Università del Tempo Libero 2013/2014 SUSANNA PARIGI ANDREA PEDRINELLI IL SALTIMBANCO E LA LUNA Le canzoni, il giornalismo, Enzo Jannacci CONCERTO TEATRALE Una produzione ECCENTRICI DADARO’ Da un’idea di ANDREA PEDRINELLI Canzoni tratte dai repertori di ENZO JANNACCI e SUSANNA PARIGI, arrangiate ed eseguite dal vivo da SUSANNA PARIGI Testi ANDREA PEDRINELLI - Consulenza artistica DARIO ZIGIOTTO Regia ROSSELLA RAPISARDA Allestimento scenico e regia luci FABRIZIO VISCONTI - Costumi MIRELLA SALVISCHIANI - Foto di scena ANGELO REDAELLI - Grafica e locandine GIUSEPPE SPADA - Disegno GIANNI RONCO Il progetto “Il Saltimbanco e la Luna” è nato nel 2011 dalla voglia di Andrea Pedrinelli di approfondire l’arte di Enzo Jannacci. Si è sviluppato adagio adagio, dopo aver informato l’artista ed avendone ricevuto un cenno di gratificazione, proprio per rispetto. E per calibrare bene come proporre in scena sia l’arte di Jannacci, usando prospettive non scontate né commerciali, che le sue parole, riferimenti morali capaci di riportare protagonisti e pubblico in un alveo di valori sempre più, oggi, sviliti. E però necessari, nella vita dell’uomo, come lo sono stati nella vita del Saltimbanco (definizione che Jannacci diede di sé già negli anni Settanta). E come hanno dimostrato le varie prove aperte tenutesi in più città dal 2012, l’arte di Jannacci è tuttora coinvolgente e profonda, e risulta efficace quanto decisivo provare tramite essa a riflettere su noi, uomini e donne di oggi. Dal 29 marzo 2013 “Il Saltimbanco e la Luna” è diventato, doverosamente, anche un omaggio a Jannacci: ma non ha cambiato né contenuti, né linguaggio (molto divertente) né spirito. In fondo abbiamo scelto di parlare dell’uomo del Duemila usando l’arte di Jannacci proprio perché la consideriamo classica, universale. E i classici, si sa, aiutano sempre; ma, soprattutto, non muoiono mai: semmai sta a noi tenerli vivi. Anche da un palcoscenico, con pudore. In scaletta monologhi originali di Andrea Pedrinelli sul giornalismo e il mondo dello spettacolo, innervati da parole raccolte dal giornalista nei suoi incontri con Enzo Jannacci; Susanna Parigi esegue dal vivo brani propri e le canzoni che rappresentano il centro poetico del repertorio jannacciano (fra esse “Come gli aeroplani”, “Vincenzina e la fabbrica”, “El portava i scarp del tennis”, “Io e te”, “La fotografia”). (Dal libretto dell’opera – Note sul testo) Primo protagonista: un Saltimbanco. Che, a dispetto di come viene considerato dalle antologie, ha saputo raccontare la vita, davvero e tutta: il comico e il tragico, le realtà più dure e le vicende più surreali. E che, già che c’era, quello che ha raccontato lo ha vissuto: non dentro una casa di vetro, ma sulla strada. Da medico: da Dottore. Secondo (co)protagonista: un giornalista musicale che cerca di capire se oggi abbia ancora senso la sua voglia di raccontare storie che pochi conoscono, e guardando le distorsioni del proprio mestiere dietro (e davanti) le quinte arriva a domandarsi se abbiano ancora senso – in fondo – le canzoni stesse, di cui scrive e parla da vent’anni. Terza (co)protagonista, un’artista. Che percorrendo inconsuete strade musicali e di scrittura inevitabilmente si è scontrata coi meccanismi della musica del Duemila. Sino a chiedersi, anche lei, in che modo far canzoni possa ancora aver a che fare con l’essere e non con l’apparire, col donarsi e non col cercare applausi. “Il Saltimbanco e la Luna” è l’incontro, al crocevia delle emozioni, sotto la Luna della vita, fra il Saltimbanco-Dottore, il giornalista e l’artista. Il Saltimbanco e quello che ha cantato, ma anche il Dottore e quello che ha detto. Il giornalista e le sue domande, che fra le canzoni e gli appunti dei suoi incontri col Dottore trovano risposte. E l’artista che, osando mescolare il proprio essere autrice con un nuovo, coraggioso essere interprete (del Saltimbanco), ridà voce a emozioni