In Italia EURO 1,40 DOMENICA 2 FEBBRAIO 2014 ANNO 139 - N. 28 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Serie A Tra Milan e Torino pari con spettacolo Rugby L’Italia salva l’onore con il super Galles Bocci, M. Colombo Ravelli alle pagine 30-31 Calcagno a pagina 31 De Ponti a pagina 26 Il dibattito Web senza freni: serve la decrescita Oggi Evgeny Morozov nel supplemento Verso il commissariamento dopo la svolta del governo sul conflitto di interessi. L’ipotesi Treu MEDIARE SEMPRE DECIDERE MAI Inps, Mastrapasqua si arrende di ANGELO PANEBIANCO Le indagini e la laurea falsa, lascia il presidente. Letta: scelta saggia Padiglione Italia mentazione politica, del fatto che qualunque decisione debba passare attraverso infinite mediazioni, e si scontri con un grandissimo numero di veti. E la frammentazione è appunto figlia di un sistema istituzionale che, dopo averla generata, la perpetua. Non faremo mai gli interventi che servono per avere di nuovo crescita economica e dare così un futuro ai nostri figli se non riusciremo a ridurre drasticamente la frammentazione, se non riusciremo a tagliare le unghie ai tanti poteri di veto che oggi ci paralizzano, se non disporremo di una democrazia capace di decidere. Sta precisamente qui il legame fra la questione istituzionale e la vita di ogni giorno delle persone. L’immobilismo condanna il Paese alla decadenza e l’unico modo per uscire dalla trappola è fare quei cambiamenti istituzionali che possano rimettere in funzione il motore imballato. Se a molti cittadini sfugge quel legame, esso però non è mai sfuggito a coloro che resistono attivamente a qualunque cambiamento istituzionale di una qualche serietà. C’è, e c’è sempre stata, una sovrapposizione quasi perfetta fra gli adepti di quello che potremmo definire il «partito trasversale del socialismo reale» (all’italiana) e i cantori della «Costituzione più bella del mondo». Sono in realtà, più o meno, le stesse persone. Quelli che «la spesa pubblica non si tocca», quelli che «le tasse alte non sono un problema», quelli che «il mercato del lavoro non si tocca», eccetera eccetera. CONTINUA A PAGINA 26 Indagini e laurea falsa: Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, si è dimesso. Per il premier Enrico Letta si tratta di una «decisione saggia». L’Istituto verso il commissariamento dopo la svolta del governo sul conflitto d’interessi. Avanza l’ipotesi Treu. di ALAN FRIEDMAN A PAGINA 5 Prodi, scossa a Letta: tenti una sortita senza avere paura di SERGIO RIZZO C he potesse mangiare un altro panettone all’Inps, in realtà non gli era mai passato per la mente. Fosse accaduto, gli sarebbe andato di traverso. Mastrapasqua si vedeva già la prossima primavera alle Poste. di ALDO CAZZULLO A PAGINA 7 L a decisione della presidente Laura Boldrini di applicare la cosiddetta ghigliottina per evitare la decadenza del decreto Imu-Banca d’Italia non ha soltanto suscitato proteste, risse, insulti all’interno della Camera. Con una specie di effetto valanga, quel clima di scontro e di violenza verbale si è rapidamente trasmesso, amplificandosi, al web. CONTINUA A PAGINA 26 Assurdi burocratici Soldati per liberare le strade al Nord. Bloccati i treni verso l’Austria. Esonda il Tevere. Allerta fino a martedì La tassa sui rifiuti pericolosi dal barbiere Neve e nubifragi, mobilitato l’esercito È emergenza meteo in tutta Italia: Tevere esondato, bloccati i treni per l’Austria, intervenuto l’esercito nel Cadore. A PAGINA 10 Frignani, Imarisio di DARIO DI VICO Da Volterra a Olbia A parole tutti giurano di voler semplificare le procedure, nei fatti la burocrazia si prende mille soddisfazioni. E ha fatto dell’Italia un Paese di santi, navigatori e adempimenti. L’ultima riguarda il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti più volte contestato, prorogato per nove volte, poi sospeso e infine ripristinato. Ebbene il Sistri sta per celebrare il suo trionfo a dispetto delle inchieste giudiziarie che lo hanno coinvolto (caso Pelaggi). CONTINUA A PAGINA 18 LE SCELTE RINVIATE NEL PAESE CHE FRANA di GIAN ANTONIO STELLA U Borra, tra Ponsacco e Pontedera (Pisa), dove il fiume Era è straripato: la foto scattata dall’elicottero della Polizia di Aldo Grasso bruzzo a luci rosse. Storie a sfondo sessuale hanno sconvolto quella tranquilla regione, forte e gentile: adulteri, corna, prestazioni a contratto, fornicatori pitocchi, libertinaggio paradannunziano. Un abruzzese doc come Rocco Siffredi non ha dubbi sulle serate hot: «La politica trova nel letto solo immediato sfogo alla più scadente delle perversioni. Dominare l’altro. Averlo in proprio possesso. Poter decidere del suo destino». Vale per la destra come per la sinistra. Sesso e possesso. Ma che è successo? 36.000 euro all’anno per intrattenersi una volta a settimana. Così stabiliva un contratto che l’assessore regionale alla Cultura, Luigi De Fanis, avrebbe voluto stipulare con la sua segretaria Lucia Zigariello. Ne fa fede una lettera strappata GLI INSULTI DI GRILLO E LA DERIVA SESSISTA A PAGINA 9 Iossa, Rebotti CONTINUA A PAGINA 3 na tabella dice tutto: nell’ultimo mezzo secolo le frane sono state tredici volte di più che nella seconda metà dell’800. O San Defendente non sa più fare il suo mestiere di patrono oppure, dato che i meteorologi escludono che siano avvenuti mutamenti epocali, è colpa di come l’Italia è stata gestita. CONTINUA A PAGINA 11 Due volte assolto, il caso si riapre. «Parlo a Chiara, sulla sua tomba» A Sesso e possesso La Regione Abruzzo accende le luci rosse Berlusconi e le elezioni «Possiamo farcela a superare il 37%» Quel lungo silenzio sulle 25 poltrone Contro Boldrini di GIOVANNI BELARDELLI Le interviste ALLE PAGINE 2 E 3 Baccaro, R. Bagnoli, Savelli Come coprirsi di ridicolo nascondendosi tra le lenzuola ❜❜ Giannelli MASSIMO SESTINI È 9 771120 498008 Roma, Piazza Venezia 5 Tel. 06 688281 www.corriere.it ISTITUZIONI E VITA QUOTIDIANA perfettamente comprensibile che tanti cittadini non colgano il legame che esiste fra ciò che accade e, presumibilmente, accadrà alle loro vite o a quelle dei loro figli, e questioni «astruse» come la legge elettorale o i propositi di riforma della Costituzione. Essi pensano che tali questioni siano di interesse solo per i politici di professione, per i giornalisti e per gli esperti accademici di istituzioni. Molti ritengono anche che occuparsi di riforme elettorali e costituzionali sia, per i politici, una sorta di alibi, un modo per eludere i problemi «veri»: l’occupazione, il reddito delle famiglie, eccetera. Se è comprensibile che essi non vedano quel legame è anche un fatto che si sbagliano. Le due cose sono collegate. Il problema italiano, quello che ci impedisce di porre le condizioni per il rilancio dell’economia, è l’immobilismo decisionale, il fatto che non sappiamo attuare quei radicali interventi che ci permetterebbero di affrontare con più ottimismo il futuro. Ma quell’immobilismo non è effetto del caso né, come vuole la vulgata antipolitica, dell’inadeguatezza dei nostri uomini di governo. Non è vero che i politici britannici o spagnoli o tedeschi, siano, mediamente, migliori dei nostri: i politici si assomigliano un po’ tutti. L’immobilismo, e le risposte inadeguate che diamo ai problemi (si veda, ad esempio, ciò che ha scritto Francesco Giavazzi sulla privatizzazione delle Poste, Corriere del 29 gennaio), sono conseguenze della fram- 40 2 0 2> Fondato nel 1876 Luigi De Fanis e rimessa insieme come un puzzle erotico dalla donna. Giorni fa, in procura, De Fanis ha confessato di aver espresso alla Zigariello il desiderio di avvelenare la moglie: «Ho detto quelle cose al telefono, ma non era vero niente. Volevo fare colpo su di lei, erano frasi a effetto per colpire il cuore di una persona di cui ero innamorato». Il 12 novembre scorso, quando De Fanis viene arrestato, il presidente della Regione Gianni Chiodi dichiara alla stam- pa: «Spero che gli accusati siano in grado di chiarire la loro estraneità». Ma anche lui si trova ora nei guai. Si è scoperto che il governatore, indagato con altri 24 politici per truffa, peculato e falso, nel marzo 2011 ha soggiornato in un albergo di Roma in compagnia. Spesa di 340 euro, rimborso chiesto alla Regione di 357. Farsi l’amante, ma anche la cresta! Adesso la donna, nominata dallo stesso governatore nella commissione regionale delle Pari Opportunità, non intende abbandonare la poltrona: «Voglio ricordare che l’adulterio non è più considerato reato… Non sono stata aiutata da Chiodi, non ne avevo alcun bisogno». Lasciata da parte una certa mollezza di vita o se non altro di materasso, tutti cercano ora la comprensione dei familiari, niente più porno-politica, niente più rimborsi. Il lato paradossale della vicenda lo chiarisce l’abruzzese Ennio Flaiano: «Il ridicolo può uccidere nelle società colte o aristocratiche. Nelle società arriviste e democratiche è la condizione necessaria allo sviluppo della Fama». © RIPRODUZIONE RISERVATA Stasi: il processo ha ucciso papà di GIUSI FASANO A lberto Stasi tornerà in tribunale, il 9 aprile, come imputato per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi. Dice Stasi: «Sarò presente in aula come sempre. Solo che stavolta non avrò mio padre accanto. Se n’è andato il giorno di Natale a 57 anni, ma ha cominciato a morire il giorno in cui la Cassazione ha deciso di riaprire il processo». E aggiunge: «Sono convinto che la malattia che l’ha portato via è dovuta alla sofferenza e allo stress. Chiara? Vado spesso a trovarla al cimitero. Le parlo, sulla sua tomba». A PAGINA 16 2 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Primo Piano Enti pubblici Il caso L’ex presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua Le dimissioni di Mastrapasqua Inps, pronto un commissario Il premier: scelta saggia. L’ipotesi dell’ex ministro Treu Il profilo I conti dell’istituto Il conto delle poltrone, siede in 25 consigli Un milione di euro all’anno di compensi e 25 incarichi simultanei. Il super manager dimissionario dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, è stato accusato più volte di essere un «collezionista di poltrone», alcune delle quali in potenziale conflitto di interesse. Oltre la carica di numero uno dell’istituto di previdenza è presidente di Idea Fimit, società di gestione del risparmio controllata dal gruppo De Agostini e partecipata anche da Inpdap ed Enpals, istituti confluiti nel Super Inps con il decreto salva Italia, che ha in dotazione il patrimonio immobiliare dei due enti. Mastrapasqua è anche vicepresidente esecutivo di Equitalia, la società di riscossione dei tributi partecipata al 49% proprio dall’Inps. E’ amministratore delegato di Italia Previdenza e direttore generale dell’ospedale israelitico su cui indaga la Procura di Roma per un presunto giro di false cartelle cliniche al fine di ottenere rimborsi dal Servizio sanitario nazionale. E’ amministratore unico di Litorale spa, azienda per lo sviluppo economico turistico del litorale laziale ed è presente in sei collegi sindacali tra cui quello di Coni Servizi, ente di promozione e organizzazione di eventi sportivi, di Autostrade per l’Italia spa e di Telecontact Center, società attiva nelle telecomunicazioni. Presiede il Comitato amministratore della gestione interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali dell’Inps, il Comitato pensioni privilegiate (ex Inpdap) e il Fondo gestione speciale. Titolare di studio commercialista a Roma e iscritto al registro dei revisori contabili dell’Ordine. In passato è stato consulente di Bnl, divisione credito industriale e consigliere di una società del gruppo Ansaldo-Finmeccanica. © RIPRODUZIONE RISERVATA Beneficiari di trattamenti pensionistici 323 344 733 sedi (incluse le Direzioni Centrali e Regionali, le sedi di coordinamento, le agenzie complesse) miliardi di euro agenzie Dipendenti 15,9% 34,8% 261,3 miliardi di euro Beneficiari di prestazioni di sostegno al reddito* Flusso finanziario complessivo annuo (somma entrate e uscite) Fonte: rapporto annuale Inps (anno 2012) ROMA — Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, 54 anni, ha gettato la spugna e si è dimesso. Indagato dalla Procura di Roma per il suo ruolo di direttore generale dell’Ospedale israelitico (ente sotto inchiesta per le cartelle cliniche truccate), incalzato dalle critiche per i molteplici incarichi professionali suoi, di sua moglie e del fratello, ha deciso di uscire di scena dopo la decisione del governo di proibire i doppi incarichi negli enti pubblici, con effetto anche per quelli in corso (il suo sarebbe scaduto a fine anno). A pesare sulle dimissioni, anche la rivelazione del quotidiano Libero sulla sua laurea in 15,9 milioni Importo annuo erogato per rate di pensione e invalidità civile 4,4 milioni Importo annuo erogato per sostegno al reddito, (comprensivo di copertura per contribuzione figurativa) 22,7 miliardi di euro economia e commercio alla Sapienza di Roma, annullata perché Mastrapasqua avrebbe falsificato il libretto facendo risultare come superati due esami. Secondo lo scoop di Libero, nel 1997 la Cassazione ne avrebbe confermato definitivamente la pena a dieci mesi di reclusione. Interpellato Mastrapasqua non ha negato l’episodio ma ha precisato che successivamente ha «ridato tutti gli esami, si è regolarmente laureato e ottenuto la totale riabilitazione dal tribunale di sorveglianza cancellando così condanna, reato e pena». La lettera di dimissioni dal vertice di uno dei più importanti istituti di previdenza eu- Spesa pensionistica Inps su PIL Spesa pensionistica Inps su spesa pubblica** *Comprende i soggetti beneficiari di Cassa Integrazione Guadagni, Disoccupazione e Mobilità **Escluse le indennità agli Invalidi Civili CORRIERE DELLA SERA L’addio La telefonata al presidente della Repubblica per l’addio La riforma La scelta di un «traghettatore» per la riforma dell’ente previdenziale ropei (30 mila dipendenti, oltre 23 milioni di pensioni erogate per complessivi 270 miliardi di euro all’anno) sono arrivate in tarda mattinata al ministro di riferimento, quello del Lavoro Enrico Giovannini. L’ex presidente dell’Inps ha informato personalmente della sua decisione le massime cariche dello Stato, compreso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e il presidente del Consiglio Enrico Letta. «Credo che Mastrapasqua abbia fatto una scelta saggia - ha commentato il premier in viaggio verso Abu Dhabi - ha colto l’iniziativa del governo, non si possono assumere incarichi così rilevanti senza esclusività». Il go- verno, almeno formalmente, ha ringraziato il manager: «Voglio dare atto del suo lavoro in questi anni, fatto in modo corretto», ha detto Letta, ricordando passaggi importanti quali l’unificazione tra Inpdap e Inps. E anche Giovannini, nell’esprimere «anche a nome del governo, apprezzamento per la sensibilità dimostrata» da Mastrapasqua, lo ha ringraziato. Ora Palazzo Chigi ha promesso di schiacciare l’acceleratore sul disegno di legge annunciato ieri che proibirà i doppi incarichi ma l’intento è anche quello di prevedere una revisione della governance dei più importanti enti pubblici con nuove regole contro il con- flitto di interessi. Nei prossimi giorni la posizione al vertice dell’Inps verrà risolta. I nomi più gettonati e che hanno cominciato a girare da quando la situazione di Mastrapasqua si è fatta critica, sono due ed entrambi di area Cisl. Uno è l’ex ministro del Lavoro, uno dei più noti giuslavoristi italiani ed ex senatore della Margherita, Tiziano Treu e l’altro il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ieri però, partecipando alla trasmissione di Rai 3 di Fabio Fazio, ha smentito seccamente. Esce di scena la candidatura di Giovannini, ventilata quando l’ipotesi del rimpasto di governo sembrava imminente, poiché ora che il La riforma Che cosa prevede il disegno di legge sugli incarichi esclusivi. Dall’Inail al Consiglio Nazionale delle Ricerche Conflitto di interessi, i manager pubblici in bilico Dall’Agenzia delle Entrate all’Enit, al Coni. Il nodo delle Università ROMA — Bisognerà capire molto bene in cosa consiste l’obbligo di «esclusività» cui il governo intende sottoporre, con un disegno di legge di prossima emanazione, presidenti e amministratori di «enti pubblici nazionali». Perché l’ambito in cui il provvedimento vuole incidere appare ora molto ampio e le ricadute possono essere anche paradossali. Prima di tutto: cosa s’intende per enti pubblici nazionali»? Il termine è molto generico e può comprendere dall’Agenzia delle Entrate all’Unione italiana di tiro a segno. I limiti dovranno riguardare solo gli enti di natura economica? Tra gli enti pubblici rientrano 77 tra università, istituti e scuole, vigilati dall’Istruzione, come anche quattro consorzi e 22 enti-parco sotto l’egida dell’Ambiente e 24 autorità portuali controllate dalle Infrastrutture. Per non parlare delle accademie sotto i Beni culturali: da quella della Crusca a quella dei Lincei. Qual è il discrimine? Secondo le prime anticipazioni di Palazzo Chigi, il nuovo criterio verrà applicato solo agli «enti di notevole rilevanza». In particolare, si prevede che «in relazione all’importanza degli enti e alla loro sfera di attività, presidente e amministratori non potranno rivestire la carica di amministratori o componenti degli organi di controllo e revisione in enti e società né esercitare attività imprenditoriali o commerciali o intrattenere rapporti di lavoro». Allo stesso modo è previsto che «il presidente e gli amministratori non possano esercitare attività professionale o di consulenza, in materie connesse con l’ambito di competenza dell’Ente di appartenenza». Ora, spulciando tra le poltrone già occupate che, come ha precisato il premier, non saranno risparmiate dal nuovo disegno di legge, e incrociando le visure camerali, sorgono altri interrogativi: Attilio Befera, direttore del- Incompatibilità Il nodo delle incompatibilità con gli incarichi precedenti e quelli esercitati in ambiti contigui l’Agenzia delle Entrate è anche presidente del cda di Equitalia, la società di riscossione. Il direttore dell’Agenzia delle Dogane, Giuseppe Peleggi è anche consigliere della società pubblica d’informatica Sogei. Bisogna chiarire se gli incarichi esercitati in ambiti contigui possano considerarsi incompatibili. Un altro dubbio da sciogliere è se si dovrà tenere conto anche degli incarichi precedentemente ricoperti: il presidente dell’Inail, Massimo De Felice, ad esempio, fu accolto da un’interrogazione parlamentare per essere stato consigliere di amministrazione di Intesa Vita, membro dell’organismo di vigilanza di Alleanza assicurazioni, oltre ad aver svolto attività di consulenza presso numerose compagnie. Attualmente De Felice risulta essere vicepresidente del consiglio direttivo di Uni (ente nazionale italiano di Unifi- Lo studio della Cgia di Mestre Case, pressione fiscale record Nel 2014 supererà i 52 miliardi Si pagheranno più tasse per gli immobili quest’anno. Il peso fiscale su questo tipo di beni, infatti, supererà nel 2014 i 52 miliardi di euro: ben 2,9 miliardi in più rispetto al 2013. Non solo: dall’inizio della crisi il livello di tassazione sulle case, sui negozi, sugli uffici e sui capannoni è aumentato di ben 10 miliardi. I dati sono stati elaborati dalla Cgia di Mestre e indicano ancora una volta come il mattone sia sempre più nelle mire del fisco con l’obiettivo di far cassa. «Il gettito riconducibile al possesso dell’immobile - osserva il segretario Giuseppe Bortolussiha subito un vera impennata: dal 2007 ad oggi è cresciuto del 78%» © RIPRODUZIONE RISERVATA I dirigenti Massimo De Felice, attuale presidente Inail e vicepresidente di Uni Pier Luigi Celli, presidente Enit e consigliere di Aeroporti di Roma Giovanni Malagò, presidente del Coni e di Samofin Luigi Nicolais, presidente del Cnr e socio di «One» attiva nei brevetti Mario Baccini, presidente dell’ente nazionale per il microcredito Ferruccio Dardanello, numero uno di Unioncamere e dell’Enpav cazione) oltre a mantenere la cattedra alla «Sapienza» di Roma in Matematica finanziaria. L’incarico cattedratico può essere compatibile con quello in ente pubblico? Perché anche il presidente di Isfol, Pietro Antonio Varesi, è ordinario di Diritto del lavoro alla Cattolica di Piacenza e il presidente dell’Ansv (sicurezza volo), Bruno Franchi, insegna diritto aeronautico a Modena. Più chiaro il caso dell’Enit, l’ente per il turismo, dove il presidente Pier Luigi Celli risulta essere consigliere di Aeroporti di Roma e membro del comitato esecutivo di Illy Caffè. Sul sito dell’Aci il presidente Angelo Sticchi Damiani dichiara di essere consigliere del Coni da cui ha ricevuto un emolumento di 3.844 euro, ma le visure lo danno anche consigliere del Consorzio calcolo e ricerca internazionale e di due società. E ancora, al Coni il presidente Giovanni Malagò risulta essere consigliere di Samocar, amministratore e presidente di Samofin, presidente di Mo.Ma line, amministratore di Gl investimenti, consigliere della Fondazione musica per Roma e socio di tre aziende. Al Cnr il presidente Luigi Nicolais è socio di «One», società che gestisce brevetti. Così come l’Ente Nazionale per il Microcredito è presieduto da Mario Baccini che è anche socio unico della società immobiliare Roberta srl: dovrà lasciare? E che dire del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che guida anche una cooperativa di Cuneo, l’ente mutualistico Enpav, il Centro estero Alpi del mare e altre quattro società, essendo consigliere in altre sei e persino presidente del consiglio direttivo della Banda di Mondovì? Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Primo Piano 3 Le tappe della vicenda Il faro della Procura sull’Ospedale israelitico La Procura di Roma ha coinvolto Antonio Mastrapasqua in un’inchiesta su un presunto giro di false cartelle cliniche dell’Ospedale israelitico (di cui è direttore generale) al fine di ottenere rimborsi gonfiati dal servizio sanitario nazionale Il cumulo delle nomine e le pressioni politiche All’avvio dell’indagine sul nosocomio si aggiunge la vecchia accusa di «collezionista di poltrone» riguardante il presidente dell’Inps. Quei 25 incarichi, tra cui quella di vicepresidente di Equitalia, alimentano l’imbarazzo del governo Il disegno di legge per riformare l’istituto Le dimissioni presentate al ministro Giovannini Il pressing del governo diventa più evidente due giorni fa quando il Consiglio dei ministri annuncia il varo di un disegno di legge per riformare la governance dell’Inps e prevenire incarichi multipli e possibili conflitti di interessi dei manager pubblici Ieri mattina arrivano le dimissioni di Mastrapasqua da presidente dell’istituto di previdenza. Si è recato dal ministro del Lavoro Giovannini che gli ha espresso «apprezzamento per la sensibilità dimostrata» e lo ha ringraziato per il lavoro Il personaggio Il silenzio della politica e dei sindacati mentre accumulava ruoli Il maratoneta degli incarichi che pensava già alle Poste aziende statali e private, che magari possono avere in ballo contenziosi con l’Inps. C’è l’Ospedale israelitico, di cui è direttore generale: con un debito, ha rivelato Milena Gabanelli, di 42 milioni per contributi previdenziali non pagati che rischiano di andare in prescrizione e dovrebbe recupere quell’Equitalia di cui Mastrapasqua, guarda caso, è vicepresidente. A chi si stupisce di questa girandola di conflitti d’interessi, replica serafico: «Ma una investitura in piena regola. La nomi- lei lo sa quanto è modesto lo stipendio na di Mastrapasqua al vertice Inps viene del presidente dell’Inps?». Niente lo sfioapprovata in Parlamento anche dal Par- ra. Le polemiche sugli incarichi attizzate tito democratico. Se ne occupa l’ex mini- da «Report». Le critiche della Corte dei stro del Lavoro unionista Cesare Damia- conti sul fatto che governi l’Inps come no in persona. Mentre nessuno bada agli un monarca e le consulenze esterne siaoltre cinquanta incarichi che in quel mo- no lievitate come la panna montata. Le mento riveste. Non il governo Berlusco- punzecchiature per via di una campagna ni che lo mette lì. Non la Cisl, che lo pro- televisiva nella quale sembra pubbliciztegge. Neppure la sinistra, che fa finta di zare il bifidus. Le indiscrezioni sulle denon vedere. Figuriamoci poi se è lui a cine di incarichi di sua moglie Maria sollevare il problema, che esiste eccome. Giovanna Basile, sindaco di aziende Perché fra i suoi incarichi ci sono con- pubbliche come Rai, Aci, Acea... Le batcessionari pubblici come Autostrade, c’è tute sulle ditte onnipresenti in certe foril Coni, c’è il gruppo Telecom, ci sono niture, tipo la società Triumph habitué degli appalti governativi che spesso lavora in tandem con l’azienda di catering del genero di Letta, Stefano Ottaviani. Tanto meno lo infastidiscono i conti in tasca che gli fanno quando il governo Monti decide di tagliare gli stipendi dei supermanager pubblici, scoprendo che tutte quelle poltrone gli fruttano almeno un milioneduecentomila euro l’anno. Anzi. Proprio Monti da potente che era lo rende potentissimo, affidandogli pure l’Inpdap e prorogando di trenta mesi per mila i dipendenti dell’Inps decreto il suo incarico. Roba da strabuzdopo la cura dimagrante e zare gli occhi. Il ministro Elsa Fornero, l’accorpamento di Inpdap ed che pure non lo ama, si deve adeguare. Il Enpals nel super istituto di memorabile scontro fra i due sul numeprevidenza. Solo pochi anni fa ro degli esodati lo potrebbe far saltare, erano circa 33 mila, ma per ma lui resta al suo posto. Finché il maraeffetto della spending review toneta inciampa. è diminuita la forza lavoro Ora i dietrologi si potranno dedicare alla ricerca dell’autore dello sgambetto. Ci sta, in un Paese come questo. Almeno un paio di cose, però, sono assodate. La prima: c’è chi è più responsabile di lui. Sono i politici che l’hanno nominato, i sindacalisti che l’hanno coperto, i lobbisti che l’hanno sostenuto. La seconda: questa vicenda trasuda di ipocrisia. Quanti di coloro che fanno a gara a bastonarlo oggi hanno osato criticarlo quando era ai vertici del potere? le sedi territoriali dell’Inps Detto questo, Mastrapasqua torni a fare incluse le direzioni centrali e regionali e le sedi di coordina- il commercialista a tempo pieno. Lo farà ancora meglio. Ma deve sapere, e con lui mento. Sono invece 344 le agenzie Inps dislocate su tutto i politici, che la sua esperienza nel pubblico finisce qua. il territorio nazionale e nei Cinque anni fa la nomina, quei legami con la Cisl SEGUE DALLA PRIMA ministro ha ricevuto nelle proprie mani le dimissioni di Mastrapasqua sarebbe inopportuno che ne prendesse il posto. Il prossimo successore di Mastrapasqua dovrebbe avere solo un ruolo di «traghettatore», di commissario straordinario che accompagnerà il colosso della previdenza verso la riforma della governance con i minori traumi possibili. Bonanni ieri, se si è sfilato ma ha avanzato la richiesta che la futura governance dell’Inps venga affidata ai sindacati, come avviene in molti Paesi europei. Il professor Treu, che ieri ha negato di aver finora ricevuto offerte di incarico, sarebbe per ora il principale candidato mentre spunta il nome di Giuliano Cazzola, ex consigliere di amministrazione dell’Inps, grande esperto di previdenza ed ex senatore del Pdl, ora nel Nuovo centrodestra di Alfano. La nomina del successore di Mastrapasqua sarebbe questione di pochi giorni, probabilmente entro la prossima settimana. Per legge il presidente dell’Inps viene nominato con decreto del presidente della Repubblica e dura in carica quattro anni. La nomina poi viene passata al vaglio delle commissioni Lavoro di Camera e Senato che devono esprimere un parere consultivo. Puntava alla poltrona da dodici anni occupata da Massimo Sarmi. Tutti i tasselli sembravano al posto giusto. Compreso l’appoggio della Cisl, sindacato potentissimo fra i postini e che lui aveva coccolato oltre decenza piazzandone gli uomini nei posti chiave. Ma era prima. Prima che venisse alla luce la brutta vicenda dei rimborsi gonfiati all’Ospedale israelitico, per cui risulta indagato. Prima che fosse riesumata la faccenda dei suoi molteplici incarichi pubblici e privati. Prima che il governo di Enrico Letta, per ironia della sorte il nipote del suo più grande protettore, stabilisse che chi guida un ente pubblico Roberto Bagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 LUGLIO 2008 In un articolo di Sergio Rizzo sul «Corriere» si registrano i 56 incarichi di Antonio Mastrapasqua Il presidente Anshu Jain Deutsche Bank: «Per l’Italia il rischio default non c’è più» Diciotto mesi fa l’Italia era a rischio di diventare insolvente, ma ormai la situazione si è ristabilita e il pericolo è completamente svanito. Lo afferma, nel corso di una lunga intervista alla «Frankfurter Allgemeine Zeitung», il copresidente di Deutsche Bank, Anshu Jain, spiegando che «un anno e mezzo fa il resto del mondo non aveva quasi più fiducia nell’Europa. Per un certo periodo sui mercati finanziari si riteneva che con una probabilità del 40% lo Stato italiano potesse diventare insolvente. Adesso questo non è più un tema, come pure il crollo dell’euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA deve farlo in esclusiva. Prima che un giornale, Libero, raccontasse la storia di una vecchia condanna a dieci mesi per la compravendita di esami universitari: con lui che sostiene di essere stato completamente riabilitato. Difficile individuare la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendolo ieri a dimettersi. Fino a venerdì notte, però, non era una eventualità da lui contemplata. Perché come tutti i maratoneti sa che in una corsa lunga un imprevisto può sempre capitare: ma bisogna resistere. Basta guardarlo, Mastrapasqua, per capire che il suo fisico segaligno è modellato sulla corsa di resistenza. Ne ha corse tante, insieme a Giampaolo Letta, il capo di Medusa, la società di produzione cinematografica di Silvio Berlusconi. Giampaolo è il figlio di Gianni, lo zio di Enrico e braccio destro del Cavaliere. Sono amici dai tempi della scuola, al San Leone Magno: ancor di più ora, al circolo Canottieri Aniene dove sgambetta tutta la Roma che conta. Corre forte, il maratoneta Mastrapasqua. Troppo forte per Alfredo Antoniozzi, figlio dell’ex ministro democristiano Dario, a sua volta politico dc e poi forzista, del quale è collaboratore. A un certo punto stacca pure lui, per agganciarsi definitivamente a Gianni Letta. Il Nostro passa per essere un brillante commercialista nell’avviatissimo studio del papà. Così, quando l’Ospedale israelitico, struttura convenzionata con la sanità pubblica, finisce nei guai, Letta lo propone per il salvataggio. E chi meglio di lui quando c’è da riempire un posto nel consiglio di amministrazione dell’Inps? Di nuovo, è Gianni Letta che fa il suo nome. In quegli anni da semplice consigliere il maratoneta corre senza sosta. Trovando il tempo anche per curare i propri affari, scrive nel libro «Tutti a casa» Mario Giordano, raccontando come fa a conquistare una residenza principesca in via Filippino Lippi a Roma, nel cuore dei Parioli: compra per un milione e mezzo di euro due case dell’Inail dagli inquilini che le hanno acquistate dall’ente qualche giorno prima. Mastrapasqua sa dove vuole arrivare: in cima. Il suo protettore è potente, ma ci vuole qualcosa di più. Come un appoggio dentro l’istituto. Allora si lega alla Cisl e al direttore generale Vittorio Crecco. Preparandosi a fare le scarpe al presidente Gian Paolo Sassi. Accade quando l’Inps entra in Equitalia con il 49 per cento. La vicepresidenza della società dovrebbe andare al numero uno dell’istituto. Ma quando Sassi sta per assumere l’incarico, ecco la solita telefonata da Palazzo Chigi: «Il posto è di Mastrapasqua, non si discute». E non è una poltrona da nulla, considerando che nel 2011 garantiva al suo occupante, dice la Corte dei conti, 465 mila euro l’anno. Il triplo del presidente. Quella telefonata è 29 323 Sergio Rizzo consolati all’estero. I numeri nel rapporto annuale Inps © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervista L’ex ministro del Lavoro: sugli esodati non credo di aver avuto la collaborazione istituzionale che la situazione avrebbe meritato Fornero: la riconferma? Aveva una buona reputazione di manager MILANO — Su Mastrapasqua dice: «Aveva una buona reputazione di manager e non mi sembrò appropriato cambiarlo in un momento delicato». Su quel cumulo di incarichi, accusa a più riprese manifestata all’ex (ormai) presidente dell’Inps, ci tiene a distinguere il piano personale da quello istituzionale: «Io non avrei mantenuto tutte quelle cariche, così come per ragioni di coscienza ho deciso di non avvalermi della possibilità di andare in pensione come ministro e sono tornata al mio lavoro universitario». Parole e pensieri di Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro, che racconta la sua verità sulla vicenda che ha finito per travolgere il numero uno del maggiore ente previdenziale del Paese. Un osservatorio particolare, il suo, visto il legame tra il dicastero che presiedeva e l’Inps anche per la sua natura assistenziale (è l’ente che eroga le prestazioni di sostegno al reddito, come la cassa integrazione e gli assegni di disoccupazione e mobilità). Quel doppio filo così forte da averle provocato più di qualche grattacapo durante la sua esperienza di governo, come la «contabilità» degli «esodati» dopo la (sua) riforma previdenziale che innalzò i requisiti per l’accesso alla quiescenza. Quei «319 mila» senza né lavoro, né pensione messi nero su bianco proprio da Mastrapasqua che provocarono un vero pro- L’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, 65 anni, è stata la titolare del Welfare durante l’esecutivo guidato da Monti prio cortocircuito nell’allora governo Monti. Dice Fornero - non senza vena polemica che «in quel momento così difficile per il Paese non ritengo di aver avuto tutta la collaborazione istituzionale che la situazione avrebbe meritato». Collaborazione, appunto. Inesistente - denuncia l’ex ministro - anche da parte della «politica» sul cantiere — ancora aperto per la verità — di riforma della governance dell’ente previdenziale. Fornero incaricò il docente della Bocconi, Giovanni Valotti (e con lui un giudice della Corte dei Conti e un membro del Consiglio di Stato) di elaborare una relazione sulla gestione del SuperInps appena venutosi a creare con il decreto Salva Italia che determinò l’accorpamento dell’Inpdap nell’Inps . Quel testo - poi recapitato alle commissioni parlamentari competenti - rivendicò tra l’altro l’esclusività degli impegni per il presidente Inps a causa del rischio di conflitti di interesse: «Per ragioni di potere che intuisco, ma che non conosco con precisione - dice Fornero - non fu dato corso al cambiamento delle regole per un migliore funzionamento dell’ente». Il dato non confutabile è però quella conferma di Mastrapasqua, ora vista con sospetto e diffidenza, di altri tre anni alla guida dell’Inps decisa dal governo Monti nel 2011. Quel mandato, ora interrotto da queste dimissioni, spiega Fornero che si giustificò proprio per il buon curriculum del manager in un momento di transizione e di accorpamenti ispirati da criteri di Sulla governance La revisione della normativa spetta al Parlamento e non al ministro competente Il SuperInps «Non fu dato corso al cambiamento delle regole per un migliore funzionamento dell’ente» economicità e di uniformità dei regimi previdenziali. Resta sul tavolo quella riforma della gestione dell’istituto dimenticata in Parlamento, su cui Fornero dice di non aver potuto far nulla di più: «La riforma della governance è di competenza delle Camere. Un ministro può proporre, ma è il Parlamento che dispone». Altro tema è la sensibilità dei funzionari quando si parla di conflitti di interesse e incarichi multipli. Qui l’accusa di Fornero non è rivolta solo a Mastrapasqua ma a una fascia di dirigenti e politici per la loro «insensibilità sociale». Fabio Savelli fabiosavelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Primo Piano Centrodestra Le scelte Berlusconi attacca Napolitano: non lo rieleggerei Le regole del voto Simboli Parità, deputate (bipartisan) alla carica Il comizio a Cagliari con Cappellacci: «Il Quirinale ha aiutato i piccoli partiti» Il discorso Giustizia, riforma mancata «C’è una riforma che grida vendetta davanti a Dio e agli uomini per non essere stata fatta, ed è la riforma della giustizia». A questo passaggio del suo discorso di ieri a Cagliari Silvio Berlusconi è stato molto applaudito dalla folla che assisteva al comizio Il partito e il rispetto di volti vecchi e nuovi Il Cavaliere ha voluto difendere pubblicamente il volto nuovo di Forza Italia: «Giovanni Toti è un mio amico. Per 22 anni ha lavorato in Mediaset e ora è venuto a darci una mano. Nel partito — ha aggiunto poi — ho rispetto di tutti e non voglio rottamare nessuno» Sistema di voto, le critiche al Colle In un passaggio del discorso Berlusconi ha criticato Giorgio Napolitano: «I piccoli partiti hanno ottenuto, con l’aiuto del capo dello Stato — ha detto il Cavaliere — che si passasse dal 35% al 37% come soglia per il premio di maggioranza» DAL NOSTRO INVIATO sul Sunday Times, ho qualche ruga, ma niente di più». CAGLIARI — Berlusconi riTocca a Cappellacci. Lo slogan voterebbe Napolitano presi- è «Ugo per tutti, tutti per Ugo». dente? Risposta secca: «Franca- Gli ultimi sondaggi lo danno fra mente no». Intervista a tarda se- il 38,2 e il 40,4 mentre il candidara, con la tv locale «Videolina». Il to di centrosinistra, professor capo dello Stato era stato già ci- Francesco Pìgliaru, sta fra il 36,9 tato, in giornata. Berlusconi ha e il 39,7. Poi c’è la scrittrice Milodato la legge elettorale concor- chela Murgia, fra il 19 e il 22. data con Renzi: «Il bipolarismo è Berlusconi torna sul podio e il miglior sistema elettorale». Peccato però che «i piccoli partiti, La battuta su Toti con l’aiuto di Napolita- Leggo che io starei facendo no, siano riusciti ad al- rottamazioni. Io non rottamo zare la soglia per ottenere il premio di mag- nessuno! Toti dà una mano per gioranza dal 35 al 37%». amor mio, ma non siamo gay Subito Lorenzo Guerini, portavoce di Renzi, ha ribattuto: «Berlusconi do- parla per un’ora e mezza. Lo spivrebbe sapere bene che il presi- rito è meno frizzante, il tono coldente della Repubblica sulla leg- loquiale, il volume basso. Tanto ge elettorale è solo arbitro e non per cominciare, complimenti vigiocatore». Napolitano, poi, per vissimi a Matteo Renzi: «Ho troBerlusconi è uno dei «tre presi- vato con lui un possibile interlodenti della Repubblica di sini- cutore. Gli faccio i miei più calostra, quindi avversari, con cui ho rosi auguri affinché mantenga avuto una serie di episodi spia- nel suo partito la maggioranza La sedia presidenziale non si userà più. Giorgio Napolitano lo chiedeva da tempo ma cevoli». per continuare il lavoro avviato non è stato facile scardinare protocolli decennali. Alla fine il cerimoniale del Quirinale Berlusconi arriva a Cagliari: è insieme». Certo, il ballottaggio si è adeguato: da ora in poi il presidente della Repubblica, alle cerimonie ufficiali, la prima uscita elettorale dopo la se nessuno raggiunge il 37% è siederà tra il pubblico. Una piccola novità introdotta da Napolitano e che vuole avere decadenza dal Senato, in soste- «cosa molto negativa», dato che un valore simbolico in tempi di riduzione della spesa pubblica (Ansa) gno del suo ex commercialista e se i due primi partiti saranno Pd governatore uscente, Ugo Cap- e FI, i grillini voteranno probapellacci. Il buon umore, all’inizio, è grande. C’è la fidanzata bilmente Pd. Quindi, l’obiettivo gi “per evitare che ci vengano In provincia di Treviso Francesca Pascale, la senatrice per Forza Italia è superare da sola sottratti un milione e seicentoMariarosaria Rossi, il nuovo enil 37%. In modo di poter riscrive- mila voti, come nelle elezioni di trato Giovanni Toti. A proposito: re la Costituzione che «non per- febbraio». «Leggo che ci sarebbe maretta in mette di governare a nessuno». E la Sardegna? «Inutile puntaForza Italia, che io starei facendo Per questo, Berlusconi prepara, re su manifatture e miniere. Merottamazioni. Io non rottamo Un gruppo del cosiddetto movimento dei Forconi ha «di notte, le istruzioni per con- glio il turismo, la cucina di clasnessuno! Se c’è uno che tiene manifestato ieri a San Vendemiano (Treviso) vicino quistare uno per uno i voti del se. E i campi da golf, le maisons agli amici... Ho chiesto a Giovanall’abitazione del presidente della Regione Veneto Luca 40% di italiani disgustati e inde- du relax, i saloni per congressi». ni di darmi una mano, e lui lo fa Zaia (Lega). Il corteo, circa cinquanta persone, si è cisi e del 20% di grillini delusi. E poi «la Sardegna piace molto ai per amor mio. Ma non siamo fermato fuori dalla casa del governatore, tutto si è Un lavoro che devono fare, dai russi, quindi aprite una sede delgay, eh!». Dentro la Fiera ci stansvolto in modo pacifico. Quando Zaia è arrivato in auto club, i “missionari della libertà”: la Regione in Russia per prono duemila ammiratori: «Dopo i dimostranti si sono avvicinati e hanno parlato con lui scovare porta a porta gli incerti e muovere gli eventi». chiederò alle ragazze: mettetemi Andrea Garibaldi delle difficoltà economiche che si trovano ad affrontare. i delusi, portare fiori e caramelle. le mani addosso, toccate, non © RIPRODUZIONE RISERVATA Non basta: le “sentinelle della [email protected] sono come in quelle foto uscite bertà” dovranno vigilare nei seg© RIPRODUZIONE RISERVATA La rinuncia alla sedia presidenziale Forconi, protesta a casa di Zaia Il caso Da Forza Italia e Nuovo centrodestra un coro di approvazione. Il bentornato di Alfano Centro in subbuglio per il ritorno a destra di Casini Popolari e Sc attaccano il leader dell’Udc, ma c’è preoccupazione per la legge elettorale ROMA — La notizia è che Casini torna nel centrodestra. Aveva inseguito un suo centro distante da Berlusconi e Alfano, ora ha cambiato idea. La notizia viene però declinata in modo diverso a seconda delle prospettive: per Alfano è un figliol prodigo da accogliere a braccia aperte, per i montiani che ci hanno un fatto un pezzo di strada insieme torna all’ovile per opportunismo, per i Popolari di Mario Mauro è uno che gridava contro il populismo e ora rischia di abbracciarlo. Sono anche le contorsioni di un centro politico che la nuova legge elettorale rischia di cannibalizzare. Legge bipolare, accordo Renzi-Berlusconi: quanto spazio resta per quei moderati che non vogliono scegliere fra Forza Italia e Pd? Casini si è dato la risposta prima di altri, spiazzando settori di quello che resta dell’Udc, e lo ha spiegato in un’intervista a Repubblica: molto poco. Dunque scelta quasi obbliga- ROMA — C’è chi, come la giovane pd Giuditta Pini, sostiene che «probabilmente Renzi e Berlusconi se ne saranno dimenticati ma ci penseremo noi, adesso, a ricordaglielo». E chi, come la berlusconiana Mara Carfagna (nella foto), sottolinea che «nessuna di noi in astratto è per le quote rosa ma qualche piccola forzatura, se serve per migliorare la qualità della democrazia, ogni tanto va fatta». Senza dimenticare l’alfaniana Barbara Saltamartini, secondo cui «siamo di fronte all’ennesima conseguenza di una politica gestita da soli uomini». In astratto può essere uno dei primi ostacoli dell’accordo Renzi-Berlusconi. Di concreto, per adesso, c’è che decine di parlamentari di Pd e Forza Italia, di Scelta Civica e Nuovo centrodestra, financo di Sel, hanno sottoscritto i quattro emendamenti per la «parità di genere» presentati sulla legge elettorale. Ce n’è uno che prevede il 50% di capilista donne, un altro che contempla un rapporto 40-60 tra i sessi sempre per le teste di lista, un altro ancora sull’alternanza uomo-donna nelle liste e un quarto, più tecnico, sugli arrotondamenti. L’iniziativa è partita dalle deputate del Pd Roberta Agostini e Marilena Fabbri. Le firme di Sel e Ncd sono arrivate a seguire, le donne di Scelta civica hanno aderito e il ta. «Berlusconi era il più grave problema dell’Italia, adesso diventa una persona con cui ci sono divaricazioni da risolvere con un dibattito politico», è l’ironia che si registra in Scelta civica, confezionata dal deputato Andrea Mazziotti. Gianfranco Librandi, collega di partito, nella «slealtà» di Casini individua invece un vantaggio: «Al centro ora ci siamo solo noi». Mentre per Linda Lanzillotta, che ritiene l’annuncio una non notizia («era chiaro da mesi, visto che si è separato da noi»), la novità vale comunque un’esigenza di chiarezza, almeno da coloro come Dellai e Olivero che da Sc sono usciti per seguire Casini e Mauro che formavano i Popolari: e ora, si chiede l’ex ministro, cosa farà quella costola che è stata montiana e poi popolare? Un dibattito frutto di una diaspora annunciata, del flop elettorale montiano, oltre che di quelle soglie di sbarramento che l’accordo fra Renzi e Berlusconi sta confezionando con la nuova legge. Olivero e Dellai dicono che restano dove stanno al momento, ma prima o poi probabilmente anche loro dovranno prendere una direzione diversa. Mentre in Forza Italia e nel Nuovo centrodestra di Alfano è quasi un coro di approvazione, all’insegna del meglio tardi che mai. Gasparri, per il partito del Cavaliere, ha la sintesi migliore: «Casini ha capito fi- nalmente che il Paese è bipolare e che un terzo polo è già occupato da Grillo». Un concetto che Renato Schifani, per il partito di Alfano, articola invece richiamando principi politici che si ritrovano dopo un periodo di separazione: «Possiamo discutere anche perché i valori dell’Udc e di Casini sono stati sempre i valori dell’area moderata nella quale il Nuovo centrodestra si colloca in I partiti Popolari per l’Italia Unione di centro Alla Camera prese l’1,79%, lascia il centro per tornare nel centrodestra Scelta Civica Alle Politiche ha preso l’8,3%, il presidente ora è Bombassei Popolari Guidati da Mario Mauro, sono nati da una scissione tra i montiani maniera convinta. Noi non abbiamo mai cambiato idea forse è lui che l’ha cambiata e per questo lo accogliamo con piacere». In sintesi: bravo il figliol prodigo! Bravo due volte per il ministro Maurizio Lupi, visto che ora questo riabbraccio può contribuire «a unire e fare un grande centrodestra che possa tornare a vincere le elezioni nazionali contrapponendosi a Renzi. Siamo contenti!». Il suggello, almeno per il Nuovo centrodestra, alla fine lo mette anche Angelino Alfano: «A Casini noi diciamo di cuore un bentornato nel centrodestra e tra le forze politiche alternative alla sinistra. Adesso dobbiamo tutti insieme lavorare per un più forte raccordo delle forze popolari e alternative alla sinistra, proprio mentre Renzi porta il Partito democratico verso il partito socialista europeo, una direzione che può rafforzare il centrodestra italiano e portarlo a vincere contro la sinistra alle prossime elezioni politiche». Marco Galluzzo [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA poker PrestigiacomoCarfagna-CentemeroPolverini ha portato dentro anche un pezzo di Forza Italia. Un fronte più largo della maggioranza, insomma. Al quale, almeno per il momento, mancano le firme del cerchio ristretto delle renziane. «Dalla responsabile riforme del Pd, che è una donna, ci aspettavamo più attenzione», scandisce la Saltamartini evocando Maria Elena Boschi. «La parità di genere è contenuta in un ordine del giorno votato dalla nostra direzione. Per cui voglio credere che Renzi se ne ricorderà», è l’appunto di Giuditta Pini. «Siamo davvero tutte unite per questa battaglia di civiltà», suona la carica la Carfagna. E soprattutto, aggiunge Annagrazia Calabria, leader dei giovani di Forza Italia, «chiederemo il voto palese visto che col segreto, in un parlamento a maggioranza di uomini, rischiamo la bocciatura di tutti gli emendamenti». All’eterna domanda del «se non ora quando?», la pattuglia bipartisan ha risposto «ora». Ed è agguerrita, tanto. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Primo Piano 5 # Centrodestra L’intervista Gli scenari Il leader di FI e la nuova legge elettorale: ho sempre ritenuto che dovessimo insegnare agli italiani come votare «Si andrà alle urne tra oltre un anno Il mio piano folle per superare il 37%» Il Cavaliere: ci sono le riforme, non penso sia possibile un election day a maggio di ALAN FRIEDMAN P ochi minuti prima di mezzogiorno, arrivo in via del Plebiscito, entro nel cortile di Palazzo Grazioli e un uomo della scorta mi porta in ascensore al piano nobile, che qui è il secondo, visto che il primo è un ammezzato. Mentre la mia troupe televisiva allestisce per le riprese l’ufficio di Silvio Berlusconi (sto girando una puntata per Corriere TV della nuova web serie basata sul mio nuovo libro, che esce tra pochi giorni con Rizzoli) io aspetto nel salotto. Mi guardo intorno, nelle stanze affrescate dell’imponente palazzo seicentesco, oggetti e mobili preziosi grondano sfarzo e magnificenza. Consolle bombate dorate con superfici in marmo. Posto su uno dei mobili con decorazioni in oro e intarsi pregiati c’è un modellino settecentesco del Colosseo, con una targhetta in granito su cui spicca la scritta, in stile romano, «La storia la scrive chi vince». Sento un cagnolino che abbaia, e intravedo alla fine del corridoio una porta che apre dall’appartamento privato del presidente. L’oramai immancabile Dudù fa una brevissima apparizione e poi v i e n e r i p o r ta to dentro. Io intanto arrivo nell’ufficio di Berlusconi e il mio sguardo corre alle pareti damascate giallo oro, alle tende abbinate, e si ferma su una consolle bombata sulla quale poggiano delle cornici piene di foto di Berlusconi con Bush, con Putin, con papa Ratzinger, con i figli, con la mamma Rosa. E poi arriva il Cavaliere, dimagrito dopo il soggiorno in beauty farm, sorridente e nel suo solito abito scuro a doppiopetto. Si siede dietro la sua scrivania e cominciamo un’intervista a tutto campo. Presidente, dopo lo storico incontro che lei ha avuto con Matteo Renzi alla sede del Pd e l’accordo sulla legge elettorale, qual è il suo parere sul segretario democratico? «Renzi è un nuovo protagonista che è entrato di slancio nel panorama politico italiano e ha rinnovato il Partito democratico, che è sempre l’antico Partito comunista italiano, che ha cambiato tanti nomi ma è rimasto con le stesse persone, con le stesse sedi. Ha annunciato con coraggio e anche con un filo di arroganza, di voler rottamare tutti i vecchi campioni del partito. E l’ha fatto: uno dopo l’altro sono stati costretti, non per una sua azione diretta ma per il procedere della sua salita all’interno del partito, molti sono veramente ai lati, addirittura non in Parlamento. Quindi io spero che lui continui in questa direzione». Le faccio notare comunque, presidente, che Renzi ha di fatto conquistato due terzi del partito e chi ha perso sono D’Alema, Cuperlo e il vecchio, quindi in un certo modo lui rappresenta un nuovo Pd, almeno agli occhi Le tappe Le scelte Gli ultimi mesi sulla scena politica di Silvio Berlusconi (nel fermo immagine durante l’intervista con Alan Friedman) sono stati caratterizzati da diversi eventi. Ad agosto c’è stata la condanna in via definitiva da parte della Cassazione per il processo Mediaset, in seguito le frizioni all’interno del suo partito e la decadenza da senatore Il partito Il Cavaliere è stato anche promotore del ritorno a Forza Italia. La nuova formazione politica ha lasciato la maggioranza di governo. Due settimane fa, l’ex premier ha messo a punto con Matteo Renzi la riforma della nuova legge elettorale di un giornalista straniero. «Io convengo e sono assolutamente contento che questo sia accaduto. Gli auguro di procedere affinché anche il residuo terzo venga mandato negli spogliatoi». Ma parliamo adesso della sostanza, perché l’accordo annunciato da lei e Renzi era su tre questioni: legge elettorale, riforme istituzionali, Titolo V. Cominciamo con la legge elettorale. «Io credo che continuerà il suo percorso e che sarà approvata dai due rami del Parlamento. Questa legge elettorale non è il meglio che si potesse fare, perché ancora una volta abbiamo dovuto fare i conti qui in Italia con i piccoli partiti, e questo è un fatto molto negativo che ci perseguita dal 1948. Ma oggi con l’ingresso di una terza forza tra destra e sinistra, una forza che ha messo insieme tutta l’antipolitica, tutti gli italiani disgustati da questa politica, quella portata avanti da Grillo, i numeri sia di destra che di sinistra si sono abbassati, e quindi siamo arrivati a dei numeri molto bassi come coalizione. Vede, io ho sempre ritenuto che noi dovessimo insegnare agli italiani a cominciare a capire come si deve votare. Abbiamo sempre guardato ai paesi meglio governati, Francia, Gran Bretagna e, soprattutto, Stati Uniti d’America: repubblicani e democratici, democratici e repubblicani». Il bipolarismo… «Il bipolarismo secondo noi è il miglior sistema per dare un governo efficiente ad una nazione. Purtroppo anche dopo la Prima Repubblica, con la legge elettorale che è in vigore ancora adesso, il voto frazionato è continuato». Però lei non esclude che la Lega e Alfano possano in futuro far parte di una coalizione di centrodestra? «No. Ma guardi, le dico, io ho una speranza, soprattutto se il voto arriverà tra oltre un anno, che da un lato il Partito democratico a guida Renzi, da un lato Forza Italia, possano operare in maniera tale da poter arrivare all’appuntamento Il comizio Silvio Berlusconi ieri a Cagliari con Ugo Cappellacci, governatore uscente e candidato per la riconferma a presidente della Sardegna (Fotogramma) della prossima campagna elettorale così forti da poter pensare di superare da soli la soglia del 37% che abbiamo messo per poter godere del premio di governabilità che aggiunge un 15% al 37 per arrivare a un 52%, che rende possibile governare. Questo dipende da molte cose, ma io per esempio ho un progetto che deriva da quello che successe a me nel ‘94 e da tutte le esperienze di questi anni. Sarà una follia, ma io penso di poter arrivare a superare il 37. Ho già avuto un risultato del genere nel 2008, perché nella coalizione raggiungemmo un 46 e passa, e il mio partito arrivò al 37 e passa. Però da allora è successo questo fatto, che Grillo è arrivato con il Movimento Cinque Stelle e, avendo raggiunto un risultato importante, il 25%, e oggi essendo ancora nei sondaggi intorno al 20- 21%, ha naturalmente abbassato i voti a disposizione di destra Gli avvocati dell’ex premier Busta con proiettili a Ghedini e Longo Una busta contenente una lettera di minacce e quattro proiettili, indirizzata allo studio degli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, due dei difensori di Silvio Berlusconi, è stata intercettata al centro di smistamento postale di Tessera, nel Veneziano. Vittime delle minacce anche il vicesindaco e l’assessore all’Ambiente del comune di Venezia, Sandro Simionato e Gianfranco Bettin. «Sono pazzi e mitomani, assistiamo a una politica di aggressione. Verificheremo il fondamento di queste minacce. Non è che mi rovina l’esistenza», così ha commentato Longo. Diversi i messaggi di solidarietà dal mondo della politica. «Ferma condanna», dice il governatore veneto Luca Zaia, «atto ignobile» per Lorenzo Cesa (Udc). Renzi ha annunciato con coraggio e un filo di arroganza di voler rottamare tutti i vecchi campioni del partito E l’ha fatto, spero che continui in questa direzione ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA e sinistra. Quindi quel 37 già raggiunto, oggi diventa molto più difficile da raggiungere da parte di un solo partito. Ma io sono un ottimista e ho messo su un piano, forse un piano un po’ pazzo, ma io sono un cultore di Erasmo da Rotterdam...». Ma questo piano lo vuole rivelare oggi? «No, è prematuro. Ma io finisco con questa frase che Erasmo da Rotterdam ripeteva sempre: “Le decisioni migliori e più sagge non derivano dalla ragione ma nascono da una visionaria lungimirante follia”». Cambiamo argomento e parliamo del vincolo europeo del 3%. «È un vincolo che non ha nessun senso». E il Fiscal Compact che richiede la riduzione del debito. Lei che proporrebbe? «Io propongo che il Pil sia calcolato aggiungendo al Pil emerso il Pil sommerso. In questo modo noi andiamo sotto il 100% nel rapporto debito Pil. Cioè ci avviciniamo a quel 93% che è la media dei paesi dell’Euro. Aggiungo che quando c’è una economia che ristagna, non è assolutamente pensabile di togliere dall’economia dei soldi per ridurre il debito». Ma nel Pil l’Istat già stima il sommerso al 17%. «Ma è molto di più». Qual è la sua previsione per l’economia italiana quest’anno? «Non è una previsione positiva perché noi tentiamo di infondere coraggio, ottimismo, di dare speranze eccetera, ma la situazione in cui ci troviamo noi oggi è particolarmente precaria. Abbiamo degli svantaggi competitivi con le altre economie dell’Europa, e insieme all’Europa abbiamo da fare i conti con la competizione delle economie orientali, lei ha visto che la Cina ha superato nelle esportazioni l’America, sta diventando la fabbrica del mondo. Quali sono le cose insuperabili? Soprattutto due: il costo del lavoro e le imposte sugli utili. I paragoni non reggono e quindi io credo che sarà molto difficile per noi come Europa di reggere questa competizione». Presidente, lei ha fiducia nella capacità del governo Letta di lanciare la riforma del mercato del lavoro, di avviare le misure adeguate per agganciare la ripresa e stimolare la crescita? «Mi spiace di dover rispondere negativamente, ma purtroppo abbiamo ormai l’esperienza di questa prima sessione di governo che è durata molti mesi in cui addirittura non sono state mantenute le promesse che erano intercorse tra noi e loro quando abbiamo con mol- ta responsabilità detto sì a un governo di Grosse Koalition, di larghe intese. Le ricordo anzi che dopo il risultato delle elezioni che appunto era stato determinato da Grillo, noi abbiamo subito offerto al Partito democratico di fare un governo insieme. Il Partito democratico, che ha contro di noi una antica avversione che deriva dall’ideologia comunista, ha invece tentato di fare il governo col partito di Grillo, con i Cinque Stelle, e per due mesi il segretario...». Quello, scusi se la interrompo, era il vecchio Pd guidato da Bersani. «Era il vecchio Pd, assolutamente. E Bersani ha battuto per due mesi alla porta di Grillo ricevendo sberleffi e anche insulti. Finalmente dopo due mesi si è rassegnato, è venuto da noi e ci ha proposto di fare un governo, a condizioni quasi inaccettabili, cioè una rappresentanza parlamentare di soli 5 ministri su 23, ma soprattutto non ha aderito alla nostra sacrosanta richiesta di sederci a un tavolo e di scrivere un programma preciso. Hanno detto no, nessun programma preciso, ci diamo la mano, e voi ci dite i punti su cui dobbiamo impegnarci. Vista la malaparata, noi decidemmo di accettare anche questa situazione che era veramente al di fuori della logica. Allora noi abbiamo preso i tre punti su cui avevamo battuto durante la nostra campagna elettorale: punto primo, abolire l’imposta sulla casa, l’Imu; punto secondo non aumentare l’Iva, dal 21 al 22%, perché è un fatto anche psicologico, che deprime la voglia di spendere da parte dei cittadini, anzi di abbassare l’Iva dal 21 al 20. E la terza cosa era cambiare i modi di approccio di Equitalia e dei suo funzionari con i contribuenti. Sull’Imu, ha visto che cosa è successo, un pasticcio incredibile che ha fatto diminuire dal 6 al 10% il valore di tutti gli immobili, di tutte le case in Italia. Per quanto riguarda l’Iva, è stata portata addirittura al 22%, il contra- ❜❜ Non escludo che Lega e Ncd possano fare parte in futuro della coalizione ❜❜ Il Pil? Va calcolato aggiungendo il sommerso all’emerso rio di quello su cui Letta si era impegnato. Ma siamo riusciti a cambiare qualcosa nei sistemi di Equitalia grazie alla nostra capacità di agire in Parlamento». Quindi per lei sarebbe meglio tornare alle urne? E se sì, quando? «Io non penso sinceramente che sia possibile tornare alle urne in un election day insieme con le elezioni per il Parlamento europeo e con 18 milioni di italiani chiamati alle Amministrative. Se si riuscisse ad arrivare in tempo con la legge elettorale noi saremmo d’accordo di andare il 25 di maggio. Ma se intanto si comincia a lavorare sui cambiamenti della Costituzione nelle due direzioni che abbiamo ricordato, dato che per questi cambiamenti ci vogliono non due ma quattro votazioni a distanza di tre mesi l’una dall’altra, si va avanti di un anno o anche più di un anno. In quel caso si andrà a votare tra un anno e qualche mese e per noi, questa cosa credo che funzioni molto bene». © RIPRODUZIONE RISERVATA CORRIERE.IT Il video con l’intervista di Alan Friedman a Berlusconi oggi su Corriere.it 6 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Primo Piano # Centrosinistra Le scelte Legge elettorale, la partita dei tempi Il deputato pd Giachetti vede il traguardo: mi sembra un miracolo ROMA — Sono anni che Roberto Giachetti protesta e chiede invano che si approvi una nuova legge elettorale. Nell’inerzia generale, e nella paralisi, ogni tanto si scopriva che il deputato democratico, radicale di formazione, era in sciopero della fame. Ora, pare, siamo a un passo dal successo. Ma è un passo a rischio sgambetti. Giachetti, è ottimista o pessimista? «Guardi, essere arrivati fino a qui mi sembra già un miracolo. Se un mese fa mi avessero detto che la legge entro gennaio sarebbe arrivata alla Camera, avrei messo non una ma dodici firme». Un rallentamento però c’è stato. «Sarei stato più contento se si fosse andati avanti già questa settimana, ma va bene così. Sono soddisfatto perché, nonostante mille tentativi di stop, le pregiudiziali di costituzionalità le abbiamo superate». Il miracolo, però, ancora non s’è compiuto. «Ah, certo. È un miracolo ancora pieno di insidie e di trabocchetti. Anche perché quelli che finora hanno vissuto di chiacchiere provano a resistere. Bisogna essere vigili». Che può succedere? «Nel voto segreto si può provare a far saltare qualche elemento che farebbe crollare tutto». I primi franchi tiratori ci sono già stati. «Sì, ma pochi. Non m’era mai capitato che ce ne fossero così pochi. Non ho mai visto voto segreto più blindato. Un inizio incoraggiante». I 5 Stelle proveranno a fare qualche scherzo o sono già fuori dal gioco? «Purtroppo si sono messi fuori loro. Hanno scelto di non avere voce in capitolo. Non credo che vogliano fare altri blitz. Quelli che hanno fatto finora del resto non hanno avuto alcun esito. Spero che abbiano capito che il piano su cui misurarsi è un altro. Anche Grillo li ha sconfessati, invitandoli a stare calmi». Lei di ostruzionismo se ne intende. «Certo, ma i 5 Stelle sono andati oltre. Finché stressi il regolamento e fai ostruzionismo vero è un discorso. Ma quando passi ad azioni più o meno squadriste, è un altro. Non puoi gridare al colpo di Stato ogni cinque minuti. Non sei più credibile». Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «La decisione finale alla Camera arriverà entro questo mese». La presidente della Camera Laura Boldrini assicura che il percorso per il varo della legge elettorale sarà rapido. La decisione di fissare la discussione in Aula l’11 febbraio ha rallentato un po’ i tempi previsti: «Su mia richiesta — spiega la presidente, reduce dalle dure contestazioni dei parlamentari a 5 Stelle — la conferenza dei capigruppo ha deciso che ci sia qualche giorno in più per il dibattito». Anche perché «la legge è arrivata in Aula senza che la commissione Affari costituzionali abbia pot u to e s a m i n a r e u n s o l o emendamento». L’Italicum — come è stato ribattezzato il modello elettorale frutto di un accordo di massima tra Pd, Forza Italia e Ncd — ha superato il primo ostacolo venerdì, quando sono state respinte le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Sel, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia. Il patto ha tenuto, nonostante una pattuglia di una ventina e oltre di franchi tiratori. Pd e Forza Italia avrebbero voluto accelerare sui tempi, ma Scelta civica si è opposta e la Boldrini ha scelto di ritardare di qualche giorno. Bisognerà capire ora se la legge riuscirà ad arrivare davvero fino in fondo e in che condizioni. I piccoli partiti sono sul piede di guerra, perché vengono sostanzialmente fatti fuori. Per Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia), «questa legge è più incostituzionale del Porcellum e cercheremo di cambiarla in ogni modo». Di dubbi tra i giuristi ce ne sono parecchi. Non convincono la soglia minima del premio di maggioranza (che pure è stata alzata al 37 per cento), il meccanismo del ballottaggio e il riparto nazionale dei seggi. Non è un mi- L’iter Boldrini: approvata entro febbraio, ma va discussa. D’Attorre: non è un totem L’incontro al Nazareno Il testo in commissione tra Berlusconi e il leader pd a Montecitorio Il 18 gennaio Matteo Renzi incontra Silvio Berlusconi a Roma, nella sede democratica del Nazareno: i due varano un accordo per la riforma della legge elettorale. «Profonda sintonia», dice il segretario del Pd dopo l’incontro Il voto in Aula e i franchi tiratori Il 22 gennaio il testo della legge elettorale viene depositato in commissione Affari costituzionali alla Camera ed è sottoscritto da Pd, Forza Italia e Nuovo centrodestra. L’Italicum prevede premio di maggioranza e sbarramenti Il 31 gennaio il testo approda alla Camera: i deputati bocciano le pregiudiziali di costituzionalità presentate dai partiti di opposizione. Il voto è a scrutinio segreto e nella maggioranza si contano una ventina di franchi tiratori stero che il Nuovo centrodestra insista ancora per il ripristino delle preferenze. Renzi vorrebbe blindare l’accordo e per questo ha chiesto alla minoranza di ritirare gli emendamenti in Commissione. Ma gli stessi potranno essere ripresentati in Aula. Il bersaniano Alfredo D’Attorre è convinto che ci siano ampi margini di miglioramento: «Questo accordo non è un totem, ci sono già state tre versioni diverse e si procede per avanzamenti successivi. Siamo a un punto di partenza, non d’arrivo». Renzi teme che le modifiche facciano crollare l’intesa raggiunta con tanta fatica. «Stia tranquillo Renzi, che chi, come noi, ha sollevato obiezioni sui singoli punti, non l’ha fatto nell’ottica di bloccarla, ma in quella di migliorarla». D’Attorre vorrebbe intervenire su alcuni punti in particolare: «Bisogna trovare un mo- Gli emendamenti La minoranza del Pd potrebbe rilanciare sugli emendamenti in Aula: superare le liste bloccate Si decide lo slittamento all’11 febbraio 11 Feb Il testo della riforma tornerà in Aula il prossimo 11 febbraio: lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo su richiesta della presidente della Camera Boldrini, che ha sottolineato come in commissione non siano stati discussi gli emendamenti Il via libera definitivo atteso entro fine mese L’abolizione del Senato sì a un «testo condiviso» A dettare i tempi, la presidente della Camera: «È stato deciso di assegnare al dibattito un tempo ben più ampio del solito, con la garanzia tuttavia che la Camera arriverà alla decisione finale entro questo mese» Intanto il segretario del Pd Renzi ha annunciato che intende proseguire anche sull’altro versante dell’accordo per le riforme: entro il 15 febbraio assicura di voler presentare il ddl per l’abolizione del Senato con un «testo condiviso» do per superare le liste bloccate. E rendere più razionale il sistema delle soglie di sbarramento: perché non ha senso che la Lega possa entrare avendo il 9 per cento in tre regioni e poi magari un altro partito non coalizzato resti fuori con il 7,9 nazionale. È manifestamente irragionevole». Altro punto su cui intervenire: «Bisogna rafforzare la rappresentanza femminile». Angelino Alfano, inizialmente scavalcato dall’intesa Renzi-Berlusconi, si mostra ancora infastidito dal tema: «Sulla legge elettorale abbiamo cominciato bene e stiamo andando bene, ma non possiamo parlare solo di quello. Tanti italiani soffrono la crisi economica e non possiamo dare da mangiare pane e sbarramenti e leggi elettorali». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Il sindaco resta concentrato sulle riforme e rinvia la direzione sul programma di governo Lo stallo sul Contratto e le pressioni su Renzi per la guida di Palazzo Chigi ROMA — Tra il presidente del Consiglio e il segretario del Partito democratico è ormai guerra di nervi. Il sindaco di Firenze, che avrebbe dovuto convocare la settimana entrante la direzione sul programma di governo ha deciso di rinviare quell’appuntamento a data da destinarsi. «Di questo argomento — ha spiegato Matteo Renzi — parlo solo dopo che la legge elettorale è stata approvata alla Camera». Il giorno previsto nel ruolino di marcia del Pd per cominciare le votazioni sulla riforma doveva essere domani, ma lo slittamento di una settimana deciso dalla conferenza dei capigruppo comporta il rinvio di tutto il resto. Già, anche se il primo cittadino del capoluogo toscano è convinto che, dopo il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, l’iter della riforma sia «in discesa», non si fida del tutto e preferisce verificare che l’operazione vada in porto senza problemi, e senza nessuno «scherzetto» a voto segreto. È convinto che ci sia sempre in agguato quello che lui definisce «il partito della palude», che sarebbe ben contento di vederlo sprofondare nelle sabbie mobili delle lungaggini e delle trappole parlamentari, indebolendolo e dimezzando la sua vittoria sulla legge elettorale. Nel frattempo, secondo il leader del Pd, ci sono cose più importanti da fare del «rimpasto, rimpastino» e via dicendo. «Non voglio perdermi in chiacchiere, perché credo che sia necessario puntare su fatti concreti», è il suo ritornello. E allora avanti sulle riforme costituzionali, di cui si occuperà la direzione del 6 febbraio, con particolare attenzione alla riforma del titolo V della Carta. «E non si tratta di chiacchiere, perché oltretutto queste riforme comportano un notevole risparmio dei costi della politica». Quindi, sempre il 6, si affronterà anche il tema del Jobs Act. Che, ovvia- mente, non si esaurirà nella riunione di giovedì prossimo: «Quello sarà l’inizio, poi tireremo le somme in un’altra direzione, probabilmente il 20, in modo che tutti abbiano il tempo di studiare la materia e di avanzare idee, suggerimenti e miglioramenti». E il governo? Quando verrà affrontato questo tema? La risposta alla domanda è, immancabilmente, la stessa: «Aspettiamo quello che decide di fare Enrico». Ma che cosa può mai fare «Enrico» se il maggior partito della coalizione non presenta le sue proposte per un programma di governo? E se il suo segretario di fronte alla paro- la rimpasto glissa e risponde «è una questione che riguarda il presidente del Consiglio, se ne occuperà lui, io non chiederò nemmeno uno sgabello, faccia lui, è una decisione che spetta al premier»? L’impressione che molti hanno nel Pd è che Renzi voglia cuocere Letta a fuoco lento, anche se il segretario nega che questa sia la sua intenzione. E ai suoi spiega che, semplicemente, non intende «farsi ingabbiare», ma vuole «lasciarsi degli spazi di manovra sennò qui la palude cerca di risucchiarmi e non mi fa fare niente». Perciò incita il partito ad andare avanti sulla strada delle riforme «perché solo così potremo svuotare i grillini». Ma è chiaro che prima o poi il tema del governo verrà affrontato. Presto o tardi che sia, è un appuntamento inevitabile. Intanto perché c’è una parte del Pd, o, per essere piu esatti dell’area dalemian-bersaniana del partito, che sta esercitando un pressing fortissimo sul sindaco di Firenze perché prenda il posto di Letta a Palazzo Chigi già adesso, senza aspettare le prossime elezioni. E c’è da aggiungere che anche una fetta dei renziani si Il segretario Ai suoi spiega che non vuole «farsi ingabbiare per mantenere libertà di manovra» Rimpasto nel limbo Il leader dei democratici sostiene che è una questione che riguarda Palazzo Chigi sta convincendo che questa sia la strada migliore. In questo modo si potrebbe trasformare l’attuale in una legislatura costituente per poi andare al voto tornando a un normale schema bipolare. Finora il leader del Pd ha resistito a questa offensiva. Razionalmente, sa che sarebbe un errore sedersi su quella poltrona «senza passare dal via», tanto più perché è stato votato alle primarie anche contro lo schema del governo delle larghe o ristrette intese che siano: «La legittimazione popolare è importante». Ma riuscirà il segretario del Partito democratico a continuare a fare muro quando anche esponenti di spicco della sua area sembrano più che propensi a prendere in considerazione questa ipotesi? Raccontano che le voci di questo pressing per un «Renzi primo» anziché per un «Letta bis» siano giunte anche alle orecchie del premier, il quale avrebbe posto più volte al sindaco questo quesito: «Matteo, vuoi prendere il mio posto?». La risposta è stata sempre, invariabilmente, la stessa: «no». Ma solo il tempo svelerà quale piega prenderanno gli eventi. In questa fase l’incertezza regna sovrana, come spiega un autorevole esponente del Partito democratico: «La questione del governo è ancora tutta da risolvere e ogni scenario è possibile al momento...». Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Primo Piano 7 Centrosinistra L’intervista Gli scenari Il Professore: Enrico prenda iniziative anche contestate, senza il timore di mettersi in una controversia. La Germania? La fa da padrone Nel 2008 di ALDO CAZZULLO DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Professor Prodi, l’Italia vive uno dei momenti peggiori del dopoguerra. E il sogno europeo appare infranto, con la Germania che vuole farla da padrone. «Non è che vuole: la Germania la fa da padrone. E continua per la sua strada, anche se molti osservatori, tedeschi e non tedeschi, pensano che l’eccessivo surplus renda il rapporto di cambio dell’euro insopportabile per gli altri Paesi. Un surplus minore aiuterebbe l’economia di tutta l’Europa». L’euro è troppo forte per noi? «Oggi siamo quasi a 1,40 sul dollaro. Fossimo a 1,10, anche 1,20, saremmo in una situazione ben diversa». L’euro era stato pensato per valere un dollaro? «Più o meno. Ricordo, quand’ero presidente della Commissione europea, gli incontri annuali con il presidente cinese Jiang Zemin. Avevamo dossier alti una spanna, ma a lui interessava solo l’euro. Gli consigliai di comprarne come riserva. All’inizio il valore dell’euro crollò a 0,89 rispetto al dollaro e, quando tornai da Jiang, avevo la coda fra le gambe. Ma lui mi rasserenò subito: “Lei pensa di avermi dato un cattivo consiglio, ma io continuerò a investire in euro. Perché l’euro salirà. E perché non mi piace un mondo con un solo padrone: sono felice che accanto al dollaro ci sia un’altra moneta”. A causa degli errori europei, l’altra moneta accanto al dollaro sta diventando lo yuan. Le divisioni europee ci hanno fatto perdere occasioni enormi. Vai in Medio Oriente e ti senti dire: “Siete il primo esportatore e il primo investitore, ma non contate nulla”. Non c’è un grande problema internazionale in cui l’Europa abbia contato qualcosa». Alle elezioni del 25 maggio si profila un successo delle forze antieuropee. Può essere una scossa? «Lo sarà senz’altro. Questa del resto è la storia d’Europa. L’Unione ha sempre avuto uno scatto dopo le crisi. La prima volta accadde con la “sedia vuota” di De Gaulle. Oggi la sensazione è ancora più forte perché abbiamo sul collo il fiato della Cina, dove fortunatamente il costo del lavoro continua a crescere. Anche se rimangono ancora grandi differenze nel costo della mano d’opera standard, oggi Unicredit paga i neolaureati di Shanghai come quelli di Milano. Dobbiamo ritrovare una politica europea comune, se vogliamo avere ancora una leadership. Occorre ribaltare la situazione. Nelle svolte del mondo bisogna essere i primi a capirle». L’Italia si impoverisce. Eppure non c’è rivolta sociale. Perché? «Perché la perdita del lavoro avviene goccia a goccia: infinite gocce che fanno molto più di un fiume, ma non fanno una rivoluzione. È un fenomeno mondiale: la frantumazione della classe media; la jobless society». La società senza lavoro. «Si distruggono i lavori di medio livello. Disegnatori. Segretarie. Praticanti degli studi legali. Cassieri. Impiegati delle agenzie di viaggio o degli sportelli bancari e assicurativi. L’altro giorno parlavo con il responsabile di una grande banca. Gli ho chiesto se tra dieci anni i dipendenti saranno più o meno della metà rispetto a oggi. Mi ha risposto che saranno molto meno della metà. Aumenta la disoccupazione diffusa, cui si cerca rimedio con i “minijobs”: spezzoni di lavoro pagati sotto la soglia di sussistenza. Ma quando tagli la fascia media, si distanziano non soltanto i redditi; si distanziano due parti della società. Si salvano solo gli innovatori. Non a caso gli Stati Uniti, patria dell’innovazione, vanno meglio di noi». Perché proprio l’Italia è il grande malato d’Europa? «Perché non agisce come un Paese unito. I problemi aperti esigono una risposta corale. Invece la società è frammentata. Il governo ha una cronica mancanza di autorità. I sindacati si saltano gli uni con gli altri, sono divisi anche all’interno della stessa organizzazione, e la È il 24 gennaio 2008 e Romano Prodi lascia il Colle dopo aver rassegnato le dimissioni da premier: non aveva ottenuto la fiducia al Senato, dove il suo governo era stato battuto con 156 sì e 161 no. Giorgio Napolitano scioglierà le Camere, dopo un mandato esplorativo a Franco Marini. Alle spalle di Prodi si vede Enrico Letta, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio La scossa di Prodi al premier: non abbia paura, ora tenti una sortita «Non voglio andare al Quirinale. Il Paese è cambiato e non sono un uomo 2.0» Confindustria è stata sempre ben contenta di dividerli. Tra sindacato e grandi imprese ci sono tensioni, come alla Fiat, che non si sono viste in nessuno stabilimento europeo. Il problema non è il costo del lavoro: in Spagna è inferiore di appena il 7%; in Germania è superiore di oltre il 50%. Il problema è il modo in cui si lavora. È la paralisi del sistema produttivo. È la mancanza di una politica industriale». Che valutazione dà del Jobs Act di Renzi? «La direzione è quella buona. Ma bisogna tradurla in decisioni concrete. Devono capirlo tutti: il potere politico, i sindacati, le imprese. In questi anni si sono aperti molti tavoli di concertazione; la frammentazione li ha uccisi tutti». Voi varaste il pacchetto Treu. «Sì, noi usavamo l’italiano e lo chiamammo pacchetto». Oggi a Palazzo Chigi c’è un suo allievo, Enrico Letta. Quale consiglio gli da- Regione Sicilia, i dipendenti scelgono la piazza: Crocetta ha fallito Tornano in piazza i dipendenti regionali siciliani. Un’assembleapresidio è stata indetta per martedì prossimo davanti all’assessorato all’Economia dai segretari regionali della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil. Alla base della protesta «gli effetti nefasti» della finanziaria regionale sul comparto pubblico determinati dalla «inadeguata gestione politica del governo regionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA rebbe? «Di tentare una sortita. Di prendere iniziative anche contestate. Di non avere paura di mettersi in una controversia». In un articolo sul «Messaggero» lei ha ricordato che il potere pubblico è intervenuto ovunque in difesa dell’industria dell’automobile, dalla Spagna agli Stati Uniti, tranne che in Italia. «È oggettivo che l’affare Fiat si sia concluso senza la voce del governo. E sull’Electrolux c’è stata solo una mediazione a posteriori». Perché è andato a votare alle primarie del Pd? «Ho deciso il giorno dopo la sentenza della Consulta. Perché ho avuto paura che riemergesse una legge elettorale che rendesse impossibile governare il Paese». La nuova legge le piace? Cosa pensa dell’attivismo di Renzi? «Non rispondo a questa domanda. Ho sentito il dovere di votare alle primarie come risposta a un’emergenza, non come scelta di tornare alla partecipazione. Il ruolo elettorale è un dovere civico, non significa proporsi o essere disponibili ad accettare una carica. Ho ritenuto che il Pd fosse indispensabile per evitare lo sfascio totale. Dopo di che non ho più preso parte alla politica attiva. Sarei solo di disturbo». Perché? «Perché ogni azione sarebbe interpretata come appoggio all’uno o all’altro, come un disegno personale per un futuro che non esiste». Non vuole fare il presidente della Repubblica? «No. Mi pare di averlo già chiarito in più di un’occasione. Il Paese è cambiato. C’è un nuovo mondo. Occorrono persone nuove che lo interpretino. La nuova politica, per linguaggio, contenuto, velocità, supera la mia capacità di comprensione. Non sono un uomo 2.0». Lei ha raccontato una telefonata con D’Alema, nel giorno dei 101 franchi tiratori, da cui dedusse che sarebbe finita La Merkel ha assorbito il populismo, rassicurando i tedeschi a scapito del resto d’Europa ❜❜ male. Come andò? «Fu anche divertente. Ero in riunione a Bamako, in Mali. C’era un’atmosfera distesa. France Presse scriveva che stavo diventando presidente della Repubblica, tutti i capi di Stato africani mi facevano il pollice alzato. Io rispondevo con il pollice verso, perché sapevo già come sarebbe andata a finire. Avevo fatto le telefonate di dovere. Prima a Marini, poi a D’Alema, che mi disse che certe candidature non si possono fare in modo così improvvisato. Fu allora che chiamai mia moglie Flavia in Italia, per dirle di andare pure alla sua riunione, tanto non sarebbe accaduto nulla. Poi telefonai a Monti, che mi avvisò che non mi avrebbe votato perché ero “divisivo”. Infine telefonai a Napolitano perché ormai era chiaro come sarebbe andata a finire. Anche se mi aspettavo 60 defezioni, non 120: perché furono più di 101». È stato scritto che lei è in contatto con Grillo e Casaleggio. È vero? «Mai avuto rapporti politici di nessun tipo, salvo quello di spettatore divertito. Grillo venne a trovarmi nell’81 a Nomisma, per discutere gli aspetti economici dei suoi testi. Nel 2007 mi fece un’intervista strumentale a Palazzo Chigi: all’uscita disse che dormivo. Avevo invece risposto a tutte le sue domande, spesso con gli occhi chiusi, come faccio d’abitudine quando penso, e il filmato lo dimostra. Casaleggio è venuto una volta a salutarmi a un convegno pubblico a Milano. Stop». Come valuta il successo dei Cinque Stelle? «È un movimento di protesta che si manifesta in varie forme in tutti i Paesi europei, tranne che in Germania. La Merkel è stata molto abile ad assorbire il populismo, riassicurando i tedeschi a scapito del resto d’Europa. Anche per questo Italia, Francia e Spagna dovrebbero reagire presentando un programma alternativo nei confronti della Germania. Noi abbiamo gli stessi interessi, ma ognuno pensa di essere più bravo degli altri. Dai consigli europei si esce con le stesse decisioni con cui si è entrati». La sua immagine pubblica è legata alla bonomia, alla fiducia. È raro trovarla così pessimista. «Io sono pessimista per poter essere ottimista. Il passaggio dal pessimismo all’ottimismo si ha solo attraverso un’azione politica forte e coraggiosa. L’unico fatto positivo di questa crisi drammatica è che sta maturando la consapevolezza dell’emergenza, e della necessità di cambiare. Sempre più ci si rende conto che c’è troppa gente che soffre. Finora la sofferenza arrivava alla Caritas. Ora si è affacciata persino al Forum di Davos. Anche se la finanza ha ripreso a La carriera In politica Romano Prodi è nato a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, il 9 agosto del 1939. Ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio per due volte (dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008) dopo aver vinto le elezioni contro Silvio Berlusconi alla guida di una coalizione di centrosinistra. Fondatore e leader dell’Ulivo, è stato presidente dell’assemblea costituente del Partito democratico fino all’aprile 2008 Economista Docente universitario di Economia e politica industriale all’Università di Bologna, è stato nel 1978 ministro dell’Industria nel governo Andreotti IV. È stato presidente dell’Iri dal 1982 al 1989 e dal 1993 al 1994. Dal 1999 al 2004 ha presieduto la Commissione europea. Nell’ottobre 2012 è stato nominato inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sahel africano operare come prima». C’è il rischio di un’altra bolla e di un altro crollo? «Non ci sono state riforme fondamentali nel sistema finanziario. C’è più paura e quindi più consapevolezza ma non ci sono veri strumenti nuovi». Nella storia italiana recente, e quindi nel declino del Paese, anche lei ha avuto un ruolo. C’è qualche errore che non rifarebbe? «Questa è una domanda inutile. Ci sono sfide che si affrontano sapendo perfettamente che si incontrerà la resistenza e la reazione del sistema, e quindi con buone possibilità di fallimento; eppure sono sfide che affronterei di nuovo». Faccia un esempio. «La privatizzazione dell’Alfa Romeo. Trattai con Ford perché ritenevo necessario che ci fosse concorrenza. Arrivammo ad un progetto di accordo di grande respiro, però avvertii i negoziatori: se si mette di mezzo la Fiat, salterà tutto, perché si muoveranno i sindacati, le autorità ecclesiastiche, gli enti locali, insomma il Paese. Fu proprio quello che accadde. È vero che la Fiat offrì qualche soldo in più ma, in ogni caso, non vi furono alternative. I negoziatori della Ford conclusero dicendo: “Ci spiace molto; lei però ci aveva detto la verità”». Le chiedevo di farmi l’esempio di un errore. «È un errore sopravvalutare le proprie forze. Ma penso che oggi l’Italia abbia bisogno di essere messa di fronte alle sue sfide. Per questo parlo di “sortita”. Verrà il momento in cui le sfide non si potranno non affrontare. Se hai un disegno, devi anche rischiare. E io credo di aver rischiato sempre. Non a caso, sia il primo sia il secondo governo Prodi sono stati fatti saltare. Anche se tra le due cadute c’è una bella differenza». Quale differenza? «Nel 2008 il mio governo è caduto a causa della frammentazione politica e dei personali interessi di alcuni suoi membri ma, in ogni caso, era un cammino faticoso. Nel 1998 il mio primo governo è caduto perché andava bene. Non solo hanno buttato giù un ottimo governo, con Ciampi all’Economia, Andreatta alla Difesa, Napolitano agli Interni, Bersani all’Industria e poi Flick e Treu… Peggio ancora: hanno distrutto l’entusiasmo. E ci vuole più di una vita per ricostruire l’entusiasmo». Rifarebbe pure il Pd? «Il Pd è l’unico punto di solidità del Paese. Ma se fosse andato avanti l’Ulivo avremmo avuto il Pd già quindici anni fa, e l’Italia non sarebbe sprofondata in questa crisi politica». © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Primo Piano 9 I partiti Il caso Grillo aizza il web contro Boldrini, poi frena Un video scatena minacce e insulti. Il presidente della Camera: così si istiga alla violenza Il leader M5S attacca il premier: vuole annullarci. La replica: la democrazia ha le sue regole Il premio Nobel Fo: non mi piace il linguaggio pesante e gratuito ma la gente è con loro MILANO — Era il 19 febbraio 2013, a pochi giorni dalle elezioni politiche. Sul palco dei 5 Stelle a Milano sale il premio Nobel per la letteratura Dario Fo che alla folla grida: «Ribaltate tutto». Cosa pensa ora del comportamento dei deputati del M5S? Gli insulti, il parapiglia. Non hanno esagerato? «Penso che nella politica italiana è successo ben di peggio. Siamo il Paese in cui la politica non ha trattato per Aldo Moro, dove per liberare l’esponente della Dc Ciro Cirillo, sequestrato dalle Br, hanno affidato alla camorra i soldi per il riscatto». Parliamo di oggi e del Parlamento. «Si ricorda quando, in Parlamento, insultavano i senatori a vita? Gli dicevano: “Pannoloni!”. Non era molto tempo fa. Una totale mancanza di rispetto. E quello che si mangiò in Aula una fetta di mortadella ? E gli insulti alla ministra Kyenge? Cose ben più gravi». Qui ci sono state offese sessiste alle donne. «Non sono mai stato d’accordo tutte le volte che si è usato un linguaggio gratuito e pesante. Se facciamo l’elenco delle cose di cattivo gusto però non la finiamo più. La verità è che i 5 Stelle, da quando sono arrivati in Parlamento con quella quantità di voti, sono stati tenuti ai margini. E poi Casaleggio ha fatto anche un libro con tutti gli insulti che hanno ricevuto loro». Stavolta però a insultare sono stati quelli del Movimento. «Ci sarà stata qualche forma un po’ isterica, ma per litigare bisogna essere in due. Non vi viene voglia di gridare se i capi di Pd e Forza Italia fanno comunella? È indegno che il responsabile del Pd abbia incontrato, addirittura nella sede dell’ex Partito comunista, uno, Berlusconi, che non dovrebbe nemmeno essere più in politica. E non lo dico io, lo dice la sentenza. Loro invece ci hanno fatto un “contratto”, Silvio li ha incastrati». I Cinquestelle hanno chiesto l’impeachment per Napolitano. Lei è d’accordo? «Sì, secondo me hanno fatto bene. Ho sentito le loro motivazioni, Dicono che il capo dello Stato ha fatto cose gravi». In questi giorni è stata insultata anche la presidente della Camera che, tra l’altro, proviene dalla sinistra. «Arrivare dalla sinistra non significa niente. Ha usato la “tagliola” alla Camera, non era mai avvenuto. Hanno infilato dentro a un provvedimento sulle tasse un regalo alle banche. Ma nessuno ha qualcosa da ridire? Il fatto è che il M5S fa paura, è in crescita e la gente lo sostiene. Li vogliono far passare per dei baluba violenti, per gente che non controlla la testa. Dietro questa descrizione c’è la paura che hanno di loro. Ma io li ho conosciuti, sono preparati». Grillo li ha definiti i nuovi partigiani. «Non credo che i partigiani che conosco si offenderanno». Massimo Rebotti © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Grillo risponde a Letta su «tolleranza zero» e «regole democratiche» con una lettera sul blog, a firma sua e di Casaleggio. Il premier replica a tono ma non rinuncia a sottolineare positivamente quel piccolo «passo indietro» fatto dal leader di M5S che, calato a Roma per sostenere i suoi, ha tuttavia chiesto di abbassare i toni e di non esagerare con le parolacce. Ma poi scoppia il caso di un video satirico postato dallo stesso Grillo sul suo profilo Facebook, nel quale un giovane sostenitore del M5S, in macchina con una sagoma di cartone della Boldrini, rinfaccia alla presidente della Camera la sua gestione dell’Aula e le fa indossare una camicia nera. «Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?», è il titolo che Grillo dà al post e che commenta con un «Belìn, è fantastico». Subito vengono postati una serie di insulti pesantissimi nei confronti della Boldrini, molti a sfondo sessuale. C’è chi incita allo stupro, chi la definisce una prostituta e chi l’ammazzerebbe di botte. Accanto alle offese molti messaggi di sostenitori del Movimento che chiedono di evitare le ingiurie «per non essere strumentalizzati», e critiche a Grillo dai suoi detrattori, anche quelle condite da insulti. In forte imbarazzo, il M5S nel pomeriggio cancella le frasi ingiuriose rivolte alla presidente Rimossi Dopo le polemiche lo staff rimuove i commenti Reazioni Grasso e i timori «per chi fomenta gli animi» Boldrini. «Prendiamo le distanze dalle offese sessiste, quei messaggi sono stati scritti nella notte quando non era possibile operare alcun controllo», scrive in una nota lo staff comunicazione. Ma il guaio è già successo e il mondo politico reagisce indignato. A cominciare dalla stessa Boldrini, che scrive su Facebook: «Gli insulti e le volgarità non possono in alcun modo fare parte del dibattito politico e non danno nessuna risposta concreta ai problemi dei cittadini. Piuttosto servono a istigare alla violenza e a minare le basi della nostra democrazia». Il presidente del Senato Pietro Grasso: «Esprimo il mio sdegno per le offese volgari e sessiste»; «guardo con preoccupazione a chi fomenta gli animi, cercando tornaconti elettorali». Il leader di Sel Nichi Vendola: «Mai arrivati ad un livello di degrado così basso: ora incitazione a stupro simbolico». Le senatrici del Pd De Monte, Di Giorgi e Ginetti: «Grillo vuole il ritorno della caccia alle streghe, il suo medioevo punta a colpire in modo particolare le donne». Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia: «Delegittimare le istituzioni non è difendere la democrazia». Eppure il sabato post caos alla Camera era cominciato più pacatamente. Enrico Letta, prima di partire per Abu Dhabi, aveva parlato di «livello di tolle- ranza eccessivo» verso il M5S in aula a Montecitorio. Ieri Grillo gli ha risposto con una lettera, ironizzando su quella «minaccia di tolleranza zero» e lanciando il nuovo hashtag «#TolleranzaLetta». Scrive la coppia Grillo-Casaleggio: «Si vuole annullare la voce di un’opposizione democratica che cerca di proteggere gli interessi degli italiani? Che non vuole regalare 7,5 miliardi di euro alle banche? Che pretende che le leggi vengano discusse in Parlamento e non in una stanza del Nazareno con un pregiudicato? Chi è dalla parte della democrazia e delle regole?». La risposta di Letta non tarda ad arrivare: «La democrazia in Italia esiste e ha le sue regole», per «garantire maggioranza e opposizione. L’opposizione non può bloccare aula e commissioni, ognuno deve avere il diritto di fare la sua parte». Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sondaggio La ricerca Se dovesse esprimere il suo giudizio sull’operato del governo Letta con un voto compreso fra 1 e 10, dove 1 significa giudizio completamente negativo e 10 completamente positivo, che voto darebbe? Utilizzi i voti intermedi per graduare la sua opinione 12% 7% 5% 7% 8% 1% 19% 14% Molto negativo (voti 1-3) 21% Abbastanza negativo (voti 4-5) 33% Abbastanza positivo (voti 6-7) 37% Pd* Ncd* FI* M5s 8% Molto positivo (voti 8-10) 1% Non sa 52% 29% 67% 21% 34% 38% 42% 1% 43% Sempre a proposito del governo, secondo lei … 16% 38% 32% 10% 4% È meglio che duri il più a lungo possibile Deve andare avanti fino a che ha fatto tutte le riforme principali (legge elettorale, trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, riforma dei governi locali) È meglio che si voti subito, non appena è approvata la legge elettorale È meglio votare immediatamente, anche con la legge attuale Non sa, non indica 4% 1% 18% 1% Pd* 26% 25% 12% Ncd* 51% 20% 1% 7% 18% FI* 54% 45% 4% 7% M5s 35% 52% Alcuni propongono che al posto del governo Letta ci sia un governo Pd Forza Italia con Renzi presidente del Consiglio. Sarebbe un governo di scopo, cioè mirato solo a fare le riforme istituzionali e poi tornare al voto. Lei pensa che … 2% 41% 2% 23% 1% 28% 2% È una buona idea, le riforme si farebbero più velocemente 24% Non cambierebbe molto rispetto ad oggi 33% FI* Pd* Ncd* M5s È un’idea sbagliata, sarebbe solo un governo che litiga senza 39% 19% 16% concludere nulla 4% Non sa, non indica 47% 28% 35% 36% 25% 32% 48% 34% *Pd comprende Partito socialista e Centro democratico, Ncd comprende le forze di centro, Forza Italia comprende Fratelli d’Italia e La Destra Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 1.000 interviste (su 11.565 contatti), mediante sistema CATI, il 28/29 gennaio 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it. Cala il gradimento dell’esecutivo No a un governo di scopo Pd-FI S olitamente la prima fase di vita dei governi è sostenuta da un elevato consenso, la cosiddetta luna di miele, seguita da una flessione. Il governo guidato da Enrico Letta non fa eccezione: nei primi mesi di vita veniva apprezzato da circa il 60% degli elettori mentre oggi esprime gradimento il 45%, con una netta prevalenza di voti positivi tra gli elettori del Pd (64%) e ancor più tra quelli centristi e del Nuovo centrodestra (72%), mentre tra quelli di Forza Italia, M5S e tra gli indecisi e gli astensionisti prevalgono i Scenari di Nando Pagnoncelli giudizi negativi. L’apprezzamento del governo risulta più elevato tra le persone con più di sessant’anni e in particolar modo tra i pensionati e possessori di titolo di studio basso. Particolarmente critici con l’esecutivo risultano invece i lavoratori autonomi e le casalinghe, i primi alle prese con una congiuntura economica molto difficile, le seconde con la quadratura dei bilanci familiari. Le ragioni della diminuzione del consenso nei confronti dell’esecutivo sono da attribuire prevalentemente a due motivi: il primo riguarda l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia, che attualmente rappresenta il secondo partito nelle intenzioni di voto; il secondo riguarda l’annoso problema delle riforme: nella situazione di perdurante crisi economica aumentano le aspettative di interventi che favoriscano la crescita, l’occupazione, la riduzione della pressione fiscale e il miglioramento del potere d’acquisto. Le misure finora adottate dal governo, sebbene apprezzate da molti, sono giudicate insufficienti e si vorrebbero interventi più incisivi. Ma il tema delle riforme è accompagnato da una grande contraddizione nell’opinione pubblica: la maggior parte le reclama a gran voce purché riguardino «gli altri»; le riforme, infatti, sono impopolari perché obbligano i cittadini a mettere in discussione le loro abitudini, i loro diritti acquisiti. Non è un caso che gli interventi sulle pensioni e sul mercato del lavoro promossi dal ministro Fornero nel 2012 abbiano determinato nel breve volgere di qualche mese un brusco calo di consenso (circa 20%) nei confronti del governo Monti che risultava sostenuto, al suo esordio, dall’apprezzamento del 64% degli elettori. Riguardo agli scenari politici futuri le opinioni si dividono: 54% auspica la permanenza del governo Letta (16% il più a lungo possibile, 38% almeno fino all’approvazione delle principali riforme istituzionali) mentre il 42% vorrebbe andare al più presto al voto (32% non appena approvata la nuova legge elettorale e 10% immediatamente, con quel che resta del Porcellum). Particolarmente favorevoli ad una prosecuzione del governo Letta, oltre agli elettori Pd (69%) e agli elettori centristi e del Nuovo centrodestra (79%), anche i pensionati (68%) e commercianti e artigiani (69%). Questi ultimi pragmaticamente auspicano che il governo faccia tutte le riforme necessarie prima di andare al voto (65%). Al contrario propendono per un rapido ritorno al voto gli operai (55%), i disoccupati (49%) e le persone intenzionate a votare il M5S (70%). Riguardo alla possibilità di un governo di scopo guidato da Matteo Renzi e sostenuto da Pd e Forza Italia prevalgono gli oppositori (il 39% paventa contrasti continui tra i due partiti) e gli scettici (il 33% ritiene che non cambierebbe molto rispetto ad oggi), mentre i sostenitori di questa ipotesi (24%) rappresentano una minoranza tra tutti gli elettorati Il futuro Il 54% del campione auspica la permanenza di Letta a Palazzo Chigi, oltre agli elettori pd (69%) molto favorevoli centristi e Ncd (79%) CDS con l’eccezione di quelli di Forza Italia che intravedono in tal modo la possibilità di andare al governo, far valere il proprio peso ed approvare più speditamente le riforme istituzionali. L’analisi del rapporto tra opinione pubblica e governo negli ultimi anni evidenzia un’elevata ciclicità: all’entusiasmo per il governo degli ottimati presieduto da Monti ha fatto seguito il desiderio di mettere da parte il governo dei tecnici per tornare ad un governo «politico»; a seguire, le «larghe intese» sono state considerate una scelta necessitata dal risultato elettorale (che imponeva un’alleanza per poter costituire una maggioranza di governo) e sono state inizialmente vissute con atteggiamenti positivi, come un’occasione per voltare pagina, lasciarsi alle spalle la dura contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra degli ultimi vent’anni e mettere al centro l’interesse del Paese e la ricerca di punti di mediazione, di compromessi alti; oggi ciò che resta delle larghe intese mantiene comunque un consenso elevato, benché minoritario, ma prevale la percezione che si tratti di una convivenza obbligata, tenuto conto dell’attuale composizione delle Camere. All’orizzonte si intravvede una prospettiva di cambiamento, con nuovi protagonisti e nuove proposte: chi è fuori dalla mischia risulta sempre avvantaggiato, ma è opportuno considerare che l’aumento delle aspettative dei cittadini va di pari passo con la durata del consenso che ha tempi sempre più brevi. È il paradosso della politica moderna: rincorre il consenso evocando cambiamenti e riforme che, se adottate, determinano il rischio di vederlo evaporare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera # Maltempo L’emergenza I soldati spalano la neve, fermi i treni per l’Austria Tevere ai livelli di guardia, ma l’onda di piena è passata. Allerta meteo fino a martedì Guarda il video con una chiamata gratuita al Roma +39 029 475 48 50 Pisa La campagna I campi allagati vicino a Pisa, in Toscana (Proto) Volterra Travolta La chiatta dei Vigili del fuoco sul Tevere trascinata dalla corrente (foto Benvegnù-Guaitoli) Il crollo Le mura medioevali cadute venerdì notte (LaPresse) ROMA — In sacrestia il telefono è squillato nel pomeriggio. A chiamare era papa Francesco che, preoccupato per gli allagamenti a Roma Nord, ha contattato don Dario Criscuoli, parroco di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, per sincerarsi di quanto accaduto alla Giustiniana ed esprimere vicinanza al sacerdote e ai parrocchiani. Un gesto che, da solo, fotografa la difficile situazione nella Capitale, dove anche ieri sono state sgomberate più di 100 abitazioni, fra Monterotondo e Riano. Il Tevere è straripato in più punti, fra ponte Milvio e la zona di viale cito al fianco dei volontari e dei pompieri, mentre a Cortina ci sono forti timori per la tenuta dei tetti delle case, coperti da oltre un metro di neve. In Alto Adige invece chiusi tutti i passi dolomitici e nel Bergamasco circolazione vietata su tre provinciali (Valbondione, Vilminore di Scalve e Schilpario) a rischio valanghe. E se in tanti si augurano che il momento più difficile sia passato in Toscana (Pisa — con le mura medioevali crollate a Volterra —, Grosseto, Siena, Lucca e Prato) e in Emilia Romagna, secondo la protezione civile ora l’allerta si Marconi, e durante la notte è stato necessario aprire la diga di Corbara che ha provocato una piena controllata, in atto fino a oggi pomeriggio. Il fiume è rimasto sotto il livello di guardia (14 metri) e adesso c’è più ottimismo. Restano alte le polemiche: a Prima Porta, uno dei centri più colpiti dal maltempo, i sacchi di sabbia sono stati distribuiti ieri, 24 ore dopo l’alluvione. La Regione Lazio ha chiesto lo stato di calamità naturale (a Roma il Comune non l’ha ancora fatto delegando il governatore Nicola Zingaretti), anche per i danni nel Frusinate — il commissario prefettizio ha emanato un avviso nel quale si invitano gli abitanti di Isola Liri a trasferirsi ai piani alti degli edifici — e nel Viterbese, soprattutto nella Tuscia. Ma in tutta Italia l’emergenza meteo non accenna a placarsi: per oggi è prevista pioggia dal Triveneto alla Sicilia. Al Nord Est ieri sono stati sospesi i collegamenti ferroviari con Austria e Slovenia. Situazione critica nel Bellunese per le abbondanti nevicate: solo a Sappada sono senza corrente elettrica 8.500 utenze. Nei centri del Cadore è intervenuto l’eser- I militari al lavoro Circa ottanta unità dell’esercito sono intervenute ieri in Cadore per rimuovere la neve dalle strade e ripristinare la viabilità principale (foto Ansa) sposta decisamente verso le regioni meridionali. Durerà almeno fino a martedì. A Pompei le infiltrazioni d’acqua hanno già danneggiato intonaci e iscrizioni antiche negli scavi archeologici, ma preoccupa soprattutto il pericolo idraulico e idrogeologico — livello di criticità rossa — per tutta la Sicilia, parte della Basilicata e della Calabria, e la zona del Tarantino. Già ieri una frana ha interessato il lungomare di Catanzaro, che è stato subito chiuso. Rinaldo Frignani © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso I progetti per lo scolmatore del Bisagno, che ha fatto più volte da tappo creando tragedie I lavori dichiarati «urgenti» nel 1970 che non hanno ancora un direttore L’ultimo stanziamento per rendere sicuro il torrente di Genova: 35 milioni DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — Adesso che il tappo può saltare manca l’idraulico. I primi quarant’anni da emergenza nazionale del Bisagno vengono festeggiati con un nuovo paradosso, l’ennesimo, della sua epopea fatta di opere così «prioritarie» da non essere mai realizzate. Lo scorso 21 gennaio il Consiglio di Stato ha giudicato incompetente a decidere il Tribunale amministrativo della Liguria, il quale nel settembre 2013 aveva stabilito che i tecnici autori del progetto per la messa in sicurezza del fiume che scorre nel cuore di Genova e raccoglie alcuni dei torrenti più pericolosi di quella provincia dal territorio così dissestato, erano incompetenti. A suo modo una decisione storica, che significava il teorico avvio dei lavori di demolizione e ricostruzione della copertura del fiume, destinati a rimuovere quella strozzatura che la Regione Liguria mette al primo posto, e per distacco, nella classifica delle spade di Damocle pronte a cadere in caso di maltempo. Quando gli entusiasti commessi della Prefettura sono andati a comunicare la bella notizia al commissario ad acta incaricato di gestire i 35 milioni di euro stanziati da ministero delle Infrastrut- ture e Regione per il cantiere, la stanza era vuota. Così «prioritario» quel progetto, così fondamentale per la sicurezza dei cittadini, soprattutto dopo l’alluvione del novembre 2011 e i suoi sei morti causati proprio dal «tappo» sul Bisagno, che da nove mesi non c’è più nessuno a dirigerlo. All’inizio di maggio 2013 il commissario straordinario, l’ex prefetto Giovanni Romano, si era dimesso dopo scadenza del mandato di Romano, prevista per l’undici ottobre. Una settimana dopo la Regione Liguria invia al ministero la lettera con il benestare. Passa un mese e mezzo e dal ministero fanno sapere di essere in attesa del via libera per Doria. La lettera si è persa. Tutto da capo. Il nuovo decreto di nomina diventa operativo proprio l’undici ottobre. Al mattino Doria viene nominato commissario dei lavori sul Bisagno. A sera deve dimettersi perché quel giorno scade il suo mandato. Come non detto, pronto un altro atto per l’impegno triennale del sindaco. Ma intanto il decreto sulla Terra dei fuochi cambia durata e modi degli incarichi commissariali. Tutto da rifare. La scorsa settimana uno spaesato Doria fa scrivere al ministero dell’Ambiente chiedendo lumi. Quella stanza vuota è solo l’ultimo tassello di una storia che rappresenta un discreto compendio dei nostri mali. Nel 1928 il progettista incaricato dal Duce di interrare il Bisagno assegnò al fiume sotterraneo una portata massima di 500 metri cubi d’acqua al secondo. Sbagliava, e non di poco. In caso di piena, i metri cubi possono arrivare fino a 1.450. Da allora, alluvioni nel 1945, 1950, 1953 e via esondando, fino al disastro dell’ottobre 1970, quando muoiono 25 genovesi. Il governo presieduto da Emilio Colombo stanzia 25 miliardi. Nel terzo anniversario della strage Il Secolo XIX titola su «Quei denari mai spesi». Il primo febbraio 1974, 40 anni fa, dopo un altro allarme che ha mandato i genovesi sui tetti delle case, l’onorevole Ciriaco De Mita dichiara ufficialmente il Bisagno «emergenza nazionale». Passano 14 anni spesi a discettare sulla so- La sentenza Una decina di giorni fa l’ultimo atto: il Consiglio di Stato ha sottratto il caso al Tar della Liguria che il Tar ligure aveva accolto il ricorso del gruppo di imprese contro la gara d’appalto da lui indetta. All’origine della controversia, anche la misura della sezione delle canne laterali destinate a far defluire le tonnellate di acqua in eccesso, che in alcuni atti del progetto differiva di 2,5 centimetri. Da allora, posto vacante. Il 25 luglio, due mesi dopo, il ministero dell’Ambiente propone agli enti locali il sindaco Marco Doria per un interim fino alla luzione migliore. Alla fine prevale l’idea di una galleria scavata sotto la montagna e fino al mare, destinata a riempirsi quando il fiume e i suoi affluenti sono in piena. L’equivalente di una valvola di sicurezza. L’opera costa 55 miliardi. L’undici luglio 1991 le talpe cominciano a perforare il terreno. Sei mesi dopo i lavori si fermano. Sono finiti i soldi, servono altri 45 miliardi. Intanto è arrivata Tangentopoli. In carcere per l’appalto due assessori socialisti. Verranno assolti, quattordici anni dopo. Nel 1995 il sindaco Adriano Sansa è costretto a liquidare con nove miliardi di lire il consorzio di imprese che aveva cominciato i lavori. A futura memoria rimane un tunnel di 300 metri nel quartiere di Albaro, con dentro la talpa che lo aveva scavato. Nel 1998 Regione, Provincia e Comune si mettono d’accordo su un progetto preliminare che oltre a uno scolmatore vero e proprio prevede «l’ampliamento del deflusso al di sotto della copertura», ovvero la rimozione del tappo. L’approvazione definitiva dal Consiglio dei lavori pubblici arriva nel 2006, per la modica cifra di 265 milioni di euro. L’opera viene divisa in tre parti. I 2,5 centimetri di ricorso al Tar bloccano tutto. Alfonso Bellini è il geologo che ha effettuato la perizia sulla tragedia del 2011. «La situazione di grave e costante pericolo è destinata a durare per almeno un’altra generazione. Incrociamo le dita». I lavori sono fermi. Potrebbero anche ripartire, ma non si trova il commissario. Nel migliore dei casi dureranno una decina di anni almeno. Anche ieri a Genova pioveva forte. Marco Imarisio I soccorsi I vigili aiutano a uscire una famiglia intrappolata in casa a Roma, nel quartiere di Prima Porta (Montesi) © RIPRODUZIONE RISERVATA Primo Piano 11 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 » Approfondimenti La difesa del territorio LA CURA CHE MANCA ALL’ITALIA DEI DISASTRI LE FRANE SONO 13 VOLTE QUELLE DELL’800 Tra abusi, omissioni e terreni completamente «denudati» dagli alberi cause di tanti disastri cosa c’è? Le colate di fango «prodotte da terreni completamente denudati dagli incendi dolosi che si ripetono ormai sistematicamente da anni». L’anno prima dell’apocalisse di Sarno, nel 1997, ne erano stati contati 1.486. E «gli incendi bruciano perfino le radici degli alberi, rendendo definitivamente sterile il suolo». E sempre lì torniamo, al monito, mezzo millennio fa, di Francesco Guicciardini: è vero «che le città sono mortali, come sono gli uomini», ma «essendo una città corpo gagliardo e di grande resistenza, bisogna bene che la violenza sia estraordinaria e impietosissima ad atterrarla. Sono adunque gli errori di chi governa quasi sempre causa delle ruine della città». Vale per le frane, per i terremoti, per le alluvioni. E se Roma ha passato momenti di apprensione per la Milioni di euro piena del Tevere, Lo stanziamento nell’ultima Finanziaria per i rischi idroge- Paolo Camerieri e Tommaso Mattioli ologici (secondo una risoluricordano nel lizione firmata da tutti i gruppi bro citato che la parlamentari sarebbe dovuto essere di 500 milioni all’anno) città eterna è stata allagata un sacco di volte fin dai tempi più antichi e che dopo aver liquidato la deviazione del fiume come un’«opera superflua e troppo Mila costosa» senza per Gli interventi necessari questo fermare la a mettere in sicurezza tutto spinta edilizia nelil territorio nazionale le aree a rischio individuati nei Pai, «incrementando i Piani stralcio enormemente il per l’assetto Idrogeologico livello di pericolometà dell’Ottocento, 4103 nel- sità dell’onda di piena», nel 13 l’ultimo periodo considerato. a.C. ci furono «migliaia di morCerto, la registrazione degli ti». E ciò nonostante trent’anni eventi è probabilmente più cu- dopo, in seguito a un’«ennesirata oggi di un tempo. Ma pro- ma alluvione catastrofica», coprio il passato deve essere di me racconta Tacito, le divisioni monito. Prendiamo la catastro- sulle cose da fare divisero il Sefe di Sarno del 1998 che uccise nato al punto che «si finì con 160 persone: prima che venisse l’accogliere il parere di Pisone, giù un pezzo di montagna, ossia di non fare nulla». c’erano state 5 frane in un secoCerto, non è facile fare delle lo (dal 1841 al 1939) e 36 (una scelte in questo campo. La stesall’anno) dopo la seconda sa Venezia ci pensò trent’anni, guerra mondiale. Eppure l’area prima di decidersi a costruire aveva una densità abitativa sei «un nuovo sboradore al fiume volte più alta della media italia- Po», cioè un canale che raccona. gliesse una parte delle acque Giorgio Botta, ne L’Italia dei del fiume. Alla fine, però, decidisastri, ricorda che «il grado se. E con i consigli di «otto pedi dissesto idrogeologico della scadori» (accanto ai professori Campania è il più grave tra dotti e sapienti la Serenissima quelli in atto nel Paese». E tra le affiancava sempre gente dalla SEGUE DALLA PRIMA E sarebbe ora di ricordarcene non solo quando, come in questi giorni di diluvio, viviamo l’incubo di nuove tragedie. La statistica, elaborata da Paola Salvati e altri nello studio «Societal landslide and flood risk in Italy» e ripresa ne L’Italia dei disastri. Dati e riflessioni sull’impatto degli eventi naturali 1861-2013, a cura di Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise, è chiara: tra il 1850 e il 1899 l’Italia è stata colpita da 162 frane più gravi, triplicate nel mezzo secolo successivo (1900-1949) salendo a 509 per poi aumentare a dismisura tra il 1950 e il 2008 fino a 2.204. Parallelamente crescevano morti e dispersi: 614 nella seconda 30 11 La mappa Numero di morti, dispersi e feriti >5 4-5 2-5 1 LE INONDAZIONI (eventi con vittime, periodo 1963-2012) Numero di evacuati e senzatetto INDICE DI MORTALITÀ 0,10 >250 151-250 101-150 51-100 1-50 L’indice di mortalità è dato dal numero di morti e dispersi in un anno ogni 100.000 persone 0,01 I comuni italiani che presentano elevate criticità idrogeologiche, cioè rischi di frana o alluvione 89% Numero di morti, dispersi e feriti >5 4-5 2-5 1 LE FRANE (eventi con vittime, periodo 1963-2012) Numero di evacuati e senzatetto INDICE DI MORTALITÀ >250 151-250 101-150 51-100 1-50 0,91 0,01 Fonte: Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione Italiana da Frane e da Inondazioni - Anno 2013 L’evoluzione Il numero di frane e le vittime dal 1850 al 2008 1850-1899 1900-1949 162 614 509 1.207 2.204 1950-2008 4.103 Numero totale di eventi di frana Vittime e dispersi 2.875 TOTALE 5.924 Fonte: «L’Italia dei disastri» a cura di Guidoboni e Valensise La capitale Nella storia La capitale è stata più volte allagata, come testimonia «La piena del Tevere a Roma del 1846» (a sinistra), un acquarello del pittore svizzero Salomon Corrodi (1810-1892). A destra, l’inondazione del 1870: il livello delle acque raggiunto è attestato dalla targa visibile a Palazzo Corsini, in via della Lungara, sede dell’Accademia nazionale dei Lincei CORRIERE DELLA SERA visione più pratica) costruì in quattro anni, coi badili e le carriole, quel grande canale lungo sette chilometri che tanti danni avrebbe evitato nei secoli a venire. Gli studi del geologo Vincenzo Catenacci dicono che «tra il 1948 e il 1990 ben 4.570 comuni italiani sono stati interessati da calamità di tipo idrogeologico, che hanno causato 3.488 vittime, di cui almeno 2.477 a seguito di frane e almeno 345 a seguito di inondazioni, nonché danni a carico dello Stato stimati in circa 30 miliardi di euro, rivalutati al 2010». E Marco Amanti ricorda che il progetto Iffi «contiene più di 480.000 eventi franosi censiti, il più antico dei quali risale al 1116». Eppure, finché non ci troviamo con l’acqua che uccide invadendo interi quartieri abusivi come a Olbia, finché non fa crollare le mura antiche di città come a Volterra, finché non tira Il racconto di Tacito Dopo una piena il Senato romano discusse su cosa fare, poi accolse il parere di Pisone: «Nulla» La Serenissima Venezia costruì in quattro anni coi badili e le carriole un canale di 7 chilometri per le acque del Po giù i costoni facendo accasciare su un fianco i treni in Liguria, il problema della sistemazione del territorio viene rinviato, rinviato, rinviato. Basti ricordare la reazione dello stesso governo Letta alla risoluzione firmata da tutti i gruppi parlamentari che chiedevano uno stanziamento per il rischio idrogeologico «pari ad almeno 500 milioni annui». Risposta in finanziaria: 30 milioni. Un sedicesimo della somma richiesta. Nonostante la denuncia che «le aree a elevata criticità idrogeologica (rischio frana e/o alluvione) rappresentano circa il 10 per cento della superficie del territorio nazionale (29.500 chilometri quadrati) e riguardano l’89 per cento dei comuni (6.631)» e che «il 68 per cento delle frane europee si verifica in Italia». Scrive Claudio Margottini che «nei Pai (Piani stralcio per l’assetto idrogeologico) vengono individuati più di 11.000 interventi riconosciuti come necessari alla sistemazione complessiva dei bacini, per un fabbisogno di circa 44 miliardi di euro, di cui 27 miliardi per il Centro-Nord e 13 miliardi per il Mezzogiorno, oltre a 4 miliardi per il recupero e la tutela del patrimonio costiero. Di questi, circa 11 miliardi sono necessari per mettere in sicurezza le aree a più elevato rischio…». Eppure, come denuncia Monica Ghirotti, tutti i disastri già registrati «sono oggetto di una sorta di amnesia collettiva e diventano tema di dibattito anche politico solo quando irrompono nella cronaca quotidiana». Insomma, ci penseremo domani. E nel frattempo? Portiamo un cero a san Defendente… Gian Antonio Stella © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera # Esteri La crisi Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera sembrava tornata l’epoca della Guerra fredda Germania Usa e Russia allo scontro sull’Ucraina Gauck e il tabù militarista Kerry: «Siamo col popolo di Kiev». Lavrov: «Appoggiate i nazisti» ✒ con la coercizione. Per il successore di Hillary Clinton non c’è stato nemmeno bisogno di fare nomi e cognomi. «In nessun luogo — ha detto — la battaglia per un futuro democratico europeo è più importante che in Ucraina, dove la stragrande maggioranza della popolazione vuole vivere liberamente in un Paese prospero e sicuro, e la gente combatte per avvicinarsi a chi li aiuterà a realizzare queste aspirazioni». «Affermazioni propagandistiche che non mi sarei mai aspettato da lui», ha replicato successivamente Lavrov. Prima di Kerry, alla conferenza sulla sicurezza era stato il turno del presidente del Consiglio della Ue Herman van Rompuy DAL NOSTRO INVIATO Conti esteri e sanzioni di GIUSEPPE SARCINA I soldi. Il punto debole del gruppo di potere in Ucraina sono le ricchezze accumulate dal presidente Victor Yanukovich e dai suoi sodali. Dove sono? L’opposizione di Piazza Maidan ha preparato un dossier dettagliato, elencando otto Paesi: Austria, Cipro, Germania, Liechtenstein, Olanda, Lussemburgo, Svizzera e Gran Bretagna. I proventi delle operazioni finanziarie dei gerarchi ucraini finiscono sui conti delle banche europee. In Russia, Paese politicamente così vicino, non finisce neanche una grivnia (la moneta ucraina). I governi europei, dunque, hanno sotto mano uno strumento che può mettere sotto pressione i vertici di Kiev. Sanzioni economiche personali: congelamento dei conti, dei patrimoni gestiti, dei beni immobiliari. La discussione comincia a partire solo ora tra tante cautele, perché i Paesi Ue sono divisi. Si potrebbe, però, come suggerisce il comandante di Piazza Maidan, Andrey Parubiy, partire dal cerchio più esterno del governo. E vedere che effetto fa su Yanukovich. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA MONACO DI BAVIERA — Sembrava tornata improvvisamente l’epoca della Guerra fredda, ieri alla conferenza di Monaco per la sicurezza, quando Ue e Stati Uniti da una parte e Russia dall’altra si sono scontrati sulla crisi in Ucraina. «Incitate le proteste violente e non condannate chi brucia gli edifici, attacca la polizia, grida slogan nazisti, razzisti e antisemiti», è stata l’accusa lanciata senza tanti giri di parole dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov, un uomo altrimenti noto, nella corte di re Putin, per la sua imperturbabile freddezza diplomatica. «Siamo dalla parte del popolo che vuole decidere il proprio futuro», avevano ripetuto, visibilmente preoccupati per l’escalation della situazione a Kiev, gli uomini di governo europei e americani riuniti nella capitale bavarese. E ai ministri che hanno fatto la fila per incontrarlo (primo fra tutti lo statunitense John Kerry) l’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei leader dell’opposizione, ha spiegato che non bisogna perdere tempo. «Siamo sull’orlo — ha detto — della guerra civile». Il leader dell’«Alleanza democratica per la riforma» è diventato il personaggio numero uno della conferenza. Sia lontano dai riflettori, nei molti colloqui riservati che ha avuto, sia nella grande sala dei dibattiti, come è apparso evidente dal lungo applauso che ha ricevuto dopo un intervento che ha interrotto per mostrare immagini delle atrocità compiute dalla repressione governativa. Realista, anche se molto duro con il suo avversario Yanukovich («il suo è un mondo di morte»), Klitschko ha indicato un percorso possibile per «abbassare la temperatura»: liberazione dei prigionieri, revoca delle leggi speciali, dialogo, elezioni. Molte però sono certamente le incognite, come quelle rappresentate dal ruolo dell’esercito e dai ricatti economici che vengono da Mosca. Come si era capito già nei giorni scorsi da un’esternazione 11 miliardi di euro: l’ammontare degli aiuti finanziari concessi dalla Russia all’Ucraina (oltre alla drastica riduzione del costo del gas) dello stesso leader del Cremlino, la linea degli occidentali sta irritando molto i grandi protettori del presidente Viktor Yanukovich, l’uomo che ha voltato le spalle all’Europa scatenando una rivolta che dura ormai da molte settimane. Ai russi non sono piaciute affatto, poi, le frasi pronunciate a Monaco del segretario di Stato americano John Kerry, secondo il quale l’avvenire dell’Ucraina «non può essere deciso da un solo Paese» e non può essere stabilito Il caso I nazionalisti: «Non si compra l’anima». La preoccupazione di Bruxelles A Malta la cittadinanza è in vendita La porta d’Europa si apre (ai ricchi) Cittadini si diventa, basta aver compiuto 18 anni e disporre di 650 mila euro in contanti, più 500 mila da investire. Succede a Malta, perla mediterranea 80 km a Sud della Sicilia, porta europea sulle rotte migratorie dal Nord Africa, Stato tra i più piccoli e densamente popolati del mondo. Secondo i calcoli dell’intraprendente premier Joseph Muscat, laburista quarantenne con studi economici tra Bristol e La Valletta, il nuovo piano del governo per attrarre nuovi cittadini porterà alle casse dello Stato fino a un miliardo di euro nei prossimi cinque anni, innescando una dinamica virtuosa a beneficio di scuole, sanità e occupazione. Più che sull’amore per i tesori paesaggistici e ar- Sul mare Una veduta della capitale di Malta, La Valletta. Il Paese ha una superficie di circa 316 km quadrati e una popolazione che supera i 410 mila abitanti cheologici dell’arcipelago che nei secoli ha accolto fenici, greci, romani, arabi, normanni, aragonesi... l’esecutivo punta sulla capacità d’investimento degli aspiranti maltesi. Non è una prima assoluta, programmi per attira- P. L. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA re capitali e investimenti esistono già in Paesi come Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Cipro, dove però i criteri — come l’obbligo di residenza — sono più selettivi. Malgrado ogni singolo Stato Ue possa decidere in («la nostra offerta è ancora sul tavolo, siamo dalla parte di chi vuole l’Europa») e del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen che ha deplorato l’eccessivo uso della forza contro i manifestanti auspicando che gli ucraini siano liberi di decidere senza pressioni esterne. Interventi, questi, preceduti da una forte attività diplomatica che ha coinvolto diversi Paesi, in primo luogo la Germania. La tensione con Mosca, salita progressivamente, è così esplosa ieri. La posta in gioco è molto alta, se è vero che Lavrov ha sentito il bisogno anche di porre degli interrogativi più ampi, con toni quasi minacciosi, sui confini da rispettare negli equilibri continentali. Secondo il ministro degli Esteri russo si tratta di scegliere, perché «l’avvenire dell’Europa non deve riguardare nuove sfere d’influenza ma le modalità per garantire la collaborazione tra tutti i Paesi nell’interesse comune». Un discorso che assomiglia ad un avvertimento. Grandi speranze Il governo I laburisti hanno varato un piano per agevolare la concessione della cittadinanza agli investitori L’emergenza immigrazione Negli ultimi dieci anni Malta ha visto approdare sulle sue coste oltre 17 mila migranti provenienti dall’Africa. I clandestini sono destinati a strutture detentive denominate «centri di identificazione e permanenza preventiva» L a Germania riflette sul futuro, facendo un grande sforzo per superare il passato. Senza naturalmente archiviarlo. Vuole essere meno «riluttante», se vogliamo usare una celebre definizione dell’Economist. Non può dire «no per principio», ha avvertito il presidente Joachim Gauck, quando si tratterà di decidere se le sue forze armate possano contribuire alla soluzione delle crisi mondiali. Certo, le tragedie del secolo scorso sono ancora relativamente vicine nel tempo, ma il complesso di colpa che ha pesato sulla proiezione internazionale tedesca può essere gradualmente affidato alla Storia. È apprezzabile come la maturazione di questa linea emerga da un dibattito che sta coinvolgendo la leadership tedesca nell’era del secondo governo di grande coalizione guidato da Angela Merkel. C’è chi ha puntato più sulla presenza diretta, come la ministra della Difesa Ursula von der Leyen, e chi ha parlato della necessità di «non lasciare soli» gli altri, come ha fatto il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier pensando per esempio all’impegno francese in Africa. La cancelliera ha compiuto una riflessione più generale, sottolineando l’opportunità di utilizzare in pieno, nel mondo, «l’influenza politica» della Germania. «Ci dobbiamo immischiare», ha detto, con il suo linguaggio sempre lontano dalle nebulosità intellettuali. Poi, alla conferenza di Monaco, l’intervento «alto» di Gauck, attento comunque a definire l’invio di soldati fuori dei confini nazionali «l’ultima risorsa». Tutto ciò può essere visto non solo senza timori, ma anche con molto interesse. Una Germania più «protagonista» fa bene ad un’Europa che ha bisogno di rimettere in circolo nuove energie. È un significativo passo in avanti sulla strada dell’integrazione, ancora molto indietro nel campo della Difesa, e per arrivare ad una migliore divisione dei compiti nello scenario internazionale con gli alleati americani. Diventati anche loro un po’ riluttanti. Applausi a Klitschko Lungo applauso riservato al leader dell’opposizione, il pugile Klitschko Bandiere A destra un manifestante ucraino su una barricata nelle strade di Kiev (in 300 sono stati arrestati nelle ultime settimane). Sopra, il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov si stringono la mano alla conferenza di Monaco di ieri di PAOLO LEPRI piena autonomia come concedere il passaporto, la flessibilità maltese ha richiamato l’attenzione di Bruxelles, tanto che la commissaria alla Giustizia Viviane Reding è intervenuta per ricordare che «non si vende» la cittadinanza europea — con l’annesso corredo di diritti, accesso al welfare e libertà di movimento in tutti i 28 Paesi dell’Unione (Malta ne fa parte dal 2004). Proprio sotto le pressioni europee, negli ultimi giorni il governo Muscat ha introdotto l’obbligo di residenza di almeno un anno e ha garantito che le candidature saranno esaminate scrupolosamente. Un tetto massimo di 1.800 passaporti, proposto nei mesi scorsi, non è stato invece approvato. L’opposizione di centrodestra non ha esitato a giocare la carta identitaria: «È come vendere l’anima che ci rende maltesi», tuona il leader nazionalista Simon Busuttil. Secondo i sondaggi oltre metà della popolazione è contraria al programma. «E i profughi che vivono qui da anni, lavorano duro, pagano le tasse? — si domanda Herman Grech del quotidiano Times of Malta —. Per loro niente passaporto. Concederlo solo ai ricchi è una forma di cinica xenofobia». Un dibattito che incrocia il nodo irrisolto dei migranti in fuga dalla sponda Sud, pronti a rischiare la vita sui traghetti d’anime del Mediterraneo, al centro di penose dispute tra Stati, respinti o rinchiusi nelle strutture di identificazione e permanenza preventiva — in stridente contrasto con i paperoni arabi, cinesi, russi e americani accolti a braccia aperte. Maria Serena Natale [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Esteri 13 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 ✒ A Madrid Migliaia in piazza per la protesta femminista più imponente del Paese negli ultimi 30 anni I Lord inglesi sgambettano Cameron sull’Europa di FABIO CAVALERA I Le leggi In marcia Le manifestanti con la pettorina viola giunte con i «treni della libertà» a Madrid Spagna, i treni delle donne contro la riforma dell’aborto Manifestazioni anche a Londra, a Parigi e in Italia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MADRID — Ieri davanti al museo del Prado pareva di essere tornati nell’Europa degli anni ’70. Venti, forse trentamila donne che urlavano con le dita unite a rombo: «L’utero è mio e decido io», «né preti, né politici, né medici, solo le donne decidono se essere madri», «aborto libero e gratuito». E’ stata la manifestazione femminista più imponente della Spagna degli ultimi 30 anni. C’era tutta la sinistra politica e sindacale, i collettivi, le associazioni, le Ong. Tutte in strada, arrivate con i «treni della libertà» dalla Spagna intera, contro la bozza di Disegno di Legge approvata dal governo per restringere al massimo il diritto all’aborto. Secondo le manifestanti è un ritorno al Medioevo che nasconde l’intenzione di chiudere le donne in cucina. Per le associazioni ultracattoliche, una legge insufficiente che continua a permettere l’infanticidio. Per il governo un progetto di equilibrio tra i diritti della donna e del feto. Nel programma elettorale con cui il Partido Popular ha sbaragliato le urne nel 2011 c’era l’abolizione dell’aborto express voluto dal socialista Za- patero anche per le minorenni. Il progetto di legge firmato dal ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón va oltre. Limita l’aborto entro la 14esima settimana e solo in caso di stupro o rischio per la salute fisica o psichica della gestante. Nel «rischio psichico» può, evidentemente, entrare di tutto, ma dovranno essere due i medici a certificarlo e non la donna a deciderlo per se stessa. Torna, in sostanza, il controllo pubblico sul corpo delle donne. Tra le manifestanti con la pettorina viola non c’era la sensazione di partecipare ad un rituale politico, un no alla nuova legge obbligato ma inutile, vista la maggioranza assoluta di cui gode il governo in carica del presidente Mariano Rajoy. C’era, al contrario, la determinazione per una lotta vera. Un entusiasmo difficile da capire se si considera la fedeltà dei parlamentari Pp quando si è trattato di aumentare le tasse, ridurre i posti di lavoro, eliminare aiuti sociali. Eppure i cori di ieri, i «sì, se puede», sì possiamo farcela, sono giustificati. Primo, perché la protesta paga. Proprio a Madrid, la privatizzazione di sei ospedali è stata ritirata il mese scorso dal partito di maggioranza assoluta dopo quasi due anni di cortei. Se- Solidarietà A Londra Un appendiabiti (in riferimento agli aborti clandestini) con lo slogan: «Solidarietà per le donne spagnole» A Roma Manifestazioni ieri nella capitale e in altre città italiane, fra cui Milano, Bologna, Catania, Siena, Vercelli 1936 Durante la Guerra civile spagnola il governo repubblicano depenalizza l’aborto per la prima volta 1939 Al termine della Guerra civile con la vittoria del dittatore Franco l’aborto viene proibito e punito con condanna penale 1985 Il governo socialista di Felipe González approva una legge che consente l’aborto in caso di violenza sessuale , di «gravi tare fisiche o psichiche» nel nascituro o se c’ è un «grave pericolo per la vita o la salute psichica della madre» 2010 Con Zapatero l’interruzione di gravidanza diventa libera: decide solo la donna entro la 14esima settimana, anche nel caso in cui abbia solo 16 o 17 anni 2014 Il governo Rajoy presenta un progetto di legge per limitare l’aborto entro la 14° settimana e solo in caso di stupro o rischio per la salute fisica o psichica della gestante, rischio che però deve essere certificato da due medici condo, perché l’aborto spacca il Paese in due. Anzi, la percentuale di chi lo considera un comportamento accettabile addirittura supera (fonte Bbva) chi lo considera sbagliato. Siamo al 44 contro il 39 per cento. In Italia, lo stesso studio, parla di un 41,5 a favore e di un 41 per cento di contrari. Terzo, perché, il progetto spagnolo è nel mirino di mezza Europa. Ieri ci sono state decine di cortei di appoggio alle spagnole in Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna. E Madrid è sensibile alla sua immagine moderna. Quarto, perché sull’aborto, la monoliticità del Pp si è già incrinata. Almeno tre presidenti di Comunità, due uomini e una donna, si sono detti perplessi. Voci contrarie sono emerse a tutti i livelli del partito. Per evitare polemiche in pubblico, Rajoy ha escluso l’argomento dalla Convention in corso a Valladolid in vista delle elezioni europee. Gli interventi sono centrati sui segnali di ripresa economica, sulle promesse di riduzione dell’Irpef (lenta e dal 2015), sull’unità di Spagna (in barba alle smanie indipendentiste catalane), ma nulla, nulla, sull’aborto. Rajoy è un campione in questi dribbling, ma ha anche dimostrato di non voler forzare l’opinione pubblica quando non è necessario. Una revisione più liberale della legge potrebbe essere la soluzione migliore anche per il suo elettorato. Andrea Nicastro @andrea_nicastro Lords fanno quello che meno ti aspetti. Organizzano una imboscata, italian style, e mettono Downing Street con le spalle al muro, impantanando l’iter legislativo del referendum europeo. Nella Camera Alta di Westminster, dove gli schieramenti di partito contano meno e dove prevale l’interesse a rendere governabile il Paese non ostacolando il percorso delle leggi care o ispirate dall’esecutivo, i laburisti e liberaldemocratici hanno scardinato le tradizioni e imposto lo stop (provvisorio) al progetto sulla consultazione prevista nel 2017. I conti di David Cameron cominciano a non tornare più. Che le sue ritrovate velleità antieuropeiste s’infrangessero contro il muro dei partner continentali era scontato. I toni ultimativi e ricattatori che ha usato per invocare la riforma dell’Unione hanno irritato e prodotto l’effetto contrario rispetto a quanto sperato. La inasprita regolamentazione sui permessi di lavoro agli immigrati dell’Est europeo che sta per essere introdotta ha poi peggiorato, e di tanto, le relazioni di Londra con le possibili sponde all’interno della UE in chiave di rivisitazione dei patti costituivi. Uno scenario, comunque, prevedibile. Lo sgambetto dei Lords, al contrario, era l’ultimo dei pensieri del premier britannico. Cavalcando l’onda antieuropeista, David Cameron ha sempre ritenuto di avere gioco facile in casa. Si sta accorgendo invece di quanto i calcoli a tavolino siano sbagliati. I primi a contestare i suoi piani frettolosi di rinegoziare la distribuzione dei poteri con Bruxelles sono stati gli imprenditori (attraverso la Confindustria britannica). Poi si sono levate le voci della City e della finanza. Adesso i Lords. David Cameron userà la tagliola del «Parliament Act» che gli consentirà di ripresentare la legge ai Comuni e di azzerare le perplessità della Camera Alta. Ma si è tirato la zappa sui piedi: il suo populismo elettorale rischia di essere inconcludente e senza contropartite serie. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Thailandia Ferito in maniera non grave anche il fotoreporter americano James Nachtwey, rimasto coinvolto negli scontri tra Camicie Gialle e governativi Vigilia del voto, scene di guerra civile nelle vie di Bangkok Suona come una beffa, per un pluridecorato reporter di guerra ferito in Iraq e sopravvissuto «per miracolo» all’11 settembre, farsi sfiorare dalla morte lungo un affollato stradone di Bangkok, nella proverbialmente (fintamente) pacifica Thailandia (le case di cura svizzere ci mandano i vecchietti in outsourcing anche perché il personale «è il più gentile del mondo»), alla vigilia di pur turbolente elezioni parlamentari: James Nachtwey ha rischiato grosso ieri pomeriggio durante uno scontro a fuoco durato un’ora tra Camicie Gialle dell’opposizione e manifestanti governativi. Un proiettile ha colpito il fotografo di Time (65 anni) al polpaccio sinistro in modo non grave. Almeno altre sei persone sono rimaste ferite più seriamente. E’ accaduto nel quartiere nord di Laksi, intorno a un ufficio elettorale diventato fortino. Le Camicie Gialle lo circondavano da ore, bloccando l’invio delle schede ai seggi nell’ambito di una campagna di boicottaggio violento promossa dal partito di opposizione. La tensione è salita con l’arrivo di militanti governativi (le cosiddette Camicie Rosse). Non è chiaro chi abbia sparato per primo. Sunai Phasuk, ricercatore di Human Rights Watch, ha raccontato all’Ap che diversi Rossi sono saliti sul tetto di un vicino centro commerciale cominciando a sparare sui rivali. Per altri testimoni, tra cui un reporter della Bbc, avrebbe iniziato il fronte opposto, quando un uomo ha tirato fuori una pistola da un sacchetto. «Quel che è chiaro — dice Sunai — è che entrambe le parti avevano armi da fuoco. Ed è un segnale preoccupante». In oltre 47 milioni sono regi- Nel mirino James Nachtwey, 65 anni, uno dei più famosi reporter di guerra (nel 2003 fu ferito da una granata in Iraq), colpito ieri da una pallottola al polpaccio. A destra, manifestanti armati e non a Bangkok: 7 i feriti ieri strati al voto. La polizia ha dislo- giato dalla classe media nelle cato 100mila agenti nel Paese, città) sarebbe stato comunque l’esercito ha aggiunto 5mila sol- favorito, indipendentemente dati a Bangkok, epicentro delle dal boicottaggio dell’opposizioviolenze. Quello di ieri è stato ne che non serve a democratizl’ultimo di una serie di scontri zare il Paese. Prima di arrivare in che dallo scorso novembre han- Thailandia, Nachtwey ha docuno fatto 10 vittime e 600 feriti. mentato la tragedia dei profughi Ennesima puntata di una sfida che dura da 8 anni e ruota in- Urne e proiettili torno a Thaksin Shi- Un’ora di battaglia intorno a nawatra, controver- un ufficio elettorale trasformato so premier-miliardario fuggito dopo il in fortino. Oggi 47 milioni al voto golpe militare nel 2006. Al governo, sull’onda del trionfo del 2011, siriani. Di fronte alla guerra in c’è la sorella minore di Thaksin, Siria, la crisi thailandese sembra Yingluck. Una proposta di legge quasi uno sberleffo, uno sconche avrebbe significato l’amni- tro per cui non vale la pena farsi stia per l’ex premier in esilio ha sfiorare dalla morte con una innescato le ultime proteste. macchina fotografica in mano. Michele Farina Yingluck ha indetto nuove ele@mfarina9 zioni. Il fronte pro-Shinawatra © RIPRODUZIONE RISERVATA (forte nelle campagne e osteg- 14 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Esteri 15 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 La storia Zagabria afferma che davanti alle sue coste si trova un giacimento di 12 mila chilometri quadrati con una riserva di 3 miliardi di barili La corsa all’oro nero dell’Adriatico Croati, ungheresi e l’ombra di Putin Ma gli ecologisti protestano: «Rischio di danni all’ambiente» La corsa all’oro (nero) è cominciata a settembre. Le cannonate vanno al ritmo d’una decina al giorno. Cannonate sismiche. Onde sonore da 300 decibel, più assordanti di due Boeing che decollano insieme. Quando la nave ricerca norvegese Northern Explorer s’è messa a tirarle sul fondo dell’Adriatico orientale – si chiama registrazione sottomarina tridimensionale: le cannonate rimbalzano, l’eco rivela se c’è e dov’è il petrolio -, in Italia non ci ha fatto caso quasi nessuno. Sott’acqua, se ne sono accorti tutti e subito: i capodogli, scappati oltre lo Jonio; i delfini, sette spiaggiati in un mese fra Jesolo e l’Abruzzo; la fauna rara d’un mare già mezzo morto, le tartarughe marine e le stenelle, i tursiopi e le balenottere, i grampi e le foche monache. «Tutti spariti — protestano i biologi marini del Blue World Institute di Lussino —, terrorizzati e talvolta uccisi da un inquinamento acustico che li fa impazzire». Chi va per mare ogni tanto la incrocia, la cannoniera norvegese della società Spectrum, ingaggiata per 12 milioni al mese dal governo croato: scafo rosso, fumaioli bianchi, la navigazione lenta e attenta dei più bravi al mondo a succhiare — come lo chiamava Antun Bonifacic, lo scrittore del Quarnero che negli anni Trenta narrava già la sete di petrolio della sua gente — «il sangue nero della Madre Terra». Cerca e ricerca, i croati l’hanno Le riserve energetiche Venezia BOSNIA ERZEGOVINA i miliardi di barili che potrebbero essere estratti dalle acque croate 300 decibel l’intensità delle onde sonore lanciate dalla nave 3 C RO A Z I A La nave ricerca norvegese Northern Explorer ha esplorato le acque croate con cannonate sismiche Ancona I T A L I A Mar Adriatico LEGENDA Giacimenti di gas e petrolio Area esplorata Roma CORRIERE DELLA SERA trovato. Nel loro Adriatico. Un giacimento enorme di 12 mila chilometri quadrati, s’è lasciato scappare cinque giorni fa il ministro degli Esteri di Zagabria, Ivan Vrdoljar: «Una piccola Norvegia di gas a Nord e di petrolio a Sud che può fare di noi un gigante energetico dell’Europa», una riserva di quasi tre miliardi di barili (la Norvegia, ventesimo produttore mondiale, ne ha poco più del doppio) che può valere centinaia di miliardi di dollari e almeno tre punti percentuali di Pil. Petrolio più facile da pescare che in Brasile o in Africa, dicono i croati, perché l’Adriatico è basso e bastano una ventina di piattaforme dall’Istria alla Dalmazia: «L’Italia ne ha 180 ed estrae comunque meno di quel che potremmo fare noi». «È ancora presto per parlare di quantità — sono più cauti i cercatori norvegesi —, ma senza dubbio si tratta d’un fondale molto attraente per i grandi marchi petroliferi». Dall’Exxon Mobil all’Eni, passando per francesi e inglesi, una ventina di compagnie s’è già messa in lista d’attesa. Ultimo entrato in Europa e afflitto da un debito estero di 50 miliardi, da cinque anni di recessione e da una disoccupazione al 18 per cento, il governo di Zagabria non è in grado d’estrarre da solo e ha fretta di vendere già la pelle dell’orso, La ricerca L’esplorazione Lo scorso settembre è partita l’esplorazione del fondo dell’Adriatico orientale da parte della cannoniera norvegese della società Spectrum su incarico del governo croato I risultati Secondo il ministro degli Esteri di Zagabria nelle acque croate sarebbe stato scoperto un giacimento enorme di 12 mila chilometri quadrati che potrebbe fruttare quasi tre miliardi di barili e almeno tre punti percentuali di Pil Le concessioni Dall’Exxon Mobil all’Eni, passando per francesi e inglesi, sono già una ventina le compagnie in lista d’attesa per ottenere le concessioni L’assicurazione Severe regole internazionali obbligano a dimostrare la copertura assicurativa d’eventuali disastri ambientali prima di procedere all’estrazione Le polemiche Gli ambientalisti protestano perché la nave norvegese con le sue onde sonore ha fatto scappare la fauna marina fissando prezzi e superfici delle concessioni: sempre che il petrolio ci sia, e sia così tanto, ci vorrà comunque un decennio prima che le trivelle vadano a pieno regime. Mare nero, invidia blu. Una nuova guerra (economica) di Croazia rischia d’esplodere: un po’ per paure fondate, un po’ per i nuovi equilibri politici dell’area. Alla commissione Ambiente del Parlamento europeo, un deputato del Pd italiano ha presentato un’interrogazione sulla pericolosità per le specie animali» dei metodi di ricerca impiegati. E siccome i giacimenti maggiori sono a Sud, anche il vicino Montenegro vuole riaprire con Zagabria la questione dei confini marittimi, mai del tutto definiti. Diverse organizzazioni ecologiste, poi, chiedono un intervento urgente dell’Ue: da maggio ci sono severe regole internazionali, adottate dopo le falle nel Golfo del Messico, che obbligano a dimostrare la copertura assicurativa d’eventuali disastri ambientali. La grana più grossa riguarda comunque l’Ina, la società petrolifera croata fondata mezzo secolo fa da Tito: il 25 per cento è stato venduto anni fa all’ungherese Mol, ma la magistratura di Zagabria adesso chiede a Budapest d’arrestarne il presidente, accusato d’aver pagato tangenti all’ex premier croato Sanader. Tanta foga irrita il governo ungherese, ora che spunta il tesoro adriatico, e nelle ultime settimane ha portato a una crisi diplomatica fra i due Paesi, con una visita di Stato cancellata. Tanto offendersi degli ungheresi insospettisce i croati: dietro la Mol, dicono, ci sono i russi di Gazprom. E dietro Gazprom, c’è Putin: farlo affacciare sull’Adriatico, non piace a nessuno. Francesco Battistini © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Cronache L’intervista Assolto dall’accusa di pedofilia, tornerà in aula per il delitto della fidanzata L’appuntamento è nello studio dell’avvocato, il professor Angelo Giarda. Alberto Stasi arriva con dei fogli arrotolati fra le mani, appunti della sua storia, della sua vita, di questi sei anni e mezzo passati sulla graticola. Li terrà sul tavolo senza aprirli mai. Anche perché conosce ogni riga delle migliaia e migliaia di pagine scritte sul caso Garlasco, il «suo» caso. La fidanzata, Chiara Poggi, fu uccisa la mattina del 13 agosto 2007, lui fu indagato, arrestato e rilasciato dopo quattro giorni, processato e assolto in primo e in secondo grado e adesso è di nuovo sul banco degli imputati perché la Cassazione – caso rarissimo dopo una doppia assoluzione – ha deciso di rimandare tutto in Corte d’appello per un nuovo processo. Ancora sotto accusa, ma stavolta a differenza di sempre, Alberto ha voglia di parlare. Il 9 aprile si ricomincia, quindi. «Si riapre la ferita, sì». Pronto ad affrontare di nuovo tutto daccapo? «Beh, diciamo che sarò presente in aula come ho sempre fatto. Solo che stavolta non avrò mio padre accanto. Fisicamente, intendo. Perché per il resto lui è sempre con me, anche adesso». Una malattia fulminante, la morte a 57 anni... «Se n’è andato il giorno di Natale, ho passato la notte del 24 a guardare su uno schermo un numerino che segnava il suo battito cardiaco. Finché è arrivato a zero...Mio padre ha cominciato a morire il giorno in cui la Cassazione ha deciso di riaprire questo processo». Sta dicendo che è morto di dispiacere? «Io sono convinto che la malattia autoimmunitaria che l’ha portato via in pochi giorni sia legata a tutta la sofferenza e lo stress che ha vissuto in questi anni. Ci sono molti studi scientifici che collegano le malattie a situazioni che una persona ritiene ingiuste e lui era devastato psicologicamente dalle accuse contro di me. Sono assolutamente certo che tutto questo lo abbia fatto ammalare nel fisico oltre che nello spirito». Quando la Cassazione rimandò in appello il processo per l’omicidio di Chiara suo padre disse «sarà un altro massacro mediatico e psicologico». Lei come ricorda quel giorno? «Ho pianto. Ho pianto moltissimo. lo scriva pure, non mi vergogno di dirlo, sono convinto che l’uomo che non piange mai non sia un uomo ma una macchina. È stato un giorno nerissimo, un incubo che ha provato ad annientarmi, a soffocarmi. Se non c’è riuscito è soltanto perché mi sono stati accanto gli amici, quelli di sempre che non mi hanno mai abbandonato. E poi c’erano i miei genitori che hanno pianto con me e che mi hanno aiutato a ritrovare la forza e la determinazione. Non era una cosa facile, mi creda». Quindi, per tornare alla domanda iniziale, adesso si sente pronto ad affrontare il nuovo processo d’appello? «Direi di sì. Gli argomenti contro di me sono sempre gli stessi. Non li ho mai temuti e non c’è ragione di temerli adesso. Sono stato scarcerato da un giudice e sono stato assolto in primo e in secondo grado. Adesso, come le altre volte, torno davanti alla Corte con la coscienza pulita di chi non ha fatto niente. E in più ho in tasca anche l’assoluzione per l’altro processo». Quello per detenzione di materiale pedopornografico. «Esatto. Anche lì: ho vissuto quell’infamia per anni e alla fine sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Si rende conto di cosa significa portare addosso l’etichetta del presunto pedofilo? Tante congetture, tante parole e alla fine niente: si sono finalmente accorti che sul mio computer quelle immagini non c’erano mai state. Se penso a mio padre che è morto senza vedermi Fotostoria L’omicidio Il 13 agosto 2007 viene trovata morta Chiara Poggi. Pochi giorni dopo Alberto è arrestato e rilasciato. Sotto processo Alberto Stasi, 30 anni, è in attesa del secondo appello per il delitto della fidanzata Chiara Poggi Alberto Stasi «Mio padre morto di dolore Vado sulla tomba di Chiara una volta alla settimana» scagionato per sempre da quell’infamia...». Torniamo all’omicidio di Garlasco. Se i giudici decidessero di farla tornare a casa di Chiara per una nuova perizia avrebbe il coraggio di andarci? «Vedremo. Decideremo ogni cosa con gli avvocati quando sarà il momento. L’aspetto emotivo di un eventuale ritorno in quella casa credo possa capirlo chiunque...». Nel processo che partirà il 9 aprile c’è un capello mai analizzato, ci sono elementi da valutare daccapo, i giudici invocano una «corretta lettura dei dati probatori». E se quella lettura ❜❜ Gli studi Alberto resta indagato ma riesce a completare gli studi universitari e a preparare gli esami da commercialista I processi Stasi è assolto per l’omicidio in primo e secondo grado e anche per il possesso di materiale pedopornografico non fosse più a suo favore? «Io sono innocente, quindi sono tranquillo. Possono valutare e rileggere tutto di nuovo anche mille volte. Servirà solo a confermare che non sono io l’assassino». Mi parli di Chiara. «Ci penso sempre e ogni volta cerco di ricordarla nei nostri momenti felici, non come l’ho vista quella mattina sulle scale. Quell’immagine resta un marchio perenne nella mia memoria, un trauma che mi segnerà per sempre. Vado ogni settimana a trovarla al cimitero. La cappella di famiglia è aperta, qualche volta entro, le parlo, vado a So di essere innocente, temo solo un errore giudiziario Ho vissuto per anni l’infamia dell’accusa di pedofilia, ora si è visto che il fatto non sussiste La Cassazione Il 17 aprile 2013 la Cassazione ordina di rifare il processo, riconsiderando gli elementi a carico di Stasi L’incidente L’ultima vittima della Concordia Sub spagnolo incastrato tra le lamiere FIRENZE — E’ stato il suo «angelo custode», il compagno di immersione addetto alla sicurezza, il primo ad accorgersi della dramma che si stava consumando sotto il relitto della Concordia, all’Isola del Giglio. Ha visto Israel annaspare e poi restare incastrato tra le lamiere e il sangue uscire dalla tuta. Lo ha raggiunto, lo ha liberato e riportato in superficie ancora vivo. Ma per Israel Franco Moreno, sommozzatore Esperto Israel Moreno fotografato all’Isola del Giglio davanti alla Concordia: era originario di Barcellona ed era considerato molto esperto quarantenne spagnolo, non c’è stato niente da fare: è morto dissanguato pochi minuti dopo. Una lamiera lo ha ferito a una gamba e probabilmente gli ha reciso l’arteria femorale. E’ la prima vittima sul lavoro del cantiere, anche se un morto c’era già stato il 26 aprile dello scorso anno: un altro sub, di nazionalità filippina, che lavorava al relitto, stroncato da un infarto nella sua cabina alcune ore dopo l’immersione. Moreno, 42 anni, figli e casa a Barcellona, stava lavorando all’installazione dei cassoni che entro maggio garantiranno il pieno galleggiamento della nave . Marco Gasperetti © RIPRODUZIONE RISERVATA trovarla come si fa con una persona alla quale si vuole molto bene ma che non è più qui». Se pensa a lei, adesso, cosa le viene in mente? «Il suo sorriso e la sua allegria che erano contagiosi. Aveva il dono della gioia, era straordinaria. ». I genitori di Chiara, dopo i primissimi tempi, hanno rotto i ponti con lei... «Loro hanno la loro linea e io non voglio forzarli. Hanno detto più volte di non volere contatti con me e io rispetto la loro decisione. I nostri rapporti sono sospesi, per adesso. Non li ho mai incrociati nemmeno al cimitero. Quando il processo sarà finito magari torneremo a parlarci». Ci torna spesso a Garlasco? «Sì, certo. Garlasco rimane la comunità della mia infanzia, dei miei amici, della mia vita. E poi adesso devo stare vicino a mia madre più che mai e quindi ci torno spesso, sì. Lo so, è un luogo un po’ di provincia, ma io non aspiro a nient’altro che a un’esistenza normale, quindi anche la dimensione provinciale va bene. Basti pensare che sogno una vita con tanti bambini...li adoro. Ma sulla mia vita privata non voglio dire altro, girano fin troppi pettegolezzi». Provi a immaginare il suo futuro. Ci pensa mai all’ipotesi di una condanna? «Ci penso, certo. E vivo tutto questo con una paura enorme, non perché ho fatto qualcosa di male ma per i possibili errori giudiziari che un processo come questo può generare. Del resto non sarebbe la prima volta...per me sarebbe una vita annientata, azzerata». Cosa ricorda dei suoi quattro giorni di carcere nel 2007? «Non voglio nemmeno ripensarci. Lasciamo perdere. Io credo che non sia possibile capire fino in fondo come si sta nei panni di un accusato ingiustamente se non si è passati per la stessa esperienza. È come avere il cancro, solo chi lo prova può dire veramente come ci si sente». Mai capitato che la fermassero per strada degli sconosciuti per dirle qualcosa sull’omicidio? «Per fortuna mai per insultarmi. Al contrario mi hanno fermato più volte per dirmi di tenere duro. L’ultima volta che ricordo è stato con i miei, pochi mesi fa. Siamo andati a San Giovanni Rotondo, in pellegrinaggio da Padre Pio di cui mio padre era molto devoto. Mi ha avvicinato una signora che mi ha riconosciuto e mi ha detto: vedrai che andrà tutto per il meglio. Mi ha fatto piacere». Alberto tira in continuazione le maniche del maglioncino verde con le righe bianche al livello dei polsini («lo so, fa molto british» dice lui). Racconta del mezzo esame appena superato per diventare commercialista («sto studiando molto per la seconda parte»). Prova a immaginare i tempi della prossima sentenza («entro l’estate forse ce la facciamo»). E pensa a una sola parola: «assoluzione. Ce la devo fare per un motivo molto semplice: non sono un assassino. E poi perché lo devo a mio padre che non c’è più, a mia madre che vive per me e a Chiara che non avrà giustizia finché ci sarò io sul banco degli imputati». Arrotola i fogli che aveva in mano quando è entrato. Saluta e ricorda del tempo in cui non c’era giorno senza la sua fotografia in prima pagina o il suo nome nei titoli dei telegiornali. «Quante volte ho sentito dire “occhi di ghiaccio”, serviva a creare l’immagine del cattivo... Che vuol dire? E poi ghiaccio fa venire in mente occhi azzurri, e invece guardi: i miei sono verdi...». Giusi Fasano © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 17 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Il processo Polemica dopo le parole del presidente della Corte «Pregiudizi su Sollecito» Il giudice sotto accusa Ricorso dei difensori. L’Anm: intervista inopportuna ROMA — Le polemiche, questa volta, potrebbero essere l’ultimo dei problemi. Perché le dichiarazioni rilasciate all’indomani della sentenza dal presidente della corte Alessandro Nencini fanno dire a uno dei legali di Raffaele Sollecito, Luca Maori, una frase che pare andare ben oltre i veleni pure frequenti nella storia dei processi per l’omicidio di Meredith Kercher: «La condanna è frutto di un evidente pregiudizio da parte dei giudici nei confronti degli imputati e in particolare di Raffaele Sollecito, e quell’intervista ne è la prova». Lunedì Raffaele Sollecito, la sua famiglia, e i legali si vedranno per decidere cosa fare: «Valuteremo una serie di azioni possibili» spiega Giulia Bongiorno. È Maori a spiegare che tipo di richieste potrebbe avanzare la difesa Sollecito: «Mi chiedo che legittimità può avere una Corte d’Assise che ha emesso una sentenza quando il presidente ha rivelato in un’intervista passi e circostanze. Chiedo l’intervento del Csm e del procuratore generale della Cassazione perché valutino attentamente le dichiarazioni, per considerare non solo un’azione disciplinare ma anche la legittimità della decisione. E’ inammissibile quanto dichiarato da Nencini riguardo a decisioni prese in camera di consiglio e quindi in palese violazione del segreto che impone la legge». Il caso deflagra: il ministro della giustizia Annamaria Cancellieri sta valutando la situazione, e i suoi collaboratori fanno sapere che l’apertura di un procedimento scatterebbe di certo se la difesa Sollecito presentasse un esposto al Csm. Il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli: «Il fatto che il presidente del collegio giudicante rilasci delle dichiarazioni prima del deposito delle motivazioni il giorno dopo una sentenza che è all’attenzione pubblica, è di per sé inopportuno». «Il caso è grave - dice il consigliere del Csm, laico di Forza Italia, Nicolò Zanon — domani decideremo». Al Corriere di ieri, Nencini — che giovedì ha inflitto 28 anni ad Amanda Knox e 25 a Sollecito — rilascia una lunga intervista: «La difesa Sollecito ci aveva chiesto di separare le due posizioni, motiveremo in maniera approfondita sul punto spiegando perché non abbiamo ritenuto di accogliere que- Le frasi contestate ❜❜ Separazione La difesa ci aveva chiesto di separare le posizioni di Amanda e Raffaele ma abbia ritenuto di non accogliere la richiesta ❜❜ L’interrogatorio Il ragazzo non si è mai fatto interrogare. È un suo diritto ma ha detto quello che voleva senza contraddittorio ❜❜ La replica Intervista a caldo Alessandro Nencini, presidente della Corte dell’omicidio Kercher, che ha rilasciato un’intervista subito dopo il verdetto di condanna dei due imputati sta impostazione. In ogni caso Sollecito ha deciso di non farsi mai interrogare nel processo. È un diritto dell’imputato, ma certamente priva il processo di una voce. Lui si è limitato a dichiarazioni spontanee, ha detto quello che voleva senza sottoporsi al contradittorio». Giulia Bongiorno è allibita: «Ho sempre difeso i magistrati, lo testimonia la mia storia, anche quella politica, e non solo in relazione a fatti riguardanti miei assistiti. Forse basta ricordare la posizione che presi sulla legge sulle intercettazioni, diventando alla fine la causa della rottura tra Fini e Berlusconi. E però è proprio il mio profondo rispetto per la magistratura che mi Sotto assedio Sollecito lascia la questura di Udine dopo essere stato fermato al rientro dall’Austria (foto AFP) induce, oggi, a pretendere silenzio: se invece si parla con la stampa si finisce per screditare l’intera magistratura, la si offende. E, tra le varie conseguenze, c’è anche quella che gli imputati finiscono per sentirsi ancora di più delle vittime». Infatti, racconta lei, la reazione di Raffaele Sollecito si può riassumere in poche parole: «Volevano che accusassi Amanda — ha detto ieri mattina a Bongiorno — ma io non me la sono sentita di accusare un’innocente pur di salvare me stesso». Bongiorno aggiunge: «Sono allibita per il fatto che Nencini abbia criticato la strategia difensiva senza sottolineare che l’interrogatorio di Raffaele non è stato chiesto né dal pm né dalle parti civili, da nessuno. Le sentenze si rispettano, naturalmente, ma le interviste no: e quanto accaduto, oltre che gravissimo, è inaccettabile». La pensa così anche il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin: «Cosa aspettano il governo e il ministro Cancellieri a porre un freno a tali deprecabili iniziative e a varare una riforma organica della Giustizia?». Altre bordate, questa volta verso Sollecito, arrivano dall’avvocato dei Kercher, Francesco Maresca: «Se Sollecito voleva attendere la sentenza doveva essere o in aula o nella propria abitazione. Qualsiasi altro posto è indice di valutazione diversa, come quella di darsi alla fuga». Alessandro Capponi © RIPRODUZIONE RISERVATA Rosaria. La salute vien mangiando. E bevendo. Siamo allibiti dalle parole di Nencini, l’esame dell’imputato non è mai stato chiesto né dal pm né dalle parti civili Greta la hostess, nuova fiamma L’incontro in volo tra lei e Raffaele ROMA — Si sono conosciuti in volo, Raffaele Sollecito e Greta Menegaldo: lui tra i passeggeri, lei al lavoro come hostess. Naturalmente, adesso, il ragazzo pugliese ha ben altro a cui pensare: condannato giovedì a 25 anni per l’omicidio di Meredith Kercher, Raffaele da qualche mese frequenta questa ragazza trevigiana, conosciuta appunto in uno dei suoi viaggi. È con lei che l’ex fidanzato di Amanda Knox, proprio giovedì, ha raggiunto l’Austria; era con lei quand’è arrivata la polizia, venerdì mattina, e in paese (Oderzo, dove lei vive) sono in molti ad averli notati, «li vediamo spesso — raccontano nei pub frequentati dai due — passeggiano mano nella mano, teneri e discreti». Lei ha 31 anni, è di Ponte di Piave — dove vivono i genitori, in una villetta bianca, bassa, graziosa — e di mestiere fa la hostess di terra per una compagnia low cost, all’aero- Vita riservata Un'immagine di Greta Menegaldo, la hostess da alcuni mesi nuova fidanzata di Raffaele Sollecito in una immagine tratta da Facebook. Lui e lei si fanno vedere spesso a Oderzo, il paese della ragazza nel Trevigiano ma conducono vita ritirata La sentenza Asl obbligata a rimborsare il metodo Di Bella La terapia Di Bella torna a far parlare di sé e lo fa dalle aule dei tribunali. Il giudice del Lavoro del Tribunale di Lecce ne ha disposto la somministrazione gratuita da parte della Asl, rilevando come la «terapia ufficialmente riconosciuta sia stata inefficace nel caso della paziente», mentre la terapia secondo il protocollo Di Bella «oltre che notevoli benefici di tipo soggettivo, ha prodotto anche un miglioramento obiettivo e iconografico». È un percorso analogo a quello della vicenda Stamina, nella quale più giudici del Lavoro hanno autorizzato strutture pubbliche a infusioni di cellule ottenute con il cosiddetto protocollo Stamina. In entrambi i casi si tratta di terapie che non hanno mai superato l’esame del mondo scientifico. Nel caso Di Bella l’inefficacia è stata anche sancita nel 1998 dalla bocciatura seguita alla sperimentazione clinica. Il Tribunale di Lecce ha condannato la Asl a rimborsare a una donna malata di tumore la spesa di 25.000 euro. La Società Italiana di Farmacologia (Sif) ha inoltre criticato il deposito alla Regione Sicilia, di un disegno di legge che prevede uno stanziamento di 5 milioni per somministrare la terapia Di Bella. Il personaggio Insieme da pochi mesi Oggi Rosaria è anche spremuta 100%, sempre fresca e disponibile tutto l’anno. porto di Venezia. Il padre ha lavorato con Giuseppe Stefanel e la madre gestiva un laboratorio per lo stesso gruppo a Ponte di Piave. Lei, dunque, in paese è conosciuta da tutti: viene descritta come riservata, elegante, determinata. Con la passione per i viaggi. In questi giorni si è spesso sottratta alle mille domande che, soprattutto i media locali, le hanno rivolto: quando ha accompagnato Raffaele alla questura di Udine, venerdì mattina, ha detto più volte ai poliziotti di non gradire tanta attenzione. Per un po’, infatti, i due sono riusciti a tenere la loro relazione fuori dalla portata dei giornalisti: poi però hanno cominciato a parlarne i siti, e da internet la notizia è rimbalzata sulla stampa del Trevigiano e in questi ultimi giorni ovunque. I due ragazzi anche ieri sono stati avvistati dalle parti di Treviso, anche se l’appartamento di lei ha avuto le finestre sbarrate per tutto il giorno. Escono soprattutto di sera, una birra al pub, una passeggiata: inseguono la normalità, per quanto sia possibile. Di Greta, a Oderzo, tutti conoscono la storia: si è diplomata all’istituto linguistico Dorotee di Oderzo e subito dopo, ha cominciato a lavorare. Da hostess, in volo, ha conosciuto Raffaele: anche se forse, quel giorno di qualche mese fa, non poteva immaginare ciò che l’aspettava una volta tornata sulla terra. Al. Cap. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Il caso Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera L’assurdo burocratico: i piccoli artigiani finiti nel circuito del Sistri, il sistema nato per tracciare veleni e residui industriali LA TASSA PER I RIFIUTI PERICOLOSI ANCHE PER BARBIERI E TATUATORI Dovranno compilare moduli online per ogni tipo di scarto SEGUE DALLA PRIMA Dal mese di marzo infatti anche barbieri ed estetiste, calzolai e tatuatori, restauratori e orafi, orologiai e tipografi saranno equiparati ai «produttori iniziali di rifiuti pericolosi» e «agli enti o imprese che effettuano operazioni di trattamento, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti pericolosi». Per capirci dovranno comportarsi come se fossero i gestori di un impianto siderurgico o di un grande ospedale. E così, secondo una denuncia della Cna, per 350 mila piccole e piccolissime imprese inizierà un ulteriore inferno burocratico. Le lamette del barbiere, la ceretta dell’estetista, il toner dei tipografi, le batterie degli orologiai, le sostanze utilizzate nella produzione dell’oro e persino gli strumenti usati per tatuare dovranno essere tracciati e registrati. Bisognerà comprare una chiavetta Usb speciale, con un software protetto, seguire le istruzioni del portale del Sistri e pagare un’imposta che parte da 120 euro e sale a seconda dei dipendenti. Il guaio è che sul portale occorrerà fare un’operazione per ogni tipologia di rifiuto, anche marginale. «È stato il passaggio al digitale a complicare le cose», denun- cia Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna. E infatti tra i trasportatori c’è chi ha avuto problemi di funzionamento della chiavetta e chi con la black box, la scatola nera attivata sui veicoli che movimentano i rifiuti. C’è chi ancora oggi continua ad incontrare difficoltà insormontabili di accesso alla piattaforma digitale o chi addirittura si è trovato nella schermata di un’azienda concorrente in barba alla privacy e alla sicurezza nazionale. Finora all’artigiano era richiesto di tenere un registro di carico e scarico su cui annotare le caratteristiche qualitative e quantitative dei rifiuti, la desti- nazione, la data di carico e scarico, il mezzo di trasporto e le modalità di smaltimento e una volta contattato il trasportatore bastava compilare il formulario di identificazione in quattro copie. Ora con il passaggio al digitale il calzolaio che usa colle e vernici, scarti di pelle conciata e solventi alla fine di ogni giornata dovrà inserire la chiavetta Usb nel proprio computer, accedere alla piattaforma Sistri, aprire la scheda del registro cronologico, inserire una serie di informazioni relative a quantità e tipologie di rifiuto prodotto, firmare la scheda e salvare. Il tutto replicato per ogni tipologia di rifiuto prodotto. Al momento della necessità di smaltire le piccole quantità di rifiuti dovrà chiamare il trasportatore, reinserire la chiavetta, accedere alla piattaforma, aprire e compilare per ogni tipologia di rifiuto da smaltire una scheda movimentazione, firmare e aspettare che il trasportatore accetti la presa Indonesia Sumatra come l’antica Pompei, uccisi dal vulcano Almeno 14 persone, tra cui quattro liceali, sono morte a causa della lava e delle ceneri provocate dall’eruzione del vulcano Sinabung, sull’isola di Sumatra, in Indonesia. Secondo le autorità locali le vittime potrebbero aumentare. Nella foto, una persona in fuga e una delle vittime (Reuters) in carico. Quest’ultimo a sua volta dovrà inserire la chiavetta nel proprio pc, confermare la scheda movimentazione, indicare il percorso che intende effettuare, stampare e consegnare la scheda all’autista che arrivato dal calzolaio inserirà la propria Usb nel pc del calzolaio e insieme completeranno la procedura. Lo stesso accadrà per il barbiere che utilizza quelli che in burocratese si chiamano «taglienti monouso a rischio infettivo» (per il volgo, lamette) o per le estetiste produttrici di rifiuti pericolosi come batuffoli di ovatta o strisce per la depilazione. È chiaro che dall’estensione La stima Secondo la Cna, 350 mila piccole imprese saranno tenute a tracciare i rifiuti del perimetro di applicazione del Sistri non verrà aumentata la sicurezza nazionale ma verrà messa ulteriormente a repentaglio la vita di tante piccole imprese già stressate dalla recessione. «È stata costruita — denuncia Silvestrini — una gigantesca e costosissima macchina digitale, un Grande Fratello che ti segue e controlla passo passo e che ha il difetto il funzionare malissimo. E così le imprese pagano gli errori di burocrati che con ostinazione rifiutano di dialogare per individuare insieme le proposte per uscire da questo disastro». Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 19 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Il presidio Il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, 45 anni (sulla destra) al presidio della Lega Nord per il «Reduction Day» sui costi della politica, a Torino. Il governatore leghista è indagato per peculato, con altri 39 tra consiglieri e assessori regionali: sono accusati di aver usato a fini personali i soldi dei rimborsi per i gruppi consiliari (Ansa) Il caso Polemica sull’emendamento voluto dalla maggioranza di centrodestra. Il Pd: queste sono le loro priorità La leggina del Piemonte per incassare i soldi dei vitalizi sione», ha tuonato Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord, che si è astenuto mentre gran parte del suo gruppo ha votato il provvedimento insieme a Forza Italia, alla quasi totalità del Nuovo Centrodestra, a Fratelli d’Italia e al gruppo Progett’Azione. «Si tratta – ha replicato Luca Pedrale, capogruppo di Fi – di una possibilità che abbiamo voluto dare e di cui si parlava da almeno due legislature. Inoltre, le casse della Regione sono destinate a guadagnarci in quanto non erogherà più il vitalizio che, per il fatto che la vita media si è di molto allungata, sarebbe stato più dispendioso». Come dire, chi ha detto sì l’ha fatto pensando al cittadino e non al proprio portafoglio. «Eccome no, — è insorto il capogruppo del Pd Aldo Reschigna — Il fatto che l’unico emendamen- Chi rinuncia alla pensione si riprende i contributi Pochi, maledetti ma subito. Vista l’incertezza di fondo che grava su finanze e politica, i consiglieri del Piemonte devono averla pensata così sui contributi da loro stessi versati. Cioè, meglio riprenderseli subito anche se meno piuttosto che rischiare di non vederli più. E siccome i tempi sono quelli degli scandali dei rimborsi facili (una quarantina gli indagati per peculato a Torino) e delle casse vuote, questa decisione della maggioranza di centrodestra del consiglio regionale non poteva che provocare una bufera. Più precisamente, l’emendamento al bilancio stabilisce che i consiglieri e gli assessori regionali arrivati a fine incarico potranno scegliere di riscattare i contributi versati, non solo nel corso dell’attuale mandato ma anche in quelli precedenti. A un patto: di ri- nunciare al vitalizio previsto al compimento dell’età pensionabile e del tutto abolito a partire dalla prossima legislatura. Cosicché se tutti decidessero di scegliere l’opzione immediata, la Regione potrebbe trovarsi a dover sborsare nell’arco di pochi mesi o al massimo di un anno addirittura 15 milioni. Somma che secondo molti potrebbe essere spesa in qualche altro modo, più virtuoso e meno sospetto. A decidere le tempistiche dell’esborso sarà l’eventuale caduta della giunta presieduta dal leghista Roberto Cota. Le cui sorti sono legate all’annullamento delle ultime elezioni a causa della vicenda delle firme false raccolte dalla lista Pensionati a sostegno del governatore. C’è in ballo il verdetto del Consiglio di Stato che dovrebbe giungere entro qualche mese. «Era il momento meno opportuno per questa discus- 15 Milioni La cifra che la Regione potrebbe dover sborsare per rimborsare i contributi di consiglieri e assessori del Piemonte La vicenda L’opzione 1 L’opposizione La maggioranza del consiglio regionale del Piemonte ha votato un emendamento che consente ai consiglieri stessi di incassare subito i contributi versati 2 La maggioranza Il Pd: «La maggioranza si è concentrata su una misura di cui non si coglie l’urgenza. Il fatto che l’unico emendamento riguardi i vitalizi la dice lunga...» 