il sassolino nella scarpa il sassolino nella scarpa luglio - agosto 2012 gennaio - febbraio 2014 Anno X - n° 54 Sassolini missionari... M i s - centro missionario diocesano, gruppi missionari e missionari bergamaschi in dialogo Questione di piedi Una pastorale piena di terra M i sono distratto durante la messa per colpa di un paio di piedi nudi. Era il chierichetto davanti a me. Eppure mi sembra di ricordare che, prima della messa, in sagrestia, avesse le scarpe ai piedi. Mi rapisce gli occhi e l’attenzione questo paio di piedi e la fantasia mi immerge in quella profezia di rinnovamento che la nostra pastorale fatica ad intercettare e poi a vivere. Non basta qualche ma- quillage, non serve cambiare paio di scarpe, non è sufficiente neppure il plantare per ammorbidire il passo. Questi piedi sono una provocazione. Il contatto della terra è indispensabile. I piedi nudi sanno di umanità e segnano l’incontro tra la storia universale del mondo e quel segmento di vita che i piedi sorreggono. Come nei vasi comunicanti l’umanità si distribuisce tra spazio e tempo e il volto è quello concreto di un uomo. Una pastorale che non ama la terra è davvero inutile. “Noi sappiamo quello che facciamo”: è l’affermazione più scontata che affiora dalle nostre labbra. Non è vanagloria, ma forse la tentazione di salvare il salvabile, di non togliere le scarpe. La missione vive di terra. Argillosa e pronta a diventare fango nel tempo delle piogge oppure talmente secca da soffocare ogni tentativo di coltura; battuta per diventare pavimento della capanna, arata con il sudore della fronte per sfidare avversità, azzardare la coltivazione, la terra accarezza il piede del missionario che consuma ore di cammino per portare l’Annuncio. E se i piedi si sporcano di terra vuol dire che la loro strada è quella del quo- tidiano. Ci passano i poveri, ci abitano gli ultimi. Alla periferia finisce l’asfalto e il contatto si fa più intenso. Solo la terra viene a ricordarci, nella fatica delle relazioni umane, che siamo legati alla fragilità del nostro tempo, che non possiamo rinunciare all’umiltà, che abbiamo bisogno di appoggiare i piedi. È qui che prende corpo una pastorale capace di umanità. Un’agenda tiranna condiziona la vita del presbitero, cantieri di conservazione imprigionano il tempo e la formalità si insinua, senza mezzi termini, nelle scelte della comunità. Come seduti sul seggiolone i cristiani, anche quelli più impegnati, lasciano andare la terra illudendosi nelle assurde visioni di quei Gesù sdolcinati delle immaginette e nei devozionalismi più insensati che spaziano tra una presunta apparizione ed un’altra. Alla fatica di masticare il cibo, preferiscono il biberon! I piedi segnano il passo. Ci sono impronte inconfondibili, sono quelle che ti segnano la vita, quelle che ti accompagnano per sempre. Una parola, un gesto di attenzione, un’esperienza, persino un sgarbo, diventano qualcosa che plasma il futuro. La comunità cristiana non può vivere senza storia. Per sua natura fa esperienza di quella missione che si tramanda di generazione in generazione e trova nell’annuncio del Vangelo tracce indelebili che fanno essere la fede. 2 il sassolino nella scarpa gennaio - febbraio 2014 Questa concretezza ci riconduce alla narrazione di cammini personali e comunitari che, non solo hanno carattere di esemplarità, ma permettono di toccare con mano la Provvidenza di Dio. Anche qui la terra si disegna come spazio di relazione dove memoria e passione danno vita all’autenticità della testimonianza. La vita dei santi che vivono in mezzo a noi è una forte provocazione alla scoperta della bellezza del cristianesimo e della sua assoluta carica di umanità. È possibile fare i miracoli nella misura in cui lasciamo sia Dio ad impastare la nostra terra, con la disponibilità a percorre anche strade faticose ed impervie, con i piedi segnati dalla stanchezza e dalle fiacche. Siamo passati di qua: ci assicurano i pellegrini della carità lasciando ovunque piccoli prodigi di comunione, servizio e, persino, di martirio. Siamo passati di qua: ci rivelano uomini e donne capaci di rendere il quotidiano un segno di responsabilità della vita, del lavoro, degli affetti e, persino, della sofferenza. Vogliamo passare di qua: è la scelta di una comunità cristiana che decide di dedicarsi alla missione, di vivere una pastorale che trova ragioni nel dialogo tra fede e vita e non risparmi la fatica della strada alla gratuità delle relazioni. Ci sono spazi umani che corrono il rischio di essere abbandonati alla desolazione, dimenticati dalla miopia dell’egoismo, rapiti dalla crisi di generosità. Ci sono persone desiderose di incontro eppure sconfitte dall’emarginazione, altri che tendono la mano e sono trafitti dalla solitudine, altri ancora che vagano nel buio e vorrebbero…ma non riescono. Tutta terra che chiede Dio e lo aspetta. Se la pastorale non risponde a questa domanda a che cosa serve? Quale futuro per l’uomo e la sua vocazione? Quale certezza di bene? Chinarsi a lavare i piedi, allora, è profezia. Tra gli approfondimenti che si accompagnano alle rilevazioni statistiche e le riflessioni teologico-pastorali di cui siamo capaci, credo vada presa in seria considerazione la capacità di piegare le ginocchia davanti al mistero dell’uomo e alla sua libertà. Il Maestro tradusse questo gesto in un incontenibile esuberanza di amore, tanto da dedicarci la vita intera e renderlo eterno nel segno dell’Eucaristia. Questa profezia sul mondo rende la comunità cristiana evento che va oltre i suoi gesti. Nella misura in cui si spende per questi piedi la Chiesa rivela la sua natura missionaria. Oggi per domani, per sempre: un’autentica profezia. All’ansia di una pastorale da prestazione la profezia diventa davvero alternativa. E l’Eucaristia sigillo di autenticità. Si aprono così gli orizzonti della periferia sperimentando non la fragilità della proposta nella sua abitudinarietà, ma la scoperta della forza educativa che porta con sé. Non una celebrazione amorfa, rubricistica e anestetica, ma un grido intenso, ap- passionato, vissuto, capace di percorrere i sentieri dell’umano e di lasciar parlare la quotidianità contorta insieme al desiderio di bene. Nell’Eucaristia ritroviamo e benediciamo la terra. Il rinnovamento pastorale delle nostre comunità non può prescindere dalla celebrazione e contemplazione del Mistero Eucaristico. Non si tratta di liturgismi sterili, di accorgimenti scenografici, 2 ma di deporre il cuore dentro una relazione