Anno LXXXV N. 12 Dicembre 2006 in cruce gloriantes MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE IN QUESTO NUMERO: Bentornato Gesù Bambino 4-7 Spazio giovani 8-9 Il re bambino 10-11 Concorso 12-13 Ricordo di Bottani Alberto Parola dell’assistente Avvento e Natale: corrispondenza tra natura e Mistero Ponte tra cielo e terra Il mistero celebrato nell’Avvento e nel Natale, ossia l’attesa della venuta del Signore come Salvatore (Avvento) e la sua venuta effettiva nella storia nella forma di bambino, povero e fragile (Natale), ha e trova delle corrispondenze profonde con la natura, così come la possiamo sperimentare in questo periodo dell’anno. Infatti: •Le giornate diventano sempre più corte e con meno luce: questo indica l’esperienza umana, che a volte si trova in queste strettoie in cui la “luce” ed il “tempo” vengono meno. •La temperatura si raffredda: quanti uomini e quante donne si trovano nella triste situazione di mancanza di “calore”, non solo materiale, ma come assenza di affetto, come solitudine. •La natura produce pochi frutti: è un momento di mancanza di fecondità, segno della vita di tante persone che è segnata dalla mancanza di senso, di significato. Eppure, proprio in questo momento di assenza di luce, di calore e di fecondità, Dio si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi! Certo, ed anche la natura ce lo dice. Infatti: •Dopo l’inverno tornerà di nuovo la primavera: con giornate più calde, con nuova vita e nuovi frutti. Sì, perché la nostra attesa di senso, di significato, di salvezza trova davvero compi Spighe Dicembre 2006 mento nel Dio che si fa nostro prossimo. •Il Natale cade nel solstizio d’inverno: ed a partire da questo momento le giornate si allungheranno di nuovo. Sì, perché Gesù Cristo è la Luce del mondo. •La promessa di una nuova primavera è già iscritta nelle pieghe dell’inverno: sì, perché il Signore è davvero fedele alle sue promesse. Non è certamente un caso che le maggiori festività cristiane si celebrino e si ricordino proprio durante la notte. La Pasqua, ad esempio, dovrebbe essere celebrata a notte fonda e la lunga celebrazione (la più importante di tutte le celebrazioni cristiane: quasi 2 ore) dovrebbe concludersi al momento in cui fuori inizia ad albeggiare. Il Natale, in modo analogo, viene celebrato a metà della notte (tradizionalmente l’Eucaristia notturna inizia alle ore 24.00). Non è un caso, dicevo, perché questo scaturire della luce dal profondo della notte più buia e delle tenebre le più oscure è il simbolo di ciò che queste due feste significano nella loro radicale proposta: anche nel momento del silenzio totale e nel momento della più completa oscurità una luce può sempre ancora brillare. Quando meno te lo aspetti. Quando ormai tutte le altre luci hanno già fallito o deluso. Quando ormai non speri più. E, invece, come dice il profeta Isaia (Is 9,1): Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. E qual è il motivo di questa rinascita della speranza? Qual è la ragione ultima di questa Luce, che ha origine divina pur avendo un aspetto umano – visibile e tangi- bile? Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine. [Is 9,5–6] Sì, la ragione ultima è questo Figlio. Vero uomo e vero Dio. L’autentico ponte fra cielo e terra e l’unico in grado di brillare – in quanto Luce – ed in grado di far brillare luce anche nelle tenebre, nel buio, nell’oscurità delle situazioni più drammaticamente umane. Avvento e Natale sono il gioioso annuncio, che, anche nelle situazioni più drammatiche, c’è la possibilità, in Dio, di nuova luce, nuovo calore, nuova fecondità. don Massimo Gaia Il libro del mese Il credente, da grande, smette di credere in Babbo Natale, o in Gesù Bambino che porta i regali seguendo le liste compilate dai bambini buoni. Ma, se crede, dovrà credere che quello che è nato a Natale è il Figlio di Dio, e non di Giuseppe. La situazione non migliora a Pasqua, anzi. Il credente, se crede, non dovrà limitarsi a credere che Cristo è morto il venerdì; dovrà anche credere che è risorto la domenica. Ora, quanti tra quelli che si dichiarano cristiani, credono nella Resurrezione? Si direbbe che tantissimi credenti considerino la resurrezione un mito edificante, o non ci pensino affatto, e che non sperino più di tanto nell'aldilà, come è evidente se si presta attenzione a quanto siamo accaniti nelle lotte per vivere a lungo nell'aldiquà, anche sopportando restrizioni e diete che, se solo ci fosse qualche speranza sull'aldilà, sarebbero buttate a mare insieme alle cyclette. A questo punto, diventa non ovvia una domanda: in cosa crede chi crede? Maurizio Ferraris, «Babbo Natale, Gesù adulto. In cosa crede chi crede?», Bompiani, 2006, pag. 151, 11 €. Dicembre 2006 Spighe Spazio Giovani Testimonianza dal campo formativo giovanissimi svoltosi in novembre Alla scoperta della parola amore Come ogni anno durante il mese di novembre l’Azione Cattolica Giovani ha organizzato un ritiro giovanissimi. Quest’anno il tema del campo era centrato sull’amore nelle sue molteplici forme. Ogni partecipante ha potuto confrontarsi con vari effetti legati all’amore, l’amicizia e l’affettività a seconda della sua età. Se i primi due giorni sono stati dedicati agli aspetti più teorici e allo scambio di esperienze vissute tra i partecipanti, la giornata di domenica è stata consacrata alla visione dell’affettività sotto una lente cristiano cattolica. Durante la giornata di sabato i partecipanti secondo la loro età si sono avvicinati ai vari aspetti legati all’amore (l’amore verso se stessi e l’amore verso gli altri). In seguito sempre secondo le loro età i ragazzi hanno potuto specializzarsi in alcune delle varie forme che può assumere l’amore: i più giovani hanno approfondito il tema dell’amicizia, i ragazzi più grandi hanno trattato il tema del primo innamoramento e infine gli animatori hanno discusso attorno al tema dell’amore in generale. La serata è culminata con un’arena dibattito a Spighe Dicembre 2006 proposito degli aspetti emersi durante le attività di gruppo e si è conclusa con un momento di festa in comune e con un momento di