SALUTO DEL GOVERNATORE
ROTARY INTERNATIONAL
DISTRETTO 2080
PIER GIORGIO PODDIGHE
ANNO SOCIALE 2013-2014
1954-2014 - 60 anni di service
3
Il Rotary club Viterbo compie 60 anni
"Chi non ricorda non vive"
di Mario Moscatelli
L
a memoria è lo strumento vivo con cui elaboriamo il nostro presente e guardiamo al nostro
domani: avere memoria equivale a trasferire il passato nel presente.
Ed è per questo motivo che l’espressione “Chi non ricorda non vive” deve assolvere, come lo
specchietto retrovisore di un veicolo, la funzione di contribuire ad apprestare il patrimonio conoscitivo nel quale indirizzare il nostro cammino.
Nella nostra Associazione questo patrimonio è costituito dagli esempi di disinteressata disponibilità di tanti soci, dalle iniziative intraprese, dai progetti realizzati e dai risultati ottenuti.
Tutto questo, calato nella memoria collettiva del club, diviene un motore di vita che spinge i
soci, singolarmente o insieme agli altri, a progettare e realizzare, sull'esempio del passato, tutte
quelle iniziative che costituiscono poi la vita concreta del club.
È il ricordo che muove le menti e spinge all'azione con lo sguardo sempre rivolto alla realtà
del momento per trarne i suggerimenti e le motivazioni al fine di muoversi sempre sul terreno della
concretezza e dell’efficacia.
Il 60°di fondazione del Rotary Club di Viterbo, che si celebra in questa annata 2013/2014, non
sfugge a questa rivisitazione del passato, anzi si impone, sia per guardare con legittimo orgoglio ai
traguardi raggiunti sia per trovare le più opportune motivazioni per l’attività futura.
Questa operazione mentale diventa indispensabile quando l’evento, di cui si celebra la ricorrenza, riveste una importanza fondamentale per essere un momento di riconsiderazione e di consolidamento di un impegno, già assunto, di cui è indicato l’obiettivo da raggiungere ma si debbono
individuare o rinnovare gli strumenti da utilizzare.
L’impegno assunto, per quanto riguarda noi rotariani, è quello di vivere lo spirito del Rotary
con tutte le implicazioni che questo comporta sul piano personale, professionale e sociale.
L’obiettivo è quello di porsi al servizio della società individuando iniziative e progetti da avviare e realizzare Gli strumenti sono quelli che la nostra fantasia e la nostra volontà individuano di
volta in volta per rendere concreti i programmi d’azione deliberati.
Il nostro Club, al quale mi onoro di appartenere da circa trenta anni, si è sempre più caratterizzato, fin dalla sua fondazione, per l’attività di pubblico interesse che, pur non tralasciando di
curare le altre finalità indicate nel nostro statuto, è stata ritenuta senz’altro prioritaria dovendosi
svolgere in una provincia, come quella di Viterbo, le cui grandi potenzialità di sviluppo stentano
ad emergere per alcuni nodi infrastrutturali rimasti da anni irrisolti.
Ed è proprio per sciogliere questi nodi che le linee di azione si sono sviluppate di volta in volta
con manifestazioni, per richiamare l’attenzione della pubblica opinione e degli organismi pubblici
competenti, con convegni di studio per offrire, col contributo di esperti di settore, le soluzioni più
idonee ai problemi affrontati e con appositi progetti o studi, ove è stato possibile farlo.
Uno sguardo al passato conferma questo assunto La carenza di infrastrutture che penalizzava
negli anni '80 e '90 lo sviluppo della provincia nei confronti dei territori contermini ha visto il protagonismo del club in un ventaglio di iniziative favorevolmente commentate, come vedremo, dai
livelli istituzionali e che hanno avuto grande risalto nella stampa locale.
La necessità della istituzione di una sede universitaria nella nostra città, non soltanto come
esigenza di redistribuzione della popolazione universitaria nella Regione Lazio ma anche, e soprattutto, per rispondere alla vocazione culturale del territorio, ha visto il nostro club attivarsi, con
una azione pervicace ed appropriata, fino al raggiungimento dell’obiettivo: la nascita dell’Università
degli studi della Tuscia che ha registrato il protagonismo, in ruoli ed in momenti determinanti, di
1954-2014 - 60 anni di service
5
esemplari figure di rotariani.
La metanizzazione dell'Alto Lazio, l'adeguamento della rete stradale, il collegamento con l'autostrada del sole, la velocizzazione della rete ferroviaria, sono state le problematiche che, come vedremo nella sezione dedicata ai grandi temi, hanno visto il nostro club sempre pronto a scendere
in campo per fare opinione e per proporre soluzioni.
Successivamente l'attenzione è stata rivolta alla tutela del patrimonio artistico col restauro di
opere d'arte che ha visto la capacità del nostro club di mobilitare risorse finanziarie private e istituzionali da convogliare verso iniziative di pubblica utilità.
Per premiare la particolare dedizione al lavoro nei luoghi dove il cittadino accede per fruire
prestazioni pubbliche è stato realizzato per molti anni il "Premio Viterbo che lavora".
In anni più recenti, e sempre con lo sguardo alla realtà del momento, il club ha raccolto l'esigenza del ripristino del concetto di meritocrazia, sopratutto a livello delle giovani generazioni,
dando vita al concorso "Premio Viterbo che studia". Con questa iniziativa, giunta nel 2014 alla sua
3° edizione, si è voluto lanciare un messaggio, oggi di grande attualità ed importanza per il nostro
Paese: “Più giovani meritevoli, più futuro per l’Italia” ed indicare anche le modalità più efficaci
per rispondere a questa esigenza: “Stimolare l’impegno, far emergere il merito, premiare il risultato”.
La crisi che da qualche anno investe il nostro Paese ha motivato una riconsiderazione dell’ambito territoriale in cui proiettare l’azione del club: il programma d’azione per l’annata sociale 20132014 è stato infatti basato su interventi di interesse sociale ed umanitario c.d. “a chilometro zero”.
Sull’esempio di quanto già fatto nel passato si è iniziato col finanziare (a totale carico del club)
l’acquisto, per la Caritas, di un autoveicolo “Ford Transit” per la raccolta quotidiana dei prodotti
alimentari donati dai Supermercati e si proseguirà con altri interventi mirati ad “aiutare chi aiuta”,
in particolare le Associazioni del c.d. “welfare privato”.
Sono tante altre le iniziative intraprese ed i progetti realizzati di cui si troverà cenno in questa
pubblicazione soprattutto nel ricordo dei Presidenti che mi hanno preceduto ai quali voglio rivolgere
il mio grato animo per l’esempio di appassionata dedizione alla vita ed alla operatività del club che
hanno lasciato.
La stampa ha sempre dato ampio risalto alle nostre iniziative e le autorità locali non infrequentemente le hanno sollecitate o se ne sono avvalse.
Se non tutte le problematiche affrontate dal nostro club hanno trovato un approdo positivo rimane nel nostro patrimonio di ricordi la grande soddisfazione di aver saputo interpretare i tempi,
segnalando esigenze e indicando soluzioni e, soprattutto, di avere lasciato un seme che, se coltivato
da altri soci, sarà in grado di sollecitare e promuovere ulteriori e più fecondi momenti di vita del
nostro club.
Ed è per questo motivo che:
“CHI NON RICORDA NON VIVE”
6
Rotary Club Viterbo
IL ROTARY INTERNATIONAL
L
'avvocato Paul P. Harris sperava di riunirsi
in compagnia di un gruppo di professionisti
animati da quello stesso spirito di amicizia che aveva
provato nelle piccole città in cui era vissuto da giovane. Il 23 febbraio 1905, Harris, Gustavus Loehr,
Silvester Schiele e Hiram Shorey si sono riuniti nell'ufficio di Loehr, la Stanza 711 dell'Unity Building,
nel centro di Chicago. Questa è la prima data ufficiale di riunione del Rotary club. Quel giorno, decisero di chiamare il nuovo club “Rotary” in seguito
alla decisione di tenere le riunioni in diversi posti, a
rotazione.
Nel corso dei primi cinque anni, esistevano club sparsi in tutto il territorio statunitense, dall'est
all''ovest, da New York a San Francisco.
Nel mese di agosto 1910, i Rotariani hanno organizzato il loro primo congresso a Chicago.
Tutti e 16 i club esistenti all'epoca si erano radunati per formare l'Associazione nazionale dei Rotary
Club.
Nel 1912, il nome venne cambiato con Associazione internazionale dei Rotary Club per rispecchiare l'aggiunta di club dall'estero. Il nome Rotary International venne adottato poi nel 1922.
A luglio 1925 il Rotary contava oltre 2.000 club con più di 108.000 soci in sei continenti.
La reputazione del Rotary era tale da attrarre tra le sue fila Presidenti, Primi Ministri e una
serie di luminari, tra cui lo scrittore Thomas Mann, il diplomatico Carlos P. Romulo e il compositore
Jean Sibelius.
Con la crescita del numero di soci, si è provveduto a convogliare risorse e talenti a beneficio
della propria comunità. La dedizione dell'organizzazione a questo ideale è racchiusa nel motto:
Servire al di sopra di ogni interesse personale.
Prova delle quattro domande Nel 1932 il Rotariano Herbert J. Taylor concepì la cosiddetta
"Prova delle quattro domande".
La prova, tradotta in oltre 100 lingue, consiste nel porsi quattro quesiti fondamentali in base
ai quali stabilire quali azioni intraprendere o meno.
A tutt'oggi questa semplice regola di condotta è rimasta invariata e serve come guida per i Rotary club di tutto il mondo.
ñ Ciò che penso, dico o faccio, risponde a VERITÀ?
ñ È GIUSTO per tutti gli interessati?
ñ Promuoverà BUONA VOLONTÀ e MIGLIORI RAPPORTI D'AMICIZIA?
ñ Sarà VANTAGGIOSO per tutti gli interessati?
Principi guida
Questi principi sono stati sviluppati nel corso degli anni per fornire ai Rotariani un solido
scopo comune e la guida necessaria. Essi servono a fornire le fondamenta per i nostri rapporti interpersonali e le opere da realizzare nel mondo.
Scopo del Rotary Lo Scopo del Rotary è incoraggiare e promuovere l’ideale di servizio come
base delle iniziative benefiche e, in particolare:
PRIMO: sviluppo di rapporti interpersonali da intendere come opportunità di servizio;
SECONDO: elevati principi morali nello svolgimento delle attività professionali e nei rapporti
di lavoro; il riconoscimento dell’importanza e del valore di tutte le attività utili; il significato del1954-2014 - 60 anni di service
7
l’occupazione di ogni Rotariano come opportunità di essere al servizio della società;
TERZO: applicazione dell’ideale rotariano in ambito personale, professionale e sociale;
QUARTO: comprensione, buona volontà e pace tra i popoli mediante una rete internazionale
di professionisti e imprenditori di entrambi i sessi, accomunati dall’ideale del servire.
Cinque vie d'azione
Noi provvediamo a concentrare i nostri sforzi a favore delle opere umanitarie e sociali a livello
locale e all'estero attraverso le cinque Vie d'Azione, che sono alla base delle attività di club.
L'Azione interna è focalizzata sul rafforzamento dei club. Il club di successo è fondato su
solidi rapporti e un piano attivo di sviluppo dell'effettivo.
L'Azione professionale richiede ad ogni Rotariano di operare con integrità e a mettere a disposizione la sua competenza per rispondere ai problemi e bisogni della società. Per maggiori informazioni consultare Introduzione all'Azione professionale e il Codice deontologico del Rotary.
L'Azione di pubblico interesse incoraggia ogni Rotariano a trovare modi per migliorare la qualità della vita delle persone in seno alla comunità in cui vive e ad agire a beneficio del pubblico interesse. Per maggiori informazioni consultare Comunità all'opera: Come realizzare progetti efficaci
e la presentazione sull'Azione di pubblico interesse (PPT).
L'Azione internazionale ingloba le azioni intraprese per allargare la portata delle attività umanitarie del Rotary e per promuovere la comprensione e la pace tra i popoli. Quest'azione viene
messa in pratica attraverso la sponsorizzazione o volontariato a favore dei progetti internazionali,
cercando la collaborazione di partner all'estero e altro ancora.
L'Azione Nuove Generazioni riconosce l'importanza di dare voce e potere ai giovani e giovani
professionisti attraverso programmi di sviluppo delle doti di leadership come Rotaract, Interact,
RYLA (Rotary Youth Leadership Awards) e Scambio giovani del Rotary.
Aree d'intervento
Sono state individuate delle cause specifiche in cui coinvolgersi per massimizzare il nostro
impatto a livello locale e globale. Allo stesso tempo, ci rendiamo conto che ogni comunità ha problemi e bisogni particolari.
Attraverso le sovvenzioni globali e altre risorse, noi aiutiamo i club a concentrare i loro sforzi
nelle seguenti aree.
Promozione della pace
Oggi, 42 milioni di persone sono attualmente profughi a causa di conflitti armati o persecuzioni.
Attraverso le nostre partnership con diverse università prestigiose, i borsisti della pace del Rotary sviluppano le doti per rafforzare le iniziative di pace, formare i leader locali a prevenire e mediare i conflitti e sostenere l'edificazione della pace a lungo termine nelle aree colpite dai conflitti.
Ogni anno noi offriamo fino a 100 borse di studio per la pace presso i Centri della pace del Rotary.
Lotta contro le malattie
Oltre 100 milioni di persone sono spinte nella povertà ogni anno a causa delle spese mediche.
Noi ci sforziamo a migliorare e ad ampliare l'accesso alle cure a basso costo e gratuite nelle aree
sottosviluppate. I nostri soci provvedono a educare e mobilitare le comunità per aiutare a prevenire
la diffusione delle malattie più importanti come la polio, HIV/AIDS e malaria. Molti dei nostri progetti assicurano che le sedi della formazione sanitaria siano ubicate in posti facilmente accessibili
dalla forza lavoro.
Fornitura di acqua potabile
Oltre 2,5 milioni di persone non hanno accesso adeguato alle strutture igienico-sanitarie. Al-
8
Rotary Club Viterbo
meno 3.000 bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie legate alla diarrea causate da acqua
contaminata. I nostri progetti danno alle comunità la capacità di sviluppare e rendere sostenibili
impianti idrici e servizi igienici e finanziare gli studi in materia.
Protezione di madri e bambini
Ogni anno, almeno 7 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono a causa della
malnutrizione, scarsa assistenza medica e condizioni igienico-sanitarie inadeguate. Per aiutare a
ridurre questo numero, noi forniamo vaccinazioni e antibiotici per i bambini, miglioriamo l'accesso
ai servizi medici essenziali e sosteniamo la formazione degli operatori sanitari che offriranno la
loro assistenza alle madri e ai loro figli. I nostri progetti assicurano la sostenibilità fornendo alla
comunità locale i mezzi necessari per poter approntare i programmi di formazione nel campo medico-sanitario.
Sostegno dell'istruzione
67 milioni di bambini di tutto il mondo non hanno accesso all'istruzione formale ed oltre 775
milioni di persone di età superiore ai 15 anni sono analfabete. Il nostro obiettivo è di rafforzare la
capacità delle comunità di sostenere l'alfabetizzazione e l'istruzione di base, ridurre la disparità tra
i due sessi nel campo dell'istruzione e incrementare l'alfabetizzazione tra gli adulti.
Sviluppo delle economie locali
Circa 1,4 miliardi di persone con un impiego vivono con meno di 1,25 USD al giorno. Noi
realizziamo progetti che mirano ad avanzare lo sviluppo economico e comunitario e a creare le opportunità per un lavoro decente e produttivo per giovani e meno giovani. Inoltre, noi aiutiamo a
rafforzare le capacità degli imprenditori locali e leader della comunità, in particolare donne, delle
comunità povere.
1954-2014 - 60 anni di service
9
Il Rotary in Italia
I
l Rotary nasce in Italia il 19 giugno 1923 a Milano per opera di uno scozzese, James Henderson, ma in realtà l'ideatore è l'ingegnere irlandese Leo Giulio Culletton, sollecitato da un
suo parente rotariano di Dublino che lo mette in contatto con la sede centrale di Chicago la quale
autorizza l'operazione.
Il primo incontro avviene il 29/02/1923 presso il ristorante Cova fra alcuni imprenditori italiani
e stranieri decisi a realizzare anche in Italia gli ideali rotariani.
I soci fondatori sono tutti nomi di grandi imprenditori e di aristocratici e per molti anni il
Rotary italiano si caratterizza per censo ed elitarietà.
Nel 1925 si costituisce in Italia il 46° Distretto del Rotary Internazionale, primo nell'Europa
continentale. É così aristocratico, malgrado le critiche dei rotariani americani, che i suoi annuari
sono considerati il Gotha dell'Alta Società.
Ma presto sorgono i primi contrasti con il Regime Fascista a causa dei differenti ideali perseguiti.
Nel 1928 a seguito di un articolo della “Gazzetta di Varsavia'' che denuncia il Rotary come
una derivazione dell'organizzazione massonica, la stampa fascista inizia una campagna denigratoria
paragonandolo, come la Massoneria, ad una fratellanza di uomini d’affari.
Il Rotary reagisce decisamente ed il governatore di allora, Ginori Conti, invia al Presidente
del Consiglio dei Ministri una relazione per dimostrare l'infondatezza delle accuse e nell’anno successivo in occasione del Congresso Distrettuale: di Napoli viene stilata la "Dichiarazione dei Principi'', subito adottata dal Congresso Internazionale di Dallas, che chiarisce che cosa è il Rotary.
Oltre ad esporre le finalità etiche ed umanitarie la “Dichiarazione” afferma che “…il Rotary
non ha alcun carattere politico o religioso e come tale non ha mai inteso ne intende formare alcun
partito o alcuna setta. Potendo far parte del Rotary persone di religioni e nazionalità diverse, esso
professa il più assoluto rispetto della fede dei suoi membri e del loro sentimento nazionale “.
Dopo questa chiarificazione e per il fatto che i soci rotariani rappresentavano l'elite della nazione, il Rotary può sopravvivere per alcuni anni anche se sotto il controllo delle Autorità del Regime, nell’impossibilità di stabilire un contatto con le autorità governative.
Dopo il 1935 i contrasti si accentuano. Nel ‘36 si scioglie il Rotary in Germania e nel 1938 il
Governatore del Distretto Italia, Generale Ruggeri-Laderchi, si dimette.
Il nuovo Governatore Attilio Pozzo rifiuta la richiesta governativa di riformare le regole del
Rotary italiano e delibera lo scioglimento dei clubs italiani.
Nell'ultima riunione del club romano il grande rotariano Omero Ranelleti esprime la certezza
che "….tutti i rotariani italiani conserveranno intatto e alimenteranno il patrimonio della reciproca
migliore conoscenza di cui si sono arricchiti in quindici anni di vita in comune.''.
Dopo la chiusura dei clubs molti rotariani continuarono a riunirsi clandestinamente ed a custodire gelosamente i documenti ed i simboli delle loro sedi.
La ricostituzione dei clubs italiani ricomincia durante la seconda guerra mondiale con l'avanzata delle truppe anglo-americane.
Nel '44 riapre il club di Messina, poi Palermo, quindi Napoli e Firenze, Milano più tardi nel
'46 e Roma nel '48.
Tutti hanno dovuto risolvere un problema molto delicato: accertare il comportamento dei soci
durante il Regime.
Nel 1946 viene nominato Achille Bossi Commissario Speciale per la ricostituzione del Rotary
in Italia ed a Pallanza viene organizzato il primo Convegno Nazionale presieduto da O. Ranelletti.
In tale Convegno vengono discusse due teorie contrastanti: democratizzare i clubs aprendo
all' ammissione di nuove categorie sociali e ad elementi validi, anche se non gli eccellenti, a discapito di personalità eminenti ma solo decorative;
1954-2014 - 60 anni di service
11
mantenere il criterio di elevata selezione per evitare la presenza di classi molto distanti fra
loro; tesi sostenuta dai delegati delle grandi città.
Pur mantenendo i vecchi criteri il Convegno apre l'ingresso ai giovani anche se non esponenti
di primo piano nelle loro classifiche ma che abbiano già dimostrato propensione al servizio disinteressato
Libero da interessi politici il Rotary italiano continua la sua espansione e raggiunge un elevato
prestigio nel consesso mondiale tanto che per l'anno 1956-57 viene eletto per la prima volta Presidente del Rotary Internazionale un italiano: Paolo Lang.
Altri avvenimenti dimostrano la considerazione raggiunta dai clubs italiani in particolare: l'organizzazione a Roma del Congresso Regionale dei Paesi Europei e del Mediterraneo nel 1970 ed
il 70° Congresso del Rotary Internazionale nel giugno del 1979 con la presenza di oltre 10.000 rotariani di tutto il mondo.
Fin dal suo nascere il Rotary ha avuto un rapporto difficile con la Chiesa cattolica che stigmatizzava l'etica laica dell'associazione non ritenendola in sintonia con quella cristiana.
Si deve ad Omero Ranelletti il superamento dei difficili rapporti con la Chiesa che culmina
con l'udienza che il Pontefice Giovanni XXIII concede nel 1959 al Presidente del Rotary Internazionale.
Successivamente, in occasione del 70° congresso del R.I. nel giugno del 1979, il Papa Giovanni
Paolo II celebra una messa in San Pietro per circa 7000 rotariani concludendo la sua omelia con
queste parole: "... possa il Signore sostenere il R.I. nella nobile causa di servire l'umanità nel bisogno. . .'' Oggi fanno parte del Rotary molti ecclesiastici ed un gesuita è divenuto Governatore del
Distretto 211. Negli ultimi trent'anni il Rotary in Italia raggiunge il suo massimo sviluppo passando
dai 25 clubs con 1000 soci del 1930 ai 34.000 con 1,2 milioni soci che operano con impegno e spirito di servizio per affermare la pace e la giustizia e per realizzare progetti di pubblico interesse.
12
Rotary Club Viterbo
Nasce il Rotary Club Viterbo
I Fondatori
Battaglia Dott. Alessandro
Battaglia Avv. Alfonso
Caporossi Geom. Ezio
Cassani Geom. Pietro Paolo
Cecchetti Dott. Bonaventura
Cirenei Dott. Anacleto
Dobici Dott. Nazzareno Pugliese
Fiore Melacrinis Avv. Eugenio
Ludovisi Prof. Felice
1954-2014 - 60 anni di service
Mangani Camilli Avv. Ettore
Messina Avv. Giuseppe
Micara Comm. Ferdinando
Narduzzi Prof. Nestore
Patella Dott. Daniele
Pierro Rag. Franco
Cortoni Dott. Gerado
Tricomi Ing. Nino
Vittori Geom. Aldo
13
NESTORE NARDUZZI
E IL SUO IDEALE ROTARIANO
Primo Presidente R.C. Viterbo
di Luigi Narduzzi
Presidente anno sociale 2000 2001
I
l 7 Marzo 1954 all'inaugurazione del Rotary Club di Viterbo, Nestore Narduzzi, quale primo
Presidente e socio fondatore del novello Club affermava: «l'ideale di servire, di servire la
società e l'interesse generale di raggiungere l'alto livello etico nei rapporti della vita associata; di
realizzare la comprensione e la pace internazionale attraverso la concordia degli uomini migliori
per cultura, intelletto, capacità ed attività stretti dal vincolo di quell'ideale, ci richiamano la perenne
attualità di verità antiche e nuove come quella sull'amicizia, non ultima - secondo Aristotele - tra
le virtù morali».
Questi ideali già evidenti nell'attività scientifica di Nestore Narduzzi hanno costituito viatico
del suo operare investendo in pieno anche la sua attività rotariana.
Il senso dell'altruismo e la grande disponibilità verso il «prossimo» hanno sempre caratterizzato
le sue azioni in ogni campo nel quale ha operato ed in particolare nell'ambito del Rotary, dove è
sempre stato guidato da quel sentimento di amicizia che fin da giovane ha posto a base del suo
fare, sentimento che gli ha permesso, quale Presidente del Club Viterbese, di creare, su basi solide,
un organismo teso a realizzare il fondamentale principio rotariana: amicizia ed operosità.
Amicizia intesa come «affidabilità», amicizia che ha per oggetto il piacere che si prova con la
convivenza nel totale rispetto della solidarietà umana e che si connatura nella carità nonché nella
giustizia che ogni essere umano deve sentire verso i suoi simili.
Questi sono i principi che sempre hanno illuminato l'attività di Nestore Narduzzi nella sua intensa opera diretta a realizzare in pieno i principi rotariani, attività che, ancor oggi, si riflette nella
vita del Club Viterbese.
E la figura morale ed intellettuale di Nestore Narduzzi che si staglia parallelamente nel campo
scientifico, campo che si riflette, e non poco, sull'attività rotariana, è mirabilmente scolpita dal suo
allievo, e continuatore del suo magistero economico nella Università di Perugia, Pierluigi Grasselli,
il quale ha scritto: «Si sforzò sempre di fare in modo che la valutazione degli aspetti professionali
non soverchiasse quella delle qualità umane delle persone con cui veniva a contatto... ricercò e praticò una collaborazione schietta. Non negò il suo aiuto a quanti lo chiedevano.., e cercò di capire e
di aiutare gli altri, fu tollerante, si sforzò sempre di essere giusto, pur nei limiti della condizione
umana».
E qui non si può non ricordare che con i suoi saldi principi morali e le sue chiare impostazioni
ideologiche e culturali è nato e si è sviluppato un organismo che ha pienamente risposto alle finalità
del Rotary, un organismo che, operando nel solco da lui tracciato, mira a raggiungere quelle mete
che solo l'uomo giusto può perseguire.
1954-2014 - 60 anni di service
15
RICORDI DI UNA SERA D'AUTUNNO
di Bonaventura Cecchetti
Socio Fondatore e Presidente 1968-1969
Millenovecentocinquantadue.
Ricordo una sera di autunno convinto, di quelle in cui fa buio presto ed il vento porta già in sè
il primo incalzare dell'inverno, che non tarderà a venire.
C'era un caminetto, in quella casa di campagna, al Merlano, di Felice Ludovisi.
E intorno al fuoco un gruppo di amici: Ettore Mangani Camilli, Alessandro Battaglia, Pierino
Gassami, Daniele Patella, io e pochi altri.
Eravamo noi, ed era bello restare lì; indugiare per l'ultimo sorso di un vino che doveva essere
il più buono, a parlare sottovoce, quasi si avesse il timore di turbare l'intimità di quei momenti.
Non lo sapevamo, eppure quella sera - in cui per la prima volta Felice ci parlò del «Rotary» noi già eravamo rotariani.
Perché quel legame di affetti, di amicizia, di solidarietà, che si era creato fra noi, era già l'annuncio felice del Club che avremmo fondato.
E sì che la parola «Rotary» suonò per tutti noi pressoché nuova.
Che sarà mai? ci chiedevamo.
Ci rivedemmo alcuni giorni dopo, in Via Sacchi, da Nazzareno Dobici e con noi c'erano Franco
Pierro, Gerardo Pugliese Cortoni, Eugenio Fiore Melacrinis, Giusto Frigo, Mario Mostardini e Nestore Narduzzi.
Dobici sarebbe stato il primo segretario, Narduzzi il primo presidente.
Problemi: molti, che con l'entusiasmo dei neofiti e con l'improvvisazione dei pionieri, riuscimmo a risolvere.
Diffidenza: anch'essa, molta, che con l'andare del tempo riuscimmo a superare.
Era necessario fornire un degno esponente per ognuna delle categorie professionali; dopo qualche tempo ci riuscimmo: eravamo pronti per avviare definitivamente il nostro progetto.
A Viterbo fu il primo Club di Servizio, nonostante il tipo di provincia prettamente agricola, e
nonostante la vicinanza se non l'incombenza di Roma.
Già nel 1954 eravamo in 27.
Nel '57, con la presidenza di Felice Ludovisi, fu indetto un congresso dei Rotary dell'Alto
Lazio;
dopo qualche titubanza anche Roma, che all'epoca contava un unico Club, aderì con nostra
grande soddisfazione.
Ci ritrovammo a celebrare quell'avvenimento in Civitavecchia, su di una nave. Era giusto così:
perché una nave dava l'idea di quel che stavamo compiendo.
Avevamo navigato e avremmo continuato a navigare, verso porti sempre più ambiziosi,verso
mete sempre più lontane. E così è stato.
Il sistema degli Interclub ha reso il Rotary una realtà di grande spessore, e di autentico prestigio
in campo nazionale; ma, ancor più, ha offerto ed offre la possibilità ad ogni rotariano di ampliare
gli orizzonti delle conoscenze, il patrimonio delle amicizie, il bagaglio delle esperienze.
Val proprio la pena di brindare a questo felice compleanno.
All'epoca avevo 30 anni, ora ne ho 35 di più.
Possiamo proprio dirlo: questo «Rotary» di Viterbo lo abbiamo visto nascere; lo abbiamo visto
crescere, fino a diventare un Club, quale mai avremmo immaginato potesse diventare.
Era un grande auspicio: adesso è una realtà matura, cui molti aspirano e cui relativamente
pochi vengono ammessi ad accedere. È - la nostra - una scelta di servizio che si nobilita attraverso
16
Rotary Club Viterbo
l'attività di quanti lo operano, e che, a sua volta, nobilita coloro i quali ne sono destinatari.
Leviamo i calici, dunque, a questi «nostri 35 anni»,
Attendo con ansia l'evento, che tutti assieme festeggeremo.
saremo tanti.
ne trarremo gioia.
Eppure, io lo so, quel giorno non potrò fare a meno di tornare - col ricordo, col cuore - a quella
sera di autunno inoltrato; a quel caminetto col fuoco che ardeva, a quel vino che ci dava calore,
alle nostre parole, ai nostri progetti.
A quel che eravamo, forse.
E mi pare tanto lontano, anche se li sento tutti qui davanti a me, intorno ad una stessa tavola,
Ettore, Alessandro, Pierino, Daniele, e poi, via via, tutti gli altri, che non nomino, ma che ricordo
sempre con immutato affetto.
Rotariani, appunto, ancor prima di sapere cosa mai fosse il Rotary.
Tanti auguri, amici di un tempo.
Tanti auguri, amici trovati lungo la strada.
Tanti auguri a te, caro, vecchio Rotary della mia città.
E lunga vita!
1954-2014 - 60 anni di service
17
INTERVISTA A FELICE LUDOVISI
F
elice Ludovisi, pittore di grande fama, è stato - indiscutibilmente - uno degli uomini che
più fortemente hanno voluto la nascita del Rotary Club di Viterbo.
Ludovisi presiedette il Club nel '56-57 e nel '57-58; trasferitosi successivamente a Roma partecipò alla fondazione di altri Club nella Capitale; è stato Socio di Roma-Sud, Club che ha presieduto nel 1986-87. Ha ricoperto numerosi incarichi di notevole prestigio a livello distrettuale e,
come Fondatore, è Socio Onorario del nostro club.
Lo abbiamo incontrato nella sua bella casa romana, dove, sospendendo per qualche attimo il
lavoro alla sua ultima tela, ha acconsentito gentilmente a rispondere ad alcune domande sulla fondazione del nostro Club.
Come è nata l'idea di creare un Rotary Club a Viterbo?
Nel lontano 1953, interpellato da un amico Rotariano sull'opportunità di costituire il Rotary a
Viterbo, ebbi il mandato dalla sede di Zurigo di iniziare i primi sondaggi per la sua costituzione.
Mi trovavo nella mia casa di campagna e - colta l'occasione di un pomeriggio passato con cari
amici, che mi erano venuti a trovare - lanciai l'idea.
Logicamente tale idea era nuova per me e per loro, e fondare un Club di Servizio poteva anche
creare malintesi e difficoltà sia ambientali, sia d'inserimento in una società di provincia che cominciava appena a dimenticare il passaggio della 2a guerra mondiale.
Quali furono le difficoltà incontrate?
Non nascondo che le difficoltà furono molte, sia di carattere ambientale che di carattere politico
e religioso. Il Club, come ben si sa dal manuale di procedura, è aperto a tutti gli esponenti delle
varie categorie sociali, cosa che ancora oggi, nel 1989, crea ostacoli per la costituzione di un Club,
figuriamoci allora, a Viterbo, dove ancora tutto doveva «esplodere» e la stessa città era ristretta
nella cerchia delle sue mura. Comunque le difficoltà, con la buona volontà e l'aiuto di tutti gli amici
che si unirono all'idea, furono superate con molto successo.
Quali furono i primi importanti successi del Club?
Voglio citare a tale proposito solamente due eventi:
1°) L'inaugurazione del Club fu fatta con l'intervento dell'allora Governatore Chiodi (il distretto
- e il Governatore - era uno solo in tutta Italia), S.E. il Vescovo di Viterbo, le autorità locali e i parlamentari di tutte le tendenze politiche;
2°) l'intervento, all'interclub da noi organizzato su di una nave a Civitavecchia, di tutti i Club
Rotariani dell'Alto Lazio, compreso il Club di Roma (allora unico nella capitale) che ritenne ambita
la sua partecipazione.
Cosa pensa dell'importanza odierna del Rotary Club di Viterbo e quale futuro ritiene che il
Club possa avere?
Da allora sono passati ben 35 anni e l'attuale Club di Viterbo, per la sua attività e per le sue
iniziative è più giovane e più attuale di allora, ed assume sempre maggior rilievo nel contesto dei
Club Italiani. Questo inorgoglisce me e penso tutti gli amici che mi furono vicini in quegli anni
lontani; io allora ero giovane e, quando andavo a sollecitare persone più adulte e più qualificate di
me, le vedevo sorridere can scetticismo e incomprensione; oggi tutto ciò è svanito nel tempo e ci
conforta, perché possiamo constatare che in fondo avevamo capito l'evoluzione dei tempi.
Ci sono ormai Rotary sparsi per tutta l'Italia e nel mondo, piccoli e grandi, e tutti hanno un
loro compito nella società; il futuro del Club di Viterbo sarà sempre più importante, perché si è
sempre saputo aggiornare e rinnovare e la presenza dei giovani Rotariani sarà sempre incentivo di
maggiori affermazioni e conquiste.
18
Rotary Club Viterbo
1954-2014
GLI ORGANI DIRETTIVI
1954-2014 - 60 anni di service
19
20
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
21
22
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
23
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
1995-1996
Duilio Franco Franolich
Bonaventura Cecchetti e Sergio Soletta
Primo Michelini
Luigi Berdini
Fulvio Catteruccia
Amedeo Rinalducci
Giulio Mazza
Giuseppe Laurenti - Giuseppe Ferdinando
Chiarini - Adolfo Gusman - Giacomo
Henrici De Angelis - Fabio Ludovisi
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
1997-1998
Fabio Ludovisi
Giacomo Henrici De Angelis e Sergio
Soletta
Luigi Berdini
Piero Luigi Balestri
Fulvio Catteruccia
Paolo Montaboldi
Primo Michelini
Gioacchino Filippi Balestra - Adolfo
Gusman - Giuseppe Laurenti - Luigi
Narduzzi - Amedeo Rinalducci
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
1999-2000
Giuseppe Ferdinando Chiarini
Sergio Soletta e Giacomo Henrici De
Angelis
Piero Luigi Balestri
Luigi Narduzzi
Adolfo Gusman
Paolo Montaboldi
Fulvio Catteruccia
Paolo Maria Lecchini - Luigi Monetti Giuseppe Pagano - Rosato Rosati - Alberto
Grazini
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
2001-2002
Giuseppe Pagano
Giovanni Bruni e Alberto Grazini
Luigi Narduzzi
Adolfo Gusman
Adolfo Gusman
Paolo Montaboldi
Angelo Calderone
Aldo Profili - Claudio Maria Ernesti Giuseppe Laurenti - Luigi Monetti - Luigi
Nardini - Sergio Soletta
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
24
1996-1997
Luigi Berdini
Giacomo Henrici De Angelis e Silvio
Ascenzi
Past President
Duilio Franco Franolich
Presidente eletto Fabio Ludovisi
Segretario
Primo Michelini
Tesoriere
Paolo Montaboldi
Prefetto
Alessandro Marcoaldi
Consiglieri
Sergio Soletta - Amedeo Rinalducci Vincenzo Gasparri - Piero Luigi Balestri Gioacchino Filippi Balestra
1998-1999
Piero Luigi Balestri
Sergio Soletta e Alberto Grazini
Fabio Ludovisi
Giuseppe Ferdinando Chiarini
Adolfo Gusman
Paolo Montaboldi
Angelo Calderone
Giacomo Henrici De Angelis - Giovanni
Bruni - Paolo Maria Lecchini - Luigi
Monetti - Luigi Nardini
2000-2001
Luigi Narduzzi
Sergio Soletta e Giacomo Henrici De
Angelis
Past President
Giuseppe Ferdinando Chiarini
Presidente eletto Giuseppe Pagano
Segretario
Adolfo Gusman
Tesoriere
Paolo Montaboldi
Prefetto
Fulvio Catteruccia
Consiglieri
Gioacchino Filippi Balestra - Giuseppe
Laurenti - Paolo Maria Lecchini - Luigi
Monetti - Alberto Grazini
2002-2003
Adolfo Gusman
Piero Luigi Balestri e Mario Moscatelli
Giuseppe Pagano
Sergio Giannotti
Giovanni Bruni
Paolo Montaboldi
Luigi Monetti
Giuseppe Ferdinando Chiarini - Claudio
Maria Ernesti - Romeo Gatti - Alberto
Grazini - Luigi Nardini - Enrico
Porceddu - Sergio Soletta
Rotary Club Viterbo
Annata
Presidente
Vice-Presidente
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2003-2004
Sergio Giannotti
Paolo Montaboldi
Adolfo Gusman
Luigi Monetti
Giuseppe Bordignon
Roberto Ciula
Giovanni Bruni
Paolo Barelli - Tommaso Bocci - Francesco
Maria Capotosti - Igino Clemenzi - Stefano
Marini Balestra - Giovanna Scapucci - Maria
Teresa Sindona
Annata
Presidente
Vice-Presidenti
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2004-2005
Luigi Monetti
Sergio Soletta e Alberto Grazini
Sergio Giannotti
Pilerio Spadafora
Giuseppe Bordignon
Roberto Ciula
Giovanni Bruni
Giuseppe Ferdinando Chiarini - Enrico
Porceddu - Romeo Gatti - Adolfo
Gusman - Fosca Mauri Tasciotti
Annata
Presidente
Vice-Presidente
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2005-2006
Pilerio Spadafora
Luigi Monetti
Luigi Monetti
Claudio Maria Ernesti
Paolo Maria Lecchini
Roberto Ciula
Giuseppe Pagano
Marco Bracaglia - Gioacchino Filippi
Balestra - Romeo Gatti - Lorenzo Grani Alberto Grazini - Enrico Porceddu - Sergio
Soletta
Annata
Presidente
Vice-Presidente
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2006-2007
Claudio Maria Ernesti
Giuseppe Ferdinando Chiarini
Pilerio Spadafora
Ignazio Maria Tricomi
Lucio Cuppari
Roberto Ciula
Amedeo Rinalducci
Marco Bracaglia - Giovanni Cucullo Alberto Grazini - Paolo Montaboldi Giovanna Scapuccci
Annata
Presidente
Vice-Presidente
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2007-2008
Ignazio Maria Tricomi
Luigi Monetti
Claudio Maria Ernesti
Stefano Marini Balestra
Massimo Bordignon
Roberto Ciula
Giuseppe Pagano
Giuseppe Ferdinando Chiarini - Giovanni
Cucullo - Paolo Montaboldi - Sandro
Zucchi - Aldo Profili
Annata
Presidente
Vice-Presidente
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2008-2009
Stefano Marini Balestra
Luigi Narduzzi
Ignazio Maria Tricomi
Alberto Grazini
Massimo Bordignon
Andrea Rinalducci
Fabio Ludovisi
Giovanni Bruni - Americo Di Marco Vincenzo Gasbarri - Adolfo Gusman Francesco Menichelli
Annata
Presidente
Vice-Presidente
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2009-2010
Alberto Grazini
Giuseppe Ferdinando Chiarini
Stefano Marini Balestra
Fosca Mauri Tasciotti
Massimo Bordignon
Andrea Rinalducci
Adolfo Gusman
Giuseppe Ferdinando Chiarini - Giovanni
Maria Cucullo - Romeo Gatti - Paolo
Lecchini - Paolo Montaboldi
Annata
Presidente
Vice-Presidente
Past President
Presidente eletto
Segretario
Tesoriere
Prefetto
Consiglieri
2010-2011
Fosca Mauri Tasciotti
Andrea Stefano Marini Balestra
Alberto Grazini
Roberto Ciula
Massimo Bordignon
Andrea Rinalducci
Luigi Orsini
Roberta Bernini - Stefano de Spirito Lorenzo Grani - Luigi Narduzzi Giuseppe Pagano
1954-2014 - 60 anni di service
25
IMMAGINI TRATTE DALLA PUBBLICAZIONE
1954 - 1979
35 ANNI DI ROTARY A VITERBO
28
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
29
30
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
31
32
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
33
34
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
35
36
Rotary Club Viterbo
INIZIATIVE, PROGETTI, TEMI TRATTATI:
I PRESIDENTI ED I SOCI RICORDANO
Avvertenza:
I testi riportati nella presente sezione sono stati inseriti nella versione integrale prodotta dagli autori e dagli
stessi revisionata prima della stampa.
