CONVEGNO NAZIONALE “Quale futuro per i sistemi regionali della formazione professionale? Esperienze a confronto e prospettive per il comparto” Roma, 12 dicembre 2012 Centro Congressi Frentani Interventi dibattito Claudio Arcari, Segretario regionale FLC CGIL, responsabile della Struttura di comparto della Formazione Professionale. Sono il responsabile della SdC della Lombardia, una regione che ha fatto della FP un cavallo di battaglia, quasi un’icona, del proprio sistema educativo d’istruzione e Formazione incardinato sulla legge regionale 19 del 2007. Infatti il sistema regionale d’istruzione e formazione professionale rappresenta nella mia regione una vera e propria alternativa al sistema d’istruzione statale ed è direttamente finalizzato all’inserimento lavorativo. Ho descritto in estrema sintesi il sistema lombardo anche per sottolineare come gli attuali governanti della Lombardia si siano “infilati”, senza troppi indugi, negli spazi lasciati aperti dalla riforma del titolo V della Costituzione, interpretando, in “salsa lombarda”, quelle contraddizioni fatte emergere dalla c.d. riforma Gelmini quando questa è intervenuta per garantire l’equivalenza dei diversi percorsi, intersecando la potestà legislativa regionale che in Lombardia ha trovato espressione organica nella già citata legge 19/2007 e nella legge 22 del 2006, la legge che sta governando e regolamentando il mercato del lavoro. Sempre in estrema sintesi, il sistema dell’istruzione e Formazione professionale della Lombardia non è solo lo scenario in cui si confrontano le competenze concorrenti dello Stato e della regione, influenzandosi a vicenda con le norme che ciascuno emana nel proprio ambito di discrezionalità, è piuttosto il prodotto di diversi soggetti, scolastici, formativi, produttivi ed anche istituzionali che collaborano, ma il più delle volte competano, sul territorio, a volte modificando con i propri comportamenti l’esercizio di competenze e prerogative altrui. La Formazione professionale della Lombardia rischia, in prospettiva, quindi, di essere “schiacciata” da un lato dalle esigenze dell’istruzione in senso lato, dall’altro dalle esigenze “immediate” del mondo produttivo con tutte le sue contraddizioni. Bisognerebbe, pertanto, che la mia regione sviluppasse una più efficace ed efficiente strategia di governance e di programmazione su tutta la filiera, dall’istruzione al lavoro, affrontando le diverse problematiche nel rispetto delle www.flcgil.it 1 specificità cercando di trovare un giusto equilibrio tra le diverse esigenze appunto dell’istruzione e del lavoro. Nel frattempo i numeri del sistema d’istruzione formazione professionale lombardi sono aumentati in maniera esponenziale coinvolgendo nell’intera sua offerta oltre 52.000 studenti su 347.000 totali del II ciclo, il 15% cioè. È sulla Ie FP che sono allocate le principali risorse che finanziano la formazione professionale in Lombardia: parliamo di una partita di quasi 160 milioni di € all’anno di cui più di 50 milioni arrivano direttamente dal Ministero del Lavoro attraverso il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione. Tutte queste risorse, comprese quelle sulle politiche attive per il lavoro, sono state distribuite attraverso il sistema dotale, attraverso cioè una distribuzione sviluppatasi prioritariamente attorno al principio della centralità della persona e del suo sistema di relazioni, il cui simbolo è da tutti conosciuto come “dote scuola”. Un sistema che però ha evidenziato grandissime contraddizioni e “storture” specie nel sistema della “prima” formazione quella cioè in obbligo scolastico/formativo. Le risorse infatti, non solo non consentono di “dotare” tutti i giovani e i lavoratori ma puntano ad un’offerta formativa più interessata a perseguire obiettivi di tipo quantitativo che qualitativo, con il paradosso che, sulle politiche attive sul lavoro, le risorse sottratte al Fondo sociale europeo per finanziare le politiche passive non sono state affatto compensate con altrettante risorse di competenza regionale per coprire le esigenze di riqualificazione, riconversione e ricollocazione dei lavoratori colpiti dalla crisi. Fra il 2009-20012 in Lombardia sono stati 131/132 i milioni “prelevati” dal FSE e solo 80/90 milioni quelli reinvestiti dalla Regione per le politiche attive, creando così un nuovo fronte di “sofferenza” per gli enti di Formazione Professionale impegnati sulla filiera della formazione professionale sul lavoro e per il lavoro. Come si può facilmente intuire questo sistema dotale ha creato una forma di “pressione” di tipo meramente economicista nei confronti dei costi complessivi dell’offerta formativa che ha colpito immediatamente la qualità del lavoro degli operatori impegnati su tutta la filiera formativa. Come si fa ad avviare una nuova fase “propulsiva” del comparto se il valore unitario della dote formazione DDIF è fermo al 2003/2004 “congelata” a 4.500€ per un massimo di 25 alunni per corso ? Un’ applicazione del sistema dotale da parte di Regione Lombardia che potremmo definire, di conseguenza, fin troppo “pragmatico”, visto che per garantire i c.d. LEP anche alla Formazione Professionale, anziché utilizzare dei veri e propri costi standard, Regione Lombardia tende, invece, pur di soddisfare il maggior numero di doti richieste ad avvalersi di parametri più vicini ai costi “medi” standard che non coprono affatto quanto gli Enti spendono per mantenere un’offerta formativa qualitativamente apprezzabile. E questo vale anche per le doti legate alle politiche attive ed ai servizi al lavoro. Molte ombre e poche luci, quindi, e anche se per il momento non possiamo parlare di crisi conclamata del sistema, come sta avvenendo per altre regioni, le prospettive per il comparto in Lombardia non sono affatto rosee, e non vorremmo che oltre all’insufficienza e inadeguatezza delle risorse ad oggi destinate per gli ammortizzatori sociali, si aggiungesse anche un insufficiente www.flcgil.it 2 o carente finanziamento di tutta la filiera della formazione, in particolare delle risorse per la formazione continua. Ciò creerebbe non solo un “vulnus” difficilmente sanabile nell’immediato, ma anche , sempre in prospettiva, soprattutto nella mia regione, una specie di “pietra tombale” per quell’auspicato salto culturale di tutto il sistema, salto che dovrebbe far considerare la formazione professionale più che una spesa un irrinunciabile e strategico investimento per il futuro di questo Paese. Antonietta Trovò, RSU EnAIP Veneto, lavora presso il CFP di Conselve (PD) Oggi voglio condividere con Voi il disagio enorme che gli operatori veneti stanno vivendo. I ritardi nell'erogazione dei finanziamenti al settore FP da parte della Regione ha prodotto pesanti conseguenze sul personale che da mesi non viene retribuito regolarmente. La scelta dell'assessore alla FP Elena Donazzan di tagliare 30 milioni di euro nel prossimo triennio alla FP iniziale produrrà un esubero di circa 200 addetti e toglierà ad oltre 1000 famiglie la possibilità di scegliere di assolvere l'obbligo scolastico in strutture formative che garantiscono alti livelli di professionalità e occupazione. A seguito di ciò, il 12 novembre 2012, le OO.SS. di categoria, firmatarie del CCNL, hanno indetto uno sciopero generale regionale che ha portato un migliaio di lavoratori a manifestare a Venezia. L'adesione è stata del 95 per cento degli operatori che hanno dato "finalmente" visibilità alla crisi di questo "sconosciuto" settore. Una delegazione ricevuta da alcuni membri del consiglio regionale (per lo più dell'opposizione) ha ribadito la necessità di avere risposte immediate dalla Regione Veneto sull'erogazione delle somme già maturate e non ancora stanziate. Ricordando che la mancata erogazione, pari circa a 100 milioni di euro, costringe gli enti a esposizioni bancarie costosissime che generano interessi passivi, fino allo scorso anno, neppure rendicontabili. Purtroppo, l'impegno dei consiglieri presenti a ricercare a breve soluzioni di cassa non è stato sufficiente, ad oltre un mese di distanza stiamo ancora attendendo che avvenga la "cessione del credito" che dovrebbe permettere un po' di respiro in attesa del nuovo esercizio economico. Ma, nonostante tutto ciò, sono a testimoniare la ininterrotta presenza e professionalità di tutti gli operatori, nel continuare ad erogare un servizio di qualità. Servizio ormai non più' rivolto solo a utenze giovanili in disagio, ma anche a giovani e famiglie che scelgono percorsi brevi ad inserimento lavorativo veloce nella speranza di far fronte alla crisi economica corrente. Auspico una soluzione a breve e chiedo l'intervento di tutti coloro che possono, per i loro ruoli/competenze, contribuire per aiutarci ad uscire questa situazione ormai non più sostenibile. Valeria Podrini, progettista ed RSA di un ente di formazione di Rimini Sono Valeria Podrini, progettista ed RSA di un ente di formazione di Rimini, rappresentante per Rimini nel comparto della formazione Professionale Regionale e nominata come rappresentante dell’Emilia-Romagna nella SdC nazionale. Il mio intento è quello di condividere con voi alcune riflessioni sul sistema della FP in ER, ed in particolare il percorso IeFP rivolto ai ragazzi che devono assolvere il dirittodovere all’istruzione. A seguire illustrerò le principali criticità ed opportunità future del sistema della FP stesso. www.flcgil.it 3 In generale lo scenario della Formazione Professionale è complesso, mutevole ed in crisi profonda da alcuni anni. Anche in ER emergono alcune criticità nonostante il tentativo comune (parti sociali, enti RER) di condividere alcuni percorsi, intervenendo nel sistema della FP con Leggi che regolamentano il sistema della IeFP oltre che regole precise sulle modalità e vincoli relativi all’accreditamento degli ER. In ER sono circa un migliaio i lavoratori assunti (TD e TI) che hanno il CCNL della FP, sono invece oltre 2.000 i soggetti che a vario titolo operano nel sistema FP. La Regione Emilia-Romagna, dal 2005 in poi, ha innovato l’intero sistema della FP concertandolo sia con le OO.SS. che datoriali (tavolo della tripartita CRT). Le innovazioni principali riguardano: - il Sistema Regionale delle Qualifiche; - il Sistema Regionale di Formalizzazione e Certificazione delle competenze (SRFC) che ha quasi completamente sostituito gli esami previsti dalla L. 845/1978 (Legge-quadro in materia di FP); - il Sistema ER (Educazione e Ricerca Emilia-Romagna) con l’obiettivo principale dell’ingresso e permanenza delle persone nel mercato del lavoro, quali interventi di politica attiva. ER è il nuovo sistema regionale – costituito da 4 rami principali, IeFP, Rete Politecnica, Alta formazione, Ricerca e Mobilità internazionale, Lavoro e Competenze. In ER si è scelto di orientare il sistema regionale della FP integrando i sistemi di Istruzione, Formazione e Lavoro a seguito di interventi nazionali che hanno modificato l’impianto dell’intero sistema scolastico. In secondo luogo, le diverse riforme del MdL e le norme che hanno modificato l’età e le opportunità di accesso al mondo del lavoro dei giovani e giovanissimi Premessi questi 2 elementi di carattere generale e nazionale, la Regione Emilia-Romagna con la L.R. 5 del 2011 ha istituito il sistema regionale IeFP che è divenuto ORDINAMENTO anche attraverso la scelta precisa di investimento continuativo almeno fino al 2020 (stabilità delle risorse, certezze sull’erogazione, continuità dei percorsi avviati). Questo sistema offre la possibilità ai ragazzi (ed alle famiglie) di scegliere un percorso formativo di 3 anni e che, al termine, permette un inserimento qualificato nel mondo del lavoro. Nell’anno scolastico 2012/2013, in Emilia-Romagna, gli studenti dopo la scuola media hanno potuto scegliere tra: • percorsi di 5 anni di istruzione superiore presso Licei, Istituti Tecnici o Istituti Professionali per conseguire un diploma di istruzione secondaria superiore; • percorsi di 3 anni di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) per conseguire una qualifica professionale regionale riconosciuta a livello nazionale ed europeo. I percorsi triennali di IeFP in Emilia-Romagna prevedono la possibilità di conseguire una qualifica professionale scegliendola tra le 22 previste e selezionate dal Sistema Regionale delle Qualifiche (SRQ) per entrare preparati nel mondo del lavoro. I ragazzi, che hanno conseguito la qualifica professionale (3 anni) presso un ente di formazione, possono: a) proseguire gli studi fino al conseguimento del diploma quinquennale rientrando a scuola e frequentando gli ultimi 2 anni; b) continuare a formarsi, specializzandosi e migliorando la propria professionalità, con le opportunità che offre il sistema formativo regionale (FSE – ER – Fondi regionali, ecc…). I percorsi triennali del Sistema regionale di IeFP sono progettati insieme da Istituti e da Enti di formazione professionale che collaborano nella realizzazione dei percorsi, www.flcgil.it 4 rilasciano la stessa qualifica professionale, adottando modalità didattiche diverse ed alternative. E’ FONDAMENTALE IL RACCORDO CON SERVIZI DI ORIENTAMENTO (Es. SOL) E SERVIZI PER IL LAVORO (Es. CPI), attraverso esperienze dirette presso gli Enti ed in particolare, attraverso periodi di formazione nelle imprese. Situazione attuale per Regione ER Il sistema FP Regione Emilia-Romagna è caratterizzato negli ultimi 2 anni da un cospicuo numero di enti accreditati (163), sia pubblici che privati e c.d. “storici”: quasi 4.000 ragazzi inseriti nei percorsi IeFP ed oltre 8.000 studenti negli Istituti Professionali. Difficoltà di “tenuta” complessiva (indicatori dell’accreditamento) che comporta situazioni di crisi e contestuale aumento di utilizzo della cassa integrazione in deroga, dalle dismissioni e dalle cessioni di ramo d’impresa. Inoltre, per far fronte comune alle difficoltà, rafforzarsi ed unirsi su questioni convergenti, gli enti hanno costituito un Coordinamento degli Enti di Formazione (COEF) che raggruppa sia gli enti pubblici che privati del territorio regionale e con il quale si è avviata la procedura per il rinnovo del contratto regionale. I primi approcci con COEF sono stati negativi e di contrapposizione (mancanza di applicazione del CCNL). In seguito l’avvio di prime riflessioni sulla contrattazione di secondo livello a partire dall’esperienza positiva del contratto regionale in vigore ci portano a condividere l’esigenza di definire attraverso un accordo “di sistema” tutele e garanzie per i lavoratori e le attività (trasferimento della attività/personale tra enti). Alcuni sforzi sono stati fatti sul versante delle stabilizzazioni ma anche interventi incentivanti che hanno consentito la fuoriuscita dal sistema dei lavoratori che ne avevano le caratteristiche. -La CRISI degli ENTI E la RELATIVA DIFFICOLTA’ ECONOMICA SI RIFLETTE ALL’INTERNO DEL SISTEMA, ad esempio per le innovazioni tecnologiche, le stabilizzazioni, l’adeguato impiego del personale dipendente e collaboratori, la sperimentazione di nuove metodologie didattiche, l’adeguamento degli spazi ricreativi ed una logistica adeguata agli standard di sicurezza. Da troppo tempo, almeno gli ultimi 10 anni, le crisi economiche e strutturali degli enti di formazione sono state “pagate” dai