corriere.it/salute/pediatria
medicina pratica
Mi spieghi dottore Quando vanno tolte le tonsille nei bambini?
Lo specialista
La tonsillite è un’infiammazione delle tonsille, due formazioni ovoidali
collocate ai lati della gola. La tonsillite può essere acuta, subacuta
(e quindi presentarsi con episodi infettivi acuti che si ripetono
con una certa frequenza) e infine cronica, in cui il tessuto tonsillare
è costantemente malato
Intervento solo
con problemi
di respirazione
e molte infezioni
I SEGNI E I SINTOMI
Le tonsille vengono facilmente a contatto con batteri e virus
e quindi vanno incontro con estrema frequenza a infiammazioni, soprattutto
nei bambini. Le classiche manifestazioni della tonsillite acuta sono
dolore alla gola
tonsille rosse, ingrossate e tumefatte,
ricoperte da placche biancastre
ingrossamento dei linfonodi del collo
difficoltà alla deglutizione
febbre, spesso elevata fino a 39-40°C
talvolta contemporanea infiammazione delle adenoidi
di ANTONELLA SPARVOLI
O
ggi, l’asportazione delle
tonsille è meno diffusa di un
tempo, ma a volte è necessaria,
non solo per le tonsilliti
ricorrenti, ma anche perché
queste piccole strutture ai lati della bocca
possono assumere dimensioni tali da
interferire con la respirazione. «Le tonsille,
Giovanni
come le adenoidi, sono costituite da
Felisati,
tessuto linfatico e svolgono una funzione
Direttore
difensiva verso le infezioni respiratorie,
Dipartimento
specie nel primo anno di vita, in cui il
testa e collo
sistema immunitario è ancora in fase di
Osp. San Paolo,
sviluppo — spiega il professor Giovanni
Milano
Felisati, direttore del Dipartimento testa e
collo del Polo Universitario Ospedale San Paolo di Milano —.
Le tonsille, per la loro posizione nel cavo orale, possono
entrare in contatto con i germi molto facilmente e così
andare incontro a infiammazioni, le tonsilliti appunto.
Mentre il raffreddore è quasi sempre virale e l’otite di solito
batterica, le tonsilliti possono essere sia virali sia batteriche.
Sapere che cosa ha causato l’infezione è importante per
individuare la terapia corretta, il problema è che ciò non può
essere fatto con assoluta certezza sulla sola base dei sintomi».
Quali sono le manifestazioni tipiche della tonsillite?
«Dolore alla gola, tonsille rosse, ingrossate e ricoperte di
placche biancastre, difficoltà a deglutire, ingrossamento dei
linfonodi del collo e febbre, in genere alta, sono i sintomi
tipici delle tonsilliti acute. Nelle forme croniche, in cui il
tessuto tonsillare è costantemente malato,
i disturbi, in caso di riacutizzazione, sono in genere più
blandi, ma non per questo da sottovalutare. Tonsille
costantemente malate possono infatti costituire un focolaio
di infezione con potenziali ripercussioni negative su tutto
l’organismo, come febbre reumatica, problemi renali,
febbricole persistenti, ascessi peritonsillari».
Come si cura la tonsillite?
«Se è di origine batterica, con gli antibiotici; se è virale si può
solo cercare di attenuare i disturbi con antipiretici e
antinfiammatori. I sintomi possono orientare sulla causa, ma
non danno risposte certe. La strategia più utilizzata per
distinguere le due forme è il tampone orale rapido, che
individua l’eventuale presenza di streptococchi, batteri
spesso chiamati in causa in queste infezioni».
Quando è necessaria l’asportazione chirurgica?
«Nel bambino più di cinque tonsilliti nell’anno precedente o
la presenza di apnea respiratoria notturna a causa
dell’ingrossamento delle tonsille sono riconosciuti come
motivi validi per valutare l’eventualità dell’operazione.
Nell’adulto l’intervento può essere considerato anche se le
tonsilliti sono meno frequenti, a patto che le tonsille siano
veramente in cattive condizioni, perché atrofiche e
costantemente malate. Nel bambini la tonsillite è spesso
accompagnata dall’adenoidite, infiammazione delle adenoidi
che causa ostruzione nasale. Adenoidi e tonsille vengono in
molti casi tolte insieme. D’altro canto, nei bambini con
ostruzione respiratoria nasale e tonsille solo lievemente
ipertrofiche e senza frequenti infezioni si tende a rimuovere
solo le adenoidi, perché l’operazione è meno invasiva e con
meno strascichi. La rimozione in endoscopia - che noi
pratichiamo - permette di vedere bene quello che si asporta,
mentre l’approccio tradizionale espone al rischio di non
recidere tutto il tessuto e di avere ricadute».
ADENOIDI
TONSILLE
UGOLA
ARROSSATA
MACCHIE
BIANCASTRE
GOLA
ARROSSATA
TONSILLE ROSSE
E INGROSSATE
LINGUA BIANCA
In caso di tonsillite cronica, le tonsille non sono mai completamente
sane per la presenza nelle loro cripte (rientranze nel tessuto) di un liquido
infiammatorio che ristagna e diventa più denso, prendendo il nome
di caseum. Talvolta si possono avere delle riacutizzazioni che in genere
si presentano con sintomi più blandi rispetto alle tonsilliti acute,
come una febbricola leggera o un lieve dolore
I RISCHI
Se la tonsillite diventa cronica può costituire un focolaio permanente
di infezione che si può estendere anche al resto dell’organismo,
aumentando il rischio di eventuali complicanze come la febbre reumatica,
problemi renali, febbricole persistenti, ascessi peritonsillari
LA DIAGNOSI
La tonsillite può essere sia di origine virale
sia di origine batterica, ma non è possibile
distinguere con certezza una forma dall’altra
sulla base dei soli sintomi
Se si sospetta che l’infezione possa essere
dovuta allo streptococco beta-emolitico
di classe A, evenienza frequente soprattutto
nei bambini, di solito il pediatra esegue un test
rapido che, se praticato correttamente
strofinando bene il tampone sulle tonsille,
fornisce un risultato attendibile in pochi minuti
LA CHIRURGIA
BAMBINO
La rimozione chirurgica delle tonsille, a prescindere dalla frequenza
degli episodi di tonsillite acuta, è indicata nei casi in cui le tonsille
siano talmente ingrossate da creare problemi respiratori con apnee
durante il sonno. Spesso in questi casi si tende a rimuovere anche
le adenoidi che, come le tonsille, sono spesso soggette a infiammazione
e ingrossamento
L’intervento di tonsillectomia può essere preso in considerazione
anche nei casi in cui il bambino abbia più di cinque episodi
di tonsillite all’anno. Rispetto al passato, oggi si tende a operare meno
e a conservare questi piccoli organi, anche perché si è visto che passati
i 7-8 anni le tonsilliti molto spesso tendono a diminuire drasticamente
I genitori dovranno controllare il bambino nei 10 giorni dopo l'intervento
perché sono possibili modesti sanguinamenti. Ove il sanguinamento
non fosse limitato a poche gocce, ma fosse più copioso, dovranno rivolgersi
immediatamente al chirurgo operatore o al più vicino pronto soccorso
Nel bambino, spesso, le tonsille vengono tolte insieme alle adenoidi.
A volte, invece, si preferisce rimuovere solo le adenoidi.
In particolare questo intervento, meno invasivo rispetto alla tonsillectomia,
viene preso in considerazione nei bambini con ostruzione respiratoria
nasale dovuta a un’infiammazione delle adenoidi e senza frequenti infezioni
tonsillari. I risultati migliori si ottengono con l’approccio endoscopico
che consente una maggiore precisione rispetto alla tradizionale chirurgia
«alla cieca». Diminuisce infatti il rischio di recidive
ADULTO
La possibilità di rimuovere o meno le tonsille dipende dal loro aspetto
e dalla frequenza degli episodi acuti: se le tonsille appaiono ipertrofiche
e infiammate e il soggetto ha almeno 2-3 episodi all’anno ha senso
considerare l’opzione chirurgica
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nell’adulto l’operazione viene presa
in considerazione quando le tonsille
sono in condizioni davvero pessime
LE CURE
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
❜❜
Le tonsille, insieme alle adenoidi,
sono strutture anatomiche costituite
da tessuto linfatico. Svolgono una funzione
difensiva nei confronti delle infezioni
dell’apparato respiratorio, più marcata
nel primo anno di vita quando il sistema
immunitario è ancora immaturo
Il trattamento dipende dalla causa della tonsillite. Se l’infiammazione
è di origine virale non si può fare altro che somministrare farmaci
per attenuare i sintomi (antipiretici o antinfiammatori) e consigliare il riposo.
Se invece l’origine è batterica il trattamento è con antibiotici, in media
per una decina di giorni
Per alleviare i disturbi può essere utile sciacquare la gola con gargarismi
utilizzando un collutorio antisettico o una soluzione salina (1 cucchiaino
di sale in 1 tazza d'acqua) e somministrare liquidi in abbondanza (succhi
di frutta, tè) e cibi morbidi (gelati per esempio), meglio se tiepidi o freddi
La tonsillectomia consiste
nella rimozione chirurgica
delle tonsille. Si tratta
di un intervento relativamente
semplice che però va eseguito
in anestesia generale.
Nella settimana successiva
all’operazione è normale
avvertire fastidio e dolore
nella zona interessata
40 Salute
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
alimentazione
Nuove indicazioni
S
La dieta mediterranea riduce il rischio di sviluppare la «malattia arteriosa
periferica», ovvero l’indurimento delle arterie, comune soprattutto fra le donne,
che causa dolore, gonfiore, crampi e vene varicose . Ad affermarlo è uno studio
della spagnola Università di Navarra, condotto su 7.477 partecipanti (58%
donne) con un età media di 67 anni. La ricerca ha dimostrato, in particolare, il
ruolo svolto anche in questo caso da olio extravergine d’oliva e frutta secca.
A tavola Le regole per non fare sacrifici sbagliati
Ora si attribuisce
importanza
alla qualità
prima che
alla quantità
e fino a poco tempo fa,
quando si parlava di grassi,
la prima raccomandazione
era di utilizzarne “pochi”,
adesso si sottolinea invece
che devono essere “buoni”.