Silvio Ascenzi
Anno sociale 1980-1981
IL ROTARY CLUB VITERBO
MOMENTO DI UNIFICAZIONE
DELLE ASPETTATIVE DELLA TUSCIA
È bello, nel corso di un lungo cammino, fermarsi un momento, tornare con la memoria ai momenti significativi del passato, considerarne l'efficacia nel presente, al fine di riprendere l'impegno,
forti dell'esperienza e della fiducia nell'eterno rinnovarsi delle energie, in un gruppo di persone con
forti ideali, nutrito da un continuo ricambio di uomini e di idee, ambizioso solamente di svolgere
un ruolo di servizio alla società, in cui si trova a vivere ed operare.
Del cammino del nostro Club, mi è stata data la ventura di percorrerne un lungo tratto, con
esperienze vieppiù significative man mano che la vita mi veniva conducendo a responsabilità sociali
tali da dimostrare il sommo bene dell'amicizia disinteressata non di un singolo, ma di un gruppo di
persone individualmente qualificate.
La presenza in un contesto sociale di una simile aggregazione conduce spesso, nei momenti
difficili, a farle assumere una funzione unificante di utilità collettiva, senza specifiche dichiarazioni
e forse senza nemmeno una chiara presa di coscienza nelle parti, ma con l'opportunità di trovarsi
al momento giusto nel ruolo e nel posto giusto.
In una lunga stagione che ha visto le più importanti istituzioni della nostra provincia divise da
ispirazioni politiche ed ideologiche opposte, pur trovandosi però ad agire in una realtà comune, in
momenti decisivi il club di Viterbo si è trovato ad assumere la funzione di luogo imparziale di incontro, da cui far partire le istanze comuni, essenziali per il progresso civile ed economico del territorio, che avrebbero certamente perso efficacia risolutiva in una primogenitura di parte.
Penso all'Incontro della Città con i Militari, prima presa di coscienza dell'importanza nella
vita cittadina di una componente così numerosa e qualificata, all'iniziativa per il metanodotto, felicemente conclusasi, all'iniziativa in sostegno della creazione dell'Università di Stato, alle ripetute
azioni per l'inserimento del territorio viterbese nel sistema dei trasporti e delle grandi comunicazioni.
In queste ed in tante altre occasioni il Rotary di Viterbo ha saputo assumere con modestia ed
umiltà pari all'efficacia ed all'intelligenza della funzione di servizio, un ruolo essenziale ed unificante di posizioni diverse ed apparentemente inconciliabili.
Il nostro impegno deve essere, soprattutto con la preparazione e la scelta accurata di coloro
che prenderanno il testimone in una staffetta che non ha traguardi e che trova la sua importanza
nella corsa, di continuare in una presenza attiva e fattiva, pronta con grande adattabilità ai momenti
storici a cogliere le occasioni di servizio e di amore al territorio ed alle popolazioni, in cui una Volontà Superiore ci ha posto per far fruttare i nostri «talenti».
38
Rotary Club Viterbo
Sergio Giannotti
Anni sociali 1981-1982 e 2003-2004
La mia vita nel Rotary Club Viterbo
Quando nel lontano 1964 entrai a far parte del Rotary, Presidente immaginifico e fecondo era
il Prof. Sandro Battaglia.
Ricordo il mio primo incarico di appena un anno dopo: Organizzare il Rotaract a Viterbo. Esso
prese vita prepotentemente grazie ad un intelligente gruppo di giovani diretti dall'allora aspirante
medico Gianni Calisti che ricordo con tanta simpatia ed affetto anche per questo.
Allora i miei figli erano molto giovani. Né avrei mai pensato che Monica sarebbe diventata la
brava Rotaractiana che è stata, Organizzatrice, da Presidentessa, di un congresso Distrettuale a Tarquinia e Collaboratrice preziosa per tanti lavori di routine anche del Rotary.
Né avrei immaginato Maurizio Rappresentante Distrettuale Rotaract, partecipe ed animatore
di iniziative di successo come quella in occasione della decade Mondiale dell'acqua con il progetto
offerto al Rotary Club di Latina dal titolo «Acqua sull'Isola di Ponza». Oggi lo ritrovo ottimo professionista e Rotariano già impegnato nel settore Ambiente del Club di Viterbo.
Ma se ci penso un po', mi accorgo che questo è il vero significato del Rotary, che, attraverso
valori sani ed idee che sono insieme forma e sostanza, riunisce padri e figli, giovani e meno giovani
attorno ad uno stile di vita etico professionale espresso al meglio, con gli amici e fra la gente.
Perché noi Rotariani come e più degli altri operiamo nella professione ben sapendo che la qualità della vita passa attraverso la coscienza e la conoscenza dei problemi.
Essere Rotariani a Viterbo oltre che regola esistenziale ed impegno di partecipazione, e anche
creatività, espressione di idee, entusiasmo e fede.
Di qui il nostro interesse per la natura e per le cose che contano, il nostro slancio alla ricerca
di iniziative, che interpretando correttamente i grandi temi legati alla evoluzione economica tecnica
e spirituale della Persona Umana stimolino nella gente le aspirazioni, la solidarietà, la socialità e
l'Amore.
Con questo sentimento mi ritrovo oggi Rotariano Seniore Attivo, fra amici «antichi» nuove
generazioni, per esprimere ancora insieme l'impegno della nostra solidarietà e del nostro slancio
sociale verso gli altri, fuori della nostra trincea.
E così, attraverso l'Amicizia, l'entusiasmo e la continuità delle idee, portate con razionalità,
concretezza e competenza professionale, il Club si rinnova anno dopo anno, giovane, nei suoi 35
anni.
Per cui raccontare il Rotary a Viterbo è parlare di Noi.
Del resto questi 35 anni di Rotary, coincidono in buona parte con la mia vita.
Ma tutto si ridurrebbe ad un elenco di date, quasi ad una cronaca di avvenimenti, se questo
periodo non contenesse rappresentato anche il mio entusiasmo, la mia fede ideale le mie migliori
energie.
Perché tutto quello che ho visto e fatto negli ultimi 25 anni è incastonato anche nella vita del
Rotary così come lo è nella vita della mia Città.
Ed ecco allora che si riaffacciano come esperienze vissute e sofferte e non come realizzazioni
storiche, le battaglie in prima persona sostenute a fianco di tanti amici Rotariani, molti dei quali
oggi purtroppo, non ci sono più.
Rivedo Francesco Tedeschi Presidente nel 1971 affrontare con il Rotary le battaglie per l'Università di Viterbo, in una settimana di manifestazioni che hanno lasciato il segno, in una Città,
allora ancora lontana dall'idea, oggi ovvia, di una Viterbo Universitaria, sede di cultura: ispiratore
indimenticabile Onio Della Porta.
E come non menzionare la lunga battaglia per la Viabilità culminata negli anni '70 con l'Inter1954-2014 - 60 anni di service
39
Club di Civitavecchia promosso dal nostro Club e che vide la partecipazione dell'allora Ministro
dell'Industria Onorevole Giulio Andreotti, amico di Viterbo e vicino alle nostre iniziative?!
Lo stesso Onorevole Andreottí che anni dopo ci sostenne quando con un gruppo agguerrito di
Personaggi di primo ordine affrontammo l'ipotesi (perché solo di ipotesi allora si trattava) della
metanizzazione dell'Alto Lazio.
Ideatore trascinatore ed ispiratore l'attivissimo Sergio Soletta con le sue numerose iniziative
tutte valide e coinvolgenti.
Ricordo Garinei Presidente rivelatosi sensibile esteta con la sua mostra delle Bolle Papali e
dei restauri ed acquisizioni al patrimonio artistico Viterbese.
Il «Rotarologo» Mazza, promotore come Presidente di Convegni di grande interesse, fra cui
quello sulla Erosione delle Coste Tirreniche, anche oggi onnipresente Prefetto del Club grande animatore ed interprete degli umori dei Soci.
Silvio Ascenzi che si è imposto per il suo pragmatismo e per aver rilanciato da Presidente, con
forza e saggezza i valori legati alla Famiglia.
Luigi Mascolo, sempre così disponibile ed attento nello stimolare e sostenere le nostre iniziative, animatore ed ospite intelligente di tante manifestazioni Rotariane, nella Sede del suo Istituto
di Credito.
Nino Tricorni organizzatore della prima Assemblea Distrettuale tenutasi a Viterbo, a lungo Segretario e fra i fondatori del Club, e gli altri tutti da Pistoletti a C aporossi a Carlini ad Aonzo, a
Sirnoni, Catteruccia, Feliziani e Nocerino per ricordare solo alcuni dei Presidenti, del mio periodo
Rotariano, tutti meritevoli insieme ai predecessori, per il meraviglioso slancio dato al nostro Club
che grazie al loro impulso di idee e di servizio ha assunto una posizione di primo piano nella considerazione dei Rotariani a livello Distrettuale e Nazionale.
Lasciatemi inoltre ricordare con gioia e con una punta di orgoglio e presunzione, i molti convegni sull'Ambiente, sull'inquinamento, sulla salvaguardia dei Laghi, sulle moderne tecnologie applicate alla Agricoltura, ed oggi, con Maurizio, mio figlio, sulla Fitodepurazione, argomenti da me
portati alla opinione pubblica con relatori e documenti di alto livello già da qualche anno, quando
la sensibilizzazione per queste problematiche era scarsamente sentita e difficilmente comunicabile.
Posso dire di aver vissuto con un nutrito gruppo di altre persone, le sensazioni, le soddisfazioni,
gli entusiasmi ed anche le stesse delusioni che hanno fatto il Rotary a Viterbo.
Ho visto con gli altri crescere, maturare le grandi aspirazioni del nostro passato recente, le
idee guida, e più limitatamente ho visto concretizzarsi alcune di queste idee con la gioia di avere
contribuito insieme agli amici a crearne i presupposti.
L'evoluzione sociale ed il progresso hanno, in questi anni, fatto passi da gigante, anche da noi.
Ma non sempre l'educazione e la coerenza dei principi hanno seguito lo slancio evolutivo delle
cose.
Di qui un diffuso senso di disagio che è venuto man mano ingigantendosi nelle coscienze fino
a giustificare certa informazione mistificata e persino la malafede.
In questi anni di valori contraffatti e distorti, per me il Rotary, sentito e vissuto, è stato un
punto di riferimento che mi ha legato agli altri e mi ha dato, insieme con la forza e la fiducia Cristiana, la possibilità di vivere nel modo giusto.
Oggi che i valori della famiglia, della fede, della corretta solidarietà tornano ad occupare il
loro spazio in una tendenza di riflusso sofferto ed atteso, ritrovarci insieme è ancora più importante.
La mia più grande soddisfazione è di aver partecipato sempre attivamente con i miei anni di
Segreteria, il mio anno di Presidenza e la mia multiforme convinta militanza rotariana fra incarichi
di Club e Distrettuali.
E mi piace assaporare tutto questo.
Ma mi adagio solo per un momento nel compiacimento di ciò che è stato: non ho tempo per i
40
Rotary Club Viterbo
ricordi o spazio per i rimpianti.
La risonanza ancora viva della XXXII Assemblea Distrettuale organizzata a Viterbo mi ricorda
che vicino a me, oltre ai vecchi combattenti della mia generazione, ci sono i giovani che incalzano
avendo con diritto, merito e grinta ereditato il nostro entusiasmo e la nostra passione.
Essi sono lì, a ricordarmi, con il loro sorriso amico ed il loro irresistibile slancio, che è sempre
ora di muoversi avanti per Vivere il Rotary con gioia, insieme.
Grazie Presidente Henrici ed anche a Voi, Michelini, Bocci, Lecchini, Marcoaldi, Berdini e
Giovani del Rotaract ed Interact preziosi collaboratori, grazie di cuore.
A te, Amico Marcoccia, Tanti Auguri.
1954-2014 - 60 anni di service
41
Nino Tricomi
Anno sociale 1984-1985
Volendo ricordare la costituzione del nostro Club, mi pare giusto citare, innanzitutto, gli Amici
che formarono il nucleo promotore. - Tra questi, ricordo che i più attivi erano Pietro Salvo, brillante
funzionario della Prefettura, purtroppo trasferito prima dell'atto costitutivo del Club e diventato
poi in breve Prefetto, il Notaio Nazzareno Dobici, Franco Pierro, Felice Ludovisi e Nestore Narduzzi.
Il loro compito non fu per niente facile perché a quell'epoca anche avviati professionisti, personalità politiche e cattoliche avevano nei confronti del Rotary, se non proprio dei pregiudizi, serie
perplessità.
A questo si aggiunga che si era convenuto che ogni nuova adesione doveva riscuotere l'unanime
consenso (non il tacito assenso), per cui con l’aumentare del numero dei Soci fondatori ogni nuovo
candidato doveva passare attraverso un vaglio che non era in fondo quello richiesto dai principi
statutari del Rotary.
Se da una parte, però, questo rigore spianò la strada alla costituzione di Club a noi similari,
dall'altro consentì di partire con un Club affiatatissimo e composto da veri amici.
Oggi queste difficoltà esterne ed interne al Club restano solo un ricordo di un certo provincialismo, peraltro superato in poco tempo da una migliore informazione ed una moderna concezione.
Questa rapida evoluzione avvenne ed avviene grazie anche alla caratteristica del: Rotary International, il cui regolamento prevede espressamente un rinnovo delle cariche direttive con una
certa frequenza ed il passaggio del «testimone» ad altri più giovani e non solo. in senso anagrafico.
42
Rotary Club Viterbo
F. Pio Marcoccia
Anno sociale 1990 -1991
Il Rotary per Viterbo città ideale
Fin dal remoto passato, poeti, filosofi e utopisti, in più o meno palese polemica con le condizioni -del loro tempo hanno voluto immaginare un loro tipo di città ideale.
Oggi con i poeti ed i filosofi in tutt'altre faccende affaccendati, con gli architetti sempre più
condizionati nel loro ruolo professionale è necessario che la cultura di base, quella vera espressa
dagli ambienti dirigenti e professionali della città proponga un suo progetto per Viterbo anche rischiando di fare dell'utopia. Sarebbe comunque di indirizzo e di stimolo per chi deve governare.
Il Rotary di Viterbo che già tante battaglie ha combattuto per la crescita della nostra provincia
dovrebbe, a mio modo di vedere, coordinare gli sforzi già fatti e quelli impostati e partecipare con
una sua proposta teorica al disegno futuro, non solo urbanistico, della città.
La città ideale dei Poeti e degli utopisti poteva essere quella del passato, una città mitica intravista nel fervore e nella fantasia poetica, oppure una città immaginata contemporanea, ma posta
in contrade fantastiche.
Al primo tipo appartiene la piccola Firenze del XII secolo, nella quale la vita si svolgeva in un
clima di patriarcale sobrietà e di operosa pace sociale, la «Fiorenza dentro della cerchia antica»
verso cui va lo struggente rimpianto di Dante nei canti XV e XVI del Paradiso.
Dante non è affatto sterile «Laudator Temporis Acti», che effonde la sua nostalgia per un passato ormai scomparso ed irripetibile: il suo è invece l'auspicio di un rinnovamento globale sul piano
etico da attuarsi senza che la città debba rinunciare alla sua nuova fisionomia di grosso centro politico, culturale e commerciale:
egli ammette anche i benefici della civiltà mercantile, in quanto modo di vivere e di operare,
a patto
però che ne siano tenute lontane la corruzione e le esplosioni di odio tra persone e gruppi.
Anche Viterbo nella grande trasformazione in atto deve progettare il suo destino senza perdere
la sua specificità.
Un passato importante spesso può produrre in un popolo l'esperienza devastante della decadenza.
La decadenza è una miscela di superbia e di paura; è il sottrarsi al confronto ed alla competizione. Si supera, come dice Alberoni, con la gioia di vivere e la voglia di rischiare e di confrontarsi.
Per ritornare alla distinzione cui sopra accennavo per il secondo tipo sempre in tema di città
ideale, va citato «Utopia», il celebre libro pubblicato a Lovanio nel 1516 dall'inglese TOMMASO
MORO, umanista, pubblicista, cancelliere regio d'Inghilterra, fatto decapitare nel 1535, perché da
cattolico fervente, si era rifiutato di riconoscere a Enrico VIII il titolo di capo supremo della Chiesa
d'Inghilterra.
Nel libro Moro rappresenta la grande isola di Utopia divisa in 54 città tutte uguali per planimetria e struttura, e unite tra loro da un vincolo federale.
La città ha una uniformità strutturale rigorosa: la sua forma è perfettamente geometrica, ogni
edificio ha dietro di sè un esteso giardino che gli abitanti coltivano con molta cura perché sanno
quanto le piante giovino alla purezza dell'aria.
Insomma, riprendendo l'idea di un illustre studioso, si può dire che l'ideale di Le Corbusier
era già fiorito quattrocento anni prima nella mente del Cancelliere di Enrico VIII e che l'architettura
«funzionale» prima che dagli architetti, era stata inventata dai costruttori di utopie. Certo al Moro,
come a Dante così come a noi oggi più delle strutture urbanistiche premono le condizioni politico
sociali: lo stesso aspetto edilizio della città di utopia, che privilegia l'orizzontalità invece della ver1954-2014 - 60 anni di service
43
ticalità architettonica, sembra accordarsi con gli ordinamenti politici e sociali di uno stato immaginario che, diversamente dagli Stati Europei dell'epoca, si basa essenzialmente sulla perfetta eguaglianza e sulla felicità dei sudditi. Ancora oggi la felicità ed il benessere che poi è anche quella
qualità della vita che tutti cerchiamo, possono informare il nostro progetto; meno d'accordo con
Moro sarei sulla orizzontalità formale che abbiamo visto corrispondere ad una perfetta uguaglianza
sociale decisamente utopica.
Oggi uno degli aspetti più importanti dell'idea deve essere il recupero nella progettazione urbana del concetto di città come sistema di ambiente vivo con una propria struttura, una sua dinamica
ed una sua storia.
Di fronte alla fruibilità di sistemi tecnologici via via più complessi, la conservazione, il restauro
e lo sviluppo della diversità biologica e culturale della città costituiscono un obiettivo d'importanza
vitale per la promozione della qualità della vita urbana.
Per quanto arduo possa sembrare noi siamo chiamati a contribuire per restituire un po' di armonia e di bellezza a questa città, essendo anche noi quella che vogliamo che sia, vivendo come
vogliamo che viva, presentando in noi l'immagine in cui possa specchiarsi e riconoscere il volto
che anela come suo.
44
Rotary Club Viterbo
Paolo Maria Lecchini
Anno sociale 1991-1992
Presidente Internazionale Rotary 1991-1992: Rajendra K. Saboo “Guardare al di là di voi
stessi”.
Nel suo messaggio a tutti i Presidenti di Club, il P.I. incitava i rotariani a guardare alle realtà
e ai bisogni del mondo e realizzare un anno costruttivo per l’umanità, un anno di buona volontà,
per dimostrare a tutti, nelle scuole, nelle università, nelle professioni, negli affari, che la buona volontà ed il servire sono elementi indispensabile per mantenere e salvaguardare la pace e il progresso
individuale.
Governatore Distretto 2080 Rotary 1991-1992: Giovanni Corda. Giovedì 23 gennaio 1992, in
una gelida giornata di neve e ghiaccio, sferzata da una gelida tramontana, il nostro Governatore,
accompagnato dalla sua gentile consorte Margherita, raggiunse la nostra città per la rituale “Visita
del Governatore al Club”. Durante il suo discorso, nella conviviale, elogiò il nostro Club Rotary
per la fama che si era guadagnata nel Distretto per le attività effettuate negli anni dai vari Presidenti
e dai Soci, stimolando tutti noi a proseguire nei progetti di servizio per la società e amicizia tra noi.
Principali attività svolte durante l’anno rotariano:
1. Istituzione del premio “Viterbo che lavora”. Su iniziativa di alcuni rotariani, tra i quali mi
piace ricordare Paolo Montalboldi e Sandro Marcoaldi, si pensò di istituire un’iniziativa
che desse visibilità del nostro Club nella città, premiando, nel corso di una conviviale a loro
dedicata, alcune persone che con il loro lavoro a contatto con il pubblico si fossero particolarmente distinte per il loro “servire” con competenza, disponibilità e cortesia. La trepidazione della prima edizione è stata ampliamente ricompensata dal successo e del prestigio
che tale premio, celebrato tutti gli anni, ha nella popolazione viterbese.
2. Accoglienza. Nell’ambito della istituzione Rotary “Scambio Gruppi di Studio”, abbiamo
dato ospitalità a cinque giovani provenienti dal Distretto 3810 – Filippine -, così composto:
insieme al rotariano Antonio A. Rufino, past Governor del Distretto 3810 nell’anno 1986/87,
rappresentante del Governatore del 3810 Di- stretto, Team Leader, ne facevano parte: Carmen Abesamis, Optometrista, e Rachel Patricia F. Fajardo, Odontotecnica, ospitate dal socio
Paolo Maria Lecchini, Reeda Bantung, laureata in Business Management, e Niet A. Gamc,
laureata in Economia applicata, ospitate dal socio Adolfo Gusman, Maria Valentina A. Santana, laureata in Economia, ospitata dal socio Pilerio Spadafora.
I vari ospiti, hanno sostato a Viterbo dal 17 al 21 maggio; oltre a visitare la nostra città e dintorni, effettuarono un’immersone professionale, nelle varie materie, presso vari studi di alcuni nostri
soci. Nella conviviale del 20 maggio i nostri graditissimi ospiti hanno organizzato un piacevole
spettacolo con i loro canti, danze e costumi tradizionali della loro terra.
3. Intercub. Durante l’annata rotariana ricordo due interclub. Sono stati presso il nostro Club
il Rotary Club Jesi (Distretto 2090) ed il Rotary Club Napoli Ovest (Distretto 2100) che
hanno visto la partecipazione di numerosi soci rotariani accompagnati da familiari ed amici.
4. Conviviali. I relatori di quasi tutte le conviviali dell’annata sono stati soci rotariani, appartenenti al nostro Club, o ad altri tra i quali ricordo con piacere i Rotary Club di Siena, Roma
e Torino. Mi è gradito segnalare che le riunioni conviviali, nel corso dell’anno, hanno sempre coinvolto un alto numero di soci:
a) L’Architetto paesaggista Paolo irone, presentato al nostro Club dal rimpianto e caro amico
rotariano Primo Michelini, ci intrattenne sul tema dell’arredo urbano per rendere più gradevoli e vivibili le nostre città e della grosse difficoltà che si incontrano per reperire finanziamenti per eseguire anche progetti non molto impegnativi.
b) Il Prof. Aldo Rossolini, Direttore della Clinica di Malattie Infettive presso l’Università di
1954-2014 - 60 anni di service
45
Siena, ci illustrò le ultime novità nel campo della nuova infezione da Immuno Deficienza
Acquisita (AIDS) che, allora, stava incominciando a mietere le prime vittime nel mondo e
che nel corso degli anni avrebbe raggiunto quelle drammatiche dimensioni oggi note.
c) Il compianto socio del nostro Club, il commercialista Dott. Turchetti, in una conviviale protrattasi fin oltre la mezzanotte, ci illustrò una nuova legge tributaria, entrata da poco in
azione, rispondendo a numerose nostre domande.
d) In una conviviale i Soci Adolfo Gusman e Luigi Narduzzi, presenti i giovani dell’allora Rotaract, ci illustrarono le nuove Facoltà ed i relativi corsi di laurea che si andavano istituendo
nella giovane nostra “Università della Tuscia”.
e) Il Dott. Franco D’Amico titolare della ditta “Mercurio”, presentato dal caro amico e socio
del nostro Club Claudio Ernesti, ci parlò dell’importanza del riso come alimento nell’uomo,
e del suo cammino dalla semina alla vendita nei negozi.
f) Il Prof. Alfio Cortonesi. Storico medievista, in una piacevolissima conviviale fu relatore di
un interessante argomento riguardante la nostra città: la descrizione degli orti e le varie coltivazioni agra- rie, tra le quali spiccava per qualità e quantità la coltivazione della canapa,
che venivano effettuate nel medioevo subito a ridosso e a breve distanza dalle mura della
nostra città e degli ingegnosi sistemi di irrigazione che furono escogitati dai nostri antenati
viterbesi.
g) Ho un ricordo particolarmente bello della serata degli scambi per gli auguri per il Santo
Natale. Sua Eccellenza Mons. Fiorino Tagliaferri, allora Vescovo di Viterbo, rimase con
noi per tutta la serata che fu allietata da numerosi canti natalizi effettuati da un coro di eccezione composto da una decina di mogli di rotariani, dirette e accompagnate al pianoforte
dal Maestro Riva. I giovani del Rotaract, alcuni vestiti da Babbo Natale, collaborarono alla
distribuzione dei doni di Natale, e alla fiera di beneficenza effettuata per raccoglier fondi
per la Rotaty Foundation e per il progetto Polio Plus.
h) Alcune riunioni furono dedicate all’informazione rotariana e alla vita ed organizzazione del
nostro Club. In questi argomenti un vero maestro è stato il compianto rotariano Giulio
Mazza. Chi ebbe la fortuna di conoscerlo sa che Giulio Mazza fu una persona non comune,
un signore d’altri tempi, di uno stampo che si sta perdendo, ricco di umanità e di cordialità,
un uomo amabile sempre sorri- dente, garbato e gentile che ispirava fiducia e di cui mi
onoro di averne avuta la completa amici- zia.
i) Una serata danzante di carnevale servì a cementare, nella serenità e nell’allegria, le nostre
amicizie.
j) Giovedì 25 giugno 1992 fu il giorno del “Passaggio della Campana” dal sottoscritto a Giuseppe Capotosti, che ci ha recentemente lasciato e di cui rimane la memoria di un rotariano
illustre per i suoi modi signorili e per la completa disponibilità che metteva nei rapporti con
le persone.
5. Gite. Nello spirito di rinsaldare la nostra conoscenza ed amicizia sono state organizzate alcune gite. Ricordo la visita a Tivoli per Villa D’Est e Villa Adriana, e la gita a Roma per assistere ad un piacevole spetta- colo di Lando Fiorini nel suo locale “Il Puff”, a Trastevere.
6. Fondazione a Viterbo del Club Inner Whel. Con entusiasmo, il nostro Rotary Club ha partecipato agli ultimi preparativi istituzionali per la nascita del nuovo Club e con numerosissimi soci ha partecipato alla cerimonia della consegna della “carta”, e, in segno di stima ed
augurio, il nostro Club ha donato, alla Presiden- te Fondatrice del Club Inner Wheel Viterbo,
Maria Teresa Lecchini, “la campana” in segno di stima e di buon augurio per le loro future
attività.
Ricordo quell’anno rotary 1991-1992 con nostalgia, e non solo perché allora ero di vent’anni
più giovane! In quegli anni ero nel pieno della mia attività lavorativa ospedaliera e libero profes-
46
Rotary Club Viterbo
sionale. Il tempo è tiranno, lo sanno bene tutti i rotariani impegnati nelle loro attività professionali,
ed è solo con l’aiuto e la collaborazione disinteressata e completa degli amici che è possibile raggiungere, in seno al Club, quei risultati che ci siamo proposti e per l’attuazione dei quali dedichiamo con passione parte del nostro tempo. Ho trovato, in quel mio anno di presidenza rotariana,
una grande manifestazione di amicizia e collaborazione non solo in seno al Consiglio Direttivo
che saggiamente consigliava e migliorava i vari progetti, ma anche da parte di tutti i Soci, e delle
loro consorti, che sempre numerosi hanno partecipato alle conviviali e alle varie manifestazioni e
appuntamenti.
A tutti gli amici Rotariani il mio ringraziamento per l’amicizia e la fiducia accordatami, ed è
grazie a questi sentimenti che rimarranno sempre nel mio cuore con stima e riconoscenza.
Paolo Maria Lecchini
(Presidente anno sociale 1991-1992)
1954-2014 - 60 anni di service
47
Giuseppe Capotosti
Anno sociale 1992-1993
Le cose principali sulle quali ho puntato il maggiore impegno sono state:
o In primo luogo la necessaria sistemazione del bilancio del Club che era in sofferenza.
o Poi mi sono impegnato molto per far rinascere nel club il clima di serena amicizia e di armonia tra i soci, cose che si erano andate attenuando.
Posso dire con soddisfazione da avere raggiunto i risultati che mi ero proposto.
48
Rotary Club Viterbo
Primo Michelini
Anno sociale 1994-1995
La nostra socia Caterina Michelini ci ha ricordato alcune delle attività che hanno caratterizzato
l'anno rotariano 1994-95 durante la presidenza di suo marito Primo Michelini.
Grande successo ha ottenuto il convegno sullo sviluppo del comprensorio del lago di Bolsena.
Alla presenza di numerose ed importanti autorità rotariane, politiche, dei rappresentanti del
mondo professionale ed imprenditoriale sono stati dibattuti i vasti problemi relativi alla valorizzazione delle risorse produttive, culturali e turistiche del bacino lacuale impegnando gli Enti locali
in un piano di ordinate e concrete prospettive.
Altro avvenimento di grande prestigio per il club è stata la designazione del socio past President
ing. Sergio Giannotti a Governatore del Distretto 2080 per l'anno 1996-97, persona di grande prestigio, conosciuto in tutto il Rotary nazionale per la elevata professionalità e per il costante impegno
sociale e rotariano.
Attenzione particolare è stata dedicata allo sviluppo culturale e civile della società viterbese
con lo svolgimento di convegni, seguiti da un vasto pubblico, in locali prestigiosi come la “Sala
Regia” del Palazzo dei Priori.
Sono da ricordare : il convegno sul tema “Un Maestro di vita” in onore del grande umanista
prof. Raimondo Pesaresi, relatore principale il prof. Vincenzo Cappelletti, Presidente dell'Istituto
dell'Enciclopedia italiana, il Forum Distrettuale sul tema “Quale futuro sullo smaltimento dei rifiuti”, argomento di grande importanza e lungimirante vista la attuale emergenza nazionale; le conferenze su “Applicazione del nuovo Codice di Procedura Penale” tenuta dal Presidente del Tribunale
di Viterbo dott. Roberto Speranza e “Quale futuro per i nostri risparmi” a cura del Direttore Generale
della Banca d'Italia dott. Cascella.
Lo spirito di amicizia che amalgama e da forza al club nella realizzazione dei programmi è
stato mantenuto ad elevato livello facilitando la conoscenza reciproca, l'affiatamento e la partecipazione a gioiose ed interessanti manifestazioni come le gite a Siena , in toscana e la visite alla
Base elicotteristica dell'Aviazione dell'Esercito.
1954-2014 - 60 anni di service
49
Luigi Berdini
Anno sociale 1996-1997
La mia annata presidenziale è stata intensa di avvenimenti basati sui concetti dei valori rotariani. Oltre alle ordinarie riunioni dedicate a conferenze di carattere culturale è stata una annata
durante la quale si è cercato di impostare programmi di particolare contenuto umanitario e sociale
:
L’assegnazione dell’annuale Premio di Viterbo che lavora a tre cittadini viterbesi meritevoli
per la disponibilità verso l’utente.
Il generoso aiuto al popolo pigmeo di Bipindi (Camerum) in condizione di grave disagio, al
quale furono inviate anche adeguate somme di denaro anche per la scolarizzazione di 85 bambini
e la fornitura di una macchina per la torchiatura dell’olio di palma, per una attività produttiva volta
alla realizzazione di risorse per l’esistenza.
Una interessante conferenza studio sulla via Francigena, il famoso tragitto storico del medioevo, sul percorso dei pellegrini del nord europeo per raggiungere la capitale della cristianità.
Ricordo le conviviali dedicate ai Motoscafi RIVA ed alla Ferrari che organizzai con l'ausilio
e supporto di alcuni Soci e che richiamarono l'attenzione di appassionati che hanno condiviso con
me il comune interesse.
Una conferenza studio sul Papa Giovanni XXI (Pietro Hispano unico Papa portoghese eletto
al soglio pontificio a Viterbo il 1276 e ivi deceduto nel 1277). Papa di particolare personalità, anche
come scienziato, filosofo, medico, stroncato dall’improvvisa morte.
Porto con me il ricordo della mia presidenza densa di impegno e di soddisfazioni.
50
Rotary Club Viterbo
FABIO LUDOVISI
Anno sociale 1997- 1998
Con emozione ed impegno mi sono accinto a ricoprire il prestigioso incarico di Presidente del
Rotary Club Viterbo ed ho operato con determinazione per aumentare l'amicizia fra i soci e perseguire una elevata coesione di intendimenti per il raggiungimento degli scopi istituzionali e per la
realizzazione dei progetti programmati.
Abbiamo dato stabilità finanziaria al club automatizzando la riscossione delle quote ed abbiamo svolto una preziosa azione divulgativa volta alla scoperta ed alla conoscenza del nostro patrimonio artistico ed allo sviluppo culturale della città.
Azioni significative sono state le riunioni sulla realizzazione tecnico ed architettonica della
“Macchina di Santa Rosa” e sulle opere di restauro in corso ed in programma l'apposizione di pannelli illustrativi sui monumenti di Viterbo e la rivalutazione dei poeti dialettali.
Attenzione particolare è stata rivolta ai problemi della viabilità, allo sviluppo del territorio e
dell'Università, al riconoscimento delle qualità umane e professionali dei lavoratori viterbesi con
1’assegnazione del “Premio alla Viterbo che lavora”.
Per rendere vivace, piacevole e numerosa la partecipazione alla vita del club sono state effettuate attività particolarmente coinvolgenti come la visita alla Cappella Sistina, guidata da un eccezionale cicerone esperto a livello mondiale, che ci ha consentito l'accesso a luoghi riservati.
Da ricordare per il notevole interesse la gita ad Urbino e la visita alla villa Altemps a Roma. Il
passaggio della campana all'amico dott. Balestri ha chiuso un anno di lavoro e di soddisfazioni che
mi ha coinvolto nel vero spirito rotariano e che ha generato vincoli sinceri e duraturi di amicizia.
1954-2014 - 60 anni di service
51
Piero Luigi Balestri
Anno sociale 1998 - 1999
L’annata da me presieduta si è svolta con la regolarità e secondo i canoni delle disposizioni
rotariane. Qualche difficoltà iniziale era per me rappresentata dalla necessità di una programmazione a larga previsione, che tuttavia è stata superata con l’impegno delle commissioni di lavoro.
Culturalmente il mio anno ha rivolto molto impegno ai beni storici, artistici e a quelli dell’ambiente
naturale ed agricolo con l’organizzazione di conferenze e gite sociali. Molto interesse quindi anche
alle manifestazioni legate alle tradizioni locali, come la festa di Santa Rosa col suo straordinario
spettacolo del trasporto della famosa “macchina”. Di grande interesse sono state alcune conferenze,
con la partecipazione di illustri personaggi che hanno svolto temi di pubblico interesse, come il
servizio forestale svolto nella provincia di Viterbo, quello dei lavori di restauro del Museo della
Cattedrale e temi riguardanti l’ordine pubblico e l’impegno per la conservazione dei beni culturali
della nostra città e della nostra regione. Alcune straordinarie gite hanno coronato il mio lavoro e
quello del meccanismo rotariano del Club. Un pensiero particolare rivolgo ad una persona che purtroppo non c’è più, a mia moglie Maria, per il grande aiuto che mi ha dato, nel mio incarico di presidente, con i suoi intelligenti e validissimi consigli !
52
Rotary Club Viterbo
Giuseppe Ferdinando Chiarini
Anno sociale 1999 - 2000
L'annata 1999/2000 durante la quale ho avuto l'onore di essere il Presidente del Club, è stata
senza dubbio densa di attività e di appuntamenti, alcuni dei quali meritano di essere ricordati.
In ordine cronologico la creazione del primo sito internet www.rotary.vt.it, contenente tutte le
notizie utili sul passato ed il presente del Club; successivamente la collaborazione con il Serra Club,
tramite l'ing. Soletta, per la realizzazione di un convegno sulla “Via Francigena”, cui parteciparono
molti dei Sindaci dei Comuni posti lungo tale percorso da Canterbury a Roma e al quale seguì la
stampa di un prestigioso volume che fu offerto anche a Sua Santità Giovanni Paolo II; il gemellaggio con il Club di Guimaràes e la visita a Viterbo degli oltre 150 rotariani portoghesi in Italia per
il Giubileo, con l'inaugurazione presso il Duomo da parte del Sindaco di Lisbona del monumento
sepolcrale di Giovanni XXI, unico Papa portoghese della storia, morto nella nostra città nel 1276;
la conviviale con il socio onorario Giulio Andreotti, durante la quale il “Presidente” ci parlò dei
Papi a Viterbo; la presentazione del progetto di riforestazione di alcune zone dell'Africa settentrionale “small scale plant production” del prof. Giovannozzi Sermanni, in collaborazione con il comitato interpaese Italia-Maghreb.
Intensi furono alcuni momenti di affiatamento tra di noi, come il pellegrinaggio a Roma per il
Giubileo dei Rotariani, la visita a Firenze con l'indimenticabile Giulio Mazza a farci da guida agli
Uffizi, la gita a Napoli, Sorrento, Pompei.
Durante l'anno entrarono sette nuovi Soci ed in particolare per la prima volte due donne: Maria
Teresa Sindona e Giovanna Scappucci.
