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AGGIORNAMENTI DALLA CITTÀ
24 APRILE 2013
Consigliamoci
Riflessioni, aggiornamenti tratti dal sito www.gianniberno.it
a cura di GIANNI BERNO Consigliere Comunale e Capogruppo PD - Padova
Hanno collaborato: Nereo Tiso, Flavio Zanonato
Sommario
Quando a prevalere sono gli egoismi irresponsabili resta cenere, ma occorre reagire subito
di Gianni Berno ........................................................................................................................................................2
Tre consiglieri del PD hanno chiesto le mie dimissioni da Capogruppo – di Gianni Berno ...........................3
Frizioni nel gruppo Pd a Palazzo Moroni: il punto di vista - di Nereo Tiso .......................................................3
Cappella degli Scrovegni: c'è una commissione scientifica da 30 anni, incontriamola!
di Gianni Berno ........................................................................................................................................................4
LA SALUTE DI GIOTTO (CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI -PADOVA) DALLE PAROLE DEGLI ESPERTI .....5
Padova e Cappella degli Scrovegni – di Flavio Zanonato...................................................................................6
"Napolitano: Inizia per me un non previsto ulteriore impegno pubblico; inizia per voi un lungo cammino
da percorrere con passione, rigore umiltà" .........................................................................................................7
Incarico di premier ad Enrico Letta (24.4.2013) .................................................................................................10
Concerto di Jean Guillou 6 maggio .....................................................................................................................11
Il Cammino di Sant’Antonio Camposampiero - Padova ....................................................................................12
Nuovo ministro provinciale fra Giovanni Voltan
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Prato della Valle
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24 APRILE 2013
Quando a prevalere sono gli egoismi irresponsabili resta cenere, ma
occorre reagire subito – di Gianni Berno
20 aprile 2013
A livello nazionale abbiamo visto rappresentato ieri (19.4.2013) ciò che
succede quando prevalgono egoismi speculativi irresponsabili e
interessi di piccoli gruppi rispetto all'interesse generale e al bene
comune; in questo caso è il PD che si è quasi suicidato per
l'irresponsabilità di 101 grandi ("piccoli" in questo caso ) elettori,
quando in uno stile di compattezza si poteva recuperare un clima
positivo e propositivo. Queste dinamiche di balcanizzazione portano ad
un risultato certo: distruzione del partito, distruzione delle istituzioni,
cenere... anche di coloro che innescano il fuoco che tutti travolge.
Quando a prevalere è la logica individualista-egoista dell'interesse particolare salta qualsiasi
logica o progetto; la mia verità diventa assoluta; e allora diventa impossibile gestire un
gruppo, un progetto comune, una progettualità e un bene + alto verso cui tutti cercare di
convergere. La frammentazione, la divisione, le imboscate lasciano solo sul terreno
devastazione, compresi in questo caso i fondatori stessi dell'Ulivo e del PD come Prodi
(inaccettabile!). Poiché ci sono milioni di persone che hanno creduto a questo progetto e che
continuano sul territorio ad ogni livello a spendere tempo e passione cerchiamo
immediatamente di recuperare senso di responsabilità, saggezza e capacità strategica e
propositiva per il bene del Paese.
Bersani certamente ha fatto parecchi errori in queste settimane ma esce di scena con dignità
ed è una persona perbene che ha provato a trovare delle soluzioni con impegno e credendoci.
Altri invece (Grillo in primis e persino taluni dello stesso PD in questi pazzi giorni) sono lì ad
aspettare che passi il morto sotto al ponte, ma il morto tra poco sarà il Paese....
Dunque è una fase delicatissima per le nostre istituzioni democratiche e dobbiamo fare tutti
uno sforzo per non lasciar prevalere la rassegnazione e reagire con vigore per guardare oltre
questo difficilissimo momento. Abbiamo consistenze e risorse per tirarci su per la tenuta e per
il bene dell'Italia.