da tenere strette e grazie al cielo conferma che sì, basare le canzoni sulle parole della vita è ancora tanta roba. Il viaggio di questo “concerto teatrale” è questo. Fuori dagli schemi, dirà qualcuno. Con riflessioni che di solito non si dicono, troveranno altri. E del resto il Saltimbanco-Dottore, si sa, è sempre stato definito un po’ matto: ma anche il giornalista e l’artista non scherzano mica, statene certi. Perché di questi tempi, che sviliscono tutto, forse essere un po’ matti e mettersi in gioco è l’unica via per ridare senso a quanto facciamo. Tanto, nel viaggio, giornalista e artista sono confortati e non sono senza bussola: il Saltimbanco è conforto e bussola insieme. Quindi, se avete voglia di partire con loro, crediamo proprio che non ve ne pentirete. Andrea Pedrinelli (Dal libretto dell’opera – Note di regia) Siamo partiti dal “caos”. Da un bisogno di raccontare che non riusciva a trovare argini. Appunti, spartiti, interviste e ritagli di giornale che riempivano tavoli e divani e poi pensieri, immagini e parole, tantissime parole che, comunque, sembravano non bastare mai. Siamo arrivati a togliere tutto: un palco vuoto, una cantante e il suo pianoforte, un giornalista e il suo taccuino rosso. E una giacca rossa, sul fondo. Non sono una regista, sono un’attrice. So cosa significhi dover rinunciare a un pezzo musicale studiato per ore o a un testo scritto per settimane. A ricominciare sempre da capo. Ma tutto ciò era necessario, per cercare davvero una risposta. La risposta alla “domanda motore” di tutto il nostro lavoro: “Ma vale tanto una canzone?”. Che significa anche “Ma cosa vuol dire ESSERE artisti?”. E cercandola, questa risposta, attraverso l’incontro con Enzo Jannacci, le sue canzoni, i lati “B” dei suoi dischi e dei suoi pensieri, il confronto sincero con la sua opera, tutto diventava conseguenza. Andrea e Susanna sono stati meravigliosi, nell’affidarsi, nell’interrogarsi, nell’essere disponibili a cambiare tutto, a trovare nuove strade, a trasformare in continuazione la composizione della scena… E anche a uscire dai loro ruoli abituali di cantante e scrittore, per ritrovarsi anche attori, pronti a giocare con il teatro. Un lavoro in sottrazione, dunque, a cercare. Si ride, ci si emoziona, ci si arrabbia. Tutto è vita, tutto è teatro. Uno scavare, uno spogliare, un inseguire il profumo che un vero artista lascia sulla sua strada. Un lavoro che, inseguendo questo “uomo a metà” di cui siamo innamorati, diviso tra ospedale e palcoscenico, ci ha portato a riflettere proprio sul senso del mestiere dell’artista, un lavoro troppo spesso confuso con il semplice apparire. E allora vengono in mente le ultime parole di Nina, nel “Gabbiano” di Cechov, parole che ogni volta fanno venire le lacrime agli occhi…“Nel nostro lavoro, non importa se scriviamo o se recitiamo, quello che conta non è la gloria, non è il lustro, ma la capacità di soffrire… Sappi portare la tua croce e abbi fede. Io ho fede e quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita”. Rossella Rapisarda SUSANNA PARIGI Nata a Firenze, Susanna Parigi è diplomata in pianoforte ed ha studiato canto lirico, canto jazz, teatro, elettronica musicale. Insegna canto moderno privatamente e al Conservatorio Bonporti di Trento. Cantautrice capace anche di arrangiare le proprie composizioni, dal 1996 si distingue in Italia come chansonnier raffinata, attenta ai temi sociali e caratterizzata dalla coraggiosa prospettiva femminile di una scrittura colta ma di impatto, chiamata anche “pop letterario”. Nei suoi cinque album ha collaborato con personaggi prestigiosi quali Vince Tempera, Kaballà, Piero Milesi, Umberto Galimberti, Tony Levin, Pat Metheny, Lella Costa, Pasquale Panella, Ottavia Piccolo; e dal vivo ha spesso proposto la sua musica tramite spettacoli innovativi, con le foto di Salgado o recitando Calvino, Garcia Lorca, Montale, Brecht. Inoltre Susanna Parigi ha