mercoledì 12 agosto
ore 21,15 chiesa di San Francesco
CONCERTO DI MEZZ'ESTATE: vivere un museo divertendosi - Bizet, Grieg, Telemann, Bach, Mozart, Offenbach,
Mendelssohn, Mascagni, Rossini, Haendel
Orchestra Sinfonica Rossini
Coro Polifonico Icense
Ferdinand von Bothmer
Lanfranco Marcelletti
Georges Bizet (1838-1875)
da Carmen - 1875
- Prélude
preludio, atto I
- La fleur que tu m’avais jetée
aria di Don José, atto II
Edvard Grieg (1843-1907)
da Peer Gynt - 1876
- Morgenstimmung preludio, atto IV
- In der Halle des Bergkonigs
coro, atto II
Georg Philipp Telemann (1681-1767)
dal Concerto per tromba in Re magg.
- Adagio
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
dalla Cantata BWV 140 - 1731
- Zion hört die Wächter singen
. . . . . . . direttore
Jacques Offenbach (1819-1880)
da Orphée aux enfers - 1858
- Ouverture
Felix Mendelssohn Bartholdy(1809-1847)
da Ein Sommernachtstraum - 1843
(Sogno di una notte di mezza estate)
- Intermezzo
atto II - atto III
Pietro Mascagni (1863-1945)
da Cavalleria rusticana - 1890
- Intermezzo
Gioacchino Rossini (1792-1868)
da La scala di seta - 1812
- Ouverture
da Semiramide - 1823
- La speranza più soave
corale
aria di Idreno con coro, atto II
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
da Le Nozze di Figaro - 1786
- Ouverture
Georg Friedrich Haendel (1685-1759)
dal Messiah - 1741
coro, parte II
- Hallelujah
roiettato verso un futuro che lo
vedrà nei prossimi anni sempre
più impegnato come guida e riferimento della vita culturale dell’alta
valle del Metauro, il Museo di San Francesco accoglie ancora una volta nel
suo spazio maggiormente rappresentativo, la Chiesa di San Francesco, un prestigioso, brillante, imperdibile concerto a
conclusione della stagione musicale
ideata proprio per la sua valorizzazione.
Di nuovo un’occasione per immergersi nella storia e nella cultura che trasuda dalle pietre e dalle preziose opere
d’arte conservatevi. Un’opportunità diversa per gustare la struttura museale
esclusivamente per svago e diletto, rimandando eventuali approfondimenti
a visite o studi successivi e scoprendo, se
ve ne fosse ancora bisogno, come può
essere divertente un museo; ancora dai
più assimilato all’aggettivo contrario.
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rica Carmen di Bizet. Composto a posteriori per indicare allo spettatore il percorso del dramma, anticipa l'affollata e
vivace plaza de toros, prima di piombare in un Andante che allude alla protagonista e che risucchia in maniera
implacabile la sezione precedente.
Tale clima viene ripreso nella celeberrima e dolcissima aria di Don José: La
fleur que tu m’avais jetée, duro banco
di prova per generazioni di tenori. Protagonista è il fiore d’acacia che Carmen
gli aveva gettato sulla piazza di Siviglia,
un fiore rinsecchito da due mesi di galera e che Don José estrae, dopo essere
stato insultato dall’amata, per dedicarle
una delle più belle dichiarazioni
d’amore che mai uomo abbia rivolto a
una donna.
Don José
La fleur que tu m'avais jetée
dans ma prison m'était restée,
flétrie et sèche, cette fleur
gardait toujours sa douce odeur;
et pendant des heures entières,
sur mes yeux, fermant mes paupières,
de cette odeur je m'enivrais ...
et dans la nuit je te voyais!
Je me prenais à te maudire,
à te détester, à me dire:
pourquoi faut-il que le destin
l'ait mise là sur mon chemin?
Puis je m'accusais de blasphème,
et je ne sentais en moi-même,
je ne sentais qu'un seul désir,
un seul désir, un seul espoir:
te revoir, ô Carmen, oui, te revoir!
Car tu n'avais eu qu'à paraître,
qu'à jeter un regard sur moi,
pour t'emparer de tout mon être ...
ô ma Carmen!
Et j'étais une chose à toi!