adorazione dove ognuno ha potuto avvicinarsi al Cristo mediante l’esposizione del Santissimo Sacramento. La giornata di domenica, come già detto, è stata dedicata alle testimonianze di persone che vivono amicizia, innamoramento, vita di coppia e amore sponsale secondo un cammino di fede cristiano. Questo ha permesso ai ragazzi di rendersi conto del vero valore aggiunto che si può trarre vivendo le esperienze affettive della propria vita quotidiana in un cammino di fede. Tutto ciò è stato reso possibile grazie al prezioso aiuto degli animatori che si sono alternati qua e la in vari ruoli: sia come “esperti” delle varie tematiche trattate, sia come portatori delle loro esperienze mediante testimonianze. Non sono inoltre mancati i momenti più dedicati a rafforzare il cammino di fede di ogni partecipante. Infatti durante il campo i nostri assistenti freschi di nomina ci hanno accompagnato lungo questo cammino con un’offerta varia e stimolante fatta di s. Messe, adorazioni, confessioni, e momenti di confronto più o meno informali. Non sono inoltre mancati momenti dedicati allo svago, al divertimento e alla socializzazione, ciò ha permesso ad ogni ragazzo di stringere nuove amicizie e di rafforzare quelle già esistenti. Insomma, questo campo ha rappresentato un’ottima occasione per tutti per riscoprire il vero significato, il vero valore dell’amore, qualcosa che troppo spesso nella nostra società viene svuotato del suo significato cristiano ed assume varie forme a volte travianti. Si è voluto far capire ai giovani come questo sentimento debba venire coltivato giorno dopo giorno. Aspetto questo non facile soprattutto se si tiene conto del fatto che al giorno d’oggi è più facile trovare una soluzione pre-confezionata da altri, piuttosto che cercare di risolvere personalmente i propri problemi. Sono state di fondamentale aiuto le testimonianze che alcune persone hanno voluto condividere con i partecipanti. Questo ha permesso di dimostrare ad ognuno che il vero amore è la base fondamentale della nostra vita, soprattutto se basato sull’insegnamento che ci ha lasciato Gesù. L’entusiasmo e l’interesse dimostrato dai partecipanti uniti alla volontà di aprirsi a questa concezione dell’amore legata alla fede ed alla caritas, ha sicuramente ripagato gli animatori per tutti gli sforzi profusi in fase di preparazione. A tutti i ragazzi l’azione cattolica giovani da appuntamento al prossimo incontro in cui verranno proposti sicuramente nuovi interessanti argomenti ed ottimi spunti per crescere come giovani, come cristiani e nel nostro cammino di fede. B. e A. Spazio Giovani Una riflessione di due partecipanti al campo formativo L’amore è scelta Un momento fortissimo, di grandissima emozione. Questo ha significato per noi il Campo Formativo di Azione Cattolica svoltosi qualche settimana fa (17-19 novembre) a Camperio. Un momento fortissimo sotto molti punti di vista, ma soprattutto per il fatto che durante questo campo abbiamo deciso di compiere un grande passo per la nostra vita di coppia: la promessa di fidanzamento. La scelta del contesto in cui prendere questo impegno non è stata casuale. Per entrambi infatti l’Azione Cattolica riveste un ruolo molto importante. In molti momenti passati, essa ci ha offerto spunti importanti per approfondire e rinforzare la nostra Fede e per trovare un senso a ciò che eravamo ed alla via che ci accingevamo a percorrere. E se tale aiuto era molto presente prima, quando i nostri cammini di uomo, di donna e di cristiani erano separati, esso è andato via via rafforzandosi da qualche mese a questa parte, cioè da quando le nostre strade si sono unite in questa splendida strada che noi chiamiamo vita di coppia. Scegliere dunque di condividere tale istante con i nostri amici di Azione Cattolica è stato per noi del tutto naturale, la logica conseguenza di una vita che entrambi, malgrado i nostri rapporti con l’Associazione si siano formati in occasioni e temporalità molto diverse, abbiamo sempre vissuto mantenendo un legame forte con i Valori cristiani e con la Fede. In questo campo abbiamo inoltre intravisto la possibilità di rendere un servizio ai ragazzi che vi partecipavano, proponendo tale promessa a coronamento delle nostre testimonianze, per mostrare loro quanto possa rivelarsi bello ed importante poter vivere un sentimento meraviglioso come l’amore secondo i canoni della Fede cristiano-cattolica. Ecco dunque perché i giovani che sono venuti a Camperio si sono imbattuti in una giovane coppia forse un po’ emozionata ed a tratti sulle nuvole che ha deciso di marcare, proprio in questa occasione, un passo importante del suo cammino comune. Quando abbiamo deciso di compiere questo grande salto, durante un viaggio in treno in una soleggiata giornata di metà autunno, erano molti i motivi. Prima di tutto, ci sarebbe piaciuto offrire al Signore il nostro impegno come simbolo dell’importanza che la Sua presenza ha da sempre avuto nella nostra vita, a maggior ragione ora che formiamo una coppia. Fin dall’inizio della nostra storia, abbiamo avvertito che il Signore era lì con noi e ci sosteneva, guidandoci passo dopo passo lungo l’inizio di questo meraviglioso cammino. Del resto, nei momenti difficili, quando ci sentivamo soli e sfiduciati, pregavamo molto, chiedendogli di farci finalmente trovare la persona con la quale condividere la nostra vita. Da quando ci siamo incontrati ed abbiamo deciso di unire le nostre vite in una sola, non abbiamo mai smesso di ringraziare il Signore per la bellezza del dono che ci era stato riservato. Ed allo stesso tempo non manchiamo mai di dedicare al Signore le nostre gioie del giorno e di chiedere il suo aiuto nei momenti di difficoltà: la preghiera è sempre stata una parte fondamentale nella nostra coppia. Abbiamo scoperto il gusto di pregare insieme, di innalzare contemporaneamente i nostri cuori e le nostre anime all’Altissimo, che ci ha regalato tutto questo. Perché è proprio così che vediamo l’incontro dell’altro e la gioia di una nostra vita in comune: come un immenso dono frutto della bontà infinita e della misericordia di Gesù, che dopo