Che non si debbano limitare
troppo i grassi lo conferma anche
un documento appena pubblicato
negli USA dall’Academy of Nutrition and Dietetics che ribadisce come, nella dieta dell’adulto, non meno del 20% e fino al 35% delle calorie giornaliere debbano provenire
da queste sostanze nutritive. Per un
adulto, con un fabbisogno energetico medio di 2000 kcal, questa percentuale si traduce da un minimo
di 44 grammi (pari, per esempio, ai
grassi contenuti in 3 cucchiai di
olio, una tazza di latte intero e 4 noci), a un massimo di 78 grammi di
grassi al giorno.
«Contrariamente a quanto spesso si pensa — conferma Francesco
Sofi, ricercatore nutrizionista dell’Università di Firenze — una dieta
a basso contenuto di grassi non è la
più vantaggiosa dal punto di vista
nutrizionale, dal momento che la
Gambe leggere con i cibi mediterranei
I grassi saturi vanno limitati. Ecco una guida per orientarvi nella scelta
Contenuto per porzione
Grasso Grassi saturi
Peso per porzione
(in grammi) (in grammi)
(in grammi)
16 (4 noci)
Noci secche
4,1
0,3
Latte parz. scremato 125 (un bicchiere)
1,9
1,1
100
Alici
2,6
1,3
Olio extrav. di oliva 10 (1 cucchiaio)
10
1,4
50 (8-10 fette)
Salame Milano
15,5
4,9
10
Burro
8,3
4,9
Mozzarella di mucca 100
19,5
10
Alimenti
*Modificato da :Linee guida per una sana alimentazione rev. 2003 MIPAF e INRAN
riduzione dei grassi si accompagna
di solito a una sostituzione con altri
nutrienti (quali zuccheri e proteine) che potrebbe avere ripercussioni negative sulla salute».
Per quanto riguarda, invece,
la qualità, fra le prime fonti di
grassi “buoni” consigliate nel
documento ci sono i pesci grassi (come salmone e sgombri), la
frutta secca a guscio e i semi. A
proposito di questi, uno studio
recentemente pubblicato su
Hypertension ha messo in evi-
denza che il consumo di semi di
lino (per 6 mesi, 30 g al giorno
inglobati in alimenti come pane
e pasta) ha un’azione antiipertensiva nei soggetti con pressione alta.
«Aldilà di questo dato interessante, ma che necessita di
conferme, — sottolinea Sofi — i
semi oleosi di lino, sesamo, girasole, zucca, come del resto i
pesci grassi e la frutta secca a
guscio, ci danno l’opportunità
di ribadire che la ricchezza in
L’esperto risponde
alle domande dei lettori sugli argomenti
di nutrizione all’indirizzo Internet
http://forum.corriere. it/nutrizione
La ricetta della salute
Sardine ai semi di sesamo
Grassi nella dieta,
meglio «buoni»
piuttosto che pochi
A CONFRONTO
WEB
Sardine, alici, sgombri sono esempi di “pesce azzurro”. Con questo termine non
si intende una specie ittica, ma alcune varietà di pesci, di solito piccoli, con colore
blu-azzurro del dorso e ventre argentato, che abbondano nei nostri mari
Ingredienti per 4 persone: 400 g di sardine pulite e aperte in due, 2
arance, 3 foglie di alloro fresche, ½ cucchiaino di semi di finocchio,
1 cucchiaino di foglioline di timo, 3 cucchiai circa di pangrattato
(circa 45 g), 2 cucchiai di semi di sesamo (circa 30 g), 3 cucchiai di
olio extravergine d’oliva, sale.
Preparazione: mettere in un’ampia pirofila le foglie di alloro ridotte
in piccoli pezzi, i semi di finocchio e il succo delle arance.
Aggiungere le sardine e lasciarle marinare per almeno 30 minuti.
Toglierle e ripulirle dalla marinata, stenderle in una teglia coperta
con carta da forno, salarle e condirle con l’olio mescolato con le
foglioline di timo. Cospargerle prima con il pangrattato e
successivamente con i semi di sesamo, cuocerle nel forno caldo a
180 gradi per non più di 10 minuti.
Valori nutrizionali per porzione: proteine g 23, grassi g 16 (di cui
saturi g 2,8 ), carboidrati g 12, energia kcal 281, colesterolo mg 84
Ricetta suggerita dallo chef Giuseppe Capano
grassi di un alimento può rivelarsi un pregio quando la qualità dei grassi è buona».
Come possiamo, allora, migliorare la qualità dei grassi della dieta?
«Favorendo il consumo di grassi
polinsaturi della serie omega 3
(presenti in particolare nel pesce,
nelle noci, nei semi di lino) e di monoinsaturi (di cui è ricco l’olio di
oliva), limitando invece i grassi saturi (presenti principalmente negli
alimenti di origine animale), che
non dovrebbero fornire più del 710% delle calorie totali — risponde
l’esperto —. Il più basso possibile
deve poi essere il consumo di grassi
trans, che si formano in particolare
durante alcuni trattamenti industriali per trasformare oli vegetali in
grassi solidi: scegliere prodotti che
riportano in etichetta “senza grassi
idrogenati” aiuta a evitarli. Un nostro studio, su ragazzi delle superiori, ha rilevato, un elevato consumo di acidi grassi trans, a causa soprattutto di snack, merendine e patatine».
Attenti anche alla cottura
Si raccomanda spesso di mangiare
pesce grasso per il suo contenuto in
omega 3. Ma che cosa succede a
questi grassi “buoni” quando il pesce
viene cotto? Uno studio, su Food
Science and Technology International
ha cercato di rispondere a questa
domanda confrontando gli omega 3
di sardine e alici crude e cotte (al
forno, le sardine; fritte, le alici). Con la
cottura al forno (200° per 20 minuti)
le sardine conservavano gli omega 3;
con la frittura, anche dopo due
minuti, il contenuto in grassi delle
alici cambiava completamente.
«Questo studio — commenta
C. F
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovanni Lercker, professore di
Scienze e Tecnologie alimentari a
Bologna — conferma che la cottura
del pesce al forno è un buon modo per
cuocere, da preferire alla frittura in cui
l’olio, generalmente abbondante,
agisce da “solvente,” sostituendo
i grassi del pesce. Quindi, per il pesce
non ricorriamo spesso alla frittura e
se lo facciamo usiamo l’olio d’oliva
(se possibile extravergine), che resiste
meglio alle alte temperature».
a cura di
Carla Favaro
nutrizionista
Lo studio Conferme da un’indagine su 23 mila persone
Se mangi più fibra
il cuore ringrazia
P
ortare in tavola ogni
giorno tanta frutta e
verdura, arricchire
la dieta di cereali integrali e legumi: in
poche parole, mangiare molte fibre. Tutti sappiamo che
fa bene e adesso una ricerca
che ha la forza dei grandi numeri, perché è stata condotta
su oltre 23 mila persone, ne
dà una potente conferma.
Lo studio, pubblicato di
recente sull’American Journal of Medicine, dimostra
che introdurre fibre in quantità riduce il rischio cardiovascolare: dovremmo però
impegnarci molto di più per
aumentarne il consumo, che
purtroppo è mediamente al
di sotto delle quantità raccomandate.
La conferma scientifica
stavolta ha tutte le carte in
regola per non essere ignorata: i dati derivano infatti dal
National Health and Nutrition Examination Survey
(NHANES) statunitense, per
il quale gli autori dello studio
hanno analizzato le abitudini
e lo stato di salute di ben
23.168 americani, in modo
da poter valutare l’eventuale
correlazione fra l’introito di
fibre con la dieta e l’insorgenza di disturbi cardiovascolari.
«Sono molte le ricerche
che hanno dimostrato, già in
passato, come le fibre siano
in grado di ridurre i valori
della pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e il grado
di infiammazione sistemica
— spiega la responsabile
della ricerca, Cheryl Clark,
del Brigham and Women’s
Hospital dell’Università di
Harvard, a Boston —. Con il
nostro studio abbiamo voluto capire quante ne introducono davvero gli americani e
se - e come - le quantità assunte con la dieta si riflettano sullo stato di salute delle
persone, valutando peraltro
anche l’eventuale influenza
di altri fattori, quali sesso,
età, etnia, condizione socioeconomica».
I risultati della ricerca
americana indicano innanzitutto che l’introito giornaliero è mediamente ben al di
sotto delle raccomandazioni:
Le fonti
È bene consumare
in abbondanza
frutta e verdura,
legumi,
cereali integrali
in media si aggira, infatti, attorno ai 16 grammi al giorno,
mentre l’Institute of Medicine statunitense consiglia 38
grammi di fibra al giorno per
gli uomini e 25 grammi per le
donne al di sotto dei 50 anni;
per gli over 50, invece, le
quantità di assunzione raccomandate passano a 30
grammi per gli uomini e a 19
grammi per le donne.
In Italia la situazione non è
molto differente. Anche la
Società Italiana di Nutrizione
Umana indica in circa 30
grammi al giorno la quota di
fibre raccomandabile, affer-
mando che si tratta di un
obiettivo sensato e raggiungibile. Eppure, come sottolinea ancora la Società Italiana
di Nutrizione Umana, la media dei consumi degli italiani
si attesta attorno ai 20-25
grammi al giorno. Insomma,
anche nel nostro Paese, si
potrebbe fare meglio, seguendo con maggiore attenzione le indicazione degli
esperti. A maggior ragione
dopo quest’ultima conferma,
proveniente dallo studio
americano, sul fatto che le fibre tengono alla larga i problemi che minacciano cuore
e vasi sanguigni.
«I partecipanti alla ricerca
Usa che mangiano abitualmente una minor quantità di
fibre sono risultati essere anche quelli in cui si è riscontrata più spesso la presenza
di obesità, di sindrome metabolica, di infiammazione
generalizzata. La prevalenza
di questi problemi, invece, si
riduce drasticamente all’aumentare dell’introito di fibre» osserva Cheryl Clark.
Si tratta, a giudizio degli
esperti, di dato inequivocabile e “schiacciante”, che indica una volta di più la necessità di aumentare la quota
di frutta, verdura e cereali integrali nel piatto. Anche perché, aggiungono gli specialisti, le fibre, oltre a far bene al
cuore, sono utilissime per
diminuire il rischio di tumori gastrointestinali. Un altro
“effetto collaterale” del mangiar sano tutt’altro che irrilevante.
