Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB - Bologna. Quota di abbonamento della pubblicazione euro 1,00 corrisposta dai destinatari con il rinnovo all’Associazione per l’anno in corso. SulMonte CAI - SEZIONE “MARIO FANTIN” BOLOGNA - NOTIZIARIO AI SOCI ELOISE BARBIERI Viaggiatrice, esploratrice, alpinista n° 2/2013 INCONTRI GEOLOGI E MONTAGNA Prepararsi all’impegno di trekking avanzati, anche grazie al CAI SUL MONTE Notiziario ai soci n. 2/2013 Club Alpino Italiano Sez. Mario Fantin, Bologna Direttore Responsabile Luca Calzolari In redazione via Stalingrado 105 tel. 051 234856 Ezio Albertazzi Stefania Caputo Clara Cassanelli Stefano Chiorri Barbara Stacciari Elena Vincenzi COMUNICAZIONI AI SOCI BRINDIAMO ALLA NUOVA SEDE Dal 3 luglio 2013 la sede della sezione si è trasferita in via Stalingrado 105. Stesso numero di telefono, stessi orari di apertura della segreteria, stesso recapito mail. Vi invitiamo al brindisi di inaugurazione, un’occasione per salutarci dopo l’estate, festeggiare la nuova sede e ringraziare chi si è adoperato per far sì che il non facile lavoro del trasloco potesse arrivare a buon fine BRINDISI DI INAUGURAZIONE giovedì 10 ottobre, ore 18.00 via Stalingrado 105 Progetto grafico e impaginazione Clara Cassanelli Barbara Stacciari Elena Vincenzi BENVENUTA ALLA NUOVA PRESIDENTE Foto di copertina: Eloise Barbieri Per articoli, foto, segnalazioni: [email protected] Con molto piacere annunciamo la nomina della nuova presidente Barbara Benvenuti, succeduta a Vinicio Ruggeri che è stato eletto nuovo presidente regionale. Un grande in bocca al lupo ad entrambi per questi nuovi importanti impegni, senza nascondere la soddisfazione di avere per la prima volta a Bologna una presidente donna! Stampa Grafiche A&B Via del Paleotto 9/a - Bologna [email protected] Tel. 051 471666 Registrazione c/o Tribunale di Bologna n° 4227 del 1972 CLUB ALPINO ITALIANO Sezione Mario Fantin - Bologna Via Stalingrado, 105 tel/fax: 051 234856 e-mail: [email protected] www.caibo.it Segreteria tel/fax: 051 234856 Martedì ore 9-13 Mercoledì, Giovedì, Venerdì ore 16-19 Chiuso in redazione il 15/7/2013 ANCORA NEGATO L’ACCESSO AL SENTIERO 118 PER MONTE MARIO Dopo diversi mesi la trattativa tra il Comune di Sasso Marconi ed i proprietari delle ville alle falde di Monte Mario è ancora in stallo. Il cancello che dà accesso al sentiero 118 in corrispondenza del vecchio casello autostradale di Sasso Marconi era stato chiuso dai proprietari a causa, dissero, del comportamento sconsiderato di ciclisti che transitavano a velocità eccessiva sui sentieri e sulla strada asfaltata, prendendo per di più a male parole chi chiedeva loro maggiore attenzione. Il Comune di Sasso Marconi, conoscendo l’importanza del sentiero e la sua alta frequentazione, ha proposto ai proprietari la riapertura del cancello ai soli pedoni, attrezzandone l’entrata con un tornello che impedisca il passaggio ai ciclisti. A tutt’oggi i proprietari continuano a rifiutare la soluzione proposta e a negare l’accesso ad un’area cui gli escursionisti della zona sono particolarmente affezionati. PUNTI RINNOVO TESSERA ANNUALE 2 Lettera ai soci da Vinicio Ruggeri Care Socie, cari Soci, sono stato eletto alla carica di Presidente del Gruppo Regionale CAI dell’Emilia-Romagna. Ho rassegnato quindi le dimissioni da Presidente della Sezione di Bologna, lasciando il posto a Maria Barbara Benvenuti, già appassionata e competente Vicepresidente. Ho deciso di rendermi disponibile per questo nuovo impegno poiché mancavano ormai pochi mesi alla scadenza naturale e avevo raggiunto i principali obiettivi che mi ero posto (i più recenti: la modifica dello Statuto e la nuova sede). Vi confesso che lascio a malincuore il lavoro in sezione: il rapporto con i soci e con il territorio è stato per me di grande soddisfazione. Gratificante è stato l’aumento costante del numero di iscritti di questi anni, passato da 1.600 a più di 2.000: grazie al lavoro di volontari, istruttori, accompagnatori. La mia politica in questi anni si è fondata su pilastri: il miglioramento delle relazioni interne e una progressiva apertura all’esterno, per una sezione più accogliente e più visibile. Il GR, per sua natura, è più lontano dal territorio e dai soci di quanto non lo siano le Sezioni, ma tenterò di mantenere questi obiettivi anche su scala regionale, portando avanti ed ampliando quanto già fatto dal CDR uscente. L’Emilia-Romagna, ad oggi, è tra le poche Regioni che mantiene il numero degli iscritti, in un quadro nazionale che vede in perdita anche le più forti regioni alpine del nord. Penso che per mantenere questo dato positivo il Gruppo Regionale possa svolgere un ruolo di ulteriore supporto alle Sezioni, specie quelle più deboli, sul piano organizzativo, della comunicazione, delle iniziative, per migliorarne la presenza sul territorio. Dobbiamo evitare che si affermino logiche di separatezza e di sottovalutazione reciproca tra le diverse anime del CAI: ognuna delle nostre attività va considerata con il massimo rispetto, perché ognuna risponde ad una esigenza specifica e tutte sono improntate al rigore che contraddistingue da sempre il CAI. Chi viene al CAI con idee ed entusiasmo deve trovare accoglienza e disponibilità adeguate, altrimenti andrà altrove a portare le sue energie. Per questo il GR può fare poco, se non stimolare in questa direzione le Sezioni ed i soci. ... prosegue a pagina 19 IN QUESTO NUMERO 5 In primo piano VOGLIA DI INCONTRI 12 Eloise Barbieri, Elisabetta dell’Olio, Nicola Arrigoni la foto 11 Dietro ALBA ESTIVA AL PASSO DEL VALLONE Check-up montagna IL CAI E IL CORSO PER GLI STUDENTI DI GEOLOGIA Lara Bertello, Luigi Cantelli, Enzo Farabegoli, Fabio Gamberini, Flaminia Mesiti 15 Marco Albertini 16 Vita di sezione RASSEGNA CORISTICA A RASORA Vita di sezione IL TRASLOCO! 18 Cuccioli L’AVVENTURA PROSEGUE CON SUCCESSO 19 Protagonisti LETTERA AI SOCI Vinicio Ruggeri 20 Ciclocai UN ANNO BAGNATO A cura di Patrizia Montanari 21 Un passo dopo l’altro DA VIDICIATICO ALL’IRAQ A CAVALLO Marco Tamarri 3 Libri&Co. Per le vostre segnalazioni inviate una mail all’indirizzo: [email protected]. Aldo Frezza, Alberto Osti Guerrazzi Bambini in Appennino Ed. Il Lupo 2010 - 18,00 euro importanza per la famiglia: quella di mettere insieme genitori e figli nel contesto montano e della natura, suggerendo passeggiate calibrate sulle esigenze dei più piccoli, ma che permettono anche agli adulti di apprezzare angoli e paesaggi decisamente entusiasmanti. A ragionarci bene “Bambini in Appennino” sembra più una guida per genitori che non per i loro figli, è lo stimolo a coinvolgere gli uni nel mondo degli altri. Un’occasione unica per crescere insieme nel bellissimo contesto delle montagne dell’Appennino e per far recuperare agli adulti la capacità di stupirsi. Il testo è piuttosto corposo. Con 7 favole montanare e un gioco Amare la montagna e trasmettere per diventare giovani alpinisti. 