averci messo alla prova lungo il cammino della vita e dopo averci ritenuti pronti a ricevere tale importantissimo dono, ha deciso di offrircelo facendoci incontrare. Secondariamente, volevamo fare qualcosa che testimoniasse a noi stessi quanto fosse forte il nostro legame e che ci desse ancora più forza per andare avanti nei momenti di difficoltà. Al momento attuale, causa la fine degli studi di Andrea, ci troviamo a dover trascorrere lunghi periodi lontani. Il gesto che abbiamo compiuto domenica 19 ci ha permesso di ricordarci ancora una volta quanto la distanza che ci separi sia solamente una dimensione fisica, e mai spirituale. Dicembre 2006 Spighe Anche a diverse centinaia di chilometri di distanza, ci sentiamo vicini ed uniti, mano nella mano lungo la strada della vita. Questo aspetto ci era già noto prima, ma ora che abbiamo preso questo impegno ci sentiamo ancora più motivati a proseguire e ad affrontare le piccole grandi difficoltà che ci si parano davanti ogni tanto lungo la nostra via. Da ultimo, con questa promessa avevamo voglia di testimoniare, come già detto, il nostro amore ai nostri amici più cari, alle persone che nei momenti passati di difficoltà ci hanno sempre Spighe Dicembre 2006 sostenuto, mostrandoci il bello della vita e spingendoci a non mollare ma a inseguire i nostri sogni di una vita di coppia serena e felice che avremmo prima o poi realizzato. Promettendo di impegnarci a vivere il nostro amore nella Fede, nella purezza e nell’obiettivo futuro di formare una famiglia, abbiamo voluto ringraziarli di tutto questo immenso e fondamentale aiuto, mostrandogli come abbiamo finalmente realizzato parte dei nostri progetti ed affidando nel contempo il nostro futuro alle loro preghiere, oltre che - naturalmente - nelle mani del Signore. Naturalmente, tale promessa ha richiesto una preparazione da parte nostra, dapprima personale e poi con l’aiuto di una guida. La prima cosa che abbiamo fatto, dopo aver pensato per la prima volta alla promessa di fidanzamento, è stata di metter tale idea in un cassetto semiaperto, affinché potessimo guardarla e capire così la nostra prontezza o meno a compiere un passo così grande. Abbiamo parlato a lungo del senso di tale impegno, di ciò che avrebbe richiesto ad entrambi e della necessità di sostenerci sempre, sia nelle gioie che nei momenti di difficoltà. È stato a questo momento che abbiamo capito quanto il nostro amore fosse forte e puro, e come avrebbe potuto superare ogni ostacolo E ci siamo dunque resi conto che senza dubbio avremmo potuto onorare l’impegno, per quanto grande e difficile esso ci sembrava. A questo punto è entrato in scena Don Rolando, assistente di Azione Cattolica Giovani, che ci avrebbe seguito nella parte finale della preparazione e che avrebbe celebrato il nostro fidanzamento durante il Campo Formativo. Di lui ci ricorderemo sempre due cose che ci hanno colpito: l’entusiasmo dimostrato alla notizia di questa nostra intenzione e la disponibilità a compiere al nostro fianco il cammino di preparazione e ad andare anche oltre, proponendosi come nostra guida per il nostro futuro di coppia. Il suo impegno e la sua dedizione al nostro gesto ha scacciato le ultime piccole incertezze e ci ha spinto ad affrontare gli ultimi momenti di questa preparazione. Il testo su cui abbiamo riflettuto, scelto da Don Rolando, ci ha permesso di entrare in relazione con due lati del rapporto uomodonna che troppo spesso vengono dati per scontati: innamoramento e vero amore. Dobbiamo ammettere che, almeno all’inizio, ci siamo trovati spiazzati ed impreparati alla tematica. L’innamoramento veniva presentato come risposta alla necessità di non restare soli, come qualcosa di effimero e che non permetteva una visione nitida e corretta del proprio compagno o della propria compagna, come un’illusione destinata per un breve momento a colorare il nostro mondo di un rosa felice ed abbagliante ma destinata nel contempo a svanire altrettanto brevemente. Il vero amore invece era presentato come una scelta, come un cammino da rinnovare di giorno in giorno, come la comprensione totale dell’altro, dei suoi lati forti ma anche dei suoi lati deboli, come l’accettare che ogni tanto può anche non andare tutto al meglio ma che non per questo bisogna mollare tutto, come l’essere sempre pronti a sacrificare un po’ del nostro bene per il bene comune della coppia o della famiglia. Di fronte alle argomentazioni del testo ci siamo interrogati molto sulla nostra visione del problema e sul senso che entrambi davamo alla nostra storia. È stato allora che ci siamo resi conto di come il nostro cammino, seppur giovane ed ancora in divenire, ci abbia da sempre offerto conforto e sostegno, aiutandoci a superare le non poche difficoltà incontrate finora. È stato allora che abbiamo capito come benché entrambi nutrissimo per l’altro un sentimento fortissimo, tale sentimento non ci nascondeva le nostre differenze, le nostre piccole manie ed i difetti che ci siamo sempre segnalati ma che abbiamo anche sempre mutuamente accettato. È stato allora che abbiamo capito due cose fondamentali: primo di essere profonda- mente legati ed innamorati l’uno dell’altra. Secondo di come dietro questa euforia dell’innamoramento si celasse qualcosa di immensamente grande: la scelta comune di donare all’altro/a tutto noi stessi, con le nostre gioie, i nostri talenti ma anche con le nostre incertezze e debolezze, sempre nella fiducia che ci saremmo accettati così come siamo. In breve, abbiamo capito che dietro al nostro innamoramento il Signore ha posato un fiore bellissimo, uno dei fiori più belli del suo giardino: quello dell’amore vero tra un uomo ed una donna. È stata con questa consapevolezza, mista ad una grande emozione, che ci siamo apprestati domenica a riconoscere davanti a tutti la forza del nostro amore, a prendere l’impegno di amarci e di sostenerci a vicenda per tutta la vita, iniziando insieme il cammino che ci porterà un giorno al sacramento del Matrimonio. Mettere tutto questo nelle mani misericordiose del Signore e donarci in un certo senso a Lui ed alla Sua guida sicura