3 Forza Italia: le casse della Regione ci guadagnano sia perché non erogheranno più il vitalizio sia perché la vita media si è allungata to del centrodestra sia stato sui vitalizi la dice lunga su quali siano le reali priorità. La maggioranza si è concentrata su una misura di cui non si comprende l’urgenza». In effetti, il presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo (Ncd) avrebbe preferito approvare la norma più avanti, in vista di «una proposta organica e possibilmente valida a livello nazionale» sulla questione dei vitalizi regionali «peraltro — ricorda — già soppressi dalla prossima legislatura». Tuttavia anche per lui quello approvato è «un emendamento giusto». Anche se «sarebbe opportuno che tenesse conto dell’introduzione del divieto di cumulo tra vitalizi regionali, parlamentari ed europei, o comunque un tetto massimo percepibile che non possa essere superiore all’indennità di chi è in servizio». Cumulo e tetto che al momento non esistono. Più netta la scelta del capogruppo del Movimento 5 Stelle Davide Bono, naturalmente: «Chiederemo che anche i contributi e non solo il vitalizio vengano lasciati completamente alla Regione». Il Comitato di bioetica «Esperimenti su animali, sì all’obiezione di coscienza» ROMA — All’università di Ferrara una dottoranda si è rifiutata di praticare una sperimentazione sul gatto. Racconta l’episodio, avvenuto qualche anno fa Enrico Alleva, etologo, dipartimento di neuroscienze dell’Istituto Superiore di Sanità: «L’obiezione di coscienza non è un fenomeno nuovo nei laboratori ed è un principio giusto purché riguardi chi davvero poi deve fare ricerca e non ad esempio il personale amministrativo o chi si occupa dell’acquisto di mangimi». Tema attuale dopo la pubblicazione del documento dove il Comitato nazionale di bioetica riafferma l’irrinunciabilità della sperimentazione sugli «esseri senzienti» diversi dall’uomo e rilancia il diritto all’obiezione: «Sul piano etico si deve rispettare il benessere degli animali e rispettare la sensibilità dei singoli ricercatori». Già nel 2011 l’organismo coordinato da Lorenzo D’Avack aveva dichiarato necessari i test. Ora ribadisce. L’Italia sta per recepire la direttiva sulla sperimentazione animale con un testo meno rigido di quello approvato dal Parlamento e sostenuto dagli animalisti. L’Ue aspetta l’atto del nostro Governo. I pareri delle Commissioni parlamentari sono arrivati, manca solo il via libera del Consiglio dei ministri.Tra l’altro viene raccomandato uno strumento già previsto da una circolare del Ministero della Salute. Silvio Garattini è lapidario: «Ad oggi non si può fare a meno di questi test. L’obiezione di coscienza è garantita, ogni ricercatore prima del debutto in laboratorio può esprimere il suo eventuale no all’uso di animali». Margherita De Bac Andrea Pasqualetto Davide Petrizzelli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Vaticano Il richiamo di Francesco nell’incontro con 414 famiglie del movimento nato 45 anni fa: «Rispettate chi sceglie altre forme di vita cristiana» Il Papa ai Neocatecumenali: lasciate libero chi va via CITTÀ DEL VATICANO — La Chiesa Cattolica qui da noi è in ritirata, ma ci sono i movimenti ecclesiali che invece vanno crescendo e quelli che crescono di più sono i Neocatecumenali: ieri mattina hanno avuto un fastoso incontro con Papa Francesco, che li ha lodati ma anche richiamati su tre punti, uno dei quali — il più doloroso — riguarda la libertà degli affiliati. Anche la libertà — ha precisato il Papa — di chi voglia andarsene e cercare «altre forme di vita cristiana». Da Paolo VI a oggi — cioè da quando i Neocatecumenali, nati in Spagna, hanno iniziato a essere presenti a Roma, 45 anni fa — tutti i Papi hanno lodato questo movimento per la capacità di crescita, per i tanti figli, per la missionarietà (ieri Francesco ha consegnato i crocifissi a 414 famiglie in partenza per la Cina, l’India, la Mongolia…) ma li hanno anche, sempre, richiamati al rispetto della disciplina cattolica soprattutto in materia di liturgia, obbedienza ai vescovi locali, rispetto della libertà di coscienza degli aderenti. L’originalità dell’incontro di ieri è che Francesco li ha sia lodati più degli altri Papi sia richiamati con maggiore severità. Papa Bergoglio è meno di- L’udienza La scheda Papa Francesco e il segretario padre Georg sorridono al fondatore del movimento, Kiko Arguello, ex pittore ateo. All’udienza, svoltasi ieri nella sala Paolo VI del Vaticano, hanno assistito migliaia di componenti del movimento che si preparano a partire per l’attività di missionari in tutto il mondo (foto AP) plomatico dei predecessori e dice più direttamente quello che apprezza e quello che disapprova. «Ringrazio il Signore per la gioia della vostra fede e per l’ardore della vostra testimonianza» ha detto Francesco che si è complimentato per i figli «che Il movimento I Neocatecumenali sono nati nei primi anni 60. Loro simbolo è l’icona della Vergine del Cammino» (nella foto in alto) qui sono tanti» e ha invitato a mostrarglieli. I papà e le mamme hanno preso in braccio i piccoli ed è stato un tripudio di bimbi. Li ha ringraziati per la capacità di andare in missione: «La Chiesa vi è grata per la vostra generosità». Ma ecco subito i richiami: «Alcune semplici raccomandazioni». La prima è di rispettare le direttive dei vescovi: «Avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete a operare». E se un vescovo — poniamo — non accettasse le loro li- Le critiche L’eccessiva rigidità del movimento è stata oggetto di critiche tra cui quelle dell’arcivescovo di Catania Luigi Bommarito (foto) turgie separate, dovrebbero mettervi fine perché — ha detto Francesco — «può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità». La seconda è l’inculturazione che sta a cuore al Papa gesuita che ieri ha raccomandato ai neocatecumenali — tendenti a trapiantare ovunque la loro pedagogia italo-spagnola — «una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete a operare». La terza, la più puntuta, riguarda l’eccesso di autorità interna: «La libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana». Tra i vescovi italiani che hanno avuto rapporti difficili con i neocatecumenali (compresi i cardinali Biffi, Martini, Pappalardo, Piovanelli, Tonini), quello che ha mosso la critica più severa alla vita interna del movimento è stato l’arcivescovo di Catania Luigi Bommarito che nel 2001 accusò le guide delle loro comunità di «scarnificare le coscienze con domande che nessun confessore farebbe». La spinta delle gui- de al più gran numero di figli, a mettere a disposizione del movimento i propri beni, a partire per paesi lontani, a inserire nel movimento il partner è la recriminazione più frequente dei fuoriusciti, che si esprimono anche in siti internet intitolati «La verità sul Cammino Neocatecumenale» e simili. Ma il movimento l’ha spesso vinta su ogni critica che venga dall’interno della Chiesa a motivo della buona salute numerica: sono presenti in 124 nazioni, hanno quasi duemila preti, Le critiche Tra i vescovi è stato Luigi Bommarito a muovere le critiche più severe un centinaio di seminari e più di duemila seminaristi. Dove gli altri chiudono, loro aprono seminari e missioni. Su questa vitalità hanno molto battuto Kiko Arguello e Carmen Hernández — i due fondatori — nel presentare al Papa i diecimila seguaci che riempivano l’Aula. Luigi Accattoli www.luigiaccattoli.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Cronache Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Istruzione La Gran Bretagna adotta a livello nazionale un nuovo sistema di valutazione anticipato Gli esami cominciano a quattro anni La scuola inglese accorcia l’infanzia A confronto La prova dopo il triennio Dal 2016 test anche all’asilo. Le critiche: stress eccessivo e inefficace di SILVIA VEGETTI FINZI perplessità e critiche che il Times riporta in modo piuttosto esauriente. Poiché anche da noi vengono avanzate molte proposte per migliorare l’insegnamento scolastico sottoponendolo a un monitoraggio nazionale, vale la pena di riflettere sul dibattito inglese. La prima, più evidente obiezione riguarda il fatto che i più piccoli, appena giunti a scuola, rischiano di non aderire emotivamente a richieste estranee al contesto familiare. Vi è inoltre il pericolo di indurre tensioni e stress, tanto negli alunni quanto nei genitori, in una fase iniziale dell’esperienza scolastica, che dovrebbe essere improntata al massiMinuti mo di serenità e La durata dell’esacollaborazione. me a cui verranno Inoltre, iscrivere sottoposti i bambambini di 4 anni bini di 4 anni iscritti in una graduatoalla scuola inglese ria significa fissarli in un detergenitori siano informati sul- minato livello evolutivo la situazione scolastica dei quando la fluidità dell’infigli e gli insegnanti siano fanzia consente, in poche messi in grado di conoscere, settimane, di effettuare imconfrontare e analizzare gli previsti balzi in avanti. obiettivi raggiunti. Per quanto riguarda i doIl progetto, come si può centi, coinvolgerli in piani di immaginare, ha suscitato valutazione proposti da S i annunciano tempi duri per gli scolaretti inglesi: dal 2016 la somministrazione di test per misurare il loro livello di sviluppo cognitivo sarà infatti anticipata dagli attuali sette ai quattro anni di età. I risultati iniziali saranno poi confrontati, tramite prove nazionali, con quelli ottenuti a 11 anni, al termine della scuola di base. L’intento è di valutare obiettivamente i progressi conseguiti, in modo che i Metodi a scelta per i docenti www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 22 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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[email protected] 389.87.83.962 Nell’attuale sistema scolastico italiano, il primo esame con cui gli alunni si trovano a doversi confrontare è quello al termine del triennio della scuola secondaria di primo grado. Consiste di quattro prove scritte e un colloquio orale. Tre delle quattro prove scritte sono preparate dalle singole scuole, la quarta, di provenienza ministeriale, è unica su tutto il territorio nazionale, è strutturata in quiz e testa la preparazione in italiano e in matematica. L’esame di licenza elementare è stato eliminato nel 2005 conseguite è stata accantonata sotto una valanga di proteste. Sappiamo infatti che l’interazione tra soggetti diversi è fonte di stimoli, di esperienze e di incentivi. Viviamo in un’epoca caratterizzata dalla crisi del lavoro tradizionale, basato sulle abilità tecniche, e dalla ricerca di talenti innovativi e creativi, difficilmente identificabili con prove obiettive e quantitative. Ciò non comporta la svalorizzazione delle competenze, quanto l’opportunità di cogliere e sviluppare la pluralità delle intelligenze, dove l’accentuazione non è sulla quantità ma sulla qualità delle capacità e delle inclinazioni. È del 1995 il libro L’intelligenza emotiva con cui lo psicologo Daniel Goleman rivoluziona le tradizionali valutazioni del Quoziente intellettuale (Qi) mostrando come le prestazioni intellettuali siano inscindibili dalle motivazioni, dalla conoscenza di sé, dall’empatia, dall’attenzione, dalla pervicacia, dalla capacità d’interagire e collaborare con gli altri. Condizioni quasi del tutto assenti nella somministrazione di test quantitativi, astratti e anaffettivi, quanto mai lontani dalla ricchezza della vita e dalla singolarità degli individui. Test che, nella loro apparente neutralità, nascondono lo svantaggio ambientale, sociale e culturale, che determina più di ogni altro condizionamento l’insuccesso scolastico prima e lavorativo poi. CHISSÀ se esiste in Milano un settantenne (più o meno) che ancora vuole mettersi in gioco in una vita di coppia: vedova, giovanile, buona cultura; mi piace seguire il pensiero contemporaneo, conferenze, musica, arte, ma anche stare in casa. Corriere 123-XZ - 20132 Milano Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. La nostra Agenzia di Milano è a disposizione per proporvi offerte dedicate a soddisfare le vostre esigenze e rendere efficace la vostra comunicazione. TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata obbligatoria: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: € 2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7, 8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92; n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: € 4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: € 3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42. Rubriche in abbinata facoltativa: n. 4: Corriere della Sera € 4,42; Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00. n. 16: Corriere della Sera € 1,67; Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08. n. 22: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67. n. 23: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00. Cronache 21 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 ✒ Le storie «Gesti doverosi, ma chissà perché in tempo di crisi veniamo considerati degli eroi» Onesti d’Italia In un mese, 8 fanno notizia restituendo soldi smarriti Fai la cosa giusta. Se lo sono detti Ilaria, Alice, Martina, Gerardo, Mario, Gabriele, la gelataia e l’ex funzionario regionale che a gennaio hanno trovato per strada somme di denaro importanti e, anziché tenersele, si sono rivolti alle forze dell’ordine per rintracciare il proprietario. È successo in Toscana, in Lombardia, in Sardegna, in Emilia Romagna, in Calabria. È successo a otto persone: due studentesse, una disoccupata, un tassista, tre pensionati, una commessa. È successo a chi ha 15 anni e a chi he ha 76. Di certo, nessuno di loro naviga nell’oro. Tutti, se avessero potuto, quei soldi li avrebbero spesi per delle cose concrete, per levarsi uno sfizio, per alleggerire il carico dei genitori o per fare un regalo ai figli. Ma i soldi non erano i loro, erano di qualcun altro. «Non ha nemmeno voluto la ricompensa, né ha accettato di incontrare la proprietaria, che è riuscita a rin- graziarlo solo per telefono, emozionatissima, perché non sperava nemmeno di rivedere i quattromila euro con cui avrebbe dovuto pagare il falegname e gli operai per la ristrutturazione di casa», racconta l’ufficiale dei vigili urbani di Cagliari Andrea Meloni che il 16 gennaio si è trovato di fronte un uomo timido, ex funzionario della Regione Sardegna, con una busta da lettera che conteneva i soldi. La legge prevede un premio del 5% sugli importi superiori a 5,16 euro. Non ha voluto nessun compenso neanche l’ucraina di 29 anni, dipendente di una gelateria di Reggio Emilia, che fuori dalla banca dove aveva appena estinto un debito ha trovato un borsellino con 440 euro. Si è rivolta subito ai carabinieri: la proprietaria era un’anziana di 85 anni che aveva smarrito la pensione appena ritirata. Mario Decima e Gabriele Lupo, inse- gnanti ormai a riposo, su una panchina di Crotone hanno visto un portafogli. Conteneva mille euro: era il tesoretto di un afghano del Cara Sant’Anna, il Centro di accoglienza richiedenti asilo. Ilaria Monni è una disoccupata di Serrenti, ma non ha tenuto con sé il borsello con 2.500 euro che ha trovato fuori dal supermercato dove fa la stagista. Alice Lamberti e Martina Burgarello, 15 anni entrambe, hanno affidato ai bidelli le tre banconote da 500 euro viste per terra fuori dall’ingresso della scuola. Dice Rosalba, la mamma di Martina: «Sono cose normali, ma siamo talmente poco abituati che poi diventano fatti eroici. Io mi metto nei panni di chi ha perso uno stipendio. Mia figlia e Alice hanno fatto la cosa giusta». Elvira Serra @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA Medio Campidano Milano Ilaria la disoccupata «Ho pensato di tenerli Ora vorrei un lavoro» Gerardo il tassista Martina e Alice «Un portafoglio gonfio «Premiate dal sindaco L’ho dato a due ragazzi» Ma di chi è la somma?» Ha 21 anni, è di Serrenti, poco più di cinquemila abitanti nella provincia (abolita dal referendum) del Medio Campidano, in Sardegna. Ilaria Monni è disoccupata. Ha appena concluso un corso regionale di marketing e addetta alle vendite organizzato dall’Irfoa, grazie al quale sta facendo uno stage di 200 ore al supermarket Nonna Isa di Sanluri (stessa provincia, 8.500 abitanti). Una settimana fa, finito il suo turno, Ilaria ha visto per strada un borsello. Lo ha preso in mano, le è bastato dare una rapida occhiata per capire che c’erano dei soldi, tanti: 2.500 euro. Ha chiuso tutto ed è andata dai carabinieri. «Mi hanno fatto gli elogi più belli», racconta timida. Il padre, elettricista, e la mamma, casalinga, le hanno detto brava. Anche il fratello, 25 anni, disoccupato le ha fatto i complimenti. «Per un secondo ho pensato di tenerli, ma è stato un attimo. Sarebbe stato come rubarli». Se oggi potesse disporre di una somma così ingente non la utilizzerebbe. «Quei soldi li conserverei, non li userei di certo per comprarmi dei vestiti. È che le cose potrebbero peggiorare, meglio essere pronti». Ilaria non è fidanzata, ha solo un hobby, il muay thai, un’arte marziale che assomiglia alla Kickboxing. Il suo sogno: «Trovare lavoro. Magari fosse a tempo indeterminato...». Pisa Gli hanno dato 100 euro di mancia. Molto meno del 5 per cento che gli sarebbe spettato. «Ma per rivendicarlo avrei dovuto fare la denuncia, e non ho tempo da perdere. Poi non mi interessa nemmeno la ricompensa, se ricapitasse lo farei un milione di volte. Son contento così». Gerardo Capraro è il tassista dell’8585 che il 4 gennaio a Milano ha riportato ai legittimi proprietari un portafogli da donna con dentro diecimila euro in banconote italiane e russe. «Erano due ragazzi, bianchi come cadaveri prima di rivedermi», scherza adesso. Sessantuno anni, «terùn» della provincia di Foggia, è sposato, ha tre figlie grandi e una nipotina. Tutte sono state orgogliose del suo gesto. «Erano contentissime. Per me, però, questa è la regola. Sa quante volte i passeggeri dimenticano il telefonino sul sedile posteriore? Noi siamo tenuti a controllare se dopo essere scesi hanno scordato qualche pezzo. In quel caso, proviamo a rintracciarli oppure lasciamo le cose all’ufficio oggetti smarriti». Gerardo lavora dodici ore al giorno, quando è libero accompagna la moglie a far la spesa o resta volentieri a casa a riposare. Se potesse disporre di una cifra come quella che ha trovato farebbe una vacanza, perché l’anno scorso ad agosto l’ha saltata. «Mi piacerebbe portare mia moglie in crociera per una settimana». Martina Burgarello e Alice Lamberti hanno 15 anni e sono due amiche per la pelle di Santa Croce sull’Arno (Pisa). Frequentano la seconda A all’istituto tecnico commerciale Checchi di Fucecchio. Mercoledì scorso il sindaco Claudio Toni è andato nella loro classe per ringraziarle e premiarle con due libri sul Palio e sulla Toscana per aver restituito millecinquecento euro trovati fuori dall’ingresso della scuola. «Il vostro gesto è un esempio di onestà, di educazione e di senso civico che voglio sottolineare pubblicamente», ha detto. Qualche compagno di classe le ha prese in giro: con quei soldi potevano comprarsi il motorino. «Piuttosto ci avremmo pagato la quota per la gita scolastica, senza farlo fare ai nostri genitori», replicano. I papà di entrambe sono operai, la mamma di Martina è parrucchiera, quella di Alice è ragioniera. Loro sono inseparabili. Condividono la passione per l’hip hop e la zumba. Se ripensano al 9 gennaio, quando hanno raccolto i soldi da terra, ammettono di essersi spaventate un po’. «Pensavamo li avesse smarriti un professore, siamo subito andate a consegnarli ai bidelli. Poi il vicepreside si è occupato di avvisare la polizia». Nessuno finora ha chiesto indietro la somma. Tra un anno, se il proprietario non lo avrà ancora fatto, le due amiche potranno reclamarla. Magari per la prossima gita. El. Ser. El. Ser. El. Ser. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA LA NORMALITÀ DEL BENE di GIANGIACOMO SCHIAVI P er fortuna ci sono anche le buone notizie nel panorama disastrato di un Paese dove tutto sembra grigio o nero come la cronaca che parla di furti, rapine, violenze, truffe e ruberie. Per fortuna c’è anche qualcuno che ci riconcilia con la normalità del bene attraverso un gesto, una rinuncia, un atto di generoso altruismo e fa i conti con le ombre oscure della vita trovando il modo di uscirne a testa alta. È giusto parlarne contraddicendo un luogo comune del giornalismo secondo il quale il bene non fa notizia, ma non dobbiamo rallegrarcene, perché, come scriveva rispondendo ad un lettore Indro Montanelli «quando riaffiora il giornalismo della normalità vuol dire che essere normali, in questo Paese è diventato eroico». Si chiamano proprio eroi della quotidianità i tanti che offrono ogni giorno un messaggio di fiducia, si impegnano per gli altri, sanno rinunciare a qualcosa, sacrificando tempo e denaro per dare una speranza a chi l’ha persa, dando forma a quel welfare di comunità che resiste anche alla crisi. Abbiamo forse qualche torto noi giornalisti nell’occuparci troppo delle vite sbagliate, ma gli esempi grandiosi degli ultimi tempi (dai ragazzi di Bergamo che salvano il coetaneo dal rogo dell’auto distrutta, alla dottoressa che perde la vita per soccorrere un immigrato ferito, ai volontari nei luoghi delle alluvioni) ci dicono che bisogna ascoltare questa foresta che cresce, e non soltanto l’albero che cade. Se un barista rinuncia al facile gettito dello slot machine perché non vuole guadagnare sulla pelle degli altri e un pensionato si offre per tenere aperte le sale di un museo o di una biblioteca rionale, dobbiamo rallegrarcene, come diceva Montanelli: è la normalità del bene. Che può fare notizia anche restituendo il portafoglio con una cospicua somma. Di questi tempi... © RIPRODUZIONE RISERVATA Stati Uniti Aveva appena ottenuto un lungo applauso, poi nel parcheggio gli prendono il preziosissimo Stradivari Il trionfo del violinista rovinato dal rapinatore WASHINGTON — Un colpo inusuale. Un bottino ancora più strano quanto prezioso. Un violino Stradivari del 1715. Valore grandissimo. Un pezzo d’arte difficile da smerciare. Serve la persona giusta, come l’acquirente, disposto a pagare bene per l’oggetto del desiderio. I fatti. Lunedì scorso, ore 22.20, Milwaukee, parcheggio del Wisconsin Lutheran College. L’orchestra sinfonica ha appena concluso un bel concerto. Molti gli applausi, grande spettacolo. Gli spettatori se ne vanno, così i musicisti. Tra loro Frank Almond, 49 anni, la metà trascorsi con la «Symphony». Riposto il suo violino nella custodia, attraversa l’asfalto giacchiato per raggiungere la propria vettura. All’improvviso viene aggredito da una persona che lo colpisce con una pistola stordente. Almond sente dolore, lascia cadere il violino, non può opporre alcuna resistenza. Il bandito si impadronisce dello Stradivari e si infila su un vecchio van in attesa. Al volante c’era — sembra — una complice. In un attimo il veicolo sparisce nella notte. La polizia troverà solo la custodia del violino qualche chilometro più lontano. L’unica traccia, per ora, da dove far partire le indagini. Di furti come questo non ne capitano tutti i giorni. Sul territorio americano, a parti- re dal 1985, sono stati rubati undici violini. E ne sono stati recuperati appena tre. Statistiche diffuse dalla speciale divisione dell’Fbi che ha distaccato uno dei suoi agenti per assistere la polizia locale. Un intervento federale basato anche sulla presunzione che lo strumento sia già lontano. Per dirla in gergo «potrebbe aver camminato cen- Lo Stradivari Lo strumento Il violino rubato (foto a destra di Michael Darnton) è stato realizzato nel 1715. Il primo proprietario è stato il musicista Giuseppe Tartini, poi è stato acquisito dal polacco Karol Lipinski. L’ultimo passaggio Il violino è arrivato a Milwaukee nel 1962 con l’estone Evi Liivak, morto nel 1996. L’attuale proprietario lo ha affidato al violinista Frank Almond (nel tondo a sinistra) tinaia di chilometri», attraversando il confine di diversi Stati. Gli investigatori, che non escludono un passaggio di mano, sono pronti ad un paziente lavoro di intelligence. E comunque devono per forza iniziare dalla scena del crimine così come dall’ambiente che circonda l’orchestra. C’è una talpa? Qualcuno che ha suggerito la preda? È avvenuto nulla di sospetto nei giorni precedenti? Non è possibile sapere se la vittima ha fornito dati utili. La polizia gli ha proibito di parlare con i media. L’unica cosa certa è la rabbia per la perdita del violino ottenuto in prestito permanente da un mecenate nel 2008. Gli amici raccontano anche di Almond sotto choc, quasi incapace di com- prendere il gesto che ha portato via un pezzo raro, visto che di Stradivari ve ne sono meno di 650 al mondo. Realizzato nel 1715, lo strumento ha avuto come primo proprietario il musicista Giuseppe Tartini, quindi è stato acquisito dal polacco Karol Lipinski, poi è arrivato a Milwaukee nel 1962 nelle mani del violista estone Evi Liivak, deceduto nel 1996. Come ha ricostruito il New York Times, il violino è infine entrato in possesso di un personaggio che lo ha offerto, in seguito, ad Almond. Una figura generosa come il misterioso Mister X che ha messo a disposizione delle autorità di Milwaukee una ricompensa da 100 mila dollari, un premio per spingere a parlare. Guido Olimpio @guidoolimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Economia La lente CORRIERECONOMIA SEI RAGIONI PER PUNTARE SUI MERCATI U n arretramento medio delle borse mondiali di circa il 2,8% in un mese, con punte del -5% a Wall Street (indice Dow Jones) e del -3% a Parigi, Londra e Tokyo può giustamente mettere in allarme gli investitori. Anche il rialzo dello spread Bund-Btp di circa 20 punti in poche settimane sembra un brutto presagio. Tuttavia, a parere degli economisti e dei fund manager, non ci sono elementi per temere un cambiamento degli scenari di fondo del 2014. La volatilità, vale a dire i «su e giù» dei mercati non mancherà, ma le speranze che la ripresa si stabilizzi e non l negli li Stati St ti Uniti U iti non solo sono svanite. «CorrierEconomia», l’inserto del Corriere in edicola domani con il quotidiano, ha sintetizzato in sei domande (e sei risposte) gli interrogativi principali della nuova fase dei mercati. Per le Borse è lecito aspettarsi una correzione importante? Lo spread tra Bund e Btp ha finito di scendere? Gli esperti interpellati non sono pessimisti e la crisi di fiducia nei Paesi emergenti, da cui ci si è aspettati troppo nel recente passato, era una previsione contenuta in molti report di fine 2013. La fine del denaro facile negli Stati Uniti, annunciata dal presidente uscente della Fed, Ben Bernanke e già attuata in gennaio, ha provocato lo spostamento di capitali verso l’economia Usa e l’Europa e la svalutazione delle monete emergenti. Tra le più colpite la lira turca e il real brasiliano. Dalle azioni ai btp, dalla liquidità all’oro passando per il caso specifico di Piazza Affari e delle Borse della periferia europea (meno care e quindi meno esposte all’attuale correzione), «CorrierEconomia» ha messo in fila tutte le cose da sapere per non fare mosse avventate e per attraversare in sicurezza la burrasca di inizio 2014. Giuditta Marvelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il negoziato Sospesa l’ipotesi di cassa integrazione a zero ore per 1.900 dipendenti. La trattativa con Etihad Alitalia, c’è la tregua sugli esuberi Missione di Letta negli Emirati: la compagnia è tra i temi principali del viaggio ROMA — È tregua tra Alitalia e i sindacati, in allarme per l’apertura della procedura di cassa integrazione a zero ore avviata unilateralmente dall’azienda. Alla fine ha prevalso la linea del rinvio. Perché non è difficile prevedere che l’accordo trovato non reggerà nel caso in cui la compagnia emiratina Etihad decidesse di acquisire Alitalia. Ieri il premier Letta all’arrivo ad Abu Dhabi per la sua missione nel Golfo, ha ammesso che quello della compagnia sarà «tra i temi privilegiati». Obiettivo: portare a casa almeno un memorandum d’intesa tra le parti per rendere più concreta la prospettiva di un accordo e rassicurare i creditori della compagnia, sempre più preoccupati circa la situazione della cassa. Intanto, come si è detto, l’azienda non è riuscita a far passare la linea dura. L’accordo siglato ieri prevede la sospensione della cig a zero ore e l’adozione di una cassa integrazione a rotazione e dei contratti di solidarietà, oltre alla riduzione delle attività di alcuni comparti nell’ambito del piano di riorganizzazione aziendale. Insomma guadagnare meno per lavorare tutti. A spingere verso la tregua, il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, sempre sensibile all’umore dei sindacati: «Alitalia ha già pagato troppo per l’uscita dei suoi dipendenti — ha dichiarato ieri, spingendosi avanti —. Mi auguro che ci sia ora una collaborazione a livello internazionale e a livello nazionale dei sindacati con l’impresa, Il confronto L’accordo firmato da sindacati e azienda prevede la sospensione della cassa integrazione a zero ore, l’adozione di cig a rotazione e dei contratti di solidarietà per gli addetti affinché l’Italia possa tornare finalmente ad essere protagonista anche nel settore aereo». Lupi ha specificato inoltre che «il piano industriale che è stato sottoposto al governo e anche ai sindacati L’accordo Scatteranno la cig a rotazione e i contratti di solidarietà Aveva 86 anni Addio a Sanson il «re» dei gelati non prevede né licenziamenti, né esuberi». Ma l’intesa sembra essere fatta apposta per traghettare la compagnia verso Etihad, poi, se e quando la compagnia emiratina assumerà il controllo di Alitalia, sarà difficile contrastare il piano di razionalizzazione che l’ad Gabriele Del Torchio avrebbe voluto anticipare. Lo dice chiaramente il leader della Uil, Luigi Angeletti: «L’obiettivo (della trattativa, ndr) è stato raggiunto perché il la- voro sarà distribuito su tutti i lavoratori, in attesa che ci sia un accordo con un’altra compagnia aerea». Per adesso dunque i sindacati appaiono soddisfatti: «Da domani si apre il confronto su processi di formazione, di riqualificazione e di ricollocazione» annuncia il segretario nazionale della Filt Cgil, Mauro Rossi. Più critiche le organizzazioni di settore Anpac, Avia, Anpav, che lamentano «il maldestro tentativo dell’azienda di sotto- Il caso Electrolux Camusso: «Delocalizzare è un rischio per l’Europa» «Una delocalizzazione fatta così è un guaio anche per i polacchi». Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha avvertito ieri, intervenendo a «Che tempo che fa», sui rischi della ricerca del minor costo del lavoro in giro per l’Europa da parte di multinazionali come Electrolux. «In Europa sta aumentando la competizioni tra Paesi», nota il leader Cgil. «Electrolux ha fatto profitti con i consumi degli italiani e con prodotti italiani. Possiamo iniziare a chiederci se c’è un margine di profitto corretto», prosegue Camusso secondo la quale «bisognerebbe reintrodurre criteri di giustizia e uguaglianza». © RIPRODUZIONE RISERVATA scrivere con assoluta intempestività un contratto nazionale di settore apparentemente decoroso (ancorché rappresentativo di un solo vettore nazionale) ma a patto che si sottoscrivano contestualmente immediate pesanti deroghe in pejus ad occupazione e salari, tenendo fuori dalla negoziazione le associazioni professionali, per aggirare il contratto aziendale». Insomma, l’offensiva del manager Del Torchio non si è limitata all’avviamento unilaterale delle procedure di mobilità ma si è spinta al punto di cercare di modificare in corsa le regole del settore in modo da produrre una diminuzione significativa del costo del lavoro. Infine la Cub Trasporti ritiene che «nell’intesa siglata non esistano rassicurazioni di reimpiego dei lavoratori», anche per questo per il 10 febbraio ha proclamato uno sciopero del settore. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Sportelli L’istituto di Alife, nel casertano, ha 3 sportelli e 23 dipendenti. Il 100% è in mano alla famiglia del fondatore La storia della Banca Capasso In 101 anni mai un bilancio in rosso Hsbc, la più grande banca commerciale del mondo, ha 7.200 filiali. Banca Capasso Antonio ne ha tre. Douglas Flint, il group chairman, guida 300 mila dipendenti che servono 89 milioni di clienti. Salvatore Capasso, amministratore delegato, conosce anche i parenti dei 23 impiegati e buona parte dei clienti. L’ headquarter di Hsbc è stato progettato da Norman Foster, un palazzo alto 180 metri con 47 piani. La sede di Banca Capasso ad Alife (Caserta) è una palazzina di due piani con vista sulla panetteria «da Clara». Flint guadagna 21 milioni, Capasso 81.600 euro ma ha buoni pasto da 3,08 euro. Flint lavora a Hong Kong e ha residenza a Kensington (Londra). Capasso si fa tutti i giorni in bicicletta da casa (Piedimonte Matese) ad Alife. Flint è un dipendente, Capasso è il padrone. Tra i due abbiamo scelto di andare trovare Capasso anche se forse era più agevole arrivare a Hong Kong. Questa banca del sud merita perché: 1) ha 101 anni di storia e 101 bilanci in utile, compreso il 2013 ; 2) il core tier 1 (parametro che misura la solidità patrimoniale) supererà anche quest’anno il 40% quando normalmente le banche devono sudare le famose sette camicie per arrivare al 10%; 3) tra i soci c’è un ex alto dirigente della Vigilanza della Banca d’Italia. Alife è un paese di 7.600 abitanti ai piedi del Massiccio del Matese, confine tra Campania e Molise. La sede di Banca Capasso Antonio, appena ristrutturata (non da Foster), dà una sensazione di efficienza svizzera. Se entrando in banca si chiede dell’amministratore delegato a un tizio che gira in scarpe da ginnastica e magliettina grigia con stampato «I like to ride my bicycle», occhio perché è quello l’amministratore delegato. Salvatore Capasso, 57 anni, ha più figli (sei) che filiali (tre), è un appassionato cicloturista, possiede il 40% di un istituto che il suo avo Antonio fondò, ventiquattrenne, nel 1912. Complessivamente la famiglia ha il 100%. La banca, nel suo piccolo, va bene, è sana, solida, moderna, ha una governance evoluta e un bilancio che per chiarezza e trasparenza supera parecchie colleghe quotate in Borsa. Nel 2013 la raccolta è stata di 125 milioni, 60 gli impieghi, un milione l’utile netto, patrimonio oltre i 30 milioni, crediti deteriorati sotto la media e con coperture sopra la media. Da domani la banca avrà un suo sito web. I clienti sono famiglie e piccole imprese. «La campagna — dice Sportelli La sede della banca ad Alife in provincia di Caserta Salvatore Capasso — nei momenti difficili sopravvive più della città». La crisi si sente ma la terra, in effetti, non può fallire. E la criminalità? «Questo è un territorio vergine». La banca ha radici in quest’area e spalle larghe per sostenerla. Spalle larghe costruite con una politica di continuo rafforzamento patrimoniale. Una norma dello statuto stabilisce che almeno il 40% degli utili annuali sia destinata a riserva. Ma in realtà a patrimonio va mediamente il 70%: i soci hanno sempre rinunciato ad arricchirsi con i dividendi per arricchire la banca. Pochi dividendi ma alti stipendi? No, Capasso guadagna 48 mila euro da amministratore delegato e 33.600 come consigliere. Il ticket restaurant per i più alti in grado (1 dirigente e 4 quadri) è 3,08 euro che a Hong Kong ci paghi sì e no il coperto ma «da Clara» è sufficiente per un pasto leggero. Detto questo, chi sono i fratelli Ferdinando (50 anni) e Domenico (53) Parente che hanno il 36% del capitale? Sono cugini di Salvatore e figli di una Capasso che sposò il beneventano Parente trasferitosi a Roma a lavorare come bibliotecario. I due figli hanno vissuto e studiato nella capitale. Ferdinando è entrato per concorso in Banca d’Italia poi ha fatto carriera fino a diventare responsabile della Vigilanza a Milano. È in quel momento che eredita con il fratello il 36% della banca. Nasce un potenziale conflitto di interessi. Ferdinando si consulta con i vertici di Via Nazionale: non c’è soluzione. E lui tra Banca d’Italia e Banca Capasso sceglie Banca Capasso. Oggi è consulente d’azienda, consigliere di Banca Sella e docente alla Liuc di Castellanza (Va). Lui i biglietti da visita li ha. Il cugino di Alife, amministratore delegato, no: «Che me ne faccio? Mi conoscono tutti!». Mario Gerevini © RIPRODUZIONE RISERVATA Teofilo Sanson È scomparso ieri a Verona, all’età di 86 anni, Teofilo Sanson, fondatore dell’omonima industria di gelati. L’imprenditore si era da tempo ritirato a vita privata ma la sua morte ha segnato a lutto la città che Sanson aveva scelto dopo la nascita a Conegliano (Treviso) ed i primi passi da emigrante a Torino con un piccolo chiosco di gelati. Il nome dell’imprenditore veneto è legato a doppio filo al mondo dello sport e in particolare al ciclismo. Sanson riuscì nell’impresa di portare a Verona due edizioni dei campionati del mondo. Con la squadra targata Sanson, Francesco Moser trionfò per tre anni consecutivi alla ParigiRoubaix, ma il futuro Cavaliere del lavoro ebbe il rammarico di non vincere mai il Giro d’Italia. «Ha dato tanto allo sport — ha ricordato Moser — , perché non investiva solo nel ciclismo, ma anche nel calcio e nel rugby. Con lui ho vinto tantissimo». Con il Rovigo Rugby, Sanson vinse due scudetti negli anni 70, quando la città polesana era la capitale della palla ovale. Fino all’approdo in grande stile nel calcio. Prima Clodia Sottomarina e Conegliano, poi nel 1976 l’Udinese, che sotto la sua guida salì e arrivò in serie A. Fu il primo a mettere il marchio dell’azienda di gelati sui pantaloncini dei calciatori. Allora era proibito, ma tra una multa e l’altra, si aprì la strada agli sponsor nel calcio, mentre il fatturato della Sanson Gelati si impennò arrivando fino a 100 miliardi di lire. L’azienda con sede a Colognola ai Colli (Verona) fu poi ceduta alla Barilla nel 2000, per poi passare otto anni dopo alla Sammontana. Nel 2012 il marchio è scomparso. F. D. R. © RIPRODUZIONE RISERVATA Economia 23 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Intervista Il superconsulente: il settore privato resta molto creativo, le imprese made in Italy sono rispettate in tutto il mondo «L’Italia non lasci le riforme a metà I pagamenti? Una strada per crescere» Berger: il Pil tedesco salirà dell’1,5-2% ma il welfare costerà 50 miliardi in più D’ARCO Il confronto Prodotto interno lordo Produzione industriale (terzo trimestre 2013) (a novembre) Inflazione +3,5% Bilancia +260 commerciale (anno 2013) +1,5% +1,4% +1,3% +0,6% ❜❜ Berlino Anche Berlino rischia di perdere competitività per le spese sociali ❜❜ I debiti Pagare i debiti dello Stato è il programma di sviluppo più ovvio tà». E per l’Italia? «La quota degli occupati in Italia è scesa sotto il 60% e l’economia sommersa costituisce il 21% del pil, mentre il 12,5% della popolazione attiva è disoccupato. In Italia la quota di partecipazione statale al Pil è pari al 51%, (in Germania al 44,7%). Questi sono problemi strutturali fondamentali. In Italia ci sono una politica e una burocrazia inefficiente e uno stato di diritto non sufficientemente affidabile. E lo stato continua ad imporre sempre tasse maggiori». Ma il settore privato è diverso. «Si vede che il settore privato in Italia funziona, che le società sono creative, sono attive e rispettate in tutto il mondo. Ma sempre meno imprenditori hanno fiducia nell’Italia, nella politica nazionale, nelle condizioni quadro economiche e per questo cercano di avere un piede fuori dall’Italia. Del resto solo il 25% dei cittadini europei ha fiducia nel loro governo, ma in Italia ce l’ha solo l’11%». E’ pessimista? «Io sono ottimista di natura e un grande ammiratore dell’Italia, da sempre. E non c’è nulla che desidero di più di un’Italia che generi benessere e torni ad avere il peso ed il rispetto internazionale che gli italiani si meritano. Ma bisogna avere anche il coraggio di mettere da parte il “proprio particolare”». Quali sono i punti di forza che ammira di più? «Gli italiani sono diligenti, lavorano più dei tedeschi, sono molto adattabili, flessibili, molto aperti e internazionali. Sono grandi innovatori e Un «tutor» per portare le Pmi in Borsa imbarcare subito nuovi soci, ossia gli investitori che hanno aderito al progetto, e a quotarsi «irrevocabilmente» in Borsa entro cinque anni. «Investitori internazionali e imprese non hanno più alibi — dice Tamburi —, chi lamenta la mancanza di strumenti per investire ora ce l’ha e anche le aziende che dicono di volersi quotare ma poi non lo fanno “a causa dell’instabilità dei mercati” possono farlo». Tip metterà a disposizione «il network e il know how» sviluppato seguendo il core business. Un patrimonio pressoché unico nel panorama delle merchant bank. Dopo una vita passata a incontrare aziende e imprenditori, Tamburi ha accumulato un database sterminato. «Riprenderemo in mano anche cose su Piazza Affari Mittel: nessuna azione contro l’ex amministratore «Nessuna azione nei confronti del dottor Guido De Vivo è mai stata promossa da Mittel o da altre società appartenenti al gruppo», precisa la società. Da parte sua l’ex amministratore delegato della Mittel sottolinea come «nessuna azione di qualsivoglia natura è in corso da parte di alcuna società del gruppo Mittel contro la mia persona». E aggiunge: l’ultimo esercizio di Mittel da me gestito risale al 2005-06. © RIPRODUZIONE RISERVATA cui in passato avevamo lavorato e poi scartato», dice il banchiere d’affari rivelando che la volontà di «non scartare più» è stata una delle molle che lo ha spinto a creare Tipo. «Diciamo un no a settimana ad aziende che per noi non hanno la dimensione — spiega —. Ci siamo chiesti se era giusto restare sulle imprese medio-grandi o se era opportuno andare anche verso le mediopiccole». La soglia di ingresso è stata fissata a 30 milioni di euro di fatturato (fino a 200 milioni), ma il presupposto per accedere a Tipo è che le società siano già «redditizie e finanziariamente equilibrate», spiega Tamburi. Il quale si impegna a «fare un’analisi gratuita e dare una risposta entro 30 giorni». Se è positiva «a fronte di un costo fisso annuale seguiamo tutto il percorso di crescita, fino all’Ipo». I vantaggi, ovviamente, non sono solo per le aziende. I soci di Tipo, che metteranno i capitali «a chiamata», potranno pre-prenotare le azioni. O accedere a una tranche di titoli che le società si impegnano a riservare per chi le porterà fino a Piazza Affari. Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA Germania Italia Germania Italia Germania Italia Germania Italia Germania Roland Berger, 76 anni Quotazioni Gianni Tamburi, fondatore e presidente di Tip, ha lanciato Tip-pre Ipo +3,86% +1,64% +17,1 Collocamenti Tamburi lancia Tip-pre Ipo: «Tra poche settimane il primo investimento» MILANO — Sulla scrivania sono già arrivate 15 proposte «non sollecitate» e «tra qualche settimana potremmo annunciare il primo investimento». Gianni Tamburi non sembra sorpreso, ma confessa che una risposta così rapida non se l’aspettava. Dopo aver accompagnato in Borsa Moncler, investito su un’infinità di storie di successo, da Prysmian a Interpump ad Amplifon a Printemps, Tamburi ha deciso di lanciare una nuova iniziativa e replicare il modello di business di Tip, finora concentrato sulle medie-grandi imprese, alle aziende di mediapiccola dimensione che guardano a Piazza Affari, ma forse con troppa prudenza e con il timore di non avere i numeri e le competenze per gestire un’Ipo. Tip-pre Ipo (Tipo) risolve il problema creando un corsia preferenziale per le aziende interessate ad aprire il capitale a nuovi investitori. «In Italia — spiega Tamburi — questo segmento è carente di strumenti specializzati e l’intero mercato delle società di piccola e media capitalizzazione deve avere maggiore attenzione». Tipo sarà una sorta di «incubatore» per aziende mature, disponibili ad Tasso d’interesse del bond decennale (miliardi di dollari a novembre) -1,8% Italia FRANCOFORTE — «Questo governo in parte riporterà indietro la Germania e metterà a repentaglio i progressi fatti grazie alle riforme del governo Schröder. Il governo attuale spenderà più di quanto abbiamo a disposizione. Secondo il ministero delle Finanze, i costi annuali aggiuntivi, solo per le misure previste entro il 2017 per pensioni, assistenza agli anziani e politica del lavoro, ammonteranno a 50 miliardi di euro. Due milioni di posti di lavoro sono in pericolo per via del salario minimo garantito, della limitazione dei contratti a tempo e della pensione minima garantita. E sono un falso segnale anche i piani pensionistici appena presentati. Considerato lo sviluppo demografico non possiamo permetterci 160 miliardi di euro fino al 2030 per coprire i costi di una pensione a 63 anni, di una pensione per madri di famiglia e di una più alta per i disabili». Parlando nel suo ufficio di Francoforte, Roland Berger non nasconde la delusione per una Germania che sta allentando l’austerità e minaccia di perdere competitività, insieme alla Francia e all’Italia. A 75 anni il superconsulente tedesco esperto di relazioni politiche ed economiche italo-tedesche ha lasciato gli incarichi operativi, ma resta presidente onorario e partner della società che porta il suo nome in 35 paesi del globo mondo, e della Fondazione Roland Berger. Inoltre mantiene numerosi incarichi di consigliere (fra cui Fresenius, Geox, Deutsche Bank) ed è vicepresidente di Rcs Mediagroup. Professor Berger, è in corso una redistribuzione sociale? «Si punta a raggiungere una redistribuzione sociale. In realtà si arriverà al punto che tutti i cittadini guadagneranno di meno. Ma alla fine non saranno i pochi ricchi a pagare, bensì la massa della popolazione, se l’economia, che vive al 50% delle sue esportazioni, perde efficienza e competitività. Inoltre spese di tal genere sarebbero un segnale sbagliato nei confronti dell’Europa: non possiamo pretendere da altri paesi una riforma del sistema sociale, mentre noi facciamo un passo indietro». Invece il mondo si aspetta una Germania tornata locomotiva europea. «Infatti l’anno prossimo la Germania crescerà di più; il pil salirà probabilmente fra l’1,5 e il 2%, perché esporterà di più verso gli Usa e i mercati emergenti. Ma il problema del patto fra Cdu-Spd è che le conseguenze di questi ulteriori costi si palesano lentamente. Ci vorranno anni prima che ci si accorga delle conseguenze negative; altri anni per attuare piani di riforma. Ma già adesso, gli unici paesi dell’eurozona nei quali i costi unitari del lavoro aumentano molto sono l’Italia, la Francia e anche la Germania, che sta perdendo competitivi- imprenditori. Hanno tutte le carte per avere successo: dalla popolazione, alla creatività, al paesaggio, la cucina migliore del mondo, la maggiore concentrazione di tesori culturali; l’Italia è la nostra maggiore eredità storica». Ma... «La politica, lo Stato e tutto ciò che è pubblico in Italia frena la crescita. Si è visto che Monti ha iniziato attuando tante riforme. Ma molte, anche nel mercato del lavoro, sono rimaste purtroppo a metà. Anche perché non possono fare affidamento sulla solidarietà dei cittadini». Ma ora ci sono segnali di cambiamento nella politica... «È vero, si profilano grandi cambiamenti. A cominciare dal presidente Napolitano, un presidente straordinario, riconosciuto per la sua integrità e UNIONE EUROPEA FONDO SOCIALE EUROPEO “Investiamo nel vostro futuro credibilità in Italia e a livello internazionale, che ha reso possibile l’attuale governo Letta. Finora il governo ha compiuto i primi passi nella giusta direzione e punta al bene comune. E all’estero c’è grande speranza nel movimento che sta dietro alla personalità carismatica di Renzi». Come tornare a crescere? «L’Italia ha bisogno di un piano strategico per le riforme e per la crescita della sua economia. E poi, per avere una ripresa rapida, la pubblica amministrazione dovrebbe saldare i suoi debiti con le imprese. Dei 100 miliardi di euro di debiti nei confronti delle imprese, la pubblica amministrazione ne ha restituiti appena 25. Pagare questi debiti sarebbe il più ovvio ed efficace programma di crescita per il paese. Il patto di stabilità europeo non significa che non si saldano i debiti che si sono già contratti con i fornitori, ma piuttosto che non si facciano nuovi debiti di consumo pubblico». La Bce ha fatto molto. Pensa che stia cambiando l’opinione su Draghi anche in Germania? «La percezione del presidente della Bce in Germania è stata sempre positiva e recentemente è addirittura migliorata. D’altra parte, sempre in Germania, i fanatici assoluti dell’austerità sono un’esigua minoranza. E poi Draghi ha salvato l’euro. È un grande europeo al momento giusto ed ha il sostegno della cancelliera Merkel, del suo intero governo e della maggior parte dei governi europei. Nella percezione dei cittadini di Eurolandia, Draghi è visto come il vero presidente dell’Europa. E quello che i tedeschi dimenticano è che non ha ancora speso un centesimo del programma Omt (Outright monetary transactions, il programma di riacquisto dei titoli di Stato da parte di Francoforte, ndr)». Nel frattempo si teme la sentenza della Corte costituzionale sul piano Omt. «La Corte costituzionale è indipendente e non posso prevedere come sarà la sentenza. Ma con grande probabilità formulerà un compromesso che dia sufficiente libertà di movimento a un governo che esprime l’80% dei deputati tedeschi e lascerà intoccata l’indipendenza della Bce». Marika de Feo © RIPRODUZIONE RISERVATA REPUBBLICA ITALIANA P.O.R. FSE 2007-2013 Regione Autonoma della Sardegna Competitività regionale e occupazione - Asse IV - Capitale umano - Attività i.3.1 PROGRAMMA MASTER AND BACK Avvisi Pubblici 2013 Alta Formazione - Percorsi di Rientro L’Agenzia regionale per il lavoro della Regione Autonoma della Sardegna comunica che con Determinazione n. 2296/ARL e n. 2297/ARL del 20.12.2013, nell’ambito del Programma Master and Back, sono stati approvati gli Avvisi pubblici Alta Formazione 2013 e Percorsi di rientro 2013. Gli interventi sono finanziati con le risorse del Programma Operativo Regionale Sardegna per il Fondo Sociale Europeo 2007/2013 - Asse IV - Capitale Umano. L’Avviso pubblico Alta Formazione prevede l’assegnazione, ai giovani laureati sardi, di contributi individuali a fondo perduto per la frequenza, per un massimo di 12 mesi, di Master universitari di II livello in Italia e Master universitari all’estero erogati da università operanti fuori dal territorio regionale. L’Avviso finanzia un massimo di 20 borse di studio per un valore massimo di € 700.000,00. Tutti i Master dovranno: garantire una durata minima di almeno sei mesi, avere avuto inizio a partire dal 01/09/2013 o avere effettivamente inizio entro il 31/03/2014 e concludersi (con conseguimento del titolo finale) entro il 30/06/2015. Gli interessati dovranno, a pena di esclusione, compilare la domanda di partecipazione attraverso la procedura on-line disponibile all’indirizzo: http://www.regione.sardegna.it/masterandback, a partire dalle ore 10.00 del 09.01.2014 e fino alle ore 13.00 del 17.02.2014. Per l’invio tramite servizio postale, corriere o altro recapito autorizzato la spedizione dovrà essere effettuata, pena l’inammissibilità della domanda, entro il 17.02.2014. In questo caso, farà fede il timbro postale o l’attestazione di spedizione. Nel caso di consegna a mano all’Ufficio Protocollo il termine è fissato, pena l’inammissibilità della domanda, entro le ore 13.00 del 17.02.2014. Il solo invio telematico oppure il solo invio o consegna del plico in formato cartaceo non costituisce diritto di partecipazione al presente Avviso e pertanto determinerà l’inammissibilità della domanda. L’Avviso pubblico Percorsi di rientro prevede l’assegnazione di finanziamenti per la contrattualizzazione di giovani laureati che hanno svolto un percorso di Alta Formazione finanziato attraverso il programma Master and Back (o un percorso ad esso assimilabile). L’inserimento lavorativo avviene con l’attivazione di “percorsi di rientro” presso organismi privati, pubblici e di ricerca operanti all’interno del territorio regionale. L’Avviso finanzia percorsi di rientro per un valore complessivo di € 2.000.000,00. L’incontro tra candidati e organismi ospitanti potrà avvenire autonomamente o attraverso il portale http://www.regione.sardegna.it/masterandback/, in cui è disponibile un ambiente virtuale di incontro domanda/offerta, denominato “Vetrine”. Per accedere ai benefici previsti i candidati e gli organismi interessati dovranno compilare congiuntamente la domanda di finanziamento. Il finanziamento sarà erogato ai soggetti ospitanti per le domande ritenute ammissibili secondo l’ordine cronologico di invio, fino ad esaurimento delle risorse disponibili. Il plico dovrà essere inviato, a partire dalle ore 10:00 del 20 gennaio 2014 ed entro la giornata del 28 febbraio 2014, pena l’inammissibilità della domanda, esclusivamente tramite servizio postale, corriere o altro recapito autorizzato: l’attestazione o il timbro di spedizione dovrà riportare in maniera univoca la data e l’orario di invio. Per entrambi gli avvisi le domande di partecipazione e tutti i documenti richiesti dovranno, a pena di esclusione, essere inviati in busta chiusa presso la sede dell’Agenzia regionale per il lavoro, Via Is Mirrionis 195, 09122 Cagliari. Per la consultazione degli Avvisi, la modulistica da utilizzare e l’accesso alle Vetrine si rimanda al sito internet www.regione.sardegna.it/masterandback; per qualsiasi informazione concernente il procedimento amministrativo gli interessati potranno contattare: • gli indirizzi email [email protected] oppure [email protected]; • l’Ufficio Relazioni con il Pubblico, sito in Via Is Mirrionis, 195 - Cagliari, aperto al pubblico dal lunedì al venerdì ore 11:00-13:00; martedì e mercoledì ore 16:00-17:00, esclusi i festivi; recapito telefonico 070 606 7039. Il Commissario Straordinario - Massimo Temussi Per la p pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: rivolger RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 24 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera 25 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 I sette giorni su Twitter di Cosimo Argentina Tutte le settimane un ospite suggerisce un libro al giorno ai follower de @La_Lettura. Ecco i consigli di Cosimo Argentina Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Beryl Markham «A occidente con la notte». La prima sui cieli dell’Africa, poi fece impallidire Hemingway. Mohamed Choukri «Il pane nudo». Strangolare il proprio figlio è un buon inizio per un romanzo. Philip Dick «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?». Non è come il film «Blade Runner». È meglio. Theodor Lessing «Haarmann». La vita di un killer benefattore e dispensatore di carne umana. Alfred Jarry «Ubu re». La libertà di poter gridare: «Merdre!» Louis-Ferdinand Céline «Il dottor Semmelweis» Una tesi di laurea sull’uomo che ci insegnò a lavare le mani. Anna Achmatova «La corsa del tempo». Riesce a emozionare anche un piede di porco. Cultura Lo storico dell’arte Filippo Pedrocco, esperto del Settecento veneto, è morto a Venezia a 64 anni. Nel 1978 divenne conservatore del Gabinetto dei Disegni del Museo Correr, realizzando con Terisio Pignatti il primo catalogo. Ha firmato monografie su Giorgione, Tiziano, Veronese e Canaletto. Dal 1983 era conservatore di Ca’ Rezzonico a Venezia. I funerali si terranno giovedì alle ore 11 nella chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia. Il ricordo Una fotografia giovanile di Iela Mari (Gabriela Ferrano), nata a Milano nel 1931. Dal matrimonio con Enzo Mari sono nati Agostina e Michele, scrittore La vita è una folla di coinquilini Spettri, mariti infelici, sosia: Marías popola il mondo di «doppi» U n uomo, Marcelino Iturriaga, muore, viene sepolto e, dalla tomba nel cimitero di Madrid — luogo che ama per il suo silenzio — assiste alle visite mensili della moglie e dei loro due figli. È il primo dei racconti di Javier Marías, raccolti nel volume einaudiano intitolato Mentre le donne dormono (traduzione di Valerio Nardoni, pagine 193, € 14,50). In quello successivo — siamo sempre a Madrid, nell’Istituto Britannico — tutte le notti, un fantasma con nome e cognome, Leandro Santiesteban, esce da una stanza, percorre otto passi in corridoio, appende alla bacheca una lettera con le sue dimissioni, fa all’indietro sette passi, chiude la porta e scompare. Chi è e che cosa ha a che fare questo individuo misterioso con l’Istituto Britannico, e, soprattutto, da cosa e per quale motivo si dimette, nessuno è mai riuscito a capirlo. Tantomeno ci riesce il nuovo custode dell’Istituto, tale Derek Lilburn, approdato a Madrid da Londra. Lilburn è un pignolo che non si arrende. Conta i passi, si apposta in corridoio, ma è inutile. Il fantasma che si dimette dall’Istituto, non vuole farsi sorprendere. Esiste davvero quel fantasma? Oppure non è altro che una proiezione mentale — inevitabile — dei larvali impiegati di quel luogo austero, quieto, e un po’ triste ? Marías non lascia nemmeno il tempo di riflettere al suo lettore e va giù ancora più pesante. Stavolta, abbiamo una coabitazione che definire forzata è dire poco. Chi, infatti, potrebbe mai immaginare di sopportare la convivenza con un in- L’opera Francis Bacon (Dublino, 1909 - Madrid, 1992), Studio per autoritratto n.1 (1964, olio su tela) Da oggi il premio Nobel Dario Fo sceglie i libri per i follower de @La_Lettura Filippo Pedrocco, storico dell’arte veneta Racconti Einaudi pubblica una raccolta dell’autore spagnolo. Trame imprevedibili, soltanto una morale di GIORGIO MONTEFOSCHI Dario Fo è il nuovo #twitterguest dividuo grasso e corpulento al punto da invadere ogni spazio della propria casa con la sua semplice presenza? Se poi il grassone mattina e pomeriggio si esercita nei vocalizzi (al punto che sono entrati a far parte dei suoni naturali dell’appartamento), poiché è un cantante in erba che deve superare un concorso, quale soluzione fisica e mentale si propone al convivente violentato nei suoi spazi fisici e mentali se non quella di una soppressione dell’individuo che con tanta prepotenza si pone come suo alter ego? Siamo poi sicuri che il cantante obeso non si senta a sua volta prevaricato