Elena Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Salute 41
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
diritto
Obblighi di legge
Un Punto di accoglienza e informazione dedicato alle donne migranti,
per la prevenzione e la cura dei tumori femminili, è stato aperto agli istituti
IFO-Regina Elena e San Gallicano di Roma. L’iniziativa, nell’ambito
del progetto «Foreign Women Cancer Care», prevede la presa in carico
delle pazienti da parte di équipe multidisciplinari formate da oncologi,
psicologi e mediatori culturali in lingua cinese e filippina e inglese.
Assistenza Più facile la ricerca di strutture e reparti specializzati
Cure palliative e hospice
La mappa ora è online
Ancora scarsa
l’informazione
ai pazienti
su servizi che
vanno garantiti
Q
Nel mondo
Solo il 10 per cento
dei malati
riceve l’aiuto
Meno del 10% dei 40 milioni
di persone che nel mondo ne
hanno bisogno sta attualmente
ricevendo cure palliative. Lo dice
il «Global Atlas of Palliative Care
at the End of Life» (sul sito
www.who.int), realizzato
dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) e dal Worldwide
Palliative Care Alliance (WPCA).
Questo tipo di cure comprende il
supporto del paziente con malattia
grave a livello avanzato
(terminale), sia a livello fisico che
emozionale e psico-sociale, ed
inoltre il supporto ai membri della
famiglia che assistono il malato.
Per saperne di più
L’elenco degli hospice in Italia
www.fedcp.org/cure-palliative/
hospice-in-italia.html
Donne migranti e prevenzione
uanti sono gli hospice
in Italia? Il sito del Ministero della salute ne
elenca 263. La Federazione Cure Palliative,
che sul suo sito
(www.fedcp.it) ha da poco realizzato la mappa completa degli hospice italiani e dei Centri di cure
palliative, di hospice ne ha contati
230. La differenza, spiega la Federazione, è dovuta al fatto che il Ministero ha catalogato come hospice anche centri di cure domiciliari.
Le Unità per le cure palliative,
secondo i dati del Ministero, sono
318. Al di là dei numeri, ciò che
importa è che i pazienti e i loro familiari hanno adesso uno strumento in più per potersi orientare
rapidamente tra le strutture presenti sul territorio. E comprendere a quali esigenze gli hospice possono dare risposta è importante.
«In generale c’è ancora un problema decisamente rilevante di
informazione sulle cure palliative
in Italia — dice Luca Moroni, presidente della Federazione —. Per
questo stiamo ri-orientando il nostro sito allo scopo di renderlo a
carattere divulgativo, con informazioni e risposte chiare a quelle
che sono le preoccupazioni e i
Fondatore Creò l’algologia in Italia
IN ITALIA
(dati 2011)
230
318
gli hospice
Le Unità per le cure
palliative attivate
secondo i criteri
della legge 38/2010
2500
I posti letto
disponibili
55.242
I malati in fase
terminale assistiti
a domicilio
Fonti : Rapporto sulla Legge 38/2010; Fed. Cure Palliative Onlus
❜❜
Occorre
dare
risposte
a timori e
pregiudizi
diffusi
CORRIERE DELLA SERA
pregiudizi più comuni sul valore
delle cure palliative, nonché alle
apprensioni che ancora esistono
su alcuni farmaci, in particolare
sui farmaci oppioidi, largamente
sottoutilizzati nel nostro Paese».
Insomma, la legge 38 del 2010
che sancisce il diritto dei malati
alle cure palliative ha ancora molta strada davanti a sé. «Di fatto —
aggiunge Luca Moroni — gli hospice e le cure palliative in generale, sebbene si stiano sviluppando,
stanno manifestando sempre più
chiaramente dei limiti: il ricovero
in hospice è spesso tardivo, con
una media di degenza intorno ai
14 giorni e riesce a intercettare
praticamente soltanto i malati oncologici e non pazienti che affrontano la fase terminale di altre patologie».
Resta sul tavolo, inoltre, il problema dello sviluppo di una vera e
propria rete territoriale di servizi
per le cure palliative a livello regionale e locale, senza la quale
sembra difficile coprire le esigenze reali.
Ad oggi, in base all’ultima Relazione al Parlamento sullo stato di
attuazione della legge 38, solo Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Umbria hanno recepito con una normativa interna gli
ultimi decreti attuativi dell’intesa
Stato Regioni del 25 luglio 2012
che riguardano appunto l’attuazione delle reti di servizi.
«Bisogna lavorare a una maggiore integrazione dei servizi per
le cure palliative — conclude Moroni — affinché i malati e le famiglie siano guidati in un percorso e
non siano solo “passati” da un approccio curativo a uno palliativo».
Pensa la salute
di Riccardo Renzi
Per imparare a diffidare
delle «terapie miracolose»
A
bbiamo scoperto che tra gli scienziati più influenti al mondo ci sono ben otto italiani. Ma pare che gli italiani si lascino poco influenzare, in quanto a rigore scientifico, da questi
grandi medici e tendano nelle questioni di salute ad affidarsi piuttosto all’emotività e a coltivare il pensiero magico.
Non a caso sono stati da poco pubblicati due libretti divulgativi, tradotti
dall’inglese per contrastare questa tendenza e che mi sento di raccomandare, anche perché scaricabili gratuitamente in rete. Il primo si
intitola «Non ho nulla da
perdere a provarlo» e dimostra che quando si tratta di
curare una malattia è vero il
Le trappole
contrario. Realizzato da un’asdella «non scienza» sociazione no-profit inglese Sense about science -, è
si evitano sapendo
proposto dall’Agenzia italiana
come viene fatta
del Farmaco, come vademecum, per aiutare i cittala buona ricerca
dini a diffidare delle cosiddette
cure miracolose(www.agenziadelfarmaco.gov.it). Invece di provare qualsiasi cura, infatti, è meglio
chiedersi «Dove sono le prove?», che è il titolo del secondo libro, curato
dell’Istituto Mario Negri e dal Centro Cochrane italiano, seconda edizione
del libro di un famoso medico inglese, sir Iain Chalmers, che non solo
sostiene che una buona assistenza medica deriva soltanto da una buona
ricerca, ma spiega anche che cos’è una buona ricerca. Per evitare almeno
le trappole della non scienza.(http://it.testingtreatments.org). Sembra
che le due iniziative abbiano lo stesso obbiettivo: invitarci a dare retta
a quegli otto scienziati più che ad altri, magari più famosi.
❜❜
Ruggiero Corcella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ridiamoci su
Mario Tiengo
e la lotta al dolore
P
arli di terapia del dolore in Italia e il pensiero
va subito a Mario Tiengo, “padre” di questa
disciplina, riferimento
culturale e accademico per tutti
gli studiosi della materia, scomparso nel settembre del 2010.
Nel trentennale della fondazione dell’Istituto di fisiopatologia e terapia del dolore,ubicato
nel padiglione Pier Ettore Bergamasco (oggi Centro di medicina del dolore Mario Tiengo)
dell’ospedale Policlinico di Milano, l’Associazione Italiana Lotta Al Dolore (AILAD, creata da
Tiengo nel 2003; www.ailad.it)
L’anniversario
Il primo Centro
per le cure contro
la sofferenza
nacque 30 anni fa
a Milano
ha curato la monografia “La natura, l’uomo, il dolore” dedicata
appunto a Mario Tiengo e pubblicata sulla rivista “L’arco di
Giano” (ed. Panorama Sanità).
«Oltre che ricordare un amico
e un maestro — sottolinea Renato Coluccia, ex direttore del
reparto di Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore all’Istituto Ortopedico Gaetano
Pini e presidente di Ailad —
posso testimoniare i suoi tratti
di scienziato, ma anche di umanista. Mario Tiengo è stato uomo di profonda cultura a tutto
campo ». Nella monografia, il
tema del dolore è affrontato in
tutte le sue declinazioni e un capitolo è dedicato anche allo stato di attuazione della legge 38
del 2010. «Frutto del pensiero
del professore,— ricorda Vittorio Iorno, tra gli ultimi allievi di
Mario Tiengo e oggi responsabile del Centro che porta il suo nome — non ancora applicata in
pieno per via delle risorse sempre più scarse del nostro Paese».
«Da Mario Tiengo ho imparato tantissimo — aggiunge Iorno
—. Aveva una grande apertura
mentale e una grande capacità
di cogliere il positivo in tutto
quello che veniva proposto dalle
diverse culture mediche del
mondo. Era una mente geniale,
in grado di spaziare dalla neurofisiologia alle teorie filosofiche
più aggiornate. È stato il primo
titolare al mondo di una cattedra
universitaria sulla terapia del
dolore».
Autore di oltre 600 pubblicazioni e 28 libri, tra gli anni Ottanta e Novanta Tiengo ha collaborato con il filosofo della
scienza Karl Popper e lo scienziato Premio Nobel John C. Eccles sul problema mente-cervello. La sua eredità morale è viva
in tutta Italia. E il suo Centro?
«Purtroppo non siamo riusciti a
sviluppare la terapia del dolore
come da altre parti — dice Iorno
—. La nostra attività è solo ambulatoriale e di day-hospital.
Manteniamo però fede a due dei
più grandi insegnamenti del
professore: il dolore è multidisciplinare, quindi è necessario
l’intervento di diverse figure per
il trattamento, ed è multimodale, quindi va affrontato con diversi tipi di terapie».
R. Cor.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In breve
Sostegno per Pronto Alzheimer
Fino al 16 febbraio la Federazione Alzheimer Italia raccoglie
fondi a sostegno di Pronto Alzheimer, servizio di aiuto ai familiari dei malati. La linea telefonica 02-809767 (attiva dal lunedì al
venerdì, ore 9 - 18) riceve ogni anno circa a 7 mila richieste, provenienti da tutta Italia; oltre 130 mila le richieste soddisfatte fino
ad ora. Per sostenere il servizio, SMS al numero 45596 per donare
1 euro da cellulari personali; allo stesso numero da rete fissa per
donare 2 o 5 euro. Tutte le informazioni su www.alzheimer.it
Un film per capire la fibrosi cistica
Dal 10 al 14 febbraio, per iniziativa della Fondazione per la Ricerca
sulla Fibrosi Cistica Onlus, sarà proiettata in oltre 20 città (tra cui
Milano, Verona, Bergamo, Genova, Torino, Roma, Firenze) «Foreverland», del regista canadese Maxwell McGuire, affetto da fibrosi
cistica. Le proiezioni del film sono a ingresso libero, a corollario di
una raccolta fondi a favore del progetto di ricerca coordinato da
Mauro Mazzei, del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Genova. Tutte le informazioni su www.fibrosicisticaricerca.it.
