Anno 3 - n° 80
W W W . G I U S T I ZI A - e - LI B E R T A . C O M
28 Settembre 2002
Giustizia e Libertà
Distribuzione telematica
Periodico Politico Indipendente
Simona Pari, Simona Torretta
L’odore delle armi
di Aantonio Tabucchi (www,unita.it)
di L. B.
(a pagina 2, 3, 28)
Kofi Annan vs G. W. Bush
di Roberto Rezzo (www.unita.it)
(a pagina 2, 3)
Morire per Baghdad
di Enzo Biagi (www.Espresso.it
(a pagina 4)
Berlusconi, bugie vistose
di Lietta Toenabuoni (www.lastampa.it)
(a pagina 4)
Il venditore di fumo
di Aemme (GL n° 77, pag 2)
(a pagina 5, 28)
Lettera aperta di Prodi
da www.repubbica.it
(a pagina 6, 7, 8)
Ricostruzione del sequestro
di Roberto Saviano (indimedia, reportassoc)
(a pagina 9, 10, 11, 14)
Ipotesi per un sequestro
da “Diario” (anno 9°, n° 35)
(a pagina 12, 13, 14)
Simona Pari e Simona
Torretta:
l’attesa delle nostre sorti
di Titty Santoriello
Copia gratuita
(a pagina 15, 16)
L’Iraq, lo ricostruisce
un amico di Lunardi
di Marco Ottanelli (www.democrazialegalita.it)
(a pagina 16, 17, 18)
Giustizia double face
di Fernando Esposito
(a pagina 17)
Lettera di Moore a Bush
di Michael Moore
(a pagina 19, 20)
Antifascismo
Lo vogliono morto, ma
l’antifascismo è vivo...
di Nicola Tranfaglia (www.unità.it)
(a pagina 21, 23)
Antifascismo per le nuove generazioni
di Paolo Soddu (www.unità.it)
(a pagina 22, 23)
Certo il rapimento
di Simona Pari e di
Somona
Torretta
non si può omologare quasi in nulla ai
rapimenti-sequestri
fino ad ora realizzati
in terra d’Iraq.
L’unico precedente
a cui, forse, si potrebbe omologare è
il rapimento (!?) con
successivo assassinio del pubblicitario, freelance, volontario della Croce
Rossa Italiana, inviato del settimanale
“Diario” Enzo Baldoni.
Omologare
al
“Baldoni
affaire”
non per quanto riguarda le modalità o
altro ma solo per la
“stranezza”.
Si, la “stranezza” !
Nel
“Baldoni
affair”vi
è
la
“stranezza” che nonostante si fosse in
una zona abbastanza
sicura, non vi fosse
nessuno ai bordi
della strada, l’auto
di Ghareeb e Baldone coinvolto nello
scoppio di una mina
(o colpo di mortaio
o bazooka) è stata
letteralmente abbandonata, e solo con
molto riardo si è
provveduto a ritornare in loco per
“vedere cosa era
accaduto”.
Nel caso di Pari, e
di Torretta e dei due
collaboratori iraqueni, ciò che suscità la
Apparivano
quasi
vestiti con una sorta
di uniforme ...
Per quanto riguarda
l’armamento
i
“guerriglieri erano
datati di modernissimi fucili AK-47,
pistole con silenzia-
nostra perplessità è
di tutt’altro genere.
Ma sempre di “stranezza” si parla.
Il gruppo operativo
che ha rapito le
quattro persone (in
una zona centrale di
Baghdad) pare che
fosse costituito almeno da una ventina di persone.
Apparivano militarmente inquadrati ed
istruiti ottimamente.
tore e armi che stordiscono. Armi che
fino ad ora era difficilmente utilizzate
dai mujahidin, dotati dell’efficiente ma
rudimentali
kalashnikov.
Colui che guidava,
era considerarsi in
“capo” del gruppo
era vestito in borghese e veniva chiamato “Signore” !…
28/09/2004 18:09 (Ansa)
(ANSA) -ROMA,28 SET Berlusconi ha reso noto che le due ragazze italiane liberate, sono
state consegnate alla Cri ed esprime gioia per la conclusione della
vicenda. Il premier ha personalmente dato la notizie alle famiglie
Torretta e Pari, dicendo loro che stasera abbracceranno le figlie.
Incappucciate e rilasciate in tre posti diversi: sarebbero queste le
modalita' del rilascio delle due Simone. Anche i due iracheni, una
donna ed un uomo, rapiti il 7 settembre a Baghdad con le due ragazze, sono liberi. /writer
28/09/2004 18:09
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Giustizia e Libertà
L’odore delle armi
di Antonio Tabucchi
Mi pare ozioso commentare le
parole del vicepresidente del
Consiglio Gianfranco Fini sul
pacifismo quale «caricatura
della pace», sul suo implicito
elogio della guerra e sul suo appello alla «guerra contro il pacifismo».
Lo ha già fatto egregiamente su
questo giornale Furio Colombo.
Fini è solo logico, e le sue parole appartengono alla ideologia
da cui proviene: «La guerra
sola igiene del mondo» di Marinetti, l’insegnamento del suo
maestro Almirante di cui è stato
il pupillo prediletto, che firmava
i bandi nazifascisti contro i partigiani durante la Repubblica di
Salò.
INTERNI
28 Settembre 2002
All’Onu, sempre più aspro lo
scontro
Kofi Annan v/s G.W. BUSH
di Roberto Rezzo (www.unita.it)
Lo stato di diritto e il
diritto del più forte,
Fini è solo più franco del resto sono le due visioni
della compagine di governo, che del mondo che si sousa mezzucci più mediocri: o- no scontrate all'aperscura in televisione le grandi tura della 59° Asgenerale
manifestazioni pacifiste in Italia semblea
delle
Nazioni
Unite.
e nel mondo, rispolvera leggi
del ventennio per far togliere la Nel suo intervento il
bandiere pacifiste dai luoghi segretario generale,
pubblici, perché una legge anco- Kofi Annan, ha dera in vigore dice che solo il tri- nunciato «illegalità
colore e i ritratti del duce e di da entrambe le parVittorio Emanuele III possono ti» nella guerra al
apparire nei luoghi dello Stato terrorismo e invitato
italiano.
i leader del mondo
«a cessare una verFini potrebbe anche esigere di gognosa mancanza
vederla applicata alla lettera.
di rispetto delle leggi».
Del resto l’Italia ha una solida Il presidente George
tradizione fascista.
Anzi, il fascismo è l’unica for- W. Bush ha ribattuto
ma di Stato originale che l’Italia che gli Stati Uniti
ha prodotto esportandolo nel «sono in Iraq per
Novecento con successo in Ger- costruire una demomania, Spagna, Portogallo, Un- crazia».
gheria, Romania.
Davanti ai rappresentanti dei 191 PaeLe altre forme che ha sperimen- si membri, tra cui 66
tato, monarchia costituzionale e capi di Stato e 28 carepubblica parlamentare, non pi di governo, Annan
sono di origine italiana, sono ha sottolineato che
state copiate da altri Paesi.
dopo l'11 settembre
s'è innescato un mecUna tradizione, quella italiana, canismo di progresche trovò un largo consenso nel sivo deterioramento
ventennio (gli italiani andarono della legalità, sia per
tutti dietro a Mussolini, perché colpa dell'America
(Continua a pagina 3) che dei fondamenta-
listi islamici.
È partito dal codice
di Ammurabi, dalle
radici della civiltà
umana, per ammonire che «nessuno è al
di sopra della legge
e chi non sottostà
alle regole sarà duramente giudicato
dalla storia».
Ha indicato in Sudan, in Israele e in
Iraq i casi più eclatanti di abuso: «In
Iraq vediamo civili
massacrati a sangue
freddo, giornalisti,
volontari e altro
personale che non è
lì per combattere
rapiti e messi a
morte nella maniera più barbara. Allo stesso tempo abbiamo visto prigionieri iracheni atrocemente torturati.
In Israele vediamo
civili, fra cui bambini,
deliberatamente presi di mira
da dinamitardi suicidi palestinesi. E in
Palestina vediamo
case distrutte, territori occupati, vittime ingiustificate tra
la popolazione civile a causa dell'ec-
cessivo uso della
forza da parte di
Israele».
Bush ha difeso la sua
decisione d'invadere
l'Iraq sostenendo che
così il Paese diventerà un bastione della
democrazia e della
libertà in Medio Oriente.
Ha quindi esortato
«tutte le nazioni libere» a non cedere
di fronte al terrorismo.
Quanto alla violenza
che divampa in Afghanistan come in
Iraq, s'è giustificato
dicendo che «il cammino che porta verso la libertà impone
sempre di pagare
qualche costo».
Il presidente che aveva sfidato le Nazioni
Unite a seguirlo in
guerra per scongiurare il destino di trasformarsi in un luogo
di chiacchiere, in un'organizzazione politicamente irrilevante, martedì ha abbassato il tono: «Il popolo americano rispetta
l'idealismo
(Continua a pagina 3)
28 Settembre 2002
INTERNI
sempre più aspro lo scontro Annan v/s BUSH
(Continua da pagina 2)
che ha dato vita a
questa organizzazione, e rispetta gli
uomini e le donne
delle Nazioni Unite
che difendono la
pace e i diritti umani in ogni parte del
mondo».
Senza però rinunciare a salire in cattedra: «L'Onu deve
fare di più per aiutare l'Iraq a diventare sicuro, democratico, federale e
libero».
Gli Stati Uniti a suo
dire hanno già fatto
la loro parte: «Il
Consiglio di Sicurezza aveva minacciato Saddam Hussein di serie conseguenze se le risoluzioni sul disarmo
non fossero state
rispettate. E quando diciamo serie
conseguenza,
tali
devono essere. Siamo determinati a
distruggere la rete
dei terroristi, ovunque essi si trovino».
Bush ha quindi sfoderato la carta del
«conser vatori sm o
compassionevole»,
elencando gli sforzi
degli Stati Uniti per
combattere il traffico
di organi umani, che
ha definito «una
moderna
schiavitù», facendo quindi
appello a tutti i Paesi
perché si oppongano
alla clonazione, sulla
base del principio
che «nessuna vita
umana può essere
creata o distrutta a
vantaggio di un'altra persona».
Ha ricordato l'impegno del G8 a finanziare la lotta alla povertà e alle malattie,
ma soprattutto l'impegno della sua amministrazione a stanziare 15 miliardi di
dollari per combattere la piaga dell'Aids
in Africa e nei Paesi
dei Caraibi.
Un mormorio a
questo
punto
s'è levato dai
banchi dei delegati delle nazioni interessate, perché al di
là degli impegni tanto sbandierati da più
di un anno a questa
parte, una cosa è certa: dei soldi promessi
sono arrivati appena
gli spiccioli, un miliardo all'incirca, ingoiato per la maggior parte dalle multinazionali farmaceutiche.
Lo sfidante democratico John Kerry ha
risposto a Bush da
Jacksonville in Florida, dove si trova per
la campagna elettorale: «Ancora una
volta ha fallito la
prova della credibilità. Continua a
parlare delle fantasie che ha in mente,
anziché della situazione reale in Iraq».
Ha definito l'attuale
amministrazione
«arrogante e incompetente»,
per
questo l'America ha
bisogno di un nuovo
leader.
«Il problema non è
andare dritti sino in
fondo senza alzare
la testa -ha spiegato
Kerry- si tratta di
cambiare
l'andamento della situazione coinvolgendo
le altre nazioni in
Iraq al fianco degli
Stati Uniti».
La gelida accoglienza che l'intervento di
Bush ha incontrato al
Palazzo di Vetro testimonia che così la
pensa anche gran
parte del mondo.
Venerdì all'Onu parlerà Ayad Allawi,
primo ministro del
governo provvisorio
iracheno.
Ai margini dei lavori
dell'Assemblea generale è previsto un incontro informale tra
Giustizia e Libertà
3
L’odore delle armi
gli piacque) e a contestare lo
Stato corporativo e totalitario, lo
Stato etico di Gentile, fu
un’aristocrazia operaia e intellettuale, quella che poi organizzò la Resistenza, che divenne
lotta di popolo solo quando
l’Italia si trovò in fondo al baratro.
Non mi stupirei se presto tornassero in auge le delazioni, visto
che la delazione fu un’attività
praticata con passione dagli italiani durante l’occupazione nazista.
Mi si obietterà che molte famiglie ricoverarono Ebrei e altri
perseguitati.
È vero, ed ho l’orgoglio di conoscere proprio una di queste
famiglie.
Ma anche qui è una questione di
prevalenza, e gli storici sul problema hanno raccolto documenti
in abbondanza: a una grandissima parte degli italiani piaceva
denunciare.
Del resto il sistema di Berlusconi, con l’istituzione dei telefoni
ai quali i cittadini possono denunciare gli insegnanti che non
concordano con le leggi del governo sono già un buon inizio:
al Viminale si registra e si scheda.
Stati Uniti, Unione
Europea e Russia,
quelli che avevano
disegnato la «road
map» per il processo
di pace tra israeliani
e palestinesi.
Per i diplomatici arabi si tratterà soltanto
di prendere atto che
il piano di pace, per
l'indifferenza di Washington, è moribondo.
Roberto Rezzo
(www.unita.it)
Le compagnie telefoniche che
forniscono alla presidenza del
Consiglio i numeri privati di tutti i cellulari degli italiani, oltre
che una forma di intimidazione
intollerabile in ogni democrazia,
sono la dimostrazione spudorata
della forma di controllo arbitrario cui gli italiani sono sottoposti.
L’Italia è il paese del «Noi diviso», per dirla con il titolo di un
libro di un grande filosofo attuale, Remo Bodei: una buona parte degli italiani è sinceramente
democratica, un’altra buona parte profondamente fascistoide.
Perché il sentire fascista, nel suo
senso più largo, se lo è sempre
tenuto dentro.