dalla presenza di colui che si ritiene vessato dal suo grasso debordante e dai suoi ridicoli gorgheggi? La domanda è legittima; e sottile. Ma non prevede una risposta immediata. Così come non prevedono risposta, al momento, le giuste interrogazioni che si pongono due individui col medesimo cognome, e il medesimo aspetto, abitanti uno a Madrid e l’altro a Barcellona. Non prevede risposta l’ambiguo atteggiamento di una signora ricca che pretende di ignorare — mentre guarda i telefilm alla televisione — le carezze sempre più spinte che il maggiordomo spinge dal collo a ben dentro la scollatura del vestito. Infine, non prevede nessunissima risposta che faccia riferimento a una logica condivisibile, il comportamento di un signore attempato che su una spiaggia passa tutto il tempo a filmare la sua attraente compagna (nel racconto che dà il titolo alla raccolta) più giovane di lui di almeno una trentina d’anni. Su quella spiaggia — e ci risiamo — i due non sono soli. C’è un’altra coppia di ma- rito e moglie che stanno in vacanza. Loro, si potrebbero definire «normali». Lo sono talmente — normali — che non possono non accorgersi di questa attività dell’uomo anziano: del fatto che incessantemente, in ogni momento, ogni giorno, riprende con la cinepresa la sua ragazza. Che vorrà dire mai? I due «normali» se lo chiedono senza riuscire a individuare una spiegazione accettabile. Finché, una notte, mentre le due donne delle due coppie dormono, gli uomini si incontra- Personaggi Un individuo condivide la casa con un uomo corpulento che gli sottrae spazio. Ma siamo sicuri che sia davvero lui il vessato? no insonni sul bordo della piscina, e la verità, dopo parecchie reticenze, viene fuori. La verità — spiega il cinefilo dilettante — è che lui sa che quella ragazza prima o poi (certo prima di lui) dovrà morire. Dunque, lui non deve farsi trovare impreparato: deve avere, vuole avere, la sua ultima immagine. Così da conservare quella per sempre. Il coniuge «normale» si congeda e torna in camera. E adesso osserva sua moglie. Come se avesse gli occhi dell’altro. Come se tutti avessimo bisogno degli occhi di un nostro «coinquilino» fino a quel momento nascosto in noi stessi — diciamo: un nostro doppio — per capire se siamo grassi o magri, contenti o infelici, vivi o morti. Addio a Iela Mari Ridisegnò la realtà per i più piccoli C on un Palloncino rosso rivoluzionò il mondo dell’illustrazione per bambini. Iela (Gabriela) Mari, milanese, classe 1931, scomparsa mercoledì scorso, esordì così (1967, nella Emme edizioni di Rosellina Archinto): pagine bianche, niente parole e un palloncino rosso (una bolla di chewingum) che si trasforma in figure diverse, diventando palla, mela, farfalla, ombrello. Iela Mari (Ferrano il cognome da nubile) era un’artista riservata, ideale compagna di strada di artisti poliedrici come il marito, il designer Enzo Mari, o Bruno Munari e Leo Lionni, maestri scomparsi che continuano a insegnare. Oggi i libri per l’età prescolare basati sull’associazione di immagini, composti cercando di guardare il mondo con gli occhi (e la mente) dei più piccoli, sono diventati linguaggio comune, allora erano una novità. Iela Mari aveva cominciato con il marito Enzo, conosciuto all’Accademia di Brera dove entrambi studiavano e con cui aveva firmato albi come La mela e la farfalla, L’uovo e la gallina, ora riediti da Babalibri. Poi aveva proseguito da sola verso il mondo delle forme e della natura (Mangia che ti mangio, Animali nel prato). Di Iela Mari restano nove albi benedetti dalla grazia di saper cogliere nel dettaglio la poesia della complessità. Cristina Taglietti © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA L’altroparlante Torino, una città moderna e afflitta: traffico, inquinamento, centri commerciali che mangiano le botteghe, meno cultura e più infelicità Quanta nostalgia, non solo per Dapporto e Macario di GUIDO CERONETTI S e un moto popolare comincia e ha il suo centro a Torino, c’è più senso ad analizzarlo, passano di là i meridiani energetici che si prolungano fino alle coste normanne. Richiama anche le forze occulte del male. L’imbrattatura di violenza ha provocato il ritiro immediato della marea indignata, in opposizione assoluta al potere ufficiale che disonora la rappresentanza democratica. Ma i violenti perché? Chi li ha chiamati? Non ci abito, ma ci sono nato e ci ho abitato trenta dei miei innumerevoli anni. Possiede un talismano: l’Autoritratto di Leonardo del Palazzo Reale. Va evocato tutto, per poter comprendere Torino. La città è cambiata in peggio, dal 1969, anno dello stupro della luna e dell’Helter Skelter sanguinario di Charles Manson; il traffico, a partire da allora, divenne esplosivo, lo smog irrespirabile, le facce segnate dall’indicibile stress urbano e familiare, i suicidi per droga, la gioventù alcolista spaventano la statistica. Se una protesta vuole toccare la pienezza delle sue ragioni, una parola le può riassumere tutte: invivibilità. In un libro sull’insonnia del 1920 Torino era indicata tra le città dove si poteva soggiornare per un periodo di perfetto riposo. Le sue famose strade di castrum augusteo erano corolle profumate. Io ricordo, di prima del Quaranta, i carri funebri, e quelli dei lattai, dei lavandai, dei ghiacciaioli, tirati dai cavalli. Quando mio padre comprò la 509 Fiat (detta in lingua locale la Noeuv), le auto in circolazione non superavano le cinquemila. Le famiglie passavano con disagio davanti ai numeri in cubitali e alle porte misteriose che indicavano le case di tolleranza. Per frequentarle, i ginnasiali ripetenti falsificavano la carta e le guardiane chiudevano un occhio. Un ripetente che già portava i calzoni lunghi raccontava a occhi sbigottiti: Se fai mezz’ora, tocchi le stelle del paradiso! Le sale di cinema, spesso con programmi di varietà con comici e gambe (gli esordi di Dapporto, Macario, Navarrini, Chiari, Rascel, i De Rege furono tutti o quasi torinesi) saranno state, negli anni migliori, una cinquantina, con prezzi per ogni borsa. Costava poco e ci sprofondavamo, imparando che la bocca è fatta anche per baciare. Città del Cinema... E oggi, legittimamente, la strampalata Mole dell’Antonelli è la sede di elezione del meraviglioso Museo nazionale del cinema creato da Adriana Prolo, medicazione catartica per piaghe e malesseri urbani in atto e venturi. Nell’insieme, c’è stato un notevole incivilimento: la carta igienica, dopo il 1945, è finalmente diventata di uso comune ; lo spazzolino, il dentifricio, il lavaggio delle mani prima dei pasti furono imposti dal regime fascista ai futuri conquistatori distratti di imperi coloniali. I tumori non erano curabili, ma era incomparabilmente minore la loro diffusione. Sparite, grazie a Dio, dai pianerottoli delle abitazioni, le sputacchiere. Nonostante i controlli medici di legge nelle Case, le malattie veneree ci Una delle dieci foto di Alessandro Ligato per il progetto «Urbana Nostalghia», 2011 terrorizzavano. Ne parlavamo insieme ai compiti di latino. E i compiti di latino erano come le mosche d’estate. Ancora adesso li benedico. Quando ci torno, il malessere della città è palpabile. Come capitale del gelato artigianale non ha rivali in Europa, come capitale dell’Auto è un fascio enorme di memorie, come capitale auspicabile della cultura, manca d’idee. I colossali centri commerciali sono campane a morto per i piccoli commerci ereditari, le insostituibili botteghe del centro. Ogni perdita di un titolare, è un funerale per la bottega, grande o piccola che sia. In una città dall’anima profondamente conservatrice ogni chiusura è una ferita. Irradia malessere il mostruoso grattacielo eretto da Renzo Piano sul corso Inghilterra, visibile dappertutto, un’offesa bruciante per l’intero contesto urbano. Non mancano i capitali, quando si tratta di spenderli male. Le piogge sono scarse e l’aria irrespirabile. Il traffico è di disperazione. I continui scioperi dei trasporti urbani esasperano i disagi di tutti. Stringe il cuore, io vecchio e malan- dato come loro, vedere tanti vecchi, tanti flagellati a sangue dall’eccesso di sopravvivenze. E questi non hanno, né mai avranno, qualcuno che gli presti un grido. Romperebbe le finestre, a onde concentriche come l’Urlo di Munch. Lasciamo perdere le imminenti «uscite dal tunnel» e simile impurità di venditori di fumo. La stessa ripugnante disonestà politica si oppone ad ogni analisi di superficie, e se l’eziologia è sbagliata è invalidata la diagnosi. Perché le cause vere di tanta corruzione nazionale non sono afferrabili. L’eccesso di infelicità esistenziale spinge alla disonestà chiunque si trovi a disporre di occasioni e potere. Ti trovi davanti il muraglione del male e non sai come aprire la porta nel muro, che non ha brecce. Ecco una luce che proviene, dice Giorgio de Santillana che cita a memoria, senza data e dati, da Simone Weil. «A lei dobbiamo il concetto dell’afflizione, che inquadra bene le masse d’oggi, ricchi o miserabili che siano. L’afflizione svuota l’anima dell’afflitto, la quale colma il vuoto con quel che trova a portata di mano, e ciò può essere così il razzolare tra le immondizie del recinto spinato come la caccia all’utilitaria e all’elettrodomestico. L’afflizione e cosa anonima e senza redenzione, trasforma le vittime in cose» (Giorgio de Santillana, Fato antico e Fato moderno, Adelphi 1985). Dalle facce, dalle parole, ben più che dagli striscioni e dalle bocche contorte, emerge la verità nascosta dell’emblematica città magica: una popolazione, una gioventù, un insieme di generazioni di afflitti. Non dite poveri, leggeteli dentro, per le vie come negli stadi; il loro scopo inconscio è di dire quel che non è dicibile né dimostrabile con cifre. Torino, capitale dell’afflizione. © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile REGOLE SEGUE DALLA PRIMA Si sono moltiplicati così, all’indirizzo di Laura Boldrini, attacchi che per i toni e gli argomenti (si fa per dire) utilizzati vanno ben oltre la legittima critica a una decisione da lei presa e coinvolgono — nella persona di chi le rappresenta — le stesse istituzioni democratiche. Occorre rendersi conto che così non si può andare avanti, se non si vuole che il Paese si avvii su una china pericolosa. Ma a giudicare dal linguaggio utilizzato dagli esponenti del M5S e da Grillo, viene il sospetto che proprio questo possa essere invece il loro obiettivo. Difficile altrimenti spiegare perché ieri il leader dei Cinquestelle abbia deciso di gettare ulteriore benzina sul fuoco pubblicando sulla sua bacheca Facebook un video dallo squallido titolo sessista: Cosa faresti in macchina con Laura? Evidentemente per Grillo il mondo dei social network, con la violenza verbale che spesso vi dilaga liberamente, è l’ambiente ideale attraverso cui alimentare le proteste non tanto contro questo o quell’esponente politico, questa o quella decisione del governo, bensì contro le istituzioni in quanto tali. È in fondo lo schema di un tipico movimento antisistema, come del resto già la no- stra Camera ne ha conosciuti: alle elezioni del 1919 il partito che ebbe più deputati fu quello socialista che, allora su posizioni rivoluzionarie, aveva come obiettivo l’eliminazione dello stesso Parlamento. Incapace a considerare legittimi il dialogo e il compromesso (che pure sono il centro della politica democratica), messo nell’angolo dal dinamismo di Matteo Renzi, il M5S sembra puntare sempre più a essere un grande partito del risentimento, che si rivolge a un’opinione pubblica che quotidianamente misura l’abisso esistente tra le proprie (spesso difficili) condizioni di vita e i privilegi del ceto politico-amministrativo (dai vitalizi dei consiglieri regionali cinquantenni all’incredibile serie di incarichi dell’ex presidente Inps Mastrapasqua). È una parte del Paese alla quale Grillo punta a offrire, attraverso la violenza verbale intenzionalmente alimentata, la soddisfazione di attaccare tutto e tutti. È una soddisfazione momentanea e surrogatoria, ma rischia di rivelarsi, se non vi si pone un freno, molto pericolosa per un’Italia già dilacerata da mille fratture e provata dai morsi di una lunga crisi economica. Giovanni Belardelli © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SPETTACOLO DI GALLES-ITALIA MERITAVA UNA PLATEA PIÙ AMPIA ✒ C’è un’Italia che ogni anno, di questi tempi, conquista nuovi appassionati: veste d’azzurro, è composta da ragazzi grandi, grossi e veloci, non vince poi molto ma anche quando perde lo fa sempre con grande dignità e coraggio. E non potrebbe essere altrimenti, perché di coraggio ne serve parecchio per fare a botte in un campo infangato con avversari grandi, grossi e veloci come e più di te. Magari non saremo un popolo di rugbisti, ma quando scendono in mischia nel Sei Nazioni i quindici con la maglia della Nazionale sappiamo diventare esperti di palla ovale. E quando, come ieri, l’Italia gioca alla pari con i maghi del Galles, che la scorsa stagione hanno conquistato il trofeo, allora siamo tutti tifosi, capaci di riconoscere la pelata di Parisse o i chili di Castrogiovanni come i riccioli dei Bergamasco (più le donne, in verità). La partita di Cardiff è stata un perfetto spot per un gruppo con cinque esordienti, con un debuttante (Campagnaro) capace di fare quello che a nessun italiano era mai riuscito prima, cioè segnare due mete in casa del Galles. Un perfetto spot, appunto. Se solo i tifosi avessero scoperto esattamente su quale canale veniva trasmessa la diretta della partita. Da quest’anno infatti la Nazionale ha trovato casa su Dmax, che fa capo al colosso Discovery Communications ma che al momento paga lo scotto di una visibilità ancora tutta da costruire. C’era una volta la Rai, a diffondere il verbo del Sei Nazioni, poi è arrivato il turno di La7 e Sky. Col tempo si cambia. Ma il passaggio a Dmax non è stato indolore, non per la qualità del servizio (la produzione ieri era BBC, quindi per definizione impeccabile, il commento della coppia Munari-Raimondi, ovvero le voci che già raccontavano le partite su Sky) ma per un motivo molto più banale: il telecomando. Pescare Dmax nel mare magno dei canali tematici si è trasformato ieri in un’impresa improba per molti fedelissimi della palla ovale. Dmax è intenzionata a crescere, e il rugby è un buon modo per farlo. Ma nel frattempo, in quanti si sono goduti la quasi impresa dell’Italia a Cardiff? Ah, saperlo... Roberto De Ponti © RIPRODUZIONE RISERVATA Nella difficile partita di Telecom ci sono azionisti più uguali degli altri di SALVATORE BRAGANTINI L a crisi finanziaria ha stravolto l’agenda; trasparenza e correttezza sono fuori moda, di contendibilità e Opa neanche si parla più. Avanti a tutto viene la stabilità, inclusa quella delle cariche aziendali. La legge marziale ha sospeso le ordinarie garanzie fino al termine della guerra, però le imprese appartengono ancora agli azionisti, che devono poter fare le grandi scelte senza subire angherie da qualche azionista «più uguale degli altri». Eccoci al caso di Telecom Italia (TI) che, caricata di debiti da una sfilza di operazioni a leva e bisognosa di far cassa, deve scegliere come decidere sulla cessione di Tim Brasil; questo nell’ipotesi — da tutti negata — che un’offerta per comprarla si materializzi. Ferve l’attività nei cantieri del governo societario; le migliori teste scandagliano l’orbe alla ricerca delle best practice («migliori pratiche» è così provinciale). Il precipitato di questa tempesta di cervelli andrà al Consiglio di amministrazione del 6 febbraio, che sceglierà il processo più appropriato con il quale il Cda stesso deciderà il prezzo di Tim Brasil. Certo la comprerà un soggetto gradito a Telefónica, che controlla Telco, controllante di TI al 22%. Il problema sarebbe solo determinare come il Cda fisserà il prezzo di vendita. A questo Sacro Graal si dà la caccia. Per sottrarre davvero il governo di una grande società quotata come TI all’espropriazione dei benefici privati del controllo, non c’è bisogno di censire le migliori pratiche mondiali di governo societario. Basta il buon senso, per ispirare il quale sono utili le norme che, dopo la consultazione del mercato, la Financial conduct authority (Fca) sta per varare nel Regno Unito. Grazie alla spinta di una forte comunità di investitori — il cui capofila da noi sarebbe Assogestioni, se solo ritrovasse la favella e la voglia di usarla — la Fca imporrà al segmento alto del mercato, il Premium Listing, misure che noi riterremmo bolsceviche. Ciò a seguito di eventi là considerati scandalosi, ma su cui la comunità degli affari nostra, tesa più a mantenersi spazi di azione che a difendere la reputazione del Paese, lieta glisserebbe. Le nuove regole obbligheranno le società su cui qualcuno eserciti il controllo (di norma con più del 30%) a stipulare, con questo, accordi per mantenere, con la giusta «distanza di braccia», rapporti solo di correttezza commerciale. Gli amministratori indipendenti nominati dal controllante andranno approvati anche dalla maggioranza degli altri azionisti; se ciò non avviene, dopo un adeguato periodo di riflessione il voto è ripetuto, stavolta a maggioranza semplice. Graverà su tali amministratori la responsabilità di segnalare quando il MEDIARE SEMPRE, DECIDERE MAI M il «modello costituzionale» a cui ci si ispira. Importa che i succitati obiettivi vengano, in un modo o nell’altro, raggiunti. La legge elettorale oggi in discussione, in virtù dell’accordo fra Renzi e Berlusconi, non è certo la migliore possibile ma è, a quanto pare, il massimo che si possa realisticamente realizzare nelle condizioni politiche attuali. Se porterà con sé anche la riforma del Senato e la fine del bicameralismo simmetrico o paritetico, l’accordo suddetto avrà comunque dato un significativo contributo alla riduzione della frammentazione e all’indebolimento, almeno parziale, dei tanti poteri di veto. Vedremo se ciò basterà per lottare, finalmente ad armi pari, con il partito immobilista, con il partito del socialismo reale. Condizione necessaria, anche se non sufficiente, per svoltare, per fermare il declino. Angelo Panebianco © RIPRODUZIONE RISERVATA In questi giorni il sistema bancario italiano fa purtroppo sua la jacquerie delle banche popolari contro presunti abusi di potere della Banca d’Italia, che osa proporre norme per limitare le distorsioni del voto capitario (una testa un voto, indipendentemente dal numero di azioni) nelle popolari quotate di maggiori dimensioni. Il bello è che sono semmai le popolari a condizionare impropriamente il Parlamento; si ricordi il difficile parto del Testo Unico della Finanza nel ‘98, quando esse fecero cambiare il testo uscito dalla «Commissione Draghi». Se davvero si vuol lanciare «Destinazione Italia», guardiamo il mondo oltre il nostro orticello, ricorda Daniele Manca (Corriere, 30 gennaio). Un migliore governo societario è fra i pochi mezzi che abbiamo per incoraggiare gli investimenti dall’estero. Cose buone se ne son fatte, come sul voto di lista e le operazioni con parti correlate (aggirabili però su TI); va recuperato quel passo spedito. Anziché aprire alle azioni a voto multiplo, difendiamo con coraggio, dagli abusi dei controllanti, le grandi società a controllo concentrato, comunque bisognose del pubblico risparmio. Creeremmo così una netta differenza rispetto al regime delle medie imprese, magari con ulteriori semplificazioni per loro. Senza però dimenticare che la battaglia più ardua non è convincere le imprese a quotarsi, ma infondere fiducia in chi potrebbe investire ma diffida del nostro sistema; che così ristagna. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ludopatia, le ipocrisie dello Stato di PAOLO DI STEFANO SEGUE DALLA PRIMA controllante viola gli accordi sull’autonomia operativa della società. Torniamo al caso di TI; il punto non è come il suo Cda determinerà il giusto prezzo al quale cedere Tim Brasil. Recuperiamo anzitutto la visione d’assieme: TI ha troppi debiti e per ridurli, o aumenta il capitale, o cede cespiti. È questa la scelta vera che spetta agli azionisti di TI, non al Cda. Questo avrà pure i poteri per cedere Tim Brasil, ma è inappropriato che decida in autonomia di cedere il cespite più redditizio e promettente, il cui valore reale magari supera la capitalizzazione della stessa TI; la sola ragione per vendere, poi, è che il socio controllante al 22% può bocciare in assemblea l’aumento, al quale non ha i soldi per partecipare. Un passaggio assembleare è necessario per chiarire le responsabilità; il mercato saprebbe ufficialmente che TI deve «vendere il suo futuro» perché un socio, ancor più di lei onusto di debiti, non vuol essere diluito per continuare a guidarla nel proprio dominante interesse. Con tanti saluti alla «distanza di braccia». Se proprio non vuol proporre un aumento di capitale, perché convinto che Telefónica lo boccerebbe, il Cda, sopravvissuto per il rotto della cuffia alla bocciatura assembleare, ha il dovere almeno di sottoporre preliminarmente ai soci, padroni della società, l’accordo per cedere Tim Brasil a un dato prezzo. È questo il modo: semplice, efficace, capitalistico. Il 6 febbraio vedremo se prevarrà il buon senso o calerà la cortina fumogena. ISERNIA CITTÀ SIMBOLO ISTITUZIONI E VITA QUOTIDIANA Sono gli stessi che difendono l’assetto istituzionale vigente, e la frammentazione che esso contribuisce a perpetuare. Essi difendono in realtà il proprio potere di veto, la propria capacità di impedire che l’immobilismo abbia termine. È vero, in venti e passa anni di discussioni sulle questioni istituzionali abbiamo abbondantemente annoiato i cittadini mettendo in competizione tante proposte di riforma elettorale o costituzionale, alcune delle quali, peraltro, davvero astruse. Ma si consideri che gli obiettivi sono sempre stati gli stessi: ridurre la frammentazione, indebolire i poteri di veto, dare ai governi maggior potere decisionale. Non importa il colore del gatto purché acchiappi il topo. Non importa che si segua la via britannica o quella spagnola o quella francese. Non conta insomma CONC GLI INSULTI DI GRILLO A LAURA BOLDRINI METTERE UN FRENO ALLA DERIVA SESSISTA entre si discute sulla moltiplicazione delle slot machine, sul dilagare del gioco d’azzardo e della ludopatia come malattia sociale (due milioni di italiani considerati a rischio dipendenza), succede una cosa paradossale. Il Comune di Isernia perde (provvisoriamente) la sua battaglia contro un locale di Eurobet collocato in via Erennio Ponzio, esattamente di fronte al Servizio per le tossicodipendenze e a pochi metri da due scuole medie. «Non abbiamo potuto fare nulla», dice il sindaco Luigi Brasiello, che aveva provato a impedirne l’apertura con un’ordinanza dirigenziale subito esecutiva. La notizia è apparsa ieri sull’Avvenire, dove si ricorda che già il 20 novembre la diocesi aveva lanciato un appello contro la prevista inaugurazione di uno spazio capace solo di «generare illusioni». Ora il direttore della Caritas locale, Salvatore Rinaldi, allarga le braccia: «L’ennesimo grido d’aiuto da parte di una società logorata dalle crisi e dalle povertà». Anche un laico convinto dovrà ammettere che ancora una volta la Chiesa di Francesco è più lungimirante della politica, per non dire della legislazione. Per far valere le proprie ra- gioni, il sindaco di Isernia dovrà aspettare «la modifica dei regolamenti comunali». Passeranno diverse settimane, aggiunge ottimisticamente. Fatto sta che la sala giochi rimane indisturbata al suo posto, dov’è dal 20 dicembre (in quei giorni il patto di Stabilità aveva appena aperto a nuove concessioni per incassare 145 milioni di euro): la proposta di legge sulla ludopatia, che impedisce di installare nuove macchine a meno di 500 metri dai «luoghi sensibili», giace infatti in Regione come lettera morta. Il Molise vanta (si fa per dire) la percentuale più alta in Italia di giocatori d’azzardo. Ma il guaio è che anche l’Italia vanta (si fa per ridire) poco invidiabili record europei nel settore. Dunque, Isernia diventa un simbolo. Siamo tutti idealmente a fianco del sindaco Brasiello. Con l’augurio che vinca la sua battaglia, nel solco di altre Regioni «virtuose» del Paese: come l’Emilia Romagna, che ha aperto servizi per le cure in tutte le città, e la Lombardia, che ha appena approvato un programma per prevenire e ridurre il rischio della dipendenza dal gioco. Permettere che il nostro Paese diventi una Las Vegas diffusa, installando sale Bingo ovunque e diffondendo le videolottery, cioè le slot machine online nella speranza di ricavare milioni dalle concessioni, è un progetto irragionevole. Non solo sul piano morale (si induce il cittadino alla dipendenza e in sostanza alla malattia mentale), ma anche sul piano economico, poiché le entrate sono ampiamente compensate dalle uscite che servono alla comunità per correre ai ripari. Un circolo vizioso: lo Stato deve aprire dei servizi di assistenza per patologie di cui è il solo responsabile. Una sorta di intollerabile ipocrisia istituzionale che sfrutta la disperazione dei cittadini più fragili (economicamente e psichicamente). Proposta. Se qualcuno avesse la vaga tentazione di passare un pomeriggio in una sala Bingo, si scrolli subito dalle spalle questo pensiero e si diriga piuttosto verso la più vicina biblioteca di quartiere. Troverà un bellissimo romanzo di Dostoevskij, Il giocatore, che già nel 1866 raccontava l’abisso d’angoscia in cui può spingere il gioco d’azzardo. L’annientamento di sé nonostante la persistente illusione di venirne fuori: «Domani, domani, tutto finirà!». Era, appunto, un’illusione. Una lettura che potrebbe servire anche ad amministratori e politici. Chissà che non si inneschi la dipendenza da libro. © RIPRODUZIONE RISERVATA 27 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Lettere al Corriere GENTILE E LA REPUBBLICA FASCISTA L’ULTIMO ATTO DI UNA VITA Risponde Sergio Romano Desidero porle una domanda che riguarda la complessa storia di Giovanni Gentile. Se è vero che nel 1923 avallò il fascismo ritenendolo la logica conclusione del Risorgimento italiano, tanto da diventare ministro nel governo di Mussolini, credo che sia altrettanto vero che egli si adoperò successivamente a salvare tanti antifascisti dalle prigioni o dalla morte, così come, si adoperò negli anni che vanno dal 1940 in poi a prendere chiara posizione contro le leggi razziali . Si attribuisce a Giovanni Gentile il torto di avere aderito alla Repubblica di Salò, accettando anche la presidenza dell’Accademia d’Italia, gesto che comunque gli sarebbe costata la vita (fu assassinato dai Gap nel febbraio 1944 a Firenze). Ma vengo alla domanda: non NOI E LA GERMANIA Evasione fiscale Caro Romano, ho scoperto una notizia veramente sensazionale. Nella perfetta (?) Germania dove tutti rilasciano regolarmente lo scontrino fiscale il valore del sommerso ammonta a 400 miliardi di Euro.Solo,si fa per dire,18 miliardi in meno che in Italia. E’ mai possibile? Virgilio Avato [email protected] Le cifre esatte per Germania e Italia sarebbero in realtà 351 miliardi per la Germania e 333 per l’Italia. Ma con una importante differenza: il sommerso tedesco rappresenterebbe il 13% del Pil (prodotto interno lordo), mentre quello italiano oscillerebbe fra il 17% e il 21%. IN TOURNÉE A KERALA Compagnia di danza In questi giorni in cui si attende la risposta dell’India sul caso dei nostri marò, vorrei far conoscere ai lettori che da qualche giorno, e fino ricordo la fonte, ma da qualche parte ho letto che Gentile avrebbe aderito alla Repubblica di Salò per pregare Mussolini di intercedere presso le autorità tedesche che tenevano prigioniero un suo figlio. La voce, se confermata, darebbe una giustificazione umana al comportamento di Gentile. Vincenzo Aguglia vincenzo.aguglia@ libero.it Caro Aguglia, l figlio a cui lei si riferisce è probabilmente Federico, internato in Germania dopo l’8 settembre 1943. Ma fu autorizzato a tornare in patria soltanto dopo la morte del padre, nel 1944, e non fu certamente il motivo della adesione di Gentile alla Repubblica sociale. Le ragioni, a mio avviso, furono due. La prima fu il suo personale rapporto con Mus- I al 3 febbraio, si trova a Thrissur, la capitale culturale del Kerala — lo stato dove sono prigionieri Latorre e Girone — la compagnia di danza italiana Motus, invitata dall’università locale per presentare al Kerala Festival il suo nuovo spettacolo contro la pena di morte «Della tua Carne». Lo spettacolo è stato fortemente voluto da un organismo indipendente del dipartimento della Cultura governativo, a testimonianza di come in India ci sia chi preme con forza per una soluzione giusta e rispettosa dei diritti. Marcello Flores floresmarcello@ gmail.com La tua opinione su sonar.corriere.it Facebook ha compiuto 10 anni. Pensate che in qualche modo abbia cambiato le relazioni tra amici? @ Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 solini. Gli era rimasto fortemente legato anche quando non aveva condiviso le sue scelte politiche (come nel caso delle leggi razziali) e non voleva fargli mancare la solidarietà nel momento più critico della sua vita. Fu questo il senso della visita che fece a Salò il 17 novembre 1943. La seconda ragione fu strettamente nazionalista. Gentile aveva reagito allo sbarco degli Alleati in Sicilia, il 9 luglio 1943, nello stesso modo in cui aveva reagito alla rottura del fronte a Caporetto nell’ottobre del 1917. Dopo l’8 settembre traspose nella realtà del momento le vicende del 1918 e sperò che l’Italia avrebbe reagito alla disfatta con un soprassalto d’unità nazionale. Credette anche (e questo fu probabilmente il suo maggiore errore politico), che Mussolini, dopo la fuga al Sud del re e di Badoglio, fosse il solo uomo capace di realizzare il miracolo. Quando questi gli chiese di presiedere l’Accademia d’Italia, accettò quindi di mettere la sua voce, le sue doti di conferenziere e la sua personale autorità al servizio di una guerra che, nella sua ottica nazionalista, avrebbe restituito all’Italia l’onore perduto. Questa non significa che la sua presenza al vertice culturale del regime fosse gradita al fascismo radicale e giacobino, una delle maggiori componenti della ideologia Repubblica sociale. Ai “giacobini” non piaceva che Gentile si valesse della sua amicizia con Mussolini per predicare concordia, moderazione, tolleranza e condannasse la brutalità della repressione. Gentile sa- peva che molti intellettuali antifascisti, militanti nella Resistenza, erano stati suoi allievi alla Scuola Normale Superiore e che alcuni di essi avevano addirittura trovato nella sua filosofia i principi da cui avevano preso spunto per una conversione al comunismo. Nel suo discorso in Campidoglio del 24 giugno 1943, li aveva definiti «corporativisti impazienti». Non sorprende quindi che in alcuni ambienti fiorentini la sua morte fosse attribuita alla famigerata banda di Mario Carità. Ogni possibile equivoco fu comunque dissipato da una nota che Palmiro Togliatti pubblicò sull’Unità di Napoli pochi giorni dopo la morte. Il leader del Partito comunista italiano definì Gentile «traditore volgarissimo», «bandito politico», «camorrista», «corruttore di tutta la vita intellettuale italiana». nostro Paese ad uscire dalla palude. BANCA D’ITALIA Gian Paolo Squillace Como RIFORMA ELETTORALE GRILLINI Le quote rosa Bravi a sbraitare Anche per la nuova legge elettorale si perde del tempo prezioso a parlare di «quote rosa», come se mandare in Parlamento tante donne quanti sono gli uomini risolvesse ogni problema. Sono, forse, le donne meglio degli uomini o viceversa? Quando nel nostro Paese torneremo a parlare di capacità, di competenze e di merito? Sono questi, secondo me, i valori che, assieme all’onestà, possono aiutare il Basta far parlare 5 stelle che sbraitano sproloqui e si presentano pensando di essere detentori di verità assolute mentre sono agli ordini di Grillo e Casaleggio. Con il loro atteggiamento arrogante indispongono. Non sanno far altro che urlare: i problemi dell’Italia non si risolvono certo comporta dosi in quel modo. Democrazia è sapersi confrontare. Pinuccia Brunofero Soresina (Cr) SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, si è dimesso. Ha fatto bene? 66 No 34 E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Più o Meno di Danilo Taino Statistical Editor Pessimisti e vecchi speriamo nello Stato C’ Ho appena appreso che i dirigenti comunali che collaborano con i progettisti che si occupano della ricostruzione degli edifici in Emilia godono a loro volta (oltre che del proprio stipendio) di una percentuale in denaro sull’ammontare dei lavori finiti. Per carità, tutto legale, ma penso che non sia affatto giusto! è un problema — nel lungo periodo forse il più serio per il Paese — che gli italiani sentono istintivamente e in misura drammatica, ma sembra non lo abbiano razionalizzato. È l’invecchiamento della popolazione, un fenomeno destinato a tradursi in ristrettezze sulle pensioni, in spese sempre più alte per la Sanità e forse in tensioni generazionali. Le Nazioni Unite calcolano (revisione giugno 2013) che al 2010 gli italiani con più di 65 anni fossero il 20,8% della popolazione; e che nel 2050 saranno il 33%, uno su tre. Già oggi siamo il terzo Paese con più anziani, dopo Giappone (23%) e Germania (20,8%). A metà secolo saremo il quarto, dopo Sol Levante (36,5%), Corea del Sud se nel frattempo non si sarà fusa con quella del Nord (34,9%) e Spagna (34,5%). È una tendenza preoccupante. L’Italia però non ne discute e soprattutto non cerca di prendere contromisure. Il risultato è uno strabismo generale. Se infatti si chiede — l’ha fatto il centro di analisi americano Pew Research — se l’invecchiamento è un «problema serio» per il Paese, solo il 41% degli italiani risponde di sì, decisamente meno della metà. Nei Paesi con tendenze demografiche simili, quasi sempre è la maggioranza a rispondere che il problema è serio: 87% in Giappone, 79% in Corea del Sud, 67% in Cina, 55% in Germania, 52% in Spagna. La cosa straordinaria è che la situazione si rovescia quando si vanno a scandagliare le aspettative individuali. Solo il 2% degli italiani è «molto fiducioso» di avere in età avanzata uno «standard di vita adeguato»: è la percentuale più Nel 2050 un bassa al mondo. A questa minoranza esile si aggiunge un 21% di italiano su tre persone che si dicono «abbastanavrà più di 65 za fiduciose» sul loro tenore di vida anziani. La somma, 23%, ci anni: aspettative tamette comunque al penultimo poco rosee posto, battuti per pessimismo solo dai russi (20%). Persino i giapponesi, al 32%, sono meno negativi. Il 37% dei francesi, il 41% degli spagnoli, il 43% dei sudcoreani, il 55% dei britannici, il 60% dei tedeschi, il 63% degli americani, il 79% dei cinesi hanno aspettative in qualche modo positive. L’angoscia italiana è ancora più evidente se la si vede disaggregata per fasce di età. Quel 23% medio di coloro che hanno una speranza almeno un po’ positiva per la vecchiaia diventa il 17% nella fascia tra i 18 e i 29 anni, il 16% per coloro che ne hanno tra i 30 e i 49, per poi salire al 31% per chi è cinquantenne o oltre. Il pessimismo è il risultato dell’osservazione delle proprie prospettive individuali, sia riferite alla struttura sociale e dei servizi che sostiene gli anziani, sia alle finanze personali. Il disorientamento si vede anche dalla risposta alla domanda su chi dovrebbe avere la maggiore responsabilità per il benessere degli anziani: secondo il 56% degli italiani, lo Stato, contro un 27% che pensa dovrebbero essere le famiglie o essi stessi. Negli Stati Uniti, per citare l’estremo opposto, solo il 24% pensa che dovrebbe essere lo Stato. Insomma: sentiamo drammaticamente il problema; ma incrociamo le dita sperando che lo Stato, sempre meno in grado di farlo, lo risolva. @danilotaino Silvio Alessi, Bologna © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Aumento di capitale Vorrei segnalare ai lettori che il denaro che la Banca d’Italia restituisce è di proprietà delle banche da tempo immemorabile e che non è mai stato rivalutato. Questo è il motivo per il quale oggi ne rientrano in possesso, dopo che la Banca d’Italia ne ha fatto uso per svolgere, nel corso di tanto lungo periodo, compiti importantissimi per la comunità. Lorenzo Milanesi, Milano DIRIGENTI COMUNALI Strani benefit ❜❜ Interventi & Repliche Troppe regole: bonificare la legislazione L’articolo di Ernesto Galli della Loggia del 24 gennaio tocca un aspetto centrale del sistema di governo del Paese, quello del potere esercitato dal blocco burocratico-corporativo la cui responsabilità va ricercata nella debolezza della politica. Se il Parlamento non decide, rinvia a qualche regolamento applicativo rimettendo le decisioni alla burocrazia ministeriale variamente composta. L’analisi di Galli della Loggia prende atto di una crisi del sistema decisionale della politica, condizionata da una patologica alterazione dei poteri dello Stato e da forti gruppi corporativi, che suggeriscono leggi, decidono regolamenti, procedure, circolari, e decidono sulla legittimità di quello che si è fatto in un’aula giudiziaria. Quel blocco burocratico è lo stesso che valuta la correttezza formale e non ha alcuna propensione al cambiamento. Nasce quindi una forte alleanza tra potere ministeriale-giudiziario e corporazioni per il mantenimento dei privilegi. Oggi alla politica, rilegittimata dalla fiducia dei cittadini, spetta il compito di ripristinare il corretto equilibrio tra decisione, applicazione e giudizio su corretta applicazione. Va combattuto l’eccesso di regole che invece di distribuire in modo trasparente diritti e doveri, torti e ragioni, produce incertezza. Il Parlamento dovrebbe dedicare la metà del proprio lavoro non a produrre nuove regole, ma ad abrogare le vecchie de-regolando spazi di vita economica e sociale oggi soffocati. Ci sono troppe regole ed esse vengono ulteriormente moltiplicate da una pluralità di soggetti che vive e si alimenta dell’interpretazione delle stesse. Non sappiamo mai chi vince nel gioco delle interpretazioni, ma sappiamo che alla fine chi perde è il Paese. A questa bonifica della legislazione deve corrispondere un comportamento delle amministrazioni ispirato al principio del fare, dell’agire, dando un concreto e palpabile effetto a decisioni prese da Parlamento e da governo. Amministrazione e giurisdizione vanno ricondotte alla loro funzione di attuazione dell’ordinamento, di servizio ai cittadini e alla domanda di giustizia. Per trasformare i signori delle regole in servitori delle istituzioni occorre riportare tutto a un corretto equilibrio: il magistrato faccia il magistrato e valuti l’applicazione della legge e abbondoni i luoghi della gestione; chi ha scelto la strada della terzietà e dell’indipendenza non vada nell’amministrazione. Per i dirigenti si introduca FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Luciano Fontana CONSIGLIERI VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli Fulvio Conti, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni, Carlo Pesenti DIRETTORE GENERALE DIVISIONE QUOTIDIANI Alessandro Bompieri Giustizia amministrativa e trasparenza Nel suo articolo del 25 gennaio, Luigi Ferrarella, con la consueta puntualità, ricostruisce il caso dell’ordinanza del Tar Lombardia sugli «aiuti di Stato» alla Sea che ha provocato reazioni e indagini. Sono molto favorevole, e non da solo, al controllo della stampa sulle istituzioni, la DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI: * Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette e 1,90 (Corriere e 1,40 + Sette e 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna e 1,90 (Corriere e 1,40 + IoDonna e 0,50) . A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 139 del 30 giugno 1948 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI DIRETTORE RESPONSABILE on. Angelo Rughetti, Pd EDIZIONI TELETRASMESSE: Tipografia Divisione Quotidiani RCS MediaGroup S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. 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Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia S Milkro Digital Hellas LTD - 51 Hephaestou Street - 19400 Koropi - Grecia © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI 4 flessibilità negli incarichi, con interscambiabilità tra amministrazioni, si ponga un limite alla permanenza nell’incarico per evitare di trasformare gli uffici pubblici in feudi; si introduca la valutazione di prestazioni e di risultati realizzati. È indispensabile ridare valore alle regole con una forte riforma delle istituzioni, in primis con la legge elettorale. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 PREZZI DI VENDITA ALL'ESTERO: Albania e 2,00; Argentina $ 22,00 (recargo envio al interior $ 1,50); Austria e 2,00; Belgio e 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00; Cipro e 2,00; Croazia Hrk 15; CZ Czk. 64; Egitto e 2,00; Francia e 2,00; Germania e 2,00; Grecia e 2,00; Irlanda e 2,00; Lux e 2,00; Malta e 2,00; Monaco P. e 2,00; Olanda e 2,00; Portogallo/Isole e 2,00; SK Slov. e 2,20; Slovenia e 2,00; Spagna/Isole e 2,00; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; UK trasparenza è un valore della democrazia,il potere pubblico è tale perché «si esercita in pubblico» (Norberto Bobbio). In questa ottica devo osservare che la critica all’attuale Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa, per il presunto ritardo è ingenerosa. Come riferito nell’articolo, la Commissione disciplinare ha concluso l’indagine interna, compresa l’audizione di 4 magistrati, in 72 giorni, Natale incluso: sfido altri a far meglio! Un organismo istituzionalmente «giovane» va stimolato, non «sgridato» quando non lo merita. Ci sono norme vetuste da cambiare e riforme legislative da promuovere, con l’attenzione della stampa, ci auguriamo. Pierluigi Mantini Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa Como e 1,20 + e 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como e 1,20 + e 0,50 + e 0,20; sab. Corsera + IoDonna + Cor. Como e 1,20 + e 0,50 + e 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. e 0,93 + e 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. e 0,93 + e 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. e 0,93 + e 0,47; ven. 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Romanzi, novelle e teatro" e 9,30; con "English da Zero" e 12,39; con "Grandi Italiani" e 13,30; con "Biblioteca della Montagna" e 10,30; con "Il Mondo" e 4,40 28 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Spettacoli Tendenze L’antichità grecoromana sul grande schermo: da «Hercules» all’eruzione del 79 d.C Storico Il regista di «Pompei», Paul W. S. Anderson con Emily Browning (a sinistra) e Carrie-Anne Moss L’accordo definitivo «Italia’s Got talent», due stagioni su SkyUno È ufficiale il passaggio di «Italia’s Got Talent» da Mediaset a Sky. La società Fremantlemedia ha concluso un accordo per la produzione in Mitologico Kellan Lutz è il protagonista di «Hercules – La leggenda ha inizio», diretto da Renny Harlin, ora nelle sale esclusiva su SkyUno delle prossime due stagioni del programma. Mediaset intanto sta già studiando un nuovo show. Biblico Russell Crowe in una scena di «Noah», diretto da Darren Aronofsky, nei cinema dal 3 aprile Hollywood rilancia il peplum con il kolossal su Pompei in 3D una teoria: il rilancio del filone peplum è dovuto anche al successo di alcuni serial tv, come Game of Thrones, interpretato tra l’altro da Kit Harrington. È lui l’attraente Milo, uno schiavo, addestrato da quando aveva sei anni a combattere nelle arene. Racconta l’attore: «Uno dei temi forti è il senso del destino che condiziona tanti individui e intere comunità. Anche gli aspetti storici sono stimolanti per la mia generazione. Io ho creduto subito al progetto». «I gladiatori nel film — interviene Paul W.S. Anderson — parlano anche attraverso il linguaggio fisico delle loro battaglie. Volevo un assoluto realismo. Il nostro è un film, diciamo, “semplice”, che non ha retroterra complessi come Il Gladiatore con Russell Crowe né ha alle spalle produzioni imponenti come Troy con Brad Pitt. Io da ragazzo mi divertivo moltissimo con i film di genere, da consumare facendo il tifo per gli eroi. Per me è stato affascinante ritornare a una sorta di fine di un mondo, come fu la tragedia di Pompei nel 79 d. C. Il film ci ricorda le vendette della Senatore romano Kiefer Sutherland (47anni) è un senatore romano corrotto in «Pompei» diretto da Paul W.S. Anderson natura. Pompei vidiano a tutti il divertimento e le pa- senatore romano e fa l’elogio dei veva nel lusso, nell’opulenza, era alVendette ure del cinema spettacolare del peplum: «Mio padre Donald mi l’avanguardia nell’irrigazione e in passato. Anche per questo il 3D si li- portava alla domenica non alle par- tanti altri settori. Fu un vulcano a Il regista Paul W. S. mita soprattutto alle sequenze del- tite di baseball o di calcio, ma ad ap- distruggere ogni cosa. Non dobbiaAnderson: il film ci ricorda l’eruzione quando la lava e i lapilli plaudire Charlton Heston in Ben- mo mai dimenticare la fragilità delle vendette della natura sembrano investire anche gli spet- Hur e, naturalmente, Spartacus era la vita». e le fragilità della vita Giovanna Grassi tatori». per noi ragazzi un vero eroe». © RIPRODUZIONE RISERVATA Kiefer Sutherland impersona un I giovani protagonisti azzardano Kiefer Sutherland: i giovani hanno ancora bisogno di eroi LOS ANGELES — Gli attori di Pompei sono entusiasti perché il set ha loro permesso di studiare «la città fantasma più affascinante e carica di cultura del mondo». Storia d’amore e distruzione, quella del kolossal in 3D che sta per approdare anche sui nostri schermi. Nei corsi e ricorsi del cinema ritorna infatti il leggendario filone peplum, che a Hollywood definiscono sword-and-sandal, spade e sandali. Appassionati come sono da sempre americani (e inglesi) della storia dell’Impero Romano, i nostri lontani gladiatori e personaggi mitologici rivivono come protagonisti. Per ora si tratta di produzioni spettacolari e di richiamo popolare come Hercules con l’ex ragazzo di Twilight Kellan Lutz nei panni dell’eroe invincibile. E stanno per arrivare anche i film di argomento biblico: il Noè di Aronofsky interpretato da Russell Crowe, l’attesissimo Exodus con Christian Bale, il già discusso Son of God, il seguito di 300-L’alba di un impero e Gerard Butler si sta preparando per Gods of Egypt. Assicura il regista Paul W. S. Anderson, che è anche co-produttore: «Lo spettacolo dell’antichità piace in tutto il mondo. Pompei ha una doppia valenza: testimonianza di una tragedia del passato ma anche monito contro le prepotenze della natura, e penso ai recenti tsunami. Io ho voluto che gli effetti speciali non sovrastassero le vicende umane. Racconto la passione tra la giovane Cassia (Emily Browning) di nobile e potente famiglia e lo schiavo Milo. Ho sviluppato altri temi, a esempio l’amicizia che lega il protagonista al gladiatore africano Atticus. Spero che i 98 minuti del film ✒ Quei muscoli che sollevarono il nostro cinema P eplum, sandaloni o mitologici, erano quei film fatti in serie, stessi veli, stesse colonne e stessi muscoli, che a cavallo tra gli Anni 50 e 60 risollevarono la nostra economia, con record di ingressi nei vari Cinema Paradiso. Famosi perché a basso costo, con divi arrivati dalle passerelle di Mister Muscolo e ninfe e regine da fotoromanzo, quegli eroismi non erano nuovi: Cabiria, Quo Vadis, Gli ultimi giorni di Pompei (di cui arriverà la nuova versione kolossal di Paul W. S. Anderson) furono cult degli Anni 10 e nel 37 Gallone diresse Scipione l’africano, finché gli yankees non occuparono Cinecittà con i loro dollari. Il peplum risorge all’epoca della Hollywood sul Tevere con autori riabilitati dai cinefili: Freda, Corbucci, Tessari, Francisci, Leone, Cottafavi, tutti amici di Ercole e Maciste. Fino all’Hercules di Cozzi nell’83: con lo stesso eroe seduto sul titolo è tornato ora il personaggio dall’ingenuo impatto con le platee teen e se ne attende anche un secondo con Dwayne Johnson, da una graphic novel. Un tempo i budget erano limitati, ma oggi per questi prodotti non si bada a spese e 3D, Pompei annuncia sfracelli in un 79 d. C. digitale e 300 l’alba di un impero rilancia le lotte eroiche di Temistocle contro i Persiani, un sequel del blockbuster 300. Ma resta sempre uguale il bisogno di scappare dal reale «analogico» e di affrontare, mitizzandolo, un passato scolastico epico, uno dei compiti del cine d’evasione. Del resto anche le serie tv riscoprono i cari eroi romani: Spartacus, dopo i volti di Girotti e Douglas, ha avuto un rilancio pulp audace. Povero di idee e incapace di flash sul mondo, il cinema scappa nel fantasy, inflazionando un mercato forse già saturo ma di cui si vuole in continuazione misurare il grado di arretramento culturale e di ritorno all’infanzia. M. Po. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio L’attore austriaco aveva 83 anni. Esordio con Brando e statuetta per «Vincitori e vinti». Set con Sophia Loren, diretto da De Sica Addio a Maximilian Schell, avvocato da Oscar nel film su Norimberga È morto ieri in un ospedale di Innsbruck, a causa di «una malattia improvvisa e grave», Maximilian Schell, popolare attore tedesco 83enne che debuttò a Hollywood nei Giovani leoni nel 58 e vinse l’Oscar per Vincitori e vinti. Figlio di attrice, fratello della celebre Maria Schell (e di Jimmy e Carl), padre di Anastasia, marito di Iva poi di Natal’ja, era un uomo aitante, baldanzoso ma percorso dentro da una lotta senza fine con se stesso che lo fece artista completo passando dai riflettori del teatro al set del cinema, alla tv. Maximilian Schell fu un Grande Romantico, permettendosi perfino il cinico avvocato difensore dei nazisti al processo di Norimberga in Vincitori e vinti di Kramer per cui vinse l’Oscar nel ‘62, battendo l’altro avvocato Spencer Tracy con un’indimenticabile, enfatica arringa molto ben resa nelle sotterranee nevrosi. Sul sorriso cinemascopico gli rimasero le impronte della divisa tedesca, la psicosomatologia teutonica ed infatti sarà di nuovo un industriale nazista in Dossier Odessa, dove recita con la sorella. Spesso al centro di intrighi di spie e guerra, in Giulia di Zinnemann fu per una volta un tedesco cupo ma buono. Massimo della nemesi storica per un attore che non era tedesco ma viennese, nato l’8 dicembre ’30, universitario a Zurigo e Monaco, e la cui famiglia fuggì dal nazismo, rifugiandosi nel ’38 in Svizzera. Inizia la carriera in un teatro a Basilea diventando poi il divo intellettuale dei teatri stabili, principe in calzamaglia del repertorio classico. Nel ’55 debutta nel film All’Est si muore, sulla Germania spaccata in due, cui seguì molto cinema bellico, maledizione della divisa. Che, come detto, gli stava bene: per Hol- 1962 Schell in «Vincitori e vinti», Oscar nel 1962. A sinistra, in una recente foto. Nato a Vienna, era fuggito con la famiglia dopo l’annessione tedesca dell’Austria lywood era il tedesco stereotipato, perfetto antagonista nel melò Giovani leoni di Dmytryk accanto al Brando nazi, Martin e Clift. Nei Sequestrati di Altona di De Sica con la Loren, riduzione del dramma di Sartre in cui un ex ufficiale nazista si rinchiude per 17 anni in casa senza contatti col mondo, recitato in Italia da Albertazzi, Schell dà vita a una storica battaglia morale. Da ultimo spara ancora da ufficiale tedesco nella sinfonia di bombe di Peckinpah La croce di ferro 1977. Negli 80 è prestatore d’opera, meno ispirato: in Quell’ultimo ponte finalmente si comporta bene, così nello sceneggiato su Pietro il Grande ma senza raggiungere i vertici espressivi e le battaglie interiori giovanili. Carriera divisa in due. Da una parte i successi Usa, complotti o colpi grossi, Chiamata per il morto e Topkapi; dall’altra parte, la carriera teatrale (anche a Broadway) e in tv, dove fu un eccezionale Amleto, mettendo a frutto la cultura di una famiglia di mattatori: sua sorella Maria Schell fu star del cinema d’autore di Clèment, Visconti, bravissima nel passare dal riso al pianto. In tv Maximilian ha girato nell’84 un documentario su Marlene Dietrich, un’intervista all’attrice di cui si sente la voce ma non si vede il volto, dove l’incontro tra i due attori dà vita a qualcosa di molto più simbiotico e complesso di uno scambio di battute e memorie, rivelando di entrambi un lato nascosto. Maurizio Porro © RIPRODUZIONE RISERVATA Spettacoli 29 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 L’intervista La sfida degli ascolti e le polemiche: parla la conduttrice di Canale 5 In onda Barbara D’Urso, napoletana, 56 anni, conduttrice di «Domenica Live» «Ricomincio dai politici La mia casa è aperta a tutti» ci, trattiamo molti temi, io non sto a fare salotto 45 minuti sullo stesso argomento. C’è molto ritmo, ma c’è anche gioia, solarità. Conosco una per una le persone che mi guardano il pomeriggio a casa. È come se io parlassi loro davvero. Sono una loro amica». Instancabile davvero. Ma ha paura di non essere più in tv? «No, perché sono così giovane... Perché dovrei temere di non essere più in video? Devo ancora presentare Sanremo». Lo guarda? «Guardo poco la televisione Barbara D’Urso: ritmo e solarità per «Domenica Live» E ntra la mattina presto a Cologno Monzese, negli studi Mediaset, e ne esce la sera. Sette giorni su sette. Barbara D’Urso, forma fisica invidiabile, macina programmi, dirette, ascolti. «Soldatino», come ama definirsi. Se l’azienda chiama, lei risponde (sempre sì). In molti le fanno la guerra, dentro e fuori. Ma lei, Carmelita, non fa una piega. Anzi rilancia. Numerose le polemiche quando ospitò Silvio Berlusconi a «Domenica Live» su Canale 5 (il Cavaliere lì annuncio a Barbarella di essere fidanzato con Francesca Pascale): e lei che fa? «Rivendico quell’intervista, la rifarei al volo. Non solo — continua — spero che Berlusconi torni in trasmissione». Per questo D’Urso ha deciso: «Da oggi riprenderò le mie interviste politiche che andavano benissimo. Cerco di tirare fuori dai politici la parte che la gente non conosce. Penso a tutti quelli che sono venuti da me: Renzi, Enrico Letta, Casini, Brunetta, Rutelli, Veltroni. Sono andati via tutti strafelici perché si sentivano a proprio agio. Per questo tornerò a farle». Oggi ricomincia da Claudio Scajola. Perché? «Perché è di grande attualità, per tutta la settimana è stato sui giornali». E cosa cercherà di tirare fuori a Scajola? «Mi interesserà far capire alla gente dov’è la verità. Nell’immaginario lui è visto come colpevole, ma è stato assolto. Si racconterà. La gente a casa giudicherà». Chi vorrebbe avere? «Ancora Renzi. E le nuove politiche, come la Moretti che è venuta tante volte opinionista nei miei talk politici». Grillo? «Magari! Non viene da me, anzi non va da nessuno». Non dica che vorrebbe anche Alfano... «La mia casa è aperta a tutti, se lui volesse mi farebbe piacere». Timore reverenziale per qualcuno? «Ri- ❜❜ La rivale Rai Con Mara Venier ci conosciamo da 30 anni, la stima è reciproca Su Facebook Cristicchi dopo le contestazioni: racconto le foibe e i delitti fascisti «Chi lo ha visto, sa che lo spettacolo racconta anche i crimini fascisti. Ma questo non giustifica le foibe». Così ieri Simone Cristicchi ha risposto, dal suo profilo Facebook, alle proteste dei centri sociali in occasione del debutto al teatro di Scandicci di Magazzino 18, il suo spettacolo sull’esodo istriano del 1947. «Nessuno dei manifestanti — ha scritto — ha ritenuto importante assistere in prima persona a ciò per cui contestava». spetto per tutti i politici». Continua dunque la sua maratona da sola, senza vallette, partner, compagni, in una lunga domenica dove nella prima parte perde contro la corazzata de «L’Arena» di Massimo Giletti, pressoché imbattibile; ma poi dopo le 16.30 recupera e vince praticamente sempre contro la «Domenica In» di Mara Venier, peraltro una delle poche donne della televisione con cui Barbara va d’accordo («Con Mara ci conosciamo da 30 anni, abbiamo stima reciproca, ci sentiamo al telefono»). L’ ultima puntata di «Domenica Live» ha raggiunto il 18% (di share) di ascolto. Ascolti alti e grandi polemiche per gli argomenti troppo hot di domenica 19 gennaio. D’Urso venerdì alle «Invasioni barbariche» da Daria Bignardi ha ribadito le sue scuse per quello scivolone e ha spiegato: «È successo una sola volta in 300 ore di diretta». E da domani la squadra del programma si arricchisce di una personalità televisiva di grande e lunga esperienza: Daniel Toaff. Già inventore de «La vita in diretta», autore pure di «Domenica In» e molto altro: praticamente una vita in Rai, molto spesso contro Barbara D’Urso (battendola). E ora? «Ora viene da ❜❜ Uno su 300 Il pomeriggio sul sesso? È successo una sola volta in 300 ore di diretta noi. È un numero uno. La direzione di Videonews da mesi lo corteggiava, e viceversa. Così ora che si è lasciato con la Rai viene da noi. Sono felice, è un cavallo di razza, un uomo che fa tv da sempre». Pure D’Urso non scherza visto che fa tv da quando aveva 18 anni. Oggi ne ha 56, i conti sono presto fatti. E non accenna a staccarsene, anzi. Più è in onda, meglio è. Il pomeriggio di Canale 5 funziona ottimamente, nonostante budget ridotti. C’è una squadra forte, di persone di talento, che supporta Barbara nelle dirette quotidiane. Che battono la concorrenza di «La vita in diretta». Spieghi perché Barbara: «Siamo velo- perché sono sempre in onda. Ma con un occhio controllo tutto... La sera però cerco di fare altro. Libri, amici, cinema, teatro». Barbara dorme pochissime ore («il mio cervello non stacca mai»), è single, twitta molto e ha 450 mila followers. Le vacanze di Natale le ha passate a Londra. Dice di essere stata bene, di aver riscoperto che si può passeggiare e tenere staccato il cellulare. Ma nessuno le crede. in streaming su www.la7.it Amo ore, guerra e vendetta nell’In nghilterra del Medioe evo. Dopo I Pilastri della Terra la serie tv trattta dal best-seller di Ken Follett. Stasera su LA7 alle 21.10. © Tandem Productions GmbH, World Without End (T5) Productions Inc., World Without End (Quebec) Productions Inc. All rights reserved. Maria Volpe © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Sport il sondaggio Lo scambio Vucinic-Guarin è definitivamente saltato. La Juve e l’Inter hanno fatto bene a tenersi due giocatori importanti ma demotivati (A) o avrebbero dovuto far di tutto per cederli comunque a qualche squadra (B)? Vota con uno squillo. Chiamata gratuita A Le pagelle Milan Kakà ispirato a tratti 6 ABBIATI Una puntuale uscita di piede è l’unica cosa per cui si fa vedere. 