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2004 MAGGIO n. 5
Il pacifismo dei cristiani
Le nostre motivazioni profonde
e lo ricordate? Alla fine di marzo
fece scalpore la notizia
che Hussam Abdu, 14
anni, di Nablus, aspirante kamikaze, era stato
intercettato al checkpoint di Hawara, per
fortuna prima del
suo gesto suicida. Sotto il
giaccone aveva una cinta
di esplosivo.
Gli avevano
dato cento
shekel - 15
euro. Una settimana prima,
allo stesso posto di blocco,
era stato fermato Abdallah Quran,
di 12 anni, che per vivere trasportava pacchi bomba da una parte
all’altra del confine, con la carriola. Pochi giorni dopo, un bambino 6 anni è stato ucciso nel campo
profughi alle porte di Nablus.
Santuari di pace 5 - Fatima, Portogallo
V
Non facciamoci il callo!
Questi tre bambini sono diventati il simbolo di ogni guerra
con le sue contraddizioni. La
guerra in Palestina, come in
Africa, non rispetta neppure queste creature che avrebbero ancora bisogno di giocare e di andare
a scuola per crescere normali
nella vita. Anche se siamo ormai
abituati a orribili abusi sull’infanzia, questa volta non vogliamo proprio farci il callo. Perché
deve essere così? Non ci sono risposte soddisfacenti. Solo sentiamo un estremo bisogno di pace, ovunque e sempre.
Nel mondo ci sono 40 guerre
dimenticate, l’ha ricordato il Papa in un’udienza generale (24
marzo u.s.). Esse si combattono
sulla pelle della povera gente,
anziani, donne e, soprattutto,
bambini. Ci sono ormai nel
mondo milioni di bambini nati e
cresciuti nel contesto della guer-
ra che non hanno altri termini di
confronto per giudicare il loro
contesto; possono pensare che
combattere, attaccare, fuggire,
essere bombardati e uccisi sia la
più comune, quando non l’unica, maniera di essere uomini.
Non giochiamo con la pace
Che possiamo fare se non ripetere che noi cristiani siamo per la
pace? Ma attenzione, non vi sfugga la parola pacifisti, una parola
che oggi da alcuni è considerata
una bestemmia. Non è il caso di
giocare con le parole. C’è chi afferma che il pacifismo viene dalla stessa matrice del marxismo
(evidentemente, non conosce la
storia!), ed è quindi una trappola
per i gonzi, cioè quei cristiani ingenui che non hanno il senso della concretezza politica.
Come davanti ad ogni forma
di guerra si proclama la necessità di farne un’altra, così ogni
SE LA RAGIONE È FALLACE
Ma Cristo cosa ne pensa?
O
riana Fallaci è uscita con
il suo nuovo libro, “La
Forza della Ragione”, edito da
Rizzoli International. Con lo stile che la contraddistingue, dice
l’ultima parola, pronuncia la
sentenza definitiva - o almeno
ha la pretesa di farlo - su questioni attuali importanti e cruciali, che tuttavia sono ben più
complesse di quanto lei pensi.
Tanto da far dubitare che possa
avere ragione.
Non voglio entrare in merito ai vari aspetti. Vorrei ragionare invece “Sul cristianesimo”, un capitolo del libro che
inizia così: “Io sono un’atea cristiana”.
Riconosco alla Fallaci il merito di dire quel che pensa; quello che probabilmente anche altri pensano. Immagino che tanti le daranno anche ragione. Io,
no. Come missionario, so che
una parte di ragione c’è sempre, in tutto quello che uno
pensa e dice, e cerco di ascoltare e comprendere. So che al
bar o dalla parrucchiera si discute di tutti e su tutto. Ma c’è
anche un’onestà professionale
e mentale che va oltre il bar e
la chat. C’è anche il senso di ri-
p. MARCELLO STORGATO, sx
spetto per la fede altrui, che è
esperienza profonda di vita.
“Non credo in Dio…”. Non
ci crede, e rispetto la sua scelta
di persona adulta. Del resto, la
fede è dono di Dio e l’accoglie
meglio chi apprezza il Donatore. La Fallaci non apprezza Dio;
anzi, pensa che “Dio sia stato
creato dagli uomini e non viceversa”; non ha “la speranza
che Dio esista, che abbia tempo e modo di rintracciarmi e
occuparsi di me. Me la cavo da
sola”. Se così fosse, avrebbe
tutto il diritto di disfarsene. Il
fatto è che Dio ci ha creati liberi di disfarci di Lui. Ma questa è un’altra questione!
“Tuttavia sono cristiana…”. Dice che il cristianesimo
le piace, la convince, la seduce.
Beh, questo non può che far
piacere. Ma quale cristianesimo? Non quello che perdona,
“perché incoraggia la cattiveria”. Non quello delle chiese,
perché “hanno distorto e tradito il discorso fatto da Gesù e sono responsabili della catastrofe
che stiamo vivendo”. Fa l’elogio
del cristianesimo, ma senza “le
belle fiabe” dei miracoli e senza
“dottrina”. Fa l’elogio del Cro-
cifisso, ma quello invocato per
fare le guerre e sconfiggere gli
altri… Alla fine, la Fallaci si fa
un suo Cristo, a sua immagine
e somiglianza; un Cristo “che
certamente pecca” e che piace
a lei, appunto: “Dio diventa Uomo, ossia l’Uomo diventa Dio,
Dio di se stesso”.
E Cristo cosa pensa? “Il Padre e io siamo una cosa sola.
Ascolto quello che il Padre mi
dice. Faccio quello che al Padre
piace. Io non faccio nulla da
me stesso. Non la mia, ma la
tua volontà sia fatta…”. Non è
facile comprendere chi è davvero Cristo. Bisogna pur guardarlo, ascoltarlo, seguirlo, contemplarlo qualche volta; lasciarlo parlare al cuore; capirlo con l’anima. Bisogna pur farsi spiegare da Lui: chi Lui è, chi
è Dio, chi sono io e gli altri con
me, in questo strano mondo.
Solo con questa umile onestà,
la ragione acquista forza e non
diventa una trappola fallace.
Anche perché i credenti non
sono scemi del tutto. Tanto meno coloro che cercano di essere
discepoli di Cristo.
p. GABRIELE FERRARI, sx
volta che si sente dire che uno è
pacifista… scatta una distanza
pregiudiziale che dovrebbe impedire di scendere insieme in
piazza per chiedere la pace.
Diciamolo chiaro
Noi cristiani non possiamo
che volere la pace, perché Cristo è il re della pace. Essere pacifisti è un dato iscritto nel nostro DNA. Se vogliamo cercare
la discriminante con tutti gli altri
pacifisti è che noi non seguiamo
i principi del mondo, ma la parola di Gesù e il suo esempio.
Egli non ha mandato gli altri a
morire per la pace; ci è andato
lui stesso ed è morto perché ci
fosse pace tra gli uomini. Così
non accettiamo quella logica di
guerra che continuamente sentiamo invocata come necessità:
«Si vis pacem para bellum» - se
vuoi la pace, prepara la guerra. Il
detto è degli antichi romani ed
esprime il loro mondo guerriero
e la loro voglia di espansione.
Sanare il cuore
Per noi cristiani la pace non si
può cercare con qualsiasi mezzo. Anzitutto la dobbiamo cercare sanando la sorgente di ogni
guerra, il cuore dell’uomo là dove nascono le divisioni e le guerre. Bisogna disarmare i cuori
delle persone. Lo faremo eliminando ogni forma di odio, ogni
insulto, ogni mezzo violento,
perché la prima scelta dei pacifisti cristiani è la non violenza. La
non violenza non è passiva, ma
attiva; si nutre di progetti concreti di comunicazione, di dialo-
Il Papa
al muro del pianto,
in preghiera per la pace
go, di corresponsabilità. Come i
fondatori dell’Europa, dopo la
seconda guerra mondiale, hanno
creduto di poter ricostruire una
comunità di popoli sulla pace, la
riconciliazione e la collaborazione, così noi oggi in questo
tempo di violenza terroristica.
Bonificare il brodo
In secondo luogo, crediamo
nella necessità delle istituzioni
per mantenere la pace. È questo
l’insegnamento costante e ripetuto del Papa. Come dopo l’attacco alle Torri gemelle di New
York, così ora dopo l’attacco alle
stazioni di Madrid, il Papa ha ripetuto che per vincere il terrorismo bisogna bonificare il brodo
di coltura in cui il terrorismo nasce e si sviluppa. Bisogna cioè
eliminare le cause che producono
ingiustizie, fame e disperazione.
Affinché non succeda più che
vengano usati gli Hussam Abdu e
gli Abdallah Quran e tutti gli altri
bambini. Il futuro del mondo è
nella pace, non certo nelle guerre.
Neppure quelle preventive. Il 13 maggio 1917, la Madonna, apparendo a Fatima, ha chiesto di “recitare il rosario per ottenere la fine
della guerra e la pace nel mondo”.
2004 maggio n.
ANNO 57°
5
2
Missionario nella malattia
3
Indonesia: la missione in canoa
4/5
Ma basta solo contare i voti?
6
Solitudine della missione
Diversi e insieme, per dire la speranza
Padre Uccelli: un bambino, dono di Dio
Un’immensa missione di Jakarta
Saper dove andare e cosa fare
2004 MAGGIO
2004 MAGGIO
V I TA S AV E R I A N A
MISSIONE E SPIRITO
L’ICONA DELLA MISSIONE
Per dire speranza al popolo
ravate diversi. Tu, Pietro,
dal Signore avevi avuto in
affidamento la chiesa, e tu, Giovanni, avresti potuto pensare di
avere meglio i numeri per farlo.
Eppure siete insieme. È passato il
tempo delle dispute sui primi posti, ormai guarite dallo Spirito. È
passato il tempo degli specchi davanti ai quali curare l’immagine:
lo Spirito li aveva infranti per dipingere davanti ai vostri occhi, per
sempre, Cristo crocifisso e risorto.
Luca fa di voi il simbolo della comunità, dove l’unione fraterna
non azzera le differenze; ma è
“assidua” in una comunione che
accoglie e valorizza le diversità.
Eravate “concordi” nel guardare a Cristo e alle cose sue. E
questo vi ha resi capaci di presentarvi al popolo con il segno
dell’unità. Voi l’avete compreso
da subito: la chiesa esiste per il
popolo, per la gente normale
che è alle prese con le mille incombenze della vita quotidiana.
E
La gente non è la massa, buona
solo per lavorare e pagare le tasse, come certi credono.
La rabbia dei capi. Per questo si sono arrabbiati, i capi:
quelli religiosi, con il loro braccio militare, e i teologi conservatori del tempo. Perché parlare
al popolo? Il popolo era il loro
terreno privato.
E perché parlargli di una risurrezione? Strettamente legati
alle antiche tradizioni scritte, i
sadducei negavano che ci fosse
una risurrezione e una retribuzione, come invece affermavano
i farisei. Tutto si risolveva in
questa vita; perché pensare ad
un’altra? Cose da popolino, favole metropolitane. Forse, loro,
accorti alleati dei potenti di turno, si trovavano già ben retribuiti su questa terra.
Non conoscevano i gridi inascoltati della povera gente, né
come fosse ingiusta la vita nella
pelle dei poveri. Non conosce-
Pietro e Giovanni stavano ancora parlando al popolo, quando giunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il
fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione fino al
giorno dopo, dato che era ormai sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
Atti 4, 1-4
TERESINA CAFFI, mM
Dipinto di Masolino, Firenze
Pietro e Giovanni, diversi e insieme
LA PAROLA
Pietro e Giovanni, diversi ma uniti
a servizio del popolo
vano le vite spezzate dalla violenza dei forti, consumate nell’accrescere i beni dei ricchi, interrotte presto per mancanza di
cure. Non conoscevano come
per un povero è facile non ottenere giustizia e morire senza far
notizia. Non conoscevano l’antico tormento di Giobbe, dei
Giobbe di tutti i tempi, schiacciati dal dolore.
Grazie a voi, Pietro e Giovanni: siete andati fra il popolo;
siete rimasti popolo, con la vostra esistenza perseguitata. Grazie, perché a questo popolo - e
a tutti quelli venuti dopo - avete
annunciato la resurrezione. Non
come una favola consolatoria,
ma come la notizia tanto attesa e
insperata: Dio non lascia cadere
nel nulla le lacrime dei suoi poveri, come non ha lasciato cadere quelle del Figlio Gesù. C’è
una festa preparata, non solo per
il loro spirito, ma anche per il
corpo dolorante. Tutto si trasformerà in festa, in quel Figlio che
ha condiviso la sorte dei poveri.
sono generare cittadelle che ignorano il soffio dello Spirito. Fateci
ritrovare la via della comunione;
dateci il chiodo del servizio.
Oggi restiamo esposti al rischio di fare della Buona Notizia un discorso fra sapienti. Rilanciate la chiesa, i preti, i teologi, i monaci, i missionari, i sapienti verso la gente; date loro
notti insonni per trovare linguaggi che si facciano capire;
anche se il farsi capire dovesse
loro costare, come costò a voi,
l’opposizione dei grandi.
Oggi la necessaria via della
giustizia può farci credere che essa sia sufficiente. Chiedete per noi
fede e coraggio per annunciare,
con le mani impastate nella storia,
la risurrezione: quella speranza totale che Dio ci ha offerto in Cristo
e di cui la giustizia è l’inizio. Ci siete preziosi oggi. Nelle nostre comunità dalle molte differenze, la presunzione del più bravo e il desiderio di visibilità pos-
Missionario nella malattia
Donarsi per sempre, come Dio vuole
p. KITIMBWA LUKANGAKYE, sx
Francesco Wawan, è un giovane saveriano indonesiano. Da due anni
è a Città del Messico, per studiare teologia e diventare sacerdote, ma
gli è stata diagnosticata una grave forma di leucemia. Sotto terapia intensiva, ha chiesto di fare la professione perpetua, cioè di diventare saveriano in modo definitivo. Il rettore della comunità dei teologi, padre
Kitimbwa, ci racconta il giorno della “consegna” di Wawan a Dio e alla missione, nella famiglia saveriana, domenica 21 marzo.
è arrivato direttaW awan
mente dall’ospedale, alcuni minuti prima dell’inizio
della celebrazione, sulla sedia a
rotelle e con la bombola ad ossigeno. Era felice. Lo accompagnava, visibilmente commosso,
il dottor Vergara, che lo segue
nella malattia e lo ha assistito
per tutto il tempo della Messa.
La signora Lorenia, messicana,
ha dato a Wawan la benedizione a
nome e al
posto dei
genitori,
tutta la vita.
Siamo tutti rimasti impressionati dalla serenità e dalla gioia
di Wawan. Ci ha colpito il suo
sorriso, nella gravità della situazione in cui si trova. Varie volte
non siamo riusciti a trattenere la
commozione, fino a piangere.
Ciò che stavamo vivendo era la
consegna di un giovane alla sequela di Gesù che ha detto: “La
mia vita nessuno me la toglie,
sono io che la consegno”. Mi sono ricordato che un giorno Wawan pregando aveva detto: “Tu
sei sulla croce inchiodato e offri
il tuo sangue e la tua acqua; noi
tuoi fratelli, come Maria, stiamo
ai piedi della croce, ti guardiamo, ti siamo vicini”.
che non hanno potuto viaggiare
dall’Indonesia. Per telefono, padre Luigino ha parlato due volte,
prima e dopo la cerimonia, con la
signora Yustina, la mamma di Wawan in Indonesia.
Consegnarsi sorridendo
All’inizio abbiamo avuto un
momento di preoccupazione:
sembrava che qualcosa non funzionasse con la bombola ad ossigeno. Ma in cuor mio ero sicuro di una cosa: questo momento
era importante per la felicità di Wawan. Egli si stava
consegnando a Dio nella
famiglia saveriana per
Il voto dell’amore
È in questo modo che Wawan
ha consegnato la propria vita al
Signore, per sempre. Ha fatto
voto non solo di castità, obbedienza e povertà, ma anche il voto dell’amore. Tutti noi siamo
stati testimoni di questa consegna e possiamo testimoniare.
Nell’omelia, padre Luigino Marchioron, superiore dei saveriani
in Messico, ha detto:
CHIAMATI ALLA MISSIONE
IL CARISMA DELLA MISSIONE
EUCARESTIA E
PARROCCHIA MISSIONARIA
Solitudine della missione
“Ti sarebbe piaciuto essere in
migliori condizioni di salute, per
consacrare la tua vita a Dio nella
missione. Invece giungi a questa
consacrazione senza forze fisiche, sostenuto da altri, con la tua
debolezza e impotenza. Ma senti di essere nelle mani di Dio. Il
tuo amore paziente e fiducioso
è più forte delle tue debolezze.
Come l’apostolo Pietro hai detto:
Signore, tu sai che ti amo. L’amore è la tua arma più potente; è
la tua vera forza. Saperti e sentirti totalmente nelle sue mani è
un’esperienza di vita cristiana
molto profonda. In questi mesi,
il tuo unico desiderio è stato
quello di servire il Signore e la
famiglia missionaria con tutto il
cuore, a cominciare dalla tua
malattia, con il cuore in mano,
con le porte del cuore aperte. È
un modo diverso, forte e vero, di
vivere e compiere la missione”.
Nelle mani di Dio
Insieme a Wawan, anche il
giovane messicano Enrique Álvarez Casillas ha consegnato la
sua vita al Signore con la professione perpetua. Da solo, ha dovuto fare per due tutto quello che
la liturgia prevede: inginocchiarsi, alzarsi…, e l’ha fatto bene.
Alla fine della Messa, a nome di
entrambi, Enrique ha preso la parola semplicemente per dire:
“Con tutto il cuore, grazie!».
Il giovane saveriano
indonesiano Wawan
Ci sono stati molti abbracci e
fotografie con Wawan, sempre inchiodato sulla sua sedia a rotelle, sotto la discreta vigilanza dei
medici e dell’infermiere. La celebrazione è terminata con un incontro conviviale con amici e parenti. Mancava il festeggiato: Wawan. Per ordine dei medici è dovuto tornare immediatamente in
ospedale per sottoporsi al respiratore automatico. Lì, in un momento di pausa, ha condiviso con
padre Luigino il pasto della festa,
preparato dalla signora Lorenia.
Benché il suo fisico si trovi
in gravi condizioni, Wawan ha
molta fiducia e serenità. I prossimi giorni saranno decisivi per
quanto riguarda l’evoluzione
della malattia. A tutti chiediamo di accompagnarlo con la
preghiera.
FRANCESCO GRASSELLI
p. ALFIERO CERESOLI, sx
2
Forse è normale. Ma vedo in
questa normalità la solitudine di
un mistero che lentamente si fa
luce e lo colma di attesa: “Il Padre è in me e io sono nel Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola”. Deve imparare, in quella
quotidianità così lenta, cos’è l’uomo in Dio e cos’è Dio nell’uomo.
Lo vedo sempre più assorto.
Con chi parlarne, se non con il
Padre che a lui si rivela? Forse,
qualche rapido cenno con Maria, la Madre. Ma anche lei, pensosa, “medita nel suo cuore”
quell’immensa normalità che le
si svolge accanto.
Poi la vita apostolica: meno
di tre anni, su e giù per i villaggi
della Galilea, a Gerusalemme,
nelle città o nei deserti della
Giudea, della Samaria, della Decapoli... Una vita movimentata,
tra folle osannanti per i miracoli
e che pretendono altre meraviglie. Vogliono farlo re. Ma egli
si ritira in preghiera, lontano da
tutti. Si ritaglia notti di preghiera
o, almeno, le prime e ultime ore
della notte. Nostalgia di Nazaret! E ancora quell’immergersi
nel mistero del suo essere - così
piccolo e così solo - Uno con il
Padre nello Spirito.
Squarcia quella solitudine per
un attimo, sul Tabor, condividendola con Pietro, Giacomo e
Giovanni; ma per annunciarla e
affrontarla, più aspra ed estrema,
nel Getsemani: “Allontanatosi da
loro - ancora Pietro, Giacomo e
Giovanni - quasi un tiro di sasso,
si inginocchiò e pregò…”.
Si manifesta, subito dopo, tutta
l’incomprensione in cui Gesù è
rimasto anche in quegli ultimi 30
mesi della sua esistenza terrena:
“Tutti, allora, abbandonandolo,
fuggirono”. Sa che il Padre rimane con lui: ha fiducia, si abbandona nelle sue mani. Eppure grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato?”. Anche Dio
talvolta si nasconde, fino a sembrare che il peccato prenda il sopravvento e la creatura resti senza
fondamento. Anche al Figlio di
Dio può capitare questo, perché
s’è fatto peccato e maledizione
per portare tutti e tutto alla Pace.
La resurrezione, perciò, significa anche un riprendere i rapporti, magari a fatica come sulla
strada di Emmaus o come Tommaso che stenta a credere.
Gesù prega nella solitudine
della notte
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Perché, attraverso la materna intercessione di Maria santissima, i cattolici considerino
l’Eucaristia come cuore e anima dell’attività missionaria.
Guarda, o Signore, a tanti milioni di fratelli e sorelle, che
soffrono sete di giustizia, di
verità, di pace, di amore.
Venga il tuo Regno, Signore.
Amen.
La solitudine della missione.
La chiamata alla missione è una
chiamata alla solitudine. Per creare comunione. Chiamare è, biblicamente, un “separare” per unire.
Noè costruisce l’arca da solo.
Abramo è solo quando lascia la
sua terra o va a sacrificare il figlio
che più ama. Mosè fugge solo nel
deserto e resta solo sul monte…
A ben pensarci, è per sfuggire
alla solitudine del chiamato e per
conservare comunque una compagnia che Adamo mangia il frutto proibito. Eva ne ha già mangiato; se egli rifiutasse, l’uno e l’altra avrebbero due destini diversi.
Accettare la solitudine della
chiamata è una condizione per
la missione. Una solitudine colma di Dio e che rimane in ogni
stato di vita. Certo è più innaturale per chi si consacra nel celibato. Ma anche per gli sposati
c’è una “vedovanza del cuore”,
che prepara quella della carne,
perché il Dio che li unisce riserva per sé la “grande sala” nel più
intimo del loro essere.
Solo quando Dio sarà tutto in
tutti, tutti saranno uno in Lui.
Chiamati alla missione per la comunione, sappiamo che questa
sarà piena solo quando verrà la
Fine come eterno Principio. Padre Luigino accoglie la consegna di Wawan a Dio per la missione
DIREZIONE GENERALE:
IL TOUR DEL MONDO
Padre Rino Benzoni, superiore generale dei saveriani ha
visitato prima le comunità saveriane del Burundi e poi quelle del Congo. In Burundi, ha
partecipato all’assemblea dei
saveriani, in occasione del
40mo anno della loro presenza nel Paese. Dopo il ritiro spirituale, animato da padre Rino, i saveriani hanno riflettuto
sull’animazione missionaria vocazionale e sugli aspetti economici della missione alla luce
del vangelo.
Padre Rino ha poi attraversato il confine per visitare i saveriani che lavorano in Congo. Ha
celebrato la Settimana santa a
Bukavu e ha avuto la gioia di
battezzare 128 catecumeni congolesi durante la Veglia pasquale. La foto che lo ritrae al
fonte battesimale è di padre
Luigi Lo Stocco, che ci ha inviato
una dettagliata descrizione di
come la chiesa di Bukavu ha vis-
RICORRENZE SAVERIANE
50° - PADRE UCCELLI VERSO LA BEATIFICAZIONE
Un bambino, dono di Dio
p. GUGLIELMO CAMERA, sx
Per padre Pietro, missionario in Cina, la solidarietà e la
promozione umana sono questioni di fede. La solidarietà
umana è espressione dell’amore di Cristo, al cui Cuore egli
consacra la sua missione. La nazione si trova in una situazione di estrema emergenza, con guerre civili, brigantaggio, carestie, inondazioni, fame… Se stende
la mano e chiede aiuti all’estero è solo per motivi di
amore. Un episodio ci aiuta a comprendere il suo
punto di vista e il suo stile di vita.
In Cina egli adotta un bambino davvero speciale e
vede in questo bambino un dono di Dio e una
benedizione per sé e per la missione. Ecco cosa
scrive al beato Conforti circa questa adozione:
“Ieri ho raccolto un bambino che avrà un anno
circa ed è molto disgraziato: senza mani e senza un piede ed ha la vista un po’ difettosa.
Per giunta, anche il piede che ha buono
conta solo quattro dita. Io lo tengo caro
questo bambino che il Signore ieri, proprio nel tempo della benedizione con il
santissimo Sacramento, mi ha mandato. Spero che il Signore
me l’avrà mandato come una benedizione della mia residenza e di cui ne vado santamente superbo. Se potrò fargli
fare una fotografia non mancherò di mandarne una copia a
vostra Eccellenza”.
Padre Uccelli in Cina cercava di parlare un solo linguaggio,
quello di un amore concreto, fattivo, visibile. La sua attività
missionaria aveva di mira tutto l’uomo, non solo l’anima.
Ha istituito scuole e orfanotrofi. Assisteva anche i malati
fornendo loro qualche medicina di primo intervento.
Chi desidera avere materiale informativo e invocare l’intercessione del servo di Dio, può scrivere a:
Postulazione Saveriana, Viale S. Martino, 8 - 43100 Parma
E-mail: [email protected] - (C/c.p. 27152206)
Consigliamo ai lettori il volumetto di Augusto Luca, “Padre
Uccelli, uomo di Dio” (pagine 31).
Foto di L. Lo Stocco
Santuario Conforti, scultura di Livio Conta
I
l beato Guido è un sognatore! Non sogni vani, senza fondamento; ma speranze fondate sulle promesse di Gesù, sicurezze di futuro annunciato dalla Parola di Dio. Sogna un mondo di giustizia, fraternità e pace e una comunità cristiana annunciatrice e profezia di unità. Ascoltiamo:
“Che spettacolo solenne e confortante offre nel giorno del Signore un popolo cristiano! Tutti s’incontrano nella stessa casa,
che è la casa del Padre comune; tutti siedono alla stessa mensa;
tutti innalzano la stessa preghiera; tutti offrono
lo stesso sacrificio. Il ricco ed il povero, il magistrato e l’operaio, l’uomo della scienza e
quello della gleba si trovano assieme.
Libertà, eguaglianza, fraternità, non
sono più vane parole, ma una realtà
consolante, perché tutti si sentono figli dello stesso Padre celeste e partecipi della stessa eredità. Tutti si sentono pervasi da uno spirito d’amore e
di pace, che rende più lieta e serena
la convivenza sociale”.
La comunità parrocchiale è la famiglia
in cui è presente la Madre, attenta al vino
che è venuto meno, come a Cana; pronta a
ricordare ai figli riuniti l’impegno per realizzare
il Regno. Nel discorso al Congresso
eucaristico nazionale di Palermo (1924), il Conforti afferma:
“La preghiera è santa, è potente, è efficace in sé, ma quando si
eleva all’Eterno assieme alla preghiera di Cristo eucaristia, che è
dentro di noi e prega con noi, allora diventa onnipotente. Qual
momento più propizio di questo per pregare per la dilatazione del
Regno di Dio, ripetendo le parole dell’orazione del Signore: venga il tuo regno? È al banchetto eucaristico che noi dovremmo
provare più forte del solito il sentimento di quella fraternità universale che per ogni cristiano è un imprescindibile dovere.
E pensando a tanti nostri fratelli che non hanno la sorte incomparabile di partecipare con noi alla mensa degli angeli e di gustare le stesse nostre delizie, dovremmo provare un senso di profonda tristezza e rivolgere al Signore le parole che a lui rivolgeva
la Vergine alle nozze di Cana: Non hanno vino! Guarda, o Signore, a tanti milioni di fratelli, che soffrono sete di giustizia, di verità,
di pace, di amore. Manca loro il vino sopra-sostanziale che infonde vigore, che preserva dalle infermità, che infonde gaudio
e letizia al cuore.
Nessun fedele dovrebbe accostarsi alla mensa eucaristica, nessun
sacerdote dovrebbe ascendere al santo altare senza innalzare a
Dio questa doverosa preghiera”.
on riflettiamo abbastanza
sui lunghi anni di Gesù a
Nazaret. Il Figlio di Dio viene
sulla terra a salvare il mondo, e
che fa? Se ne sta chiuso in un piccolo villaggio alla periferia dell’impero per i nove decimi della
sua vita. È normale che faccia il
bambino normale di una famiglia
normalmente povera? E che impari il mestiere di Giuseppe? E
che poi lui, il salvatore dell’universo, continui a mandare avanti
una bottega di carpentiere?