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24 APRILE 2013
Tre consiglieri del PD hanno chiesto le mie dimissioni da Capogruppo
– di Gianni Berno
Solitamente non mi attardo su questi temi: quando alcuni
consiglieri (nel caso specifico Beatrice Autizi, Giuliano
Pisani e Beatrice Dalla Barba) pongono una richiesta di
dimissioni è giusto farla valutare al Gruppo dato che il
capogruppo come altri incarichi rappresenta un ruolo di
servizio, che deve godere di ampio consenso; mi
permetto di evidenziare che normalmente viene posto il
tema delle dimissioni quando un capogruppo assume
posizioni che non sono più in linea con il programma
amministrativo su cui tutto il gruppo si è impegnato; mi
sembra che qui si voglia invece attaccare me per
difendere posizioni personali dei tre proponenti che da un
po’ di tempo sembra abbiano smarrito la rotta inseguendo
più visibilità personali, scoop e attacchi più consoni al ruolo di consiglieri di opposizione.
Io resto a disposizione e saranno i colleghi del PD ad esprimersi.
Un gruppo propositivo che lavorerà bene sino a fine mandato
Quello del PD è il gruppo più consistente (16 consiglieri) e si è fatto forse maggiormente carico con
molta determinazione ed impegno nella condivisione del cammino amministrativo positivo di questa
Giunta capitanata da Flavio Zanonato. Rilevo che nessuno dei 16 colleghi ha avuto un ruolo passivo
ma tutti hanno cercato di spendere in modo molto concreto le competenze per dare un contributo
fattivo alla città. Come accade in un gruppo numeroso può accadere che ci siano dei confronti anche
piuttosto franchi, accesi, ma questo non mi preoccupa se il confronto è finalizzato al bene della città;
mi urta molto invece se è finalizzato ad un protagonismo contro altri, allora ciò risulta sterile
e dannoso. Ma devo dire che complessivamente ritengo che il Gruppo PD e questa maggioranza
abbiano la possibilità di concludere bene questo mandato e sarà mio impegno preciso continuare e
migliorare le occasioni di dialogo con tutti i gruppi di maggioranza. E anche con chi nell’opposizione
voglia su taluni interventi sostenere la nostra azione amministrativa, che cerca di dare risposte
concrete alle necessità della città, mai con un approccio ideologico.
Frizioni nel gruppo Pd a Palazzo Moroni: il punto di vista di Nereo Tiso
Martedì 16 Aprile 2013 21:18 fonte Padova 24 ore
Da Nereo Tiso riceviamo e pubblichiamo un intervento sulle ruggini tra
una parte del gruppo consigliare del Pd ed il suo capogruppo Gianni
Berno: "La richiesta di dimissioni del capogruppo Berno presentata dai
consiglieri Pisani, Rigobello Autizi e Dalla Barba del gruppo Partito
Democratico mi sembrano inopportune e senza senso. Il collega
Berno, in questi anni, ha dimostrato impegno e capacità relazionale
oltre che propositiva. Credo che essere stato scelto a suo tempo
come nostro capogruppo in Consiglio sia nato proprio dalla sua
esperienza oltre che dalle competenze e dall'importante senso
dell'organizzazione come sta dimostrando anche come Presidente dell'Arca del Santo. Io
ritengo che sia stata la scelta giusta e tutti i cittadini possono vedere in ogni momento
l'importante lavoro che sta facendo per la nostra città. Chi vuole le sue dimissioni,
probabilmente, mostra la sua debolezza amministrativa di non voler lavorare assieme al
gruppo. A questo si aggiunge il poco senso di governo non votando o astenendosi su delibere
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24 APRILE 2013
importanti non facendo così il bene dei cittadini e ricercando un po' di celebrità. Io ritengo che
Berno debba continuare ad essere il nostro capogruppo per continuare a lavorare
serenamente fino alla fine del mandato al quale siamo stati chiamati dai padovani. Spero che
le dimissioni siano ritirate e si arrivi finalmente ad un chiarimento con chi continua, in molte
scelte, a far parte dell'opposizione più che della maggioranza. Noi lavoreremo per arrivare fine
alla fine a fare il nostro dovere nel miglior modo possibile come stiamo facendo e al quale il
collega Berno continua a dare un contributo fondatale. Credo che questo sia un bene per tutti
ma soprattutto per i nostri cittadini al quale vorremmo consegnare una città sempre migliore
per poterla continuare a governare anche nel prossimo mandato".
