Anno LXXXV
N. 12
Dicembre 2006
in cruce gloriantes
MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE
IN QUESTO
NUMERO:
Bentornato
Gesù Bambino
4-7
Spazio giovani
8-9 Il re bambino
10-11 Concorso
12-13 Ricordo
di Bottani
Alberto
Parola dell’assistente
Avvento e Natale: corrispondenza tra natura e Mistero
Ponte tra cielo e terra
Il mistero celebrato nell’Avvento
e nel Natale, ossia l’attesa della
venuta del Signore come Salvatore
(Avvento) e la sua venuta effettiva nella storia nella forma di bambino, povero e fragile (Natale), ha
e trova delle corrispondenze profonde con la natura, così come la
possiamo sperimentare in questo
periodo dell’anno. Infatti:
•Le giornate diventano sempre più
corte e con meno luce: questo
indica l’esperienza umana, che a
volte si trova in queste strettoie
in cui la “luce” ed il “tempo”
vengono meno.
•La temperatura si raffredda:
quanti uomini e quante donne
si trovano nella triste situazione
di mancanza di “calore”, non
solo materiale, ma come assenza
di affetto, come solitudine.
•La natura produce pochi frutti:
è un momento di mancanza
di fecondità, segno della vita
di tante persone che è segnata dalla mancanza di senso, di
significato.
Eppure, proprio in questo
momento di assenza di luce, di
calore e di fecondità, Dio si fa
carne e viene ad abitare in mezzo
a noi! Certo, ed anche la natura
ce lo dice. Infatti:
•Dopo l’inverno tornerà di nuovo
la primavera: con giornate più
calde, con nuova vita e nuovi
frutti. Sì, perché la nostra attesa di senso, di significato, di
salvezza trova davvero compi Spighe Dicembre 2006
mento nel Dio che si fa nostro
prossimo.
•Il Natale cade nel solstizio d’inverno: ed a partire da questo
momento le giornate si allungheranno di nuovo. Sì, perché Gesù Cristo è la Luce del
mondo.
•La promessa di una nuova primavera è già iscritta nelle pieghe
dell’inverno: sì, perché il Signore
è davvero fedele alle sue promesse.
Non è certamente un caso che le
maggiori festività cristiane si celebrino e si ricordino proprio durante la notte. La Pasqua, ad esempio,
dovrebbe essere celebrata a notte
fonda e la lunga celebrazione (la
più importante di tutte le celebrazioni cristiane: quasi 2 ore)
dovrebbe concludersi al momento
in cui fuori inizia ad albeggiare. Il
Natale, in modo analogo, viene
celebrato a metà della notte (tradizionalmente l’Eucaristia notturna inizia alle ore 24.00).
Non è un caso, dicevo, perché
questo scaturire della luce dal profondo della notte più buia e delle
tenebre le più oscure è il simbolo
di ciò che queste due feste significano nella loro radicale proposta:
anche nel momento del silenzio
totale e nel momento della più
completa oscurità una luce può
sempre ancora brillare. Quando
meno te lo aspetti. Quando ormai
tutte le altre luci hanno già fallito
o deluso. Quando ormai non speri
più. E, invece, come dice il profeta Isaia (Is 9,1):
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
E qual è il motivo di questa rinascita della speranza? Qual è la
ragione ultima di questa Luce, che
ha origine divina pur avendo un
aspetto umano – visibile e tangi-
bile? Poiché un bambino è nato per
noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della
pace; grande sarà il suo dominio e la
pace non avrà fine. [Is 9,5–6]
Sì, la ragione ultima è questo
Figlio. Vero uomo e vero Dio.
L’autentico ponte fra cielo e terra
e l’unico in grado di brillare – in
quanto Luce – ed in grado di far
brillare luce anche nelle tenebre, nel buio, nell’oscurità delle
situazioni più drammaticamente
umane. Avvento e Natale sono
il gioioso annuncio, che, anche
nelle situazioni più drammatiche,
c’è la possibilità, in Dio, di nuova
luce, nuovo calore, nuova fecondità.
don Massimo Gaia
Il libro del mese
Il credente, da grande, smette di credere in Babbo Natale, o in Gesù Bambino
che porta i regali seguendo le liste compilate dai bambini buoni. Ma, se
crede, dovrà credere che quello che è nato a Natale è il Figlio di Dio, e non
di Giuseppe. La situazione non migliora a Pasqua, anzi. Il credente, se crede,
non dovrà limitarsi a credere che Cristo è morto il venerdì; dovrà anche
credere che è risorto la domenica. Ora, quanti tra quelli che si dichiarano
cristiani, credono nella Resurrezione? Si direbbe che tantissimi credenti considerino la resurrezione un mito edificante, o non ci pensino affatto, e che
non sperino più di tanto nell'aldilà, come è evidente se si presta attenzione a
quanto siamo accaniti nelle lotte per vivere a lungo nell'aldiquà, anche sopportando restrizioni e
diete che, se solo ci fosse qualche speranza sull'aldilà, sarebbero buttate a mare insieme alle cyclette. A questo punto, diventa non ovvia una domanda: in cosa crede chi crede?
Maurizio Ferraris, «Babbo Natale, Gesù adulto. In cosa crede chi crede?», Bompiani, 2006,
pag. 151, 11 €.
Dicembre 2006 Spighe Spazio Giovani
Testimonianza dal campo formativo giovanissimi svoltosi in novembre
Alla scoperta della parola amore
Come ogni anno durante il mese
di novembre l’Azione Cattolica
Giovani ha organizzato un ritiro giovanissimi. Quest’anno il tema del
campo era centrato sull’amore nelle
sue molteplici forme.
Ogni partecipante ha potuto confrontarsi con vari effetti legati all’amore, l’amicizia e l’affettività a seconda
della sua età.
Se i primi due giorni sono stati dedicati agli aspetti più teorici e allo
scambio di esperienze vissute tra i
partecipanti, la giornata di domenica
è stata consacrata alla visione dell’affettività sotto una lente cristiano cattolica. Durante la giornata di sabato
i partecipanti secondo la loro età si
sono avvicinati ai vari aspetti legati
all’amore (l’amore verso se stessi e
l’amore verso gli altri). In seguito
sempre secondo le loro età i ragazzi
hanno potuto specializzarsi in alcune
delle varie forme che può assumere
l’amore: i più giovani hanno approfondito il tema dell’amicizia, i ragazzi
più grandi hanno trattato il tema del
primo innamoramento e infine gli
animatori hanno discusso attorno al
tema dell’amore in generale. La serata
è culminata con un’arena dibattito a
Spighe Dicembre 2006
proposito degli aspetti emersi durante
le attività di gruppo e si è conclusa
con un momento di festa in comune
e con un momento di adorazione
dove ognuno ha potuto avvicinarsi
al Cristo mediante l’esposizione del
Santissimo Sacramento.
