il sassolino
nella scarpa
il sassolino
nella scarpa
luglio - agosto 2012
gennaio - febbraio 2014
Anno X - n° 54
Sassolini missionari... M i s -
centro missionario diocesano,
gruppi missionari e missionari
bergamaschi in dialogo
Questione
di piedi
Una pastorale piena di terra
M
i sono distratto durante
la messa per colpa di
un paio di piedi nudi. Era il
chierichetto davanti a me. Eppure mi sembra di ricordare
che, prima della messa, in sagrestia, avesse le scarpe ai
piedi.
Mi rapisce gli occhi e l’attenzione questo paio di piedi
e la fantasia mi immerge in
quella profezia di rinnovamento che la nostra pastorale
fatica ad intercettare e poi a
vivere. Non basta qualche ma-
quillage, non serve cambiare
paio di scarpe, non è sufficiente neppure il plantare per
ammorbidire il passo.
Questi piedi sono una provocazione.
Il contatto della terra è
indispensabile.
I piedi nudi sanno di umanità e segnano l’incontro tra
la storia universale del mondo
e quel segmento di vita che i
piedi sorreggono. Come nei
vasi comunicanti l’umanità si
distribuisce tra spazio e tempo
e il volto è quello concreto di
un uomo. Una pastorale che
non ama la terra è davvero
inutile. “Noi sappiamo quello
che facciamo”: è l’affermazione più scontata che affiora
dalle nostre labbra. Non è vanagloria, ma forse la tentazione di salvare il salvabile,
di non togliere le scarpe.
La missione vive di terra.
Argillosa e pronta a diventare
fango nel tempo delle piogge
oppure talmente secca da soffocare ogni tentativo di coltura; battuta per diventare
pavimento della capanna, arata con il sudore della fronte
per sfidare avversità, azzardare la coltivazione, la terra
accarezza il piede del missionario che consuma ore di
cammino per portare l’Annuncio. E se i piedi si sporcano di terra vuol dire che la
loro strada è quella del quo-
tidiano. Ci passano i poveri,
ci abitano gli ultimi. Alla periferia finisce l’asfalto e il contatto si fa più intenso.
Solo la terra viene a ricordarci, nella fatica delle relazioni umane, che siamo legati alla fragilità del nostro
tempo, che non possiamo rinunciare all’umiltà, che abbiamo bisogno di appoggiare
i piedi.
È qui che prende corpo una
pastorale capace di umanità.
Un’agenda tiranna condiziona
la vita del presbitero, cantieri
di conservazione imprigionano il tempo e la formalità si
insinua, senza mezzi termini,
nelle scelte della comunità.
Come seduti sul seggiolone i
cristiani, anche quelli più impegnati, lasciano andare la
terra illudendosi nelle assurde
visioni di quei Gesù sdolcinati
delle immaginette e nei devozionalismi più insensati che
spaziano tra una presunta apparizione ed un’altra. Alla fatica di masticare il cibo, preferiscono il biberon!
I piedi segnano il passo.
Ci sono impronte inconfondibili, sono quelle che ti
segnano la vita, quelle che ti
accompagnano per sempre.
Una parola, un gesto di attenzione, un’esperienza, persino un sgarbo, diventano
qualcosa che plasma il futuro.
La comunità cristiana non
può vivere senza storia. Per
sua natura fa esperienza di
quella missione che si tramanda di generazione in generazione e trova nell’annuncio del Vangelo tracce indelebili che fanno essere la fede.
2
il sassolino
nella scarpa
gennaio - febbraio 2014
Questa concretezza ci riconduce alla narrazione di cammini personali e comunitari
che, non solo hanno carattere
di esemplarità, ma permettono di toccare con mano la
Provvidenza di Dio.
Anche qui la terra si disegna come spazio di relazione
dove memoria e passione danno vita all’autenticità della
testimonianza. La vita dei
santi che vivono in mezzo a
noi è una forte provocazione
alla scoperta della bellezza
del cristianesimo e della sua
assoluta carica di umanità. È
possibile fare i miracoli nella
misura in cui lasciamo sia
Dio ad impastare la nostra
terra, con la disponibilità a
percorre anche strade faticose
ed impervie, con i piedi segnati dalla stanchezza e dalle
fiacche.
Siamo passati di qua: ci
assicurano i pellegrini della
carità lasciando ovunque piccoli prodigi di comunione,
servizio e, persino, di martirio.
Siamo passati di qua: ci rivelano uomini e donne capaci
di rendere il quotidiano un
segno di responsabilità della
vita, del lavoro, degli affetti
e, persino, della sofferenza.
Vogliamo passare di qua: è
la scelta di una comunità cristiana che decide di dedicarsi
alla missione, di vivere una
pastorale che trova ragioni
nel dialogo tra fede e vita e
non risparmi la fatica della
strada alla gratuità delle relazioni. Ci sono spazi umani
che corrono il rischio di essere
abbandonati alla desolazione,
dimenticati dalla miopia dell’egoismo, rapiti dalla crisi di
generosità.
Ci sono persone desiderose
di incontro eppure sconfitte
dall’emarginazione, altri che
tendono la mano e sono trafitti dalla solitudine, altri ancora che vagano nel buio e
vorrebbero…ma non riescono.
Tutta terra che chiede Dio
e lo aspetta. Se la pastorale
non risponde a questa domanda a che cosa serve? Quale futuro per l’uomo e la sua
vocazione? Quale certezza di
bene?
Chinarsi a lavare i piedi,
allora, è profezia.
Tra gli approfondimenti
che si accompagnano alle rilevazioni statistiche e le riflessioni teologico-pastorali
di cui siamo capaci, credo
vada presa in seria considerazione la capacità di piegare
le ginocchia davanti al mistero
dell’uomo e alla sua libertà.
Il Maestro tradusse questo
gesto in un incontenibile esuberanza di amore, tanto da
dedicarci la vita intera e renderlo eterno nel segno dell’Eucaristia. Questa profezia
sul mondo rende la comunità
cristiana evento che va oltre
i suoi gesti. Nella misura in
cui si spende per questi piedi
la Chiesa rivela la sua natura
missionaria. Oggi per domani,
per sempre: un’autentica profezia.
All’ansia di una pastorale
da prestazione la profezia diventa davvero alternativa. E
l’Eucaristia sigillo di autenticità. Si aprono così gli orizzonti della periferia sperimentando non la fragilità della proposta nella sua abitudinarietà, ma la scoperta della
forza educativa che porta con
sé. Non una celebrazione
amorfa, rubricistica e anestetica, ma un grido intenso, ap-
passionato, vissuto, capace di
percorrere i sentieri dell’umano e di lasciar parlare la quotidianità contorta insieme al
desiderio di bene.
Nell’Eucaristia ritroviamo e benediciamo la terra.
Il rinnovamento pastorale
delle nostre comunità non
può prescindere dalla celebrazione e contemplazione
del Mistero Eucaristico. Non
si tratta di liturgismi sterili,
di accorgimenti scenografici,
2
ma di deporre il cuore dentro
una relazione infinita di gratuità ed amore, sentendoci
parte di un progetto antropologico che trova nell’universo dell’umano il terreno
dell’annuncio e della fede. Un
cammino, dunque, che coinvolge Dio e l’uomo e solo così
può dirsi pastorale.