lavoratori, stabili e precari in egual misura. Questi ultimi subiscono le incertezze contrattuali in quanto spesso sono lavoratori con contratti atipici o P. IVA “false” e le incertezze economiche legate ai tempi, mediamente lunghi/lunghissimi, dei pagamenti (tanto che spesso si verifica la perdita del potere d’acquisto). Oltre a questo, gli ultimi anni sono stati rappresentati da una debole tutela contrattuale e copertura previdenziale per molti lavoratori, spesso lavoratrici visto che la maggior parte degli operatori della formazione professionale in ER sono donne e spesso giovani laureate. Con le attuali riforme del MdL, la situazione contrattuale del comparto della FP regionale, ma forse anche nazionale, è in forte difficoltà e potrebbe portare alla destrutturazione del sistema stesso. L’utilizzo improprio dei principali istituti contrattuali determina maggiore precarizzazione del lavoro ed incertezze nei lavoratori: ad esempio il contestatissimo istituto della “Retribuzione Progressiva d’accesso” (la nostra posizione sul tema è nota!) rivela seri effetti negativi. Questa è la fotografia della nostra Regione! In sintesi, le criticità si possono riassumere in: 1) RIDUZIONE RISORSE ECONOMICHE SIA PER LE SCUOLE (finanziamenti nazionali) SIA PER ENTI (FSE) ed è il tema centrale determinato da crisi economica, recessione, chiusura di aziende, terremoto, che hanno portato ad un riorientamento delle risorse disponibili per l’erogazione della Cassa Integrazione in deroga. Con il FSE i ER siamo passati da: a) circa 615 Ml di euro nel sessennio 1994/1999 con 4 obiettivi (2 territoriali e 2 orizzontali). Le valutazioni del sistema regionale hanno messo in evidenza le www.flcgil.it 5 2) 3) 4) 5) caratteristiche di innovatività del sistema stesso. Già in quel momento la RER ha accolto le indicazioni della Strategia di Lisbona del 2000, riviste nel 2004, prevedendo che le politiche regionali contribuissero all’obiettivo di fare dell’Europa “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva del mondo”. b) circa 1,3 Mld di euro nel sessennio 2000-2006: quasi il doppio del precedente. Essendo l’ultimo concluso possiamo dare dei numeri: 28.632 attività formative realizzate; oltre 1 ml di persone in formazione di cui 50% disoccupati ed il 51,3% donne. c) nella programmazione 2007/2013 abbiamo avuto una dotazione economica iniziale di 806 Ml di euro (riduzione del 38-40% rispetto al sessennio precedente) e non tutte a disposizione degli EF in quanto circa 170 Ml di euro sono destinati ad altri Assi specifici per la PA. [Le risorse economiche sono ripartite in base ai nuovi assi e misure del FSE, così ripartite: -20,5% -Euro 165.330.474 per l’Asse I – Adattabilità; -46,8% -Euro 377.437.373 per l’Asse II – Occupabilità; -12,0% -Euro 96.778.814 per l’Asse III – Inclusione sociale; -15,0% -Euro 120.973.517 per l’Asse IV - Capitale Umano; -2,0% -Euro 16.129.802 per l’ Asse V -Transnazionalità e interregionalità; -3,7% -Euro 29.840.134 per l’Asse VI -Assistenza tecnica; [100,0% -Euro 806.490.114 complessivi] Negli ultimi 2 anni -dal 2010 compreso -una quota consistente di risorse economiche del FSE integrate da risorse del Ministero del Lavoro – sono state dirottate per l’erogazione della Cassa Integrazione Guadagni in deroga (con corsi per lavoratori di aziende “in crisi”. Mancanza di verifiche, monitoraggi e controlli istituzionali su accreditamenti, pagamenti, qualità, esiti finali e diffusione delle buone prassi; ESAMI FINALI per la certificazione per entrambi i sistemi: necessitano norme più precise e condivise con il sistema d'Istruzione; Con l’eventuale riforma istituzionale, che vedrà nella nostra Regione, l’accorpamento delle Province, si presenteranno anni di difficoltà sia dal punto di vista delle relazioni ed attivazioni procedurali che dal punto di vista delle responsabilità politiche e tecniche; Applicazione del CCNL della FP a tutti i lavoratori del sistema FP. PROSPETTIVE FUTURE: Il sistema della FP si troverà a breve, gennaio 2013, di fronte ad un nuovo scenario socio-economico e politico sia a livello nazionale (Crisi economica e sociale + elezioni anticipate?) che a livello europeo (ad es. definizione quote FSE: riduzione per l’Italia?). Nel rispetto delle persone, delle politiche e del sistema della FP in generale, sarebbe il caso di: 1. Puntare ed investire risorse economiche, umane e professionali nel settore della formazione professionale perché è uno dei settori (insieme alla scuola, ricerca ed università) che può generare sviluppo economico e sociale nel nostro Paese e permettere all’Italia un adeguato riposizionamento nel contesto europeo e mondiale. 2. Prevedere un sistema NAZIONALE di ACCREDITAMENTO degli EF ed un SISTEMA QUALITA’ che preveda il MONITORAGGIO degli ESITI OCCUPAZIONALI, PERCENTUALI DI SODDISFAZIONE DEI PARTECIPANTI, GARANZIA OCCUPAZIONALE E GESTIONE DELLE PROFESSIONALITA’, CREARE/SVILUPPARE UN SISTEMA DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE UGUALE, INNOVATIVO, MODERNO ED INTEGRATO CON LA SCUOLA, I SERVIZI PER IL LAVORO, I SERVIZI PER L’ORIENTAMENTO ED I SERVIZI SOCIALI SULL’INTERO TERRITORIO NAZIONALE, PARTENDO DAL LOCALE. 