composto musiche per il teatro e la televisione, è stata direttrice artistica ai cori di vari programmi tv, ha aperto i concerti italiani di Noa e Bruce Cockburn, ha dato voce a una delle favole del pluripremiato libro “Storie dei cinque elementi” di Elena Torre e Anna Marani: assieme a colleghi quali Fiorello, Elisa, Aldo Giovanni e Giacomo. Dando seguito a canzoni sempre attente al sociale, Susanna Parigi si è inoltre distinta per attività solidali, collaborando con Medici senza frontiere, Angsa Lombardia, Amnesty, Cuamm Medici con l’Africa e WWF Italia. Nel corso della sua carriera Susanna ha ricevuto molti riconoscimenti: fra essi la vittoria come cantautrice ne “La fabbrica dei sogni” di RaiTre, il primo premio del Festival della canzone d’autore 2000, il premio dedicato a Giorgio Lo Cascio del 2010 e il Premio Slow Music 2012 attribuitole con la motivazione dell’aver “saputo fin dagli esordi coniugare arte e responsabilità sociale, fuggendo lo spettro della retorica e percorrendo un sentiero improntato alla più pura onestà intellettuale”. ANDREA PEDRINELLI Nato a Milano nel 1970, è giornalista e saggista nei campi del teatro e della musica, e sul piccolo schermo ha ideato format culturali inediti. Collabora con il quotidiano “Avvenire”, e dal 2003 porta Giorgio Gaber nelle scuole (medie inferiori e superiori) con il primo progetto italiano di incontro-spettacolo, un progetto pensato per divulgare il Signor G a chi non ha avuto l’opportunità di conoscerne l’arte dal vivo. A Gaber ha dedicato anche una biografia critica autorizzata (“Non fa male credere-La fede laica di Giorgio Gaber”) e dell’artista milanese ha curato l’opera omnia video, edita in quattro cofanetti (composti di doppio Dvd più libro saggistico) e più volte ristampata. A livello editoriale ha dato alle stampe anche un volume di analisi del linguaggio cantautorale di Claudio Baglioni (“Quel gancio in mezzo al cielo”), il libro-intervista ufficiale del quarantennale di carriera del cantautore Ron (“Ron si racconta”) e la più approfondita ricerca mai fatta in Italia sulle molteplici tradizioni del Natale in musica (“La musica del Natale”). Con i Pooh ha infine realizzato “Pooh Legend”, cofanetto di quattro Dvd e altrettanti libri di approfondimento che si segnala come la prima opera critica dedicata, in quasi cinquant’anni di storia, al più importante gruppo pop-rock italiano. ECCENTRICI DADARO’ Gli Eccentrici Dadarò nascono nel 1997, da un desiderio di in-stabilità. Stabilità nel tentativo di dare concretezza e continuità ad un progetto; in-stabilità nella scelta di mantenere un’assoluta libertà di sperimentazione espressiva, cercando di non assestarsi linguisticamente e stilisticamente su quanto raggiunto in precedenza. Proprio questo elemento di eterogeneità ha permesso la realizzazione di progetti artistici destinati a tipologie di pubblico differenti e proposti con linguaggi distinti. Teatro Ragazzi, Teatro di Strada, Teatro di Prosa sono paritariamente campi di indagine sulla comunicazione attraverso il linguaggio del Teatro. La ricerca di un incontro extra-quotidiano attraverso lo spettacolo, motivo dominante. La prima ricerca è intorno alla clownerie, l’acrobatica, la Commedia dell’Arte, le arti circensi. L’incontro tra questa esperienza ed il teatro d’attore è il detonatore di quello che sarà il linguaggio della Compagnia in tutte le produzioni successive: una ricerca di equilibrio tra il linguaggio del corpo e quello drammaturgico, cercando di portare fisicità nella parola ed allo stesso tempo accostare allo sviluppo testuale l’apertura di pause esclusivamente fisiche, che avvicinino ad una empatia col percorso dell’inconscio affiancato a quello della mente logica. Incontri fortunati: Bruno Stori, Enrico Bonavera e Jurij Alschitz tra tutti. La Compagnia collabora da alcuni anni con EATC (European Association for Theater Culture) diretta da Jurij Alschitz nella