BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE Notizie stimoli proposte per gli amici dei missionari BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redattore: Diego Piovani Direttore Responsabile: Domenico Milani Aut. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa Abbonamento annuo € 6,00 Una copia € 0,60 - Contiene I. R. Sped. abb. post. Brescia art. 2 comma 20/C legge 662/96 Brescia Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue 2004 MAGGIO n. 5 Il pacifismo dei cristiani Le nostre motivazioni profonde e lo ricordate? Alla fine di marzo fece scalpore la notizia che Hussam Abdu, 14 anni, di Nablus, aspirante kamikaze, era stato intercettato al checkpoint di Hawara, per fortuna prima del suo gesto suicida. Sotto il giaccone aveva una cinta di esplosivo. Gli avevano dato cento shekel - 15 euro. Una settimana prima, allo stesso posto di blocco, era stato fermato Abdallah Quran, di 12 anni, che per vivere trasportava pacchi bomba da una parte all’altra del confine, con la carriola. Pochi giorni dopo, un bambino 6 anni è stato ucciso nel campo profughi alle porte di Nablus. Santuari di pace 5 - Fatima, Portogallo V Non facciamoci il callo! Questi tre bambini sono diventati il simbolo di ogni guerra con le sue contraddizioni. La guerra in Palestina, come in Africa, non rispetta neppure queste creature che avrebbero ancora bisogno di giocare e di andare a scuola per crescere normali nella vita. Anche se siamo ormai abituati a orribili abusi sull’infanzia, questa volta non vogliamo proprio farci il callo. Perché deve essere così? Non ci sono risposte soddisfacenti. Solo sentiamo un estremo bisogno di pace, ovunque e sempre. Nel mondo ci sono 40 guerre dimenticate, l’ha ricordato il Papa in un’udienza generale (24 marzo u.s.). Esse si combattono sulla pelle della povera gente, anziani, donne e, soprattutto, bambini. Ci sono ormai nel mondo milioni di bambini nati e cresciuti nel contesto della guer- ra che non hanno altri termini di confronto per giudicare il loro contesto; possono pensare che combattere, attaccare, fuggire, essere bombardati e uccisi sia la più comune, quando non l’unica, maniera di essere uomini. Non giochiamo con la pace Che possiamo fare se non ripetere che noi cristiani siamo per la pace? Ma attenzione, non vi sfugga la parola pacifisti, una parola che oggi da alcuni è considerata una bestemmia. Non è il caso di giocare con le parole. C’è chi afferma che il pacifismo viene dalla stessa matrice del marxismo (evidentemente, non conosce la storia!), ed è quindi una trappola per i gonzi, cioè quei cristiani ingenui che non hanno il senso della concretezza politica. Come davanti ad ogni forma di guerra si proclama la necessità di farne un’altra, così ogni SE LA RAGIONE È FALLACE Ma Cristo cosa ne pensa? O riana Fallaci è uscita con il suo nuovo libro, “La Forza della Ragione”, edito da Rizzoli International. Con lo stile che la contraddistingue, dice l’ultima parola, pronuncia la sentenza definitiva - o almeno ha la pretesa di farlo - su questioni attuali importanti e cruciali, che tuttavia sono ben più complesse di quanto lei pensi. Tanto da far dubitare che possa avere ragione. Non voglio entrare in merito ai vari aspetti. Vorrei ragionare invece “Sul cristianesimo”, un capitolo del libro che inizia così: “Io sono un’atea cristiana”. Riconosco alla Fallaci il merito di dire quel che pensa; quello che probabilmente anche altri pensano. Immagino che tanti le daranno anche ragione. Io, no. Come missionario, so che una parte di ragione c’è sempre, in tutto quello che uno pensa e dice, e cerco di ascoltare e comprendere. So che al bar o dalla parrucchiera si discute di tutti e su tutto. Ma c’è anche un’onestà professionale e mentale che va oltre il bar e la chat. C’è anche il senso di ri- p. MARCELLO STORGATO, sx spetto per la fede altrui, che è esperienza profonda di vita. “Non credo in Dio…”. Non ci crede, e rispetto la sua scelta di persona adulta. Del resto, la fede è dono di Dio e l’accoglie meglio chi apprezza il Donatore. La Fallaci non apprezza Dio; anzi, pensa che “Dio sia stato creato dagli uomini e non viceversa”; non ha “la speranza che Dio esista, che abbia tempo e modo di rintracciarmi e occuparsi di me. Me la cavo da sola”. Se così fosse, avrebbe tutto il diritto di disfarsene. Il fatto è che Dio ci ha creati liberi di disfarci di Lui. Ma questa è un’altra questione! “Tuttavia sono cristiana…”. Dice che il cristianesimo le piace, la convince, la seduce. Beh, questo non può che far piacere. Ma quale cristianesimo? Non quello che perdona, “perché incoraggia la cattiveria”. Non quello delle chiese, perché “hanno distorto e tradito il discorso fatto da Gesù e sono responsabili della catastrofe che stiamo vivendo”. Fa l’elogio del cristianesimo, ma senza “le belle fiabe” dei miracoli e senza “dottrina”. Fa l’elogio del Cro- cifisso, ma quello invocato per fare le guerre e sconfiggere gli altri… Alla fine, la Fallaci si fa un suo Cristo, a sua immagine e somiglianza; un Cristo “che certamente pecca” e che piace a lei, appunto: “Dio diventa Uomo, ossia l’Uomo diventa Dio, Dio di se stesso”. E Cristo cosa pensa? “Il Padre e io siamo una cosa sola. Ascolto quello che il Padre mi dice. Faccio quello che al Padre piace. Io non faccio nulla da me stesso. Non la mia, ma la tua volontà sia fatta…”. Non è facile comprendere chi è davvero Cristo. Bisogna pur guardarlo, ascoltarlo, seguirlo, contemplarlo qualche volta; lasciarlo parlare al cuore; capirlo con l’anima. Bisogna pur farsi spiegare da Lui: chi Lui è, chi è Dio, chi sono io e gli altri con me, in questo strano mondo. Solo con questa umile onestà, la ragione acquista forza e non diventa una trappola fallace. Anche perché i credenti non sono scemi del tutto. Tanto meno coloro che cercano di essere discepoli di Cristo. p. GABRIELE FERRARI, sx volta che si sente dire che uno è pacifista… scatta una distanza pregiudiziale che dovrebbe impedire di scendere insieme in piazza per chiedere la pace. Diciamolo chiaro Noi cristiani non possiamo che volere la pace, perché Cristo è il re della pace. Essere pacifisti è un dato iscritto nel nostro DNA. Se vogliamo cercare la discriminante con tutti gli altri pacifisti è che noi non seguiamo i principi del mondo, ma la parola di Gesù e il suo esempio. Egli non ha mandato gli altri a morire per la pace; ci è andato lui stesso ed è morto perché ci fosse pace tra gli uomini. Così non accettiamo quella logica di guerra che continuamente sentiamo invocata come necessità: «Si vis pacem para bellum» - se vuoi la pace, prepara la guerra. Il detto è degli antichi romani ed esprime il loro mondo guerriero e la loro voglia di espansione. Sanare il cuore Per noi cristiani la pace non si può cercare con qualsiasi mezzo. Anzitutto la dobbiamo cercare sanando la sorgente di ogni guerra, il cuore dell’uomo là dove nascono le divisioni e le guerre. Bisogna disarmare i cuori delle persone. Lo faremo eliminando ogni forma di odio, ogni insulto, ogni mezzo violento, perché la prima scelta dei pacifisti cristiani è la non violenza. La non violenza non è passiva, ma attiva; si nutre di progetti concreti di comunicazione, di dialo- Il Papa al muro del pianto, in preghiera per la pace go, di corresponsabilità. Come i fondatori dell’Europa, dopo la seconda guerra mondiale, hanno creduto di poter ricostruire una comunità di popoli sulla pace, la riconciliazione e la collaborazione, così noi oggi in questo tempo di violenza terroristica. Bonificare il brodo In secondo luogo, crediamo nella necessità delle istituzioni per mantenere la pace. È questo l’insegnamento costante e ripetuto del Papa. Come dopo l’attacco alle Torri gemelle di New York, così ora dopo l’attacco alle stazioni di Madrid, il Papa ha ripetuto che per vincere il terrorismo bisogna bonificare il brodo di coltura in cui il terrorismo nasce e si sviluppa. Bisogna cioè eliminare le cause che producono ingiustizie, fame e disperazione. Affinché non succeda più che vengano usati gli Hussam Abdu e gli Abdallah Quran e tutti gli altri bambini. Il futuro del mondo è nella pace, non certo nelle guerre. Neppure quelle preventive. Il 13 maggio 1917, la Madonna, apparendo a Fatima, ha chiesto di “recitare il rosario per ottenere la fine della guerra e la pace nel mondo”. 2004 maggio n. ANNO 57° 5 2 Missionario nella malattia 3 Indonesia: la missione in canoa 4/5 Ma basta solo contare i voti? 6 Solitudine della missione Diversi e insieme, per dire la speranza Padre Uccelli: un bambino, dono di Dio Un’immensa missione di Jakarta Saper dove andare e cosa fare 2004 MAGGIO 2004 MAGGIO V I TA S AV E R I A N A MISSIONE E SPIRITO L’ICONA DELLA MISSIONE Per dire speranza al popolo ravate diversi. Tu, Pietro, dal Signore avevi avuto in affidamento la chiesa, e tu, Giovanni, avresti potuto pensare di avere meglio i numeri per farlo. Eppure siete insieme. È passato il tempo delle dispute sui primi posti, ormai guarite dallo Spirito. È passato il tempo degli specchi davanti ai quali curare l’immagine: lo Spirito li aveva infranti per dipingere davanti ai vostri occhi, per sempre, Cristo crocifisso e risorto. Luca fa di voi il simbolo della comunità, dove l’unione fraterna non azzera le differenze; ma è “assidua” in una comunione che accoglie e valorizza le diversità. Eravate “concordi” nel guardare a Cristo e alle cose sue. E questo vi ha resi capaci di presentarvi al popolo con il segno dell’unità. Voi l’avete compreso da subito: la chiesa esiste per il popolo, per la gente normale che è alle prese con le mille incombenze della vita quotidiana. E La gente non è la massa, buona solo per lavorare e pagare le tasse, come certi credono. La rabbia dei capi. Per questo si sono arrabbiati, i capi: quelli religiosi, con il loro braccio militare, e i teologi conservatori del tempo. Perché parlare al popolo? Il popolo era il loro terreno privato. E perché parlargli di una risurrezione? Strettamente legati alle antiche tradizioni scritte, i sadducei negavano che ci fosse una risurrezione e una retribuzione, come invece affermavano i farisei. Tutto si risolveva in questa vita; perché pensare ad un’altra? Cose da popolino, favole metropolitane. Forse, loro, accorti alleati dei potenti di turno, si trovavano già ben retribuiti su questa terra. Non conoscevano i gridi inascoltati della povera gente, né come fosse ingiusta la vita nella pelle dei poveri. Non conosce- Pietro e Giovanni stavano ancora parlando al popolo, quando giunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. Atti 4, 1-4 TERESINA CAFFI, mM Dipinto di Masolino, Firenze Pietro e Giovanni, diversi e insieme LA PAROLA Pietro e Giovanni, diversi ma uniti a servizio del popolo vano le vite spezzate dalla violenza dei forti, consumate nell’accrescere i beni dei ricchi, interrotte presto per mancanza di cure. Non conoscevano come per un povero è facile non ottenere giustizia e morire senza far notizia. Non conoscevano l’antico tormento di Giobbe, dei Giobbe di tutti i tempi, schiacciati dal dolore. Grazie a voi, Pietro e Giovanni: siete andati fra il popolo; siete rimasti popolo, con la vostra esistenza perseguitata. Grazie, perché a questo popolo - e a tutti quelli venuti dopo - avete annunciato la resurrezione. Non come una favola consolatoria, ma come la notizia tanto attesa e insperata: Dio non lascia cadere nel nulla le lacrime dei suoi poveri, come non ha lasciato cadere quelle del Figlio Gesù. C’è una festa preparata, non solo per il loro spirito, ma anche per il corpo dolorante. Tutto si trasformerà in festa, in quel Figlio che ha condiviso la sorte dei poveri. sono generare cittadelle che ignorano il soffio dello Spirito. Fateci ritrovare la via della comunione; dateci il chiodo del servizio. Oggi restiamo esposti al rischio di fare della Buona Notizia un discorso fra sapienti. Rilanciate la chiesa, i preti, i teologi, i monaci, i missionari, i sapienti verso la gente; date loro notti insonni per trovare linguaggi che si facciano capire; anche se il farsi capire dovesse loro costare, come costò a voi, l’opposizione dei grandi. Oggi la necessaria via della giustizia può farci credere che essa sia sufficiente. Chiedete per noi fede e coraggio per annunciare, con le mani impastate nella storia, la risurrezione: quella speranza totale che Dio ci ha offerto in Cristo e di cui la giustizia è l’inizio. Ci siete preziosi oggi. Nelle nostre comunità dalle molte differenze, la presunzione del più bravo e il desiderio di visibilità pos- Missionario nella malattia Donarsi per sempre, come Dio vuole p. KITIMBWA LUKANGAKYE, sx Francesco Wawan, è un giovane saveriano indonesiano. Da due anni è a Città del Messico, per studiare teologia e diventare sacerdote, ma gli è stata diagnosticata una grave forma di leucemia. Sotto terapia intensiva, ha chiesto di fare la professione perpetua, cioè di diventare saveriano in modo definitivo. Il rettore della comunità dei teologi, padre Kitimbwa, ci racconta il giorno della “consegna” di Wawan a Dio e alla missione, nella famiglia saveriana, domenica 21 marzo. è arrivato direttaW awan mente dall’ospedale, alcuni minuti prima dell’inizio della celebrazione, sulla sedia a rotelle e con la bombola ad ossigeno. Era felice. Lo accompagnava, visibilmente commosso, il dottor Vergara, che lo segue nella malattia e lo ha assistito per tutto il tempo della Messa. La signora Lorenia, messicana, ha dato a Wawan la benedizione a nome e al posto dei genitori, tutta la vita. Siamo tutti rimasti impressionati dalla serenità e dalla gioia di Wawan. Ci ha colpito il suo sorriso, nella gravità della situazione in cui si trova. Varie volte non siamo riusciti a trattenere la commozione, fino a piangere. Ciò che stavamo vivendo era la consegna di un giovane alla sequela di Gesù che ha detto: “La mia vita nessuno me la toglie, sono io che la consegno”. Mi sono ricordato che un giorno Wawan pregando aveva detto: “Tu sei sulla croce inchiodato e offri il tuo sangue e la tua acqua; noi tuoi fratelli, come Maria, stiamo ai piedi della croce, ti guardiamo, ti siamo vicini”. che non hanno potuto viaggiare dall’Indonesia. Per telefono, padre Luigino ha parlato due volte, prima e dopo la cerimonia, con la signora Yustina, la mamma di Wawan in Indonesia. Consegnarsi sorridendo All’inizio abbiamo avuto un momento di preoccupazione: sembrava che qualcosa non funzionasse con la bombola ad ossigeno. Ma in cuor mio ero sicuro di una cosa: questo momento era importante per la felicità di Wawan. Egli si stava consegnando a Dio nella famiglia saveriana per Il voto dell’amore È in questo modo che Wawan ha consegnato la propria vita al Signore, per sempre. Ha fatto voto non solo di castità, obbedienza e povertà, ma anche il voto dell’amore. Tutti noi siamo stati testimoni di questa consegna e possiamo testimoniare. Nell’omelia, padre Luigino Marchioron, superiore dei saveriani in Messico, ha detto: CHIAMATI ALLA MISSIONE IL CARISMA DELLA MISSIONE EUCARESTIA E PARROCCHIA MISSIONARIA Solitudine della missione “Ti sarebbe piaciuto essere in migliori condizioni di salute, per consacrare la tua vita a Dio nella missione. Invece giungi a questa consacrazione senza forze fisiche, sostenuto da altri, con la tua debolezza e impotenza. Ma senti di essere nelle mani di Dio. Il tuo amore paziente e fiducioso è più forte delle tue debolezze. Come l’apostolo Pietro hai detto: Signore, tu sai che ti amo. L’amore è la tua arma più potente; è la tua vera forza. Saperti e sentirti totalmente nelle sue mani è un’esperienza di vita cristiana molto profonda. In questi mesi, il tuo unico desiderio è stato quello di servire il Signore e la famiglia missionaria con tutto il cuore, a cominciare dalla tua malattia, con il cuore in mano, con le porte del cuore aperte. È un modo diverso, forte e vero, di vivere e compiere la missione”. Nelle mani di Dio Insieme a Wawan, anche il giovane messicano Enrique Álvarez Casillas ha consegnato la sua vita al Signore con la professione perpetua. Da solo, ha dovuto fare per due tutto quello che la liturgia prevede: inginocchiarsi, alzarsi…, e l’ha fatto bene. Alla fine della Messa, a nome di entrambi, Enrique ha preso la parola semplicemente per dire: “Con tutto il cuore, grazie!». Il giovane saveriano indonesiano Wawan Ci sono stati molti abbracci e fotografie con Wawan, sempre inchiodato sulla sua sedia a rotelle, sotto la discreta vigilanza dei medici e dell’infermiere. La celebrazione è terminata con un incontro conviviale con amici e parenti. Mancava il festeggiato: Wawan. Per ordine dei medici è dovuto tornare immediatamente in ospedale per sottoporsi al respiratore automatico. Lì, in un momento di pausa, ha condiviso con padre Luigino il pasto della festa, preparato dalla signora Lorenia. Benché il suo fisico si trovi in gravi condizioni, Wawan ha molta fiducia e serenità. I prossimi giorni saranno decisivi per quanto riguarda l’evoluzione della malattia. A tutti chiediamo di accompagnarlo con la preghiera. FRANCESCO GRASSELLI p. ALFIERO CERESOLI, sx 2 Forse è normale. Ma vedo in questa normalità la solitudine di un mistero che lentamente si fa luce e lo colma di attesa: “Il Padre è in me e io sono nel Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Deve imparare, in quella quotidianità così lenta, cos’è l’uomo in Dio e cos’è Dio nell’uomo. Lo vedo sempre più assorto. Con chi parlarne, se non con il Padre che a lui si rivela? Forse, qualche rapido cenno con Maria, la Madre. Ma anche lei, pensosa, “medita nel suo cuore” quell’immensa normalità che le si svolge accanto. Poi la vita apostolica: meno di tre anni, su e giù per i villaggi della Galilea, a Gerusalemme, nelle città o nei deserti della Giudea, della Samaria, della Decapoli... Una vita movimentata, tra folle osannanti per i miracoli e che pretendono altre meraviglie. Vogliono farlo re. Ma egli si ritira in preghiera, lontano da tutti. Si ritaglia notti di preghiera o, almeno, le prime e ultime ore della notte. Nostalgia di Nazaret! E ancora quell’immergersi nel mistero del suo essere - così piccolo e così solo - Uno con il Padre nello Spirito. Squarcia quella solitudine per un attimo, sul Tabor, condividendola con Pietro, Giacomo e Giovanni; ma per annunciarla e affrontarla, più aspra ed estrema, nel Getsemani: “Allontanatosi da loro - ancora Pietro, Giacomo e Giovanni - quasi un tiro di sasso, si inginocchiò e pregò…”. Si manifesta, subito dopo, tutta l’incomprensione in cui Gesù è rimasto anche in quegli ultimi 30 mesi della sua esistenza terrena: “Tutti, allora, abbandonandolo, fuggirono”. Sa che il Padre rimane con lui: ha fiducia, si abbandona nelle sue mani. Eppure grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Anche Dio talvolta si nasconde, fino a sembrare che il peccato prenda il sopravvento e la creatura resti senza fondamento. Anche al Figlio di Dio può capitare questo, perché s’è fatto peccato e maledizione per portare tutti e tutto alla Pace. La resurrezione, perciò, significa anche un riprendere i rapporti, magari a fatica come sulla strada di Emmaus o come Tommaso che stenta a credere. Gesù prega nella solitudine della notte INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Perché, attraverso la materna intercessione di Maria santissima, i cattolici considerino l’Eucaristia come cuore e anima dell’attività missionaria. Guarda, o Signore, a tanti milioni di fratelli e sorelle, che soffrono sete di giustizia, di verità, di pace, di amore. Venga il tuo Regno, Signore. Amen. La solitudine della missione. La chiamata alla missione è una chiamata alla solitudine. Per creare comunione. Chiamare è, biblicamente, un “separare” per unire. Noè costruisce l’arca da solo. Abramo è solo quando lascia la sua terra o va a sacrificare il figlio che più ama. Mosè fugge solo nel deserto e resta solo sul monte… A ben pensarci, è per sfuggire alla solitudine del chiamato e per conservare comunque una compagnia che Adamo mangia il frutto proibito. Eva ne ha già mangiato; se egli rifiutasse, l’uno e l’altra avrebbero due destini diversi. Accettare la solitudine della chiamata è una condizione per la missione. Una solitudine colma di Dio e che rimane in ogni stato di vita. Certo è più innaturale per chi si consacra nel celibato. Ma anche per gli sposati c’è una “vedovanza del cuore”, che prepara quella della carne, perché il Dio che li unisce riserva per sé la “grande sala” nel più intimo del loro essere. Solo quando Dio sarà tutto in tutti, tutti saranno uno in Lui. Chiamati alla missione per la comunione, sappiamo che questa sarà piena solo quando verrà la Fine come eterno Principio. Padre Luigino accoglie la consegna di Wawan a Dio per la missione DIREZIONE GENERALE: IL TOUR DEL MONDO Padre Rino Benzoni, superiore generale dei saveriani ha visitato prima le comunità saveriane del Burundi e poi quelle del Congo. In Burundi, ha partecipato all’assemblea dei saveriani, in occasione del 40mo anno della loro presenza nel Paese. Dopo il ritiro spirituale, animato da padre Rino, i saveriani hanno riflettuto sull’animazione missionaria vocazionale e sugli aspetti economici della missione alla luce del vangelo. Padre Rino ha poi attraversato il confine per visitare i saveriani che lavorano in Congo. Ha celebrato la Settimana santa a Bukavu e ha avuto la gioia di battezzare 128 catecumeni congolesi durante la Veglia pasquale. La foto che lo ritrae al fonte battesimale è di padre Luigi Lo Stocco, che ci ha inviato una dettagliata descrizione di come la chiesa di Bukavu ha vis- RICORRENZE SAVERIANE 50° - PADRE UCCELLI VERSO LA BEATIFICAZIONE Un bambino, dono di Dio p. GUGLIELMO CAMERA, sx Per padre Pietro, missionario in Cina, la solidarietà e la promozione umana sono questioni di fede. La solidarietà umana è espressione dell’amore di Cristo, al cui Cuore egli consacra la sua missione. La nazione si trova in una situazione di estrema emergenza, con guerre civili, brigantaggio, carestie, inondazioni, fame… Se stende la mano e chiede aiuti all’estero è solo per motivi di amore. Un episodio ci aiuta a comprendere il suo punto di vista e il suo stile di vita. In Cina egli adotta un bambino davvero speciale e vede in questo bambino un dono di Dio e una benedizione per sé e per la missione. Ecco cosa scrive al beato Conforti circa questa adozione: “Ieri ho raccolto un bambino che avrà un anno circa ed è molto disgraziato: senza mani e senza un piede ed ha la vista un po’ difettosa. Per giunta, anche il piede che ha buono conta solo quattro dita. Io lo tengo caro questo bambino che il Signore ieri, proprio nel tempo della benedizione con il santissimo Sacramento, mi ha mandato. Spero che il Signore me l’avrà mandato come una benedizione della mia residenza e di cui ne vado santamente superbo. Se potrò fargli fare una fotografia non mancherò di mandarne una copia a vostra Eccellenza”. Padre Uccelli in Cina cercava di parlare un solo linguaggio, quello di un amore concreto, fattivo, visibile. La sua attività missionaria aveva di mira tutto l’uomo, non solo l’anima. Ha istituito scuole e orfanotrofi. Assisteva anche i malati fornendo loro qualche medicina di primo intervento. Chi desidera avere materiale informativo e invocare l’intercessione del servo di Dio, può scrivere a: Postulazione Saveriana, Viale S. Martino, 8 - 43100 Parma E-mail: [email protected] - (C/c.p. 27152206) Consigliamo ai lettori il volumetto di Augusto Luca, “Padre Uccelli, uomo di Dio” (pagine 31). Foto di L. Lo Stocco Santuario Conforti, scultura di Livio Conta I l beato Guido è un sognatore! Non sogni vani, senza fondamento; ma speranze fondate sulle promesse di Gesù, sicurezze di futuro annunciato dalla Parola di Dio. Sogna un mondo di giustizia, fraternità e pace e una comunità cristiana annunciatrice e profezia di unità. Ascoltiamo: “Che spettacolo solenne e confortante offre nel giorno del Signore un popolo cristiano! Tutti s’incontrano nella stessa casa, che è la casa del Padre comune; tutti siedono alla stessa mensa; tutti innalzano la stessa preghiera; tutti offrono lo stesso sacrificio. Il ricco ed il povero, il magistrato e l’operaio, l’uomo della scienza e quello della gleba si trovano assieme. Libertà, eguaglianza, fraternità, non sono più vane parole, ma una realtà consolante, perché tutti si sentono figli dello stesso Padre celeste e partecipi della stessa eredità. Tutti si sentono pervasi da uno spirito d’amore e di pace, che rende più lieta e serena la convivenza sociale”. La comunità parrocchiale è la famiglia in cui è presente la Madre, attenta al vino che è venuto meno, come a Cana; pronta a ricordare ai figli riuniti l’impegno per realizzare il Regno. Nel discorso al Congresso eucaristico nazionale di Palermo (1924), il Conforti afferma: “La preghiera è santa, è potente, è efficace in sé, ma quando si eleva all’Eterno assieme alla preghiera di Cristo eucaristia, che è dentro di noi e prega con noi, allora diventa onnipotente. Qual momento più propizio di questo per pregare per la dilatazione del Regno di Dio, ripetendo le parole dell’orazione del Signore: venga il tuo regno? È al banchetto eucaristico che noi dovremmo provare più forte del solito il sentimento di quella fraternità universale che per ogni cristiano è un imprescindibile dovere. E pensando a tanti nostri fratelli che non hanno la sorte incomparabile di partecipare con noi alla mensa degli angeli e di gustare le stesse nostre delizie, dovremmo provare un senso di profonda tristezza e rivolgere al Signore le parole che a lui rivolgeva la Vergine alle nozze di Cana: Non hanno vino! Guarda, o Signore, a tanti milioni di fratelli, che soffrono sete di giustizia, di verità, di pace, di amore. Manca loro il vino sopra-sostanziale che infonde vigore, che preserva dalle infermità, che infonde gaudio e letizia al cuore. Nessun fedele dovrebbe accostarsi alla mensa eucaristica, nessun sacerdote dovrebbe ascendere al santo altare senza innalzare a Dio questa doverosa preghiera”. on riflettiamo abbastanza sui lunghi anni di Gesù a Nazaret. Il Figlio di Dio viene sulla terra a salvare il mondo, e che fa? Se ne sta chiuso in un piccolo villaggio alla periferia dell’impero per i nove decimi della sua vita. È normale che faccia il bambino normale di una famiglia normalmente povera? E che impari il mestiere di Giuseppe? E che poi lui, il salvatore dell’universo, continui a mandare avanti una bottega di carpentiere? N Batik, Città della gioia, Calcutta Guarda Signore a tanti milioni di fratelli, che soffrono sete di giustizia, di verità, di pace, di amore! beato Guido Conforti suto, giorno per giorno, la Settimana santa. Nella missione “Madre di Dio” - scrive il missionario - la chiesa era gremita di tremila bambini per celebrare il Giovedì santo. La chiesa parrocchiale era decorata in modo speciale per far capire ai bambini il significato dell’Ultima Cena del Signore. La chiesa si era trasformata in un vero Cenacolo con Gesù tra i fanciulli. Dopo aver visitato tutte le comunità saveriane, padre Rino ha partecipato al Capitolo, che ha eletto la nuova squadra che guiderà il Congo nei prossimi anni, dopo l’improvvisa scomparsa di padre Simone Vavassori. Il vice superiore generale padre Luigi Menegazzo ha visitato i saveriani negli Stati Uniti. Anche qui si è tenuto il Capitolo che ha eletto il nuovo gruppo direttivo delle comunità saveriane statunitensi. A metà aprile sono infine partiti i due consiglieri generali padre Romano Vidal e padre Robledo Guadalupe. Dopo una settimana a Parigi, per incontrare i saveriani che studiano la lingua e si preparano ad andare nelle missioni di area francofona, sono ora in visita alle comunità saveriane del Camerun e Ciad. Anche qui si terrà il capitolo elettivo dell’équipe direttiva. Insomma, nella casa generalizia di Roma è rimasto solo padre Giancarlo Lazzarini… per ogni evenienza. PADRE TEODORI IN CIELO Padre Franco Teodori ha lasciato questo mondo la sera del 12 aprile, lunedì dell’angelo. Da una settimana padre Franco era ospite dell’infermeria in Casa Madre di Parma, dopo la caduta a seguito di un incidente, proprio davanti la casa generalizia di Roma, con la frattura del braccio. Padre Franco si è spento silenziosamente, dopo la sobria cena. Originario di Tivoli, padre Franco era il più anziano: aveva quasi 95 anni, di cui 77 vissuti come saveriano. Era stato accolto in congregazione dal beato Conforti nel 1925 e portava il numero 97. Il missionario patriarca, dalla lunga barba bianca che si stagliava sulla consunta tonaca nera, ha vissuto una vita intensa, sempre a servizio della missione saveriana nel mondo e nell’Istituto. Dopo la missione in Cina, egli si è praticamente sempre dedicato a conservare la memoria del Conforti. Se il Padre eterno ha una lunga barba bianca, adesso avrà anche un sosia, in cielo! 