È tutta una “questione” di
piedi e la pastorale con i piedi
occorre imparare a farla.
don Giambattista
centro missionario diocesano
3
il sassolino
nella scarpa
U
n momento particolarmente intenso, un momento di Chiesa, un incontro
di fraternità, un luogo dove
condividere la fede e la passione per la missione, un’occasione di scambio e crescita
e poi altro ancora diventa il
convegno missionario diocesano che, a quota 90, si ripresenta puntualmente nel
cammino pastorale e spirituale della nostra Chiesa.
Sarà bene appuntare in
agenda questa data, non può
che “dare ossigeno” alla nostra
pastorale missionaria.
La tradizione delle missioni si radica nel tessuto delle
nostre comunità. Un segno
più che evidente ed uno stimolo i circa 800 missionari
bergamaschi sparsi, quasi
ovunque, nel mondo. Nati,
cresciuti e profondamente legati alle nostre parrocchie,
trovano nei gruppi missionari
un appoggio che, dal sostegno
dei progetti alla immancabile
preghiera, si prodigano per
accompagnare il loro servizio.
Un dono tutto questo, un
dono grandissimo per una
chiesa che non può correre il
rischio d’invecchiare e portare
con sé nella tomba questo patrimonio prezioso.
Dunque, il convegno
per respirare aria pura.
Anche i nostri gruppi risentono spesso dell’usura del
tempo. Ne è sintomo il: “si è
sempre fatto così” oppure
quella miopia che impedisce
di guardare oltre i propri piccoli, pur lodevoli, impegni e
progetti, che va a nutrire l’illusione della propria autoreferenzialità. Anche la rassegnazione che nasce dal tempo
che passa, e ci vede diventare
vecchi, è una cattiva compagnia per il gruppo missionario.
Il programma di questa
due giorni è di un respiro ampio, non ci chiede immediatamente di metterci a fare,
ma spinge con forza verso i
lidi della riflessione e del discernimento. Vuole “scaldarci
il cuore” nel dialogo costruttivo con le scelte della Chiesa,
la parola del papa, il magistero
del nostro Vescovo e poi il
desiderio di condividere un
cammino, proprio per questo
“i piedi” diventano un riferimento esplicito già nello slogan.
15 e 16 marzo duemila14
“I piedi
del messaggero
di lieti annunci”
Novantesimo
convegno missionario diocesano
Undicesimo convegno
missionario dei ragazzi
Il convegno è momento di Chiesa!
E questo alla faccia di qualsiasi privatizzazione della missione che corre il rischio di
soffocare l’impegno stesso.
Sappiamo bene che la Chiesa
vive di missione; tutta la Chiesa, altrimenti non sarebbe
tale. Non esiste Chiesa che
non sia comunità e comunità
in missione. Non una ong,
dice papa Francesco, non un
club mi permetto di aggiungere. Qualche volta, e non
prendetevela, alcuni gruppi
sembrano più club privati che
realtà ecclesiali. Non dico nulla rispetto al bene che co-
Missione: chiesa che si incontra
gennaio - febbraio 2014
munque si mette in campo,
ma le dimensioni della condivisione e della corresponsabilità, della partecipazione
e dello scambio, della spiritualità e dell’interiorità non
sono certo secondarie in un
luogo di solidarietà che chiede
di ritrovarsi nell’orizzonte del
Vangelo.
Trovarsi, pregare, riflettere e celebrare l’Eucaristia
è porre un segno di fede e di
comunione, è rendere più
missionaria la nostra Chiesa.
Proprio la presenza del Vescovo rende ancora più intensa la luce di questo evento
che vorrebbe contagiare tutte
4
il sassolino
nella scarpa
gennaio - febbraio 2014
le nostre comunità.
E poi il convegno per
guardare avanti…
Grazie a Dio il mondo non finisce con noi e la missione
va avanti anche senza di noi.
Facciamo la nostra parte,
“stiamo qui un po’”, ci direbbe
papa Giovanni, poi ce ne andiamo. Occorre continuamente guardare oltre.
Ecco perché da alcuni anni
abbiamo voluto che il convegno dei ragazzi coincidesse
con quello degli adulti, e questa è la sesta volta. Il futuro
appartiene ai ragazzi ed ai
giovani con la responsabilità
di “consegna” degli adulti.
Adulti capaci di Vangelo: l’invito del Vescovo nella sua lettera pastorale. Proprio perché
il futuro non nasce dall’improvvisazione e delle buone
intenzioni, credo sia importante l’esempio, è importante
esserci. Guardiamo i bambini
con tenerezza ed attesa, ci
guardano i piccoli con curiosità e trepidazione: cosa saremo capaci di consegnare?
Una chiesa vivace, un gruppo
missionario autentico, un’esperienza di Gesù coinvolgente oppure il solito inutile
pastrocchio di regole, obblighi
e tristezze con qualche spazzo
di inutile euforia?
Volevo arrivare qui: il
convegno e la mia fede.
Spero che venga sempre meno
la convinzione che “fare gruppo missionario” sia solamente
raccogliere soldi, che sia accaparrarsi un missionario o
un bambino con l’adozione a
distanza, che si riduca a qualche sporadica iniziativa di
bene. Tutte cose belle se diventano espressione di una
vita di fede intensa, condivisa,
approfondita, pregata e celebrata. C’è un dialogo esistenziale da cui la missione non
può prescindere: la mia fede.
Mi sento di incoraggiarci a
vicenda!
E adesso camminiamo
verso il convegno. Il contato
sul sito del cmd ed alcuni
spunti ci aiuteranno a preparare il cuore e prepararlo
insieme!
don Giambattista
4
La rivoluzione è nel Vangelo!
Che il Papa abbia il dono di sorprenderci è indiscusso e che lo faccia vivendo il Vangelo ci
affascina.
Questa la vera rivoluzione.
“Evangelii gaudium”: uno spaccato di luce che
scuote anche gli angoli più torbidi della Chiesa.
Una possibilità di dialogare nel cuore dell’uomo
per aiutarlo a farsi strada nel sentiero della libertà, un invito a rendere piena la vita nella
corresponsabilità per il bene e per l’incontro
con Dio e il suo mistero: su questi fronti spazia
l’umanità e la fede di papa Francesco.
A questo punto la gioia è immensa e vera. È la
gioia di un “annuncio” capace di renderci uomini,
di scoprire la bellezza della nostra umanità, di
innamorarci sempre di più di Dio e della missione di parlare di lui.
Vogliamo che il nostro convegno tragga nutrimento da questa bellissima condivisione con il
pensiero del papa.
Ci aiuterà ritrovare le ragioni più vere dell’annuncio la relazione del sabato pomeriggio, affidata alla profondità di pensiero e riflessione di
don Massimo Epis, preside della nostra scuola
di teologia e poi domenica, con particolare riferimento alla gioia della missione, da mons.
Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo di
Reggio Calabria e membro della commissione
episcopale per l’Evangelizzazione e la Cooperazione tra le Chiese della Chiesa Italiana.
Per questo sentiero vogliamo avventurarci ancora una volta convinti che l’animazione missionaria è cuore dell’agire pastorale delle nostre
comunità ed è ragione del nostro impegno.
