nerocianomagentagiallo Giugno 2009 CORRIEREMEDITERRANEO Anno XL - N. 1 Abbonamento annuo: ord. t 5,00; sost. t 25,00 Spedizione in abbonamento postale: pubblicità non superiore al 50% Il presente periodico può essere letto anche online sul sito www.ucoi.it NEL CINQUANTENARIO DELLA SUA MORTE Enrico De Nicola Francesco Paolo Casavola* Il 22 fabbraio 1909, il poco più che trentenne avvocato Enrico De Nicola (ch’era nato a Napoli il 9 novembre 1877), fece valere la sua candidatura alla Camera dei Deputati, nel Collegio di Afragola, contro quella di don Luigi Simeoni, avvocato de Il Mattino e appoggiato dal giornale, giolittiano, liberale conservatore espressione della grande proprietà terriera. De Nicola era già da quattro anni battagliero Consigliere comunale di Napoli, e aveva praticato anche il giornalismo come cronista giudiziario e poi come caporedattore di un periodico, il Don Marzio. Vinse per la sua oratoria essenziale, per il suo stile riservato, per la sua figura insieme austera e affabile, per il suo agnosticismo di pragmatico riformista. In una intervista concessa a Giovanni Ansaldo nel 1959, De Nicola stesso riconosce che quella elezione al Parlamento, contro un avversario che si era misurato vittoriosamente perfino con Crispi, fu clamorosa. Ne ebbe elogio da Edoardo Scarfoglio e un viatico profetico da Matilde Serai con queste parole: “Grande è il suo sogno. Egli è figliuolo diletto del destino”. Fu confermato deputato per cinque legislature. Sottosegretario alle Colonie dal 1913 al 1914, al Tesoro nel 1919, iol 26 giugno 1920 fu eletto presidente della Camera dei deputati. Nella seduta, prima della ce- AMMINISTRAZIONE ED INFORMAZIONE Quali scelte possibili e sufficientemen te trasparenti in una comunità in cui l’informazione dilaga in tutte le forme le cite e non dalla spiata ad internet? Sono decenni che si parla di trasparen za ma questo concetto si era andato for mando in relazione alla gestione del da naro pubblico che si desiderava avvenisse (continua alla 5ª pag.) (continua alla 6ª pag.) LA RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA ED URBANISTICA DI NAPOLI Guido D’Angelo* La città di Napoli possiede un inestimabile patrimonio d’arte e di storia. E – nonostante la devastazione delle sue colline – l’incanto del golfo rende ancora Napoli una città di straordinaria bellezza paesistica. Tutto ciò dovrebbe contribuire all’elevazione culturale dei suoi abitanti e rappresentare un eccezionale motivo di attrazione turistica. Invece, per una concomitante serie di circostanze negative, si assiste spesso ad una dilapidazione della ricchezza suindicata. La diffusione in tutto il mondo delle fotografie di una città sommersa dalla spazzatura ha recato ovviamente un grave colpo all’immagine della città ed allontanato tanti probabili visitatori. Ciò è determinato anche dai problemi della sicurezza: scippi e rapine sono all’ordine del giorno e sono rappresentati all’esterno anche in misura più grave di quanto si registra in tante altre grandi città. Questi dati di fatto dovrebbero comportare il massimo impegno da parte di pubbliche Istituzioni e cittadini per invertire la tendenza. Ma, purtroppo, (continua alla 3ª pag.) Il Trattato di Lisbona in dirittura d’arrivo Giuseppe Tesauro* Sono di questi giorni le notizie da Bruxelles che annunciano una schiarita sul versante europeo. Si parla di un accordo raggiunto per facilitare la ratifica da parte dell’Irlanda del Trattato di Lisbona, che sarà sottoposto ad un George Abela nuovo Presidente della Repubblica di Malta Fulvio Tessitore* la di una ripresa degli investimenti, una volta superata l’attuale crisi economica e finanziaria. In siffatto scenario, l’Italia e, in specie l’Italia meridionale, euru-mediterranea per collocazione geografica, storia e costumi, dovrebbe giocare un ruolo centrale e non quello marginale che esercita attualmente. Per farlo dovrebbe potenziare le strutture portuali e di recezione, le vie di comunicazione verso l’Europa centro-settentrionale, impostare in direzione medi- secondo referendum dopo l’esito negativo del primo, con l’idea che l’appoggio della maggioranza delle forze politiche questa volta incoraggerà gli irlandesi ad accendere la luce verde necessaria. Si parla anche di date: l’autunno per la consultazione elettorale in Irlanda, ratifica del Trattato subito dopo, finalmente l’entrata in vigore entro i primi mesi del 2010. Ma non è solo l’Irlanda che preoccupa. C’è anche la Repubblica ceca che non ha ancora ratificato il Trattato, in quanto, pur dopo il parere favorevole del Parlamento e della Corte costituzionale, il Presidente della Repubblica non vi ha ancora proceduto: e il ritardo è per il momento un vero e proprio rifiuto. Il Trattato di Lisbona ha ac- (continua alla 6ª pag.) (continua alla 6ª pag.) Laurence Grech* Il 4 aprile scorso è stato scritto un nuovo capitolo nella storia politica maltese, quando il parlamento, all’unanimità, scelse l’avvocato George Abela come l’ottavo Presidente della Repubblica, dopo Edward Fenech Adami, il cui mandato quinquennale scadeva lo stesso giorno. L’elezione di George Abela segna un evento storico in quanto, per la prima volta, un politico dell’Opposizione veniva nominato dal Governo per la più alta carica dello stato. Infatti, meno di un anno prima, Abela era uno dei contendenti per la leadership del Partito Laburista, assunta poi da Joseph Muscat. Il primo ministro Lawrence Gonzi, che aveva nominato Abela dopo aver consultato il Leader dell’Opposizione Muscat, ha motivato la sua decisione dicendo che “il tempo è maturo per questo passo importante nella storia maltese”, auspicando una maggiore L’esito delle recenti elezioni europee può favorire, a distanza di tempo e al di là delle polemiche di schieramento, qualche riflessione a freddo che colga i nodi che da quella competizione sono emersi. Quanto all’Italia, si può certamente dire che essa vanta il livello più elevato di voto. Ciò nonostante, bisogna anche riconoscere, però, che a giugno ha toccato il punto più basso di partecipazione della sua storia. Per altro verso, l’astensionismo complessivo in Europa ha toccato livelli minimali al di sotto della soglia del 50 per cento. Da tutto ciò, un interrogativo: cos’è che tiene lontani i popoli del continente proprio da quelle istituzioni che dovrebbero rappresentarli e, di più, portarli all’unificazione? Svoltasi a Bologna la XXXIII Assemblea Nazionale dell’U.C.O.I. L’intervento del Presidente Puoti Ha aperto i lavori il Presidente dell’U.C.O.I., Prof. Avv. Giovanni Puoti il quale, dopo aver salutato le Autorità e i Consoli partecipanti, ha svolto alcune considerazioni sulla funzione che svolgono oggi in Italia i Consoli Onorari. Sicuramente – ha detto, tra l’altro, il Pre- sidente Puoti – ci troviamo di fronte al cosiddetto Ufficio onorario, ad un ufficio cioè che non comporta una incardinazione sotto il profilo giuridico nell’ambito di una struttura come avviene invece per il console di carriera, di un diplomatico di carriera, ma il fatto che si tratti di un ufficio onorario non vuol dire ovviamen- Bologna, 21 marzo 2009. Palazzo Segni Masetti, Salone dei Carracci. Apertura ufficiale dei lavori della XXXIII Assemblea Nazionale dell’U.C.O.I.. Al tavolo della presidenza, da sinistra: l’Avv. Umberto Fratta, Console On. di Francia a Bologna e Decano del Corpo Consolare dell’Emilia Romagna; l’Avv. Alessandro Berti, Console Generale On. di Danimarca e Decano del Corpo Consolare di Firenze; il Ministro Giorgio Malfatti di Monte Tretto, V.Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica; il Prof.Avv. Giovanni Puoti, Console On.del Principato di Monaco a Roma e Presidente dell’U.C.O.I.; l’Amb. Margherita Costa, Presidente On. dell’U.C.O.I. e l’Avv. Michele Di Gianni, Console Generale On.di Malta a Napoli e Segretario Generale dell’U.C.O.I. nerocianomagentagiallo unità nazionale che superi gli antagonismi partigiani. Nel passato, con la sola eccezione del primo Presidente, Sir Anthony Mamo (che copriva la carica di presidente della corte d’appello), i Presidenti della Re- te che sia una attività ludica o giocosa o fatta per hobby nel senso che questa attività comporta una organizzazione che sicuramente varia da Paese a Paese ma che deve esistere, comporta una pluralità di relazioni sociali ed istituzionali. Se il CO vuole in qualche modo realizzare quelli che sono gli obiettivi alla base della propria attività deve svolgere una importante attività di relazioni per sviluppare quelli che sono i rapporti economici e culturali tra l’Italia e il paese di appartenenza, ora queste attività sono poste a carico sotto il profilo economico del Console Onorario. Il saluto del Decano del CC Avv. Umberto Fratta Dopo un breve saluto dell’Avv. Umberto Fratta, Console On. di Francia a Bologna e Decano del Corpo Consolare dell’Emilia Romagna, il Segretario del Corpo Consolare Dott. Giuseppe Landini, Console On. di Lettonia a Modena, ha dato parziale lettura della relazione dell’On. Prof.ssa Anna Maria Bernini, Componente la Commissione Affari Costituzionali della Camera ei Deputati, assente ai lavori assembleari per impedimenti dell’ultima ora). (continua alla 4ª pag.) La nomina di Abela è stata accolta con un largo consenso dei cittadini maltesi, notoriamente e tradizionalmente divisi in due campi politici opposti. Nel suo discorso inaugurale al parlamento, il Presidente Il Presidente Abela con alcuni dei suoi predecessori. Alla sua sinistra Edward Fenech Adami. Alla sua destra Guido de Marco ed Ugo Mifsud Bonnici pubblica erano stati scelti sempre tra i membri di spicco del partito al governo. Mario di Costanzo* Indubbiamente, sarebbe illusorio cercare una risposta univoca. Tra l’altro, l’assenteismo ha raggiunto livelli preoccupanti anche in quei Paesi ex comunisti che, riemersi dal totalitarismo, più di altri avrebbero dovuto avvertire come un’istintiva attrazione per un Parlamento libero, per un’Europa capace di sostenerli nel processo di superamento del sottosviluppo economico. Si pensi a realtà come la Repubblica polacca, la Romania, la Abela ha preso atto della necessità di cambiamento nella società maltese in sintonia con i tempi, e di salvaguardare gli interessi delle minoranze, ma allo stesso tempo ha sottolineato l’importanza di tutelare i valori della famiglia. “Il modo in cui vengono trattate le aspirazioni e i diritti delle minoranze deve essere la misura delle nostre credenziali democratici in un contesto dove è giusto e necessario salvaguardare i valori tradizionali, in particolar modo quelli della famiglia, che io considero di essere in primo luogo”, ha dichiarato. Prima della cerimonia di inaugurazione al Palazzo Presidenziale di La Valletta, il neo- (continua alla 8ª pag.) (continua alla 2ª pag.) Quale Europa per il futuro? IL MINISTRO PLEN. GIORGIO MALFATTI: IL RUOLO DEI CONSOLI ONORARI, DA TUTTI APPREZZATO, È IMMERSO A VOLTE IN REALTÀ LOCALI ANCHE DIFFICILI Si è svolta a Bologna nel salone dei Carracci nel Palazzo Segni Masetti il 21 marzo scorso la XXXIII Assemblea Nazionale dell’U.C.O.I., sotto l’Alto Patronato del Sig. Presidente della Repubblica e col Patrocinio della Regione dell’Emilia Romagna e del Comune di Bologna. Redazione: Napoli - 80133 Ponte di Tappia, 82 - Tel. 0815521573 - Fax 0815521183 E-mail: [email protected] In caso di mancato recapito si prega restituire il giornale alla Redazione Giuseppe Abbamonte* rimonia di insediamento, Giacomo Matteotti, contro l’ipotesi di unoscioglimento anticipato della Camera, aveva detto: “Noi abbiamo la piazza, anche se ci mandate a casa, ed è quella oggimai che sa dettare una legge più alta di quella della dittatura borghese. Ma è a voi costituzio- CENTRALITÀ DEL MEDITERRANEO Lucio Caracciolo, in uno scritto recente, ha fornito dati importanti, per sé soli significativi. Un terzo del commercio mondiale transita tra Suez e Gibilterra, ed è destinato ad aumentare in virtù della crescita della produzione asiatica, che non può non trovare sbocchi in Occidente, in Europa. Ancor più significative le misure degli investimenti mondiali nell’area mediterranea. Il 40% è rappresentato da investimenti europei, ma il 30% proviene dai Paesi del Golfo, il 20% da Cina, India, Brasile, il 10% dagli Stati Uniti. La previsione è quel- PERIODICO SEMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE NAPOLETANA AMICI DI MALTA UN NAPOLETANO ALLA JUVENTUS Antonio Ghirelli* Per fortuna, al dramma napoletano dei rifiuti non si è aggiunto nel giugno scorso il rifiuto dei vertici della Juventus della proposta di scegliere il nostro concittadino Ciro Ferrara come nuovo e definitivo allenatore della storica squadra bianconera. Scherzi a parte, e senza esagerare la portata di un evento che non si può paragonare alle elezioni europee, qualche riflessione su questa gustosa novità calcistica può essere di una certa utilità. Non tanto perché in fondo smentisce le assurdità padane circa una presunta inferiorità genetica dei figli del Golfo, quanto soprattutto per l’intelligenza, la bravura, l’eleganza e anche la furberia con cui Ciro Ferrara ha saputo imporsi in un ambiente così difficile e sofisticato sin dai tempi, ormai lontani, in cui il Napoli dovette cedere, per esigenze di bilancio, il suo bravissimo difensore alla società di Agnelli e il giovanotto s’inserì tranquillamente tra la Fiat e la Mole An- tonelliana, inanellando scudetti e presenze azzurre quasi fosse nato a Barengo come Boniperti o ad Alessandria come Rivera. Posso testimoniare personalmente che non deve essere stata un’impresa facilissima perché, tanti anni fa, quando fui chiamato a dirigere il giornale sportivo torinese, il padrone dell’appartamento che affittai mi suggerì di non lasciare la macchina in strada perché era “piena di meridionali”, allorquando fui ricevuto dall’avvocato Agnelli, che era comproprietario del “Tuttosport”, mi sentii chiarire soavemente che lui leggeva soltanto “L’Equipe”, il quotidiano parigino, e quindi non poteva giudicare il mio lavoro. Di napoletano, nella sua lunga permanenza nelle file juventine e oggi alla loro testa, Ferrara ha conservato soprattutto la simpatia, la penetrazione psicologica e la superstizione. A Ranieri, il suo predecessore che (continua alla 7 pag.) IN QUESTO NUMERO Hanno firmato articoli per il nostro giornale tra gli altri: da Roma, Antonio Ghirelli, Giuseppe Tesauro; da Napoli: Giuseppe Abbamonte, Guido Belmonte, Francesco Paolo Casavola, Guido D’Angelo, Renato De Falco, Mario Di Costanzo, Antonio Guarino, Marcello Orefice, Michelangelo Pisani Massamormile, Fulvio Tessitore, Franco Tortorano; da Malta: Laurence Grech, Vincenzo Palazzo Bloise; da Bruxelles: Fabrizio Di Gianni; Maltanapoli li ringrazia vivamente. nerocianomagentagiallo 2 • maltanapoli ❋ Giugno 2009 CRONACA DI M A LTA LA VOTAZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO VITTORIA SCHIACCIANTE DEI LABURISTI A MALTA Laurence Grech* In controtendenza al resto dei Paesi dell’Unione europea, dove la sinistra é generalmente uscita sconfitta, il partito laburista maltese (PL) ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni per il parlamento europeo, tenutesi il 6 giugno. I laburisti hanno ottenuto il che ha ottenuto il 40,49 per cento (39,76 per cento nel 2004). I laburisti non solo hanno confermato i tre seggi vinti nel 2004, contro i due dei nazionalisti, ma hanno anche vinto il potenziale sesto seggio, che sarà attribuito a Malta se e quando verrà ratifica- Il Primo Ministro Laurence Gonzi (centro) con i deputati maltesi al parlamento europeo, appena eletti. Da sinistra: Edward Scicluna (PL), Louis Grech (PL), David Casa (PN), Simon Busuttil (PN), John Attard Montalto (PL) e Joseph Cuschieri (PL). (Foto: Dipartimento di Informazione, Malta) 54,77 per cento dei voti (contro il 48,42 del 2004), così aumentando notevolmente il distacco sul partito nazionalista (PN), attualmente al potere, to il Trattato di Lisbona nel referendum irlandese del prossimo ottobre. I Verdi, noti a Malta come Alternativa Democratica, hanno Abela, nuovo presidente di Malta (segue dalla pag. 1) Presidente e la sua consorte, la Signora Margaret, avevano assistito ad una messa solenne celebrata dall’Arcivescovo di Malta, Mons. Paolo Cremona. Il figlio del Presidente, Robert, avvocato come suo padre, ha letto la prima lezione, mentre durante la Comunione la figlia Maria, un soprano che attualmente studia a Milano, ha cantato l’Ave Verum Corpus di Mozart. George Abela è nato a Qormi, Malta, il 22 aprile 1948, figlio di uno scaricatore portuale. Ha studiato al Liceo e all’Università di Malta, laureandosi prima con un bacellerato in Lettere e poi un dottorato in giurisprudenza. Ha esercitato la sua professione per 33 anni, specializzato nel ramo civile, commerciale ed industriale. Per 25 anni è stato consulente legale del più importante sindacato, il General Workers Union. Ha anche rappresentato i lavoratori portuali nella trattativa sulla riforma