Anno 3 - n° 80 W W W . G I U S T I ZI A - e - LI B E R T A . C O M 28 Settembre 2002 Giustizia e Libertà Distribuzione telematica Periodico Politico Indipendente Simona Pari, Simona Torretta L’odore delle armi di Aantonio Tabucchi (www,unita.it) di L. B. (a pagina 2, 3, 28) Kofi Annan vs G. W. Bush di Roberto Rezzo (www.unita.it) (a pagina 2, 3) Morire per Baghdad di Enzo Biagi (www.Espresso.it (a pagina 4) Berlusconi, bugie vistose di Lietta Toenabuoni (www.lastampa.it) (a pagina 4) Il venditore di fumo di Aemme (GL n° 77, pag 2) (a pagina 5, 28) Lettera aperta di Prodi da www.repubbica.it (a pagina 6, 7, 8) Ricostruzione del sequestro di Roberto Saviano (indimedia, reportassoc) (a pagina 9, 10, 11, 14) Ipotesi per un sequestro da “Diario” (anno 9°, n° 35) (a pagina 12, 13, 14) Simona Pari e Simona Torretta: l’attesa delle nostre sorti di Titty Santoriello Copia gratuita (a pagina 15, 16) L’Iraq, lo ricostruisce un amico di Lunardi di Marco Ottanelli (www.democrazialegalita.it) (a pagina 16, 17, 18) Giustizia double face di Fernando Esposito (a pagina 17) Lettera di Moore a Bush di Michael Moore (a pagina 19, 20) Antifascismo Lo vogliono morto, ma l’antifascismo è vivo... di Nicola Tranfaglia (www.unità.it) (a pagina 21, 23) Antifascismo per le nuove generazioni di Paolo Soddu (www.unità.it) (a pagina 22, 23) Certo il rapimento di Simona Pari e di Somona Torretta non si può omologare quasi in nulla ai rapimenti-sequestri fino ad ora realizzati in terra d’Iraq. L’unico precedente a cui, forse, si potrebbe omologare è il rapimento (!?) con successivo assassinio del pubblicitario, freelance, volontario della Croce Rossa Italiana, inviato del settimanale “Diario” Enzo Baldoni. Omologare al “Baldoni affaire” non per quanto riguarda le modalità o altro ma solo per la “stranezza”. Si, la “stranezza” ! Nel “Baldoni affair”vi è la “stranezza” che nonostante si fosse in una zona abbastanza sicura, non vi fosse nessuno ai bordi della strada, l’auto di Ghareeb e Baldone coinvolto nello scoppio di una mina (o colpo di mortaio o bazooka) è stata letteralmente abbandonata, e solo con molto riardo si è provveduto a ritornare in loco per “vedere cosa era accaduto”. Nel caso di Pari, e di Torretta e dei due collaboratori iraqueni, ciò che suscità la Apparivano quasi vestiti con una sorta di uniforme ... Per quanto riguarda l’armamento i “guerriglieri erano datati di modernissimi fucili AK-47, pistole con silenzia- nostra perplessità è di tutt’altro genere. Ma sempre di “stranezza” si parla. Il gruppo operativo che ha rapito le quattro persone (in una zona centrale di Baghdad) pare che fosse costituito almeno da una ventina di persone. Apparivano militarmente inquadrati ed istruiti ottimamente. tore e armi che stordiscono. Armi che fino ad ora era difficilmente utilizzate dai mujahidin, dotati dell’efficiente ma rudimentali kalashnikov. Colui che guidava, era considerarsi in “capo” del gruppo era vestito in borghese e veniva chiamato “Signore” !… 28/09/2004 18:09 (Ansa) (ANSA) -ROMA,28 SET Berlusconi ha reso noto che le due ragazze italiane liberate, sono state consegnate alla Cri ed esprime gioia per la conclusione della vicenda. Il premier ha personalmente dato la notizie alle famiglie Torretta e Pari, dicendo loro che stasera abbracceranno le figlie. Incappucciate e rilasciate in tre posti diversi: sarebbero queste le modalita' del rilascio delle due Simone. Anche i due iracheni, una donna ed un uomo, rapiti il 7 settembre a Baghdad con le due ragazze, sono liberi. /writer 28/09/2004 18:09 2 Giustizia e Libertà L’odore delle armi di Antonio Tabucchi Mi pare ozioso commentare le parole del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini sul pacifismo quale «caricatura della pace», sul suo implicito elogio della guerra e sul suo appello alla «guerra contro il pacifismo». Lo ha già fatto egregiamente su questo giornale Furio Colombo. Fini è solo logico, e le sue parole appartengono alla ideologia da cui proviene: «La guerra sola igiene del mondo» di Marinetti, l’insegnamento del suo maestro Almirante di cui è stato il pupillo prediletto, che firmava i bandi nazifascisti contro i partigiani durante la Repubblica di Salò. INTERNI 28 Settembre 2002 All’Onu, sempre più aspro lo scontro Kofi Annan v/s G.W. BUSH di Roberto Rezzo (www.unita.it) Lo stato di diritto e il diritto del più forte, Fini è solo più franco del resto sono le due visioni della compagine di governo, che del mondo che si sousa mezzucci più mediocri: o- no scontrate all'aperscura in televisione le grandi tura della 59° Asgenerale manifestazioni pacifiste in Italia semblea delle Nazioni Unite. e nel mondo, rispolvera leggi del ventennio per far togliere la Nel suo intervento il bandiere pacifiste dai luoghi segretario generale, pubblici, perché una legge anco- Kofi Annan, ha dera in vigore dice che solo il tri- nunciato «illegalità colore e i ritratti del duce e di da entrambe le parVittorio Emanuele III possono ti» nella guerra al apparire nei luoghi dello Stato terrorismo e invitato italiano. i leader del mondo «a cessare una verFini potrebbe anche esigere di gognosa mancanza vederla applicata alla lettera. di rispetto delle leggi». Del resto l’Italia ha una solida Il presidente George tradizione fascista. Anzi, il fascismo è l’unica for- W. Bush ha ribattuto ma di Stato originale che l’Italia che gli Stati Uniti ha prodotto esportandolo nel «sono in Iraq per Novecento con successo in Ger- costruire una demomania, Spagna, Portogallo, Un- crazia». gheria, Romania. Davanti ai rappresentanti dei 191 PaeLe altre forme che ha sperimen- si membri, tra cui 66 tato, monarchia costituzionale e capi di Stato e 28 carepubblica parlamentare, non pi di governo, Annan sono di origine italiana, sono ha sottolineato che state copiate da altri Paesi. dopo l'11 settembre s'è innescato un mecUna tradizione, quella italiana, canismo di progresche trovò un largo consenso nel sivo deterioramento ventennio (gli italiani andarono della legalità, sia per tutti dietro a Mussolini, perché colpa dell'America (Continua a pagina 3) che dei fondamenta- listi islamici. È partito dal codice di Ammurabi, dalle radici della civiltà umana, per ammonire che «nessuno è al di sopra della legge e chi non sottostà alle regole sarà duramente giudicato dalla storia». Ha indicato in Sudan, in Israele e in Iraq i casi più eclatanti di abuso: «In Iraq vediamo civili massacrati a sangue freddo, giornalisti, volontari e altro personale che non è lì per combattere rapiti e messi a morte nella maniera più barbara. Allo stesso tempo abbiamo visto prigionieri iracheni atrocemente torturati. In Israele vediamo civili, fra cui bambini, deliberatamente presi di mira da dinamitardi suicidi palestinesi. E in Palestina vediamo case distrutte, territori occupati, vittime ingiustificate tra la popolazione civile a causa dell'ec- cessivo uso della forza da parte di Israele». Bush ha difeso la sua decisione d'invadere l'Iraq sostenendo che così il Paese diventerà un bastione della democrazia e della libertà in Medio Oriente. Ha quindi esortato «tutte le nazioni libere» a non cedere di fronte al terrorismo. Quanto alla violenza che divampa in Afghanistan come in Iraq, s'è giustificato dicendo che «il cammino che porta verso la libertà impone sempre di pagare qualche costo». Il presidente che aveva sfidato le Nazioni Unite a seguirlo in guerra per scongiurare il destino di trasformarsi in un luogo di chiacchiere, in un'organizzazione politicamente irrilevante, martedì ha abbassato il tono: «Il popolo americano rispetta l'idealismo (Continua a pagina 3) 28 Settembre 2002 INTERNI sempre più aspro lo scontro Annan v/s BUSH (Continua da pagina 2) che ha dato vita a questa organizzazione, e rispetta gli uomini e le donne delle Nazioni Unite che difendono la pace e i diritti umani in ogni parte del mondo». Senza però rinunciare a salire in cattedra: «L'Onu deve fare di più per aiutare l'Iraq a diventare sicuro, democratico, federale e libero». Gli Stati Uniti a suo dire hanno già fatto la loro parte: «Il Consiglio di Sicurezza aveva minacciato Saddam Hussein di serie conseguenze se le risoluzioni sul disarmo non fossero state rispettate. E quando diciamo serie conseguenza, tali devono essere. Siamo determinati a distruggere la rete dei terroristi, ovunque essi si trovino». Bush ha quindi sfoderato la carta del «conser vatori sm o compassionevole», elencando gli sforzi degli Stati Uniti per combattere il traffico di organi umani, che ha definito «una moderna schiavitù», facendo quindi appello a tutti i Paesi perché si oppongano alla clonazione, sulla base del principio che «nessuna vita umana può essere creata o distrutta a vantaggio di un'altra persona». Ha ricordato l'impegno del G8 a finanziare la lotta alla povertà e alle malattie, ma soprattutto l'impegno della sua amministrazione a stanziare 15 miliardi di dollari per combattere la piaga dell'Aids in Africa e nei Paesi dei Caraibi. Un mormorio a questo punto s'è levato dai banchi dei delegati delle nazioni interessate, perché al di là degli impegni tanto sbandierati da più di un anno a questa parte, una cosa è certa: dei soldi promessi sono arrivati appena gli spiccioli, un miliardo all'incirca, ingoiato per la maggior parte dalle multinazionali farmaceutiche. Lo sfidante democratico John Kerry ha risposto a Bush da Jacksonville in Florida, dove si trova per la campagna elettorale: «Ancora una volta ha fallito la prova della credibilità. Continua a parlare delle fantasie che ha in mente, anziché della situazione reale in Iraq». Ha definito l'attuale amministrazione «arrogante e incompetente», per questo l'America ha bisogno di un nuovo leader. «Il problema non è andare dritti sino in fondo senza alzare la testa -ha spiegato Kerry- si tratta di cambiare l'andamento della situazione coinvolgendo le altre nazioni in Iraq al fianco degli Stati Uniti». La gelida accoglienza che l'intervento di Bush ha incontrato al Palazzo di Vetro testimonia che così la pensa anche gran parte del mondo. Venerdì all'Onu parlerà Ayad Allawi, primo ministro del governo provvisorio iracheno. Ai margini dei lavori dell'Assemblea generale è previsto un incontro informale tra Giustizia e Libertà 3 L’odore delle armi gli piacque) e a contestare lo Stato corporativo e totalitario, lo Stato etico di Gentile, fu un’aristocrazia operaia e intellettuale, quella che poi organizzò la Resistenza, che divenne lotta di popolo solo quando l’Italia si trovò in fondo al baratro. Non mi stupirei se presto tornassero in auge le delazioni, visto che la delazione fu un’attività praticata con passione dagli italiani durante l’occupazione nazista. Mi si obietterà che molte famiglie ricoverarono Ebrei e altri perseguitati. È vero, ed ho l’orgoglio di conoscere proprio una di queste famiglie. Ma anche qui è una questione di prevalenza, e gli storici sul problema hanno raccolto documenti in abbondanza: a una grandissima parte degli italiani piaceva denunciare. Del resto il sistema di Berlusconi, con l’istituzione dei telefoni ai quali i cittadini possono denunciare gli insegnanti che non concordano con le leggi del governo sono già un buon inizio: al Viminale si registra e si scheda. Stati Uniti, Unione Europea e Russia, quelli che avevano disegnato la «road map» per il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Per i diplomatici arabi si tratterà soltanto di prendere atto che il piano di pace, per l'indifferenza di Washington, è moribondo. Roberto Rezzo (www.unita.it) Le compagnie telefoniche che forniscono alla presidenza del Consiglio i numeri privati di tutti i cellulari degli italiani, oltre che una forma di intimidazione intollerabile in ogni democrazia, sono la dimostrazione spudorata della forma di controllo arbitrario cui gli italiani sono sottoposti. L’Italia è il paese del «Noi diviso», per dirla con il titolo di un libro di un grande filosofo attuale, Remo Bodei: una buona parte degli italiani è sinceramente democratica, un’altra buona parte profondamente fascistoide. Perché il sentire fascista, nel suo senso più largo, se lo è sempre tenuto dentro. (Continua a pagina 24) 4 Giustizia e Libertà INTERNI 28 Settembre 2002 Morire per Baghdad di Enzo Biagi Adesso dicono: "Siamo per tendere una mano a ra di carità. Ma purtrop- tura hanno già contato tutti sulla stessa barca". chi rischia ogni momen- po certi cani rispondono nei loro reparti, mille Anche chi non rema e t o l a v i t a . alle carezze mordendo. morti, e la batchi non aveva neppure Sono delle pacifiste, ap- Laggiù ci sono anche t a g l i a fa voglia di navigare. partengono a una orga- soldati italiani e se negli esi m i l Oggi stiamo vivendo la nizzazione che si chia- anni Quaranta seme se ntati o h c lli tre storia delle due ragazze ma Un ponte per..., per brava irrave Que ono di ono ol . e (tutte e due si chiamano attraversare la violenza ar ,s ,s gior ribelli agono Simona) che sono state e la morte che tendono g e p nt ie sequestrate in Iraq, un agguati ovunque. de a emist del Pe n e t i tr paese ferito dalle guerre Simona Parai e isti, es o font m continua e umiliato dalle sanzio- ri e d e r a ch i terro , secon t e, anzi, si agni. Sono andate