1954-2014 - 60 anni di service
53
Giuseppe Pagano
2001-2002
Sentimenti di un Incoming ed Anno sociale
Questa volta suona per me; non ci sono dubbi. Dal mese di Marzo in poi, lo confermano avvenimenti straordinari come un Seminario, un Congresso, un’Assemblea, occasioni di conoscenza
di tanti rotariani tutti insieme, insolite, per me, telefonate dal Distretto, lettere un po’ da tutti i Club
vicini, gli ammiccamenti affettuosi degli amici, non ultima l’aria di Luigi, più distesa e serena del
solito. Ma forse il segno più evidente di quel che sta per accadere mi deriva dal senso di panico
che pervade le mie giornate, soprattutto nei momenti in cui i miei occhi, tra una verifica di vincolo
idrogeologico e la curva di un sondaggio elettromagnetico si posano, quasi distrattamente, su quelle
cartelle rosa che da qualche tempo porto con me da casa in studio e dallo studio a casa alla ricerca,
forse, di un alibi che taciti la mia coscienza di uomo e di rotariano. Cartelle rosa, due, agenda nera,
una, fogli bianchi, tanti; su questi ultimi molti appunti, sintesi di idee e progetti che talvolta stento
a ricostruire, tracce volatili di quelle idee nude che certi amici del Club amano rammentare come
i prototipi del fare rotariano. E poi le raccomandazioni di Ruggero e di Antonio, i suggerimenti
degli amici, i consigli di Sergio e Paolo; ….”Devi fare rotary e non consumarlo…”Concentrati su
un paio di iniziative e poi…”Devi volare alto…..”I rotariani vogliono divertirsi…..”Non riuscirai
mai ad accontentare tutti….”Vai per la tua strada….
Infine un calendario, una bozza di programma: si ispira agli ideali del Rotary? Sarà sufficiente?
Appagherà le aspettative del Club? Riuscirò a realizzarlo come conviene?
- Un omaggio alla pittura viterbese del ‘900, l’avvio di un’Azione per la costituzione di un
Museo delle arti e delle tradizioni popolari a Viterbo, un Forum sul termalismo nell’Etruria alla
luce della Legge sul Marchio di qualità termale, il rilancio del progetto di restauro degli affreschi
di Matteo Giovanetti attraverso un Contatto con i Club Rotary di Avignone, un contributo alla formazione di una cultura ambientale nei giovanissimi attraverso la conoscenza ed il monitoraggio
dei Laghi, l’ennesimo contributo al completamento della Superstrada Civitavecchia-Orte.
E poi le serate organizzate dalle Commissioni, sulla riforma universitaria, sulla politica dello
smaltimento dei rifiuti, sull’orientamento professionale dei giovani, sulle nuove professioni, sull’uso
e tutela dell’acqua nelle prospettive d’impiego e disponibilità dei prossimi decenni, il completamento del progetto di riforestazione di un’area nel Magreb, l’attivazione di un matching grant con
il Club di Guimaraes, ecc.
Per la maggior parte, idee che hanno bisogno di essere vestite, per dirla con Sergio, ma possono
essere cambiate, integrate, cancellate; nei momenti di panico mi dico: sono tra amici, avranno comprensione per me, mi aiuteranno! Un tentativo di traning autogeno? Direi un profondo convincimento personale, un pensare che, mi auguro, sia profondamente e sinceramente rotariano. Sono le
enormi risorse umane e professionali all’interno del Club che mi fanno guardare con ottimismo a
quest’annata che, altrimenti, si profilerebbe come una mera sfida al quieto vivere; quelle risorse
che mi proverò a stimolare, coinvolgere, mobilitare nello spirito che ispira da sempre il nostro Club,
al servizio della Comunità locale e del suo territorio, ma soprattutto nello spirito della mission rotariana, alla luce del motto del Presidente King,…”l’Umanità è il nostro interesse”.
Con lo scorrere di queste righe sotto i miei occhi, mi accorgo che mi sta assalendo una calda
vena di entusiasmo: forse è meglio che smetta ora di scrivere, prima che cambi l’umore.
Non c’è più dubbio: la campana suona…, anzi, sta per suonare proprio per me.
Il Programma svolto nell’annata Iniziative per la costituzione di un Museo delle Arti e delle
Tradizioni Popolari (Sindaco, Tasciotti, Bracaglia, Marini Prov.Vt, On. Fioroni, Prof. Martini, Sen.
Bonatesta, Prof. Galli, Prof.ssa Puccini, prof. Arduini)12/07/01 Conferenza su ”Urcionio: un fiume
sotto la città; fra archeologia e sicurezza” il socio Ing. Lucio Cuppari 13/10 Celebrazione Sala
54
Rotary Club Viterbo
Regia del Comune del Decennale del Premio alla Viterbo che lavora con partecipazione di tutti i
premiati (Sindaco,Past Presidents, Soletta, V. Ministro Infrastrutture e Trasporti On. Tassone) 6/10
Conferenza prof. Marziali su Matteo Giovannetti; progetto di restauro affreschi a S.Maria N. a Viterbo–
Programma per un gemellaggio con il Club e la Città di Avignone 18/10
Serata sulla tutela del Lago di Bolsena – Conferenza dell’Ing. Piero Bruni (Allegrini, Tasciotti,
Battistoni, Rastrelli, Maffucci, Prof. Mazzini) 27/09
Visita alla Scuola Forestale di Cittaducale 10/11
Conferenza tra tutti i Club service della Città su “La vocazione al servizio“ Sala del Conclave
15/11
Visita Mostra sul Rinascimento italiano alle scuderie papali 29/11
Conferenza su “Microorganismi Antartici e vita su Marte” – Prof. S. Onofri 6/12
Giornata Mondiale dell’Acqua – Interclub a Civitavecchia con Club Civitavecchia e Ladispoli
17/01
Convocazione incontro dei Past Governor italiani a Viterbo 1-2/03
Forum a Viterbo su “Tutela e Conservazione dei Beni Culturali minori” (Prof.Strinati,
Gen.Conforti, Prof.Centroni, Govern. Lico, Prof.Martini Distretto, Sindaco Gabbianelli, MariniPres.Prov.) con rappresentanti
altri Club del Distretto 9/03
Visita impianti di compostaggio e discarica di Viterbo, estesa ai giovani del Rotaract, in preparazione del Forum distrettuale sullo smaltimento dei rifiuti 9/04
Partecipazione al Forum Distrettuale di Roma sullo smaltimento dei rifiuti nel Lazio con relazione del Presidente13/04
Conferenza su “Il Campus dell’Università della Tuscia” a cura dei soci Marco Mancini e
Gianni Cocullo 18/04
Visita Chianciano-Montepulciano – Interclub 20-21/04
Interclub a Civitavecchia sul tema “Etruria Termale” con Club Grosseto, Civitavecchia, Cerveteri-Ladispoli 11/05
Contributo del Club ad un progetto di Aeroporto civile a Viterbo, Conferenza dell’Ass.re M.
Bracaglia con la partecipazione del Progettista Ing. L. Piacentini 23/05
Ricambio ospitalità al Club di Guimaraes a Viterbo 30/05-2/06
Avviamento di un matcing grant con il Club di Guimaraes per la fornitura di un trattore ad un
gruppo di agricoltori dell’Angola e/o Mozambico.
1954-2014 - 60 anni di service
55
Adolfo Gusman
Anno sociale 2002 -2003
CRONACA DI UN’ANNATA ROTARIANA ENTUSIASMANTE
L’annata Rotariana 2003-2004 è stata caratterizzata da una serie di manifestazioni e incontri
e dall’avvio di un progetto di servizio tuttora vigente. Tutto ciò è stato possibile non solo per il notevole impegno di collaborazione profuso dai Membri del Consiglio Direttivo, ma anche per l’entusiasmo sostegno dei Soci, i quali hanno partecipato numerosi alle diverse iniziative e le hanno
sorrette con i loro suggerimenti.
L’annata si è articolata in 24 conviviali con le signore, in 3 conviviali senza signore e in 2 incontri al caminetto, oltre a 3 gite culturali e di affiatamento, così suddivise secondo le Azioni Tipiche
del Rotary International:
Azione internazionale
La prima Conviviale è stata dedicata al grave problema dell’approvvigionamento delle risorse
alimentari.
Il prof. Enrico Porceddu ha svolto una conferenza sul tema “La Biodiversità - Una sfida per
contrastare la fame del mondo ed assicurare gli equilibri del pianeta”.
Per millenni i popoli hanno coltivato una vasta gamma di specie per stabilizzare la produzione
e diversificare l’alimentazione. Un valore che viene nuovamente apprezzato oggi, quando si stanno
cercando sistemi produttivi a basso impatto ambientale, ma che consentano di sfamare una popolazione in continuo aumento numerico ed in crescente evoluzione per quanto riguarda le preferenze
alimentari.
La crescita della popolazione mondiale sta riportando l’attenzione anche su specie che, domesticate ed utilizzate da antiche civiltà , sono state in seguito trascurate fino quasi a scomparire.
Esse possono ancora fornire alimenti anche in zone ove le specie più diffuse non sembrano in grado
di produrre in modo soddisfacente.
La seconda Conviviale è stata dedicata alla raccolta di fondi per la Rotary Foundation e, in
particolare, per il programma Polio Plus.
Per l’occasione si è potuto contare sulla disponibilità dei Fratelli Biaggi, proprietari di una
delle più antiche e prestigiose gioiellerie di Viterbo, i quali hanno promosso e sostenuto la serata
della Rotary Foundation, durante la quale il Dott. Francesco Foti, ricercatore presso l’Università
degli Studi di Napoli, ha tenuto una brillante ed interessante conversazione su: “Diamanti oggi le nuove frontiere della certificazione”.
Al termine, a tutte le signore è stato offerto dallo sponsor un brillante da 2 grani completo di
certificato di garanzia.
Ogni socio ha versato una quota di almeno € 15,00 ed il gestore del ristorante, il socio Roberto
Rajata, ha offerto la cena a metà prezzo, donando di fatto un cospicuo contributo economico.
La terza iniziativa è stata una Conviviale con una rappresentanza di Soci del Club di AvignoneVaucluse, France durante la quale si è discusso sulla possibilità di creare un gemellaggio tra i due
Club.
Vi sono alcuni motivi storici che legano queste due città : ambedue sono state sedi papali, Viterbo dal 1254 al 1281 ed Avignone dal 1309 al 1377, due periodi molto vicini ed anche molto travagliati della vita della sede apostolica, anche per la presenza di un Papa ed un Antipapa.
Un secondo motivo è l’esistenza ad Avignone nel Palazzo Papale degli affreschi eseguiti di
un grande pittore viterbese, Matteo Giovannetti nel 1344-45
56
Rotary Club Viterbo
E proprio in memoria di questo artista che, su iniziativa del Socio Giuseppe Pagano, sono stati
iniziati i contatti che, dopo la visita della delegazione francese a Viterbo, porteranno al gemellaggio
tra i Club Rotary di Viterbo ed Avignon-Vaucluse.
Azione di Pubblico interesse
La prima Conviviale si è svolta in occasione della Mostra dell’Antiquariato che annualmente
si teneva a Viterbo. Ospiti di uno dei promotori della Mostra, il Socio Luigi Nardini, si sono incontrati in interclub i Soci di Viterbo, Rieti e Cerveteri Ladispoli.
Al termine della visita, durante la Conviviale, il Prof. Elio Corona ha intrattenuto gli ospiti
con una dotta conferenza su “La datazione delle opere d’arte tramite la xilologia”. La datazione
dei legni sia nei mobili antichi e sia nelle opere d’arte, specialmente i dipinti su tavola, è particolarmente importante non solo come supporto per la datazione delle opere e per la loro attribuzione,
ma si è rivelata utile per individuare i rimaneggiamenti, le superfetazioni ed anche i falsi.
A maggio il Capo di Stato Maggiore della
Difesa, Gen. Rolando Mosca Moschini, su invito del Club, ha partecipato alla Conviviale
“Omaggio alle forze armate”, che a Viterbo
hanno una valida e lunga presenza.
L’omaggio è iniziato con la Visita dei Soci
alla Scuola Marescialli dell’Esercito, accolti
dal comandante Gen. Angelo Dello Monaco, il
quale ha illustrato in un briefing come si
svolge la formazione militare e culturale dei
nuovi marescialli, importantissimo anello di
collegamento tra gli ufficiali e le truppe operative.
Durante la Conviviale, a cui hanno partecipato tutte le rappresentanze militari presenti
a Viterbo oltre alle autorità civili, il Gen. Rolando Mosca Moschini ha tenuta una approfondita conversazione su “Il ruolo delle forze
armate italiane nel sistema sicurezza e stabilità internazionale”, illustrando i nuovi impieghi in campo internazionale delle forze armate italiane. Impieghi finalizzati a portare la pace e la
libertà a popoli di diverse nazioni del mondo.
Un impiego tutt’altro che facile, perché si opera in scenari di guerra anche molto difficili, che
richiedono professionalità, preparazione tecnica e profonda conoscenza delle popolazioni con cui
si ha a che fare.
A fine annata, durante una Conviviale, è stato presentato per la prima volta il progetto del
Club “Viterbo città d’arte”, la cui finalità è quella di riscoprire e valorizzare le numerose opere
d’arte esistenti a Viterbo e che versano in uno stato di oblio e/o di degrado.
La prof.ssa Simona Rinaldi, docente dell’Università degli Studi della Tuscia, ha tenuto una
conferenza su “I pittori viterbesi dal ’300 al ’600” ed il dott. Tiziano Giannini della Soprintendenza
per i Beni Storici Artistici e Demoetnoantropologici del Lazio ha intrattenuto i convenuti su alcuni
recuperi di opere d’arte effettuati nella Tuscia.
In quella occasione è stato presentato il primo progetto di recupero di due opere l’arte: “La
1954-2014 - 60 anni di service
57
Crocefissione” di Matteo Giovannetti e “La Gloria di San Lorenzo” di Giovanni Francesco Romanelli.
Azione interna
Una consistente parte delle attività dell’annata è stata rivolta all’azione interna, tesa ad incrementare l’affiatamento tra i Soci per portare avanti le iniziative del Club con la più grande partecipazione. Infatti, sono state organizzate gite:
1. a Cerveteri per partecipare al “Weekend Etrusco”, in Interclub con i Club di Cerveteri Ladispoli, Rieti e Viterbo Cimina con la visita della necropoli e di alcuni scavi recenti;
2. a Mantova per la visita della Mostra del Mantegna e della città;
3. in Puglia, “Sulle orme di Federico II”, con la visita di Castel del Monte, del Castello di
Bari, delle cattedrali di Trani, Bitonto, Bari e della Basilica di san Nicola.
Una visita particolare è stata effettuata nella Valle d’Itria e ad Alberobello per ammirare non
solo i trulli ma anche le splendide cittadine che si affacciano su questa spettacolare valle ricca di
vigneti e di secolari uliveti.
A dicembre, la tradizionale conviviale per lo scambio degli auguri di Natale ha visto la partecipazione di oltre 200 persone tra Soci e loro famigliari, Giovani dell’Interact e del Rotaract e rappresentati dei Club Rotary vincitori.
Una serata in serenità ed armonia conclusasi con una lotteria il cui ricavato, di oltre €. 2.000,
è stato devoluto in beneficenza al più povero convento della città:
Il carnevale è stata una occasione per incontrarci insieme ai soci del Lions Club di Viterbo e
Montefiascone per una festa danzante in piena allegria.
Azione professionale
Altrettanto intensi sono stati gli incontri che rientrano in questa importante azione del Rotary.
La prima,e sicuramente la più importante, è stata la Cerimonia di premiazione del concorso
annuale del Club intitolato “Viterbo che lavora”. Un riconoscimento rivolto a figure di operatori
della città che svolgono funzioni non direttive a contatto continuo col pubblico.
Il premio vuole esprimere stima e gratitudine a questi cittadini che nello svolgimento del proprio lavoro dimostrano grande professionalità , piena disponibilità e ottimo rapporto con l’utenza.
Questi operatori, pur non appartenendo alla grande famiglia del Rotary International, agiscono
nella vita quotidiana interpretando uno dei fondamentali principi rotariani, cioè quello di agire sempre al di sopra dei propri interessi per
promuovere il bene dell’umanità .
E’ giusto che un Club Rotary,
sempre sensibile alla promozione
socio-culturale della città , si rivolga a
queste persone e le gratifichi con un riconoscimento pieno di significato, che
costituisce un traguardo, ma anche uno
stimolo per il futuro.
Durante la serata sono stati premiati tre operatori, ed un premio speciale è andato ad un quarto.
Al termine della cerimonia, gli interventi del Sindaco di Viterbo, dott.
Giancarlo Gabbianelli, e del Vescovo,
58
Rotary Club Viterbo
Mons. Lorenzo Chiarinelli, hanno sottolineato il profondo valore morale dell’iniziativa tesa a valorizzare l’uomo nella sua più alta dignità, che è quella che ogni giorno si accresce con il lavoro e
con la dedizione al prossimo.
L’olio d’oliva è una delle produzioni di punta e di pregio dell’agricoltura viterbese. Il Club ha
voluto dedicare una conviviale a questo argomento, invitando un assaggiatore qualificato di olio,
il dott. Eutizio Gentili per svelare i segreti per valutare la qualità dell’olio e per meglio sceglierne
la varietà in funzione dei cibi.
Il prof. Gianni Tomassi dell’Università degli Studi della Tuscia con una bella conferenza su
“Il ruolo dell’olio extra vergine d’oliva nell’attuale dieta alimentare” ha fatto una panoramica
sulle proprietà dell’olio di oliva, sottolineando il suo alto valore nutritivo e gli effetti benefici sulla
salute umana,
In quegli anni cominciava a prendere piede il mondo del web, perciò il Socio Riccardo Chiarapini, titolare di una ditta d’informatica, ha svelato i segreti del web in una simpatica serata con
una conversazione su “Internet: la grande novità dell’ultimo decennio. Tutti i segreti del web”
ha messo in evidenza le grandi potenzialità di questo mezzo, allora ancora poco diffuso e conosciuto.
Il prof. Aldo Caporossi ha intrattenuto i Soci durante una conviviale su un argomento di particolare interesse riguardante “Il futuro ed i progressi nel campo delle affezioni oculari”.
La tecnologia, le ricerche scientifiche, i nuovi materiali hanno aperto uno scenario, ai più sconosciuto, per risolvere in maniera definitiva alcune affezioni oculari che in un passato non tanto
remoto condannavano l’uomo alla cecità .
Le prospettive di progresso, ha sottolineato l’oratore, sono ampie e non è fantascienza ipotizzare in un futuro prossimo anche la creazione di un occhio artificiale per ridare la vista all’uomo.
Il Maestro Felice Ludovisi, pittore di chiara fama nonché rotariano e fondatore del Club di
Viterbo aveva appena finito di dipingere un’opera composita in 6 quadri denominata “Genesi”.
Il Club, in occasione della mostra tenutasi al Palazzo dei Priori a Viterbo, ha voluto dedicare
una Conviviale al Maestro sia per festeggiarlo sia per dimostrare il proprio affetto verso questo Viterbese che tanto lustro ha dato e continua a dare alla Città con le sue opere.
E’ intervenuto il prof. Vitaliano Tiberia, Presidente della Pontifica Accademia di Belle Arti e
Letteratura dei Virtuosi al Pantheon, che ha tenuto una dotta conferenza dal titolo “Felice Ludovisi
ovvero della Pittura” nella quale ha interpretato da critico l’opera del Maestro Ludovisi.
Azione a favore dei giovani
Una serata particolare è stata dedicata dal Club ai giovani dell’Interact e Rotaract con la straordinaria partecipazione del maestro Mogol, noto autore dei testi di moltissime canzoni celebri italiane, portate al successo da cantanti del calibro di Lucio Battisti e Mina.
Con una conversazione su “Mezzo secolo di canzoni italiane” ha raccontato in modo semplice
e naturale come una canzone nasce dalla sinergia con il musicista, svelando segreti ai più sconosciuti.
Ma ha anche raccontato numerosi aneddoti sui rapporti cha ha avuto con celebri musicisti e
cantanti, incantando gli ascoltatori con un linguaggio semplice ma molto incisivo.
La serata si è conclusa con l’esecuzione da parte di una orchestra di giovani, appartenenti alla
scuola da lui fondata e sostenuta, di una carrellata dei più grandi successi musicali.
Siamo all’inizio degli anni duemila e il mondo del lavoro è sottoposto ad un cambio di attività
1954-2014 - 60 anni di service
59
dovuto alle nuove conoscenze ed ai nuovi mezzi di produzione. Occorrono nuove professionalità
e quelle tradizionali debbono subire un restyling per adeguarle alle nuove esigenze, perciò, il Club
ha organizzato una Tavola Rotonda, cui hanno partecipato il Prof. Marco Mancini Rettore dell’Università degli Studi della Tuscia che ha affrontato il tema “La nuova offerta formativa universitaria
italiana” ed il Dott. Andrea Toma, Ricercatore del Censis con una conversazione su: “I riflessi
socio-economici del nuovo sistema universitario italiano”
Sono intervenuti il Prof Enrico Porceddu, membro del C.U.N. ed il dott. Alberto Grazini, Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Viterbo.
Le problematiche legate alla elaborazione del varo di una riforma universitaria che tende a
scardinare i tradizioni schemi, una richiesta del mondo del lavoro molto più articolata e le problematiche socio economiche dei giovani e delle famiglie sono stati i temi dibattuti dagli illustri oratori
e che hanno sollecitato una discussione molto articolata e profonda.
Questa in grande sintesi l’attività di un’annata finalizzata a realizzare le azioni del Rotary ed
a rivitalizzare l’interesse e la partecipazione di tutti i Soci alle iniziative del Presidente e del Consiglio Direttivo del Club.
60
Rotary Club Viterbo
Luigi Monetti
Anno sociale 2004-2005
La mia annata di presidenze è coincisa con la celebrazione del 50° anniversario della fondazione
del Club e, data l’importanza dell’evento, ho voluto cogliere l’occasione per collaborare a “far memoria” dell’attività svolta dal Club nei suoi primi cinquant’anni di vita.
Ho quindi ritenuto di citare solo gli avvenimenti più importanti dal punto di vista rotariano e
precisamente il convegno sul tema inerente lo sviluppo socio-economico del territorio e il gemellaggio
con un Rotary Club della città di Avignone, che è stata la sede del papato per molti anni, così come
lo fu la nostra città in anni precedenti.
A) “Sistema infrastrutturale e sviluppo socio-economico del territorio”
Il Convegno, svoltosi il 3/12/2004 ed al quale hanno preso parte i vertici delle istituzioni pubbliche locali e provinciali nonché i rappresentanti dei Ministeri coinvolti, ha rappresentato il momento
propizio per fare il punto non soltanto per delle attività attinenti al tema ma anche degli altri settori
che hanno visto il protagonismo del club.
Ritengo utile pertanto, anche per farne memoria storica, riportare una sintesi dei lavori svolti.
In apertura, ho voluto sottolineare che….
“l’iniziativa del convegno si pone nel solco di altre, anche analoghe, che il Club ha intrapreso
nel passato per sensibilizzare società ed istituzioni su problemi di pubblico interesse strettamente
legati alla crescita sociale, culturale ed economica della nostra provincia.
Una crescita che stenta ancora a dinamicizzarsi per il perdurare di condizionamenti negativi
legati alla collocazione geografica del nostro territorio.
La provincia di Viterbo pur essendo al centro, ed in posizione di protagonista, di una vasta area
di altissima valenza storica, artistica e archeologica, si vede esclusa dai grossi flussi turistici e defilata
dalle iniziative produttive per la posizione di subalternità nei confronti del sistema delle comunicazioni.
Il viterbese infatti si trova in una posizione alquanto insidiosa perché confina con realtà regionali
e metropolitane (Toscana-Umbria-Roma ) più dinamiche con le quali però non riesce ad interagire in
condizioni di pari possibilità per l’inadeguatezza delle comunicazioni di raccordo con i sistemi viari
e ferroviari che corrono ad est ed ovest.
Questi sistemi, concepiti e realizzati in funzione degli interessi delle predette realtà, costituiscono
altrettanti “punti di fuga” dal territorio della nostra provincia.
Occorre quindi rimuovere i condizionamenti negativi e, contemporaneamente, individuare e disegnare i possibili scenari di sviluppo socio-economico compatibili con le peculiari caratteristiche
storiche, economiche ed ambientali del nostro territorio.
In funzione di tali obiettivi il Rotary, nell’organizzare il Convegno, ha individuato rispettivamente
negli organi del governo nazionale, regionale e locale e nella Università degli studi
della Tuscia e nella Fondazione Carivit i
soggetti che potevano, da un lato, dare risposte in merito all’attuale situazione delle
infrastrutture e, dall’altro, indicare linee di
possibile sviluppo del territorio nell’ambito
degli scenari di compatibilità.
In ordine alle “risposte” attese, di particolare interesse è stato l’intervento del direttore generale del Ministero delle
Infrastrutture dott. Francesco Pelosi il quale
ha lodato l’iniziativa del Rotary in quanto,
oltreché rispondere ad effettive esigenze
1954-2014 - 60 anni di service
61
della realtà viterbese, è in sintonia con la nuova filosofia che sottende la politica del Dicastero delle
infrastrutture. Una politica che, operando un ribaltamento concettuale nell’approccio al problema
della realizzazione delle infrastrutture, privilegia soprattutto il “ritorno economico” rispetto al “costo
finanziario” di tali opere.. E’ una filosofia che oramai guida le scelte politiche dell’attuale Governo
per cui esprime soddisfazione per il taglio che il Rotary ha voluto dare all’odierno Convegno.
Passando alla realtà viterbese il dott. Pelosi ha condiviso il giudizio espresso in apertura sulla
particolare condizione della nostra provincia e, in ordine al sistema infrastrutturale che interessa l’Alto
Lazio, ha fornito esaurienti risposte in ordine ai quesiti in precedenza formulati sullo stato della realizzazione delle seguenti infrastrutture:
1) Trasversale Civitavecchia-Viterbo-Orte-Terni-Rieti.
2) Adeguamento della SR Cassia nel tratto Monterosi-Viterbo
3) Porto di Civitavecchia
4) Interporto di Orte
5) Aeroporto di Viterbo
Sull’altro aspetto del tema del convegno-lo sviluppo socioeconomico del territorio- hanno svolto
le loro relazioni i docenti della locale Università degli studi prof. Alessandro Sorrentino e prof. Alessandro Ruggieri che hanno potuto giovarsi del ricco supporto di dati e valutazioni forniti dal dott.
Francesco Monzillo della Camera di Commercio.
Nel corso del Convegno -Il Sindaco di Viterbo, dott. Giancarlo Gabbianelli, ha voluto ricordare
una precedente iniziativa del Rotary, di venti anni addietro, nella quale venne affrontato il problema
dell’ammodernamento della Cassia e del completamento della Trasversale Civitavecchia-ViterboOrte, per ribadire l’importanza che i
collegamenti viari rivestono per l’economia della provincia. A questo proposito
ha
ricordato
anche
i
bombardamenti subiti dalla città durante il secondo conflitto mondiale proprio a causa della sua collocazione
geografica su un nodo stradale di particolare importanza. Ha ribadito quindi
il suo impegno personale e quello di
tutta l’Amministrazione sul fronte delle
infrastrutture viarie, ferroviarie e aeroportuali. Ha espresso inoltre soddisfazione per la trasformazione della città
che, in questi ultimi anni, ha assunto
una nuova positiva dimensione tant’è
che è riuscita a scalare molte posizioni nella graduatoria delle città italiane in tema di vivibilità. Ciò
è stato reso possibile grazie.
- all’Università degli Studi della Tuscia che è riuscita a moltiplicare le sue attività superando la
cifra di diecimila iscritti e che ha saputo espandere la sua presenza nella parte storica della città
restituendo vitalità a zone in precedenza neglette ;
- alla presenza delle Forze Armate le quali, lungi dal diminuire la loro consistenza, si accingono
ad aumentarla e ad impreziosirla con altre specializzazioni e con l’attivazione di corsi di laurea,
in collaborazione con l’Università, in discipline attinenti le attività militari ;
- alla realizzazione di films e sceneggiati per la televisione che hanno veicolato a livello nazionale
una realtà cittadina appetibile e fruibile ;
- alla realizzazione, dopo venti anni, di un tratto del semianello con positiva ricaduta sulla qualità
del traffico cittadino che sarà avviato a soluzione con il completamento dell’intero tracciato
entro due anni.
Il presidente della Provincia, Giulio Marini, ha ricordato e sottolineato le “battaglie” condotte
62
Rotary Club Viterbo
per la realizzazione dell’Interporto di Orte, che presto diventerà una realtà concreta, e per l’accelerazione delle procedura relative all’appalto di un altro lotto della “Trasversale Civitavecchia-ViterboOrte”che consentirà di arrivare in loc. Cinelli in territorio del comune di Monteromano.
Il Rettore dell’Università degli Studi della Tuscia, prof. Marco Mancini, ha esposto le linee programmatiche dell’Ateneo che è riuscito a moltiplicare le sue attività superando la cifra di diecimila
iscritti ed ha saputo espandere la sua presenza nella parte storica della città restituendo vitalità a zone
in precedenza neglette.
Il consigliere regionale, on. Laura Allegrini, è intervenuta in rappresentanza del presidente della
Regione di cui ha letto un ampia relazione in ordine alle complesse procedure attivate dalla Regione
per avviare a soluzione i problemi infrastrutturali dell’Alto Lazio. In particolare sono stati sottolineati
gli interventi volti a dare uno sbocco positivo all’adeguamento della Cassia, al completamento della
Trasversale, all’avvio dei lavori per la realizzazione dell’Interporto di Orte, al potenziamento del Porto
di Civitavecchia.
Il vice Presidente della Camera di Commercio di Viterbo, Roberto Pepponi, si è fatto portavoce
degli imprenditori viterbesi i quali lamentano la inadeguatezza dell’intero sistema infrastrutturale fortemente limitativo della capacità competitiva delle aziende ed ha auspicato la realizzazione di più
funzionali vie di comunicazione per consentire alle aziende produttive e commerciali di raccordarsi
più rapidamente con i territori contermini e con le strutture portuali, aeroportuali e ferroviarie. Con
particolare convinzione ha sottolineato la fattibilità dell’aeroporto di Viterbo di cui ha sostenuto sia
la convenienza che la sufficienza finanziaria.
Il presidente dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, Moscherini, ha fornito dati di grande interesse sia in merito all’attività del porto che si avvia ad essere, in tempi molto brevi, il primo scalo
marittimo del Mediterraneo nel settore crocieristico-turistico, sia in merito alle strutture portuali che,
col concorso delle tre più grandi compagnie di navigazione mondiali, subiranno profonde trasformazioni e considerevoli ampliamenti. In questa prospettiva è allo studio la realizzazione di un moderno
aeroporto, per aeromobili di media capacità, da costruire in territorio del comune di Tarquinia sull’area
di sedime della vecchia pista militare utilizzata nel corso dell’ultimo conflitto. La realizzazione di
questa opera, anch’essa col concorso delle citate compagnie di navigazione, assicurerebbe ai crocieristi
provenienti da ogni parte del mondo di arrivare, grazie ad una organizzazione plurimodale del trasporto, direttamente al porto di Civitavecchia senza soluzione di continuità.
Al termine del Convegno ho tratto le conclusioni :
• di notevole soddisfazione per l’ormai certo completamento della Trasversale CivitavecchiaViterbo, per lo sviluppo del Porto di Civitavecchia e per l’avvio dei lavori per la realizzazione
dell’Interporto di Orte. Con tali opere si realizzerà un’asse infrastrutturale ad alta valenza economica che potrà costituire un polo di riferimento per tutta una serie di iniziative produttive,
commerciali e turistiche ad opera di imprenditori non solo locali ma anche nazionali e internazionali;
• di cauta e fiduciosa speranza per l’adeguamento della SR Cassia nel tratto Monterosi-Viterbo.
A tal riguardo occorrerà, nell’immediato, un forte impegno di tutte le istituzioni per rappresentare, nelle competenti sedi regionali e nazionali, la grande valenza economica e strategica di
questa arteria che, una volta realizzata, costituirà con la trasversale Civitavechia-Viterbo-OrteTerni-Rieti non solo un sistema linfatico per l’economia di tre Regioni (Lazio-Toscana-Umbria)
ma anche una valida alternativa di traffico rispetto al tratto Firenze-Roma dell’Autostrada del
sole;
• di necessaria attenta valutazione per la realizzazione dell’aeroporto di Viterbo che non potrà
non tenere conto della possibile realizzazione di analoga struttura a Tarquinia. Sarà indispensabile ed urgente quindi avviare un tavolo di confronto con tutti i livelli istituzionali interessati
al problema per rinvenire sinergie e spazi di coordinamento;
• di inevitabile delusione per il silenzio sui collegamenti ferroviari. E’ paradossale che, dei tre
diversi collegamenti ferroviari tra Viterbo e Roma, nessuno sia competitivo, quanto a tempi di
percorrenza, col trasporto su gomma. Eppure le ragioni che giustificano il potenziamento di
1954-2014 - 60 anni di service
63
uno dei tre collegamenti sono concrete ed evidenti :
• il bacino di potenziale utenza (università, enti militari, terme, mondo del lavoro e turismo)
che è di rilevante entità ;
• l’alleggerimento del traffico veicolare di accesso e in uscita da Roma per decongestionare quello
all’interno della capitale ;
• il risparmio dei costi per il trasporto privato ;
• la diminuzione dell’inquinamento in un territorio ancora sufficientemente integro.
Ho inoltre ribadito che per avviare a soluzione i problemi ancora irrisolti è indispensabile che
continui e si intensifichi l’impegno delle istituzioni pubbliche locali sia in termini propositivi e di raccordo anche con le realtà confinanti (Grosseto Siena Perugia, Terni, Civitavecchia e Roma) sia in termini persuasivi nei confronti dei livelli politici e istituzionali regionali e nazionali.
Ho concluso infine sottolineando che l’impegno delle istituzioni locali sarà più incisivo se stimolato dal corale consenso delle categorie economiche, del mondo del lavoro, della stampa e di tutte
le espressioni della società civile. Tra queste ultime, il Rotary di Viterbo, nell’ambito della sua istituzionale attività di pubblico interesse, continuerà nell’opera di sensibilizzazione dei livelli politici e
istituzionali al fine di tenere sempre desta l’attenzione sui problemi evidenziati e contribuire a promuoverne la soluzione.
Le conclusioni del Convegno sono state inviate a tutti i livelli istituzionali competenti per gli argomenti trattati ed è significativo e confortante registrare che hanno avuto un’eco positiva.
La Regione Lazio infatti, con nota del 15 novembre 2005, ha trasmesso un documento nel quale
viene fatto il punto sui problemi sollevati. Si è costatato che ci sono concrete possibilità per l’avvio
a soluzione del completamento della Trasversale Orte-Viterbo-Civitavecchia, buone speranze per il
raddoppio della SR Cassia nel tratto Viterbo-Monterosi ed un parziale potenziamento sulla linea ferroviaria Viterbo-Cesano-Roma”.
B) “Gemellaggio con il Rotary Club di Avignone Fontaine de Vaucluse”
Nei giorni 4, 5, 6 maggio 2005, una numerosa delegazione del Rotary Club di Viterbo, guidata
dal suo Presidente il Generale Luigi Monetti e dal Past President Prof. Giuseppe Pagano, si è recata
ad Avignone (Francia), per celebrare il gemellaggio con il locale Club Rotary “Avignon Fontaine de
Vaucluse” alla presenza delle Autorità rotariane e dell’Assessore ai rapporti internazionali di quella
Città. Nella prestigiosa cornice del Grand Hotel, dopo la firma di una pergamena a suggello dell’evento, i Presidenti dei due Club si sono scambiati il rispettivo guidoncino, seguito da una serie di
doni rappresentativi delle rispettive comunità cittadine. Il Presidente Monetti ha così consegnato al
Presidente del Club avignonese una targa commemorativa del grande pittore trecentesco Matteo Gi64
Rotary Club Viterbo
vanetti, viterbese, famosissimo per aver lavorato a lungo per la Corte Papale di Avignone, affrescando
colà il grande palazzo dei Papi e la Certosa di Villeneuve. La targa, recante gli stemmi del Rotary
International e dei due Club, insieme ad una breve dedica, sarà apposta dalle Autorità rotariane e comunali di Avignone sulla Piazza che sarà intitolata al pittore viterbese, nel corso si una cerimonia ufficiale. Analoga targa, come la precedente realizzata a cura del Rotary Club viterbese, verrà apposta
sul Largo che l’Amministrazione comunale di Viterbo ha destinato di dedicare al Giovanetti lungo le
mura civiche, all’altezza di Porta Romana. Sono seguiti omaggi per gli ospiti francesi costituiti da
dolciumi viterbesi, da nocciole e da una bottiglia di olio, prodotti tipici della Tuscia, particolarmente
graditi dai convenuti. E’ stata poi consegnata ai rotariani avignonesi una riproduzione delle monete
coniate nel XIV secolo dalla Zecca di Montefiascone per i Papi Avignonesi Benedetto XII e Clemente
V, nonché alcuni “viterbini”, tutte realizzate dal noto gioielliere di Viterbo Renzo Biagi con i coni
originali. La Signora Fosca Tasciotti, Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Viterbo, rotariana, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale ha fatto dono al rappresentante del Comune
di Avignone di un guidoncino con l’emblema della Città, di un bellissimo libro sul centro storico di
Viterbo e di una riproduzione della Macchina di Santa Rosa, dono del Sodalizio facchini, invitandolo
a partecipare a Viterbo, al “trasporto” del 3 Settembre prossimo.
Il gemellaggio, epilogo dei rapporti intrapresi dal Rotary attraverso il Prof. Pagano fin dal 2001,
individua le sue motivazioni nella comune storia medioevale delle due Città, centri, per un breve periodo, della cristianità e del potere temporale, nonché nella vita e nell’opera di Matteo Giovanetti notissimo in Avignone, degno di riscoperta a Viterbo, sua città natale, dove il Club Rotary ha già
intrapreso un’azione di promozione culturale con il restauro di un degli affreschi dell’Artista nella
Chiesa di Santa Maria Nuova, che culminerà nei prossimi mesi con al realizzazione di una mostra
virtuale dell’opera del Pittore, fondatore del “gotico internazionale”, con Simone Martini, della pittura
medioevale verso quella del Rinascimento..
Sullo sfondo di tali realtà storico artistiche, i due Club gemellati attiveranno le iniziative culturali
sia proprie, che attraverso le rispettive Università, con la promozione di uno scambio di studenti, di
corsi facoltativi e di borse di studio sull’Arte del Trecento, sul restauro dei beni culturali, sull’approfondimento storico e linguistico in generale, che vedrà le due Comunità cittadine consolidare la reciproca conoscenza, la cultura e l’amicizia in perfetto spirito europeista.
1954-2014 - 60 anni di service
65
Pilerio Spadafora
Anno sociale 2005-2006
Passaggio della campana da Luigi Monetti a Pilerio Spadafora.
Eventi rilevanti dell’annata.
1. Dal 2 al 7 ottobre, in vari incontri di lavoro con membri del Rotary il Rotary Club di Islamabad
Metropolitan (PK) e in collaborazione con gli amici del Club Viterbo Ciminia e del Club Bolsena
e Ducato di Castro, viene elaborato un progetto di intervento umanitario verso il popolo pakistano.
La conviviale interclub del 6 ottobre è dedicata alla presentazione di un programma di alfabetizzazione.