Mostra di foto sulle patologie rare
A Roma, fino al 9 febbraio, gli spazi della Chiesa Santa Marta al
Collegio Romano (Piazza del Collegio Romano 5) ospitano la
mostra «FotografRARE: tra il dire e il fare - Un percorso interattivo alla scoperta delle Malattie Rare», realizzata da MIR-Onlus
(Movimento italiano malati rari). L’ingresso è gratuito (nei giorni feriali ore 9-13 e 15-19, sabato e domenica ore 10-18) ma parte
delle opere esposte possono essere acquistate (offerte riservate)
e il ricavato finanzierà progetti sulle malattie rare.
42
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
S P E C I A L E
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
graficocreativo
SALUTE E BENESSERE
La vista è un bene inestimabile, che non va trascurato, ma anzi tutelato fin dalla più tenera età
Gli occhi
non mentono mai
Quando qualcosa non va, non tacciono: subito ne
danno segnale, attraverso sintomi di vario tipo
L
o splendore di un paesaggio, si tratti di
montagne innevate,
di un mare dalle mille sfumature, di un campo
disseminato di fiori. I tratti
amati delle persone care, la
propria figura allo specchio.
La meraviglia di un film, di
infiniti dettagli da cogliere
in spettacoli di ogni genere,
le pagine appassionanti di un
libro, vero o virtuale...
Non ci sono abbastanza parole
per descrivere quante immagini, grazie agli occhi, riescono a
colpire la mente, a imprimersi
nei ricordi, a rendere possibile
la comprensione e la vita in ogni
circostanza. Eppure capita che,
proprio perché vedere è un atto
che apparentemente non richiede sforzo, lo si dia per scontato,
ignorando necessità e cure di cui
i preziosi organi hanno invece
sempre bisogno. Soprattutto
oggi, in cui si adoperano molto,
per lavoro o diletto, apparecchi
multimediali, come computers,
smartphone, tablet, lettori digitali, televisori Led per film o
videogames, di cui spesso sono
i giovani i maggiori utenti, gli
occhi sono costantemente impegnati in un lavoro eccessivo
e non proprio a loro congeniale.
Per esempio, forse non tutti sanno che, più è piccolo lo schermo,
maggiore è la fatica che essi fanno per mettere a fuoco.
UN ATTIMO DI TREGUA
Bisognerebbe imporsi frequenti
pause rilassanti, in cui guardare
ambienti ampi e alternare punti
di vista vicini a quelli lontani,
per evitare una loro stanchezza che può dare, fra i sintomi,
anche un noioso mal di testa.
L’interruzione del lavoro al terminale almeno ogni quarto d’ora
Talvolta basta
un po’ di riposo
e il consiglio
del farmacista per
un prodotto ad hoc
vale per tutti: basta sollevare lo
sguardo, guardare fuori dalla
finestra, osservare e mettere a
fuoco prima una persona che
cammina per strada e poi la finestra di una casa lontana, oppure,
se ciò non è possibile, concentrasi su una penna sulla scrivania
e poi sulla cosa più distante che
si può intravvedere. È anche opportuno proteggerli sempre dai
raggi UV con adeguati occhiali
da sole.Quando gli occhi soffrono, comunque, inviano messaggi
ben chiari. Se si avverte bruciore, prurito, sensazione di sabbia
sotto le palpebre, fastidio, lacrimazione eccessiva, può darsi
che il film lacrimale, che umettando il bulbo oculare consente
il movimento e lo scorrere delle
palpebre facendo da “cuscinetto”, sia alterato. Allora si può
ricorrere alle lacrime artificiali,
che si trovano in farmacia in
diverse formulazioni e formati,
chiedendo aiuto al farmacista
per la scelta del prodotto più
mirato. Perfetti sono quelli che
si presentano in confezioni con
a cura di Omnia Editoria
IP
Cataratta: le novità 2014,
Laser a Femtosecondi
Diagnostica computerizzata e lenti intraoculari personalizzate
Le nuove tecnologie
consentono maggiore
delicatezza, precisione
e riproducibilità dei risultati per
raggiungere una migliore
qualità visiva. Per approfondire
queste importanti novità
abbiamo incontrato
il Dott. Carlo Vanetti,
direttore del Centro di
Oftalmologia Clinica e
Microchirurgia Oculare di
Milano (www.vedo.org).
Il Dott. Vanetti, uno dei
maggiori esperti italiani di
microchirurgia oculare, ha
una casistica di oltre 20.000
interventi e per primo in Italia
ha utilizzato nel suo centro il
nuovo laser a Femtosecondi
Victus Perfect Vision.
Come funziona esattamente
questo nuovo laser?
Il laser a Femtosecondi emette
impulsi di qualche micron
di diametro ad altissima
frequenza e intensità per
sezionare i tessuti in modo
incredibilmente preciso ed
omogeneo è il bisturi più
preciso al mondo con una
risoluzione nano metrica.
In estrema sintesi: meno
traumi, più precisione, più
riproducibilità e recuperi visivi
più rapidi e prevedibili.
Il laser a Femtosecondi è
utilizzabile per l’intervento
di cataratta?
Certo, dopo averlo usato con
successo insieme al laser ad
Eccimeri per correggere i difetti
visivi, lo stiamo applicando
e sviluppando anche per gli
interventi di cataratta. Le fasi
chirurgiche principali vengono
programmate dal chirurgo
al computer ed effettuate
dal laser in poche decine di
secondi. Con questa tecnica
ambulatoriale è sufficiente
un’anestesia topica con
gocce di collirio, l’intervento è
completamente indolore, dura
circa venti minuti.
Con la sua esperienza che
consigli si sente di dare a chi
si appresta all’intervento?
Indispensabile è l’attenta
valutazione da parte del
chirurgo dei pazienti
da operare: solo il 60%
degli occhi è pienamente
compatibile con questa
metodica. “Più di vent’anni
d’esperienza e oltre a 20.000
interventi eseguiti mi aiutano a
selezionare con cura i pazienti
e gli occhi più adatti ad ogni
tecnica chirurgica”.
Come riuscite ad essere così
precisi durante la chirurgia?
Fino a qualche anno fa le
procedure chirurgiche erano
necessariamente più standard
in quanto mancavano
strumenti diagnostici adeguati
per misurare e registrare le
caratteristiche anatomiche e
funzionali di ogni occhio. Oggi
una serie di esami strumentali
computerizzati ci permettono
Il sistema computerizzato di controllo del Laser a Femtosecondi
di avere la mappatura
completa del sistema visivo
sulla quale costruire una
strategia di intervento più
personalizzata.
È possibile correggere anche
difetti visivi pre esistenti?
Certo, tutti i dati raccolti
dai vari strumenti ci aiutano
ad identificare la lente
intraoculare personalizzata per
ogni occhio. Queste protesi
bioniche in materiale acrilico
e pieghevole vengono inserite
nell’occhio attraverso una
piccola incisione della cornea
di circa 2 mm. Ed ancorate
al legamento sospensore del
vecchio cristallino opaco.
Si crea così un nuovo sistema
ottico in grado di correggere
quasi completamente il difetto
visivo storico del paziente.
Riuscite perciò a correggere
anche l’astigmatismo?
Grazie alle recenti lenti
intraoculari toriche e con un
sistema computerizzato di
centratura ed ancoraggio,
siamo in grado di orientare
l’asse del cristallino artificiale
in modo da annullare
quasi totalmente il difetto
astigmatico.
Intervista a cura di Stefano Cucchiarini
www.vedo.org
Centro di Diagnostica
e Microchirurgia Oculare di Milano
Via Ripamonti, 1 - Tel. 02 58305550
www.lacataratta.it. - www.lamiopia.net
pipette monodose, che oltre a
contenere la giusta quantità di
prodotto, prevengono contaminazioni batteriche e possono comodamente essere usate
ovunque. Talvolta il farmacista
può suggerire in aggiunta un
collirio dall’azione disinfiammante. Se a questi sintomi si
unisce il rossore, è prudente
rivolgersi allo specialista, onde
scongiurare il rischio di una
congiuntivite o per riconoscerla, se è comparsa, dato che ne
esistono di vario tipo e dunque
suggerire le specialità farmaceutiche più indicate per la
cura. Nel caso in cui si cominci
ad avere problemi della visione,
ovvero si fatichi nella messa a
Oggi esistono
tecniche innovative
e sostanze efficaci
per la risoluzione
di molti problemi
fuoco di oggetti lontani, vicini, o li si veda distorti, oppure
compaiano improvvisi lampi
luminosi e aree scure è urgente
recarsi dall’oculista, dato che
solo lui può determinare se vi
sono difetti visivi.
PREVENIRE E CURARE
Poiché sono molti ed alcuni
anche gravi, è meglio intervenire al più presto, pur senza
ansia: oggi, infatti, grazie a
innovative terapie di intervento e all’uso di specifiche
sostanze di recente formulazione, è possibile risolvere
gran parte dei problemi, a
partire dalla correzione di
difetti visivi quali miopia e
astigmatismo, fino ad arrivare a patologie più serie come
cataratta e maculopatie. Queste ultime due affliggono soprattutto le persone oltre una
certa età, e dunque bisognerebbe intensificare i controlli
dopo i 50 anni, dato che i casi
sono davvero molti, anche
tenendo conto del fatto che
l’Italia è un paese che invecchia, purtroppo, rapidamente.
È fondamentale programmare
controlli periodici dallo specialista, per sé ed anche per
i bambini, senza mai sottovalutare le loro lamentele se
non riescono a vedere bene,
osservando se stanno molto
vicino allo schermo di tv e
pc, considerando che nella
maggior parte dei casi difficilmente fanno commenti
sulla loro percezione visiva.
Maculopatie: si moltiplicano
i farmaci intelligenti
che bloccano la malattia
Aflibercept e ranibizumab sono i due farmaci più recenti
per combattere la DMS (Degenerazione Maculare Senile) umida, mentre l’impianto di dexamethasone è usato
nelle alterazioni retiniche vascolari post trombotiche.