6 DE SCIGLIO Si propone molto e bene, lasciando di conseguenza scoperta la fascia. Qualche errore negli scambi, meglio i cross. 6,5 RAMI Farnerud lo supera di testa e anche Immobile lo fa penare. Si riscatta con il gol (il primo al Milan), che poi evidentemente lo esalta perché migliora anche in difesa e chiude tutto. 5 BONERA Nel confronto con Immobile quello più immobile è lui: in occasione del gol il nove granata lo mette a sedere. Tante difficoltà. Ammonito, salta la prossima. 5,5 EMANUELSON Qualche accelerata, ma Darmian e Cerci non sono clienti facili. 6 MONTOLIVO Quello che gli tocca è un lavoro usurante, d’accordo, lui prova a fare ordine, ma viene spesso superato dal numero e dalla velocità degli avversari. Sufficienza risicata. 6 MUNTARI Preferito a De Jong, non lo fa rimpiangere: gamba e inserimenti, va spesso al tiro da fuori, centrando anche la porta. Triangola con Rami nell’azione del pareggio. 5,5 HONDA Svaria molto ma sembra non sapere cosa deve fare. Meglio nel secondo tempo, quando gli riesce di saltare l’uomo. 6,5 KAKÀ Per lunghi tratti è decisamente il più ispirato: cerca di infilarsi tra le linee, un bel destro destinato all’angolino, un assist geniale, tanta voglia e tanto impegno. 5 ROBINHO L’unica volta che la piazza perfettamente, è in millimetrico fuorigioco. Per il resto fischiatissimo per i tanti errori nell’ultimo passaggio o sottoporta. 6 PAZZINI Fa subito paura al Toro con una girata e un tiro di poco alto, poi ha l’occasione più grossa in semirovesciata. Comunque utile. 6 DE JONG Buon impatto anche entrando in corsa. 6 SEEDORF Soliti alti e bassi. Apprezzabile la coerenza delle idee, ma in casa non coglie l’occasione. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle Torino Cerci spina nel fianco 6,5 PADELLI Bellissima risposta sulla bellissima rovesciata di Pazzini, si ripete sul tiro insidioso di Kakà. In forma. 6 DARMIAN L’ex rossonero è prezioso in chiusura (vedi una diagonale in anticipo su Pazzini) e sostiene Cerci. 6 MAKSIMOVIC Non va per il sottile, spazza tutto. 6,5 GLIK Pazzini lo spaventa al via, poi semplicemente, le prende tutte. Però è sfortunato: devia il tiro di Rami, rimedia una dolorosa pallonata e una scarpata in faccia. Quando si dice immolarsi per la causa. 6,5 MORETTI Alla peggio ci mette il corpo per deviare tiri pericolosi (Robinho e Honda). Bravo anche di testa a liberare, tiene nei momenti di difficoltà. 6,5 S. MASIELLO Oltre a coprire (bene) ha le energie per ripartire e lanciare Immobile per il primo gol (ci riesce un po’ meno nella ripresa). 5,5 BASHA Qualche incertezza di troppo, viene sostituito. Si trova sui piedi una palla buona in area, ma viene anticipato. 6 VIVES L’uomo d’ordine se la cava bene nel primo tempo, ha più problemi nella ripresa. 5 FARNERUD Dei tre di centrocampo è quello che accompagna più le azioni d’attacco. L’occasione di testa che sciupa però fa male, soprattutto a lui che poi cala. Lascia a Rami lo spazio per tirare. 6,5 CERCI L’accelerazione di una Ferrari prima dell’era turbo, cross perfetti. Una spina nel fianco sinistro. Nella ripresa rifiata un po’ ma è pericoloso su punizione. 7 IMMOBILE L’11° del campionato è un gran gol: controllo, dribbling, destro preciso. Una rete simile la fece col Genoa all’Inter nel 2012. 6 EL KADDOURI Prezioso nel finale. 6 KURTIC Si vede poco, lavoro di contenimento. 6,5 VENTURA La palla «frulla» come dice lui, il Toro corre che è un piacere. Mette in difficoltà il Milan nel primo tempo, reagisce coi cambi alle difficoltà del secondo. B +39 029 475 4851 Rossoneri La rimonta si ferma a metà La grinta non manca, dubbi sulle scelte tattiche MILANO — La rimonta si ferma a metà. A Cagliari il furore agonistico aveva prodotto due gol negli ultimi cinque minuti, stavolta una ripresa garibaldina serve a evitare la prima sconfitta (in campionato) della gestione Seedorf e premia la bontà del lavoro psicologico del nuovo allenatore. Il Milan c’è, almeno sul piano mentale: la grinta non manca e la reazione allo svantaggio è puntuale e forte. Anche la condizione fisica non è male. Restano i dubbi sulle scelte tattiche. Il 4-2-3-1, sistema di riferimento del Professore, sembra fatto apposta per evidenziare i limiti rossoneri anziché coprirne i difetti. E il pari, determinato dalla rete di Immobile nel primo tempo e da quella di Rami a inizio ripresa, è +39 029 475 4852 1 1 Milan Torino Marcatori: Immobile 18’ p.t.; Rami 5’ s.t. MILAN (4-2-3-1): Abbiati 6; De Sciglio 6, Rami 6,5, Bonera 5, Emanuelson 5,5; Montolivo 6, Muntari 6 (De Jong 6 18’ s.t.); Honda 5,5 (Petagna s.v. 44’ s.t.), Kakà 6,5, Robinho 5 (Saponara s.v. 30’ s.t.); Pazzini 6. All.: Seedorf 6 TORINO (5-3-2): Padelli 6,5; Darmian 6, Maksimovic 6, Glik 6,5, Moretti 6,5, S. Masiello 6,5; Basha 5,5 (Kurtic 6 24’ s.t.), Vives 6, Farnerud 5 (El Kaddouri 6 8’ s.t.); Cerci 6,5, Immobile 7. All.: Ventura 6,5 Arbitro: Damato 5 Ammoniti: Vives, Maksimovic, Pazzini, Bonera Recuperi: 0’ più 4’ Festa Adil Rami, 28 anni, esulta dopo il gol del pareggio (LaPresse) Milan Immobile un’occasione persa guardando la classifica e pensando alle smanie europee del Diavolo. La partita è a due facce. Il Milan del primo tempo, come si temeva, viene infilato dalle ripartenze del Toro, che in contropiede sblocca il risultato e va vicino al 2-0. Nella ripresa cambia lo spartito, un po’ perché la squadra di casa aumenta il ritmo e l’intensità e molto perché gli avversari decidono di accontentarsi e non graffiano più. Cerci è l’emblema della nottata granata: imprendibile nel primo tempo, indolente nella ripresa. Per lunghi minuti dopo l’intervallo la banda Seedorf dà l’impressione di poter completare il sorpasso e centrare la terza vittoria consecutiva. Però, non c’è l’acuto. Kakà è il più continuo e generoso sulla linea dei trequarti, ma manca la fantasia e l’intraprendenza degli altri due guastatori: Honda parte da destra ma dà l’impressione di credere poco in quello che fa e Atalanta - Napoli LIVE Risultato Finale 1 X 2 4,00 3,50 1,85 1 X 2 1,90 3,40 4,00 1 X 2 3,00 3,10 2,40 nell’azione che sblocca il risultato. Il lancio di Masiello evidenzia i drammatici limiti difensivi del Milan e Ciro, scattato sul filo del fuorigioco, ubriaca il povero Bonera e fulmina Abbiati. I granata, dopo una mezza rovesciata di Pazzini deviata da Padelli, hanno un’occasione clamorosa per raddoppiare, ma lo sciagurato Farnerud spreca di testa a due metri dalla porta il colpo del k.o. Il Milan, lungo e fragile, si affida all’orgoglio e chiude il primo tempo in avanti: Padelli si allunga sul destro a girare di Kakà e Masiello si immola per deviare il sinistro ore 15.00 Under 1,90 Over 1,80 ore 15.00 Under/Over 2,5 Under 1,70 Over 2,05 Chievo - Lazio LIVE Risultato Finale Robinho è molle come al solito, una presenza lieve. Il Milan s’accende subito, ma come un cerino si spegne appena la partita entra nel vivo. Pazzini, titolare al centro dell’attacco al posto dello squalificato Balotelli, ha un’occasione che illude San Siro fradicio e speranzoso. Il Toro è proprio come te lo aspetti: attento in difesa e implacabile nelle ripartenze veloci orchestrate con saggezza e puntualità. Cerci affonda a destra con velocità e qualità, mentre i centrocampisti verticalizzano per Immobile, formidabile nell’uno contro uno, come ore 15.00 Under/Over 2,5 Under 1,55 Over 2,30 Roma - Parma LIVE Risultato Finale 1 X 2 1,40 4,50 7,50 ore 15.00 Under/Over 2,5 a. rav. SNAI S.p.A. concessione n° 4028 - 4311 - 4801 - 4501 - 15215a Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Under 2,15 Over 1,63 Sassuolo - Verona LIVE Risultato Finale 1 X 2 2,35 3,25 2,95 ore 15.00 Under/Over 2,5 Under 1,90 Over 1,80 Juventus - Inter LIVE Risultato Finale 1 X 2 1,42 4,50 7,00 Risultato Finale 1 X 2 Consulta le probabilità di vincita dei giochi con vincita in denaro su www.aams.gov.it, www.snai.it o presso il tuo Punto SNAI E’ vietato il gioco ai minori di anni 18 Il gioco può causare dipendenza patologica 2,55 3,10 2,80 ore 20.45 Under/Over 2,5 Under 2,10 Over 1,65 Genoa - Sampdoria LIVE Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it © RIPRODUZIONE RISERVATA di Honda, due passi dentro l’area. Nella ripresa cambiano gli equilibri. È un’altra partita e, soprattutto, un altro Milan. La rete iniziale di Rami, un destro dal limite dell’area sporcato da Glik quel tanto che basta a mettere fuori gioco Padelli, galvanizza i rossoneri che sono più reattivi, veloci, intraprendenti. Il Toro, invece, non sfrutta le proprie caratteristiche, abbandona le ripartenze, si consegna all’avversario con un solo grande obiettivo: non prenderle. Ventura toglie prima Farnerud e poi Basha, colpevoli di non aiutare a sufficienza la diga e inserisce El Kaddouri e Kurtic. L’allenatore granata se ne torna a casa rinfrancato dal punticino con vista sull’Europa League, ma resta forte l’interrogativo: come sarebbe andata se la sua squadra avesse giocato la ripresa con l’intraprendenza del primo tempo? Le proposte di oggi sulla Serie A Under/Over 2,5 Catania - Livorno LIVE Risultato Finale L’attaccante porta in vantaggio il Toro poi rimedia Rami domani, ore 20.45 Under/Over 2,5 Under 1,65 Over 2,10 Dopopartita Seedorf si consola «C’è lo spirito giusto» Galliani e il futuro «Squadra in crescita» MILANO — Il Milan dei piccoli passi avanza in classifica. Merito anche di Adil Rami che — finito fuori rosa al Valencia e sbarcato a ottobre a Milano in prestito — replica al gol di Immobile. «Sono molto felice, perché venivo da un momento complicato» confessa il difensore francese. «Ho passato quattro mesi senza giocare. Ora mi sento bene fisicamente, mi sto adattando al vostro calcio, la Liga è completamente diversa». Adriano Galliani non vuol sentire parlare di Europa League come obiettivo: «Non intristitemi a parlare di questo, l’Europa League non è nel nostro Dna. Intanto fra due settimane risentiremo la musichetta della Champions. La rosa è aumentata di una unità dopo il mercato? Nessuno se ne vuole andare da Milano. Sono le mogli a opporre resistenza. Vorrà dire che compreremo solo giocatori single» scherza l’ad rossonero. «Vedo una squadra in crescita, che ha voglia e che combatte. Ora il bicchiere è più mezzo pieno che mezzo vuoto. Veniamo da un mese complicato contrassegnato dal cambio di allenatore, di modulo e dal mercato. Clarence è partito con il piede giusto, c’è una bella atmosfera. C’è identità di vedute fra noi, io storicamente del resto sono un proteggiallenatori». Seedorf analizza la gara e individua i progressi: «Sapevamo che il Torino è una squadra organizzata che ha già degli automatismi collaudati che noi invece stiamo ancora cercando. Ma i ragazzi hanno dato tutto e nonostante l’errore commesso sul gol di Immobile vedo uno spirito giusto. Emanuelson e De Sciglio hanno dato spinta sulle fasce, si vede che la squadra è in crescita. Io? Mi sento più simile ad Ancelotti che a Capello». Ventura guarda la classifica e sorride: «Speriamo che non sospendano il campionato». Cairo è soddisfatto: «Abbiamo avuto l’occasione per andare sul 2-0 ma non lasciamo San Siro con l’amaro in bocca. Il Milan ha meritato il pareggio». Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Sport 31 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Rugby Battuti dal Galles all’esordio nel Sei Nazioni, ma gli azzurri hanno lottato L’Italia fa un figurone nello stadio-inferno Campagnaro trascinatore: «Correvo e non ci credevo» DAL NOSTRO INVIATO CARDIFF — Michele Campagnaro gioca col caschetto, i calzettoni bassi e corre alzando poco le ginocchia, rasente l’erba. Ha 20 anni e prima di ieri non aveva mai giocato nel Sei Nazioni. Michele è di Mirano, ha iniziato a 6 anni ma respira rugby dal primo giorno di vita perché papà, zii, fratelli giocavano e giocano tutti e adesso si metteranno al collo, a turno, la medaglia che Michele, fatta la doccia, teneva in tasca, quella del miglior uomo in campo. Ha segnato due mete, in contropiede, al Millennium, lo sta- 2 mete segnate da Michele Campagnaro, 20 anni, il primo giocatore italiano a realizzare una doppietta al Galles a Cardiff dio-inferno. La prima dopo una combinazioni mani-piedi con Sarto, la seconda rubando tempo e palla a Halfpenny, uno dei grandi maghi gallesi e sprintando per 60 metri: «Correvo e non ci credevo, speravo non mi venissero i crampi. È andata bene». Campagnaro è il primo italiano a segnare due mete al Galles a Cardiff e il secondo a far doppietta da quando giochiamo il Sei Nazioni, dopo Troncon nel 2000 a Parigi. Ha un gemello, Gabriele, «l’artista» lo chiama, e a gara appena chiusa, in un inglese molto meno sicuro della sua corsa e dei suoi placcaggi ha raccontato ai 72 mila ancora storditi per lo scampato pericolo: «Spero di fare meglio la prossima volta» e nessuno ha capito se si riferiva alla lingua o al campo. Quel campo dal quale l’Italia è uscita sconfitta per 8 punti (23-15) senza però sgretolarsi, superando l’errore capitale di Esposito dopo 4’ che spianava a Cuthbert la via della prima, facile meta che sembrava un annuncio d’apocalisse. Esposito, Sarto, Allan, Campa- Undici Ciro Immobile, 23 anni: contro il Milan il suo undicesimo gol stagionale in campionato (Andreoli) Uomo della partita Michele Campagnaro, 20 anni, vola verso la meta contro il Galles (Ipp, Photopress) Il tabellino e la classifica Galles-Italia 23-15 Marcatori: m Cuthbert tr Halfpenny 4’, cp Allan 13’, cp Halfpenny 28’, S. Williams tr Halfpenny 38’ p.t.; m Campagnaro 2’, cp Halfpenny 27’, m Campagnaro tr Allan 29’, cp Halfpenny 33’ s.t. GALLES: Halfpenny; Cuthbert, S. Williams, Roberts, North; Priestland, Phillips (Webb 28’ s.t.); Faletau, Tipuric, Lydiate (Warburton 25’ s.t.); A.W. Jones, Charteris (Coombis 18’ s.t.); A. Jones (R. Jones 25’ s.t.), Hibbard (Owens 28’ s.t.), James (Bevington 39’ s.t.). All.: Gatland ITALIA: McLean; Esposito, Campagnaro, Sgarbi, Sarto (Iannone 37’ s.t.); Allan, Gori (Botes 26’ s.t.); Parisse, Mauro Bergamasco (Minto 18’ s.t.), Zanni (Mauro Bergamasco 33’ s.t.); Bortolami (Furno 29’ s.t.), Geldenhuys; Castrogiovanni (Cittadini 29’ s.t.), Ghiraldini (Giazzon ), Rizzo (De Marchi 16’ s.t.). All.: Brunel Arbitro: Lacey (Irlanda) Calci: Halfpenny 5 su 6, Allan 2 su 4 (un palo) Così ieri Francia-Inghilterra 26-24 Così oggi ore 16: Irlanda-Scozia (Dmax) P GVN P F S Classifica Galles 2 1 1 0 0 23 15 Francia 2 1 1 0 0 26 24 Irlanda 0 000 0 0 0 Scozia 0 000 0 0 0 Inghilterra 0 1 0 0 1 24 26 Italia 0 1 0 0 1 15 23 2ª giornata 8/2, ore 15.30: Irlanda-Galles 8/2, ore 18: Scozia-Inghilterra 9/2, ore 16: Francia-Italia gnaro e Iannone (negli ultimi minuti) sono i 5 ragazzi che ieri hanno calpestato per la prima volta l’erba del Torneo. Di fronte avevano i tre quarti del Galles e dei Lions, le armi letali dei rossi che puntano al treble. «I nomi fanno paura — racconta Campagnaro —. Ci siamo detti: giochiamo, in fondo hanno due braccia e due gambe come noi. Ha funzionato». I giovani erano la scommessa del c.t. Brunel, che ha ritrovato a Cardiff il buon umore perduto a giugno. «Sono orgoglioso della squadra e contento per i ragazzi, però non dimenticate i veterani, gli avanti». È anche un po’ seccato per la punizione inflitta alla mischia azzurra dall’irlandese Lacey, che ha portato il Galles a +8 quando l’Italia aveva cominciato a pensare di poter andare molto oltre la bella sconfitta. Parisse, il capitano, è categorico: «Sul 20-15 erano in crisi. C’è stata una mischia sotto i nostri pali, li abbiamo spinti indietro e l’arbitro ha fischiato calcio contro... Quando gli siamo arrivati vicino ci sono stati un po’ troppi calci facili e non giustificati. Ora, però, pensiamo alla prossima, a Parigi, sarà 30 volte più difficile». Sarà difficile contro la Francia che ha battuto l’Inghilterra, ma questo conta poco perché nel Torneo di semplice non c’è nulla. Però questa Italia coraggiosa e aggressiva, con Mauro Bergamasco che si batte come il primo giorno d’azzurro (e da allora sono passati più di 15 anni), sfrontata con i suoi ragazzini e affidabile nei suoi veterani sa ancora combattere. È risalita dalla meta d’inizio, la palla innocua trasformata in palla-gol dall’incertezza di Esposito, superando un errore che poteva far crollare il debuttante e la squadra. Ma Esposito si è ripreso subito, aiutato dal suo capitano: «Gli ho detto di non preoccuparsi: è sfiga, capita. Gioca». E giocando come ieri possono capitare tante belle cose. Anche perché adesso i ragazzi di Brunel possono solo crescere. Domenico Calcagno © RIPRODUZIONE RISERVATA La polemica Il Cagliari si impone con un rigore di Pinilla. Montella protesta per il gioco ostruzionistico: «Ma non sono un lamentino» La Fiorentina spuntata e sconfitta accusa ancora l’arbitro Una non vinceva dall’8 dicembre 2013: 2-1 al Genoa, poi tre pareggi e tre sconfitte consecutive. L’altra non perdeva dalla stessa data: 1-2 contro la Roma all’Olimpico, poi 7 vittorie e 2 pari contando tutte le competizioni. Ecco perché l’1-0 (gol di Pinilla su rigore, al 39’) è un successo vitale per il Cagliari in ottica salvezza e un passo falso pesante per la Fiorentina nella corsa ai posti Champions, dopo il 3-3 con il Genoa dello scorso turno. I viola hanno alibi e spiegazioni: Rossi fuori per tutta la stagione, Gomez non ancora pervenuto, Cuadrado e Borja Valero in panchina acciaccati. Così è rimasto il possesso palla (62%), ma non c’è mai stato l’uomo capace di saltare l’avversario e creare superiorità numerica. I tiri in porta sono stati 6 a 3 per il Cagliari. Hanno deciso la clamorosa ingenuità di Roncaglia e la furbizia di Sau: l’argentino ha affrontato con foga l’avversa- Cagliari Fiorentina 1 0 Marcatore: Pinilla (rig.) 39’ p.t. CAGLIARI (4-3-1-2): Avramov 6,5; Perico 6, Rossettini 6, Astori 6,5, Murru 6; Dessena 6,5, Conti 6,5, Ekdal 6; Cabrera 6 (Vecino 6 26’ s.t.); Sau 6,5 (Nené s.v. 32’ s.t.), Pinilla 7 (Adryan s.v. 38’ s.t.). All.: Lopez 6,5 Decisivo Il rigore trasformato da Mauricio Pinilla, 29 anni (Cannas) rio e causato un rigore evitabilissimo. Pinilla, che contro i viola segna sempre, non ha fallito dal dischetto. I tentativi di cambiare uomini e modulo, da parte di Montella, non hanno portato risultati. L’allenatore viola, a fine gara, ha riconosciuto che la squadra non è stata brillante («Era una partita da 0-0, come può capitare contro un avversario che sa coprirsi be- ne»), ma si è voluto togliere un sassolino dalla scarpa riguardo all’atteggiamento dell’arbitro Mazzoleni: «Purtroppo nel nostro campionato favoriamo il gioco ostruzionistico, anche se non è per questo che abbiamo perso la partita. Non contano i minuti di recupero, ma quanto si permette di spezzettare il gioco anche con la perdita di tempo. Nelle condizioni del FIORENTINA (4-4-2): Neto 5; Roncaglia 4, Savic 5,5, Rodriguez 6, Vargas 6; Aquilani 5,5 (Joaquin 6 18’ s.t.), Pizarro 5, Anderson 5,5 (Borja Valero 6,5 8’ s.t.); Ilicic 5, Mati Fernandez 5,5 (Matos 5,5 28’ s.t.); Matri 5,5. All.: Montella 5,5 Arbitro: Mazzoleni 5 Ammoniti: Rossettini, Rodriguez, Dessena, Borja Valero Recuperi: 0’ più 3’ Cagliari, probabilmente, avrei fatto lo stesso, ma mi aspettavo una conduzione diversa da parte dell’arbitro. Lo dico pubblicamente, visto che gli arbitri molto spesso non hanno l’umiltà di ascoltare chi ha giocato a calcio. Io non parlo mai di loro e degli episodi. Non sono un lamentino, come mi è stato detto dal signor Mazzoleni a fine partita, anche se in passato avrei avuto tanti motivi per poterlo essere». A Firenze non sono contenti degli arbitraggi di questa stagione e il ricordo della scorsa, con il Milan terzo e in Champions, è ancora vivo. Il Cagliari, in attesa che Cellino scelga tra il passato e il futuro (leggi: Leeds United), tira un sospiro di sollievo. Parola di Pinilla: «Secondo me l’amore di Cellino è e sarà sempre il Cagliari. I periodi brutti vissuti insieme non li dimenticherà e non ci mollerà». Illusione o passione vera? Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Sbarco inglese La giornata d’oro di Cellino Ora il Leeds è tutto suo Arriva come un tifone: caccia l’allenatore, incassa la contestazione dei tifosi e poi si presenta all’Elland Road per gustarsi il 5-1 che il suo Leeds rifila all’Huddersfield (senza trascurare la vittoria del suo Cagliari sulla Fiorentina): Massimo Cellino (foto) è il nuovo proprietario del Leeds, club di Championship (la 2ª divisione inglese), quel «Maledetto United» che ha in bacheca tre titoli di Premier League. È proprio il sito della squadra a dare la notizia: la Gfh, un gruppo finanziario guidato da una società del Bahrein, ha ceduto il 75 per cento delle proprie quote all’Eleonora Sport Ldt, di proprietà della famiglia Cellino. Il presidente del Cagliari ha messo sul piatto 26 milioni e 800 mila euro. Resta da capire se Cellino potrà guidare in prima persona il Leeds per via del codice etico della Federcalcio inglese, che vieta l’azione di chi ha avuto guai giudiziari. Ma non sarà certo un ostacolo per l’istrionico presidente cagliaritano, che avrebbe già individuato un manager di sua fiducia. Di sicuro la panchina del Leeds — dopo l’addio forzato di Brian McDermott — a Gianluca Festa. Giulio Zasso © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Sport Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Addio Aragones re di Spagna Calcio spagnolo in lutto per la morte di Luis Aragones (75 anni, foto) da tempo malato di leucemia. Da calciatore con l’Atletico Madrid vince tre scudetti e due coppe del Re. Nel ’75 passa alla panchina vincendo Coppa Intercontinentale, 3 coppe del Re e la Liga con l’Atletico e una Coppa del Re col Barca. Nominato c.t. nel 2004 porta la Spagna all’Europeo 2008. In Spagna-Francia fu accusato di razzismo per aver incitato Reyes a provocare Henry: «Dì a quel negro che tu sei meglio di lui...». Triplo indoor Greco, 7 cm più di Donato Ad Ancona, esordio stagionale di Daniele Greco (foto) che, al coperto, ha vinto il triplo con m 16,65 (quinto salto), davanti a Donato (m 16,58), anche lui alla prima gara del 2014. Greco non aveva mai battuto Donato, che conduceva 5-0. Record mondiale nei 1.500 donne indoor: a Karlsruhe, l’etiope Genzebe Dibaba ha corso in 3’55”17, 3”11/100 meno del vecchio record. Venerdì, nell’asta di Bydgoszcz (Polonia), Renaud Lavillenie ha saltato m 6,08, sette cm meno del mondiale di Bubka. I bianconeri L’allenatore tace ma ordina di ritornare al successo dopo il pareggio con la Lazio I giallorossi Conte comanda: Juve torna a vincere Roma, Totti l’enigma di Garcia ROMA — Se Rudi Garcia crede nella predestinazione, una maglia giallorossa da titolare contro il Parma è sicura al 101%: quella di Francesco Totti (foto), che in carriera ha già segnato 19 gol agli emiliani (18 in campionato e uno in Coppa Italia, in rete anche nella vittoria 3-1 del girone di andata). Il tecnico francese, però, finora è sembrato più cartesiano che scaramantico. E, soprattutto, abbottonato al massimo nelle vigilie pre gara. Così, visto che la Roma è attesa da un tour de force (Parma, le due semifinali di Coppa Italia contro il Napoli e, in mezzo, il derby del 9 febbraio), ogni soluzione è possibile. «Totti ha 37 anni, è difficile giocare 90 minuti tre volte in una settimana. Sappiamo dell’importanza del capitano, è fondamentale per noi che stia al 100% e che si gestisca il suo tempo di gioco. Può iniziarle tutte e tre, ma non può giocarle tutte fino alla fine. Dobbiamo valutare». La scelta più logica sembra Gervinho, Totti e Florenzi in avanti, con Destro e Ljajic dentro in Coppa Italia. A sentire Garcia, nessun calcolo: «L’obiettivo è vincere sempre, in Coppa e in campionato. Non guardo né la Juve davanti a noi di 6 punti né il Napoli dietro di 6. Guardo il Parma e basta, perché è una buona squadra che viene da 10 risultati utili di fila». I nuovi arrivati Bastos e Toloi andranno in panchina; il primo potrebbe trovare spazio a gara in corso, perché a sinistra c’è solo Torosidis, dopo i lunghi infortuni di Balzaretti e di Dodò. È il motivo che fa pensare che Maicon, diffidato, sarà comunque mandato in campo, sulla fascia destra. Fare troppo turnover e, magari, non approfittare di un eventuale passo falso della Juve, nel posticipo contro l’Inter, è un rischio che Garcia non vuole proprio correre. l.v. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il silenzio di Antonio Conte è comprensibile. L’allenatore della Juventus è molto impegnato. Non solo deve preparare la partita con l’Inter che, ancorché dimessa (o forse proprio perché dimessa), rappresenta pur sempre una squadra pericolosa e a cui non concedere nulla, in quanto incarnazione, per tutto il popolo bianconero, del nemico pubblico numero 1, ma deve anche rifare il look, in tutti i sensi, a Pablo Daniel Osvaldo che si è presentato a Vinovo convinto di entrare al circolo Pickwick. Tra qualche giorno, a sue spese, rinnoverà il guardaroba passando dall’abbigliamento da dandy fumo di Londra a quello dell’Ordine mendicante dei Frati Minori, tutto stoffa ruvida e cilicio. L’impatto, per uno che veniva dalla dolce vita della Roma pre-Garcia, potrebbe essere sconvolgente. Ieri il primo assaggio del metodo Conte. Votantonio, l’allenatore vincitore del primo premio dell’Associazione calciatori, ha annullato l’omelia della vigilia fino a data da destinarsi. Fosse per lui eviterebbe di parlare anche dopo le partite, ma con Sky, la voce più ricca dei ricavi bianconeri (e di tutti i club italiani) non si può tirare troppo la corda. Conte è irritato non si sa per cosa. C’è chi sostiene che l’ultimo motivo sia lo scontro con un giornalista romano nella sala stampa dell’Olimpico dopo Lazio-Juve, però non si era presentato neanche per le due vigilie precedenti. Di sicuro si irrita un po’ troppo facilmente. E forse la ragione del silenzio sta qua: Conte vive anche le conferenze stampa come esercizio faticoso, come consumo di energie. Per lui non c’è nulla di scontato. Quando non parla, recupera le forze. Però dovrebbe essere soddisfatto, tanto per cambiare, del mercato bianconero. Lo sarebbe stato ancora di più, se si fosse concretizzato il baratto Vucinic-Guarin, ma tant’è. Osvaldo, sottoposto al restyling-Conte ha risolto uno dei problemi dell’allenatore. Questo, più o meno, il suo pensiero: ho due attaccanti ti- Serie A Ieri BOLOGNA-UDINESE CAGLIARI-FIORENTINA MILAN-TORINO Oggi, ore 15 ATALANTA-NAPOLI CATANIA-LIVORNO CHIEVO-LAZIO ROMA-PARMA SASSUOLO-VERONA Ore 20.45 JUVENTUS-INTER Domani, ore 20.45 GENOA-SAMPDORIA Partite in tempo reale e tutti i gol e le immagini della giornata su Pirlo di nuovo al centro E Vucinic viene ri-convocato Per Osvaldo solo la tribuna tolari che stanno facendo faville e tre su cui faccio un affidamento relativo; se si verificano degli infortuni o se voglio far riposare i due ,finisce che non tiriamo mai in porta come a Roma (Coppa Italia). Vucinic, Quagliarella e Giovinco, riflettendo sull’arrivo di Osvaldo, non devono essere in preda a una prorompenIn testa Antonio Conte, 44 anni (Sport Image) te vitalità, ma Conte non guarda in faccia a nessuno. Neanche a Osvaldo, che ha preso il numero 18, ma non un posto tra i convocati per l’Inter. È un dato che, anche negli anni dei due scudetti, a gennaio Madama ha ingaggiato un attaccante: Borriello (2012) e Anelka (2013). Il primo motivò il suo passaggio bianconero con qualche scampolo di partita e due gol, uno, pesantissimo, a Cesena il 25 aprile 2012. Anelka, invece, totalizzò venti minuti o poco più, inghiottito presto dall’oblio contiano. Osvaldo ha un’altra rilevanza, ma ciò non rappresenta una garanzia. Il metodo Conte non tiene conto del curriculum: giochi se quello che fai a Vinovo in settimana supera la soglia di accettazione del tecnico. In ogni caso chi sostiene che Osvaldo sia arrivato per vincere l’Europa League la cui finale si gioca a Torino (mercoledì 14 maggio) si sbaglia assai. Conte voleva un attaccante per sostenere l’impresa del terzo scudetto consecutivo. La titolarità è chiara: la premiata ditta Carlitos & Fernando non è in discussione, a meno di un crollo improvviso. Oltre a Buffon e Osvaldo, non è stato convocato Quagliarella (influenzato). Torna invece in gruppo, dopo il trauma interista, Mirko Vucinic. Per il resto il 3-5-2 tipo, a parte Storari al posto dello squalificato Buffon. Pirlo riprende il suo posto al centro della squadra. Dopo il pari con la Lazio e i troppi gol presi ultimamente, Conte ha lavorato sulla manovra difensiva e sull’ideologia, chiedendo alla squadra di tornare a vincere. Alla fine, il calcio è un gioco semplice. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 le vittorie della Juve conquistate allo Stadium nelle 10 partite giocate in casa nel 2013-14 30 i gol segnati dalla Juve nelle 10 partite giocate in casa, tre in più della Roma all’Olimpico Destini Mirko in panchina, Fredy non convocato Vucinic & Guarin uniti da frustrazione e rabbia Scambio mancato A sinistra il colombiano Guarin, 27 anni, e il montenegrino Vucinic, 30 (Ramella) 22a giornata 0-2 1-0 1-1 Prossimo turno Atalanta Napoli Catania Livorno Chievo Lazio (4-4-1-1) 47 Consigli 29 Benalouane 2 Stendardo 33 Yepes 27 Del Grosso 77 Raimondi 21 Cigarini 8 Migliaccio 10 Bonaventura 11 M. Moralez 19 Denis (4-2-3-1) 25 Reina 11 Maggio 33 Albiol 21 Fernandez 2 Reveillere 8 Jorginho 88 Inler 7 Callejon 17 Hamsik 14 Mertens 9 Higuain (4-3-3) 1 Frison 2 Peruzzi 5 Rolin 3 Spolli 34 Biraghi 13 Izco 10 Lodi 15 Rinaudo 19 Castro 9 Bergessio 28 Barrientos (5-3-2) 1 Bardi 15 Mbaye 17 Ceccherini 23 Emerson 7 Castellini 11 Mesbah 24 Benassi 10 Luci 41 Duncan 11 Mesbah 9 Paulinho (3-5-2) 1 Puggioni 21 Frey 3 Dainelli 12 Cesar 17 Sardo 9 Bentivoglio 27 L. Rigoni 56 Hetemaj 93 Dramé 77 Thereau 43 Paloschi (3-4-2-1) 22 Marchetti 20 Biava 3 Dias 26 Radu 39 Cavanda 24 Ledesma 5 Biglia 19 Lulic 87 Candreva 14 Keita 11 Klose Arbitro: RIZZOLI di Bologna Tv: ore 15 Sky Calcio 1, Premium Calcio 1 Arbitro: BERGONZI di Genova Tv: ore 15 Sky Calcio 5, Premium Calcio 5 Arbitro: RUSSO di Nola Tv: ore 15 Sky Sport 1, Sky Calcio 3, Premium Calcio 3 Juventus Inter Roma Parma Sassuolo Verona (3-5-2) 30 Storari 15 Barzagli 19 Bonucci 3 Chiellini 26 Lichtsteiner 23 Vidal 21 Pirlo 6 Pogba 22 Asamoah 14 Llorente 10 Tevez (3-5-1-1) 1 Handanovic 14 Campagnaro 35 Rolando 5 Juan Jesus 2 Jonathan 10 Kovacic 17 Kuzmanovic 21 Taider 55 Nagatomo 10 R. Alvarez 9 Palacio (4-3-3) 26 De Sanctis 13 Maicon 5 Castan 17 Benatia 35 Torosidis 15 Pjanic 16 De Rossi 6 Strootman 24 Florenzi 10 Totti 27 Gervinho (4-4-2) 83 Mirante 2 Cassani 29 Paletta 6 Lucarelli 18 Gobbi 30 Acquah 5 Gargano 32 Marchionni 16 Parolo 11 Amauri 99 Cassano (3-5-2) 79 Pegolo 33 Mendes 21 Manfredini 6 Ariaudo 87 Rosi 22 Brighi 8 Marrone 16 Biondini 3 Longhi 25 Berardi 9 Floccari (4-3-3) 1 Rafael 29 Cacciatore 18 Moras 23 A. Gonzalez 3 Albertazzi 2 Romulo 14 Cirigliano 10 Hallfredsson 15 Iturbe 9 Toni 21 Gomez Arbitro: ROCCHI di Firenze Tv: ore 20.45 Sky Sport 1, Sky Calcio 1 Premium Calcio Arbitro: DE MARCO di Chiavari Tv: ore 15 Sky Calcio 2, Premium Calcio 2 Arbitro: GERVASONI di Mantova Tv: ore 15 Sky Calcio 4, Premium Calcio 4 Serie B 23ª giornata Sabato 8/2, ore 18 FIORENTINA-ATALANTA UDINESE-CHIEVO Ore 20.45 NAPOLI-MILAN Domenica 9/2, ore 12.30 TORINO-BOLOGNA Ore 15 LAZIO-ROMA LIVORNO-GENOA PARMA-CATANIA SAMPDORIA-CAGLIARI VERONA-JUVENTUS Ore 20.45 INTER-SASSUOLO Venerdì AVELLINO-LATINA Ieri BRESCIA-BARI CESENA-CROTONE MODENA-VARESE PADOVA-CARPI PESCARA-TRAPANI REGGINA-V. LANCIANO SIENA-NOVARA SPEZIA-JUVE STABIA TERNANA-CITTADELLA Domani, ore 20.30 EMPOLI-PALERMO Classifica JUVENTUS ROMA NAPOLI FIORENTINA* INTER TORINO* VERONA PARMA MILAN* LAZIO 56 50 44 41 33 33 32 32 29 28 *una partita in meno GENOA ATALANTA CAGLIARI* UDINESE* SAMPDORIA CHIEVO BOLOGNA* SASSUOLO LIVORNO CATANIA L’armadietto svuotato e poi di nuovo riempito alla rinfusa adesso è diventato stretto: Mirko Vucinic torna arruolabile per Antonio Conte, ma con l’arrivo di Pablo Osvaldo retrocede nella gerarchia degli attaccanti juventini, che ora sono sei. Fredy Guarin aveva ancora le lozioni e le infradito nello spogliatoio, ma si era già fatto la bocca buona: il colombiano è rimasto con il telefono acceso fino a venerdì in tarda serata e Walter Mazzarri lo ha lasciato a Milano a ricaricare la batteria. E a meditare, con un mezzo sorriso, sul futuro, che potrebbe riservargli un rinnovo (con aumento) all’Inter o la partenza verso altre destinazioni. Compresa magari la 27 24 24 23 22 18 18 17 16 14 1-1 2-1 1-0 4-1 1-4 0-1 1-0 1-0 1-1 2-1 Classifica Palermo* 41; Empoli* 39; Avellino 38; Cesena 37; Trapani e V. Lanciano 36; Latina, Pescara e Spezia 34; Crotone, Brescia e Carpi* 33; Siena (-7) 31; Varese e Ternana 28; Modena 26; Novara 24; Bari (-3) 23; Cittadella 21; Reggina 20; Padova* 18; Juve Stabia 13 *una partita in meno Prossimo turno Venerdì 7/2, ore 20.30: V. LancianoCesena; sabato 8/2, ore 15: Bari-Siena, Carpi-Spezia, Cittadella-Modena, Crotone-Pescara, Juve Stabia-Reggina, Palermo-Padova, Ternana-Avellino, Trapani-Empoli, Varese-Latina; lunedì 10/2, ore 20.30: Novara-Brescia All’estero Barça, primo k.o. in casa Il Barcellona ha perso la prima partita della stagione in casa. Al Camp Nou ha vinto il Valencia 3-2, nonostante il Barça si sia trovato in vantaggio dopo 7’ con Sanchez e poi abbia raggiunto il 2-2 con il rigore di Messi. Decisivo il rigore realizzato da Alcacer (14’ s.t.); Barça in 10 nel finale (espulso Alba). In classifica la squadra di Martino resta in testa a 54 punti, ma oggi può essere staccato dall’Atletico Madrid (54 punti), che gioca in casa contro la Real Sociedad e scavalcato dal Real di Ancelotti (53 punti), se il Madrid dovesse vincere a Bilbao contro l’Athletic. In Francia, vittoria del Paris St. Germain (2-0 al Bordeaux), che riporta a cinque punti il vantaggio sul Monaco (2-2 con il Lorient). Sport 33 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Davis, Italia avanti 2-1 Doppio ok A Mar del Plata, contro Zeballos-Schwank e un pubblico poco «accogliente», l’Italia di Coppa Davis va 2-1 sull’Argentina. Fognini e Bolelli (foto) s’impongono in quattro set, al terzo match point, dopo salvato una palla break: 6-7, 7-6, 7-6, 6-4 (4 ore). Oggi (15.30 Supertennis); Berlocq-Fognini; MonacoSeppi. Nel Wta di Parigi finale tra Errani e Pavlyuchenkova. SCHERMA — Arianna Errigo ha vinto a Danzica la 1ª prova di Coppa del mondo di fioretto battendo la Prescod (Usa) 15-8. Straordinario argento dell’azzurra Eva Lechner (foto) che regala la prima medaglia mondiale della storia all’Italia di ciclocross nei campionati iridati di Hoogerheide (Ola). La bolzanina s’è inchinata a Marianne Vos (Ola) che si conferma per la 7ª volta in vetta al mondo (bronzo la britannica Wyman). VOLLEY — Anticipo della 4ª di A1: Modena-Città di Castello 0-3. Oggi, ore 18: Latina Vibo Valentia, Perugia-Verona, Cuneo-Molfetta, Macerata-Trento (ore 17.30 Raisport 1). Ciclocross la Lechner è d’argento I nerazzurri Il tecnico vuole capire che cosa può fare la sua squadra contro i primi della classe Domande & risposte Mazzarri: «Inter, prova a giocartela» Le garanzie dello spirito guerriero «Loro meritano gli applausi» Hernanes non può giocare per questioni burocratiche 90 giorni senza vittorie in trasferta dell’Inter. Ultima volta: 3-0 a Udine (3 novembre). Poi 1 pari e 3 sconfitte 88 il numero scelto da Hernanes, che alla Lazio aveva l’8, lo stesso numero che è sulle spalle di Palacio Duelli Un’immagine della gara d’andata (Newpress) Juve, che oggi il colombiano guarderà dalla televisione. «Se il mercato chiude alle 23 e un giocatore è oggetto di discorsi — spiega Mazzarri — non può essere concentrato come dovrebbe. Lo sapevo già che non l’avrei convocato». Nel novembre 2012 Guarin era stato decisivo per la prima sconfitta bianconera allo Stadium. Adesso suo malgrado è diventato assieme a Vucinic l’attore stranito di un B-movie, dal budget oltre i venti milioni, ma con le immagini rese sfocate e inguardabili da una regia come minimo confusa. I titoli di coda, molto lunghi, li ha twittati venerdì lo stesso Fredy: «Società Inter, siccome siete voi che mi avete messo sul mercato...adesso vi chiedo chiarezza e rispetto... Per i tifosi ho solo parole di ringraziamento... e se me ne dovrò andare saranno sempre nel mio cuore... E se invece devo rimanere, la mia forza, la mia responsabilità e il mio cuore saranno ancora di più indirizzati a far vincere l’Inter». E Bologna Udinese così sia. Ma la frustrazione di Mirko e la rabbia di Fredy, che ha un Mondiale da giocare con la Colombia, stasera restano a bordo campo. Però non sono da trascurare le tensioni a distanza che la loro vicenda ha rinvigorito. Allontanando nuovamente le due società, che si sono scontrate tra sms, visite mediche, incomprensioni, fusi orari, rivolte popolari, conferenze stampa e veleni. La trattativa per lo scambio, che lunedì 20 gennaio sembrava cosa già fatta, però è rimasta viva fino all’ultimo, perché nessuno vuole tenersi un giocatore scontento in casa. Ma la distanza sul conguaglio economico in favore dell’Inter (che chiedeva 7 milioni) e l’offerta della Juve (ferma a 3) è rimasta troppo alta, così come la pressione dei tifosi. Tutti sono rimasti al loro posto, ma niente è come prima. Una botta sull’armadietto, stile Fonzie, e alla fine si riparte. Verso dove, non si sa. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Fra il passato, con tutto il peso della storia e il futuro, che resta denso di incognite (nonostante gli arrivi di Hernanes e D’Ambrosio), c’è questa partita contro la Juve, che l’Inter affronta dopo aver accumulato un distacco record in classifica (33 punti). I numeri sono tutti a favore dei bianconeri, a parte due coincidenze. Da quando esiste lo Stadium (settembre 2011), la Juve ha perso soltanto due partite di campionato: contro l’Inter il 3 novembre 2012 (1-3) e contro la Sampdoria il 6 gennaio 2013 (doppietta di Icardi). Per il resto, ci vorrebbe un notevole sforzo di fantasia per immaginare che l’Inter, sconfitta nelle ultime tre partite in trasferta (Napoli, Lazio e Genoa, più Udinese in Coppa Italia), possa fare anche un punto dove sono stati travolti prima il Napoli (10 novembre) e poi la Roma (5 gennaio), con identico risultato (0-3). Walter Mazzarri, in attesa del temporale di gioco (bianconero) annunciato, ha cercato di mantenere il basso profilo, privilegiando la concretezza ed evitando i paragoni con quello che è stato un anno fa (altri giocatori, altre squadre, altre situazioni): «Spero che la prova dell’Inter sia all’altezza; le valutazioni sul distacco in classifica le lascio ad altri; resto del parere che se facciamo bene, possiamo giocarcela con tutti. Se la Juve non ha lasciato punti in casa, è anche perché l’ambiente ha fatto tanto. Ma abbiamo provato a considerare anche questo aspetto; penso di aver spiegato tutto alla squadra, poi vedremo. I nostri avversari hanno dimostrato di avere pochissimi punti deboli, meritano i complimenti per come giocano, hanno forza ed organizzazione, ed è per questo che, al di là del 0 Tensione Bologna sconfitto in casa dall’Udinese 2 Di Natale «salva» Guidolin Marcatori: Di Natale (rig.) 15’ p.t.; Lopez 47’ s.t. BOLOGNA (3-5-1-1): Curci 6; Antonsson 6, Natali 6, Cherubin 6 (Christodoulopoulos s.v. 29’ s.t.); Garics 5,5 (Moscardelli 5,5 15’ s.t.), Kone 5, Perez 5, Pazienza 5, Morleo 5,5; Diamanti 6; Bianchi 5 (Acquafresca 5 23’ s.t.). All.: Ballardini 5 UDINESE (3-5-1-1): Scuffet 6,5; Heurtaux 6,5, Danilo 6, Domizzi 6; Basta 6, Badu 6, Allan 5 (Pinzi 5,5 1’ s.t.), Lazzari 6, Pereyra 6; Bruno Fernandes 5 (Lopez 7 21’ s.t.); Di Natale 7 (Maicosuel s.v. 30’ s.t.). All.: Guidolin 6,5 Arbitro: Calvarese 5 Ammoniti: Allan, Domizzi, Cherubin, Kone, Pinzi, Pereyra, Moscardelli Recuperi: 0’ più 4’ Ci rimette Morandi: insultato BOLOGNA — Dopo i fischi durante Caruso e i cori beceri e razzisti contro i napoletani, nell’ultimo match interno, al Dall’Ara arrivano gli insulti in formato striscione anche a Gianni Morandi. Censurabile e volgare la protesta degli ultrà del Bologna, che in avvio di gara hanno contestato il presidente onorario, reo di aver criticato i fischi durante il Caruso di Dalla e il loro atteggiamento in quella partita. «Uno su mille ce la fa a non dire banalità» recitava lo striscione anti Morandi più tenero. Da dimenticare. Migliore è stata la partita, decisa ancora una volta da Totò Di Natale. Il trentaseienne attaccante dell’Udinese segna il suo 182esimo gol in serie A, l’ottavo contro il Bologna, il sesto della stagione. Un gol che decide la partita, salda i bulloni della panchina di Guidolin, ferma l’emorragia di punti dei friulani, a secco da quattro turni, e inguaia gli emiliani. L’Udinese passa in vantaggio dopo 15 minuti di gara con un rigore (fallo di Pazienza su Lazzari in area) del suo capitano e raddoppia con Lopez al 92’, per lo 0-2 finale. Più fortunato (e bravo) di Curci è stato il giovane Scuffet, classe ‘96, all’esordio in serie A. Sostituiva il titolare Brkic infortunatosi durante il riscaldamento ed ha parato tutto quel che doveva. Non è bastato al Bologna il risveglio nella ripresa del suo miglior giocatore, Diamanti. Per Ballardini è la prima sconfitta dopo tre pareggi, da quando allena gli emiliani. Francesca Blesio © RIPRODUZIONE RISERVATA risultato, mi interessa il tipo di partita che riusciremo a fare». A Torino, in una squadra che dovrebbe ruotare su una punta sola (Palacio più Alvarez in appoggio) non c’è Guarin e non può giocare Hernanes (che aveva già affrontato la Juve il 25 gennaio, 1-1 con la Lazio), per la mancanza del visto di esecutività, visto che la trattativa era stata Quinto Walter Mazzarri, 52 anni (Newpress) chiusa venerdì dopo le 22, a tempo scaduto per perfezionare tutti gli adempimenti bancari (lunedì si farà tutto). Il brasiliano, che costerà 13 milioni più cinque di bonus, è comunque salito sul pullman dell’Inter, per raggiungere Torino. Ha voluto fortemente questo trasferimento, come era successo con Stankovic dieci anni fa, e ha spiegato così il perché della sua scelta: «Sono in un club che in passato ha vinto tutto, e sono qui per vincere tanto». Mazzarri è apparso entusiasta dell’acquisto del brasiliano e di D’Ambrosio: «Hernanes è un calciatore che può giocare in tutti i ruoli di centrocampo; è eclettico, universale, sa calciare anche da fuori area, è bravo nelle palle inattive. Ci può essere molto utile. D’Ambrosio è un giocatore che con i miei meccanismi spero possa migliorare ancora; mi fa piacere che abbia voluto fortemente l’Inter e l’idea di lavorare con me. Si guarda anche all’uomo e se c’è l’uomo ci sono margini di miglioramento. In questo mercato la nuova proprietà ha dato segnali chiari; abbiamo cercato di fare qualcosa che possa essere utile anche per giugno; è come se dovessimo fare due acquisti in meno in estate». Esausto per questi giorni frenetici, Erick Thohir ha lasciato Milano, non prima di aver lanciato un messaggio alla nazione (interista): «Il nostro obiettivo era incrementare il tasso tecnico e migliorare la nostra capacità di essere competitivi dentro e fuori dal campo. In questo senso è stato un buon inizio. Sono entusiasta dell’arrivo di Hernanes e D’Ambrosio; ho stimolato tutta la società per poter puntare al successo partendo da basi solide. Questo modo di lavorare rafforzerà l’Inter nel suo status di uno tra i migliori club al mondo». Il primo obiettivo è evitare che il prossimo Juve-Inter possa nascere con questo squilibrio di forze in campo. 2 Roma e Lazio incarnano opposte filosofie di sviluppo. Ai fini pratici meglio gli americani in giallorosso o il classico e imprevedibile Lotito? Acquistando giovani talenti nelle sue scorribande per l’Europa, la Roma dimostra di pensare in grande. Cedendo Hernanes la Lazio invece privilegia il piccolo cabotaggio. Ieri Reja si è sfogato: «Abbiamo contattato 10 calciatori ma nessuno vuole venire qui». È evidente che nella repubblica del pallone il personaggio Lotito incomincia a fare la differenza. In peggio. 3 Qual è il caso più eclatante di questo mercato? Senza dubbio il Sassuolo. La traballante squadra di Squinzi ha cambiato pelle: 12 nuovi giocatori, nuovo pure l’allenatore (Malesani). A gennaio è nato una sorta di Sassuolo 2, che «rischia» seriamente di salvarsi. Fabio Monti Alberto Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA di FLAVIO VANETTI rasile, Turchia, Grecia e Finlandia hanno ricevuto l’invito della Federbasket internazionale a partecipare al Mondiale 2014. Russia e Cina, come già avevano fatto Germania e, nei giorni scorsi, Italia, hanno rinunciato a completare la procedura perché, contrariamente a quanto capita in altri sport, gli inviti della Fiba non sono gratis ma costano la bellezza di 1 milione di franchi svizzeri. Eticamente insostenibile, hanno detto le nazioni del forfait. Così ne hanno approfittato i finlandesi, la cui presenza — essendo numero 39 del ranking e avendo perso, per dire, di 18 punti dall’Italia al recente Europeo — è francamente imbarazzante, nonostante la Fiba si affretti a precisare che la Finlandia è nazione nella quale il basket è in crescita e ha ampio seguito. A noi invece pare che da quelle parti si esulti Il mercato di gennaio ha lasciato sul tappeto situazioni paradossali. Ad esempio Juve e Milan si ritrovano con 6 giocatori per 2 posti, rispettivamente in attacco e in mediana… Come si regoleranno Conte e Seedorf? L’arrivo di Osvaldo, da valutare anche sotto l’aspetto «etico», pone a Conte un problema di gestione del parco attaccanti che, oltre ai titolarissimi Llorente e Tevez, include pure Vucinic, Quagliarella e Giovinco. Lo spirito guerriero del tecnico campione d’Italia dovrebbe comunque fornire sufficienti garanzie di riuscita dell’esperimento. Più difficoltosa la sfida che attende Seedorf: lo spogliatoio milanista non è più l’entità monolitica degli anni belli e non c’è stato verso di sfrondare un organico (30 effettivi) ammalato di bulimia. Clarence ha chiamato lo psicologo: ora si capisce perché. ? ✒ Il mercato Fiba, l’autocanestro Fip B 1 più che altro per Raikkonen o per Bottas, o per qualche rallista e, soprattutto, per l’hockey ghiaccio. Non solo: alle spalle di questa inqualificabile scelta c’è stato un balletto di decisioni rimangiate e di tiramolla da suq arabo che a nostro giudizio il presidente Gianni Petrucci farebbe bene a raccontare nel dettaglio. Detto questo, non riteniamo la Fip esente da errori. Il primo sta in una evidente lacuna nell’intelligence: le è sfuggito chi avrebbe concorso e chi no. Il secondo è non aver detto subito, a settembre, che non si sarebbe inseguita la wild card: l’etica è forse cambiata, in cinque mesi? Alla fine il conto di questo pasticcio lo pagherà una generazione di giocatori di qualità che al prossimo Mondiale, sempre che l’Italia ci sia, avrà già divorato i suoi anni migliori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Serie A 18ª giornata Turno sulla carta facile per le prime, Brindisi rischia a Cremona Così oggi Oggi, ore 16.30 VENEZIA-VARESE ore 18.15 BOLOGNA-SIENA MILANO-CASERTA PISTOIA-SASSARI PESARO-CANTù CREMONA-BRINDISI ROMA-AVELLINO ore 20.30 REGGIO E.-MONTEGRANARO (tv diretta RaiSport1) Classifica Brindisi Cantù Milano Siena Roma Sassari Venezia Reggio E. 24 24 24 22 22 20 18 16 Avellino 16 Caserta 16 Pistoia 14 Varese 14 Bologna 14 Cremona 12 Montegranaro 10 Pesaro 6 34 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera 35 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE Medicina Diritto Alimentazione Medicina Quando bisogna togliere le tonsille Online la mappa delle cure palliative in Italia I grassi «buoni» che si possono trovare nei cibi Cresce l’adesione agli screening contro i tumori a pagina 39 LO STRESS FA BENE ALLE STAMINALI di GIANVITO MARTINO * M www.corriere.it/salute entre nel nostro Paese continua il dibattito sul cosiddetto metodo Stamina, che non è né un metodo né una cura, nel resto del mondo la ricerca in questo ambito va avanti. È di pochi giorni fa la notizia, apparsa su Nature, che Haruko Obokata, del Riken Center di Kobe in Giappone, ha sviluppato un metodo per trasformare (riprogrammare) cellule adulte in staminali simil-embrionali pluripotenti solo esponendole a eventi “stressanti”, per esempio coltivandole in ambiente acido o comprimendole fisicamente. La scoperta, se confermata, potrà rappresentare una svolta importante. Finora per riprogrammare cellule adulte in staminali pluripotenti è stato necessario usare metodi di ingegneria genetica che rendono, al momento, difficoltoso, se non potenzialmente pericoloso, usare tali cellule a scopo rigenerativo. Le “cellule di Obokata”, denominate Stap (Stimulus-Triggered Acquisition of Pluripotency), sono più semplici e veloci da ottenere e il metodo, che non richiede l’inserimento di geni potenzialmente dannosi, è più sicuro e sembra, anche, più efficiente. Infine, le cellule Stap sono più malleabili in laboratorio, cioè meno fragili. Obokata ha fatto Potrebbe trattarsi fatica a convincere la di una svolta epocale, comunità scientifica della solidità della sua scoperta, frutto di anni ma dopo cinque anni di esperimenti fatti e rifatti di ricerche serie migliaia di volte, e riproducibili riprodotti e riproducibili, ce l’ha fatta. Non proclami ne’ opinioni ma fatti, così va la scienza. Se le cellule così ottenute si dimostreranno prive di effetti tossici e capaci di formare tessuti sani e funzionanti una volta iniettate in vivo, si aprirebbe la possibilità di usare cellule del sangue o della pelle di malati – quindi senza rischio di rigetto – che, una volta “stressate” in laboratorio, potranno generare un numero consistente di cellule potenzialmente in grado di riparare qualsiasi organo danneggiato una volta trapiantate. Una nota di cautela è, però, necessaria per non trarre semplicistiche conclusioni. Le cellule STAP – a differenza delle pluripotenti fino ad oggi ottenibili – sono in grado di generare anche tessuti placentari e quindi la loro potenziale utilità nelle procedure di clonaggio, anche riproduttivo, è palese. Inoltre, il percorso che porterà alla trasferibilità di tale scoperta in concrete terapie sarà ancora lungo poiché sono indispensabili ulteriori passaggi sperimentali, primo fra tutti quello di dimostrare che tale procedura è applicabile anche a cellule umane. * Divisione di Neuroscienze, Ist. San Raffaele, Milano a pagina 41 a pagina 40 a pagina 38 Più attenti alle radiazioni L’Europa fissa nuovi limiti per proteggere dall’irraggiamento la popolazione. Si va dalle procedure per difendersi dal radon alle normative che riguardano aeroporti, esami e anche alimenti di Margherita Fronte alle pagine 36-37 Il numero Ancora troppo poco il sostegno per i non autosufficienti Quattro milioni di italiani non sono autosufficienti, e vengono accuditi da oltre un milione e mezzo di assistenti e badanti secondo i dati del quarto rapporto «Network Non Autosufficienza» e di una ricerca condotta da Censis e Fondazione Ismu (Istituto per lo Studio della Multietnicità). Il bisogno di assistenza è destinato a crescere con il progressivo invecchiamento della popolazione, visto Sono gli italiani che oggi più della non autosufficienti. metà dei cittadini tra i 75 e gli 84 anSolo il 4 per cento ni ha una malatdegli anziani, tuttavia, tia o un problema ha accesso al servizio di salute cronico, di assistenza e che questa perdomiciliare centuale sale fino integrata ( ) 4.000.000 al 64% tra chi ha più di 85 anni. Il 40% delle persone con più di 65 anni dichiara di avere limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane. Si fa ancora troppo poco per soddisfare questi bisogni: solo il 4% degli anziani ha accesso all’assistenza domiciliare integrata. La diffusione del Servizio di assistenza domiciliare è addirittura sceso dall’1,7 % dei potenziali utenti nel 2008, all’1,4% nel 2010. Anche il tasso di fruizione delle indennità di accompagnamento è sceso negli ultimi anni. Le politiche degli ultimi anni, infatti, hanno portato a un forte taglio dei fondi per la non autosufficienza. PER SAPERNE DI PIÙ Network Non Autosufficienza www.inrca.it ILLUSTRAZIONE DI ANGELO SIVIGLIA ❜❜ 36 Salute Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera dossier medicina Il radon in Italia Il radon è un gas radioattivo. La sua concentrazione media nel nostro Paese è di 70 Bq/m3. Ci sono però notevoli variazioni da regione a regione di MARGHERITA FRONTE 70 70 Radiazioni II testo si basa sugli studi degli ultimi 20 anni in questa materia Le nuove regole per difenderci dai «raggi di troppo» Una direttiva europea fissa i limiti dell’esposizione, tenendo conto anche di professioni, aeroporti e alimenti Lavoratori Precauzioni per gli occhi dei piloti d’aereo La direttiva europea dedica un ampio spazio ai lavoratori. Mancando da noi centrali nucleari, questa categoria in Italia comprende medici e paramedici che usano strumenti basati sull’impiego di radiazioni, piloti e hostess esposti ai raggi cosmici (la cui intensità aumenta con l’altitudine), altri lavoratori che operano in ambienti in cui la radioattività naturale è alta o impegnati in produzione o trasporto di materiali radioattivi. In linea con le leggi già in vigore, l’esposizione annuale non dovrà superare i 20 mSv; cambia invece la dose limite ammessa per il cristallino, che passa da 150 a 20 mSv annui, in virtù di studi recenti, che hanno indicato che questo tessuto ha una sensibilità alle radiazioni più alta di quanto ritenuto in passato. Per le lavoratrici in gravidanza si mantiene il limite di 1 mSv, ma la nuova direttiva aggiunge che l’esposizione per loro deve mantenersi ai livelli più bassi possibili. Il testo insiste sulla formazione del personale e sulla necessità di stabilire in ciascun luogo di lavoro ruoli e responsabilità precise in materia di radioprotezione. L o scorso dicembre il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha adottato la nuova direttiva sulla radioprotezione, che ha lo scopo di tutelare i cittadini dagli effetti nocivi delle radiazioni ionizzanti. Il testo integra e aggiorna cinque direttive precedenti che affrontavano aspetti specifici, basandosi sugli studi degli ultimi 20 anni e sulle raccomandazioni delle principali autorità scientifiche e sanitarie internazionali. Il provvedimento copre tutti i tipi di radiazioni cui può essere esposta la popolazione: da quelle derivate da sorgenti naturali (radon, raggi gamma e raggi cosmici) a quelle somministrate a scopo medico o per i controlli negli aeroporti, passando per le radiazioni che potrebbero essere presenti in prodotti di largo consumo, e considerando le esposizioni di tipo professionale, nonché quelle che possono scaturire da incidenti a impianti nucleari o a strutture che utilizzano radioisotopi. «Ci si spinge a considerare persino i voli spaziali — dice Anna Segalini, esperta di radioprotezione a Milano e consulente presso alcune strutture sanitarie e aziende — anche se le persone interessate a questo aspetto saranno poche…». Ciascuno Stato avrà quattro anni per recepire la normativa. Il principale effetto che la direttiva vuole limitare è l’incremento del rischio di alcuni tumori. Tuttavia, in situazioni particolari o per specifiche categorie di persone, le radiazioni possono determinare anche danni al cristallino (come la cataratta per i piloti) o difetti nello sviluppo del feto, se a essere esposte sono donne in gravidanza. Gli organi più sensibili ai danni da radioattività sono le gonadi, il midollo osseo, il colon, i polmoni, lo stomaco, la vescica, la mammella, il fegato, la tiroide e il cristallino. Non cambia, rispetto al passato, la dose limite alla quale può essere sottoposta la popolazione generale: resta il valore L’ambito Il provvedimento copre tutti i tipi di radiazioni che possono investire la popolazione massimo di 1 milliSievert (mSv) all’anno per le esposizioni a sorgenti artificiali (escluse quelle mediche), cui si aggiunge però la radioattività presente naturalmente nell’ambiente, che sottopone in media ciascun italiano a una dose aggiuntiva di circa 2,4 mSv annui. «Si va invece verso una maggiore tutela e regolamentazione di settori in cui le norme sono ancora carenti, come quello degli impieghi di radiazioni per i controlli di sicurezza negli aeroporti, per ragioni sportive (per esempio, per valutare l’accrescimento e le potenzialità dei giovani atleti) o per scopi assicurativi» dice Pa- ola Fattibene, direttore del reparto di dosimetria delle radiazioni ionizzanti dell’Istituto superiore di sanità — . La legge italiana autorizza queste pratiche, trattandole in modo forse un po’ forzato allo stesso modo delle indagini mediche. La nuova direttiva dedica un articolo ad hoc all’argomento e invita gli Stati a indicare con precisione gli ambiti nei quali le radiazioni possono essere usate. Chiede inoltre di dare per ciascun impiego una giustifi- L’obbiettivo Si vuole frenare l’aumento della possibilità di sviluppare alcuni tumori cazione che evidenzi un rapporto favorevole fra i benefici e i rischi, e di applicare il principio dell’ottimizzazione, in base al quale l’esposizione va comunque limitata il più possibile». Un altro esempio è quello dei body scanner, fino a oggi entrati in Europa in via sperimentale e solo in un paio di aeroporti nel Regno Unito e in Olanda. «Con questa espressione si intendono in realtà due tipi di strumenti — prosegue Fattibene —. Quelli per il controllo dei passeggeri agli imbarchi, che usano raggi X che non penetrano nell’organismo — e sono in grado di scoprire se