La giornata di domenica, come già
detto, è stata dedicata alle testimonianze di persone che vivono amicizia, innamoramento, vita di coppia e
amore sponsale secondo un cammino
di fede cristiano. Questo ha permesso
ai ragazzi di rendersi conto del vero
valore aggiunto che si può trarre
vivendo le esperienze affettive della
propria vita quotidiana in un cammino di fede.
Tutto ciò è stato reso possibile grazie al prezioso aiuto degli animatori
che si sono alternati qua e la in vari
ruoli: sia come “esperti” delle varie
tematiche trattate, sia come portatori
delle loro esperienze mediante testimonianze. Non sono inoltre mancati
i momenti più dedicati a rafforzare il
cammino di fede di ogni partecipante. Infatti durante il campo i nostri
assistenti freschi di nomina ci hanno
accompagnato lungo questo cammino con un’offerta varia e stimolante
fatta di s. Messe, adorazioni, confessioni, e momenti di confronto più o
meno informali. Non sono inoltre
mancati momenti dedicati allo svago,
al divertimento e alla socializzazione,
ciò ha permesso ad ogni ragazzo di
stringere nuove amicizie e di rafforzare quelle già esistenti.
Insomma, questo campo ha rappresentato un’ottima occasione per tutti
per riscoprire il vero significato, il
vero valore dell’amore, qualcosa che
troppo spesso nella nostra società
viene svuotato del suo significato
cristiano ed assume varie forme a
volte travianti. Si è voluto far capire
ai giovani come questo sentimento
debba venire coltivato giorno dopo
giorno. Aspetto questo non facile
soprattutto se si tiene conto del fatto
che al giorno d’oggi è più facile trovare una soluzione pre-confezionata da
altri, piuttosto che cercare di risolvere personalmente i propri problemi.
Sono state di fondamentale aiuto
le testimonianze che alcune persone hanno voluto condividere con
i partecipanti. Questo ha permesso
di dimostrare ad ognuno che il vero
amore è la base fondamentale della
nostra vita, soprattutto se basato sull’insegnamento che ci ha lasciato
Gesù.
L’entusiasmo e l’interesse dimostrato
dai partecipanti uniti alla volontà di
aprirsi a questa concezione dell’amore legata alla fede ed alla caritas, ha
sicuramente ripagato gli animatori
per tutti gli sforzi profusi in fase di
preparazione.
A tutti i ragazzi l’azione cattolica
giovani da appuntamento al prossimo
incontro in cui verranno proposti
sicuramente nuovi interessanti argomenti ed ottimi spunti per crescere
come giovani, come cristiani e nel
nostro cammino di fede.
B. e A.
Spazio Giovani
Una riflessione di due partecipanti al campo formativo
L’amore è scelta
Un momento fortissimo, di grandissima emozione. Questo ha significato
per noi il Campo Formativo di Azione
Cattolica svoltosi qualche settimana
fa (17-19 novembre) a Camperio. Un
momento fortissimo sotto molti punti
di vista, ma soprattutto per il fatto che
durante questo campo abbiamo deciso
di compiere un grande passo per la
nostra vita di coppia: la promessa di
fidanzamento.
La scelta del contesto in cui prendere questo impegno non è stata
casuale. Per entrambi infatti l’Azione Cattolica riveste un ruolo molto
importante. In molti momenti passati,
essa ci ha offerto spunti importanti
per approfondire e rinforzare la nostra
Fede e per trovare un senso a ciò che
eravamo ed alla via che ci accingevamo a percorrere. E se tale aiuto
era molto presente prima, quando i
nostri cammini di uomo, di donna e di
cristiani erano separati, esso è andato
via via rafforzandosi da qualche mese
a questa parte, cioè da quando le
nostre strade si sono unite in questa
splendida strada che noi chiamiamo
vita di coppia.
Scegliere dunque di condividere tale
istante con i nostri amici di Azione
Cattolica è stato per noi del tutto
naturale, la logica conseguenza di una
vita che entrambi, malgrado i nostri
rapporti con l’Associazione si siano
formati in occasioni e temporalità
molto diverse, abbiamo sempre vissuto mantenendo un legame forte con i
Valori cristiani e con la Fede.
In questo campo abbiamo inoltre
intravisto la possibilità di rendere un
servizio ai ragazzi che vi partecipavano, proponendo tale promessa a
coronamento delle nostre testimonianze, per mostrare loro quanto possa
rivelarsi bello ed importante poter
vivere un sentimento meraviglioso
come l’amore secondo i canoni della
Fede cristiano-cattolica.
Ecco dunque perché i giovani che
sono venuti a Camperio si sono imbattuti in una giovane coppia forse un po’
emozionata ed a tratti sulle nuvole
che ha deciso di marcare, proprio in
questa occasione, un passo importante
del suo cammino comune.
Quando abbiamo deciso di compiere questo grande salto, durante un
viaggio in treno in una soleggiata
giornata di metà autunno, erano molti
i motivi.
Prima di tutto, ci sarebbe piaciuto
offrire al Signore il nostro impegno
come simbolo dell’importanza che la
Sua presenza ha da sempre avuto nella
nostra vita, a maggior ragione ora che
formiamo una coppia.
Fin dall’inizio della nostra storia,
abbiamo avvertito che il Signore era
lì con noi e ci sosteneva, guidandoci passo dopo passo lungo l’inizio di
questo meraviglioso cammino. Del
resto, nei momenti difficili, quando
ci sentivamo soli e sfiduciati, pregavamo molto, chiedendogli di farci
finalmente trovare la persona con
la quale condividere la nostra vita.
Da quando ci siamo incontrati ed
abbiamo deciso di unire le nostre vite
in una sola, non abbiamo mai smesso
di ringraziare il Signore per la bellezza
del dono che ci era stato riservato. Ed
allo stesso tempo non manchiamo
mai di dedicare al Signore le nostre
gioie del giorno e di chiedere il suo
aiuto nei momenti di difficoltà: la
preghiera è sempre stata una parte
fondamentale nella nostra coppia.
Abbiamo scoperto il gusto di pregare
insieme, di innalzare contemporaneamente i nostri cuori e le nostre anime
all’Altissimo, che ci ha regalato tutto
questo. Perché è proprio così che
vediamo l’incontro dell’altro e la gioia
di una nostra vita in comune: come
un immenso dono frutto della bontà
infinita e della misericordia di Gesù,
che dopo averci messo alla prova
lungo il cammino della vita e dopo
averci ritenuti pronti a ricevere tale
importantissimo dono, ha deciso di
offrircelo facendoci incontrare.