All’incontro partecipa anche il Dirigente Distrettuale della Rotary Foundation PDG, Antonio Lico.
2. 13 ottobre: il cosmonauta Col. Roberto Vittori, ingegnere, medaglia d’oro, orgoglio dell’Aeronautica Militare Italiana e della nostra Città, entra a far parte del Club di Viterbo come socio onorario. Durante la conviviale dedicata all’evento, l’illustre socio suscita grande emozione nei
presenti con il racconto del suo recente volo con la nuova Soyus nella seconda missione “Eneide”,
e per la sua straordinaria attività di esploratore dello spazio.
3. Dal 20 al 23 ottobre, indimenticabile gita culturale a Torino, con l’eccellente organizzazione dei
soci Mario Moscatelli e Sergio Soletta. Visita a Palazzo Reale, Prefettura, Palazzo Carignano e
Aula del 1° Parlamento Italiano, Museo Egizio, Mole Antonelliana e Museo del Cinema, Museo
del Risorgimento, Museo dell’Automobile, il Lingotto (Auditorium Giovanni Agnelli, Pinacoteca,
Pista di collaudo autovetture Fiat), alcuni impianti olimpici (Palavela Palazzo del Ghiaccio, Oval:
pista per il pattinaggio veloce su ghiaccio), Stupinigi Palazzina di caccia e Parco, e Superga alla
Basilica delle Tombe dei Savoia – Sacrario “Caduti del Torino”.
3. 15 dicembre: Festa degli Auguri di Natale. La serata si svolge sullo sfondo di uno straordinario
66
Rotary Club Viterbo
Coro Gospel. Ospite illustre S.E. Il Vescovo di Viterbo, Mons. Lorenzo Chiarinelli, che svolge
un interessante intervento, di carattere religioso e filosofico, sull’affascinante tema “La Porta della
Luce”.
4. 30 marzo 2006: conviviale con approfondimento sull’argomento di attualità degli aspetti scientifici, sanitari ed economici dell’influenza aviaria.
5. Dall’11 al 14 maggio 2006: si svolgono a Viterbo il XILX Congresso e l’Assemblea Distrettuale.
Tra le numerose e illustri autorità rotariane presenti il Past Presidente Internazione Carlo Ravizza.
1954-2014 - 60 anni di service
67
CLAUDIO MARIA ERNESTI
Anno sociale 2006 – 2007
“In amicizia servire”
28.06.2006 Con il tradizionale passaggio della Campana, è iniziata la mia annata rotariana improntata al
motto “in amicizia servire”.
Tenendo fede al mio motto ho cercato di consolidare
l’affiatamento e l’amicizia tra i soci del club e far meglio conoscere sul territorio le prerogative e le finalità
della nostra associazione, promuovendo anche iniziative a favore di varie associazioni benefiche ed
enti assistenziali locali. Ho svolto azioni di comune
interesse con i Club limitrofi: Rotary Club Ciminia,
Rotary Club Bolsena e Ducato Di Castro, e Rotary
Club Flaminia Romana operando in spirito di amicizia e fattiva collaborazione
- Evento fondamentale è avvenuto il 19.09.2006 con
l’inaugurazione della nuova sede sociale, in Via S.
Egidio n.16 che da lustro e prestigio al ns .club ultra
cinquantenario. Sede nella quale i soci hanno la possibilità di riunirsi per svolgere tutte le attività connesse alla vita sociale del Club e dare altresì la stessa
possibilità ai giovani del Rotaract ed Interact. (Foto)
- Un evento culturale e mondano avvenuto presso
l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Via
S. Maria in Gradi, è stata la presentazione dei GIOIELLI DI CASA BULGARI di inestimabile valore
storico ed artistico, avvalorata anche da un’ ampia e
dettagliata ricostruzione storica dalla nascita ai ns
giorni della ditta Bulgari che da semplici artigiani
orafi sono assurti a fama e risonanza commerciale
mondiale tenuta da un relatore della casa. La manifestazione ha suscitato notevole interesse e grande
partecipazione di pubblico è stata realizzata anche
grazie alla collaborazione del nostro socio Franco
Menichelli (Foto)
- Nel mese di febbraio, con il patrocinio della Federazione Nazionale di Burraco pubblicizzato dalla
stampa locale , è stato indetto il I Torneo di Burraco
Rotariano finalizzato alla raccolta fondi a favore
della FISM (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla)
di Viterbo, con una altissima partecipazione di giocatori rotariani e non che ha permesso di raccogliere
e devolvere una cospicua somma dell’intero ricavato
per l’acquisto di numerose carrozzine per il trasporto
dei disabili.
5.03.2007 – Con una conferenza stampa è stato pre68
Rotary Club Viterbo
sentato il 1° Concorso di Idee a livello nazionale ed
internazionale indetto dal nostro Club per giovani laureati in Conservazione dei Beni Culturali avente per
oggetto la valorizzazione del patrimonio artistico e
Pagina 58 culturale presente nella Città di Viterbo e/o
nel territorio della Tuscia. Detto concorso ha avuto
una vasta risonanza a livello locale , nazionale ed internazionale con un larga partecipazione di giovani
laureati che hanno elaborato validi progetti.. Enti ed
istituzioni locali hanno compreso la validità del progetto ed hanno contribuito con cospicue elargizioni in denaro destinato alla premiazione dei vincitori. I progetti pervenuti sono stati analizzati da una apposita commissione composta da: Claudio
Maria Ernesti Presidente Rotary Club Viterbo, Presidente onorario prof. Marco Mancini Magnifico
Rettore Università della Tuscia, Arch. Livia Soprani docente facoltà Architettura Univ. La Sapienza
di Roma, Dott.ssa Anna Maria Moretti , Sopraintendente beni culturali per l’Etruria Meridionale,
prof.ssa Gabriella Ciampi docente facoltà BBC Viterbo, Dott. Daniele Rinalducci rappresentante
Rotaract Viterbo, Arch. Giovanni Cucullo amministratore Univ.della Tuscia, Arch. Giovanna Scappucci socio Rotary Club Viterbo, Sig. Massimo Bordignon segretario commissione Rotary Club
Viterbo. Dopo l’esame dei progetti la commissione ha redatto la relativa graduatoria. Il concorso
si è concluso il giorno 25 maggio 2007 presso L’Aula Magna dell’Universita’ degli Studi della Tuscia con l’assegnazione dei premi ammontanti a diversi migliaia di euro. Un doveroso ringraziamento va espresso da parte del Club ai soci professor Marco Mancini e Arch.Giovanni Cucullo per
l’ospitalità concessa.
o Il nostro Club ha fatto in occasione della Santa Pasqua una donazione per l’acquisto di materiale didattico e scolastico per i giovani ospitati nella struttura “Associazione Murialdo”
Viterbo che provvede al mantenimento, all’ istruzione ed al loro inserimento nella società.
o Il ns. Club ha attribuito nel corso di una Conviviale la qualifica di socio onorario al noto regista cinematografico GIORGIO CAPITANI ( viterbese di adozione ) che con la serie televisiva “ il maresciallo Rocca” girato interamente nella ns. città portando sul piccolo schermo
le immagini che hanno contribuito in maniera proficua a far meglio conoscere Viterbo a livello nazionale. (foto) o Il 28.04.2007 un nutrito gruppo di soci è partito per una gita socioculturale a Berlino. Siamo rimasti incantati e stupefatti dalla rinascita di questa città riunita
dal 1989 che ha avuto il coraggio di lasciare vicino alle opere di nuova costruzione, ancora
visibili le vestigie delle epoche passate sia nella zona ovest con i ghetti ebraici del periodo
hitleriano , sia le squallide abitazioni della zona est del periodo di dominazione sovietica e
i resti del muro divisorio.
o All’avvicinarsi della conclusione del mio mandato nella conviviale dedicata all’amicizia, che ha riunito tutti i soci con le relative famiglie, il Club ha doverosamente devoluto a chiusura di
bilancio alla CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA di
Viterbo Onlus una somma per l’acquisto di un defibrillatore.
28.06.2007 - Si è conclusa la mia annata rotariana con il tradizionale
Passaggio della Campana. Mi sento in dovere di ringraziare tutti i membri del Consiglio Direttivo che hanno collaborato, con il massimo impegno e dedizione, alla realizzazione di tutti i progetti nel corso
dell’annata. Ringrazio, inoltre, tutti i soci ed i loro/le loro rispettivi/e
consorti che, con la loro sempre numerosa partecipazione a tutti gli
eventi, hanno contribuito a determinare il successo della mia annata.
1954-2014 - 60 anni di service
69
Ignazio Tricomi
Anno sociale 2007-2008
L'annata Rotariana di mia competenza si era distinta con il motto del Governatore che era la
condivisione atteggiamento che doveva essere
portato ad esempio da tutti i soci del club per i
programmi , amicizie e attività. Il Presidente può
dare una impostazione una guida ma è tutto il
Club che porta avanti la squadra e il risultato non
è mai dovuto ad una sola persona ma all'insieme
delle persone.
Su questa onda pertanto si era deciso di fare dei
programmi sia per Viterbo ma anche con i Club
più vicini che durassero almeno tre anni , il che ,
avrebbe portato nel tempo il Club di Viterbo ad
acquisire uno sviluppo e visibilità che in una sola
annata non sarebbe stato possibile raggiungere.
All'inizio dell'annata Rotariana nel mese di settembre insieme con gli altri club della provincia
e di alcuni di Roma ci siamo resi disponibili ad
una manifestazione in onore del Nostro Caro
amico e socio fondatore Felice Ludovisi esponendo le sue opere nella meravigliosa residenza
di piazza della rocca palazzo Albornoz presenti
alla manifestazione oltre alle autorità e al vescovo
di Viterbo c'era anche un nutrito gruppo dei soci
Rotaractiani che con il loro impegno hanno provveduto ha dare una presenza costante anche nei
giorni successivi all'apertura. A memoria di tutto
questo abbiamo delle opere donate dal Maestro e
in visione presso la nostra sede.
A questo programma si sono succedute una serie
di iniziative concordando programmi e serate
anche con gli altri Club e focalizzando l'attenzione al progetto CIRT (Comitato Intesa Rotary
Territoriali) abbiamo garantito una nostra presenza corposa in alcune giornate tra le quali
quella di Canino , che si rilevò di importanza strategica nella riuscita, cogliendo così una duplice
funzione aiuto e visibilità dei club più piccoli
della provincia di cui Noi peraltro eravamo padrini e implementazioni di nuove conoscenze sia
di persone che di idee.
L'incontro del Governatore a Viterbo ebbe un
grande successo e lo stesso mi fece in dono un orologio in gratitudine di tutto quello che si era
potuto organizzare fino al quel momento purtroppo dopo la cena di natale le mie condizioni di
salute non mi hanno più consentito di proseguire nell'organizzazione di altri eventi che avrei dovuto
gestire personalmente ma la squadra diretta dal mio grande Vice, Generale Monetti , ha portato comunque a conclusione in maniera egregia tutte serate istituzionali.
Nel Giugno al passaggio della Campana ero presente e non avrei comunque rinunciato a quella serata nonostante le mie condizioni per dare di persona il collare all'amico "Marini Balestra" che
nello spirito del Rotary proseguiva il cammino della ruota.
70
Rotary Club Viterbo
Andrea Stefano Marini Balestra
Anno sociale 2008-2009
L’annata rotariana 2008\2009 è stata l’ultima prima della grande crisi che, pur da tempo latente, si
è manifestata in tutto alla fine del 2008.
Il programma della mia Annata è stato pertanto programmato pertanto ricco di eventi che hanno
comportato impegni finanziari ahimè oggi non più possibili per il Club e per i Soci tutti ormai in
stato di “revisione spesa”.
L’evento più “nuovo” è stato lo sbarco del Club
oltre Atlantico.
Siamo andati a New York nel dicembre 2008
prima di Natale.
In 54 anni di storia del Club molti viaggi sono
stati fatti, ma nessuno oltre le Colonne d’Ercole.
Un freddo mattino di dicembre una nutrita pat- a
tuglia di Soci ed amici si è imbarcata in aereo
per l’America. Siamo arrivati a New York sotto
leggera nevicata.
a
Suggestiva è stata la passeggiata sotto i fiocchi
a Rockfeller Center.
Abbiamo visitato l’ONU, assistito ad una sessione, siamo stati ospitati in conviviale nei locali dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania all’ONU e soprattutto partecipato ad una riunione nel Rotary Club New York, uno dei clubs più antichi del movimento rotariano.
Abbiamo osservato le usanze “americane” dei nostri consoci d’oltreoceano, il loro modo “spiccio”
di fare riunioni ad ora di seconda colazione con breve, ma efficace relazione di servizio.
Abbiamo poi ripercorso l’itinerario che facevano tutti gli emigranti negli USA visitando Ellis Island
ed abbiamo osservato come gli americani del secolo scorso affrontavano con successo i problemi
dell’integrazione.
Nell’annata è stato è stato possibile realizzare un altro sogno.
Organizzare ed offrire ai giovani neopatentandi del nostro territorio un Corso gratuito di Guida sicura.
Nel mese di Marzo 2009, in due sessioni, presso
l’Autodromo Internazionale di Viterbo. Il Club
ha “certificato” oltre 80 ragazzi dell’ultimo anno
delle scuole superiori con la collaborazione di
istruttori e mezzi specializzati che li hanno strapazzati in pista con evoluzioni pratiche di guida
in stato di emergenza ed in aula con lezioni teoriche sul corretto uso di automobili.
Sul piano culturale ricordiamo volentieri la Gita
sociale a Torre del Lago Puccini per assistere
all’opera Turandot nell’ambito del Festival pucciniano.
Il giorno successivo abbiamo incontrato il Rotary Club di Lucca.
Con altri Enti abbiamo collaborato alla pubblicazione di un elegante libro “Inventario del Convento
di Santa Rosa (1727)”. Uno squarcio di vita viterbese nella prima metà del “secolo dei lumi”.
Per ricordare il grande scienziato ed illustre matematico viterbese Luigi Fantappiè, nell’ambito
della inesaurita polemica tra Fede e Scienza, il Club ha pubblicato un volumetto “Scienza e Fede”
contenente scritti inediti del Fantappiè con la collaborazione della Sua Famiglia che ci ha onorato
della presenza in occasione della serata di presentazione.
1954-2014 - 60 anni di service
71
72
Rotary Club Viterbo
Alberto Grazini
Anno sociale 2009-2010
“Il futuro del Rotary è nelle vostre mani”, questo
è stato il motto dell’annata rotariana che ho avuto
l’onore di presiedere e su tale incitamento si è
caratterizzato il programma che unitamente al
Consiglio Direttivo ed ai Soci tutti è stato svolto.
Si è curato principalmente il ruolo dell’amicizia
nel Club, ricordando che simbolo e motore dell’azione rotariana sono le azioni di servizio, collaborazione con le realtà istituzionali ed
economiche per far emergere leadership, formazione, amicizia, solidarietà.
Nel corso dell’annata il Club ha svolto un programma assai intenso.
Molti gli eventi e i convegni che si sono susseguiti nell’arco dell’anno, importanti contributi
quali la partecipazione alla ricostruzione dell’Aquila dopo il terremoto in collaborazione con il Presidente del Club Rotary dell’Aquila, partecipazione al Progetto Pluriennale del CIRT (Comitato Intesa Rotary Territoriali) per iniziative di
scolarizzazione in Senegal, oltre le numerose attività svolte sul territorio con progetti triennali quali
il Progetto “Dal Carcere alla Società” cui si è dedicato con notevole impegno e grande spirito rotariano Lucio Cuppari, progetti elaborati d’intesa con i Presidenti Incoming ed Eletto Fosca Tasciotti
e Roberto Ciula.
Ci siamo occupati, portando il nostro contributo, in alcune sfide della città di Viterbo ed i suoi impegni sociali quali la realizzazione dell’Aeroporto, del Centro Merci di Orte e la venuta a settembre
2009 del Santo Pontefice.
Nella prima parte dell’annata rotariana sono stati trattate tematiche legate al recupero di patrimoni
della città unitamente all’Associazione ArcheoTuscia quali l’attenzione a storia di capolavori perduti
all’interno del Convento di Santa Rosa.
Abbiamo dedicato una serata alla Bioarchitettura con un incontro dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura cui ha partecipato l’Arch. Wittfrida Mitterer, Cofondatrice dell’Istituto, in cui sono state
analizzate le tematiche relative alle ragioni della Bioarchitettura.
Un’importante serata è stata dedicata alla stato dell’arte e prospettive di sviluppo dell’”Interporto
Centro Italia Orte”, cui hanno preso parte il Presidente del Consiglio di Amministrazione Dott. Marcello Mariani, l’On. Giulio Marini Sindaco di Viterbo e il Dott. Dino Primieri Sindaco di Orte.
Notevole impulso è stato dato anche al Festival Barocco, importante appuntamento che annualmente
viene svolto nella città di Viterbo, così come notevole impulso è stato dato alla partecipazione al
XIV festival Internazionale del Teatro Amatoriale – Progetto PolioPlus della Rotary Foundation,
che annualmente si svolge nella città di Viterbo, con l’assegnazione del Premio “Città di Viterbo” e
del Premio “Rotary Giovani”.
Una importante serata è stata dedicata all’Olio Extra vergine di qualità D.O.P. della Provincia di Viterbo, cui hanno partecipato Giudici Sensoriali che hanno effettuato una prova di assaggio guidato
a tutti i soci; sono intervenute cinque aziende agricole produttrici di olio leader a livello nazionale.
Nell’occasione sono state illustrate le caratteristiche di questi straordinari prodotti ed è stata redatta
appositamente la Carta degli Oli (all.1).
Nel novembre 2009 è stata realizzata la XVIII Edizione della “Viterbo che Lavora”, prestigioso riconoscimento che annualmente il Rotary Club assegna a particolari personalità che si sono distinte
1954-2014 - 60 anni di service
73
nel lavoro quotidiano e contatto con il pubblico;
mi è gradito ricordare che in questa edizione è
stata effettuata una menzione speciale all’Associazione Famigliari Sostenitori Sofferenti Psichici
delle Tuscia, associazione che ha realizzato importanti strutture quali la “Fattoria di Alice” per
la coltivazione e vendita di prodotti biologici e
per l’inserimento al lavoro di persone con disagio
psichico.
È stata dedicata una giornata alla cinofilia ed attività venatoria con la partecipazione di esperti e
giornalisti di testate nazionali quali la rivista “I
nostri Cani” e “Diana”, evidenziando l’importanza dell’ausiliario che sicuramente va aldilà
dell’attività venatoria stessa.
Per l’attività internazionale il Club ha effettuato
nell’aprile 2010 una visita al Club Rotary di Tallin nell’ambito di una gita in cui il Club ha visitato l’Estonia e la Lettonia ed in modo particolare
le città di Tallin e Riga.
Il Club nel marzo 2010 ha voluto dedicare una giornata alla rievocazione storica dell’evento avvenuto
presso la Chiesa di San Silvestro il 13 marzo del 1271 relativo alla uccisione di Enrico di Cornovaglia, riportato negli immortali versi di Dante Alighieri (Inferno XII, 120). Rievocazione ed evento
di straordinaria importanza curata dai Soci Adolfo Gusman e Giuseppe Pagano, cui hanno partecipato
illustri studiosi quali relatori come il Prof. Massimo Miglio, la Proff.sa Maria Teresa Ubertini, oltre
l’importantissima presenza di S.E. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo di Viterbo che ha voluto effettuare
una interessante analisi critica dell’evento. (All.2 e 3)
Nell’ambito della collaborazione del CIRT (Comitato Intesa Rotary Territoriali) nel giugno 2010,
unitamente al Rotary Club Viterbo Ciminia e Rotary Club Bolsena Ducato di Castro si è realizzata
una conviviale dedicata ai Cavalieri di Maremma presso il Parco di Vulci, Canino (Vt).
Per la raccolta fondi a favore della Rotary Foundation è stato realizzato presso l’Auditorium dell’Università della Tuscia nel maggio 2010 un concerto dedicato alla musica rinascimentale con particolari strumenti dell’epoca. Hanno partecipato artisti di livello internazionale quali il Mastro
Ferdinando Bastianini ed il Maestro Stefano Vignati.
Nel maggio 2010 il Club ha ospitato nell’ambito del GSE (Group
Study Exchange) un gruppo provenienti dall’Oklahoma (USA) Distretto 5750, che sono stati ospiti
della nostra città ed in modo particolare facendo visita alle attività
imprenditoriali e ai professionisti
rotariani.
Nell’ambito della valorizzazione
del territorio si è trattata una tematica di particolare interesse relativa
alla conoscenza delle “Orchidee della Zona Termale di Viterbo”, incontro realizzato presso il Casino
di Caccia di Villa Lante, con la partecipazione di docenti dell’Università della Tuscia e del responsabile Tecnico della Banca del Germoplasma presso l’Università stessa.
Questo in sintesi il programma svolto nell’annata rotariana 2009/2010.
74
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
75
76
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
77
78
Rotary Club Viterbo
Fosca Mauri Tasciotti
Anno sociale 2010-2011
Quando alcuni amici, in primis il Presidente in carica Stefano Marini Balestra, mi chiesero la disponibilità a candidarmi Presidente del nostro Club per l’annata 2010-2011, ebbi un attimo di esitazione: ero “giovane” Rotarianamente e sarei stata la prima donna a ricoprire questa carica per il
Rotary Club di Viterbo dopo 54 anni. Devo dire che ho sempre interpretato lo spirito del Rotary,
prima di tutto come servizio ed amicizia e dopo breve riflessione ho accettato.
E’ per me un grande onore scrivere queste poche righe per la pubblicazione del nostro Club, in occasione dei suoi “primi” 60 anni e dei 109 del Rotary International. Non farò soltanto una elencazione di ciò che ho fatto nella mia annata con il mio splendido Consiglio, perché credo che ogni
Presidente lavori per concretizzare quelli che sono i principi Rotariani ed ogni anno è denso di impegno, di interesse e di partecipazione, ma cercherò di trasmettere ciò che ho provato ricoprendo
quel ruolo difficile ed affascinante nello stesso tempo.
Difficile è stato costituire il Consiglio: avrei voluto mettere tutti!
Dubbi, timori, idee, ripensamenti, entusiasmi, ma quando l’amico Alberto Grazini mi ha consegnato
collare e campana è cominciato l’impegno profondo e stimolante per raggiungere tutti insieme,
nessuno escluso, gli obiettivi del Rotary, tracciati anche dal motto della nostra annata: “impegniamoci nelle Comunità, uniamo i Continenti”.
Il primo obiettivo è stato ristrutturare il Rotaract: grazie a Philipp Bordignon, ad Ignazio Tricomi
ed al fondamentale Delegato giovani Gianni Cucullo, 20 ragazze e ragazzi hanno costituito il nucleo
di partenza per un meraviglioso Club, che continua a crescere e a lavorare bene, a dare quadri Distrettuali e ad essere il futuro insieme e dopo di noi.
Abbiamo lavorato molto in Interclub, perché ritengo fondamentale la collaborazione e la conoscenza fra noi e questo ha portato alla conclusione, prima del previsto, di un progetto Distrettuale
per la forestazione in Madagascar; ad una serata indimenticabile per la Rotary Foundation con gli
artisti del CET e Mogol, poi diventato nostro Socio onorario; ad un importante Convegno sul
“Ruolo dell’Agricoltura nell’economia”, con la partecipazione di Istituzioni, Studiosi e della nostra
Università della Tuscia che ringrazio ancora per la preziosa e fondamentale collaborazione.
Per celebrare i 50 anni dell’Unità d’Italia abbiamo organizzato con l’aiuto di Mario Moscatelli e
dell’Archivio di Stato, una mostra documentaria “Risorgimento nel Viterbese”, ricerca di storia nascosta del nostro territorio, conferenze ed accoglienza al maratoneta Rotary della Marcia dell’Unità.
Il Progetto defibrillatori per “Viterbo, città più sicura” ci vede a tutt’oggi impegnati con Stefano
De Spirito a diffondere la cultura dell’emergenza, fondamentale per la vita umana.
Il Progetto Tevere, presentato da Maurizio Giannotti, e la cultura dell’acqua ci ha dato modo di
partecipare ad Assisi alla Conferenza Internazionale Rotary sull’acqua, riscuotendo lusinghieri apprezzamenti.
Momenti ancora di cultura, arte e musica, di grande collaborazione distrettuale, di socializzazione
(penso al bellissimo viaggio sociale a Vienna e Budapest dove abbiamo incontrato i nostri amici
Rotariani) e devo dire di grande partecipazione e di lavoro insieme, mi hanno fatto crescere Rotarianamente ed apprezzare ad uno ad uno tutti i soci che mi hanno dato sostegno ed amicizia incondizionata.
Un grazie ancora al mio insostituibile amico e segretario Massimo Bordignon, senza il quale mi
sarei persa sicuramente tra le mille incombenze gestionali da affrontare.
Alla fine dell’annata ho pensato che mi sarebbe servito ancora un anno per fare tutte le cose che
avevo in mente, ma con un pizzico di nostalgia ho passato il collare all’amico, Roberto Ciula, con
la voglia di continuare a “vivere il Rotary”.
Vorrei chiudere con le parole di Madre Teresa di Calcutta: “Noi siamo meri strumenti di servizio,
non conta quanto facciamo, ma quanto amore ci mettiamo. Dall’amore nasce il servizio, dal servizio
la pace”.
1954-2014 - 60 anni di service
79
80
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
81
82
Rotary Club Viterbo
Roberto Ciula
Anno sociale 2011-2012
Amici rotariani,
l’occasione rappresentata dalla redazione di questo “libro dei ricordi” realizzato anche con
l’apporto dei presidenti succedutisi nel tempo, in corrispondenza con il compimento dei 60 anni di esistenza del club e la cortese richiesta dal nostro presidente Mario Moscatelli di un breve contributo incentrato sulle attività della annata che mi ha visto dirigere il club, mi ha portato a eseguire un rapido,
ma intenso lavoro di recupero di materiale quale scritti, comunicati, foto ed altro che avevo riposto nel
cassetto della memoria tra le belle anche se impegnative esperienze di vita.
A distanza di due anni – sembrano molti di più - il rivedere l’attività svolta con l’aiuto di tanti
amici mi è veramente gradita, per cui mi accingo a sunteggiare quelle che nelle mie intenzioni sono
state le iniziative che ho giudicato maggiormente significative.
Ricordo la sera del 30 giugno quando, con indosso il peso del collare e lo sguardo di tutti gli
amici rotariani in attesa del discorso di inizio mandato, cercavo con notevole imbarazzo di esprimere
la gratitudine per la fiducia accordatami, sforzandomi, nel contempo, di non cadere nelle ovvie banalità
di circostanza; il risultato francamente non sono in grado di ricordarlo, ma con gli occhi della mente
ho ancora oggi vivide le espressioni estremamente cordiali dei commensali. Forse non era iniziata
proprio male.
Da lì in poi è stato un susseguirsi di impegni, iniziative – più o meno riuscite – incontri, avendo
avuto in comune tutti, la fattiva e cordiale presenza dei molti amici che hanno avuto la costanza di alternarsi nelle varie iniziative, di volta in volta nel corso dell’annata. Debbo onestamente sottolineare
che tra i tanti, di cui tra poco ricorderò i nomi, spicca la costante presenza, quasi un tono di fondo, del
mio segretario – prof. Adolfo Gusman – che ha fornito quel supporto di esperienza e di confronto
secondo me indispensabile ad un neo-presidente.
Trascuro, per brevità, il primo appuntamento con i soci relativo alla mera illustrazione dei punti
salienti dell’annata, di seguito ricordati, anche perché è stata mia intenzione di individuare in quella
circostanza, un semplice canovaccio (una specie di “fil rouge”) costituito da alcune caratterizzanti iniziative e da integrare successivamente, nel corso dello svolgersi del anno rotariano, anche dagli
eventuali apporti di soci, consiglieri o no.
Ho subito espresso l’intenzione di innovare nella tradizione; cioè di integrare le attività cosiddette
“storiche” con aperture ad ambiti di carattere economico, culturale, di apertura al mondo professionale
dei giovani che non sempre hanno trovato il giusto riconoscimento nell’ambito delle attività di club.
Perciò, in concomitanza con le feste di S. Rosa e rimanendo nell’ambito dei contatti con i soci del
Club di Avignone il due settembre ho organizzato, con il prezioso ausilio di Pino Pagano, una conviviale
in un locale del quartiere San Pellegrino in cui abbiamo ospitato gli amici di Avignone e, contemporaneamente, avuto la gradita sorpresa di una visita da parte dei dirigenti del Sodalizio dei Facchini di
Santa Rosa che, con l’occasione hanno funto da guide a tutti presso la “Macchina”; ricordo il piacere
con cui tutti abbiamo ascoltato un saluto rivoltoci in lingua latina dal Presidente del Club di Avignone;
non ricordo se esistano a disposizione della conviviale, ma ho ben presente l’allegria e la cordialità
della serata.
Successivamente mi è gradito, pur con certo salto logico, ricordare, questa volta nell’ambito della
innovazione, la manifestazione con relativa conviviale svolta ad Orte il 1 ottobre e finalizzata, nelle
intenzioni, ad illustrare ai soci rotariani, congiuntamente con la Società Interporto di Orte s.p.a nella
persona del Presidente Marcello Mariani la realtà dell’iniziativa interportuale, alla quale tengo tuttora
moltissimo, essendo convinto, oggi ancor più di ieri, della determinante importanza che sta assumendo
e sempre di più in futuro assumerà per lo sviluppo economico dell’intera provincia di Viterbo.
Ringraziando ancora il sindaco di Orte, Dino Primieri che moltissimo si prodigò per l’aspetto logistico, visitammo dapprima la struttura dell’interporto, sita come tutti sanno tra l’imboccatura della
autostrada A1 ed l’ansa del fiume Tevere, restando ammirati dalla vastità della superficie impegnata e
dalla complessità del’intera opera (vedi le foto); il Convegno che ebbe come tema “Interporto Centro
Italia una opportunità di Sviluppo Sostenibile”, vide il fattivo e determinante intervento, sia del già
citato allora Presidente Marcello Mariani, del C.D. Carmelo Cardo che dell’intero Consiglio di Am-
1954-2014 - 60 anni di service
83
ministrazione e della struttura dei collaboratori; furono presenti le autorità politiche provinciali e
regionali nonché quella del Comune di Orte e di Viterbo e di numerosi comuni della Regione Umbria,
in quanto l’area di intervento ed il bacino di utenza travalica i confini regionali ed interessa direttamente
le due Regioni limitrofe; l’Ente Porto di Civitavecchia, socio dell’Interporto inviò una attenta e
qualificata rappresentanza; anche la presenza rotariana distrettuale fu numerosa ed attenta, altrettanto
quella del nostro Club e di quello di Orvieto. Venne illustrata ampiamente la situazione attuale del
completamento dell’opera e i prevedibili sviluppi futuri tra cui la imminente realizzazione del tracciato
ferroviario di collegamento con la rete Ferroviaria nord – sud e con quella ovest - est dal Porto di Civitavecchia a quello di Ancona. Concluse la manifestazione una eccellente conviviale collocata in
Orte nel portico di un antico e prestigioso palazzo della Curia, che ristorò le membra e gli spiriti dei
partecipanti.
Il tempo corre veloce e, in men che non si dica, arrivò il 27 ottobre con la ormai classica
premiazione dell’iniziativa “Viterbo che lavora”; la conviviale che si tenne in un prestigioso complesso
residenziale e vide la premiazione di lavoratori dipendenti, impiegati o operai, che individuati dalla
apposita commissione del club, si erano distinti per capacità e cortesia nello svolgimento delle proprie
mansioni; il club rispose intervenendo come di consueto in modo massiccio e sommamente partecipe;
non saprei veramente chi escludere tra coloro che in vario modo collaborarono alla riuscita,; ricordo
in particolare tra i soci Pino Pagano, Massimo Bordignon e l’onnipresente segretario Adolfo Gusman,
nonché il giovane prefetto Stefano Bianchini, i membri della commissione e, in sintesi, l’intero club.
Saltando a piè pari i diversi adempimenti
di carattere amministrativo e ripetitivi ormai
consuetudinari, anche se non di minore importanza per il funzionamento del club, ma solo in
ragione della loro comunanza con ogni annata,
ci siamo ritrovati il 15 dicembre 2014 alla Conviviale per gli Auguri; particolarmente gradito
l’intervento di S. Ecc. il Vescovo Lino Fuma-
galli, da poco insediato a Viterbo, che
introdusse la serata
con acconce parole
che predisposero
tutti gli amici presenti alla formulazione degli auguri
nel giusto spirito di
amicizia che contraddistingue il nostro club. Terminammo a
tarda sera con l’estrazione dei premi per la beneficienza come ogni anno.
Iniziò il nuovo anno con la visita della
gentilissima Governatrice del Distretto che il
26 gennaio ci gratificò della sua presenza; la
signora Daniela TRANQUILLI FRANCESCHETTI, fu a Viterbo con un certo anticipo
per cui a fare gli onori di casa provvidero alcune socie tra cui la sempre ben informata e
tempestiva Fosca Tasciotti, che provvide a
supplire alla figura del sottoscritto per un breve
periodo di tempo; la conviviale si svolse presso
un noto ristorante in località “Il Pallone” che
84
Rotary Club Viterbo
fu anche, molto opportunamente, sede delle canoniche riunioni con il presidente,il segretario ed il prefetto, i membri del consiglio e delle commissioni relative tutte alla situazione del club circa la frequenza,
i rapporti tra i soci e l’attuazione dei diversi programmi.
Si terminò con una conviviale cui parteciparono anche numerosi i membri del Rotaract verso i
quali, ricordo, la governatrice mostrò un particolare trasporto ed interesse; anche le vivande furono
gradite.
Il 15 marzo si tenne un incontro al caminetto in cui i socio ing. Treta e l’ospite ing. Corsetti, realizzato con l’intento di sensibilizzare le conoscenze e le coscienze sull’attualità e la opportunità del risparmio energetico; i relatori illustrarono agli intervenuti, non molto numerosi in verità, l’argomento
che fu oggetto di interventi e di un interessato ed interessante dibattito sull’argomento ed in particolare
circa, ad esempio, la bontà del posizionamento a terra dei pannelli solari per la produzione di energia.
Si cenò in un tipico ristorante di piatti della sardegna, limitrofo la sede sociale.
Trascorsa la S. Pasqua, il 13 aprile si tenne presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi della
Tuscia la premiazione dell’iniziativa denominata “Viterbo che Studia”, anch’essa nell’alveo di quella
volontà di rinnovamento, ideata, organizzata e mirabilmente diretta dal socio Mario Moscatelli (foto
dell’iniziativa)ed intesa a gratificare gli studenti più meritevoli dell’ultimo anno degli istituti superiori;
furono graditissimi ospiti i presidi degli istituti stessi, i parenti degli studenti oltre agli studenti
premiandi. Provvidero alla bisogna, oltre il sottoscritto, la signora Prefetto di Viterbo, il Presidente
della Provincia Marcello Meroi, il sindaco del Comune di Viterbo Giulio Marini ed infine il nostro
socio Mario Moscatelli (foto della premiazione); massiccia fu la partecipazione dei rotariani che affollarono la capiente aula magna, messa a disposizione dal magnifico rettore Marco Mancini, con il determinante ausilio del socio Gianni Cucullo a cui va la mia personale gratitudine per la cortese e
sollecita disponibilità mostrata nelle diverse manifestazioni.
Purtroppo, anche in questa annata ai lieti momenti si sono succeduti quelli decisamente tristi; il
socio Felice Ludovisi, tra i fondatori del club, nonché eminente figura di artista e entusiasta rotariano,
in aprile ci ha lasciato terminando la sua avventura terrena e, credo, proseguendola in altro luogo,
dove, come il suo nome indica, sarà senza dubbio “Felice”; il club ha solo potuto organizzare, tramite
me, una giornata – il 26 aprile- nella Sala Regia del Comune di Viterbo, per ricordarlo attraverso le
persone di famiglia, gli amici e tutti i rotariani; ne è scaturito un incontro che personalmente conservo
tra i ricordi più cari.
Il tempo è tiranno e veloce; salto a piè pari, per non scrivere un trattatello, due conviviali, entrambe
nella prima metà di maggio e molto importanti per le novità e l’attualità degli argomenti: la nuova
imposta sugli immobili (IMU), con relatori due eminenti colleghi dottori commercialisti dell’Ordine di
Viterbo, la prima il due di maggio, con cena presso un noto e da noi frequentato locale; il dieci maggio
successivo presso un altro agriturismo sui monti Cimini una digressione interessantissima in merito alla
situazione ed allo sviluppo dell’agricoltura tenuto dal prof. Pulina dell’università di Sassari che coinvolse
tutti i numerosi partecipanti per l’importanza e l’immediatezza delle argomentazioni, opportunamente
corredate da slides esplicative; preziosi e determinanti per la riuscita furono i cari amici prof.Enrico
Porceddu e dott. Alberto Grazini a cui va la mia gratitudine per quanto vollero fare.
Il successivo 25 maggio, nell’austera e importante cornice del Palazzo Brugiotti, si è svolto uno
degli avvenimenti che, tuttora ritengo, essere pregnanti dell’intera annata. Mi riferisco alla premiazione
dei vincitori di una iniziativa che denominammo “Turismo Culturale nella Tuscia” volta stimolare la
presentazione di progetti di sviluppo della città di Viterbo da parte di soggetti neo professionisti;
sorvolo sull’intero iter preparatorio dell’iniziativa, che, partendo dal reperimento di fondi, e proseguendo
con la individuazione degli ambiti di trattazione dei progetti, per concludersi con la pubblicazione del
bando di concorso, vide impegnati in modo continuo e veramente intenso, molti componenti il consiglio
direttivo, soci, presidenti di commissioni; si può affermare che molta della struttura direttiva del club
fu attratta e partecipò attivamente alla buona riuscita del tutto; i finanziamenti pervennero anche dalla
Fondazione CARIVIT il cui Presidente dott. Franco Cordelli intervenne in modo determinante mettendo
a disposizione le somme necessarie allo scopo.
Si giunse quindi alla conclusione dell’evento che, con grande meraviglia di molti, fu oggetto di
una partecipazione nutrita e estremamente qualificata, sia per il livello professionale, che per la
originalità e “cantierabilità” delle iniziative proposte; se non vado errato fu ampliato il numero dei
premiati in ragione dei numerosi ex aequo riscontrati dalla commissione.(vedi foto)
Anche nel caso, la partecipazione degli amici rotariani fu veramente importante, attenta e consa1954-2014 - 60 anni di service
85
pevole. Unico neo, non ascrivibile però al club, fu il constatare l’assoluto disinteresse degli enti a cui,
in ultima analisi, era proprio diretta la manifestazione, per cui di tante belle idee, anche del tutto economicamente sostenibili, nulla ha preso luce; ma questa è l’Italia.
Si concluse comunque con adeguata conviviale presso un noto ristorante storico del centro di Viterbo(vedi foto).
Come nella migliore consuetudine del club, dal 2 al 9 giugno ci recammo in quel di Ragusa, per
una visita ai siti del “Barocco Ibleo” a seguito della adesione all’iniziativa del R.C.di Ragusa; una eccellente sintesi dello sviluppo è stata realizzata dal socio Mario Moscatelli, a cui chiedo il cortese
assenso per la trasposizione dello scritto quale documento di club, ritenendo che migliore ricordo
della splendida gita non possa essere effettivamente realizzato. E’ da notare che incontrammo soci di
club di numerosi distretti oltre il nostro con i quali e dei quali ancora nutriamo un graditissimo
ricordo.(vedi brochure).