in quel n rule iaio” d e ora i grava. Non c'è bandisastro per allev igl alluja più m è diera che tenga o ideoviare qualche nza di F logismo che ispiri: c'è c h e iste “qual taglia s 004 e r e t e, 2 r a a m gionevole e adel petrolio. l b b o m raq icati c della ette I s troce morire per DanNoi ci siamo impegnati n 2 «I o ind ima ra, 2 r e Sizica, non meno straziana restare e solo quando i S p n a era 0mila dell e m o n a te deve essere perdere nostri aerei da trasporto r e 2 ri . tr e Cor Torretta sono un figlio a Baghdad. Gli scaricheranno ancora ila» ini, m M 0 io americani, a cui dobbia- bare, ci renderemo davstate rapite in pieno 10 b a F rale mo tanto e di cui siamo vero conto del disastro. giorno a Baghdad dove e n e sof- G ferenza e si trovavano per un'ope- alleati, in questa avven- Berlusconi - promesse impraticabili, bugie vistose di Lietta Tornabuoni (www.lastampa.it) Il presidente del Consiglio s'è lagnato perché i suoi non gli hanno dato sostegno quando ha promesso di ridurre le tasse ai cittadini, ha rimproverato i ministri per il loro appartato silenzio, ha deplorato che pure gli alleati non abbiano detto una parola: «Sono rimasto solo, sono l'unico in Italia, ma vado avanti lo stesso». Per impermalito che sia, possibile non capire il desiderio altrui di non venir coinvolto nella promessa più impraticabile, nella bugia più vistosa ? Altre menzogne non sono mancate, nell'ultimo periodo. L'accordo minimo con i supermercati è stato presentato (anche dai media) come un blocco totale dei prezzi nazionali e un avrebbe potuto essere veicolo di ricchezza per utile alle sequestrate, i consumatori. cosa diamine vuol dire «ora dobbiamo essere E pensare che era an- tutti uniti per riportanunciato sino a dicem- re a casa le nostre rabre, appena tre mesi: gazze» ? cosa vorrà dire, che i Non c'è causa-effetto, prezzi dovrebbero au- non c'è logica. mentare invece tutti i Vivere tra le menzogne mesi ? è veramente troppo umiliante. Tutte le settimane ? C'è chi non se ne accorTutti i giorni ? ge, chi le beve tutte e se Il rapimento in Iraq del- non altro si sente più le due volontarie italia- speranzoso. ne è stato accompagnato da dichiarazioni di Ma chi capisce campa cui qualcuno dovrà pur male, assediato di contivergognarsi (ammesso nuo da bugie pubblicitache sappia provare ver- rie sempre esistite però gogna). mai state tanto elaborate L'episodio terribile è e ridicole, bombardato stato sfruttato per invo- sempre da bugie politicare un'unità tra forze che mortificanti per la politiche che serviva a loro stupidità e per il tutt'altro e che specifi- disprezzo che ne traspacamente serviva a nulla: re verso i cittadini conin quale modo l'unità siderati creduloni e sce- mi. La nuvola costante di pubbliche bugie guasta il carattere rendendolo sospettoso, diffidente, polemico, mai rilassato; induce a provare rabbia verso i creduloni, isola; fa sentire il peso del menefreghismo di vertice verso i cittadini. La personalità ne risulta alterata, e non in meglio: d'altro canto, insieme con le bugie semplici («ridurremo le tasse») procedono quelle più complicate, meno facilmente riconoscibili, dalle quali è meno semplice difendersi. Allora? E' ovvio sentire rancore verso chi costringe a un'esistenza così faticosa, poco serena, priva di fiducia: e per di più le bugie più crudeli sono spesso dette in silenzio. 28 Settembre 2002 INTERNI Giustizia e Libertà 5 Il venditore di fumo di Aemme ( GIUSTIZIA e LIBERTA’ - 15.08.2004, Anno 3°, N° 77, pag 2) Il chiaro ed esemplare articolo di Lietta Tornabuoni apparso su La Stampa di Torino, ci da modo di ripubblicare l’articolo che scrisse il nostro collaboratore “Aemme” mesi or sono (il 15 agosto 2004, n. 77,anno 3° a pagina 2) dal titolo «Il venditore di fumo»in cui si sosteneva : «Per il “premier “ i col-pevoli” del mancato taglio delle tasse sono, via via, il “buco” dei conti pubblici del precedente governo (buco completamente inventato, scoperto su suo incarico dal ministro Tremonti. Poi nell’elenco sono entrati l’Euro, il Patto di Stabilità, Prodi, Fazio della Banca d’Italia, i sindacati, e in ultimo anche il nuovo presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo, che ha “riscoperto” la concertazione e il mezzogiorno. Attenti al classico “asso nella manica” che butterà all’improvviso nella partita. Sarà l’ennesima carta falsa che tenterà di usare ma è molto probabile che non serva più. Anzi potrebbe essergli fatale.» Molti osservatori mostrano sorpresa ed incredulità di fronte alla tenacia con cui Silvio Berlusconi continua ad insistere nel promettere la riduzione delle tasse, nonostante ormai nessuno gli presti più fede. I dati economici e particolarmente i disastrati conti dello Stato da lui stesso procurati, sono sempre più in contraddizione con tale promessa, ma lui fa finta di niente e per il quarto anno consecutivo rinnova la promessa avanzata a partire dal primo, preparandosi a fare altrettanto per il quinto. Ma come, si dicono quegli osservatori, non si preoccupa Berlusconi di risultare alla fine non affidabile ? riforma delle pensioni, poi è stato inserito il governatore della BanLa perplessità sembreca d’Italia per i continui rebbe ovvia, ma non suoi fastidiosi richiami vale per il caso di un al rigore e in ultimo annavigato venditore di che il nuovo presidente fumo come Silvio Berdella Confindustria, Lulusconi. ca di Montezemolo, che Costui, fin dall’inizio, Fin dai primissimi gior- ha “riscoperto” la conha calcolato di sfruttare ni del suo governo è certazione e il mezzocomunque, a suo van- stato inserito nell’elen- giorno. taggio, la promessa del co dei “colpevoli” del taglio delle tasse, sia mancato taglio delle Tutti bastoni posti fra le che ciò riesca a farlo, tasse il “buco” dei con- ruote della riduzione ti pubblici del prece- delle tasse. sia che no. Nel caso positivo lo dente governo. Il buco Naturalmente nelle lasfruttamento sarebbe era completamente in- mentele di Berlusconi sono rientrati anche gli Berlusconi o le bugie ostacoli che ad ogni piè sospinto egli ha trovato nel Parlamento italiano A riguardo delle bugie del nostro per tutte le sue proposte “beneamato” premier, e come tali “bugie”, e quindi in particolare “menzogne” siano una componente esistenper la riduzione delle ziale dell’uomo Selvio Berlusconi riportiatasse.Non basta tutto mo alcune frasi che ebbe a dire Indro Monciò per fargli dire che è tanelli -che ebbe modo di conoscere il signoora di finirla ? re di Arcore molto bene: E che se si vuole il « Perché bugiardo Silvio era anche allora. mantenimento delle sue …. Mentiva senza accorgersene, come io e promesse si impone la punizione dei suoi opvoi respiriamo e diisinteressatamente : positori e il conferiper il piacere infantile di intentare … Le mento a lui dei poteri diceva perché non distingueva fra sogno e necessari ? realtà . … Erano le sue Chansins de geste, , qualcosa di mezzo tra “I tre MoschettieEcco cosa ci vuole: l’uomo forte, come lui ri” e “Il barone di Münchhausen, senza è, senza impedimenti di nessuna pretesa di credibilità…. .» alcun genere. Così è (Marco Travaglio, “Montanelli e il Cavaliesvelato il mistero su cui si attardano a porsi dore”; Ed.Garzanti, pag 45 e 46) mande certi osservatori. ventato, ma fu scoperto Pur sapendo di non poovvio. Nel caso negativo la su suo incarico e sven- ter mantenere la procosa sarebbe un poco tolato, senza prove, dal messa, Berlusconi la rilancia sempre più in più complicata, ma u- ministro Tremonti. gualmente realizzabile, Poi nell’elenco sono alto, per sfruttarne al usando uno di quegli entrati l’Euro e il Patto massimo, e a suo vanartifici di cui lui è im- di Stabilità, con la pre- taggio, proprio la manpareggiabile maestro, tesa di chi quel patto cata sua realizzazione. nella sua qualità appun- gestiva, e quindi di Ro- La cosa era prevista, to di venditore di fumo. mano Prodi, di vietare era nei suoi calcoli. Chi sarebbero infatti i tagli di tasse per le converi responsabili della dizioni in cui versano i Ma secondo i suoi calcoli, tutto doveva funmancata riduzione delle conti pubblici italiani. tasse, lui o tutti quelli Nell’elenco sono stati zionare a dovere e nei che gli hanno sbarrato inoltre inseriti i sinda- tempi previsti. Il giuoco cati per le loro richieste così era fatto e il fumo la strada? Basta tenere sempre in dei rinnovi contrattuali sarebbe stato venduto evidenza e sotto accusa e l’opposizione alla sua (Continua a pagina 24) Perché non la pianta ? questi ultimi e la risposta viene da sè. L’elenco dei veri impenitenti responsabili è stato da lui tenuto aggiornato e mostrato pubblicamente, fin dall’inizio. 6 Giustizia e Libertà INTERNI 28 Settembre 2002 Lettera aperta di Romano Prodi Testo della lettera, pubblicato su Repubblica del 24 settembre 2004 Caro Direttore, questa è una lettera che non avrei voluto e non avrei creduto di dover scrivere. Viviamo momenti difficili e, spesso, terribili. Dall´Iraq all´Ossezia, dalla Cecenia all´Afghanistan, dal Darfour al Medio Oriente al Mediterraneo il mondo è scosso da guerre, terrorismi, violenze e emigrazioni di massa. Abbiamo negli occhi le immagini dei bambini di Beslan e nel cuore l´angoscia per le nostre due Simone. Le Ferrari dominano le corse di Formula Uno, ma in tutte le altre gare perdiamo drammaticamente terreno. All´Onu, specchio fedele delle gerarchie internazionali, siamo caduti in una serie inferiore, irrimediabilmente staccati da Francia e Germania che, per decenni, sono state nostre pari. Se osservate nella prospettiva di queste tragedie, l´Europa appare come un´isola relativamente felice. I sessant´anni di benessere seguiti alla fine della Seconda guerra mondiale hanno trasformato il volto stesso delle nostre società e la vita di ciascuno di noi. Abbiamo una moneta comune, l´euro. E con l´allargamento non abbiamo soltanto esteso a tutto il continente un´area di pace: abbiamo anche creato un gigante dell´economia mondiale. Ma non sono solo rose e fiori. L´Europa, che sino a tutti gli anni Sessanta aveva conosciuto una stagione di crescita impetuosa, ha rallentato il proprio ritmo di sviluppo e da tre decenni non riesce a ridurre il divario che la separa dagli Stati Uniti. E, in quest´Europa, l´Italia è tra i paesi che soffrono di più. E le cose non vanno meglio nell´economia. Siamo entrati nell´euro ma, mentre gli spagnoli confermano il loro ritmo veloce e francesi e tedeschi riprendono a correre, noi arranchiamo in ultima fila. Il turismo soffre sotto i colpi di una concorrenza sempre più forte. Le nostre esportazioni non tirano più. Siamo quasi spariti nelle classifiche delle grandi imprese. Non produciamo più profondo. ricerca d´avanguardia. C´è chi ha sparso Stiamo t e n e n d o l´illusione che bastasse un´intera generazione di lasciare la briglia sciolta giovani in una situazio- perché l´Italia riprenne di p r e c a r i e t à desse a correre. destinata a portare ad un Che bastasse promettere futuro di insicurezza. meno tasse per creare un entusiasmo capace di Assistiamo l´impoveri- generare investimenti, mento di quella classe lavoro, ricchezza. media che è la spina Che, in sostanza, il paedorsale e vitale di ogni se meno lo si governava società. meglio era. Leggia- Ma non era che mo di un´illusione. oltragg i o s e Una perfida illusione retribu- che lascia e lascerà zioni a un´eredità pesante e img r a n d i porrà un lavoro duro e dirigenti di lunga durata a chi sam e n t r e rà chiamato a reggere il s c h i e r e paese. in fi ni te Con la consapevolezza di lavo- della dimensione della r a t o r i sfida che sta di fronte sono co- all´Italia, una consapestretti a volezza resa ancora più v i v e r e acuta dagli anni trascorcon sti- si guardando al nostro p e n d i paese dall´osservatorio che non della Commissione Eup e r- ropea, nel luglio dello mettono scorso anno, in previdi copri- sione delle elezioni eure la quarta settimana ropee e inpreparazione del mese. delle elezioni politiche, ho lanciato la proposta Il dissesto della finanza di una lista unitaria delpubblica certificato dal- le forze riformatrici. le dimensioni, tuttora vaghe ma in ogni caso L´idea era semplice: biimponenti, della mano- sognava costruire una vra annunciata dal go- forza capace di operare verno, non è che il sin- come motore e timone tomo della necessità di di una grande coaliziouna vera e propria rico- ne di tutte le forze riforstruzione del paese. matrici in modo da guadagnare la fiducia degli Scuola, università, giu- elettori e garantire sucstizia civile, protezione cessivamente la stabilità degli anziani e dei più del governo. deboli, sistema dell´in- A questo invito hanno formazione: non c´è risposto, per primi, i campo della vita e della Democratici di Sinistra, società italiana che non i Socialisti Democratici (Continua a pagina 7) richieda un intervento 28 Settembre 2002 INTERNI Giustizia e Libertà 7 Lettera a “Repubblica” di Romano Prodi (Continua da pagina 6) italiani, i Repubblicani Europei e la Margherita, i partiti che più direttamente rappresentano le grandi tradizioni culturali e politiche alla base della Costituzione della nostra Repubblica e lo spirito di novità e di unità all´origine dell´esperienza dell´Ulivo. Uniti