Sono detti farmaci intelligenti e immessi nell’occhio
chiudono selettivamente i capillari che hanno perso la
loro impermeabilità e disperdono siero tra gli strati della
retina provocando deformazioni e mancanze visive.
Iniettati dal chirurgo con un intervento ambulatoriale
all’interno dell’ occhio agiscono per circa 30/60 gg.: per
questo motivo vengono riprogrammate iniezioni successive. La DMS colpisce il 5% delle persone tra i 60/70 anni
e il 15% tra i 70/80 anni. Lo specialista utilizza sofisticate attrezzature diagnostiche (OCT) per analizzare con
precisione la micro struttura della retina riuscendo così
ad individuare in anticipo le alterazioni in via di sviluppo necessarie di trattamenti chirurgici. La prevenzione
prevede occhiali da sole in difesa della retina, riduzione
del fumo e una dieta equilibrata ricca di anti ossidanti. Da qualche tempo si può utilizzare un piccolissimo
cilindretto di 0.5mm di diametro impregnato di dexamethasone che iniettato chirurgicamente nella cavità
vitrea dell’occhio continua a rilasciare per qualche mese
la dose ideale di farmaco, per ridurre i disturbi visivi e degenerativi causati dalle trombosi venose dei vasi retinici.
Per maggiori informazioni: Dottor Carlo Vanetti
www.vedo.org
COSMOFARMA 2014
Il mondo
della farmacia
si incontra
a Bologna
C
osmofarma Exhibition 2014, evento tra i più importanti
in Europa per il mondo delle farmacie, a Bologna dal 9
all’11 maggio prossimo, ha come tema: UNA FARMACIA
PER TUTTE LE ETà, UNA FARMACIA PER TUTTI per sottolineare
l’attenzione che si vuole dedicare alle imprese, agli operatori
qualificati, fornendo risposte concrete a tutte le necessità del
settore farmaceutico. La manifestazione è patrocinata da
Federfarma che sarà presente a Bologna con due appuntamenticlou: il “main event” di sabato e il convegno di domenica. Con il
primo dedicato alla “Farmacia dei servizi” e il secondo a “Farmacia
Sicura”, il programma congiunto Credifarma-PromofarmaFarmafidi per dare assistenza alle farmacie in situazioni di criticità.
Cosmofarma 2014 si rivolge ai Farmacisti di tutte le età, nelle
differenti fasi del loro percorso professionale, per offrire loro
spunti e occasioni di business. è il punto d’incontro di tutto il
settore e concentra inoltre un alto numero di corsi ECM per
l’aggiornamento professionale. Quest’anno punta i
riflettori su 4 aree tematiche. La “Terza età”: l’invecchiamento
della popolazione costituisce un tema di grande attualità sia
per il mercato farmaceutico sia per la realtà sociale italiana. Gli
“Integratori alimentari”: contribuiscono a migliorare lo stato
nutrizionale e l’attenzione verso
La manifestazione di loro è confermata dal trend di
mercato, in crescita costante. La
è rivolta a tutti
“Farmacia per la coppia”: un tema
che riguarda le problematiche
i farmacisti
inerenti la sfera intima e sessuale
ed è patrocinata
di uomini e donne, in cui il ruolo
da Federfarma
di consulenza del farmacista
è fondamentale. L’”Oral care”:
tutto ciò che concerne la salute della bocca. L’obiettivo principale
di Cosmofarma Exhibition è quello di permettere l’incontro tra
gli operatori del settore farmaceutico, le aziende e i farmacisti.
La manifestazione è una grande vetrina per i prodotti innovativi
e un’efficace occasione di contatto tra le imprese e le istituzioni,
i professionisti e l’industria. Nella manifestazione del maggio
prossimo sarà attivato un International Buyer Programme:
parteciperanno Buyer provenienti da più di 20 paesi per oltre
600 incontri con le aziende espositrici interessate. Tutte le
informazioni sono disponibili su www.cosmofarma.com.
Cosmofarma Exhibition presenta anche la prima edizione del
Contest - Farmacia Etica “Marco Belli” - che sarà assegnato
durante la 18a edizione della manifestazione. Il contest nasce
dalla volontà di mettere in risalto i progetti di solidarietà,
beneficienza ed eco-sostenibilità creati dalle farmacie italiane,
incentivando i farmacisti di tutta Italia a impegnarsi nel sociale.
Tutti i farmacisti potranno presentare il proprio progetto
compilando un modulo sul sito www.cosmofarma.com e
inviando una presentazione dell’attività organizzata.
Il premio consisterà in un corso di formazione manageriale per
farmacisti.
La manifestazione vuole sottolineare anche l’importanza delle
aziende startup in ambito farmaceutico, lanciando per l’edizione
2014 il “PROGETTO INCUBATORE”.
L’iniziativa, volta a sostenere i giovani imprenditori, promuove le
imprese emergenti offrendo un contenitore di servizi, supporti,
visibilità e strumenti per i giovani imprenditori che costruiranno il
futuro del Made in Italy nel settore della farmacia.
Salute 43
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
corriere.it/salute
Inviate le vostre segnalazioni,
i vostri quesiti, i vostri dubbi,
all’indirizzo di posta elettronica
di Daniela Natali
[email protected]
WEB
Chiedete agli esperti Oltre 160 medici
specialisti rispondono online
alle domande dei lettori in 50 forum
VIVERE CON IL WEB
Segnalato da voi
Dal forum dei nostri esperti
Ipertermia, ultrasuoni,
laser, elettroterapia ...
A che cosa servono di preciso?
Le terapie fisiche strumentali - in particolare l’ipertermia, la «tecar», le onde
d’urto focali e la laserterapia, gli ultrasuoni - hanno validità scientifica secondo
la Società internazionale di medicina fisica e riabilitativa? O, pur essendoci
studi positivi, ancora queste terapie strumentali non sono state validate?
Da quel che ne so io, solo la cosiddetta Tens (mi hanno spiegato che significa:
stimolazione elettrica nervosa transcutanea) è stata validata scientificamente,
ma potrei sbagliarmi visto che non sono un esperto. Potreste chiarirmi le idee,
spiegandomi anche per che cosa ognuno di questi trattamenti è più indicato?
Risponde
Mauro Zampolini
Direttore del Dipartimento
di Riabilitazione Asl 3, Reg. Umbria
In poche righe è difficile declinare
tutte le implicazioni delle terapie fisiche in riabilitazione che lei ha citato
nella sua lettera, ecco comunque alcune indicazioni .
L’ipertermia è una della più antiche
modalità di trattamento. Può essere ottenuta con la trasmissione diretta del
calore o in via indiretta con laser, ultrasuoni o elettromagnetismo. Lo scopo è
quello di aumentare l’afflusso di sangue nell’area lesa/infiammata. Trova
indicazione nella fase subacuta (ad
esempio, dopo un trauma) come coadiuvante al trattamento riabilitativo.
Anche con la laser terapia si riattiva
la microcircolazione, ma in modo focale e quindi specifico per l’area lesionata. Le onde d’urto focali furono introdotte in medicina per la cura dei calcoli
renali (litotripsia urologica). Più recentemente sono impiegate anche per
curare molte patologie dell’apparato
muscolo scheletrico (tendini e osso
principalmente). Si tratta di onde acustiche a pressione positiva e negativa
che si susseguono in modo asimmetrico e producono una sorta di micromassaggio utilizzabile anche in fase
acuta, perché ha potere antinfiamma-
torio e promuove rigenerazione tissutale. Gli ultrasuoni sono vibrazioni
acustiche ad alta frequenza.
Queste vibrazioni generano calore
profondamente nei tessuti e hanno un
effetto antalgico e rilassante. Possono
essere utili nelle condizioni infiammatorie come epicondiliti, artrosi, ematomi, cicatrici.
La TECAR terapia, la più recente, è
una forma di ipertermia profonda e selettiva che si ottiene attraverso correnti
elettriche indirizzabili a profondità differenziate in base agli elettrodi usati.
La TENS (Transcutaneous Electric Nervous Stimulation) è la tecnica di elettroterapia più usata nella riabilitazione. Consiste in una stimolazione elettrica utile nel trattamento del dolore sia
acuto, sia cronico (es. lombare); é possibile utilizzare diversi tipi di frequenze, ognuna delle quali è utile nelle diverse fasi del dolore.
A fronte di una grande esperienza
empirica e un diffuso utilizzo non ci
sono prove di efficacia clinica per nessuna di queste terapie fisiche. Questo
non significa che non siano efficaci, ma
che non ci sono studi rigorosi condotti
su un sufficiente numero di pazienti
che possano dimostrarlo.
Inoltre, l’efficacia potrebbe non essere generale, ma limitata a specifiche
patologie. Le terapie fisiche vanno comunque prescritte all’interno di un
progetto riabilitativo, come sottolinea
il nome della specializzazione medica:
Medicina Fisica e Riabilitativa.
Il personaggio
www.admo.it .
Donazione di midollo osseo, come fare
su come avviene e a che cosa serve il
trapianto, l’impegno personale che
richiede la donazione, l’iter burocratico
e ospedaliero da seguire. Nell’area
«Legislazione» sono riportati i testi
delle norme che disciplinano la ricerca
del donatore e la donazione, mentre in
«IBMDR, il Registro italiano» (la sigla
sta per Italian Bone Marrow Donor
Registry) viene spiegato come funziona
il registro dei donatori disponibili a
offrire in maniera anonima, volontaria e
non retribuita il proprio sangue
midollare. Cliccando su «FAQ, le
domande più frequenti», oltre a
spiegazioni su cos’è il “midollo osseo”
utilizzato per il trapianto e sulle
differenze fra trapianto allogenico e
autologo, sono disponibili informazioni
su come si fa a diventare donatori di
midollo osseo, chi può candidarsi, come
trovare il centro donatori più vicino.
Cosa c’è di Nuovo
Mal di testa
Vertigini e tempia dolente,
quali possono essere le cause?
Soffro di emicrania da sempre, ma da
tre mesi ho anche giramenti di testa
e da un mese una pressione dolorosa
alla tempia sinistra: che cosa succede?