infinita di gratuità ed amore, sentendoci parte di un progetto antropologico che trova nell’universo dell’umano il terreno dell’annuncio e della fede. Un cammino, dunque, che coinvolge Dio e l’uomo e solo così può dirsi pastorale. È tutta una “questione” di piedi e la pastorale con i piedi occorre imparare a farla. don Giambattista centro missionario diocesano 3 il sassolino nella scarpa U n momento particolarmente intenso, un momento di Chiesa, un incontro di fraternità, un luogo dove condividere la fede e la passione per la missione, un’occasione di scambio e crescita e poi altro ancora diventa il convegno missionario diocesano che, a quota 90, si ripresenta puntualmente nel cammino pastorale e spirituale della nostra Chiesa. Sarà bene appuntare in agenda questa data, non può che “dare ossigeno” alla nostra pastorale missionaria. La tradizione delle missioni si radica nel tessuto delle nostre comunità. Un segno più che evidente ed uno stimolo i circa 800 missionari bergamaschi sparsi, quasi ovunque, nel mondo. Nati, cresciuti e profondamente legati alle nostre parrocchie, trovano nei gruppi missionari un appoggio che, dal sostegno dei progetti alla immancabile preghiera, si prodigano per accompagnare il loro servizio. Un dono tutto questo, un dono grandissimo per una chiesa che non può correre il rischio d’invecchiare e portare con sé nella tomba questo patrimonio prezioso. Dunque, il convegno per respirare aria pura. Anche i nostri gruppi risentono spesso dell’usura del tempo. Ne è sintomo il: “si è sempre fatto così” oppure quella miopia che impedisce di guardare oltre i propri piccoli, pur lodevoli, impegni e progetti, che va a nutrire l’illusione della propria autoreferenzialità. Anche la rassegnazione che nasce dal tempo che passa, e ci vede diventare vecchi, è una cattiva compagnia per il gruppo missionario. Il programma di questa due giorni è di un respiro ampio, non ci chiede immediatamente di metterci a fare, ma spinge con forza verso i lidi della riflessione e del discernimento. Vuole “scaldarci il cuore” nel dialogo costruttivo con le scelte della Chiesa, la parola del papa, il magistero del nostro Vescovo e poi il desiderio di condividere un cammino, proprio per questo “i piedi” diventano un riferimento esplicito già nello slogan. 15 e 16 marzo duemila14 “I piedi del messaggero di lieti annunci” Novantesimo convegno missionario diocesano Undicesimo convegno missionario dei ragazzi Il convegno è momento di Chiesa! E questo alla faccia di qualsiasi privatizzazione della missione che corre il rischio di soffocare l’impegno stesso. Sappiamo bene che la Chiesa vive di missione; tutta la Chiesa, altrimenti non sarebbe tale. Non esiste Chiesa che non sia comunità e comunità in missione. Non una ong, dice papa Francesco, non un club mi permetto di aggiungere. Qualche volta, e non prendetevela, alcuni gruppi sembrano più club privati che realtà ecclesiali. Non dico nulla rispetto al bene che co- Missione: chiesa che si incontra gennaio - febbraio 2014 munque si mette in campo, ma le dimensioni della condivisione e della corresponsabilità, della partecipazione e dello scambio, della spiritualità e dell’interiorità non sono certo secondarie in un luogo di solidarietà che chiede di ritrovarsi nell’orizzonte del Vangelo. Trovarsi, pregare, riflettere e celebrare l’Eucaristia è porre un segno di fede e di comunione, è rendere più missionaria la nostra Chiesa. Proprio la presenza del Vescovo rende ancora più intensa la luce di questo evento che vorrebbe contagiare tutte 4 il sassolino nella scarpa gennaio - febbraio 2014 le nostre comunità. E poi il convegno per guardare avanti… Grazie a Dio il mondo non finisce con noi e la missione va avanti anche senza di noi. Facciamo la nostra parte, “stiamo qui un po’”, ci direbbe papa Giovanni, poi ce ne andiamo. Occorre continuamente guardare oltre. Ecco perché da alcuni anni abbiamo voluto che il convegno dei ragazzi coincidesse con quello degli adulti, e questa è la sesta volta. Il futuro appartiene ai ragazzi ed ai giovani con la responsabilità di “consegna” degli adulti. Adulti capaci di Vangelo: l’invito del Vescovo nella sua lettera pastorale. Proprio perché il futuro non nasce dall’improvvisazione e delle buone intenzioni, credo sia importante l’esempio, è importante esserci. Guardiamo i bambini con tenerezza ed attesa, ci guardano i piccoli con curiosità e trepidazione: cosa saremo capaci di consegnare? Una chiesa vivace, un gruppo missionario autentico, un’esperienza di Gesù coinvolgente oppure il solito inutile pastrocchio di regole, obblighi e tristezze con qualche spazzo di inutile euforia? Volevo arrivare qui: il convegno e la mia fede. Spero che venga sempre meno la convinzione che “fare gruppo missionario” sia solamente raccogliere soldi, che sia accaparrarsi un missionario o un bambino con l’adozione a distanza, che si riduca a qualche sporadica iniziativa di bene. Tutte cose belle se diventano espressione di una vita di fede intensa, condivisa, approfondita, pregata e celebrata. C’è un dialogo esistenziale da cui la missione non può prescindere: la mia fede. Mi sento di incoraggiarci a vicenda! E adesso camminiamo verso il convegno. Il contato sul sito del cmd ed alcuni spunti ci aiuteranno a preparare il cuore e prepararlo insieme! don Giambattista 4 La rivoluzione è nel Vangelo! Che il Papa abbia il dono di sorprenderci è indiscusso e che lo faccia vivendo il Vangelo ci affascina. Questa la vera rivoluzione. “Evangelii gaudium”: uno spaccato di luce che scuote anche gli angoli più torbidi della Chiesa. Una possibilità di dialogare nel cuore dell’uomo per aiutarlo a farsi strada nel sentiero della libertà, un invito a rendere piena la vita nella corresponsabilità per il bene e per l’incontro con Dio e il suo mistero: su questi fronti spazia l’umanità e la fede di papa Francesco. A questo punto la gioia è immensa e vera. È la gioia di un “annuncio” capace di renderci uomini, di scoprire la bellezza della nostra umanità, di innamorarci sempre di più di Dio e della missione di parlare di lui. Vogliamo che il nostro convegno tragga nutrimento da questa bellissima condivisione con il pensiero del papa. Ci aiuterà ritrovare le ragioni più vere dell’annuncio la relazione del sabato pomeriggio, affidata alla profondità di pensiero e riflessione di don Massimo Epis, preside della nostra scuola di teologia e poi domenica, con particolare riferimento alla gioia della missione, da mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo di Reggio Calabria e membro della commissione episcopale per l’Evangelizzazione e la Cooperazione tra le Chiese della Chiesa Italiana. Per questo sentiero vogliamo avventurarci ancora una volta convinti che l’animazione missionaria è cuore dell’agire pastorale delle nostre comunità ed è ragione del nostro impegno. “La gioia del Vangelo – scrive papa Francesco – che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria”: per questo vi aspettiamo al convegno! 