L’annata volgeva al termine in un crescendo di impegni la cui realizzazione, a tutt’oggi, mi
sembra impossibile essere riuscito a fare fronte
Il quindici giugno successivo, fu organizzata una giornata dedicata alle Forze Armate nazionali e,
specificamente, al riconoscimento dei meriti nei confronti di militari delle diverse armi che nell’ambito
delle diverse operazioni di “Peace Keeping” a cui i diversi contingenti italiani hanno di volta in volta
partecipato nei diversi teatri di operazioni nel mondo, si erano distinti per comportamento, coraggio
ed abnegazione.
La manifestazione si svolse nella eccezionale location del complesso di S. Carlo al Carmine,
ospiti della Università della Tuscia, sempre in virtù dei buoni uffici del Magnifico Rettore Mancini e
della indispensabile collaborazione del nostro Gianni (chiedo scusa, ma non riesco a chiamarlo
Giovanni) Cucullo; la partecipazione dei comandanti delle armi fu compatta e entusiasta, analogamente
gli amici del club furono presenti e evidentemente partecipi con interesse. Dopo i saluti di rito ed ringraziamenti – debbo ricordare in particolare – i nostri soci Luigi Orsini, incoming dell’annata successiva,
Luigi Monetti, Vincenzo Turetta e Fulvio Catteruccia che furono determinanti ai fini della realizzazione
e buona riuscita del tutto, si procedette alla consegna dei riconoscimenti ai militari da parte dei
rispettivi comandanti e del sottoscritto.
Grande fu l’impatto emotivo che provai nell’ascoltare le motivazioni di volta in volta enunciate e
grande il contrasto con queste e l’età dei militari; anche oggi non mi sembra possibile che ragazzi così
giovani abbiano mostrato in azioni così pericolose, una forza d’animo tale da essere riconosciuta sul
campo e giudicata degna di nota.
Fosse stato anche solo per questo, sarebbe valsa la pena di presiedere il club.
Si concluse la giornata con una splendida conviviale in una giornata che già preannunciava la
bella estate che seguì.
Ulteriormente, il 19 giugno successivo, venne organizzato un concerto presso l’Auditorium dell’Università, cui seguì la conviviale nel portico – splendido – della stessa; nell’occasione celebrammo
l’ingresso del dott. Stefano Tedeschi, all’epoca presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di
Viterbo e carissima persona.
Si giunse infine alla faditica data del 28 giugno, giorno in cui, oltre a celebrare l’ingresso di altro
carissimo amico, il dott. Giovanni Montemari, valentissimo dirigente medico della UOC del S. Camillo-Forlanini di Roma, mi fu infine data la possibilità di trasferire oneri (molti) ed onori (scarsi) al
mio successore generale Luigi Orsini in una serata veramente splendida ed in una cornice del tutto
adeguata alla circostanza.
Termine qui, con un po’ di rimpianto, questa sintesi, che tanto sintetica poi non è stata, dell’annata
della mia presidenza del club di Viterbo; mi sia però concesso, ora per allora e per sempre volgere un
ricordo ad una persona che, pur non essendo mai stata nominata in precedenza, era in realtà tra noi in
ogni momento.
Voglio salutarti Philipp Bordignon, allegro e vitalissimo amico, ragazzo che è riuscito a farmi diventare fotogenico, cosa degna di nota, e che con la sua simpatia ed allegria – lo ripeto – ha eternato
praticamente tutte le occasioni di incontro; ragazzo che non è più fisicamente tra noi, ma che per me e
per tutti rimarrà sempre nel ricordo tra le emozioni più belle.
Ciao Philipp !!!
Roberto Ciula
presidente AR 2011/2012
86
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
87
Luigi Orsini
Anno sociale 2012-2013
Motto dell'annata: LA PACE ATTRAVERSO IL SERVIZIO
Ho cercato di svolgere il mio compito di presidente con un grande spirito di democrazia. Ogni
iniziativa è stata sottoposta a tutti i soci, che a volte, chiamati a votare, hanno trovato sulla scheda
non un solo nome prescelto ma i nomi di tutti coloro che avevano dato la propria disponibilità.
La prima grande soddisfazione, che mi ha riempito di orgoglio, ancor prima del passaggio della
campana, ha riguardato il progetto triennale interdistrettuale proposto dal nostro Club, responsabile
il nostro socio arch. Maria Giuseppina Gimma, su i Beni Culturali - Concorso per le scuole (locandina) che è stato adottato, approvato e finanziato dal nostro distretto.
La cultura e i Beni Culturali uniscono i popoli, perché l'arte non ha confini geografici, politici,
ma sono portatori del bello, di amore e di Pace e soprattutto interessano anche i ragazzi portatori di
handicap.
Uno degli obiettivi del progetto, è stato anche quello di far crescere la famiglia rotariana, costituendo un club Interact, e di far conoscere ad un ampio pubblico che cos'è il Rotary partendo anche
dai giovani e dalle scuole.
Prima di tutto ci siamo attivati con il responsabile giovani arch. Gianni Cucullo e con un gruppo
di soci divenuti poi fondatori Agata Severi, Giulia Pesciallo, Fosca Mauri Tasciotti, Maria Giuseppina
Gimma, Giovan Battista Mollicone, Andrea Micci e Francesco Joppolo per costituire l'Interact.
A novembre 2012 il Club era già nato e funzionante. A febbraio 2013 il governatore è tornato
nel nostro club per consegnare il Certificate of Organization dell'Interact.
Ci siamo attivati con il sindaco di Viterbo Giulio Marini per intitolare a Paul Harris il giardino
su cui sorge il monumento al Rotary. Abbiamo ricevuto piena disponibilità da parte dell'Amministrazione, come da lettera di risposta del sindaco, questo ha facilitato il mio successore per la realizzazione dell'Intestazione del parco.
Abbiamo sempre coinvolto in tutte le manifestazioni oltre ai soci del Club anche l'Interact e il
Rotaract, è nata veramente una grande famiglia.
Abbiamo realizzato diversi Progetti Interclub.
Il club di Orvieto, che partecipa al progetto Beni Culturali ha scelto di occuparsi del Miracolo
del Corpus Domini avvenuto a Bolsena 750 anni or sono e dell'influenza che questo fatto ha avuto
nell'arte. Abbiamo preso parte al Giubileo straordinario (2013-2014) indetto dal Santo Padre Benedetto XVI per i 750 anni del Miracolo di Bolsena partecipando anche all'apertura delle porte Sante
di Bolsena e di Orvieto.
Abbiamo partecipato con un nostro stand alla fiera del Restauro di Ferrara che ha visto la partecipazione di molti club dell'Emilia Romagna, della Lombardia, del Veneto, della Toscana, del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta che hanno dimostrato grande interesse per il progetto.
Naturalmente abbiamo partecipato ad altri progetti distrettuali come quello dell'acqua per la
scuola di Mateves, in Tanzania coordinato dal nostro socio prof. Enrico Porceddu.
Il progetto Polio Plus XVII ci ha visti partecipi anche al teatro amatoriale con la vendita di biglietti, la partecipazione agli spettacoli e alla Maratona di Roma. Abbiamo ospitato uno dei 3 ECR
interclub che si sono svolti nel nostro territorio e ai quali abbiamo partecipato. “Viterbo che studia“
progetto del nostro socio dott. Mario Moscatelli.
Adesione al progetto “Tevere”.
Sono stati organizzati 12 caminetti a cui hanno partecipato illustri relatori che hanno parlato
dello Stress, dei costumi viterbesi nel '400, dell'arsenico nell'acqua, della protezione civile in caso
di calamità delle opportunità e dei rischi di internet, dei problemi dell'acqua in Tanzania.
10 conviviali che hanno visto la presenza di luminari come il prof. Macino che ci ha parlato
88
Rotary Club Viterbo
delle Cellule Staminali o la serata con S.E. Mons. Lino Fumagalli che ci ha intrattenuti su “Il Conclave: da Viterbo a Papa Francesco”, la dott.ssa Gloria Biondi della Luxottica su “Ridare la luce a
chi non può acquistare occhiali o non può pagare la visita oculistica” 3 assemblee Con la Croce
Rossa abbiamo organizzato 3 mostre su “Le vivandiere protagoniste del Risorgimento”, una a Viterbo
ed una a Tuscania, e la “Giornata della prevenzione del diabete, dell'ipertensione arteriosa e dell'obesità”.
Dopo diversi anni di assenza abbiamo fatto ripartire il Bollettino del Club grazie al lavoro dei
nostri soci Massimo Bordignon e Stefano De Spirito.
Il nostro Club si è arricchito dell'ingresso di 5 soci.
Dopo l'alluvione che ha coinvolto Montalto di Castro abbiamo partecipato alla raccolta fondi
insieme al Rotaract e all'Interact.Che dire dello splendido Concerto della Banda dei Carabinieri che
si è svolto presso l'Auditorium del rettorato dell'Università della Tuscia.
1954-2014 - 60 anni di service
89
90
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
91
92
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
93
Mario Moscatelli
Anno sociale 2013-2014
Nella lettera inviata ai soci all’inizio della mia presidenza ho delineato le linee programmatiche
che intendevo seguire e che possono così sintetizzarsi:
A) Attingere alle risorse interne sia per accrescere il nostro patrimonio culturale e sociale sia per
trarne motivo e forza per rendere più ricca l’attività di servizio del club.
B) Necessità della testimonianza e visibilità esterna delle attività e dei progetti del Rotary.
Sotto il primo aspetto ho chiesto alla spontanea disponibilità di alcuni soci di organizzare serate
autogestite di “informazione culturale e conoscitiva”, nei diversi ambiti di rispettiva competenza
professionale, che hanno riguardato i seguenti argomenti di grande attualità:
- la legge sulla conciliazione giudiziaria (avv. Alessandro Bruni)
- l’osteoporosi (dr. Romeo Gatti)
- la chirurgia plastica (dr. Giovanni Montemari)
- la crisi economica ed il ruolo delle banche nel nostro paese (dr. Marco Ruggeri). Questa conferenza
ha fatto seguito a quella tenuta in precedenza dal
Prof. Alessandro Ruggieri, Rettore dell’Università
degli studi della Tuscia: “Ripresa e prospettive: lo
scenario socioeconomico”.
Sotto il secondo aspetto ho considerato che, in un
momento in cui vasti settori della nostra società
hanno prospettive di quotidiane difficoltà, la nostra
risposta dovesse concretizzarsi, col limite delle risorse finanziarie a disposizione, in progetti, servizi
ed iniziative….“a chilometro zero”, nel senso di indirizzare la nostra attenzione al contesto territoriale
in cui vive il club.
Abbiamo così deliberato un finanziamento alla
Caritas diocesana per l’acquisto di un furgone
Ford Transit che quotidianamente si reca nei
Supermercati del capoluogo per raccogliere i
prodotti alimentari di prossima scadenza donati alla Mensa che prepara oltre cento pasti al
giorno.
Nell’ambito del progetto “Viterbo città d’arte”
si è proseguito nell’opera di valorizzazione del
patrimonio artistico della città con il restauro,
grazie ad un sostanzioso contributo finanziario
della Banca di Viterbo, di due preziose lunette
all’interno della Chiesa di S. Maria Nuova.
94
Rotary Club Viterbo
Sempre col rilevante sostegno finanziario di altro istituto bancario, la Banca di Credito Cooperativo
di Roma, abbiamo potuto organizzare la 3° edizione del concorso “Premio Viterbo che studia”.
Anche quest’anno, come nelle prime due edizioni del concorso, è stato dato un premio di duecento
euro a ciascuno dei 46 studenti che, nelle altrettante quinte classi dei sei istituti delle scuole secondarie di 2° grado (tre licei e tre istituti tecnici), hanno riportato la migliore votazione al primo trimestre dell’anno scolastico 2013/2014.
trimestre dell’anno scolastico 2013/2014.
Con l’ambita presenza del Governatore e del rappresentante del Sindaco di Viterbo, particolarmente significativa è stata la cerimonia della intitolazione al
fondatore del Rotary, Paul Harris, dello spazio pubblico
dove è situato il monumento al Rotary International.
Per sviluppare la socializzazione e l’affiatamento, è
stata organizzata una gita a Trieste nel corso della quale
si è svolto:
- un Interclub con gli amici di quella città,
- un ricevimento in Prefettura,
- una visita al Castello di Duino ed a quello di Miramare con concerto
- Abbiamo assistito altresì con i soci del R.C. di Trieste, a bordo di una
imbarcazione, allo svolgimento della tradizionale gara velica “La Barcolana” cui hanno partecipato circa
duemila barche a vela.
Sull’importante e delicato problema
del trattamento e smaltimento dei rifiuti si è tenuto ad Orte un affollato
interclub cui hanno aderito, oltre al
1954-2014 - 60 anni di service
95
nostro, ben 14 R.C. del Lazio e che ha visto la partecipazione del Governatore del Distretto, dell’Assessore regionale alle infrastrutture e di alcuni sindaci dei comuni interessati.
Altro interclub è stato realizzato con il R.C. Cremona Po in visita nella nostra Provincia.
Abbiamo ospitato, con una simpatica conviviale, i partecipanti al convegno Scambio giovani
E.E.M.A.
A sostegno della campagna di
scavi in loc. Sipicciano, dove
sono stati rinvenuti i resti di una
grande villa romana, abbiamo
finanziato la spesa per le opere
di recinzione.
Una serata particolarmente interessante è stata organizzata,
negli ambienti del Palazzo Papale, con l’allestimento di un “Processo a Donna Olimpia Pamphili Maidalchini” la cui giuria era
composta da soci del nostro club. Per l’occasione la socia Roberta Bernini ha presentato ed illustrato
la biografia di Donna Olimpia da lei curata.
Una particolare attenzione è stata rivolta sia per la conservazione dell’effettivo sia per la sua implementazione.
Molto viva è stata la collaborazione con i giovani del
Rotaract e dell’Interact che ha visto lo scambio di partecipazione agli eventi rispettivamente organizzati.
Il club ha aderito al concorso distrettuale “Legalità e cul-
tura dell’etica” promuovendo la partecipazione di ben
sei istituti scolastici del capoluogo. Con nostra grande
soddisfazione il 1° Premio, tra i 270 istituti scolastici
d’Italia che hanno partecipato, è stato vinto dall’Istituto
di Istruzione Superiore “F. Orioli” di Viterbo. Al nostro
96
Rotary Club Viterbo
club è stato conferito, dal Distretto 2080,
l’Attestato di Adesione.
Il nostro club ha avuto altresì il privilegio di
organizzare, per conto della Fondazione
Omero Ranelletti, il “Premio Tullio Fazi”
cui hanno aderito ben dodici istituti scolastici del capoluogo: sono stati assegnati sei
premi di 1000 euro ciascuno ad altrettanti
studenti che hanno riportato, nel corrente
anno scolastico, alte votazioni pur in presenza di difficoltà d’ordine personale o familiare.
Con l’occasione il club, utilizzando fondi propri ed un contributo della Banca di Credito Cooperativo di Roma, ha concesso altri tre premi di 500 euro ciascuno a studenti particolarmente meritevoli.
Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi abbiamo organizzato, nella suggestiva cornice del
San Carlo, attuale Aula Magna della Facoltà di giurisprudenza dell’Università degli studi della Tuscia, una “Guida all’ascolto del Requiem” a cura della prof.ssa Barbara Aniello.
Molto interessante è stata la visita al Palazzo del Quirinale a Roma cui hanno partecipato molti
soci e conclusasi con una simpatica conviviale al ristorante “Pane e sugo”.
In prossimità della Pasqua è stata dedicata una serata alla “Sindone” con la proiezione di un DVD
che la commenta e di altro DVD (inedito e molto interessante) con le terrificanti immagini dell’incendio che, l’11aprile 1997, ha investito la Cappella omonima e del salvataggio della Sindone ad
opera dei coraggiosi vigili del fuoco.
Nella sua opera di servizio alla città il club ha altresì organizzato una interessante serata, con la
presenza del Sindaco di Viterbo, nella quale è stato presentato un progetto di riqualificazione di
Via San Lorenzo, redatto dai soci Lorenzo Grani, Sandro D’Alessandro e dal giovane rotaractiano
Alessandro Scorza ed una suggestiva proposta di valorizzazione di Piazza Plebiscito.
Il club ha inoltre sponsorizzato alcune iniziative di particolare interesse organizzate da organismi
locali.
Ho potuto constatare, con viva soddisfazione, la partecipazione numerosa dei soci agli eventi realizzati e la disponibilità di molti di loro ad organizzarli o gestirli personalmente.
Nella mia lettera di saluto all’inizio dell’annata sollecitavo la vicinanza e la partecipazione alla vita
del club di tutti i soci precisando che la rotta potrà pure essere indicata dagli organi dirigenti ma la
navigazione è garantita soltanto dalla “vigoria” di tutti i soci che si impegnano a “remare” a favore.
In prossimità del termine del mio mandato ho potuto registrare che i miei auspici si sono realizzati
e che il mio compito è stato facilitato dalla intelligente, operosa e propositiva collaborazione della
V. Presidente Fosca Mauri Tasciotti, del presidente incoming Stefano de Spirito e degli altri
componenti del Consiglio direttivo nonché dal supporto prezioso del segretario Massimo Bordignon
affiancato dal prefetto Giovanni Bruni e dal tesoriere Andrea De Simone.
1954-2014 - 60 anni di service
97
Contributi dei soci su attività iniziative
e progetti del Club
Avvertenza:
I testi riportati nella presente sezione sono stati inseriti nella versione integrale prodotta dagli autori e dagli
stessi revisionata prima della stampa.
1954-2014 - 60 anni di service
99
L’AZIONE INTERNAZIONALE
I GEMELLAGGI
1954-2014 - 60 anni di service
101
I gemellaggi – Lo stato dell’arte
di Giuseppe Pagano
Il Club è gemellato dal 1999 con il Rotary Club di Guimaraes, Città portoghese; l’occasione
è maturata nell’ambito di un progetto del nostro Club di conferire alla sepoltura di Giovanni XXI,
portoghese, illustre medico e scienziato, Papa a Viterbo nel XIII° secolo dove morì tragicamente
dopo pochi mesi di pontificato, ma già abate a Guimaraes, una degna collocazione nel Duomo cittadino. L’iniziativa è perfettamente riuscita, con la partecipazione di Autorità ecclesiastiche. Ambasciatori e cittadini. La conoscenza, poi, con i rotariani di quella Città, di carattere certamente
mediterraneo, particolarmente attivi nel sociale, ha fatto spontaneamente nascere in noi l’interesse
per stringere rapporti di amicizia, che si sono consolidati con una storica visita del nostro Club in
Portogallo e la celebrazione solenne del Gemellaggio a Guimaraes. Il tutto è stato auspicato e favorito dall’allora presidente del Comitato interpaese Italia- Portogallo. Dopo un periodo di vivo
interesse, con scambio di visite, i rapporti si sono un po’ raffreddati, in considerazione della difficoltà di comunicare in lingua, dell’avvicendarsi dei progetti e delle persone nelle cariche dei rispettivi Club. I Soci Chiarini e Lecchini hanno ripreso recentemente a contattare gli amici
portoghesi e contiamo di riattivare i rapporti nel corso della presente annata.
Dal 5 Maggio del 2005 siamo poi gemellati con il Club francese di Avignon Fontaine de Vaucluse; l’iniziativa è partita da un desiderio di vecchia data che la Città di Viterbo ha sempre coltivato,
di riconoscersi fraternamente in questa Cittadina del Sud della Francia, come già Viterbo nel Medioevo Sede Papale, cresciuta come Città su questi illustri presupposti, con caratteristiche urbanistiche del tutto confrontabili con quelle della nostra Viterbo. Una serie di visite scambiate da nostri
soci e da soci di quel Club tra il 2001 ed il 2005 ha condotto, poi, a costruire il gemellaggio intorno
ad un tema circoscritto, l’opera di Matteo Giovanetti, pittore viterbese che i Papi portarono ad Avignone intorno alla metà del 1300, dove ebbe modo di sviluppare la sua arte affrescando il Palazzo
papale, la Certosa di Villeneuve ed altri importanti edifici, creando una espressione artistica nota
in tutto il mondo come Gotico internazionale. La reciproca conoscenza fra rotariani ha fatto crescere
l’interesse in questa direzione, con la partecipazione delle stesse Autorità civiche che hanno contribuito agli incontri, rendendosi in qualche misura disponibili a trasferire sul piano civico il gemellaggio. Gli impegni attualmente in preparazione sono costituiti:
- dall’allestimento di una mostra virtuale degli affreschi di Matteo a Viterbo, che consenta ai
Viterbesi di conoscere meglio un concittadino tanto illustre e, tuttavia, poco conosciuto,
- da scambi di giovani attraverso le rispettive Università, con particolare riferimento agli studi
medioevali. Nel frattempo gli amici di Avignone, a dimostrazione dei rapporti fraterni e continui che ci uniscono, partecipano con noi ad un progetto di alfabetizzazione nel Pakistan.
Ci rendiamo conto che i gemellaggi debbono essere coltivati perché possano dare frutti; in
questo senso è stata istituita quest’anno una Commissione apposita che lavorerà a sviluppare tutte
le iniziative per un felice sviluppo nel tempo di questi rapporti che sanciscono oltretutto la dimensione internazionale del Rotary e la sua naturale vocazione all’amicizia fra popoli e nazioni.
102
Rotary Club Viterbo
Relazione presentata dal Socio Giuseppe Pagano
alla Conferenza su Matteo Giovannetti
presso il Comune di Avignone nel Marzo del 2009
di Giuseppe Pagano
Gentili Signore, gentili signori, amici rotariani, è per me ospite del Comune di Avignone un
grande onore intervenire dopo l’interessantissima relazione della Dottoressa Madame Leonelli.
Ma lo farò brevemente e con molta modestia, per raccontarvi di quel poco che sappiamo su
Matteo Giovannetti a Viterbo. E vogliate scusare fin da ora il mio francese.
Non abbiamo dubbi sul fatto che Matteo, nei circa 40 anni dalla sua nascita trascorsi a Viterbo
abbia contribuito ad affrescare alcune delle numerose chiese che tra Viterbo, Bolsena ed Orvieto
rappresentano, ancora oggi, scrigni d’arte pittorica medioevale, sotto gli influssi della Scuola senese
e di quella umbra, attraverso la sapiente mediazione manifestata dalle opere di Simone Martini, di
Pietro ed Ambrogio Lorenzetti tra Orvieto ed Assisi.
Poco o nulla sappiamo di quegli anni in cui Giovannetti, nato a Viterbo a cavallo dell’anno
1300, certamente ecclesiastico, svolge ruoli per così dire istituzionali: tra il 1322 ed il 1328 è canonico della Chiesa di San Luca e nel 1336 è priore della Chiesa di San Martino a Viterbo, quando
in Città regna l’antipapa NiccoloV. E questo probabilmente fino al Settembre del 1343, quando fu
chiamato ad Avignone da Clemente VI. Ma nel 1348 è ancora nominato arciprete di Vercelli.
Gli studiosi che si sono interessati al problema, il Prof. Enrico Castelnuovo già professore di
Storia dell’Arte nelle università di Losanna, Torino e presso la Scuola Normale Superiore di Pisa,
il Prof. Italo Faldi, insigne studioso di Storia dell’arte già Direttore del Museo Civico di Viterbo,
hanno rivolto le loro ricerche alle pitture sicuramente databili nel XIV secolo, che è possibile ritrovare nelle chiese più antiche della Città; ma il degrado naturale dei supporti e delle pitture di oltre
7 secoli, i terremoti, i bombardamenti dell’ultima guerra, rendono la ricerca estremamente difficile,
in un contesto ormai lacunoso.
La Chiesa di Santa Maria Nuova edificata fra il X e l’XI secolo (il suo tetto porta la data del
1080), è certamente fra le meglio conservate; in essa si ritrova quella Crocifissione che ricorda più
da vicino, per la composizione della scena e per molti tratti del disegno, gli affreschi della cappella
di San Marziale nel palazzo papale di Avignone. Il prof. Castelnuovo e lo stesso Faldi tendono a
riconoscere un’opera giovanile del maestro, certamente anteriore al 1344. Un altro grande affresco
è presente sulla parete sinistra della stessa Chiesa, certamente databile alla prima metà del XIV secolo, purtroppo fortemente danneggiato; esso rappresentava la Madonna in trono fra Angeli e Santi.
Gli elementi che secondo il Faldi suggeriscono l’attribuzione a Matteo scaturiscono prevalentemente dall’osservazione dei ritratti dei personaggi alla base dell’affresco (quello di sinistra è il Cardinal Raniero Capocci, grande figura di ecclesiastico-soldato strenuo difensore della Città dal potere
dell’Imperatore Federico II. Anche un piccolo angelo affrescato su di una cornice in pietra proveniente da Santa Maria Nuova, oggi presso il Museo Civico, con caratteri che si richiamano anche
alla scuola senese di Simone Martini è attribuito da Faldi a Matteo.
La Chiesa di Sant’Andrea, databile all’anno 1148, che doveva contenere in origine non pochi
esempi di pittura medioevale, in realtà presenta soltanto i resti di un magnifico affresco sulla facciata
esterna, appena protetto da un ampio portico che sottolinea le linee romaniche dell’architettura del
tempio. La pittura, molto ammalorata, rappresenta una Madonna in trono che allatta il Bambino,
con un Santo sul lato sinistro, forse Sant’Andrea. Ad esso il Faldi si riferisce come ad un possibile
lavoro di Matteo, per le linee nettamente Martiniane- Giovannettiane del disegno.
La Chiesa di San Francesco del 1237, con le forme severe delle basiliche cistercensi, doveva
1954-2014 - 60 anni di service
103
racchiudere anch’essa numerosi affreschi trecenteschi, accanto alle tombe di alcuni papi come
Adriano IV e Clemente IV. In realtà i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale hanno distrutto
gran parte della Chiesa ed oggi sono visibili solo pochi frammenti di affresco sull’abside. Si tratta
di un Giovanni battista le cui sembianze ricordano le fattezze rudi e fiere ad un tempo di quello
della Crocifissione di Santa Maria Nuova. Anche in questo caso l’attribuzione presenta non poche
incertezze, legate alle difficoltà di lettura di un’opera così frammentaria.
Infine la Crocefissione conservata presso la Cassa di Risparmio di Viterbo è forse l’opera che
manifesta i caratteri più autografi di Matteo. La maturità dell’Artista rispetto al contesto delle opere
sin qui esaminate risulta nettamente evidente: sia il Faldi, che il Castelnuovo pongano l’opera in
una data compresa tra la realizzazione delle cappelle di San Giovanni e di San Marziale in Avignone.
Alla luce degli elementi raccolti, la presenza nelle opere viterbesi della prima metà del 1300
di un disegno fluido nel tratto, fortemente umanizzato e francamente popolare nella composizione,
elementi tipici del Giovannetti di Avignone, se pure non consente di attribuire con certezza quelle
opere alla giovinezza del Maestro, lascia tuttavia pensare quantomeno ad una diffusa conoscenza
della sua pittura nella Città nei primi decenni del XIV secolo, al punto di costituire modello per
altri artisti come ad esempio quel Pietro da Viterbo, già noto in Avignone come aiutante di Matteo.
I prodromi, forse, di quella “Scuola viterbese” sviluppatasi fra gli inizi del 1300 e quelli del 1500
e che il Berenson riconosce nella successione ideale fra Matteo Giovannetti, Lorenzo da Viterbo
ed Antonio del Massaro detto il Pastura.
Grazie.
Giuseppe Pagano
Presidente anno sociale 2001 – 2002
104
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
105
L’AZIONE DI PUBBLICO INTERESSE
NELL’IMPEGNO ROTARIANO DI
SERGIO SOLETTA
Per l’amico Sergio Soletta, cooptato nel Club nel 1961, si dovrebbe adottare l'aforisma con
cui Giancarlo Pajetta, deputato comunista degli anni ‘70, definì l'ingresso di Enrico Berlinguer nel
loro partito: «Enrico Berlinguer si iscrive sin da giovane alla Direzione del Partito…». In effetti
SERGIO, dopo pochi anni di militanza rotariana entra a far parte del Direttivo del CLUB, divenendone Presidente negli anni 72-73 e 73- 74, celebrandone il ventennale nel 1974 per poi, nei
lustri successivi, esserne più volte il Vicepresidente - membro del Direttivo - e comunque sempre
Presidente della “Commissione di Pubblico Interesse”. Solo negli anni ’90, ripristinandosi il giusto
concetto della Rotazione delle Cariche, rientra nei ranghi svolgendo con generosa partecipazione
all'unisono con altri la sua azione Rotariana.
In quel trentennio (’60-’90) il nostro Club passa dalla fase organizzativa ed espositiva delineata
dai Soci Fondatori, all'azione propositiva ed alla fase realizzativa/attuativa, con contatti e rapporti
di alto livello, spesso quasi in regime di supplenza di quegli organi istituzionali in carenza decisionale. E’ proprio quel periodo che vede Sergio Soletta sempre tra i promotori di quegli incontri e di
quelle iniziative nel campo del Pubblico Interesse, che hanno fatto crescere l’immagine ed il ruolo
sociale del Club nella nostra Città. Azioni profondamente rotariane, dedicate a tematiche di alto
profilo e, soprattutto, di grande vicinanza alle attese della Collettività, come :
l “I PROBLEMI DELL'ACQUA” e della sua carenza, con la pubblicazione sul n.10/1968
della rivista rotariana “Realtà Nuova” di una brillante relazione tecnico scientifica a firma
di Sergio, dal titolo:Acqua Anno Zero, che prende spunto da una serie di eventi a livello
mondiale verificatisi nel 1967, particolarmente significativi per il prezioso fluido;
l “I PIANI DELLO SVILUPPO ECONOMICO” della provincia di Viterbo proposti, delineati
e dibattuti presso la Camera di Commercio;
l “LE RELAZIONI ED I CONVEGNI” sugli assi stradali (“assi cartesiani” per Statale Cassia
e per Trasversale Civitavecchia-Viterbo-Orte-Terni-Rieti);
l L’AZIONE DI SOSTEGNO AL PROVVEDITORATO AGLI STUDI CON L’OFFERTA E
LA CONSEGNA DI UNO SCUOLABUS” - per consentire ai giovanissimi studenti del suburbio di raggiungere la scuola nel centro della città di Viterbo (anno 74);
l “L’OMAGGIO AI MILITARI”, grande convegno al Teatro dell'Unione per esaltare il ruolo
di Viterbo - Città Militare per eccellenza in Italia;
l IL GRANDE CONVEGNO a Viterbo SUL “METANO NELL’ALTO LAZIO” alla presenza
del ministro Giulio Andreotti;
l IL PRESTIGIOSO “CONVEGNO SULLA VIA FRANCIGENA” la grande strada di Fede,
nel Palazzo Papale di Viterbo, in parallelo alla iniziativa del Serra Club di Viterbo, con oltre
600 presenze da tutta Europa;
l VARIE INIZIATIVE nel campo culturale come quella a sostegno della “UNIVERSITÀ LIBERA DELLA TUSCIA” poi divenuta “Università di Stato”); e ancora:
l nel campo termale
l nel campo ambientale
l nel campo turistico
l “I CONTATTI” con vertici del Governo come la Regione Lazio e con Istituti Bancari, da
cui provennero contributi di notevole importo finanziario a favore di iniziative di pubblico
interesse a Viterbo;
l “L’INCONTRO” con il Santo Padre Giovanni Paolo II a Roma e con varie autorità prefettizie della Santa Sede. Un impegno costante e vissuto con tenacia e sincera partecipazione,
106
Rotary Club Viterbo
quello di Sergio uomo e rotariano per il Pubblico interesse, che ha segnato con molta evidenza una delle vie di Azione più sentite e vissute dal Club: Anche se la progressiva trasformazione della Società attuale verso forme di egoismo laico sempre più invadenti, il
proliferare degli interessi ed il prevalere di quelli dei singoli, la crisi evidente dell’associazionismo creeranno steccati sempre più alti a quello Spirito di servizio che anima da sempre
il Rotary, nel recente ricordo di quanto si è riusciti ad incidere nella crescita della nostra realtà locale e con l’auspicio di un fattivo contributo dei nuovi Soci, il Club procederà certamente il suo cammino nella stessa direzione.
Giuseppe Pagano
Presidente anno sociale 2001 – 2002
1954-2014 - 60 anni di service
107
UN'AZIONE DI PRESTIGIO
di Santino Clementi
Presidente Fondazione Carivit
Parallelamente alle iniziative degli Enti Locali viterbesi, l'attività del Rotary in questi ultimi
anni, è stata particolatamente ricca di iniziative interessanti rivolte soprattutto al turismo ed al soggiorno nella terra di Tuscia.
Una costante che è sempre emersa nell'attività del Rotary di Viterbo, è stata quella tesa allo sviluppo socio-ambientale e culturale della nostra provincia. Propedeutico ad ogni concetto di sviluppo
turistico, è il discorso rivolto alla esistenza o alla realizzazione di un adeguato sistema di comunicazioni; riguardo è il problema di mettere a disposizione della zona, adeguate infrastrutture stradali
che consentono di raggiungere la Tuscia sempre più rapidamente da qualsiasi parte.
Soprattutto da Roma dove registrano notevoli affluenze turistiche. Oltre che da questa parte si
deve favorire il flusso turistico proveniente dalle coste marine e dalle regioni interne. Il nostro comprensorio deve essere strutturato in modo che si possano consentire agli operatori del turismo, rapidi
trasferimenti degli ospiti da una località all'altra. Molte e di notevole valore sono infatti le mete che
propone la Tuscia: da quelle prettamente culturali ed artistiche, a quelle di carattere più «vacanziero».
Le due cose si possono facilmente sposare in modo da offrire al turista una varietà di itinerari che
vanno a soddisfare ogni esigenza.
La realtà dell'azione volontaristica del Rotary Club Viterbo è stata per lo più intesa a favorire i
grandi congressi pubblici, azione che è stata svolta nei vari anni, in diverse sedi istituzionali con risultati sempre apprezzabili e positivi. Non trascurabile è stato l'impegno che il Rotary ha posto per
le realizzazioni del raddoppio della S.S. Cassia da Roma a Siena e della superstrada CivitavecchiaViterbo-OrteTerni-Rieti. Due opere di importanza primaria sulle quali si basa l'intero sistema viario
della provincia di Viterbo e, naturalmente, il turismo: In particolare per quanto riguarda la S.S. Cassia,
fu una questione che anche io all'epoca in cui ero sindaco di Viterbo, affrontai a Roma in una riunione
che stabili i principi da seguire per raddoppiare questa: importante arteria viaria della nostra provincia. Raddoppio che tutti i convenuti, i maggiori responsabili del progetto, collegarono strettamente
allo sviluppo economico della Tuscia.
Molto inoltre è stato fatto dal Rotary Club di Viterbo in favore dell'Università locale, per il suo
riconoscimento ufficiale, per il suo sviluppo interno ed esterno, per il consolidamento e lo sviluppo
delle infrastrutture che potessero garantire un regolare svolgimento dei corsi di laurea. Il nostro impegno è stato sempre costante in armonia con il pensiero del Rettore Gian Tommaso Scarascia Mugnozza e dell'intero corpo Accademico. Inoltre opportuno ricordare gli incenviti legati alla Mostra
Nazionale dell'Antiquariato, i convegni di Bolsena sulla valorizzazione e la salvaguardia del lago e
del comprensorio circostante, i convegni con le rappresentanze diplomatiche di Svezia e Francia sulla.
valorizzazione dei nostri centri di archeologia etrusca; la partecipazione ai vari Forum» interdistrettuali
della fascia costiera liguretosco-laziale che ha visto convenire a Viterbo autorevoli presenze.
L'azione del Rotary non si è fermata comunque entro i confini nazionali, ma si è rivolta anche
all'estero. Ospiti a Viterbo molte delegazioni straniere che sicuramente sono state ottime ambasciatrici
della cultura, dell'arte e delle tradizioni di Tuscia.
L'azione rotariana, sempre proiettata verso le problematiche connesse al turismo, ha intrapreso
una grande attività di promozione e sensibilizzazione della pubblica opinione nella Capitale. Folte
schiere di rotariani e non, sono stati condotti ed ospitati nella nostra città dove hanno avuto modo di
apprezzare le bellezze paesaggistiche naturali oltre che gli immensi tesori artistico-culturali che
fanno della «Città dei Papi» uno dei centri più importanti e di attrazione per ciò che riguarda i grandi
circuiti turistici nazionali.
Non dimentichiamo i lunghi soggiorni in questi luoghi, del Re Gustavo di Svezia e la sua eccezionale partecipazione agli scavi etruschi.
Ricordiamo anche con piacere le iniziative con il Sovrano Ordine di Malta che hanno portato
al prezioso recupero della Chiesa della Madonna della Carbonara ed il reincoronamento della Sacra
immagine tanto cara ai viterbesi, della Madonna di Costantinopoli.
Insomma un'azione sempre costante, attenta e precisa quella del Rotary Club che è stato valido
strumento di supporto per le strutture istituzionali locali.
108
Rotary Club Viterbo
VITERBO, CITTÀ DA PRIMATO, E IL ROTARY
di Rosato Rosati
Sindaco di Viterbo
Viterbo non nasconde il suo compiacimento, ed anzi ostenta legittimo orgoglio, per trovarsi
inclusa, in posizione di assoluta preminenza, nella graduatoria redatta da un quotidiano di indiscussa
serietà che ha cercato di identificare le città capoluogo che si distinguono per aver realizzato e
messo a disposizione dei cittadini servizi che, per quantità e per caratteristiche, concorrono a migliorare la qualità della vita.
Si può anche discutere sui criteri e i parametri usati, e qualche irriducibile critico non si è lasciato scappare l'occasione per farlo.
Sta di fatto, in ogni caso, che Viterbo è considerata ed è, al di là di ogni riserva mentale e ogni
classifica, una delle città più vivibili del nostro Paese.
E ciò, non tanto per orgoglio di campanile o per semplice attributo di cui tutti cercano di fregiarsi per far fronte al regime di concorrenza che oggi caratterizza le dispute tra le «cento città»
d'Italia, ma soprattutto per le testimonianze univoche che provengono da inoppugnabili fonti
esterne: dai giudizi e dalle opinioni di chi fa turismo di tutti i tipi (arte, cultura, tempo libero); da
imprenditori e uomini d'affari; da tutti coloro che per qualsiasi motivo hanno l'occasione di un contatto, un incontro, una esperienza con il capoluogo della Tuscía e il suo territorio; dai concittadini
che le vicende della vita umana hanno trapiantato altrove, i quali scandiscono il passar del tempo
in attesa di ritorni periodici nella città natale; dai giovani provenienti da tante parti d'Italia che
hanno eletto Viterbo come terra d'adozione, scegliendo l'Università della Tuscia quale sede per il
coronamento dei loro studi.