nell´Ulivo: questo è il nome che scegliemmo per la nostra lista. Un nome che testimonia la volontà di operare e di presentarci uniti di fronte ai cittadini e, allo stesso tempo, propone un legame diretto con il marchio della coalizione che aveva già vinto contro la destra nel 1996 e del governo che aveva saputo portare l´Italia al traguardo dell´euro. Al momento del voto europeo, più di dieci milioni di donne e di uomini, quasi un elettore su tre, hanno premiato questo sforzo di innovazione e di coraggio, facendo della Lista Uniti nell´Ulivo di gran lunga la prima forza politica italiana con una consistenza pari ai due terzi dell´intero centrosinistra e ad una volta e mezzo la maggiore forza del centrodestra. A questi milioni di italiane e di italiani era giusto, era doveroso rispondere, dopo il voto, lavorando per consolidare ciò che essi con tanta evidenza avevano mostrato di apprezzare. Di qui la proposta di creare, sulla base e sull´esperienza della lista unitaria , la Federazione dell´Ulivo. tro partiti promotori della lista ma aperta a tutte le forze pronte a condividerne l´ispirazione. Non un partito unico, ma un soggetto politico attrezzato ad avvalersi e, anzi, ad esaltare le tradizioni, le culture, il radicamento sociale, gli spazi di azione dei partiti, protagonisti insostituibili della vita politica del paese e, allo stesso tempo, in grado di decidere in modo unitario e, dunque, di operare con tutta l´autorità del proprio peso politico. Un soggetto politico, la Federazione dell´Ulivo, al centro e al servizio della più ampia coalizione del centrosinistra, di quella grande alleanza democratica necessaria per mobilitare, anche attraverso le primarie, le straordinarie energie dei movimenti, delle associazioni e dell´intera società nazionale, per vincere le elezioni e, soprattutto, per governare l´Italia sulla base di un comune progetto riformatore. La Federazione dell´Ulivo, la Grande Alleanza Democratica. Questi sono i due strumenti, sem plici e comprensibili, di un Una federazione inizial- grande progetto di innomente formata dai quat- vazione per uno schiera- mento riformatore. Mi permetto di aggiungere che questa è anche la mia identità politica, l´unica per me possibile. Venezia Giulia, sono la prova che siamo stati e siamo capaci di interpretare le aspirazioni e le domande dei cittadini italiani. Nel senso che questi elementi, insieme e in coerenza tra loro, riassumono e danno un significato ad una storia personale e ad un impegno politico vissuti nel segno e con gli obiettivi, tra loro indissolubilmente collegati, del definitivo superamento della divi- Un recentissimo sondaggio realizzato dalla società Ispo di Milano ci dice che se ci fossero domani le elezioni politiche, tra il 33 e il 35,5 per cento degli elettori voterebbe i partiti della Lista Uniti nell´Ulivo, il 52,5 per cento voterebbe per la coalizione di centrosinistra mentre soltanto il 37,7 per cento sarebbe disponibile a votare in favore del centrodestra. Insomma: gli italiani ci chiedono unità per cambiare il paese e affrontare i gravissimi problemi della loro vita di ogni giorno e ci premiano vistosamente quando rispondiamo po sitivamente a questa loro domanda. sione tra laici e cattolici, del pieno consolidamento della democrazia dell´alternanza e, dunque, dell´unità tra tutte le forze riformatrici. L´affermazione della Lista Uniti nell´Ulivo alle elezioni europee, il contemporaneo successo delle altre forze dell´opposizione riformatrice, la ormai lunga scia di vittorie in tutte le consultazioni amministrative degli ultimi tre anni, dalle province di Roma e Milano ai comuni di Bologna e Bari alla Regione Friuli Del tutto incomprensibili sono, dunque, le resistenze a questo progetto e a questa prospettiva di successo, di vittoria, di governo. Eppure, queste resistenze ci sono. E si concentrano, tutte, sul cuore, sul nocciolo duro del meccanismo che ho appena riassunto e ricordato, cioè sulla Federazione dell´Ulivo. Non do´ di tutto questo un´interpretazione personale. Quello che vedo non è un contrasto tra persone. Si tratta di un contrasto politico. E, come tale, deve essere trattato e chiarito una volta per tutte. (Continua a pagina 8) 8 Giustizia e Libertà INTERNI 28 Settembre 2002 Lettera a “Repubblica” di Romano Prodi Per spiegarmi meglio, mi riferisco alla mia esperienza in questi cinque anni e mezzo alla guida della Commissione Europea, perché il confronto e la composizione tra i ruoli e gli interessi dell´Unione Europea e degli Stati nazionali è un modello quasi perfetto del rapporto tra i partiti e la nascente Federazione dell´Ulivo. dei propri cittadini, solo e soltanto quando è dotata degli strumenti per agire e delle regole per decidere. Questo, dunque, è il terreno sul quale ci dobbiamo misurare. Siamo pronti a rispondere alla d o m a n d a di unità che viene dagli elettori ? Abbiamo l´ambizione di concorrere per il goverCosì come gli Stati na- no del paese ? zionali, anche i partiti sono gelosi, e giusta- Sentiamo la responsabimente gelosi, della loro lità di crestoria,delle loro tradi- are un zioni, delle loro identi- s o g g e t t o tà. politico Così come gli Stati na- all´altezza zionali, anche i partiti delle sfide hanno interessi concreti e dei proda difendere. blemi che Così come gli Stati na- ci stanno zionali, anche i partiti davanti e hanno radicamento che i cittasociale e legami col ter- dini ci ritorio. chiedono di affronMa, così come, nel tare ? mondo globalizzato di oggi, ci sono compiti ed S i a m o interessi che solo pronti, per l´Europa, grazie alle sue questo, a dimensioni e al suo pe- dare vita e so, può svolgere e di- autorità ad fendere, così, nella po- u n a Federazione litica nazionale, c´è un dell´Ulivo che, pur proruolo che solo un sog- mossa e costituita dai getto politico di prima partiti, non si esaurisca grandezza come una Fe- nella semplice sommaderazione dell´Ulivo in toria dei partiti stessi e grado di rappresentare riceva, dunque, l´autooltre un t e r z o rità, i poteri e gli strudell´elettorato, può gio- menti operativi per rapcare. presentare l´interesse co mune e decidere per esLa dimensione, tuttavia, so ? da sola non basta. E´ sempre l´esperienza eu- O preferiamo chiuderci ropea che ci mostra co- nella difesa di un piccome l´Unione sia piena- lo interesse di parte, inmente efficiente, capace differenti al più grande di dialogare da pari a esito della battaglia per pari con le grandi il futuro dell´Italia ? p o t e n z e d e l mondo e di difendere Queste sono le domancon forza gli interessi de alle quali dobbiamo dare risposte chiare e concrete. Solo quando saremo certi di potere contare Se c´è un progetto alter- su una Federazione canativo e qualcuno che pace di operare con effipensa di incarnarlo, si cacia e con autorità povada ad un confronto tremo credibilmente aaperto e comprensibile prire il confronto con le ai cittadini. altre forze riformatrici Se, come testimoniano per la costruzione della le dichiarazioni dei se- grande alleanza demogretari dei partiti della cratica. Lista Uniti nell´Ulivo, un progetto alternativo Anche le riunioni che non esiste, allora siamo abbiamo tanto atteso, coerenti e conseguenti. come quella fissata per il 4 ottobre, rischiano Perché solo una cosa altrimenti di essere inunon possiamo permet- tili. Ed è inutile fare cose inutili. È in gioco il futuro del paese. È in gioco la possibilità di porre fine all´avventura di una maggioranza, di un governo, di un presidente del Consiglio che hanno devastato i conti pubblici, che hanno inferto un colpo gravissimo al prestigio internazionale dell´Italia, che lavorano per una società costruita non sulle opportunità, sulle libertà e sui diritti di terci: di non essere, in tutti ma sui privilegi di questo momento della pochi, che non conoscostoria, all´altezza delle no il confine tra pubblinostre responsabilità. co e privato, che mancano di senso dello StaSi dicano i sì ed i no. to. E si spazzino via tutte le ambiguità, tutte le riserve mentali. Il punto d´arrivo devono essere atti credibili, decisioni e attribuzioni di responsabilità impegnative. È in gioco la speranza, la possibilità di preparare una società più giusta, più prospera, più dinamica, più serena e ricca di gioia di vivere, per le nostre famiglie, per i giovani, per gli anziani, per le donne e Solo quando e se questi per gli uomini d´Italia. impegni saranno stati assunti potremo credi- Questo è il tempo delle bilmente andare avanti scelte. nella costruzione del nostro progetto. Romano Prodi ESTERI 28 Settembre 2002 Giustizia e Libertà 9 Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro di Simona Pari e Simona Torretta di Roberto Saviano 25 Sep 2004 (indymedia, edoneo, reporterassoc) From: claudio tullii To: Lista_di_Geopolitica @yahoogroups.com Cc: [email protected] m ; Al-Awda-Italia Sent: Saturday, September 25, 2004 12:59 PM ***** Questa mia inchiesta non è stata accettata da nessun giornale con cui collaboro né da altra testata giornalistica italiana. L'unico giornale che ha ricostruito lo scenario del rapimento PariTorretta attraverso informative e documentazioni ufficiali raccolte da Rita Pen- magistrati. Nessuno dal vortice cadenzato come un metronomo delle Ansa, dalle notizie battute dagli uffici stampa militari, nessuno ha voluto ricercare con calma e taglio scientifico cosa poteva esserci dietro il rapimento in Iraq delle due volontarie italiane di "Un Ponte per …" ben fondato dubbio che ci sia una generale e pervicace volontà di non lasciarli emergere compiendo una vera e propria scelta di censura. ria Castellani arriva in Iraq. Questa intraprendente ragazza arriva a Bassora collaborando con i volontari dell'associazione "Un Ponte per…" e lavora ad un progetto particolarmente interessante ovvero permettere al dattero iraqeno, in assoluto il migliore al mondo, di potersi Cercherò di almanaccare i diversi elementi e congetturare con gli strumenti della ragione e della ricostruzione il Nessuno ha voluto inda- reale motivo del segare o forse nessuno ha questro. preferito farlo visto che ciò che in ultima somma Iniziamo ne vien fuori è una o no s s o p o situazione di incredibile Le infore si l l e l o r o h O c connivenza di poteri che e i M m d n HIA struzio azione e abbiachefanno del sequestro C I r i o di Simona BBL , ric dimost cui co m p ubb l esaU e i P r o alla Pari e Pe r o do erne Oe e te . tte l li, fino verità egu al mo po av u t i d la re lica plausib oprire iano invenire, tore RI b b e pulmeno ere a sc rto Savsse per dell’au n o i e à tenzere … a i giungdi Ro b ci do vedib ilit nuovamente n i a ite n e d e ” r m a e h c i r c imporre sul mern l a fe ente r lla vog struzio azion e ne e la r t cato. s è no ettiv aminti da a “rico ument entazio GL mative La qualità del dattero di obi tà, sp quest ra doc o cum dei Servizi Bassora, il celebre Al i t d Segreti italiani di- Bakhri, è stato fortefals blicatosiasi al ato la mi n S i - chiarano che la scelta di mente danneggiato pub o qual m mona Tor- sequestrare le due vo- dall'embargo poiché re IA CE V M retta un nodo gordiano insolvibile. Il sequestro delle due Simona che ieri un messaggio lanciato nel web vuole addirittura assassinate, è strettamente legato al sequestro dei quattro "impiegati" italiani sequestrati in Iraq: Fabrizio Quattrocchi, Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino. narola è stato il mensile La Voce della Campania che ormai da anni combatte assieme al suo direttore Andrea Cinquegrani una solitaria battaglia contro il potere della camorra e l'idiozia del giornalismo italiano, sopravvivendo con dignità nonostante le querele milionarie e le minacce continue. Questo sequestro invero rientra in una logica di Nessuno ha avuto de- conflitto le cui parti in cenza di dedicare del causa nessuna inchiesta tempo allo studio, alla ha voluto svelare ed i ricerca degli elementi cui motivi sono talsino ad ora raccolti dai mente chiari da avere il servizi segreti e dai lontarie italiane non è stata casuale, si dichiara che i testimoni sfuggiti al sequestro parlano di un commando che voleva proprio le due giovani donne e che non avendo le loro foto le cercava con agitazione e soprattutto come principali obiettivi dell'operazione. Per comprendere il motivo della scelta di due italiane legate all'or"Un g a n i z za z i o n e Ponte per …" come obiettivo di un'azione di rapimento bisogna procedere a ritroso ed arrivare sino al 2003 quando la giovane Vale- l'impossibilità di esportarlo ha costretto alla rovina la parte maggiore delle fattorie irakene che coltivavano i datteri. A valutare tale progetto sembrerebbe che la Castellani è una giovane piena di idee ed energia, proprio come i giornali cattolici (come Famiglia cristiana) la considerano e descrivono. Nell'aprile 2004 però dopo l'uccisione di Quattrocchi notiamo che il nome di Valeria Castellani viene iscritto nel registro degli indagati dai pm della Pro- (Continua a pagina 10) 10 Giustizia e Libertà ESTERI 28 Settembre 2002 Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro di Simona Pari e Simona Torretta cura di Genova, Francesca Nanni e Nicola Piacente all'interno delle indagini sul sequestro e la morte