del porto nel giugno del 2007, una riforma elogiata dalla Commissione Europea come “modello del dialogo sociale” da seguire da altri Paesi mem- Napoli Rampe Brancaccio, 57 ☎ (081) 418033-422924 SOVRAPPOSITORI IDRAULICI PER AUTO bri dell’Unione. É stato anche consulente legale di altri sindacati, tra cui l’Associazione Medica Maltese. Ma il nome di George Abela è in particolar modo legato all’amministrazione dello sport a Malta, e particolarmente al calcio. Nel 1982, dopo aver assolto alla funzione di V. Presidente, fu eletto presidente della Federazione Maltese di Calcio, ricoprendo questa carica per dieci anni, segnati da molti sviluppi sia amministrativi che tecnici. Tra questi la gestione dello stadio nazionale interamente dalla federazione, la costruzione di numerosi campi di allenamento, e l’apertura di una clinica di fisioterapia e una palestra ben attrezzata. Sotto la presidenza di George Abela, la Federcalcio maltese ha ingaggiato allenatori stranieri per la squadra nazionale, con giocatori professionisti a tempo pieno. Inoltre, sono stati aperti numerosi centri di allenamento per ragazzi. Nel 1992 George Abela fu eletto V.Capo del partito laburista per gli affari del partito, allora all’Opposizione. Quando i laburisti, sotto la guida di Alfred Sant, vinsero le elezioni del 1996 e il Dr. Abela divenne consulente legale del primo ministro e fu spesso invitato a partecipare nelle sedute del consiglio dei ministri. Questo incarico durò fino al 1998, quando il partito laburista perse le elezioni politiche anticipate. Il Dr. Abela è stato per alcuni anni membro del Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale di Malta e Direttore esecutivo della Bank of Valletta. Fu membro della Commissione elettorale che ha gestito le elezioni del 1987 (vinte dal Partito Nazionalista) e ha partecipato attivamente nel Comitato d’azione nazionale nei negoziati che condussero all’ingresso di Malta nell’Unione europea. Il Dr. Abela è sposato con Margaret Cauchi ed hanno due figli, Robert e Maria. * Ambasciatore di Malta nei Paesi Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta nerocianomagentagiallo invece subito un vero e proprio crollo. Sono passati dal 9,33 per cento ottenuti nel 2004 al 2,34 per cento. Il loro leader, Arnold Cassola (già membro della Camera dei Deputati italiana nelle file dei Verdi), ha già annunciato le sue dimissioni. Desta preoccupazione intanto il successo di una formazione di estrema destra, Imperium Europa, guidata dallo xenofobo Norman Lowell, che ha più che raddoppiato i consensi: dallo 0,65 per cento nel 2004 al 1,46 per cento di quest’anno, riflettendo l’ansietà e i timori di molti maltesi sull’immigrazione clandestina. L’affluenza alle urne é stata del 77,8 per cento, in calo rispetto al 82,4 per cento di cinque anni fa. In un terzo del Paese si sono svolti anche le elezioni amministrative, dove l’affluenza é stata del 77 per cento, contro il 66 per cento di tre anni fa. I laburisti hanno ottenuto il 54 per cento dei voti – un miglioramento marginale sulla loro prestazione nel 2006, mentre i nazionalisti hanno vinto il 44 per cento, 1 per cento in più rispetto il 2006. Sono stati eletti 73 consiglieri comunali per i nazionalisti (un guadagno di sei seggi), e 88 per i laburisti (una perdita di un seggio). Tre località con maggioranza laburista nel 2006 sono passati di nuovo sotto il controllo dei nazionalisti. I neo-parlamentari europei maltesi sono Simon Busuttil, rieletto con un record assoluto di consensi (68.782 voti, quasi 10.000 in più che nel 2004) e David Casa, anche lui rieletto, per il Partito Nazionalista, e Louis Grech, John Attard Montalto (ambedue rieletti) e Edward Scicluna per i laburisti. Il sesto seggio, andrà eventualmente a Joseph Cuschieri, anche lui laburista, che intanto prenderà il suo posto nel parlamento europeo come osservatore. * Ambasciatore di Malta nei Paesi Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta E DI GOZO ❋ UNA POLITICA PER LA QUALITA’ AMBIENTALE Vincenzo Palazzo Bloise* Ne’ parliamo con l’On. Leo Brincat, deputato al Parlamento Maltese può essere più o meno neutralizzata, i cambiamenti climatici sono problemi che restano. Un argomento molto discusso, oggi, è quello che riguarda le variazioni a livello globale del clima della Terra. Essi si producono a diverse scale temporali su tutti i parametri meteorologici: temperature, massima e minima, precipitazioni, nuvolosità, temperature degli oceani... Sono dovuti a cause naturali e, negli ultimi secoli, si ritiene anche all’azione dell’uomo le cui influenze sul clima sono causa di dibattito scientifico. Altro problema, sempre inerente alla questione ambientale, è la questione della gestione dei rifiuti; un interesse particolare negli ultimi decenni riguarda la riduzione degli effetti dei rifiuti sulla natura e sull’ambiente e la possibilità di recuperare risorse da essi, e la riduzione della produzione di rifiuti stessi. Di questi argomenti, ne ho parlato con l’Onorevole Leo Brincat, Deputato del Parlamento Maltese per il Labour Party e membro della Commissione permanente per gli affari esteri ed europei nonché grande esperto di politica ambientale, in quanto portavoce per l’ambiente, l’energia alternativa, questione climatiche e lo sviluppo sostenibile. L’UE ha dato, a riguardo, una risposta chiara. Malta, nel suo piccolo, come contribuisce? R. Non vorrei trascinare la politica interna in questa tribuna internazionale ma, personalmente, penso che a livello nazionale stiamo molto indietro e la stessa UE lo ha detto; e lo ha ribadito an- Ma a Malta esiste il probleche a gennaio per quanto riguar- ma dello smaltimento dei rida le scarse prestazioni di Malta fiuti? nel settore energia alternativa. R. Come le ho detto, una certa Credo che con il nostro potenzia- percentuale dei nostri rifiuti sono le eolico e solare abbiamo molto esportati legalmente. Non abbiada guadagnare puntando su tec- mo informazioni o rapporti di nologie pulite che avrebbero un esportazioni illegali, come è accaimpatto molto positivo sul clima. duto altrove. Tuttavia ci sono atUna nota positiva:Malta ha ap- tenti controlli della situazione per pena espresso assicurarsi che l’interesse ad tali irregolarità aderire all’allenon stiano accagato 1 del Protodendo o non accollo di Kyoto, cadranno in fuperché finora siaturo. Questa mo stati considesarà una delle rati un paese in nostre richieste via di sviluppo. nella nostra riSe la nostra risposta ad un chiesta sarà acdocumento di cettata, non solo strategia sui risaremo responfiuti solidi che è sabili verso l’UE, stato pubblicato come ci è stato di recente. imposto all’atto dell’adesione, ma On. Cosa condiventeremo ansiglia agli euche responsabili ropei per poL’On. Leo Brincat verso l’intera Coter diventare munità Internaun eco-cittadizionale. Credo che questa nostra no consapevole e cosa c’è nuova condizione possa anche da sapere per la salvaguardarci più peso e voce in capitolo, dia ambientale e le fonti rinnel processo negoziale dell’UE novabili? fino al vertice di Copenaghen che R. Si deve ammettere che dusi terrà nel dicembre di quest’an- rante il recente vertice UE, anche no. quei paesi europei che sono stati in prima linea nel cambiamento cliCome si puo’ sostenere un matico e nelle questioni ambientaefficace rapporto tra ambien- li, hanno fatto alcuni compromeste ed una globalizzazione si che hanno indebolito la loro podell’economia che sta eviden- sizione su questi temi, ma ritengo ziando i suoi limiti? Si puo’ che l’Europa possa essere un imancora parlare di sviluppo portante catalizzatore nell’azionasostenibile? mento globale per un ambiente R. Io credo fortemente che, an- migliore, nonché per affrontare la che se non si può adottare il me- questione del clima. Incoraggiati todo fondamentalista di fermare lo dalla determinazione e da buoni sviluppo dalle considerazioni pure propositi che il nuovo Presidente di carattere ambientale, fintanto degli Stati Uniti sta dimostrando che tale sviluppo è pienamente so- in questo senso credo che l’Eurostenibile, dovrebbe essere accolto pa non abbia altra possibilità, se con favore e incoraggiato, in par- non quella di intensificare ulteticolare quando tutti i paesi euro- riormente i suoi sforzi. pei e non europei hanno bisogno di uno stimolo economico fiscale In conclusione, può dirmi nel tentativo di superare l’attua- qualche altra cosa che in le crisi finanziaria ed economica. questa intervista non le ho Parlando del mio partito, solo domandato? qualche mese fa abbiamo fatto, R. Certo. Purtroppo di recenper l’ambiente e lo sviluppo soste- te ho cercato di pilotare una pronibile, obblighi statutari. Ciò si- posta di legge sui cambiamenti gnifica che siamo passati dalla po- climatici nel Parlamento Eurolitica di partito a credenze e va- peo, nella speranza di raccolori fondamentali. mandare che tutte le parti interessate debbano convincersi, inIn fatto di ambiente Malta sieme ai propri esperti, ad elanon mi pare abbia grossi borare un progetto di legge tale problemi, forse li vive di ri- col quale si speri di guadagnaflesso. Cosa mi dice a pro- re un sostegno trasversale del posito? partito. Per motivi sconosciuti il R. Purtroppo anche se Malta è governo ha votato contro questa una piccola isola nel Mediterraneo proposta. Ora ha pubblicato un centrale, dal punto di vista am- documento di consultazione sui bientale lascia molto a desidera- cambiamenti climatici, ma anche re. Non è questa la conclusione se un certo numero delle propodei politici, come me, che potreb- ste contenute in esso hanno un bero essere accusati di far pro- senso, solo il tempo dirà quanto pria la causa. È la conclusione cui forte sia la volontà politica di atè giunta la Commissione Euro- tuarli. pea, così come pure l’Agenzia Eu* Giornalista ropea dell’Ambiente. Le infrazio- Onorevole, l’allarme mondiale è che se non ci muoviamo in fretta la terra subirà un cambiamento climatico irreversibile. R. Non posso che essere d’accordo con questo allarme. Molta gente pensa che il cambiamento di clima sia un problema astratto e che riguarderà solo le generazioni future. Al contrario il problema è più che mai attuale. Prenda la situazione nel Darfur, dove molti sostengono che le cause fondamentali del conflitto in corso sono legati al clima. Come principale portavoce dell’opposizione per il cambiamento climatico, ho lavorato duro per mettere questo problema all’ordine del giorno nazionale perché, nonostante la crisi economica, che LE PREDICHE IN MALTESE DI IGNAZIO SAVERIO MIFSUD La recente pubblicazione di Joe Zammit Ciantar Il-Priedki bil-Malti ta’ Ignazio Saverio Mifsud (pagg 768, edizione dell’autore) costituisce un recente studio sulla vita del Sacerdote maltese Ignazio Saverio Mifsud (1722-1773) e sulla lingua maltese usata nei suoi scritti omelitici. L’autore vi riporta i testi integrali di ben 35 prediche e panegirici scritti in lingua maltese, rappresentati nelle diverse chiese di Malta dal Mifsud tra il 1739 e il 1746 e cioè sin da quando era chierico e successivamente diacono. Il Prof. Joe Zammit Ciantar e il Primo Ministro di Malta Laurence Gonzi Il volume riporta, in appendice, informazioni su quasi tutti i Santi e personaggi biblici ed altri citati nei testi omelitici nonché un glossario con scelta oggettiva di vocaboli di origine semitica (alcuni dei quali oggi non più esistenti o considerati arcaici) nonché romanze integrali richiamate nei testi del Mifsud. Questi panegirici costituiscono la più antica prosa letteraria che registriamo sino ad oggi, essi pertanto si rivelano molto importanti per la formazione culturale degli studenti e particolarmente per gli studiosi della storia della lingua maltese. Nei testi riportati dalla recente pubblicazione di Joe Zammit Ciantar – ossia nel maltese usato da Ignazio Saverio Mifsud - la Chiesa, tramite il linguaggio sermonico del sacerdote maltese vissuto nella metà del Settecento, può considerarsi “ostetrica” avendo aiutato la nascita della lingua nazionale maltese. Patrizia De Gisi ni di Malta in materia ambientale sono considerevoli, come quelli della qualità dell’aria che rappresentano il 50% di tali infrazioni. Queste carenze, ovviamente, hanno un forte impatto sulla qualità della vita e le elementari norme della salute. Altri settori dove siamo ritardatari sono quelli dell’inquinamento acustico e l’inquinamento luminoso così come l’inquinamento marino. nerocianomagentagiallo maltanapoli • 3 Giugno 2009 Le opere di Giotto a Napoli: un eccezionale tesoro perduto Marcello Orefice* CENTRALITÀ DEL MEDITERRANEO (segue dalla pag. 1) terranea le linee di sviluppo della propria economia. Ha perciò ragione da vendere Enzo Giustino, quando, da nuovo presidente del Banco di Napoli, riprende una sua antica (sì, davvero antica e saggia) convinzione che si articola su un triplice piano, che, in realtà, è uno solo: Europa e Mediterraneo con al centro l’Italia e, in specie, il Mezzogiorno d’Italia. Nell’ottica di Giustino il Mezzogiorno può risorgere, e contribuire allo sviluppo del Paese tutto, se è in grado di definire una sinergia con il Nord industrializzato. In sostanza si tratta di ripensare il vecchio principio, per altro giusto, di restare “aggrappati alle Alpi”,facendone un criterio di riequilibrio dello spazio europeo, perché, in fedeltà alla sua storia, non venga spostato il baricentro del vecchio continente in direzione Centro-Nord, Nord Est, con conseguente marginalizzazione dell’area mediterranea, che tocca grandi Paesi (la Spagna, la Francia, la Grecia, oltre all’Italia). Si tratta cioè di una dimensione dell’europeismo razionale. E’ concepibile l’Europa senza quest’area nella quale è nata una dimensione determinante della cultura europea, della civiltà occidentale? Siamo dinanzi ad un grande problema, che non è solo una eccezionale occasione di sviluppo economico e sociale. L’impostazione che Giustino ha rilanciata, e che va sostenuta se non si vuol perdere quella che è, forse, l’ultima possibilità concreta di modernizzazione del Mezzogiorno e dell’intero Paese, ha piena consapevolezza di questa ultravalenza dell’impegno mediterraneo, che è, per chi capisce, una componente ed una condizione dello sviluppo economico. Questo, del resto, non ha consistenza se non è accompagnato da una lucida, avvertita diagnosi delle esigenze, dei bisogni sociali della gente. Si tratta di un sinallagma inscindibile, quasi un movimento circolare: cultura, societa, economia. Se questi termini si sganciano le conseguenze sono devastanti. Da un lato una cultura senza forza, una società senza criterio, dall’altra una economia senz’anima,un capitalismo senza spirito. lnsomma un mondo senza etica, un mondo in dissoluzione. Ed è dinanzi a questa dimensione della questione che nascono le difficoltà e i rischi, la necessità di una impostazione che sia a’ parte entière. So, per personale esperienza, che Enzo Giustino ha di ciò compiuta consapevolezza. Lo attestano i suoi scritti, le sue iniziative editoriali, il suo impegno culturale. Mi sia lecito ricordare che, fin dai primissimi anni ‘90,egli condivise il mio programma di costituire un consorzio di ricerca “Civiltà dei Mediterraneo”, in una prima edizione di carattere misto, ossia pubblico-privato, in una seconda a carattere interuniversitario con sostegno privato. Attualmente il consorzio vede la partecipazione di 11 Università (Napoli “Federico Il”, l’Orientale, Molise, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Messina, Catania, Genova, Torino, Cagliari), cui si affianca una associazione “Amici della Civiltà del Mediterraneo”. Non voglio fare propaganda, che non è nel mio stile (anche se sarebbe bene conoscere ciò che si fa, non ignorarlo o fingere di ignorarlo per non lasciare scoprire autentici bluff, talvolta ben sovvenzionati da pubbliche istituzioni) e mi limito a ricordare le iniziative che vanno o andrebbero affiancate ai programmi economici, se questi non siano unilaterali, asfittici, miopi. E’ indispensabile, fuor di retorica, ripensare, meglio rifondare il dialogo tra civiltà e culture diverse eppur vicine ed interagenti, quali sono state e sono quelle del Mediterraneo, culla di civiltà. Per farlo va ragionato il significato della “identità” e della “differenza”, uscendo fuori, mettendo al bando l’ottusa ed incolta opposizione al meticciato, all’ncomprensione (strumentale quando non frutto della semplice ignoranza) di ciò che significano interculturalità e multiculturalità. Vale a dire il costitutivo rapporto tra culture diverse (che possono incontrarsi, confrontarsi ed anche scontrarsi, senza che ciò le chiuda in un ghetto sen- za porte e finestre, ossia anti-storico e perciò irreale) e l’essenziale, intrinseca dimensione plurale di ciascuna cultura, nessuna delle quali è dotata di una mitica e mitologica purezza (come non esiste una razza pura). Insomma va messo da canto il criminale disegno dello scontro di civiltà, che ha