N
Batik, Città della gioia, Calcutta
Guarda Signore a tanti milioni di fratelli, che soffrono sete
di giustizia, di verità, di pace, di amore!
beato Guido Conforti
suto, giorno per giorno, la Settimana santa. Nella missione
“Madre di Dio” - scrive il missionario - la chiesa era gremita
di tremila bambini per celebrare
il Giovedì santo. La chiesa parrocchiale era decorata in modo
speciale per far capire ai bambini il significato dell’Ultima Cena del Signore. La chiesa si era
trasformata in un vero Cenacolo con Gesù tra i fanciulli.
Dopo aver visitato tutte le comunità saveriane, padre Rino ha
partecipato al Capitolo, che ha
eletto la nuova squadra che guiderà il Congo nei prossimi anni,
dopo l’improvvisa scomparsa di
padre Simone Vavassori.
Il vice superiore generale padre Luigi Menegazzo ha visitato i saveriani negli Stati Uniti.
Anche qui si è tenuto il Capitolo che ha eletto il nuovo
gruppo direttivo delle comunità saveriane statunitensi.
A metà aprile sono infine
partiti i due consiglieri generali padre Romano Vidal e padre Robledo Guadalupe. Dopo una settimana a Parigi, per
incontrare i saveriani che studiano la lingua e
si preparano ad
andare
nelle
missioni di area
francofona, sono ora in visita
alle comunità saveriane del Camerun e Ciad.
Anche qui si terrà il capitolo
elettivo dell’équipe direttiva.
Insomma, nella casa generalizia di Roma è rimasto solo padre Giancarlo Lazzarini… per
ogni evenienza.
PADRE TEODORI IN CIELO
Padre Franco Teodori ha lasciato questo
mondo la sera del
12 aprile, lunedì
dell’angelo. Da
una settimana
padre Franco
era ospite dell’infermeria in
Casa Madre di
Parma, dopo la
caduta a seguito di un incidente, proprio
davanti la casa
generalizia di
Roma, con la frattura del braccio.
Padre Franco si è
spento silenziosamente, dopo la sobria cena.
Originario di Tivoli, padre Franco era il più anziano: aveva
quasi 95 anni, di cui 77 vissuti
come saveriano. Era stato accolto in congregazione dal beato Conforti nel 1925 e portava
il numero 97. Il missionario patriarca, dalla lunga barba bianca che si stagliava sulla consunta tonaca nera, ha vissuto una
vita intensa, sempre a servizio
della missione saveriana nel
mondo e nell’Istituto. Dopo la
missione in Cina, egli si è praticamente sempre dedicato a
conservare la memoria del Conforti. Se il Padre eterno ha una
lunga barba bianca, adesso
avrà anche un sosia, in cielo! 3
2004 MAGGIO
LA PARROCCHIA TRA LE ACQUE DEGLI OCEANI
PARROCCHIA MISSIONARIA D’ISOLA
CASE SPARSE LUNGO I CORSI D’ACQUA
Padre Matteo Rebecchi, un giovane saveriano cremonese, è
missionario nelle isole Mentawai, di fronte a Sumatra, la grande isola dell’arcipelago indonesiano. È lì da quasi quattro
anni, quasi isolato dal resto del mondo. Eppure la sua esperienza di missione può ispirare tutti noi che, nel mondo globalizzato, sembriamo vivere ciascuno in un’isola …virtuale.
ro disponibile a qualsiasi cosa, ma quando il superiore
mi ha comunicato che ero destinato alle isole del piccolo arcipelago delle Mentawai, ho potuto solo ringraziare e
sentirmi felice. Non conoscevo nulla di questa missione, se
non per sentito dire e per aver visto qualche foto, ma l’alone di
avventura che la circondava mi attirava.
La partenza fu emozionante. Significava lasciare Padang,
città moderna e attrezzata, per affrontare l’oceano che mi
avrebbe diviso dal resto del mondo, per mesi e mesi. Ora, a
pensarci, mi viene da ridere, perché vivere alle Mentawai è diventato normale; ma quando la nave si è staccata dal molo...
non nascondo di aver provato un forte senso di incertezza.
Poi l’adattamento, la nuova comunità saveriana, il mare (a
me piace scalare le montagne e sciare!), le prime conoscenze,
la difficoltà della lingua..., insomma, tutte quelle cose tipiche dell’ascesi missionaria, sempre condite dal senso di ringraziamento per aver ricevuto il dono di una missione così
speciale.
E
Il grande servizio culturale dei saveriani
Alle Mentawai la chiesa c’è da 50 anni. I primi missionari
cattolici sono stati proprio i saveriani. A Sikabaluan, dove mi
trovo oggi, la presenza stabile dei missionari risale a 35 anni fa.
La popolazione delle Mentawai ha vissuto nell’isolamento
fino alla fine del XIX secolo, quando sono avvenuti i primi
rapporti stabili con l’isola di Sumatra a scopo commerciale.
L’isolamento ha fatto sì che la cultura tradizionale delle isole,
una delle più antiche di tutta l’Indonesia, si mantenesse pressoché ferma all’era neolitica. La ruota, il ferro e tutte quelle
cose che per noi sono normali, qui sono state introdotte all’improvviso; in certi villaggi all’interno della foresta, la ruota non è ancora arrivata. Oggi i vestiti ci sono quasi dovunque,
la televisione la si trova nei centri maggiori... Ma la mentalità e
la cultura non fanno salti
mor-
p. MATTEO REBECCHI, sx
tali, realizzando in pochi anni
quel cambiamento che in altri
ambienti è avvenuto gradualmente attraverso i secoli.
I saveriani hanno dato
un grosso contributo nel salvare il salvabile della cultura
mentawaiana. Hanno prodotto studi antropologici e
testi in lingua locale: dai
vocabolari e grammatiche, fino alla raccolta di
miti e leggende, proverbi e racconti sulle consuetudini tradizionali,
oltre ai testi liturgici e
al nuovo Testamento.
Che io sappia, al di
Gli anziani vengono talvolta
abbandonati a se stessi, perché
fuori di queste pubblinon sono più attivi
cazioni e di poche altre
prodotte dalla chiesa
protestante, non esistono altri libri in lingua mentawaiana.
La straordinaria avventura dei pionieri
Posso solo immaginare l’impressione di quei coraggiosi
che arrivarono per primi in queste isole. Ho letto il libro di p.
Aurelio Cannizzaro “Tra i primitivi delle Mentawai”, dove
si parla di coccodrilli, delle prime chiese, della popolazione
ancora immersa nella cultura tradizionale, i viaggi avventurosi... Tante cose, per certi versi, ancora attuali, ma che allora
erano affrontati nella novità assoluta, senza preparazione, senza quei benedetti confratelli di navigata esperienza che ti danno una dritta o una spiegazione, senza sussidi scritti per aiutarti nello studio della lingua... Coloro che sono arrivati qui per
primi e hanno aperto la strada, sono davvero persone straordinarie.
Me ne sono accorto, in particolare, alla mia prima visita
nelle comunità di Simatalu, la parte più isolata della missione.
È una zona che visitiamo solo due o tre volte l’anno, per la
difficoltà di arrivarci. C’è solo un pezzo di strada lungo 7
chilometri; poi si va in barca per mare e fiumi, e a piedi in
mezzo alla foresta.
Scendendo in canoa lungo il fiume, dopo tre giorni tra barca a motore, barca a remi, a piedi nel fango, attraverso i ruscelli e la foresta, una notte passata sotto una tettoia sopra il
recinto dove dormono i maiali..., arriva l’incontro con i primi
abitanti della zona in alta uniforme: perizoma, tatuaggio, coltellaccio e... sigaretta. Mi sembra di essere in un film: ci
manca solo di vedermi uscire un dinosauro dalla foresta...
Penso ancora a chi in queste zone ci è venuto per la prima
volta, ai pionieri… Nonostante i limiti e gli sbagli che pur
avranno commesso, sono persone da rispettare, almeno per
il coraggio e la passione che avevano per annunciare a tutti,
ma proprio a tutti gli uomini, l’amore di Dio Padre.
Una moderna casa a due piani tipica delle Mentawai: in alto
l’abitazione, sotto un’aia per l’allevamento dei maiali
Case isolate, sparse lungo i fiumi
La società tradizionale era poco
strutturata e non conosceva il villaggio come realtà civica. Ancora
oggi, soprattutto nelle zone interne,
i mentawaiani vivono per la magM. R.
gior parte del tempo in nuclei familiari isolati. Le loro case sono lungo
Sembrerà strano - e qui ce ne sarebbero da dire al Rousseau con il suo mito del buon
il fiume dove allevano maiali (la loselvaggio! - ma in un ambiente così tradizionale, gli anziani vengono talvolta abbanro ricchezza) e coltivano quanto serdonati a se stessi, perché non sono più attivi. Non sempre i bambini ricevono adeguata
ve per vivere. Ogni tanto ci sono
cura da parte dei genitori, soprattutto per quanto riguarda la scuola e la salute.
delle grosse case dove le tribù si riSappiamo di bambini consegnati dai genitori a sètte pentecostali o a convitti islamici,
trovano, ma solo per le cerimonie
solo per un po’ di soldi o per liberarsi dalla responsabilità di pagarne l’educazione scopiù importanti. Nel villaggio la genlastica.
te si riunisce solo per la fine della
Non sono abituati a ringraziare. Un giorno, avevo accompagnato in moto, sull’unico
settimana.
tratto di strada di tutta l’isola, una nonnina che mi aveva chiesto insistentemente aiuto.
Nelle zone più sviluppate della
Arrivati a destinazione, lei scende e se ne va. Solo dopo qualche metro, si volta verso di
costa orientale, le consuetudini stanme perplesso, e mi dice: “Grazie”. Più tardi, uno che aveva più esperienza di me mi spieno cambiando, ma i segni di questa
ga: “Matteo, non pretendere il grazie. Il perfetto mentawaiano è quello che sa vivere
abitudine a vivere soli sono ovunin foresta da solo, facendo affidamento solo sulle proprie forze. Perciò, se c’è l’aiuto
que presenti. Uno degli effetti è la
dell’altro, bene; ma se non c’è, lui non può pretendere: deve sapersi arrangiare”.
difficoltà a lavorare insieme o di inPossiamo immaginare gli effetti di questo “individualismo congenito” quando viene
a contatto con la ricchezza e il benessere: corruzione, arrivismo, poca dedizione nel
teressarsi ai problemi degli altri.
lavoro, incapacità di lavorare insieme, invidie...
È fuori dubbio che il vangelo non
Ma abbiamo anche tanto da imparare da questa cultura: la vita semplice e sobria, il
può che far bene alla gente delle
sapersi arrangiare, il far festa... Non parliamo poi della vita in foresta, del saper troisole Mentawai, soprattutto perfevare cibo e acqua dovunque, dell’abilità di camminare sui pali che vengono posati
zionando lo stile di rapporti tra le
sopra i sentieri fangosi. Non ho mai visto persone così equilibrate. Io, di voli dai pali e
persone, creando quella nuova unica
dai ponti di tronco d’albero, ne ho già fatti tanti!
tribù di fratelli e sorelle, riunita attorno all’unico Padre.
iamo tutti invitati a continuare nella riflessione e nell’impegno per vivere la
missione alle genti, anche come preparazione al prossimo Convegno missionario nazionale che la chiesa italiana terrà dal 27 al 30 settembre a Montesilvano
(Pescara). Nel mese di febbraio abbiamo presentato ”La parrocchia tra le case degli uomini”, con due esperienze di parrocchie missionarie, una nella città di Taipei
(Taiwan) e l’altra nella periferia di San Paolo (Brasile).
In queste pagine presentiamo altre due esperienze che provengono dall’arcipelago indonesiano. L’Indonesia, con 220 milioni di abitanti, distribuiti su oltre 13
mila isole tra le acque dell’oceano Indiano e dell’oceano Pacifico. Con l’85 per cento della popolazione musulmana, è la più popolosa nazione islamica al mondo. I cristiani sono il 10 per cento, la percentuale più alta in Asia, dopo le Filippine.
Le due esperienze indoenesiane sono attuate in contesti molto diversi tra loro. Da
Jakarta, la grande metropoli capitale dell’Indonesia, con 12 milioni di abitanti, padre Francesco Marini, ex superiore generale dei saveriani, descrive brevemente, nell’articolo di centro, l’organizzazione della parrocchia con i punti forti di collaborazione dei laici e lo sforzo per rafforzare la pastorale di proposta evangelica e di approfondimento della fede. I due articoli principali e le fotografie sono di padre
Matteo Rebecchi, che lavora nelle isole Mentawai, a ovest dell’isola di Sumatra.
Il giovane missionario cremonese sembra inserirsi bene nella scia
dei grandi pionieri saveriani che hanno annunciato il vangelo
tra le popolazioni primitive. Ecco una sua convinzione,
sintesi di queste due pagine sulla parrocchia missionaria: “In missione, si incontrano mondi nuovi,
si fanno tante cose. Ma mi sembra di capire
che prima di tutto la missione è un’esperienza che cambia il cuore del missionario e lo fa incontrare con Dio,
che si rivela con nomi e volti nuovi”.
Qui la missione si compie in canoa e
a piedi. E ci vuole un grande senso di
La missione: questione di equilibrio!
equilibrio!
UN’IMMENSA MISSIONE
DI JAKARTA
Come trasformare la parrocchia
p. FRANCESCO MARINI, sx
A Jakarta, capitale dell’Indonesia, i saveriani seguono due
missioni. In una di queste, insieme a p. Silvano Laurenzi e
p. Lorenzo Scaglia, lavora p. Francesco Marini, già superiore generale dei saveriani. Ci racconta qualcosa del lavoro
missionario in parrocchia.
iamo nell’area della Grande Jakarta, in un territorio di
8 chilometri per 6. La città cresce in modo costante e
disordinato, con stacchi impensabili tra centri lussuosi ed altri fatti di catapecchie. Passando, ci si rende conto dei contrasti.
S
p. MATTEO REBECCHI, sx
a maggior parte dei mentawaiani ha abbracciato la religione cristiana, cattolica oppure protestante. In qualche modo si può dire che vi è stata quasi incoraggiata dal governo che in Indonesia riconosce e permette solo cinque religioni: islam, cattolicesimo, protestantesimo, buddhismo e induismo. Le religioni tradizionali non sono riconosciute. Tuttavia, sotto il velo della religione cristiana, le pratiche religiose tradizionali persistono ancora e non potrebbe essere diversamente, dopo solo 50 anni di presenza cristiana.
L
per la prevenzione alla droga e altri gruppi. Tutti richiedono la
nostra attenzione pastorale.
Naturalmente abbiamo circa 200 bambini che si preparano
alla prima comunione e altrettanti ragazzi e ragazze che si
preparano alla cresima. I corsi prematrimoniali sono molto
importanti, anche perché la complessità dei casi di matrimonio in Indonesia è ancora più grande di quella africana, data la
mescolanza frequente delle religioni e le implicazioni della legislazione civile.
Un consiglio parrocchiale ben strutturato
Il consiglio parrocchiale dirige tutta questa complessa attività. È strutturato in vari organismi: un “gruppo di lavoro”, costituito dai missionari e da altri cinque membri; il
“nucleo centrale” di 35 persone, che raccoglie i capi-zona e i
capi delle commissioni, si raduna una volta al mese e prende
le decisioni più importanti; infine c’è “l’assemblea plenaria”, composta da circa 200 persone, e si raduna due volte
l’anno.
Molto del nostro lavoro è fatto con i responsabili delle comunità e delle commissioni. Questo modo di procedere può
sembrare macchinoso; e in parte lo è. Ma siamo contenti, perché la gente chiede e risponde.
Verso una pastorale di proposta evangelica
Una difficoltà viene dalla mentalità tradizionale, ancora
fortemente influenzata dall’animismo: spiriti, diavoli, forze
occulte sono dappertutto e la religione rischia di diventare lo
strumento per controllare tutto questo. Ci sono però molte
persone interessate ad approfondire la fede. In una grande
città come Jakarta, il vecchio e il nuovo si mescolano e rendono difficile una pastorale unitaria.
Noi ci stiamo organizzando per passare da una pastorale
della richiesta - di sacramenti e di servizi religiosi - a una
pastorale di proposta evangelica con l’approfondimento della fede. Data la complessità della macchina parrocchiale, raggiungere tutti i vari livelli non è facile. Ma è un lavoro entusiasmante e richiede a noi missionari molto studio, riflessione
e impegno.
CHI SA ARRANGIARSI È PERFETTO
4
Dalla paura all’amore
S
PARROCCHIA MISSIONARIA DI METROPOLI
Padre Francesco Marini e padre Silvano Laurenzi (sinistra),
missionari in una grande parrocchia di Jakarta
Una parrocchia con 74 comunità di base
I cattolici sono circa 13 mila. La domenica vanno a Messa
più di 4 mila persone; una su tre. La missione è suddivisa in
74 comunità di base. Abbiamo, inoltre, 13 commissioni pastorali per la catechesi, la liturgia, la famiglia, i giovani eccetera; abbiamo oltre 200 chierichetti, 80 diaconi, il gruppo
Padre Matteo Rebecchi
battezza un neonato in una
parrocchia della missione
IL VANGELO NELLA CULTURA
Foto di Matteo Rebecchi
Isole Mentawai: la missione in canoa
PARROCCHIA MISSIONARIA IN FORESTA
LA PARROCCHIA MISSIONARIA, SCUOLA DI CULTURA
2004 MAGGIO
Non ci permettono una nuova chiesa
Poiché la parrocchia è molto estesa, si sta pensando alla
sua divisione. È stato comprato un terreno e si sta già cominciando a costruire. I soldi non ci sono ancora, ma non si può
ritardare. Verrà costruito un edificio polivalente che servirà
anche da chiesa. Il permesso per una chiesa vera e propria
non sarebbe stato concesso dalle autorità amministrative islamiche; perciò si è ripiegato su questo tipo di progetto.
Non entro in altri particolari. Un caro ricordo e un abbraccio. ([email protected])
Religione tradizionale e cristianesimo
La religione tradizionale è stata sempre considerata animista, anche se l’idea di un Dio unico creatore sembra essere
presente nella cosmologia mentawaiana. Nella vita pratica,
però, l’attenzione è rivolta soprattutto al rapporto con gli spiriti presenti dovunque. Da essi si cerca di difendersi; con loro si cerca di avere un rapporto armonioso per evitare malattie e incidenti. Per questo, uno degli elementi fondamentali
della credenza tradizionale è il kerei, lo sciamano, incaricato
di ristabilire l’armonia tra gli uomini e il mondo degli spiriti
attraverso danze e cerimonie.
Tra la gente queste pratiche sono ancora molto vive. Quasi
tutti i malati che arrivano alla clinica della missione hanno
prima provato a curarsi con erbe e con i kerei. Sono convinto
che qualcosa di efficace ci sia, perché senza la medicina tradizionale, i mentawaiani sarebbero ormai già tutti estinti.
In fondo, il contatto con questo mondo così legato alla presenza degli spiriti mi fa riflettere. Nella teologia occidentale,
si sottolineano molto due aspetti: quello divino (la presenza e
l’azione di Dio) e quello umano (attenzione all’uomo, la morale, la carità...). Si tende invece a dimenticare tutta quella
sfera creata e invisibile, ma che pur esiste: quella degli angeli, dei demoni, degli antenati (la comunione dei santi), che
qui, nella cultura tradizionale, diventa quasi più reale dello
stesso mondo visibile.
L’esistenza di potenze misteriose e invisibili (ma create), mi
sembra che debba essere considerata seriamente, senza fare di
ogni erba un fascio o liquidare tutto come superstizione.
Forse in tutti questi aspetti della vita il vangelo può inserirsi
come lievito che purifica, senza distruggere il bene che già c’è,
ma valorizzandolo. Soprattutto l’annuncio di Dio-amore aiuterà a passare dalla paura delle realtà spirituali alla comunione con Dio Padre che ama e si prende cura delle sue creature.
Cosa facciamo noi missionari?
Se penso agli altri missionari che lavorano come matti nelle grandi città dell’Indonesia, che fanno tanti incontri, conferenze, Messe in chiese strapiene di gente..., a me qui sembra
di essere in vacanza. Alle isole Mentawai, i ritmi sono molto
più lenti, anche perché possiamo visitare i villaggi solo il sabato e la domenica, quando tutti tornano dai campi, dalla pesca o dalla foresta, dove passano l’intera settimana.
A guidare la missione siamo in sette: quattro saveriani - due
preti, un fratello, uno studente che sta facendo un’esperienza
missionaria - e tre assistenti laiche internazionali (ALI). Annessi alla missione abbiamo una scuola elementare, una clinica,
una scuola di cucito e di economia familiare, gli ostelli per ragazzi e ragazze, con la capacità di ospitare fino a 100 alunni.
Sabato e domenica usciamo per visitare i villaggi. Sempre in
barca, perché non ci sono strade. Incontriamo le comunità,
visitiamo le famiglie, amministriamo i sacramenti. Periodicamente organizziamo corsi di vario tipo, al centro della missione, per formare sempre meglio i responsabili delle comunità.
I laici, infatti, sono i veri pilastri della chiesa mentawaiana.
Ma forse la cosa più importante che facciamo è quella di
stare qui, cercando di dare testimonianza e formando a modi
nuovi di vivere, attraverso
cose molto semplici.
Per esempio: tutti i
pomeriggi lavoriamo insieme ai ragazzi
degli
ostelli; perdiamo un sacco
di tempo per
spiegare a
chi chiede
aiuto, che
lui o lei
Le scarpe del missionario di… palude,
che non ha l’equilibrio dei mentawaiani!
devono darsi da fare e mettere da parte i soldi per far studiare
i figli, per spiegare che la parrocchia non è una banca... Oppure cerchiamo di incoraggiare gli operatori sanitari, i maestri
delle nostre scuole e delle scuole statali, a lavorare con spirito di dedizione.
Cerchiamo di formare al vangelo con incontri di approfondimento e di preghiera, per tutti coloro che desiderano partecipare. E continuiamo a chiedere, soprattutto ai giovani e alle
donne, di impegnarsi a favore degli anziani, dei malati e dei
bambini, specialmente attraverso il catechismo domenicale.
Offriamo amore, dunque. Ma lo chiediamo anche, perché
tutti, anche alle isole Mentawai, possiamo diventare sempre
più immagine di quel Dio-amore che ha saputo spendersi per
noi, fino alla fine.
Ma ne vale proprio la pena?
Dovevo raggiungere Gorottai, un villaggio di poche famiglie, a quattro ore di marcia nella foresta. Il sentiero era molto fangoso. I mentawaiani che mi accompagnavano sono abituati a camminare a piedi nudi sui pali di legno sistemati per
terra, per evitare il fango. Avevo già provato a fare come loro,
ma dopo due ore senza scarpe i miei piedi erano così doloranti
che avevo preferito rimettere le scarpe. Andavo bene sulla
terra dura, ma cadevo spesso quando ero costretto a camminare sui pali, resi viscidi dalla pioggia.
Al ritorno, alcuni tratti erano completamente allagati. Due
volte sono caduto, fino al collo nell’acqua che nascondeva
un fossato sulla strada... I giovani accompagnatori se la godevano e ridevano a crepapelle ogni volta che cascavo. Per
lo meno, avevo avuto successo nel farli divertire...
Dentro, mi chiedevo: “Ma devo proprio farla questa gran fatica per celebrare una Messa in un posto così isolato? Ha un
senso, ha un valore tutto questo?”. Poi un pensiero si è fatto
strada nel mio animo: “Sì, Matteo. Una Messa è l’occasione per
rendere visibile l’amore di Dio per ogni uomo e questo ha un
senso; ha un valore grandissimo!”. Questo pensiero mi ha accompagnato fino al villaggio e poi al ritorno fino a casa. QUAL È IL VERO
NOME DI DIO?
p. MATTEO REBECCHI, sx
Un giorno padre Ottorino Monaci chiese a un catechista mentawaiano se sarebbe andato all’incontro del
giorno seguente. Questi rispose: “Lo sa solo Ulaumanua”. Niente di strano. Anche noi usiamo frasi del tipo:
“Solo Dio lo sa!”, “Se Dio vuole…”. Invece, la cosa
aveva incuriosito padre Ottorino, perché quel Ulaumanua continuava a venir fuori nei discorsi della gente, mentre la parola ufficiale cristiana per dire Dio è
Taikamanua. Eppure gli anziani affermano che Ulaumanua esiste davvero. Si tratta di un errore? Qual’è
la differenza tra i due termini?
Taikamanua significa “Coloro che vivono in cielo”:
uno dei tanti gruppi di spiriti, come quelli che vivono in
mare, nei fiumi o nella foresta. Secondo i miti mentawaiani sono maschi e femmine, capi e sudditi, si possono sposare anche con gli umani. Ulaumanua significa
invece: “Colui che sta fuori dal cielo” oppure, “Luce
del cielo”. Dunque, è uno Spirito più grande degli altri
e non può essere rinchiuso in uno spazio creato, neppure in cielo; è Colui che ha in mano il destino dell’uomo ed è temuto, perché punisce chi infrange le regole.
Alle Mentawai, bisognerebbe recuperare il loro Dio
per svilupparne la comprensione sul messaggio di Gesù che lo rivela come Dio-amore trinitario. Più dei fiori in testa al prete o dei canti in stile locale, è questo
l’atto di inculturazione più profondo.
La sfida del missionario resta quella di annunciare
il vangelo di Gesù e di aiutare la gente a calarlo dentro
la propria cultura. Saranno loro a scoprire con meraviglia: “Il vero Ulaumanua è diverso da quello che pensavamo noi. È migliore! Si occupa di noi, non per punirci, ma per amarci!”.
5
2004 MAGGIO
2004 MAGGIO
IL MONDO IN CASA
SUD/NORD NOTIZIE
La democrazia
nel mondo
Malesia: vincono i moderati.
Il partito moderato del premier
Badawi si è aggiudicato una netta vittoria nelle elezioni politiche tenutesi a metà marzo. Sconfitta, invece, l’opposizione musulmana di tipo radicale, additata come minaccia per la sicurezza e lo sviluppo della nazione.
Ora si spera che nel Paese qualcosa cambi anche per i cristiani
che godono di una libertà religiosa molto limitata. Basta ricordare che se un cristiano vuole sposare una ragazza musulmana deve convertirsi all’islam,
ma se un musulmano si converte
al cristianesimo va in prigione.
Taiwan: riconfermato il presidente. Il presidente Chen Suibian è stato rieletto, ma l’esito
del voto è stato contestato. Su
oltre 30 milioni di votanti, infatti, avrebbe avuto solo 30 mila
preferenze in più rispetto al candidato Lien Chan, mentre le
schede nulle sono più di 300 mila. Da notare che i militari non
hanno votato. Dubbi vengono
sollevati sull’attentato subito da
Chen pochi giorni prima delle
elezioni che avrebbe causato uno
spostamento di voti a suo vantaggio. I due referendum proposti dal governo, e che la Cina ha
Ma basta solo contare i voti?
dichiarato anti-cinesi, non hanno raggiunto il numero legale
minimo dei votanti. Nei mesi
precedenti, il governo taiwanese aveva proposto alla Cina di
creare una zona smilitarizzata tra
le due parti dello stretto e di effettuare uno scambio di inviati.
Si spera che la questione elettorale non metta a rischio la stabilità
politica ed economica dell’isola,
che cerca di proporsi come esempio di democrazia all’interno del
vasto mondo cinese. Un missionario commenta: “La democrazia si
impara in secoli. Tra libertà e pane,
è più facile che si scelga il pane;
come farebbero quasi tutti”.
Alla fine di gennaio, incontrando il nuovo ambasciatore di
Taiwan, il Papa ha affermato che
“la libertà religiosa è un valore
essenziale e non va dimenticata
la carità verso i poveri. La religione e le tradizioni culturali di
Taiwan danno testimonianza del
fatto che lo sviluppo umano non
dovrebbe limitarsi al successo
economico o materiale”.