di Quattrocchi. Come mai una impegnata volontaria viene inscritta nel registro degli indagati? Cosa mai potrà centrare una donna votata al progetto del rilancio dell'agricoltura iraqena senza alcun scopo di profitto personale, con la melmosa vicenda di Quattrocchi ? A ben scavare nei dati e nelle carte giudiziarie viene fuori che Valeria Castellani risulta essere una rampante manager di Dts Itc. Security, l'azienda con sede nel Nevada (USA) che recluta gli addetti alla sicurezza privata in Iraq. Castellani ufficialmente risulta essere l'amministratrice dell'azienda Dts. Per comprendere come una giovane vicentina figlia della piccola borghesia possa arrivare ad essere amministratore di un'azienda americana capace di fatturare cifre altissime perché fornisce contratti per la protezione dei membri del Congresso americano in visita in Iraq, bisogna andare ad indagare sul suo compagno, Paolo Simeoni. Anche quest'ultimo, genovese di 32 anni, è entrato in Iraq attraverso le associazioni non governative. In quanto esperto di operazioni di sminamento e bonifica del territorio Simeoni ha collaborato con "Un Ponte per…" e soprattutto con Intersos organizzazione umanitaria nata con il finanziamento delle Confederazioni Sindac- tamente le logiche dei ali. paesi in guerra e sa bene che non esiste cosa Paolo Simeoni è un ex più redittizia che fornire incursore del battaglio- servizi militari alle ne San Marco, poi nella truppe in difficoltà. Legione Straniera a Gibuti e in Somalia, La sicurezza privata è successivamente andato un business che tende in missioni in Africa, progressivamente ad Kosovo Afghanistan ed aumentare con l'imposalla fine in Iraq. sibilità delle truppe guerra irakena. Ed un occhio esperto lo comprende nell'immediato. Paolo Simeoni infatti fonda in un primo momento la Naf Security amministrata dalla Castellani con sede in Iraq, ma per la particolare situazione di paese invaso la Naf non riesce a vicere neanche un appalto. Le gare sono vinte solo da aziende degli USA. La coppia Simeoni-Castellani non demorde, muta in brevissimo tempo tutto e riescono a fondare in america la Dts Security. L'azienda è la medesima, identico amministratore, stessi impiegati, cambia solo il nome e la sede che infatti sarà in Nevada negli USA. Ciò gli basta per vincere le gare d'appalto. Vengono così chiamati dall'Italia gli amici di Simeoni, tra cui Fabrizio Quattrocchi. L’elemento più mortificante, avvilente dell’intera Sfortuna però volle faccenda è che su tutta la stampa mondiale ma spe- che gli USA decisero cie su quella italiana, il rapimento dei QUTTRO di non inviare più in Iraq, membri dell’ong “Un ponte per …” viene sempre politici troppo pericoloso e titolato…”Le due Simone”, come se le altre due così il motivo primo persone fossero ...carne da macello, di cui non vale della Dts Security neppure la pena di interessarsi. E’ vero che la Pari e la Torretta sano italiane per cui sembrò svanire. a noi più care, ma non si può , non è morale, non è La versatilità imprenumano, dimenticare le altre due persone rapite che ditoriale però non ha si chiamano miss. Mahnaz Bassam e mr. Ra’Ad Ali limite e così tutti gli Abdul-Aziz. impiegati piuttosto che tornare indietro GL iniziarono ad essere " p i a z z a t i " Diviene nel 2002 un vo- militari regolari di dall'azienda a difesa del lontario umanitario monitorare le strutture personale delle multinadelle ong, approfittando che vengono ad edi- zionali americane ed in delle sue qualità di smi- ficarsi. Costruzione di altre operazioni di tutela natore riesce ad essere aziende, il viaggio dei di cittadini e di aziende ben voluto ed anzi richi- tir, spostamento di civili americane. esto da molte ong. Ma e politici, cantieri. Così la Dts Security in ben altro ha in mente La necessità di guardie breve tempo diviene che bonificare terreni private si è palesata una sorta di azienda caminati. Conosce perfet- dalle prime ore della (Continua a pagina 11) 28 Settembre 2002 ESTERI Giustizia e Libertà 11 Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro di Simona Pari e Simona Torretta (Continua da pagina 10) pace di fornire difese a tutti coloro, imprese ed uomini stranieri, che esse n d o e s p os t i ne avevano bisogno. Diviene in molti territori dell'Iraq un esercito parallelo a tutela del flusso di capitali che giunge in Iraq sottoforma di macchinari, politici, o trivelle. prende facilmente che le due Simona sono state rapite per una logica interna ai servizi di sicurezza privati. Del resto i primi a dare notizia di come era avvenuto il rapimento sono stati proprio Simeone e Castellani. Insomma erroneamente con grande probabilità viene attaccata "Un Ponte per..." e vengono sequestrate Simona Pari e Simona Torretta al fine di attaccare l'agenzia di protezione che ha avuto persone in qualche modo provenienti dall'associazione. La nostra coppia Castellani-Simeoni quindi si è recata in Iraq attraverso le ong ma giunta una volta sul luogo dopo pochissimo tempo ha portato avanti il suo progetto di edificare un azienda di scorta e ser- Ora bisogna comprenvizio armato. dere se le organizzazioni non governative, se le Insomma Paolo Simeone associazioni di volontarie Valeria Castellani ato che utilizzano i conhanno utilizzato le asso- tatti con queste persone ciazioni non governative sapevano chi erano per inserirsi su un terri- questi personaggi oppure torio con la massima hanno subito un operaziagilità e copertura, poi one d'infiltrazione. lentamente hanno mu- E' facile del resto poter tato la loro prassi hanno entrare in un'operazione abbandonato il loro la- d i volontariato. voro di volontariato Volontà e serietà oltre iniziando ad impegnarsi che competenza sono gli sul piano imprenditori- elementi di scelta nesale. sun'altra selezione è preDel resto quale migliore sente. Oltre che sommacopertura che quella del rie indagini sui propri volontariato quando si è volontari le ong non in luoghi di guerra ? hanno spesso la forza di Ogni sospetto sulla pos- conoscere a fondo i persibilità di fornire merce- sonaggi che decidono di nari svanisce dinanzi al partire per i propri propassepartout dell'im- getti spesso, tra l'altro, pegno civile e sociale. deficitari di individui. O seguendo invece una tesi Valeria Castellani a opposta si potrebbe ipoVicenza era nota per una tizzare che le ong sua spiccata simpatia per preferiscono avere dei la estrema destra an- rapporti come dire, tisemita ma dopo la sua strategici con questi perpartecipazione alla mis- sonaggi capaci di avere sione di Intersos in Af- le mani dappertutto e ghanistan e dopo aver contatti in ognidove. collaborato con "Un L'unico ambito su cui Ponte per…" In Iraq, bisogna (e spero di non beh ha indossato una ro- dover dire bisognava) è busta panoplia di proprio quello delle purezza. agenzie che garantisco A questo punto si com- servizio privato e tori delle tv di mezzo "soldati a pagamento". mondo. Hanno mentito politici, media, giornalisti distratti o zittiti da direttori scrupolosi maestrini delle verità d'ufficio. Invece di inventare mediazioni, mediatori, e colpi di scena televisivi bisogna riflettere sul ruolo fondamentale di queste aziende di protezione che nella strategia dello scacchiere irakeno vengono considerate dalla guerriglia vere e proprie spine nel fianco perchè tappano i buchi aperti delle truppe d'invasione. I gruppi guerriglieri, i nuclei terroristi hanno ovviamente tutto l'interesse di a porre in crisi le organizzazioni private che garantiscono protezione a personaggi ed aziende che l'esercito USA non riuscirebbe a proteggere in misura adeguata. Le due ragazze volontarie ora sono nelle mani di individui che per motivi radicalmente diversi dal loro ruolo in Iraq le usano come strumento di pressione vero il governo italiano che finge ovviamente di non sapere in qual senso il rapimento è stato messo in pratica. L'associazione "Un Ponte per..." che da anni cerca di organizzare in Iraq progetti che hanno l'esclusivo imperativo di concedere dignità e possibilità di vita ad una civiltà devastata da decenni di embargo prima ed ora da un'assurda guerra. "Un Ponte per." ha iniziato a lavorare in Iraq molto prima che sulle sue città devastate si accendessero i riflet- Un lavoro certosino, continuo, diuturno. Era prioritario che il Ministro degli Esteri cercasse di smentire il frainteso dei gruppi terroristi ovvero di idenfiticare le due ragazze in relazione all'azienda di servizi di sicurezza. Era fondamentale che si facesse riferimento alla totale estranietà di queste ragazze al mondo "italiano" delle scorte e dei mercenari. Ma in questa vicenda sembra che più che a cuore del ritorno delle due donne ci sia la volontà non di far emergere la cancrena dei rapporti economici di imprenditori italiani che riescono ad entrare nel succulento mercato iracheno attraverso la mediazione militare dei servizi di scrota che ovviamente sapranno far pendere la bilancia dalla parte degli industriali italiani quando ve ne sarà bisogno. Godere di un esercito parallelo, non controllato dai media, che non conosce divise e morti dichiarate è forse in questa guerra l'elemento più delicatamente fondamentale ancor più perchè invisibile all'occhio ed all'orecchio dell'Occidente. Queste due donne pagano sulla propria pelle le scelte imprenditoriali di alcuni italiani che ben hanno saputo dove affondare i canini della finanza ed ora spolpano l'osso dell'Iraq facendo finire tra le ferine ga(Continua a pagina 14) ESTERI 12 Giustizia e Libertà 28 Settembre 2002 Ipotesi per un sequestro di DIARIO (anno IX, n° 35) «Sono stati i servizi», dice al Kubaisi, leader degli Ulema. Lo strano sequestro, mai rivendicato lascia aperta ogni pista I1 13 settembre scorso, Abdel Salam al Kubaisi, il membro del consiglio degli Ulema iracheni che già si era impegnato nelle trattative per la liberazioni dei quattro “contractor” italiani, ha evocato apertamente l'ipotesi dei «servizi segreti». Ha spiegato che il giorno prima del rapimento, le due italiane erano andate da lui e si erano dette impaurite per le pressioni ri- mona Pari gli avrebbero n'ong tra le tante. battaglia da testimoni manifestato la volontà scomodi, perché ormai di trasferirsi da Ba- Nata nel 1991 proprio si è capito che la ghdad a Falluja. per aiutare l'Iraq bom- «liberazione» dell'Iraq, bardato nella prima se mai avverrà, sarà otNella turbolenta geo- guerra del Golfo e tenuta al prezzo di batgrafia irachena, una co- strangolato dalle san- taglie sanguinose, e con sa è certa: chi si sente zioni economiche. pochi riguardi per i ciminacciato dalla guerri- Da allora, sempre pre- vili. glia resta a Baghdad e sente nel Paese, durante non va certo nella capi- il regime di Saddam «Un ponte per...», gratale del famigerato Hussein, con sede all'Al zie alla sua profonda «triangolo sunnita»; il Fanar, uno degli hotel conoscenza del territodiscorso sarebbe oppo- più noti della città. rio, era un punsto per chi si sentisse E sempre in prima fila to di rifeminacciato da forze in nelle mobilitazioni del qualche modo collegate movimento pacifio sso n o al governo iracheno. sta contro la o p r i Davvero le due Simone guerhe s elle lo mo O c i M d n a progettavano una mossa IA uzio azion e e abbi cher CH t I s così azzardata ? L r rico imost ui co m p ubb li esaBB , U e Trovare i P d e or o rc e e te no alla ità. Pe l mo d avern l e t tut bili, fi la ver n egu a , do po V e E r C a i si re re ic RI bbl o plau scopri aviano erveni ’autore u p n S l a p e ion alme ngere o berto vesse lità del z rimento n o e … u i int nere i gi e” di R h e ci d credib a per tutti i giord e m a t i r c e la i n l e r g e o f i e o n nalisti italiani (e non z stra ament dalla v co stru ntazio zione o n solo) che arrivavano a r a è GL ttiv pinti sta “ri cume menta e i Baghdad. b voluta da o s o que tra d do cu ità, George W Bush. fals blicatosiasi al ato la Altri episodi recenti son l b mi pu o qua c o n no coerenti con questo In Iraq vengono rapite re m ferme sui ogni giorno molte per- disegno. cevute. H a spiegato che in Iraq ci sono gruppi che non vedono di buon occhio «le ong schierate contro l'occupazione americana». Ha affermato che secondo lui i rapitori appartengono a servizi segreti «stranieri». Al Kubaisi si è rifiutato di spiegare di più sulle minacce ricevute dalle operatrici di «Un ponte per...», con la ragionevole motivazione di non voler creare problemi per la liberazione degli ostaggi. Ma ha aggiunto un particolare interessante: Simona Torretta e Si- O I AM contenuti di quel colloquio è difficile, perché «Un ponte per...» ha scelto la strada della massima discrezione, impegnando tutte le energie per la liberazione dei quattro ostaggi. Si sa invece che il leader religioso aveva accennato all'incontro con le Simone già il l0 settembre, e che per questo l'ambasciatore italiano a Baghdad Gianludovico De Martino era corso subito a parlargli. Un altro elemento che gioca a favore della tesi del rapimento «governativo» è la natura stessa di «Un ponte per...», che non è u- sone, ma sono rari i casi di sequestri così mirati, di gente che si presenta a un indirizzo preciso con tanto di nomi e cognomi in tasca (anche con le fotografie delle persone