5 il sassolino nella scarpa Convegno missionario ragazzi domenica 16 marzo! D omenica 16 marzo è l’undicesima volta che bambini e ragazzi sono invitati a dare volto alla missionarietà della nostra Chiesa. Una giornata d’incontro, proposta, preghiera e gioia. Una giornata di Chiesa insieme al Vescovo Francesco. I “piedi del messaggero” accompagneranno i ragazzi nel percorso che, passando attraverso l’Eucaristia della domenica, li porterà ad incontrare il mondo,. Colori, volti, sapori, musiche, feste, luoghi che possano aprire il cuore all’incontro, allo scambio, al racconto della bellezza di essere cristiani. E non mancheranno “i piedi” di papa Giovanni in prossimità della canonizzazione. Si preannuncia una giornata ricca di coinvolgimento, animazione ed entusiasmo pronti come siamo, dopo l’abbondante nevicata dello scorso anno, ad affrontare qualsiasi situazione metereologica. Appuntamento con la missione vegno missionario. Millepiedi per il mondo. Pomeriggio di animazione missionaria con diverse attività ludiche, motorie e di fantasia. Piedi bellissimi: il Mandato! Preghiera conclusiva e mandato missionario. Ritorna con sempre più entusiasmo un momento da non perdere senza di molti ragazzi e sul coinvolgimento dei gruppi missionari. Per giungere “preparati” chiediamo di consultare il sito: www.cmdbergamo.org che terremo continuamente aggior- Il programma è insieme intenso e variegato. Vuole essere una giornata impegnata e nello stesso tempo di fraternità. Contiamo sulla pre- Cosa faremo? A piedi per il mondo. È il momento dell’accoglienza, dell’incontro con il mondo e della conoscenza. Alcune attività manuali introducono nel tema della giornata. Sempre tra i piedi. È l’incontro con il Vescovo che sarà capace di aiutarci a ritrovare il filo rosso che unisce popoli e nazioni diverse. È la proposta d’incontro con Gesù. Gambe in spalla. Insieme verso la basilica di sant’Alessandro in Colonna per condividere la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo con gli adulti del con- 5 Missione: chiesa che si incontra gennaio - febbraio 2014 nato con suggerimenti ed indicazioni relative al convegno e poi chiamateci al CMD ogni qualvolta avete bisogno. Buon cammino verso il convegno! Michele Ferrari 6 il sassolino nella scarpa Missione: Natale ogni giorno gennaio - febbraio 2014 P mo di dire con profonda riconoscenza e benedicendo il dono della “Provvidenza”. Nonostante la crisi, le vere difficoltà che molte famiglie e imprese stanno vivendo, oltre la paura di quell’incertezza che ci perseguita da tempo, possiamo rispondere positivamente alle nostre attese: 25.000,00 sono riconosciuti a ciascuno dei tre progetti che stavano al cuore della campagna. Terra Santa, Kenya, fondo “Famiglia-lavoro” sono i progetti che andremo a sostenere. Insieme a questi il riconoscimento del “Premio papa Giovanni” di 3.000,00 ciascuno a Suor Isidora Bertoli, Teresa Riva e p. Giuseppe Carrara e la borsa di studio a ricordo di don Fausto Dossi per uno studente universitario della parrocchia di Munaypata a La Paz in Bolivia. È solo il volontariato e la generosità di tante persone che ci permette questa cascata di carità che si riversa come dono di Natale di tante persone sconosciute, ma che diventano di “casa” proprio in nome della solidarietà e della condivisione della fede. La cronaca di tutta l’iniziativa, che il Vescovo Francesco ha definito “un impresa”, ruberebbe davvero un sacco di spazio e la affidiamo alla memoria di chi ha vissuto momenti diversi della propo- Conclusa l’iniziativa di Natale Guarda la stella! Ancora una volta abbiamo vissuto gratuità e generosità roprio sul vedere si è mossa la nostra iniziativa di Natale. “Videro” i Magi una stella luminosa, poi la Madre, Giuseppe e il Bambino. Poi videro i pastori e, alla fine, abbiamo visto anche noi. Questo il bello dell’iniziativa di Natale: abbiamo visto crescere l’entusiasmo proprio lungo il cammino. Troppo rischioso fare dei nomi per poi magari dimenticare qualcuno. Ci piace pensare alla coda della cometa dove ciascuno di noi, grandi e piccoli, singoli e gruppi, realtà istituzionali e commer- ciali, scuole di gradi diversi e intere famiglie, ha trovato comodamente posto sentendosi a proprio agio nel vivere una testimonianza di serenità e di fede e intensificando l’invito alla carità. Un pensiero comunque ai più di duecento volontari che si sono impegnati su tutti i fronti, a chi a livello istituzionale ci ha accompagnati con simpatia, a coloro che non hanno risparmiato calore perché l’iniziativa diventasse sempre più di casa e condivisa in misura esagerata. Grazie è quanto ci sentia- 6 sta. Certamente rimane nel cuore il “calore” del concerto, che grazie a Bergamo Tv ha raggiunto le nostre case proprio la notte di Natale. Un insieme “giovane” di musicisti e cantori ci ha trascinato sul pentagramma facendoci vibrare di commozione. E l’applauso prolungato e intenso ha oltrepassato pareti e spazi per raggiungere il mondo intero. Ci siamo sentiti vicinissimi ai nostri missionari. I momenti da citare sono tantissimi: da Oriocenter all’Iper di Seriate, dalle pagine de l’Eco alle note del Coro Idica, dalle cartoline solidali di Websolidale alle scuole che hanno partecipato al concorso e poi, via via, tutte le altre gustose e piacevoli proposte. Tantissime! Insomma: ci abbiamo creduto e ha funzionato. Il grazie è davvero ricchissimo di partecipazione e la ricompensa è data da tanti piccoli frammenti di bene seminati ancora una volta guardando la stella. tutti quelli del cmd 7 il sassolino nella scarpa 14 dicembre 2013: concerto di Natale Stelle in musica Dalla musica alla solidarietà da protagonisti Missione: Natale ogni giorno gennaio - febbraio 2014 Premio “Papa Giovanni XXIII” 2013 E ra posta nel cuore della Campagna “Guarda la stella! Per un Natale nella luce della missione” la serata del 14 dicembre: Concerto di Natale e consegna del Premio Beato Papa Giovanni a tre missionari bergamaschi. Si è rivelata indimenticabile: ogni nota, ogni