insanguinato la storia, senza mai affermarsi, per fortuna. Ciò non significa ignorare le diversità anche qualitative delle culture e tra le culture. Il che, se costituisce un problema, non perciò lo toglie, ne nega l’effettività. Come dirlo, se non per ottusa ignoranza strumentale, in un mondo globalizzato (come l’economia ha già mostrato), che non voglia essere un mondo massificato? Che il problema esista, lo mostra, in forme tragicamente eclatanti, proprio il Mediterraneo. Penso all’atroce conflitto israelopalestinese, che rischia di dar fiato ad una drammatica guerra di civiltà. Lì, padossalmente, nella terra dell’incontro delle tre religioni monoteistiche (la giudaica, la cristiana, la musulmana) due popoli si fronteggiano in un intreccio di paure reciproche,che provoca soltanto lutti pericoli destabilizzanti per l’intero scacchiere mediterraneo e, forse, per il mondo intero, anche e soprattutto per i dati ricordati qui sopra, iniziando. L’ottusità conservatrice di una parte d’Israele e ilradicalismo oscurantista islamico rischiano di dare fiato alle peggiori componenti delle due culture che si fronteggiano: da un lato la distorsione del significato di “popolo eletto”, che l’ebreo Paolo mirò a risolvere e dissolvere in un afflato di universalità, dall’altro la radicalità monoteistica, che lo stesso islamismo classico e modernizzante ha sempre tentato di coniugare con la tolleranza e il rispetto dell’altro. Ne discende la necessità di una serie di iniziative culturali, di rinnovate ricerche e di aggiornata formazione perché la rinata centralità del Mediterraneo acquisti il ruolo propulsore di una nuova cultura, di una nuova civiltà in grado di dare una risposta allo straordinario processo di trasformazione che stiamo vivendo: mutazione di categorie epistemologiche, variazione di concetti etici, modificazione di criteri comportamentali. Vale aggiungere [e l’aggiunta serve agli incolti ed agli ottusi] che quello qui solo enunciato non è il progetto di uno studioso serrato nel suo studiolo: è la risposta ad una esigenza impellente, a un bisogno essenziale; non è la nostalgia di una “filosofia monastica”, è l’istanza di una “filosofia civile”, che nasce “nel foro, tra la feccia di Romolo”, per assicurare una più umana umanità. È giusto in questa stagione, in cui a nel restauro del castello operato da Ric- e la corona d’alloro di Cesare? Non ci è Roma risplende di luce viva la messa in cardo Filangieri negli anni Trenta del dato di conoscere alcunchè al riguardo ed mostra delle opere pittoriche di Giot- ’900 – ritratti di uomini giovani e an- è davvero un peccato! Peraltro, giusto in quegli anni, tra i visitatori illustri che to, che più acuto ed intenso si prova il ziani, santi e frati, videro l’opera apperammarico per i tesori della sua arte guerrieri e filosofi, na compiuta, c’era inopinatamente perduti dalla nostra turchi e cristiani, certamente Giovanni città “...per la mala fortuna di Napoli ma anche un bamBoccaccio, che ancoche non ha mai potuto godersi la bel- binello paffuto e ra adorava Napoli e lezza pervenutale per mille strade” sorridente, ed una la corte angioina e (Capaccio, 1630). dama dai bellissimi che ne L’amorosa viNei circa settanta anni della sua vita, occhi e dalla capisione tentò di queè stato accertato che, se si eccettua Fi- gliatura a bionde sta sala una descrirenze, sua città d’origine, ed Assisi, per trecce. Chi li dipinzione in versi. Ma il via del ciclo pittorico del Santo, è senz’al- se? “Giotto e botteBoccaccio, narratore tro Napoli la città in cui Giotto, il più ga”, dicono gli grande pittore dell’ Età di Mezzo, è vis- esperti, avanzando La Cappella Palatina, costruita nel delizioso, non era suto ed ha operato più a lungo. In poco con prudenza i terzo decennio del XIV secolo, come certo un poeta. E ci emergeva dal fianco delude! più di quattro anni, nella capitale del più nomi più significa- probabilmente del Maschio degli An- Preferiamo concluvasto regno della penisola, aveva lascia- tivi di Maso di Ban- meridionale gioini al tempo della conquista aradere con l’assai più to – a quanto risulta – un gran numero co e di Taddeo gonese. tardo (1568), ma di dipinti della sua piena maturità arti- Gaddi e persino di stica nonché, tra Santa Chiara ed il Ma- un “parente di Giotto” di cui quasi nul- gustoso e malizioso, racconto del Vasaschio degli Angioini, ben tre cicli di af- la si conosce. Tra l’altro – ed è questo, ri, il quale afferma che, nell’intento di freschi che tutti gli esperti giudicano di a mio giudizio, uno dei più alti motivi giocare un sapido tiro burlone al serioso ed austero re Roberto, uno di tali eccezionale valore. Appena due secoli dopo, però, tanto di rammarico per la perdita che ab- personaggi famosi avesse – guarda caso nella chiesa quanto nel castello, già non biamo subìto – è ben noto che tra le – giusto le fattezze di esso Giotto! rimanevano che alcuni lacerti, dovuti più opere di Giotto a Napoli vi sarebbero * Docente di Estimo all’Università che altro agli allievi che aveva portato stati ben due temi trattati con rile- “Federico II” di Napoli con sé o che qui aveva formato. A con- vante respiro in cui l’arte del più grande pittore del mondo medioevale non fronto delle grandi opere che imprezioLA RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA sivano le maggiori pareti piane, erano ri- si era, a quanto pare, ancora misurata. Mi riferisco in particolare ad una Apoesempio è costituito dal cosiddetto (segue dalla pag. 1) maste solo le modeste – anche se particolarmente gustose – decorazioni nelle calisse – a cui sarebbe stata dedicata normalmente ciò non si verifica. Basti waterfront, cioè dal progetto di ridell’area monumentale strombature dei finestroni. A Santa Chia- l’intera maggior parete absidale della pensare ai tanti progetti annunciati qualificazione del porto di Napoli, dal Molo Beverelra, rimane ancora una silhouette del chiesa del Corpus Christi (o di Santa per la riqualificazione edilizia ed ur- lo all’Immacolatella Vecchia. Si tratta buon ladrone, sulla sua croce e, proba- Chiara) – nonché alle immagini fanta- banistica della città, che non hanno un progetto di circa 100 milioni di siose di ben nove mai trovato attuazione o la cui realiz- euro, che è al palo da sei anni, nonobilmente delineato uomini illustri del zazione è caratterizzata da una esa- stante che nel 2004 è stato bandito un dalla stessa mano del mito e della storia sperante lentezza. concorso internazionale di progettamaestro, il suggestila parte del centro storico (cir- zione, vinto da un gruppo italo-frandell’antichità che il ca Anzi vo volto di un santo 730 ettari) dichiarata dall’UNESCO re Roberto avrebbe patrimonio dell’umanità attende an- cese guidato da Michel Euvè. barbato che l’incenAnche il problema finanziario può dio dovuto alla bomchiesto al suo amico cora che si realizzi un progetto unitarisolto, per la disponibilità ad ba d’ aereo ha fatto e familiare, Giotto, rio di restauro e di determinazione essere intervenire manifestata dagli imprenriemergere nella allo scopo di deco- delle funzioni prevalenti. Ad esempio, ditori privati, ma naturalmente tutte grande Crocifissione rare, nell’antico il cosiddetto centro antico – partico- le numerose Autorità amministrative alla parete del Coro maschio, la nuova larmente dotato sotto il profilo ar- competenti non riescono a trovare delle Monache. sala major, appena cheologico e storico/artistico – do- uno specifico e concreto accordo per avere una funzione prevalen- consentire la realizzazione del proLa scialbatura costruita in sostitu- vrebbe te di tipo culturale e turistico, nonché getto (fra cui, a quanto pare, la dedegli affreschi alle zione del più angu- una maggiore presenza di insedia- terminazione della Soprintendenza pareti di Santa sto Tinello. menti universitari (compresi alloggi contraria alla demolizione del fabbriChiara fu dovuta al L’ Apocalisse è certa- per studenti e foresteria). cato dei Magazzini generali e la rilut“...consiglio sopraPurtroppo, il vigente piano regola- tanza della Marina militare a lasciare lo mente un tema assai modo sciocco” (De caro nella cultura tore generale ha eccessivamente este- straordinario complesso immobiliare * Ordinario di Storia della Filosofia Dominici, 1742) di religiosa e nell’icono- so il perimetro del centro storico (a della Darsena Acton e del Molo S. Vinall’Università “Federico II” di Napoli circa 1900 ettari), disciplinando, con un reggente spacenzo). Ma l’esempio più clamoroso è grafia dell’Età di talvolta irragionevoli, gli inter- costituito dalla mancata attuazione gnolo, tale BarrioMezzo. E molte storie norme edilizi sui singoli edifici, rag- della trasformazione urbanistica delnuevo, uno dei tanIL REAL MONTE MANSO DI SCALA NELLA STORIA DELLA CITTÀ e profezie bibliche, venti gruppati in 53 tipologie. l’area di Bagnoli-Coroglio, il cui valore ti presuntuosi e nei libri d’ore e nei E DELLA NOBILTÀ NAPOLETANA Invece, per alcuni comparti potrebè di livello mondiale. stolti amministratocodici miniati, hanno bero essere consentiti anche inter- culturale Sono passati quasi vent’anni dalla L’interno della chiesa di Santa Chiari di beni pubblici, Il Governo del Real Monte Manso di Scala, fonpregevolmente riportata all’archi- il compito di am- venti di ristrutturazione urbanistica dismissione dell’impianto siderurgico. spesso ricchi soltan- ra dato nel 1608 dal Marchese di Villa Giovan Battettura dei primi secoli (XIV, XV, XVI,) maestrare e intimo- senza alcun pregiudizio per i valori Tredici anni fa fu approvata la legge to di albagìa e di dopo il disastroso bombardamento rire i fedeli. Ed an- culturali esistenti, ma puntando ad per il recupero dell’area, poi disciplitista Manso, ha ritenuto affidare ad uno scrittoprotervia, che i so- del ’43. re appassionato del passato, il Prof. Vincenzo che i grandi affreschi una esaltazione dei medesimi nella ri- nata nel 1998 da un’apposita variante vrani di Spagna inCerino, autore, tra l’altro di “San Gennaro: un nelle chiese dell’epo- qualificazione del complesso ambien- del piano regolatore generale. Santo, un voto e una Cappella” di illustrare la tesero regalarci negli oltre due secoli di ca, se erano certamente “monumenta”, tale. Naturalmente il raggiungimento Ma ancora oggi le principali scelte figura del Fondatore, Giovan Battista Manso, vera e propria dominazione coloniale dovevano anche – come dice il Petrarca di tale obiettivo è condizionato dalla di piano sono molto controverse ansostenibilità finanziaria e sociale delall’interno delle Istituzioni pubblipiù che la storia della Istituzione, già oggetto nel sulle nostra terra. – essere soprattutto “monimenta”. Per l’intervento. Pertanto, bisognerebbe che che competenti. passato di pubblicazioni. Il desiderio del GoNeppure degli affreschi alle pareti vero, a riesaminare con attenzione le scuanzitutto, sull’edilizia di proFra l’altro, la rimozione o meno delverno ha trovato piena realizzazione. Lo studio della cappella Palatina, che coprivano re e volutamente terrificanti scene dipin- puntare, prietà pubblica o di interesse pubblicolmata a mare e dei pontili, la reacondotto dall’Autore, in base a documenti, ri– è stato calcolato – una superficie di te nei ben pochi esemplari analoghi fin qui co (Curia compresa), nonché sugli edi- la lizzazione o meno di un porto-canale, cercati in Archivi vari, consacra la figura del oltre 1800 metri quadrati, rimase più pervenutici, potrebbe persino perdonarsi, fici fatiscenti o, comunque, disabitati. l’estensione, le caratteristiche e la geManso e fa conoscere la di Lui poliedrica pernulla, se si escludono le strombature dei almeno fino ad un certo punto, il gesto del Finalmente qualche settimana fa – stione del grande parco urbano, la sonalità: Uomo di armi e come tale partecipò sette finestroni gotici, così come per presuntuoso ed ignorante Barrionuevo. Ma, pur escludendosi (non si sa perché) realizzazione delle nuove costruzioni alla battaglia di Otranto; Uomo di cultura e Santa Chiara. In questo caso, però, non è ben chiaro, invece, che questa non è «qualsiasi abbattimento» – è stato an- alberghiere e residenziali sono frepoeta, come tale fondatore e Presidente dell’Acsi trattò di una stupida dimostrazione affatto la verità: per un artista così genia- nunciato un Grande programma per il quentemente oggetto di orientamencademia degli Oziosi ed amico di Torquato Tascentro storico (con la partecipazione ti diversi, senza che siano assunte le di profonda incultura; fu bensì colpa le, come Giotto, che riesce con pochi tocso e Giovan Battista Marino; Uomo di miseridi Regione, Comune, Soprintendenza necessarie decisioni definitive. del violento terremoto del 1456 e del- chi a dare una concretezza così splendicordia dedito alla beneficenza e come tale fu tra e Curia). Anche in questo caso, dunque, ocla forte percussione laterale della con- damente suggestiva a tutte le figure, gli La sollecitazione è determinata dal- corre che l’Autorità competente – i sette Fondatori del Pio Monte della Misericordia e fondatore del Real Monte Manso di Scatigua, assai robusta volta a costoloni animali e gli ambienti in cui il suo rac- la previsione del Forum delle culture dopo aver ascoltato con attenzione le la. Istituzioni entrambe vive e vitali dopo 400 anni. La lettura di questo libro, per merito deldella nuova sala major (quella che oggi conto si imbatte, e che – tanto per espri- del 2013. opinioni di enti, associazioni e cittadi- l’Autore, cui va la gratitudine del Governo, farà ben conoscere un Uomo che seppe vivere la chiamiamo sala dei baroni) appena ter- mere due soli esempi – rende interessanSperiamo che il programma non si ni – abbia finalmente il potere (ed av- sua epoca onorando così la Sua Città, la Cultura e sovratutto la Sua Religione. Il Suo granminata di realizzare da Alfonso d’Ara- ti ed accettabili persino il volto del Giuda riduca ad una serie di appalti per in- verta il dovere) di decidere. de spirito Religioso, in mancanza di eredi, lo indusse a dedicarsi al bene degli altri, sia in gona. Come compressa in un colossale nell’Orto degli ulivi e quello di Pietro di terventi di restauro di parte del patrivita, che dopo la morte, fondando a tal scopo il Monte che da Lui prese il nome. Antonio Buccino Grimaldi * Ordinario di Diritto Urbanistico alschiaccianoci, la struttura della cappel- Bernardone sulla piazza di Assisi, eviden- monio edilizio e che i relativi cantieri Governatore Mensuario la palatina voluta da Carlo II, dalla for- temente non risulta affatto un problema si aprano e si chiudano con la massi- l’Università Federico II di Napoli ma allungata e priva di controsostegni rinnovare del tutto l’impianto grafico e co- ma tempestività. Infatti, la qualità della vita a Napoli esterni, ebbe subito bisogno di cospicui loristico fino a quel punto adottato da pitè notevolmente condizionata dai nuCARRELLATA SU PAROLE E DETTI NAPOLETANI irrobustimenti tanto nelle pareti late- tori e miniaturisti. E pare quindi di pote- merosi cantieri, che stravolgono l’arali quanto in quelle frontali, e si dovè re affermare che un tema di tale calibro, spetto di tante importanti strade e provvedere anche qui a tamponare gli nelle mani di un così eccezionale ideatore piazze e contribuiscono anche ad inalti finestroni dalla linea gotica, ap- di immagini, ancor prima che dipintore, tralciare gravemente un traffico già ponendo, peraltro, nella facciata, il ben possa divenire un capolavoro, quasi ad soffocante. di Renato De Falco* Si pensi al turista che dal piazzale nuovo rosone circolare del Forcimanja, anticipare ed a precorrere il Giudizio unial posto del precedente di forma trian- versale della Sistina. E il discorso è so- della Stazione marittima deve recarsi Dare del trappano a una persona, sprovveduto, inceppato, «imbranato» o con la trappa (convento di monaci dalil centro antico per ammirare golare, caduto in frantumi. stanzialmente identico anche per le im- verso ovvero definirla in tal maniera, non è (come oggi si direbbe) e per conseguenza la più austera clausura), qualche probale bellezze del nostro patrimonio stoEd anche questo secondo, intero ci- magini degli Uomini illustri che, con la (anche se si è rivolto ad certo farle un complimento, dal mo- inetto, stolido, vulnerabile. bilità di derivazione può ravvisarsi o dalclo di storie del Vecchio e del Nuovo Te- sua rilevante erudizione, il gran re Roberto rico-artistico un tassista di turno, che qualche volmento che il trappano, nella nostra terIn buona sostanza nella prima accelo spagnolo trapajoso = cencioso, misestamento andò quindi irrimediabil- ha voluto porre come tema al protomae- ta si rifiuta di trasportarlo, dopo aver minologia, si colloca a un livello di zione il trappano muove a sdegno, nelrabile (e quindi di brutto aspetto e zotimente perduto a seguito dell’esigenza stro, trovando il tempo e la voglia di illu- appreso la destinazione richiesta). gran lunga