Carmen, je t'aime!
Don José
Il fiore che m’avevi gettato,
m’era rimasto nella mia prigione,
vizzo e appassito, questo fiore
serbava sempre il suo dolce profumo;
e durante lunghe ore,
chiudendo le palpebre sugli occhi,
m’inebriavo di quell’odore ...
e ti vedevo nelle notti!
Mi mettevo a maledirti,
a detestari, a dirmi:
perchè il destino ha voluto
metterla sul mio cammino?
Poi mi dicevo blasfemo,
e non sentivo in me,
non sentivo che un desiderio,
un desiderio solo, una speranza sola:
rivederti o Carmen, si rivederti!
Ché t’era bastato apparire,
gettar su me un solo sguardo,
per impadronirti di tutto il mio essere ...
ho Carmen mia!
Ed ero una cosa tua!
Carmen, io t'amo!
Edvard Grieg
Georges Bizet
In quest’ottica anche il programma
della serata non ha fili conduttori. Così
come il museo conserva opere di autori,
tipologie, materiali, epoche e gusti diversi, la scaletta dei brani proposti svaria
nel repertorio musicale attingendo qua
e là delle perle amatissime e conosciutissime con il solo scopo di lasciare nella
mente dei presenti un’indelebile immagine e sensazione di meraviglia; una
amalgama e simbiosi riuscitissima tra la
superba scena ed i suoni che la stessa,
in un mirabile e sorprendente gioco di rifessioni, diffrazioni, rifrazioni e assorbimenti, restituisce alla platea.
L’apertura è particolarmente significativa, un’esplosione di suono e ritmo rilasciata dall’improvviso attacco gioioso
del Preludio che introduce all’opera li-
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Il suono soave del familiare e evocativo Mattino del compositore norvegese
Grieg, ci introduce ad un’altra pietra miliare dello spettacolo musicale: dopo
l’opera lirica francese le musiche di
scena per un dramma letterario nordico
adattato con difficoltà al palcoscenico;
quello dedicato alle avventurose e fantastiche peregrinazioni del sognatore
Peer Gynt, scritte in versi da Henrik Ibsen.
Qui i mirabolanti e fiabeschi viaggi del
protagonista sono accompagnati dai
brani composti da Grieg che, vista la difficoltà nell’allestimento ed il successo
delle musiche, cominciarono a vivere indipendentemente dal dramma fino a
sfociare in due suite sinfoniche di quattro
episodi ciascuna. I brani che ascolteremo, famosissimi per le loro molteplici rivisitazioni e utilizzi - basti pensare alla
carrellata che viene data del secondo
nella sigla televisiva del programma di
Philippe Daverio: Passepertout - aprono
e chiudono la Suite n. 46, anche se la
versione di Nell'antro del re della montagna in programma è quella originale,
poco eseguita, con l’esplosione del
coro dei troll nel finale che chiude l’impressionante crescendo. Il Mattino (Morgenstimmung) è il brano più popolare,
caratterizzato da un tema idilliaco attraverso il quale Grieg rappresenta il sorgere del sole nella foresta; la melodia è
lieta, semplice ed orecchiabile, di carattere sognante, una linea eseguita inizialmente dal solo flauto, ripetuta dall'oboe
e poi dagli archi in un crescendo di
ampio respiro che, accompagna il protagonista della favola in una passeggiata tranquilla e rilassante nella brezza
dell'aria mattutina.
Nell'antro del re della Montagna (In
der Halle des Bergkonigs) la musica si
presenta molto diversa, il tema si annuncia con toni eseguiti da strumenti dal
tono grave (fagotti, violoncelli e contrabbassi) e pian piano si espande ai registri più alti dell'orchestra; l'atmosfera
musicale diventa gradatamente sempre più tesa ed infuocata, rappresenta
l'ostilità dei troll, creature mostruose di
Tolkeniana memoria che abitano i boschi e delle quali si odono voci e urla nell’oscurità. I troll vorrebbero sottomettere
Peer Gynt alle loro leggi crudeli durante
il suo passaggio nel loro regno maligno.
die hoftrolle
schlachtet ihn ab! betort hat der christ
des bergkönigs wonnigste maid!
ein junger troll
ob ich ihn in den finger schneid?
ein anderer
darf ich ihn an den haaren reissen?
eine trolljungfer
lasst mich ihn in den schenkel beissen!
trollhexe (mit kochlöffel)
dafern er in salzlaug zu pökeln ist...?
eine andere (mit schlächtermesser):
soll ich ihn am spieß braten oder im hafen
schmoren?