3 2004 MAGGIO LA PARROCCHIA TRA LE ACQUE DEGLI OCEANI PARROCCHIA MISSIONARIA D’ISOLA CASE SPARSE LUNGO I CORSI D’ACQUA Padre Matteo Rebecchi, un giovane saveriano cremonese, è missionario nelle isole Mentawai, di fronte a Sumatra, la grande isola dell’arcipelago indonesiano. È lì da quasi quattro anni, quasi isolato dal resto del mondo. Eppure la sua esperienza di missione può ispirare tutti noi che, nel mondo globalizzato, sembriamo vivere ciascuno in un’isola …virtuale. ro disponibile a qualsiasi cosa, ma quando il superiore mi ha comunicato che ero destinato alle isole del piccolo arcipelago delle Mentawai, ho potuto solo ringraziare e sentirmi felice. Non conoscevo nulla di questa missione, se non per sentito dire e per aver visto qualche foto, ma l’alone di avventura che la circondava mi attirava. La partenza fu emozionante. Significava lasciare Padang, città moderna e attrezzata, per affrontare l’oceano che mi avrebbe diviso dal resto del mondo, per mesi e mesi. Ora, a pensarci, mi viene da ridere, perché vivere alle Mentawai è diventato normale; ma quando la nave si è staccata dal molo... non nascondo di aver provato un forte senso di incertezza. Poi l’adattamento, la nuova comunità saveriana, il mare (a me piace scalare le montagne e sciare!), le prime conoscenze, la difficoltà della lingua..., insomma, tutte quelle cose tipiche dell’ascesi missionaria, sempre condite dal senso di ringraziamento per aver ricevuto il dono di una missione così speciale. E Il grande servizio culturale dei saveriani Alle Mentawai la chiesa c’è da 50 anni. I primi missionari cattolici sono stati proprio i saveriani. A Sikabaluan, dove mi trovo oggi, la presenza stabile dei missionari risale a 35 anni fa. La popolazione delle Mentawai ha vissuto nell’isolamento fino alla fine del XIX secolo, quando sono avvenuti i primi rapporti stabili con l’isola di Sumatra a scopo commerciale. L’isolamento ha fatto sì che la cultura tradizionale delle isole, una delle più antiche di tutta l’Indonesia, si mantenesse pressoché ferma all’era neolitica. La ruota, il ferro e tutte quelle cose che per noi sono normali, qui sono state introdotte all’improvviso; in certi villaggi all’interno della foresta, la ruota non è ancora arrivata. Oggi i vestiti ci sono quasi dovunque, la televisione la si trova nei centri maggiori... Ma la mentalità e la cultura non fanno salti mor- p. MATTEO REBECCHI, sx tali, realizzando in pochi anni quel cambiamento che in altri ambienti è avvenuto gradualmente attraverso i secoli. I saveriani hanno dato un grosso contributo nel salvare il salvabile della cultura mentawaiana. Hanno prodotto studi antropologici e testi in lingua locale: dai vocabolari e grammatiche, fino alla raccolta di miti e leggende, proverbi e racconti sulle consuetudini tradizionali, oltre ai testi liturgici e al nuovo Testamento. Che io sappia, al di Gli anziani vengono talvolta abbandonati a se stessi, perché fuori di queste pubblinon sono più attivi cazioni e di poche altre prodotte dalla chiesa protestante, non esistono altri libri in lingua mentawaiana. La straordinaria avventura dei pionieri Posso solo immaginare l’impressione di quei coraggiosi che arrivarono per primi in queste isole. Ho letto il libro di p. Aurelio Cannizzaro “Tra i primitivi delle Mentawai”, dove si parla di coccodrilli, delle prime chiese, della popolazione ancora immersa nella cultura tradizionale, i viaggi avventurosi... Tante cose, per certi versi, ancora attuali, ma che allora erano affrontati nella novità assoluta, senza preparazione, senza quei benedetti confratelli di navigata esperienza che ti danno una dritta o una spiegazione, senza sussidi scritti per aiutarti nello studio della lingua... Coloro che sono arrivati qui per primi e hanno aperto la strada, sono davvero persone straordinarie. Me ne sono accorto, in particolare, alla mia prima visita nelle comunità di Simatalu, la parte più isolata della missione. È una zona che visitiamo solo due o tre volte l’anno, per la difficoltà di arrivarci. C’è solo un pezzo di strada lungo 7 chilometri; poi si va in barca per mare e fiumi, e a piedi in mezzo alla foresta. Scendendo in canoa lungo il fiume, dopo tre giorni tra barca a motore, barca a remi, a piedi nel fango, attraverso i ruscelli e la foresta, una notte passata sotto una tettoia sopra il recinto dove dormono i maiali..., arriva l’incontro con i primi abitanti della zona in alta uniforme: perizoma, tatuaggio, coltellaccio e... sigaretta. Mi sembra di essere in un film: ci manca solo di vedermi uscire un dinosauro dalla foresta... Penso ancora a chi in queste zone ci è venuto per la prima volta, ai pionieri… Nonostante i limiti e gli sbagli che pur avranno commesso, sono persone da rispettare, almeno per il coraggio e la passione che avevano per annunciare a tutti, ma proprio a tutti gli uomini, l’amore di Dio Padre. Una moderna casa a due piani tipica delle Mentawai: in alto l’abitazione, sotto un’aia per l’allevamento dei maiali Case isolate, sparse lungo i fiumi La società tradizionale era poco strutturata e non conosceva il villaggio come realtà civica. Ancora oggi, soprattutto nelle zone interne, i mentawaiani vivono per la magM. R. gior parte del tempo in nuclei familiari isolati. Le loro case sono lungo Sembrerà strano - e qui ce ne sarebbero da dire al Rousseau con il suo mito del buon il fiume dove allevano maiali (la loselvaggio! - ma in un ambiente così tradizionale, gli anziani vengono talvolta abbanro ricchezza) e coltivano quanto serdonati a se stessi, perché non sono più attivi. Non sempre i bambini ricevono adeguata ve per vivere. Ogni tanto ci sono cura da parte dei genitori, soprattutto per quanto riguarda la scuola e la salute. delle grosse case dove le tribù si riSappiamo di bambini consegnati dai genitori a sètte pentecostali o a convitti islamici, trovano, ma solo per le cerimonie solo per un po’ di soldi o per liberarsi dalla responsabilità di pagarne l’educazione scopiù importanti. Nel villaggio la genlastica. te si riunisce solo per la fine della Non sono abituati a ringraziare. Un giorno, avevo accompagnato in moto, sull’unico settimana. tratto di strada di tutta l’isola, una nonnina che mi aveva chiesto insistentemente aiuto. Nelle zone più sviluppate della Arrivati a destinazione, lei scende e se ne va. Solo dopo qualche metro, si volta verso di costa orientale, le consuetudini stanme perplesso, e mi dice: “Grazie”. Più tardi, uno che aveva più esperienza di me mi spieno cambiando, ma i segni di questa ga: “Matteo, non pretendere il grazie. Il perfetto mentawaiano è quello che sa vivere abitudine a vivere soli sono ovunin foresta da solo, facendo affidamento solo sulle proprie forze. Perciò, se c’è l’aiuto que presenti. Uno degli effetti è la dell’altro, bene; ma se non c’è, lui non può pretendere: deve sapersi arrangiare”. difficoltà a lavorare insieme o di inPossiamo immaginare gli effetti di questo “individualismo congenito” quando viene a contatto con la ricchezza e il benessere: corruzione, arrivismo, poca dedizione nel teressarsi ai problemi degli altri. lavoro, incapacità di lavorare insieme, invidie... È fuori dubbio che il vangelo non Ma abbiamo anche tanto da imparare da questa cultura: la vita semplice e sobria, il può che far bene alla gente delle sapersi arrangiare, il far festa... Non parliamo poi della vita in foresta, del saper troisole Mentawai, soprattutto perfevare cibo e acqua dovunque, dell’abilità di camminare sui pali che vengono posati zionando lo stile di rapporti tra le sopra i sentieri fangosi. Non ho mai visto persone così equilibrate. Io, di voli dai pali e persone, creando quella nuova unica dai ponti di tronco d’albero, ne ho già fatti tanti! tribù di fratelli e sorelle, riunita attorno all’unico Padre. iamo tutti invitati a continuare nella riflessione e nell’impegno per vivere la missione alle genti, anche come preparazione al prossimo Convegno missionario nazionale che la chiesa italiana terrà dal 27 al 30 settembre a Montesilvano (Pescara). Nel mese di febbraio abbiamo presentato ”La parrocchia tra le case degli uomini”, con due esperienze di parrocchie missionarie, una nella città di Taipei (Taiwan) e l’altra nella periferia di San Paolo (Brasile). In queste pagine presentiamo altre due esperienze che provengono dall’arcipelago indonesiano. L’Indonesia, con 220 milioni di abitanti, distribuiti su oltre 13 mila isole tra le acque dell’oceano Indiano e dell’oceano Pacifico. Con l’85 per cento della popolazione musulmana, è la più popolosa nazione islamica al mondo. I cristiani sono il 10 per cento, la percentuale più alta in Asia, dopo le Filippine. Le due esperienze indoenesiane sono attuate in contesti molto diversi tra loro. Da Jakarta, la grande metropoli capitale dell’Indonesia, con 12 milioni di abitanti, padre Francesco Marini, ex superiore generale dei saveriani, descrive brevemente, nell’articolo di centro, l’organizzazione della parrocchia con i punti forti di collaborazione dei laici e lo sforzo per rafforzare la pastorale di proposta evangelica e di approfondimento della fede. I due articoli principali e le fotografie sono di padre Matteo Rebecchi, che lavora nelle isole Mentawai, a ovest dell’isola di Sumatra. Il giovane missionario cremonese sembra inserirsi bene nella scia dei grandi pionieri saveriani che hanno annunciato il vangelo tra le popolazioni primitive. Ecco una sua convinzione, sintesi di queste due pagine sulla parrocchia missionaria: “In missione, si incontrano mondi nuovi, si fanno tante cose. Ma mi sembra di capire che prima di tutto la missione è un’esperienza che cambia il cuore del missionario e lo fa incontrare con Dio, che si rivela con nomi e volti nuovi”. Qui la missione si compie in canoa e a piedi. E ci vuole un grande senso di La missione: questione di equilibrio! equilibrio! UN’IMMENSA MISSIONE DI JAKARTA Come trasformare la parrocchia p. FRANCESCO MARINI, sx A Jakarta, capitale dell’Indonesia, i saveriani seguono due missioni. In una di queste, insieme a p. Silvano Laurenzi e p. Lorenzo Scaglia, lavora p. Francesco Marini, già superiore generale dei saveriani. Ci racconta qualcosa del lavoro missionario in parrocchia. iamo nell’area della Grande Jakarta, in un territorio di 8 chilometri per 6. La città cresce in modo costante e disordinato, con stacchi impensabili tra centri lussuosi ed altri fatti di catapecchie. Passando, ci si rende conto dei contrasti. S p. MATTEO REBECCHI, sx a maggior parte dei mentawaiani ha abbracciato la religione cristiana, cattolica oppure protestante. In qualche modo si può dire che vi è stata quasi incoraggiata dal governo che in Indonesia riconosce e permette solo cinque religioni: islam, cattolicesimo, protestantesimo, buddhismo e induismo. Le religioni tradizionali non sono riconosciute. Tuttavia, sotto il velo della religione cristiana, le pratiche religiose tradizionali persistono ancora e non potrebbe essere diversamente, dopo solo 50 anni di presenza cristiana. L per la prevenzione alla droga e altri gruppi. Tutti richiedono la nostra attenzione pastorale. Naturalmente abbiamo circa 200 bambini che si preparano alla prima comunione e altrettanti ragazzi e ragazze che si preparano alla cresima. I corsi prematrimoniali sono molto importanti, anche perché la complessità dei casi di matrimonio in Indonesia è ancora più grande di quella africana, data la mescolanza frequente delle religioni e le implicazioni della legislazione civile. Un consiglio parrocchiale ben strutturato Il consiglio parrocchiale dirige tutta questa complessa attività. È strutturato in vari organismi: un “gruppo di lavoro”, costituito dai missionari e da altri cinque membri; il “nucleo centrale” di 35 persone, che raccoglie i capi-zona e i capi delle commissioni, si raduna una volta al mese e prende le decisioni più importanti; infine c’è “l’assemblea plenaria”, composta da circa 200 persone, e si raduna due volte l’anno. Molto del nostro lavoro è fatto con i responsabili delle comunità e delle commissioni. Questo modo di procedere può sembrare macchinoso; e in parte lo è. Ma siamo contenti, perché la gente chiede e risponde. Verso una pastorale di proposta evangelica Una difficoltà viene dalla mentalità tradizionale, ancora fortemente influenzata dall’animismo: spiriti, diavoli, forze occulte sono dappertutto e la religione rischia di diventare lo strumento per controllare tutto questo. Ci sono però molte persone interessate ad approfondire la fede. In una grande città come Jakarta, il vecchio e il nuovo si mescolano e rendono difficile una pastorale unitaria. Noi ci stiamo organizzando per passare da una pastorale della richiesta - di sacramenti e di servizi religiosi - a una pastorale di proposta evangelica con l’approfondimento della fede. Data la complessità della macchina parrocchiale, raggiungere tutti i vari livelli non è facile. Ma è un lavoro entusiasmante e richiede a noi missionari molto studio, riflessione e impegno. CHI SA ARRANGIARSI È PERFETTO 4 Dalla paura all’amore S PARROCCHIA MISSIONARIA DI METROPOLI Padre Francesco Marini e padre Silvano Laurenzi (sinistra), missionari in una grande parrocchia di Jakarta Una parrocchia con 74 comunità di base I cattolici sono circa 13 mila. La domenica vanno a Messa più di 4 mila persone; una su tre. La missione è suddivisa in 74 comunità di base. Abbiamo, inoltre, 13 commissioni pastorali per la catechesi, la liturgia, la famiglia, i giovani eccetera; abbiamo oltre 200 chierichetti, 80 diaconi, il gruppo Padre Matteo Rebecchi battezza un neonato in una parrocchia della missione IL VANGELO NELLA CULTURA Foto di Matteo Rebecchi Isole Mentawai: la missione in canoa PARROCCHIA MISSIONARIA IN FORESTA LA PARROCCHIA MISSIONARIA, SCUOLA DI CULTURA 2004 MAGGIO Non ci permettono una nuova chiesa Poiché la parrocchia è molto estesa, si sta pensando alla sua divisione. È stato comprato un terreno e si sta già cominciando a costruire. I soldi non ci sono ancora, ma non si può ritardare. Verrà costruito un edificio polivalente che servirà anche da chiesa. Il permesso per una chiesa vera e propria non sarebbe stato concesso dalle autorità amministrative islamiche; perciò si è ripiegato su questo tipo di progetto. Non entro in altri particolari. Un caro ricordo e un abbraccio. ([email protected]) Religione tradizionale e cristianesimo La religione tradizionale è stata sempre considerata animista, anche se l’idea di un Dio unico creatore sembra essere presente nella cosmologia mentawaiana. Nella vita pratica, però, l’attenzione è rivolta soprattutto al rapporto con gli spiriti presenti dovunque. Da essi si cerca di difendersi; con loro si cerca di avere un rapporto armonioso per evitare malattie e incidenti. Per questo, uno degli elementi fondamentali della credenza tradizionale è il kerei, lo sciamano, incaricato di ristabilire l’armonia tra gli uomini e il mondo degli spiriti attraverso danze e cerimonie. Tra la gente queste pratiche sono ancora molto vive. Quasi tutti i malati che arrivano alla clinica della missione hanno prima provato a curarsi con erbe e con i kerei. Sono convinto che qualcosa di efficace ci sia, perché senza la medicina tradizionale, i mentawaiani sarebbero ormai già tutti estinti. In fondo, il contatto con questo mondo così legato alla presenza degli spiriti mi fa riflettere. Nella teologia occidentale, si sottolineano molto due aspetti: quello divino (la presenza e l’azione di Dio) e quello umano (attenzione all’uomo, la morale, la carità...). Si tende invece a dimenticare tutta quella sfera creata e invisibile, ma che pur esiste: quella degli angeli, dei demoni, degli antenati (la comunione dei santi), che qui, nella cultura tradizionale, diventa quasi più reale dello stesso mondo visibile. L’esistenza di potenze misteriose e invisibili (ma create), mi sembra che debba essere considerata seriamente, senza fare di ogni erba un fascio o liquidare tutto come superstizione. Forse in tutti questi aspetti della vita il vangelo può inserirsi come lievito che purifica, senza distruggere il bene che già c’è, ma valorizzandolo. Soprattutto l’annuncio di Dio-amore aiuterà a passare dalla paura delle realtà spirituali alla comunione con Dio Padre che ama e si prende cura delle sue creature. Cosa facciamo noi missionari? Se penso agli altri missionari che lavorano come matti nelle grandi città dell’Indonesia, che fanno tanti incontri, conferenze, Messe in chiese strapiene di gente..., a me qui sembra di essere in vacanza. Alle isole Mentawai, i ritmi sono molto più lenti, anche perché possiamo visitare i villaggi solo il sabato e la domenica, quando tutti tornano dai campi, dalla pesca o dalla foresta, dove passano l’intera settimana. A guidare la missione siamo in sette: quattro saveriani - due preti, un fratello, uno studente che sta facendo un’esperienza missionaria - e tre assistenti laiche internazionali (ALI). Annessi alla missione abbiamo una scuola elementare, una clinica, una scuola di cucito e di economia familiare, gli ostelli per ragazzi e ragazze, con la capacità di ospitare fino a 100 alunni. Sabato e domenica usciamo per visitare i villaggi. Sempre in barca, perché non ci sono strade. Incontriamo le comunità, visitiamo le famiglie, amministriamo i sacramenti. Periodicamente organizziamo corsi di vario tipo, al centro della missione, per formare sempre meglio i responsabili delle comunità. I laici, infatti, sono i veri pilastri della chiesa mentawaiana. Ma forse la cosa più importante che facciamo è quella di stare qui, cercando di dare testimonianza e formando a modi nuovi di vivere, attraverso cose molto semplici. Per esempio: tutti i pomeriggi lavoriamo insieme ai ragazzi degli ostelli; perdiamo un sacco di tempo per spiegare a chi chiede aiuto, che lui o lei Le scarpe del missionario di… palude, che non ha l’equilibrio dei mentawaiani! devono darsi da fare e mettere da parte i soldi per far studiare i figli, per spiegare che la parrocchia non è una banca... Oppure cerchiamo di incoraggiare gli operatori sanitari, i maestri delle nostre scuole e delle scuole statali, a lavorare con spirito di dedizione. Cerchiamo di formare al vangelo con incontri di approfondimento e di preghiera, per tutti coloro che desiderano partecipare. E continuiamo a chiedere, soprattutto ai giovani e alle donne, di impegnarsi a favore degli anziani, dei malati e dei bambini, specialmente attraverso il catechismo domenicale. Offriamo amore, dunque. Ma lo chiediamo anche, perché tutti, anche alle isole Mentawai, possiamo diventare sempre più immagine di quel Dio-amore che ha saputo spendersi per noi, fino alla fine. Ma ne vale proprio la pena? Dovevo raggiungere Gorottai, un villaggio di poche famiglie, a quattro ore di marcia nella foresta. Il sentiero era molto fangoso. I mentawaiani che mi accompagnavano sono abituati a camminare a piedi nudi sui pali di legno sistemati per terra, per evitare il fango. Avevo già provato a fare come loro, ma dopo due ore senza scarpe i miei piedi erano così doloranti che avevo preferito rimettere le scarpe. Andavo bene sulla terra dura, ma cadevo spesso quando ero costretto a camminare sui pali, resi viscidi dalla pioggia. Al ritorno, alcuni tratti erano completamente allagati. Due volte sono caduto, fino al collo nell’acqua che nascondeva un fossato sulla strada... I giovani accompagnatori se la godevano e ridevano a crepapelle ogni volta che cascavo. Per lo meno, avevo avuto successo nel farli divertire... Dentro, mi chiedevo: “Ma devo proprio farla questa gran fatica per celebrare una Messa in un posto così isolato? Ha un senso, ha un valore tutto questo?”. Poi un pensiero si è fatto strada nel mio animo: “Sì, Matteo. Una Messa è l’occasione per rendere visibile l’amore di Dio per ogni uomo e questo ha un senso; ha un valore grandissimo!”. Questo pensiero mi ha accompagnato fino al villaggio e poi al ritorno fino a casa. QUAL È IL VERO NOME DI DIO? p. MATTEO REBECCHI, sx Un giorno padre Ottorino Monaci chiese a un catechista mentawaiano se sarebbe andato all’incontro del giorno seguente. Questi rispose: “Lo sa solo Ulaumanua”. Niente di strano. Anche noi usiamo frasi del tipo: “Solo Dio lo sa!”, “Se Dio vuole…”. Invece, la cosa aveva incuriosito padre Ottorino, perché quel Ulaumanua continuava a venir fuori nei discorsi della gente, mentre la parola ufficiale cristiana per dire Dio è Taikamanua. Eppure gli anziani affermano che Ulaumanua esiste davvero. Si tratta di un errore? Qual’è la differenza tra i due termini? Taikamanua significa “Coloro che vivono in cielo”: uno dei tanti gruppi di spiriti, come quelli che vivono in mare, nei fiumi o nella foresta. Secondo i miti mentawaiani sono maschi e femmine, capi e sudditi, si possono sposare anche con gli umani. Ulaumanua significa invece: “Colui che sta fuori dal cielo” oppure, “Luce del cielo”. Dunque, è uno Spirito più grande degli altri e non può essere rinchiuso in uno spazio creato, neppure in cielo; è Colui che ha in mano il destino dell’uomo ed è temuto, perché punisce chi infrange le regole. Alle Mentawai, bisognerebbe recuperare il loro Dio per svilupparne la comprensione sul messaggio di Gesù che lo rivela come Dio-amore trinitario. Più dei fiori in testa al prete o dei canti in stile locale, è questo l’atto di inculturazione più profondo. La sfida del missionario resta quella di annunciare il vangelo di Gesù e di aiutare la gente a calarlo dentro la propria cultura. Saranno loro a scoprire con meraviglia: “Il vero Ulaumanua è diverso da quello che pensavamo noi. È migliore! Si occupa di noi, non per punirci, ma per amarci!”. 5 2004 MAGGIO 2004 MAGGIO IL MONDO IN CASA SUD/NORD NOTIZIE La democrazia nel mondo Malesia: vincono i moderati. Il partito moderato del premier Badawi si è aggiudicato una netta vittoria nelle elezioni politiche tenutesi a metà marzo. Sconfitta, invece, l’opposizione musulmana di tipo radicale, additata come minaccia per la sicurezza e lo sviluppo della nazione. Ora si spera che nel Paese qualcosa cambi anche per i cristiani che godono di una libertà religiosa molto limitata. Basta ricordare che se un cristiano vuole sposare una ragazza musulmana deve convertirsi all’islam, ma se un musulmano si converte al cristianesimo va in prigione. Taiwan: riconfermato il presidente. Il presidente Chen Suibian è stato rieletto, ma l’esito del voto è stato contestato. Su oltre 30 milioni di votanti, infatti, avrebbe avuto solo 30 mila preferenze in più rispetto al candidato Lien Chan, mentre le schede nulle sono più di 300 mila. Da notare che i militari non hanno votato. Dubbi vengono sollevati sull’attentato subito da Chen pochi giorni prima delle elezioni che avrebbe causato uno spostamento di voti a suo vantaggio. I due referendum proposti dal governo, e che la Cina ha Ma basta solo contare i voti? dichiarato anti-cinesi, non hanno raggiunto il numero legale minimo dei votanti. Nei mesi precedenti, il governo taiwanese aveva proposto alla Cina di creare una zona smilitarizzata tra le due parti dello stretto e di effettuare uno scambio di inviati. Si spera che la questione elettorale non metta a rischio la stabilità politica ed economica dell’isola, che cerca di proporsi come esempio di democrazia all’interno del vasto mondo cinese. Un missionario commenta: “La democrazia si impara in secoli. Tra libertà e pane, è più facile che si scelga il pane; come farebbero quasi tutti”. Alla fine di gennaio, incontrando il nuovo ambasciatore di Taiwan, il Papa ha affermato che “la libertà religiosa è un valore essenziale e non va dimenticata la carità verso i poveri. La religione e le tradizioni culturali di Taiwan danno testimonianza del fatto che lo sviluppo umano non dovrebbe limitarsi al successo economico o materiale”. Indonesia: elezioni parlamentari. Nonostante i timori della vigilia, le elezioni parlamentari dell’aprile scorso si sono svolte in modo pacifico. L’hanno confermato gli osservatori internazionali che si sono complimentati con Jakarta. La delegazione dell’Unione europea era composta da 231 persone che non hanno rilevato gravi casi di intimidazione. Dai risultati ancora parziali (dopo due settimane dal voto), il Golkar, schieramento dell’ex dittatore Suharto, sarebbe in lieve vantaggio rispetto al Partito di lotta per l’Indonesia della presidente Megawati Sukarnoputri. Prima delle elezioni, nei distretti di Aceh era stata notata l’attività dei guerriglieri separatisti: case bruciate, sequestri e uccisioni, allo scopo di scoraggiare la gente al voto. La chiesa indonesiana aveva invitato a riflettere sulla risoluzione dei conflitti. Allo scopo, in quaresima, era stato distribuito un sussidio a tutte le parrocchie del Paese suggerendo anche azioni concrete per difendere la dignità umana e costruire una cultura di non-violenza. Chi cambia e chi no Kuwait: niente voto alle donne. Una commissione par- MISSIONI NOTIZIE Saper dove andare e che fare Il Papa premiato. Giovanni Paolo II ha ricevuto il premio internazionale della città di Aquisgrana “Carlo Magno” per il suo impegno per la promozione dell’unità europea e a servizio dell’umanità e della pace nel mondo. 