creazione e realizzazione di progetti e produzioni internazionali destinati a promuovere e sviluppare la ricerca e la cultura teatrale. Fonda nel 2009, su questa scia, l’Associazione Arterie Theater Network, rete per la promozione e lo sviluppo di un percorso di Formazione Permanente nell’Arte Teatrale. Nel 2004 inizia la collaborazione con la Fondazione Gaber, per la diffusione della conoscenza del personaggio e dell’opera di Giorgio Gaber. Numerosi i premi vinti: fra essi, nel 2012 il riconoscimento allo spettacolo “Battiti” all’interno di “Next” e il Premio “Cantieri di strada – Uanmensciò” al miglior progetto di innovazione nell’Arte di Strada con lo spettacolo “Che Scotchatura!”. Nel 2010, il Premio Eolo Awards come miglior progetto produttivo italiano a “Lasciateci perdere per la strada”; nel 2006 secondo premio a “Peter Pan, una storia di pochi centimetri e piume” durante il “FIT Festival” di Lugano; nel 2004 Eolo Awards come migliore spettacolo italiano per ragazzi con “Per la strada”, il Premio ETI Stregagatto come migliore compagnia italiana emergente, la vittoria del Festival Benevento Città Ragazzi con “Peter Pan, una storia di pochi centimetri e piume”, i premi della critica e del pubblico al Festival di Ascona con lo spettacolo di strada “Escalescion”; nel 2001 il premio della critica al Festival Internazionale di strada di Vevey (Svizzera) con lo spettacolo “Valigia a una piazza”. La Compagnia ha partecipato a vari festival, con numerosi spettacoli. Fra i principali festival si segnalano “Writers#0 Gli scrittori si raccontano - Festival Internazionale di Letteratura”, MITO Settembre Musica, Segnali, Les Monts de la Balle Festival di Verrières-en-Forez (Francia), Festival International de Théâtre di Rue - Aurillac (Francia), Festival Schone Aussicht di Stoccarda (Germania), Festival di Giffoni, il Festival Internazionale Enfant-Theatre di Aosta, il Festival di Lugano FIT Festival (Svizzera), il Festival di Dijon (Francia) A Pas Contès, “Confini” di Modena, il Festival Internazionale del Mimo di Abbiategrasso “Le vie del Teatro”, il Festival teatro di ricerca “Ubu Settete” di Roma, il Festival Internazionale di Vimercate “La Città dei Bambini”, il Festival della Letteratura di Mantova, il Festival “Via Paal” Gallarate, il Festival di Bassano del Grappa, il Festival della Filosofia di Modena, il Festival di Teatro di Benevento, “I Teatri del Mondo” di Porto S. Elpidio, “Il convegno di Arlecchino” di Mantova, “La luna nel pozzo” di Caorle, “Mercantia” di Certaldo, il Buskers Festival di Ferrara, “Teatri di Confine”, il Festival di Ascona (Svizzera), il Festival di Avignone (Francia). Tra i progetti speciali da segnalare: “White Nights” (da “Notti Bianche” di Dostoevskij), ideato dal Maestro Jurij Alschitz, in cooperazione con AKT-ZENT/EATC e Theatre Education & Training Commmittee of the International Theatre Institute (UNESCO); “Nina Action: in viaggio per Yeletz” in occasione del 150° anniversario della nascita di Anton Cechov, con un viaggio in Russia per erigere una statua all’attrice Nina, che nel IV° atto de “Il gabbiano” prende un treno di terza classe per Yeletz animata da una fede incrollabile nella sua vocazione di artista; “Methodika”, festival che esplora metodi di training teatrale attraverso workshop intensivi con artisti, pedagoghi, studiosi delle arti performative; “La spocchia di Fuagrà”, spettacolo nato dalla collaborazione con Enrico Bonavera (Brighella e Arlecchino in alternanza a Ferruccio Soleri nello spettacolo “Arlecchino servitore di due padroni” del Piccolo Teatro di Milano), per indagare la figura del “Fool” e della maschera in chiave moderna; il “Progetto Adolescenza e Teatro”, approfondimento sull’età dell’adolescenza attraverso spettacoli, tavole rotonde, laboratori; il “Progetto Rosa e Spina” destinato alle scuole medie/superiori per la sensibilizzazione dei ragazzi contro la violenza sulle donne.