parola, ogni gesto, ogni luce, ogni volto… tutto per offrire l’armonia perfetta di una sinfonia che ha creato un abbraccio che dal singolo si è proiettato al mondo intero e dal mondo ha raggiunto ogni singolo. All’Orchestra da Camera Giovanile di Domodossola, all’Ensemble di Fiati e Gruppo ottoni del Conservatorio Musicale “Gaetano Donizetti” di Bergamo e ai Piccoli Musici di Casazza, è stata affidata l’esecuzione della Sinfonia in sol minore n. 40 (KV 550) di W. A. Mozart, del Concerto per violino e orchestra, op. 64 in mi minore di F. Mendelssohn e infine di una sequenza di brani natalizi. Un appassionato e “sudato” Christian Serazzi maestro di un’imponente esecuzione vissuta e partecipata: un mito! Padre Giuseppe Carrara della parrocchia di Bonate Sopra e missionario del PIME nelle Filippine. Le sue giornate sono cesellate di incontri, di piccoli servizi, di attenzioni a piccoli e grandi, in una quotidianità che dice la grandezza del Vangelo che si incarna. Il premio a lui consegnato ha voluto significare un segno di attenzione e vicinanza alla popolazione delle Filippine in questi tempi di faticosa sofferenza. L’armonia delle note e del canto hanno fatto gustare ai numerosi presenti momenti di incanto e di pace: la musica ha proprio la forza di far sperimentare quel “non so che”, che trascende, che fa allargare il cuore oltre la nostra persona, oltre lo spazio che occupiamo, oltre le nostre case… insomma al mondo intero. Sembra qualcosa che si sposa con lo spirito missionario! La presenza del Vescovo Francesco, primo missionario della nostra Diocesi, ha oltremodo spalancato gli orizzonti: durante la serata è stato consegnato a tre missionari bergamaschi il Premio “Beato Papa Giovanni”. È un piccolo segno di solidarietà riconosciuto a tre missionari e, in loro, a tutti i missionari della terra bergamasca. Per noi, ogni missionario, è esempio perché non si spenga lo spirito missionario della nostra Chiesa e di ogni nostra comunità. L’augurio che la bellezza vissuta si irradi nella vita quotidiana e quello che ci ha accompagnato al Natale. Suor Isidora Bertoli appartenente all’Istituto delle Suore di Maria Bambina, è missionaria in Brasile, a Macapà, dal 1984. L’annuncio della Parola e il desiderio di far giungere a ogni uomo il Vangelo, riempiono le sue giornate spesse volte trascorse sul barcone nella risalita del fiume delle Amazzoni per raggiungere quanti più villaggi. Il premio Papa Giovanni è stato a lei riconosciuto per questo impegno così totalizzante. Teresa Riva, da 31 anni in Malawi, è una laica partita per restare in missione. Originaria di Ambivere, ha spezzato il quotidiano della sua vita con i malati, con i bambini, con le giovani mamme, spesso malate di AIDS, che hanno bisogno di riconquistare la fiducia in loro stesse e nel futuro proprio e dei loro piccoli. Il premio papa Giovanni è stato dato a Teresa perché nella sua missione incarna un cuore immenso capace di semplicità unica. Franca Parolini 7 10 il sassolino nella scarpa Missione: quaresima in azione gennaio - febbraio 2014 “A Nella concretezza dei giorni per vivere la fede Puntiamo su Dio! La proposta di Andrea, giovane impegnato nell’animazione missionaria h si… quest’anno mi metto d’impegno, farò Quaresima! Mi metterò a regime alimentare, magari con questa scusa butto giù qualche chilo di troppo, se potrò farò a meno del pc e se non farò troppa fatica rinuncerò a quel vizio di cui non posso fare a meno… non farò come lo scorso anno che non sono durato nemmeno un paio di settimane, troppo lunghi 40 giorni!” La Quaresima è il tempo che ci aiuta a ricordare chi siamo, è un tempo d’impegno da vivere con serietà. Per alcuni questo tempo liturgico si vive come un occasione in cui si può fare una buona dieta e prendere così due piccioni con una fava; ma questo va bene solo se ciò ci fa perdere peso (di certo non nella fisicità del termine) davanti a Dio ed a vivere il digiuno con valore spirituale che porti ad alleggerire il fardello di pensieri e abbellire il cuore in questo tempo della nostra vita in cui prevale la parola “crisi”. È un periodo in cui, noi giovani, stiamo sperimentando in modo duro gli effetti della crisi economica, la mancanza di lavoro, le prospettive di un futuro incerto che soffoca a tratti la speranza e il desiderio di vedere realizzati i nostri sogni. È un tempo dove politica- mente và in scena ripetutamente la farsa carnevalesca e dove lo spettacolo o l’effetto ha più importanza rispetto ai problemi della gente, alla verità delle cose. Tutti noi poi, in fondo, percepiamo un appannamento sui valori, quelli che contano veramente, che fortificano e fanno crescere; viviamo con difficoltà lo stare in mezzo alle persone, proviamo apatia nelle relazioni, abbiamo paura dell’altro… Sono questi alcuni dei veri deserti della vita, che ci lasciano senza risposte, spaventati, in attesa di un cambio di rotta e di un’urgente “resurrezione”. Occorre però saper accettare anche queste tappe della vita e in questo tempo dobbiamo essere capaci di accogliere la Quaresima, senza confinarla in semplici o faticose rinunce, ma lasciare spazio al silenzio e all’ascolto interiore cercando di frenare un po’ la corsa del tempo e l’affollamento della mente e del cuore, disposto troppo spesso a vendersi a buon mercato a ciò che offre il mondo. La Quaresima è di sua natura un “tempo di conversione”, un invito forte a riprendere in mano il timone della propria vita cristiana per orientarla verso la Parola di Dio. “Puntare su Dio”. Sì, ecco la chiave, la strada, il vero impegno quaresimale: “Puntare su Dio” non su di noi e sulle nostre rinunce. La Quaresima allora va vissuta come una possibilità per poter cambiare, per fare pulizia nella nostra vita, per ritrovare un cuore puro. Vivere la grazia di sapienza per centrare la nostra vita su valori forti ed obiettivi alti, senza lasciarsi ingannare da miraggi allettanti, ma vuoti. Camminiamo verso la Pasqua, assaporando il buon sapore di una vita donata cercando di condividere il dono della fraternità che aiuta a superare le differenze e accompagna l’incontro con chi è nuovo o viene da lontano, con chi fa fatica, con chi soffre, con chi è solo. Scuotiamo di dosso la pigrizia, lasciamo che l’unica cosa che possa andare in crisi sia la nostra tranquillità, andiamo oltre il nostro privato 10 orticello e apriamoci ai problemi del mondo, fino ad assumere sulle nostre fragili spalle il peso della fame nel mondo, il peso della miseria di molti popoli