(Continua a pagina 24)
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Giustizia e Libertà
INTERNI
28 Settembre 2002
Morire per Baghdad
di Enzo Biagi
Adesso dicono: "Siamo per tendere una mano a ra di carità. Ma purtrop- tura hanno già contato
tutti sulla stessa barca". chi rischia ogni momen- po certi cani rispondono nei loro reparti, mille
Anche chi non rema e t o
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v i t a . alle carezze mordendo. morti, e la
batchi non aveva neppure Sono delle pacifiste, ap- Laggiù ci sono anche t a g l i a
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voglia di navigare. partengono a una orga- soldati italiani e se negli
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Oggi stiamo vivendo la nizzazione che si chia- anni Quaranta seme se ntati o
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storia delle due ragazze ma Un ponte per..., per brava
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(tutte e due si chiamano attraversare la violenza
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sequestrate in Iraq, un agguati ovunque.
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mo tanto e di cui siamo vero conto del disastro.
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ferenza e si trovavano per un'ope- alleati, in questa avven-
Berlusconi - promesse impraticabili, bugie vistose
di Lietta Tornabuoni (www.lastampa.it)
Il presidente del Consiglio s'è lagnato perché i
suoi non gli hanno dato
sostegno quando ha
promesso di ridurre le
tasse ai cittadini, ha
rimproverato i ministri
per il loro appartato silenzio, ha deplorato che
pure gli alleati non abbiano detto una parola:
«Sono rimasto solo,
sono l'unico in Italia,
ma vado avanti lo stesso».
Per impermalito che sia,
possibile non capire il
desiderio altrui di non
venir coinvolto nella
promessa più impraticabile, nella bugia più vistosa ?
Altre menzogne non sono mancate, nell'ultimo
periodo. L'accordo minimo con i supermercati
è
stato
presentato
(anche dai media) come
un blocco totale dei
prezzi nazionali e un avrebbe potuto essere
veicolo di ricchezza per utile alle sequestrate,
i consumatori.
cosa diamine vuol dire
«ora dobbiamo essere
E pensare che era an- tutti uniti per riportanunciato sino a dicem- re a casa le nostre rabre, appena tre mesi: gazze» ?
cosa vorrà dire, che i Non c'è causa-effetto,
prezzi dovrebbero au- non c'è logica.
mentare invece tutti i Vivere tra le menzogne
mesi ?
è veramente troppo umiliante.
Tutte le settimane ?
C'è chi non se ne accorTutti i giorni ?
ge, chi le beve tutte e se
Il rapimento in Iraq del- non altro si sente più
le due volontarie italia- speranzoso.
ne è stato accompagnato da dichiarazioni di Ma chi capisce campa
cui qualcuno dovrà pur male, assediato di contivergognarsi (ammesso nuo da bugie pubblicitache sappia provare ver- rie sempre esistite però
gogna).
mai state tanto elaborate
L'episodio terribile è e ridicole, bombardato
stato sfruttato per invo- sempre da bugie politicare un'unità tra forze che mortificanti per la
politiche che serviva a loro stupidità e per il
tutt'altro e che specifi- disprezzo che ne traspacamente serviva a nulla: re verso i cittadini conin quale modo l'unità siderati creduloni e sce-
mi.
La nuvola costante di
pubbliche bugie guasta
il carattere rendendolo
sospettoso, diffidente,
polemico, mai rilassato;
induce a provare rabbia
verso i creduloni, isola;
fa sentire il peso del
menefreghismo di vertice verso i cittadini. La
personalità ne risulta
alterata, e non in meglio: d'altro canto, insieme con le bugie semplici («ridurremo le tasse») procedono quelle
più complicate, meno
facilmente riconoscibili,
dalle quali è meno semplice difendersi.
Allora?
E' ovvio sentire rancore
verso chi costringe a
un'esistenza così faticosa, poco serena, priva di
fiducia: e per di più le
bugie più crudeli sono
spesso dette in silenzio.
28 Settembre 2002
INTERNI
Giustizia e Libertà
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Il venditore di fumo
di Aemme ( GIUSTIZIA e LIBERTA’ - 15.08.2004, Anno 3°, N° 77, pag 2)
Il chiaro ed esemplare
articolo di Lietta Tornabuoni apparso su La
Stampa di Torino, ci da
modo di ripubblicare
l’articolo che scrisse il
nostro
collaboratore
“Aemme” mesi or sono
(il 15 agosto 2004, n.
77,anno 3° a pagina 2)
dal titolo «Il venditore
di fumo»in cui si
sosteneva :
«Per il “premier “ i col-pevoli”
del mancato taglio delle tasse
sono, via via, il “buco” dei
conti pubblici del precedente
governo (buco completamente inventato, scoperto su
suo incarico dal ministro Tremonti. Poi nell’elenco sono
entrati l’Euro, il Patto di Stabilità, Prodi, Fazio della Banca d’Italia, i sindacati, e in
ultimo anche il nuovo presidente della Confindustria,
Luca di Montezemolo, che ha
“riscoperto” la concertazione
e il mezzogiorno. Attenti al
classico “asso nella manica”
che butterà all’improvviso
nella partita. Sarà l’ennesima carta falsa che tenterà di usare ma è molto probabile che non serva più. Anzi
potrebbe essergli fatale.»
Molti osservatori mostrano sorpresa ed incredulità di fronte alla
tenacia con cui Silvio
Berlusconi continua ad
insistere nel promettere
la riduzione delle tasse,
nonostante ormai nessuno gli presti più fede.
I dati economici e particolarmente i disastrati
conti dello Stato da lui
stesso procurati, sono
sempre più in contraddizione con tale promessa, ma lui fa finta di
niente e per il quarto
anno consecutivo rinnova la promessa avanzata a partire dal primo,
preparandosi a fare altrettanto per il quinto.
Ma come, si dicono
quegli osservatori, non
si preoccupa Berlusconi
di risultare alla fine non
affidabile ?
riforma delle pensioni,
poi è stato inserito il
governatore della BanLa perplessità sembreca d’Italia per i continui
rebbe ovvia, ma non
suoi fastidiosi richiami
vale per il caso di un
al rigore e in ultimo annavigato venditore di
che il nuovo presidente
fumo come Silvio Berdella Confindustria, Lulusconi.
ca di Montezemolo, che
Costui, fin dall’inizio, Fin dai primissimi gior- ha “riscoperto” la conha calcolato di sfruttare ni del suo governo è certazione e il mezzocomunque, a suo van- stato inserito nell’elen- giorno.
taggio, la promessa del co dei “colpevoli” del
taglio delle tasse, sia mancato taglio delle Tutti bastoni posti fra le
che ciò riesca a farlo, tasse il “buco” dei con- ruote della riduzione
ti pubblici del prece- delle tasse.
sia che no.
Nel caso positivo lo dente governo. Il buco Naturalmente nelle lasfruttamento sarebbe era completamente in- mentele di Berlusconi
sono rientrati anche gli
Berlusconi o le bugie
ostacoli che ad ogni piè
sospinto egli ha trovato
nel Parlamento italiano
A riguardo delle bugie del nostro
per tutte le sue proposte
“beneamato” premier, e come tali “bugie”,
e quindi in particolare
“menzogne” siano una componente esistenper la riduzione delle
ziale dell’uomo Selvio Berlusconi riportiatasse.Non basta tutto
mo alcune frasi che ebbe a dire Indro Monciò per fargli dire che è
tanelli -che ebbe modo di conoscere il signoora di finirla ?
re di Arcore molto bene:
E che se si vuole il
« Perché bugiardo Silvio era anche allora.
mantenimento delle sue
…. Mentiva senza accorgersene, come io e
promesse si impone la
punizione dei suoi opvoi respiriamo e diisinteressatamente :
positori e il conferiper il piacere infantile di intentare … Le
mento a lui dei poteri
diceva perché non distingueva fra sogno e
necessari ?
realtà . … Erano le sue Chansins de geste,
, qualcosa di mezzo tra “I tre MoschettieEcco cosa ci vuole:
l’uomo forte, come lui
ri” e “Il barone di Münchhausen, senza
è, senza impedimenti di
nessuna pretesa di credibilità…. .»
alcun genere. Così è
(Marco Travaglio, “Montanelli e il Cavaliesvelato il mistero su cui
si attardano a porsi dore”; Ed.Garzanti, pag 45 e 46)
mande certi osservatori.
ventato, ma fu scoperto Pur sapendo di non poovvio.
Nel caso negativo la su suo incarico e sven- ter mantenere la procosa sarebbe un poco tolato, senza prove, dal messa, Berlusconi la
rilancia sempre più in
più complicata, ma u- ministro Tremonti.
gualmente realizzabile, Poi nell’elenco sono alto, per sfruttarne al
usando uno di quegli entrati l’Euro e il Patto massimo, e a suo vanartifici di cui lui è im- di Stabilità, con la pre- taggio, proprio la manpareggiabile maestro, tesa di chi quel patto cata sua realizzazione.
nella sua qualità appun- gestiva, e quindi di Ro- La cosa era prevista,
to di venditore di fumo. mano Prodi, di vietare era nei suoi calcoli.
Chi sarebbero infatti i tagli di tasse per le converi responsabili della dizioni in cui versano i Ma secondo i suoi calcoli, tutto doveva funmancata riduzione delle conti pubblici italiani.
tasse, lui o tutti quelli Nell’elenco sono stati zionare a dovere e nei
che gli hanno sbarrato inoltre inseriti i sinda- tempi previsti. Il giuoco
cati per le loro richieste così era fatto e il fumo
la strada?
Basta tenere sempre in dei rinnovi contrattuali sarebbe stato venduto
evidenza e sotto accusa e l’opposizione alla sua
(Continua a pagina 24)
Perché non la pianta ?
questi ultimi e la risposta viene da sè.
L’elenco dei veri impenitenti responsabili è
stato da lui tenuto aggiornato e mostrato
pubblicamente,
fin
dall’inizio.
6
Giustizia e Libertà
INTERNI
28 Settembre 2002
Lettera aperta di Romano Prodi
Testo della lettera, pubblicato su Repubblica del 24 settembre 2004
Caro Direttore,
questa è una lettera che
non avrei voluto e non
avrei creduto di dover
scrivere.
Viviamo momenti difficili e, spesso, terribili.
Dall´Iraq all´Ossezia,
dalla
Cecenia
all´Afghanistan, dal Darfour al Medio Oriente al
Mediterraneo il mondo
è scosso da guerre,
terrorismi, violenze e
emigrazioni di massa.
Abbiamo negli occhi le
immagini dei bambini
di Beslan e nel cuore
l´angoscia per le nostre
due Simone.
Le Ferrari dominano le
corse di Formula Uno,
ma in tutte le altre gare
perdiamo drammaticamente terreno.
All´Onu, specchio fedele delle gerarchie internazionali, siamo caduti
in una serie inferiore,
irrimediabilmente staccati da Francia e Germania che, per decenni,
sono state nostre pari.
Se osservate nella prospettiva di queste tragedie, l´Europa appare come un´isola relativamente felice.
I sessant´anni di benessere seguiti alla fine
della Seconda guerra
mondiale hanno trasformato il volto stesso delle nostre società e la vita di ciascuno di noi.
Abbiamo una moneta
comune, l´euro.
E con l´allargamento
non abbiamo soltanto
esteso a tutto il continente un´area di pace:
abbiamo
anche
creato
un
gigante
dell´economia mondiale.
Ma non sono solo rose e
fiori. L´Europa, che sino a tutti gli anni Sessanta aveva conosciuto
una stagione di crescita
impetuosa, ha rallentato
il proprio ritmo di sviluppo e da tre decenni
non riesce a ridurre il
divario che la separa
dagli Stati Uniti.
E, in quest´Europa,
l´Italia è tra i paesi che
soffrono di più.
E le cose non vanno
meglio nell´economia.
Siamo entrati nell´euro
ma, mentre gli spagnoli
confermano il loro ritmo veloce e francesi e
tedeschi riprendono a
correre, noi arranchiamo in ultima fila.
Il turismo soffre sotto i
colpi di una concorrenza sempre più forte.
Le nostre esportazioni
non tirano più.
Siamo quasi spariti nelle classifiche delle
grandi imprese.
Non produciamo più profondo.
ricerca d´avanguardia.
C´è chi ha sparso
Stiamo
t e n e n d o l´illusione che bastasse
un´intera generazione di lasciare la briglia sciolta
giovani in una situazio- perché l´Italia riprenne
di
p r e c a r i e t à desse a correre.
destinata a portare ad un Che bastasse promettere
futuro di insicurezza.
meno tasse per creare
un entusiasmo capace di
Assistiamo l´impoveri- generare investimenti,
mento di quella classe lavoro, ricchezza.
media che è la spina Che, in sostanza, il paedorsale e vitale di ogni se meno lo si governava
società.
meglio era.
Leggia- Ma non era
che
mo
di un´illusione.
oltragg i o s e Una perfida illusione
retribu- che lascia e lascerà
zioni a un´eredità pesante e img r a n d i porrà un lavoro duro e
dirigenti di lunga durata a chi sam e n t r e rà chiamato a reggere il
s c h i e r e paese.
in fi ni te Con la consapevolezza
di lavo- della dimensione della
r a t o r i sfida che sta di fronte
sono co- all´Italia, una consapestretti a volezza resa ancora più
v i v e r e acuta dagli anni trascorcon sti- si guardando al nostro
p e n d i paese dall´osservatorio
che non della Commissione Eup e r- ropea, nel luglio dello
mettono scorso anno, in previdi copri- sione delle elezioni eure la quarta settimana ropee e inpreparazione
del mese.
delle elezioni politiche,
ho lanciato la proposta
Il dissesto della finanza di una lista unitaria delpubblica certificato dal- le forze riformatrici.
le dimensioni, tuttora
vaghe ma in ogni caso L´idea era semplice: biimponenti, della mano- sognava costruire una
vra annunciata dal go- forza capace di operare
verno, non è che il sin- come motore e timone
tomo della necessità di di una grande coaliziouna vera e propria rico- ne di tutte le forze riforstruzione del paese.
matrici in modo da guadagnare la fiducia degli
Scuola, università, giu- elettori e garantire sucstizia civile, protezione cessivamente la stabilità
degli anziani e dei più del governo.
deboli, sistema dell´in- A questo invito hanno
formazione: non c´è risposto, per primi, i
campo della vita e della Democratici di Sinistra,
società italiana che non i Socialisti Democratici
(Continua a pagina 7)
richieda un intervento
28 Settembre 2002
INTERNI
Giustizia e Libertà
7
Lettera a “Repubblica” di Romano Prodi
(Continua da pagina 6)
italiani, i Repubblicani
Europei e la Margherita,
i partiti che più direttamente rappresentano le
grandi tradizioni culturali e politiche alla base
della Costituzione della
nostra Repubblica e lo
spirito di novità e di unità
all´origine
dell´esperienza dell´Ulivo.