Indonesia: elezioni parlamentari. Nonostante i timori
della vigilia, le elezioni parlamentari dell’aprile scorso si sono
svolte in modo pacifico. L’hanno
confermato gli osservatori internazionali che si sono complimentati con Jakarta. La delegazione dell’Unione europea era
composta da 231 persone che
non hanno rilevato gravi casi di
intimidazione.
Dai risultati ancora parziali
(dopo due settimane dal voto), il
Golkar, schieramento dell’ex dittatore Suharto, sarebbe in lieve
vantaggio rispetto al Partito di
lotta per l’Indonesia della presidente Megawati Sukarnoputri.
Prima delle elezioni, nei distretti di Aceh era stata notata
l’attività dei guerriglieri separatisti: case bruciate, sequestri e
uccisioni, allo scopo di scoraggiare la gente al voto.
La chiesa indonesiana aveva
invitato a riflettere sulla risoluzione dei conflitti. Allo scopo,
in quaresima, era stato distribuito un sussidio a tutte le parrocchie del Paese suggerendo anche
azioni concrete per difendere la
dignità umana e costruire una
cultura di non-violenza.
Chi cambia e chi no
Kuwait: niente voto alle
donne. Una commissione par-
MISSIONI NOTIZIE
Saper dove andare
e che fare
Il Papa premiato. Giovanni
Paolo II ha ricevuto il premio internazionale della città di Aquisgrana “Carlo Magno” per il suo
impegno per la promozione dell’unità europea e a servizio dell’umanità e della pace nel mondo.
6
Nel discorso, il Papa ha espresso
la sua visione dell’Europa unita.
“Penso ad un’Europa senza nazionalismi egoistici, nella quale
le nazioni vengano viste come
centri vivi di una ricchezza culturale che merita di essere protetta e promossa a vantaggio di
tutti. Penso a un’Europa nella
quale la conquista della scienza,
dell’economia e del benessere
sociale non si orientano a un consumismo privo di senso, ma stanno al servizio di ogni persona bisognosa. Penso a un’Europa la
cui unità si fonda sulla vera libertà. La libertà di religione e le
libertà sociali sono maturate co-
me frutti preziosi sull’humus del
cristianesimo. Senza libertà non
c’è responsabilità. Penso ad
un’Europa unita grazie all’impegno dei giovani. L’Europa che ho
in mente è un’unità politica, anzi
spirituale, nella quale i politici
cristiani di tutti i Paesi agiscono
nella coscienza delle ricchezze
umane che la fede porta con sé”.
Sierra Leone: tribunale speciale. Mons. Giorgio Biguzzi,
saveriano vescovo di Makeni, ha
commentato positivamente l’inaugurazione del tribunale speciale per i crimini in Sierra Leone: “I leader dei gruppi armati
che per anni hanno commesso
violazioni contro la popolazione
innocente di questo Paese dovranno rendere conto delle proprie responsabilità ai giudici”. Il
tribunale, costituito dal governo
sierraleonese e dalle Nazioni unite nel 2002, avrà sede nella capitale Freetown e sarà composto da
giudici internazionali e locali. Fino ad ora sono 13 le persone incriminate di violazione dei diritti
umani durante la guerra civile durata dieci anni (1991-2001).
India: cristiani al voto.
Mons. Ignaci Siluvai, direttore
delle pontificie opere missionarie
in India, ha detto che nelle prossime elezioni la comunità cristiana, pur essendo una minoranza, può giocare un ruolo vitale almeno in alcune regioni del
Paese. Il fondamentalismo hindu fiancheggia l’attuale partito
di maggioranza. In caso di vit-
toria, c’è pericolo che apporti
modifiche alla costituzione e limiti ancor più l’azione della
chiesa cattolica. “Tutto questo,
però - ha concluso Siluvai - non
impedisce di andare avanti e annunciare la Buona Novella”. Intanto, i vescovi indiani hanno invitato l’elettorato ad esprimere
un voto responsabile per candidati che rispettino la vita, promuovano la dignità umana, l’uguaglianza sociale, l’armonia religiosa e l’integrità nazionale.
Pakistan: solidali e insieme.
La commissione per il dialogo
interreligioso ha organizzato un
incontro fra leader cristiani e musulmani. Questa grande assemblea interreligiosa, formata da oltre 430 persone, ha deciso di
operare insieme in progetti di solidarietà a favore dei poveri e degli emarginati, per contribuire al
benessere della popolazione, senza differenze di etnia, razza, lingua o religione. Dall’incontro è
emerso l’impegno di promuovere opere sociali comuni e di lavorare per la riconciliazione, anche nella tormentata regione del
Kashmir, contesa tra Pakistan e
India dal 1947 fino ad oggi.
Massaia e i saveriani
A Frascati, nella chiesa di S.
Francesco, si è concluso il percorso diocesano sulla fama di
santità del servo di Dio, cardinale Guglielmo Massaja. Nato a
Piovà in provincia di Asti nel
DIALOGO E SOLIDARIETÀ
LETTERE AL DIRETTORE
lamentare kuwaitiana ha respinto un progetto di legge del governo per dare alle donne il diritto di candidarsi e votare nelle
prossime elezioni municipali. La
costituzione del Kuwait garantisce in teoria l’uguaglianza, ma
la legge elettorale concede il diritto di voto solo ai cittadini maschi.
Iraq: la costituzione provvisoria. Il Consiglio governativo
iracheno ha approvato, dopo un
lungo e faticoso lavoro, una costituzione provvisoria che proibisce discriminazioni contro le
donne e identifica l’islam come
religione ufficiale dello Stato.
Viene concessa anche una limitata forma di autonomia alla regione del Kurdistan. Feisal al
Istabadi, presidente della commissione costituzionale, ha definito il documento la costituzione più liberale del Medio Oriente: “Se verrà realmente adottata,
noi saremo sulla buona strada
per costruire una vera democrazia in questo Paese”.
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
MAGGIO: ROSARIO DI PACE
Cina: novità costituzionali.
Lo scorso marzo, il parlamento
cinese ha votato 13 emendamenti alla costituzione che introducono per la prima volta nella storia della nazione comunista la legittimità della proprietà
privata e il rispetto dei diritti
umani. Erano state emesse già
alcune leggi ordinarie sulla proprietà privata, ma la sua legittimità rappresenta un passaggio
importante nell’attuale fase di
transizione della Cina e rassicura l’emergente classe imprenditoriale, diventata un fattore importante anche per il governo di
Pechino. La costituzione si è arricchita del principio secondo
cui “lo stato rispetta e tutela i diritti umani”, anche se mancano i
riferimenti alle libertà civili e politiche.
MESSAGGI DALLE CHIESE
LA GARANZIA DEI CUORI AMICI
patriarca MICAEL SABBAH
Una sintesi del messaggio di Pasqua del patriarca
latino di Gerusalemme.
Cristo risorto è la nostra gioia e la nostra forza. Come cristiani, il primo comandamento è quello dell’amore che ci fa vedere in ogni persona
il volto di Dio e amare ogni persona come la ama Dio.
Riguardiamo con gran pena la situazione di morte che ci circonda e
che sembra senza via d’uscita. Viviamo giorni in cui la ragione è assente e ci troviamo abbandonati alla “follia degli uomini” che non vedono soluzioni se non nello spargimento di sangue. Le città sono occupate e rioccupate e attaccate; le persone sono uccise e fatte prigioniere; la vita di ogni giorno è sottoposta all’oppressione.
Come venirne fuori? Occorre che i responsabili ritornino alla ragione
e ammettano che ogni persona umana è eguale. Traggano la lezione di
quel che hanno fatto finora, senza ottenere la sicurezza voluta. Hanno
ucciso migliaia di persone e il popolo è rimasto a reclamare la sua libertà. Continuando sulla stessa strada, uccideranno ancora altre persone e il popolo resterà ancora a reclamare la sua libertà. La soluzione
consiste nell’ascoltare la voce degli oppressi e a ridare loro la libertà.
Intraprendano la vera via della sicurezza: i cuori amici sono i soli garanti della sicurezza. E i cuori ostili di oggi saranno domani cuori amici, una volta che libertà e terra saranno restituiti loro. Allora cadrà il
muro che oggi si costruisce e cadranno i muri di odio eretti nei loro cuori. Fiorirà la sicurezza, senza bisogno di muri e di armi.
Non lasciatevi prendere dalla logica dell’odio; custodite anzi la vostra
libertà di spirito, per perseverare nell’amore che sarà la salvezza di tutti
gli abitanti di questa terra santa. Chiediamo a Dio di aprire i cuori, per
passare dalla morte alla vita. Accompagnateci con le vostre preghiere.
1809, entrò presto tra i Cappuccini; consacrato vescovo nel
1846, papa Gregorio XVI gli affidò il vicariato apostolico dei
Galla, nell’alta Etiopia. L’evangelizzazione della popolazione
etiopica e la fondazione dell’attuale capitale Addis Abeba ispirò
numerosi missionari e influì su
fondatori di congregazioni religiose come Daniele Comboni.
Il card. Massaja seppe abbinare all’evangelizzazione un’autentica promozione umana con
la profilassi contro malattie come il vaiolo. S’impegnò per l’abolizione della schiavitù, l’istruzione e la creazione di centri assistenziali durante i periodi di
belligeranza e carestia. Leone
XIII lo fece cardinale nel 1884.
Le sue vicende avventurose
ispirarono il film “Abuna Messias” (il nome che gli etiopi davano a Massaja), girato negli anni ’30 dal regista Alessandrini su
soggetto dei missionari saveriani
p. Vanzin e p. Bernardi. Il film,
prodotto e distribuito dalla Sanpaolo Film, fu premiato nel 1939
con il Leone d’oro alla mostra
cinematografica di Venezia. pittura di A. Costalonga, Parma
Ho appena ricevuto una lunga lettera da mons. Andrea Maggiali,
della parrocchia del Santo Sepolcro a Parma. È così bella che ho
deciso di lasciare da parte quello che avevo già preparato per questo
mese e dare spazio a questa lettera. Lascio perciò volentieri la parola all’amico sacerdote, dall’animo così missionario e confortiano.
Una sola raccomandazione per il mese di maggio: non trascuriamo
di riprendere in mano il rosario missionario e di insistere con Maria,
Madre della pace, perché conceda all’umanità la voglia di tornare
alla pacifica fraterna convivenza.
p. Marcello Storgato, sx
Caro direttore,
la vigilia di Pasqua mi è arrivato il sempre gradito mensile
“Missionari Saveriani”. L’ho momentaneamente accantonato per poterlo poi gustare appena passati i pressanti impegni pasquali. Oggi, Pasquetta,
ho letto tutto con soddisfazione e commozione.
Più di 900 apostoli, formati dal beato Conforti a quella
spiritualità missionaria che richiede la rinuncia a se stesso per
farsi tutto a tutti, stanno evangelizzando una parte della vigna del Signore, in 15 nazioni. Con lo stesso coraggio di Pietro, testimoniano
ai fratelli di questi Paesi che Cristo, morto in croce, è risorto per
liberarci dalla schiavitù del peccato, per ricordare a tutti lo scopo del
nostro esistere e il dovere di costruire la pace e la convivenza universale. Compito difficile, arduo, ma l’amore a questo popolo di Dio
fa superare tutte le difficoltà…
Tutti questi evangelizzatori partono dalla persuasione che trascurare la preghiera e gli esercizi spirituali è come una firma di suicidio
spirituale. Lo ricorda anche padre Pierino Zoni nell’articolo “Non si
rinnova la missione se non si rinnova il missionario”. Lo stesso santo Padre nella lettera mandata a noi preti, pochi giorni fa, afferma
che “è la preghiera, avvalorata dall’offerta silenziosa della sofferenza, il primo e più efficace mezzo della pastorale”.
Leggendo “Missionari Saveriani” ho potuto rievocare, con immensa gioia, i volti e i nomi dei “corrispondenti” delle varie comunità
saveriane in Italia e dei partecipanti al vostro XII Capitolo. Sono
lieto di essere stato, per diversi anni, insegnante di psico-pedagogia
a non pochi di questi apostoli. Mi commuove soprattutto il fatto che
alcuni di questi (già miei alunni) sono stati martirizzati. Questi invoco sovente, assieme al beato Fondatore che nel 1929 mi ha cresimato,
nella certezza che mi aiuteranno a compiere la volontà di Dio.
Accludo una piccola offerta, segno di grande ammirazione e riconoscenza. Ogni giorno prego affinché il buon Dio moltiplichi le vocazioni alla vostra congregazione e a tutte le diocesi. Cordiali auguri di ogni bene,
don Andrea Maggiali, Parma
I MISSIONARI SCRIVONO
Dal Brasile: incoraggiamenti a p. Murazzo, superiore dei saveriani
Dall’8 gennaio scorso le mie energie
fisiche e spirituali hanno preso un’altra
direzione: sono rivolte alla vita dei 59
saveriani che lavorano in 17 parrocchie, 3 seminari, 2 centri di animazione missionaria e vocazionale.
Durante i sondaggi per l’elezione,
dissi subito che non ero capace di fare il superiore, ma un confratello mi
rispose: “Per questo ti votiamo; non
vogliamo un superiore, ma un amico,
Ecco la foto di squadra della nuova direzione saveriana del Brasile
meridionale: (da destra) p. Sante Gatto, p. Giorgio Villagòmez, p. Giovanni un padre”. Un catechista ha comMurazzo (superiore), p. Stefano Raschietti (vice) e p. Roberto Mazeto
mentato: “Dio non sceglie i capaci,
ma dà la capacità a coloro che sceglie”. Un altro confratello ha ironizzato: “Viaggiavi molto prima, adesso diventerai ancora più pellegrino”…
Anche dall’Italia sono arrivati tanti incoraggiamenti: “Abbiamo letto su Missionari Saveriani della tua nomina.
Una tua fotografia davanti al volto di Gesù dimostra che stai proprio bene. E io lo voglio sperare”.
“Esprimo l’augurio di essere sempre il sorriso di Dio sulla vita dei tuoi confratelli e di saper
diffondere gioia”. “Leggendo Missionari Saveriani abbiamo appreso la notizia;
pregheremo il Signore perché ti dia la forza per questo nuovo compito”.
Adesso più che mai rinnovo la fiducia nella solidarietà della vostra preghiera e prometto la mia. Con tutto l’affetto del cuore, un gioioso abbraccio,
p. Giovanni Murazzo, sx
Dal Mozambico: padre Fabio è contento per il regalo della bibbia
Pace e bene a voi tutti! Qui abbiamo molte occasioni per stare in mezzo alla gente, vedere come vive
e viaggia e quanto soffre. La situazione è pietosa, soprattutto nella nostra zona al nord del Mozambico.
Siamo in piena stagione delle piogge, ma è piovuto pochissimo. La gente vede lo spettro della fame ed è
preoccupata; qualcuno ha seminato quattro volte, ma non è nato niente. Il vescovo ha invitato le comunità
a pregare per il dono della pioggia. Il Giappone ha offerto varie migliaia di tonnellate di riso.
È arrivato tra noi un giovane saveriano brasiliano; ha studiato teologia a Parma e ha fatto un anno di
esperienza pastorale a Reggio Calabria. Si chiama Marcelo Carlos e noi lo chiamiamo Carlão, per le sue
dimensioni consistenti...
È arrivato da poco anche un preziosissimo strumento, cioè la bibbia in lingua locale. Lo Spirito Santo ci
aiuti a trasmettere il messaggio che vi è contenuto, affinché non rimanga lettera morta, ma Parola di vita!
p. Fabio D’Agostina, sx
Dal Mozambico: lutto in famiglia saveriana
Mentre stiamo andando in stampa, ci giunge la notizia della morte del
saveriano padre Giuseppe Mauri, a seguito di un incidente stradale, mentre era in viaggio dalla missione di Chibututuine verso la capitale Maputo.
È accaduto giovedì 15 aprile, verso le otto del mattino.
Padre Mauri, nato a Ronco Briantino (MI), aveva 51 anni. Aveva lavorato in Congo, poi in Gran Bretagna e dal 1998 in Mozambico. Gli anziani genitori hanno desiderato che la salma fosse trasportata a Paina
(MI). Riposi nella pace del Cristo risorto.
Padre Giuseppe Mauri mentre battezza, in Mozambico
PICCOLI PROGETTI
STRUMENTI DI ANIMAZIONE
CAMPI MISSIONARI PER GIOVANI - ESTATE 2004
“CARISSIMI”…BEATI VOI!
MISSIONE E SOLIDARIETÀ
alla scuola dei “poveri” per formarci alla missione
2 - 8 agosto a Desio, Milano
per giovani di 18 - 28 anni
campo di riflessione e lavoro
29 giugno - 4 luglio a Bolano, Salerno
per ragazzi e ragazze di 14 - 17 anni
informazioni:
p. Claudio e p. Paolo - Tel: 0362 630591, [email protected]
sr. Luise - Tel. 02 29406786
informazioni:
p. Giovanni - Tel. 349 7754907, [email protected]
Rocco Negri - Tel. 349 8463160, [email protected]
don Alfonso Raimo - Tel. 089 953505
SPIRITUALITÀ MISSIONARIA
OLTRE LA CHAT L’INCONTRO
settimana di spiritualità missionaria
23 - 29 agosto a Lamon, Trento
per giovani di 18 - 28 anni
convegno giovanile missionario
21 - 25 luglio a Gallico, Reggio Calabria
per giovani di 18 - 28 anni (Sud Italia)
informazioni:
p. Carlo - Tel. 041 907261
p. Paolo - Tel. 0362 630591, [email protected]
informazioni:
p. Giovanni (SA) - Tel. 349 7754907, [email protected]
p. PierLuigi (RC) - Tel. 347 0463535, [email protected]
p. Nicola (TA) - Tel. 339 1100734, [email protected]
VOGLIA DI VIVERE
RIMANETE CON ME
servizio e fraternità tra i più soli, con le saveriane
25 luglio - 1 agosto a Ceggia, Venezia
per giovani di 18 - 28 anni
informazioni:
sr. Lidia - Tel. 02.29406786
sr. Letizia - Tel. 0421 329252
SOLIDARIETÀ
incontro vocazionale
20 - 24 agosto a Riano, Roma
per giovani di 18 - 28 anni
informazioni:
p. Giorgio - Tel. 347 70709012
sr. Lucia - Tel. 06 9434614
2/2004 – BUKAVU
Centro giovani “Mater Dei”
Nella città di Bukavu, la nuova missione
“Mater Dei” - con 42 mila abitanti, a maggioranza giovani - sente la necessità di costruire un oratorio per facilitare la formazione e lo svago della gioventù. Il costo supera i 100.000,00 euro; si chiede di dare una
mano…
• Responsabili del progetto sono i saveriani p. Bordignon (Padova) e p. Lo Stocco
(Latina).
3/2004 – MAKENI
Aule per la Scuola Conforti
Nella località “Mile 91” in Sierra Leone,
occorre ampliare la Scuola Secondaria Vescovo Conforti, per soddisfare alle richieste di educazione della gioventù. Occorrono sette aule e il mobilio scolastico, per
una spesa complessiva di 50.000,00 euro.
La scuola è importante!
• Responsabile del progetto è il vescovo
saveriano mons. Giorgio Biguzzi
Chi desidera partecipare alla realizzazione
di questi progetti, può utilizzare l’accluso
Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438,
intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2004 MAGGIO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Scuola aperta al mondo
CEM
ospite della comunità saveriana
n passato i missionari avevano facile accesso al
mondo della scuola. Potevano
andarci liberamente e parlare delle missioni senza problemi. Oggi
invece è tutto più difficile. È raro
per un missionario essere chiamato dagli insegnanti per parlare
agli alunni; sembra che nella
scuola abbiano programmi… impegnativi e regole più strette!
I
Un saveriano pilota
Il primo missionario saveriano che ho incontrato, l’ho conosciuto quando frequentavo la
scuola elementare di Ponteranica. Il mio maestro, per arrotondare lo stipendio, lavorava anche all’aeroporto di Orio al Serio. Qui aveva conosciuto p. Angelo Pansa che stava prendendo
il brevetto di pilota. Padre Angelo, bergamasco di Curno, era
allora missionario in Congo. Le
strade erano pessime e le distanze enormi. Per tenere i collegamenti tra le varie missioni
aveva bisogno dell’aereo.
Padre Angelo venne a visitarci in classe. Ci parlò di ippopotami, coccodrilli, leoni, scimmie
ed elefanti. Ricordo che ci aveva
raccontato di come aveva ucciso
un elefante e la gente del villaggio ne aveva mangiato la carne facendo festa...
Educare alla mondialità
Visto che noi missionari non
possiamo andare nelle scuole,
abbiamo pensato di fare in modo che almeno gli insegnanti
vengano dai missionari. I saveriani sono i fondatori del movimento “CEM Mondialità”. Da
oltre sessant’anni il CEM - Centro di Educazione alla Mondialità - lavora per il mondo della
scuola, curando le tematiche
dell’intercultura e della mondialità nel discorso educativo.
Usando come luogo di incontro la nostra casa in Via Ponchielli, abbiamo pensato di elaborare un piccolo progetto culturale. Abbiamo organizzato tre
incontri per gli insegnanti su
p. SILVANO DA ROIT, sx
queste tematiche, grazie anche
all’aiuto di una professoressa da
poco andata in pensione, la signora Luigina Colia. Sono partite così diverse lettere di invito e
abbiamo interessato gli sportelli
della scuola per gli stranieri della provincia di Bergamo perché
rivolgessero l’invito a tutti.
Poi, abbiamo contattato il responsabile del movimento CEM
di Brescia, il saveriano p. Ivaldo
Casula, che si è dichiarato subito disponibile a collaborare e
ad aiutarci.
L’approccio culturale
Noi crediamo nella bontà dell’iniziativa e nel valore di ciò che
proponiamo. Perciò continuiamo
a sostenerla con fiducia. È importante che nella zona di Bergamo
ci siano insegnanti impegnati su
questa apertura mondiale. Diffondere le tematiche della mondialità
declinandole nella pedagogia è
una missione appassionante. Tutte le materie scolastiche possono
essere lette e impostate con una
dimensione universale.
Una delle caratteristiche del
carisma missionario è proprio
quella di coltivare la dimensione della mondialità in termini
cristiani. Noi saveriani desideriamo offrire l’opportunità di
approfondire la dimensione
missionaria attraverso l’aspetto culturale. P. Ivaldo e la prof.ssa
Luigina Colia
preparano gli incontri
degli insegnanti
PENSIERI DI PACE
L’Istituto Superiore “Fantoni” di Clusone (BG), ha lanciato un’iniziativa e chiede la collaborazione di tutti per aiutare i giovani a
diventare uomini di pace. Si tratta di trovare e inviare citazioni e
brevi pensieri di personaggi “di tutti i tempi e di ogni angolo
della terra” che evidenzino l’ideale di speranza e di pace. Citazioni e pensieri vanno inviati (indicando il nome dell’autore e il titolo del libro da cui sono presi) a:
I.I.S. “Fantoni” Educare alla pace, Via Barbarigo 27 - 24023 Clusone BG, E-mail: [email protected]
Le frasi diventeranno una raccolta da utilizzare per varie iniziative, tra cui un’Agenda scolastica annuale dal titolo “Gemme di Pace”.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
Per le famiglie
Ritiro e Messa missionaria: martedì, 1 giugno, ore 9,30 -16,00
•••
Il mio paese è il mondo
Prospettive di una nuova educazione
n un’epoca di globalizzazione, come la nostra, è urgente la formazione di una nuova
coscienza. Invece di chiudersi per
difendere la propria identità culturale, occorre essere disponibili
allo scambio e al dialogo, per acquistare una cittadinanza planetaria, un’identità globale. Quanto più siamo consapevoli della
nostra identità globale, tanto più
nascerà in noi quel sentimento di
reciprocità con i popoli della terra, di responsabilità e solidarietà
nei loro confronti.
I
8
Per aprirsi al mondo
Proprio pensando a un progetto di educazione alla mondialità, presso la casa dei missionari saveriani di Alzano Lombardo, sono stati organizzati tre
incontri, a cui ha partecipato un
discreto numero di insegnanti di
scuole statali e private.
Il saveriano padre Ivaldo Casula, direttore del Movimento “Centro Educazione alla Mondialità”
(CEM) di Brescia, con grande
competenza ha parlato di intercultura e pace e di educazione allo sviluppo sostenibile. Nel terzo
incontro ha trattato il tema “Educare diversa-mente”, intendendo
con questa espressione la formazione di un cittadino planetario.
La cultura della pace
nella famiglia umana
Tutti gli argomenti sono stati
interessanti. Abbiamo meglio
compreso che per giungere alla
cultura della pace è necessario
attivare alcune dinamiche nuove, che facilitino la comprensione reciproca. Tutte le persone
hanno identità culturali, diritti e
doveri. Dobbiamo imparare a
convivere, attraverso gesti di reciproca accoglienza, condivisione e perdono.
È stata interessante anche
un’altra riflessione: la pace inizia prima con se stessi, imparando a conoscere meglio i propri sentimenti, emozioni e pregiudizi. Così possiamo controllare le nostre emozioni, accettare il confronto e la critica, migliorare i rapporti.
Anche lo sviluppo ha bisogno
di educazione alla mondialità.
Esso è sostenibile nella misura
in cui consente la crescita in be-
Per i giovani
Incontro: mercoledì, 9 giugno, ore 20,30
“Impegno concreto per la missione”
LUIGINA COLIA
nessere di tutta la famiglia umana, a cui apparteniamo. A questo proposito, padre Ivaldo suggerisce di “de-colonizzare” la
nostra mente, ossia di avere con
gli altri e con la terra-natura un
rapporto nuovo: passare dal
consumo egoistico alla condivisione dei beni della vita.
Una nuova sfida
Si tratta di una nuova sfida
per tutti noi: aprirci a culture diverse, alla convivenza e al confronto - rapporto con il diverso.
Gli insegnanti che hanno partecipato agli incontri si sono sentiti incoraggiati a continuare nel
loro difficile compito di preparare i giovani al mondo di oggi
e di domani.
Grazie al relatore, padre Ivaldo. Grazie ai missionari saveriani, sempre sensibili a queste
tematiche, che ha messo a disposizione la loro casa per gli incontri degli insegnanti.
Padre Ivaldo, direttore del Movimento CEM Mondialità,
parla agli insegnanti di Bergamo e provincia
Ritiro: domenica 27 giugno, ore 14,30
“Missione: sulla stessa barca con Pietro”
IN MISSIONE
A SETTANT’ANNI
Un amico scrive a p. Lino Maggioni
Padre Lino Maggioni, saveriano bergamasco
di Colognola, dopo aver svolto per molti anni
importanti impegni in Italia, a settant’anni
compiuti è partito per la missione del Burundi.
Pubblichiamo la lettera di un amico.
P. Lino Maggioni,
ora in Burundi
Caro padre Lino, ho saputo che hai deciso di
ripartire, per portare la gioia e la bontà delle
fede cristiana alle popolazioni che ancora non la conoscono. Ne sono rimasto colpito per due motivi. Primo, perché sei nella parabola... discendente della vita e ogni scelta va fatta con discernimento e accortezza, che a te non mancano. Secondo, perché rispondendo con entusiasmo alla nuova chiamata, vedo la grandezza del tuo animo. Ma
dove trovi la forza per fare questo? E come pensi di affrontare le responsabilità che troverai? Una sola è la risposta: la fede che si ingigantisce col trascorrere degli anni e che vai a portare a chi non la conosce. Fede che ti rende forte come un giovane missionario al suo primo incarico. Ma soprattutto la fede nell’abbandono alla volontà del Signore, che ti ha scelto e mai ti ha abbandonato. Lui ha ancora bisogno
di te, perché altri lo conoscano e lo amino. La certezza nella missione
apre uno stupendo futuro sul tuo modo di essere sacerdote!
Caro padre Lino, sono certo che queste doti, con l’aiuto e la protezione di Maria, nostra Madre, alla quale ti raccomando con gioiosa
fiducia, ti aiuteranno a superare le difficoltà che incontrerai sul tuo
cammino. Sarà come andare in montagna: dopo la dura fatica della salita, proverai l’immensa gioia della vetta. Ciao.
Giando
Chi desidera mettersi in contatto con p. Lino Maggioni, l’indirizzo
elettronico è: [email protected]
2004 MAGGIO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Pellegrinaggio mariano a Vicenza
Nella “terra” di padre Pietro Uccelli
opo il beato Conforti, fondatore dei missionari saveriani, padre Pietro Uccelli è il secondo saveriano avviato ad essere presentato come modello a tutti i cristiani del mondo.