Tutto quanto è stato possibile e rappresenta un patrimonio da non disperdere, bensì da custodire
e coltivare con scrupolo, anche per gli anni a venire in quanto è il risultato dell'impegno fattivo
della cooperazione e del laborioso intersecarsi di tutte le componenti civili, sociali, politiche, amministrative, economiche, volontaristiche, laiche e religiose, che operano sul territorio. Ad esse
deve aggiungersi il ruolo primario espresso in questi anni dal Rotary, il cui spirito di servizio si è
dispiegato in tutta la sua potenzialità nelle occasioni e negli appuntamenti cittadini più importanti
e che) hanno maggiormente contraddistinto i momenti salienti di questi trentacinque anni, con particolare riguardo a quelle problematiche che hanno rappresentato una tappa fondamentale, capace
di offrire prospettive di sviluppo alla città e al suo territorio e speranze future di vita alle giovani
generazioni.
Si tratta ora, nel solco della tradizione che ha individuato nel Club un punto di riferimento costante, forse unico, per capacità, esperienze, professionalità, di ritrovare lo slancio necessario per
svolgere nuovamente un ruolo insostituibile di coagulo e di sintesi, ma anche di stimolo e di mediazione tra le variegate componenti della società civile viterbese, per cimentarsi con possibilità di
successo, con le sfide che ci riserva il prossimo decennio.
1954-2014 - 60 anni di service
109
IL PREMIO ALLA VITERBO CHE
LAVORA
di Giuseppe Pagano
Presidente anno rotariano 2001 – 2002
Il “Premio alla Viterbo che lavora”, assegnato annualmente a cittadini viterbesi distintisi, nel
loro settore di attività, per dedizione al lavoro, disponibilità e cortesia verso il Pubblico, per quello
spirito di servizio che costituisce il presupposto dell’Azione rotariana, è stato voluto fortemente
dal nostro Club fin dal 1992, sentito come doverosa testimonianza dell’impegno del Rotary verso
la Comunità cittadina. Le segnalazioni raccolte e vagliate dalla specifica commissione di Club, generalmente da tre a quattro, esaminate e deliberate dal Consiglio Direttivo dell’Annata, hanno riguardato le più disparate categorie di lavoratori, dall’agricoltore all’impiegato pubblico, dal
commesso all’artigiano, dal vigilante alla segretaria, dall’infermiere alla ostetrica, dalla Cassiera
all’operatore di sportello bancario; tutte accomunate da quel felicissimo connubio fra competenza,
passione per il proprio lavoro, rispetto e cortesia verso il pubblico, al di fuori e, piuttosto, al di
sopra dei doveri meramente professionali.
Nelle 20 edizioni celebrate tra il 1992-‘93 ed il 2011-‘12, sono stati premiati così 60 viterbesi,
chiamati alla cerimonia presso il Club con i loro familiari e con le Autorità dello specifico settore
operativo, alla presenza del Sindaco, del Prefetto e, talora, del Governatore del Distretto per ricevere
una pergamena in cui Sergio Soletta prima e Pino Pagano poi, in questi venti anni hanno sintetizzato
le doti professionali e le virtù umane di ciascuno, in un attestato di apprezzamento e riconoscenza
che la Comunità cittadina rivolge loro attraverso l’Azione del Rotary. Accanto alla pergamena, i
premiati hanno sempre ricevuto anche una medaglia celebrativa, che per molti anni è stata coniata
dal socio, orafo, Francesco Capotosti.
In due annate distinte sono state poi premiate anche 3 istituzioni: il Comitato Provinciale della
Croce Rossa, il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, l’Associazione Amici dei monumenti, per
l’instancabile opera svolta a tutela dei bisognosi, della tradizione popolare, del patrimonio culturale
della Città.
Il 6 Ottobre del 2001 poi, ricorrendo il Decennale del Premio, il Club ha voluto solennizzare
la Cerimonia invitando tutti i premiati delle trascorse Pagina 94 edizioni nella Sala Regia del Comune di Viterbo, alla presenza del Sindaco e delle massime Autorità Cittadine.
Oggi il Club, alla luce delle difficoltà che segnano profondamente l’economia del nostro Paese,
sente la necessità di rivisitare il Premio e di rivolgere la propria azione di riconoscimento e promozione sociale a tutte quelle iniziative che generano lavoro ed occupazione nel nostro territorio, con
lo scopo di renderle oltretutto visibili alla Comunità cittadina come fattori di traino dello sviluppo
e di emulazione della imprenditorialità. I prossimi anni vedranno pertanto prender forma nel nostro
Club una nuova istituzione rotariana, che potrebbe intitolarsi Premio alla “Viterbo per il lavoro”.
Pino Pagano
110
Rotary Club Viterbo
CONVIVIALE IN OMAGGIO AL MAESTRO
E SOCIO ONORARIO
FELICE LUDOVISI
in occasione della presentazione dell’opera “GENESI”
di Adolfo Gusman
Il 24 Aprile 2003, sotto l'egida della Città di Viterbo Assessorato Grandi Eventi, si è tenuta,
in anteprima, nella splendida cornice della Cappella Palatina del Palazzo dei Priori, la presentazione della " GENESI " del Maestro Felice Ludovisi.
L'opera composta da un polittico piramidale di otto tele è stata commentata dal Dott. Vitaliano Tiberia, che con la sua sensibilità ha saputo magistralmente illustrarla sia dal punto di vista
artistico e cromatico sia dal punto di vista del profondo messaggio filosofico e teologico che il
Maestro Ludovisi ha voluto trasmettere.
Non meno interessante per il visitatore l'esposizione, nella sala adiacente la Cappella Palatina, dei disegni preparatori all'opera, che hanno fattivamente contribuito a comprendere l'evoluzione creativa per la realizzazione della stessa.
La serata è piacevolmente proseguita con un interclub tra il Rotary Club Roma Sud, di cui fa
parte il Maestro Ludovisi, ed il Rotary Club di Viterbo.
Presso il Grand Hotel Salus di Viterbo, il Rag. Alberto Astolfi ed il Prof. Adolfo Gusman
hanno nuovamente elogiato l'opera del Maestro che, sensibilmente commosso ha ringraziato tutti
i partecipanti a questo importante evento.
Il Prof. VITALIANO TIBERIA, Presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti
e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, ha tenuto la seguente dotta conversazione dal titolo: “Felice
Ludovisi ovvero della Pittura”.
La pittura di Felice Ludovisi intuisce, sintetizza la realtà e la sublima. Il suo codice si fonda
sulla sequenza tradizionale colore-luce-volume-linee. Nel suo processo creativo Ludovisi non si
arresta sulla soglia della ripresa del dato reale; non fa come il fotografo o come fanno certi pittori
comodamente prigionieri della committenza, la cui produzione, che è scrittura colorata di inutili
brandelli di realtà, rientra nella circoscrizione seriale derivata ancora dal repertorio minore della
pittura del tardo Cinquecento. Per Ludovisi il dato reale che, di volta in volta, è un uomo, una
donna, un cavallo, un oggetto, il sole, non ha valore moralisticamente semiotico; serve alla formulazione di un'immagine, non necessariamente antropomorfa, nel senso che il prelievo dalla realtà è spogliato del vissuto esistenziale e per così dire, trascende se stesso. Come Ludovisi dice,
parlando di fiabe orientali, che ha illustrato, il suo fare pittura porta fuori dal tempo e dallo spazio "in bilico fra riflessione in un mondo fantastico" e realtà. Non casualmente egli parla di riflessione e non di contemplazione, per non dare luogo a strumentali equivoci
retorico-devozionalistici.
Ludovisi riflette da uomo sulla vita degli uomini, sulle passioni che procurano, sono sue parole, "calore e sensualità, misteri di dolcezza, di libertà, di voluttà"; passioni che si provano frequentando la gente "nella preghiera, nella tragedia, nella bestemmia, nel peccato". E in questo
senso, Ludovisi è un antico cristiano e un antico romano. Bene gli si adatta il noto verso di Terenzio Homo sum nihil humani a me alienum puto, ma è cristiano, ricco di echi platonici e di
convinzioni agostiniane, quando afferma che "II filo conduttore è comunque rappresentato dalla
speranza del mistero, da una ingenuità di base che ha sempre contraddistinto l'uomo desideroso
di recidere i vincoli del peso della realtà e di cercare una rispondenza alle idee".
Un pittore colto, dunque, che ha riflettuto su Morandi, Picasso, De Chirico, Braque, Gut-
1954-2014 - 60 anni di service
111
tuso, Mafai, formando una creatività personale fondata su una solida e generosa cultura vissuta
anche attraverso la verifica quotidiana che l'insegnamento e la consuetudine con la materia nelle
sue varie forme (Ludovisi è stato anche ceramista e scultore) può dare. Ludovisi, infatti, è stato
Maestro nel vero senso della parola, insegnando nelle Accademie d'arte di Roma, Foggia e Frosinone. Non poteva, pertanto, attirare l'attenzione degli acrobati della critica d'arte contemporanea,
mentre ha ricevuto l'apprezzamento di intellettuali come Ferrucci Ulivi, Giorgio Petrocchi, Bonaventura Tecchi, Vito Apuleo. Ma Ludovisi è soprattutto pittore. Per lui la pittura è sublime finzione animata dalla relazione luce-colore, che raccoglie l'infinito in pochi metri o, come accade
nella miniatura, in pochi centimetri quadrati. Il piano del contenuto che Ludovisi le riserva è
ricco di riferimenti alla realtà sublimata ma anche di visioni e di simboli tratti dal mito e dalle
Sacre Scritture. Perché la pittura ludovisiana o, ancor meglio, l'arte, lo dice egli stesso, è "il
pane", quindi il viatico per gli uomini disseminati nella storia, che, aggiunge Ludovisi, "rimane
nel tempo e nello spazio grazie agli artisti e non ai politici"; ma ancor prima grazie alla fede, che,
per sua esplicita ammissione, si coltiva con la cultura. Una convinzione, questa, che lo dispone in
uno dei più raffinati indirizzi intellettuali contemporanei provenienti d'oltralpe, che vanta i riferimenti più significativi in Jean Guitton e nel cardinale Paul Poupard.
Tutto nella pittura ludovisiana testimonia della profonda fede del suo autore che si riassume
nella sua ultima opera. Genesi. Quando pone come didascalia di una sua opera la frase "Verso il
sole.
Verso il tempo" egli non fa altro che recitare un atto di fede. Il sole, infatti, non è una creatura che mantiene in vita il ciclo biologico? E il tempo non è Vextensio in cui Dio ha creato
l'uomo? Misteri che Ludovisi illumina con la sua pittura, legando il tempo alla vita, e popolando
di forme luminose e colorate gli archetipici deserti dell'essere contemporaneo. Se c'è, infatti, il
tempo, c'è la realtà fatta di passato, presente e futuro, dimensione naturale della vita dell'uomo.
In questa riflessione, dunque, non c'è la melliflua complicità di molta parte degli intellettuali del
nostro tempo con il virtualismo globalistico contemporaneo proteso ad annullare il passato per
costruire un mondo funzionale al mercato, in cui l'uomo, autocondannatosi ad essere sempre
"buono e felice", finirà per diventare il tragico soggetto di un rinnovato ritratto di Dorian Gray!
Determinismi, etichette, spettacolarizzazioni fatue, neopaganesimi senza la distillata cultura
dei pagani antichi, tragicomiche improvvisazioni culturali, mercato tout court, sono riferimenti
estranei a Felice Ludo visi. La chiave per capire la sua pittura è nell'uso dell’ Analogia e del Simbolo. Simbolo nell'accezione greca del termine sùmbolon (la tessera ospitale); un mezzo cioè per
riconoscersi e far sì che anche i discendenti si riconoscano nel corso dei secoli futuri. Simbolo
nel senso storico, di appartenenza alla meravigliosa avventura dell'arte in cui fede e cultura
hanno sempre occupato seggi eletti.
E basterà citare una creatura reale che diviene simbolo costante nell'arte di Ludovisi, che ha
ispirato artisti, poeti e filosofi, che ha accompagnato la vita dell'uomo dalla notte dei tempi fino a
ieri: il cavallo, che è utilità e bellezza e che nella pittura ludovisiana trova spazio per attualizzare
sia i precedenti mitologici (i cavalli del sole, la biga alata platonica) sia le visioni scritturistiche (i
cavalli dell'Apocalisse), sia la quotidianità naturalistica di una crocefissione della metà degli anni
settanta.
Il cavallo, dunque, come simbolo di duplice valore etico ma anche come elemento di un codice semantico che è esclusivamente figurativo.
Tutto questo in una pittura assoluta, in cui il disegno individua con precisione il suo spazio
desunto dalla realtà senza essere reale, si impreziosisce fino a diventare miniatura se non arabesco, e il colore è davvero invenzione dell'anima, ineffabile ma comprensibile, da cui si forma l'armonia che, non certo con intenzionalità moralistiche, addita la misura della vita. Il colore,
condensatore e generatore di luce, sempre ricco di varianti, non è solo sostanza dell'espressione
ma contenuto di grado forte; ed è il colore, quello di Ludovisi, che gli proviene non solo dalla
112
Rotary Club Viterbo
pittura, ma anche dall'architettura e dalla scultura antiche.
Ecco allora che l'arte ludovisiana riassume ogni aspetto della creatività, del lavoro dell'uomo; non scade mai nel linguaggio, perché non è banale comunicazione di ciò che si può capire anche senza l'intervento demiurgico dell'artista. Questa pittura è pura espressione di sé, non
obbedisce a schematismi alfabetici rigidi, come capitò a gran parte della pittura bizantina prigioniera appunto di un rigido alfabeto delle figurazioni e come avvenne in certa pittura minore prodotta dalla riforma cattolica alla fine del XVI secolo. L'arte ludovisiana è continua inventio e non
certo elocutio.
Non casualmente infinite sono le possibilità cromatiche che sgorgano dalla tavolozza di Ludovisi, ma ogni tonalità, ogni campo pittorico, ogni linea è il frutto di meditazione intensa sia
sulla relazione luce-colore, che è strutturale dell'arte italiana, sia sulla funzionalità del disegno
che delimita e ad un tempo attrae figure e colori all'infinito.
I quadri di Ludovisi non si racchiudono, pertanto, in uno spazio concluso; sono opere in perenne germinazione oltre i confini delle comici. Sono finestre da cui è dato vedere il mondo, da
oriente ad occidente, nella luce e nelle tenebre, nella caduta e nella salvazione, ma soprattutto da
cui è possibile percepire nello spazio e nel tempo la grandezza sublimata della realtà fin nelle sue
ottimistiche e colorate differenze, nonché la bellezza del lavoro dell'uomo, che è poi il sale della
vita.
E' difficile definire con espressioni sintetiche o con aggettivazioni appropriate l'arte ludovisiana, che come egli stesso dice, ha 1500 anni e spera di viverne altri 2000. Se proprio lo si deve
fare, credo che si debba dire così:
Felice Ludovisi o della pittura!
1954-2014 - 60 anni di service
113
….senza inizio e senza fine….
…in principio
…. fu la luce…..
….e furono le tenebre e l’acqua……
…..e fu creato l’uomo…..
114
….la creazione della donna
Rotary Club Viterbo
….il peccato originale
…..la torre di Babele
.. tutto è silenzio…….il silenzio della paura
da la GENESI Viterbo Cappella Palatina – Palazzo dei Priori 24 aprile – 31 maggio 2003
1954-2014 - 60 anni di service
115
"Istituzione della Università degli Studi della Tuscia"
di Mario Moscatelli
L’istituzione di un Ateneo nella nostra città ha visto il coinvolgimento del nostro club nel sostenerne la necessità e in particolare, come vedremo, l’impegno personale di alcuni soci che si sono
positivamente impegnati in ragione della carica da loro ricoperta.
Negli anni sessanta, in coincidenza con il grande sviluppo dell’economia del nostro Paese, il
problema assume carattere di priorità perché appare chiara la necessità, per il viterbese, di rinnovare
le caratteristiche della sua economia, rimasta statica nella sua quasi esclusiva vocazione agricola,
per potersi agganciare dinamicamente al processo di sviluppo dell’area metropolitana romana e
delle regioni confinanti.
Legittimano la candidatura di Viterbo a sede universitaria le tradizioni culturali della città,
sede nel ‘500 e nell’’800 di scuole universitarie, la necessità di dislocare, nella regione, altri poli
universitari per decongestionare quello romano e le caratteristiche economiche e storico-culturali
del territorio favorevoli alla residenzialità ed alla ricerca. In questo contesto il nostro club assume
concrete iniziative che, attraverso manifestazioni e convegni, contribuiscono a tenere alto l’interesse
di pubblica opinione e livelli istituzionali.
Non è una coincidenza quindi se alcuni, tra i protagonisti del faticoso iter realizzativo dell’Università viterbese, siano stati e sono rotariani. Il tema mi sollecita anche una irruenza di ricordi
in quanto, per circostanze legate alla mia carriera, ho partecipato in maniera intensa a tutte le vicende dell’Università fin dalla sua nascita, vicende che meritano di essere conosciute per alcune
singolarità interessanti e perché sintomatiche del clima di fattiva collaborazione che si registrò tra
tutte le istituzioni, amministrative e politiche.
È il 1969 quando il movimento di opinione e le iniziative degli enti locali imboccano il percorso della concretezza per creare a Viterbo una Università degli studi.
Allora l'ordinamento prevedeva che si potesse procedere, in via amministrativa, con il riconoscimento governativo ma era già nell'aria un orientamento che avrebbe cambiato questo quadro
giuridico ed avrebbe imposto l’istituzione per legge delle Università.
Bisognava quindi fare in fretta ed in tal modo si mossero gli Enti Locali raccogliendo questa
aspirazione comune.
Furono l'Amministrazione Provinciale, il Comune capoluogo e la Camera di Commercio che
deliberarono la costituzione del “Consorzio per la istituzione ed il mantenimento di una Università
a Viterbo” con l’adesione della Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo e, successivamente,
della Banca del Cimino.
Le deliberazioni arrivarono in Prefettura il 12. 10. 1969 ed il Prefetto dell'epoca, abbastanza
deciso e perentorio, mi “ordinò” di preparare immediatamente il decreto di costituzione del Consorzio; era una materia, per me nuova, che mi costrinse a diverse ore di studio.
La mattina del giorno successivo il prefetto firmò gli atti di nascita del nuovo ente: il decreto
n° 1517- 2/2 del 13.10.1969, con il quale veniva costituito il Consorzio ed approvato lo statuto ed
il decreto n° 1173/ Gab. in data 13.10.1969 con il quale veniva nominato commissario prefettizio
per la gestione del Consorzio il prof. Gilberto Pietrella.
Il primo provvedimento del Commissario prefettizio fu la istituzione della “Libera Università
della Tuscia” (L.U.T.) con tre facoltà : Magistero, Economia e Commercio e Scienze Politiche.
Debbo ricordare che ci fu subito una dura presa di posizione del Ministero della Pubblica Istruzione che imputava al prefetto di “aver istituito una università” senza consultare il Ministero.
Fu facile rispondere che l’Università era stata istituita dal Consorzio e non dal prefetto il quale
si era limitato a costituire, con il decreto n° 1173, soltanto il nuovo ente.
Il primo rettore della L.U.T. fu il viterbese prof. Nestore Narduzzi, rotariano ed uno dei fondatori del nostro club. Il primo anno accademico fu aperto il 15.12.1969.
116
Rotary Club Viterbo
La L.U.T., oltre a sviluppare una meritevole attività accademica, ha costituito, con la sua presenza, il punto di riferimento dell'azione decisiva degli Enti e delle istituzioni locali per raggiungere
l’obiettivo della istituzione dell’Ateneo statale.
Nel 1977, per dissensi politici venne a mancare una parte dei finanziamenti ed il Consorzio
non riuscì ad approvare il bilancio di previsione per l’anno 1977. Il prefetto si trovò nella necessità
di dover sciogliere l’amministrazione e, con decreto n° 654 del 27.9.1977, mi nominò commissario
straordinario del Consorzio.
I problemi che si presentarono a quel momento furono molto pressanti e difficili perché si trattava di risolvere la difficile situazione finanziaria dell'Ente, che presentava un passivo di circa 300
milioni (per mancato pagamento dei compensi ai docenti) e, soprattutto, di recuperare il consenso
politico per riprendere il percorso interrotto. Mi adoperai per recuperare la collaborazione tra gli
enti consorziati i quali mi assicurarono i mezzi finanziari (150 milioni) per proporre una transazione
al 50% ai docenti che, con encomiabile comprensione, l’accettarono.
Nel frattempo era venuta meno la possibilità di ottenere per la L.U.T. il riconoscimento con
atto amministrativo; in base alla nuova normativa occorreva infatti uno specifico provvedimento
di legge per la istituzione di nuove sedi universitarie.
Il governo presentò quindi un primo disegno di legge per l’istituzione di tre sedi universitarie
nel Lazio, tra cui quella di Viterbo, che decadde però per l’anticipato scioglimento del Parlamento.
Analoga sorte ebbe il secondo d.d.l.. Si deve arrivare al terzo d.d.l. che divenne la legge n° 122 del
3 aprile 1979 istitutiva delle Università di Roma-Tor Vergata, Cassino e Viterbo; quest’ultima con
la denominazione di “Università degli Studi della Tuscia”.
L’avvio dell’Ateneo statale non fu semplice perché non esisteva una sede e, purtroppo, nella
legge istitutiva mancava l’indicazione di chi dovesse convocare i componenti, già designati, ed insediare il Comitato Tecnico Amministrativo che era l’organo di governo della Università da creare
dal nulla perché la legge non prevedeva alcun legame con la L.U.T..
Con la disponibilità dei componenti del Comitato presi l’iniziativa, senza averne il potere, di
convocarli. Nacque l’organo di governo del nuovo Ateneo in favore del quale feci la cessione del
contratto di affitto dei locali occupati dalla L.U.T.
Delle tre Università previste dalla legge 122/79, quella di Viterbo fu la prima ad essere attivata.
La prima Facoltà ad iniziare i corsi il 17 gennaio 1981 fu quella di Agraria ed Il 7 luglio 1981, con
una solenne cerimonia nella Sala Regia di Palazzo dei Priori, si inaugurò ufficialmente il primo
anno accademico 1980-1981
Raggiunti gli scopi statutari, si esaurì la mia gestione straordinaria del Consorzio che venne
messo in liquidazione nel 1984 e sciolto nel 1987: la situazione finanziaria, che all’inizio della gestione straordinaria aveva un passivo di 300 milioni, presentava, al termine della liquidazione, un
avanzo di amministrazione di oltre 40 milioni che, versati all’Università statale, vennero utilizzati
per la realizzazione della prima Aula Magna dell’Ateneo, intitolata a Giovanni Mendel.
Nell’avvio del non facile cammino dell’Università statale essenziale fu l’impegno dei sindaci
della città Silvio Ascenzi e Pio Marcoccia entrambi rotariani.
Il primo rettore fu il rotariano prof. Giantommaso Scarascia Mugnozza eletto nel 1982 che si
adoperò con grande impegno per la crescita delle facoltà e dei corsi di laurea, nonché per l’acquisizione del complesso di S. Maria in Gradi il cui passaggio all’Università fu deciso in una serie di
incontri, da me promossi nella qualità di prefetto della città, con il direttore generale del Demanio
dott. Del Gizzo ed il direttore generale dei Beni Culturali prof. Sisinni.
Negli anni più recenti notevole è stato il contributo del Direttore amministrativo, il rotariano
Giovanni Cucullo.
Nel solco delle esperienze passate l’Ateneo viterbese, che ha il pregio di rispondere con il suo
impianto disciplinare alle specifiche vocazioni del territorio, ha conferito a Viterbo il suggello di
città di cultura vocata a rappresentare la saldatura tra un passato ricco di storia e di arte ed un futuro
che, conservando tali beni, potrà vedere la città svilupparsi nel rispetto dell'uomo con le sue preziose
opere e della natura che così prodiga e benefica ci accoglie in questa terra di Tuscia.
1954-2014 - 60 anni di service
117
Inizi di un Club
di Ferdinando Chiarini
Dopo l'anno da presidente la mia “carriera rotariana” è proseguita, tra il 2002 e il 2007 sono
stato per tre volte “assistente del Governatore”, ho avuto l'incarico di “conference chairman” del
XLIX Congresso che si è svolto a Viterbo nel 2006, ho ricoperto i più disparati incarichi nelle varie
squadre distrettuali di quel periodo, ma la più gratificante delle esperienze rotariane rimane senza
alcun dubbio quella di fondare un nuovo club.
Ho avuto questa possibilità per ben due volte con Viterbo Ciminia e con Bolsena Ducato di
Castro, dei quali ancora oggi ho l'onore di essere considerato socio.
Furono momenti di indimenticabile intensità, vissuti insieme a Fulvio Catteruccia ed ai tanti
carissimi amici che avemmo la fortuna di conoscere, che ci confermarono la validità della teoria
che rotariani spesso si è senza saperlo e quanto sia ancora attuale, a distanza di oltre un secolo,
l'idea di Paul Harris.
Dopo la fondazione di Viterbo Ciminia scrissi un breve articolo per uno dei nostri bollettini e
lo ripropongo di seguito.
Inizi di un Club. Già da qualche anno era nelle intenzioni del nostro club di patrocinare la nascita di una nuova realtà rotariana
in provincia. Qualche timido approccio era stato tentato a Civita Castellana ed a Tarquinia ma
con scarsi risultati, forse a causa dei tempi non ancora maturi. Il rischio reale era quello di dover
dividerci per consentire una campagna di espansione che prevedeva un club per Viterbo ed il Nord
ed uno per Viterbo ed il Sud. Per evitare una simile eventualità, abbiamo cominciato a riunirci con
i membri dell’apposita Commissione, individuando nell’area che comprende i Monti Cimini quella
che avrebbe potuto ospitare un nuovo Rotary.
La popolazione dei molti Comuni interessati, più che sufficiente per un futuro aumento del
numero dei Soci, l’omogeneità del territorio, con interessi simili sia in campo agricolo (nocciole)
che turisitico-ricettivo, la vicinanza con Roma, che ha favorito la creazione di molti insediamenti
residenziali, le molte strutture amministrative pubbliche, con tutte le professionalità indispensabili
al buon andamento della vita sociale, la storia e le tradizioni comuni, ci hanno fatto pensare di avere
buone probabilità di successo in questa operazione.
Abbiamo allora cercato al nostro interno persone che potessero aiutarci ad individuare alcuni
possibili futuri candidati rotariani: Piero Balestri, Giuseppe Laurenti, Mario Moscatelli e molti altri
hanno immediatamente risposto indicando alcuni professionisti locali. Di conseguenza ci siamo
mobilitati per constatare le eventuali disponibilità a far parte del nuovo club ed abbiamo cominciato
a ricevere i primi segnali incoraggianti.
La parola magica “Rotary” aveva cominciato ad avere i suoi effetti ben noti a noi “vecchi”
soci.
Queste persone, anche se digiune di “servizio”, di fronte alla storia e, soprattutto, alla realtà
planetaria del Rotary International, hanno immediatamente mostrato, nella quasi totalità, un grande
interesse per le nostre attività.
Nel frattempo un legame “golfistico” con l’Istruttore distrettuale Maurizio Pozzi, stava dando
ottimi frutti, nel senso che all’interno del “Golf Club Le Querce” di Sutri, abbiamo trovato alcuni
giovani potenziali neosoci.
Le prime riunioni, organizzate in collaborazione con l’insostituibile Fulvio Catteruccia e con
la partecipazione di Sergio Giannotti, di Pino Pagano e di Adolfo Gusman, sono state animate da
grande fervore e voglia di fare.
Il gruppo è man mano aumentato consolidandosi al suo interno ed aggregando altri amici agli
118
Rotary Club Viterbo
amici, attratti ed incuriositi per la nuova “creatura” che stava prendendo vita. Qualcuno meno disponibile al servire si è dapprima avvicinato e poi allontanato, ma il nucleo principale è rimasto a
far da traino: prima dieci, poi quindici, e così via fino a ventuno, quota dove abbiamo deciso di
fermarci per fare il gran passo della richiesta della carta e della definitiva nascita.
Con il neoeletto Presidente Adriano Antinelli, mi sono dunque recato dall’amico Governatore
Tony Lico per gli adempimenti necessari.
12 Giugno 2002: la comunicazione ufficiale e la data di nascita di “VITERBO CIMINIA”.
Nel corso di alcune precedenti riunioni ci eravamo posti il problema della scelta del nome:
Ronciglione-Sutri, Viterbo Sud, Viterbo Lago di Vico, Viterbo Monti Cimini, erano alcune ipotesi,
fino a che Pino Pagano non ha proposto un nome di recente riscoperta, riferito alla strada che collegava Roma con il Nord del Lazio, appunto la Via Ciminia; tutti hanno optato con entusiasmo per
la nuova idea anche in virtù dell’originalità del nome.
Le tappe successive sono state velocissime, l’elezione del Consiglio Direttivo, la composizione
delle Commissioni, la bozza dei primi programmi, la scelta della sede: è cominciata la vita rotariana
del club.
Durante una conviviale di fine Giugno il Club di Viterbo, rappresentato dal Presidente Pino,
da Sergio, da Fulvio e da me, ha ufficialmente consegnato i doni che tradizionalmente spettano ai
“padrini”, lo stendardo, la campana, i distintivi.
Quando Tony mi comunicò che ero il suo rappresentante speciale per la creazione di un nuovo
Rotary Club, mi consegnò anche il manuale per l’espansione, contenente tutti i necessari passi da
compiere.
All’inizio c’è un’introduzione che dice pressappoco così: “State per intraprendere un avventura
tra le più difficili per un Rotariano, ma senza dubbio tra le più gratificanti, che vi riempirà di grande
soddisfazione”.
E’ assolutamente vero.
Giuseppe F. Chiarini
1954-2014 - 60 anni di service
119
ROTARY CLUB VITERBO
IL ROTARY PER L’ARTE
PROGETTO “VITERBO CITTA’ D’ARTE”
di Adolfo Gusman
La città di Viterbo ha la fortuna di avere un patrimonio inestimabile di opere d’arte che coprono
un arco di tempo che va dalla civiltà etrusca fino alla metà dell’800.
Ma è soprattutto il periodo compreso tra il 1200 ed il 1800 quello più ricco, per via della intima
connessione della sua storia con quella dello Stato della Chiesa e dei suoi Pontefici.
Il colle di San Lorenzo, dove oggi sorge il Duomo della città, e dove esisteva un primo insediamento sin dall’epoca etrusca, fu donato nel 729 da Liutprando alla Chiesa Cattolica (donazione
di Sutri).
E’ dell'852 un documento papale che riconosce il Castrum Viterbii come parte delle terre di
San Pietro (Patrimonio di San Pietro).
I Pontefici, inoltre, sin dal XII secolo si rifugiavano nella città di Viterbo quando dovevano
sfuggire alle lotte con la nobiltà romana. Nel 1257 Alessandro IV trasferì la curia papale a Viterbo,
che divenne così sede apostolica fino al 1281. Nel periodi successivi il legame tra i Papi e la
città di Viterbo fu quasi sempre molto vivo e questo portò notevoli benefici. Infine, non bisogna
dimenticare che nella provincia ebbe origine una delle più grandi casate italiane, la famiglia Farnese,
che per diversi secoli fu protagonista della vita politica europea, a cominciare dal papa Paolo III
per confluire nella la casata Borbone nel XVIII sec. per mancanza di eredi maschili.
Questa ricca storia giustifica la presenza nella città e nella sua provincia di numerosissimi beni
culturali sia architettonici sia pittorici che, assieme ad un paesaggio e ad una natura particolarmente
generosa, creano un insieme di bellezze unico ed irripetibile.
Purtroppo a fronte di questa ricchezza accumulatisi in un lungo arco di tempo, non vi è stata
una adeguata attenzione nella conservazione e valorizzazione di queste risorse che, invece, potrebbero diventare una risorsa economica importante ed una efficace salvaguardia del territorio.
In questi anni di crisi economica del nostro Paese, anche le poche risorse destinate almeno
alla semplice protezione di questi beni sono venute meno, aggravando la situazione.
Il Rotary Club di Viterbo, che sin dalla sua fondazione nel 1954 è sempre stato sensibile ai
problemi del territorio ed alla valorizzazione delle sue risorse, nell’ormai lontano anno rotariano
2002-2003 – Presidente Adolfo Gusman - avviò un progetto con un nome, forse un po’ ambizioso:
VITERBO CITTA’ D’ARTE
il cui fine era quello di sollecitare un percorso di iniziative concrete per creare le condizioni
affinché la città di Viterbo e la sua provincia potessero diventare un polo di attrazione culturale sia
italiano sia internazionale ed un punto di riferimento dell’arte, attraverso la valorizzazione del proprio patrimonio artistico.
Il Rotary, da solo, può lanciare idee, fare critiche, dare suggerimenti, ma tutto ciò nella grande
maggioranza dei casi lascia il tempo che trova, anche per la nota insensibilità delle istituzioni pubbliche verso questi problemi.
Il fine di questo progetto del Club non è solo quello di programmare gli interventi di recupero
e valorizzazione di beni culturali, ma anche quello di coagulare le sinergie tra Enti pubblici ed operatori privati per raccogliere le risorse economiche necessarie per i lavori.
La prima iniziativa intrapresa è stata quella di recuperare l’unico affresco esistente a Viterbo
attribuito ad un pittore viterbese, Matteo Giovannetti, vissuto nel tra la fine del 1200 e la prima
120
Rotary Club Viterbo
metà del 1300, cresciuto alla scuola
di Simone Martini ed affermatosi in
ambienti esterni alla città.
In particolare, Matteo Giovannetti è stato il pittore della curia papale durante il soggiorno avignonese
e come tale ha affrescato alcune
stanze del palazzo papale e delle
Cappelle di San Giovanni e di San
Marziale.
Attualmente si può ancora ammirare la Capella di San Marziale
recentemente, restituita al suo originale splendore.
A Viterbo nella Chiesa di Santa
Maria Nuova è presente un affresco
a lui attribuito da Italo Faldi.
Matteo Giovannetti - Crocifissione.
L’affresco, che orna una cappella funeraria ad arcosolio, raffigura la Crocifissione con ai piedi la Madonna, San Giovanni, San Giacomo e la Maddalena. Sui
lati della nicchia e sull’intradosso dell’arcosolio sono rappresentati figure di santi.
Versava in uno stato di conservazione precario per via di vecchi trasudamenti di acqua e
del fumo delle candele.
Attraverso una sinergia tra Fondazione
CARIVIT, Università degli Studi della Tuscia,
Banca d’Italia e Enerpetroli s.r.l. Viterbo del
Socio Aldo Malè e sollecitata dal Club Rotary
è stato possibile eseguire il completo restauro
ad opera del prof. Giorgio Capriotti.
Il restauro ha consentito non solo di recuperare la pellicola pittorica, ma ha restituito ad
essa anche la vivacità dei colori, mettendo nl
risalto la plasticità delle figure rappresentate.
Dice Italo Faldi a proposito di questo affresco “Una norma compositiva più bilanciata, una chiarezza di impostazione e di
narrazione più aperta sembrano marcare, nell'affresco di Santa Maria Nuova, la prima maturità di Matteo alla fine del quarto decennio
che è il tempo di esecuzione che ci appare il
più probabile, mentre la sua cultura di origine
tra Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti è
esposta nitidamente nelle sensibilissime figure
di Sante nei tondi del sottarco”.
Un secondo intervento è stato effettuato,
sempre nell’anno 2002-2003, su una pala d’altare di grandi dimensioni raffigurante S. Lo- Romanelli - La gloria di San Lorenzo.
1954-2014 - 60 anni di service
121
renzo in Gloria, ultima opera di Giovanni Francesco Romanelli, detto il Viterbese o il Raeffaellino,
noto artista viterbese del periodo barocco, il quale con questo dipinto sembra anticipare i caratteri
della pittura del ‘700.
Questo dipinto, attualmente ubicato nella cappella retrostante l’abside della Cattedrale di Viterbo, fu gravemente danneggiato dal bombardamento ad opera delle forze angloamericane durante
la seconda guerra mondiale e fu riparato in modo affrettato negli anni del dopoguerra con i pochi
mezzi a disposizione.
E’ stato eseguito un accurato lavoro di restauro da parte dei Restauratori del Laboratorio Provinciale del Restauro guidati
dal prof. Giorgio Capriotti, reso difficoltoso dalla impossibilità di rimuovere il dipinto a causa
delle piccole dimensioni degli accessi alla Cappella.
L’impresa Eurocostruzioni del Socio arch. Lorenzo Grani, si è accollato l’onere di realizzare
in più riprese un ponteggio a norma per consentire ai restauratori di eseguire le opere per recuperare
integralmente l’opera attraverso la ripulitura della pellicola pittorica, l’eliminazione delle sovrapposizioni eseguite durante i precedenti restauri ed il rinforzo della tela.
Il Club ha sostenuto solo le modestissime spese dei materiali.
Tutta la bellezza dei ricchi colori e della plasticità del disegno, in cui emerge la maturità stilistica del Romanelli, sono stati restituiti alla fruizione dei visitatori.
In ordine di tempo, il Club ha dato il patrocinio ed il sostegno al Museo del Colle di Viterbo
per l’allestimento della Mostra su Giovanni Francesco Romanelli nel 2003 e che tanto successo riscontrò e servì, soprattutto, per riscoprire questo
grande pittore caduto un po’ nell’oblio.
Nel 2004 il Club, sempre nell’ambito del
progetto “Viterbo città d’arte”, volle promuovere
una iniziativa per dotare di porte in bronzo la Cattedrale di Viterbo.
Le porte esistenti erano di semplice fattura
ed in legno corrente ed erano state realizzate in
fretta subito dopo il sopracitato bombardamento
per cercare di dare una chiusura alla chiesa.
Dal punto di vista artistico non erano all’altezza della cinquecentesca facciata della Cattedrale e da un punto di vista storico erano del tutto
insignificanti.
Fu dato l’incarico allo scultore viterbese Roberto Joppolo, poi divenuto Socio del Club Rotary di Viterbo, che preparò il bozzetto della porta
centrale (la più imponente), ispirato alla storia
della Chiesa in Viterbo ed ai misteri gaudiosi e
chiamata Porte della Luce.
Ioppolo - Porta della Luce.
Si trattò di trovare il finanziamento per realizzare concretamente l’opera. Il Club coalizzò
l’interesse degli altri Club Service della città (Lyons, Panathlon e Serra) ed insieme interessarono
Istituzioni pubbliche e private che finanziarono per intero le spese di fusione e messa in opera della
porta centrale.
L’originalità dell’iniziativa del Club è stata proprio quella di rendersi promotore e capofila di
una sinergia di forze sociali, pubbliche, private ed economiche che hanno portato ad arricchire la
città di un’opera d’arte.
122
Rotary Club Viterbo
Il giorno 26 novembre 2005, alla presenza di Mons. Mauro Piacenza, oggi Cardinale e allora
Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, la porta fu solennemente
inaugurata. L’effetto di questa iniziativa spinse due anni dopo la Curia di Viterbo a completare
l’opera con la realizzazione delle altre due porte di dimensioni molto più piccole, site ai lati di
quella grande centrale, dando alla facciata del Duomo un aspetto solenne ed artisticamente valido.
In occasione dei 60 anni di fondazione del Club Rotary di Viterbo – annata 2013 2014 Presidente Mario Moscatelli - si è voluto dato avvio ad un ambizioso progetto di restauro, che da alcuni
anni era in fase di elaborazione, riguardante il recupero dei dipinti murali di due adiacenti cappelle
funebri ad arcosolio siti nella Chiesa di Santa Maria Nuova.