3. RAFFORZAMENTO SISTEMA FP CON SERVIZI PER IL LAVORO (CPI), www.flcgil.it 6 VALORIZZANDO IL PROGETTO SOL E CON I SOGGETTI CHE SI OCCUPANO DI MdL, RICERCA, UNIVERSITA’ …. 4. MAGGIORI OPPORTUNITA’ DI WORK EXPERIENCES (per differenziare dai tirocini formativi normati da legge di agosto 2011) O PERCORSI INDIVIDUALIZZATI REALIZZATI IN INTEGRAZIONE TRA ENTI DI FORMAZIONE E CPI; 5. GESTIONE DELL'APPRENDISTATO INTEGRATO CON IL MONDO DELLE IMPRESE, CHE DEVE ESSERE VALORIZZATO, MANTENDO PERO' IL RUOLO FORMATIVO IN CAPO AGLI ENTI DI FORMAZIONE( IN PRATICA, LA FORMAZIONE NON PUO' ESSERE LASCIATA NELLE MANI DELLE IMPRESE!); 6. ALLEGGERIRE LE PROCEDURE BUROCRATICHE per gli atti amministrativi, per la presentazione dei progetti, la gestione e la rendicontazione, OLTRE ALL’ESCLUSIONE DAL COMPUTO DEL PATTO DI STABILITA’ per le quote della FP (sia UE che per fondi nazionali). Quindi un ACCREDITAMENTO “SERIO” DEGLI ENTI, CON IL SUPERAMENTO DELLA FASE TRANSITORIA, ED UN MONITORAGGIO “REALE E STRINGENTE” SULLA LEGALITA’, CORRETTEZZA DELLE ATTIVITA’ FORMATIVE ED UTILIZZO DEL PERSONALE (realizzato direttamente dalla PA). 7. APPLICAZIONE DEL CCNL FP A TUTTI I LAVORATORI DEL SISTEMA, IN TUTTI GLI EF (NON SOLO A QUELLI DELL’OBBLIGO). 8. ASSUNZIONI A TD, TI E COLLABORATORI (atipici) CON IL COINVOLGIMENTO E MONITORAGGIO DELLA REGIONE E DELLE OOSS SIA PER IL NUMERO, SIA PER IL TIPO DI PROFESSIONALITA’ E SIA PER UN REALE AGGIORNAMENTO E FORMAZIONE MEDIATO DAGLI ENTI BILATERALI REGIONALI E CERTIFICATI DA QUESTI ULTIMI. 9. MONITORAGGIO E COSTITUZIONE DI UN ALBO REGIONALE DEI LAVORATORI DEL SISTEMA CON L’INDICAZIONE E VALUTAZIONE DEI TITOLI, DELL’ESPERIENZA PROF.LE (PROFESSIONALITA’) AUMENTARE LE STABILIZZAZIONI, RIDUCENDO IL NUMERO DEGLI OPERATORI PRECARI (CONTINUITA’ DEI SERVIZI E DEL LAVORO). GARANTIRE QUALITA’ DELLA FORMAZIONE, COPERTURA EFFETTIVA DEI COSTI MEDIANTE MOBILITA’ TRA GLI ENTI PREVISTA DAL CCNL FP. Noi, in ER, su questo stiamo già attuando una seria riflessione con gli Enti e la RER. 10. INFINE, E NON MENO IMPORTANTE, LA NECESSITA' DI POTENZIARE E SVILUPPARE COMPETENZE ED OPPORTUNITA’ DELLE SDC-FP della FLCCGIL SIA REGIONALE ed INTER-REGIONALE CHE NAZIONALE PER SUPPORTARE LA CONTRATTAZIONE DELLA FORMAZIONE PER I LAVORATORI NEI SETTORI OVE SI DEVE PROCEDERE AL RINNOVO DEL CCNL, SIA PER LO SVILUPPO DELLA PROGETTUALITA’ E VALUTAZIONE DELLE INIZIATIVE FINANZIATE DAI FONDI INTERPROFESSIONALI E DELL’ASSE ADATTABILITA’ DEL FSE. Antonia Cascio, RSA Enfap Sicilia, Segreteria FLC CGIL Palermo La formazione professionale in Sicilia è dedicata per il 20% all'assolvimento del'obbligo scolastico, per la restante parte si rivolge a giovani disoccupati,agli inoccupati, ai diversamente abili, alle fasce deboli, ai lavoratori interessati a migliorare le proprie competenze. Inoltre attraverso gli Sportelli multifunzionali, circa 250 in tutta la Sicilia, che integrano e supportano i Centri per l'impiego si erogano politiche attive per il lavoro: orientamento alla scelta formativa e professionale, accompagnamento nella ricerca attiva del lavoro per inoccupati, disoccupati, riorientamento per chi ha perso il lavoro. Siamo un esercito di 10.000, forse 12.000 dipendenti. Negli anni, ad ogni scadenza elettorale, si è registrato un aumento esponenziale delle assunzioni, rendendo di fatto ingovernabile il sistema, rendendo sempre più precaria la condizione economica e psicologica dei dipendenti, mortificando le aspettative di www.flcgil.it 7 quanti hanno creduto di potere integrare, aumentare le proprie competenze, acquisirne delle nuove nella formazione professionale. Certo non possiamo affermare che le risorse destinate a questo settore, in Sicilia, siano state poche o insufficienti, è stato piuttosto il loro uso, incontrollato e funzionale ad altri interessi che ha creato queste condizioni (il servizio di Report è stato ben poca cosa rispetto a quello che la FLC ha denunciato, inascoltata e marginalizzata anche da altre OO.SS. e dalle forze politiche). Un caso emblematico è il CEFOP. L'ente è oggi amministrato da tre commissari straordinari, nominati dal Ministero dello Sviluppo Economico, a seguito di una dichiarazione di insolvenza del Tribunale fallimentare di Palermo. È stato accertato un debito di oltre 100 milioni nei confronti dei dipendenti, degli allievi, dei fornitori, dell'Inps ecc. La ristrutturazione dell'ente prevede il licenziamento di 348 dipendenti che vanno a sommarsi ai dipendenti di altri enti già licenziati. Questione retribuzioni Oggi, pur in presenza di risorse disponibili, il vincolo del tetto di spesa ha portato a ritardi nelle erogazioni dei finanziamenti; a questo si unisce il Bilancio della regione , che è un bilancio virtuale: le somme infatti postate in bilancio sono “finte” e la loro reale esigibilità è legata alla entrata di somme che permettono la liquidità della Cassa Regionale. L'accesso agli ammortizzatori sociali da parte di tutti gli enti ha prodotto un incremento della spesa prevista inizialmente, i ritardi