“La gioia del Vangelo – scrive papa Francesco
– che riempie la vita della comunità dei discepoli
è una gioia missionaria”: per questo vi aspettiamo
al convegno!
5
il sassolino
nella scarpa
Convegno missionario ragazzi
domenica 16 marzo!
D
omenica 16 marzo è l’undicesima volta che bambini e ragazzi sono invitati a
dare volto alla missionarietà
della nostra Chiesa. Una giornata d’incontro, proposta, preghiera e gioia. Una giornata
di Chiesa insieme al Vescovo
Francesco.
I “piedi del messaggero”
accompagneranno i ragazzi
nel percorso che, passando attraverso l’Eucaristia della domenica, li porterà ad incontrare il mondo,. Colori, volti,
sapori, musiche, feste, luoghi
che possano aprire il cuore
all’incontro, allo scambio, al
racconto della bellezza di essere cristiani. E non mancheranno “i piedi” di papa Giovanni in prossimità della canonizzazione.
Si preannuncia una giornata ricca di coinvolgimento,
animazione ed entusiasmo
pronti come siamo, dopo l’abbondante nevicata dello scorso
anno, ad affrontare qualsiasi
situazione metereologica.
Appuntamento
con la missione
vegno missionario.
Millepiedi per il mondo.
Pomeriggio di animazione
missionaria con diverse attività
ludiche, motorie e di fantasia.
Piedi bellissimi: il Mandato!
Preghiera conclusiva e
mandato missionario.
Ritorna con sempre più entusiasmo
un momento da non perdere
senza di molti ragazzi e sul
coinvolgimento dei gruppi
missionari.
Per giungere “preparati”
chiediamo di consultare il sito:
www.cmdbergamo.org che terremo continuamente aggior-
Il programma è insieme
intenso e variegato. Vuole essere una giornata impegnata
e nello stesso tempo di fraternità. Contiamo sulla pre-
Cosa faremo?
A piedi per il mondo.
È il momento dell’accoglienza, dell’incontro con il
mondo e della conoscenza. Alcune attività manuali introducono nel tema della giornata.
Sempre tra i piedi.
È l’incontro con il Vescovo
che sarà capace di aiutarci a
ritrovare il filo rosso che unisce
popoli e nazioni diverse. È la
proposta d’incontro con Gesù.
Gambe in spalla.
Insieme verso la basilica
di sant’Alessandro in Colonna
per condividere la celebrazione
eucaristica presieduta dal Vescovo con gli adulti del con-
5
Missione: chiesa che si incontra
gennaio - febbraio 2014
nato con suggerimenti ed indicazioni relative al convegno
e poi chiamateci al CMD ogni
qualvolta avete bisogno.
Buon cammino verso il
convegno!
Michele Ferrari
6
il sassolino
nella scarpa
Missione: Natale ogni giorno
gennaio - febbraio 2014
P
mo di dire con profonda riconoscenza e benedicendo il
dono della “Provvidenza”.
Nonostante la crisi, le vere
difficoltà che molte famiglie
e imprese stanno vivendo, oltre la paura di quell’incertezza
che ci perseguita da tempo,
possiamo rispondere positivamente alle nostre attese:
25.000,00 sono riconosciuti
a ciascuno dei tre progetti
che stavano al cuore della
campagna.
Terra Santa, Kenya, fondo
“Famiglia-lavoro” sono i progetti che andremo a sostenere.
Insieme a questi il riconoscimento del “Premio papa Giovanni” di 3.000,00 ciascuno
a Suor Isidora Bertoli, Teresa
Riva e p. Giuseppe Carrara e
la borsa di studio a ricordo
di don Fausto Dossi per uno
studente universitario della
parrocchia di Munaypata a
La Paz in Bolivia. È solo il
volontariato e la generosità
di tante persone che ci permette questa cascata di carità
che si riversa come dono di
Natale di tante persone sconosciute, ma che diventano
di “casa” proprio in nome della solidarietà e della condivisione della fede.
La cronaca di tutta l’iniziativa, che il Vescovo Francesco ha definito “un impresa”, ruberebbe davvero un
sacco di spazio e la affidiamo
alla memoria di chi ha vissuto
momenti diversi della propo-
Conclusa l’iniziativa di Natale
Guarda
la stella!
Ancora una volta abbiamo vissuto
gratuità e generosità
roprio sul vedere si è mossa la nostra iniziativa di
Natale. “Videro” i Magi una
stella luminosa, poi la Madre,
Giuseppe e il Bambino. Poi
videro i pastori e, alla fine,
abbiamo visto anche noi. Questo il bello dell’iniziativa di
Natale: abbiamo visto crescere
l’entusiasmo proprio lungo il
cammino.
Troppo rischioso fare dei
nomi per poi magari dimenticare qualcuno. Ci piace pensare alla coda della cometa
dove ciascuno di noi, grandi
e piccoli, singoli e gruppi, realtà istituzionali e commer-
ciali, scuole di gradi diversi e
intere famiglie, ha trovato comodamente posto sentendosi
a proprio agio nel vivere una
testimonianza di serenità e
di fede e intensificando l’invito
alla carità.
Un pensiero comunque ai
più di duecento volontari che
si sono impegnati su tutti i
fronti, a chi a livello istituzionale ci ha accompagnati
con simpatia, a coloro che
non hanno risparmiato calore
perché l’iniziativa diventasse
sempre più di casa e condivisa
in misura esagerata.
Grazie è quanto ci sentia-
6
sta.
Certamente rimane nel
cuore il “calore” del concerto,
che grazie a Bergamo Tv ha
raggiunto le nostre case proprio la notte di Natale. Un
insieme “giovane” di musicisti
e cantori ci ha trascinato sul
pentagramma facendoci vibrare di commozione. E l’applauso prolungato e intenso
ha oltrepassato pareti e spazi
per raggiungere il mondo intero. Ci siamo sentiti vicinissimi ai nostri missionari.
I momenti da citare sono
tantissimi: da Oriocenter all’Iper di Seriate, dalle pagine
de l’Eco alle note del Coro
Idica, dalle cartoline solidali
di Websolidale alle scuole che
hanno partecipato al concorso
e poi, via via, tutte le altre
gustose e piacevoli proposte.
Tantissime!
Insomma: ci abbiamo creduto e ha funzionato. Il grazie
è davvero ricchissimo di partecipazione e la ricompensa
è data da tanti piccoli frammenti di bene seminati ancora
una volta guardando la stella.
tutti quelli del cmd
7
il sassolino
nella scarpa
14 dicembre 2013: concerto di Natale
Stelle
in musica
Dalla musica alla solidarietà
da protagonisti
Missione: Natale ogni giorno
gennaio - febbraio 2014
Premio “Papa Giovanni XXIII” 2013
E
ra posta nel cuore della
Campagna “Guarda la
stella! Per un Natale nella
luce della missione” la serata
del 14 dicembre: Concerto di
Natale e consegna del Premio
Beato Papa Giovanni a tre
missionari bergamaschi.