Questa Chiesa è una delle più antiche della città, perché la sua fondazione, stando alla pergamena dell’atto di donazione da parte del prete Biterbo al vescovo Giselberto di Toscanella, risale
all’anno 1080.
Prese il nome di Santa Maria Nuova perché dedicata alla Vergine Maria, ma l’aggettivo
“Nuova” lascia presumere che sul posto vi fosse una chiesa preesistente. La presenza di una cripta,
che dalle fattezze sembra antecedente alla sovrastante Chiesa, sembra avvalorare questa presunzione.
I sondaggi, effettuati anche in epoca recentissima in occasione di altri lavori di restauro, non
hanno messo in risalto l’esistenza di un tempio nello
stesso sedime della Chiesa attuale.
La Chiesa assunse sin dall’inizio una importanza soprattutto civile oltre che religiosa. Era, infatti, luogo delle assemblee di maggior rilievo del
Comune, almeno fino a quando non fu edificato il
Palazzo dei Priori, ed era adibita anche alla conservazione del tesoro e dell’archivio cittadino. La
chiesa era inoltre sede dell’Arte dei Bifolchi e se- Chiesa di Santa Maria Nuova.
poltura di nobili casate.
E’ quindi naturale che sia la Chiesa più ricca di opere d’arte, non solo del periodo medioevale
e rinascimentale, ma anche del novecento.
Le due cappelle, sicuramente funerarie ad arcosolio, site sul lato sinistro della Chiesa, sono
strettamente adiacenti e, anche se realizzate a circa un secolo di distanza l’una dall’altra, costituiscono un unicum abbastanza
raro, affascinante ed armonioso.
Le condizioni di conservazione erano piuttosto precarie,
non solo per l’età ma anche per
gli effetti di numerose infiltrazioni di acqua piovana dalla copertura.
Inoltre, per circa un secolo
queste cappelle erano rimaste
murate, perché la Chiesa subì
profonde trasformazioni interne
tra il XVII ed il XIX sec. con
aggiunta di volte, chiusure,
stucchi, ecc. che alterarono la
purezza dello stile romanico - Chiesa di Santa Maria Nuova Santa Maria Nuova - Cappelle funebri ad
lombardo.
arcosolio.
1954-2014 - 60 anni di service
123
Questa chiusura,
da un lato ha permesso
un isolamento dalle
azioni antropiche, ma
dall’altro ha creato un
ambiente umido, che
ha provocato estese alterazioni in alcune parti
della pellicola pittorica.
La prima cappella
è stata realizzata nel
1294 da un ignoto pittore di scuola toscana
ed apparteneva con certezza alla famiglia Fortiguerra, come si rileva
da un avanzo di iscriPrima cappella prima e dopo il restauro.
zione posto nella parte
bassa del dipinto, ma in parte rovinata dalla successiva costruzione di un altare.
L’iscrizione “Hic requiescit
d.nus monaldus fortiguerra de
Viter. sub a.d. MCCLXXXXIII
M. Ag. d. X” ci offre due precise
indicazioni: la prima è il nome
del defunto Monaldo Fortiguerra
di Viterbo e la seconda la datazione della pittura, 1293.
Sulla tavola frontale è rappresentata una Crocifissione con
ai lati la Madonna, San Giovanni,
San Nicola di Bari e Santa Barbara. Ai piedi della Croce si trova
Particolare del corpo del Cristo prima e dopo l’intervento.
una figura in ginocchio di minori
dimensioni e che dal suo sontuoso abito si può ragionevolmente desumere sia colui al quale è dedicata la cappella.
La Santa Barbara, dipinta su uno strato di intonaco sovrapposto, è posteriore al resto della pittura e risale alla fine del XIV sec.
Nei pilastri laterali sono chiaramente visibili gli stemmi della famiglia Fortiguerra sulla destra
guardando il dipinto ed a sinistra la figura di San Lorenzo (patrono di Viterbo).
Nel sottoarco a sinistra è visibile un vaso in maiolica con decorazioni arabe, da cui parte un
ricco stelo con fogliame che raggiunge l’estremità opposta. Non è l’unico esempio dell’influenza
classica della Roma antica che si riscontra nel dipinto: anche gli angeli che circondano la Croce
hanno visi classicheggianti.
Italo Faldi affermò che in questa pittura si possono riscontrare le uniche testimonianze presenti
a Viterbo delle innovazioni stilistiche apportate dalla rivoluzione estetica avviata da Cimabue,
Giotto e Cavallini. Si tratta, infatti, di una crocifissione di chiara impronta cimabuesca.
Il dipinto presenta una particolare singolarità: la forma della croce con i bracci ad Y, che non
124
Rotary Club Viterbo
si ritrovano nelle altre pitture murarie della Chiesa.
Durante i lavori di restauro, finanziati in buona parte dalla Banca di Credito Cooperativo di
Viterbo, dalla Soc. Enerpetroli s.r.l. del Socio Aldo Malè e da altri Soci, ed eseguiti dalla ditta Art
Novae del dott. Emanuele Joppolo, è stata scoperta una singolare affinità tra questi dipinti e quelli
della cripta del Duomo di Siena, recentemente scoperti e restaurati.
Rimosso il sottile strato di “sporco”, si è potuta apprezzare tutta una vivacità cromatica, paragonabile solo al ciclo di pitture rinvenuto recentemente sotto al Duomo di Siena. Questi ultimi dipinti furono eseguiti durante gli anni 70-80 del XIII secolo e, quindi, coevi di quelli oggetto del
restauro. Come a Siena, anche nella chiesa di Santa Maria Nuova la tavolozza usata dalle maestranze presenta colori preziosi e sgargianti, quali l’azzurrite per il cielo e per la veste della Vergine,
il verde malachite, il cinabro, il minio e molti altri pigmenti.
Anche da un punto di vista tecnico-esecutivo tra le pitture di Viterbo e quelle di Siena vi sono
delle affinità: in ambedue i casi non ci troviamo di fronte a dipinti eseguiti a “buon fresco” (affresco), ma ad opere realizzate, almeno per gli incarnati, con la tecnica “a secco”, cioè con il riporto
dei colori su intonaco asciutto.
Per questo motivo la pellicola pittorica in molte zone nella Crocifissione di Santa Maria Nuova
risulta essere molto fragile e a rischio di caduta.
Ma altri elementi avvicinano la cappella dipinta di Viterbo con il ciclo pittorico senese, ad
esempio l’inconsueta croce a “Y”, oppure gli apparati architettonici scialbati con un sottile strato
d’intonaco e dipinti a finto marmo, dai colori spiccatamente luminosi.
Ulteriori studi, anche con l’ausilio dell’Università degli Studi della Tuscia, saranno eseguiti
sull’opera recuperata per cercare di individuare con maggior certezza l’autore o almeno la scuola
di questo notevole dipinto murario che rischiava la distruzione.
Adiacente a questa cappella ve ne è una seconda dipinta da un pittore viterbese, Francesco
d’Antonio Zacchi detto il Balletta nel XVI secolo.
Vi è rappresentata una Crocifissione tra le
figure della Madonna e di S. Giovanni, disfatte
dal dolore che è espresso nei volti fortemente
contratti e nei movimenti delle loro mani.
Sul lato destro vi è un santo che sembra
essere Sant’Antonio Abate, mentre sul lato sinistro della pittura si scorge S. Ambrogio che
raccomanda un personaggio in costume di
chierico.
Nel sottarco ci sono medaglioni con raffigurati i santi Lorenzo, Paolo, Giovanni Battista, Michele Arcangelo, Pietro, Luca. Al centro
vi è il medaglione del Redentore benedicente.
Sui due pilastri sono dipinte Santa Caterina da Siena e Santa Caterina di Alessandria.
La cappella è attribuibile alla famiglia Ildobrandini ed il defunto dovrebbe essere Nino
Ildobrandini, che nel suo testamento aveva
chiesto di essere sepolto nella Chiesa di Santa
Maria Nuova in una cappella da edificarsi accanto a quella della Madonna e San Nicola (Pedrocchi, 1970).
La decorazione a fresco di questa cappella
è, forse, l'opera migliore di Francesco d’Anto- Balletta - Seconda Cappella funebre.
1954-2014 - 60 anni di service
125
nio Zacchi detto il Balletta. Qui si compongono in modo più
convincente che in
precedenza l'eleganza
della costruzione lineare e l'accentuato
espressionismo
dei
volti, le cui origini
sono da rintracciare
negli sviluppi provinciali della pittura gotica e nell'opera di
pittori attivi nelle Marche e a Viterbo, come i
Salimbeni
(Corbo,
1977).
Anche in questo
caso lo stato di conservazione è abbastanza
precario per cui, con
Particolare della Crocifissione prima e dopo l’intervento.
l’intervento ancora in
corso, si sta non solo
bloccando l’avanzare del degrado, ma si sta cercando di restituire ai colori la loro naturale vivacità,
mettendo in risalto la plasticità delle figure.
Il Club Rotary con questi interventi sta cercando di sollecitare un maggior interesse delle istituzioni pubbliche e private verso il patrimonio artistico della città, affinché si vengano a creare le
condizioni per eventi culturali, che sarebbero per Viterbo un’occasione irripetibile per entrare di
diritto nei circuiti turistici e culturali internazionali.
Le due cappelle dopo l’intervento.
126
Rotary Club Viterbo
Enrico di Cornovaglia
Alberto Grazini
Presidente anno rotariano 2010-2011
Colui fesse in grembo a Dio lo cor che 'n su
Tamisi ancor sì cola
Negli immortali versi di Dante la memoria di un crudele assassinio
avvenuto nella Chiesa di S. Silvestro il
13 marzo 1271
Era un venerdì di quaresima il 13 marzo del 1271 e nella chiesa
di S. Silvestro a Viterbo si celebrava la messa del mattino. Tra i fedeli
sedeva Enrico di Cornovaglia, figlio di Riccardo di Cornovaglia, Re
dei Romani e nipote del Re Enrico III d'Inghilterra, che si trovava a
Viterbo perché mandato in Sicilia a pacificare la regione in preda ad
una sorta di anarchia.
A Viterbo era in corso il più lungo conclave della storia ed i cardinali non riuscivano a trovare un accordo per la nomina del papa.
L’atmosfera tranquilla e raccolta nell’adorazione del rinnovo del
sacrificio di Cristo viene sconvolta da un grido quasi disumano «voce
terribili comminans dentibus suis infremuit»: Guido di Montfort apostrofò Enrico: “Enrico d' Alemagna, traditore, non uscirai vivo!».
Il terrore e lo spavento prendono il sopravvento. Enrico cerca riparo e protezione sull’altare abbracciando il celebrante, sicuro che
mai un sacro luogo verrà profanato.
Come una furia Guido di Montfort, insieme al cugino Simone si precipita nell’interno e colpisce a colpi di spada Enrico, uccidendolo insieme ad un chierico, che invano aveva cercato di proteggerlo. Il sacro sito era stato orrendamente profanato.
Non contento, Guido, su sollecitazione di un compagno d’armi, che gli ricorda l’umiliazione subita dal padre, "Comant? Votre pere fu trainé", prende Enrico orami morente e lo trascina per i capelli
sull’antistante piazza del mercato, centro civile di Viterbo, tra lo sbigottimento e la paura dei presenti.
Guido e Simone di Montfort lasciano indisturbati la scena, malgrado la presenza di Carlo I
d’Angiò e di Filippo III re di Francia e raggiungono Soana in Toscana nella contea degli Albobrandeschi.
Perché tanta ferocia?
Perché nessun rispetto del luogo sacro?
Perché un delitto così efferato è rimasto praticamente impunito?
Chi era Enrico di Cornovaglia e chi era Guido di Montfort?
Perché proprio a Viterbo si svolse questo crudele episodio?
Perché ancora oggi questo episodio, molto grave dal punto di vista morale, ma di quasi nessun
effetto sul piano degli equilibri politici ed economici dell’epoca, suscita curiosità ed anche orrore?
Sicuramente questo cruento episodio, non tanto diverso da quelli che in quel turbolento periodo
storico ricco di lotte tra casate, sarebbe stato dai più dimenticato.
A tenere in vita il ricordo ha pensato Dante Alighieri che nella xxxx terzina del XII canto dell’Inferno scolpisce con tre versi la figura di Guido di Montfort ed il suo efferato delitto:
Mostrocci l'ombra da l'un canto sola,
dicendo: «Colui fesse in grembo a Dio
lo cor che 'n su Tamisi ancor sì cola".
1954-2014 - 60 anni di service
127
Il Rotary Club di Viterbo, nell’ambito del progetto culturale dell’annata 2009-10 avviato dal
presidente dott. Alberto Grazini, ha organizzato un incontro svoltosi proprio nella Chiesa di S. Silvestro, ora Chiesa del Gesù, il 24 marzo u.s. per cercare di dare una risposta alle domande poste,
alla luce degli studi più recenti.
L’incontro è stato aperto dal Presidente che ha evidenziato come la città di Viterbo sia stata
per un periodo del medio evo un centro nevralgico della politica europea e che numerosi avvenimenti si sono svolti in questa città. Con questa iniziativa si intende richiamare il ricordo di un particolare avvenimento storico che coinvolse molti personaggi dell’epoca e che si svolse proprio nella
Chiesa in cui questo incontro culturale ha luogo.
Il Sindaco di Viterbo, on. Giulio Marini, nel porgere il saluto suo e dell’Amministrazione comunale, si è vivamente complimentato per l’iniziativa culturale tesa anche alla valorizzazione del
territorio e della sua secolare storia.
Il primo relatore, prof Massimo Miglio, ordinario di storia medioevale presso l’Università
degli Studi della Tuscia di Viterbo e presidente dell’I.S.I.M.E.1, ha magistralmente inquadrato dal
punto di vista storico il truce episodio nell’epoca in cui si svolse, contraddistinta da numerose lotte
e tensioni tra i vari casati per il predominio e quando ancora il Papato di Roma non aveva conseguito
quel potere che per secoli ha guidato e condizionato le sorti dell’Europa.
Non bisogna dimenticare che proprio in quegli anni la sede romana del papato si era stata trasferita a Viterbo da Roma ed i cardinali impiegarono ben tre anni per eleggere un nuovo pontefice,
Gregorio X, dopo la morte di papa Clemente IV.
L’episodio, ricorda il prof Miglio, è la conseguenza dell’esito della “seconda guerra dei baroni”
contro Enrico III re d’Inghilterra, capeggiata dal padre di Guido, Simone di Montfort, che venne
sconfitto 1 Istituto Storico Italiano per il Medio Evo - Roma nella battaglia di Evesham nel 1265.
Egli fu ucciso ed il corpo orrendamente vilipeso contro ogni regola cavalleresca.
La vendetta del figlio Guido, soggetto dall’animo complesso e fondamentalmente violento,
covata nell’odio viscerale per l’affronto subito dal padre durante l’esilio in Francia e, successivamente, in Italia, esplode in maniera inconsueta anche per l’epoca.
L’oratore, dopo aver inquadrato l’episodio nell’epoca storica, ha disegnato con sapienza la figura e la vita del protagonista, unico personaggio dell’episodio, che la storia ricorda per le gesta,
spesso tracotanti e violente della sua tormentata vita.
Dopo il delitto, ma con ritardo, il Papa Gregorio X condannò Guido di Monfort, scomunicandolo e privandolo dei titoli nobiliari e dei beni. Ma non trascorse molto tempo prima che, anche
grazie all’aiuto di Carlo I d’Angiò, di cui era un fedelissimo conte, non solo ricevette il perdono
del Papa, ma gli furono assegnati incarichi importanti, come la nomina a capitano generale delle
milizie pontificie, con il riconoscimento da parte del Papa della sua «strenuitatìs virtutem, et arduis
multotìens approbatam ..fidelitatis constantìam»..
Guido era un Guelfo convinto e come tale si comportò fino alla sua fine in carcere, dopo essere
stato preso prigioniero nella battaglia navale di Castellamare nel 1287, quando gli Aragonesi sconfissero la flotta angioina per la quale combatteva.
Fu rinchiuso nel carcere di Messina, dove la sua non lunga ma avventurosissima vita avrà termine nel 1291 all’età di 48 anni.
Come morì quest’uomo che si era macchiato, oltre che di quell’empio delitto, anche di altre
atrocità, come la decapitazione dei figli di Farinata degli Uberti – famoso ghibellino fiorentino- e
la strage di Poggio Santa Cecilia vicino a Siena nel 1286?
La risposta è una sorpresa, considerando l’uomo pieno di vigore e tanto violento.
Secondo il prof. Miglio, morirà d’amore.
Come mai colui che non aveva mai avuto pietà e carità verso gli avversari, è condannato a
1
Istituto Storico Italiano per il Medio Evo - Roma
128
Rotary Club Viterbo
morire proprio di quel sentimento - l’amore - che lui non aveva mai dimostrato di conoscere?
E’ forse travolto dal rimorso delle terribili gesta compiute?
Certamente la solitudine nel carcere di Messina gli deve aver fatto ricordare tutto il sangue
versato da coloro che ebbero la sventura di incrociare il suo spavaldo cammino. Però è poco credibile che un uomo duro d’animo, vissuto in un’epoca in cui la violenza era una regola di vita, abituato alle vendette più atroci, potesse soccombere per ricordi sia pure così crudi.
Vi sono due ragioni, secondo il prof. Miglio: la prima, l’amarezza di essere stato abbandonato
dai Guelfi e da tutti gli amici e conoscenti, che non furono in grado di raccogliere la somma per il
suo riscatto (40.000 fiorini d’oro testimoniano dell’importanza del personaggio) e la seconda, certamente più romantica, l’abbandono della moglie Margherita e il disgregamento della famiglia.
Il prof Miglio dice testualmente “….Cadde malato «dum esset in vinculis in aegretudinem incedit». Solo l’amore avrebbe potuto salvarlo, cosi dissero i medici, «asserentibus medicis non nisi
beneficio Veneris curabatur». Scelse di morire d'amore, «mortem sibi volontariam praeelegit».
Dolcissima leggenda cortese. Morì per non tradire Margherita – sua moglie - che per quattro volte
tradì poi la sua memoria”.
Margherita Aldobrandeschi era figlia del conte Ildebrandino di Pitigliano, detto il Rosso, signore di una vasta contea situata in posizione strategica al sud della Toscana e l’intenzione di Guido
di Montfort e di Carlo I d’Angiò era quello di acquisire il dominio di questa area vitale nella parte
sud della Toscana.
Margherita si consola molto rapidamente con ben cinque uomini. Uno di questi è Nello dei
Pannocchieschi, suo compagno d’armi di guido, che, per sposare Margherita non esite a far uccidere
la propria moglie, Pia dei Tolomei, che ritroviamo ancora nei celebri versi di Dante:
Ricordati di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellata pria
disposando m'avea con la sua gemma". »
(Purgatorio V, 130-136)”
E’ ancora Dante, il divino cantore di eventi storici interpretati con un
forte rigore morale, a rendere perenne il ricordo di eventi che il tempo certamente avrebbe, se non cancellato, almeno nascosto.
Non poteva, perciò, a questa profonda rievocazione storica dell’evento, fatta da uno dei più valenti studiosi del medioevo italiano, non
seguire un commento interpretativo dei versi del canto XII dell’Inferno
della Divina Commedia che ricordano il fatto.
Il commento storico, letterario e filosofico è stato affidato alla professoressa Maria Teresa Ubertini, già docente di lettere classiche e preside
del prestigioso liceo classico A. Buratti di Viterbo.
Dante, innanzitutto, ha il merito con i suoi versi di tenere in vita non
solo lo spregevole episodio ma anche personaggi che nella storia europea
non occupano posizioni di primo piano.
Un delitto orribile, compiuto mentre a Viterbo è in corso un memorabile lungo consesso di
cardinali per eleggere il successore di Pietro (per il protrarsi del quale i Viterbesi chiusero sotto
chiave i cardinali e da allora tale consesso prese il nome di conclave da “cum clave”, cioè chiusi
con chiave), che all’epoca dovette certamente scuotere le coscienze di tutti per il sacrilegio compiuto
e Dante, secondo la professoressa Ubertini, dipinge con pochissimi versi la scena e i personaggi ed
emette la sua severa condanna morale.
La scena: un fiume di sangue bollente (ricordava forse la calda sorgente di acqua sulfurea del
Bullicame di Viterbo citata nei versi del canto XIV dell’Inferno) il Flegetonte – orribile fiume di
1954-2014 - 60 anni di service
129
sangue (dal greco MOHJZ
= brucio) – in cui gli uomini che in vita si erano ricoperti di delitti
bestiali erano immersi ad una
profondità variabile in funzione del delitto commesso. Guido di Montfort era immerso fino
alla gola!
Le anime dannate sono sorvegliate dai centauri, esseri mitologici che la leggenda antica raffigurava estremamente feroci e violenti, dato che all’eccezionale forza fisica associavano intelligenza
quasi umana.
Secondo l’oratrice è naturale che “…..se siamo di fronte ai violenti contro il prossimo, al peccato della ferocia umana che “imbestia” l’uomo, è naturale che a custodi siano eretti quei mostri…
.”
L’oratrice, inoltre, cita il pensiero Erich Auerbach, studioso del pensiero e dell’opera di Dante:
“Le pene che Dante assegna non sono prodotti arbitrari di una fantasia sfrenata che cerchi di accumulare scene orrende, ma opera di un severo esame dell’intelletto, che ha scelto per ogni peccato
ciò che gli compete, e che dalla coscienza della giustizia della sua scelta e dalla conformità con
l’ordine divino trae la forza di conferire alla parole e alle immagini evidenza grandiosa e mirabile”.
Le anime presenti in questo girone si sono comportate in vita come dei centauri e non potevano
che essere custodite da essere simili.
Virgilio e Dante sono semplici spettatori, quasi in disparte, distaccati da tanto orrore. Sono
guidati dal centauro Nesso “che morì per la bella Deianira” e che indica loro l’ombra di un personaggio solitario immerso nel sangue bollente;
Mostrocci l'ombra da l'un canto sola, E’ Guido di Montfort. E’ solo in un aristocratico isolamento, che gli si deve per le sue nobili origini; ma è un’ombra, quasi a non esser degno di conservare l’aspetto di un corpo umano per la bestialità degli atti commessi in vita.
La condanna morale di Dante verso questo personaggio schizza forte, se si ricordano anche i
versi con cui descrive un personaggio famoso, suo avversario politico, quale è Farinata degli Uberti:
Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s'è dritto:
da la cintola in su tutto 'l vedrai »
Io avea già il mio viso nel suo fitto;
ed el s'ergea col petto e con la fronte
com'avesse l'inferno a gran dispitto
a cui riconosce dignità e rispetto.
Ritornando ai versi riguardanti Guido di Montfort:
“……….Colui fesse in grembo a Dio
lo cor che ‘n su Tamisi anco si cola”
l’oratrice osserva che emergono “due soggetti e due azioni, che si imprimono nella nostra immaginazione: “Colui fesse”, azione compiuta da Guido e resa realisticamente da Dante con
“fesse”(dal verbo latino fendere, ossia spaccare) e l’immagine che improvvisa insorge è quella di
un cuore spaccato che sanguina, quasi ad antecorrere il verso successivo e l’azione conseguente
“lo cor che ‘n su Tamisi ancor si cola”, il cuore che miracolosamente, come sanguinò sull’altare,
continua a grondare sangue sul Tamigi.
Le cronache narrano, infatti, che il cuore di Enrico venne collocato “in una coppa d’oro….. su
una colonna del ponte di Londra sul fiume Tamigi”. Così riferisce Giovanni Villani, mentre il Benvenuto parla di una statua d’oro, la cui mano reggeva un calice contenente il cuore di Enrico.”
Un particolare viene sottolineato dalla prof.ssa Ubertini ed è il verbo “si cola”, che dovrebbe
essere inteso come “si venera”, dal verbo latino colere = venerare, onorare oppure dal verbo latino
colare = colare, purificare, che suggerisce un’immagine più potente nella sua crudezza, anche ad
indicare che
130
Rotary Club Viterbo
l’assassinio era rimasto invendicato.
Ma la parola chiave tra le due forme verbali del fendere e del colare rimane visivamente un
oggetto - soggetto (intendasi la doppia funzione grammaticale): è l’immagine del cuore spaccato
che domina e, come già per i classici, diviene l’elemento propulsore delle grandi passioni, siano
esse le più nobili o le più ferine e bestiali.
Ci piace chiudere queste note ancora con le parole della prof.ssa Ubertini “In conclusione la
lettura di questi versi che testimoniano come la poesia o meglio il canto poetico (da intendersi
“canto” nell’accezione leopardiana) possano rendere eterno, indimenticabile, un eccidio orroroso,
una vendetta incommensurabile. Forse ce lo possiamo chiedere: quanti se non storici e studiosi del
Medioevo e appassionati di storia locale avrebbero potuto conoscere l’evento accaduto in Viterbo
e i suoi attori, se Dante non li avesse resi immortali in questi tre versi con la sua realistica ed insieme
poetica visione?”.
Al termine dell’incontro è intervenuto il Vescovo di Viterbo, mons. Lorenzo Chiarinelli che
ha espresso il suo vivo apprezzamento per queste iniziative finalizzate a mantenere alto il livello
culturale della città ed a non far cadere nell’oblio fatti ed avvenimenti che ancora oggi meritano di
essere esplorati con accuratezza per trarre anche insegnamenti e farne buona esperienza.
I lavori sono stati chiusi dal Presidente, dott. Alberto Grazini, che oltre a ringraziare e congratularsi con i relatori per il loro impegno e per le dotte parole che hanno fatto rivivere l’evento
storico, ha ricordato che questo è il primo di un programma culturale pluriennale che il Club Rotary
di Viterbo vuol attuare per richiamare avvenimenti legati alla storia dei monumenti della città.
Adolfo Gusman
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
131
17 marzo 2011
Serata dedicata alla celebrazione del
150° Anniversario dell'Unità d'Italia
di Mario Moscatelli
Il nostro club intende
partecipare alle celebrazioni
del 150° dell’Unità d’Italia
con l’organizzazione di una
mostra e con l’adesione e partecipazione ad una iniziativa
del Serra Club di Viterbo. La
nostra mostra, allestita e curata dall’Archivio di Stato e
dal Consorzio delle Biblioteche di Viterbo, si intitola “Il
Risorgimento nel Viterbese” e
sarà inaugurata nei locali di
Palazzo Santoro il 15 aprile
prossimo.
L’iniziativa del Serra riguarda l’indizione di un concorso sul tema dell’Unità
d’Italia (svoltosi il 7 febbraio
scorso) al quale hanno partecipato 1372 studenti delle
Scuole superiori statali di Viterbo. Sono stati individuati i
12 studenti che hanno svolto i
migliori temi a ciascuno dei
quali sarà consegnato un libretto di risparmio dell’importo di 1.000 euro messi a disposizione dalla
Banca di Credito Cooperativo Roma.
La ricorrenza odierna ci invita a conoscere il nostro passato di nazione culminato nel Risorgimento e fare una attenta e necessaria riflessione sul suo significato e sul suo valore. Ed allora vi invito a fare con me una veloce carrellata della nostra storia.
Nella formazione degli stati nazionali l’Italia è giunta molto tardi rispetto alle altre potenze
europee come Francia, Spagna e Gran Bretagna.
Il processo unitario era impedito infatti dall’esistenza, sul nostro territorio, di sette Stati preunitari ognuno dei quali gravitava nell’orbita o soggiaceva alla protezione delle Grandi potenze europee: Francia, Spagna e Austria.
Il movimento risorgimentale guidato da uno di questi Stati preunitari, il Regno di Sardegna,
ha dovuto quindi rompere equilibri europei e sconvolgere all’interno della penisola gli interessi
politici, economici e sociali di grandi dinastie che in forma di monarchia assoluta, principato o
granducato governavano da tempo gli altri sei Stati.
In questo quadro, il Risorgimento ha sempre suscitato sentimenti contrastanti per le modalità
con cui si è prodotto che si sono accentuati nel presente e proprio in queste giornate anche per l’effetto di strumentalizzazioni politiche.
132
Rotary Club Viterbo
Il Risorgimento, come abbiamo visto, non piace ai leghisti che con le loro esibizioni fanno
della disunità d’Italia la loro bandiera.
Non ha mai riscosso il favore dei comunisti perché non è stato considerato un movimento di
popolo né una rivoluzione di rivendicazione sociale ma un movimento elitario che, secondo loro,
aveva escluso il popolo.
Non è mai piaciuto neppure ai cattolici dal momento che il papa difese strenuamente il suo
potere temporale fino all’intervento dei bersaglieri all’alba del 20 settembre del 1870. Bisogna arrivare infatti a Giovanni Paolo II per definire Porta Pia una provvidenza divina ed al Card. Bagnasco
che si è recato davanti alla storica Porta, il 20 settembre 2010, per partecipare alla celebrazione
dell’avvenimento.
Proprio in occasione delle celebrazioni dei 150 anni di Unità è fiorita una letteratura che, enfatizzando momenti ed episodi sicuramente dolorosi del faticoso percorso risorgimentale, ha cercato
di gettare una luce ambigua su quel periodo della nostra storia. Un periodo peraltro già danneggiato,
riconosciamolo francamente, dalla altrettanto enfatizzata retorica patriottica dei nostri testi scolastici
e della letteratura del ‘900.
Di recente un autore di best seller ha scritto che il Risorgimento “fu una bellissima idea rovinata
dai piemontesi” che con il loro esercito si macchiarono di gravi fatti di sangue, peraltro già noti,
come quelli di Bronte e l’assedio di Gaeta. E’ stato pubblicato un saggio intitolato ”L’assedio che
condannò l’Italia all’Unità”.
La vincitrice del Premio Campiello dell’anno scorso ha sfruttato la notorietà del momento per
invocare l’indipendenza della Sardegna.
Ci sono intellettuali napoletani che rimpiangono i Borboni. Forse non hanno letto il bel libro
di Enzo Striano “Il resto di niente” . Altro luogo comune è quello che riduce il Risorgimento a
opera di “quattro gatti liberali”. Si dimentica che nel 1861 gli analfabeti in Italia superavano l’80%
e che, come sempre avviene nei rivolgimenti sociali, sono gli uomini illuminati, gli uomini di pensiero e d’azione, a trascinare il popolo.
Promotori del nostro Risorgimento furono infatti pensatori e politici della statura di Gioberti,
Rosmini, Mazzini, Cattaneo, Balbo, D’Azeglio e Cavour, uomini d’azione come Garibaldi e lo
stesso Vittorio Emanuele II convinto assertore dell’Unità d’Italia che alla vigilia della seconda
guerra di indipendenza così scrisse a Costantino Nigra: “Parto domattina con l’Esercito….Vi sono
al Museo quattro bandiere austriache prese dalle nostre truppe nella campagna del 1848 e là deposte
da mio padre (Carlo Alberto). Questi sono i trofei della sua gloria. Abbandonate tutto al bisogno:
valori, gioie, archivi, collezioni, tutto ciò che contiene questo palazzo, ma mettete in salvo quelle
bandiere . Che io le ritrovi intatte e salve come i miei figli. Ecco tutto quello che chiedo: il resto
non conta” ed aggiungeva ”Tra un anno sarò re d’Italia o il sig. Savoia”.
Ricordiamo anche Giuseppe Garibaldi che in momento critico della decisiva battaglia di Calatafimi, dopo la sbarco dei Mille a Marsala, disse a Nino Bixio che proponeva la ritirata “Qui si
fa l’Italia o si muore”. Era partito da Quarto con 1089 volontari e con questi e qualche altro migliaio
unitosi dopo lo sbarco, sbaragliò l’esercito borbonico a Calatafimi ed in altri vittoriosi scontri,
smantellò il Regno delle Due Sicilie che, a Teano, consegnò a Vittorio Emanuele II. Dopo aver rifiutato prestigiosi e lucrosi incarichi, se ne tornò a Caprera con un sacco di sementi e fave e con
una cassa di baccalà.
Ed ancora il Conte di Cavour che confessò di aver fatto un sogno all’età di 22 anni, e quindi
nel 1832, in cui si vedeva primo ministro del Regno d’Italia. Quando morì, Cavour era meno ricco
di quando iniziò a far politica.
Ricordiamoli questi nomi a quanti vogliono definire il nostro Paese “Italietta” ripiegata sulla
logica del campanile.
E’ questa una Italia immeritatamente maltrattata ed è una caricatura di quella meravigliosa ricchezza che è invece il nostro essere una realtà multiforme storicamente inserita in un tessuto capace
di contenere tutte le diversità.
E’ una falsa immagine dell’Italia che è frutto di uno scetticismo di maniera, di ostentata indif1954-2014 - 60 anni di service
133
ferenza, di patetica ignoranza e di vanitosa ricerca dello scoop per un momentaneo predellino di
notorietà.
Il nostro è un Paese, non dimentichiamolo mai anzi andiamone orgogliosi, che ha diffuso su
tutto il pianeta, grazie anche alla Chiesa di Roma che ha saputo salvarne il patrimonio culturale,
l’eredità del mondo classico greco-romano fondata sul rispetto della dignità e della libertà dell’individuo, sulla responsabilità del sua agire, sulla solidarietà, sulla giustizia e sulla pace tra i popoli.
A tutti i detrattori dell’identità italiana vorrei dire, con Indro Montanelli, che “Il Paese che ignora
il suo ieri non può avere un domani”.
Ed allora andiamo a vedere quale è stato il nostro “ieri”. L’Italia è stata nel tempo un nome,
un’idea, un concetto, un forte sentimento, una nazione ed infine uno Stato.
Quella dell’Italia può essere definita, parafrasando il titolo di un fortunato romanzo di Gabriel
Garcia Marquez, la “Cronaca di una nascita annunciata”.
Ed infatti l’Italia, geograficamente, è sempre esistita fin dal Big Bang che determinò la formazione del nostro pianeta: una striscia di terra, saldamente ancorata con le Alpi al continente europeo. Una striscia di terra che si distende, invitante come un ponte, nel Mar Mediterraneo.
Inizialmente l’Italia è quindi un territorio geograficamente ben individuato in cerca di un popolo. Successivamente è un popolo in cerca di un sentimento comune di nazionalità.
Infine è una nazione in cerca di uno Stato.
Con questi tre passaggi che si dispiegano per circa tre millenni, tanti sono quelli dell’ originalissima storia del nostro Paese, arriviamo alla prima metà dell’800 quando si avvertì l’esigenza e
l’urgenza di creare uno stato indipendente su un territorio già da tempo preparato e pronto ad accoglierlo.
Su questo territorio si erano incrociati popoli di diversa provenienza e cultura ognuno dei quali
aveva depositato segni importanti e inconfondibili della sua civiltà.
Il crogiolo di etnie e culture diverse dette vita ad entità demografiche che cominciarono a percepire il forte legame che le legava al territorio come embrione di un destino comune. Ed ecco
allora la “Lega italica” che nel primo sec. a.c. vide i popoli dell’Italia centrale accordarsi per combattere l’egemonia di Roma, quella Roma che ad un certo punto del suo sviluppo imperiale riconosce e istituisce, tra quelle dell’Impero, la provincia Italia.
Questa multiforme entità demografica comincia a percepire la vocazione storica cui è chiamata
sotto la spinta di due irresistibili forze quali furono l’Impero romano ed il Cristianesimo.
E’ un sentire comune che sfocia nel medio evo nel sentimento di italianità.
Nasce quindi la nazione italiana ma senza uno stato indipendente che però viene vagheggiato
e invocato.
In un codice del ‘500, esposto in una mostra in questi giorni a Roma, si parla già dell’Italia
come “nazione culturale” che si era formata nei secoli precedenti.
Ed ecco infatti il grido di Dante nel VI canto del Purgatorio:
“Ahi serva Italia di dolore ostello
Nave senza nocchiero in gran tempesta
Non donna di province ma bordello”
Ed ancora il Petrarca che nel Canzoniere immagina, per la prima volta, l’Italia unita dalle Alpi
alla Sicilia
“Italia mia benché il parlar sia indarno
……..
Ben provvide natura il nostro Stato
quando de l’Alpe schermo
pose tra noi e la tedesca rabbia”
134
Rotary Club Viterbo
Ed ancora Leopardi
“O Patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l’erme
torri degli avi nostri.
Ma la gloria non vedo”
Ed inoltre Ugo Foscolo con le sue appassionate invocazioni per un’Italia libera da servaggio
straniero e Vincenzo Monti
“Bella Italia, amate sponde.
Oh Italia, oh donna sonnolenta ed orba”
Ed infine Alessandro Manzoni nell’Ode “Marzo 1821”
“O stranieri, nel proprio retaggio
torna Italia e il suo suolo riprende”
……
Ed ancora Manzoni che, con “I Promessi Sposi”, dette un forte contributo alla diffusione della
lingua italiana.
Nei primi decenni dell’800 infatti la maggior parte degli italiani parlava il dialetto; l’italiano
era la lingua scritta dei documenti ufficiali e delle opere letterarie.
Manzoni percepì che l’Italia non poteva esistere come Paese senza una cultura nazionale che
potesse esprimersi in una lingua conosciuta e parlata da tutto il popolo.
Ed investì sulla lingua italiana col suo grande romanzo che è la storia, di facile ed avvincente
lettura, della gente umile del ‘600 perseguitata da personaggi prepotenti che popolavano anche
l’800.
“I Promessi Sposi”, 70 edizioni e 250 mila copie stampate dal 1827 al 1870, fu il primo grande
romanzo italiano. Divenne quasi subito il testo della lingua unitaria con il quale imparare a leggere
e scrivere.
Per secoli l’Italia è stata sognata e invocata dalle migliori menti di quei tempi e, nell’immaginario collettivo, divenne un ideale da raggiungere.
Il processo unitario iniziatosi nella prima metà del 1800 e conclusosi 150 anni fa rispose quindi
ad una diffusa esigenza di un popolo che, già costituitosi come nazione culturale, avvertiva la necessità storica di darsi un assetto politico unitario.
L’unità raggiunta divenne un motore di sviluppo sociale ed economico, purtroppo non per tutto
il territorio come possiamo ancor oggi constatare: all’inizio del ‘900 l’Italia era già la terza economia d’Europa. Alla fine del ‘900 era diventata la quinta economia mondiale.
Nel bel romanzo “Le strade di polvere” Rosetta Loi descrive molto bene questa modernizzazione nell’800 della società italiana laddove mostra che il percorso unitario funzionò anche da
“ascensore” sociale: all’inizio dell’800 in una famiglia contadina i figli potevano fare solo i contadini; all’inizio del ‘900 il figlio di una famiglia contadina diviene un alto magistrato a Torino.
La convulsa storia preunitaria ha lasciato il segno sull’identità italiana che rivela una peculiarità
che non trova riscontro in nessuna altra parte del mondo civilizzato. Ed infatti il ritardo del percorso
unitario lungi dall’esserle stato pregiudizievole è servito a corredarla ed arricchirla di un peculiare
ed originale patrimonio genetico multiforme.
La specificità e la peculiarità di alcune sue parti, che oggi registriamo, sono la conseguenza
degli apporti, come ho detto, di civiltà diverse che, lungi dal rappresentare un fatto negativo, debbono però considerarsi una risorsa preziosa nel momento in cui possono patrimonializzare il valore
aggiunto derivante dal concetto unitario del nostro paese.
1954-2014 - 60 anni di service
135
Scrive Prezzolini a questo proposito: “L’Italia è sempre stato un Paese plurale, talvolta scomposto, però malgrado l’innato individualismo e la fatica a fare sistema abbiamo sempre sentito un
destino comune”.