D
L’esempio di padre Pietro
Il vescovo di Vicenza mons.
Onisto lo descrive così: “Padre
Uccelli si presenta come modello di fede. Una fede eccezionale,
arricchita da costante preghiera,
Il servo di Dio p. Pietro Uccelli
con una fiducia illimitata nella
Provvidenza. Egli diventa ardito nel chiedere qualunque grazia
per intercessione di san Giuseppe, a vantaggio di persone bisognose e per il sostentamento dei
suoi allievi missionari. E viene
esaudito con una magnanimità
che fa stupire.
Un secondo messaggio che
egli ci concede è il suo amore
per i sofferenti e i poveri… Entrava in tutte le case, dove c’era
un dolore da lenire, un’amarezza
da consolare o un malato cui
portare conforto. Pensiamo poi
al suo spirito missionario, sempre proteso oltre i confini dell’Istituto e della stessa diocesi. Visse edificando con l’esempio,
prodigando la parola, profondendo dovunque una sconfinata
bontà”.
Domenica 30 maggio
Per concludere il mese di
maggio in intimo contatto con
Maria, organizziamo un pellegrinaggio al famoso santuario
mariano di monte Berico, a Vicenza. Sarà un giorno speciale,
vissuto in preghiera con la recita
p. ROSARIO GIANNATTASIO, sx
del rosario missionario e la celebrazione dell’Eucarestia. Prima della Messa, chi vuole, potrà ricevere il sacramento della
riconciliazione.
Passeremo il pomeriggio nella
nuova casa saveriana di Vicenza
e pregheremo nella piccola chiesa di S. Pietro d’Alcantara, dove
è venerata l’urna con le spoglie
del servo di Dio padre Pietro
Uccelli. La visita alla città concluderà il pellegrinaggio.
Saremo in tanti
Sono invitati a partecipare al
pellegrinaggio tutti gli amici
dei missionari saveriani, ad incominciare dalle famiglie dei
numerosi missionari bresciani.
Sono invitati anche i collaboratori e le collaboratrici; gli animatori e le animatrici dei gruppi missionari e tutti coloro che
desiderano vivere insieme con
noi una giornata di fraternità e
di preghiera. Vi aspettiamo numerosi: adulti, giovani e bambini.
Un gioioso saluto da tutta la
comunità dei missionari saveriani di Brescia.
ccogliendo l’invito del nostro vescovo, mons. Giulio Sanguineti, i gruppi missionari parrocchiali della zona pastorale di Gussago - Madonna
della Stella hanno vissuto una
bellissima esperienza di comunione e di solidarietà.
A
Sapone e bende
Il 24 gennaio scorso, vigilia
della Giornata mondiale dei malati di lebbra, in vari supermercati sono stati allestiti alcuni
punti di raccolta di sapone e di
bende da inviare ai lebbrosari,
gestiti dai missionari saveriani
in Sierra Leone e nella repub-
8
blica democratica del Congo.
Il mattino, alcune persone che
fanno parte dei gruppi missionari della zona, munite di volantini e di sorriso, hanno illustrato l’iniziativa ai clienti che
si accingevano ad entrare nei supermercati per fare la spesa settimanale.
Molte persone hanno mostrato interesse, hanno accettato
l’invito e hanno acquistato, all’interno del supermercato, il
sapone da bucato e le bende, lasciando poi le confezioni acquistate agli incaricati dei gruppi missionari che erano all’uscita.
Il gruppo missionario giovani di Gussago (BS)
PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO
Domenica 30 maggio
La partenza avverrà da Brescia in Piazza Arnaldo, alle ore
7,30. I partecipanti possono parcheggiare l’auto nel cortile interno dei Missionari Saveriani, in via Piamarta 9. Anche se siamo
in zona a transito limitato, tutti hanno il permesso di accedere
fino al nostro cortile. Per parcheggiare, seguire il seguente percorso: giunti in Piazza Arnaldo (c’è la statua), seguire la freccia
“San Cristo”, passando per Piazza Brusato. Entrati in via dei
Musei (senso unico), prendere la prima a destra. Dopo una breve salita si sbocca in una piazzetta con il portone d’ingresso al
parcheggio.
Il ritorno, nella stessa Piazza Arnaldo, è previsto verso le ore
20,00.
Le iscrizioni sono possibili fino al 15 maggio. Rivolgersi a:
• Missionari Saveriani: 030 3772780
• Signor Luigi Frati: 030 305967
Solidarietà bresciana
In aiuto ai lebbrosi saveriani
Il santuario
mariano
di Monte Berico,
cuore della città
di Vicenza
GRUPPO MISSIONARIO GUSSAGO
Farmacie e ragazzi
del catechismo
L’iniziativa ha coinvolto anche alcune farmacie della zona
che, contattate per tempo, si sono rese disponibili a posizionare
al loro interno alcuni scatoloni
nei quali i clienti hanno riposto
le bende acquistate.
La proposta di raccogliere le
bende e il sapone è stata estesa
anche ai ragazzi del catechismo,
che hanno risposto all’iniziativa
con entusiasmo e generosità.
Con il prezioso contributo di
tutti, sono stati raccolti più di 15
quintali di sapone da bucato e
sono state riempite numerose
scatole di bende.
Il contributo per il pellegrinaggio, pranzo compreso, è di
€ 35,00 a testa.
FESTA DEGLI EX ALUNNI
Sabato 12 giugno
Cari amici ex allievi,
siamo felici di invitarvi nella nostra comunità saveriana di Brescia, per vivere insieme alcune ore nel ricordo del compianto padre Piero Marchesi, nel 29° anniversario della sua morte.
La celebrazione dell’Eucarestia sarà presieduta da p. Mario Gallia, che molti di voi
conoscono. Ha infatti trascorso qui vari anni insieme a p. Piero.
Questo è il programma per il pomeriggio di sabato 12 giugno:
Che bello
lavorare insieme!
Ciò che ha impreziosito l’iniziativa è stato l’aver sperimentato quanto sia bello e arricchente collaborare, all’interno della medesima unità pastorale, con i vari gruppi missionari parrocchiali, assaporando i gustosi frutti che la comunione e la solidarietà portano con sé.
Padre Piero Marchesi
ore 16,00: arrivo e accoglienza
ore 17,00: celebrazione della Messa nella
bella chiesa di San Cristo
ore 17,45: incontro fraterno
Vi aspettiamo numerosi. Potete accedere al nostro parcheggio interno, senza difficoltà.
Vi preghiamo di notificare,
entro sabato 5 giugno,
in quanti parteciperete all’incontro.
Tel. 030 3753474; Fax 030 3772781
Padre Mario Gallia
i Saveriani di Brescia
2004 MAGGIO
CAGLIARI
09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1
Tel. 070 281310 - Fax 070 274419
E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094
“Mi sta davvero a cuore”
Mamma, capolavoro di Dio
el mese di maggio celebriamo la festa della
mamma. Ormai è diventata una
tradizione. Certo le mamme si
meritano molto di più di una
giornata di festa in loro onore...
La più antica commemorazione del giorno della mamma è mitologica. È iniziata nella Grecia
antica, con l’arrivo della primavera, quando si faceva una festa
in onore di
Rea, madre
di tutti gli
d é i
olimpici.
N
“Come il bambino, dopo la
poppata, dorme tranquillo in
grembo a sua madre…” (salmo 130)
p. DOMENICO MENEGUZZI, sx
Le origini della festa
All’inizio del sec. XVII in
Gran Bretagna si è iniziato a dedicare la quarta domenica di quaresima alle mamme delle operaie
inglesi. In questo giorno le lavoratrici avevano un giorno libero
per stare in casa con le loro
mamme. Negli Stati uniti d’America i primi suggerimenti per
una data si hanno nel 1872 da
parte di Julia Ward Howe, autrice
del testo dell’inno nazionale.
Ma è stata l’americana Anna
Jarvis, di Filadelfia, che nel 1907
ha dato inizio ad una campagna
per istituire il Giorno della mamma. La signora Anna era entrata
in depressione per la morte di sua
mamma. Alcune amiche, preoccupate dalla sua sofferenza,
ebbero l’idea di perpetuare la
memoria di sua mamma con
una festa. Anna desiderò che
gli omaggi fossero estesi a
tutte le mamme. In fretta questa commemorazione si sparse per tutta la nazione ed il
presidente Wilson nel 1914 la ufficializzò il giorno 9 di maggio.
Un simpatico racconto
Pensando alla mamma proviamo un sentimento d’affetto
che penetra nel profondo dell’anima. Tutti noi conosciamo
e incontriamo tante storie di
amore materno che hanno dell’eroico.
La giornalista americana Erma Bombeck, famosa per le sue
battute spiritose, che nascondono importanti insegnamenti di
vita, ha un bel racconto sulla
mamma. Racconta che quando
Dio decise di creare la mamma,
era già al sesto giorno di lavoro
e stava facendo ore di straordinario. Quand’ecco comparire
un angelo che gli fa: “Questa
qui te ne sta facendo perdere di
tempo, eh?”. L’Onnipotente rispose: “Sì, ma dev’essere completamente diversa e ha bisogno
di tanti particolari. Deve avere,
per esempio, un bacio capace di
guarire tutto, da una gamba rotta a una delusione d’amore, e
sei paia di mani”. L’angelo
scosse la testa incredulo: “Sei
paia?”.
Ha sempre puntato in alto
Tonino Milia, papà missionario
l 27 febbraio scorso ci ha
lasciato Tonino Milia di
Monserrato, in provincia di Cagliari, papà del saveriano p. Marco, missionario nelle Filippine. È
volato in cielo per l’eternità, verso la casa del Padre. Quella sera
Tonino ha detto addio al mondo,
alla sposa Rita, ai figli Marco e
Mariano, ai numerosi amici e ai
suoi missionari di Cagliari.
I
La sua preghiera
“Signore, che sappia morire in
silenzio, senza disturbare nessuno
e rendimi capace di fare la tua volontà, sempre!”. Queste parole
semplici e ricche di fede, sotto
forma di preghiera, Tonino le aveva confidate agli amici, pochi mesi prima della sua morte.
Avevo conosciuto Tonino sette
anni fa. Ho avuto il privilegio e la
gioia di averlo accompagnato nel
suo cammino spirituale negli ultimi anni di vita. È stata per me
un’esperienza forte. Mi ha aiutato a capire come ci si prepara a
salire la vetta finale, a entrare nel
santuario e a vivere la gioia di
stare sempre con il Signore.
8
Lezioni di vita
Ti sono riconoscente, caro Tonino, perché con questo tuo con-
p. ARDUINO ROSSI, sx
tinuo cammino di fede e di speranza, mi hai dato una lezione
di vita vera. Nella vita tu hai
sempre puntato in alto, hai attraversato l’abisso della morte,
giungendo all’ingresso del santuario splendente di luce eterna,
dove le braccia del Padre ti hanno accolto in un abbraccio di
amore infinito.
Il Signore ti ricompensi con il
centuplo che lui ha promesso a
chi ha donato un figlio alla chiesa e al mondo missionario. Ti
conceda il Signore la ricompensa
degli apostoli che tu hai sempre
aiutato e accompagnato nella loro missione, per
l’avvento
del Regno.
Tonino Milia: il volto sereno
di chi vive per la missione
Su di te è stato detto tanto; sono stati raccolti innumerevoli ricordi e preziose testimonianze.
La tua statura morale si è manifestata ancora più grande e indimenticabile. Vorrei essere capace di riassumere i sentimenti
di tutti in una parola sola, semplice e sincera: Grazie!
Tutto in una parola
Grazie perché sei stato interprete e servitore fedele della pace
di Dio in ogni ambiente dove hai
lavorato e vissuto. Grazie perché
sei stato protagonista intelligente
e promotore paziente nel mondo
del lavoro; sei stato attento ai
cambiamenti; hai suggerito e
adottato quelle riforme oneste
che credevi urgenti e necessarie.
Grazie per averci insegnato che
anche oggi il vero cristiano può
vivere i valori autentici, condividere le gioie e le speranze, i dolori e le angosce di tutti gli
uomini di oggi. Grazie per
l’esempio di grande edificazione dimostrato nel tuo
lungo periodo di sofferenza. Hai saputo offrirti come
vittima gradita al Padre celeste, per la pace nel mondo. Così ti voglio ricordare,
pensare e salutare.
Sono venuti a trovarci gli alunni e insegnanti di cinque classi
della scuola elementare di Guasila. Nella foto, un gruppetto
tra i tanti. Hanno trascorso tutta la mattinata con padre
Filiberto che ha ravvivato l’incontro con alcuni racconti delle
sue tante e affascinanti esperienze missionarie in Indonesia,
Sierra Leone e Camerun. I bambini hanno riempito la nostra
casa con tanta vivacità e gioia. Siamo contenti di averli
ospitati e diciamo loro: “Venite ancora!”
Tre paia di occhi…
“Il difficile non sono le mani”,
disse il buon Dio, “ma le tre paia
di occhi che una mamma deve
avere”. “Così tanti?”, si stupì
l’angelo.
“Proprio così”, disse Dio. “Un
paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda - Che
state combinando lì dentro bambini? - anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere
tutto quello che non dovrebbe
vedere, ma che deve sapere. Il
terzo paio di occhi davanti serve per vedere il figlio che si è
cacciato nei guai e dirgli, senza
pronunciare una parola, che lo
capisce e gli vuole bene. E tanti
altri particolari ancora”.
Una soluzione per tutto
L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare
un suggerimento al Padre eterno: “C’è troppo lavoro per un
giorno solo. Va’ a dormire. Finirai domani!”. Rispose il Signore:
“Non posso. Ormai sono a buon
punto; ho quasi finito. Ne ho già
una che guarisce da sola se è
malata, può preparare un pranzo per sei persone con mezzo
chilo di carne tritata e riesce a
tener fermo sotto la doccia un
bambino di nove anni…”.
L’angelo girò attorno al modellino di madre esaminandola
bene. “È troppo tenera!”, disse
poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore. “Tu non hai idea di quello che
può fare e deve sopportare una
mamma!”. “Sa pensare?”, chiese l’angelo. “Non solo, ma sa fare anche ottimo uso della ragione
e sa trovare una soluzione per
ogni cosa…”, ribattè il Creatore.
…e una lacrima
A quel punto l’angelo si accorse di qualcosa sul volto della
donna, si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e subito
dichiarò: “Qui c’è una perdita!”.
Ma il Signore lo corresse: “Non
è una perdita. È una lacrima. Le
serve per esprimere gioia e tristezza, soddisfazione e delusione, dolore e solitudine, il magone e l’orgoglio”.
“Ma sei davvero un genio!”
esclamò l’angelo, complimentandosi. “Hai davvero pensato a
tutto!” Con sottile malinconia,
Dio aggiunse: “Non ce l’ho messa io quella cosa lì; sono stati i
figli…”.
È vero. La donna è un’opera
stupenda e straordinaria, in tutti i sensi. Tutte le mamme sono un capolavoro di Dio! Le
mamme dei missionari poi nessuna se ne abbia a male ancora di più.
PREGHIERA A MARIA
Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno.
A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo
così:
Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza.
Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata
missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la
fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia dello Spirito Santo all’interno della famiglia.
Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in
te la madre, il modello e l’esempio.
Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei
sentieri della vita. Amen.
2004 MAGGIO
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Maria e le speranze del Brasile
Riflessioni di un saveriano cremonese
Padre Gabriele Guarnieri si trova in Italia per un periodo di
vacanza e di studio. Frequenta
un corso di formazione in una
università di Roma. Qui descrive la situazione del Brasile
dove è missionario.
a violenza è purtroppo
uno dei grandi drammi di
questo popolo così ricco di
umanità, di fede e di coraggio.
Ogni anno muoiono circa 50
mila persone uccise nelle case,
nei negozi, per strada, di notte
e di giorno. È una cosa molto
triste!
Il Brasile ha 170 milioni di
abitanti. Potrebbero vivere bene,
data la grandezza del Paese e la
quantità delle risorse. Invece, 20
milioni di persone vivono nella
miseria assoluta e 30 milioni di
L
Padre Gabriele Guarnieri,
saveriano cremonese
p. GABRIELE GUARNIERI, sx
poveri riescono a sbarcare il lunario con un euro al giorno.
D’altra parte, una persona su
cento è straricca e gode di stipendi, possedimenti e ricchezze
enormi.
Tra crisi e impegno
per il futuro
C’è un grande sforzo politico
in atto. Il presidente Lula sta
cercando di convincere il Brasile che le cose miglioreranno,
che il tempo della paura è finito,
che il peggio è passato… Sono
stati lanciati grandi progetti a
favore dei poveri: fame zero,
analfabetismo zero, primo impiego per i giovani disoccupati,
energia per 2 milioni di famiglie… Tanti si interrogano: si
realizzeranno le speranze? Quale modello, quali idee forti fa-
Venite alla festa!
Domenica 30 maggio
gni anno, secondo una tradizione ormai collaudata
da molto tempo, noi missionari
saveriani invitiamo tutti i nostri
amici e benefattori alla festa della riconoscenza e dell’amicizia
per tutti i popoli della terra. É
un’occasione per rinnovare l’aiuto alle nostre missioni e ai missionari.
È anche l’occasione per ritrovare tutti gli amici che sostengono
le missioni, con generosità e in
ogni modo possibile: attraverso il
ricordo frequente nella preghiera,
l’affetto sincero, la stima e l’ammirazione, la lettura e la diffusione della nostra stampa missionaria, l’attenzione alle nostre iniziative e il supporto solidale a tanti
nostri progetti e realizzazioni.
Ricorderemo anche gli amici e
i missionari defunti, perché ricevano dal Signore la gioia eterna.
O
Un pomeriggio intenso
Domenica 30 maggio alle ore
8
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
15,30, cominceremo con la santa Messa che sarà presieduta dal
giovane saveriano cremonese p.
Gabriele Guarnieri, missionario
da alcuni anni a Piraju, nel Brasile del sud. Concelebreranno
tutti i missionari della nostra comunità. Il glorioso coro di Corte
dei Frati, diretto dall’esperto
maestro Piero Barbieri, da sempre nostro amico, animerà la
Messa con canti polifonici.
Alle 16,30 circa, proseguiremo la festa in teatro. Saranno
estratti a sorte i biglietti della lotteria e verranno assegnati i premi
ai vincitori. I premi che non saranno ritirati prima di agosto
2004 resteranno in palio per altre
sottoscrizioni volontarie che si
faranno in futuro.
Vi aspettiamo!
Noi missionari siamo in attesa
della vostra partecipazione e vi
ringraziamo caldamente. Siamo
felici e orgogliosi di avere amici
Alcuni premi della lotteria di
solidarietà missionaria
come voi. Cogliamo l’occasione
per dirvi grazie, a tutti e a ciascuno, anche a quelli che per l’età o la malattia non potranno venire di persona, ma ci accompagneranno con la preghiera, l’affetto e la solidarietà.
La festa si concluderà, come
sempre, con un modesto rinfresco e un fraterno saluto. E così si
chiuderà, anche quest’anno, l’iniziativa di solidarietà di Quaresima e Pasqua, “Tutti contro la
fame”. A nome della comunità
saveriana di Cremona,
Benvenuti!
Il teatro pieno di gente durante un’edizione passata della festa degli amici
Padre Gabriele con la mamma Rina e il nipotino Carlo
ranno da locomotiva del Paese
nei prossimi anni?
Certo, dal punto di vista culturale, artistico e musicale, il
Brasile è ricchissimo. Oserei dire che esporta cultura, nutrita da
una forte stima di sé e da valori
sociali che molti ammirano ed
apprezzano. Ma quando pensiamo al livello di istruzione, alla
situazione igienica e sanitaria,
alle infrastrutture sociali…, allora si capisce perché un Paese
come il Brasile, che è al 12° posto nel mondo per il prodotto
interno lordo, sia al 72° posto
per la qualità della vita.
Le famiglie vicine
pregano insieme
Anche in Brasile, maggio è il
mese di Maria e del rosario nelle case. Per cinque anni ho lavorato nella parrocchia di Piraju, con una popolazione di oltre 30 mila abitanti. In parrocchia ci sono circa 300 animatori di quartiere che accolgono
nelle case gruppi di persone, la
sera durante la settimana, per
recitare il santo rosario. La parrocchia prepara un libretto apposta per la meditazione e la
preghiera.
La presenza di donne e bambini, di giovani e adulti, trasforma
le case in veri e propri spazi ecclesiali dove le famiglie della
stessa via mettono in pratica la
ricchezza dell’ospitalità verso il
prossimo e si conoscono di più.
Così sentono la gioia di essere
chiesa missionaria, popolo di
Dio in cammino. Crescono anche nell’impegno di vivere il
vangelo con Maria, nel silenzio e
nell’ascolto, nella compassione
e nella fedeltà, nella dolcezza e
nel coraggio.
Maria continua
a ispirare la chiesa
L’esperienza di dedicare il
mese di maggio a Maria è diffusa quasi dovunque in Brasile. In questi ultimi tempi sono
sorte varie sette evangeliche
schierate contro la dottrina e i
sacramenti della chiesa cattolica. La tradizione missionaria
mariana, però, è diventata ancora più importante ed efficace. Perché chi ama l’Eucaristia,
chi rispetta il Papa e chi riconosce la presenza di Maria nel
piano di salvezza del mondo,
difficilmente si lascia influenzare dalle sette, si distacca dalla religione cattolica o abbandona la comunità parrocchiale.
Ancora una volta, come sempre, il sì di Maria a Dio Padre
sta illuminando e ispirando i
cristiani del Brasile, la nostra
chiesa, la vita missionaria e i
popoli del mondo intero.
PREGHIERA A MARIA
Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così:
Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza.
Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai
lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la fede davanti a Elisabetta e hai portato la
gioia dello Spirito Santo all’interno della famiglia.
Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in
te la madre, il modello e l’esempio.
Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei
sentieri della vita. Amen.
2004 MAGGIO
DESIO
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Dentro e fuori le mura
Vicende di vita in casa saveriana
p. CLAUDIO CODENOTTI, sx
siamo a maggio! Mentre
fervono i preparativi per la
Festa dei popoli, evento vivo e
coinvolgente del cammino di un
anno, la mente va a ripercorrere
tanti momenti di questo anno.
Dalla finestra della stanza, spaziando oltre il piazzale e il prato,
lo sguardo si viene a fermare alle mura che circondano la nostra
casa saveriana.
E
Venendo in casa saveriana potreste
venire accolti da qualche …orientale
I buchi nel muro
Tutto si può dire di queste mura tranne che siano un ostacolo
per chi alla nostra casa vuole accedere o per chi voglia dare da
dentro uno sguardo sul mondo.
Segno di questa apertura, sono
quei fori che sembrano addirittura finestrelle per guardare dentro o fuori, o addirittura scalini
per chi desiderasse avventurarsi
Dentro sì, fuori no!
La casa condivisa con tutti
ncora una volta le nostre
mura, il nostro terreno, la casa stessa dei saveriani erano diventate - anche se solo temporaneamente - occasione per accogliere,
per incontrare e per riflettere.
Come in ogni altro campo, anche nell’atteggiamento missionario non si cresce né si matura
senza sofferenza. A volte si passa
anche attraverso la crisi del dubbio. Occorre fare un cammino e
passare attraverso varie tappe: ricercare insieme cosa e come fare; cercare di migliorare le cose;
guardarsi in faccia e mettersi nei
panni di chi mi sta di fronte; vedere in lui un fratello… La missione è l’annuncio evangelico
che il Padre ha compassione di
tutti i suoi figli. La missione comincia anche da queste cose.
A
8
C.C.
In casa è primavera
“Dentro e fuori le mura”, ormai
è primavera. Nel giardino e nel
campo di calcio si comincia a vedere qualcuno: ragazzi che giocano, genitori o nonni coi nipotini,
gruppi che si ritrovano a passare
tempo in compagnia, amici che
vengono a fare una chiacchierata
con i missionari, benefattori che
vengono a visitarci. A noi piace
tutto questo via vai. Ci piace condividere questo luogo con tutti.
Sul giornale “Missionari Saveriani” ogni mese abbiamo parlato di tante persone che fanno
famiglia con noi. Anche la casa
ha un ruolo fondamentale per
formare e allargare la famiglia:
è il luogo in cui tutti si incontrano. La nostra casa sembra quasi
guardare la gente, che va e che
La comunità saveriana celebra l’Eucaristia
nel giardino senza usufruire del
cancello principale. C’è anche
chi da quei fori, ha visto le meraviglie del nostro orto e ci ha
fatto “spesa” notturna, senza trovare barriere di sorta.
Queste mura sono proprio un
segno di apertura, anche per tanti fratelli - ospiti che a volte fanno fatica a trovare accoglienza
in paesi e città che di mura magari non ne hanno. È proprio vero che le mura invalicabili le si
costruiscono prima di tutto nei
propri cuori, e non viceversa.
Le corde intonate
“Dentro e fuori le mura”. Queste parole, pur sembrando quasi
un titolo per libri romanzati o per
libri di spiritualità missionaria,
fanno ricordare vicende effettivamente accadute qui da noi mis-
All’entrata, la
statua della
Madonna
missionaria
offre
il suo “Tesoro”
viene; sembra partecipare attivamente
alle cose che succedono attorno e dentro. Vuole accogliere dovunque;
dovunque
vuole mostrare i segni della
missionarietà: nella piccola chiesa, nei corridoi,
nel salone, nelle vetrine, nel parco stesso… Tutto in essa aiuta a
sentirci chiamati in causa… la
causa della missione.
Il via vai dell’estate
Anche d’estate la casa non ha
tempo per rattristarsi, se mancano
tanti amici, perché sono in vacanza. Aumenta invece il via vai
dei missionari di passaggio, che
sono magari in Italia per un periodo di riposo in famiglia: i nostri missionari del Milanese e anche quelli che a Desio ci hanno
lavorato per anni. Un grazie a Desio, dunque, per l’accoglienza fin
dai tempi eroici della Villa Tittoni; un grazie a chi ha costruito o
collaborato perché questa casa sia
tuttora viva e vivace. Un grazie a
chi la frequenta: i mille gruppi, i
mille giovani, le migliaia di amici. Un grazie a tutti i missionari
che ci passano a trovare e che
raccontano un po’ della passione
che ci accomuna; un grazie al loro affetto per questo ambiente che
li ha visti crescere e li ha preparati a spiccare il volo.
Il gruppo GDLL - gruppo dei lavori lavoretti - impegna il tempo libero a
produrre oggetti per poi offrire il ricavato alla missione di Goma, in Congo
sionari. Vicende che al di là di essersi concluse, lasciano invece
nella gente che le ha vissute tanti
motivi di riflessione e di impegno
a continuare su quel cammino di
valori genuinamente missionari.
Lasciamo ai giornali locali o
ad altri strumenti di comunicazione i discorsi sociali e politici. Noi del mensile “Missionari
Saveriani”, e voi che vi sentite
in comunione con noi, preferiamo dare uno sguardo di simpatia
e di solidarietà a quegli avvenimenti che ci hanno visto protagonisti. E perché no, anche trovare occasione per ritoccare le
corde del nostro cuore e per vedere se sono intonate sulle parole del vangelo.
L’ultimo rifugio per il
sacrificio di Abramo
Il 2 febbraio, tanta gente incuriosita ci chiedeva che cosa stesse
succedendo nella nostra casa. Un
migliaio di fratelli non europei si
erano radunati sul nostro campo
di calcio, per un momento di preghiera in occasione di una loro
festa importante. Una festa di sapore biblico, che i fratelli musulmani celebrano in grande stile:
“il sacrificio di Abramo”.
Per lo più di origine pachistana e da tempo familiari dentro
le nostre mura, i loro dirigenti
hanno sempre chiesto di essere
accolti in strutture cittadine per
celebrare degnamente questa festa. E come sempre, sono stati
tanti i motivi per sentirsi dire “ci
dispiace”, “non possiamo”, “sarà per un’altra volta”. Immancabilmente, ultimo rifugio, pur
nella stagione gelida, restava per
loro il nostro campo da calcio,
non avendo noi altro luogo per
accogliere il fervore religioso di
così tanta gente. Da anni, grazie
a questo gesto di accoglienza è
nata amicizia e collaborazione
per tanti piccoli eventi.