Si è rivelata indimenticabile: ogni nota, ogni parola,
ogni gesto, ogni luce, ogni
volto… tutto per offrire l’armonia perfetta di una sinfonia
che ha creato un abbraccio
che dal singolo si è proiettato
al mondo intero e dal mondo
ha raggiunto ogni singolo.
All’Orchestra da Camera
Giovanile di Domodossola,
all’Ensemble di Fiati e Gruppo
ottoni del Conservatorio Musicale “Gaetano Donizetti” di
Bergamo e ai Piccoli Musici
di Casazza, è stata affidata
l’esecuzione della Sinfonia in
sol minore n. 40 (KV 550) di
W. A. Mozart, del Concerto
per violino e orchestra, op.
64 in mi minore di F. Mendelssohn e infine di una sequenza di brani natalizi. Un
appassionato e “sudato” Christian Serazzi maestro di
un’imponente esecuzione vissuta e partecipata: un mito!
Padre Giuseppe Carrara della
parrocchia di Bonate Sopra e missionario del PIME nelle Filippine.
Le sue giornate sono cesellate di
incontri, di piccoli servizi, di attenzioni a piccoli e grandi, in una
quotidianità che dice la grandezza
del Vangelo che si incarna. Il premio a lui consegnato ha voluto
significare un segno di attenzione
e vicinanza alla popolazione delle Filippine in questi tempi di
faticosa sofferenza.
L’armonia delle note e del
canto hanno fatto gustare ai
numerosi presenti momenti
di incanto e di pace: la musica
ha proprio la forza di far sperimentare quel “non so che”,
che trascende, che fa allargare
il cuore oltre la nostra persona, oltre lo spazio che occupiamo, oltre le nostre case…
insomma al mondo intero.
Sembra qualcosa che si sposa
con lo spirito missionario!
La presenza del Vescovo
Francesco, primo missionario
della nostra Diocesi, ha oltremodo spalancato gli orizzonti: durante la serata è stato
consegnato a tre missionari
bergamaschi il Premio “Beato
Papa Giovanni”. È un piccolo
segno di solidarietà riconosciuto a tre missionari e, in
loro, a tutti i missionari della
terra bergamasca. Per noi,
ogni missionario, è esempio
perché non si spenga lo spirito
missionario della nostra Chiesa e di ogni nostra comunità.
L’augurio che la bellezza
vissuta si irradi nella vita quotidiana e quello che ci ha accompagnato al Natale.
Suor Isidora Bertoli appartenente all’Istituto delle Suore di
Maria Bambina, è missionaria in
Brasile, a Macapà, dal 1984. L’annuncio della Parola e il desiderio
di far giungere a ogni uomo il
Vangelo, riempiono le sue giornate spesse volte trascorse sul
barcone nella risalita del fiume
delle Amazzoni per raggiungere
quanti più villaggi. Il premio Papa Giovanni è stato a lei riconosciuto per questo impegno così totalizzante.
Teresa Riva, da 31 anni in Malawi, è una laica partita per
restare in missione. Originaria di Ambivere, ha spezzato il
quotidiano della sua vita con i malati, con i bambini, con le
giovani mamme, spesso malate
di AIDS, che hanno bisogno di
riconquistare la fiducia in loro
stesse e nel futuro proprio e dei
loro piccoli. Il premio papa Giovanni è stato dato a Teresa perché
nella sua missione incarna un
cuore immenso capace di semplicità unica.
Franca Parolini
7
10
il sassolino
nella scarpa
Missione: quaresima in azione
gennaio - febbraio 2014
“A
Nella concretezza dei giorni
per vivere la fede
Puntiamo
su Dio!
La proposta di Andrea,
giovane impegnato nell’animazione
missionaria
h si… quest’anno mi
metto d’impegno, farò
Quaresima! Mi metterò a regime alimentare, magari con
questa scusa butto giù qualche
chilo di troppo, se potrò farò
a meno del pc e se non farò
troppa fatica rinuncerò a quel
vizio di cui non posso fare a
meno… non farò come lo scorso anno che non sono durato
nemmeno un paio di settimane, troppo lunghi 40 giorni!”
La Quaresima è il tempo
che ci aiuta a ricordare chi
siamo, è un tempo d’impegno
da vivere con serietà. Per alcuni questo tempo liturgico si
vive come un occasione in cui
si può fare una buona dieta e
prendere così due piccioni con
una fava; ma questo va bene
solo se ciò ci fa perdere peso
(di certo non nella fisicità del
termine) davanti a Dio ed a
vivere il digiuno con valore
spirituale che porti ad alleggerire il fardello di pensieri e
abbellire il cuore in questo
tempo della nostra vita in cui
prevale la parola “crisi”.
È un periodo in cui, noi
giovani, stiamo sperimentando
in modo duro gli effetti della
crisi economica, la mancanza
di lavoro, le prospettive di un
futuro incerto che soffoca a
tratti la speranza e il desiderio
di vedere realizzati i nostri sogni.
È un tempo dove politica-
mente và in scena ripetutamente la farsa carnevalesca e
dove lo spettacolo o l’effetto
ha più importanza rispetto ai
problemi della gente, alla verità delle cose. Tutti noi poi,
in fondo, percepiamo un appannamento sui valori, quelli
che contano veramente, che
fortificano e fanno crescere;
viviamo con difficoltà lo stare
in mezzo alle persone, proviamo apatia nelle relazioni,
abbiamo paura dell’altro…
Sono questi alcuni dei veri deserti della vita, che ci lasciano
senza risposte, spaventati, in
attesa di un cambio di rotta e
di un’urgente “resurrezione”.
Occorre però saper accettare
anche queste tappe della vita
e in questo tempo dobbiamo
essere capaci di accogliere la
Quaresima, senza confinarla
in semplici o faticose rinunce,
ma lasciare spazio al silenzio
e all’ascolto interiore cercando di frenare un po’
la corsa del tempo e
l’affollamento della
mente e del cuore, disposto troppo spesso a
vendersi a buon mercato a ciò che offre il
mondo.
La Quaresima è di sua
natura un “tempo di conversione”, un invito forte
a riprendere in mano il timone
della propria vita cristiana per
orientarla verso la Parola di
Dio. “Puntare su Dio”. Sì,
ecco la chiave, la strada, il
vero impegno quaresimale:
“Puntare su Dio” non su di
noi e sulle nostre rinunce.
La Quaresima allora va vissuta come una possibilità per
poter cambiare, per fare pulizia
nella nostra vita, per ritrovare
un cuore puro. Vivere la grazia
di sapienza per centrare la nostra vita su valori forti ed obiettivi alti, senza lasciarsi ingannare da miraggi allettanti, ma
vuoti.
Camminiamo verso la Pasqua, assaporando il buon sapore di una vita donata cercando di condividere il dono
della fraternità che aiuta a superare le differenze e accompagna l’incontro con chi è nuovo o viene da lontano, con chi
fa fatica, con chi soffre, con
chi è solo. Scuotiamo di dosso
la pigrizia, lasciamo che l’unica
cosa che possa andare in crisi
sia la nostra tranquillità, andiamo oltre il nostro privato
10
orticello e apriamoci ai problemi del mondo, fino ad assumere sulle nostre fragili
spalle il peso della fame nel
mondo, il peso della miseria
di molti popoli della terra, il
peso della violazione della giustizia e della frantumazione
della pace fra le nazioni.