Uniti nell´Ulivo: questo
è il nome che scegliemmo per la nostra lista.
Un nome che testimonia
la volontà di operare e
di presentarci uniti di
fronte ai cittadini e, allo
stesso tempo, propone
un legame diretto con il
marchio della coalizione
che aveva già vinto contro la destra nel 1996 e
del governo che aveva
saputo portare l´Italia al
traguardo dell´euro.
Al momento del voto
europeo, più di dieci milioni di donne e di uomini, quasi un elettore su
tre, hanno premiato questo sforzo di innovazione e di coraggio, facendo della Lista Uniti
nell´Ulivo di gran lunga
la prima forza politica
italiana con una consistenza pari ai due terzi
dell´intero centrosinistra
e ad una volta e mezzo
la maggiore forza del
centrodestra.
A questi milioni di italiane e di italiani era
giusto, era doveroso rispondere, dopo il voto,
lavorando per consolidare ciò che essi con
tanta evidenza avevano
mostrato di apprezzare.
Di qui la proposta di
creare, sulla base e
sull´esperienza della lista unitaria , la Federazione dell´Ulivo.
tro partiti promotori della lista ma aperta a tutte
le forze pronte a condividerne l´ispirazione. Non
un partito unico, ma un
soggetto politico attrezzato ad avvalersi e, anzi,
ad esaltare le tradizioni,
le culture, il radicamento
sociale, gli spazi di azione dei partiti, protagonisti insostituibili della vita
politica del paese e, allo
stesso tempo, in grado di
decidere in modo unitario e, dunque, di operare
con tutta l´autorità del
proprio peso politico.
Un soggetto
politico,
la
Federazione
dell´Ulivo, al
centro e
al servizio della più
ampia
coalizione
del centrosinistra, di
quella
grande
alleanza
democratica necessaria
per mobilitare,
anche
attraverso le primarie, le
straordinarie energie dei
movimenti, delle associazioni e dell´intera società nazionale, per vincere le elezioni e, soprattutto, per governare
l´Italia sulla base di un
comune progetto riformatore.
La Federazione dell´Ulivo, la Grande Alleanza Democratica.
Questi sono i due strumenti,
sem plici
e
comprensibili, di un
Una federazione inizial- grande progetto di innomente formata dai quat- vazione per uno schiera-
mento riformatore.
Mi permetto di aggiungere che questa è anche
la mia identità politica,
l´unica per me possibile.
Venezia Giulia, sono
la prova che siamo stati
e siamo capaci di interpretare le aspirazioni e
le domande dei cittadini italiani.
Nel senso che questi
elementi, insieme e in
coerenza tra loro, riassumono e danno un significato ad una storia
personale e ad un impegno politico vissuti nel
segno e con gli obiettivi,
tra
loro
indissolubilmente collegati, del definitivo
superamento della divi-
Un recentissimo sondaggio realizzato dalla
società Ispo di Milano
ci dice che se ci fossero
domani le elezioni politiche, tra il 33 e il 35,5 per cento degli elettori voterebbe i partiti
della
Lista
Uniti
nell´Ulivo, il 52,5 per
cento voterebbe per la
coalizione di centrosinistra mentre soltanto il
37,7 per cento sarebbe
disponibile a votare in
favore del centrodestra.
Insomma: gli italiani ci
chiedono unità per
cambiare il paese e affrontare i gravissimi
problemi della loro vita
di ogni giorno e ci premiano
vistosamente
quando rispondiamo po
sitivamente a questa
loro domanda.
sione tra laici e cattolici, del pieno consolidamento della democrazia dell´alternanza e,
dunque, dell´unità tra
tutte le forze riformatrici.
L´affermazione della
Lista Uniti nell´Ulivo
alle elezioni europee, il
contemporaneo successo delle altre forze dell´opposizione riformatrice, la ormai lunga
scia di vittorie in tutte
le consultazioni amministrative degli ultimi
tre anni, dalle province
di Roma e Milano ai
comuni di Bologna e
Bari alla Regione Friuli
Del tutto incomprensibili sono, dunque, le resistenze a questo progetto e a questa prospettiva di successo, di
vittoria, di governo.
Eppure, queste resistenze ci sono. E si
concentrano, tutte, sul
cuore, sul nocciolo duro del meccanismo che
ho appena riassunto e
ricordato, cioè sulla
Federazione dell´Ulivo.
Non do´ di tutto questo
un´interpretazione personale. Quello che vedo non è un contrasto
tra persone.
Si tratta di un contrasto
politico.
E, come tale, deve essere trattato e chiarito
una volta per tutte.
(Continua a pagina 8)
8
Giustizia e Libertà
INTERNI
28 Settembre 2002
Lettera a “Repubblica” di Romano Prodi
Per spiegarmi meglio,
mi riferisco alla mia esperienza in questi cinque anni e mezzo alla
guida della Commissione Europea, perché il
confronto e la composizione tra i ruoli e gli interessi dell´Unione Europea e degli Stati nazionali è un modello
quasi perfetto del rapporto tra i partiti e
la nascente Federazione
dell´Ulivo.
dei propri cittadini, solo
e soltanto quando è dotata degli strumenti per
agire e delle regole per
decidere.
Questo, dunque, è il terreno sul quale ci dobbiamo misurare. Siamo
pronti a rispondere alla
d o m a n d a
di unità che viene dagli
elettori ?
Abbiamo l´ambizione di
concorrere per il goverCosì come gli Stati na- no del paese ?
zionali, anche i partiti
sono gelosi, e giusta- Sentiamo la responsabimente gelosi, della loro lità di crestoria,delle loro tradi- are
un
zioni, delle loro identi- s o g g e t t o
tà.
politico
Così come gli Stati na- all´altezza
zionali, anche i partiti delle sfide
hanno interessi concreti e dei proda difendere.
blemi che
Così come gli Stati na- ci stanno
zionali, anche i partiti davanti e
hanno
radicamento che i cittasociale e legami col ter- dini
ci
ritorio.
chiedono
di affronMa, così come, nel tare ?
mondo globalizzato di
oggi, ci sono compiti ed S i a m o
interessi
che
solo pronti, per
l´Europa, grazie alle sue questo, a
dimensioni e al suo pe- dare vita e
so, può svolgere e di- autorità ad
fendere, così, nella po- u n a
Federazione
litica nazionale, c´è un dell´Ulivo che, pur proruolo che solo un sog- mossa e costituita dai
getto politico di prima partiti, non si esaurisca
grandezza come una Fe- nella semplice sommaderazione dell´Ulivo in toria dei partiti stessi e
grado di rappresentare riceva, dunque, l´autooltre
un
t e r z o rità, i poteri e gli strudell´elettorato, può gio- menti operativi per rapcare.
presentare l´interesse co
mune e decidere per esLa dimensione, tuttavia, so ?
da sola non basta. E´
sempre l´esperienza eu- O preferiamo chiuderci
ropea che ci mostra co- nella difesa di un piccome l´Unione sia piena- lo interesse di parte, inmente efficiente, capace differenti al più grande
di dialogare da pari a esito della battaglia per
pari con le
grandi il futuro dell´Italia ?
p o t e n z e
d e l
mondo e di difendere Queste sono le domancon forza gli interessi de alle quali dobbiamo
dare risposte chiare e
concrete.
Solo quando saremo
certi di potere contare
Se c´è un progetto alter- su una Federazione canativo e qualcuno che pace di operare con effipensa di incarnarlo, si cacia e con autorità povada ad un confronto tremo credibilmente aaperto e comprensibile prire il confronto con le
ai cittadini.
altre forze riformatrici
Se, come testimoniano per la costruzione della
le dichiarazioni dei se- grande alleanza demogretari dei partiti della cratica.
Lista Uniti nell´Ulivo,
un progetto alternativo Anche le riunioni che
non esiste, allora siamo abbiamo tanto atteso,
coerenti e conseguenti. come quella fissata per
il 4 ottobre, rischiano
Perché solo una cosa altrimenti di essere inunon possiamo permet- tili.
Ed è inutile fare cose
inutili.
È in gioco il futuro
del paese.
È in gioco la possibilità di porre fine
all´avventura di una
maggioranza, di un
governo, di un presidente del Consiglio
che hanno devastato i
conti pubblici, che
hanno inferto un colpo gravissimo al prestigio internazionale
dell´Italia, che lavorano per una società
costruita non sulle
opportunità, sulle libertà e sui diritti di
terci: di non essere, in tutti ma sui privilegi di
questo momento della pochi, che non conoscostoria, all´altezza delle no il confine tra pubblinostre responsabilità.
co e privato, che mancano di senso dello StaSi dicano i sì ed i no.
to.
E si spazzino via tutte le
ambiguità, tutte le riserve mentali.
Il punto d´arrivo devono essere atti credibili,
decisioni e attribuzioni
di responsabilità impegnative.
È in gioco la speranza,
la possibilità di preparare una società più giusta, più prospera, più
dinamica, più serena e
ricca di gioia di vivere,
per le nostre famiglie,
per i giovani, per gli
anziani, per le donne e
Solo quando e se questi per gli uomini d´Italia.
impegni saranno stati
assunti potremo credi- Questo è il tempo delle
bilmente andare avanti scelte.
nella costruzione del
nostro progetto.
Romano Prodi
ESTERI
28 Settembre 2002
Giustizia e Libertà
9
Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro
di Simona Pari e Simona Torretta
di Roberto Saviano 25 Sep 2004 (indymedia, edoneo, reporterassoc)
From: claudio tullii
To:
Lista_di_Geopolitica
@yahoogroups.com
Cc:
[email protected]
m ; Al-Awda-Italia
Sent: Saturday, September
25,
2004
12:59 PM
*****
Questa mia inchiesta
non è stata accettata da
nessun giornale con cui
collaboro né da altra
testata giornalistica italiana.
L'unico giornale che ha
ricostruito lo scenario
del rapimento PariTorretta
attraverso
informative e documentazioni ufficiali raccolte da Rita
Pen-
magistrati. Nessuno dal
vortice cadenzato come
un metronomo delle
Ansa, dalle notizie battute dagli uffici stampa
militari, nessuno ha voluto ricercare con calma
e taglio scientifico cosa
poteva esserci dietro il
rapimento in Iraq delle
due volontarie italiane
di "Un Ponte per …"
ben fondato dubbio che
ci sia una generale e
pervicace volontà di
non lasciarli emergere
compiendo una vera e
propria scelta di censura.
ria Castellani arriva in
Iraq.
Questa intraprendente
ragazza arriva a Bassora
collaborando con i volontari dell'associazione
"Un Ponte per…" e
lavora ad un progetto
particolarmente interessante ovvero permettere
al dattero iraqeno, in
assoluto il migliore al
mondo,
di
potersi
Cercherò di almanaccare i diversi elementi e
congetturare con gli
strumenti della ragione
e della ricostruzione il
Nessuno ha voluto inda- reale motivo del segare o forse nessuno ha questro.
preferito farlo visto che
ciò che in ultima somma
Iniziamo
ne vien fuori è una
o no
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Servizi Bassora, il celebre Al
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Segreti italiani di- Bakhri, è stato fortefals blicatosiasi al ato la
mi n
S i - chiarano che la scelta di mente
danneggiato
pub o qual
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mona Tor- sequestrare le due vo- dall'embargo
poiché
re
IA
CE V
M
retta un nodo gordiano insolvibile. Il sequestro delle due Simona che ieri un messaggio lanciato nel web
vuole addirittura assassinate, è strettamente
legato al sequestro dei
quattro "impiegati" italiani sequestrati in Iraq:
Fabrizio Quattrocchi,
Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto
Cupertino.
narola è
stato il mensile La Voce
della Campania che ormai da anni combatte
assieme al suo direttore
Andrea Cinquegrani una
solitaria battaglia contro
il potere della camorra e
l'idiozia del giornalismo
italiano, sopravvivendo
con dignità nonostante
le querele milionarie e
le minacce continue.
Questo sequestro invero
rientra in una logica di
Nessuno ha avuto de- conflitto le cui parti in
cenza di dedicare del causa nessuna inchiesta
tempo allo studio, alla ha voluto svelare ed i
ricerca degli elementi cui motivi sono talsino ad ora raccolti dai mente chiari da avere il
servizi segreti e dai
lontarie italiane non è
stata casuale, si dichiara
che i testimoni sfuggiti
al sequestro parlano di
un commando che
voleva proprio le due
giovani donne e che non
avendo le loro foto le
cercava con agitazione e
soprattutto come principali obiettivi dell'operazione.
Per comprendere il motivo della scelta di due
italiane legate all'or"Un
g a n i z za z i o n e
Ponte per …" come
obiettivo di un'azione di
rapimento bisogna procedere a ritroso ed arrivare sino al 2003
quando la giovane Vale-
l'impossibilità di esportarlo ha costretto alla
rovina la parte maggiore
delle fattorie irakene
che coltivavano i datteri.
A valutare tale progetto
sembrerebbe che la Castellani è una giovane
piena di idee ed energia,
proprio come i giornali
cattolici (come Famiglia
cristiana) la considerano
e descrivono.
Nell'aprile 2004 però
dopo l'uccisione di
Quattrocchi notiamo
che il nome di Valeria
Castellani viene iscritto
nel registro degli indagati dai pm della Pro-
(Continua a pagina 10)
10 Giustizia e Libertà
ESTERI
28 Settembre 2002
Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro di Simona Pari e Simona Torretta
cura di Genova, Francesca Nanni e Nicola
Piacente
all'interno
delle indagini sul sequestro e la morte di
Quattrocchi.
Come mai una impegnata volontaria viene
inscritta nel registro degli indagati? Cosa mai
potrà centrare una
donna votata al progetto
del rilancio dell'agricoltura iraqena senza alcun
scopo di profitto personale, con la melmosa
vicenda di Quattrocchi
?