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Johann Sebastian Bach
Georg Philipp Telemann
Con lo struggente e malinconico
Adagio dal Concerto per tromba in Re
maggiore di Telemann cambiamo ancora una volta rotta, genere e paese. Il
grande compositore tedesco, contemporaneo di Bach ed Haendel, è in questo caso chiamato in causa per un
omaggio che attraverso le sue note si
vuol fare a Fabrizio De André; nel decimo anniversario dalla scomparsa. Il
cantautore genovese scelse infatti proprio questo inconfondibile movimento
Senza abbandonare la musica barocca tedesca il nostro Coro Polifonico
Icense, continuando nella sua lettura
dei corali di Bach, ci proporrà un’altro
capolavoro dell’immensa produzione
del compositore: Zion hört die Wächter
singen dalla Wachet auf, ruft uns die
Stimme BWV 140, una delle sue più belle
e famose cantate, scritta per la domenica in cui il vangelo narra la parabola
delle Vergini sagge e stolte.
Zion hört die Wächter singen,
Das Herz tut ihr vor Freuden springen,
Sie wachet und steht eilend auf.
Ihr Freund kommt vom Himmel prächtig,
Von Gnaden stark, von Wahrheit mächtig,
Ihr Licht wird hell, ihr Stern geht auf.
Nun komm, du werte Kron,
Herr Jesu, Gottes Sohn!
Hosianna!
Wir folgen all
Zum Freudensaal
Und halten mit das Abendmahl.
Sion ode le guardie cantare,
il suo cuore è pieno di gioia,
si sveglia e si leva di fretta.
Il suo sposo scende glorioso dal cielo,
forte nella misericordia, potente nella verità,
la luce di Sion brilla, la sua stella sorge.
Ora vieni, o corona preziosa,
Signore Gesù, Figlio di Dio!
Osanna!
Tutti ti seguiamo
nella sala della gioia
per prendere parte alla cena.
A conclusione delle prima parte del
concerto non poteva mancare il compositore divino; Mozart, rappresentato
da una delle sue pagine sinfoniche tra
le più ispirate e scintillanti, destinata ad
aprire, introdurre e anticipare i temi di
uno dei capolavori assoluti del teatro lirico: Le nozze di Figaro, unanimemente
considerato uno degli esempi più perfetti di drammaturgia musicale. La Sinfonia, anche se perfettamente adeguata
al tema e ai personaggi del libretto di
Da Ponte, rimane fondamentalmente
un pezzo a sè che può essere ascoltato
autonomamente nella sua completezza
pur anticipando la freschezza e vivacità
delle pagine seguenti.
Nella seconda parte si riparte subito
alla grande, in maniera ancor più sfavillante della prima, con il breve ma estremamente coinvolgente movimento che
chiude l’Ouverture dell’operetta Orfeo
all’Inferno (Orphée aux enfers) di Offenbach; graffiante e riuscitissima satira dell’antichità e dell’opera settecentesca.
Esempio illustre ne è il brano che ascolteremo, ripreso in seguito durante lo
spettacolo teatrale quando il minuetto
ballato da Giove si trasforma man mano
in una danza sempre più sfrenata; il famoso cancan con il quale la musica è
da allora identificata, e capace di simboleggiare con le sue sole note l’essenza stessa della Bella Epoque.
Jacques Offebach
Wolfgang Amadeus Mozart
per cucirgli indissolubilmente addosso
un suo testo poetico e ottenere così uno
dei suoi successi più noti: La canzone
dell’amore perduto, toccante esempio
di come la musica non conosca limiti di
tempo o possa essere semplicemente
relegata e definita da etichette, generi
e confini troppo nitidi, ma faccia al contrario parte della stessa grande famiglia,
come la nostra rassegna cerca fin dalla
sua impostazione iniziale di predicare.