da portare via, si è detto in un primo momento, poi il particolare è stato smentito). È ragionevole pensare che chi ha agito con questa precisione sapesse bene che tipo di organizzazione andava a colpire. L’obiettivo dei rapitori, quindi, potrebbe essere quello di scompaginare il fronte pacifista dei Paesi occidentali. Ma anche quello di sgomberare il campo di L'attacco alla Croce rossa italiana, l'uccisione di Ghareeb e di Enzo Baldoni, giornalistaumanitario-pacifista. Il rapimento dei due reporter francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot, cittadini di un Paese nettamente ostile a Bush e alla sua guerra. Il messaggio è chiaro: in Iraq nessuno è al sicuro, non importa da dove vieni, come la pensi, che cosa fai. Del resto, all'indomani del rapimento dei due giornalisti, il premier iracheno Iyad Allawi commentò: «La Fran- (Continua a pagina 13) ESTERI 28 Settembre 2002 Giustizia e Libertà 13 Ipotesi per un sequestro (Continua da pagina 12) cia non si può illudere che sia possibile restare neutrali in una guerra contro il terrorismo che non risparmia nessuno». Alquanto seccata, Parigi rispose invocando democrazia vera per l'Iraq. Certo, l'uccisione di Baldoni e il sequestro dei francesi sono stati rivendicati, anche se il nome «Esercito islamico dell'Iraq» non dice molto agli esperti e ai leader dell'opposizione irachena. Quello delle due Simone e dei loro colleghi iracheni no, e questa è un' anomalia che dà carburante alla tesi del sequestro di Stato. Dietrologia ? Forse. Fatto sta che, al momento, non c'è motivo di ritenere più credibile la tesi di un rapimento da parte di terroristi o «resistenti» contro l'occupazione. E poi è certo che gli americani non fanno molto per prevenire simili malizie. Come loro ambasciatore in Iraq, hanno scelto John Negroponte, organizzatore degli squadroni della morte in Honduras nei primi anni Ottanta (Maurizio Campisi ne ha raccontato la storia su Diario del 23 luglio 2004). Insomma, un signore che quanto a morti sulla coscienza può competere con molti tagliagole della Jihad. E lo stesso Allawi non solo è notoriamente in solidi rapporti con la Cia, ma negli anni Novanta organizzò dall' esilio americano alcuni attentati in Iraq (come spiega Eri Garuti su Diario del l8 giugno 20- 04). 2 ministri 2 Registri Questi fatti, messi in fila, danno corpo all'ipotesi del sequestro «governativo», che va almeno tenuta presente per cercare di ottenere il risultato voluto da tutti: la liberazione di Simona Torretta, Simona Pari, Ra'ad Ali Abdulaziz e Mahnaz Bassam. Il governo italiano, che era stato praticamente inerte nei giorni del rapimento di Enzo Baldoni, per le «due Simone» reagisce: apre all'opposizione Per una gestione comune del sequestro, invoca un'unità nazionale, sollecita tutte le prese di posizione degli «islamici moderati», appare favorevole a qualche trattativa (la liberazione di detenute irachene), abbandona i toni bellicosi, invia propri rappresentanti nei Paesi arabi, il sottosegretario Margherita Boniver e soprattutto il ministro degli Esteri Franco Frattini. La solita richiesta dei rapitori (anche se questa volta è vaghissima e inconsistente, affidata a siti Internet senza prova che provenga davvero dai rapitori) è quella del ritiro del nostro contingente. Il governo risponde naturalmente no, ma lascia anche la porta aperta a parole come tregua, suggerite dall'opposizione. Il quadro, però, non appare univoco. Se Frattini parla con voce molto soffice, il ministro della Difesa Antonio Mattino usa parole pesanti, come si apprende da un'intervista pubblicata lunedì 13 settembre da Il Giornale; un' intervista concessa dal ministro a Giancarlo Pe- ma, sotto il titolo «Sono un economista, ma preferisco le divise». Vale la pena di ricordarne alcune domande e soprattutto alcune risposte. Eccole. La Difesa è in prima linea in Iraq. Bilancio ? «Straordinariamente positivo il comportamento dei militari. Quando ero in Iraq dopo l'attentato di Nassiriya, il comandante inglese mi ha fatto un tale elogio dei nostri, da imbarazzarmi. Se, come spero, l'Iraq diventerà democratico, avremmo la gratitudine del mondo». Paghiamo un prezzo alto con gli ostaggi: due morti e ora la prigionia delle due Simone. «Ciò che vale costa. Sarebbe strano che la libertà dal terrore non costasse nulla». È scomparso il tradizionale mammismo. L'Italia diventa un Paese a ciglio asciutto? «Siamo più sensibili di altri alle tragedie. Se avessimo lo stillicidio degli Usa, la reazione sarebbe diversa. Ma si è riscoperto l'orgoglio di essere italiani». Dell'Iraq si mostrano solo gli orrori. Qual è il reale dopo Saddam ? «Ci sono 200 quotidiani. Con le antenne paraboliche si prende tutto il mondo. Le scuole sono apert. Si sta formando la polizia». Lamentano mancanza di acqua e luce.. «Neanche prima c'erano. Ma se protestavano, venivano porta- ti nel deserto e ammazzati. Con noi, possono». Beh, abbiamo un vero ministro della Difesa, ciglio asciutto e petto in fuori, come forse non avevamo mai avuto, dopo il generale Cadorna e il maresciallo Graziani. Grande pensatore e combattente appare anche il Marcello Pera da Lucca, seconda carica dello Stato, che si propone di guidare una crociata anti-islam e poi si corregge: «Una crociata difensiva». Elementi del paesaggio: 1'eterno folklorico Gianni Baget Bozzo, chiamato a formare le menti di Forza Italia; due giornaletti quotidiani; e la nostra sofferente Oriana. Per fortuna il governo, nel suo insieme, non dà loro molto ascolto. La liberazione dei tre Italiani. A cinque mesi di distanza dal primo sequestro di italiani in Iraq, sia lo scenario, sia le dichiarazioni ufficiali appaiono profondamente diverse. Allora -era il 13 aprile 2004quattro italiani (Fabrizio Quattrocchi, Maurizio Agliana, Umbetto Cupertino e Salvatore Stefio) vennero rapiti dalle Falangi Verdi dell'Esercito di Maometto (una sigla che non sentiremo più) sulla famigerata autostrada che parte da Baghdad, attraversa Falluja e arriva fino in Giordania. I quattro risultavano al servizio di società americane come bodyguard e addetti alla sicurezza. Un paio di loro erano (Continua a pagina 14) ESTERI 14 Giustizia e Libertà 28 Settembre 2002 Ipotesi per un sequestro (Continua da pagina 13) stati messi sotto contratto da un certo Paolo Simeone, ex lagunare del battaglione San Mar co, diventato businessman della sicurezza con la fidanzata e partner Valeria Castellani di Vicenza, dopo essere stato per anni uno sminatore per conto della ong italiana Intersos, che vanta interventi in mezzo mondo ed è finanziariamente sostenuta dalla Cisl e dalla Cgil. La sera del 14 aprile venne data, da parte del vice direttore di un quotidiano milanese, in diretta durante la trasmissione “Porta a porta”, la notizia dell'uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Le sue ossa, in un sacco mischiato a resti di animali, vennero riconsegnate alla Croce rossa italiana il 21 maggio, non senza compenso. Gli altri tre ostaggi vennero liberati 1'8 giugno, dopo 56 giomi di prigionia, a quattro giorni dalle elezioni europee, con un blitz condotto dalle forze della coalizione. Al tempo, gli esperti di umori dell'opinione pubblica italiana calcolarono che una liberazione prima delle elezioni avrebbe giovato al governo con qualcosa come mezzo milioneun milione di voti. Sulle modalità della liberazione ci furono molte polemiche, in particolare sul pagamento di un forte riscatto. Intervistato da Diario il 28 agosto scorso, il commissario straordinario della Croce rossa Maurizio.Scelli, che ebbe un ruolo preminente nella gestione della crisi, ha ricordato di aver ricevuto una telefonata in cui veniva avvertito del luogo in cui i tre italiani potevano essere recuperati (il bagagliaio di un furgone Kia). Giunse immediatamente sul posto per scoprire, scornato, che i tre erano stati appena liberati da un blitz americano: «Avevano intercettato la telefonata fatta a me da un telefono satelli tare». In quell'occasione le fonti di Scelli erano state il (sedicente) generale di Saddam Abu Karrar (vedi Diario numero 33) e l'esponente del consiglio degli Ulema al Kubaisi. Gli stessi nomi che continuiamo a incontrare a proposito di Enzo Baldoni, di Simona Pari e di Simona Torretta. Sempre, mediaticamente, molto disponibili. Esistono altre fonti di intelligence del governo italiano sul terreno iracheno? L'audizione del generale Nicolò Pollari, direttore del Sismi, di fronte al Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti (Copaco, otto membri tra deputati e senatori di maggioranza e opposizione, presieduto dall'ex ministro dell'Interno Enzo Bianco) non ha fornito molti elementi in più, né al capo della nostra intelligence militare sono stati posti quesiti stringenti da parte dell'opposizione. Il generale Pollari ha confermato che nel caso di Baldoni non ci fu tempo per aprire una vera trattativa. In generale, dalle sue parole è parso di capire che l'Italia non ha grandi conoscenze, né fonti, né canali sul terreno iracheno. Non è stato portato a casa neppure il corpo di Enzo. E quello di Ghareeb, che la famiglia vorrebbe portare in Canada, chissà dov'è finito. Di fronte a ciò, l'opposizione ha portato il proprio contributo di inettitudine. Alla stampa italiana però, nel frattempo, erano stati forniti piattini succulenti: un fantomatico video in cui Baldoni lotta con i suoi sequestratori; una premonizione di Pollati sul rapimento di donne; una rete di «fonti» locali che agisce sul terreno scattando fotografie di fattorie-prigioni (che altro non sono che la trasposizione del racconto della prigionia dell' ostaggio filippino Angelo De La Cruz, l'unico a essere uscito vivo dalle grinfie dell'Esercito islamico). Robetta falsa e materiale di risulta. Ma se si deve andare alla reale politica estera italiana, bisogna andare all'Eni, la nostra industria petrolifera di Stato, che da cinquant' anni ha le migliori antenne nella regione (se la cavò bene anche con l'Iran di Khomeini). L'Eni aveva un' effettiva ed efficiente rete di intelligence in Iraq, ma l'ha ormai smantellata. Effettivamente attratta dalla possibilità di una fetta del petrolio iracheno del dopo Saddam (l'investimento era nella zona di Nassiriya, dove peraltro vennero dislocati i nostri 3 mila sol- dati), ha di fatto rinunciato per gli altissimi costi della sicurezza e per una valutazione negativa complessiva sulla situazione. Tecnici, analisti, intelligence hanno tirato un sospiro di sollievo quando è stato comunicato che la missione era stata sospesa. A mostrare il petto è rimasto il ministro Martino, l' «economista in divisa». da DIARIO (anno IX, n° 35, pagg. 15-17) Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro di Simona Pari e Simona Torretta (Continua da pagina 11) nasce due donne innocenti che in Iraq non erano per guadagnare stipendi lussuosi come militari ed imprenditori ma per portare avanti reali progetti di crescita sociale. Indagare e riflettere sulle aziende italiane che in Irak speculano ed investono, capire che la gestione dei mercenari, in breve, è nelle mani di organizzazioni private italiane, questo è l'ambito unico su cui bisogna ragionare. Mentre Rai e Mediaset continuano a mandare in onda i volti dolci e sorridenti delle due giovani ragazze non viene pronunciata su questa vicenda che una bugia perenne. Roberto Saviano [email protected] ESTERI 28 Settembre 2002 Giustizia e Libertà 15 Simona Pari e Simona Torretta, l’attesa delle nostre sorti di Titty Santoriello C’è sola una cosa certa: brancoliamo nel buio. La condizione di attesa è l’unica che viene concessa ad un Paese che ogni mattina si sveglia con la paura di scoprire che donne e uomini, connazionali e non vengano sgozzati nel teatro bellico iracheno. La sorte di Simona Pari e Simona Torretta vive rinchiusa in un alone di mistero. Prima sono morte, poi sono vive, poi sono vive e trattate bene. Le notizie giungono e mutano repentinamente. I media sono confusi, non sanno nulla o sanno e non vogliono/possono dire ? E il Governo che fa ? Nulla ? O intrattiene trattative ma non le comunica ? Le domande sembrano infinite, ormai le due donne sono state rapite da venti giorni e tutti i possibili quesiti in merito rimangono irrisolti. E’ un fatto (o almeno tutti lo reputano tale) che i rapitori abbiano catturato le due donne con cognizione di causa, che le abbiano scelte e cercate. Perché loro ? Per colpire il pacifismo italiano o l’associazione non governativa Un ponte per…o cosa ? E soprattutto, se è vero, come tutti speriamo, che sono ancora vive, come mai un rapimento dura così a lungo ? Che aspettative avrebbero i potenziali criminali tanto da attendere venti giorni e tanto da comunicare al più autorevole quotidiano Kweitiano che le due donne sono n buona salute ? Pagamento di riscatto ? Scambio di prigionieri ? Il nulla! Gli esponenti del nostro Governo sono stati tutti colti dalla sindrome del mutismo. I quotidiani nazionali si limitano a riportare le notizie “governative”. Intanto gli inviati italiani in Iraq si sono decimati, la loro vita è in pericolo e sono costretti a fare le valigie e tornare a casa mentre per i pochi temerari rimasti vige l’obbligo di restare asserragliati nei loro