Le buone intenzioni …
congelate
Il 10 febbraio, fuori le mura
ma sul nostro terreno, assistevamo ad un “intervento” da parte
del comune per “sanare” una situazione giudicata abusiva e non
igienica. Si trattava della presenza non autorizzata di ospiti non
italiani: marocchini e gipsy. Le
intenzioni di chi aveva autorizzato l’intervento di pulizia erano
certamente in buona fede, se questo non fosse stato fatto in un periodo di grande freddo (la notte si
arrivò a meno tre gradi!).
Mi sarà difficile dimenticare
il pianto di un marocchino al
quale hanno distrutto la roulotte, la sua abitazione condivisa
con un altro. Quando questi tornò, alle 9 di sera come sempre
da Milano, dopo dieci ore di lavoro da manovale, non trovò più
niente, né cibo, né vestiario e ancor meno il luogo per dormire.
Nei mesi precedenti, erano
state proprio le autorità a proporre a noi saveriani di ospitare
queste persone sul nostro terreno. Quel giorno dalle autorità ci
fu detto: “Se sono dentro le mura possono stare; fuori no!”. Difficile capire dove stia la differenza. Ma forse sì: dentro le mura non disturbano la quiete degli
occhi di chi passa sulla strada…
Tuttavia, dentro o fuori, non
cambiava certamente la situazione di queste persone.
(continua a lato)
CAMPI MISSIONARI ESTATE 2004
2 - 8 agosto: “CARISSIMI”…BEATI VOI
Alla suola dei “poveri” per formarci alla missione.
Desio-Milano per giovani (18-28 anni).
Informazioni: p. Claudio, p. Paolo, sr. Luise
mail: [email protected] ; Tel. 0362 630591 e 02 29406786
23 - 29 agosto: SPIRITUALITÀ MISSIONARIA
Settimana di spiritualità missionaria.
Lamon (TN) per giovani (18-28 anni).
Informazioni: p. Carlo, Tel. 041 907261; p. Paolo, Tel. 0362 630591
mail: [email protected]
25 luglio - 1 agosto: VOGLIA DI VIVERE
Una settimana di servizio e di fraternità tra i più soli con le saveriane.
Ceggia (VE) per giovani (18-28 anni)
Informazioni: Lidia, Tel. 02 29406786; Letizia, Tel. 0421 329252
2004 MAGGIO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185
E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336
“Mi sta davvero a cuore”
Mamma, capolavoro di Dio
el mese di maggio celebriamo la festa della mamma. Ormai è diventata una tradizione. Certo le mamme si meritano molto di più di una giornata di festa in loro onore...
La più antica commemorazione del giorno della mamma è mitologica. È iniziata nella Grecia
antica, con l’arrivo della primavera, quando si faceva una festa
in onore di Rea, madre di tutti
gli déi olimpici.
N
Le origini della festa
All’inizio del sec. XVII in
Gran Bretagna si è iniziato a dedicare la quarta domenica di quaresima alle mamme delle operaie
inglesi. In questo giorno le lavoratrici avevano un giorno libero
“Come il bambino, dopo la
poppata, dorme tranquillo in
grembo a sua madre…” (salmo 130)
p. DOMENICO MENEGUZZI, sx
per stare in casa con le loro
mamme. Negli Stati uniti d’America i primi suggerimenti per
una data si hanno nel 1872 da
parte di Julia Ward Howe, autrice del testo dell’inno nazionale.
Ma è stata l’americana Anna
Jarvis, di Filadelfia, che nel
1907 ha dato inizio ad una campagna per istituire il Giorno della mamma. La signora Anna era
entrata in depressione per la
morte di sua mamma. Alcune
amiche, preoccupate dalla sua
sofferenza, ebbero l’idea di perpetuare la memoria di sua mamma con una festa. Anna desiderò
che gli omaggi fossero estesi a
tutte le mamme. In fretta questa
commemorazione si sparse per
tutta la nazione ed il presidente
Wilson nel 1914 la ufficializzò
il giorno 9 di maggio.
Un simpatico racconto
Pensando alla mamma proviamo un sentimento d’affetto che
penetra nel profondo dell’anima.
Tutti noi conosciamo e incontriamo tante storie di amore materno che hanno dell’eroico.
La giornalista americana Erma Bombeck, famosa per le sue
battute spiritose, che nascondono importanti insegnamenti di
vita, ha un bel racconto sulla
mamma. Racconta che quando
Dio decise di creare la mamma,
era già al sesto giorno di lavoro
Camminiamo insieme
Giornata con i familiari dei missionari
maggio la comunità saveriana celebra la Giornata
dei familiari dei missionari friulani. È sempre un avvenimento
sentito e partecipato. Tanti non
aspettano che questo giorno per
potersi incontrare.
A
Un incontro desiderato
Parecchi genitori o familiari ci
8
D. M.
hanno espresso il desiderio di ripetere questo tipo di incontro più
volte durante l’anno. Questo ci
rende davvero contenti, ma gli
impegni pastorali e di animazione missionaria e vocazionale ci
tengono impegnati. Alla fine, si
fa quel che si può e non sempre
ciò che si desidera. Resta comunque vero che si tratta di un
Il gruppo dei fedelissimi: per i parenti dei nostri missionari, la seconda
domenica del mese ormai è un’abitudine trascorrere alcune ore in casa
saveriana. Menù dell’incontro: rosario e Messa, tante notizie dalle
missioni e un momento di fraternità
e stava facendo ore di straordinario. Quand’ecco comparire un
angelo che gli fa: “Questa qui te
ne sta facendo perdere di tempo, eh?”. L’Onnipotente rispose: “Sì, ma dev’essere completamente diversa e ha bisogno di
tanti particolari. Deve avere, per
esempio, un bacio capace di
guarire tutto, da una gamba rotta
a una delusione d’amore, e sei
paia di mani”. L’angelo scosse
la testa incredulo: “Sei paia?”.
Tre paia di occhi...
“Il difficile non sono le mani”, disse il buon Dio, “ma le tre
paia di occhi che una mamma
deve avere”. “Così tanti?”, si
stupì l’angelo.
“Proprio così”, disse Dio. “Un
paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda - Che
state combinando lì dentro bambini? - anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere tutto quello che non dovrebbe
vedere, ma che deve sapere. Il
terzo paio di occhi davanti serve
per vedere il figlio che si è cacciato nei guai e dirgli, senza pronunciare una parola, che lo capisce e gli vuole bene. E tanti altri particolari ancora”.
Una soluzione per tutto
L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare
un suggerimento al Padre eter-
incontro vissuto con tanto affetto e stima reciproca.
Cerchiamo di rimanere in sintonia con tutti i saveriani che lavorano nelle missioni. C’è lo
scambio di notizie e degli avvenimenti significativi della nostra
famiglia saveriana. Da pochi
giorni, ad esempio, sono stati
scelti i cinque saveriani che guideranno, per i prossimi quattro
anni, tutte le comunità saveriane presenti in Italia.
L’importanza del ricordo
Sarebbe bello comunicare tante cose di quelle che vengono
dette: gioie, problemi, aspettative, preoccupazioni, speranze. La
festa è anche un modo per ricordare gli oltre sessanta missionari, “nati” in questa casa, molti
dei quali oggi lavorano nelle
missioni.
L’Eucaristia è il momento culminante della giornata. Ringraziamo insieme il Signore e continuiamo a camminare e a sperare per un futuro migliore per tutti noi e per il mondo intero. Giulio e Taro Agostinis, fratello e papà del saveriano friulano
p. Pier, durante la sistemazione del capitello.
È una stupenda opera d’arte progettata da Giulio e
montata da Taro e dall’amico Franco di Prato Carnico
no: “C’è troppo lavoro per un
giorno solo. Va’ a dormire. Finirai domani!”. Rispose il Signore: “Non posso. Ormai sono a buon punto; ho quasi finito. Ne ho già una che guarisce
da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei persone
con mezzo chilo di carne tritata
e riesce a tener fermo sotto la
doccia un bambino di nove anni…”.
L’angelo girò attorno al modellino di madre esaminandola
bene. “È troppo tenera!”, disse
poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore. “Tu non hai idea di quello che
può fare e deve sopportare una
mamma!”. “Sa pensare?”, chiese l’angelo. “Non solo, ma sa fare anche ottimo uso della ragione
e sa trovare una soluzione per
ogni cosa…”, ribattè il Creatore.
... e una lacrima
A quel punto l’angelo si accorse
di qualcosa sul volto della donna,
si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e subito dichiarò:
“Qui c’è una perdita!”. Ma il Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una lacrima. Le serve per
esprimere gioia e tristezza, soddisfazione e delusione, dolore e solitudine, il magone e l’orgoglio”.
“Ma sei davvero un genio!”
esclamò l’angelo, complimentandosi. “Hai davvero pensato a tutto!” Con sottile malinconia, Dio
aggiunse: “Non ce l’ho messa io
quella cosa lì; sono stati i figli…”.
La donna è davvero un’opera
stupenda e straordinaria, in tutti
i sensi. Tutte le mamme sono un
capolavoro di Dio! Le mamme
dei missionari poi - nessuna se ne
abbia a male - ancora di più. IL GRUPPO
“GIOVANI IN MISSIONE”
D. M.
Ci sono stati molti incontri in questi ultimi due mesi in casa saveriana.
Ragazzi, giovani e adulti si sono avvicendati con una certa regolarità.
Tra i tanti mettiamo in risalto il gruppo “Giovani in missione”. Il 14
marzo hanno tenuto il loro sesto incontro. Erano presenti una cinquantina di giovani.
Abbiamo conosciuto meglio la chiesa tedesca, grazie al contributo di
don Angelo Fabris che per lunghi anni ha diretto una comunità di italiani in Germania. Don Emanuel, sacerdote burundese, ci ha parlato del
Burundi, dei problemi e delle speranze di questa giovane chiesa martoriata da continue guerre.
In un incontro precedente sono state presentate le possibili esperienze che si possono fare d’estate. Il panorama è vario: Argentina,
Brasile, Perù, Burundi, Etiopia e Taiwan sono le mete fuori Europa;
Serbia e Romania quelle europee. Si stanno formando i gruppi in funzione della meta prescelta e del tempo a disposizione per il viaggio.
L’entusiasmo sta aumentando man mano che si avvicina la partenza.
2004 MAGGIO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Lo zelo per la casa di Dio
Ricordo così p. Simone Vavassori
NATALINO PIRAS
Natalino Piras ha pubblicato uno splendido articolo in ricordo del
suo professore di Lettere, padre Simone, missionario saveriano morto improvvisamente in Congo il 10 febbraio scorso. Sulla pagina
“Uomini e Storie” del giornale “Nuova Sardegna”, egli ha reso l’onore della penna al suo insegnante vissuto nel cuore dell’Africa. Riportiamo i passi più significativi della sua commemorazione.
o zelo della tua casa mi
consuma. A questa frase,
padre Vavassori, si rifaceva spesso negli anni sessanta. Lui, professore di latino nell’Istituto saveriano di Macomer, la diceva
evidentemente in latino: Zelus
domus tuae comedit me.
Aveva un metodo tutto suo
per rendere semplice il difficile: lo schema, il quadro d’insieme e poi l’esattezza delle parole.
In particolare, nelle traduzioni
non bisognava inventare, ma andare a cercare il significato delle parole nel vocabolario. Guai
non farlo! Gli errori e il colpevole venivano spubblicati davanti a tutti.
L
Non inganni il sombrero:
padre Simone non è in Messico,
ma a Macomer
“Tanti i chiamati,
pochi gli eletti”
All’epoca, quella era una parte del metodo nell’educazione
religiosa, una vita fatta di regole
e orari rigidi, di apprendimento
alla povertà. Gli apostolini, così
venivano chiamati gli studenti
all’Istituto saveriano, dovevano
imparare a diventare missionari,
isolati dal resto del mondo.
Il mondo della missione è un
mondo impegnativo. Bisognava
per questo temprare bene coloro che avevano scelto di andarci.
I padri saveriani avvertivano
sempre che “molti erano i chiamati, ma pochi gli eletti”. Padre
Simone Vavassori era funzionale
a quel mondo, a quel durissimo
romanzo della formazione per
tanti ragazzi provenienti da tutte
le parti della Sardegna.
Il ritornello della “casa”
Oltre che insegnante, padre
Vavassori era anche organizza-
Il dono di perseverare
Ci scrive dal Camerun
ALESSANDRO BRAI
Come ha ricordato il signor Natalino Piras, non tutti i ragazzi hanno
continuato sulla via della missione. Diventare missionari è sempre un
miracolo della grazia di Dio. È meraviglioso vedere, anche oggi,
giovani che dedicano la loro vita alla missione tra le genti. Uno di
questi è Alessandro, di Palmas Arborea, in provincia di Oristano. Ci
racconta il suo percorso di missionario e chiede la nostra preghiera.
vevo 11 anni, al termine
della quinta elementare.
Attirato dalla simpatia e dallo
stile di vita dei missionari saveriani, ho cominciato a frequentare la loro comunità, prima a
Macomer e poi a Cagliari. Ricordo ancora con gioia i missionari, che mi hanno sempre sostenuto con il loro esempio.
A
Due anni ancora
Questi primi otto anni di cammino con loro mi hanno aiutato
a capire meglio quale progetto
8
Dio avesse in mente per me.
Dopo la maturità classica, ho
lasciato la nostra bella terra di
Sardegna per continuare gli studi e fare il noviziato nella comunità saveriana di Ancona. Il 12
agosto del 2000 sono diventato
missionario saveriano con l’impegno di vivere la vita religiosa
con i voti di missione, povertà,
castità ed obbedienza.
Ora sono in Camerun, mentre
mi preparo alla consacrazione
definitiva e al sacerdozio missionario. Mi restano ancora due an-
Alex è lo straniero di questo squadra tutta camerunese
I feriti di guerra nell’accampamento di Panzi, a Bukavu in Congo, sono
stati aiutati da padre Simone. Nel commento, scritto sul retro della foto
(vedi il riquadro sotto), si riconosce ancora vivo quello “zelo” che ha
davvero consumato padre Simone.
tore degli svaghi e dell’attività
sportiva all’interno dell’Istituto.
Si passava dalle tombolate per
la befana alle recite teatrali sui
martiri missionari durante la rivolta dei Boxers nella Cina dell’inizio Novecento.
Poi tornava il ritornello: lo zelo della tua casa mi consuma.
La casa non era quella lontana
lasciata nei diversi paesi di provenienza dei ragazzini attanagliati dalla nostalgia, né era lo
stesso Istituto. La casa per cui
ci si doveva consumare era ancora più lontana. Era nelle terre
di missione.
Molti non resistevano. Andavano via già in prima media o
in quarta ginnasio, prima di iniziare il noviziato. In pochi sono arrivati a diventare sacerdoti
e ad andare missionari in Burundi, in Bangladesh, nel Brasile.
Lo zelo per la missione
Al tempo di padre Vavassori
erano a Macomer anche due saveriani, poi uccisi durante la
guerra civile in Burundi: il vicentino Ottorino Maule, che faceva il prefetto, e il friulano padre Aldo Marchiol. E tanti altri
missionari passarono per Macomer, pervasi a diverso grado di
intensità da quello stesso zelo
della tua casa mi consuma.
In una lettera dalla missione
padre Simone scriveva: “Migliaia sono le persone che mancano di abitazione; migliaia i ragazzi costretti a vivere sulla strada; migliaia i bambini malnutriti; migliaia le vittime di questa
guerra assurda. Passando da Natale a Quaresima, la passione del
Congo è da intendersi come salita al Calvario di infinite moltitudini. Chissà se ci sarà Pasqua,
se verrà il Risorto…”.
“DA COSA DERIVANO LE GUERRE?”
Alex Brai giovane saveriano sardo,
ora in Camerun
ni per completare la formazione
teologica e diventare sacerdote.
Mi ha chiamato pian piano
I saveriani hanno la fortuna di
parlare di Gesù che ci ama, fino a
morire per salvarci. In fondo è
questo che mi ha spinto a consacrare me stesso per la missione:
andare da chi non ha sentito parlare di Gesù, come gli apostoli.
Non posso dire che ci sia stato
un avvenimento straordinario o
particolare nel quale Dio mi abbia parlato e mi abbia invitato a
consacrarmi a lui come missionario. Posso invece dire con certezza che il Signore mi ha chiamato pian piano. I primi anni sono stati importanti come questi
che sto vivendo adesso in Africa.
Tutti i momenti hanno la loro
importanza nel cammino che
Dio ha voluto che io facessi.
Vi chiedo di pregare per me,
perché Dio mi faccia il dono della perseveranza. Restiamo uniti
nella preghiera e nell’affetto. La situazione dei militari ruandesi feriti e fuggiti in Congo è
disperata dal punto di vista politico, sociale e morale. Sono
senza speranza di tornare in Rwanda e senza futuro in Congo,
perché invalidi. A volte accusano noi missionari e le suore di
mancanza di carità e di assistenza. Io faccio loro presente che
è stata una mancanza più grave quella di uccidere civili e militari durante la guerra. Il paradosso è che hanno ucciso cristiani nelle chiese del Rwanda perché appartenenti ad un’altra tribù. Ed ora chiedono aiuti alla stessa chiesa dei missionari
che in Rwanda hanno disonorato, diffamato, distrutto.
Dice l’apostolo Giacomo: “Da che cosa derivano le guerre e
le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre
passioni che combattono nelle vostre membra? Bramate e
non riuscite a possedere e uccidete, invidiate e non riuscite ad
ottenere, combattete e fate guerra!” (4,1-2).
Per uscire da questo circolo infernale Dio ci liberi dal male e
Gesù ci dia la sua pace per diventare portatori di pace.
INCONTRO
DEI FAMILIARI
Quest’anno l’incontro annuale
dei genitori e parenti dei missionari saveriani si terrà
domenica 23 maggio
nella casa saveriana di
Cagliari, in Via Sulcis 1
Tel. 070 281310, Fax 070 274419
I familiari dei saveriani sono
tutti invitati e benvenuti!
Le sorelle di p. Dorio
e p. Ezio, in duetto,
durante l’ultimo incontro
dei familiari
2004 MAGGIO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SPAZIO GIOVANI
Una carovana per la missione
Incontri in diocesi di Senigallia
l gruppo missionario della
diocesi di Senigallia, in
collaborazione con i missionari
saveriani di Ancona, sta proponendo una serie di incontri di animazione missionaria itinerante
per le varie vicarie della diocesi.
Il tema proposto è: “Cristiani
aperti al mondo: opportunità e
valori per la missione che emergono dal contesto attuale”.
I
Andare incontro agli altri
Il percorso è a tappe e si svol-
MARIANGELA, STEFANO, p. EMANUELE, sx
ge in vari luoghi. Per questo
l’abbiamo chiamato carovana.
Ci rivolgiamo ai gruppi e agli individui che si impegnano con
spirito missionario nelle diverse
realtà ecclesiali, sociali e civiche. L’invito è per tutti coloro
che hanno nel cuore il desiderio
di annunciare Gesù nella vita
quotidiana.
Perché facciamo questa proposta? La facciamo perché siamo
consapevoli che la nostra realtà,
anche se piccola e modesta, è
Un momento di riflessione e preghiera accompagnato dalle note della chitarra
sempre un pezzo di mondo dove
le persone di diverse culture ed
esperienze hanno valori positivi
da condividere con gli altri.
Il gruppo missionario diocesano di Senigallia ha perciò scelto questo modo di incontrare la
gente: visitando le comunità parrocchiali, viene a conoscere coloro che si impegnano e cerca di
sostenerli nel cammino di evangelizzazione. Ogni incontro si
svolge in una zona diversa della
diocesi. Come gruppo missionario, vogliamo essere noi i primi
ad andare incontro agli altri, e
incoraggiamo chi vuole partecipare agli incontri a fare altrettanto: andare, muoversi...
Cristiani tra la gente
I temi che la carovana propone per la riflessione cercano di
mettere insieme alcuni problemi
attuali e i modi concreti per affrontarli secondo il vangelo.
Ogni incontro inizia con un
momento di preghiera, in modo
da entrare con gli occhi di Gesù
nella problematica che si sta per
affrontare. Segue la riflessione sul
DIARIO DELLA COMUNITÀ
Noviziato, un viaggio interiore
Cesare è alla fine del primo anno
ono un giovane di Salerno, mia città natale. Ho 29
anni. Ho studiato ingegneria
meccanica. Tre anni fa ho iniziato il cammino formativo con i
missionari saveriani perché voglio consacrare la mia vita alla
missione. Ora sto terminando il
primo anno di noviziato qui ad
Ancona.
S
8
Il cammino continua
nella comunità
Sono soddisfatto del cammino fatto finora. Questa comunità
mi ha aiutato a conoscere più
profondamente me stesso e la
mia personalità: quella che gioisce e soffre, che gioca e si arrabbia e che un giorno si è sentita chiamare da Dio.
È un cammino difficile, perché mi chiede di scavare dentro i
miei comportamenti e sentimenti. Perciò mi sono stati di grande
aiuto la stima e l’affetto sentito
nella nostra comunità. Ho potuto
conoscere la parte più spontanea
di me stesso, quella che sa amare, donarsi con semplicità e lasciarsi guidare da Dio. Questo è
il mio modo di affrontare la vita,
di gioirne, di sceglierla. Questa è
anche la mia forza.
So che Dio mi ama
e mi chiama
Sono arrivato a questa scoperta anche grazie a un cammino spirituale
compiuto insieme agli altri
compagni di
viaggio. Ho
capito che
Dio mi ama
e mi sento da
lui amato in
ogni momento.
Questo sentimento mi aiuta
nel mio modo
di mettermi in
rapporto con il
mondo e con le
persone; mi aiuta
anche a superare i miei
limiti e le difficoltà.
Ora è importante per
me riuscire a vedere la forza
e la bontà di Gesù Cristo dietro
tutte le persone che mi hanno
CESARE D’ANDREA
amato. Questa stessa forza e
bontà di Dio possono agire anche tramite me, verso tante altre
persone che incontro. Credo sia una
delle gioie più
grandi.
La carovana raccoglie tutte le persone interessate alla missione,
per crescere nello spirito missionario
tema, anche attraverso tecniche
di animazione, in modo da aiutare le persone a partecipare, portando il proprio punto di vista.
Il primo tema, che ha aperto la
serie di incontri, è stato: “I cristiani tra la gente: il mio stile di
vita è uguale al tuo?”. Abbiamo
preso in considerazione i valori
e gli atteggiamenti positivi che
chi si ritiene ateo può offrire a
noi cristiani su come vivere la
nostra fede. Le critiche e accuse
dei non cristiani possono diventare per noi uno stimolo a vivere
in maniera nuova le scelte concrete della nostra vita di credenti.
Sale, lievito e vangelo
Un altro dei temi ha come titolo: “Buona Notizia e cattiva
comunicazione. Ma è proprio
così?”. La chiesa è chiamata a
confrontarsi seriamente con i
nuovi linguaggi della comunicazione, per coglierne i valori e i
pericoli, e utilizzarli per diffondere il Vangelo.
Cerchiamo di dare uno sguardo
anche alla situazione della chiesa
nel mondo, ricordando la frase:
“Io non mi vergogno del Vangelo”. La chiesa si trova sempre più
in una posizione di minoranza all’interno della società; la sua voce
è spesso osteggiata o non presa
in considerazione. Questa situazione, all’apparenza svantaggiosa,
invita la chiesa a tornare al suo
ruolo essenziale: essere “sale e
lievito” nel mondo.
La parrocchia missionaria
Un pensiero particolare va anche ai missionari martiri, che
ogni anno celebriamo. Ci ricordano fino a che punto deve arrivare la nostra testimonianza cristiana e la passione per l’evangelizzazione. Un appuntamento
importante è stata la veglia dei
missionari martiri a fine marzo.
Ma un appuntamento ancora
più particolare per la diocesi di
Senigallia e per le Marche è il
Convegno missionario regionale che si terrà nel seminario di
Senigallia e che avrà come titolo: “Parrocchia aperta al mondo. La missione aperta al mondo”. Cercheremo stimolare le
nostre parrocchie ad avere un’attenzione maggiore nei confronti
di chi non vi fa parte, anche con
iniziative concrete.
A conclusione del ciclo di incontri, pregheremo insieme il rosario missionario e affideremo
alla Madonna, la prima evangelizzata ed evangelizzatrice, il
mondo e le necessità dei più poveri.
SAVERIANI MARCHE
UN INVITO A
COLLABORARE
Cesare, ingegnere meccanico
di Salerno, si prepara
a essere saveriano
Questo mese non abbiamo lettere di confratelli marchigiani da trasmettervi. Purtroppo non ci sono pervenute e perciò non possiamo
pubblicarle.
Ne approfitto per rivolgere un invito a tutti voi amici e, soprattutto,
parenti dei saveriani e delle saveriane originari delle Marche.
Tra le lettere e le fotografie che i nostri missionari e le missionarie vi
inviano e nelle quali raccontano la loro attività in missione, forse ce n’è
qualcuna che può essere interessante far conoscere agli altri amici dei
saveriani. Anche questo può essere un modo concreto per vivere uno
stile di famiglia e per far conoscere a tanti quello che avviene nelle nostre missioni.
Vi saremo dunque riconoscenti se vorrete inviare una copia di questo
materiale - ripeto: lettere e fotografie - presso la nostra comunità saveriana, per posta oppure per E-mail. Vi promettiamo di restituire gli
originali delle fotografie e delle lettere, perché sappiamo che per voi
sono documenti preziosi, dopo averli memorizzati al computer. Grazie.
Missionari Saveriani
Via del Castellano 40 - 60129 Ancona
E-mail: [email protected]
2004 MAGGIO
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 990011 - Fax 0521 960645
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Il Museo saveriano dei popoli
Per conoscere le culture del mondo
All’interno della Casa Madre di
Parma sono ospitati il museo cinese e quello etnografico.Vi lavorano tre saveriani: p. Emilio
Iurman è direttore; p. Domenico Dilani coordina le attività; p.
Stefano Coronese accompagna i
visitatori, di cui ci parla in questa pagina.
adre Emilio Iurman, direttore dei due musei saveriani, sta facendo la classificazione
informatica del patrimonio artistico ed etnografico. È un lavoro paziente, che si svolge dietro
le quinte. Nello stesso tempo,
cerchiamo di migliorare la presentazione degli oggetti del museo, per rendere più facile e più
ampia la visione da parte dei visitatori. A me è stato dato l’inca-
P
rico di accogliere i visitatori e di
fare loro da guida. Dopo questi
primi sei mesi di esperienza posso tracciare un piccolo bilancio.
Un museo per tutti
Al museo vengono persone
delle più svariate categorie e di
tutte le età; persone singole o a
piccoli gruppi. Spesso sono cittadini di Parma oppure temporaneamente residenti in città, come gli studenti universitari. Altre
volte è gente di passaggio, turisti, pellegrini, conoscenti. Anche
dalla provincia e dal resto d’Italia ci sono presenze significative; talvolta anche studiosi e ricercatori dall’estero.
Le comitive sono costituite da
gruppi parrocchiali che vengono
a visitare i luoghi dove è vissuto
p. STEFANO CORONESE, sx
il beato Conforti e abbinano la
visita al museo. Ma ci sono state
anche una quindicina di scolaresche, dalle elementari alle superiori, e gruppi culturali e di anziani che includono nei loro programmi di attività la visita ai
musei.
Perché vengono
Gli studiosi e i ricercatori visitano i nostri musei per un evidente bisogno di approfondimento. Qualche direttore di museo estero vuole vedere come è
attrezzato il nostro, con che criterio sono esposti i pezzi. I turisti
vengono per conoscere tra i monumenti e i musei della città, anche quello saveriano d’arte cinese. Alcuni sono spinti da semplice curiosità.
A Parma, la cappella dei martiri
Nel cuore della Casa Madre dei saveriani
l centro del primo piano
della Casa Madre c’è una
sala speciale, uno dei luoghi più
intimi e significativi per i missionari saveriani. Non esiterei a
definire questo luogo il cuore
della comunità di Parma. Si
chiama cappella dei martiri, perché vi erano conservate le reliquie dei martiri, ora riposte tra
le Memorie confortiane, sempre
al primo piano.