A ben scavare nei dati e
nelle carte giudiziarie
viene fuori che Valeria
Castellani risulta essere
una rampante manager
di Dts Itc. Security,
l'azienda con sede nel
Nevada (USA) che recluta gli addetti alla
sicurezza privata in
Iraq. Castellani ufficialmente risulta essere
l'amministratrice
dell'azienda Dts.
Per comprendere come
una giovane vicentina
figlia della piccola
borghesia possa arrivare
ad essere amministratore di un'azienda
americana capace di fatturare cifre altissime
perché fornisce contratti
per la protezione dei
membri del Congresso
americano in visita in
Iraq, bisogna andare ad
indagare sul suo compagno, Paolo Simeoni.
Anche
quest'ultimo,
genovese di 32 anni, è
entrato in Iraq attraverso le associazioni
non
governative.
In quanto esperto di operazioni di sminamento
e bonifica del territorio
Simeoni ha collaborato
con "Un Ponte per…"
e soprattutto con Intersos
organizzazione
umanitaria nata con il
finanziamento
delle
Confederazioni Sindac- tamente le logiche dei
ali.
paesi in guerra e sa
bene che non esiste cosa
Paolo Simeoni è un ex più redittizia che fornire
incursore del battaglio- servizi militari alle
ne San Marco, poi nella truppe in difficoltà.
Legione Straniera a
Gibuti e in Somalia, La sicurezza privata è
successivamente andato un business che tende
in missioni in Africa, progressivamente ad
Kosovo Afghanistan ed aumentare con l'imposalla fine in Iraq.
sibilità delle truppe
guerra irakena.
Ed un occhio esperto lo
comprende nell'immediato.
Paolo Simeoni infatti
fonda in un primo momento la Naf Security
amministrata dalla Castellani con sede in Iraq,
ma per la particolare
situazione di paese invaso la Naf non riesce a
vicere neanche un appalto. Le gare sono
vinte solo da aziende
degli USA. La coppia
Simeoni-Castellani
non demorde, muta in
brevissimo
tempo
tutto e riescono a fondare in america la Dts
Security.
L'azienda è la medesima, identico amministratore,
stessi
impiegati,
cambia
solo il nome e la sede
che infatti sarà in Nevada negli USA.
Ciò gli basta per vincere le gare d'appalto.
Vengono così chiamati dall'Italia gli
amici di Simeoni, tra
cui Fabrizio Quattrocchi.
L’elemento più mortificante, avvilente dell’intera Sfortuna però volle
faccenda è che su tutta la stampa mondiale ma spe- che gli USA decisero
cie su quella italiana, il rapimento dei QUTTRO di non inviare più
in
Iraq,
membri dell’ong “Un ponte per …” viene sempre politici
troppo
pericoloso
e
titolato…”Le due Simone”, come se le altre due
così
il
motivo
primo
persone fossero ...carne da macello, di cui non vale
della Dts Security
neppure la pena di interessarsi.
E’ vero che la Pari e la Torretta sano italiane per cui sembrò svanire.
a noi più care, ma non si può , non è morale, non è La versatilità imprenumano, dimenticare le altre due persone rapite che ditoriale però non ha
si chiamano miss. Mahnaz Bassam e mr. Ra’Ad Ali limite e così tutti gli
Abdul-Aziz.
impiegati
piuttosto
che tornare indietro
GL
iniziarono ad essere
" p i a z z a t i "
Diviene nel 2002 un vo- militari regolari di dall'azienda a difesa del
lontario
umanitario monitorare le strutture personale delle multinadelle ong, approfittando che vengono ad edi- zionali americane ed in
delle sue qualità di smi- ficarsi. Costruzione di altre operazioni di tutela
natore riesce ad essere aziende, il viaggio dei di cittadini e di aziende
ben voluto ed anzi richi- tir, spostamento di civili americane.
esto da molte ong. Ma e politici, cantieri.
Così la Dts Security in
ben altro ha in mente La necessità di guardie breve tempo diviene
che bonificare terreni private si è palesata una sorta di azienda caminati. Conosce perfet- dalle prime ore della
(Continua a pagina 11)
28 Settembre 2002
ESTERI
Giustizia e Libertà
11
Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro di Simona Pari e Simona Torretta
(Continua da pagina 10)
pace di fornire difese a
tutti coloro, imprese ed
uomini stranieri, che esse n d o
e s p os t i
ne
avevano bisogno.
Diviene in molti territori
dell'Iraq un esercito parallelo a tutela del flusso
di capitali che giunge in
Iraq sottoforma di macchinari, politici, o trivelle.
prende facilmente che le
due Simona sono state
rapite per una logica interna ai servizi di
sicurezza privati.
Del resto i primi a dare
notizia di come era avvenuto il rapimento sono
stati proprio Simeone e
Castellani. Insomma erroneamente con grande
probabilità viene attaccata "Un Ponte per..." e
vengono sequestrate Simona Pari e Simona Torretta al fine di attaccare
l'agenzia di protezione
che ha avuto persone in
qualche
modo
provenienti dall'associazione.
La nostra coppia Castellani-Simeoni quindi si è
recata in Iraq attraverso
le ong ma giunta una
volta sul luogo dopo
pochissimo tempo ha
portato avanti il suo progetto di edificare un
azienda di scorta e ser- Ora bisogna comprenvizio armato.
dere se le organizzazioni
non governative, se le
Insomma Paolo Simeone associazioni di volontarie Valeria Castellani ato che utilizzano i conhanno utilizzato le asso- tatti con queste persone
ciazioni non governative sapevano chi erano
per inserirsi su un terri- questi personaggi oppure
torio con la massima hanno subito un operaziagilità e copertura, poi one d'infiltrazione.
lentamente hanno mu- E' facile del resto poter
tato la loro prassi hanno entrare in un'operazione
abbandonato il loro la- d i
volontariato.
voro di volontariato Volontà e serietà oltre
iniziando ad impegnarsi che competenza sono gli
sul piano imprenditori- elementi di scelta nesale.
sun'altra selezione è preDel resto quale migliore sente. Oltre che sommacopertura che quella del rie indagini sui propri
volontariato quando si è volontari le ong non
in luoghi di guerra ?
hanno spesso la forza di
Ogni sospetto sulla pos- conoscere a fondo i persibilità di fornire merce- sonaggi che decidono di
nari svanisce dinanzi al partire per i propri propassepartout dell'im- getti spesso, tra l'altro,
pegno civile e sociale.
deficitari di individui. O
seguendo invece una tesi
Valeria Castellani a opposta si potrebbe ipoVicenza era nota per una tizzare che le ong
sua spiccata simpatia per preferiscono avere dei
la estrema destra an- rapporti come dire,
tisemita ma dopo la sua strategici con questi perpartecipazione alla mis- sonaggi capaci di avere
sione di Intersos in Af- le mani dappertutto e
ghanistan e dopo aver contatti in ognidove.
collaborato con "Un L'unico ambito su cui
Ponte per…" In Iraq, bisogna (e spero di non
beh ha indossato una ro- dover dire bisognava) è
busta
panoplia
di proprio quello delle
purezza.
agenzie che garantisco
A questo punto si com-
servizio privato e tori delle tv di mezzo
"soldati a pagamento". mondo.
Hanno mentito politici,
media, giornalisti distratti o zittiti da direttori scrupolosi maestrini delle verità d'ufficio. Invece di inventare
mediazioni, mediatori,
e colpi di scena televisivi bisogna riflettere
sul ruolo fondamentale
di queste aziende di
protezione che nella
strategia dello scacchiere irakeno vengono
considerate dalla guerriglia vere e proprie
spine nel fianco perchè
tappano i buchi aperti
delle truppe d'invasione.
I gruppi guerriglieri, i
nuclei terroristi hanno
ovviamente tutto l'interesse di a porre in crisi
le organizzazioni private che garantiscono
protezione a personaggi
ed aziende che l'esercito USA non riuscirebbe a proteggere in
misura adeguata. Le
due ragazze volontarie
ora sono nelle mani di
individui che per motivi
radicalmente diversi dal
loro ruolo in Iraq le
usano come strumento
di pressione vero il
governo italiano che
finge ovviamente di
non sapere in qual
senso il rapimento è
stato messo in pratica.
L'associazione
"Un
Ponte per..." che da
anni cerca di organizzare in Iraq progetti che
hanno l'esclusivo imperativo di concedere
dignità e possibilità di
vita ad una civiltà devastata da decenni di
embargo prima ed ora
da un'assurda guerra.
"Un Ponte per." ha
iniziato a lavorare in
Iraq molto prima che
sulle sue città devastate
si accendessero i riflet-
Un lavoro certosino,
continuo,
diuturno.
Era prioritario che il
Ministro degli Esteri
cercasse di smentire il
frainteso dei gruppi
terroristi ovvero di
idenfiticare le due ragazze in relazione
all'azienda di servizi
di sicurezza. Era fondamentale
che
si
facesse
riferimento
alla totale estranietà di
queste ragazze al
mondo "italiano" delle
scorte e dei mercenari.
Ma in questa vicenda
sembra che più che a
cuore del ritorno delle
due donne ci sia la volontà non di far
emergere la cancrena
dei rapporti economici
di imprenditori italiani
che riescono ad entrare nel succulento
mercato iracheno attraverso la mediazione
militare dei servizi di
scrota che ovviamente
sapranno far pendere
la bilancia dalla parte
degli industriali italiani quando ve ne sarà
bisogno.
Godere di un esercito
parallelo, non controllato dai media, che
non conosce divise e
morti dichiarate è
forse in questa guerra
l'elemento più delicatamente fondamentale ancor più perchè
invisibile all'occhio ed
all'orecchio dell'Occidente.
Queste due donne pagano sulla propria
pelle le scelte imprenditoriali di alcuni italiani che ben hanno
saputo dove affondare
i canini della finanza
ed ora spolpano l'osso
dell'Iraq
facendo
finire tra le ferine ga(Continua a pagina 14)
ESTERI
12 Giustizia e Libertà
28 Settembre 2002
Ipotesi per un sequestro
di DIARIO (anno IX, n° 35)
«Sono stati i servizi»,
dice al Kubaisi, leader
degli Ulema.
Lo strano sequestro,
mai rivendicato lascia
aperta ogni pista
I1 13 settembre scorso,
Abdel Salam al Kubaisi, il membro del consiglio degli Ulema iracheni che già si era impegnato nelle trattative
per la liberazioni dei
quattro “contractor”
italiani, ha evocato apertamente l'ipotesi dei
«servizi segreti».
Ha spiegato che il giorno prima del rapimento,
le due italiane erano
andate da lui e si erano
dette impaurite per le
pressioni ri-
mona Pari gli avrebbero n'ong tra le tante.
battaglia da testimoni
manifestato la volontà
scomodi, perché ormai
di trasferirsi da Ba- Nata nel 1991 proprio si è capito che la
ghdad a Falluja.
per aiutare l'Iraq bom- «liberazione» dell'Iraq,
bardato nella prima se mai avverrà, sarà otNella turbolenta geo- guerra del Golfo e tenuta al prezzo di batgrafia irachena, una co- strangolato dalle san- taglie sanguinose, e con
sa è certa: chi si sente zioni economiche.
pochi riguardi per i ciminacciato dalla guerri- Da allora, sempre pre- vili.
glia resta a Baghdad e sente nel Paese, durante
non va certo nella capi- il regime di Saddam «Un ponte per...», gratale del famigerato Hussein, con sede all'Al zie alla sua profonda
«triangolo sunnita»; il Fanar, uno degli hotel conoscenza del territodiscorso sarebbe oppo- più noti della città.
rio, era un
punsto per chi si sentisse E sempre in prima fila to
di
rifeminacciato da forze in nelle mobilitazioni del
qualche modo collegate movimento pacifio
sso n o
al governo iracheno.
sta contro la
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p
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Davvero le due Simone guerhe s elle lo mo
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progettavano una mossa
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uzio azion e e abbi cher
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così azzardata ?
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rico imost ui co m p ubb li esaBB
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sui ogni giorno molte per- disegno.
cevute.
H a spiegato che in
Iraq ci sono gruppi che
non vedono di buon occhio «le ong schierate
contro l'occupazione
americana».
Ha affermato che secondo lui i rapitori appartengono a servizi
segreti «stranieri».
Al Kubaisi si è rifiutato
di spiegare di più sulle
minacce ricevute dalle
operatrici di «Un ponte
per...», con la ragionevole motivazione di
non voler creare problemi per la liberazione
degli ostaggi.
Ma ha aggiunto un particolare interessante:
Simona Torretta e Si-
O
I AM
contenuti di quel colloquio è difficile, perché «Un ponte per...»
ha scelto la strada della
massima discrezione,
impegnando tutte le energie per la liberazione dei quattro ostaggi.
Si sa invece che il
leader religioso aveva
accennato all'incontro
con le Simone già il l0
settembre, e che per
questo l'ambasciatore
italiano a Baghdad
Gianludovico De Martino era corso subito a
parlargli.
Un altro elemento che
gioca a favore della tesi
del
rapimento
«governativo» è la natura stessa di «Un ponte per...», che non è u-
sone, ma sono rari i casi
di sequestri così mirati,
di gente che si presenta
a un indirizzo preciso
con tanto di nomi e cognomi in tasca (anche
con le fotografie delle
persone da portare via,
si è detto in un primo
momento, poi il particolare è stato smentito).
È ragionevole pensare
che chi ha agito con
questa precisione sapesse bene che tipo di organizzazione andava a
colpire.
L’obiettivo dei rapitori,
quindi, potrebbe essere
quello di scompaginare
il fronte pacifista dei
Paesi occidentali.
Ma anche quello di
sgomberare il campo di
L'attacco alla Croce
rossa italiana, l'uccisione di Ghareeb e di Enzo
Baldoni, giornalistaumanitario-pacifista.
Il rapimento dei due
reporter francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot, cittadini
di un Paese nettamente
ostile a Bush e alla sua
guerra.
Il messaggio è chiaro:
in Iraq nessuno è al sicuro, non importa da
dove vieni, come la
pensi, che cosa fai.
Del resto, all'indomani
del rapimento dei due
giornalisti, il premier
iracheno Iyad Allawi
commentò: «La Fran-
(Continua a pagina 13)
ESTERI
28 Settembre 2002
Giustizia e Libertà
13
Ipotesi per un sequestro
(Continua da pagina 12)
cia non si può illudere
che sia possibile restare neutrali in una
guerra contro il terrorismo che non risparmia nessuno».