6 Nel discorso, il Papa ha espresso la sua visione dell’Europa unita. “Penso ad un’Europa senza nazionalismi egoistici, nella quale le nazioni vengano viste come centri vivi di una ricchezza culturale che merita di essere protetta e promossa a vantaggio di tutti. Penso a un’Europa nella quale la conquista della scienza, dell’economia e del benessere sociale non si orientano a un consumismo privo di senso, ma stanno al servizio di ogni persona bisognosa. Penso a un’Europa la cui unità si fonda sulla vera libertà. La libertà di religione e le libertà sociali sono maturate co- me frutti preziosi sull’humus del cristianesimo. Senza libertà non c’è responsabilità. Penso ad un’Europa unita grazie all’impegno dei giovani. L’Europa che ho in mente è un’unità politica, anzi spirituale, nella quale i politici cristiani di tutti i Paesi agiscono nella coscienza delle ricchezze umane che la fede porta con sé”. Sierra Leone: tribunale speciale. Mons. Giorgio Biguzzi, saveriano vescovo di Makeni, ha commentato positivamente l’inaugurazione del tribunale speciale per i crimini in Sierra Leone: “I leader dei gruppi armati che per anni hanno commesso violazioni contro la popolazione innocente di questo Paese dovranno rendere conto delle proprie responsabilità ai giudici”. Il tribunale, costituito dal governo sierraleonese e dalle Nazioni unite nel 2002, avrà sede nella capitale Freetown e sarà composto da giudici internazionali e locali. Fino ad ora sono 13 le persone incriminate di violazione dei diritti umani durante la guerra civile durata dieci anni (1991-2001). India: cristiani al voto. Mons. Ignaci Siluvai, direttore delle pontificie opere missionarie in India, ha detto che nelle prossime elezioni la comunità cristiana, pur essendo una minoranza, può giocare un ruolo vitale almeno in alcune regioni del Paese. Il fondamentalismo hindu fiancheggia l’attuale partito di maggioranza. In caso di vit- toria, c’è pericolo che apporti modifiche alla costituzione e limiti ancor più l’azione della chiesa cattolica. “Tutto questo, però - ha concluso Siluvai - non impedisce di andare avanti e annunciare la Buona Novella”. Intanto, i vescovi indiani hanno invitato l’elettorato ad esprimere un voto responsabile per candidati che rispettino la vita, promuovano la dignità umana, l’uguaglianza sociale, l’armonia religiosa e l’integrità nazionale. Pakistan: solidali e insieme. La commissione per il dialogo interreligioso ha organizzato un incontro fra leader cristiani e musulmani. Questa grande assemblea interreligiosa, formata da oltre 430 persone, ha deciso di operare insieme in progetti di solidarietà a favore dei poveri e degli emarginati, per contribuire al benessere della popolazione, senza differenze di etnia, razza, lingua o religione. Dall’incontro è emerso l’impegno di promuovere opere sociali comuni e di lavorare per la riconciliazione, anche nella tormentata regione del Kashmir, contesa tra Pakistan e India dal 1947 fino ad oggi. Massaia e i saveriani A Frascati, nella chiesa di S. Francesco, si è concluso il percorso diocesano sulla fama di santità del servo di Dio, cardinale Guglielmo Massaja. Nato a Piovà in provincia di Asti nel DIALOGO E SOLIDARIETÀ LETTERE AL DIRETTORE lamentare kuwaitiana ha respinto un progetto di legge del governo per dare alle donne il diritto di candidarsi e votare nelle prossime elezioni municipali. La costituzione del Kuwait garantisce in teoria l’uguaglianza, ma la legge elettorale concede il diritto di voto solo ai cittadini maschi. Iraq: la costituzione provvisoria. Il Consiglio governativo iracheno ha approvato, dopo un lungo e faticoso lavoro, una costituzione provvisoria che proibisce discriminazioni contro le donne e identifica l’islam come religione ufficiale dello Stato. Viene concessa anche una limitata forma di autonomia alla regione del Kurdistan. Feisal al Istabadi, presidente della commissione costituzionale, ha definito il documento la costituzione più liberale del Medio Oriente: “Se verrà realmente adottata, noi saremo sulla buona strada per costruire una vera democrazia in questo Paese”. p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale MAGGIO: ROSARIO DI PACE Cina: novità costituzionali. Lo scorso marzo, il parlamento cinese ha votato 13 emendamenti alla costituzione che introducono per la prima volta nella storia della nazione comunista la legittimità della proprietà privata e il rispetto dei diritti umani. Erano state emesse già alcune leggi ordinarie sulla proprietà privata, ma la sua legittimità rappresenta un passaggio importante nell’attuale fase di transizione della Cina e rassicura l’emergente classe imprenditoriale, diventata un fattore importante anche per il governo di Pechino. La costituzione si è arricchita del principio secondo cui “lo stato rispetta e tutela i diritti umani”, anche se mancano i riferimenti alle libertà civili e politiche. MESSAGGI DALLE CHIESE LA GARANZIA DEI CUORI AMICI patriarca MICAEL SABBAH Una sintesi del messaggio di Pasqua del patriarca latino di Gerusalemme. Cristo risorto è la nostra gioia e la nostra forza. Come cristiani, il primo comandamento è quello dell’amore che ci fa vedere in ogni persona il volto di Dio e amare ogni persona come la ama Dio. Riguardiamo con gran pena la situazione di morte che ci circonda e che sembra senza via d’uscita. Viviamo giorni in cui la ragione è assente e ci troviamo abbandonati alla “follia degli uomini” che non vedono soluzioni se non nello spargimento di sangue. Le città sono occupate e rioccupate e attaccate; le persone sono uccise e fatte prigioniere; la vita di ogni giorno è sottoposta all’oppressione. Come venirne fuori? Occorre che i responsabili ritornino alla ragione e ammettano che ogni persona umana è eguale. Traggano la lezione di quel che hanno fatto finora, senza ottenere la sicurezza voluta. Hanno ucciso migliaia di persone e il popolo è rimasto a reclamare la sua libertà. Continuando sulla stessa strada, uccideranno ancora altre persone e il popolo resterà ancora a reclamare la sua libertà. La soluzione consiste nell’ascoltare la voce degli oppressi e a ridare loro la libertà. Intraprendano la vera via della sicurezza: i cuori amici sono i soli garanti della sicurezza. E i cuori ostili di oggi saranno domani cuori amici, una volta che libertà e terra saranno restituiti loro. Allora cadrà il muro che oggi si costruisce e cadranno i muri di odio eretti nei loro cuori. Fiorirà la sicurezza, senza bisogno di muri e di armi. Non lasciatevi prendere dalla logica dell’odio; custodite anzi la vostra libertà di spirito, per perseverare nell’amore che sarà la salvezza di tutti gli abitanti di questa terra santa. Chiediamo a Dio di aprire i cuori, per passare dalla morte alla vita. Accompagnateci con le vostre preghiere. 1809, entrò presto tra i Cappuccini; consacrato vescovo nel 1846, papa Gregorio XVI gli affidò il vicariato apostolico dei Galla, nell’alta Etiopia. L’evangelizzazione della popolazione etiopica e la fondazione dell’attuale capitale Addis Abeba ispirò numerosi missionari e influì su fondatori di congregazioni religiose come Daniele Comboni. Il card. Massaja seppe abbinare all’evangelizzazione un’autentica promozione umana con la profilassi contro malattie come il vaiolo. S’impegnò per l’abolizione della schiavitù, l’istruzione e la creazione di centri assistenziali durante i periodi di belligeranza e carestia. Leone XIII lo fece cardinale nel 1884. Le sue vicende avventurose ispirarono il film “Abuna Messias” (il nome che gli etiopi davano a Massaja), girato negli anni ’30 dal regista Alessandrini su soggetto dei missionari saveriani p. Vanzin e p. Bernardi. Il film, prodotto e distribuito dalla Sanpaolo Film, fu premiato nel 1939 con il Leone d’oro alla mostra cinematografica di Venezia. pittura di A. Costalonga, Parma Ho appena ricevuto una lunga lettera da mons. Andrea Maggiali, della parrocchia del Santo Sepolcro a Parma. È così bella che ho deciso di lasciare da parte quello che avevo già preparato per questo mese e dare spazio a questa lettera. Lascio perciò volentieri la parola all’amico sacerdote, dall’animo così missionario e confortiano. Una sola raccomandazione per il mese di maggio: non trascuriamo di riprendere in mano il rosario missionario e di insistere con Maria, Madre della pace, perché conceda all’umanità la voglia di tornare alla pacifica fraterna convivenza. p. Marcello Storgato, sx Caro direttore, la vigilia di Pasqua mi è arrivato il sempre gradito mensile “Missionari Saveriani”. L’ho momentaneamente accantonato per poterlo poi gustare appena passati i pressanti impegni pasquali. Oggi, Pasquetta, ho letto tutto con soddisfazione e commozione. Più di 900 apostoli, formati dal beato Conforti a quella spiritualità missionaria che richiede la rinuncia a se stesso per farsi tutto a tutti, stanno evangelizzando una parte della vigna del Signore, in 15 nazioni. Con lo stesso coraggio di Pietro, testimoniano ai fratelli di questi Paesi che Cristo, morto in croce, è risorto per liberarci dalla schiavitù del peccato, per ricordare a tutti lo scopo del nostro esistere e il dovere di costruire la pace e la convivenza universale. Compito difficile, arduo, ma l’amore a questo popolo di Dio fa superare tutte le difficoltà… Tutti questi evangelizzatori partono dalla persuasione che trascurare la preghiera e gli esercizi spirituali è come una firma di suicidio spirituale. Lo ricorda anche padre Pierino Zoni nell’articolo “Non si rinnova la missione se non si rinnova il missionario”. Lo stesso santo Padre nella lettera mandata a noi preti, pochi giorni fa, afferma che “è la preghiera, avvalorata dall’offerta silenziosa della sofferenza, il primo e più efficace mezzo della pastorale”. Leggendo “Missionari Saveriani” ho potuto rievocare, con immensa gioia, i volti e i nomi dei “corrispondenti” delle varie comunità saveriane in Italia e dei partecipanti al vostro XII Capitolo. Sono lieto di essere stato, per diversi anni, insegnante di psico-pedagogia a non pochi di questi apostoli. Mi commuove soprattutto il fatto che alcuni di questi (già miei alunni) sono stati martirizzati. Questi invoco sovente, assieme al beato Fondatore che nel 1929 mi ha cresimato, nella certezza che mi aiuteranno a compiere la volontà di Dio. Accludo una piccola offerta, segno di grande ammirazione e riconoscenza. Ogni giorno prego affinché il buon Dio moltiplichi le vocazioni alla vostra congregazione e a tutte le diocesi. Cordiali auguri di ogni bene, don Andrea Maggiali, Parma I MISSIONARI SCRIVONO Dal Brasile: incoraggiamenti a p. Murazzo, superiore dei saveriani Dall’8 gennaio scorso le mie energie fisiche e spirituali hanno preso un’altra direzione: sono rivolte alla vita dei 59 saveriani che lavorano in 17 parrocchie, 3 seminari, 2 centri di animazione missionaria e vocazionale. Durante i sondaggi per l’elezione, dissi subito che non ero capace di fare il superiore, ma un confratello mi rispose: “Per questo ti votiamo; non vogliamo un superiore, ma un amico, Ecco la foto di squadra della nuova direzione saveriana del Brasile meridionale: (da destra) p. Sante Gatto, p. Giorgio Villagòmez, p. Giovanni un padre”. Un catechista ha comMurazzo (superiore), p. Stefano Raschietti (vice) e p. Roberto Mazeto mentato: “Dio non sceglie i capaci, ma dà la capacità a coloro che sceglie”. Un altro confratello ha ironizzato: “Viaggiavi molto prima, adesso diventerai ancora più pellegrino”… Anche dall’Italia sono arrivati tanti incoraggiamenti: “Abbiamo letto su Missionari Saveriani della tua nomina. Una tua fotografia davanti al volto di Gesù dimostra che stai proprio bene. E io lo voglio sperare”. “Esprimo l’augurio di essere sempre il sorriso di Dio sulla vita dei tuoi confratelli e di saper diffondere gioia”. “Leggendo Missionari Saveriani abbiamo appreso la notizia; pregheremo il Signore perché ti dia la forza per questo nuovo compito”. Adesso più che mai rinnovo la fiducia nella solidarietà della vostra preghiera e prometto la mia. Con tutto l’affetto del cuore, un gioioso abbraccio, p. Giovanni Murazzo, sx Dal Mozambico: padre Fabio è contento per il regalo della bibbia Pace e bene a voi tutti! Qui abbiamo molte occasioni per stare in mezzo alla gente, vedere come vive e viaggia e quanto soffre. La situazione è pietosa, soprattutto nella nostra zona al nord del Mozambico. Siamo in piena stagione delle piogge, ma è piovuto pochissimo. La gente vede lo spettro della fame ed è preoccupata; qualcuno ha seminato quattro volte, ma non è nato niente. Il vescovo ha invitato le comunità a pregare per il dono della pioggia. Il Giappone ha offerto varie migliaia di tonnellate di riso. È arrivato tra noi un giovane saveriano brasiliano; ha studiato teologia a Parma e ha fatto un anno di esperienza pastorale a Reggio Calabria. Si chiama Marcelo Carlos e noi lo chiamiamo Carlão, per le sue dimensioni consistenti... È arrivato da poco anche un preziosissimo strumento, cioè la bibbia in lingua locale. Lo Spirito Santo ci aiuti a trasmettere il messaggio che vi è contenuto, affinché non rimanga lettera morta, ma Parola di vita! p. Fabio D’Agostina, sx Dal Mozambico: lutto in famiglia saveriana Mentre stiamo andando in stampa, ci giunge la notizia della morte del saveriano padre Giuseppe Mauri, a seguito di un incidente stradale, mentre era in viaggio dalla missione di Chibututuine verso la capitale Maputo. È accaduto giovedì 15 aprile, verso le otto del mattino. Padre Mauri, nato a Ronco Briantino (MI), aveva 51 anni. Aveva lavorato in Congo, poi in Gran Bretagna e dal 1998 in Mozambico. Gli anziani genitori hanno desiderato che la salma fosse trasportata a Paina (MI). Riposi nella pace del Cristo risorto. Padre Giuseppe Mauri mentre battezza, in Mozambico PICCOLI PROGETTI STRUMENTI DI ANIMAZIONE CAMPI MISSIONARI PER GIOVANI - ESTATE 2004 “CARISSIMI”…BEATI VOI! MISSIONE E SOLIDARIETÀ alla scuola dei “poveri” per formarci alla missione 2 - 8 agosto a Desio, Milano per giovani di 18 - 28 anni campo di riflessione e lavoro 29 giugno - 4 luglio a Bolano, Salerno per ragazzi e ragazze di 14 - 17 anni informazioni: p. Claudio e p. Paolo - Tel: 0362 630591, [email protected] sr. Luise - Tel. 02 29406786 informazioni: p. Giovanni - Tel. 349 7754907, [email protected] Rocco Negri - Tel. 349 8463160, [email protected] don Alfonso Raimo - Tel. 089 953505 SPIRITUALITÀ MISSIONARIA OLTRE LA CHAT L’INCONTRO settimana di spiritualità missionaria 23 - 29 agosto a Lamon, Trento per giovani di 18 - 28 anni convegno giovanile missionario 21 - 25 luglio a Gallico, Reggio Calabria per giovani di 18 - 28 anni (Sud Italia) informazioni: p. Carlo - Tel. 041 907261 p. Paolo - Tel. 0362 630591, [email protected] informazioni: p. Giovanni (SA) - Tel. 349 7754907, [email protected] p. PierLuigi (RC) - Tel. 347 0463535, [email protected] p. Nicola (TA) - Tel. 339 1100734, [email protected] VOGLIA DI VIVERE RIMANETE CON ME servizio e fraternità tra i più soli, con le saveriane 25 luglio - 1 agosto a Ceggia, Venezia per giovani di 18 - 28 anni informazioni: sr. Lidia - Tel. 02.29406786 sr. Letizia - Tel. 0421 329252 SOLIDARIETÀ incontro vocazionale 20 - 24 agosto a Riano, Roma per giovani di 18 - 28 anni informazioni: p. Giorgio - Tel. 347 70709012 sr. Lucia - Tel. 06 9434614 2/2004 – BUKAVU Centro giovani “Mater Dei” Nella città di Bukavu, la nuova missione “Mater Dei” - con 42 mila abitanti, a maggioranza giovani - sente la necessità di costruire un oratorio per facilitare la formazione e lo svago della gioventù. Il costo supera i 100.000,00 euro; si chiede di dare una mano… • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Bordignon (Padova) e p. Lo Stocco (Latina). 3/2004 – MAKENI Aule per la Scuola Conforti Nella località “Mile 91” in Sierra Leone, occorre ampliare la Scuola Secondaria Vescovo Conforti, per soddisfare alle richieste di educazione della gioventù. Occorrono sette aule e il mobilio scolastico, per una spesa complessiva di 50.000,00 euro. La scuola è importante! • Responsabile del progetto è il vescovo saveriano mons. Giorgio Biguzzi Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2004 MAGGIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Scuola aperta al mondo CEM ospite della comunità saveriana n passato i missionari avevano facile accesso al mondo della scuola. Potevano andarci liberamente e parlare delle missioni senza problemi. Oggi invece è tutto più difficile. È raro per un missionario essere chiamato dagli insegnanti per parlare agli alunni; sembra che nella scuola abbiano programmi… impegnativi e regole più strette! I Un saveriano pilota Il primo missionario saveriano che ho incontrato, l’ho conosciuto quando frequentavo la scuola elementare di Ponteranica. Il mio maestro, per arrotondare lo stipendio, lavorava anche all’aeroporto di Orio al Serio. Qui aveva conosciuto p. Angelo Pansa che stava prendendo il brevetto di pilota. Padre Angelo, bergamasco di Curno, era allora missionario in Congo. Le strade erano pessime e le distanze enormi. Per tenere i collegamenti tra le varie missioni aveva bisogno dell’aereo. Padre Angelo venne a visitarci in classe. Ci parlò di ippopotami, coccodrilli, leoni, scimmie ed elefanti. Ricordo che ci aveva raccontato di come aveva ucciso un elefante e la gente del villaggio ne aveva mangiato la carne facendo festa... Educare alla mondialità Visto che noi missionari non possiamo andare nelle scuole, abbiamo pensato di fare in modo che almeno gli insegnanti vengano dai missionari. I saveriani sono i fondatori del movimento “CEM Mondialità”. Da oltre sessant’anni il CEM - Centro di Educazione alla Mondialità - lavora per il mondo della scuola, curando le tematiche dell’intercultura e della mondialità nel discorso educativo. Usando come luogo di incontro la nostra casa in Via Ponchielli, abbiamo pensato di elaborare un piccolo progetto culturale. Abbiamo organizzato tre incontri per gli insegnanti su p. SILVANO DA ROIT, sx queste tematiche, grazie anche all’aiuto di una professoressa da poco andata in pensione, la signora Luigina Colia. Sono partite così diverse lettere di invito e abbiamo interessato gli sportelli della scuola per gli stranieri della provincia di Bergamo perché rivolgessero l’invito a tutti. Poi, abbiamo contattato il responsabile del movimento CEM di Brescia, il saveriano p. Ivaldo Casula, che si è dichiarato subito disponibile a collaborare e ad aiutarci. L’approccio culturale Noi crediamo nella bontà dell’iniziativa e nel valore di ciò che proponiamo. Perciò continuiamo a sostenerla con fiducia. È importante che nella zona di Bergamo ci siano insegnanti impegnati su questa apertura mondiale. Diffondere le tematiche della mondialità declinandole nella pedagogia è una missione appassionante. Tutte le materie scolastiche possono essere lette e impostate con una dimensione universale. Una delle caratteristiche del carisma missionario è proprio quella di coltivare la dimensione della mondialità in termini cristiani. Noi saveriani desideriamo offrire l’opportunità di approfondire la dimensione missionaria attraverso l’aspetto culturale. P. Ivaldo e la prof.ssa Luigina Colia preparano gli incontri degli insegnanti PENSIERI DI PACE L’Istituto Superiore “Fantoni” di Clusone (BG), ha lanciato un’iniziativa e chiede la collaborazione di tutti per aiutare i giovani a diventare uomini di pace. Si tratta di trovare e inviare citazioni e brevi pensieri di personaggi “di tutti i tempi e di ogni angolo della terra” che evidenzino l’ideale di speranza e di pace. Citazioni e pensieri vanno inviati (indicando il nome dell’autore e il titolo del libro da cui sono presi) a: I.I.S. “Fantoni” Educare alla pace, Via Barbarigo 27 - 24023 Clusone BG, E-mail: [email protected] Le frasi diventeranno una raccolta da utilizzare per varie iniziative, tra cui un’Agenda scolastica annuale dal titolo “Gemme di Pace”. PROSSIMI APPUNTAMENTI Per le famiglie Ritiro e Messa missionaria: martedì, 1 giugno, ore 9,30 -16,00 ••• Il mio paese è il mondo Prospettive di una nuova educazione n un’epoca di globalizzazione, come la nostra, è urgente la formazione di una nuova coscienza. Invece di chiudersi per difendere la propria identità culturale, occorre essere disponibili allo scambio e al dialogo, per acquistare una cittadinanza planetaria, un’identità globale. Quanto più siamo consapevoli della nostra identità globale, tanto più nascerà in noi quel sentimento di reciprocità con i popoli della terra, di responsabilità e solidarietà nei loro confronti. I 8 Per aprirsi al mondo Proprio pensando a un progetto di educazione alla mondialità, presso la casa dei missionari saveriani di Alzano Lombardo, sono stati organizzati tre incontri, a cui ha partecipato un discreto numero di insegnanti di scuole statali e private. Il saveriano padre Ivaldo Casula, direttore del Movimento “Centro Educazione alla Mondialità” (CEM) di Brescia, con grande competenza ha parlato di intercultura e pace e di educazione allo sviluppo sostenibile. Nel terzo incontro ha trattato il tema “Educare diversa-mente”, intendendo con questa espressione la formazione di un cittadino planetario. La cultura della pace nella famiglia umana Tutti gli argomenti sono stati interessanti. Abbiamo meglio compreso che per giungere alla cultura della pace è necessario attivare alcune dinamiche nuove, che facilitino la comprensione reciproca. Tutte le persone hanno identità culturali, diritti e doveri. Dobbiamo imparare a convivere, attraverso gesti di reciproca accoglienza, condivisione e perdono. È stata interessante anche un’altra riflessione: la pace inizia prima con se stessi, imparando a conoscere meglio i propri sentimenti, emozioni e pregiudizi. Così possiamo controllare le nostre emozioni, accettare il confronto e la critica, migliorare i rapporti. Anche lo sviluppo ha bisogno di educazione alla mondialità. Esso è sostenibile nella misura in cui consente la crescita in be- Per i giovani Incontro: mercoledì, 9 giugno, ore 20,30 “Impegno concreto per la missione” LUIGINA COLIA nessere di tutta la famiglia umana, a cui apparteniamo. A questo proposito, padre Ivaldo suggerisce di “de-colonizzare” la nostra mente, ossia di avere con gli altri e con la terra-natura un rapporto nuovo: passare dal consumo egoistico alla condivisione dei beni della vita. Una nuova sfida Si tratta di una nuova sfida per tutti noi: aprirci a culture diverse, alla convivenza e al confronto - rapporto con il diverso. Gli insegnanti che hanno partecipato agli incontri si sono sentiti incoraggiati a continuare nel loro difficile compito di preparare i giovani al mondo di oggi e di domani. Grazie al relatore, padre Ivaldo. Grazie ai missionari saveriani, sempre sensibili a queste tematiche, che ha messo a disposizione la loro casa per gli incontri degli insegnanti. Padre Ivaldo, direttore del Movimento CEM Mondialità, parla agli insegnanti di Bergamo e provincia Ritiro: domenica 27 giugno, ore 14,30 “Missione: sulla stessa barca con Pietro” IN MISSIONE A SETTANT’ANNI Un amico scrive a p. Lino Maggioni Padre Lino Maggioni, saveriano bergamasco di Colognola, dopo aver svolto per molti anni importanti impegni in Italia, a settant’anni compiuti è partito per la missione del Burundi. Pubblichiamo la lettera di un amico. P. Lino Maggioni, ora in Burundi Caro padre Lino, ho saputo che hai deciso di ripartire, per portare la gioia e la bontà delle fede cristiana alle popolazioni che ancora non la conoscono. Ne sono rimasto colpito per due motivi. Primo, perché sei nella parabola... discendente della vita e ogni scelta va fatta con discernimento e accortezza, che a te non mancano. Secondo, perché rispondendo con entusiasmo alla nuova chiamata, vedo la grandezza del tuo animo. Ma dove trovi la forza per fare questo? E come pensi di affrontare le responsabilità che troverai? Una sola è la risposta: la fede che si ingigantisce col trascorrere degli anni e che vai a portare a chi non la conosce. Fede che ti rende forte come un giovane missionario al suo primo incarico. Ma soprattutto la fede nell’abbandono alla volontà del Signore, che ti ha scelto e mai ti ha abbandonato. Lui ha ancora bisogno di te, perché altri lo conoscano e lo amino. La certezza nella missione apre uno stupendo futuro sul tuo modo di essere sacerdote! Caro padre Lino, sono certo che queste doti, con l’aiuto e la protezione di Maria, nostra Madre, alla quale ti raccomando con gioiosa fiducia, ti aiuteranno a superare le difficoltà che incontrerai sul tuo cammino. Sarà come andare in montagna: dopo la dura fatica della salita, proverai l’immensa gioia della vetta. Ciao. Giando Chi desidera mettersi in contatto con p. Lino Maggioni, l’indirizzo elettronico è: [email protected] 2004 MAGGIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Pellegrinaggio mariano a Vicenza Nella “terra” di padre Pietro Uccelli opo il beato Conforti, fondatore dei missionari saveriani, padre Pietro Uccelli è il secondo saveriano avviato ad essere presentato come modello a tutti i cristiani del mondo. D L’esempio di padre Pietro Il vescovo di Vicenza mons. Onisto lo descrive così: “Padre Uccelli si presenta come modello di fede. Una fede eccezionale, arricchita da costante preghiera, Il servo di Dio p. Pietro