A
Il cuore della comunità
Il santuario Conforti, a pian
terreno, è una porta aperta sulla
città, sulla chiesa e sul mondo;
è il luogo dove la mano del missionario si allunga a incontrare
le mani degli uomini che, nello
stringerla, trovano gioia, speranza e senso alla vita; mentre donano a noi missionari l’appoggio e il calore dell’amicizia. Il
beato Conforti proprio questo
8
aveva desiderato!
La cappella dei martiri, invece, è il santuario dei testimoni,
di coloro che hanno mostrato nel
mondo il volto e la parola di Cristo con la loro vita. È il luogo
dove più volentieri i missionari
tornati dalle missioni passano il
tempo in silenziosa preghiera.
Che significato ha questo silenzio? È un silenzio ricco di racconti e di esperienze; è una preghiera intensa che sgorga dal cuore. È il momento del ritorno a
quel punto di origine che ci ha
generato come apostoli. Da qui
siamo partiti, spinti dall’amore e
dal desiderio senza limiti di portare la Buona Notizia agli uomini.
Andate in tutto il mondo
La cappella dei martiri è un
luogo caro ai saveriani anche
perché da qui mons. Conforti ha
inviato i primi missionari. Qui
La cappella dei martiri, in Casa Madre a Parma; fratel Bartolomeo
Gelsomini medita la Parola di Dio
Una rappresentanza della scuola
“Racagni” in visita al museo
p. GANRIU, sx
sono nati i nostri ideali e i nostri
impegni di vita; qui abbiamo imparato la parabola del buon seminatore e quella del seme che
cade tra le zolle e muore per portare frutto.
Sul soffitto a cassettoni si leggono alcune scritte in latino.
Sembrano formule di un giuramento. Sono parole non facili da
commentare, quasi incise nella
nostra carne e da proclamare con
la vita:
Costoro hanno piantato la
chiesa con il proprio sangue:
hanno bevuto il calice del Signore.
Andate in tutto il mondo,
predicate il vangelo ad ogni
creatura, e sarete miei testimoni
fino ai confini della terra.
Cristo regna, Cristo impera, Cristo vive.
•
•
•
Come un caminetto...
Ricordo con nostalgia il caminetto della casa dei nonni. Sul
frontespizio erano incise le parole “Aleat ut ardeat” - alimenta
perché arda. La cappella dei
martiri mi ricorda proprio quel
caminetto, dove bruciano i ceppi
di una comunità piena di calore.
In questo luogo inizia la nostra giornata con la preghiera del
mattino e la Messa; qui si conclude con il vespro alla sera.
Nella preghiera ricordiamo sempre tutti quei testimoni partiti da
qui, che ora dedicano le loro
energie per l’avvento del Regno
o che già riposano nella pace
eterna del cielo.
Molti parmensi, soprattutto
avanti in età, scoprono con sorpresa che la loro città possiede
un museo di questo tipo: non se
n’erano mai accorti, pur vivendo qui da una vita… Alcuni anziani, dei pensionati diurni, qui
trascorrono un’ora diversa. I familiari dei missionari, quando
vengono a trovare i loro congiunti, ne approfittano per conoscere meglio le terre dove lavorano i saveriani. Le scolaresche
infine, condotte dai loro insegnanti, completano il lavoro
svolto in classe.
prendono nelle lezioni a scuola.
Per le scuole, la conoscenza
dei popoli avviene attraverso la
geografia, la storia e naturalmente l’arte. In questi casi, la visita è per settore, breve e concentrata su alcuni aspetti soltanto. Ciò permette agli alunni di
tornare per conoscere un altro
Paese o approfondire un altro argomento.
Tra i temi affrontati ci sono i
seguenti: il valore dei simboli, la
Cina dall’arte all’attualità, il significato della missione tra i popoli…
Commenti favorevoli
Con quasi tutti i visitatori il
discorso continua anche dopo la
visita. Le loro reazioni sono entusiastiche; le critiche e i suggerimenti utili e costruttivi. Alle
scolaresche, al termine della visita, distribuiamo un piccolo
questionario. Gli insegnanti, al
momento della prenotazione, ci
comunicano l’obiettivo didattico che desiderano conseguire.
Stabiliscono essi stessi la tematica da presentare, che poi ri-
Esigenze e richieste
Sono almeno due per ora le
esigenze emerse. Sentiamo il bisogno di un piccolo libro-guida
del museo; non tanto dei pezzi
esposti, ma soprattutto delle piste di riflessione e di approfondimento su argomenti specifici,
soprattutto per il mondo della
scuola. Ci vorrebbe anche un
piccolo ricordo, magari una riproduzione di un oggetto esposto
in museo, da tenere come souvenir.
LA GIOIA DELLA
GUARIGIONE
p. PIERGIORGIO MOIOLI, sx
Che gioia quando un missionario, colpito da gravi problemi di salute, guarisce e riprende la vita normale! Come in
Fratel Dario intrattiene p. Giovanni,
ogni famiglia, a volte capita
convalescente
che qualcuno sia costretto a letto, oppure debba subire qualche operazione chirurgica. Con lui, patiamo tutti noi che seguiamo e condividiamo la situazione di sofferenza del confratello malato. Esattamente come fanno i familiari. E quando un confratello, ristabilito in salute, riparte per la missione o torna alle proprie attività, anche noi guariamo con lui.
Tutto questo è accaduto con la guarigione di p. Giovanni Casonato,
un saveriano padovano, per tanti anni missionario in Indonesia. Abbiamo sospirato parecchio con lui, quando tossiva, quando aveva il
volto sofferente, quando era stato ricoverato all’ospedale. Ora gioiamo con lui, di tutto cuore. I medici ci dicevano che avevano dovuto fare su di lui un intervento …da manuale, tanto era difficile e complesso! L’intervento, grazie ai medici e grazie a Dio, è ottimamente riuscito. Dopo il periodo di convalescenza, padre Giovanni è ora tornato
in mezzo a noi, in buona salute.
Gli auguriamo di tornare al lavoro e di continuare a fare della sua vita una missione, come ha sempre sognato. Noi abbiamo condiviso con
lui momenti di ansia; adesso condividiamo la gioia e i sogni per il futuro. Grazie, padre Giovanni, per la gioia che ci hai procurato con la
guarigione. Portaci nei tuoi sogni!
2004 MAGGIO
PIACENZA
29100 PIACENZA PC - Stradone Farnese, 11
Tel. 0523 321710 - Fax 0523 320804
E-mail: [email protected] - C/c. postale 12252292
Il bello delle stelle africane
Quando il pallone entra in rete
Padre Lino Maggioni, all’età di
70 anni è tornato nella missione del Burundi. Ha avuto un bel
coraggio. Ma il missionario è
fatto così. Difficile cambiarlo!
sento come quel pesce
M irosso
che una mano amica ha rimesso nel vaso dell’ac-
Padre Lino Maggiolini, ora in Burundi
qua. Sento che persone, ritmi,
ambiente circostante mi si confanno meglio di quelli dell’Italia del nord. Sarà una resa, demenza senile? Non lo so. Sento
solo che lo sforzo richiesto è più
consono alla mia cilindrata. E i
bisogni li vede anche un cecuziente.
Questo primo articolo è sulle attività del centro giovani di Kamenge, dove vivo e mi abituo alla missione.
In fuga dalla realtà
“Dopo le guerre etniche, ora
corriamo il pericolo di combattere guerre di religione”. Lo diceva un giorno un vescovo di
quelli che vedono lontano.
Di fatto, i dati statistici del
2002 relativi alla capitale del
Burundi segnalano il cambiamento di tendenza. La popolazione che, prima delle guerre etniche degli anni novanta, sembrava decisamente orientata verso il cristianesimo, ora si presenta come un caleidoscopio di
p. LINO MAGGIONI, sx
religioni e sette.
Nei quartieri nord della capitale, che assomigliano tanto a
delle bidonville, sono state recensite 110 sette religiose, dai
nomi più provvisori. Sorgono in
tutti gli angoli. Basta una capanna un po’ più ampia. Dentro, tutti cantano come delle ninne nanne, quasi varcassero la soglia
dell’arcano che è oltre le tante
speranze deluse.
Aumentano i musulmani
Sollecitati da p. Claudio Marano, i giovani del centro di Kamenge si sono chiesti che cosa
fare per attraversare i fossati religiosi che dividono anche i giovani.
Qualcuno di loro aveva dato
un suggerimento: “Perché non
lanciamo un concorso di corali
musicali? Così teniamo viva la
speranza che domani sarà meglio di oggi”. L’iniziativa ha avuto successo. Ogni anno, a maggio, si ripete.
Purtroppo i musulmani riman-
Un simpatico racconto
Mamma, capolavoro di Dio
a giornalista americana
Erma Bombeck racconta
che quando Dio decise di creare
la mamma, era già al sesto giorno di lavoro e stava facendo ore
di straordinario. Quand’ecco
comparire un angelo che gli fa:
“Questa qui te ne sta facendo
perdere di tempo, eh?”.
L
Una creatura diversa
L’Onnipotente rispose: “Sì,
ma dev’essere completamente
diversa e ha bisogno di tanti
particolari. Deve avere, per
esempio, un bacio capace di
guarire tutto e sei paia di mani”.
L’angelo scosse la testa incredulo: “Sei paia?”. “Il difficile
8
“Come il bambino, dopo la poppata,
dorme tranquillo in grembo a sua
madre…” (salmo 130)
non sono le mani”, disse il buon
Dio, “ma le tre paia di occhi che
una mamma deve avere”. “Così
tanti?”, si stupì l’angelo.
“Proprio così”, disse Dio.
“Un paio per vedere attraverso
le porte chiuse quando domanda
- Che state combinando lì dentro, bambini? - anche se lo sa
già. Un altro paio dietro la testa
per vedere tutto quello che non
dovrebbe vedere, ma che deve
sapere. Il terzo paio di occhi
serve per vedere il figlio che si è
cacciato nei guai e dirgli, senza
pronunciare una parola, che lo
capisce e gli vuole bene. E tanti
altri particolari ancora…”.
Una soluzione per tutto
L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare
un suggerimento al Padre eterno: “C’è troppo lavoro per un
giorno solo. Va’ a dormire.
Finirai domani!”. Rispose il
Signore: “Non posso. Ormai
sono a buon punto; ho quasi
finito. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei persone con mezzo chilo di carne tritata e riesce a tener fermo sotto
la doccia un bambino di nove
anni…”.
L’angelo girò attorno al
modellino di madre esaminando-
p. DOMENICO MENEGUZZI, sx
la bene. “È troppo tenera!”, disse
poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore.
“Tu non hai idea di quello che
può fare e deve sopportare una
mamma!”. “Sa pensare?”, chiese
l’angelo. “Non solo, ma sa fare
anche ottimo uso della ragione e
sa trovare una soluzione per ogni
cosa…”, ribattè il Creatore.
... e una lacrima
A quel punto l’angelo si
accorse di qualcosa sul volto
della donna, si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e
subito dichiarò: “Qui c’è una
perdita!”. Ma il Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una
lacrima. Le serve per esprimere
gioia e tristezza, soddisfazione
e delusione, dolore e solitudine,
il magone e l’orgoglio”.
“Ma sei davvero un genio!”,
esclamò l’angelo complimentandosi; “hai davvero pensato a
tutto!” Con sottile malinconia,
Dio aggiunse: “Non ce l’ho
messa io quella cosa lì; sono
stati i figli…”.
È vero. La donna è un’opera
stupenda e straordinaria, in tutti i
sensi. Tutte le mamme sono un
capolavoro di Dio! Le mamme
dei missionari poi - nessuna se ne
abbia a male - ancora di più. Padre Claudio Marano con un gruppo dei giovani del centro di Kamenge
gono tagliati fuori, perché loro
non usano cantare nelle loro assemblee. Dopo le guerre del ‘93 e
del ‘96, il numero dei musulmani
si è ingigantito. Rappresenta ormai il 20 per cento della popolazione. La loro espansione è sostenuta dagli arabi del petrolio.
Ai quattro angoli della città, gli
amplificatori dei minareti ritmano
la vita con la preghiera ad Allah.
Si ha l’impressione che in questa
città tutti quanti siano in fuga verso un misticismo rarefatto.
Il calcio che funziona
Padre Claudio e i suoi giovani
si sono detti: “I musulmani giocano comunque a calcio. Perché
allora non organizziamo il campionato di calcio dei quartieri
nord della capitale? Il calcio può
ricordarci che Dio è il Creatore
di tutti: dei cristiani e dei musulmani. Dio ha creato il mondo
che noi uomini stiamo distruggendo. Il campionato di calcio è
un banco di prova per recuperare
qualcosa di quella pace che la
guerra ha portato via dalle nostre colline”.
Anche i musulmani hanno detto subito di sì. Quindici squadre
di parrocchie cattoliche, chiese
protestanti, moschee musulmane sono scese in campo.
I beduini
guardano le stelle
A metà torneo, la sorpresa.
Tutti hanno accettato l’invito di
p. Claudio ad incontrarsi. Quell’incontro è diventato la prova
del nove della pace. Tutti hanno
ringraziato tutti di essersi scoperti fratelli, anche se di religione diversa. “Giocare insieme, fa
bene a tutti”.
Tra gli imam in camice bianco, quello che sembrava attirare il rispetto degli altri capi di
moschea, ha messo la ciliegina
sulla torta della fraternità: “Questo torneo richiama la saggezza
di un proverbio arabo: i beduini
del deserto guardano il cielo
stellato e vedono che la differenza è bella. Nelle notti senza
stelle, tutto è uguale e si addormentano tristi”.
Gesti di umile gente
Due laici missionari, una giovane di Trento e un giovane di
Piacenza, spettatori delle partite, hanno commentato: “Per noi
che sappiamo come vanno le
storie di calcio in Italia, questo
torneo è un bell’esempio di correttezza”.
A volte la missione del vangelo si nutre anche di gesti umili
di gente umile.
PREGHIERA A MARIA
Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A
maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così:
Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza.
Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai
lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata
missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare
la fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia
dello Spirito Santo all’interno della famiglia.
Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in
te la madre, il modello e l’esempio.
Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei
sentieri della vita. Amen.
2004 MAGGIO
PIEMONTE
e LIGURIA
16156 GENOVA PEGLI GE - Viale Modugno, 39
Tel. 010 6969140 - Fax 010 6967910
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00303164
La Madonna della misericordia
Sestri e i missionari guardati dall’alto
nch’io ho avuto la gioia di
essere tra i tanti missionari che salparono dal porto di Genova. Nel dicembre 1979, dopo
aver pernottato nella comunità
saveriana di Pegli, mi sono imbarcato con destinazione Santos
in Brasile, dove sono arrivato
A
Il santuario sembra quasi
arrampicarsi sulla collina
dopo 15 giorni di navigazione
sull’oceano Atlantico.
L’ultimo scorcio di terra ligure
che tutti i viaggiatori potevano
osservare era il monte Gazzo, dove sorge il santuario della Madonna della Misericordia. Il tempio è di fronte al porto. Si può
dire che la Madonna della Misericordia ha accompagnato con il
suo sguardo e la sua protezione
le migliaia di missionari che hanno lasciato la propria terra per
raggiungere quella di missione.
Ha protetto i suoi figli
Il rettore del santuario, don
Pietro Ravecca, spiega che gli
abitanti di Sestri hanno dedicato
alla madre di Misericordia il luogo dove da secoli si ritrovano in
preghiera, dove sono saliti innumerevoli volte in pellegrinaggio
e in tempi di calamità (pestilenze, terremoti, guerre). Hanno
supplicato la santa Vergine di intercedere presso Dio affinché ponesse fine ai flagelli.
I sestresi vissuti negli anni della seconda guerra mondiale sono
fermamente convinti che Sestri,
nonostante i suoi cantieri, il
p. MARIO TOGNALI, sx
proiettifìcio e le industrie, è stata
preservata dai bombardamenti
grazie alla protezione della Madre di Misericordia, che da monte Gazzo ha custodito i suoi figli.
In origine, una croce
A differenza del santuario della Madonna della Guardia, eretto
sopra un monte vicino dopo l’apparizione nel 1490 al pastore Benedetto Pareto, quello della Misericordia non sorse per un evento straordinario. Tutto ebbe inizio nel 1645, allorché il parroco
don Giovanni Maccione decise,
con autorizzazione della curia, di
erigere sulla vetta del Gazzo una
grande croce di legno ben visibile dalle ville sottostanti.
L’intenzione era quella di porle sotto la divina Maestà perché
liberasse il luogo dalle tempeste,
perché rappresentasse per chi la
guardava un richiamo alla preghiera e un invito a cercare le
cose di lassù e per fare del monte una meta di pellegrinaggi.
La terribile peste
La croce rimase per circa 12
anni, poi fu rimossa per mettere
Dare senso al futuro
Gli amici ci scrivono
Padre Giuseppe Dovigo scrive
da Goma, in Congo, al rettore
della comunità saveriana di Genova Pegli, p. Antonio Benetti.
aro p. Antonio,
un grazie a te e a tutta la
comunità per il dono di 1.000,00
euro ricevuto in questi giorni.
Ho osato chiedere a voi la carità
e voi avete avuto coraggio nel
donare questo contributo per la
C
8
p. GIUSEPPE DOVIGO, sx
nuova parrocchia e per una piccola comunità di base. L’aiuto
più indispensabile è far crescere
la comunità come un luogo di
riferimento nell’annuncio del
vangelo e nella pratica dell’amore fraterno.
Mi trovo a Bukavu da una settimana, per partecipare ai funerali del compianto p. Simone
Vavassori, nostro superiore religioso deceduto improvvisamen-
Padre Giuseppe Dovigo con i giovani del gruppo vocazionale di Goma
te lo scorso 10 febbraio, e per
tre giorni di assemblea con tutti
i saveriani che lavorano in Congo. Padre Simone ha lasciato un
grande vuoto nella nostra comunità missionaria. Ora dovremo fare scelte di qualità e di
quantità. Siamo rimasti in pochi: prima della guerra civile
eravamo 80 saveriani; ora siamo solo 42, molti dei quali sessantenni.
Nella missione di Goma le attività della quaresima hanno
avuto per tema il rispetto della
persona come uomo e donna,
immagine di Dio. Il popolo africano segue ancora una tradizione tribale di gruppo, e le tragedie della guerra hanno evidenziato in modo drammatico il disprezzo per la vita umana. Bisogna ricreare la persona, dare il
senso del futuro, nella chiamata
e nell’impegno per un mondo
nuovo. Solo così il Cristo risorto potrà porgere il saluto della
pace a questa nazione.
Di nuovo, grazie di cuore a te
e a tutta la comunità saveriana
di Pegli. Chiedo a voi e ai lettori
il ricordo nella preghiera.
una statua della Madonna della Misericordia. Il motivo
era la peste che
stava facendo
vittime in tutta
la riviera. Scrive don Ravecca nella storia
del santuario:
“Il contagio
che nel 1630,
decritto dal
Manzoni, aveva
decimato la popolazione milanese e
che aveva appena
sfiorato il territorio
della Serenissima repubblica di Genova,
nel 1656 esplose con
una moria tale da farne la peste
più terribile della storia genovese. Nella sola Genova vi furono
60.000 vittime; sopravvissero
solamente 10.000 persone.
Dopo numerose iniziative,
processioni e richieste, il capitano del popolo di Sestri, il magnifico Giacomo Giustiniani, il
14 luglio 1660 inoltrò una petizione alla Serenissima repubblica di Genova per la costruzione
di una chiesetta. La richiesta fu
approvata poi a maggioranza dal
Senato nell’ottobre dello stesso
anno.
Patrona dell’aeroporto
Il tempio, quindi, fu il frutto
della devozione del popolo genovese afflitto dalla peste, da catastrofi e da guerre. Nel corso
dei secoli, alla guida del santuario si avvicendarono diversi sacerdoti e congregazioni religiose. Tra queste spicca quella dei
La Pentecoste:
affresco della navata,
all’interno del santuario
padri Passionisti che realizzarono il desiderio del loro fondatore, san Paolo della Croce: far risiedere i propri religiosi nel santuario del monte Gazzo, non
avendo potuto egli stesso attuare
il sogno di starci come Eremita.
Dopo alterne vicende, la cappella e la casa attigua sono ritornate alla diocesi di Genova
che nomina un rettore, responsabile della pastorale mariana
del santuario.
La Madonna della Misericordia, patrona dell’aeroporto di
Genova “Cristoforo Colombo”,
continua a proteggere i numerosi pellegrini e passeggeri che
s’imbarcano sulle navi e sugli
aerei diretti nelle più svariate direzioni del mondo.
PREGHIERA A MARIA
Mamma del cielo, Signora dell’America Latina,
il tuo sguardo, la tua carità vengono da Dio;
il colore della tua pelle è il colore dei popoli
del mondo.
Vergine santissima, tanto serena,
Signora di questi popoli tanto sofferenti,
protettrice dei piccoli e degli oppressi,
diffondi su di noi il tuo amore.
Diffondi sui popoli la tua luce;
ai poveri mostra il tuo Gesù;
al mondo intero porta la tua dolcezza di Madre.
A chi ha tutto insegna a condividere;
a chi ha poco insegna a non perdere il coraggio
e aiuta la nostra comunità a camminare in pace.
Diffondi la speranza su di noi;
insegna alla comunità a parlare di Dio.
Risveglia il cuore dell’indifferente;
insegna che la giustizia è condizione
per costruire un mondo più fraterno.
E aiuta il nostro mondo a conoscere Gesù.
Amen.
2004 MAGGIO
REGGIO
CALABRIA
89055 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
Vento di terre lontane
Congo: la voglia di rivedersi
CARI AMICI
acero di maggio
In questo num
rile
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cogliamo con e Piergiorgio su
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signora Maria
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io
un
m
co
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Maria, contem
à.
santa Trinit
d’amore della
p. Pierluigi, sx
Calabria, doM eravigliosa
ve lo sguardo incontra ad
ogni istante visioni di bellezze
che fanno cantare il cuore. Al
mattino è l’Etna che mi saluta
con lo splendore delle sue pendici. La chiostra dell’Aspromonte incornicia lo spettacolo del
mare, sempre cangiante, lieto e
triste, come la vita. Poi incontri
la gente, entri nelle loro case e
scopri tesori di bontà e storie dolorose. Vi trovi le tracce di Dio,
perché il Signore è sempre con
noi: una carezza costante, un tepore materno che ci avvolge.
p. PERGIORGIO LANARO, sx
Una lettera da Kigulube
All’improvviso giunge una raffica di vento. Arriva da lontano,
dalla foresta che sorge oltre il deserto africano. Viene da un villaggio ben noto del Congo, visitato
tante volte nei safari che mi portavano fino alla zona sud della
missione di un tempo. Kigulube:
80 fiumi, 8.000 chilometri quadrati, 80.000 abitanti, 8 milioni di
alberi - come dicevo allora. Per
giungere a Nyakibizi bisogna attraversare il fiume, facendo attenzione a non scivolare sulla trave
che congiunge le due rive.
È da quel posto che arriva la
lettera: “Padre Giorgio, noi, comitato del settore di Kigulube ci
Piergiorgio Lanaro
siamo riuniti a Nyakibizi. Durante la riunione abbiamo discusso sul modo di rilanciare le
comunità all’interno della nostra
parrocchia”.
Ci hai dimenticati?
Li rivedo i miei amici, i fedelissimi di tante giornate che trascorrevamo insieme per ascoltare le storie antiche ed eterne,
quelle che ci raccontano i testimoni Marco, Matteo, Luca, e
che essi avrebbero poi riferito
nei loro villaggi. Nei primi anni
avevamo sognato di ripristinare
le strade e rendere più facili gli
spostamenti. Una lunga guerra
contro i fiumi che ad ogni pioggia distruggevano i ponti improvvisati e abbattevano gli alberi ostruendo il passaggio. Scoprii la gioia della fatica condivisa e dell’accoglienza ancora
più festosa, la lunghezza della
strada e la soddisfazione dell’arrivo.
Riprendo a leggere: “Vorremmo incontrarti in un luogo dove
possiamo giungere, così che tu
possa parlarci direttamente. E
perché ci hai dimenticati? Abbiamo avuto le tue istruzioni sui
vangeli, ma ci manca ancora il
corso su san Giovanni. Perché
Maria dell’evangelizzazione
È luce per un nuovo cammino
nuovo cammino.
In Lei gli infermi e i sofferenti,
gli anziani e i giovani, gli umili e
gli ultimi della terra trovano un
rifugio sicuro e la grazia di scoprire un rinnovato senso della vita.
Perciò vogliamo che Maria sia
la stella dell’evangelizzazione
che cammina con noi.
al mattino della PenM aria,
tecoste, ha sostenuto con
8
la preghiera l’inizio dell’evangelizzazione intrapresa dagli
apostoli sotto l’azione dello Spirito Santo.
Con la sua costante protezione
continua a guidare anche oggi,
in questi tempi di apprensione e
di speranza, i passi della chiesa
che, docile al mandato del suo
Signore, si spinge con la lieta
notizia della salvezza verso i popoli e le nazioni di ogni angolo
della terra.
È Lei che orienta le nostre
scelte di vita, che ci conforta
nell’ora della prova, affinché fedeli a Dio e all’uomo, affrontiamo con umile audacia i sentieri
misteriosi del cuore umano, per
recare alla mente e al cuore di
ogni persona l’annuncio gioioso di Cristo Redentore dell’uomo.
Perciò Maria è la stella dell’evangelizzazione, che cammina con noi.
p. PIERLUIGI FELOTTI, sx
La Madonna della strada
Maria, guida della chiesa
Contemplando Maria, sentiamo l’invito a riempire le giare
con l’acqua delle nostre aridità,
certi di gustare il vino nuovo della comunione contenuto negli
otri nuovi dell’amore.
Per questo, la Chiesa sempre
si è lasciata guidare da Maria,
madre e maestra nella preghiera
e nell’evangelizzazione. Per ogni
persona in cerca di verità, è diventata la guida migliore verso
il vangelo di Gesù, luce per un
Modello di amore
Maria conosce le croci della
gente, soprattutto dei giovani
d’oggi, in Italia, in Europa e in
altre parti del mondo. Lei riesce
a nominarle. È importante che
sia Lei a pronunciare il nome
cristiano della maledizione della
croce: l’amore. Ogni giovane deve lottare per rendere la croce
manifestazione dell’amore di
Dio per l’umanità!
Auguro tutto il coraggio, l’entusiasmo e soprattutto la capacità di pensare, con i giovani, al
sorgere di un giorno nuovo.
Perciò crediamo che Maria sia
la vera stella dell’evangelizzazione che cammina con noi. Quasi come il ponte sullo Stretto… guai a perdere l’equilibrio!
te ne rimani in Italia, invece di
venire qui a sostenerci?”.
sentori di pace, i cristiani stanno per ricominciare da capo.
Gli artigiani della chiesa
È vero, negli anni trascorsi insieme abbiamo riflettuto sui vangeli sinottici, che poi nelle 57
comunità cristiane i catechisti
spiegavano agli alunni in due lezioni settimanali. Così si preparavano al battesimo nella veglia
pasquale. Sono passati nove anni
dall’ultimo saluto! Gli amici sono ancora là, stretti dall’impegno assunto con la loro gente,
che li ha scelti per essere guidati nella vita di ogni giorno.
Sono gli artigiani umili e preziosi che fanno vivere la chiesa
di Dio nel vasto Congo, dove da
otto anni imperversa la guerra
civile, con il suo corteo di stragi
e devastazioni. Parecchi fra loro
ne sono stati travolti; quasi tutti
hanno dovuto fuggire per salvare la famiglia. Della chiesetta
centrale, mi scrive Enrico, “non
è rimasta pietra su pietra”. Da
otto anni non ricevono la visita
di un prete. Ma adesso, ai primi
Una sola grazia
Nomi familiari che mi portano lontano. Scrivono: “Il proposito nostro è questo: desideriamo rivederti. Magari potresti venire fino a Shabunda”. Shabunda, la parrocchia più vicina, dove
i saveriani sono sempre presenti,
dista più di 250 chilometri da
Kigulube. La regione del sud Kivu è grande quanto mezza Italia.
Ma i nostri amici non temono le
distanze.
Alla fine della lettera leggo le
firme dei responsabili: Agostino, il guardiano della zona orientale; Enrico, assetato di Dio e da
qualche mese scelto a guidare la
zona centrale. E dietro a loro
volti e immagini, sorelle e fratelli amati, protagonisti dell’eterna avventura missionaria che
interpella ognuno di noi.