Risponde
Alberto Proietti
Centro Cefalee, Istituto Neurologico
Carlo Besta, Milano
La vertigine può facilmente comparire
in un soggetto emicranico: può
rappresentare infatti un’ulteriore aspetto
del complesso disordine emicranico.
In tal senso può avere le medesime
circostanze “precipitanti” (stress, viaggi,
privazione di sonno, fase mestruale),
accompagnarsi a intolleranza a luce e
rumori e può rispondere alla medesima
terapia antiemicranica, sia sintomatica
(per es. con triptani) sia di profilassi (per
es. con flunarizina) . In alcuni casi, si parla
di “emicrania vestibolare”, ma è una
condizione sulla cui esistenza non tutti sono
concordi. Nel suo caso, oltre alla comparsa
della sintomatologia vertiginosa, sarebbe
subentrata la presenza di una cefalea a lato
fisso. Ogni modifica nelle caratteristiche
generali dell’ abituale cefalea va
interpretata come campanello d’allarme
di una forma sintomatica di cefalea, specie
sopra i 50 anni. Parli dei suoi disturbi con
il suo medico o specialista di riferimento
per valutare eventuali indagini strumentali.
Nutrizione
Sonno
In gravidanza si ha sempre
una fame esagerata?
Quanto deve dormire
una bambina di tre anni?
Sono incinta da due mesi e ho una
fame nera! Sono snella (1,70 di altezza
per 55 kg di peso), ma questa fame
mi preoccupa? È fame «vera»?
Di quante ore di sonno ha bisogno
una bambina di tre anni?
E come andrebbero suddivise queste
ore tra giorno e notte?
Risponde
Andrea Ghiselli
Risponde
Paola Proserpio
Ricercatore Consiglio Ricerca
in Agricoltura, Roma
Centro Medicina del Sonno,
Ospedale Niguarda, Milano
La fame serviva in tempi di carenza alimentare, a
far sopravvivere madre e piccolo, ma ora non più.
Le necessità caloriche specie all’inizio, non
giustificano una fame esagerata, ma sono
importanti: è auspicabile un incremento di 300
kcal al giorno. Se, come lei, si inizia la gravidanza
con peso normale, ci si attende un aumento fino a
3,5 kg dopo le prime 20 settimane e, poi, fino a 0,5
kg a settimana. Mi raccomando l’acido folico:
spero l’abbia già preso prima della gravidanza.
La quantità di ore di sonno necessarie è molto
variabile. Come tra gli adulti, anche nei
bambini esistono i “brevi” e i “lunghi”
dormitori. In media un bambino di 3 anni
dorme circa 12 ore al giorno. Il sonnellino
pomeridiano di solito è presente (ma anche
questa non è una regola assoluta). Con
l’inizio della scuola materna, in genere si
tende a perdere questo sonnellino, ma ci sono
bambini che hanno ancora necessità di farlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La più cliccata
Il sito della settimana
Solo una persona su centomila è
compatibile con chi sta aspettando
il trapianto di midollo osseo, spesso
necessario per combattere leucemie,
linfomi e altre neoplasie del sangue.
Informazioni su come diventare
donatori, superando preconcetti o
timori immotivati, si possono trovare sul
sito dell’Associazione donatori midollo
osseo www.admo.it.
In home page nella sezione «Un po’ di
noi agli altri» si trovano le informazioni
www.corriere.it/salute/forum
Morto il quinto
«Marlboro man»
Eric Lawson aveva partecipato a una
famosa campagna pubblicitaria per
le sigarette. A ucciderlo sono state
proprio le conseguenze del fumo
Gastroenterologia
Il video
Dopo la colecistectomia
ho fastidi continui, è normale?
Dopo una colecistectomia mi sono
venute una febbricola e una fastidiosa
diarrea. È tutto normale? Servono
i fermenti lattici o mi consiglia altro?
Ortopedia
Quando bisogna
operare il menisco
Da domani su Corriere.it/Salute
video-intervista con il professor
Roberto D’Anchise, dell’Istituto
Ortopedico Galeazzi, di Milano
Risponde
Beatrice Salvioli
Unità Operativa di Gastroenterologia,
Istituto Humanitas, Rozzano
Se continua ad avere febbre anche
a diversi giorni di distanza
dall’intervento, le consiglierei di farsi
ricontrollare dal chirurgo che l’ha
notizie dalle aziende
operata ed eventualmente di sottoporsi
a un’ecografia addominale, per
escludere che non ci siano fonti
di infezione.
Per quanto riguarda la diarrea tenga
presente che è un evento abbastanza
frequente nei pazienti
colecistectomizzati (all’incirca in una
persona su cinque), in quanto,
mancando il “reservoir” della bile
(ovvero la colecisti), gli acidi biliari
possono irritare il colon e provocare
diarrea con un meccanismo osmotico,
ossia con il richiamo di acqua all’interno
del lume intestinale.
La terapia più idonea in questi casi è la
colestiramina, una resina che si lega agli
acidi biliari, e che si assume in bustina
prima dei pasti e a due ore di distanza
da altri farmaci.
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
CONTINUA L’OFFERTA PROVA
DI TANTUM ROSA INTIMO
LA FEDERAZIONE LATTERIE
ALTO ADIGE
IL NUOVO
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ARRIVANO GLI SPAZZOLINI
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Continua l’operazione “Offerta Prova” promossa da Angelini per Tantum Rosa Intimo
Quotidiano.I flaconi da 250 ml diTantum Rosa
Intimo Quotidiano Lenitiva,Tantum Rosa Intimo Quotidiano Difesa eTantum Rosa Intimo
Quotidiano 3-12 Anni, sono infatti disponibili
in farmacia (fino ad aprile) al prezzo prova di
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vicina alle donne per rispondere ai loro specifici
bisogni. Ginecologicamente e dermatologicamente testata,la lineaTantum Rosa Intimo Quotidiano è presente,solo in farmacia,in 3 differenti
gamme:Lenitiva,per prevenire l’insorgenza dei
piccoli fastidi e alleviarne i sintomi, 3-12 anni,
specifica per le bambine, Difesa, protettivo con
antibatterici naturali. Tutta la gamma è formulata per ridurre
il rischio di reazioni allergiche:
contiene tensioattivi delicati, è
priva di parabeni, SLES ed
è nichel tested.
Nel 1941 a Bolzano viene fondata la Federazione Latterie
Alto Adige, cooperativa che
riunisce le 10 latterie sociali altoatesine con lo scopo di fornire
ai soci assistenza e consulenza e di assicurare
al consumatore l’inconfondibile qualità dei
prodotti lattiero-caseari altoatesini attraverso una fitta rete di controlli giornalieri in tutte
le fasi della produzione. È la Federazione il
garante per il Marchio di Qualità Alto Adige
che si trova sulle confezioni di latte, yogurt,
mozzarella, burro e formaggio altoatesini:
tale marchio garantisce che i prodotti siano il
risultato di una selezione accurata, che il latte
proviene solo dai masi di montagna dell’Alto
Adige, che l’allevamento del bestiame è rispettoso e la sua alimentazione naturale, con
foraggi vegetali selezionati, che nella lavorazione del latte non vi sono prodotti geneticamente modificati. www.altoadigelatte.com
Protiplus presenta il nuovo
Drenante Pro)(Plus, che si può
utilizzare tutti giorni nell’arco
della giornata. Il suo esclusivo
mix di estratti vegetali aiuta
l’eliminazione dei liquidi in
eccesso e favorisce il controllo
del peso. Contiene: Thè Verde,
che favorisce l’eliminazione
dei liquidi in eccesso e l’equilibrio del peso corporeo; Carvi e
Malva che aiutano le funzioni
intestinali; Lino, che supporta
le funzioni del sistema digerente e del transito intestinale.
Pro)(Plus, impiegato nell’ambito della dieta
proteica Protiplus Metodo 3.2.2 ed associato ad un buon livello di attività fisica, può
risultare utile in una dieta volta a ridurre il
sovrappeso o a mantenere il peso forma. Basta versare 50 ml di Drenante in una bottiglia
d’acqua da un litro e bere durante la giornata.
Numero Verde 800 018124, www.protiplus.
com, [email protected]
Dalla ricerca scientifica Specchiasol nasce
Snell Balance, un programma bilanciato per
tornare in forma in modo naturale, associato
ad una dieta variata ed equilibrata e ad un
sano stile di vita, con regolare attività fisica. Si
compone di PHisio Balance e Peso Balance,
integratori alimentari che agiscono in sinergia. PHisio Balance è a base di Sali minerali
alcalinizzanti (citrati di potassio e magnesio),
Zinco e succhi concentrati di Arancia, Mela
e Limone (che contribuiscono ad apportare
naturalmente citrati). Grazie alla sua azione
alcalinizzante è in grado di favorire il corretto equilibrio acido-base. Peso Balance, in
capsule, contiene l’esclusivo mix di fitocomplessi Green 4 Fit costituito da estratto di
tè verde, caffè verde,
capsico (stimolante
del metabolismo) e
pepe nero (antiossidante). Da marzo in
farmacia ed erboristeria. www.specchiasol.it
Arriva una nuova linea completa
di spazzolini dedicati ai bambini e
ai ragazzi che rende più divertente l’igiene orale, grazie a 4 personaggi mitici di Star Wars: Anakin
Skywalker, Yoda, Darth Vader e
Clone Capitano Rex, con l’esperienza di Sunstar Gum a garanzia di
un’efficacia totale contro la placca.
I Lightsaber hanno una luce intermittente che lampeggia per 1 minuto, incoraggiando a spazzolarsi
i denti per il tempo giusto per ogni
arcata. I Batteria, con base a ventosa, grazie al movimento oscillante
e all’azione delle setole ultra-morbide massaggiano delicatamente le
gengive e rimuovono efficacemente
la placca. I Manuali, con morbida impugnatura antiscivolo, hanno setole morbide con
design Dome Trim, clinicamente testato per
garantire una rimozione eccezionale della
placca sulla superficie dei denti e sotto il bordo gengivale. In Farmacia. www.gum-junior.it
44
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Ci ha lasciati
Giorgio Stracquadanio
I funerali si terranno in Milano, martedì 4 febbraio alle ore 11 presso la chiesa di San Pietro in
Gessate - via Cesare Battisti.- La famiglia.
- Milano, 31 gennaio 2014.