Alquanto seccata, Parigi
rispose invocando democrazia vera per l'Iraq.
Certo, l'uccisione di
Baldoni e il sequestro
dei francesi sono stati
rivendicati, anche se il
nome «Esercito islamico dell'Iraq» non dice
molto agli esperti e ai
leader dell'opposizione
irachena.
Quello delle due Simone e dei loro colleghi
iracheni no, e questa è
un' anomalia che dà carburante alla tesi del sequestro di Stato.
Dietrologia ?
Forse.
Fatto sta che, al momento, non c'è motivo
di ritenere più credibile
la tesi di un rapimento
da parte di terroristi o
«resistenti» contro l'occupazione.
E poi è certo che gli americani non fanno
molto per prevenire simili malizie.
Come loro ambasciatore
in Iraq, hanno scelto
John Negroponte, organizzatore degli squadroni della morte in Honduras nei primi anni Ottanta (Maurizio Campisi
ne ha raccontato la storia su Diario del 23 luglio 2004).
Insomma, un signore
che quanto a morti sulla
coscienza può competere con molti tagliagole
della Jihad.
E lo stesso Allawi non
solo è notoriamente in
solidi rapporti con la
Cia, ma negli anni Novanta organizzò dall'
esilio americano alcuni
attentati in Iraq (come
spiega Eri Garuti su
Diario del l8 giugno 20-
04).
2 ministri 2 Registri
Questi fatti, messi in fila, danno corpo all'ipotesi del sequestro «governativo», che va almeno
tenuta presente per cercare di ottenere il risultato voluto da tutti: la liberazione di Simona Torretta, Simona Pari, Ra'ad
Ali Abdulaziz e Mahnaz
Bassam. Il governo italiano, che era stato praticamente inerte nei giorni
del rapimento di Enzo
Baldoni, per le «due Simone» reagisce: apre
all'opposizione
Per una gestione comune
del sequestro, invoca un'unità nazionale, sollecita tutte le prese di posizione degli «islamici
moderati», appare favorevole a qualche trattativa (la liberazione di detenute irachene), abbandona i toni bellicosi, invia propri rappresentanti
nei Paesi arabi, il sottosegretario Margherita
Boniver e soprattutto il
ministro degli Esteri
Franco Frattini.
La solita richiesta dei
rapitori (anche se questa
volta è vaghissima e inconsistente, affidata a
siti Internet senza prova
che provenga davvero
dai rapitori) è quella del
ritiro del nostro contingente. Il governo risponde naturalmente no, ma
lascia anche la porta aperta a parole come tregua, suggerite dall'opposizione.
Il quadro, però, non appare univoco.
Se Frattini parla con voce molto soffice, il ministro della Difesa Antonio
Mattino usa parole pesanti, come si apprende
da un'intervista pubblicata lunedì 13 settembre da Il Giornale; un'
intervista concessa dal
ministro a Giancarlo Pe-
ma, sotto il titolo
«Sono un economista,
ma preferisco le divise».
Vale la pena di ricordarne alcune domande
e soprattutto alcune risposte. Eccole.
La Difesa è in prima
linea in Iraq. Bilancio ?
«Straordinariamente
positivo il comportamento dei militari.
Quando ero in Iraq
dopo l'attentato di
Nassiriya, il comandante inglese mi ha
fatto un tale elogio dei
nostri, da imbarazzarmi. Se, come spero, l'Iraq diventerà
democratico, avremmo la gratitudine del
mondo».
Paghiamo un prezzo
alto con gli ostaggi:
due morti e ora la prigionia delle due Simone.
«Ciò che vale costa.
Sarebbe strano che la
libertà dal terrore
non costasse nulla».
È scomparso il tradizionale mammismo.
L'Italia diventa un Paese a ciglio asciutto?
«Siamo più sensibili
di altri alle tragedie.
Se avessimo lo stillicidio degli Usa, la reazione sarebbe diversa.
Ma si è riscoperto
l'orgoglio di essere
italiani».
Dell'Iraq si mostrano
solo gli orrori. Qual è il
reale dopo Saddam ?
«Ci sono 200 quotidiani. Con le antenne
paraboliche si prende
tutto il mondo. Le
scuole sono apert. Si
sta formando la polizia».
Lamentano mancanza
di acqua e luce..
«Neanche prima c'erano. Ma se protestavano, venivano porta-
ti nel deserto e ammazzati. Con noi,
possono».
Beh, abbiamo un vero
ministro della Difesa,
ciglio asciutto e petto
in fuori, come forse
non avevamo mai avuto, dopo il generale Cadorna e il maresciallo
Graziani.
Grande pensatore e
combattente appare anche il Marcello Pera da
Lucca, seconda carica
dello Stato, che si propone di guidare una
crociata anti-islam e
poi si corregge: «Una
crociata difensiva».
Elementi del paesaggio: 1'eterno folklorico Gianni Baget
Bozzo, chiamato a formare le
menti di Forza Italia; due giornaletti quotidiani; e la nostra
sofferente Oriana.
Per fortuna il governo, nel suo
insieme, non dà loro molto
ascolto.
La liberazione dei
tre Italiani.
A cinque mesi di distanza dal primo sequestro di italiani in
Iraq, sia lo scenario, sia
le dichiarazioni ufficiali appaiono profondamente diverse. Allora
-era il 13 aprile 2004quattro
italiani
(Fabrizio Quattrocchi,
Maurizio Agliana, Umbetto Cupertino e Salvatore Stefio) vennero
rapiti dalle Falangi
Verdi dell'Esercito di
Maometto (una sigla
che non sentiremo più)
sulla famigerata autostrada che parte da Baghdad, attraversa Falluja e arriva fino in
Giordania.
I quattro risultavano al
servizio di società americane come bodyguard e addetti alla sicurezza.
Un paio di loro erano
(Continua a pagina 14)
ESTERI
14 Giustizia e Libertà
28 Settembre 2002
Ipotesi per un sequestro
(Continua da pagina 13)
stati messi sotto contratto da un certo Paolo
Simeone, ex lagunare
del battaglione San Mar
co, diventato businessman della sicurezza
con la fidanzata e partner Valeria Castellani
di Vicenza, dopo essere
stato per anni uno sminatore per conto della
ong italiana Intersos,
che vanta interventi in
mezzo mondo ed è finanziariamente sostenuta dalla Cisl e dalla
Cgil.
La sera del 14 aprile
venne data, da parte del
vice direttore di un quotidiano milanese, in diretta durante la trasmissione “Porta a porta”,
la notizia dell'uccisione
di Fabrizio Quattrocchi.
Le sue ossa, in un sacco
mischiato a resti di animali, vennero riconsegnate alla Croce rossa
italiana il 21 maggio,
non senza compenso.
Gli altri tre ostaggi vennero liberati 1'8 giugno,
dopo 56 giomi di prigionia, a quattro giorni
dalle elezioni europee,
con un blitz condotto
dalle forze della coalizione.
Al tempo, gli esperti di
umori
dell'opinione
pubblica italiana calcolarono che una liberazione prima delle elezioni avrebbe giovato al
governo con qualcosa
come mezzo milioneun milione di voti.
Sulle modalità della liberazione ci furono
molte polemiche, in
particolare sul pagamento di un forte riscatto.
Intervistato da Diario il
28 agosto scorso, il
commissario straordinario della Croce rossa
Maurizio.Scelli, che ebbe un ruolo preminente
nella gestione della crisi, ha ricordato di aver
ricevuto una telefonata
in cui veniva avvertito
del luogo in cui i tre italiani potevano essere
recuperati (il bagagliaio
di un furgone Kia).
Giunse immediatamente
sul posto per scoprire,
scornato, che i tre erano
stati appena liberati da
un blitz americano:
«Avevano intercettato
la telefonata fatta a
me da un telefono satelli tare».
In quell'occasione le
fonti di Scelli erano state il (sedicente) generale di Saddam Abu Karrar (vedi Diario numero
33) e l'esponente del
consiglio degli Ulema
al Kubaisi.
Gli stessi nomi che continuiamo a incontrare a
proposito di Enzo Baldoni, di Simona Pari e
di Simona Torretta.
Sempre, mediaticamente, molto disponibili.
Esistono altre fonti di
intelligence del governo
italiano sul terreno iracheno?
L'audizione del generale Nicolò Pollari, direttore del Sismi, di fronte
al Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti (Copaco, otto
membri tra deputati e
senatori di maggioranza
e opposizione, presieduto dall'ex ministro dell'Interno Enzo Bianco)
non ha fornito molti elementi in più, né al capo
della
nostra
intelligence militare sono stati posti quesiti
stringenti da parte dell'opposizione.
Il generale Pollari ha
confermato che nel caso
di Baldoni non ci fu
tempo per aprire una
vera trattativa.
In generale, dalle sue
parole è parso di capire
che l'Italia non ha grandi conoscenze, né fonti,
né canali sul terreno
iracheno. Non è stato
portato a casa neppure
il corpo di Enzo. E
quello di Ghareeb, che
la famiglia vorrebbe
portare in Canada, chissà dov'è finito. Di fronte a ciò, l'opposizione
ha portato il proprio
contributo di inettitudine.
Alla stampa italiana però, nel frattempo, erano
stati forniti piattini succulenti: un fantomatico
video in cui Baldoni
lotta con i suoi sequestratori; una premonizione di Pollati sul rapimento di donne; una
rete di «fonti» locali
che agisce sul terreno
scattando fotografie di
fattorie-prigioni (che
altro non sono che la
trasposizione del racconto della prigionia
dell' ostaggio filippino
Angelo De La Cruz,
l'unico a essere uscito
vivo dalle grinfie dell'Esercito islamico).
Robetta falsa e materiale di risulta.
Ma se si deve andare
alla reale politica estera
italiana, bisogna andare
all'Eni, la nostra industria petrolifera di Stato, che da cinquant' anni ha le migliori antenne nella regione (se la
cavò bene anche con
l'Iran di Khomeini).
L'Eni aveva un' effettiva ed efficiente rete di
intelligence in Iraq, ma
l'ha ormai smantellata.
Effettivamente attratta
dalla possibilità di una
fetta del petrolio iracheno del dopo Saddam
(l'investimento era nella
zona di Nassiriya, dove
peraltro vennero dislocati i nostri 3 mila sol-
dati), ha di fatto rinunciato per gli altissimi
costi della sicurezza e
per una valutazione negativa complessiva sulla situazione.
Tecnici, analisti, intelligence hanno tirato un
sospiro di sollievo
quando è stato comunicato che la missione
era stata sospesa.
A mostrare il petto è
rimasto il ministro Martino, l' «economista in
divisa».
da DIARIO
(anno IX, n° 35, pagg.
15-17)
Contro-inchiesta
(e ricostruzione)
del sequestro di
Simona Pari e
Simona Torretta
(Continua da pagina 11)
nasce due donne innocenti che in Iraq non
erano per guadagnare
stipendi lussuosi come
militari ed imprenditori
ma per portare avanti
reali progetti di crescita
sociale. Indagare e riflettere sulle aziende
italiane che in Irak
speculano ed investono,
capire che la gestione
dei mercenari, in breve,
è nelle mani di organizzazioni private
italiane, questo è l'ambito unico su cui bisogna ragionare.
Mentre Rai e Mediaset
continuano a mandare
in onda i volti dolci e
sorridenti delle due giovani ragazze non viene
pronunciata su questa
vicenda che una bugia
perenne.
Roberto Saviano
[email protected]
ESTERI
28 Settembre 2002
Giustizia e Libertà
15
Simona Pari e Simona Torretta,
l’attesa delle nostre sorti
di Titty Santoriello
C’è sola una cosa certa:
brancoliamo nel buio.
La condizione di attesa è
l’unica che viene concessa ad un Paese che
ogni mattina si sveglia
con la paura di scoprire
che donne e uomini,
connazionali e non vengano sgozzati nel teatro
bellico iracheno.
La sorte di Simona Pari
e Simona Torretta vive
rinchiusa in un alone di
mistero.
Prima sono morte, poi
sono vive, poi sono vive
e trattate bene.
Le notizie giungono e
mutano repentinamente.
I media sono confusi,
non sanno nulla o sanno
e non vogliono/possono
dire ?
E il Governo che fa ?
Nulla ?
O intrattiene trattative
ma non le comunica ?
Le domande sembrano
infinite, ormai le due
donne sono state rapite
da venti giorni e tutti i
possibili quesiti in merito rimangono irrisolti.
E’ un fatto (o almeno
tutti lo reputano tale) che
i rapitori abbiano catturato le due donne con
cognizione di causa, che
le abbiano scelte e cercate.
Perché loro ?
Per colpire il pacifismo
italiano o l’associazione
non governativa Un ponte per…o cosa ?
E soprattutto, se è vero,
come tutti speriamo, che
sono ancora vive, come
mai un rapimento dura
così a lungo ?
Che aspettative avrebbero i potenziali criminali
tanto da attendere venti
giorni e tanto da comunicare al più autorevole
quotidiano Kweitiano
che le due donne sono n
buona salute ?
Pagamento di riscatto ?
Scambio di prigionieri ?
Il nulla! Gli esponenti del
nostro Governo sono stati
tutti colti dalla sindrome
del mutismo.
I quotidiani nazionali si
limitano a riportare le notizie “governative”. Intanto gli inviati italiani in
Iraq si sono decimati, la
loro vita è in pericolo e
sono costretti a fare le
valigie e tornare a casa
mentre per i pochi temerari rimasti vige l’obbligo
di restare asserragliati nei
loro rifugi.
Certo, l’informazione in
tempo di guerra non ha
mai avuto vita facile ma
gli scenari bellici degli
ultimi anni si sono prefigurati molto più complessi e pericolosi di
quelli precedenti.
Si pensi ai giornalisti che
hanno raccontato la guerra del Vietnam: vagavano
quasi indisturbati con il
loro taccuino alla ricerca
di risposte e di verità.
Mentre oggi i reporter
sono percepiti dal Paese
occupato come la voce
del pensiero dominante
, come coloro che racconteranno la storia dal
loro occidentale punto
di vista.