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Il clima viene rasserenato dalle musiche create per il balletto Sogno di una
notte di mezza estate da Mendelssohn,
del quale ricorre il bicentenario dalla nascita. La misteriosa e magica commedia
scaturita dal genio di Shakespeare è accompagnata in scena dai temi musicali
creati dalla fantasia e arguzia del compositore. Come il resto della partitura,
ora silente ed immota sotto le occhiate
delle stelle e della luna, ora fremente dei
sussurri di elfi e fate, anche l’Intermezzo,
unica pagina amorosa del Sogno, riflette una infinita pace notturna che a
tratti vibra dei mille brividi del bosco.
Tutt’altro personaggio è il compositore
livornese Pietro Mascagni. Figura controversa nella maturità - vissuta in un periodo storico non dimenticato e da non
dimenticare - seppe al suo esordio dipingere quel grande affresco popolare
che è Cavalleria rusticana; spartiacque
nell’evoluzione del melodramma di fine
Ottocento e che grazie all’enorme successo gli regalò fama in vita e un posto
indelebile fra i grandi musicisti. Prova
tangibile delle spiccate capacità compositive dell’autore è l’Intermezzo in programma, squarcio sinfonico fra le due
scene che compongono l’unico atto
dell’opera, inserito quasi a dimostrazione della modernità che, sull’esempio
wagneriano, affidava all’orchestra un
ruolo di spicco nella rinnovata concezione dell’opera in musica. Pezzo sinfonico ricco di sensuale empito melodico,
amatissimo e commovente, denuncia
una straordinaria inventiva musicale e
possiede un forte impatto emotivo che
saprà certamente coinvolgere i presenti
prima della parte finale del concerto.
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Pietro Mascagni
Felix Mendelssohn Bartholdy
L’amatissimo Rossini irrompe ora nuovamente nei nostri programmi con l’inventiva ed energia che caratterizza in
particolar modo i suoi anni giovanili. Lo
fa con l’Ouverture della farsa comica La
scala di seta che, al contrario del proseguo dell’opera, ripresa solamente nel
secondo dopoguerra, rimase sempre
nel repertorio sinfonico per le sue riconosciute qualità. Essa è infatti una splendida pagina dove il dinamismo e lo
scatto ritmico sono accompagnati da
una straordinaria freschezza melodica
che immette nel clima di vitalità gioiosa
della farsa, il cui ritmo drammaturgico si
svolge su una vorticosa rapidità di scansione del tempo musicale.
Da una delle prime brevi e geniali
farse scritte dal pesarese per il piccolo
teatro San Moisè di Venezia passiamo
ora a quella che rappresenta il precoce
congedo di Rossini dall’Italia, il suo testamento estetico, la formalizzazione di un
modello di opera dalle proporzioni perfette: Semiramide; elaborazione di una
forma di opera talmente idealizzata da
non avere precedenti, come ben evidenziato dall’aria di Idreno La speranza
più soave che ascolteremo. Nella lunghissima opera scritta per il Teatro La Fenice, anch’esso veneziano, rispetto alle
fonti letterarie originali (Voltaire) è infatti
introdotto questo nuovo personaggio,
un principe indiano innamorato della
principessa babilonese Azema. Essa non
ha alcun rilievo nell’opera e sembra
comparire più che altro per dare senso
alla presenza di Idreno e dar sfoggio a
quest’ultimo di intonare bellissime arie
tenorili, più che per una propria necessità drammaturgica.
tato con l’estratto più conosciuto dal
suo Messiah; complesso, maestoso e impegnativo oratorio sulla redenzione cristiana, con oltre 140 minuti di musica
composti in soli 24 giorni. Il lavoro ebbe
un così enorme successo di pubblico
che per guadagnare spazio nel teatro
tutte le dame furono invitate a non indossare abiti ingombranti e gli uomini a
rinunciare alla spada. L’Hallelujah in programma, come altri brani dell’oratorio
ispirati a proprie composizioni d’amore
e a formule operistiche, seppur basato
su profezie bibliche e meditazioni sulla
venuta del Cristo Salvatore, è la revisione corretta di una precedente creazione nella quale un pagano rendeva
grazie al dio Bacco. Il sontuoso inno di
giubilo, a cui si deve in gran parte la fortuna e la fama del Messiah, celebra la
maestà divina con un crescendo di fervore, fino a scioglersi in una travolgente
acclamazione.