Partecipano al lutto:
– Antonio e Giovanna Daffra.
Giorgio
anche circondata da milioni di persone mi sento
sola.- Mi manchi, lo sai.- Tua Tina.
- Milano, 31 gennaio 2014.
Giorgio
Cambia il cielo, cambia la musica dell'anima, ma
tu resti qui con noi.- La tua sorellina Tiziana e
Claudio. - Milano, 31 gennaio 2014.
Sandro Manuli è affettuosamente vicino alla
Dottoressa Tiziana Stracquadanio per la scomparsa dell'amato fratello
Giorgio Stracquadanio
- Milano, 1 febbraio 2014.
Partecipano al lutto:
– Marco Manuli.
– Gioia Manuli.
– Maurizio Cossalter.
– Rosella Bollini.
Ciao
Gio
una grande amicizia che non si cancellerà mai.Walter e Carla. - Milano, 2 febbraio 2014.
Partecipano al lutto:
– Paolo e Grazia.
– Gianna.
– Marilena.
Paola, Anna e Carla Pedroni si stringono nel
dolore a Tina e Tiziana per l'inconsolabile scomparsa del caro amico di una vita
Giorgio Stracquadanio
- Milano, 1 febbraio 2014.
Paolo Bonaiuti, Giovanni Mottola, Giorgio Lainati ricordano con grande commozione
Giorgio Stracquadanio
amico e collega di tanti anni di lavoro e di impegno politico comune e si uniscono al dolore della
signora Tina. - Roma, 1 febbraio 2014.
Mario e Sophie Rossetti partecipano al dolore
di Tina per la perdita di
Giorgio
uomo di grande cuore e intelligenza.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Fausto Carioti piange la scomparsa del caro
amico
Giorgio Stracquadanio
Marta e Alice Linares abbracciano forte forte
Peter e Valentina e si stringono ad Annerose e
Sandro ricordando l'allegria e il sorriso di
German
- Milano, 1 febbraio 2014.
Partecipano al lutto:
– Anna e Massimo Linares.
Una risata così non si dimentica.- Un amico così non si dimentica.- Ciao
German
ci mancherai.- Stringiamo forte Vale.- Alice Linares e Niccolò Rivetta.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Chiara Fiore e Cristina Dalla Bona abbracciano
forte l'amico Peter e la sua famiglia nel ricordo
di
German
amico importante che non dimenticheranno mai.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Aldina e Renzo Vecchiato si stringono con profonda commozione a Anne-Rose Alessandro e
Peter straziati dalla prematura scomparsa del loro amato
German
- Milano, 1 febbraio 2014.
Nel silenzio che precede le partite di calcio dell'
ASD Leone XIII Presidente personale e giocatori
ricordano commossi il loro amico portiere
German Lissidini
Il 1 febbraio 2014 è mancato il
Dott. Giorgio Lancini
Con infinita tristezza e immenso senso di vuoto
lo annuncia la moglie Vanna Springolo.- Un sentito ringraziamento all'amico dottor Bruno Capello per l'affettuosa e assidua assistenza.- Il funerale avrà luogo in Milano presso la parrocchia di
Sant'Andrea, in via Crema 22.- Per la data delle
esequie contattare l'impresa ITOF al numero
022619702. - Milano, 1 febbraio 2014.
Con l'affetto di sempre ci stringiamo a te cara
Vanna nel ricordo di
Giorgio
amico di tutta la vita.- Lillia, Bruno e Alessandra
con Francesca ed Alessandro.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Sandro e Silvana con Riccardo e Tomaso piangono la scomparsa del caro
Giorgio Lancini
e sono teneramente vicini a Vanna.
- Como, 1 febbraio 2014.
Mario Ercole e Anna con le figlie Laura ed Annamaria profondamente addolorati per la perdita del
Dott. Giorgio Lancini
sono vicini a Vanna con tanto affetto e sincera
amicizia. - Milano, 1 febbraio 2014.
Giancarlo Accettola
La moglie Rosanna, i figli Francesca e Roberto, i
nipoti e tutta la famiglia ne danno il triste annuncio.- Afflitti dal dolore lo ricorderanno oggi alle
ore 15 nella parrocchia di San Saturnino a piazza
San Saturnino.- Non fiori ma opere di bene.
- Roma, 2 febbraio 2014.
Giancarlo
Una vita insieme.- Ti ricorderò per sempre con
amore, Rosanna. - Roma, 2 febbraio 2014.
Giancarlo
Al nostro adorato papi.- Ti vogliamo un mondo
di bene, Francesca e Roberto.
- Roma, 2 febbraio 2014.
Ing. Franco Cremonini
ha cessato di vivere.- Lo saluteremo lunedì 3 febbraio alle ore 11 presso la sala del commiato del
cimitero di Lambrate.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Emilio
Partecipa al lutto:
– La famiglia Tedeschi Filiberti.
Stefano Brioschi con Monica Terenghi e il gruppo Natì è affettuosamente vicino alla famiglia e
ad Alberto Tedeschi per l'improvvisa scomparsa
del carissimo
Prof. Emilio Del Giudice
ricordandone l'intelligenza e la gioia di vivere.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Giorgio Stracquadanio
- Milano, 1 febbraio 2014.
Giorgio Stracquadanio
affettuoso e brillante, come sempre, fino all'ultimo, pur consapevole della malattia.- La sua morte è una grande perdita per tutti i suoi cari e i
suoi amici. - Milano, 1 febbraio 2014.
Partecipo, commosso, al dolore della sua compagna Tina, della sorella Tiziana e dei familiari,
per la dolorosa scomparsa dell'amico
Giorgio Stracquadanio
Ciao Giorgio!- L'amicizia, la stima e la simpatia
che, insieme ci siamo scambiati, restano con noi,
come quando c'eri anche tu.- Gabriele Albertini.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Si è spenta a Milano
Liliana Fabbiani
Con immenso affetto la ricordano figli, nipoti e
pronipoti. - Milano, 31 gennaio 2014.
Tu non ti sei mai arreso, nulla fermerà noi.Grazie per la tua pirotecnica genialità.- Ciao
nonno
Silvia, Bianca, Giovanni, Ilaria, Lucia, Chiara,
Rocco, Marta. - Verona, 2 febbraio 2014.
dott. Claudio Cremonesi
Ciao
zio Claudio
Il tuo sorriso, la tua dolcezza e la tua eleganza ci
mancheranno infinitamente.- Te ne sei andato
troppo giovane, troppo presto.- Ti porteremo
sempre nel cuore.- I tuoi nipoti De Carli, Dell'Anna, Malosti. - Milano, 1 febbraio 2014.
Ilaria Occhini, Anna e Giovanni Paszkowski ricordano con affetto
Giuliano Prezzolini
amico e testimone di antiche amicizie.
- Firenze, 1 febbraio 2014.
Il cuore generoso del
N.H.
Antonio Margoni, il Consiglio d'Amministrazione e tutti i collaboratori di Media Consultants partecipano con grande tristezza alla scomparsa
dell'amica e collega
dott. ing. Norberto Cesi
Gabriella Cardona Del Vicario
ha cessato di battere.- Lo piangono la moglie
Bianca con Tiziana, Matteo e Olmo, il fratello
Giannantonio con Carla e i nipoti Paola, Alberto,
Giancarlo con le rispettive famiglie.
- Milano, 1 febbraio 2014.
- Bollate, 1 febbraio 2014.
Maurizio e tutti i soci e collaboratori di Matisse
Srl si uniscono al dolore di Valeria e di tutta la
famiglia per la scomparsa di
Gabriella Cardona Del Vicario
ricordandola con affetto.
- Milano, 2 febbraio 2014.
Gianfranco Pardi
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DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
PER PAROLA:
A MODULO:
PER PAROLA:
Teofilo Sanson
Federico Gianni addolorato è vicino a Tina per
la morte del suo caro
Con l'amore di sempre.- Mi manchi Doretta.
- Milano, 2 febbraio 2014.
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Claudio Cremonesi
si è spento.- Piangono la sua prematura scomparsa la moglie Elda De Carli, i figli Nicola con
Elena, Susanna con Federico, i nipotini Stefano e
Luca.- I funerali avranno luogo lunedì 3 febbraio
alle 10.45 nella parrocchia Dio Padre a Milano2
- Segrate. - Segrate, 1 febbraio 2014.
Giannina, Tiziana con Marcello, Anna con Ugo,
Emanuela con Tito, Antonella con Luca e gli amati nipoti, annunciano la morte di
Cavaliere del Lavoro
Giornalista
- Desio, 1 febbraio 2014.
Giorgio
La famiglia ringrazia tutte le persone che gli sono
state vicino con amicizia, affetto e professionalità.- Il funerale avverrà lunedì 3 febbraio alle ore
11 nella Basilica di San Zeno (Verona).- La camera ardente sarà a Verona presso il cimitero
Monumentale dalle ore 9.30 alle ore 10.30.- La
cara salma verrà tumulata nella tomba di famiglia, a Scomigo (Treviso).
- Verona, 2 febbraio 2014.
1994 - 2014
Francesco Gatto
ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30
Tiziana Maiolo avrà sempre nel cuore l'indimenticabile grande amico
Paola e Paolo Zanetto profondamente addolorati per la scomparsa dell'amico
Maria Giovanna (Tata) Carai
che è sempre stata a loro vicina con immenso e
incondizionato amore.- E si stringono, affettuosamente, a Michele e Wanda.- I funerali si svolgeranno lunedì 3 febbraio alle ore 10 nella Cattedrale de La Storta, Sacro Cuore di Gesù e
Maria. - Roma, 1 febbraio 2014.
Caro
maestro e grande amico ti vorrò sempre bene.Alberto. - Milano, 1 febbraio 2014.
Annaluisa con Dario, Mariella, Eddi con Grazia
sono vicini ad Elda, Nicola e Susanna nel piangere la scomparsa del cognato
ed è vicina a Tina e Tiziana.
- Milano, 1 febbraio 2014.
Anna Fendi Venturini, Maria Teresa, Maria Silvia, Maria Ilaria annunciano con profondo dolore
la perdita dell'indimenticabile e insostituibile
2 febbraio 2012 - 2 febbraio 2014
il cui ricordo rimarrà indelebile.
- Bologna, 1 febbraio 2014.
e abbraccia la sua famiglia.