Secondariamente, volevamo fare
qualcosa che testimoniasse a noi stessi
quanto fosse forte il nostro legame e
che ci desse ancora più forza per andare avanti nei momenti di difficoltà. Al
momento attuale, causa la fine degli
studi di Andrea, ci troviamo a dover
trascorrere lunghi periodi lontani. Il
gesto che abbiamo compiuto domenica 19 ci ha permesso di ricordarci
ancora una volta quanto la distanza che ci separi sia solamente una
dimensione fisica, e mai spirituale.
Dicembre 2006 Spighe Anche a diverse centinaia di chilometri di distanza, ci sentiamo vicini
ed uniti, mano nella mano lungo la
strada della vita. Questo aspetto ci era
già noto prima, ma ora che abbiamo
preso questo impegno ci sentiamo
ancora più motivati a proseguire e ad
affrontare le piccole grandi difficoltà
che ci si parano davanti ogni tanto
lungo la nostra via.
Da ultimo, con questa promessa avevamo voglia di testimoniare, come già
detto, il nostro amore ai nostri amici
più cari, alle persone che nei momenti
passati di difficoltà ci hanno sempre
Spighe Dicembre 2006
sostenuto, mostrandoci il bello della
vita e spingendoci a non mollare ma
a inseguire i nostri sogni di una vita di
coppia serena e felice che avremmo
prima o poi realizzato.
Promettendo di impegnarci a vivere il
nostro amore nella Fede, nella purezza
e nell’obiettivo futuro di formare una
famiglia, abbiamo voluto ringraziarli di
tutto questo immenso e fondamentale
aiuto, mostrandogli come abbiamo
finalmente realizzato parte dei nostri
progetti ed affidando nel contempo
il nostro futuro alle loro preghiere,
oltre che - naturalmente - nelle mani
del Signore. Naturalmente, tale promessa ha richiesto una preparazione
da parte nostra, dapprima personale
e poi con l’aiuto di una guida. La
prima cosa che abbiamo fatto, dopo
aver pensato per la prima volta alla
promessa di fidanzamento, è stata di
metter tale idea in un cassetto semiaperto, affinché potessimo guardarla
e capire così la nostra prontezza o
meno a compiere un passo così grande. Abbiamo parlato a lungo del senso
di tale impegno, di ciò che avrebbe
richiesto ad entrambi e della necessità
di sostenerci sempre, sia nelle gioie
che nei momenti di difficoltà. È stato
a questo momento che abbiamo capito quanto il nostro amore fosse forte e
puro, e come avrebbe potuto superare
ogni ostacolo
E ci siamo dunque resi conto che
senza dubbio avremmo potuto onorare l’impegno, per quanto grande e
difficile esso ci sembrava.
A questo punto è entrato in scena
Don Rolando, assistente di Azione
Cattolica Giovani, che ci avrebbe
seguito nella parte finale della preparazione e che avrebbe celebrato
il nostro fidanzamento durante il
Campo Formativo. Di lui ci ricorderemo sempre due cose che ci hanno
colpito: l’entusiasmo dimostrato alla
notizia di questa nostra intenzione e
la disponibilità a compiere al nostro
fianco il cammino di preparazione e
ad andare anche oltre, proponendosi
come nostra guida per il nostro futuro
di coppia.
Il suo impegno e la sua dedizione al
nostro gesto ha scacciato le ultime
piccole incertezze e ci ha spinto ad
affrontare gli ultimi momenti di questa preparazione. Il testo su cui abbiamo riflettuto, scelto da Don Rolando,
ci ha permesso di entrare in relazione con due lati del rapporto uomodonna che troppo spesso vengono
dati per scontati: innamoramento e
vero amore.
Dobbiamo ammettere che, almeno all’inizio, ci siamo trovati spiazzati ed impreparati alla tematica.
L’innamoramento veniva presentato
come risposta alla necessità di non
restare soli, come qualcosa di effimero
e che non permetteva una visione
nitida e corretta del proprio compagno o della propria compagna, come
un’illusione destinata per un breve
momento a colorare il nostro mondo
di un rosa felice ed abbagliante ma
destinata nel contempo a svanire
altrettanto brevemente.
Il vero amore invece era presentato
come una scelta, come un cammino
da rinnovare di giorno in giorno,
come la comprensione totale dell’altro, dei suoi lati forti ma anche dei
suoi lati deboli, come l’accettare che
ogni tanto può anche non andare
tutto al meglio ma che non per questo
bisogna mollare tutto, come l’essere
sempre pronti a sacrificare un po’ del
nostro bene per il bene comune della
coppia o della famiglia.
Di fronte alle argomentazioni del testo
ci siamo interrogati molto sulla nostra
visione del problema e sul senso che
entrambi davamo alla nostra storia. È
stato allora che ci siamo resi conto di
come il nostro cammino, seppur giovane ed ancora in divenire, ci abbia
da sempre offerto conforto e sostegno,
aiutandoci a superare le non poche
difficoltà incontrate finora. È stato
allora che abbiamo capito come benché entrambi nutrissimo per l’altro
un sentimento fortissimo, tale sentimento non ci nascondeva le nostre
differenze, le nostre piccole manie ed
i difetti che ci siamo sempre segnalati ma che abbiamo anche sempre
mutuamente accettato. È stato allora
che abbiamo capito due cose fondamentali: primo di essere profonda-
mente legati ed innamorati l’uno dell’altra. Secondo di come dietro questa
euforia dell’innamoramento si celasse
qualcosa di immensamente grande:
la scelta comune di donare all’altro/a
tutto noi stessi, con le nostre gioie, i
nostri talenti ma anche con le nostre
incertezze e debolezze, sempre nella
fiducia che ci saremmo accettati così
come siamo. In breve, abbiamo capito
che dietro al nostro innamoramento il
Signore ha posato un fiore bellissimo,
uno dei fiori più belli del suo giardino:
quello dell’amore vero tra un uomo ed
una donna.
È stata con questa consapevolezza,
mista ad una grande emozione, che
ci siamo apprestati domenica a riconoscere davanti a tutti la forza del
nostro amore, a prendere l’impegno
di amarci e di sostenerci a vicenda
per tutta la vita, iniziando insieme il
cammino che ci porterà un giorno al
sacramento del Matrimonio.
Mettere tutto questo nelle mani misericordiose del Signore e donarci in un
certo senso a Lui ed alla Sua guida
sicura è stato l’istante più bello ed
intenso delle nostre vite.
C’è chi, leggendo queste righe, potrà
obiettare che in fondo la promessa
che ci siamo fatti non ha un vero
valore ufficiale, non è un matrimonio
ma un semplice impegno: e di impe-
gni così forse se ne possono prendere
in continuazione. A queste persone
noi rispondiamo che forse la nostra
promessa come oggetto ha poco valore se comparata al sacramento del
matrimonio, ma anche che dietro
all’oggetto si cela sempre un valore ed
un senso, ed è là che il nostro impegno s’impregna di tutta la sua forza ed
importanza per noi.