rifugi. Certo, l’informazione in tempo di guerra non ha mai avuto vita facile ma gli scenari bellici degli ultimi anni si sono prefigurati molto più complessi e pericolosi di quelli precedenti. Si pensi ai giornalisti che hanno raccontato la guerra del Vietnam: vagavano quasi indisturbati con il loro taccuino alla ricerca di risposte e di verità. Mentre oggi i reporter sono percepiti dal Paese occupato come la voce del pensiero dominante , come coloro che racconteranno la storia dal loro occidentale punto di vista. La guerra al mondo arabo e musulmano ha inasprito gli animi, ha compromesso i rapporti tanto che addirittura il Governo è stato costretto ad invitare tutti gli organi di informazione e le associazioni presenti sul territorio iracheno a ritirare donne e uomini da quell’inferno. Ciò ci conduce a due conclusioni: la prima riguarda il fatto che sarà pressoché impossibile ricevere informazioni che quantomeno si avvicinino alla veridicità dei fatti (visto che non abbiamo fonti). In secondo luogo, cosa ancora più grave, si sta assistendo all’ennesima riprova che l’intervento italiano in Iraq, lungi dall’essere una missione di pace, come tanti esponenti della maggioranza continuano sfacciatamente a ripetere, si sta dimostrando essere un intervento militare da forza occupante. O almeno è come tale che viene percepito. Certo è che una missione di pace, se le parole hanno ancora un significato, si conduce senza armi e soprattutto senza la facoltà di sparare sulla folla (come invece è successo). La situazione è catastrofica. Mai l’Italia del secondo dopoguerra si è macchiata di cotanto orrore. In ballo non solo c’è la vita di due donne ma l’idea stessa che gli altri popoli hanno di noi. Si sta spargendo lungo tutta la Nazione un’ondata di odio. Tanto che Giuliano Ferrara, uomo di destra (anche se da non molto tempo) ma anche di cultura (almeno così pareva) ha deciso di pubblicare sul suo giornale due giorni fa le immagini di alcune vittime sgozzate con tanto di nome e cognome. Per giunta Vittorio Feltri ha affermato: “Ferrara ha semplicemente fatto il suo lavoro”. Uomini di destra, certo, eppure di cultura o almeno abbastanza dotati per comprendere che certe immagini sarebbe meglio lasciarle sul desk del pc per non turbare maggiormente gli animi della gente, per non aizzare all’odio, per non creare dal nulla (Continua a pagina 16) TREMONTI -BERLUSCONI: LA STORIA DI UN TRAGICO PERCORSO Un numero speciale di Giustizia e Libertà per comprendere perché la politica economica italiana degli ultimi tre anni è stata così rovinosa. Uno “speciale” per ricordare alcune delle tappe cruciali della gestione Berlusconi-Tremonti. Un’accurata disanima del percorso politico-economico per tenere vivo il ricordo delle nefandezze del Governo Berlusconi. Sul sito www.Giustizia-e-Liberta.com dal 10 ottobre, le 92 pagine dello Speciale” Il numero non viene spedito, come di consueto, per gli impedimenti tecnici derivanti dal suo “peso”. INTERNI 16 Giustizia e Libertà 28 Settembre 2002 L’Iraq ? lo ricostruisce un amico di Lunari Un groviglio impressionante di indagati, incarichi, tangenti, amici, amici degli amici. La complessa storia dell’uomo di Lunardi che ricostruisce l’Iraq di Marco Ottanelli (www.democrazialegalita.it) Tutto comincia nel 1985, quando Confindustria rinnova i suoi organi dirigenti. Nella nuova giunta siedono, tra gli altri, nominati dall’allora presidente Luigi Lucchini, Pietro Barilla, Calisto Tanzi, Ugo Beretta, Silvio Berlusconi. Lino Cardarelli viene eletto, con Cesare Romiti, fra i "rappresentanti generali". Ecco la prima serie di buffe coincidenze. La prima: Tanzi e Cardarelli, oltre che amici di infanzia, si trovarono a collaborare fin da allora. Sia l’uno che l’altro sono concittadini ed amici di Lunardi. Coincidenza numero due: accanto a Tanzi siedono Barilla (un altro parmense) e Berlusconi, che, da lì a poco, saranno indissolubilmente uniti dalla "cordata" per il possesso della SME, cordata della quale ampiamente si parla nella motivazione della sentenza per il relativo processo -ove è stato condannato a 5 anni Cesare Previti- deposi- Simona Pari e Simona Torretta, l’attesa delle nostre sorti l’essenza di un nemico da cui rifuggire e proteggersi. Nell’azione e nel pensiero il nostro Paese sta facendo male. Lo stesso sostrato culturale appare danneggiato e denutrito di sani valori. Il pacifismo esiste ancora e forse le nefandezze della guerra lo hanno accresciuto ma è spesso reso invisibile. E’ bistrattato. E’ un considerato, talvolta, un nemico interno in ragione del fatto che lederebbe l’idea, cara agli uomini e alle donne che hanno voluto questa guerra, dell’unità nazionale contro il terrorismo. Un’idea sposata da molti ma tremendamente deleteria. Qui non si sta chiedendo di aderire ad una sor- ta di “svolta di Salerno” bensì di abbracciarsi tutti intorno alla causa della guerra e dello spargimento di sangue. Il Governo non ha neppure lontanamente preso in considerazione l’ipotesi del “cessate il fuoco” (per il momento se non altro). Come sbroglierà la matassa ? Porterà Simona Pari e Simona Torretta a casa ? Eviterà altri rapimenti, altre morti innocenti ? Tante domande, nessuna risposta. Restiamo qui ancora brancolanti nel buio, ancora in atteggiamento di attesa. Aspettiamo, ancora speranzosi, di conoscere le nostre sorti e di percepire all’orizzonte un barlume di pace. Titty Santoriello tata venti anni più tardi, il 9 marzo 2004. "Barilla mi pregò, grazie alla mia amicizia e familiarità con l'allora presidente del consiglio Bettino Craxi, di procurargli un appuntamento con lui". Il premier spiegò di non essere informato della situazione della SME, e chiese all'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giuliano Amato, di approfondire “la vicenda" (dichiarazioni spontanee di S. Berlusconi al processo Sme, 5/5/2003) Coincidenza numero tre: tranne l’armiere Beretta, tutti i suddetti rappresentanti degli industriali finiranno, prima o poi, nelle maglie di Mani Pulite. Un bel gruppo davvero, non c’è che dire. Sempre nel 1985, Cardarelli entra anche nel Consiglio di Amministrazione della Fondiaria, assieme a Gardini, Schimberni, Garofano. Coincidenza numero quattro: Schimberni, presidente della Montedison, (che venderà in quegli anni al gruppo Fininvest una impresa di costruzioni, la BICA) nomina suo amministratore delegato proprio Lino Cardarelli. Anzi, gli assegna incarichi su incarichi in Montedison: direttore del comparto "finanza e controllo" e amministratore delegato della Montedison Holding Zurigo. Schimberni lo apprezza e protegge, ma, una volta che proprio Gardini soppianta Schimberni alla presidenza del colosso chimico italiano, Cardarelli deve mollare almeno un ufficio, quello delle politiche finanziarie, per lasciare il posto, coincidenza numero cinque, a Sergio Cragnotti. Tutti i signori sunnominati vengono tutti coinvolti in scandali di tangenti. Gardini, come tutti sanno, si suicida il 23 luglio ’93 in timore (previsione?) di un arresto, arresto che arriva invece sia per Garofano (14 luglio; il 25 confesserà di aver versato 280 miliardi a Dc e Psi) sia per Schimberni (7 dicembre). Implicati nella vicenda Enimont che generò la Madre di Tutte le Tangenti. Dei nomi Cragnotti e Tanzi, le cronache sono piene in questo periodo, per i crack Cirio e Parmalat. Davvero una bella compagna di personaggi. Storia recente: guai giudiziari, presidenze, affari Lasciato l’incarico di responsabile delle finanze della Montedison, Cardarelli, pur occupatissimo, viene nominato amministratore delegato della FIP, la merchant bank del gruppo BNL. 28 Settembre 2002 INTERNI Giustizia e Libertà 17 L’Iraq ? lo ricostruisce un amico di Lunari (Continua da pagina 16) Presidente, in quel lontano 1989, della BNL, era Nerio Nesi, proprio il futuro Ministro per i Lavori Pubblici del Centrosinistra che, coincidenza (e sei!) assumerà come addetto stampa la figlia di Cardarelli, Francesca, come già accennato nell’articolo del 26 febbraio. In quell’articolo, raccontavamo anche come nel turbine giudiziario di Mani Pulite viene travolto anche Lino Cardarelli in persona; in fondo, sarebbe stato impensabile il contrario, visto che tutta Montedison e dintorni era in car- cere o in procinto di an- cumenti contabili, per darci. circa 500 miliardi di lire che sarebbero staIl 9 dicembre 1993, con ti dirottati fra il 1984 e un volo da Londra, Car- il 1986 verso società darelli giunge a Milano e delle Antille Olandesi consegna alla Guardia si". di Finanza, inseguito come era da mandato di (In poche parole, Falso cattura. in Bilancio, quel reato Recitano le agenzie di che il suo amico e atquel giorno: "l'ipotesi di tuale datore di lavoro reato è quella prevista Lunardi, in quanto dall'art. 2621 del codice membro del Governo, civile (false comunica- ha contribuito ad elimizioni ed illegale riparti- nare. Consideriamola zione di utili) con l' ag- una coincidenza). gravante prevista dall'art. 2640 (danno di ri- Deve essere stato un levante gravità) in rela- periodo amaro, per il zione a prelievi indebiti supermanager di Pardi somme di denaro, ma: trasferimenti a S. con occultamento di do- Vittore, interrogatori, e, ulteriore delusione, sentirsi scaricato dal suo mentore di sempre, Mario Schimberni. Il quale, in una deposizione-fiume, addossava a Lino molte delle responsabilità: "Quando sono arrivato in Montedison -afferma Schimberniesisteva una pratica abbastanza diffusa di finanziamento non palese ai partiti. Io ho cercato di ridimensionare il fenomeno e, da quando sono diventato presidente della società, i finanziamenti si sono Giustizia double face La lettura dei giornali offre lo spunto per qualche meditazione sulla nostra giustizia. La prima notizia è l’uscita in Inghilterra di un nuovo libro sull’uomo che governa l’Italia. In “ Berlusconi’s shadow, crime,justice and the pursuit of power” David Lane, corrispondente in Italia dell’Economist elenca crimini e corruzioni emersi nei vari processi a carico dell’individuo che ha cambiato il volto morale della nazione godendo di una stanziale immunità e che, nonostante le accuse a suo carico, ha potuto evitare non solo il carcere ma anche lo svolgimento dei vari processi in cui era imputato. Il libro affronta la verità, i fatti e le finzioni dietro la realtà di una vera e propria erosione dello stato di diritto: un’inchiesta rigorosa con la quale il giornalista dell’Economist, mirando a spiegare l’Italia agli inglesi, ripercorre la pagina vergognosa e dolorosa dell’assenteismo dell’opinione pubblica di fronte al dilagare dei gangli mafiosi e della corruzione elevata a sistema. C’è da chiedersi alla fine cosa penseranno di noi e come ci guarderanno gli inglesi quando, in giro per l’Inghilterra come turisti, sapranno da dove veniamo. Ma quanto sopra non deve far pensare a una resa totale della giustizia. Negli stessi giornali ove si parla del libro in questione, si legge, in altra pagina, un’altra importante notizia. La Cassazione ha appena confermato 11 mesi e mezzo di reclusione –a chi penserete voi, a un pericoloso corruttore o falsificatore di bilanci o truffatore ? ma no…– a un magistrato (M.A.) colpevole di aver toccato nel 2000 il sedere di una collega. Sì, avete capito bene: il magistrato in questione, evidentemente in un momento di euforia, allunga la mano e accarezza il sedere a una sua belloccia collega che passa vicino alla sua scrivania, lei lo denuncia per molestie sessuali e lui viene di lì a poco condannato alla pena di 11 mesi e rotti di carcere. Pena confermata anche in Cassazione. Conclusione: se volete, corrompete, falsificate tutto ciò che potete, mentite, barate, fatevi amici tutti boss mafiosi che contano, potrete sempre farla franca ma.. Attenzione ! Non cedete alla tentazione di toccare il fondo schiena a una collega perché potreste pagarla cara, molta cara... Fernando Esposito 18 Giustizia e Libertà INTERNI 28 Settembre 2002 L’Iraq ? lo ricostruisce un amico di Lunari limitati a cifre dell'ordine di 400-600 mila dollari l'anno a favore delle segreterie nazionali di DC e Psi. Questi finanziamenti avvenivano previ accordi con i segretari amministrativi nazionali dei partiti, ed erano effettuati estero su estero tramite le strutture della Montedison International Holding, curati praticamente dall'a mmi nistr ator e delegato Cardarelli". Tutto sembra volgere al peggio: la prigione, la solitudine, l’oblio. Un oblio profondo, se si pensa che per circa 10 anni di Cardarelli non si sente più parlare, e che le sue tracce si perdono nei meandri delle sentenze passate sotto si- lenzio dopo il clamore delle indagini. Magari garantiva Tanzi, all’apice della sua carE invece, ecco, i vecchi riera, ed in ottimi conamici non spariscono tatti con entrambi. mai. Apice che, come abDopo aver incassato u- biamo ricordato, Carna sentenza di prescri- darelli ha toccato in zione, quindi essersela questi mesi, e precicavata per questioni di samente dal 16 gentempo, e non di sostan- naio 2004, quando, za, Cardarelli viene come recita il comuchiamato da Lunardi al nicato ufficiale "Il Ministero delle infra- Consiglio dei Ministrutture. stri, previa relazione dei ministri Frattini e E’ il maggio del 2002 