51 questa passione anche ai più piccoli può sembrare più scontato di quanto Escursioni divertenti in appennino centrale per ragazzi dai 5 ai 14 non sia in realtà. I bambini hanno anni. Ogni sezione è accompagnata la preziosa capacità di stupirsi, di da una fiaba che aiuta il genitore/ guardare con occhi affascinati il accompagnatore ad animare le mondo che li circonda, ma spesso escursioni con consigli su come questo stupore dura pochissimo, stimolare la fantasia dei bambini l’interesse se non viene stimolato senza incorrere nel rischio di farli svanisce. Per questi motivi annoiare. Fotografie, aspetto grafico un’escursione con loro può iniziare nella più viva eccitazione e naufragare semplice e lineare, rapidità di in un tedioso lamento sulla lunghezza consultazione e informazioni turistiche fanno di questo libro un ottimo del percorso. Spesso chi ha voluto portare i propri figli in montagna si è strumento per reinventare giorno per trovato nella difficoltà di non sapere giorno l’approccio alla montagna che bene come gestire questa situazione. non necessariamente è fatta di cima ma di leggende, castelli, rifugi e tanto Edizioni Il Lupo con questo libro ancora. risponde ad una necessità di grande Guida ai Rifugi del CAI Ed. Il Corriere della Sera. In edicola 12,90 euro, e-book 7,99 euro Un’opera unica, contenente schede illustrate complete di ogni informazione pratica sui rifugi e su come raggiungerli. Foto, descrizioni, contatti, info sui servizi e sulle possibilità escursionistiche fornite da tutti i 375 rifugi d’Italia gestiti dal Sodalizio. La raccolta - suddivisa in 4 sezioni: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro-Nord e Centro-Sud - propone inoltre approfondimenti sul mondo, la storia e la vita del Club Alpino Italiano e dei suoi rifugi, curati da Annibale Salsa, Lorenzo Cremonesi, Luca Gibello, Samuele Manzotti, Andreina Maggiore, Luca Calzolari. 4 Enrico Raccanelli, Luca De Antoni con la collaborazione di Tazio Isgró Themel Mountain bike in Dolomiti 52 itinerari ad anello Ed. Versante Sud 2013 - 29,00 euro Val Gardena Val di Fassa Val di Fiemme Primiero - S. Martino di Castrozza Val Badia Agordino – Val Fiorentina Val Pusteria Cortina d’Ampezzo – Val Boite Val di Zoldo – Longarone Cadore – Comelico La guida é quanto di più completo si possa desiderare per girare le Dolomiti in MTB, corredata di tracce gps, mappe e tutto quello che serve per fare splendide escursioni tra queste grandiose montagne. L’aspetto fotografico é stato poi particolarmente curato, con anche una gallery di 10 pagine a metà libro. Non è necessario essere campioni di marathon o discesisti puri per portare a termine i giri qui presentati. Ma i frequentatori delle Dolomiti sanno che qui, dal punto di vista ciclistico, le salite non sono proprio “morbide”, e questo vale anche per i bikers amanti del silenzio del bosco e del fango sulle ruote. Gli itinerari proposti sono di varia difficoltà, la maggior parte mediamente impegnativi, per un pubblico che “sa andare in bici” e di buona condizione fisica. Sono in secondo piano le discese su facili strade forestali, di poco piacere di guida, per dare libero sfogo al gusto di pedalare. VOGLIA DI MONTAGNA E DI INCONTRI A Eloise Barbieri proposito di montagna Bologna ha trascorso un maggio intenso, con i martedì delle Vie dei monti e la serata con Pietro dal Pra. L’intensità è emersa dalle molte sfaccettature di questi incontri, dalle voci, dalle immagini, dai film, ma anche dalla grande partecipazione che è testimone di una necessità, per la nostra città, di confrontarsi con argomenti che ci portano sui monti, in viaggio, al confronto con natura, cultura e popoli di montagna. Riportiamo qui due frammenti di questi incontri, uno legato ad Eloise Barbieri e al suo soggiorno tra i nomadi siberiani, l’altro a Pietro dal Pra e al suo impegno con Climb for Life. Entrambi ci hanno colpito per l’apertura del loro sguardo e la semplicità del loro approccio, pur nella complessità di scelte di vita non facili e di valori civili non comuni. CON I NENET di Eloise Barbieri Qualche mese fa, per caso, un amico mi ha raccontato dei popoli nomadi che ancora oggi vivono nella tundra. Sono pastori di renne che sopravvivono in un ambiente estremo grazie alle loro tradizioni millenarie. Da allora per me è iniziato un susseguirsi di letture e ricerche, una curiosità insaziabile che presto potrò appagare. Dopo ore di attesa all’aeroporto di Mosca Domodedovo, alle due del mattino finalmente incontro Olga, la ragazza russa che mi ha aiutata a organizzare questo viaggio. Ha i nostri biglietti aerei per la città di Nadym e soprattutto ha i nostri permessi. Olga viene dalla regione della Yakutia, anche lei è originaria della Siberia, insegna all’università di Mosca e da anni si batte per i diritti dei popoli nomadi, sempre più pressati dall’espansione dei gasdotti. Olga mesi fa ha preso accordi con il capo di una “Brigata” di Nenet, per la precisione la diciassettesima. Dovrebbe venire a prenderci qui a Nadym, Olga ed io rimarremo con lui e la sua famiglia durante una parte della transumanza verso nord. Aspettiamo diversi giorni ma i Nenet non si vedono. Finalmente una sera sento un rumore di motoslitta di fronte all’albergo mi annuncia il loro arrivo. Saliamo sulle motoslitte e partiamo verso la tundra, dopo due ore arriviamo al campo, è tutto buio, il freddo del lungo viaggio mi ha congelata, cerco di scaldarmi i piedi, quasi non riesco a camminare. Entriamo in una tenda e ci sdraiamo per terra sulle pelli di renna. Al mattino vedo il nostro campo e conosco la brigata. Ci sono quattro chum, le tipiche tende fatte con pali appoggiati ricoperti con pelli di renna. La brigata ha quindici membri, Olga ed io siamo ospiti del capo, si chiama Andrei. Divideremo la tenda con lui, sua moglie Raya, sua sorella Luba, suo 5 Eloise Barbieri è smontato, le cinquemila renne della brigata sono radunate, le slitte sono cariche