In un mondo in cui si corre sempre di
più ed in cui i sentimenti non contano
molto ma vengono anzi quasi ridotti
a semplice merce di scambio, noi
abbiamo voluto prenderci il tempo di
fermarci e scoprire l’essenza del nostro
legame. In questo momento ci siamo
accorti di quanto il Signore ci avesse
appena donato, del regalo meraviglioso che la sua bontà aveva infuso nei
nostri cuori, della gioia immensa di
poter provare per il proprio fidanzato
o per la propria fidanzata un sentimento così forte e vero.
L’amore è scelta di condivisione, non
è un bisogno o una merce da comprare. L’amore è una scelta che viene
rinnovata giorno dopo giorno, dal
primo momento del mattino in cui i
nostri sguardi e le nostre voci si incrociano, fino all’ultimo istante della sera
in cui ci scambiamo la buonanotte e
l’arrivederci al domani. È una scelta
da lavorare sempre, da far crescere
nella gioia e nel dolore, che dev’essere
sempre messa davanti a tutto. Come
si diceva al campo davanti al nostro
essere persone singole bisogna porre
il nostro essere coppia che indirizza i
nostri pensieri e le nostre azioni.
Certo, non è sempre facile fare rinunce, e non possiamo sempre auspicare
che l’altro le faccia per noi. In ogni
istante bisogna essere coscienti del
fatto che il bellissimo fiore ha bisogno
di essere accudito ed innaffiato, che
tutto ciò comporta lavoro e a volte
sacrifici. Ma il vivere tale amore come
un dono, come Amore con la “A”
maiuscola, come un regalo offerto da
Dio e per il quale dobbiamo ritenerci estremamente fortunati, asciuga le
gocce di sudore dalle nostre fronti, ci
stampa uno splendido e luminoso sorriso sulle labbra e ci sospinge lungo il
nostro cammino di innamorati prima,
di fidanzati ora, e di marito e moglie
un giorno. Insieme!
Barbara Stegmüller
Andrea Jacot-Descombes
Dicembre 2006 Spighe La pagina dei bambini
Un racconto per i più piccoli come augurio di Natale
Il re bambino
La luce veniva da un punto preciso, in fondo, oltre i profili delle
colline, e riempiva tutto il cielo.
La volpe guardò in alto, annusò
l’aria con il musetto proteso e
disse:
– Non capisco…
– Che cosa non capisci? – domandò il lupo.
– Quella luce… sembra viva.
– Andiamo a vedere?
– Andiamo.
Il lupo e la volpe si incamminarono. Correvano nella campagna.
C’era un gran silenzio. Sopra di
loro, stranamente vicine, brillavano le stelle. Quante saranno state?
Sembravano molte, molte di più di
quelle che avevano brillato nelle
altre notti. Era una notte chiara.
Si può chiamare chiara la notte?
Forse no, ma questa lo era. Una
notte chiara e luminosa.
Ed ecco un fruscio e una voce
profonda:
– Dove andate?
Era il leone.
– Laggiù – disse la volpe, e indicò
davanti a sé.
– Verso quella luce? – disse il
leone.
– Sì…
– Vengo anch’io.
Andavano veloci e silenziosi. E
ad essi si unì il falco. E più avanti
la lepre. E poi la lucertola e la
formica. E il coniglio. La tartaruga
disse:
– Voi andate avanti, io vi seguo.
Era uno strano gruppo quello che si
muoveva nella notte. Raggiunsero
la prima collina, la superarono.
La luce, ancora lontana, ma più
Spighe Dicembre 2006
vicina, era in fondo alla valle. In
un prato, un gregge di pecore dormiva, dormivano anche i pastori. Il
cane a guardia del gregge si mosse,
andò loro incontro e senza fare
domande, disse:
– Vengo anch’io.
D'improvviso l'aria si mosse, tremò,
e dal cielo scesero delle figure
bianche con le ali. I pastori si svegliarono e rimasero impietriti con
le mani davanti agli occhi feriti
dalla luce, a guardare le figure
luminose.
Erano angeli. Uno di essi parlò ai
pastori, e gli animali ascoltarono.
Non capirono tutto, ma seppero
che c'era un bambino appena nato,
là in fondo, dove sorgeva la luce.
Un bambino che l'angelo aveva
chiamato "salvatore".
– Che cosa significa salvatore? –
domandò la formica.
Il cane, abituato a correre dietro
alle pecore che si mettevano nei
pericoli disse:
– Salvatore è una persona che
salva. Il piccolo cuore degli animali tremò misteriosamente.
E tutti desiderarono di correre da
quel bambino salvatore e di vederlo. La lucertola fece una domanda.
– Salverà anche noi questo bambino salvatore?
– Glielo chiederemo – disse la
lepre.
Intanto i pastori si erano alzati e,
radunate le pecore, gridavano e si
lanciavano dei richiami.
– Andiamo, andiamo. Presto,
presto!
– Vanno dal bambino – annunciò
il falco.
– Corriamo – disse la lepre.
– Dobbiamo arrivare prima di
loro. Altrimenti non potremo
mai fare la domanda.
La notte era testimone della loro
corsa silenziosa.
La stalla apparve all'improvviso
ai loro occhi. Era aperta, spalancata sulla valle, e la luce veniva
proprio da lì.
Dentro, adagiato su un po' di
paglia, c'era il bambino. Sorrise,
quando li vide entrare.
– Ciao – disse la volpe – siamo
corsi perché abbiamo visto la
luce.
– ...non sapevamo niente, però...
– aggiunse il lupo.
– ... ma abbiamo sentito un angelo
che parlava di tè ai pastori – concluse il leone.
– Così abbiamo saputo che sei il
bambino salvatore – disse la formica.
– Gli angeli cantano e riempiono
il cielo – disse il falco volando
nell'aria.
– Perché? – domandò la lucertola.
– Da dove vieni? – chiese la
tartaruga che arrivava in quel
momento.
L'asino che, insieme al bue, con il
suo fiato stava scaldando il bambino appena nato, disse:
– Quante domande!
– Il bambino è piccolo, non può
rispondere... – spiegò il bue.
Gli animali tacquero di colpo.
"Già, pensavano, è piccolo. È
appena nato, non può rispondere".
Peccato. Come avrebbero potuto
sapere, allora, se il bambino salvatore avrebbe salvato anche loro?
In quel momento, una piccola
colomba bianca entrò nella stalla.
Volò in alto, intorno alle travi del
soffitto, poi scese e si posò sulla
paglia, poco lontano dal bambino.