Lunardi, ha autorizquando lo nominano nel zato il prof. Lino CDA della Stretto di Cardarelli ad assuMessina. mere l'incarico di vice responsabile del Un onore ed un onere P r o g r a m m a n anon da poco, che, pare gement office, la pensare Lunardi, è bene struttura guidata a affidare ad un vecchio Bagdad dall'ammiraamico, anche se pre- glio Nash e compescritto. tente nella gestione dei contratti per la ricostruzione dell'Iraq". È questo che sorprende, in certi uomini: la capacità di non terminare mai la loro carriera, qualunque cosa accada. Siamo sicurissimi che la capacità nella gestione dei contratti sia una specialità del professore, e siamo sicurissimi anche che servirà con dedizione gli interessi del nostro Governo nella fertile situazione irakena. Per la Patria, l’Eni e gli equilibri mondiali, chi meglio di Lino, chi? Marco Ottanelli (www.democrazialegalita.it) Comunicato Stampa Per l’On Vincenzo Siniscalchi, DS-ULIVO, presidente della Giunta per le Autorizzazioni e membro della Commissione GiustiziaCommisione Siniscalchi la Riforma della Costituzione è devastante ed esautora il Parlamento. «Gli emendamenti della maggioranza sono devastanti e vanno ritirati anche nella parte in cui il Parlamento viene espropriato della fondamentale funzione legislativa. Il nuovo articolo 70 della Costituzione , infatti, prevede una sorta di superpotere di decisione delegato ad un comitato paritetico di parlamentari che a maggioranza, può deci- dere definitivamente "Premier". mentare. Se nel prisu una legge. La memo caso si salta a d e s iS o n o piè pari il confronto ma lidue casi in tema di produzion e a evidenti ne di leggi, nel seviene di svuo- condo si lega la sfipersetamento ducia allo sciogliguita dell'atti- mento delle Camere con la vità del- con un automatismo propole Ca- che blocca ogni libesta di m e r e ra determinazione m o d icon la dei parlamentari : se f i c a s o st a n - si sf i d u c i a il c h e ziale a- "Premier" si va a conb o l i- casa !». cerne zione la sfidel con- Vincenzo ducia f r o n t o Siniscalchi a l parla- 28 Settembre 2002 ESTERI Giustizia e Libertà 19 Lettera di Michael Moore a mr. Bush Mr. Bush and His 10 Ever-Changing Different Positions on Iraq: "A flip and a flop and now just a flop." Riceviamo e Pubblichiamo and loans to Iraq that enabled Saddam to buy billions of dollars worth of weapons and chemical agents. The WashFrom:mailinglist@mi ington Post reported chaelmoore.com that your dad and To: [email protected] Reagan let it be known Sent: Thursday, Sep- to their Arab allies that tember 23, 2004 1:22 the Reagan/Bush adPM Subject: Mr. Bush and His 10 EverChanging Different Positions on Iraq: "A flip and a flop and now just a flop." Si è preferito pubblicare il testo originale della lettera di Michael Moore a George Walker Bush in originale, in lingua inglese per tema che nella traduzione si potesse perdere qualche “sottigliezza”, oppure il senso di qualche “frase idiomatica” o espressione autoctona che avrebbe privato il testo di quella brillantezza e drammatica salacità che il regista ha usato nel suo linguaggio. Dear Mr. Bush, Which of these 10 positions that you, your family and your cabinet have taken over the ministration wanted years represents your Iraq to win its war with CURRENT thinking: Iran and anyone who helped Saddam accom1983-88 plish this was a friend WE LOVE of ours. SADDAM. On December 19, 1983, Donald Rumsfeld was sent by your dad and Mr. Reagan to go and have a friendly meeting with Saddam Hussein, the dictator of Iraq. Rummy looked so happy in the picture. Just twelve days after this visit, Saddam gassed thousands of Iranian troops. Your dad and Rummy seemed pretty happy with the results because The Donald R. went back to have ano the r chummy hang-out with Saddams right-hand man, Tariq Aziz, just four months later. All of this resulted in the U.S. providing credits returned Kuwait to its SADDAM TO DIE rightful dictators. In 1998, Rumsfeld, Wolfowitz and others, as part of the Project for 1991 the New American CenWE WANT tury, wrote an open letSADDAM TO ter to President Clinton LIVE insisting he invade and After the war, your dad topple Saddam Hussein. and Cheney and Colin Powell told the Shiites to rise up against Saddam and we would support them. So they rose up. But then we changed our minds. When the Shiites rose up against Saddam, the 1990 Bush inner circle WE HATE changed its mind and SADDAM decided NOT to help In 1990, when Saddam the Shiites. Thus, they invaded Kuwait, your were massacred by Saddad and his defense sec- dam. retary, Dick Cheney, decided they didn't like 1998: Saddam anymore so WE WANT they attacked Iraq and 2000 WE DON'T BELIEVE IN WAR AND NATION BUILDING. Just three years later, during your debate with Al Gore in the 2000 election, when asked by the moderator Jim Lehrer where you stood when it came to using force for regim e change, you turned out to be a downright pacifist: 2001 (early): WE DON'T BELIEVE SADDAM IS A THREAT When you took office in 2001, you sent your Secretary of State, Colin Powell, and your National Security Advisor, Condoleezza Rice, in front of the cameras to assure the American people they need not worry about Saddam Hussein. Here is what they said: 2001 (late) WE BELIEVE SADDAM (Continua a pagina 20) ESTERI 20 Giustizia e Libertà 28 Settembre 2002 Lettera di Michael Moore a mr. Bush IS GOING TO KILL US Just a few months later, in the hours and days after the 9/11 tragedy, you had no interest in going after Osama bin Laden. You wanted only to bomb Iraq and kill Saddam and you then told all of America we were under imminent threat because weapons of mass destruction were coming our way. You led the American people to believe that Saddam had something to do with Osama and 9/11. Without the UN's sanction, you broke international law and invaded Iraq. found, you changed your mind about why you said we needed to invade, coming up with a brand new after-thefact reason -- we started this war so we could have regime change, liberate Iraq and give the Iraqis democracy! 2003: MISSION ACCOPLISHED Yes, everyone saw you say it -- in costume, no less! 2004: OOPS. MISSION NOT ACCOMPLISHED Now you call the Iraq invasion a "catastrophic success." That's what you called it this month. 2003 Over a thousand U.S. WE DONT soldiers have died, Iraq is in a state of total BELIEVE chaos where no one is SADDAM IS GOING TO KILL safe, and you have no clue how to get us out US. there. After no WMDs were of Mr. Bush, please tell us -- when will you change your mind again? I know you hate the words "flip" and "flop," so I won't use them both on you. In fact, I'll use just one: Flop. That is what you are. A huge, colossal flop. The war is a flop, your advisors and the "intelligence" they gave you is a flop, and now we are all a flop to the rest of the world. Flop. Flop. Flop. And you have the audacity to criticize John Kerry with what you call the "many positions" he has taken on Iraq. By my count, he has taken only one: He believed you. That was his position. You told him and the rest of congress that Saddam had WMDs. So he -- and the vast majority of Americans, even those who didn't vote for you -believed you. You see, Americans, like John Kerry, want to live in a country where they can believe their president. That was the one, single position John Kerry took. He didn't support the war, he supported YOU. And YOU let him and this great country down. And that is why tens of millions can't wait to get to the polls on Election Day -to remove a major, catastrophic flop from our dear, beloved White House -- to stop all the flipping you and your men have done, flipping us and the rest of the world off. We can't take another minute of it. Yours, Michael Moore [email protected] www.michaelmoore.com 28 Settembre 2002 INTERNI Giustizia e Libertà 21 ANTIFASCISMO Lo vogliono morto, ma l’antifascismo è vivo di Nicola Tranfaglia (www.Unita.it) Ma è proprio vero che l’antifascismo sta per morire in Italia ? Sembra esserne convinto uno storico attento come Sergio Luzzatto che ha scritto per l’editore Einaudi un brillante libretto su «La crisi ell’antifascismo» (pagg. 105, 7 euro) che affronta con intelligenza i problemi essenziali che nascono dalla pubblicistica di destra intenta ad abbattere, in maniera disinvolta e sbrigativa la visione consolidata delle tappe cruciali della nascita tormentata che ha caratterizzato l’Italia repubblicana nel drammatico triennio 1943-1946. Il pamphlet di Luzzatto ha il merito indiscusso, come è stato già scritto, di «revisionare» quel revisionismo straccione che sostituisce da molti anni alle ricerche storiche le chiacchiere della politica e dei caffè. Leggendo, infatti, le cento pagine di questo libro il lettore potrà rendersi conto del fatto che ancora oggi non ha senso parlare di «memorie condivise» da parte di persone che hanno combattuto nel ’43-’45 in schieramento contrapposti la guerra che oppose in Italia da una parte i nazisti e i loro alleati fascisti della Repubblica sociale italiana e, dall’altra parte, i partigiani che caddero per aprire la strada agli alleati anglo-americani e alla nascita dell’Italia democratica. Come si può condivide- re visioni così diverse esorbitanti a svantaggio come quelle che infor- degli altri organi costimavano l’una e l’altra tuzionali come il Capo parte in lotta ? della Stato e la Corte I primi intenti a difen- Costituzionale e coldere l’ordine razzista pendo nella lettera e del Terzo Reich, l’altra nello spirito l’equilibrio a codi postruire t e r i la defissato m onella crazia Costic h e t u zsarebione be stad e l ta at1948, t r aLuzverso zatto il refesente r e nil biNicola Tranfaglia d u m sog no popod i lare, repubblicana. riaffermare un dato elementare troppo spesso Altro e di ben altro ge- dimenticato negli ultimi nere il problema di una due anni: «Il vaccino storia condivisa che ri- antifascista riesce chiede, con tutta evi- tutt’ora indispensabile denza, da parte di chi alla salute del nostro allora era stata fascista corpo politico. Perché e fedele a Salò di rico- il fascino della cosidnoscere l’errore com- detta ingegneria costipiuto nello schierarsi a tuzionale non cambia fianco di Hitler e di uno una realtà che gli stoStato, come la Germa- rici conoscono assai nia nazista che sterminò bene, quant’anche fasei milioni di ebrei in tichino a discuterla: nome del razzismo aria- quella per cui ogni cono esportato in tutta munità nazionale è dil’Europa. versa dall’altra, la Gran Bretagna dagli Su questo punto fonda- Stati Uniti, gli Stati mentale il saggio di Uniti dalla Francia, la Luzzatto è assai chiaro Francia dall’Italia... e fa giustizia ancora u- Se si adottano come na volta di una polemi- parametri i tempi neca che si trascina stan- cessariamente lunghi camente anche grazie del dio Crono, noi itaalla superficialità e alla liani siamo neonati complicità delle tra- della democrazia. È smissioni televisive. dunque permesso duDi fronte alla riforma bitare - on buona pace costituzionale oggi in di Marcello Pera- che discussione alla Camera l’Italia disponga di uche la cosiddetta Casa na vera tradizione dedelle Libertà porta a- mocratica così consolivanti puntando a dare al data da crescere floriprimo ministro poteri da anche senza il vac- cino antifascista». Si tratta a mio avviso di un problema essenziale oggi di fronte all’offensiva di una maggioranza parlamentare come quella di centrodestra che fa leggi per parificare il trattamento giuridico riservato ai combattenti della Repubblica sociale a quello stabilito a suo tempo per i partigiani e, in ogni occasione, cerca di cancellare il passato o fornirne una visione edulcorata e non rispondente a quello che veramente accadde negli anni di costruzione dell’Italia repubblicana. Riaffermare dunque la necessità del vaccino antifascista come decisivo per salvare la democrazia repubblicana è fondamentale per comprendere i caratteri essenziali dell’attuale crisi italiana. Ma nel libro di Luzzatto c’è anche un aspetto che appare a chi scrive francamente discutibile sul piano storico prima che sul piano politico. Ed è il giudizio complessivo che Luzzatto dà sul comunismo italiano. Non ho difficoltà a riconoscere che il comunismo sovietico, nella sua parabola storica si sia rivelato un’esperienza fallimentare. Che il regime staliniano, perpetuatosi per decenni dopo la morte del dittatore, abbia avuto caratteristiche totalitarie, che abbia sterminato milioni di persone, (Continua a pagina 23) 22 Giustizia e Libertà INTERNI 28 Settembre 2002 ANTIFASCISMO Antifascismo per le nuove generazioni di Paolo Soddu (www.Unita.it) Ci sono dei libri che segnano e segnalano un mutamento profondo dello spirito del tempo. per molti versi alle pas- una natura evolutiva, sioni e agli odi che ha che rielabora incessanalimentato. temente le energie moMa ciò non basta, per- rali prodotte in quei ché si può appartenere a tempi di dolore e di sofAccadde nel 1975 con una nuova generazione ferenza. la «Intervista sul fasci- ed essere “pappagalI tentativi di rimuovere, smo» di Renzo De Feli- leschi automi” (p. 7). ce. abbattere o distruggere Luzzatto sa porre la pa- la