Uccelli con una fiducia illimitata nella Provvidenza. Egli diventa ardito nel chiedere qualunque grazia per intercessione di san Giuseppe, a vantaggio di persone bisognose e per il sostentamento dei suoi allievi missionari. E viene esaudito con una magnanimità che fa stupire. Un secondo messaggio che egli ci concede è il suo amore per i sofferenti e i poveri… Entrava in tutte le case, dove c’era un dolore da lenire, un’amarezza da consolare o un malato cui portare conforto. Pensiamo poi al suo spirito missionario, sempre proteso oltre i confini dell’Istituto e della stessa diocesi. Visse edificando con l’esempio, prodigando la parola, profondendo dovunque una sconfinata bontà”. Domenica 30 maggio Per concludere il mese di maggio in intimo contatto con Maria, organizziamo un pellegrinaggio al famoso santuario mariano di monte Berico, a Vicenza. Sarà un giorno speciale, vissuto in preghiera con la recita p. ROSARIO GIANNATTASIO, sx del rosario missionario e la celebrazione dell’Eucarestia. Prima della Messa, chi vuole, potrà ricevere il sacramento della riconciliazione. Passeremo il pomeriggio nella nuova casa saveriana di Vicenza e pregheremo nella piccola chiesa di S. Pietro d’Alcantara, dove è venerata l’urna con le spoglie del servo di Dio padre Pietro Uccelli. La visita alla città concluderà il pellegrinaggio. Saremo in tanti Sono invitati a partecipare al pellegrinaggio tutti gli amici dei missionari saveriani, ad incominciare dalle famiglie dei numerosi missionari bresciani. Sono invitati anche i collaboratori e le collaboratrici; gli animatori e le animatrici dei gruppi missionari e tutti coloro che desiderano vivere insieme con noi una giornata di fraternità e di preghiera. Vi aspettiamo numerosi: adulti, giovani e bambini. Un gioioso saluto da tutta la comunità dei missionari saveriani di Brescia. ccogliendo l’invito del nostro vescovo, mons. Giulio Sanguineti, i gruppi missionari parrocchiali della zona pastorale di Gussago - Madonna della Stella hanno vissuto una bellissima esperienza di comunione e di solidarietà. A Sapone e bende Il 24 gennaio scorso, vigilia della Giornata mondiale dei malati di lebbra, in vari supermercati sono stati allestiti alcuni punti di raccolta di sapone e di bende da inviare ai lebbrosari, gestiti dai missionari saveriani in Sierra Leone e nella repub- 8 blica democratica del Congo. Il mattino, alcune persone che fanno parte dei gruppi missionari della zona, munite di volantini e di sorriso, hanno illustrato l’iniziativa ai clienti che si accingevano ad entrare nei supermercati per fare la spesa settimanale. Molte persone hanno mostrato interesse, hanno accettato l’invito e hanno acquistato, all’interno del supermercato, il sapone da bucato e le bende, lasciando poi le confezioni acquistate agli incaricati dei gruppi missionari che erano all’uscita. Il gruppo missionario giovani di Gussago (BS) PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO Domenica 30 maggio La partenza avverrà da Brescia in Piazza Arnaldo, alle ore 7,30. I partecipanti possono parcheggiare l’auto nel cortile interno dei Missionari Saveriani, in via Piamarta 9. Anche se siamo in zona a transito limitato, tutti hanno il permesso di accedere fino al nostro cortile. Per parcheggiare, seguire il seguente percorso: giunti in Piazza Arnaldo (c’è la statua), seguire la freccia “San Cristo”, passando per Piazza Brusato. Entrati in via dei Musei (senso unico), prendere la prima a destra. Dopo una breve salita si sbocca in una piazzetta con il portone d’ingresso al parcheggio. Il ritorno, nella stessa Piazza Arnaldo, è previsto verso le ore 20,00. Le iscrizioni sono possibili fino al 15 maggio. Rivolgersi a: • Missionari Saveriani: 030 3772780 • Signor Luigi Frati: 030 305967 Solidarietà bresciana In aiuto ai lebbrosi saveriani Il santuario mariano di Monte Berico, cuore della città di Vicenza GRUPPO MISSIONARIO GUSSAGO Farmacie e ragazzi del catechismo L’iniziativa ha coinvolto anche alcune farmacie della zona che, contattate per tempo, si sono rese disponibili a posizionare al loro interno alcuni scatoloni nei quali i clienti hanno riposto le bende acquistate. La proposta di raccogliere le bende e il sapone è stata estesa anche ai ragazzi del catechismo, che hanno risposto all’iniziativa con entusiasmo e generosità. Con il prezioso contributo di tutti, sono stati raccolti più di 15 quintali di sapone da bucato e sono state riempite numerose scatole di bende. Il contributo per il pellegrinaggio, pranzo compreso, è di € 35,00 a testa. FESTA DEGLI EX ALUNNI Sabato 12 giugno Cari amici ex allievi, siamo felici di invitarvi nella nostra comunità saveriana di Brescia, per vivere insieme alcune ore nel ricordo del compianto padre Piero Marchesi, nel 29° anniversario della sua morte. La celebrazione dell’Eucarestia sarà presieduta da p. Mario Gallia, che molti di voi conoscono. Ha infatti trascorso qui vari anni insieme a p. Piero. Questo è il programma per il pomeriggio di sabato 12 giugno: Che bello lavorare insieme! Ciò che ha impreziosito l’iniziativa è stato l’aver sperimentato quanto sia bello e arricchente collaborare, all’interno della medesima unità pastorale, con i vari gruppi missionari parrocchiali, assaporando i gustosi frutti che la comunione e la solidarietà portano con sé. Padre Piero Marchesi ore 16,00: arrivo e accoglienza ore 17,00: celebrazione della Messa nella bella chiesa di San Cristo ore 17,45: incontro fraterno Vi aspettiamo numerosi. Potete accedere al nostro parcheggio interno, senza difficoltà. Vi preghiamo di notificare, entro sabato 5 giugno, in quanti parteciperete all’incontro. Tel. 030 3753474; Fax 030 3772781 Padre Mario Gallia i Saveriani di Brescia 2004 MAGGIO CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 281310 - Fax 070 274419 E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094 “Mi sta davvero a cuore” Mamma, capolavoro di Dio el mese di maggio celebriamo la festa della mamma. Ormai è diventata una tradizione. Certo le mamme si meritano molto di più di una giornata di festa in loro onore... La più antica commemorazione del giorno della mamma è mitologica. È iniziata nella Grecia antica, con l’arrivo della primavera, quando si faceva una festa in onore di Rea, madre di tutti gli d é i olimpici. N “Come il bambino, dopo la poppata, dorme tranquillo in grembo a sua madre…” (salmo 130) p. DOMENICO MENEGUZZI, sx Le origini della festa All’inizio del sec. XVII in Gran Bretagna si è iniziato a dedicare la quarta domenica di quaresima alle mamme delle operaie inglesi. In questo giorno le lavoratrici avevano un giorno libero per stare in casa con le loro mamme. Negli Stati uniti d’America i primi suggerimenti per una data si hanno nel 1872 da parte di Julia Ward Howe, autrice del testo dell’inno nazionale. Ma è stata l’americana Anna Jarvis, di Filadelfia, che nel 1907 ha dato inizio ad una campagna per istituire il Giorno della mamma. La signora Anna era entrata in depressione per la morte di sua mamma. Alcune amiche, preoccupate dalla sua sofferenza, ebbero l’idea di perpetuare la memoria di sua mamma con una festa. Anna desiderò che gli omaggi fossero estesi a tutte le mamme. In fretta questa commemorazione si sparse per tutta la nazione ed il presidente Wilson nel 1914 la ufficializzò il giorno 9 di maggio. Un simpatico racconto Pensando alla mamma proviamo un sentimento d’affetto che penetra nel profondo dell’anima. Tutti noi conosciamo e incontriamo tante storie di amore materno che hanno dell’eroico. La giornalista americana Erma Bombeck, famosa per le sue battute spiritose, che nascondono importanti insegnamenti di vita, ha un bel racconto sulla mamma. Racconta che quando Dio decise di creare la mamma, era già al sesto giorno di lavoro e stava facendo ore di straordinario. Quand’ecco comparire un angelo che gli fa: “Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?”. L’Onnipotente rispose: “Sì, ma dev’essere completamente diversa e ha bisogno di tanti particolari. Deve avere, per esempio, un bacio capace di guarire tutto, da una gamba rotta a una delusione d’amore, e sei paia di mani”. L’angelo scosse la testa incredulo: “Sei paia?”. Ha sempre puntato in alto Tonino Milia, papà missionario l 27 febbraio scorso ci ha lasciato Tonino Milia di Monserrato, in provincia di Cagliari, papà del saveriano p. Marco, missionario nelle Filippine. È volato in cielo per l’eternità, verso la casa del Padre. Quella sera Tonino ha detto addio al mondo, alla sposa Rita, ai figli Marco e Mariano, ai numerosi amici e ai suoi missionari di Cagliari. I La sua preghiera “Signore, che sappia morire in silenzio, senza disturbare nessuno e rendimi capace di fare la tua volontà, sempre!”. Queste parole semplici e ricche di fede, sotto forma di preghiera, Tonino le aveva confidate agli amici, pochi mesi prima della sua morte. Avevo conosciuto Tonino sette anni fa. Ho avuto il privilegio e la gioia di averlo accompagnato nel suo cammino spirituale negli ultimi anni di vita. È stata per me un’esperienza forte. Mi ha aiutato a capire come ci si prepara a salire la vetta finale, a entrare nel santuario e a vivere la gioia di stare sempre con il Signore. 8 Lezioni di vita Ti sono riconoscente, caro Tonino, perché con questo tuo con- p. ARDUINO ROSSI, sx tinuo cammino di fede e di speranza, mi hai dato una lezione di vita vera. Nella vita tu hai sempre puntato in alto, hai attraversato l’abisso della morte, giungendo all’ingresso del santuario splendente di luce eterna, dove le braccia del Padre ti hanno accolto in un abbraccio di amore infinito. Il Signore ti ricompensi con il centuplo che lui ha promesso a chi ha donato un figlio alla chiesa e al mondo missionario. Ti conceda il Signore la ricompensa degli apostoli che tu hai sempre aiutato e accompagnato nella loro missione, per l’avvento del Regno. Tonino Milia: il volto sereno di chi vive per la missione Su di te è stato detto tanto; sono stati raccolti innumerevoli ricordi e preziose testimonianze. La tua statura morale si è manifestata ancora più grande e indimenticabile. Vorrei essere capace di riassumere i sentimenti di tutti in una parola sola, semplice e sincera: Grazie! Tutto in una parola Grazie perché sei stato interprete e servitore fedele della pace di Dio in ogni ambiente dove hai lavorato e vissuto. Grazie perché sei stato protagonista intelligente e promotore paziente nel mondo del lavoro; sei stato attento ai cambiamenti; hai suggerito e adottato quelle riforme oneste che credevi urgenti e necessarie. Grazie per averci insegnato che anche oggi il vero cristiano può vivere i valori autentici, condividere le gioie e le speranze, i dolori e le angosce di tutti gli uomini di oggi. Grazie per l’esempio di grande edificazione dimostrato nel tuo lungo periodo di sofferenza. Hai saputo offrirti come vittima gradita al Padre celeste, per la pace nel mondo. Così ti voglio ricordare, pensare e salutare. Sono venuti a trovarci gli alunni e insegnanti di cinque classi della scuola elementare di Guasila. Nella foto, un gruppetto tra i tanti. Hanno trascorso tutta la mattinata con padre Filiberto che ha ravvivato l’incontro con alcuni racconti delle sue tante e affascinanti esperienze missionarie in Indonesia, Sierra Leone e Camerun. I bambini hanno riempito la nostra casa con tanta vivacità e gioia. Siamo contenti di averli ospitati e diciamo loro: “Venite ancora!” Tre paia di occhi… “Il difficile non sono le mani”, disse il buon Dio, “ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere”. “Così tanti?”, si stupì l’angelo. “Proprio così”, disse Dio. “Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda - Che state combinando lì dentro bambini? - anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere tutto quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Il terzo paio di occhi davanti serve per vedere il figlio che si è cacciato nei guai e dirgli, senza pronunciare una parola, che lo capisce e gli vuole bene. E tanti altri particolari ancora”. Una soluzione per tutto L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare un suggerimento al Padre eterno: “C’è troppo lavoro per un giorno solo. Va’ a dormire. Finirai domani!”. Rispose il Signore: “Non posso. Ormai sono a buon punto; ho quasi finito. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei persone con mezzo chilo di carne tritata e riesce a tener fermo sotto la doccia un bambino di nove anni…”. L’angelo girò attorno al modellino di madre esaminandola bene. “È troppo tenera!”, disse poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore. “Tu non hai idea di quello che può fare e deve sopportare una mamma!”. “Sa pensare?”, chiese l’angelo. “Non solo, ma sa fare anche ottimo uso della ragione e sa trovare una soluzione per ogni cosa…”, ribattè il Creatore. …e una lacrima A quel punto l’angelo si accorse di qualcosa sul volto della donna, si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e subito dichiarò: “Qui c’è una perdita!”. Ma il Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una lacrima. Le serve per esprimere gioia e tristezza, soddisfazione e delusione, dolore e solitudine, il magone e l’orgoglio”. “Ma sei davvero un genio!” esclamò l’angelo, complimentandosi. “Hai davvero pensato a tutto!” Con sottile malinconia, Dio aggiunse: “Non ce l’ho messa io quella cosa lì; sono stati i figli…”. È vero. La donna è un’opera stupenda e straordinaria, in tutti i sensi. Tutte le mamme sono un capolavoro di Dio! Le mamme dei missionari poi nessuna se ne abbia a male ancora di più. PREGHIERA A MARIA Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così: Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza. Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia dello Spirito Santo all’interno della famiglia. Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in te la madre, il modello e l’esempio. Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei sentieri della vita. Amen. 2004 MAGGIO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Maria e le speranze del Brasile Riflessioni di un saveriano cremonese Padre Gabriele Guarnieri si trova in Italia per un periodo di vacanza e di studio. Frequenta un corso di formazione in una università di Roma. Qui descrive la situazione del Brasile dove è missionario. a violenza è purtroppo uno dei grandi drammi di questo popolo così ricco di umanità, di fede e di coraggio. Ogni anno muoiono circa 50 mila persone uccise nelle case, nei negozi, per strada, di notte e di giorno. È una cosa molto triste! Il Brasile ha 170 milioni di abitanti. Potrebbero vivere bene, data la grandezza del Paese e la quantità delle risorse. Invece, 20 milioni di persone vivono nella miseria assoluta e 30 milioni di L Padre Gabriele Guarnieri, saveriano cremonese p. GABRIELE GUARNIERI, sx poveri riescono a sbarcare il lunario con un euro al giorno. D’altra parte, una persona su cento è straricca e gode di stipendi, possedimenti e ricchezze enormi. Tra crisi e impegno per il futuro C’è un grande sforzo politico in atto. Il presidente Lula sta cercando di convincere il Brasile che le cose miglioreranno, che il tempo della paura è finito, che il peggio è passato… Sono stati lanciati grandi progetti a favore dei poveri: fame zero, analfabetismo zero, primo impiego per i giovani disoccupati, energia per 2 milioni di famiglie… Tanti si interrogano: si realizzeranno le speranze? Quale modello, quali idee forti fa- Venite alla festa! Domenica 30 maggio gni anno, secondo una tradizione ormai collaudata da molto tempo, noi missionari saveriani invitiamo tutti i nostri amici e benefattori alla festa della riconoscenza e dell’amicizia per tutti i popoli della terra. É un’occasione per rinnovare l’aiuto alle nostre missioni e ai missionari. È anche l’occasione per ritrovare tutti gli amici che sostengono le missioni, con generosità e in ogni modo possibile: attraverso il ricordo frequente nella preghiera, l’affetto sincero, la stima e l’ammirazione, la lettura e la diffusione della nostra stampa missionaria, l’attenzione alle nostre iniziative e il supporto solidale a tanti nostri progetti e realizzazioni. Ricorderemo anche gli amici e i missionari defunti, perché ricevano dal Signore la gioia eterna. O Un pomeriggio intenso Domenica 30 maggio alle ore 8 p. SANDRO PARMIGGIANI, sx 15,30, cominceremo con la santa Messa che sarà presieduta dal giovane saveriano cremonese p. Gabriele Guarnieri, missionario da alcuni anni a Piraju, nel Brasile del sud. Concelebreranno tutti i missionari della nostra comunità. Il glorioso coro di Corte dei Frati, diretto dall’esperto maestro Piero Barbieri, da sempre nostro amico, animerà la Messa con canti polifonici. Alle 16,30 circa, proseguiremo la festa in teatro. Saranno estratti a sorte i biglietti della lotteria e verranno assegnati i premi ai vincitori. I premi che non saranno ritirati prima di agosto 2004 resteranno in palio per altre sottoscrizioni volontarie che si faranno in futuro. Vi aspettiamo! Noi missionari siamo in attesa della vostra partecipazione e vi ringraziamo caldamente. Siamo felici e orgogliosi di avere amici Alcuni premi della lotteria di solidarietà missionaria come voi. Cogliamo l’occasione per dirvi grazie, a tutti e a ciascuno, anche a quelli che per l’età o la malattia non potranno venire di persona, ma ci accompagneranno con la preghiera, l’affetto e la solidarietà. La festa si concluderà, come sempre, con un modesto rinfresco e un fraterno saluto. E così si chiuderà, anche quest’anno, l’iniziativa di solidarietà di Quaresima e Pasqua, “Tutti contro la fame”. A nome della comunità saveriana di Cremona, Benvenuti! Il teatro pieno di gente durante un’edizione passata della festa degli amici Padre Gabriele con la mamma Rina e il nipotino Carlo ranno da locomotiva del Paese nei prossimi anni? Certo, dal punto di vista culturale, artistico e musicale, il Brasile è ricchissimo. Oserei dire che esporta cultura, nutrita da una forte stima di sé e da valori sociali che molti ammirano ed apprezzano. Ma quando pensiamo al livello di istruzione, alla situazione igienica e sanitaria, alle infrastrutture sociali…, allora si capisce perché un Paese come il Brasile, che è al 12° posto nel mondo per il prodotto interno lordo, sia al 72° posto per la qualità della vita. Le famiglie vicine pregano insieme Anche in Brasile, maggio è il mese di Maria e del rosario nelle case. Per cinque anni ho lavorato nella parrocchia di Piraju, con una popolazione di oltre 30 mila abitanti. In parrocchia ci sono circa 300 animatori di quartiere che accolgono nelle case gruppi di persone, la sera durante la settimana, per recitare il santo rosario. La parrocchia prepara un libretto apposta per la meditazione e la preghiera. La presenza di donne e bambini, di giovani e adulti, trasforma le case in veri e propri spazi ecclesiali dove le famiglie della stessa via mettono in pratica la ricchezza dell’ospitalità verso il prossimo e si conoscono di più. Così sentono la gioia di essere chiesa missionaria, popolo di Dio in cammino. Crescono anche nell’impegno di vivere il vangelo con Maria, nel silenzio e nell’ascolto, nella compassione e nella fedeltà, nella dolcezza e nel coraggio. Maria continua a ispirare la chiesa L’esperienza di dedicare il mese di maggio a Maria è diffusa quasi dovunque in Brasile. In questi ultimi tempi sono sorte varie sette evangeliche schierate contro la dottrina e i sacramenti della chiesa cattolica. La tradizione missionaria mariana, però, è diventata ancora più importante ed efficace. Perché chi ama l’Eucaristia, chi rispetta il Papa e chi riconosce la presenza di Maria nel piano di salvezza del mondo, difficilmente si lascia influenzare dalle sette, si distacca dalla religione cattolica o abbandona la comunità parrocchiale. Ancora una volta, come sempre, il sì di Maria a Dio Padre sta illuminando e ispirando i cristiani del Brasile, la nostra chiesa, la vita missionaria e i popoli del mondo intero. PREGHIERA A MARIA Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così: Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza. Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia dello Spirito Santo all’interno della famiglia. Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in te la madre, il modello e l’esempio. Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei sentieri della vita. Amen. 2004 MAGGIO DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Dentro e fuori le mura Vicende di vita in casa saveriana p. CLAUDIO CODENOTTI, sx siamo a maggio! Mentre fervono i preparativi per la Festa dei popoli, evento vivo e coinvolgente del cammino di un anno, la mente va a ripercorrere tanti momenti di questo anno. Dalla finestra della stanza, spaziando oltre il piazzale e il prato, lo sguardo si viene a fermare alle mura che circondano la nostra casa saveriana. E Venendo in casa saveriana potreste venire accolti da qualche …orientale I buchi nel muro Tutto si può dire di queste mura tranne che siano un ostacolo per chi alla nostra casa vuole accedere o per chi voglia dare da dentro uno sguardo sul mondo. Segno di questa apertura, sono quei fori che sembrano addirittura finestrelle per guardare dentro o fuori, o addirittura scalini per chi desiderasse avventurarsi Dentro sì, fuori no! La casa condivisa con tutti ncora una volta le nostre mura, il nostro terreno, la casa stessa dei saveriani erano diventate - anche se solo temporaneamente - occasione per accogliere, per incontrare e per riflettere. Come in ogni altro campo, anche nell’atteggiamento missionario non si cresce né si matura senza sofferenza. A volte si passa anche attraverso la crisi del dubbio. Occorre fare un cammino e passare attraverso varie tappe: ricercare insieme cosa e come fare; cercare di migliorare le cose; guardarsi in faccia e mettersi nei panni di chi mi sta di fronte; vedere in lui un fratello… La missione è l’annuncio evangelico che il Padre ha compassione di tutti i suoi figli. La missione comincia anche da queste cose. A 8 C.C. In casa è primavera “Dentro e fuori le mura”, ormai è primavera. Nel giardino e nel campo di calcio si comincia a vedere qualcuno: ragazzi che giocano, genitori o nonni coi nipotini, gruppi che si ritrovano a passare tempo in compagnia, amici che vengono a fare una chiacchierata con i missionari, benefattori che vengono a visitarci. A noi piace tutto questo via vai. Ci piace condividere questo luogo con tutti. Sul giornale “Missionari Saveriani” ogni mese abbiamo parlato di tante persone che fanno famiglia con noi. Anche la casa ha un ruolo fondamentale per formare e allargare la famiglia: è il luogo in cui tutti si incontrano. La nostra casa sembra quasi guardare la gente, che va e che La comunità saveriana celebra l’Eucaristia nel giardino senza usufruire del cancello principale. C’è anche chi da quei fori, ha visto le meraviglie del nostro orto e ci ha fatto “spesa” notturna, senza trovare barriere di sorta. Queste mura sono proprio un segno di apertura, anche per tanti fratelli - ospiti che a volte fanno fatica a trovare accoglienza in paesi e città che di mura magari non ne hanno. È proprio vero che le mura invalicabili le si costruiscono prima di tutto nei propri cuori, e non viceversa. Le corde intonate “Dentro e fuori le mura”. Queste parole, pur sembrando quasi un titolo per libri romanzati o per libri di spiritualità missionaria, fanno ricordare vicende effettivamente accadute qui da noi mis- All’entrata, la statua della Madonna missionaria offre il suo “Tesoro” viene; sembra partecipare attivamente alle cose che succedono attorno e dentro. Vuole accogliere dovunque; dovunque vuole mostrare i segni della missionarietà: nella piccola chiesa, nei corridoi, nel salone, nelle vetrine, nel parco stesso… Tutto in essa aiuta a sentirci chiamati in causa… la causa della missione. Il via vai dell’estate Anche d’estate la casa non ha tempo per rattristarsi, se mancano tanti amici, perché sono in vacanza. Aumenta invece il via vai dei missionari di passaggio, che sono magari in Italia per un periodo di riposo in famiglia: i nostri missionari del Milanese e anche quelli che a Desio ci hanno lavorato per anni. Un grazie a Desio, dunque, per l’accoglienza fin dai tempi eroici della Villa Tittoni; un grazie a chi ha costruito o collaborato perché questa casa sia tuttora viva e vivace. Un grazie a chi la frequenta: i mille gruppi, i mille giovani, le migliaia di amici. Un grazie a tutti i missionari che ci passano a trovare e che raccontano un po’ della passione che ci accomuna; un grazie al loro affetto per questo ambiente che li ha visti crescere e li ha preparati a spiccare il volo. Il gruppo GDLL - gruppo dei lavori lavoretti - impegna il tempo libero a produrre oggetti per poi offrire il ricavato alla missione di Goma, in Congo sionari. Vicende che al di là di essersi concluse, lasciano invece nella gente che le ha vissute tanti motivi di riflessione e di impegno a continuare su quel cammino di valori genuinamente missionari. Lasciamo ai giornali locali o ad altri strumenti di comunicazione i discorsi sociali e politici. Noi del mensile “Missionari Saveriani”, e voi che vi sentite in comunione con noi, preferiamo dare uno sguardo di simpatia e di solidarietà a quegli avvenimenti che ci hanno visto protagonisti. E perché no, anche trovare occasione per ritoccare le corde del nostro cuore e per vedere se sono intonate sulle parole del vangelo. L’ultimo rifugio per il sacrificio di Abramo Il 2 febbraio, tanta gente incuriosita ci chiedeva che cosa stesse succedendo nella nostra casa. Un migliaio di fratelli non europei si erano radunati sul nostro campo di calcio, per un momento di preghiera in occasione di una loro festa importante. Una festa di sapore biblico, che i fratelli musulmani celebrano in grande stile: “il sacrificio di Abramo”. Per lo più di origine pachistana e da tempo familiari dentro le nostre mura, i loro dirigenti hanno sempre chiesto di essere accolti in strutture cittadine per celebrare degnamente questa festa. E come sempre, sono stati tanti i motivi per sentirsi dire “ci dispiace”, “non possiamo”, “sarà per un’altra volta”. Immancabilmente, ultimo rifugio, pur nella stagione gelida, restava per loro il nostro campo da calcio, non avendo noi altro luogo per accogliere il fervore religioso di così tanta gente. Da anni, grazie a questo gesto di accoglienza è nata amicizia e collaborazione per tanti piccoli eventi. Le buone intenzioni … congelate Il 10 febbraio, fuori le mura ma sul nostro terreno, assistevamo ad un “intervento” da parte del comune per “sanare” una situazione giudicata abusiva e non igienica. Si trattava della presenza non autorizzata di ospiti non italiani: marocchini e gipsy. Le intenzioni di chi aveva autorizzato l’intervento di pulizia erano certamente in buona fede, se questo non fosse stato fatto in un periodo di grande freddo (la notte si arrivò a meno tre gradi!). Mi sarà difficile dimenticare il pianto di un marocchino al quale hanno distrutto la roulotte, la sua abitazione condivisa con un altro. Quando questi tornò, alle 9 di sera come sempre da Milano, dopo dieci ore di lavoro da manovale, non trovò più niente, né cibo, né vestiario e ancor meno il luogo per dormire. Nei mesi precedenti, erano state proprio le autorità a proporre a noi saveriani di ospitare queste persone sul nostro terreno. Quel giorno dalle autorità ci fu detto: “Se sono dentro le mura possono stare; fuori no!”