è stato l’istante più bello ed intenso delle nostre vite. C’è chi, leggendo queste righe, potrà obiettare che in fondo la promessa che ci siamo fatti non ha un vero valore ufficiale, non è un matrimonio ma un semplice impegno: e di impe- gni così forse se ne possono prendere in continuazione. A queste persone noi rispondiamo che forse la nostra promessa come oggetto ha poco valore se comparata al sacramento del matrimonio, ma anche che dietro all’oggetto si cela sempre un valore ed un senso, ed è là che il nostro impegno s’impregna di tutta la sua forza ed importanza per noi. In un mondo in cui si corre sempre di più ed in cui i sentimenti non contano molto ma vengono anzi quasi ridotti a semplice merce di scambio, noi abbiamo voluto prenderci il tempo di fermarci e scoprire l’essenza del nostro legame. In questo momento ci siamo accorti di quanto il Signore ci avesse appena donato, del regalo meraviglioso che la sua bontà aveva infuso nei nostri cuori, della gioia immensa di poter provare per il proprio fidanzato o per la propria fidanzata un sentimento così forte e vero. L’amore è scelta di condivisione, non è un bisogno o una merce da comprare. L’amore è una scelta che viene rinnovata giorno dopo giorno, dal primo momento del mattino in cui i nostri sguardi e le nostre voci si incrociano, fino all’ultimo istante della sera in cui ci scambiamo la buonanotte e l’arrivederci al domani. È una scelta da lavorare sempre, da far crescere nella gioia e nel dolore, che dev’essere sempre messa davanti a tutto. Come si diceva al campo davanti al nostro essere persone singole bisogna porre il nostro essere coppia che indirizza i nostri pensieri e le nostre azioni. Certo, non è sempre facile fare rinunce, e non possiamo sempre auspicare che l’altro le faccia per noi. In ogni istante bisogna essere coscienti del fatto che il bellissimo fiore ha bisogno di essere accudito ed innaffiato, che tutto ciò comporta lavoro e a volte sacrifici. Ma il vivere tale amore come un dono, come Amore con la “A” maiuscola, come un regalo offerto da Dio e per il quale dobbiamo ritenerci estremamente fortunati, asciuga le gocce di sudore dalle nostre fronti, ci stampa uno splendido e luminoso sorriso sulle labbra e ci sospinge lungo il nostro cammino di innamorati prima, di fidanzati ora, e di marito e moglie un giorno. Insieme! Barbara Stegmüller Andrea Jacot-Descombes Dicembre 2006 Spighe La pagina dei bambini Un racconto per i più piccoli come augurio di Natale Il re bambino La luce veniva da un punto preciso, in fondo, oltre i profili delle colline, e riempiva tutto il cielo. La volpe guardò in alto, annusò l’aria con il musetto proteso e disse: – Non capisco… – Che cosa non capisci? – domandò il lupo. – Quella luce… sembra viva. – Andiamo a vedere? – Andiamo. Il lupo e la volpe si incamminarono. Correvano nella campagna. C’era un gran silenzio. Sopra di loro, stranamente vicine, brillavano le stelle. Quante saranno state? Sembravano molte, molte di più di quelle che avevano brillato nelle altre notti. Era una notte chiara. Si può chiamare chiara la notte? Forse no, ma questa lo era. Una notte chiara e luminosa. Ed ecco un fruscio e una voce profonda: – Dove andate? Era il leone. – Laggiù – disse la volpe, e indicò davanti a sé. – Verso quella luce? – disse il leone. – Sì… – Vengo anch’io. Andavano veloci e silenziosi. E ad essi si unì il falco. E più avanti la lepre. E poi la lucertola e la formica. E il coniglio. La tartaruga disse: – Voi andate avanti, io vi seguo. Era uno strano gruppo quello che si muoveva nella notte. Raggiunsero la prima collina, la superarono. La luce, ancora lontana, ma più Spighe Dicembre 2006 vicina, era in fondo alla valle. In un prato, un gregge di pecore dormiva, dormivano anche i pastori. Il cane a guardia del gregge si mosse, andò loro incontro e senza fare domande, disse: – Vengo anch’io. D'improvviso l'aria si mosse, tremò, e dal cielo scesero delle figure bianche con le ali. I pastori si svegliarono e rimasero impietriti con le mani davanti agli occhi feriti dalla luce, a guardare le figure luminose. Erano angeli. Uno di essi parlò ai pastori, e gli animali ascoltarono. Non capirono tutto, ma seppero che c'era un bambino appena nato, là in fondo, dove sorgeva la luce. Un bambino che l'angelo aveva chiamato "salvatore". – Che cosa significa salvatore? – domandò la formica. Il cane, abituato a correre dietro alle pecore che si mettevano nei pericoli disse: – Salvatore è una persona che salva. Il piccolo cuore degli animali tremò misteriosamente. E tutti desiderarono di correre da quel bambino salvatore e di vederlo. La lucertola fece una domanda. – Salverà anche noi questo bambino salvatore? – Glielo chiederemo – disse la lepre. Intanto i pastori si erano alzati e, radunate le pecore, gridavano e si lanciavano dei richiami. – Andiamo, andiamo. Presto, presto! – Vanno dal bambino – annunciò il falco. – Corriamo – disse la lepre. – Dobbiamo arrivare prima di loro. Altrimenti non potremo mai fare la domanda. La notte era testimone della loro corsa silenziosa. La stalla apparve all'improvviso ai loro occhi. Era aperta, spalancata sulla valle, e la luce veniva proprio da lì. Dentro, adagiato su un po' di paglia, c'era il bambino. Sorrise, quando li vide entrare. – Ciao – disse la volpe – siamo corsi perché abbiamo visto la luce. – ...non sapevamo niente, però... – aggiunse il lupo. – ... ma abbiamo sentito un angelo che parlava di tè ai pastori – concluse il leone. – Così abbiamo saputo che sei il bambino salvatore – disse la formica. – Gli angeli cantano e riempiono il cielo – disse il falco volando nell'aria. – Perché? – domandò la lucertola. – Da dove vieni? – chiese la tartaruga che arrivava in quel momento. L'asino che, insieme al bue, con il suo fiato stava scaldando il bambino appena nato, disse: – Quante domande! – Il bambino è piccolo, non può rispondere... – spiegò il bue. Gli animali tacquero di colpo. "Già, pensavano, è piccolo. È appena nato, non può rispondere". Peccato. Come avrebbero potuto sapere, allora, se il bambino salvatore avrebbe salvato anche loro? In