l’individuo porta con sé armi o altri oggetti vietati — e le strumentazioni mediche usate per scopi non sanitari, che impiegano raggi X che penetrano invece nell’organismo, permettendo di individuare gli ovuli di cocaina nei corrieri della droga». Anche in questo caso, ciascuno Stato dovrà decidere se e come avvalersi di questi strumenti, soppesando vantaggi e svantaggi. «In linea con quanto già contenuto nelle presenti legislazioni, la direttiva europea vieta inoltre la produzione e l’importazione di beni di largo consumo cui siano state aggiunte sostanze radioattive» riprende Segalini. Riguardo ai cibi, invece, se si escludono episodi di contaminazione accidentale che potrebbero derivare per esempio da incidenti in centrali nucleari, e che richiedono piani specifici di intervento, l’attenzione di alcuni media si è concentrata in passato sui processi di irraggiamento con raggi gamma, per la sterilizzazione. «Questa procedura non lascia alcuna traccia di radioattività negli alimenti e potrebbe essere di interesse tutt’al più per i lavoratori coinvolti in queste operazioni — dice l’esperta —. Si tratta però di situazioni generalmente sicure, perché gli impianti per l’irraggiamento sono controllati da remoto e il personale non è quindi esposto direttamente alle radiazioni». I raggi gamma entrano tuttavia nella nuova normativa europea per un altro motivo: al pari del radon, infatti, si sprigionano da molti materiali usati nell’edilizia (soprattutto 99 49 44 111 Bq/m3 media 58 69 44 38 48 29 58 119 60 43 52 95 30 64 25 LEGENDA 100-120 80-100 60-80 40-60 20-40 Bq/m3 Bq/m3 Bq/m3 Bq/m3 Bq/m3 35 COME SI MISURA IL RADON IN CASA Richiedendo all’Enea un piccolo misuratore e tenendolo in casa 12 mesi COME SI BONIFICA UNA CASA DAL RADON Sigillando (con silicone, malte di cemento, membrane impermeabili o carte da parati) le crepe su pavimenti e pareti, fori e fessure per il passaggio degli impianti (quelle da cui passano i fili elettrici, le tubature di gas e acqua eccetera) Ventilando il vespaio (lo spazio che isola il pavimento dal terreno, che però non è presente in tutti gli edifici) Convogliando i gas radioattivi fuori dall’edificio (con pozzetti scavati sotto le fondamenta, collegati a tubi) tufi, lave e pozzolane, scisti di allume). La direttiva sceglie di mantenere al di sotto di 1 mSv per anno l’esposizione indoor a raggi gamma derivati da queste sorgenti, ma non cita eventuali piani di bonifiche da attuare in caso di superamento. Obbliga tuttavia chi mette in commercio i materiali indicati a misurarne la radioattività e a comunicarla alle autorità competenti, e suggerisce la necessità per gli Stati membri di varare norme specifiche rivolte ai costruttori. «Sebbene si tratti di piccole dosi, studi recenti hanno rivelato che anche a quei livelli le radiazioni determinano un lieve incremento del rischio di sviluppare tumori e, in particolare, la leucemia infantile. Questo effetto era ipotizzato in passato, ma mai dimostrato» spiega Roberto Bochicchio, responsabile del Piano Nazionale Radon all’Istituto superiore di Sanità. La ricerca che ha confermato i sospetti, pubblicata sulla rivista Leukemia, è stata condotta in Inghilterra, confrontando l’esposizione alla radioattività ambientale che avevano sperimentato 27.447 bambini malati di tumore e 36.793 soggetti di pari età non colpiti dalla malattia. È risultato che i raggi gamma (ma non il radon) aumentano la probabilità di contrarre la leucemia infantile, mentre non sono state trovate relazioni con altre forme tumorali. Gli autori stimano che, considerati i livelli di radioattività ambientale, il 15% di tutte le leucemie infantili che si registrano nel Regno Unito possa essere riconducibile ai raggi gamma di origine naturale. «In Italia probabilmente la percentuale è un po’ maggiore — conclude Bochicchio —– perché la radioattività di fondo è da noi più elevata». © RIPRODUZIONE RISERVATA In medicina Non si è stabilito un «tetto» per gli esami, ma si invita a soppesare accuratamente il rapporto tra rischi e benefici Per le indagini diagnostiche la parola chiave è appropriatezza A ppropriatezza. Nella nuova direttiva europea, è questa la parola chiave per le radiazioni emesse da apparecchiature usate in medicina, siano esse impiegate a scopo diagnostico oppure terapeutico. Infatti, recita il testo, «in campo medico, importanti progressi tecnologici e scientifici hanno fatto sì che l’esposizione dei pazienti a questi agenti sia aumentata nel tempo in modo considerevole». E se questo ha portato a innegabili benefici per la salute, l’incremento – per quanto piccolo – dei rischi connessi deve spingere oggi più che mai i medici a interrogarsi sulla reale necessità di utilizzare quelle procedure. Derivano da qui le due principali novità introdotte dalla legislazione. «La prima è un’attenzione più alta alla formazione anche per i medici che prescrivono esami e terapie a base di radiazioni ionizzanti, oltre che per gli specialisti radiologi — spiega Antonella Rosi, direttore del reparto di tecnologie fisiche in biomedicina dell’Istituto superiore di sanità —. La seconda è il maggiore coinvolgimento dei pazienti, che con l’aiuto degli operatori saranno resi più consapevoli anche dei rischi dell’esposizione». Il fine è duplice: da un lato si intende spingere i medici a chiedersi se l’obiettivo che si intende raggiungere con le tecniche radiologiche non possa essere ottenuto attraverso procedure alternative (per esempio, un’ecografia potrebbe in qualche caso sostituire la radiografia). D’altro canto, una maggiore consapevolezza da parte dei pazienti permetterebbe un dialogo più costruttivo con chi li ha in cura. «I medici già ora devono accertarsi se nei mesi precedenti sono stati ese- Preparazione Gli Stati sono sollecitati a migliorare la formazione di tutti gli specialisti che prescrivono prestazioni a base di radiazioni ionizzanti guite indagini che potrebbero consentire di avere le risposte cercate senza bisogno di fare di nuovi esami — prosegue Rosi —. La collaborazione più stretta con i pazienti potrebbe facilitare molto questo compito». A differenza di quanto acca- Informazione È auspicato anche il massimo coinvolgimento dei pazienti, che con l’aiuto degli operatori devono essere resi più consapevoli dei pericoli de con altri tipi di esposizione, e in linea con le legislazioni in vigore, la direttiva non pone un limite di dose annuale per le radiazioni usate a scopi medici, perché l’opportunità di utilizzarle va valutata di caso in caso e, quando la decisione è presa, significa che il rapporto fra i rischi e i benefici è favorevole. «In generale in medicina si fa un buon uso delle radiazioni e i vantaggi di queste tecnologie, per esempio nella diagnosi precoce e nella radioterapia per i tumori, sono notevolissimi — spiega Marta Scorsetti, responsabile dell’unità di radioterapia e radiochirurgia dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) —. Ma la sorveglianza e l’attenzione restano fondamentali e bisogna sempre tenerle alte, per salvaguardare i pazienti ma anche gli operatori». Per questi ultimi, vale il limite di esposizione annuale di 20 mSv previsto per tutti i lavoratori che hanno a che fare con materiali radioattivi. Il testo europeo invita infine a osservare cautele maggiori quando l’esame medico è fatto a scopo preventivo. Per l’Italia, è il caso dello screening mammografico per il tumore al seno, che coinvolge le donne fra i 50 e i 69 anni, e che ha tuttavia già ricevuto il parere favorevole degli esperti, necessario alla sua approvazione. «Le 10 mammografie alle quali in media si sottopongono le donne nell’arco della vita comportano un aumento del rischio tumorale molto piccolo e comunque di gran lunga inferiore rispetto ai benefici dell’esame» dice Marta Scorsetti. Studi recenti hanno valutato che i programmi di screening salvano la vita a 7-9 donne su 1.000, fra quelle che eseguono il test con regolarità. © RIPRODUZIONE RISERVATA Salute 37 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 La vostra opinione Potere inviare le vostre opinioni sul tema trattato in questa pagina su www.corriere.it/salute Maggiore tutela e regolamentazione degli impieghi non medici di radiazioni Controlli di sicurezza negli aeroporti Ragioni sportive* Scopi assicurativi Gas killer Si stima sia la causa del 10% dei casi di cancro al polmone Guerra aperta contro il radon Divieto di produzione e importazione di beni di largo consumo cui siano state aggiunte sostanze radioattive Indicazioni uguali per uffici e abitazioni Riduzione dell’esposizione a raggi gamma da materiali usati nell’edilizia (tufi, lave e pozzolane, scisti di allume) Le nuove indicazioni dall’Europa C * (per es. per valutare l’accrescimento e le potenzialità dei giovani atleti) GLI ORGANI PIÙ SENSIBILI AI DANNI DA RADIOATTIVITÀ Apparato genito-urinario Colon Cristallino Fegato Mammella Midollo osseo Polmoni Stomaco Tiroide Vescica RADIOATTIVITÀ DELLE PROCEDURE MEDICHE E DEI BODY SCANNER PER SINGOLA ESPOSIZIONE TECNICA Radiografia convenzionale Tomografia computerizzata PET Scintigrafia Radioterapia Body scanner per controllo passeggeri DOSE SINGOLA *milliSievert 1 mSv* 3-4 mSv 10-20 mSv 10-20 mSv 10-40 mSv 0,00002-0,0001 mSv (o 0,02-0,1 μSv) D’ARCO La verifica per rispettarlo, e di quelli dei nuovi standard per la costruzione degli edifici, che dovranno essere messi a punto. «La direttiva colma una lacuna importante, perché nelle leggi precedenti la questione radon era appena accennata e limiti veri, ma molto più alti di quelli attuali, erano stabiliti solo per i luoghi di lavoro» osserva Roberto Bochicchio, responsabile del Piano nazionale radon all’Istituto superiore di sanità. In Italia, poi, la situazione è più difficile che altrove, giacché da noi la concentrazione media di questo inquinante è pari a 70 Bq/m3, contro i 56 del resto d’Europa (seppure con variazioni notevoli fra Paese e Paese). Anche lungo la penisola c’è comunque una certa eterogeneità, con ❜❜ La concentrazione sono risultati superiori alla media, perché spesso le strutture sono al piano terra indoor dell’inquinante varia a seconda delle caratteristiche costruttive P un livello superiore ai 400 Bq/m3 si può scendere abbastanza agevolmente sotto i 100, e da alcune migliaia di Becquerel si può calare a 2-300. Un primo intervento consiste nel bloccare le vie di ingresso del gas, sigillando - con materiali al silicone, malte di cemento, membrane impermeabili o anche carte da parati - le crepe eventuali presenti su pavimento e pareti verticali, e i fori e le fessure per il passaggio degli impianti (per esempio, quelle da cui passano i fili elettrici, le tubature di gas e acqua e così via). Tuttavia, questa misura va accompagnata da altri provvedimenti. Fra quelli consigliati c’è la ventilazione del vespaio, lo spazio che isola il pavimento dal terreno, che però Un gesto semplice Utilissimo aprire le finestre 2-3 volte al giorno e chiudere le canne fumarie dei camini quando non sono utilizzati non è presente in tutti gli edifici. I sistemi più efficaci sono quelli che convogliano i gas radioattivi fuori dall’edificio. Sono costituiti da pozzetti, profondi anche un paio di metri e scavati sotto le fondamenta, collegati a tubi che percorrono la casa dal basso verso l’alto. I tubi possono correre fuori o dentro le mura e l’intero sistema può essere reso più efficiente con ventilatori posizionati in punti strategici. Si può infine procedere alla sostituzione di materiali che emettono radon (per esempio il tufo, le lave e le pozzolane, il granito e il gesso), ma le caratteristiche costruttive degli edifici fanno sì che questa operazione non sia sempre possibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA luoghi di lavoro, si sono invece registrati valori maggiori in ambienti sotterranei (come i caveau delle banche), ma la variabilità è comunque elevata e, tutto sommato, non dissimile da quella riscontrata per le abitazioni, dove i livelli di radon dipendono da moltissime variabili. «Per questo motivo, le mappe che indicano le concentrazioni medie dell’inquinante in una zona non possono essere estrapolate ai singoli edifici, ma servono piuttosto alle autorità, per capire come indirizzare gli interventi — dice l’esperto —. Le caratteristiche costruttive, ma anche le abitudini degli occupanti influenzano moltissimo la concentrazione del gas: il solo modo di sapere quanto radon c’è in uno specifico ambiente è misurarlo». La direttiva obbliga infine gli Stati membri a dotarsi di un Piano nazionale che coordini le attività sul territorio. Quello italiano, partito alla metà degli anni Duemila, è però oggi in fortissima difficoltà. «Proprio mentre l’Europa riconosce l’importanza di questo strumento, il Ministero non ci ha rinnovato il finanziamento — dice Roberto Bochicchio —. I fondi che abbiamo bastano ancora per soli tre mesi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Come proteggere la nostra casa er rispettare il limite di 300 Bq/ m3 di radon, imposto dalla nuova direttiva europea, secondo stime dell’Istituto superiore di sanità bisognerà bonificare il 2% delle abitazioni italiane. Ma poiché le mappe non permettono di individuare i singoli edifici a rischio, «la valutazione della concentrazione del gas negli ambienti in cui si vive andrebbe fatta da tutti» afferma Roberto Bochicchio, direttore del Piano nazionale radon. Per farlo basta una scatolina con un rettangolino di un materiale plastico (il CR-39), sensibile alle tracce lasciate dalle radiazioni. L’Enea di Bologna le invia in tutta Italia a chi ne fa richiesta, e l’operazione costa poche decine di euro. «Il rilevatore va tenuto in casa per 12 mesi, così da tenere conto delle variazioni stagionali. Al termine di questo periodo va rimandato al mittente, che fornirà l’esito della misura» spiega l’esperto. Ma una volta saputo quanto radon c’è in casa, come si decide se procedere alla bonifica? «Quando la direttiva sarà recepita, gli interventi saranno obbligatori a partire dai 300 Bq/m3 — risponde Bochicchio —. Tuttavia, i fumatori dovrebbero procedere anche al di sotto di quella soglia, perché fumo e radon agiscono in sinergia, e chi consuma un pacchetto di sigarette al giorno vede moltiplicare per 20 il rischio di contrarre il tumore del polmone. Per queste persone, il valore da tenere in conto potrebbe quindi essere di 200 Bq/m3». I costi delle bonifiche sono meno alti di quanto si pensi: «Si va da qualche centinaio di euro a poche migliaia; richieste più alte non sono giustificate — puntualizza l’esperto —. Purtroppo per ora la spesa ricade sui privati, anche se la direttiva invita gli Stati a ideare a strumenti che vadano incontro alle esigenze dei cittadini». Di solito, almeno l’80% di radon presente negli ambienti chiusi deriva dal sottosuolo e con le tecniche adeguate, da valori più elevati nel Lazio, in Lombardia, nel Friuli Venezia Giulia e in Campania (rispettivamente 119, 111, 99 e 95 Bq/m3), e ben al di sotto della media nazionale in Calabria, Marche, Basilicata, Sicilia, Liguria, Molise, Emilia Romagna e Valle D’Aosta. Questa mappatura è stata elaborata grazie a una serie di rilevamenti condotti fra il 1989 e il 1998, ma negli anni successivi diverse Regioni e lo stesso Piano nazionale hanno eseguito moltissime altre misure. In tutto, sono state coinvolte 38 mila abitazioni, 8.500 edifici scolastici e 12 mila luoghi di lavoro. «Nelle scuole i valori sono risultati un po’ superiori rispetto alla media nazionale, perché spesso queste strutture si trovano al piano terra» riprende Bochicchio. Per i ❜❜ Nelle scuole i valori Prevenzione Costi in genere sostenibili Ragionevoli le dosi che ricevono i bambini in Italia I bambini sono più sensibili agli effetti della radioattività, perché l’aspettativa di vita più elevata fa aumentare le probabilità che si possano manifestarsi effetti avversi di lungo periodo, e perché in un organismo che sta ancora crescendo l’esposizione potrebbe avere effetti più importanti. Tuttavia, secondo uno studio presentato recentemente al congresso dell’Associazione italiana di fisica medica (Aifm), le dosi ricevute dai piccoli pazienti nella Tac multistrato sono ampiamente sotto i livelli di riferimento fissati per legge e perfettamente in linea con gli standard europei. L’indagine è stata coordinata dall’Aifm e dalla Società italiana di radiologia medica (Sirm), che hanno scelto di valutare la Tac multistrato perché è uno degli esami diagnostici che comportano le esposizioni più elevate. In Italia se ne eseguono circa 7 milioni all’anno, di cui 180 mila su bambini. Lo studio, che ha analizzato un migliaio di procedure eseguite in 25 centri distribuiti su tutta la penisola, ha anche confermato che bambini più piccoli ricevono dosi inferiori di radiazioni, e che solo a partire dagli 11-15 anni i livelli iniziano a essere confrontabili con quelli degli adulti. Soddisfatti dei risultati, gli esperti hanno però sottolineato che i livelli di riferimento fissati per legge — che mirano a individuare per ciascun tipo di esame i valori di esposizione capaci di dare alle immagini una buona qualità, senza eccedere con le radiazioni — risalgono ormai al 2000 e andrebbero aggiornati. Infatti, nell’ultimo decennio la tecnologia si è molto evoluta e ha permesso di abbassare le dosi. Adeguare i livelli diagnostici di riferimento permetterebbe di ottimizzare le procedure ridurre ulteriormente le intensità che arrivano al paziente. irca la metà delle radiazioni che assorbiamo nell’arco della vita deriva dal radon, un gas che si sprigiona naturalmente dalle rocce, riconosciuto come cancerogeno certo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione. Per questo, la decisione di includere nella direttiva europea sulla radioprotezione limiti precisi alla sua presenza negli ambienti indoor è senz’altro la novità destinata ad avere il maggiore impatto sulla salute della popolazione. Si stima che in tutto il continente circa il 10% dei tumori al polmone sia dovuto a questo agente, e in Italia la conta dei casi arriva a quasi 3.300 all’anno. I numerosi studi sull’argomento non hanno invece trovato relazioni con altre forme tumorali o altre malattie. La concentrazione di radon nell’aria si misura in Becquerel al metro cubo (Bq/m3) e la direttiva fissa il limite di 300 per tutti gli ambienti indoor, senza distinzioni fra luoghi di lavoro e abitazioni. Questo valore, infatti, è ritenuto sufficiente a contenere il rischio entro valori accettabili (azzerarlo sarebbe impossibile), tenuto conto dei costi delle bonifiche che saranno necessarie H 38 Salute Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Per saperne di più sulla prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori www./corriere.it/salute/ sportello—cancro medicina I risultati raggiunti Percentuale delle persone che hanno eseguito esami preventivi all’interno dei programmi di screening organizzati o di altri progetti di offerta gratuita delle Asl (dati riferiti al 2010-2012) Verifica annuale Il rapporto Tendenza positiva, ma il Sud resta indietro Il bilancio in chiaroscuro redatto dall’Osservatorio Nazionale Aumenta l’adesione agli screening contro i tumori Approfondimenti Tumore della cervice uterina (Pap-test o Hpv Test negli ultimi tre anni) Donne fra i 25 e i 64 anni Nord 85% Centro Le persone vogliono togliersi ogni dubbio Fare tutte le verifiche del caso più in fretta possibile. Sebbene venga chiaramente spiegato che il rischio che si tratti di un tumore è basso, davanti a un sintomo «sospetto» quasi nove persone su dieci preferiscono andare avanti con gli esami: meglio sapere e salvarsi la vita. E poco importa se poi le indagini si riveleranno superflue, almeno si è appurata la verità. Secondo gli esiti di un vasto studio inglese, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Lancet Oncology dai ricercatori delle Università di Bristol e Cambridge, la maggior parte delle persone sane intervistate preferisce avere una rassicurazione, oltre a capire di cosa soffre per risolvere il disturbo, piuttosto che temporeggiare. I programmi di screening per i tumori segnano una progressiva (anche se lenta) diffusione, per cui, complessivamente, aumentano sia l’offerta sul territorio nazionale sia la partecipazione dei cittadini. La tendenza, però, non riguarda il Sud e le Isole. A dispetto degli sforzi importanti compiuti, in alcune regioni meridionali la situazione dei programmi per la diagnosi precoce continua ad apparire sganciata da quella del resto della penisola. È questo il quadro tratteggiato dal Rapporto 2014 dell’Osservatorio Nazionale Screening, appena presentato a Bologna, che traccia il bilancio sull’adesione alle campagne di diagnosi precoce per i tumori di seno, colon retto e cervice uterina. Nel 2012 sono stati oltre 10 milioni gli inviti spediti per sottoporsi gratis a un test per Dato confortante Il consolidamento della «copertura» del territorio è un elemento molto importante Opportunità La crisi spinge gli assistiti a non perdere l’occasione dei test gratuiti la diagnosi preventiva del cancro, più di 5 milioni gli esami eseguiti. Oggi, in particolare, il 70 per cento delle donne italiane dopo i 50 anni riceve un invito per sottopor- si allo screening mammografico contro il tumore al seno e al 77 per cento arriva l’offerta di sottoporsi al Pap test per la diagnosi precoce del cancro del collo dell’utero, mentre il 57 per cento di maschi e femmine tra i 50 e i 70 anni è chiamato all’esame della ricerca del sangue occulto nelle feci per scoprire in anticipo la presenza di un eventuale carcinoma del colon retto. «Nella situazione attuale, segnata dal rischio di un tendenziale disinvestimento in campo sanitario, il radicamento (e il lieve aumento) di copertura del territorio nazionale e di adesioni è un dato molto importante —sottolinea Marco Zappa, responsabile dell’Osservatorio —. Anzi, parecchie realtà del Centro e del Nord Italia segnalano che proprio l’attuale crisi economica spinge ad accettare l’invito del programma organizzato persone che, 83% Sud 64% Media nazionale 77% Tumore del colon-retto Tumore della mammella (ricerca sangue occulto nelle feci negli ultimi due anni o colonscopia negli ultimi cinque anni) (mammografia negli ultimi due anni) Donne fra i 50 e i 69 anni Uomini e donne fra i 50 e i 69 anni 57% Nord Centro 39% Media nazionale 37% Nord Sud Sud 16% Fonte: Osservatorio Nazionale Screening -2014 magari, in precedenza, tendevano a scegliere percorsi individuali a pagamento». Il rovescio della medaglia è il ritardo del Sud, che si ripropone in maniera così uguale e costante nel tempo che, si potrebbe quasi dire, “non fa più notizia”. Questa la situazione: se la mammografia viene offerta a oltre il 90 per cento delle donne tra i 50 e i 69 anni residenti al Nord, la percentuale crolla al 37 per cento al Sud. Differenza ancora più marcata per la ricerca del sangue occulto nelle feci: è proposta all’83 per cento delle persone con età compresa tra i 50 e i 70 anni al Nord e soltanto al 18 per cento degli “aventi diritto” al Sud. Maggiore equilibrio si registra invece nell’offerta del Pap test, destinato alle donne tra i 25 e i 64 anni: in tal caso si passa dall’86 per cento del Nord, al 77 per cento del Centro e al 70 per cento del Sud. «Le istituzioni regionali — precisa Zappa — sono rego- 81% 77% Centro Media nazionale 70% 52% D’ARCO larmente avvertite delle carenze, senza che le cose cambino. A mancare, nelle regioni meridionali e nelle isole, è soprattutto l’organizzazione dei programmi di screening: in pratica non viene spedita la lettera d’invito a quelle fas ce d i p o p o l a z i o n e c h e avrebbero diritto, periodicamente, a ricevere gratuitamente i controlli. Eppure si tratta di un servizio compreso nei Livelli essenziali di assistenza, cioè nelle prestazioni sanitarie che spettano a tutti i cittadini indipendentemente dalla regione di residenza». Margini di miglioramento restano però aperti anche sul fronte individuale: ancora troppi italiani non si sottopongono ai test offerti gratuitamente per ragioni del tutto incomprensibili, visto che si tratta di esami rapidi e indolore, che potrebbero salvare loro la vita. Secondo i dati del Rapporto, infatti, nel corso del 2012 più di tre milioni di donne sono state chiamate allo screening cervicale, ma soltanto il 41 per cento ha accettato l’invito; a oltre quattro milioni di connazionali è stata offerta l’opportunità dello screening per il colon retto, ma l’adesione è stata del 46 per cento; infine, dei 3 milioni di donne invitate a fare una mammografia, soltanto il 57 per cento ha colto l’occasione. «Oggi — conclude l’esperto — una persona su tre in Italia è a rischio di ammalarsi di un tumore nel corso della vita e la consapevolezza dell’importanza della diagnosi precoce è sempre più diffusa. Spesso scoprire la malattia agli stadi iniziali è fondamentale per poter avere maggiori probabilità di guarire. E nei casi di cervice uterina e colon possiamo scoprire e curare persino i precursori benigni del tumore, prevenendo così l’insorgenza di un carcinoma». Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA Differenze Miglior «rendimento» per le malattie femminili Le donne dimostrano più senso di responsabilità U associazione nazionale imprese cosmetiche na mammografia ogni 2 anni riduce il rischio di morire per tumore della mammella del 40 per cento. Un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni 2 anni diminuisce del 20 per cento il rischio di ammalarsi di carcinoma colon-rettale e del 40 per cento quello di morirne, mentre una rettosigmoidoscopia una volta nella vita fa calare del 40 per cento il pericolo di svilupparlo. Infine, un Pap test ogni 3 anni riduce del 60-70 per cento la probabilità di un cancro della cervice. E con il test per la ricerca dell’Hpv questa protezione cresce ulteriormente. I dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Screening insieme al sistema di sorveglianza Passi servono anche a questo: rendere conto del numero di lesioni tumorali significative trovate e, dunque, dell’utilità effettiva di fare dei controlli di routine, anche se si è perfettamente sani e non si ha alcun disturbo. «Purtroppo però ogni 5 persone positive al test per la ricerca del sangue occulto fecale (Sof) una non aderisce alla successi- va colonscopia di approfondimento — commenta Manuel Zorzi, epidemiologo del Registro Tumori Veneto —. Poiché con un Sof positivo il rischio di carcinoma o adenoma avanzato è molto alto (dal 30 al 40 per cento) è essenziale far capire alle persone l’importanza di proseguire con le indagini. Infatti, Il percorso Ogni 100 controlli mammografici, sono 5 o 6 i casi in cui si fanno successive indagini dati alla mano, il solo intervento chirurgico in endoscopia è stato risolutivo per una quota notevole di carcinomi, con un evidente impatto sulla qualità di vita delle persone interessate». Le cose migliorano se si guardano i numeri relativi alle donne che eseguono lo screening mammografico. «Ogni 100 partecipanti 5 o 6 vengono invitate a un supplemento d’indagine, di solito una seconda mammografia, un’ecografia e una visita senologica — dice Livia Giordano, presidente del Gruppo Italiano per lo Screening Mammografico —. In genere tutte rispondono alla convocazione. In totale, così sono stati oltre 12 mila i carcinomi mammari diagnosticati dall’ultimo screening ». Infine, per quanto riguarda i tumori della cervice uterina «solo il 2,5 per cento delle donne viene inviato a fare un secondo esame (colposcopia) e l’86 per cento di queste accetta conclude Guglielmo Ronco, del Centro per la Prevenzione del Cancro di Torino —. Così sono state identificate oltre 13 mila lesioni ad alto grado di malignità. Inoltre, poiché ora abbiamo le prove che lo screening basato sulla ricerca dell’HPV (o Papillomavirus) è più protettivo di quello con Pap-test nel 2012 più di 130 mila donne hanno fatto lo screening con il nuovo esame». V. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Salute 39 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Per saperne di più sulle patologie infantili si può consultare il canale pediatria di Corriere.it www.corriere.it/salute/pediatria medicina pratica Mi spieghi dottore Quando vanno tolte le tonsille nei bambini? Lo specialista La tonsillite è un’infiammazione delle tonsille, due formazioni ovoidali collocate ai lati della gola. La tonsillite può essere acuta, subacuta (e quindi presentarsi con episodi infettivi acuti che si ripetono con una certa frequenza) e infine cronica, in cui il tessuto tonsillare è costantemente malato Intervento solo con problemi di respirazione e molte infezioni I SEGNI E I SINTOMI Le tonsille vengono facilmente a contatto con batteri e virus e quindi vanno incontro con estrema frequenza a infiammazioni, soprattutto nei bambini. Le classiche manifestazioni della tonsillite acuta sono dolore alla gola tonsille rosse, ingrossate e tumefatte, ricoperte da placche biancastre ingrossamento dei linfonodi del collo difficoltà alla deglutizione febbre, spesso elevata fino a 39-40°C talvolta contemporanea infiammazione delle adenoidi di ANTONELLA SPARVOLI O ggi, l’asportazione delle tonsille è meno diffusa di un tempo, ma a volte è necessaria, non solo per le tonsilliti ricorrenti, ma anche perché queste piccole strutture ai lati della bocca possono assumere dimensioni tali da interferire con la respirazione. «Le tonsille, Giovanni come le adenoidi, sono costituite da Felisati, tessuto linfatico e svolgono una funzione Direttore difensiva verso le infezioni respiratorie, Dipartimento specie nel primo anno di vita, in cui il testa e collo sistema immunitario è ancora in fase di Osp. San Paolo, sviluppo — spiega il professor Giovanni Milano Felisati, direttore del Dipartimento testa e collo del Polo Universitario Ospedale San Paolo di Milano —. Le tonsille, per la loro posizione nel cavo orale, possono entrare in contatto con i germi molto facilmente e così andare incontro a infiammazioni, le tonsilliti appunto. Mentre il raffreddore è quasi sempre virale e l’otite di solito batterica, le tonsilliti possono essere sia virali sia batteriche. Sapere che cosa ha causato l’infezione è importante per individuare la terapia corretta, il problema è che ciò non può essere fatto con assoluta certezza sulla sola base dei sintomi». Quali sono le manifestazioni tipiche della tonsillite? «Dolore alla gola, tonsille rosse, ingrossate e ricoperte di placche biancastre, difficoltà a deglutire, ingrossamento dei linfonodi del collo e febbre, in genere alta, sono i sintomi tipici delle tonsilliti acute. Nelle forme croniche, in cui il tessuto tonsillare è costantemente malato, i disturbi, in caso di riacutizzazione, sono in genere più blandi, ma non per questo da sottovalutare. Tonsille costantemente malate possono infatti costituire un focolaio di infezione con potenziali ripercussioni negative su tutto l’organismo, come febbre reumatica, problemi renali, febbricole persistenti, ascessi peritonsillari». Come si cura la tonsillite? «Se è di origine batterica, con gli antibiotici; se è virale si può solo cercare di attenuare i disturbi con antipiretici e antinfiammatori. I sintomi possono orientare sulla causa, ma non danno risposte certe. La strategia più utilizzata per distinguere le due forme è il tampone orale rapido, che individua l’eventuale presenza di streptococchi, batteri spesso chiamati in causa in queste infezioni». Quando è necessaria l’asportazione chirurgica? «Nel bambino più di cinque tonsilliti nell’anno precedente o la presenza di apnea respiratoria notturna a causa dell’ingrossamento delle tonsille sono riconosciuti come motivi validi per valutare l’eventualità dell’operazione. Nell’adulto l’intervento può essere considerato anche se le tonsilliti sono meno frequenti, a patto che le tonsille siano veramente in cattive condizioni, perché atrofiche e costantemente malate. Nel bambini la tonsillite è spesso accompagnata dall’adenoidite, infiammazione delle adenoidi che causa ostruzione nasale. Adenoidi e tonsille vengono in molti casi tolte insieme. D’altro canto, nei bambini con ostruzione respiratoria nasale e tonsille solo lievemente ipertrofiche e senza frequenti infezioni si tende a rimuovere solo le adenoidi, perché l’operazione è meno invasiva e con meno strascichi. La rimozione in endoscopia - che noi pratichiamo - permette di vedere bene quello che si asporta, mentre l’approccio tradizionale espone al rischio di non recidere tutto il tessuto e di avere ricadute». ADENOIDI TONSILLE UGOLA ARROSSATA MACCHIE BIANCASTRE GOLA ARROSSATA TONSILLE ROSSE E INGROSSATE LINGUA BIANCA In caso di tonsillite cronica, le tonsille non sono mai completamente sane per la presenza nelle loro cripte (rientranze nel tessuto) di un liquido infiammatorio che ristagna e diventa più denso, prendendo il nome di caseum. Talvolta si possono avere delle riacutizzazioni che in genere si presentano con sintomi più blandi rispetto alle tonsilliti acute, come una febbricola leggera o un lieve dolore I RISCHI Se la tonsillite diventa cronica può costituire un focolaio permanente di infezione che si può estendere anche al resto dell’organismo, aumentando il rischio di eventuali complicanze come la febbre reumatica, problemi renali, febbricole persistenti, ascessi peritonsillari LA DIAGNOSI La tonsillite può essere sia di origine virale sia di origine batterica, ma non è possibile distinguere con certezza una forma dall’altra sulla base dei soli sintomi Se si sospetta che l’infezione possa essere dovuta allo streptococco beta-emolitico di classe A, evenienza frequente soprattutto nei bambini, di solito il pediatra esegue un test rapido che, se praticato correttamente strofinando bene il tampone sulle tonsille, fornisce un risultato attendibile in pochi minuti LA CHIRURGIA BAMBINO La rimozione chirurgica delle tonsille, a prescindere dalla frequenza degli episodi di tonsillite acuta, è indicata nei casi in cui le tonsille siano talmente ingrossate da creare problemi respiratori con apnee durante il sonno. Spesso in questi casi si tende a rimuovere anche le adenoidi che, come le tonsille, sono spesso soggette a infiammazione e ingrossamento L’intervento di tonsillectomia può essere preso in considerazione anche nei casi in cui il bambino abbia più di cinque episodi di tonsillite all’anno. Rispetto al passato, oggi si tende a operare meno e a conservare questi piccoli organi, anche perché si è visto che passati i 7-8 anni le tonsilliti molto spesso tendono a diminuire drasticamente I genitori dovranno controllare il bambino nei 10 giorni dopo l'intervento perché sono possibili modesti sanguinamenti. Ove il sanguinamento non fosse limitato a poche gocce, ma fosse più copioso, dovranno rivolgersi immediatamente al chirurgo operatore o al più vicino pronto soccorso Nel bambino, spesso, le tonsille vengono tolte insieme alle adenoidi. A volte, invece, si preferisce rimuovere solo le adenoidi. In particolare questo intervento, meno invasivo rispetto alla tonsillectomia, viene preso in considerazione nei bambini con ostruzione respiratoria nasale dovuta a un’infiammazione delle adenoidi e senza frequenti infezioni tonsillari. I risultati migliori si ottengono con l’approccio endoscopico che consente una maggiore precisione rispetto alla tradizionale chirurgia «alla cieca». Diminuisce infatti il rischio di recidive ADULTO La possibilità di rimuovere o meno le tonsille dipende dal loro aspetto e dalla frequenza degli episodi acuti: se le tonsille appaiono ipertrofiche e infiammate e il soggetto ha almeno 2-3 episodi all’anno ha senso considerare l’opzione chirurgica © RIPRODUZIONE RISERVATA Nell’adulto l’operazione viene presa in considerazione quando le tonsille sono in condizioni davvero pessime LE CURE ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI ❜❜ Le tonsille, insieme alle adenoidi, sono strutture anatomiche costituite da tessuto linfatico. Svolgono una funzione difensiva nei confronti delle infezioni dell’apparato respiratorio, più marcata nel primo anno di vita quando il sistema immunitario è ancora immaturo Il trattamento dipende dalla causa della tonsillite. Se l’infiammazione è di origine virale non si può fare altro che somministrare farmaci per attenuare i sintomi (antipiretici o antinfiammatori) e consigliare il riposo. Se invece l’origine è batterica il trattamento è con antibiotici, in media per una decina di giorni Per alleviare i disturbi può essere utile sciacquare la gola con gargarismi utilizzando un collutorio antisettico o una soluzione salina (1 cucchiaino di sale in 1 tazza d'acqua) e somministrare liquidi in abbondanza (succhi di frutta, tè) e cibi morbidi (gelati per esempio), meglio se tiepidi o freddi La tonsillectomia consiste nella rimozione chirurgica delle tonsille. Si tratta di un intervento relativamente semplice che però va eseguito in anestesia generale. Nella settimana successiva all’operazione è normale avvertire fastidio e dolore nella zona interessata 40 Salute Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera alimentazione Nuove indicazioni S La dieta mediterranea riduce il rischio di sviluppare la «malattia arteriosa periferica», ovvero l’indurimento delle arterie, comune soprattutto fra le donne, che causa dolore, gonfiore, crampi e vene varicose . Ad affermarlo è uno studio della spagnola Università di Navarra, condotto su 7.477 partecipanti (58% donne) con un età media di 67 anni. La ricerca ha dimostrato, in particolare, il ruolo svolto anche in questo caso da olio extravergine d’oliva e frutta secca. A tavola Le regole per non fare sacrifici sbagliati Ora si attribuisce importanza alla qualità prima che alla quantità e fino a poco tempo fa, quando si parlava di grassi, la prima raccomandazione era di utilizzarne “pochi”, adesso si sottolinea invece che devono essere “buoni”. Che non si debbano limitare troppo i grassi lo conferma anche un documento appena pubblicato negli USA dall’Academy of Nutrition and Dietetics che ribadisce come, nella dieta dell’adulto, non meno del 20% e fino al 35% delle calorie giornaliere debbano provenire da queste sostanze nutritive. Per un adulto, con un fabbisogno energetico medio di 2000 kcal, questa percentuale si traduce da un minimo di 44 grammi (pari, per esempio, ai grassi contenuti in 3 cucchiai di olio, una tazza di latte intero e 4 noci), a un massimo di 78 grammi di grassi al giorno. «Contrariamente a quanto spesso si pensa — conferma Francesco Sofi, ricercatore nutrizionista dell’Università di Firenze — una dieta a basso contenuto di grassi non è la più vantaggiosa dal punto di vista nutrizionale, dal momento che la Gambe leggere con i cibi mediterranei I grassi saturi vanno limitati. Ecco una guida per orientarvi nella scelta Contenuto per porzione Grasso Grassi saturi Peso per porzione (in grammi) (in grammi) (in grammi) 16 (4 noci) Noci secche 4,1 0,3 Latte parz. scremato 125 (un bicchiere) 1,9 1,1 100 Alici 2,6 1,3 Olio extrav. di oliva 10 (1 cucchiaio) 10 1,4 50 (8-10 fette) Salame Milano 15,5 4,9 10 Burro 8,3 4,9 Mozzarella di mucca 100 19,5 10 Alimenti *Modificato da :Linee guida per una sana alimentazione rev. 2003 MIPAF e INRAN riduzione dei grassi si accompagna di solito a una sostituzione con altri nutrienti (quali zuccheri e proteine) che potrebbe avere ripercussioni negative sulla salute». Per quanto riguarda, invece, la qualità, fra le prime fonti di grassi “buoni” consigliate nel documento ci sono i pesci grassi (come salmone e sgombri), la frutta secca a guscio e i semi. A proposito di questi, uno studio recentemente pubblicato su Hypertension ha messo in evi- denza che il consumo di semi di lino (per 6 mesi, 30 g al giorno inglobati in alimenti come pane e pasta) ha un’azione antiipertensiva nei soggetti con pressione alta. «Aldilà di questo dato interessante, ma che necessita di conferme, — sottolinea Sofi — i semi oleosi di lino, sesamo, girasole, zucca, come del resto i pesci grassi e la frutta secca a guscio, ci danno l’opportunità di ribadire che la ricchezza in L’esperto risponde alle domande dei lettori sugli argomenti di nutrizione all’indirizzo Internet http://forum.corriere. it/nutrizione La ricetta della salute Sardine ai semi di sesamo Grassi nella dieta, meglio «buoni» piuttosto che pochi A CONFRONTO WEB Sardine, alici, sgombri sono esempi di “pesce azzurro”. Con questo termine non si intende una specie ittica, ma alcune varietà di pesci, di solito piccoli, con colore blu-azzurro del dorso e ventre argentato, che abbondano nei nostri mari Ingredienti per 4 persone: 400 g di sardine pulite e aperte in due, 2 arance, 3 foglie di alloro fresche, ½ cucchiaino di semi di finocchio, 1 cucchiaino di foglioline di timo, 3 cucchiai circa di pangrattato (circa 45 g), 2 cucchiai di semi di sesamo (circa 30 g), 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale. Preparazione: mettere in un’ampia pirofila le foglie di alloro ridotte in piccoli pezzi, i semi di finocchio e il succo delle arance. Aggiungere le sardine e lasciarle marinare per almeno 30 minuti. Toglierle e ripulirle dalla marinata, stenderle in una teglia coperta con carta da forno, salarle e condirle con l’olio mescolato con le foglioline di timo. Cospargerle prima con il pangrattato e successivamente con i semi di sesamo, cuocerle nel forno caldo a 180 gradi per non più di 10 minuti. Valori nutrizionali per porzione: proteine g 23, grassi g 16 (di cui saturi g 2,8 ), carboidrati g 12, energia kcal 281, colesterolo mg 84 Ricetta suggerita dallo chef Giuseppe Capano grassi di un alimento può rivelarsi un pregio quando la qualità dei grassi è buona». Come possiamo, allora, migliorare la qualità dei grassi della dieta? «Favorendo il consumo di grassi polinsaturi della serie omega 3 (presenti in particolare nel pesce, nelle noci, nei semi di lino) e di monoinsaturi (di cui è ricco l’olio di oliva), limitando invece i grassi saturi (presenti principalmente negli alimenti di origine animale), che non dovrebbero fornire più del 710% delle calorie totali — risponde l’esperto —. Il più basso possibile deve poi essere il consumo di grassi trans, che si formano in particolare durante alcuni trattamenti industriali per trasformare oli vegetali in grassi solidi: scegliere prodotti che riportano in etichetta “senza grassi idrogenati” aiuta a evitarli. Un nostro studio, su ragazzi delle superiori, ha rilevato, un elevato consumo di acidi grassi trans, a causa soprattutto di snack, merendine e patatine». Attenti anche alla cottura Si raccomanda spesso di mangiare pesce grasso per il suo contenuto in omega 3. Ma che cosa succede a questi grassi “buoni” quando il pesce viene cotto? Uno studio, su Food Science and Technology International ha cercato di rispondere a questa domanda confrontando gli omega 3 di sardine e alici crude e cotte (al forno, le sardine; fritte, le alici). Con la cottura al forno (200° per 20 minuti) le sardine conservavano gli omega 3; con la frittura, anche dopo due minuti, il contenuto in grassi delle alici cambiava completamente. «Questo studio — commenta C. F © RIPRODUZIONE RISERVATA Giovanni Lercker, professore di Scienze e Tecnologie alimentari a Bologna — conferma che la cottura del pesce al forno è un buon modo per cuocere, da preferire alla frittura in cui l’olio, generalmente abbondante, agisce da “solvente,” sostituendo i grassi del pesce. Quindi, per il pesce non ricorriamo spesso alla frittura e se lo facciamo usiamo l’olio d’oliva (se possibile extravergine), che resiste meglio alle alte temperature». a cura di Carla Favaro nutrizionista Lo studio Conferme da un’indagine su 23 mila persone Se mangi più fibra il cuore ringrazia P ortare in tavola ogni giorno tanta frutta e verdura, arricchire la dieta di cereali integrali e legumi: in poche parole, mangiare molte fibre. Tutti sappiamo che fa bene e adesso una ricerca che ha la forza dei grandi numeri, perché è stata condotta su oltre 23 mila persone, ne dà una potente conferma. Lo studio, pubblicato di recente sull’American Journal of Medicine, dimostra che introdurre fibre in quantità riduce il rischio cardiovascolare: dovremmo però impegnarci molto di più per aumentarne il consumo, che purtroppo è mediamente al di sotto delle quantità raccomandate. La conferma scientifica stavolta ha tutte le carte in regola per non essere ignorata: i dati derivano infatti dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) statunitense, per il quale gli autori dello studio hanno analizzato le abitudini e lo stato di salute di ben 23.168 americani, in modo da poter valutare l’eventuale correlazione fra l’introito di fibre con la dieta e l’insorgenza di disturbi cardiovascolari. «Sono molte le ricerche che hanno dimostrato, già in passato, come le fibre siano in grado di ridurre i valori della pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e il grado di infiammazione sistemica — spiega la responsabile della ricerca, Cheryl Clark, del Brigham and Women’s Hospital dell’Università di Harvard, a Boston —. Con il nostro studio abbiamo voluto capire quante ne introducono davvero gli americani e se - e come - le quantità assunte con la dieta si riflettano sullo stato di salute delle persone, valutando peraltro anche l’eventuale influenza di altri fattori, quali sesso, età, etnia, condizione socioeconomica». I risultati della ricerca americana indicano innanzitutto che l’introito giornaliero è mediamente ben al di sotto delle raccomandazioni: Le fonti È bene consumare in abbondanza frutta e verdura, legumi, cereali integrali in media si aggira, infatti, attorno ai 16 grammi al giorno, mentre l’Institute of Medicine statunitense consiglia 38 grammi di fibra al giorno per gli uomini e 25 grammi per le donne al di sotto dei 50 anni; per gli over 50, invece, le quantità di assunzione raccomandate passano a 30 grammi per gli uomini e a 19 grammi per le donne. In Italia la situazione non è molto differente. Anche la Società Italiana di Nutrizione Umana indica in circa 30 grammi al giorno la quota di fibre raccomandabile, affer- mando che si tratta di un obiettivo sensato e raggiungibile. Eppure, come sottolinea ancora la Società Italiana di Nutrizione Umana, la media dei consumi degli italiani si attesta attorno ai 20-25 grammi al giorno. Insomma, anche nel nostro Paese, si potrebbe fare meglio, seguendo con maggiore attenzione le indicazione degli esperti. A maggior ragione dopo quest’ultima conferma, proveniente dallo studio americano, sul fatto che le fibre tengono alla larga i problemi che minacciano cuore e vasi sanguigni. «I partecipanti alla ricerca Usa che mangiano abitualmente una minor quantità di fibre sono risultati essere anche quelli in cui si è riscontrata più spesso la presenza di obesità, di sindrome metabolica, di infiammazione generalizzata. La prevalenza di questi problemi, invece, si riduce drasticamente all’aumentare dell’introito di fibre» osserva Cheryl Clark. Si tratta, a giudizio degli esperti, di dato inequivocabile e “schiacciante”, che indica una volta di più la necessità di aumentare la quota di frutta, verdura e cereali integrali nel piatto. Anche perché, aggiungono gli specialisti, le fibre, oltre a far bene al cuore, sono utilissime per diminuire il rischio di tumori gastrointestinali. Un altro “effetto collaterale” del mangiar sano tutt’altro che irrilevante. Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Salute 41 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 diritto Obblighi di legge Un Punto di accoglienza e informazione dedicato alle donne migranti, per la prevenzione e la cura dei tumori femminili, è stato aperto agli istituti IFO-Regina Elena e San Gallicano di Roma. L’iniziativa, nell’ambito del progetto «Foreign Women Cancer Care», prevede la presa in carico delle pazienti da parte di équipe multidisciplinari formate da oncologi, psicologi e mediatori culturali in lingua cinese e filippina e inglese. Assistenza Più facile la ricerca di strutture e reparti specializzati Cure palliative e hospice La mappa ora è online Ancora scarsa l’informazione ai pazienti su servizi che vanno garantiti Q Nel mondo Solo il 10 per cento dei malati riceve l’aiuto Meno del 10% dei 40 milioni di persone che nel mondo ne hanno bisogno sta attualmente ricevendo cure palliative. Lo dice il «Global Atlas of Palliative Care at the End of Life» (sul sito www.who.int), realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Worldwide Palliative Care Alliance (WPCA). Questo tipo di cure comprende il supporto del paziente con malattia grave a livello avanzato (terminale), sia a livello fisico che emozionale e psico-sociale, ed inoltre il supporto ai membri della famiglia che assistono il malato. Per saperne di più L’elenco degli hospice in Italia www.fedcp.org/cure-palliative/ hospice-in-italia.html Donne migranti e prevenzione uanti sono gli hospice in Italia? Il sito del Ministero della salute ne elenca 263. La Federazione Cure Palliative, che sul suo sito (www.fedcp.it) ha da poco realizzato la mappa completa degli hospice italiani e dei Centri di cure palliative, di hospice ne ha contati 230. La differenza, spiega la Federazione, è dovuta al fatto che il Ministero ha catalogato come hospice anche centri di cure domiciliari. Le Unità per le cure palliative, secondo i dati del Ministero, sono 318. Al di là dei numeri, ciò che importa è che i pazienti e i loro familiari hanno adesso uno strumento in più per potersi orientare rapidamente tra le strutture presenti sul territorio. E comprendere a quali esigenze gli hospice possono dare risposta è importante. «In generale c’è ancora un problema decisamente rilevante di informazione sulle cure palliative in Italia — dice Luca Moroni, presidente della Federazione —. Per questo stiamo ri-orientando il nostro sito allo scopo di renderlo a carattere divulgativo, con informazioni e risposte chiare a quelle che sono le preoccupazioni e i Fondatore Creò l’algologia in Italia IN ITALIA (dati 2011) 230 318 gli hospice Le Unità per le cure palliative attivate secondo i criteri della legge 38/2010 2500 I posti letto disponibili 55.242 I malati in fase terminale assistiti a domicilio Fonti : Rapporto sulla Legge 38/2010; Fed. Cure Palliative Onlus ❜❜ Occorre dare risposte a timori e pregiudizi diffusi CORRIERE DELLA SERA pregiudizi più comuni sul valore delle cure palliative, nonché alle apprensioni che ancora esistono su alcuni farmaci, in particolare sui farmaci oppioidi, largamente sottoutilizzati nel nostro Paese». Insomma, la legge 38 del 2010 che sancisce il diritto dei malati alle cure palliative ha ancora molta strada davanti a sé. «Di fatto — aggiunge Luca Moroni — gli hospice e le cure palliative in generale, sebbene si stiano sviluppando, stanno manifestando sempre più chiaramente dei limiti: il ricovero in hospice è spesso tardivo, con una media di degenza intorno ai 14 giorni e riesce a intercettare praticamente soltanto i malati oncologici e non pazienti che affrontano la fase terminale di altre patologie». Resta sul tavolo, inoltre, il problema dello sviluppo di una vera e propria rete territoriale di servizi per le cure palliative a livello regionale e locale, senza la quale sembra difficile coprire le esigenze reali. Ad oggi, in base all’ultima Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 38, solo Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Umbria hanno recepito con una normativa interna gli ultimi decreti attuativi dell’intesa Stato Regioni del 25 luglio 2012 che riguardano appunto l’attuazione delle reti di servizi. «Bisogna lavorare a una maggiore integrazione dei servizi per le cure palliative — conclude Moroni — affinché i malati e le famiglie siano guidati in un percorso e non siano solo “passati” da un approccio curativo a uno palliativo». Pensa la salute di Riccardo Renzi Per imparare a diffidare delle «terapie miracolose» A bbiamo scoperto che tra gli scienziati più influenti al mondo ci sono ben otto italiani. Ma pare che gli italiani si lascino poco influenzare, in quanto a rigore scientifico, da questi grandi medici e tendano nelle questioni di salute ad affidarsi piuttosto all’emotività e a coltivare il pensiero magico. Non a caso sono stati da poco pubblicati due libretti divulgativi, tradotti dall’inglese per contrastare questa tendenza e che mi sento di raccomandare, anche perché scaricabili gratuitamente in rete. Il primo si intitola «Non ho nulla da perdere a provarlo» e dimostra che quando si tratta di curare una malattia è vero il Le trappole contrario. Realizzato da un’asdella «non scienza» sociazione no-profit inglese Sense about science -, è si evitano sapendo proposto dall’Agenzia italiana come viene fatta del Farmaco, come vademecum, per aiutare i cittala buona ricerca dini a diffidare delle cosiddette cure miracolose(www.agenziadelfarmaco.gov.it). Invece di provare qualsiasi cura, infatti, è meglio chiedersi «Dove sono le prove?», che è il titolo del secondo libro, curato dell’Istituto Mario Negri e dal Centro Cochrane italiano, seconda edizione del libro di un famoso medico inglese, sir Iain Chalmers, che non solo sostiene che una buona assistenza medica deriva soltanto da una buona ricerca, ma spiega anche che cos’è una buona ricerca. Per evitare almeno le trappole della non scienza.