e siamo pronti a partire. Ogni membro della brigata guida un convoglio di slitte trainato da renne. Il conduttore si siede di traverso sul lato sinistro della prima slitta e con un lungo bastone guida le renne di testa. La brigata possiede due motoslitte, un piccolo tocco di modernità in questo quadro davvero incredibile. Percorriamo circa trenta chilometri, poi posiamo nuovamente il campo. Durante tutto il viaggio ci ha accompagnato l‘abbaiare dei cani, ogni famiglia ne possiede almeno otto. Non ci spostiamo tutti i giorni e quando rimaniamo fermi le giornate trascorrono lente. I compiti tra uomini e donne sono chiaramente suddivisi. Gli uomini controllano che gli animali stiano bene o li fanno spostare, riparano le slitte e ne costruiscono di nuove. Le donne si occupano di tutto quello che ruota intorno alla chum: fare legna, sciogliere la neve per ottenere l’acqua, lavorare la pelle e cucire gli abiti. Le chum sono divise in due parti, in mezzo c’è la stufa, da una parte e dall’altra sopra un pavimento di assi e rami sono riposte delle stuoie di paglia e delle pelli di renna per sedersi di giorno e sdraiarsi di notte. A ogni pasto beviamo del tè e mangiamo pane bianco con burro, quando c’è legna in abbondanza Raya e Luba fanno bollire la carne di renna, a volte con un misto di riso o pasta, quando invece ci spostiamo o c’è poca legna mangiamo la carne cruda ancora leggermente congelata, altre volte mangiamo dei grandi pesci crudi e congelati. Non ci sono sciamani nella brigata e non ce ne sono più molti in generale. Raya mi dice di non credere in niente e mi chiede se credo in Dio. Nella chum c’è un libretto lasciato da dei figlio Artiom e sua figlia Mashka di soli sei anni. Raya decide da subito che i miei vestiti e le mie scarpe sono troppo leggeri, la piuma le sembra inconsistente rispetto al più degno spessore di un doppio strato di pelli di renna con cui sono fatti i loro abiti e i loro calzari senza suola. Vestita così mi sento un po’ goffa, ma sto calda anche a 30 gradi sotto zero. Oggi è un grande giorno per la brigata, dopo il lungo inverno finalmente uomini e animali iniziano la lenta migrazione verso nord oltre il fiume Ob, lì in estate l’aria è più fresca e i pascoli sono al riparo dagli insetti che infestano la tundra durante la bella stagione. I Nenet non possono più seguire le loro rotte ancestrali e spostarsi a piacere, i loro territori sono sempre più ristretti e su quelli che erano i loro pascoli ora sorgono dei gasdotti. I Nenet sono uno dei pochi popoli nomadi che ha saputo sopravvivere e adattarsi alle nuove condizioni imposte dai cambiamenti della storia. L’Unione Sovietica aveva statalizzato le renne, che non erano quindi più di loro proprietà e aveva organizzato i diversi gruppi in brigate ciascuna con un territorio ben definito. I Nenet ricevevano un sussidio dallo stato, i loro figli frequentavano le scuole russe dove imparavano un’altra lingua e un’altra cultura, lo sciamanesimo era bandito così come tante delle loro credenze e tradizioni. Caduta l’Unione Sovietica, i Nenet si sono trovati senza sussidi, ma al contrario di altri popoli nomadi non avevano dimenticato come vivere nella tundra e hanno continuato ad allevare le renne. Oggi ricevono nuovamente un aiuto dallo Stato, ma contemporaneamente sono spinti a stabilirsi in villaggi e ad abbandonare i pascoli per lasciare spazio ai gasdotti. Nel primo pomeriggio il campo 6 dicono che non ci sono sciamani ne in questa ne in altre brigate. Quando sono arrivata al campo la piccola Mashka era l’unica bambina, tutti gli altri erano a scuola. Così vuole il governo russo. I bambini trascorrono l’inverno in collegio, lontano dai propri genitori. La scuola è obbligatoria, ma i genitori possono prelevare i bambini quando vogliono e farli assentare anche per più mesi, così a mano a mano che ci avviciniamo al villaggio di Yar-Sale altri bambini arrivano al campo. Raya mi dice che non sa se manderà Mashka a scuola. Raya mi spiega che lontani da lei i suoi bambini crescono diversi, hanno sogni nuovi, conoscono tante cose ma non sanno com’è la vita nella tundra d’inverno e quando ci tornano a diciassette anni non si adattano più. Lascio la diciassettesima brigata nel villaggio di Yar Sale, rientro a Mosca, loro invece continuano il loro viaggio verso nord. Li lascio con un groppo al cuore dopo più di un mese. Mi chiedo se Mashka andrà a scuola, mi chiedo cosa sarebbe meglio per lei, cosa sarebbe meglio per Raya e per questo popolo così duro e fiero che da mille anni segue le sue renne negli spazi sconfinati della tundra. Eloise Barbieri missionari battisti, Raya ha anche comprato delle icone, probabilmente senza sapere bene di cosa si tratta. Le antiche credenze dei Nenet si sono perse negli anni duri della repressione sovietica, si sono mantenute solo alcune delle loro tradizioni più radicate. Credono che la loro ombra sia un loro doppio, una sorta di fantasma che alla morte si separa e raggiunge i propri avi nella valle della morte dove continua a vivere la stessa vita che ha vissuto qui sulla terra, per un numero di anni equivalente. La grande differenza tra questo e l’altro mondo è che il secondo è il contrario del primo. Le salme sono sepolte con gli oggetti che gli sono appartenuti: Tutti gli oggetti però sono seppelliti rotti, perché ciò che è rotto qui sarà intero nell’altro mondo. Sulla tomba viene lasciata la slitta appartenuta al morto, ribaltata perché sia diritta nell’aldilà. La renna che ha trainato la slitta è uccisa sulla tomba, il teschio è appeso e la carne mangiata cruda o lasciata come nutrimento per il morto. Un tempo, dopo la morte di un patriarca, la famiglia fabbricava una statuetta di legno vestita con i tradizionali abiti in pelle di renna, che rimaneva all’interno della chum ed era nutrita per generazioni. Da quando sono qui non ho visto nessun rito di alcun genere. Tutti mi Da Nenet, i nomadi della Tundra - Panorama Travel ELOISE BARBIERI Alpinista e viaggiatrice per passione, Eloïse Barbieri è una filmaker e collabora con riviste di viaggio come giornalista e fotografa. Per scelta viaggia spesso da sola, perché solo così ritiene di potersi inserire realmente in una comunità. Ha attraversato da sola a piedi parte del Tibet, dell’India del nord, del Pakistan e del Nepal. Ha fatto parte della prima spedizione femminile a tentare la traversata integrale dello Hielo Continental in Patagonia e della prima spedizione alpinistica tornata nel corridoio del Wakhan in Afghanistan dopo 20 anni. Ha salito tre ottomila senza l’ausilio di ossigeno e numerose cime tra Alpi, Himalaya e Sud America. Ha vissuto con i pastori di renne della Tundra Siberiana durante una delle ultime e più belle transumanze del pianeta ed è stata una delle poche occidentali a documentare la vita di monache e monaci negli ultimi grandi monasteri tibetani nella regione dello Sichuan. 