inferiore rispetto a quello la seconda più che altro a pietà. Il terco) ovvero dal francese trapu = nanedi sarcire l’una dopo l’altra tutte le strare, nei lunghi conversari con l’amico, i È una sciagura per Napoli la fredel cafone. Il trappano è, sí, un cafomine è ignorato dalla quasi totalità dei rottolo, goffo, sgraziato. lesioni che il sisma aveva aperto. Ri- casi e le personalità di Salomone, Ercole, quente apertura di cantieri, i cui lavone, ma un cafone con molte... aggravocabolari napoletani, anche perché ben Ma non è da rifiutare una seppur remasero coperte e non più visibili, come Achille, Alessandro, Cesare e così via. Un ri poi procedono con una lentezza vanti: egli è lo zotico per antonomasia, poco adoperato dai «classici»: gli indul- mota discendenza dalla trappola (da trapesasperante. Le motivazioni sono nua Santa Chiara, anche le decorazioni tema abbastanza libero, si direbbe, non il becero, lo scostumato, l’incivile, co- ge soltanto Ernesto Murolo che in Di- pa = laccio), come di chi si lascia faed intollerabili: dalla mancata nello stile delizioso che il protomaestro soltanto per le figure del mito ma anche, merose lui che non sa regolarsi, che si com- sciplina, alla imperiosa domanda rivolta cilmente circuire, ingannare, abbindolare, predisposizione dei progetti esecutivi aveva insegnato ai suoi allievi e che tutto sommato, per i personaggi storica- o delle necessarie risorse finanziarie porta da gran villano, che ignora ogni dal capitano a un anziano militare («Che accalappiare, cadendo perciò in trappola e, mente reali. comprendevano, nelle strombature dalagli oppositori per principio ed ai vari norma di buona creanza e di civile classe sei?»), così fa replicare: «Sò del comportandosi nella conseguente, impacCome avrà risolto il grande pittore poteri d’interdizione per le scoordil’elegante linea gotica, decori molto viconvivenza. settantaquattro – rispunnette tremmanno ciata maniera. quest’ultimo impegno del re di Napoli, nate competenze di diversi organi amvaci e gradevoli, con racemi di piante Esiste però un’altra dimensione se- nu povero trappano…». (da Alfabeto Napoletano, 6ª ristampa verdeggianti intorno ai fusti ed alle co- questa commissione del tutto inusuale ministrativi. mantica del trappano: una dimensione Complessa ed incerta l’etimologia del 2002, per gentile concessione dell’EditoPoi vi sono tanti auspicabili ed auper l’epoca, che già profuma di Rinalonne tortili, con disegni di mosaici rafmeno negativa, più benevola, meglio – trappano: escluso con sicurezza qualsia- re Colonnese progetti, che sono pubblicizfinati e, soprattutto, con testine di per- scimento? Si sarà ritrovato compiuta- spicati per cosi dire – orientata; ed è quella che si (ed insostenibile) collegamento col zati (talvolta con molta enfasi), ma che mente a suo agio tra la clava di Ercole e sonaggi sconosciuti inserite in cornici lo configura alla stregua di un individuo trappeto (frantoio o torchio per le olive) * Studioso del dialetto napoletano non trovano pratica attuazione. A proesagonali o rotonde. Riemersero così – il manto di Salomone, la corazza d’Achille posito della Stazione marittima, un ❊ nerocianomagentagiallo TRAPPANO ❊ nerocianomagentagiallo 4 • maltanapoli ❋ Giugno 2009 CORRIERE DIPLOMATICO – CONSOLARE ❋ LA XXXIII ASSEMBLEA DELL’U.C.O.I. (segue dalla pag. 1) L’intervento della Dott.ssa Silvia Bartolini. Ha fatto poi seguito il saluto della Dott.ssa Silvia Bartolini, Presidente della Consulta degli Emiliani-romagnoli nel mondo. “Desidero sottolineare – ha detto, tra l’altro, la Dott.ssa Bartolini- la potenzialità straordinaria insita nel rapporto tra le Regioni e il Corpo consolare onorario presente nel nostro Paese, al fine di uno sviluppo e qualificazioni delle relazioni internazionali. Entrambe le nostre Istituzioni, infatti possiedono, competenze e capacità tali da rappresentare aspettative sociali ed interessi economici in modo molto diretto e concreto, e diviene quindi naturale che una proficua sinergia tra esse non possa che essere vantaggiosa per l’Italia e per i Paesi da voi qui rappresentati. La nostra Regione ha una tradizione importante di relazioni internazionali. È terra di emigrazione. È fisicamente crocevia di comunicazioni e di scambi. Ha sviluppato negli scorsi decenni attività istituzionali internazionali quali scambi, progetti di cooperazione internazionale e gemellaggi. La relazione del Min. Plen. Giorgio Malfatti di Monte Tretto. Ha preso, successivamente la parola il pitolo III, articoli 58 - 68) il Ministro Malfatti si è soffermato sulle valutazioni e sui criteri cui si attiene il Ministero degli Esteri nel trattare richieste di apertura di nuovi Consolati onorari. La relazione dell’Avv. Alessandro Berti. Ha fatto poi seguito la relazione dell’Avv. Alessandro Berti, Console Generale On. di Danimarca a Firenze e Decano del CC della Toscana, sul tema “Rilevanza e funzione del Centro Studi in ambito consolare”, il quale ha, tra l’altro, affermato “Sul piano economico il Centro Studi potrà collaborare con le Istituzioni centrali e locali nell’interesse di imprese, partner commerciali operanti nei Paesi rappresentati e fornire ai membri o chi ne faccia richiesta, analisi di vario genere sui fenomeni immigratori o ad essi connessi. Vi è altresì la finalità di organizzare iniziative di vario genere anche di natura internazionale che si rendano necessarie a seguito di rapporti di collaborazione istituiti fra l’Associazione Consolare e Istituzioni terze”. La relazione dell’Amb. del Belize a Roma, Ecc. D’Angieri S.E. l’Ambasciatore Nunzio Alfredo D’Angieri ha imperniato il suo intervento su “L’importanza strategica e strutturale del ruolo dei Consoli Bologna, 21 marzo 2009. Palazzo Segni Masetti. Una panoramica del Salone dei Carracci. Da sinistra: il Dott. Francesco Andina, Console On. di Svizzera a Bologna; il Dott. Mario Forcellini, Console della Repubblica di San Marino a Ravenna; il Dott. Gianni Baravelli, Console On. di Norvegia a Bologna; l’Avv. Giovanni Gramatica, V. Console On. del Senegal a Genova; il Dott. Giuseppe Landini, Console On. di Lettonia a Modena e Segretario Generale del Corpo Consolare dell’Emilia Romagna; la Sig.ra Schiaretti e il Dott. Giorgio Schiaretti, Console On. di Lituania a Parma. Min. Plen. Giorgio Malfatti di Monte Tretto, V.Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica che ha rappresentato il Ministero degli Esteri, il quale ha svolto la sua relazione su “Il Ministero degli Affari Esteri e i Consoli Onorari in Italia”. “Sono particolarmente lieto –ha esordito il Ministro Malfatti- di effettuare il mio primo impegno ufficiale in occasione della trentatreesima Assemblea Nazionale dell’UCOI e rivolgo un caloroso saluto a tutti i partecipanti. Sono onorato, altresì, di portarvi il saluto del Ministro degli Affari Esteri On. Frattini, rammaricato di non poter essere presente oggi, del Segretario Generale Ambasciatore Massolo e del Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica Ambasciatore Visconti di Modrone. Al Ministero degli Affari Esteri ed in particolare al Cerimoniale Diplomatico della Repubblica spetta la gestione delle questioni riguardanti le attività dei Consoli Onorari in Italia. Un compito che si svolge tenendo in considerazione l’importanza che rivestono tali Uffici consolari in quanto rappresentanti di uno Stato straniero in Italia. In Italia, attualmente, vi sono circa 546 Consolati onorari, la maggioranza dei quali concentrata nelle grandi città. Un numero cresciuto in conseguenza dell’esigenza di alcuni Stati di creare una propria rete consolare e per la necessità di altri dovuta ad una forte presenza di loro emigrati in Italia”. Dopo essersi intrattenuto sui diritti e sugli obblighi del Console Onorario previsti dalla Convenzione di Vienna (Ca- Onorari in Italia per i paesi con ridotte percentuali di immigrazione e turismo”. Dopo avere rivolto un caloroso saluto ai partecipanti ha , tra l’altro, affermato “È in atto, a livello internazionale, una profonda crisi che attraversa trasversalmente diversi settori: economico, bancario, turistico, immobiliare, manifatturiero, industriale, commerciale e solo per citarne alcuni. Nessun Paese ne è escluso. Nessuno può ritenersi immune da questo grave dilemma. Tutti dobbiamo lavorare affinché la cooperazione e la fratellanza tornino ad essere la chiave di volta della nostra economia. Cooperazione: è la parola del nostro millennio. Noi popoli del Centro America crediamo nell’amicizia e nell’unità tra i Paesi nonché alle nostre identità nazionali. Il Centro America è un esempio di convivenza pacifica tra diverse etnie, religioni, diversi colore di pelle ed è in particolare un’area geografica e politica che ha da sempre accolto con dignità e semplicità, rispetto e simpatia, gli emigrati dei diversi Paesi riuscendo ad essere esempio per tutte le Nazioni del Mondo”. Dopo essersi intrattenuto sulla multiforme attività svolta dai Consoli Onorari, un attività incentrata, soprattutto, sulla protezione, sull’assistenza del cittadino del Paese rappresentato, l’Ambasciatore del Belize ha così concluso: “È in atto una sfida che ci riguarda tutti: si tratta di promuovere la Pace e la cooperazione e solo investendo in questi principi riusciremo, uniti, a risollevare l’economia mondiale. Sono necessarie azioni immediate per af- È in corso di distribuzione l’Annuario Diplomatico Consolare 2009, giunto alla sua XXXIII° edizione. Costituito da 376 pagine, è l’unica pubblicazione cartacea, rigorosamente aggiornata, che riporta, tra l’altro l’elencazione delle Ambasciate e degli Uffici Consolari sia dei Paesi Esteri accreditati in Italia che della nostra Repubblica negli Stati Esteri, sì da rendersi unico strumento di utile consultazione. La pubblicazione – sempre più richiesta da uffici pubblici e privati – è visionabile sul sito www.ucoi.it alla voce “Annuario Diplomatico Consolare 2009” nerocianomagentagiallo CONSEGNATO AL PRESIDENTE FINI IL PREMIO FILIPPO GRAMATICA 2009 A VIENNA IN OTTOBRE IL VI CONGRESSO INTERNAZIONALE DELL’U.C.O.I.M. E LA COSTITUZIONE DELLA F.I.U.C.H. In conformità di quanto statuito dal V Congresso Internazionale dell’Unione dei Consoli Onorari d’Italia nel Mondo svoltosi a Buenos Aires il 28 ottobre scorso, il Vi Congresso avrà luogo a Vienna ove potrà godere il sostegno dell’Ambasciatore d’Italia ivi accreditato, Ecc. Massimo Spinetti. In tale occasione l’U.C.O.I. e l’U.C.O.I.M. sperano di conseguire la costituzione della F.I.U.C.H. (Fèdération International des Unions des Consuls Honoraires) ove, proprio a Vienna, nel 1963 venne sottoscritta, da tutti i Il Presidente della Camera Gianfranco Fini; alla sua sinistra l’amb. Margherita Costa, Presidente On. dell’U.C.O.I. e l’Avv. Michele Di Gianni Segretario Generale dell’U.C.O.I.; alla sua destra il Prof. Avv. Giovanni Puoti Presidente dell’U.C.O.I. e il Cap. Nicola Falconi Vice Presidente dell’U.C.O.I. Il 22 maggio il Presidente On. dell’U.C.O.I. Amb. Margherita Costa, ha consegnato al Presidente della Camera dei Deputati On.le Gianfranco Fini il Premio Filippo Gramatica 2009, giunto alla sua XXIX edizione, costituito da un’artistica targa in argento recante incisa la seguente motivazione: “ A S.E. Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, per l’apporto determinante alla riconciliazione degli animi e alla evoluzione politica ed istituzionale della Nazione. Segretario di Partito, Ministro di Governo e Presidente della Camera dei Deputati, ha fornito un esempio di insegnamento e di dedizione al nostro Paese” Bologna, 21 marzo 2009. Hanno altresì partecipato alla consegna del Premio -assegnato all’On.le Fini dalla XXXIII Assemblea Nazionale dell’UCOI svoltasi a Bologna il 21 marzo u.s.- il Presidente dell’U.C.O.I. Prof. Giovanni Puoti, il Segretario Generale Avv. Michele Di Gianni e il Vice Presidente Dott. Nicola Falconi. Tutti sono stati intrattenuti in un lungo e cordiale colloquio dal Presidente della Camera dei Deputati. frontare il problema. Questa Conferenza rappresenta una grande opportunità per realizzare una stretta collaborazione tra i Paesi sviluppati”. La relazione dell’Amb. Margherita Costa, Presidente Onorario dell’U.C.O.I. È seguita la relazione dell’Amb. Margherita Costa sul tema “La costituzione della FIUCH nel prossimo ottobre a Vienna. - Prospettive e rilevanza del suo accreditamento presso l’ONU”. “La creazione della Federazione Internazionale dei Consoli onorari – ha esordito l’Amb. Costa – costituisce obiettivo perseguito ormai da circa un decennio dall’UCOI, che con grinta, costanza e tenacia si è impegnata nella ricerca di strategie in grado di favorire, l’aggregazione a livello nazionale dei consoli onorari (per semplificare tante UCOI nei vari Paesi), in vista di dare vita ad un corpus: una Federazione internazionale che possa essere accreditata come osservatore presso l’ONU. A livello europeo esistono associazioni che hanno lo status di osservatori presso l’Unione Europea. Il nostro obiettivo, travalicando i Continenti, è quello di dare vita ad una Federazione rappresentativa di tutti i consoli onorari dei vari stati membri delle Nazioni Unite. A Buenos Aires e a Montevideo, in occasione del Congresso annuale dell’UCOIM si è discusso di vari temi che concernono i consoli onorari italiani nel mondo, ma anche della creazione di una Federazione che rappresenti tutti i consoli onorari a livello mondiale. Del Congresso dell’UCOIM, che è stato molto ben organizzato, ha dato risalto anche la RAI International, tanto è vero che avevo ricevuto una telefonata da Mosca da parte di un diplomatico, conosciuto a Baku, il quale alla televisione aveva visto l’intervista dedicata all’incontro dei Consoli onorari italiani nel mondo. Questo significa che l’attività del console onorario comincia ad essere percepita come un valido contributo per rafforzare la cooperazione, la conoscenza, lo sviluppo delle relazioni tra Paese inviante e di residenza, non solo nell’ambito della “tutela” ed assistenza dei cittadini del Paese d’invio, il cui numero è in alcuni casi marginale, ma soprattutto per sviluppare rapporti economici, turistici, culturali, collaborazioni interuniversitaria, sanitaria ecc. e per promuovere una maggiore conoscenza e rispetto reciproco. L’Amb. Costa, dopo essersi intrattenuta sull’impegno che i Consoli Onorari riservano nell’assolvimento della propria funzione, ha intrattenuto l’uditorio sugli scopi che la FIUCH si prefigge conseguire tra cui, in primis, l’aggiornamento della normativa che regola le relazioni consolari e la rigorosa sua applicazione, in forma paritetica da parte di tutti gli Stati che vi partecipano. La relazione dell’Avv. Michele Di Gianni La prima parte dei lavori assembleari si sono conclusi con la relazione svolta dal Segretario Generale dell’U.C.O.I. su “Le attività più salienti svolte dall’U.C.O.I. nel 2008 e il suo contributo allo sviluppo dell’U.C.O.I.M.”