Nereo Tiso
Cappella degli Scrovegni: c'è una commissione scientifica da 30 anni,
incontriamola! – di Gianni Berno
Il cammino di approfondimento che è stato proposto a
commissioni congiunte è un passaggio che facciamo
volentieri come consiglio perché le informative a cura
degli esperti sono sempre utili.
Bene - oltre al sopralluogo effettuato il 23.4.2013- la
proposta fatta nelle scorse settimane dal Presidente
Cesaro della V Commissione di una seduta delle
commissioni per incontrare la Commissione scientifica
Cappella degli Scrovegni presieduta da dott. Soragni
del Ministero beni culturali (il 22 maggio possiamo
incontrare questo organismo deputato al monitoraggio
dello stato di salute della Cappella); una commissione
voglio ricordare che esiste da 30 anni.
Credo che tutti dobbiamo avere chiaro un concetto
elementare ma che nel dibattito politico in città e non
solo non sembra affatto scontato: è il Ministero dei
Beni artistici e Culturali e la Commissione scientifica
che hanno il compito di decidere cosa fare e cosa non
fare per tutelare la Cappella degli Scrovegni.
Gli esperti ci forniranno in queste sedute utili aggiornamenti, ma deve esserci la
consapevolezza che il Comune non decide nulla in autonomia su interventi per la buona
salute della Cappella di Giotto. Come non lo può fare per qualsiasi altro edificio monumentale
tutelato da specifiche normative che è obbligatorio rispettare.
Come per tutti gli altri siti tutelati, anche per la Cappella degli Scrovegni ci sono precise
responsabilità e organismi deputati. Tutti lo sanno, ma talvolta si finge di non saperlo.
L'impressione è che qui tutti si spaccino per esperti; invece gli esperti sono già al lavoro e da
decenni. E li abbiamo in casa con l'Università di Padova e le Sovrintendenze.
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24 APRILE 2013
Detto questo il testo della mozione Avruscio e altri non mi vede contrario (chi può essere
contro la tutela della Cappella degli Scrovegni?).
Mi fa molto piacere che la conferenza dei capigruppo odierna (24.4.2013) dopo un dibattito
politico assai acceso in queste settimane abbia condiviso la proposta formalizzata da Gianni
Berno, Andrea Busato e Marina Mancin di portare in Consiglio la Mozione sulla Cappella
degli Scrovegni subito dopo (e non prima) avere incontrato la Commissione scientifica
Cappella degli Scrovegni. Una scelta saggia e corretta da un punto di vista istituzionale.
….Perché precedentemente i proponenti della Mozione avevano osteggiato la proposta di un
incontro con la Commissione scientifica composta dai massimi esperti del Ministero,
Università di Padova, Sovrintendenze locali ed altre istituzioni, unico organismo che ha
davvero titolo per interventi finalizzati alla salvaguardia e al monitoraggio della salute della
Cappella di Giotto.
LA SALUTE DI GIOTTO (CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI -PADOVA)
DALLE PAROLE DEGLI ESPERTI
Intervengono per fare chiarezza il Professore Claudio
Modena, Ordinario di Tecnica delle costruzioni all'Università
di Padova e componente della Commissione Nazionale
Grandi Rischi e dopo di lui Antonio Stevan, esperto in
Conservazione preventiva dei dipinti murali, che si è occupato
della salvaguardia della Camera degli Sposi a Mantova e
degli affreschi di Piero Della Francesca ad Arezzo e il
professore Paolo Simonini, Ordinario di Geotecnica
dell'Università di Padova, specialista in problemi di interazione
fra terreno ed esperto di geotecnica per la conservazione
dell'ambiente storico
CLICCA QUI PER VIDEO INTERVISTA AD ESPERTI CAPPELLA SCROVEGNI
http://www.youtube.com/watch?v=ZN453A1DxFk
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24 APRILE 2013
Padova e Cappella degli Scrovegni – di Flavio Zanonato
11 aprile 2013
Sulla Cappella degli Scrovegni l'Amministrazione Comunale, che
ha investito ingenti risorse per la sua tutela e la sua valorizzazione,
si è attenuta scrupolosamente alle indicazioni delle autorità
responsabili: il Ministero dei Beni culturali, la Sovrintendenza dei
beni artistici e storici, la Sovrintendenza dei beni ambientali e
architettonici, l'Istituto centrale di restauro. Per quanto riguarda i
rischi segnalati da Vittorio Sgarbi fu proprio Giunta Destro, di cui Lui
era consulente, a decidere la vendita dell'area (per 30 milioni di
euro) su cui dovrebbe sorgere l'edificio che tanto lo scandalizza. In
quell'area la mia Amministrazione (1995/1999) voleva realizzare
l'Auditorium. L'abbattimento dello scheletro d'acciaio dell'avancorpo
della Chiesa degli Eremitani l'ho deciso io (94) e non Vittorio Sgarbi
che neppure conoscevo all'epoca. Va ricordato che l'area destinata
all'Auditorium è separata dalla Cappella degli Scrovegni da un fiume e la previsione
dell'Auditorium sostituisce una precedente previsione edilizia (direzionale, abitativa,
commerciale) di pari cubatura.