7 Arrampicata e solidarietà a Bologna “Se vuoi aiutare te stesso aiuta gli altri” di Elisabetta dell’Olio Ho sempre sentito forte, la necessità di fare qualcosa che potesse essere utile per gli altri, e di conseguenza anche per me stessa. Ho cercato spesso di liberarmi di un fastidioso egoismo prendendomi cura delle persone, ma senza trovare una direzione verso la quale agire. L’occasione propizia si è presentata grazie alla passione per l’arrampicata, in un piovoso pomeriggio trascorso al King Rock di Verona. Nel pagare il biglietto d’ingresso l’occhio si è posato su una maglietta su cui campeggiava la scritta “Climb for life”, e su un pieghevole che illustrava il progetto. Scopro presto le finalità dell’idea che fa capo all’ Associazione Donatori Midollo Osseo a cui hanno aderito tantissimi climber tra cui, in veste di promotore d’eccezione, Pietro Dal Pra. In quel momento nasce l’idea di organizzare a Bologna una serata per diffondere il messaggio 8 condividono le stesse passioni, in questo caso lo sport e la solidarietà sociale. Illustro l’idea al segretario generale della Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi Onlus e nel giro di pochi giorni mi rendo conto che quello che ritenevo impossibile comincia ad essere fattibile. Il circolo virtuoso accelera rapidamente e si delineano le idee che si concretizzano in un serata che si rivelerà un successo. Oltre 250 persone, di cui molte pazientemente in piedi, hanno assistito allo stupendo intervento di Pietro Dal Pra che non ha esitato un solo istante all’idea di venire gratuitamente a Bologna, per parlarci delle sue esperienze di alpinista e di donatore di midollo, incantando la platea con la sua simpatia e grande umanità. Tante persone ci sarebbero da ringraziare: dalla direzione del Cinema Europa che ha concesso la sala, al tecnico del suono, a tutte le persone che hanno contribuito all’organizzazione. Vorremmo ripetere l’esperienza e renderla un appuntamento fisso a Bologna: basta poco per aiutare chi si trova in difficoltà e un’ora del nostro tempo dedicata agli altri, può concretamente salvare una vita. del progetto Climb for life, con la presenza di Pietro Dal Pra, e la ricerca di collaborazioni grazie alle quali risolvere i problemi organizzativi e di budget. Trovo molto bello ciò che ha scritto lo stesso Dal Pra: “Società moderna. Un lamento continuo sulla spersonalizzazione dell’individuo. Sull’egoismo, la mancanza di senso, l’apatia, le frustrazioni. Il troppo ha svilito l’essenziale. Il benefico essenziale”. Lo unisco a una considerazione egoistica: “impiegare un’ora di tempo per mettere il proprio ‘numerino’ nella scatola della vita, concede unicamente a qualcuno la speranza di sopravvivere o regala anche al donatore la possibilità di riconoscersi in un senso dell’essere al mondo? È meno nobile sentirsi orgogliosi in quanto potenzialmente donatori di vita che pensare al dolore di chi sta attendendo (al momento con possibilità remote, vista la piccolezza della scatola della vita) un trapianto di midollo osseo?”. Realizzare l’idea di portare a Bologna il progetto di sensibilizzazione sulla donazione di midollo osseo è stato più semplice del previsto: come spesso accade è sufficiente mettere insieme persone e organizzazioni che PIETRO DAL PRA Nasce a Vicenza e muove i primi passi sulla roccia con il padre sulle Dolomiti, ma è vicino a casa, a Lumignano che comincia seriamente con l’arrampicata. Grazie ad una passione totalizzante e a una certa predisposizione brucia le tappe e ancora giovanissimo sale vie di arrampicata sportiva di estrema difficoltà, probabilmente fra le più impegnative della metà degli anni ‘80, in Italia e nelle falesie più conosciute d’Europa. Alla fine degli studi, le avventure dell’arrampicata sportiva in bassa quota non lo soddisfano più completamente e l’esigenza di muoversi e respirare nei grandi spazi alpini lo porta a scoprire le pareti delle Dolomiti e delle Alpi. Per la voglia di vivere quotidianamente le montagne anche in senso professionale, diventa guida alpina all’età di 21 anni. Firma alcune delle più belle salite, in tutti gli stili, da solo o con compagni, in estate e in inverno, in prime salite o nella ripetizione degli itinerari più importanti. Sale vie di estrema difficoltà su tante rocce del mondo, dalla Patagonia al Nord America. La grande passione per l’arrampicata in tutte le sue forme lo ha portato a salire su tutti i tipi di pareti e di rocce, da quelle di pochi metri in cui l’obiettivo è il raggiungimento della massima difficoltà in totale sicurezza, alle grandi pareti alpine e non solo, teatro per Pietro di un alpinismo pulito, dettato dalla semplice voglia di vivere il mondo verticale e non da quella di produrre imprese alpinistiche. CLIMB FOR LIFE nasce nel 2010 dall’incontro tra Giovanni Spitale, giovane climber ammalato di aplasia midollare idiopatica, una malattia degenerativa del midollo osseo curabile in via definitiva con il trapianto, e Pietro dal Prà. Dall’amicizia e dalla collaborazione dei due, prende il via il progetto Climb for Life: creare un “brand” che rimandi ad un portale informativo, contenente tutte le informazioni sulla donazione di midollo osseo, pensate e strutturate per essere convincenti, chiare ed accessibili per ogni scalatore del mondo. «Abbiamo pensato a chi va per montagne», racconta Pietro, «perchè è un ambiente che conosciamo bene, senza dimenticare che si tratta di persone che hanno dimostrato e continuano a dimostrare grande sensibilità». La Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi Onlus persegue finalità di solidarietà sociale, proponendo progetti e idee per valorizzare lo sport nella promozione del benessere e dell’inclusione sociale. In particolare realizza progetti che favoriscano la pratica dello sport dilettantistico da parte di persone, di tutte le età, con disabilità e dei giovani a rischio di devianza o in situazione di disagio familiare. 