S. Giovanni Crisostomo
scriveva: “Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Non tollerare
che egli sia ignudo. Dopo
averlo onorato qui in Chiesa,
non permettere che fuori muoia di freddo perché non ha di
che cosa vestirsi… Il Corpo
di Cristo che sta sull’altare
non ha bisogno di mantelli,
ma di un cuore puro; quello
che sta fuori, invece, ha bisogno di cura”.
Viviamo la Quaresima nella
preghiera, anche distante dai
grandi eventi, con ‘i mezzi poveri’ e con gesti semplici.
Buon cammino di Quaresima…
Andrea Toigo
L’ Amico Friz fa quaresima con te!
Trovi più avanti i suggerimenti per la
solidarietà missionaria da rendere viva in
Quaresima. Abbiamo pensato a qualcuno
che ti aiutasse a tenere vivo il ricordo
dell’impegno ecco perché ti presentiamo l’Amico Friz. Un simpatico contenitore desideroso di veder crescere i frutti delle rinunce
e dei sacrifici, magari di intere
famiglie, gruppi di catechesi e perché no?, intere parrocchie.
Da ormai più di 40anni il tempo di
Quaresima invita le nostre parrocchie
ad essere attenti alle missioni diocesane come espressione concreta dell’impegno della nostra diocesi.
Sul sito del cmd: www.cmdbergamo.org
tutte le altre indicazioni
11
il sassolino
nella scarpa
I
l tempo di Quaresima è un
tempo prezioso perché è il
modo che dice come vivere la
propria fede durante tutto l’anno, durante tutta una vita sia
per il singolo credente sia per
la comunità. Lo stile di vita del
cristiano da vivere in Quaresima e in tutto l’anno deve essere
sempre uno stile missionario.
In realtà per il cristiano c’è solo
un modo di vivere lo stile cristiano ed è quello missionario.
Infatti vivere la fede cristiana
significa essere missionari, che
non è da confondere con un
modo particolare di vestirsi,
scelte politiche o esperienze
esotiche.
Cerco di motivare questa
affermazione cercando di descrivere che la natura della
Chiesa è missionaria, perché
la Chiesa per sua stessa natura
è missionaria e chiamata a testimoniare il vangelo, come ha
indicato il Suo fondatore. (lo
ricorda il documento conciliare
Ad Gentes n.9).
LA MISSIONE DI DIO
TRINITà
La missione deriva dalla
natura stessa di Dio. In qualche
modo la nostra missione non
ha esistenza propria: non può
non essere chiamata vera missione che nelle mani di Dio che
invia, perché solo da Lui viene
iniziativa. Si può dire che la
missione non è primariamente
un’attività della Chiesa, che ne
costituisce la natura, ma una
qualità di Dio stesso: la missione altro non è che il movimento di Dio verso il mondo.
La Chiesa, ogni singolo credente
Vivere da cristiani missionari
la quaresima
è strumento, segno e sacramento di questa missione (LG
1). C’è la Chiesa perché c’è la
missione di Dio e non viceversa.
La missione è Dio che prende
l’iniziativa, è Lui che si volge
al mondo nella sua opera di
creazione, di provvidenza e di
compimento.
LA MISSIONE DEL
POPOLO DI DIO
Poiché Dio è il primo missionario, il popolo di Dio è un
popolo missionario. Il modello
biblico a cui si rimanda è quello
della prima lettera di Pietro:
“voi siete la stirpe eletta … il
popolo che Dio si è acquistato
perché proclami le opere meravigliose di lui, che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua
ammirabile luce” (1Pt 2,9). In
questa espressione la chiesa
non è solo colei che invia, ma
colei che è inviata.
Questa dimensione evangelizzatrice è una dimensione
essenziale della vita cristiana.
L’evento salvifico della morteresurrezione di Cristo non conclude la storia della salvezza,
ma segna l’avvio di una nuova
fase, caratterizzata dalla missione della chiesa chiamata a
comunicare i frutti della salvezza operata da Cristo a tutti
gli uomini e le donne nel mondo.
TRATTI DELLA
MISSIONE: PROPOSTE
DA VIVERE
L’annuncio che Gesù affida
ai suoi fa nascere la chiesa, e
diffondere il suo messaggio in
ogni luogo. Questo stile missionario, prettamente cristiano,
Tempo
opportuno per
la vita cristiana
Per la comunità è un dono prezioso
manifesta alcuni tratti evangelici inconfondibili che posso
essere anche dei piccoli suggerimenti per viverli in questo
tempo di quaresima, per viverli
sempre durante la vita.
La trasparenza
La chiesa annuncia Gesù Cristo, non se stessa; ogni credente
deve lasciare trasparire la carità
di Dio, non la propria. In realtà
ogni comunità cristiana e ogni
cristiano non deve avere altra
ambizione che quella di restare
all’ombra del proprio Signore,
consapevole che quanto essa
può fare è sempre molto meno
di quanto Dio ha già fatto.
Primizia del regno
Un secondo tratto evangelico è la consapevolezza che la
Chiesa è primizia del regno,
ma non è la pienezza. È solo la
storia anticipazione del regno.
Il regno di Dio sovrasta la Chiesa perché è più ampio, escatologico. Questa consapevolezza
apre a uno stile missionario.
La missione di ogni cristiano
non può ridursi solo alla Chiesa,
ma è anche un cammino nel
mondo e per il modo. Una comunità cristiana allora è missionaria se annuncia al mondo
la notizia buona di Gesù e al
tempo stesso sa scoprire, sempre nel modo, le tracce già presenti del suo cammino.
Gratuità di Dio
che diventa impegno
missionario
Un terzo tratto evangelico
11
Missione: quaresima in azione
gennaio - febbraio 2014
che ci suggerisce come vivere
la Quaresima sta nell’annunciare non tanto ciò che l’uomo
deve fare per Dio, ma ciò che
Dio fa per l’uomo: non uomo
che muore per Dio, ma il Figlio
di Dio che muore per l’uomo.
Quindi ci porta a un quarto atteggiamento: non l’efficacia del
primo posto, ma la condivisione. La novità del vangelo e la
sua missione sta nella sua gratuità il venirci incontro di Dio
è qualcosa di inatteso e gratuito.
Gesù Cristo è innanzi tutto un
dono inatteso e gratuito e di
conseguenza una gratuità che
deve essere testimoniata con
la propria vita.
Dunque il tempo di Quaresima per vivere il vero stile cristiano è quello missionario. E
ogni credente, e ogni comunità
cristiana che formano la chiesa
sono missionari per essere se
stessi, per convertirsi al suo
messaggio di salvezza. Infatti
lo schema evangelico della missione non comprende solo l’invio e la partenza, ma anche il
ritorno (Lc 6,30; 10,17). Si direbbe che il destinatario della
missione non è solo il mondo
ma anche la comunità che invia,
perché la missione non converte solo il mondo, ma soprattutto la Chiesa, la comunità
cristiana e il cristiano stesso.