. L’Avv. Di Gianni ha innanzitutto informato la platea di aver conseguito, anche in sede di appello, con 6 distinte sentenze emesse dalla Commissione Regionale della Campania, la esenzione dell’ICI sugli immobili adibiti a sedi consolari onorarie. Di poi si è soffermato sul diritto-dovere dell’U.C.O.I. a tutelare il prestigio e la dignità dei propri associati facendo riferimento alla vicenda occorsa ai Consoli Onorari di Lettonia nelle città di Napoli, Palermo, Modena e Trieste, sollevati dalle loro funzioni e alla nota rispettosa inviata al Ministro degli Affari Esteri della Lettonia ricevendo un garbati riscontro. Iniziativa, questa, censurata dal Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica come indebita ingerenza dell’U.C.O.I. Doglianza non ritenuta fondata dall’Avv. Di Gianni che riteneva e ritiene la sua garbata nota costitutiva di un atto dovuto in quanto collegato in quanto collegato all’art. 2 dello statuto. Il Segretario Generale, dopo essersi soffermato sul sostegno offerto dall’U.C.O.I. al V Congresso dell’U.C.O.I.M. svoltosi a Buenos Aires il 28 ottobre 2008 e al successivo Convegno a Montevideo svoltosi nell’ottobre 2008, si è indugiato, anch’egli, sulla rilevanza della costituzione di un Organismo Federale delle Associazioni Nazionali Onorarie. I lavori di sono conclusi con l’aggiornamento della composizione degli Organi Sociali per il triennio 2009-2011, così come proposta dal Consiglio Direttivo svoltasi nella seduta del 20 marzo u.s. e della quale si è data lettura nel corso dei lavori e con l’assegnazione del “Premio Filippo Gramatica 2009” in favore di S.E. l’On. Gianfranco Fini, Presidente della Camera “per l’apporto determinante alla riconciliazione degli animi e alla evoluzione politica ed istituzionale della Nazione. Segretario di Partito, Ministro di Governo e Presidente della Camera dei Deputati, ha fornito un esempio di insegnamento e di dedizione al nostro Paese” * ** Tutte le relazioni e gli interventi sono integralmente riportati nell’Annuario Diplomatico Consolare 2009 e consultabili anche sul sito www.ucoi.it. Patrizia De Gisi Segreteria U.C.O.I. Paesi membri dell’ONU, la Convenzione sulle Relazioni Consolari, ratificata dalla Repubblica Italiana con legge n.804 del 9.8.1967. Scopo principale di tale costituzione è quello di accreditare tale Organismo Federativo presso l’ONU, quale membro NGO, affinché possa, tra l’altro, rendersi promotore dell’aggiornamento della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari o quantomeno conseguire l’applicazione della sua normativa in forma rigorosa e paritetica in tutti gli Stati membri. A PALERMO IN APRILE LA XXXIV ASSEMBLEA NAZIONALE DELL’U.C.O.I. La XXXIII Assemblea Nazionale dell’U.C.O.I. svoltasi a Bologna il 21 marzo scorso, a conclusione dei suoi lavori, ha approvato, all’unanimità, lo svolgimento della sua prossima Assemblea nella primavera 2010 nella città di Palermo, in accoglimento della proposta avanzata dal V.Presidente dell’U.C.O.I. e Console On. del Belize a Palermo, Prof. Avv. Gaetano Armao. Quest’ultimo, tra l’altro, ha dato lettura di una lettera del Sindaco di Palermo On. Diego Cammarata con la quale auspicava lo svolgimento della prossima Assemblea nella sua città, già sede della VI Assemblea Nazionale svoltasi a Palazzo delle Aquile, sede del Consiglio Comunale, il 28 maggio 1992. L’AMBASCIATORE D’INDONESIA A NAPOLI La nave scuola della Marina Militare Indonesiana Kri Frans Kaisiepo-368 al comando del Capitano Wasis Priyono ha recentemente attraccato nel Porto di Napoli in occasione del suo periodico excursus nei bacini più importanti d’Europa. In tale occasione il Comandante ha offerto un cocktail in onore dell’Ambasciatore della Repubblica di Indonesia recentemente accreditato a Roma Ecc. Mohamad Oemar e delle maggiori autorità cittadine. Presenti tra gli altri il Presidente della provincia di Napoli Diego Di Palma, il Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il Decano del CC di Napoli e Console Gen. di Gran Bretagna Michael Borgoigne, il Console Gen. d’Indonesia Giuseppe Testa e numerosi rappresentanti dei Paesi esteri accreditati a Napoli. Pure presenti autorità militari e rappresentanti dell’imprenditoria della città. “In questo momento – commenta il Console Testa – l’Indonesia, con i suoi 220 milioni di abitanti, riveste un ruolo molto “L’8 luglio – annuncia – verrà eletto il nuovo Presidente della Repubblica”. È un Paese dove è anche molto vivace il dialogo interreligioso. Non a caso il mese scorso il Ministro degli Esteri dell’Indonesia ha incontrato il Ministro degli Esteri Franco Frattini per discutere di un nuovo modello di Islam che possa partire proprio dall’Indonesia. Lo Stato del Sud-Est asiatico gode di un’economia alquanto bilanciata nella quale tutti i settori giocano un ruolo importante. Comunque i principali motori dello sviluppo indonesiano rimangono le abbondanti risorse naturali, quali petrolio, gas naturale e risorse minerarie (tra cui nickel, zinco, stagno ed oro), e le enormi piantagioni tropicali che consentono alla Nazione un notevole afflusso di valuta pregiata. Per quanto riguarda gli scambi economici tra l’Indonesia e la Campania, buone prospettive si ravvedono nel settore aeronautico e soprattutto in quello agricolo. L’Ambasciatore d’Indonesia l’Ecc. Mohamad Oemar; alla sua sinistra il Console Generale Onorario di Indonesia a Napoli Dott. Giuseppe Testa importante nell’economia mondiale perché è entrata a far parte del Gruppo del G20. È ormai una democrazia a tutti gli effetti, è la terza al mondo dopo India e USA”. Il Console ricorda anche che nel Paese si sono svolte le elezioni, sono andati alle urne 180 milioni di votanti per rinnovare i 580 seggi del Parlamento. “L’Indonesia – riferisce Testa – chiede alla Campania macchinari ad alto contenuto tecnologico e il know-how per produrre la mozzarella, perché il Paese indonesiano possiede la materia prima, ma non sa pienamente sfruttarla. Ben vengano quindi aziende campane interessate a questo tipo di scambio”. S.S. BENEDETTO XVI RICEVE L’AMBASCIATORE DI SIERRA LEONE S.S. Benedetto XVI ha recentemente ricevuto, per la presentazione delle sue credenziali, il nuovo Ambasciatore della Sierra Leone accreditato presso la Santa Sede, Hon.Kargbo e Sig.ra, accompagnato dal Console Generale On. della Sierra Leone a Roma, Cav. Lav. Avv. Fausto Maria Puccini, Componente il Consiglio Direttivo dell’U.C.O.I., e Sig.ra. nerocianomagentagiallo maltanapoli • 5 Giugno 2009 ❋✭ECHI FORENSI U N A PERDITA PER L’ AV V O C ATURA NAPOLETA N A Andrea Cafiero Franco Tortorano* Andrea Cafiero, avvocato e consigliere Ma l’iniziativa di cui Andrea Cafiero andell’Ordine forense napoletano, è prematu- dava particolarmente fiero è lo Stage di Diramente scomparso, all’età di quarantano- ritto Comunitario che il Consiglio dell’Orve anni. Laureato in giurisprudenza e poi an- dine degli Avvocati di Napoli organizza, trache in scienze politiche, Andrea Cafiero, nel dizionalmente nel mese di giugno di ogni solco di una luminosa tradizione tracciata dal anno, a San Marco di Castellabate. Stage padre Aldo, ha esercitato la professione nel che fin dall’inizio ha visto tra i relatori giusettore penalistico, ma nel contempo e fin da- risti e tecnici della materia di assoluto pregli inizi della sua attività professionale ha stigio internazionale e nazionale e che quecoltivato lo studio del Diritto internazionale st’anno, giunto alla settima edizione, ha doe comunitario; discipline da Lui ritenute es- vuto registrare la mancanza di Andrea Casenziali per il bagaglio di conoscenze che il fiero. Mancanza, ma non assenza, atteso che, moderno avvocato deve possedere, al di la aderendo ad una Sua precisa richiesta, lo dei settori di specializStage si è comunque zazione nel quale vietenuto per continuare ne svolta l’attività proad assicurare ai giovafessionale. Andrea Cani e meno giovani avfiero, già prima dell’evocati una formazione lezione al Consiglio aggiornata alle espedell’Ordine degli Avrienze che le normativocati di Napoli, avveve dell’UE e dei paenuta la prima volta per si membri evidenziail biennio 2002/2003 e no: obiettivo che Anpoi nell’istituzione ordrea Cafiero ha perdinistica, è stato Presiseguito con passione e dente, ma soprattutto competenza nel breve un entusiasta animatoma intenso arco della re, della Commissione sua partecipazione aldi Diritto Comunitario l’Ordine forense napoe Internazionale, conletano e che, con la sentendo al Consiglio tenuta dello Stage, ha dell’Ordine di Napoli costituito una signifidi perseguire obiettivi cativa attività per onoL’Avv. Andrea Cafiero prestigiosi, tra i quali rarne la memoria ed vanno ricordati i collegamenti con le istitu- assicurare continuità alla Sua iniziativa.. zioni comunitarie, con il CCBE, con il CoQuanto innanzi detto costituisce solo uno legio de Abogados de Madrid, con l’Istituto spaccato della vita di Andrea Cafiero ricca di di Diritto Internazionale e Comunitario del- umanità, serietà e preparazione professional’Università di Napoli Federico II°. Collega- le e con queste poche ma sentite parole ci menti che sono anche sfociati in protocolli uniamo al dolore della famiglia tutta nel ridi intesa aventi ad oggetto scambi culturali e cordo di un amico carissimo e Collega illudidattici, e che hanno contribuito a rafforza- stre che ha onorato la professione forense. re la presenza dell’Ordine forense napoleta* Presidente dell’Unione Regionale no nelle istituzioni internazionali, nazionali e degli Ordini Forensi della Campania nella società civile. ❋✭ECHI IL DIRITTO COMUNITARIO DELLA CONCORRENZA Fabrizio Di Gianni* La politica di concorrenza è un’area in cui, insieme alla politica commerciale, le Autorità comunitarie, e in particolar modo la Commissione europea, godono di ampi poteri investigativi e regolatori. Basandosi sugli articoli 81 e 82 del Trattato CE, la Commissione ha nel tempo creato un corpo di norme e regolamenti dalla crescente complessità. Nell’applicare le norme del Trattato, la Commissione non si è limitata ad intervenire per reprimere, con l’irrogazione di ammende molto severe, le violazioni tradizionali del diritto della concorrenza, quali le pratiche di fissazione dei prezzi, di ripartizione dei mercati, di sfruttamento abusivo di potere di mercato e simili; essa ha anche messo in atto un ambizioso disegno volto a regolare con sempre maggiore intensità i principali aspetti delle transazioni commerciali. Oggigiorno è pertanto indispensabile, nel redigere un contratto di distribuzione, licenza o di joint venture –solo per citare alcuni esempi- tenere conto delle norme sulla concorrenza. Analogamente, nell’area del controllo delle concentrazioni, la Commissione non si è limitata a proibire concentrazioni tra grandi società europee che davano luogo alla costituzione di una posizione dominante ma ha anche esercitato i propri poteri di controllo su società non europee, applicando teorie economiche sempre più complesse. Lo scopo di questo manuale è quello di fornire un’ampia e aggiornata analisi del diritto europeo della concorrenza così come interpretato e applicato dalla Commissione, Tribunale di primo grado e Corte di giustizia. Ciò che distingue il presente manuale dagli altri è la prospettiva scelta dagli autori sin dalla prima edizione: attingendo alla loro esperienza di pratica professionale, essi hanno cercato di non indugiare sugli aspetti teorici del diritto della concorrenza, evidenziando piuttosto il suo impatto concreto sulle attività d’impresa. Questo libro combina, pertanto, il commento critico alle regole di concorrenza con delle pratiche indicazioni relative alla loro applicazione in concreto. Proprio tale impostazione dovrebbe farne un ottimo strumento di consultazione tanto per gli operatori d’impresa quanto per i consulenti legali. La seconda edizione di questo libro, aggiornata al 1 giugno 2008, è arricchita da un capitolo sul diritto procedurale antitrust italiano. Sussistono infatti, a livello procedurale importanti divergenze fra il diritto comunitario ed italiano e la trattazione di questi profili, anche alla luce della giurisprudenza dei tribunali italiani, è sembrata pertinente per una più esaustiva disamina della materia. È stato possibile realizzare questa monografia grazie al fondamentale contributo, in termini di apporto intellettuale e di stesura dei testi, dell’avvocato Raffaele Di Giovanni Bezzi del nostro studio, a cui va la nostra più viva riconoscenza e gratitudine. Hanno altresì collaborato all’opera i colleghi Gabriele Coppo, Elisa D’Amico e Alessio Aresu. Un ringraziamento particolare va anche tributato alle nostre collaboratrici Veerle Roelens e Kelly Busse, per il paziente e prezioso supporto offerto. * Avvocato associato allo studio Van Bael & Bellis in Bruxelles FORENSI❋ AL CONVEGNO L’AVVOCATO CIVILISTA DAL 1942 AD OGGI L’AVV. FRANZO GRANDE STEVENS Guido Belmonte* L’iscrizione dell’avv. Franzo Grande Stevens tra i soci d’onore della Camera civile napoletana è stata l’occasione d’un incontro culturale, svoltosi il 18 giugno nell’Arengario del nuovo palazzo di giustizia. Ciascuno degli interventi, dal saluto del Presiedente dell’Ordine a quelli degli avvocati Massimo Di Lauro, Francesco Barra Caracciolo e Andrea Pisani Massamormile, meriterebbe un’analisi approfondita, che qui non è possibile fare. L’attenzione maggiore dei L’Avv. Franzo Grande Stevens al centro della foto. Alla sua sinistra: il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Avv. Francesco Caia, Il Presidente della Camera degli Avvocati Civili, Avv. Andrea Pisani Massamormile e il Magistrato Luigi Abete. Alla sua destra il Presidente dell’Unione Regionale degli Ordini Forensi della Campania Avv. Franco Tortorano e l’Avv. Francesco Barra Caracciolo IL CINQUANTENARIO DELLA MORTE DI ENRICO DE NICOLA (segue dalla pag. 1) nali che incombe l’obbligo di conservare l’ultimo rimasuglio di Parlamento, l’ultima prerogativa costituzionale che può difendere il nostro regime dall’assalto finale della piazza”. De Nicola qualche minuto dopo difese il Parlamento: “Questa Camera – si disse – è eletta con l’equa rappresentanza di tutte le classi e di tutti i partiti”. Si era passati infatti dal sistema maggioritario a quello proporzionale. De Nicola commentò e ammonì che le “tumultuose mani- Mussolini una sua frase a difesa del Parlamento. Probabilmente alludeva alla cerimonia di scoprimento di una lapide a ricordo dei deputati caduti in guerra, dinanzi alla quale ebbe a dire: “I Parlamenti possono andare incontro ad oscuramenti, mai a tramonti o ad una fine assoluta”. Vittorio Emanuele III il 2 marzo 1929 lo nominò senatore del Regno, ma egli, salvo che nella seduta in cui votò a favore del concordato, si astenne dal partecipare a qualsiasi attività di Palazzo Madama. Roma, 27 dicembre 1947 (Palazzo Giustiniani) - Enrico De Nicola firma l’atto di promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana. festazioni” all’indomani di una lotta elettorale combattuta per la prima volta non fra candidatri, ma fra partiti, non sarebbero state tollerate in Parlamento in quanto era “impensabile che la violenza possa soffocare la libera espressione di opposte tendenze o di contrastanti opinioni”. Alle elezioni del 1924 non si presentò e uscì dalla vita politica, consapevole della impossibilità di parlamentarizzare il fascismo. Tornò alla sua professione di avvocato a Napoli, si immerse nell’attività forense in cui eccelleva fin dagli esordi giovanili. Sappiamo da Francesco de Martino, che con Giovanni Leone frequentò il suo studio, che l’isolamento politico era totale. Una sola volta De Nicola parlò ai suoi giovani collaboratori di politica, e fu per dire che se ne era ritratto per non essere stata gradita da In una gelida e tempestosa mattina del febbraio del 1944 De Nicola si avviò solo in automobile a Ravello, alla villa Ruffolo, dove lo aspettava Vittorio Emanuele III. I due uomini non si vedevano dal 1924. Come raccontò poi De Nicola a Giovanni Ansaldo il re “fu cortesissimo: ci salutammo – dopo venti anni – come se ci fossimo lasciati il giorno precedente”. Durante il viaggio in automobile De Nicola aveva rimurginato il modo di affrontare la questione con Vittorio Emanuele. Gli disse subito: “Maestà, noi studiosi di diritto penale sappiamo che vi è una particolare forma di responsabilità: la responsabilità obiettiva, cioè responsabilità senza dolo, e senza colpa. I sovrani hanno molte responsabilità obiettive, fra le quali questa: il sovrano che dichiara una guerra e la perde deve lasciare il trono: da Napo- nerocianomagentagiallo leone I a Napoleone III, dagli Asburgo agli Hohenzollern, per indicare i più importanti precedenti storici”. E passò ad illustrare la proposta della luogotenenza. Durò quattro ore lo snervante colloquio, prima che il re accettasse il disegno di De Nicola. La Consulta Nazionale, che durò dal 25 settembre 1945 al 1 giugno 1946, fu un altro passo nella transizione tra il vecchio Regno e la Repubblica. In attesa dell’Assemblea costituente, quest’organo, composto da membri designati dai partiti antifascisti, doveva svolgere compiti di consulenza ed emanare pareri richiesti dal governo. Su 304 componenti solo 1/5 erano ex deputati. Dunque in quell’organo si incontrarono più generazioni e uomini illustri con uomini nuovi. Piero Calamandrei, Vittorio Emanuele Orlando, Alberto Cianca, Epicarpo Corbino, Ugo La Malfa, Enrico Altavilla, Vincenzo Arangio-Ruiz. LA III Commissione, in totale le commissioni furono dodici, con competenza in materia di giustizia, fu affidata alla presidenza di De Nicola. Scrive uno degli uomini nuovi, Nicola Salerno, che “Enrico De Nicola, col suo diplomatico tatto e la sua alta signorilità, dirigeva i lavori dando ad essi un andamento snello e costruttivo, assecondando e disciplinando gli interventi dei consultori e giungendo sempre a risultati concreti e fecondi”. Il 2 giugno 1946 nel referendum istituzionale gli italiani scelsero la Repubblica con 12.717.923 voti mentre i voti per la monarchia furono 10.719.284, il 54,26% contro il 45,74%. Il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III aveva abdicato e il luogotenente suo figlio Umberto II divenne il re di maggio. Il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi assunse tutte le funzioni di capo dello Stato in attesa che l’Assemblea Costituente convocata per il 25 giugno procedesse alla elezione del capo provvisorio dello Stato. Il 28 giugno fu eletto Enrico De Nicola con 306 voti su 504 votanti. Approvata il 22 dicembre 1947 la Costituzione, de Nicola fu ac- clamato primo Presidente della Repubblica Italiana, dismettendo il titolo di capo Provvisorio dello Stato. Nel giugno 1948 fu eletto Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, e De Nicola fu nominato senatore di diritto a vita. Nel 1951, morto Bonomi, alla presidenza del Senato fu eletto De Nicola, che si dimise per un contrasto di carattere procedurale il 16 giugno 1952. Eletto presidente della Corte costituzionale, nella prima udienza del 23 aprile 1956 pronunciò un discorso, ascoltato in piedi per tutta la sua durata da tutti i giudici e gli intervenuti. Di quel discorso ancora oggi risuonano di una eco profetica queste parole: “Posso però rilevare – con amara constatazione . che la nostra Costituzione è poco conosciuta anche da coloro i quali ne parlano con aria altezzosa di saccenti. Essa dovrebbe essere divulgata tra tutti gli italiani; vi provveda chi ne ha facoltà e senza indugio, perché ‘troppo tardi’ sono due parole funeste non solo per i singoli ma anche per i popoli”. De Nicola sottopose la Corte dere una insegna dalle parole PORTUM INVENI. Il 29 settembre 1959 la broncopolmonite da cui era stato colpito divenne notizia pubblica. Venne a visitarlo a Torre del Greco il presidente della Repubblica Gronchi. De Nicola vistolo accanto al letto disse: “Perché si è incomodato?”