Con loro siamo una sola cosa. Ma tu Signore, mi concederai la grazia di ritrovarmi insieme a loro?
ADDIO, SIGNORA MARIA
L’amica e collaboratrice Maria Panuccio in Arrigo ci ha lasciati all’età
di 78 anni. Era sposata con Pietro da ben 52 anni.
Di lei, la testimonianza più bella e veritiera viene dallo sposo, che afferma con affetto: “Ci siamo intesi dal primo momento e abbiamo
passato una vita in piena armonia. Lei è partita contenta di me, io sono stato sempre contento di lei. Maria era di una grande semplicità,
naturalezza e attenzione verso gli altri. Non ha mai considerato nessuno cattivo; ha creduto alla bontà di tutti. Intuiva le piccole necessità
di una persona e, per quanto poteva, vi provvedeva subito”.
Il marito Pietro ha dettato la seguente frase per l’annuncio della
morte della sua Maria: “Grazie, Signore, per avermi data la vita. Accogli nel tuo Regno quest’anima pentita”.
Anche noi ringraziamo il Signore per questa vita donata all’umanità,
alla chiesa e alle missioni. Il Signore sostenga con
la fortezza della fede i familiari tutti e accolga
la sua anima nella gioia eterna.
Una poesia del signor Pietro sembra tratteggiarne lo spirito con cui Maria è vissuta. Solo alcune righe:
Fa sì che la tua venuta, Signore,
risvegli le anime e tocchi i cuori
non più contrasti, non più guerre
ma solo pace e tanto amore.
Pace, sì pace ai popoli in guerra
aiuto a chi ha tanta fame
e i nostri cuori sian pieni di gioia
e pronti sempre a stender le mani.
(Pietro Arrigo)
Maria Panuccio in Arrigo
2004 MAGGIO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Il bello delle stelle africane
Quando il pallone entra in rete
Padre Lino Maggioni, all’età di
70 anni è tornato nella missione del Burundi. Ha avuto un bel
coraggio. Ma il missionario è
fatto così. Difficile cambiarlo!
sento come quel pesce
M irosso
che una mano amica ha rimesso nel vaso dell’ac-
Padre Lino Maggiolini, ora in Burundi
p. LINO MAGGIONI, sx
qua. Sento che persone, ritmi,
ambiente circostante mi si confanno meglio di quelli dell’Italia del nord. Sarà una resa, demenza senile? Non lo so. Sento
solo che lo sforzo richiesto è più
consono alla mia cilindrata. E i
bisogni li vede anche un cecuziente.
Questo primo articolo è sulle attività del centro giovani di Kamenge, dove vivo e mi abituo alla missione.
senta come un caleidoscopio di
religioni e sette.
Nei quartieri nord della capitale, che assomigliano tanto a
delle bidonville, sono state recensite 110 sette religiose, dai
nomi più provvisori. Sorgono in
tutti gli angoli. Basta una capanna un po’ più ampia. Dentro, tutti cantano come delle ninne nanne, quasi varcassero la soglia
dell’arcano che è oltre le tante
speranze deluse.
In fuga dalla realtà
“Dopo le guerre etniche, ora
corriamo il pericolo di combattere guerre di religione”. Lo diceva un giorno un vescovo di
quelli che vedono lontano.
Di fatto, i dati statistici del
2002 relativi alla capitale del
Burundi segnalano il cambiamento di tendenza. La popolazione che, prima delle guerre etniche degli anni novanta, sembrava decisamente orientata verso il cristianesimo, ora si pre-
Aumentano i musulmani
Sollecitati da p. Claudio Marano, i giovani del centro di Kamenge si sono chiesti che cosa
fare per attraversare i fossati religiosi che dividono anche i giovani. Qualcuno di loro aveva dato un suggerimento: “Perché non
lanciamo un concorso di corali
musicali? Così teniamo viva la
speranza che domani sarà meglio di oggi”. L’iniziativa ha avuto successo. Ogni anno, a maggio, si ripete.
Un simpatico racconto
Mamma, capolavoro di Dio
a giornalista americana
Erma Bombeck racconta
che quando Dio decise di creare
la mamma, era già al sesto giorno di lavoro e stava facendo ore
di straordinario. Quand’ecco
comparire un angelo che gli fa:
“Questa qui te ne sta facendo
perdere di tempo, eh?”.
L
Una creatura diversa
L’Onnipotente rispose: “Sì,
ma dev’essere completamente
diversa e ha bisogno di tanti
particolari. Deve avere, per
esempio, un bacio capace di
guarire tutto e sei paia di mani”.
L’angelo scosse la testa incredulo: “Sei paia?”. “Il difficile
8
“Come il bambino, dopo la poppata,
dorme tranquillo in grembo a sua
madre…” (salmo 130)
non sono le mani”, disse il buon
Dio, “ma le tre paia di occhi che
una mamma deve avere”. “Così
tanti?”, si stupì l’angelo.
“Proprio così”, disse Dio.
“Un paio per vedere attraverso
le porte chiuse quando domanda
- Che state combinando lì dentro, bambini? - anche se lo sa
già. Un altro paio dietro la testa
per vedere tutto quello che non
dovrebbe vedere, ma che deve
sapere. Il terzo paio di occhi
serve per vedere il figlio che si è
cacciato nei guai e dirgli, senza
pronunciare una parola, che lo
capisce e gli vuole bene. E tanti
altri particolari ancora…”.
Una soluzione per tutto
L’angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cercò di dare
un suggerimento al Padre eterno: “C’è troppo lavoro per un
giorno solo. Va’ a dormire.
Finirai domani!”. Rispose il
Signore: “Non posso. Ormai
sono a buon punto; ho quasi
finito. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei persone con mezzo chilo di carne tritata e riesce a tener fermo sotto
la doccia un bambino di nove
anni…”.
L’angelo girò attorno al
modellino di madre esaminando-
p. DOMENICO MENEGUZZI, sx
la bene. “È troppo tenera!”, disse
poi con un sospiro. “Ma è resistente!”, ribattè subito il Signore.
“Tu non hai idea di quello che
può fare e deve sopportare una
mamma!”. “Sa pensare?”, chiese
l’angelo. “Non solo, ma sa fare
anche ottimo uso della ragione e
sa trovare una soluzione per ogni
cosa…”, ribattè il Creatore.
... e una lacrima
A quel punto l’angelo si
accorse di qualcosa sul volto
della donna, si chinò sul modello, passò un dito sulla guancia e
subito dichiarò: “Qui c’è una
perdita!”. Ma il Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una
lacrima. Le serve per esprimere
gioia e tristezza, soddisfazione
e delusione, dolore e solitudine,
il magone e l’orgoglio”.
“Ma sei davvero un genio!”,
esclamò l’angelo complimentandosi; “hai davvero pensato a
tutto!” Con sottile malinconia,
Dio aggiunse: “Non ce l’ho
messa io quella cosa lì; sono
stati i figli…”.
È vero. La donna è un’opera
stupenda e straordinaria, in tutti i
sensi. Tutte le mamme sono un
capolavoro di Dio! Le mamme
dei missionari poi - nessuna se ne
abbia a male - ancora di più. Padre Claudio Marano con un gruppo dei giovani del centro di Kamenge
Purtroppo i musulmani rimangono tagliati fuori, perché loro
non usano cantare nelle loro assemblee. Dopo le guerre del ‘93 e
del ‘96, il numero dei musulmani
si è ingigantito. Rappresenta ormai il 20 per cento della popolazione. La loro espansione è sostenuta dagli arabi del petrolio.
Ai quattro angoli della città, gli
amplificatori dei minareti ritmano
la vita con la preghiera ad Allah.
Si ha l’impressione che in questa
città tutti quanti siano in fuga verso un misticismo rarefatto.
Il calcio che funziona
Padre Claudio e i suoi giovani
si sono detti: “I musulmani giocano comunque a calcio. Perché
allora non organizziamo il campionato di calcio dei quartieri
nord della capitale? Il calcio può
ricordarci che Dio è il Creatore
di tutti: dei cristiani e dei musulmani. Dio ha creato il mondo
che noi uomini stiamo distruggendo. Il campionato di calcio è
un banco di prova per recuperare
qualcosa di quella pace che la
guerra ha portato via dalle nostre colline”.
Anche i musulmani hanno detto subito di sì. Quindici squadre
di parrocchie cattoliche, chiese
protestanti, moschee musulmane sono scese in campo.
I beduini
guardano le stelle
A metà torneo, la sorpresa.
Tutti hanno accettato l’invito di
p. Claudio ad incontrarsi. Quell’incontro è diventato la prova
del nove della pace. Tutti hanno
ringraziato tutti di essersi scoperti fratelli, anche se di religione diversa. “Giocare insieme, fa
bene a tutti”.
Tra gli imam in camice bianco, quello che sembrava attirare il rispetto degli altri capi di
moschea, ha messo la ciliegina
sulla torta della fraternità: “Questo torneo richiama la saggezza
di un proverbio arabo: i beduini
del deserto guardano il cielo
stellato e vedono che la differenza è bella. Nelle notti senza
stelle, tutto è uguale e si addormentano tristi”.
Gesti semplici
di umile gente
Due laici missionari, una giovane di Trento e un giovane di
Piacenza, spettatori delle partite, hanno commentato: “Per noi
che sappiamo come vanno le
storie di calcio in Italia, questo
torneo è un bell’esempio di correttezza”.
A volte la missione del vangelo si nutre anche di gesti umili
di gente umile.
PREGHIERA A MARIA
Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio terreno. A
maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così:
Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza.
Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai
lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata
missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare
la fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia
dello Spirito Santo all’interno della famiglia.
Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i tempi riconoscono in
te la madre, il modello e l’esempio.
Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei
sentieri della vita. Amen.
2004 MAGGIO
ROMAGNA
48020 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Missionaria nella chiesa di Forlì
uando si nomina la Madonna del fuoco fuori della diocesi di Forlì, chi ascolta sicuramente interviene nel discorso con la frase: “Esiste anche
questa Madonna?”. A Forlì, invece, è impossibile non notarne
la presenza, non sentirne parlare
o non vedere la devozione proprio verso questa Madonna, protettrice della città. Nonostante mi
trovi da queste parti solo da po-
chi mesi, mi sono subito convinto che Forlì e la beata Vergine del
fuoco siano un binomio inscindibile.
Una forte devozione
In città non esiste un santuario
con questo titolo, perché la stupenda cappella in cui si venera la
Madonna del fuoco è inserita nel
duomo, la chiesa che è centro della comunità diocesana forlivese.
Foto di Marino Conficoni
Q
La peregrinatio Mariae è un appuntamento a cui gli abitanti di Forlì
partecipano sempre numerosi
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
L’architettura, le decorazioni,
i lumi, i fiori e soprattutto le numerose persone che sempre vi
sostano in preghiera, fanno capire di quanta devozione è oggetto
questo prodigioso quadretto.
Tutti i forlivesi sanno a memoria l’origine, la storia e i numerosi miracoli della Madonna venerata in questa immagine. Si
racconta che il quadretto si trovasse nell’aula scolastica di un
certo maestro Lombardini e che,
benché fosse una stampa su carta,
restò miracolosamente illeso nell’incendio che la notte del 4 febbraio 1428 incenerì tutto il materiale della scuola.
Se ne parla ancora
Questo fatto avrebbe potuto interessare i discorsi degli abitanti e
la cronaca della città il giorno dopo l’evento, e poi concludersi
senza particolare clamore. Del resto, accade così anche oggi con
numerosi episodi di cronaca: il
Forlì, ecco vostra Madre!
Un viaggio apostolico missionario
l vescovo di Forlì, mons.
Vincenzo Zarri, indisse
nel 2002 una peregrinatio Mariae - un pellegrinaggio di Maria
- in tutte le 128 parrocchie della
diocesi. Quasi un modo per lasciare alle comunità cristiane un
testamento spirituale, dicendo loro: “Figli di Forlì, ecco vostra
Madre!”. Allo stesso tempo mostrava alla Madonna del Fuoco
i suoi protetti: “Ecco i tuoi figli”.
I
Con lo sguardo fisso
sul vangelo
Al pellegrinaggio di Maria è
stato dato un tono spiccatamente
missionario. Lo afferma il vescovo stesso quando, nel programmarlo, invitava i fedeli ad
accogliere Maria con l’occhio
fisso sul vangelo per imparare da
lei a essere discepoli di Cristo,
rinnovandosi nella fede e collaborando con il Signore nel ruolo
affidato alla chiesa di portare al
mondo i beni della redenzione.
Forse proprio per questa sua
missionarietà, Maria ha voluto
iniziare il suo viaggio partendo
dalla casa dei missionari saveriani di San Pietro in Vincoli, il 27
novembre 2002. Non lo ha fatto
certo per riempirsi di spirito missionario prima di iniziare un
viaggio apostolico, come dobbiamo fare noi. Credo che lo abbia fatto per profondere sui missionari, addetti all’animazione
missionaria, le primizie della sua
missione peregrinante. È anche
una conseguenza logica quindi
che, come ha voluto il paese di
Dovadola, un missionario si sia
trovato al fianco di Maria nel visitare scuole, ospedali, pensiona-
A. C.
ti o nell’attendere i suoi figli per
un colloquio di incoraggiamento, di fiducia e di perdono.
Ave Maria dell’umanità
Non può nemmeno essere definito casuale il fatto che il viaggio
apostolico di Maria si concluda
in ottobre, nel mese missionario.
Non è anche questo un messaggio che la Madonna del fuoco
vuol darci con quella sua immagine veramente missionaria?
Perciò, quando le diciamo
“prega per noi”, cerchiamo di
metterci in sintonia con lei portando quel noi oltre la cerchia
della nostra famiglia, fino a
comprendere tutta l’umanità:
“prega per noi e per tutta l’umanità”, che adesso e sempre
abbiamo bisogno del vangelo
del tuo figlio Gesù.
La Madonna
e il fuoco della missione
Il senso del divino fa parte dello
stesso DNA umano. Maria non
può non ricordarcelo, perché nel
suo DNA è forte la missionarietà. Lo dimostrò subito correndo
da Elisabetta, facendo gli onori
Beata Vergine del Fuoco,
protettrice di Forlì
di casa ai Magi venuti da lontano,
porgendo il Figlio in braccio al
vecchio Simeone, accompagnandolo nella missione sulle strade
della Palestina, quasi costringendolo a Cana ad anticipare i tempi.
Conclusa la “collaborazione”
con Gesù, la Madonna si dedica
a collaborare con lo Spirito Santo. A Gerusalemme, appena
scende lo Spirito Santo - che è
lo Spirito della missione - è proprio lei, la Madonna del Fuoco
a spalancare le porte del cenacolo e spingere gli apostoli sulle
strade del mondo.
(continua a lato)
Foto di Marino Conficoni
La Madonna del fuoco
silenzio, spesso spietato,
fa dimenticare in fretta
avvenimenti che per molti giorni hanno destato
l’attenzione e talvolta la
curiosità dell’opinione
pubblica. Solo il ritrovamento di una donna o di
un bambino, ancora vivi
dopo giorni passati sotto
le macerie, fa notizia e
tiene vivo il ricordo di un
terremoto che ha distrutto
città e causato migliaia di
vittime…
A Forlì tutto ciò non
avvenne. Dopo sei secoli
- non dopo sei giorni - si
parla ancora di quel fuoco
e di quel quadretto rimasto illeso! Perché? Come
mai?
Le motivazioni possono essere
tante. Ma ce n’è una che vorrei
esprimere in forma un po’ provocatoria. Lasciatemela dire e
…non ridete! La Madonna non
avrà voluto dire la sua, fin da allora, a quelli che oggi fanno decreti e leggi, o discutono con
tanta enfasi se nelle scuole ci
possa essere posto per un crocifisso o per un segno islamico?
Il messaggio del vescovo: “Madonna del fuoco: ecco i tuoi figli. Figli di Forlì:
ecco vostra Madre”. A sinistra del vescovo, p. Agostino,
animatore missionario a Dovadola
INVITO APERTO A TUTTI
Domenica 6 giugno
Siete tutti invitati alla tradizionale
Foto di Marino Conficoni
8
Festa di famiglia
per Amici e Benefattori
che si svolgerà in casa dei Missionari
Saveriani San Pietro in Vincoli, Ravenna
Il rettore de
lla comunità
,
p. Giuseppe
Bardelli
• ore 15,00 Incontro e Accoglienza.
Un momento della peregrinatio Mariae
• ore 16,00 Celebrazione eucaristica
• Segue un allegro rinfresco di saluto
2004 MAGGIO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
Perseguitati, non abbandonati
Missionari martiri a Santa Croce
p. GIOVANNI GARGANO, sx
l 24 marzo del 1980 fu assassinato mons. Oscar Romero in San Salvador, mentre
celebrava l’Eucaristia. Questa
data è divenuta un giorno di preghiera e di digiuno in memoria
dei martiri.
Ricordare i missionari martiri, celebrare il loro sacrificio significa riscoprire la fede in Gesù; alimentare la speranza in un
mondo più giusto; vivere la carità e la solidarietà verso i poveri e
i deboli.
chia di Gesù Redentore. Il canto
finale aveva come titolo “Unidos”, un invito a camminare uniti nella costruzione del regno di
Dio. Diceva il canto: “uniti possiamo avanzare; uniti possiamo
amare, uniti possiamo trionfare”.
Mons. Romero, ispiratore della veglia
dei missionari martiri
Uniti per amare
La veglia di preghiera si è
svolta a Torrione-Salerno, nella
parrocchia Santa Croce. Hanno
partecipato tante persone provenienti da varie realtà della città
e dintorni: Coperchia, Caprecano, Bolano, Pellezzano, Rufoli,
Matierno e altre comunità. Don
Andrea Vece, direttore del centro missionario diocesano, ha
presieduto la veglia. Accanto
aveva don Giacomo Palo, vice
direttore.
Il canto è stato curato, con serietà e competenza, dal gruppo
degli adolescenti della parroc-
Hanno donato la vita
Con il canto “Grandi cose ha
fatto per noi”, l’assemblea ha accolto la croce, in memoria di tutti i missionari martiri che hanno
donato la loro vita abbracciando
la croce di Cristo attraverso la
loro testimonianza profetica nella difesa dei più poveri.
Sono stati 29 i martiri missionari del 2003: religiosi e religiose, laici e laiche, sacerdoti e seminaristi. Durante la lettura dei
loro nomi, è stato completato un
mosaico che raffigurava l’immagine di Cristo. Questi nostri fratelli e sorelle sono stati un fram-
I
I bambini nel mondo
Una mostra provocante a Bolano
a comunità parrocchiale di
Bolano sta preparando una
mostra, che sarà possibile visitare dal 14 al 16 giugno. “Chi
accoglie uno di questi bambini
nel mio nome accoglie me”:
queste parole di Gesù sono il filo conduttore della mostra.
L
Il bambino martire
La chiesa di Bolano è dedicata
a san Quirico, un santo martire
bambino. Questo ha spinto ragazzi e adulti a riflettere sulla situazione dei bambini nel mondo, a esaminare come sono trattati i bambini, non solo in paesi
lontani o nelle famiglie di immigrati, ma anche nella società italiana e nelle nostre famiglie.
Quasi tutti i paesi del mondo
hanno accettato la Convenzione
sui diritti dei bambini. Tuttavia,
milioni di bambini continuano a
essere vittime di miseria e ma-
8
lattie, di guerre, di prostituzione
e sfruttamento.
“Tutti sono sconfitti”
Tanti potevano essere i modi
per dare a tutti loro una voce. Si
potevano usare le parole di giornalisti, di missionari e volontari,
di scrittori e fotografi… Ma nessuna parola può sconvolgere e coinvolgere come la parola di chi
porta con sé la sofferenza causata
dalle scelte altrui. Perciò giovani
e adulti si sono messi alla ricerca
di testimonianze personali. Usando internet, riviste e video, hanno
trovato tante storie diverse che
esprimono violenza e sofferenza.
Come esempio, c’è la storia di
Eliza: “Guerra… suona terribile; ed è veramente difficile descrivere quanto è orribile viverne
una. Il tuo mondo va in pezzi,
tutto ciò che ti è familiare viene
meno. La sola cosa che provi è
Bambini a scuola, con borse e zaini e tanta felicità
ROCCO NEGRI
la paura, la sola cosa che vedi è
la morte… Non ci sono vincitori, tutti sono sconfitti”.
Incominciamo io e te
Leggendo parole così drammatiche, non puoi semplicemente dire: “che peccato… poverina!”. Non ha senso rattristarsi
per una situazione e non fare
nulla per cambiarla. Non ha senso criticare le ingiustizie e non
sapere cosa c’è dietro ai giocattoli di tuo figlio, ai tappeti che
hai in casa, ai gioielli che indossi… Perché tutto questo non è
una favola né una fiction. Fa parte della realtà del mondo attuale.
Un giornalista domandò a madre Teresa di Calcutta: “Ma insomma, questo mondo va così
male… Cosa possiamo fare per
migliorarlo?”. Madre Teresa rispose: “Ah, guardi, semplicissimo: cominciamo da me e da
lei!”.
Uno stile di vita
La mostra quindi non vuole essere una chiacchierata come si fa
al bar o davanti la porta di casa, o
forse a volte anche nei nostri
gruppi parrocchiali. Vuole essere
un’occasione non solo per dar voce a chi non ha voce, ma anche
per provocare chi la visita e chi
la sta preparando. Il nostro incontro con Cristo non si limiti a
qualche momento della vita; ma
diventi il nostro stile di vita. mento del volto di Cristo che
cammina sulle strade polverose
con tutti i poveri della terra. Tra i
martiri è stata fatta memoria anche di Rachel Corrie, la ragazza
americana schiacciata da una ruspa israeliana mentre difendeva
un gruppo di bambini.
Ricordarli tutto l’anno
La testimonianza del padre saveriano Gabriele Guarnieri, missionario in Brasile, ha offerto diversi spunti per una profonda riflessione sui missionari che donano la vita per il vangelo, testimoniando a tutti i popoli l’amore e il perdono di Cristo.
Padre Gabriele ci ha fatto due
proposte: la prima, di mettere
nella propria stanza l’elenco dei
martiri del 2003 e di ricordarli
durante tutto l’anno; la seconda,
di regalare a una persona amica
la testimonianza di un martire.
Al termine della veglia è stato
consegnato un ramoscello di ulivo cui era attaccato un biglietto
con un impegno: quello di pregare per un missionario o una
missionaria, oppure quello di visitare una realtà di volontariato
presente sul territorio.
Solo l’amore conta
L’offerta corrispondente al digiuno fatto, è stata utilizzata quest’anno per la costruzione di alcune piccole chiese in Congo.
Concludo con una frase di Annalena Tonelli, la volontaria di
Forlì assassinata il 5 ottobre 2003
in Somaliland: “La mia vita ha
La missionaria laica di Forlì,
Annalena Tonelli
conosciuto tanti pericoli. Ho rischiato la morte tante volte. Sono
stata per anni in mezzo alla guerra. Ho sperimentato nella carne
dei miei, di quelli che amavo, e
dunque nella mia carne, la cattiveria dell’uomo, la sua crudeltà,
la sua iniquità. E ne sono uscita
con una convinzione incrollabile
che ciò che conta è solo amare”.
Ringraziamo tutti coloro che
hanno contribuito alla realizzazione di questa veglia per i martiri: il parroco don Giovanni, il
gruppo missionario e gli scout di
Santa Croce, il centro missionario, la consulta delle aggregazioni laicali, il movimento giovanile
missionario e i missionari saveriani, che hanno coordinato la
preparazione della giornata. CAMPO DI RIFLESSIONE E LAVORO
“Missione e solidarietà”
in parrocchia di Bolano, dal 29 giugno al 4 luglio
per i ragazzi dai 14 ai 17 anni
organizzato da missionari saveriani e parrocchie di
Bolano, Lancusi, Fisciano, Calvanico, Caprecano-Fusara
per informazioni, rivolgersi a:
• Padre Giovanni, Tel. 349 7754907; E-mail: [email protected]
• Rocco Negri, Tel. 349 8463160; E-mail: [email protected]
• Don Alfonso Raimo, Tel. 089 953505
PREGHIERA A MARIA
Maria, la madre di Gesù e madre nostra, ci
accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio
terreno. A maggio, mese dei fiori e mese di Maria, preghiamo così:
Vergine benedetta, nel silenzio e nella povertà di
Nazaret, tu hai detto il sì coraggioso della fede e dell’obbedienza.
Hai accolto Dio nel tuo limpido cuore e subito hai
lasciato la casa, ti sei messa in viaggio e sei diventata
missionaria dell’amore di Dio. Sei andata a cantare la
fede davanti a Elisabetta e hai portato la gioia dello
Spirito Santo all’interno della famiglia.
Gli umili e i piccoli di tutta la terra e di tutti i
tempi riconoscono in te la madre, il modello e
l’esempio.
Madre nostra, noi ti preghiamo: prendici per mano e guidaci nei sentieri della vita. Amen.
2004 MAGGIO
TARANTO
74020 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
La conquista del coltan
Intervista a p. Carmelo Sanfelice
Padre Carmelo Sanfelice, è un
missionario saveriano che conosce bene la regione martoriata del
Congo, dove lavora da oltre trent’anni. Trovandosi di passaggio
nella nostra comunità di Taranto
ci ha aggiornato sugli avvenimenti passati e recenti del Congo.
Come si vive in situazione
di guerriglia?
È da molto tempo che i “grandi signori” del mondo hanno
messo gli occhi sul Congo perché è tra i Paesi più ricchi della
terra. La sua grande risorsa è costituita dalle miniere. Ci sono
giacimenti di minerali strategici
come l’uranio, i diamanti, il rame e anche l’oro, che si trova
ovunque, soprattutto nei fiumi. I
diamanti un tempo affioravano
dalla terra, specialmente nella regione del Katanga e nel Kasai,
come affiorano i sassi qui da noi.
È la dimostrazione che esistono
ricchi giacimenti di materie prime. In questi ultimi tempi, la novità che ha accresciuto l’importanza del Congo da un punto di
vista strategico, è stata la scoperta del “coltan”.
Che cosa è il coltan?
Il coltan è un minerale, composto da una lega vulcanica fatta
di due elementi: il columbio e la
tantalite. Il coltan è importante
per l’isolamento dei campi elettromagnetici, anche di alta prestazione. In questi ultimi anni, ha
favorito la diffusione dei cellula-
a cura di p. ANGELO BERTON, sx
ri con tutti i servizi che i telefonini presentano. Inoltre, ha permesso l’incremento dell’industria
satellitare, perché il coltan, oltre
ad essere un isolante eccellente,
ha un alto grado di fusione. Resiste oltre i quattromila gradi di
calore, pertanto i satelliti costruiti
con questo minerale possono avvicinarsi verso il sole a temperature per le quali altri elementi
fonderebbero.
Questo minerale è diventato
un elemento molto ricercato dalle multinazionali, disposte a tutto pur di impossessarsene.
I “grandi signori” di cui
parli chi sono?
L’Africa in generale è sempre
stata una terra di conquista da
La terribile guerriglia africana
Le sofferenze di un popolo
tutsi hanno buone qualità
personali. Gli esponenti
statunitensi hanno capito che potevano contare sulla collaborazione dei tutsi per attuare una loro politica di egemonia nella regione dell’Africa centrale.
I
Il piano di conquista!
Attraverso Museveni dell’Uganda, hanno formato un grande esercito e prima hanno conquistato il Rwanda, poi nel 1996
sono passati in Congo.
Tutti quelli che avevano sofferto sotto la dittatura di
Mobutu si sono uniti
a loro; tra questi anche
Desirè Kabila, in seguito diventato presidente.
Grazie al favore del popolo, che si sentiva liberato
dalla schiavitù di Mobutu,
in pochi mesi sono arrivati a conquistare tutto
il Congo, grande otto
volte l’Italia. Ma poi
Cabila, invece di fare
la politica concordata
con i comandi Usa, seguì una politica nazionalista che prevedeva di
rimandare i ruandesi in
Rwanda. Fu così che nel
1998 scoppiò la seconda
guerra del Congo.