Ecco, allora, come vivere a cristiani missionari la quaresima.
don Pierantonio Spini
12
il sassolino
nella scarpa
Missione: quaresima in azione
gennaio - febbraio 2014
Q
Vivere sempre più capaci di Vangelo
Missionari
a kilometro
zero
I consigli di sr. Sonia alla comunità
e alla famiglia
per essere missionari in Quaresima
uando parti per un viaggio missionario ti dicono
che, per vivere bene l’esperienza, devi stare sul posto
almeno 30/40 giorni. Ecco,
40 giorni è il tempo che caratterizza la Quaresima, un
tempo “giusto” per essere missionari nel cammino più lungo
della nostra vita ... quello dentro di noi.
È un viaggio questo che ci
permette ogni anno di gustare
in pienezza la gioia dell’essere
cristiani che desiderano vivere
sempre più “capaci” di Vangelo, come ci suggerisce il nostro vescovo Francesco nella
sua lettera pastorale, cristiani
che non sono indifferenti a
quello che succede nel mondo,
cristiani che non perdono la
speranza, ma cercano di viverla in ogni istante della loro
vita.
Ed è questa speranza che
ci fa iniziare la Quaresima
sempre accompagnati da buoni e ambiziosi propositi e ce
la fa terminare rendendoci
conto che ciò che importa
non è quanto facciamo, ma
come lo facciamo, il cuore e
la passione che ci mettiamo,
e con chi ci confrontiamo. Infatti, quando si vive in una
comunità religiosa, in famiglia, in parrocchia o in qualsiasi altro tipo di gruppo di
persone la cosa più bella è la
condivisione di un progetto
che dà vita ad un amore che
vuole estendersi fino agli
estremi confini del mondo,
un amore che ci spinge ad
uscire da noi stessi e dai luoghi in cui siamo per andare
verso l’altro alla ricerca di un
incontro che cambia e ti cambia. A volte è più facile fare
da soli, seguire le proprie idee,
fare i soliti “fioretti” che magari ci accompagnano da sempre ... forse non basta per assaporare la bellezza della condivisione che ci chiede di amare al di là del nostro individualismo e per dare vita a
quella fraternità che pone le
sue radici nell’esperienza di
chi, come gli apostoli, ha seguito Gesù da vicino.
Il cammino da fare è lungo
e tante volte ci scoraggiamo
pensando che non ne valga
la pena, ma la vita di una comunità e di una famiglia unita
è una sfida continua di fronte
a una società che si “scioglie”
pensando di essere più libera,
ma che in realtà si “lega” sempre più a false realtà, che accontentano, ma difficilmente
rendono veramente felici.
Sorgono spontanee alcune
domande: stiamo cercando
la felicità? Siamo capaci di
amare così come il Signore ci
ha insegnato? Chi c’è al centro
della nostra vita? Questi interrogativi e altri ancora ci
spingono a vivere il tempo
che ci prepara ad accogliere
il Signore che muore e risorge
per noi, come un tempo abitato dall’amore “missionario”.
È un amore che “va”, non
sta fermo su se stesso ma va
alla ricerca del bisogno dell’altro per portare insieme le
fatiche della vita. È un amore
che “vende” le sue certezze
per affidarsi ciecamente a un
Dio Padre che vuole che sia
fatta la sua volontà. È un
amore che “dà” e non tiene
per sé neppure una piccola
parte.
È un amore che va, vende
e dà ai poveri, quei poveri
che il Signore ci dice che avremo sempre con noi e che ci
accorgiamo che sono anche
molto vicino a noi, magari
nelle nostre comunità religiose, nelle nostre famiglie,
nelle nostre parrocchie.
Forse questo tempo di
Quaresima ci chiama ad essere missionari a “kilometro
12
zero”, chiamati cioè ad aprire
gli occhi su chi, accanto a noi,
ha bisogno di essere amato
perché, come ci ha detto
l’emerito Papa Benedetto:
“Dono ricevuto da tutti, la carità nella verità è una forza
che costituisce la comunità,
unifica gli uomini secondo
modalità in cui non ci sono
barriere né confini” (Caritas
in veritate, n. 34).
È questo ciò che ci auguriamo di vivere in questa Quaresima, è questo che ci rende
missionari, giorno dopo giorno, nella realtà in cui siamo
chiamati a stare, è questo il
desiderio che deve alimentare
la nostra preghiera che ci unisce e ci rende figli e figlie di
un unico Padre. E allora, mettendo in gioco la nostra vita
che si intreccia inevitabilmente con quella dell’altro, non
ci resta che augurarci una
buona missione a “kilometro
zero”!
13
il sassolino
nella scarpa
Q
uaresima tempo di “conversione”, tempo in cui
siamo invitati dalla Chiesa a
“cum-vertire” cioè a cambiare
direzione, a invertire la rotta,
a modificare la nostra mentalità
perché si avvicini il più possibile a quella indicataci dal Risorto.
La Quaresima, se considerata esclusivamente come periodo di sforzo e mortificazione,
può offrire una visione distorta
della vita cristiana e smette di
essere un’opportunità di crescita personale e spirituale dei
membri di una comunità, in
particolare del nucleo famigliare.
Un buon percorso quaresimale non richiede semplicemente di impegnarsi a rinunciare a qualcosa, di sacrificarsi,
di vivere in maniera più sobria:
se è vero che la fede deve sempre tradursi in opere e gesti
concreti, è altrettanto vero che
alla base dell’agire non estemporaneo, o limitato a un determinato periodo del tempo
liturgico, c’è sempre una riflessione interiore in grado di
incidere sulle motivazioni più
profonde della persona promuovendone il cambiamento
vero.
Come proporre cammini
possibili e credibili di conversione nelle nostre comunità,
nelle nostre famiglie, nel nostro
cuore? In particolare per la famiglia, oggi le proposte che
provengono dai vari uffici, diocesani e non, sono molte: non
è semplice fare una scelta che
coniughi le necessità di intraprendere un percorso di preparazione quaresimale serio e,
contemporaneamente, in grado
di “affascinare” i bambini, di
aiutarli a vivere questo periodo
dell’anno liturgico non come
un tempo di tristezza, ma come
un tempo di grazia per riscoprire la propria identità cristiana e riconoscere i talenti
personali da mettere al servizio
della vocazione missionaria.
Per questo, forse, è arrivato
il momento di puntare su altre
cose, di proporre nuovi stimoli:
certamente la rinuncia al dolcetto, la preghiera quotidiana,
l’accantonamento di denaro da
destinare all’elemosina, l’impegno a collaborare nella gestione famigliare assumendosi
un incarico hanno ancora qualche valenza nella formazione
religiosa e spirituale dei più
piccoli, ma non possono esaurirla. In una realtà quotidiana
ordinaria che già molto valorizza il “fare”, tante volte fine
a se stesso, forse è il caso che
la famiglia si ponga un po’ in
controtendenza promuovendo
l’incontro con la riflessione,
con l’ascolto che affascina, che
educa ai valori del mettersi a
disposizione degli altri e del
prendersene cura.
Quali strumenti la comunità e la famiglia possono oggi
utilizzare per arrivare al cuore
e alla mente dei bambini e
degli adolescenti, proponendo
validi spunti di riflessione e di
crescita? Sicuramente in famiglia il tempo quaresimale
può essere il momento ideale
per leggere e far leggere ai ragazzi libri, episodi e testimonianze che trattino temi importanti, non necessariamente
religiosi, sui quali poi riflettere.