– Io so la risposta – disse, leggendo nei loro pensieri.
Muoveva le ali piano, anche da
ferma, e il suo piccolo cuore batteva, sotto le piume.
– Questo bambino – disse la
colomba – è un bambino Re.
– Un bambino Re – ripeterono
dentro di sé gli animali – Un
bambino Salvatore e Re.
– Re di che cosa? – chiese il
leone.
– I re hanno un regno – intervenne la lucertola –. Questo bambino ce l'ha il suo regno?
Era una domanda bella e diffìcile e
gli animali provarono ammirazione
per la piccola lucertola che era riuscita a farla. Sulla paglia il bambino guardava e, sotto il suo sguardo,
la volpe, il lupo, il leone, la lepre,
il falco, il coniglio, la lucertola, la
tartaruga erano misteriosamente
felici. Pareva loro di non essere
stanchi, dopo la lunga corsa nella
notte, ne di avere sonno, ne fame,
ne sete. Non avevano più desideri.
Desideravano solamente di essere
guardati dal Bambino Salvatore.
– Questo bambino – rispose la
colomba
– è il Re dell'Universo.
Universo...
Che cos'è l'Universo?
Di che cosa è fatto?
Dov'è...?
Questo si chiedevano gli animali,
uno per uno, dentro il loro cuore,
e la colomba bianca, indovinando
ancora una volta i loro pensieri,
spiegò:
– L'Universo è tutto quello che
esiste. II cielo, la luna, le stelle,
la terra, gli alberi, gli uomini e
gli animali sono l'Universo.
– Gli angeli hanno detto che
questo bambino Rè è il
Salvatore – disse timidamente
il coniglio.
– Sì, è così... – mormorò la
colomba.
– Vorremmo sapere, allora – disse
la volpe a nome di tutti – se salverà anche noi questo bambino
salvatore.
La colomba girò il capo verso il
bambino, lo guardò con i piccoli
occhi rosa, poi tornò a guardare gli
animali e disse dolcemente:
– Sì.
Gli animali rimasero immobili, ma
il loro cuore battè fortissimo per la
felicità.
– Questo bambino salvatore è
venuto per salvare gli uomini
e, insieme agli uomini, tutte
le creature che compongono
l'Universo – spiegò la colomba.
– Anche le piante?
– Anche loro.
– Anche le rocce, il mare,
la sabbia?
– Anche...
Arrivavano i pastori. Si sentivano le loro voci. fuori, e belare le
pecore. La colomba bianca aprì le
ali e volò
via. Brillava. Gli animali rimasero
un breve istante ancora sotto lo
sguardo amorevole del bambino.
Poi si decisero ad andarsene.
– Ciao, ce ne andiamo – dissero.
– Ricordati di noi, Bambino
Salvatore.
Uscirono piano, uno dopo l'altro, ma avrebbero voluto rimanere
sempre lì.
Fuori, nel cielo, c'erano stelle luminose e angeli, che accendevano
l'aria di una luce bellissima.
Roberta Grazzani
Pensieri di Natale
Voi dovete anche ritrovare, nella meditazione di questo mistero, il significato della vostra vocazione di
ragazzi di Azione Cattolica. Nel Natale infatti c’è un messaggio per tutti voi; e io voglio ricordarvelo affinché ne prendiate coscienza con rinnovato impegno quando, la notte santa, deporrete anche voi nel presepe
l’effigie del bambino Gesù e sosterete un momento in preghiera, come fecero i pastori un tempo. Voi dovrete
chiedervi per un istante: Chi è Gesù? Cosa faccio io per Gesù? Riesco io ad annunciare Gesù ai miei fratelli?
Il Natale, infatti, ci rivolge tutte queste domande ed esige una risposta generosa. Vi propongo, pertanto, una
triplice consegna che voi certamente, da ragazzi in gamba e ferventi come siete, non mancherete di eseguire.
Si tratta, anzitutto, di conoscere Gesù, accostandovi al messaggio del vangelo che lo rivela come vero Dio e
vero uomo, colui nel quale si è manifestato il supremo amore di Dio Padre. Conoscere Gesù nella sua parola,
nei suoi gesti, negli episodi della sua vita, così come il vangelo ce li narra e la Chiesa ce li predica. Si tratterà
poi di amare Gesù. Come a Pietro, anche a voi Gesù chiede: “Mi ami tu?”; e a tutti voi egli dice, come agli
apostoli: “Voi siete miei amici” (Gv 15, 14). Siate amici di Gesù; abbiate verso di lui un affetto schietto e
profondo, voi che credete all’amicizia di Cristo perché sapete stargli vicino con cuore attento e generoso.
(Giovanni Paolo II, 22 dicembre 1986 ai ragazzi di ACR)
Dicembre 2006 Spighe Pagina dei bambini
Premiazione all’incontro delle famiglie di domenica 15 ottobre del concorso
Colora la tua vita con i colori di Gesù
Domenica 15 ottobre dopo l’incontro delle famiglie di AC con don
Willy si è tenuta la premiazione
del concorso di disegno dei bambini lanciato in occasione della festa
del 1 maggio ad Ascona. I bambini erano invitati a rappresentare
un momento particolare della loro
giornata (per esempio un gioco
con gli amici, un giorno di malattia
allietato da una piacevole sorpresa,
Gli argomenti illustrati dai bambini sono stati suddivisi in 5 categorie:
•il mondo dello sport
•la famiglia, gli amici, il prossimo
•Gesù ispiratore di una buona
azione
•L’arcobaleno simbolo dell’unione di Dio con gli uomini
•Viaggiare insieme, camminare
con Gesù
una festa, un litigio finito bene, un
ricordo, un sogno, un desiderio,
una bella esperienza) facendo un
disegno formato cartolina.
La sfida è stata accolta da una
sessantina di bambini che hanno
dato sfogo al loro estro artistico
mettendo in seria difficoltà la giuria composta da alcuni membri del
coordinamento allargato dell’ACT
nella designazione dei premiati.
Ecco qui di seguito i premiati:
1° premio
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Jessica Mo
Cademario
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Gesù,
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10 Spighe Dicembre 2006
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3° premio Lara Sciarini di Cademario
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4° pre
“il mio sogno è di stare insieme per
sempre con la mia famiglia”
5° prem
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“l’amore per
la natura e
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il senso di resp
1a menzione Edward Schiavi di
di Porza
da noi”
“a calcio
si è fatto ho aiutato un
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Breganzona
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“abbiam
mario
di Cade
I bambini premiati sono giunti all’appuntamento con le loro famiglie ed è stata l’occasione per trascorrere un piacevole momento
ricreativo in compagnia delle famiglie di
ACT.
Come già annunciato nel bando di concorso,
tutti i disegni verranno presto pubblicati sul
sito dell’Azione Cattolica Ticinese (www.
azionecattolica.ch).