. Qualche momento prima era andato da lui il cardinale Castaldo. Il nipote Guido Martinelli gli aveva detto sottovoce: “Guarda, presso di te c’è il Cardinale”. De Nicola rispose: “Non lui sta presso di me, sono io che sto presso il Cardinale”. Alle 4.55 del nuovo giorno 1 ottobre, De Nicola spirò. Di De Nicola resta una copiosa aneddotica, in parte raccolta da Gabriele Benincasa nel suo libro l’Importanza di chiamarsi Enrico. L’uomo era così vigile su se stesso come un saggio dell’antichità, ma proprio per questo imprevedibilmente reattivo dinanzi a situazioni ch’egli non riteneva compatibili con la dignità dei suoi uffici o la serietà dei suoi comportamenti. Fu forse un uomo pago della L’Avv. Enrico De Nicola ad un tale sforzo organizzativo e di produzione giurisprudenziale che si logorarono le sue energie e insieme i suoi rapporti con i giudici. Il 10 marzo 1957 si dimise dal suo incarico. Il 20 settembre di quello stesso anno ebbe la cittadinanza onoraria di Roma e poi si ritirò nella sua villetta di Torre del Greco su cui aveva fatto inci- presenti – e v’erano tanti giovani avvocati – s’è rivolta naturalmente a ciò che ha detto Franzo Grande Stevens, un avvocato napoletano insigne che dai colleghi si sarebbe tentati di considerare tout court il maggiore degli “emigrati” in altri fori (Grande Stevens andò in quella Torino che, come ha ricordato, s’arricchì dei fermenti culturali di esuli meridionali alla vigilia dell’unità d’Italia), se all’avvocatura napoletana non avesse sempre rivendicato, con intrepida fe- sua solitudine, che pose, al posto di sentimenti e passioni e desideri, solo doveri ispirati a realizzare nella salvaguardia delle regole della democrazia il bene della Patria e dei concittadini. * Presidente Emerito della Corte Costituzionale deltà, una duratura appartenenza, mai affievolita dalla scelta da lui fatta d’interessi e metodi di lavoro che nell’attività di molti avvocati del sud non sono (e purtroppo non possono essere ancora ) consueti. Senza retorica, anche quando il tono pacato del discorso s’è fatto commosso nel ricordo dei maestri (Francesco Barra Caracciolo, Alessandro Graziani e Paolo Greco), Franzo Grande ha illustrato i compiti che l’evoluzione della società italiana, sempre più inserita in un contesto internazionale, impone ormai all’avvocato civilista di svolgere: allargare e mantener aggiornata la propria cultura giuridica; prestare attenzione a quegli istituti del diritto privato che in qualche modo ne rappresentano l’ala marciante, privilegiando la dinamica dell’impresa alla statica di vecchie concezioni quiritarie; suggerire preferibilmente soluzioni conciliative dei conflitti; utilizzare il giudizio (più spesso con l’adozione di spedite procedure alternative) per una rapida composizione degli interessi in gioco. Un compito, s’intende, che il civilista non può svolgere efficacemente da solo. Le strutture d’uno studio professionale vanno perciò allargate a dimensioni più ampie; la collaborazione interdisciplinare deve trovare uno spazio maggiore. Ma - Franzo Grande alla fine ha avvertito – si deve esser attenti a non svilire l’opera dell’avvocato, come qualche politico ha pur tentato di fare, al rango d’una produzione di servizi. L’avvocato assolve, in via primaria, a una funzione di tutela della legalità; il suo operato va perciò valutato anzitutto sul metro di quelle regole di correttezza, di rigore morale, di competenza e probità che costituiscono patrimonio irrinunciabile del professionista, quale (segue dalla pag. 7) nerocianomagentagiallo 6 • maltanapoli Giugno 2009 IL TRATTATO DI LISBONA IN DIRITTURA D’ARRIVO (segue dalla pag. 1) quisito ormai un significato simbolico, di svolta nel percorso che da oltre mezzo secolo ci ha portato verso un’Europa integrata, svolta che nell’auspicio di molti dovrebbe finalmente determinare un salto di qualità nel processo di integrazione. Non è la prima volta, d’altra parte, che un passaggio di questo tipo, che sia una conferenza intergovernativa con l’obiettivo di una modifica dei trattati comunitari, ovvero una decisione particolarmente rilevante del Consiglio europeo, cioè dell’organo politico, venga costruito dai media o dagli stessi ambienti politici come l’inizio di una nuova era. L’Europa ha vissuto da sempre di questi passaggi, coniugando rammarico con speranze, delusioni con la volontà di riprendere un cammino solo temporaneamente e apparentemente interrotto. Il momento che stiamo vivendo del processo di integrazione ci ha dato un segnale di disagio e di incertezza di non pochi Paesi membri quanto al modo di essere e di funzionare dell’Unione. In realtà, l’Europa che c’è è per molti aspetti sconosciuta ai più. E’ una struttura complessa, per alcuni aspetti contraddittoria, frutto di spinte succedutesi nel corso degli anni in modo non sempre univoco ed uniforme, certamente non segue il modello di uno Stato, come molti vorrebbero. E non è certo ieri quel lontano maggio del 1950 in cui maturò il disegno di un vivere insieme tra Paesi non sempre amici, spesso almeno rivali. Quell’obiettivo originario è stato realizzato, anche prima e meglio di quanto molti speravano, attraverso la leva di uno strumento apparentemente solo economico come il mercato comune, ma in realtà presto rivelatosi come qualcosa di diverso. Il mercato unico è oggi non più soltanto il perimetro di circolazione dei prodotti e dei fattori della produzione: è il contesto complessivo delle relazioni di Stati, imprese, singoli, soprattutto di questi ultimi, ricchi e squattrinati, studenti e professionisti, donne e giovani, occupati e non, con i loro interessi, bisogni, diritti, fondamentali e non: tutti godono delle libertà fondamentali, arricchite da politiche tipiche di una moderna società democratica, dall’energia all’ambiente, dall’informazione alla cultura, dalla tutela del consumatore agli interventi strutturali, dalla politica sociale a quella di riduzione degli squilibri regionali. Protagonisti della vicenda comunitaria siamo oggi noi cittadini, al contrario di quanto ci viene detto da predicatori disinformati; è la persona in quanto tale, quale che sia la sua condizione e perfino la sua età. Questa evoluzione, poi, va ascritta in parte molto significativa al sistema di tutela giurisdizionale, costruito sulla sinergia tra giudici nazionali e giudici comunitari, che è stata, precisamente attraverso l’attenzione massima alla tutela della posizione giuridica soggettiva dei singoli, dei loro diritti e dei loro interessi, l’elemento trainante del sistema comunitario complessivamente considerato. Nell’odierno scenario, con le realizzazioni raggiunte, l’Europa si interroga sui tempi e i modi per una connotazione ulteriore, in senso lato politica, del vivere insieme. I padri fondatori avevano in mente uno strumento di pace che non fosse costruito sulla dimensione tradizionale della sovranità, ritenuto alimento per ambizioni di egemonia e protezionismi di ogni tipo, non solo economici. Quanto al metodo, riecheggia ancora il monito a non fare l’Europa in un colpo solo, ma con realizzazioni concrete e creando prima una solidarietà di fatto. E i primi passi furono appunto piccoli, con prudenti ma significative innovazioni. Le due tentate alternative ai piccoli passi, il progetto di trattato sull’Unione europea preparato e approvato dal Parlamento europeo nel febbraio del 1984, sostenuto dall’entusiasmo federalista di Altiero Spinelli, e il progetto di trattato-costituzione firmato a Roma nell’ottobre del 2004, non sono andate molto lontano, per ragioni simili ma con esiti diversi e implicazioni perfino opposte. Il tentativo parlamentare si perse nelle nebbie delle riflessioni dei soliti saggi, ma ebbe il merito e l’effetto di vederne sviluppati i punti principali nelle successive tappe dell’evoluzione subita dal processo di integrazione, in particolare quanto alla politica economica e monetaria ed alla politica di sicurezza. Il secondo tentativo aveva l’ambizione di trasformare il trattato in una Costituzione ed ha finito con il dar vita ad un metodo eccentrico di formazione del consenso, che si presentava con un tasso maggiore di democraticità e partecipazione, ma che si è rivelato alla fine molto ridotto. Il gruppo cui venne affidata la riforma, la Convenzione, composta sì da alcune celebrità di gran peso ma scarsa conoscenza dell’esperienza comunitaria e delle sua specificità, ha prodotto un testo che nella sostanza non aveva un valore aggiunto rilevante, ma ha avuto l’effetto perverso di alimentare, sia pure senza ragioni reali, diffidenze e ostilità. Il Trattato di Lisbona ha conservato molte innovazioni utili del progetto di Costituzione, senza tuttavia riprenderne i punti più controversi, spesso solo terminologici. Costituisce un sicuro passo avanti su temi importanti, come il consolidamento dei poteri del Parlamento europeo e il generale ricorso alla maggioranza qualificata piuttosto che l’unanimità, politiche più al passo con le esigenze attuali (energia, ambiente, clima, ad esempio), la previsione di una Commissione più snella rispetto al numero degli Stati membri, l’eliminazione dei pilastri e l’assorbimento di quello relativo alla cooperazione penale e all’immigrazione, maggiori competenze del giudice comunitario in queste materie, la previsione di un Presidente del Consiglio europeo della durata di due anni e mezzo. Insomma, un passo avanti, non solo psicologico, che fa ben sperare in un sostanziale progresso del processo di integrazione in funzione soprattutto degli interessi dei cittadini. Il vivere insieme, ormai in numero così cospicuo, è un valore rilevante, che dovremmo coltivare al giusto, più di quanto in fatto si verifica oggi. * Giudice presso la Corte Costituzionale ANACAPRI RICORDA S.S. BENEDETTO XVI Il 20 giugno, per iniziativa del Prof. Raffaele Vacca, fondatore e fervente animatore della “Associazione di Varia Umanità” che, tra l’altro, assegna dal 1964 annualmente il “Premio Capri San Michele”, di cui è Presidente il Prof. Francesco Paolo Casavola, si è reso promotore di un piacevole avvenimento nel ricordo di un soggiorno ad Anacapri dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, ora S.S. Benedetto XVI. Questo l’antefatto. Nella mattinata di domenica 12 settembre 1992, il cardina- sciato una breve intervista sulla teologia della liberazione a Donatella Trotta de “Il Mattino”. Lasciò la casa in compagnia di mons. Clemens, Tarzia, Roncalli, Raffaele e Maria Vacca, per raggiungere Villa San Michele di Axel Munthe, dove alloggiava. Dopo aver percorso il breve vicoletto, appena svoltato in Piazza Boffe, un ragazzino di cinque anni, vedendolo con lo zucchetto e la fascia rosso porpora, rivolgendosi al cuginetto di sette anni, domandò: “Chi è quello?”. Il cuginetto ri- Anacapri, settembre 1992. Il Cardinale Joseph Ratzinger riceve il “Premio Capri san Michele” dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Prof. Francesco Paolo Casavola. le Joseph Ratzinger celebrò la S. Messa nella chiesa parrocchiale di Santa Sofia in Anacapri. Nella serata del giorno precedente aveva ricevuto, nei giardini dell’Eden Paradiso, il Premio Capri – S. Michele della nona edizione, per la sua opera “Svolta per l’Europa”, edita dalla S. Paolo. Il premio gli era stato consegnato dal Presidente della Corte Costituzionale Francesco Paolo Casavola. La relazione sull’opera era stata svolta dal Presidente della Giuria e rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Adriano Bausola. Dopo la Messa, in compagnia del Segretario particolare Mons, Josef Clemens, del direttore editoriale della San Paolo don Antonio Tarzia e dell’addetto stampa Marco Romcalli, si era recato per la colazione a casa di Raffaele e Maria Vacca, situata in un violetto di Piazza Boffe, a poca distanza dalla chiesta di S. Sofia. Qui aveva anche gustato qualche fetta della particolare torta, fatta in casa, che da allora è stata denominata “torta Ratzinger”. Al termine della colazione aveva firmato alcune copie dell’opera, e rila- spose gridando: “È il papa! È il papa!”. Allora, come ha ricordato don Antonio Tarzia, il cardinale “si mise a ridere divertito e contento”, mentre lui commentava con l’amico Raffaele Vacca, presidente del Premio: “Qui se dovesse avverarsi, dovete mettere una targa ricordo, perché ogni profezia va onorata. Il cardinale continuava a ridere, con il volto luminosos e gli occhi azzurri come un lago di pace. Ed intanto Raffaele Vacca, da laico erudito, citava la Scrittura: per bocca dei fanciulli... Orbene, nel ricordo di tale profetico avvenimento, Raffaele Vacca ha voluto scoprire la sera dello scorso 20 giugno in Piazza Boffe proprio dove sedici anni or sono il bimbo anacaprese anticipò all’allora Cardinale Ratzinger la sua ascesa al soglio di San Pietro, un marmo che ne perpetuasse il ricordo. Alla semplice ma suggestiva cerimonia, tra i folti partecipanti, Mons. Josef Clemens, Vescovo titolare di Segerme, Segretario del Pontificio Consiglio per i laici, già segretario particolare del Cardinale Ratzinger. AMMINISTRAZIONE ED INFORMAZIONE (segue dalla pag. 1) nella casa di vetro e forse attualmente questo non è l’aspetto più curato pur es sendo l’unico essenziale ed oggetto di le gittime pretese trattandosi di stabilire dove finisce il danaro dei contribuenti+ Problema tanto più sentito se si pensa che oggi il più tassato è il lavoro indivi duale intorno al --. sicchè le ammini strazioni pubbliche prelevano dai mezzi che altrimenti potrebbero essere utilizza ti per soddisfare i bisogni della vita della comunità dei lavoratori migliorandone il livello di esistenza+ Eppure di funzioni e servizi pubblici non è che si sappia troppo; le procedure contabili rimangono complicate e di diffi cile accesso l’associazione tra enti pub blici ed imprese nelle forme più varie ren de ancora più difficile rendersi conto di come e quanto si spende visto che allor quando ci si associa con il privato le pro cedure tendono per così dire a semplifi carsi e d’altronde non è finito il feno meno della moltiplicazione degli enti pubblici quando prendono il danaro dal le casse pubbliche e privati quando lo spendono+ Che dire e soprattutto che fare? A partire dalla famosa legge 2-3/56 che significativamente è stata chiamata la “co stituzione del cittadino” si è affermata nella legislazione un’istanza di partecipa zione alla funzione pubblica che per ve rità sul piano legislativo ha trovato pro gressivamente risposte sempre più ade guate specialmente attraverso le modifi che di detta L+ 2-3+ Ma si sa altro è la legislazione altro è l’attuazione ed è an cora vero purtroppo l’antico lamento le leggi son ma chi pon mano ad elle; ep pure la partecipazione andrebbe ogni gior no rivendicata con istanze ben articolate magari risparmiando il ricorso alla de nuncia penale ma moltiplicando le occa sioni di presenza attraverso associazioni di base qualificate interventi di politici autorevoli cui l’elettorato dovrebbe rivol gersi specie durante il mandato rifiutan do di essere liberi nel voto e schiavi di fronte all’esercizio del potere (Rousseau)+ E si potrebbe continuare purtroppo al l’infinito perché le occasioni mancate sono la vita quotidiana e la sfiducia sale come le esperienze specialmente referen darie dimostrano+ In sostanza tanto per riferirsi solo al l’assenteismo vi è la convinzione diffusa che nulla comunque possa cambiare per ché lo stato delle cose è espressione di in teressi che sempre più si uniscono e si rafforzano+ La stessa morbosità per l’informazione piccante dimostra che purtroppo vi sono mille occasioni per deviare l’attenzione da quella che Pietro Nenni chiamava la poli tica delle cose+ Direi che ora qualcosa si può fare perché ad esempio l’accesso ai mezzi di informazione è aperto ed attra verso internet i messaggi si possono diffondere e moltiplicare+ Chissà se battendo e ribattendo su fat ti reali interessi rilevanti talvolta essen ziali come la salute non riusciamo a ri svegliarci da un torpore paralizzante e