Si pensi, per esempio, all’impatto che possono avere su un
bambino o un adolescente le
idee, il pensiero e gli esempi
di vita di persone quali Gandhi,
Mandela, Madre Teresa di Calcutta…
Nell’età evolutiva la narrazione e l’incontro con i grandi
personaggi sono fondamentali
per educare ai grandi valori
cristiani e alla missionarietà,
ma anche per far scattare quei
processi di identificazione che
fanno maturare la consapevolezza di sé e delle proprie attitudini, aprendo la strada ad
un inserimento maturo, re-
13
Un percorso quaresimale
in famiglia che scopre la missione
Famiglia in
controtendenza:
prega e riflette
Patrizia, mamma e impegnata
nel gruppo missionario,
e il “giorno del sorriso”
sponsabile e attivo nella comunità.
Anche la scelta dei film da
vedere insieme può offrire suggestioni potenti per allargare
gli orizzonti spirituali e vivere
la preparazione alla Pasqua
come un momento di autentica
crescita personale e famigliare;
solo per citarne alcuni, si pensi
a film come “Vai e vivrai”,
“L’amore inatteso”, “Welcome”,
“Uomini di Dio” o, per i più
piccoli a cartoni animati, “Dragon Trainer”…: tutti, al di là
della storia che raccontano,
aiutano a riflettere su temi che
interpellano, ad esempio, la
nostra capacità di vivere evangelicamente e responsabilmente alcuni atteggiamenti o scelte
di vita.
Sarebbe bello, inoltre, che
in Quaresima la famiglia dedicasse davvero del tempo a
se stessa. È importante vivere
con i propri cari, momenti di
confronto in cui ci si racconta
vicendevolmente le ricchezze
Missione: quaresima in azione
gennaio - febbraio 2014
di ognuno, ma anche le fragilità
o le fatiche che si stanno vivendo: è solo da un dialogo
intenso, sincero ed empatico,
che può nascere l’impegno autentico a mettersi a disposizione degli altri.
E perché non pensare di
fare un passo ancora più in là
per trasformare davvero la
Quaresima in una palestra di
vita famigliare fatta di serenità,
comprensione e perdono reciproco? A tale scopo un giorno
di ogni settimana quaresimale
potrebbe diventare per le nostre famiglie il “giorno del sorriso”, in cui ciascuno si impegni
a evitare tutti i possibili motivi
di discussione portando il proprio contributo di sorriso e di
pazienza alle vicende quotidiane.
Vissuta in questa prospettiva la Quaresima diventa davvero “sacramento”, segno visibile della grazia di Dio e della
nostra conversione.
Patrizia Niesi
14
il sassolino
nella scarpa
Missione: quaresima in azione
gennaio - febbraio 2014
L
Una Quaresima segnata
da Francesco e Chiara
Con Cristo
povero e
crocifisso
Il silenzio della clausura
scoppia di spiritualità
a Quaresima è caratterizzata da una forte dimensione ascetico-penitenziale in
risposta all’invito evangelico,
urgente e accorato, alla conversione. Quale occasione di
grazia “tutta speciale”, questo
tempo “forte” ci permette di
riscoprire e di accogliere, nella
nostra vita, l’Amore di Dio
rivelatoci nel Cristo crocifisso
e di restituire a Lui, con cuore
profondamente grato, l’intera
nostra esistenza.
Non possiamo perciò vivere questi giorni santi nella
tristezza e nella mestizia,
come se fossimo obbligati a
portare sulle spalle pesanti
fardelli, ma al contrario, siamo invitati a viverli nella gratitudine al Signore e alla Chiesa, nostra madre, che, con discrezione, non cessa di offrirci
la possibilità di ritornare al
Signore e convertire a Lui il
nostro cuore.
Meta della Quaresima è
la Pasqua! Come il lungo cammino nel deserto, infatti, ha
condotto Israele alla Terra
Promessa, così il percorso
quaresimale conduce il battezzato a partecipare della
vita nuova del Cristo Risorto
e a vivere in una profonda
comunione con Lui!
Nella nostra forma di vita
francescano-clariana, la dimensione penitenziale è molto
importante. Il nostro padre
san Francesco e la nostra madre santa Chiara di Assisi, infatti, hanno voluto fare della
conversione al Signore e della
conformazione a Lui, povero
e crocifisso, il fine della loro
esistenza e l’obiettivo specifico
della loro forma di vita.
Essere “sorelle povere di
santa Chiara ” ci impegna
quotidianamente a ripercorrere lo stesso itinerario che
ci libera, lentamente, da ogni
forma di attaccamento al nostro “io” per conformarci a
Gesù, e ci offre, nel contempo,
l’opportunità di rimettere i
nostri piedi sulle sue orme
per seguirlo sino alla fine. In
monastero, le giornate “quaresimali” sono caratterizzate
da un clima di preghiera e di
silenzio più raccolto: l’ascolto
personale e comunitario della
Parola di Dio, più assiduo e
sistematico, è arricchito anche
dalla profondità e dalla sapienza della liturgia che ci
accompagna; la meditazione
e la contemplazione della passione del Signore sono quotidiani; gli esercizi spirituali
annuali trovano, qui, la loro
giusta collocazione.
Alcune scelte di “rinuncia”
e di sobrietà nell’uso delle
cose e dei beni, consegnatici
anche dalla tradizione monastica, ci aiutano ad esprimere
il significato di questi giorni
santi; ricordiamo ad esempio
che le comunicazioni personali, epistolari, telefoniche e
mediatiche con parenti, amici
e conoscenti sono limitate a
particolari situazioni, al fine
di vivere con più raccoglimento questo tempo santo.
Forse questa nostra modalità “francescana” di vivere
il tempo “forte” della Quaresima può suggerire particolari
percorsi secondo la creatività
di ciascuno! Ne proponiamo
alcuni: la creazione di piccoli
spazi per la preghiera, l’ascolto
orante della Parola di Dio e
la condivisione di ciò che lo
Spirito suggerisce a ciascuno;
la scelta di alcuni gesti di sobrietà e di rinuncia anche al
fine di condividere i propri
beni con chi è nel bisogno;
infine riteniamo importante
non lasciarsi sfuggire quei
momenti informali che la vita
famigliare offre per condividere particolari risonanze interiori in riferimento all’itinerario percorso.
Siamo sicure che la fantasia sapiente dello Spirito
saprà suggerire a ciascuno
modalità proprie che rendano
visibile quel desiderio profondo di autenticità e di libertà custodito nel cuore.
È questo l’augurio che fraternamente porgiamo, assicurando il ricordo nella preghiera.
Comunità
delle Clarisse, Bergamo
14
15
il sassolino
nella scarpa
Un libretto di
preghiera in famiglia
che il Vescovo
Francesco
ci presenta così:
La famiglia chiamata a vivere bene il
tempo di quaresima
“Solo per oggi…”
Contenti
di camminare
con Gesù
La cena è un momento bello da vivere in famiglia.
E mi sento di raccomandarvelo
anche come esperienza nel tempo di quaresima.
Se pensate che tante famiglie
si raccoglieranno in preghiera grazie a questo
libretto, potete immaginare che cosa è la Chiesa.