Ribadisco che qualsiasi futura iniziativa della mia Amministrazione sarà sempre sottoposta
agli Enti responsabili della salvaguardia della Cappella di Giotto che, per noi, è una priorità
assoluta e va protetta da qualunque rischio -anche minimo- essendo un bene di valore
inestimabile, un patrimonio dell'Umanità.
Flavio Zanonato
Visita-sopralluogo del 23.4.2013 al Cenobio della Cappella Scrovegni: interessante ma nulla
di nuovo rispetto a ciò che già era noto: la Cappella "in umido" cioè con l'acqua che talvolta
allaga il Cenobio è una situazione che viene monitorata e che non preoccupa gli esperti (non
di storia dell'arte ma ingegneri che si occupano di aspetti sismici, idraulici, strutturali!); anzi la
preoccupazione semmai - dato che ormai la Cappella si è assestata da molto tempo in queste
condizioni - sarebbe quella di un prosciugamento della falda che potrebbe creare cedimenti e
dissesti.
Insomma in sintesi Giotto con i "piedi bagnati" non prende il raffreddore, anzi resta
solido e in salute! ….Così la pensano i massimi esperti.
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24 APRILE 2013
Rieletto Giorgio Napolitano
Napolitano il 22.4.2013 ha detto sì: un atto di grande generosità a servizio del nostro Paese.
"Inizia per me un non previsto ulteriore impegno pubblico; inizia per
voi un lungo cammino da percorrere con passione, rigore umiltà"
http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=35746
Il discorso integrale del Presidente Napolitano 22.4.2013
"Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione". Così il Presidente Napolitano ha giurato
dinanzi alle Camere riunite in seduta comune con i delegati delle Regioni, per poi rivolgere il suo messaggio al paese,
"innanzitutto esprimendo - insieme con un omaggio che in me viene da molto lontano alle istituzioni che voi rappresentate, la
gratitudine per il così largo suffragio" con cui è stato eletto Presidente della Repubblica. "E' un segno - ha detto il Capo dello
Stato - di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze : e
apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento, che appartengono a una
generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia".
"Come voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest'aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da
Presidente della Repubblica. Avevo già nello scorso dicembre - ha ricordato il Presidente Napolitano - pubblicamente
dichiarato di condividere l'autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è 'l'alternativa che meglio si
conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica'. Avevo egualmente messo l'accento sull'esigenza
di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell'incarico di Capo dello Stato. A
queste ragioni e a quelle più strettamente personali, legate all'ovvio dato dell'età, se ne sono infine sovrapposte altre,
rappresentatemi - dopo l'esito nullo di cinque votazioni in quest'aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso - dagli
esponenti di un ampio arco di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei Presidenti delle Regioni. Ed è vero che questi mi
sono apparsi particolarmente sensibili alle incognite che possono percepirsi al livello delle istituzioni locali, maggiormente
vicine ai cittadini, benché ora alle prese con pesanti ombre di corruzione e di lassismo. Istituzioni che ascolto e rispetto,
signori delegati delle Regioni, in quanto portatrici di una visione non accentratrice dello Stato, già presente nel Risorgimento e
da perseguire finalmente con serietà e coerenza. E' emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme
per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell'inconcludenza, nella impotenza ad
adempiere al supremo compito costituzionale dell'elezione del Capo dello Stato. Di qui l'appello che ho ritenuto di non poter
declinare - per quanto potesse costarmi l'accoglierlo - mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del
paese. La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente, non si era mai verificata nella storia della Repubblica,
pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato - come si è significativamente notato 'schiusa una finestra per tempi eccezionali'. Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma
eccezionale. Perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato : senza precedenti e tanto più grave
nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l'Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale
assai
critico
e
per
noi
sempre
più
stringente".