per l'integrazione dei fondi hanno portato ad un blocco dei tavoli per gli accordi istituzionali per la cigd già a luglio, alla loro riapertura solo da qualche giorno. È complicato parlare di qualità del servizio quando chi lo eroga versa ormai in condizioni di indigenza (perche se mancano 15 mensilità è ovvio che nessuna rete familiare-parentale-amicale può reggere!). Credo tuttavia di potere affermare che esistono esperienze di eccellenza anche in questo settore, che la formazione ha svolto e svolge spesso una funzione integrativa quando non sostitutiva dei servizi sociali, ed è stata e continua ad essere un presidio di legalità. Cosa fare Ridare dignità ad un settore strategico nello snodo istruzione formazione. Creare condizioni per l'apprendimento permanente adeguato ai nuovi bisogni culturali, formativi e lavorativi assicurando standard minimi e livelli essenziali. Ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro. Rafforzare le politiche attive del lavoro. Come Attraverso la costruzione di una rete di alleanze tra le parti sociali. Attraverso la costruzione di un sistema di controllo della spesa che responsabilizzi i datori di lavoro, in cui l'amministrazione regionale deve esercitare in pieno il suo compito di controllo. Perché possa essere ripristinato un uso etico delle risorse pubbliche. Semplicemente mettendo al centro due diritti di cittadinanza fondamentali per la libertà e la consapevolezza. DIRITTO AL LAVORO DIRITTO ALLA FORMAZIONE E ALL'ISTRUZIONE www.flcgil.it 8 Mara Cecchetti, Responsabile del Comparto regionale FP del Piemonte Il Sistema della formazione Professionale, in Piemonte, rappresenta un modello formativo, riconosciuto, di qualità: la buona qualità del servizio offerto – con particolare riferimento al lavoro dei docenti e degli operatori che concorrono alla progettazione e alla realizzazione degli interventi formativi, è sicuramente una delle principali ragioni del successo della F.P. in Piemonte. Il monitoraggio qualitativo della attività, fatto attraverso la rilevazione della formazione erogata, della qualità della didattica e il grado di soddisfazione degli allievi coinvolti, della condizione occupazionale degli utenti, a seguito della frequenza ai corsi, ci fornisce un quadro dell'efficacia e della qualità delle azioni formative sia per quanto riguarda quelle indirizzate alla formazione al lavoro sia per quelle programmate per la formazione sul lavoro. Il 2010 ha visto inserirsi la formazione a contrasto della crisi, la cui offerta è stata strutturata con l'obiettivo specifico di favorire, in funzione delle effettive possibilità di rientro al lavoro, l'aggiornamento delle competenze e della qualificazione professionale dei lavoratori cassaintegrati ammessi a beneficiare degli ammortizzatori in deroga. Un inciso su questo particolare aspetto della formazione: a partire proprio dal 2010, con una situazione di crisi ormai generalizzata in Piemonte, pensavamo che se gli interventi finalizzati al sostegno delle misure anticrisi – il cosiddetto Bando Crisi – fossero stati adeguatamente monitorati e valutati, essi avrebbero fornito uno spaccato di un intervento più mirato della F.P. sul territorio con una conseguente programmazione e razionalizzazione dell'azione formativa legata alle esigenze vere del territorio stesso in un'azione sinergica con i centri per l'impiego. Per i lavoratori colpiti dalla crisi che hanno fruito di azioni formative previste dai Piani di Azione Individuale, si constata, invece, che una larghissima parte (più della metà) è stata indirizzata a corsi di informatica e un'altra, meno rilevante, a corsi di lingua. Questo fa supporre due cose: 1. che non ci sia stata una sufficiente considerazione dei profili professionale e dei fabbisogni formativi individuali 2. che ci sia una difficoltà oggettiva – da parte degli Enti – a organizzare i corsi. Ciò sempre in considerazione delle risorse finanziarie disponibili. In poche parole: la situazione di crisi generalizzata per affrontare la quale, l'attività di formazione dovrebbe essere un investimento, viene organizzata e considerata nell'ottica del costo.. Fatte queste premesse, la domanda è questa ed è il paradosso del Sistema : perché un Sistema, riconosciuto di qualità, che è in grado di rimodularsi ed è capace di riorganizzarsi velocemente e che deve rispondere, soprattutto in questi ultimi anni, ad una "domanda forte" di formazione, va in crisi? Qual è la natura della crisi che la Formazione Professionale piemontese sta attraversando ormai da quasi quattro anni? C'è una crisi strutturale del sistema nella sua complessità a causa, principalmente, di due fattori: 1. la diminuzione dei finanziamenti compresa la sottrazione di quote sostanziose del F.S.E. per finanziare le misure anti-crisi. 