Idreno
La speranza più soave
Già quest'alma lusingava;
E l'istante s'appressava
Più felice pel mio cor:
Te mia sposa, a questo seno...
Coro di donzelle
Vieni, Azema...
Coro di grandi e indiani
Vieni, Idreno.
Donzelle
Là nel tempio...
Grandi e indiani
A piè dell'ara...
La Regina là si rende,
Là, con lei, v'attende amor.
Idreno
Ah! sì: andìam... Ma tu sospiri?...
Par che il pianto celi a stento!...
(Ah! ti frena in tal momento,
O geloso mio furor!)
Coro
Al più tenero contento
S'abbandoni il vostro cor.
Idreno
Si, sperar voglio contento:
A chi t'ama cederai;
M'amerai... dividerai
Di quest'anima l'ardor
E con me delirerai
Nei trasporti dell'amor.
Coro
Si - l'amor consoli omai
Di vostr'anime l'ardor.
Testo originale:
Hallelujah, for the Lord God Omnipotent
reigneth, Hallelujah!
The kingdom of this world is become
the kingdom of our Lord and of His Christ
and He shall reign for ever and ever,
Hallelujah!
King of Kings, and Lord of Lords,
and He shall reign for ever and ever,
Hallelujah!
A chiusura del concerto, celebrandosene quest’anno i 250 anni dalla morte,
non ci si poteva esimere da un ricordo
per quello che Beethoven definì il più
grande compositore che sia mai vissuto:
Haendel. Ancor oggi idolatrato come
una pop star, unico musicista al quale è
stata dedicata una statua in vita, il compositore inglese, scelto anche per l’inno
della Champions league, è rappresen-
Georg Friedrich Haendel
Gioacchino Rossini
Testo tradotto:
Hallelujah, per il Signore Onnipotente
che regnerà, Hallelujah!
Questo mondo è diventato il regno
del nostro Signore e di suo Figlio Gesù Cristo,
ed egli vi regnerà per sempre, Hallelujah!
Re dei Re e Signore dei Signori,
ed egli vi regnerà per sempre, Hallelujah!
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interpreti
Orchestra Sinfonica Rossini
L'Orchestra Sinfonica G. Rossini (maggiori dettagli p. 50) è stata scelta come
orchestra dell’intera stagione concertistica e questa sera è nuovamente protagonista, con il suo nutrito e qualificato
organico, per il concerto conclusivo e
più atteso.
Coro Polifonico Icense
Il Coro Polifonico Icense si è costituito
da quasi trent’anni, nel 1980, grazie alla
passione per la musica e il canto di molti
Mercatellesi e all’opera generosa di don
Adamo Lucciarini. Dopo una lunga interruzione, l’entusiasmo e la volontà di
alcuni suoi componenti e del presidente
attuale, Fabio Bricca, hanno permesso
al coro di ricostituirsi nel 2004.
La corale, costituita da circa 35 elementi e diretta dal Maestro Guerrino
Parri, nel suo pur breve periodo di vita,
ha avuto l'onore, grazie alla preparazione di un repertorio sacro di grande
qualità e alla preziosa collaborazione
musicale con l'organista Lorenzo Antinori, di esibirsi in importanti chiese; tra le
altre: la Basilica di San Pietro in Vaticano,
la Basilica Inferiore di San Francesco in
Assisi, la Basilica della Santa Casa di Loreto, la Basilica Cattedrale di Urbino e il
Duomo di Orvieto. L’entusiasmo e il consenso unanime hanno spinto la corale
ad organizzare rassegne corali nella
chiesa di San Francesco in Mercatello
sul Metauro, dove si sono esibite assieme
ad essa corali nazionali di grande valore
e spessore.
Lo studio di un repertorio che spazia
tra vari generi musicali di epoche diverse ha consentito inoltre al Coro Polifonico Icense di partecipare alla stagione
concertistica regionale I colori della Musica, alla Rassegna Corale Autunnale
della città di Pergola, alla Rassegna Nazionale Cantar la Voce nella città di Urbania e di esibirsi con successo durante
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il festival estivo - Musica&Musica: tempi
luoghi e culture a confronto - di cui è diventata una delle colonne portanti e
durante la quale si è esibita anche con
l’accompagnamento dell’Orchestra da
Camera delle Marche diretta dal Maestro Antonio Cavuoto (2006) e dell’Orchestra Sinfonica Rossini diretta dal
Maestro Daniele Agiman (2008).