della terra, il peso della violazione della giustizia e della frantumazione della pace fra le nazioni. S. Giovanni Crisostomo scriveva: “Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Non tollerare che egli sia ignudo. Dopo averlo onorato qui in Chiesa, non permettere che fuori muoia di freddo perché non ha di che cosa vestirsi… Il Corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di un cuore puro; quello che sta fuori, invece, ha bisogno di cura”. Viviamo la Quaresima nella preghiera, anche distante dai grandi eventi, con ‘i mezzi poveri’ e con gesti semplici. Buon cammino di Quaresima… Andrea Toigo L’ Amico Friz fa quaresima con te! Trovi più avanti i suggerimenti per la solidarietà missionaria da rendere viva in Quaresima. Abbiamo pensato a qualcuno che ti aiutasse a tenere vivo il ricordo dell’impegno ecco perché ti presentiamo l’Amico Friz. Un simpatico contenitore desideroso di veder crescere i frutti delle rinunce e dei sacrifici, magari di intere famiglie, gruppi di catechesi e perché no?, intere parrocchie. Da ormai più di 40anni il tempo di Quaresima invita le nostre parrocchie ad essere attenti alle missioni diocesane come espressione concreta dell’impegno della nostra diocesi. Sul sito del cmd: www.cmdbergamo.org tutte le altre indicazioni 11 il sassolino nella scarpa I l tempo di Quaresima è un tempo prezioso perché è il modo che dice come vivere la propria fede durante tutto l’anno, durante tutta una vita sia per il singolo credente sia per la comunità. Lo stile di vita del cristiano da vivere in Quaresima e in tutto l’anno deve essere sempre uno stile missionario. In realtà per il cristiano c’è solo un modo di vivere lo stile cristiano ed è quello missionario. Infatti vivere la fede cristiana significa essere missionari, che non è da confondere con un modo particolare di vestirsi, scelte politiche o esperienze esotiche. Cerco di motivare questa affermazione cercando di descrivere che la natura della Chiesa è missionaria, perché la Chiesa per sua stessa natura è missionaria e chiamata a testimoniare il vangelo, come ha indicato il Suo fondatore. (lo ricorda il documento conciliare Ad Gentes n.9). LA MISSIONE DI DIO TRINITà La missione deriva dalla natura stessa di Dio. In qualche modo la nostra missione non ha esistenza propria: non può non essere chiamata vera missione che nelle mani di Dio che invia, perché solo da Lui viene iniziativa. Si può dire che la missione non è primariamente un’attività della Chiesa, che ne costituisce la natura, ma una qualità di Dio stesso: la missione altro non è che il movimento di Dio verso il mondo. La Chiesa, ogni singolo credente Vivere da cristiani missionari la quaresima è strumento, segno e sacramento di questa missione (LG 1). C’è la Chiesa perché c’è la missione di Dio e non viceversa. La missione è Dio che prende l’iniziativa, è Lui che si volge al mondo nella sua opera di creazione, di provvidenza e di compimento. LA MISSIONE DEL POPOLO DI DIO Poiché Dio è il primo missionario, il popolo di Dio è un popolo missionario. Il modello biblico a cui si rimanda è quello della prima lettera di Pietro: “voi siete la stirpe eletta … il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui, che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1Pt 2,9). In questa espressione la chiesa non è solo colei che invia, ma colei che è inviata. Questa dimensione evangelizzatrice è una dimensione essenziale della vita cristiana. L’evento salvifico della morteresurrezione di Cristo non conclude la storia della salvezza, ma segna l’avvio di una nuova fase, caratterizzata dalla missione della chiesa chiamata a comunicare i frutti della salvezza operata da Cristo a tutti gli uomini e le donne nel mondo. TRATTI DELLA MISSIONE: PROPOSTE DA VIVERE L’annuncio che Gesù affida ai suoi fa nascere la chiesa, e diffondere il suo messaggio in ogni luogo. Questo stile missionario, prettamente cristiano, Tempo opportuno per la vita cristiana Per la comunità è un dono prezioso manifesta alcuni tratti evangelici inconfondibili che posso essere anche dei piccoli suggerimenti per viverli in questo tempo di quaresima, per viverli sempre durante la vita. La trasparenza La chiesa annuncia Gesù Cristo, non se stessa; ogni credente deve lasciare trasparire la carità di Dio, non la propria. In realtà ogni comunità cristiana e ogni cristiano non deve avere altra ambizione che quella di restare all’ombra del proprio Signore, consapevole che quanto essa può fare è sempre molto meno di quanto Dio ha già fatto. Primizia del regno Un secondo tratto evangelico è la consapevolezza che la Chiesa è primizia del regno, ma non è la pienezza. È solo la storia anticipazione del regno. Il regno di Dio sovrasta la Chiesa perché è più ampio, escatologico. Questa consapevolezza apre a uno stile missionario. La missione di ogni cristiano non può ridursi solo alla Chiesa, ma è anche un cammino nel mondo e per il modo. Una comunità cristiana allora è missionaria se annuncia al mondo la notizia buona di Gesù e al tempo stesso sa scoprire, sempre nel modo, le tracce già presenti del suo cammino. Gratuità di Dio che diventa impegno missionario Un terzo tratto evangelico 11 Missione: quaresima in azione gennaio - febbraio 2014 che ci suggerisce come vivere la Quaresima sta nell’annunciare non tanto ciò che l’uomo deve fare per Dio, ma ciò che Dio fa per l’uomo: non uomo che muore per Dio, ma il Figlio di Dio che muore per l’uomo. Quindi ci porta a un quarto atteggiamento: non l’efficacia del primo posto, ma la condivisione. La novità del vangelo e la sua missione sta nella sua gratuità il venirci incontro di Dio è qualcosa di inatteso e gratuito. Gesù Cristo è innanzi tutto un dono inatteso e gratuito e di conseguenza una gratuità che deve essere testimoniata con la propria vita. Dunque il tempo di Quaresima per vivere il vero stile cristiano è quello missionario. E ogni credente, e ogni comunità cristiana che formano la chiesa sono missionari per essere se stessi, per convertirsi al suo messaggio di salvezza. Infatti lo schema evangelico della missione non comprende solo l’invio e la partenza, ma anche il ritorno (Lc 6,30; 10,17). Si direbbe che il destinatario della missione non è solo il mondo ma anche la comunità che invia, perché la missione non converte solo il mondo, ma soprattutto la Chiesa, la comunità cristiana e il cristiano stesso. Ecco, allora, come vivere a cristiani missionari la quaresima. don Pierantonio Spini 12 il sassolino nella scarpa