9 www.climbforlife.it www.fondazioneperlosport.com UN RESOCONTO E QUALCHE NUOVO PROPOSITO PER LA RASSEGNA “LE VIE DEI MONTI” Il cinema di montagna convince anche gli esigenti cinefili bolognesi Anche grazie alla collaborazione con Trento Film Festival e con Cineteca siamo riusciti ad unire relatori, temi e pubblico eterogenei tra loro, cercando di vincere la sfida che ci eravamo posti: riuscire a unire nella stessa sala l’escursionista con il cinefilo incallito, l’alpinista con lo studente universitario, il naturalista con l’appassionato di storia. Sebbene con qualche intoppo e con la consapevolezza che si può migliorare, l’esperienza ci è piaciuta così tanto che stiamo già organizzando la seconda edizione. Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo nella riuscita de Le vie dei monti, ma soprattutto al generoso pubblico che come nella migliore tradizione montanara ha dimostrato grande resistenza e ottima sopportazione dei disagi come il caldo e l’affollamento: vi aspettiamo l’anno prossimo ancora piu’ numerosi! Nicola Arrigoni Ora che è luglio, e che le vacanze sembrano più vicine, si possono tirare le somme di quel che è stato il maggio al cinema lungo i percorsi de Le vie dei monti. L’iniziativa ha visto la nostra sezione impegnata al Lumiere in quattro serate che, coniugando incontri con i protagonisti del mondo della montagna e film a tema, hanno celebrato assieme alla cittadinanza bolognese i 150 anni del CAI. Abbiamo iniziato con una serata sull’ “alpinismo di ieri e di oggi” grazie al racconto di Alessandro Gogna e alla visione di tre film tra cui Cold; la seconda serata è stata dedicata all’analisi storica di come i regimi abbiamo abusato della retorica dell’alpinismo grazie alle parole di Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, abbinate alla visione di un film ambientato in montagna firmato dalla regista vicina al regime nazista Leni Riefensthal; abbiamo proseguito con Eloise Barbieri che attraverso le parole e le immagini ci ha raccontato di come la montagna sia anche un meraviglioso pretesto per incontrare l’altro e conoscere luoghi e culture lontane; infine il ciclo è stato chiuso da Marco Albino Ferrari che raccontandoci le vie del lupo ci ha riportato sui monti di casa nostra, gli Appennini, e da un film che attraverso il surrealismo di Buñuel ci ha ricordato che il cammino non è tanto un’azione fisica quanto soprattutto un viaggio esplorativo interiore. Il primo passo del bilancio di Le vie dei monti l’abbiamo fatto con Andrea Morini e Luisa Ceretto della Cineteca: siamo stati invitati a replicare l’iniziativa il prossimo anno con porte aperte a nuove collaborazioni. Quindi, sebbene con qualche dettaglio da migliorare, l’iniziativa è stata definita un successo! Successo inaspettato da parte dello staff della Cineteca, per cui il “cinema di montagna” appariva un tema vago e forse dotato di un appeal poco sufficiente a convincere l’esigente pubblico bolognese. Ma ad essere sinceri un successo così grande non ce lo aspettavamo nemmeno noi: immaginavamo (speravamo) partecipazione e interesse, ma non certo la sala gremita durante ognuna delle quattro serate organizzate. Buffet a cura della Scuola di Alpinismo Andrea Morini e Vinicio Ruggeri Alessandro Gogna 10 DIETRO LA FOTO ALBA ESTIVA AL PASSO DEL VALLONE Parco Regionale del Corno alle Scale – Il camminatore, risalendo l’incantevole Valle dei Silenzi, giunge al Passo del Vallone, panoramica sella naturale che divide ma unisce il Corno alle Scale (1944 m) al monte La Nuda (1828 m). Da lassù la vista può spaziare tanto a est sulla boscosa e verdeggiante alta valle del Silla, quanto a sud, dove lo sguardo, quasi inevitabilmente, è “invitato” a seguire il profilo ascendente e frastagliato dei Balzi dell’Ora che portano alla famosa croce metallica di Punta Sofia. Fotografare all’alba permette di disporre della luce migliore in termini di qualità Dati di scatto e nitidezza. Infatti, grazie anche ad una leggera ma costante brezza, ho potuto CANON EOS 5D Mark II assistere ad un’alba veramente tersa e pulita. Ai miei piedi, intense fioriture gialle di OBIETTIVO CANON EF 24-105 mm f/4 L IS USM ginestra raggiata che, per trasmettere nella foto (statica) la sensazione (dinamica) Diaframma: f/18 del vento che le agitava di continuo, ho voluto rendere “mosse” con un tempo di Tempo di scatto: 1/3 s scatto relativamente lungo (0,3 secondi), dopo aver avuto cura di posizionare la Sensibilità: 50 ISO Compensazione esposizione: -1/3 macchina sul treppiede. Ho scelto l’inquadratura verticale per dare un vitale slancio Lunghezza focale: 24 mm all’immagine e rafforzare il senso di verticalità della montagna, protesa verso un Bilanciamento del bianco: sole di treppeide, blocco dello specchio cielo dall’azzurro così profondo ed intenso perché ottenuto grazie all’utilizzo di un Utilizzo e scatto remoto opportuno filtro polarizzatore. No flash 11 La montagna e i geologi un rapporto ambiguo di Enzo Farabegoli Si dice che diventando vecchi gli uomini diventino saggi. Sarà anche vero, ma dalla mia esperienza di geologo con quasi 45 anni di insegnamento in aree di montagna ho tratto la convinzione che invecchiando gli uomini compiono in realtà solo nuovi errori, non per questo meno gravi di quelli di gioventù. La montagna è un ambiente ostile per se, ove mal si concilia la necessità di essere concentrati sui temi geologici (che roccia affiora, come è disposta nello spazio, che fossili contiene, ecc.) e nello stesso tempo valutare obiettivamente la praticabilità di un percorso, prevedendo le proprie reazioni psico-fisiche a fronte di mutate condizioni ambientali. Quello che segue è un breve resoconto dell’avventura capitata nel maggio 2012 a due studentesse della Laurea Magistrale in geologia e territorio dell’Università di Bologna, durante il Laboratorio di campo di Rilevamento Geologico 2 nell’isola di Marettimo. Studenti non alle prime armi, con alle spalle almeno un mese di lavoro sul terreno, solo in parte sotto la guida dei docenti. Durante i primi due giorni del Campo di Rilevamento a Marettimo, tutto il gruppo (24 studenti) è stato accompagnato da tre docenti, che li hanno istruiti su alcune delle tecniche atte a risolvere le problematiche geologiche peculiari di quest’area. La disavventura è avvenuta alla fine del terzo giorno di lavoro, mentre gli studenti rilevavano l’isola suddivisi in gruppi di due per motivi di sicurezza. L’obiettivo di ciascun studente è infatti redigere una