Dicembre 2006 Spighe 11
Vita dell'associazione
Ricordo di Alberto Bottani di Massagno punto di riferimento dell’AEC
A Dio, Pino Solitario!
Nostro padre era, per tutti coloro che
l’hanno conosciuto, ul sciur maestru,
appellativo con il quale era affettuosamente chiamato anche il nonno
Battista. Entrambi hanno insegnato
nelle scuole comunali di Gordola e
di Massagno. La famiglia del sciur
maestru abitava nel palazzo comunale
di Massagno, oggi sede del municipio,
ieri sede delle scuole dell’obbligo.
In quel palazzo nacque nostro padre
e respirò subito l’aria della scuola
che, a quei tempi (primi decenni del
ventesimo secolo), era scuola di vita,
scuola di fede. Il maestro, assieme al
medico e al parroco, erano le persone
di riferimento, le autorità morali e
spirituali del paese. Per ogni bisogno
e necessità la gente si rivolgeva a
loro nella certezza di trovare aiuto e
sostegno. La fede religiosa era forza,
sicurezza, ancora di salvezza. Lo testimoniano le innumerevoli cappelle
e dipinti votivi sparsi un po’ ovunque nel cantone. In questo Ticino
è nato, ha vissuto e operato nostro
padre. Per lui la fede era un punto
di riferimento certo e sicuro che non
poteva essere messo in dubbio. Con
il suo dinamismo e il suo entusiasmo
giovanile si dedicò, giovane maestro a Brione Verzasca, alla causa
dell’Azione cattolica. Divenne presidente dell’Unione popolare cattolica
Verzasca e Piano. In questa funzione
organizzò a Lavertezzo la festa per
l’inaugurazione del monumento al
vescovo, originario della valle, Mons.
Aurelio Bacciarini durante la quale
tenne il discorso ufficiale. In quegli
anni fu propagatore dell’azione cattolica e divenne ben presto un oratore
ascoltato e richiesto per l’entusiasmo
e la forza che sapeva trasmettere con
i suoi infervorati discorsi. Durante gli
12 Spighe Dicembre 2006
incontri e i pellegrinaggi organizzaper studiare a memoria il libretto
ti dall’azione cattolica incontrò una
(redatto ogni anno dal compianto
propagatrice entusiasta ed energica,
don Guglielmo Maestri, altro braccio
Giulietta Mazzoleni di Giubiasco e
destro di don Alfredo) per la gara di
nacque l’idilio che li portò, in pieno
religione, uno dei punti forti delle
periodo bellico, al matrimonio. Il
gare di zona; bisognava raggiungere
il massimo del punteggio per colmare
secondo incontro importante per la
vita di papà fu quello con Mons.
qualche lacuna nel campo tecnico.
Alfredo Leber che non tardò a ricoNel 1940 fondò l’associazione sportiva ticinese ASTi, un tempo affiliata
noscere le doti di fede salda, sicura,
all’Azione cattolica e ne fu presientusiasta del giovane maestro. Fra
i due nacque e si sviluppò un’intedente per molti anni. Anche in quesa quasi perfetta. Ul munsciur, come
sto campo il binomio Mons. LeberBottani era un punto di riferimento
usava chiamarlo affettuosamente, lo
sicuro; ricordiamo in particolare la
coinvolse in tutte le attività e le
gara podistica del lunedì di Pasqua
manifestazioni dell’azione cattolica
“staffetta di Giubiasco”, le giornate
diocesana (ritiri, conferenze di progiovanili e i corsi di formazione per
paganda, feste dell’Unione popolare,
gli orientisti.
ecc.) sicuro di poter contare su una
Gli impegni di papà erano tali e tanti
figura di spicco. Lo “lanciò” anche
che la sua presenza fisica a casa era
nello scautismo cattolico.
molto limitata, sostituita molto bene
A Gordola, dove era maestro della
dalla mamma Giulietta, donna dal
scuola di grado superiore, fondò
carattere forte con una fede integernel 1937 la sezione Mons. Aurelio
Bacciarini. Nel 1944 si trasferì con
rima. Il loro impegno cristiano nella
la famiglia a Massagno come maevita sociale del paese è stato per noi
di esempio e di stimolo. Nell’ambito
stro delle scuole comunali. Qualche
delle attività diocesane, papà fu, semanno dopo, nel 1949, fondò la locale
sezione scaut Tre Pini. Pino Solitario
pre con Mons. Leber, uno dei promo(è il totem che gli venne assegnato a
tori dei pellegrinaggi diocesani alla
Massagno) fu un punto di riferimento
grotta di Massabielle. Per tantissimi
forte nell’AEC, l’Associazione esploanni organizzò e diresse i pellegrinaggi che ogni portarono al santuaratori cattolici voluta e sostenuta
tenacemente dal Vescovo Bacciarini;
rio mariano centinaia e centinaia
assunse le funzioni di istruttore candi pellegrini ticinesi. Durante uno
tonale, di presidente e di redattore della rivista
Fiordaliso. La sua
sezione doveLa colletta di Natale è a favore dei progetti misva fare sempre
sionari diocesani (Ciad, Venezuela, Colombia).
Ringraziamo di tutto cuore per la vostra fedele
bella figura, anzi,
generosità.
doveva
essere la migliore.
Ricordo la fatica
Colletta Di Natale
di questi viaggi in treno a Lourdes
papà ebbe, nel vagone cucina, un
gravissimo incidente per il quale fu
trasportato al centro dei grandi ustionati a Bordeaux. La sua forte tempra
e le sue doti di grande combattente
lo aiutarono a riprendersi e a guarire
certamente anche grazie all’intercessione della “sua” Madonna.
Da ultimo un accenno all’impegno
politico di papà. Nato e cresciuto in
una famiglia di tendenza liberale sia
da parte paterna che materna fece sue
le idee dell’allora partito conservatore
democratico.
La stella
del mattino
Natale è sempre presente, perché
la liturgia, la preghiera, l’amore
attivo continuano ancor oggi a
far nascere Cristo in noi, e, attraverso di noi, se solo abbiamo il
coraggio di non tirarci indietro,
in questa umanità che lo ignora.
No, non siamo orfani, Dio, a
partire dalla nascita di Gesù, non
è più un Dio lontano, riservato
a qualche mistico o soltanto agli
iniziati. Egli è così vicino… un
volto, e dunque ogni volto, un
po’ di paglia, qualche bestia e gli
uomini che sanno bene come
esse vedano l’invisibile, una stella, e gli uomini che scrutano le
stelle. L’esistenza intera trasfigurata per l’eternità.
Tutto è accaduto nel silenzio.