. Difficile capire dove stia la differenza. Ma forse sì: dentro le mura non disturbano la quiete degli occhi di chi passa sulla strada… Tuttavia, dentro o fuori, non cambiava certamente la situazione di queste persone. (continua a lato) CAMPI MISSIONARI ESTATE 2004 2 - 8 agosto: “CARISSIMI”…BEATI VOI Alla suola dei “poveri” per formarci alla missione. Desio-Milano per giovani (18-28 anni). Informazioni: p. Claudio, p. Paolo, sr. Luise mail: [email protected] ; Tel. 0362 630591 e 02 29406786 23 - 29 agosto: SPIRITUALITÀ MISSIONARIA Settimana di spiritualità missionaria. Lamon (TN) per giovani (18-28 anni). Informazioni: p. Carlo, Tel. 041 907261; p. Paolo, Tel. 0362 630591 mail: [email protected] 25 luglio - 1 agosto: VOGLIA DI VIVERE Una settimana di servizio e di fraternità tra i più soli con le saveriane. Ceggia (VE) per giovani (18-28 anni) Informazioni: Lidia, Tel. 02 29406786; Letizia, Tel. 0421 329252 2004 MAGGIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185 E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 “Mi sta davvero a cuore” Mamma, capolavoro di Dio el mese di maggio celebriamo la festa della mamma. Ormai è diventata una tradizione. Certo le mamme si meritano molto di più di una giornata di festa in loro onore... La più antica commemorazione del giorno della mamma è mitologica. È iniziata nella Grecia antica, con l’arrivo della primavera, quando si faceva una festa in onore di Rea, madre di tutti gli déi olimpici. N Le origini della festa All’inizio del sec. XVII in Gran Bretagna si è iniziato a dedicare la quarta domenica di quaresima alle mamme delle operaie inglesi. In questo giorno le lavoratrici avevano un giorno libero “Come il bambino, dopo la poppata, dorme tranquillo in grembo a sua madre…” (salmo 130) p. DOMENICO MENEGUZZI, sx per stare in casa con le loro mamme. Negli Stati uniti d’America i primi suggerimenti per una data si hanno nel 1872 da parte di Julia Ward Howe, autrice del testo dell’inno nazionale. Ma è stata l’americana Anna Jarvis, di Filadelfia, che nel 1907 ha dato inizio ad una campagna per istituire il Giorno della mamma. La signora Anna era entrata in depressione per la morte di sua mamma. Alcune amiche, preoccupate dalla sua sofferenza, ebbero l’idea di perpetuare la memoria di sua mamma con una festa. Anna desiderò che gli omaggi fossero estesi a tutte le mamme. In fretta questa commemorazione si sparse per tutta la nazione ed il presidente Wilson nel 1914 la ufficializzò il giorno 9 di maggio. Un simpatico racconto Pensando alla mamma proviamo un sentimento d’affetto che penetra nel profondo dell’anima. Tutti noi conosciamo e incontriamo tante storie di amore materno che hanno dell’eroico. La giornalista americana Erma Bombeck, famosa per le sue battute spiritose, che nascondono importanti insegnamenti di vita, ha un bel racconto sulla mamma. Racconta che quando Dio decise di creare la mamma, era già al sesto giorno di lavoro Camminiamo insieme Giornata con i familiari dei missionari maggio la comunità saveriana celebra la Giornata dei familiari dei missionari friulani. È sempre un avvenimento sentito e partecipato. Tanti non aspettano che questo giorno per potersi incontrare. A Un incontro desiderato Parecchi genitori o familiari ci 8 D. M. hanno espresso il desiderio di ripetere questo tipo di incontro più volte durante l’anno. Questo ci rende davvero contenti, ma gli impegni pastorali e di animazione missionaria e vocazionale ci tengono impegnati. Alla fine, si fa quel che si può e non sempre ciò che si desidera. Resta comunque vero che si tratta di un Il gruppo dei fedelissimi: per i parenti dei nostri missionari, la seconda domenica del mese ormai è un’abitudine trascorrere alcune ore in casa saveriana. Menù dell’incontro: rosario e Messa, tante notizie dalle missioni e un momento di fraternità e stava facendo ore di straordinario. Quand’ecco comparire un angelo che gli fa: “Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?”. L’Onnipotente rispose: “Sì, ma dev’essere completamente diversa e ha bisogno di tanti particolari. Deve avere, per esempio, un bacio capace di guarire tutto, da una gamba rotta a una delusione d’amore, e sei paia di mani”. L’angelo scosse la testa incredulo: “Sei paia?”. Tre paia di occhi... “Il difficile non sono le mani”, disse il buon Dio, “ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere”. “Così tanti?”, si stupì l’angelo. “Proprio così”, disse Dio. “Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda - Che state combinando lì dentro bambini? - anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere tutto quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Il terzo paio di occhi davanti serve per vedere il figlio che si è cacciato nei guai e dirgli, senza pronunciare una parola, che lo capisce e gli vuole bene. E tanti altri particolari ancora”. Una soluzione per tutto L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare un suggerimento al Padre eter- incontro vissuto con tanto affetto e stima reciproca. Cerchiamo di rimanere in sintonia con tutti i saveriani che lavorano nelle missioni. C’è lo scambio di notizie e degli avvenimenti significativi della nostra famiglia saveriana. Da pochi giorni, ad esempio, sono stati scelti i cinque saveriani che guideranno, per i prossimi quattro anni, tutte le comunità saveriane presenti in Italia. L’importanza del ricordo Sarebbe bello comunicare tante cose di quelle che vengono dette: gioie, problemi, aspettative, preoccupazioni, speranze. La festa è anche un modo per ricordare gli oltre sessanta missionari, “nati” in questa casa, molti dei quali oggi lavorano nelle missioni. L’Eucaristia è il momento culminante della giornata. Ringraziamo insieme il Signore e continuiamo a camminare e a sperare per un futuro migliore per tutti noi e per il mondo intero. Giulio e Taro Agostinis, fratello e papà del saveriano friulano p. Pier, durante la sistemazione del capitello. È una stupenda opera d’arte progettata da Giulio e montata da Taro e dall’amico Franco di Prato Carnico no: “C’è troppo lavoro per un giorno solo. Va’ a dormire. Finirai domani!”. Rispose il Signore: “Non posso. Ormai sono a buon punto; ho quasi finito. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei persone con mezzo chilo di carne tritata e riesce a tener fermo sotto la doccia un bambino di nove anni…”. L’angelo girò attorno al modellino di madre esaminandola bene. “È troppo tenera!”, disse poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore. “Tu non hai idea di quello che può fare e deve sopportare una mamma!”. “Sa pensare?”, chiese l’angelo. “Non solo, ma sa fare anche ottimo uso della ragione e sa trovare una soluzione per ogni cosa…”, ribattè il Creatore. ... e una lacrima A quel punto l’angelo si accorse di qualcosa sul volto della donna, si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e subito dichiarò: “Qui c’è una perdita!”. Ma il Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una lacrima. Le serve per esprimere gioia e tristezza, soddisfazione e delusione, dolore e solitudine, il magone e l’orgoglio”. “Ma sei davvero un genio!” esclamò l’angelo, complimentandosi. “Hai davvero pensato a tutto!” Con sottile malinconia, Dio aggiunse: “Non ce l’ho messa io quella cosa lì; sono stati i figli…”. La donna è davvero un’opera stupenda e straordinaria, in tutti i sensi. Tutte le mamme sono un capolavoro di Dio! Le mamme dei missionari poi - nessuna se ne abbia a male - ancora di più. IL GRUPPO “GIOVANI IN MISSIONE” D. M. Ci sono stati molti incontri in questi ultimi due mesi in casa saveriana. Ragazzi, giovani e adulti si sono avvicendati con una certa regolarità. Tra i tanti mettiamo in risalto il gruppo “Giovani in missione”. Il 14 marzo hanno tenuto il loro sesto incontro. Erano presenti una cinquantina di giovani. Abbiamo conosciuto meglio la chiesa tedesca, grazie al contributo di don Angelo Fabris che per lunghi anni ha diretto una comunità di italiani in Germania. Don Emanuel, sacerdote burundese, ci ha parlato del Burundi, dei problemi e delle speranze di questa giovane chiesa martoriata da continue guerre. In un incontro precedente sono state presentate le possibili esperienze che si possono fare d’estate. Il panorama è vario: Argentina, Brasile, Perù, Burundi, Etiopia e Taiwan sono le mete fuori Europa; Serbia e Romania quelle europee. Si stanno formando i gruppi in funzione della meta prescelta e del tempo a disposizione per il viaggio. L’entusiasmo sta aumentando man mano che si avvicina la partenza. 2004 MAGGIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Lo zelo per la casa di Dio Ricordo così p. Simone Vavassori NATALINO PIRAS Natalino Piras ha pubblicato uno splendido articolo in ricordo del suo professore di Lettere, padre Simone, missionario saveriano morto improvvisamente in Congo il 10 febbraio scorso. Sulla pagina “Uomini e Storie” del giornale “Nuova Sardegna”, egli ha reso l’onore della penna al suo insegnante vissuto nel cuore dell’Africa. Riportiamo i passi più significativi della sua commemorazione. o zelo della tua casa mi consuma. A questa frase, padre Vavassori, si rifaceva spesso negli anni sessanta. Lui, professore di latino nell’Istituto saveriano di Macomer, la diceva evidentemente in latino: Zelus domus tuae comedit me. Aveva un metodo tutto suo per rendere semplice il difficile: lo schema, il quadro d’insieme e poi l’esattezza delle parole. In particolare, nelle traduzioni non bisognava inventare, ma andare a cercare il significato delle parole nel vocabolario. Guai non farlo! Gli errori e il colpevole venivano spubblicati davanti a tutti. L Non inganni il sombrero: padre Simone non è in Messico, ma a Macomer “Tanti i chiamati, pochi gli eletti” All’epoca, quella era una parte del metodo nell’educazione religiosa, una vita fatta di regole e orari rigidi, di apprendimento alla povertà. Gli apostolini, così venivano chiamati gli studenti all’Istituto saveriano, dovevano imparare a diventare missionari, isolati dal resto del mondo. Il mondo della missione è un mondo impegnativo. Bisognava per questo temprare bene coloro che avevano scelto di andarci. I padri saveriani avvertivano sempre che “molti erano i chiamati, ma pochi gli eletti”. Padre Simone Vavassori era funzionale a quel mondo, a quel durissimo romanzo della formazione per tanti ragazzi provenienti da tutte le parti della Sardegna. Il ritornello della “casa” Oltre che insegnante, padre Vavassori era anche organizza- Il dono di perseverare Ci scrive dal Camerun ALESSANDRO BRAI Come ha ricordato il signor Natalino Piras, non tutti i ragazzi hanno continuato sulla via della missione. Diventare missionari è sempre un miracolo della grazia di Dio. È meraviglioso vedere, anche oggi, giovani che dedicano la loro vita alla missione tra le genti. Uno di questi è Alessandro, di Palmas Arborea, in provincia di Oristano. Ci racconta il suo percorso di missionario e chiede la nostra preghiera. vevo 11 anni, al termine della quinta elementare. Attirato dalla simpatia e dallo stile di vita dei missionari saveriani, ho cominciato a frequentare la loro comunità, prima a Macomer e poi a Cagliari. Ricordo ancora con gioia i missionari, che mi hanno sempre sostenuto con il loro esempio. A Due anni ancora Questi primi otto anni di cammino con loro mi hanno aiutato a capire meglio quale progetto 8 Dio avesse in mente per me. Dopo la maturità classica, ho lasciato la nostra bella terra di Sardegna per continuare gli studi e fare il noviziato nella comunità saveriana di Ancona. Il 12 agosto del 2000 sono diventato missionario saveriano con l’impegno di vivere la vita religiosa con i voti di missione, povertà, castità ed obbedienza. Ora sono in Camerun, mentre mi preparo alla consacrazione definitiva e al sacerdozio missionario. Mi restano ancora due an- Alex è lo straniero di questo squadra tutta camerunese I feriti di guerra nell’accampamento di Panzi, a Bukavu in Congo, sono stati aiutati da padre Simone. Nel commento, scritto sul retro della foto (vedi il riquadro sotto), si riconosce ancora vivo quello “zelo” che ha davvero consumato padre Simone. tore degli svaghi e dell’attività sportiva all’interno dell’Istituto. Si passava dalle tombolate per la befana alle recite teatrali sui martiri missionari durante la rivolta dei Boxers nella Cina dell’inizio Novecento. Poi tornava il ritornello: lo zelo della tua casa mi consuma. La casa non era quella lontana lasciata nei diversi paesi di provenienza dei ragazzini attanagliati dalla nostalgia, né era lo stesso Istituto. La casa per cui ci si doveva consumare era ancora più lontana. Era nelle terre di missione. Molti non resistevano. Andavano via già in prima media o in quarta ginnasio, prima di iniziare il noviziato. In pochi sono arrivati a diventare sacerdoti e ad andare missionari in Burundi, in Bangladesh, nel Brasile. Lo zelo per la missione Al tempo di padre Vavassori erano a Macomer anche due saveriani, poi uccisi durante la guerra civile in Burundi: il vicentino Ottorino Maule, che faceva il prefetto, e il friulano padre Aldo Marchiol. E tanti altri missionari passarono per Macomer, pervasi a diverso grado di intensità da quello stesso zelo della tua casa mi consuma. In una lettera dalla missione padre Simone scriveva: “Migliaia sono le persone che mancano di abitazione; migliaia i ragazzi costretti a vivere sulla strada; migliaia i bambini malnutriti; migliaia le vittime di questa guerra assurda. Passando da Natale a Quaresima, la passione del Congo è da intendersi come salita al Calvario di infinite moltitudini. Chissà se ci sarà Pasqua, se verrà il Risorto…”. “DA COSA DERIVANO LE GUERRE?” Alex Brai giovane saveriano sardo, ora in Camerun ni per completare la formazione teologica e diventare sacerdote. Mi ha chiamato pian piano I saveriani hanno la fortuna di parlare di Gesù che ci ama, fino a morire per salvarci. In fondo è questo che mi ha spinto a consacrare me stesso per la missione: andare da chi non ha sentito parlare di Gesù, come gli apostoli. Non posso dire che ci sia stato un avvenimento straordinario o particolare nel quale Dio mi abbia parlato e mi abbia invitato a consacrarmi a lui come missionario. Posso invece dire con certezza che il Signore mi ha chiamato pian piano. I primi anni sono stati importanti come questi che sto vivendo adesso in Africa. Tutti i momenti hanno la loro importanza nel cammino che Dio ha voluto che io facessi. Vi chiedo di pregare per me, perché Dio mi faccia il dono della perseveranza. Restiamo uniti nella preghiera e nell’affetto. La situazione dei militari ruandesi feriti e fuggiti in Congo è disperata dal punto di vista politico, sociale e morale. Sono senza speranza di tornare in Rwanda e senza futuro in Congo, perché invalidi. A volte accusano noi missionari e le suore di mancanza di carità e di assistenza. Io faccio loro presente che è stata una mancanza più grave quella di uccidere civili e militari durante la guerra. Il paradosso è che hanno ucciso cristiani nelle chiese del Rwanda perché appartenenti ad un’altra tribù. Ed ora chiedono aiuti alla stessa chiesa dei missionari che in Rwanda hanno disonorato, diffamato, distrutto. Dice l’apostolo Giacomo: “Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? Bramate e non riuscite a possedere e uccidete, invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra!” (4,1-2). Per uscire da questo circolo infernale Dio ci liberi dal male e Gesù ci dia la sua pace per diventare portatori di pace. INCONTRO DEI FAMILIARI Quest’anno l’incontro annuale dei genitori e parenti dei missionari saveriani si terrà domenica 23 maggio nella casa saveriana di Cagliari, in Via Sulcis 1 Tel. 070 281310, Fax 070 274419 I familiari dei saveriani sono tutti invitati e benvenuti! Le sorelle di p. Dorio e p. Ezio, in duetto, durante l’ultimo incontro dei familiari 2004 MAGGIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SPAZIO GIOVANI Una carovana per la missione Incontri in diocesi di Senigallia l gruppo missionario della diocesi di Senigallia, in collaborazione con i missionari saveriani di Ancona, sta proponendo una serie di incontri di animazione missionaria itinerante per le varie vicarie della diocesi. Il tema proposto è: “Cristiani aperti al mondo: opportunità e valori per la missione che emergono dal contesto attuale”. I Andare incontro agli altri Il percorso è a tappe e si svol- MARIANGELA, STEFANO, p. EMANUELE, sx ge in vari luoghi. Per questo l’abbiamo chiamato carovana. Ci rivolgiamo ai gruppi e agli individui che si impegnano con spirito missionario nelle diverse realtà ecclesiali, sociali e civiche. L’invito è per tutti coloro che hanno nel cuore il desiderio di annunciare Gesù nella vita quotidiana. Perché facciamo questa proposta? La facciamo perché siamo consapevoli che la nostra realtà, anche se piccola e modesta, è Un momento di riflessione e preghiera accompagnato dalle note della chitarra sempre un pezzo di mondo dove le persone di diverse culture ed esperienze hanno valori positivi da condividere con gli altri. Il gruppo missionario diocesano di Senigallia ha perciò scelto questo modo di incontrare la gente: visitando le comunità parrocchiali, viene a conoscere coloro che si impegnano e cerca di sostenerli nel cammino di evangelizzazione. Ogni incontro si svolge in una zona diversa della diocesi. Come gruppo missionario, vogliamo essere noi i primi ad andare incontro agli altri, e incoraggiamo chi vuole partecipare agli incontri a fare altrettanto: andare, muoversi... Cristiani tra la gente I temi che la carovana propone per la riflessione cercano di mettere insieme alcuni problemi attuali e i modi concreti per affrontarli secondo il vangelo. Ogni incontro inizia con un momento di preghiera, in modo da entrare con gli occhi di Gesù nella problematica che si sta per affrontare. Segue la riflessione sul DIARIO DELLA COMUNITÀ Noviziato, un viaggio interiore Cesare è alla fine del primo anno ono un giovane di Salerno, mia città natale. Ho 29 anni. Ho studiato ingegneria meccanica. Tre anni fa ho iniziato il cammino formativo con i missionari saveriani perché voglio consacrare la mia vita alla missione. Ora sto terminando il primo anno di noviziato qui ad Ancona. S 8 Il cammino continua nella comunità Sono soddisfatto del cammino fatto finora. Questa comunità mi ha aiutato a conoscere più profondamente me stesso e la mia personalità: quella che gioisce e soffre, che gioca e si arrabbia e che un giorno si è sentita chiamare da Dio. È un cammino difficile, perché mi chiede di scavare dentro i miei comportamenti e sentimenti. Perciò mi sono stati di grande aiuto la stima e l’affetto sentito nella nostra comunità. Ho potuto conoscere la parte più spontanea di me stesso, quella che sa amare, donarsi con semplicità e lasciarsi guidare da Dio. Questo è il mio modo di affrontare la vita, di gioirne, di sceglierla. Questa è anche la mia forza. So che Dio mi ama e mi chiama Sono arrivato a questa scoperta anche grazie a un cammino spirituale compiuto insieme agli altri compagni di viaggio. Ho capito che Dio mi ama e mi sento da lui amato in ogni momento. Questo sentimento mi aiuta nel mio modo di mettermi in rapporto con il mondo e con le persone; mi aiuta anche a superare i miei limiti e le difficoltà. Ora è importante per me riuscire a vedere la forza e la bontà di Gesù Cristo dietro tutte le persone che mi hanno CESARE D’ANDREA amato. Questa stessa forza e bontà di Dio possono agire anche tramite me, verso tante altre persone che incontro. Credo sia una delle gioie più grandi. La carovana raccoglie tutte le persone interessate alla missione, per crescere nello spirito missionario tema, anche attraverso tecniche di animazione, in modo da aiutare le persone a partecipare, portando il proprio punto di vista. Il primo tema, che ha aperto la serie di incontri, è stato: “I cristiani tra la gente: il mio stile di vita è uguale al tuo?”. Abbiamo preso in considerazione i valori e gli atteggiamenti positivi che chi si ritiene ateo può offrire a noi cristiani su come vivere la nostra fede. Le critiche e accuse dei non cristiani possono diventare per noi uno stimolo a vivere in maniera nuova le scelte concrete della nostra vita di credenti. Sale, lievito e vangelo Un altro dei temi ha come titolo: “Buona Notizia e cattiva comunicazione. Ma è proprio così?”. La chiesa è chiamata a confrontarsi seriamente con i nuovi linguaggi della comunicazione, per coglierne i valori e i pericoli, e utilizzarli per diffondere il Vangelo. Cerchiamo di dare uno sguardo anche alla situazione della chiesa nel mondo, ricordando la frase: “Io non mi vergogno del Vangelo”. La chiesa si trova sempre più in una posizione di minoranza all’interno della società; la sua voce è spesso osteggiata o non presa in considerazione. Questa situazione, all’apparenza svantaggiosa, invita la chiesa a tornare al suo ruolo essenziale: essere “sale e lievito” nel mondo. La parrocchia missionaria Un pensiero particolare va anche ai missionari martiri, che ogni anno celebriamo. Ci ricordano fino a che punto deve arrivare la nostra testimonianza cristiana e la passione per l’evangelizzazione. Un appuntamento importante è stata la veglia dei missionari martiri a fine marzo. Ma un appuntamento ancora più particolare per la diocesi di Senigallia e per le Marche è il Convegno missionario regionale che si terrà nel seminario di Senigallia e che avrà come titolo: “Parrocchia aperta al mondo. La missione aperta al mondo”. Cercheremo stimolare le nostre parrocchie ad avere un’attenzione maggiore nei confronti di chi non vi fa parte, anche con iniziative concrete. A conclusione del ciclo di incontri, pregheremo insieme il rosario missionario e affideremo alla Madonna, la prima evangelizzata ed evangelizzatrice, il mondo e le necessità dei più poveri. SAVERIANI MARCHE UN INVITO A COLLABORARE Cesare, ingegnere meccanico di Salerno, si prepara a essere saveriano Questo mese non abbiamo lettere di confratelli marchigiani da trasmettervi. Purtroppo non ci sono pervenute e perciò non possiamo pubblicarle. Ne approfitto per rivolgere un invito a tutti voi amici e, soprattutto, parenti dei saveriani e delle saveriane originari delle Marche. Tra le lettere e le fotografie che i nostri missionari e le missionarie vi inviano e nelle quali raccontano la loro attività in missione, forse ce n’è qualcuna che può essere interessante far conoscere agli altri amici dei saveriani. Anche questo può essere un modo concreto per vivere uno stile di famiglia e per far conoscere a tanti quello che avviene nelle nostre missioni. Vi saremo dunque riconoscenti se vorrete inviare una copia di questo materiale - ripeto: lettere e fotografie - presso la nostra comunità saveriana, per posta oppure per E-mail. Vi promettiamo di restituire gli originali delle fotografie e delle lettere, perché sappiamo che per voi sono documenti preziosi, dopo averli memorizzati al computer. Grazie. Missionari Saveriani Via del Castellano 40 - 60129 Ancona E-mail: [email protected] 2004 MAGGIO PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 990011 - Fax 0521 960645 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Il Museo saveriano dei popoli Per conoscere le culture del mondo All’interno della Casa Madre di Parma sono ospitati il museo cinese e quello etnografico.Vi lavorano tre saveriani: p. Emilio Iurman è direttore; p. Domenico Dilani coordina le attività; p. Stefano Coronese accompagna i visitatori, di cui ci parla in questa pagina. adre Emilio Iurman, direttore dei due musei saveriani, sta facendo la classificazione informatica del patrimonio artistico ed etnografico. È un lavoro paziente, che si svolge dietro le quinte. Nello stesso tempo, cerchiamo di migliorare la presentazione degli oggetti del museo, per rendere più facile e più ampia la visione da parte dei visitatori. A me è stato dato l’inca- P rico di accogliere i visitatori e di fare loro da guida. Dopo questi primi sei mesi di esperienza posso tracciare un piccolo bilancio. Un museo per tutti Al museo vengono persone delle più svariate categorie e di tutte le età; persone singole o a piccoli gruppi. Spesso sono cittadini di Parma oppure temporaneamente residenti in città, come gli studenti universitari. Altre volte è gente di passaggio, turisti, pellegrini, conoscenti. Anche dalla provincia e dal resto d’Italia ci sono presenze significative; talvolta anche studiosi e ricercatori dall’estero. Le comitive sono costituite da gruppi parrocchiali che vengono a visitare i luoghi dove è vissuto p. STEFANO CORONESE, sx il beato Conforti e abbinano la visita al museo. Ma ci sono state anche una quindicina di scolaresche, dalle elementari alle superiori, e gruppi culturali e di anziani che includono nei loro programmi di attività la visita ai musei. Perché vengono Gli studiosi e i ricercatori visitano i nostri musei per un evidente bisogno di approfondimento. Qualche direttore di museo estero vuole vedere come è attrezzato il nostro, con che criterio sono esposti i pezzi. I turisti vengono per conoscere tra i monumenti e i musei della città, anche quello saveriano d’arte cinese. Alcuni sono spinti da semplice curiosità. A Parma, la cappella dei martiri Nel cuore della Casa Madre dei saveriani l centro del primo piano della Casa Madre c’è una sala speciale, uno dei luoghi più intimi e significativi per i missionari saveriani. Non esiterei a definire questo luogo il cuore della comunità di Parma. Si chiama cappella dei martiri, perché vi erano conservate le reliquie dei martiri, ora riposte tra le Memorie confortiane, sempre al primo piano. A Il cuore della comunità Il santuario Conforti, a pian terreno, è una porta aperta sulla città, sulla chiesa e sul mondo; è il luogo dove la mano del missionario si allunga a incontrare le mani degli uomini che, nello stringerla, trovano gioia, speranza e senso alla vita; mentre donano a noi missionari l’appoggio e il calore dell’amicizia. Il beato Conforti proprio questo 8 aveva desiderato! La cappella dei martiri, invece, è il santuario dei testimoni, di coloro che hanno mostrato nel mondo il volto e la parola di Cristo con la loro vita. È il luogo dove più volentieri i missionari tornati dalle missioni passano il tempo in silenziosa preghiera. Che significato ha questo silenzio? È un silenzio ricco di racconti e di esperienze; è una preghiera intensa che sgorga dal cuore. È il momento del ritorno a quel punto di origine che ci ha generato come apostoli. Da qui siamo partiti, spinti dall’amore e dal desiderio senza limiti di portare la Buona Notizia agli uomini. Andate in tutto il mondo La cappella dei martiri è un luogo caro ai saveriani anche perché da qui mons. Conforti ha inviato i primi missionari. Qui La cappella dei martiri, in Casa Madre a Parma; fratel Bartolomeo Gelsomini medita la Parola di Dio Una rappresentanza della scuola “Racagni” in visita al museo p. GANRIU, sx sono nati i nostri ideali e i nostri impegni di vita; qui abbiamo imparato la parabola del buon seminatore e quella del seme che cade tra le zolle e muore per portare frutto. Sul soffitto a cassettoni si leggono alcune scritte in latino. Sembrano formule di un giuramento. Sono parole non facili da commentare, quasi incise nella nostra carne e da proclamare con la vita: Costoro hanno piantato la chiesa con il proprio sangue: hanno bevuto il calice del Signore. Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo ad ogni creatura, e sarete miei testimoni fino ai confini della terra. Cristo regna, Cristo impera, Cristo vive. • • • Come un caminetto... Ricordo con nostalgia il caminetto della casa dei nonni. Sul frontespizio erano incise le parole “Aleat ut ardeat” - alimenta perché arda. La cappella dei martiri mi ricorda proprio quel caminetto, dove bruciano i ceppi di una comunità piena di calore. In questo luogo inizia la nostra giornata con la preghiera del mattino e la Messa; qui si conclude con il vespro alla sera. Nella preghiera ricordiamo sempre tutti quei testimoni partiti da qui, che ora dedicano le loro energie per l’avvento del Regno o che già riposano nella pace eterna del cielo. Molti parmensi, soprattutto avanti in età, scoprono con sorpresa che la loro città possiede un museo di questo tipo: non se n’erano mai accorti, pur vivendo qui da una vita… Alcuni anziani, dei pensionati diurni, qui trascorrono un’ora diversa. I familiari dei missionari, quando vengono a trovare i loro congiunti, ne approfittano per conoscere meglio le terre dove lavorano i saveriani. Le scolaresche infine, condotte dai loro insegnanti, completano il lavoro svolto in classe. prendono nelle lezioni a scuola. Per le scuole, la conoscenza dei popoli avviene attraverso la geografia, la storia e naturalmente l’arte. In questi casi, la visita è per settore, breve e concentrata su alcuni aspetti soltanto. Ciò permette agli alunni di tornare per conoscere un altro Paese o approfondire un altro argomento. Tra i temi affrontati ci sono i seguenti: il valore dei simboli, la Cina dall’arte all’attualità, il significato della missione tra i popoli… Commenti favorevoli Con quasi tutti i visitatori il discorso continua anche dopo la visita. Le loro reazioni sono entusiastiche; le critiche e i suggerimenti utili e costruttivi. Alle scolaresche, al termine della visita, distribuiamo un piccolo questionario. Gli insegnanti, al momento della prenotazione, ci comunicano l’obiettivo didattico che desiderano conseguire. Stabiliscono essi stessi la tematica da presentare, che poi ri- Esigenze e richieste Sono almeno due per ora le esigenze emerse. Sentiamo il bisogno di un piccolo libro-guida del museo; non tanto dei pezzi esposti, ma soprattutto delle piste di riflessione e di approfondimento su argomenti specifici, soprattutto per il mondo della scuola. Ci vorrebbe anche un piccolo ricordo, magari una riproduzione di un oggetto esposto in museo, da tenere come souvenir. LA GIOIA DELLA GUARIGIONE p. PIERGIORGIO MOIOLI, sx Che gioia quando un missionario, colpito da gravi problemi di salute, guarisce e riprende la vita normale! Come in Fratel Dario intrattiene p. Giovanni, ogni famiglia, a volte capita convalescente che qualcuno sia costretto a letto, oppure debba subire qualche operazione chirurgica. Con lui, patiamo tutti noi che seguiamo e condividiamo la situazione di sofferenza del confratello malato. Esattamente come fanno i familiari. E quando un confratello, ristabilito in salute, riparte per la missione o torna alle proprie attività, anche noi guariamo con lui. Tutto questo è accaduto con la guarigione di p. Giovanni Casonato, un saveriano padovano, per tanti anni missionario in Indonesia. Abbiamo sospirato parecchio con lui, quando tossiva, quando aveva il volto sofferente, quando era stato ricoverato all’ospedale. Ora gioiamo con lui, di tutto cuore. I medici ci dicevano che avevano dovuto fare su di lui un intervento …da manuale, tanto era difficile e complesso! L’intervento, grazie ai medici e grazie a Dio, è ottimamente riuscito. Dopo il periodo di convalescenza, padre Giovanni è ora tornato in mezzo a noi, in buona salute. Gli auguriamo di tornare al lavoro e di continuare a fare della sua vita una missione, come ha sempre sognato. Noi abbiamo condiviso con lui momenti di ansia; adesso condividiamo la gioia e i sogni per il futuro. Grazie, padre Giovanni, per la gioia che ci hai procurato con la guarigione. Portaci nei tuoi sogni! 2004 MAGGIO PIACENZA 29100 PIACENZA PC - Stradone Farnese, 11 Tel. 0523 321710 - Fax 0523 320804 E-mail: [email protected] - C/c. postale 12252292 Il bello delle stelle africane Quando il pallone entra in rete Padre Lino Maggioni, all’età di 70 anni è tornato nella missione del Burundi. Ha avuto un bel coraggio. Ma il missionario è fatto così. Difficile cambiarlo! sento come quel pesce M irosso che una mano amica ha rimesso nel vaso dell’ac- Padre Lino Maggiolini, ora in Burundi qua. Sento che persone, ritmi, ambiente circostante mi si confanno meglio di quelli dell’Italia del nord. Sarà una resa, demenza senile? Non lo so. Sento solo che lo sforzo richiesto è più consono alla mia cilindrata. E i bisogni li vede anche un cecuziente. Questo primo articolo è sulle attività del centro giovani di Kamenge, dove vivo e mi abituo alla missione. In fuga dalla realtà “Dopo le guerre etniche, ora corriamo il pericolo di combattere guerre di religione”. Lo diceva un giorno un vescovo di quelli che vedono lontano. Di fatto, i dati statistici del 2002 relativi alla capitale del Burundi segnalano il cambiamento di tendenza. La popolazione che, prima delle guerre etniche degli anni novanta, sembrava decisamente orientata verso il cristianesimo, ora si presenta come un caleidoscopio di p. LINO MAGGIONI, sx religioni e sette. Nei quartieri nord della capitale, che assomigliano tanto a delle bidonville, sono state recensite 110 sette religiose, dai nomi più provvisori. Sorgono in tutti gli angoli. Basta una capanna un po’ più ampia. Dentro, tutti cantano come delle ninne nanne, quasi varcassero la soglia dell’arcano che è oltre le tante speranze deluse. Aumentano i musulmani Sollecitati da p. Claudio Marano, i giovani del centro di Kamenge si sono chiesti che cosa fare per attraversare i fossati religiosi che dividono anche i giovani. Qualcuno di loro aveva dato un suggerimento: “Perché non lanciamo un concorso di corali musicali? Così teniamo viva la speranza che domani sarà meglio di oggi”. L’iniziativa ha avuto successo. Ogni anno, a maggio, si ripete. Purtroppo i musulmani riman- Un simpatico racconto Mamma, capolavoro di Dio a giornalista americana Erma Bombeck racconta che quando Dio decise di creare la mamma, era già al sesto giorno di lavoro e stava facendo ore di straordinario. Quand’ecco comparire un angelo che gli fa: “Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?”. L Una creatura diversa L’Onnipotente rispose: “Sì, ma dev’essere completamente diversa e ha bisogno di tanti particolari. Deve avere, per esempio, un bacio capace di guarire tutto e sei paia di mani”. L’angelo scosse la testa incredulo: “Sei paia?”. “Il difficile 8 “Come il bambino, dopo la poppata, dorme tranquillo in grembo a sua madre…” (salmo 130) non sono le mani”, disse il buon Dio, “ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere”. “Così tanti?”, si stupì l’angelo. “Proprio così”, disse Dio. “Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda - Che state combinando lì dentro, bambini? - anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere tutto quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Il terzo paio di occhi serve per vedere il figlio che si è cacciato nei guai e dirgli, senza pronunciare una parola, che lo capisce e gli vuole bene. E tanti altri particolari ancora…”. Una soluzione per tutto L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare un suggerimento al Padre eterno: “C’è troppo lavoro per un giorno solo. Va’ a dormire. Finirai domani!”. Rispose il Signore: “Non posso. Ormai sono a buon punto; ho quasi finito. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei persone con mezzo chilo di carne tritata e riesce a tener fermo sotto la doccia un bambino di nove anni…”. L’angelo girò attorno al modellino di madre esaminando- p. DOMENICO MENEGUZZI, sx la bene. “È troppo tenera!”, disse poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore. “Tu non hai idea di quello che può fare e deve sopportare una mamma!”. “Sa pensare?”, chiese l’angelo. “Non solo, ma sa fare anche ottimo uso della ragione e sa trovare una soluzione per ogni cosa…”, ribattè il Creatore. ... e una lacrima A quel punto l’angelo si accorse di qualcosa sul volto della donna, si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e subito dichiarò: “Qui c’è una perdita!”. Ma il Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una lacrima. Le serve per esprimere gioia e tristezza, soddisfazione e delusione, dolore e solitudine, il magone e l’orgoglio”. “Ma sei davvero un genio!”, esclamò l’angelo complimentandosi; “hai davvero pensato a tutto!” Con sottile malinconia, Dio aggiunse: “Non ce l’ho messa io quella cosa lì; sono stati i figli…”. È vero. La donna è un’opera stupenda e straordinaria, in tutti i sensi. Tutte le mamme sono un capolavoro di Dio! Le mamme dei missionari poi - nessuna se ne abbia a male - ancora di più. Padre Claudio Marano con un gruppo dei giovani del centro di Kamenge gono tagliati fuori, perché loro non usano cantare nelle loro assemblee. Dopo le guerre del ‘93 e del ‘96, il numero dei musulmani si è ingigantito. Rappresenta ormai il 20 per cento della popolazione. La loro espansione è sostenuta dagli arabi del petrolio. Ai quattro angoli della città, gli amplificatori dei minareti ritmano la vita con la preghiera ad Allah. Si ha l’impressione che in questa città tutti quanti siano in fuga verso un misticismo rarefatto. Il calcio che funziona Padre Claudio e i suoi giovani si sono detti: “I musulmani giocano comunque a calcio. Perché allora non organizziamo il campionato di calcio dei quartieri nord della capitale? Il calcio può ricordarci che Dio è il Creatore di tutti: dei cristiani e dei musulmani. Dio ha creato il mondo che noi uomini stiamo distruggendo. Il campionato di calcio è un banco di prova per recuperare qualcosa di quella pace che la guerra ha portato via dalle nostre colline”. Anche i musulmani hanno detto subito di sì. Quindici squadre di parrocchie cattoliche, chiese protestanti, moschee musulmane sono scese in campo. I beduini guardano le stelle A metà torneo, la sorpresa. Tutti hanno accettato l’invito di p. Claudio ad incontrarsi. Quell’incontro è diventato la prova del nove della pace. Tutti hanno ringraziato tutti di essersi scoperti fratelli, anche se di religione diversa. “Giocare insieme, fa bene a tutti”. Tra gli imam in camice bianco, quello che sembrava attirare il rispetto degli altri capi di moschea, ha messo la ciliegina sulla torta della fraternità: “Questo torneo richiama la saggezza di un proverbio arabo: i beduini del deserto guardano il cielo stellato e vedono che la differenza è bella. Nelle notti senza stelle, tutto è uguale e si addormentano tristi”. Gesti di umile gente Due laici missionari, una giovane di Trento e un giovane di Piacenza, spettatori delle partite, hanno commentato: “Per noi che sappiamo come vanno le storie di calcio in Italia, questo torneo è un bell’esempio di correttezza”. A volte la missione del vangelo si nutre anche di gesti umili di gente umile. PREGHIERA A MARIA Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così: Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza. Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia dello Spirito Santo all’interno della famiglia. Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in te la madre, il modello e l’esempio. Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei sentieri della vita. Amen. 2004 MAGGIO PIEMONTE e LIGURIA 16156 GENOVA PEGLI GE - Viale Modugno, 39 Tel. 010 6969140 - Fax 010 6967910 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00303164 La Madonna della misericordia Sestri e i missionari guardati dall’alto nch’io ho avuto la gioia di essere tra i tanti missionari che salparono dal porto di Genova. Nel dicembre 1979, dopo aver pernottato nella comunità saveriana di Pegli, mi sono imbarcato con destinazione Santos in Brasile, dove sono arrivato A Il santuario sembra quasi arrampicarsi sulla collina dopo 15 giorni di navigazione sull’oceano Atlantico. L’ultimo scorcio di terra ligure che tutti i viaggiatori potevano osservare era il monte Gazzo, dove sorge il santuario della Madonna della Misericordia. Il tempio è di fronte al porto. Si può dire che la Madonna della Misericordia ha accompagnato con il suo sguardo e la sua protezione le migliaia di missionari che hanno lasciato la propria terra per raggiungere quella di missione. Ha protetto i suoi figli Il rettore del santuario, don Pietro Ravecca, spiega che gli abitanti di Sestri hanno dedicato alla madre di Misericordia il luogo dove da secoli si ritrovano in preghiera, dove sono saliti innumerevoli volte in pellegrinaggio e in tempi di calamità (pestilenze, terremoti, guerre). Hanno supplicato la santa Vergine di intercedere presso Dio affinché ponesse fine ai flagelli. I sestresi vissuti negli anni della seconda guerra mondiale sono fermamente convinti che Sestri, nonostante i suoi cantieri, il p. MARIO TOGNALI, sx proiettifìcio e le industrie, è stata preservata dai bombardamenti grazie alla protezione della Madre di Misericordia, che da monte Gazzo ha custodito i suoi figli. In origine, una croce A differenza del santuario della Madonna della Guardia, eretto sopra un monte vicino dopo l’apparizione nel 1490 al pastore Benedetto Pareto, quello della Misericordia non sorse per un evento straordinario. Tutto ebbe inizio nel 1645, allorché il parroco don Giovanni Maccione decise, con autorizzazione della curia, di erigere sulla vetta del Gazzo una grande croce di legno ben visibile dalle ville sottostanti. L’intenzione era quella di porle sotto la divina Maestà perché liberasse il luogo dalle tempeste, perché rappresentasse per chi la guardava un richiamo alla preghiera e un invito a cercare le cose di lassù e per fare del monte una meta di pellegrinaggi. La terribile peste La croce rimase per circa 12 anni, poi fu rimossa per mettere Dare senso al futuro Gli amici ci scrivono Padre Giuseppe Dovigo scrive da Goma, in Congo, al rettore della comunità saveriana di Genova Pegli, p. Antonio Benetti. aro p. Antonio, un grazie a te e a tutta la comunità per il dono di 1.000,00 euro ricevuto in questi giorni. Ho osato chiedere a voi la carità e voi avete avuto coraggio nel donare questo contributo per la C 8 p. GIUSEPPE DOVIGO, sx nuova parrocchia e per una piccola comunità di base. L’aiuto più indispensabile è far crescere la comunità come un luogo di riferimento nell’annuncio del vangelo e nella pratica dell’amore fraterno. Mi trovo a Bukavu da una settimana, per partecipare ai funerali del compianto p. Simone Vavassori, nostro superiore religioso deceduto improvvisamen- Padre Giuseppe Dovigo con i giovani del gruppo vocazionale di Goma te lo scorso 10 febbraio, e per tre giorni di assemblea con tutti i saveriani che lavorano in Congo. Padre Simone ha lasciato un grande vuoto nella nostra comunità missionaria. Ora dovremo fare scelte di qualità e di quantità. Siamo rimasti in pochi: prima della guerra civile eravamo 80 saveriani; ora siamo solo 42, molti dei quali sessantenni. Nella missione di Goma le attività della quaresima hanno avuto per tema il rispetto della persona come uomo e donna, immagine di Dio. Il popolo africano segue ancora una tradizione tribale di gruppo, e le tragedie della guerra hanno evidenziato in modo drammatico il disprezzo per la vita umana. Bisogna ricreare la persona, dare il senso del futuro, nella chiamata e nell’impegno per un mondo nuovo. Solo così il Cristo risorto potrà porgere il saluto della pace a questa nazione. Di nuovo, grazie di cuore a te e a tutta la comunità saveriana di Pegli. Chiedo a voi e ai lettori il ricordo nella preghiera. una statua della Madonna della Misericordia. Il motivo era la peste che stava facendo vittime in tutta la riviera. Scrive don Ravecca nella storia del santuario: “Il contagio che nel 1630, decritto dal Manzoni, aveva decimato la popolazione milanese e che aveva appena sfiorato il territorio della Serenissima repubblica di Genova, nel 1656 esplose con una moria tale da farne la peste più terribile della storia genovese. Nella sola Genova vi furono 60.000 vittime; sopravvissero solamente 10.000 persone. Dopo numerose iniziative, processioni e richieste, il capitano del popolo di Sestri, il magnifico Giacomo Giustiniani, il 14 luglio 1660 inoltrò una petizione alla Serenissima repubblica di Genova per la costruzione di una chiesetta. La richiesta fu approvata poi a maggioranza dal Senato nell’ottobre dello stesso anno. Patrona dell’aeroporto Il tempio, quindi, fu il frutto della devozione del popolo genovese afflitto dalla peste, da catastrofi e da guerre. Nel corso dei secoli, alla guida del santuario si avvicendarono diversi sacerdoti e congregazioni religiose. Tra queste spicca quella dei La Pentecoste: affresco della navata, all’interno del santuario padri Passionisti che realizzarono il desiderio del loro fondatore, san Paolo della Croce: far risiedere i propri religiosi nel santuario del monte Gazzo, non avendo potuto egli stesso attuare il sogno di starci come Eremita. Dopo alterne vicende, la cappella e la casa attigua sono ritornate alla diocesi di Genova che nomina un rettore, responsabile della pastorale mariana del santuario. La Madonna della Misericordia, patrona dell’aeroporto di Genova “Cristoforo Colombo”, continua a proteggere i numerosi pellegrini e passeggeri che s’imbarcano sulle navi e sugli aerei diretti nelle più svariate direzioni del mondo. PREGHIERA A MARIA Mamma del cielo, Signora dell’America Latina, il tuo sguardo, la tua carità vengono da Dio; il colore della tua pelle è il colore dei popoli del mondo. Vergine santissima, tanto serena, Signora di questi popoli tanto sofferenti, protettrice dei piccoli e degli oppressi, diffondi su di noi il tuo amore. Diffondi sui popoli la tua luce; ai poveri mostra il tuo Gesù; al mondo intero porta la tua dolcezza di Madre. A chi ha tutto insegna a condividere; a chi ha poco insegna a non perdere il coraggio e aiuta la nostra comunità a camminare in pace. Diffondi la speranza su di noi; insegna alla comunità a parlare di Dio. Risveglia il cuore dell’indifferente; insegna che la giustizia è condizione per costruire un mondo più fraterno. E aiuta il nostro mondo a conoscere Gesù. Amen. 2004 MAGGIO REGGIO CALABRIA 89055 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Vento di terre lontane Congo: la voglia di rivedersi CARI AMICI acero di maggio In questo num rile za riconoscen cogliamo con e Piergiorgio su dr flessioni di pa i del vuta da amic ce ri a er tt le Mauna la e ar mo onor ll’eCongo. Voglia de la el st , ia Mar dre di Gesù: e. vangelizzazion tto la amo con affe di or ric Infine, ragArrigo, che ha con signora Maria e, va ti ora defini ne giunto la dim io un m co la pla Maria, contem à. santa Trinit d’amore della p. Pierluigi, sx Calabria, doM eravigliosa ve lo sguardo incontra ad ogni istante visioni di bellezze che fanno cantare il cuore. Al mattino è l’Etna che mi saluta con lo splendore delle sue pendici. La chiostra dell’Aspromonte incornicia lo spettacolo del mare, sempre cangiante, lieto e triste, come la vita. Poi incontri la gente, entri nelle loro case e scopri tesori di bontà e storie dolorose. Vi trovi le tracce di Dio, perché il Signore è sempre con noi: una carezza costante, un tepore materno che ci avvolge. p. PERGIORGIO LANARO, sx Una lettera da Kigulube All’improvviso giunge una raffica di vento. Arriva da lontano, dalla foresta che sorge oltre il deserto africano. Viene da un villaggio ben noto del Congo, visitato tante volte nei safari che mi portavano fino alla zona sud della missione di un tempo. Kigulube: 80 fiumi, 8.000 chilometri quadrati, 80.000 abitanti, 8 milioni di alberi - come dicevo allora. Per giungere a Nyakibizi bisogna attraversare il fiume, facendo attenzione a non scivolare sulla trave che congiunge le due rive. È da quel posto che arriva la lettera: “Padre Giorgio, noi, comitato del settore di Kigulube ci Piergiorgio Lanaro siamo riuniti a Nyakibizi. Durante la riunione abbiamo discusso sul modo di rilanciare le comunità all’interno della nostra parrocchia”. Ci hai dimenticati? Li rivedo i miei amici, i fedelissimi di tante giornate che trascorrevamo insieme per ascoltare le storie antiche ed eterne, quelle che ci raccontano i testimoni Marco, Matteo, Luca, e che essi avrebbero poi riferito nei loro villaggi. Nei primi anni avevamo sognato di ripristinare le strade e rendere più facili gli spostamenti. Una lunga guerra contro i fiumi che ad ogni pioggia distruggevano i ponti improvvisati e abbattevano gli alberi ostruendo il passaggio. Scoprii la gioia della fatica condivisa e dell’accoglienza ancora più festosa, la lunghezza della strada e la soddisfazione dell’arrivo. Riprendo a leggere: “Vorremmo incontrarti in un luogo dove possiamo giungere, così che tu possa parlarci direttamente. E perché ci hai dimenticati? Abbiamo avuto le tue istruzioni sui vangeli, ma ci manca ancora il corso su san Giovanni. Perché Maria dell’evangelizzazione È luce per un nuovo cammino nuovo cammino. In Lei gli infermi e i sofferenti, gli anziani e i giovani, gli umili e gli ultimi della terra trovano un rifugio sicuro e la grazia di scoprire un rinnovato senso della vita. Perciò vogliamo che Maria sia la stella dell’evangelizzazione che cammina con noi. al mattino della PenM aria, tecoste, ha sostenuto con 8 la preghiera l’inizio dell’evangelizzazione intrapresa dagli apostoli sotto l’azione dello Spirito Santo. Con la sua costante protezione continua a guidare anche oggi, in questi tempi di apprensione e di speranza, i passi della chiesa che, docile al mandato del suo Signore, si spinge con la lieta notizia della salvezza verso i popoli e le nazioni di ogni angolo della terra. È Lei che orienta le nostre scelte di vita, che ci conforta nell’ora della prova, affinché fedeli a Dio e all’uomo, affrontiamo con umile audacia i sentieri misteriosi del cuore umano, per recare alla mente e al cuore di ogni persona l’annuncio gioioso di Cristo Redentore dell’uomo. Perciò Maria è la stella dell’evangelizzazione, che cammina con noi. p. PIERLUIGI FELOTTI, sx La Madonna della strada Maria, guida della chiesa Contemplando Maria, sentiamo l’invito a riempire le giare con l’acqua delle nostre aridità, certi di gustare il vino nuovo della comunione contenuto negli otri nuovi dell’amore. Per questo, la Chiesa sempre si è lasciata guidare da Maria, madre e maestra nella preghiera e nell’evangelizzazione. Per ogni persona in cerca di verità, è diventata la guida migliore verso il vangelo di Gesù, luce per un Modello di amore Maria conosce le croci della gente, soprattutto dei giovani d’oggi, in Italia, in Europa e in altre parti del mondo. Lei riesce a nominarle. È importante che sia Lei a pronunciare il nome cristiano della maledizione della croce: l’amore. Ogni giovane deve lottare per rendere la croce manifestazione dell’amore di Dio per l’umanità! Auguro tutto il coraggio, l’entusiasmo e soprattutto la capacità di pensare, con i giovani, al sorgere di un giorno nuovo. Perciò crediamo che Maria sia la vera stella dell’evangelizzazione che cammina con noi. Quasi come il ponte sullo Stretto… guai a perdere l’equilibrio! te ne rimani in Italia, invece di venire qui a sostenerci?”