mappa geologica e geologico-tecnica e una relazione originali, requisito necessario per essere ammesso a sostenere l’esame di Rilevamento Geologico 2. L’appuntamento per il ritorno a Marettimo, quel giorno, era fissato per le 19.00 nella piazzetta di fronte alla chiesa, per la verifica del lavoro 12 di ciascuno, prima di cena. Da giovane, ben prima del cellulare, ho imparato che dare un appuntamento troppo preciso in montagna è spesso un errore (la regola era: “il primo che arriva aspetta”), perchè mette in ansia chi attende e chi è in viaggio. Ma adesso i nostri studenti sono dotati del GPS, oltre che del cellulare e ricestramittente, e per i docenti giovani osservare le vecchie usanze è come perdere una parte importante della propria identità: loro hanno fiducia nella tecnologia e la vogliono infondere agli studenti. Come vedremo, anche questa scelta ha avuto il suo peso negativo. Nonostante l’esperienza sul campo maturata in precedenza, le due studentesse hanno fatto prevalere l’entusiasmo per la scoperta geologica sul rispetto che occorre sempre avere per la montagna, e si sono cacciate in un guaio. Per fortuna, grazie ad un atteggiamento mentale positivo acquisito anche, mi fa piacere pensarlo, durante due lezioni del CAI promosse dal Corso di Studi, ne sono uscite fuori da sole. Con questo esempio vogliamo ricordare a tutti i geologi e agli studenti di geologia la necessità di acquisire e mantenere nel tempo una formazione psico-fisica adeguata a superare almeno i rischi di un trekking avanzato. La storia della geologia, anche di quella italiana, è piena di disavventure innescate da motivi banali, se considerati singolarmente, che hanno prodotto situazioni di grave rischio per la concatenazione di eventi negativi. Speriamo che il racconto di questo episodio risoltosi felicemente possa dare un contributo a diminuirne il numero e la gravità. Lara Bertello, Luigi Cantelli, Enzo Farabegoli, Fabio Gamberini, Flaminia Mesiti Laurea Magistrale in Geologia e Territorio, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Racconto di una disavventura a Marettimo Relazione emotiva di Lara e Flaminia di Lara Bertello e Flaminia Mesiti Siamo F e L, due studentesse della Laurea Magistrale in geologia e territorio dell’Università di Bologna; quello che segue è il resoconto di una disavventura del 21 maggio 2012 nell’isola di Marettimo, durante il Laboratorio di campo di Rilevamento Geologico 2. Una disavventura che fortunatamente si è conclusa bene, perché ne siamo uscite da sole, con un bagaglio di esperienze che ci servirà in futuro. La nostra area di rilevamento era ubicata nella parte meridionale dell’isola, verso Punta Bassana, e comprendeva una sottile sella morfologica a quota 140 m.s.l.m. che separa due versanti acclivi degradanti rapidamente verso il mare. Questa disposizione degli strati è una chiara evidenza di un versante predisposto al franamento, su cui la forte pendenza inibisce la formazione del suolo e di una copertura vegetale stabile. Esplorare una singola superficie di strato è utile solo se si va in cerca di fossili con un rilevante valore stratigrafico, quali ammoniti o piste di animali, ma non era questo il nostro caso. Perché allora, dopo aver rilevato la sella in mattinata, nel pomeriggio abbiamo deciso di scendere verso il mare seguendo la via di massima pendenza del versante e degli strati? Forse per la curiosità di andare a vedere che cosa affiorava lungo la spiaggia rocciosa, che dall’alto sembrava promettere bene, o per registrare informazioni utili per il rilevamento del giorno dopo. Subito ci siamo accorte di non poterci fidare della scarsa aderenza degli scarponi sulle piccole irregolarità delle superfici di strato e di quelle di faglia. E l’idea di perdere l’equilibrio e rotolare per oltre cento metri ci ha impaurito. Così siamo scese strisciando piano piano, faccia rivolta al mare. Discesa efficace, anche se alpinisticamente inelegante. Ma chi ci poteva vedere, visto che la spiaggia sottostante era deserta e la terraferma più vicina, la Tunisia, ad almeno 70 miglia? Giunte alla spiaggia il lavoro ci ha assorbito completamente: gli affioramenti erano numerosi e la zona è tettonicamente complessa, con un susseguirsi di pieghe e faglie. Per di più, un Il versante occidentale è segnato solo da labili piste tracciate dai mufloni, ma le tracce animali e la gariga costiera che costituisce la prevalente vegetazione dell’isola mancano completamente dove gli strati di calcare sono disposti a traverpoggio-franapoggio, inclinati come il pendio, e congiungono la sella alla spiaggia rocciosa sottostante. 13 vento fortissimo da ovest aveva mosso il mare e dovevamo stare attente a dove mettere i piedi per non bagnarci. E così non ci siamo accorte del passare del tempo. Quando abbiamo controllato l’orario erano le 18.15, ma il versante era cieco ai cellulari e non potevamo avvisare che sicuramente saremmo arrivate in ritardo all’appuntamento delle 19 con tutto il gruppo. Abbiamo cominciato a risalire, cercando di fare in fretta, incontrando subito difficoltà: troppo complicato rifare il percorso dell’andata risalendo lo strato e noi, stanche, siamo scivolate più volte, rischiando di cadere all’indietro. Così ci siamo spostate per risalire all’interno della macchia mediterranea su detrito sciolto, ma gli arbusti si sono dimostrati appigli poco sicuri, perché fragili e male ancorati a un suolo molto sottile. Verso le 18.30 abbiamo avvistato in alto un docente che stava tornando verso la sella, ma le nostre ricetrasmittenti non funzionavano o forse le batterie erano scariche e noi non avevamo portato quelle di ricambio. Così abbiamo cercato di richiamare l’attenzione del docente, urlando e sbracciandoci. Lui si è fermato, e ha guardato in basso. Certo, se avessimo indossato vestiti tecnici colorati (come ci avevano raccomandato), o portato una torcia elettrica, dall’alto ci avrebbe potuto individuare facilmente, ma dopo alcuni minuti se n’è andato senza averci visto. Abbiamo sentito aumentare la pressione psicologica e abbiamo provato a risalire il versante il più velocemente possibile, sempre più affannate e affaticate, scivolando ripetutamente sul sottile strato di detrito sciolto. In un tratto particolarmente acclive, F. è riuscita a trovare un passaggio più semplice verso un accumulo di detrito, mentre L. non è riuscita a raggiungerlo e si è bloccata; senza un cordino di sicurezza (che pure