È necessario tacere e rinviare ai
pittori del silenzio: un iconografo
anonimo, o un George de La
Tour. E partire dall’oscurità, fiduciosi, perché la “stella del mattino” è sorta nei nostri cuori. Olivier Clément
Come era nel suo carattere e nella
sua indole, si buttò a capofitto anche
nell’impegno politico diventando
presto un rappresentante ascoltato
e influente del partito di ispirazione cristiana. Fu membro del Gran
Consiglio ticinese per nove legislature del quale divenne presidente
nel 1965. Durante l’ultima sessione
quale deputato in Gran Consiglio si
oppose fermamente all’abrogazione
del “nome del Signore” nel preambolo della legge notarile vincendo la
sua ultima battaglia politica. Lo ricorderemo sempre con immenso affetto
e riconoscenza per l’esempio che ci
ha dato e per quanto ci ha insegnato
come papà, maestro e cristiano con
le parole della seconda lettera di San
Paolo a Timoteo: “Ho combattuto la
buona battaglia, ho terminato la mia
corsa, ho conservato la fede. Ora mi
resta solo la corona di giustizia che il
Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma
anche a tutti coloro che attendono
con amore la sua manifestazione”.
Sandro Bottani
Pensieri di Natale
Nel Natale di Gesù celebriamo l’infinito amore di Dio per tutti gli uomini: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv
3,16) e si è così intimamente unito alla nostra umanità, da volerla condividere fino a diventare uomo tra gli uomini, uno di noi. Nel Bambino
di Betlemme la piccolezza di Dio fatto uomo ci rivela la grandezza dell’uomo e la bellezza della nostra dignità di figli di Dio, di fratelli di Gesù.
Contemplando questo Bambino, vediamo quanto sia grande la fiducia
che Dio ripone in ciascuno di noi e quanto ampia sia la possibilità che
ci viene offerta di fare cose belle e grandi nelle nostre giornate, vivendo
con Gesù e come Gesù.
(Papa Benedetto XVI all’ACR, 19 dicembre 2005)
Il volto dell’amore
Attraversando le terre dell’amore, della carità, ci domandiamo se ci
possa essere un amore senza un volto… Si può cercare un tale amore,
ma non è possibile incontrarlo. La stessa nostra vicenda umana fondamentale, la nostra scoperta ed esperienza del mondo, ha preso avvio dall’incontro con il volto di nostra madre: su quel volto abbiamo imparato
a decifrare l’amore o l’indifferenza o, per qualcuno, l’ostilità… Proprio
nell’incontrarsi dei volti abbiamo fin da allora imparato a conoscere
l’amore. Questa è infatti la vocazione umana e cristiana primordiale:
dare volto all’amore.
Anche l’incarnazione, l’assumere da parte di Dio un corpo umano, ha
voluto significare che Dio stesso non poteva restare amore senza diventare volto. Così alcuni uomini lo hanno visto, ascoltato, toccato con
mano (cfr. 1Gv 1,1) nelle fattezze di Gesù di Nazaret. L’amore chiede,
reclama un volto, e chiunque conosce la Scrittura sa che chi cerca Dio
cerca un volto: “Quando vedrò il tuo volto?, “Illumina su di noi il tuo
volto!”, “Il tuo volto, Signore, io cerco”…
Enzo Bianchi
Dicembre 2006 Spighe 13
Vita della Chiesa
Nella notte dei sogni i poveri attendono e sperano
Natale “made in China”
È ancora estate, sull’Oceano
Indiano. Una nave grande come
una montagna avanza verso occidente, ha fatto scalo in vari porti
cinesi e asiatici. Ormai è tutta
colma. A fine estate arriva in
Olanda, e per settimane si svuota di tonnellate, riversando sul
nostro continente una marea di
prodotti, dalle bocce di Natale ai
funghi secchi.
È ancora autunno. Le tonnellate
di merce asiatica sono arrivate,
come sempre, a prezzi stracciati.
Vai a fare la spesa dopo essere
passato in cimitero a salutaare i
tuoi morti: il negozio è già straboccante di articoli natalizi, che
messi assieme a metri cubi ti fan
quasi passare la voglia festeggiare
il Natale, questo Natale ormai
“made in China”.
È ancora la notte di Natale. Nelle
megalopoli cinesi è una notte
come le altre, ci si riposa dopo una
giornata di duro lavoro per pochi
soldi, che vanno via in gran parte
per pagare l’affitto; ma almeno si
tira avanti. Nelle case e nei palazzi
dell’occidente milioni di pacchetti
e pacconi fanno l’effimera gioia di
milioni di grandi e bambini, una
gioia di plastica, gomma e videogiochi. In casa è tutto addobbato,
tutto luccicante con le decorazioni, con le lucine, e tanti regali:
tutto “made in China”. La grande
nave a Rotterdam aspetta di solcare di nuovo l’oceano, per riportarci nuova spazzatura. L’indomani
i grandi magazzini tireranno le
somme dei guadagni folli del mese
14 Spighe Dicembre 2006
di dicembre: benedetto Natale,
benedetta “tredicesima”! Gloria,
alleluia! È la notte del Natale
“made in China”.
Chi ha troppo sempre felice, chi
non ha nulla sembra infelice.
È la notte del Natale. Se Gesù
nascesse oggi dovremmo andare a
trovarlo in una qualche baraccopoli dei paesi poveri, in quartieri
fatti di miseria e plastica: i rifiuti
del nostro benessere.
È la notte del Natale, quello vero,
quello che non è di plastica ma
di carne, quello del Verbo che si
fa carne, quello di piccoli e grandi che lottano per sopravvivere
e cercano la felicità nell’amore,
nella fede, nei valori che contano.
È il Natale dei poveri, di chi ha la
pancia vuota, di chi attende, di
chi spera.
È la notte del Natale dei sogni.
La grande nave trasporta viveri
dove si muore di fame. La gente
si regala un po’ di tempo, questo
bene più raro e prezioso dell’oro…
Sotto l’albero di Natale c’è qualche piccolo regalo, oggetti di cui
si ha davvero bisogno. La gente
va fare la spesa alla messa di
Mezzanotte. Ecco il Natale, “made
in Betlehem” .
Davide De Lorenzi
Vita della Chiesa
Articolo tratto da Nuova Responsabilità, rivista dell’AC italiana
“Siamo ciò che preghiamo”
… Fino in cima. Piergiorgio Frassati,
24 anni, passeggia sui sentieri di
montagna sgranando un rosario.