Missione: quaresima in azione gennaio - febbraio 2014 Q Vivere sempre più capaci di Vangelo Missionari a kilometro zero I consigli di sr. Sonia alla comunità e alla famiglia per essere missionari in Quaresima uando parti per un viaggio missionario ti dicono che, per vivere bene l’esperienza, devi stare sul posto almeno 30/40 giorni. Ecco, 40 giorni è il tempo che caratterizza la Quaresima, un tempo “giusto” per essere missionari nel cammino più lungo della nostra vita ... quello dentro di noi. È un viaggio questo che ci permette ogni anno di gustare in pienezza la gioia dell’essere cristiani che desiderano vivere sempre più “capaci” di Vangelo, come ci suggerisce il nostro vescovo Francesco nella sua lettera pastorale, cristiani che non sono indifferenti a quello che succede nel mondo, cristiani che non perdono la speranza, ma cercano di viverla in ogni istante della loro vita. Ed è questa speranza che ci fa iniziare la Quaresima sempre accompagnati da buoni e ambiziosi propositi e ce la fa terminare rendendoci conto che ciò che importa non è quanto facciamo, ma come lo facciamo, il cuore e la passione che ci mettiamo, e con chi ci confrontiamo. Infatti, quando si vive in una comunità religiosa, in famiglia, in parrocchia o in qualsiasi altro tipo di gruppo di persone la cosa più bella è la condivisione di un progetto che dà vita ad un amore che vuole estendersi fino agli estremi confini del mondo, un amore che ci spinge ad uscire da noi stessi e dai luoghi in cui siamo per andare verso l’altro alla ricerca di un incontro che cambia e ti cambia. A volte è più facile fare da soli, seguire le proprie idee, fare i soliti “fioretti” che magari ci accompagnano da sempre ... forse non basta per assaporare la bellezza della condivisione che ci chiede di amare al di là del nostro individualismo e per dare vita a quella fraternità che pone le sue radici nell’esperienza di chi, come gli apostoli, ha seguito Gesù da vicino. Il cammino da fare è lungo e tante volte ci scoraggiamo pensando che non ne valga la pena, ma la vita di una comunità e di una famiglia unita è una sfida continua di fronte a una società che si “scioglie” pensando di essere più libera, ma che in realtà si “lega” sempre più a false realtà, che accontentano, ma difficilmente rendono veramente felici. Sorgono spontanee alcune domande: stiamo cercando la felicità? Siamo capaci di amare così come il Signore ci ha insegnato? Chi c’è al centro della nostra vita? Questi interrogativi e altri ancora ci spingono a vivere il tempo che ci prepara ad accogliere il Signore che muore e risorge per noi, come un tempo abitato dall’amore “missionario”. È un amore che “va”, non sta fermo su se stesso ma va alla ricerca del bisogno dell’altro per portare insieme le fatiche della vita. È un amore che “vende” le sue certezze per affidarsi ciecamente a un Dio Padre che vuole che sia fatta la sua volontà. È un amore che “dà” e non tiene per sé neppure una piccola parte. È un amore che va, vende e dà ai poveri, quei poveri che il Signore ci dice che avremo sempre con noi e che ci accorgiamo che sono anche molto vicino a noi, magari nelle nostre comunità religiose, nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie. Forse questo tempo di Quaresima ci chiama ad essere missionari a “kilometro 12 zero”, chiamati cioè ad aprire gli occhi su chi, accanto a noi, ha bisogno di essere amato perché, come ci ha detto l’emerito Papa Benedetto: “Dono ricevuto da tutti, la carità nella verità è una forza che costituisce la comunità, unifica gli uomini secondo modalità in cui non ci sono barriere né confini” (Caritas in veritate, n. 34). È questo ciò che ci auguriamo di vivere in questa Quaresima, è questo che ci rende missionari, giorno dopo giorno, nella realtà in cui siamo chiamati a stare, è questo il desiderio che deve alimentare la nostra preghiera che ci unisce e ci rende figli e figlie di un unico Padre. E allora, mettendo in gioco la nostra vita che si intreccia inevitabilmente con quella dell’altro, non ci resta che augurarci una buona missione a “kilometro zero”! 13 il sassolino nella scarpa Q uaresima tempo di “conversione”, tempo in cui siamo invitati dalla Chiesa a “cum-vertire” cioè a cambiare direzione, a invertire la rotta, a modificare la nostra mentalità perché si avvicini il più possibile a quella indicataci dal Risorto. La Quaresima, se considerata esclusivamente come periodo di sforzo e mortificazione, può offrire una visione distorta della vita cristiana e smette di essere un’opportunità di crescita personale e spirituale dei membri di una comunità, in particolare del nucleo famigliare. Un buon percorso quaresimale non richiede semplicemente di impegnarsi a rinunciare a qualcosa, di sacrificarsi, di vivere in maniera più sobria: se è vero che la fede deve sempre tradursi in opere e gesti concreti, è altrettanto vero che alla base dell’agire non estemporaneo, o limitato a un determinato periodo del tempo liturgico, c’è sempre una riflessione interiore in grado di incidere sulle motivazioni più profonde della persona promuovendone il cambiamento vero. Come proporre cammini possibili e credibili di conversione nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie, nel nostro cuore? In particolare per la famiglia, oggi le proposte che provengono dai vari uffici, diocesani e non, sono molte: non è semplice fare una scelta che coniughi le necessità di intraprendere un percorso di preparazione quaresimale serio e, contemporaneamente, in grado di “affascinare” i bambini, di aiutarli a vivere questo periodo dell’anno liturgico non come un tempo di tristezza, ma come un tempo di grazia per riscoprire la propria identità cristiana e riconoscere i talenti personali da mettere al servizio della vocazione missionaria. Per questo, forse, è arrivato il momento di puntare su altre cose, di proporre nuovi stimoli: certamente la rinuncia al dolcetto, la preghiera quotidiana, l’accantonamento di denaro da destinare all’elemosina, l’impegno a collaborare nella gestione famigliare assumendosi un incarico hanno ancora qualche valenza nella formazione religiosa e spirituale dei più piccoli, ma non possono esaurirla. In una realtà quotidiana ordinaria che già molto valorizza il “fare”, tante volte fine a se stesso, forse è il caso che la famiglia si ponga un po’ in controtendenza promuovendo l’incontro con la riflessione, con l’ascolto che affascina, che educa ai valori del mettersi a disposizione degli altri e del prendersene