"Bisognava dunque - ha aggiunto il Presidente Napolitano - offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di
consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui
una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l'Italia. E' a questa prova che non mi
sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie
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24 APRILE 2013
di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità". Il Capo dello Stato ne ha proposto una sommaria rassegna: "Negli
ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale - non
si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da
compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici
i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento. Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso
della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato
o svalutato : e l'insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con
molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e
indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono.
Attenzione : quest'ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i
corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell'amministrazione, ma nemmeno i
responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme".
"Imperdonabile - ha rilevato il Capo dello Stato - resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. La mancata
revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui
vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo
imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente
frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti. Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di
sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro
mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario".
"Molto si potrebbe aggiungere ma mi fermo qui perché - ha sottolineato il Presidente Napolitano - su quei temi specifici ho
speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad
assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco
: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze
dinanzi al paese. Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile,
alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la
democrazia
e
la
società
italiana".
Il Capo dello Stato ha quindi richiamato il suo discorso a Rimini nell'agosto 2011, quando volle "rendere esplicito il filo
ispiratore delle celebrazioni del 150° della nascita del nostro Stato unitario : l'impegno a trasmettere piena coscienza di 'quel
che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato', e delle 'grandi riserve di risorse umane e
morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo'. E aggiunsi di aver voluto così suscitare orgoglio e fiducia 'perché le sfide e
le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo
attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze,
con il suo bagaglio di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile'. Ecco,
posso ripetere quelle parole di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della verità - fuori di ogni
banale distinzione e disputa tra pessimisti e ottimisti - sia per introdurre il discorso su un insieme di obbiettivi in materia di
riforme istituzionali e di proposte per l'avvio di un nuovo sviluppo economico, più equo e sostenibile. E' un discorso che anche per ovvie ragioni di misura di questo mio messaggio - posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da me
istituiti il 30 marzo scorso. Documenti di cui non si può negare - se non per gusto di polemica intellettuale - la serietà e
concretezza".
Il Presidente Napolitano ha quindi formulato due osservazioni: "La prima riguarda la necessità che al perseguimento di
obbiettivi essenziali di riforma dei canali di partecipazione democratica e dei partiti politici, e di riforma delle istituzioni
rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e governo, tra Stato e Regioni, si associ una forte attenzione per il rafforzamento
e rinnovamento degli organi e dei poteri dello Stato. A questi sono stato molto vicino negli ultimi sette anni, e non occorre
perciò che rinnovi oggi un formale omaggio, si tratti di forze armate o di forze dell'ordine, della magistratura o di quella Corte
che è suprema garanzia di costituzionalità delle leggi. Occorre grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e
della sicurezza da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di tensione e
disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti. Né si trascuri di reagire a
disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato a una seria riforma, ma sempre posto,
nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana - anche col generoso sacrificio di non pochi nostri
ragazzi - alle missioni di stabilizzazione e di pace della comunità internazionale. La seconda osservazione riguarda il valore
delle proposte ampiamente sviluppate nel documento da me già citato, per 'affrontare la recessione e cogliere le opportunità'
che ci si presentano, per 'influire sulle prossime opzioni dell'Unione Europea', 'per creare e sostenere il lavoro', 'per
potenziare l'istruzione e il capitale umano, per favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle imprese'".