La guerra al mondo arabo e musulmano ha inasprito gli animi, ha
compromesso i rapporti
tanto che addirittura il
Governo è stato costretto ad invitare tutti gli
organi di informazione
e le associazioni presenti sul territorio iracheno a ritirare donne e
uomini da quell’inferno.
Ciò ci conduce a due
conclusioni: la prima
riguarda il fatto che sarà pressoché impossibile ricevere informazioni
che quantomeno si avvicinino alla veridicità
dei fatti (visto che non
abbiamo fonti).
In secondo luogo, cosa
ancora più grave, si sta
assistendo all’ennesima
riprova che l’intervento
italiano in Iraq, lungi
dall’essere una missione di pace, come tanti
esponenti della maggioranza continuano sfacciatamente a ripetere, si
sta dimostrando essere
un intervento militare
da forza occupante.
O almeno è come tale
che viene percepito.
Certo è che una missione di pace, se le parole
hanno ancora un significato, si conduce senza
armi e soprattutto senza
la facoltà di sparare
sulla folla (come invece è successo).
La situazione è catastrofica.
Mai l’Italia del secondo dopoguerra si è
macchiata di cotanto
orrore. In ballo non
solo c’è la vita di due
donne ma l’idea stessa
che gli altri popoli
hanno di noi.
Si sta spargendo lungo tutta la Nazione
un’ondata di odio.
Tanto che Giuliano
Ferrara, uomo di destra (anche se da non
molto tempo) ma anche di cultura (almeno
così pareva) ha deciso
di pubblicare sul suo
giornale due giorni fa
le immagini di alcune
vittime sgozzate con
tanto di nome e cognome.
Per giunta Vittorio
Feltri ha affermato:
“Ferrara ha semplicemente fatto il suo lavoro”.
Uomini di destra, certo, eppure di cultura o
almeno
abbastanza
dotati per comprendere che certe immagini
sarebbe meglio lasciarle sul desk del pc
per non turbare maggiormente gli animi
della gente, per non
aizzare all’odio, per
non creare dal nulla
(Continua a pagina 16)
TREMONTI -BERLUSCONI: LA STORIA DI UN TRAGICO PERCORSO
Un numero speciale di Giustizia e Libertà per comprendere perché la politica economica italiana degli ultimi
tre anni è stata così rovinosa.
Uno “speciale” per ricordare alcune delle tappe cruciali della gestione Berlusconi-Tremonti.
Un’accurata disanima del percorso politico-economico per tenere vivo il ricordo delle nefandezze del Governo
Berlusconi.
Sul sito www.Giustizia-e-Liberta.com dal 10 ottobre, le 92 pagine dello Speciale”
Il numero non viene spedito, come di consueto, per gli impedimenti tecnici derivanti dal suo “peso”.
INTERNI
16 Giustizia e Libertà
28 Settembre 2002
L’Iraq ? lo ricostruisce un amico di Lunari
Un groviglio impressionante di indagati, incarichi, tangenti, amici, amici degli amici. La complessa storia dell’uomo di Lunardi che ricostruisce l’Iraq
di Marco Ottanelli (www.democrazialegalita.it)
Tutto comincia nel 1985, quando Confindustria rinnova i suoi organi dirigenti.
Nella nuova giunta siedono, tra gli altri, nominati dall’allora presidente Luigi Lucchini,
Pietro Barilla, Calisto
Tanzi, Ugo Beretta, Silvio Berlusconi.
Lino Cardarelli viene
eletto, con Cesare Romiti, fra i "rappresentanti generali".
Ecco la prima serie di
buffe coincidenze.
La prima: Tanzi e Cardarelli, oltre che amici
di infanzia, si trovarono
a collaborare fin da allora. Sia l’uno che l’altro sono concittadini ed
amici di Lunardi.
Coincidenza numero
due: accanto a Tanzi
siedono Barilla (un altro parmense) e Berlusconi, che, da lì a poco,
saranno indissolubilmente
uniti
dalla
"cordata" per il possesso della SME, cordata della quale ampiamente si parla nella
motivazione della sentenza per il relativo
processo -ove è stato
condannato a 5 anni
Cesare Previti- deposi-
Simona Pari e Simona Torretta,
l’attesa delle nostre sorti
l’essenza di un nemico
da cui rifuggire e proteggersi. Nell’azione e
nel pensiero il nostro
Paese sta facendo male.
Lo stesso sostrato culturale appare danneggiato
e denutrito di sani valori.
Il pacifismo esiste ancora e forse le nefandezze
della guerra lo hanno
accresciuto ma è spesso
reso invisibile.
E’ bistrattato.
E’ un considerato, talvolta, un nemico interno
in ragione del fatto che
lederebbe l’idea, cara
agli uomini e alle donne
che hanno voluto questa
guerra, dell’unità nazionale contro il terrorismo.
Un’idea sposata da molti ma tremendamente
deleteria.
Qui non si sta chiedendo di aderire ad una sor-
ta di “svolta di Salerno”
bensì di abbracciarsi
tutti intorno alla causa
della guerra e dello
spargimento di sangue.
Il Governo non ha neppure lontanamente preso in considerazione
l’ipotesi del “cessate il
fuoco” (per il momento
se non altro). Come
sbroglierà la matassa ?
Porterà Simona Pari e
Simona Torretta a casa
?
Eviterà altri rapimenti,
altre morti innocenti ?
Tante domande, nessuna risposta. Restiamo
qui ancora brancolanti
nel buio, ancora in atteggiamento di attesa.
Aspettiamo, ancora speranzosi, di conoscere le
nostre sorti e di percepire all’orizzonte un barlume di pace.
Titty Santoriello
tata venti anni più tardi,
il 9 marzo 2004.
"Barilla mi pregò, grazie alla mia amicizia e
familiarità con l'allora
presidente del consiglio Bettino Craxi, di
procurargli un appuntamento con lui".
Il premier spiegò di non
essere informato della
situazione della SME, e
chiese all'allora sottosegretario alla presidenza
del Consiglio Giuliano
Amato, di approfondire
“la vicenda" (dichiarazioni spontanee di S.
Berlusconi al processo
Sme, 5/5/2003)
Coincidenza numero tre:
tranne l’armiere Beretta,
tutti i suddetti rappresentanti degli industriali
finiranno, prima o poi,
nelle maglie di Mani
Pulite.
Un bel gruppo davvero,
non c’è che dire.
Sempre nel 1985, Cardarelli entra anche nel
Consiglio di Amministrazione della Fondiaria, assieme a Gardini,
Schimberni, Garofano.
Coincidenza numero
quattro: Schimberni,
presidente della Montedison, (che venderà in
quegli anni al gruppo
Fininvest una impresa di
costruzioni, la BICA)
nomina suo amministratore delegato proprio
Lino Cardarelli.
Anzi, gli assegna incarichi su incarichi in Montedison: direttore del
comparto "finanza e
controllo" e amministratore delegato della
Montedison Holding
Zurigo.
Schimberni lo apprezza
e protegge, ma, una volta che proprio Gardini
soppianta Schimberni
alla presidenza del colosso chimico italiano,
Cardarelli deve mollare
almeno un ufficio, quello delle politiche finanziarie, per lasciare il posto, coincidenza numero
cinque, a Sergio Cragnotti.
Tutti i signori sunnominati vengono tutti coinvolti in scandali di tangenti.
Gardini, come tutti sanno, si suicida il 23 luglio
’93 in timore (previsione?) di un arresto,
arresto che arriva invece
sia per Garofano (14 luglio; il 25 confesserà di
aver versato 280 miliardi a Dc e Psi) sia per
Schimberni (7 dicembre).
Implicati nella vicenda
Enimont che generò la
Madre di Tutte le Tangenti.
Dei nomi Cragnotti e
Tanzi, le cronache sono
piene in questo periodo,
per i crack Cirio e Parmalat.
Davvero una bella compagna di personaggi.
Storia recente:
guai giudiziari,
presidenze, affari
Lasciato l’incarico di
responsabile delle finanze della Montedison,
Cardarelli, pur occupatissimo, viene nominato
amministratore delegato
della FIP, la merchant
bank del gruppo BNL.
28 Settembre 2002
INTERNI
Giustizia e Libertà
17
L’Iraq ? lo ricostruisce un amico di Lunari
(Continua da pagina 16)
Presidente, in quel lontano 1989, della BNL, era
Nerio Nesi, proprio il
futuro Ministro per i Lavori Pubblici del Centrosinistra che, coincidenza
(e sei!) assumerà come
addetto stampa la figlia
di Cardarelli, Francesca,
come già accennato
nell’articolo del 26 febbraio. In quell’articolo,
raccontavamo anche come nel turbine giudiziario di Mani Pulite viene
travolto anche Lino Cardarelli in persona; in
fondo, sarebbe stato impensabile il contrario,
visto che tutta Montedison e dintorni era in car-
cere o in procinto di an- cumenti contabili, per
darci.
circa 500 miliardi di
lire che sarebbero staIl 9 dicembre 1993, con ti dirottati fra il 1984 e
un volo da Londra, Car- il 1986 verso società
darelli giunge a Milano e delle Antille Olandesi consegna alla Guardia si".
di Finanza, inseguito come era da mandato di (In poche parole, Falso
cattura.
in Bilancio, quel reato
Recitano le agenzie di che il suo amico e atquel giorno: "l'ipotesi di tuale datore di lavoro
reato è quella prevista Lunardi, in quanto
dall'art. 2621 del codice membro del Governo,
civile (false comunica- ha contribuito ad elimizioni ed illegale riparti- nare. Consideriamola
zione di utili) con l' ag- una coincidenza).
gravante prevista dall'art. 2640 (danno di ri- Deve essere stato un
levante gravità) in rela- periodo amaro, per il
zione a prelievi indebiti supermanager di Pardi somme di denaro, ma: trasferimenti a S.
con occultamento di do-
Vittore, interrogatori,
e, ulteriore delusione,
sentirsi scaricato dal
suo mentore di sempre, Mario Schimberni.
Il quale, in una deposizione-fiume, addossava a Lino molte delle
responsabilità:
"Quando sono arrivato in Montedison
-afferma Schimberniesisteva una pratica
abbastanza diffusa
di
finanziamento
non palese ai partiti.
Io ho cercato di ridimensionare il fenomeno e, da quando
sono diventato presidente della società, i
finanziamenti si sono
Giustizia double face
La lettura dei giornali offre lo spunto per qualche meditazione sulla nostra giustizia.
La prima notizia è l’uscita in Inghilterra di un nuovo libro sull’uomo che governa l’Italia.
In “ Berlusconi’s shadow, crime,justice and the pursuit of power” David Lane, corrispondente in Italia dell’Economist elenca crimini e corruzioni emersi nei vari processi a carico
dell’individuo che ha cambiato il volto morale della nazione godendo di una stanziale immunità e che, nonostante le accuse a suo carico, ha potuto evitare non solo il carcere ma anche lo
svolgimento dei vari processi in cui era imputato.
Il libro affronta la verità, i fatti e le finzioni dietro la realtà di una vera e propria erosione dello stato di diritto: un’inchiesta rigorosa con la quale il giornalista dell’Economist, mirando a
spiegare l’Italia agli inglesi, ripercorre la pagina vergognosa e dolorosa dell’assenteismo
dell’opinione pubblica di fronte al dilagare dei gangli mafiosi e della corruzione elevata a sistema.
C’è da chiedersi alla fine cosa penseranno di noi e come ci guarderanno gli inglesi quando, in
giro per l’Inghilterra come turisti, sapranno da dove veniamo.
Ma quanto sopra non deve far pensare a una resa totale della giustizia.
Negli stessi giornali ove si parla del libro in questione, si legge, in altra pagina, un’altra importante notizia.
La Cassazione ha appena confermato 11 mesi e mezzo di reclusione –a chi penserete voi, a
un pericoloso corruttore o falsificatore di bilanci o truffatore ? ma no…– a un magistrato
(M.A.) colpevole di aver toccato nel 2000 il sedere di una collega. Sì, avete capito bene: il
magistrato in questione, evidentemente in un momento di euforia, allunga la mano e accarezza il sedere a una sua belloccia collega che passa vicino alla sua scrivania, lei lo denuncia per
molestie sessuali e lui viene di lì a poco condannato alla pena di 11 mesi e rotti di carcere.
Pena confermata anche in Cassazione.
Conclusione: se volete, corrompete, falsificate tutto ciò che potete, mentite, barate, fatevi amici tutti boss mafiosi che contano, potrete sempre farla franca ma..
Attenzione !
Non cedete alla tentazione di toccare il fondo schiena a una collega perché potreste pagarla
cara, molta cara...
Fernando Esposito
18 Giustizia e Libertà
INTERNI
28 Settembre 2002
L’Iraq ? lo ricostruisce un amico di Lunari
limitati a cifre dell'ordine di 400-600 mila
dollari l'anno a favore
delle segreterie nazionali di DC e Psi. Questi finanziamenti avvenivano previ accordi
con i segretari amministrativi nazionali dei
partiti, ed erano effettuati estero su estero
tramite le strutture
della Montedison International
Holding,
curati
praticamente
dall'a mmi nistr ator e
delegato Cardarelli".
Tutto sembra volgere al
peggio: la prigione, la
solitudine, l’oblio.
Un oblio profondo, se si
pensa che per circa 10
anni di Cardarelli non si
sente più parlare, e che
le sue tracce si perdono
nei meandri delle sentenze passate sotto si-
lenzio dopo il clamore
delle indagini.
Magari garantiva Tanzi,
all’apice della sua carE invece, ecco, i vecchi riera, ed in ottimi conamici non spariscono tatti con entrambi.
mai.
Apice che, come abDopo aver incassato u- biamo ricordato, Carna sentenza di prescri- darelli ha toccato in
zione, quindi essersela questi mesi, e precicavata per questioni di samente dal 16 gentempo, e non di sostan- naio 2004, quando,
za, Cardarelli viene come recita il comuchiamato da Lunardi al nicato ufficiale "Il
Ministero delle infra- Consiglio dei Ministrutture.
stri, previa relazione
dei ministri Frattini e
E’ il maggio del 2002 Lunardi, ha autorizquando lo nominano nel zato il prof. Lino
CDA della Stretto di Cardarelli ad assuMessina.
mere l'incarico di vice responsabile del
Un onore ed un onere P r o g r a m
m a n anon da poco, che, pare gement office,
la
pensare Lunardi, è bene struttura guidata a
affidare ad un vecchio Bagdad dall'ammiraamico, anche se pre- glio Nash e compescritto.
tente nella gestione
dei contratti per la
ricostruzione dell'Iraq".