Una famiglia di famiglie
che riconosce in Gesù la ragione della vita,
uomini e donne capaci di vivere il Vangelo:
un impegno affidato alla famiglia.
Accogliete la storia e il cuore di tutti quei missionari che,
partiti dalle nostre comunità,
oggi nel mondo annunciano il Vangelo.
Un missionario speciale è papa Giovanni
che presto invocheremo santo
e diventa sempre di più un esempio da conoscere
e seguire.
“Solo per oggi” scriveva nella consapevolezza
che “oggi” è “ogni giorno”,
ed ogni giorno è un dono.
Grazie dei doni che sapremo scambiarci.
Buona quaresima.
U
na proposta che coinvolge
l’intera famiglia, anche
coloro che vivono da soli e,
grazie alla preghiera, potranno
inserirsi in una famiglia che
prega, ovunque, in giro per le
comunità ed i paesi della nostra diocesi. In un angolo della
casa, accanto ad un Crocefisso,
magari un vasetto di primule,
con la Bibbia aperta e un lumino, è come se si ritrovasse
il mondo intero. E si prega. E
c’è anche papa Giovanni che
sarà presto santo per tutta la
Chiesa e che lo è da sempre
Papa Giovanni, santo di casa nostra,
ci accompagna per il mondo
per le nostre famiglie.
Il tempo “lungo” della quaresima può diventare davvero
un tempo importante per la
vita famigliare, per ciascuno
e per l’intera parrocchia. La
preghiera in casa rimanda continuamente alla grande pre-
Missione: conversione quaresimale
gennaio - febbraio 2014
ghiera domenicale dell’Eucaristia dove tutti sono coinvolti,
dove cresce la carità lasciando
spazio davvero ai poveri, alla
precarietà della vita.
L’avventura quaresimale è
affascinante, occorre viverla
con convinzione!
il sassolino nella scarpa
L’Abbonamento...
Ebbene sì, sarebbe bello che tutti lo rinnovassero!
Come il canone RAI anche il nostro abbonamento non è aumentato: 12 euro. E se decidi di regalarlo a qualcuno di
nuovo con 20,00€ rinnovi il tuo e ci mandi l’indirizzo di quello nuovo.
Ai missionari preti un invito: non devono rinnovare alcun abbonamento, ma se ci mandano la loro disponibilità a
celebrare una Santa Messa per i benefattori della missione ci “impattiamo dentro”.
Alle suore e ai laici in missione chiediamo di indicarci una giornata in cui avranno un ricordo particolare nella
preghiera per le vocazioni missionarie. Formeremo così un grandissimo abbraccio attorno al mondo.
Il nostro “Sassolino” è gradito da tanti che ci scrivono ringraziando e noi siamo davvero contenti. Aiutateci a
diffonderlo e ad andare avanti.
E se a qualcuno non interessa ce lo faccia sapere, per una porta che si chiude se ne aprono di certo molte altre.
La Redazione
15
16
il sassolino
nella scarpa
Missioni: fraternità nella carità
gennaio - febbraio 2014
L’attenzione ai progetti
della missione diocesana
Missione
Quaresima
Bolivia, Cuba e Costa d’Avorio
per vivere la carità
Bolivia!
Strade che brulicano di ragazzi… spesso senza casa e
senza famiglia, con la violenza
a portata di mano e la fame
che bussa quotidianamente
alla porta dello stomaco.
Facciamo qualcosa?
Sì! Ecco cosa potrebbe essere
utile.
In parrocchia c’è il dopo scuola: 1000,00€ per portare
avanti un gruppo di 30 ragazzi un intero anno.
Nel laboratorio prepariamo
le carrozzelle per i disabili:
200,00€ e ne regaliamo una.
Al dispensario per le medicine: 500,00€ per fare una
buona scorta.
Nell’orto per la famiglia:
150,00€ per comperare le
sementi.
Sulle montagne fa molto freddo: 50,00€ per indumenti
pesanti.
Costa d’Avorio!
Le mamme Ivoriane portano
spesso sulle spalle l’intero
peso della famiglia. Da mattina a sera, con pochi mezzi
e molto lavoro.
Perché non aiutarle?
Detto fatto. Potremmo scegliere cosa fare.
Provvedere alla dispensa di
casa il necessario, almeno
per un mese: 100,00€
Il materiale scolastico e la
divisa scolastica per uno dei
figli per tutto l’anno: 80,00€
Qualche gallina, capra, pecora per il sostentamento:
330,00€.
Le scarpe o le ciabatte per
tutta la famiglia: 40,00€
Il cemento per la gettata-pavimento in casa e nel cortile:
800,00€.
Cuba!
Sembra di vedere il vangelo
che si incammina tra i sentieri
più disparati ed il catechista
che porta con sé la gioia.
Vogliamo aiutare questi amici
cristiani?
Ci mancherebbe.
I testi della Parola di Dio per
l’intero villaggio: 100,00€.
Una giornata biblica (vitto
e alloggio) per una piccola
comunità: 50,00€.
Una borsa di studio per un
seminarista: 2000,00€.
il sassolino
nella scarpa
gennaio-febbraio 2014
Direttore responsabile:
Don Giambattista Boffi
Redazione:
Via Conventino, 8 - 24125 Bergamo
tel. 035 45 98 480 - fax 035 45 98 481
[email protected]
[email protected]
[email protected]
www.cmdbergamo.org
Tutto quello che occorre per
la catechesi itinerante (testi,
cibo, immagini, amplificatore…): 900,00€.
E se pensassimo ad un piccolo
mezzo di trasporto per il catechista? 600,00€ una motoretta.
E dove mettiamo i soldi?
L’Amico Friz, chiede
ospitalità in questa Qua-
resima nelle famiglie
delle nostre comunità.
In un posto significativo
della casa diventa segno
di carità, insieme alla
preghiera che non può
mancare.
I libretti di preghiera in famiglia sono disponibili presso
il centro oratori e presso il
CMD dove è possibile recuperare anche l’Amico Friz.
Aut. Tribunale n° 17 del 11/3/2005
Stampa: CENTRO GRAFICO STAMPA SNC
A questo numero hanno collaborato:
Michele Ferrari, Franca Parolini,
Andrea Toigo, don Pierantonio Spini,
Sr. Sonia Pellegrinelli, Patrizia Niesi,
Comunità Clarisse di Bergamo,
don Giambattista Boffi.
Foto di Michele Ferrari e Diego Colombo
Garanzia di tutela dei dati personali ai sensi dell’art. 13 del D.
Lgs. n. 196/2003: i dati personali comunicati dagli interessati
sono trattati direttamente per l’invio della rivista e delle informazioni sulle iniziative del Centro Missionario Diocesano
di Bergamo. Non sono comunicati o ceduti a terzi.
Finito di stampare
il 7 febbraio 2014
PER SOSTENERE I PROGETTI: ✔ direttamente alla sede del CMD ✔ tramite ccp n 11757242 ✔ tramite bonifico bancario
Banco di Brescia via Camozzi (Bg) IBAN: IT41G0350011102000000001400
16
Scarica

Gennaio - Febbraio - Centro Missionario Diocesano di Bergamo