quel momento, una piccola colomba bianca entrò nella stalla. Volò in alto, intorno alle travi del soffitto, poi scese e si posò sulla paglia, poco lontano dal bambino. – Io so la risposta – disse, leggendo nei loro pensieri. Muoveva le ali piano, anche da ferma, e il suo piccolo cuore batteva, sotto le piume. – Questo bambino – disse la colomba – è un bambino Re. – Un bambino Re – ripeterono dentro di sé gli animali – Un bambino Salvatore e Re. – Re di che cosa? – chiese il leone. – I re hanno un regno – intervenne la lucertola –. Questo bambino ce l'ha il suo regno? Era una domanda bella e diffìcile e gli animali provarono ammirazione per la piccola lucertola che era riuscita a farla. Sulla paglia il bambino guardava e, sotto il suo sguardo, la volpe, il lupo, il leone, la lepre, il falco, il coniglio, la lucertola, la tartaruga erano misteriosamente felici. Pareva loro di non essere stanchi, dopo la lunga corsa nella notte, ne di avere sonno, ne fame, ne sete. Non avevano più desideri. Desideravano solamente di essere guardati dal Bambino Salvatore. – Questo bambino – rispose la colomba – è il Re dell'Universo. Universo... Che cos'è l'Universo? Di che cosa è fatto? Dov'è...? Questo si chiedevano gli animali, uno per uno, dentro il loro cuore, e la colomba bianca, indovinando ancora una volta i loro pensieri, spiegò: – L'Universo è tutto quello che esiste. II cielo, la luna, le stelle, la terra, gli alberi, gli uomini e gli animali sono l'Universo. – Gli angeli hanno detto che questo bambino Rè è il Salvatore – disse timidamente il coniglio. – Sì, è così... – mormorò la colomba. – Vorremmo sapere, allora – disse la volpe a nome di tutti – se salverà anche noi questo bambino salvatore. La colomba girò il capo verso il bambino, lo guardò con i piccoli occhi rosa, poi tornò a guardare gli animali e disse dolcemente: – Sì. Gli animali rimasero immobili, ma il loro cuore battè fortissimo per la felicità. – Questo bambino salvatore è venuto per salvare gli uomini e, insieme agli uomini, tutte le creature che compongono l'Universo – spiegò la colomba. – Anche le piante? – Anche loro. – Anche le rocce, il mare, la sabbia? – Anche... Arrivavano i pastori. Si sentivano le loro voci. fuori, e belare le pecore. La colomba bianca aprì le ali e volò via. Brillava. Gli animali rimasero un breve istante ancora sotto lo sguardo amorevole del bambino. Poi si decisero ad andarsene. – Ciao, ce ne andiamo – dissero. – Ricordati di noi, Bambino Salvatore. Uscirono piano, uno dopo l'altro, ma avrebbero voluto rimanere sempre lì. Fuori, nel cielo, c'erano stelle luminose e angeli, che accendevano l'aria di una luce bellissima. Roberta Grazzani Pensieri di Natale Voi dovete anche ritrovare, nella meditazione di questo mistero, il significato della vostra vocazione di ragazzi di Azione Cattolica. Nel Natale infatti c’è un messaggio per tutti voi; e io voglio ricordarvelo affinché ne prendiate coscienza con rinnovato impegno quando, la notte santa, deporrete anche voi nel presepe l’effigie del bambino Gesù e sosterete un momento in preghiera, come fecero i pastori un tempo. Voi dovrete chiedervi per un istante: Chi è Gesù? Cosa faccio io per Gesù? Riesco io ad annunciare Gesù ai miei fratelli? Il Natale, infatti, ci rivolge tutte queste domande ed esige una risposta generosa. Vi propongo, pertanto, una triplice consegna che voi certamente, da ragazzi in gamba e ferventi come siete, non mancherete di eseguire. Si tratta, anzitutto, di conoscere Gesù, accostandovi al messaggio del vangelo che lo rivela come vero Dio e vero uomo, colui nel quale si è manifestato il supremo amore di Dio Padre. Conoscere Gesù nella sua parola, nei suoi gesti, negli episodi della sua vita, così come il vangelo ce li narra e la Chiesa ce li predica. Si tratterà poi di amare Gesù. Come a Pietro, anche a voi Gesù chiede: “Mi ami tu?”; e a tutti voi egli dice, come agli apostoli: “Voi siete miei amici” (Gv 15, 14). Siate amici di Gesù; abbiate verso di lui un affetto schietto e profondo, voi che credete all’amicizia di Cristo perché sapete stargli vicino con cuore attento e generoso. (Giovanni Paolo II, 22 dicembre 1986 ai ragazzi di ACR) Dicembre 2006 Spighe Pagina dei bambini Premiazione all’incontro delle famiglie di domenica 15 ottobre del concorso Colora la tua vita con i colori di Gesù Domenica 15 ottobre dopo l’incontro delle famiglie di AC con don Willy si è tenuta la premiazione del concorso di disegno dei bambini lanciato in occasione della festa del 1 maggio ad Ascona. I bambini erano invitati a rappresentare un momento particolare della loro giornata (per esempio un gioco con gli amici, un giorno di malattia allietato da una piacevole sorpresa, Gli argomenti illustrati dai bambini sono stati suddivisi in 5 categorie: •il mondo dello sport •la famiglia, gli amici, il prossimo •Gesù ispiratore di una buona azione •L’arcobaleno simbolo dell’unione di Dio con gli uomini •Viaggiare insieme, camminare con Gesù una festa, un litigio finito bene, un ricordo, un sogno, un desiderio, una bella esperienza) facendo un disegno formato cartolina. La sfida è stata accolta da una sessantina di bambini che hanno dato sfogo al loro estro artistico mettendo in seria difficoltà la giuria composta da alcuni membri del coordinamento allargato dell’ACT nella designazione dei premiati. Ecco qui di seguito i premiati: 1° premio netti di Jessica Mo Cademario 2° pr emio Gior gi a Lug “gioia di am are, d Gesù, minare con m a c o ll e b “è ndere per lasciarsi pre con fiducia” i mano da Lu 10 Spighe Dicembre 2006 esider io di abbra hi di cciare Nero tutto cco il mo ndo” 3° premio Lara Sciarini di Cademario vaglia Mal erie Baggi di al V o i m 4° pre “il mio sogno è di stare insieme per sempre con la mia famiglia” 5° prem io Lorenzo G ovetosa “l’amore per la natura e rso chi dipende onsabilità ve il senso di resp 1a menzione Edward Schiavi di di Porza da noi” “a calcio si è fatto ho aiutato un ba male ca dendo” mbino che “treno, cuore della felicit Breganzona à” ione z n e m 2 a Zahm Marina ato” bbandon ino a o un gatt o accolt “abbiam mario di Cade I