Come recita uno spot, che in questi giorni appare sui nostri teleschermi, l’Italia è nata per
unire. Massimo D’Azeglio disse “Fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani”.
Aveva ragione nel senso che non bastava la consapevolezza della comune appartenenza etnica
ad uno Stato ma occorreva anche una condivisione di valori e, soprattutto, di fini da perseguire
tutti insieme. Gli italiani, invece, si sono fatti, com’è noto, da soli e se ne vantano.
Ma nell’immagine corrente e mediaticamente rappresentata sembra che… non siano riusciti
molto bene. Spesso gli italiani non appaiono interessati a riconoscere la loro italianità eppure non
mancano momenti in cui rivendicano con orgoglio il loro senso di appartenenza alla comunità nazionale. Lo registriamo nei momenti di crisi, nello sventolio del tricolore nelle manifestazioni sportive, quando ci indigniamo di fronte a stranieri che parlano male di noi ed in situazioni in cui è in
gioco la dignità nazionale.
E’ il cantautore Francesco De Gregori a sottolinearlo nella prefazione al bel libro “Viva l’Italia!” di Aldo Cazzullo. Scrive De Gregori: “ Nel film La Grande Guerra due improbabili eroi (Gassman e Sordi) che per tutta la durata della pellicola sembrano spalmati sui peggiori stereotipi
dell’italiano furbo e un po’ vigliacco, si fanno fucilare dagli austriaci pur di non tradire il loro
paese”. Cita poi l’eroico comportamento di Fabrizio Quattrocchi (un civile impegnato con le forze
USA nella recente guerra in Iraq) il quale, prima di essere giustiziato da un gruppo terroristico,
grida la frase: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”.
Questa è l’Italia, a volte un po’ distratta, che deve però avere la forte consapevolezza della
ricchezza del suo passato. Andiamone fieri ed orgogliosi e cogliamo la solenne occasione dell’odierna ricorrenza per costruire e rinsaldare un comune sentire nella convinzione che le ragioni
che ci uniscono sono molte di più di quelle che ci possono separare e dividere.
In questo mondo globalizzato così turbolento e minaccioso abbiamo tanto bisogno di essere
uniti e legati da un condiviso sentimento nazionale pur nel riconoscimento, col Federalismo in
corso di attuazione, delle c.d. piccole patrie (le regioni) che possono però sommare alla loro specificità il valore aggiunto della appartenenza alla nazione italiana.
Il successo delle nostre esportazioni è ottenuto con i marchi: “Made in Italy” e “Italian Style”
e non con le etichette paesane. Se non sentissimo profondamente ed orgogliosamente questo sentimento di appartenenza che ci deve vedere uniti pur nella diversità, offenderemmo la memoria di
migliaia di patrioti volontariamente immolatisi a San Martino, Solferino ed in tante altre battaglie
delle guerre di indipendenza e nella spedizione dei Mille.
Tradiremmo il sacrificio di 725.000 caduti, nella prima Guerra mondiale, per completare l’unità
territoriale del nostro paese. Perderemmo la fiducia di 26 milioni di americani che stamani, tramite
un loro rappresentante, hanno consegnato al Presidente Giorgio Napoletano un tricolore con sopra
impresso in lettere d’oro: “Orgogliosi di essere oriundi italiani”.
Sorprenderemmo il Presidente Obama che in un messaggio alla nazione ha ieri invitato tutti
gli americani a festeggiare anche negli Stati Uniti la nostra ricorrenza ed a prendere esempio dalla
storia d’Italia.
Tradiremmo il cromatismo simbolico della bandiera italiana che con il bianco indica la neve
delle Alpi, con il verde il colore delle nostre valli e con il rosso il fuoco dei nostri vulcani. E forse
anche San Francesco da lassù si dimetterebbe da Patrono d’Italia.
Forti di questa consapevolezza e gettando lo sguardo al di sopra delle polemiche e delle strumentalizzazioni politiche o di comodo, guardiamo con fiducia il nostro futuro e costruiamolo degno
del nostro orgoglioso passato perché, come ha detto ieri sera il Presidente Napolitano agli italiani
di ogni idea politica: “Senza il Risorgimento saremmo stati spazzati via dalla storia” aggiungendo
che “Se saremo uniti potremo vincere tutte le difficoltà” Soltanto con questa fiducia e con tanta
determinata volontà possiamo augurare al nostro Paese “Buon compleanno” ed orgogliosamente
gridare: “Viva l’Italia”.
136
Rotary Club Viterbo
Concorso "Viterbo che studia"
di Mario Moscatelli
Il Premio “Viterbo che studia” è una iniziativa che prende le mosse da quella che è la caratteristica
principale del Rotary e che si riassume nel motto “Above Service Self” che significa “Servire al di
sopra di ogni interesse personale”.
Con questi principi e finalità ogni club deve impostare la propria azione di servizio tenendo ben
presenti il contesto sociale in cui opera ed il momento storico che lo caratterizza.
Il particolare momento che sta attraversando il nostro Paese travagliato da una crisi non soltanto
economico- finanziaria ma anche socio-culturale richiede, per affrontarla e superarla, la mobilitazione
e la risposta delle strutture e dei soggetti della società civile che siano in grado, responsabilmente e
proficuamente, di affiancare le istituzioni pubbliche.
In questo delicato contesto sono i giovani, cui spetta di garantire il futuro del nostro Paese, ad
essere indicati come i soggetti verso i quali indirizzare le attenzioni più concrete per assicurare loro
orizzonti e scenari meno problematici di quelli che si profilano nell’attuale momento storico.
“Più giovani meritevoli, più futuro per l’Italia” è quindi la formula che dobbiamo riscoprire se
vogliamo arrestare il declino del nostro Paese e restituirgli nuove prospettive di sviluppo.
Uno sviluppo non solo socio-economico ma anche, e soprattutto, culturale che potrà essere conseguito investendo sul mondo della scuola, luogo privilegiato per la formazione delle future classi dirigenti dell’Italia.
E’ quindi un dovere di tutti adoperarsi perché l’istruzione pubblica possa fornire alle giovani generazioni una formazione che, sfruttando la preziosa eredità del nostro passato, sia all’altezza dei tempi.
Ai giovani si chiede però anche il loro massimo impegno a cominciare da quella delicata fase di
formazione che ricevono dalla Scuola.
Occorre quindi fin da subito: “Stimolare l’impegno - Far emergere il merito - Premiare il risultato”.
Sono queste le motivazioni che hanno indotto il Rotary club di Viterbo a dare vita, dall’anno scolastico
2011/2012, al concorso:
PREMIO “VITERBO CHE STUDIA” L’istituzione del premio è stata resa possibile dalla sensibile ed encomiabile disponibilità della Banca di
Credito Cooperativo di Roma che ha messo a disposizione le risorse finanziarie per la concessione
dei premi e dalla adesione convinta dei Presidi degli
Istituti scolastici coinvolti.
Il Ministro dell’Istruzione, con sua lettera personale, ha voluto sottolineare l’importanza del Premio.
L’iniziativa, giunta oramai alla 3° Edizione, si
concretizza con l’assegnazione di un premio in danaro di 300 euro allo studente che, in ciascuna delle
46 quinte classi.
delle Scuole secondarie pubbliche di 2° grado
del capoluogo (tre Licei e tre Istituti tecnici) consegue, agli scrutini del 1° quadrimestre (o trimestre)
dell’anno scolastico, la migliore votazione con una
media di almeno 7/10.
La cerimonia di consegna dei premi ai 46 vincitori si svolge nell’Aula Magna della locale Università degli Studi della Tuscia alla presenza delle
massime autorità civili, religiose e militari della provincia e di quelle scolastiche del capoluogo.
1954-2014 - 60 anni di service
137
138
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
139
2013 - EEMA nella Tuscia
di Massimo Bordignon
Magistralmente organizzato dai tre club della Tuscia e, soprattutto, dalle PP.PP. Agata Severi e Fosca Mauri Tasciotti e
dal prefetto del R.C. Bolsena e Ducato di Castro: Rosario Saraconi, il “Post Conference B” del 61° Congresso EEMA ha visitato un “estratto” di Tuscia.
Dopo la visita a Tarquinia e Tuscania, i Rotariani, si sono
trasferiti a Viterbo, dove hanno visitato Villa Lante a Bagnaia
ed il “Parco dei Mostri”
di Bomarzo.
Qui nella struttura ricettiva del “Parco dei Mostri” i proprietari, famiglia Bettini, hanno offerto un pranzo tipico durante il quale è stata apprezzata anche la maestria da chef (per
hobby) del rotaractiano Marco Bettini.
Dopo i festeggiamenti per l’anniversario di matrimonio
del vice-presidente EEMA e Chairman della 61ma Conferenza, PDG Luciano Di Martino, gli ospiti si sono trasferiti
a Viterbo dove hanno visitato la città medioevale dove visitando la sala del Conclave nel Palazzo dei Papi, hanno colto l’occasione per ammirare la mostra
“Arte e Fede” del Socio di Viterbo Roberto Joppolo.
Trasferitisi in albergo, Hotel Salus Terme, ha avuto inizio la conviviale Interclub.
Presenti i due Presidenti Giuseppe Natali di di Bolsena
e Ducato di Castro e Francesco Lo Nobile
di Viterbo Ciminia ed il VicePresidente di Viterbo
Fosca Mauri Tasciotti, che, delegata dal Presidente Mario
Moscatelli fuori sede, ha svolto le funzioni di “Padrona di
Casa” suonando la campana di inizio e di fine serata.
Molti gli indirizzi di
saluto tra i quali ricordiamo quello del PDG Luciano di Martino, fautore e
regista del Tour e quello della Presidente Vivi-Anne Åsell;
durante la serata anche un “mini-concerto” di una delegata di Taiwan, con una splendida voce, che ci ha deliziato con una romanza
in onore dell’Italia ed una in onore dei festeggiamenti per l’anniversario di matrimonio di Luciano.
Fine conviviale con scambio rituale di doni e guidoncini e poi…. brindisi e musica a bordo piscina.
Terzo giorno con visita, nella mattinata di sabato, a palazzo
Farnese di Caprarola dove sono stati
accolti dallo staff dirigenziale di Viterbo Ciminia: Presidente
Francesco Lo Nobile, Presidente Eletto Enrico Cruciani e Segretario Tommaso Valeri; ed accompagnati dal Sindaco di Caprarola Eugenio Stelliferi che dopo i saluti di rito e dopo aver ricordato il
legame del territorio con il Rotary, ha donato al PDG Luciano di
Martino una splendida pubblicazione su Caprarola e Palazzo Farnese.
1954-2014 - 60 anni di service
141
Recupero Villa e Vasca Romana del I secolo A.C.
di Massimo Bordignon
Il R.C.Viterbo ed il R.C.Pitigliano Manciano
Sorano hanno messo in cantiere un progetto di
supporto al recupero di una villa e di una vasca romana del I secolo a.c. rinvenute a Sipicciano (VT),
edificate su un impianto residenziale (?) precedente, databile tra la fine del IV e gli inizi del III
sec. A.C.
La vasca, circolare come il nostro simbolo, è una delle più grandi sinora
conosciute. Individuata nel 2009, quando si è proceduto anche a mettere in luce
il piano pavimentale di una parte della villa, nel corso del 2011 è stata oggetto
di un intervento di scavo insieme ad un complesso costituito da due pozzi tra
loro comunicanti attraverso una ampia ( 2x1,5 m ) galleria con funzione di cisterna che assicurava l’approvvigionamento idrico alla parte residenziale.
Nella vasca, usata come “getto” dopo la perdita del suo fine primario (itticoltura o piscina ), si sovrappongono diversi strati di depositi, che evidenziano il
ciclico urbanizzare e ritornare alla campagna nei secoli; infatti i vari piani alternano segni di vita attiva (
cocci, resti di focolare ecc.), a periodi di abbandono con terra
riportata dalle piogge.
In questo invaso di terra meno compatta si sono trovati
resti di scavi per interrare palizzate e, recentissimo ritrovamento, una tomba con copertura di tegole
di ancora incerta datazione. Accanto a questa struttura una villa di quasi 1000mq, ancora quasi completamente da scoprire;
manca anche il ritrovamento delle condutture che trasportavano l’acqua dalle sorgenti o dal pozzo alla vasca, mentre è evidente l’imbocco della canalizzazione di scarico, in piombo.
Tra i cocci è stato rinvenuto, anche questo da pochissimo, un frammento ( 1 cm2) di bucchero
etrusco. Tutto questo lavoro potrebbe finire ricoperto di terra e, probabilmente, dimenticato.
Oltre alla cronica mancanza di fondi, la vasca è profonda circa tre metri ed è in piena campagna,
è evidente che il primo timore consiste nella paura che qualcuno possa cadervi dentro.
Il primo impegno dei due Club sarà quello di finanziare la recinzione dell’area.
Successivo onere sarebbe quello di coinvolgere altri Club della Tuscia e della valle del Tevere
per il recupero totale della villa e per l’approntamento di una tettoia per la vasca.
Nell’area urbana di Sipicciano è stato predisposto un Eco-museo, dove saranno esposti i ritrovamenti degli scavi.
I lavoro nel sito è eseguito dai volontari del Gruppo Archeologico Sipicciano sotto la direzione
scientifica della Dottoressa M.L. Arancio della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria
Meridionale, che ha “adottato” l’area e che ci ha mostrato il coccio di bucchero con la stessa ammirazione che si ritroverebbe nei soggetti colpiti dalla sindrome di Stendhal.
Le foto:
1. La vasca
2. La conduttura di scarico in piombo 3. Livello zero di una zona delle fondamenta
4. La tomba in fase di ripulitura
142
Rotary Club Viterbo
Il Rotary club per la città di Viterbo
Riqualificazione di via San Lorenzo e valorizzazione di
Piazza Plebiscito
di Mario Moscatelli
L’ultimo service dell’annata sociale 2013-2014 è stata la presentazione, la sera del 3 giugno,
di un progetto, elaborato dai soci arch. Lorenzo Grani e arch. Sandro D’Alessandro coadiuvati dal
socio del Rotaract arch. Alessandro Scorza, che prevede la riqualificazione di Via San Lorenzo ed
un’ipotesi di valorizzazione di Piazza Plebiscito.
L’illustrazione del progetto è stata fatta alla presenza del Sindaco di Viterbo ing. Leonardo Michelini e dell’Assessore ai LL.PP. arch. Raffaela Saraconi i quali, a loro volta, hanno colto l’occasione
per presentare un piano di interventi nel centro storico programmati dall’Amministrazione comunale
con l’utilizzazione di fondi comunitari europei tra i quali è prevista la realizzazione di due ascensori
per collegare il parcheggio della valle di Faul con il Colle del Duomo e con la piazza del Sacrario.
L’ing. Michelini ha vivamente apprezzato il contributo del club principalmente per quanto riguarda l’individuazione di un passaggio pedonale sotto il Palazzo della Prefettura, finora pressoché
sconosciuto, che è in grado di mettere in comunicazione, attraverso un breve tratto di scala mobile
su via del Ganfione, il parcheggio della valle di Faul con la Piazza del Plebiscito.
L’originale soluzione indicata nel nostro progetto può costituire, con una diversa destinazione dei
locali attualmente destinati ad uffici comunali, una pregevole valorizzazione di Piazza del Plebiscito.
Per tali motivi il progetto sarà acquisito dal Comune per una attenta valutazione ed una conseguente possibile utilizzazione.
1954-2014 - 60 anni di service
143
Il Rotary per la valorizzazione di Viterbo
144
Rotary Club Viterbo
1954-2014 - 60 anni di service
145
Il territorio del RC “Viterbo Ciminia”
di Domenico Apolloni
Cantato anche da Virgilio, nell’Eneide, il comprensorio sul quale agisce il Club si estende sui
21 Comuni della Tuscia meridionale; è caratterizzato dai Monti Cimini, ricchi di faggi e di funghi
e dalla presenza di un Lago (di Vico) dai colori suggestivi, specie al tramonto. L’altitudine massima
della zona sfiora i mille metri nella parte delle “Faggeta”: un bosco tuttora incantato che difese i
latini dalla penetrazione degli Etruschi e permise, agli antichi romani, di fabbricare barche resistenti
per le guerre puniche; in quello che resta del bosco di un tempo, c’è ancora il Sasso Naticarello, un
masso preistorico dondolante nonostante la sue enorme mole.
Oggi, il territorio è conosciuto per la buona cucina e per le sue vestigia monumentali, per il
clima temperato e il verde intenso dei suoi castagneti e noccioleti; vale proprio la pena di notare
almeno quattro tra i suoi vanti.
il palazzo Farnese di Caprarola
Già nel 1525, il Cardinale Alessandro (futuro Papa Paolo III)
aveva commissionato al Sangallo il rifacimento della rocca di Caprarola (passata di mano alla sua famiglia); ma fu suo nipote – il secondo
Alessandro della dinastia – a volerla trasformare in Palazzo Residenziale. Si affidò al Vignola e dette inizio ai lavori subito dopo il
1550; l’opera fu considerata compiuta solo nel 1600 e la viabilità
attorno al palazzo venne definita dal Cardinale Odoardo dopo il 1610. Rimase disabitato dal 1626
in avanti e – nel 1735 – Carlo di Borbone lo svuotò quasi degli arredi (il prelievo sarà terminato
dal Re di Napoli Francesco II, nel 1860). Dopo la presa di Porta Pia (1870) passò allo Stato Italiano.
Dal 1948 al 1955 ospitò il Presidente della Repubblica, per le vacanze estive. Dal 1973 è sotto la
Soprintendenza dei Beni Culturali.
il Lago di Vico
Di origine vulcanica, con due milioni d’anni, conserva gelosamente la sua nascita leggendaria e posteriore (voluta da un colpo di
clava sferrato dal mitico Ercole). Circondato da una strada asfaltata che
permette di
percorrere l’intero suo perimetro (meno di 20 km), è inserito in una Riserva Naturale ricca di
uccelli e piante perenni, con cinghiali, volpi e tassi.
Intorno ci sono ristoranti e alberghi, perfettamente inseriti nell’ambiente,
che vale la pena di conoscere.
l’Anfiteatro di Sutri
Scavato interamente nel tufo, è arrivato ai nostri giorni grazie al fatto di
essere rimasto nascosto e interrato fino ai primi dell’ottocento. È uno dei monumenti più interessanti dell’antichità.
la Chiesa di Sant’Eusebio a Ronciglione
Posizionata su una delle ramificazioni dell’antica Via Francigena, ma
precedente alla stessa, conserva ancora al suo interno affreschi di valore
(restaurati in parte dal Club Rotary nel 2005).
146
Rotary Club Viterbo
Ranieri Orlandi
Primo presidente del RC Bolsena e ducato di Castro
Paul Harris docet: amicizia, servizio, tolleranza, etica.
Era la primavera del 2004: Tommaso Bocci, Fulvio Catteruccia, Giuseppe Chiarini, i tutor del
Rotary club Viterbo incaricati di far nascere un nuovo club nella Tuscia, furono molto chiari: per
diventare rotariani bisognava avere questi principi nel Dna.
Eravamo quaranta – la maggior parte non si conosceva -nella sala del palazzo Farnese di Valentano, ma gli ideali di Paul Harris conquistarono tutti.
Alla seconda riunione fu scelto il nome: Rc Bolsena e Ducato di Castro perché venivamo dai
vari paesi che facevano parte del Ducato istituito da Papa Paolo III (Alessandro Farnese) per il
figlio Pierluigi.
Ricordo l’emozione che provai quando Il governatore Antonio Arcese mi consegnò la Carta,
il collare e la campana.
Entravamo nella più importante organizzazione mondiale al servizio dell’umanità.
Quest’anno il Rotary club Bolsena e Ducato di Castro compie 10 anni e può affermare con orgoglio di avere sempre perseguito e realizzato gli obiettivi indicati da Paul Harris.
Abbiamo vaccinato in Burkina Faso 300 bambini contro la meningite, costruito un pozzo nel
Mali, una scuola nel Senegal con il maestro per 6 anni, pannelli per la luce elettrica in uno sperduto
villaggio.
Organizzato convegni sui centri storici, conferenze di carattere sanitario (diabete, malattie cardiache, ) finanziato borse di studio.
E come recita la preghiera del rotariano ci siamo sforzati di: “ offrire un sorriso,suscitare una
fede, arrecare un aiuto.” E soprattutto di:” allontanare da noi le tristi ombre dell’indifferenza, del
cinismo, dell’ egoismo, della ripulsa, della falsità.” Il Rotary club Bolsena e ducato di Castro è una
squadra di amici sempre pronti a servire al di sopra di ogni interesse personale ma l’anima è stata
il socio fondatore Silvio Camilli: presidente, vice presidente, membro di numerose commissioni
anche a livello distrettuale, segretario per 5 anni.
Non a caso il più titolato del club:PHF con tre zaffiri.
Silvio è mancato improvvisamente il 30 aprile scorso ma sarà sempre un punto di riferimento
per noi.
E sarà sempre nei nostri cuori.
1954-2014 - 60 anni di service
147
Correva l’anno 2012 e l’Interact Club di Viterbo iniziava
nuovamente la sua avventura!
di Elio Cucullo
Presidente Interact 2012-2013
RD Interact 2014- 2015
2012... il 6 ottobre 2012, per la precisione! Proprio in quella data il generale Luigi Orsini, presidente
Rotary di quell’annata, a cui sono profondamente grato, mi propose di collaborare al fine di ricostituire l’Interact club che, dagli anni ’90, era, purtroppo, uscito dalla famiglia Rotary.
Con un gruppo di amici, compagni di liceo, amici rotaractiani, rotariani e genitori, iniziammo a
gettare le basi per riproporre l’ l’Interact Club di Viterbo.
Ci trovammo in un mondo nuovo, di cui, da subito, ci sentimmo protagonisti. Ricordo i primi incontri, le telefonate, le difficoltà che incontravamo, ma che superammo, senza sentirne il peso, grazie alla fattiva collaborazione di rotariani e rotaractiani, i quali, da “bravi fratelli maggiori”, ci
hanno sempre dato ottimi consigli!
Fu così che il 26 ottobre organizzammo la nostra prima riunione e, approvato il regolamento, procedemmo con l’elezione del consiglio direttivo, di cui fui eletto presidente.
Mancava solo una cosa... la “carta di ricostituzione del club”! Dopo numerosi contatti con la delegata distrettuale per l’Interact, prof.ssa Giulia Pesciallo e l’R.D Rotary 2012/2013, dott. Silvio Piccioni, l’ Interact club di Viterbo, il 9 febbraio, la ottenne, alla presenza del governatore distrettuale
Rotary 2080 e diverse altre autorità.
Era datata Novembre 2012.
Diverse sono state le attività di club intraprese.
Avevamo già partecipato, nel dicembre 2012, prima della formale “consegna della carta”, alla cena
degli auguri di Natale del Rotary, della quale ricordiamo con vero piacere gli auguri fatti a tutti noi
da parte di S.E Monts Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo.
Insieme con il Rotaract abbiamo contribuito al Progetto “Vicini a Montalto”, progetto promosso
dai rotaractiani di Viterbo, in occasione dell’alluvione che colpì Montalto. Ogni interactiano contribuì a vendere dolci tipici viterbesi (“tozzetti”), il cui ricavato fu, appunto, destinato alla raccolta
fondi per l’acquisto di un gommone, importante per la protezione civile, ai fini dei soccorsi.
Sempre sullo sfondo sociale, durante le vacanze natalizie 2012/2013, abbiamo voluto donare un
sorriso ai ragazzi della casa famiglia del Murialdo. Abbiamo composto per loro cesti natalizi, ma,
soprattutto, abbiamo donato loro un po’ di allegria, perché non dobbiamo mai dimenticarci di quanto
siamo fortunati e di quanto sia importante condividere, con persone che lo siano meno di noi.
Tra le attività culturali che abbiamo promosso, insieme con il Rotaract e il Rotary, vi è quella di
“adottare un monumento” nella nostra città.
Cosa significa “adottare”? Significa prendersene cura! Significa individuarlo, fotografarlo, catalogarlo e fare in modo che sia conosciuto dai più e , infine, cercare di avere sostegni per riqualificarlo.
Significa dare un peso alla “memoria”, perché è dal passato che si costruisce il futuro, significa
dare un valore al bene culturale. Tale progetto ci è stato proposto ed illustrato dal socio Rotariano
Arch.
Giusy Gimma, che aveva già avuto tale esperienza in altri distretti Rotary.
Restando sul tema della cultura, l’Interact ha avuto l’onore e il piacere di ospitare il Maestro Marco
Muller, direttore di grandi festival cinematografici, come quello di Berlino, di Cannes, Venezia e,
ora, Roma. Il Maestro ha voluto condividere con noi la sua esperienza e ci ha anche dato la gioia
di accettare la nostra proposta di diventare nostro socio onorario.
148
Rotary Club Viterbo
Tra le diverse attività con gli altri club, abbiamo partecipato a numerose conviviali Rotaract e, personalmente, ho avuto l’opportunità di conoscere interactiani di diversi club del distretto 2080,
come, ad esempio è avvenuto, durante il “congresso dell’ amicizia”, tenutosi a Sperlonga.
Nel mese di maggio 2013, ci sono state le elezioni del nuovo presidente Interact e del nuovo
consiglio direttivo, per l’anno sociale 2013/2014. Nuovo presidente è Margherita Pantano e il passaggio delle consegne è avvenuto l’undici giugno 2013, presso il Gran Caffè Schenardi.
Il 31 agosto, in qualità di delegato zona Lazio per l’Interact, ho portato il saluto di noi giovani
interactiani del distretto 2080, alla presenza del R.D Rotary, Past Governor Rotary, autorità rotariane
e rotaractiane e di giovani provenienti da più Paesi del mondo, nella giornata proposta dall’EEMA
, tenutasi a Roma. Sarà proprio l’importanza dell’internazionalizzazione, mediante progetti e scambi
con l’estero, uno dei principali temi su cui mi attiverò, durante l’anno sociale 2014/2015, in qualità
di Rappresentante Distrettuale Interact 2080.
Margherita sta proseguendo quest’anno sociale con varie attività di club. Tra le più importanti,
ricordo la raccolta fondi realizzata a seguito della sfilata di moda, che ha avuto luogo nella CasaMuseo Joppolo.
Si prosegue con il progetto “adotta un monumento”.
Siamo un bel gruppo, ci frequentiamo assiduamente.
Al momento siamo trenta soci effettivi, 3 soci onorari: Luigi Orsini, Silvio Piccioni e Marco
Muller, e otto soci fondatori: Agata Severi, Giulia Pesciallo, Fosca Mauri Tasciotti, Giusy Gimma,
Gianni Cucullo, Giovan Battista Mollicone, Andrea Micci e Francesco Joppolo. Auspichiamo che
le nostre attività, progetti e “sogni” possano accrescere, ogni giorno, la fiducia che voi Rotariani
avete sempre dimostrato nutrire nei nostri confronti.
Un pensiero affettuoso lo dedichiamo a chi è stato e sarà sempre vicino a noi giovani: ciao
Philipp, sarai sempre nei nostri cuori.
1954-2014 - 60 anni di service
149
Rotaract club Viterbo, la rinascita del volontariato in amicizia
Un calendario ricco di iniziative culturali e umanistiche
per questo anno rotariano
Potrebbe sembrare esagerato o distante paragonare il mito della rinascita della Fenice con la
riorganizzazione di un Club Service, ma ad un’attenta osservazione e con un minimo di leggerezza
i punti in comune sorprenderanno anche i più scettici.
Infatti, così come il mitologico animale risorge ogni cinquecento anni dalle proprie ceneri, il
“neonato” Rotaract Club Viterbo è risorto dopo cinque anni dalle “ceneri” della propria riorganizzazione e come la Fenice diffondeva lo spirito della vita attraverso i suoi estasianti profumi, così i
ventisei ragazzi di questo club si adopereranno per diffondere gli ideali rotaractiani attraverso i rari
profumi della solidarietà, della cultura, della formazione personale e professionale, del rispetto e
della condivisione di una comune visione della società intesa come il fine verso il quale destinare
i loro sforzi e il collante per saldare la loro amicizia.
Nell’ottica di questi principi, il Presidente Andrea Micci, con il prezioso supporto del Rotary
Club Viterbo, club padrino e coadiuvato da un eterogeneo e brillante Consiglio Direttivo, ha pianificato un anno rotariano ricco di appuntamenti dall’alto profilo umanistico: primo su tutti l’organizzazione del “Caffé Cultura del Rotaract”, un appuntamento con lo sconfinato e caleidoscopico
mondo della cultura che, con tappe itineranti, cercherà di contribuire alla crescita e personale e sociale di una provincia, devota alla qualità della vita, come quella viterbese.
Il primo evento di questa serie, in programma per il 28 ottobre alle ore 18,00 presso il Gran
Caffé Schenardi, ha visto ospite il dott. Ranieri Orlandi il quale, oltre a essere stato una nota “firma”
del Corriere della Sera, con numerosi articoli su terrorismo, sequestri di persona, criminalità organizzata, i giovani e la droga, ha ricoperto la carica di Presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti
e membro del Collegio giudicante presso il Tribunale di Milano contro le decisioni dell’Ordine nazionale dei giornalisti. Una personalità e un incontro di alto valore culturale ed esperienziale che
ha rappresentato il primo batter d’ali di questa moderna fenice.
L’attività è proseguita con entusiasmo e partecipazione negli anni successivi.
150
Rotary Club Viterbo
IL MONUMENTO AL ROTARY INTERNATIONAL
1954-2014 - 60 anni di service
151
Intitolazione “Parco Paul Harris”
di Massimo Bordignon
In occasione della visita del Governatore al Club di Viterbo, è stato intitolato il “Parco Paul
Harris”.
Nel giardino dove è stato posto nel 2004 il monumento a Paul
Harris, in occasione dei 50 anni del Club, la Giunta comunale di
Viterbo ha accettato la richiesta di dedicare al fondatore del Rotary tutta l’area.
Nel 2004 il Presidente in carica, il
PDG Sergio Giannotti, aveva deciso la costruzione del monumento per onorare i cinquant’anni di attività del Club, il Vice
Presidente e Presidente Incoming Luigi Monetti, subentrato per la malattia del
PDG, ha portato a termine l’opera con il valido aiuto di altri Soci rotariani:
• Il Socio Fondatore PP Felice Ludovisi, rinomato artista viterbese, ha
disegnato il monumento.
• Il Socio Lorenzo Grani, architetto e titolare di una azienda di costruzioni, ha guidato la cordata di aziende cha hanno fisicamente costruito e posizionato il monumento.
• La Socia Fosca Mauri Tasciotti, al tempo Assessore al Comune di Viterbo, ha seguito tutte
le pratiche amministrative.
alla presenza del Governatore in carica: Antonio ARCESE, è stata inaugurato.
A 10 anni di distanza, per i sessanta anni del Club, un altro Governatore Pier Giorgio Poddighe
effettua l’intitolazione dell’area.
Anche in questo caso i Soci che si sono attivati sono stati numerosi:
• Il PP Luigi Orsini ha ideato, predisposto ed inoltrato la richiesta al Comune.
• Il Sindaco Leonardo Michelini e l’assessore Raffaela Saraconi, entrambi rotariani, hanno deliberato come primo atto della
neo-giunta comunale la richiesta di intitolazione del Parco.
• Il Socio Alfredo Fioramanti, dirigente del Comune, ha seguito tutte le pratiche amministrative.
Il Presidente in carica Mario Moscatelli ha concluso l’iter ed
ne ha predisposto da cerimonia di intitolazione in concomitanza della visita del Governatore.
Presente una nutrita delegazione di rotariani, l’Assessore ai Lavori Pubblici Raffaela Saraconi
ha portato il saluto del Sindaco di Viterbo e dopo le parole del Presidente Mario Moscatelli e del
Governatore Pier Giorgio Poddighe è stata scoperta la targa.
Foto di gruppo intorno al monumento e partenza per la visita della Città, durante la quale è
stato presentato al Governatore,
• dal Prof. Alfredo Gusman, il sito oggetto di restauro ad opera del Club: la chiesa Santa Maria
Nuova
• dagli architetti Lorenzo Grani ed Alessandro D’Alessandro
uno studio per la riqualificazione di via San Lorenzo
• dall’artista Roberto Joppolo, nella sala del Concilio del Palazzo dei Papi a Viterbo, la mostra delle sue opere “Arte e
Fede” .
Terminata la parte ufficiale si è passati alla prassi rotariana
con incontri, commissioni e conviviale.
152
Rotary Club Viterbo
LA NUOVA SEDE
1954-2014 - 60 anni di service
153
LA SOCIALIZZAZIONE E L’AFFIATAMENTO
I VIAGGI
BudaPest
Tallin e Riga
Vienna
New York
154
Rotary Club Viterbo
Mantova
Ragusa
Trieste
Lucca
1954-2014 - 60 anni di service
155
IL ROTARY CLUB VITERBO... CONTINUA
di Stefano De Spirito
Presidente eletto anno sociale 2014 – 2015
Ricordo con piacere il giorno in cui, incontrando casualmente l’ingegnere Giannotti, che conoscevo fin da bambino, lui mi chiese di entrare nel Rotary.
Non ci pensai un attimo e risposi di getto che mi avrebbe fatto tanto piacere.
Oltretutto ne avevo sentito parlare da molti amici che già ne facevano parte.
L’ingegnere, per tutti Sergio Giannotti è sempre stato “l’ingegnere”, mi disse: “bene allora ci
vediamo nel pomeriggio nel mio studio ”. Una volta al suo studio mi chiese a bruciapelo cosa sapessi e pensassi del Rotary: biascicai qualche risposta che avevo letto poco prima su internet, ma
non lo convinsi assolutamente. Scuotendo la testa mi allungò due libroni e mi disse: “studia che
poi ne riparliamo”.
E fu così che mi ritrovai una sera, durante la festa degli auguri, a essere presentato da Giovannino Bruni, alla presenza del vescovo Chiarinelli, presidente Gigi Monetti, (l’ingegnere purtroppo
per problemi di salute non era presente) a una platea di Rotariani. Da qui è iniziata la mia avventura
nel Rotary.
Da allora sono passati solo 10 anni, ma, essendo ben presto entrato nel consiglio direttivo e/o
nelle varie commissioni, sono stati anni di intensa attività vissuti a diretto contatto con il Club e le
sue iniziative. Devo dire, non so se per mia impressione, che il club è cambiato molto in questi ultimi tempi e sta ancora cambiando grazie ai molti progetti.
Entrare a far di un club service così dinamico è stato per uno come me che viene dal mondo
del volontariato, 12 anni passati come medico della comunità per tossicodipendenti CEIS e consiglio direttivo della Caritas, un ulteriore motivo di crescita.
Sfogliando i resoconti dei presidenti degli anni trascorsi vedo un fioccare di progetti e iniziative
tutte di grande valore e rilevanza; ogni annata è ricca di idee e di spunti. Devo onestamente riconoscere che ogni presidente ha cercato di dare e lasciare una sua impronta.
Iniziando dalla prima riunione in casa dell’amico Ludovisi al caldo di un caminetto in una serata di autunno del lontano 1954 splendidamente raccontata dall’amico Cecchetti e che vi invito a
rileggere, tanti anni sono passati, tutti entusiasmanti sotto molti aspetti. Il club è cambiato rimanendo fedele a se stesso, fattivo e vitale. Vorrei ricordare due cose per tutte: la rinascita del Rotaract
e la fondazione dell’Interact, vivaio di giovani e fucina di iniziative e di entusiasmo per stimolare
e dare ancora più slancio al nostro club.
Vorrei terminare con una frase bellissima di Ignazio Raimondo PDG, che ben riassume le caratteristiche del Rotary: “Cultura,partecipazione, solidarietà, service, idealismo, pragmatismo, amicizia, invenzioni e progetti: il Rotary è tutto ciò. Chi non lo ha ancora capito non conosce appieno
gli scopi, gli ideali, il senso, la storia, il presente e la dinamica dell’associazione fondata da Paul
Harris nel 1905”.
156
Rotary Club Viterbo
SALUTO DEL GOVERNATORE ELETTO
ROTARY INTERNATIONAL
DISTRETTO 2080
CARLO NOTO LA DIEGA
ANNO SOCIALE 2014-2015
1954-2014 - 60 anni di service
157
Cari amici del Rotary Club Viterbo,
mi fa molto piacere che il vostro 60° anniversario cada nel mio anno di governatorato anche
per alcune circostanze, personali oltre che rotariane, che mi legano al vostro ormai “storico” Club.
Mi riferisco alla grande amicizia che mi legava al Vostro Socio Sergio Giannotti. Ci siamo conosciuti per motivi di lavoro negli anni 80 perchè ambedue interessati alle problematiche ambientali,
in particolare al Ciclo Integrato del Trattamento dei Rifiuti Urbani.
Ci siamo poi ritrovati nel Rotary ai primi anni 90, lui rotariano da tanti anni io da poco.
Mi coinvolse subito in un FORUM sul tema “Quale futuro per lo smaltimento dei Rifiuti?”
organizzato dal R.C. Vterbo, Presidente Primo Michelini, in collaborazione con i R.C. del Lazio
Nord: Cerveteri Ladispoli, Civitavecchia, Guidonia Montecelio, Rieti, Sabina Tevere, Subiaco e
Tivoli. Il Forum si tenne il 18 marzo 1995 nella Sala Regia di Palazzo dei Priori ed ebbe un grande
successo, Mi colpi moltissimo la sua capacità di organizzatore e il suo modo simpatico e concreto
di coinvolgere i rotariani e gli altri Club e ne apprezzai le alte qualità rotariane. Al Forum partecipò
il Governatore Cesare Longo e il PDG Vais Viti oggi Decano dei PDG del Distretto. Fui molto contento quando Sergio fu chiamato a svolgere il ruolo di Governatore nell’anno 1996-97.
Prima dell’inizio del suo anno mi chiamò e mi disse: Carlo, hai tutte le caratteristiche per diventare un buon rotariano, potrei darti un incarico in una Commissione ma credo sia meglio che
prima tu faccia i tuoi passaggi all’interno del tuo Club, avrai poi tutto il tempo di dedicarti al Distretto. Il
consiglio di Sergio e il suo sprone hanno certamente avuto un ruolo non secondario nel mio
impegno nel Rotary.
Non posso infine dimenticare il contributo che molti Soci del R.C. Viterbo hanno dato e continuano a dare alle attività distrettuali. Voglio ricordarne alcuni, e mi scuso per le involontarie omissioni,:
Massimo Bordignon, Alessandro Bruni, Fosca Mauri Tasciotti, Adolfo Gusman, Giovanni Cucullo, M. Giuseppina Gimma Beraldo, il Rotaractiano Andrea Micci, e l’attuale RD dell’Interact
Elio Cucullo.
Auguro al Rotary Club Viterbo e ai suoi attuali e futuri dirigenti di continuare a tenere alto il
nome di un Club che rappresenta certamente un pilastro del Distretto per i meriti accumulati in
questi lunghi anni di attività e per quello che potrà ancora dare all’insegna dell’amicizia, della progettualità e del Servizio.
Carlo Noto La Diega
Governatore 2014 – 15
158
Rotary Club Viterbo
sponsor
1954-2014 - 60 anni di service
159
160
Rotary Club Viterbo
Scarica

impaginato_Layout 1