2. la discontinuità ed i ritardi dei flussi finanziari, cioè la difficoltà di pagamento delle province non solo dovuta ai vincoli imposti dai Patti di Stabilità. Quindi l'indebitamento degli Enti di Formazione con le Banche che sta raggiungendo livelli preoccupanti per la tenuta degli Enti stessi. Ce ne accorgiamo perché i primi a subirne le conseguenze, sono i lavoratori che non ricevono lo stipendio anche per lunghi periodi. C'è un altro genere di "crisi", circoscritta all'azienda che negli ultimi tre anni ha portato al fallimento e all'Amministrazione Straordinaria due delle più grandi Agenzie www.flcgil.it 9 del Piemonte (grandi per il volume di attività che organizzavano e per il numero di lavoratori occupati); si tratta di "crisi aziendali" dovute alla distorta e non corretta gestione delle risorse da parte di alcuni Enti, "aziende private" che hanno in mano finanziamenti che sono "pubblici". Specifico meglio la mia affermazione: quando dico uso distorto e non corretto delle risorse, non sto facendo una semplice valutazione soggettiva, si tratta invece, del risultato che emerge dalle indagini commissionate a consulenti esterni, indagini approfondite sui Bilanci che hanno una prerogativa di assoluta oggettività. Le DueDiligence che in entrambe le due situazioni, hanno dimostrato l'esistenza di manipolazioni che la sola lettura o analisi dei bilanci non potevano evidenziare. Qual è il denominatore comune delle due tipologie di "crisi" che nel Sistema piemontese hanno gravemente compromesso la possibilità di occupazione di quasi 700 persone e stanno mettendo in serio rischio l'occupazione di moltissime altre nonché la tenuta di un Sistema di qualità? La mancanza, in generale, di una legittimazione del ruolo delle formazione professionale e la mancanza, nello specifico, di una regia di governo del sistema sia per intervenire sui ritardi, sulla burocrazia sia per evitare le crisi aziendali con azioni di responsabilità preventive nei confronti della dirigenza e degli Amministratori degli Enti che, lo ripeto, sono privati che gestiscono denaro pubblico. C'è anche, a mio avviso, per l'esperienza avuta in questi anni di forti mobilitazioni, una responsabilità delle istituzioni locali, che deve innanzitutto manifestarsi nel dire chiaramente se, a fronte, per esempio, di una crescita di persone che escono dal mercato del lavoro, che necessitano di un accompagnamento a interventi di riqualificazione e di sviluppo delle competenze, ci sia bisogno anche di interventi eccezionali sull'organizzazione dell'offerta formativa, sui punti che ho esposto che sono e sono state le cause principali della crisi del Sistema piemontese (per esempio per l'accreditamento o per il mantenimento dell'accreditamento o sulle modalità di rendicontazione/verificazione della spesa o sulla necessità di promuovere interventi per cercare di allentare i vincoli del patto di Stabilità o per "allineare" il comportamento delle province nella destinazione dei fondi per la formazione). Il rischio è quello di lasciare il Sistema in uno stato di difficoltà crescente e di non avere, di conseguenza, la possibilità pratica di affrontare fenomeni sempre più numerosi di emarginazione professionale e sociale. Solo un ultimo passaggio che è il paradosso dei lavoratori della F.P. in Piemonte: essi stessi hanno subito e stanno subendo la Cassa Integrazione in deroga e sono stati, conseguentemente, coinvolti, come fruitori, negli stessi processi di aggiornamento delle competenze, di politiche attive del lavoro, che essi organizzano e svolgono per il tempo lavoro non coperto dalla Cassa. www.flcgil.it 1 0 Teresa Loiacono, Segreteria regionale FLC CGIL Puglia Non potendo intervenire al convegno, ci ha fatto pervenire il testo del suo intervento. LA FORMAZIONE PROFESSIONALE IN PUGLIA A fronte di una crisi generalizzata nazionale del comparto della formazione professionale, dovuta essenzialmente a: • riduzione di risorse dedicate (MLPS, MIUR, FSE destinate in gran parte al sostegno di politiche passive) • modifica del quadro normativo di riferimento (riforma delle pensioni, riforma della istruzione tecnico/professionale; percorsi di istruzione e formazione, riforma del mercato del lavoro, apprendistato, formazione continua …) • assenza di un governo/coordinamento delle politiche formative regionali, indispensabile per garantire in tutto il paese pari opportunità del diritto alla formazione, all’acquisizione di competenze certificate e alla spendibilità delle stesse anche in Puglia il comparto della FP è caratterizzato da crisi (circa 200 operatori in cig in deroga, gli enti ENAIP e IAL CISL in liquidazione per una pesante situazione debitoria accumulata negli anni, “sofferenza degli enti storici” dovuta essenzialmente all’apertura del mercato a nuovi organismi formativi, che, in attuazione delle nuove disposizioni comunitarie sull’accreditamento, in Puglia sono oggi oltre 400). Nello specifico, la Giunta Regionale ha trasferito alle Province, nel 2009, la delega in materia di formazione professionale per l’attuazione delle attività finanziate a valere sul P. O. F.S.E. 2007/2013 Obiettivo 1 Convergenza, nella misura del 30,25% del finanziamento totale. Le Province approvano un piano annuale dell’offerta formativa. Di seguito elenco alcuni punti di forza ed altri di debolezza che caratterizzano il sistema formativo pugliese. PUNTI DI FORZA: 