bambini premiati sono giunti all’appuntamento con le loro famiglie ed è stata l’occasione per trascorrere un piacevole momento ricreativo in compagnia delle famiglie di ACT. Come già annunciato nel bando di concorso, tutti i disegni verranno presto pubblicati sul sito dell’Azione Cattolica Ticinese (www. azionecattolica.ch). Dicembre 2006 Spighe 11 Vita dell'associazione Ricordo di Alberto Bottani di Massagno punto di riferimento dell’AEC A Dio, Pino Solitario! Nostro padre era, per tutti coloro che l’hanno conosciuto, ul sciur maestru, appellativo con il quale era affettuosamente chiamato anche il nonno Battista. Entrambi hanno insegnato nelle scuole comunali di Gordola e di Massagno. La famiglia del sciur maestru abitava nel palazzo comunale di Massagno, oggi sede del municipio, ieri sede delle scuole dell’obbligo. In quel palazzo nacque nostro padre e respirò subito l’aria della scuola che, a quei tempi (primi decenni del ventesimo secolo), era scuola di vita, scuola di fede. Il maestro, assieme al medico e al parroco, erano le persone di riferimento, le autorità morali e spirituali del paese. Per ogni bisogno e necessità la gente si rivolgeva a loro nella certezza di trovare aiuto e sostegno. La fede religiosa era forza, sicurezza, ancora di salvezza. Lo testimoniano le innumerevoli cappelle e dipinti votivi sparsi un po’ ovunque nel cantone. In questo Ticino è nato, ha vissuto e operato nostro padre. Per lui la fede era un punto di riferimento certo e sicuro che non poteva essere messo in dubbio. Con il suo dinamismo e il suo entusiasmo giovanile si dedicò, giovane maestro a Brione Verzasca, alla causa dell’Azione cattolica. Divenne presidente dell’Unione popolare cattolica Verzasca e Piano. In questa funzione organizzò a Lavertezzo la festa per l’inaugurazione del monumento al vescovo, originario della valle, Mons. Aurelio Bacciarini durante la quale tenne il discorso ufficiale. In quegli anni fu propagatore dell’azione cattolica e divenne ben presto un oratore ascoltato e richiesto per l’entusiasmo e la forza che sapeva trasmettere con i suoi infervorati discorsi. Durante gli 12 Spighe Dicembre 2006 incontri e i pellegrinaggi organizzaper studiare a memoria il libretto ti dall’azione cattolica incontrò una (redatto ogni anno dal compianto propagatrice entusiasta ed energica, don Guglielmo Maestri, altro braccio Giulietta Mazzoleni di Giubiasco e destro di don Alfredo) per la gara di nacque l’idilio che li portò, in pieno religione, uno dei punti forti delle periodo bellico, al matrimonio. Il gare di zona; bisognava raggiungere il massimo del punteggio per colmare secondo incontro importante per la vita di papà fu quello con Mons. qualche lacuna nel campo tecnico. Alfredo Leber che non tardò a ricoNel 1940 fondò l’associazione sportiva ticinese ASTi, un tempo affiliata noscere le doti di fede salda, sicura, all’Azione cattolica e ne fu presientusiasta del giovane maestro. Fra i due nacque e si sviluppò un’intedente per molti anni. Anche in quesa quasi perfetta. Ul munsciur, come sto campo il binomio Mons. LeberBottani era un punto di riferimento usava chiamarlo affettuosamente, lo sicuro; ricordiamo in particolare la coinvolse in tutte le attività e le gara podistica del lunedì di Pasqua manifestazioni dell’azione cattolica “staffetta di Giubiasco”, le giornate diocesana (ritiri, conferenze di progiovanili e i corsi di formazione per paganda, feste dell’Unione popolare, gli orientisti. ecc.) sicuro di poter contare su una Gli impegni di papà erano tali e tanti figura di spicco. Lo “lanciò” anche che la sua presenza fisica a casa era nello scautismo cattolico. molto limitata, sostituita molto bene A Gordola, dove era maestro della dalla mamma Giulietta, donna dal scuola di grado superiore, fondò carattere forte con una fede integernel 1937 la sezione Mons. Aurelio Bacciarini. Nel 1944 si trasferì con rima. Il loro impegno cristiano nella la famiglia a Massagno come maevita sociale del paese è stato per noi di esempio e di stimolo. Nell’ambito stro delle scuole comunali. Qualche delle attività diocesane, papà fu, semanno dopo, nel 1949, fondò la locale sezione scaut Tre Pini. Pino Solitario pre con Mons. Leber, uno dei promo(è il totem che gli venne assegnato a tori dei pellegrinaggi diocesani alla Massagno) fu un punto di riferimento grotta di Massabielle. Per tantissimi forte nell’AEC, l’Associazione esploanni organizzò e diresse i pellegrinaggi che ogni portarono al santuaratori cattolici voluta e sostenuta tenacemente dal Vescovo Bacciarini; rio mariano centinaia e centinaia assunse le funzioni di istruttore candi pellegrini ticinesi. Durante uno tonale, di presidente e di redattore della rivista Fiordaliso. La sua sezione doveLa colletta di Natale è a favore dei progetti misva fare sempre sionari diocesani (Ciad, Venezuela, Colombia). Ringraziamo di tutto cuore per la vostra fedele bella figura, anzi, generosità. doveva essere la migliore. Ricordo la fatica Colletta Di Natale di questi viaggi in treno a Lourdes papà ebbe, nel vagone cucina, un gravissimo incidente per il quale fu trasportato al centro dei grandi ustionati a Bordeaux. La sua forte tempra e le sue doti di grande combattente lo aiutarono a riprendersi e a guarire certamente anche grazie all’intercessione della “sua” Madonna. Da ultimo un accenno all’impegno politico di papà. Nato e cresciuto in una famiglia di tendenza liberale sia da parte paterna che materna fece sue le idee dell’allora partito conservatore democratico. La stella del mattino Natale è sempre presente, perché la liturgia, la preghiera, l’amore attivo continuano ancor oggi a far nascere Cristo in noi, e, attraverso di noi, se solo abbiamo il coraggio di non tirarci indietro, in questa umanità che lo ignora. No, non siamo orfani, Dio, a partire dalla nascita di Gesù, non è più un Dio lontano, riservato a qualche mistico o soltanto agli iniziati. Egli è così vicino… un volto, e dunque ogni volto, un po’ di paglia, qualche bestia e gli uomini che sanno bene come esse vedano l’invisibile, una stella, e gli uomini che scrutano le stelle. L’esistenza