Su questi ultimi punti, il Presidente Napolitano ha osservato di essersi "fortemente impegnato in ogni sede istituzionale e
occasione di confronto, e continuerò a farlo. Essi sono nodi essenziali al fine di qualificare il nostro rinnovato e irrinunciabile
impegno a far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità
monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà, a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e
benefici. E sono anche i nodi - innanzitutto, di fronte a un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della creazione di
lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro - attorno a cui ruota la grande questione sociale che ormai si impone all'ordine
del giorno in Italia e in Europa. E' la questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione di
un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a
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24 APRILE 2013
costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come
inaccettabile la loro emarginazione o subalternità".
"Volere il cambiamento ciascuno interpretando a suo modo i consensi espressi dagli elettori - ha rilevato il Capo dello Stato dice poco e non porta lontano se non ci si misura su problemi come quelli che ho citato e che sono stati di recente
puntualizzati in modo obbiettivo, in modo non partigiano. Misurarsi su quei problemi perché diventino programma di azione
del governo che deve nascere e oggetti di deliberazione del Parlamento che sta avviando la sua attività. E perché diventino
fulcro di nuovi comportamenti collettivi, da parte di forze - in primo luogo nel mondo del lavoro e dell'impresa - che 'appaiono
bloccate, impaurite, arroccate in difesa e a disagio di fronte all'innovazione che è invece il motore dello sviluppo'. Occorre
un'apertura nuova, un nuovo slancio nella società ; occorre un colpo di reni, nel Mezzogiorno stesso, per sollevare il
Mezzogiorno da una spirale di arretramento e impoverimento".
"Apprezzo l'impegno - ha aggiunto il Presidente Napolitano - con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale
come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e
l'influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa
e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una
contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i
partiti. La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e
anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica,
rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di
movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del 'metodo democratico'. Le forze
rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora - nella fase cruciale che l'Italia e l'Europa
attraversano - il loro apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del paese. Senza temere di convergere su delle
soluzioni, dal momento che di recente nelle due Camere non si è temuto di votare all'unanimità. Sentendo voi tutti - onorevoli
deputati e senatori - di far parte dell'istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione ma come depositari della
volontà popolare. C'è da lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo competenze,
innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all'età di 28 anni
e portò giorno per giorno la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica".
Il Capo dello Stato ha rilevato che "lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del paese non è possibile se non nel
confronto con un governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione. A 56 giorni dalle elezioni
del 24-25 febbraio - dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello Stato - si deve senza indugio procedere alla
formazione dell'Esecutivo. Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente non tocca
dare mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall'art. 94 della
Costituzione : un governo che abbia la fiducia delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la
prospettiva temporale che riterrà opportune. E la condizione è dunque una sola : fare i conti con la realtà delle forze in campo
nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il governo e quali siano le esigenze e l'interesse generale del
paese. Sulla base dei risultati elettorali - di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no - non c'è partito o coalizione
(omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole
sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto - se si preferisce questa espressione - si
sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano
tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non
trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare
soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale. D'altronde, non c'è oggi in Europa nessun paese di
consolidata tradizione democratica governato da un solo partito - nemmeno più il Regno Unito - operando dovunque governi
formati o almeno sostenuti da più partiti, tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti. Il fatto che in
Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse,
è segno di una regressione, di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse
problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese,
alleanze politiche. O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione - fino allo
smarrimento dell'idea stessa di convivenza civile - come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra
schieramenti politici concorrenti".
Il Presidente Napolitano ha quindi ricordato quando diceva già sette anni fa nella medesima occasione auspicando che
"fosse finalmente vicino 'il tempo della maturità per la democrazia dell'alternanza' : che significa - ha puntualizzato il
Presidente - anche il tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità.
Altrimenti, si dovrebbe prendere atto dell'ingovernabilità, almeno nella legislatura appena iniziata. Ma non è per prendere atto
di questo che ho accolto l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica. L'ho accolto anche perché
l'Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete : non andando oltre i limiti
del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, 'da fattore di coagulazione'. Ma tutte le
forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità : era questa la posta implicita dell'appello rivoltomi due giorni or
sono".