forse impeditivo di ogni miglioramento+ * Avvocato. Ordinario Emerito di Diritto Finanziario all’Università “Federico II” di Napoli nerocianomagentagiallo IL CONVEGNO A PALAZZO SERRA DI CASSANO SU “FRATELLI SEPARATI” Michelangelo Pisani Massamormile* Spero di non essere uno scriteriato se, iniziando a parlare di un libro poderoso e coinvolgente, cerchi di sollecitare la curiosità di coloro che non l’hanno ancora letto dicendo che incontreranno due citazioni del tutto marginali, non attinenti alla narrazione, ma che comunque faranno piacere giacché indicano l’attenzione dell’Autore per la nostra città e la sua sensibilità. Attenzione e sensibilità che, in altri contesti, Serra dimostra in maniera concreta e robusta. Come diplomatico egli ha incluso Napoli, per la prima volta, nel giro organizzato per i vincitori del concorso, prima di assumere sevizio, affinché essi percepiscano - le conservino nei 40 anni di carriera- le immagini dell’ottimo che l’Italia produce e presenta. La scelta non fu ripetuta l’anno scorso per le condizioni che pativa la città,ma spero possa essere al più presto ripresa e consolidata. Come storiografo Serra presentò nel 2006 all’Istituto presieduto dall’avvocato Marotta al quale siamo grati per il costante aiuto al Circolo Diplomatico- un suo Saggio che si inserisce nel riconoscimento a Napoli che, nel periodo del Regno del Sud, “non chiese, cito Croce, né vagheggiò autonomie o separatismi,ma rimase religiosamente fedele a quella idea dell’Unità della Nazione che i suoi Uomini del 99 propugnarono per primi”. Il Saggio, l’apporto inedito di un protagonista, qualificati relatori dimostrarono che la Svolta di Salerno non fu dovuta a Togliatti –e l’odierno libro di Serra lo confermama all’Ambasciatore Renato Prunas, contemporaneamente all’azione del fratello, il Colonnello Oliviero Prunas, che riuscì a ridarci la Nunziatella che era stata danneggiata, saccheggiata, occupata ed alla cui soppressione era rassegnato il Sottosegretario alla Guerra, napoletano ed ex allievo del collegio. Passando al libro che oggi Serra ci offre va immediatamente detto che le sue multiple edizioni, i commenti raccolti, i premi ottenuti costituiscono una sonora smentita ad un Maestro, l’Ambasciatore Roberto Ducci, che disse “La diplomazia conduce ovunque a condizione di uscirne”. Serra ha conquistato più di una vetta nella storiografia, pubblicando dal 90, ogni due anni, un nuovo pregevole lavoro e ritengo che si propone di continuare a farlo proseguendo lo sviluppo della carriera che, all’Estero, gli ha già assegnato tre impegnative sedi, Berlino, Mosca e Londra, e a Roma, incarichi di responsabilità: attualmente egli presta servizio nella Segreteria Generale, la cabina di comando della Farnesina. La tentazione sarebbe ora di soffermarmi sulla feconda relazione tra Letteratura e Diplomazia (uno studio “La penna del Diplomatico” enumera 670 libri scritti da diplomatici che sono stati in servizio dal 1946 ad oggi) e di domandarmi perché la lingua registra locuzioni come Letteratura medica,Letteratura giuridica e non Letteratura diplomatica. Ma i minuti corrono e vorrei anch’io esprimere l’ammirazione per un lavoro straordinario. Serra ha omesso nell’Appendice l’elenco delle personalità citate nel testo perché il compendio del suo sape- re enciclopedico gli sarà apparso una esibizione immodesta. Drieu, Aragon e Malruax: fratelli separati. La disunione è il minimo da attendersi tra un fascista,un comunista ed un avventuriero. Ma perché fratelli? Le origini familiari sono diverse. Certo, i tre soffrono di complessi e di nevrosi, ma non sono per nulla fratelli tutti coloro che ricorrono ai psico-farmaci. I 3 hanno amato se non proprio le stesse donne, donne molto simili. Tra due dei tre sembra accaduto un episodio omosessuale, ma gli eccessi o i gusti erotici sono per Legge irrilevanti. Le carriere sarebbero state definite da Moro “parallele convergenti”ma tra colleghi vi è spesso più rivalità che fratellanza. Nè possono dirsi fratelli solo perché hanno vissuto la decadenza della Terza Repubblica o le paure del tempo. Quello che a mio avviso li pone sullo stesso piano, strettamente legati l’uno all’altro è la responsabilità che non può essere elusa da persone portatrici di talento e cultura superiore alla media e che hanno acquisito strumenti di comunicazione per parlare ad un’ampia platea.’E la responsabilità del ricco nei confronti del povero, del professore verso gli alunni e diciamolo con parole proprie ai casi in esame, degli intellettuali nei confronti della società. Se si condivide “una c e r t a idea”sul rapporto tra la grande letteratura e la grande storia non si può prescindere dalla libertà e dalla indipendenza. Quindi responsabilità innanzi agli orientamenti ideologici, alle ambizioni di carriera,alle necessità sessuali. Serra dimostra che diversi personaggi nei romanzi sono sicuri autoritratti dei tre Autori. Ma il paziente vuole il medico che lo curi, non che abbia il suo stesso male. Anche i fratelli Orazi costituivano una triade di campioni ed ugualmente i fratelli Corazzi .L’assunzione da parte loro dei compiti che spettano ai campioni ha però evitato una guerra fratricida tra Roma ed Albalonga. Drieu, Argon e Malraux non hanno ciascuno una diversa colpa. Tutti e tre hanno commesso lo stesso peccato mettendo l’intellettuale al servizio della propria ideologia. Traendo queste conclusioni dal saggio di Serra, credo di poter riprendere, prima di terminare, il rapporto tra il diplomatico e lo storico:entrambi sono impegnati in una ricerca ed in un approfondimento di conoscenze. Il primo sulla attualità internazionale, il secondo sulla coscienza della memoria. L’uno e l’altro dunque influenzano la realtà. Allora è superfluo domandarsi dove nel libro sia il diplomatico e dove lo storico. Il ricordo di Drieu, Aragon ed Malruax non è una celebrazione, la loro separazione non una commemorazione. Attraverso il loro esempio Serra ha affrontato il rapporto, oggi più che mai carente, tra intelligenthia, società e politica. Avvalendomi dalla libertà del lettore vi scorgo un monito per coloro che hanno talento, conoscenza e comunicazione affinché non commettino lo stesso errore di Drieu, Aragon e Malraux. * Ambasciatore d’Italia nerocianomagentagiallo maltanapoli • 7 Giugno 2009 ❋ MOSTRE - CONVEGNI PICASSO E LE “DEMOISELLES” Antonio Guarino* L’anno 2007 fu quello del cen- più rilevante opera artistica del setenario del dipinto più picassiano colo ventesimo. Dipingendo a medel grande Pablo moria (è noto, Picasso: “Les deinfatti, che egli moiselles d’Avinon usava ricorgnon”. Dopo rere alle modelmolti disegni prele), Picasso aveparatori gettati sul va trasformato finire del 1906, cinque “demoiPicasso lo fece, selles” (cinque lo disfece e lo riprostitute) di un toccò più volte accorsato bordeltra l’inverno e la lo di Barcellona, primavera succesquello della Calsivi. Gli amici le di Avignon, in che dividevano la Les Demoiselles d’Avignon, festeggia- cinque nudi femsua estrema po- no il centenario della loro creazione minili decompovertà di quei tempi (gente come il sti, due dei quali con maschere fauvista Matisse, l’immoralista nere di stile africano sul volto. Apolinnaire, lo stravagante poeta Nudi che non scuotevano e che Max Jacob), quando egli final- non volevano invogliare i sensi, mente sollevò dal cavalletto il telo ma che facevano intendere la di copertura, rimasero chi impie- realtà della vita come essa è e non trito dalla incomprensione e chi come essa appare. Qualcosa dunaddirittura sdegnato. Leo Stein, que come la strafamosa Guernica che ogni tanto lo sovvenzionava di trent’anni dopo, ma meno vocon un acquisto, credette ad una luta, più spontaneamente sentita, beffa e scoppiò in una risata vol- forse addirittura imprevista anche tando le spalle ed andandosene. Il da lui, dall’autore, cui si svelò solo conforto gli venne dalla com- d’improvviso che nel mondo impagna ardente di quegli anni gio- perversa, anche se non vi è sangue vanili, la bella Fernande Olivier, che scorre, l’orrore. che aveva fede in lui e solamente * Preside Emerito della Cattedra di in lui. Era nata quella che molti Diritto Romano presso l’Università critici d’arte qualificano come la “Federico II” UN NAPOLETANO ALLA JUVENTUS (segue dalla pag. 1) aveva ironizzato sulle due facili vittorie riportate da Ciro contro Siena e Lazio nelle famose ultime due giornate, affermando che sarebbero venute anche senza nessun allenatore in panchina, ha risposto sorridendo (ma con un po’, come diciamo noi, di “schiattiglia”): “Ha ragione, per questo voglio far meglio, voglio riuscire a fare 7 punti in 2 partite”. E ai giornalisti che gli chiedevano se punterà allo scudetto o alla Champion, toccando ferro ha ribattuto: “Non ho mai fissato traguardi nemmeno quando giocavo”. La verità è che, come tanti napoletani di ogni ceto, questo giovane professionista – quasi coetaneo di Maldini – ha capito una verità molto importante, quella che ha tradotto in termini calcistici quando si è trovato a parlare del grande acquisto che la Juve gli mette a disposizione quest’anno, il fantasista brasiliano Diego, Ciro ha risposto tranquillamente: “Diego è un grandissimo, e qualcosa cambieremo per farlo inserire. Ma sarebbe sbagliato costruire la squadra intorno ad un solo giocatore. È lui che deve mettersi a disposizione del collettivo per far valere la sua qualità”. Insomma, la lezione di Ciro Ferrara è che, per un emigrante (ma Troisi diceva: un viaggiatore) napoletano, l’importante è di conservare sempre una misura, di non scoprire mai troppo la propria esuberanza. Difatti, quando gli hanno chiesto che “modulo” tattico presenterà all’inizio di stagione, si è affrettato a precisare: “Sicuramente giocheremo con quattro difensori”. E non con tre: ci siamo capiti. - C O N C E RT I Il chiodo nella sabbia di Luigi Mazzella È un gioco da ragazzi degli anni cinquanta: il chiodo infilato nella sabbia, passatempo innocuo per parlar d’altro al mare, per esempio di ragazze. Anche Luigi Mazzella, giudice costituzionale, già avvocato generale dello Stato ed ex ministro della Funzione Pubblica, consegna alla letteratura questo rito balneare che cela la continua ricerca di un ubi consistam, e finisce per trovarla proprio nella figura femminile. Testimonianza e ricordi di giovinezza, la quotidianità di una calda famiglia del Sud e i rapporti con l’altro sesso, le donne di casa e le adolescenti in fiore, la liberazione sessuale e gli amori adulti: tutto questo diventa romanzo, il secondo dopo l’ottimo esordio con Un gioco malandrino di finestre e di balconi. Sempre per Avagliano, ecco dunque Il chiodo nella sabbia. Il romanzo scorre leggero e suadente, la convinzione di fondo è che l’universo femminile è il vero motore che scandisce tutti i tempi dell’esistenza umana. Nel libro di Mazzella le donne sono tante, quasi tutte capaci di dare più di quanto ricevono, quasi tutte in grado molto meglio degli uomini di percepire “il simile nel dissimile”, che è l’essenza dell’amore secondo Adorno. Nelle tappe essenziali della vita, con uno stile scanzonato e sincero, l’autore rintraccia la presenza forte e discreta di madri, zie, nonne, fidanzate, mogli e amanti che finiscono per assumere una fisicità imponente e indistruttibile. E nel raccontare queste storie, Mazzella ricostruisce anche la società e le trasformazioni sociali che hanno attraversato il paese in quegli anni cruciali. CONCERTO IN RICORDO DI JOSEPH GRIMA Nella Pontifica Basilica di San Francesco di Paola – LIBRI ❋ Il contributo del Rotary Club ai terremotati d’Abruzzo Nel contesto del contributo economico offerto da tutti i clubs del Distretto 210° del Rotary International, vi ha partecipato il R.C. Napoli Est con una piacevole serata all’Hotel Vesuvio di Napoli rallegrata dalle canzoni di Peppino di Capri, qui sopra con alla sua destra Marina Marotta e alla sinistra il Presidente del Club Alessandro Castagnaro, il Past Governor Sandro Marotta, Costanza Gialanella e Maria Castagnaro. La città... la crisi, le ragioni, i rimedi Corrado Beguoinot Questo volume dedicato alla città raccoglie la storia, i risultati e le prospettive del lungo percorso di ricerca della Fondazione Aldo Della Rocca che converge, nella transizione dal XX al XXI secolo, sul tema della città e, in particolare, della città contemporanea complessa, cablata e interconnessa, multietnica e multiculturale, industriale e postindustriale,…inesorabilmente in crisi. La Fondazione chiude in questi giorni il suo primo cinquantennio di attività con gli studi sulla città interetnica e cablata e con l’attività formativa che, sulla scorta delle esperienze di due master per manager della città interetnica e cablata, confluirà nel Corso di Laurea Magistrale in “Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale. Governo delle Trasformazioni Urbane della Città Europea Interetnica Cablata” Il secondo cinquantennio di attività, che celebreremo nel 2058, si apre con gli studi tesi alla definizione delle risposte progettuali che si possono offrire alla città di oggi per adeguarla al mutamento della società urbana del Vecchio Continente, sempre più multiculturale e multietnica. La città contemporanea si trova di fronte ad una svolta epocale; gli effetti della globalizzazione dei fenomeni macroeconomici e della innovazione tecnologica nelle funzioni e nelle mere attività si riverberano sui contesti più disparati generando una esponenziale accelerazione delle trasformazioni urbane. E’ indispensabile riflettere sullo scenario rappresentato da un mondo di città, la tendenza all’urbanizza- zione è inequivocabile e ineludibile ed è necessario farlo mettendo in gioco saperi ed idee provenienti da settori disciplinari diversi e culture diverse. La parola chiave è la diversità: questa è stata la matrice generativa della città nella storia ed è oggi, insieme, una risorsa ed un problema. Le diversità etniche, culturali, sociali, religiose, di genere, e così via, costituiscono uno degli elementi fondanti della città contemporanea e, sovente, sfociano nel conflitto, nella differenza, nell’incomunicabilità, concorrendo ad abbassare la qualità della vita urbana. Dal XXIX volume della Collana che racchiude questa storia e questi risultati al XXX volume che apre il nuovo percorso di studi sulla città, sulla crisi della città, sulle ragioni della città e sui rimedi possibili… * Giornalista sportivo e scrittore Si è svolto il 28 giugno, per congiunta iniziativa dell’Università Federico II, del Polo delle Scienze e Tecnologie per la vita e dell’Associazione Napoletana Amici di Malta nella splendida Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola un concerto in ricordo del Maestro Joseph Grima, nato a Malta ma vissuto a Napoli. Esso ha visto protagonista il Coro Universitario “Joseph Grima” accompagnato dall’Orchestra “Discantus Ensemble” con le splendide voci di Valentina Varriale e Rosa Montano. Direttore Luigi Grima, figlio del compianto maestro Joseph a cui è stato dedicato il concerto a dieci anni dalla sua scomparsa. Nella gremita Basilica un pubblico attento ha applaudito a lungo l’esecuzione del Gloria di Vivaldi ed il Magnificat di Cimarosa con la partecipazione del Vocalia Ensemble, del violista Marco Traverso, del Coro dei Bambini di Napoli e del chitarrista Marco Chiazza. Il Rettore della Basilica, Padre Saverio Cento, entusiasta per l’affluenza di pubblico registrata nel corso dei sette concerti ivi svoltisi, ha concordato con il Direttore Artistico del Festival, Luigi Grima, lo svolgimento nella stessa Basilica, a cominciare dall’ottobre prossimo, di un secondo ciclo di concerti. L’AVVOCATO CIVILISTA DAL 1942 AD OGGI (segue dalla pag. 5) che sia il valore economico della questione affidatagli o il grado di latitudine del suo foro. Un bagaglio di doveri, questo, sul quale Franzo Grande ha invitato i giovani laureati a esser pensosi prima di scegliere la professione forense, magari soltanto per la mancanza d’iniziative economiche locali che, specie nel mezzogiorno, precludono la possibilità di scelte diverse. L’accenno a queste particolarità non felici del sud, coi mali evidenti che impediscono a tanti valorosi avvocati d’organizzare il proprio lavoro con gli stessi moduli e agli stessi livelli già diffusi altrove, era percettibilmente sotteso al discorso di Franzo Grande Stevens: nerocianomagentagiallo la cui eleganza ne ha tuttavia evitato un’enfatizzazione. Ma un giudice (il solo) presente all’incontro, il dott. Luigi Abete, quell’accenno ha voluto cogliere in un felice intervento finale, ricordando come proprio le maggiori difficoltà ambientali rendano più arduo il lavoro dell’avvocato meridionale che, ai compiti suoi propri, deve aggiungere quello più gravoso, impostogli dalla coscienza civile, di superare gli ostacoli che, per un diffuso e inveterato malcostume sociale e politico, si frappongono più spesso da noi al trionfo della legalità. * Avvocato