al corso CAI ci avevano raccomandato di portare!) non era possibile sollevare a mano L; alla fine, dopo diversi tentativi intervallati da pause di riposo durante i quali ci siamo sostenute e incoraggiate reciprocamente, L. è riuscita a raggiungere F. Superato questo tratto, ci siamo accorte che eravamo solo a metà strada, quindi abbiamo cercato di accelerare nonostante la stanchezza e il GPS scarico che ci costringeva a muoverci a “occhio“. Arrivate in alto ormai alle 20,30 sulla ricetrasmittente abbiamo sentito uno dei docenti che ci cercava e siamo riuscite ad informarlo della nostra posizione. Un quarto d’ora dopo abbiamo avvistato i docenti e alcuni nostri compagni, che avevano allestito una squadra di soccorso temendo il peggio. Ora abbiamo imparato che non bisogna mai sottovalutare la fatica fisica e mentale prodotta dal rilevamento geologico, anche in aree alpinisticamente non estreme. E che, oltre agli strumenti geologici, bisogna muoversi dotati di un numero minimo di ausili per la sicurezza, come ci avevano ripetutamente avvertite gli istruttori durante il corso CAI. Per finire, la prova che abbiamo completamente metabolizzato la vicenda sta nel fatto che quest’anno stiamo lavorando ad una tesi di laurea in geologia applicata, in una bella zona della bassa pianura bolognese. 14 RASSEGNA CORALE Rasora di Castiglione dei Pepoli - 16 giugno 2013 Camminare e cantare sono due meravigliose attività che possono essere svolte in solitudine, ma la gioia della condivisione ha fatto nascere compagnie di camminanti e corali di canti. Con questo spirito Domenica 16 giugno si è svolta la sesta Rassegna Corale organizzata dal Circolo Arci di Rasora, frazione del Comune di Castiglione dei Pepoli, che quest’anno è stata dedicata ai 150 anni del CAI grazie alla felice collaborazione tra il circolo e la Sottosezione Cai “Roberto Venturi” di Castiglione dei Pepoli. La rassegna, che è diventata un appuntamento fisso dell’estate Rasorese, si svolge in un territorio che si trova a cavallo tra due provincie, Bologna e Prato, e contemporaneamente tra due regioni. Nello spirito che unisce la popolazione di questi territori, i cori presenti sono stati rappresentativi di queste realtà, con un coro ospite molto importante vista la speciale dedica di quest’anno. Dopo una curata presentazione della giornata da parte del Sig., Rossano Romagnoli del Circolo Arci, si sono in ordine esibiti: • CORO DI MONTEPIANO diretto dal Maestro Mario Scavuzzo • CORO CASTIGLIONESE diretto dal Maestro Simone Macchiavelli • CORO CAI DI BOLOGNA diretto dal Maestro Umberto Bellagamba Con un programma vario, compresa l’esecuzione di canzoni dedicate alla montagna, in particolare per quanto riguarda il coro della nostra sezione. L’esibizione ha avuto un piacevole epilogo finale quando tutti e tre i cori si sono uniti per eseguire “Signore delle cime”. Alla fine dell’esibizione hanno portato il saluto alla manifestazione il Sindaco di Castiglione dott.ssa Daniela Aureli ed il Sindaco di Vernio dott. Paolo Cecconi, i quali hanno evidenziato l’importanza di questi momenti di unione e consolidamento dei rapporti tra le persone ed hanno ringraziato sia l’Arci sia il Cai per il lavoro che svolgono nei rispettivi ruoli istituzionali. A nome della Sezione Cai di Bologna ha portato il saluto il consigliere Giacinto Cimino, il quale si è soffermato sui dati postivi, anche in termini d’iscritti, raggiunti dalla nostra sezione e sull’importanza di avere una sottosezione sul territorio della montagna. Ha poi ringraziato il circolo Arci per aver accolto la proposta di dedicare la rassegna all’evento centrale nel 2013 per il Cai, augurando lunga vita a questo circolo per la funzione importante di presidio che svolge come punto di riferimento per quanti vogliono continuare a stare insieme e convivere civilmente. Al termine della manifestazione il presidente dell’Arci Rasora, Sig. Marco Foddi, ha voluto omaggiare ciascun Coro con una scultura appositamente creata. A nome della Sezione e della Sottosezione Cai, il consigliere presente ha consegnato una targa ricordo ai tre cori e al circolo ospitante. 15 TEMPO DI TRASLOCO! In questi mesi siamo riusciti a portare a termine quella che sembrava davvero un’impresa impossibile: il trasloco dall’amata sede di via Battisti alla nuova sede di via Stalingrado, un luogo ancora assai in disordine ma già capace di mostrare - tra uno scatolone e l’altro - le nuove potenzialità di una sede grande, funzionale e ricca di ambienti diversi. Barbara Benvenuti e tutto il consiglio ringraziano vivamente quanti si sono adoperati per questo difficile lavoro. Un pensiero molto affettuoso va a Ezio Albertazzi, Sandro dal Pozzo, Sergio Gardini, Giovanni Ghini, Osvaldo Musolesi, Clerio Previati, Mario Gneo Romiti, Vinicio Ruggeri. Ringraziamo anche chi ha comunque contribuito come ha potuto, Paolo Stefania Allo Rupe Antonio Ermanno Lino Pupo... Infine grazie a Roberta, Silvia e Cristina che hanno messo a punto la nuova segreteria in un baleno, nonostante le mille difficoltà di un momento di transizione. ...qui immortalati la prima socia iscritta nella nuova sede, la prima telefonata della presidente e ... un beato tra le donne: Gneo con alcuni pilastri della nostra associazione (Roberta e Silvia segretarie, Barbara presidente, Antonella tesoriera). 16 UN RICORDO Riceviamo da Giulia Sarzani e pubblichiamo questo ricordo di suo padre Mario. Mario Sarzani è venuto improvvisamente a mancare l’11 maggio 2013, lasciando coloro che lo conoscevano sconvolti e affranti. Ora è là che vola tra le Tre cime, si specchia nel tramonto sul Catinaccio e si stende sul ghiacciaio della Marmolada. OUTLET FERRARA MODENA 10% di sconto sul prezzo outlet su presentazione della tessera in corso di validità BOLOGNA USCITA CASTEL S. PIETRO TERME SALEWA RAVENNA IMOLA FORLI A14 CESENA SALEWA outLEt CAStEL GuELFo Via del Commercio 2/C • Loc. Poggio Piccolo • 40023 Castel Guelfo di Bologna (BO) Tel.: +39 0542 488 003 • [email protected] orario di apertura: lu 14.00 - 20.00 • ma-ve 10.00 - 20.00 • sa-do 10.00 -20.30 17 CUCCIOLI L’avventura dei cuccioli continua con successo... sono benvenute proposte nonchè volontari! [email protected] 18 ... continua da pagina 3 Il tentativo di riforma degli Organi Tecnici proposto e abbandonato dalla precedente Presidenza nazionale, poi ripreso dalla attuale, avversato dalle Scuole di Alpinismo, sospeso di nuovo, non ha giovato alla