intera trasfigurata per l’eternità. Tutto è accaduto nel silenzio. È necessario tacere e rinviare ai pittori del silenzio: un iconografo anonimo, o un George de La Tour. E partire dall’oscurità, fiduciosi, perché la “stella del mattino” è sorta nei nostri cuori. Olivier Clément Come era nel suo carattere e nella sua indole, si buttò a capofitto anche nell’impegno politico diventando presto un rappresentante ascoltato e influente del partito di ispirazione cristiana. Fu membro del Gran Consiglio ticinese per nove legislature del quale divenne presidente nel 1965. Durante l’ultima sessione quale deputato in Gran Consiglio si oppose fermamente all’abrogazione del “nome del Signore” nel preambolo della legge notarile vincendo la sua ultima battaglia politica. Lo ricorderemo sempre con immenso affetto e riconoscenza per l’esempio che ci ha dato e per quanto ci ha insegnato come papà, maestro e cristiano con le parole della seconda lettera di San Paolo a Timoteo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione”. Sandro Bottani Pensieri di Natale Nel Natale di Gesù celebriamo l’infinito amore di Dio per tutti gli uomini: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16) e si è così intimamente unito alla nostra umanità, da volerla condividere fino a diventare uomo tra gli uomini, uno di noi. Nel Bambino di Betlemme la piccolezza di Dio fatto uomo ci rivela la grandezza dell’uomo e la bellezza della nostra dignità di figli di Dio, di fratelli di Gesù. Contemplando questo Bambino, vediamo quanto sia grande la fiducia che Dio ripone in ciascuno di noi e quanto ampia sia la possibilità che ci viene offerta di fare cose belle e grandi nelle nostre giornate, vivendo con Gesù e come Gesù. (Papa Benedetto XVI all’ACR, 19 dicembre 2005) Il volto dell’amore Attraversando le terre dell’amore, della carità, ci domandiamo se ci possa essere un amore senza un volto… Si può cercare un tale amore, ma non è possibile incontrarlo. La stessa nostra vicenda umana fondamentale, la nostra scoperta ed esperienza del mondo, ha preso avvio dall’incontro con il volto di nostra madre: su quel volto abbiamo imparato a decifrare l’amore o l’indifferenza o, per qualcuno, l’ostilità… Proprio nell’incontrarsi dei volti abbiamo fin da allora imparato a conoscere l’amore. Questa è infatti la vocazione umana e cristiana primordiale: dare volto all’amore. Anche l’incarnazione, l’assumere da parte di Dio un corpo umano, ha voluto significare che Dio stesso non poteva restare amore senza diventare volto. Così alcuni uomini lo hanno visto, ascoltato, toccato con mano (cfr. 1Gv 1,1) nelle fattezze di Gesù di Nazaret. L’amore chiede, reclama un volto, e chiunque conosce la Scrittura sa che chi cerca Dio cerca un volto: “Quando vedrò il tuo volto?, “Illumina su di noi il tuo volto!”, “Il tuo volto, Signore, io cerco”… Enzo Bianchi Dicembre 2006 Spighe 13 Vita della Chiesa Nella notte dei sogni i poveri attendono e sperano Natale “made in China” È ancora estate, sull’Oceano Indiano. Una nave grande come una montagna avanza verso occidente, ha fatto scalo in vari porti cinesi e asiatici. Ormai è tutta colma. A fine estate arriva in Olanda, e per settimane si svuota di tonnellate, riversando sul nostro continente una marea di prodotti, dalle bocce di Natale ai funghi secchi. È ancora autunno. Le tonnellate di merce asiatica sono arrivate, come sempre, a prezzi stracciati. Vai a fare la spesa dopo essere passato in cimitero a salutaare i tuoi morti: il negozio è già straboccante di articoli natalizi, che messi assieme a metri cubi ti fan quasi passare la voglia festeggiare il Natale, questo Natale ormai “made in China”. È ancora la notte di Natale. Nelle megalopoli cinesi è una notte come le altre, ci si riposa dopo una giornata di duro lavoro per pochi soldi, che vanno via in gran parte per pagare l’affitto; ma almeno si tira avanti. Nelle case e nei palazzi dell’occidente milioni di pacchetti e pacconi fanno l’effimera gioia di milioni di grandi e bambini, una gioia di plastica, gomma e videogiochi. In casa è tutto addobbato, tutto luccicante con le decorazioni, con le lucine, e tanti regali: tutto “made in China”. La grande nave a Rotterdam aspetta di solcare di nuovo l’oceano, per riportarci nuova spazzatura. L’indomani i grandi magazzini tireranno le somme dei guadagni folli del mese 14 Spighe Dicembre 2006 di dicembre: benedetto Natale, benedetta “tredicesima”! Gloria, alleluia! È la notte del Natale “made in China”. Chi ha troppo sempre felice, chi non ha nulla sembra infelice. È la notte del Natale. Se Gesù nascesse oggi dovremmo andare a trovarlo in una qualche baraccopoli dei paesi poveri, in quartieri fatti di miseria e plastica: i rifiuti del nostro benessere. È la notte del Natale, quello vero, quello che non è di plastica ma di carne, quello del Verbo che si fa carne, quello di piccoli e grandi che lottano per sopravvivere e cercano la felicità nell’amore, nella fede, nei valori che contano. È il Natale dei poveri, di chi ha la pancia vuota, di chi attende, di chi spera. È la notte del Natale dei sogni. La grande nave trasporta viveri dove si muore di fame. La gente si regala un po’ di tempo, questo bene più raro e prezioso dell’oro… Sotto l’albero di Natale c’è qualche piccolo regalo, oggetti di cui si ha davvero bisogno. La gente va fare la spesa alla messa di Mezzanotte. Ecco il Natale, “made in Betlehem” . Davide De Lorenzi Vita della Chiesa Articolo tratto da Nuova Responsabilità, rivista dell’AC italiana “Siamo ciò che preghiamo” … Fino in cima. Piergiorgio Frassati, 24 anni, passeggia sui sentieri di montagna sgranando un rosario. Con lui, gli amici di sempre che invita a pregare. Lo si incontrava spesso anche nella cappella del Politecnico di Torino, magari di ritorno dalla visita ai poveri della sua città, a pregare così assorto, da far sembrare davvero presente Dio. La profonda allegria che sembra trarre dalla preghiera suscita in chi gli vive accanto, la voglia di imitarlo: “Occorre la preghiera continua per ottenere da Dio quella grazia senza la quale le nostre forze sono vane… la fede