È questo che sorprende,
in certi uomini: la capacità di non terminare
mai la loro carriera,
qualunque cosa accada.
Siamo sicurissimi che la
capacità nella gestione
dei contratti sia una specialità del professore, e
siamo sicurissimi anche
che servirà con dedizione gli interessi del nostro Governo nella fertile situazione irakena.
Per la Patria, l’Eni e gli
equilibri mondiali, chi
meglio di Lino, chi?
Marco Ottanelli
(www.democrazialegalita.it)
Comunicato Stampa
Per l’On Vincenzo Siniscalchi, DS-ULIVO, presidente
della Giunta per le Autorizzazioni e membro della Commissione GiustiziaCommisione Siniscalchi la Riforma della Costituzione è devastante ed esautora il Parlamento.
«Gli emendamenti
della maggioranza
sono devastanti e
vanno ritirati anche
nella parte in cui il
Parlamento
viene
espropriato
della
fondamentale funzione legislativa.
Il nuovo articolo 70
della Costituzione ,
infatti, prevede una
sorta di superpotere
di decisione delegato ad un comitato
paritetico di parlamentari che a maggioranza, può deci-
dere definitivamente "Premier".
mentare. Se nel prisu una legge. La memo caso si salta a
d e s iS o n o piè pari il confronto
ma lidue casi in tema di produzion e a
evidenti ne di leggi, nel seviene
di svuo- condo si lega la sfipersetamento ducia allo sciogliguita
dell'atti- mento delle Camere
con la
vità del- con un automatismo
propole Ca- che blocca ogni libesta di
m e r e ra
determinazione
m o d icon la dei parlamentari : se
f i c a
s o st a n - si
sf i d u c i a
il
c h e
ziale a- "Premier" si va a
conb o l i- casa !».
cerne
zione
la sfidel con- Vincenzo
ducia
f r o n t o Siniscalchi
a
l
parla-
28 Settembre 2002
ESTERI
Giustizia e Libertà
19
Lettera di Michael Moore a mr. Bush
Mr. Bush and His 10 Ever-Changing Different Positions on Iraq:
"A flip and a flop and now just a flop."
Riceviamo
e
Pubblichiamo
and loans to Iraq that
enabled Saddam to buy
billions of dollars worth
of weapons and chemical agents. The WashFrom:mailinglist@mi ington Post reported
chaelmoore.com
that your dad and
To: [email protected]
Reagan let it be known
Sent: Thursday, Sep- to their Arab allies that
tember 23, 2004 1:22 the Reagan/Bush adPM
Subject: Mr. Bush
and His 10 EverChanging
Different
Positions on Iraq: "A
flip and a flop and
now just a flop."
Si è preferito pubblicare il testo originale
della lettera di Michael Moore a George
Walker Bush in originale, in lingua inglese
per tema che nella traduzione si potesse
perdere qualche “sottigliezza”, oppure il
senso di qualche “frase idiomatica” o espressione autoctona che avrebbe privato
il testo di quella brillantezza e drammatica salacità che il regista ha usato nel suo
linguaggio.
Dear Mr. Bush,
Which of these 10 positions that you, your
family and your cabinet
have taken over the ministration
wanted
years represents your Iraq to win its war
with
CURRENT thinking:
Iran and anyone who
helped Saddam accom1983-88
plish this was a friend
WE LOVE
of ours.
SADDAM.
On December 19, 1983,
Donald Rumsfeld was
sent by your dad and
Mr. Reagan to go and
have a friendly meeting
with Saddam Hussein,
the dictator of Iraq.
Rummy looked so
happy in the picture.
Just twelve days after
this visit, Saddam
gassed thousands
of Iranian troops.
Your dad and
Rummy seemed
pretty happy with
the results because The Donald
R. went back to
have
ano the r
chummy hang-out
with
Saddams
right-hand man,
Tariq Aziz, just
four months later.
All of this resulted in the U.S.
providing credits
returned Kuwait to its SADDAM TO DIE
rightful dictators.
In 1998, Rumsfeld,
Wolfowitz and others,
as part of the Project for
1991
the New American CenWE WANT
tury, wrote an open letSADDAM TO
ter to President Clinton
LIVE
insisting he invade and
After the war, your dad topple Saddam Hussein.
and Cheney and Colin
Powell told the Shiites
to rise up against Saddam and we would support them. So they rose
up. But then we
changed our minds.
When the Shiites rose
up against Saddam, the
1990
Bush
inner
circle
WE HATE
changed its mind and
SADDAM
decided NOT to help
In 1990, when Saddam the Shiites. Thus, they
invaded Kuwait, your were massacred by Saddad and his defense sec- dam.
retary, Dick Cheney,
decided they didn't like
1998:
Saddam anymore so
WE
WANT
they attacked Iraq and
2000
WE DON'T
BELIEVE IN WAR
AND NATION
BUILDING.
Just three years later,
during your debate with
Al Gore in the 2000
election, when asked by
the moderator Jim
Lehrer where you stood
when it came to using
force
for
regim e
change, you turned out
to be a downright pacifist:
2001 (early):
WE DON'T BELIEVE SADDAM
IS A THREAT
When you took office
in 2001, you sent your
Secretary of State,
Colin Powell, and your
National Security Advisor,
Condoleezza
Rice, in front of the
cameras to assure
the
American
people
they
need
not
worry about
Saddam Hussein. Here is
what
they
said:
2001 (late)
WE BELIEVE
SADDAM
(Continua a pagina 20)
ESTERI
20 Giustizia e Libertà
28 Settembre 2002
Lettera di Michael Moore a mr. Bush
IS GOING TO
KILL US
Just a few months later,
in the hours and days
after the 9/11 tragedy,
you had no interest in
going after Osama bin
Laden. You wanted
only to bomb Iraq and
kill Saddam and you
then told all of America
we were under imminent threat because
weapons of mass destruction were coming
our way. You led the
American people to believe that Saddam had
something to do with
Osama and 9/11. Without the UN's sanction,
you broke international
law and invaded Iraq.
found, you changed
your mind about why
you said we needed to
invade, coming up with
a brand new after-thefact reason -- we started
this war so we could
have regime change,
liberate Iraq and give
the Iraqis democracy!
2003: MISSION
ACCOPLISHED
Yes, everyone saw you
say it -- in costume, no
less!
2004: OOPS. MISSION NOT
ACCOMPLISHED
Now you call the Iraq
invasion a "catastrophic
success." That's what
you called it this month.
2003
Over a thousand U.S.
WE DONT
soldiers have died, Iraq
is in a state of total
BELIEVE
chaos where no one is
SADDAM IS
GOING TO KILL safe, and you have no
clue how to get us out
US.
there.
After no WMDs were of
Mr. Bush, please tell us
-- when will you
change your mind
again?
I know you hate the
words
"flip"
and
"flop," so I won't use
them both on you. In
fact, I'll use just one:
Flop.
That is what you are. A
huge, colossal flop. The
war is a flop, your advisors and the "intelligence" they gave
you is a flop, and now
we are all a flop to the
rest of the world.
Flop. Flop. Flop.
And you have the audacity to criticize John
Kerry with what you
call the "many positions" he has taken on
Iraq. By my count, he
has taken only one: He
believed you. That was
his position. You told
him and the rest of congress that Saddam had
WMDs. So he -- and the
vast majority of Americans, even those who
didn't vote for you -believed you. You see,
Americans, like John
Kerry, want to live in a
country where they can
believe their president.
That was the one, single position John Kerry
took. He didn't support
the war, he supported
YOU. And YOU let
him and this great
country down. And that
is why tens of millions
can't wait to get to the
polls on Election Day -to remove a major,
catastrophic flop from
our dear, beloved White
House -- to stop all the
flipping you and your
men have done, flipping us and the rest of
the world off.
We can't take another
minute of it.
Yours,
Michael Moore
[email protected]
www.michaelmoore.com
28 Settembre 2002
INTERNI
Giustizia e Libertà
21
ANTIFASCISMO
Lo vogliono morto, ma l’antifascismo è vivo
di Nicola Tranfaglia (www.Unita.it)
Ma è proprio vero che
l’antifascismo sta per
morire in Italia ?
Sembra esserne convinto uno storico attento
come Sergio Luzzatto
che ha scritto per
l’editore Einaudi un
brillante libretto su «La
crisi ell’antifascismo»
(pagg. 105, 7 euro) che
affronta con intelligenza i problemi essenziali
che nascono dalla pubblicistica di destra intenta ad abbattere, in
maniera disinvolta e
sbrigativa la visione
consolidata delle tappe
cruciali della nascita
tormentata che ha caratterizzato l’Italia repubblicana nel drammatico
triennio 1943-1946.
Il pamphlet di Luzzatto
ha il merito indiscusso,
come è stato già scritto,
di «revisionare» quel
revisionismo straccione
che sostituisce da molti
anni alle ricerche storiche le chiacchiere della
politica e dei caffè.
Leggendo, infatti, le
cento pagine di questo
libro il lettore potrà rendersi conto del fatto che
ancora oggi non ha senso parlare di «memorie
condivise» da parte di
persone che hanno
combattuto nel ’43-’45
in schieramento contrapposti la guerra che
oppose in Italia da una
parte i nazisti e i loro
alleati fascisti della Repubblica sociale italiana
e, dall’altra parte, i partigiani che caddero per
aprire la strada agli alleati anglo-americani e
alla nascita dell’Italia
democratica.
Come si può condivide-
re visioni così diverse esorbitanti a svantaggio
come quelle che infor- degli altri organi costimavano l’una e l’altra tuzionali come il Capo
parte in lotta ?
della Stato e la Corte
I primi intenti a difen- Costituzionale e coldere l’ordine razzista pendo nella lettera e
del Terzo Reich, l’altra nello spirito l’equilibrio
a codi postruire
t e r i
la defissato
m onella
crazia
Costic h e
t u zsarebione
be stad e l
ta at1948,
t r aLuzverso
zatto
il refesente
r e nil biNicola Tranfaglia
d u m
sog no
popod
i
lare, repubblicana.
riaffermare un dato elementare troppo spesso
Altro e di ben altro ge- dimenticato negli ultimi
nere il problema di una due anni: «Il vaccino
storia condivisa che ri- antifascista
riesce
chiede, con tutta evi- tutt’ora indispensabile
denza, da parte di chi alla salute del nostro
allora era stata fascista corpo politico. Perché
e fedele a Salò di rico- il fascino della cosidnoscere l’errore com- detta ingegneria costipiuto nello schierarsi a tuzionale non cambia
fianco di Hitler e di uno una realtà che gli stoStato, come la Germa- rici conoscono assai
nia nazista che sterminò bene, quant’anche fasei milioni di ebrei in tichino a discuterla:
nome del razzismo aria- quella per cui ogni cono esportato in tutta munità nazionale è dil’Europa.
versa dall’altra, la
Gran Bretagna dagli
Su questo punto fonda- Stati Uniti, gli Stati
mentale il saggio di Uniti dalla Francia, la
Luzzatto è assai chiaro Francia
dall’Italia...
e fa giustizia ancora u- Se si adottano come
na volta di una polemi- parametri i tempi neca che si trascina stan- cessariamente lunghi
camente anche grazie del dio Crono, noi itaalla superficialità e alla liani siamo neonati
complicità delle tra- della democrazia. È
smissioni televisive.
dunque permesso duDi fronte alla riforma bitare - on buona pace
costituzionale oggi in di Marcello Pera- che
discussione alla Camera l’Italia disponga di uche la cosiddetta Casa na vera tradizione dedelle Libertà porta a- mocratica così consolivanti puntando a dare al data da crescere floriprimo ministro poteri da anche senza il vac-
cino antifascista».
Si tratta a mio avviso di
un problema essenziale
oggi
di
fronte
all’offensiva di una
maggioranza parlamentare come quella di centrodestra che fa leggi
per parificare il trattamento giuridico riservato ai combattenti della
Repubblica sociale a
quello stabilito a suo
tempo per i partigiani e,
in ogni occasione, cerca
di cancellare il passato
o fornirne una visione
edulcorata e non rispondente a quello che
veramente accadde negli anni di costruzione
dell’Italia repubblicana.
Riaffermare dunque la
necessità del vaccino
antifascista come decisivo per salvare la democrazia repubblicana
è fondamentale per
comprendere i caratteri
essenziali dell’attuale
crisi
italiana.
Ma nel libro di Luzzatto c’è anche un aspetto
che appare a chi scrive
francamente discutibile
sul piano storico prima
che sul piano politico.
Ed è il giudizio complessivo che Luzzatto
dà sul comunismo italiano.
Non ho difficoltà a riconoscere che il comunismo sovietico, nella
sua parabola storica si
sia rivelato un’esperienza fallimentare.
Che il regime staliniano, perpetuatosi per decenni dopo la morte del
dittatore, abbia avuto
caratteristiche totalitarie, che abbia sterminato milioni di persone,
(Continua a pagina 23)
22 Giustizia e Libertà
INTERNI
28 Settembre 2002
ANTIFASCISMO
Antifascismo per le nuove generazioni
di Paolo Soddu (www.Unita.it)
Ci sono dei libri che
segnano e segnalano un
mutamento profondo
dello spirito del tempo.
per molti versi alle pas- una natura evolutiva,
sioni e agli odi che ha che rielabora incessanalimentato.
temente le energie moMa ciò non basta, per- rali prodotte in quei
ché si può appartenere a tempi di dolore e di sofAccadde nel 1975 con una nuova generazione ferenza.
la «Intervista sul fasci- ed essere “pappagalI tentativi di rimuovere,
smo» di Renzo De Feli- leschi automi” (p. 7).
ce.
abbattere o distruggere
Luzzatto sa porre la pa- la ragione fondante delApparsa nel momento rola fine a
le
demodel massimo successo - un intero
crazie, di
elettorale e culturale- ciclo storecidere i
delle sinistre, il volu- riografico,
legami con
metto apriva nuove pro- d o m i n a t o
il seme che
spettive, ampliava il dal
postle
hanno
ventaglio dei temi su a n t igenerate,
cui fino allora si era di- fascismo e
producono
scusso e mostrava i pri- dalla
comostri o -è
mi segni del logora- s t r u z i o n e
il caso itamento del paradigma di un paral i a n o antifascista, così come d i g m a
“non naRenzo De Felice
si era costruito negli p o s t ti”.
anni e nei decenni pre- resistenziacedenti.
le, che pure ha assolto a A guardare bene, non
una funzione, e ne rive- esiste al mondo sistema
E lo attestarono anche la impietosamente l'u- democratico che abbia
le grandi polemiche che sura.
pronunciato un anatema
nei confronti delle oriprovocò.