cura. Quali strumenti la comunità e la famiglia possono oggi utilizzare per arrivare al cuore e alla mente dei bambini e degli adolescenti, proponendo validi spunti di riflessione e di crescita? Sicuramente in famiglia il tempo quaresimale può essere il momento ideale per leggere e far leggere ai ragazzi libri, episodi e testimonianze che trattino temi importanti, non necessariamente religiosi, sui quali poi riflettere. Si pensi, per esempio, all’impatto che possono avere su un bambino o un adolescente le idee, il pensiero e gli esempi di vita di persone quali Gandhi, Mandela, Madre Teresa di Calcutta… Nell’età evolutiva la narrazione e l’incontro con i grandi personaggi sono fondamentali per educare ai grandi valori cristiani e alla missionarietà, ma anche per far scattare quei processi di identificazione che fanno maturare la consapevolezza di sé e delle proprie attitudini, aprendo la strada ad un inserimento maturo, re- 13 Un percorso quaresimale in famiglia che scopre la missione Famiglia in controtendenza: prega e riflette Patrizia, mamma e impegnata nel gruppo missionario, e il “giorno del sorriso” sponsabile e attivo nella comunità. Anche la scelta dei film da vedere insieme può offrire suggestioni potenti per allargare gli orizzonti spirituali e vivere la preparazione alla Pasqua come un momento di autentica crescita personale e famigliare; solo per citarne alcuni, si pensi a film come “Vai e vivrai”, “L’amore inatteso”, “Welcome”, “Uomini di Dio” o, per i più piccoli a cartoni animati, “Dragon Trainer”…: tutti, al di là della storia che raccontano, aiutano a riflettere su temi che interpellano, ad esempio, la nostra capacità di vivere evangelicamente e responsabilmente alcuni atteggiamenti o scelte di vita. Sarebbe bello, inoltre, che in Quaresima la famiglia dedicasse davvero del tempo a se stessa. È importante vivere con i propri cari, momenti di confronto in cui ci si racconta vicendevolmente le ricchezze Missione: quaresima in azione gennaio - febbraio 2014 di ognuno, ma anche le fragilità o le fatiche che si stanno vivendo: è solo da un dialogo intenso, sincero ed empatico, che può nascere l’impegno autentico a mettersi a disposizione degli altri. E perché non pensare di fare un passo ancora più in là per trasformare davvero la Quaresima in una palestra di vita famigliare fatta di serenità, comprensione e perdono reciproco? A tale scopo un giorno di ogni settimana quaresimale potrebbe diventare per le nostre famiglie il “giorno del sorriso”, in cui ciascuno si impegni a evitare tutti i possibili motivi di discussione portando il proprio contributo di sorriso e di pazienza alle vicende quotidiane. Vissuta in questa prospettiva la Quaresima diventa davvero “sacramento”, segno visibile della grazia di Dio e della nostra conversione. Patrizia Niesi 14 il sassolino nella scarpa Missione: quaresima in azione gennaio - febbraio 2014 L Una Quaresima segnata da Francesco e Chiara Con Cristo povero e crocifisso Il silenzio della clausura scoppia di spiritualità a Quaresima è caratterizzata da una forte dimensione ascetico-penitenziale in risposta all’invito evangelico, urgente e accorato, alla conversione. Quale occasione di grazia “tutta speciale”, questo tempo “forte” ci permette di riscoprire e di accogliere, nella nostra vita, l’Amore di Dio rivelatoci nel Cristo crocifisso e di restituire a Lui, con cuore profondamente grato, l’intera nostra esistenza. Non possiamo perciò vivere questi giorni santi nella tristezza e nella mestizia, come se fossimo obbligati a portare sulle spalle pesanti fardelli, ma al contrario, siamo invitati a viverli nella gratitudine al Signore e alla Chiesa, nostra madre, che, con discrezione, non cessa di offrirci la possibilità di ritornare al Signore e convertire a Lui il nostro cuore. Meta della Quaresima è la Pasqua! Come il lungo cammino nel deserto, infatti, ha condotto Israele alla Terra Promessa, così il percorso quaresimale conduce il battezzato a partecipare della vita nuova del Cristo Risorto e a vivere in una profonda comunione con Lui! Nella nostra forma di vita francescano-clariana, la dimensione penitenziale è molto importante. Il nostro padre san Francesco e la nostra madre santa Chiara di Assisi, infatti, hanno voluto fare della conversione al Signore e della conformazione a Lui, povero e crocifisso, il fine della loro esistenza e l’obiettivo specifico della loro forma di vita. Essere “sorelle povere di santa Chiara ” ci impegna quotidianamente a ripercorrere lo stesso itinerario che ci libera, lentamente, da ogni forma di attaccamento al nostro “io” per conformarci a Gesù, e ci offre, nel contempo, l’opportunità di rimettere i nostri piedi sulle sue orme per seguirlo sino alla fine. In monastero, le giornate “quaresimali” sono caratterizzate da un clima di preghiera e di silenzio più raccolto: l’ascolto personale e comunitario della Parola di Dio, più assiduo e sistematico, è arricchito anche dalla profondità e dalla sapienza della liturgia che ci accompagna; la meditazione e la contemplazione della passione del Signore sono quotidiani; gli esercizi spirituali annuali trovano, qui, la loro giusta collocazione. Alcune scelte di “rinuncia” e di sobrietà nell’uso delle cose e dei beni, consegnatici anche dalla tradizione monastica, ci aiutano ad esprimere il significato di questi giorni santi; ricordiamo ad esempio che le comunicazioni personali, epistolari, telefoniche e mediatiche con parenti, amici e conoscenti sono limitate a particolari situazioni, al fine di vivere con più raccoglimento questo tempo santo. Forse questa nostra modalità “francescana” di vivere il tempo “forte” della Quaresima può suggerire particolari percorsi secondo la creatività di ciascuno! Ne proponiamo alcuni: la creazione di piccoli spazi per la preghiera, l’ascolto orante della Parola di Dio e la condivisione di ciò che lo Spirito suggerisce a ciascuno; la scelta di alcuni gesti di sobrietà e di rinuncia anche al fine di condividere i propri beni con chi è nel bisogno; infine riteniamo importante non lasciarsi sfuggire quei momenti informali che la vita famigliare offre per condividere particolari risonanze interiori in riferimento all’itinerario percorso. Siamo sicure che la fantasia sapiente dello Spirito saprà suggerire a ciascuno modalità proprie che rendano visibile quel desiderio profondo di autenticità e di libertà custodito nel cuore. È questo l’augurio che fraternamente porgiamo, assicurando il ricordo nella