- Roma, 1 febbraio 2014.
Edoardo Brega
- Milano, 1 febbraio 2014.
Non sei stato, sei.- Uomo infinito e mio infinito
bene.- Emilia. - Milano, 2 febbraio 2014.
Il dolce sorriso di
Profondamente addolorato Nicola Grumo partecipa al dolore della famiglia per la perdita dell'
Davide e Alma con Alberto e Daniele si stringono a Tina Isabella e Monica nel dolore per la
perdita del caro amico
Emilio Del Giudice
Giancarlo
A Carlo, molto più di un nonno.- Ti porterò sempre nel cuore, Chicca.
- Roma, 2 febbraio 2014.
Edoardo Brega
un uomo perbene.- Per il funerale chiamare
393.3358492. - Milano, 1 febbraio 2014.
Maria Margherita insieme ai fratelli, cognati e
nipoti comunica a tutti coloro che lo hanno conosciuto ed amato che il suo caro marito
- Milano, 1 febbraio 2014.
Il 31 gennaio 2014 è venuto a mancare all'affetto dei suoi cari
La moglie, le figlie, i generi e i nipoti annunciano la morte di
Maggior Generale del Corpo
degli Ingegneri dell'Esercito
Mario Fugazzola
Le zie Luciana e Marisa con i figli piangono il caro
Mamo e abbracciano con grande affetto Gabriella e Alessia. - Sumirago, 1 febbraio 2014.
A MODULO:
Corriere della Sera
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti:
€ 540,00
Gazzetta dello Sport
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti:
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Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: [email protected]
45
Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Il Tempo
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Puzzles by Pappocom
Come si gioca
Bisogna riempire la
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riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
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Estrazioni dell’1/2/2014
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CAGLIARI
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GENOVA
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I più letti
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46 numero SuperStar
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- Ai 4:
271,97 Ai 3 stella: 1.579,00
Ai 3:
15,79 Ai 2 stella:
100,00
Ai 5+
- Ai 5 stella: 832.207,25 Agli 1 stella: 10,00
Ai 5:
33.288,29 Ai 4 stella: 27.197,00 Agli 0 stella:
5,00
Lotto Svizzero
3 8 14 19 21 42
3
Joker 144693
Replay 3
Serie A
Gol e dirette
La 22esima giornata di
campionato da seguire in
diretta e rivedere nelle sintesi.
Superenalotto Combinazione vincente
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Oggi su www.corriere.it
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Super Bowl
morto Giorgio Stracquadanio,
1 Èfedelissimo
(poi pentito) di Berlusconi.
La carica delle 501 poltrone:
2 chi sono e quanto guadagnano.
finisce l’era dell’assalto alla scaletta
3 Ryanair,
Posti assegnati in fase di prenotazione.
Amanda e Raffaele, parla il giudice:
4 «Ho figli anch’io, è stata una scelta sofferta».
all’Inps, Mastrapasqua si dimette.
5 Svolta
Letta: «Una scelta saggia».
L’America si prepara
New York in festa per la sfida
tra i Denver Broncos e i Seattle
Seahawks per il titolo Nfl.
Google
I luoghi nascosti
Sono «zone sensibili» e su
Google Earth vengono rese
invisibili. Le immagini.
Anniversario
Charlot 100
L’esordio di
Charlie Chaplin
nel cinema è
stato il 2
febbraio 1914.
Le immagini
della carriera.
46
Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Teleraccomando
Debora Villa
Tv in chiaro
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di Maria Volpe
PER CONOSCERE
PER DISTRARSI
Il potere
del cervello
Da Fazio
David Lynch
Il cervello controlla i nostri
pensieri, prende decisioni nel
giro di millesimi di secondo e
affronta ogni giorno un lavoro
molto faticoso. Per questo a
volte può sbagliare (per
esempio i lapsus). Al via un
programma (nella foto una
scena) che mette alla prova la
propria mente con giochi, quiz
e molto altro. Stasera si
comincia con «Esperimenti
esplosivi»: divertenti e folli
esperimenti condotti da Tim
Shaw, per testare le nostre
capacità cognitive con curiose
e fantasiose prove che
coinvolgeranno chiunque. Le
«cavie» degli esperimenti,
infatti, sono comunissime
persone incontrate per strada.
Puntata ricca, stasera. Ospiti
di Fabio Fazio sono infatti
l’on. Laura Boldrini, dal 16
marzo scorso presidente della
Camera dei deputati, che ha
vissuto una settimana di
lavori parlamentari molto
complessa e contestata. A
seguire il geniale visionario
regista americano David
Lynch (foto), considerato uno
dei maestri del cinema
underground fin dal suo
debutto nel 1977; Carlo
Verdone e Paola Cortellesi,
protagonisti di «Sotto una
buona stella», il nuovo film
diretto e interpretato
dall’attore romano, al cinema
dal 13 febbraio. Immancabile
Luciana Littizzetto.
Accendi il cervello
National Geographic, ore 21.55
Che tempo che fa
Rai3, ore 20.10
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ASCOLTA IL NUOVO PROGRAMMA
MATTINO E ANCHE TU DIRAI...
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Film e programmi
Due sosia
per Spencer e Hill
Storie toccanti
tra le corsie
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Due ricchi cugini (Bud
Spencer e Terence Hill,
insieme nella foto) temono
che dei rivali in affari vogliano
eliminarli. Per questo si fanno
sostituire da due sosia.
Non c’è due senza quattro
Rete4, ore 21.15
La voce di Rocco accompagna
alla scoperta degli altri tre
«Braccialetti rossi». Il gruppo
si consolida attraverso due
incontri che si riveleranno
complementari.
Braccialetti rossi
Rai1, ore 21.30
Lo strano rapporto
tra sport e politica
Le forze di polizia
presenti in Italia
Sport e politica: un legame
pieno di valenza simbolica. È
stato così negli anni della
Guerra fredda, quando Stati
Uniti ed Unione Sovietica si
sfidavano a colpi di medaglie.
Speciale Tg1
Rai1, ore 23.25
In onda l’inchiesta di Claudia
Di Pasquale dedicata alle
forze di polizia. In Italia
esistono cinque forze di
polizia. Ma siamo certi di
essere al sicuro?
Report
Rai3, ore 22.40
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Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014
Pay Tv
Film
e programmi
Angelina Jolie
aiuta Winona Ryder
Dopo un tentativo di suicidio,
Susanna (Winona Ryder) finisce in
un ospedale psichiatrico. Lì conosce
un’altra ragazza (Angelina Jolie,
foto con Ryder) che l’aiuterà ad
affrontare la vita in modo diverso.
Ragazze interrotte
Sky Cinema Passion, ore 21
Amy Adams
incontra Dempsey
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Giselle (Amy Adams, foto) è una
principessa che da un regno
fantastico finisce sulla terra, a New
York. Lì incontra il papà (Patrick
Dempsey) di una bambina e
scopre un mondo nuovo.
Come d’incanto
Sky Cinema 1, ore 21.10
Il golfista dilettante
che stupì il mondo
Tratto da un romanzo di Mark
Frost, la storia vera dell’impresa
del golfista dilettante Francis
Ouimet (Shia LaBeouf, foto) che
nel 1913 stupì il mondo
battendo il campione in carica.
Il più bel gioco della mia vita
Sky Cinema Family, ore 21
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Leo (Valerio Mastandrea) cresce
due figli adolescenti dividendosi
tra casa e lavoro. Diana (Alba
Rohrwacher) invece è un’artista
squattrinata. Un giorno i due si
incontrano e...
Il comandante e la cicogna
Premium Cinema, ore 21.15
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La televisione
in numeri
«Borgo Larici»
la fiction spiazzante
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a fiction italiana sembra spesso muoversi in assenza di un progetto di fondo, di una chiara linea editoriale. Si prenda, come esempio di queste settimane, «I segreti di Borgo Larici», il «period drama» ambientato negli anni del fascismo. Un innesto piuttosto insolito sul ceppo della fiction di successo di
Canale 5, che comprende il realismo nazionale del poliziesco, del crime e dell’action (da «Distretto di polizia» a
«Squadra antimafia»), da un lato, e il feuilletton ultra-pop
dei Losito & Garko («L’onore e il rispetto», «Il peccato
Top & Flop
e la vergona»). Il primo filone si rivolge a un pubbli«Don Matteo 9»
co largamente familiare,
Terence Hill ascolta Caiano
trasversale alle fasce d’età
giovani e adulte, e ai sessi,
come è accaduto, per esempio, per l’ultima edizione di
«Squadra Antimafia». Il secondo filone privilegia in«Don Matteo 9 - Il coraggio
vece un pubblico tutto femdi una figlia», 8.257.000
minile, anch’esso trasversaspettatori, 27,9% di share.
le, talvolta giovane, dai liRai1, giovedì 30 gennaio, ore
velli di istruzione piuttosto
21.22. Minuto picco:
bassi. In questo quadro,
8.609.000 spettatori, Caiano
«Borgo Larici» è sembrato
rivela a don Matteo
fuori luogo, e difatti ha
le sue paure (ore 22.08)
spiazzato non poco il pubblico di Canale 5: le prime
«Il divo»
due puntate, in onda nella
Servillo è Giulio Andreotti
calcistica giornata di mercoledì, hanno registrato un
ascolto medio di 3.432.000
spettatori, pari a una share
del 12,4%, qualche punto
sotto la media di rete.
Cinema La7 — «Il divo»
Ma quel che più colpisce
452.000 spettatori, 1,77%
è la composizione dell’audi share. La7, sabato 25
dience,
dalla quale si evingennaio, ore 21.26. Minuto
ce che l’unico pubblico in
picco: 412.000 spettatori,
grado di essere attratto dalinizia il film con Toni
la fiction è quello femminiServillo nel ruolo di Giulio
Andreotti (ore 21.27).
le-anziano in fuga da Rai1:
14% di share solamente sugli ultra65enni, più del 15%
solo sulle donne. Un prodotto al femminile «troppo stretto» per Canale 5, che finisce per assomigliare a Rai1 senza
però la forza istituzionale (o l’inerzia) della Prima Rete. Forse la più aspra critica che si può rivolgere a un broadcaster
non è di copiare «Downton Abbey» ma di non conoscere
abbastanza il proprio pubblico. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione
Geca Italia su dati Auditel.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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