. sentori di pace, i cristiani stanno per ricominciare da capo. Gli artigiani della chiesa È vero, negli anni trascorsi insieme abbiamo riflettuto sui vangeli sinottici, che poi nelle 57 comunità cristiane i catechisti spiegavano agli alunni in due lezioni settimanali. Così si preparavano al battesimo nella veglia pasquale. Sono passati nove anni dall’ultimo saluto! Gli amici sono ancora là, stretti dall’impegno assunto con la loro gente, che li ha scelti per essere guidati nella vita di ogni giorno. Sono gli artigiani umili e preziosi che fanno vivere la chiesa di Dio nel vasto Congo, dove da otto anni imperversa la guerra civile, con il suo corteo di stragi e devastazioni. Parecchi fra loro ne sono stati travolti; quasi tutti hanno dovuto fuggire per salvare la famiglia. Della chiesetta centrale, mi scrive Enrico, “non è rimasta pietra su pietra”. Da otto anni non ricevono la visita di un prete. Ma adesso, ai primi Una sola grazia Nomi familiari che mi portano lontano. Scrivono: “Il proposito nostro è questo: desideriamo rivederti. Magari potresti venire fino a Shabunda”. Shabunda, la parrocchia più vicina, dove i saveriani sono sempre presenti, dista più di 250 chilometri da Kigulube. La regione del sud Kivu è grande quanto mezza Italia. Ma i nostri amici non temono le distanze. Alla fine della lettera leggo le firme dei responsabili: Agostino, il guardiano della zona orientale; Enrico, assetato di Dio e da qualche mese scelto a guidare la zona centrale. E dietro a loro volti e immagini, sorelle e fratelli amati, protagonisti dell’eterna avventura missionaria che interpella ognuno di noi. Con loro siamo una sola cosa. Ma tu Signore, mi concederai la grazia di ritrovarmi insieme a loro? ADDIO, SIGNORA MARIA L’amica e collaboratrice Maria Panuccio in Arrigo ci ha lasciati all’età di 78 anni. Era sposata con Pietro da ben 52 anni. Di lei, la testimonianza più bella e veritiera viene dallo sposo, che afferma con affetto: “Ci siamo intesi dal primo momento e abbiamo passato una vita in piena armonia. Lei è partita contenta di me, io sono stato sempre contento di lei. Maria era di una grande semplicità, naturalezza e attenzione verso gli altri. Non ha mai considerato nessuno cattivo; ha creduto alla bontà di tutti. Intuiva le piccole necessità di una persona e, per quanto poteva, vi provvedeva subito”. Il marito Pietro ha dettato la seguente frase per l’annuncio della morte della sua Maria: “Grazie, Signore, per avermi data la vita. Accogli nel tuo Regno quest’anima pentita”. Anche noi ringraziamo il Signore per questa vita donata all’umanità, alla chiesa e alle missioni. Il Signore sostenga con la fortezza della fede i familiari tutti e accolga la sua anima nella gioia eterna. Una poesia del signor Pietro sembra tratteggiarne lo spirito con cui Maria è vissuta. Solo alcune righe: Fa sì che la tua venuta, Signore, risvegli le anime e tocchi i cuori non più contrasti, non più guerre ma solo pace e tanto amore. Pace, sì pace ai popoli in guerra aiuto a chi ha tanta fame e i nostri cuori sian pieni di gioia e pronti sempre a stender le mani. (Pietro Arrigo) Maria Panuccio in Arrigo 2004 MAGGIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Il bello delle stelle africane Quando il pallone entra in rete Padre Lino Maggioni, all’età di 70 anni è tornato nella missione del Burundi. Ha avuto un bel coraggio. Ma il missionario è fatto così. Difficile cambiarlo! sento come quel pesce M irosso che una mano amica ha rimesso nel vaso dell’ac- Padre Lino Maggiolini, ora in Burundi p. LINO MAGGIONI, sx qua. Sento che persone, ritmi, ambiente circostante mi si confanno meglio di quelli dell’Italia del nord. Sarà una resa, demenza senile? Non lo so. Sento solo che lo sforzo richiesto è più consono alla mia cilindrata. E i bisogni li vede anche un cecuziente. Questo primo articolo è sulle attività del centro giovani di Kamenge, dove vivo e mi abituo alla missione. senta come un caleidoscopio di religioni e sette. Nei quartieri nord della capitale, che assomigliano tanto a delle bidonville, sono state recensite 110 sette religiose, dai nomi più provvisori. Sorgono in tutti gli angoli. Basta una capanna un po’ più ampia. Dentro, tutti cantano come delle ninne nanne, quasi varcassero la soglia dell’arcano che è oltre le tante speranze deluse. In fuga dalla realtà “Dopo le guerre etniche, ora corriamo il pericolo di combattere guerre di religione”. Lo diceva un giorno un vescovo di quelli che vedono lontano. Di fatto, i dati statistici del 2002 relativi alla capitale del Burundi segnalano il cambiamento di tendenza. La popolazione che, prima delle guerre etniche degli anni novanta, sembrava decisamente orientata verso il cristianesimo, ora si pre- Aumentano i musulmani Sollecitati da p. Claudio Marano, i giovani del centro di Kamenge si sono chiesti che cosa fare per attraversare i fossati religiosi che dividono anche i giovani. Qualcuno di loro aveva dato un suggerimento: “Perché non lanciamo un concorso di corali musicali? Così teniamo viva la speranza che domani sarà meglio di oggi”. L’iniziativa ha avuto successo. Ogni anno, a maggio, si ripete. Un simpatico racconto Mamma, capolavoro di Dio a giornalista americana Erma Bombeck racconta che quando Dio decise di creare la mamma, era già al sesto giorno di lavoro e stava facendo ore di straordinario. Quand’ecco comparire un angelo che gli fa: “Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?”. L Una creatura diversa L’Onnipotente rispose: “Sì, ma dev’essere completamente diversa e ha bisogno di tanti particolari. Deve avere, per esempio, un bacio capace di guarire tutto e sei paia di mani”. L’angelo scosse la testa incredulo: “Sei paia?”. “Il difficile 8 “Come il bambino, dopo la poppata, dorme tranquillo in grembo a sua madre…” (salmo 130) non sono le mani”, disse il buon Dio, “ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere”. “Così tanti?”, si stupì l’angelo. “Proprio così”, disse Dio. “Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda - Che state combinando lì dentro, bambini? - anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere tutto quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Il terzo paio di occhi serve per vedere il figlio che si è cacciato nei guai e dirgli, senza pronunciare una parola, che lo capisce e gli vuole bene. E tanti altri particolari ancora…”. Una soluzione per tutto L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare un suggerimento al Padre eterno: “C’è troppo lavoro per un giorno solo. Va’ a dormire. Finirai domani!”. Rispose il Signore: “Non posso. Ormai sono a buon punto; ho quasi finito. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei persone con mezzo chilo di carne tritata e riesce a tener fermo sotto la doccia un bambino di nove anni…”. L’angelo girò attorno al modellino di madre esaminando- p. DOMENICO MENEGUZZI, sx la bene. “È troppo tenera!”, disse poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore. “Tu non hai idea di quello che può fare e deve sopportare una mamma!”. “Sa pensare?”, chiese l’angelo. “Non solo, ma sa fare anche ottimo uso della ragione e sa trovare una soluzione per ogni cosa…”, ribattè il Creatore. ... e una lacrima A quel punto l’angelo si accorse di qualcosa sul volto della donna, si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e subito dichiarò: “Qui c’è una perdita!”. Ma il Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una lacrima. Le serve per esprimere gioia e tristezza, soddisfazione e delusione, dolore e solitudine, il magone e l’orgoglio”. “Ma sei davvero un genio!”, esclamò l’angelo complimentandosi; “hai davvero pensato a tutto!” Con sottile malinconia, Dio aggiunse: “Non ce l’ho messa io quella cosa lì; sono stati i figli…”. È vero. La donna è un’opera stupenda e straordinaria, in tutti i sensi. Tutte le mamme sono un capolavoro di Dio! Le mamme dei missionari poi - nessuna se ne abbia a male - ancora di più. Padre Claudio Marano con un gruppo dei giovani del centro di Kamenge Purtroppo i musulmani rimangono tagliati fuori, perché loro non usano cantare nelle loro assemblee. Dopo le guerre del ‘93 e del ‘96, il numero dei musulmani si è ingigantito. Rappresenta ormai il 20 per cento della popolazione. La loro espansione è sostenuta dagli arabi del petrolio. Ai quattro angoli della città, gli amplificatori dei minareti ritmano la vita con la preghiera ad Allah. Si ha l’impressione che in questa città tutti quanti siano in fuga verso un misticismo rarefatto. Il calcio che funziona Padre Claudio e i suoi giovani si sono detti: “I musulmani giocano comunque a calcio. Perché allora non organizziamo il campionato di calcio dei quartieri nord della capitale? Il calcio può ricordarci che Dio è il Creatore di tutti: dei cristiani e dei musulmani. Dio ha creato il mondo che noi uomini stiamo distruggendo. Il campionato di calcio è un banco di prova per recuperare qualcosa di quella pace che la guerra ha portato via dalle nostre colline”. Anche i musulmani hanno detto subito di sì. Quindici squadre di parrocchie cattoliche, chiese protestanti, moschee musulmane sono scese in campo. I beduini guardano le stelle A metà torneo, la sorpresa. Tutti hanno accettato l’invito di p. Claudio ad incontrarsi. Quell’incontro è diventato la prova del nove della pace. Tutti hanno ringraziato tutti di essersi scoperti fratelli, anche se di religione diversa. “Giocare insieme, fa bene a tutti”. Tra gli imam in camice bianco, quello che sembrava attirare il rispetto degli altri capi di moschea, ha messo la ciliegina sulla torta della fraternità: “Questo torneo richiama la saggezza di un proverbio arabo: i beduini del deserto guardano il cielo stellato e vedono che la differenza è bella. Nelle notti senza stelle, tutto è uguale e si addormentano tristi”. Gesti semplici di umile gente Due laici missionari, una giovane di Trento e un giovane di Piacenza, spettatori delle partite, hanno commentato: “Per noi che sappiamo come vanno le storie di calcio in Italia, questo torneo è un bell’esempio di correttezza”. A volte la missione del vangelo si nutre anche di gesti umili di gente umile. PREGHIERA A MARIA Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così: Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza. Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia dello Spirito Santo all’interno della famiglia. Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in te la madre, il modello e l’esempio. Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei sentieri della vita. Amen. 2004 MAGGIO ROMAGNA 48020 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Missionaria nella chiesa di Forlì uando si nomina la Madonna del fuoco fuori della diocesi di Forlì, chi ascolta sicuramente interviene nel discorso con la frase: “Esiste anche questa Madonna?”. A Forlì, invece, è impossibile non notarne la presenza, non sentirne parlare o non vedere la devozione proprio verso questa Madonna, protettrice della città. Nonostante mi trovi da queste parti solo da po- chi mesi, mi sono subito convinto che Forlì e la beata Vergine del fuoco siano un binomio inscindibile. Una forte devozione In città non esiste un santuario con questo titolo, perché la stupenda cappella in cui si venera la Madonna del fuoco è inserita nel duomo, la chiesa che è centro della comunità diocesana forlivese. Foto di Marino Conficoni Q La peregrinatio Mariae è un appuntamento a cui gli abitanti di Forlì partecipano sempre numerosi p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx L’architettura, le decorazioni, i lumi, i fiori e soprattutto le numerose persone che sempre vi sostano in preghiera, fanno capire di quanta devozione è oggetto questo prodigioso quadretto. Tutti i forlivesi sanno a memoria l’origine, la storia e i numerosi miracoli della Madonna venerata in questa immagine. Si racconta che il quadretto si trovasse nell’aula scolastica di un certo maestro Lombardini e che, benché fosse una stampa su carta, restò miracolosamente illeso nell’incendio che la notte del 4 febbraio 1428 incenerì tutto il materiale della scuola. Se ne parla ancora Questo fatto avrebbe potuto interessare i discorsi degli abitanti e la cronaca della città il giorno dopo l’evento, e poi concludersi senza particolare clamore. Del resto, accade così anche oggi con numerosi episodi di cronaca: il Forlì, ecco vostra Madre! Un viaggio apostolico missionario l vescovo di Forlì, mons. Vincenzo Zarri, indisse nel 2002 una peregrinatio Mariae - un pellegrinaggio di Maria - in tutte le 128 parrocchie della diocesi. Quasi un modo per lasciare alle comunità cristiane un testamento spirituale, dicendo loro: “Figli di Forlì, ecco vostra Madre!”. Allo stesso tempo mostrava alla Madonna del Fuoco i suoi protetti: “Ecco i tuoi figli”. I Con lo sguardo fisso sul vangelo Al pellegrinaggio di Maria è stato dato un tono spiccatamente missionario. Lo afferma il vescovo stesso quando, nel programmarlo, invitava i fedeli ad accogliere Maria con l’occhio fisso sul vangelo per imparare da lei a essere discepoli di Cristo, rinnovandosi nella fede e collaborando con il Signore nel ruolo affidato alla chiesa di portare al mondo i beni della redenzione. Forse proprio per questa sua missionarietà, Maria ha voluto iniziare il suo viaggio partendo dalla casa dei missionari saveriani di San Pietro in Vincoli, il 27 novembre 2002. Non lo ha fatto certo per riempirsi di spirito missionario prima di iniziare un viaggio apostolico, come dobbiamo fare noi. Credo che lo abbia fatto per profondere sui missionari, addetti all’animazione missionaria, le primizie della sua missione peregrinante. È anche una conseguenza logica quindi che, come ha voluto il paese di Dovadola, un missionario si sia trovato al fianco di Maria nel visitare scuole, ospedali, pensiona- A. C. ti o nell’attendere i suoi figli per un colloquio di incoraggiamento, di fiducia e di perdono. Ave Maria dell’umanità Non può nemmeno essere definito casuale il fatto che il viaggio apostolico di Maria si concluda in ottobre, nel mese missionario. Non è anche questo un messaggio che la Madonna del fuoco vuol darci con quella sua immagine veramente missionaria? Perciò, quando le diciamo “prega per noi”, cerchiamo di metterci in sintonia con lei portando quel noi oltre la cerchia della nostra famiglia, fino a comprendere tutta l’umanità: “prega per noi e per tutta l’umanità”, che adesso e sempre abbiamo bisogno del vangelo del tuo figlio Gesù. La Madonna e il fuoco della missione Il senso del divino fa parte dello stesso DNA umano. Maria non può non ricordarcelo, perché nel suo DNA è forte la missionarietà. Lo dimostrò subito correndo da Elisabetta, facendo gli onori Beata Vergine del Fuoco, protettrice di Forlì di casa ai Magi venuti da lontano, porgendo il Figlio in braccio al vecchio Simeone, accompagnandolo nella missione sulle strade della Palestina, quasi costringendolo a Cana ad anticipare i tempi. Conclusa la “collaborazione” con Gesù, la Madonna si dedica a collaborare con lo Spirito Santo. A Gerusalemme, appena scende lo Spirito Santo - che è lo Spirito della missione - è proprio lei, la Madonna del Fuoco a spalancare le porte del cenacolo e spingere gli apostoli sulle strade del mondo. (continua a lato) Foto di Marino Conficoni La Madonna del fuoco silenzio, spesso spietato, fa dimenticare in fretta avvenimenti che per molti giorni hanno destato l’attenzione e talvolta la curiosità dell’opinione pubblica. Solo il ritrovamento di una donna o di un bambino, ancora vivi dopo giorni passati sotto le macerie, fa notizia e tiene vivo il ricordo di un terremoto che ha distrutto città e causato migliaia di vittime… A Forlì tutto ciò non avvenne. Dopo sei secoli - non dopo sei giorni - si parla ancora di quel fuoco e di quel quadretto rimasto illeso! Perché? Come mai? Le motivazioni possono essere tante. Ma ce n’è una che vorrei esprimere in forma un po’ provocatoria. Lasciatemela dire e …non ridete! La Madonna non avrà voluto dire la sua, fin da allora, a quelli che oggi fanno decreti e leggi, o discutono con tanta enfasi se nelle scuole ci possa essere posto per un crocifisso o per un segno islamico? Il messaggio del vescovo: “Madonna del fuoco: ecco i tuoi figli. Figli di Forlì: ecco vostra Madre”. A sinistra del vescovo, p. Agostino, animatore missionario a Dovadola INVITO APERTO A TUTTI Domenica 6 giugno Siete tutti invitati alla tradizionale Foto di Marino Conficoni 8 Festa di famiglia per Amici e Benefattori che si svolgerà in casa dei Missionari Saveriani San Pietro in Vincoli, Ravenna Il rettore de lla comunità , p. Giuseppe Bardelli • ore 15,00 Incontro e Accoglienza. Un momento della peregrinatio Mariae • ore 16,00 Celebrazione eucaristica • Segue un allegro rinfresco di saluto 2004 MAGGIO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Perseguitati, non abbandonati Missionari martiri a Santa Croce p. GIOVANNI GARGANO, sx l 24 marzo del 1980 fu assassinato mons. Oscar Romero in San Salvador, mentre celebrava l’Eucaristia. Questa data è divenuta un giorno di preghiera e di digiuno in memoria dei martiri. Ricordare i missionari martiri, celebrare il loro sacrificio significa riscoprire la fede in Gesù; alimentare la speranza in un mondo più giusto; vivere la carità e la solidarietà verso i poveri e i deboli. chia di Gesù Redentore. Il canto finale aveva come titolo “Unidos”, un invito a camminare uniti nella costruzione del regno di Dio. Diceva il canto: “uniti possiamo avanzare; uniti possiamo amare, uniti possiamo trionfare”. Mons. Romero, ispiratore della veglia dei missionari martiri Uniti per amare La veglia di preghiera si è svolta a Torrione-Salerno, nella parrocchia Santa Croce. Hanno partecipato tante persone provenienti da varie realtà della città e dintorni: Coperchia, Caprecano, Bolano, Pellezzano, Rufoli, Matierno e altre comunità. Don Andrea Vece, direttore del centro missionario diocesano, ha presieduto la veglia. Accanto aveva don Giacomo Palo, vice direttore. Il canto è stato curato, con serietà e competenza, dal gruppo degli adolescenti della parroc- Hanno donato la vita Con il canto “Grandi cose ha fatto per noi”, l’assemblea ha accolto la croce, in memoria di tutti i missionari martiri che hanno donato la loro vita abbracciando la croce di Cristo attraverso la loro testimonianza profetica nella difesa dei più poveri. Sono stati 29 i martiri missionari del 2003: religiosi e religiose, laici e laiche, sacerdoti e seminaristi. Durante la lettura dei loro nomi, è stato completato un mosaico che raffigurava l’immagine di Cristo. Questi nostri fratelli e sorelle sono stati un fram- I I bambini nel mondo Una mostra provocante a Bolano a comunità parrocchiale di Bolano sta preparando una mostra, che sarà possibile visitare dal 14 al 16 giugno. “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome accoglie me”: queste parole di Gesù sono il filo conduttore della mostra. L Il bambino martire La chiesa di Bolano è dedicata a san Quirico, un santo martire bambino. Questo ha spinto ragazzi e adulti a riflettere sulla situazione dei bambini nel mondo, a esaminare come sono trattati i bambini, non solo in paesi lontani o nelle famiglie di immigrati, ma anche nella società italiana e nelle nostre famiglie. Quasi tutti i paesi del mondo hanno accettato la Convenzione sui diritti dei bambini. Tuttavia, milioni di bambini continuano a essere vittime di miseria e ma- 8 lattie, di guerre, di prostituzione e sfruttamento. “Tutti sono sconfitti” Tanti potevano essere i modi per dare a tutti loro una voce. Si potevano usare le parole di giornalisti, di missionari e volontari, di scrittori e fotografi… Ma nessuna parola può sconvolgere e coinvolgere come la parola di chi porta con sé la sofferenza causata dalle scelte altrui. Perciò giovani e adulti si sono messi alla ricerca di testimonianze personali. Usando internet, riviste e video, hanno trovato tante storie diverse che esprimono violenza e sofferenza. Come esempio, c’è la storia di Eliza: “Guerra… suona terribile; ed è veramente difficile descrivere quanto è orribile viverne una. Il tuo mondo va in pezzi, tutto ciò che ti è familiare viene meno. La sola cosa che provi è Bambini a scuola, con borse e zaini e tanta felicità ROCCO NEGRI la paura, la sola cosa che vedi è la morte… Non ci sono vincitori, tutti sono sconfitti”. Incominciamo io e te Leggendo parole così drammatiche, non puoi semplicemente dire: “che peccato… poverina!”. Non ha senso rattristarsi per una situazione e non fare nulla per cambiarla. Non ha senso criticare le ingiustizie e non sapere cosa c’è dietro ai giocattoli di tuo figlio, ai tappeti che hai in casa, ai gioielli che indossi… Perché tutto questo non è una favola né una fiction. Fa parte della realtà del mondo attuale. Un giornalista domandò a madre Teresa di Calcutta: “Ma insomma, questo mondo va così male… Cosa possiamo fare per migliorarlo?”. Madre Teresa rispose: “Ah, guardi, semplicissimo: cominciamo da me e da lei!”. Uno stile di vita La mostra quindi non vuole essere una chiacchierata come si fa al bar o davanti la porta di casa, o forse a volte anche nei nostri gruppi parrocchiali. Vuole essere un’occasione non solo per dar voce a chi non ha voce, ma anche per provocare chi la visita e chi la sta preparando. Il nostro incontro con Cristo non si limiti a qualche momento della vita; ma diventi il nostro stile di vita. mento del volto di Cristo che cammina sulle strade polverose con tutti i poveri della terra. Tra i martiri è stata fatta memoria anche di Rachel Corrie, la ragazza americana schiacciata da una ruspa israeliana mentre difendeva un gruppo di bambini. Ricordarli tutto l’anno La testimonianza del padre saveriano Gabriele Guarnieri, missionario in Brasile, ha offerto diversi spunti per una profonda riflessione sui missionari che donano la vita per il vangelo, testimoniando a tutti i popoli l’amore e il perdono di Cristo. Padre Gabriele ci ha fatto due proposte: la prima, di mettere nella propria stanza l’elenco dei martiri del 2003 e di ricordarli durante tutto l’anno; la seconda, di regalare a una persona amica la testimonianza di un martire. Al termine della veglia è stato consegnato un ramoscello di ulivo cui era attaccato un biglietto con un impegno: quello di pregare per un missionario o una missionaria, oppure quello di visitare una realtà di volontariato presente sul territorio. Solo l’amore conta L’offerta corrispondente al digiuno fatto, è stata utilizzata quest’anno per la costruzione di alcune piccole chiese in Congo. Concludo con una frase di Annalena Tonelli, la volontaria di Forlì assassinata il 5 ottobre 2003 in Somaliland: “La mia vita ha La missionaria laica di Forlì, Annalena Tonelli conosciuto tanti pericoli. Ho rischiato la morte tante volte. Sono stata per anni in mezzo alla guerra. Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell’uomo, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare”. Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa veglia per i martiri: il parroco don Giovanni, il gruppo missionario e gli scout di Santa Croce, il centro missionario, la consulta delle aggregazioni laicali, il movimento giovanile missionario e i missionari saveriani, che hanno coordinato la preparazione della giornata. CAMPO DI RIFLESSIONE E LAVORO “Missione e solidarietà” in parrocchia di Bolano, dal 29 giugno al 4 luglio per i ragazzi dai 14 ai 17 anni organizzato da missionari saveriani e parrocchie di Bolano, Lancusi, Fisciano, Calvanico, Caprecano-Fusara per informazioni, rivolgersi a: • Padre Giovanni, Tel. 349 7754907; E-mail: [email protected] • Rocco Negri, Tel. 349 8463160; E-mail: [email protected] • Don Alfonso Raimo, Tel. 089 953505 PREGHIERA A MARIA Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così: Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza. Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia dello Spirito Santo all’interno della famiglia. Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in te la madre, il modello e l’esempio. Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei sentieri della vita. Amen. 2004 MAGGIO TARANTO 74020 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 La conquista del coltan Intervista a p. Carmelo Sanfelice Padre Carmelo Sanfelice, è un missionario saveriano che conosce bene la regione martoriata del Congo, dove lavora da oltre trent’anni. Trovandosi di passaggio nella nostra comunità di Taranto ci ha aggiornato sugli avvenimenti passati e recenti del Congo. Come si vive in situazione di guerriglia? È da molto tempo che i “grandi signori” del mondo hanno messo gli occhi sul Congo perché è tra i Paesi più ricchi della terra. La sua grande risorsa è costituita dalle miniere. Ci sono giacimenti di minerali strategici come l’uranio, i diamanti, il rame e anche l’oro, che si trova ovunque, soprattutto nei fiumi. I diamanti un tempo affioravano dalla terra, specialmente nella regione del Katanga e nel Kasai, come affiorano i sassi qui da noi. È la dimostrazione che esistono ricchi giacimenti di materie prime. In questi ultimi tempi, la novità che ha accresciuto l’importanza del Congo da un punto di vista strategico, è stata la scoperta del “coltan”. Che cosa è il coltan? Il coltan è un minerale, composto da una lega vulcanica fatta di due elementi: il columbio e la tantalite. Il coltan è importante per l’isolamento dei campi elettromagnetici, anche di alta prestazione. In questi ultimi anni, ha favorito la diffusione dei cellula- a cura di p. ANGELO BERTON, sx ri con tutti i servizi che i telefonini presentano. Inoltre, ha permesso l’incremento dell’industria satellitare, perché il coltan, oltre ad essere un isolante eccellente, ha un alto grado di fusione. Resiste oltre i quattromila gradi di calore, pertanto i satelliti costruiti con questo minerale possono avvicinarsi verso il sole a temperature per le quali altri elementi fonderebbero. Questo minerale è diventato un elemento molto ricercato dalle multinazionali, disposte a tutto pur di impossessarsene. I “grandi signori” di cui parli chi sono? L’Africa in generale è sempre stata una terra di conquista da La terribile guerriglia africana Le sofferenze di un popolo tutsi hanno buone qualità personali. Gli esponenti statunitensi hanno capito che potevano contare sulla collaborazione dei tutsi per attuare una loro politica di egemonia nella regione dell’Africa centrale. I Il piano di conquista! Attraverso Museveni dell’Uganda, hanno formato un grande esercito e prima hanno conquistato il Rwanda, poi nel 1996 sono passati in Congo. Tutti quelli che avevano sofferto sotto la dittatura di Mobutu si sono uniti a loro; tra questi anche Desirè Kabila, in seguito diventato presidente. Grazie al favore del popolo, che si sentiva liberato dalla schiavitù di Mobutu, in pochi mesi sono arrivati a conquistare tutto il Congo, grande otto volte l’Italia. Ma poi Cabila, invece di fare la politica concordata con i comandi Usa, seguì una politica nazionalista che prevedeva di rimandare i ruandesi in Rwanda. Fu così che nel 1998 scoppiò la seconda guerra del Congo. La gente assediata La situazione della gente è indescrivibile. Solo qualche esempio. A Luvungi, una zona 8 p. CARMELO SANFELICE, sx a circa 60 chilometri da Uvira, la gente aveva potuto coltivare i campi e aveva raccolto il riso prima di Pasqua. La raccolta era stata buona e la gente era contenta. Sono arrivati i militari di due gruppi rivali e hanno saccheggiato tutto. A Shabunda, una città della foresta, dove abbondano oro e coltan, la gente è rimasta sotto assedio per più di un anno da parte di due gruppi armati rivali. Erano in continuo pericolo sia in città sia fuori, nella foresta. I saccheggi sono continui. Anche un mio catechista è stato saccheggiato di tutto. “Guarda, mi disse un giorno, anche i pantaloni che indosso mi sono stati prestati da un vicino!”