(http://it.testingtreatments.org). Sembra che le due iniziative abbiano lo stesso obbiettivo: invitarci a dare retta a quegli otto scienziati più che ad altri, magari più famosi. ❜❜ Ruggiero Corcella © RIPRODUZIONE RISERVATA Ridiamoci su Mario Tiengo e la lotta al dolore P arli di terapia del dolore in Italia e il pensiero va subito a Mario Tiengo, “padre” di questa disciplina, riferimento culturale e accademico per tutti gli studiosi della materia, scomparso nel settembre del 2010. Nel trentennale della fondazione dell’Istituto di fisiopatologia e terapia del dolore,ubicato nel padiglione Pier Ettore Bergamasco (oggi Centro di medicina del dolore Mario Tiengo) dell’ospedale Policlinico di Milano, l’Associazione Italiana Lotta Al Dolore (AILAD, creata da Tiengo nel 2003; www.ailad.it) L’anniversario Il primo Centro per le cure contro la sofferenza nacque 30 anni fa a Milano ha curato la monografia “La natura, l’uomo, il dolore” dedicata appunto a Mario Tiengo e pubblicata sulla rivista “L’arco di Giano” (ed. Panorama Sanità). «Oltre che ricordare un amico e un maestro — sottolinea Renato Coluccia, ex direttore del reparto di Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore all’Istituto Ortopedico Gaetano Pini e presidente di Ailad — posso testimoniare i suoi tratti di scienziato, ma anche di umanista. Mario Tiengo è stato uomo di profonda cultura a tutto campo ». Nella monografia, il tema del dolore è affrontato in tutte le sue declinazioni e un capitolo è dedicato anche allo stato di attuazione della legge 38 del 2010. «Frutto del pensiero del professore,— ricorda Vittorio Iorno, tra gli ultimi allievi di Mario Tiengo e oggi responsabile del Centro che porta il suo nome — non ancora applicata in pieno per via delle risorse sempre più scarse del nostro Paese». «Da Mario Tiengo ho imparato tantissimo — aggiunge Iorno —. Aveva una grande apertura mentale e una grande capacità di cogliere il positivo in tutto quello che veniva proposto dalle diverse culture mediche del mondo. Era una mente geniale, in grado di spaziare dalla neurofisiologia alle teorie filosofiche più aggiornate. È stato il primo titolare al mondo di una cattedra universitaria sulla terapia del dolore». Autore di oltre 600 pubblicazioni e 28 libri, tra gli anni Ottanta e Novanta Tiengo ha collaborato con il filosofo della scienza Karl Popper e lo scienziato Premio Nobel John C. Eccles sul problema mente-cervello. La sua eredità morale è viva in tutta Italia. E il suo Centro? «Purtroppo non siamo riusciti a sviluppare la terapia del dolore come da altre parti — dice Iorno —. La nostra attività è solo ambulatoriale e di day-hospital. Manteniamo però fede a due dei più grandi insegnamenti del professore: il dolore è multidisciplinare, quindi è necessario l’intervento di diverse figure per il trattamento, ed è multimodale, quindi va affrontato con diversi tipi di terapie». R. Cor. © RIPRODUZIONE RISERVATA In breve Sostegno per Pronto Alzheimer Fino al 16 febbraio la Federazione Alzheimer Italia raccoglie fondi a sostegno di Pronto Alzheimer, servizio di aiuto ai familiari dei malati. La linea telefonica 02-809767 (attiva dal lunedì al venerdì, ore 9 - 18) riceve ogni anno circa a 7 mila richieste, provenienti da tutta Italia; oltre 130 mila le richieste soddisfatte fino ad ora. Per sostenere il servizio, SMS al numero 45596 per donare 1 euro da cellulari personali; allo stesso numero da rete fissa per donare 2 o 5 euro. Tutte le informazioni su www.alzheimer.it Un film per capire la fibrosi cistica Dal 10 al 14 febbraio, per iniziativa della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus, sarà proiettata in oltre 20 città (tra cui Milano, Verona, Bergamo, Genova, Torino, Roma, Firenze) «Foreverland», del regista canadese Maxwell McGuire, affetto da fibrosi cistica. Le proiezioni del film sono a ingresso libero, a corollario di una raccolta fondi a favore del progetto di ricerca coordinato da Mauro Mazzei, del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Genova. Tutte le informazioni su www.fibrosicisticaricerca.it. Mostra di foto sulle patologie rare A Roma, fino al 9 febbraio, gli spazi della Chiesa Santa Marta al Collegio Romano (Piazza del Collegio Romano 5) ospitano la mostra «FotografRARE: tra il dire e il fare - Un percorso interattivo alla scoperta delle Malattie Rare», realizzata da MIR-Onlus (Movimento italiano malati rari). L’ingresso è gratuito (nei giorni feriali ore 9-13 e 15-19, sabato e domenica ore 10-18) ma parte delle opere esposte possono essere acquistate (offerte riservate) e il ricavato finanzierà progetti sulle malattie rare. 42 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo SALUTE E BENESSERE La vista è un bene inestimabile, che non va trascurato, ma anzi tutelato fin dalla più tenera età Gli occhi non mentono mai Quando qualcosa non va, non tacciono: subito ne danno segnale, attraverso sintomi di vario tipo L o splendore di un paesaggio, si tratti di montagne innevate, di un mare dalle mille sfumature, di un campo disseminato di fiori. I tratti amati delle persone care, la propria figura allo specchio. La meraviglia di un film, di infiniti dettagli da cogliere in spettacoli di ogni genere, le pagine appassionanti di un libro, vero o virtuale... Non ci sono abbastanza parole per descrivere quante immagini, grazie agli occhi, riescono a colpire la mente, a imprimersi nei ricordi, a rendere possibile la comprensione e la vita in ogni circostanza. Eppure capita che, proprio perché vedere è un atto che apparentemente non richiede sforzo, lo si dia per scontato, ignorando necessità e cure di cui i preziosi organi hanno invece sempre bisogno. Soprattutto oggi, in cui si adoperano molto, per lavoro o diletto, apparecchi multimediali, come computers, smartphone, tablet, lettori digitali, televisori Led per film o videogames, di cui spesso sono i giovani i maggiori utenti, gli occhi sono costantemente impegnati in un lavoro eccessivo e non proprio a loro congeniale. Per esempio, forse non tutti sanno che, più è piccolo lo schermo, maggiore è la fatica che essi fanno per mettere a fuoco. UN ATTIMO DI TREGUA Bisognerebbe imporsi frequenti pause rilassanti, in cui guardare ambienti ampi e alternare punti di vista vicini a quelli lontani, per evitare una loro stanchezza che può dare, fra i sintomi, anche un noioso mal di testa. L’interruzione del lavoro al terminale almeno ogni quarto d’ora Talvolta basta un po’ di riposo e il consiglio del farmacista per un prodotto ad hoc vale per tutti: basta sollevare lo sguardo, guardare fuori dalla finestra, osservare e mettere a fuoco prima una persona che cammina per strada e poi la finestra di una casa lontana, oppure, se ciò non è possibile, concentrasi su una penna sulla scrivania e poi sulla cosa più distante che si può intravvedere. È anche opportuno proteggerli sempre dai raggi UV con adeguati occhiali da sole.Quando gli occhi soffrono, comunque, inviano messaggi ben chiari. Se si avverte bruciore, prurito, sensazione di sabbia sotto le palpebre, fastidio, lacrimazione eccessiva, può darsi che il film lacrimale, che umettando il bulbo oculare consente il movimento e lo scorrere delle palpebre facendo da “cuscinetto”, sia alterato. Allora si può ricorrere alle lacrime artificiali, che si trovano in farmacia in diverse formulazioni e formati, chiedendo aiuto al farmacista per la scelta del prodotto più mirato. Perfetti sono quelli che si presentano in confezioni con a cura di Omnia Editoria IP Cataratta: le novità 2014, Laser a Femtosecondi Diagnostica computerizzata e lenti intraoculari personalizzate Le nuove tecnologie consentono maggiore delicatezza, precisione e riproducibilità dei risultati per raggiungere una migliore qualità visiva. Per approfondire queste importanti novità abbiamo incontrato il Dott. Carlo Vanetti, direttore del Centro di Oftalmologia Clinica e Microchirurgia Oculare di Milano (www.vedo.org). Il Dott. Vanetti, uno dei maggiori esperti italiani di microchirurgia oculare, ha una casistica di oltre 20.000 interventi e per primo in Italia ha utilizzato nel suo centro il nuovo laser a Femtosecondi Victus Perfect Vision. Come funziona esattamente questo nuovo laser? Il laser a Femtosecondi emette impulsi di qualche micron di diametro ad altissima frequenza e intensità per sezionare i tessuti in modo incredibilmente preciso ed omogeneo è il bisturi più preciso al mondo con una risoluzione nano metrica. In estrema sintesi: meno traumi, più precisione, più riproducibilità e recuperi visivi più rapidi e prevedibili. Il laser a Femtosecondi è utilizzabile per l’intervento di cataratta? Certo, dopo averlo usato con successo insieme al laser ad Eccimeri per correggere i difetti visivi, lo stiamo applicando e sviluppando anche per gli interventi di cataratta. Le fasi chirurgiche principali vengono programmate dal chirurgo al computer ed effettuate dal laser in poche decine di secondi. Con questa tecnica ambulatoriale è sufficiente un’anestesia topica con gocce di collirio, l’intervento è completamente indolore, dura circa venti minuti. Con la sua esperienza che consigli si sente di dare a chi si appresta all’intervento? Indispensabile è l’attenta valutazione da parte del chirurgo dei pazienti da operare: solo il 60% degli occhi è pienamente compatibile con questa metodica. “Più di vent’anni d’esperienza e oltre a 20.000 interventi eseguiti mi aiutano a selezionare con cura i pazienti e gli occhi più adatti ad ogni tecnica chirurgica”. Come riuscite ad essere così precisi durante la chirurgia? Fino a qualche anno fa le procedure chirurgiche erano necessariamente più standard in quanto mancavano strumenti diagnostici adeguati per misurare e registrare le caratteristiche anatomiche e funzionali di ogni occhio. Oggi una serie di esami strumentali computerizzati ci permettono Il sistema computerizzato di controllo del Laser a Femtosecondi di avere la mappatura completa del sistema visivo sulla quale costruire una strategia di intervento più personalizzata. È possibile correggere anche difetti visivi pre esistenti? Certo, tutti i dati raccolti dai vari strumenti ci aiutano ad identificare la lente intraoculare personalizzata per ogni occhio. Queste protesi bioniche in materiale acrilico e pieghevole vengono inserite nell’occhio attraverso una piccola incisione della cornea di circa 2 mm. Ed ancorate al legamento sospensore del vecchio cristallino opaco. Si crea così un nuovo sistema ottico in grado di correggere quasi completamente il difetto visivo storico del paziente. Riuscite perciò a correggere anche l’astigmatismo? Grazie alle recenti lenti intraoculari toriche e con un sistema computerizzato di centratura ed ancoraggio, siamo in grado di orientare l’asse del cristallino artificiale in modo da annullare quasi totalmente il difetto astigmatico. Intervista a cura di Stefano Cucchiarini www.vedo.org Centro di Diagnostica e Microchirurgia Oculare di Milano Via Ripamonti, 1 - Tel. 02 58305550 www.lacataratta.it. - www.lamiopia.net pipette monodose, che oltre a contenere la giusta quantità di prodotto, prevengono contaminazioni batteriche e possono comodamente essere usate ovunque. Talvolta il farmacista può suggerire in aggiunta un collirio dall’azione disinfiammante. Se a questi sintomi si unisce il rossore, è prudente rivolgersi allo specialista, onde scongiurare il rischio di una congiuntivite o per riconoscerla, se è comparsa, dato che ne esistono di vario tipo e dunque suggerire le specialità farmaceutiche più indicate per la cura. Nel caso in cui si cominci ad avere problemi della visione, ovvero si fatichi nella messa a Oggi esistono tecniche innovative e sostanze efficaci per la risoluzione di molti problemi fuoco di oggetti lontani, vicini, o li si veda distorti, oppure compaiano improvvisi lampi luminosi e aree scure è urgente recarsi dall’oculista, dato che solo lui può determinare se vi sono difetti visivi. PREVENIRE E CURARE Poiché sono molti ed alcuni anche gravi, è meglio intervenire al più presto, pur senza ansia: oggi, infatti, grazie a innovative terapie di intervento e all’uso di specifiche sostanze di recente formulazione, è possibile risolvere gran parte dei problemi, a partire dalla correzione di difetti visivi quali miopia e astigmatismo, fino ad arrivare a patologie più serie come cataratta e maculopatie. Queste ultime due affliggono soprattutto le persone oltre una certa età, e dunque bisognerebbe intensificare i controlli dopo i 50 anni, dato che i casi sono davvero molti, anche tenendo conto del fatto che l’Italia è un paese che invecchia, purtroppo, rapidamente. È fondamentale programmare controlli periodici dallo specialista, per sé ed anche per i bambini, senza mai sottovalutare le loro lamentele se non riescono a vedere bene, osservando se stanno molto vicino allo schermo di tv e pc, considerando che nella maggior parte dei casi difficilmente fanno commenti sulla loro percezione visiva. Maculopatie: si moltiplicano i farmaci intelligenti che bloccano la malattia Aflibercept e ranibizumab sono i due farmaci più recenti per combattere la DMS (Degenerazione Maculare Senile) umida, mentre l’impianto di dexamethasone è usato nelle alterazioni retiniche vascolari post trombotiche. Sono detti farmaci intelligenti e immessi nell’occhio chiudono selettivamente i capillari che hanno perso la loro impermeabilità e disperdono siero tra gli strati della retina provocando deformazioni e mancanze visive. Iniettati dal chirurgo con un intervento ambulatoriale all’interno dell’ occhio agiscono per circa 30/60 gg.: per questo motivo vengono riprogrammate iniezioni successive. La DMS colpisce il 5% delle persone tra i 60/70 anni e il 15% tra i 70/80 anni. Lo specialista utilizza sofisticate attrezzature diagnostiche (OCT) per analizzare con precisione la micro struttura della retina riuscendo così ad individuare in anticipo le alterazioni in via di sviluppo necessarie di trattamenti chirurgici. La prevenzione prevede occhiali da sole in difesa della retina, riduzione del fumo e una dieta equilibrata ricca di anti ossidanti. Da qualche tempo si può utilizzare un piccolissimo cilindretto di 0.5mm di diametro impregnato di dexamethasone che iniettato chirurgicamente nella cavità vitrea dell’occhio continua a rilasciare per qualche mese la dose ideale di farmaco, per ridurre i disturbi visivi e degenerativi causati dalle trombosi venose dei vasi retinici. Per maggiori informazioni: Dottor Carlo Vanetti www.vedo.org COSMOFARMA 2014 Il mondo della farmacia si incontra a Bologna C osmofarma Exhibition 2014, evento tra i più importanti in Europa per il mondo delle farmacie, a Bologna dal 9 all’11 maggio prossimo, ha come tema: UNA FARMACIA PER TUTTE LE ETà, UNA FARMACIA PER TUTTI per sottolineare l’attenzione che si vuole dedicare alle imprese, agli operatori qualificati, fornendo risposte concrete a tutte le necessità del settore farmaceutico. La manifestazione è patrocinata da Federfarma che sarà presente a Bologna con due appuntamenticlou: il “main event” di sabato e il convegno di domenica. Con il primo dedicato alla “Farmacia dei servizi” e il secondo a “Farmacia Sicura”, il programma congiunto Credifarma-PromofarmaFarmafidi per dare assistenza alle farmacie in situazioni di criticità. Cosmofarma 2014 si rivolge ai Farmacisti di tutte le età, nelle differenti fasi del loro percorso professionale, per offrire loro spunti e occasioni di business. è il punto d’incontro di tutto il settore e concentra inoltre un alto numero di corsi ECM per l’aggiornamento professionale. Quest’anno punta i riflettori su 4 aree tematiche. La “Terza età”: l’invecchiamento della popolazione costituisce un tema di grande attualità sia per il mercato farmaceutico sia per la realtà sociale italiana. Gli “Integratori alimentari”: contribuiscono a migliorare lo stato nutrizionale e l’attenzione verso La manifestazione di loro è confermata dal trend di mercato, in crescita costante. La è rivolta a tutti “Farmacia per la coppia”: un tema che riguarda le problematiche i farmacisti inerenti la sfera intima e sessuale ed è patrocinata di uomini e donne, in cui il ruolo da Federfarma di consulenza del farmacista è fondamentale. L’”Oral care”: tutto ciò che concerne la salute della bocca. L’obiettivo principale di Cosmofarma Exhibition è quello di permettere l’incontro tra gli operatori del settore farmaceutico, le aziende e i farmacisti. La manifestazione è una grande vetrina per i prodotti innovativi e un’efficace occasione di contatto tra le imprese e le istituzioni, i professionisti e l’industria. Nella manifestazione del maggio prossimo sarà attivato un International Buyer Programme: parteciperanno Buyer provenienti da più di 20 paesi per oltre 600 incontri con le aziende espositrici interessate. Tutte le informazioni sono disponibili su www.cosmofarma.com. Cosmofarma Exhibition presenta anche la prima edizione del Contest - Farmacia Etica “Marco Belli” - che sarà assegnato durante la 18a edizione della manifestazione. Il contest nasce dalla volontà di mettere in risalto i progetti di solidarietà, beneficienza ed eco-sostenibilità creati dalle farmacie italiane, incentivando i farmacisti di tutta Italia a impegnarsi nel sociale. Tutti i farmacisti potranno presentare il proprio progetto compilando un modulo sul sito www.cosmofarma.com e inviando una presentazione dell’attività organizzata. Il premio consisterà in un corso di formazione manageriale per farmacisti. La manifestazione vuole sottolineare anche l’importanza delle aziende startup in ambito farmaceutico, lanciando per l’edizione 2014 il “PROGETTO INCUBATORE”. L’iniziativa, volta a sostenere i giovani imprenditori, promuove le imprese emergenti offrendo un contenitore di servizi, supporti, visibilità e strumenti per i giovani imprenditori che costruiranno il futuro del Made in Italy nel settore della farmacia. Salute 43 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica di Daniela Natali [email protected] WEB Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Dal forum dei nostri esperti Ipertermia, ultrasuoni, laser, elettroterapia ... A che cosa servono di preciso? Le terapie fisiche strumentali - in particolare l’ipertermia, la «tecar», le onde d’urto focali e la laserterapia, gli ultrasuoni - hanno validità scientifica secondo la Società internazionale di medicina fisica e riabilitativa? O, pur essendoci studi positivi, ancora queste terapie strumentali non sono state validate? Da quel che ne so io, solo la cosiddetta Tens (mi hanno spiegato che significa: stimolazione elettrica nervosa transcutanea) è stata validata scientificamente, ma potrei sbagliarmi visto che non sono un esperto. Potreste chiarirmi le idee, spiegandomi anche per che cosa ognuno di questi trattamenti è più indicato? Risponde Mauro Zampolini Direttore del Dipartimento di Riabilitazione Asl 3, Reg. Umbria In poche righe è difficile declinare tutte le implicazioni delle terapie fisiche in riabilitazione che lei ha citato nella sua lettera, ecco comunque alcune indicazioni . L’ipertermia è una della più antiche modalità di trattamento. Può essere ottenuta con la trasmissione diretta del calore o in via indiretta con laser, ultrasuoni o elettromagnetismo. Lo scopo è quello di aumentare l’afflusso di sangue nell’area lesa/infiammata. Trova indicazione nella fase subacuta (ad esempio, dopo un trauma) come coadiuvante al trattamento riabilitativo. Anche con la laser terapia si riattiva la microcircolazione, ma in modo focale e quindi specifico per l’area lesionata. Le onde d’urto focali furono introdotte in medicina per la cura dei calcoli renali (litotripsia urologica). Più recentemente sono impiegate anche per curare molte patologie dell’apparato muscolo scheletrico (tendini e osso principalmente). Si tratta di onde acustiche a pressione positiva e negativa che si susseguono in modo asimmetrico e producono una sorta di micromassaggio utilizzabile anche in fase acuta, perché ha potere antinfiamma- torio e promuove rigenerazione tissutale. Gli ultrasuoni sono vibrazioni acustiche ad alta frequenza. Queste vibrazioni generano calore profondamente nei tessuti e hanno un effetto antalgico e rilassante. Possono essere utili nelle condizioni infiammatorie come epicondiliti, artrosi, ematomi, cicatrici. La TECAR terapia, la più recente, è una forma di ipertermia profonda e selettiva che si ottiene attraverso correnti elettriche indirizzabili a profondità differenziate in base agli elettrodi usati. La TENS (Transcutaneous Electric Nervous Stimulation) è la tecnica di elettroterapia più usata nella riabilitazione. Consiste in una stimolazione elettrica utile nel trattamento del dolore sia acuto, sia cronico (es. lombare); é possibile utilizzare diversi tipi di frequenze, ognuna delle quali è utile nelle diverse fasi del dolore. A fronte di una grande esperienza empirica e un diffuso utilizzo non ci sono prove di efficacia clinica per nessuna di queste terapie fisiche. Questo non significa che non siano efficaci, ma che non ci sono studi rigorosi condotti su un sufficiente numero di pazienti che possano dimostrarlo. Inoltre, l’efficacia potrebbe non essere generale, ma limitata a specifiche patologie. Le terapie fisiche vanno comunque prescritte all’interno di un progetto riabilitativo, come sottolinea il nome della specializzazione medica: Medicina Fisica e Riabilitativa. Il personaggio www.admo.it . Donazione di midollo osseo, come fare su come avviene e a che cosa serve il trapianto, l’impegno personale che richiede la donazione, l’iter burocratico e ospedaliero da seguire. Nell’area «Legislazione» sono riportati i testi delle norme che disciplinano la ricerca del donatore e la donazione, mentre in «IBMDR, il Registro italiano» (la sigla sta per Italian Bone Marrow Donor Registry) viene spiegato come funziona il registro dei donatori disponibili a offrire in maniera anonima, volontaria e non retribuita il proprio sangue midollare. Cliccando su «FAQ, le domande più frequenti», oltre a spiegazioni su cos’è il “midollo osseo” utilizzato per il trapianto e sulle differenze fra trapianto allogenico e autologo, sono disponibili informazioni su come si fa a diventare donatori di midollo osseo, chi può candidarsi, come trovare il centro donatori più vicino. Cosa c’è di Nuovo Mal di testa Vertigini e tempia dolente, quali possono essere le cause? Soffro di emicrania da sempre, ma da tre mesi ho anche giramenti di testa e da un mese una pressione dolorosa alla tempia sinistra: che cosa succede? Risponde Alberto Proietti Centro Cefalee, Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano La vertigine può facilmente comparire in un soggetto emicranico: può rappresentare infatti un’ulteriore aspetto del complesso disordine emicranico. In tal senso può avere le medesime circostanze “precipitanti” (stress, viaggi, privazione di sonno, fase mestruale), accompagnarsi a intolleranza a luce e rumori e può rispondere alla medesima terapia antiemicranica, sia sintomatica (per es. con triptani) sia di profilassi (per es. con flunarizina) . In alcuni casi, si parla di “emicrania vestibolare”, ma è una condizione sulla cui esistenza non tutti sono concordi. Nel suo caso, oltre alla comparsa della sintomatologia vertiginosa, sarebbe subentrata la presenza di una cefalea a lato fisso. Ogni modifica nelle caratteristiche generali dell’ abituale cefalea va interpretata come campanello d’allarme di una forma sintomatica di cefalea, specie sopra i 50 anni. Parli dei suoi disturbi con il suo medico o specialista di riferimento per valutare eventuali indagini strumentali. Nutrizione Sonno In gravidanza si ha sempre una fame esagerata? Quanto deve dormire una bambina di tre anni? Sono incinta da due mesi e ho una fame nera! Sono snella (1,70 di altezza per 55 kg di peso), ma questa fame mi preoccupa? È fame «vera»? Di quante ore di sonno ha bisogno una bambina di tre anni? E come andrebbero suddivise queste ore tra giorno e notte? Risponde Andrea Ghiselli Risponde Paola Proserpio Ricercatore Consiglio Ricerca in Agricoltura, Roma Centro Medicina del Sonno, Ospedale Niguarda, Milano La fame serviva in tempi di carenza alimentare, a far sopravvivere madre e piccolo, ma ora non più. Le necessità caloriche specie all’inizio, non giustificano una fame esagerata, ma sono importanti: è auspicabile un incremento di 300 kcal al giorno. Se, come lei, si inizia la gravidanza con peso normale, ci si attende un aumento fino a 3,5 kg dopo le prime 20 settimane e, poi, fino a 0,5 kg a settimana. Mi raccomando l’acido folico: spero l’abbia già preso prima della gravidanza. La quantità di ore di sonno necessarie è molto variabile. Come tra gli adulti, anche nei bambini esistono i “brevi” e i “lunghi” dormitori. In media un bambino di 3 anni dorme circa 12 ore al giorno. Il sonnellino pomeridiano di solito è presente (ma anche questa non è una regola assoluta). Con l’inizio della scuola materna, in genere si tende a perdere questo sonnellino, ma ci sono bambini che hanno ancora necessità di farlo. © RIPRODUZIONE RISERVATA La più cliccata Il sito della settimana Solo una persona su centomila è compatibile con chi sta aspettando il trapianto di midollo osseo, spesso necessario per combattere leucemie, linfomi e altre neoplasie del sangue. Informazioni su come diventare donatori, superando preconcetti o timori immotivati, si possono trovare sul sito dell’Associazione donatori midollo osseo www.admo.it. In home page nella sezione «Un po’ di noi agli altri» si trovano le informazioni www.corriere.it/salute/forum Morto il quinto «Marlboro man» Eric Lawson aveva partecipato a una famosa campagna pubblicitaria per le sigarette. A ucciderlo sono state proprio le conseguenze del fumo Gastroenterologia Il video Dopo la colecistectomia ho fastidi continui, è normale? Dopo una colecistectomia mi sono venute una febbricola e una fastidiosa diarrea. È tutto normale? Servono i fermenti lattici o mi consiglia altro? Ortopedia Quando bisogna operare il menisco Da domani su Corriere.it/Salute video-intervista con il professor Roberto D’Anchise, dell’Istituto Ortopedico Galeazzi, di Milano Risponde Beatrice Salvioli Unità Operativa di Gastroenterologia, Istituto Humanitas, Rozzano Se continua ad avere febbre anche a diversi giorni di distanza dall’intervento, le consiglierei di farsi ricontrollare dal chirurgo che l’ha notizie dalle aziende operata ed eventualmente di sottoporsi a un’ecografia addominale, per escludere che non ci siano fonti di infezione. Per quanto riguarda la diarrea tenga presente che è un evento abbastanza frequente nei pazienti colecistectomizzati (all’incirca in una persona su cinque), in quanto, mancando il “reservoir” della bile (ovvero la colecisti), gli acidi biliari possono irritare il colon e provocare diarrea con un meccanismo osmotico, ossia con il richiamo di acqua all’interno del lume intestinale. La terapia più idonea in questi casi è la colestiramina, una resina che si lega agli acidi biliari, e che si assume in bustina prima dei pasti e a due ore di distanza da altri farmaci. a cura di RCS MediaGroup Pubblicità CONTINUA L’OFFERTA PROVA DI TANTUM ROSA INTIMO LA FEDERAZIONE LATTERIE ALTO ADIGE IL NUOVO DRENANTE PRO)(PLUS SPECCHIASOL PRESENTA SNELL BALANCE ARRIVANO GLI SPAZZOLINI GUM STAR WARS Continua l’operazione “Offerta Prova” promossa da Angelini per Tantum Rosa Intimo Quotidiano.I flaconi da 250 ml diTantum Rosa Intimo Quotidiano Lenitiva,Tantum Rosa Intimo Quotidiano Difesa eTantum Rosa Intimo Quotidiano 3-12 Anni, sono infatti disponibili in farmacia (fino ad aprile) al prezzo prova di 6,90 € anziché 8,90 €.Tantum Rosa è da sempre vicina alle donne per rispondere ai loro specifici bisogni. Ginecologicamente e dermatologicamente testata,la lineaTantum Rosa Intimo Quotidiano è presente,solo in farmacia,in 3 differenti gamme:Lenitiva,per prevenire l’insorgenza dei piccoli fastidi e alleviarne i sintomi, 3-12 anni, specifica per le bambine, Difesa, protettivo con antibatterici naturali. Tutta la gamma è formulata per ridurre il rischio di reazioni allergiche: contiene tensioattivi delicati, è priva di parabeni, SLES ed è nichel tested. Nel 1941 a Bolzano viene fondata la Federazione Latterie Alto Adige, cooperativa che riunisce le 10 latterie sociali altoatesine con lo scopo di fornire ai soci assistenza e consulenza e di assicurare al consumatore l’inconfondibile qualità dei prodotti lattiero-caseari altoatesini attraverso una fitta rete di controlli giornalieri in tutte le fasi della produzione. È la Federazione il garante per il Marchio di Qualità Alto Adige che si trova sulle confezioni di latte, yogurt, mozzarella, burro e formaggio altoatesini: tale marchio garantisce che i prodotti siano il risultato di una selezione accurata, che il latte proviene solo dai masi di montagna dell’Alto Adige, che l’allevamento del bestiame è rispettoso e la sua alimentazione naturale, con foraggi vegetali selezionati, che nella lavorazione del latte non vi sono prodotti geneticamente modificati. www.altoadigelatte.com Protiplus presenta il nuovo Drenante Pro)(Plus, che si può utilizzare tutti giorni nell’arco della giornata. Il suo esclusivo mix di estratti vegetali aiuta l’eliminazione dei liquidi in eccesso e favorisce il controllo del peso. Contiene: Thè Verde, che favorisce l’eliminazione dei liquidi in eccesso e l’equilibrio del peso corporeo; Carvi e Malva che aiutano le funzioni intestinali; Lino, che supporta le funzioni del sistema digerente e del transito intestinale. Pro)(Plus, impiegato nell’ambito della dieta proteica Protiplus Metodo 3.2.2 ed associato ad un buon livello di attività fisica, può risultare utile in una dieta volta a ridurre il sovrappeso o a mantenere il peso forma. Basta versare 50 ml di Drenante in una bottiglia d’acqua da un litro e bere durante la giornata. Numero Verde 800 018124, www.protiplus. com, [email protected] Dalla ricerca scientifica Specchiasol nasce Snell Balance, un programma bilanciato per tornare in forma in modo naturale, associato ad una dieta variata ed equilibrata e ad un sano stile di vita, con regolare attività fisica. Si compone di PHisio Balance e Peso Balance, integratori alimentari che agiscono in sinergia. PHisio Balance è a base di Sali minerali alcalinizzanti (citrati di potassio e magnesio), Zinco e succhi concentrati di Arancia, Mela e Limone (che contribuiscono ad apportare naturalmente citrati). Grazie alla sua azione alcalinizzante è in grado di favorire il corretto equilibrio acido-base. Peso Balance, in capsule, contiene l’esclusivo mix di fitocomplessi Green 4 Fit costituito da estratto di tè verde, caffè verde, capsico (stimolante del metabolismo) e pepe nero (antiossidante). Da marzo in farmacia ed erboristeria. www.specchiasol.it Arriva una nuova linea completa di spazzolini dedicati ai bambini e ai ragazzi che rende più divertente l’igiene orale, grazie a 4 personaggi mitici di Star Wars: Anakin Skywalker, Yoda, Darth Vader e Clone Capitano Rex, con l’esperienza di Sunstar Gum a garanzia di un’efficacia totale contro la placca. I Lightsaber hanno una luce intermittente che lampeggia per 1 minuto, incoraggiando a spazzolarsi i denti per il tempo giusto per ogni arcata. I Batteria, con base a ventosa, grazie al movimento oscillante e all’azione delle setole ultra-morbide massaggiano delicatamente le gengive e rimuovono efficacemente la placca. I Manuali, con morbida impugnatura antiscivolo, hanno setole morbide con design Dome Trim, clinicamente testato per garantire una rimozione eccezionale della placca sulla superficie dei denti e sotto il bordo gengivale. In Farmacia. www.gum-junior.it 44 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Ci ha lasciati Giorgio Stracquadanio I funerali si terranno in Milano, martedì 4 febbraio alle ore 11 presso la chiesa di San Pietro in Gessate - via Cesare Battisti.- La famiglia. - Milano, 31 gennaio 2014. Partecipano al lutto: Antonio e Giovanna Daffra. Giorgio anche circondata da milioni di persone mi sento sola.- Mi manchi, lo sai.- Tua Tina. - Milano, 31 gennaio 2014. Giorgio Cambia il cielo, cambia la musica dell'anima, ma tu resti qui con noi.- La tua sorellina Tiziana e Claudio. - Milano, 31 gennaio 2014. Sandro Manuli è affettuosamente vicino alla Dottoressa Tiziana Stracquadanio per la scomparsa dell'amato fratello Giorgio Stracquadanio - Milano, 1 febbraio 2014. Partecipano al lutto: Marco Manuli. Gioia Manuli. Maurizio Cossalter. Rosella Bollini. Ciao Gio una grande amicizia che non si cancellerà mai.Walter e Carla. - Milano, 2 febbraio 2014. Partecipano al lutto: Paolo e Grazia. Gianna. Marilena. Paola, Anna e Carla Pedroni si stringono nel dolore a Tina e Tiziana per l'inconsolabile scomparsa del caro amico di una vita Giorgio Stracquadanio - Milano, 1 febbraio 2014. Paolo Bonaiuti, Giovanni Mottola, Giorgio Lainati ricordano con grande commozione Giorgio Stracquadanio amico e collega di tanti anni di lavoro e di impegno politico comune e si uniscono al dolore della signora Tina. - Roma, 1 febbraio 2014. Mario e Sophie Rossetti partecipano al dolore di Tina per la perdita di Giorgio uomo di grande cuore e intelligenza. - Milano, 1 febbraio 2014. Fausto Carioti piange la scomparsa del caro amico Giorgio Stracquadanio Marta e Alice Linares abbracciano forte forte Peter e Valentina e si stringono ad Annerose e Sandro ricordando l'allegria e il sorriso di German - Milano, 1 febbraio 2014. Partecipano al lutto: Anna e Massimo Linares. Una risata così non si dimentica.- Un amico così non si dimentica.- Ciao German ci mancherai.- Stringiamo forte Vale.- Alice Linares e Niccolò Rivetta. - Milano, 1 febbraio 2014. Chiara Fiore e Cristina Dalla Bona abbracciano forte l'amico Peter e la sua famiglia nel ricordo di German amico importante che non dimenticheranno mai. - Milano, 1 febbraio 2014. Aldina e Renzo Vecchiato si stringono con profonda commozione a Anne-Rose Alessandro e Peter straziati dalla prematura scomparsa del loro amato German - Milano, 1 febbraio 2014. Nel silenzio che precede le partite di calcio dell' ASD Leone XIII Presidente personale e giocatori ricordano commossi il loro amico portiere German Lissidini Il 1 febbraio 2014 è mancato il Dott. Giorgio Lancini Con infinita tristezza e immenso senso di vuoto lo annuncia la moglie Vanna Springolo.- Un sentito ringraziamento all'amico dottor Bruno Capello per l'affettuosa e assidua assistenza.- Il funerale avrà luogo in Milano presso la parrocchia di Sant'Andrea, in via Crema 22.- Per la data delle esequie contattare l'impresa ITOF al numero 022619702. - Milano, 1 febbraio 2014. Con l'affetto di sempre ci stringiamo a te cara Vanna nel ricordo di Giorgio amico di tutta la vita.- Lillia, Bruno e Alessandra con Francesca ed Alessandro. - Milano, 1 febbraio 2014. Sandro e Silvana con Riccardo e Tomaso piangono la scomparsa del caro Giorgio Lancini e sono teneramente vicini a Vanna. - Como, 1 febbraio 2014. Mario Ercole e Anna con le figlie Laura ed Annamaria profondamente addolorati per la perdita del Dott. Giorgio Lancini sono vicini a Vanna con tanto affetto e sincera amicizia. - Milano, 1 febbraio 2014. Giancarlo Accettola La moglie Rosanna, i figli Francesca e Roberto, i nipoti e tutta la famiglia ne danno il triste annuncio.- Afflitti dal dolore lo ricorderanno oggi alle ore 15 nella parrocchia di San Saturnino a piazza San Saturnino.- Non fiori ma opere di bene. - Roma, 2 febbraio 2014. Giancarlo Una vita insieme.- Ti ricorderò per sempre con amore, Rosanna. - Roma, 2 febbraio 2014. Giancarlo Al nostro adorato papi.- Ti vogliamo un mondo di bene, Francesca e Roberto. - Roma, 2 febbraio 2014. Ing. Franco Cremonini ha cessato di vivere.- Lo saluteremo lunedì 3 febbraio alle ore 11 presso la sala del commiato del cimitero di Lambrate. - Milano, 1 febbraio 2014. Emilio Partecipa al lutto: La famiglia Tedeschi Filiberti. Stefano Brioschi con Monica Terenghi e il gruppo Natì è affettuosamente vicino alla famiglia e ad Alberto Tedeschi per l'improvvisa scomparsa del carissimo Prof. Emilio Del Giudice ricordandone l'intelligenza e la gioia di vivere. - Milano, 1 febbraio 2014. Giorgio Stracquadanio - Milano, 1 febbraio 2014. Giorgio Stracquadanio affettuoso e brillante, come sempre, fino all'ultimo, pur consapevole della malattia.- La sua morte è una grande perdita per tutti i suoi cari e i suoi amici. - Milano, 1 febbraio 2014. Partecipo, commosso, al dolore della sua compagna Tina, della sorella Tiziana e dei familiari, per la dolorosa scomparsa dell'amico Giorgio Stracquadanio Ciao Giorgio!- L'amicizia, la stima e la simpatia che, insieme ci siamo scambiati, restano con noi, come quando c'eri anche tu.- Gabriele Albertini. - Milano, 1 febbraio 2014. Si è spenta a Milano Liliana Fabbiani Con immenso affetto la ricordano figli, nipoti e pronipoti. - Milano, 31 gennaio 2014. Tu non ti sei mai arreso, nulla fermerà noi.Grazie per la tua pirotecnica genialità.- Ciao nonno Silvia, Bianca, Giovanni, Ilaria, Lucia, Chiara, Rocco, Marta. - Verona, 2 febbraio 2014. dott. Claudio Cremonesi Ciao zio Claudio Il tuo sorriso, la tua dolcezza e la tua eleganza ci mancheranno infinitamente.- Te ne sei andato troppo giovane, troppo presto.- Ti porteremo sempre nel cuore.- I tuoi nipoti De Carli, Dell'Anna, Malosti. - Milano, 1 febbraio 2014. Ilaria Occhini, Anna e Giovanni Paszkowski ricordano con affetto Giuliano Prezzolini amico e testimone di antiche amicizie. - Firenze, 1 febbraio 2014. Il cuore generoso del N.H. Antonio Margoni, il Consiglio d'Amministrazione e tutti i collaboratori di Media Consultants partecipano con grande tristezza alla scomparsa dell'amica e collega dott. ing. Norberto Cesi Gabriella Cardona Del Vicario ha cessato di battere.- Lo piangono la moglie Bianca con Tiziana, Matteo e Olmo, il fratello Giannantonio con Carla e i nipoti Paola, Alberto, Giancarlo con le rispettive famiglie. - Milano, 1 febbraio 2014. - Bollate, 1 febbraio 2014. Maurizio e tutti i soci e collaboratori di Matisse Srl si uniscono al dolore di Valeria e di tutta la famiglia per la scomparsa di Gabriella Cardona Del Vicario ricordandola con affetto. - Milano, 2 febbraio 2014. Gianfranco Pardi RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ PER PAROLA: A MODULO: PER PAROLA: Teofilo Sanson Federico Gianni addolorato è vicino a Tina per la morte del suo caro Con l'amore di sempre.- Mi manchi Doretta. - Milano, 2 febbraio 2014. TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Claudio Cremonesi si è spento.- Piangono la sua prematura scomparsa la moglie Elda De Carli, i figli Nicola con Elena, Susanna con Federico, i nipotini Stefano e Luca.- I funerali avranno luogo lunedì 3 febbraio alle 10.45 nella parrocchia Dio Padre a Milano2 - Segrate. - Segrate, 1 febbraio 2014. Giannina, Tiziana con Marcello, Anna con Ugo, Emanuela con Tito, Antonella con Luca e gli amati nipoti, annunciano la morte di Cavaliere del Lavoro Giornalista - Desio, 1 febbraio 2014. Giorgio La famiglia ringrazia tutte le persone che gli sono state vicino con amicizia, affetto e professionalità.- Il funerale avverrà lunedì 3 febbraio alle ore 11 nella Basilica di San Zeno (Verona).- La camera ardente sarà a Verona presso il cimitero Monumentale dalle ore 9.30 alle ore 10.30.- La cara salma verrà tumulata nella tomba di famiglia, a Scomigo (Treviso). - Verona, 2 febbraio 2014. 1994 - 2014 Francesco Gatto ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 Tiziana Maiolo avrà sempre nel cuore l'indimenticabile grande amico Paola e Paolo Zanetto profondamente addolorati per la scomparsa dell'amico Maria Giovanna (Tata) Carai che è sempre stata a loro vicina con immenso e incondizionato amore.- E si stringono, affettuosamente, a Michele e Wanda.- I funerali si svolgeranno lunedì 3 febbraio alle ore 10 nella Cattedrale de La Storta, Sacro Cuore di Gesù e Maria. - Roma, 1 febbraio 2014. Caro maestro e grande amico ti vorrò sempre bene.Alberto. - Milano, 1 febbraio 2014. Annaluisa con Dario, Mariella, Eddi con Grazia sono vicini ad Elda, Nicola e Susanna nel piangere la scomparsa del cognato ed è vicina a Tina e Tiziana. - Milano, 1 febbraio 2014. Anna Fendi Venturini, Maria Teresa, Maria Silvia, Maria Ilaria annunciano con profondo dolore la perdita dell'indimenticabile e insostituibile 2 febbraio 2012 - 2 febbraio 2014 il cui ricordo rimarrà indelebile. - Bologna, 1 febbraio 2014. e abbraccia la sua famiglia. - Roma, 1 febbraio 2014. Edoardo Brega - Milano, 1 febbraio 2014. Non sei stato, sei.- Uomo infinito e mio infinito bene.- Emilia. - Milano, 2 febbraio 2014. Il dolce sorriso di Profondamente addolorato Nicola Grumo partecipa al dolore della famiglia per la perdita dell' Davide e Alma con Alberto e Daniele si stringono a Tina Isabella e Monica nel dolore per la perdita del caro amico Emilio Del Giudice Giancarlo A Carlo, molto più di un nonno.- Ti porterò sempre nel cuore, Chicca. - Roma, 2 febbraio 2014. Edoardo Brega un uomo perbene.- Per il funerale chiamare 393.3358492. - Milano, 1 febbraio 2014. Maria Margherita insieme ai fratelli, cognati e nipoti comunica a tutti coloro che lo hanno conosciuto ed amato che il suo caro marito - Milano, 1 febbraio 2014. Il 31 gennaio 2014 è venuto a mancare all'affetto dei suoi cari La moglie, le figlie, i generi e i nipoti annunciano la morte di Maggior Generale del Corpo degli Ingegneri dell'Esercito Mario Fugazzola Le zie Luciana e Marisa con i figli piangono il caro Mamo e abbracciano con grande affetto Gabriella e Alessia. - Sumirago, 1 febbraio 2014. A MODULO: Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] 45 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 4=! ,4=4 4,, ,49 4 = ,48 4,8 ,4, 498 ,498 4! ,49 4!8 ,48, 489 ,4, 48! ,49, 489 ,49! .'3) .#/3 )/3 ';# #%') ).#') )%)' ')7 #.'; ')' .6# 2 +""% +()% %' 7(-+ 3:''17'% 32 )+2 +(-2+(33+ -%+"" %:3 3: "2) -27 '' 2"%+)% +27% +) 7(-+2'% ):%2"% 3:'' '2%. 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Superenalotto Combinazione vincente www.corriere.it/giochiepronostici #) '#.) 6')/ #./ #.)# Oggi su www.corriere.it 2 6 8 11 13 20 25 27 29 34 35 43 44 52 60 67 80 82 87 88 Chance !#) ' .'#/) )/ '%/ % #.) ')67. 10eLotto I numeri vincenti Lotto /%' #& #.3 % )$:) ./ ))3 6% !#') Giochi e pronostici 7 9 1 2( 2:"% 32 %3 +7)< . '2% %(%)% ; Sudoku Diabolico 7 %/#'$# /%) #&6.) "%77+ &#' (-+33+ 7)% 2+7+) :)+ %2)< )+; (-2% +33+ &#' +' % -2++) -233%+) -+3%<%+)7 )% -233% ' ")+ )%7+ 3% 3-+37 ')7()7 ;23+ +2 %)':)< +'()7 ' +37 +%)7'% '' 2)% '' )%3+' %2% 377)72%+)' ''+ 3733+ ")+ )%7+. ' %722)+ )72' 77%; )+2 :) %2+'<%+) -233%+)2% $ ()7%) %' 7(-+ (+'7+ %)37%' 3:'' )%3+' %7'%). (-+ 37%' %); 3:'' <+) +2%)7'%. Super Bowl morto Giorgio Stracquadanio, 1 Èfedelissimo (poi pentito) di Berlusconi. La carica delle 501 poltrone: 2 chi sono e quanto guadagnano. finisce l’era dell’assalto alla scaletta 3 Ryanair, Posti assegnati in fase di prenotazione. Amanda e Raffaele, parla il giudice: 4 «Ho figli anch’io, è stata una scelta sofferta». all’Inps, Mastrapasqua si dimette. 5 Svolta Letta: «Una scelta saggia». L’America si prepara New York in festa per la sfida tra i Denver Broncos e i Seattle Seahawks per il titolo Nfl. Google I luoghi nascosti Sono «zone sensibili» e su Google Earth vengono rese invisibili. Le immagini. Anniversario Charlot 100 L’esordio di Charlie Chaplin nel cinema è stato il 2 febbraio 1914. Le immagini della carriera. 46 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera Teleraccomando Debora Villa Tv in chiaro ,>£ di Maria Volpe PER CONOSCERE PER DISTRARSI Il potere del cervello Da Fazio David Lynch Il cervello controlla i nostri pensieri, prende decisioni nel giro di millesimi di secondo e affronta ogni giorno un lavoro molto faticoso. Per questo a volte può sbagliare (per esempio i lapsus). Al via un programma (nella foto una scena) che mette alla prova la propria mente con giochi, quiz e molto altro. Stasera si comincia con «Esperimenti esplosivi»: divertenti e folli esperimenti condotti da Tim Shaw, per testare le nostre capacità cognitive con curiose e fantasiose prove che coinvolgeranno chiunque. Le «cavie» degli esperimenti, infatti, sono comunissime persone incontrate per strada. Puntata ricca, stasera. Ospiti di Fabio Fazio sono infatti l’on. Laura Boldrini, dal 16 marzo scorso presidente della Camera dei deputati, che ha vissuto una settimana di lavori parlamentari molto complessa e contestata. A seguire il geniale visionario regista americano David Lynch (foto), considerato uno dei maestri del cinema underground fin dal suo debutto nel 1977; Carlo Verdone e Paola Cortellesi, protagonisti di «Sotto una buona stella», il nuovo film diretto e interpretato dall’attore romano, al cinema dal 13 febbraio. Immancabile Luciana Littizzetto. Accendi il cervello National Geographic, ore 21.55 Che tempo che fa Rai3, ore 20.10 ,>Ó ,>Î DEL ASCOLTA IL NUOVO PROGRAMMA MATTINO E ANCHE TU DIRAI... ... ,iÌi{ Dal lunedi al sabato dalle 7.00 >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃḭÌÉÀiÌi{ i`>ÃḭÌÉV>>ix i`>ÃḭÌÉÌ>>£ >Ç°Ì È°ää , *, /" *1 /" 1,"*° ȰÎä 1 "// ° 6>ÀiÌD £ä°ää + ½-/," +1 /" -/° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä -1 ° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx - / -- ° ,i}i £Ó°ää , / ½ 1- *<< - */,"° ,i}i £Ó°Óä 6,° VÕiÌ £Î°Îä /", ° £{°ää ½, ° 6>ÀiÌD £È°Îä / £° £È°Îx " ° 6>ÀiÌD° `ÕVi >À> 6iiÀ £n°xä ½,/° +Õâ Óä°ää /", ° Óä°Îx , / -*",/° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> Óä°{ä , /1"° 6>ÀiÌD -, Ó£°Îä , // ,"--° ÃiÀi° Àiâ Õ`] À /ÀÛ>Ì] * Õ} *ÃVVi] ÕÀÀ> ,Õvv] À>` *>VÌÌ] >Ài ÕÃV ÓΰÓx -* /£° ÌÌÕ>ÌD ǰää ,/", " " " /1//" //"° °] 1Ã>] £Ç® n°Îä - / 7",° ÌÌÕ>ÌD °äx "-/," " ,9° /iiv £ä°Îä ," ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä <<"", " ° 6>ÀiÌD £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "/",° ÌÌÕ>ÌD £Î°{x +1 -*// "° /> Ã Ü £x°{ä +1 "° 6>ÀiÌD £Ç°äx / Ó °°-° £Ç°£ä -/" -*, /° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £n°£ä äc 1/"° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi À>V >ÕÀ £°Îx -+1, -* ", ££° /iiv n°äx ½"° VÕiÌ>À n°£ä " " " <° V] Ì>>] £Èή °xx 7 9", 7 9",° /iiv £ä°{x / ,° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä /, -/"6-/° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä /, ," 1,"*° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /, /,, "° ,i«ÀÌ>}i £Ó°xx ½ 1 " +1 ", °°° ÌÌÕ>ÌD £Î°{x /1 /1\ 6 6° VÕiÌ £{°ää /,° /, /"° £{°£x / ΰ £{°Îä £ÉÓ ",° ÌÌÕ>ÌD £x°ää /Î °°-° £x°äx ," ° Ḭ̀ £n°xx /" ΰ / ΰ £°Îä /,° /, /"° ǰÎä / { / 7-° n°Óä " " -",-"° VÕiÌ>À °Óx -/", 6" °°° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *> Àà £ä°ää - / --° ,i}i £ä°xä * / ,° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx /*, / {° ££°Îä / { /", ° £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää /° VÕiÌ>À £Î°xx " 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £{°{x / " * " "° À>°] 1Ã>] £xä® £Ç°ää 1 "--"//" -/,--° £n°xä /*, / {° £n°xx / { /", ° £°Îx -,/"° /iiÛi> Ȱää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌDÌ n°ää / x // ° n°{x / "° n°xä ," /, " -*,/"° ÌÌÕ>ÌD £ä°£ä -* ° ÌÌÕ>ÌD £ä°£x , " ° VÕiÌ>À ££°Óx -/", 6,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi `>À` ,>ëi] i ``} £Î°ää / x° £Î°{ä ½, "° ÌÌÕ>ÌD £{°ää " 6° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀL>À> ½1Àà £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi *> Ã] ÕV> >ÕÀiÌ Óä°ää / x° n°xx ,° ° -/ , " / ,6" " * -,t £ä°Îx -*",/", /*"° £Ó°Óx -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì -*",/ -/ 88° £{°ää 6" ° ÛÛiÌÕÀ>] iÀ>>ÉÀi«ÕLLV > iV>ÉÕÃ>] Óä䣮° ,i}> ` 1 `i ° `Ü>À` ÌÌiÀÌ] Õ>> >À}ÕiÃ] > i° £Ç°Îä "7 / 9"1, "/,° /iiv° à ,>`À] >à -i}i] Li -Õ`iÀà £n°Îä -/1" *,/"° ǰää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD ǰÎä / ǰ ǰxä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD ǰxx " 1-° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää ½, /, ,"° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD ££°xä ---] 6",/ " <,° -iÌiÌ>i] iÀ>>] £x® £Î°Îä / ǰ £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä "6 " ° À>°] Ì>>] £Î® £È°{ä 1 , *, +1//," , ° 7iÃÌiÀ] 1Ã>] £xÈ® £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i >ÃiÞ Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää ° °°-° /iiv° >À >À] V >i 7i>Ì iÀÞ] *>ÕiÞ *iÀÀiÌÌi Ó£°{x 7 6ä° /iiv° iÝ "½Õ} ] -VÌÌ >>] >i >i Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä /*" ° /> à ܰ `ÕVi >L >â° ««> >}iÀL>V] ÕV>> ÌÌââiÌÌ] ÕV> iÀV> ÓÓ°{ä ,*",/° ,i«ÀÌ>}i° `ÕVi i> >L>i Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x " ½ 1 - < +1//,"° ÛÛiÌÕÀ>] Ì>>] £n{®° ,i}> ` â >ÀL° /iÀiVi ] Õ` -«iViÀ] «À Õ} Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi Õ>> ÀiÀ>] >LLL Ó£°£ä -,/"° /iiÛi>° i}> Ì>iÀ] iÝ >`i>] >À> Õâ>à ÓΰÎä /,8° ÌÌÕ>ÌD £°ää "- /1// Ó° -iÀi £°£x ,/", " 1/1," *,/ ° >Ì>ÃViâ>] 1Ã>] £ä® Ó£°Îä 1 "" Ó°ä° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀV iÀÀÞ] ÀV ,Õ}}iÀ Óä°ää / ǰ Óä°Îä " *- ,6° 6>ÀiÌD° `ÕVi >ÕÀâ Àââ> Ó£°£ä " " - < ° ÃiÀi° i >«] >ÀÌÌi ,iÞ] ÞÌ > Ý ä°Îä / £ "//° /*" ° ä°xx -½ // "//° /> à ܰ `ÕVi >ÕÀâ ÃÌ>â] ÀV 6>i ÓÓ°{ä " -*",/6° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £°ää / Ó ° £°Óä *,"/-/ /-"° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓä / ΰ ÓΰÎä / ," ° ÓΰÎx / ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi > > ,Ã> ä°Óx / ΰ ÓΰÓä -*9 ° âi] LÉÕÃ>] Óä䣮° ,i}> ` /Þ -VḬ̀ ,LiÀÌ ,i`vÀ`] À>` *ÌÌ ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« £°Óä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«>Æ iÌi°Ì £°xä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD ä°Îä \ -Õ«iÀLܰ -«ÀÌ {°Îä -/1" *,/" ", /° x°ää / ,,° /iiv Óΰää </ ° }À>vV] LÉÕÃ>] Óääx®° ,i}> ` / «iÀ° ii ÀÀi] Õ} >VÞ] /LÞ ià ÌÛ°Ì £Î°Îä ½,/ 6,-° £x°Îä £È /° 6>ÀiÌD £È°Óä £È /° 6>ÀiÌD £Ç°Óä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £n°£ä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°£ä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD Óä°£ä /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä "- *5 " °°° i`>] 1Ã>] ÓääÓ®° ÓÓ°{ä ,<<\ -/,1<" *, ½1-"° 6>ÀiÌD ii>Þ /6 £n°ää " " "° VÕiÌ>À £n°xx 9 /° £°ää ,/9 -89 " 9° /iiv Óä°ää -/ " ", *-1° ÕÃV>i Óä°Îä - 1 / 6 J 9° ÕÃV>i Ó£°ää 9 / ,8° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä , ",,", -/",9° /iiv ä°Îä -/ " ", *-1° ÕÃV>i 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Due sosia per Spencer e Hill Storie toccanti tra le corsie ,>{ Due ricchi cugini (Bud Spencer e Terence Hill, insieme nella foto) temono che dei rivali in affari vogliano eliminarli. Per questo si fanno sostituire da due sosia. Non c’è due senza quattro Rete4, ore 21.15 La voce di Rocco accompagna alla scoperta degli altri tre «Braccialetti rossi». Il gruppo si consolida attraverso due incontri che si riveleranno complementari. Braccialetti rossi Rai1, ore 21.30 Lo strano rapporto tra sport e politica Le forze di polizia presenti in Italia Sport e politica: un legame pieno di valenza simbolica. È stato così negli anni della Guerra fredda, quando Stati Uniti ed Unione Sovietica si sfidavano a colpi di medaglie. Speciale Tg1 Rai1, ore 23.25 In onda l’inchiesta di Claudia Di Pasquale dedicata alle forze di polizia. In Italia esistono cinque forze di polizia. Ma siamo certi di essere al sicuro? Report Rai3, ore 22.40 À>°Ì À>°Ì ȰÓä -, 7,-° ÌÌÕ>ÌD ȰÎä 1- ° ÌÌÕ>ÌD Ȱxä ,- *° -iÀi n°Óx 9" ° -iÀi °xx " ° /iiv £ä°xx " /", 7"° -iÀi £Ó°Îä - *,° £{°ää ,* /",° £x°Îä -/,° ÌÌÕ>ÌD £x°xx *,6° -iÀi £È°{x " ,-° -iÀi £Ç°{x , 7- ", "° £Ç°xä ,1-° /iiv £n°{ä -*" /° -iÀi £°Îä "-/ 7-*,,° -iÀi Óä°Óä "-/ 7-*,,° -iÀi Ó£°£ä 8/,° -iÀi Óΰää -/,° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx / /7 ," -° âi®° ,i}> ` ,} > /ÃÕ >À° £°äx **1 / /" ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°xx /"6 ° ÕÃV> £n°Îä */,1-° ÕÃV> £°Îä " ,/" 1/" 1 ," ,"° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x "- 1*° VÕiÌ>À ÓÓ°ää "" /"1, ,/° VÕiÌ>À £°ää 6,/ ,° VÕiÌ £°Îä ,- -/ //° VÕiÌ Óä°ää , x{° VÕiÌ Ó£°£x " -/",° VÕiÌ ÓÓ°£x // 6" ½/ ° VÕiÌ Óΰ£x ° °° ° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £È°{x /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x "-- " /"° ,i>ÌÞ £°Óä ,"--° ÃiÀi Ó£°£ä - /,t 6>ÀiÌD Óΰ{x 1 " " -* ° £°Îä , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £Ç°xx , 7- ", "° £n°ää -1 5 *, 6,9 -° £°xä , 9° Ó£°£x 1 1"" " /° Óΰ£ä " -/,-° ä°xä , 7- "//° ä°xx " 6,-" ,"° Ó°Óx 6 ° À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £n°Óä 1* ° ÌÌÕ>ÌD £n°{x , ° /iiv £°Îä < E "9\ ° Ó£°ää 7 8 1° >ÀÌ Ó£°Óx 7 8 1° >ÀÌ Ó£°xä 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°£x 1 1 * ° >ÀÌ Óä°£ä 1 ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä /" , -° ÌÌÕ>ÌD Ó£°{ä /" , -° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä "-- ," ° ÌÌÕ>ÌD °Óä 7E",,° /iiv £Ó°£ä -/, /9 - /,° £{°ää -- ǰ ÌÌÕ>ÌD £x°xä /6 "° ÌÌÕ>ÌD £È°äx */° -° ÌÌÕ>ÌD £n°£x 7E",,° /iiv Óä°xä / " "1 /,9° £n°£x , //"t VÕiÌ>À Óä°Óx " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£x , 6° VÕiÌ>À ÓÓ°äx 6- ""° 6>ÀiÌD ÓÓ°xx 1 / -//- " " ° ÌÌÕ>ÌD £n°xx / ǰ £°ää , // -*, / //° ÌÌÕ>ÌD £°£ä 5 //° ÌÌÕ>ÌD Óä°äx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä -°"°-° //° 6>ÀiÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°ää -1 6/ * ",° >ÀÌ £n°Îä 1"6 66 /1, **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°äx <"1° >ÀÌ £°Îä ,**° >ÀÌ Óä°ää ,/" " < "° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £n°{Ó , ½1"" *"° Óä°xn "/ ° 6>ÀiÌD Ó£°äÓ /1,-/ *, -"° Óΰ£Ó 1, - <"° £°Î 7-° £°{Î "-° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì Óä°Óä , ° 6>ÀiÌD Ó£°Óä -*,/ 1-\ 1,, /° /iiv ÓÓ°Îä -/"* E " /° >V ä°äx -*,/ 1-\ 1,, /° /iiv £n°{ä " /" -*"-° VÕiÌ>À £°Îä 8/, "6, " /" ° VÕiÌ>À Ó£°£ä ,°"1-° /iiv ÓÓ°ä£ *½ /1 ° /iiv Óΰ{x / 6*, ,-° /iiv ÌÛÓäää°Ì £n°Îä *-- - <" ," " ° ÌÌÕ>ÌD £°{ä " ° ÌÌÕ>ÌD £°{x -/", "1,-° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää ,"-," "1,-° ,i}i Óä°Îä - / ½ ,/° ÌÌÕ>ÌD 47 Corriere della Sera Domenica 2 Febbraio 2014 Pay Tv Film e programmi Angelina Jolie aiuta Winona Ryder Dopo un tentativo di suicidio, Susanna (Winona Ryder) finisce in un ospedale psichiatrico. Lì conosce un’altra ragazza (Angelina Jolie, foto con Ryder) che l’aiuterà ad affrontare la vita in modo diverso. Ragazze interrotte Sky Cinema Passion, ore 21 Amy Adams incontra Dempsey -Þ i> -«ÀÌ ££°£x 1 *"-/" -" -i *Ài "ÃV>À ÌÀ> VÕ v] Ài}> i ÃVii}}>ÌÕÀ>° 1 }Û>i ÛÕi LiÀ>Àà `i> v`>â>Ì> «iÀ>> «iÀ ëÃ>Ài Õ½iÀi`ÌiÀ>° -Þ i> >ÃÃVà £Ó°Óä " *, 6"/ ÛÀâ>Ì> i VÃÌÀiÌÌ> > ÌÀ>Ài i> V>Ã> «>ÌiÀ>] > ÌÀiÌ>VµÕii Þ ÌÀÛ> ÕÛ> v> ÛÌ>i i `V>Ûii iÀiÞ° -Þ i> *>Ãà £Î°ää 1" ", / 1> }À>Ì> ÛÃÃÕÌ> `> «iÀÃ>}} `i½Ì>> ` }}] Õ> vÌ}À>v> `i} Ì>>] V À Ûâ i` À `viḬ̀ -Þ i> Ìà £{°äx -// 1 / µÕi «iÀÃi V i à VÃV à V >>Ì `> Õ Ì>° ¢ V i ÕÃVi m Õ «>`Ài > VÃVÕÌ i > ÃÕ> iÀi`ÌD° -Þ i> £ £x°£ä " *L° i µÕ>ÌÌÀ`Vi > i À>ViÃV> Ã}> Õ> ÛÌ> Ì>> `>½>VV>iÀ>] `> «>`À ÛiÌ vÀ>Ìi À>LLð -Þ i> ÕÌ £È°Îx 6 ° -À` m "Ìi iÌÌ] Õ Û}i `>««À> ` >V> >À}> V -° ÃV>® i « Ìi}iÀÀ V Ã`>V 6° i -V>®° -Þ i> >ÃÃVà £Ç°ää Î +Õ>` > ÛÌ> `i½>}iÌi iÌÀ> «iÀV] ½>}iÌi `iÛi Û>}}>Ài i Ìi« «iÀ Ã>Û>Ài ÃÕ Vi}> i vÕÌÕÀ `i½Õ>ÌD° -Þ i> Ìà £n°Óx -, °*° i >à `À}i i £xÇ Õ V>ÃÌ iVViâ>i ° >L] ° iÀi®] «iÀ > «iV> V i À>V> > >ÛÕÌ Õ iÀi ÃÕVViÃð -Þ i> >ÃÃVà £°ää ," /Ài «Ài "ÃV>À «iÀ v ` i vviV V i À>VVÌ> > vÕ}> ` Õ }ÀÕ«« ` `«>ÌV >iÀV> `>½À> iÃÌ>° -Þ i> £ Ó£°ää 1/ - 1 ", « >] -i> >LL>`> *>° - ÀiVÌÀ> > 6iÀÃ>ià > i m V Õ >ÌÀ° *> ÌÀ> Ì>> i i Ãi}Õi°°° -Þ i> >ÃÃVà ,/9 À> *Ài `i> ÕÀ> > iÃÌÛ> ` >ið 1 «iÃVÛi` >«iÌ> v>½ «ÀÛ «iÀ À>`i À>Ìi i «iÀ`i > ÌiÃÌ>° -Þ i> ÕÌ *5 " " 6/ -Ì>Ì 1Ì] ££Î° } "«i ` v Õ ÛiÌii `i >ÃÃ>V ÕÃiÌÌÃ] L>ÌÌi V>«i V>ÀV>] ` À} }ið À}i ° *>Ý̰ -Þ i> >Þ /,- 1> L>`> ` À>«>ÌÀ > >««i> i>LÀ>Ì V« «iÀviḬ̀ -Õi À ÌÀ>VVi] Õ `iÌiVÌÛi V i > ° ®° -Þ i> >Ý ,<< /,,"// v À>VVÌ> > ÃÌÀ> ` >VÕi À>}>ââi >V° ° i] i> «>ÀÌi ` Ã>] i>`iÀ ÃV«>ÌV> `i }ÀÕ««] > ÛÌ ½"ÃV>À° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä " ½ /" 1> À>ÌV> ÃÌÀ> `½>Ài m iÃÃ> >> «ÀÛ> i ` Ài>i° *iV> `ÃiÞ>>] V *° i«ÃiÞ] `ÌÌÀ - i« iÀ` ºÀi޽à >ÌÞ»° -Þ i> £ "-/ ,,\ -*,/" 6 // Þ >âi] >Ì>>Ìà «iÀ «ÌiÀ VÌÀ>Ài ÃÕ ÃÌÌ ` Ûi`iÌÌ>] ÌÀ> `« x > i ÃiLÀ> `ëÃÌ > ÌÕḬ̀°° -Þ i> Ìà ÓÓ°xä ,1- , " "-/, ," ,/,"6, ½ " -/,"- / - "*,-" , ¶ ° -À` i ° iÀ «>ÀÌ «iÀ ½}>° - ÃÕi ÌÀ>VVi `i V}>Ì ° >vÀi`° i`> `ÀiÌÌ> `> ° -V> i £Èn° -Þ i> >ÃÃVà Óΰää /" , -- -/, /, ½ÌiÀ«ÀÃi ÃÌ> ÀÌÀ>` ÛiÀà V>Ã> µÕ>` ½iµÕ«>}} ÃV«Ài Õ> ÌiÀÀvV>Ìi vÀâ> >½ÌiÀ `i½À}>ââ>âi° -Þ i> £ £Î°Îä - * "\ -" / ««> `i ` ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°Îä -/" " - \ - £{ä ««> `i ` ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°xx "\ 6" <" -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £È°£x , //\ 1/ "* ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°Óä *6""\ ,/ /, / " >«>Ì Ì>> >ÃV i ,>-«ÀÌ £ £n°£x " x\ <, / >«>Ì ÕÀ«i° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £°ää "\ /,<" /*"] " " " ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ -/\ "-/" ", " ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Óä°ää ,"\ iÀ> >ÃÌiÀð ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óä°{ä "\ 16 /1- /, -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ ÓÓ°ää *1/"\ / , 7À` -iÀià v Ý} -Þ -«ÀÌ Ó Óΰää " x\ ,*1 -* >«>Ì ÕÀ«i° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓΰÎä -/\ -1 /1 9 -Þ -«ÀÌ Ó Ó{°ää ,9\ ,9 //" ÕÀ«i> ,>Þ >«Ã «° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Ó°ää £Î°ää £{°ää £x°ää £È°ää £Ç°äx £n°£ä £Ó°ää / **, / / -Þ 1 £Î°ää 1,, /",/ £{°ää - ""9"" /- -/, >ÀÌ iÌÜÀ £x°ää , 79 ,> Õ« £È°ää ,°°° *, *-- *"6, i`à £n°ää "6, ,9 £°Îä < E "9\ ,> Õ« Óä°ää , " i`à ӣ°ää +1//," /," / Ý vi ÓÓ°ää " 1" " Óΰää 1,, /",/ Óΰ£ä / **, / \ *, "--Þ 1 Óΰ£x /"1, ÃiÞ >i ÓΰÓx / **, / / -Þ 1 £Ó°ää "9 // - , i`à £Î°£ä " -/,", ," " " 1 >ÀÌ iÌÜÀ £{°ää "9 // - , i`à £x°äx " -/,- 6- Vi`i £È°ää -*" " Vi`i £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°ää "9 // - , i`à £°ää 1"6 66 /1, */, * i`à Óä°äx -*" " Vi`i Ó£°ää 7 8 1 ,> Õ« Ó£°{ä 1"6 66 /1, - ""9"" iÀ>} £{°£x *,- *, °°° ,6" ÃÌÀÞ >i £x°£ä -/",9\ - 6/ ÃÌÀÞ >i £È°äx -/",9\ ,6"1<" 6" ÃÌÀÞ >i £Ç°ää , 1" /8ÃÌÀÞ >i £n°£ä , " , ÃVÛiÀÞ >i £°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°ää 1 ,1 ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää , " , ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°ää 7",½- /"* x ÃVÛiÀÞ >i Óΰää // -/,"- ÃVÛiÀÞ -ViVi £Ç°äÈ -// " *9° *ÀiÕ i> £Ç°x{ " /, ° /iiv 9 £n°{È " /, ° /iiv 9 £°ää ", --/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°£Ç /1// *<< *, ½","° *ÀiÕ i> £°Ó ,° "1- 6-" ° /iiv " £°ÎÓ " /, ° /iiv 9 Óä°ÓÓ " /, ° /iiv 9 Óä°ÓÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°Îx -/1" <" \ 9 7," /" Óä£{° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x " / " ° *ÀiÕ i> Ó£°£x / - ,/ , ° /iiv 9 Ó£°£x "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äx / - ,/ , ° /iiv 9 ÓÓ°än / ° /iiv " ÓӰΣ *,- , ,/" ° /iiv " ÓÓ°xÎ / - ,/ , ° /iiv 9 ÓÎ°ä£ / " ° /iiv " Giselle (Amy Adams, foto) è una principessa che da un regno fantastico finisce sulla terra, a New York. Lì incontra il papà (Patrick Dempsey) di una bambina e scopre un mondo nuovo. Come d’incanto Sky Cinema 1, ore 21.10 Il golfista dilettante che stupì il mondo Tratto da un romanzo di Mark Frost, la storia vera dell’impresa del golfista dilettante Francis Ouimet (Shia LaBeouf, foto) che nel 1913 stupì il mondo battendo il campione in carica. Il più bel gioco della mia vita Sky Cinema Family, ore 21 £°ää Óä°ää Ó£°ää ÓÓ°ää Óΰää ÓΰÎä Óΰ{ä -*-" Ý *** <1 i`à 6 E ÃiÞ >i "½- 1,,- Ý 1-/ E 9 ÃiÞ >i /,9 Ý Ài /, -",,- *, -/ 1 /,- >ÀÌ iÌÜÀ /1//" ,/" ÃiÞ >i "7 / 9"1, "/, Ý - , Ý Ài -*-" Ý /- ÃiÞ >i ° °°-° Ý Ài -", /- ÃiÞ >i , ",,", -/",9\ "6 Ý Papà Mastandrea diviso tra casa e lavoro i`>ÃiÌ *ÀiÕ Leo (Valerio Mastandrea) cresce due figli adolescenti dividendosi tra casa e lavoro. Diana (Alba Rohrwacher) invece è un’artista squattrinata. Un giorno i due si incontrano e... Il comandante e la cicogna Premium Cinema, ore 21.15 £x°äx £x°Ó£ £x°xÎ £È°£ä £È°Ó £È°xn £Ç°ä£ £Ç°äx £Ç°äx -*,/ "1-76-° /v 9 -1/-° /iiv " 9° /iiv 9 1," ",,° /iiv " 9° /iiv 9 <""° - Ü *ÀiÕ i> 1," ",,° /iiv " " /, ° /iiv 9 -/, 1 ""*° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> La televisione in numeri «Borgo Larici» la fiction spiazzante L a fiction italiana sembra spesso muoversi in assenza di un progetto di fondo, di una chiara linea editoriale. Si prenda, come esempio di queste settimane, «I segreti di Borgo Larici», il «period drama» ambientato negli anni del fascismo. Un innesto piuttosto insolito sul ceppo della fiction di successo di Canale 5, che comprende il realismo nazionale del poliziesco, del crime e dell’action (da «Distretto di polizia» a «Squadra antimafia»), da un lato, e il feuilletton ultra-pop dei Losito & Garko («L’onore e il rispetto», «Il peccato Top & Flop e la vergona»). Il primo filone si rivolge a un pubbli«Don Matteo 9» co largamente familiare, Terence Hill ascolta Caiano trasversale alle fasce d’età giovani e adulte, e ai sessi, come è accaduto, per esempio, per l’ultima edizione di «Squadra Antimafia». Il secondo filone privilegia in«Don Matteo 9 - Il coraggio vece un pubblico tutto femdi una figlia», 8.257.000 minile, anch’esso trasversaspettatori, 27,9% di share. le, talvolta giovane, dai liRai1, giovedì 30 gennaio, ore velli di istruzione piuttosto 21.22. Minuto picco: bassi. In questo quadro, 8.609.000 spettatori, Caiano «Borgo Larici» è sembrato rivela a don Matteo fuori luogo, e difatti ha le sue paure (ore 22.08) spiazzato non poco il pubblico di Canale 5: le prime «Il divo» due puntate, in onda nella Servillo è Giulio Andreotti calcistica giornata di mercoledì, hanno registrato un ascolto medio di 3.432.000 spettatori, pari a una share del 12,4%, qualche punto sotto la media di rete. Cinema La7 — «Il divo» Ma quel che più colpisce 452.000 spettatori, 1,77% è la composizione dell’audi share. La7, sabato 25 dience, dalla quale si evingennaio, ore 21.26. Minuto ce che l’unico pubblico in picco: 412.000 spettatori, grado di essere attratto dalinizia il film con Toni la fiction è quello femminiServillo nel ruolo di Giulio Andreotti (ore 21.27). le-anziano in fuga da Rai1: 14% di share solamente sugli ultra65enni, più del 15% solo sulle donne. Un prodotto al femminile «troppo stretto» per Canale 5, che finisce per assomigliare a Rai1 senza però la forza istituzionale (o l’inerzia) della Prima Rete. Forse la più aspra critica che si può rivolgere a un broadcaster non è di copiare «Downton Abbey» ma di non conoscere abbastanza il proprio pubblico. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel. © RIPRODUZIONE RISERVATA Óΰ£ä "1- 1 *-- ,*1/<" ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰ£{ 1 *,//° *ÀiÕ i> ÓΰΣ / " ° /iiv " ÓΰÎn -° /iiv 9 ä°äÈ / " ° /iiv " ä°Ó{ -° /iiv 9 ä°Îä / " ° /iiv " ä°x{ / " ° /iiv " £°£ä ,/ " 8° /iiv 9 £°£ä "97""½- -/ , /",-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°£Ç " 6/° *ÀiÕ i> £°£n / " ° /iiv " £°{ä 1,,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> 48 Domenica 2 Febbraio 2014 Corriere della Sera