preghiera. Comunità delle Clarisse, Bergamo 14 15 il sassolino nella scarpa Un libretto di preghiera in famiglia che il Vescovo Francesco ci presenta così: La famiglia chiamata a vivere bene il tempo di quaresima “Solo per oggi…” Contenti di camminare con Gesù La cena è un momento bello da vivere in famiglia. E mi sento di raccomandarvelo anche come esperienza nel tempo di quaresima. Se pensate che tante famiglie si raccoglieranno in preghiera grazie a questo libretto, potete immaginare che cosa è la Chiesa. Una famiglia di famiglie che riconosce in Gesù la ragione della vita, uomini e donne capaci di vivere il Vangelo: un impegno affidato alla famiglia. Accogliete la storia e il cuore di tutti quei missionari che, partiti dalle nostre comunità, oggi nel mondo annunciano il Vangelo. Un missionario speciale è papa Giovanni che presto invocheremo santo e diventa sempre di più un esempio da conoscere e seguire. “Solo per oggi” scriveva nella consapevolezza che “oggi” è “ogni giorno”, ed ogni giorno è un dono. Grazie dei doni che sapremo scambiarci. Buona quaresima. U na proposta che coinvolge l’intera famiglia, anche coloro che vivono da soli e, grazie alla preghiera, potranno inserirsi in una famiglia che prega, ovunque, in giro per le comunità ed i paesi della nostra diocesi. In un angolo della casa, accanto ad un Crocefisso, magari un vasetto di primule, con la Bibbia aperta e un lumino, è come se si ritrovasse il mondo intero. E si prega. E c’è anche papa Giovanni che sarà presto santo per tutta la Chiesa e che lo è da sempre Papa Giovanni, santo di casa nostra, ci accompagna per il mondo per le nostre famiglie. Il tempo “lungo” della quaresima può diventare davvero un tempo importante per la vita famigliare, per ciascuno e per l’intera parrocchia. La preghiera in casa rimanda continuamente alla grande pre- Missione: conversione quaresimale gennaio - febbraio 2014 ghiera domenicale dell’Eucaristia dove tutti sono coinvolti, dove cresce la carità lasciando spazio davvero ai poveri, alla precarietà della vita. L’avventura quaresimale è affascinante, occorre viverla con convinzione! il sassolino nella scarpa L’Abbonamento... Ebbene sì, sarebbe bello che tutti lo rinnovassero! Come il canone RAI anche il nostro abbonamento non è aumentato: 12 euro. E se decidi di regalarlo a qualcuno di nuovo con 20,00€ rinnovi il tuo e ci mandi l’indirizzo di quello nuovo. Ai missionari preti un invito: non devono rinnovare alcun abbonamento, ma se ci mandano la loro disponibilità a celebrare una Santa Messa per i benefattori della missione ci “impattiamo dentro”. Alle suore e ai laici in missione chiediamo di indicarci una giornata in cui avranno un ricordo particolare nella preghiera per le vocazioni missionarie. Formeremo così un grandissimo abbraccio attorno al mondo. Il nostro “Sassolino” è gradito da tanti che ci scrivono ringraziando e noi siamo davvero contenti. Aiutateci a diffonderlo e ad andare avanti. E se a qualcuno non interessa ce lo faccia sapere, per una porta che si chiude se ne aprono di certo molte altre. La Redazione 15 16 il sassolino nella scarpa Missioni: fraternità nella carità gennaio - febbraio 2014 L’attenzione ai progetti della missione diocesana Missione Quaresima Bolivia, Cuba e Costa d’Avorio per vivere la carità Bolivia! Strade che brulicano di ragazzi… spesso senza casa e senza famiglia, con la violenza a portata di mano e la fame che bussa quotidianamente alla porta dello stomaco. Facciamo qualcosa? Sì! Ecco cosa potrebbe essere utile. In parrocchia c’è il dopo scuola: 1000,00€ per portare avanti un gruppo di 30 ragazzi un intero anno. Nel laboratorio prepariamo le carrozzelle per i disabili: 200,00€ e ne regaliamo una. Al dispensario per le medicine: 500,00€ per fare una buona scorta. Nell’orto per la famiglia: 150,00€ per comperare le sementi. Sulle montagne fa molto freddo: 50,00€ per indumenti pesanti. Costa d’Avorio! Le mamme Ivoriane portano spesso sulle spalle l’intero peso della famiglia. Da mattina a sera, con pochi mezzi e molto lavoro. Perché non aiutarle? Detto fatto. Potremmo scegliere cosa fare. Provvedere alla dispensa di casa il necessario, almeno per un mese: 100,00€ Il materiale scolastico e la divisa scolastica per uno dei figli per tutto l’anno: 80,00€ Qualche gallina, capra, pecora per il sostentamento: 330,00€. Le scarpe o le ciabatte per tutta la famiglia: 40,00€ Il cemento per la gettata-pavimento in casa e nel cortile: 800,00€. Cuba! Sembra di vedere il vangelo che si incammina tra i sentieri più disparati ed il catechista che porta con sé la gioia. Vogliamo aiutare questi amici cristiani? Ci mancherebbe. I testi della Parola di Dio per l’intero villaggio: 100,00€. Una giornata biblica (vitto e alloggio) per una piccola comunità: 50,00€. Una borsa di studio per un seminarista: 2000,00€. il sassolino nella scarpa gennaio-febbraio 2014 Direttore responsabile: Don Giambattista Boffi Redazione: Via Conventino, 8 - 24125 Bergamo tel. 035 45 98 480 - fax 035 45 98 481 [email protected] [email protected] [email protected] www.cmdbergamo.org Tutto quello che occorre per la catechesi itinerante (testi, cibo, immagini, amplificatore…): 900,00€. E se pensassimo ad un piccolo mezzo di trasporto per il catechista? 600,00€ una motoretta. E dove mettiamo i soldi? L’Amico Friz, chiede ospitalità in questa Qua- resima nelle famiglie delle nostre comunità. In un posto significativo della casa diventa segno di carità, insieme alla preghiera che non può mancare. I libretti di preghiera in famiglia sono disponibili presso il centro oratori e presso il CMD dove è possibile recuperare anche l’Amico Friz. Aut. Tribunale n° 17 del 11/3/2005 Stampa: CENTRO GRAFICO STAMPA SNC A questo numero hanno collaborato: Michele Ferrari, Franca Parolini, Andrea Toigo, don Pierantonio Spini, Sr. Sonia Pellegrinelli, Patrizia Niesi, Comunità Clarisse di Bergamo, don Giambattista Boffi. Foto di Michele Ferrari e Diego Colombo Garanzia di tutela dei dati personali ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. n. 196/2003: i dati personali comunicati dagli interessati sono trattati direttamente per l’invio della rivista e delle informazioni sulle iniziative del Centro Missionario Diocesano di Bergamo. Non sono comunicati o ceduti a terzi. Finito di stampare il 7 febbraio 2014 PER SOSTENERE I PROGETTI: ✔ direttamente alla sede del CMD ✔ tramite ccp n 11757242 ✔ tramite bonifico bancario Banco di Brescia via Camozzi (Bg) IBAN: IT41G0350011102000000001400 16