Oggi la corale vive con crescente entusiasmo la propria evoluzione artistica
musicale, aperta a future importanti collaborazioni, come quella che la vedrà
impegnata nella serata assieme all’Orchestra Sinfonica G. Rossini ed al tenore
Ferdinand von Bothmer.
Lanfranco Marcelletti, Jr.
Il talentuoso direttore d’orchestra brasiliano (maggiori dettagli pag. 55) è
chiamato a dirigere anche questo concerto conclusivo che si è riusciti a portare in scena soprattutto grazie alla sua
disponibilità, competenza e amicizia dimostrata alla nostra modesta stagione
concertistica, che con lui condivide
l’entusiasmo e l’amore per la musica.
Coro Polifonico Icense
Ferdinand von Bothmer
Nato a Monaco, ha condotto i propri
studi musicali all’Hochschule di Vienna
dove, dal 1999, è stato membro della
Volksoper, debuttando in diversi ruoli
principali del repertorio tedesco.
La sua carriera internazionale decolla
immediatamente: Innsbruck, Opera di
Lipsia, Festival di Mörbisch (Vienna). Nel
2002 viene invitato da Placido Domingo
alla Washington Opera per interpretare
Jaquino nel Fidelio di Beethoven, ruolo
che esegue subito dopo anche al Teatro alla Scala di Milano sotto la direzione
del Maestro Riccardo Muti.
Fra i numerosi teatri nei quali si è esibito, si segnalano: l’Opera di Zurigo,
l’Opera di Nancy, l’Opera di Roma, i
teatri di Amburgo e Dusseldorf, il Théatre
Royal de la Mannaie, il Teatro Regio di
Torino e il Tokyo Opera.
Recentemente è stato ospite della
Volksoper di Vienna per una produzione
di Mozart e Salieri (Rimski-Korsakov). Ha
cantato inoltre Idomeneo a Wiesbaden
e a Vienna, Die Schuldigkeit des ersten
Gebots di Mozart al Rossini Opera Festival e Il ratto del serraglio, nel ruolo di Belmonte, con i Göttinger Symphoniker.
Ferdinand von Bothmer è anche attivo nel repertorio liederistico - ha inciso
per la Naxos il CD 29 della Shubert Lied
Edition - e da concerto in generale.
È stato ospite, tra gli altri, al prestigioso
Festival di Salisburgo - Ouvertüre zu Manfred di Schumann - sotto la bacchetta di
Ivor Bolton e alla Bachakademie Stuttgart sotto la guida di Helmut Rillling. Ha
tenuto numerosi Concerti con la Bayerischer Rundfunk, eseguendo, tra l’altro,
Die lustigen Weiber von Windsor di Otto
Nicolai, del quale è stato realizzato
anche il CD.
Grazie al suo talento, dopo essere
stato selezionato dal Maestro Alberto
Zedda per la prestigiosa Accademia
Rossiniana di Pesaro, ha registrato con il
noto direttore d’orchestra La donna del
lago di Gioacchino Rossini nel ruolo di
Rodrigo, interpretata anche a Mercatello nella stagione 2008.
Fra gli ultimi impegni, ricordiamo il
ruolo di protagonista nel rossiniano Le
nozze di Peleo e Teti al Rossini Opera Festival di Pesaro, dove è stato anche
Otello nel 2007 e Pilade nell’edizione di
Ermione del 2008, l’interpretazione in
Wiener Blut di Johann Strauß a Nancy, la
partecipazione a Il barbiere di Siviglia
alla Volksoper di Vienna e a La Juive allestita a Stoccarda, nonchè l’interpretazione di Jago nell’Otello rossiniano della
tournée giapponese che lo spettacolo
di Giancarlo Del Monaco realizzato per
il festival pesarese nel 2007 ha effettuato
lo scorso inverno.
Ferdinand von Bothmer
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Programma di sala - Museo del Metauro