"Mi accingo - ha concluso il suo messaggio il Presidente Napolitano - al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno
pretese di amplificazione 'salvifica' delle mie funzioni ; eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con
immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del paese e delle
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24 APRILE 2013
istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno. Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno
pubblico in una fase di vita già molto avanzata ; inizia per voi un lungo cammino da percorrere con passione, con rigore, con
umiltà. Non vi mancherà - ha concluso il Presidente - il mio incitamento e il mio augurio".
Incarico di premier ad Enrico Letta (24.4.2013)
Valuto positivamente questa soluzione data la situazione drammatica del Paese e la non percorribilità
oggettiva di una collaborazione con Grillo; Enrico Letta è una ottima figura di grande preparazione ed
equilibrio. Condivido la scelta di Napolitano e mi auguro che il PD sia unito alla prova dei fatti. Mettere
una figura meno esposta di Letta? Io credo che se siamo lineari e spieghiamo agli italiani perché
vogliamo assumerci questa responsabilità per obiettivi precisi e definiti verremo compresi. E
comunque con tutto rispetto di Amato, Letta dà una nota positiva di rinnovamento che male non fa
(GB).
La prima dichiarazione dopo avere ricevuto l’incarico dal Presidente Napolitano
Link Video
http://video.corriere.it/incarico-letta-prime-dichiarazioni/a56ef268-acd2-11e2-9acc-55424bfd851f
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24 APRILE 2013
Concerto di Jean Guillou 6 maggio
Il GIUGNO ANTONIANO 2013 inizia con il grande concerto all'ARCELLA di Jean Gouillou la sera
di LUNEDI' 6 MAGGIO ore 21 - Ingresso libero
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24 APRILE 2013
Il Cammino di Sant’Antonio Camposampiero - Padova
Anche quest'anno i frati ripropongono il Pellegrinaggio nella notte tra sabato 25 e domenica 26
maggio 2013 sulle tracce del Cammino di S.Antonio (25 km: Camposampiero-Arcella-Basilica del
Santo).
IL CAMMINO DI SANT'ANTONIO - Programma 2013
Programma del Pellegrinaggio nella notte del 25-26 maggio 2013
“ANDATE E FATE DISCEPOLI TUTTI I POPOLI”
PELLEGRINAGGIO di FRATI E GIOVANI, IN COLLABORAZIONE CON LA DIOCESI DI PADOVA,
IN PREPARAZIONE ALLA GMG DI RIO DE JANEIRO
nella notte del 25-26 Maggio 2013 - Camposampiero - Arcella - Santo
Sabato 25 maggio
ore 18.00: da quest’ora sarà attivo il servizio accoglienza pellegrini, con la consegna della credenziale, del
libretto
Ore 21.30: Veglia eucaristica guidata
Ore 22.30: Chiusura delle iscrizioni. Preghiera e benedizione dei pellegrini, nel Santuario.
Ore 23.00: partenza
Domenica 26 maggio
Ore 6.00 ca: arrivo previsto al Santuario dell’Arcella; celebrazione del transito di S. Antonio e colazione fornita
dall’organizzazione
Ore 7.15: partenza per la Basilica del Santo
Ore 09.00: S. Messa solenne in Basilica PRENOTAZIONI SU SITO CAMMINO DI SANT’ANTONIO
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24 APRILE 2013
Nuovo ministro provinciale fra Giovanni Voltan
CAPITOLO PROVINCIALE 12 APRILE 2013 - CAMPOSAMPIERO – PD
Padre Giovanni Voltan è il superiore provinciale della nuova “Provincia italiana di sant’Antonio
di
Padova”.
Fumata bianca alle ore 16, al primo scrutinio con 54 voti su 83 dei
frati capitolari presenti. Questo la dice lunga sul clima di grande
cordialità e serenità nell’assemblea capitolare, lontano anni luce da
quello della politica litigiosa e inconcludente a cui stiamo assistendo.
Padre Giovanni e padre Giancarlo Zamengo, parroco dell’Arcella, suo
concorrente, hanno affrontato con serenità e grande umiltà l’evento
che li ha visti protagonisti. Come nel recente conclave, si è verificato
che quando c’è lo Spirito Santo e l’autorità viene assunta nello spirito
di servizio, c’è una marcia in più.