La gente assediata
La situazione della gente è
indescrivibile. Solo qualche
esempio. A Luvungi, una zona
8
p. CARMELO SANFELICE, sx
a circa 60 chilometri da Uvira, la
gente aveva potuto coltivare i
campi e aveva raccolto il riso prima di Pasqua. La raccolta era stata buona e la gente era contenta.
Sono arrivati i militari di due
gruppi rivali e hanno saccheggiato tutto. A Shabunda, una città
della foresta, dove abbondano oro
e coltan, la gente è rimasta sotto
assedio per più di un anno da parte di due gruppi armati rivali. Erano in continuo pericolo sia in città sia fuori, nella foresta. I saccheggi sono continui. Anche un
mio catechista è stato saccheggiato di tutto. “Guarda, mi disse
un giorno, anche i pantaloni che
indosso mi sono stati
prestati da un vicino!”. Soprattutto i
giovani corrono il
pericolo di essere sequestrati e inglobati
nelle bande armate.
E poi, donne che
vengono violentate; famiglie intere che sono costrette a fuggire
da un luogo all’altro… Insomma la situazione della gente è
davvero grave.
La situazione
oggi
Dopo l’assassinio di Desirè Kabila, all’inizio
Forse il peggio sta passando
del 2001, la presidenza è passata
nelle mani del figlio Joseph. Attualmente il presidente governa
con quattro vice presidenti, rappresentanti quattro settori di interessi diversi, nazionali ed esteri. Chissà come fanno a trovare
l’equilibrio! Hanno prestato giuramento sulla costituzione, prefiggendosi di preparare elezioni
libere nel giro di due anni.
Le compagnie multinazionali
che hanno finanziato la guerra si
sono trovate di fronte alla persistente resistenza della guerriglia
portata avanti da vari gruppi ribelli. Dopo tutti questi anni di
guerra, sembra che ci sia un
cambiamento a livello di politica
internazionale e che governo e
multinazionali Usa ora favoriscano la pacificazione.
Speranza nell’Europa
Io credo che la speranza maggiore provenga dall’Unione europea che sta cercando di intervenire nella situazione. Speriamo che riesca a stabilire un migliore equilibrio di rapporti politici ed economici. Il presidente
della Commissione europea, partecipando al vertice dell’Unione
africana, ha presentato gli obiettivi dell’Europa per l’Africa. Tali obiettivi, soprattutto per il contenuto, sono molto diversi da
quelli statunitensi. Spero che
l’Europa possa offrire un’alternativa di speranza per questa nazione martoriata.
parte degli stati europei. I grandi
colonizzatori dell’Africa sono
stati Gran Bretagna, Spagna,
Francia e Belgio.
I conquistatori, al tempo del
dominio coloniale, hanno portato la loro cultura, la loro lingua, il loro dominio economico. Sulla base della lingua parlata, le colonie africane amministrate dagli inglesi passavano
sotto il nome di anglofone,
mentre le colonie amministrate
dai francesi e belgi componevano il gruppo coloniale francofono. Per gli africani, appartenere a un gruppo o all’altro non
cambiava la loro condizione di
vita. I colonizzatori agivano allo stesso modo e con gli stessi
obiettivi che erano la conquista
dei territori e dei mercati del
continente.
Finito il periodo coloniale le
grandi multinazionali sono state
attratte dal Congo e dalle sue immense ricchezze minerarie.
Il presidente Mobutu è
stato ambiguo…
Mobutu è stato per molti anni
il presidente dittatore. Per sfruttare i favori che gli venivano offerti da britannici e statunitensi,
senza perdere quelli dei francesi,
si è destreggiato, stando un po’
di qua ed un po’ di là. Negli ultimi anni, Mobutu si era avvicinato alla Francia. Era molto amico di Giscard d’Esteing.
Il governo Usa, che aveva coccolato e aiutato Mobutu durante
gli anni della guerra fredda, era
rimasta delusa di fronte al volta
faccia del dittatore africano. Certamente ha pensato di rifarsi reagendo con i fatti.
Il coltan, minerale essenziale per
cellulari e satelliti
A quali fatti ti riferisci?
Clinton nel 1993 ha disegnato
la nuova politica statunitense
dell’Africa. Per il Centro Africa
l’uomo di fiducia diventò Museveni, presidente dell’Uganda.
Anche Bush, nella visita dello
scorso anno, ha confermato il
suo appoggio a Museveni.
Mobutu era molto malato e nel
1996 gli Stati Uniti si sono affrettati a scatenare la guerra in
Congo. Naturalmente l’hanno
fatto con le solite procedure: hanno dichiarato di voler abbattere
la dittatura e di dare al popolo democrazia e pace; in realtà volevano conquistare le ricchezze del
Paese, rimpiazzando Francia e
Congo. Hanno condotto questa
guerra attraverso l’etnia dei tutsi
che Museveni rappresenta. (segue a lato)
MESSAGGIO
AI GIOVANI
p. CARMELO SANFELICE, sx
Questo mio messaggio è rivolto soprattutto ai giovani, perché non dimentichino tutte queste terribili guerre che
sfigurano il nostro mondo. I giovani sono una speranza per il futuro. Anche nel
mio libro, “I Venditori nel Tempio”, pubblicato dall’EMI nel 2000, nella terza
parte presento i segni della speranza.
Tra queste nuove speranze ci sono proprio i giovani; i
giovani che possono essere i protagonisti di un futuro migliore, attraverso la loro personale coerenza e testimonianza con gli altri giovani.
Siete voi giovani che potrete portare avanti, da protagonisti della
speranza, il mondo verso un futuro migliore.
Mi auguro che l’Europa politica sia veramente un obiettivo da raggiungere con forza e coraggio, nonostante gli impedimenti creati
dai grandi signori del mercato e della finanza, che vorrebbero un’Europa debole, per rendere ancora più forti le loro multinazionali.
Cari giovani, aiutate l’Europa ad essere amica dell’Africa!
Il libro di p. Carmelo Sanfelice, “I venditori nel tempio”, è un manuale di preghiera/azione, un prontuario che aiuta a pregare e lavorare per la pace, diviso in tre parti:
1. I nuovi padroni del mondo
2. I nuovi poveri del mondo
3. Le nuove speranze del mondo.
Chi desidera avere il libro può richiederlo a:
Libreria dei popoli, Missionari Saveriani, Via Piamarta 9 - 25121
Brescia (Tel. 030 3772780 interno 239).
2004 MAGGIO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
La nostra libreria missionaria
Si ama ciò che si conosce
ella nostra comunità ci sono vari libri. Non sono libri di filosofia, di alta teologia,
di studi profondi sulla psicologia, sulle scienze, sulle arti e neppure di romanzi. Forse è una vera presunzione definire questo insieme di cose che abbiamo con
il nome di libreria. La definizione migliore sarebbe “mostra di
libri missionari”. Tuttavia, c’è
quello che in altre famose case
di libri non è ritenuto neppure
degno di avere un posto. Noi invece ce li abbiamo e ne siamo
orgogliosi.
N
Un ricco menù
di letture missionarie
Tutti i libri esposti portano nei
titoli, in un modo o nell’altro, la
parola missione. Ci sono libretti
per bambini, favole di altre terre,
di altre culture e di altre religioni.
Per gli adulti, trovano posto libri
che trattano di confessioni religiose, di studi importanti sulle
economie dei paesi del terzo
mondo e soprattutto descrivono
le difficoltà e le esperienze esistenziali della missione, divenuta
sempre più difficoltosa e problematica. Una delle ragioni della
difficoltà sta nel fatto che tutte le
religioni rivendicano di aver avuto origine da un’immediata rive-
p. FRANCO BERTAZZA, sx
lazione divina e sono pervase da
uno spirito espansionistico. Certamente quello che di buono c’è
nelle altre religioni sono raggi di
luce e di verità sprigionate dalla
vera, unica e definitiva rivelazione: quella di Cristo.
Vi sono esposte, inoltre, alcune
biografie di grandi missionari di
facile e rapida lettura. Altri libri
descrivono le varie situazioni in
cui si trovano le missioni oggi in
Africa, in Giappone, in Indonesia, in India e nelle Americhe con
un taglio geografico.
Queste pubblicazioni insegnano a trovare ciò che ci unisce alle altre religioni e non quello che
ci divide. I libri sono a disposizione di tutti; non occorre la presenza di un missionario per
pagare: c’è un cestino
nel quale ciascuno deposita il denaro corrispondente
al
prezzo del libro.
to recentemente, soprattutto per
sacerdoti e catechisti, un sussidio eccezionale dal titolo Parrocchia Missionaria. Lo compongono cinque poster a colori
con disegni e un foglio illustrativo; cinque schede di preparazione introduttive per il lavoro di
ricerca e di riflessione in gruppo; nove schemi per incontri biblici; una videocassetta La Parrocchia oltre i confini: una comunità ecclesiale a Bukavu in
Congo. Infine, contiene anche un
CD che contiene tutti i materiali
sopra menzionati, in modo che
gli animatori possano adattare le
schede alle situazioni ed esigenze
dei gruppi e delle persone.
Parrocchia
missionaria:
un sussidio
eccezionale
Lo CSAM di
Brescia (il Centro Saveriano di
Animazione Missionaria) ha pubblica-
“Parva sed apta mihi, piccola ma adatta a me” - aveva fatto scrivere
l’Ariosto sulla sua casa. Anche la nostra libreria è discretamente
povera, ma abbastanza attraente per occhi che
desiderano conoscere e amare le missioni
Sacerdoti, operatori pastorali,
animatori e animatrici, catechisti
e catechiste: approfittatene e parlatene ai vostri colleghi. Con gli
occhi di Dio, date uno sguardo al
mondo e vedrete che c’è posto
per tutti nella vigna del Signore.
Il pregio di un buon libro
Ci rendiamo conto che c’è in
giro una certa sfiducia nei libri e
anche una certa disaffezione.
Qualcuno è affetto dalla sindrome della pigrizia; altri li ritengono inutili. Noi sappiamo anche che non possiamo amare ciò
che non conosciamo.
Un buon libro, favorendo la conoscenza della missione, istruisce
e coinvolge, in modo esistenziale, la persona che segue con il
cuore e l’intelligenza l’opera che
Cristo ci ha affidata per la realizzazione del Regno di Dio. Il mappamondo, dono della parrocchia di Bregnano, dipinto dal saveriano p.
Angelo Costalonga, domina all’entrata della casa saveriana. Ci mostra il nostro
pianeta, dove i missionari e le missionarie hanno annunciato la Parola del vangelo. Non possiamo permettere che la malvagità dell’uomo lo trascini nell’abisso; collaboriamo tutti per la sua salvezza
ESERCIZI SPIRITUALI
Nella casa dei saveriani di Tavernerio (Como), vengono organizzati prossimamente due corsi di Esercizi spirituali, a cui tutti possono
partecipare: missionari, sacerdoti, religiosi e laici
dal 30 maggio al 4 giugno
Lo spirito della missione
Nella nostra casa di spiritualità
Guida: don Bruno Maggioni
Tema: “Pregare i salmi”
dal 27 giugno al 2 luglio
Guida: p. Luigi Zucchinelli
Tema: “Cristo, volto del Padre e volto dell’uomo”.
Giovani sacerdoti della diocesi di Como,
venuti per gli esercizi spirituali e per
Giovani
della diocesi
di Como,
respiraresacerdoti
aria missionaria
indispensabile
venuti
per gli
esercizi
spirituali
e per
ai
polmoni
della
chiesa;
vorremmo
che
respirare
ariaanimati
missionaria
tutti fossero
dalloindispensabile
spirito della
ai polmoni
della
chiesa;
vorremmo
missione
alla
quale
Cristo
c’invia. che
tutti fossero animati dallo spirito della
LA SOLIDARIETÀ EUCARISTICA
Insieme ai missionari saveriani
I missionari saveriani propongono
due modi per esprimere la solidarietà
eucaristica con i nostri cari, vivi e defunti, e con l’umanità intera.
La Messa perpetua
Padre Gabriele (secondo da sinistra) con
tre studenti saveriani e il loro animatore
p. Claudio Codenotti. Un po’ pochi vero?
E allora dobbiamo continuare a pregare
perché la chiamata del Signore trovi
risposta nel cuore di tanti giovani.
Con l’iscrizione alla Messa perpetua
si partecipa dei frutti della santa Messa che viene celebrata ogni giorno nel
santuario del beato Conforti, a Parma. L’iscrizione si accompagna, di solito, con un’offerta libera.
Intenzioni per la Messa
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Un folto gruppo di Azione Cattolica
della nostra diocesi ha trascorso tre
giorni nell’ascolto della Parola e
nella preghiera. Ogni casa diventi
una comunità di fede e di amore,
capace di vivere
la vocazione missionaria.
È possibile inoltre chiedere ai saveriani che, nella celebrazione della Messa quotidiana, preghino per un
defunto, per una persona malata o per altre intenzioni personali.
L’offerta è a sostegno dei missionari e del loro servizio di amore ai
più bisognosi.
Per comunicare le vostre intenzioni potete scrivere a:
Missionari Saveriani
Via Urago 15 - 22038 Tavernerio CO
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
2004 MAGGIO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
Gli ex allievi tornano al nido
Una festa partecipata e intensa
oci chiassose di ragazzi
scorazzanti negli ampi saloni: ricalcano le impronte dei
loro papà. La fiamma di un giorno si è fusa, trasmessa a un focolare; rivive ora tra volti ben
noti, maturati da vicende e stagioni.
V
Padre Uccelli: la fede pura
Gli invitati si mescolano a figure dei missionari saveriani di
un tempo: p. Bruno Cisco, p.
Amedeo Ghizzo, p. Gianni Viola. Ci apprestiamo, sulla memoria dei Dodici, ad accostarci alla
mistica Cena. Padre Ghizzo ci
guida dalle tentazioni dell’arido
deserto di Giudea che incombe,
anche attorno a noi, mentre siamo alla ricerca del Cristo vero.
Al termine della Messa p.
Viola, vice-postulatore della
causa di beatificazione, ci offre
p. GIUSEPPE ZALTRON, sx
una pennellata su padre Uccelli.
Di sicuro il servo di Dio lavorava sulla fede pura. Il miracolo
è opera di Dio; senza questa fede il resto è inutile. Solo così si
avvera il fatto di un papà che
torna a casa e scopre che il suo
bambino è guarito; e una signora ricoverata ad Aviano per tumore, si sente dichiarare dal
medico: “Signora, non ha più
niente”.
Per non parlare dei casi di visione. Trovi una madre inginocchiata presso la tomba del venerato; prega per il figlio senza fede: “So di che hai bisogno, assicura il padre apparso, attendi
un attimo e vedrai”. Un’altra
persona si accorge davanti al busto di p. Uccelli: “È proprio lui
che ho visto”. Per la beatificazione occorre il riconoscimento
delle virtù eroiche e si esige an-
Compagni di classe di p. Luciano Bicego durante la festa degli ex allievi
che si è tenuta il 29 febbraio
che un miracolo, compiuto dopo morte.
Un tuffo nella
verde Amazzonia
L’incontro continua. La parola
passa a p. Matteo Antonello di
Gambellara (VI), rientrato per
un periodo di riposo dal Brasile. Ci conduce nell’Amazzonia
immensa, suddivisa in stati diversi. Ci infila nel percorso del
fiume Xingu, che sfocia nel Rio
delle Amazzoni. Si arresta alla
sua missione, São Félix do Xingu, una cittadina di 10 mila abitanti, dove ogni settimana ci
scappa un morto ammazzato.
Nel suo piccolo, possiede il
più grande allevamento di bestiame di tutta la zona, che è motivo di contrasto, perché stanno
facendo fuori la foresta amazzonica.
Il paese soffre di conflitti tra
bianchi e locali, per lo sfruttamento del caucciù, e anche tra
governo e contadini, per le terre
all’interno delle foreste. Spesso
l’ordine è in mano alla polizia
della foresta: arrivano i pistoleros e fanno giustizia sommaria
con un massacro.
Vige poi il lavoro di schiavitù: alcuni manager reclutano
operai e li trasportano lontano
nella foresta; il disgraziato deve
prima pagarsi il viaggio, con il
lavoro, e le medicine indispensabili, più il trasporto aereo per
l’acquisto. Spesso torna a casa
senza niente.
Non si dimentica l’amicizia
Il ricordo di quegli anni
ll’incontro degli ex allievi ci siamo ritrovati in discreto numero con grande piacere
dei presenti e soddisfazione del
padre superiore e confratelli. Si è
dimostrato che non è
facile dimenti-
A
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GRAZIANO MOLON
care gli anni trascorsi all’Istituto
anche perché vissuti in età giovanile con l’entusiasmo di condivisione nell’ideale missionario, che purtroppo non ci resta
da ricordare con tanta nostalgia
per l’amicizia
cordiale
e sin-
Graziano Molon (in cappotto) tra p. Zaltron e p. Dalla Valle (sinistra),
alla festa degli ex allievi
cera costituitasi all’epoca.
Viva attenzione si è vista prestare agli interventi dei relatori:
p. Zordonello sulla vita della famiglia saveriana; p. Matteo Antonello, sulla vita della sua missione in Amazzonia; p. Amedeo
Ghizzo da celebrante della Messa con un’omelia centrata sullo
spirito missionario. La Messa si
è chiusa con il canto di p. Fellini
“La messe ondeggia sui campi
biondeggianti”.
Subito dopo si è aperta la sala del ristoro conviviale fra panini, dolci e bicchieri di vino
in festosa cordialità. Tante cose
si possono dimenticare; ma
non certo l’amicizia che si è
creata nella comunità saveriana
dove si cresceva in candore e
trasparenza.
“Voci chiassose di ragazzi scorazzanti”
Il missionario
è accanto alla gente
La missione non è di primo
annuncio: non si parla di convertire al cristianesimo; si assistono i fedeli nelle varie situazioni. Il missionario si affianca
alla gente, per la salvaguardia
dei diritti umani della giustizia,
dell’onestà, della sanità, nel fare
arrivare in alto, al governo, la
voce dei poveri. Il pastore si pro-
diga fino alla comunità più lontana: 300 chilometri. Qualcuno
si spinge a incarnarsi completamente nel sistema di vita della
gente. Qualche volta la sfida rasenta il livello della paura.
A conclusione, p. Matteo confessa di sentirsi realizzato in pieno: come uomo, come missionario, come cristiano. È già pronto
al volo di rientro nella sua terra
di adozione.
Ottorino Cattani a Monte Berico, dopo la celebrazione per il suo 90°
compleanno, tra comboniani, saveriani e missionari di san Gaetano
INNAMORATO DELLA VITA
L’amico Ottorino alla meta dei 90
G. Z.
Il signor Ottorino, dal fisico d’acciaio, è un veterano dell’Arma nei secoli fedele: innamorato della vita, coinvolto nell’avventura del Regno
e nelle opere di misericordia. È donatore di un santuario in Brasile, immischiato nei pozzi per l’acqua in
Camerun; tesse trame con i saveriani, con i serviti,
con san Gaetano…
Ottorino vuole prostrare i suoi passi ancora indomiti ai piedi di Maria, sul monte, tra una corona di ministri, delegati all’altare, un folto
drappello di parenti e i cantori all’harmonium.
Spicca il volto del sindaco di Creazzo, signor
Gervasio Cortiana, con il parroco, don Lorenzo
Broggian. Il discorso è sminuzzato fra i numerosi interventi dei chiamati in causa. La cima novanta fa colpo e l’augurio del sindaco punta dritto alla vetta dei cento, visto il piglio da bersagliere. La vittima illustre osa emozionata ad
esprimere il suo gradimento profondo, sepolto
da applausi.
I partecipanti si rifocillano poi, con un
tocco speciale, all’omonimo ristorante e
al brindisi vengono scanditi brevi versi
di inno alla vita.
Il signor Ottorino Cattani pronto a
tagliare la torta al traguardo dei 90 anni
2004 MAGGIO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Brasile: São Félix do Xingu
Nell’immensa foresta amazzonica
Padre Matteo Antonello, saveriano vicentino, ci racconta la storia
di ieri e di oggi della missione di
São Félix do Xingu, in Amazzonia, dove lui è missionario.
a zona dove sono missionario prende il nome da un
santo e da un fiume: il santo è
Felice (in portoghese, São Félix)
e il fiume si chiama Xingu.
L
Un santo dalle nobili origini
San Felice (1127-1212) è un
santo francese, di dinastia reale.
È conosciuto anche come san Felice di Valois. Ancora giovane lasciò la ricchezza della corte e
fondò una congregazione, insieme a san Giovanni da Mata, per
liberare i cristiani fatti prigionieri dai mori, che all’epoca occupavano il mare Mediterraneo.
p. MATTEO ANTONELLO, sx
Con lo scopo di difendere i
cercatori di caucciù dagli attacchi degli indio, il colonnello
Tancredo Martins Jorge, padrone
del commercio di caucciù nell’Alto Xingu, portò lì l’immagine del santo nel 1900. Il santo di
Valois è diventato São Félix do
Xingu, e da lui prende il nome
questa città. La festa in suo onore si celebra il 20 novembre.
Il fiume con due nomi
Xingu è la denominazione del
maestoso fiume Tuyá (1.200 chilometri di lunghezza), che significa “Fiume della Solitudine”.
Nel sec. XVII gli esploratori
cambiarono il nome originario
in Xingu, ovvero “casa di Dio”,
per la bellezza del paesaggio che
lo circonda.
Il fiume è un affluente di destra del Rio delle Amazzoni ed
è famoso perché rappresenta il
confine con la terra indigena,
martoriata da tante violenze, dall’inizio della colonizzazione fino a oggi.
Una storia di “vai e vieni”
Nella piccola biblioteca parrocchiale esiste un libretto dal titolo: “San Felice dello Xingu,
una storia di vai e vieni”, che già
fa capire la caratteristica di questa popolazione.
Ancora oggi la regione sta attraversando vari problemi di trasformazione culturale, economica e religiosa, a causa delle grandi migrazioni interne e delle invasioni di terra.
Visita del vescovo nella comunità di “Nosso Senhor do Bomfim” del villaggio Clariani. P. Matteo è in ginocchio, a destra
Una parrocchia missionaria
I tre obiettivi pastorali più importanti
uello che caratterizza la
presenza e l’attività dei saveriani in questa missione è il
grande sforzo di difendere i diritti umani, soprattutto dei contadini e dei più poveri, accompagnare le comunità e formare nuovi
animatori. Ci preoccupiamo naturalmente anche dell’auto-mantenimento, del lavoro con i minori, delle famiglie e dei giovani.
Q
La missione dei saveriani
Siamo in due a svolgere queste attività: p. Paolo Gallo e io,
con l’aiuto di due suore brasiliane. Per fortuna ci sono tantissimi
animatori che cercano di portare
avanti l’annuncio del regno di
Dio in tutta questa vasta regione. La parrocchia è estesa per
più di 350 chilometri lungo i
quali vivono una cinquantina di
comunità.
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Nell’ultima assemblea parrocchiale, che si è svolta a dicembre, hanno partecipato circa ottanta persone. Ci siamo radunati
per ripensare, valutare e programmare la vita delle comunità
e della parrocchia. Insieme abbiamo deciso tre cose su cui insistere nell’attività pastorale durante quest’anno.
Formazione, contributi…
Al primo posto c’è la formazione, perché la gente sente il bisogno di conoscere la bibbia, la
realtà che li circonda, le problematiche esistenti e come riuscire
a risolverle. Una seconda esigenza fondamentale è rappresentata dal décimo, una specie
di tassa ecclesiale che le famiglie cristiane si impegnano a pagare. In tal modo la gente si impegna a collaborare nella manu-
Un momento di incontro fraterno e di spiritualità del gruppo di
coordinamento pastorale dell’Alto Xingu; p. Matteo è il secondo da destra
La presenza della chiesa
La chiesa ha cominciato il suo
lavoro in questa regione con i
domenicani, tra il 1930 e il 1935.
In seguito, sono stati i missionari del preziosissimo Sangue ad
accompagnare l’evangelizzazione di questa gente, con partico-
lare attenzione agli indio, che
qui vivevano e vivono tuttora.
I missionari saveriani sono stati invitati a cominciare a lavorare
in questa missione con residenza
fissa nel 1975, mentre prima le
visite si tenevano due o tre volte
l’anno, via fiume, provenendo
dalla missione di Altamira.
Come in un far west
La sede della prelatura (diocesi) dello Xingu si trova ad Altamira, distante da São Félix circa 1.000 chilometri, di cui 700
di strada non asfaltata. È impossibile percorrerla nel tempo delle piogge. Per questo varie volte
raggiungo Belém e poi prendo
l’aereo per arrivare ad Altamira.
La cittadina di São Félix ha ufficialmente circa 12.000 abitanti,
ma il comune arriva a 45.000 abitanti, sparsi in un territorio di
86.000 chilometri quadrati. In
questi anni la regione si è notevolmente sviluppata nell’allevamento e nella coltivazione. Sembra proprio di essere nei vecchi
film di far west: ci sono i pionieri
che entrano nella foresta per avere un pezzo di terra per sopravvivere; ma spesso ci sono persone
senza scrupoli che occupano grandissimi appezzamenti e poi li vendono. Tutto questo comporta disboscamenti e incendi continui,
che danneggiano l’equilibrio
ecologico della zona.
(continua a lato)
M. A.
tenzione delle proprie comunità
e della parrocchia.
Se dovessimo pagare la segretaria, il sacrestano, la guardia notturna, le riparazioni della jeep per
i viaggi missionari… andremmo
completamente in rosso. La gente è cosciente di questo e quindi
si cercherà di stimolare ancor più
le comunità affinché riescano a
diventare sempre più autonome
anche finanziariamente.
… e accoglienza
Il terzo obiettivo è l’accoglienza. La popolazione di questa regione è ancora in cerca di
un futuro, di una sicurezza, di
una terra, di un lavoro stabile.
Quindi con molta facilità si sposta da una regione ad un’altra,
da una città all’altra, per vedere
se può riuscire a sopravvivere in
qualche modo.
Ecco allora l’importanza di saper accogliere, visitare, incontrare,
contattare queste persone e famiglie perché si sentano bene accette da qualcuno che dia loro fiducia
e speranza. Qui il missionario deve reinventare la sua “professione”; deve riuscire ad usare tutta
la sua fantasia e creatività. Per il
resto, Dio ci viene in aiuto attraverso tanti amici che amano i missionari e la missione. Quindi, un
grazie a tutti voi!
APPUNTAMENTO IMPORTANTE
Convegno missionario diocesano di Venezia
Zelarino, domenica 23 Maggio
Tema: La parrocchia in missione
Programma: dalle ore 10,00 alle ore 17,00, Messa inclusa
Sono invitati tutti i membri dei gruppi missionari parrocchiali
della diocesi e i simpatizzanti.
Inviare l’adesione attraverso il responsabile del proprio gruppo a:
Centro missionario diocesano - Tel. 041 2702453
oppure a: Missionari Saveriani - Tel. 041 907261
SETTANTA VOLTE SETTE
p. FRANCO LIZZIT, sx
Eravamo in tanti, forse un centinaio, in nome dei gruppi missionari
di Venezia, Isole e Terraferma, a pregare nei tre monasteri di clausura
di Mira, Carpenedo e Cipressina. Ci siamo spostati in corriera o con
mezzi propri. In tutti c’era la gioia di stare insieme e di pregare il rosario per il mondo intero, rimanendo in comunione con Maria.
Mons. Rosada ha guidato le riflessioni e ci ha indicato le più svariate intenzioni: l’attenzione al battesimo di bambini e di adulti, a coloro
che fanno la prima comunione, a chi soffre per la violenza in tutto il
mondo.
Ogni visita ha avuto la sua sorpresa. A Mira, tra le agostiniane, abbiamo incontrato due monache africane del Kenya; provengono dalla
prima missione aperta dalla diocesi di Venezia in quella nazione. A
Carpenedo invece, nella chiesa delle serve di Maria, ci stava aspettando Gesù Eucaristia, solennemente esposto sull’altare dalle cappuccine.
Commentando la discesa dello Spirito Santo, mons. Rosada ci ha invitato a pregare per tutte le religioni; ha anche ricordato di aver fatto
preparare per un incontro interreligioso una torta su cui era scritto: “70
x 7”, settanta volte sette. Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Sono le parole del Papa che commentano quelle di
Gesù. Queste parole sono diventate anche la nostra preghiera e il nostro messaggio.
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maggio 2004 - Missionari Saveriani