Il paradigma post- gini, che abbia maledetQualcosa di analogo resistenziale è ridotto to il seme che li ha viviavviene ora con «La ormai a un catechismo, ficati, come accade ora
crisi
dell'antifasci- i cui postulati sono - in Italia.
smo» di Sergio Luzzat- afferma Luzzatto - l'a- In altri paesi, anche
to (Einaudi, pp. 105, nacronismo, l'astoricità, quando si è proceduto a
euro 7,00).
la nichilistica negazione una riforma complessie la pulsione totalitaria va della Costituzione, ci
Non solo è un libro de- a un'impossibile memo- si è affidati a un'alternastinato a incidere inten- ria condivisa, indivisa, tiva interna a quel sistesamente sul ripensa- unificata.
ma di valori: la Francia
mento della nostra videl 1958 non scelse il
cenda contemporanea, In una storia comune populista Pierre Poujama apre la via a una possono, anzi debbono, de per ripensare se stesstagione degli studi sto- per Luzzatto, vivere sa, ma il generale Charrici e della coscienza di memorie divise, diffe- les De Gaulle, capo delsé del Paese, che frutti- renti, perché la storia la resistenza democratificherà nell'avvenire. È collettiva è alimentata ca in esilio negli anni di
un libro prezioso e im- dalla pluralità delle me- Vichy.
portante, da leggere e morie.
da meditare.
In Italia, al contrario, i
Controluce, Luzzatto progetti di revisione coLuzzatto opera un mu- opera un'acquisizione stituzionale hanno astamento di prospettiva. fondamentale: sorti da sunto sempre la veste di
Gli è possibile per la eventi traumatici, e cioè una soluzione di contisua appartenenza a una da guerre civili più o nuità rispetto
alla
generazione che ha vis- meno intense o da cata- “Repubblica nata dalsuto con distacco la strofi nazionali, i siste- la Resistenza”.
guerra fredda, estranea mi democratici hanno
Occorre andare più indietro di Bettino Craxi,
che è stato soltanto il
(pen)ultimo assertore.
Egli aveva dietro di sé
un lungo lavoro preparatorio i cui primordi
erano nell'opera di Randolfo Pacciardi, antifascista ma estraneo al
Cln.
L'agognata ricerca di
una rottura si colorò
successivamente di ipotesi politiche e di aspirazioni ideali di segno
opposto.
Ma della sua necessità,
dell'indispensabilità di
una chiusura e di un
nuovo inizio sono stati
costanti interpreti schiere di intellettuali, il cui
mutamento di collocazione lungo lo schieramento destra-sinistra ha
suscitato spesso scandalo. In taluni casi, la matrice, come osserva
Luzzatto, è lo storico
conformismo degli intellettuali italiani; ma,
al fondo, pur nel
“terremoto di coscienza” (p. 34) costituito
dall'89, è ravvisabile
una lunga fedeltà al
tempo in cui molti di
quella generazione confondevano “il capitalismo con il fascismo,
quando non il terrorismo con il gappismo”
(ivi).
Luzzatto afferma giudizi che a taluno parranno
urticanti, ma nondimeno sprigionano nuovi
indirizzi di ricerca.
Se di egemonia è possibile parlare nella cultura italiana contemporanea, essa è da ricercare
non nella generica e indistinta sinistra o nel
(Continua a pagina 23)
28 Settembre 2002
INTERNI
Giustizia e Libertà
23
Lo vogliono morto, ma l’antifascismo è vivo
nell’educazione demo- comunisti: dai repubbli- Da questo punto di vista
cratica delle masse po- cani ai socialisti e agli le condanne assolute
polari.
azionisti.
non articolate come
quelle che si trovano a
In questo senso ritenere Ma la storia italiana di- questo proposito nel
che la presenza dei co- mostra proprio l’op- saggio, pur così interesmunisti
i t a l i a n i posto giacché come in sante di Luzzatto, spienell’antifascismo lo in- guerra le democrazie gano assai poco quel
debolisca e ne mini la occidentali non avrebbe- che accadde nel periodo
credibilità, come scrive ro sconfitto la Germania delle origini dell’Italia
Luzzatto, significa a se l’Unione Sovietica repubblicana.
mio avviso, restare alla non avesse a sua volta
superficie della nostra battuto l’armata nazista Ma spiegare, come scristoria non solo politica nell’Europa orientale, veva mezzo secolo fa
ma sociale e culturale così in Italia senza i co- Marc Bloch, è il compinell’ultimo sessanten- munisti alleati le forze to fondamentale di chi
nio.
cattoliche e liberali non fa il mestiere dello storiE naturalmente, ritenere avrebbero costruito da co.
E negli anni della Re- che sbagliarono le forze sole la Costituzione e la
Nicola Tranfaglia
pubblica svolsero un della sinistra che in que- Repubblica.
www.unità.it
compito
di
rilievo gli anni si allearono ai
(Continua da pagina 21)
che anche nei meccanismo di potere abbia rivelato aspetti simili alla
dittatura fascista.
Ma assimilare, in tutto e
per tutto, il comunismo
italiano a quello sovietico mostra nell’autore
una scarsa conoscenza
della storia dell’Italia
contemporanea.
I comunisti italiani furono una forza decisiva
nell’opposizione al fascismo come nella Resistenza.
Antifascismo per le nuove generazioni
di velleità rivoluzionarie nito il modello fascista pubblico, dell'incapacità
Pci, ma in alcune delle delle fondamenta della all'Europa l'antifascismo di riformare se stesso.
idee chiave del Sessan- Repubblica sono molte non è semplicemente Della frana è stato imtotto politico, che non delle ragioni del di- uno schema ideologico putato il padre, l'antifaha rinunciato alla pro- sprezzo e della conse- ma una positiva pratica scismo, quasi ad afferspettiva di “fare la ri- guente incomprensione democratica realizzatasi mare una rinuncia alla
ricusazione del fascismo
voluzione”, ancorché della politica del leader storicamente.
paia essersi accontenta- del Pci, ma anche della La costruzione della Re- come “essenza del mapubblica è infatti avve- le contemporaneo, in
to di “fare opinione” sua vitalità.
(p. 37).
Contrariamente a quan- nuta come rottura di una quanto attentato bioloChe cosa è, infatti, il to sostenuto da Gaetano pratica totalitaria che ha gico alla sacralità della
post-antifascismo
vita” (pp. 14-5).
se non il perseSulla crisi italiana
guimento dell'odegli anni Novanta
biettivo,
allora
sono germogliati
coltivato da sinil'antipolitica e il
stra ora anche da
qualunquismo.
altre sponde, di
Non sono tabe conmutare dalle radici la pianta della
genita del popolo
democrazia ita- l'”antifascismo di garanzia della Repubblica” (p. 63) e- italiano, ma streliana?
spresso da Enrico Berlinguer nel contrastare, insieme con Ugo mata risorsa, sediLa Malfa, Benigno Zaccagnini, e Sandro Pertini, la linea della
mentatasi nel corso
Ha pienamente trattativa di Craxi durante il sequestro Moro.
di lunghi secoli,
ragione Luzzatto
assunto, in Ita- alla quale esso attinge
nel sottolineare il valore Quagliariello e
sul
lia, il volto del quando si disseccano le
di riportato
dell'”antifascismo
fascismo.
garanzia della Repub- Corriere della
energie della politica e
Il
p o s t - dell'impegno. Nel disablica” (p. 63) espresso Sera di giovedì
antifascismo ha
da Enrico Berlinguer 16 settembre,
l'antifascism
o
contraddistinto stro della transizione
nel contrastare, insieme
la lunga transi- italiana, è l'utile lezione
con Ugo La Malfa, Be- resta, come soche possiamo apprendezione italiana.
nigno Zaccagnini, e stiene Luzzatto,
Che è seguita al re.
Sandro Pertini, la linea un corroborante
fallimento di un Paolo Soddu
della trattativa di Craxi fo n d am e n ta l e
durante il sequestro Mo- della democrazia repub- sistema politico, crolla- (www.Unita.it)
blicana.
to sotto il peso della
ro.
In quel rigetto assoluto In un Paese che ha for- corruzione, del debito
(Continua da pagina 22)
INTERNI
24 Giustizia e Libertà
28 Settembre 2002
L’odore delle armi
(Continua da pagina 3)
E in un sistema democratico è solo questione
di prevalenza.
Oggi, per tutta una serie
di motivi che lascio
all’esame degli storici,
dei politologi e dei sociologi, il sentire fascista è maggioritario.
Del resto non ho mai
creduto che Berlusconi
abbia vinto le elezioni
perché ha ingannato «la
gente».
Credo che Berlusconi e
una certa Italia si sono
piaciuti perché si assomigliano.
E chi si assomiglia, si
piglia.
Detto questo, vorrei però notare che finché la
Costituzione italiana
non avrà sostituito
l’articolo che dice:
«L’Italia è un paese che
ripudia la guerra», con
«L’Italia è un paese
che ama la guerra», il
nostro è un paese dichiaratamente pacifista,
e che dunque le parole
di Fini suonano di spregio allo spirito della nostra Carta Costituzionale.
Ciò avrebbe meritato
almeno un richiamo da
parte di chi della Costituzione è il garante.
Osservo inoltre che le
parole di Fini risultano
spregiative nei confronti
dei militari italiani in
Iraq.
Fino a prova contraria il
contingente italiano è in
Iraq «in missione di
pace», e chi compie una
missione di pace è necessariamente un pacifista.
A meno che l’on. Fini
non abbia altre informazioni sull’attività dei
militari italiani di cui
noi, in questa guerra
sporca e priva di osservatori internazionali legittimi e credibili, non
disponiamo.
Antonio Tabucchi
www.unita.it
Le brutte figure di un onorevole
di Ilary-3
La sera in cui “Porta a
Porta” ha presentato
una nuova puntata del
teleprocesso su Cogne, il
“ Maurizio
Co sta nzo
show” ospitava Fini.
Il segretario di Alleanza
Nazionale, attuale vicepresidente del Consiglio
(anche se di fatto nessuno se ne è accorto), ha
esordito, col suo solito
fare populista: “Qui c’è
qualcuno che è per la
guerra ?…Ovviamente
nessuno !”
Questa era la sua premessa per avallare la
convinzione che avrebbe
espresso di lì a poco.
Costanzo aveva, infatti,
invitato il suo ospite a
parlare di “guerra e pace” ma in un così vasto
orizzonte di cose da dire,
Fini (forse non troppo in
forma) si è perso nei meandri di discorsi senza
fine.
Dal terrorismo allo scontro di civiltà i suoi mo-
nologhi risuonavano privi di senso e di logica.
Inconcludente nelle parole come nei fatti. Incalzato da una “brutta”
domanda di un giovane
in platea “cosa avrebbe
fatto l’onorevole Fini
se l’Italia avesse messo
al voto l’intervento militare in Iraq”, il vice
presidente del Consiglio
ha risposto: “ma il Governo non ha messo a
voto…” “Quindi no ?”
-riprende il ragazzo-.
Ovviamente l’onorevole
comincia un panegirico
senza rispondere.
Ma i problemi per
l’onorevole non erano
finiti, gli animi in platea
erano ancora caldi e
un’altra brutta domanda
gli viene posta da una
ragazza: “Perchè ha eq u i p a r a t o
l’atteggiamento dei pacifisti a quello di Ponzio Pilato ?” “Ma perché se ne lavava le ma-
ni...”risponde. “Ma il
–insiste la
pacifismo
ragazza- non è un ideale
verso il quale tutti e
tutte dovremmo tendere ?”.
Fini, questa volta davvero infastidito, comincia a
sbraitare contro i pacifisti e i partiti politici che
li rappresentano.
“Ma
che
cosa
c’entrano le bandiere
di alcuni partiti in una
manifestazione per la
pace” e poi perde completamente le staffe ed
afferma: “anche Guevara che non mi sta particolarmente simpatico
era un guerrigliero”.
Per fortuna le sue brutte
figure hanno fine con
l’arrivo di un prestigiatore sul palco che con la
sua simpatia farà dimenticare a tutti le sciocchezze che aveva proferito !
Ilary 3
Il Venditore di Fumo
(Continua da pagina 5)
ancora una volta.
Purtroppo per lui, essendosi prolungati e
mescolati i tempi della
produzione di quel fumo con altri, si è diffuso nel mercato una non
prevista puzza di bruciato, tanto fastidiosa
da creare allarme anche
fra gli assidui clienti
del suo banco di vendita.
Questi clienti perciò,
sebbene ben disposti
nel passato, sono stati
indotti ad allontanarsi
alla spicciolata.
Facendo i conti quelli
rimasti ora risultano
troppo pochi, non bastano più per dare svolgimento ai suoi disegni.
D’altra parte il recupero
degli allontanati non si
dimostra più possibile.
Può darsi che per sopravivere lui faccia ricorso
ora ad un’ultima risorsa: il classico asso nella
manica da buttare
all’improvviso nella
partita.
A questo punto però lui fatale.
l’attenzione di tutti sul Aemme
tavolo da giuoco è ormai troppo
alta e per lui
Giustizia e Libertà
non sarà faPeriodico Politico Indipendente
cile
usare
quell’asso.
Autorizzazione Tribunale di Roma
L’ennesima
carta falsa è
molto probabile che
non
serva
più.
Anzi
potrebbe
essere per
n° 540/2002 del 18.09.2002
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Giustizia e Libertà - n° 80