1) aver assegnato un ruolo importante alla formazione, all’interno del “Piano Straordinario del Lavoro”, finalizzato ad offrire una risposta immediata alla grave situazione occupazionale, in particolare giovanile e femminile, valorizzando il metodo della collaborazione con le forze sociali, col parternariato socioeconomico ed istituzionale e con le Amministrazioni provinciali, attraverso la costituzione di una “Cabina di regia” . Nel Piano del lavoro la formazione è • MISURA TRASVERSALE ad ogni obiettivo fissato, occupa gran parte dei finanziamenti (apprendistato professionalizzante, Poli tecnici professionali, ITS, formazione per i laureati, per le donne in cerca di occupazione ed occupate, formazione per i cassintegrati, per l'assunzione dei diversamente abili, formazione per il recupero degli antichi mestieri, per manager e imprenditori,formazione continua etc.) • FINALIZZATA e INTEGRATA con altre misure (incentivi all’occupazione, misure per le politiche di genere, misure per la conciliazione dei tempi di vita, iniziative per lo sviluppo, misure per la inclusione sociale, rafforzamento e miglioramento dei servizi pubblici per il lavoro mediante l’apporto specialistico dei formatori, ….). Sono adottate Misure per il miglioramento dei sistemi della istruzione e formazione, quali: • Revisione dei criteri per l’accreditamento, nella direzione di una selezione qualitativa • sperimentazione del sistema di certificazione delle competenze; sperimentazione del libretto formativo • Istituzione del sistema delle qualifiche professionali regionali quale raccordo tra sistema formativo ed esigenze di professionalizzazione espresse dall’ambiente socio-economico regionale • Costituzione dell’Osservatorio regionale sulla Istruzione e Formazione. www.flcgil.it 1 1 2) aver rafforzato e qualificato il ruolo dei Servizi pubblici per il lavoro mediante l’utilizzo delle professionalità dei formatori (orientamento, bilancio di competenze, progettazione e tutoring di tirocini formativi, counselling e azioni formative per cassintegrati, rilevazione dei fabbisogni formativi delle imprese, incrocio domanda/offerta) che ha conseguito l’obiettivo di rafforzare e qualificare le politiche attive del lavoro ma anche, e non è certo poco, di garantire occupazione a 440 operatori della formazione professionale destinati ad essere considerati esubero solo ed esclusivamente a causa della crisi finanziaria degli enti datori di lavoro. PUNTI DI DEBOLEZZA: • Stato di crisi di alcuni enti gestori storici dovuta essenzialmente ad una pesante situazione debitoria accumulata negli anni • “ sofferenza degli enti storici” dovuta essenzialmente alla concorrenza di nuovi organismi formativi che, in attuazione delle nuove disposizioni comunitarie sull’accreditamento, sono sempre in misura maggiore presenti nel mercato • Riduzione dell’offerta regionale dei percorsi di istruzione e formazione professionale La gestione della crisi degli enti è stata assegnata per competenza alla Task Force per l’occupazione della Presidenza della Regione Puglia (Assessori al lavoro, al diritto allo studio e formazione, rispettivi assessorati, OO.SS., Forma e Cenfop, Province; Autorità di gestione FSE) con la finalità di fornire le necessarie risposte alle attese dei formatori, garantendo loro la occupazione e la regolarità retributiva, mediante la individuazione e l’attivazione di tutte le azioni idonee. Nello specifico, per un verso sono state adottate misure di sospensione e/o di revoca di accreditamento agli enti non in regola, per l’altro sono adottate le seguenti misure di sistema a favore dei lavoratori interessati: • riqualificazione del personale amministrativo, in esubero, finalizzandola all’acquisizione di competenze per la funzione di formatore tutor/orientatore • potenziamento dei CPI delle Province mediante l’impiego di operatori (orientatori, esperti incrocio domanda/offerta, esperto in bilancio di competenze, esperto in m.d.l.) • ricollocazione del personale presso nuovi organismi di formazione. • Incentivazione all’esodo del personale prossimo al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia È di questi giorni la trattativa serrata per portare a positiva conclusione le azioni individuate ed in gran parte attivate. È evidente che la importante crisi nazionale dei sistemi regionali della formazione professionale non può trovare soluzione solo nelle iniziative e nelle risorse rese disponibili dai contesti regionali; è urgente intervenire con riforme strutturali a livello nazionale. Le forze politiche di centro sinistra che si candidano a governare il Paese dovranno necessariamente “metter mano” alla costruzione di un sistema nazionale di coordinamento e governo dei sistemi regionali di formazione, a partire dalla certezza delle risorse, dalla costruzione di regole che garantiscano la qualità dei percorsi e la spendibilità delle competenze acquisite, dal riconoscimento della professionalità degli operatori. Tanto, se si vuole rendere esigibile il diritto, costituzionalmente garantito, all’apprendimento permanente. www.flcgil.it 1 2