Con lui, gli amici di sempre che
invita a pregare. Lo si incontrava spesso anche nella cappella del
Politecnico di Torino, magari di
ritorno dalla visita ai poveri della sua
città, a pregare così assorto, da far
sembrare davvero presente Dio. La
profonda allegria che sembra trarre
dalla preghiera suscita in chi gli
vive accanto, la voglia di imitarlo:
“Occorre la preghiera continua per ottenere da Dio quella grazia senza la quale
le nostre forze sono vane… la fede
datami nel Battesimo mi suggerisce con
voce sicura: “Da te non farai nulla ma
se Dio avrai per centro di ogni tua azione, allora si arriverai fino alla fine”.
Siamo ancora in montagna. Nella
sua casa, Gianna Beretta Molla vi
porta spesso le giovani della Giac a
passare qualche giorno di preghiera
e confronto. Lei, medico e madre di
famiglia, le invitava a vivere la pro-
pria fede in pienezza: “Non ci dovrebbe essere, mai nessuna giornata nella
vita di un apostolo che non comprenda
un tempo determinato per un po’ di
raccoglimento ai piedi del Signore…
primo dovere dell’iscritta all’AC è la
preghiera… anche se andate al lavoro
non tralasciate la meditazione…. Solo
se saremo ricche di grazia, potremo
effonderla attorno a noi, perché chi non
ha non può dare”.
Milano. Università Cattolica del
Sacro Cuore. Il professor Giuseppe
Lazzati stasera ha fatto tardi. Un
volto segnato da una tenace passione per l’uomo e la città, dalla severa
ricerca intellettuale, dall’amore forte
e gratuito per la Chiesa. È intransigente il professore: “Neppure le cose
che sembrerebbero le più importanti
hanno il potere di far passare in secondo piano la preghiera”. Dalla fessura
dell’uscio socchiuso del suo studio
lo si scorge ad intercalare il suo
lavoro con un libro di meditazioni davanti: “Povera azione che non
trova un sufficiente spirito vivificatore
nell’evasione da tutto e da tutti e nel
raccoglimento in Dio e con Dio”. Lo si
vede dal volto. Per lui la preghiera
“è respiro, battito del cuore di una
vita che è, essenzialmente, comunione
con la Trinità (…) in cui raggiunge
la propria pienezza (…). Dunque,
la preghiera è la condizione del nostro
essere veramente uomini e del nostro
autentico crescere in umanità (…). La
preghiera è uno stato di comunione con
il Padre. Ma perché ciò si realizzi sono
necessari momenti espliciti di preghiera
pregata. Momenti in cui si prega e
basta. Ciò va affermato con vigore di
fronte a certe scorrette interpretazioni
di puro naturalismo circa l’espressione
“anche il lavoro è preghiera”. Non si
darà mai fusione tra preghiera e vita
senza ripetuti e continui atti di preghiera
destinati a fonderla. Non è forse questa
la lezione dei salmi? E non è questa la
grande lezione di Gesù testimoniata
dai vangeli che registrano il suo passare
le notti in preghiera? (…) Il cristiano
esiste o scompare nella preghiera…
occorre che ciascuno nel programma
di vita stabilisca un tempo fissato della
giornata da dedicarsi interamente alla
preghiera pregata. Ciò se si vuol essere
veramente degli uomini di azione”.
(2 – fine ) La prima parte in Spighe
di ottobre-novembre 2006.
Dicembre 2006 Spighe 15
G.A.B. 6962 VIGANELLO
Ritorni a:
Amministrazione «Spighe»
c.p. 153
6932 Breganzona
Il teologo risponde
Esiste il Purgatorio?
Mi è stato sottoposto un articolo di
Riccardo Franciolli -L'invenzione del
Purgatorio- apparso su Mondovivo.
Che dire? Quando si trattano temi
così delicati ed importanti sarebbero
auspicabili una maggior serietà ed
una miglior conoscenza di causa. Il
titolo si ispira forse al libro di Le Goff.
Devo far presente come la nozione di
purificazione dell'uomo di fronte a
Dio attraversi tutta la Scrittura. Qui
si parla anche di indulgenze, intese in
modo meccanicistico. Non credo sia
il caso di puntualizzare le varie affermazioni piuttosto campate in aria che
qui trovo, ma forse è meglio richiamare l'essenza della purificazione,
che non è certo stata inventata nel
Medioevo. Per illustrarla cito il testo
di Luca 15,20: -Il padre del figliol
prodigo scorge questi che arriva da
lontano: gli si precipita incontro e lo
seppellisce di baci e di abbracci.- E
così il discorsetto che il figlio infelice
gli avrebbe voluto recitare è bloccato:
il padre lo accoglie in modo sontuosissimo e gli fa capire come Egli
lo avesse da sempre infinitamente
amato. Ecco l'accoglienza che Dio
riserva a noi, anche nel momento
del transito. L'uomo che varca la
tenue soglia della morte terrena si
trova avvolto dall'Essere, dalla Luce,
dall'Amore. Non è un giudice che
ci vuole condannare, ma un PapàMamma che ci aspetta da sempre. La
16 Spighe Dicembre 2006
percezione di trovarsi di fronte ad un
Amore infinito, troppo spesso da noi
misconosciuto sulla terra, deve certo
ingenerare in noi una reazione di
sofferenza inimmaginabile. Anche il
figliol prodigo avrebbe sofferto meno
se fosse stato preso a bastonate ed
invece un'accoglienza così sontuosa,
pazzesca, lo deve aver fatto soffrire al
di là del pensabile. Come mai non si
era reso conto prima che il suo PapàMamma gli voleva un bene infinito?
In quest'ottica di suprema sofferenza
e di totale conversione all'Amore si
situa la dottrina del Purgatorio che va
spogliata da elementi mitologici come
pure da visioni mercantili. L'idea che
si possa "pagare" per liberare qualcuno dal Purgatorio è "turpe" (per usare
un termine del Concilio di Trento).
L'idea di "suffragio" riprende l'idea di
"refrigerio" nota ai Romani: dopo il
funerale si celebrava un pasto riservando una sedia (vuota) per il defunto con il quale si condivideva il pasto
del "refrigerio", del conforto, della
consolazione. I cristiani hanno "battezzato" questo uso celebrando l'Eucaristia in unione al defunto. Come ho
già detto molte volte, non dovremmo
immaginare la celebrazione del Sacro
Convito PER il defunto, bensì CON
il defunto, in unione a lui e a tutta la
comunità ecclesiale. Certo, nel passato si sono avuti degli abusi incredibili.
Anche la dottrina delle indulgenze
può essere resa credibile solo se si
ricorda che essa postula una conversione perfetta (ci aiuta a far di qui il
Purgatorio). L'esperienza dei mistici
ci lascia intendere come l'approssimarsi dell'uomo a Dio sia divorante,
sconvolgente. Pensiamoci!
Sandro Vitalini
Responsabile: Luigi Maffezzoli
Redazione:
Davide De Lorenzi
Luigi Bertini-Morini
Michele Macchi
Chantal Montandon
Carmen Pronini
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