datami nel Battesimo mi suggerisce con voce sicura: “Da te non farai nulla ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione, allora si arriverai fino alla fine”. Siamo ancora in montagna. Nella sua casa, Gianna Beretta Molla vi porta spesso le giovani della Giac a passare qualche giorno di preghiera e confronto. Lei, medico e madre di famiglia, le invitava a vivere la pro- pria fede in pienezza: “Non ci dovrebbe essere, mai nessuna giornata nella vita di un apostolo che non comprenda un tempo determinato per un po’ di raccoglimento ai piedi del Signore… primo dovere dell’iscritta all’AC è la preghiera… anche se andate al lavoro non tralasciate la meditazione…. Solo se saremo ricche di grazia, potremo effonderla attorno a noi, perché chi non ha non può dare”. Milano. Università Cattolica del Sacro Cuore. Il professor Giuseppe Lazzati stasera ha fatto tardi. Un volto segnato da una tenace passione per l’uomo e la città, dalla severa ricerca intellettuale, dall’amore forte e gratuito per la Chiesa. È intransigente il professore: “Neppure le cose che sembrerebbero le più importanti hanno il potere di far passare in secondo piano la preghiera”. Dalla fessura dell’uscio socchiuso del suo studio lo si scorge ad intercalare il suo lavoro con un libro di meditazioni davanti: “Povera azione che non trova un sufficiente spirito vivificatore nell’evasione da tutto e da tutti e nel raccoglimento in Dio e con Dio”. Lo si vede dal volto. Per lui la preghiera “è respiro, battito del cuore di una vita che è, essenzialmente, comunione con la Trinità (…) in cui raggiunge la propria pienezza (…). Dunque, la preghiera è la condizione del nostro essere veramente uomini e del nostro autentico crescere in umanità (…). La preghiera è uno stato di comunione con il Padre. Ma perché ciò si realizzi sono necessari momenti espliciti di preghiera pregata. Momenti in cui si prega e basta. Ciò va affermato con vigore di fronte a certe scorrette interpretazioni di puro naturalismo circa l’espressione “anche il lavoro è preghiera”. Non si darà mai fusione tra preghiera e vita senza ripetuti e continui atti di preghiera destinati a fonderla. Non è forse questa la lezione dei salmi? E non è questa la grande lezione di Gesù testimoniata dai vangeli che registrano il suo passare le notti in preghiera? (…) Il cristiano esiste o scompare nella preghiera… occorre che ciascuno nel programma di vita stabilisca un tempo fissato della giornata da dedicarsi interamente alla preghiera pregata. Ciò se si vuol essere veramente degli uomini di azione”. (2 – fine ) La prima parte in Spighe di ottobre-novembre 2006. Dicembre 2006 Spighe 15 G.A.B. 6962 VIGANELLO Ritorni a: Amministrazione «Spighe» c.p. 153 6932 Breganzona Il teologo risponde Esiste il Purgatorio? Mi è stato sottoposto un articolo di Riccardo Franciolli -L'invenzione del Purgatorio- apparso su Mondovivo. Che dire? Quando si trattano temi così delicati ed importanti sarebbero auspicabili una maggior serietà ed una miglior conoscenza di causa. Il titolo si ispira forse al libro di Le Goff. Devo far presente come la nozione di purificazione dell'uomo di fronte a Dio attraversi tutta la Scrittura. Qui si parla anche di indulgenze, intese in modo meccanicistico. Non credo sia il caso di puntualizzare le varie affermazioni piuttosto campate in aria che qui trovo, ma forse è meglio richiamare l'essenza della purificazione, che non è certo stata inventata nel Medioevo. Per illustrarla cito il testo di Luca 15,20: -Il padre del figliol prodigo scorge questi che arriva da lontano: gli si precipita incontro e lo seppellisce di baci e di abbracci.- E così il discorsetto che il figlio infelice gli avrebbe voluto recitare è bloccato: il padre lo accoglie in modo sontuosissimo e gli fa capire come Egli lo avesse da sempre infinitamente amato. Ecco l'accoglienza che Dio riserva a noi, anche nel momento del transito. L'uomo che varca la tenue soglia della morte terrena si trova avvolto dall'Essere, dalla Luce, dall'Amore. Non è un giudice che ci vuole condannare, ma un PapàMamma che ci aspetta da sempre. La 16 Spighe Dicembre 2006 percezione di trovarsi di fronte ad un Amore infinito, troppo spesso da noi misconosciuto sulla terra, deve certo ingenerare in noi una reazione di sofferenza inimmaginabile. Anche il figliol prodigo avrebbe sofferto meno se fosse stato preso a bastonate ed invece un'accoglienza così sontuosa, pazzesca, lo deve aver fatto soffrire al di là del pensabile. Come mai non si era reso conto prima che il suo PapàMamma gli voleva un bene infinito? In quest'ottica di suprema sofferenza e di totale conversione all'Amore si situa la dottrina del Purgatorio che va spogliata da elementi mitologici come pure da visioni mercantili. L'idea che si possa "pagare" per liberare qualcuno dal Purgatorio è "turpe" (per usare un termine del Concilio di Trento). L'idea di "suffragio" riprende l'idea di "refrigerio" nota ai Romani: dopo il funerale si celebrava un pasto riservando una sedia (vuota) per il defunto con il quale si condivideva il pasto del "refrigerio", del conforto, della consolazione. I cristiani hanno "battezzato" questo uso celebrando l'Eucaristia in unione al defunto. Come ho già detto molte volte, non dovremmo immaginare la celebrazione del Sacro Convito PER il defunto, bensì CON il defunto, in unione a lui e a tutta la comunità ecclesiale. Certo, nel passato si sono avuti degli abusi incredibili. Anche la dottrina delle indulgenze può essere resa credibile solo se si ricorda che essa postula una conversione perfetta (ci aiuta a far di qui il Purgatorio). L'esperienza dei mistici ci lascia intendere come l'approssimarsi dell'uomo a Dio sia divorante, sconvolgente. Pensiamoci! Sandro Vitalini Responsabile: Luigi Maffezzoli Redazione: Davide De Lorenzi Luigi Bertini-Morini Michele Macchi Chantal Montandon Carmen Pronini Redazione-Amministrazione via Lucino 79, c.p. 153 6932 Breganzona Telefono 091 950 84 64 Fax 091 950 84 65 e-mail: [email protected] CCP 69-1067-2 Abbonamento annuo fr. 25.– Sostenitori fr. 30.– TBS, La Buona Stampa sa Via Fola, 6963 Pregassona