Padre
Giovanni
si
presenta
con
estrema
semplicità:
«Sono nato a Padova il 12 gennaio 1962. Nel 1973 sono entrato nel
seminario minore dei Frati Minori Conventuali a Camposampiero.
Dopo le medie e il ginnasio, a 20 anni ero novizio presso la Basilica
del Santo e ho emesso la professione temporanea dei voti (8
settembre 1982).
Son seguiti gli studi filosofico-teologici presso l’Istituto Teologico “S.
Antonio Dottore” di Padova, e il 25 marzo 1988 ho professato la mia scelta definitiva e totale; il 16
dicembre 1989 sono stato ordinato sacerdote dal vescovo di Gorizia, mons. Antonio Vitale Bommarco,
già provinciale e ministro generale del nostro Ordine.
al 1987 sino al 2005 sono stato nel campo della formazione dapprima presso i seminari minori di
Rivoltella del Garda (1987-89) e Camposampiero (1989-1994), poi sono stato nominato rettore dei
postulanti a Brescia (1994-2001) e dei postnovizi a Padova (2001-2005). Dal 2005 al 2007, sono stato
di famiglia al convento del Santo, con la possibilità di frequentare presso l’Istituto Teologico di Assisi
(aggregato alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense) i corsi della
specializzazione in Francescanesimo, ottenendo il 24 ottobre 2008 la licenza in Teologia e studi
francescani.
Dopo gli studi in Assisi, nel 2007 sono stato posto di famiglia a Camposampiero come responsabile
dei frati professi solenni sino al marzo 2009 quando,
nel Capitolo provinciale ordinario, il 13 marzo sono
stato eletto vicario provinciale della "Provincia
Patavina
di
S.
Antonio”».
Oggi, 12 aprile 2013 è stato eletto ministro provinciale.
I suoi confratelli lo stimano e sono attratti dalla sua
bontà, dal suo sorriso e dalla luminosità dei suoi occhi.
Particolarmente sensibile e attento, portato al dialogo
e alla relazione senza imporsi, coltiva una spiritualità
fresca e coinvolgente. I requisiti richiesti dalle
Costituzioni francescane di maturità, capacità e spirito
francescano trovano in lui una sintesi persuasiva. Un
difetto però ce l’ha: è interista senza sconti.
Lunedì prossimo padre Giovanni proporrà all’approvazione di tutta l’assemblea i suoi diretti
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24 APRILE 2013
collaboratori. Poi ci sarà una lunga pausa fino a metà luglio. Nel frattempo il provinciale dovrà stilare il
programma del quadriennio e presentare nuovo organigramma di incarichi e ruoli nelle comunità dei
frati. Oltre la mole di lavoro data dall’estensione della nuova Provincia religiosa, dovrà fare i conti con
la cultura contemporanea sempre più propositiva di novità, di stimoli e di provocazioni, ma non sempre
in perfetta sintonia con le scelte della vita religiosa che si pone come suo obiettivo la vita evangelica
vissuta in modo mirabile da san Francesco e da sant’Antonio.
La nuova “Provincia italiana di sant’Antonio”, nata con la fusione delle comunità di Padova e di
Bologna, richiama il periodo in cui lo stesso sant’Antonio fu ministro provinciale dal 1227 al 1230 nello
stesso territorio. Ben diversi sono i confini. Oggi per avere un’idea dell’estensione della provincia
italiana di sant’Antonio bisogna guardare la carta dell’emisfero terrestre: si parte dal Cile fino
all’Indonesia; una sosta in Ghana (Africa), si risale in Portogallo e in Francia e si giunge finalmente a
Padova. Insomma sarà più facile incontrare padre Giovanni negli scali degli aeroporti che nella sua
sede al Santo.
p. Egidio Monzani ofmconv, portavoce del Capitolo Provinciale
(da sx) Fra Enzo Poiana Rettore della Basilica S.Antonio, Gianni Berno e
fra Giovanni Voltan nuovo Ministro Provinciale
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