coesione sociale ed ai rapporti tra OT e organi direttivi. La riforma poco amata e poco attuata non deve essere portata avanti senza una discussione in cui siano valutate a fondo e seriamente le ragioni di ognuno, con la disponibilità di tutti all’ascolto ed al confronto. Dobbiamo assicurare al CAI un’evoluzione che stia al passo con le trasformazioni sociali ma che non rinunci all’altissimo livello di qualità fin qui sviluppato dai diversi settori. In questo quadro credo che il GR sia chiamato a svolgere un ruolo chiave, e cercheremo di dare una risposta adeguata. Non c’è qui lo spazio per parlare come vorrei di tutte le attività. Le scuole, l’escursionismo, la sentieristica, i giovani, il Comitato Scientifico e la TAM, le biblioteche e la cultura: abbiamo un patrimonio di lavoro dei soci straordinario, che qualificano il nostro sodalizio e lo rendono degno della sua storia lunga e prestigiosa. Il CAI ha tante anime, tutte importanti: su tutte sviluppiamo la massima attenzione per portarle avanti con i più alti livelli tecnici: così teniamo alto il prestigio dell’associazione ed il numero dei soci. A tutti auguro buona montagna e ... arrivederci sui sentieri. Vinicio Ruggeri SI CONSOLIDA IL CORSO DI MONTAGNA PER STUDENTI DI GEOLOGIA Abbiamo concluso la seconda edizione del Corso di base per studenti di geologia di “Avviamento alla frequentazione dell'ambiente montano per attività di rilevamento geologico”. Il corso, come l'anno precedente, si è articolato in un incontro in aula in cui si è trattato di “sicurezza propria e dei compagni: valutazione delle capacità proprie e del gruppo in relazione alle condizioni ambientali. Il soccorso. Il terreno di lavoro: pericoli oggettivi e soggettivi, valutazione dei percorsi e delle difficoltà”. A questo sono seguite due uscite: una a Badolo con istruttori di alpinismo per esercitazioni di “Sicura e auto sicura, nodi, materiale minimo, allestimento di una corda fissa, discesa in corda doppia, risalita su autobloccanti. Tecnica di movimento verticale”; l'altra sul contrafforte pliocenico con accompagnatori di escursionismo per esercitazioni di “orientamento, percezione dell'ambiente naturale, il movimento, il gruppo”. Anche quest'anno si è registrato un forte interesse da parte degli studenti, che hanno mostrato di gradire le nozioni di base sulle modalità di frequentazione della montagna che, per loro, sarà un ambiente di lavoro. Una conferma dell'utilità del nostro lavoro si è avuta in occasione della disavventura di due studentesse della prima edizione del corso che, durante un campo di rilevamento geologico, sono uscite dalla situazione difficile in cui erano capitate anche grazie ai nostri insegnamenti (vedi articoli a pagina 12 e 13, con una sintesi del loro resoconto). La qualità ed i risultati del nostro lavoro sono stati riconosciuti esplicitamente dall'Università, che intende istituzionalizzare il nostro corso attribuendogli crediti formativi. VR 19 CICLOCAI Anche per il cicloturismo la stagione 2013 è iniziata sotto l’insegna del cattivo tempo, tra gite annullate per pioggia annunciata e quelle “bagnate” da temporali improvvisi … Ma nemmeno una incresciosa caduta nel fango ha tolto il sorriso al nostro biker Maurizio nel primo giorno di sole finalmente arrivato… 20 DA VIDICIATICO ALL’IRAQ A CAVALLO: L’AVVENTURA DEGLI ULTIMI VIAGGIATORI “Dalla cittadina di Porretta Terme a Alabjah in Iraq, con il binomio più antico del mondo: uomo e cavallo. Un lungo percorso in un intreccio complicato di frontiere, attraverso le montagne con i loro passi da valicare, e bracci di mare da attraversare. Nuove ed antiche linee di confine marcate dalla storia e dal filo spinato, che tracciano frontiere non sempre accettate dalle persone che ci vivono dentro. Un lento viaggio che ridia il senso della vastità del mondo, con i suoi paesaggi di primitiva straordinaria bellezza: ma soprattutto faccia riscoprire l’uomo”. In questo numero la mia rubrichetta si occupa di due amici che partiranno per un viaggio a cavallo veramente incredibile: da Vidiciatico a Albjah (Iraq). Oltre 6.000 chilometri per portare un messaggio di pace fra due città gemellate e unite nel martirio: Marzabotto e la cittadina irachena, che fu teatro di un vero e proprio sterminio di Curdi, oltre 5.000 morti. Ci troviamo di fronte ad un impresa epica nello spirito degli ultimi viaggiatori; così viaggiavano Marco Polo, Bruce Chatwin, Ernest Hemingway. Il viaggio come forma di conoscenza e di cittadinanza attiva. Una vera avventura senza cellulari attraversando l’Italia, l’Albania, la Macedonia, la Grecia, la Turchia ed infine l’Iraq. I nostri amici Piero Bernardi e Giampiero Franchi non intendono solo fare un’impresa. Anzi, conoscendoli, la loro non di Marco Tamarri è la ricerca di un record, è un vero amore per il viaggio. “L’importanza del Viaggio Viaggiare” Faber, alla ricerca di incontri veri con le popolazioni dei paesi che attraverseranno, con la volontà di unire culture e tradizioni diverse attraverso il rispetto e il ricordo di grandi dolori e ingiustizie, in uno slancio etico, ritrovando il valore epico della nostra esistenza. Partiranno alla metà di settembre e resteranno in viaggio con i loro cavalli per un anno di avventure, di incontri, in un cammino che non sarà solo geografico: attraversando i territori attraverseranno anche le regioni più profonde della loro anima, in un rapporto di amicizia e rispetto con le popolazioni che incontreranno lungo il viaggio. Tutto verrà documentato con attenzione, Piero è un ottimo filmmaker, come ha dimostrato nei suoi precedenti e numerosissimi viaggi, cito fra tutti Percorsi d’acqua Percorsi di pace da Porretta a Peshawar, 13.000 kilometri in camper per raccontare il valore delle acque e il pericolo dei conflitti legati alla mancanza di questo bene insostituibile. Questa volta, se è possibile, l’avventura è ancora più affascinante, verrà utilizzato il cavallo come mezzo di locomozione, sarà lui a dare i tempi della grande attraversata, ad imporre i bivacchi, a scandire gli incontri, a definire i contorni di quella che a me appare come una vera impresa, nel segno del viaggio, inteso nei suoi valori più profondi. Per coloro che vorranno aiutare i nostri viaggiatori, anche sottoforma di piccole sponsorizzazioni in beni o servizi, o semplicemente avere informazioni sui loro spostamenti lascio la mia mail di riferimento [email protected] UN PASSO DOPO L’ALTRO 21 22