. Soprattutto i giovani corrono il pericolo di essere sequestrati e inglobati nelle bande armate. E poi, donne che vengono violentate; famiglie intere che sono costrette a fuggire da un luogo all’altro… Insomma la situazione della gente è davvero grave. La situazione oggi Dopo l’assassinio di Desirè Kabila, all’inizio Forse il peggio sta passando del 2001, la presidenza è passata nelle mani del figlio Joseph. Attualmente il presidente governa con quattro vice presidenti, rappresentanti quattro settori di interessi diversi, nazionali ed esteri. Chissà come fanno a trovare l’equilibrio! Hanno prestato giuramento sulla costituzione, prefiggendosi di preparare elezioni libere nel giro di due anni. Le compagnie multinazionali che hanno finanziato la guerra si sono trovate di fronte alla persistente resistenza della guerriglia portata avanti da vari gruppi ribelli. Dopo tutti questi anni di guerra, sembra che ci sia un cambiamento a livello di politica internazionale e che governo e multinazionali Usa ora favoriscano la pacificazione. Speranza nell’Europa Io credo che la speranza maggiore provenga dall’Unione europea che sta cercando di intervenire nella situazione. Speriamo che riesca a stabilire un migliore equilibrio di rapporti politici ed economici. Il presidente della Commissione europea, partecipando al vertice dell’Unione africana, ha presentato gli obiettivi dell’Europa per l’Africa. Tali obiettivi, soprattutto per il contenuto, sono molto diversi da quelli statunitensi. Spero che l’Europa possa offrire un’alternativa di speranza per questa nazione martoriata. parte degli stati europei. I grandi colonizzatori dell’Africa sono stati Gran Bretagna, Spagna, Francia e Belgio. I conquistatori, al tempo del dominio coloniale, hanno portato la loro cultura, la loro lingua, il loro dominio economico. Sulla base della lingua parlata, le colonie africane amministrate dagli inglesi passavano sotto il nome di anglofone, mentre le colonie amministrate dai francesi e belgi componevano il gruppo coloniale francofono. Per gli africani, appartenere a un gruppo o all’altro non cambiava la loro condizione di vita. I colonizzatori agivano allo stesso modo e con gli stessi obiettivi che erano la conquista dei territori e dei mercati del continente. Finito il periodo coloniale le grandi multinazionali sono state attratte dal Congo e dalle sue immense ricchezze minerarie. Il presidente Mobutu è stato ambiguo… Mobutu è stato per molti anni il presidente dittatore. Per sfruttare i favori che gli venivano offerti da britannici e statunitensi, senza perdere quelli dei francesi, si è destreggiato, stando un po’ di qua ed un po’ di là. Negli ultimi anni, Mobutu si era avvicinato alla Francia. Era molto amico di Giscard d’Esteing. Il governo Usa, che aveva coccolato e aiutato Mobutu durante gli anni della guerra fredda, era rimasta delusa di fronte al volta faccia del dittatore africano. Certamente ha pensato di rifarsi reagendo con i fatti. Il coltan, minerale essenziale per cellulari e satelliti A quali fatti ti riferisci? Clinton nel 1993 ha disegnato la nuova politica statunitense dell’Africa. Per il Centro Africa l’uomo di fiducia diventò Museveni, presidente dell’Uganda. Anche Bush, nella visita dello scorso anno, ha confermato il suo appoggio a Museveni. Mobutu era molto malato e nel 1996 gli Stati Uniti si sono affrettati a scatenare la guerra in Congo. Naturalmente l’hanno fatto con le solite procedure: hanno dichiarato di voler abbattere la dittatura e di dare al popolo democrazia e pace; in realtà volevano conquistare le ricchezze del Paese, rimpiazzando Francia e Congo. Hanno condotto questa guerra attraverso l’etnia dei tutsi che Museveni rappresenta. (segue a lato) MESSAGGIO AI GIOVANI p. CARMELO SANFELICE, sx Questo mio messaggio è rivolto soprattutto ai giovani, perché non dimentichino tutte queste terribili guerre che sfigurano il nostro mondo. I giovani sono una speranza per il futuro. Anche nel mio libro, “I Venditori nel Tempio”, pubblicato dall’EMI nel 2000, nella terza parte presento i segni della speranza. Tra queste nuove speranze ci sono proprio i giovani; i giovani che possono essere i protagonisti di un futuro migliore, attraverso la loro personale coerenza e testimonianza con gli altri giovani. Siete voi giovani che potrete portare avanti, da protagonisti della speranza, il mondo verso un futuro migliore. Mi auguro che l’Europa politica sia veramente un obiettivo da raggiungere con forza e coraggio, nonostante gli impedimenti creati dai grandi signori del mercato e della finanza, che vorrebbero un’Europa debole, per rendere ancora più forti le loro multinazionali. Cari giovani, aiutate l’Europa ad essere amica dell’Africa! Il libro di p. Carmelo Sanfelice, “I venditori nel tempio”, è un manuale di preghiera/azione, un prontuario che aiuta a pregare e lavorare per la pace, diviso in tre parti: 1. I nuovi padroni del mondo 2. I nuovi poveri del mondo 3. Le nuove speranze del mondo. Chi desidera avere il libro può richiederlo a: Libreria dei popoli, Missionari Saveriani, Via Piamarta 9 - 25121 Brescia (Tel. 030 3772780 interno 239). 2004 MAGGIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO La nostra libreria missionaria Si ama ciò che si conosce ella nostra comunità ci sono vari libri. Non sono libri di filosofia, di alta teologia, di studi profondi sulla psicologia, sulle scienze, sulle arti e neppure di romanzi. Forse è una vera presunzione definire questo insieme di cose che abbiamo con il nome di libreria. La definizione migliore sarebbe “mostra di libri missionari”. Tuttavia, c’è quello che in altre famose case di libri non è ritenuto neppure degno di avere un posto. Noi invece ce li abbiamo e ne siamo orgogliosi. N Un ricco menù di letture missionarie Tutti i libri esposti portano nei titoli, in un modo o nell’altro, la parola missione. Ci sono libretti per bambini, favole di altre terre, di altre culture e di altre religioni. Per gli adulti, trovano posto libri che trattano di confessioni religiose, di studi importanti sulle economie dei paesi del terzo mondo e soprattutto descrivono le difficoltà e le esperienze esistenziali della missione, divenuta sempre più difficoltosa e problematica. Una delle ragioni della difficoltà sta nel fatto che tutte le religioni rivendicano di aver avuto origine da un’immediata rive- p. FRANCO BERTAZZA, sx lazione divina e sono pervase da uno spirito espansionistico. Certamente quello che di buono c’è nelle altre religioni sono raggi di luce e di verità sprigionate dalla vera, unica e definitiva rivelazione: quella di Cristo. Vi sono esposte, inoltre, alcune biografie di grandi missionari di facile e rapida lettura. Altri libri descrivono le varie situazioni in cui si trovano le missioni oggi in Africa, in Giappone, in Indonesia, in India e nelle Americhe con un taglio geografico. Queste pubblicazioni insegnano a trovare ciò che ci unisce alle altre religioni e non quello che ci divide. I libri sono a disposizione di tutti; non occorre la presenza di un missionario per pagare: c’è un cestino nel quale ciascuno deposita il denaro corrispondente al prezzo del libro. to recentemente, soprattutto per sacerdoti e catechisti, un sussidio eccezionale dal titolo Parrocchia Missionaria. Lo compongono cinque poster a colori con disegni e un foglio illustrativo; cinque schede di preparazione introduttive per il lavoro di ricerca e di riflessione in gruppo; nove schemi per incontri biblici; una videocassetta La Parrocchia oltre i confini: una comunità ecclesiale a Bukavu in Congo. Infine, contiene anche un CD che contiene tutti i materiali sopra menzionati, in modo che gli animatori possano adattare le schede alle situazioni ed esigenze dei gruppi e delle persone. Parrocchia missionaria: un sussidio eccezionale Lo CSAM di Brescia (il Centro Saveriano di Animazione Missionaria) ha pubblica- “Parva sed apta mihi, piccola ma adatta a me” - aveva fatto scrivere l’Ariosto sulla sua casa. Anche la nostra libreria è discretamente povera, ma abbastanza attraente per occhi che desiderano conoscere e amare le missioni Sacerdoti, operatori pastorali, animatori e animatrici, catechisti e catechiste: approfittatene e parlatene ai vostri colleghi. Con gli occhi di Dio, date uno sguardo al mondo e vedrete che c’è posto per tutti nella vigna del Signore. Il pregio di un buon libro Ci rendiamo conto che c’è in giro una certa sfiducia nei libri e anche una certa disaffezione. Qualcuno è affetto dalla sindrome della pigrizia; altri li ritengono inutili. Noi sappiamo anche che non possiamo amare ciò che non conosciamo. Un buon libro, favorendo la conoscenza della missione, istruisce e coinvolge, in modo esistenziale, la persona che segue con il cuore e l’intelligenza l’opera che Cristo ci ha affidata per la realizzazione del Regno di Dio. Il mappamondo, dono della parrocchia di Bregnano, dipinto dal saveriano p. Angelo Costalonga, domina all’entrata della casa saveriana. Ci mostra il nostro pianeta, dove i missionari e le missionarie hanno annunciato la Parola del vangelo. Non possiamo permettere che la malvagità dell’uomo lo trascini nell’abisso; collaboriamo tutti per la sua salvezza ESERCIZI SPIRITUALI Nella casa dei saveriani di Tavernerio (Como), vengono organizzati prossimamente due corsi di Esercizi spirituali, a cui tutti possono partecipare: missionari, sacerdoti, religiosi e laici dal 30 maggio al 4 giugno Lo spirito della missione Nella nostra casa di spiritualità Guida: don Bruno Maggioni Tema: “Pregare i salmi” dal 27 giugno al 2 luglio Guida: p. Luigi Zucchinelli Tema: “Cristo, volto del Padre e volto dell’uomo”. Giovani sacerdoti della diocesi di Como, venuti per gli esercizi spirituali e per Giovani della diocesi di Como, respiraresacerdoti aria missionaria indispensabile venuti per gli esercizi spirituali e per ai polmoni della chiesa; vorremmo che respirare ariaanimati missionaria tutti fossero dalloindispensabile spirito della ai polmoni della chiesa; vorremmo missione alla quale Cristo c’invia. che tutti fossero animati dallo spirito della LA SOLIDARIETÀ EUCARISTICA Insieme ai missionari saveriani I missionari saveriani propongono due modi per esprimere la solidarietà eucaristica con i nostri cari, vivi e defunti, e con l’umanità intera. La Messa perpetua Padre Gabriele (secondo da sinistra) con tre studenti saveriani e il loro animatore p. Claudio Codenotti. Un po’ pochi vero? E allora dobbiamo continuare a pregare perché la chiamata del Signore trovi risposta nel cuore di tanti giovani. Con l’iscrizione alla Messa perpetua si partecipa dei frutti della santa Messa che viene celebrata ogni giorno nel santuario del beato Conforti, a Parma. L’iscrizione si accompagna, di solito, con un’offerta libera. Intenzioni per la Messa 8 Un folto gruppo di Azione Cattolica della nostra diocesi ha trascorso tre giorni nell’ascolto della Parola e nella preghiera. Ogni casa diventi una comunità di fede e di amore, capace di vivere la vocazione missionaria. È possibile inoltre chiedere ai saveriani che, nella celebrazione della Messa quotidiana, preghino per un defunto, per una persona malata o per altre intenzioni personali. L’offerta è a sostegno dei missionari e del loro servizio di amore ai più bisognosi. Per comunicare le vostre intenzioni potete scrivere a: Missionari Saveriani Via Urago 15 - 22038 Tavernerio CO Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 2004 MAGGIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 Gli ex allievi tornano al nido Una festa partecipata e intensa oci chiassose di ragazzi scorazzanti negli ampi saloni: ricalcano le impronte dei loro papà. La fiamma di un giorno si è fusa, trasmessa a un focolare; rivive ora tra volti ben noti, maturati da vicende e stagioni. V Padre Uccelli: la fede pura Gli invitati si mescolano a figure dei missionari saveriani di un tempo: p. Bruno Cisco, p. Amedeo Ghizzo, p. Gianni Viola. Ci apprestiamo, sulla memoria dei Dodici, ad accostarci alla mistica Cena. Padre Ghizzo ci guida dalle tentazioni dell’arido deserto di Giudea che incombe, anche attorno a noi, mentre siamo alla ricerca del Cristo vero. Al termine della Messa p. Viola, vice-postulatore della causa di beatificazione, ci offre p. GIUSEPPE ZALTRON, sx una pennellata su padre Uccelli. Di sicuro il servo di Dio lavorava sulla fede pura. Il miracolo è opera di Dio; senza questa fede il resto è inutile. Solo così si avvera il fatto di un papà che torna a casa e scopre che il suo bambino è guarito; e una signora ricoverata ad Aviano per tumore, si sente dichiarare dal medico: “Signora, non ha più niente”. Per non parlare dei casi di visione. Trovi una madre inginocchiata presso la tomba del venerato; prega per il figlio senza fede: “So di che hai bisogno, assicura il padre apparso, attendi un attimo e vedrai”. Un’altra persona si accorge davanti al busto di p. Uccelli: “È proprio lui che ho visto”. Per la beatificazione occorre il riconoscimento delle virtù eroiche e si esige an- Compagni di classe di p. Luciano Bicego durante la festa degli ex allievi che si è tenuta il 29 febbraio che un miracolo, compiuto dopo morte. Un tuffo nella verde Amazzonia L’incontro continua. La parola passa a p. Matteo Antonello di Gambellara (VI), rientrato per un periodo di riposo dal Brasile. Ci conduce nell’Amazzonia immensa, suddivisa in stati diversi. Ci infila nel percorso del fiume Xingu, che sfocia nel Rio delle Amazzoni. Si arresta alla sua missione, São Félix do Xingu, una cittadina di 10 mila abitanti, dove ogni settimana ci scappa un morto ammazzato. Nel suo piccolo, possiede il più grande allevamento di bestiame di tutta la zona, che è motivo di contrasto, perché stanno facendo fuori la foresta amazzonica. Il paese soffre di conflitti tra bianchi e locali, per lo sfruttamento del caucciù, e anche tra governo e contadini, per le terre all’interno delle foreste. Spesso l’ordine è in mano alla polizia della foresta: arrivano i pistoleros e fanno giustizia sommaria con un massacro. Vige poi il lavoro di schiavitù: alcuni manager reclutano operai e li trasportano lontano nella foresta; il disgraziato deve prima pagarsi il viaggio, con il lavoro, e le medicine indispensabili, più il trasporto aereo per l’acquisto. Spesso torna a casa senza niente. Non si dimentica l’amicizia Il ricordo di quegli anni ll’incontro degli ex allievi ci siamo ritrovati in discreto numero con grande piacere dei presenti e soddisfazione del padre superiore e confratelli. Si è dimostrato che non è facile dimenti- A 8 GRAZIANO MOLON care gli anni trascorsi all’Istituto anche perché vissuti in età giovanile con l’entusiasmo di condivisione nell’ideale missionario, che purtroppo non ci resta da ricordare con tanta nostalgia per l’amicizia cordiale e sin- Graziano Molon (in cappotto) tra p. Zaltron e p. Dalla Valle (sinistra), alla festa degli ex allievi cera costituitasi all’epoca. Viva attenzione si è vista prestare agli interventi dei relatori: p. Zordonello sulla vita della famiglia saveriana; p. Matteo Antonello, sulla vita della sua missione in Amazzonia; p. Amedeo Ghizzo da celebrante della Messa con un’omelia centrata sullo spirito missionario. La Messa si è chiusa con il canto di p. Fellini “La messe ondeggia sui campi biondeggianti”. Subito dopo si è aperta la sala del ristoro conviviale fra panini, dolci e bicchieri di vino in festosa cordialità. Tante cose si possono dimenticare; ma non certo l’amicizia che si è creata nella comunità saveriana dove si cresceva in candore e trasparenza. “Voci chiassose di ragazzi scorazzanti” Il missionario è accanto alla gente La missione non è di primo annuncio: non si parla di convertire al cristianesimo; si assistono i fedeli nelle varie situazioni. Il missionario si affianca alla gente, per la salvaguardia dei diritti umani della giustizia, dell’onestà, della sanità, nel fare arrivare in alto, al governo, la voce dei poveri. Il pastore si pro- diga fino alla comunità più lontana: 300 chilometri. Qualcuno si spinge a incarnarsi completamente nel sistema di vita della gente. Qualche volta la sfida rasenta il livello della paura. A conclusione, p. Matteo confessa di sentirsi realizzato in pieno: come uomo, come missionario, come cristiano. È già pronto al volo di rientro nella sua terra di adozione. Ottorino Cattani a Monte Berico, dopo la celebrazione per il suo 90° compleanno, tra comboniani, saveriani e missionari di san Gaetano INNAMORATO DELLA VITA L’amico Ottorino alla meta dei 90 G. Z. Il signor Ottorino, dal fisico d’acciaio, è un veterano dell’Arma nei secoli fedele: innamorato della vita, coinvolto nell’avventura del Regno e nelle opere di misericordia. È donatore di un santuario in Brasile, immischiato nei pozzi per l’acqua in Camerun; tesse trame con i saveriani, con i serviti, con san Gaetano… Ottorino vuole prostrare i suoi passi ancora indomiti ai piedi di Maria, sul monte, tra una corona di ministri, delegati all’altare, un folto drappello di parenti e i cantori all’harmonium. Spicca il volto del sindaco di Creazzo, signor Gervasio Cortiana, con il parroco, don Lorenzo Broggian. Il discorso è sminuzzato fra i numerosi interventi dei chiamati in causa. La cima novanta fa colpo e l’augurio del sindaco punta dritto alla vetta dei cento, visto il piglio da bersagliere. La vittima illustre osa emozionata ad esprimere il suo gradimento profondo, sepolto da applausi. I partecipanti si rifocillano poi, con un tocco speciale, all’omonimo ristorante e al brindisi vengono scanditi brevi versi di inno alla vita. Il signor Ottorino Cattani pronto a tagliare la torta al traguardo dei 90 anni 2004 MAGGIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Brasile: São Félix do Xingu Nell’immensa foresta amazzonica Padre Matteo Antonello, saveriano vicentino, ci racconta la storia di ieri e di oggi della missione di São Félix do Xingu, in Amazzonia, dove lui è missionario. a zona dove sono missionario prende il nome da un santo e da un fiume: il santo è Felice (in portoghese, São Félix) e il fiume si chiama Xingu. L Un santo dalle nobili origini San Felice (1127-1212) è un santo francese, di dinastia reale. È conosciuto anche come san Felice di Valois. Ancora giovane lasciò la ricchezza della corte e fondò una congregazione, insieme a san Giovanni da Mata, per liberare i cristiani fatti prigionieri dai mori, che all’epoca occupavano il mare Mediterraneo. p. MATTEO ANTONELLO, sx Con lo scopo di difendere i cercatori di caucciù dagli attacchi degli indio, il colonnello Tancredo Martins Jorge, padrone del commercio di caucciù nell’Alto Xingu, portò lì l’immagine del santo nel 1900. Il santo di Valois è diventato São Félix do Xingu, e da lui prende il nome questa città. La festa in suo onore si celebra il 20 novembre. Il fiume con due nomi Xingu è la denominazione del maestoso fiume Tuyá (1.200 chilometri di lunghezza), che significa “Fiume della Solitudine”. Nel sec. XVII gli esploratori cambiarono il nome originario in Xingu, ovvero “casa di Dio”, per la bellezza del paesaggio che lo circonda. Il fiume è un affluente di destra del Rio delle Amazzoni ed è famoso perché rappresenta il confine con la terra indigena, martoriata da tante violenze, dall’inizio della colonizzazione fino a oggi. Una storia di “vai e vieni” Nella piccola biblioteca parrocchiale esiste un libretto dal titolo: “San Felice dello Xingu, una storia di vai e vieni”, che già fa capire la caratteristica di questa popolazione. Ancora oggi la regione sta attraversando vari problemi di trasformazione culturale, economica e religiosa, a causa delle grandi migrazioni interne e delle invasioni di terra. Visita del vescovo nella comunità di “Nosso Senhor do Bomfim” del villaggio Clariani. P. Matteo è in ginocchio, a destra Una parrocchia missionaria I tre obiettivi pastorali più importanti uello che caratterizza la presenza e l’attività dei saveriani in questa missione è il grande sforzo di difendere i diritti umani, soprattutto dei contadini e dei più poveri, accompagnare le comunità e formare nuovi animatori. Ci preoccupiamo naturalmente anche dell’auto-mantenimento, del lavoro con i minori, delle famiglie e dei giovani. Q La missione dei saveriani Siamo in due a svolgere queste attività: p. Paolo Gallo e io, con l’aiuto di due suore brasiliane. Per fortuna ci sono tantissimi animatori che cercano di portare avanti l’annuncio del regno di Dio in tutta questa vasta regione. La parrocchia è estesa per più di 350 chilometri lungo i quali vivono una cinquantina di comunità. 8 Nell’ultima assemblea parrocchiale, che si è svolta a dicembre, hanno partecipato circa ottanta persone. Ci siamo radunati per ripensare, valutare e programmare la vita delle comunità e della parrocchia. Insieme abbiamo deciso tre cose su cui insistere nell’attività pastorale durante quest’anno. Formazione, contributi… Al primo posto c’è la formazione, perché la gente sente il bisogno di conoscere la bibbia, la realtà che li circonda, le problematiche esistenti e come riuscire a risolverle. Una seconda esigenza fondamentale è rappresentata dal décimo, una specie di tassa ecclesiale che le famiglie cristiane si impegnano a pagare. In tal modo la gente si impegna a collaborare nella manu- Un momento di incontro fraterno e di spiritualità del gruppo di coordinamento pastorale dell’Alto Xingu; p. Matteo è il secondo da destra La presenza della chiesa La chiesa ha cominciato il suo lavoro in questa regione con i domenicani, tra il 1930 e il 1935. In seguito, sono stati i missionari del preziosissimo Sangue ad accompagnare l’evangelizzazione di questa gente, con partico- lare attenzione agli indio, che qui vivevano e vivono tuttora. I missionari saveriani sono stati invitati a cominciare a lavorare in questa missione con residenza fissa nel 1975, mentre prima le visite si tenevano due o tre volte l’anno, via fiume, provenendo dalla missione di Altamira. Come in un far west La sede della prelatura (diocesi) dello Xingu si trova ad Altamira, distante da São Félix circa 1.000 chilometri, di cui 700 di strada non asfaltata. È impossibile percorrerla nel tempo delle piogge. Per questo varie volte raggiungo Belém e poi prendo l’aereo per arrivare ad Altamira. La cittadina di São Félix ha ufficialmente circa 12.000 abitanti, ma il comune arriva a 45.000 abitanti, sparsi in un territorio di 86.000 chilometri quadrati. In questi anni la regione si è notevolmente sviluppata nell’allevamento e nella coltivazione. Sembra proprio di essere nei vecchi film di far west: ci sono i pionieri che entrano nella foresta per avere un pezzo di terra per sopravvivere; ma spesso ci sono persone senza scrupoli che occupano grandissimi appezzamenti e poi li vendono. Tutto questo comporta disboscamenti e incendi continui, che danneggiano l’equilibrio ecologico della zona. (continua a lato) M. A. tenzione delle proprie comunità e della parrocchia. Se dovessimo pagare la segretaria, il sacrestano, la guardia notturna, le riparazioni della jeep per i viaggi missionari… andremmo completamente in rosso. La gente è cosciente di questo e quindi si cercherà di stimolare ancor più le comunità affinché riescano a diventare sempre più autonome anche finanziariamente. … e accoglienza Il terzo obiettivo è l’accoglienza. La popolazione di questa regione è ancora in cerca di un futuro, di una sicurezza, di una terra, di un lavoro stabile. Quindi con molta facilità si sposta da una regione ad un’altra, da una città all’altra, per vedere se può riuscire a sopravvivere in qualche modo. Ecco allora l’importanza di saper accogliere, visitare, incontrare, contattare queste persone e famiglie perché si sentano bene accette da qualcuno che dia loro fiducia e speranza. Qui il missionario deve reinventare la sua “professione”; deve riuscire ad usare tutta la sua fantasia e creatività. Per il resto, Dio ci viene in aiuto attraverso tanti amici che amano i missionari e la missione. Quindi, un grazie a tutti voi! APPUNTAMENTO IMPORTANTE Convegno missionario diocesano di Venezia Zelarino, domenica 23 Maggio Tema: La parrocchia in missione Programma: dalle ore 10,00 alle ore 17,00, Messa inclusa Sono invitati tutti i membri dei gruppi missionari parrocchiali della diocesi e i simpatizzanti. Inviare l’adesione attraverso il responsabile del proprio gruppo a: Centro missionario diocesano - Tel. 041 2702453 oppure a: Missionari Saveriani - Tel. 041 907261 SETTANTA VOLTE SETTE p. FRANCO LIZZIT, sx Eravamo in tanti, forse un centinaio, in nome dei gruppi missionari di Venezia, Isole e Terraferma, a pregare nei tre monasteri di clausura di Mira, Carpenedo e Cipressina. Ci siamo spostati in corriera o con mezzi propri. In tutti c’era la gioia di stare insieme e di pregare il rosario per il mondo intero, rimanendo in comunione con Maria. Mons. Rosada ha guidato le riflessioni e ci ha indicato le più svariate intenzioni: l’attenzione al battesimo di bambini e di adulti, a coloro che fanno la prima comunione, a chi soffre per la violenza in tutto il mondo. Ogni visita ha avuto la sua sorpresa. A Mira, tra le agostiniane, abbiamo incontrato due monache africane del Kenya; provengono dalla prima missione aperta dalla diocesi di Venezia in quella nazione. A Carpenedo invece, nella chiesa delle serve di Maria, ci stava aspettando Gesù Eucaristia, solennemente esposto sull’altare dalle cappuccine. Commentando la discesa dello Spirito Santo, mons. Rosada ci ha invitato a pregare per tutte le religioni; ha anche ricordato di aver fatto preparare per un incontro interreligioso una torta su cui era scritto: “70 x 7”, settanta volte sette. Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Sono le parole del Papa che commentano quelle di Gesù. Queste parole sono diventate anche la nostra preghiera e il nostro messaggio.