Civilista. già Componente il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli Cielo Rosso Teodoro Cicala Una storia crudele coinvolge e unisce un’intera famiglia nel lontano 1943. La fuga in Abruzzo per mettersi in salvo si rivela il male maggiore. Il libro cerca di ripercorrere quei tragici giorni con grande coraggio; Teodoro Cicala non narra, ma racconta la storia sua e della sua famiglia. Le avverse vicende, anche quelle tragiche vissute tra le masserie di Ateleta, rendono il racconto più aspro, ma fanno comprendere al lettore le crudeltà della guerra. Dalle pagine che scorrono traspare quel grande senso della famiglia che, come ricompensa, viene premiato con il felice ritorno a Melito. Il diario che l’autore ricompone e consegna ai lettori offre un valido messaggio alle giovani generazioni affinché sappiano che ogni sorte triste può essere superata perché il destino degli uomini è in mani più grandi. Bruno Ricci MARNAVI S.P.A. UFFICI NAPOLI Via S. Brigida, 39 Ph. +390812513111 Fax +390815510865 E-mail: [email protected] Website: http://www.marnavi.it nerocianomagentagiallo 8 • maltanapoli Giugno 2009 ❋ CONVEGNI – COMPETIZIONI – NOZZE QUALE EUROPA PER IL FUTURO? Dal Quarto Stato al Quarto Partito (segue dalla pag. 1) Carmelo Conte Le testimonianze ricostruttive e le valutazioni, fatte da quanto hanno operato nel dopoguerra ai vertici sia dei partiti che delle istituzioni, sono elementi preziosi per comprendere cause e concause di un periodo comunque importante della vita nazionale. Politologi e storici hanno certamente i vantaggi di un maggior grado di obiettività rispetto a noi operativi, ma le autobiografie e le esperienze dirette sono indispensabili per orientare. Di questo saggio di Carmelo Conte apprezzo e sottolineo – anche per particolari descrittivi e valutativi – l’analisi degli scontri e degli incontri all’interno della sinistra, in una sottile e talvolta spietata competizione tra socialisti e comunisti, al fine di acquisirne la guida. Credo che le pagine di Carmelo Conte portino un buon contributo a rendersi conto dei motivi, remoti e prossimi, del cambiamento politico intervenuto. La storia politica italiana da oltre un secolo è stata attraversata dalla difficoltà di dialogo tra popolari cristiani e popolari socialisti per una visione democratica globale e con chiare convergenze nella politica estera. Giulio Andreotti Slovenia, la Slovacchia dove i cittadini che non hanno votato sono stati tra il settanta e l’ottanta per cento. In queste condizioni riesce francamente difficile dare una spiegazione del tutto convincente. D’altronde, il cinquanta per cento di assenteismo in altri grandi Paesi suscita perplessità ulteriori. Tutto ciò considerato, la conclusione parrebbe obbligata: i popoli della vecchia Europa non si riconoscono nelle istituzioni sovranazionali, le sentono lontane, preferiscono conservare, e tutelare, la propria identità. Fin qui rimarremmo, però, su un piano per così dire fenomenologico, quello di una mera presa d’atto dei dati. In realtà, una spiegazione in più potrebbe esserci. Ed è nel fatto che nell’immaginario collettivo l’Europa potrebbe essere, oggi, percepita come nulla più che un’entità economico-monetaria, significativa solo quando si profilino crisi come quella attualmente in corso. Un’entità che, è stato osservato, “non fa sognare”, non suscita entusiasmi, nella quale prevale “un volto burocratico” che “non dà un orizzonte ai cittadini”. In realtà, non è affatto detto che la responsabilità di quanto sopra ricada esclusivamente sul Parlamento e le altre istituzioni europee. Bisognerebbe chiedersi fino a che punto i grandi partiti, nell’esercizio della loro responsabilità di proposta politica, siano – in questi anni – riusciti ad elaborare progetti credibili, capaci di far discutere, di accendere gli animi, di dare motivazioni forti. Troppo spesso nel dibattito per queste elezioni è prevalsa – e, per quanto è dato sapere, non solo in Italia – la ricerca di rivincite per fini interni. Lo stesso fatto che la nuova composizione del Parlamento veda oggi una maggioranza di partiti di ispirazione cristiana rimarrebbe nulla più che un dato statistico qualora non ne emergesse un programma di rinnovamento che attragga, che renda finalmente l’Europa un soggetto – al di là delle dichiarazioni di principio – pie- namente attivo a livello internazionale. Chi ha memoria lunga sa bene che la grande idea dell’Europea unita nacque in contrapposizione alla nefasta esperienza dei totalitarismi e dei nazionalismi che avevano lacerato il tessuto nelle nostre nazioni. Non ci si illuda, però: sono molti i giovani che di tutto questo oggi non hanno memoria. La percezione che troppi di loro hanno è quella di un’Europa, si è pure detto, “sfocata, assente quando sono i gioco i diritti umani, priva di voce sui temi internazionali, svuotata di prospettive ideali”. L’Italia rientra esattamente in questo contesto di disaffezione generale. Se è vero che il tasso di assenteismo elettorale è cresciuto, si potrebbe aggiungere anche che esso sia stato, in qualche modo, persino contenuto dalla coincidenza con le elezioni interne. D’altronde, che meraviglia? Qual è stata la forza politica che in Italia negli ultimi mesi ha elaborato e proposto all’elettorato un programma su come noi tutti vorremmo l’Europa e su proposte di riforma del ruolo delle istituzioni di Bruxelles? Dentro questo dato macroscopico ci sono, poi, concause minori: la caduta di partecipazione al voto nel meridione e nelle isole per motivi contingenti, l’assenteismo di chi non crede più nei partiti tradizionali. Occorre pacatamente riconoscere che le campagne elettorali tutte centrate sulle diatribe interne rischiano di mortificare la politica nella sua accezione più nobile. Qualche osservatore, in estrema sintesi, si è chiesto: se i partiti per primi non credono all’Europa, come si può pretendere che siano proprio i cittadini ad invertire la tendenza e ridurre la distanza tra l’Italia e Bruxelles? E non v’è dubbio che questa distanza aumenterà fino a quando nei programmi politici l’Europa sarà riguardata di sfuggita. E tuttavia una speranza c’è. Il punto non è tanto se l’italiano creda nell’Europa più di altri. Certo, la nostra tradizione storica è diversa, legata a battaglie politiche nelle quali era in gioco la democrazia e i fondamentali valori di libertà. Indubbiamente, soprattutto per i giovani, questa tradizione rischia di sfocare poco alla volta, di sfumare nella memoria e potrebbe, così, scomparire omologandoci all’assenteismo di altri Paesi. Tutto dipende dalla capacità di fare alcune scelte di campo ispirate – in linea generale – dal principio di rispetto della dignità della persona. Questo significa, in concreto, innanzi tutto promuovere interventi ispirati a modelli di vera economia sociale di mercato, capaci di legare i grandi temi della modernizzazione all’esperienza di vita della gente. Non si tratta, qui, di una mera dichiarazione d’intenti ma di un’ipotesi di percorso che può avere una ricaduta concreta – un esempio che valga per tutti – sul versante della vexata quaestio dell’emigrazione. In sintesi: si tratta di una vera sfida della quale appare ogni giorno di più necessario condividere l’onere ripartendo l’impatto degli arrivi sui 27 Paesi e lavorando seriamente ad una politica comune. Pochi sanno che nella scorsa legislatura sono stati erogati 54 miliardi di euro a favore dei Paesi in via di sviluppo, prevalentemente per opere infrastrutturali. Questo ha fatto dell’Ue il più grande donatore a livello mondiale. Il problema è che – detto con estrema franchezza - spesso questi fondi sono stati gestiti male. Per tale ragione è urgente approntare strumenti realmente efficaci per verificare se e come le somme stanziate diventano reali capitoli di spesa nel bilancio dei paesi destinatari. Questo significa avere il coraggio di smettere di finanziare governi che si sono dimostrarti inaffidabili e sviluppare, all’opposto, strategie in favore di coloro che operano all’interno della società per moltiplicare dal basso le possibilità di sviluppo e di crescita. Ciò perché chi vive nei Paesi poveri non sia costretto a cercare vie di fuga con un’emigrazione che, diversamente, dovremmo definire coatta. * Direttore Ufficio Laicato Curia Arcivescovile LETTERE AL DIRETTORE - LIBRI ❋ DUE NAPOLETANE QUINDICENNI AI MONDIALI DI VELA Benedetta Barbiero prodiera e Roberta Caputo timoniera, componenti l’equipaggio 420 difenderanno i colori del Circolo Nautico Savoia di Napoli ai prossimi campionati mondiali assoluti che si svolgeranno sul Lago di Garda nel prossimo luglio e a quelli europei juniores che si terranno in Ungheria nel successivo agosto. Per accedere ai mondali la Barbiero e la Caputo si sono classificate al terzo posto nella categoria femminile e al secondo in quella juniores. Entrambe studentesse presso il Liceo Umberto, hanno concluso l’anno scolastico con brillanti risultati nonostante le numerose assenze imputabili al loro impegno sportivo. A Benedetta e a Roberta che portano alto il nome di Napoli nel mondo gli auguri del nostro giornale. L’AIUTO DELLO S.M.O.M. AI TERREMOTATI D’ABRUZZO Il Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta si è reso promotore della erezione, già in corso d’opera, di un luogo di culto che sorge a l’Aquila, a fianco della chiesa parrocchiale di San Sisto interamente distrutta dal recente sisma che ha colpito la terra d’Abruzzo. Già nello scorso aprile il Gran Priore di Napoli e Sicilia Frà Antonio Nesci, accompagnato dal Cancelliere del Gran Priorato Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’A- ragona si è incontrato con l’Arcivescovo Metropolita del capoluogo abruzzese S.E. Giuseppe Molinari, miracolosamente sopravvissuto al sisma che ha totalmente distrutto la sua residenza nella Curia aquilana. La struttura, volta ad assicurare già a fine del prossimo luglio un luogo di culto alla comunità dei fedeli, in attesa della ricostruzione della propria parrocchia, si inserisce nelle finalità dell’Ordine a difesa della fede cristiana. NOZZE FIORITO-RIANNA Sabato 6 giugno, nella Chiesa S. Luigi Gonzaga in Via Petrarca, si sono uniti in matrimonio il Dott. Fabio Fiorito e la Dott.ssa Alessandra Rianna. Testimoni per lo sposo la sorella Alessandra, il Dr. Alessandro Russo e l’Avv.Armando Fiorito; per la sposa i cugini Pasquale, Laura e Stefania. Al raffinato ricevimento che è seguito nella suggestiva Villa Maria in Via Manzoni oltre 150 invitati hanno festeggiato gli sposi che raggiungeranno la Polinesia per la luna di miele. Alla felice coppia gli auguri anche del nostro giornale. A PROPOSITO DELL’ARTICOLO SUL PRECEDENTE NUMERO “CHIUDE LA REGGIA CON L’ULTIMO MONARCA” Caro Michele, ho letto con mio padre il Tuo indimenticabile articolo sul nostro Castelcapuano. Lo considero dal punto di vista letterario di ottima fattura ma è soprattutto un documento storico che dovremo conservare e trasmetterlo ai più giovani che non hanno conosciuto quella irripetibile atmosfera e quegli Uomini eccezionali che hai magistralmente rievocato. Ci siamo commossi pensando all’affetto che pur dopo tanti anni dalla fine conservi per il mio sempre amato nonno che ricambiava i Tuoi sentimenti perché Ti considerava come un figlio oltre che un allievo molto promettente. E aveva visto giusto! Un forte abbraccio Francesco Barra Caracciolo, Napoli Carissimo Michele, desidero inviarti i miei più cari auguri per il nuovo anno e ringraziarti per il costante gradito invio del giornale “Maltanapoli”, magistralmente diretto. La lettura del numero di dicembre, devi sapere, mi ha spinto a scriverti. Infatti, scorrendo l’articolo “Chiude la reggia con l’ultimo monarca”, non ti nascondo che anche a me sono tornati alla mente alcune figure e nomi di insigni esponenti della magistratura e del foro che, negli ultimi miei trent’anni di vita, hanno popolato le stanze di Castelcapuano, illuminandole con la loro sapienza giuridica, la loro rettitudine, il loro impegno e, non ultima, la loro onestà intellettuale e morale. Tutte persone da te giu- stamente citate. E tra queste, una memoria particolarmente rispettosa ed affettuosa mi è sembrato di ravvisare in te, allorché hai tratteggiato e ricordato la personalità del mio amato zio Enrico Cortesani. In particolare, quando con poche e misurate parole hai riportato l’episodio della visita, effettuata in tua compagnia, alla Corte di Giustizia di Malta, ove l’illustre studioso del diritto, tu scrivi, “lasciò allibita l’intera Corte”. Confesso che la lettura di quelle “otto righe” dell’articolo hanno ridestato in me ed in tutti i miei familiari, in maniera ancora più profonda e sofferta, il rimpianto ed il dolore per averlo perso. Ci manca moltissimo; in modo particolare alle mie figlie, con le quali, sin da bambine, aveva instaurato un rapporto bellissimo fatto di una complicità ed una confidenza da amico ed a volte addirittura da confessore. Aveva colmato tutti quei vuoti impostimi, purtroppo, dall’impegno continuo e presenzialista al quale mi obbligava il mio lavoro, come tu ben sai, con il suo affetto, la sua dolcezza e, quando necessario, con la sua severità. Scusami questo sfogo, ma la colpa (!) è tua. Ancora auguri ed un forte abbraccio Dott. Luigi Colantuoni, Napoli Carissimo Michele, anche questa volta mi è giunta puntuale la copia di Maltanapoli, Corriere mediterraneo, e ti ringrazio. nerocianomagentagiallo Ma ho sentito il bisogno di scriverti anche per un secondo ringraziamento che voglio esternarti: la mia gratitudine più profonda per l’articolo “Chiude la reggia con l’ultimo monarca”. Al di là di qualsiasi facile retorica, vorrei poter trasmettere la sensazione che ho ricevuto nella lettura del pezzo perché essa è quanto di più gradevole si possa assaporare. Sei stato sublime, semplicemente sublime, per la poesia ed il ricordo di un luogo magico che ben conosco, e dove ho vissuto nel mio lavoro per tantissimi anni. Ti sono grato per avermi condotto per mano tra i corridoi dell’austero Castelcapuano, nelle aule e per le scale di un maniero ormai solitario e votato oggi a differenti finalità. Sono certo che chiunque abbia trascorso lì parte della sua vita non sarà stato capace di trattenere una lacrima di commozione nel rammentare quei luoghi e quelle alte personalità attraverso la tua cronaca struggente di malinconia. Grazie per questo regalo bellissimo! Con affetto infinito e la stima di sempre Avv. Giuseppe Ricciulli, Napoli Caro Michele, i numeri di Maltanapoli che con immutato affetto e ricordo sempre mi fai mandare sono ogni volta interessantissimi e mi tengono vicino al tuo grande spirito e alla tua preclara intelligenza. Però questa vol- ta, per il numero di dicembre 2008, non posso fare a meno di inviarti un plauso entusiasta per il tuo articolo sulla Reggia con l’ultimo monarca, un saggio di strepitosa qualità letteraria, culturale, umana, come non mi capitava di leggere da un pezzo. Io non ho occasione di venire a Napoli; fammi la promessa che la prima volta che verrai tu a Roma mi avverti. Un abbraccio. Avv. Carlo Nicolò, Roma Gli sposi Alessandra Rianna e Fabio Fiorito. Alla loro sinistra Armando Fiorito, Alessandro Russo e Alessandra Fiorito Carissimo Michele, con vivo piacere ho letto sull’ultimo numero di Maltanapoli il tuo articolo “Chiude la Reggia con l’ultimo Monarca” magistralmente hai descritto tempi e fatti che oggi i giovani avvocati non conoscono e non hanno voglia di conoscere; mentre invece quella sparuta pattuglia di avvocati dei vecchi tempi ricordano con nostalgia. Conserverò tra i miei ricordi il tuo bellissimo e nostalgico articolo. Con i migliori saluti Avv. Alfonso Pagliano, Napoli intravisto, anche se non citato, l’indimenticabile Cesare Casiere. Ho poi letto, con la curiosità e l’interesse di un vecchio “studente”, le sagge osservazioni del prof. Abbamonte che ricordo con simpatia ed affetto. Grazie ancora. Cordialmente Mario Liberatore, Castel di Sangro (AQ) Carissimo Michele, ti sono sempre e cordialmente grato per l’invio del periodico dell’Associazione napoletana Amici di Malta. Ho apprezzato il tuo articolo, dedicato agli insigni magistrati ed avvocati di Castelcapuano e ti confesso che in quel mondo di memorie e di immagini, descritto davvero con delicatezza e nostalgia poetica, ho Cari colleghi ed amici, Vi ringrazio per la struggente nostalgia che con me e molti altri lettori avete avvertito per Castelcapuano e per gli insigni Magistrati ed Avvocati che si sono ivi avvicendati lasciando in noi una traccia indelebile della loro sapienza giuridica. m.d.g. Michele Di Gianni Direttore Responsabile Ass. Napoletana Amici di Malta Editrice - C.F. 80027800632 Gli articoli riportati nel presente giornale esprimono l’opinione degli autori. Arte Tipografica - Napoli Via S. Biagio dei Librai, 39 www:[email protected] Tel. 081.5517099 - Fax 081.5528651 Reg. Trib. Napoli 2170/70 Finito di stampare il 30-06-2009