ragione fondante delApparsa nel momento rola fine a le demodel massimo successo - un intero crazie, di elettorale e culturale- ciclo storecidere i delle sinistre, il volu- riografico, legami con metto apriva nuove pro- d o m i n a t o il seme che spettive, ampliava il dal postle hanno ventaglio dei temi su a n t igenerate, cui fino allora si era di- fascismo e producono scusso e mostrava i pri- dalla comostri o -è mi segni del logora- s t r u z i o n e il caso itamento del paradigma di un paral i a n o antifascista, così come d i g m a “non naRenzo De Felice si era costruito negli p o s t ti”. anni e nei decenni pre- resistenziacedenti. le, che pure ha assolto a A guardare bene, non una funzione, e ne rive- esiste al mondo sistema E lo attestarono anche la impietosamente l'u- democratico che abbia le grandi polemiche che sura. pronunciato un anatema nei confronti delle oriprovocò. Il paradigma post- gini, che abbia maledetQualcosa di analogo resistenziale è ridotto to il seme che li ha viviavviene ora con «La ormai a un catechismo, ficati, come accade ora crisi dell'antifasci- i cui postulati sono - in Italia. smo» di Sergio Luzzat- afferma Luzzatto - l'a- In altri paesi, anche to (Einaudi, pp. 105, nacronismo, l'astoricità, quando si è proceduto a euro 7,00). la nichilistica negazione una riforma complessie la pulsione totalitaria va della Costituzione, ci Non solo è un libro de- a un'impossibile memo- si è affidati a un'alternastinato a incidere inten- ria condivisa, indivisa, tiva interna a quel sistesamente sul ripensa- unificata. ma di valori: la Francia mento della nostra videl 1958 non scelse il cenda contemporanea, In una storia comune populista Pierre Poujama apre la via a una possono, anzi debbono, de per ripensare se stesstagione degli studi sto- per Luzzatto, vivere sa, ma il generale Charrici e della coscienza di memorie divise, diffe- les De Gaulle, capo delsé del Paese, che frutti- renti, perché la storia la resistenza democratificherà nell'avvenire. È collettiva è alimentata ca in esilio negli anni di un libro prezioso e im- dalla pluralità delle me- Vichy. portante, da leggere e morie. da meditare. In Italia, al contrario, i Controluce, Luzzatto progetti di revisione coLuzzatto opera un mu- opera un'acquisizione stituzionale hanno astamento di prospettiva. fondamentale: sorti da sunto sempre la veste di Gli è possibile per la eventi traumatici, e cioè una soluzione di contisua appartenenza a una da guerre civili più o nuità rispetto alla generazione che ha vis- meno intense o da cata- “Repubblica nata dalsuto con distacco la strofi nazionali, i siste- la Resistenza”. guerra fredda, estranea mi democratici hanno Occorre andare più indietro di Bettino Craxi, che è stato soltanto il (pen)ultimo assertore. Egli aveva dietro di sé un lungo lavoro preparatorio i cui primordi erano nell'opera di Randolfo Pacciardi, antifascista ma estraneo al Cln. L'agognata ricerca di una rottura si colorò successivamente di ipotesi politiche e di aspirazioni ideali di segno opposto. Ma della sua necessità, dell'indispensabilità di una chiusura e di un nuovo inizio sono stati costanti interpreti schiere di intellettuali, il cui mutamento di collocazione lungo lo schieramento destra-sinistra ha suscitato spesso scandalo. In taluni casi, la matrice, come osserva Luzzatto, è lo storico conformismo degli intellettuali italiani; ma, al fondo, pur nel “terremoto di coscienza” (p. 34) costituito dall'89, è ravvisabile una lunga fedeltà al tempo in cui molti di quella generazione confondevano “il capitalismo con il fascismo, quando non il terrorismo con il gappismo” (ivi). Luzzatto afferma giudizi che a taluno parranno urticanti, ma nondimeno sprigionano nuovi indirizzi di ricerca. Se di egemonia è possibile parlare nella cultura italiana contemporanea, essa è da ricercare non nella generica e indistinta sinistra o nel (Continua a pagina 23) 28 Settembre 2002 INTERNI Giustizia e Libertà 23 Lo vogliono morto, ma l’antifascismo è vivo nell’educazione demo- comunisti: dai repubbli- Da questo punto di vista cratica delle masse po- cani ai socialisti e agli le condanne assolute polari. azionisti. non articolate come quelle che si trovano a In questo senso ritenere Ma la storia italiana di- questo proposito nel che la presenza dei co- mostra proprio l’op- saggio, pur così interesmunisti i t a l i a n i posto giacché come in sante di Luzzatto, spienell’antifascismo lo in- guerra le democrazie gano assai poco quel debolisca e ne mini la occidentali non avrebbe- che accadde nel periodo credibilità, come scrive ro sconfitto la Germania delle origini dell’Italia Luzzatto, significa a se l’Unione Sovietica repubblicana. mio avviso, restare alla non avesse a sua volta superficie della nostra battuto l’armata nazista Ma spiegare, come scristoria non solo politica nell’Europa orientale, veva mezzo secolo fa ma sociale e culturale così in Italia senza i co- Marc Bloch, è il compinell’ultimo sessanten- munisti alleati le forze to fondamentale di chi nio. cattoliche e liberali non fa il mestiere dello storiE naturalmente, ritenere avrebbero costruito da co. E negli anni della Re- che sbagliarono le forze sole la Costituzione e la Nicola Tranfaglia pubblica svolsero un della sinistra che in que- Repubblica. www.unità.it compito di rilievo gli anni si allearono ai (Continua da pagina 21) che anche nei meccanismo di potere abbia rivelato aspetti simili alla dittatura fascista. Ma assimilare, in tutto e per tutto, il comunismo italiano a quello sovietico mostra nell’autore una scarsa conoscenza della storia dell’Italia contemporanea. I comunisti italiani furono una forza decisiva nell’opposizione al fascismo come nella Resistenza. Antifascismo per le nuove generazioni di velleità rivoluzionarie nito il modello fascista pubblico, dell'incapacità Pci, ma in alcune delle delle fondamenta della all'Europa l'antifascismo di riformare se stesso. idee chiave del Sessan- Repubblica sono molte non è semplicemente Della frana è stato imtotto politico, che non delle ragioni del di- uno schema ideologico putato il padre, l'antifaha rinunciato alla pro- sprezzo e della conse- ma una positiva pratica scismo, quasi ad afferspettiva di “fare la ri- guente incomprensione democratica realizzatasi mare una rinuncia alla ricusazione del fascismo voluzione”, ancorché della politica del leader storicamente. paia essersi accontenta- del Pci, ma anche della La costruzione della Re- come “essenza del mapubblica è infatti avve- le contemporaneo, in to di “fare opinione” sua vitalità. (p. 37). Contrariamente a quan- nuta come rottura di una quanto attentato bioloChe cosa è, infatti, il to sostenuto da Gaetano pratica totalitaria che ha gico alla sacralità della post-antifascismo vita” (pp. 14-5). se non il perseSulla crisi italiana guimento dell'odegli anni Novanta biettivo, allora sono germogliati coltivato da sinil'antipolitica e il stra ora anche da qualunquismo. altre sponde, di Non sono tabe conmutare dalle radici la pianta della genita del popolo democrazia ita- l'”antifascismo di garanzia della Repubblica” (p. 63) e- italiano, ma streliana? spresso da Enrico Berlinguer nel contrastare, insieme con Ugo mata risorsa, sediLa Malfa, Benigno Zaccagnini, e Sandro Pertini, la linea della mentatasi nel corso Ha pienamente trattativa di Craxi durante il sequestro Moro. di lunghi secoli, ragione Luzzatto assunto, in Ita- alla quale esso attinge nel sottolineare il valore Quagliariello e sul lia, il volto del quando si disseccano le di riportato dell'”antifascismo fascismo. garanzia della Repub- Corriere della energie della politica e Il p o s t - dell'impegno. Nel disablica” (p. 63) espresso Sera di giovedì antifascismo ha da Enrico Berlinguer 16 settembre, l'antifascism o contraddistinto stro della transizione nel contrastare, insieme la lunga transi- italiana, è l'utile lezione con Ugo La Malfa, Be- resta, come soche possiamo apprendezione italiana. nigno Zaccagnini, e stiene Luzzatto, Che è seguita al re. Sandro Pertini, la linea un corroborante fallimento di un Paolo Soddu della trattativa di Craxi fo n d am e n ta l e durante il sequestro Mo- della democrazia repub- sistema politico, crolla- (www.Unita.it) blicana. to sotto il peso della ro. In quel rigetto assoluto In un Paese che ha for- corruzione, del debito (Continua da pagina 22) INTERNI 24 Giustizia e Libertà 28 Settembre 2002 L’odore delle armi (Continua da pagina 3) E in un sistema democratico è solo questione di prevalenza. Oggi, per tutta una serie di motivi che lascio all’esame degli storici, dei politologi e dei sociologi, il sentire fascista è maggioritario. Del resto non ho mai creduto che Berlusconi abbia vinto le elezioni perché ha ingannato «la gente». Credo che Berlusconi e una certa Italia si sono piaciuti perché si assomigliano. E chi si assomiglia, si piglia. Detto questo, vorrei però notare che finché la Costituzione italiana non avrà sostituito l’articolo che dice: «L’Italia è un paese che ripudia la guerra», con «L’Italia è un paese che ama la guerra», il nostro è un paese dichiaratamente pacifista, e che dunque le parole di Fini suonano di spregio allo spirito della nostra Carta Costituzionale. Ciò avrebbe meritato almeno un richiamo da parte di chi della Costituzione è il garante. Osservo inoltre che le parole di Fini risultano spregiative nei confronti dei militari italiani in Iraq. Fino a prova contraria il contingente italiano è in Iraq «in missione di pace», e chi compie una missione di pace è necessariamente un pacifista. A meno che l’on. Fini non abbia altre informazioni sull’attività dei militari italiani di cui noi, in questa guerra sporca e priva di osservatori internazionali legittimi e credibili, non disponiamo. Antonio Tabucchi www.unita.it Le brutte figure di un onorevole di Ilary-3 La sera in cui “Porta a Porta” ha presentato una nuova puntata del teleprocesso su Cogne, il “ Maurizio Co sta nzo show” ospitava Fini. Il segretario di Alleanza Nazionale, attuale vicepresidente del Consiglio (anche se di fatto nessuno se ne è accorto), ha esordito, col suo solito fare populista: “Qui c’è qualcuno che è per la guerra ?…Ovviamente nessuno !” Questa era la sua premessa per avallare la convinzione che avrebbe espresso di lì a poco. Costanzo aveva, infatti, invitato il suo ospite a parlare di “guerra e pace” ma in un così vasto orizzonte di cose da dire, Fini (forse non troppo in forma) si è perso nei meandri di discorsi senza fine. Dal terrorismo allo scontro di civiltà i suoi mo- nologhi risuonavano privi di senso e di logica. Inconcludente nelle parole come nei fatti. Incalzato da una “brutta” domanda di un giovane in platea “cosa avrebbe fatto l’onorevole Fini se l’Italia avesse messo al voto l’intervento militare in Iraq”, il vice presidente del Consiglio ha risposto: “ma il Governo non ha messo a voto…” “Quindi no ?” -riprende il ragazzo-. Ovviamente l’onorevole comincia un panegirico senza rispondere. Ma i problemi per l’onorevole non erano finiti, gli animi in platea erano ancora caldi e un’altra brutta domanda gli viene posta da una ragazza: “Perchè ha eq u i p a r a t o l’atteggiamento dei pacifisti a quello di Ponzio Pilato ?” “Ma perché se ne lavava le ma- ni...”risponde. “Ma il –insiste la pacifismo ragazza- non è un ideale verso il quale tutti e tutte dovremmo tendere ?”. Fini, questa volta davvero infastidito, comincia a sbraitare contro i pacifisti e i partiti politici che li rappresentano. “Ma che cosa c’entrano le bandiere di alcuni partiti in una manifestazione per la pace” e poi perde completamente le staffe ed afferma: “anche Guevara che non mi sta particolarmente simpatico era un guerrigliero”. Per fortuna le sue brutte figure hanno fine con l’arrivo di un prestigiatore sul palco che con la sua simpatia farà dimenticare a tutti le sciocchezze che aveva proferito ! Ilary 3 Il Venditore di Fumo (Continua da pagina 5) ancora una volta. Purtroppo per lui, essendosi prolungati e mescolati i tempi della produzione di quel fumo con altri, si è diffuso nel mercato una non prevista puzza di bruciato, tanto fastidiosa da creare allarme anche fra gli assidui clienti del suo banco di vendita. Questi clienti perciò, sebbene ben disposti nel passato, sono stati indotti ad allontanarsi alla spicciolata. Facendo i conti quelli rimasti ora risultano troppo pochi, non bastano più per dare svolgimento ai suoi disegni. D’altra parte il recupero degli allontanati non si dimostra più possibile. Può darsi che per sopravivere lui faccia ricorso ora ad un’ultima risorsa: il classico asso nella manica da buttare all’improvviso nella partita. A questo punto però lui fatale. l’attenzione di tutti sul Aemme tavolo da giuoco è ormai troppo alta e per lui Giustizia e Libertà non sarà faPeriodico Politico Indipendente cile usare quell’asso. Autorizzazione Tribunale di Roma L’ennesima carta falsa è molto probabile che non serva più. Anzi potrebbe essere per n° 540/2002 del 18.09.2002 Proprietà: L. Barbato Redazione: Via Monte di Casa, 65 -00138– Roma E-Mail: [email protected] Fax: (+39) 06.6227.6293 Direttore Responsabile: Luigi Barbato Vice Direttore: Paolo Di Roberto Redattore Capo: Alessandro Blasetti